XVIII LEGISLATURA
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DEIDDA, FERRO, GALANTINO e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
l'11 dicembre 2017, 25 Stati membri dell'Unione europea hanno formalizzato il loro impegno all'integrazione della difesa europea, con la creazione del programma denominato «cooperazione strutturata permanente» (Pesco), al fine di assicurare una gestione unitaria in ambito comunitario delle iniziative isolate di cooperazione militare;
la partecipazione al suddetto programma pur se volontaria, successivamente all'adesione, obbliga gli Stati aderenti al rispetto degli impegni, con la conseguenza che, il loro mancato rispetto, dovrebbe determinare la sospensione dal programma in questione del Paese inadempiente;
l'obiettivo principale del programma suindicato dovrebbe essere quello di rafforzare la capacità di difesa dell'Unione europea, mettendo in comune risorse per lo sviluppo degli armamenti – come droni e carri armati – in maniera cooperativa, riducendo, conseguentemente, le incompatibilità esistenti tra i vari sistemi di difesa;
la Francia e la Germania – pur avendo aderito al citato programma di cooperazione – hanno autonomamente avviato il progetto denominato «Main Ground Combat System», per lo sviluppo di un nuovo carro armato da combattimento – o, forse, di una nuova famiglia di veicoli e sistemi di combattimento terrestri – al fine di sostituire, entro il 2035, i Leopard 2 e i Leclerc: e ciò, con la condivisione al 50 per cento dei costi del progetto e la conseguente ripartizione dei diritti di proprietà intellettuale per l'uso futuro delle tecnologie sviluppate;
da quel che risulta, altri Paesi europei – tra cui Italia e Polonia – avrebbero richiesto più volte di partecipare al progetto in questione e, in particolare, alla prima fase iniziale del medesimo, mentre i due Stati promotori avrebbero negato ripetutamente la partecipazione, manifestando la volontà di consentire l'ingresso di Paesi terzi esclusivamente al termine della prima fase di sviluppo, vale a dire dopo la realizzazione di un dimostratore tecnologico;
allo stato, l'Italia sta sviluppando – per mezzo del Consorzio Iveco Dvd – Leonardo – il programma di «Ammodernamento di mezza vita» dell'attuale carro armato Ariete, allestito dal Consorzio Iveco-Oto Melara a partire dalla seconda metà degli anni '90: programma che appare non più procrastinabile – in quanto finalizzato a sanare il divario creatosi con le piattaforme dei Paesi alleati, al punto da limitarne l'interoperabilità, anche al fine di rispettare gli impegni italiani assunti nell'ambito della Nato – e che, per il valore dell'investimento, può essere qualificato quale vero e proprio programma di sviluppo, tale da essere incluso nell'ambito della Pesco;
appare necessario, conseguentemente, contrastare l'atteggiamento, a giudizio degli interroganti inaccettabile, dell'asse franco-tedesco – contrario allo spirito del programma di cooperazione europea e finalizzato unicamente ad escludere dalla produzione delle tecnologie in via di sviluppo le industrie degli altri Paesi – promuovendo lo sviluppo di un altro programma di cooperazione in ambito europeo, con l'adesione di altri Stati pure partecipanti alla Pesco anche al fine di ottenere dalla stessa Unione europea le risorse necessarie per la copertura di parte delle spese di sviluppo e progettazione –:
se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano adottare al fine di contrastare l'atteggiamento assunto dall'asse franco-tedesco, se del caso, con l'avvio di altre iniziative di cooperazione in ambito europeo, anche al fine di tutelare la posizione dell'industria nazionale del settore.
(5-04581)
LA MARCA e SCHIRÒ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
le pur necessarie misure di prevenzione e contenimento del contagio da Covid-19 assunte nei diversi Paesi del mondo, sono diventate di fatto un pesante carico per le comunità italiane all'estero, sia sotto il profilo dei rientri in patria che per il blocco della mobilità e delle relazioni con l'Italia;
le limitazioni si sono tradotte in un sacrificio umano che ha penalizzato le relazioni familiari, in una contrazione delle attività professionali e di studio e, sul piano degli interessi generali, in una perdita economica derivante dai rientri, in particolare per il «turismo di ritorno»;
l'obbligo dell'isolamento fiduciario, imposto nei casi consentiti di ingresso in Italia, ha distolto molti connazionali dal fare ritorno, sia per difficoltà pratiche che per la non disponibilità di giorni sufficienti per poterlo assolvere;
le disposizioni prese a livello europeo, ispirate a salvaguardare il principio di mobilità, e quelle assunte nei riguardi dei Paesi della cosiddetta «lista verde» hanno aperto la strada ad un'evoluzione positiva capace di conciliare la sicurezza sanitaria con le esigenze personali di chi vuole rientrare nel Paese;
dopo il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 settembre, che ha ripreso gli elenchi di Paesi contenuti nell'allegato 20 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 agosto, precisandoli nell'Allegato C che individua 6 gruppi di Paesi per i quali sono previste differenti limitazioni, il trattamento per chi risiede in Nord America risulta differenziato: per coloro che provengono dagli Usa sussistono le regole più restrittive previste per i Paesi dell'elenco E, mentre per il Canada quelle stabilite per i Paesi dell'elenco D. Regole che, in entrambi i casi, prevedono l'obbligo di quarantena;
le soluzioni adottate negli aeroporti italiani in occasione dei rientri estivi hanno consentito di sperimentare efficacemente la verifica dello stato di salute attraverso i tamponi, consentendo di superare la pratica della quarantena –:
se non ritengano di procedere per l'area del Nord America all'adozione di questa modalità di controllo che consenta di superare l'obbligo di quarantena nei casi di accertata non positività, prevedendo la conformità di due tamponi, da realizzare a proprie spese, in partenza e all'arrivo, intanto per un Paese come il Canada, nel quale l'evoluzione della pandemia non si discosta dalla situazione che si registra in Italia, e per gli stessi Stati Uniti, dove l'evoluzione pandemica e la prospettiva della disponibilità a breve di un vaccino consigliano un'analoga soluzione.
(5-04583)
Interrogazione a risposta scritta:
LOLLOBRIGIDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi La Verità ha condotto un'inchiesta giornalistica sul caso di una piccola ditta di Ostia, con soli quattromila euro di capitale sociale, che sarebbe stata tra le undici vincitrici dell'appalto per la fornitura alle scuole dei banchi monoposto ad altezza variabile: la Nexus made srl;
la ditta si occupa di eventi, organizzazione di manifestazioni, mostre, fiere e congressi, e appare di difficile comprensione non solo con quali requisiti possa aver partecipato al bando ma anche e soprattutto come sia potuta risultare beneficiaria di un contratto di 45 milioni di euro per la fornitura di 180 mila banchi: 20 mila entro il 12 settembre e 160 mila entro il 31 ottobre, al costo di 247,80 euro circa ciascuno;
con riferimento alle perplessità sollevate in merito, Invitalia ha dichiarato che «la procedura di gara adottata (aperta, semplificata e d'urgenza) prevede che la stazione appaltante abbia trenta giorni di tempo per effettuare le verifiche di legge sia di tipo amministrativo sulla società, sia di tipo tecnico sui prodotti offerti. In caso di esito negativo, si può non concludere o risolvere il contratto. In particolare, le verifiche effettuate sui prodotti offerti dalla Nexus made srl hanno evidenziato che i banchi, di cui si è richiesto un prototipo, non corrispondevano alle caratteristiche indicate in sede di gara»;
in realtà il bando, stando a quanto dice il giornale che ha sollevato la questione, non parlerebbe di prototipi, e rimane il dubbio, quindi, che l'azienda abbia fornito dei banchi e che solo successivamente questi siano stati ritenuti inadatti;
è lecito chiedersi, quindi, se il contratto sia stato realmente risolto nel suo ammontare complessivo o solo in parte;
a queste problematiche si aggiunge anche una preoccupazione palese per l'inizio, già abbastanza difficile, di questo anno scolastico; a fronte di un appalto così importante, errori e deficienze di tal genere creano forte pregiudizio non solo per il normale svolgimento delle lezioni che riprenderanno a breve, ma anche per il contenimento dei costi e la regolarità nell'utilizzo dei fondi stanziati –:
se il Governo non ritenga di fare chiarezza sulla gestione della gara di cui in premessa, esplicitando i termini del contratto posto in essere tra Invitalia e la ditta Nexus made srl, i criteri di assegnazione iniziali e la sua reale risoluzione.
(4-06770)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta orale:
RACCHELLA, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, MOLINARI, BILLI, COIN, COMENCINI, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA, ZOFFILI, GUIDESI, PATELLI, ANDREUZZA, BADOLE, BAZZARO, BISA, BITONCI, COLMELLERE, COVOLO, FANTUZ, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, GIACOMETTI, LAZZARINI, MANZATO, PAOLIN, PATERNOSTER, PRETTO, STEFANI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO e ZORDAN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 21 luglio 2012 il giovane vicentino Tommaso Lotto veniva brutalmente assassinato a San Paolo, in Brasile, durante un tentativo di rapina da parte di un gruppo di delinquenti noto come «la banda del Rolex»;
da otto anni i nomi dei responsabili dell'omicidio sarebbero noti; tuttavia per ragioni e motivi non chiari, la polizia e la giustizia brasiliana non riescono a chiudere il caso;
nei giorni immediatamente successivi al fatto, un informatore della polizia brasiliana aveva rivelato il nome della banda e degli esecutori del delitto e la famiglia ricevette rassicurazioni che le indagini sarebbero state rapide e risolutive;
nel marzo 2013 la polizia brasiliana arrestava due persone, ritenute coinvolte nel delitto, ma la mancanza di elementi di prova portava alla loro scarcerazione;
nel dicembre 2014 la procura brasiliana archiviava il fascicolo, in quanto gli elementi raccolti non risultavano sufficienti per rinviare a processo i sospettati;
una svolta si verificò però nell'ottobre 2015, grazie alle intuizioni degli investigatori della procura vicentina, che avevano incaricato un ingegnere informatico di esaminare i filmati delle telecamere della zona del delitto, sui quali erano registrate le immagini dei mezzi utilizzati dalla gang nell'azione criminosa. La consulenza riusciva a rendere leggibili la targa dell'auto e le caratteristiche dei mezzi utilizzati, per cui la procura vicentina trasmetteva gli esiti dello studio alla polizia brasiliana affinché riaprisse il caso archiviato;
solo nel maggio 2016 il sostituto procuratore brasiliano riapriva l'indagine e nove mesi dopo la polizia brasiliana confermava al magistrato la validità della consulenza tecnica quale elemento di prova, in quanto consentiva di associare l'auto identificata ai responsabili individuati nei malviventi Marcone e Madonna;
nel marzo 2017 l'investigatore della procura vicentina incontrava a San Paolo il magistrato Rodrigo Mansur ed un delegato della polizia, dai quali apprendeva i contenuti di quanto accertato con le indagini svolte in loco, concordando i successivi interventi investigativi finalizzati alla chiusura delle indagini;
nel mese di aprile 2017, su queste basi, la magistratura brasiliana ordinava l'acquisizione dei tabulati delle utenze telefoniche presenti sui ponti radio interessati;
dal 2018 in poi, tuttavia, da magistrati e investigatori brasiliani non sono più giunti riscontri, nonostante le sistematiche sollecitazioni dei colleghi italiani, supportati costantemente fino ad allora dalla rappresentanza consolare italiana a San Paolo del Brasile;
nel giugno 2018 venne assegnato ad altra sede il console italiano nella capitale paolista, Michele Pala, che aveva seguito con particolare dedizione la vicenda, in contatto con le autorità locali;
da quel momento la famiglia, nemmeno per il tramite di un proprio avvocato di fiducia italo-brasiliano a San Paolo, è riuscita ad avere un adeguato supporto dalla rappresentanza diplomatica italiana in Brasile;
a fine novembre 2019, a seguito di una nuova missione investigativa italiana in Brasile promossa dalla procura berica, a quanto risulta agli interroganti veniva riferito ai familiari che per gli inquirenti brasiliani «il cerchio era di fatto chiuso» e che le prove individuate a carico dei quattro indiziati avrebbero permesso il loro imminente arresto;
si è però appreso recentemente di un nuovo rinvio causato dall'epidemia di SARS-CoV-2;
vi è purtroppo la sensazione che con l'avvicendamento al vertice del consolato generale di San Paolo avvenuto nel giugno 2018 l'attenzione con la quale la diplomazia si occupa del caso Lotto sia sensibilmente diminuita, accentuando il rischio di penalizzare anche il lavoro investigativo svolto dalla procura vicentina e dall'Arma dei carabinieri –:
quali iniziative il Governo intenda assumere per assistere più efficacemente la famiglia Lotto, che attende ancora giustizia per l'irreparabile perdita subita in Brasile.
(3-01744)
Interrogazione a risposta scritta:
FORMENTINI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA, ZOFFILI e PATELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 5 settembre 2020, la stampa nazionale ha dato notizia della probabile chiusura della scuola italiana di Asmara, in Eritrea, che era il nostro più antico istituto all'estero, essendo stato fondato nel lontano 1903;
gli eritrei avrebbero già sigillato i locali, avviato l'inventario e disposto ispezioni, impedendo agli studenti iscritti di svolgere gli esami nella scuola ed invitandoli a spostarsi nelle scuole pubbliche della giovane repubblica africana;
i locali della scuola italiana, che accoglieva fino a 1.500 studenti dalle primarie alle superiori, sarebbero inoltre ormai a rischio di esproprio da parte eritrea;
in conseguenza di quanto accaduto in seguito allo scoppio della pandemia da SARS-CoV-2, le lezioni risultano essere state sospese, ma 13 insegnanti sono stati comunque trattenuti e sarebbero pronti a riprendere l'attività didattica qualora si creassero le condizioni per farlo;
gli eritrei avrebbero considerato la sospensione della didattica imposta dall'emergenza Covid-19 come un segno di diminuzione dell'interesse italiano al mantenimento del presidio scolastico ad Asmara, dopo la riduzione dei fondi stanziati agli istituti situati all'estero ed il lamentato impoverimento dell'offerta educativa complessiva;
la scuola, che aveva ed avrebbe tuttora 120 dipendenti, era di fatto un centro di irradiazione della cultura italiana nel Corno d'Africa, regione sede di rilevanti interessi nazionali del nostro Paese –:
quali iniziative il Governo ritenga di dover assumere per scongiurare la chiusura della scuola italiana di Asmara ed il possibile esproprio da parte dello Stato eritreo.
(4-06774)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
DEIANA, PERANTONI, ALBERTO MANCA, ILARIA FONTANA, DAGA, D'IPPOLITO, DI LAURO, FEDERICO, LICATINI, MARAIA, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
l'area industriale di Porto Torres, come si sa, è interessata da una grave situazione di degrado ambientale e di inquinamento ed è una zona classificata come pericolosa che necessita di importanti e celeri interventi, ragion per cui dal 2002 è inserita tra i 39 siti di interesse nazionale (Sin);
con la sentenza n. 467/2020 del 28 agosto 2020 il tribunale amministrativo regionale per la Sardegna si è pronunciato sul ricorso proposto dalla società Eni REWIND S.p.a. contro la provincia di Sassari, regione Sardegna, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Arpas e comuni di Sassari e Porto Torres e Ufficio territoriale del Governo prefettura di Sassari per l'annullamento del provvedimento prot. n. 027996 del 13 agosto 2013, a firma del dirigente ufficio bonifica siti inquinati della provincia di Sassari, che aveva ordinato, individuando nella Syndial il soggetto responsabile dell'inquinamento della falda acquifera nell'area di Carbondotto, «la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale del sito contaminato»;
il Tar ha respinto lo stesso ricorso, sottolineando che la modifica nell'intestazione dei beni e delle correlate proprietà non ha determinato una sottrazione delle connesse responsabilità, essendo il passaggio di proprietà dei beni avvenuto in una logica di continuità, sotto forma di «trasferimento subentro» in tutte le posizioni di titolarità di beni e impianti (compresi atti-pubblicistici, quali «autorizzazioni, concessioni e licenze per l'esercizio degli impianti», nonché la proprietà di brevetti e tecnologie), senza possibile discontinuità nell'imputazione dei rapporti giuridici attinenti i beni e gli impianti, comprese le obbligazioni connesse, anche di natura ambientale che possano essere scaturite dalle attività inquinanti in precedenza attuate. Non trova, quindi, spazio, in questa peculiare fattispecie, il principio «chi inquina paga» e quello del «proprietario incolpevole», per poter pervenire all'esenzione di responsabilità da parte di soggetti legati da una catena societaria –:
se, alla luce di questa sentenza, il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire un quadro aggiornato in ordine allo stato delle bonifiche e promuovere iniziative per accelerare il risanamento dell'area con benefici per la salute dei sardi e dell'ambiente.
(4-06777)
DEIANA, PERANTONI, ALBERTO MANCA, ILARIA FONTANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, FEDERICO, LICATINI, MARAIA, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
la recente sentenza del 28 agosto 2020 del tribunale amministrativo regionale per la Sardegna (sentenza n. 467 del 2020) che ha respinto il ricorso proposto da Eni Rewind s.p.a. (già Syndial S.p.a.), riconoscendo Eni «soggetto responsabile» dell'inquinamento della falda acquifera in area Carbondotto, di pertinenza della centrale E.On di Fiume Santo, sita nell'area industriale di Porto Torres, ha riacceso i riflettori su un territorio martoriato nel corso di oltre 50 anni;
nella stessa area industriale sorge anche la centrale termoelettrica di Fiume Santo, di proprietà della EP Produzione Spa, che insiste su un'area contigua a quella di particolare pregio e valore;
da circa 5 anni è stata avviata la dismissione a Fiume Santo dei gruppi 1 e 2 della centrale termoelettrica di proprietà della EP Produzione;
il 19 maggio 2017, nel corso di una riunione tecnica presso l'assessorato dell'ambiente della regione Sardegna, tra funzionari del servizio valutazioni ambientali e rappresentanti della Fiumesanto Spa, facente capo alla multinazionale Ep Produzione, veniva illustrato il nuovo piano di decommissioning dei gruppi 1 e 2 e della relativa ciminiera;
all'esito di ulteriori approfondimenti condotti dal predetto ufficio, con nota del 12 giugno 2017, veniva comunicata al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la coerenza del nuovo piano di decommissioning con le prescrizioni impartite in sede di VIA nazionale;
il nuovo piano prevedeva la modifica della demolizione della ciminiera con un «inopinato» utilizzo di cariche esplosive al posto degli ultimi ritrovati in tema di demolizioni di tali strutture;
nel mese di maggio 2020, inoltre, come evidenziato dai quotidiani, sarebbe dovuto iniziare il recupero di oltre 800 tonnellate di carbone disperso negli anni nei fondali del porto industriale di Porto Torres, in particolare davanti alla banchina che serve la centrale elettrica di Fiume Santo. Operazioni che, sempre secondo fonti giornalistiche, si sarebbero dovute concludere entro il 12 giugno 2020;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se intenda avviare una serie di accertamenti, per quanto di competenza, per verificare il rispetto della normativa vigente e delle prescrizioni impartite, con particolare riferimento, ai risultati del piano di monitoraggio, alla realizzazione del progetto per la costruzione della copertura del carbonile e alla avvenuta presentazione del piano di rinaturalizzazione delle aree;
se il Ministro interrogato intenda fornire aggiornamenti, per quanto di competenza, in merito allo stato di avanzamento del piano di decommissioning e del piano di caratterizzazione delle aree oggetto degli interventi di demolizione;
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di eventuali danni provocati dalla caduta della ciminiera in seguito alla demolizione mediante esplosivo e quale ne sia l'entità.
(4-06788)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
GIACOMETTO, PORCHIETTO, MARTINO, GIACOMONI, BARATTO, CATTANEO e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'Agenzia delle dogane e dei monopoli, di seguito «Agenzia», gestisce, le attività relative alla circolazione delle merci e alla fiscalità interna connessa agli scambi internazionali, riscuotendo circa 14 miliardi di euro (Iva e dazi);
sono state più volte esposte, dall'Agenzia stessa e dagli operatori economici, le problematiche relative al controllo delle merci: ridotto numero di funzionari incaricati al controllo fisico e ridotto numero di scanner;
l'ordinanza del commissario straordinario n. 6 del 28 marzo 2020 prevede che l'Agenzia debba adottare ogni azione utile allo sdoganamento diretto e celere dei beni necessari al contrasto alla diffusione del Covid-19;
il 2 settembre 2020 è stato inaugurato in Piemonte un centro dedicato ai test Covid-19 a La Loggia, in provincia di Torino. Per consentire l'esecuzione seriale di tamponi, rapida e senza rischi per gli operatori, la regione Piemonte ha acquistato da un'azienda statunitense leader del settore quattro robot due destinati a Novara, uno a La Loggia e uno all'Università di Torino, arrivati il 12 agosto allo scalo Milanese di Malpensa;
la locale Dogana, tuttavia, ha bloccato lo sdoganamento e il conseguente invio a destinazione di tale strumentazione dal 12 agosto al 1° settembre, provocando il ritardo nella piena operatività dei centri sanitari destinatari, in un momento in cui, con la riapertura delle scuole e delle fabbriche, è massima la necessità di disporre di metodologie efficienti per l'esecuzione dei tamponi;
il blocco della strumentazione sopra citata per 20 giorni ha assunto aspetti paradossali con un continuo rimpallo di responsabilità tra regione, Agenzie delle dogane e dei monopoli, spedizioniere e Ministero della salute. In regione si è ipotizzato che a complicare le cose possano essere le nuove regole fissate dal Governo, in quanto le stesse attrezzature, acquistate anche dagli ospedali di Pescara e di Bergamo là sono arrivate regolarmente «forse perché non sono stati dichiarati come strumenti medicali» –:
se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative affinché l'Agenzia semplifichi e renda prioritario lo sdoganamento delle attrezzature mediche destinate al controllo e al contrasto dell'epidemia di Covid-19, in linea con gli intenti delle disposizioni nazionali ed europee individuate in premessa, utilizzando il personale assunto ai sensi dell'articolo 16-ter del decreto-legge n. 124 del 2019 per i controlli sulle merci in entrata nei punti di ingresso sul territorio nazionale ed in particolare sul materiale sanitario destinato al contrasto dell'epidemia di Covid-19.
(5-04584)
CURRÒ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il «decreto rilancio», così come convertito dalla legge n. 77 del 2020, ha incrementato al 110 per cento l'aliquota di detrazione spettante per le spese sostenute a fronte di particolari interventi in ambito di efficienza energetica, di misure antisismiche, di installazioni di impianti fotovoltaici;
ai fini dell'accesso alla detrazione, gli interventi devono assicurare il miglioramento di almeno due classi energetiche del fabbricato da dimostrare mediante l'attestato di prestazione energetica (A.P.E.), ante e post intervento, rilasciato da un tecnico abilitato nella forma della dichiarazione asseverata;
in particolare, il contribuente deve ottenere:
1) il visto di conformità dei dati relativi alla documentazione che attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione d'imposta;
2) una attestazione o asseverazione da parte dei tecnici abilitati al rilascio delle certificazioni energetiche o da parte dei professionisti incaricati della progettazione strutturale che certifichi il rispetto dei requisiti tecnici necessari ai fini delle agevolazioni fiscali e la congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati;
si evidenzia che il 22 luglio 2020, presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria, si è svolta l'audizione del direttore dell'Agenzia delle entrate, avvocato Ruffini, in merito alle disposizioni attuative delle misure sull'efficientamento energetico degli edifici, il quale nella sua relazione ha dichiarato che «Nel caso in cui vengano rilasciate attestazioni o asseverazioni infedeli il legislatore ha previsto la contestazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.000 a euro 15.000, per ciascuna asseverazione infedele oltre all'applicazione delle sanzioni penali ove il fatto costituisca reato. I professionisti che intendono rilasciare attestazioni o asseverazioni, inoltre, sono tenuti a stipulare una polizza di assicurazione della responsabilità civile [...] al fine di garantire ai propri clienti e al bilancio dello Stato il risarcimento dei danni eventualmente provocati dall'attività prestata»;
si evidenzia che l'Agenzia delle entrate potrà effettuare i dovuti controlli nell'arco temporale di due anni dall'inizio dei lavori;
giungono già numerose segnalazioni da parte di soggetti, potenzialmente beneficiari, che nell'incertezza della norma non intendono, ad oggi, programmare interventi ed opere di efficientamento energetico –:
se ritenga di chiarire su quali soggetti ricadrebbe la responsabilità, qualora, all'esito dei controlli effettuati dall'Agenzia delle entrate, dovesse emergere che il contribuente non avrebbe dovuto usufruire del beneficio fiscale di cui all'articolo 119, e quali strumenti avrebbe il beneficiario per tutelare le sue ragioni.
(5-04585)
FRAGOMELI, ENRICO BORGHI, BURATTI, MANCINI, MURA e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
con il cosiddetto «decreto rilancio», decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, sono state introdotte misure concrete e immediate di sostegno alle imprese e agli altri operatori economici con partita Iva, compresi, artigiani, lavoratori autonomi e professionisti colpiti dall'emergenza sanitaria legata al Coronavirus;
in particolare, l'articolo 25 del citato decreto prevede un contributo a fondo perduto a favore dei soggetti esercenti attività d'impresa e di lavoro autonomo, titolari di partita Iva, comprese le imprese esercenti attività agricola o commerciale, anche se svolte in forma di impresa cooperativa, con fatturato nell'ultimo periodo d'imposta inferiore a 5 milioni di euro che dimostrino un calo di fatturato avvenuto nel mese di aprile rispetto allo stesso mese dell'anno scorso;
secondo le stime previste nella relazione tecnica allegata al provvedimento più di 6 miliardi di euro saranno destinati, grazie a questo intervento, a reintegrare la liquidità delle imprese che hanno necessità di finanziare gli investimenti per una rapida ripresa;
al fine di ottenere il contributo a fondo perduto, il comma 8 del citato articolo 25 prevede che i soggetti interessati presentino, esclusivamente in via telematica, una istanza all'Agenzia delle entrate con l'indicazione della sussistenza dei requisiti;
con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate del 10 giugno 2020, che ha definito il contenuto informativo, le modalità e i termini di presentazione dell'istanza per il riconoscimento del contributo, è stato stabilito che la trasmissione dell'istanza poteva essere effettuata a partire dal 15 giugno e non oltre il 13 agosto 2020;
secondo quanto, si apprende da fonti di stampa, da una prima analisi delle richieste, effettuata ai primi di agosto, a termini di presentazione ancora non scaduti, l'Agenzia delle entrate, attraverso la piattaforma telematica di Sogei, ha erogato, in tempi record, circa 5,2 miliardi di euro di contributi e ogni pratica, in media, è stata lavorata e chiusa in 10 giorni;
il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, cosiddetto «decreto Agosto» recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia, prevede ulteriori erogazioni a fondo perduto per la filiera della ristorazione (600 milioni di euro) e per attività economiche e commerciali nei centri storici (500 milioni di euro) –:
quali siano i risultati definitivi del contributo a fondo perduto citato in premessa con particolare riferimento al numero di istanze presentate con il dettaglio dei beneficiari per fasce di ricavi o compensi, i tempi medi di erogazione e l'ammontare effettivamente erogato, anche valutando la possibilità di gestire attraverso l'Agenzia delle entrate, sulla base delle migliori esperienze maturate, le future erogazioni previste nel citato «decreto agosto» e quelle eventualmente previste da successivi provvedimenti.
(5-04586)
UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
Borsa Italiana è la società che gestisce il mercato finanziario italiano, comunemente noto come Borsa di Milano; fondata nel 1808, è la nona più antica borsa del mondo (dietro Francoforte, Amsterdam, Copenaghen, Parigi, Vienna, Dublino, Bruxelles e Londra) e la sedicesima in termini di capitalizzazione del mondo, settima se si considera il London Stock Exchange;
la Borsa Italiana s.p.a. è nata nel 1998 dalla privatizzazione dei mercati di borsa e dal 23 giugno 2007, a seguito della fusione con la Borsa di Londra (London Stock Exchange plc), è parte del London Stock Exchange Group, holding che controlla il 100 per cento di Borsa Italiana s.p.a. e 100 per cento di London Stock Exchange;
Mts – società per il mercato dei titoli di Stato s.p.a. detenuta a sua volta da Borsa Italiana, è una delle principali piattaforme elettroniche per la trattazione all'ingrosso di titoli obbligazionari europei, e in particolare di titoli di Stato nazionali e di emittenti sovranazionali;
Mts possiede de facto il monopolio sugli scambi dei titoli di Stato. È da rilevare che il Ministero dell'economia e delle finanze assegna poi i «punti» ai vari intermediari del debito pubblico in base all'ammontare delle transazioni effettuate per tramite della piattaforma Mts e non su altre piattaforme in deroga ad alcune regole dell'Unione europea sugli aiuti di Stato;
con la Brexit il London Stock Exchange Group (Lse) che controlla il 100 per cento di Borsa Italiana è divenuto realtà societaria extra-comunitaria. Inoltre, il piano di acquisto del gruppo Refinitiv da parte di Lse è, ad avviso dell'interrogante, in evidente contrasto con le norme comunitarie sulla concorrenza imponendo la vendita di Borsa italiana –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, considerate le prerogative di potere speciale (cosiddetto Golden power) in merito alla vendita di Borsa Italiana e Mts per definire i principi di assetto proprietario, governance, tutela degli operatori, intermediari, investitori e soprattutto delle imprese italiane quotate e che intendono quotarsi sul mercato.
(5-04587)
BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il Fir – Fondo indennizzo risparmiatori, è stato istituito dalla legge di bilancio n. 145 del 2018, con una dotazione di oltre 1,5 miliardi di euro (525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021) al fine di indennizzare circa 200 mila risparmiatori truffati dai crack bancari di banche e controllate con sede legale in Italia e poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018;
il 22 agosto 2019 si è aperta la finestra di 180 giorni (prorogati al 18 giugno 2020 dal cosiddetto decreto Cura Italia) per presentare le richieste di indennizzo, esclusivamente in via telematica, tramite la piattaforma Consap – Concessionaria servizi assicurativi pubblici, nonché agenzia ministeriale che gestisce le domande di accesso al Fondo indennizzi;
l'indennizzo – si ricorda – oscilla tra il 30 per cento (per le azioni) ed il 95 per cento (per le obbligazioni) del costo di acquisto dei titoli, entro il limite di 100 mila euro ciascuno, e la domanda può essere presentata dagli aventi diritto (persone fisiche, imprenditori individuali, microimprese, organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale, familiari del risparmiatore truffato quali coniugi, uniti civilmente, conviventi more uxorio o di fatto, parenti entro il 2° grado, cui sono stati trasferiti gli strumenti finanziari dopo la messa in liquidazione della banca, o i suoi successori mortis causa) o da loro rappresentanti; l'indennizzo è invece automatico per chi ha un reddito imponibile inferiore a 35 mila euro o un patrimonio mobiliare inferiore a 100 mila euro;
ad oggi molti risparmiatori lamentano di non aver ricevuto ancora alcun rimborso, nonostante una norma di legge, ben tre decreti ministeriali (decreti del Ministero dell'economia e delle finanze del 10 maggio 2019, 4 luglio 2019, 8 agosto 2019) ed un arco temporale di oltre un anno trascorso;
lo stesso Governo, dopo la scadenza del 18 giugno 2020, ha annunciato di voler procedere ad ulteriori e scrupolosi controlli prima di erogare gli indennizzi, ad avviso degli interroganti contraddicendo la volontà di un rapido risarcimento ai cittadini truffati, ripetutamente espressa in precedenti occasioni, in specie dai rappresentanti del M5s;
indubbiamente per molte famiglie già colpite dai collassi bancari, l'emergenza Covid-19 ha creato un ulteriore duro colpo in termini economici e l'indennizzo spettante rappresenta oramai una boccata d'ossigeno impellente –:
quali siano le ragioni di siffatti ritardi, quanti siano i risparmiatori ad oggi rimborsati e per quali importi complessivi e quali siano gli ulteriori tempi di attesa per coloro che ancora non hanno ricevuto l'indennizzo dovuto.
(5-04588)
Interrogazione a risposta in Commissione:
BISA, GUSMEROLI e CAVANDOLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
a norma degli articoli 119-122 del decreto-legge n. 34 del 2020, per l'esercizio delle opzioni relative alle detrazioni fiscali del 110 per cento (cosiddetto Superbonus) previste per alcuni interventi di efficienza energetica (Ecobonus), riduzione del rischio sismico (Sisma Bonus), installazione di impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica di veicoli elettrici, i sostenitori delle spese, negli anni 2020 e 2021, possono optare, in luogo della detrazione, per un contributo sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, ovvero per la cessione di un credito d'imposta di pari ammontare ad altri soggettivi compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari;
in attuazione della suddetta normativa il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato il decreto «Asseverazioni» del 3 agosto 2020 e il decreto «Requisiti tecnici» del 6 agosto 2020, che definiscono sia la modulistica e le modalità di trasmissione dell'asseverazione agli organi competenti, tra cui Enea, sia gli interventi che rientrano nelle agevolazioni-superbonus del 110 per cento nonché i costi massimali per singola tipologia di intervento;
anche l'Agenzia delle entrate ha emanato i primi chiarimenti attuativi: la circolare 8 agosto 2020, n. 24/E ed il provvedimento dell'8 agosto 2020, n. 283847; in allegato a quest'ultimo, l'Agenzia ha pubblicato – contestualmente – il modello, denominato «Comunicazione dell'opzione relativa agli interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica», che definisce i termini di presentazione dell'opzione che permette al posto della fruizione diretta della detrazione, di beneficiare del contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi o, in alternativa, della cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante;
con riferimento alla cessione del credito, l'Agenzia delle entrate nella Guida all'utilizzo della procedura «Comunicazione opzione crediti e detrazioni» precisa che «le operazioni effettuate tramite la procedura non costituiscono gli atti di cessione dei crediti e le transazioni intervenuti tra le parti, ma rappresentano le comunicazioni delle cessioni e delle transazioni già avvenute, affinché le stesse siano efficaci nei confronti dell'Agenzia delle Entrate e i crediti possano essere utilizzati dal cessionario in compensazione tramite modello F24, oppure ulteriormente ceduti ad altri soggetti»;
già il provvedimento dell'8 agosto 2020, n. 283847/2020, al punto 4, «Modalità di esercizio dell'opzione» dispone che «con successivo provvedimento saranno definite le specifiche tecniche per la trasmissione dei dati all'Agenzia delle entrate. Eventuali aggiornamenti delle specifiche tecniche saranno pubblicati nell'apposita sezione del sito internet dell'Agenzia delle entrate e ne sarà data relativa comunicazione»;
ad oggi rimangono dubbi interpretativi, soprattutto da parte di molti soggetti cedenti circa le responsabilità statuite dall'articolo 122, comma 4, del decreto-legge cosiddetto Rilancio;
ad esempio, sempre nella citata guida, si legge che «I dati dei crediti ceduti, contenuti nelle comunicazioni correttamente pervenute, saranno resi disponibili per l'accettazione da parte dei cessionari, da comunicare esclusivamente attraverso la Piattaforma cessione crediti» on line, non specificando quindi modalità, adempimenti, nonché se gli obblighi contrattuali di quest'ultimo sono stati ottemperati prima della cessione del credito;
ciò implicherebbe, di conseguenza, non soltanto potenziali ostacoli burocratici nella fruizione stessa dell'agevolazione fiscale prevista, ma anche l'erronea imputazione di sanzioni e interessi in capo a coloro che invece hanno correttamente eseguito le prescrizioni di legge;
occorre, pertanto, chiarire fin da subito le incertezze sul perimetro applicativo delle suddette disposizioni, anche al fine di non compromettere i legittimi rimborsi del credito fiscale ovvero nella cessione del credito medesimo, evitando il rischio di una beffa come sta emergendo con il bonus mobilità/monopattini (si veda Il Messaggero, 7 settembre 2020) –:
se non ritenga doveroso un intervento risolutivo per fornire chiarimenti rispetto a quanto esposto in premessa, anche al fine di esonerare il cessionario da irregolarità pregresse ad esso non imputabili e delimitare anche la responsabilità del committente.
(5-04582)
Interrogazione a risposta scritta:
CIRIELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la grave emergenza connessa alla diffusione dell'epidemia di Covid-19 ha pesantemente coinvolto la nostra Nazione sia dal punto di vista sanitario e sociale, sia da quello economico;
la consistente parte della spesa sostenuta per l'acquisizione di beni e servizi sanitari nell'intento di contenere l'epidemia ha indotto l'Autorità Nazionale Anticorruzione Anac ad effettuare una indagine conoscitiva sugli affidamenti effettuati in ambito sanitario;
in particolare, dall'analisi comparativa della spesa regionale in relazione al numero dei contagiati registrarti da ciascuna regione alla data del 30 aprile 2020, sarebbe emerso che la Campania, a fronte di un numero di 4.423 contagi, ha speso 76.308 euro per contagiato, sostenendo una spesa complessiva di circa 337 milioni di euro, mentre la Lombardia che ha registrato circa 75.700 contagi, ha speso 5.178 euro per contagiato, per una spesa complessiva di 392 milioni di euro;
i dati forniti dall'Anac individuano dunque la Campania quale prima regione con il valore più elevato di spesa rispetto al numero di contagiati, raggiungendo quasi la Lombardia anche in termini assoluti per la spesa complessiva sostenuta, regione quest'ultima tra le più colpite dalla pandemia;
si tratta di dati incredibili che pongono legittimi dubbi sull'efficienza, la regolarità della gestione e la trasparenza dell'amministrazione De Luca, già protagonista di svariate inchieste giudiziarie sull'emergenza Covid che, a parere dell'interrogante, farebbero supporre una grave inadeguatezza del presidente della regione nell'amministrare la cosa pubblica;
le alte ed incomprensibili spese sostenute dalla regione Campania per fronteggiare l'emergenza sanitaria, invero, non sembrerebbero essere giustificate da consequenziali misure di prevenzione adeguate ed efficaci, basti pensare all'esiguità del numero, di tamponi effettuati ed al recente e rapido aumento dei contagi, il tutto a dimostrazione secondo l'interrogante proprio del fallimento di De Luca nella gestione dell'emergenza sanitaria e in genere della gestione finanziaria della regione, che, proprio in virtù del cospicuo denaro pubblico speso, avrebbe dovuto quantomeno garantire il contenimento del virus;
l'ingiustificabile divario economico sopra riportato configurerebbe, dunque, l'ennesimo caso di mala gestio operato dalla giunta regionale campana durante l'emergenza sanitaria e, questo, malgrado la situazione economica di difficile sostenibilità che la Nazione sta vivendo che, al contrario, imporrebbe comportamenti assolutamente virtuosi in grado di consentire il miglior utilizzo delle risorse di cui si dispone a garanzia dell'interesse pubblico e della salute dei cittadini –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intendano adottare in ordine all'effettivo utilizzo delle risorse pubbliche per fronteggiare l'emergenza da parte della giunta regionale campana, anche promuovendo un'attività ispettiva che consenta tra l'altro di verificare se sussistano gli estremi per un'eventuale segnalazione alla Corte dei conti per danno erariale e se non intendano comunque adottare le iniziative di competenza al fine di commissariare la gestione della sanità della regione Campania, in relazione a quanto sopra esposto con riferimento all'emergenza Covid-19.
(4-06780)
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta scritta:
GALANTINO e CIABURRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il sistema penitenziario italiano vive una crisi profonda e diffusa su tutto il territorio nazionale;
sono ormai noti i fatti delle rivolte scoppiate durante il periodo del lockdown, ed ancora i numerosissimi casi che con frequenza elevata vengono portati alla ribalta delle cronache;
per esempio, la scorsa settimana il carcere di Bari è stato interessato da una rivolta di un noto clan, perché un suo affiliato non avrebbe avuto il permesso del ricovero in ospedale, ritenuto inopportuno dal personale Asl competente;
il noto criminale Johnny Lo Zingaro è evaso dal carcere di Sassari; un detenuto del carcere Cantiello e Gaeta ha aggredito per futili motivi un agente della polizia penitenziaria prendendolo a pugni;
stessa sorte è toccata ad un agente di polizia penitenziaria del carcere di Monza. Trattasi solo di alcuni eventi di una casistica purtroppo copiosa;
aggressioni agli agenti di polizia penitenziaria ed episodi di rivolta sono oramai all'ordine del giorno, così come i tentativi di suicidio;
le rivolte carcerarie spesso comportano danni ingenti alle strutture già di per sé fatiscenti e meritevoli di opere di manutenzione straordinaria;
il fattore comune di queste episodi trova fondamento nella carenza di personale –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;
se intenda porre in essere rimedi all'evidente carenza di risorse umane in servizio, incrementando l'assunzione del personale di polizia penitenziaria.
(4-06771)
BARTOLOZZI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 6 settembre, Giuseppe Mastini, 60 anni, pluriomicida e condannato all'ergastolo, conosciuto come Johnny lo Zingaro, è evaso dal carcere di massima sicurezza di Bancali, a Sassari;
nello specifico, Mastini è riuscito a fuggire dalla casa circondariale di Sassari dopo aver ottenuto un permesso premio;
la fuga appena riportata è l'ennesima per Mastini, già scappato dal carcere diverse volte in passato: la prima dal carcere minorile di Casal del Marmo nel 1976, poi dall'Aquila e ancora da Pianosa e successivamente il 30 giugno del 2017 dal penitenziario di Fossano (Cuneo) dove anche in quella occasione era uscito, godendo del regime di semilibertà, e non aveva fatto più rientro;
desta evidenti perplessità il fatto che ad un detenuto condannato all'ergastolo per due omicidi, tra cui quello di un poliziotto, per numerose rapine a mano armata e precedentemente evaso possa essere concesso di dileguarsi ancora una volta;
il caso dell'evasione di Johnny Lo Zingaro evidenzia la necessità di procedere tempestivamente ad una riforma dell'ordinamento penitenziario, bloccata dal Ministro Bonafede, e di come il sistema delle premialità per i detenuti vada urgentemente rivisto;
la vicenda riportata evidenzia preoccupazioni anche dal punto di vista della sicurezza dei cittadini in considerazione della fuga da un istituto penitenziario di un pluriomicida nonché condannato all'ergastolo;
a ciò si aggiunga che le devastazioni, i morti e le evasioni del mese di marzo, le 500 scarcerazioni, le celle aperte ed il rinvenimento di centinaia di cellulari nei reparti di alta sicurezza sono frutto, ad avviso dell'interrogante, di una conclamata incapacità di programmazione e gestione del sistema giustizia da parte del Ministro Bonafede;
in considerazione di quanto appena riportato, anziché sbandierare pseudo riforme è necessario che il Ministro della giustizia si impegni a prevedere con urgenza norme che impediscano alle mafie di avere il controllo degli istituti penitenziari e, al contempo, di garantire la certezza della pena –:
quali iniziative il Ministro dell'interno abbia intrapreso al fine di garantire un'adeguata sicurezza sul territorio italiano a seguito della fuga del detenuto Giuseppe Mastini;
se il Ministro della giustizia non intenda intraprendere tempestivamente le iniziative ispettive di competenza al fine di fare chiarezza sulla vicenda riportata in premessa;
se il Ministro della giustizia non intenda adottare le opportune iniziative al fine di provvedere con urgenza ad una riforma dell'ordinamento penitenziario nonché di modificare il cosiddetto sistema delle premialità per i detenuti, per scongiurare che eventi come quello riportato in premessa abbiano a ripetersi.
(4-06773)
LATTANZIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la sera del 4 settembre 2020 è scoppiata una rivolta presso la III sezione del secondo piano del carcere di Bari occupato principalmente da detenuti ad alta sicurezza appartenenti al clan barese «Strisciuglio». Si parla di 15 detenuti, identificati dalla polizia penitenziaria;
si apprende che i detenuti hanno iniziato la protesta prima battendo le stoviglie alle inferriata e, in seguito, hanno divelto alcuni cancelli, distrutto idranti e arredi, lanciando anche olio bollente sui poliziotti. La rivolta è stata sedata intorno a mezzanotte con un bilancio devastante e la sezione distrutta;
la direzione distrettuale Antimafia di Bari ha dunque iniziato una indagine sull'accaduto, ponendo in luce la difficile condizione delle forze di polizia baresi. L'organizzazione sindacale Autonoma polizia penitenziaria sottolinea che a Bari la situazione degli organici è complessa, con 100 unità a fronte di una popolazione detenuta di 400 presenze per una capienza tollerabile di 299, e che ciò determina grave rischio per l'utenza, per gli operatori e per il cittadino; si aggiunge, inoltre, che in Puglia si registrano carenze non più tollerabili, aggravate dalla forte presenza sul territorio e nelle strutture penitenziarie di cosche malavitose;
in tale scenario si ritiene fondamentale la richiesta di interventi che risultano non più rinviabili ed urgenti: così come la lotta alle mafie foggiane ha assunto un rilievo nazionale, anche la condizione di disagio degli uomini e donne della polizia penitenziaria pugliese – con particolare riferimento a Bari – deve assumere maggiore peso nel quadro degli interventi a livello di sistema-Paese, soprattutto in relazione alla tutela della loro sicurezza in relazione all'elevato livello di infiltrazioni malavitose nelle carceri –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto accaduto a Bari e se intenda intraprendere iniziative, per quanto di competenza, tese a chiarire la situazione nelle carceri pugliesi nonché – preso atto della sussistenza di una condizione di sottodimensionamento dell'organico delle forze dell'ordine presso il carcere di Bari – a sostenere l'invio di personale aggiuntivo per fare fronte alle difficoltà delle forze della polizia penitenziaria del carcere di Bari causate dal preoccupante sovraffollamento dei detenuti.
(4-06775)
GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto previsto dall'articolo 4, comma 4, della legge n. 184 del 1983, così come modificato dalla legge n. 149 del 2001, il provvedimento che dispone l'affidamento familiare deve indicarne il periodo di presumibile durata, che non può protrarsi oltre i 24 mesi. Tuttavia, una volta decorso il periodo massimo, qualora la sospensione dell'affidamento rechi pregiudizio al minorenne, il tribunale per i minorenni può disporne la proroga;
la terza raccolta dati sperimentale dell'autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza elaborata con le procure della Repubblica presso i tribunali per i minorenni 2016-2017, ha evidenziato che per più del 40 per cento dei minorenni non è stato comunicato il dato sull'eventuale permanenza superiore ai 24 mesi. In ogni caso, per i dati comunicati, più del 10 per cento (12,2 per cento nel 2016 e 11 per cento nel 2017) è ospite della comunità da più di 24 mesi;
la prosecuzione dell'accoglienza, si legge nella raccolta, può anche essere prorogata fino al ventunesimo anno di età, attraverso l'utilizzo del cosiddetto «prosieguo amministrativo»;
il confronto tra i dati rilevati negli anni 2016 e 2017 mostra un innalzamento del numero di ragazzi che al raggiungimento della maggiore età restano in comunità;
il quotidiano Avvenire.it ha pubblicato la storia di Anita, una ragazza ormai maggiorenne, che si trova in comunità da ben 7 anni per ordine del tribunale dei minori di Bari. La ragazza non sa quando potrà riabbracciare la mamma che in questi anni è riuscita ad incontrarla con crescente difficoltà;
il tutore nominato dal tribunale per i minorenni, si legge, fin dal 2013 ha chiesto e ottenuto per lei una proroga di tre anni per quanto riguarda la permanenza in comunità. E poi, «grazie» a una legge regionale della Puglia a «tutela» delle persone disabili, potrebbe addirittura rimanere fino ai 25 anni. Senza che la famiglia abbia la possibilità di intervenire. Eppure la proroga sarebbe irregolare perché la ragazza ha già trascorso il massimo periodo possibile in comunità, sette anni. E non è prevista alcuna «proroga della proroga»;
racconta la mamma di Anita, Francesca L.: «Quando nel 2006 ho vissuto la sofferenza della separazione, il tribunale ordinario mi ha concesso l'affidamento esclusivo della piccola, che aveva 4 anni». I medici diagnosticano un «lieve ritardo espressivo e cognitivo» che, con le cure adeguate, può esser però recuperato. La piccola frequenta così un centro di logopedia; a scuola è assistita da una maestra di sostegno con cui si crea un ottimo rapporto;
finché, nel 2012, il tribunale per i minorenni decide, su istanza del padre, di concedere l'affido condiviso. La ragazza rimane collocata presso la madre che due Ctu definiscono «molto attenta ai bisogni della figlia». Viene però nominato un tutore. Nel marzo 2013 arriva anche un provvedimento di sospensione dalla responsabilità genitoriale e poco dopo la decadenza;
«Da sette anni – si dispera mamma Francesca – mia figlia vive lì dentro. Il giudice minorile ha disposto che sia assegnata ai servizi sociali di Cassano nelle Murge»;
dal 19 giugno 2020 mamma Francesca non riesce più a vedere Anita. La comunità stessa, nella convinzione che l'incontro con la mamma sia disturbante per la ragazza ha deciso di interrompere gli incontri. «Abbiamo fatto una denuncia per abuso di potere. Ho chiesto l'intervento del Ministero della giustizia. Ridatemi mia figlia, la vita senza di lei è straziante. Non posso pensare che rimanga altri 4 o 5 anni lì dentro» –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se non intenda verificare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di iniziative ispettive presso il tribunale di cui in premessa.
(4-06785)
GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l'agenzia di stampa Dire ha riportato la vicenda di una mamma M. che dopo aver denunciato l'ex e padre di sua figlia per condotte pericolose, è stata allontanata dal tribunale ordinario di Imperia dalla sua bambina, nonostante la piena responsabilità genitoriale. La minore di 8 anni si trova da 10 mesi in una comunità per minori, si legge, senza valida motivazione;
nel racconto-denuncia fatto alla Dire dal legale della donna, «tutto si basa sui ricorsi e denunce strumentali dell'ex compagno, riaperte e sostenute dalle relazioni dei servizi sociali e da una Ctu tardiva e irregolare, che si è espressa il 1o aprile 2019, che segnalano un non meglio dimostrato “fallimento” del programma di riavvicinamento al padre a causa del perdurante conflitto e della scarsa collaborazione ed oppositività di una madre diffidente ed ostativa»;
«La bambina, continua il legale, mai ascoltata da alcuno, esprime in ogni modo ed occasione (...) il suo diniego ad avere incontri e rapporti con il padre (ricordiamo l'ordine di allontanamento e protezione comminatogli). Malgrado ciò la mia assistita ha sempre portato la bimba agli incontri protetti»;
«negli anni di convivenza – ricorda mamma M. alla Dire – ho proposto di tutto per tentare di normalizzare la situazione familiare e coinvolgerlo finalmente nel suo ruolo, anche una terapia di coppia, tutto vano; (...) ad un certo punto mi sono trovata costretta a riprendere contatti di lavoro fuori zona, e lì è scattata l'aggressività (...). Siamo cadute in un incubo perdurante da 3 anni e mezzo, un tunnel senza fondo di una serie interminabile di udienze, istanze, ricorsi, denunce, interrogatori, colloqui, visite, dall'esito ognuno peggiore dei precedenti; solo incontri protetti, ne abbiamo subiti almeno 120. (...)»;
«per i servizi sociali, che non hanno mai compiuto una seria valutazione situazionale né hanno mai stilato un progetto, apparentemente va tutto bene e benché non si vogliano direttamente esprimere sull'affidamento, come vorrebbe il giudice che li spinge ripetutamente a ciò, non permettono il rientro della minore nella casa natale, senza però assumere una posizione precisa»;
«siamo pronte – annuncia il legale – a fare l'ennesimo, ricorso, anche se finora ogni atto della difesa è stato ignorato o respinto. Stiamo inoltre valutando (...) anche un esposto all'ordine degli assistenti sociali e degli psicologi per segnalare i comportamenti in violazione delle rispettive norme e prassi deontologiche e, il conflitto di interessi delle varie operatrici incaricate, che oltretutto compaiono come testimoni (...) nei procedimenti incardinati dall'ex convivente contro la mia assistita, che avanzano tra irregolarità con fasi “a sorpresa” (...) dopo lunghi periodi di “blocco”, riattivandosi all'occorrenza nelle fasi di impasse della causa civile per l'affidamento, (mascherata da procedimento di separazione). Tutte attività caratterizzate da rimandi, sparizioni di notifiche e fascicoli, gestiti dai medesimi soggetti (stesso magistrato e un ispettore che assumono su di sé tutte le decisioni e le indagini), con esiti sempre a sfavore della madre, vittima che diviene addirittura indagata per accuse false ed infondate»;
oltre a questo va aggiunto il dato per cui si assiste alla messa in discussione unicamente della responsabilità genitoriale della mamma, questione che doveva essere oggetto di apposito procedimento presso altre sedi;
è bene ricordare, si legge, che in alcune relazioni scritte dai servizi sociali vengono riportati diversi episodi che descrivono l'inadeguatezza del padre, dove dichiara di voler rinunciare alla figlia, definendola «danneggiata», ed anche i comportamenti irresponsabili e aggressivi, scatti d'ira, urla, mortificazioni e minacce verso la bambina, emersi anche durante gli incontri protetti –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se non intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di iniziative ispettive presso il tribunale di cui in premessa.
(4-06786)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
MARAIA, DEIANA, ALBERTO MANCA, ILARIA FONTANA, DAGA, D'IPPOLITO, DI LAURO, FEDERICO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il Governo ha ritenuto sussistente la straordinaria necessità e urgenza di realizzare un'accelerazione degli investimenti e delle infrastrutture, anche al fine di fronteggiare le ricadute economiche conseguenti all'emergenza epidemiologica da Covid-19, così adottando il decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, che introduce, tra le varie misure, semplificazioni in materia di infrastrutture e contratti pubblici;
in provincia di Avellino, la realizzazione di opere viarie di primaria importanza per il territorio è bloccata o fortemente rallentata, a causa di sopravvenuti ostacoli nella fase esecutiva. Trattasi, nel caso specifico, dei lavori di realizzazione non ancora partiti della strada «Manna – svincolo di Ariano Irpino», oggetto di accordo di programma dall'anno 2007, ed inserita sulla direttrice Contursi-Termoli;
nei comuni della provincia di Avellino, soprattutto in quelli della Valle Ufita e della Valle del Cervaro, per di più inseriti in un contesto già problematico sul piano socio-economico ed occupazionale, è necessario intervenire urgentemente affinché il sostegno alle attività produttive ed imprenditoriali venga garantito attraverso lo sblocco o la velocizzazione di opere stradali ed autostradali;
nella regione Campania, l'esigenza di velocizzazione nella realizzazione o nell'adeguamento degli assi viari sulla direttrice Contursi – Grottaminarda – Ariano Irpino – Termoli, è fondamentale per i territori di riferimento della provincia di Avellino, troppo a lungo penalizzati da lungaggini burocratiche, anche in prospettiva della realizzazione della stazione Hirpinia e del potenziamento dell'area industriale Asi della Valle dell'Ufita;
nell'ambito del progetto della piattaforma logistica in Valle Ufita acquisisce importanza nodale lo «Snodo tra i due mari», che si pone l'obiettivo di rendere la parte nord-orientale della provincia di Avellino una cerniera tra est ed ovest, tra l'Adriatico ed il Tirreno. Particolare rilevanza, all'interno di questa prospettiva, assume la realizzazione del corridoio «Transalpino»;
tale politica del corridoio, nel sistema stradale non può prescindere dallo sblocco e dalla velocizzazione del potenziamento della viabilità di connessione tra i due assi, ovest ed est, dell'Italia meridionale, attraverso la realizzazione di un prolungamento sulla direttrice Grottaminarda – Ariano Irpino – Termoli. In correlazione al previsto completamento della strada a scorrimento veloce Lioni – Sant'Angelo dei Lombardi – Grottaminarda, giungerebbe a compimento il collegamento longitudinale interno tra la A14 Adriatica e l'A3 Salerno-Reggio Calabria –:
se intenda valutare l'adozione delle iniziative di competenza per disporre il commissariamento per le fasi di potenziamento e/o realizzazione dei tratti stradali statali sulla direttrice Contursi – Grottaminarda – Ariano Irpino – Termoli in tutti i territori attraversati dalla tratta Contursi-Termoli.
(5-04589)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'interrogante, in data 10 ottobre 2019, con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-02870, ha già avuto modo di interrogare il Governo sul preoccupante ritardo relativo all'istituzione dell'Ansfisa, che l'articolo 12 del decreto-legge n. 109 del 2018 disponeva fosse istituita a decorrere dal 1° gennaio 2019;
successivamente, in data 5 dicembre 2019, è stato formalmente nominato direttore di Ansfisa l'ingegner Fabio Croccolo;
ad oggi, però, Ansfisa non risulta di fatto operativa, dal momento che non è stato costituito il Comitato direttivo dell'Agenzia e, soprattutto, non sono ancora state effettuate le assunzioni di personale previste dal succitato articolo 12 del decreto-legge n. 109 del 2018;
nonostante la sicurezza delle infrastrutture autostradali e ferroviarie costituisca una priorità imprescindibile e la Corte dei conti, come riportato in un recente articolo di stampa, abbia denunciato che il competente dipartimento del Ministero delle infrastrutture dei trasporti disponga di un numero di personale non sufficiente e non sufficientemente qualificato per lo svolgimento dell'attività ispettiva sembra, a giudizio dell'interrogante, che da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non vi sia la volontà di dare piena attuazione all'Ansfisa –:
quali siano le cause che hanno impedito e stanno impedendo la piena operatività di Ansfisa e quali iniziative urgenti di competenza intenda assumere il Ministro interrogato al fine di dare piena attuazione all'articolo 12 del decreto-legge n. 109 del 2018.
(5-04580)
Interrogazioni a risposta scritta:
GUIDESI, ANDREUZZA, BINELLI, GALLI, PIASTRA e SALTAMARTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo 3 novembre 2017, n. 229, di «Revisione ed integrazione del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171, recante codice della nautica da diporto ed attuazione della direttiva 2003/44/CE, a norma dell'articolo 6 della legge 8 luglio 2003, n. 172, in attuazione dell'articolo 1 della legge 7 ottobre 2015, n. 167» prevede, al suo articolo 58, l'introduzione del nuovo articolo 19-bis nel decreto legislativo 11 gennaio 2016, n. 5;
quest'ultima norma prevede un'apposita disciplina in materia di «Compartimenti motori e motori alimentati con combustibili alternativi» e – recependo le indicazioni fornite dal Consiglio di Stato e dalle Commissioni parlamentari competenti in sede di esame del citato decreto legislativo 3 novembre 2017, n. 229 – precisa che la normativa tecnica regolante i sistemi di alimentazione e relativi motori di propulsione alimentati con gas di petrolio liquefatto, gas naturale liquefatto, metano ed elettrici su unità da diporto, di nuova costruzione o già immessi sul mercato, è conforme alla regola tecnica elaborata nel rispetto della normativa europea o, in mancanza di questa, della normativa internazionale di riferimento, individuata secondo i criteri di cui al suo comma 4;
si è, inoltre, previsto che con uno o più decreti attuativi vengano stabilite le procedure per l'approvazione e l'installazione di sistemi di alimentazione con gas di petrolio liquefatto, gas naturale liquefatto, metano ed elettrici su unità da diporto e relativi motori di propulsione, di nuova costruzione o già immessi sul mercato. In sede di emanazione del provvedimento si è preferito recepire la condizione della Camera dei deputati rispetto a quella del Senato della Repubblica, in quanto la condizione della Camera prevedeva la possibilità di emanare uno o più decreti per l'implementazione della disciplina. Ciò, in quanto ci sono le regole tecniche per il Gpl, e non per gli altri combustibili, onde evitare, quindi, ritardi allo sviluppo dei motori a combustibili alternativi;
ad oggi ancora le norme attuative della citata disciplina regolante i sistemi di alimentazione e relativi motori di propulsione alimentati con gas di petrolio liquefatto su unità da diporto non sono ancora state emanate e risultano sempre più urgenti per la tutela dei costruttori nazionali ai fini dell'esportabilità delle unità da diporto negli altri Stati membri, dove sono in vigore prescrizioni tecniche già approvate dalla Commissione europea –:
quali siano i tempi di emanazione dei provvedimenti attuativi previsti dal nuovo articolo 19-bis, comma 4, del decreto legislativo 11 gennaio 2016, n. 5, per regolare il comparto dei sistemi di alimentazione e dei relativi motori di propulsione alimentati con gas di petrolio liquefatto su unità da diporto.
(4-06776)
PATERNOSTER, MACCANTI, POTENTI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MORELLI, RIXI, TOMBOLATO, ZORDAN e COVOLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17665 del 25 agosto 2020, ha dichiarato illegittimo l'utilizzo della targa prova su un veicolo già immatricolato;
il collegio ha stabilito che l'uso della targa prova su un'auto già targata esonera l'assicuratore della targa prova stessa da qualsiasi obbligo di risarcimento, che invece ricade pienamente sull'assicuratore del veicolo;
targa prova, come noto, è utilizzata solitamente da officine e concessionarie per effettuare test o dimostrazioni sulle vetture in riparazione o in conto vendita. Questo permette la circolazione senza la classica RC auto (se l'auto usata o chilometri 0 è in vendita) oppure senza utilizzare quella del proprietario, in caso di riparazione e necessità di verificare se funziona tutto correttamente;
la questione relativa alla possibilità di utilizzare una targa prova su veicoli è stata oggetto il 30 maggio 2018, di una nota del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno (Prot. n. 300/A/4341/18/105/20/3). In tale nota, in risposta al quesito che chiedeva se fosse possibile utilizzare una targa prova su veicoli già immatricolati che concessionarie d'auto o meccanici utilizzano per esigenze di prova tecnica o legate alla vendita, pur ritenendo che la prassi di utilizzare la targa prova su veicoli immatricolati non corrisponda alle finalità del dettato normativo che «secondo la previsione dell'articolo 98 CDS, come modificato ed integrato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 474 del 2001, doveva essere solo quella di consentire la circolazione di prova a veicoli non immatricolati, sprovvisti, perciò, di una propria targa di riconoscimento e di documenti di circolazione», il Ministero dell'interno ha evidenziato la complessità della questione e la diversa posizione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il quale «conformemente al proprio indirizzo interpretativo di cui alla nota prot. 4699/M363 del 4 febbraio 2004, si è mostrato possibilista nel riconoscere l'utilizzabilità della targa prova anche su veicoli immatricolati». Nella stessa nota il Viminale ha richiesto agli organi preposti al controllo di evitare per il momento ogni azione sanzionatoria ed economicamente pregiudizievole nei confronti degli operatori del settore che agiscono secondo la prassi consolidata di utilizzare le targhe prova anche su veicoli già immatricolati ma sprovvisti di copertura assicurativa;
gli autosaloni sono in difficoltà e devono confrontarsi con un calo delle vendite pari al 90 per cento rispetto all'anno precedente; ora, come se non bastasse, arriva un'altra complicazione burocratica che complica non di poco il lavoro dei venditori;
gli imprenditori, intanto, sono in crisi di liquidità, le entrate sono quasi azzerate, mentre le uscite, quelle, purtroppo no. Sono a rischio numerosi posti di lavoro e intere aziende hanno vissuto un periodo di reale difficoltà che non è stato affatto superato. Ora è sopraggiunta la pronuncia della Corte di cassazione. Ancora una volta, a parere dell'interrogante, lo Stato complica la vita dei suoi cittadini e, in particolar modo, delle sue aziende;
a parere dell'interrogante la targa prova rappresenta uno strategico strumento di lavoro che deve essere messo a disposizione degli operatori economici con assoluta chiarezza e debbono, certamente, essere perseguiti eventuali abusi nei casi in cui della targa prova sia fatto un uso improprio, ma gli utilizzi professionali devono essere necessariamente da tutelare –:
quali urgenti iniziative di carattere normativo il Governo intenda adottare per chiarire definitivamente e univocamente che i soggetti di cui all'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 24 novembre 2001, n. 474, sono autorizzati a circolare, per esigenze strettamente connesse alla propria attività lavorativa, con veicoli muniti di targa di prova, anche se immatricolati, consentendo ad autoriparatori e rivenditori di svolgere il proprio lavoro.
(4-06783)
ALEMANNO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
con il lockdown la rete di vendita delle automobili è la categoria della filiera che ha sofferto di più e, per oltre due mesi, ha dovuto tenere le serrande degli showroom abbassate;
con un mercato in calo di oltre il 90 per cento gli imprenditori sono andati in crisi di liquidità, ancor più delle case madri che hanno potuto contare su corpose linee di credito da parte del sistema bancario internazionale. Sono stati a rischio numerosi posti di lavoro e intere aziende hanno vissuto un periodo di reale difficoltà che non è affatto definitivamente alle spalle;
attualmente si prevede un ulteriore cambio di scenario dovuto ad una sentenza della Corte di Cassazione in merito alla targa di prova che interviene per fare chiarezza su cosa dice la legge. Infatti, attualmente, la targa prova veniva considerata una deroga a quella tradizionale, poteva quindi essere usata quando il veicolo non risulta immatricolato e non ha quindi il numero di identificazione e la carta di circolazione;
la targa prova però non viene soltanto utilizzata per spostare i veicoli non immatricolati, ma per movimentare tutti i veicoli presso i concessionari che non hanno più il vecchio padrone e spesso sono in attesa di quello nuovo. Mezzi che molto frequentemente hanno una targa, ma non hanno l'assicurazione. E non si tratta di qualche migliaia di vetture, ma centinaia di migliaia. Auto che devono necessariamente muoversi per essere provate, riparate, lavate, collaudate, spostate di sede. Tutte operazioni che finora venivano effettuate con la targa prova;
come sopracitato, è ora intervenuta la sentenza della III Sezione Civile numero 17665 del 25 agosto 2020 della Cassazione che, certamente, definisce la giurisprudenza in merito –:
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di tipo normativo per colmare quello che appare all'interrogante un vuoto normativo.
(4-06784)
DI MURO, RIXI e FOSCOLO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
come diffusamente riportato dalla stampa nazionale e locale sulle autostrade liguri è stato installato un elevato numero di strumenti per la rilevazione automatica della velocità;
in particolare, è stata disposta l'installazione di diciannove nuovi autovelox sull'autostrada dei Fiori (A10) tra la provincia di Savona e quella di Imperia, sedici dei quali sono stati già installati, mentre per altri tre si attendono gli esiti di uno studio della polizia stradale su incidenti e pericolosità del tracciato al fine di determinarne la loro esatta collocazione;
l'installazione è iniziata da poco e tre dei diciannove autovelox sono installati nel tratto savonese, mentre in quello imperiese sono stati sistemati i basamenti di cemento, ma non ancora i box per i quattro apparecchi che verranno installati, rispettivamente, tra Ventimiglia e Bordighera, a Sanremo, a Taggia e ad Imperia;
dopo un'estate tormentata per la Liguria, letteralmente prigioniera dei cantieri, con code infinite, incidenti, disagi incalcolabili per liguri e turisti e un lockdown ininterrotto con danni enormi per l'economia locale, al primo porto del Paese e al turismo, l'installazione dei nuovi rilevatori potrebbe creare ulteriori problemi. Come hanno evidenziato gli operatori turistici ed i commercianti il problema ovviamente non è la presenza degli apparecchi di rilevazione della velocità, che sono importanti per la sicurezza di chi viaggia, ma i limiti di velocità che variano in continuazione che potrebbero scoraggiare turisti ed avventori visto il concreto rischio di incorrere in sanzioni;
effettivamente, percorrendo l'autostrada dei Fiori (A10), tra Ventimiglia e Genova (in entrambe le direzioni), si possono notare le continue differenze di velocità che, seppur prestando la massima attenzione, spesso si possono anche superare. Si passa spesso dai 90 ai 110 chilometri all'ora e viceversa e, solo in pochi casi, la velocità massima possibile arriva a 130;
nel tratto autostradale che va da Spotorno a Ventimiglia, inoltre, ci sono ventuno autovelox, molti dei quali occulti alla vista degli automobilisti. Come è noto, uno dei requisiti fondamentali imposti dal codice della strada, però, è che le postazioni siano segnalate mediante apposita cartellonistica e che le strutture siano chiaramente visibili;
a parere dell'interrogante l'iniziativa rientra nella volontà del Governo di aumentare le entrate nazionali e locali tramite l'elevazione di sanzioni amministrative e l'aumento degli strumenti per la rilevazione automatica della velocità dei veicoli –:
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano adottare iniziative normative finalizzate a riformare la disciplina concernente l'utilizzo dei proventi derivanti dalle multe irrogate in applicazione della normativa prevista dal codice della strada e per garantire un corretto impiego degli autovelox, in modo che non si verifichi quello che appare all'interrogante come un utilizzo degli stessi sostanzialmente vessatorio nei confronti dei cittadini.
(4-06787)
INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
FUSACCHIA. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
la trasformazione digitale della pubblica amministrazione, al fine di ulteriormente assicurare l'efficacia, l'efficienza, l'economicità e la produttività delle amministrazioni, la trasparenza dell'azione amministrativa, la qualità dei servizi ai cittadini e alle imprese, resta un obiettivo centrale e ancora più strategico alla luce dell'impatto della pandemia da Covid-19 e delle sue conseguenze, non solo di breve periodo;
come indicato nella strategia «Italia 2025», uno degli assi di intervento di Repubblica digitale, l'iniziativa strategica nazionale volta a combattere il divario digitale di carattere culturale presente nella popolazione Italiana, è prioritario «il potenziamento e lo sviluppo delle competenze digitali della forza lavoro, sia nel settore privato che nel settore pubblico, incluse le competenze per l'e-leadership con il coordinamento di Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero della Pubblica Amministrazione»;
il lavoro agile (smart working) è una modalità sempre più rilevante, che non smetterà di essere usata e valorizzata neppure con la fine della pandemia, e potrebbe anzi diventare prezioso per costruire la pubblica amministrazione del futuro e aumentare la qualità del lavoro – e di vita – di chi ci lavora;
è necessario potenziare capacità e competenze di chi lavora nei comuni, a partire da dirigenti e funzionari, per offrire servizi pubblici a livello locale all'altezza delle sfide moderne, così come per aumentare la capacità di adattamento a contesti e situazioni inattese come quelli sperimentati negli ultimi mesi, che consentano di mantenere in maniera tempestiva ed efficace il rapporto con i cittadini senza soluzione di continuità –:
quali iniziative il Governo intenda adottare per fornire alle lavoratrici e ai lavoratori della pubblica amministrazione locale e decentralizzata una formazione sulla cultura e sulle competenze digitali.
(4-06769)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
VIGNAROLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
si è verificato nel corso del periodo estivo un incremento dei casi di contagio da Coronavirus, come attestato dai dati ufficiali dell'Istituto superiore di sanità (Iss) che registrano (su base nazionale) 12.422 positivi al 31 luglio 2020, contro i 26.078 positivi rilevati al 31 agosto 2020;
inoltre, contrariamente ad alcune regioni che hanno mantenuto un numero basso di positivi, ne esistono altre che, in breve tempo, hanno subito un'impennata (come la Sardegna che ha registrato 33 casi a luglio e 789 ad agosto);
i report mensili dell'Istituto superiore di sanità dimostrano un andamento non omogeneo dei contagi, caratterizzato da un diverso numero di positivi da regione a regione o da incrementi non trascurabili nello stesso ambito territoriale (a distanza di un breve arco temporale);
le cause di tale fenomeno dipendono probabilmente dalla maggiore predisposizione al contagio dei territori a forte vocazione turistica e dai comportamenti, spesso non conformi alle regole di sicurezza, tenuti dai soggetti che (nel suindicato lasso di tempo) hanno soggiornato in tali località;
inoltre, un altro fattore causale può essere rinvenuto nelle mancanze riscontrate nella predisposizione delle misure atte a prevenire il contagio e nei sistemi di controllo e contrasto (da parte delle autorità competenti e delle forze di polizia locali e statali) alle condotte irregolari;
un esempio di quanto sopra affermato emerge dalla situazione della Sardegna e, soprattutto, di alcune località dell'isola, come la Costa Smeralda, ove lo stesso interrogante ha avuto modo di constatare che:
nei locali (quali ristoranti, bar e altri) e negli stabilimenti balneari è stato permesso l'accesso ad un numero elevatissimo di persone (probabilmente in misura superiore al consentito), senza la mascherina e senza il rispetto del distanziamento;
non ci sono stati, da parte della polizia locale e delle forze di polizia statale, controlli ed altri interventi tesi a contrastare comportamenti non conformi alle norme di sicurezza (come il mancato uso dei dispositivi di protezione e/o gli assembramenti);
non sono stati garantiti (a bordo dei traghetti) il distanziamento sui divanetti, permettendo, in tal modo, la seduta ravvicinata ed il sovraffollamento, la distribuzione capillare dei dispensatori di disinfettante per le mani (assenti in molti punti critici delle navi) ed il deflusso dei passeggeri con percorsi obbligatori al momento dello sbarco, allo scopo di evitare il raggruppamento pericoloso delle persone;
inoltre, è balzata all'onore delle cronache la notizia che la procura della Repubblica presso il tribunale di Tempio Pausania sta indagando sulla Costa Smeralda allo scopo di «accertare da dove siano partiti i contagi da coronavirus e se nei locali del divertimento venissero rispettate le normative previste» nonché su varie località della Gallura a seguito di «segnalazioni da parte dei sindacati sul rispetto del protocolli anti Covid ma anche sulle caratteristiche delle mascherine in dotazione ai dipendenti e sulla tutela dei lavoratori» –:
se, trattandosi di problematiche che riguardano trasversalmente le competenze dei Ministri interrogati (essendo nella vicenda sopra narrata coinvolte la sicurezza dei trasporti, la salute pubblica, l'ordine pubblico e la sicurezza dei lavoratori), intendano comunicare quali siano le iniziative di competenza eventualmente adottate e/o che s'intendano adottare al fine di risolvere le problematiche sopra riscontrate ed allo scopo di evitare che le stesse si possano ripetere in futuro.
(4-06768)
PATELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
a fronte delle migliaia di immigrati clandestini che sbarcano sulle nostre coste, molti di questi sono stati redistribuiti nelle diverse regioni e anche la regione Piemonte è stata interessata dallo smistamento degli immigrati;
da notizie di stampa si è appreso che il 7 settembre 2020, nella città di Biella, un richiedente asilo politico, ospitato nel centro di accoglienza della città, è risultato positivo dopo esser stato sottoposto al test per Coronavirus; del resto è notizia ricorrente che molte di queste persone risultino positive al virus Covid-19, anche se in forma asintomatica;
bisogna evidenziare che il centro di accoglienza in questione è ospitato nei locali dell'ex Hotel Colibrì, che è situato all'interno di un condominio in pieno centro della città;
alla cittadinanza è stato assicurato che la struttura sarà presidiata 24 ore su 24 da personale qualificato e che tutti coloro che siano venuti a contatto con il contagiato osserveranno il periodo di quarantena all'interno del centro di accoglienza e senza alcuna possibilità di spostamento;
già in precedenza, però, all'interrogante erano stati segnalati casi di promiscuità tra ospiti e altre persone all'interno dello stesso centro che non sarebbero dovuti accadere ed è inaccettabile che queste persone non rispettino le normative vigenti in Italia che tutti gli italiani seguono –:
se intenda valutare urgentemente la ricerca di una soluzione alternativa a quella attuale che impedisca l'accesso e la libertà di movimento all'esterno degli immigrati presenti nel centro di accoglienza, al fine di evitare la diffusione del Coronavirus tra la popolazione di Biella.
(4-06772)
ALBERTO MANCA, PERANTONI, SCANU e ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la Babcock MCS Italia S.p.a è la società controllata dalla multinazionale inglese Babcock International che gestisce la flotta italiana di 19 Canadair utilizzati per lo spegnimento degli incendi boschivi, in forza di un appalto conferito dal Ministero dell'interno;
la citata società è stata già oggetto di attenzione da parte del Ministero dell'interno a causa della progressiva riduzione dello staff tecnico deputato al controllo e alla manutenzione dei mezzi aerei, tanto da destare preoccupazione sull'adeguatezza delle risorse umane disponibili al fine di onorare le prestazioni oggetto dell'appalto stesso (si veda al proposito la nota del Dipartimento dei vigili del fuoco, DECEMER, REGISTRO UFFICIALE U.0017186 del 21 maggio 2019, h. 16:09), così come ulteriormente segnalato dal sottoscritto interrogante anche attraverso l'interrogazione a risposta scritta n. 4-03383 depositata nella seduta n. 212 del 22 luglio 2019;
inoltre, alla luce delle predette criticità, specialmente nell'ambito della gestione delle risorse umane emerse in capo alla Babcock MCS Italia S.p.a l'interrogante depositava il 2 luglio 2019 una proposta di legge, A.C. 1952/2019, volta alla costituzione di una Agenzia nazionale per la gestione della flotta aerea dei mezzi antincendio anche con lo scopo di assicurare un dialogo costante con il personale impiegato nella gestione della flotta, volto a garantire le tutele lavorative adeguate anche al delicato lavoro svolto nell'interesse della comunità;
oggi i riflettori su questa società sono nuovamente accesi, questa volta a causa del mancato rinnovo contrattuale per i piloti che, da circa tre anni, aspettano un adeguamento contrattuale anche alla luce delle recenti modifiche normative che hanno riguardato la disciplina dei contratti di lavoro;
a fronte delle legittime richieste del personale, la Babcock MCS Italia S.p.a sembra non essere disponibile al dialogo, tanto che per la prima volta nella storia del Paese è stato indetto uno sciopero nazionale dei piloti dei Canadair che si è celebrato nella giornata del 6 settembre 2020 per la durata di 4 ore;
a fronte di tanto, l'atteggiamento ostile della società affidataria del servizio Canadair, verso le richieste dei lavoratori, è stato confermato dal ricorso della stessa società alla Commissione di garanzia degli scioperi per ostacolare in tutti i modi lo sciopero dei piloti, la quale si è però pronunciata a favore dei lavoratori, ritenendo infondate le motivazioni addotte dalla società e quindi dichiarando legittimo lo stesso;
a seguito dello sciopero che si è tenuto nella giornata del 6 settembre 2020, che ha visto a terra i piloti dei Canadair per ottenere una revisione del proprio contratto di lavoro e visto l'atteggiamento della Babcock MCS Italia S.p.a che ha mostrato in più occasioni ostilità verso le richieste dei lavoratori, sembrano lecite tutte le preoccupazioni circa la qualità di un servizio che è considerato strategico per la lotta antincendio e per la salvaguardia del patrimonio boschivo –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda predisporre, a tutela dei lavoratori della BabcocK MCS Italia S.p.a per garantire le tutele previste dal nostro ordinamento a favore dei piloti di Babcock, nonché per garantire le risorse umane adeguate alla rilevanza del servizio reso in ottemperanza del contratto di appalto;
se alla luce dei fatti esposti in premessa, sia intenzione del Ministro interrogato attivare un Servizio nazionale deputato alla gestione della flotta di Canadair tale da evitare di concedere i servizi di gestione e manutenzione in appalto a società private che non tutelino i diritti dei lavoratori e la sicurezza dei cittadini.
(4-06778)
BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel corso della stagione estiva, in particolare nei mesi di luglio ed agosto, il territorio del comune di Cerveteri è stato interessato da una crescente serie di furti in abitazione, alcuni con effrazioni;
tale situazione, oltre ad ingenerare una crescente percezione di assenza di sicurezza tra la cittadinanza, sta creando rabbia ed odio sociale, tanto da indurre i residenti ad auto-organizzarsi per sostituirsi alle preposte istituzioni;
quotidianamente le forze dell'ordine operanti in quel territorio profondono il massimo impegno per assicurarne il controllo, ma risultano essere pesantemente sotto-dimensionate rispetto alle effettive esigenze della comunità locale di Cerveteri, in relazione all'estensione territoriale ed alle caratteristiche criminogene;
stante la riserva statuale circa le funzioni primariamente dirette a tutelare beni fondamentali, quali l'integrità fisica o psichica delle persone, la sicurezza dei possessi ed ogni altro bene che assuma primaria importanza per l'esistenza stessa dell'ordinamento, è improcrastinabile un intervento del Governo atto ad assicurare idonei standard di sicurezza nei territori del comune di Cerveteri –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza del contesto descritto in premessa e se intenda adottare urgenti ed idonee iniziative atte a potenziare l'organico delle forze dell'ordine operanti nel comune di Cerveteri, al fine di garantite i necessari interventi per la prevenzione dei reati ed il mantenimento dell'ordine pubblico.
(4-06779)
CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
organi di stampa riportano la notizia che nella notte tra il 4 e 5 settembre 2020 taluni avrebbero compiuto atti vandalici e di danneggiamento nei confronti del comitato elettorale di Rosa Capuozzo, già sindaco del comune di Quarto, in provincia di Napoli, e candidata per la Lega al consiglio regionale della Campania alle elezioni del 20 e 21 settembre 2020;
nel dettaglio, i malviventi, ancora da identificare, avrebbero imbrattato con la vernice sia l'insegna, che la saracinesca della sede e distrutto un cartello elettorale;
si sarebbe trattato di un vero e proprio atto politico-intimidatorio perpetrato alla vigilia della visita del candidato della coalizione di centro destra alla presidenza della regione Campania, Stefano Caldoro;
quanto accaduto è solo l'ennesimo episodio di violenza che si aggiunge a tanti altri che negli ultimi anni sono stati commessi nei confronti dei comitati elettorali dei partiti di centro destra;
tali fatti appaiono di una gravità inaudita in quanto non solo pongono in serio pericolo la sicurezza dei cittadini ma denotano, altresì, il celere proliferare di un clima di intolleranza e antidemocraticità teso, essenzialmente, ad incentivare la violenza e l'odio nei confronti di chi persegue ideologie politiche diverse;
in uno Stato di diritto, ispirato ai principi costituzionali, le istituzioni centrali e periferiche dovrebbero maggiormente sensibilizzare i cittadini verso una rispettosa competizione elettorale e tutelare il sano dispiegarsi delle elezioni, al fine di garantire il libero formarsi della volontà politica dei cittadini e preservare quel leale e democratico rapporto dialettico tra fazioni contrapposte basato sul rispetto della pluralità di idee e valori;
sarebbe auspicabile, oltre che doveroso, implementare le misure sanzionatorie, amministrative e penali, nei confronti di coloro che pongono in essere condotte quale espressione di violenza, di intimidazione, di indebiti condizionamenti ed illecita interferenza che possono pregiudicare la sicurezza e l'ordine pubblico e, tra l'altro, l'integrità dei diritti di elettorato attivo e passivo dei cittadini –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di prevenire per il futuro il ripetersi di fatti analoghi o più gravi di quelli riportati e al fine di garantire il regolare, libero e democratico svolgimento delle prossime elezioni.
(4-06782)
ISTRUZIONE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GIACOMETTO e APREA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
molti docenti del sistema di pubblica istruzione italiana sono costretti a convivere con anni di precarietà prima di riuscire ad essere immessi in ruolo, il che genera una costante insicurezza economica nella vita di decine di migliaia di famiglie;
gli insegnanti precari, con supplenza fino al termine delle attività didattiche o con supplenza annuale, rispettivamente ogni 30 giugno o 31 agosto, a seconda del posto occupato, vengono formalmente licenziati, per poi essere riassunti nel mese di settembre;
al licenziamento consegue la liquidazione del Tfr relativa all'anno trascorso, che arriva a molti mesi di distanza;
sul suo portale l'Inps dà risposte diverse a seconda delle richieste di chiarimento inviate, indicando talvolta un termine di «entro 15 mesi» per provvedere alla liquidazione, talvolta un ancor più vago «dopo 12 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro»;
l'ordinamento italiano non prevede alcuna libertà di scelta rispetto alle modalità di incasso del proprio Tfr, non consentendo per esempio la possibilità di spalmare l'importo su più mensilità durante l'anno corrente o «sostituendolo» come entrata nei mesi di disoccupazione tra giugno e settembre;
tale situazione, se già grave in un contesto normale, rappresenta un'ingiustizia ancor più inaccettabile data la contingente crisi economica correlata al Coronavirus –:
se il Governo sia a conoscenza di questo perenne stato dei ritardi nei pagamenti dei Tfr agli insegnanti precari e con quali modalità ritenga di intervenire per garantire la massima sollecitudine e rapidità da parte degli uffici competenti, tanto più oggi date le difficoltà economiche in cui versa il Paese;
se non si ritenga di dover adottare celermente iniziative di natura normativa al fine di consentire l'incasso del Tfr in tempi congrui dopo il licenziamento o, nel caso in cui il cittadino lo richieda, con modalità innovative come indicato in premessa.
(5-04578)
PAITA e TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
da una circolare del 2 settembre 2020 si è appreso che presso l'istituto Parentucelli – Arzelà di Sarzana la modalità di recupero dei debiti scolastici, il cui inizio era previsto per il 1° settembre, inizierà il 7 settembre e con modalità on line, nonostante il numero esiguo di ore garantite e di alunni coinvolti;
da alcuni articoli di stampa del 3 settembre si rende noto che forse solo i ragazzi delle prime e delle quinte potranno iniziare regolarmente la scuola in presenza dal 14 settembre, mentre per la maggior parte degli studenti è previsto l'inizio con modalità on line;
tali notizie allarmanti contrastano con il principio secondo il quale la modalità di lezione on line possa essere accettabile solo come extrema ratio e solo per periodi limitati, perché la scuola è molto di più che un semplice trasmettitore di nozioni, ma è un luogo di scambio, di interazione personale e culturale con i professori e con gli altri studenti che presuppone necessariamente l'esistenza di un luogo fisico comune;
la scuola senza l'edificio scolastico non è tale e non garantisce l'attuazione di quel diritto previsto nella nostra Costituzione agli articoli 33 e 34 e, la notizia che nell'istituto Parentucelli – Arzelà si stanno effettuando lavori importanti che non permettono il pieno utilizzo degli spazi disponibili, contraddice le informazioni fornite al momento dell'avvio dei lavori che garantivano l'assenza di interferenze negative con l'attività didattica;
ci si domanda per quale motivo si ponga soltanto ora, ad attività scolastica già iniziata, la difficoltà di garantire un distanziamento per l'emergenza Covid-19 tra alunni, quando già a luglio 2020 una classe poco numerosa (la 3 B) era stata soppressa, con il conseguente appesantimento numerico di altre due sezioni che ha messo a rischio la didattica in sicurezza;
alcune aule dell'istituto Parentucelli – Arzelà sono state occupate dagli alunni delle elementari, occupazione che avrebbe dovuto essere temporanea mentre sta diventando permanente. Tale situazione ha avuto come conseguenza per il dirigente scolastico di dover assegnare alle elementari un'aula in più in un luogo inadeguato per i bambini, privando gli alunni della scuola superiore di più spazi per la ripresa in sicurezza;
nelle comunicazioni sulla stampa si parla di un piano per l'organizzazione del rientro che prevede comunque quote di didattica on line, piano che necessariamente deve essere condiviso con i genitori, affinché sia reso noto come è stato progettato l'anno scolastico, quali sono gli spazi ed i tempi recuperati per raggiungere l'obbiettivo di far ritornare tutti i nostri ragazzi a scuola per tutte le ore previste –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se intenda attivare una verifica che fornisca un quadro trasparente sulla situazione dell'istituto Parentucelli – Arzelà di Sarzana e che fornisca i seguenti dati: il numero degli alunni per classe, il numero delle aule disponibili e loro capienza massima, rispettando le distanze di sicurezza;
quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per fare chiarezza sulle motivazioni per le quali non sono stati individuati eventuali spazi alternativi, essendo state invece allestite diverse strutture per accogliere il Festival della Mente, senza tener conto delle esigenze degli studenti nell'esercizio del loro diritto allo studio;
quali iniziative di competenza intenda promuovere il Ministro interrogato, in raccordo con gli enti locali, per risolvere il problema dei trasporti che, ad attività scolastiche già iniziate, non ha ancora trovato una soluzione soddisfacente.
(5-04579)
Interrogazione a risposta scritta:
FIORAMONTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
il 6 febbraio 2018 con decreto della sovrintendente scolastica n. 1828/2018 è stato bandito un concorso per dirigenti scolastici a Bolzano tramite la previsione di una prova scritta e una orale per i sei posti banditi;
l'intendenza scolastica di Bolzano ha successivamente manifestato, con la delibera n. 387 del 9 giugno 2020, la volontà di procedere con un nuovo concorso, anticipando così i tempi rispetto a quanto previsto dal bando del concorso 2018, nel quale era stata disposta la proroga della validità degli effetti del concorso fino al 2022;
pertanto, il 9 giugno 2020 la giunta provinciale emana un decreto con i criteri per bandire un nuovo concorso. Con la successiva delibera provinciale n. 12988 del 20 luglio 2020 si afferma che la graduatoria finale relativa al concorso per i dirigenti scolastici è esaurita, con l'effetto immediato di escludere circa 25 persone che hanno superato le prove scritte e orali per il concorso, nonostante non siano ancora stati assegnati i 6 posti previsti dal bando, posto che solo 5 dirigenti sono stati nominati;
ciò demarcherebbe una netta differenziazione di trattamento per gli idonei del concorso sopramenzionato rispetto agli idonei del concorso nazionale, i quali avendo sostenuto le medesime prove d'esame sono stati invece inseriti in una graduatoria trasformata in graduatoria ad esaurimento grazie ad un emendamento al decreto-legge «mille proroghe» –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda attuare per porre rimedio a tale situazione, nel rispetto di quei principi di economicità propri della pubblica amministrazione, al fine di permettere agli idonei al concorso sopramenzionato di essere inseriti nella graduatoria nazionale avendo gli stessi requisiti degli idonei del concorso nazionale.
(4-06781)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
Coop Alleanza 3.0 ha aperto propri punti vendita in Sicilia sin dall'inizio degli anni 2000 e, attualmente, è presente sul territorio regionale con 5 ipermercati, 2 superstore e 5 punti vendita medio-piccoli, impiegando un totale di 912 dipendenti e realizzando un fatturato annuo che varia dai 152 a oltre 200 milioni di euro;
dati alcuni anni di perdite economiche e in un'ottica di riforma della rete di punti vendita, Coop Alleanza 3.0 ha espresso la propria volontà di cedere i suddetti punti vendita, ritenendo impossibile proseguire con la gestione diretta; una società di nuova costituzione, la Grande Distribuzione Sicilia (G.D.S.) s.r.l. ha indicato la propria volontà di acquisire la totalità dei sopra citati punti vendita, nonché della piattaforma logistica sita a Carini, e stipulare con Coop Alleanza 3.0 un cosiddetto contratto di master franchising, ovvero di franchising tra due imprese;
nel piano degli interventi in ambito organizzativo previsti da G.D.S. s.r.l. per il rilancio e lo sviluppo sul territorio regionale, sarebbero previsti 223 esuberi Fte, più di un quinto della forza lavoro attualmente impiegata, nonostante la prevista apertura di oltre punti vendita nei primi 3 anni di attività. Tale previsione segue la chiusura di 5 punti vendita e una procedura di mobilità avviata, nell'ambito di un piano di risanamento economico, dall'allora Coop Sicilia (successivamente confluita in Coop Alleanza 3.0) nel 2017, con un conseguente esubero di 273 dipendenti;
recenti notizie di stampa hanno evidenziato l'esistenza di un secondo gruppo interessato ai punti vendita –:
se intenda attivare, per quanto di competenza, un tavolo di concertazione tra le realtà imprenditoriali coinvolte, le rappresentanze sindacali e i lavoratori, così da poter monitorare e contribuire dal punto di vista istituzionale all'evolversi delle trattative, verificando la coerenza delle stesse con la normativa vigente e la solidità del piano strategico che verrà proposto, a garanzia dei quasi 1.000 lavoratori.
(2-00929) «Varrica, Alaimo».
Apposizione di una firma ad una interpellanza.
L'interpellanza urgente Boldrini e altri n. 2-00925, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rotta.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-06749, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.
L'interrogazione a risposta scritta Ferro n. 4-06760, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.
L'interrogazione a risposta scritta Formentini n. 4-06774, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Patelli.
Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:
interrogazione a risposta scritta Deidda e altri n. 4-05479 del 5 maggio 2020 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-04581;
interrogazione a risposta scritta Giacometto e Aprea n. 4-06342 del 15 luglio 2020 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-04578.
ERRATA CORRIGE
L'interrogazione a risposta scritta Di San Martino Lorenzato di Ivrea e altri n. 4-06745 pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 394 dell'8 settembre 2020. Alla pagina 14652, prima colonna, alla riga quarantaquattresima deve leggersi: «VINCI e ZIELLO.». La riga quarantacinquesima deve intendersi soppressa e alla pagina 14652, seconda colonna, dalla prima alla terza riga deve leggersi: «Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.» e non come stampato.