XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 442 di giovedì 17 dicembre 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 18 novembre 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Massimo Enrico Baroni, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Fusacchia, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grimaldi, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Magi, Marattin, Mauri, Melilli, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Nevi, Orrico, Paita, Parolo, Perantoni, Pittalis, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito il deputato segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge:

Michele Vecchione, da Alatri (Frosinone), chiede che agli eredi dei dottorandi impiegati con contratto di lavoro parasubordinato dalle università siano riconosciuti gli stessi trattamenti previdenziali del personale docente a tempo indeterminato a partire dal trattamento di fine rapporto (630) – alla XI Commissione (Lavoro);

Mimmo Di Garbo, da Castelbuono (Palermo), chiede iniziative per la consegna alla città di Zara della medaglia d'oro al valor militare conferita nel 2001 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (631) – alla III Commissione (Affari esteri);

Antonio Minardi, da Rende (Cosenza), chiede una revisione delle misure che il Governo ha adottato per contenere l'epidemia di COVID-19 in Calabria (632) – alla XII Commissione (Affari sociali);

Alessandro Amico, da Acireale (Catania), chiede: l'introduzione del voto di preferenza nella legge elettorale e l'abrogazione delle norme che prevedono l'obbligo di esprimere preferenze per cittadini di entrambi i generi nel caso di doppia preferenza (633) – alla I Commissione (Affari costituzionali); la reintroduzione del finanziamento pubblico ai partiti (634) – alla I Commissione (Affari costituzionali); una riforma del sistema scolastico che preveda tra l'altro il potenziamento delle discipline musicali, ginniche e artistiche (635) – alla VII Commissione (Cultura); l'abrogazione della legge 7 aprile 2014, n. 56, cosiddetta "legge Delrio", e il ripristino delle norme previgenti in materia di province (636) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

Davide Montanari, da Venezia, chiede misure in materia di riduzione dei canoni e di rinnovo delle concessioni demaniali a tutela delle attività commerciali e artigianali che operano nei centri storici (637) – alla VI Commissione (Finanze);

Aniello Traino, da Neirone (Genova), chiede l'adozione di una serie di misure per fronteggiare l'attuale recrudescenza dell'epidemia di COVID-19 (638) – alla XII Commissione (Affari sociali);

Aurelio Rosini, da Mariglianella (Napoli), chiede modifiche all'articolo 93 del codice della strada per contrastare il fenomeno degli autoveicoli che circolano in Italia con targhe di Paesi stranieri pur essendo condotti da cittadini italiani o da stranieri stabilmente residenti in Italia (639) – alla IX Commissione (Trasporti);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede: iniziative per la modifica del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020 in materia di misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 (640) - alla XII Commissione (Affari sociali); l'effettuazione sistematica di tamponi per la diagnosi del COVID-19 su tutta la popolazione (641) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Simone Marra, da Portici (Napoli), e altri cittadini chiedono che sia riconosciuto il diritto al ricongiungimento tra i cittadini italiani e i loro partner residenti nei Paesi compresi nell'elenco F dell'allegato n. 20 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020 (642) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

Elisabetta Romeo, da San Giovanni La Punta (Catania), chiede modifiche all'articolo 5 del decreto-legge 9 novembre 2020, n. 149, in materia di esenzione dal pagamento della seconda rata dell'imposta municipale propria (643) – alla VI Commissione (Finanze);

Maria Mauro, da Roma, chiede modifiche alle norme in materia di condono edilizio per permettere la sanatoria anche degli edifici con solo scheletro in cemento armato (644) – alla VIII Commissione (Ambiente);

Alessio Poloni, da Trevignano (Treviso), chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle misure adottate per contenere la pandemia di COVID-19 (645) – alla XII Commissione (Affari sociali);

Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede: di adottare iniziative affinché il Parlamento europeo abbia un'unica sede (646) - alla III Commissione (Affari esteri); iniziative per contrastare il fenomeno dei bambini soldato (647) alla III Commissione (Affari esteri); interventi per verificare gli effetti degli impianti con tecnologia 5G sulla salute e sull'ambiente (648) alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e XII (Affari sociali); interventi per garantire la sicurezza dei farmaci e dei vaccini (649) alla XII Commissione (Affari sociali); nuove norme in materia di autocertificazioni (650) – alla I Commissione (Affari costituzionali); l'aumento dei controlli delle Forze di polizia per assicurare il rispetto degli orari di chiusura dei locali che somministrano bevande alcoliche e per evitare assembramenti e schiamazzi (651) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

Michele Scopelliti, da Palma di Montechiaro (Agrigento), e altri cittadini chiedono il riconoscimento e la tutela dei farmacisti collaboratori nonché il rinnovo del relativo contratto collettivo di lavoro (652) – alla XII Commissione (Affari sociali);

Eugenio Novara, da Trezzano sul Naviglio (Milano), chiede che siano utilizzati i fondi del Meccanismo europeo di stabilità ai fini della riorganizzazione e del potenziamento del sistema sanitario (653) – alla XII Commissione (Affari sociali);

Marco De Grandis, da Vallerano (Viterbo), propone una riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione volto a rendere più moderno il sistema amministrativo territoriale dello Stato (654) – alla I Commissione (Affari costituzionali);

Annamaria Russo, da Mazara del Vallo (Trapani), chiede che sia concesso il diritto a un trattamento pensionistico di vecchiaia per coloro che hanno conseguito un titolo di laurea dopo il cinquantesimo anno di età (655) – alla XI Commissione (Lavoro);

Antonio Sorrento, da Martano (Lecce), chiede il rinvio delle scadenze tributarie relative alla definizione agevolata dei debiti iscritti al ruolo (656) – alla VI Commissione (Finanze);

Giovanna Tripodi, da Salerno, chiede che la Camera dei deputati attivi procedure di informazione per comprendere le ragioni dell'alto numero di morti da COVID-19 nel nostro Paese (657) – alla XII Commissione (Affari sociali);

Giangiacomo Savogin, da Cormons (Gorizia), e altri cittadini chiedono iniziative per promuovere l'utilizzo della moneta scritturale (658) – alla VI Commissione (Finanze).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commission i in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato, con lettera in data 16 dicembre 2020, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive):

S. 1994. - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, recante ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19” (approvato dal Senato) (2828) - Parere delle Commissioni I, II, IV, V, VII, VIII, IX, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente a disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Aula per giovedì 17 dicembre 2020, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento, i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo si intendono conseguentemente adeguati.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo svoltasi nella giornata di ieri, è stato convenuto che nella seduta odierna si svolgerà, fino alle ore 19, la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2828 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, recante ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 (approvato dal Senato – scadenza: 27 dicembre 2020). Alle ore 19 sarà posta la questione di fiducia sull'articolo unico del disegno di legge di conversione.

Le dichiarazioni di voto sulla fiducia avranno luogo nella seduta di venerdì 18 dicembre, a partire dalle ore 8,30. L'appello nominale è previsto a partire dalle ore 10. Dopo la votazione sulla questione di fiducia e, quindi, attorno alle ore 11,30, si passerà all'esame degli ordini del giorno e, a partire dalle ore 13,30, alle dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. La votazione finale è prevista alle ore 15.

Nel corso delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia, dell'appello nominale e delle dichiarazioni di voto finale si è convenuto che possa riunirsi la Commissione bilancio, per proseguire l'esame del disegno di legge n. 2790-bis - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021e e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023. I componenti della Commissione bilancio sono pertanto autorizzati ad anticipare il proprio turno di votazione all'inizio della prima chiama.

L'inizio dell'esame di tale disegno di legge è differito alla seduta di lunedì 21 dicembre, a partire dalle ore 11, con votazioni non prima delle ore 15 e con prosecuzione notturna nelle giornate di martedì 22 e mercoledì 23 dicembre.

Discussione del disegno di legge: S. 1994 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, recante ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 (Approvato dal Senato) (A.C. 2828).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2828: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, recante ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2828)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.,.

Avverto, altresì, che le Commissioni VI (Finanze) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la VI Commissione (Finanze), deputato Davide Zanichelli.

DAVIDE ZANICHELLI, Relatore per la VI Commissione. Grazie, Presidente. Il decreto-legge “Ristori” reca un complesso di disposizioni volte principalmente a sostenere i settori economici più colpiti dall'aggravamento dell'emergenza sanitaria da COVID-19 in relazione ai provvedimenti restrittivi, sia delle attività produttive, sia degli spostamenti delle persone sul territorio nazionale.

Nel corso dell'esame del provvedimento al Senato è stata disposta l'abrogazione dei successivi decreti-legge nn. 149, 154 e 157, i cosiddetti “Ristori bis”ter” e “quater”, aventi le medesime finalità, al contempo disponendo che rimangano validi gli atti e i provvedimenti adottati e siano fatti salvi gli effetti e i rapporti giuridici dispiegatisi in tempo di loro vigenza e, contestualmente, le modifiche apportate dal Senato, che recano precise disposizioni aggiuntive o modificative al corpo del decreto-legge n. 137, onde trasporre in esso e mantenere nell'ordinamento le corrispondenti disposizioni dei tre decreti-legge di cui, appunto, si propone l'abrogazione.

Per quanto riguarda la Commissione finanze e le misure fiscali si segnalano i seguenti interventi: l'ampliamento del credito di imposta per le imprese organizzatrici e produttrici di spettacoli di musica dal vivo, con l'elevazione del relativo limite di spesa a 800 mila euro nei tre anni di imposta, come da articolo 5, commi 4-bis e 4-ter; l'estensione del tax-credit vacanze al periodo d'imposta 2021, che viene reso utilizzabile per una sola volta, però fino al 30 giugno 2021; l'estensione per alcuni specifici settori del credito d'imposta previsto per i canoni di locazione e di affitto d'azienda anche per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020, indipendentemente dal volume di ricavi e compensi registrato nel periodo d'imposta precedente: tale beneficio, tra l'altro, è reso applicabile al settore del commercio al dettaglio e dei servizi alla persona, nonché alle agenzie di viaggio e tour operator operanti nelle cosiddette zone rosse. In più, c'è l'abolizione della seconda rata IMU 2020 per gli immobili, e le relative pertinenze, in cui si svolgono le attività imprenditoriali interessate della sospensione disposta con il DPCM del 24 ottobre 2020, in ragione dell'aggravarsi dell'emergenza sanitaria, e cioè dei settori della ricettività alberghiera, della ristorazione, della somministrazione di cibi e bevande, del turismo, dello sport, dello spettacolo e della cultura, dell'organizzazione di fiere e altri eventi, come dettagliatamente indicati anche nell'allegato 1 a tal provvedimento. Tale abolizione è estesa alla vendita al dettaglio e servizi alle persone nei comuni e nelle aree con scenario di massima gravità e livello di rischio alto.

Si chiarisce che il beneficio trova applicazione nei confronti di tutti i soggetti passivi IMU, a condizione che siano anche gestori delle attività economiche interessate dalle norme di esenzione e non solo, dunque, ai proprietari degli immobili interessati dall'esenzione.

In più, c'è l'esonero per alcuni soggetti dal pagamento del canone per l'occupazione delle aree destinate ai mercati, la cosiddetta COSAP e TOSAP; c'è la proroga al 10 dicembre 2020 del termine per l'invio all'Agenzia delle entrate del modello 770, l'articolo 10; c'è la detassazione di contributi e indennità di qualsiasi natura erogati a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 ai soggetti esercenti d'impresa, arte o professione, nonché ai lavoratori autonomi; la sospensione dei termini dei versamenti che scadono nel mese di novembre 2020, relativi alle ritenute alla fonte sui redditi da lavoro dipendente e assimilato, alle trattenute relative all'addizionale regionale comunale e all'IVA, a beneficio dei soggetti che esercitano una serie di attività economiche danneggiate dalle misure previste dal DPCM del 3 novembre 2020 e dal presente decreto-legge (articolo 13-ter); c'è la sospensione dei termini dei versamenti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali, alle ritenute alla fonte, alle addizionali regionali e comunale e all'IVA, in scadenza nel mese di dicembre 2020, per tutte le imprese con un fatturato non superiore a 50 milioni di euro nel 2019, che hanno registrato un calo almeno del 33 per cento del fatturato nel mese di novembre 2020, rispetto allo stesso mese nel 2019.

In più, c'è la proroga al 1° marzo 2021 del termine per il pagamento delle rate relative ad alcuni istituti di pace fiscale, ovvero di definizione agevolata e di saldo e stralcio dei debiti tributari.

Ci sono numerose modifiche alla disciplina della rateizzazione delle somme iscritte a ruolo, con particolare riguardo alla semplificazione delle procedure e alle condizioni per l'accesso alla rateizzazione delle somme iscritte a ruolo per le richieste presentate fino al 31 dicembre 2021.

Per la giustizia, c'è la possibilità di svolgere con collegamento da remoto le udienze degli organi di giustizia tributaria fino alla cessazione degli effetti della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale da COVID-19.

Infine, per quanto riguarda le misure finanziarie, si segnalano: le modifiche alla disciplina del Fondo di garanzia per la prima casa, istituito dalla legge di stabilità 2014, volte ad espandere nuovamente il novero dei destinatari delle agevolazioni del fondo stesso; l'attribuzione di un contributo a fondo perduto per l'anno 2021 al locatore dell'immobile adibito ad abitazione principale che riduce il canone di locazione; c'è la proroga al 30 giugno 2021 dell'obbligo di notifica all'acquisto di partecipazioni e dei relativi poteri esercitabili dal Governo, sia con riferimento agli attivi strategici, sia con riferimento alle operazioni di acquisto di partecipazioni, la cosiddetta golden power; c'è la proroga di ventiquattro mesi, al 9 aprile 2022, del termine per avvalersi dei benefici previsti dal Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa, anche se si ha l'ammortamento da meno di un anno; infine, c'è la possibilità per i gestori di fondi immobiliari quotati di prorogare in via straordinaria il termine di durata del fondo non oltre il 31 dicembre 2022, al solo fine di completare lo smobilizzo degli investimenti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la X Commissione (Attività produttive), deputata Francesca Bonomo.

FRANCESCA BONOMO, Relatrice per la X Commissione. Grazie, Presidente. Per quanto riguarda le imprese e l'economia in particolare, oltre alle misure di natura fiscale che sono state già illustrate dal collega precedentemente, ricordo che è stato istituito un contributo a fondo perduto per tutte le attività colpite dalle ultime restrizioni, che ha previsto un ristoro automatico direttamente sul conto corrente con importi importanti.

L'erogazione e la misura di tali contributi è differenziata secondo le tipologie dell'attività svolta o le zone del territorio nazionale. In questo senso, sono state adottate le seguenti misure: viene riconosciuto un contributo a fondo perduto a favore dei soggetti che, alla data del 25 ottobre 2020, avevano la partita IVA attiva e che svolgano come attività prevalente una di quelle che è stata riferita ai codici ATECO, che sono stati riportati nell'allegato 1; l'importo del contributo non può essere superiore a euro 150 mila.

Viene poi riconosciuto un contributo ulteriore a fondo perduto per i soggetti che svolgano come attività prevalente una di quelle riferite ai codici ATECO dell'allegato 2, ma che hanno domicilio fiscale nelle zone cosiddette ad alto rischio, quindi nelle zone rosse.

È, infine, riconosciuto un contributo ulteriore a fondo perduto a favore dei soggetti che si trovano nelle condizioni di cui all'articolo 1 e svolgano come attività prevalente una di quelle riferite ai codici ATECO riportati nell'allegato 4, quindi in particolare intermediari, procacciatori d'affari e agenti.

Sempre in quest'ottica, il decreto ha poi istituito due fondi: in particolare, il Fondo finalizzato alla perequazione delle misure fiscali e di ristoro, che è stato concesso ai sensi dei decreti-legge recanti misure connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, nonché il Fondo finalizzato alla riduzione, nell'anno 2021, della spesa sostenuta con riferimento alle voci della bolletta elettrica identificate come “trasporto e gestione del contatore” e “oneri generali di sistema”; questo fondo ha una dotazione iniziale di 180 milioni per il 2021.

In più, ci sono dei fondi per l'internazionalizzazione delle imprese: è stato rifinanziato il Fondo di rotazione con 150 milioni per l'anno 2020 e poi ulteriori 400 milioni; un rifinanziamento del Fondo per la promozione integrata verso i mercati esteri, di cui all'articolo 72 del decreto-legge n. 18 del 2020 per l'erogazione dei cofinanziamenti a fondo perduto alle imprese esportatrici. I contributi ricevuti a valere sull'appena citato Fondo per la promozione integrata verso i mercati esteri non concorrono alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi e beneficiano anche di altre esenzioni ai fini fiscali. Non concorrono, poi, alla formazione della base imponibile anche i fondi e i contributi erogati dalla sezione del Fondo di rotazione per la concessione di finanziamenti a tasso agevolato per l'internazionalizzazione delle imprese, volti a supporto dei processi di internazionalizzazione degli enti fieristici italiani. Viene esteso anche l'ambito soggettivo e oggettivo dell'applicazione della sezione del Fondo di cui alla legge n. 394 del 1981, destinata a supporto dei processi di internazionalizzazione degli enti fieristici italiani.

Tra i soggetti beneficiari della sezione vengono incluse anche le imprese aventi come attività prevalente l'organizzazione di eventi fieristici di livello internazionale e possono essere concessi ai beneficiari anche contributi a fondo perduto, commisurati ai costi fissi sostenuti dal 1° marzo 2020 e che non sono stati coperti da utili.

Inoltre, vi sono diverse misure che riguardano il turismo. Con riferimento al turismo viene incrementata di 400 milioni di euro, per l'anno 2020, la dotazione del Fondo per sostenere le agenzie di viaggio e i tour operator, nonché le guide e gli accompagnatori turistici, in considerazione dell'impatto economico negativo conseguente all'adozione delle misure di contenimento del COVID-19; vi è una somma di 10 milioni di euro che viene data sempre ai lavoratori nell'ambito del turismo. I contributi poi ricevuti a valere dell'appena citato Fondo per sostenere le agenzie di viaggio e i tour operator, nonché le guide e gli accompagnatori turistici non concorrono alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi e beneficiano anche di altre esenzioni a fini fiscali. Viene estesa, inoltre, la disciplina del tax-credit vacanze, comprendendo anche il periodo d'imposta del 2021, e viene istituito nello stato di previsione del MiBACT un Fondo per la valorizzazione delle grotte con una dotazione, per il 2021, di 2 milioni di euro per le perdite subite nel 2020 dagli enti gestori ai fini turistici di siti speleologici e grotte. Inoltre, c'è anche un rifinanziamento del Fondo per la filiera della ristorazione per 250 milioni di euro per il 2020 e per 200 milioni di euro per il 2021.

A tutela, poi, dei lavoratori, ci sono delle disposizioni complementari, ma di rilievo, per la vita delle aziende che possono essere ricondotte nel capitolo dei rapporti di lavoro: viene prorogata la Cassa integrazione fino al 31 gennaio del 2021 e in materia di sgravi di contributi si prevede un esonero parziale dal versamento dei contributi previdenziali per un periodo massimo di quattro settimane, fruibile entro il 31 gennaio 2021, per i datori di lavoro che non richiedano gli interventi di integrazione salariale previsti dal decreto; è prevista la proroga per il 2021 dello sgravio contributivo totale per i contratti di apprendistato di primo livello e uno sgravio anche contributivo totale a favore dei datori di lavoro delle aziende appartenenti alle filiere agricole, della pesca, dell'acquacoltura, comprese anche le aziende produttrici di vino e di birra per le mensilità relative a novembre 2020 e a dicembre 2020.

Viene, poi, riconosciuta l'erogazione di talune indennità in favore di diverse categorie di lavoratori; in particolare, viene prevista l'erogazione di un'indennità onnicomprensiva pari a 1.000 euro per i lavoratori dipendenti stagionali del settore del turismo e degli stabilimenti termali, nonché per i lavoratori in somministrazione che operano in questi settori, i lavoratori dipendenti stagionali, appartenenti a settori diversi da quelli del turismo e degli stabilimenti termali che hanno cessato involontariamente il rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il 1° gennaio del 2019 e il 30 novembre del 2020, che hanno svolto la prestazione lavorativa per almeno 30 giornate nel medesimo periodo, i lavoratori dipendenti a tempo determinato dei settori del turismo e degli stabilimenti termali in possesso di requisiti anche sufficienti a dimostrare la non occasionalità della loro prestazione lavorativa, che deve essere, almeno, di una durata complessiva pari a 30 giornate. Viene riconosciuta anche ai lavoratori autonomi privi di partita IVA iscritti alla gestione separata al 29 ottobre del 2020 o al 30 novembre 2020 e anche ai lavoratori iscritti al Fondo pensione dei lavoratori dello spettacolo, ai lavoratori intermittenti che hanno svolto la prestazione lavorativa per almeno 30 giornate nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 30 novembre 2020 e, infine, agli incaricati alle vendite a domicilio titolari di partita IVA iscritti alla gestione separata.

Viene riconosciuta, inoltre, un'indennità di 800 euro per ciascun dei mesi di novembre e di dicembre anche a tutti i lavoratori titolari di rapporti di collaborazione presso il CONI, il CIP, le Federazioni sportive nazionali, gli enti di promozione sportiva, le società e le associazioni sportive dilettantistiche, erogata dalla società Sport e Salute Spa.

Per quanto riguarda gli aiuti di Stato, la disciplina sugli aiuti di Stato è stata completata da alcune disposizioni per le quali, appunto, rinvio alla relazione complessiva. In particolare, ricordo l'importante cancellazione anche della seconda rata IMU per gli operatori economici interessati dalle misure di cui al DPCM 3 novembre 2020, i quali esercitano le attività che sono riferite ai codici Ateco che sono riportati all'allegato 2. Infine, vale la pena segnalare una disposizione di rilievo per l'attività della X Commissione, l'articolo 17-ter, che prevede l'applicazione della disciplina in materia di equo compenso recata dalla legge professionale forense nei confronti dei professionisti incaricati di prestazioni finalizzate all'accesso ai benefici fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, il cosiddetto ecobonus. In particolare, l'articolo in esame obbliga i soggetti destinatari dell'agevolazione fiscale, ivi compresi gli istituti di credito o gli altri intermediari finanziari, ad applicare la normativa dell'equo compenso per le prestazioni rese dai professionisti nei rapporti con i clienti diversi dai consumatori.

Per quanto riguarda, poi, il provvedimento, esso contiene anche altre disposizioni in materia di salute, di solidarietà alimentare a sostegno delle famiglie, di didattica a distanza, trasporto pubblico locale, sicurezza, Forze dell'ordine e giustizia, per le quali faccio rinvio alla documentazione complessiva che è stata predisposta dagli uffici.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo: si riserva di intervenire in una fase successiva.

È iscritto a parlare il deputato Cosimo Maria Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Già dalle relazioni si evincono con chiarezza tante misure che qualificano questo provvedimento e che portano a ritenerlo necessario ed importante in questo momento. Nell'evidenziare i tanti aspetti positivi, ricordo le tante misure che sono già state ricordate e che riprendono l'impostazione che il Governo si è dato dall'inizio di questa emergenza sanitaria; penso alla Cassa integrazione, che è stata certamente una delle misure più importanti, che ha qualificato l'azione del Governo e che sicuramente è stata importante perché si sono bloccati i licenziamenti. Si è garantita la Cassa integrazione a tutti, anche se con un po' di inefficienza del sistema, perché parliamo di proroga di tali misure e, poi, ci arrivano messaggi - che capita a tanti di noi di ricevere - che purtroppo non ancora tutti l'hanno ricevuta; questo, allora, ci deve far riflettere, perché da una parte è giusto prorogarla, dall'altra, dobbiamo andare a verificare attraverso l'INPS. Io ringrazio i tanti dipendenti, impiegati e operatori che sono in prima linea e che lavorano all'istituto dell'INPS; certo non è colpa loro, ma è colpa di un sistema e di un carico di lavoro che non consentono di dare queste risposte in maniera efficace. Certo, la Cassa integrazione rimane una di quelle misure fondamentali, così come il divieto dei licenziamenti; sono misure urgenti fondamentali che, però, devono farci riflettere su cosa si farà dopo e, quindi, occorre iniziare già ad immaginare, ad avere una visione sulle politiche del lavoro, su come mantenere questi posti di lavoro, su come garantirli, su come far lavorare queste imprese.

Sono misure di cui già abbiamo parlato, che sono state già introdotte e che, oggi, con questi provvedimenti, reiteriamo, quindi, sarebbe addirittura impensabile, questo lo dico anche alle opposizioni, interrompere queste misure, per questo è importante un lavoro di tutto il Parlamento, perché oggi siamo in un sentiero che dobbiamo ormai continuare a percorrere; interrompere queste misure sarebbe impossibile, così come tutti quegli indennizzi che sono stati introdotti e che, certamente, non sono sufficienti, ma che sono stati introdotti, quei contributi a fondo perduto e tutte quelle misure che sono state riportate e che sono tantissime. Leggendo il testo, una delle misure che dovrebbe portare tutti a votare è l'articolo 7-bis: le misure di sostegno ai familiari del personale di bordo posto sotto sequestro. E voglio ricordare e anch'io esprimere la mia felicità per il fatto che siano stati liberati i pescatori dopo 108 giorni di sequestro terribile (Applausi), con la paura per queste famiglie, la disperazione; è la fine di un incubo e, finalmente, riusciamo a riportare a casa i pescatori dopo tre mesi di sequestro.

È, quindi, una cosa davvero pericolosa e difficile da sopportare, non solo per le persone sequestrate, ma anche per i familiari. Ecco, in questo provvedimento c'è anche questa misura e quindi lo voglio ricordare, perché solo questo dovrebbe portare a votare un provvedimento. È vero che verrà messa la fiducia, ma qualifica certamente questo provvedimento. E lo voglio sottolineare questo articolo 7-bis, che penso sia importante, perché prevede la corresponsione nell'anno 2021 di misure di sostegno ai familiari del personale imbarcato e di contributi alle imprese di pesca nei casi di sequestro in alto mare, da parte di forze straniere, anche non regolari. Queste sono risposte. Sono risposte importanti, così come tutte quelle misure in materia di imposte finanziarie, come l'articolo 13, sulla sospensione dei versamenti, dei contributi e delle imposte, ma anche dei contributi previdenziali, tutte misure che consentono alle nostre imprese di galleggiare, di sospendere, però non di avere quella visione che certamente è essenziale per ripartire e per riprogettare un'impostazione. Quindi, questo è un po' il cuore del provvedimento.

Io vengo, oggi, dal Comitato per la legislazione - prima ne è stato citato il parere - e devo dire che ancora una volta abbiamo stigmatizzato una tecnica legislativa su cui dobbiamo davvero cercare di migliorare. Non è la prima volta, non è solo di questo Governo, ma dobbiamo andare a vedere anche nel passato; però devono essere costruttivi anche questi pareri che, come Comitato per la legislazione, proponiamo all'Assemblea, perché di fatto noi, oggi, grazie a una tecnica parlamentare molto invasiva, partiamo da un primo provvedimento, da un primo decreto-legge, il “decreto Ristori” e poi, durante la legge di conversione, il Governo inserisce il “Ristori-bis”, il “Ristori-ter” e il “Ristori-quater, creando dei problemi, anche giuridici, perché ci sono delle norme… Cerco di essere meno tecnico, ma di guardare la vita reale di tante imprese; noi siamo andati avanti coi codici Ateco, e molte imprese e molte persone che svolgono attività imprenditoriale non rientrano in questi codici Ateco. Nel primo provvedimento del “decreto Ristori” si consentiva al Ministro, con un decreto ministeriale, di allargare questo elenco dei codici Ateco. Io poi presenterò un ordine del giorno, dove propongo al Governo, con il “Ristori 5”, di recuperare alcuni codici Ateco, proprio perché alla fine, quando fai gli elenchi e gli allegati, qualcosa esce, magari per dimenticanza. Però, tutto questo tecnicismo vuol dire andare a incidere su persone che stanno soffrendo, che stanno svolgendo un'attività imprenditoriale con fatica, che guardano ai codici Ateco, aspettano questi allegati, la prima cosa che fanno appena esce un provvedimento è andare a vedere gli allegati, se ci sono o non ci sono. E quindi abbiamo dato un'impostazione ai codici Ateco così importante, così essenziale per la vita, per i rimborsi, per gli indennizzi e per l'attività di queste imprese, che merita una attenzione ancora maggiore. E quindi, dicevo, in questa tecnica parlamentare ci siamo accorti che in un “decreto Ristori” - il primo - si consente al Ministro di allargare questo elenco dei codici Ateco, però nel “decreto Ristori-bis” in realtà poi è il Governo che presenta questo allegato, con tutta una serie di codici Ateco. Quindi, nel provvedimento successivo allarghiamo i codici Ateco, dimenticandone purtroppo qualcuno, che cerchiamo di recuperare nel “Ristori 5”; questo è l'invito che faccio al Governo e che faremo con un ordine del giorno. Allora, questo crea un problema, perché qualora il Ministro avesse allargato questi codici Ateco, questa norma del primo “decreto Ristori”, che non esiste più, perché poi viene abrogata con il secondo decreto, è chiaro che può creare un'incongruenza. E ho fatto un esempio perché riguarda la vita reale, ma ce ne sarebbero tantissimi dal punto di vista degli effetti abroganti tra una norma e l'altra e di tutte le conseguenze giuridiche, secondo orientamenti della Corte costituzionale, ma anche della Corte di cassazione, sugli effetti ex nunc o ex tunc, a seconda della norma. E quindi ecco, abbiamo creato una situazione, dal punto di vista anche interpretativo e legislativo, davvero difficile.

Questo deve indurci davvero a una chiarezza legislativa, in un momento in cui il Paese ha bisogno di certezze, ha bisogno di chiarezza, ha bisogno di essere informato, di capire. Se noi ci inseriamo con una tecnica legislativa così difficile - e la mia non è una considerazione solo politica, ma anche tecnica, ed è stata recepita in un parere del Comitato per la legislazione –, ciò deve davvero indurci a cambiare passo, con una tecnica legislativa che sia chiara, diretta, che guardi alla vita reale, che possa percepire, il cittadino. Quindi, questa è una considerazione di carattere generale che rimetto al Governo per i prossimi provvedimenti, nel coordinare e nel cercare di trovare soluzioni.

Il provvedimento in sé - lo dicevo all'inizio - ha tanti aspetti positivi; ne ho citati alcuni, ma voglio parlare delle misure, per esempio, per il turismo, per i lavoratori stagionali, quella norma che prevede incentivi alle assunzioni per i lavoratori fragili; anche questa è una norma importante. Tutte quelle misure, per esempio, di rinvio delle imposte - la TOSAP, la COSAP - e anche altre misure fondamentali, anche dal punto di vista del sistema finanziario, norme utilissime, che le imprese aspettavano, ma che chiaramente devono essere accompagnate da un piano più incisivo. Noi, oggi, stiamo parlando a livello politico, di governo e di confronto, se chiudere il Paese – lockdown, colore rosso, giallo, arancione – quindi, è chiaro che il tema della salute deve essere sempre prioritario, perché noi dobbiamo garantire la salute a tutti i nostri cittadini, e, quindi, essenziale, però c'è il tema economico che deve andare di pari passo. E oggi nel tema economico parliamo sempre di indennizzi, di ristori, però poi vengono percepiti non sempre in maniera diretta dalle nostre imprese. In ciò il “decreto Ristori” ha posto e ha risolto dei problemi iniziali. Noi siamo partiti con la copertura finanziaria e la liquidità, il decreto-legge Liquidità che doveva garantire le banche. Ci siamo accorti che era un sistema che non funzionava, che c'era troppa burocrazia e che quindi era difficile - sia sotto i 25 mila euro, ma anche sopra -, che era un sistema farraginoso, che ha funzionato in parte ma con tanta fatica, e quindi abbiamo capito che dovevamo cambiare il metodo. Oggi l'Agenzia delle entrate sta facendo un grande lavoro. Sono contributi certamente che arrivano in maniera più diretta e incisiva e, quindi, c'è stato un miglioramento - in una situazione non facile da risolvere, perché per qualsiasi Governo non sarebbe facile gestire questa emergenza -, però dobbiamo capire che nei nostri provvedimenti, oltre a quella chiarezza a cui facevo riferimento, ci deve essere anche un azzeramento della burocrazia, ci deve essere una semplificazione che dobbiamo imporci. E quindi, quando poi, a livello europeo, ci confrontiamo con Paesi come la Germania, quando si confrontano i due sistemi, giustamente anche il Presidente del Consiglio ha riconosciuto che il nostro Paese non ha il debito che ha la Germania, non ha la liquidità che ha la Germania; però in altri Paesi anche le decisioni forti, come quelle del lockdown totale, della zona rossa, vengono accettate perché le imprese - chi produce - sono garantite con dei contributi che arrivano immediatamente nelle casse delle imprese. Questo consente quella tranquillità e anche quella serenità nell'affrontare un periodo emergenziale. Quindi, noi dobbiamo lavorare nella velocità e nella semplificazione del contributo; già tra il decreto-legge Liquidità e il decreto-legge Ristori abbiamo fatto certamente dei passi in avanti.

Io non sono affezionato a questo termine del ristoro anche perché è un ristoro che poi non ristora realmente, quindi l'impresa non lo percepisce. Allora, cerchiamo di dare dei contributi a fondo perduto, cerchiamo di valorizzare quella norma, che è stata già introdotta solo per un periodo limitato e che, secondo me, deve essere la stella polare, di dare all'impresa i finanziamenti a fondo perduto ma seguendo il fatturato e, quindi, abbandonando un po' i vecchi criteri e guardando e puntando sul fatturato. È anche un principio etico importante perché, comunque, chi ha fatturato si è comportato da cittadino onesto e oggi, sulla base proprio di quel fatturato, lo Stato interviene per garantirti le perdite. Quindi, questa deve essere un po' la stella polare che ci deve guidare anche nel finanziamento. Abbandonare, anche se non del tutto è possibile… In tanti incontri con gli operatori, con le associazioni di categoria, le associazioni ci chiedevano: ma perché, Governo, non abbandonate l'idea, l'impostazione del credito di imposta? Come dire, noi preferiamo liquidità al credito d'imposta e a tante misure che comunque sono state anche importanti, che sono state introdotte. Quindi, l'operatore percepisce una mancanza di liquidità da parte dello Stato - chiaramente in realtà, purtroppo, è così – rispetto ad una politica fatta invece sui crediti di imposta.

Insomma, sono ci sono tante cose. Noi dovremmo cercare, secondo me, di votare questo provvedimento tenendo conto anche delle difficoltà, non le chiamerei ombre, però delle mancanze di risposte concrete che si debbono dare a tanti operatori, di fare dei passi più coraggiosi. Quindi, anche tutto il tema politico e il dibattito di questi giorni sul Recovery Plan, sul Recovery Fund e sulle nuove generazioni anche nel nostro Paese deve tener conto di una visione, di una progettualità su tanti temi - il green, il digitale, la parità sociale, l'accesso al lavoro, la produzione - tanti temi di carattere generale che debbono indurre a dare quella visione di ripartenza, di una produzione che vuole ripartire per creare posti di lavoro. Non è un caso che - dall'esperienza che ha - il Presidente Draghi, al G30, abbia fatto presente la necessità e l'urgenza di intervenire, di aiuti concreti, di una visione che si deve garantire alle nostre piccole e medie imprese, al tessuto imprenditoriale che è veramente il cuore per ripartire e per creare un Paese che sia sempre più produttivo.

Quindi, facciamo tesoro anche di queste esperienze, come quella di Draghi a livello internazionale, su questi temi che dobbiamo raccogliere e capire come concretizzare con provvedimenti che diano queste risposte.

Chiudo dicendo che cosa manca in questo provvedimento: manca un'attenzione ai liberi professionisti, ai lavoratori autonomi, a tutte quelle categorie che oggi sono più in difficoltà. Qualcosa c'è, ma è una fetta di Paese che è stata lasciata indietro e che noi dobbiamo recuperare con più forza e più incisività, per eliminare quella disparità - prima si parlava di parità - tra chi ha un lavoro garantito e chi non lo ha, tra chi sta vivendo questo lockdown in maniera ancora più difficile, proprio per il tipo di attività lavorativa che svolgeva, e chi invece può considerarsi più tranquillo, proprio per il rapporto di lavoro.

Quindi, cerchiamo di guardare a chi rimane indietro e diamo quelle risposte che con il “Ristori” cerchiamo di dare in quella continuità. Ma oggi il Paese ha bisogno di un cambio di passo e di norme più coraggiose e che guardino al futuro con quel coraggio che un Paese bello come il nostro si può permettere, guardando avanti per non lasciare indietro nessuno.

Comunque, noi voteremo ovviamente questo provvedimento, perché garantisce questa continuità che serve da una parte, ma che deve essere la base per il cambio di passo in maniera energica ed efficiente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tarantino. Ne ha facoltà.

LEONARDO TARANTINO (LEGA). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghe, colleghi, sottosegretario, oggi discutiamo un provvedimento indispensabile per l'economia del Paese, un provvedimento che tocca milioni di persone e migliaia di imprese, di imprenditori, di commercianti.

È un provvedimento corposo, lo testimoniano le oltre 500 pagine dei dossier che abbiamo in mano, ahimè, solo da ieri. Però - lasciatemelo dire - questo di oggi è un dibattito surreale, non perché l'Aula sia particolarmente diversa da altre occasioni in cui si sono discussi importanti provvedimenti, ma perché è stato necessario un accordo, un accordo che c'è stato anche con i gruppi di minoranza e anche col nostro gruppo, per consentire che l'approvazione di questo decreto avvenga in tempi utili e se ne eviti la decadenza. Un accordo che il nostro gruppo ha voluto sostenere affinché questi ristori, questi tanti provvedimenti che contiene il decreto giungano gli italiani che ne hanno bisogno.

Questo non toglie che però si debba evidenziare una forte critica al Governo che, anche con questa scelta - poi la vedremo - di più decreti, che poi sono stati unificati, di fatto ha complicato la vita e l'iter di questo provvedimento e di fatto ha esautorato ancora una volta il Parlamento, in particolare la Camera, da quelli che sono i propri compiti.

Le Commissioni competenti - l'abbiamo visto stamattina - hanno avuto solo poche ore per valutare il provvedimento, si è rinunciato agli emendamenti e di fatto si è rinunciato ad approfondire, a riflettere sui contenuti di questo provvedimento; e l'Aula ci sembra che, ahimè, diventi sempre più un “votificio”, tra l'altro un “votificio” di voti di fiducia.

Detto questo, che ci sembrava doveroso precisare, avremmo più facilmente compreso la necessità di questo iter e di queste anomalie se il Governo avesse confezionato un decreto completo, dettagliato, un decreto di facile applicazione che contenesse procedure chiare per ottenere i ristori e magari anche un decreto lungimirante, di lungo respiro. Invece, è stato sotto gli occhi di tutti l'iter che ha avuto questo decreto, con il primo “decreto Ristori”, a fine ottobre, poi il “Ristori bis”, il “Ristori-ter” e il “Ristori-quater”. Evidentemente il primo non era completo; si è dovuto intervenire col secondo, ma anche con questo intervento non c'era completezza; si è dovuto intervenire col terzo e poi, ancora, con il quarto. Si parla, lo sappiamo tutti, anche di un “Ristori-quinquies” che arriverà a gennaio.

E, allora, tutto questo ci fa pensare che forse le idee chiare non ci fossero. Poi dicevamo - tra gli auspici insomma - che si voleva un decreto di facile applicazione. Invece ci sono centinaia di pagine che costringono il contribuente, le attività, i commercialisti e chi li assiste ad approfondire, con difficoltà, l'applicazione di questi ristori. Ci sono state tabelle con codici Ateco continuamente in aggiornamento e poi, per fare altri esempi, la seconda rata IMU che è stata cancellata per alcune attività. Si è chiarito solo con una FAQ del MEF, circa otto giorni prima della scadenza, in quali zone fossero esenti. Un altro esempio, che ho seguito personalmente: non è ancora chiaro se l'IVA sui prodotti da asporto della ristorazione da applicare in questa fase emergenziale sia del 10 o del 22 per cento. C'è stato il MEF che ha dato delle risposte nel question time in Commissione finanze e, da pochi giorni, l'Agenzia delle entrate che invece ha dato un parere completamente opposto. Ci sono state, lo ricordiamo, anche le scadenze fiscali che, come al solito, sono state spostate solo pochi giorni prima della scadenza. Insomma, si potrebbe continuare.

Poi, dicevamo anche che avremmo voluto un decreto lungimirante, un decreto che puntasse lo sguardo almeno da qui a sei mesi, che permettesse a chi fa impresa di fare un minimo di programmazione. Invece, i “decreti Ristori”, e questo che ne è la sintesi, visto che li ha raggruppati, hanno il fiato corto e sembrano un po' rincorrere gli eventi.

Insomma, l'ho definito prima in Commissione “un decreto spezzatino” anziché un provvedimento organico.

Quattro decreti in un mese, anziché un decreto costruito come si deve. Ecco, però, a moderare questi primi giudizi, che sono senz'altro negativi, ci sono stati i contenuti, diciamo, dell'ultimo e più corposo dei quattro, il “Ristori-quater”, che ha arricchito di contenuti il complesso della norma; e sono arricchiti grazie - ce lo ricordiamo tutti - allo scostamento di bilancio votato da quest'Aula, ma che ha visto il voto anche del nostro gruppo della Lega e del centrodestra. Con questo provvedimento, il “quater”, ricordiamo che sono stati inseriti l'abolizione della seconda rata IMU per una serie di attività, lo spostamento - questa volta significativo in termini temporali, al 30 aprile 2021 - delle scadenze Irpef, IRAP e dell'IVA delle attività penalizzate. È stata spostata anche la rata della “rottamazione-ter”, anche questa al 31 marzo 2021, quindi dando veramente, in questo caso, un fiato significativo a chi è in difficoltà. Poi, sono stati inseriti i codici Ateco che mancavano, purtroppo non tutti, ma sicuramente è stato fatto un passo avanti. È stato fatto anche un primo passo verso il superamento del concetto del codice Ateco riguardo alle attività che devono beneficiare del “Ristori”, ma è stato introdotto anche il principio della diminuzione del fatturato, che sicuramente è un fatto positivo.

Ecco, allora, sono stati proprio questi ultimi contenuti che ci hanno convinto che, comunque, questo è un provvedimento di cui consentire l'approvazione, consentirla perché, appunto, servirà ai cittadini in difficoltà. Quindi, per questo motivo abbiamo rinunciato alla presentazione di emendamenti alla Camera e abbiamo accettato questa riduzione, veramente importante, dei tempi di discussione. Rimane, però, un giudizio critico sulla frammentarietà del provvedimento e anche dell'apparente - permettetemi di dirlo - impreparazione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Pensavamo che, a fine ottobre, con l'esperienza, ahimè, accumulata nei mesi di lockdown e comunque nei mesi estivi, si fossero potute preparare adeguatamente – e fossero anche già pronte - delle norme organiche, riflettendo davvero sull'ampio ventaglio delle categorie da includere e, comunque, sulla quantificazione economica e, quindi, sugli scostamenti necessari da chiedere immediatamente al Parlamento, e non strada facendo. E, invece, appunto, ci si è dimenticati dei codici Ateco, di categorie, di casistiche particolari. Avremmo voluto ben altro e, quindi, un approccio più solido e ampio fin dall'inizio. Invece, come ho detto prima, addirittura si annuncia un decreto-quinquies a gennaio, a porre evidentemente rimedio a mancanze in quelli finora adottati. Ecco, allora, noi lo diciamo e ve lo diciamo davvero avendo a cuore il futuro degli italiani: non si fa così ad aiutare il Paese. Pensi davvero, il Governo, ad affrontare questi temi come serve e come servirà agli imprenditori, ai cittadini dipendenti le cui aziende sono in difficoltà, e all'economia reale del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Serse Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, siamo qui oggi a discutere un provvedimento, insomma un decreto che si aggiunge agli altri decreti fin qui emanati, che li raccoglie in sé, che sviluppa, ancora di più, un'azione di ristoro in corso dall'ottobre di quest'anno e, quindi, un decreto di ulteriore portata, insomma, che diciamo riordina e reindirizza tutte le azioni che da mesi cerchiamo di fare a sostegno della varietà di esigenze, della moltitudine di bisogni, delle tante sfaccettature che emergono in questa fase di crisi profonda legata alla pandemia.

Noi siamo di fronte a un intervento straordinario, perché siamo chiamati a intervenire secondo modalità di urgenza, immediatezza, appropriatezza, dettaglio, ampiezza degli interventi. Quindi, stiamo parlando di un'azione politica a mio parere molto complessa per vastità e per dettaglio che devono essere contenuti all'interno di un decreto. Abbiamo affrontato a settembre il tema di recuperare, col primo “decreto Ristori” di ottobre, le risorse che non erano state spese con i decreti precedenti, i decreti “Agosto” e “Cura Italia”. Li abbiamo riorganizzati in funzione di nuove esigenze e abbiamo indirizzato i primi interventi di ristoro su 73 codici Ateco, se non sbaglio, che erano la prima fotografia di un mondo delle imprese a cui offrire immediato ristoro. A ottobre siamo passati a 130. Abbiamo allargato la platea delle imprese col secondo decreto. Mi rendo conto che sui codici Ateco c'è una questione, e io sono anche d'accordo su questo, cioè nel senso che è una fotografia obsoleta del settore produttivo, che non raccoglie la dinamica di cambiamento, l'articolazione, l'integrazione sempre maggiore, le sfumature che il nostro settore produttivo ha avuto negli ultimi anni, ma questo è il punto di riferimento che abbiamo avuto per andare incontro alle imprese. Poi, col “decreto-ter” abbiamo aiutato le regioni e i comuni, e adesso, con questo ultimo, siamo a disporre una copertura finanziaria di aiuto finanziario di grossa portata, di 9 miliardi se non sbaglio, e ci prepariamo per un nuovo “decreto Ristori”. Qual è la questione di fondo che è legata a questa azione di ristoro? È che noi stiamo cercando di fotografare, in maniera del tutto inedita, la realtà di questo Paese. Siamo andati a cogliere delle sfumature che non erano nemmeno segnalate, che erano nascoste, debolezze, fragilità.

Devo dire che su quanto ho sentito dire, cioè che ci si aspettava un decreto organico, predisposto e rispondente, questo non è possibile farlo con un “decreto Ristori”, perché, invece, la funzione che ha un “decreto Ristori” è quella di diventare leva, di sollevare, di raccogliere tutto un insieme di cose che emergono mano a mano che si va avanti con la crisi. Ossia, non è che noi abbiamo una crisi che è data, nell'intensità, da febbraio a oggi; noi abbiamo una crisi che si accumula giorno per giorno e che cambia intensità anche a seconda della durata. Ci sono settori che stanno accumulando la crisi sulla crisi ogni mese: penso ai servizi, penso al turismo, penso ai bar, ai ristoranti, settori in ginocchio se non addirittura, in qualche caso, estinti. Quindi, non è possibile fotografare un bisogno, né a ottobre, né oggi, per gennaio o febbraio. Per lo meno, si può fotografare un bisogno, ma quantificarlo è difficile. Non sappiamo qual è l'accumulo della gravità della crisi che alcuni settori dovranno portare. Quindi, io penso che l'operazione che è stata fatta con questo “decreto Ristori” è stata quella di raccogliere, accogliere, andare anche a scovare bisogni che sono emersi mano a mano. Sono stati fatti provvedimenti del tutto inediti, si è cercato di avere un'ampiezza di copertura a mio parere difficilmente vista prima con degli interventi.

Quindi, è inutile cercare una visione sistematica di questi decreti; cerchiamo di capire la rispondenza che di volta in volta abbiamo avuto sull'infinità di articoli che sono presenti in questi decreti. Una quantità, un dettaglio, una vera difficoltà. Che cosa viene fuori dalla fotografia che questi decreti ci permettono di avere? E parlo di una fotografia perché noi stiamo sostenendo, in alcuni casi, una fotografia del Paese che abbiamo fissato a febbraio, anzi a marzo. Noi non sappiamo, una volta che smetteremo di avere i “decreti Ristori”, quanto del Paese che abbiamo fotografato con questi decreti è economia reale o è in realtà economia sostenuta da questi decreti. È per questo che è complesso quello che stiamo facendo. È vero che non possiamo far altro, non possiamo far altro che sostenere l'Italia per quella che era a febbraio del 2020 e cercare di traghettarla.

È vero che abbiamo messo anche elementi di sostegno alla prospettiva: da una parte, teniamo in vita qualcosa che speriamo che viva oltre la crisi, dall'altra cerchiamo di dare respiro su quelle che sono delle luci di prospettiva che i settori possono avere. Penso all'internazionalizzazione, abbiamo bisogno di capire come stare sul mercato globale cambiato da questa crisi pandemica. Penso alle fiere: se pensiamo alla crisi delle fiere in Italia, è una cosa di portata profondissima. Che cosa saranno le fiere dopo la crisi COVID non lo sappiamo, hanno avuto un impatto tremendo. Il turismo: quanto tempo impiegheremo per riavere i flussi turistici che ci permetteranno di dire “bene, ora non c'è più bisogno di ristoro” e che tipo di turismo avremo alla fine di questa crisi, perché questa crisi sta cambiando il mondo in termini quantitativi, ma anche qualitativi. Avremo le stesse orde di turismo a Venezia che avevamo fino all'inizio di quest'anno o avremo un turismo diverso? Questo noi non lo sappiamo, però con i “decreti Ristori” siamo riusciti ad arrivare e a sostenere anche situazioni di estrema fragilità, magari forse anche che non hanno prospettiva, ma in questo momento noi teniamo il Paese insieme e lo teniamo vivo, e questa è la funzione importante.

Lo abbiamo potuto fare solo con una serie di provvedimenti che si sono sommati l'uno sopra l'altro in una concezione di progressione, progressiva, rispondente di volta in volta alle esigenze che emergono.

Noi ancora non sappiamo bene qual è la portata di questa crisi e non possiamo arrivare con un approccio preordinato. Abbiamo fatto interventi di vario tipo, abbiamo dato crediti d'imposta, bonus, fondo perduto, abbiamo sostenuto tutti i settori, abbiamo messo in campo una varietà di strumenti inedita, per lo meno tutta insieme negli stessi decreti. Proroghe di versamenti, rinvio di scadenze fiscali, esenzioni da versamenti, indennità, contributi a fondo perduto, fondi di sostegno per particolari situazioni di difficoltà che diversi settori, anche piccoli, stanno attraversando, crediti d'imposta, allungamenti di cassa integrazione, bonus particolari, finanziamenti a cittadini e imprese per il rilancio dell'economia, fondi alle regioni e ai comuni, bonus, congedi parentali, redditi di emergenza, sostegni al settore agricolo, sport, cultura, Terzo settore: questa è la vastità degli strumenti che abbiamo dovuto concentrare all'interno di decreti, concentrare questi strumenti e articolarli a misura su vari settori.

Allora dico che questi decreti hanno una valenza immediata, e stiamo nell'ordine del possibile, che è stata la vicinanza dello Stato nell'ordine del possibile, il più possibile, alla società reale. Mi spiace, gli strumenti erano quelli - gli Ateco e via dicendo - ma penso che siamo andati anche oltre, che siamo riusciti a volte anche a fotografare più di quanto ordinariamente era il quadro del Paese che avevamo prima. Ma certo è che da questi decreti emerge una fotografia del Paese per cui vorrei che nelle azioni - penso al Recovery Fund, penso alle politiche che andremo a fare nei prossimi anni - si partisse da lì, dalla fotografia reale del Paese che questi decreti sono riusciti a comporre durante questo percorso da ottobre a oggi. Noi non dobbiamo più immaginarci un Paese secondo luoghi comuni internazionali.

Noi, se andiamo a vedere bene dentro questi decreti, vediamo quelli che sono i punti di forza e i punti di debolezza di questo Paese, e penso, voglio, spero, insomma ci impegneremo tutti, anche come Partito Democratico, a partire da lì, nel senso che, quando andremo a fare azioni per rimettere questo Paese in piedi, vedremo quello che c'è e quello che non c'è e da lì ripartiremo, ripartiremo dalle potenzialità reali di questo Paese.

Quindi, a mio parere, il valore di questi decreti è quello di avere avuto una forte vicinanza nei confronti dell'Italia, dei tanti italiani in difficoltà, ma anche quello di fare emergere un'inedita fotografia del Paese che andrà seguita nel prossimo “decreto Ristori” e che, secondo me, deve trovare cittadinanza nelle strategie del Recovery Fund. Penso ai servizi, così come penso alle tante imprese che hanno bisogno di supporto per tornare a crescere. Mi voglio permettere una citazione molto importante, che riprende un intervento di questi giorni fatto dal Governatore e dal presidente Draghi: noi dobbiamo pensare a qualsiasi cosa facciamo in una doppia chiave, dobbiamo pensare al Paese in una doppia chiave, alla sua fragilità reale, alla sua reale essenza, cioè come siamo fatti, come è fatto questo Paese, e come possiamo spendere soldi per questo Paese in termini di crescita sociale, economica e civile. Penso che, oltre alla prontezza e all'efficacia di questi “decreti Ristori”, sia emerso all'interno di questi “decreti Ristori”, del dibattito e dell'analisi che è stata fatta una fotografia che ci permetta di spendere domani un euro per guadagnarne uno e venti. Con uno ripagheremo il debito e con venti rifaremo la crescita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.      

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Allora, oggi commentiamo il “decreto Ristori”. Ristori, cito testualmente il nostro dizionario: benefica compensazione dell'indebolimento o affaticamento. Presidente, sono un ristoratore, cioè sono una persona che nella vita esercita la nobile arte di ristorare, cioè di servire e di fornire servizi alle persone che fuori dall'ambito domestico vivono una fragilità, e quindi servire e ristorare. Vedere usato questo termine oggi, ristori, abbinato a questo decreto mi indigna profondamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi indigna perché è un appropriamento indebito di un nobile termine per una cosa che non lo rappresenta affatto. Perché non lo rappresenta affatto? Perché il termine corretto doveva essere risarcimento, questo era il termine che si sarebbe dovuto utilizzare per questo decreto, che invece è stato chiamato “Ristori”, e potrebbe sembrare un errore casuale.

In realtà così non è. Vorrei ripercorrere brevemente il percorso che porta, e che spiega anche la differenza fra risarcimento e ristoro. Vede, Presidente, noi abbiamo avuto la prima ondata della pandemia a marzo dell'anno scorso, ci ha colpito tutti: ci siamo trovati impreparati, siamo stati solidali, gli italiani sono stati perfetti, hanno obbedito a tutto quello che è stato detto loro, si sono adeguati alle normative, le imprese si sono adeguate alle normative. Ne siamo usciti bene, perché siamo arrivati all'estate con un indice di contagio veramente molto vicino allo zero. E allora questa estate, quando ci veniva chiesto ancora di avere poteri straordinari, il Governo e i suoi Ministri, il Ministro Azzolina giocava con i banchi volanti, il Ministro Speranza scriveva il libro su come aveva sconfitto la pandemia, ma nessuno si è preoccupato veramente di evitare una seconda ondata. E allora che cosa succede poi a ottobre? Che dai primi di ottobre il contagio riparte in maniera molto importante; riparte il contagio fino ad arrivare al 25 ottobre, quando il Presidente del Consiglio, in una sua ennesima apparizione televisiva, chiede agli italiani nuovamente pazienza, chiede nuovamente agli italiani di chiudersi in casa. Lo fa promettendo un Natale sereno, un Natale come ristoro dell'animo, perché gli italiani hanno sentimenti molto forti rispetto al Natale, e soprattutto come una promessa di supportare l'economia, perché una chiusura natalizia nel nostro Paese è evidentemente disastrosa dal punto di vista dell'economia.

E che cosa fa? Colpevolizza gli italiani per aver fatto le vacanze d'estate. Li colpevolizza dicendo che questa seconda ondata arriva perché d'estate gli italiani sono andati in vacanza. Però permettete, c'è qualcosa che non mi torna. Se i contagi ripartono dal 10 ottobre, fino ad arrivare a un picco al 25 ottobre quando viene chiesto un nuovo lockdown, è vero o non è vero che il periodo massimo di incubazione di questo virus - è vero che il Governo non ci ha capito ancora molto, e lo vediamo in tutto quello che fa ogni giorno - sia, è abbastanza evidente e lapalissiano, di 14 giorni. E allora, se dal 10 ottobre andiamo indietro di 14 giorni, arriviamo al 25 settembre. Ora, è vero che si vuole far nascere Gesù Bambino qualche ora prima, ma non possiamo sicuramente spostare Ferragosto al 25 settembre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché, che cosa è successo il 25 settembre? Era Ferragosto e gli italiani erano in vacanza, o abbiamo riaperto le scuole il 25 settembre? Abbiamo riaperto le scuole, ed è quindi evidente che il contagio è ripartito, e deve smettere questa narrazione che colpevolizza gli italiani per le loro vacanze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), il contagio è ripartito con la riapertura delle scuole, quando il Governo non ha saputo organizzare le scuole e organizzare i trasporti che portavano i ragazzi a scuola. E allora, se è vero come è vero che questa seconda ondata, come vi ho dimostrato, è colpa di questo Governo, la responsabilità comporta un risarcimento. Ecco perché, quando il Presidente Conte viene a chiudere di nuovo le nostre regioni, divertendosi con il Ministro Speranza a giocare ai pennarelli sui colori e colorando l'Italia di vari colori, doveva invece prevedere un risarcimento adeguato per una responsabilità che loro stessi avevano: quella di aver provocato questo danno economico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, vede, il risarcimento adeguato deve essere proporzionato al danno, deve essere un risarcimento proporzionato al danno procurato. Intanto c'è la prima beffa che c'era stato promesso un Natale sereno, e invece evidentemente oggi sappiamo che un Natale sereno non lo avremo, né dal punto di vista dei sentimenti né dal punto di vista economico. Qual è l'altra beffa importante? Parliamo dell'entità di questi risarcimenti. Io vi faccio un esempio molto semplice, perché ho la fortuna di poter esprimere ad alta voce quello che milioni di italiani pensano. Un ristorante che fattura mediamente 1 milione, vuol dire che ha un fatturato medio mensile di circa 80 mila euro. Bene: la prima tranche di risarcimenti a fondo perduto era del 15 per cento, del mese di aprile, quindi vuol dire che di 80 mila abbiamo dato a questo ristorante 12 mila euro, il 15 per cento.

La seconda ondata di risarcimenti è doppia rispetto alla prima, automatica: quindi diciamo che da 12 ne abbiamo dati altri 24. Questo vuol dire che siamo arrivati a 36 mila euro di risarcimento, su un fatturato di 1 milione, che, riproporzionato, vuol dire il 3,6 per cento.

Dico di più, sottosegretario. Quel ristorante ha perso mediamente fra il 60 e il 70 per cento del fatturato. Sa quant'è? Da 600 a 700 mila euro. Allora, a chi ha perso da 600 a 700 mila euro di fatturato, gliene diamo 36 mila, vuol dire che gli stiamo dando il 6 per cento di risarcimento per un danno che gli abbiamo provocato. Guardi, il 6 per cento è veramente… Non possiamo non metterlo vicino al risarcimento che ha erogato la Merkel: 75 per cento della perdita di fatturato; 6 per cento noi. Allora, vede, io non posso non fare una riflessione. Questa causa di risarcimento, a chi l'aveva affidata il popolo italiano? L'aveva affidata al Presidente Conte, l'aveva affidata all'avvocato degli italiani. Allora il nostro Presidente ha fallito: oltre che come Presidente del Consiglio, ha fallito come avvocato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché se io ho una causa di risarcimento e il mio avvocato mi risarcisce col 6 per cento, ha miseramente fallito in questa cosa, e di questo dobbiamo prenderne atto. Dobbiamo smettere di ragionare con numeri complicati, dobbiamo dare semplicità alle nostre aziende, comprensione: non si può fare un “provvedimento Ristori”, ripeto, di 188 pagine, che i commercialisti devono spiegare alla gente. Perché andiamo in televisione a dire “abbiamo dato 8 miliardi, abbiamo dato 50 miliardi, abbiamo dato 25 miliardi”, e la gente si chiede: ma a chi li hanno dati? a chi li hanno dati?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 16,15)

SALVATORE CAIATA (FDI). Io oggi ho la fortuna di poter esprimere il sentimento di tutti i miei colleghi ristoratori. La domanda è: che cosa vi abbiamo fatto? Perché c'è questo accanimento, un accanimento feroce nei confronti del mondo dell'impresa, un accanimento feroce nei confronti dei ristoratori, un accanimento feroce nei confronti degli albergatori? È vero, qualche segnale migliorativo lo avevamo avuto: nel “decreto Rilancio”, ad agosto, esce una norma che aiuta gli albergatori; poi scopriamo che invece aiutava solamente il suocero del Presidente del Consiglio, e questo è veramente deprimente. Se poi aggiungiamo altre piccole cose, come mettere 3 miliardi del Recovery Fund sul turismo, in un settore che solo quest'anno perde 52 miliardi, questo ci fa capire. E poi avrei voluto dire altre cose, purtroppo il tempo è tiranno. Non posso non dire questa cosa, che ancora più indigna.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SALVATORE CAIATA (FDI). Mi faccia concludere, Presidente: articolo 28, l'ultima beffa, articolo 28 di questo decreto. Posso leggere? “Licenze premio straordinarie per i detenuti in regime di semilibertà”. Come vi siete permessi, come vi siete permessi di mettere a fianco a povera gente che ha bisogno di aiuto, che non può fare un Natale con le proprie famiglie in serenità, detenuti che vengono mandati a casa? Noi non possiamo andare a casa a trovare i nostri genitori, noi non possiamo esercitare le nostre aziende, e i detenuti possono andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Come vi siete permessi di metterli nello stesso documento, in pagine a fianco? Questa è una vergogna: ho cercato a lungo nel vocabolario, non ho trovato parola migliore per esprimere questo sentimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (M5S). Presidente, come sappiamo il persistere della pandemia sta mettendo sotto pressione tanti Paesi, e non risparmia l'Italia, che sta affrontando con serietà e dedizione questa seconda ondata di contagi, contemperando la necessità di proteggere la salute delle persone con l'esigenza di scongiurare conseguenze economiche potenzialmente disastrose. È un lavoro incessante, di continua interfaccia col comitato tecnico-scientifico, quello che il Governo e il Parlamento stanno facendo, per adeguare costantemente le misure, territorio per territorio, all'andamento dei contagi. Un'attenzione che dallo scorso marzo non è mai diminuita, e che grazie ai diversi provvedimenti adottati ha consentito al Paese di reagire a una delle più gravi crisi della sua storia. Dall'attenzione alla tenuta delle strutture sanitarie, dove tanti professionisti continuano a dare il massimo per salvare vite, alla tutela dei più fragili e delle diverse categorie che sono state pesantemente colpite dalle conseguenze economiche della pandemia da COVID-19.

I “decreti Ristori” sono lo strumento attraverso il quale il Governo ha reagito prontamente alla seconda ondata erogando soldi immediati e risorse a fondo perduto direttamente sui conti correnti delle attività più colpite dalla crisi economica, dando sollievo alle famiglie, alle fasce sociali più in difficoltà, alle partite IVA, ai lavoratori stagionali del turismo, dello spettacolo e dello sport, alle Forze dell'ordine e ai Vigili del fuoco. E, parimenti, mai si è arrestata l'azione dei due rami del Parlamento per elaborare migliorie e potenziare i provvedimenti sulla base dell'ascolto delle diverse categorie e dei cittadini.

Alla Camera oggi infatti siamo chiamati a discutere dei decreti “Ristori-ter” e “Ristori-quater”. Si tratta di provvedimenti che hanno l'obiettivo di fronteggiare la seconda ondata, seguendo l'evoluzione delle difficoltà economiche e fornendo risposte tempestive, e in grado di adattarsi alle varie esigenze. Con il “decreto Ristori-ter” vengono messi in campo due miliardi di euro. Tutti gli aiuti già decisi con i decreti “Ristori 1” e “Ristori-bis” vengono estesi automaticamente alle attività economiche di regioni che, nel frattempo, sono diventate zone rosse o arancioni. Ci sono 400 milioni per fronteggiare l'emergenza alimentare: rifinanziamo, quindi, i buoni spesa in aiuto alle persone e famiglie più in difficoltà. Si rilancia l'agroalimentare made in Italy, incrementando di 500 milioni per il 2020 il Fondo rotativo per finanziamenti a tasso agevolato alle imprese esportatrici. Vengono stanziati, inoltre, 100 milioni per l'acquisto di farmaci anti-COVID ed è stato ampliato l'elenco dei codici Ateco beneficiari dei contributi a fondo perduto, ricomprendendo anche i negozi di scarpe. Viene, inoltre, confermato l'esonero per alcuni soggetti dal pagamento del canone patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizioni pubblicitarie, nonché del canone per l'occupazione delle aree destinate ai mercati, ovvero le cosiddette COSAP e TOSAP.

Il “decreto Ristori-quater” mette in moto risorse per 9 miliardi. Si tratta di un provvedimento strutturato fondamentalmente su quattro linee di intervento. Il cuore del provvedimento si concentra sulle misure fiscali. Per dare ancora più respiro al nostro tessuto economico-produttivo è prevista una vasta serie di proroghe fiscali, tra le quali una proroga generalizzata del termine di versamento degli acconti Ires, Irpef e IRAP ed una più ampia, fino al 20 di aprile 2021, per le partite IVA e le imprese con ricavi fino a 50 milioni di euro che hanno subìto una perdita di fatturato di almeno il 33 per cento nel semestre 2020 rispetto al semestre 2019. Per queste ultime tipologie vi sono poi altre proroghe: quella al 16 marzo dei versamenti delle ritenute dell'IVA e dei contributi previdenziali di dicembre; quella al 1° marzo per il pagamento della rata della “rottamazione-ter” e del saldo e stralcio. Una novità importante è rappresentata poi dall'introduzione di un fondo perequativo 2021 dotato di 5,3 miliardi di euro per cancellare molteplici tasse oggetto di rinvio a quelle attività che avranno subito una significativa perdita di fatturato. è stata, inoltre, abolita la seconda rata IMU 2020 per gli immobili in cui si svolgono le attività imprenditoriali interessate dalla sospensione ed è stato esteso il credito d'imposta previsto per i canoni di locazione e di affitto d'azienda.

Una seconda linea di intervento riguarda le indennità per i lavoratori: è stata prevista una nuova indennità una tantum di 1.000 euro per gli stagionali del turismo, degli stabilimenti termali e dello spettacolo; lo stesso indennizzo viene stabilito in favore di altre categorie, tra le quali gli iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo in possesso di determinati requisiti. Grande attenzione per gli stagionali appartenenti a settori diversi da quello del turismo che hanno cessato il rapporto di lavoro involontariamente, gli intermittenti e gli incaricati di vendita a domicilio. Anche a loro, infatti, spetterà l'erogazione del medesimo indennizzo. Buone notizie anche per il settore dello sport, con un'indennità di 800 euro per i lavoratori del settore sportivo erogata da Sport e salute Spa, comprese le associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dal CONI e dal Comitato Paralimpico.

Grande sostegno viene dato al mondo del turismo e ampio sostegno viene riservato a fiere, congressi, cinema e spettacolo. In particolare, si incrementa di 90 milioni, per il 2021, la dotazione del Fondo per le emergenze dei settori dello spettacolo e del cinema e audiovisivo. Questo per fronteggiare, ad esempio, il settore dei concerti, che è quello che ha subito un enorme calo, di circa l'86 per cento nel primo semestre di quest'anno. Sono previsti, inoltre, 10 milioni, per il 2020, in dotazione al Fondo per il sostegno alle agenzie di viaggio e tour operator, le cui misure di sostegno sono estese anche alle aziende di trasporto passeggeri mediante autobus scoperti (i cosiddetti sightseeing); viene poi estesa la disciplina del tax-credit vacanze al periodo d'imposta 2021 e dunque reso utilizzabile fino al 30 giugno 2021. Raccogliamo così concretamente il grido di aiuto di tutti gli operatori del settore turistico.

Abbiamo pensato anche a chi garantisce ogni giorno la nostra sicurezza, stanziando le risorse per pagare gli straordinari alle Forze di polizia e ai Vigili del fuoco: oltre 50 milioni di euro per il pagamento delle indennità di ordine pubblico del personale delle Forze di polizia e oltre 5 milioni per il pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario del personale del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Senz'altro, i “decreti Ristori” ter e quater rappresentano uno strumento che porta sollievo a tutti coloro che quest'anno hanno resistito alle avversità, i quali rappresentano un patrimonio umano fatto di impegno, di talenti, di amore per il lavoro; sappiamo che è solo un inizio e che dovremo continuare ad essere accanto ai cittadini, ai lavoratori e alle imprese, ma non era scontato che si potessero mettere a disposizione strumenti di tale portata, e questo va sicuramente evidenziato.

Continuiamo, così, Presidente, a prestare costantemente ascolto al Paese, a costruire insieme un futuro diverso, una comunità coesa e solidale, per riavere un'economia fatta di benessere diffuso e giustizia sociale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. è iscritto a parlare l'onorevole Barelli. Ne ha facoltà.

PAOLO BARELLI (FI). Grazie Presidente, dopo i decreti-legge cosiddetti Cura Italia, Liquidità, Rilancio e Agosto, oggi è all'esame un complesso di ben quattro decreti-leggi Ristori: 1, 2, 3, e 4; e fin d'ora è stato annunciato anche il quinto. Questo susseguirsi di provvedimenti evidenzia purtroppo, ancora una volta, la miopia del Governo e della maggioranza, che continuano a rincorrere il virus senza un progetto complessivo di misure serie e coraggiose a sostegno della sanità, della scuola, della cultura, dello sport e dell'economia nel nostro Paese. Durante l'estate sono mancate la prevenzione e la programmazione per la ripartenza di scuole e attività a settembre, in autunno sono mancati gli adeguati e tempestivi sostegni per le attività economiche a seguito delle nuove restrizioni. Il Governo prima ha raschiato il barile, prendendo risorse qua e là e attingendo da tutti i provvedimenti, a partire dal “Cura Italia”, risorse avanzate oppure prese da fondi già destinati e non ancora utilizzati, quindi più o meno gli stessi, come i 100 milioni tolti dal Fondo per i ristoratori, 5 milioni tolti dal Fondo, abrogato, per il settore ricreativo e dell'intrattenimento o i circa i 5 miliardi presi dal Fondo dedicato agli enti locali per saldare i famosi debiti della pubblica amministrazione. Il Governo ha cercato le coperture per i “decreti Ristori” per circa 20 miliardi dappertutto, ma non ha pensato, per esempio, di rinviare la lotteria degli scontrini che, in questo contesto storico di emergenza e crisi economica sanitaria e sociale, certamente non costituisce, e non può costituire in nessun modo, una priorità per il nostro Paese, ma è solo un esempio. Alla fine, è arrivato l'inevitabile, ma tardivo, scostamento di bilancio di 8 miliardi, stanziati per finanziare buona parte del decreto-quater che comprende anche una proroga delle scadenze fiscali; peccato che tale proroga, pur attesa da tutti, sia arrivata lo stesso giorno della scadenza (il 30 novembre), e non per tutti, creando grandi scompigli per le differenti casistiche previste. Ciononostante, restano due problemi di carattere generale. Il primo riguarda il tema dei non garantiti. Avevamo avuto una serie di assicurazioni per tutto ciò che riguardava il mondo degli autonomi e delle libere professioni, ma questo mondo, nel decreto in discussione, non ha avuto alcuna risposta; non sono stati presi in esame emendamenti di vario genere, sulla base di proposte provenienti, tra l'altro, da professionisti, da aziende e da casse, ed è stata fatta la scelta di continuare ad ignorare il problema.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 16,30)

PAOLO BARELLI (FI). L'altro nodo è quello di aver inserito in questo provvedimento una serie di norme delicatissime, che riguardano la giustizia che non sono state assolutamente a dir poco analizzate a sufficienza.

La linea di Forza Italia è comunque chiara, lavoriamo dai banchi dell'opposizione, nell'esclusivo interesse dell'Italia e degli italiani, confidando ancora ottimisticamente che, al di là delle ragioni di schieramento partitico, si possa trovare una convergenza sulle concrete esigenze del Paese. Forza Italia, componente essenziale della coalizione di centro-destra, è forza di opposizione senza “se” e senza “ma”; è necessario, però, che all'opposizione ci sia un movimento politico come il nostro, che non significa assecondare gli sbagli di chi è al Governo per trarne vantaggio politico e non vorrà mai dire che il nostro motto sia: “tanto peggio, tanto meglio”, solo per guadagnare consenso. Al contrario, come stiamo dimostrando e come stiamo facendo, come coalizione di centro-destra tutti insieme, vuol dire essere propositivi e mettersi al servizio del Paese, svolgendo il nostro ruolo con responsabilità, facendo noi quello che il Governo non ha mai fatto: ascoltare, ascoltare ed ascoltare, portando nelle Commissioni e in Assemblea la voce di tutti i cittadini, almeno con la magra soddisfazione, per il momento, di dimostrare cosa faremo praticamente se fossimo noi a poter decidere.

In questo momento storico così difficile, il ruolo dell'opposizione deve essere fermo e critico, ma responsabile e costruttivo; l'abbiamo dimostrato ad esempio votando nelle scorse settimane lo scostamento di bilancio, nonostante il Governo comunque continui a essere cieco e sordo alle nostre proposte, chiedendo come contropartita solamente di vedere accolte quelle proposte di buonsenso e di visione, come il ristoro dei costi fissi delle aziende e delle attività produttive o l'anno bianco fiscale, perché le nostre piccole e medie imprese, le nostre realtà produttive, le attività di servizio, come gli eventi, i matrimoni, i commercianti, gli artigiani, gli ambulanti, il settore edile, i trasportatori privati, il settore sportivo dimenticato, tutti questi hanno bisogno di sostegno certo e di speranza nel futuro per non mollare. Tale speranza può darla solo un Governo capace, competente, lungimirante, che non si limita a mettere pezze sui buchi mano a mano che si formano. I sacrifici si possono chiedere se si è in grado di dare sicurezza, non senza certezze. Noi chiediamo strategia e non tatticismo, chiediamo certezze e non confusione, perché la gente non ce la fa più ad alzarsi al mattino, non sapendo oggi cosa dovrà fare domani ed avere chiari adempimenti e scadenze: lasciateci liberi e lasciate libere le imprese! Al contrario, il Governo è stato rapido nel chiudere le attività economiche dalla sera alla mattina, ma in questo momento non è capace di trovare delle soluzioni di ristoro e di indennizzo in maniera così veloce per quelle stesse attività che oggi stanno subendo perdite economiche e continua a tentennare nel prendere le decisioni necessarie. Non parliamo poi della questione che si è aperta con i “decreti Ristori” sui codici Ateco, che hanno discriminato ancor di più le attività: anche questa è stata una scelta sbagliata del Governo, altresì sbagliato è stato attuare “provvedimenti spezzatino”, ecco perché siamo arrivati a quattro decreti, uno dopo l'altro, che diminuiscono la portata stessa del provvedimento, se divisi in siffatto modo, non arrivano pertanto direttamente oggi alle categorie colpite dai danni.

Si è parlato infine di scuola, ma non si può dire che l'eventuale riapertura delle scuole a gennaio - se riapriranno - sarà un successo, perché il vero successo sarebbe stato continuare con la didattica in presenza sin dall'inizio, così come è avvenuto in altri Paesi europei, e aver risolto - questo purtroppo non è avvenuto - i problemi del trasporto pubblico locale, cosa che non è appunto avvenuta. Anche questa è la dimostrazione dei problemi che ha il Governo in questo momento e soprattutto nelle ultime ore echeggia anche in quest'Aula parlamentare una crisi che richiede una verifica di Governo. I problemi sono, più che altro, dall'altra parte, non sono dalla parte dell'opposizione, che è sempre stata propositiva. Ma noi continueremo con un atteggiamento di responsabilità perché abbiamo interesse che il Paese torni a navigare in acque più sicure e soprattutto a guardare con fiducia al futuro. Noi abbiamo una visione del Paese, l'abbiamo per il futuro, e quindi a noi le tecniche e le tattiche parlamentari non interessano. Noi siamo sempre per lo sviluppo e la tutela delle categorie oggi meno garantite, cioè quelle del lavoro autonomo, dei professionisti, del commercio, dell'artigianato e della piccola impresa. Non siamo soddisfatti del lavoro del Governo, ma continueremo a portare le nostre proposte, lo continueremo a fare anche con le nostre proposte di legge di bilancio. Lavoro e giovani sono le priorità da aiutare con sgravi fiscali, il semestre bianco fiscale serve per dare ossigeno alle imprese e bisogna cercare tutte le soluzioni che garantiscano la ripresa del Paese.

Per ottenere questo bisogna cambiare assolutamente rotta: basta assistenzialismo. Oggi bisogna puntare esclusivamente sugli investimenti, servono riforme per farci diventare un Paese moderno e bisogna avere il coraggio di intervenire con responsabilità. Avere i risparmi che crescono è un dato negativo perché significa che anche le imprese non investono e, se non si investe, non si coglie lo snodo che ci sarà con il Recovery Fund e che dovrà permettere all'Italia di essere nelle condizioni di utilizzarlo al massimo. Vorrei ricordare che tale Fondo ammonta a più del doppio di quello del Piano Marshall, che, attualizzato, ammonterebbe a circa 90 miliardi. La nostra pubblica amministrazione non è in grado di affrontarlo, dico al Governo che, come Paese, dobbiamo indirizzarci verso l'iniziativa privata. A tal proposito, ritengo doveroso ricordare le parole di monito pronunciate ieri sera da Mario Draghi - è stato già detto precedentemente - che, in veste di copresidente del gruppo di lavoro del G-30, in un rapporto preliminare dell'organizzazione sul COVID, ha sollecitato le autorità ad agire urgentemente perché in molti Paesi ci si trova sull'orlo di una crisi di solvibilità, più di quanto non sembri, specialmente per le piccole e medie imprese, considerando che i programmi di sostegno sono in scadenza e che le massicce iniezioni di liquidità hanno contribuito a schermare la situazione. E' intuibile che probabilmente Mario Draghi si riferisse anche all'Italia, mentre nel decreto che andiamo a votare non c'è alcuna iniziativa specifica sulle imprese che possa contribuire alla crescita economica del nostro Paese, oltre ad intere categorie di lavoratori abbandonate e distrutte. Confesercenti ha dato recentemente un dato preoccupante: in un comunicato citava il rischio di circa 350 piccole e medie imprese, attività commerciali, attività professionali e attività artigianali, che potrebbero vedere nei prossimi mesi la chiusura. Vorrei dire chiaramente ai colleghi della maggioranza che secondo me c'è una ricaduta drammatica, non solo in termini occupazionali, ma anche in termini fiscali, perché, se non c'è chi produce la fiscalità, lo Stato non si regge in piedi, se non c'è chi paga le tasse nel Paese come mandiamo avanti la macchina pubblica, come paghiamo gli stipendi ai medici, come paghiamo gli stipendi agli operatori della pubblica sicurezza, come paghiamo le pubbliche amministrazioni, i comuni e anche le pensioni, perché ci può essere una ricaduta anche in termini pensionistici? Se voi siete rassegnati, cari colleghi della maggioranza, al fatto che sia normale rinunciare alle libertà personali, alla socialità e che sia normale limitare la libertà di impresa, noi non siamo rassegnati a questo. Pensiamo che non sia normale che, quando lo si fa, bisogna assumersi la responsabilità di mettere in campo immediatamente delle risposte per poter dare un futuro al Paese e soprattutto ai nostri giovani. Concludendo, dalla discussione è emerso che molteplici sono le criticità del decreto-legge in esame, a partire dai codici Ateco, dalla loro applicazione, dalla proroga delle scadenze fiscali, così come è stata declinata, dal fatto che temi importanti come quello della giustizia siano entrati in un provvedimento sui ristori per le attività economiche. Quattro decreti-legge sono stati emanati uno dopo l'altro non per una complessità del momento che stiamo vivendo, ma per il modo tardivo di operare di questo Esecutivo. Alle nostre imprese non interessano i teatrini che state facendo sul rimpasto e le discussioni sulla cabina di regia, teatrini che molto probabilmente dimostrano due cose: o che c'è una vocazione ad immaginare nuove sedie e nuovi poteri, oppure che, anche all'interno della maggioranza, perplessità che io adesso ho succintamente descritto sono vive e vegete nel dibattito interno, a dimostrazione quindi delle ragioni che ho testé sottoposto. Le nostre imprese vogliono sapere quali saranno le misure strategiche che consentiranno di contare su un tessuto sociale eeconomico in grado di garantire una possibilità di ripresa. Penso dunque che l'unica soluzione sia mettere in campo un grande progetto di investimento e di rilancio dell'economia; tutte le nostre azioni sono ispirate a questo obiettivo: bisogna investire per far girare l'economia e far crescere il PIL, con incentivi e riforme che favoriscano il mantenimento e la creazione di veri posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Vorrei per prima cosa esprimere la gioia mia e del mio gruppo, che qui rappresento oggi, per la liberazione degli equipaggi di due pescherecci di Mazara del Vallo. Si tratta di diciotto persone: otto italiani, sei tunisini, due indonesiani, due senegalesi.

Mi permetto di dire che questo, a mio parere, è un grande giorno per il nostro Paese e la vicinanza con le festività natalizie lo rende maggiormente suggestivo. Ci sarà modo, naturalmente, nei prossimi giorni di analizzare tutti gli step della vicenda, resa ancora più difficile, ricordiamolo, dallo scenario geopolitico nel quale va ad inquadrarsi, che al di là di qualche slogan gratuito e tendenzioso ha subito mostrato la sua complessità non solo per l'azione in sé - atto di forza, sequestro, avanzamento di pretese niente affatto fondate -, ma anche dei personaggi in campo. Si tratta di un Governo, come è noto, non riconosciuto dall'Italia, guidato da un personaggio come il generale Haftar, a cui non è parso vero di avere un'opportunità per forzare quel riconoscimento internazionale che in realtà non possiede. Comunque, verrà tra non molto anche il momento dell'analisi; per il momento, godiamoci la gioia dei pescatori e delle loro famiglie, che è la cosa più importante.

Ora parliamo del provvedimento in esame. Si tratta di un provvedimento importante, necessario, che prevede un insieme di misure ristorative e una vasta serie di proroghe fiscali per diverse categorie, di cui, onestamente, si avvertiva la necessità. Sono quattro decreti-legge, che comportano un importo di 18 miliardi per fronteggiare le conseguenze di questa seconda ondata della pandemia: dai bonus ai contributi a fondo perduto, passando per le casse integrazioni, il fisco, il reddito di emergenza. Io ritengo che non sia il caso di elencare le numerose iniziative che, tra l'altro, sono già state illustrate esaurientemente dai relatori e, poi, comunicate dai vari organi di stampa specializzati, ma ritengo sia opportuno rilevare la tempestività con cui si è arrivati alla redazione dei “decreti Ristori”, la cui caratteristica, come ho ascoltato anche dal collega Caiata poc'anzi, è nel nome; egli ha declinato l'esatto significato del termine “ristori”, il cui obiettivo è quello di rifondere le categorie più colpite dalle misure di contenimento della pandemia per risollevare, vorrei dire, anche psicologicamente, tutti quei settori che hanno patito il peso delle norme restrittive adottate con i DPCM del 24 ottobre e del 3 novembre.

La missione del “decreto Ristori” è quella di potenziare la rete di protezione intorno alle categorie economiche interessate dalle chiusure e dalle restrizioni, come la ristorazione - ho ascoltato poco fa -, il suo indotto, il mondo dello sport, della cultura, del turismo soprattutto, che rappresenta un'importante voce del bilancio del nostro Paese. Naturalmente, come tutte le cose, vi sono delle categorie, degli ambiti che non sono stati considerati o, comunque, non lo sono stati sufficientemente, e questo lo vediamo, lo percepiamo nella nostra assidua interlocuzione territoriale. Noi rappresentanti istituzionali veniamo spesso interpellati, informati dai rappresentanti di quelle categorie che, ad oggi, non hanno ricevuto piena soddisfazione, per le quali bisognerà porre rimedio nel più breve tempo possibile, porre attenzione nei prossimi provvedimenti. Con i nostri colleghi del Senato abbiamo cercato di proporre emendamenti e subemendamenti anche per dare una mano, ad esempio, agli allevatori, ai produttori agricoli legati agli allevamenti, ai produttori di frutti oleosi; questa è una parte delle istanze che arrivano dal mio territorio di provenienza, che è la provincia di Foggia, ma che è facilmente estensibile a tutti i territori del nostro Paese. In questo caso, devo dire che non abbiamo avuto soddisfazione, ma ci riproveremo naturalmente, spinti dalla consapevolezza della bontà dell'intervento che siamo andati a proporre, ma dobbiamo riconoscere anche che alcune nostre indicazioni sono state recepite e sono andate ad implementare quel percorso migliorativo che ha portato alla redazione del testo che adesso abbiamo in esame; è un testo che, però, bisogna riconoscerlo, ci arriva blindato e sul quale non sarà possibile avanzare alcuna proposta. In ogni caso - e concludo il mio intervento -, come ho già detto, le misure indicate nei quattro decreti in esame hanno cominciato ad assolvere al proprio compito, che è quello, come ho già detto, di creare le condizioni per ripartire con meno sofferenza quando arriveranno - e sono certo che arriveranno - tempi migliori.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Il disegno di legge “Ristori” è alla fine giunto alla Camera dei deputati, a pochi giorni dalla scadenza del primo decreto, in un intreccio di tempi con l'esame della legge di bilancio che ci impedisce anche di chiedere un'eventuale questione pregiudiziale e di rispetto della Costituzione. Allora mi sono riletta la Costituzione, quella che per molti è la più bella del mondo, ma che, a mio parere, viene tradita con leggerezza.

L'articolo 70 della Costituzione prevede che la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere. Ebbene, il disegno di legge, che ha accorpato su iniziativa governativa ben quattro decreti-legge, è stato assegnato alle Commissioni finanze e attività produttive ieri sera alle 18,30 - facciamo alle 18 - e verrà approvato domani alle 15. L'esame della Camera dei deputati dura ben 45 ore e anche i relatori - a cui, comunque, faccio i complimenti per il lavoro svolto - erano anche in evidente imbarazzo nell'enunciare le misure previste e le hanno praticamente elencate. Poi c'è l'articolo 72, che spiega come funziona l'esame delle Camere: ogni disegno di legge presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo Regolamento, esaminato da una Commissione e, poi, dalla Camera stessa, che lo approva articolo per articolo e con votazione finale. Certo, poi il Regolamento può stabilire procedimenti abbreviati per i disegni di legge dei quali è dichiarata l'urgenza, ma le Commissioni VI e X hanno esaminato questo disegno di legge solo per un'oretta, spezzettata, in questa mattinata. Il procedimento legislativo si conclude, poi, con l'esame finale prima della promulgazione da parte del Presidente della Repubblica e io auspico che la massima carica dello Stato non si esima dal porre l'attenzione sul fatto che il bicameralismo sta venendo perennemente negato da questo Governo PD e 5 Stelle e da questa maggioranza. Le regole democratiche previste dalla Costituzione dicono così e, come deputati eletti dal popolo, abbiamo il dovere di far rispettare sia le regole che le istituzioni. Non vorrei che ai partiti di maggioranza questo non piaccia, perché la democrazia, a volte - lo hanno riconosciuto forse, più nei comportamenti -, per il PD e per i 5 Stelle è scomoda, ma da opposizione competente e responsabile non possiamo essere proni di un Governo non sostenuto dal popolo e dobbiamo evidenziare quanto non va bene, come il termine “ristori”. Lo abbiamo detto, lo hanno detto, ve lo abbiamo detto tante volte, lo avete letto sui giornali. Si dovrebbe parlare giuridicamente di “indennizzi” e credo che un professore di diritto privato lo debba sapere, anche se, probabilmente, preferisce fare finta di nulla, pensando che sia più telegenico usare il termine “ristori”. Che, poi - l'ha spiegato bene il collega Caiata - farebbe anche un po' sorridere, perché l'assonanza “ristori-ristoratori”, alla fine, si rivela una vera ulteriore beffa.

In virtù di non si sa quale consulenza scientifica questo Governo ha deciso di chiudere i ristoranti alla sera pensando che si contagi meno a pranzo, ma i beffati sono sempre proprio i ristoratori, non solo perché perdono in questo periodo dell'anno gran parte dei clienti, con gravissime conseguenze economiche anche per i dipendenti, e non solo perché l'indennizzo loro riconosciuto - l'abbiamo sentito - è probabilmente inferiore anche al canone mensile dell'affitto, ma anche perché la maggioranza al Senato ha bocciato un nostro emendamento che chiedeva di unificare l'aliquota IVA per il cibo d'asporto al 10 per cento, come quando si consuma un pasto al ristorante.

Poco tempo fa, pochi giorni fa, l'Agenzia delle entrate ha chiarito la distinzione, che però non è quella del Governo, se ne è già parlato in quest'Aula, perché in un question time in Commissione di una settimana fa ci era stato risposto che l'intenzione era quella di unificare le aliquote al 10 per cento.

E adesso cosa si intende fare? Perché il problema non è teorico, è proprio pratico: andate in un qualsiasi bar della zona rossa o arancione, prendete una focaccina da asporto e guardate lo scontrino: e se vedete che l'IVA viene calcolata al 10 per cento perché così prevede il registratore di cassa? Avete intenzione di procedere con accertamenti e sanzioni? Così i vostri ristori, che economicamente non sono per niente indennizzanti, ma tantomeno ristoranti, possono tornare nelle tasche dello Stato, distruggendo interi settori di attività economiche, di lavoratori e di famiglie, perché le persone non sono codici Ateco.

Già, i codici Ateco: i codici Ateco allegati ai decreti-legge sono una bruttura legislativa, ineleganza per i giuristi più raffinati, oltre che una cartina di tornasole dell'incompetenza del Governo, che ad ogni “decreto Ristori”, bis, ter, quater, ne aggiungeva altri per correggere le dimenticanze e per inseguire le nuove emergenze, che ovviamente non aveva previsto. Del resto, il ritardo e la rincorsa di quanto doveva essere fatto è un po' la cifra di questo Governo, che non sa mai cosa fare: dice che ha già fatto tutto, ma arriva sempre tardi e insegue le urgenze. Un'emergenza così grande, gestita da un Governo così incompetente, incerto, litigioso, precario, è una nefandezza che il Paese non può permettersi. E non diteci che non vi abbiamo detto cosa si doveva fare, perché fin da marzo avevamo chiesto di stanziare 100 miliardi di scostamento, che poi sono arrivati, anzi, sono stati superati, appunto, col “decreto Ristori-quater”, per dare sostegno alla nostra economia e alle nostre famiglie, perché il Paese resistesse al lockdown e alla inevitabile e conseguente crisi, pensando di essere pronti, per tenere pronte le imprese, le famiglie, le aziende, le partita IVA, per poi programmare una ripartenza appena fosse possibile.

Oggi, invece, vediamo che non avete nemmeno pensato a chi potrà somministrare i vaccini, dopo aver tardato con i bandi per assumere i medici e con i bandi per acquistare le siringhe. Ancora una volta, il Governo è in ritardo e in contraddizione. Negli stessi giorni in cui alcuni esponenti aprivano agli spostamenti tra comuni vicini e si vantavano anche del cashback di Natale, altri spingevano a un altro lockdown nello stesso periodo natalizio. E questo ci fa preoccupare. Ci fa preoccupare perché quello che manca, purtroppo, e quello che ormai gran parte del Paese sente come deficitario, è quella visione: manca un progetto per questo Paese per uscire dalla pandemia, sia dal punto di vista sanitario, sia dal punto di vista economico.

Questo Governo sembra che tiri a campare fra mancette e aiuti spesso di difficile percepimento. Annuncia aperture e chiusure con la medesima facilità, e questo sembra superficialità agli italiani: così si perdono il sostegno e la stima delle attività economiche e produttive del Paese, ma anche la fiducia degli italiani. Al momento, non ha ancora perso la fiducia della maggioranza del Parlamento, che domattina non ci stupirà e voterà ancora compatta, ma sono sempre di più i parlamentari che si stanno allontanando: alcune coscienze, fuori e dentro di qui, capiscono ciò che sta succedendo e non si fanno abbindolare dai finti inviti alla collaborazione rivolti all'opposizione. Le nostre proposte sono state date in mano alla maggioranza più volte, con emendamenti, con conferenze stampa, con accordi, con incontri. Alcuni interventi sono stati spiegati e rispiegati ai sottosegretari, e alcuni, ma sempre in modalità random, a volte ce li ritroviamo nei decreti o negli emendamenti di maggioranza di un provvedimento successivo. In questo disegno di legge, infatti, trovo recepito l'emendamento a mia prima firma, presentato al “decreto Liquidità” - ed è una battaglia che è stata più volte riproposta dal mio capogruppo - sulle comunicazioni via PEC alle procure dei tribunali. A fine maggio era impossibile e addirittura non giustificato permetterle, e adesso diventa legge.

Dopo il ritardo e la mancanza di visione, in questi “decreti Ristori”, così come nell'attività di Governo, troviamo i rinvii: già, i rinvii, rinvii tardivi. Nessuno ha dimenticato il comunicato stampa del MEF di venerdì 27 novembre, che annunciava il rinvio della scadenza del 30 novembre per il pagamento e la presentazione delle denunce dei redditi. Proprio il “decreto Ristori-quater” ha recepito, ovviamente in forma legislativa, questo rinvio: peccato che quel decreto-legge sia stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale proprio di lunedì 30 novembre, in tardissima serata quando i pagamenti erano già stati effettuati. Ma molti pagamenti erano già stati effettuati prima del 27 novembre, cioè prima del comunicato stampa del MEF, che prorogava in forma sicuramente non legislativa il termine. E, quindi, i pagamenti di tutti i contribuenti che potevano permetterselo erano già stati effettuati ancora prima di avere la comunicazione del rinvio. Così, l'indicazione delle regioni rosse che esentavano dal pagamento IMU alcuni proprietari gestori di attività: ieri scadeva la rata IMU e oggi siamo qua a discutere questo disegno di legge che lo recepisce. E così il rinvio dei versamenti per chi ha aderito alla pace fiscale: si rinvia in avanti, ma poi chi pagherà? Veramente qualcuno pensa che questi cittadini potranno pagare tutte le rate del 2020 a marzo 2021, tra meno di tre mesi? Io non ci credo.

Noi della Lega e anche con altri rappresentanti del centrodestra siamo riusciti ad inserire al Senato qualcosa che a voi era completamente sfuggito e che può andare nella direzione di sostenere economicamente gran parte delle attività produttive che sono state trascurate: la riduzione dei costi fissi nelle bollette, gli aiuti alle edicole, gli aiuti alle produzioni musicali, gli straordinari della Polizia penitenziaria, un sostegno economico alle famiglie dei pescatori sequestrati tre mesi e mezzo fa in Libia e di cui oggi, grazie all'AISE, festeggiamo la liberazione; e poi ci sono i contributi per esonerare i commercianti dal canone di occupazione del suolo pubblico, i fondi per assicurare i dispositivi di protezione individuale nelle RSA. Ma anche questo non basta e non basterà per tenere in piedi la nostra economia. Gli oltre 15 miliardi spesi per questi ristori poco indennizzanti non possono competere con gli aiuti statali dati alle attività tedesche, è stato già detto, e in un'economia di un mercato unico, questo avrà conseguenze sicuramente negative proprio per l'economia nazionale. Così come le tante, troppe attività non considerate da questi decreti fanno prevedere l'arrivo di un nuovo “decreto Ristori”, che io vi chiedo, per favore, sottosegretario - Presidente, mi rivolgo a lei per attirare l'attenzione del sottosegretario - chiamatelo “Indennizzi”, per favore. E quindi arriverà un nuovo “decreto Ristori-quinquies”, chiamiamolo “Indennizzi 1”, a gennaio 2021, presumibilmente preceduto da un nuovo scostamento di bilancio.

Ci auguriamo che la prossima volta, visto che è imminente, non si intenda coprire il costo di queste misure con la riduzione, questa volta per oltre 5 miliardi di euro, del Fondo destinato ad assicurare liquidità per pagamenti di debiti certi, liquidi ed esigibili della pubblica amministrazione.

Insomma, la schizofrenia del Governo non manca di fantasia: c'è crisi di liquidità, diamo alle imprese prestiti, facciamole indebitare. Mentre per alcune, quelle che lavorano con la pubblica amministrazione, si sarebbe potuto evitare questo indebitamento solo affrettando il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso i privati; e, invece, no: il Governo ha deciso così. E poi vedremo quante aziende saranno in grado di pagare i debiti, ancora una volta garantiti dallo Stato, sperando nel frattempo di non venire sanzionati dall'Unione Europea perché lo Stato è un cattivo pagatore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gian Mario Fragomeli. Ne ha facoltà.

GIAN MARIO FRAGOMELI (PD). Grazie, Presidente. Grazie, colleghi. Dovremmo precisare subito dall'inizio che questo decreto è completamente diverso da quello che abbiamo affrontato con il “decreto Rilancio”, dopo la prima ondata, semplicemente perché ci siamo posti un obiettivo che quest'Aula a volte sembra non riconoscere, e cioè quello di cercare di non bloccare il Paese, di non fare il lockdown. Se rimuoviamo questo aspetto, non comprendiamo tutto quello che è il lavoro che si è fatto in queste settimane con l'approvazione di ben quattro decreti in uno. La politica è stata sempre accusata di tempi lunghi, decreti che normalmente impiegano sessanta giorni ad essere convertiti. Noi in sessanta giorni convertiamo quattro decreti. Allora, perché stiamo correndo? Perché questo Governo, la maggioranza, spinge per correre e trovare sempre nuove misure? Perché abbiamo detto chiaramente che volevamo riuscire a contenere gli effetti drammatici di un blocco totale, che abbiamo vissuto a marzo, ad aprile e a maggio, con una chiusura più articolata, più complessa, più difficile, perché sappiamo tutti essere difficile una settimana a discutere di chiusure e di parametrare i ristori, e la settimana successiva a parlare di diverse chiusure e di altrettanti ristori.

Non è un “decreto Percentuali”, questo, non è un decreto che si è posto solo l'obiettivo di ristorare qualcosina in più rispetto a quello che abbiamo fatto con il lockdown, non è questo; è quello di coprire una più vasta ed ampia platea di soggetti interessati da questa pandemia.

La sfida che forse non avremo sicuramente vinto appieno, ma che abbiamo cercato di portare avanti, io qui ringrazio anche l'enorme lavoro fatto al Senato da tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, è stata questa, è stata quella di trovare la misura, di riuscire a introdurre un sistema che prevedesse dei contributi a fondo perduto; se non piace la parola ristori non usiamola più, sono dei contributi a fondo perduto. Noi del Partito Democratico siamo profondamente europeisti e siccome abbiamo ottenuto con grande fatica il Recovery Plan e questa grande distinzione tra contributi a fondo perduto e prestiti, diciamo che questi sono contributi a fondo perduto che il Governo e questa maggioranza, insieme anche alle opposizioni, con un lavoro importante al Senato, hanno deciso di erogare alle attività, agli autonomi, alle partite IVA. Quindi, un primo elemento fondamentale è questo: ragioniamo nell'ottica di una seconda ondata, forse dovremmo chiamarla un'altra ondata, completamente diversa dalla prima, anche per le risposte che abbiamo deciso di dare in modo diversificato.

Veniamo a un altro tema che, però, deve essere chiarito; io in quest'Aula ho sentito, oggi, giustamente, delle semplificazioni sul calcolo di questi contributi a fondo perduto che però non devono diventare sinonimo di mistificazione, cioè non mi si può parlare di percentuali del 6, del 7 per cento, parametrandole su base annua, quando sappiamo che l'erogazione di questi contributi a fondo perduto era contingentata in alcuni periodi dell'anno, perché è chiaro a tutti che queste attività hanno avuto la possibilità, in difficoltà - e a fine anno dovremo tirare la riga come si suol dire e capire cosa manca -, ma il primo ristoro, il primo contributo a fondo perduto avvenuto con il “decreto Rilancio” era parametrato su una mensilità, questo è parametrato su altre mensilità, non facciamo il giochetto di spalmare tutta l'erogazione del contributo a fondo perduto sull'intera annualità, perché altrimenti dobbiamo dire che questo Paese è stato chiuso per un anno intero, e questa non è la realtà. Possiamo dire che le attività hanno ripreso in estate e in autunno, prima della seconda chiusura, a un ritmo precedente o simile a quello dell'anno precedente? No, non possiamo dire questo, ma non dobbiamo neanche dire che abbiamo tenuto chiuso il Paese interamente tutto l'anno, da marzo ad oggi, perché altrimenti facciamo un'operazione di scorrettezza e calcoliamo percentuali che possono essere digitate su qualsiasi calcolatrice, ma che non corrispondono al vero.

Quindi, è chiaro a tutti che il nostro intervento era finalizzato a dei contributi che sappiamo tutti essere nell'ordine del 10, 15, 20 per cento, anche con i fattori moltiplicativi di questo secondo decreto, però, chiunque, qui, è in Aula e fa impresa sa benissimo che c'è un problema di entrate che abbiamo vissuto e che le aziende e le nostre imprese stanno vivendo, che i lavoratori che non hanno tutele stanno vivendo, ma c'è anche un problema di uscite; non possiamo ragionare su un decreto che cuba 13 miliardi, mezza legge di bilancio fino all'anno scorso, e pensare che questi importi non abbiano interessato anche altri importanti interventi per un'impresa, perché un credito d'imposta del 60 per cento o del 30 per cento in caso di affitto d'azienda è un costo importante che viene tolto e viene chiaramente eliminato dai costi aziendali.

L'altro importante aspetto che non possiamo sottovalutare è quello della cassa integrazione, perché quando mi si parla di importanti e legittimi fatturati che vengono raggiunti da determinate imprese, che siano esse della ristorazione o di qualsiasi altro settore, è chiaro che c'è anche un tema legato al costo del personale, che mediamente corrisponde al 30 per cento, al 25 per cento di un costo aziendale, non è nullo, e che sappiamo tutti essere coperto attraverso la cassa integrazione COVID; è una scelta dell'imprenditore non adire a questo strumento e utilizzare altri strumenti, per rinviarlo, magari, non essendo coperta l'intera annualità, però, è chiaro che ci sono anche questi strumenti che devono essere canalizzati e inseriti all'interno. Allora, fa male sentir parlare di “marchette”, fa male sentir parlare di risorse al lumicino; sicuramente si può fare ancora di più, l'abbiamo detto, ma quando si sente parlare di un “decreto Ristori 5”, di un quinto “decreto Ristori” non è perché pensiamo che non ci sia ancora molto altro da fare, quando sappiamo che la mission dei “decreti Ristori” ante seconda ondata doveva essere quell'iniezione anche per il rilancio e lo sviluppo, che la seconda ondata ha fatto venir meno. Lo sappiamo tutti che le condizioni sono cambiate. Oggi, questi contributi a fondo perduto devono mantenere in vita un sistema produttivo che vacilla, che è in difficoltà nelle sue situazioni più critiche, più difficili, di piccole imprese che hanno anche difficoltà rispetto al mondo creditizio. Quindi, abbiamo sempre detto che è nostro impegno, da questo punto di vista, continuare attraverso altre risorse a ristorare, perché è importante; però, permettetemi, in questo decreto noi copriamo un ventaglio molto più ampio di soggetti interessati rispetto a quello che è avvenuto con il “decreto Rilancio”, nel senso che ci siamo occupati, non in termini semplicemente complessivi, ma in termini di soggetti che erano fuori dall'anagrafe degli aiuti di Stato, di stagionali che nessuno riconosceva, che nessuno sapeva chi fossero, di attività che non erano neanche assunte al titolo di lavoro; questo abbiamo fatto, e questo ci deve servire non solo per l'oggi, in una situazione pandemica, ma anche per il futuro, in una nuova mappatura della riscrittura delle tutele e degli ammortizzatori sociali in questo Paese. Perché è chiaro che è importante questo aspetto, ci deve dare sicuramente un segnale importante.

Abbiamo fatto delle cose per le famiglie italiane, non solo per le imprese, perché quando si proroga nuovamente la “Gasparrini”, tutto il tema della garanzia prima casa per tutti, abbiamo reintrodotto una garanzia ampia che è importante, è un costo per le famiglie importante la sospensione dei mutui, non è una cosa secondaria, di poco conto; abbiamo introdotto una nuova norma che permette un maggiore sovraindebitamento e qui penso a tutte le imprese, alle società di persone che erano bloccate perché avevano raggiunto già i limiti rispetto all'indebitamento; abbiamo ridisegnato quella definizione di consumatore. Abbiamo lavorato chiaramente in modo ridotto rispetto a quello che volevamo fare sul tema del rilancio, ma non ce lo siamo dimenticato, perché abbiamo ragionato sul sostegno all'export, come strumento fondamentale di ripresa di questo Paese, perché c'è una realtà produttiva in Italia che si rivolge all'estero e che può ripartire prima di altri; ecco, quindi, il sostegno economico; abbiamo lavorato su importanti risorse, con oltre mezzo miliardo, da questo punto di vista.

Al Senato hanno lavorato bene, con contributi importanti anche delle opposizioni, è inutile negarlo, rispetto alla riduzione della bolletta elettrica, che è un altro di quei costi importanti che cubano nel bilancio, nella chiusura del bilancio di un'azienda, e che, quindi, viene ridotta come costo. Abbiamo rinviato moltissime altre voci che costano miliardi; il rinvio, la sospensione o l'eliminazione della seconda rata dell'IMU costano miliardi, sommati, non stiamo parlando di piccole cifre.

Guardate, io credo che da questo punto di vista il lavoro sia stato tanto e abbiamo lavorato anche sulle famiglie, sulle fragilità familiari, perché prorogare il lavoro agile, il bonus babysitter piuttosto che i congedi straordinari è importante in un momento in cui noi teniamo insieme lavoro, mantenimento del lavoro, economia, mantenimento dello sviluppo economico di questo Paese in una crisi difficile e in un aspetto critico sanitario; diciamo: “tu puoi stare a casa, se alle 17 ti chiamano da scuola e tuo figlio deve andare in quarantena, tu non hai la preoccupazione del giorno dopo, di cosa fare sulla tua attività lavorativa, sei coperta da un congedo”. Sono cose importanti, che riflettono un'attenzione rispetto alle famiglie italiane. Gli esempi potrebbero essere molti, ma mi fermo qui perché non voglio tediare.

Abbiamo lavorato tantissimo anche su aspetti innovativi, che ci devono far pensare anche alla riforma di quello che è il nostro Sistema sanitario. Certo, abbiamo inserito in pillole il tema importante della telemedicina, e l'abbiamo coniugato a una fragilità che non è più sociale, ma è una fragilità territoriale. Nei piccoli comuni di 3 mila abitanti, di meno di 3 mila abitanti, dove spesso si diceva che c'erano il sindaco, il parroco e il farmacista, ebbene, abbiamo dato importanza a quella farmacia anche per le attività legate al contrasto del COVID, alla telemedicina. Iniziamo da lì, dai territori più fragili, quelli che qualcuno pensa che abbiamo dimenticato; non li abbiamo dimenticati. Ci sono molti altri esempi che potrei fare, ma mi fermo qui, perché credo che tutti dovremmo aver chiaro che questo decreto può avere dei grandi limiti, può non aver raggiunto tutti gli obiettivi, però, ha sicuramente interessato una platea molto ampia di soggetti; ne mancano degli altri, ci sarà il “decreto Ristori 5” da questo punto di vista.

E per quello che volevamo fare con i “decreti Ristori”, noi del Partito Democratico, che ci siamo sempre impegnati, abbiamo sempre riconosciuto il ruolo fondamentale dell'Europa sulle politiche di rilancio e di sviluppo, lavoreremo nel Recovery Plan per ottenere questi risultati, perché, se oggi noi possiamo dire che questa è la fase ancora del ristoro, della sopravvivenza di molte attività produttive e ci può essere una seconda fase del rilancio, lo possiamo fare grazie al fatto che abbiamo ottenuto in Europa importanti risorse - oltre 209 miliardi - fondamentali per il rilancio di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Salvatore Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Se non fosse che in Italia ci sono purtroppo tanti morti, se non fosse che sta passando la voglia di ridere e scherzare - perché davanti ai lutti, ma davanti anche a una situazione economica che sta precipitando e le persone sono sempre più preoccupate e depresse - forse, non so, verrebbe da scherzare, come dicevo, leggendo un po' la quotidianità della vita di questo Governo. E cito ad esempio le battute che girano nei social sulle dichiarazioni del Ministro Speranza, che invita gli italiani sì a uscire, a fare le compere, però “non nello stesso posto”. Allora si scherza, dicendo che forse ci dobbiamo mettere d'accordo nelle chat di WhatsApp e avvisare tutta la nostra rubrica su dove stiamo andando. Un Ministro della Salute che non parla dei temi su cui gli italiani chiedono a gran voce la verità. Lo fa il Vice Ministro, il suo Vice Ministro che, dove individua i colpevoli di un piano pandemico che non c'è, spara a zero sui burocrati del Ministero, mentre il suo titolare, il suo Ministro, sta zitto. Ma lo scontro poi prosegue, uno scontro di una maggioranza che non c'è più, perché parlando di chat, Adnkronos tira fuori una chat del Movimento 5 stelle dove chiamano il presidente Renzi - il presidente di uno dei suoi maggiori alleati, di chi li tiene in piedi - “il bugiardo fiorentino” e quindi poi lo accusano di essere il responsabile dei tagli alla sanità degli anni scorsi. Questa è l'Adnkronos, che scrive a chiare lettere di aver letto una chat del Movimento 5 Stelle.

Poi vediamo che Italia Viva oggi, nella discussione di questo decreto, enuncia i motivi per cui votare a favore - ne cita due - e poi elenca tutta una serie di problematiche - non li chiama “punti oscuri”, non utilizza quel termine, ma lo cita - per cui evidentemente questo decreto non dovrebbe essere votato.

Questa è una maggioranza attaccata con lo scotch, che vive di colpi di teatro, come la liberazione dei 18 pescatori siciliani, dove anche noi festeggiamo. Noi siamo contenti, era l'inizio di settembre quando i familiari sono venuti a Roma e noi siamo usciti qua fuori a capire come potevamo essere d'aiuto. Gli bastava solo una parola di conforto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e nessuno, nessuno della maggioranza è andato ad ascoltarli. Sono stati ricevuti da un burocrate del Ministero e della Presidenza del Consiglio, ma dopo mesi hanno ricevuto una chiamata del titolare del Ministero degli Esteri. E citando sempre la stampa, vi è un colpo di teatro. Faccio riferimento questa volta a Il Foglio: si riporta che alla domanda dei cronisti, che chiedevano lumi sul blitz del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Esteri, il portavoce del Presidente del Consiglio, Casalino, rispondeva con lo screenshot di una geolocalizzazione nel porto di Bengasi. Quindi, il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Esteri sono in missione con gli agenti segreti, con i servizi segreti e il portavoce del Consiglio dei Ministri svela a tutti dove erano. Questa è l'Italia che traspare dagli organi di informazione, non dai siti di Fratelli d'Italia, dove li attacchiamo.

Questa è l'Italia che viene trasmessa all'esterno dai suoi principali quotidiani di informazione: una barzelletta continua, un teatrino che va avanti perché si ha paura del voto, si ha paura di nuove elezioni, si guardano le ricostruzioni, si guardano i sondaggi, che dicono che, se si andasse a elezioni, la destra - quella destra che è colpevole di tutto, è colpevole della pandemia, è colpevole dei ritardi dei provvedimenti, è colpevole della crisi economica; non governa da anni, però è colpa sempre della destra - quella destra vincerebbe a mani basse. Quindi, questa maggioranza continua a litigare sui giornali, nelle riunioni, si divide, e racconta in quest'Aula: “Eh, non possiamo fare tutto”. In tv l'ex Ministro Orlando ha detto: “Bisogna avere pazienza, non possiamo arrivare dappertutto”. Quindi, i ristoratori sono colpevoli, vanno chiusi e non si possono lamentare. Al collega Caiata prima è stato detto che sta facendo dei calcoli errati, perché non è stato chiuso sempre, quindi tu non puoi fare quei calcoli. Però è stato mai dato un dato per sapere se nei ristoranti, fuori dai ristoranti vi è fonte di contagio? No, non è mai stato dato, noi li abbiamo chiesti questi dati. Le palestre sono fonte di contagio? No; però sono state chiuse. I ristoranti sono fonte di contagio? No; sono stati chiusi. Le scuole sono fonte di contagio? Sì. Noi non volevamo la chiusura delle scuole, chiedevamo dei provvedimenti necessari per tutelare docenti e alunni. Sono fonte di contagio? Sì ed è stato provato. È stato posto rimedio? No. E si parla di riaprire le scuole.

Ma veniamo a questo provvedimento. L'ennesima fiducia, l'ennesima fiducia su un provvedimento che non potremo emendare - presenteremo degli ordini del giorno - che prosegue negli errori degli altri provvedimenti. Ne cito uno: i codici Ateco. I birrifici: tutti in un unico codice Ateco e non si distingue fra le grosse multinazionali e i micro birrifici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, purtroppo, vivono non nella grande distribuzione ma nei ristoranti, nei pub, nei locali, nel piccolo commercio, e non riceveranno gli aiuti necessari, perché sono diversi appunto, nonostante un unico codice Ateco che li penalizza. Queste sono le voci non di Salvatore Deidda e di Fratelli d'Italia che vogliono fare polemica, sono le voci di Salvatore Deidda e di Fratelli d'Italia, dell'onorevole Caretta, dell'onorevole Caiata, di chi è qui in aula, i quali sono andati a parlare con l'AssoBirra, con chi ha il micro birrificio, con quei fioristi. L'altro giorno mi è giunta una risposta ad un'interrogazione dove lamentavo la mancanza di aiuti per chi ha una giostra, un luna park. Bene, il Ministero confonde il luna park e le giostre con le fiere. Chi ha una giostra, chi ha uno spettacolo viaggiante non ha una fiera, non va solo alle fiere, va nelle piazze, ha le proprie attrezzature nel proprio giardino di casa. C'è scritto: “I comuni vi devono lasciar spazio”. Ecco che si dà la responsabilità ai comuni e ai sindaci. Per poi come finire? Mi ricollego all'intervento dell'onorevole Caiata, per dire magari: “Sì, dovete farvi autorizzare dai sindaci”, come è successo in Sardegna quest'estate, dove alcuni sindaci coraggiosi hanno autorizzato ad aprire, a vivere le proprie attività, e poi la Sardegna è finita nel mirino dei politici, come il sindaco di Milano Sala, il Presidente o l'assessore alla sanità del Lazio, secondo i quali la Sardegna era la causa della seconda ondata dei contagi, perché l'estate in Sardegna è stata vissuta senza freni e senza limiti. Una ricostruzione vergognosa, una ricostruzione che non fa veramente onore a chi ha cercato di portarla avanti, perché, nella nostra terra, avevamo chiesto un provvedimento al Governo, ossia che chi entrava in Sardegna, per viaggiare sicuri in tutta Italia, doveva munirsi di test di negatività; ci avete deriso - Partito Democratico e altri partiti della maggioranza ci hanno deriso - e oggi, se vogliamo entrare in Corsica, se vogliamo entrare in altre isole, dobbiamo presentare un certificato di negatività. Ed ecco che quella panzana che i sardi chiedevano è diventata realtà in stati evidentemente molto più seri, dove ci sono Governi e autorità che assecondano la volontà delle autonomie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, i giostrai non sono stati aiutati, i micro birrifici non son stati aiutati.

Per quanto riguarda lo sport, abbiamo chiesto, ripeto, i dati scientifici di come - e concludo Presidente - le palestre siano fonte di contagio o causa di contagio.

Il fitness è causa di contagio? No. Aiuti? No, zero. Sono diversi dalle associazioni sportive dilettantistiche il fitness e i tecnici del fitness. Non ci avete ascoltato, continuate a non ascoltare, continuate anche a terrorizzare - e concludo veramente Presidente - gli italiani dicendo: forse si chiude, forse metteremo colori arancione e rosso. E gli italiani non sanno più come vivere. Bene, voi dovete prendere atto che non siete più una maggioranza. Ministro D'Incà - concludo, Presidente - la ringrazio perché ha tenuto fede a una promessa e sta facendo rispondere alle interrogazioni i Ministri; e quindi la ringrazio per questa sua opera di persuasione, però dico anche che la vostra maggioranza non esiste più e dovreste prendere di conseguenza le dimissioni e consegnarle al Presidente della Repubblica e ridare il voto agli italiani. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. Siamo in discussione generale e per fortuna che ci fate parlare, almeno alla Camera, visto che al Senato non è stato possibile fare discussione generale su un provvedimento, il “decreto Clandestini”, che meritava una discussione generale ampia, molto voluta soprattutto dal gruppo della Lega, visto che con il “decreto Clandestini”, voluto dal PD…

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di attenersi all'ordine del giorno della Camera; siamo al “Ristori”. Prego.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Mi sto attenendo, signor Presidente, non si preoccupi, io ho tutto scritto, ecco. Volevo solamente… Visto che c'è il Ministro D'Incà - quello che non ha fatto far la discussione generale al Senato a parlamentari regolarmente eletti dai cittadini, che non hanno eletto il nostro Presidente Conte - almeno alla Camera abbiamo la fortuna di parlare su un “decreto Ristori” che ci arriva, appunto, in Aula dopo una ventina di giorni in cui in questo ramo del Parlamento abbiamo parlato di tutto, tranne delle cose urgenti di questo Paese. Allora, si poteva fare una discussione molto più ampia, per esempio, sulla legge di bilancio, che è arrivata in Commissione Bilancio oltre un mese e mezzo dopo la scadenza normale, come vuole la legge; ma magari il Governo se ne frega. Anche il “decreto Ristori” magari poteva arrivare con un po' più di calma, in modo che la discussione poteva essere un po' più proficua. Ma è lo stesso, era importante mettere all'ordine del giorno il “decreto Clandestini” perché probabilmente per il Governo, oltre che le consultazioni volute dal Presidente del Consiglio Conte con i partiti che lo stanno sostenendo, era importante anche mettere all'ordine del giorno il “decreto Clandestini”, in mezzo a tutto questo caos legislativo. Va be', non c'è nessun problema, ci siamo abituati perché nel 2020, oltre alla pandemia, ne abbiamo viste di ogni… Perché la Lega è contraria al “decreto Ristori”? Ma perché essenzialmente il “decreto Ristori” non ha una visione diffusa e completa del Paese. Io vi do delle date e sono delle date indicative: l'11 marzo, il 29 aprile, il 29 luglio e il 26 novembre, poi abbiamo il 27 ottobre, il 10 novembre, il 24 novembre e il 30 novembre. Per chi non lo sapesse queste sono le date in cui sono stati fatti quattro scostamenti di bilancio, uno dietro l'altro, e quattro “decreti Ristori”, uno dietro l'altro. Cosa vuol dire questo? Che il Governo, il Governo che ci dovrebbe tutelare, che dovrebbe tutelare il popolo italiano - visto che, tra l'altro, è presieduto dall'avvocato del popolo e dovrebbe tutelare gli interessi degli italiani - non ha la minima visione di quello che sta succedendo in questo Paese. Tanto è vero che, mentre la Lega, all'inizio della pandemia, diceva: prendetevi tutti i fondi che volete, tanti miliardi di euro, che serviranno durante l'arco dell'anno per cercare di affrontare in maniera decente questa situazione economica, che si è rivelata, purtroppo, molto più grave di quello che si pensava, il Governo ha fatto una serie di provvedimenti, uno dietro l'altro, cercando solamente di arrivare a domani, non avendo una visione del futuro, una visione, secondo me, di quello che si doveva fare in un Paese normale. Quando un imprenditore deve far funzionare la sua azienda per mantenere i dipendenti - perché non è che tutti possono vivere di reddito di cittadinanza, come volete voi - programma i suoi investimenti da qui ai prossimi due anni, tre anni, cinque anni e sa quello che deve fare. Il Governo programma i suoi investimenti da qui ai prossimi quindici giorni. Questo è quello che avete fatto durante il 2020. Quindi, non meravigliamoci se tutti i soldi che avete buttato dalla finestra, oltre 108 miliardi di euro, non hanno sortito nessun effetto. Perché oltre ad aver buttato soldi per comprare i banchi con le rotelle e i monopattini elettrici e per tutte le decine e decine di bonus che avete dato, e che hanno solamente creato un caos dal punto di vista amministrativo e tanto lavoro per i commercialisti, beh tutti questi soldi che avete investito sull'intera nazione non sono serviti a nulla. Tanto è vero che la disoccupazione è quella che è e, se non ci fosse l'obbligo di licenziamento, ci sarebbero milioni di persone senza lavoro. Con la cassa integrazione, che è stata prorogata ancora per qualche mese, per fortuna, le aziende stanno tirando avanti. Ma di quello che vi aveva chiesto la Lega non avete proprio ascoltato nulla. Quando noi vi dicevamo di fare poche cose ma chiare, probabilmente c'era qualcuno che in quest'Aula, soprattutto il Governo, era sordo e cieco. Poche cose, ma chiare, voleva dire, caro Presidente, cercare di non far pagare le tasse e i balzelli per tutto il 2020. Ve l'abbiamo detto in più occasioni. Se uno non ha soldi, perché è in zona rossa, perché ha il locale chiuso, il bar chiuso, l'azienda chiusa, il ristorante chiuso, come fa a pagare le tasse? Come fa a pagare le bollette? Non è che può andare a rubare. Allora, non potete voi pensare di dare un sacco di sussidi uno dopo l'altro - 1000 euro a questo, 800 euro a questo, 600 euro a questo - solamente perché magari dopo pensate che un domani questi si ricordino di voi e vi portino i voti alle prossime elezioni, che ci saranno in questo Paese. Non è così che funziona, soprattutto perché le “partite IVA”, caro Presidente, non vogliono soldi a pioggia, non vogliono soldi a fondo perduto. Le “partite IVA”, caro Presidente, vogliono una cosa sola e noi ve l'avevamo detto: vogliono finanziamenti da parte del sistema bancario, finanziamenti lunghi, finanziamenti semplici, da ottenere subito, magari garantiti dallo Stato, in modo da programmare i loro investimenti da qui ai prossimi anni. Anche questa è stata la mancanza del Governo perché, mentre milioni di “partite IVA” chiedevano disperatamente liquidità, beh io penso che il Governo sia stato assolutamente assente se non connivente con le banche. Perché le banche, che già da qualche anno avevano smesso di fare le banche come si faceva una volta, hanno peggiorato la situazione e quindi la gente, le “partite IVA” sono rimaste clamorosamente e gravemente senza liquidità e tutto il mondo economico si è fermato e si sta fermando e si fermerà. Questa situazione economica, non è che adesso che arriva il vaccino - sperando che Arcuri faccia il suo dovere, visto che ha detto che non perderà nemmeno un minuto nel vaccinare la gente - risolverà la situazione. Lo sappiamo bene che il 2021 non sarà l'anno della ripresa, anche perché voi avete sbandierato numeri di ripresa nel 2021 che si stanno abbassando, da fonti internazionali, settimana dopo settimana. Il 2021 sarà un anno disastroso quasi come il 2020, quasi come il 2020, ma per la semplice motivazione che quando la pandemia sanitaria si abbasserà e, quindi, la pandemia economica si abbasserà - perché sapete bene che la crisi economica è legata fondamentalmente alla crisi sanitaria - le imprese italiane non partiranno subito. Per quale motivo? Perché - ve lo dico, signor Ministro e signor sottosegretario - voi non avete fatto la terza cosa che la Lega vi aveva detto di fare: abbassare le tasse.

Se voi aveste abbassato le tasse, avreste messo nelle condizioni le nostre aziende, una volta che l'economia fosse ripartita, di partire nel pieno della concorrenza, di essere concorrenziali con i mercati internazionali, abbassando le tasse, come la Lega aveva fatto nel 2019, mettere magari una flat-tax con redditi più alti, con fatturati più alti, in modo da essere concorrenziali con i mercati internazionali e, quindi, una volta che si partiva con il lavoro si partiva a spron battuto. Le aziende hanno il fiato corto. Quando terminerà questa situazione gravissima dal punto di vista sanitario, le aziende avranno ancora il fiato corto e, quindi, serviranno ancora ammortizzatori sociali, dovrà essere ancora permesso il blocco dei licenziamenti, ci sarà ancora bisogno del reddito di cittadinanza, cosa che noi contrastiamo e lo dico - “cosa che noi contrastiamo” - per il semplice motivo - io faccio parte della Commissione bilancio - che in Commissione bilancio sono stati stanziati altri 3 miliardi e mezzo per il reddito di cittadinanza. Allora, è vero che noi l'avevamo votato - un provvedimento voluto dai 5 Stelle - ma era stato votato, cara Presidente, solamente perché si pensava che il reddito di cittadinanza - voi ce l'avevate detto - fosse un volano per far ripartire l'occupazione. Così non è stato: è stato solamente un grandissimo spreco di soldi, non è servito a nulla se non per assumere i 3 mila navigator e, quindi, noi siamo contrari - e l'abbiamo detto anche in Commissione bilancio - a far rimanere la gente sul divano e a mantenerla con i soldi pubblici. Non esiste una situazione del genere! Se servono soldi per mantenere la gente che ha perso il lavoro, che non può lavorare per mille motivi, ci sono altre forme di sussidi e non certo il reddito di cittadinanza.

Per quanto riguarda le altre questioni, noi abbiamo visto nel “decreto Ristori” i vari provvedimenti che sono stati adottati e, allora, sono provvedimenti in molti casi condivisibili, ma la problematica che noi solleviamo è sempre quella: sono provvedimenti in molti casi che arrivano sempre all'ultimo minuto. Dal punto di vista calcistico potrei dire che arrivano al novantesimo minuto o ai tempi supplementari.

Vi faccio un altro esempio, signor Presidente. In Commissione bilancio stavamo valutando l'idea di posticipare la seconda rata dell'IMU nei primi mesi del 2021. Beh, la seconda rata dell'IMU era il 16 dicembre 2020. Questo provvedimento dev'essere ancora adottato e, quindi, per l'ennesima volta, come in tantissimi altri provvedimenti che avete preso durante quest'anno, siete arrivati troppo tardi, avete buttato i soldi dalla finestra e la gente se ne sta rendendo conto.

Quindi, servivano provvedimenti chiari, servivano delle manovre assolutamente più semplici, serviva una scossa per la nostra economia, in modo che l'Italia potesse ripartire. Ve lo ripeto: sono solamente le aziende che possono mantenere il sistema economico italiano. Per questo motivo, noi siamo assolutamente contrari a tutte queste manovre che avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Paola Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, per parlare di questo provvedimento in questo breve intervento voglio iniziare rifacendomi a quella procedura di ascolto che Fratelli d'Italia ha effettuato nelle scorse settimane qui nella vicina piazza Capranica, ascoltando oltre 500 rappresentanti delle categorie e delle associazioni. Per me questo è molto importante, perché soltanto con un confronto serrato e concreto con la gente, con le categorie, con gli imprenditori, con le partite IVA, si può davvero capire quali siano le esigenze e, purtroppo, raffrontando queste esigenze ascoltate in questi giorni, si può dedurre che questo decreto - e lo dico con dispiacere - non è adatto, non è adeguato a soddisfare tutte quelle esigenze. Quindi, questa è una premessa necessaria.

Adesso elenco brevemente le più importanti e, secondo me, le più significative criticità. Una delle maggiori riguarda proprio i codici Ateco, in quanto dietro a questo numero identificativo forse non si è troppo pensato alle famiglie, ai dipendenti esasperati che sono nascosti dietro questo codice Ateco. Quindi, Fratelli d'Italia dice che i sussidi vanno estesi a tutti indipendentemente dal codice Ateco, ma bisogna guardare la reale diminuzione del fatturato quando supera il 33 per cento. Questo è importante perché è un momento, una riflessione che porta a un realismo. Sono venuti, per esempio, molti rappresentanti di imprese di pulizia o di lavanderie che servono gli alberghi, e quindi non significa che, se un'attività è chiusa, non ci sia dietro una filiera che soffre. È quello che abbiamo ascoltato ed è quello, purtroppo, che è rimasto ancora irrisolto. Un altro problema è quello relativo ai costi fissi: i costi fissi sono un macigno in questo momento per la gente che soffre, i canoni di locazione, i leasing, le utenze, le imposte, i premi assicurativi. Non è assolutamente possibile riuscire a sostenere questi costi, e la locazione forse è quello più diffuso.

Vedo i miei colleghi avvocati a Milano, che naturalmente hanno avuto un calo di clienti incredibile, che hanno davvero anche problemi a poter pagare l'affitto del loro studio, e così chiudono gli studi, chiudono le serrande, chiudono tante piccole imprese. Questo si potrebbe risolvere con un credito d'imposta nei mesi di ottobre, novembre e dicembre proprio relativamente agli affitti. E penso sempre a questi lavoratori autonomi, alle partite IVA che ci hanno mostrato il loro grido di dolore: qui ci vuole un sostegno al reddito personale, perché non possono certo essere sufficienti i 600 euro del marzo scorso. Ci vuole un sistema di ammortizzatori sociali che sostituisca quello attuale, usurato, superato e incentrato solo sulla tutela dei lavoratori dipendenti. È evidente che anche considerare il mese di aprile 2020 come periodo di riferimento per determinare l'ammontare del contributo non sia un criterio equo in quanto molte attività stagionali sono penalizzate.

Queste sono tantissime delle richieste e delle sofferenze delle categorie che questo decreto non ha risolto. Poi non si può non fare una riflessione sulla cassa integrazione: lo Stato dovrebbe garantire, soprattutto in presenza del blocco dei licenziamenti, la completa gratuità della cassa integrazione, contribuendo alla copertura dei costi che sono comunque sempre a carico delle imprese, come per esempio la quota TFR. Può sembrare poco, ma in un periodo lungo, perché qua stiamo trattando di un periodo molto lungo come quello attuale, pesa fortemente sulle casse aziendali. Quindi abbiamo sempre sostenuto e sottolineato come fosse importante offrire alle imprese un'alternativa alla cassa integrazione, aiutandole a resistere con delle misure ad hoc, in modo da far sentire la presenza dello Stato.

Mi riferisco poi al fatto che abbiamo esortato il Governo affinché lo Stato acquistasse servizi da alcuni settori come i servizi alberghieri, come il trasporto. E qui voglio ricordare il lavoro in Senato, il fatto che grazie a Fratelli d'Italia 390 milioni di euro del “decreto Ristori” serviranno a potenziare il trasporto pubblico locale, con la convenzione con taxi, con NCC e con bus turistici che erano comunque fermi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È stato almeno, per fortuna, possibile in quella sede emendare e migliorare questo decreto. Considerando il disastroso andamento della nostra economia al 2020, e quindi anche delle imprese, ci vogliono misure ad hoc per sostenere e garantire la continuità delle imprese, scongiurando il rischio che, a causa dei debiti e delle insolvenze accumulate nel 2020, sia più conveniente chiudere e poi riaprire l'attività, utilizzando una nuova ragione sociale. Ci vuole un pacchetto di misure in favore delle imprese che resistono e danno continuità alle aziende.

Permettetemi, in conclusione, di parlare un po', come membro della Commissione istruzione, della scuola, di fare un accenno ai sussidi che sono stati approntati per la scuola, alle risorse impegnate per il potenziamento della rete informatica. Non è sufficiente, noi abbiamo ancora una didattica a distanza che esclude oltre il 30 per cento degli studenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Noi abbiamo ancora una didattica a distanza che lede il diritto allo studio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), noi abbiamo ancora una didattica a distanza che acuisce le differenze sociali tra studenti e chi vive in una famiglia con un certo reddito e con dei genitori con una certa cultura è sicuramente favorito rispetto a chi non ha queste condizioni di partenza. Quindi, come dicevo, il decreto stanzia le risorse sulla scuola, ma non sono sufficienti. Noi chiederemo quindi, con degli ordini del giorno collegati a questo provvedimento, di aiutare il sistema scolastico paritario, che ha subito contraccolpi gravissimi dovuti alla pandemia, che ha causato la chiusura di tanti istituti privati che sono stati subissati da nuove spese, da sistemi nuovi di igienizzazione e anche dal fatto che mancano tanti docenti, soprattutto relativamente al sostegno. Occorre garantire una parità tra scuola statale e paritaria, soprattutto per quanto riguarda le risorse, risorse che garantiscano un pluralismo scolastico. Quindi, chiederemo - e speriamo che il Governo accolga tali ordini del giorno - di prevedere per le famiglie un bonus scuola per ciascun figlio minorenne a carico iscritto alla scuola paritaria per un importo fino a 300 euro per dodici mensilità, decorrenti dal 2021; sono piccoli segnali, ma molto importanti per le famiglie in sofferenza. Chiederemo anche dei contributi a titolo di ristoro per i maggiori costi sostenuti per il personale aggiuntivo, sempre nelle scuole paritarie, per la sanificazione e i servizi di pulizia, che in questo momento sono importantissimi. Io penso che questo provvedimento purtroppo non sia riuscito a dare veramente ristoro, per arrivare al termine che lo contraddistingue, a tutte le categorie in difficoltà: si può e si deve fare di più. Permangono ancora troppe falle in questo decreto e non è purtroppo risolutivo dei grandi problemi degli italiani. Fratelli d'Italia, per il bene dell'Italia, per il bene del nostro popolo, sarà qui sempre a cercare di migliorarlo, con grande volontà, anche se purtroppo la posizione del voto di fiducia, la mancanza quindi della possibilità di discutere gli emendamenti e di modificare e migliorare insieme questo decreto, pone grossi dubbi sul fatto che riusciremo in questa avventura e in questa possibilità di modificare e migliorare il decreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, nell'incipit di questo intervento vorrei lanciare un appello, utilizzando questo spazio, a tutti coloro che hanno avuto il COVID-19 per la donazione di plasma. Se, come sappiamo, si sono avuti i sintomi forti, se la propria difesa immunitaria ha reagito, è possibile fare le analisi, verificarlo e andare a donare il plasma. Io l'ho fatto questa mattina, per cui invito tutti, nell'ambito del Programma nazionale Tsunami, che vede molti ospedali italiani sperimentare questa banca del plasma e fare ricerca su questo, ad andare a farlo; lo chiediamo e lanciamo questo appello perché è un doppio servizio, essendo anche un aiuto al Servizio sanitario nazionale perché, come mi è stato riferito dai medici questa mattina, se chi ha donato il plasma mantiene i valori del sistema immunitario alti, non verrà vaccinato (e questo forse qualche interrogativo ce lo dovrebbe anche porre). Anche io penso al termine di questo anno, che prima finisce meglio è, essendo stato il 2020 un anno sicuramente eccezionale da tutti i punti di vista. Il COVID-19 è stato quello che viene definito un cigno nero, per utilizzare l'efficace metafora del filosofo della scienza Taleb, che ha messo in discussione gli stessi pilastri della nostra società. Il Censis ci fa capire come si sentano gli italiani: il 73,4 per cento degli italiani indica nella paura dell'ignoto e nell'ansia conseguente il sentimento prevalente; il 66 per cento degli italiani si tiene pronto a nuove emergenze adottando comportamenti cautelativi (mettere i soldi da parte ed evitare di contrarre debiti), anche perché il 75,4 per cento giudica insufficienti o tardivi gli aiuti dello Stato, e non è Fratelli d'Italia a sostenere ciò, colleghi. Questo provvedimento parla di “ristori”, fermo restando che anche nella scelta dei termini dovreste essere un po' più attenti, perché ci si ristora dopo una passeggiata, ci si ristora abbeverandosi a una fonte, ci si ristora, appunto, dopo un leggero affaticamento, ma non dopo uno tsunami sanitario, un'emergenza sanitaria come questa. Quindi, non basta un ristoro, ma serve una cura radicale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), durante il COVID e l'emergenza della pandemia mondiale, colleghi. Il decreto-legge Ristori, quindi, nasce come risposta al DPCM del 24 ottobre, risposta che appare debole dopo quello del 3 novembre e debolissima rispetto alle nuove necessità legate alle chiusure di Natale. Quali chiusure? Non lo sappiamo ancora. Anche noi parlamentari, noi rappresentanti istituzionali del Parlamento del popolo italiano, dobbiamo inseguire i boatos delle agenzie, dobbiamo leggere le anteprime dei giornali; non sappiamo ancora come potremo e con chi potremo festeggiare il Natale e Capodanno. Io già da questo vi chiedo perché non vi vergognate. Sempre il Censis ci ha spiegato che ricadute ha avuto un anno di comunicazione goffa del Governo, la famosa narrazione orwelliana. Le vite degli italiani sono ormai a sovranità limitata. Pensate che il 57,8 per cento degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva, neanche fossimo in Cina; il 38,5 per cento è pronto a rinunciare ai propri diritti civili, colleghi, per un maggior benessere economico, accettando limiti al diritto di sciopero, alla libertà di opinione e di scrivere a sindacati e associazioni. In vista del Natale e del Capodanno il 79,8 per cento degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle. Addirittura, ci sono situazioni paradossali: a Palermo è stato disposto il divieto di stazionamento in mezza città; si può camminare, ma non ci si può fermare da nessuna parte. Cito il romanzo distopico di Huxley: “La gente è felice, ottiene ciò che vuole e non vuole, mai ciò che non può ottenere. Sta bene, è al sicuro, non è mai malata, non ha paura della morte. E se per caso c'è qualcosa che non va, c'è il soma, che voi gettate via, in nome della libertà, signor Selvaggio, la libertà”. Questo era Huxley, ma mi sembra la cronaca di quello che sta accadendo in questi giorni.

Colleghi - sì - la salute è sicuramente al primo posto, ma le ricadute economiche saranno enormi, saranno catastrofiche. Come ha detto Giorgia Meloni, le chiusure che saranno decise dal Governo dovranno comportare rimborsi certi sul fatturato, non ristori e pacche sulle spalle! Se chiudono i ristoranti alle 18, ne risente tutta la filiera; non si può rimborsare soltanto in base ai codici Ateco. I ristori andrebbero calcolati sulla base di quanto è calato il fatturato rispetto all'anno precedente, come abbiamo proposto in un emendamento per i ristori ai teatri. Fratelli d'Italia è riuscita in questo provvedimento a prorogare i termini di validità del Documento unico di regolarità contributiva, il famigerato DURC, fino a gennaio 2021; un piccolo aiuto, ma significativo e simbolico. Abbiamo così risolto la situazione di migliaia di imprese, per cui si sarebbe impedito alle strutture di sanare le precedenti posizioni pendenti sul DURC e al tempo stesso sarebbero state private dei contributi ad esse destinabili; una situazione già creatasi con l'approvazione dell'emendamento del MoVimento 5 Stelle - perché anche questo fate, colleghi dei 5 Stelle - al decreto-legge “Proroga COVID”, che prevedeva lo slittamento della scadenza della validità di tutti gli atti amministrativi, tranne il DURC. Ma come si fa, colleghi, a proporre un simile provvedimento? Grazie a Dio, grazie a un asse trasversale, grazie al buon senso e grazie a Fratelli d'Italia, questo scempio è stato cancellato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! La situazione economica generale è drammatica: le categorie produttive gridano l'allarme; le prenotazioni turistiche hanno subito una riduzione che va dal 60 al 90 per cento rispetto agli stessi periodi degli anni precedenti (sono dati non di Fratelli d'Italia, colleghi, ma dell'organizzazione mondiale del turismo). Nel settore ricettivo, dice Federalberghi, il calo tendenziale del fatturato è, pensate un po' - il calo non il tracollo, il calo -, dell'88,3 per cento.

Circa il 90 per cento degli eventi culturali è stato cancellato, spazzato via, con conseguente perdita di fatturato di chi organizza e dei lavoratori dello spettacolo. Lo dicono, questo, tutte le associazioni di categoria dello spettacolo e della cultura, quelle della musica, dello spettacolo dal vivo, dei teatri privati che stanno fallendo, come l'Eliseo a Roma, dei soggetti fuori dal FUS, della danza, dello spettacolo viaggiante, dei circhi, che sono alla fame, dei musei, delle mostre delle gallerie d'arte. Avete affamato l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Poco meno del 40 per cento delle imprese interessate dal DPCM del 24 ottobre, che danno occupazione a circa 4,8 milioni di persone, colleghi - che, se moltiplicate per tre la famiglia media Istat, fanno 15 milioni di italiani in stato di emergenza -, sono già molto vicine alla soglia critica, al di sotto della quale rimane il fallimento, la povertà e l'indigenza assoluta. La perdita netta del mercato cinematografico dall'8 marzo del 2020 è del 90 per cento rispetto all'anno precedente, per una perdita di box office di 382 milioni di euro. Manca, infatti, un sostegno alle sale cinematografiche. Ai lavoratori dello spettacolo poi - finalmente lo avete capito - il provvedimento attribuisce 1.000 euro al mese, una misura che fino al termine della chiusura dovrebbe divenire strutturale, dovrebbe, perché ancora non avete capito, e forse vi sfugge, che - pensate un po' - anche gli artisti, i ballerini, gli attori di teatro, gli organizzatori di spettacoli, i service e tutto l'indotto dello spettacolo hanno questa cattiva abitudine di nutrirsi, di vestirsi, di mandare i figli a scuola, di volersi spostare, di voler fare una vita decente e dignitosa, pensate un po'. Ci sono immagini ancora più forti dei dati: oggi vediamo tantissime persone in fila alla Caritas per mangiare, e non bisogna andare lontani, colleghi - lo dico ai colleghi che vengono da fuori Roma -; venite con noi alla Caritas di Colle Oppio e vedrete la fila anche degli italiani. Ci sono più fondi per la didattica a distanza, certo, ma il quadro è inquietante: solo l'11,2 per cento degli oltre 2.800 dirigenti scolastici intervistati dal Censis hanno confermato di essere riusciti a coinvolgere nella didattica tutti gli studenti, per cui c'è anche dispersione.

Noi riteniamo che bisogna seguire l'esempio della Germania, ma l'esempio della Germania ci dice che, sì, stanno facendo un lockdown totale, ma stanno dando migliaia, milioni e centinaia di milioni di euro a tutte le categorie, voi, invece, soltanto degli spiccioli.

Quindi concludiamo, colleghi, dicendo convintamente “no” all'ennesima mancia che date alle categorie, e lo facciamo citando una canzone che qualcuno di voi conosce bene: “Convinti di allontanare la paura di cambiare, verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte. Per quanto voi vi crediate assolti, sarete per sempre coinvolti” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente, signori del Governo. Intervengo, forse con una malcelata emozione, all'esito di un lavoro così importante che questa Camera ha potuto fare su un decreto così significativo. Vedete, noi, nei ventisette minuti complessivi di Commissione, abbiamo potuto sicuramente affrontare a pieno tutte le esigenze degli italiani che hanno bisogno di riprendersi dallo tsunami - come l'ha definito qualcuno, giustamente - del COVID. Vedete, è chiaro che la disponibilità, chiestaci più volte dal Premier, da esponenti importanti della maggioranza e da altri del Governo, di collaborare affinché l'Italia si sentisse più unita credo abbia trovato proprio il suo trionfo in questi 27 minuti di Commissione congiunta, dove onestamente nessuno di noi ha fatto mancare il suo contributo, ma voglio dire che questa attenzione proprio e la partecipazione democratica si evince anche dalla oceanica partecipazione, oggi, nella discussione degli amici di LeU, di Italia Viva e del PD. Insomma, ringrazio adesso il collega che è arrivato perché almeno qualcuno presente di quella diaspora della sinistra c'è, oggi, ad ascoltarci; fino a pochi minuti fa avevamo un intero settore del Parlamento completamente sguarnito. Ma questa disponibilità - voglio dire - la dimostra anche la puntuale, sebbene alquanto dissimulata, attenzione dei colleghi 5 Stelle. Insomma, non mi pare che ci sia proprio la voglia di dimostrare un trionfo di questa maggioranza rispetto a un lavoro parlamentare, a un lavoro di Governo per il bene degli italiani; mi sembra, più che altro, che dimostri il fatto che non ci credete neanche voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Voi, come da marzo di quest'anno, ancora oggi continuate a inseguire, a inseguire un'idea sbagliata dei bisogni degli italiani, perché voi i bisogni degli italiani non li conoscete, perché siete lontani anni luce da questa nazione, dal sentimento di questa nazione, dal sentimento di chi vive, opera e lavora in questa nazione. Voi siete lontani anni luce da quello che sta succedendo fuori da questo palazzo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, vedete, non basta inventarsi, come avete fatto fin dall'inizio, anche nelle diverse composizioni dei Governi, nomi di decreti più o meno intriganti, per dimostrare di avere a cuore l'Italia e gli italiani. Non basta continuare ad infilare, qualcuno le ha chiamate “marchette”, qualcuno li ha chiamati “favori”, io voglio essere anche più benevolo, li chiamerei “errori”, di continuare - usiamo un brutto termine - a buttare soldi così, a pioggia, più o meno a pioggia, per cercare di accontentare qualcuno. Bisogna pianificare, bisogna sapere fin dall'inizio quali sono le necessità rispetto alle richieste che voi fate. Avete chiesto di chiudere, come diceva il collega Deidda, le palestre? Bene, quale è la risposta per le palestre? Avete chiesto agli studenti di stare a casa: quali sono state le soluzioni che avete prospettato agli studenti e alle famiglie degli studenti? Avete chiesto a tante aziende di chiudere: quali sono state le soluzioni? State chiedendo, forse - non lo so, qualcuno dice di sì, qualcuno dice di no -, di stare chiusi a Natale: quali sono le risposte che date?

Non potete sempre inseguire, voi siete il Governo di questa nazione. Quando decidete, voi dovete dare le risposte appieno a questi italiani, non dovete prenderli in giro, non dovete creare una cortina fumogena di dichiarazioni, di finte liti, che, poi, alla fine, si ricompongono sempre intorno a qualche posizione in più o a qualche posizione in meno. Non potete far finta che a decidere deve essere l'ennesima task force che non sapete neanche voi chi deve nominare e chi deve ascoltare. Voi dovete incominciare ad assumervi la responsabilità di governare questo Paese. Il Governo di questo Paese è un onore, ed è anche un onere che voi non volete assumervi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), pensate che sia sempre qualcun altro che deve assumersi l'onere e voi tenervi stretti gli onori, che, poi, si riducono, ahimè, vista anche la scarsezza politica di questa maggioranza, a qualche poltrona.

Allora, dal mio punto di vista, dal nostro punto di vista, noi riteniamo che anche questo decreto sia insoddisfacente, che anche le modalità con cui sono nati - perché sono più decreti - e sono stati, poi, costruiti i decreti stessi siano errate. È inutile che il collega Fragomeli ci venga a dire: no, ma noi al Senato siamo riusciti a fare un bel lavoro, abbiamo dato, abbiamo fatto… È come quando qualcuno ci vieta di uscire di casa, e, poi, dite: no, ma poi vi permettiamo di fare il pranzo di Natale con i parenti, salvo poi, l'altro, dirci che, invece, non ce lo permette (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Capite che facciamo un po' fatica, poi, a pensare che voi siate in buonafede, che voi siate seri quando cercate un dialogo parlamentare? Perché, per esempio, gli emendamenti che noi abbiamo chiesto e, in parte, ottenuto al Senato sul trasporto privato da utilizzare per il trasporto pubblico riguardano una cosa che stiamo dicendo da mesi, che arriva solo adesso, che, però, è tardiva ed è anche, purtroppo, inadeguata, se voi non entrate nella logica che deve essere funzionale a risollevare, per esempio, la possibilità per gli studenti italiani di andare a scuola. Perché, come si è detto prima, è vero che, in parte, la scuola è stata un centro di contagio - non lo sappiamo, perché, ovviamente, voi non avete mai elaborato dei dati, non avete mai usato gli istituti di statistica, non avete mai usato tutte le varie consulenze che avete messo in atto, per darci una panoramica vera delle possibilità di contagio -, è indubbio che a scuola c'è stato qualche momento più intenso di contagio, ma non è la scuola che, di per sé, ha dato il contagio: erano i mezzi di trasporto che, purtroppo, mescolavano studenti, lavoratori, eccetera, eccetera, e, arrivando a scuola, probabilmente, gli studenti si contagiavano.

Allora, vorrei chiedervi: in questi mesi, soprattutto nei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto, in cui il virus era meno impattante, in cui le scuole erano chiuse, oppure, come a maggio, giugno e metà giugno, quando erano ancora a distanza, avete voi organizzato un piano che potesse, diciamo, scaglionare gli orari d'ingresso? No. Avete pensato che si potessero mettere dei termoscanner all'ingresso della scuola? No. Avete dato disposizioni vere ai presidi? Io sono papà di due figli che vanno alle superiori, vi leggerei le e-mail disperate che hanno mandato i presidi delle scuole ai genitori, dicendo: guardate, siamo un po' allo sbando, ognuno di noi si arrangia come riesce per dare delle disposizioni: mascherina sì, mascherina no, distanza dal banco, distanza dalla bocca, eccetera. Io non voglio neanche infierire sui banchi a rotelle (Commenti del deputato D'Incà), e vedo il Ministro D'Incà che si perplime: forse, magari, se avesse visitato qualche scuola, prima che chiudesse, lo saprebbe. Ancora adesso, per esempio, nessuno sa cosa succederà il 7 gennaio. Lei lo sa? Perché, se lei lo sa, se lei ritiene che il suo Governo, invece, abbia fatto una pianificazione del rientro a scuola, noi siamo molto contenti di questo, però ce lo dica, così stiamo tutti più tranquilli e magari la applaudiamo anche. Ma non ce lo dite, quindi evidentemente non lo sapete, state probabilmente litigando anche su questo. Perché per me leggere, come ho letto su un'agenzia ieri, che il Presidente del Consiglio è contrario all'idea del suo Governo di chiudere totalmente a Natale, mi manda fuori di testa, perché non è possibile che un Governo parli con tre voci diverse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): gli “aperturisti”, quelli che vogliono chiudere e quelli che stanno a metà. Citate sempre l'Europa, citate la Merkel, Macron, ma lei ha sentito il Ministro degli affari regionali della Francia che discuteva quello che diceva Macron? Ha sentito il Ministro degli esteri della Merkel che discuteva quello che decideva la signora Merkel? A me non pare. Vorrei che faceste anche un esame di coscienza ogni tanto, invece di essere sempre così convinti di essere dalla parte del giusto. E allora la nostra contrarietà - e concludo - nasce proprio da questo fatto: che noi non ci fidiamo. Non ci fidiamo più. Non crediamo che voi abbiate una prospettiva, da qui a qualche mese, a sei mesi, a quando speriamo si concluderà questa vicenda pandemica. Non ci fidiamo di come state organizzando i piani vaccinali e non ci fidiamo di come state pensando ancora le chiusure e non ci fidiamo che abbiate idea di cosa significa la ripartenza, soprattutto riguardo a questa immensa messe di miliardi che arriverà, si spera, con il Recovery Fund, che ancora una volta è oggetto di un parapiglia assolutamente poco onorevole da parte di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2828)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione finanze, deputato Davide Zanichelli, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare la relatrice per la Commissione attività produttive, deputata Francesca Bonomo, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, sottosegretaria Guerra. A lei la parola, prego.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Soltanto alcune annotazioni perché ho seguito questo provvedimento assieme a tutto il Ministero, il Ministro e i sottosegretari, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, e al Senato c'è stato effettivamente un proficuo lavoro - che ha visto anche un'importante collaborazione fra maggioranza e minoranza - che non va assolutamente né sottovalutato, né ignorato. Però sono rimasta molto colpita, ascoltando attentamente il dibattito in quest'Aula, dalle narrazioni che ho sentito su alcuni punti, che mi hanno veramente, veramente lasciato interdetta. La prima cosa che vorrei dire è che, praticamente, il Governo è stato accusato di non avere avuto il potere di prevedere l'andamento del virus e di non averlo impedito. Io resto colpita perché tutti sappiamo che i contagi di Coronavirus al mondo sono arrivati alla cifra di 74 milioni: 74 milioni di persone contagiate dal Coronavirus in tutto il mondo. Quanti Governi inetti esistono al mondo, che non sono stati capaci di prevedere e di prevenire questo contagio? Non si può raccontarla così. Questo è un contagio terribile, ignoto alla scienza nel suo primo nascere, con una capacità di trasmettersi assolutamente notevole, pericolosissimo per la salute e per la stessa sopravvivenza delle persone. Quindi, noi siamo di fronte a una situazione in cui ogni Governo - e quindi anche il nostro - si è trovato ad affrontare continuamente una situazione che mutava, di cui non si conoscevano l'estensione e le caratteristiche e che si poteva combattere e, ancora oggi, a quanto si sa, finché non arrivano i vaccini, si può combattere solo con provvedimenti che riducano la possibilità delle persone di incontrarsi. Questa è una cosa dolorosissima, sia dal punto di vista personale che dal punto di vista economico e chi si deve prendere tutti i giorni questa responsabilità, cioè il Governo e i governi anche a livello regionale, sa con quale sofferenza e difficoltà queste decisioni devono essere prese, perché non è né insensibile, né gli manca la conoscenza delle conseguenze del virus e delle proprie decisioni. In questo contesto, secondo me, bisognerebbe essere più prudenti a fare certe affermazioni. L'altra questione che voglio dire è che noi non possiamo chiedere al Governo e il Governo non può assicurare certezza sul futuro, ossia su tutte le azioni che verranno intraprese da qui in avanti, perché quello che noi dobbiamo fare, invece, in una situazione che è caratterizzata dall'incertezza - perché l'incertezza è quando e come si riuscirà, anche a livello mondiale, davvero, a contenere questo fenomeno -, è monitorare questo fenomeno e calibrare in modo paziente, giorno per giorno, le misure che sono necessarie per garantire quella che è sempre stata e sarà la nostra priorità, vale a dire assicurare le cure a tutta la cittadinanza; dobbiamo calibrare questa priorità, la salute delle persone e la tutela delle persone, con misure proporzionate di contenimento e chiusura per evitare di fare guai ancora più grossi di quelli che il COVID sta facendo, per impedire al COVID di fare guai ancora più grossi di quelli che sta facendo. Quindi, questo decreto, questi decreti confluiti in uno solo che stiamo approvando oggi, qui, in quest'Aula, non sono quattro perché il Governo ha detto: ah, non ci avevo pensato, ah, non sapevo come si faceva. Sono quattro perché la situazione in tempi molto brevi è variata in modo significativo. La seconda ondata è stata un'impennata, quindi, quando noi abbiamo fatto il “Ristori 1”, a ottobre, lo abbiamo fatto perché, in quel momento, stavamo prendendo delle misure di chiusura e, in quel momento, volevamo intervenire perché l'immediatezza, l'avete detto tutti, è una cosa fondamentale per il significato e la riuscita dell'intervento di sostegno, chiamiamolo “ristoro”, chiamiamolo “risarcimento”, veramente, mi sembra che questa questione sia di secondo piano, la parola “ristoro” non c'è una volta sola in tutto il decreto, quindi, non è quello il problema. Volevamo l'immediatezza, dopodiché siamo passati a dover introdurre, come sapete, le zone arancioni e rosse, e non perché non ci avevamo pensato, ma perché il contagio è andato così; li avete visti i dati? E quello ha richiesto un altro immediato intervento e il terzo è stato per finanziare quell'intervento, perché l'estensione delle zone rosse e arancioni è stata superiore rispetto alle previsioni; ahimè, non abbiamo, in effetti, la sfera di cristallo, lo dico. Il quarto intervento, invece, ha un'altra funzione e ve la dirò fra un secondo, perché prima voglio dirvi che anche noi conoscevamo - ed è giusto che siano sottolineati in questa come nell'altra Aula - i limiti dell'intervento che siamo andati a costruire: abbiamo fatto riferimento ai codici Ateco, pur sapendo che i codici Ateco sono imperfetti, pur sapendo che con i codici Ateco andavamo alle attività chiuse, ma non alla filiera, lo sapevamo; abbiamo anche preso a riferimento la perdita del fatturato di aprile 2020 rispetto ad aprile 2019, pur sapendo che sarà importante guardare la perdita di tutto il periodo pandemico; ma perché lo abbiamo fatto? Perché in quel modo noi abbiamo potuto pagare questo ristoro, questo indennizzo, questo chiamatelo come vi pare, in un numero di giorni che, per quelli che l'avevano già avuto ad aprile, è andato da un minimo di quattro giorni (in quattro giorni, senza fare domanda, hanno avuto sul loro conto corrente questo ristoro), o al massimo quindici giorni.

E si tratta di 2-300 mila soggetti, tra cui tanti lavoratori autonomi; e quando sento dire che non pensiamo ai lavoratori autonomi mi fa veramente molto, molto dispiacere. Quindi la scelta che è stata fatta, consapevole, è quella di dire: “Facciamo una cosa che arrivi subito, che dia ristoro a quelli che siamo sicuri che hanno perso, senza dover chiedere delle verifiche, che non possiamo fare, perché noi a novembre non potevamo sapere quanto uno avrebbe perso, a novembre; lo possiamo sapere solo dopo, ma se aspettiamo dopo, quello intanto soffre ancora di più. E allora noi nel “decreto 4” - quello che è finito qua dentro - abbiamo stanziato 5,3 miliardi, prevedendo una cosa che non è un aggiustamento a cui non avevamo pensato - oh poveri noi - ma è una cosa voluta, una cosa che abbiamo chiamato “fondo perequativo”. Quel fondo perequativo, anche con l'aiuto delle minoranze, se ce lo vorranno dare - molti suggerimenti sono venuti al Senato - sarà disegnato in modo tale da andare a compensare chi non ha avuto subito, dandogli di più. Chi ha avuto già prenderà meno, perché avremo dei parametri più assestati, potremo valutare un periodo più lungo di fatturato, potremo valutare anche gli effetti dei provvedimenti che ancora stiamo prendendo e fare una cosa più ponderata. Sarà l'ultimo “decreto Ristori”? Io mi auguro di sì, ma non perché vuol dire che il Governo finalmente ci ha preso, ma perché vorrà dire che questa pandemia sarà finalmente domata (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2828)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2828)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Federico D'Incà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2828: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, recante ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato al Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Questa fiducia arriva puntuale, come sempre, e non è certamente una sorpresa per questa Assemblea che oggi il Ministro D'Incà, al termine di questo dibattito, abbia messo la fiducia. Ma, Ministro D'Incà, io oggi, in vista del mio ormai puntuale - anch'esso come la fiducia - intervento sull'ordine dei lavori, a commento della sua fiducia periodica, avevo fatto il conto di quante fiducie erano state messe fino adesso e avevo calcolato che questa sarebbe stata la trentacinquesima fiducia. Invece no, perché in realtà ho scoperto che lei dall'altro ramo del Parlamento ne ha messa un'altra ancora, per cui anziché essere la trentacinquesima siamo alla trentaseiesima… E, come dire, complimenti! Per fortuna che abbiamo solo due Camere, sennò lei, Ministro, fra poco dovrebbe scappare per andare nella terza camera a mettere la fiducia; magari, che ne so, andrà in tv a “Porta a Porta” che normalmente è la “terza Camera”. Ecco, la cosa che mi fa strano non è tanto vederla mettere la fiducia - poi, Ministro D'Incà, lei è diventato ormai un grandissimo incassatore in nome e per conto del Governo, che lei nella sua collegialità rappresenta, ma si prende sempre lei la responsabilità di venire qui, metterci la faccia, mettere la fiducia e prendersi anche tutte le proteste legittime e giuste dell'opposizione - ma, al di là di questo, quello che mi sorprende e che qualche anno fa avrei avuto difficoltà a raccontare a chi come lei siede in Parlamento per la seconda legislatura - non so se per l'ultima, vedrete poi voi, in base alle vostre regole, che peraltro anni fa volevate imporre a tutti, quelle del limite del secondo mandato, ma va be', anche su quello stendiamo un velo pietoso - se le avessi detto, Ministro D'Incà, nella scorsa legislatura, che lei sarebbe arrivato a mettere la trentaseiesima fiducia in 15 mesi, senza vedere i suoi colleghi del suo gruppo sdraiarsi sui banchi del Governo e occupare l'Aula, mi dica la verità: lei ci avrebbe creduto? Io credo di no. È una domanda, ovviamente, retorica. Guardi, l'unica, come dire, luce in questo momento, devo dire, è che almeno questa volta, prima di mettere la fiducia, il Governo non è stato, come al solito, tristemente silente. Almeno la sottosegretaria Guerra ha avuto - guardi, con tutta la diversità di posizioni, di schieramenti, eccetera - il coraggio di prendere la parola, di fare una replica. Insomma, almeno questo segno di vita, di esistenza in vita, di motivazione, di difesa delle posizioni del Governo. Almeno quello, questa volta, non ci è stato negato. Certo, continuiamo con il bicameralismo a senso unico alternato. Questo decreto qui non l'abbiamo visto neanche di striscio. Abbiamo ascoltato la replica del sottosegretario, diciamo. Abbiamo fatto una bella discussione generale pomeridiana. Con le esigenze di tempi che abbiamo, ci metteremo la fiducia, lo liquideremo e così sarà anche per tutti gli altri provvedimenti: “decreto Sicurezza” al Senato, la legge di bilancio di qua, di là, eccetera, eccetera, eccetera. Voi, che dovevate cambiare il mondo! Nel frattempo, il mondo è cambiato e voi avete cambiato la Costituzione, di fatto, con questa, permettetemi, pessima prassi del bicameralismo a senso unico alternato, per cui i disegni di legge di conversione dei decreti-legge li esamina una sola Camera, perché in quell'altra viene messa la fiducia. Questa è stata la grande rivoluzione, questo è stata la grande riforma che avete fatto, senza nemmeno avere il coraggio di portarcela in Aula e di farcela votare, come invece avete fatto con quell'altra porcheria del taglio dei parlamentari. Ecco, questo sarebbe stato dignitoso; invece, eccoci ancora qua. Guardate, io la comprendo l'esigenza di un Governo, soprattutto quando c'è un calendario sovraccarico, quando c'è una legge di bilancio che, di fatto, non è neanche ancora cominciata. Comprendo tutto. L'unica cosa che mi riservo il diritto e anche, permettetemi, insieme a tanti altri colleghi dell'opposizione, il piacere di fare, è di ricordarvi quello che dicevate ieri e quello che fate oggi e ricordarvi come le due cose non si sovrappongano neanche per niente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, il collega Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, signor Ministro, noi abbiamo ascoltato anche le parole del sottosegretario, in sede di replica, che ci ha detto chiaramente che molte misure sono state assunte anche con uno spirito di prudenza. Beh, in realtà quella prudenza è una prudenza degli ultimi mesi perché è evidente che all'inizio di questa vicenda si pensasse ad altro; talmente prudenti da prendere aperitivi sui Navigli senza timore di quello che sarebbe successo il giorno dopo. Ma al di là delle motivazioni del signor sottosegretario, mi pare di potere e dover dire che in quest'Aula ormai sistematicamente i provvedimenti importanti non hanno la possibilità di essere discussi, se non in una sede di discussione generale, possibilmente contingentata, perché tanto, se avessimo chiesto tempi maggiori, vi sarebbe stata la richiesta tranchant della chiusura della discussione; quindi, l'obiettivo la maggioranza l'avrebbe raggiunto ugualmente, cioè quello di non far parlare l'opposizione. Oppure attraverso questo nuovo istituto, molto valorizzato, degli ordini del giorno, tant'è che, da quando si è insediato, il Governo Conte 2 ha raddoppiato il numero di ordini del giorno accolti rispetto al Conte 1, salvo un piccolo particolare: che a nessuno di questi ordini del giorno è stata poi data concreta attuazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora c'è un limite alla presa in giro, io penso! Lo dico perché, vedete, non è qui il caso di dire; si poteva convertire, si doveva convertire in legge il “Ristori uno”. Il problema è che nel “Ristori 1” avete fatto entrare il “Ristori bis”, “ter” e “quater” nonostante non fossero in scadenza!

Non mi interessa. In questa Camera, se mi consente, signor Ministro, lei ha chiesto la fiducia su un provvedimento che la Camera non ha visto, non ha visto (Commenti del deputato D'Incà)! Ed è inutile che lei voglia tentare di interrompere, perché sotto il profilo della procedura parlamentare lei ha solo da imparare. Lei, quando era su altri banchi e altri ruoli, militava in un partito dove si saliva sui tetti quando succedevano queste cose in quest'Aula. Si arrampichi come i gatti e salga pure sui tetti, perché questa volta dovreste buttarvi da quei tetti per come avete trattato il provvedimento, perché si può e si poteva cercare almeno di dare una possibilità - una! - a quest'Aula di discutere uno dei provvedimenti anche lasciandoli immutati rispetto al Senato, perché un conto è dire che il provvedimento è blindato, un conto è blindarne quattro in uno a scadenze diverse, perché lo sapete benissimo che le scadenze sono diverse. E, allora, io personalmente ritengo che quanto è accaduto oggi e quanto accadrà con la legge di bilancio - e vorrei ricordarlo al loquace, con il sottosegretario, signor Ministro -, vorrei ricordarvi che la legge di bilancio, depositata con venti giorni di ritardo rispetto alla legge, è andata in Commissione venti giorni dopo ancora ed è quello il principio che ci porterà la prossima settimana ad avere l'ennesimo voto di fiducia sull'ennesima legge di bilancio, che per l'ennesima volta sarà approvata nel testo uscito non dall'Aula ma dalle Commissioni, perché, se me lo consente, fino a prova contraria non esiste da nessuna parte che sia un obbligo di porre la fiducia…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

TOMMASO FOTI (FDI). …sul testo delle Commissioni, e sto facendo un richiamo anche di natura regolamentare. E allora - e concludo - se voi pensate di andare alla guerra con questo modo e con queste argomentazioni sono decisamente convinto che vincerà il virus dell'antiparlamentarismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine dei lavori, il collega Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Sarò brevissimo perché, come si dice, contro la forza, la ragion non vale. È evidente che, anche per lasciare agli atti il fatto che tutti sapete ma che il pubblico forse non sa, anche al Senato, la Lega in particolare ma anche altri gruppi sono stati costretti, quantomeno per dare una presenza di sé, a occupare l'Aula. Perché? Perché anche lì avete messo la fiducia. Qui è la trentaseiesima e credo di là ugualmente. Su cosa? Su una “legge Immigrazione” che è semplicemente incredibile.

Qui avete messo la fiducia per stroncare ogni possibilità di dibattito ma anche di miglioramento su una legge importante che riguarda il nostro Paese - tutti, anche i vostri elettori - mettendoci dentro tutto: ormai la tecnica è quella, si parte da un bel titolo e poi ci si mette dentro un po' di tutto, i famosi decreti omnibus di antica memoria, insieme a cose anche minimamente condivisibili o, anche, obtorto collo condivise. Parliamoci chiaro: l'alternativa, diceva il sottosegretario, l'avete condivisa anche voi. Certo, perché altrimenti comunque fate la stessa cosa, quindi in un minimo di ragionevolezza noi, responsabili verso il Paese, abbiamo accettato e accettiamo anche cose che non andrebbero accettate, ma la vostra coscienza di cittadini, prima ancora che di parlamentari, vi avrebbe dovuto quantomeno impedire di mettere dentro di tutto e di più in un provvedimento che dovrebbe avere un campo di azione circoscritto e limitato a quelle che sono le emergenze. Ultimo dettaglio. Il fatto che avete dovuto fare il “Ristori-quater” dimostra che gli altri tre non li avete centrati molto bene per un semplice motivo, perché non avete una linea filosofica di indirizzo costante. Faccio un esempio per ricordare che la signora Merkel ha fatto un discorso duro, se vogliamo. Si è accollata le sue responsabilità davanti al suo popolo e davanti al suo Parlamento. Ha detto delle cose chiare e ha adottato provvedimenti chiari, non condivisibili, che non è detto che avrebbero funzionato ugualmente in Italia. Voi non avete neanche questo tipo di chiarezza: un giorno dite una cosa, l'altro giorno dite un'altra cosa. Anziché porre una regola semplice, uno non si può muovere da casa, faccio un esempio perché i cittadini capiscano, perché noi qui lo sappiamo bene cosa state facendo, ma il cittadino deve capire. Uno che abita a Gabicce, che è esattamente al di là del canale, a 20 metri da Cattolica, in base alle norme…

PRESIDENTE. Collega, però il suo è un intervento sull'ordine dei lavori, quindi dovrebbe parlare sull'ordine dei lavori e non sul provvedimento.

LUCA RODOLFO PAOLINI….per impedire a uno che sta a Gabicce di andare a Cattolica, bastava mettere “entro nel raggio di 20 chilometri” e il problema della differenza tra il romano e il gabiccese che va a Cattolica non esisteva. Su questo avete messo la fiducia.

PRESIDENTE. Procediamo, quindi, fin da ora all'estrazione del nominativo da cui inizierà la chiama per il voto di fiducia nella giornata di domani.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dal deputato Rossini Roberto.

Come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 8,30, per le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Seguirà, a partire dalle ore 10, la votazione per appello nominale. A partire dalle ore 11,30 avrà luogo l'esame degli ordini del giorno e a partire dalle ore 13,30, con ripresa televisiva diretta, le dichiarazioni di voto finale. La votazione finale avrà luogo entro le ore 15.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà. Collega, le ricordo che ha un minuto.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Prendo la parola per esprimere la solidarietà mia e del mio partito, la Lega, a quelle decine di migliaia di insegnanti che purtroppo ad oggi, 17 dicembre, non hanno ancora percepito lo stipendio, in alcuni casi addirittura lo stipendio di ottobre. Siamo ad una settimana dal Natale e il Ministero dell'Economia e delle finanze con il Ministero dell'Istruzione ci avevano garantito che con l'emissione straordinaria del 14 dicembre sarebbe stato garantito il diritto basico, principale, sacrosanto di un lavoratore, cioè se io lavoro tu mi devi pagare. Eppure sono centinaia le segnalazioni che ci dicono che ad una settimana dal Natale dei lavoratori precari, veri proletari, non hanno ancora percepito lo stipendio. Per cui, Presidente, le chiedo, con la massima sincerità, di potersi attivare presso anche il Presidente Fico affinché almeno prima di Natale i proletari del 2020 possano percepire quello che gli spetta di diritto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 18 dicembre 2020 - Ore 8,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1994 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, recante ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 (Approvato dal Senato). (C. 2828)

Relatori: ZANICHELLI, per la VI Commissione; BONOMO, per la X Commissione.

La seduta termina alle 18,30.