XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Mercoledì 14 ottobre 2020

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: PDL N. 1008 E ABB.

Pdl n.  1008 e abb. – Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore.

Tempo complessivo: 15 ore, di cui:
•  discussione sulle linee generali: 7 ore;
•  seguito dell'esame: 8 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatori 40 minuti
(complessivamente)
40 minuti
(complessivamente)
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 1 ora
Interventi a titolo personale 1 ora e 4 minuti 1 ora e 5 minuti
(con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 46 minuti 4 ore e 45 minuti
    MoVimento 5 Stelle 45 minuti 1 ora e 4 minuti
    Lega – Salvini premier 40 minuti 47 minuti
    Forza Italia – Berlusconi
    presidente
37 minuti 40 minuti
    Partito Democratico 37 minuti 39 minuti
    Fratelli d'Italia 32 minuti 26 minuti
    Italia Viva 32 minuti 25 minuti
    Liberi e Uguali 31 minuti 21 minuti
    Misto: 32 minuti 23 minuti
        Noi Con l'Italia-USEI-
        CAMBIAMO!-Alleanza di Centro
15 minuti 10 minuti
        Minoranze Linguistiche 5 minuti 4 minuti
        Centro Democratico-Radicali
        Italiani-+Europa
4 minuti 3 minuti
        MAIE-Movimento Associativo
        Italiani all'Estero
4 minuti 3 minuti
        Popolo Protagonista - Alternativa
        Popolare (AP) - Partito Socialista
        Italiano (PSI)
4 minuti 3 minuti

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta del 14 ottobre 2020.

      Ascani, Azzolina, Battelli, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Comaroli, Conte, Davide Crippa, D'Ambrosio, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fantuz, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iorio, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Maniero, Marattin, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Occhionero, Orlando, Orrico, Palmisano, Parolo, Pastorino, Paternoster, Perantoni, Rampelli, Rixi, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spena, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Ungaro, Vignaroli, Villarosa, Viscomi, Raffaele Volpi, Zicchieri, Zoffili.

(Alla ripresa pomeridiana della seduta).

      Ascani, Azzolina, Battelli, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Comaroli, Conte, Davide Crippa, D'Ambrosio, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fantuz, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iorio, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorenzin, Losacco, Lupi, Maggioni, Maniero, Marattin, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Occhionero, Orrico, Palmisano, Parolo, Pastorino, Perantoni, Rampelli, Rixi, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Spena, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Ungaro, Vignaroli, Villarosa, Viscomi, Raffaele Volpi, Zicchieri, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 13 ottobre 2020 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
          CUBEDDU: «Modifiche agli articoli 3 e 4 del decreto legislativo 4 marzo 2015, n.  23, in materia di indennità dovute al lavoratore in caso di licenziamento per giustificato motivo o per giusta causa e di tutele nel caso di licenziamento affetto da vizio formale o procedurale» (2714);
          RIZZO e ARESTA: «Modifiche agli articoli 1058 e 1462 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n.  66, in materia di documentazione dei giudizi di idoneità all'avanzamento e di attribuzione del punteggio di merito nonché di conferimento di encomi ed elogi» (2715);
          VACCA: «Modifiche alla legge 22 aprile 1941, n.  633, e altre disposizioni in materia di intermediazione e gestione collettiva dei diritti d'autore e dei diritti connessi» (2716);
          VANESSA CATTOI: «Disposizioni concernenti l'obbligo di motivazione per la richiesta di certificati anagrafici riguardanti terzi e la comunicazione del rilascio al soggetto titolare dei dati richiesti» (2717).

      Saranno stampate e distribuite.

Adesione di deputati a proposte di legge.

      La proposta di legge PRESTIPINO e PEZZOPANE: «Introduzione del titolo XIV-bis del libro primo del codice civile e altre disposizioni per la tutela degli animali» (847) è stata successivamente sottoscritta dai deputati Cappellani e Zanella.

      La proposta di legge PRESTIPINO: «Modifiche al decreto legislativo 6 aprile 2006, n.  193, in materia di medicinali somministrabili agli animali non destinati alla produzione di alimenti e di cessione frazionata di farmaci veterinari per gli animali da compagnia» (2590) è stata successivamente sottoscritta dal deputato Cappellani.

Assegnazione di un progetto di legge a Commissione in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

          I Commissione (Affari costituzionali):
      ALESSANDRO PAGANO ed altri: «Modifica all'articolo 18 della legge 11 marzo 1953, n.  87, in materia di indicazione della maggioranza con cui sono adottati i provvedimenti nei giudizi davanti alla Corte costituzionale e di espressione dell'opinione dissenziente» (2560).

Adesione di deputati ad una proposta di modificazione al Regolamento.

      La proposta di modificazione al Regolamento, Doc. II, n.  15: «Articolo 48-ter: Partecipazione ai lavori parlamentari ed esercizio del voto secondo procedure telematiche», presentata dal deputato Ceccanti ed altri (annunziata nella seduta del 2 ottobre 2020), è stata successivamente sottoscritta anche dalla deputata MENGA.

Annunzio di sentenze della Corte costituzionale.

      La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):
          Sentenza n.  208 dell'8 settembre – 9 ottobre 2020 (Doc. VII, n.  532), con la quale:
          dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 22-bis del decreto-legge 23 ottobre 2018, n.  119 (Disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria), convertito, con modificazioni, in legge 17 dicembre 2018, n.  136, promossa dalla regione Calabria, in riferimento al principio di omogeneità delle disposizioni legislative introdotte con la legge di conversione del decreto-legge;
          dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 22-bis del decreto-legge n.  119 del 2018, come convertito, promossa dalla regione Calabria, in riferimento all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione e al principio di leale collaborazione;
          dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 22-bis del decreto-legge n.  119 del 2018, come convertito, promossa dalla regione Calabria, in riferimento all'articolo 97 della Costituzione e al principio di ragionevolezza:
      alla IX Commissione (Trasporti);
          Sentenza n.  209 dell'8 settembre – 9 ottobre 2020 (Doc. VII, n.  533), con la quale:
          dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 42 della legge della regione Marche 18 aprile 2019, n.  8 (Disposizioni di semplificazione e aggiornamento della normativa regionale), promossa, in riferimento all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, dal Presidente del Consiglio dei ministri:

      alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri.

      Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 8 ottobre 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 2, secondo periodo, della legge 24 dicembre 2012, n.  234, un documento concernente la posizione del Governo nell'ambito della procedura di consultazione pubblica relativa alla valutazione dell'avviso della Commissione sulla definizione di mercato rilevante ai fini della normativa dell'Unione europea sulla concorrenza.

      Questo documento è trasmesso alla X Commissione (Attività produttive) e alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

      Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 13 ottobre 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 4 e 5, della legge 24 dicembre 2012, n.  234, la relazione in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai pagamenti transfrontalieri nell'Unione (codificazione) (COM(2020) 323 final), accompagnata dalla tabella di corrispondenza tra le disposizioni della proposta e le norme nazionali vigenti.

      Questa relazione è trasmessa alla VI Commissione (Finanze).

Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.

      Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 13 ottobre 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n.  234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.

      Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).

Comunicazione di nomine ministeriali.

      Il Segretario generale della giustizia amministrativa, con lettera in data 10 settembre 2020, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n.  165, la comunicazione concernente il conferimento al colonnello Domenico Franco Sivilli dell'incarico di livello dirigenziale generale di dirigente generale della Direzione generale per le risorse informatiche e la statistica della Giustizia amministrativa.

      Questa comunicazione è trasmessa alla I Commissione (Affari costituzionali) e alla II Commissione (Giustizia).

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 15 E 16 OTTOBRE 2020

Risoluzioni

      La Camera,
          premesso che:
              il Consiglio europeo procederà ad esaminare l'attuale situazione epidemiologica, che ha visto nelle ultime settimane un peggioramento dei numeri dei contagi in numerosi Stati membri ed a livello mondiale, concretizzando il rischio dell'aumento nella diffusione del virus con arrivo della cosiddetta «seconda ondata», che andrà affrontata a livello europeo con un coordinamento generale teso a garantire una risposta più adeguata alla pandemia, per tutelare la salute e il benessere dei cittadini dell'Unione europea e per salvare vite umane;
              il Consiglio affronterà inoltre le questioni legate ai lavori sullo sviluppo e sulla distribuzione di un vaccino a livello di Unione europea;
              la risposta dell'Unione europea è stata sin dall'inizio incentrata su quattro priorità: rafforzare i sistemi sanitari nazionali e limitare la diffusione del virus; garantire la fornitura di attrezzature mediche; promuovere la ricerca su terapie e vaccini; sostenere l'occupazione, le imprese e l'economia, e sin da marzo sono stati predisposti meccanismi per garantire una risposta coordinata e sostenere gli Stati membri nella lotta alla pandemia, che ha determinato eterogenei effetti economici, sociali e sanitari nella profonda crisi economica che l'Unione europea sta oggi affrontando in maniera compatta;
          premesso, altresì, che:
              fin dal momento della sua elezione alla guida della Commissione Europea, la Presidente Ursula von der Leyen ha caratterizzato il suo mandato per una spiccata attenzione alla lotta contro i cambiamenti climatici: il primo punto delle linee guida dell'azione politica della Commissione da lei guidata è stato quello di avviare un ambizioso «Green Deal europeo» per fare dell'Europa il primo continente a neutralità climatica al 2050;
              in questo quadro si inserisce la proposta della Commissione della prima legge europea sul clima che intende trasformare in legge l'obiettivo fissato nel Green Deal europeo - fare sì che l'economia e la società europee diventino a impatto climatico zero entro il 2050 - rendendo questo impegno vincolante per gli Stati membri;
              l'Italia sostiene convintamente la nuova proposta della Commissione europea di riduzione delle emissioni nel 2030 ad almeno il 55 per cento rispetto ai livelli registrati nel 1990, obiettivo politico che rimane fondamentale per affrontare in maniera efficace la sfida del cambiamento climatico, e per ribadire il ruolo di guida che l'Unione è chiamata a svolgere nella lotta mondiale ai cambiamenti climatici;
              al contempo, il nostro Paese dovrà vigilare affinché nella concreta definizione degli strumenti legislativi europei in cui si tradurrà l'impegno dell'Unione europea per il raggiungimento di questo nuovo ambizioso obiettivo sia salvaguardata la competitività del nostro sistema produttivo. Andrà anche tenuto in adeguata considerazione quanto fin qui realizzato dagli Stati membri in materia di riduzione delle emissioni, per evitare che vengano penalizzati quegli Stati membri che già hanno compiuto rilevanti sforzi per raggiungere con successo gli obiettivi al 2020;
              da ultimo, il Parlamento europeo, con l'adozione del proprio mandato negoziale sulla legge europea sul clima, ha a sua volta chiesto una riduzione delle emissioni del 60 per cento entro il 2030; ha fissato l'obiettivo del raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 ed ha sottolineato la necessità di stabilire un bilancio per i gas serra, che definisca la quantità totale rimanente di emissioni che potrebbe essere emessa fino al 2050; il Parlamento europeo ha inoltre chiesto che ogni iniziativa della Commissione europea sia in linea con gli obiettivi climatici dell'Unione e che venga istituito un Consiglio europeo per i cambiamenti climatici – ossia un organismo scientifico indipendente che valuti i progressi in tale direzione – oltre a confermare la richiesta di eliminare gradualmente le sovvenzioni ai combustibili fossili entro il 31 dicembre 2025;
              entro il 31 maggio 2023 la Commissione dovrà quindi proporre una tabella di marcia su come raggiungere la neutralità entro il 2050, per limitare l'aumento della temperatura globale, in conformità con l'accordo di Parigi del 2015;
              i cambiamenti climatici stanno diventando più visibili e pervasivi e le recenti alluvioni che hanno colpito l'intero territorio nazionale ne sono una testimonianza. L'Unione Europea può e deve svolgere un ruolo guida al riguardo imprimendo il giusto impulso per una profonda trasformazione dell'economia e della società;
              nel Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020, così come aggiornato a seguito della pandemia da Covid-19, il Green Deal europeo è il motore della nuova strategia di crescita, quale vettore di transizione sia ecologica che digitale, funzionale a costruire un'Europa più equa con un'economia al servizio delle persone; in questo senso, i grandi investimenti europei e un'azione comune del nostro Paese assieme alle istituzioni europee e agli alta Stati Membri saranno gli essenziali strumenti per rispondere alle esigenze di crescita La ”transizione verde” dovrà essere alla base dello sviluppo: uso delle energie modelli di consumo, scelte strategiche dei settori produttivi;
              proprio il tema della transizione verde, così come quello degli effetti dei cambiamenti climatici, permea tutto il nuovo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, che prevede di destinare almeno il 30 per cento della spesa complessiva all'azione per il clima: sia il nuovo bilancio dell'Unione europea, sia il nuovo strumento Next Generation EU (NGEU) ad esso integrato dovranno infatti rispettare l'obiettivo della neutralità climatica dell'Unione europea entro il 2050 e contribuire al raggiungimento della riduzione significativa delle emissioni dell'Unione entro il 2030;
              in base alle indicazioni fornite dalla Commissione europea, lo scorso 17 settembre, sulla redazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza, i PNRR dovranno destinare almeno il 37 per cento delle risorse alla transizione verde, dove le priorità ambientali rappresentano un asse di investimento e un obiettivo di medio e lungo periodo nella programmazione delle risorse;
              in particolare, le missioni previste per l'utilizzo delle risorse stanziate nell'ambito del Next Generation EU riguardano sei aree principali di azione, pilastri attraversati da una spina dorsale verde, per la realizzazione degli investimenti necessari al raggiungimento degli obbiettivi di neutralità climatica entro il 2050 e della riduzione significativa delle emissioni di gas entro il 2030, mediante misure quali, ad esempio, la decarbonizzazione del settore energetico, la ridefinizione del sistema dei trasporti in chiave verde, privilegiando il trasporto pubblico, il miglioramento della qualità dell'aria, il potenziamento delle fonti rinnovabili anche al fine di garantire l'efficientamento energetico, la promozione dell'economia circolare, della gestione delle acque e della biodiversità;
              la nuova economia sostenibile dell'Unione Europea sarà, inoltre, improntata sul principio del «do no harm» che stabilisce che un investimento è verde se migliora anche solo un indicatore ambientale senza peggiorare gli altri, delineando il livello di sostenibilità dell'investimento stesso;
          considerato che:
              a poche settimane dalla scadenza di fine ottobre, permangono divergenze tra i negoziatori UE e britannici su alcuni punti sostanziali del negoziato che al momento restano distanti da un accordo, tra cui, in particolare, la parità di condizioni nel commercio, la pesca in acque territoriali britanniche e la governance del futuro accordo. Lo stallo negoziale va ricercato in un atteggiamento britannico «selettivo» e dilatorio, vólto a far progredire i negoziati solo su questioni di forte interesse per Londra, evitando di impegnarsi in discussioni su questioni chiave di interesse dell'Unione europea;
              il clima negoziale ha anche risentito della presentazione al Parlamento britannico di un controverso progetto di legge sul mercato interno (cd. Internal Market Bill) le cui previsioni avrebbero l'effetto – se approvate – di pregiudicare gli impegni assunti con la conclusione dell'Accordo di recesso e dell'annesso protocollo sull'Irlanda/Irlanda del Nord (in particolare, quelli relativi agli aiuti di stato e alla circolazione delle merci tra l'Irlanda del Nord e la Gran Bretagna). L'Unione europea ha immediatamente reagito, richiamando il Regno Unito al rispetto degli impegni assunti e la Commissione ha recentemente avviato una procedura di infrazione nei confronti di Londra per violazione degli obblighi di recesso;
              in linea con il proprio mandato negoziale, l'Unione europea chiede progressi paralleli su tutti i tavoli negoziali prima di procedere alla stesura congiunta di un testo giuridico condiviso, preludio alla fase finale di intensa negoziazione e individuazione dei possibili compromessi reciproci. Pertanto, la prospettiva di un accordo entro il mese di ottobre – benché ancora possibile – diviene sempre più incerta. Si profila dunque concretamente la possibilità di un mancato accordo alla scadenza della transizione (31 dicembre 2020), che comporterà il passaggio da una situazione – quella attuale – in cui il Regno Unito è de facto trattato alla stregua di uno Stato membro ad una di relazioni non regolate (o regolate, a seconda dei casi, sulla base di strumenti giuridici internazionali preesistenti). Ove si profilasse un mancato accordo, potrebbe dunque essere necessario affiancare ai lavori sui preparativi (cd. ”readiness”) al nuovo status del Regno Unito a partire dal 1o gennaio 2021 anche una serie di misure di emergenza (cd. ”contingency”) per attutirne gli effetti negativi, pur nella consapevolezza che la situazione a partire da quella data sarà in ogni caso differente, con o senza un accordo (un accordo di associazione, infatti, per quanto ambizioso, non può replicare l'attuale livello di integrazione del Regno Unito con l'Unione europea);
              se il governo britannico si è detto pronto all'evenienza di un ”no deal», un passaggio a nuove relazioni senza accordo dopo il periodo di transizione che scade il 31 dicembre 2020, questa eventualità potrebbe avere pesanti ricadute negative non soltanto sull'economia britannica – tra li effetti della pandemia e un recesso senza accordo il Regno unito potrebbe perdere 134 miliardi l'anno di sterline per i prossimi dieci anni, come emerso in una recente ricerca di Baker & McKenzie – ma anche sugli Stati membri dell'Unione europea;
              a tal fine è necessario un impegno dell'Unione a fronte della prospettiva di un no deal che rischia di avere un impatto molto significativo anche per le imprese e i cittadini del nostro Paese: sia per la consistente comunità di italiani residenti nel Regno Unito, circa 700.000 persone che vedono minacciati i propri diritti acquisiti, inclusi il mantenimento delle garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione; sia per le imprese italiane che si troverebbero esposte a pesanti ricadute economiche anche considerando che il Regno Unito è tra i principali mercati di destinazione del nostro export; sia per la stabilità finanziaria, la continuità operativa dei mercati e del settore bancario e finanziario;
          tenuto conto, inoltre, che:
              il Consiglio europeo discuterà delle relazioni UE-Africa e potrebbe affrontare altre questioni di politica estera, in funzione degli sviluppi di più stretta attualità;
              la discussione al Consiglio europeo si svolgerà sullo sfondo dei due mancati appuntamenti politici della Conferenza Ministeriale (Esteri) UE-Unione africana e del successivo sesto Vertice dei Capi di Stato e di Governo delle due organizzazioni, entrambi rinviati a data da destinarsi a causa dell'emergenza pandemica;
              le relazioni tra Unione Europea e Africa sono regolate dall'Accordo di Cotonou, adottato nel 2000 e rivolto ai Paesi dell'Africa, Caraibi e Pacifico. La sua scadenza, prevista per febbraio 2020, è stata estesa al dicembre 2020. Entro giugno 2021 si dovrebbe addivenire altresì alla finalizzazione dell'Accordo post-Cotonou, che disciplina i rapporti con i Paesi ACP (Africa, Caraibi, Pacifico) e prevede l'istituzione di una partnership regionale UE-Africa, il cui negoziato vede ancora alcuni punti aperti in particolare sui sistemi migratori, sulla salute e diritti sessuali/riproduttivi (SRHR) e orientamento sessuale/identità di genere (SOGI);
              l'approccio UE nei rapporti con il Continente africano per i prossimi anni si fonda su cinque principali linee d azione (crescita sostenibile e lavoro; transizione verde; digitalizzazione; pace e buon governo; mobilità e migrazioni) cui si affianca il Team Europe Package, una serie di iniziative predisposte dalla Commissione europea e dagli Stati membri per fornire supporto ai Paesi partner per favorire la loro risposta all'emergenza epidemiologica da COVID 19;
              per il nostro paese è fondamentale raggiungere una sempre più stretta collaborazione tra Unione Europea e Africa volta a fronteggiare insieme le grandi sfide attuali e future: dalla cooperazione su tematiche commerciali e di cooperazione allo sviluppo, ad affrontare le cause profonde della migrazione e cooperare con i Paesi che maggiormente soffrono la pressione migratoria in uscita al fine di sviluppare politiche occupazionali, di assistenza e sicurezza perché gli individui possano realizzarsi liberamente e a pieno nei loro territori d'origine;
          rilevato che:
              nella riunione straordinaria del Consiglio europeo del 1 e 2 ottobre scorsi, i capi di stato e di Governo dell'Unione europea hanno affrontato la situazione relativa ad alcuni scenari critici di politica estera, in particolare nel Mediterraneo orientale, la Bielorussia, il conflitto in Nagorno-Karabakh e il caso del tentato omicidio di Alexei Navalny;
              la situazione nel Mediterraneo orientale è particolarmente complessa e desta non poche preoccupazioni, specialmente per le ripercussioni che potrebbe comportare in termini di stabilità dell'intera regione;
              la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha intimato la fine delle provocazioni nel Mediterraneo orientale ed ha lanciato un avvertimento alla Turchia, chiedendo al Paese di dimostrare un atteggiamento costruttivo al fine della risoluzione della disputa, pena l'utilizzo di strumenti di vario genere, da parte dell'Unione, compreso l'approccio sanzionatorio;
              l'Unione Europea chiede alla Turchia il rispetto del diritto internazionale e rimanda la questione al Consiglio europeo di dicembre;
              l'Italia, esprimendo piena solidarietà a Cipro e alla Grecia, proseguirà il suo lavoro di mediazione tra le Parti, convinta che il compromesso sia sempre possibile e che rappresenti la via più fruttuosa per la gestione delle delicate relazioni regionali, anche incoraggiando Ankara allo sviluppo ed accettazione di una soluzione condivisa;
              l'interesse strategico europeo per un Mediterraneo orientale stabile passa per un costante tentativo volto a preservare una costruttiva partnership tra UE e Turchia che possa favorire la costruzione di una stabile collaborazione sulle sfide globali che devono essere affrontate necessariamente insieme quali la gestione dei flussi migratori, la lotta al terrorismo, le dinamiche energetiche nel Mediterraneo orientale e la più generale stabilità regionale;
              relativamente alla Bielorussia l'Italia ha partecipato, nell'ambito del Consiglio europeo, all'elaborazione di un regime sanzionatorio ed accoglie con favore la decisione di sanzionare 40 membri del regime, auspicando che tale misura possa innalzare la pressione sulle autorità di Minsk affinché liberino i prigionieri politici, cessino la repressione ed avviino un dialogo politico nazionale effettivo ed inclusivo che conduca a nuove elezioni, libere e regolari;
              l'Italia ha altresì sostenuto il principio della preparazione di un piano economico dell'Unione europea per un ”futuro” Belarus democratico, purché questo sia basato su una richiesta di quelle autorità e si sviluppi nel quadro delle risorse e degli strumenti già disponibili per il Partenariato orientale;
              si esprime preoccupazione circa l'affermazione del Ministro degli Esteri bielorusso relativa all'adozione di sanzioni di ritorsione da parte bielorussa nei confronti dell'Unione Europea. Una spirale di azioni e reazioni tra le Parti comporterebbe il rischio di condurre alla rottura completa dei canali di comunicazione tra l'Unione europea e Minsk, con grave danno per la popolazione bielorussa e le sue legittime aspirazioni, oltre che il ruolo stesso dell'Unione europea e dei suoi Stati Membri;
          ritenuto che:
              la ripresa delle ostilità in Nagorno Karabakh dello scorso 27 settembre e la rapida escalation del conflitto hanno destato forte preoccupazione. Secondo quanto riportato da Amnesty International i bombardamenti hanno causato quasi 300 morti e fonti interne al Nagorno Karabakh riferiscono di più di 70.000 sfollati;
              la Farnesina ha mantenuto uno stretto contatto con le istituzioni azere ed armene, ma anche con la Turchia, che ha assunto una posizione politica di aperto sostegno dell'Azerbaigian ed ha invocato il cessate il fuoco e la composizione pacifica della crisi attraverso la ripresa dei negoziati senza precondizioni nel quadro degli esistenti meccanismi internazionali;
              l'Italia accoglie favorevolmente l'annuncio dello scorso 10 ottobre relativo al raggiungimento di un'intesa tra le Parti, mediata dalla Russia, per un cessate il fuoco e l'avvio di trattative sostanziali per una composizione del conflitto; ciò nell'assunto della insostenibilità dello status quo e della necessità di una efficace rivitalizzazione dell'azione dei co-chair del Gruppo di Minsk;
              in merito al caso del tentato omicidio di Alexei Navalny, l'Italia ha condiviso e sostenuto la presa di posizione di condanna del Consiglio europeo straordinario dello scorso 1 e 2 ottobre esprimendo la disponibilità ad aderire ad una reazione concreta dell'Unione Europea;
              si è trattato di una grave violazione del diritto internazionale, che proibisce l'uso di armi chimiche e non può essere lasciata senza conseguenze. Inoltre l'intimidazione, le minacce e la tentata eliminazione violenta del dissenso politico non possono essere tollerate e rappresentano un duro attacco alle fondamenta dei concetti stessi di democrazia, pluralismo e Stato di diritto, valori primari e condivisi dei Paesi europei che costantemente si impegnano a difenderli;
              considerata la necessità di affrontare alcune criticità relative all'area dei Balcani che hanno riflessi importanti sugli interessi italiani ed europei;

impegna, quindi, il Governo:

      1) relativamente alla emergenza Covid-19:
          a) a favorire in tempi brevi l'elaborazione di misure a livello europeo che permettano una gestione coordinata tra gli Stati membri, fondata su criteri comuni e informazioni chiare e tempestive, relativamente agli spostamenti e ai viaggi, sia intra che extra europei, per garantire la salute e la sicurezza dei cittadini europei e la libertà di movimento delle persone e dei lavoratori;
          b) ad adottare iniziative per garantire una strategia europea di costante monitoraggio della situazione di emergenza epidemiologica, promuovendo l'utilizzo e l'interoperabilità di strumenti di tracciamento comuni, al fine di mantenere in equilibrio le esigenze di tutela della salute dei lavoratori e dei cittadini, di assistenza alle persone, con quelle di prosecuzione delle attività produttive e di mobilità delle persone;
          c) ad adottare iniziative per garantire il rafforzamento della Strategia europea per i vaccini, che permetta lo sviluppo, produzione e distribuzione di vaccini sicuri ed efficaci con un accesso equo e tempestivo per i cittadini europei, nonché a favorire ogni politica coordinata che fornisca una risposta europea comune alla pandemia, con informazioni obiettive sulla diffusione del virus e sugli sforzi efficaci per contenerlo;

      2) relativamente al tema ambientale e dei cambiamenti climatici:
          a) ad attuare, nelle opportune sedi competenti e nell'ambito delle proprie competenze, tutte le misure necessarie al raggiungimento degli obiettivi di riduzione di gas ad effetto serra concordate a livello internazionale ed europeo, tenendo conto dei benefici ambientali, sociali ed economici connessi alla riduzione delle emissioni, e a sostegno della lotta ai cambiamenti climatici, che riveste una particolare rilevanza per il nostro Paese anche in considerazione del manifestarsi di fenomeni meteorologici estremi, sempre più visibili e pervasivi, a fronte dei quali l'Unione Europea può e deve svolgere un ruolo guida per politiche di mitigazione e resilienza sempre più necessarie;
          b) in armonia con gli ambiziosi obiettivi dello European Green Deal e dei nuovi indirizzi assunti a livello europeo a seguito della pandemia, a favorire ogni iniziativa a livello europeo che garantisca la realizzazione di una strategia a lungo termine in materia di cambiamenti climatici, con un ampio programma di investimenti orientato al raggiungimento degli obbiettivi europei di neutralità climatica entro il 2050, mediante misure per la decarbonizzazione del settore energetico, per la messa in sicurezza dei terreni e dei fiumi a difesa e prevenzione dai fenomeni di dissesto idrogeologico, per la tutela dei monumenti, dei borghi e dei centri storici, in considerazione dell'elevata presenza di siti Unesco nel nostro Paese e della minaccia che il cambiamento climatico rappresenta questo patrimonio, per la ridefinizione del sistema dei trasporti in chiave verde, privilegiando il trasporto pubblico, il miglioramento della qualità dell'aria, il potenziamento delle fonti rinnovabili, e per la promozione dell'economia circolare, per rilanciare lo sviluppo economico e creare nuovi posti di lavoro, anche tramite un piano nazionale per l'occupazione femminile e giovanile, la definizione di nuovi profili all'interno della pubblica amministrazione da impiegare nelle diverse mansioni collegate alla riqualificazione energetica e alla transizione verde, favorendo al contempo la transizione ecologica e lo sviluppo economico-sociale sostenibile ed una nuova strategia industriale per l'Unione europea;
          c) a sostenere la proposta della Commissione europea circa l'abbattimento almeno al 55 per cento entro il 2030 dei livelli di emissione registrati nel 1990, obiettivo politico fondamentale per affrontare in maniera efficace la sfida del cambiamento climatico, da conseguire attraverso strumenti, incentivi e investimenti adeguati per assicurare una transizione efficiente in termini di costi, giusta, socialmente equilibrata ed equa, che sia a beneficio di tutti gli Stati membri, prevedendo di conseguenza l'aggiornamento del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima per questa finalità;
          d) a sostenere gli sforzi in tale ambito per la costruzione di una società europea più equa e sostenibile, con un'economia al servizio delle persone, in grado di eliminare i divari di genere tre uomo e donna in campo sociale ed economico, e capace di realizzare una più compiuta coesione sociale e territoriale;

      3) relativamente alle relazioni UE- Regno Unito:
          a) a confermare il pieno sostegno alla Task Force della Commissione con l'obiettivo di raggiungere, nel poco tempo rimasto, un accordo sulle future relazioni rispettoso dei principi fondamentali della posizione UE, in particolare sui temi del commercio, della parità di condizioni e della ”governance” dell'accordo; a esigere da parte britannica il pieno rispetto delle disposizioni dell'Accordo di recesso, in particolare delle parti relative alla tutela dei diritti dei cittadini e del protocollo addizionale sull'Irlanda/Irlanda del Nord e, a garanzia della piena tutela dei diritti acquisiti di tutti i cittadini, sia europei nel Regno Unito sia britannici nell'Unione europea incluso il mantenimento delle garanzie sociali, lavorative, sanitarie e di libera circolazione già previste dal diritto europeo vigente, nonché delle imprese italiane che si troverebbero altrimenti esposte a pesanti ricadute economiche, e a sostegno della stabilità finanziaria, della continuità operativa dei mercati e del settore bancario e finanziario;
          b) a rafforzare le attività di preparazione al recesso sia a livello UE che nazionale, incluse possibili misure di emergenza volte a mitigare le conseguenze negative di un eventuale mancato accordo, richiamando l'importanza di un'attività di comunicazione verso i cittadini, le imprese e gli altri portatori di interesse circa il cambiamento che si verificherà in ogni caso nelle relazioni tra UE e Regno Unito a partire dal 1o gennaio 2021;
          4) per quanto attiene agli scenari di politica estera:
              ad attivarsi per promuovere i valori e gli interessi dell'Europa nel mondo, con particolare attenzione alla tutela e alla promozione dei valori della democrazia, dello stato di diritto nonché alla protezione dei valori europei nelle relazioni con i paesi terzi, coerentemente con le priorità della Commissione von der Leyen (ambiente, gestione delle risorse energetiche, digitalizzazione, sicurezza, migrazioni) e con il processo di revisione della Politica di vicinato meridionale;

      5) relativamente agli accordi UE-Africa:
          a) ad approfondire le relazioni con il Continente africano in un'ottica di partenariato tra eguali, sia attraverso un più intenso dialogo politico tra UE ed Unione Africana, sia attraverso la finalizzazione del nuovo Accordo post-Cotonou;
          b) a sostenere l'opportunità che il negoziato tra UE e Unione Africana proceda in parallelo con i negoziati sul protocollo africano dell'Accordo post-Cotonou e la programmazione del prossimo quadro finanziario in quanto aspetti di un pacchetto globale;
          c) a supportare l'azione europea di lotta alla penetrazione del terrorismo nel Sahel e le iniziative di stabilizzazione politica e cooperazione economica con i Paesi del Corno d'Africa, le azioni del Processo di Berlino per una soluzione politica della crisi libica, nonché il dialogo intralibico in corso in Marocco;
          d) a valutare l'opportunità di promuovere, in sede europea, lo stanziamento di ulteriori fondi a supporto delle attività di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario nel continente africano orientate alla gestione della pandemia da COVID-19, alla stabilizzazione delle aree di crisi, alla gestione delle cause profonde della migrazione, ad affrontare la questione della sicurezza alimentare e prevedendo anche canali concordati per quote di immigrazione regolamentata;
          6) relativamente agli eventi in atto nei Balcani e nel Mediterraneo orientale:
              a) ad adottare iniziative per accelerare il processo di allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali, convocando la Conferenza intergovernativa di apertura dei negoziati con Albania e Nord Macedonia e a sostenere il dialogo tra Belgrado e Pristina per la normalizzazione delle loro relazioni;
              b) a proseguire l'opera di mediazione tra le Parti coinvolte nelle dispute nel Mediterraneo orientale al fine di giungere a una soluzione condivisa, nel rispetto dei principi del diritto internazionale, ferma restando la piena solidarietà a Cipro e alla Grecia ma anche riconoscendo l'importanza di mantenere una relazione positiva e collaborativa con la Turchia;

      7) relativamente alle criticità che investono gli scenari internazionali:
          a) ad attivare un'immediata iniziativa di mediazione del Gruppo di Minsk - di cui l'Italia è membro - per consolidare la tregua in atto e promuovere negoziati tra Armenia e Azerbaigian per una soluzione condivisa sullo status del Nagomo-Karabakh;
          b) ad intraprendere in ambito UE le iniziative necessarie ad assicurare il rapido avvio di un'indagine obiettiva ed imparziale da parte di una Commissione internazionale indipendente per l'accertamento della verità sul caso sul tentato omicidio di Alexei Navalny, continuando a premere bilateralmente con la Federazione russa affinché cooperi con l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche;
          c) a reiterare la richiesta del ritiro di tutte le misure repressive adottate dalle autorità bielorusse in riferimento alle manifestazioni non violente svoltesi dopo le ultime consultazioni elettorali, ivi incluse le inaccettabili detenzioni dei leader dell'opposizione e di alcuni giornalisti, a ribadire la ferma e piena condanna nei confronti dei responsabili di tali azioni, a invitare infine all'apertura immediata di un dialogo governo-opposizioni che conduca a nuove elezioni fair and free;
          d) ad assumere iniziative per ad assicurare, nelle opportune sedi europee, che le proposte avanzate da alcuni Stati membri dell'Unione Europea di sostegno economico e politico a una futura eventuale transizione democratica della Bielorussia, sebbene accolte favorevolmente in linea di principio, non si traducano in uno sconvolgimento del riparto dei fondi europei della Politica Europea di Vicinato (PEV), suscettibile di danneggiare la sua dimensione meridionale.
(6-00139) «Delrio, Davide Crippa, Boschi, Fornaro».


      La Camera,
          in occasione della riunione del Consiglio europeo che avrà luogo a Bruxelles il 15 e 16 ottobre 2020, in cui i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno un cospicuo numero di argomenti iscritti all'ordine del giorno e ascoltate le comunicazioni del Presidente del Consiglio,
          premesso che:
              il Consiglio europeo di ottobre sarà articolato attorno a tre tematiche poste all'ordine del giorno:
                  la politica estera, nello specifico esaminando lo stato dell'avanzamento dei negoziati sul futuro partenariato tra l'Unione europea e il Regno Unito, le relazioni tra l'Unione europea e l'Africa, e ulteriori tematiche alla luce delle conclusioni del Consiglio degli affari esteri che si è svolto in data 12 ottobre;
                  la situazione sanitaria e il conseguente coordinamento dei lavori sullo sviluppo e sulla distribuzione di un vaccino a livello dell'Unione europea;
                  il fattore climatico, con esame dei progressi compiuti verso l'obiettivo dell'Unione europea di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, e un dibattito orientativo su questioni connesse ai cambiamenti climatici;
          considerato che:
              in tema di politica estera, in merito alla situazione relativa alla guerra combattuta nel Nagorno-Karabakh, tra le truppe armene e le truppe azere, rischia di trasformarsi, come già avvenuto in numerosi scenari nel Medio Oriente e nel Nord Africa, in un conflitto per procura che minaccia di destabilizzare ulteriormente la regione mediorientale;
              la tregua concordata tra le due parti in causa il 10 ottobre, è stata violata in diverse occasioni dopo poche ore, segno che l’escalation di violenza non si è arrestata;
              diversi e preoccupanti report internazionali riportano la presenza di circa 1000 foreign fighters – alcuni collocabili all'interno della galassia delle milizie jihadiste impegnate nel conflitto siriano – giunti nel Nagorno-Karabakh per partecipare al conflitto;
              la presenza di miliziani jihadisti e foreign fighters nel conflitto rischia di aprire un nuovo fronte nella lotta al terrorismo, a causa di combattenti radicalizzati che possono trovare nella regione caucasica terreno fertile per attività di reclutamento e proselitismo;
              riguardo al tema della potenziale adesione della Turchia in Unione europea, nel giugno 2018 il Consiglio ha riconosciuto all'unanimità che i negoziati di adesione con la Turchia sono giunti di fatto a un punto morto e che non si può prendere in considerazione l'apertura e la chiusura di nuovi capitoli, ma nella Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2020, l'attuale governo non esclude la possibilità di una ripresa del processo di adesione turco;
              dal 2000 ad oggi la Turchia ha ricevuto quasi 30 miliardi di euro di finanziamenti attraverso la Banca europea per gli investimenti (BEI) e dal 2002 oltre 10 miliardi di euro di fondi pre-adesione; dal 2016 ad oggi sono stati messi a disposizione 6 miliardi di euro da parte di Unione e Stati membri per la gestione dello strumento per la Turchia a favore dei rifugiati;
              dopo la revoca dello stato di emergenza nel luglio 2018, la Turchia ha introdotto molti dei suoi elementi più repressivi nella legislazione vigente. Il nuovo sistema presidenziale ha abolito in gran parte il sistema preesistente di bilanciamento dei poteri, determinando un'ulteriore politicizzazione della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario; si è verificato, inoltre, un notevole arretramento per quanto riguarda la libertà di espressione, di riunione e di associazione; vi sono state inoltre violazioni ripetute, e sempre più frequenti, delle acque territoriali e dello spazio aereo di Stati membri quali Grecia e di Cipro da parte della Turchia;
              il Ministro degli esteri turco ha rilasciato diverse interviste nelle quali ha sottolineato che «l'ingresso nell'Unione europea resta una priorità strategica della Turchia e un'aspirazione largamente condivisa dal popolo turco, è cruciale che rimanga questa prospettiva e non vi siano discriminazioni nel negoziato verso la Turchia»;
              persiste l'esigenza di non attribuire carattere punitivo all'esercizio di autodeterminazione con il quale il Regno Unito si è separato dall'Unione europea;
              in merito alle relazioni Unione europea-Africa, si ricorda che i Paesi africani e l'Unione europea cooperano attraverso due accordi quadro, l'accordo di Cotonou e la strategia comune Africa-Unione europea, e tramite l'adozione di tre strategie regionali che riguardano nello specifico il Corno d'Africa, il Golfo di Guinea e il Sahel;
              nel quadro della politica di sicurezza e di difesa comune (Psdc) l'Unione europea ha avviato diverse missioni e operazioni militari e civili; al momento sono in svolgimento le missioni nei seguenti paesi: Repubblica centrafricana (Euam Rca, Eutm Rca), Libia (Irini, Eubam Libia), Mali (Eutm-Mali, Eucap Sahel Mali), Niger (Eucap Sahel Niger) e Somalia (Eu Navfor Somalia, Eucap Somalia, Eutm Somalia);
              sulla Libia, l’escalation diplomatica e militare nello scenario libico continua ad essere un elemento di costante instabilità; conseguentemente, suddetto elemento di instabilità si riversa nell'intera regione mediterranea, e rischia di minare gli interessi italiani nell'area;
              i principali Paesi africani dell'Africa subsahariana e saheliana da anni denunciano la drammatica perdita di giovani, principalmente tra i 16 e i 35 anni, che viene attirata dal miraggio di un futuro roseo in Europa, alimentata dalla narrativa che diverse forze di governo continuano a sostenere, e dalla mancata rigidità nel controllo dei flussi migratori;
              sempre riguardo il quadrante del Sahel, si ricorda che dal 1960 ad oggi la superficie del lago Chad (che bagna i territori di Ciad, Camerun, Niger e Nigeria) si è ridotta del 90 per cento, con il livello delle acque che si è abbassato di oltre quattro metri; la crisi che colpisce il Lago Chad, causata da una diversità di elementi tra i quali il calo delle precipitazioni, i prolungati periodi di siccità, l'enorme crescita demografica e lo sfruttamento non sostenibile delle acque, ha conseguenze molto negative sulla popolazione che vive sulle rive del lago e che trova nel bacino idrico la fonte primaria di sostentamento;
              il lago Chad assicura risorse idriche a più di 20 milioni di persone che vivono nei paesi che circondano il bacino, e le gravi conseguenze umanitarie nel territorio stanno provocando importanti migrazioni interne; il bacino del lago Chad è, inoltre, fondamentale nella lotta alla desertificazione e in favore della conservazione degli ecosistemi; il lago Chad apre alla possibilità di sviluppo e utilizzo di energie rinnovabili, che possono rappresentare delle grandi opportunità per i Paesi africani che circondano il bacino;
              senza un'azione decisiva e strategica di cooperazione internazionale, la crisi del Lago Chad potrebbe portare ad un aumento significativo delle migrazioni di massa e dell'insicurezza nei territori limitrofi perché le condizioni di vita risulterebbero ben più difficili;
              il 31 ottobre si svolgeranno le elezioni presidenziali in Costa d'Avorio; Alassane Ouattara, presidente uscente, si è ricandidato per un terzo mandato, scatenando una enorme ondata di manifestazioni di protesta che assumono connotati sempre più violenti; va ricordato che la prima elezione di Outtara, avvenuta nel 2010, ha scatenato una guerra civile combattuta in gran parte lungo le linee regionali ed etniche, ed ha portato alla morte di circa 3.000 persone e causato un profondo periodo di instabilità politica e soprattutto economica;
              l'Italia ha partecipato al processo di sviluppo della Costa d'Avorio attraverso una costante presenza imprenditoriale, operante in diversi settori, soprattutto in quello ittico e marittimo; nel Paese è presente anche Eni, con attività off-shore nel settore del gas, che si allarga in tutto il Golfo di Guinea;
              il cosiddetto accordo «accordo di Malta», sbandierato da esponenti del Governo, dell'attuale maggioranza e da rappresentanti europei come panacea di ogni male relativo all'immigrazione, che si è tramutato in un sostanziale nulla di fatto e ha costretto i Paesi esposti al problema dei flussi a prevedere misure bilaterali per diminuire l'impatto degli approdi;
              in materia di cambiamenti climatici, la politica dell'Unione europea mira ad un livello di tutela elevato, che tenga conto della diversità delle varie regioni dell'Unione e nel predisporre la sua politica l'Unione si basa sui dati scientifici e tecnici disponibili relativi alle condizioni dell'ambiente nelle varie regioni dell'Unione, ai vantaggi e agli oneri che possono derivare dall'azione o dall'assenza di azione e dello sviluppo socioeconomico dell'Unione nel suo insieme e dello sviluppo equilibrato delle sue singole regioni;
              le conclusioni del Consiglio europeo del 12 dicembre 2019 hanno ribadito la necessità di intensificare l'azione globale per il clima, ponendo l'obiettivo della neutralità climatica, ovvero dell'azzeramento o riduzione al minimo delle emissioni climalteranti a livello europeo entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi del 2015;
              gli esiti del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles, del luglio 2020 hanno posto come priorità del Quadro finanziario pluriennale di medio periodo la copertura adeguata delle principali sfide europee, come il Green Deal, la digitalizzazione, la resilienza; l'obiettivo climatico prevede in particolare di destinare almeno il 30 per cento della spesa complessiva del bilancio pluriennale 2021-2027 all'azione per il clima, a fronte del 25 per cento proposto dalla Commissione e del 20 per cento dell'attuale bilancio, stabilendo, tuttavia, che sia il bilancio UE sia Next Generation EU debbano rispettare l'obiettivo della neutralità climatica dell'Unione europea entro il 2050 e contribuire al raggiungimento dei nuovi obiettivi climatici 2030 dell'Unione, che dovrebbero essere aggiornati entro la fine dell'anno;
              ai fini dell'adesione a tale obiettivo la Commissione europea ha adottato la Comunicazione sul Green Deal Europeo, riconoscendo comunque la necessità di predisporre un quadro finanziario adeguato per garantire agli Stati membri il necessario sostegno per la gestione della transizione; il 10 settembre 2020 la Commissione per l'ambiente la sanità pubblica e la sicurezza alimentare dell'europarlamento, ha approvato l'obiettivo del 60 per cento di riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli 1990, come nuovo target intermedio per l'Unione europea, che si presenta ancora più ambizioso e difficile da raggiungere rispetto all'obiettivo del 55 per cento che la Commissione europea propone nella nuova legge per il clima in preparazione; tali ambiziosi obiettivi vanno oltre il 40 per cento indicato quale contributo europeo all'accordo di Parigi e rappresenterebbero un traguardo ulteriore rispetto al mantenimento del riscaldamento globale entro l'1,5oC, come suggerito dai documenti dell'Ipcc, ovvero il gruppo intergovernativo internazionale di esperti sui cambiamenti climatici;
              nell'ambito delle risorse per la transizione ecologica previste dal Green Deal europeo, si evidenzia il diverso trattamento che l'Europa riserva al settore economico produttivo della plastica, del quale l'Italia è uno dei paesi leader, rispetto a quello del carbone, che invece interessa particolarmente la Germania e che sarà oggetto di sussidi a valere sul nuovo fondo per la transizione giusta. In tal modo il processo di decarbonizzazione verrà effettivamente sostenuto, dai fondi europei, mentre, al contrario, il settore della plastica potrebbe essere colpito da una specifica nuova forma di tassazione, con ulteriori probabili danni per un gran numero di aziende coinvolte nel nostro territorio e quindi dell'economia italiana. È quanto mai importante evitare che in un contesto produttivo così globalizzato una rigida regolamentazione europea possa rappresentare una minaccia per le nostre industrie rendendole meno competitive sul settore europeo e mondiale senza alcun reale beneficio in termini ambientali. Limitare o penalizzare la produzione della plastica in Europa non ha alcun beneficio in termini di protezione dell'ambiente e di lotta ai cambiamenti climatici se come conseguenza si verifica un'apertura all'importazione di plastica da Paesi extraeuropei. Oltretutto a seguito dell'emergenza COVID è emersa la grande importanza della plastica quale materiale low-cost, versatile e igienico, con elevatissimi livelli di riciclabilità, e non solo come il grande nemico dell'ambiente; inoltre aprendo al mercato extra europeo si rischia anche di non assicurare il rispetto delle necessarie certificazioni sanitarie e ambientali. Al riguardo occorre far pressione per un Green Deal non solo europeo ma mondiale oppure decidere, a fronte di una normativa comunitaria più rigorosa, di limitare le importazioni di prodotti inquinanti con l'applicazione di maggiori imposte o addirittura di divieti ove la produzione di tali beni non garantisca il rispetto delle basilari regole di tutela ambientale;
              nell'ambito della relazione programmatica per il 2020 il Governo richiama gli obiettivi della Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030 e afferma l'intenzione di voler lavorare per rafforzare i sistemi nazionali di protezione ambientale, promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate, aumentare il sostegno agli interventi in materia di economia circolare, di gestione dei rifiuti, della mitigazione dei rischi idrogeologici e la promozione delle politiche di adattamento, prevenzione dei rischi e resilienza alle catastrofi, di recupero dei siti inquinati a fini produttivi, e anche in materia di messa in sicurezza sismica, di energia rinnovabile e di efficientamento energetico, di mobilità sostenibile, di infrastrutture verdi in aree urbane e di tutela della biodiversità;
              la maggiore ambizione dell'Unione europea, annunciata nel titolo del Programma della Commissione europea per il 2020, si fonda, quasi esclusivamente, sul Green Deal europeo; si ritiene che il Governo italiano sia incline più a penalizzare che a incentivare comportamenti virtuosi in questo campo. Citiamo, ad esempio la plastic tax che penalizza le nostre imprese rischiando di condizionare negativamente anche quelle virtuose e all'avanguardia dal punto di vista ambientale, collocandoli fuori dal mercato europeo e mondiale,

impegna il Governo:

          1) a richiedere una decisa presa di posizione europea nel porsi come mediatore per un concreto piano di pace nel Nagorno-Karabakh, sostenendo un immediato cessate il fuoco tra le parti e richiedendo l'espulsione di tutti i foreign fighters presenti nel territorio conteso;
          2) a richiedere l'interruzione definitiva del processo di adesione della Turchia all'Unione europea, alla luce degli ultimi eventi nel nord-est della Siria, oltre che delle ripetute azioni illegali nel Mediterraneo orientale e nel mar Egeo, lesive oltretutto degli interessi energetici italiani, e della grave situazione dello stato di diritto interno al Paese, in netto e progressivo peggioramento a seguito del tentativo di colpo di Stato del luglio del 2016, ribadendo che la Turchia non rispetta in alcun modo i criteri sanciti dall'articolo 2 e dall'articolo 49 del TUE per far parte dell'Unione; a richiedere, inoltre, la sospensione definitiva dell'erogazione dei fondi di preadesione e di altri contributi finanziari europei alla Turchia;
          3) ad attivarsi per una ferma azione di contenimento dell'espansionismo economico e politico turco sui Paesi confinanti, che si traduce in una aggressiva politica regionale che interferisce nell'area balcanica e rischia inoltre di destabilizzare il Nord Africa e Medio Oriente;
          4) a sostenere in ambito europeo la necessità di conservare un forte e privilegiato legame con gli Stati Uniti e l'Alleanza atlantica rifiutando una «posizione neutrale ed intermedia» tra Stati Uniti e la Repubblica Popolare cinese, posizione che al contrario la Germania vorrebbe trasmettere alla politica estera dell'Unione europea, come dichiarato in audizione alla Camera dei deputati dall'Ambasciatore di Germania e più volte confermato dal medesimo Governo, avallando ciò che il Paese asiatico sta attuando nei confronti dei Paesi dell'Unione europea e nei Paesi del vicinato con politiche di tipo espansivo;
          5) a sostenere in ambito europeo ogni sforzo negoziale tendente a scongiurare l'ipotesi dell'uscita britannica senza accordo, evitando in particolare di proporre clausole palesemente inaccettabili per il governo del Regno Unito;
          6) sulla Libia, a prevedere una piena attuazione della Risoluzione 2292 (2016) del Consiglio di sicurezza Onu, relativamente all'embargo di armi, e ricercare come imperativo strategico un concreto «cessate il fuoco» nel Paese, prerogativa essenziale per giungere a un processo di pace;
          7) a porre la dovuta attenzione riguardo alla situazione politica nel Golfo di Guinea e in particolare al prossimo appuntamento elettorale in Costa D'Avorio, affinché possano svolgersi delle elezioni inclusive, trasparenti, democratiche e senza violenza, proseguendo nelle attività di dialogo già avviate con la delegazione dell'Unione europea, che ha visto anche la presenza dei vertici della rete diplomatica italiana in Costa d'Avorio;
          8) riguardo alla problematica del Lago Chad, a porre in essere le dovute iniziative per incentivare in sede europea un dibattito sullo sviluppo del «Progetto Transaqua», che mira al trasferimento dell'acqua dal bacino di Ubangi-Congo al bacino del lago Chad, data l'importanza strategica dello stesso per la crescita dell'Africa, e per la funzione deterrente nei confronti di possibili e rischiosi fenomeni migratori di massa che coinvolgono l'intero continente europeo;
          9) a contrastare in ogni modo possibile il traffico di esseri umani, che non è in grado di garantire nessun futuro dignitoso ai migranti, anche alla luce della grave crisi economica che colpirà l'Italia e l'Unione europea nel breve periodo, e a porre in cima alle varie riforme in materia di immigrazione e sicurezza il principio del disincentivo alla partenza come priorità per l'approccio a tale materia;
          10) a sostenere conseguentemente la creazione nei Paesi di transito e partenza di appositi centri in cui avviare gli immigrati al fine di verificare subito l'eventuale sussistenza dei requisiti richiesti per essere ammessi alla concessione del diritto d'asilo;
          11) ad impegnarsi in ambito europeo all'effettivo rispetto della direttiva sui rimpatri e degli accordi di riammissione stipulati anche a livello comunitario sostenendo una loro implementazione, nonché ad adottare iniziative per ottenere le adeguate risorse finanziarie onde procedere ai respingimenti e rimpatri degli immigrati irregolari, ricordando che la revisione del trattato di Dublino deve diventare un obbiettivo prioritario da perseguire nel brevissimo termine, secondo l'ottica che «chi sbarca in un paese europeo sbarca nell'Unione europea non nel singolo paese»;
          12) con riferimento alle politiche ambientali, a porre le fondamenta per un Green Deal non solo europeo ma mondiale per evitare che tutti i nostri sforzi in termini di produttività e di guadagni vengano vanificati da politiche industriali spregiudicate da parte di altre potenze mondiali: gli obiettivi di riduzione della plastica non possono essere circoscritti ai confini europei ma devono essere realistici e oggetto di un patto a livello internazionale per non penalizzare i produttori italiani in favore di esportatori cinesi o indiani, con dubbia tutela dell'ambiente e della salute. Occorre definire un quadro normativo condiviso soprattutto dalle potenze extraeuropee per una produzione virtuosa e rispettosa dell'ambiente, senza necessariamente danneggiare i sistemi produttivi dei singoli Paesi. Ove tutto ciò non sia possibile è necessario individuare misure che disincentivino l'acquisto e l'utilizzo di materiale inquinante applicando tasse o dazi in entrata all'interno dei confini europei;
          13) a rafforzare una posizione ferma dell'Unione europea verso una risposta globale e unitaria alla minaccia dei cambiamenti climatici, da parte di tutti i paesi della terra, evitando posizioni autonome che non faranno altro che sottoporre le imprese europee ad ulteriori sforzi economici, maggiore costo del lavoro ed esposizione a distorsioni della concorrenza a livello internazionale; a tal fine, occorre promuovere un monitoraggio a livello mondiale sull'attuazione degli impegni presi e sui progressi compiuti, sia da parte degli Stati sottoscrittori dell'accordo di Parigi sia a livello globale, allo scopo di mettere in luce i progressi compiuti e gli Stati inadempienti;
          14) ad evitare di assumere decisioni importanti in tema di neutralità climatica che incrementano gli obiettivi Ue per il 2030 oltre il 40 per cento, indicato nell'accordo di Parigi, allo scopo di essere realistici e coerenti e soprattutto sensibili alle difficoltà cui sono sottoposte le imprese a causa della pandemia da COVID-19; occorre prevedere investimenti mirati della Unione europea, ai fini di uno sviluppo che sia sostenibile anche economicamente per gli Stati membri, che individui le opportunità economiche in termini di nuova occupazione e competitività, sostenendo anche finanziariamente le aziende ai fini di una transizione green e garantendo alle imprese europee tempi realistici e sostenibili, programmi elastici con obiettivi stabili a lungo termine e obiettivi intermedi non vincolanti, nonché soglie minime che consentono di escludere da vincoli le aziende più piccole che contribuiscono in misura non significativa in termini di emissioni climalteranti;
          15) ai fini della transizione verso un'economia circolare, ad adottare iniziative per prevedere misure incentivanti per le attività di riciclo e recupero di materia e misure di semplificazione a livello normativo per le procedure di attivazione di nuovi impianti di riciclaggio e ulteriori impianti di recupero energetico, specialmente nei territori in cui tale assenza, comporta trasferimenti di rifiuti sul territorio europeo in completo disaccordo con il concetto di prossimità e dei principi di efficienza, efficacia ed economicità di gestione e di tutela dell'ambiente, sostenendo in modo concreto le aziende che garantiscono il fine vita del rifiuto e pertanto la «chiusura del cerchio», all'interno di un contesto di economia circolare reale e non solo teorico;
          16) allo scopo di garantire una maggiore resilienza dei territori agli effetti dei cambiamenti climatici, ad adottare iniziative per garantire finanziamenti per contrastare il dissesto idrogeologico attribuendo alle regioni risorse e competenze per l'attuazione di interventi strutturali di prevenzione e di difesa del territorio dai fenomeni alluvionali, anche attraverso una semplificazione normativa per una sistematica pulizia dei fiumi e dei torrenti, e prevedere investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti e della rete idrica, anche nelle aree lacustri e lagunari, e per il riassetto delle reti fognarie comunali per la raccolta e lo smaltimento delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici;
          17) allo scopo di contrastare lo spopolamento delle valli e quindi l'abbandono di territori fragili quali quelli montani, ad adottare iniziative per garantire le esigenze economiche, sociali e culturali della popolazione locale quale strumento essenziale di tutela e protezione del territorio, sia promuovendo misure a livello europeo per il contenimento degli animali selvatici predatori, con delega alle regioni e alle autorità locali per la gestione delle specie, l'adozione di misure regolamentari e la conservazione dei relativi habitat naturali, sia colmando il divario digitale esistente tra i territori economicamente più sviluppati e la montagna, con la predisposizione di un serio programma di aiuti europei espressamente dedicato;
          18) a sostenere una reale e duratura transizione energetica e per ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo e l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, lo sviluppo del trasporto pubblico e delle forme di incentivazione al suo utilizzo, l'incremento delle buone pratiche colturali per l'abbattimento della CO2, al fine del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili, arrivando ad un cambio di direzione in tutti i settori dell'economia tale da consentire in tempi certi e congrui, nel rispetto delle indicazioni scientifiche e degli accordi internazionali, senza penalizzare i vari settori, e in coerenza con i piani nazionali adottati dai singoli governi, ricordando come, al pari se non più importante dell'obiettivo dell'emissione zero, debba essere considerato un obiettivo prioritario per l'istituzione europea il raggiungimento di un continente a povertà e disoccupazione zero attraverso una concreta politica del lavoro.
(6-00140) «Molinari, Giglio Vigna, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Minardo, Molteni, Morelli, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpi, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


      La Camera, udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri,
          premesso che:
              il prossimo Consiglio europeo del 15-16 ottobre prevede all'ordine del giorno la discussione sulla situazione della pandemia di Covid-19 ai fini di un suo contenimento e la distribuzione di un vaccino, le relazioni UE-Regno Unito, cambiamenti climatici, relazioni esterne;
              per quanto riguarda le relazioni UE-Regno Unito:
                  sul negoziato riguardante la Brexit, il Consiglio europeo farà il punto sull'attuazione dell'accordo di recesso, firmato il 24 gennaio 2020 da Bruxelles e Londra, sullo stato di avanzamento dei negoziati per il futuro partenariato tra l'Unione europea e il Regno Unito e sui lavori preparatori per tutti gli scenari che potrebbero presentarsi a partire dal 1o gennaio 2021;
                  lo scorso 10 giugno 2020, il Capo negoziatore per l'Unione europea, Michel Barnier, in un discorso al Comitato economico e sociale dell'Unione europea ha segnalato forti insufficienze nei progressi dei negoziati e non ha espresso grandi ambizioni per la cooperazione in settori ritenuti fondamentali;
                  dall'8 al 10 settembre si è tenuto a Londra l'ottavo ciclo di negoziati tra l'Unione europea e il Regno Unito. Le ultime mosse del primo ministro britannico Boris Johnson sembrano mettere in discussione la possibilità di arrivare a una soluzione vantaggiosa per tutti, aumentando i rischi di un «No Deal», con il chiaro tentativo di scaricare sull'Unione europea la responsabilità di un'eventuale mancata intesa o di un accordo meno conveniente di quanto si aspettassero i brexiter più intransigenti; ciò alimenta le tensioni separatiste interne e prefigura conseguenze economiche di una «Hard Brexit» disastrose per lo stesso Paese; la stessa Bank of England ha esortato al raggiungimento di un accordo commerciale, sottolineando quanto il divorzio dall'Unione europea sia una grave incognita per la ripresa economica;
                  in seguito alla presentazione del progetto di legge sul mercato interno da parte del Regno Unito (Internal Market Bill), in contraddizione con il Protocollo sull'Irlanda del Nord e in violazione dell'Accordo di recesso. L'Unione europea ha avviato i primi passi per un'azione legale, volta ad aprire una procedura di infrazione contro il Regno Unito, con una lettera di costituzione in mora sul contestato progetto di legge, riaffermando la primazia del diritto in quanto l'accordo sottoscritto non può essere cambiato unilateralmente;
                  l'Accordo di recesso prevede, infatti, che «nei quattro anni successivi al termine del periodo di transizione (il 31 dicembre 2020), la Commissione può adire la Corte di Giustizia dell'Unione (CGUE) con nuove procedure d'infrazione nei confronti del Regno Unito riguardanti violazioni del diritto dell'Unione avvenute prima della fine del periodo di transizione»; più specificamente, «entro lo stesso termine è altresì possibile ricorrere alla CGUE nei confronti del Regno Unito dopo la fine del periodo di transizione per inosservanza di una decisione amministrativa di un'istituzione o di un organo dell'Unione assunta prima della fine del periodo di transizione oppure per talune procedure specificamente indicate nell'accordo»;
                  secondo l’Internal Market Bill, presentato dal premier Boris Johnson, la Gran Bretagna potrà derogare a parte degli impegni presi con il primo accordo, in vigore dal 31 gennaio 2020. In base all'intesa che ha dato il via al periodo transitorio e che si concluderà entro fine anno, l'Irlanda del Nord rimarrebbe parte del territorio doganale britannico, pur attenendosi alle norme comunitarie su una serie di materie che vanno dagli standard di sicurezza delle merci ai sussidi statali all'industria. Il pericolo di un rinfocolarsi delle tensioni in Irlanda è da sempre presente sul tavolo dei negoziatori: l'Irlanda del Nord e la Scozia ospitano storicamente movimenti indipendentisti che mirano alla separazione dalla Gran Bretagna e con una maggioranza della popolazione che ha votato contro la Brexit quattro anni fa;
                  i negoziati sono arrivati a un momento cruciale; un accordo commerciale da attivare alla fine del periodo di transizione, fissato per il 31 dicembre, ancora non c’è, e tuttavia, l'intenzione di chiudere entro l'anno raggiungendo qualche risultato utile non sembra essere esclusa: Regno Unito e Unione Europea sembrano decisi nel continuare a negoziare non escludendo la possibilità di proseguire mediante «mini-accordi» in aree di reciproco interesse, come l'aviazione e i trasporti, qualora i negoziati commerciali per un'intesa più ampia dovessero interrompersi;
                  il rischio di un'uscita senza accordo per l'Italia avrebbe senz'altro conseguenze negative (per quanto il nostro Paese sia meno esposto a livello commerciale rispetto ad altri Paesi membri). In caso di «No Deal» l'impatto potrebbe essere rilevante sul nostro settore terziario e sulla libera circolazione delle persone. Le garanzie offerte ai cittadini comunitari residenti nel Regno Unito, tra cui la numerosissima comunità di italiani, verrebbero infatti messe in discussione;
              per quanto riguarda i cambiamenti climatici:
                  verranno esaminati i progressi compiuti verso l'obiettivo dell'Unione europea di conseguire la neutralità climatica entro il 2050 e inerenti al piano degli obiettivi climatici da raggiungere nel 2030;
                  i cambiamenti climatici stanno trasformando il nostro pianeta e in mancanza di interventi urgenti, il riscaldamento globale rischia di superare di oltre 2oC i livelli preindustriali entro il 2060 e potrebbe persino spingersi fino a 5oC entro la fine del secolo, con impatti devastanti e irreversibili di molti ecosistemi, con conseguente perdita di biodiversità e costi enormi per l'economia, anche in termini di capacità di produzione alimentare;
                  la sfida sui cambiamenti climatici richiede una risposta globale; l'Unione è uno dei firmatari dell'accordo di Parigi, approvato il 12 dicembre 2015 nella XXI sessione della Conferenza delle Parti della Convenzione sul clima, un importante passo avanti per contrastare il surriscaldamento globale; l'accordo volto a una riduzione progressiva delle emissioni globali di gas serra si è basato, per la prima volta, su principi comuni validi per tutti i Paesi senza distinzione tra Paesi industrializzati e Paesi in via di sviluppo, allo scopo di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2oC e di proseguire gli sforzi per mantenerlo entro 1,5oC, con traguardi ambiziosi per ridurre le sue emissioni di gas a effetto serra anche in riferimento ai principali settori della sua economia;
                  successivamente, la Conferenza di Marrakech nel 2016 (COP22), la Conferenza di Bonn nel 2017 (COP 23) e per ultima la Conferenza sul clima di Katowice (COP24) nel dicembre 2018, hanno incentrato la loro azione sui criteri con cui misurare le emissioni di anidride carbonica (C02) e sulla valutazione delle misure delle singole nazioni in linea con l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, coerenti con raccordo di Parigi; i progressi saranno verificati ogni cinque anni, sulla base di sistemi quali il processo di governance dei piani nazionali per l'energia e il clima degli Stati membri, le relazioni periodiche dell'Agenzia europea dell'ambiente e i più recenti dati scientifici sui cambiamenti climatici e i relativi impatti;
                  alla Conferenza del 2018 hanno partecipato i rappresentanti di 196 paesi, compresi gli Stati Uniti, nonostante il Presidente Donald Trump abbia ritirato gli Stati Uniti d'America dall'accordo di Parigi;
                  in questo quadro, gli impegni assunti dall'Italia improntati alla volontà di contribuire a un miglioramento delle condizioni climatiche ed ambientali, non hanno ancora raggiunto risultati ottimali circa la riduzione delle emissioni di CO2 da combustibili fossili e sull'emissione di biossido di azoto (N02). Per mitigare il riscaldamento globale occorrerebbe modificare profondamente l'attuale sistema produttivo, mediante una nuova politica energetica che favorisca l'utilizzazione di tecnologie e fonti energetiche a basse emissioni di carbonio e soprattutto definire una chiara road map di decarbonizzazione concernente tutti i comparti produttivi, attraverso investimenti, incentivi fiscali e semplificazioni;
                  nelle conclusioni del Consiglio europeo di luglio, in relazione all'Obiettivo climatico, i leader europei hanno confermato l'impegno per un'azione per il clima integrata nelle politiche e nei programmi finanziati nell'ambito del QFP 2021-2027 e del Next Generation EU. Un obiettivo climatico del 30 per cento si applicherà all'importo totale della spesa a titolo del QFP e di Next Generation EU e si tradurrà in obiettivi adeguati nella legislazione settoriale;
                  l'ambizione dell'Unione europea è di diventare il primo blocco economico climaticamente neutro del mondo entro il 2050, attraverso la centralità del Green Deal europeo presentato l'11 dicembre 2019 dalla Commissione Von der Leyen;
                  la presidente Von der Leyen, nel suo recente discorso sullo stato dell'Unione 2020 ha sottolineato la centralità della neutralità climatica, volendone addirittura anticipare la tempistica: per quanto riguarda infatti il Green Deal, ha auspicato un taglio delle emissioni entro il 2030 (e non più nel 2050) che dovrà conseguentemente far salire il target al 55 per cento, e puntare sui Recovery Plan, per cui ogni paese dovrà spendere almeno il 37 per cento delle risorse del Next Generation UE, con politiche in grado di produrre benefici misurabili sull'ambiente, attraverso l'efficientamento energetico degli edifici, la mobilità elettrica, le rinnovabili e la realizzazione di un milione di punti di ricarica elettrica; con la novità di puntare fortemente sull'idrogeno per realizzare nuove «distretti» e «Valli europee dell'idrogeno», capaci di trasformare le attività produttive, modernizzare le imprese, alimentare i veicoli, rilanciare le aree agricole e nel complesso l'economia dell'Unione;
              per quanto concerne le Relazioni esterne:
                  il Consiglio discuterà delle relazioni UE-Africa e, in funzione di eventuali ed ulteriori sviluppi, affrontare anche altre questioni urgenti di politica estera;
                  in merito alle Relazioni UE-Africa, i paesi africani e l'Unione europea cooperano attualmente attraverso l'accordo di Cotonou (la base per le relazioni tra UE e i 78 paesi del gruppo ACP) e mediante la strategia comune Africa-UE, oltre alle tre strategie regionali riguardanti Corno d'Africa, Golfo di Guinea e Sahel. L'obiettivo di questi ultimi accordi è quello di creare partenariati basati su programmi condivisi a sostegno dello sviluppo, del commercio, della sicurezza, insieme ai piani di azione sulla migrazione (Piano d'azione de La Valletta e dichiarazione di Malta del 2017) e per la lotta al terrorismo, con diverse missioni e operazioni militari e civili Ue, nel quadro della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) – con particolare riferimento a quelle attualmente in corso in Repubblica centrafricana, Libia, Mali, Niger, Somalia e con la forza congiunta G5 Sahel, di recente istituzione per migliorare la sicurezza nella regione;
                  è utile segnalare che l'accordo di Cotonou risale a quasi vent'anni fa ed oggi il contesto globale e anche dell'Africa è profondamente cambiato, a partire dalla forte e consolidata penetrazione della Cina nel continente. Occorre pertanto rivedere i grandi obiettivi del partenariato per adeguarli alle nuove realtà. In tal senso, l'Unione europea intende concludere un accordo politico completo, ridefinendo un programma moderno a partire dalle tabelle di marcia concordate a livello internazionale per lo sviluppo sostenibile (l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, gli obiettivi di sviluppo sostenibile, il programma d'azione di Addis Abeba, l'accordo di Parigi, il nuovo consenso UE in materia di sviluppo, la strategia globale in materia di politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, e altro). I nuovi negoziati dovranno aprire la strada a forme di cooperazione rinnovate rispetto alla dimensione tradizionale dello sviluppo;
                  il 2020 può essere decisivo nelle relazioni tra Unione europea e Africa, per determinare un salto di qualità nei rapporti politici ed economici tra i due continenti, a partire dall'istituzione di un'area continentale di libero scambio (AfCFTA, dall'acronimo inglese). Dopo aver adottato, nel marzo 2018, la cornice giuridica, sono in corso i negoziati sulle clausole operative dell'accordo: l'avvio dei commerci in regime di libero scambio è previsto a partire dal gennaio 2021;
                  gli obiettivi sono ambiziosi: promuovere lo sviluppo del commercio intra-africano, rimuovendo le barriere tariffarie e non-tariffarie su beni e servizi, al fine di contribuire al progresso economico e sociale del continente, all'aumento degli scambi, all'impulso all'industrializzazione e alla promozione dell'occupazione, favorire una trasformazione strutturale dei paesi africani e una più rapida integrazione nei mercati internazionali;
                  gli scambi tra Ue e Africa coprono circa un terzo del totale delle esportazioni e importazioni africane: nessun altro partner commerciale dell'Africa si avvicina a livelli simili (la Cina si attesta intorno al 10 per cento, gli USA al 6 per cento). L'Unione europea è inoltre il principale investitore in Africa: lo stock di investimenti europei nel 2017 (pre-Brexit) ammontava a circa 260 miliardi di euro, pari al 40 per cento del totale degli investimenti esteri diretti in Africa;
                  il rilancio delle relazioni fra l'Unione europea e l'Africa costituisce una delle priorità della Commissione geopolitica guidata da Ursula von der Leyen.  La Comunicazione «Towards a comprehensive Strategy with Africa», presentata il 9 marzo, costituisce il primo passo di un dialogo fra le due Unioni, quella europea e quella africana; la strategia avanzata dalla Commissione indica le priorità su cui incentrare le relazioni fra l'Europa e l'Africa, predisponendo cinque partnership tematiche, attraversate da dieci azioni; la comunicazione congiunta sulla nuova strategia con l'Africa è stata elaborata in vista del Vertice Unione europea-Unione africana che avrebbe dovuto svolgersi ad ottobre 2020 ma è stato rimandato al 2021 a causa della pandemia di Covid-19;
                  tale nuova strategia andrà ulteriormente aggiornata alla luce della crisi pandemica nel continente africano, con particolare riferimento all'Africa subsahariana che nel 2020 chiuderà con la sua prima recessione da 25 anni a questa parte e che, secondo la Banca Mondiale, prospetta una contrazione del Pil regionale all'interno di una forchetta compresa tra –2,1 per cento e –5,1 per cento. La crisi sanitaria, anche laddove si presenta più contenuta rispetto allo scenario globale, rischia di aggravare le fragilità strutturali delle economie africane: forte calo della domanda internazionale in particolare di prodotti agricoli, calo del prezzo delle materie prime, stop di investimenti esteri, fuga di capitali, fermo del turismo e trasporti aerei, crollo delle rimesse da parte della diaspora. Il Consiglio europeo dovrebbe, pertanto, indirizzare il proprio impegno verso nuove forme di cooperazione che tengano conto delle conseguenze della pandemia di COVID-19 nel continente africano, concordando specifiche misure che, oltre agli impatti direttamente sanitari e sui vaccini, prospettino un alleviamento del debito dell'Africa, invitando la Commissione a preparare un pacchetto specifico in tale direzione;
                  infine, va segnalato come il Fondo fiduciario di emergenza per l'Africa (EU Trust Fund) creato nel 2015, quale strumento per affrontare le cause profonde e strutturali delle migrazioni africane (economiche, sociali, politiche e ambientali) necessiti di un rafforzamento finanziario, anche in vista dell'approvazione del bilancio pluriennale europeo 2021-2027;
              con riferimento alle questioni di politica economica europea:
                  la ripartenza dell'Italia non potrà in nessun modo non considerare l'urgenza di utilizzare le risorse provenienti dal Next Generation EU (NGEU). Anche se il tema del bilancio a lungo termine non verrà discusso, la questione dei contrasti sulle trattative in corso gravano inevitabilmente sul vertice, sollecitando l'urgenza di un maggiore sforzo da parte degli stati membri per riprendere il round negoziale sul nuovo budget 2021-2027 dell'Unione;
                  sul bilancio europeo si registrano ancora troppe distanze tra i rigoristi del Nord, che vorrebbero uno stanziamento più ristretto e quelli del Sud, tra i quali l'Italia, che ne vorrebbero uno più corposo; i dissidi interistituzionali vertono sul Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027 e sul Piano di ripresa relativo al nuovo strumento Next Generation EU, per sostenere la ripresa degli Stati membri, secondo quanto previsto nell'accordo di luglio in sede di Consiglio europeo;
                  l'effettiva implementazione del Piano dipende dall'approvazione delle risorse da reperire nell'ambito del nuovo bilancio pluriennale Ue;
                  tuttavia, la bozza di compromesso della presidenza di turno tedesca non è riuscita a ricomporre i contrasti fra gli Stati membri e fra Consiglio e Parlamento europeo; quest'ultimo ha annunciato che senza una valida proposta per aumentare i massimali per le risorse del Bilancio pluriennale Ue, le trattative sono interrotte; il Parlamento europeo non è disposto a rinunciare al valore aggiunto di alcuni programmi paneuropei (lamentando il sotto finanziamento di 15 programmi europei, per i quali chiede almeno 38 miliardi in più); mentre nell'accordo di luglio i paesi cosiddetti «frugali» hanno accordato, a loro favore, un aumento di sconti ai contributi al bilancio europeo (cosiddetti «rebates») a valere proprio sui programmi panaeuropei, cosiddetta bandiera (sicurezza e difesa comune Ue, Erasmus, Horizon Europe); inoltre permane lo scontro sul tema delle risorse proprie che dovranno stanziare l'intero Piano del Recovery Fund, attraverso una fiscalità equa e in linea con le politiche a lungo termine dell'Unione;
                  come efficacemente espresso dal presidente dei popolari europei Manfred Weber, «la proposta del Presidente Michel al Parlamento europeo manca di ambizione e non fornisce all'Unione i mezzi necessari per implementare le sue priorità e mettere nelle condizioni la Unione europea di funzionare»;
                  la piena fattibilità del Piano di ripresa dipende dall'introduzione di nuove risorse proprie a bilancio e le tensioni sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027 minacciano di riverberarsi sul piano NGEU anche a causa dei minacciati veti da parte di alcuni Paesi (sia dei cosiddetti «frugali» che del blocco dei Paesi dell'est); alcuni di questi Stati, anche per motivi elettorali interni, nascondono il loro reale obiettivo di ritardare l'erogazione dei fondi dietro la richiesta di una maggiore disciplina sullo stato di diritto che i Paesi di Visegrad sono recalcitranti a rispettare;
                  infine, in considerazione dei contrasti e dello slittamento dei già lunghi tempi previsti, appare molto discutibile la scelta del Governo di dare la priorità alle risorse provenienti dal Recovery Fund che, nella migliore delle ipotesi, non potranno essere esigibili prima dell'autunno del 2021, accantonando la possibilità di accedere senza condizionalità alla nuova linea di credito del MES (con un tasso addirittura negativo intorno a quota –0,07 per cento sulla durata settennale). È necessario valutare compiutamente la richiesta dei circa 36 miliardi di fondi messi a disposizione dalla nuova linea di credito del MES, subito disponibili ed esigibili per spese sanitarie, che potrebbero liberare le risorse provenienti dagli altri fondi europei per altri settori; è necessario garantire al nostro Paese una migliore possibilità di resilienza, soprattutto in vista di una possibile recrudescenza della pandemia, che può mettere in crisi il sistema sanitario nazionale, il quale soffre ancora di un importante deficit strutturale e tecnologico;
              per quanto riguarda le relazioni esterne dell'Unione:
                  la complessità del nuovo quadro globale, in un contesto di persistente crisi sanitaria, con impatti economici di estese dimensioni, richiama la necessità di operare svolte epocali in grado di ridisegnare il futuro dell'Unione, in favore di una Ue capace di competere nel XXI secolo con una maggiore solidità economica nei confronti di big globali e di attori emergenti, con una propria politica estera e una difesa comune, in grado di parlare con una voce unica e autorevole al mondo, decisiva nelle relazioni esterne e nello scacchiere internazionale; un'Europa che, nel rafforzamento dell'Alleanza transatlantica, basata su storia e valori comuni e un legame indissolubile, riafferma in modo più assertivo, i suoi principi e valori fondanti, in quanto patria garante della democrazia e dello stato di diritto;
                  l'Europa è impegnata su molti dossier di politica estera, tra cui rilevano:
                  le questioni inerenti il    Mediterraneo orientale, con i contrasti tra Grecia, Cipro e Turchia, le relazioni commerciali Ue-Cina, le recenti proteste in Bielorussa, il riaccendersi del conflitto del Nagomo-Karabakh – questioni sulle quali si è espresso il recente Consiglio straordinario europeo dello scorso 1-2 ottobre,

impegna il Governo:

          1) con riferimento alle relazioni UE-Regno Unito e alla Brexit:
              a) ad attivarsi per scongiurare l'ipotesi di un «No deal» tenendo comunque aperto il canale dei rapporti bilaterali fra Italia e Regno Unito, al fine di assicurare la continuità su alcuni comparti cruciali e di interesse strategico fra i due Paesi, con particolare riguardo al settore terziario italiano;
              b) ad attivarsi, anche mediante relazioni bilaterali, per evitare che la situazione soprattutto in Irlanda e in Scozia possa degenerare in caso di «No Deal», con il ripristino delle frontiere con il resto d'Europa;
              c) a tutelare la comunità di connazionali, studenti e lavoratori, con una forte presenza in particolare a Londra, in tutte le fasi del negoziato di recesso;
          2) con riferimento ai cambiamenti climatici:
              a) a sostenere l'obiettivo dell'Unione europea di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, con gli obiettivi da raggiungere entro il 2030, indicati nella strategia a lungo termine dell'Unione europea e in linea con gli accordi di Parigi, anche con misure di trasformazione in chiave green di tutti i settori (industria, trasporti, edilizia ed agricoltura);
              b) a favorire la riduzione dei limiti di biossido di azoto (NO2), anche per non incorrere in procedure di infrazione da parte dell'Unione europea in materia ambientale;
              c) a incentivare uno sviluppo sostenibile a basse emissioni di gas a effetto serra e l'economia circolare, a riconvertire produzioni inquinanti e in favore della creazione di nuove professionalità, scongiurando, al contempo, il rischio che l'implementazione non graduale di taluni obiettivi climatici possa compromettere la competitività di importanti comparti industriali del nostro paese;
          3) con riferimento ai rapporti Ue-Africa e alle relazioni esterne dell'Unione:
              a) a sostenere la necessità di programmare – come più volte sollecitato dai Presidente Berlusconi – un grande piano di investimenti europei per l'Africa, al fine di ridurre il gap con gli altri continenti;
              b) a sostenere la necessità di rivedere i grandi obiettivi del partenariato Ue-Africa per adeguarli alle nuove sfide globali, come la migrazione, la pace e la sicurezza, la difesa dei diritti umani, le libertà fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto, la buona governance, insieme a un aggiornamento della nuova strategia Ue con l'Africa che tenga conto delle conseguenze sanitarie ed economico-finanziarie della pandemia sul continente;
              c) a sostenere la necessità di potenziare le risorse del Fondo fiduciario di emergenza per l'Africa (EU Trust Fund), nell'ambito del nuovo QFP 2021-2027;
              d) ad attivarsi per migliorare la proposta della Commissione europea su un Nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo, al fine di un superamento del Trattato di Dublino, laddove scarica tutti gli oneri sui paesi di primo approdo e accoglienza, insieme al rafforzamento del controllo delle frontiere esterne alla Unione europea e degli accordi con i Paesi di origine, flusso e transito;
              e) a sostenere la necessità di un'Europa più forte nel mondo, in favore di una difesa comune, con capacità di riaffermare la necessità di un ordine internazionale basato sul rispetto delle regole e dei diritti umani e delle norme e standard concordate a livello internazionale, con particolare riguardo alle relazioni con i paesi terzi;
              f) a rimettere al centro la questione Mediterraneo-Libia, facendosi promotore di un accordo tra Unione europea e Stato libico per garantire il rispetto da parte di quel paese delle norme sulle acque internazionali;
              g) a rafforzare l'azione dell'Europa nel Mediterraneo e a sostenere la proposta del presidente del Consiglio europeo Charles Michel per la convocazione di una conferenza multilaterale atta a favorire il dialogo, in seguito ai conflitti apertisi fra Grecia, Turchia e Cipro nel Mediterraneo orientale;
              h) ad appoggiare l'azione dell'Alto rappresentante Ue Josep Borrell e del gruppo di mediazione di Minsk dell'OSCE, affinché si arrivi a un immediato cessate il fuoco per la ripresa dei negoziati per il Nagomo-Karabakh, in quanto la crisi non può essere risolta con una soluzione militare e né con ingerenze esterne, scongiurando un pericoloso allargamento regionale del conflitto;
          4) con riferimento alle politica economica Ue:
              a)    con particolare riferimento ai negoziati in corso in sede Ue sul NGUE EU, la necessità di avvalersi dei contributi di tutte le forze politiche, anche dell'opposizione, mediante la previsione di una cabina di regìa che responsabilizzi tutti circa l'utilizzo delle risorse che l'Europa ha messo a disposizione, in considerazione dell'importante ruolo svolto dalle forze che rappresentano il cuore pulsante dell'Europa, a partire dal PPE di cui Forza Italia fa parte, ai fini delle intese raggiunte per lo stanziamento delle misure europee, decisive per il nostro Paese nella consapevolezza che solo la coesione e la condivisione di tutte le forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, potrà portare vantaggi nelle trattative per il «sistema paese»;
              b) ad attivarsi per addivenire nel più breve tempo possibile ad un accordo condiviso con i Partner europei per l'utilizzo delle risorse del Next Generation EU e a tal fine, sostenere la mediazione della presidenza di turno tedesca, affinché vengano superati i veti incrociati dei paesi cosiddetti frugali e del blocco dei Paesi dell'est e scongiurare ulteriori ritardi nel percorso di approvazione del NGUE;
          5) in tema di contrasto al Covid-19:
              a)    a sollecitare l'urgenza di un'agenda sanitaria condivisa, per migliorare adeguatezza e tempestività delle risposte e riconquistare una sovranità tecnologica ed economica dell'Unione sui mercati mondiali nella gestione della crisi pandemica; per la condivisione di misure per la prevenzione delle crisi sanitarie e delle catastrofi, di comuni scorte di attrezzature, materiali, medicinali, diagnostica e vaccini, di programmi di ricerca e innovazione scientifica per lo sviluppo di un vaccino anti COVID-19 sicuro ed efficace, quale bene pubblico globale e accessibile a tutti;
              b) a sostenere la necessità di un approccio coordinato alla limitazione della libertà di circolazione, proporzionata e non discriminatoria, in risposta alla pandemia di COVID-19, in linea con la recente raccomandazione adottata dal Consiglio.
(6-00141) «Gelmini, Lupi, Occhiuto, Valentini, Rossello, Carfagna, Bergamini, Cappellacci, Fitzgerald Nissoli, Napoli, Orsini, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Vietina, Musella».


      La Camera,
          udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2020,
          premesso che:
              l'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio europeo prevede discussioni sulle relazioni con il Regno Unito e con l'Africa, sui cambiamenti climatici, e sulla situazione sanitaria e il conseguente coordinamento dei lavori sullo sviluppo e sulla distribuzione di un vaccino a livello dell'Unione europea;
              con riferimento alle relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito, l'entrata in vigore dell'accordo di recesso il 1o febbraio 2020 ha determinato l'inizio di un periodo di transizione che si estenderà fino al 31 dicembre 2020, nel corso del quale saranno definiti tutti gli aspetti legali e commerciali legati alle relazioni tra le due parti;
              il 9 settembre 2020 il Governo del Regno Unito ha presentato un progetto di legge («United Kingdom Internal Market Bill») che, secondo la Commissione europea, se fosse adottato costituirebbe una palese violazione del Protocollo tra Irlanda e Irlanda del Nord, perché consentirebbe alle autorità del Regno Unito di non tener conto degli effetti giuridici delle disposizioni sostanziali del Protocollo nel quadro dell'accordo di recesso;
              secondo il comunicato stampa pubblicato dalla Commissione europea il 1o ottobre 2020, gli stessi «rappresentanti del governo del Regno Unito hanno riconosciuto questa violazione, dichiarando che il suo scopo era consentire di derogare in via permanente agli obblighi derivanti dal protocollo. Nonostante le richieste dell'Unione europea, il governo del Regno Unito non ha ritirato le parti controverse del progetto di legge, violando quindi l'obbligo di agire in buona fede di cui all'articolo 5 dell'accordo di recesso. Il governo del Regno Unito ha inoltre avviato un processo che, in caso di adozione del progetto di legge, ostacolerebbe l'attuazione dell'accordo di recesso. La Commissione ha pertanto avviato in data odierna un procedimento di infrazione in linea con le disposizioni dell'accordo di recesso»;
              a norma dell'accordo di recesso, durante il periodo di transizione la Corte di giustizia dell'Unione europea ha competenza giurisdizionale e la Commissione ha i poteri conferitele dal diritto dell'Unione rispetto al Regno Unito, anche per quanto riguarda l'interpretazione e l'applicazione dell'accordo;
              si ritiene acquisito non attribuire carattere punitivo alla decisione del Regno Unito di separarsi dall'Unione europea;
              con riferimento ai rapporti con l'Africa la Presidente della Commissione europea Von der Leyen la settimana precedente alla presentazione del nuovo piano UE, avvenuta il 23 settembre, ha specificato la necessità di rafforzare il controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea e di distinguere chi ha realmente diritto alla protezione internazionale, nonché l'opportunità che i rifugiati arrivino attraverso corridoi umanitari e non attraverso i canali dell'immigrazione illegale;
              i cardini del Piano per l'immigrazione della Commissione europea presentato il 23 settembre non prevedono redistribuzione automatica degli immigrati illegali, limitandosi alla previsione di un maggior controllo delle frontiere esterne ma senza spiegare come gli Stati costieri, come l'Italia, possano fare uno screening «pre-ingresso» senza il supporto di una missione europea che attui un blocco navale in accordo con le autorità libiche, e il rimpatrio di chi non ha titolo alla protezione internazionale;
              nel documento si accenna ad una «procedura di frontiera integrata» nel quale di fatto si stabilisce che chi sbarca in Italia – come in qualunque altro Stato di frontiera dell'Unione – sarà identificato immediatamente attraverso un meccanismo a livello europeo, e non più soltanto dalle autorità locali, un meccanismo pensato per «chiudere le scappatoie» che permettono ai migranti di fuggire e chiedere asilo in uno Stato di loro scelta;
              la solidarietà di cui parla il documento è in realtà molto vaga, perché fa riferimento ai periodi di stress (definizione tutt'altro che chiara) e non comporta necessariamente l'accoglienza e la ripartizione di quote di migranti;
              l'ipotesi quindi del ricollocamento dei migranti verosimilmente non sarà concreta, non a causa del diniego dei paesi di Visegrad, ma perché è la Commissione stessa a non contemplare questa ipotesi;
              con questa impostazione generale dettata dalla Commissione europea, l'Italia, la Grecia e la Spagna sono destinate a rimanere il campo profughi dell'Unione europea;
              il cosiddetto «Accordo di Malta», sbandierato come risolutivo del tema immigrazione, si è rivelato un sostanziale nulla di fatto, che costringe gli Stati esposti al problema dei flussi migratori irregolari a prevedere misure bilaterali per diminuire l'impatto degli approdi;
              con riferimento alle relazioni con l'Africa, desta, inoltre, preoccupazione il crescente espansionismo della Turchia nella regione, alimentato non solo dagli interessi economici ma anche da un quadro geostrategico perseguito dal Presidente Erdogan, dalla duplice valenza politica e religiosa;
              l'espansionismo della Turchia, che non si limita al solo continente africano, tende a non rispettare, se non a collidere apertamente, con gli equilibri geopolitici e gli sforzi di pacificazione perseguiti e sostenuti dall'Unione in ambito internazionale;
              ciò nonostante il fatto che la Turchia abbia ricevuto già nel 1999 il ruolo di Paese candidato all'adesione alla Unione europea, per sostenere la quale l'Unione ha versato oltre nove miliardi di euro;
              con riferimento alla situazione sanitaria e il conseguente coordinamento dei lavori sullo sviluppo e sulla distribuzione di un vaccino a livello dell'Unione europea, occorre sottolineare come la diffusione della pandemia da coronavirus ha stravolto le dinamiche sociali ed economiche in Europa e nel resto del mondo, facendo emergere nuovi assetti, nuove convergenze, nuove dinamiche tra stati e tra organizzazioni sovranazionali;
              durante la fase più acuta della crisi ogni Stato ha adottato protocolli sanitari differenti;
              per fronteggiare sia la crisi sanitaria che l'inevitabile crisi economica, l'Unione europea ha adottato provvedimenti che hanno portato alla sospensione dei vincoli di bilancio imposti dai trattati, del divieto di aiuti di stato, del trattato di Schengen e alla ridefinizione dei criteri sulla circolazione delle persone;
              in ottica di un'autentica integrazione europea, che abbia come principio cardine la solidarietà e la cooperazione tra gli Stati che la compongono, è indispensabile un'azione comune e un coordinamento stretto;
              con riferimento ai cambiamenti climatici, il Consiglio europeo del dicembre 2019 aveva ribadito la necessità di intensificare l'azione globale per il clima, ponendo l'obiettivo della neutralità climatica, ovvero dell'azzeramento o riduzione al minimo delle emissioni climalteranti a livello europeo entro il 2050, in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi del 2015;
              nell'ambito di questo obiettivo, la Comunità europea aveva proposto un nuovo target di riduzione delle emissioni inquinanti del 55 per cento entro il 2030;
              tale obiettivo intermedio è stato modificato dal Parlamento europeo, approvando a maggioranza un testo che innalza il target intermedio al 60 per cento che rischia di mettere in forte difficoltà molte imprese italiane ed europee;
              appare più opportuno accompagnare le imprese verso una vera transizione ecologica, economicamente e socialmente sostenibile, attraverso una politica di incentivi che sostenga gli investimenti green anziché continuare ad aumentare balzelli e oneri burocratici;
              in ogni caso l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica non può essere circoscritto ai soli 27 Stati dell'Unione europea, dato che non è possibile immaginare un futuro "green" se il resto degli Stati del continente Euroasiatico, con Cina e India in testa, continuano a rappresentare una delle maggiori cause dell'inquinamento mondiale;
              si ritiene che l'Unione europea abbia il dovere di intervenire nei confronti di tutti i suoi partner commerciali che non perseguono gli stessi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2, sia per tutelare la competitività delle proprie aziende e sia per tutelare l'ambiente;
              dunque, è necessario limitare le importazioni di prodotti inquinanti con l'applicazione di maggiori imposte o addirittura di divieti ove la produzione di tali beni non garantisca il rispetto delle basilari regole di tutela ambientale;
              si ritiene, altresì, discutibile il diverso trattamento che l'Europa riserva al settore economico produttivo della plastica, del quale l'Italia è uno dei Paesi leader, rispetto a quello del carbone, che invece interessa particolarmente la Germania e che sarà oggetto di sussidi a valere sul nuovo fondo per la transizione giusta;
              il settore della plastica potrebbe essere colpito da una specifica nuova forma di tassazione, con ulteriori probabili danni per un gran numero di aziende coinvolte nel nostro territorio e quindi dell'economia italiana, rendendola sempre meno competitiva,

impegna il Governo:

          1) con riferimento alle relazioni Unione europea-Regno Unito:
              a) a sostenere ogni sforzo negoziale tendente a scongiurare l'ipotesi dell'uscita britannica senza accordo, dando la giusta importanza al rispetto dell'Accordo di recesso nell'ambito di un dialogo proficuo e non punitivo con il governo del Regno Unito;
          b) a non avallare nessuna ipotesi di accordo che non preveda il rispetto del Protocollo tra Irlanda e Irlanda del Nord e degli accordi del Venerdì Santo tra Regno Unito e Repubblica d'Irlanda, e ad assumere le iniziative necessarie a scongiurare ipotesi di tensione anche con la Scozia;
              c) ad assicurarsi – nell'interesse delle esportazioni e della commercializzazione dei prodotti italiani – che l'Accordo preveda garanzie adeguate per l'accesso al mercato attraverso la liberalizzazione tariffaria per le merci e l'apertura del mercato dei servizi, degli appalti e degli investimenti, tuteli e garantisca il settore terziario italiano e la libera circolazione dei cittadini comunitari residenti nel Regno Unito;
          2) con riferimento alle relazioni esterne Unione europea-Africa:
              a) ad interrompere l'erogazione dei fondi per la cooperazione allo sviluppo nei confronti di quegli Stati africani che non si impegnano concretamente nel contrasto all'immigrazione illegale e nell'accettazione dei rimpatri dei loro cittadini presenti irregolarmente sul territorio degli Stati membri dell'Unione europea;
              b) ad avanzare la proposta di una missione navale nel Mar Mediterraneo, in accordo con le autorità della sponda Sud del Mediterraneo, e in particolare con la Libia, finalizzata all'interruzione alla fonte dei flussi migratori veicolati tramite organizzazioni criminali;
              c) ad attivarsi ai fini della revoca dello status di Paese candidato per l'adesione all'Unione europea della Turchia;
          3) con riferimento alle politiche ambientali:
              a) a respingere qualsiasi target di riduzione delle emissioni inquinanti al 2030 superiore al 55 per cento;
              b) ad adottare iniziative per accelerare l'introduzione della Carbon border tax per riequilibrare la competizione internazionale con gli Stati che esportano nel mercato dell'Unione europea prodotti realizzati senza rispettare i nostri standard ambientali;
              c) ad adottare iniziative per rinviare di due anni l'introduzione della plastic tax attualmente prevista per il 1o gennaio 2021;
              d) ad adottare iniziative per rinviare l'applicazione degli Emission trading schemes (ETS) ai settori del trasporto aereo e marittimo già fortemente provati dalla crisi conseguente alla pandemia da Covid-19;
              e) ad adottare iniziative per prevedere, nell'ambito del Green deal e del Meccanismo europeo di protezione civile, un sostanzioso aumento dei fondi destinati alla prevenzione del dissesto idrogeologico, del rischio sismico e dell'erosione costiera;
              f) a porre le fondamenta per un Green deal mondiale, volto a scongiurare politiche industriali spregiudicate da parte di altre potenze mondiali, definendo un quadro normativo condiviso anche e soprattutto dalle potenze extraeuropee per una produzione virtuosa e rispettosa dell'ambiente, senza danneggiare i sistemi produttivi dei singoli Paesi;
              g) ad individuare, altrimenti, misure che disincentivino l'acquisto e l'utilizzo di materiale inquinante applicando tasse o dazi in entrata all'interno dei confini europei;
          4) con riferimento alla situazione sanitaria e il conseguente coordinamento dei lavori sullo sviluppo e sulla distribuzione di un vaccino a livello dell'Unione europea:
              a) ad adottare iniziative per garantire un maggiore coordinamento sanitario tra gli Stati membri, anche definendo protocolli europei comuni, e una efficace politica di coordinamento per l'acquisizione su larga scala dei vaccini anti-Covid, al fine di renderli disponibili rapidamente e con certezza ai cittadini europei;
              b) a prevenire nuovi blocchi o distorsioni del mercato interno, come quelle avvenute nei mesi primaverili, se la situazione si dovesse ulteriormente aggravare e garantire il pieno funzionamento del mercato interno.
(6-00142) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Chiarimenti sull'efficace utilizzo dell'applicazione «Immuni» e iniziative volte a favorirne la diffusione presso tutte le fasce della popolazione – 3-01808

      LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:
          il decreto-legge 30 aprile 2020, n.  28, recante «Misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa, e contabile e misure urgenti per l'introduzione del sistema di allerta Covid-19», ha stabilito gli ambiti di applicazione dell'app Immuni e le specifiche relative a privacy e funzionamento;
          Immuni è l'applicazione di contact tracing scelta per contrastare la diffusione del Coronavirus in Italia. L'app, che funziona tramite bluetooth, è stata progettata da Bending Spoons ed è disponibile per il download dal 1o giugno 2020 su iOS e Android, ma – stando ai dati raccolti dall'università di Pavia – a fine luglio tale applicazione era stata scaricata da circa il 12 per cento dei possessori di smartphone (solo 4 milioni e 300 mila download);
          secondo alcune statistiche, per essere davvero efficace l'app dovrebbe essere scaricata da almeno il 60 per cento della popolazione, pari a circa 36 milioni di italiani;
          dai numeri pubblicati il 12 ottobre sul quotidiano « la Repubblica» emerge che da giugno a oggi Immuni è stata scaricata 8,3 milioni di volte, ha registrato 499 positivi tra gli utenti e ha inviato 8.887 notifiche a chi è stato a contatto con i contagiati, però sono stati scoperti 13 nuovi positivi. Cifre estremamente esigue, senza considerare che i download non ci dicono nulla su coloro che l'hanno disinstallata e su coloro che, pur avendola scaricata, non la usano, che sono numerosi;
          il problema, secondo tecnici esperti, risiede nel fatto che i circa otto milioni di download non corrispondono al numero delle app effettivamente attive e inoltre non si tratta di un campione rappresentativo perché per scaricare Immuni occorre avere uno smartphone aggiornato e un minimo di dimestichezza, quindi i grandi esclusi sono le categorie più a rischio, ovvero gli anziani;
          inoltre la procedura, non sempre attuata, prevedeva nel caso di positività che la Asl, ricevuto il risultato del tampone, avrebbe dovuto chiedere il codice alfanumerico generato da Immuni per attivare il contatto digitale –:
          se sia a conoscenza dei numeri delle persone che realmente hanno scaricato l'app, quante persone fisiche debbano scaricarla perché si abbia una minima utilità e quali siano le misure previste per renderla accessibile a tutte le fasce della popolazione perfezionando il rapporto con la medicina del territorio. (3-01808)


Iniziative volte alla revisione delle restrizioni previste per il trasporto funiviario al fine di favorire la stagione sciistica invernale – 3-01809

      FREGOLENT, PAITA, OCCHIONERO, NOBILI, MORETTO, GADDA e MOR. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio 2020 sono state dettate specifiche linee guida per il trasporto funiviario, finalizzate a contenere il rischio di contagio da Covid-19: obbligo di indossare le mascherine, limitazione della capienza massima sui veicoli chiusi, posizionamento delle file d'attesa per garantire il distanziamento interpersonale di almeno un metro, disinfezione sistematica delle stazioni e dei mezzi, nonché l'installazione di dispenser;
          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020 è stata consentita la deroga al distanziamento di un metro, a condizione che si proceda alla rilevazione della temperatura corporea dei passeggeri e che gli stessi rilascino un'autocertificazione attestante di non aver avuto contatti con persone affette da patologia Covid-19;
          risulta evidente che tali misure riduttive, utili per la ripresa nella stagione estiva, potrebbero creare notevoli difficoltà nel corso dell'imminente stagione sciistica invernale;
          il giro di affari nazionale del settore è, infatti, di circa 10 miliardi di euro, tra attività a monte e a valle e spesso rappresenta il volano trainante, sia economico che occupazionale, di interi territori;
          si tratta quindi di un comparto in attesa oggi di norme certe e che ha avanzato da tempo la richiesta di poter aumentare la presenza di utenti negli impianti, a fronte di una maggiore velocità di trasporto dei medesimi e per evitare possibili assembramenti alle partenze;
          la durata massima di questi trasporti non supera mai i 13-15 minuti, con rischi assolutamente ridotti anche in virtù dell'abbigliamento pesante dei fruitori, che prevede solitamente anche caschi e visiere che coprono già, oltre alla mascherina, le vie respiratorie;
          il Governo, rispondendo all'interrogazione in Commissione n.  5-04268, aveva dichiarato in merito «la disponibilità ad un ulteriore confronto con le associazioni di settore al fine di procedere all'eventuale adeguamento delle linee guida alle mutate condizioni fattuali del servizio»;
          in Austria il Governo ha deciso di riaprire gli impianti di risalita con norme favorevoli ma ha deciso di essere molto severo per quanto riguarda le regole dei rifugi e delle ristorazioni;
          per molte regioni a vocazione sciistica (già duramente colpite dal maltempo delle scorse settimane come la Liguria, Piemonte e Veneto) il fallimento della stagione invernale potrebbe causare gravi ripercussioni in termini sociali, economici e occupazionali –:
          se non ritenga opportuno modificare in senso meno restrittivo le norme attualmente previste per il trasporto funiviario al fine di garantire il corretto svolgimento della stagione sciistica invernale, confrontandosi con le associazioni di settore nel pieno rispetto della pubblica sicurezza e della tutela della salute. (3-01809)


Chiarimenti in ordine ai controlli relativi allo svolgimento in autoproduzione delle operazioni portuali da parte del gruppo Grandi Navi Veloci nel porto di Genova – 3-01810

      GARIGLIO, PAGANI, ANDREA ROMANO, CANTINI, PIZZETTI, BRUNO BOSSIO, DEL BASSO DE CARO, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          nel porto di Genova, secondo quanto riportato da organi di stampa, nella notte del 7 ottobre scorso sulla nave traghetto «La Superba» del gruppo Grandi Navi Veloci le operazioni portuali di rizzaggio dei veicoli sarebbero state svolte da lavoratori marittimi di bordo anziché dai lavoratori portuali dell'impresa autorizzata nel porto di Genova;
          il fatto si sarebbe ripetuto, sempre secondo i media, nella giornata di sabato 10 ottobre ad opera del personale della nave «Fantastic» del gruppo GNV;
          in tale occasione i marittimi avrebbero effettuato un'operazione portuale consistente nel girare le maniglie delle zampe dei trailer, operazione che sarebbe stata anche ripresa in video;
          sul luogo sarebbero prontamente intervenuti i rappresentanti sindacali e, a seguito di chiamata da parte dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, anche gli ispettori dell'Ufficio sicurezza dell'Autorità di sistema portuale, che avrebbero assistito alla violazione;
          le organizzazioni sindacali, anche per motivi di sicurezza, avrebbero sospeso le operazioni di carico dei semirimorchi effettuate dai lavoratori del terminal;
          sul luogo sarebbe anche intervenuto il personale della Capitaneria di porto, che si sarebbe riservato di effettuare approfondimenti successivi alla ripartenza della nave;
          a questo punto la nave avrebbe cessato le operazioni di carico, lasciando in banchina vari mezzi ancora non caricati, pur di non ricorrere al personale portuale;
          tale episodio sarebbe in piena violazione dell'articolo 199-bis del decreto-legge 19 maggio 2020 n.  34, come convertito dalla legge 17 luglio 2020 n.  77, e del Regolamento (UE) 2017/352 del Parlamento e del Consiglio del 15 febbraio 2017, in particolare l'articolo 2, comma 2 che, tra l'altro, prescrive come le operazioni di rizzaggio e derizzaggio sono comprese nel ciclo della movimentazione merci –:
          se il Governo sia a conoscenza dei fatti espressi in premessa e se conseguentemente le navi citate, che avrebbero svolto in autoproduzione le operazioni portuali, abbiano violato la legge vigente senza peraltro un adeguato controllo da parte delle autorità competenti e in palese non ottemperanza delle norme sulla sicurezza del lavoro. (3-01810)


Iniziative volte alla definizione di un piano di edilizia residenziale pubblica pluriennale basato sul recupero di immobili in disuso – 3-01811

      FASSINA e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          il rapporto annuale relativo agli sfratti ha rilevato che nel 2019 sono state 48.543 le sentenze di sfratto emesse, per il 90 per cento motivate da morosità; 100.595 le richieste di esecuzione; 25.930 gli sfratti eseguiti con la forza pubblica;
          risultano 650.000 le famiglie collocate nelle graduatorie per l'accesso ad alloggi di edilizia residenziale pubblica;
          l'emergenza sanitaria derivata dal Covid ha ulteriormente aggravato la precarietà abitativa nelle grandi aree urbane ma anche nei medi/piccoli comuni. Si calcola che siano almeno 600.000 le famiglie che hanno richiesto un contributo affitto, nella maggior parte dei casi non ancora percepiti o percepiti con somme insufficienti;
          la crisi economica derivante dal Covid ha visto migliaia di famiglie colpite da licenziamenti, riduzioni di reddito a causa di cassa integrazione, chiusura delle attività commerciali e artigianali;
          in sede di discussione del «DEF 2020 – P.N.R» è stata approvata una risoluzione che, tra l'altro, impegnava il Governo a «definire un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, basato sul recupero degli immobili pubblici e privati inutilizzati, senza consumo di suolo, per affrontare concretamente i segmenti del disagio abitativo», come affermato al punto 8 del programma di Governo;
          la Relazione sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, appena approvata con risoluzione dalla Camera, prevede l'impegno di risorse del Recovery Fund per un Piano nazionale di edilizia residenziale pubblica a canone sociale;
          recentemente è stato firmato il decreto attuativo del Piano di Innovazione Urbana che, parzialmente, affronta il disagio abitativo attraverso piani di rigenerazione di immobili inutilizzati con sinergie pubbliche e private, a canone convenzionato, dotato di 853 milioni di euro dal 2020 al 2033;
          la proroga degli sfratti non può essere una soluzione, come non possono essere soluzione strutturale i contributi agli affitti, ma possono avere un senso soltanto in via transitoria per definire, con tutti i soggetti interessati (Ministeri competenti, Regioni, Anci, Federcasa, Sindacati inquilini, urbanisti), un piano che aumenti la disponibilità di case popolari –:
          se il Ministro interrogato non ritenga necessario affrontare la precarietà e la sofferenza abitativa, ulteriormente aggravata dall'emergenza sanitaria, definendo un piano di edilizia residenziale pubblica pluriennale, senza consumo di suolo, basato sul recupero di immobili in disuso, da promuovere attraverso un apposito tavolo presso il Ministero delle infrastrutture e trasporti e da finanziare con quota parte delle risorse derivanti dal Recovery Fund, nonché ricorrendo ai 970 milioni di euro di risorse ex Gescal che sembrerebbero ad oggi inutilizzati. (3-01811)


Iniziative di competenza volte al potenziamento del servizio di trasporto pubblico locale, alla luce delle limitazioni imposte dall'emergenza sanitaria – 3-01812

      DE LORENZIS, FICARA, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, GRIPPA, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          per far fronte all'emergenza Covid-19 sono state introdotte misure di sostegno al trasporto pubblico locale sia per i gestori del servizio, che per gli enti locali e gli utenti;
          il decreto-legge n.  34 del 2020 contiene numerose disposizioni in materia di trasporto pubblico locale. È stato istituito un Fondo per compensare gli operatori di servizio di trasporto pubblico al fine di mitigare gli effetti negativi in termini di riduzione dei ricavi, con un importo pari a 500 milioni di euro per l'anno 2020. Tale importo è stato incrementato di ulteriori 400 milioni di euro dal decreto-legge n.  104 del 2020;
          il decreto-legge n.  104 del 2020 ha poi previsto, a sostegno del settore dei servizi di trasporto di linea di persone effettuati su strada mediante autobus e non soggetti a obblighi di servizio pubblico, un fondo, con una dotazione di 20 milioni di euro per l'anno 2020, destinato a compensare i danni subiti in considerazione dell'emergenza dalle imprese esercenti detti servizi;
          l'offerta di mezzi a disposizione del trasporto urbano è stata incrementata, in deroga all'articolo 87, comma 2, del decreto legislativo n.  285 del 1992, destinando ai servizi di linea per trasporto di persone anche le autovetture a uso di terzi in servizio di noleggio con conducente e servizio di piazza per trasporto di persone di cui all'articolo 82, comma 5, lettera b), del medesimo decreto;
          in seguito alla proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre 2020, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 settembre 2020 sono state prorogate fino al 7 ottobre 2020 (e successivamente ne è stata disposta l'ultrattività fino al 15 ottobre 2020, dall'articolo 5 del decreto-legge 7 ottobre 2020, n.  125), le misure adottate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2020, con alcune modificazioni. In particolare, al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono allegate le nuove Linee guida per il trasporto pubblico, che sostituiscono le precedenti, ai sensi delle quali il coefficiente di riempimento dei mezzi pubblici non deve essere superiore all'80 per cento dei posti disponibili. Tuttavia si segnala che in alcuni contesti urbani si sono registrati, anche in considerazione della recente apertura delle scuole, assembramenti specie in ingresso/uscita dai mezzi pubblici –:
          a fronte delle disposizioni previste relative alla limitazione della capacità dei mezzi del trasporto pubblico locale, quali misure, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di potenziare il servizio e così scongiurare che si vengano a creare ulteriori e rischiosi sovraffollamenti sui mezzi di trasporto. (3-01812)


Iniziative volte al rilancio dell'area portuale di Manfredonia, anche in rapporto allo sviluppo della dorsale Adriatica – 3-01813

      TASSO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
          la Capitanata è un importante territorio che è al servizio di un'area economica inter-regionale vastissima che comprende: la « Food Valley» del Tavoliere con le numerose aziende agroalimentari; importanti e preziosi giacimenti estrattivi di materiali litici, l'aerospazio, l'elettromeccanica, ma anche la produzione di vetro piano e la presenza del Poligrafico e Zecca dello Stato, il Turismo di Gargano e Monti Dauni; l’automotive di Basilicata e Irpinia con gli impianti di marche automobilistiche prestigiose; la componentistica meccanica, la farmaceutica e ancora l'agroalimentare per il Molise;
          il Porto Alti Fondali di Manfredonia è una infrastruttura strategica dell'Adriatico che si incardina, grazie ad una rete viaria e ferroviaria, nell'ampia logistica intermodale della provincia di Foggia (tra l'altro, ripristinabile con minimi investimenti);
          sono importantissimi inoltre i seguenti investimenti: l'aeroporto Gino Lisa (terminati i lavori di allungamento della pista a 2 chilometri), che va riaperto; la piastra logistica di Borgo Incoronata-Foggia (ampliabile con i fondi del Patto per la Puglia); il nodo ferroviario e autostradale di Foggia, incrocio delle direttrici Nord-Sud ed Est-Ovest;
          il Porto Alti Fondali di Manfredonia richiede pertanto interventi di manutenzione e di ristrutturazione che non sono più procrastinabili;
          è necessaria una riqualificazione che rilanci questo bacino, perché torni ad essere strategico per un vasto territorio e «motore» dell'economica euro-mediterranea: Puglia settentrionale, Basilicata nord orientale, Irpinia (Campania) e Molise;
          sono importanti inoltre per la suddetta zona la produzione agro-alimentare, il turismo, l'attività estrattiva di materiali litici e la generazione di energia eolica. Tra l'altro, la Capitanata è conosciuta per elementi geografici, storici, religiosi (collegati al turismo locale), produttivi e infrastrutturali e rappresenta un territorio fondamentale per la crescita della Puglia, del Mezzogiorno e dell'Italia, soprattutto in relazione al mercato estero, segnatamente ai Paesi Balcanici e Orientali –:
          quali urgenti iniziative intenda adottare affinché l'area portuale di Manfredonia possa rappresentare un fondamentale «volano» di sviluppo per l'economia della regione Puglia e dell'intero Mezzogiorno, anche e soprattutto attivando gli investimenti indicati in premessa (quali i lavori per la riapertura dell'aeroporto Gino Lisa, gli interventi per la piastra logistica di Borgo Incoronata Foggia e il nodo ferroviario ed autostradale di Foggia) che costituiscono le basi per il collegamento dell'area portuale di Manfredonia con la dorsale Adriatica. (3-01813)


Interventi urgenti di edilizia giudiziaria, con particolare riferimento al tribunale di Catania – 3-01814

      MOLINARI, MORRONE, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, ZIELLO, ZOFFILI, ZORDAN, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI e ZICCHIERI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          l'allarme sulla situazione critica dell'edilizia giudiziaria in Italia è ormai datato; un articolo pubblicato in data 4 ottobre 2020 dal quotidiano « Il Dubbio» riassume problematiche di varia natura e gravità denunciate da tempo in numerosi tribunali da nord a sud del Paese; il problema è salito alla ribalta della cronaca per l'episodio accaduto sabato 3 ottobre 2020 al tribunale di Catania, dove una pesante lastra di marmo staccatasi dal muro di un'aula d'udienza ha colpito alla schiena e alla gamba destra la senatrice avvocato Giulia Bongiorno, presente in loco per l'udienza preliminare del procedimento a carico del Ministro dell'interno pro tempore Matteo Salvini; l'inadeguatezza e gli storici problemi strutturali del citato tribunale sarebbero stati denunciati da tempo dai vertici dell'amministrazione della giustizia locale; tra i messaggi di solidarietà giunti alla senatrice avvocato Bongiorno si cita quello dell'Aiga (Associazione italiana giovani avvocati) dove si evidenzia che «il problema dell'edilizia giudiziaria rappresenta una questione irrisolta» e che «l'AIGA, già nel settembre 2018, aveva chiesto di aprire un tavolo permanente per la verifica dello stato dell'edilizia giudiziaria nel nostro Paese»; da quanto si apprende dalla stampa, il Ministro interrogato, appreso dell'incidente, avrebbe disposto accertamenti per verificarne le cause e analizzare, più in generale, le condizioni della struttura;
          il problema dell'edilizia giudiziaria è stato rappresentato in più occasioni e da diversi soggetti ai Ministri della giustizia che si sono susseguiti negli ultimi anni e, in particolare, per quanto riguarda Catania, già nel luglio 2014, in base a notizie stampa, l'allora Ministro della giustizia Andrea Orlando, su sollecitazione, avrebbe avviato un percorso condiviso per discutere delle strutture giudiziarie locali; il Ministro interrogato, secondo notizie stampa, ha riconosciuto prioritario «investire sulla struttura giustizia sia in termini di edilizia che di personale» chiudendo i lavori del tavolo tecnico su spese di funzionamento ed edilizia giudiziaria l'8 ottobre 2019, ma da allora non è dato di sapere quali iniziative siano state assunte in materia di immobili in uso agli uffici giudiziari –:
          quali spese siano state autorizzate per il tribunale di Catania, quali verifiche sul loro impiego siano state svolte e, di conseguenza, quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per verificare le condizioni strutturali nei tribunali italiani e redigere una graduatoria delle priorità da affrontare con la massima urgenza con i relativi tempi per risolverle, da presentare nelle apposite sedi istituzionali. (3-01814)


Iniziative di competenza in ordine alla regolarità del concorso per magistrati ordinari svoltosi nel 2019 – 3-01815

      ZANETTIN, GELMINI, BARTOLOZZI, CASSINELLI, PITTALIS e SIRACUSANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
          nelle ultime settimane diversi organi di stampa hanno fatto riferimento ad un esposto presentato al Ministro della giustizia da due candidati bocciati al concorso in magistratura svoltosi nel 2019;
          dopo aver ottenuto l'accesso agli atti ed aver esaminato, uno per uno, i temi dei 301 ammessi all'esame orale, i due candidati, che nel frattempo hanno anche presentato ricorso al Tar del Lazio, vi avrebbero individuato una serie di imbarazzanti strafalcioni;
          secondo quanto riferito nell'esposto, il candidato n.  95 commette un grave errore di diritto, il candidato 757 difetta nell'uso del congiuntivo, il candidato 1037 usa gli apostrofi a casaccio, il candidato 336 cita una sentenza della Corte di cassazione, che non sembrerebbe essere mai stata emanata, nel tema di penale del candidato 1333 alcune frasi e concetti non sono nemmeno di senso compiuto, mentre il candidato 2518 crolla anche sulla analisi logica;
          emergerebbe poi un altro dettaglio, che accomuna il concorso del 2019 a quello del 1992, di cui ad un precedente atto di sindacato ispettivo (n.  2-00850): alcuni degli elaborati dei promossi presentano delle stranezze grafiche, che potrebbero renderli riconoscibili;
          in merito alla regolarità del concorso è stata aperta anche una pratica in seno alla terza commissione del Consiglio superiore della magistratura –:
          se il Ministro interrogato abbia adottato iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, in merito alla regolarità del concorso svoltosi nel 2019 per l'accesso alla magistratura. (3-01815)


NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2020 (DOC. LVII, N. 3-BIS)

Risoluzioni riferite alla relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n.  243 del 2012

      La Camera,
          in sede di esame della relazione presentata dal Governo ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n.  243, recante l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine (OMT) per la finanza pubblica,
          premesso che:
              al fine di affrontare gli effetti economici derivanti dalla crisi pandemica dal COVID-19 il Parlamento ha autorizzato, per tre volte, lo scostamento dal piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine per la finanza pubblica, producendo un indebitamento netto complessivo derivante dai provvedimenti emergenziali di circa 100,2 miliardi di euro nel 2020, pari a più del 6 per cento del PIL nazionale, di 31,4 miliardi di euro nel 2021 e di 35,5 miliardi di euro nel 2022;
              la relazione oggetto di esame, annessa alla Nota di Aggiornamento del DEF 2020, richiede un ulteriore scostamento dell'1,3 per cento, pari a circa 24 miliardi di euro, da utilizzare con la prossima manovra di bilancio, portando l'indebitamento dal –5,7 per cento del quadro tendenziale al –7 per cento. Per gli anni 2022 e 2023 si prevede invece un incremento dell'indebitamento in misura ridotta e decrescente, dello 0,6 per cento nel 2022 e dello 0,3 per cento nel 2023;
          considerato che:
              dei 100 miliardi di euro di indebitamento già autorizzati, 84 miliardi risultano ancora in giacenza in Tesoreria a causa delle inefficienze relative all'attuazione delle misure emergenziali adottate;
              assieme ai 24 miliardi di euro derivanti dall'ulteriore indebitamento richiesto, il Governo potrà contare, nella prossima manovra di bilancio, di circa 21 miliardi provenienti dalle anticipazioni delle sovvenzioni e dei presti relativi al Dispositivo di ripresa e resilienza predisposto in sede comunitaria;
              sentita la relazione del Ministro dell'economia,

autorizza il Governo

ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n.  243, a procedere ad un ulteriore ricorso all'indebitamento netto nella misura e per le finalità previste in relazione, a condizione che le giacenze di tesoreria vengano sbloccate con la prossima manovra di bilancio, e che le risorse derivanti dall'attuale scostamento vengano destinate all'adozione di misure orientate ad una drastica riduzione della pressione fiscale, con particolare attenzione alle imprese, nonché, da un lato, a interventi che favoriscano una rapida ripresa della competitività delle attività economiche e del mercato del lavoro nelle aree del Nord del Paese, traino dell'economia nazionale, che hanno subito maggiormente l'impatto della crisi economica, dall'altro lato, a consistenti investimenti nel Sud, che sottendano a politiche di sviluppo economico e infrastrutturale che abbiano un orizzonte di lungo periodo.
(6-00143) «Molinari, Gelmini, Lollobrigida, Lupi».


      La Camera,
          premesso che:
              la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020 ha come annesso, ai sensi dell'articolo 10-bis, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n.  196, la Relazione al Parlamento presentata ai sensi dell'articolo 6) della legge 24 dicembre 2012, n.  243;
              la Relazione contiene la richiesta, sentita la Commissione europea, di aggiornamento del piano di rientro verso l'Obiettivo di medio termine (OMT) rispetto a quanto precedentemente autorizzato, a seguito del perdurare dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, tenendo conto delle misure di contrasto agli effetti dell'epidemia che il Governo ha adottato e quelle che si appresta ad approvare,

autorizza il Governo

ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n.  243, a dare attuazione a quanto indicato nella Relazione citata in premessa.
(6-00145) «Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Schullian, Tabacci, Tasso».


Risoluzioni relative alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020

      La Camera,
          in sede di esame della Nota di Aggiornamento di Documento di Economia e Finanza 2020, presentata ai sensi degli articoli 7, comma 2, lettera b), e 10-bis della legge 31 dicembre 2009, n.  196, e dell'annessa relazione ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n.  243, recante l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine (OMT) per la finanza pubblica,
          premesso che:
              le previsioni tendenziali della Nota indicano una flessione del PIL reale per il 2020 al –9,0 per cento, in peggioramento di un p.p. rispetto alle previsioni del DEF di aprile. Tale revisione al ribasso pare doversi all'effetto combinato di una contrazione del PIL nel secondo trimestre più accentuata del previsto e di una previsione più cauta dell'incremento del PIL per il quarto trimestre, prevista allo 0,4 per cento rispetto al 3,8 per cento previsto nel DEF. Di contro, la previsione per il 2021 indica un rimbalzo del PIL al 5,1 per cento, in aumento di 0,4 p.p. rispetto a quanto previsto nel DEF; una crescita che invece risulta più moderata nel biennio successivo, stimata al 3,0 per cento per il 2022 e all'1,8 per cento per il 2023;
              la Nota registra altresì una contrazione dei consumi finali su base annua del 13,4 per cento, investimenti fissi lordi in calo del 22 per cento, nonché un calo sensibile delle esportazioni. Si tratta di dati che rappresentano plasticamente come l'impatto della crisi pandemica sull'economia italiana sia stato, ed è tutt'ora, senza precedenti, e abbia colpito, seppure in maniera asimmetrica, tutti i principali comparti produttivi nazionali, con ovvi riflessi sul mercato del lavoro, che si stima in calo dell'1,9 per cento su base annua;
              con riferimento all'indebitamento netto, la Nota prevede ch'esso si attesti al 10,8 per cento per il 2020, 178 miliardi di euro circa in valore assoluto, in aumento di quasi 4 p.p. rispetto alle previsioni tendenziali del DEF, alla luce dei provvedimenti emergenziali adottati nei mesi di maggio e di agosto. I provvedimenti emergenziali complessivamente considerati hanno determinato 100 miliardi di ulteriore indebitamento netto, pari a oltre il 6 per cento del PIL, di cui 84 miliardi sono ancora giacenti presso la Tesoreria di Stato. Per il 2021 la Relazione annessa alla Nota prevede un incremento dell'1,3 per cento dell'indebitamento netto, pari a circa 24 miliardi di euro, da utilizzare con la prossima manovra di bilancio, portando l'indebitamento dal –5,7 per cento del quadro tendenziale al –7 per cento. Allo stesso modo, per gli anni 2022 e 2023 si prevede un incremento via via decrescente dell'indebitamento, dello 0,6 per cento nel 2022 e dello 0,3 per cento nel 2023;
              il rapporto debito/PIL è previsto al 158 per cento per il 2020, in aumento di 23 p.p. rispetto al 2019, e di circa 2 p.p. più alto rispetto alle previsioni del DEF, in considerazione degli effetti del decreto n.  104 del 2020 e della maggiore contrazione del PIL. Per gli anni successivi si prevede un decremento del rapporto: al 155,6 per cento al 2021, al 153,4 per cento nel 2022 e al 151,5 per cento nel 2023;
              il quadro programmatico illustrato dalla Nota prevede un impatto sull'economia nazionale che dovrebbe far crescere il PIL reale al 6,0 per cento nel 2021, 3,8 per cento nel 2022 e al 2,5 per cento nel 2023. La manovra di bilancio dovrebbe dunque incrementare il PIL dello 0,9 per cento nel 2021, dello 0,8 per cento nel 2022 e dello 0,7 per cento nel 2023, comprensiva degli impatti attesi dagli anticipi dei finanziamenti legati al NGEU;
              i principali interventi della prossima manovra di finanza pubblica saranno quindi orientati al sostegno dell'occupazione e dei redditi, al taglio del cuneo fiscale, al rifinanziamento del taglio contributivo per il Sud, nonché al rifinanziamento delle politiche invariate,
          considerato che:
              le previsioni del Governo, illustrate nella Nota, appaiono ottimistiche, seppure in peggioramento rispetto a quelle contenute nel DEF, tanto che l'agenzia Pitch stima per l'Italia un calo del PIL del 10 per cento per il 2020, portando il rapporto debito/PIL al 161 per cento. Così come per il prossimo anno, le stime indicano una crescita al 5,4 per cento, anziché al 6 per cento, come previsto nella Nota;
              lo scenario programmatico nella Nota di aggiornamento, è stato costruito facendo molto affidamento sulle risorse derivanti dal Recovery Plan europeo, denominato Next Generation EU (NGEU), che nella migliore delle ipotesi non potranno essere pienamente esigibili prima dell'autunno 2021;
              le stime di ripresa appaiono in effetti quantomeno ottimistiche, se non irrealistiche, in considerazione del fatto che la Nota prevede altresì, per l'anno 2021, un incremento della pressione fiscale ufficiale dello 0,5 per cento rispetto al 2020, portandola dal 42,5 per cento al 43,0 per cento, e attestandola nel 2023 al 42,6 per cento, comunque maggiore di 0,2 p.p. rispetto al 2019. Secondo un recente studio del Consiglio e Fondazione nazionale commercialisti la pressione fiscale reale sarebbe addirittura del 48,2 per cento, con maggiore incidenza sulle famiglie monoreddito. Se a questo si aggiunge che il peso del Fisco sulle imprese italiane secondo il rapporto «Paying Taxes 2020» di Banca Mondiale e PwC (PricewaterhouseCoopers), che misura i costi per imposte e tasse in capo alle imprese e il conseguente carico amministrativo per i diversi adempimenti fiscali, ammonta a circa il 59,1 per cento dei profitti, risulta evidente che una vera ripresa economica del Paese sia impensabile senza un intervento strutturale sul sistema fiscale italiano e sui tempi biblici relativi ai pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione;
              sul lato delle entrate appare opportuno rilevare come il Governo stimi un aumento dei contributi sociali, a partire dal 2021, che si attesterebbe al 4 per cento annuo per il prossimo triennio. Stima che non pare tenere affatto in considerazione il termine del blocco dei licenziamenti per giustificato motivo oggettivo attualmente previsto al 31 dicembre 2020, e che evidentemente avrà un impatto importante anche sul lato delle uscite;
              il Governo ha deluso le aspettative degli italiani e del Parlamento rilevato che l'utilizzo dei 100 miliardi di maggiore indebitamento netto per il 2020, attraverso i decreti economici, ha compiuto una dispersione di risorse in troppe linee di spesa pubblica, spesso inutili e non condivisibili:
                  a) palesando ritardi ingiustificabili nella attribuzione della cassa integrazione ai lavoratori costretti a non lavorare;
                  b) mancando una piena realizzazione degli interventi a sostegno del lavoro autonomo;
                  c) non favorendo la continuità delle attività economiche;
                  d) non assicurando la sicurezza nei trasporti pubblici;
                  e) non garantendo la continuità dell'attività didattica in tutte le scuole italiane;
                  f) causando l'aumento delle liste di attesa ospedaliere per tutte le patologie cliniche, senza riuscire ad organizzare quel tracciamento razionale e scientifico dei contagiati dal Covid-19, che oggi avrebbe consentito un ritorno alla normalità;
              il Governo ha quindi mancato quegli obiettivi a favore degli italiani che l'ingente ammontare di maggiore indebitamento per 100 miliardi, autorizzati dal Parlamento, avrebbe potuto garantire, sprecando gran parte di quelle risorse attraverso il ricorso al maggiore indebitamento;
              alla luce della incapacità del Governo di utilizzare il maggiore indebitamento chiesto agli italiani non appare conveniente consentire ora un nuovo ricorso all'indebitamento per il 2021,

impegna il Governo:

          ad adottare, nella prossima manovra di bilancio, provvedimenti che possano avere effettivamente un impatto strutturale e a lungo termine sull'economia nazionale, con particolare riferimento ad una profonda revisione del sistema fiscale orientato ad una sensibile riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese; ad una semplificazione dei sistemi di pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione, all'estensione della decontribuzione sul lavoro, in specie nelle aree in cui il mercato del lavoro è stato più duramente colpito dalla crisi economica; ad una sburocratizzazione delle procedure amministrative, vere zavorre della ripresa delle attività economiche; nonché a investimenti strutturali che garantiscano un potenziamento dell'istruzione e della ricerca, vero volano per un'economia competitiva;
          a riallocare la spesa pubblica dai settori che hanno un basso impatto sulla crescita ad altri che ne possano aumentare il potenziale, posto che dall'aumento del Prodotto può derivare un aumento dell'occupazione e un impatto positivo su tutti gli indicatori di finanza pubblica;
          a ridurre strutturalmente il debito pubblico, attraverso una strategia di politica economica che consenta di attivare un circolo virtuoso rappresentato da minori tasse, più investimenti e consumi, più crescita e minore deficit, e accompagnando e rafforzando tale processo in forza degli introiti derivanti dai piani di valorizzazione e di dismissione del patrimonio pubblico, fermo restando una valutazione di convenienza nel medio periodo;
          a definire, nell'ambito delle politiche fiscali e delle prospettive di riforma, un piano di interventi volto a favorire ed incentivare l'occupazione anche mediante meccanismi premiali per le imprese ad alta intensità occupazionale basati sul principio «più assumi, meno paghi» e a superare le previsioni del «decreto dignità», che ingessano il mercato del lavoro;
          tutelare le imprese italiane e il Made in Italy, sostenendo in ambito europeo l'introduzione di misure più stringenti volte a contrastare il dumping sociale e ambientale degli Stati extraeuropei, nonché ad intraprendere le necessarie iniziative volte ad accrescere la competitività delle imprese italiane al fine di evitare tughe verso Paesi che presentano una fiscalità di vantaggio e favorire il rientro in Patria delle imprese che negli ultimi anni hanno delocalizzato;
          a definire un piano organico di sostegno alla natalità e alle famiglie, in particolare alle famiglie numerose, che le accompagni fino alla maggiore età dei figli, elevando parallelamente le tutele per i genitori lavoratori.
(6-00144) «Molinari, Gelmini, Lollobrigida, Lupi».


      La Camera,
          premesso che:
              la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF), ai sensi dell'articolo 10-bis della legge di contabilità 31 dicembre 2009, n.  196, consente di rivedere le previsioni economiche e di finanza pubblica per l'anno in corso e per il restante periodo di riferimento in relazione alla maggiore stabilità e affidabilità delle informazioni disponibili sull'andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica rispetto a quelle utilizzate per il Documento di economia e finanza (DEF), aggiornando altresì gli obiettivi programmatici individuati dal DEF, al fine di recepire anche le indicazioni contenute nelle raccomandazioni formulate dalla Commissione europea;
              l'eccezionalità della crisi pandemica da COVID-19, sia dal punto di vista sanitario, sia dal punto di vista economico e sociale, ha indotto il Governo ad adottare con urgenza una strategia articolata su diversi piani, che ha ricompreso cospicui interventi di politica economica a sostegno dell'occupazione, dei redditi e della liquidità di famiglie e imprese. Nel complesso, tali interventi sono stati pari a 100 miliardi di euro (6,1 punti percentuali di PIL) in termini di impatto atteso sull'indebitamento netto della Pubblica Amministrazione e nel periodo marzo-luglio 2020, il Governo ha chiesto per tre volte al Parlamento l'autorizzazione a scostarsi temporaneamente dal piano di rientro verso l'obiettivo di bilancio di medio termine;
              pur in ripresa, l'attività economica rimane nettamente al disotto dei livelli del 2019; pertanto il quadro di finanza pubblica a legislazione vigente per gli anni 2020-2023, delineato dalla NADEF 2020 stima una flessione del PIL nel 2020 del 9,0 per cento rispetto all'8,0 per cento del DEF, mentre nel 2021 è prevista una crescita del PIL del 5,1 per cento, nel 2022 del 3,0 per cento e nel 2023 dell'1,8 per cento,
          considerato che:
              lo scenario programmatico della NADEF assume il pieno utilizzo delle risorse rese disponibili con il Next Generation EU (NGEU), nell'ambito di un percorso di progressivo consolidamento delle finanze pubbliche e di riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL, assunto dal Governo come parametro di riferimento per l'impostazione della manovra di finanza pubblica;
              il profilo programmatico, approvato dal Parlamento a settembre 2019, collocava l'indebitamento netto al -1,8 per cento del PIL nel 2021 e al -1,4 per cento nel 2022, corrispondenti in termini strutturali al -1,2 per cento del PIL nel 2021 e al -1 per cento nel 2022;
              il DEF dello scorso aprile, tenuto conto degli effetti negativi sull'economia derivanti dalla diffusione del virus Covid-19 e di quelli dei provvedimenti di contrasto agli effetti dell'emergenza epidemica, ha rivisto il livello dell'indebitamento netto, nello scenario di finanza pubblica con le nuove politiche, al -5,7 per cento del PIL nel 2021;
              la NADEF 2020 definisce un profilo programmatico dell'indebitamento netto pari a -7 per cento del PIL nel 2021, -4,7 per cento nel 2022 e -3 per cento nel 2023 a fronte di un quadro tendenziale di -5,7 per cento del PIL nel 2021, -4,1 nel 2022 e -3,3 per cento nel 2023;
              la stima dell'indebitamento netto a legislazione vigente nel 2020, prevista nel DEF di aprile al 7,1 per cento, è stimata nella NADEF al 10,8 per cento del PIL (in marcato aumento rispetto all'1,6 per cento del 2019), mentre scenderà al -5,7 per cento del PIL nel 2021, al -4,1 per cento del PIL nel 2022 e al -3,3 per cento del PIL nel 2023,
          valutato che:
              il Governo intende utilizzare questo spazio fiscale, con la prossima legge di bilancio 2021-2023, per interventi di natura fiscale, con particolare attenzione per i ceti medio-bassi e per le famiglie anche incapienti, l'adozione di misure per il sostegno e lo sviluppo delle imprese, interventi per la salvaguardia dell'occupazione e il rilancio degli investimenti pubblici e privati, nonché consentire l'utilizzo delle risorse stanziate ed eventualmente non erogate nel corso del corrente anno con i provvedimenti adottati in risposta alla crisi pandemica. Per effetto di tali interventi il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato di competenza potrà aumentare fino a 196 miliardi di euro nel 2021, 157 miliardi nel 2022 e 138,5 miliardi nel 2023. Il corrispondente saldo netto da finanziare di cassa potrà aumentare fino a 279 miliardi di euro nel 2021, 208,5 miliardi nel 2022 e 198 miliardi nel 2023;
              il Governo, sentita la Commissione europea, si impegna a continuare il percorso di convergenza verso l'Obiettivo di medio termine, prevedendo una riduzione del deficit nominale dal -10,8 per cento del PIL previsto per il 2020 al -7 per cento nel 2021, al -4,7 per cento nel 2022 e al -3 per cento nel 2023;
              il rapporto debito/PIL è atteso scendere dal 158 per cento del PIL dell'anno in corso al 155,6 per cento nel 2021, al 153,4 per cento nel 2022 e ulteriormente al 151,5 per cento nel 2023;
          in termini strutturali, l'indebitamento netto programmatico delle amministrazioni pubbliche è previsto attestarsi al -5,7 per cento del PIL nel 2021, al -4,7 per cento nel 2022 e al -3,5 per cento nel 2023. Nel triennio 2021-2023, il saldo strutturale migliorerebbe rispetto al dato del 2020 di quasi 3 p.p. di PIL. In particolare, grazie al minor deficit nominale programmato, il miglioramento del saldo strutturale risulta più marcato nel 2023, pari a 1,2 punti percentuali in base alle attuali stime della crescita potenziale e dell’output gap,

impegna il Governo:

          a) a conseguire i saldi programmatici del bilancio dello Stato e quelli di finanza pubblica in termini di indebitamento netto rispetto al PIL, nonché il rapporto programmatico debito/PIL, nel termini e nel periodo di riferimento indicati nella NADEF e nella Relazione ad essa allegata;
          b) a provvedere con la prossima legge di bilancio;
              1) ad assicurare le risorse finanziarie per l'introduzione dell'assegno unico e universale per i figli previsto dalla legge delega in materia all'esame del Parlamento, al fine di sostenere la natalità, la conciliazione dei tempi di vita e dei progetti di genitorialità con il lavoro e incentivare l'occupazione e l'imprenditoria femminile;
              2) a finanziare un Piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica, come indicato nel PNRR, al fine di risolvere in via strutturale un problema sempre più rilevante, soprattutto nelle città metropolitane e per le giovani coppie;
              3) nel breve termine, a sostenere i lavoratori e i settori produttivi più colpiti dalla pandemia finché perdurerà la crisi da Covid-19 e, nel medio e lungo periodo a integrare progressivamente tali misure con politiche volte alla creazione di un ambiente idoneo all'esercizio dell'attività di impresa e capace di generare un sensibile incremento occupazionale, anche mediante la realizzazione di interventi di rafforzamento e riqualificazione delle politiche attive del lavoro, di contrasto al lavoro sommerso e irregolare, di organica revisione del sistema di protezione sociale e di promozione del lavoro femminile e giovanile;
              4) in coerenza con gli obiettivi di finanza pubblica, ad utilizzare appieno le risorse messe a disposizione dal Recovery Plan Europeo per affrontare i nodi strutturali del Paese attuando un vasto programma di riforme e di investimenti pubblici per accelerare la transizione ecologica e digitale e portare l'economia italiana su un sentiero di crescita sostenuta, inclusiva e ambientalmente sostenibile;
              5) a garantire interventi per il rapido riavvio dei cantieri e il completamento delle opere infrastrutturali, anche valorizzando l'intermodalità trasportistica; a rafforzare la dotazione e alte competenze professionali sia nelle Amministrazioni centrali sia negli enti territoriali; a favorire gli investimenti pubblici e privati per la messa in sicurezza degli edifici, con particolare attenzione alla ristrutturazione, riqualificazione o costruzione di edifici destinati a scuole, asili nido, scuole dell'infanzia, centri polifunzionali per i servizi alla famiglia ed edilizia penitenziaria; a prorogare le misure per l'ecobonus e il sismabonus al 110 per cento oltre il 2021; a favorire l'avvio di interventi per la rigenerazione urbana al fine della riqualificazione degli spazi esistenti nelle aree urbane in un'ottica di lotta al consumo di suolo; a definire un piano pluriennale di edilizia residenziale pubblica in grado di affrontare concretamente i segmenti del disagio abitativo;
              6) ad adottare interventi volti a sostenere gli investimenti finalizzati a conseguire gli obiettivi dell’European Green Deal, anche attraverso il potenziamento dell'uso delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica, con particolare riguardo al patrimonio edilizio pubblico e privato, il miglioramento della qualità dell'aria, la decarbonizzazione dei trasporti – con una attenzione specifica al potenziamento del trasporto pubblico locale – e del settore energetico, la gestione integrata del ciclo delle acque e la mitigazione dei rischi idrogeologici e sismici; nonché gli investimenti per l'economia circolare e per il miglioramento dell'efficienza energetica e antisismica degli edifici pubblici;
              7) ad incrementare, in particolare, gli investimenti pubblici finalizzati a favorire il rilancio e la transizione verso un'economia più innovativa e più sostenibile dal punto di vista ambientale e più inclusiva sotto il profilo sociale, e a rafforzare la sicurezza e la resilienza del Paese a fronte di calamità naturali, cambiamenti climatici e crisi epidemiche, anche attraverso un piano straordinario pluriennale di interventi di contrasto al dissesto idrogeologico per la messa in sicurezza del territorio;
              8) a potenziare il sistema sanitario nazionale, incluse la domiciliarità e la medicina territoriale ivi comprese le cure palliative, rafforzando la governance dei distretti sanitari e promuovendo una rinnovata rete sanitaria territoriale attraverso nuovi modelli organizzativi integrati;
              9) ad investire in formazione e ricerca, in particolare in ambito sanitario, anche finanziando la stabilizzazione delle borse di specializzazione medica per stimolare l'innovazione, ridurre la disuguaglianza intergenerazionale e promuovere la mobilità sociale stimolando una crescita sostenibile ed inclusiva;
              10) a rafforzare gli interventi a sostegno della ripresa del Mezzogiorno e delle aree interne, per migliorare la coesione territoriale e ridurre i divari economici e sociali tra le diverse aree del Paese, assicurando la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali che consentano lo sviluppo sostenibile dell'economia del territorio e della competitività delle attività di impresa;
              11) a incrementare le risorse destinate alla realizzazione di nidi e scuole dell'infanzia, all'istruzione, all'università e alla gestione dei beni e delle attività culturali, investendo nella digitalizzazione dei servizi e della didattica, nella realizzazione e riqualificazione delle infrastrutture sociali, anche al fine di colmare le disparità tra le diverse aree del Paese in termini di opportunità formative e di accesso all'istruzione, nonché nella promozione dell'industria culturale e del turismo e nella tutela del patrimonio artistico e naturale;
              12) ad attuare una complessiva riforma del sistema tributario con particolare riferimento all'imposizione sui redditi delle persone fisiche, al fine di migliorarne l'equità e l'efficienza e semplificarne in modo massiccio le procedure e il funzionamento;
              13) ad assicurare un miglioramento qualitativo della finanza pubblica, spostando risorse verso gli utilizzi più opportuni a garantire un miglioramento del benessere dei cittadini, dell'equità e della produttività dell'economia;
          c) a promuovere, nelle modalità opportune, la sospensione del calendar provisioning, al fine di evitare effetti di credit crunch sull'economia reale;
          d) a confermare, quali collegati alla decisione di bilancio, i disegni di legge indicati nella Nota di aggiornamento.
(6-00146)
(Versione corretta) «Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Schullian, Tabacci, Tasso».