XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 373 di giovedì 16 luglio 2020
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
La seduta comincia alle 9.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Daga, De Menech, Iovino, Maniero, Pastorino e Rospi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,06).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Varrica. Ne ha facoltà.
ADRIANO VARRICA (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo all'Aula, ai colleghi, di stare vicini col pensiero e stringerci attorno alla città di Palermo e a quei territori che, ieri pomeriggio, sono stati colpiti da un violento nubifragio che ha messo a rischio diverse vite (Applausi).
I vigili del fuoco, in queste ore, stanno lavorando per verificare e scongiurare l'esistenza di vittime che sono rimaste intrappolate negli abitacoli delle auto travolte da acqua e fango. Purtroppo, dovremo attendere con apprensione le prossime ore per scongiurare la presenza di vittime. Un ringraziamento va ai vigili del fuoco e alle forze dell'ordine che praticamente lavorano da diciotto ore senza sosta e anche a tutti quei cittadini coraggiosi che si sono impegnati per aiutare altre persone a uscire dagli abitacoli e quindi a salvare ulteriori vite. È chiaro che questo non può che portare ad una riflessione, che dobbiamo svolgere anche qui dentro, sulla resilienza delle nostre città e sulla capacità di rispondere a questo genere di eventi. Infine, chiaramente un appello al Governo anche a stringersi attorno alla città e a verificare poi, nelle prossime settimane, con più calma, secondo quali modalità garantire sostegno a Palermo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Varchi. Immagino sullo stessa tema, prego. Posso chiedere ai colleghi di abbassare il tono nella telefonata? Prego, onorevole.
MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Il 15 luglio a Palermo è una giornata particolare, la giornata che dedichiamo alla nostra santa patrona, Santa Rosalia, eppure ieri la giornata è stata distrutta da un temporale, un nubifragio che ha di fatto paralizzato la città. Oggi ci troviamo a piangere due vittime già accertate, in attesa che i soccorsi si concludano, per avere il bilancio definitivo di una tragica giornata, all'esito della quale inevitabilmente si conteranno, oltre a una tragica perdita di vite umane, anche danni probabilmente per centinaia di migliaia di euro a carico di un tessuto economico già fortemente compromesso da questa crisi economica. Palermo è una città deturpata da anni di speculazione edilizia senza freni e senza criterio, se non quello dell'arricchimento talvolta indebito di pochi ai danni di tanti. Sulla prevedibilità e la prevenibilità degli eventi luttuosi, degli eventi tragici di cui ho parlato, sicuramente sarà la Procura della Repubblica a pronunciarsi, ma la politica deve necessariamente farsi qualche domanda: deve domandarsi se è lecito che intere generazioni di palermitani, tra cui la mia, quella nata e cresciuta in una città già devastata da una speculazione edilizia che l'ha fatta sviluppare senza - come dicevo prima - alcun criterio, non meritino davvero, una volta per tutte, di voltare pagina e porre fine ad amministrazioni che sono, da decenni, alla guida della nostra amata città e se vi sono delle responsabilità, oltre a quelle penali che saranno accertate nelle sedi competenti, che vengano immediatamente alla luce senza indecorosi scaricabarile, che non fanno onore sicuramente alle vittime e alle loro famiglie, ma che ancor meno fanno onore a una città come Palermo.
Quindi, io chiedo che questa maggioranza, che quest'Aula, che questo Parlamento impegni il Governo a mostrare una vicinanza concreta alla città di Palermo e credo che l'unanimità degli interventi, che oggi ci saranno in quest'Aula su questo tema, vada in questa direzione, anche - se è il caso - con la proclamazione dello stato di emergenza o stato di calamità e con aiuti concreti a quanti hanno subito danni economici da questa tragedia.
Un 15 luglio che certamente ricorderemo ancora per molti, molti anni, non per i festeggiamenti in onore di Santa Rosalia, ma per questa tragedia che ha colpito Palermo (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Pagano. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Grazie, Presidente. La Lega desidera offrire, come riflessione per questo momento tristissimo, una visione antropologica, visto che è più che evidente che tutti gli aspetti che sono legati a questa vicenda dell'alluvione di Palermo sono riconducibili a soluzioni tecnico-politiche assolutamente condivise da tutti. Non si può fare a meno di invocare lo stato di calamità ed interventi straordinari: è talmente palese, è talmente chiaro il fenomeno che su questo penso che siamo tutti d'accordo.
La Lega, invece, e il sottoscritto, in particolare, essendo orgoglioso delle proprie radici, cosa pensa di offrire come riflessione in un momento come questo? Dicevo, una visione antropologica, Presidente, me lo consentirà, troppe volte è stato abbandonato questo aspetto filosofico, culturale, cioè prepolitico. Il sacco edilizio, tutto quello cui abbiamo assistito negli anni, ovviamente, ha una precisa responsabilità: se ci fossero stati sindaci “passanti”, da una/due legislature, probabilmente, non ne avremmo parlato. Ma qui ci sono aspetti legati a soluzioni senza continuità che durano da decenni e, paradossalmente, ciò mi consente di dire che si è incardinato, non solo in Sicilia, ma anche in Italia, un processo di degrado, che non è soltanto paesaggistico e urbanistico, ma è anche umano.
Le condizioni ambientali di molti nostri territori sono talmente gravi, che non ha più senso nemmeno parlare della conservazione dei luoghi, che è uno degli aspetti fondamentali su cui, evidentemente, si basa la nostra cultura antropologica e umana su cui abbiamo costruito le fortune dell'Italia nei secoli e nei millenni; è, invece, urgente provvedere al suo restauro, alla sua manutenzione e rinaturazione. Siamo, infatti, consapevoli che la lotta per la casa dell'uomo, l'ecologia, non può fare a meno dello strumento politico e, quindi, di un'alta visione del mondo. Sarebbe ora che almeno la classe dirigente che si rifà alla cultura cristiana - quindi, in maniera trasversale in questo Parlamento ma, in generale, io penso che sia legato a un aspetto totalitario - non parli più di ambiente nel senso più generico, ma di Creato, giacché il passaggio nominale non è irrilevante, perché comporta l'assunzione di una prospettiva di responsabilità. L'ambientalismo in quanto tale, l'ideologia fine a se stessa, affidata, magari, a qualche ragazzina costruita dai media e dai poteri forti, è evidente che è finalizzata a qualcosa che è diverso rispetto al concetto di responsabilità, che non è soltanto quello legato al momento, ma è quello legato alla visione alta cui accennavo poc'anzi. Il Creato, quindi, porterebbe, per forza di cose, a un cambio di passo di non poco conto, ovvero alla rinascita di un nuovo Umanesimo che consenta di mettere al centro l'uomo, con le sue forme architettoniche, ambientali, tutte orientate al bello, al bene e al giusto.
È evidente che la causa prima del degrado ambientale, quindi, è l'abbandono dei luoghi, altro aspetto che si mixa con l'ideologia a cui ho accennato poco fa in maniera molto chiara. Bisogna incoraggiare economicamente, fiscalmente, finanziariamente, l'opera del contadino agricoltore, che deve restare a vivere nella montagna. Il suo lavoro umile di irregimentazione delle acque del suo campo di coltivazione di piante, di alberi, del versante in quota, è la prima garanzia di sicurezza per chi abita a valle; eppure, abbiamo assistito esattamente al contrario: i fiumi che esondano a monte, spesso e volentieri per motivi ambientalistici, vengono mummificati e non si possono - concludo - dragare adeguatamente, perché, per la visione ideologica a cui accennavo poc'anzi, ciò non è consentito. Di questo tipo di cose se ne occupò persino Luigi Sturzo. Don Luigi Sturzo diceva: “la montagna controlla la collina, la collina controlla la pianura”. Dopo la collina, l'attenzione si deve spostare alle periferie anonime e non umane, a cui poco fa abbiamo accennato in termini di responsabilità politiche ben precise nella nostra città, cresciuta senza regola e in deroga a tutto.
Concludo, Presidente, cito una filosofa che non appartiene sicuramente alla cultura cristiana, ma che è, quindi, come tale, proprio per questo motivo, utile alla riflessione di tutti. Dice Luisa Bonesio: l'idea di comunità è la somma di presenze materiali, architettoniche, coltivazioni, spirituali, tradizioni, saperi locali, ritualità, simboli, delle generazioni precedenti sedimentate in un luogo. Dunque, per salvaguardare un luogo, non si può che salvaguardare la matrice formale di un paesaggio, cioè il suo carattere identitario, che costituisce il carattere singolare e insostituibile di ogni luogo. In altre parole, come i disastri ci stanno spiegando, non si può avere benessere, bellezza, sviluppo, senza l'opera costante, intelligente e oculata dell'uomo radicato nella sua tradizione, quell'uomo che, invece, da qualche decennio è stato mortificato da ideologie che hanno dominato e condizionato l'attività dello stesso (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.
SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Credo che le immagini che abbiamo tutti visto e che abbiamo ricevuto da Palermo ieri sera e le testimonianze che ciascuno di noi ha ascoltato da persone e colleghi che vivono in quei territori non abbiano bisogno di molte parole, ma di fatti ed azioni. Ciò che è accaduto ieri sera a Palermo dimostra, ancora una volta, la fragilità del nostro territorio, di tutto il nostro territorio, che ha bisogno di manutenzioni continue, di investimenti, di programmazione, nel quale, ovviamente, l'attività e l'urbanizzazione dell'uomo devono essere gestite in una comunione con l'ambiente che deve vedere il rispetto di ciò che la natura ci dà e anche in rispetto della vita di tutte le persone che vivono in quel territorio.
Italia Viva, da sempre, sostiene con forza che una delle priorità del nostro Paese sia proprio quella di mantenere un programma costante di investimenti e di cura nel territorio: lo ha sostenuto quando guidava un Governo, lo sostiene tuttora. È necessario che le risorse vadano immediatamente indirizzate verso priorità di intervento, verso una manutenzione continua e anche le amministrazioni locali devono essere messe nelle condizioni di programmare e di investire e di farlo subito. Ovviamente, oggi, il giorno dopo, è necessario, non formalmente, ma sostanzialmente, essere vicini ai familiari delle vittime di ieri sera, a tutti i soccorritori, a coloro che prontamente sono intervenuti per dare una mano a chi, ieri sera, era in difficoltà. Il nostro abbraccio va, quindi, a tutta la città di Palermo e ai suoi abitanti, ma credo che, dopo le parole, siano necessari i fatti e che, quindi, da quest'Aula non giungano solo degli auspici e delle parole di testimonianza, ma un fattivo impegno a far sì che ciò che serve a quel territorio, cioè, investimenti, programmazione e cura, debba essere garantito. Facciamolo, visto che c'è una comunità di intenti, facciamolo insieme, pensando a coloro che ieri sera hanno perso la vita e a tutti i loro familiari (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Una tragedia che ha colpito la mia città, Palermo, una tragedia che indubbiamente ha scosso la coscienza di questo Paese, e non è un caso che noi, oggi, ne stiamo parlando qui. In questa tragedia hanno perso la vita due persone: io credo che quest'Aula debba rendere omaggio a queste due vittime e abbracciare e stringersi nel cordoglio alle famiglie, senza alcuna divisione. Ma dopo tragedie di questo tipo, purtroppo, è il tempo dei coccodrilli e delle lacrime di coccodrillo ed è il tempo degli sciacalli e abbiamo visto come non si erano svuotate le caditoie, e già qualcuno aveva evocato, addirittura, i migranti come causa di questa tragedia. Io credo che a una città come Palermo si debba maggiore rispetto, soprattutto, in un momento di sofferenza come questo.
Detto questo, vorrei, Presidente, ricordare a quest'Aula di che cosa stiamo parlando e con quale tipo di crisi ci stiamo confrontando. Noi siamo davanti a un fenomeno meteorologico imprevisto ed imprevedibile, a nulla vale il richiamo al fatto che la Protezione civile regionale o la regione Sicilia, se qualcuno volesse vedere la differenza delle responsabilità politiche, non abbia diramato alcun allarme.
La Protezione civile non ha diramato alcun allarme perché non era prevedibile un fenomeno meteorologico di quel tipo: l'accumulazione di acqua, che si è concentrata nemmeno in tutta la città, ma in una porzione specifica della città, e che ha raggiunto 79 millimetri di acqua in poco meno di due ore, è un fenomeno anomalo, atipico che fa parte di una dinamica in cui i cambiamenti climatici stanno sottoponendo il nostro Paese e questa fascia di pianeta a fenomeni di questo tipo.
Il problema è che questo non è un fenomeno nuovo: lo abbiamo visto a Genova, lo abbiamo visto ad Olbia, abbiamo già pianto i morti, e la politica continua a non avere la capacità di programmazione. Non è un problema che si risolve in due giorni! Guardate, il dibattito che si sta scatenando su questa cosa, su questa vicenda rischia di essere ridicolo nella politica. Non è un problema delle caditoie, perché siamo davanti a qualcosa che è più stratificato, che riguarda cinquant'anni di responsabilità politiche, in cui la politica ha concesso lo stupro del territorio, soprattutto nelle aree metropolitane. Se questa cosa accadesse oggi a Roma sarebbe una tragedia di proporzioni ancora più grandi; se questa cosa accadesse domani a Catania, a Napoli, a Bari sarebbe una tragedia di proporzioni più grandi.
Esattamente come lo è dal punto di vista del rischio sismico. Abbiamo bisogno che accada un'altra volta la tragedia de L'Aquila per sapere che le nostre città sono a rischio da questo punto di vista? No; eppure, passano gli anni, passano i decenni, e da quest'Aula, prima ancora che dalle aule dei consigli regionali e dei consigli comunali, non arrivano i provvedimenti che servono a guardare al futuro, e il futuro è qualcosa con cui ci dobbiamo confrontare e nel futuro ci saranno fenomeni meteorologici di questo tipo sempre più frequenti.
E allora bisogna avere il coraggio di assumerci oggi, davanti a questa tragedia, per rispetto nei confronti di Palermo, per rispetto nei confronti delle famiglie delle vittime, la responsabilità politica di dire che quello che è accaduto non accada mai più e che noi, da domani, saremo al lavoro per un piano di rimessa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico, per investimenti. Stiamo discutendo del Green New Deal, stiamo discutendo del Recovery Fund: bene, questa tragedia è un campanello d'allarme che ci dice che il grosso di quelle risorse devono essere investite per un piano strategico di messa in sicurezza del territorio che, da Bolzano a Lampedusa, faccia il lavoro che, in questi anni, non si è mai voluto fare. Questa è la responsabilità che noi ci dobbiamo assumere in quest'Aula per rispetto di Palermo e delle sue vittime (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD). Presidente, a nome del gruppo del Partito Democratico, voglio esprimere la vicinanza e il cordoglio per quanto è avvenuto a Palermo, per le persone che sono state coinvolte, per lo sforzo generoso delle forze della Protezione civile, dei vigili del fuoco, delle autorità che si stanno prodigando per mettere in sicurezza le vite umane in primis ed affrontare gli effetti del terribile nubifragio che ha colpito la città nella giornata di ieri. Eviterò di commentare in questa sede le parole di alcuni colleghi della maggioranza, dei colleghi appartenenti, ad esempio, al gruppo della Lega, che oggi ci hanno fatto una altissima lezione di etica ambientale, dimenticando che, fino a poco tempo fa, il loro leader auspicava che, per la ripresa del Paese, fosse necessario un condono edilizio tombale. La contraddizione di questi pensieri la lasceremo ad altri momenti: oggi è il momento di stringerci alla comunità colpita e di compiere una riflessione sul motivo per cui noi discutiamo di queste vicende, della messa in sicurezza del territorio, della prevenzione, della necessità di affrontare gli effetti drammatici dei cambiamenti climatici, che sono la causa, l'origine di quello che è avvenuto ieri, solo all'indomani di una tragedia, solo quando i nostri occhi si riempiono degli effetti di quanto è avvenuto, e non abbiamo, fino in fondo, la capacità di fare di questo tema un tema prioritario dell'agenda politica di ogni Governo, ad ogni livello di responsabilità politica e amministrativa. Credo che questo sia il monito più importante che ci viene da questa vicenda, e mi auguro che, una volta superata l'onda emotiva di quanto avvenuto ieri, si trovi la capacità di affrontare seriamente questa priorità, con scelte conseguenti anche nell'utilizzo e nella destinazione delle risorse che consentiranno di realizzare finalmente un piano strutturale di prevenzione e messa in sicurezza del nostro Paese.
Oggi non è il momento delle polemiche: respingiamo tutti i tentativi di costruire anche attorno a questa tragedia un ennesimo caso di strumentalizzazione politica e ci stringiamo alla comunità di Palermo e della Sicilia ferita da questo dramma (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bartolozzi. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, con una retorica non comune - e non è la prima volta che lo sento fare dai colleghi del Partito Democratico -, si chiede di evitare strumentalizzazioni ma si iniziano i discorsi, anche in momenti tristi, di grande cordoglio come questo, attaccando quella che lei ha definito maggioranza - si è sbagliata, collega, perché, ormai, siamo in opposizione, in minoranza -, e criticando le parole che - non tocca a me difenderlo - il leader della Lega ha espresso in occasione del tragico evento contro l'amministrazione comunale, contro il sindaco Orlando. Ecco, quelli che respingiamo al mittente le strumentalizzazioni siamo noi. Dovrebbe essere questo un momento in cui l'asse parlamentare, tutto l'asse parlamentare si raccoglie in silenzio, rivolgendo un pensiero di vicinanza, di affetto alle famiglie: non solo a coloro che sono stati coinvolti in questo tragico evento, ma alle loro famiglie e alla cittadinanza tutta.
Con questo sentimento e con questo auspicio, da palermitana, sicuramente il nostro pensiero va a quelle vittime: non solo alle due, che hanno trovato la morte nel nubifragio di ieri sera, ma ai nove bimbi, di cui uno di nove mesi, Presidente, che è tuttora ricoverato in ospedale per ipotermia. Con questo sentimento di grande cordoglio, chiudiamo questa parentesi, in silenzio; ma certamente verrà e sarà dovuto il tempo delle responsabilità, perché questa tragedia poteva probabilmente non essere evitata, ma essere diversamente fronteggiata (Applausi).
Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 15 luglio 2020, la deputata Veronica Giannone, già iscritta al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire alla componente politica “Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro” del gruppo parlamentare Misto.
Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
Seguito della discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei Ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2020, adottata il 21 maggio 2020 (Doc. XXV, n. 3) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1° gennaio-31 dicembre 2019, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2020, deliberata dal Consiglio dei ministri il 21 maggio 2020 (Doc. XXVI, n. 3). (Doc. XVI, n. 3).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della relazione delle Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2020 e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1° gennaio-31 dicembre 2019, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2020.
Ricordo che, nella seduta di ieri, 15 luglio, sono state presentate le risoluzioni Iovino, Pagani ed altri n. 6-00116 (versione corretta), Ermellino n. 6-00117 e Palazzotto, Orfini, Magi, Sarli, Fioramonti, Cecconi, Ungaro ed altri n. 6-00118.
(Parere del Governo - Doc. XVI, n. 3)
PRESIDENTE. Invito la sottosegretaria al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni, ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.
MARINA SERENI, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, ringrazio i parlamentari per l'ampia discussione che ha accompagnato l'esame di questo atto relativo alle missioni. Mi limito ad esprimere il parere del Governo, che è positivo sulla risoluzione di maggioranza Iovino, Pagani ed altri n. 6-00116 (versione corretta), ed invece contraria sulla risoluzione Palazzotto, Orfini, Magi, Sarli, Fioramonti, Cecconi, Ungaro ed altri n. 6-00118 e sulla risoluzione Ermellino n. 6-00117.
ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Presidente, solamente per sottolineare un fatto: a seguito della discussione generale di ieri sera, le risoluzioni per cui il Governo ha espresso poco fa il parere sono state rese disponibili solamente questa mattina alle ore 8, e pubblicate quindi, e non trasmesse, peraltro a me non risulta, ai gruppi. So che probabilmente è tutto regolare, però è di tutta evidenza che, essendo le relazioni, soprattutto quella di maggioranza, difformi rispetto al parere votato in Commissioni III e IV, la cortesia istituzionale avrebbe voluto che perlomeno fosse anticipata un po' prima rispetto all'inizio della seduta, che solamente il tempo trascorso per evocare una tragedia avvenuta ieri sera ha consentito di poter analizzare. Spero davvero che questa non diventi la prassi per i prossimi atti che dovremo analizzare.
PRESIDENTE. Onorevole Ferrari, però, guardi, c'è il caso che io abbia presieduto anche ieri fino alle ore 21 e le assicuro che ieri le risoluzioni erano già in distribuzione, annunciate regolarmente, e quindi lei evidentemente non era qui presente in Aula e non ha avuto occasione di assistere al dibattito e tener conto che la documentazione era già disponibile per tutti i colleghi deputati.
(Dichiarazioni di voto - Doc. XVI, n. 3)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, non pochi interventi nella discussione generale hanno sottolineato un aspetto che è anche al centro della risoluzione 6-00118, che chiede di non autorizzare la proroga, e tra l'altro una proroga che prevede anche un aumento di finanziamento, per quanto riguarda la missione di cui alla scheda 22. Negli interventi di ieri è emerso come in Libia noi abbiamo ancora una situazione di sistematica e inaccettabile violazione dei diritti umani, ma c'è anche altro che va messo a fuoco, che è una gigantesca omissione di soccorso che avviene nel Mediterraneo centrale con la corresponsabilità di diversi Paesi, purtroppo, di diverse istituzioni, nonché di agenzie dell'Unione europea, come Frontex, e di tutta la comunità internazionale.
Questa questione ha strettamente a che fare e a che vedere con il senso delle missioni dell'Italia in Libia. Ovviamente, personalmente, sono tutt'altro che contrario all'assistenza che il nostro Paese può portare alla formazione in quadranti critici, anche alla formazione delle forze armate e delle forze dell'ordine. Quello che avviene in Libia, però, è altro: è una delega di funzioni delicatissime, che hanno strettamente a che fare con il rispetto delle convenzioni internazionali e con princìpi fondamentali come il salvataggio della vita in mare. In altre parole, è tutto sbagliato l'approccio che c'è stato sin qui rispetto alla presenza militare in Libia. Mi rivolgo in particolare, attraverso di lei, anche al Partito Democratico, a uno dei principali gruppi dell'attuale maggioranza, perché esattamente un anno fa, quando si trattò - concludo, Presidente - di votare queste missioni, il Partito Democratico uscì dall'Aula, sostenendo che la situazione era cambiata rispetto al Memorandum Italia-Libia. Ora, mi chiedo, attualmente si ripropone quella stessa missione, in più finanziandola maggiormente: quali sono le condizioni politiche mutate che consentono oggi alla maggioranza di approvare questa missione? Ovviamente annuncio il voto favorevole alla risoluzione che non ne chiede l'autorizzazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Il gruppo di Noi con l'Italia-USEI ovviamente voterà a favore di questo provvedimento. Votiamo a favore perché riteniamo che il Parlamento non possa far mancare il suo pieno appoggio ai nostri militari, ai nostri soldati, che in giro per il mondo tengono alto il prestigio della patria con sacrificio, con impegno e con umanità. Ho avuto modo di sperimentare personalmente la solidarietà dei nostri ragazzi nei confronti delle popolazioni civili che spesso sono colpite per le sofferenze della situazione. Ieri, tra l'altro, abbiamo salutato durante il dibattito generale con un applauso il contingente della Julia che dal Friuli partiva per la prossima missione in Afghanistan e abbiamo augurato ai nostri ragazzi le migliori fortune. Detto questo, ritengo che 40 missioni siano tante.
È bene che si sappia che il nostro è il secondo Paese al mondo per unità operativa impegnate, per persone impegnate come numero di militari, e devo anche dire che di alcune missioni mi sfugge francamente il senso, soprattutto alla luce dei cambiamenti che si sono verificati nel pianeta. Innanzitutto credo che la nostra vocazione da sempre sia una vocazione mediterranea, un Mediterraneo che è il nostro punto di riferimento e sul quale abbiamo un ruolo straordinario. Non capisco cosa significhi Mediterraneo allargato quando poi andiamo nel Niger ad assistere in un accordo i francesi, che hanno l'interesse per l'uranio in quel Paese; quindi noi siamo lì a far che cosa? Così come mi chiedo cosa ci facciamo in Lettonia, dove comunque dobbiamo sapere che ci sono situazioni in cui i Paesi che facevano parte del sistema sovietico hanno nei confronti delle minoranze russe che sono rimaste in quei Paesi degli atteggiamenti prevaricatori.
Ci sono poi alcune cose che vorrei sottolineare: per esempio, credo ci siano delle missioni facilmente surrogabili. Noi abbiamo assistito anche con pattugliamenti la Carnival Crociere e le navi private; credo che questo debba farlo qualcun altro e che i quattrini che spendiamo per questi pattugliamenti che sono dedicati ai privati possano essere utilizzati per altre cose.
C'è poi ancora una cosa che stento a capire: noi abbiamo nelle stesse situazioni un costo uomo per missione completamente diverso. Nel Centrafrica abbiamo 25 mila euro costo uomo per la missione numero 5 e 89 mila euro per le missioni numero 6. Vorrei capire quali sono le differenze tra queste per motivare una così forte diversificazione delle risorse impiegate.
Credo che una riflessione sia necessaria a fronte del cambiamento a cui stiamo assistendo nel mondo, che sia necessario che noi ci concentriamo su un numero minore di missioni e che abbiano un significato di carattere politico. Credo anche che non sia scandaloso pensare che dal nostro impegno nelle missioni internazionali derivi anche un'utilità per le imprese del nostro Paese e per le società del nostro Paese che lì sono impegnate.
C'è un'ultima cosa che desidero sottolineare, che spesso viene dimenticata: quando noi andremo via da quei Paesi, soprattutto dai Paesi musulmani, noi lasciamo lì pericoli per le persone che hanno collaborato con noi. Mi chiedo per gli interpreti, per i giornalisti, per i collaboratori che sono stati al servizio delle nostre truppe e che abbiamo pagato in questi anni, quando ce ne andremo ci sarà un sistema di protezione per queste persone?
Credo che sia fondamentale chiedercelo, perché, se andiamo là per salvare delle vite, dobbiamo fare in modo che queste vite vengano salvate anche dopo la nostra partenza, e sappiamo che alcuni regimi si vendicheranno rispetto a ciò che è stato fatto dai collaboratori del nostro contingente.
Detto questo, riconfermo il nostro voto favorevole e invito al Governo a aprire una discussione generale sulle missioni sulle quale concentrarci e su quelle per le quali è il caso di ridurre il contingente o, addirittura, ridurre del tutto la nostra presenza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI- Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Il dibattito sulle missioni internazionali è un dibattito che riguarda gli interessi della politica estera del nostro Paese, e purtroppo, come ho avuto modo di dire nella discussione che ha preceduto questo momento, questo passaggio parlamentare, la sensazione che si ha è che anche dentro queste Aule parlamentari il rinnovo delle missioni militari, della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, sia un atto dovuto, un rituale stanco; l'idea in qualche modo di un procedimento burocratico che noi dobbiamo svolgere senza nessuna valutazione critica su quello che oggettivamente comporta la scelta della partecipazione italiana alle missioni internazionali.
Questo è rivedibile nel complesso della partecipazione italiana; è rivedibile nel fatto che ormai da un decennio noi facciamo questo rituale stanco, noi aumentiamo il budget delle missioni e aumentiamo le missioni, partecipando a qualsiasi missione internazionale promossa da una coalizione di Stati perché quello, in qualche modo, riteniamo ci restituisca uno standing internazionale e la possibilità di stare seduti a dei tavoli.
Credo che questa sia la discussione che quest'Aula dovrebbe realmente fare nel momento in cui andiamo ad approvare questo provvedimento.
Penso che ci sia la necessità di restituire alla politica la politica estera di questo Paese e di smetterla di affidare ad altri luoghi decisionali, che possono essere gli stati maggiori della difesa, che possono essere consessi internazionali che decidono a prescindere dalle reali esigenze di un Paese come l'Italia. E qui provo, Presidente, a dare anche una lettura di una serie di missioni particolarmente complicate e la prima, la più importante, riguarda una missione che oggi apre una contraddizione nella maggioranza: c'è una missione, la n. 22, che è la missione di supporto alla Guardia costiera libica per le attività di - chiamiamole col loro nome - respingimento di migranti verso un Paese in guerra. Io credo che, da questo punto di vista, questa contraddizione attraverso la maggioranza a tal punto che una delle risoluzioni è firmata da 22 parlamentari della maggioranza, trasversale a tutti i partiti e a tutte le forze politiche della maggioranza ed è la dimostrazione che c'è una parte di questo Paese e anche di questo Parlamento, che oggi sta qui a dirvi che abbiamo raggiunto un punto di insostenibilità morale.
PRESIDENTE. Onorevole Palazzotto, mi scusi, io tendo sempre a non disturbare chi interviene, ma chiederei maggior rispetto per chi interviene, perché altrimenti… colleghi, grazie. Grazie e mi scusi.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Non si preoccupi, Presidente. Ribadisco, noi abbiamo un problema e quello che stiamo provando a segnalare in quest'Aula è che ci troviamo davanti, abbiamo raggiunto un punto di insostenibilità morale della partecipazione alle azioni di respingimento. E guardate, su questo io non sto qui a raccontarvi la mia versione dei fatti: noi abbiamo rapporti dell'UNSMIL, rapporti dell'UNHCR, rapporti dello IEM, che noi citiamo tra l'altro nei nostri atti, dicendo perché garantiremo l'accesso delle organizzazioni internazionali. Bene, il tribunale di Messina ha condannato a vent'anni tre torturatori del centro di Zawiya, il centro gestito da tale al-Bija, capo della Guardia costiera ovest di Tripoli e che è venuto in visita qui nell'ambito della missione di formazione alla Guardia costiera libica e che è colui che gestisce il Centro di Zawiya, che è a capo contemporaneamente della Guardia costiera e della rete di trafficanti che organizza i viaggi. E, allora, chi è che oggi è colluso coi trafficanti? Chi è che oggi aiuta le reti dei trafficanti se non noi, se non l'Europa, che fa finta di non sapere che ogni volta che una motovedetta intercetta una barca di persone disperate, che cerca di fuggire dall'inferno della tortura dei campi di concentramento libici e li riporta indietro, alimenta il circolo vizioso del ricatto, del taglieggio? Quelle sono persone le cui famiglie, nei Paesi di origine, hanno pagato migliaia di dollari per la liberazione dei loro cari, perché i racconti sono drammatici, delle telefonate fatte alle famiglie, durante le torture con i cavi elettrici, per estorcere il denaro per far liberare quelle persone, degli stupri, delle violenze inaudite che vengono fatte. Nelle carte del tribunale di Messina troverete questi racconti da parte dei sopravvissuti, che hanno riconosciuto i loro torturatori. Condanne a vent'anni a quelle persone che oggi noi continuiamo a finanziare e ad addestrare. Questo è il punto che io voglio sottoporre a tutti voi e non riguarda un fatto ideologico, riguarda un fatto morale, riguarda la nostra civiltà, riguarda la nostra Costituzione. Bene, quei torturatori nel centro di Zawiya indossavano le casacche dello IEM, indossavano le casacche dello IEM mentre facevano le torture e avevano il loro ufficio delle torture dentro un container che aveva stampato sopra il logo dello IEM, delle famose organizzazioni internazionali che mettiamo nei nostri documenti, per giustificare le nostre responsabilità. Bene, ho sentito dire, in quest'Aula, che andarsene da quella missione significherebbe lavarsi la coscienza. Io vorrei veramente che ognuno di voi guardasse a se stesso, guardasse ai suoi figli, ai suoi compagni, ai nipoti e realmente oggi avrebbe l'onestà intellettuale di dire che affiderebbe la gestione di quelle persone a un centro di detenzione in Libia.
Ora, il punto qui non è lavarsi la coscienza, è riconoscere le nostre responsabilità, riconoscere i nostri errori, riconoscere che avevamo pensato che in qualche modo si potesse governare questa vicenda, immaginando che avremmo gestito noi una dinamica di questo tipo. Non è così, la Libia è un Paese fallito, in Libia ci sono milizie, bande, che gestiscono contemporaneamente le fazioni, i Governi e le reti dei trafficanti, organizzazioni criminali, di contrabbandieri! La missione di supporto alla Guardia costiera libica, che ha una sua base a Tripoli, con un'unità navale nel porto di Tripoli, che coordina le operazioni di respingimento e di soccorso in mare della Guardia costiera, fuori dal suo mandato - e anche questo è riconosciuto nelle carte dei tribunali, nelle intercettazioni delle inchieste che sono presso la procura di Agrigento - è finita anche al centro di uno scandalo a Taranto, in cui ufficiali della nostra Marina facevano il contrabbando di sigarette, e poi si scopre, nelle intercettazioni su un'indagine che riguarda il contrabbando - quindi guardate diciamo qual è il livello, questo non riguarda la nostra Marina, riguarda alcune figure corrotte - ma dentro quelle intercettazioni si scopre che i nostri soldati, che erano lì in teoria per fare la manutenzione alle motovedette con cui si fanno le catture degli immigrati, che cosa fanno? Aggiustavano le armi ai libici. E noi di tutto questo non ne discutiamo. Allora, la nostra responsabilità morale, che poi riguarda anche la politica, la visione che abbiamo sul Mediterraneo, come si gestiscono i flussi migratori - ma quella è un'altra discussione - la nostra responsabilità morale in quest'Aula, oggi, è sospendere quella missione, perché ogni minuto in più in cui noi teniamo in piedi quella missione, ci rendiamo corresponsabili delle torture, delle umiliazioni, delle violenze che le persone subiscono dentro quei centri. E guardate, basta parlarci con chi arriva, con chi riesce a fuggire da quell'inferno, per capire che sistema stiamo mantenendo in piedi, un sistema che alimenta, che rafforza le reti dei trafficanti. Il signor Bija, il ras di Zawiya, che ha un'inchiesta da parte dell'ONU per i suoi crimini e che è al centro di sanzioni internazionali - non può uscire dalla Libia - all'inizio, quando è uscito lo scandalo - e concludo Presidente - si è dovuto nascondere. I libici hanno detto: “No, non è più a capo della Guardia costiera”. Però, siccome ha continuato a gestire il traffico e il suo potere economico, militare è cresciuto in quel territorio, oggi è a capo di una delle milizie che ha difeso Tripoli e uno degli uomini più rilevanti nel Governo di al-Serraj, nell'area del Governo di al-Serraj e quindi è stato rimesso a capo della Guardia costiera e i libici ci hanno detto: “Scusateci, ci abbiamo provato, però non si può fare”. E noi con chi è che abbiamo a che fare, a chi è che diamo le nostre motovedette, quali uomini stiamo addestrando? Quelli che gestiscono il traffico di esseri umani a Zawiya? È questo che io non posso accettare! Ed è questo il motivo per cui, a prescindere da qualsiasi appartenenza a una maggioranza, oggi, insieme ad altri colleghi, voteremo contro il rifinanziamento di questa missione, che è però - e concludo Presidente - la punta dell'iceberg, perché è chiaro che togliere, rinunciare a questa missione non risolve il problema, perché quelle torture continueranno a esserci, ma se vogliamo affrontare il problema abbiamo la necessità di aprire una discussione seria in sede europea, abbiamo la necessità di cambiare le politiche europee di gestione dei flussi migratori! Perché? Perché hanno fallito, cari colleghi e la dimostrazione è sotto gli occhi di tutti. Non si può fermare il flusso migratorio, né tantomeno possiamo immaginare che (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…
PRESIDENTE. Colleghi, arriverà anche il vostro tempo della dichiarazione.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Capisco che alcune cose possono dar fastidio, però purtroppo è la realtà dei fatti, possiamo costruire muri, barriere invisibili, …
PRESIDENTE. Onorevole Palazzotto, ha esaurito il suo tempo.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Ho concluso Presidente: noi non fermeremo quel flusso migratorio, lo possiamo governare e lo dobbiamo fare sulla base dei nostri principi, dei nostri valori, che sono costituenti la nostra società e il rispetto dei diritti umani, della dignità della persona, sono valori costituenti di questa società e di questa nazione e io oggi, per questo, chiedo a tutti voi di votare con coscienza contro il rifinanziamento di questa missione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Prego.
GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie signor Presidente, ringrazio i rappresentanti di Governo presenti. Vorrei cominciare la dichiarazione di voto, inviando un saluto deferente a tutti i militari delle Forze armate impegnate sui fronti che all'estero vedono coinvolto il nostro Paese, un sincero saluto di gratitudine e stima che non inficia ovviamente una discussione libera che, all'interno del Parlamento, si deve realizzare ma, anzi, la rafforza perché, guardando proprio l'impegno e la dedizione con cui molti, in particolare giovani, del nostro Paese, impegnati su quei territori, stanno svolgendo compiti così rilevanti, sappiamo anche quale è la nostra responsabilità nei confronti loro, dell'intero Paese e anche ovviamente delle aree nelle quali siamo presenti. Per questo motivo, intendo, dopo la dichiarazione del mio collega Carè, dopo la discussione in dibattito generale che ha esaminato con grande competenza e ampiezza i temi generali che riguardano le missioni che sono state rinnovate, vorrei circoscrivere e intervenire in particolare sull'oggetto di una divisione che, anche all'interno di questo Parlamento, si sta profilando, su una delle tante missioni rispetto alle quali, invece, siamo fermamente favorevoli. Vorrei partire da una considerazione, cioè che la politica dovrebbe avere sempre il dovere di non lasciarsi travolgere da nessun turbamento emotivo: generalmente, l'emotività è il campo di chi non ha strumenti e quindi cerca di agitare l'opinione e di mettere in campo risorse che sono improprie dal punto di vista degli strumenti. In altri casi l'emotività viene a sopraffare persino chi, invece, ha strumenti per decidere e quindi anche i Governi e questo può essere fatto in buona fede e in malafede. Penso che, nel caso della collaborazione con la Guardia costiera libica, il nostro Governo debba più che altro ragionare e fare valutazioni attente che tengano conto di quali sono innanzitutto i prioritari interessi del nostro Paese e, sulla base di questo ragionamento, avere la possibilità di discernere quali siano le scelte più giuste innanzitutto sul piano del rispetto dei valori fondamentali della nostra Costituzione, del rispetto e della difesa del nostro interesse nazionale, della valorizzazione della presenza dei nostri militari all'estero. Lo dico perché il ruolo dell'Italia e dell'Europa nel Mediterraneo è messo fortemente a rischio nel corso degli ultimi anni. Non è assolutamente sottovalutabile in questo senso il ruolo che, invece, in maniera preponderante, la Turchia sta cercando di assumere e lo fa attraverso pratiche spregiudicate che vanno anche contro l'adesione ad un'alleanza di cui facciamo parte, l'Alleanza atlantica. Lo ha fatto sul confine siriano e sul confine con l'Iraq, dove peraltro meritoriamente stiamo continuando a dare un sostegno alle milizie curde che hanno lottato per la nostra libertà e per i nostri valori; lo sta facendo in maniera insistita attraverso la Libia con una presenza che la vede ormai pienamente in campo sullo scenario libico e pienamente attiva nel confronto militare che prima era un confronto all'interno di un Paese che, dal 4 aprile di un anno fa, è diventata una sanguinosa guerra civile e che oggi è un teatro soprattutto di confronto tra forze di Paesi che si schierano, chi dalla parte di Sarraj, chi dalla parte di Haftar (la Turchia dalla parte di Sarraj; l'Egitto, gli Emirati Arabi, la Russia dalla parte di Haftar), facendo diventare, la Libia, un teatro di scontro geopolitico e, nello stesso tempo, anche un luogo di sperimentazione di nuovi sistemi d'arma, come è stato in più inchieste sottolineato.
Questa è la Libia in questo momento. Non c'è un'unità nazionale che noi vogliamo difendere perché l'unità dello Stato libico deve essere un patrimonio e un valore anche di tutti gli interventi, compresi quelli invocati all'interno della risoluzione di maggioranza di prosecuzione dell'attività della Conferenza di Berlino, perché evidentemente non possiamo permettere che si riproduca la tragedia umanitaria e politica che c'è in questo momento in Somalia. Questa è la Libia quando si tratta di vedere quali sono gli interessi minacciati del nostro Paese: è del tutto evidente che, oltre alla presenza preponderante di queste forze straniere, ci sono numerosi foreign fighters che, dal teatro della sconfitta Isis in Siria, si stanno trasferendo nel Sahel e in particolare anche in Libia in questo momento, molti a sostegno dello stesso Sarraj, con il giuramento già fatto nel corso degli anni di realizzare sulle sponde del Mediterraneo dell'Africa del Nord un nuovo Stato islamico; così come il progetto di realizzare uno Stato islamico del grande Sahara è dichiaratamente l'obiettivo di organizzazioni terroristiche che noi, giustamente, contrastiamo non solamente con una efficace politica di contrasto interna nel nostro Paese ma anche con la partecipazione a missioni che, dal Mali ad altre del Sahel, rendono il nostro Paese protagonista di un'azione che dovrebbe essere, dal mio punto di vista, anche più incisiva. Infatti, la minaccia terroristica - vorrei sottolinearlo - non è per niente attenuata, anzi, dopo la crisi del COVID, si è ulteriormente rafforzata, in particolare per la capacità delle organizzazioni terroristiche di essere capaci di fornire anche un supporto di welfare che, magari, Stati distanti dalle periferie geografiche di quei territori non sanno mettere in campo.
La Libia quindi è assediata e dilaniata, la Libia non è un posto sicuro. Lo dice oggi in un'intervista l'italiano Filippo Grandi, segretario generale della UNHCR. Lo dice: non è un place of safe. Non dovrebbero - dice il rappresentante delle Nazioni Unite - essere riportati in Libia coloro i quali sono raccolti in mare. Così come, sempre Filippo Grandi, sostiene che è stata falsa la narrazione, che si è più volte sentita anche in quest'Aula, di un pool factor dovuto alle organizzazioni non governative, perché gli sbarchi sono aumentati durante il lockdown quando non c'era neanche una nave delle ONG. Noi abbiamo un doppio compito e lo dico rispetto ad una tradizione che ha visto il nostro Paese non solo in prima linea nel salvare i naufraghi che, per me, non hanno colore ma hanno soprattutto una vita da difendere. Noi abbiamo una tradizione che deve essere mantenuta e che deve rispondere agli interessi reali del nostro Paese. Salvare i naufraghi significa non girarsi dall'altra parte di fronte alla fotografia che oggi campeggia su un quotidiano nazionale di un uomo aggrappato, ormai morto, ad una nave alla deriva che, per due settimane, è stata lasciata senza nessun soccorso.
Avere la responsabilità politica significa sapere - e lo dico anche al collega del PD, Andrea Romano, che ha detto che bisogna scegliere tra coscienza e violenza - che noi dobbiamo oggi scegliere di andare avanti nel rivendicare il nostro ruolo. Noi non votiamo l'unica parte di questo dispositivo relativo alla missione di collaborazione con la Guardia costiera libica, perché riteniamo che sia contro gli interessi del nostro Paese. Siamo d'accordo ad avere una presenza in Libia, siamo d'accordo quando si deve sminare un aeroporto, quando si deve sostenere un ospedale civile; siamo d'accordo a finanziare le nostre Forze armate quando noi abbiamo il controllo di che cosa si fa con i finanziamenti italiani; non siamo d'accordo a finanziare chi non possiamo controllare. In questo momento, oltre alla riprovazione etica, c'è un discorso politico da fare: non possiamo andare avanti a finanziare chi non è sotto il nostro controllo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, sottosegretari, Fratelli d'Italia ovviamente - non è una sorpresa - sosterrà il provvedimento che autorizza le missioni e la proroga delle missioni. Una sola richiesta: che il prossimo provvedimento ovviamente arrivi in queste Aule molto prima, perché a luglio è tardi e le missioni sono già in atto; abbiamo questo vizio italico di esaminare questo provvedimento quando già c'è stato. In questo momento noi non porremmo mai questioni che possono imbarazzare il Governo italiano, lo Stato italiano, quando le missioni sono in atto, mettendo in dubbio a volte, con richieste di audizioni, ponendo interrogativi, la professionalità dei nostri militari nei teatri più difficili. Per questo sorge un grande interrogativo: ma questa maggioranza è compatta, c'è, o è attaccata solamente con lo scotch per la paura di andare a elezioni? Ciò perché, su una materia così delicata, con tutto il tempo che c'è stato per discutere di queste missioni nel momento in cui il documento veniva preparato, ci chiediamo perché i dubbi espressi dal collega Palazzotto, quelli di ieri del collega Migliore o anche quelli che ha espresso il collega Romano non sono emersi prima in questa maggioranza. Perché non c'è stato dialogo dentro la maggioranza per preparare questo grande e importante documento? Invece si arriva nelle Commissioni con esponenti del PD che si astengono, con esponenti di Italia Viva che non partecipano al voto e, in Aula, con esponenti della maggioranza che criticano duramente, peggio dell'opposizione, provvedimenti del Governo che l'opposizione invece sostiene lealmente perché nell'interesse nazionale. Vorremmo capire il Ministro Guerini cosa dice dalle parole dei colleghi della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), il Ministro Di Maio cosa dice sulle accuse. Ma poi, soprattutto, si basa su un provvedimento, il Memorandum libico, fatto da un Governo di centrosinistra, del Governo PD. Io non vorrei sprecare altro tempo nel ricordare quello che diceva il MoVimento 5 Stelle su quel Memorandum e su quelle che erano le azioni del Governo PD in Libia: parlava dell'Italia come il più grande campo profughi, parlava di un'organizzazione criminale e tutto questo avviene nel silenzio e nel momento in cui la maggioranza, nonostante ci sia stato più di un anno per preparare questo documento, viene a spaccarsi in Aula davanti a tutti, mettendo in grande e grave imbarazzo non solo gli esponenti del proprio Governo ma soprattutto gli uomini e le donne delle Forze armate che in questo momento sono già nelle missioni di cui noi stiamo discutendo. Non si pone un interrogativo - e mi dispiace questo - riguardante le condizioni in cui vanno i nostri uomini in missione. Quindi, dobbiamo fare una svolta culturale, ammettendo che queste missioni servono all'Italia per sedersi nei posti più importanti nelle decisioni globali, che servono per la nostra industria, che servono per combattere il terrorismo e, se viviamo in sicurezza nel nostro Paese, è grazie anche a quegli uomini e quelle donne…
PRESIDENTE. Mi scusi, collega Deidda. Colleghi, possiamo…. Prego, collega Deidda.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente, si figuri, non stavano disturbando, ma, ripeto, quello è l'esempio dei grattacapi che questa maggioranza ha in una grande questione, delle grandi divisioni che ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Io non arriverei mai in Aula, a parti invertite, su una missione internazionale criticando la mia stessa maggioranza. L'avrei fatto prima: sarei andato dai vari sottosegretari, sarei andato dai miei Ministri a chiedere modifiche importanti; non lo faccio in Aula, non lo faccio quando i nostri militari sono lì. È una questione politica, di forma politica, di preparazione e forse culturale. Ma dicevo che forse la grande sfida è quella per cui dobbiamo spiegare agli italiani quanto queste missioni sono utili, quanto i nostri militari hanno bisogno di strumentazioni nuove, quanto hanno bisogno di armi nuove, hanno bisogno di mezzi nuovi; insomma, hanno bisogno di tutte quelle risorse che la NATO, la grande organizzazione per cui andiamo in alcune missioni, ci chiede, che siano pari ad un investimento del 2 per cento, da cui però noi siamo lontani. Allora noi dobbiamo sopperire a questa mancanza di risorse, dobbiamo incominciare a festeggiare le Forze armate quando partono ma soprattutto anche quando tornano - e non è retorica - perché loro ci stanno dando un grande servizio, un enorme servizio. A noi sembra così lontano: cosa ci facciamo in Afghanistan? Cosa ci facciamo in Africa? Ma chi combatte i trafficanti di uomini? Gli italiani. Chi costruisce scuole? Chi va a dare aiuto? Chi è andato in Libano ad aiutare i bambini disabili a nuotare nelle piscine? I militari italiani. Tutti fatti riconosciuti dagli ambasciatori qui in Italia di Paesi come il Libano, a cui va un grande ringraziamento per la grande amicizia e il grande apprezzamento che dimostra sempre verso l'Italia e le Forze armate italiane. Allora, da oggi in poi, dobbiamo prenderci l'impegno che su queste missioni dobbiamo lavorarci molto prima; dobbiamo, sottosegretario, rimettere mano a tutti quei provvedimenti sulla difesa, perché la coperta è sempre più corta nelle Forze armate; li utilizziamo per tutto - missioni internazionali, locali - ma non ci son più uomini e sono sempre più vecchi. Dobbiamo allora ringiovanire le Forze armate, dobbiamo mettere mano al settore difesa, e anche una richiesta, che so essere una sfida difficile: non è possibile che la difesa sia sempre al seguito o col cappio al collo di quello che decide il Ministero dello sviluppo economico. La Difesa deve avere più potere nel decidere quelle scelte per la propria industria e per i propri mezzi, ma soprattutto per le infrastrutture. A cosa servono le caserme? Servono per l'addestramento. Non dobbiamo più parlare di tagliare il settore logistico, non dobbiamo più parlare di tagliare i poligoni, perché altrimenti dove si addestrano? Dove si addestrano per tutte queste missioni? Dove si addestrano per le emergenze umanitarie? Dobbiamo, allora, veramente affrontare una sfida culturale e, sulla politica estera, che aspramente i colleghi hanno criticato, forse hanno anche ragione ma forse hanno sbagliato il momento. Ripeto: non è questo il momento, nel momento in cui noi stiamo autorizzando delle missioni e serve l'unanimità di questo Parlamento. C'era tutto il tempo di discutere, ma evidentemente vuol dire che non c'è dialogo fra LeU e il Ministro Di Maio, non c'è dialogo fra Italia Viva e il Ministro Di Maio, non c'è dialogo fra parte del PD e il Ministro Di Maio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Altrimenti non si spiegano le audizioni in Commissione, non si spiegano la richiesta di chiarimenti oggi in Aula e la presentazione di diverse mozioni o relazioni, non si spiegano le parole del collega Palazzotto. Allora dovete farvi veramente un esame di coscienza, dovete ringraziare le opposizioni, dovete ringraziare Fratelli d'Italia, che non ha presentato un emendamento ma vi sostiene per il grande amore che abbiamo per le Forze armate, per la nostra Patria e per l'Italia, per tutto il sistema Italia. Non auguriamo a nessuno il fallimento, non stiamo tramando per far fallire questa relazione e per farvi andare sotto: no. Vi sosteniamo lealmente, perché questo è un argomento così delicato che anche solo un voto contro verrà rimbalzato in tutti i canali internazionali. Oggi ci state esponendo - tutto il Parlamento, l'Italia - a una brutta figura.
Vorrei capire le critiche al Memorandum sulla Libia: cosa volete fare di alternativo? Togliamo la Guardia costiera, allora date ragione a Fratelli d'Italia, che chiede un blocco navale e un intervento italiano nelle aree nelle acque del Mediterraneo: accettate questo scambio? Cosa vi porta a non condividere - o a non parlare con il vostro Governo, ho la fortuna di avervi davanti - queste legittime critiche che, secondo voi, vanno portate avanti? Allora, negli scorsi provvedimenti avete bocciato la nostra richiesta di intervento di navi militari nel Mediterraneo, la missione Irini ha mostrato i suoi limiti e il Ministro Di Maio aveva detto - e concludo, Presidente - che adesso siamo allo stato iniziale ma poi si vedrà tutto il potenziale; ma dalla stessa maggioranza emergono le critiche a quel provvedimento. Allora, purtroppo, dovete fare una missione, ma voi - in una questione delicata come le missioni internazionali, che riguardano la vita delle Forze armate ma, come avete sentito dal collega Galantino, riguardano anche la vita di cittadini, di bambini, perché i nostri militari salvano le vite e migliorano le vite di chi si trova dove vanno ad operare - per quanto riguarda la vostra missione dovete dire che questa maggioranza non ha un'idea chiara sul proprio programma futuro, né per le Forze armate, né tanto meno sulla politica estera, ma va in confusione, va in ordine sparso e, purtroppo, la credibilità dell'Italia ne perde sempre di più (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Signori del Governo, colleghi, credo sia un premio alla lungimiranza e alla intelligenza dei nostri predecessori riconoscere che il precetto che ci impone di discutere a cadenza fissa e nell'Aula del Parlamento il rifinanziamento delle missioni internazionali di pace sia un precetto assolutamente saggio, che ci consente di articolare la nostra presenza nelle forze militari nei vari teatri internazionali in relazione all'elemento fondamentale che è dato dalla somma fra i nostri precetti costituzionali, l'articolo 11 in particolare, e il contesto politico internazionale, che per definizione si evolve, muta, cambia. Noi abbiamo vissuto, signor Presidente, nel recente passato, una lunghissima fase, dal dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino, nella quale la storia sembrava rallentare fino quasi a fermarsi; qualcuno scrisse addirittura che la storia era finita. E poi, invece, il crollo del Muro, la belle époque della globalizzazione, l'11 settembre, la crisi finanziaria tra il 2008 e il 2010 ed ora la pandemia e la crisi economico-finanziaria che porta con sé come una striscia malevola, ci dicono che la mappa dei rischi globali incrocia fenomeni antichi e fenomeni nuovi; e ai rischi tradizionali, che emergono da una statualità che si confronta sulla base di principi e di valori diversi da noi, dal mantenimento di un livello endemico del terrorismo in varie parti del mondo, si incrociano nuovi fattori che rischiano di svolgere una funzione di detonatore, connessi con questi elementi, il clima, le migrazioni, le pandemie. E in tutto questo, una serie di quesiti ed interrogativi. Io invidio chi ha una verità rivelata. Io credo che dovremmo, invece, interrogarci un po' di più, raffinare il pensiero, capire cosa sta accadendo, porci delle domande rispetto alle quali dare delle risposte, anche in connessione con le scelte che stiamo compiendo. È vero che la supremazia occidentale è al tramonto? E se sì, con essa è al tramonto anche il nostro sistema dei valori sul piano globale?
È vero che stiamo vivendo una nuova guerra fredda fra Stati Uniti e Cina, certamente sul piano commerciale? È certamente un dato che la recessione oggi tormenta una identità confusa, malconcia, difficile da farsi, di una Europa che, invece, si deve imporre anche su questi temi nella sua soggettività? E ancora, qual è il futuro dell'Alleanza atlantica dentro questo contesto? E, più in generale, quali saranno i principi, i valori, le regole che fonderanno il nuovo ordine internazionale in questo secolo?
Insomma, noi abbiamo molti interrogativi. Dovremmo diffidare di chi ha gli slogan facili in tasca e dovremmo approfondire il pensiero, anche perché noi abbiamo alcuni punti fermi che ci aiutano in questo senso: il punto fermo del multilateralismo, che ci evita un pericoloso ritorno di fiamma di una tentazione, che è quella del nazionalismo; e dovremmo sempre mandare a memoria quello straordinario inizio del discorso di François Mitterrand al Parlamento europeo, nel gennaio del 1995, come lascito ereditario di quello straordinario statista, quando disse: “Il nazionalismo è la guerra”. E proprio per questo noi abbiamo, all'articolo 11, il ripudio della guerra e la limitazione della nostra sovranità qualora essa sia necessaria per assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni. Dice questo la nostra Costituzione. Perché è vero, all'articolo 1, che la sovranità appartiene al popolo e la si esercita sulla base delle leggi, ma è anche vero, all'articolo 11, che noi abbiamo l'obbligo di limitarla quando essa è funzionale alla costruzione di un regime di pace e di giustizia. Ed è in questo senso che noi possiamo e dobbiamo dire che la nostra presenza nei teatri internazionali è distante da una concezione di aggressione che lede l'indipendenza e l'integrità morale di altri Stati per imporre interessi propri del nostro ordinamento. Bene, le missioni di peacekeeping rientrano all'interno di questa cornice ed è per questo che noi riteniamo importante vederle nella loro globalità, e non fare di un punto, pur importante, l'unico elemento di discussione di una questione più strategica.
Signor Presidente, noi, con un voto che faremo tra pochi minuti, autorizzeremo 9 missioni in Europa, 10 in Asia, 18 in Africa, in teatri importanti e che oggi sono silenziati soltanto perché in quei teatri c'è l'azione di uomini e di donne che hanno fatto il loro dovere, ma che soltanto fino ad alcuni anni fa erano puntellati e costellati da lutti, da guerre, da tragedie. Ma qual è il punto politico - che non vorrei venisse sottaciuto - di questo voto? Colleghi, noi per tanti anni abbiamo chiesto, giustamente, che la NATO si impegnasse non solo nella relazione tra est e ovest, ma anche nella relazione tra il Nord e il Sud del pianeta e che individuasse nel Mediterraneo e nel rapporto con l'Africa una nuova dimensione. Bene, noi qui, con l'autorizzazione del percorso dalla NATO Implementation per l'Africa, abbiamo questo dato politico rilevante: il fianco sud dell'Alleanza interviene per andare a suturare quelle posizioni che generano anche le problematiche che sono state ricordate in precedenza; perché l'incrocio, perverso, fra il terrorismo, lo sfruttamento dei fenomeni migratori, la pirateria e l'abbandono dell'Africa ad una dimensione neocolonialista, nella quale una potenza che non corrisponde al nostro sistema di alleanze come la Cina è indotta a creare delle condizioni di subalternità, genera i fenomeni di cui noi oggi discutiamo soltanto l'epifenomeno. Ma noi dobbiamo andare alla radice di quel fenomeno, ed è per questo che qui, all'interno di queste missioni, si parla di interventi nel Sahel, in Guinea, a protezione della Nigeria, nel Corno d'Africa. Insomma, questi punti fermi fanno dell'Italia, innanzitutto, un soggetto attivo di pace e di sicurezza internazionale nell'ambito delle nostre alleanze e nel rispetto del multilateralismo.
E il secondo punto fermo è il mantenimento di un quadro di relazioni internazionali stabili, di amicizie e di alleanze, perché è la premessa per risolvere, oggi, quei problemi che sembrano insolvibili. Noi abbiamo ricordato, pochi giorni fa, in quest'Aula, la drammatica esperienza di Srebrenica: 25 anni fa i Balcani bruciavano e sembrava una situazione insanabile. È stato il mantenimento di un sistema di alleanze fra l'Italia, l'Europa e gli Stati Uniti, nell'ambito dell'Alleanza atlantica, che ha consentito quella risoluzione ed è stato grazie alla presenza dell'Italia in quel teatro che è stato possibile, oggi, parlare, dopo 25 anni, di un'azione politica di pace, non soltanto di una declamazione.
Rientra anche in questo quadro, signor Presidente, e mi avvio alla conclusione, la questione più dibattuta che è quella della Libia. Stiamo ai fatti: i fatti ci parlano di un impegno del Governo che noi riteniamo debba essere ancora più forte, ancora più strutturato, ancora più in relazione con il Parlamento e i gruppi parlamentari per la modifica del Memorandum, entro il 31 dicembre di quest'anno; i fatti ci dicono di un impegno serio dell'Italia per lo sminamento dell'area di Tripoli; i fatti ci dicono della missione Irini che consentirà una evoluzione positiva che va anche nella direzione di risolvere i problemi che qui sono stati evocati, perché la politica riformista va per approssimazioni successive, non per declamazioni stentoree e retoriche; i fatti ci dicono che l'Italia è impegnata per impedire quel mercato delle armi che ha sostenuto la grave crisi libica e alla quale il nostro Paese non ha partecipato.
Certo, noi abbiamo rispetto per le posizioni di dissenso e di distinguo, perché, come dicevo in precedenza, nessuno ha la verità rivelata e dobbiamo ascoltarci per trovare insieme dei punti di caduta in un quadro di evoluzione positiva e credo, proprio per le ragioni che sono state evocate da chi mi ha preceduto, che non bisogna prestarsi a operazioni di piccolo cabotaggio politico di cui purtroppo la politica italiana è piena, su questi temi, perché altrimenti sarebbe fin troppo facile per noi ricordare al collega che mi ha preceduto che anche su quel versante vi sono contraddizioni palesi sul piano della politica internazionale, se è vero, come è vero, che le parole che abbiamo ascoltato qui ieri dall'onorevole Brunetta sulla Germania sono profondamente diverse da quelle della presidente Meloni. Ma lasciamo questo tema ad altre discussioni; la sicurezza del Paese è una questione molto importante sulla quale noi riteniamo non si debba assolutamente scendere sul piano della politique politicienne.
Da ultimo e non certo in ordine di importanza, Presidente, mi sento in dovere di esprimere il più sentito ringraziamento a tutti gli uomini e le donne delle nostre Forze armate che sono impegnati nel territorio nazionale e internazionale per dare un significativo contributo per contrastare le tante difficoltà dovute alla pandemia e a quelli impegnati in modo eccellente nei teatri di guerra con grande senso dello Stato e affrontando rischi, fatiche e disagi per impegni tanto gravosi quanto delicati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Signor Presidente, mi avvio alla conclusione, anzi, concludo con una frase; esattamente sessant'anni fa, come ieri, un giovane democratico concludeva la convenzione che lo avrebbe candidato alla Presidenza degli Stati Uniti d'America, si chiamava John Fitzgerald Kennedy, e concludeva quell'intervento con parole che valgono per noi anche oggi, perché diceva: io credo che i tempi richiedano fantasia, coraggio e perseveranza. Parlava di coraggio, Kennedy, non di compiacenza, diceva che era il bisogno di allora, ma è anche il nostro bisogno di oggi; parlava di leadership e non di arte di vendere. Ecco, noi crediamo che fantasia, coraggio e perseveranza siano la leadership italiana che deve continuare per esprimere quella pace e quella giustizia che è scolpita nella nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maria Tripodi. Ne ha facoltà.
MARIA TRIPODI (FI). Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, annuncio da subito il voto favorevole di Forza Italia alle missioni internazionali, anche questa volta, con coerenza, come da nostra tradizione; siamo e continueremo ad essere una forza responsabile che opera nell'interesse del Paese, dove i nostri uomini e donne in divisa sono il cuore pulsante della sicurezza nazionale. A loro, ai militari impegnati in patria e all'estero, va la nostra vicinanza, la gratitudine più viva, la riconoscenza più sentita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Consideriamo le missioni internazionali strategiche per gli equilibri geopolitici del Paese, in un indissolubile connubio tra sicurezza interna e sicurezza globale, per la nostra collocazione atlantica ed europeista e a tal proposito desidero ringraziare il Ministro della difesa Lorenzo Guerini per averlo più volte rimarcato con fermezza in una maggioranza che è stata spesso altalenante. Accogliamo con favore, non solo la proroga delle missioni già in essere, come Libano, Iraq e Afghanistan, ma anche le cinque nuove, per le quali si chiede l'avvio nel 2020: Irini, EUAM Iraq, la missione NATO a favore della stabilità delle regioni del fianco Sud dell'Alleanza, quella nel Golfo di Guinea, dove l'Italia intende dispiegare per la prima volta un dispositivo aereonavale nazionale, la coalizione per il Sahel, con Task Force Takuba.
Le missioni internazionali portate avanti dai nostri militari sono un'eccellenza riconosciuta nel mondo; il loro modus operandi rappresenta un punto di riferimento essenziale per i partner NATO e dell'Unione europea.
È necessario sottolineare, anche in questa sede, come la regione mediterranea sia per l'Italia altamente strategica nell'alveo della propria politica estera e di difesa. Si pensi, per esempio, alla Libia; se, da un lato, è sicuramente necessaria una soluzione pacifica, dall'altro, è opportuno essere interlocutori preferenziali per non perdere quell'influenza a vantaggio di altri partner. Proprio nell'ottica di sostenere e promuovere una maggiore sicurezza, la partecipazione del nostro Paese alle missioni internazionali è un tassello fondamentale per l'Italia. In questo momento storico segnato da conflitti internazionali e atti di terrorismo, le forze democratiche devono dare prova di coesione, per la tutela della pace e della libertà. E, qui, Presidente, per suo tramite, devo respingere al mittente le accuse fatte all'Europa e alle forze politiche da parte del collega Palazzotto; non mi sento complice di torturatori e non mi sento di prendere lezioni da quello che si sta configurando come il partito degli scafisti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Inoltre, Presidente, sempre per suo tramite, invito il collega Palazzotto a rivedere la storia e a rileggerla; non è vero che il fenomeno migratorio non si può contrastare, Silvio Berlusconi nel 2009 lo azzerò (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Mi avvio alle conclusioni, Presidente, ma prima mi preme ricordare, soprattutto a parte di questa maggioranza, che l'Italia è il primo Paese fra quelli occidentali e dell'Unione europea per il personale impegnato nelle missioni ONU, il secondo nelle missioni NATO e il primo per partecipanti alle missioni dell'Unione europea; un Paese, dunque, che non si risparmia ed è in prima linea nella tutela della pace e della sicurezza internazionali. Siamo stati e continuiamo a essere profondamente legati all'Alleanza atlantica, così come lo siamo nei confronti dell'Unione europea e vorrei sottolineare che oggi andiamo ad autorizzare una tipologia di missioni che privilegia gli aspetti legati alle operazioni di peacekeeping a livello internazionale e, direi, cari colleghi, elemento molto importante, quegli interventi di capacity building che si articolano attorno ad azioni di training e di addestramento delle forze locali che si stanno espandendo soprattutto in Africa, dove la NATO ha assunto un ruolo di rilievo. Certo, c'è ancora tanto da fare per dare una prospettiva di pace negli scenari geopolitici più complessi e l'unica strada, Presidente, è proprio quella delle missioni internazionali.
Concludo, credo che l'autorizzazione alle missioni internazionali sia una cosa che vada fatta per i nostri militari, i principali destinatari di tale provvedimento, ma lo dobbiamo, anche e soprattutto, all'Italia, Presidente, e al ruolo assegnatole dalla storia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Perego Di Cremnago. Ne ha facoltà.
MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Signori sottosegretari, mi permetterete un ringraziamento non formale ma con profondo senso di gratitudine agli 8.613 fra donne e uomini impegnati nelle missioni internazionali, missioni internazionali per le quali Forza Italia, per la propria storia politica, voterà sicuramente a favore, convinti che le missioni internazionali siano un grande strumento di politica estera.
La domanda, però, è scontata: ma la politica estera di questo Governo qual è? La politica estera di questo Governo è una politica estera senza una visione strategica, che non ha a cuore l'interesse nazionale. Manca un'agenda a tutela dell'interesse nazionale e allora si spiega perché alcune scelte, in riferimento alle missioni internazionali, come quella di cancellare, senza una vera ragione e da un giorno all'altro, la missione nello Stretto di Hormuz nel Golfo Persico, una missione importante a presidio anche degli interessi economici del nostro Paese e della stabilità di un'area sensibile nei quadri geopolitici. Questa missione è stata cancellata un giorno con l'altro perché non c'è una visione strategica, non c'è una visione strategica nella politica estera e non c'è la capacità di utilizzare lo straordinario strumento delle missioni internazionali per beneficiare e per dare beneficio al Paese. Questo lo si vede anche nel quadro libico e nel Mediterraneo, dove l'Italia ormai ha assunto un ruolo di potenza marginale, regionale e ha lasciato alla Turchia, la stessa dove i nostri Ministri vanno in visita, a chiedere il permesso su cosa bisogna fare con la Libia (il Ministro Guerini e il Ministro Di Maio), oppure alla Russia, quando, invece, in Libia ci sono i nostri interessi economici specifici ed è interesse del nostro Paese che la Libia sia stabile e pacificata.
E, ancora, questa deriva di deviazione dall'atlantismo, che è la nostra casa dei valori, ma che, per fortuna, le missioni internazionali riportano. Infatti, è importante la presenza dell'Italia in Afghanistan e in Iraq, dove investiamo 300 milioni dei soldi dei contribuenti, ma poi dove è il risultato politico? Perché, ad esempio, il Ministro Di Maio non siede al tavolo col Premier Abdullah Abdullah e col Presidente Ghani in riferimento alle trattative coi talebani? Perché noi, come sempre, seguiamo la politica estera di altri ma non siamo capaci di definire la nostra agenda nazionale. Io e il nostro partito siamo convinti, invece, che la difesa, nelle sue varie articolazioni, l'industria, le Forze armate, le missioni internazionali, sia un complesso utile a sostenere l'interesse nazionale. Voglio stressare questa parola, perché nella politica estera di questo Governo e in questo Governo non si mette mai al centro l'interesse nazionale; si seguono gli altri, si è spettatori dei consessi politici e sulla Libia è successo in tutte le occasioni, a partire dalla Conferenza di Berlino, e ora vediamo una Libia divisa, una Libia contesa fra due macroblocchi, la Turchia - e concludo, Presidente - e la Russia. Ma dov'è l'Italia, che fino a qualche anno fa definiva gli equilibri, aveva accordi commerciali, controllava il traffico dei migranti? Mi parlate del problema della missione alla guardia costiera: ma cosa ne può essere del controllo dei flussi migratori se noi togliamo il supporto alla guardia costiera libica? Cosa succederà? Verrà affidato alla Turchia ancora una volta, che non perseguirà l'interesse italiano ma sarà conteso. Per cui, concludo, Presidente. Il nostro è un “sì” convinto, superconvinto alle missioni internazionali, ma è un “no” altrettanto convinto alla politica estera e chiediamo che questo Governo si adoperi nella difesa dell'interesse nazionale prima che sia troppo tardi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.
ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, con considerevole ritardo, solo parzialmente imputabile agli effetti della pandemia, finalmente ci accingiamo a votare la risoluzione che autorizza le missioni internazionali. Finalmente garantiremo le necessarie coperture legali ai nostri uomini e donne impegnati in teatro. Questo approdo tardivo alle Camere è la cartina di tornasole, da un lato, della poca considerazione che una certa classe politica ha nei confronti degli uomini in divisa, per cui ciò che li riguarda può sempre attendere e, dall'altro, delle difficoltà di questa maggioranza ad avere una comune visione politica. Infatti, oltre alle quotidiane divergenze su ogni argomento anche nell'attuazione di quella politica estera del Paese, che trova il suo naturale dispiegamento attraverso l'impiego delle Forze armate in funzione stabilizzatrice di conflitti in aree di crisi nonché di tutela degli interessi nazionali, emergono tutte le distanze e le divergenze che solo il collante della sopravvivenza politica e dell'attaccamento alla poltrona riescono a non far deflagrare. Le missioni internazionali rappresentano, infatti, la postura attraverso la quale il nostro Paese si pone nei principali contesti internazionali di crisi, detta chiaramente le alleanze che si vogliono coltivare e, non da ultimo, garantisce la necessaria sicurezza dei nostri commerci. È, quindi, facilmente intuibile come la posizione del Parlamento dovrebbe essere la più larga e condivisa ma, soprattutto, su questo argomento, il concerto suonato dalla maggioranza non dovrebbe ammettere stonature. Infatti, sui principali fronti che vedono schierati i nostri maggiori assetti operativi, dalle dichiarazioni sulla stampa durante il dibattito e finanche dal comportamento stesso tenuto nelle Commissioni e nelle Aule parlamentari, abbiamo, invece, assistito a una frammentazione delle posizioni di autorevoli esponenti di tutte le componenti della maggioranza. Solo nella giornata di ieri, in ordine, sono intervenuti il collega Palazzotto, contrario a tutto, la collega Pini, che ha accusato addirittura l'Italia e le Forze armate di dare supporto a criminali, quando è il suo partito che gode ogni volta che aumentano gli sbarchi e lascio a voi dedurre il perché (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e il collega Romano, che accusa altri della gestione fallimentare in Libia quando dovrebbe chiedere conto ai precedenti Presidenti del Consiglio compreso l'ultimo. Sono dichiarazioni per le quali mi sarei atteso non una ma almeno due se non tre risoluzioni di maggioranza, con indirizzi totalmente divergenti.
Cari colleghi, iniziate ad avere una comune visione di politica estera e di difesa che non sia dettata dalla cadrega e la prossima volta che penserete di parlare dell'operato del Ministro Salvini guardate bene di sciacquarvi la bocca (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico). I nostri uomini non possono, però, essere…
PRESIDENTE. Onorevole Ferrari, onorevole Ferrari, non serve! Non serve, è inutile!
ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Sono fatti. I nostri uomini non possono, però, essere esposti ai vostri capricci. L'Italia non può soggiacere ai vostri malumori. Il nostro Paese si trova in quei contesti perché ha storicamente improntato le proprie scelte, legandole a quelle delle organizzazioni internazionali cui aderisce e contribuisce, siano esse l'Alleanza atlantica, le Nazioni Unite o l'Unione europea. Un ruolo, quello svolto dai nostri militari, che, come c'è stato in più occasioni confermato, ci consente di poter avere quella considerazione ai tavoli internazionali che la pochezza dell'azione del Governo non ci garantisce. Come sottolineato anche dai nostri vertici militari, che cito e condivido in toto, lo strumento militare nazionale può rappresentare sia un significativo amplificatore della potenza sia una leva determinante per aprire spazi di manovra utili al conseguimento di precipui interessi nazionali. Partecipare attivamente e credibilmente alla difesa collettiva, contribuire alla pace e alla sicurezza nell'ambito delle organizzazioni internazionali, condurre attività di proiezione di stabilità nelle aree dove si concentrano gli interessi esclusivi del Paese non è un esercizio facile per le Forze armate italiane. Da ciò deriva la necessità, ancora più stringente, di scelte lungimiranti sia nel settore dell'impiego sia nella pianificazione e nello sviluppo dello strumento militare con adeguate risorse e sostegno. Dalla parte conclusiva di queste considerazioni si evince che la nostra strategica partecipazione abbia, da una parte, un costo economico, che vediamo evidenziato nel provvedimento, ma che celi anche costi di approntamento e in termini di deterioramento dello strumento militare che necessitano di investimenti consistenti e durevoli che la cecità di certe scelte politiche continua a ignorare. L'impegno nostro sarà quello, una volta tornati al Governo, di provvedere a sanare anche questa stortura. Dalla prima analisi delle considerazioni, invece, si coglie come la nostra partecipazione debba essere attiva e credibile. Pertanto, dovrebbe essere naturale che le missioni cui il Paese partecipa abbiano il sostegno del Parlamento, figuriamoci della maggioranza di Governo. Evidentemente, con questo Governo ciò non è avvenuto e le scelte operate in Libia ci hanno sempre più marginalizzato e portato a recitare un ruolo di mere comparse a danno dei nostri interessi. Credo proprio che questa commedia degli equivoci, tra il Governo e la sua maggioranza, dopo ciò che abbiamo visto ieri verrà messa in scena anche fra pochi momenti.
I presupposti ci sono tutti, dopo il puntuale j'accuse al provvedimento inscenato dal collega Palazzotto, giunto fino alle offese nei confronti dei nostri militari. Andando invece a rileggersi cosa affermavano sull'analogo provvedimento autorizzativo illustri autorevoli della maggioranza attuale, ci si rende conto quanto qualcosa, sul piano della coerenza e del sostegno del Governo, dovrà essere sacrificata. Citerò gli atti parlamentari, in attesa di vedere il voto. Poco più di un anno fa la collega Boldrini, parlando della nostra presenza in Afghanistan e contestandone il rinnovo, la definiva una missione che ha mancato i suoi obiettivi. Relativamente alla presenza nel Sahel, che invece è considerata dall'odierna risoluzione così qualificante, così diceva: siamo presenti in Niger con decine di soldati e mezzi terrestri; siamo presenti per perseguire obiettivi non chiari, perché quando si mette insieme la lotta al terrorismo e il contrasto ai flussi migratori si prende una brutta strada, ambigua e pericolosa. Per giungere, infine, a chiedere con forza di non autorizzare la missione in Libia; diceva di aver firmato una risoluzione che chiede di non autorizzare la missione bilaterale all'assistenza alla Guardia costiera libica. È la stessa missione che, nella relazione di maggioranza votata dalle Commissioni affari esteri e difesa pochi giorni fa, ci si auspica possa addirittura evolvere, dopo il supporto alla Guardia costiera in addestramento e formazione sul terreno.
Quale sarà, quindi, il vostro atteggiamento? Oggi voterete contro le missioni, rimanendo però fedeli alla maggioranza che le sta attuando? Dimostrerete ancora una volta di avere la coerenza di un semaforo? Oppure prenderete atto di non potere rimanere in una maggioranza, di cui non condividete la politica estera e di difesa?
È la stessa coerenza che chiedo ai colleghi del Partito Democratico, che, per bocca del collega Fassino, nella medesima occasione, rivendicavano invece la paternità degli accordi in Libia, sottoscritti dal Governo Gentiloni, e il famoso Memorandum che adesso vi è tanto inviso, come gli impegni presi dal collega Ministro Minniti con il Governo di Tripoli, tra i quali la sicurezza ai confini al sud della Libia, quindi, con il citato Niger, ed anche la formazione della Guardia costiera libica. Dopo tali rivendicazioni, però, tutto il PD non partecipò al voto sulla missione, che prevedeva l'assistenza alla Guardia costiera, ritenendo non opportuno rinnovare l'assistenza bilaterale. Attendiamo con ansia gli sviluppi di quello che ha sempre più i contorni e il sapore di una soap opera.
Detto di ciò che è presente nel provvedimento sulle missioni e rammentate le contraddizioni della coalizione di Governo, faccio un breve cenno a ciò che invece è scomparso dal provvedimento dell'Esecutivo per le medesime contraddizioni.
Illustre vittima delle lacerazioni della maggioranza è la missione EMASOH, di cui il 20 gennaio scorso fu annunciata solennemente la sottoscrizione di un joint statement per concorrere al suo avvio. Nata con le nobili intenzioni di schierare nelle acque del Golfo Persico una forza al fine di salvaguardare interessi fondamentali per il nostro Paese, contribuendo a consolidare la capacità di intervento europeo nella regione del Golfo, detta missione si è volatilizzata. Davvero nobili intenzioni, sacrificate sull'altare della sopravvivenza del vostro esperimento di laboratorio politico. In conclusione, nonostante il documento partorito dal Consiglio dei ministri, che vede confermata la nostra presenza nei contesti internazionali, abbia sofferto le divisioni della maggioranza, rimarcando tutte le contraddizioni che sono al vostro interno, l'impianto complessivo delle operazioni all'estero del nostro Paese ricade in un solco di continuità e, quindi, di condivisione. La nostra coerenza ci impone conseguentemente di esprimere, oltre al doveroso, deferente e sentito omaggio ai militari che operano nei teatri internazionali, anche un sostegno al complesso delle missioni, che ci consentono di rimanere attori primari sul palcoscenico mondiale. Per i nostri militari impegnati in missione, la Lega non si tira indietro. Pertanto, come Lega-Salvini Premier, voteremo compattamente a favore della risoluzione che autorizza le missioni internazionali. Staremo a vedere cosa farà ogni singolo deputato della vostra maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iovino. Ne ha facoltà.
LUIGI IOVINO (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe e cari colleghi, per la seconda volta, anche quest'anno, ho l'onere e l'onore di poter illustrare al Parlamento un documento di importanza strategica per il Paese. Premetto che il documento all'ordine del giorno, su cui c'è la necessità giuridica e il dovere morale di esprimere una valutazione parlamentare, è il frutto di un complesso processo di costruzione dei perimetri, entro cui deve muoversi l'azione dell'Italia, per garantire il proprio contributo al perseguimento del più importante tra gli obiettivi: la pacificazione globale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), basata sulla possibilità per tutti i popoli di far fiorire i propri progetti di vita in un ambiente protetto dalla minaccia della violenza, del sopruso e, quindi, da ogni sorta di limitazione delle libertà individuali e collettive
Oggi, Presidente, siamo chiamati a votare su un modello di intervento nazionale, da applicare alla risoluzione di complessi scenari internazionali. È un modello che, oltre a far emergere la nostra matrice culturale, profondamente protesa all'integrazione, ci ha resi preziosi nella costruzione di relazioni solide con altri Paesi. Questo documento, quindi, rappresenta una sintesi delle forme che caratterizzano il nostro impegno, che trova il suo fondamento nel rispetto dei diritti umani e degli equilibri fra i popoli, nella solidità degli accordi messi in atto nei luoghi in cui si esprime la comunità internazionale, nelle nostre capacità professionali e tecnologiche, ormai riconosciute come uno strumento imprescindibile per supportare percorsi di rafforzamento della sicurezza, per donne, uomini e bambini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che vivono in zone soggette ad inaccettabili destabilizzazioni politiche e, per questo ed altri motivi, estremamente pericolose.
Il versante libico, Presidente, ad esempio, è un luogo in cui, per evidenti ragioni geopolitiche, l'Italia deve spendersi. In particolare, il nostro interesse è non far cessare l'impegno contro il terrorismo, sostenere i diritti umani e le libertà fondamentali ed ostacolare il traffico di esseri umani, favorendo una condivisione più equa e responsabile anche degli effetti migratori. Se vogliamo però essere concreti e superare qualunque tipo di narrazione retorica, se vogliamo abbattere l'ipocrisia di chi ha spesso celato, dietro interventi tanto crudi quanto irrazionali, l'imposizione di logiche meramente commerciali, dobbiamo parlare, Presidente, un linguaggio di verità. Viviamo ancora oggi gli effetti di decisioni del passato, che oggi continuano a gravare sulla coscienza di chi ha pensato di demarcare, in particolari momenti storici, i confini dell'interesse nazionale. Questo approccio, Presidente, che abbiamo colpevolmente subito ed avallato nel passato, non può però diventare un freno psicologico; anzi, al contrario, ci deve rendere più forti, rispetto a chi aveva scommesso in passato su soluzioni oggi dimostratesi fallimentari. Siamo solo noi, forti del rispetto che abbiamo sempre dimostrato ai popoli del Mediterraneo, a poter garantire un nuovo corso degli eventi.
Cari colleghi, chi oggi ha responsabilità, sia politica come la nostra, sia tecnico-operative come i vertici delle Forze armate, deve però garantire ad ogni singolo cittadino un adeguato livello di informazione, per comunicare un reale cambio di passo nel dialogo con gli alleati europei ed atlantici. Siamo fra i pochi a poter assicurare una nuova intesa tra i popoli del Mediterraneo, basata sulla fiducia e sul rispetto delle proprie sovranità. Lo abbiamo già fatto in passato e continueremo a farlo, condividendo le nostre competenze in ambito sanitario, aiutando le forze nazionali a costruire perimetri di sicurezza adeguati, fornendo assistenza specialistica nell'addestramento e nella condotta delle operazioni di sminamento e bonifica degli ordigni disseminati nelle aree urbane di Tripoli, monitorando e anticipando con tempestive azioni diplomatiche criticità endogene ed esogene, che possono dar vita a nuove escalation militari, in cui a pagare il prezzo più alto è sempre la popolazione innocente. Queste azioni, Presidente, devono però responsabilizzare gli interlocutori libici e consentire l'incremento della presenza delle organizzazioni internazionali sul loro territorio, per riconquistare terreno sul tema di un rigoroso rispetto dei diritti umani. Chi porge la mano, per aiutare un popolo a ritrovare il proprio equilibrio, non può fingere di non sapere ciò che succede e accade ogni giorno nei centri di accoglienza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e ha il diritto di mettere sul tavolo un piano teso a trasformare quei luoghi disumani in un brutto ricordo, frutto di un momento buio del passato. Abbiamo già dimostrato, come detto poc'anzi, durante la gestione dei devastanti effetti del COVID-19, di essere capaci di stimolare grandi cambiamenti in Europa. Oggi i nostri Partner, affidandoci la leadership della missione Eunafvor-Med Irini, confidano in questo approccio anche nei teatri esteri più problematici.
La nostra posizione geografica, Presidente, ci impone l'assunzione di un ruolo di primo piano in Europa, rispetto anche alle problematiche che attraversano il continente africano. Dobbiamo affrontare in modo verticale i temi dello sviluppo, per evitare che l'instabilità politica ed istituzionale possa determinare una situazione di diffusa e perdurante emergenza, con l'effetto di un incremento della mobilità forzata della popolazione. Il nostro contributo al ripristino delle capacità militari e delle Forze armate ed il sostegno alle forze di sicurezza interne dei Paesi in difficoltà sono il frutto di una professionalità garantita da donne e uomini, che sono riconosciuti come altamente specializzati da tutti i nostri partner. Se oggi siamo apprezzati, Presidente, in tutto il mondo, è grazie alle capacità che hanno garantito gli italiani, purtroppo anche a costo della vita. Costruire la pace vuol dire esserci, mediare, sostenere ed aiutare i Paesi in difficoltà nello sviluppo di una maggiore fiducia nelle proprie potenzialità, oltre a fornire strumenti moderni per il dialogo a livello globale, con una forte autorevolezza. La mia speranza oggi è che - come abbiamo già dimostrato in altri momenti - i temi che affrontiamo oggi possano essere valutati nella consapevolezza che devono essere messi al riparo dalle logiche di speculazione politica, perché fanno parte di quella zona franca denominata “interesse nazionale” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se vogliamo evitare, Presidente, di subire gli effetti delle decisioni prese da altri in passato, dobbiamo concorrere su diversi punti alla costruzione della sicurezza globale. Vorrei ringraziare tutte le forze politiche, nessuna esclusa, per il contributo che hanno già dato e continueranno a dare nel consolidamento delle nostre strategie globali. In questo modo, oltre a rafforzare il Paese, tutti noi aiuteremo i nostri uomini e le nostre donne in tutto il mondo, civili e militari, a sentirsi valorizzati e protetti durante l'espletamento delle loro importanti funzioni. Abbiamo imparato, a causa di un'assurda pandemia, che esistono momenti in cui dobbiamo fare tutti un passo indietro e stringerci intorno al Paese. Oggi bisogna mandare un messaggio chiaro a tutti quei civili e quei militari che abbiamo visto lavorare senza tregua per mettere il nostro Paese in sicurezza durante questi mesi. Queste persone, Presidente, sono le stesse che in giro per il mondo coltivano il seme della pace attraverso un impegno costante, un impegno che ci deve rendere orgogliosi di essere italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Presidente, mi permetta di ringraziare tutte le forze politiche che hanno contribuito al dibattito nelle due Commissioni di riferimento, in particolare il presidente Rizzo della IV Commissione, per avermi concesso anche quest'anno di essere relatore di questo importante provvedimento, la presidente relatrice, Marta Grande, e soprattutto un ringraziamento alle forze politiche, anche di opposizione, che hanno alimentato un dibattito costruttivo, sempre proteso al dialogo e alla costruzione di un progetto - lo ripeto - volto alla tutela dell'interesse nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ci sono alcuni interventi a titolo personale. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ermellino. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO). Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a votare le risoluzioni sul “decreto Missioni” e la mia è stata una posizione probabilmente terza rispetto alle altre due risoluzioni presentate. Ecco, io posso anche condividere - perché l'ho fatto - le criticità presenti sulla missione in Libia, perché sono dei punti su cui il Governo deve seriamente riflettere ed è questo il motivo che mi ha portato a chiedere un impegno al Governo. Io sono a favore delle missioni internazionali perché ritengo che il personale civile e militare, nonostante la politica, all'estero proietti un'immagine dell'Italia che non fa che renderci onore. Per questo ho chiesto un impegno al Governo, proprio perché votare contro significa votare contro anche alle parti positive che sono presenti in quelle missioni e occorre smetterla di fare i moderati o di correre il rischio di scivolare nell'ideologismo, perché è il momento di prendere una posizione chiara, netta e di avere una linea politica che ci dia quell'autorevolezza che viene dall'avere appunto una visione chiara, senza infingimenti, altrimenti rimarremo spettatori all'interno di quello che è il mare nostrum, il Mediterraneo e nello scacchiere geopolitico.
PRESIDENTE. Colleghi, pregherei, in particolare chi è qui nella parte dell'emiciclo, a fare maggior silenzio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.
LAURA BOLDRINI (PD). Grazie, signor Presidente. Non so se si riesce a parlare in quest'Aula. Signor Presidente, veda lei come consentirmi…
PRESIDENTE. Sì, si riesce, collega, hanno parlato in tanti prima di lei.
LAURA BOLDRINI (PD). Bene. Allora, io ho firmato la risoluzione Palazzotto ed altri, Presidente, perché sono contraria alla proroga della missione di assistenza della guardia costiera libica. E sono contraria perché, signor Presidente, da tempo ci sono inchieste giornalistiche, rapporti delle agenzie umanitarie e rapporti delle Nazioni Unite che parlano di condizioni infernali all'interno dei centri di detenzione; i migranti, che vengono riportati indietro in mare, vengono ricacciati in quell'inferno. Sono storie di violenza, signor Presidente, sono storie di torture e di stupri sistematici. Ora, quegli stessi rapporti parlano di collusione della guardia costiera con i trafficanti di esseri umani e la Libia è oggi un Paese in guerra, non ha firmato la Convenzione di Ginevra del 1951, la Libia non è mai stata un porto sicuro. Poi, in quest'Aula, signor Presidente, c'è stata fatta una promessa di rivedere il Memorandum sui rapporti con la Libia: bene, noi siamo ancora in attesa di sapere se quel Memorandum è stato cambiato e come. Quindi, per questo, non voterò e per questo continuo a dire che sostenere la guardia costiera libica significa mettere la testa sotto la sabbia e significa, nei fatti, se le cose non cambiano come noi vorremmo, sostenere l'illegalità, la violazione dei diritti umani e anche del diritto internazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà. Colleghi, vi pregherei di un maggior silenzio in Aula. Prego, onorevole.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Voterò contro il rifinanziamento della missione che prevede la collaborazione con la guardia costiera libica. Lo hanno già ricordato altri colleghi e altre colleghe prima di me: la Libia oggi ha un'area SAR di competenza, pur non avendo nessuna delle condizioni previste perché ci si possa occupare di un'area SAR autonomamente. E oggi tutti i salvataggi, o cosiddetti salvataggi, effettuati dalla guardia costiera libica si configurano in realtà come delle vere e proprie catture, catture di un'umanità in fuga, un'umanità sottoposta nella sua storia precedente a enormi sofferenze, ricondotta in un luogo privo di porti sicuri - come è stato ricordato -, nel quale si consumano quotidianamente torture, stupri e violenze indicibili. Lo dimostrano decine di inchieste internazionali: sono decine le inchieste internazionali, che provengono anche da autorevoli giornalisti del nostro Paese, che dimostrano come la guardia costiera libica, di giorno, indossi le uniformi, e, di notte, metta indosso i panni degli scafisti e dei trafficanti di uomini e donne. Per questo questa missione non va rifinanziata, per questo su questo punto serve un cambio di passo del nostro Governo e delle nostre istituzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orfini. Colleghi, vi richiamerei ancora una volta a un maggior silenzio. Prego, collega Orfini.
MATTEO ORFINI (PD). Grazie, Presidente. Qualche anno fa avremmo potuto dire di non sapere; oggi “no”, oggi sappiamo che dire guardia costiera libica significa dire traffico di esseri umani, significa dire stupri, torture, omicidi. Finanziare la guardia costiera libica significa finanziare chi stupra, chi tortura e chi uccide e lo dico anche al mio gruppo: farlo dicendo in una risoluzione che chiederemo loro di comportarsi bene non è riformismo, non è un passo avanti, è solo una gigantesca, e anche un po' offensiva, ipocrisia. Certo, si dice che dobbiamo rimanere in Libia e io sono d'accordo e condivido: nessuno dice di andare via dalla Libia, ma dobbiamo rimanere in Libia per risolvere quei problemi, non per armare e addestrare chi li crea; dobbiamo rimanere in Libia per difendere i più deboli, non per pagare e finanziarie chi li tortura. Vede, Presidente, un grande Paese - e l'Italia lo è - mette al centro di una politica estera la difesa dei diritti umani.
Oggi ci si sta chiedendo di chiudere gli occhi di fronte alla barbarie, alla sistematica violazione di quei diritti. Noi non lo faremo, io non lo farò, voterò contro la missione che prevede il rifinanziamento alla guardia costiera libica e spero davvero che quest'Aula trovi, in un sussulto di libertà e di coraggio, la forza e la dignità di difendere la storia del nostro Paese, che è una storia di difesa dei diritti umani e non di violazione dei diritti umani (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
(Votazioni - Doc. XVI, n. 3)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pregherei l'attenzione dei colleghi, perché ci sono un po' di votazioni per parti separate.
Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Passiamo alla votazione della risoluzione Iovino, Pagani ed altri n. 6-00116 (versione corretta), sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.
Avverto che il gruppo di Italia Viva e i firmatari della risoluzione n. 6-00118 ne hanno richiesto la votazione per parti separate.
In particolare, è stata avanzata richiesta di votare separatamente dalla restante parte della risoluzione l'autorizzazione alla prosecuzione delle missioni di cui alla scheda n. 22.
Indìco, pertanto, la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Iovino, Pagani ed altri n. 6-00116 (versione corretta), limitatamente alle premesse e alla parte dispositiva relativa all'autorizzazione alla prosecuzione delle missioni di cui alle schede nn. 9, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48 e 49, unitamente all'autorizzazione delle nuove missioni relative alle schede 9-bis/2020,17-bis/2020, 29-bis/2020, 38-bis/2020 e 41-bis/2020, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Colleghi, naturalmente, ci sono parecchi colleghi presenti in Aula, ci sono le tribune libere. I colleghi hanno votato tutti? Il collega Gribaudo in Transatlantico, il collega Mauri in Aula. Collega Gribaudo, ha votato? I colleghi hanno votato in Transatlantico? Se posso avere un segno da parte degli assistenti parlamentari. Ci sono due colleghi che stanno arrivando. Onorevole Prisco, ha votato?
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Iovino, Pagani ed altri n. 6-00116 (versione corretta), limitatamente alla parte relativa all'autorizzazione alla prosecuzione della missione, di cui alla scheda n. 22, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Ermellino n. 6-00117, per le parti non precluse o assorbite a seguito dell'approvazione, attraverso le precedenti votazioni, della risoluzione Iovino, Pagani ed altri n. 6-00116 (versione corretta), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Avverto che, a seguito dell'approvazione della risoluzione Iovino, Pagani ed altri n. 6-00116 (versione corretta), nella parte volta a concedere l'autorizzazione alla prosecuzione della missione relativa alla scheda n. 22, risulta integralmente preclusa la risoluzione Palazzotto, Orfini, Magi, Sarli, Fioramonti, Cecconi, Ungaro ed altri n. 6-00118, che, conseguentemente, non verrà posta in votazione.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giacomelli. Ne ha facoltà.
ANTONELLO GIACOMELLI (PD). Signor Presidente, con il voto di martedì, la Camera mi ha indicato nell'Authority delle comunicazioni. È per me un onore, una grande responsabilità, a cui mi propongo di adempiere con il massimo impegno. L'incarico a cui il Parlamento mi designa richiede indipendenza ed autonomia da ogni posizione politica di parte e io prendo qui l'impegno di rispettare lealmente questa condizione sia formalmente che sostanzialmente. Per questo, domani stesso, restituirò la tessera del mio partito, non perché io abbia trovato nel mio partito, come nel mio gruppo parlamentare, qualcosa di diverso dal desiderio di servire il Paese e la comunità nazionale, ma perché il ruolo a cui sono stato indicato richiede di lavorare in modo esclusivo per l'istituzione e per i fini di interesse generale ad essa affidati dalla legge, senza alcuna mediazione di posizioni politiche di parte. Per lo stesso motivo, lascerò, come prevede la norma, il Parlamento non appena vi sarà l'atto formale di nomina del Presidente Mattarella, a cui voglio esprimere, anche in questa occasione, rispetto e gratitudine per il grande servizio che, con il suo mandato, sta rendendo al Paese. Non è, quindi, senza emozione che prendo oggi, qui, la parola.
Questi sedici anni di impegno parlamentare sono stati un'esperienza straordinaria, non soltanto per le diverse stagioni politiche che qui dentro hanno trovato forma e rappresentazione istituzionale, ma, soprattutto, per la dimensione umana del ruolo parlamentare, che mi ha consentito di conoscere e stimare colleghe e colleghi di tutti i gruppi politici, mossi da idee diverse, ma dalla stessa passione civile e dallo stesso desiderio di servire il Paese. Non ho timore di dire che è stata per me un'esperienza formativa, una scuola di politica, un'occasione di crescita, di confronto e di libertà.
Sono grato alle colleghe e ai colleghi del mio gruppo, a partire dal presidente Graziano Delrio, per questi anni intensi di lavoro comune, ma sono grato anche alle colleghe e ai colleghi degli altri gruppi politici, perché i punti di vista diversi, a volte opposti, mi hanno portato a riflettere, a verificare, ad affinare il giudizio e, talvolta, a modificarlo. Mi rendo conto, signor Presidente, di esprimere una idea probabilmente inattuale, ma ho sempre cercato di trovare, di costruire punti di intesa, nel radicato convincimento che, in questo, sia il senso più profondo dell'impegno politico.
In questi anni si è rafforzato il mio convincimento della centralità del Parlamento, della forza delle istituzioni, della funzione insostituibile della democrazia rappresentativa. Mi permetto, signor Presidente, di ringraziare tramite lei tutto il personale della Camera dei deputati, dal Segretario generale al più giovane in servizio. Dal primo giorno, dal mio ingresso alla Camera, credo sia l'esperienza di ogni collega, ho sempre trovato in ciascuno di loro un prezioso, discreto aiuto, un continuo, insostituibile apporto di competenza e dedizione.
L'ultima parola che pronuncio in quest'Aula non può che essere quella della mia città, Prato: una città forte, generosa, ricca di inventiva e passione, chiamata ad affrontare processi complessi di ridefinizione di se stessa e delle proprie dinamiche produttive e sociali. Ho cercato di servirla come meglio ha potuto, pur tenendo sempre presente quello che a me è sembrato l'interesse generale del Paese. Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato l'opportunità di prendere la parola per l'ultima volta in quest'Aula. Sono grato ai colleghi per il ruolo a cui hanno ritenuto di propormi. Con l'aiuto di Dio, intendo adempiere a questa responsabilità, come prevede la Costituzione, con disciplina ed onore, nell'esclusivo interesse della nazione. Viva il Parlamento! Viva la Camera dei deputati (Applausi - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Onorevole Giacomelli, anche la Presidenza le augura buon lavoro per l'espletamento del suo importante mandato.
Seguito della discussione della proposta di legge: Delrio ed altri: Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale (A.C. 687-A); e delle abbinate proposte di legge: Gelmini ed altri; Locatelli ed altri (A.C. 2155-2249).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 687-A: Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale; e delle abbinate proposte di legge nn. 2155-2249. Ricordo che nella seduta del 1° luglio si è conclusa la discussione generale e la rappresentante del Governo, la Ministra Bonetti, è intervenuta in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il relatore, onorevole Stefano Lepri. Ne ha facoltà.
STEFANO LEPRI, Relatore. Presidente, sono a chiedere una sospensione di un'ora al fine di poter approfondire la discussione che è stata avviata in Commissione bilancio, e al fine di poter poi convocare il Comitato dei nove per le valutazioni conseguenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Presidente, sempre su questo tema: poiché è giunta in tarda serata di ieri la relazione tecnica con le note definitive della Ragioneria, è giunta solo ieri, quindi questo approfondimento è dovuto, poiché sussistono ancora una serie di rilievi abbastanza importanti che dovremmo approfondire, chiediamo… Che sia il minimo, però chiediamo che nel prosieguo dei lavori sia presente un rappresentante del MEF, perché è appunto importante avere da parte del Governo dei chiarimenti anche in corso d'opera.
PRESIDENTE. Mi sembra molto giusto, onorevole Garavaglia, quindi se non ci sono obiezioni io consentirei. Riprenderemo quindi la seduta alle ore 12,15; con l'accortezza che do ai colleghi, anche quelli che lavorano in Commissione bilancio e poi nel Comitato dei nove, che la seduta riprenderà con la lettura di alcune incombenze che competono alla Camera dei deputati, che porterà via almeno 30 minuti. Riprendiamo la seduta alle ore 12,15.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 12,15.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il presidente Lollobrigida. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente, intervengo, nel tempo fino a cui riprenderemo la discussione dei lavori propriamente parlamentari, perché c'è un caso di giustizia che vogliamo richiamare a quest'Aula, che so che interessa tutte le forze politiche, trasversalmente e per il quale io chiedo l'impegno del Parlamento italiano. C'è un uomo, Chico Forti, che da vent'anni sconta, a nostro avviso in Italia, una pena ingiusta negli Stati Uniti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Nel 2012 quest'uomo, grazie, all'epoca, al Ministro Giulio Terzi, ma poi alla Bonino, a tanti politici, a tanti uomini dello spettacolo, a tanti giornalisti, è stato conosciuto anche dall'opinione pubblica. Oggi c'è un sit-in qui fuori di tanti suoi sostenitori che chiedono giustizia. Oggi noi dovremmo provare a chiedere, unitariamente come Parlamento, che il Governo faccia tutte le azioni necessarie perché intanto torni a scontare, venga a scontare il residuo della pena… Certo, è stato condannato all'ergastolo senza possibilità di riduzione della pena, ma venga in Italia. In tanti casi, in tanti casi sappiamo che cittadini stranieri, anche statunitensi, hanno beneficiato di questa possibilità: chiediamo che anche a Chico Forti venga data la possibilità di scontare nella sua nazione la pena e, nel frattempo, ovviamente una richiesta va fatta in parallelo, cioè che gli sia data la possibilità di ottenere la revisione di quel processo, che è marcato da gravissime irregolarità che lo Stato italiano, attraverso le sue rappresentanze diplomatiche e di Governo, ha segnalato al Governo degli Stati Uniti; rivedere un processo sul quale grava il sospetto di forti irregolarità, perché possa avere davvero giustizia.
Queste sono quindi le due proposte, due richieste che formalizzeremo, magari tramite una mozione specifica se fosse necessario, sicuramente nelle Commissioni competenti, ma anche alla Camera, chiedendo un'iniziativa unitaria e trasversale del Parlamento italiano in difesa di una persona che, pur in carcere, è un simbolo di resistenza. È una persona che anche in carcere, quando ha la possibilità - lo abbiamo visto su Le iene qualche tempo fa - di rappresentarsi, si rappresenta come persona orgogliosa di essere italiana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È stato campione sportivo, è stato imprenditore, ma è una persona che è orgogliosa di essere un italiano e desidera due cose: ovviamente, che venga ristabilita la verità sul suo caso, e quindi anche su un'azione che da italiano dice e sostiene di non aver commesso; e di ritornare dalla sua famiglia, dalle sue tre figlie, da sua moglie, che lo hanno ovviamente conosciuto poco, perché vent'anni in cella sono tanti e il carcere negli Stati Uniti non è davvero una passeggiata.
Io ringrazio quindi fin da subito tutti i colleghi parlamentari che vorranno aderire alla proposta di lavorare insieme per rendere giustizia a Chico Forti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - I deputati del gruppo Fratelli d'Italia espongono volantini con la scritta: Chico Forti libero!).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Loss. Ne ha facoltà.
MARTINA LOSS (LEGA). Grazie, Presidente, intervengo sullo stesso argomento, non solo come deputato eletto nella città di Trento, ma anche come consigliere comunale di Trento. La notte scorsa il consiglio comunale ha votato, all'unanimità, una mozione che chiede per Chico Forti l'interessamento di tutti i livelli istituzionali, a partire dal comune stesso, che prenderà le azioni che ritiene opportune, fino alla provincia, alla regione e al Governo.
Questo nostro concittadino, che da vent'anni sconta una pena in America, ha chiesto di poter rientrare in Italia per riabbracciare la sua famiglia: si tratta di una richiesta non solo legittima, ma umana; è un'azione di umanità, potergli consentire, dopo vent'anni, di riabbracciare i figli, i genitori, i nipoti che non ha mai visto di persona.
Il caso della giustizia per Chico Forti ha sollevato non solo le istituzioni, ma anche numerose persone, che hanno riconosciuto la correttezza umana della sua causa e che per questo stanno manifestando già da alcune ore all'esterno di questo palazzo. Anche per loro deve essere data una risposta da parte di questa istituzione e soprattutto da parte del Governo, con il massimo interessamento per la causa di Chico Forti. Abbiamo presentato come gruppo Lega una interrogazione parlamentare, per chiedere proprio quali siano le azioni che intende attuare il Ministro, e continueremo a sollecitare ogni azione possibile perché venga portato tutto il rispetto e l'attenzione al caso di Chico Forti. Per questo anche il gruppo Lega si associa a tutti i manifestanti che sono qui fuori con una richiesta di attenzione e di giustizia per Chico Forti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier espongono volantini con la scritta: Chico Forti libero!).
PRESIDENTE. Per i manifesti, se potete metterli via, grazie. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Biancofiore. Ne ha facoltà.
MICHAELA BIANCOFIORE (FI). Grazie, Presidente. Ringrazio il collega Lollobrigida e la collega Loss per avere affrontato in quest'Aula il drammatico caso, ultraventennale, del povero Chico Forti, che ricordo a tutti essere un trentino, quindi espressione della mia regione nativa, che da troppi anni sconta una pena sulla quale, come è stato detto precedentemente, ci sono troppe incongruenze. Un ergastolo che è stato comminato probabilmente più per coprire le malefatte altrui che per colpe reali di Chico Forti, che si proclama innocente, e a suo carico effettivamente non ci sono prove. Voglio, però, ridire e ricordare in quest'Aula che io personalmente ho rivolto delle interrogazioni. Penso a tutti i Ministri degli Esteri che si sono succeduti. Quando eravamo al Governo noi, come Forza Italia, con il Ministro degli Esteri Frattini, abbiamo intentato tutte le cause per poter affrontare, poter liberare e far scontare la pena a Chico Forti in Italia, e non ci siamo riusciti.
Vorrei che tutto il Parlamento - ha fatto bene il collega Lollobrigida a sollecitarlo - facesse proprio questo caso e forse si aprisse proprio una Commissione d'inchiesta, perché non è pensabile che non ci sia alcun atto da parte delle istituzioni americane, alle quali peraltro sono particolarmente vicina, per affrontare una questione che il Paese intero sente. Non è solo il sit-in all'esterno. Per fortuna ci sono note trasmissioni televisive che hanno scaldato sul caso, lo hanno riportato all'attenzione, e quindi ci vuole che il Parlamento, insieme all'ambasciata americana, insieme al Governo degli Stati Uniti, affronti la questione con molta più pervicacia. Forse una Commissione d'inchiesta sarebbe la cosa migliore. Credo di poter parlare anche a nome del gruppo Forza Italia: mi associo alla richiesta, ovviamente, del gruppo Fratelli d'Italia. Chico Forti libero (Applausi Forza Italia – La deputata Michaela Biancofiore espone un volantino con la scritta: Chico Forti libero!)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio, Presidente. Sono in Parlamento da alcuni anni e non è la prima volta che accade che ci siano delle iniziative parlamentari, e anche del Governo, per cercare di dare una possibile soluzione alla vicenda di Chico Forti; una vicenda giudiziaria - lo hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto - quanto meno controversa. Ci sono state e ci sono molte ombre sulle decisioni che sono state prese, ma non credo che sia questo il tema. Il tema è quello di venire incontro alla richiesta che Chico Forti ha fatto di poter venire a scontare la pena che gli è stata comminata negli Stati Uniti in Italia; già in passato ci sono state iniziative trasversali in Parlamento perché questo potesse accadere, e quindi, per quanto mi riguarda, mi associo alla richiesta dell'onorevole Lollobrigida, e, se ci sarà un atto parlamentare, lo sottoscriverò anche io.
Convalida di deputati.
PRESIDENTE. Chiederei alla collega Anna Rita Tateo di dare lettura di alcune comunicazioni in merito alla convalida dei deputati.
ANNA RITA TATEO, Segretaria. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 14 luglio 2020, ha verificato non essere contestabili le elezioni dei seguenti deputati nei collegi plurinominali delle Circoscrizioni sul territorio nazionale e, concorrendo negli eletti le qualità richieste dalla legge, ha deliberato di proporne la convalida:
I Circoscrizione Piemonte 1
Collegio plurinominale 1: Laura Castelli; Nicola Fratoianni; Silvia Fregolent; Elena Maccanti; Giacomo Portas; Davide Serritella; Paolo Zangrillo.
Collegio plurinominale 2: Francesca Bonomo; Gualtiero Caffaratto; Luca Carabetta; Jessica Costanzo; Davide Gariglio; Alessandro Giglio Vigna; Roberto Pella.
II Circoscrizione Piemonte 2
Collegio plurinominale 1: Rossana Boldi; Monica Ciaburro; Fabiana Dadone; Federico Fornaro; Chiara Gribaudo; Alberto Losacco; Osvaldo Napoli; Lino Pettazzi; Paolo Nicolò Romano.
Collegio plurinominale 2: Lucia Azzolina; Enrico Borghi; Davide Crippa; Marzio Liuni; Cristina Patelli; Diego Sozzani.
III Circoscrizione Lombardia 1
Collegio plurinominale 1: Massimiliano Capitanio; Gian Mario Fragomeli; Paolo Grimoldi; Barbara Pollastrini; Gloria Saccani; Davide Tripiedi.
Collegio plurinominale 2: Stefano Buffagni; Paola Carinelli; Gianfranco Librandi; Matteo Mauri; Luca Toccalini; Valentino Valentini.
Collegio plurinominale 3: Maria Teresa Baldini; Laura Boldrini; Graziano Cannatelli; Manlio Di Stefano; Emanuele Fiano; Alessandro Morelli; Ivan Scalfarotto.
Collegio plurinominale 4: Fabio Massimo Boniardi; Fabrizio Cecchetti; Stefania Mammì; Lisa Noja; Riccardo Olgiati; Cristina Rossello.
IV Circoscrizione Lombardia 2
Collegio plurinominale 1: Carlo Fatuzzo; Maria Chiara Gadda; Dario Galli; Giancarlo Giorgetti; Niccolò Invidia.
Collegio plurinominale 2: Fabiola Bologna; Chiara Braga; Giovanni Currò; Mauro Del Barba; Roberto Paolo Ferrari; Alessandra Locatelli; Marco Osnato; Antonio Palmieri; Eugenio Zoffili.
V Circoscrizione Lombardia 3
Collegio plurinominale 1: Alfredo Bazoli; Marina Berlinghieri; Claudio Cominardi; Giuseppe Cesare Donina; Eva Lorenzoni; Andrea Giorgio Felice Maria Orsini.
Collegio plurinominale 2: Elena Carnevali; Giulio Centemero; Devis Dori; Gregorio Fontana; Rebecca Frassini; Lucrezia Maria Benedetta Mantovani; Maurizio Martina; Alberto Ribolla; Guia Termini.
VI Circoscrizione Lombardia 4
Collegio plurinominale 1: Valentina Barzotti; Matteo Colaninno; Guido Guidesi; Lorenzo Guerini; Marco Maggioni; Matteo Perego di Cremnago; Cristian Romaniello.
Collegio plurinominale 2: Annalisa Baroni; Claudia Gobbato; Luciano Pizzetti; Alberto Zolezzi.
VII Circoscrizione Veneto 1
Collegio plurinominale 1: Alex Bazzaro; Alvise Maniero; Sara Moretto; Nicola Pellicani; Arianna Spessotto; Sergio Vallotto.
Collegio plurinominale 2: Dario Bond; Angela Colmellere; Roger De Menech; Federico D'Incà; Franco Manzato.
VIII Circoscrizione Veneto 2
Collegio plurinominale 1: Silvia Benedetti; Massimo Bitonci; Roberto Caon; Raphael Raduzzi; Alessandro Zan; Adolfo Zordan.
Collegio plurinominale 2: Lucia Annibali; Silvia Covolo; Sara Cunial; Erik Umberto Pretto.
Collegio plurinominale 3: Francesca Businarolo; Gian Pietro Dal Moro; Mattia Fantinati; Lorenzo Fontana; Marco Marin; Ciro Maschio; Roberto Turri; Vania Valbusa; Diego Zardini.
IX Circoscrizione Friuli-Venezia Giulia
Collegio plurinominale 1: Aurelia Bubisutti; Sabrina De Carlo; Roberto Novelli; Massimiliano Panizzut; Walter Rizzetto; Ettore Rosato; Debora Serracchiani; Luca Sut.
X Circoscrizione Liguria
Collegio plurinominale 1: Sergio Battelli; Flavio Di Muro; Franco Vazio; Leda Volpi.
Collegio plurinominale 2: Roberto Nicola Cassinelli; Raffaella Paita; Luca Pastorino; Edoardo Rixi; Simone Valente; Lorenzo Viviani.
XI Circoscrizione Emilia-Romagna
Collegio plurinominale 1: Galeazzo Bignami; Carlo Ugo De Girolamo; Dario Franceschini; Jacopo Morrone; Giuditta Pini; Giulia Sarti.
Collegio plurinominale 2: Stefania Ascari; Piero Franco Rodolfo Fassino; Vittorio Ferraresi; Guglielmo Golinelli; Carlo Piastra; Andrea Rossi; Vittorio Sgarbi.
Collegio plurinominale 3: Pier Luigi Bersani; Carla Cantone; Alessandra Carbonaro; Matteo Dall'Osso; Luca Rizzo Nervo; Gianni Tonelli.
Collegio plurinominale 4: Michaela Biancofiore; Paola De Micheli; Ylenja Lucaselli; Luigi Marattin; Elena Murelli; Andrea Orlando; Maria Edera Spadoni; Gianluca Vinci; Davide Zanichelli.
XII Circoscrizione Toscana
Collegio plurinominale 1: Umberto Buratti; Giovanni Donzelli; Antonello Giacomelli; Erica Mazzetti; Martina Nardi; Guglielmo Picchi; Riccardo Ricciardi; Gloria Vizzini.
Collegio plurinominale 2: Francesco Berti; Claudio Borghi; Stefano Ceccanti; Lucia Ciampi.
Collegio plurinominale 3: Alfonso Bonafede; Laura Cantini; Yana Chiara Ehm; Donatella Legnaioli; Stefano Mugnai; Filippo Sensi; Roberto Speranza.
Collegio plurinominale 4: Cosimo Maria Ferri; Chiara Gagnarli; Luca Migliorino; Manfredi Potenti; Elisabetta Ripani; Alessia Rotta.
XIII Circoscrizione Umbria
Collegio plurinominale 1: Anna Ascani; Virginio Caparvi; Tiziana Ciprini; Filippo Gallinella; Catia Polidori; Walter Verini.
XIV Circoscrizione Marche
Collegio plurinominale 1: Francesco Acquaroli; Simone Baldelli; Paolo Giulodori; Giorgia Latini; Mario Morgoni; Rachele Silvestri.
Collegio plurinominale 2: Alessia Morani; Luca Rodolfo Paolini; Martina Parisse; Roberto Rossini.
XV Circoscrizione Lazio 1
Collegio plurinominale 1: Vittoria Baldino; Massimo Enrico Baroni; Giuseppe Basini; Federico Mollicone; Luciano Nobili; Flavia Piccoli Nardelli; Andrea Ruggieri; Carla Ruocco.
Collegio plurinominale 2: Antonio Angelucci; Michele Anzaldi; Maria Teresa Bellucci; Federica Daga; Stefano Fassina; Matteo Orfini; Angela Salafia; Barbara Saltamartini; Manuel Tuzi.
Collegio plurinominale 3: Micaela Campana; Sara De Angelis; Francesca Flati; Sestino Giacomoni; Roberto Morassut; Fabio Rampelli; Francesco Silvestri; Stefano Vignaroli.
XVI Circoscrizione Lazio 2
Collegio plurinominale 1: Marta Grande; Francesco Lollobrigida; Gabriele Lorenzoni; Filippo Maturi; Fabio Melilli; Renata Polverini.
Collegio plurinominale 2: Claudio Durigon; Luca Frusone; Francesca Gerardi; Claudio Mancini; Patrizia Marrocco; Enrica Segneri; Raffaele Trano.
XVII Circoscrizione Abruzzo
Collegio plurinominale 1: Giuseppe Ercole Bellachioma; Camillo D'Alessandro; Gianfranco Rotondi; Daniela Torto; Gianluca Vacca.
Collegio plurinominale 2: Fabio Berardini; Valentina Corneli; Luigi D'Eramo; Stefania Pezzopane.
XVIII Circoscrizione Molise
Collegio plurinominale 1: Giuseppina Occhionero.
XIX Circoscrizione Campania 1
Collegio plurinominale 1: Giuseppina Castiello; Iolanda Di Stasio; Marta Antonia Fascina; Concetta Giordano; Gennaro Migliore; Antonio Pentangelo; Michela Rostan.
Collegio plurinominale 2: Alessandro Amitrano; Maria Rosaria Carfagna; Flora Frate; Paolo Siani; Gilda Sportiello.
Collegio plurinominale 3: Carmela Di Lauro; Luigi Iovino; Teresa Manzo; Paolo Russo; Raffaele Topo.
XX Circoscrizione Campania 2
Collegio plurinominale 1: Umberto Del Basso De Caro; Pasquale Maglione; Maria Pallini; Carlo Sibilia; Cosimo Sibilia.
Collegio plurinominale 2: Margherita Del Sesto; Piero De Luca; Marianna Iorio; Giovanni Russo; Carlo Sarro.
Collegio plurinominale 3: Cosimo Adelizzi; Anna Bilotti; Gianluca Cantalamessa; Luigi Casciello; Edmondo Cirielli; Federico Conte; Vincenzo Fasano; Domenico Minniti; Angelo Tofalo.
XXI Circoscrizione Puglia
Collegio plurinominale 1: Giuseppe Brescia; Davide Galantino; Marco Lacarra; Angela Masi; Francesco Paolo Sisto.
Collegio plurinominale 2: Francesco Boccia; Diego De Lorenzis; Leonardo Donno; Marcello Gemmato; Veronica Giannone; Rossella Muroni; Rossano Sasso; Elvira Savino; Elio Vito.
Collegio plurinominale 3: Mauro D'Attis; Alessandra Ermellino; Giuseppe L'Abbate; Vincenza Labriola; Ubaldo Pagano; Valentina Palmisano; Anna Rita Tateo; Giovanni Vianello.
Collegio plurinominale 4: Michele Bordo; Marialuisa Faro, Giorgio Lovecchio; Annaelsa Tartaglione; Francesca Troiano.
XXII Circoscrizione Basilicata
Collegio plurinominale 1: Michele Casino; Luciano Cillis; Vito De Filippo; Mirella Liuzzi.
XXIII Circoscrizione Calabria
Collegio plurinominale 1: Vincenza Bruno Bossio; Francesco Forciniti; Alessandro Melicchio; Roberto Occhiuto; Elisa Scutellà, Sergio Torromino.
Collegio plurinominale 2: Dalila Nesci; Paolo Parentela; Nicola Stumpo; Maria Tripodi; Riccardo Tucci; Antonio Viscomi.
XXIV Circoscrizione Sicilia 1
Collegio plurinominale 1: Valentina D'Orso; Erasmo Palazzotto; Francesco Scoma; Adriano Varrica.
Collegio plurinominale 2: Davide Aiello; Caterina Licatini; Antonio Lombardo; Carmelo Miceli; Matilde Siracusano.
Collegio plurinominale 3: Giusi Bartolozzi; Azzurra Pia Maria Cancelleri; Daniela Cardinale; Rosalba Cimino; Alessandro Saro Alfonso Pagano; Filippo Giuseppe Perconti; Maria Carolina Varchi.
XXV Circoscrizione Sicilia 2
Collegio plurinominale 1: Carmela Bucalo; Ettore Guglielmo Epifani; Antonino Germanà; Carmelo Lo Monte; Pietro Navarra; Antonella Papiro; Angela Raffa.
Collegio plurinominale 2: Luciano Cantone; Santi Cappellani; Antonino Minardo.
Collegio plurinominale 3: Stefania Prestigiacomo; Fausto Raciti; Gianluca Rizzo; Filippo Scerra.
XXVI Circoscrizione Sardegna
Collegio plurinominale 1: Ugo Cappellacci; Emanuela Corda; Salvatore Deidda; Guido De Martini; Romina Mura; Lucia Scanu; Andrea Vallascas.
Collegio plurinominale 2: Alberto Manca; Gavino Manca; Paola Deiana; Pietro Pittalis.
XXVIII Circoscrizione Trentino-Alto Adige
Collegio plurinominale 1: Diego Binelli; Riccardo Fraccaro; Tiziana Piccolo; Emanuela Rossini; Manfred Schullian.
PRESIDENTE. Grazie alla Segretaria. Le elezioni dei deputati testé richiamati si intendono pertanto convalidate. Consentitemi di ringraziare anche il Presidente Giachetti e i componenti della Giunta delle elezioni per il lavoro svolto in tutti questi mesi (Applausi).
Si riprende la discussione del disegno di legge n. 687-A (ore 12,35).
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della proposta di legge n. 687-A: Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale e delle abbinate proposte di legge 2155 e 2249.
(Esame degli articoli - A.C. 687-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati. Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A). In particolare, il parere della Commissione bilancio reca cinque condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sono in distribuzione e che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento. Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principio e riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, fermo restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo Fratelli d'Italia e la deputata Giannone sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 687-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dei relativi emendamenti (Vedi l'allegato A). Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 1.600, che è in distribuzione; chiederei quindi al relatore il parere sugli emendamenti.
STEFANO LEPRI, Relatore. Grazie Presidente, sì allora esprimo il parere a nome del Comitato dei nove: 1.200 Palmieri, parere contrario; 1.38 Bellucci, invito al ritiro o parere contrario; 1.201 Palmieri, invito al ritiro o parere contrario; 1.500 della Commissione bilancio, parere favorevole; 1.205 Locatelli, invito al ritiro o parere contrario; 1.117 Bellucci, invito al ritiro o parere contrario; 1.110 Locatelli, invito al ritiro o parere contrario; 1.103 Palmieri, invito al ritiro o parere contrario; 1.102 Palmieri, invito al ritiro o parere contrario; 1.202 Palmieri, invito al ritiro o parere contrario; 1.125 Palmieri, invito al ritiro o parere contrario; 1.109 Locatelli, invito al ritiro o parere contrario; 1.120 Bellucci, invito al ritiro o parere contrario; 1.203 Palmieri, invito al ritiro o parere contrario; 1.108 Versace, invito al ritiro o parere contrario; identici 1.107 Palmieri e 1.121 Bellucci, parere contrario o invito al ritiro; identici 1.111 Locatelli e 1.116 Shullian, parere favorevole con riformulazione.
PRESIDENTE. Ce la vuole leggere?
STEFANO LEPRI, Relatore. Sì, Presidente. Al comma 2, dopo la lettera g) aggiungere la seguente: g-bis) l'assegno di cui al comma 1 è pienamente compatibile con la fruizione di eventuali altre misure in denaro a favore dei figli a carico erogate dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli enti locali.
PRESIDENTE. L'emendamento 1.210 Siani è ritirato.
STEFANO LEPRI, Relatore. Emendamento 1.204 Palmieri, invito al ritiro o parere contrario.
PRESIDENTE. Emendamento 1.211 Carnevali, ritirato.
STEFANO LEPRI, Relatore. Poi abbiamo l'emendamento 1.600 della Commissione, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento: parere favorevole; 1.501 della Commissione, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento: parere favorevole e 1.502, sempre della Commissione Bilancio, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento: parere favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione). Hanno votato tutti? Onorevole Bartolozzi, sto aspettando come vede. Guardi, controllo sul monitor. Richiamo sempre i presidenti di Commissione a sconvocare le Commissioni quando riprende l'Aula: non c'è giustificazione su un atteggiamento di chi prosegue i lavori di Commissione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.38 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.201 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Voglio solo dire che l'emendamento in esame serviva per ricomporre un provvedimento che è nato originalmente con la parte del sostegno, con l'assegno unico che riordina i tanti bonus, i tanti servizi che vengono offerti alle famiglie ma anche quello della dote unica che serve ovviamente per favorire l'accompagnamento all'asilo e le strutture. Quindi, noi riteniamo che fratturare e scomporre questo provvedimento, che era un tutt'uno, sia stato un grave errore. Quindi, con questo emendamento, cerchiamo di porre rimedio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 7).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.205 Locatelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.117 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.110 Locatelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.202 Palmieri, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.125 Palmieri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.
ROBERTO NOVELLI (FI). Presidente, intervengo solo per una piccola precisazione. Questo è un emendamento che, come si evince chiaramente, voleva evitare che fosse considerato, ai fini della determinazione del reddito, l'assegno unico. Questo credo sia un emendamento importante, che naturalmente, per il parere della Ragioneria, viene rigettato. Invito l'Aula ad una riflessione su questo emendamento, perché risulta abbastanza anomalo, anche a un ragionamento di superficie, pensare che l'assegno unico che viene dato alle famiglie per i nostri figli venga anche tassato. Quindi, un invito all'Aula per riflettere su un voto positivo a questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.125 Palmieri, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.109 Locatelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.120 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.203 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.108 Versace, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Passiamo agli identici emendamenti 1.107 Palmieri e 1.121 Bellucci.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, con quest'emendamento abbiamo voluto sottolineare che l'assegno unico per noi deve essere un riconoscimento economico, quindi deve essere soppressa e deve essere esclusa la possibilità di un credito d'imposta, anche perché stiamo affrontando una delega al Governo, quindi inevitabilmente, con questa previsione, cioè con l'inclusione del credito d'imposta, si pongono le premesse perché il Governo possa decidere se riconoscere attraverso un'erogazione in denaro oppure attraverso un credito d'imposta. Beh, abbiamo visto già troppe volte l'esercizio del credito d'imposta da parte del Governo. Le famiglie hanno bisogno di soldi in tasca per poter fare famiglia e per poter valutare in maniera più serena la possibilità di mettere al mondo dei figli, dando quindi così compimento al desiderio di poter procreare in questa Italia. Quindi chiedo a questo Parlamento, chiedo a tutte le forze, di unirsi in questo e di poter quindi riconoscere quello che ci chiedono le famiglie, che ci chiedono le mamme e papà italiani, cioè di avere un sostegno e un supporto economico, non un credito d'imposta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.107 Palmieri e 1.121 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
PRESIDENTE. Passiamo agli identici emendamenti 1.111 Locatelli e 1.116 Schullian, su cui il relatore ci ha già letto la riformulazione. Se la collega Locatelli e il collega Schullian accolgono la riformulazione…sì, viene accolta, però la collega Locatelli vuole intervenire. Prego, collega.
ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Sì, intervengo per dire che voteremo favorevolmente alla riformulazione, tenendo conto che è stata fatta un'ulteriore circoscrizione, comunque, rispetto a quello che noi volevamo inserire con il nostro emendamento, che invece rendeva pienamente compatibili e sovrapponibili le misure, non solo in denaro, ma tutte quelle offerte dalle virtuose regioni a statuto speciale e dalle province autonome.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.111 Locatelli e 1.116 Schullian, nel testo riformulato, con il parere favorevole del relatore e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 20).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.204 Palmieri, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Passiamo all'emendamento 1.600 della Commissione. Poiché il termine della presentazione dei subemendamenti, salvo indicazioni diverse dei delegati dell'Aula, scade alle ore 14, lo dobbiamo accantonare e non possiamo votare l'articolo 1. Mancano ancora due voti di due emendamenti della Commissione e potremmo chiudere l'articolo 1. Quindi, se tutti i delegati d'Aula confermano che rinunciano ai tempi sull'emendamento, noi possiamo procedere con la votazione. Ricevo dei sì da parte dei colleghi. Onorevole Locatelli?
ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Noi usufruiamo del tempo per fare un subemendamento.
PRESIDENTE. Perfetto, va bene. Dunque, lo accantoniamo e passiamo al successivo emendamento.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.501, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.502, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 23).
Accantoniamo, quindi, la votazione dell'articolo 1, in quanto si deve ancora completare l'esame dell'emendamento 1.600.
Sospendiamo, quindi, l'esame del provvedimento, che viene accantonato e riprenderà nella seduta del 21 luglio, come da intese tra i gruppi, mentre la seduta riprenderà alle ore 14,45 con il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni.
Sospendiamo adesso la seduta, anzi no, non sospendiamo la seduta perché c'è il collega Butti che ha chiesto di fare un intervento e mi scuso con lui. Prego, onorevole Butti.
ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Ho pensato di non intervenire prima perché mi sembrava una questione…
PRESIDENTE. Collega Butti, scusi, io chiederei di aspettare qualche secondo, così lei riesce a intervenire. I colleghi sicuramente la vogliono ascoltare. Colleghi, chiederei maggior silenzio in Aula per consentire al collega Butti di intervenire… Colleghi!
Prego, onorevole Butti.
ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie a lei, Presidente, anche della cortesia. Non ho ritenuto prima di intervenire perché mi sembrava che la questione relativa a Chico Forti fosse molto importante. Questa mattina dalla lettura dei giornali abbiamo appreso che ci saranno delle nuove misure che di fatto allentano le restrizioni che hanno caratterizzato l'emergenza sanitaria. Il combinato disposto di quanto ho letto questa mattina con l'intervento del presidente Conte di ieri e con quello del Ministro Speranza di martedì sera ci portano a chiedere che la Ministra Pisano venga in Aula quanto prima a riferire circa il funzionamento della App di contact tracing Immuni che, all'inizio, ci era stata presentata come uno strumento indispensabile per la prevenzione e per il contenimento della pandemia.
Le spiego molto velocemente perché: ormai funziona da un mese e mezzo e nessuno, però, parla dei risultati prodotti da questa applicazione. Io difficilmente mi esercito in comparazioni difficili e ardite rispetto a quanto accade in altre nazioni, ma questa volta lo voglio fare. In Svizzera, sul sito ufficiale, tutti i dati che riguardano il funzionamento dell'equivalente della App Immuni utilizzati in Svizzera appaiono quotidianamente. Noi ci siamo collegati ieri al sito di Agenzia per l'Italia digitale, quindi parliamo della Presidenza del Consiglio dei ministri, e troviamo quasi tutti i dati relativi alla pubblica amministrazione digitale: dico quasi tutti, perché troviamo la fattura elettronica, l'identità digitale dello SPID, il fascicolo sanitario elettronico, eccetera, tranne i dati della App Immuni. Ora si dirà: dovete avere fiducia rispetto a quello che dice la Ministra Pisano, ed è vero, però la Ministra Pisano, non in Parlamento ma dagli schermi di Sky TG 24, qualche giorno fa, ha detto che i download sono 4 milioni e che, tecnicamente, Immuni funziona. Allora, noi ci siamo domandati: ma cosa vuol dire ‘tecnicamente funziona'? E soprattutto siamo rimasti che i download per definire tecnicamente efficace la App Immuni dovessero essere 25-30 milioni, così ci aveva detto la Ministra, così avevano detto la task force e anche il Presidente del Consiglio. Inoltre, il dato offerto dalla Ministra - e concludo - è equivoco perché il fatto che ci siano 4 milioni di download non significa che ci siano 4 milioni di italiani che stanno utilizzando l'applicazione, anche perché molto spesso ogni cittadino ha scaricato più volte l'applicazione. Quindi, vogliamo sapere quanti italiani la stanno usando, come interagisce la App con la medicina del territorio perché era fondamentale per la prevenzione e - concludo davvero - che fine abbia fatto la task force di 75 esperti nominati dalla Ministra, che effettivamente hanno prodotto assai poco.
Quindi, per capire gli esiti della sperimentazione dell'applicazione Immuni, il gruppo di Fratelli d'Italia chiede ufficialmente che la Ministra Pisano venga al più presto a riferire in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Butti, senz'altro la sua richiesta verrà trasmessa alla Presidenza e al Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto, sempre sull'ordine dei lavori? Ne ha facoltà.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Sì, Presidente, vorrei segnalare un fatto: vi è una difficoltà oggettiva nel programmare seriamente il lavoro delle Commissioni, in particolar modo, per quanto mi riguarda, delle Commissioni d'inchiesta. Noi oggi avevamo programmato, già da lungo tempo, un'audizione molto importante, con il Ministro degli Esteri Di Maio, che ha inizio alle 14. È evidente che la modifica repentina nel calendario d'Aula, che anticipa alle 14,45 la ripresa dell'Aula, mette in difficoltà il lavoro delle Commissioni. Allora, per suo tramite, rispetto alla capigruppo e all'Ufficio di Presidenza, le chiedo di valutare un più regolare e ordinato lavoro dell'Aula per permettere alle Commissioni di programmare dei cicli di audizioni di questo tipo che, ovviamente, non possono essere compressi e, dall'altra parte, se possibile, di posticipare un po' la ripresa dell'Aula ai fini di permettere che questa audizione non venga sospesa, vanificando il lavoro di mesi della Commissione d'inchiesta.
PRESIDENTE. Onorevole Palazzotto, la decisione della Presidenza è stata assunta con il consenso unanime di tutti i gruppi, però, le anticipo che, nell'organizzazione dei lavori, alle 14,45 riprenderemo con le dichiarazioni di voto di una mozione che verrà votata intorno alle 15,45-16.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 13,10, è ripresa alle 14,45.
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Boccia, Bonafede, Brescia, Cancelleri, Comaroli, Davide Crippa, De Menech, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Grande, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Maggioni, Maniero, Mauri, Morani, Rizzo, Tasso, Tofalo e Tomasi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00274, Zanella ed altri n. 1-00354, Morelli ed altri n. 1-00363 e Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364 concernenti iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00274, Zanella ed altri n. 1-00354, Morelli ed altri n. 1-00363 e Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364 concernenti iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica (Vedi l'allegato A).
Ricordo che nella seduta di lunedì 13 luglio 2020 si è svolta la discussione sulle linee generali.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
GIAN PAOLO MANZELLA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Le mozioni in discussione - e i molti profili di convergenza ne sono la migliore testimonianza - toccano un nodo essenziale del settore delle telecomunicazioni, quello della realizzazione dell'infrastruttura di rete a banda ultralarga, una scelta strategica che, in qualche modo lo hanno detto tutti nel presentare le mozioni, ha a che vedere con quello che il nostro Paese vuole divenire; si tratta di una scelta che si colloca all'interno di un settore strategico in cui l'Italia è impegnata a raggiungere obiettivi stabiliti a livello comunitario, in cui, a partire dal 2016, vi è stato il parallelo intervento di diversi operatori, circostanza da cui è derivata una situazione molto specifica anche a livello internazionale, in cui importante è stato il contributo delle Autorità garanti, quella di settore e quella che si occupa di tutelare la libera concorrenza, con diversi interventi, sino a quello dedicato proprio alla banda ultralarga di qualche giorno fa e, ancora, una questione che con il COVID-19 ha mostrato tutta la sua attualità, tutta la sua rilevanza per cittadini e per imprese, tutta la sua centralità nella questione delle diseguaglianze, del digital divide sul quale tutti quelli che hanno presentato le mozioni due giorni fa sono tornati.
Prima di scendere nel merito delle questioni, è necessaria, quindi, una premessa relativa all'attività di Governo nel settore, che può essere utile all'inquadramento delle risposte.
Per quanto riguarda il Piano banda ultralarga, esso è stato avviato nel 2015 per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda digitale europea; in particolare, l'attuazione della Strategia nazionale per la banda ultralarga puntava a garantire già entro il 2020 la copertura con reti ultraveloci ad almeno 100 Mb al secondo per almeno l'85 per cento della popolazione italiana e di tutte le sedi e gli edifici pubblici, poli industriali, aree di interesse economico e concentrazione demografica, nonché delle principali località turistiche e degli snodi logistici.
Se, come detto, la necessità di copertura in banda ultralarga in tutto il territorio nazionale è diventata ancora più evidente a seguito dell'emergenza COVID-19, non vi è dubbio che, come evidenziato da ultimo dal report del 15 maggio 2020 di Infratel, la società in house del MiSE incaricata dell'attuazione del piano strategico BUL, il piano abbia registrato rallentamenti nell'avanzamento. Lo avete sottolineato con decisione nel corso delle presentazioni delle mozioni ed è un fatto; il concessionario dell'opera, la società Open Fiber, ha maturato un ritardo significativo nella realizzazione dell'opera stimabile tra i 18 e i 24 mesi rispetto alle previsioni originarie. A cosa è dovuto questo ritardo? Oltre a profili direttamente relativi all'organizzazione del lavoro del concessionario, alla sua efficacia, allo svolgersi del dialogo tra concessionario e autorità concedente, il ritardo è dovuto ad una molteplicità di fattori concomitanti: quello legato al processo di aggiudicazione del completamento dell'iter per l'avvio operativo dei lavori, la complessità amministrativa propria di un'infrastruttura che coinvolge l'ottenimento di una cifra di permessi che è stimata in circa 100 mila, l'insufficienza per molto tempo di una governance pubblica capace di dare effettivo impulso alla realizzazione dell'infrastruttura, di capirne la complessità, di gestire i rapporti che essa apriva prima di tutto con i territori e con le loro amministrazioni, problematiche connesse alla qualità della progettazione che in non pochi casi hanno avuto l'effetto di ritardare la realizzazione dell'infrastruttura.
Se a causa di questa pluralità di ragioni si sono registrati significativi rallentamenti del piano di cui ci siamo detti, l'azione del Governo sta affrontando uno a uno questi profili per accelerare la realizzazione dell'infrastruttura. Si segnalano, in questo senso, alcune tra le più recenti iniziative: il Comitato banda ultralarga, CoBUL, che assicura il coordinamento e il monitoraggio dell'attuazione della strategia BUL, che negli ultimi mesi è stato con convocato con frequenza e a cadenza ravvicinata proprio per individuare le iniziative più urgenti da adottare per dare ulteriore impulso alla realizzazione dell'infrastruttura. In particolare, si è avviato uno stretto dialogo con amministrazioni ed enti quali MiBACT, ANAS, Ferrovie dello Stato, da cui dipende larga parte dei permessi e dei lavori; la definizione, in stretta collaborazione con le regioni, di un cronoprogramma delle attività in grado di evidenziare lo stato di avanzamento dei lavori e le relative criticità, poi reso disponibile sul sito della società Infratel così da garantire la massima trasparenza sul percorso di attuazione del piano; e, ancora, le proposte di modifiche da apportare al “decreto Scavi” inserite nel “DL Semplificazioni” per introdurre tecniche di scavo innovative a basso impatto ambientale, con vantaggi in termini di minore invasività degli interventi di costruzione e di velocizzazione dell'esecuzione delle opere; infine, un'azione continua di moral suasion e di impulso di Infratel sul concessionario affinché migliori la qualità progettuale dei lavori e renda più efficiente e veloce la propria azione.
In parallelo a questa attività per velocizzare e accelerare la copertura del territorio con le reti a banda ultralarga, è stato anche affrontato il problema di scarsa penetrazione delle BUL tra famiglie e imprese. In questo senso va sottolineata l'azione svolta sotto il profilo dell'incentivo della domanda di connettività a banda ultralarga con l'approvazione da parte del CoBUL di un sistema di incentivazione per favorire l'adesione alla rete di imprese, famiglie e scuole con un sistema di voucher per un valore complessivo di un miliardo e mezzo. Attualmente le richieste del Mise sono all'esame della Commissione europea e l'operatività sarà immediata, partendo con il bando della componente scuole non appena terminato l'iter autorizzativo. Le rimanenti componenti, relative a famiglie e imprese, saranno invece soggette a consultazione ma massima è l'attenzione dell'amministrazione per arrivare il più presto possibile a concretizzare queste misure.
Questo, dunque, è il contesto in cui vanno collocate le presenti mozioni, un contesto che vede una maggiore attenzione all'accelerazione dell'infrastruttura e, in parallelo, l'adozione di un sistema di incentivo all'adozione della connettività BUL da parte di cittadini e imprese attraverso strumenti di supporto alla domanda come i voucher. Evidentemente, queste iniziative si svolgono con l'attuale assetto, mentre le mozioni hanno a che vedere con il futuro e, in particolare, con la prospettiva di realizzazione di una rete unica che metta a fattor comune gli assetti di Open Fiber, costituiti dalla rete in fibra e quelle della rete di proprietà dell'operatore TIM.
In particolare, le mozioni, oltre a ribadirne l'importanza per lo sviluppo economico e sociale, interrogano il Governo sulle scelte di fondo, sui tempi, sulle caratteristiche tecniche di un'operazione volta alla razionalizzazione infrastrutturale della rete e, in prospettiva, anche sui modelli di governance applicabili, sulle misure da promuovere per accelerare la realizzazione della infrastrutturazione della banda ultralarga e per garantire la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione.
In linea con le preoccupazioni che emergono dalle diverse mozioni, il Governo conferma la centralità della tematica della connettività della banda ultralarga della prospettiva dello sviluppo del 5G, nella piena consapevolezza di molte delle questioni sollevate nelle mozioni, dai vantaggi economici e sociali della trasformazione digitale direttamente legati alle dimensioni delle reti ad altissima capacità sino alle questioni relative alla loro penetrazione nelle aree interne, fino ancora alle esigenze di competitività del sistema economico italiano.
Quanto alla opportunità di muovere dall'attuale situazione di concorrenza infrastrutturale a una soluzione di rete unica a banda ultralarga, va precisato, innanzitutto, che il Governo è già stato chiaro. Valgano, sul punto, le recenti prese di posizione dei Ministri Gualtieri e Patuanelli, i quali hanno ribadito in più sedi come il Governo incoraggi un costruttivo confronto per ottimizzare gli investimenti e dare vita a un'infrastruttura unica e integrata. Insieme a questi, ci sono anche alcuni principi: la rete dev'essere aperta a tutti gli operatori e gestita in maniera non discriminatoria, nel rispetto delle regole di mercato, in linea con le migliori pratiche regolatorie e del diritto della concorrenza. Su quest'ultimo punto, in particolare, va ribadita la necessità di evitare il formarsi di rendite di posizione che ostacolino lo sviluppo della concorrenza dinamica e soprattutto dell'innovazione.
Se, dunque, l'orientamento di arrivare alla cosiddetta rete unica è sufficientemente chiaro, rimane aperto il tema degli assetti organizzativi e gestionali. Le indicazioni del quadro comunitario rendono possibili molteplici opzioni riconosciute come possibili motori per lo sviluppo delle infrastrutture. In particolare, tra queste i modelli del coinvestimento e quello del wholesale only sono formalmente individuati nel nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche, rispettivamente agli articoli 76 e 80. Il modello del coinvestimento è basato su impegni assunti da parte di imprese designate come detentrici di un potere di mercato per aprire al coinvestimento la realizzazione di una nuova rete; il modello del wholesale only prevede, invece, che l'impresa che gestisce la rete operi esclusivamente nel mercato all'ingrosso e che, quindi, non possa operare sul mercato retail né direttamente né per il tramite di società o unità commerciali direttamente o indirettamente collegate alle imprese. La rete realizzata dall'impresa wholesale only che sia detentrice di un significativo potere di mercato deve essere aperta a prezzi equi e ragionevoli a tutti i fornitori di reti o servizi di comunicazione elettronica interessati.
Quale sia la scelta tra le opzioni disponibili, è chiaro che una posizione emersa sul punto è assicurare una guida pubblica attraverso i diversi strumenti di partecipazione o regolatori disponibili e insieme il deciso rafforzamento delle capacità dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e dell'Agcom. Altrettanto sentita, anche alle luce delle implicazioni del COVID-19, la necessità di giungere a una definitiva soluzione della situazione, così da attivare nei tempi brevi tutte le azioni necessarie a garantire l'accelerazione della realizzazione delle reti BUL in Italia. In questo senso, come anche anticipato dalla stampa, il Governo ha già avviato interlocuzioni con i diversi attori, nella piena consapevolezza della necessità di fare presto.
Così definiti i termini in cui inquadrare i quesiti delle singole mozioni, passo all'esame degli impegni relativi alle diverse mozioni, cominciando da quella presentata dal gruppo di Fratelli d'Italia e, in particolare, di cui è prima firmataria l'onorevole Meloni. Per quanto riguarda il primo impegno, la riformulazione che si propone è quella di impegnare “il Governo ad intraprendere nei termini brevi una iniziativa di impulso e raccordo attraverso l'istituzione di un tavolo operativo di confronto con gli operatori e le autorità competenti. Obiettivo del tavolo sarà valutare la condizione del settore, anche alla luce della crisi economica legata al COVID, individuare eventuali azioni da intraprendere sul piano regolamentare, normativo e di accelerazione dell'azione amministrativa, per raggiungere gli obiettivi sanciti dalla strategia digitale, ed affrontare le eventuali criticità aziendali e le loro ricadute sul piano occupazionale”.
Per quanto riguarda il secondo impegno, viene accolto con la seguente riformulazione: “a dare impulso, nel rispetto delle regole del mercato e dei principi che tutelano la concorrenza, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica e nei limiti delle proprie competenze, ad una valutazione delle opzioni previste dal nuovo codice europeo delle comunicazioni elettroniche, per assicurare l'obiettivo della massima efficienza degli investimenti nello sviluppo delle reti a banda ultralarga, ciò anche in considerazione della partecipazione azionaria detenuta da Cassa depositi e prestiti in Tim e in Open Fiber”.
Per quanto riguarda il terzo impegno, la riformulazione proposta è: il Governo si impegna “ad adottare tutte le possibili ed idonee iniziative, per garantire il corretto utilizzo di fondi pubblici stanziati, assicurando l'ottimizzazione degli investimenti e imponendo la verifica periodica del programma di sviluppo nazionale”.
Per quanto riguarda, infine, il quarto impegno, la riformulazione che si propone è quella di impegnare il Governo “a continuare, nell'individuazione di ulteriori forme di tutela della sicurezza e dell'integrità delle reti e dei servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, al fine di continuare a proteggere l'integrità delle informazioni relative ai cittadini italiani e ai consumatori e di garantire la protezione della proprietà intellettuale dei brevetti e della ricerca di imprese ed università italiane contro ogni attacco nei confronti della sovranità digitale e tecnologica del Paese”.
Venendo ora agli impegni contenuti nella mozione…
PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario Manzella, dovrebbe dare il parere anche sulle premesse della mozione Meloni ed altri n. 1-00274.
GIAN PAOLO MANZELLA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Sulle premesse è contrario.
PRESIDENTE. D'accordo.
GIAN PAOLO MANZELLA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Per quanto riguarda la mozione n. 1-00354 del gruppo Forza Italia, prima firmataria l'onorevole Zanella, gli impegni possono essere così delineati.
Per quanto riguarda il primo impegno, la riformulazione che si propone è quella di “verificare, in sede CoBUL, laddove tutti gli strumenti per l'accelerazione delle procedure siano stati attivati, la possibilità di commissariamenti straordinari, al fine di velocizzare i lavori, limitatamente al rilascio dei permessi e delle autorizzazioni, individuando, quali eventuali commissari, anche i presidenti delle regioni interessate”.
Per quanto riguarda, il secondo impegno, non può essere accolto. Azioni di questo tipo sono già state intraprese e tale tematica è già stato oggetto di approfondimento in ambito CoBUL. Il concessionario, in particolare, nel corso della segreteria tecnica del 24 febbraio 2020, ha preannunciato un piano di azioni, per arrivare al miglioramento della qualità formale della progettazione, evidenziando comunque l'opportunità di una continuità, anche parziale, del progettista, perché la eventuale sostituzione comporterebbe procedure molto lunghe.
Il commissario è stato comunque già invitato a presentare in sede CoBUL un piano alternativo, per quanto riguarda le attività di progettazione. Per quanto riguarda l'impegno terzo, la riformulazione è: in vista della nuova gara di appalto per l'infrastrutturazione delle aree grigie - il cui bando, come emerso dalla riunione del Comitato per la diffusione della banda ultralarga, è previsto entro l'estate del 2020 - l'impegno è quello di valutare la possibilità della messa a gara di lotti di dimensione ridotta, rispetto a quelli utilizzati per le aree bianche.
Per quanto riguarda l'impegno quarto la riformulazione proposta è nel senso di impegnare il Governo a proseguire nell'azione di prevenzione e controllo, finalizzata a garantire, nell'ambito delle proprie competenze, la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione, dei servizi di comunicazione elettronica, nonché l'integrità delle informazioni relative agli utenti privati e alle imprese, contemperando questa finalità prioritaria con la garanzia del mantenimento della concorrenza nel settore. Per quanto riguarda l'impegno quinto, può essere assunto dal Governo nell'ambito delle proprie competenze. Viene accolto con la seguente riformulazione: al fine di garantire la sicurezza delle telecomunicazioni in vista del passaggio al 5G, a dare piena e completa attuazione nell'ambito delle proprie competenze alla normativa in materia di realizzazione del perimetro nazionale di sicurezza cibernetica, di cui al decreto-legge n. 105 del 2019 e successive modificazioni.
Per quanto riguarda l'impegno sesto, si fa presente che la scelta tecnologica adottata dal concessionario in sede di offerta tecnica e che il concessionario, per talune aree del piano BUL, ha già adottato tecnologie FWA, che coprono circa il 20 per cento dell'intero piano tecnico. Si ricorda, inoltre, che la rete realizzata rimarrà di proprietà pubblica e deve garantire un'evoluzione dei servizi per almeno vent'anni. Si accoglie quindi l'impegno con la seguente proposta di riformulazione: a valutare l'opportunità di adottare, ove possibile, iniziative per consentire che l'installazione di apparati con tecnologia LTE, sue evoluzioni o altre tecnologie utili allo sviluppo delle reti di banda ultralarga mobile e Fixed Wireless Access su infrastrutture per impianti radioelettrici preesistenti o gli interventi di modifica delle caratteristiche radioelettriche degli impianti, di cui all'articolo 87-bis del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259, possano avvenire tramite autocertificazione di attivazione da inviare alle amministrazioni e agli organismi competenti al controllo, di cui all'articolo 14 della legge n. 36 del 2001. Per quanto riguarda l'impegno settimo, la riformulazione è quella che invita il Governo: a valutare l'opportunità di adottare iniziative per lo sviluppo delle reti 5G, procedendo alla rimozione degli ostacoli e alla definizione di un piano di indirizzo a livello nazionale, in grado di uniformare i metodi autorizzativi per la realizzazione di impianti di telecomunicazione, individuando chiaramente le procedure e i moduli da utilizzare e ponendo in essere una generale opera di semplificazione amministrativa.
Per quanto riguarda, invece, l'ottavo impegno, non può essere accolto. Per quanto riguarda l'impegno nono, la riformulazione proposta è quella di invitare il Governo a procedere, all'esito della procedura avviata innanzi alla Commissione europea, all'erogazione dei voucher per la connettività a favore di famiglie, imprese e scuole, senza discriminazione per le aree rurali e per le aree in condizioni di digital divide, sulla base degli stanziamenti di risorse decisi nella riunione del Comitato per la diffusione della banda ultralarga del 5 maggio 2020. Anche in questo caso, la valutazione sulla premessa è negativa.
Per quanto riguarda, invece, la mozione presentata dal gruppo della Lega, per quanto riguarda il primo degli impegni, viene proposta la seguente riformulazione: a valutare l'opportunità di assumere le necessarie iniziative per favorire la costituzione di una rete unica sul territorio nazionale, anche attraverso l'integrazione delle infrastrutture esistenti, che possa garantire il raggiungimento degli obiettivi di connessione ultra veloce a prova di futuro previsti a livello europeo e nazionale.
Per quanto riguarda l'impegno n. 2, può essere accolto con la seguente proposta di riformulazione: al fine di velocizzare la messa a disposizione della rete pubblica del piano banda ultralarga nelle aree bianche, ad autorizzare il concessionario, per il tramite del concedente, anche nelle more del collaudo del singolo progetto da parte del concedente, a mettere immediatamente a disposizione degli operatori, secondo procedure conformi all'articolo 3 del decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, tutte le infrastrutture che, seppur non collaudate, risultino comunque completate, a garantire l'accesso pienamente disaggregato alle porzioni di rete realizzate e ad avviare la commercializzazione nelle aree comunali, ove sia già tecnicamente possibile, dei servizi.
Per quanto riguarda, invece, l'impegno n. 3, può essere anche in questo caso accolto, con la seguente riformulazione: a valutare, come evidenziato nella riunione CoBUL del 23 gennaio 2020, la possibilità, nel caso in cui tutti gli strumenti disponibili per l'accelerazione della realizzazione dell'infrastruttura non abbiano dato effetti, di investire i governatori regionali del ruolo di commissari nei confronti degli enti territoriali per lo snellimento e la velocizzazione delle procedure di rilascio dei permessi necessari per i lavori di infrastrutturazione”.
Per quanto riguarda l'impegno n. 4, si può accogliere, anche qui, con la riformulazione di impegnare il Governo a sollecitare il concessionario a presentare, in sede CoBUL, un piano alternativo relativamente all'attività di progettazione attualmente condotta. L'impegno n. 5 non può essere accolto, così come non può essere accolto l'impegno n. 6 e l'impegno n. 7. Passando, infine, alla mozione del gruppo 5 Stelle…
PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario, il parere sulle premesse della mozione Morelli n. 1-00363 è sempre contrario?
GIAN PAOLO MANZELLA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. È sempre contrario.
PRESIDENTE. D'accordo.
GIAN PAOLO MANZELLA, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico. Passando, invece, alla mozione Serritella ed altri n. 1-00364, per quanto riguarda l'impegno n. 1, l'impegno è accolto. Per quanto riguarda l'impegno n. 2, l'impegno è accolto. Per quanto riguarda l'impegno n. 3, l'impegno è accolto.
Per quanto riguarda l'impegno n. 4, si propone, invece, la seguente riformulazione: “valutare l'opportunità di promuovere un apposito tavolo di coordinamento, nei limiti delle proprie competenze, tra gli operatori economici che investono, a vario titolo, per la realizzazione di reti a banda ultralarga nel Paese, assicurando la tutela dell'interesse nazionale”.
Per quanto riguarda l'impegno n. 5, la riformulazione proposta è quella di: “valutare l'opportunità di adottare iniziative per assicurare la realizzazione di un'infrastruttura integrata, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica e nei limiti delle proprie competenze, capace di recepire gli indirizzi di una politica pubblica di promozione degli investimenti e di inclusione sociale attraverso una nuova cittadinanza digitale”.
Per quanto riguarda l'impegno n. 6, è accolto. Per quanto riguarda l'impegno n. 7, è accolto, con la seguente riformulazione: “ad assicurare, nell'ambito delle proprie competenze, che la realizzazione di una infrastruttura integrata ad alta capacità, anche nella prospettiva di una integrazione con il sistema 5G, offra adeguate garanzie non solo dal punto di vista concorrenziale, ma anche dal punto di vista dei requisiti di sicurezza, ai sensi della disciplina sul cosiddetto golden power e del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, in relazione alla raccolta ed elaborazione dei dati personali dei cittadini, alla sicurezza delle informazioni delle imprese e, più in generale, alla sicurezza di tutte le reti e i servizi di comunicazione elettronica utili a conseguire quell'auspicabile approccio integrato di salvaguardia e sicurezza di persone, processi e informazioni, di tutela di tutti gli asset strategici del Paese, nonché per la tutela della salute, alla luce del fatto che l'Italia ha limiti di emissione molto più restrittivi degli altri Paesi europei e la trasmissione 5G mirata ai dispositivi e non a largo spettro”. In questo caso, sulle premesse, la valutazione è favorevole.
Rispetto alla mozione del gruppo PD, la valutazione è di accoglimento sia relativamente alle premesse, primo firmatario Serritella…
PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario Manzella, siamo sempre sulla mozione Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364, quindi ha già dato i pareri su quella. Abbiamo concluso i pareri. La premessa è favorevole sulla mozione Serritella.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.
NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Brevemente, soltanto per segnalare pochi aspetti. Il primo è che, sull'argomento importante di cui stiamo parlando, il Governo oggi, nel rivedere le tutte le mozioni, abbia accolto, un po' da tutte le parti, alcuni spunti, perché io penso che non si tratti di una questione di modernità, perché troppo spesso, quando si parla di alcune questioni, si aggiunge la parola modernità. Io penso che sia in gioco il futuro, non soltanto del Paese in senso complessivo, ma, in futuro, la possibilità di migliorare la vita di ogni singolo cittadino, di rendere più veloce il nostro Paese, di rendere anche più competitivo il Paese, le aziende. Con queste politiche che dovremmo provare a mettere in campo, consapevoli dei ritardi che ci sono, consapevoli anche del fatto che tutte le potenzialità della Rete - e io mi auguro, in futuro, con il 5G ancora di più, velocizzando - possono dare queste opportunità, noi dobbiamo provare a mettere davvero tutto lo sforzo possibile per recuperare alcuni ritardi e, soprattutto, per dare un accesso di pari opportunità, tra Nord e Sud del Paese, tra punti di partenza e momenti di partenza diversi dai cittadini. Penso, per esempio, a quello che è successo in questa fase rispetto alla scuola e a quanti ritardi ci sono stati per studenti, ragazzi, lontani dalla possibilità di accedere alla rete e anche di essere attrezzati dal punto di vista informatico.
Per questo io credo che la giornata di oggi sia una giornata da cogliere positivamente, da continuare a far sviluppare: non è un momento conclusivo, ma deve essere il momento in cui insieme si colga la positività della vicenda. Per questo dichiaro il voto favorevole sulla mozione che abbiamo sottoscritto con i gruppi di maggioranza da parte di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luciano Nobili. Ne ha facoltà.
LUCIANO NOBILI (IV). Presidente, grazie al sottosegretario Manzella, che su questi temi e non da oggi unisce - lo posso dire per conoscenza diretta - competenza e passione, e quindi lo ringrazio per averci fornito un'illustrazione ampia sulle diverse mozioni; e sono anche abbastanza contento che queste mozioni ci abbiano permesso di affrontare, di fare il punto su una questione cruciale per il Paese, e che ci sia la disponibilità del Governo su tanti punti e su tanti degli impegni anche delle mozioni presentate dalle opposizioni: anche per quanto riguarda me, avendole lette, ho trovato motivi di condivisione anche in alcune delle proposte che arrivavano dalle forze di opposizione. E però, sottosegretario e Presidente, noi dobbiamo fare i conti con una situazione che è obiettivamente piena di ombre, e anche di qualche luce.
Il lockdown, come sapete, ha in qualche modo acceso un grande faro rispetto all'infrastrutturazione digitale del Paese, facendo emergere una serie di criticità importanti, che recentemente sono state certificate sia dal bollettino sullo sviluppo della banda ultralarga uscito a maggio, che dalle rilevazioni fatte dal Censis piuttosto che dal rapporto Istat, che ha stimato che durante il lockdown sono stati circa 3 milioni gli studenti tra i 6 e i 17 anni che, per carenza di strumenti informatici in famiglia o per inadeguatezze infrastrutturali, sono stati esclusi dalla didattica a distanza. Al Sud questi numeri hanno raggiunto livelli intorno al 20 per cento. Anche l'Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, proprio pochi giorni fa ha rilevato un dato nazionale circa al 13 per cento di esclusione dallo strumento della didattica a distanza. Stiamo parlando del fatto che per ragazzi e bambini nel nostro Paese la scuola è finita molto prima che per gli altri: parliamo di un divario che non è più solo un divario digitale, ma che è un divario sociale, che incide in maniera profondissima anche sulla crescita, sullo sviluppo di una generazione. La pandemia ha esacerbato in qualche modo tante diseguaglianze presenti nel Paese, e fra queste, in maniera forte, le diseguaglianze digitali: ancora l'Agcom ha rilevato, rispetto agli obiettivi che il nostro Paese si è dato anche col Piano della banda ultralarga, che su questi obiettivi stiamo rallentando. Dice l'Agcom che a fronte di una copertura territoriale che potenzialmente è vicina al 90 per cento per servizi Internet con velocità a 30 megabyte, solo il 37 per cento delle famiglie italiane possiede una connessione di questo livello; e ripeto, al Sud la situazione è ancora più drammatica. Segnalo che soltanto il 40 per cento delle imprese italiane può contare su una connessione a banda ultralarga stabilmente utilizzata, meno del 20 per cento delle nostre imprese utilizza gli strumenti dell'e-commerce, che, soprattutto in una fase come quella che abbiamo attraversato, sono cruciali.
Parliamo di un tema che ha visto l'Italia prima essere in qualche modo capofila, col piano che si ricordava del 2015; abbiamo recepito per primi la direttiva europea; abbiamo per primi programmato un Piano per la banda ultralarga; abbiamo per primi destinato risorse e incentivi importanti: penso al lavoro del Mise, alle risorse stanziate nel CIPE. Parliamo di una somma complessivamente di 5 miliardi, all'oltre 1 miliardo stanziato sui voucher per consentire l'accesso al digitale a chi è escluso.
Su questo mi permetto di chiedere al Governo un impegno soprattutto su tre temi: scuola, l'abbiamo detto, la didattica a distanza; famiglie; e imprese. Sono tre realtà cruciali sulle quali intervenire per dare forza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Il tema delle cosiddette aree bianche, cioè delle aree cosiddette a fallimento di mercato, nelle quali si registrano i maggiori rallentamenti: rallentamenti che hanno a che fare con oneri economici consistenti, e soprattutto con iter amministrativi e burocratici che hanno rallentato in maniera pesantissima questo sviluppo. Penso, ne parlava il sottosegretario, all'annoso tema dei permessi di scavo, che stanno bloccando, ce ne sono decine di migliaia in attesa di iter autorizzativo; e guardate, su questo noi di Italia Viva abbiamo promosso negli ultimi mesi, abbiamo spinto il Governo, che in qualche modo nel “decreto Semplificazioni” sta dando una prima parziale risposta alla nostra richiesta, a sbloccare le grandi infrastrutture di questo Paese con un piano shock che permetta di liberare energie, risorse economiche, creare sviluppo, posti di lavoro e cantieri.
Ma quando parliamo di infrastrutture, e parliamo di infrastrutture che servono al Paese, strade, autostrade, porti, non possiamo dimenticare – ed è nel nostro piano shock, e da quel che capisco sarà una parte, lo ricordava anche adesso il sottosegretario, del lavoro nel DL Semplificazioni – la grande infrastruttura digitale che serve al nostro Paese. Per colmare diseguaglianze, noi abbiamo avuto e vissuto il paradosso di strumenti digitali che normalmente sono strumenti per colmare le diseguaglianze che sono diventati vettori, in troppi casi, di diseguaglianza; e dall'altro per rendere competitivo, ancora competitivo il nostro sistema economico, il nostro sistema delle imprese, che ha vissuto mesi pesantissimi e che affronta una crisi economica importante. I dati Istat, in questo senso, sono preoccupanti, e in questo senso serve dare un'infrastrutturazione digitale forte al nostro Paese.
Ancora (e c'è negli impegni della mozione che abbiamo sottoscritto come maggioranza, ma mi sembra siano richieste alla fine condivise, e sulle quali c'è una condivisione importante), segnalo altre due questioni, molto rapidamente: la necessità, lo dicevamo prima, di dar vita o lavorare o fare in modo… Nel rispetto sacrosanto delle prerogative del mercato, degli operatori del mercato, perché noi non siamo fanatici di uno Stato imprenditore, siamo fanatici di uno Stato regolatore e della libera impresa; però, dentro questo quadro, il lavoro per favorire l'integrazione fra gli operatori e il percorso verso una rete unica è importante. Perché, vedete, noi abbiamo a che fare con aree del Paese sottopopolate e dove ci sono pochi investimenti in questo senso, e aree del Paese densamente popolate dove, invece, gli investimenti sono numerosi e spesso si duplicano, e questo è oggettivamente un problema sotto più punti di vista.
Altro tema cruciale è lo sviluppo del 5G, perché, come sapete, è fondamentale che le due realtà si parlino, l'ecosistema 5G ha bisogno di una banda ultralarga efficace e presente in tutto il territorio, e le potenzialità del 5G sono sterminate: hanno a che fare con l'istruzione, col turismo, con le applicazioni sanitarie, con l'utilizzo di dati; con la nostra sovranità, lo dico ai tanti che su questi temi ci richiamano sempre. Io sono un fautore di una sovranità europea, un po' come si sta facendo in tanti ambiti: penso a Galileo, al GPS europeo su cui si sta lavorando, anzi, siamo a buon punto, da questo punto di vista. Ecco, il 5G è cruciale, e ci sono troppe resistenze e ci sono troppi amministratori locali che non sono coordinati, ci sono troppi comuni - lo dico per chiarezza, a guida e con sindaci di ogni colore politico - che barattano la paura che può generare un piccolo consenso immediato con la rinuncia a strumenti che per il futuro del Paese sono cruciali. È un fatto preoccupante, perché stanno aumentando i comuni che fanno scelte di questo genere, cioè di rifiutare l'infrastrutturazione 5G, mentre i Paesi e i player più avanzati già ragionano del 6G. È un treno che l'Italia non può perdere, e anche da questo punto di vista un coordinamento più forte fra le istituzioni nazionali, locali e regionali e i comuni è fondamentale.
Infine, ovviamente, sul tema della integrazione della rete sta molto ai player e sta molto al loro lavoro, ma il nostro impegno come forze politiche, come maggioranza di Governo è indurre questo ragionamento, perché è un ragionamento fondamentale. Guardate, discutiamo di una questione che è cruciale per il futuro del nostro Paese, dall'infrastrutturazione digitale dipende la competitività del nostro sistema Paese. Non è più una questione che riguarda esperti di settore o soltanto alcuni comparti del nostro sistema economico; riguarda le nostre famiglie, le nostre imprese, il nostro presente e il nostro futuro.
Per questo, a nome di Italia Viva, esprimo parere favorevole e sostengo la mozione di maggioranza e gli impegni in essa contenuti, anche se ci sono, e sono stati positivamente riformulati, impegni, penso alla mozione presentata da Forza Italia anche sulla necessità di intervenire con dei commissari laddove non si riescano a sbloccare gli iter per rendere questo Paese finalmente dotato di infrastrutture digitali all'altezza, anche da quel punto di vista noi saremo in prima linea (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.
ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto noi desideriamo ringraziare il sottosegretario Manzella per l'opera di mediazione che ha svolto ascoltando i gruppi, però va dato atto al gruppo di Fratelli d'Italia e al presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, se questo pomeriggio siamo qua a discutere di un fatto strategico, importantissimo per la nazione, che è quello della rete unica. Se non ci fosse stata la volontà di Fratelli d'Italia di parlamentarizzare, depositando una mozione all'inizio del mese di novembre dello scorso anno, con ogni probabilità non avremmo avuto questo rapporto trasparente che noi da sempre invochiamo. E, in effetti, dopo un decennio di dibattito infruttuoso, questo è fuori dubbio, a volte anche surreale, abbiamo realizzato che negli ultimi mesi, nelle ultime settimane, c'è stata una straordinaria accelerazione, e tutto senza una regia. Per noi questa è l'occasione giusta e opportuna per ridare una regia nazionale a quello che sta accadendo. Del resto, TIM comunica di voler vendere la rete secondaria, cioè l'accesso in rame, per essere chiari, a un fondo americano, che è il KKR. Un fondo australiano e un altro londinese con sede in Kuwait sono particolarmente interessati ad acquisire la parte di ENEL in Open Fiber, Beppe Grillo spara contro Open Fiber con lo stile che gli è consueto e il Ministro Gualtieri convoca ENEL, chiedendo un accordo sul futuro della rete. A che titolo poi, atteso che l'ombelico di tutti gli interventi pubblici dovrebbe essere e sicuramente sarà Cassa depositi e prestiti? Addirittura, il Presidente Conte ha annunciato un nuovo grande piano per la banda ultralarga dopo le riflessioni di Villa Pamphilj. Beh, la prima cosa che va detta al Presidente Conte è che un piano banda ultralarga esiste già, qualcuno lo avvisi, esiste dal 2015 e peraltro non ha registrato sul territorio quel grande risultato in termini di copertura e di cablaggio, stante il fatto che sono milioni i cittadini ancora esclusi, che sono decine di migliaia le imprese ancora escluse e che sono tantissimi i giovani che poi sono rassegnati su questo. La seconda cosa riguarda proprio il decreto fiscale del 2019, quello votato in Parlamento nel 2018, che contiene già una norma che riguarda la rete unica di telecomunicazioni.
Una norma confusa, certamente frutto di un compromesso tra le forze che allora reggevano la maggioranza del primo Governo Conte, ma sicuramente meglio del vuoto pneumatico che abbiamo registrato in questi anni. Ma, allora, perché tutto si è arenato nelle secche di Palazzo Chigi? Chi vuole che l'infrastruttura strategica per antonomasia finisca, e quindi generi anche i profitti nelle mani dei francesi di Vivendi o del fondo americano KKR già citato? Qual è la ristretta oligarchia che sta negoziando per inchiodare questo Paese a un insostenibile digital divide e per inchiodarlo al quartultimo posto in Europa sulla competitività digitale? Queste cose le vogliamo sapere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ora il quadro è complicato perché noi registriamo la presenza pubblica di Cassa depositi e prestiti in entrambi i contendenti in campo. Hanno il 50 per cento in Open Fiber e quasi il 10 per cento in TIM. Una scelta, quest'ultima, come le dicevo, sottosegretario, effettuata senza una precisa strategia e senza mai dichiararne le ragioni o le finalità.
E questo per lo Stato che intende fare l'imprenditore è una cosa assai grave; e ora si paventa una terza partecipazione pubblica nella nascente società della rete secondaria di TIM, denominata Fiber Cup. Allora, ci domandiamo: è fantapolitica oppure è un altro atto che mira a disorientare la politica? La rete deve essere saldamente in mano pubblica perché l'infrastruttura che veicola i dati del nostro sistema industriale e di quello amministrativo non può essere certamente in mano straniera. Nessuno, oltre allo Stato, può disporre della prerogativa di accendere e di spegnere la connettività, il sistema della connettività nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché dobbiamo garantire la sicurezza nazionale, dobbiamo garantire la competitività, quella coesione sociale che alcuni vostri provvedimenti stanno minando, dobbiamo garantire l'occupazione.
Deve essere pubblica per soddisfare gli interessi del Paese, non le aspirazioni di questa o di quella azienda, di questa o di quell'impresa; pubblica, infine, perché deve assicurare la sovranità digitale. A qualcuno non piace questo termine? A noi dispiace, perché è stato uno dei primi concetti espressi proprio dalla presidenza di Ursula von der Leyen al momento dell'insediamento con riferimento alla sovranità digitale, nazionale ed europea, distinta dagli interessi extra europei provenienti dalle insidie dei Big Tech della Silicon Valley e dai colossi dell'Est asiatico. E se non piace questo termine, sovranità digitale, trovate un sinonimo. Lei ne ha trovati tanti e noi accogliamo la sua riformulazione, perché la riformulazione del Governo non sposta di una virgola la questione e la nostra proposta. La rete deve essere e sarà unica, pubblica e non verticalmente integrata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo per Fratelli d'Italia è un grande risultato!
La rete deve essere unica, come le dicevo, per razionalizzare gli investimenti. Noi non parteggiamo per questo o per quell'operatore, noi sventoliamo unicamente la bandiera nazionale. E le diciamo questo perché gli amministratori delegati il loro bonus lo intascano sui conti economici o sul fumo vacuo delle trimestrali, non certo per la diffusione dell'infrastruttura di rete nel Paese. Noi abbiamo bisogno di una rete che assicuri la fornitura all'ingrosso a tutti i soggetti di mercato senza alcuna discriminazione, perché vuol dire sollecitarli ad un livello superiore di competizione sul piano dei servizi; il che rappresenta una garanzia di qualità per i consumatori finali anche sotto il profilo delle tariffe. Sarebbe tragico cadere nuovamente ostaggio di un monopolista di ritorno, magari indebitato e pure in mano straniera.
Su queste tre condizioni che le dicevo, unica, pubblica e non verticalmente integrata, Giorgia Meloni ha sottoscritto questa mozione; e solo una rete con queste tre caratteristiche potrà servire il Paese, le sue imprese, il suo turismo e tutti i settori economicamente rilevanti. Una proposta che ha un unico interesse, quello nazionale, avanzato da una destra che è libera, non ha interessi, se non quello nazionale. Una destra libera, questo sia assolutamente chiaro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che è stata capace, anche in passato, di coniugare i valori della tradizione, per noi sacri e inalienabili, con le esigenze della modernità, perché non ci siamo mai sottratti al confronto tecnologico, stabilendo che dovesse essere sempre la tecnologia al servizio dell'uomo e del suo lavoro, e mai il contrario.
Questo è un fatto culturale non di scarsa rilevanza. Siamo quella destra lungimirante che si oppose alla privatizzazione di Telecom voluta da Prodi, risoltasi prima con un assalto alla diligenza e con l'accaparramento delle risorse, e quindi con la cessione a investitori stranieri; ed è quella destra che, inventandosi la separazione dei ruoli tra operatori di rete e fornitori di contenuti, determinò il passaggio dall'analogico al digitale con una legge di sistema che è ancora lì, nonostante siano passati più di 15 anni, e che la sinistra non votò, pensando di fare così uno sgarbo a Berlusconi. Ma quella non era una legge pro Berlusconi, era una legge pro sistema. La dimostrazione è che dopo quindici anni è ancora lì e nessuno l'ha modificata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Era il sistema della comunicazione che ci interessava, e se vi foste concentrati - e mi avvio alla conclusione - sull'implementazione delle reti ultraperformanti, come noi chiedevamo, avremmo avuto un sistema sanitario, una pubblica amministrazione, una Protezione civile in grado di dialogare tra loro in modo efficiente, basandosi sulla cultura del dato. E probabilmente - lo dico all'ex Ministro e collega Bersani - avremmo risparmiato lacrime, dolore e sofferenze nella recente emergenza sanitaria. Altro che dire: “Se ci fosse stato il centrodestra avremmo riempito i cimiteri”. Vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Sulle imprese - e concludo - sulle famiglie, sulle giovani generazioni che rivendicano il diritto alla connessione, su tutta la comunità nazionale, il centrosinistra ha scaricato i risultati di indecisioni e di fallimenti. Dal parere che il Governo ha espresso, però, a questa nostra mozione, usciamo convinti che le nostre idee possano essere al servizio del Paese, come sempre ripete Giorgia Meloni nel confronto dialettico con il Governo, e noi su questa strada continueremo e proseguiremo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Vincenza Bruno Bossio. Ne ha facoltà.
VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Grazie signora Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, sottosegretario, io credo che questa discussione, che doveva farsi prima, a febbraio, oggi assume un carattere completamente diverso. La condizione imprevista - ahimè - provocata dalla pandemia, ha fatto sì che l'adozione di massa di tecnologie digitali sia stata la chiave di volta, che ha cambiato anche il modo con cui abbiamo fatto le cose. Il digitale, nostro malgrado, è diventato di moda, abbiamo resistito, grazie al digitale, a un lockdown tremendo, evitando forse danni maggiori di quelli che purtroppo ha generato. Prima di tutto, l'utilizzo dello smart working, che fino al 2019 riguardava circa mezzo milione di persone, adesso ce ne sono almeno 8; pensiamo alla didattica a distanza, agli acquisti in rete, agli incontri virtuali tra nonni e nipotini. Più in generale, però, anche il cambiamento nell'organizzazione delle imprese e nella pubblica amministrazione. Allora, il punto che dobbiamo discutere oggi, al di là del sostegno alla rete e alla diffusione della rete, è come può l'Italia prepararsi a un futuro certamente più complicato di quello che immaginavamo qualche mese fa ed è questa la vera domanda, che poniamo nella mozione di oggi: come l'Italia deve attrezzarsi, per rispondere meglio a queste esigenze ormai imprescindibili di digitalizzazione, evitando però il rischio dell'esclusione di una grande parte di popolazione, evitando il controllo da Grande Fratello, che violi la nostra privacy, ma ancora di più evitando i rischi per la sicurezza nazionale.
Inoltre nel post COVID-19 i rischi di recessione sono molto alti. Noi dobbiamo pensare agli investimenti pubblici al supporto alle imprese, ma dobbiamo anche risolvere quello che è definito il mismatching tra domanda e offerta di lavoro, già preesistente prima della pandemia, soprattutto rispetto alla formazione e alle competenze digitali. Guardate, questo è uno dei temi fondamentali che emerge anche dagli indicatori europei DESI: tre persone su dieci, in Italia, non utilizzano ancora Internet e più della metà della popolazione non possiede competenze digitali di base. Quindi, il cosiddetto digital divide non è solo un problema di infrastruttura, ma anche di cultura digitale. Però riflettiamo: questi indicatori DESI fotografano una situazione del 2019; vedremo quello che uscirà negli indicatori del 2021, che probabilmente saranno molto diversi, ma proprio questa drammatica, diciamo così, condizione della pandemia ha generato in Europa un cambiamento importante dal punto di vista anche della disponibilità complessiva dell'Europa a supportare i Paesi, ma nello stesso tempo l'Europa raccomanda che il tema delle riforme, soprattutto collegate a nuovi strumenti come il Recovery Fund, debba andare nella direzione dell'investimento nell'istruzione e nelle competenze e nella realizzazione di un'infrastruttura digitale rapida e affidabile, che sia la chiave per garantire i servizi essenziali nel Governo, nell'istruzione e nella sanità. E d'altra parte, se guardiamo il pacchetto digitale europeo, si parla chiaramente di assicurare alla Unione Europea una sovranità digitale, intesa come sovranità nell'innovazione tecnologica, capace di ridurre la dipendenza, nella fornitura di tecnologie, da Paesi extraeuropei e recuperare il ritardo che ancora ci separa da competitor come Stati Uniti e Cina.
Il problema non è fare la guerra agli altri, in un mondo sempre più interconnesso e all'interno di un ecosistema digitale internazionale, ma recuperare sostanzialmente il ritardo europeo, non solo italiano. Quindi, dobbiamo fare un salto di qualità nell'impiego di risorse e, da questo punto di vista, noi dobbiamo sostanzialmente puntare, come dice anche l'Europa e come afferma il professor Decina in una recente intervista - il 5G deve rappresentare la chiave di volta del piano che l'Italia deve elaborare per accedere ai fondi che l'Europa metterà a disposizione per la ripresa del post COVID-19 - su quattro verticali fondamentali: industria 4.0, sicurezza pubblica, sanità, trasporti e logistica. Non è la prima volta che in questa sede affrontiamo la grande spinta innovativa del 5G come tecnologia abilitante di altre tecnologie innovative, dall'intelligenza artificiale al cloud, all'hedging computing, al machine learning, che combinandosi tra di loro possono produrre, in tempi estremamente rapidi, cambiamenti radicali della nostra realtà. Però, se questa è la situazione, con riferimento alle nostre scelte infrastrutturali, diventa essenziale superare quanto prima le criticità legate alla diffusione delle connessioni in fibra ottica, sia con riferimento alla realizzazione della rete, sia con riferimento alla promozione dell'utilizzo della stessa. Da questa esigenza nasce la mozione, sottoscritta da tutti i partiti di maggioranza e ringrazio il sottosegretario anche per le riformulazioni, che accogliamo e che vanno sostanzialmente a sostenere queste iniziative nel settore della comunicazione, proprio per garantire l'efficienza e la sicurezza delle reti. È importante, tra l'altro, anche per recuperare il ritardo, che non ci siano ricette precostituite, come quelle anche illustrate dal collega Butti precedentemente, ma che si avvii, senza indugio e in tempi strettissimi, un tavolo di lavoro istituzionale, con tutti gli operatori del settore, per condividere - perché noi dobbiamo stare all'oggi, noi dobbiamo avere oggi una rete efficiente, non una rete immaginaria - insieme agli operatori il perseguimento delle politiche pubbliche, nonché piani di investimento e modelli efficaci di integrazione delle diverse reti infrastrutturali, con naturalmente il supporto dell'Autorità delle telecomunicazioni. Voglio, infine, concludere chiedendoci: il mondo dopo il coronavirus sarà diverso? Ognuno di noi può dare risposte diverse, ma credo su un punto saremmo tutti d'accordo: dobbiamo trovare il modo affinché si superi ogni ostacolo perché il diritto di accesso ad Internet sia il nuovo diritto del presente, costituzionale e reale. Cinque anni fa il nostro compianto Stefano Rodotà chiudeva i lavori della Commissione per i diritti e i doveri relativi a Internet, voluta dall'allora Presidente della Camera, Boldrini, affermando che l'accesso ad Internet è un diritto fondamentale della persona, condizione per il suo pieno sviluppo individuale e sociale. Oggi, quelle che sembravano dichiarazioni di principio lontane dalla nostra realtà quotidiana, sono diventate un presupposto necessario e irrinunciabile di cittadinanza. Per questo, oggi più di ieri, abbiamo il dovere di affermare un vero e proprio risorgimento digitale, anche impegnandoci a realizzare le questioni affrontate in queste mozioni, ma soprattutto mettendo Internet e il digitale al centro di qualsiasi progetto di sviluppo economico e sociale dei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Federica Zanella. Ne ha facoltà.
FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie Presidente, sottosegretario Manzella e colleghi, le telecomunicazioni hanno costituito da sempre un tema di enorme importanza, che però, grazie allo sviluppo tecnologico, è ora divenuto strategico. La digitalizzazione è al centro dell'agenda di tutti i Paesi. Per quanto concerne il nostro, il Presidente del Consiglio se ne riempie frequentemente la bocca, però purtroppo i dati parlano diversamente e sono piuttosto impietosi. Da quando c'è lui, teniamo il passo del gambero. Secondo l'indice DESI della Commissione europea - che misura il percorso, come sapete, dei Paesi verso un'economia e una società digitalizzata - l'Italia infatti si piazza al venticinquesimo posto su ventotto, cioè un posto indietro rispetto all'anno scorso e quindi siamo tornati ai livelli del 2018. Peggio di noi ci sono solo Romania, Grecia e Bulgaria: non è confortante. Questo per quanto concerne, ovviamente, risorse e capitale umano, indifferentemente nella sfera pubblica e privata. Vi do proprio qualche accenno di numeri, perché, nella pubblica amministrazione, che è tra le più anziane d'Europa, ciascun dipendente ha a disposizione 1,4 giornate di formazione all'anno; spese in tecnologia digitale procapite in Italia, 96 euro; Germania 207, UK 303. Inutile continuare a fare proclami ma bisogna adoperarsi concretamente e cambiare decisamente passo, non ripetere il passo del gambero che si è fatto quest'anno. Il dibattito svolto sulle mozioni ha avuto sicuramente questo merito: portare il tema al centro dell'attenzione di quest'Aula in modo puntuale e non con le solite vaghe parole del Premier. La questione è stata affrontata a trecentosessanta gradi nella sua totalità: la fibra 5G, l'organizzazione che dovrà avere la rete di telecomunicazioni, la sicurezza dei dati, divario digitale, voucher per la connettività; tutti temi che afferiscono ad un unico settore che abbiamo toccato con i nostri impegni e che giocano tutti un ruolo determinante ovviamente per lo sviluppo dell'Italia. Essendo noi sempre molto concreti, abbiamo cercato con la nostra mozione di fornire un contributo fattivo, come mi sembra sia stato recepito, perché avete accolto tantissimi nostri punti ed è una cosa per cui vi ringraziamo. Credo che il contributo sarà importante per lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione del Paese, partendo dalle criticità più impellenti per cercare di risolverle. In questo senso i dati ci dicono inequivocabilmente che c'è un problema che tutti, anche in questo dibattito e lei stesso, sottosegretario, hanno riconosciuto, ovvero il grave, gravissimo, ritardo nella realizzazione della banda ultralarga nelle aree bianche, o a fallimento di mercato, come è stato ricordato. Tale ritardo, già grave, rischia di diventare incolmabile se non interveniamo in maniera mirata per risolvere le principali criticità emerse. Qualche numero è stato ricordato e io ne ricordo altri: 69 lavori portati a termine e collaudati; 248 comuni su un totale di 6.000 nei quali la fibra è stata portata ma è ancora in attesa di svolgere i collaudi. È questa una fotografia impietosa che in calce può avere un'unica didascalia: intervenire, farlo in fretta e possibilmente con soluzioni finalmente efficienti. Su questo e a questo abbiamo dedicato grande attenzione, e una serie di impegni volti ad individuare soluzioni concrete; dove i ritardi sono più gravi - e a questo noi teniamo particolarmente - è doveroso pensare a forme di commissariamento. Questa cosa è stata rivisitata nella vostra formulazione ma ci fa piacere che l'abbiate recepita perché le forme di commissariamento possono essere in grado di recuperare almeno in parte il tempo perso, anche prevedendo l'ipotesi di attribuire ai presidenti delle regioni il ruolo di commissario al fine di coinvolgere il più possibile i territori e le comunità interessate dai lavori. Poi, più avanti, vi spiegherò come tante volte si bloccano su alcuni territori dei lavori per motivazioni altre, che nulla hanno a che vedere con concrete problematiche. Dotare l'Italia tutta, aree bianche e grigie (ricordiamo che le aree grigie interessano parecchie aree urbanizzate e industrializzate, quindi ci sono delle industrie che sono scoperte e meno competitive di altre sotto questo profilo nei confronti dell'Europa), dotare tutta l'Italia di un'adeguata infrastrutturazione per la banda ultralarga ad elevate capacità significa non solo far compiere ulteriori passi avanti a livello di digitalizzazione del Paese, ovviamente anche nelle aziende, ma anche e soprattutto eliminare il cosiddetto divario digitale tra diverse aree, che non è più accettabile. La digitalizzazione e l'accesso alle connessioni ad alta e altissima velocità sono servizi che ormai devono rientrare nel novero dei servizi pubblici essenziali, così come l'accesso all'energia elettrica, al gas, alla rete dei trasporti, al sistema di mobilità. La pandemia e il conseguente lockdown in questo senso sono stati illuminanti. Abbiamo detto quanto essi abbiano messo in luce, purtroppo, questo digital divide che riguarda le aree del Paese, ma ovviamente hanno messo in luce anche quanto sia importante, quanto la connessione ad alta velocità sia indispensabile per lavorare, per studiare, per continuare a produrre per acquistare e vendere merci e servizi. Si potrebbe riassumere dicendo che è indispensabile a far girare l'economia del Paese e a farlo crescere nel senso veramente più lato del termine. Se non si dota tutto il territorio di una capacità connettiva adeguata, rimangono semplici parole tanti progetti che forse in maniera un po' velleitaria il Ministero per l'Innovazione continua a sfornare. Se si va sul sito si vedono sul link Italia 2025 una serie di progetti (Repubblica digitale con tanto di manifesto, domicilio digitale per tutti, tablet per gli anziani, app per accelerare e accedere ai servizi pubblici), ma nessun accenno a come risolvere il problema della realizzazione di una compiuta infrastrutturazione digitale. È un po' come progettare e promuovere macchine di lusso e superveloci in uno Stato in cui non è ancora stata realizzata la rete stradale: questo è facilmente evincibile.
Sempre in tema di concreto accesso alla connessione abbiamo chiesto un impegno specifico, che ci avete accolto e vi ringraziamo, per accelerare l'effettiva erogazione dei voucher per la connettività a favore di famiglie, imprese e scuole sulla base delle risorse stanziate il 5 maggio 2020, grazie anche alla risoluzione presentata da noi e dalla Lega in Commissione e approvata all'unanimità. In questo caso devo dire che c'è stata collaborazione per parte di tutta la Commissione. Ora queste risorse debbono iniziare ad arrivare concretamente perché, come per la cassa integrazione e quant'altro, tante persone non hanno mai visto un euro. Ecco facciamole arrivare concretamente nelle mani dei destinatari - famiglie, imprese e scuole - si è aspettato sin troppo tempo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Altro tema fondamentale ovviamente nell'ambito delle telecomunicazioni è il 5G. Noi riteniamo che si debba puntare in maniera convinta: non è solo un'idea per così dire dal punto di vista ideologico, ma soprattutto sul piano degli atti concreti indispensabili per il suo sviluppo. Sul tema ci sono questioni che vanno affrontate e risolte senza troppe ipocrisie, perché possiamo dire, pure in assenza di qualsiasi evidenza scientifica - poi qui ovviamente il tema è molto vasto e ci vorrebbe probabilmente lo spazio di una dichiarazione di voto a sé – che comunque circola quella che potremmo definire una fake news sul fatto che i campi elettromagnetici prodotti delle antenne 5G produrrebbero danni alla salute e si sono creati comitati No 5G. Al netto appunto delle valutazioni di merito, a fronte di questi comitati sono stati moltissimi i sindaci e le amministrazioni locali che hanno bloccato dei lavori, cioè hanno dato seguito a misure volte a restringere la possibilità di installare e far funzionare gli impianti di trasmissione. Su questo lo Stato non può rimanere a guardare: non è possibile pensare che, sullo stesso territorio nazionale, lo sviluppo di una tecnologia proceda a macchia di leopardo in base alle decisioni delle amministrazioni locali. Anche per questo serve un piano di indirizzo nazionale in grado di rendere uniformi le procedure e i metodi autorizzativi per la realizzazione di impianti di telecomunicazioni - se voi parlate con qualunque azienda sviluppi impianti di telecomunicazioni le problematiche sono sempre legate anche a queste cose - nell'ottica di una generale semplificazione amministrativa - speriamo che recepiate anche questo - che lo stesso Governo dovrebbe voler proseguire, essendo arrivato a varare un decreto definito appunto Semplificazioni. Le regole debbono essere poche, chiare e uguali per tutti al fine di farle rispettare pienamente. Poi c'è il tema - lo abbiamo sentito - delle infrastrutture di comunicazione elettronica e dell'assetto che deve avere.
Nel dibattito pubblico si registrano evidentemente posizioni differenti come diverse posizioni emergono anche dalle mozioni che sono state presentate. L'obiettivo ottimale per noi, come abbiamo scritto, consisterebbe in una sinergia infrastrutturale che sia in grado di connettere l'intero territorio nazionale, garantendo ovviamente accesso e il servizio uniforme agli utenti e riducendo le inefficienze e le diseconomie, nonché i costi ovviamente per gli operatori e le duplicazioni eventuali. Sul punto Forza Italia ritiene fondamentali sostanzialmente tre punti: piena concorrenza tra gli operatori, efficienza e sicurezza. Le prime due voci sono, a nostro avviso, strettamente connesse e riteniamo difficile che l'una possa essere ottenuta senza l'altra. È la concorrenza che impone agli operatori di migliorare i servizi offerti e di ridurre i prezzi rivolti all'utenza. Sotto questo aspetto, ho trovato condivisibile e apprezzabile lo specifico impegno contenuto nella mozione di maggioranza di costituire un tavolo tra gli operatori economici del settore.
Volevo adesso svolgere il punto per quanto riguarda la sicurezza. Riteniamo che sia dirimente porre in essere ogni strumento necessario a proteggere i dati che corrono in quantità sempre maggiore sulla rete telematica: ovviamente con l'avvento del 5G la tutela di questi dati sarà ancora più delicata e determinante. Parliamo di sicurezza cibernetica della nazione e dei cittadini. In questo senso riteniamo necessario attuare quanto prima il cosiddetto perimetro nazionale di sicurezza cibernetica così come riteniamo fondamentale ovviamente la disciplina del golden power che salvaguardi gli assetti proprietari delle società operanti in settori strategici…
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FEDERICA ZANELLA (FI). Mi avvio alla conclusione. In merito alla sicurezza nazionale in chiave cibernetica, sorprende un po' il silenzio assordante del nostro Governo in relazione a una determinazione già presa da altri Paesi europei, ultima in ordine di tempo ma non di importanza la Gran Bretagna, che hanno deciso di vietare alle compagnie delle TLC l'acquisto di nuove apparecchiature prodotte da Huawei. È una decisione che chiama in causa sicuramente anche delicati equilibri internazionali, con il forte pressing americano in merito. Questo Governo, che subisce sin qui molto prepotentemente la fascinazione della Cina, e che rinvia tutte le partite più importanti, sarà in grado di prendere una decisione almeno su questo? E anche in questa chiave perché non si concentra…
PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere: ha già esaurito il suo tempo.
FEDERICA ZANELLA (FI). Vado verso la conclusione… sulla tutela delle imprese italiane altamente specializzate che operano nel settore tecnologico quale la produzione di router e di servizi di cloud sia per le pubbliche amministrazioni sia per i soggetti privati? Questo dovrebbe essere un fattore determinante, e concludo.
Abbiamo apprezzato molto che, grazie a un proficuo lavoro, il Governo abbia accolto gran parte dei nostri impegni, i quali ne siamo convinti riusciranno a portare a un'accelerazione della digitalizzazione del Paese, ponendo altresì particolare attenzione alla sicurezza cibernetica della nazione e dei suoi cittadini. Essendo noi a questo interessati, a provvedimenti concreti a favore dei cittadini, voteremo anche a favore degli impegni della mozione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cristina Rossello. Prendo atto che vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Morelli. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MORELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, siamo in una situazione veramente emblematica, molto importante, che dimostra, grazie al buon lavoro che sta compiendo questo Parlamento, questa Camera, e al lavoro che è stato compiuto nella Commissione telecomunicazioni in questi anni, che intorno alle telecomunicazioni, allo sviluppo digitale del Paese non ci sia una bandiera, ci siano varie idee, questo è chiaro, ma che portano in un'unica direzione, quella di sviluppare il prima possibile il Paese e dare una chiave digitale appunto all'Italia. Noi, però, usciamo da una fase piuttosto complicata, che conosciamo tutti, che è una tragedia che ha colpito il nostro Paese, e anche questo risvolto ci ha dato alcune indicazioni. Le indicazioni sono molto chiare: c'è un'Italia “di serie A” e c'è un'Italia “di serie B”; ci sono dei cittadini “di serie A” e dei cittadini “di serie B”. L'Italia “di serie A”, per quanto riguarda la digitalizzazione, è quella delle grandi città, quelle delle grandi reti; l'Italia “di serie B” è quella che purtroppo non ha avuto la stessa disponibilità per quanto riguarda l'accesso a Internet, e il riferimento è ai ragazzi che avrebbero dovuto seguire la scuola magari contestualmente ai loro genitori che avrebbero dovuto lavorare in smart working, e all'enorme difficoltà che hanno avuto per riuscire a contemperare questi due interessi necessari, perché non si andava per una semplice scelta, in quei casi, sul web. Ciò ha dimostrato appunto che c'è un'intera parte del Paese, una grandissima parte del Paese che purtroppo è “di serie B”. Veniamo ai cittadini: i cittadini “di serie A” sono quelli che si possono permettere l'acquisto di un personal computer, di un tablet o di uno smartphone; i cittadini “di serie B”, ai quali nessuno ha pensato in questa drammatica fase, sono quelli che purtroppo questa opportunità non l'hanno avuta.
Dunque, Presidente e sottosegretario, capite che parlare oggi di una realtà che è lo sviluppo armonico del Paese, dell'Italia, rispetto alla digitalizzazione e alla doverosa necessità di non dimenticarsi di nessuno, purtroppo è un aspetto che abbiamo toccato veramente in pochi, e che noi, invece, come Lega, stiamo rilanciando. La Lega ha sempre rappresentato dei territori ricchi, i territori del Paese, oggi, con una Lega nazionale, stiamo rappresentando anche l'interesse dei cittadini per un efficace accesso a Internet, che molto spesso, purtroppo, in questi mesi non ha avuto adeguata rappresentazione.
Ho sentito citare più volte il termine sovranità, e su questo, Presidente, io sono piuttosto interessato a sapere che cosa ne pensa il Governo della sovranità. Allora, la sovranità digitale alla quale la Lega di Matteo Salvini si riferisce è quella innanzitutto di difendere e tutelare gli interessi nazionali, questo è abbastanza chiaro, penso che sia nella mente e nel cuore e nelle speranze di tutti, però c'è un altro argomento: parlare di sovranità digitale oggi significa innanzitutto tutelare il Paese da interessi internazionali che molto spesso sono letteralmente voraci, feroci nei nostri confronti. Non parlo chiaramente solo dei dati dei cittadini, cosa fondamentale per quanto riguarda la nostra privacy, ma di un aspetto che riguarda chiaramente anche gli interessi di aziende, imprese, enti. Quindi, proprio per questo sono depositate qui alla Camera dei deputati una serie di proposte di legge - una di queste mi auguro verrà calendarizzata nel più breve tempo possibile - per la realizzazione di un cloud nazionale, argomento verso il quale, peraltro, altri Paesi d'Europa, e l'Europa stessa, stanno andando con grande forza. Su questo purtroppo l'Italia ancora non è pervenuta.
Ma le chiedo, vi chiedo, chiedo a tutti i colleghi parlamentari, che cosa pensereste - il tema della sovranità è centrale, abbiamo detto, e lo dico al plurale, perché tutti l'hanno citato fino ad ora -, se qualcuno indirizzasse al Governo questo messaggio: serve cambiare subito l'amministratrice delegata di Open Fiber, non all'altezza, e nominare una persona che inizi a lavorare alla fusione con TIM; serve far entrare CDP in TIM con un'ulteriore cifra del capitale, che deve essere pari a quella di Bolloré. Bolloré, per chi ci segue da casa, è un'importantissima figura delle telecomunicazioni europee, il proprietario di Vivendi. Le azioni TIM sono ai minimi storici, quindi probabilmente, se qualcuno ha qualche azione di TIM, è interessato a ricordare che sono ai minimi storici e dunque, dalla posizione di forza di CDP, è necessario proporre ai francesi di vendere, e visto che in queste ore qualcuno sta sorridendo per la crescita del valore azionario di Atlantia, non vorrei che qualcuno domani sorridesse proprio per l'aumento evidente del valore delle azioni di TIM, indicato da queste parole che io sto semplicemente riportando. Dunque, è necessario proporre ai francesi di vendere. Queste parole non sono di Alessandro Morelli, che fa politica, si esprime, è pubblicamente di fronte agli italiani in questo momento, essendo alla Camera dei deputati, quindi è pronto ad affrontare anche queste valutazioni, fossero mai sue, ma queste parole, Presidente e sottosegretario, sono del signor Grillo Beppe, che è un'importantissima figura, che indirizza il principale partito di questo Parlamento, che indirizza un numero di esponenti di Governo piuttosto importante. Dunque, capite che, se di sovranità nazionale dobbiamo parlare nei confronti della Cina, degli Stati Uniti, della Germania, della Francia, del Botswana, innanzitutto però dobbiamo ricordare che il Parlamento è sovrano, e questa è la cosa più importante che noi ci dobbiamo ricordare in questo momento, perché altrimenti capite che stiamo parlando veramente del nulla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi abbiamo focalizzato la nostra attenzione su queste materie perché sono materie che interessano ai cittadini italiani, alle imprese italiane, agli enti e alle istituzioni del Paese.
Ma io esigo che questo Parlamento esprima con forza la propria lontananza rispetto a delle indicazioni che vengono da fuori del Parlamento, da una figura che sicuramente è riconosciuta importante nella politica italiana, ma che all'interno di questo Parlamento e di questo Governo non dovrebbe avere alcuna possibilità di esprimere delle indicazioni, così chiare peraltro. E sarebbe interessante sapere se la persona che ho citato, il signor Grillo Beppe, sia proprietario di azioni di TIM, perché allora, a questo punto, cambierebbe anche lo scenario. Però, detto questo, sono convinto che con il buon lavoro che abbiamo fatto in Commissione telecomunicazioni, Presidente e sottosegretario, per quanto riguarda il tema del 5G, abbiamo dimostrato che questo Parlamento è in grado, in maniera complessiva, unitaria, partendo da idee differenti - perché siamo partiti da idee molto differenti - di raggiungere un punto di equilibrio che faccia, come dicevo, il bene di questo Paese. Però ribadisco con forza che esigo di poter esprimermi e di avere di fronte delle persone, degli esponenti di Governo, delle istituzioni, che siano libere di prendere le proprie decisioni, perché, altrimenti, se le indicazioni vengono da fuori da quest'Aula, a questo punto non parliamo più della sovranità di questo Parlamento, ma parliamo di qualcosa di diverso, magari della sovranità del blog, che sicuramente è interessante dal punto di vista digitale, ma è assolutamente pericoloso dal punto di vista democratico.
Quindi, per quanto riguarda gli argomenti che abbiamo toccato in questa giornata, la Lega propone in maniera molto chiara - anzi, lo dimostriamo ancora una volta, e ringrazio i presentatori di questi testi - che ci sia una maggiore valorizzazione dell'esistente.
La rete unica nazionale sarebbe stata probabilmente il migliore dei mondi perfetti, oggi siamo in una realtà nella quale, purtroppo - mettiamola così - questa disponibilità non c'è più. Oramai operatori privati e semipubblici hanno iniziato il loro percorso, grazie a Dio, da tempo, e quindi è necessario federare tutte le realtà oggi esistenti.
Maggiori poteri alle regioni: questo è un tema fondamentale che noi pensiamo possa contribuire a superare il gap che è stato causato dagli errori che sono stati fatti. Open Fiber poteva essere una buona idea, peccato che chi ha ideato Open Fiber poi non le ha dato i poteri per realizzare quello che avrebbe dovuto fare.
Tempi certi: perché gli italiani e l'Italia hanno necessità di avere tempi certi e non una promessa che ogni anno diventa sempre più in là nel tempo.
E infine - e chiudo - un modello Genova, per quanto riguarda l'operatività delle infrastrutture digitali e la loro realizzazione: non è più possibile pensare che per dare l'opportunità a operatori o aziende, enti pubblici o meno, sia necessario scrivere su quaranta fogli che cosa si intende fare; quindi modello Genova per le infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Serritella. Ne ha facoltà.
DAVIDE SERRITELLA (M5S). Signora Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, la pandemia da COVID-19 e la sospensione delle attività economiche e sociali stanno avendo conseguenze profondissime per il nostro Paese. Per questo si devono ora pianificare e programmare azioni concrete che aumentino la velocità e la portata della ripresa economica, ponendo le basi per uno sviluppo di medio e lungo periodo. Per ottenere questo risultato è necessario intervenire con decisione su alcuni problemi ben noti e far leva sui grandi cambiamenti tecnologici, economici e sociali in atto. Da molti, troppi anni, il nostro Paese è impegnato nel perseguimento degli obiettivi della digitalizzazione e della conseguente riduzione del gap infrastrutturale ad essa connesso. Negli ultimi anni si è verificata una straordinaria accelerazione delle trasformazioni economiche e sociali, derivanti dall'avvento delle nuove tecnologie. L'innovazione tecnologica acquista sempre più importanza e spazio nella nostra società e ad oggi non esiste settore, anche apparentemente molto lontano, che non poggi pesantemente sull'utilizzo della rete: dall'agricoltura alla finanza, passando per la moda e la pubblica amministrazione. Infrastrutture come la rete a banda ultralarga e la rete fisica per la realizzazione del 5G, fattori abilitanti complessi e fenomeni come l'intelligenza artificiale, il cloud, l'edge computing e il machine learning, combinandosi tra loro, stanno producendo in tempi estremamente rapidi cambiamenti radicali nella nostra realtà. L'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha generato un aumento della domanda di connettività, un'esigenza che investe anche le imprese, anche le nostre PMI. Purtroppo, però, anche se la rete è sempre più un fondamentale nella vita dei cittadini, la domanda risulta essere sempre più alta dell'offerta: non ci sono ancora reti in grado di sostenere la domanda attuale. Dall'adozione del Piano strategico banda ultralarga sono stati finora ordinati più di 1,3 miliardi di euro di lavori, il cui avanzamento è pari a circa il 40 per cento: esiste, quindi, la necessità e lo spazio per accelerare. L'Italia ha vent'anni di ritardo nello sviluppo delle infrastrutture tecnologiche e nello smart working, voci che contribuiscono a posizionare il nostro Paese al quart'ultimo posto in Europa per digitalizzazione dell'economia e della società, appena prima di Romania, Grecia e Bulgaria. Questo dato è frutto di scelte politiche non lungimiranti fatte in passato. Prima del COVID-19 appena 570 mila italiani praticavano lo smart working; da un giorno all'altro sono esplosi, arrivando a circa 8 milioni: un esercito di lavoratori alle prese con un mondo sconosciuto e per lo più costretti a fare un brutale e improvvisato telelavoro casalingo. Eppure le tecnologie e le conoscenze le avevamo, anche in questo, caso da vent'anni. Proprio per questo la priorità assoluta del Governo dovrà essere la digitalizzazione e l'innovazione di processi, prodotti e servizi, pubblici e privati. Il Paese, intraprendendo un'azione di radicale digitalizzazione e innovazione, potrà effettuare un salto in avanti in termini di competitività del sistema economico, di qualità di lavoro e di vita delle persone, di minore impatto ambientale e di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
La digitalizzazione è, inoltre, strumento di trasparenza, riduce gli spazi per l'economia sommersa illegale e rende possibile uno sfruttamento efficace dei dati per migliorare la qualità di tutte le decisioni di policy e amministrative. Ci sono tutte le condizioni perché da questa crisi, che è insieme sanitaria ed economica, si possa ripartire con rinnovata energia per la realizzazione di una rete in fibra ottica future-proof davvero capillare, in grado cioè di sostenere servizi sempre più innovativi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
È doveroso, quindi, accelerare lo sviluppo dei cantieri nelle aree bianche. Gli interventi saranno concentrati sul sostegno alla domanda per l'attivazione di servizi ultraveloci in tutte le aree del Paese nella diffusione di infrastrutture a banda ultralarga nelle aree cosiddette a fallimento tecnologico; le aree bianche - quelle su cui, per intenderci, nessuno voleva investire per dotarle di una rete all'altezza del resto del Paese - continuano ad essere arretrate. Il fallimento risulta evidente, con ritardi ormai incolmabili.
Avviandomi alla conclusione, vorrei sottolineare che il principale problema rilevato da molti operatori con riguardo alla realizzazione della rete fissa a banda ultralarga concerne la semplificazione degli iter e dei permessi necessari per l'installazione degli impianti. Per questo è necessario individuare forme adeguate di coordinamento con le amministrazioni locali, volte a superare l'attuale frammentazione amministrativa, a ridurre il contenzioso e a favorire la rapida realizzazione delle infrastrutture per le connessioni di nuova generazione, sia fisse che mobili, anche attraverso la diffusione di un'informazione corretta e responsabile al fine di accelerare lo sviluppo del 5G. Su questo punto, occorre sottolineare che il 5G si presenta come un potente driver di innovazione, costituendo il fattore abilitante di nuovi modelli di business, di nuovi modelli per lo svolgimento di attività attuali con maggiori livelli di sicurezza e di nuove performance, con potenzialità molto grandi. Per questo occorre assicurare che la realizzazione di un'infrastruttura integrata ad alta capacità, anche nella prospettiva di un'integrazione con il sistema 5G, offra adeguate garanzie non solo dal punto di vista concorrenziale, ma anche dal punto di vista dei requisiti di sicurezza e della tutela della salute, ricordando che i limiti di emissione in Italia sono assai più bassi dei livelli consigliati dai competenti organi tecnici internazionali.
Il Governo sostenuto dal MoVimento 5 Stelle ha finalmente invertito la rotta: lo Stato è tornato ad avere un ruolo trainante nel trasformare il nostro Paese in una smart nation. Il Governo ha il dovere di intervenire per assicurare la realizzazione di un'infrastruttura integrata. Non possiamo commettere altri errori, saremmo inevitabilmente tagliati fuori definitivamente dalle nuove opportunità che intelligenza artificiale e nuove tecnologie ci offriranno nei prossimi anni. Solo con la fibra ottica possiamo assicurare la base infrastrutturale indispensabile allo sviluppo socio-economico del Paese. E, noi come MoVimento 5 Stelle, vogliamo mettere l'Italia nelle condizioni di affrontare con gli strumenti giusti le delicate sfide che ci attendono in futuro. È nostro dovere favorire l'innovazione, il progresso e la crescita economica, facendo leva sul potenziale delle tecnologie ICT e favorendo lo sviluppo del mercato unico digitale. Ma per far ciò è indispensabile dar seguito alla realizzazione della banda ultralarga, che riduca il gap infrastrutturale e crei condizioni più favorevoli allo sviluppo integrato delle infrastrutture di telecomunicazioni, fisse e mobili. La digitalizzazione, le telecomunicazioni e la realizzazione di un'infrastruttura Internet innovativa sono, dunque, fondamentali; ecco perché continueremo a incentivarli tutelando gli interessi degli italiani. Ed è per questo motivo e per l'importanza che tali decisioni assumono per il presente e, ancor di più, per il futuro del Paese, signora Presidente, che dichiaro il voto favorevole del gruppo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Sara Cunial. Ne ha facoltà.
SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente. Spero e mi auguro che arrivi in Italia presto una legge sul conflitto d'interessi, così avremo la possibilità di avere un adeguato dibattito intellettualmente onesto sul 5G. Si risolverebbe così la possibilità di utilizzare non un rapporto ISTISAN, che è già stato impugnato da diverse Corti di appello ed anche dai TAR perché inficiato di conflitti di interesse. Si risolverebbero così i conflitti di interesse di alcuni membri delle task force, che sono state agevolate ampiamente con lauti guadagni e profitti durante la fase del lockdown, ma anche di alcuni membri del Parlamento e del Governo, come alcuni presidenti di Commissione e alcuni Vice Ministri. State mettendo sostanzialmente l'economia, ancora una volta, prima della salute. Un plauso ai sindaci coraggiosi che hanno utilizzato e utilizzano il principio di precauzione, come state facendo voi da mesi, bloccando l'Italia intera, ma anche principi di democrazia diretta, come la Convenzione internazionale di Aarhus che dice che se la popolazione non vuole un'infrastruttura o un'opera inutile, quella infrastruttura non deve essere fatta su quel territorio…
PRESIDENTE. Concluda.
SARA CUNIAL (MISTO). Smettetela di dire che il 5G è un problema di vantaggio economico o tecnologico, il 5G è solo una questione militare e geopolitica.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.
Passiamo alla votazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00274.
Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima congiuntamente il primo, il terzo e il quarto capoverso del dispositivo; a seguire, il secondo capoverso del dispositivo; successivamente, ove il dispositivo sia in tutto o in parte approvato, la premessa.
Pongo in votazione la mozione Meloni ed altri n. 1-00274, limitatamente ai capoversi primo, terzo e quarto del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 24).
Pongo in votazione la mozione Meloni ed altri n. 1-00274, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo. Il parere del Governo è favorevole. Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 25).
A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Meloni ed altri n. 1-00274, ne verrà ora posta in votazione la premessa.
Pongo in votazione la mozione Meloni ed altri n. 1-00274, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).
Passiamo alla votazione della mozione Zanella ed altri n. 1-00354. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima congiuntamente il primo, il terzo, il quarto, il quinto, il sesto, il settimo e il nono capoverso del dispositivo; a seguire, congiuntamente la premessa e il secondo e l'ottavo capoverso del dispositivo.
Pongo in votazione la mozione Zanella ed altri n. 1-00354, limitatamente ai capoversi primo, terzo, quarto, quinto, sesto, settimo e nono del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 27).
Pongo in votazione la mozione Zanella ed altri n. 1-00354, limitatamente alla premessa e ai capoversi secondo e ottavo del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).
Passiamo alla votazione della mozione Morelli ed altri n. 1-00363. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente il primo, il secondo, il terzo e il quarto capoverso del dispositivo; a seguire, congiuntamente la premessa e il quinto, il sesto e il settimo capoverso del dispositivo.
Pongo in votazione la mozione Morelli ed altri n. 1-00363, limitatamente al primo, secondo, terzo e quarto capoverso del dispositivo, come riformulati su richiesta del Governo e per quanto non assorbiti dalle votazioni precedenti. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 29).
Pongo in votazione la mozione Morelli ed altri n. 1-00363, limitatamente alla premessa e al quinto, sesto e settimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).
Passiamo alla votazione della mozione Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.
Pongo in votazione la mozione Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364, limitatamente al dispositivo, come riformulato su richiesta del Governo. Il parere del Governo è favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 31).
A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364 ne verrà ora posta in votazione la premessa.
Pongo in votazione la mozione Serritella, Bruno Bossio, Paita, Stumpo ed altri n. 1-00364, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 32).
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Il seguito dell'esame della proposta di legge n. 2070 ed abbinate, recante l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori, è rinviato alla seduta di martedì 21 luglio, dove sarà collocato dopo il seguito dell'esame della proposta di legge in materia di assegno unico.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Colleghi, vi chiedo di uscire in silenzio per permettere ai colleghi di poter intervenire.
Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Scoma. Ne ha facoltà. Se il collega Scoma non è presente, s'intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare il deputato Manuel Tuzi. Ne ha facoltà.
MANUEL TUZI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, voglio informare quest'Aula e gli italiani tutti di una battaglia che stiamo combattendo a Roma al momento con successo e che, però, ci deve vedere tutti uniti e sto parlando dei casi di COVID di importazione. La maggior parte dei nuovi casi COVID nel Lazio riguardano cittadini extracomunitari arrivati da noi nonostante fossero positivi: Pakistan, Messico, Egitto, India e soprattutto Bangladesh; quattro voli charter partiti lo scorso mese e atterrati a Fiumicino, con oltre 900 passeggeri di cui una parte sono risultati positivi al COVID. Un numero consistente di loro dopo lo sbarco è rimasto nella capitale, ma i bengalesi arrivati successivamente sono stati rimandati indietro. Abbiamo chiuso i voli al Bangladesh ed è partita una campagna di tamponi sul territorio. Quindi, dunque, Roma, Lazio, il Governo ha agito tempestivamente. Se, però, arrivano così tanti casi positivi nel Lazio significa che qualcosa non sta funzionando prima dell'arrivo a Fiumicino e quindi, come ha detto il Ministro della Salute, Speranza, in accordo col Ministro degli Esteri, Di Maio, servono urgenti misure rigorose per gli arrivi extra-Schengen ed extra-UE e chi fa scalo nei Paesi europei spesso riesce ad aggirare l'obbligo di quarantena e per questo serve più controllo. Ma il secondo problema che viene sollevato dall'associazione dei medici stranieri in Italia è che l'arrivo di così tanti positivi dal Bangladesh è dovuto soprattutto ai certificati falsi fatti uscire proprio da quel Paese, certificati comprati con poco più di trenta euro. Roma, il Lazio e l'Italia hanno dato una risposta importante, urgente e veloce, e bisogna tenere alta la guardia e la linea dura italiana ha fatto scuola in Italia e nel mondo. Queste lacune, però, vanno risolte soprattutto in altre sedi, cioè quelle europee, perché sono quelle le sedi dove questo tipo di problemi possono avere risposte.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Veronica Giannone. Ne ha facoltà. Se non è presente, s'intende che vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare il deputato Rossano Sasso. Prego. Non lo vedo presente e, quindi, s'intende che vi abbia rinunciato. Ha chiesto di parlare la deputata Matilde Siracusano. Ne ha facoltà.
MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoporre all'attenzione dell'Aula e del Governo una vicenda riguardante la mia città, Messina. Ieri ci sono stati dei momenti di grande tensione, poiché si sono verificati dei disordini presso l'ex caserma “Gasparro di Bisconte” che è stata adibita a hotspot. Vi è stato un tentativo di fuga di diversi immigrati, decine di immigrati che sono ospiti presso il centro, e questo ha determinato scontri con le Forze dell'ordine e il ferimento di un finanziere, che è stato colpito da un sasso alla testa ed è stato condotto in ospedale, e poi sono fuggiti decine di migranti di cui non si sa neanche quale sia il numero preciso.
Ecco, già in tempi ordinari questo suscita grande preoccupazione, perché non si può far cadere la responsabilità di scelte politiche sbagliate sui cittadini. Già questo hotspot di Bisconti è stato interessato da vicende simili. Si pensi che i tentativi di fuga degli immigrati sono più o meno costanti e addirittura avvengono attraverso le case private dei cittadini, le case che sono adiacenti al centro in questione, all'hotspot, e questo è inaccettabile. Non si può chiedere ai cittadini in questo momento - già non lo si può chiedere in tempi ordinari - in cui è in corso un'emergenza sanitaria, in cui i cittadini leggono di sbarchi di immigrati positivi al COVID-19, di sopportare tutto ciò, di mettere a rischio la propria salute e la sicurezza pubblica.
Quindi, io chiedo al Ministro Lamorgese di interessarsi della questione, di non sottovalutarla e di intervenire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Dario Bond. Ne ha facoltà.
DARIO BOND (FI). Presidente, per denunciare un fatto pesante, che riguarda la viabilità della provincia di Belluno: l'arrivo di molti turisti, che in questi periodi si muovono, e sia per quanto riguarda i blocchi delle autostrade e i lavori che avvengono da diverse settimane - anzi, da diversi mesi - in autostrada, con delle file, anche nel fine settimana, di tre ore, sia per denunciare il fatto che ci sono sette cantieri, di cui cinque legati alla viabilità e due proprio all'apposizione di fibra, che rallentano anche di due ore l'arrivo di molti turisti - ma anche di molti lavoratori - a Cortina.
Il messaggio che lancio è soprattutto rivolto al Ministero delle Infrastrutture e al Ministro De Micheli, perché possa intervenire in qualche maniera e sbloccare la situazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Provenza. Ne ha facoltà.
NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Stamattina sono stati emanati 44 ordini di perquisizione nei confronti di aziende farmaceutiche, medici, farmacie e sedicenti informatori scientifici, nonché 17 ordini di esibizione documentale ad altrettante aziende farmaceutiche su tutto il territorio nazionale, il tutto emesso dalla procura della Repubblica di Bari ed eseguito dai carabinieri del NAS in tutta Italia (compresa la mia amata Salerno). L'articolato sistema è stato scoperto controllando la prescrizione di farmaci in favore di pazienti che erano totalmente all'oscuro, di ricette inviate a loro insaputa a farmacie convenzionate con le aziende sanitarie pubbliche. Il presunto giro d'affari pare che sia superiore ai 20 milioni di euro.
Chiediamo che la Presidenza della Camera si faccia carico di trasmettere alla Presidenza del Senato un sollecito al fine di licenziare il disegno di legge Sanità trasparente, Sunshine Act, per la trasparenza e la prevenzione della corruzione in sanità. Se la legge fosse vigente, le aziende e le multinazionali coinvolte sarebbero considerate responsabili in solido rispetto ai presunti trasferimenti di valore avvenuti in maniera a dir poco opaca nei confronti di medici, sanitari e funzionari amministrativi. Le stesse aziende e multinazionali verrebbero immediatamente multate da parte degli stessi NAS di venti volte il valore dell'omessa dichiarazione al Ministero della Salute. Se i compensi dei fatti corruttivi fossero quantificati in un solo milione di euro, lo Stato avrebbe già comminato la sanzione di 20 milioni di euro, recuperando immediatamente il maltolto prima ancora di finire nelle aule dei tribunali penali. Un fatto inedito, importato dal sistema anglosassone.
Chiudo, Presidente. Questa è la vera prevenzione della corruzione, questa è la trasparenza che disincentiva i furbi e i prenditori dal colletto bianco, quelli che non si accorgono mai di nulla quando vengono usate le loro stesse aziende per fatti corruttivi. La proposta di legge del MoVimento 5 Stelle è stata trasmessa sedici mesi fa al Senato.
PRESIDENTE. Deve concludere.
NICOLA PROVENZA (M5S). È auspicabile, quindi, che il Senato non trascuri una legge importante per un mondo più limpido, chiaro, giusto, soprattutto nel nostro prezioso Sistema sanitario nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, a quanto appreso da notizie di stampa, una nostra collega, l'onorevole Piera Aiello, nei giorni scorsi, partecipando a un convegno, avrebbe fatto un'affermazione molto grave. Un'affermazione in cui, paragonando la sua condizione di collaboratrice di giustizia a quella dei deportati nei campi di sterminio, avrebbe detto: gli ebrei ad Auschwitz hanno avuto la fortuna di essere uccisi, un'espressione infelice probabilmente, un'espressione che sarà andata al di là delle sue intenzioni, ma un'espressione che è di straordinaria gravità. Io ho il massimo rispetto per la vicenda personale della collega Aiello e mi spiace rivolgermi a lei in sua assenza in quest'Aula. Ma l'onorevole Aiello, fortunatamente, è viva e protetta dalle istituzioni. Fa parte delle istruzioni, siede nelle istituzioni e, da persona delle istituzioni, non può permettersi di pronunciare giudizi insultanti sulle vittime della Shoah (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Vede, onorevole Aiello, le parole spesso si suol dire che sono pietre. Ogni banalizzazione della Shoah, non è solo un insulto per le vittime di quella tragedia: è una cosa che mette in discussione il carattere di male assoluto di quanto è avvenuto, lo relativizza e questo è molto grave. Ma più grave è non aver sentito né una smentita né un chiarimento né una presa di distanze, da parte né sua né del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.
ANDREA ORSINI (FI). Concludo. Presidente, non è la prima volta. Ricordo le parole del senatore Lannutti, sui Protocolli dei Savi di Sion. So bene che gran parte dei colleghi dei 5 Stelle non sono certo accusabili di antisemitismo.
PRESIDENTE. Collega, le chiedo di concludere.
ANDREA ORSINI (FI). Concludo immediatamente, Presidente. Ma, oltre alle prese di posizione anti-Israele, mi aspetterei delle prese di posizione di chiara presa di distanze da queste parole, che non esito a definire gravissime (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Baldelli.
SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente Spadoni. In un Consiglio dei ministri, che è terminato si può dire all'alba della giornata di ieri, Consiglio dei ministri che aveva al primo punto dell'ordine del giorno “varie ed eventuali”, oltre al pasticcio di Autostrade, è stato compiuto un altro atto: il Governo ha deciso di dare sostanzialmente una sberla alla volontà del Comitato promotore del referendum costituzionale sulla cosiddetta riforma della riduzione del numero dei parlamentari, procedendo all'abbinamento della celebrazione di questo referendum con le elezioni amministrative del 20 e 21 settembre, che coinciderà, a sua volta, con la celebrazione anche delle elezioni regionali.
In un mio ordine del giorno, approvato in questa Camera, accolto dal Governo, il Governo si impegnava a valutare la posizione del Comitato promotore, che chiedeva di svolgere separatamente la celebrazione del referendum costituzionale, rispetto alle elezioni amministrative, perché crede che questo abbinamento sia illegittimo e, per alcuni aspetti, anche incostituzionale. E su questo farà ricorso.
PRESIDENTE. Collega, deve concludere.
SIMONE BALDELLI (FI). Però, Presidente, io credo che siamo di fronte a un fatto di una grande gravità, perché pregiudicherà l'equilibrio, l'informazione di una campagna referendaria, che, ahimè, sarà schiacciata tra le elezioni regionali e le elezioni amministrative.
Ci tengo a lasciarlo agli atti di questa Assemblea, perché credo che, da parte del Governo, sia stato compiuto un atto irrispettoso di un potere costituzionale, come quello del Comitato promotore.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 17 luglio 2020 - Ore 9,30:
1. Svolgimento di interpellanze urgenti .
La seduta termina alle 16,45.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 1 le deputate Ehm e Suriano hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 2 la deputata Grillo ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;
nella votazione n. 3 le deputate Nesci e Torto hanno segnalato che hanno erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto votare contro;
nella votazione n. 3 la deputata Casa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Doc. XVI, n. 3 - ris. 6-116 vc I p. | 462 | 453 | 9 | 227 | 453 | 0 | 64 | Appr. |
2 | Nominale | Ris. 6-116 vc - II p. | 426 | 424 | 2 | 213 | 401 | 23 | 64 | Appr. |
3 | Nominale | Ris. 6-117 parte non preclusa | 469 | 273 | 196 | 137 | 13 | 260 | 64 | Resp. |
4 | Nominale | Pdl 687-A e abb. - em. 1.200 | 400 | 398 | 2 | 200 | 170 | 228 | 62 | Resp. |
5 | Nominale | em. 1.38 | 410 | 409 | 1 | 205 | 177 | 232 | 62 | Resp. |
6 | Nominale | em. 1.201 | 412 | 411 | 1 | 206 | 181 | 230 | 62 | Resp. |
7 | Nominale | em. 1.500 | 422 | 422 | 0 | 212 | 419 | 3 | 62 | Appr. |
8 | Nominale | em. 1.205 | 432 | 431 | 1 | 216 | 189 | 242 | 62 | Resp. |
9 | Nominale | em. 1.117 | 426 | 425 | 1 | 213 | 184 | 241 | 62 | Resp. |
10 | Nominale | em. 1.110 | 428 | 426 | 2 | 214 | 184 | 242 | 62 | Resp. |
11 | Nominale | em. 1.103 | 432 | 431 | 1 | 216 | 186 | 245 | 62 | Resp. |
12 | Nominale | em. 1.102 | 424 | 423 | 1 | 212 | 184 | 239 | 62 | Resp. |
13 | Nominale | em. 1.202 | 434 | 431 | 3 | 216 | 185 | 246 | 62 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | em. 1.125 | 433 | 432 | 1 | 217 | 184 | 248 | 62 | Resp. |
15 | Nominale | em. 1.109 | 436 | 434 | 2 | 218 | 186 | 248 | 62 | Resp. |
16 | Nominale | em. 1.120 | 439 | 437 | 2 | 219 | 186 | 251 | 62 | Resp. |
17 | Nominale | em. 1.203 | 435 | 435 | 0 | 218 | 187 | 248 | 62 | Resp. |
18 | Nominale | em. 1.108 | 437 | 436 | 1 | 219 | 189 | 247 | 62 | Resp. |
19 | Nominale | em. 1.107, 1.121 | 438 | 437 | 1 | 219 | 188 | 249 | 62 | Resp. |
20 | Nominale | em. 1.111, 1.116 rif. | 435 | 435 | 0 | 218 | 430 | 5 | 62 | Appr. |
21 | Nominale | em. 1.204 | 436 | 434 | 2 | 218 | 188 | 246 | 62 | Resp. |
22 | Nominale | em. 1.501 | 437 | 437 | 0 | 219 | 433 | 4 | 62 | Appr. |
23 | Nominale | em. 1.502 | 432 | 431 | 1 | 216 | 431 | 0 | 62 | Appr. |
24 | Nominale | Moz. Meloni e a. 1-274 rif. - I p. | 327 | 327 | 0 | 164 | 326 | 1 | 79 | Appr. |
25 | Nominale | Moz. Meloni e a. 1-274 rif. - II p. | 326 | 235 | 91 | 118 | 234 | 1 | 79 | Appr. |
26 | Nominale | Moz. Meloni e a. 1-274 - III p. | 325 | 235 | 90 | 118 | 31 | 204 | 79 | Resp. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 32) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | Moz. Zanella e a. 1-354 rif. - I p. | 328 | 328 | 0 | 165 | 326 | 2 | 79 | Appr. |
28 | Nominale | Moz. Zanella e a. 1-354 - II p. | 326 | 299 | 27 | 150 | 94 | 205 | 79 | Resp. |
29 | Nominale | Moz. Morelli e a. 1-363 rif. - I p. | 325 | 325 | 0 | 163 | 323 | 2 | 79 | Appr. |
30 | Nominale | Moz. Morelli e a. 1-363 - II p. | 322 | 296 | 26 | 149 | 92 | 204 | 79 | Resp. |
31 | Nominale | Moz. Serritella e a 1-364 rif - I p | 322 | 322 | 0 | 162 | 321 | 1 | 79 | Appr. |
32 | Nominale | Moz. Serritella e a. 1-364 - II p. | 325 | 325 | 0 | 163 | 212 | 113 | 79 | Appr. |