XVIII LEGISLATURA
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME: DDL N. 2670 E DOC. XXVII, N. 18
Ddl n. 2670 – Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2019-2020
Tempo complessivo: 15 ore, di cui:
• discussione sulle linee generali: 8 ore;
• seguito dell'esame:7 ore.
Discussione generale | Seguito dell'esame | |
Relatore | 20 minuti | 20 minuti |
Governo | 20 minuti | 20 minuti |
Richiami al Regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 30 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 12 minuti |
55 minuti
(con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 58 minuti | 4 ore e 45 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 55 minuti | 50 minuti |
Lega – Salvini premier | 50 minuti | 43 minuti |
Partito Democratico | 44 minuti | 35 minuti |
Forza Italia – Berlusconi
presidente |
43 minuti | 34 minuti |
Fratelli d'Italia | 1 ora | 55 minuti |
Italia Viva | 34 minuti | 22 minuti |
Liberi e Uguali | 32 minuti | 18 minuti |
Misto: | 40 minuti | 28 minuti |
L'Alternativa c’è | 11 minuti | 7 minuti |
CAMBIAMO! – Popolo
protagonista |
7 minuti | 5 minuti |
Centro Democratico | 7 minuti | 5 minuti |
Noi con l'Italia –
USEI-Rinascimento ADC |
4 minuti | 3 minuti |
Facciamo eco – Federazione
dei Verdi |
3 minuti | 2 minuti |
Azione - +Europa – Radicali
Italiani |
3 minuti | 2 minuti |
Minoranze Linguistiche | 3 minuti | 2 minuti |
Europeisti – MAIE - PSI | 2 minuti | 2 minuti |
Relazione della V Commissione sulla Proposta di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Doc. XXVII, n. 18)
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 5 ore.
Relatore | 20 minuti | |
Governo | 20 minuti | |
Richiami al Regolamento | 10 minuti | |
Tempi tecnici | 5 minuti | |
Interventi a titolo personale | 20 minuti | |
Gruppi |
2 ore e 15 minuti
(discussione) |
1 ora e 30 minuti
(dichiarazioni di voto) |
MoVimento 5 Stelle | 25 minuti | 10 minuti |
Lega – Salvini premier | 22 minuti | 10 minuti |
Partito Democratico | 18 minuti | 10 minuti |
Forza Italia – Berlusconi
presidente |
17 minuti | 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 12 minuti | 10 minuti |
Italia Viva | 11 minuti | 10 minuti |
Liberi e Uguali | 10 minuti | 10 minuti |
Misto: | 20 minuti | 20 minuti |
L'Alternativa c’è | 4 minuti | 4 minuti |
CAMBIAMO! – Popolo
protagonista |
3 minuti | 3 minuti |
Centro Democratico | 3 minuti | 3 minuti |
Noi con l'Italia –
USEI-Rinascimento ADC |
2 minuti | 2 minuti |
Facciamo eco – Federazione
dei Verdi |
2 minuti | 2 minuti |
Azione - +Europa – Radicali
Italiani |
2 minuti | 2 minuti |
Minoranze Linguistiche | 2 minuti | 2 minuti |
Europeisti – MAIE - PSI | 2 minuti | 2 minuti |
COMUNICAZIONI
Missioni valevoli nella seduta del 24 marzo 2021.
Amitrano, Ascani, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Cadeddu, Campana, Carfagna, Casa, Castelli, Cirielli, Coin, Colletti, Colucci, Davide Crippa, Currò, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Maria, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Frailis, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Lacarra, Lapia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Melilli, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Muroni, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Paita, Palazzotto, Parolo, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Spadoni, Speranza, Tabacci, Tasso, Varchi, Vignaroli, Raffaele Volpi, Zoffili.
(Alla ripresa pomeridiana della seduta)
Amitrano, Ascani, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Cadeddu, Campana, Carfagna, Casa, Castelli, Cirielli, Coin, Colletti, Colucci, Davide Crippa, Currò, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Maria, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Frailis, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Lacarra, Lapia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Melilli, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Muroni, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Paita, Palazzotto, Parolo, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Spadoni, Speranza, Tabacci, Tasso, Varchi, Vignaroli, Raffaele Volpi, Zoffili.
Annunzio di proposte di legge.
In data 23 marzo 2021 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:
SARLI ed altri: «Disposizioni per la tutela dei grandi carnivori e la promozione della convivenza con essi» (2966);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE SOVERINI ed altri: «Modifica all'articolo 48 della Costituzione, in materia di conferimento dell'elettorato attivo per le elezioni comunali al compimento del sedicesimo anno di età» (2967);
PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE MORASSUT: «Modifica degli articoli 114, 131 e 132 della Costituzione, concernenti la struttura della Repubblica, la determinazione delle regioni e le procedure per la fusione delle regioni esistenti e la creazione di nuove regioni» (2968);
CAVANDOLI: «Istituzione di un Fondo per l'acquisto di impianti di ventilazione e climatizzazione per gli ambienti scolastici in relazione alla trasmissione dell'infezione dal virus SARS-CoV-2» (2969);
BAZOLI ed altri «Istituzione della Giornata della vita nascente » (2970).
Saranno stampate e distribuite.
Annunzio di disegni di legge.
In data 24 marzo 2021 è stato presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge:
dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro della giustizia:
«Conversione in legge del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 42, recante misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare» (2972).
Sarà stampato e distribuito.
Adesione di deputati a proposte di legge.
La proposta di legge ASCARI ed altri: «Delega al Governo per la riforma dei procedimenti per la tutela e l'affidamento dei minori» (2897) è stata successivamente sottoscritta dalle deputate Giuliano e Sarli.
La proposta di legge ASCARI ed altri: «Modifica all'articolo 414 del codice penale, in materia di circostanza aggravante dell'istigazione o dell'apologia riferite al delitto di associazione di tipo mafioso o a reati commessi da partecipanti ad associazioni di tale natura» (2899) è stata successivamente sottoscritta dalla deputata Giuliano.
Trasmissione dal Senato.
In data 23 marzo 2021 il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza la seguente proposta di legge:
S. 1977. – Senatori NENCINI ed altri: «Celebrazioni per il sessantesimo anniversario della scomparsa di Luigi Einaudi» (approvata dalla 7a Commissione permanente del Senato) (2971).
Sarà stampata e distribuita.
Assegnazione di progetti di legge a Commissioni in sede referente.
A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, i seguenti progetti di legge sono assegnati, in sede referente, alle sottoindicate Commissioni permanenti:
IV Commissione (Difesa):
TONDO ed altri: «Disposizioni per la riabilitazione storica attraverso la restituzione dell'onore degli appartenenti alle Forze armate italiane condannati alla fucilazione dai tribunali militari di guerra nel corso della prima Guerra mondiale» (2809) Parere delle Commissioni I, V e VII;
XIII Commissione (Agricoltura);
MATURI ed altri: «Istituzione della Giornata del volontario per gli animali» (2894) Parere delle Commissioni I, V, VII e XII;
CIABURRO ed altri: «Disposizioni per la realizzazione di una piattaforma informatica con sistema blockchain per la tracciabilità e la rintracciabilità dei prodotti della filiera agroalimentare e ittica» (2906) Parere delle Commissioni I, V, IX, X, XII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Trasmissione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
Il Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, con lettera in data 24 marzo 2021, ha inviato – ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 7 agosto 2018, n. 100 – la relazione sull'inquinamento derivante dall'utilizzo dei gessi rossi prodotti a Scarlino, approvata dalla medesima Commissione nella seduta del 24 marzo 2021.
Il predetto documento sarà stampato e distribuito (Doc. XXIII, n. 8).
Annunzio di sentenze della Corte costituzionale.
La Corte costituzionale, in data 23 marzo 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, copia della seguente sentenza che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, è inviata alla I Commissione (Affari costituzionali):
sentenza n. 44 del 9 febbraio-23 marzo 2021 (Doc. VII, n. 617),
con la quale:
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 12, della legge della Regione Siciliana 28 novembre 2019, n. 19 (Disposizioni per la rideterminazione degli assegni vitalizi), limitatamente alle parole «per un periodo di cinque anni dalla data di entrata in vigore della presente legge»;
dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 13, della legge della Regione Siciliana n. 19 del 2019, limitatamente alle parole «, per il medesimo periodo di cinque anni di cui al comma 12».
La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria le seguenti sentenze che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, sono inviate alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla I Commissione (Affari costituzionali), se non già assegnate alla stessa in sede primaria:
sentenza n. 45 del 10 febbraio-23 marzo 2021 (Doc. VII, n. 618),
con la quale:
dichiara inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 38, comma 7, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98 (Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria), convertito, con modificazioni, nella legge 15 luglio 2011, n. 111, nella parte in cui, nel testo previgente alla modifica recata dall'articolo 43, comma 7, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76 (Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale), convertito, con modificazioni, nella legge 11 settembre 2020, n. 120, prevede che «in caso di riconoscimento o di disconoscimento di giornate lavorative intervenuti dopo la compilazione e la pubblicazione dell'elenco nominativo annuale, l'INPS provvede alla notifica ai lavoratori interessati mediante la pubblicazione, con le modalità telematiche previste dall'articolo 12-bis del regio decreto 24 settembre 1940, n. 1949 di appositi elenchi nominativi trimestrali di variazione», sollevata – in riferimento all'articolo 117, primo comma, della Costituzione, in relazione all'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (CDFUE), proclamata a Nizza il 7 dicembre 2000 e adattata a Strasburgo il 12 dicembre 2007 – dalla Corte di appello di Reggio Calabria;
dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 38, comma 7, del decreto-legge n. 98 del 2011, nella parte in cui, nel testo previgente alla modifica recata dall'articolo 43, comma 7, del decreto-legge n. 76 del 2020, prevede che «in caso di riconoscimento o di disconoscimento di giornate lavorative intervenuti dopo la compilazione e la pubblicazione dell'elenco nominativo annuale, l'INPS provvede alla notifica ai lavoratori interessati mediante la pubblicazione, con le modalità telematiche previste dall'articolo 12-bis del regio decreto 24 settembre 1940, n. 1949 di appositi elenchi nominativi trimestrali di variazione», sollevata, in riferimento all'articolo 24 della Costituzione, dalla Corte di appello di Reggio Calabria:
alla XI Commissione (Lavoro);
sentenza n. 46 del 10 febbraio-23 marzo 2021 (Doc. VII, n. 619),
con la quale:
dichiara inammissibili le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 953, della legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021), sollevate – in riferimento agli articoli 3, 24, 41, 97, 101, 102, 111, 113 e 117, primo comma, della Costituzione, quest'ultimo in relazione ai principi generali della materia della produzione energetica da fonti rinnovabili sanciti dagli articoli 6 della direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001, sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità e 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità), e agli obblighi internazionali sanciti dagli articoli 6 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), firmata a Roma il 4 novembre 1950, ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955, n. 848 e 1 del Protocollo addizionale alla CEDU, firmato a Parigi il 20 marzo 1952, nonché dell'articolo 2 del Protocollo di Kyoto dell'11 dicembre 1997 (Convenzione sui cambiamenti climatici), ratificato e reso esecutivo con legge 1o giugno 2002, n. 120 – dal Consiglio di Stato con le ordinanze iscritte ai numeri 58 e 59 del registro ordinanze 2020;
dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 953, della legge n. 145 del 2018, sollevate – in riferimento agli articoli 3, 24, 41, 97, 101, 102, 111, 113 e 117, primo comma, della Costituzione, quest'ultimo in relazione ai principi generali della materia della produzione energetica da fonti rinnovabili sanciti dagli articoli 6 della direttiva 2001/77/CE e 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003, e agli obblighi internazionali sanciti dagli articoli 6 della CEDU e 1 del Protocollo addizionale alla CEDU, nonché dell'articolo 2 del Protocollo di Kyoto dell'11 dicembre 1997 – dal Consiglio di Stato con le ordinanze iscritte ai numeri 56 e 57 del registro ordinanze 2020:
alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive).
Trasmissione dal Ministero della salute.
Il Ministero della salute, con lettere del 23 marzo 2021, ha trasmesso le note relative all'attuazione data agli ordini del giorno SACCANI JOTTI e MANDELLI n. 9/2648/63, accolto dal Governo nella seduta dell'Assemblea del 9 settembre 2020, volto a riconoscere al farmacista una specifica competenza nel consigliare diete con finalità non terapeutiche, e MANDELLI e SACCANI JOTTI n. 9/2648/64, accolto come raccomandazione dal Governo nella medesima seduta dell'Assemblea, riguardante la modifica dell'articolo 102 del Testo unico delle leggi sanitarie (TULS), permettendo così l'esercizio in farmacia di altre professioni sanitarie anche al fine di alleggerire la pressione sugli ospedali e sui pronto soccorso nell'attuale fase di emergenza pandemica.
Le suddette note sono a disposizione degli onorevoli deputati presso il Servizio per il Controllo parlamentare e sono trasmesse alla XII Commissione (Affari sociali) competente per materia.
Annunzio di progetti di atti dell'Unione europea.
La Commissione europea, in data 23 marzo 2021, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla III Commissione (Affari esteri), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):
Comunicazione della Commissione al Consiglio sul ritiro della proposta di decisione del Consiglio relativa alla firma, a nome dell'Unione europea, di un protocollo che modifica l'accordo relativo ai servizi internazionali occasionali di trasporto di viaggiatori effettuati con autobus (accordo Interbus), estendendo al Regno del Marocco la possibilità di aderire a tale accordo (COM(2020) 770 final del 30 novembre 2020) e della proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea, del protocollo che modifica l'accordo relativo ai servizi internazionali occasionali di trasporto di viaggiatori effettuati con autobus (accordo Interbus), estendendo al Regno del Marocco la possibilità di aderire a tale accordo (COM(2020) 769 final del 30 novembre 2020) (COM(2021) 134 final);
Raccomandazione di decisione del Consiglio che autorizza l'avvio di negoziati per la conclusione di un accordo tra l'Unione europea e la Repubblica d'Angola sull'agevolazione degli investimenti (COM(2021) 138 final).
La proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al roaming sulle reti pubbliche di comunicazioni mobili all'interno dell'Unione (rifusione) (COM(2021) 85 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata, in data 9 marzo 2021, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla IX Commissione (Trasporti), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), è altresì assegnata alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 24 marzo 2021.
La proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio su un quadro per il rilascio, la verifica e l'accettazione di certificati interoperabili relativi alla vaccinazione, ai test e alla guarigione per agevolare la libera circolazione durante la pandemia di COVID-19 (certificato verde digitale) (COM(2021) 130 final), già trasmessa dalla Commissione europea e assegnata, in data 19 marzo 2021, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alla XII Commissione (Affari sociali), con il parere della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), è altresì assegnata alla medesima XIV Commissione ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dal 24 marzo 2021.
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 23 marzo 2021, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, progetti di atti dell'Unione europea, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi.
Questi atti sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle Commissioni competenti per materia, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea).
Con la predetta comunicazione, il Governo ha altresì richiamato l'attenzione sui seguenti documenti, già trasmessi dalla Commissione europea e assegnati alle competenti Commissioni, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento:
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Un percorso comune per una riapertura in sicurezza e duratura (COM(2021) 129 final);
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio su un quadro per il rilascio, la verifica e l'accettazione di certificati interoperabili relativi alla vaccinazione, ai test e alla guarigione per agevolare la libera circolazione durante la pandemia di COVID-19 (certificato verde digitale) (COM(2021) 130 final).
Atti di controllo e di indirizzo.
Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell’Allegato B al resoconto della seduta odierna.
MOZIONI IANARO, RIZZO NERVO, STUMPO, NOJA, BOLDI, BAGNASCO, CECCONI, SILLI, LAPIA, TASSO, EMANUELA ROSSINI, LUPI E ROSSELLO N. 1-00423 (NUOVA FORMULAZIONE) IANARO ED ALTRI N. 1-00423, ROSSELLO ED ALTRI N. 1-00428, PANIZZUT ED ALTRI N. 1-00435, NOJA ED ALTRI N. 1-00437 E LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00439 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE A IMPLEMENTARE LA PRODUZIONE E LA DISTRIBUZIONE DI VACCINI ANTI COVID-19, ANCHE ATTRAVERSO L'AUTORIZZAZIONE TEMPORANEA DELLA CONCESSIONE DI LICENZE OBBLIGATORIE
Mozioni
La Camera,
premesso che:
il 25 e 26 marzo i Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea si riuniranno in videoconferenza per discutere anche del tema della pandemia di COVID-19;
sulla pandemia del COVID-19, il Consiglio europeo farà il punto sulla diffusione dei vaccini e sulla situazione epidemiologica e proseguirà i lavori per fornire una risposta coordinata alla crisi pandemica;
il 17 giugno la Commissione europea ha presentato una strategia europea sui vaccini per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini anti COVID-19. Vaccini sicuri, efficaci e accessibili sono la nostra migliore risposta per superare la pandemia;
il mancato rispetto degli impegni contrattuali sulle forniture di vaccini richiede una reazione europea forte e coordinata;
in questo quadro, il 2 marzo 2021 è stata notificata da parte italiana ad AstraZeneca il diniego all'esportazione verso l'Australia di 250.700 dosi di vaccino sulla base del Regolamento UE 2021/111 della Commissione europea;
è urgente avviare investimenti per rendere l'Europa autosufficiente nella realizzazione e produzione di vaccini e, a questo fine, il 12 marzo scorso è stato concluso il primo contratto tra un'azienda italiana e un'azienda titolare di un brevetto e la Commissione europea ha istituito una Task Force, guidata dal Commissario al Mercato Unico, Thierry Breton, per rafforzare la produzione continentale;
il 4 marzo 2021, il Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha incontrato a Roma il Commissario Ue Thierry Breton responsabile della task force europea sui vaccini, per discutere del piano europeo di rafforzamento per la produzione di vaccini;
gli sforzi europei si iscrivono nel contesto delle iniziative globali per superare la pandemia e a questo fine l'Unione europea e i Paesi europei partecipano al Dispositivo COVAX per assicurare lo sviluppo, la produzione e un accesso equo ed universale ai vaccini anti COVID-19;
l'Italia è impegnata in prima fila a sostegno del contrasto globale alla pandemia con l'organizzazione del «Global Health Summit» il 21 maggio 2021 e con la Presidenza del G20,
impegna il Governo a:
1) sulla lotta al COVID-19, rafforzare la Strategia europea per i vaccini volta a garantire la produzione e la distribuzione di vaccini sicuri ed efficaci, nonché proseguire sulla strada del coordinamento a livello europeo, in quanto un approccio comune e condiviso da tutti gli Stati membri è auspicabile per garantire il successo della strategia europea contro la pandemia e di tutte le iniziative volte a contrastare la diffusione del virus;
2) assicurare, in raccordo con la Commissione Europea, lo sviluppo della capacità industriale interna all'Unione europea e rafforzando il suo potenziale di ricerca con la nascita dell'incubatore HERA nonché quella mirante alla produzione di vaccini COVID-19 nel territorio italiano;
3) sostenere progetti che mirino all'autosufficienza europea nello sviluppo di biofarmaci e vaccini innovativi, nonché nella creazione e produzione sul territorio, di vaccini e medicinali, anche attraverso strumenti di partenariato pubblico-privato;
4) continuare ad operare in stretto coordinamento con la Commissione europea per la corretta applicazione del Reg. UE 2021/442, ai fini di assicurare che le compagnie farmaceutiche che abbiano sottoscritto con la Commissione accordi di pre-acquisto di vaccini agiscano in maniera trasparente e nel rispetto degli impegni presi, sia dal punto di vista della tempistica delle consegne che della quantità di vaccini promesse e effettivamente fornite, e garantire che le compagnie medesime provvedano al trasferimento tecnologico necessario alla produzione dei vaccini nei siti produttivi che garantiscano la capacità produttiva e l'eventuale riconversione degli impianti esistenti;
5) lavorare in ambito europeo per accelerare le procedure di autorizzazione dei vaccini in tempo di emergenza pandemica senza far venir meno gli standard di sicurezza e qualità;
6) proseguire gli sforzi in ambito europeo per supportare gli strumenti di solidarietà internazionale nei confronti dei Paesi terzi ed in particolare di quelli vulnerabili, a partire dalla COVAX Facility, per assicurare un equo ed efficace accesso ai vaccini su scala globale, senza mai far venir meno la massima credibilità e priorità dell'Unione nei confronti dei propri cittadini, cui deve essere garantito l'accesso al vaccino nel più breve tempo possibile;
7) adoperarsi nel quadro dell'Unione europea e dell'OMC affinché il sistema commerciale multilaterale basato sulle regole, ivi comprese le flessibilità offerte dall'accordo TRIPS, possa sostenere al meglio l'accesso universale ed equo ai vaccini e ai trattamenti COVID-19. In questo contesto, operare in seno all'Unione europea affinché l'OMC possa derogare temporaneamente per i vaccini anti-COVID 19 al regime ordinario dell'Accordo TRIPS sui brevetti o altri diritti di proprietà intellettuale, tenendo conto dell'equilibrio tra la protezione della proprietà intellettuale e l'accesso universale diffuso ai vaccini ed ai farmaci anti-COVID-19, con l'obiettivo di fornire una risposta robusta e rapida alla pandemia;
8) agire sia in ambito UE che OMC per trovare soluzioni che facilitino la collaborazione con l'industria farmaceutica al fine di aumentare la capacità di produzione dei vaccini COVID-19 in tutto il mondo, attraverso accordi di licenza anche al fine di esportare i vaccini in qualsiasi paese a basso e medio reddito senza capacità di produzione;
9) confermare l'obiettivo di un graduale ritiro delle misure restrittive alla libera circolazione in Europa, sempre alla luce della situazione epidemiologica;
10) affermare il ruolo centrale degli strumenti messi in campo da « Next Generation EU» per favorire le azioni di contrasto alla pandemia e la realizzazione di infrastrutture idonee a prevenire e contrastare nel futuro analoghi fenomeni;
11) sostenere nelle competenti sedi europee l'istituzione di un certificato vaccinale verde che possa facilitare, all'esito e al completamento della campagna di vaccinazione, tanto i viaggi di lavoro quanto di turismo.
(1-00423)
(Nuova formulazione) «Ianaro, Rizzo Nervo, Stumpo, Noja, Boldi, Bagnasco, Cecconi, Silli, Lapia, Tasso, Emanuela Rossini, Lupi, Rossello».
La Camera,
premesso che:
dall'inizio della pandemia da COVID-19 fino ad oggi i casi riscontrati di contagiati sono 2,81 milioni, le guarigioni 2,32 milioni e 95.718 i decessi;
per affrontare l'attuale crisi causata dal COVID-19, la Commissione europea e gli Stati membri hanno concordato un'azione comune a livello di Unione europea per garantire l'approvvigionamento e sostenere lo sviluppo di un vaccino contro il COVID-19, decisivo nella strategia di contrasto alla pandemia;
la somministrazione di 4.682.710 dosi di vaccino in Italia è iniziata il 31 dicembre 2020: alla data del 22 febbraio 2021 sono 3.537.975 il totale delle somministrazioni e 1.332.163 le persone a cui sono state somministrate la prima e la seconda dose di vaccino;
i tagli e i ritardi nelle forniture al momento attuale comportano un ritardo di due mesi nel compimento del programma vaccinale. L'immunità di gregge che doveva essere raggiunta a fine estate, lo sarà forse a fine autunno 2021, quasi in pieno inverno, con tutti i maggiori rischi che ciò comporta;
la preoccupazione più grave è il ritardo nella vaccinazione delle fasce di età più anziane e più vulnerabili;
il Presidente del Consiglio dei ministri, nel suo primo intervento programmatico, ha affermato: «Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle Forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all'interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private», perché «la velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus»;
è condivisibile quanto auspicato dal Commissario europeo Thierry Breton, alla guida della task force europea per il rafforzamento della capacità produttiva dei vaccini, di accrescere la produzione anche con la riconversione di impianti destinati a produzioni di altri prodotti per la salute umana e animale, ma più giusto ancora sarebbe poter liberare i brevetti dei vaccini, per garantirne uno sfruttamento diffuso e universale;
la questione dei brevetti dei farmaci emerge fragorosamente ogni volta che le ragioni del profitto si scontrano con quelle della salute e della vita delle popolazioni; è accaduto anche per i brevetti sui farmaci antiretrovirali necessari per la cura di Hiv/Aids; dalla scoperta nel 1997 sono passati 10 anni e milioni di morti prima che la cura raggiungesse i malati dei Paesi più poveri;
pur osservando che la tutela brevettuale rappresenta un incentivo fondamentale affinché le imprese investano nell'innovazione e producano nuovi medicinali e dispositivi medici, si rileva che l'effetto preclusivo dei brevetti può comportare un approvvigionamento limitato sul mercato e un accesso ridotto a medicinali e prodotti farmaceutici;
l'esperienza di questi mesi in merito all'emergenza epidemiologica da COVID-19 rende necessario trovare un equilibrio tra la promozione dell'innovazione, mediante l'effetto preclusivo dei brevetti e la garanzia dell'accesso ai medicinali per la tutela della salute dei cittadini, in piena sintonia con la risoluzione 2020/2071 (Ini) approvata dal Parlamento europeo in data 17 settembre 2020 avente ad oggetto «Penuria di medicinali – come affrontare un problema emergente»;
già il 2 ottobre 2020, i Governi di India e Sudafrica hanno inviato all'Organizzazione mondiale del commercio una proposta congiunta con cui chiedono una deroga ai brevetti e agli altri diritti di proprietà intellettuale in relazione a farmaci, vaccini, diagnostici, dispositivi di protezione personale e alle altre tecnologie medicali per tutta la durata della pandemia;
l'iniziativa dei Cittadini europea (Ice), in corso, « Right to cure. No profit on pandemic», chiede alla Commissione europea di proporre una normativa intesa, tra le altre cose, a garantire che i diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, non ostacolino l'accessibilità o la disponibilità di qualsiasi futuro vaccino o trattamento contro il COVID-19;
la legislazione internazionale vigente (TRIPs – Agreement on trade related aspects of intellectual property rights – articolo 31) prevede la possibilità di sospendere un brevetto in caso di emergenze di sanità pubblica, concedendo licenze obbligatorie per la vasta produzione dei prodotti necessari;
i Governi possono dunque ricorrere alla licenza obbligatoria in situazioni di emergenza sanitaria per permettere anche ad aziende non detentrici del brevetto di produrre versioni generiche (equivalenti) dei farmaci, pagando una royalty all'azienda titolare della proprietà intellettuale;
la deroga è prevista in base all'articolo IX, commi 3 e 4, dell'Accordo di Marrakech che ha costituito l'Organizzazione mondiale del commercio e consentirebbe una sospensione temporanea di tutti gli obblighi contenuti nella sezione I, parte II, dell'Accordo TRIPs, quella concernente copyright, disegni industriali, brevetti, protezione di informazione non condivisa. La condizione è che vi sia una giustificazione fondata su circostanze eccezionali e che siano esplicitati i termini anche temporali di suddetta sospensione;
la licenza obbligatoria, ex articolo 31 del Trade-related aspects of intellectual property rights (TRIPs), consente agli Stati membri dell'Organizzazione mondiale del commercio di includere nella loro legislazione una disposizione per l'uso del brevetto senza autorizzazione del titolare, per facilitare l'accesso ai farmaci, consentendo la produzione e l'esportazione di brevetti sui vaccini o vaccini in corso di brevettazione, senza il previo consenso del titolare del monopolio;
la procedura implica la formale richiesta al titolare del brevetto di un'autorizzazione immediata alla produzione dei farmaci necessari e, qualora il titolare neghi il consenso, si può imporre una licenza obbligatoria circoscritta temporalmente e geograficamente, la quale implica il pagamento di una royalty al titolare del brevetto;
durante la pandemia COVID-19 diversi Paesi hanno utilizzato lo strumento della licenza obbligatoria (ad esempio, Israele per alcuni farmaci antivirali sul COVID-19), poiché i rispettivi ordinamenti hanno disciplinato compiutamente la licenza obbligatoria consentita dall'Organizzazione mondiale del commercio, ossia hanno previsto una norma che consente ai Governi di superare la tutela brevettuale;
con questa deroga, i centri di ricerca avrebbero la possibilità di condividere la conoscenza scientifica e accelerare le collaborazioni per lo sviluppo di nuovi prodotti per combattere il virus, a costi inferiori, anche per i Paesi a basso reddito;
il decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 – Codice della proprietà industriale – disciplina i diritti di proprietà industriale e, all'articolo 141, contempla l'espropriazione dei diritti di proprietà industriale da parte dello Stato nell'interesse della difesa militare del Paese o per altre ragioni di pubblica utilità; l'espropriazione può essere limitata al diritto di uso per i bisogni dello Stato, fatte salve le previsioni in materia di licenze obbligatorie in quanto compatibili; il medesimo decreto legislativo, all'articolo 70, disciplina inoltre la licenza obbligatoria per mancata attuazione, ma indica una tempistica che non appare essere compatibile con la pandemia in corso;
l'espropriazione, ai sensi del sopra citato Codice della proprietà industriale, è disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro competente, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, sentito il Consiglio dei ministri, e nel decreto di espropriazione è fissata l'indennità spettante al titolare del diritto di proprietà industriale;
l'implementazione del codice della proprietà intellettuale è pertanto una strada percorribile e doverosa al fine di autorizzare, temporaneamente, la concessione di licenze obbligatorie in caso di emergenze sanitarie nazionali, in modo da consentire la produzione di medicinali e dispositivi medici considerati indispensabili per il benessere e la salute dei cittadini;
sarebbe auspicabile che la licenza obbligatoria per i medicinali possa essere concessa su proposta del Ministro della salute, mediante definizione dei medicinali ritenuti essenziali da parte dell'Agenzia italiana del farmaco, sentito il titolare dei diritti di proprietà intellettuale, ovvero mediante definizione dei dispositivi medici ritenuti essenziali da parte dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sentito il titolare dei diritti di proprietà intellettuale;
in data 2 dicembre 2020, è stata approvata, in Assemblea alla Camera dei deputati, la risoluzione di maggioranza n. 6-00158 che ha impegnato il Governo pro tempore, tra gli altri compiti, ad adoperarsi in seno all'Unione europea affinché l'Organizzazione mondiale del commercio deroghi per i vaccini anti COVID-19 al regime ordinario dell'Accordo TRIPs sui brevetti o su altri diritti di proprietà intellettuale, per garantire l'accesso gratuito e universale ai vaccini;
negli ultimi mesi sono diversi gli appelli del mondo scientifico che richiedono al Governo italiano di attivarsi per utilizzare lo strumento delle licenze obbligatorie per il vaccino anti COVID-19;
a tal proposito, Silvio Garattini, presidente e fondatore dell'Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri», in un articolo su Quotidiano Sanità ha affermato che è necessario «verificare a livello europeo tutti gli stabilimenti che possono produrre i 3 vaccini già autorizzati, rafforzandone eventualmente le capacità produttive. E se vi fossero difficoltà ricorrere alla sospensione temporanea del brevetto utilizzando licenze obbligatorie»;
sul tema si è espresso anche Gino Strada, fondatore di Emergency, affermando che «perché il vaccino sia disponibile per il maggior numero di persone è indispensabile aumentare la produzione e abbassare i prezzi: un risultato che potrebbe essere raggiunto se le regole che tutelano la proprietà intellettuale venissero – almeno temporaneamente – sospese o se le farmaceutiche concedessero licenze ad aziende terze»;
come riferito da Riccardo Palmisano, presidente Assobiotec, in un articolo pubblicato il 22 febbraio 2021 su Il Fatto Quotidiano, nel nostro Paese ci sono società con competenze di alto livello «nel settore delle terapie avanzate, dove l'Italia che pure ha fatto parte dell'avanguardia in Europa nella messa a punto delle prime terapie, non ha oggi una capacità produttiva correlata al suo potenziale, nonostante la presenza di eccellenze come Holostem a Modena, Agc biologics a Bresso o l'Ospedale Bambino Gesù di Roma, con il suo “bioreattore” (fondamentale per produrre vaccini a Rna). La fotografia del settore dice che su più di 230 società di terapie geniche, cellulari e rigenerativa in Europa, solo 8 sono italiane e nessuna di queste è preparata, nell'immediato, con bioreattori per la produzione di vaccini a Rna. Se l'Italia vuole essere competitiva nel settore della produzione biofarmaceutica e sfruttare eccellenza delle maestranze e costo del lavoro contenuto deve fare adesso un deciso salto di qualità»;
i 50 Paesi più ricchi hanno acquistato il 60 per cento delle dosi disponibili di Pfizer, Moderna e AstraZeneca e, nonostante i finanziamenti per i vaccini anti COVID-19 siano pubblici, i brevetti per la loro produzione restano privati; così facendo la copertura vaccinale rischia di rimanere troppo limitata e a farne le spese saranno, ovviamente, anche i Paesi più poveri;
aumentare la produttività dei vaccini significa pertanto aumentare, anche a livello mondiale, la capacità di reazione di tutti i Paesi, anche quelli che ad oggi non hanno dosi sufficienti di vaccini e medicinali per combattere il COVID-19;
se l'epidemia non sarà contenuta in tutti i Paesi del mondo ci saranno sempre dei reservoirs di virus che, libero di diffondersi, muterà rapidamente rendendo vano qualunque sforzo compiuto per arginare la pandemia; l'obiettivo primario, quindi, è il contenimento della diffusione virale non solo nei Paesi maggiormente dotati di risorse, ma anche e soprattutto in quei Paesi dove le disponibilità economiche non consentono il tracciamento, il sequenziamento e il blocco della diffusione del virus stesso;
la rimozione dei brevetti e di altri ostacoli è fondamentale per garantire che vi siano sufficienti fornitori a produrre e distribuire vaccini e farmaci anti-COVID a prezzi accessibili e in regime di libera concorrenza;
appare necessario che il Ministero della salute avvii una ricerca di stabilimenti produttivi sul territorio italiano per rendere operativa una maggiore produzione nel nostro Paese,
impegna il Governo:
1) ad intraprendere, in seno alle competenti sedi decisionali europee, ogni possibile iniziativa al fine di promuovere e sollecitare la necessità di iscrivere il regime di licenze obbligatorie all'interno di un'azione più ampia dell'Unione europea per affrontare la questione dell'accesso ai medicinali, in conformità all'approccio comune e alla strategia globale dell'Unione europea nella lotta al COVID-19;
2) a farsi promotore, in sede europea, di proposte di modifica riguardo ai termini e alle condizioni sulle restrizioni derivanti dai diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, affinché non rappresentino, in una situazione di pandemia e di difficoltà economica, un ostacolo all'accessibilità e alla distribuzione diffusa di qualsiasi futuro vaccino o trattamento contro il COVID-19, consentendo così la massima condivisione possibile di conoscenze, proprietà intellettuale e dati relativi alle tecnologie sanitarie, a beneficio di tutti i Paesi e di tutti i cittadini;
3) a disciplinare nell'ordinamento italiano, nella prima iniziativa normativa utile e in maniera compiuta, la licenza obbligatoria normata dall'Organizzazione mondiale del commercio, al fine di consentire al nostro Paese di superare con celerità la tutela brevettuale dinanzi a circostanze eccezionali, com’è il caso della pandemia COVID-19, garantendo che siano esplicitati i termini temporali e geografici di suddetta sospensione della licenza brevettuale;
4) ad avviare – tramite il Ministero della salute, coadiuvato da Agenzia italiana del farmaco e d'intesa con le regioni – una ricerca di stabilimenti produttivi per la produzione di vaccini contro il COVID-19 nel territorio italiano;
5) a valutare l'opportunità, nella prima iniziativa utile, anche attraverso un investimento pubblico strategico, di rafforzare la capacità produttiva e tecnologica delle aziende presenti sul territorio italiano nell'ottica di garantire, nel più breve tempo possibile, la produzione di mRna per i vaccini nonché dei medicinali e dei dispositivi medici ritenuti essenziali da parte dell'Agenzia italiana del farmaco, anche attraverso un adeguamento degli impianti esistenti.
(1-00423) «Ianaro, Grillo, Provenza, Sportiello, D'Arrando, Lorefice, Mammì, Nesci, Nappi, Ruggiero, Villani, Troiano».
La Camera,
premesso che:
i leader dell'Unione europea nel Consiglio europeo che si è svolto il 25-26 febbraio 2021, a fronte dei ritardi nelle consegne già contrattualizzate con AstraZeneca e Moderna, hanno concordato la necessità di accelerare con urgenza l'autorizzazione, la produzione, la distribuzione dei vaccini e di velocizzare la campagna di vaccinazione, nonché di potenziare la capacità di sorveglianza, intensificando gli sforzi per collaborare con l'industria e gli Stati membri, al fine di aumentare la produzione di vaccini e adeguarli alle nuove varianti;
ad oggi la strategia europea sulla campagna di vaccinazione ha prodotto scarsi risultati, tenendo conto che meno del 5 per cento degli europei è stato vaccinato e che, nell'ambito delle quote redistribuite, una dose di vaccino su tre non è ancora utilizzata, secondo quanto affermato di recente dallo stesso Thierry Breton, Commissario europeo al mercato interno che guida la task force per aumentare la capacità produttiva dei vaccini nell'ambito dell'Unione europea;
occorre superare la posizione timida, sia della Commissione europea che degli Stati membri, verso le grandi aziende produttrici di vaccini che producono in Europa ed esportano fuori dall'Unione europea, ritardando le consegne già contrattualizzate con la Commissione; in tal senso, è da accogliere positivamente la recente decisione del nostro Paese di bloccare le esportazioni di 250 mila dosi di AstraZeneca assemblate in Italia e destinate all'Australia, dando seguito all'orientamento espresso dal Presidente Draghi in sede di Consiglio dell'Unione europea, in applicazione del recente regolamento europeo in materia;
è necessario scongiurare ulteriori errori, ritardi e scarsi risultati sulla strategia vaccinale, che incentivano la moltiplicazione di iniziative unilaterali non concordate, minando sempre di più la solidarietà europea, in uno scenario di rischio che vede il continente europeo sempre più schiacciato dalle potenze globali in azione, per un uso geopolitico dei vaccini, dai quali dipende la principale scommessa per superare la crisi sanitaria ed economica. La sfida sui vaccini è una competizione a livello internazionale: dall'approvvigionamento dei vaccini e dalla tempestività della campagna vaccinale dipenderà la ripresa anche in termini economici, pena il declassamento del continente in un prossimo futuro;
il Presidente Draghi, in occasione del suo discorso di insediamento in Parlamento, ha sottolineato come scienza, salute e sostenibilità vadano di pari passo e che questa è una sfida nella quale l'urgenza sui vaccini, su scala nazionale ed europea, si innesta con politiche di lungo periodo;
nell'ambito di una necessaria rinnovata strategia vaccinale, il Consiglio europeo di febbraio 2021 ha, inoltre, concordato la necessità di un approccio e di un piano comune sui certificati di vaccinazione, con la realizzazione di un Green pass digitale europeo entro l'estate;
si è aperto un grande dibattito in sede di Unione europea circa la necessità di un green pass digitale europeo e su come debba essere configurato e usato, con opinioni diversificate da parte degli Stati membri, che evidenziano la stretta connessione tra il tema dell'accelerazione della campagna vaccinale e quello di un passaporto europeo;
la Commissione europea presenterà a breve (17 marzo 2021) una proposta per un «passaporto verde» per i vaccini dell'Unione europea; un pacchetto incentrato sui viaggi e sulla revoca delle restrizioni per una riapertura comune sicura;
il Vicepresidente dell'esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, al termine della recente videoconferenza dei Ministri della salute dell'Unione europea, ha chiarito che il « Digital green pass» fornirà una prova della vaccinazione per la persona in possesso del documento, con i risultati dei test effettuati da coloro che ancora non si sono potuti sottoporre al vaccino COVID-19 ed eventuali informazioni sulla guarigione dal Coronavirus, avendo cura di sottolineare: «senza comportare discriminazioni tra chi ha effettuato la vaccinazione e chi no»;
la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato come il nuovo documento rispetterà la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy e faciliterà la vita degli europei allo scopo di consentire gradualmente ai cittadini di muoversi in sicurezza nell'Unione europea o all'estero, per lavoro o per turismo;
il passaporto vaccinale ha precedenti importanti nella storia e un suo impiego secolare; basti pensare alle «Fedi di sanità» o alle «Fedi di salute marittime», che certificavano la provenienza di persone, animali e merci, antesignani dei moderni certificati sanitari, durante le secolari epidemie di peste; stando all'attualità, i precedenti sono rinvenibili nei certificati dell'Organizzazione mondiale della sanità, che permettono di viaggiare, previa vaccinazione, in taluni Paesi afflitti dalla febbre gialla;
i 27 Paesi dell'Unione europea dovranno, dunque, accelerare il processo per definire un protocollo comune e un sistema digitale valido in tutta Europa per permettere ai cittadini dotati di passaporto vaccinale di viaggiare più liberamente. La proposta è partita dal Primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis il 12 gennaio 2021, anche se all'interno dell'Unione europea ci si divide tra i Paesi che lo adotterebbero subito ed altri che creano resistenze, considerando tale certificato come discriminatorio;
la questione dell'introduzione del passaporto vaccinale è, infatti, delicata sotto il profilo del bilanciamento tra l'interesse alla ripresa dei settori economici e la garanzia dei diritti individuali, affinché siano evitati discriminazioni, uso improprio ai fini delle privacy e la non sufficiente tutela da frodi e abusi, nell'ambito di realtà sempre più complesse;
pur avendo tutti i passaporti vaccinali un potenziale nel bloccare le persone dall'accesso a beni e servizi essenziali ed escludere coloro che mancano di identificazione o non possiedono o non possono permettersi uno smartphone, tuttavia è possibile prefigurare ed istituire un certificato di vaccinazione con regole semplici, per un tempo determinato in relazione al periodo di immunizzazione dei vaccini quale individuato dalla comunità scientifica, con una regolamentazione che eviti forme di discriminazione per chi ne sarà sprovvisto; in tal senso, il Commissario europeo alla giustizia, Didier Reynders, ha suggerito che anche chi non si è sottoposto all'immunizzazione possa continuare a muoversi, avvalendosi dei test e delle quarantene, escludendo dunque l'idea di una limitazione alla circolazione sulla base della certificazione vaccinale; inoltre, come alcuni Stati ipotizzano, potrebbe essere rilasciata una versione cartacea del passaporto vaccinale per coloro che non dispongano di uno smartphone;
la Commissione europea sta lavorando, inoltre, anche con organismi internazionali come Organizzazione mondiale della sanità, Ocse e Iata, per far sì che il « green pass» venga riconosciuto al di fuori dell'Unione europea, cercando di non subire «decisioni assunte altrove» con riferimento ai programmi di alcuni colossi digitali, affinché vi sia l'adozione di una certificazione dell'avvenuta vaccinazione contro il Coronavirus, da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità. David Nabarro, inviato speciale su COVID-19 per l'Organizzazione mondiale della sanità, prevede che in futuro verrà introdotto un documento che attesti l'immunità. La Presidente von der Leyen ha aperto all'idea, sostenendo che la proposta andrà discussa non appena esisterà un certificato vaccinale riconosciuto dall'Organizzazione mondiale della sanità stessa; è evidente la necessità di standard globali come il certificato di vaccinazione intelligente dell'Organizzazione mondiale della sanità;
occorrerà soppesare i diritti umani e la protezione dei dati contro il dovere di cura e la libertà commerciale di agire e, in tale direzione, si potranno rendere obbligatori i passaporti dei vaccini per motivi economici o per proteggere la salute pubblica, evitando un'ingerenza eccessiva da parte delle autorità sul cittadino;
in relazione al dibattito sul «passaporto verde» in Europa e alla diversa situazione dei Paesi membri, è utile rilevare che:
a) la Grecia è uno dei Paesi precursori, con la lettera inviata dal Primo ministro greco a Ursula von der Leyen e con la firma di un accordo con Israele, al fine di far circolare liberamente i turisti vaccinati tra i due Paesi;
b) la Francia, il Belgio e la Germania al momento sono i Paesi più «attendisti», propensi a rinviare la decisione tra qualche mese, in considerazione della mancanza di un obbligo vaccinale e in attesa di risultati più consistenti circa il numero di vaccinati; in particolare, la Ministra degli esteri e Vice Premier belga Sophie Wilmès ha espresso preoccupazioni relative al rischio discriminazione, dal momento che non è garantito un accesso universale ai vaccini. La Germania appare divisa tra chi vorrebbe allentare le restrizioni per gli immuni, come il Ministro degli esteri Heiko Maas, e chi invita alla prudenza, come il titolare degli interni Horst Seehofer, secondo il quale distinguere fra vaccinati e non, renderebbe, di fatto obbligatorio il vaccino nel proprio Paese;
nel nostro Paese non è stato ancora indicato un vero e proprio piano in merito ai certificati di vaccinazione. Va segnalato, tuttavia, che: a) la Federazione nazionale dell'industria dei viaggi e del turismo del sistema Confindustria ha invitato il Governo italiano ad accelerare l'implementazione della vaccinazione nazionale, anche al fine di rilasciare certificati a coloro che saranno, o sono stati, sottoposti al vaccino contro il virus, segnalando che dopo dieci mesi di inattività l'industria turistica italiana ha necessità di ripartire, sollecitando il Governo a trovare soluzioni compatibili, come il rilascio di certificati di vaccinazione per i viaggi; b) il certificato vaccinale, da istituire entro la metà di marzo 2021, è stato annunciato dalla regione Lazio, anticipando una soluzione, nelle more di una disciplina a livello nazionale e a livello europeo, secondo cui tutti i cittadini vaccinati potranno scaricare on line il certificato vaccinale dal fascicolo sanitario elettronico di ogni residente, un certificato in doppia lingua, nel quale verrà segnalata la doppia somministrazione e l'attestazione con la tecnologia QR Code;
nell'ambito del dibattito brevemente descritto, rilevano anche posizioni e interessi degli attori privati e le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali, come quella dell'Associazione delle compagnie aeree (Iata) che richiedono al più presto l'introduzione del «passaporto verde»,
impegna il Governo:
1) ad attivarsi nelle competenti sedi europee in favore dell'istituzione di un passaporto vaccinale UeB (green pass digitale europeo) che diventi operativo entro pochi mesi, in concomitanza con la necessità di imprimere avanzamenti e accelerazioni della campagna vaccinale, anche allo scopo di facilitare i viaggi per lavoro e per turismo in ambito europeo;
2) a sostenere un sistema di «passaporto verde» che fornisca la prova sia della vaccinazione che dei risultati del test COVID-19, con carattere di eventuale temporaneità sulla base della durata delle relative immunizzazioni, nel rispetto della protezione dei dati, della sicurezza, della privacy e del principio di non discriminazione, con riguardo alla libertà di circolazione, tra vaccinati e non vaccinati, i quali potranno avvalersi di test e quarantene;
3) a lavorare in tutte le sedi sovranazionali, anche in vista del summit globale per la salute (Global health summit) che si terrà a Roma nel mese di maggio 2021 e in considerazione dell'attuale Presidenza italiana del G20, affinché il passaporto vaccinale dell'Unione europea sia coerente con gli standard internazionali e riconosciuto al di fuori dell'Unione europea, avendo particolare riguardo alle decisioni da concordare (e non subire) nell'ambito di organismi internazionali come Organizzazione mondiale della sanità, Ocse e Iata per il riconoscimento dei certificati vaccinali;
4) a valutare, in tutte le sedi europee e internazionali competenti, l'esigenza di un passaporto vaccinale internazionale che risponda alle seguenti caratteristiche: a) soddisfare i parametri di riferimento per l'immunità COVID-19; b) rispettare le differenze tra i vaccini nella loro efficacia e i cambiamenti nell'efficacia del vaccino contro le varianti emergenti; c) essere conforme agli standard internazionali; d) avere credenziali verificabili; e) avere usi definiti; f) essere basato su una piattaforma di tecnologie interoperabili; g) essere sicuro per i dati personali; h) essere portatile; i) essere accessibile a individui e Governi; l) rispettare gli standard legali; m) rispettare gli standard etici; n) avere condizioni di utilizzo comprese e accettate dai titolari del passaporto;
5) a proseguire con fermezza l'indirizzo, appena avviato, in favore di un'autosufficienza europea tecno-scientifica in ambito farmaceutico e bio-medicale, anche mediante la promozione di un consorzio pubblico-privato per la produzione di vaccini che tenga conto delle specializzazioni e delle eccellenze degli Stati membri;
6) ad adottare iniziative per rafforzare le capacità nazionali di partecipazione (anche parziale) alla produzione dei vaccini nell'ambito dell'Unione europea ed extra-Unione europea, insieme alla produzione futura di vaccini italiani, con la creazione di un polo nazionale per la ricerca di farmaci e vaccini, allo scopo di rafforzare il contrasto al COVID-19, con le nuove varianti che pongono ulteriori sfide, e di prevenire future crisi pandemiche.
(1-00428) «Rossello, Occhiuto, Valentini, Mandelli, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Saccani Jotti, Baldini, Anna Lisa Baroni».
La Camera,
premesso che:
l'accelerazione e il potenziamento della campagna di vaccinazione rappresentano obiettivi fondamentali che devono essere perseguiti con determinazione per favorire l'auspicato ritorno alla normalità e superare la pandemia che, ormai, da oltre un anno ci affligge con conseguenze pesantissime sul piano sanitario, economico e sociale;
ad oggi, la strategia dell'Unione europea sul fronte vaccini non può assolutamente ritenersi soddisfacente, collocandosi ampiamente al di sotto delle attese e dei risultati raggiunti in altri Paesi che si sono mossi con maggiore rapidità;
tagli alle forniture, mancate consegne, lunghi processi decisionali sono alcune delle criticità che, negli scorsi mesi, hanno rallentato il piano di immunizzazione, alimentando ritardi che impattano gravemente sulla salute dei cittadini e sulla ripartenza economica degli Stati membri;
alla data odierna, in Italia, sono state effettuate 7,6 milioni di somministrazioni, mentre le persone effettivamente vaccinate, che hanno ricevuto entrambe le dosi, sono circa 2,4 milioni;
si prevedono incrementi consistenti nel numero delle vaccinazioni a partire dal mese di aprile 2021, con l'arrivo di forniture più ingenti e l'implementazione del piano vaccinale potenziato dal nuovo commissario straordinario all'emergenza COVID-19;
in questa delicata fase, il ritmo delle immunizzazioni è frenato, principalmente, dalle scarse quantità di dosi disponibili che limitano il margine di manovra delle regioni che, vaccini alla mano, sarebbero in grado di incrementare notevolmente il numero delle somministrazioni giornaliere;
lo scenario e le complicazioni registrate in questi primi mesi della campagna vaccinale rendono evidente la necessità di un approccio più risoluto e pragmatico da parte dell'Unione europea, soprattutto dal punto di vista del rispetto degli accordi presi con le aziende farmaceutiche e delle limitazioni all’export dei vaccini, in linea con le richieste avanzate dal Presidente del Consiglio dei ministri in occasione del vertice straordinario del Consiglio europeo tenutosi nelle giornate del 25 e del 26 febbraio 2021;
nella stessa ottica, è necessaria un'accelerazione sul fronte del vaccino russo Sputnik V, utilizzato in oltre 50 Paesi al mondo, promuovendone il rapido esame da parte dell'Agenzia europea dei medicinali e verificando, in caso di inerzia, la possibilità di una sua valutazione e utilizzo a livello nazionale, sulla scia di quanto fatto da altri Paesi europei;
accanto a queste azioni di breve periodo, peraltro, occorre innestare politiche di più ampio respiro che sappiano valorizzare eccellenze, competenze e poli industriali del nostro Paese, di modo che questo possa contare su un motore produttivo proprio di farmaci e vaccini, raggiungere un livello di indipendenza in questo ambito e gestire eventuali tagli negli approvvigionamenti che potrebbero ripresentarsi in futuro;
com’è noto, l'Italia è uno dei Paesi leader in Europa nel settore della produzione conto terzi in ambito farmaceutico, con un valore della produzione di oltre 2 miliardi di euro, superiore a quella di Germania (1,95 miliardi di euro) e Francia (1,72 miliardi di euro), generata da aziende affermate a livello mondiale nella produzione di prodotti dall'elevato valore tecnologico;
è necessario sostenere e creare le condizioni affinché questa eccellenza produttiva sia valorizzata e messa al servizio del nostro Paese, con riflessi positivi sia da un punto di vista sanitario, nelle azioni di contenimento della pandemia, sia da un punto di vista dello sviluppo economico, considerata l'elevata domanda mondiale di farmaci e vaccini che chiaramente dovrà essere soddisfatta nel prossimo futuro;
in questa prospettiva, una visione prospettica nella gestione della pandemia può rappresentare un innesco per la ricrescita del Paese e dare impulso allo sviluppo di aree tecnologicamente strategiche per le nuove generazioni;
l'esigenza di procedere in questa direzione è stata immediatamente colta dal neo Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che a pochi giorni dal suo insediamento ha subito programmato la strategia da seguire, istituendo un tavolo finalizzato alla produzione del vaccino anti-Covid in Italia e alla creazione di un polo nazionale di alta specializzazione pubblico privato per realizzare nel medio lungo periodo un contributo italiano in questo ambito;
nel corso dell'ultima riunione del tavolo, svoltasi in data 11 marzo 2021, il Ministro ha ribadito la forte determinazione del Governo, verificando la disponibilità a produrre i «bulk» – ossia il principio attivo e gli altri componenti del vaccino – da parte di alcune aziende che già dispongono o, comunque, potranno disporre in un arco temporale ristretto dei necessari bioreattori e fermentatori. La fase di produzione, a quanto consta, potrebbe partire a conclusione dell’iter autorizzativo da parte delle autorità competenti, in un tempo stimato di circa 4/6 mesi;
con riferimento, poi, alla successiva fase dell'infialamento e della finitura dei vaccini, è stata appurata la disponibilità di molte aziende italiane a partire anche immediatamente, in quanto già in possesso degli stabilimenti, delle competenze e delle dotazioni all'uopo necessarie;
l'iniziativa del Ministro dello sviluppo economico ha ricevuto l'appoggio del commissario europeo Breton, alla guida della task force per aumentare la capacità produttiva di vaccini nell'ambito dell'Unione europea, il quale ha sottolineato il ruolo centrale dell'Italia in questo ambito, anche in occasione della conferenza tenuta con lo stesso Ministro in data 4 marzo 2021;
l'avvio del progetto in esame rappresenta indubbiamente un cambio di passo rispetto al passato che si auspica potrà consentire di rimediare ai ritardi fin qui accumulati e rivelarsi strategico non solo nell'attuale fase emergenziale, ma anche per le future esigenze, tanto in campo vaccinale quanto della ricerca e dello sviluppo;
da valutare con favore è anche l'annunciato stanziamento nel «decreto sostegni», approvato venerdì 19 marzo 2021 in Consiglio dei ministri, di risorse destinate specificamente ad accompagnare l'iniziativa in questione, che potranno favorire i necessari processi di potenziamento e riconversione degli stabilimenti produttivi,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni iniziativa utile al fine di sostenere la produzione di vaccini anti-Covid in Italia, anche attraverso la creazione di un polo nazionale pubblico-privato di alta specializzazione, dando seguito agli incontri del tavolo a tal fine istituito presso il Ministero dello sviluppo economico;
2) ad adottare iniziative per affermare e consolidare il ruolo di protagonista dell'Italia nell'ambito della strategia di rafforzamento della produzione industriale di vaccini avviata a livello europeo;
3) a conferire al progetto avviato dal Ministero dello sviluppo economico una visione prospettica di medio e lungo termine, al fine di garantire all'Italia un apparato produttivo in grado di rispondere efficacemente non solo all'attuale pandemia da Covid-19, ma anche ad ulteriori esigenze che potrebbero presentarsi in futuro, tanto in campo vaccinale quanto, in generale, negli ambiti della ricerca e dello sviluppo farmaceutico;
4) a proseguire l'attività di individuazione di stabilimenti e aziende in grado di produrre, in un ristretto arco temporale, farmaci a vaccini contro il Covid-19;
5) ad adottare iniziative per assicurare la rapida erogazione delle risorse che saranno stanziate nel «decreto sostegni» allo scopo di potenziare la ricerca e favorire la riconversione industriale del settore biofarmaceutico verso la produzione di nuovi farmaci e vaccini;
6) ad attivarsi presso le competenti sedi europee affinché si promuova il trasferimento tecnologico da parte delle aziende titolari dei vaccini e si consenta, attraverso di esso, l'avvio della produzione italiana.
(1-00435) «Panizzut, Molinari, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».
La Camera,
premesso che:
l'accelerazione e il potenziamento della campagna vaccinale anti Covid-19 sono lo strumento principale per uscire dalla crisi sanitaria che ci affligge da un anno, tutelare la salute delle cittadine e dei cittadini italiani e ritornare alla normalità con un conseguente effetto positivo sul piano economico e sociale;
il 17 giugno 2020, la Commissione europea ha presentato una strategia europea sui vaccini per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini anti Covid-19, nell'ambito della quale ha concluso accordi con singoli produttori di vaccini per conto dei Paesi dell'Unione europea, stabilendo che, una volta disponibili, dimostratisi sicuri ed efficaci e autorizzati a livello dell'Unione europea l'accesso a tali vaccini fosse assicurato a tutti gli Stati membri contemporaneamente e la relativa distribuzione avvenisse proporzionalmente alla popolazione per garantire un accesso equo;
ad oggi, a seguito delle raccomandazioni scientifiche positive dell'Agenzia europea per i medicinali, nell'Unione europea è stato autorizzato l'uso di 4 vaccini anti Covid-19 sicuri ed efficaci, sviluppati, rispettivamente da BioNTech-Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Janssen Pharmaceutica NV, una delle case farmaceutiche Janssen della Johnson & Johnson;
il 19 gennaio 2021, la Commissione europea ha adottato una comunicazione in cui si invitano gli Stati membri ad accelerare la diffusione dei vaccini in tutta l'Unione europea, con l'obiettivo di arrivare, entro l'estate del 2021, ad avere vaccinato almeno il 70 per cento dell'intera popolazione adulta degli Stati membri;
ad oggi si registrano gravi ritardi in relazione ai tempi di produzione e consegna delle dosi di vaccini anti Covid-19 pattuiti negli accordi stipulati dalla Commissione europea con le aziende produttrici dei predetti vaccini;
per far fronte a tali difficoltà di approvvigionamento, la Commissione europea ha, tra l'altro, istituito una task force che ha l'obiettivo di aumentare la produzione industriale di vaccini sotto l'autorità del commissario per il mercato interno, Thierry Breton, e in collaborazione con la commissaria per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides;
secondo quanto indicato dalla stessa Commissione europea, le attività di tale task force si articolano in tre assi principali: eliminare le strozzature nella produzione attuale, adeguare la produzione di vaccini alle varianti del Covid-19 e lavorare a un piano strutturale per una risposta più rapida ai rischi biologici a livello europeo;
i ritardi nella produzione e fornitura delle dosi vaccinali pattuite stanno comportando un grave rallentamento della campagna vaccinale avviata nel nostro Paese;
tale rallentamento può avere un effetto molto grave sulla tutela della salute degli italiani e sulla possibilità di ottenere nei tempi più rapidi possibili una ripresa della crescita economica del nostro Paese;
secondo i dati relativi ai Paesi in cui la campagna vaccinale ha raggiunto significativi livelli di copertura della popolazione, la curva dei decessi, dei ricoveri e dei contagi legati al Covid-19 sta subendo una flessione decisiva;
ad esempio, in Israele, per la prima volta da dicembre scorso, il numero dei casi gravi di Covid-19 è sceso sotto le 700 unità. Almeno il 50,1 per cento delle nuove diagnosi positive riguardano adolescenti e bambini che non hanno possibilità di essere vaccinati, mentre solo il 5,4 per cento gli over 60 che sono stati quasi tutti immunizzati. Nel Regno Unito, dove è stato vaccinato circa il 37 per cento della popolazione, fino a fine gennaio 2021 si registravano 600 ricoveri per un milione di abitanti e oggi tale dato è sceso a 100;
inoltre, l'efficacia delle vaccinazioni per contenere la crisi sanitaria è dimostrata anche dai dati riportati nell'ultimo Report pubblicato dall'Istituto superiore di sanità che certificano come, a partire dalla seconda metà di gennaio 2021, si possa osservare nel nostro Paese un trend in diminuzione del numero di casi di contagio da Covid-19 negli operatori sanitari e nelle persone ultra ottantenni, ascrivibile alla campagna di vaccinazione che, nella fase iniziale, ha interessato il personale sanitario e gli operatori e gli ospiti delle Rsa. Il che dimostra come i vaccini anti Covid-19 funzionino e siano la chiave di svolta della pandemia;
per accelerare la copertura vaccinale della popolazione italiana, il nuovo commissario straordinario all'emergenza Covid-19, Generale Francesco Paolo Figliuolo, ha presentato il Piano per la campagna vaccinale nazionale che prevede l'obiettivo di raggiungere il numero di 500 mila somministrazioni giornaliere ad aprile;
accanto a questo impulso volto ad accrescere la capacità di inoculazione delle dosi vaccinali disponibili, tuttavia, occorre attrezzarsi per promuovere parallelamente un aumento della capacità produttiva del nostro Paese;
per questo, in linea con la strategia europea sopra richiamata, il Governo italiano ha promosso un tavolo di confronto, coordinato dal Ministero dello sviluppo economico e che coinvolge rappresentanti di Farmindustria e di Aifa, volto a verificare la possibilità di promuovere al più presto la produzione dei vaccini anti Covid-19 ad opera di imprese presenti in Italia;
il tavolo di confronto ha anche l'obiettivo di ottenere un'accelerazione da parte della Commissione europea delle iniziative opportune per consentire, da parte dei gruppi che hanno i vaccini approvati, il trasferimento tecnologico necessario per l'avvio di tale produzione nazionale;
nonostante le predette iniziative volte ad accelerare la campagna di vaccinazione nazionale, sarà in ogni caso necessario attendere ancora qualche mese prima che gran parte della nostra popolazione possa ottenere il vaccino, raggiungendo in tal modo la tanto auspicata «immunità di gregge» che ci porterà fuori dalla crisi sanitaria;
prima di quel momento, sarà inevitabile la convivenza con il virus con l'obiettivo principale di limitarne quanto più possibile i danni anche attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuovi trattamenti innovativi, come quelli che fanno uso di anticorpi monoclonali;
il 4 febbraio l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato l'utilizzo di due anticorpi monoclonali per il trattamento del Covid-19, con alcune condizioni e per una categoria limitata di pazienti, ovvero per una casistica limitata in fase precoce in pazienti ad alto rischio di evoluzione della malattia;
l'8 febbraio è stato pubblicato il decreto del Ministro della salute che autorizza la distribuzione temporanea dell'anticorpo monoclonale bamlanivimab e l'associazione di anticorpi monoclonali bamlanivimab-etesevimab, prodotti dall'azienda farmaceutica Eli Lilly, e l'associazione di anticorpi monoclonali casirivimab-imdevimab dell'azienda farmaceutica Regeneron/Roche;
nei giorni scorsi sono partite le prime somministrazioni degli anticorpi monoclonali presso alcuni centri tra cui l'Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani, che ha annunciato l'avvio del trattamento a persone in fase iniziale di malattia che non necessitano di ricovero in ospedale, ma con particolari condizioni di aumentato rischio di peggioramento clinico, in base al programma del Ministero della salute, dell'Aifa e della regione Lazio;
l'avanguardia italiana nella ricerca in questo settore è ben rappresentata dalla rete di laboratori e aziende del Toscana Life Sciences di Siena, un polo «biotech» composto da realtà che lavorano allo sviluppo di test e terapie contro il Covid-19;
ha assunto grande rilevanza nazionale e internazionale la ricerca sull'anticorpo monoclonale umano Mad0004J08, individuato dal team di ricerca come il più promettente in risposta all'infezione da Sars-CoV-2, che sarà sottoposto ai trial clinici e ha dimostrato finora (in vitro e in vivo) una potenza di neutralizzazione tale per cui è sufficiente un dosaggio più basso rispetto ad altri trattamenti analoghi;
auspicabilmente, il trattamento in questione potrà così essere somministrato attraverso una modalità meno invasiva per il paziente, più agevole per il medico e con un impatto ridotto su strutture ospedaliere e Servizio sanitario nazionale. Inoltre, si tratta di un anticorpo monoclonale capace di neutralizzare anche la variante inglese e virus che contengono le mutazioni chiave delle varianti sudafricana e brasiliana;
gli anticorpi monoclonali potrebbero, quindi, essere di estrema utilità, in quanto rappresentano uno strumento importante con cui accompagnare il piano di vaccinazioni, consentendo anche di gestire con meno apprensione i ritardi nelle forniture o altri possibili rallentamenti rispetto agli obiettivi previsti;
l'innovazione tecnologica rappresenta un'evoluzione delle conoscenze tecnico-scientifiche e di conseguenza del procedimento di creazione di determinati prodotti e servizi, al fine di realizzare un loro miglioramento ed una velocizzazione dei processi di realizzazione;
per tale ragione, l'innovazione rappresenta una strategia concorrenziale per le imprese e richiede di essere tutelata per mezzo di strumenti giuridici, tra i quali vi è il brevetto per invenzione;
fermo restando che anche i vaccini, alla pari di altri farmaci, sono brevettabili, nell'attuale contesto di pandemia globale occorre perseguire il giusto bilanciamento tra l'esigenza di tutelare i diritti di proprietà intellettuale, come strumento di promozione della ricerca e dell'innovazione in campo medicale, e la necessità di garantire l'accesso su larga scala ai vaccini e ai trattamenti indispensabili per la tutela della salute delle persone,
impegna il Governo:
1) ad assumere ogni iniziativa utile per promuovere la produzione di vaccini anti Covid-19, da parte di imprese che operano in Italia, anche attraverso la riconversione di impianti destinati a produzioni di altri prodotti per la salute umana e animale e adottando tutte le misure opportune per il superamento di ostacoli e limitazioni che possano eventualmente impedire o rallentare tale processo;
2) ad intraprendere, anche in seno alle competenti sedi decisionali europee, ogni possibile iniziativa al fine di ottenere, in tempi brevi, da parte dei gruppi che hanno i vaccini anti Covid-19 approvati, il trasferimento tecnologico necessario per consentire la produzione di tali vaccini in Italia;
3) a promuovere, anche attraverso investimenti pubblici strategici, la ricerca, lo sviluppo e la produzione da parte di imprese che operano in Italia di vaccini a mRNA e di medicinali e trattamenti innovativi – a partire dagli anticorpi monoclonali – e dispositivi medici ritenuti essenziali per far fronte a rischi pandemici anche futuri;
4) a sostenere, anche in seno alle istituzioni europee, ogni iniziativa utile ed opportuna per rafforzare l'indirizzo, appena avviato, in favore di un'autosufficienza europea tecnico-scientifica in ambito farmaceutico e biomedicale;
5) ad assumere ogni iniziativa utile per promuovere l'accesso diffuso ai vaccini e ai trattamenti anti Covid-19, contemperando in modo adeguato la legittima protezione della proprietà intellettuale e l'esigenza di tutelare la salute delle persone, fornendo una risposta robusta, rapida e universale alla pandemia.
(1-00437) «Noja, Moretto, Annibali, Anzaldi, Colaninno, Del Barba, Marco Di Maio, Ferri, Fregolent, Gadda, Giachetti, Librandi, Mor, Nobili, Occhionero, Paita, Rosato, Scoma, Ungaro, Vitiello».
La Camera,
premesso che:
i casi di positività al COVID-19 confermati nel mondo dall'inizio della pandemia sono 123 milioni, mentre i morti hanno raggiunto il numero di 2.720.000; i casi accertati in Europa sono quasi trenta milioni, con un numero di decessi di oltre 720 mila, e i casi accertati di infezione nella sola Italia hanno superato i 3,3 milioni con oltre centomila morti;
al « Vaccine Day», con il quale, il 27 dicembre 2020, tutte le Nazioni europee hanno dato inizio nello stesso giorno alle campagne di vaccinazione nazionali, ha fatto seguito l'inizio della distribuzione del vaccino in Italia, partita l'ultimo giorno dell'anno 2020;
tenendo conto delle indicazioni internazionali ed europee, che per prime hanno sviluppato modalità e priorità secondo il rischio di malattia e l'uso dei vaccini autorizzati e della loro effettiva disponibilità, nell'assunzione della strategia generale messa a punto dalla Commissione europea la vaccinazione deve essere offerta alla popolazione calandola nell'epidemiologia locale, secondo valori e principi generali di equità, reciprocità, legittimità, protezione, promozione della salute e del benessere;
inoltre, nel rispetto del principio dell'unità territoriale della Nazione e del principio di uguaglianza dei cittadini, la campagna vaccinale deve adottare tecnologie digitali e strategie che guardano al superamento del digital divide, elemento di ostacolo alla piena realizzazione della persona umana nell'epoca delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Ict);
in base ad accordi preliminari d'acquisto sottoscritti dalla Commissione europea, e previa autorizzazione da parte della European medicine agency (Ema), i vaccini ad oggi disponibili sono Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca, mentre quelli che si potrebbero avere a disposizione nel corso dell'anno 2021 sono quelli prodotti da Sanofi-Gsk, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, Curevac;
sinora la campagna vaccinale in ambito nazionale è stata caratterizzata da inefficienze e ritardi, dovuti in primo luogo alle difficoltà nell'approvvigionamento delle sostanze vaccinali, e al temporaneo «stop» imposto ad AstraZeneca, e, in secondo luogo, dovuti a strategie vaccinali incongrue messe in atto in alcune regioni;
di conseguenza, non solo l'Italia è lontana dal raggiungimento del suo target vaccinale, ma soprattutto non è riuscita sinora a mettere in sicurezza i propri soggetti fragili, basti pensare che neanche la metà dei soggetti ultraottuagenari hanno ricevuto il vaccino;
l'Italia è la prima nazione europea per produzione di farmaci, avendo superato oramai dal 2017 la Germania, e con un fatturato di 34 miliardi di euro nel 2020; il Sistema italiano delle biotecnologie, costituito da industria, università, ricerca e Servizio sanitario nazionale è in grado di attrarre attori e capitali esteri, che detengono circa il 60 per cento delle imprese del settore, e grandi investimenti, pari nel 2019 a circa tre miliardi di euro tra attività di ricerca e sviluppo e impianti produttivi;
stante l'attuale situazione epidemiologica e di approvvigionamento dei vaccini, che si sta dimostrando fortemente oscillante, appare essenziale il coinvolgimento dell'industria farmaceutica italiana nelle fasi di produzione dei vaccini contro il Sars-CoV-2;
in merito, tuttavia, il presidente della Contract Development and Manufacturing Organization di Farmindustria ha dichiarato che per adeguare un impianto sono necessari dai sei agli otto mesi di tempo, e che, al momento quindi l'Italia non ha fabbriche di vaccini pronte a dedicarsi alla lotta al COVID-19, evidenziando un ritardo che ora – più di dodici mesi dopo la dichiarazione di emergenza – deve assolutamente essere colmato;
è, infatti, necessario un immediato intervento dello Stato, con forti investimenti a sostegno dell'industria farmaceutica nazionale, finalizzato alla produzione interna di beni e servizi esiziali per rendere l'Italia indipendente dalla fornitura estera delle sostanze vaccinali e dei servizi connessi; oltre ad una a forte iniezione di capitali pubblici nel settore farmaceutico, a tal fine sono necessari anche un deciso sostegno in chiave ricerca e sviluppo e una chiara azione in ambito regolatorio e di policy, per garantire migliori indici di redditività del capitale pubblico e privato, nonché la realizzazione di una supply chain interna;
il target della campagna vaccinale anti Sars-CoV-2 è la copertura di almeno il 75 per cento della popolazione italiana, secondo un principio prudenziale per il raggiungimento di una reale immunità di gregge, che dovrà essere ottenuto in un lasso di tempo contenuto per evitare che il diradarsi nel tempo della somministrazione di massa dei vaccini possa causare l'inefficacia del ciclo vaccinale;
l'Istituto superiore di sanità, nelle sue conclusioni sulla cosiddetta variante inglese del virus, ha evidenziato, tra gli altri aspetti, che in Italia, dove la vaccinazione delle categorie di popolazione più fragile non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate;
nell'attuale scenario europeo e nazionale, caratterizzato dalla emergenza di diverse varianti, è quindi necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la circolazione delle diverse varianti del virus Sars-CoV-2;
appare evidente che un'alta percentuale di copertura vaccinale della popolazione determinerebbe certamente una minore diffusione del virus e delle sue varianti e, quindi, della malattia, e i casi di contagio risulterebbero ovviamente più gestibili per le strutture sanitarie pubbliche, meno sovraccaricate;
i dati su ricoveri e terapie intensive dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali del 22 marzo 2021 mostrano che i ricoveri per COVID-19 hanno superato la soglia d'allerta del 40 per cento e un aumento del carico sulle terapie intensive, che hanno superato la soglia del 30 per cento – oltre la quale diventa difficile la presa in carico degli altri malati – in dodici regioni: Abruzzo (49 per cento), Emilia-Romagna (52 per cento), Friuli Venezia Giulia (46 per cento), Lazio (34 per cento), Lombardia (57 per cento), Marche (61 per cento), Molise (41 per cento), Provincia autonoma di Trento (58 per cento), Piemonte (55 per cento), Puglia (37 per cento), Toscana (41 per cento) e Umbria (52 per cento);
a seguito dello studio condotto sulla diffusione delle varianti del virus Sars-Cov-2 e pubblicato il 2 febbraio 2021, l'Istituto superiore di sanità ha evidenziato che il vaccino risulta comunque efficace anche contro il virus mutato, e, di conseguenza, ha raccomandato una ulteriore urgenza nella speditezza delle procedure vaccinali e la necessità di incrementare e potenziare le strutture preposte, sia sotto il profilo degli operatori che possono essere impiegati, sia sotto il profilo dell'aumento dei punti vaccinali;
in questo quadro assume particolare rilevanza la riflessione sulla tematica connessa alla tutela dei brevetti, e alla possibile deroga alla normativa internazionale in materia in casi di particolare emergenza, al fine di implementare al massimo la produzione vaccinale nei singoli Stati;
contestualmente all'aumento del numero dei luoghi nei quali poter somministrare il vaccino alla popolazione, appare necessario porre in essere anche iniziative finalizzate ad autorizzare determinate categorie di professionisti sanitari ad esercitare l'attività professionale di inoculazione dei vaccini;
il raggiungimento dell'obiettivo vaccinale è di priorità strategica per contrastare gli effetti macroeconomici negativi dovuti al distanziamento sociale e alla conseguente chiusura intermittente e/o prolungata delle attività economiche, che stanno distruggendo le nostre aziende e la nostra stabilità economica e sociale;
identificare e attuare un piano vaccinale capace di massimizzare tutte le risorse per una risposta celere ed efficace di contrasto alla malattia è di strategica e prioritaria importanza per far ripartire al più presto la nostra Nazione,
impegna il Governo:
1) ad attivare con urgenza ogni iniziativa necessaria al raggiungimento dell'autonomia domestica in ambito vaccinale, attraverso interventi a sostegno dell'industria farmaceutica nazionale, l'adozione di politiche strategiche in materia di ricerca e sviluppo e una chiara azione in ambito regolatorio e di policy;
2) a implementare la ricerca e la produzione di vaccini nell'Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze, eccellenza pubblica italiana;
3) ad adottare iniziative per potenziare la platea dei soggetti vaccinatori, con particolare riferimento a tutti gli operatori sanitari, anche con l'ausilio della sanità militare della Croce rossa italiana, e rendendo permanente il superamento del vincolo di esclusività degli infermieri di parte pubblica;
4) ad adottare le iniziative di competenza per intensificare lo sforzo vaccinale, anche attraverso le vaccinazioni a domicilio degli anziani e l'utilizzo come sedi vaccinali delle farmacie, che con la loro distribuzione capillare sul territorio permettono di evitare soprattutto ai soggetti fragili pericolosi spostamenti per recarsi nella sede vaccinale;
5) ad adottare iniziative di competenza per accelerare i processi autorizzativi da parte dell'Aifa per l'immissione in commercio di tutti i vaccini extraeuropei;
6) a favorire lo snellimento delle procedure burocratiche al fine di aumentare la quantità di siti di inoculazione dei vaccini, mettendo a disposizione dei soggetti vaccinatori spazi pubblici per la realizzazione di ulteriori siti vaccinali;
7) a promuovere la raccolta e la digitalizzazione di tutti i dati legati alle fasi delle procedure vaccinali, con particolare riferimento al fascicolo sanitario elettronico che purtroppo ad oggi nonostante interventi pubblici non ha ancora trovato la sua compiuta definizione;
8) ad adoperarsi affinché siano garantiti sta un adeguato sostegno logistico per la distribuzione uniforme sul territorio delle dosi di vaccino e l'efficacia delle modalità di prenotazione;
9) ad adottare le iniziative normative al fine di sollevare i soggetti vaccinatori da eventuali responsabilità penali.
(1-00439) «Lollobrigida, Meloni, Gemmato, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».
La Camera,
premesso che:
i casi di positività al COVID-19 confermati nel mondo dall'inizio della pandemia sono 123 milioni, mentre i morti hanno raggiunto il numero di 2.720.000; i casi accertati in Europa sono quasi trenta milioni, con un numero di decessi di oltre 720 mila, e i casi accertati di infezione nella sola Italia hanno superato i 3,3 milioni con oltre centomila morti;
al « Vaccine Day», con il quale, il 27 dicembre 2020, tutte le Nazioni europee hanno dato inizio nello stesso giorno alle campagne di vaccinazione nazionali, ha fatto seguito l'inizio della distribuzione del vaccino in Italia, partita l'ultimo giorno dell'anno 2020;
tenendo conto delle indicazioni internazionali ed europee, che per prime hanno sviluppato modalità e priorità secondo il rischio di malattia e l'uso dei vaccini autorizzati e della loro effettiva disponibilità, nell'assunzione della strategia generale messa a punto dalla Commissione europea la vaccinazione deve essere offerta alla popolazione calandola nell'epidemiologia locale, secondo valori e principi generali di equità, reciprocità, legittimità, protezione, promozione della salute e del benessere;
inoltre, nel rispetto del principio dell'unità territoriale della Nazione e del principio di uguaglianza dei cittadini, la campagna vaccinale deve adottare tecnologie digitali e strategie che guardano al superamento del digital divide, elemento di ostacolo alla piena realizzazione della persona umana nell'epoca delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Ict);
in base ad accordi preliminari d'acquisto sottoscritti dalla Commissione europea, e previa autorizzazione da parte della European medicine agency (Ema), i vaccini ad oggi disponibili sono Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca, mentre quelli che si potrebbero avere a disposizione nel corso dell'anno 2021 sono quelli prodotti da Sanofi-Gsk, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, Curevac;
sinora la campagna vaccinale in ambito nazionale è stata caratterizzata da inefficienze e ritardi, dovuti in primo luogo alle difficoltà nell'approvvigionamento delle sostanze vaccinali, e al temporaneo «stop» imposto ad AstraZeneca, e, in secondo luogo, dovuti a strategie vaccinali incongrue messe in atto in alcune regioni;
di conseguenza, non solo l'Italia è lontana dal raggiungimento del suo target vaccinale, ma soprattutto non è riuscita sinora a mettere in sicurezza i propri soggetti fragili, basti pensare che neanche la metà dei soggetti ultraottuagenari hanno ricevuto il vaccino;
l'Italia è la prima nazione europea per produzione di farmaci, avendo superato oramai dal 2017 la Germania, e con un fatturato di 34 miliardi di euro nel 2020; il Sistema italiano delle biotecnologie, costituito da industria, università, ricerca e Servizio sanitario nazionale è in grado di attrarre attori e capitali esteri, che detengono circa il 60 per cento delle imprese del settore, e grandi investimenti, pari nel 2019 a circa tre miliardi di euro tra attività di ricerca e sviluppo e impianti produttivi;
stante l'attuale situazione epidemiologica e di approvvigionamento dei vaccini, che si sta dimostrando fortemente oscillante, appare essenziale il coinvolgimento dell'industria farmaceutica italiana nelle fasi di produzione dei vaccini contro il Sars-CoV-2;
in merito, tuttavia, il presidente della Contract Development and Manufacturing Organization di Farmindustria ha dichiarato che per adeguare un impianto sono necessari dai sei agli otto mesi di tempo, e che, al momento quindi l'Italia non ha fabbriche di vaccini pronte a dedicarsi alla lotta al COVID-19, evidenziando un ritardo che ora – più di dodici mesi dopo la dichiarazione di emergenza – deve assolutamente essere colmato;
è, infatti, necessario un immediato intervento dello Stato, con forti investimenti a sostegno dell'industria farmaceutica nazionale, finalizzato alla produzione interna di beni e servizi esiziali per rendere l'Italia indipendente dalla fornitura estera delle sostanze vaccinali e dei servizi connessi; oltre ad una a forte iniezione di capitali pubblici nel settore farmaceutico, a tal fine sono necessari anche un deciso sostegno in chiave ricerca e sviluppo e una chiara azione in ambito regolatorio e di policy, per garantire migliori indici di redditività del capitale pubblico e privato, nonché la realizzazione di una supply chain interna;
il target della campagna vaccinale anti Sars-CoV-2 è la copertura di almeno il 75 per cento della popolazione italiana, secondo un principio prudenziale per il raggiungimento di una reale immunità di gregge, che dovrà essere ottenuto in un lasso di tempo contenuto per evitare che il diradarsi nel tempo della somministrazione di massa dei vaccini possa causare l'inefficacia del ciclo vaccinale;
l'Istituto superiore di sanità, nelle sue conclusioni sulla cosiddetta variante inglese del virus, ha evidenziato, tra gli altri aspetti, che in Italia, dove la vaccinazione delle categorie di popolazione più fragile non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate;
nell'attuale scenario europeo e nazionale, caratterizzato dalla emergenza di diverse varianti, è quindi necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la circolazione delle diverse varianti del virus Sars-CoV-2;
appare evidente che un'alta percentuale di copertura vaccinale della popolazione determinerebbe certamente una minore diffusione del virus e delle sue varianti e, quindi, della malattia, e i casi di contagio risulterebbero ovviamente più gestibili per le strutture sanitarie pubbliche, meno sovraccaricate;
i dati su ricoveri e terapie intensive dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali del 22 marzo 2021 mostrano che i ricoveri per COVID-19 hanno superato la soglia d'allerta del 40 per cento e un aumento del carico sulle terapie intensive, che hanno superato la soglia del 30 per cento – oltre la quale diventa difficile la presa in carico degli altri malati – in dodici regioni: Abruzzo (49 per cento), Emilia-Romagna (52 per cento), Friuli Venezia Giulia (46 per cento), Lazio (34 per cento), Lombardia (57 per cento), Marche (61 per cento), Molise (41 per cento), Provincia autonoma di Trento (58 per cento), Piemonte (55 per cento), Puglia (37 per cento), Toscana (41 per cento) e Umbria (52 per cento);
a seguito dello studio condotto sulla diffusione delle varianti del virus Sars-Cov-2 e pubblicato il 2 febbraio 2021, l'Istituto superiore di sanità ha evidenziato che il vaccino risulta comunque efficace anche contro il virus mutato, e, di conseguenza, ha raccomandato una ulteriore urgenza nella speditezza delle procedure vaccinali e la necessità di incrementare e potenziare le strutture preposte, sia sotto il profilo degli operatori che possono essere impiegati, sia sotto il profilo dell'aumento dei punti vaccinali;
in questo quadro assume particolare rilevanza la riflessione sulla tematica connessa alla tutela dei brevetti, e alla possibile deroga alla normativa internazionale in materia in casi di particolare emergenza, al fine di implementare al massimo la produzione vaccinale nei singoli Stati;
contestualmente all'aumento del numero dei luoghi nei quali poter somministrare il vaccino alla popolazione, appare necessario porre in essere anche iniziative finalizzate ad autorizzare determinate categorie di professionisti sanitari ad esercitare l'attività professionale di inoculazione dei vaccini;
il raggiungimento dell'obiettivo vaccinale è di priorità strategica per contrastare gli effetti macroeconomici negativi dovuti al distanziamento sociale e alla conseguente chiusura intermittente e/o prolungata delle attività economiche, che stanno distruggendo le nostre aziende e la nostra stabilità economica e sociale;
identificare e attuare un piano vaccinale capace di massimizzare tutte le risorse per una risposta celere ed efficace di contrasto alla malattia è di strategica e prioritaria importanza per far ripartire al più presto la nostra Nazione,
impegna il Governo:
1) ad attivare con urgenza ogni iniziativa necessaria al raggiungimento dell'autonomia domestica in ambito vaccinale, attraverso interventi a sostegno dell'industria farmaceutica nazionale, l'adozione di politiche strategiche in materia di ricerca e sviluppo e una chiara azione in ambito regolatorio e di policy;
2) a implementare la ricerca e la produzione di vaccini da parte di idonee realtà pubbliche e private italiane;
3) ad adottare iniziative per potenziare la platea dei soggetti vaccinatori, con particolare riferimento a tutti gli operatori sanitari, anche con l'ausilio della sanità militare;
4) ad adottare le iniziative di competenza per intensificare lo sforzo vaccinale, anche attraverso le vaccinazioni a domicilio degli anziani e valutando la possibilità di utilizzo come sedi vaccinali delle farmacie, che con la loro distribuzione capillare sul territorio permettono di evitare soprattutto ai soggetti fragili pericolosi spostamenti per recarsi nella sede vaccinale;
5) ad adottare iniziative di competenza per snellire le procedure burocratiche ed accelerare i processi autorizzativi da parte dell'Aifa per l'immissione in commercio di tutti i vaccini potenzialmente idonei;
6) a promuovere la raccolta e la digitalizzazione di tutti i dati legati alle fasi delle procedure vaccinali, con particolare riferimento al fascicolo sanitario elettronico;
7) ad adoperarsi affinché siano garantiti sta un adeguato sostegno logistico per la distribuzione uniforme sul territorio delle dosi di vaccino e l'efficacia delle modalità di prenotazione;
8) a valutare l'opportunità di assumere iniziative normative al fine di definire l'ambito della responsabilità dei soggetti vaccinatori.
(1-00439)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Lollobrigida, Meloni, Gemmato, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».
MOZIONI POLIDORI, ELISA TRIPODI, RAVETTO, GRIBAUDO, ANNIBALI, DE LORENZO, LUPI, GAGLIARDI, GEBHARD, FERRO ED ALTRI N. 1-00433 (NUOVA FORMULAZIONE), POLIDORI ED ALTRI N. 1-0433, ELISA TRIPODI ED ALTRI N. 1-00434 E MELONI ED ALTRI N. 1-00438 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO E TUTELA DELLE DONNE
Mozioni
La Camera,
premesso che:
a quasi un anno dalla comparsa della pandemia in Italia, diversi studi e analisi mettono in evidenza il peso che le differenze di genere hanno avuto sugli impatti sociali, economici e sanitari del COVID-19; la pandemia ha colpito in modo particolare le donne, che si sono ritrovate esposte su molteplici fronti: economico, familiare e sanitario;
le donne hanno rappresentato un vero e proprio pilastro nella lotta alla pandemia: in particolare nel settore sanitario, più presenti nei comparti esposti al rischio di contagio, in prima linea nelle famiglie con figli più piccoli, dove il susseguirsi di «zone rosse» e «quarantene» ha comportato la chiusura delle scuole in presenza, aggravando il carico familiare e di cura quasi esclusivamente sulle loro spalle;
d'altro canto, nel settore dell'occupazione, le donne hanno pagato più di tutte le ripercussioni derivanti dall'epidemia ancora in corso: secondo l'ultimo report Istat sul lavoro, reso noto il 1o febbraio 2021, nell'ultimo mese del 2020 ci sono stati 101 mila occupati in meno e di questi 99 mila sono donne;
i dati mostrano una situazione allarmante tanto che dei 444 mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70 per cento è costituito da donne. Nel dettaglio, il solo mese di dicembre 2020 mostra rispetto a novembre una dinamica decisamente diversa tra donne e uomini: per le prime cala il tasso di occupazione (-0,5 punti) e cresce quello di inattività (+0,4 punti), per i secondi la stabilità dell'occupazione si associa al calo dell'inattività (-0,1 punti);
nonostante per fronteggiare l'emergenza epidemiologica siano state adottate svariate misure di sostegno, tra le quali i congedi parentali straordinari ed il bonus baby sitter, fra l'altro reiterate nell'ambito del decreto-legge del 13 marzo 2021, n. 30, la chiusura delle scuole e l'impossibilità di accedere ai servizi educativi per l'infanzia continua a gravare sulle donne. Il notevole aumento dei carichi familiari impatta negativamente sulla reale possibilità di un equilibrato bilanciamento vita-lavoro, a discapito della condizione lavorativa delle donne;
la pandemia sta agendo in un contesto dove la disparità di genere nel settore occupazionale rappresentava una criticità già prima dell'emergenza sanitaria: il Censis fino all'inizio del 2020 rilevava che le donne rappresentano circa il 42 per cento degli occupati complessivi del Paese e il tasso di attività femminile era intorno al 56 per cento, contro il 75 per cento degli uomini;
la nota dolente del nostro Paese continua infatti a essere l'occupazione, che è la peggiore in tutta Europa: solo il 31,3 per cento delle donne ha un lavoro a tempo indeterminato, contro la media europea del 41,5 per cento e lo stipendio medio femminile resta uno dei più bassi d'Europa ed è di un quinto inferiore rispetto a quello degli uomini;
la disparità tra donne e uomini si spiega con la qualità degli impieghi in cui sono maggiormente coinvolte le donne, in media più precari, meno tutelati e sempre più interessati dal ricorso al Part Time involontario, cioè a un pari lime imposto dal datore di lavoro, come confermano i dati Istat;
le donne, in Italia, hanno anche molte meno prospettive di carriera rispetto al resto del continente: il Career Prospects Index dell'Eige, che valuta l'autonomia nel lavoro, le tipologie di contratto, le possibilità di avanzamento di carriera e la probabilità di essere licenziate in caso di ristrutturazione aziendale, assegna al nostro Paese un punteggio di 52 su 100, contro la media europea di 64;
secondo l'ultimo Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum ci vorranno 99,5 anni per raggiungere la parità tra uomini e donne e per la parità a livello di accesso alla partecipazione economica 257 anni;
a ciò si aggiunga che i dati del World Economic Forum dimostrano che se nel 2018 l'Italia aveva raggiunto il 70esimo posto (dall'82esimo del 2017), nel 2019 siamo scivolati al 76esimo posto su 153 Paesi. Da un'analisi dei dati il problema si registra principalmente in merito alle opportunità e sulla partecipazione alla vita economica, a cui fa seguito la disparità di trattamento salariale che relega l'Italia al 125esimo posto in una lista di 153 Paesi;
le difficoltà si rintracciano nei posti di lavoro in cui sono maggiormente rappresentate le donne – nel commercio al dettaglio e nel settore impiegatizio – più penalizzati dalla progressiva automazione mentre non rientrano in quelle professioni dove la crescita dei salari è stata più significativa (nel settore STEM in particolare);
oltre ad avere difficoltà nell'accesso al mercato del lavoro, le donne scontano anche le problematiche legate al bilanciamento vita-lavoro: a livello globale, il lavoro di cura non retribuito è svolto per il 75 per cento dalle donne, che vi dedicano dalle tre alle sei ore al giorno mentre il numero di donne che lavorano part time è il 32,9 per cento del totale delle occupate;
ancora oggi, purtroppo, per molte donne lavorare e formare una famiglia rimangono due percorsi paralleli e spesso incompatibili: per questo una donna occupata su tre (il 32,4 per cento, cioè più di 3 milioni di lavoratrici) ha un impiego part time (nel caso degli uomini questa percentuale si riduce all'8,5 per cento), che molto spesso viene scelto per mancanza di alternative da circa due milioni di lavoratrici ed è involontario per il 60,2 per cento delle donne che, invece, lo richiede;
sono quasi 6 milioni le donne italiane che hanno figli minori e che allo stesso tempo lavorano e tra quelle occupate con almeno tre figli quasi 1,3 milioni lavora a tempo pieno e 171 000 (l'85 per cento del totale delle occupate) sono dirigenti, quadri o imprenditrici; è necessario insistere con l'adozione di misure strutturali volte a favorire la creazione di un quadro certo su cui le donne possono fare affidamento per la costruzione del loro progetto di vita;
in questa prospettiva, due sembrano le criticità sulle quali è doveroso operare in maniera strutturale e di lungo periodo: il problema dei carichi familiari e la scarsa copertura dei servizi di asili nido e di scuole per l'infanzia, attuando politiche della famiglia indirizzate alla piena possibilità di poter armonizzare la vita familiare con la vita sociale, lavorativa e relazionale, affinché l'indispensabile sostegno al contrasto alla denatalità possa svilupparsi anche attraverso l'implementazione di politiche di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della famiglia e di strategie family friendly, anche attraverso la promozione della condivisione tra uomini e donne delle responsabilità familiari;
secondo l'Istat le donne presentano, infatti, una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: più della metà delle donne occupate (54,1 per cento) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e familiare (46,6 per cento nel caso degli uomini);
la presenza di forti carichi familiari si riverbera in modo decisivo sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro in ogni suo segmento: dall'ingresso alla progressione di carriera;
la scarsa partecipazione femminile è legata in buona parte all'inadeguatezza delle politiche di welfare e del lavoro per la conciliazione dei tempi della vita lavorativa e familiare, come peraltro si sta evidenziando dall'inizio della pandemia: si è innescato un circolo vizioso per cui la conciliazione lavoro e vita privata è complicata e il reddito medio delle famiglie non è adeguato per domandare servizi privati per l'infanzia, soprattutto nel Mezzogiorno, dove la «divisione del lavoro» all'interno delle famiglie è fortemente dicotomica per genere e la partecipazione femminile al mercato del lavoro patologicamente bassa;
di fronte a tale fenomeno è necessario intervenire con una visione di sistema: sarebbe importante un piano per le infrastrutture sociali, tramite investimenti ed assunzioni nei servizi per l'assistenza, per la prima infanzia, per il tempo pieno e l'insegnamento di sostegno specializzato, individuando il fabbisogno delle nuove professionalità necessarie. Un simile intervento potrebbe agire da moltiplicatore: riducendo il sovraccarico di lavoro e di cura delle donne si aumenterebbero le loro probabilità d'ingresso e permanenza nel mondo del lavoro;
in tal senso, si possono ritenere un punto di partenza tanto le misure contenute nel disegno di legge recante «Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia», quanto alcune disposizioni introdotte dalla legge di bilancio 2021, quali, a titolo esemplificativo: l'istituzione del fondo per l'assegno universale per i figli a partire dal 2022, incrementato di 3 miliardi; la decontribuzione totale per le nuove assunzioni di due anni per le donne; l'aumento del congedo di paternità a 10 giorni; il finanziamento straordinario al Fondo di solidarietà comunale, con una quota destinata al potenziamento degli asili nido;
l'implementazione del Fondo per le politiche della famiglia per attuare misure organizzative che favoriscano le madri che rientrano a lavoro dopo il parto; l'assegnazione di risorse aggiuntive al Fondo di sostegno al venture capital, per sostenere l'imprenditoria femminile a elevata innovazione; l'incremento di 1 milione di euro del Fondo pari opportunità della Presidenza del Consiglio volto a finanziare il reddito di libertà per favorire percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà;
l'istituzione del Fondo a sostegno dell'impresa femminile con una dotazione di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022 destinato a promuovere e sostenere l'imprenditoria femminile;
nonostante già la legge di bilancio 2020 avesse istituito il Fondo asili nido e scuole dell'infanzia e centri polifunzionali, con una dotazione pari a 100 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023 e a 200 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2034, per un totale complessivo di 2,5 miliardi di euro, ad oggi l'offerta disponibile di posti nei servizi educativi per la prima infanzia è in media pari al 25,5 per cento, 7,5 punti percentuali in meno rispetto all'obiettivo europeo del 33 per cento, e la stessa presenta una significativa variabilità a livello territoriale (secondo lo studio Dipofam-lstat-Unive (2020), su dati relativi all'anno educativo 2017/2018, solo il 10 per cento dei bambini in Calabria frequenta un nido, contro il 47,1 per cento della Valle d'Aosta);
allo scopo, una razionale ed efficiente gestione dei fondi del Next Generation EU rappresenta un'opportunità estremamente importante per raggiungere un livello di offerta media nazionale che superi l'obiettivo europeo di Barcellona del 33 per cento e si avvicini ad altri Stati membri virtuosi, come la Spagna (50,5 per cento) e la Francia (50 per cento);
l'accesso delle donne alle posizioni apicali resta ancora molto basso, soprattutto nelle aziende private: secondo dati Istat del 2019 la percentuale di dirigenti donna è del 32 per cento quella dei quadri il 46 per cento;
a tal proposito il principio della parità di genere ha avuto un significativo riconoscimento con la cosiddetta legge Golfo-Mosca (legge n. 120 del 2011), la cui validità è stata prorogata dal decreto-legge n. 124 del 2019 e modificata dalla legge di bilancio 2020 con cui è stata aumentata, per le società quotate in borsa, la quota da riservare al genere meno rappresentato da un terzo (30 per cento) a due quinti (40 per cento);
si tratta di una battaglia bipartisan proseguita nella presente legislatura che ha avuto il merito di cambiare in modo decisivo l'atteggiamento degli operatori di mercato nei confronti del gender board diversity; la vigenza della legge citata è utile per permettere a quelle donne che stanno maturando esperienze nella governance di quotate di conseguire gli skills professionali necessari per accedere anche a ruoli apicali esecutivi o di massima rappresentatività;
ma sul nostro Paese pesa anche il divario salariale tra uomini e donne a parità di livello e di mansioni tanto che più le donne studiano, più aumenta il divario: se un laureato uomo guadagna il 32,6 per cento in più di un diplomato, una laureata guadagna solo il 14,3 per cento in più;
la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati ha avviato, sul tema della parità salariale, dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile, l'esame di alcune proposte di legge che intervengono sulla materia e delle quali si auspica una rapida approvazione;
il gender pay gap cresce al diminuire della categoria contrattuale ed è più alto fra impiegati e operai, che tra dirigenti e quadri: a parità di inquadramento contrattuale, le donne hanno sempre una retribuzione inferiore rispetto ai colleghi uomini;
una donna guadagna meno di un collega maschio sia a parità di ruolo professionale che a parità di settore d'impiego: da un'analisi statistica condotta da Jobpricing nel 77,8 per cento dei casi gli uomini hanno retribuzioni superiori alle donne e questa situazione è estesa a tutti i settori professionali;
la questione della parità salariale e occupazionale tra donne e uomini assume una rilevanza strategica anche in riferimento alla violenza domestica soprattutto in quei casi in cui le donne che hanno subito violenza non trovano il coraggio di denunciare le violenze subite nel timore di non trovare una propria autonomia anche dal punto di vista economico;
le linee su cui intervenire sono note e poggiano su alcuni interventi prioritari come il superamento del gender pay gap come già previsto dal decreto legislativo 198/06, che vieta qualsiasi discriminazione diretta o indiretta basata sul sesso rispetto non solo alla retribuzione ma anche all'accesso al lavoro, alla carriera, alle condizioni lavorative. Una finalità che, tuttavia, risulta ancora lontana dall'essere raggiunta e che va perseguita con il potenziamento delle norme che ne rendano finalmente cogente l'applicazione;
la Commissione XI della Camera dei deputati ha da tempo avviato un approfondito intervento legislativo per l'implementazione delle suddette disposizioni, votando all'unanimità il 4 novembre 2020 un testo base sulla parità salariale, e se ne auspica un ravvicinato completamento;
nelle fasi più acute della pandemia si è registrato un preoccupante quanto allarmante incremento di episodi di violenza domestica nei confronti dei più fragili e in particolare delle donne: purtroppo la violenza sulle donne è una piaga che non arresta a fermarsi e l'emergenza sanitaria ha creato e amplificato le tensioni familiari, e il confinamento, necessario per rallentare la diffusione del COVID-19, ha peggiorato le situazioni di abuso domestico;
gli ultimi dati Istat rilevano come il 31,5 per cento delle donne dai 16 a 70 anni ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2 per cento ha subìto violenza fisica, il 21 per cento violenza sessuale, il 5,4 per cento le forme più gravi della violenza sessuale corre lo stupro e il tentato stupro;
dall'indagine dell'Istat, che ha analizzato i dati relativi al numero antiviolenza 1522, è emerso che nel periodo del lockdown (marzo-giugno 2020) le telefonate al call center e le richieste di aiuto via chat siano passate da 6.956 a 15.280 rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, con un aumento del 119,6 per cento;
uno degli aspetti più rilevanti nell'analisi Eures riguarda la «correlazione tra convivenza e rischio omicidio» considerato che il più delle volte il femminicidio è un reato commesso all'interno delle mura domestiche e segnatamente all'interno della coppia;
in valori assoluti, nel confronto tra i dieci mesi del 2019 e il medesimo periodo del 2020, il numero dei femminicidi familiari con vittime conviventi sale da 49 a 54 (+10,2 per cento) mentre contestualmente scende da 36 a 26 quello delle vittime non conviventi (-27,8 per cento);
nella maggior parte dei casi gli autori dei crimini così efferati sono soprattutto il partner attuale (nel 58,4 per cento dei casi), l'ex partner (15,3 per cento) e un familiare, come un genitore a un figlio (18,8 per cento);
dal punto di vista delle risorse finanziarie, un'indagine svolta da Actionaid sui fondi antiviolenza nazionali ripartiti tra le regioni ha rilevato che solo il 10 per cento dei fondi del 2019, nonostante la pandemia, siano arrivati direttamente ai Centri antiviolenza per rispondere ai nuovi bisogni delle strutture di accoglienza;
nonostante il 2 aprile 2020 il Ministro competente abbia adottato un decreto per semplificare le procedure di trasferimento delle risorse per il 2019 prevedendo anche la possibilità di usare i fondi destinati al Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, ai sensi della legge 15 ottobre 2013, n. 119, per coprire le spese dell'emergenza sanitaria, a distanza di sei mesi dall'incasso delle risorse, solo cinque Regioni hanno erogato i fondi (Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Molise e Veneto);
la situazione non sembra migliorare rispetto agli anni precedenti: al 15 ottobre 2020 solamente il 72 per cento delle risorse per il 2015-2016 è stato liquidato dalle Regioni, il 62 per cento di quelle del 2017 e il 39 per cento per il 2018: nonostante le Regioni negli ultimi tre anni abbiano fatto qualche passo in avanti, i fondi ci mettono ancora dai 10 ai 12 mesi per arrivare direttamente nelle casse dei centri antiviolenza;
dalle ultime rilevazioni dell'Istat emerge una evidente carenza delle Case rifugio sull'Intero territoriale nazionale tanto che sono circa 272 quelle attive in Italia, pari a 0,04 Case per 10 mila abitanti (232 nel 2017);
la loro presenza è molto differenziata nel territorio: il 36 per cento delle Case Rifugio è attiva nel Nord-est, in particolare nel Friuli Venezia Giulia e in Emilia-Romagna, il 32,4 per cento nel Nord-ovest, con la Lombardia che da sola conta 57 Case Rifugio attive, e il 17,1 per cento al Centro Italia, con la Toscana in cui sono presenti 21 Case Rifugio a fronte delle sole 6 dislocate in tutto il Lazio. Nelle altre regioni la presenza di Case Rifugio è molto più bassa; l'89,6 per cento delle Case che hanno partecipato all'indagine ISTAT aderisce a una rete territoriale antiviolenza, il 4,1 per cento non vi aderisce e un restante 6,3 per cento non aderisce perché nel 2018 questa rete non esisteva sul proprio territorio; in particolare, tutte le Case Rifugio del Nord-ovest, l'87,5 per cento di quelle del Nord-est, il 92,1 per cento di quelle del Centro Italia e il 90 per cento di quelle attive nelle Isole aderiscono a una rete territoriale per contrastare la violenza contro le donne;
una forma di violenza molto diffusa e difficile da riconoscere, esplicitamente citata nella Convenzione di Instabul, è la violenza economica. Una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare le violenze subite nello stesso ambito familiare sono le difficoltà economiche legate a percorsi di fuoriuscita dalla relazione, soprattutto quando il partner detiene il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari, cosicché molte donne, nel momento della denuncia nei confronti del partner, rischiano di perdere la casa senza più alcuna risorsa economica; in tal senso l'avvio dello strumento «Microcredito di libertà», annunciato dalla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, rappresenta un importante primo passo nella direzione di promuovere libertà, autonomia e potenzialità delle donne;
il rapporto del Gruppo di esperti del Consiglio d'Europa contro la violenza nei confronti delle donne (GREVIO) esorta le autorità ad adottare maggiori misure per proteggere le donne dalla violenza: il documento valuta l'attuazione da parte dell'Italia della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota come «Convenzione di Istanbul» e nel riconoscere i progressi compiuti per promuovere i diritti delle donne in Italia, il rapporto sottolinea che la causa dell'uguaglianza di genere incontra ancora resistenze nel Paese e che sta emergendo una tendenza a reinterpretare e riorientare la nozione di parità di genere in termini di politiche per la famiglia e la maternità;
a ciò si aggiunga che le donne con disabilità rimangono troppo spesso ai margini: a causa del fenomeno della discriminazione multipla, non solo la loro condizione è peggiore rispetto a quella delle donne non disabili, ma lo è anche rispetto a quella degli uomini con disabilità; ancora oggi, prendendo in considerazione la popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni risulta occupato solo il 31,3 per cento di coloro che soffrono di gravi limitazioni (26,7 per cento tra le donne e 36,3 per cento tra gli uomini) contro il 57,8 per cento delle persone senza limitazioni; a livello territoriale il dato peggiore è quello del Mezzogiorno dove solo 18,9 per cento delle persone con disabilità sono occupate;
è da due a cinque volte superiore la probabilità per le donne con disabilità di essere vittime di violenza rispetto alle donne non disabili, frequentemente nell'ambito delle relazioni domestiche, a causa della posizione di maggiore fragilità e vulnerabilità sofferta;
appare necessario e non più procrastinabile dare finalmente piena attuazione alla Convenzione Onu del 2006 sui diritti delle persone con disabilità per quanto attiene l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità, al fine di garantire i diritti di uguaglianza e di inclusione sociale di tutti i cittadini con disabilità;
la differenza di sesso nella disabilità condiziona anche la prospettiva di accesso alla formazione e di conseguenze anche al lavoro: le bambine e le ragazze con difficoltà, dopo l'obbligo scolastico, spesso non vengono avviate a cicli di istruzione che potrebbero garantire delle posizioni lavorative più elevate;
anche sotto il profilo dei servizi sanitari, le donne con disabilità si trovano in condizioni di particolare svantaggio che si traducono in un deficit di accesso alle cure, con conseguenze gravi sul loro benessere e tutela della salute: ad esempio, i tassi di tumore al seno per le donne con disabilità sono molto più elevati di quelli della popolazione femminile in generale, a causa della mancanza di strutture e apparecchiature di screening e diagnosi adeguate;
in data 15 ottobre 2019, la Camera dei deputati ha approvato le mozioni parlamentari nn. 1-00243, 1-00263 e 1-00264, in forza delle quali sono stati assunti dal Governo pro tempore precisi impegni di contrasto alla violenza, alla discriminazione multipla e per l'inclusione e la promozione della parità di genere nei confronti delle donne con disabilità;
inoltre, negli anni molti e significativi sono stati gli interventi di natura legislativa nella direzione del rafforzamento delle misure di tutela contro la violenza sulle donne, quali, a titolo esemplificativo, le misure poste in essere contro la violenza di genere e lo stalking. C’è però ancora molto da fare: il 4 marzo 2020 la Camera dei deputati ha approvato varie mozioni a sostegno delle donne e per contrastare i fenomeni di violenza che necessitano di avere concreta attuazione;
dal momento in cui una donna trova la forza per denunciare la violenza subìta deve poter contare su un'adeguata assistenza da parte dello Stato che in questa partita gioca un ruolo cruciale su questo tema, la legislatura in corso si è caratterizzata per l'approvazione del cosiddetto «codice rosso» (legge 19 luglio 2019, n. 69), che ha visto l'inserimento in sede parlamentare di numerose proposte provenienti da Gruppi di maggioranza e opposizione. Il provvedimento ha, tra le altre cose, previsto una corsia preferenziale per le denunce, indagini più rapide sui casi di violenza alle donne e l'obbligo per i pubblici ministeri di ascoltare le vittime entro tre giorni, e ha inoltre introdotto il delitto di revenge porn, previsto una fattispecie specifica di reato, diretta a punire la «costrizione o induzione al matrimonio mediante coercizione», l'applicazione di procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici (braccialetto elettronico) nei casi di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa; lo stanziamento di una quota pari a 3 milioni di euro per l'anno 2019 e 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2020 da destinare al sostegno economico delle famiglie affidatarie di orfani di crimini domestici;
un fenomeno in crescita è quello delle donne che ricevono molestie o minacce sul luogo di lavoro: i dati Istat – basati sulla rilevazione effettuata negli anni 2015-2016 – danno atto che le donne che hanno subìto un ricatto sessuale nel corso della loro vita lavorativa sono un milione e 404 mila; rilevano altresì che quando una donna subisce violenza, nell'80,9 per cento dei casi non ne parla con nessuno e che solo la quota dello 0,7 per cento si è rivolta alle forze di polizia;
come se non bastasse, ancora oggi, la società italiana è caratterizzata da stereotipi di genere radicati e da diffuso sessismo;
da ultima, ma importantissimo per la strategia futura è l'opportunità emersa con il PNRR attualmente all'esame del Parlamento. La parità di genere verrà assunta come criterio di valutazione di tutti i progetti (gender mainstreaming) e tutto il PNRR sarà caratterizzato per una strategia integrata di riforme, istruzione e investimenti in infrastrutture sociali e servizi di supporto, per una piena parità di accesso, economica e sociale, delle donne;
questo anche in coerenza con l'indirizzo europeo che promuove questo approccio, richiesto specificatamente per i piani Recovery dalla risoluzione del parlamento europeo del 23 luglio 2020; il regolamento del dispositivo per la ripresa e la resilienza del 12 febbraio 2021 (Regolamento (UE) 241/2021 del Parlamento e del Consiglio, al considerandum (28) ribadisce che la parità di genere e le pari opportunità sono obiettivi integrati e promossi sia nella preparazione che nell'attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per implementare le misure già esistenti per l'adozione di politiche attive in favore delle donne soprattutto in seguito alla crisi derivante dalla pandemia COVID-19, nonché a intervenire sulla disciplina dello smart working, al fine di garantire il diritto alla disconnessione;
2) ad adottare iniziative per prevedere le opportune misure volte a superare le condizioni di organizzazione e distribuzione del lavoro che siano, di fatto, pregiudizievoli per l'avanzamento professionale di carriera ed economico della donna;
3) ad adottare iniziative per colmare il divario retributivo tra donne e uomini, anche mediante la compiuta attuazione al Fondo per il sostegno della parità salariale di genere istituito dall'articolo 1, comma 276 e 277 della legge n. 178 del 2020, prevedendo sgravi contributivi per incentivare anche la contrattazione d secondo livello al fine di introdurre, attraverso accordi tra datori di lavoro e lavoratori, misure ad hoc di monitoraggio e di valutazione delle condizioni di lavoro e di retribuzione dei due sessi, implementando in tal senso le misure vigenti;
3-bis) a favorire, per quanto di competenza, l'adozione di una nuova disciplina in materia di superamento del divario salariale e di carriera basato sul genere, così come in via di definizione da parte della Commissione XI della Camera dei deputati;
4) ad intraprendere iniziative volte ad accelerare l'attuazione degli interventi previsti per il potenziamento e la riqualificazione di strutture destinate agli asili nido e alle scuole dell'infanzia in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione ai territori del Sud, prevedendo adeguato personale in relazione al fabbisogno territoriale;
5) ad adottare iniziative volte ad incrementare l'occupazione femminile come elemento fondamentale di emancipazione e liberazione da ogni tipo di violenza (sessuale, psicologica e economica) da intendersi soprattutto quale strumento di inclusione sociale, con particolare attenzione ai progetti rivolti alla sostenibilità ambientale;
6) ad attivarsi tempestivamente per adottare il nuovo piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne al fine di prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne attraverso l'informazione e la sensibilizzazione della collettività, sia mediante il potenziamento delle forme di assistenza e sostegno, sia attraverso la formazione degli operatori che interloquiscono con le donne vittime di violenze, con specifica attenzione anche alle peculiari esigenze delle donne con disabilità;
7) ad adottare iniziative per prevedere, nel primo provvedimento utile, un Fondo di assistenza legale per le donne vittime di violenza e maltrattamenti, volto a sostenerne le azioni in sede giudiziaria anche nella fase preliminare all'avvio delle stesse, ivi compreso l'eventuale ricorso a consulenza in ambito civilistico o a consulenza tecnica di parte; e ad adottare a seguito dell'approvazione del Fondo, un decreto attuativo relativo ai criteri e alle modalità di ripartizione del Fondo stesso;
8) ad adottare iniziative idonee ad istituire un sistema completo di raccolta dati sugli ordini di protezione che fornisca anche informazioni sui dati statistici in ordine al numero di domande ricevute, sui tempi medi di risposta delle autorità, sul numero di ordini effettivamente attuati, sulle misure adottate per garantire un'adeguata ed efficace valutazione del rischio che corrono le donne che denunciano violenza e a dimostrare la concreta applicazione delle leggi, così come chiesto dal Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa;
9) ad adottare iniziative per implementare risorse adeguate destinate alla formazione del personale impiegato nelle strutture di pubblica sicurezza, chiamato ad interagire con le donne che hanno subito maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate, per incentivare una cultura sociale e giudiziaria orientata alla tutela della vittima;
10) ad adottare iniziative per incrementare le risorse stanziate nella legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), volte a garantire indipendenza economica alle donne denuncianti (reddito di libertà);
11) ad adottare idonee iniziative di prevenzione e di sensibilizzazione contro il sessismo e l'utilizzo degli stereotipi che alimentano la vittimizzazione secondaria a tutti i livelli, con specifica attenzione ai social network, al fine di contrastare la violenza digitale e il fenomeno del hate speech, anche attraverso l'introduzione di meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio;
12) ad adottare iniziative per rivedere ed adeguare i meccanismi di finanziamento statali, garantendo su tutto il territorio nazionale una presenza delle case rifugio e dei centri antiviolenza sufficiente in linea con i parametri internazionali, assicurando un costante e periodico aggiornamento della mappatura;
13) a prevedere forme di coordinamento e collaborazione tra i livelli d'intervento statali e regionali, coinvolgendo le associazioni di donne che offrono servizi specialistici, con allocazione di risorse umane, tecniche e finanziarie adeguate e stabili nel tempo per un'attuazione sistematica ed efficace delle azioni, il monitoraggio e la valutazione del loro impatto;
14) ad adottare iniziative per prevedere misure atte a far emergere il fenomeno delle molestie in ambito lavorativo, mobbing e straining, e favorire la tempestiva adozione di accordi specifici nel settore privato anche in forza della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro n. 190, ratificata dall'Italia il 12 gennaio del 2021, sull'eliminazione delle violenze e molestie nei luoghi di lavoro, in primis, disciplinando adeguatamente i relativi fenomeni, nonché a prevedere specifiche iniziative volte all'immediata implementazione della suddetta Convenzione;
14-bis) a porre in essere iniziative volte a dare piena attuazione alla Convenzione di Istanbul, rendendo omogenei, su tutto il territorio nazionale, norme e finanziamenti per le azioni di contrasto alla violenza contro le donne;
15) ad assumere iniziative volte al contrasto della discriminazione multipla cui sono soggette le minori e le donne con disabilità e a promuovere e favorire l'inclusione sociale delle donne con disabilità attraverso un effettivo inserimento nel mercato del lavoro, anche con riguardo ai congedi maternità e alla flessibilità degli orari, adottando, altresì, gli opportuni provvedimenti per estendere il concedo di paternità a 5 mesi, quale misura sperimentale per tre anni, rafforzando la normativa vigente in materia o, se necessario, attraverso ulteriori iniziative normative;
16) a promuovere iniziative nelle scuole di ogni ordine e grado per l'educazione alla parità tra i sessi, alla legalità, al rispetto della persona, nonché alla prevenzione della violenza di genere, attraverso il potenziamento di specifici percorsi di formazione del personale docente nell'ambito del piano triennale dell'offerta formativa;
17) ad attivare, con riferimento all'editoria scolastica, specifici strumenti di sensibilizzazione, formazione e monitoraggio degli operatori della filiera e degli editori in materia di inclusione e diversità;
18) ad adottare iniziative per prevedere l'attivazione di programmi di trattamento per gli uomini maltrattanti nella fase di esecuzione della pena, al fine di combattere la recidiva, garantendo la presenza di professionalità psicologiche esperte all'interno degli istituti penitenziari per consentire un trattamento intensificato cognitivo comportamentale nei confronti di questi soggetti.
(1-00433)
(Nuova formulazione) «Polidori, Elisa Tripodi, Ravetto, Gribaudo, Annibali, De Lorenzo, Lupi, Gagliardi, Gebhard, Ferro, Davide Crippa, Boldrini, Occhiuto, Boschi, Ascari, Fregolent, Ruffino, Scutellà, D'Arrando, Maurizio Cattoi, Corneli, Brescia, Vacca, Baldino, Alaimo, Salafia, D'Orso, Palmisano, Giuliano, Ferraresi, Casa, Alemanno, Cimino, Sut, Del Sesto, Scanu, Orrico, De Carlo, Invidia, Azzolina, Barzotti, Martinciglio, Serritella, Ungaro».
La Camera,
premesso che:
a quasi un anno dalla comparsa della pandemia in Italia, diversi studi e analisi mettono in evidenza il peso che le differenze di genere hanno avuto sugli impatti sociali, economici e sanitari del COVID-19;
nello specifico, il virus Sars-CoV-2 ha colpito in modo particolare le donne che si sono ritrovate esposte su molteplici fronti, come quello economico, familiare e sanitario;
nel settore dell'occupazione, le donne hanno pagato, più di tutte le altre categorie, le ripercussioni derivanti dall'epidemia ancora in corso: secondo l'ultimo report Istat sul lavoro, reso noto il 1o febbraio 2021, nell'ultimo mese del 2020 ci sono stati 101 mila occupati in meno e di questi 99 mila sono donne;
i dati mostrano una situazione allarmante, tanto che dei 444 mila occupati in meno registrati in Italia in tutto il 2020, il 70 per cento è costituito da donne;
nel dettaglio, il solo mese di dicembre 2020 mostra rispetto a novembre 2020 una dinamica decisamente diversa tra donne e uomini: per le prime cala il tasso di occupazione (-0,5 punti) e cresce quello di inattività (+0,4 punti), per i secondi la stabilità dell'occupazione si associa al calo dell'inattività (-0,1 punti);
non può sottacersi il fatto che le misure del cosiddetto lockdown, adottate per combattere la pandemia, hanno avuto un impatto significativo nei settori economici con un'alta presenza femminile e sulle professioni svolte in prevalenza da donne, che hanno inoltre visto aumentare il carico della cura dei figli a causa della chiusura delle scuole e degli asili nido, con conseguenze particolari soprattutto per le madri lavoratrici;
la pandemia sta agendo in un contesto dove la disparità di genere nel settore occupazionale rappresentava una criticità già prima dell'emergenza sanitaria: il Censis fino all'inizio del 2020 rilevava che le donne rappresentano circa il 42 per cento degli occupati complessivi del Paese e il tasso di attività femminile era intorno al 56 per cento, contro il 75 per cento degli uomini;
la nota dolente del nostro Paese continua infatti a essere l'occupazione, che è la peggiore in tutta Europa: solo il 31,3 per cento delle donne ha un lavoro a tempo indeterminato, contro la media europea del 41,5 per cento, e lo stipendio medio femminile resta uno dei più bassi d'Europa ed è di un quinto inferiore rispetto a quello degli uomini;
la disparità tra donne e uomini si spiega con la qualità degli impieghi in cui sono maggiormente coinvolte le donne, in media più precari, meno tutelati e sempre più interessati dal ricorso al part time involontario, cioè a un part time imposto dal datore di lavoro, come confermano i dati Istat;
le donne, in Italia, hanno anche molte meno prospettive di carriera rispetto al resto del continente: il Career prospects index dell'Eige, che valuta l'autonomia nel lavoro, le tipologie di contratto, le possibilità di avanzamento di carriera e la probabilità di essere licenziate in caso di ristrutturazione aziendale, assegna al nostro Paese un punteggio di 52 su 100, contro la media europea di 64;
secondo l'ultimo Global gender gap report 2020 del World economic forum ci vorranno 99,5 anni per raggiungere la parità tra uomini e donne e per la parità a livello di accesso alla partecipazione economica 257 anni;
a ciò si aggiunga che i dati del World economic forum dimostrano che, se nel 2018 l'Italia aveva raggiunto il 70esimo posto (dall'82esimo posto del 2017), nel 2019 è scivolata al 76esimo posto su 153 Paesi;
da un'analisi dei dati il problema si registra principalmente in merito alle opportunità e sulla partecipazione alla vita economica, a cui fa seguito la disparità di trattamento salariale che relega l'Italia al 125esimo posto in una lista di 153 Paesi;
a ciò si aggiunga che sull'Italia pesa anche il divario salariale tra uomini e donne;
a parità di livello e di mansioni, tanto che più le donne studiano, più aumenta il divario: se un laureato uomo guadagna il 32,6 per cento in più di un diplomato, una laureata guadagna solo il 14,3 per cento in più;
le difficoltà si rintracciano nei posti di lavoro in cui sono maggiormente rappresentate le donne – nel commercio al dettaglio e nel settore impiegatizio – più penalizzati dalla progressiva automazione, mentre non rientrano in quelle professioni dove la crescita dei salari è stata più significativa (nel settore Stem in particolare);
oltre ad avere difficoltà nell'accesso al mercato del lavoro, le donne scontano anche le problematiche legate al bilanciamento vita-lavoro: a livello globale, il lavoro di cura non retribuito è svolto per il 75 per cento dalle donne, che vi dedicano dalle tre alle sei ore al giorno, mentre il numero di donne che lavorano part time è il 32,9 per cento del totale delle occupate;
il gender pay gap cresce al diminuire della categoria contrattuale ed è più alto fra impiegati e operai, che tra dirigenti e quadri: a parità di inquadramento contrattuale, le donne hanno sempre una retribuzione inferiore rispetto ai colleghi uomini;
una donna guadagna meno di un collega maschio sia a parità di ruolo professionale che a parità di settore d'impiego: da un'analisi statistica condotta da Jobpricing, nel 77,8 per cento dei casi gli uomini hanno retribuzioni superiori alle donne e questa situazione è estesa a tutti i settori professionali;
ancora oggi, purtroppo, per molte donne lavorare e formare una famiglia rimangono due percorsi paralleli e spesso incompatibili: per questo una donna occupata su tre (il 32,4 per cento, cioè più di 3 milioni di lavoratrici) ha un impiego part time (nel caso degli uomini questa percentuale si riduce all'8,5 per cento), che molto spesso viene scelto per mancanza di alternative da circa due milioni di lavoratrici ed è involontario per il 60,2 per cento delle donne che, invece, lo richiede;
sono quasi 6 milioni le donne italiane che hanno figli minori e che allo stesso tempo lavorano e tra quelle occupate con almeno tre figli quasi 1,3 milioni lavora a tempo pieno e 171.000 (l'85 per cento del totale delle occupate) sono dirigenti, quadri o imprenditrici;
è necessario insistere con l'adozione di misure strutturali volte a favorire la creazione di un quadro certo su cui le donne possano fare affidamento per la costruzione del loro progetto di vita;
in questa prospettiva, due sembrano le criticità sulle quali è doveroso operare in maniera strutturale e di lungo periodo: il problema dei carichi familiari e la scarsa copertura dei servizi di asili nido e di scuole per l'infanzia, attuando politiche della famiglia indirizzate alla piena possibilità di armonizzare la vita familiare con la vita sociale, lavorativa e relazionale, affinché l'indispensabile sostegno al contrasto alla denatalità possa svilupparsi anche attraverso l'implementazione di politiche di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della famiglia e di strategie family friendly;
secondo l'Istat le donne presentano, infatti, una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: più della metà delle donne occupate (54,1 per cento) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e familiare (46,6 per cento nel caso degli uomini);
la presenza di forti carichi familiari si riverbera in modo decisivo sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro in ogni suo segmento: dall'ingresso alla progressione di carriera;
un altro dato assolutamente degno di nota è quello che riguarda la copertura territoriale dei servizi di asili nido e di scuole per l'infanzia e le relazioni che intercorrono fra questo aspetto e l'occupazione femminile;
la copertura dei servizi di asilo nido e di scuola per l'infanzia nel nostro Paese è scarsa: la media nazionale dei bambini che ne fruiscono è del 20 per cento, con riduzioni drastiche al Meridione, pari al 7 per cento circa dei bambini, a fronte di una media europea del 40 per cento circa;
la scarsa partecipazione femminile è legata in buona parte all'incapacità delle politiche italiane di welfare e del lavoro di conciliare i tempi della vita lavorativa e familiare, come peraltro si sta verificando dall'inizio della pandemia: si è innescato un circolo vizioso per cui la conciliazione lavoro e vita privata è complicata e il reddito medio delle famiglie non è adeguato per domandare servizi privati per l'infanzia, soprattutto nel Mezzogiorno, dove la «divisione del lavoro» all'interno delle famiglie è fortemente dicotomica per genere e la partecipazione femminile al mercato del lavoro patologicamente bassa;
l'accesso delle donne alle posizioni apicali resta ancora molto basso, soprattutto nelle aziende private: secondo dati Istat del 2019 la percentuale di dirigenti donna è del 32 per cento, quella dei quadri il 46 per cento;
a tal proposito il principio della parità di genere ha avuto un significativo riconoscimento con la cosiddetta legge Golfo-Mosca (legge n. 120 del 2011), la cui efficacia è stata prorogata dal decreto-legge n. 124 del 2019 e modificata dalla legge di bilancio per il 2020 con cui è stata aumentata, per le società quotate in borsa, la quota da riservare al genere meno rappresentato da un terzo (30 per cento) a due quinti (40 per cento);
si tratta di una battaglia bipartisan proseguita nella XVIII legislatura, che ha avuto il merito di cambiare in modo decisivo l'atteggiamento degli operatori di mercato nei confronti del gender board diversity; la vigenza della legge citata è utile per permettere a quelle donne che stanno maturando esperienze nella governance di società quotate di conseguire gli skill professionali necessari per accedere anche a ruoli apicali esecutivi o di massima rappresentatività;
l'Istat, nel suo Rapporto sul mercato del lavoro 2020 frutto della collaborazione tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Istat, Inps, Inail e Anpal, evidenzia i molteplici effetti negativi occupazionali prodotti dalla pandemia, sottolineando come le peggiori conseguenze stiano ricadendo su donne e giovani che hanno subito le maggiori perdite occupazioni, poiché in larga parte interessati da lavori temporanei;
la Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei deputati ha avviato, sul tema della parità salariale, dell'occupazione e dell'imprenditoria femminile, l'esame di alcune proposte di legge che intervengono sulla materia e delle quali si auspica una rapida approvazione;
la questione della parità salariale e occupazionale tra donne e uomini assume una rilevanza strategica anche in riferimento alla violenza domestica, soprattutto in quei casi in cui le donne che hanno subito violenza non trovano il coraggio di denunciare le violenze subite nel timore di non trovare una propria autonomia anche dal punto di vista economico;
a ciò si aggiunga che nelle fasi più acute della pandemia si è registrato un preoccupante quanto allarmante incremento di episodi di violenza domestica nei confronti dei più fragili e, in particolare, delle donne;
purtroppo, la violenza sulle donne è una piaga che non arresta a fermarsi e l'emergenza sanitaria ha creato e amplificato le tensioni familiari senza considerare che la chiusura in casa per alcuni mesi, necessaria per rallentare la diffusione del COVID-19, ha peggiorato le situazioni di abuso domestico; gli ultimi dati Istat rilevano come il 31,5 per cento delle donne dai 16 a 70 anni ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2 per cento ha subito violenza fisica, il 21 per cento violenza sessuale, il 5,4 per cento le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro;
dall'indagine dell'Istat, che ha analizzato i dati dei servizi dello Stato per combattere la violenza di genere, è emerso che nel periodo del lockdown (marzo-giugno 2020) le telefonate al 1522 e le richieste di aiuto via chat sono passate da 6.956 a 15.280 rispetto allo stesso trimestre del 2019, con un aumento del 119,6 per cento;
uno degli aspetti più rilevanti nell'analisi Eures riguarda la «correlazione tra convivenza e rischio omicidio», considerato che il più delle volte il femminicidio è un reato commesso all'interno delle mura domestiche e segnatamente all'interno della coppia;
in valori assoluti, nel confronto tra i dieci mesi del 2019 e il medesimo periodo del 2020, il numero dei femminicidi familiari con vittime conviventi sale da 49 a 54 (+10,2 per cento), mentre contestualmente scende da 36 a 26 quello delle vittime non conviventi (-27,8 per cento);
nella maggior parte dei casi gli autori dei crimini così efferati sono soprattutto il partner attuale (nel 58,4 per cento dei casi), l'ex partner (15,3 per cento) e un familiare, come un genitore a un figlio (18,8 per cento);
dal punto di vista economico, il monitoraggio operato da Actionaid sui fondi antiviolenza nazionali ripartiti tra le regioni ha rilevato che solo il 10 per cento dei fondi del 2019, nonostante la pandemia, siano arrivati direttamente ai centri antiviolenza per rispondere ai nuovi bisogni delle strutture di accoglienza;
nonostante il 2 aprile 2020 il Ministro competente abbia siglato il decreto per la procedura accelerata di trasferimento delle risorse per il 2019, prevedendo la possibilità di usare i fondi destinati al Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, ai sensi della legge 15 ottobre 2013, n. 119, per coprire le spese dell'emergenza sanitaria, a distanza di sei mesi dall'incasso delle risorse, solo cinque regioni hanno erogato i fondi (Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise e Veneto);
la situazione non sembra migliorare rispetto agli anni precedenti: al 15 ottobre 2020 solamente il 72 per cento delle risorse per il 2015-2016 è stato liquidato dalle regioni, il 62 per cento di quelle del 2017 e il 39 per cento per il 2018: nonostante le regioni negli ultimi tre anni abbiano fatto qualche passo in avanti, i fondi mettono ancora dai 10 ai 12 mesi per arrivare direttamente nelle casse dei centri antiviolenza;
a ciò si aggiunga che il Piano nazionale antiviolenza 2017-2020, che ha terminato di produrre i suoi effetti dal dicembre 2020, ha mostrato la sua incompletezza: le risorse effettivamente impegnate non sono sufficienti a coprire le azioni programmate, ma ancor più grave è la poca trasparenza che non consente di verificare se esse siano realmente spese;
dalle ultime rilevazioni dell'Istat emerge un'evidente carenza delle case rifugio sull'intero territoriale nazionale, tanto che sono circa 272 quelle attive in Italia, pari a 0,04 case per 10 mila abitanti (232 nel 2017);
la loro presenza è molto differenziata nel territorio: il 36 per cento delle case rifugio è attiva nel Nord-Est, in particolare nel Friuli Venezia Giulia e in Emilia-Romagna, il 32,4 per cento nel Nord-ovest, con la Lombardia che da sola conta 57 case rifugio attive, e il 17,1 per cento al Centro Italia, con la Toscana in cui sono presenti 21 case rifugio a fronte delle sole 6 dislocate in tutto il Lazio. Nelle altre regioni la presenza di case rifugio è molto più bassa;
l'89,6 per cento delle case che hanno partecipato all'indagine Istat aderisce a una rete territoriale antiviolenza, il 4,1 per cento non vi aderisce e un restante 6,3 per cento non aderisce perché nel 2018 questa rete non esisteva sul proprio territorio; in particolare, tutte le case rifugio del Nord-Ovest, l'87,5 per cento di quelle del Nord-Est, il 92,1 per cento di quelle del Centro Italia e il 90 per cento di quelle attive nelle Isole aderiscono a una rete territoriale per contrastare la violenza contro le donne;
una forma di violenza molto diffusa e difficile da riconoscere, esplicitamente citata nella Convenzione di Istanbul, è la violenza economica. Una delle ragioni per cui le donne faticano a denunciare le violenze subite nello stesso ambito familiare sono le difficoltà economiche legate a percorsi di fuoriuscita dalla relazione, soprattutto quando il partner detiene il controllo completo sulle finanze e sulle risorse familiari, cosicché molte donne, nel momento della denuncia nei confronti del partner, rischiano di perdere la casa senza più alcuna risorsa economica;
il rapporto del Gruppo di esperti del Consiglio d'Europa contro la violenza nei confronti delle donne (Grevio) esorta le autorità ad adottare maggiori misure per proteggere le donne dalla violenza: il documento valuta l'attuazione da parte dell'Italia della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota come «Convenzione di Istanbul», e, nel riconoscere i progressi compiuti per promuovere i diritti delle donne in Italia, il rapporto sottolinea che la causa dell'uguaglianza di genere incontra ancora resistenze nel Paese e che sta emergendo una tendenza a reinterpretare e riorientare la nozione di parità di genere in termini di politiche per la famiglia e la maternità;
a ciò si aggiunga che le donne con disabilità rimangono troppo spesso ai margini: non solo la loro condizione è peggiore rispetto a quella delle donne non disabili, ma lo è anche rispetto a quella degli uomini con disabilità;
ancora oggi, prendendo in considerazione la popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni, risulta occupato solo il 31,3 per cento di coloro che soffrono di gravi limitazioni (26,7 per cento tra le donne e 36,3 per cento tra gli uomini) contro il 57,8 per cento delle persone senza limitazioni; a livello territoriale il dato peggiore è quello del Mezzogiorno, dove solo il 18,9 per cento delle persone con disabilità è occupato;
appare necessario e non più procrastinabile dare finalmente piena attuazione alla Convenzione Onu del 2006 sui diritti delle persone disabili per quanto attiene all'inclusione lavorativa delle persone con disabilità, al fine di garantire i diritti di uguaglianza e di inclusione sociale di tutti i cittadini con disabilità;
la differenza di sesso nella disabilità condiziona anche la prospettiva di accesso alla formazione e di conseguenze anche al lavoro: le bambine e le ragazze con difficoltà, dopo l'obbligo scolastico, spesso non vengono avviate a cicli di istruzione che potrebbero garantire delle posizioni lavorative più elevate;
per quanto riguarda più propriamente gli interventi di natura legislativa, durante i Governi Berlusconi sono state poste in essere diverse iniziative positive e meritorie nella direzione del rafforzamento delle misure di tutela contro la violenza sulle donne; non ci si può esimere, a tal riguardo, dal dare atto, ad esempio, delle misure poste in essere contro la violenza di genere e lo stalking;
c’è però ancora molto da fare: benché il 4 marzo 2020 la Camera dei deputati abbia approvato varie mozioni a sostegno delle donne e per contrastare i fenomeni di violenza, ancora oggi mancano interventi concreti volti a dare concreta attuazione a tutti gli impegni profusi nelle mozioni citate;
eccezion fatta per rarissimi casi virtuosi, ove sia consolidato un lavoro integrato con i servizi specialistici, le donne che subiscono violenza si rivolgono, in prima battuta, ai servizi generali, tra i quali servizi sanitari e il servizio sociale del territorio, e solo di rado ricevono informazioni adeguate sui servizi specializzati, pur essendo espressamente previsto dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119;
le procure e le forze di polizia, il più delle volte, adottano strumenti informativi per le vittime che si traducono, nella maggior parte dei casi, in una mera riproduzione del contenuto normativo, di difficile comprensione per le vittime, raramente fruibili in una lingua diversa dall'italiano e, ove presenti, disponibili solo nel caso in cui la vittima decide di presentare denuncia/querela;
ancora oggi, in Italia le donne trovano ancor troppi ostacoli sia con le forze dell'ordine che con professionisti/e dell'ambito sociale e sanitario, dovuti ancora ad una scarsa preparazione e formazione sul fenomeno della violenza, ma soprattutto al substrato culturale italiano, caratterizzato da profondi stereotipi sessisti e diseguaglianze tra i generi, oltre che da pregiudizi nei confronti delle donne che denunciano situazioni di violenza, cui ancora si tende a non credere;
dal momento in cui una donna trova la forza per denunciare la violenza subita, deve poter contare su un'adeguata assistenza da parte dello Stato che in questa partita gioca un ruolo cruciale;
su questo tema la XVIII legislatura si è caratterizzata per l'approvazione del cosiddetto «codice rosso» (legge 19 luglio 2019, n. 69), che ha visto l'inserimento in sede parlamentare di numerose proposte provenienti da gruppi di maggioranza e opposizione. Il provvedimento nei suoi punti salienti ha inasprito le pene per i reati di violenza sessuale (da 5-10 anni a 6-12 anni), ha introdotto il reato di sfregio del volto punito con 14 anni di reclusione, ha previsto per la violenza su bambini fino a 24 anni di carcere, ha previsto una corsia preferenziale per le denunce, indagini più rapide sui casi di violenza alle donne e l'obbligo per i pubblici ministeri di ascoltare le vittime entro tre giorni. Ha, inoltre, introdotto il delitto di revenge porn, previsto una fattispecie specifica di reato, diretta a punire la «costrizione o induzione al matrimonio mediante coercizione», l'applicazione di procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici (braccialetto elettronico) nei casi di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa;
oltre alle proposte appena citate, è significativa l'approvazione dell'emendamento con cui è stato previsto lo stanziamento di una quota pari a 3 milioni di euro per l'anno 2019 e 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2020 da destinare a misure di sostegno e di aiuto economico in favore delle famiglie affidatarie degli orfani per crimini domestici;
un fenomeno in crescita è quello delle donne che ricevono molestie o minacce sul luogo di lavoro: i dati Istat – basati sulla rilevazione effettuata negli anni 2015-2016 – danno atto che le donne che hanno subito un ricatto sessuale nel corso della loro vita lavorativa sono un milione e 404 mila;
tali dati rilevano, altresì, che, quando una donna subisce violenza, nell'80,9 per cento dei casi non ne parla con nessuno e che solo la quota dello 0,7 per cento si è rivolta alle forze di polizia;
come se non bastasse, ancora oggi la società italiana è caratterizzata da stereotipi di genere radicati e da diffuso sessismo;
partendo dal presupposto che solo con un profondo mutamento culturale si può raggiungere la parità effettiva tra donne e uomini, sia dal punto di vista sociale sia dal punto di vista economico, è necessario mettere in campo iniziative, anche in sede legislativa, volte a superare le reali necessità delle donne, madri e lavoratrici,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni iniziativa volta a favorire la partecipazione delle donne nel mondo del lavoro e a prevedere misure strutturali di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, anche alla luce delle evidenti difficoltà emerse durante l'emergenza sanitaria ancora in corso;
2) ad adottare opportune iniziative volte a superare le condizioni di organizzazione e distribuzione del lavoro che siano, di fatto, pregiudizievoli per l'avanzamento professionale di carriera ed economico della donna;
3) ad adottare iniziative per colmare il divario retributivo tra donne e uomini, prevedendo sgravi contributivi per incentivare anche la contrattazione di secondo livello, al fine di introdurre, attraverso accordi tra datori di lavoro e lavoratori, misure ad hoc di monitoraggio e di valutazione delle condizioni di lavoro e di retribuzione dei due sessi;
4) a promuovere, per quanto di competenza, interventi permanenti per il potenziamento e la riqualificazione di strutture destinate agli asili nido e alle scuole dell'infanzia;
5) ad adottare iniziative volte ad incrementare l'occupazione femminile come elemento fondamentale di emancipazione e liberazione da ogni tipo di violenza (sessuale, psicologica ed economica), da intendersi soprattutto quale strumento di inclusione sociale;
6) ad adottare tempestivamente iniziative per rendere operativo il nuovo Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, al fine di prevenire e contrastare il fenomeno della violenza contro le donne, attraverso l'informazione e la sensibilizzazione della collettività, e di potenziare le forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza;
7) ad assumere le opportune iniziative di competenza al fine di stanziare risorse adeguate destinate alla formazione del personale impiegato nelle strutture di pubblica sicurezza, chiamato ad interagire con le donne che hanno subito maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate, per incentivare una cultura sociale e giudiziaria orientata alla tutela della vittima;
8) ad adottare le iniziative di competenza per l'istituzione del «soccorso di libertà» quale misura volta al sostegno economico e all'inserimento sociale delle donne vittime di violenza di genere esposte al rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro e diretta a favorire, garantendo la loro indipendenza economica, l'autonomia e l'emancipazione delle vittime da ogni forma di sopruso o ricatto, al fine di accedere ai beni essenziali e di partecipare liberamente alla vita sociale;
9) a intraprendere le opportune iniziative al fine di prevedere misure di prevenzione e di sensibilizzazione contro il sessismo e l'utilizzo degli stereotipi che alimentano la vittimizzazione secondaria a tutti i livelli;
10) ad adottare iniziative per rivedere ed adeguare i meccanismi di finanziamento statali, garantendo su tutto il territorio nazionale una presenza delle case rifugio e dei centri antiviolenza sufficiente in linea con i parametri internazionali;
11) a valutare l'opportunità di adottare le iniziative di competenza per prevedere forme di coordinamento e di raccordo tra interventi nazionali e regionali, coinvolgendo le associazioni di donne che offrono servizi specialistici, con allocazione di risorse umane, tecniche e finanziarie adeguate e stabili nel tempo per un'attuazione sistematica ed efficace delle azioni, nonché il monitoraggio e la valutazione del loro impatto;
12) ad adottare ogni iniziativa atta a far emergere il fenomeno delle molestie in ambito lavorativo e favorire al più presto l'adozione di accordi specifici nel settore privato;
13) ad assumere iniziative per promuovere e favorire l'inclusione sociale delle donne con disabilità attraverso un effettivo inserimento nel mercato del lavoro, anche con riguardo ai congedi di maternità e alla flessibilità degli orari, rafforzando la normativa vigente in materia o, se necessario, attraverso ulteriori iniziative normative.
(1-00433) «Polidori, Occhiuto, Valentini, Bagnasco, Baldini, Cappellacci, Cassinelli, Cristina, D'Attis, Giacometto, Giannone, Labriola, Marrocco, Orsini, Palmieri, Perego Di Cremnago, Pettarin, Pittalis, Ripani, Rossello, Rotondi, Saccani Jotti, Sarro, Elvira Savino, Spena, Versace, Vietina, Lupi».
La Camera,
premesso che:
come emerge dal rapporto Istat 2020, la pandemia da Covid-19 si è innestata su una situazione sociale caratterizzata da forti disuguaglianze e le donne sembrano aver pagato il prezzo maggiore in termini economici, sanitari e familiari, con particolare riguardo all'aspetto occupazionale, nonché per l'ulteriore criticità legata alle difficoltà di conciliare i tempi tra vita privata e vita professionale, quadro anche aggravato per l'aumento dei casi di violenze perpetrate ai danni delle donne;
l'emergenza da Covid-19, dunque, ha ulteriormente evidenziato le distorsioni, le iniquità e le discriminazioni presenti nel mondo del lavoro e nella nostra società che incidono negativamente non solo sulla vita delle persone, ma anche sulla qualità del nostro sistema produttivo e sulle prospettive di crescita del Paese;
a pagare il prezzo più alto in termini di diritti sono soprattutto le donne e, tra queste, coloro che vivono e lavorano nelle aree più svantaggiate;
i dati inerenti il mercato del lavoro attualmente disponibili indicano: 1) un gap tra occupazione maschile e femminile di circa il 17 per cento (nell'anno 2019, l'occupazione femminile si ferma al 42 per cento); 2) un gap nel tasso di occupazione fra donne di 25-49 anni, con figli in età prescolare e donne senza figli; 3) un gap occupazionale a livello territoriale che vede l'occupazione femminile al Sud pari al 44,8 per cento rispetto, invece, al 67,9 per cento del Nord; 4) il 55,9 per cento dei posti di lavoro persi durante la pandemia, nel 2020, attiene proprio alle donne;
a fronte di tali dati, è di tutta evidenza l'urgenza di intervenire con misure dirette e ben strutturate, sostenute da opportuni e adeguati stanziamenti economici;
investire sull'occupazione femminile, e sull'accessibilità dei servizi educativi per la prima infanzia non può, quindi, che essere la priorità in questo momento di crisi economico-sanitaria;
le percentuali sempre più alte di donne costrette a lasciare il proprio lavoro sono allarmanti: secondo i dati Istat, solo nel mese di dicembre del 2020, dei 101 mila posti di lavoro persi a causa della pandemia da Covid-19, 99 mila sono stati persi dalle donne;
le imprese femminili sono quelle che hanno pagato il conto più salato della crisi sanitaria ed economica innescata dalla pandemia da Covid-19: dopo anni nei quali ogni trimestre le imprese femminili segnavano crescite superiori alle imprese maschili, dal secondo trimestre 2020 ad oggi tale velocità si è praticamente annullata, soprattutto per effetto di un sostanziale blocco nella nascita di nuove imprese femminili (fonte Unioncamere);
se durante le crisi economiche più recenti l'occupazione femminile aveva subito un rallentamento senza però subire una diminuzione drastica, nella congiuntura attuale i settori economici più colpiti, almeno nella prima fase, sono stati e continueranno ad essere il turismo, il commercio, la comunicazione, il terziario avanzato, i servizi in genere, tutti ad elevata, se non prevalente, presenza femminile; in questo quadro, è prevedibile che i contratti part-time e a tempo determinato siano i primi a non essere rinnovati, così come faticheranno a «riprendersi» le start up femminili che hanno rappresentato un peculiare elemento di vivacità economica nell'intero Paese;
al centro dell'agenda di questo Governo è stata posta la sostenibilità e tutto ciò che riguarda la tutela dell'ambiente. Fino ad oggi le donne hanno svolto un ruolo fondamentale nella formazione di una coscienza ecologica, per questo è necessario continuare a dare alle donne gli strumenti necessari per partecipare attivamente: la legge di bilancio 2020, ha disposto l'istituzione del cosiddetto Fondo « Green New Deal», con una dotazione iniziale di 470 milioni di euro per l'anno 2020, di 930 milioni di euro per l'anno 2021, di 1.420 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, per sostenere progetti economicamente sostenibili con precise finalità tra cui l'imprenditorialità giovanile e femminile;
il rilancio del nostro Paese, per essere tale, dovrebbe passare mediante un cambiamento totale del paradigma su cui è basato il nostro sistema produttivo, di consumo e di relazione al fine di realizzare un nuovo modello, frutto di una cultura dell'innovazione, della sostenibilità, dell'etica e dell'equità, capace di mettere al centro la persona e il benessere generale, di cui proprio le donne possono e devono essere protagoniste e principali interpreti;
come rilevato nel rapporto Istat sui livelli di istruzione e i ritorni occupazionali – anno 2019, pubblicato nel luglio 2020 – il livello di istruzione femminile nel nostro Paese è peraltro sensibilmente superiore a quello maschile: nel nostro Paese, infatti, le donne con almeno il diploma sono quasi i due terzi del totale (il 64,5 per cento), quota di circa 5 punti percentuali superiore a quella degli uomini (il 59,8 per cento); una differenza che nella media dell'Unione europea è di appena un punto percentuale. Le donne laureate sono il 22,4 per cento, contro il 16,8 per cento degli uomini; vantaggio femminile ancora una volta più marcato rispetto alla media Ue. Tale risultato deriva anche da una crescita dei livelli di istruzione femminili più veloce rispetto a quella dei maschi: in cinque anni la quota di donne almeno diplomate e di quelle laureate è aumentata, in entrambi i casi, di 3,5 punti (+2,2 punti e +1,9 punti i rispettivi incrementi tra gli uomini);
nonostante i livelli di istruzione delle donne siano più elevati, il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (56,1 per cento contro 76,8 per cento) evidenziando un divario di genere più marcato rispetto alla media Ue e agli altri grandi Paesi europei. Lo svantaggio delle donne si riduce tuttavia all'aumentare del livello di istruzione: il differenziale, che tra coloro che hanno un titolo secondario inferiore è pari a 31,7 punti, scende a 20,2 punti tra i diplomati e raggiunge gli 8,2 punti tra i laureati. Le donne in possesso di un diploma hanno un tasso di occupazione di 25 punti superiore a quello delle coetanee con basso livello di istruzione (un vantaggio doppio rispetto agli uomini) e la differenza tra laurea e diploma è di 16,6 punti (scarto di oltre tre volte superiore a quello maschile). Sui «premi» occupazionali incide sia la maggiore spendibilità nel mercato del lavoro dei titoli di studio più alti (tra i 25-64enni, il tasso di disoccupazione per chi ha un basso titolo di studio è più che doppio rispetto a chi ha la laurea), sia il maggiore interesse alla partecipazione al mercato del lavoro (il tasso di inattività è circa tre volte più alto);
nel 2019 il 24,6 per cento dei laureati (25-34enni) ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche: le cosiddette lauree Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics). Emerge in questo contesto un divario di genere molto forte: il 37,3 per cento degli uomini ha una laurea Stem contro il 16,2 per cento delle donne. Le quote si invertono per le lauree umanistiche: 30,1 per cento tra le laureate e 15,6 per cento tra i laureati. Anche le lauree nell'area medicosanitaria e farmaceutica sono conseguite più frequentemente dalle donne (18,2 per cento contro 14,5 per cento di uomini), mentre per l'area socio-economica e giuridica la proporzione è simile (35,5 per cento tra le laureate e 33,2 per cento tra i laureati);
le cause per cui le donne che scelgono percorsi Stem sono una minoranza sono molte e spaziano da fattori individuali (motivazione personale e autostima) a quelli di background familiare e elementi sociali, tuttavia questi ultimi (come lo stereotipo dell'incompatibilità tra genere femminile e materie scientifiche, la mancanza di modelli nell'immaginario collettivo) sono più determinati nella scelta del percorso di istruzione;
la dimensione discriminatoria pervade l'ambito dei percorsi Stem dove le donne oltre a percepire salari mediamente più bassi, a parità di livello di istruzione, devono misurarsi con l'idea che la popolazione femminile debba occuparsi dei lavori di casa e del mantenimento dei figli. Questa situazione riduce il loro potere contrattuale sul mercato del lavoro, anche per promozioni interne ed esterne. Nelle carriere accademiche – anche Stem – la maternità porta a interruzioni lavorative che ostacolano un'ascesa della carriera lavorativa paragonabile a quella degli uomini: che la discriminazione sia consapevole o inconsapevole, il risultato è che le donne vengono penalizzate sia nel mondo accademico Stem, che in quello lavorativo, quindi, è un misto di barriere sociali, psicologiche ed economiche a tenere lontane le donne dalla scienza. I campi Stem rappresentano i lavori del futuro e quelli che garantiranno maggiori possibilità di carriera e di ritorno economico, quindi la presenza delle donne in questi percorsi sarà utile per contribuire a sanare il « gender pay gap» – il divario retributivo di genere;
al di là di benefici individuali, avere più donne – e quindi individui – nella scienza garantisce più capitale umano per affrontare le sfide tecnologico-scientifiche del futuro. La diversità è poi un elemento essenziale nella scienza: riuscire a osservare un problema da prospettive differenti aumenta la possibilità di trovare soluzioni, tanto che la diversità di un gruppo di persone risulta più importante delle abilità individuali;
urgono, pertanto, misure ed interventi in sostegno all'occupazione, di conciliazione della vita lavorativa con la vita professionale; misure ed interventi che possono trovare subito riscontro e rafforzamento all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza;
a questa dimensione lavorativa fortemente caratterizzata da un oggettivo e drammatico divario di genere, sottende un problema culturale che trova la sua peggiore espressione in quelle situazioni dove le donne sono vittime di abusi e violenze;
quella delle donne uccise per mano dei propri compagni di vita non può che essere definita come una gravissima emergenza; l'8 marzo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha letto i nomi delle 12 donne uccise dall'inizio del 2021;
gli interventi approvati già dalla scorsa legislatura, e incrementanti in quella attuale – si pensi, da ultimo, all'approvazione del cosiddetto «codice Rosso», la legge n. 69 del 2019 – necessitano di ulteriore rafforzamento, in una fase quale quella che stiamo vivendo, ove purtroppo i numeri relativi ad episodi di violenza/femminicidi hanno subito una forte impennata;
i dati statistici disponibili rivelano che il costo della violenza, in particolare domestica, stimato per difetto nel 2013, è di 16.719.540.330 euro, a fronte di una spesa per interventi di prevenzione e contrasto pari a soli 6.323.028 euro. Occorre pertanto stanziare e impegnare in tempi brevi risorse per interventi incisivi sia di carattere preventivo, sia di effettivo e urgente sostegno alle donne vittime di violenza, per evitare la reiterazione dei comportamenti ed i femminicidi;
la legge n. 69 del 2019, all'articolo 6, ha modificato l'articolo 165 codice penale, introducendo, quale condizione per la sospensione condizionale della pena ai condannati di reati di violenza familiare e di genere, la «partecipazione a specifici percorsi di recupero presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero di soggetti condannati per i medesimi reati». In tal senso è riscontrabile una difficoltà applicativa ed interpretativa che non permette, nei fatti, di esplicare i potenziali effetti di contrasto alla recidiva in termine di rieducazione del condannato. Inoltre, soprattutto nelle regioni meridionali, i servizi territoriali, in molti casi, non sussiste una specifica preparazione in relazione a strutture e professionalità, mentre dove tali servizi operano è stata riscontrata un'assenza di recidiva nell'80 per cento dei casi trattati;
nella scorsa legislatura, il decreto-legge n. 93 del 2013 ha previsto che il Governo provveda ad adottare, con cadenza biennale, piani straordinari di contrasto alla violenza contro le donne; nel 2015 è stato emanato il primo Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere; in attesa che il Governo adotti il terzo Piano nazionale per il biennio 2021-2023 è attualmente operativo il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017-2020;
appare essenziale, per un efficace contrasto alla violenza contro le donne e per un'effettiva tutela delle vittime, un'adeguata integrazione delle risorse del Fondo per le pari opportunità al fine di ripartire tra le Regioni – anche tenuto conto dell'incidenza del fenomeno su base territoriale – risorse destinate al finanziamento dell'assistenza e del sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli, essenzialmente allo scopo di mettere a disposizione una rete omogenea di servizi territoriali su tutto il territorio nazionale, in particolare con la creazione di centri antiviolenza e di servizi di assistenza (case rifugio) alle donne vittime di violenza;
l'impatto della pandemia da Covid-19 nel contesto economico e sociale del Paese, acutizzando le criticità e le disuguaglianze già presenti, ha fatto esplodere quale ulteriore criticità quella correlata ad un equo e diffuso accesso ai servizi educativi, di cura e assistenza; tale criticità investe inevitabilmente l'equilibrio di genere nel contesto familiare, professionale e sociale, a discapito della donna che si è trovata a dover sostenere i carichi legati all'assistenza dei figli, alla cura degli anziani e dei componenti fragili del nucleo familiare; carichi cresciuti esponenzialmente per la chiusura delle scuole, dei centri dedicati all'infanzia e alla cura e al sostegno delle persone disabili e fragili;
l'Ipsos certifica che il 74 per cento delle donne ha sulle spalle la gestione della casa senza aiuti da parte del partner. Occorre, pertanto, particolare attenzione quando si parla di lavoro agile: se una donna deve occuparsi dei figli, della casa e dei genitori anziani, peraltro, lo smart working rischia di essere una modalità di lavoro fortemente penalizzante;
nel settore del sostegno all'occupazione, non può trascurarsi che la domanda di servizi di assistenza e cura in Italia è in costante crescita. Secondo il 1o rapporto Domina sul lavoro domestico, infatti, la stessa ha generato oltre 2 milioni di posti di lavoro per colf, badanti, babysitter e altri assunti direttamente da circa un milione e mezzo di famiglie;
si stima che un investimento strutturato nel settore di assistenza e cura potrebbe non solo essere un valido supporto per le famiglie, ma potrebbe creare 1,4 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030;
l'emergenza da Covid-19, confermando la grande sproporzione di genere nella distribuzione delle responsabilità di cura domestica e familiare, oltre ad evidenziare la necessità di una profonda riforma del sistema di tutte le attività di cura, ha posto analoga necessità quanto alle attività riferibili al sistema di istruzione, come asili nido, centri estivi, centri diurni, e servizi residenziali per non autosufficienti, per persone con disabilità, per i soggetti fragili e per le dipendenze;
le misure emergenziali, costituite da bonus o voucher, tra l'altro non dissimili dalle misure a regime, hanno evidenziato la necessità di ripensare il sistema secondo una più giusta ed equa impostazione strutturale che sia in grado di cogliere le disuguaglianze esistenti tra le diverse regioni o territori; a riguardo si pensi al minore accesso, documentato dall'ISTAT, ai contributi erogati per il bonus asilo nido da parte delle regioni del mezzogiorno determinato dall'assenza di servizi e di posti negli asili nido;
come evidenziato dall'Istat in una memoria depositata presso la Commissione XI (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei deputati, 12 novembre 2020, nonostante i segnali di miglioramento, l'offerta di posti negli asili nido si conferma sotto il parametro del 33 per cento fissato dall'Ue per sostenere la conciliazione della vita familiare e lavorativa e promuovere la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro; ancora ampio il divario tra Centro-nord e Mezzogiorno seppure le regioni del Sud registrino l'incremento più significativo rispetto all'anno precedente. Il ritardo del Mezzogiorno è infatti ancora più evidente: sommando i posti disponibili nei nidi e nei servizi integrativi, pubblici e privati, mediamente non si arriva a coprire il 15 per cento dei bambini fino a 3 anni di età;
la salute della donna rappresenta un parametro indispensabile per assicurare la personalizzazione delle cure sia in ambito clinico, sia nell'organizzazione dei servizi sanitari, e dunque, garantire e promuovere la salute delle donne, in particolar modo la salute riproduttiva, è indice di qualità dell'assistenza sanitaria di un Paese;
l'indagine «I Consultori Familiari a 40 anni dalla loro nascita tra passato, presente e futuro», evidenzia una rilevante variabilità interregionale, con bacini di utenza per Consultorio familiare tendenzialmente più ampi al Nord rispetto al Centro e al Sud, si evidenzia inoltre che in media sul territorio nazionale è presente un consultorio familiare ogni 35.000 abitanti, dunque andrebbe necessariamente rafforzata capillarmente la presenza di tali strutture sul territorio;
le donne con disabilità vivono una condizione di discriminazione molteplice: come donne, condividono la mancanza di pari opportunità che prevale nella nostra società e, come persone con disabilità, soffrono di restrizioni e limiti alla partecipazione sociale, pertanto non godono di pari opportunità né rispetto alle altre donne, né rispetto agli uomini con disabilità; le stesse, peraltro, hanno una probabilità di essere vittime di violenza da due a cinque volte superiore rispetto alle donne non disabili, frequentemente nell'ambito delle relazioni domestiche, a causa della posizione di maggiore fragilità e vulnerabilità sofferta;
evidentemente cultura, istruzione e formazione non possono che rappresentare i principali fattori chiave per il superamento degli stereotipi di genere e per il raggiungimento di una effettiva parità tra donne e uomini dal punto di vista sociale ed economico, in termini di diritti e accesso alle opportunità,
impegna il Governo:
1) ad adottare iniziative per prevedere misure volte al superamento del divario retributivo di genere, anche dando attuazione al Fondo per il sostegno della parità salariale di genere istituito dall'articolo 1, comma 276 e 277, della legge n. 178 del 2020 e incentivando l'uso di strumenti come il bilancio delle competenze per superare ogni tipo di discriminazione e dare attuazione ad una piena inclusione lavorativa e sociale;
2) ad adottare iniziative per introdurre incentivi a favore della lavoratrice e dell'impresa nel periodo intercorrente tra la fine del congedo obbligatorio e i ventiquattro mesi dopo il parto al fine di disincentivare il fenomeno delle cosiddette «dimissioni in bianco»;
3) ad adottare iniziative per incentivare e sostenere con adeguati strumenti di tutela le lavoratrici autonome, le libere professioniste nonché l'imprenditoria femminile, anche attraverso la previsione di sgravi contributivi, agevolazioni fiscali, misure per favorire la conciliazione di vita professionale e vita privata, con un particolare impegno anche in relazione al settore dell'agricoltura, nonché dell'economia verde e digitale;
4) a promuovere il lavoro flessibile (flex work) come diritto fondamentale, allo scopo di incrementare la produttività del lavoro e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nonché riconoscere il valore della figura del caregiver familiare;
5) promuovere un potenziamento della rete pubblica dei servizi per l'infanzia e degli asili nido, anche attraverso la riqualificazione infrastrutturale delle strutture, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, con particolare attenzione ai territori del Sud, prevedendo adeguato personale in relazione al fabbisogno territoriale, nonché ad adottare adeguate politiche volte ad incentivare, all'interno di aziende pubbliche e private, forme di welfare aziendale a sostegno delle famiglie e finalizzate a garantire l'effettiva conciliazione dei tempi di vita e lavoro;
6) ad adottare iniziative per rivedere la disciplina dei congedi parentali, estendendo il concedo di paternità a 5 mesi, quale misura sperimentale per 3 anni, nonché prevedere l'allungamento del congedo di allattamento fino ai due anni del bambino, così da favorire l'allattamento al seno come suggerito dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms);
7) ad adottare iniziative, al livello normativo, sulla disciplina dello smart working, soprattutto rispetto al diritto di disconnessione, in modo che siano le lavoratrici a scegliere l'organizzazione dei tempi del loro lavoro, prevedendo comunque anche per loro il bonus baby sitting e introducendo misure ancora più stringenti rispetto a quelle previste per contrastare il fenomeno delle dimissioni in bianco, anche istituendo un apposito numero telefonico a tal fine dedicato;
8) ad adottare tutte le iniziative necessarie al raggiungimento dell'obiettivo n. 5 dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ossia raggiungere l'uguaglianza di genere e l'emancipazione, facilitando l'accesso e l'informazione sulle risorse a disposizione dell'imprenditoria femminile, con particolare attenzione ai progetti rivolti alla sostenibilità ambientale anche attraverso apposite campagne comunicative e pubblicitarie;
9) a predisporre iniziative, anche di carattere normativo, che includano la declinazione delle misure ritenute necessarie ad incoraggiare la presenza femminile nelle discipline Stem, con particolare riferimento all'integrazione dei percorsi universitari, per promuovere dialogo e complementarietà tra materie umanistiche e materie scientifiche nel contesto di un nuovo modello lavorativo e di conoscenza, che richiede metodo e competenze rinnovate e multidisciplinari e a promuovere l'importanza di una formazione Stem per le ragazze rispetto alle professioni di domani, e del ruolo centrale che le conoscenze/competenze in questi settori hanno nella costruzione del futuro;
10) ad attivare tempestivamente il nuovo piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, nonché a prevedere iniziative concrete volte a garantire una rete omogenea su tutto il territorio nazionale dei centri antiviolenza e delle case rifugio, con stanziamento di adeguate risorse economiche anche per garantire personale adeguatamente formato, prevedendo inoltre incentivi fiscali al crowdfunding;
11) ad adottare ogni iniziativa utile per la parità dei generi e i diritti delle donne, favorendo la paritaria progressione di carriere, eliminando ogni forma di discriminazione e garantendo lo sviluppo di una cultura organizzativa e di rispetto dei generi, ivi compreso l'impegno per l'equilibrio di genere nelle candidature, sia nell'ambito delle cariche istituzionali, sia del management delle società pubbliche, nonché la rimozione gli ostacoli, anche normativi, che impediscono alle donne di accedere alle cariche elettive di qualsiasi livello;
12) ad adottare iniziative per tutelare le donne con disabilità che subiscono spesso una doppia discriminazione, sia per essere donne, sia per essere persone con disabilità, garantendo loro il diritto alla relazione e all'affettività;
13) a porre in essere iniziative volte a dare piena attuazione alla Convenzione di Istanbul, rendendo omogenei, su tutto il territorio nazionale, norme e finanziamenti per le azioni di contrasto alla violenza contro le donne;
14) ad adottare iniziative per la promozione da parte dei media della soggettività femminile e l'introduzione di efficaci meccanismi di monitoraggio e di intervento sanzionatorio su comportamenti mediatici e comunicativi di ogni tipo che esprimano sessismo e visione stereotipata dei ruoli tra uomo e donna;
15) ad adottare iniziative per incrementare le risorse destinate al Fondo contro la violenza e le discriminazioni di genere, al Fondo per le pari opportunità, al Fondo per le vittime di reati intenzionali violenti, al Fondo antitratta e, in generale, a tutte le politiche per la promozione della parità di genere e per la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di violenza contro le donne anche sui luoghi di lavoro, ferma restando l'assoluta urgenza di disciplinare, nel nostro ordinamento, i fenomeni di mobbing e straining;
16) ad assicurare l'aggiornamento costante della mappatura dei centri anti violenza del Dipartimento per le pari opportunità, tenendo conto delle indicazioni fornite dalle regioni e province autonome, nonché ad adottare le iniziative di competenza per garantire che la violenza contro le donne sia affrontata in modo globale attraverso misure monitorate tramite un coordinamento efficace tra autorità nazionali, regionali e locali;
17) ad adottare iniziative per prevedere l'attivazione di programmi di trattamento per gli uomini maltrattanti nella fase di esecuzione della pena, al fine di combattere la recidiva, predisponendo specifiche disposizioni di dettaglio ed indirizzi operativi rispetto a quanto previsto dall'articolo 6 della legge n. 69 del 2019, oltre ad attivarsi affinché su tutto il territorio nazionale sia garantito un adeguato numero di strutture preposte a fornire percorsi di recupero;
18) ad adottare iniziative per destinare una percentuale del Fondo unico giustizia, delle liquidità e dei capitali confiscati ai mafiosi e ai corrotti, all'imprenditoria femminile, privilegiando, nell'assegnazione, le donne vittime di violenza al fine di incentivare un percorso di reinserimento sociale, oltre che l'indipendenza economica;
19) ad attivare tutte le iniziative necessarie per contrastare la violenza di genere sui social network, ed in particolare le forme di istigazione che prendono di mira l'aspetto fisico, l'appartenenza religiosa o razziale, anche attraverso l'istituzione di un osservatorio sul fenomeno;
20) ad adottare iniziative per potenziare il raccordo fra scuola, servizi territoriali e consultori famigliari e per adolescenti per intervenire più efficacemente nelle politiche educative sull'educazione all'uguaglianza e sul rispetto delle differenze;
21) a promuovere, con specifico riferimento al campo dell'editoria scolastica, l'attivazione di strumenti di sensibilizzazione, formazione e monitoraggio degli operatori della filiera e degli editori rispetto degli standard più avanzati in materia di inclusione e diversità;
22) a dare attuazione, per quanto di competenza, alle risultanze e alle raccomandazioni contenute nella relazione conclusiva dei lavori della «Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio» della scorsa legislatura promuovendo iniziative normative, anche di carattere fiscale, e amministrative volte ad accompagnare o orientare le donne vittime di violenza nel percorso di recupero della libertà e dell'integrità fisica, morale ed economica;
23) a promuovere iniziative nelle scuole di ogni ordine e grado per l'educazione alla parità tra i sessi, nonché la prevenzione della violenza di genere, attraverso il potenziamento di specifici percorsi ## di formazione del personale docente nell'ambito del piano triennale dell'offerta formativa;
24) ad adottare iniziative per introdurre misure finalizzate alla riduzione del « digital divide» che ancora oggi penalizza le donne, in particolare nelle aree più svantaggiate del Paese;
25) ad adottare iniziative per stanziare risorse adeguate da destinare alla formazione del personale impiegato nelle strutture di pubblica sicurezza che si relaziona con le donne che hanno subito ogni tipo di violenza, nonché alla promozione di una cultura sociale e giudiziaria maggiormente orientata alla tutela della vittima, anche attraverso iniziative di formazione, informazione e sensibilizzazione nei luoghi di socialità, di svago, di cura e benessere delle donne, anche al fine di agevolare l'emersione dei casi di violenza domestica;
26) ad adottare iniziative per prevedere, nell'ambito del reddito di cittadinanza, misure volte al sostegno di donne che vogliono fuoriuscire dal circolo vizioso della violenza domestica in modo da ottenere un'indipendenza economica;
27) ad adottare iniziative atte a tutelare la dignità e la libertà di scelta e di autodeterminazione delle donne, garantendo loro pieno accesso alle cure mediche, anche con riferimento all'ambito ginecologico, della salute sessuale e riproduttiva, ferma restando la garanzia del libero accesso all'aborto, anche farmacologico, nonché a potenziare la rete dei consultori, garantendone un numero minimo di uno ogni 20.000 abitanti, così come previsto dalla legge.
(1-00434) «Elisa Tripodi, Invidia, Scutellà, Spadoni, D'Arrando, Martinciglio, Carbonaro, Sportiello, Ascari, Ciprini, Barzotti, Giuliano, Manzo, Aresta, Scagliusi, Gagnarli, Casa, Cancelleri, Ruocco, Troiano, Alemanno, Torto, Flati, Faro, Baldino, Vacca, Azzolina, Giordano, Dieni, Corneli, Alaimo, Parisse, Del Sesto, Sarti, Saitta, Di Sarno, Cataldi, Maurizio Cattoi, D'Orso, Salafia, Bonafede, Ferraresi, Masi, Orrico, Palmisano, Sut, Scanu, Brescia, Iorio, Perantoni, De Carlo».
La Camera,
premesso che:
la situazione relativa alle condizioni di vita delle donne, a partire dalle violenze subite – in ambito familiare ma non solo – per arrivare al gender gap in ambito economico e lavorativo continua ad essere allarmante e fortemente denigrante della loro dignità;
tale situazione è stata ancor più acuita dalla pandemia e dai relativi lockdown, che hanno costretto molte donne a lasciare il lavoro per farsi carico del maggiore impegno in famiglia e hanno portato a episodi di violenze domestiche dovute alle chiusure e alla maggior permanenze con i partner violenti;
gli ultimi dati rilevati dall'Istat nel 2020, in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità, e quelli pubblicati dai Centri anti violenza nel mese di ottobre 2020, aiutano a comprendere meglio il fenomeno della violenza, in particolare domestica;
gli effetti della pandemia sono, infatti, facilmente ravvisabili sul fenomeno della violenza domestica: negli ultimi anni le chiamate valide al 1522 sono state in costante aumento, con un incremento nel 2019 rispetto al 2016 pari al 20,7 per cento da 17.616 a 26.477;
un ulteriore sensibile aumento si è poi registrato nel 2020, quando le chiamate al numero anti violenza hanno superato in soli dieci mesi i livelli degli anni precedenti, raggiungendo aumenti elevatissimi in corrispondenza dei mesi del lockdown, con 5.031 telefonate valide dal 1o marzo a metà aprile (il 73 per cento in più rispetto allo stesso periodo nel 2019);
a chiedere aiuto sono in più del 90 per cento dei casi le persone vittime della violenza, ma le chiamate arrivano anche da parenti, amici e conoscenti e da operatori: in ambito familiare a segnalare la violenza sono soprattutto i genitori delle vittime (22,3 per cento nel 2020), seguiti dai figli (15,4 per cento) e dai fratelli o le sorelle (11,3 per cento); la violenza riportata è nel 58,4 per cento dei casi ad opera di partner attuali, nel 15,3 per cento ex partner, e nel 18,8 per cento di un familiare, prevalentemente genitori o figli, un dato che risulta in aumento rispetto agli anni precedenti;
di particolare rilievo sono anche i primi dati sugli accessi delle donne in pronto soccorso aggiornati per il triennio 2017-2019, dai quali emerge che in questi tre anni sono 16.140 le donne che hanno avuto almeno un accesso in pronto soccorso con l'indicazione di diagnosi di violenza e il corrispondente numero totale di accessi è pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite in media);
per quanto riguarda le case rifugio, si rilevano ancora particolari carenze: ne risultano attive 272 in tutta Italia, in aumento rispetto alle 232 del 2017, ma ancora troppo poche;
i più recenti dati Istat contenuti nelle «Informazioni statistiche per l'Agenda 2030 in Italia», poi, evidenziano che la violenza sulle donne è un fenomeno sommerso e strutturale, che i casi di violenza sono in costante aumento e che i femminicidi rappresentano frequentemente l'atto ultimo ed estremo di una catena persecutoria di violenze e di sopraffazioni di natura psicologica, fisica, sessuale, economica, lavorativa e sociale;
i dati forniti annualmente dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) confermano che la violenza di genere costituisce una questione strutturale, un fenomeno di dimensioni globali, un flagello che rappresenta la prima causa di morte delle donne. Una «malattia sociale», trasversale a tutte le latitudini geografiche, alle appartenenze etniche, ai ceti sociali, alle religioni ed alle età;
l'Italia ha approvato nel corso degli anni diverse norme per arginare il fenomeno delle violenze di genere: la legge n. 66 del 1996, recante «Norme contro la violenza sessuale», sancisce che gli atti di violenza sessuale non sono più «reati contro la moralità pubblica ed il buoncostume» ma «reati contro la persona»; il decreto-legge n. 11 del 2009, convertito dalla legge n. 38 del 2009, recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla valenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori», introduce una nuova fattispecie di reato (articolo 612-bis del codice penale), punisce le minacce insistenti, le molestie assillanti e le violenze che, per la loro sequenza continuativa e modalità aggressiva, incidono sulla tranquillità ed incolumità personali e violano la sfera privata;
la legge n. 119 del 2013, in attuazione dell'articolo 5 della Convenzione di Istanbul, la stessa da cui la Turchia si è appena ritirata, provocando le proteste di tutte le donne di quello Stato, prevede l'adozione di un piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e relativi stanziamenti; il piano prevede una pluralità di azioni: campagne di pubblica informazione e sensibilizzazione; promozione in ambito scolastico delle corrette relazioni tra i sessi nonché di tematiche antiviolenza e antidiscriminazione; potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza e protezione delle vittime di violenza di genere e di stalking; formazione specializzata degli operatori; collaborazione tra istituzioni; raccolta ed elaborazione dei dati; previsione di specifiche azioni positive;
in aprile 2020, in piena pandemia, il Ministro competente ha varato delle norme per velocizzare il trasferimento alle regioni dei fondi per l'anno 2019 del piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere suddetto; fondi che, però, a distanza di mesi solo 5 regioni hanno erogato ai vari servizi competenti (Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Molise); in ogni caso le risorse sono comunque abbastanza scarse e non riescono a coprire il fabbisogno essenziale per svolgere al meglio le attività di supporto necessarie;
in questa legislatura, inoltre, è stata approvata la legge 19 luglio 2019, n. 69, il cosiddetto Codice rosso, che ha inasprito le pene per la violenza sessuale, ha istituito una corsia preferenziale per le denunce e indagini più rapide, e ha introdotto il reato di sfregio del volto e di revenge porn;
da non sottovalutare è anche il fenomeno in crescita delle molestie o minacce sul luogo di lavoro: sono ancora tante le donne che subiscono ricatti o un abuso nelle loro carriere lavorative e l'80 per cento di esse non ha il coraggio di denunciare;
ulteriore tematica relativa alla tutela delle donne è quella delle diseguaglianze subite nel mercato del lavoro; a ventisei anni dall'adozione della Dichiarazione di Pechino, la dichiarazione Onu per l'avanzamento delle donne nella società, e a undici anni dalla creazione di UN WOMEN, l'agenzia dedicata all'uguaglianza di genere, la situazione presenta dei progressi, ma molte problematiche persistono;
una delle problematiche che appare più difficile da superare è quella del divario salariale di genere: in Europa le donne guadagnano in media all'ora il 15 per cento in meno degli uomini; gli Stati membri differiscono molto l'uno dall'altro: si va dal 23 per cento dell'Estonia al 3 per cento della Romania;
i divari retributivi più bassi, come quello italiano del 5 per cento tendono ad essere collegati, però, ad una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro; altre cause del divario salariale sono la sovra-rappresentazione delle donne nei settori relativamente a basso salario come l'assistenza, le vendite o l'istruzione e la sotto-rappresentazione nei settori dove le retribuzioni sono più alte; con meno denaro da risparmiare e investire, questi divari si accumulano e di conseguenza le donne sono a maggior rischio di povertà ed esclusione sociale in età avanzata;
da sottolineare poi che sono ancora poche le agevolazioni per le donne che vogliono conciliare attività lavorativa e accudimento della famiglia;
la conciliazione famiglia-lavoro è definita dalla Commissione europea come «l'introduzione di sistemi che prendono in considerazione le esigenze della famiglia, di congedi parentali, di soluzioni per la cura dei bambini e degli anziani, lo sviluppo di un contesto e di un'organizzazione lavorativa tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e di quelle familiari per le donne e gli uomini»; perché la conciliazione va fatta su più fronti e coinvolge, appunto, anche gli uomini;
su quest'ultima problematica si accumulano, senz'altro, molti fattori culturali, posto che si tende a ritenere che la conciliazione sia solo un problema del mondo femminile: ecco perché il tasso di occupazione femminile e il tasso di fecondità rimangono tra i più bassi in assoluto in Europa;
la conciliazione tra scelte riproduttive e scelte lavorative è un problema irrisolto; conciliare significa mettere le coppie (quindi uomini e donne) nelle condizioni di poter scegliere in base alle aspettative e ai progetti di vita. I vincoli posti dal mondo del lavoro tendono a limitare la scelta di fare figli; la questione investe, inoltre, non solo l'accudimento dei bambini, ma più in generale il lavoro di cura nei confronti dei soggetti fragili (malati, anziani, disabili);
bisognerebbe porre in essere iniziative che permettano di rendere più flessibili gli orari di lavoro e incentivino il part-time in alcuni periodi della vita per chi si deve occupare della famiglia; è utile prevedere più servizi volti a supportare il lavoratore nell'adempimento delle incombenze legate alla vita familiare: asili nidi e scuole dell'infanzia aziendali, attività di doposcuola e i centri estivi, centri diurni e residenze sanitarie dedicati per gli anziani, malati e disabili;
la conciliazione famiglia-lavoro concerne anche tutte le agevolazioni economico-finanziarie che si potrebbero offrire ai lavoratori per contribuire alle spese che essi devono sostenere, soprattutto in periodi particolari della vita familiare, quali la nascita di un figlio; i campi di azione potrebbero essere, da un lato il sistema delle retribuzioni e dall'altro, quello dei benefit;
è di un mutamento culturale di cui abbiamo bisogno: la costruzione di una responsabilità collettiva basata sulla cooperazione di tutti, donne e uomini, consapevoli della gravità degli atti perpetrati contro le donne, delle difficoltà a cui ogni giorno esse vanno incontro e a cui, quasi mai, lo Stato dà risposte concrete,
impegna il Governo:
1) ad adottare strategie efficaci per prevenire tutte le forme di violenza nei confronti delle donne: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica;
2) a promuovere una parità effettiva e sostanziale tra uomo e donna attraverso azioni di sensibilizzazione e l'adozione di specifici programmi di educazione scolastica finalizzati alla prevenzione della violenza;
3) ad attuare in maniera efficace tutte le disposizioni previste dal Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere con l'obiettivo di raggiungerne la piena applicazione e a monitorare che le risorse stanziate siano effettivamente impiegate per gli scopi stabiliti, valutando, altresì, la ricaduta delle iniziative poste in essere dalle istituzioni ed enti beneficiari dei fondi stessi, i risultati ottenuti e la reale adeguatezza degli interventi;
4) ad adottare iniziative per introdurre nuove risorse economiche per il piano straordinario contro la violenza sessuale;
5) ad intraprendere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di garantire una maggiore equità delle condizioni economiche e stipendiali delle donne rispetto ai loro colleghi uomini;
6) ad adottare iniziative di competenza per garantire alle donne la possibilità di realizzarsi sul duplice piano lavoro e famiglia, mediante accurate iniziative economiche e organizzative che consentano una migliore conciliazione degli impegni su entrambi i fronti, potenziando asili nidi, centri estivi, case per anziani e disabili e rendendo più flessibili gli orari lavorativi.
(1-00438) «Meloni, Albano, Bellucci, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Ferro, Frassinetti, Lucaselli, Mantovani, Montaruli, Rachele Silvestri, Varchi, Lollobrigida, Bignami, Butti, Caiata, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Foti, Galantino, Gemmato, Maschio, Mollicone, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Vinci, Zucconi».
La Camera,
premesso che:
la situazione relativa alle condizioni di vita delle donne, a partire dalle violenze subite – in ambito familiare ma non solo – per arrivare al gender gap in ambito economico e lavorativo continua ad essere allarmante e fortemente denigrante della loro dignità;
tale situazione è stata ancor più acuita dalla pandemia e dai relativi lockdown, che hanno costretto molte donne a lasciare il lavoro per farsi carico del maggiore impegno in famiglia e hanno portato a episodi di violenze domestiche dovute alle chiusure e alla maggior permanenze con i partner violenti;
gli ultimi dati rilevati dall'Istat nel 2020, in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità, e quelli pubblicati dai Centri anti violenza nel mese di ottobre 2020, aiutano a comprendere meglio il fenomeno della violenza, in particolare domestica;
gli effetti della pandemia sono, infatti, facilmente ravvisabili sul fenomeno della violenza domestica: negli ultimi anni le chiamate valide al 1522 sono state in costante aumento, con un incremento nel 2019 rispetto al 2016 pari al 20,7 per cento da 17.616 a 26.477;
un ulteriore sensibile aumento si è poi registrato nel 2020, quando le chiamate al numero anti violenza hanno superato in soli dieci mesi i livelli degli anni precedenti, raggiungendo aumenti elevatissimi in corrispondenza dei mesi del lockdown, con 5.031 telefonate valide dal 1o marzo a metà aprile (il 73 per cento in più rispetto allo stesso periodo nel 2019);
a chiedere aiuto sono in più del 90 per cento dei casi le persone vittime della violenza, ma le chiamate arrivano anche da parenti, amici e conoscenti e da operatori: in ambito familiare a segnalare la violenza sono soprattutto i genitori delle vittime (22,3 per cento nel 2020), seguiti dai figli (15,4 per cento) e dai fratelli o le sorelle (11,3 per cento); la violenza riportata è nel 58,4 per cento dei casi ad opera di partner attuali, nel 15,3 per cento ex partner, e nel 18,8 per cento di un familiare, prevalentemente genitori o figli, un dato che risulta in aumento rispetto agli anni precedenti;
di particolare rilievo sono anche i primi dati sugli accessi delle donne in pronto soccorso aggiornati per il triennio 2017-2019, dai quali emerge che in questi tre anni sono 16.140 le donne che hanno avuto almeno un accesso in pronto soccorso con l'indicazione di diagnosi di violenza e il corrispondente numero totale di accessi è pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite in media);
per quanto riguarda le case rifugio, si rilevano ancora particolari carenze: ne risultano attive 272 in tutta Italia, in aumento rispetto alle 232 del 2017, ma ancora troppo poche;
i più recenti dati Istat contenuti nelle «Informazioni statistiche per l'Agenda 2030 in Italia», poi, evidenziano che la violenza sulle donne è un fenomeno sommerso e strutturale, che i casi di violenza sono in costante aumento e che i femminicidi rappresentano frequentemente l'atto ultimo ed estremo di una catena persecutoria di violenze e di sopraffazioni di natura psicologica, fisica, sessuale, economica, lavorativa e sociale;
i dati forniti annualmente dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) confermano che la violenza di genere costituisce una questione strutturale, un fenomeno di dimensioni globali, un flagello che rappresenta la prima causa di morte delle donne. Una «malattia sociale», trasversale a tutte le latitudini geografiche, alle appartenenze etniche, ai ceti sociali, alle religioni ed alle età;
l'Italia ha approvato nel corso degli anni diverse norme per arginare il fenomeno delle violenze di genere: la legge n. 66 del 1996, recante «Norme contro la violenza sessuale», sancisce che gli atti di violenza sessuale non sono più «reati contro la moralità pubblica ed il buoncostume» ma «reati contro la persona»; il decreto-legge n. 11 del 2009, convertito dalla legge n. 38 del 2009, recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla valenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori», introduce una nuova fattispecie di reato (articolo 612-bis del codice penale), punisce le minacce insistenti, le molestie assillanti e le violenze che, per la loro sequenza continuativa e modalità aggressiva, incidono sulla tranquillità ed incolumità personali e violano la sfera privata;
la legge n. 119 del 2013, in attuazione dell'articolo 5 della Convenzione di Istanbul, la stessa da cui la Turchia si è appena ritirata, provocando le proteste di tutte le donne di quello Stato, prevede l'adozione di un piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e relativi stanziamenti; il piano prevede una pluralità di azioni: campagne di pubblica informazione e sensibilizzazione; promozione in ambito scolastico delle corrette relazioni tra i sessi nonché di tematiche antiviolenza e antidiscriminazione; potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza e protezione delle vittime di violenza di genere e di stalking; formazione specializzata degli operatori; collaborazione tra istituzioni; raccolta ed elaborazione dei dati; previsione di specifiche azioni positive;
in aprile 2020, in piena pandemia, il Ministro competente ha varato delle norme per velocizzare il trasferimento alle regioni dei fondi per l'anno 2019 del piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere suddetto; fondi che, però, a distanza di mesi solo 5 regioni hanno erogato ai vari servizi competenti (Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Molise); in ogni caso le risorse sono comunque abbastanza scarse e non riescono a coprire il fabbisogno essenziale per svolgere al meglio le attività di supporto necessarie;
in questa legislatura, inoltre, è stata approvata la legge 19 luglio 2019, n. 69, il cosiddetto Codice rosso, che ha inasprito le pene per la violenza sessuale, ha istituito una corsia preferenziale per le denunce e indagini più rapide, e ha introdotto il reato di sfregio del volto e di revenge porn;
da non sottovalutare è anche il fenomeno in crescita delle molestie o minacce sul luogo di lavoro: sono ancora tante le donne che subiscono ricatti o un abuso nelle loro carriere lavorative e l'80 per cento di esse non ha il coraggio di denunciare;
ulteriore tematica relativa alla tutela delle donne è quella delle diseguaglianze subite nel mercato del lavoro; a ventisei anni dall'adozione della Dichiarazione di Pechino, la dichiarazione Onu per l'avanzamento delle donne nella società, e a undici anni dalla creazione di UN WOMEN, l'agenzia dedicata all'uguaglianza di genere, la situazione presenta dei progressi, ma molte problematiche persistono;
una delle problematiche che appare più difficile da superare è quella del divario salariale di genere: in Europa le donne guadagnano in media all'ora il 15 per cento in meno degli uomini; gli Stati membri differiscono molto l'uno dall'altro: si va dal 23 per cento dell'Estonia al 3 per cento della Romania;
i divari retributivi più bassi, come quello italiano del 5 per cento tendono ad essere collegati, però, ad una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro; altre cause del divario salariale sono la sovra-rappresentazione delle donne nei settori relativamente a basso salario come l'assistenza, le vendite o l'istruzione e la sotto-rappresentazione nei settori dove le retribuzioni sono più alte; con meno denaro da risparmiare e investire, questi divari si accumulano e di conseguenza le donne sono a maggior rischio di povertà ed esclusione sociale in età avanzata;
da sottolineare poi che sono ancora poche le agevolazioni per le donne che vogliono conciliare attività lavorativa e accudimento della famiglia;
la conciliazione famiglia-lavoro è definita dalla Commissione europea come «l'introduzione di sistemi che prendono in considerazione le esigenze della famiglia, di congedi parentali, di soluzioni per la cura dei bambini e degli anziani, lo sviluppo di un contesto e di un'organizzazione lavorativa tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e di quelle familiari per le donne e gli uomini»; perché la conciliazione va fatta su più fronti e coinvolge, appunto, anche gli uomini;
su quest'ultima problematica si accumulano, senz'altro, molti fattori culturali, posto che si tende a ritenere che la conciliazione sia solo un problema del mondo femminile: ecco perché il tasso di occupazione femminile e il tasso di fecondità rimangono tra i più bassi in assoluto in Europa;
la conciliazione tra scelte riproduttive e scelte lavorative è un problema irrisolto; conciliare significa mettere le coppie (quindi uomini e donne) nelle condizioni di poter scegliere in base alle aspettative e ai progetti di vita. I vincoli posti dal mondo del lavoro tendono a limitare la scelta di fare figli; la questione investe, inoltre, non solo l'accudimento dei bambini, ma più in generale il lavoro di cura nei confronti dei soggetti fragili (malati, anziani, disabili);
bisognerebbe porre in essere iniziative che permettano di rendere più flessibili gli orari di lavoro e incentivino il part-time in alcuni periodi della vita per chi si deve occupare della famiglia; è utile prevedere più servizi volti a supportare il lavoratore nell'adempimento delle incombenze legate alla vita familiare: asili nidi e scuole dell'infanzia aziendali, attività di doposcuola e i centri estivi, centri diurni e residenze sanitarie dedicati per gli anziani, malati e disabili;
la conciliazione famiglia-lavoro concerne anche tutte le agevolazioni economico-finanziarie che si potrebbero offrire ai lavoratori per contribuire alle spese che essi devono sostenere, soprattutto in periodi particolari della vita familiare, quali la nascita di un figlio; i campi di azione potrebbero essere, da un lato il sistema delle retribuzioni e dall'altro, quello dei benefit;
è di un mutamento culturale di cui abbiamo bisogno: la costruzione di una responsabilità collettiva basata sulla cooperazione di tutti, donne e uomini, consapevoli della gravità degli atti perpetrati contro le donne, delle difficoltà a cui ogni giorno esse vanno incontro e a cui, quasi mai, lo Stato dà risposte concrete,
impegna il Governo:
1) a rafforzare l'impegno sulle strategie per prevenire tutte le forme di violenza nei confronti delle donne: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica;
2) a rafforzare l'impegno per promuovere una parità effettiva e sostanziale tra uomo e donna attraverso azioni di sensibilizzazione e l'adozione di specifici programmi di educazione scolastica finalizzati alla prevenzione della violenza;
3) a dare seguito all'attuazione efficace di tutte le disposizioni previste dal Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne con l'obiettivo di raggiungerne la piena applicazione e a monitorare che le risorse stanziate siano effettivamente impiegate per gli scopi stabiliti, valutando, altresì, la ricaduta delle iniziative poste in essere dalle istituzioni ed enti beneficiari dei fondi stessi, i risultati ottenuti e la reale adeguatezza degli interventi;
4) ad adottare iniziative e valutare l'opportunità di introdurre nuove risorse economiche per il nuovo Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne;
5) ad intraprendere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di garantire una maggiore equità delle condizioni economiche e stipendiali delle donne rispetto ai loro colleghi uomini;
6) ad adottare iniziative di competenza per garantire alle donne la possibilità di realizzarsi sul duplice piano lavoro e famiglia, mediante accurate iniziative economiche e organizzative che consentano una migliore conciliazione degli impegni su entrambi i fronti, potenziando asili nidi, centri estivi, case per anziani e disabili e rendendo più flessibili gli orari lavorativi.
(1-00438)
(Testo modificato nel corso della seduta) «Meloni, Albano, Bellucci, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Ferro, Frassinetti, Lucaselli, Mantovani, Montaruli, Rachele Silvestri, Varchi, Lollobrigida, Bignami, Butti, Caiata, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Foti, Galantino, Gemmato, Maschio, Mollicone, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Vinci, Zucconi».
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Iniziative di carattere normativo volte a sospendere l'esecuzione delle demolizioni di immobili abusivi per il periodo dell'emergenza connessa alla pandemia, nonché a favore dei soggetti in difficoltà economica che abbiano subito durante l'emergenza sanitaria la demolizione dell'abitazione – 3-02127
SPENA, SARRO, PAOLO RUSSO e PENTANGELO. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi è stato inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei ministri un appello sottoscritto dai capigruppo del Consiglio regionale della Campania, da più di cento sindaci dei comuni di tutte le province della Campania, dai presidenti dell'Anci e dell'Associazione dei comuni delle isole minori per richiedere una sospensione temporanea su tutto il territorio nazionale dell'esecuzione degli ordini giudiziali di demolizione per le case di necessità abitate da persone sprovviste di alloggio alternativo, nonché privi delle necessarie risorse economiche per garantirsi una differente adeguata abitazione, fino al 31 dicembre 2021, o finché perdura lo stato di emergenza nazionale;
nonostante la Campania sia passata in zona rossa con ordinanza del 5 marzo 2021 firmata dal Ministro della salute e il presidente della regione abbia prorogato le misure restrittive già vigenti fino al 5 aprile 2021, arrivano dal territorio segnalazioni di imminenti abbattimenti di prime ed uniche case di abitazione che – qualora eseguiti – esaspererebbero ulteriormente una situazione sociale già di per sé resa problematica dalle conseguenze della pandemia in corso;
nella seduta n. 174 del 13 luglio 2020 il Consiglio regionale della Campania ha approvato all'unanimità una mozione con cui veniva richiesta la sospensione temporanea delle demolizioni delle case di necessità abitate da persone sprovviste di alloggio alternativo;
nella lettera indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri dalle autorità locali e regionali è stata evidenziata la contraddizione tra il fatto che «la permanenza nelle proprie dimore è stata riconosciuta come uno dei più importanti strumenti di contrasto alla diffusione del virus» e l'esecuzione di «provvedimenti che, pur se legittimi, allo stato e in concreto appaiono oltremodo gravosi per i relativi destinatari» –:
se il Governo non intenda assumere iniziative, in particolare di carattere normativo, in linea con la richiesta sopra rappresentata, al fine di sospendere temporaneamente l'esecuzione delle demolizioni di immobili abusivi per il periodo dell'emergenza legata alla pandemia o almeno fino al 31 dicembre 2021, e quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con le altre amministrazioni interessate, si intendano adottare in relazione alla situazione dei soggetti sprovvisti di alloggio alternativo, nonché privi delle necessarie risorse economiche per garantirsi una differente adeguata abitazione, che abbiano subito durante l'emergenza sanitaria la demolizione dell'immobile abusivo abitato. (3-02127)
Iniziative di competenza per la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali del Parco del Beigua nella regione Liguria, in relazione ad un permesso di ricerca per attività mineraria – 3-02128
PASTORINO e FORNARO. – Al Ministro della transizione ecologica. – Per sapere – premesso che:
con decreto dirigenziale 1211 del 2021, la regione Liguria ha conferito alla Compagnia europea per il titanio il permesso di ricerca sulla terraferma di minerali solidi nel comprensorio del Beigua, la più vasta area naturale protetta ligure che, per l'eccezionale patrimonio geologico presente, è geoparco europeo e mondiale nonché sito Unesco;
sono molteplici le voci che si sono levate contro questa decisione: i consiglieri di opposizione in consiglio regionale, le associazioni ambientaliste, il presidente del Parco e le comunità locali, che da anni si oppongono per evidenti rischi sanitari;
già nel 2015 l'azienda aveva avanzato la prima istanza a regione Liguria, respinta, per ottenere l'autorizzazione a effettuare una ricerca mineraria. Successivamente la Compagnia europea per il titanio aveva presentato ricorso, rigettato nel febbraio 2020 dal tribunale amministrativo regionale, che dichiarava: «La sottoposizione dell'area sulla quale si dovrebbe svolgere la ricerca mineraria a molteplici vincoli sia paesaggistici che ambientali è di tale pervasività che non residua nessuno spazio per intraprendere un'attività di ricerca che, non essendo compiuta da un istituto scientifico ma da un'azienda estrattiva, avrebbe avuto, come fine ultimo, l'estrazione di minerali, attività certamente vietata dalle norme a tutela del Parco regionale del Beigua che costituisce, per circa il 40 per cento, l'area interessata alla concessione. Peraltro il restante 60 per cento interessa un “sito d'interesse comunitario terrestre ligure” nel quale la priorità dichiarata è la conservazione»;
la legge n. 394 del 1991 stabilisce che nei parchi sono vietate attività e opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati, non consentendo specificatamente «l'apertura e l'esercizio di cave, di miniere e di discariche, nonché l'asportazione di minerali», attività vietate anche dalla legge regionale n. 12 del 1995. Inoltre, intorno al Parco ci sono sia la zona a protezione speciale sia il Geoparco, aree in cui la stessa attività è proibita –:
quali siano, con riguardo ai permessi di ricerca e alle concessioni di coltivazione di minerali solidi e risorse geotermiche sulla terraferma, l'indirizzo politico nazionale nel settore minerario e i programmi nazionali di ricerca e, nello specifico, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di non compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati del Parco del Beigua, evitando gli evidenti rischi ambientali derivanti dall'insediamento di attività che devasterebbero un'area protetta inestimabile per biodiversità e valori ecologici e paesaggistici, mettendo a rischio le fonti di approvvigionamento idrico di diversi acquedotti liguri e piemontesi. (3-02128)
Iniziative per la riapertura in sicurezza delle istituzioni scolastiche, con priorità per le scuole dell'infanzia e del primo ciclo – 3-02129
BELLA, VACCA, CASA, CARBONARO, CIMINO, DEL SESTO, IORIO, MARIANI, MELICCHIO, SPADAFORA, TUZI e VALENTE. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:
la chiusura delle scuole e delle attività didattiche in presenza durante l'attuale pandemia ha causato e sta causando gravi danni pedagogici, educativi, psicologici e sociali a studentesse e studenti di ogni fascia di età;
tale limitazione è stata motivata dalla necessità di contenere la diffusione dell'infezione da SARS-CoV-2, in un clima di forte incertezza e in assenza di dati scientifici sull'effettiva efficacia di queste misure restrittive;
infatti, i Paesi europei che hanno deciso di mantenere le scuole aperte, sempre nel rispetto dei protocolli sanitari indicati dai diversi Stati, non hanno riscontrato alcun incremento della curva pandemica;
secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie, l'apertura delle scuole non ha influito significativamente sulla maggiore diffusione del virus che ha condotto alla cosiddetta seconda ondata; pertanto, non risulta essere, scientificamente, una misura di contrasto che possa incidere in modo significativo sul controllo della pandemia in corso;
a conferma di quanto detto è intervenuta anche Sara Gandini dell'Istituto europeo di oncologia di Milano, che, sulla base dei dati raccolti attraverso un'imponente ricerca italiana condotta insieme a epidemiologi, medici, biologi e statistici, ha affermato che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle eventuali possibilità di contagio del virus, anche riguardo le cosiddette varianti;
dunque, per i motivi sopra esposti e secondo il principio di precauzione, si ritiene necessario porre in essere ogni sforzo per assicurare la riapertura e la fruizione delle attività scolastiche in presenza, nel rispetto dei diversi protocolli di protezione e controllo e compatibilmente con le criticità del quadro epidemiologico generale –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di garantire la riapertura in sicurezza delle istituzioni scolastiche, con priorità per le scuole dell'infanzia e del primo ciclo, anche al fine di agevolare il recupero della socialità e dell'equilibrio psicofisico, oltre che permettere ai genitori una ripresa dell'attività lavorativa. (3-02129)
Iniziative di competenza volte a riaprire le scuole in sicurezza, anche in raccordo con il potenziamento della campagna vaccinale – 3-02130
LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DE TOMA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:
da un recente studio, apparso su Il Corriere della Sera e che incrocia le cifre del Ministero dell'istruzione, di aziende sanitarie e della Protezione civile, emerge che il tasso di positività tra i ragazzi è inferiore all'1 per cento dei tamponi;
la ricerca condotta da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici sui dati di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti, fino a coprire un campione iniziale pari al 97 per cento delle scuole italiane, mostra che stare in classe non fa salire la curva della pandemia;
nello specifico si evidenzia che in Italia, dove le classi sono rimaste chiuse ben più a lungo che negli altri Paesi europei, non c’è correlazione significativa tra diffusione dei contagi e lezioni in presenza;
le conclusioni dell'analisi sono che: «Il rischio zero non esiste ma sulla base dei dati raccolti possiamo affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle possibilità di contagio»;
i numeri mostrano con tutta evidenza che l'impennata dell'epidemia osservata tra ottobre e novembre 2020 non può essere imputata all'apertura delle scuole; ad esempio, la loro chiusura totale o parziale, in Lombardia e Campania, non influisce minimamente sui famigerati indici Kd e Rt; ad esempio, a Roma dove le scuole hanno iniziato la didattica in presenza 10 giorni prima rispetto a Napoli la curva si è innalzata 12 giorni dopo Napoli, e così per moltissime altre città;
i focolai da Sars-Cov 2 che accadono in classe sono molto rari (sotto il 7 per cento di tutte le scuole) e la frequenza nella trasmissione da ragazzo a docente è statisticamente poco rilevante. Quattro volte più frequente che gli insegnanti si contagino tra loro, magari in sala professori, «ma questo è lo stesso rischio che si assume, ad esempio, in qualunque ufficio»;
non risulterebbero, dunque, delle evidenze scientifiche in merito ai vantaggi della chiusura delle scuole: il principio di precauzione dovrebbe prendere in considerazione anche la possibilità di mantenere le scuole aperte al fine di contenere i danni, ancora non misurabili scientificamente in tutta la loro portata, che la loro chiusura reca alla salute psicofisica dei ragazzi e delle loro famiglie –:
se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per riaprire le scuole in sicurezza attraverso il reperimento di ulteriori spazi e l'installazione di adeguati meccanismi di aerazione, nonché in raccordo con l'auspicabile potenziamento della campagna vaccinale.
(3-02130)
Intendimenti in merito alla previsione, nell'ambito della campagna vaccinale, di un criterio di priorità per il personale dei servizi educativi-scolastici del segmento 0-6 anni – 3-02131
BERARDINI. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
i recenti sviluppi sanitari che hanno portato alla creazione di un vaccino efficace contro il virus responsabile della pandemia da COVID-19, nonché i positivi risultati dei test predisposti per accertarne gli effetti, stanno conducendo verso l'ultima vera fase del contrasto alla malattia, ossia la somministrazione del vaccino e la progressiva immunizzazione della popolazione;
l'8 febbraio 2021 il Ministero della salute, in collaborazione con la struttura del Commissario straordinario per l'emergenza COVID, Agenzia italiana del farmaco, Istituto superiore di sanità e Agenas, ha elaborato un documento di aggiornamento delle categorie e dell'ordine di priorità del piano vaccinale, recante «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19»;
la definizione degli ordini di priorità deve tener conto dei maggiori rischi legati al contagio di alcune categorie professionali rientranti in quelle appartenenti ai servizi essenziali che il Piano strategico per la vaccinazione anti COVID-19, adottato con decreto ministeriale del 2 gennaio 2021, dichiara di considerare prioritarie;
educatori e insegnanti delle scuole dell'infanzia, lavorando in prima linea con un'utenza sfornita, per ragioni di età, dei presidi minimi di protezione individuale, sono esposti ad un rischio di contagio elevato, tanto che alla luce delle indicazioni del Comitato tecnico-scientifico il 14 agosto 2020 è stato siglato il «Protocollo d'intesa per garantire la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell'infanzia, nel rispetto delle regole di sicurezza per il COVID 19»;
dalle «Raccomandazioni» durante la seconda fase di vaccinazione il personale educativo-scolastico è destinatario di un'eventuale priorità nella fascia di popolazione compresa tra i 18 e i 54 anni (categoria 6);
nella fascia 55-65 anni è concentrata una parte rilevante della popolazione lavorativa impegnata nei sistemi educativi, questo a causa delle politiche di limitazione delle assunzioni adottate in questi anni e di un regime pensionistico meno favorevole;
alcune regioni, tra cui la Lombardia, non hanno inserito il personale educativo del segmento 0-3 anni all'interno del personale scolastico a cui è stata riconosciuta una priorità nella campagna vaccinale;
il ritardo ed il rinvio nella vaccinazione del personale dei servizi educativi-scolastici non appare accettabile alla luce dell'importantissimo ruolo svolto –:
se il Governo non ritenga necessario accordare, in sede di modifica delle Raccomandazioni, un criterio di priorità per il personale dei servizi educativi-scolastici del segmento 0-6 anni all'interno della categoria 5 e 6, rispetto al restante personale scolastico, destinando, inoltre, agli stessi soggetti dispositivi di protezione più efficaci come le mascherine ffp2.
(3-02131)
Iniziative di competenza volte a garantire una tempestiva e uniforme applicazione da parte delle regioni, nell'ambito della campagna vaccinale, dei criteri di priorità a favore delle persone ultraottantenni e delle persone estremamente vulnerabili e con disabilità grave, nonché per i relativi conviventi e caregiver – 3-02132
NOJA, FREGOLENT, UNGARO, GIACHETTI e OCCHIONERO. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
l'11 marzo 2021 la Conferenza unificata ha approvato la proposta elaborata dal Ministero della salute per l'aggiornamento delle «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19», modificando così il documento già pubblicato l'8 febbraio 2021;
nelle nuove Raccomandazioni «si suggerisce» un ordine di priorità vaccinale, distinguendo in base all'età e alla presenza di condizioni patologiche e si indica quale «categoria 1» le persone estremamente vulnerabili e con disabilità grave, così come individuate nelle tabelle 1 e 2 delle Raccomandazioni in parola, da vaccinare in parallelo ai soggetti over 80;
per i soggetti di cui alla tabella 1 delle Raccomandazioni, si prevede «nel caso di minori che rientrano nella definizione di estremamente vulnerabili e che non possono essere vaccinati per mancanza di vaccini indicati per la loro fascia di età» di «vaccinare i relativi genitori/tutori/affidatari»;
quest'ultima indicazione, relativa ai minori, non si ripete per quanto riguarda i soggetti di cui alla tabella 2, ovvero i disabili gravi per i quali è indicata la vaccinazione contestuale soltanto per i «familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto», senza alcuna specificazione nel caso di minori di anni 16 a cui sia preclusa, allo stato attuale, la vaccinazione;
in molte regioni non solo si registrano ritardi molto significativi nella vaccinazione delle persone di età superiore agli ottant'anni, ma risulta che non vi sia ancora stato l'adeguamento alle nuove Raccomandazioni e, in diversi casi, non sia stata avviata la somministrazione, ma nemmeno il sistema di adesione e prenotazione per le vaccinazioni dei soggetti fragili, come individuati nelle tabelle 1 e 2 delle Raccomandazioni stesse, né dei loro caregiver;
peraltro, anche tra le regioni che hanno avviato tali vaccinazioni risultano attivate modalità di reclutamento differenti, a volte distinte all'interno della stessa regione a seconda della patologia interessata e, anche per i conviventi e caregiver, i canali di prenotazione non sono ad oggi né univoci a livello nazionale, né chiari per i cittadini –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire che la priorità vaccinale delle persone over 80 e della categoria 1, stabilita dalle Raccomandazioni approvate dalla Conferenza unificata dell'11 marzo 2021, sia pienamente, uniformemente e tempestivamente applicata da tutte le regioni e per assicurare che, in concomitanza con la vaccinazione delle persone fragili, sia effettuata la vaccinazione anche dei relativi conviventi e caregiver, secondo criteri di reclutamento e adesione omogenei. (3-02132)
Iniziative di competenza volte a promuovere la revisione delle linee guida recentemente adottate dal Commissario ad acta per la riorganizzazione del servizio sanitario in Calabria, nonché per la risoluzione delle criticità relative alla gestione sanitaria della pandemia nella medesima regione – n. 3-02133
FURGIUELE, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
con decreto n. 31 del 18 febbraio 2021, il Commissario ad acta per la realizzazione del piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario della regione Calabria, Guido Nicolò Longo, ha approvato le «linee guida per l'adozione degli atti aziendali delle aziende del servizio sanitario della regione Calabria»;
a parere degli interroganti, le linee guida approvate nel suddetto decreto, dal cui contenuto dipende sostanzialmente l'assetto e l'organizzazione del servizio sanitario regionale, riproducono il medesimo schema e le medesime criticità che hanno portato al collasso della sanità pubblica calabrese;
in particolare, il documento elaborato dal Commissario ad acta ignora completamente la situazione sanitaria delle aree del Basso Jonio cosentino e dell'Alto Jonio crotonese, cancellando, ancora una volta, l'ospedale di Cariati dalla programmazione regionale;
per i territori sopra citati, in effetti, non risultano valutati i criteri di percorrenza verso i più vicini presidi di pronto soccorso; criteri che renderebbero necessaria la riapertura dell'ospedale di Cariati e la qualificazione dello stesso come ospedale di zona disagiata, in maniera analoga a quanto avvenuto per gli ospedali di San Giovanni in Fiore e di Acri, nonché per l'ospedale di Trebisacce che si è visto recentemente riconoscere tali criteri da parte del Consiglio di Stato;
peraltro, i parametri fissati dalla normativa vigente per la qualificazione dell'ospedale di Cariati come ospedale di zona disagiata sono verificabili tramite la consultazione di applicazioni di uso comune, come Google maps, dalle quali risulta chiaramente il tempo di percorrenza dai vari comuni al pronto soccorso più vicino;
inoltre, occorre considerare i tempi ancora più ridotti previsti per le reti di emergenza tempo-dipendenti (infarto, ictus, grandi traumi ed altro) che nel territorio calabrese non risultano affatto rispettati, con grave vulnus all'erogazione dei livelli essenziali di assistenza;
la situazione rimane drammatica anche dal punto di vista della gestione della pandemia da COVID-19, come dimostrano la duplice bocciatura del piano di riorganizzazione della sanità regionale – lo stesso piano che portò alle dimissioni del precedente Commissario Cotticelli – e i ritardi accumulati nell'ambito dell'attuazione della campagna di vaccinazione –:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare iniziative di competenza al fine di promuovere, con urgenza, la revisione delle linee guida citate in premessa e la risoluzione delle problematiche che, nella regione Calabria, tuttora persistono nella gestione sanitaria della pandemia da COVID-19. (3-02133)
Iniziative di competenza per garantire un adeguato livello di approvvigionamento dei vaccini ed un sistema certo ed efficace di somministrazione delle dosi sull'intero territorio nazionale – 3-02134
CARNEVALI, DE FILIPPO, LEPRI, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, LORENZIN, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:
secondo il report vaccini anti COVID-19 pubblicato sul sito del Governo, il 23 marzo 2021 alle ore 6.00, sono state somministrate 8.029.789 dosi su 9.577.500 dosi consegnate, pari ad una media nazionale del 83,8 per cento;
secondo l'ultimo piano vaccinale le linee operative da seguire per completare al più presto la campagna vaccinale ed arrivare a regime a somministrare almeno 500 mila dosi al giorno a cominciare dalla metà di aprile 2021, per giungere alla vaccinazione di massa (almeno l'80 per cento della popolazione vaccinata) entro la fine di settembre 2021, sono la capillarità e la spinta alla distribuzione e alla somministrazione delle dosi vaccinali;
per poter arrivare a questo obiettivo le regioni e le province autonome devono definire dei piani regionali, seguendo le indicazioni stabilite a livello centrale, e, attraverso le aziende sanitarie, organizzare sul campo le attività di somministrazione e registrazione, anche con la collaborazione delle strutture regionali di protezione civile se necessario;
da qui a Pasqua saranno messe a disposizione delle regioni ulteriori quattro milioni e mezzo di nuove dosi che vanno ad aggiungersi al milione e mezzo presenti tuttora nei depositi; si tratta del 40 per cento del totale distribuito finora, sufficiente a raddoppiare il numero giornaliero delle vaccinazioni, portandole a 400.000, avvicinandosi così al numero ottimale previsto per metà aprile 2021;
a fronte di questi arrivi, alcune regioni manifestano difficoltà nell'utilizzo degli approvvigionamenti utili per la somministrazione con celerità, né sono in grado, con il sistema digitale a loro disposizione, di gestire le prenotazioni in maniera efficiente e fissare gli appuntamenti nelle sedi disponibili, così come non si ha un sistema di raccolta e analisi dei dati sufficiente ed omogeneo a indicare il rapporto tra popolazione vaccinata e non, per categorie e fasce di età ed un monitoraggio dei diversi livelli di protezione immunitaria;
ad esempio, in Lombardia, a causa della scelta del modello di prenotazione vaccinale, le prenotazioni in alcune province sono letteralmente andate in tilt, mortificando la disponibilità del personale sanitario e non utilizzando appieno le dosi vaccinali previste; nel contempo in altre regioni la scelta del modello gestionale appare molto più efficace e tempestiva –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire un sufficiente livello di approvvigionamento dei vaccini ed un sistema certo, uniforme ed efficace, comprensivo anche dell'utilizzo delle dosi giornaliere non somministrate. (3-02134)
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 25 E 26 MARZO 2021
Risoluzioni
La Camera,
premesso che:
il 25 e 26 marzo i Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea si riuniranno in videoconferenza per discutere dei seguenti temi: risposta alla pandemia di COVID-19, mercato unico, politica industriale, trasformazione digitale ed economia, situazione nel Mediterraneo orientale e relazioni con la Russia;
a margine del Consiglio, il 26 marzo si terrà anche il Vertice euro in formato inclusivo, il quale discuterà dei modi per rafforzare il ruolo internazionale dell'euro;
sulla pandemia del Covid-19, il Consiglio europeo farà il punto sulla diffusione dei vaccini e sulla situazione epidemiologica e proseguirà i lavori per fornire una risposta coordinata alla crisi pandemica;
il 17 giugno la Commissione europea ha presentato una strategia europea sui vaccini per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini anti COVID-19;
vaccini sicuri, efficaci e accessibili sono la nostra migliore risposta per superare la pandemia;
il mancato rispetto degli impegni contrattuali sulle forniture di vaccini richiede una reazione europea forte e coordinata;
in questo quadro, il 2 marzo 2021 è stata notificata da parte italiana ad AstraZeneca il diniego all'esportazione verso l'Australia di 250.700 dosi di vaccino sulla base del Regolamento UE 2021/111 della Commissione europea;
è urgente avviare investimenti per rendere l'Europa autosufficiente nella realizzazione e produzione di vaccini e, a questo fine, il 12 marzo scorso è stato concluso il primo contratto tra un'azienda italiana e un'azienda titolare di un brevetto e la Commissione europea ha istituito una Task Force, guidata dal Commissario al Mercato Unico, Thierry Breton, per rafforzare la produzione continentale;
il 4 marzo 2021, il Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha incontrato a Roma il Commissario dell'Unione europea Thierry Breton responsabile della task force europea sui vaccini, per discutere del piano europeo di rafforzamento per la produzione di vaccini;
il 17 marzo 2021, la Commissione europea ha adottato la Comunicazione «Un percorso comune per una riapertura sicura e duratura» per rafforzare il lavoro comune verso riaperture coordinate anche ricorrendo allo strumento dei «Certificati Verdi Digitali» che entri in vigore entro giugno. In particolare, la proposta della Commissione prevede l'introduzione di uno strumento unico, interoperabile e riconosciuto in tutta l'Unione, per agevolare gradualmente la libera circolazione sicura dei cittadini nell'dell'Unione europea durante la pandemia di COVID-19;
questi strumenti sono utili ed importanti anzitutto per il ripristino delle condizioni di agibilità dei cittadini, e per favorire inoltre la ripresa economica e il turismo estivo, ove la situazione epidemiologica lo consentirà, nel rispetto della protezione dei dati e della privacy e senza l'introduzione di discriminazioni;
gli sforzi europei si iscrivono nel contesto delle iniziative globali per superare la pandemia e a questo fine dell'Unione europea e i Paesi europei partecipano al Dispositivo COVAX per assicurare lo sviluppo, la produzione e un accesso equo ed universale ai vaccini anti COVID-19;
l'Italia è impegnata in prima fila a sostegno del contrasto globale alla pandemia con l'organizzazione del «Global Health Summit» il 21 maggio 2021 e con la Presidenza del G20;
considerato che:
con riguardo ai temi economici e in particolare al mercato unico, alla politica industriale, alla trasformazione digitale e al semestre europeo 2021, il Consiglio europeo discuterà le priorità fondamentali ed esaminerà la «bussola per il digitale», compresi gli obiettivi fissati per il 2030;
Per l'Italia resta essenziale che i co-legislatori europei procedano rapidamente sul pacchetto di proposte sui servizi digitali presentato dalla Commissione europea il 15 dicembre 2020. Il pacchetto è composto da: la Proposta di Regolamento sul mercato unico per i servizi digitali che modifica la direttiva 2000/31/CE; la Proposta di Regolamento sui mercati contendibili ed equi nel settore digitale; la proposta di regolamento cosiddetta «Data Governance Act». I tre strumenti potranno rafforzare il Mercato Unico dei servizi creando uno spazio digitale sicuro e capace di stimolare l'innovazione e la competitività;
in quest'ottica, la Commissione europea ha presentato lo scorso 9 marzo, una strategia per la trasformazione digitale dell'Europa, che tradurrà in termini concreti le ambizioni digitali dell'Unione europea per il 2030, attraverso quattro settori cardine: competenze, infrastrutture digitali sicure e sostenibili, trasformazione digitale delle imprese, digitalizzazione dei servizi pubblici;
la digitalizzazione dell'economia pone l'inderogabile esigenza di affrontare le sfide derivanti da una capacità di tassazione digitale che sia efficace e giusta;
l'Italia sostiene tutti gli sforzi che in questo senso si stanno intraprendendo nel quadro dell'OCSE, confermando al tempo stesso l'importanza di procedere da parte dell'Unione europea qualora non sia possibile addivenire a una soluzione in un contesto multilaterale quale quello offerto dall'OCSE;
il Consiglio europeo discuterà le priorità per il semestre europeo 2021 e i leader saranno invitati ad approvare la raccomandazione sulla politica economica della zona euro;
il 3 marzo 2021, la Commissione europea ha adottato la Comunicazione su un approccio aggiornato nei confronti della risposta della politica di bilancio dell'Unione europea alla pandemia di coronavirus;
sulla base di questa Comunicazione, preliminarmente si evince che la clausola di salvaguardia generale si continuerebbe ad applicare nel 2022 e verrebbe disattivata a partire dal 2023,
rilevato che:
il Consiglio europeo discuterà della situazione nel Mediterraneo orientale sulla base del rapporto sulle relazioni Unione europea-Turchia presentato dall'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e la Commissione europea a seguito delle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2020;
desta profonda preoccupazione la decisione di privare il membro del Partito Democratico dei Popoli (Hdp) della Grande Assemblea Nazionale turca, Omer Faruk Gergerlioglu, del suo seggio parlamentare e della sua immunità parlamentare e per la sua imminente incarcerazione, che segue quella di numerosi parlamentari di quel partito, nonché per la causa avviata dal procuratore della Corte di Cassazione che chiede la chiusura dell'Hdp, cosa che priverebbe, come hanno dichiarato l'alto rappresentante Josep Borrell e il commissario all'allargamento Olivier Varhelyi, milioni di cittadini turchi dei loro diritti democratici;
è di questi giorni la decisione del Governo del Presidente turco Erdogan di ritirare l'adesione dalla Convenzione che venne approvata dai governi del Consiglio d'Europa l'11 maggio del 2011 a Istanbul, sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, e che tale scelta ha provocato una forte presa di posizione sia a livello nazionale che internazionale di cui l'Europa non può non farsi carico,
impegna il Governo:
1) sulla lotta al COVID-19, rafforzare la Strategia europea per i vaccini volta a garantire la produzione e la distribuzione di vaccini sicuri ed efficaci, nonché proseguire sulla strada del coordinamento a livello europeo, in quanto un approccio comune e condiviso da tutti gli Stati membri è senz'altro auspicabile per garantire il successo della strategia europea contro la pandemia e di tutte le iniziative volte a contrastare la diffusione del virus;
2) assicurare, in raccordo con la Commissione europea, lo sviluppo della capacità industriale interna all'Unione europea e rafforzando il suo potenziale di ricerca con la nascita dell'incubatore HERA nonché quella mirante alla produzione di vaccini Covid-19 nel territorio italiano;
3) sostenere progetti che mirino all'autosufficienza europea nella creazione e produzione di vaccini anche attraverso strumenti di partenariato pubblico-privato;
4) continuare ad operare in stretto coordinamento con la Commissione europea per la corretta applicazione del Regolamento dell'Unione europea 2021/442, ai fini di assicurare che le compagnie farmaceutiche che abbiano sottoscritto con la Commissione accordi di pre-acquisto di vaccini agiscano in maniera trasparente e nel rispetto degli impegni presi, sia dal punto di vista della tempistica delle consegne che della quantità di vaccini promesse e effettivamente fornite;
5) lavorare in ambito europeo per accelerare le procedure di autorizzazione dei vaccini in tempo di emergenza pandemica senza far venir meno gli standard di sicurezza e qualità;
6) sostenere i lavori tecnici sulla proposta legislativa europea in materia di «Certificati Verdi Digitali» al fine di consentire, nel rispetto della protezione dei dati e della privacy e senza l'introduzione di discriminazioni, una riapertura sicura e duratura della circolazione all'interno dei confini europei, contemperando le esigenze legate alla libertà di movimento delle persone con la prioritaria garanzia della salute pubblica;
7) proseguire gli sforzi in ambito europeo per supportare gli strumenti di solidarietà internazionale nei confronti dei Paesi terzi ed in particolare di quelli vulnerabili, a partire dalla COVAX Facility, per assicurare un equo ed efficace accesso ai vaccini su scala globale, senza mai far venir meno la massima credibilità e priorità dell'Unione nei confronti dei propri cittadini, cui deve essere garantito l'accesso al vaccino nel più breve tempo possibile;
8) adoperarsi nel quadro dell'Unione europea e dell'OMC affinché il sistema commerciale multilaterale basato sulle regole, ivi comprese le flessibilità offerte dall'accordo TRIPS, possa sostenere al meglio l'accesso universale ed equo ai vaccini e ai trattamenti COVID-19. In questo contesto, operare in seno all'Unione europea affinché l'OMC possa derogare temporaneamente per i vaccini anti-COVID 19 al regime ordinario dell'Accordo TRIPS sui brevetti o altri diritti di proprietà intellettuale, tenendo conto dell'equilibrio tra la protezione della proprietà intellettuale e l'accesso universale diffuso ai vaccini ed ai farmaci anti-COVID 19, con l'obiettivo di fornire una risposta robusta e rapida alla pandemia;
9) agire sia in ambito dell'Unione europea che OMC per trovare soluzioni che facilitino la collaborazione con l'industria farmaceutica al fine di aumentare la capacità di produzione dei vaccini COVID-19 in tutto il mondo, attraverso accordi di licenza anche al fine di esportare i vaccini in qualsiasi paese a basso e medio reddito senza capacità di produzione;
10) confermare l'obiettivo di un graduale ritiro delle misure restrittive alla libera circolazione in Europa, sempre alla luce della situazione epidemiologica;
11) affermare il ruolo centrale degli strumenti messi in campo da «Next Generation EU» per stimolare la ripresa economica fortemente compromessa dalla pandemia;
12) ribadire l'importanza di una trasformazione economica guidata dalla transizione verde e digitale che sia coesa e inclusiva, con particolare riguardo alle politiche a favore della parità di genere e dei giovani, incentivando la diffusione di tecnologie digitali pulite e contribuendo alla visione e agli obiettivi del decennio digitale europeo;
13) garantire lo sviluppo di un Mercato Unico dei servizi digitali basato sulla tutela della proprietà intellettuale e sul contrasto ai contenuti illegali;
14) riaffermare l'importanza, in vista della Conferenza sul futuro dell'Europa che si apre a maggio, della discussione sulle riforme politiche ed istituzionali necessarie a rilanciare e rafforzare il processo di integrazione comunitario, al consolidamento del ruolo dei Parlamento europeo;
15) ribadire altresì la necessità di promuovere, in ragione dell'attuale periodo di sospensione per l'emergenza Covid, una revisione sostanziale dello stesso meccanismo del Patto di stabilità e crescita, prima della sua reintroduzione nel 2023, che tenga conto delle conseguenze della Pandemia e delle esigenze di ripresa socio-economica in ciascun Stato membro, affiancando alle regole di stabilità di bilancio criteri di sostenibilità ambientale e sociale per favorire una crescita bilanciata, sostenibile e inclusiva;
16) lavorare per la creazione di un bilancio dell'Unione europea che attribuisca all'Unione europea una capacità fiscale autonoma, indipendente dai bilanci nazionali, e che prefiguri una corresponsabilità del Parlamento europeo nella creazione di nuove risorse proprie dell'Unione europea non aggiuntive rispetto a quelle nazionali;
17) confermare il ruolo della «tassazione digitale» come strumento di riequilibro rispetto a posizioni dominanti;
18) valorizzare tutte le opportunità offerte dall'avvio degli «Importanti Progetti di Interesse Comune Europeo» (IPCEI);
19) sulla Turchia, sostenere l'avvio di un'agenda della Unione europea con Ankara, condizionata a un forte impegno turco a dialogare costruttivamente con Bruxelles anche in materia di diritti umani e di tutela delle minoranze e delle opposizioni – vista la recente e grave decisione turca di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne e la violenza domestica e la procedura di scioglimento del Partito Democratico dei Popoli (HDP) – nonché all'astensione da provocazioni nei confronti di Stati membri. Inoltre, valutare il proprio assenso ad accordi finanziari, di partenariato e di cooperazione con il governo turco anche in base all'impegno dello stesso a tornare alla citata Convenzione di Istanbul dell'11 maggio 2011. Ciò al fine di evitare possibili escalation – con potenziale pregiudizio per tutte le parti – e di preservare gli spazi politici per collaborazioni in settori strategici a partire dalla migrazione e dalla lotta contro il terrorismo.
(6-00175) «Davide Crippa, Molinari, Delrio, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Emanuela Rossini, Lupi».
La Camera,
premesso che:
nel prossimo Consiglio europeo previsto il 25 e il 26 marzo 2021 tra i punti all'ordine del giorno figura quello relativo alla diffusione dei vaccini e il proseguimento dei lavori per dare risposta coordinata alla crisi pandemica;
il 17 giugno 2020 la Commissione europea presentava la «Strategia europea sui vaccini» nella quale si accentravano le decisioni relative all'approvazione e al finanziamento della ricerca in modo da poter garantire equanime distribuzione e accesso ai Paesi membri;
secondo la Fondazione KeNup, in 11 mesi il settore pubblico, in prevalenza dei Paesi industrializzati, ha investito 93 miliardi di dollari in ricerca farmaceutica contro il COVID-19 di cui il 95 per cento destinato ai vaccini;
per la campagna vaccinale, compresi i finanziamenti ai laboratori di carattere diretto e quelli sotto forma di garanzia presso la Banca europea degli investimenti (BEI), sono stati utilizzati i fondi disponibili dello Strumento di supporto all'emergenza (ESI);
l'ammontare dei fondi investiti tra ESI, fondi prelevati da Horizon 2020, adesione al COVAX e Fondo di solidarietà, hanno superato i 2 miliardi di euro;
l'emergenza ha imposto una deroga ai lunghi procedimenti di sperimentazione e autorizzazione di immissione in commercio dei vaccini da cui ne ha conseguito una sorta di percorso abbreviato che si è concluso con l'inizio il 27 dicembre 2020 della campagna vaccinale in Europa;
le autorizzazioni attualmente erogate dalla Commissione europea attraverso la EMA riguardano il vaccino di BioNtech-Pfizer per un totale di 600 milioni di dosi, quello di Moderna per 460 milioni di dosi, quello di AstraZeneca per 400 milioni di dosi e quello di Johnson&Johnson per 400 milioni di dosi. In attesa di autorizzazione ma già sotto contratto, sono Sanofi-GSK per 300 milioni di dosi e CureVac per 405 milioni di dosi;
l'ex commissario straordinario per l'emergenza COVID-19, Domenico Arcuri, aveva annunciato lo scorso 21 gennaio 2021, un finanziamento pubblico di 81 milioni di euro nella ricerca e sperimentazione del vaccino tutto italiano di Reithera, attraverso l'agenzia governativa Invitalia di cui Arcuri è amministratore delegato;
Invitalia parteciperà Reithera con il 30 per cento di quote, in attuazione delle previsioni dell'articolo 34 del decreto-legge 14 agosto 2020;
rispetto a Regno Unito e Stati Uniti le approvazioni, per i contratti e gli approvvigionamenti in Unione europea c’è stato un ritardo medio di un mese circa;
questo ha portato a una situazione attuale che vede il 35 per cento della popolazione vaccinata in UK, il 27 per cento in Usa mentre tra gli Stati membri della Unione europea si è arrivati al 9 per cento;
la nostra società vive una costrizione imposta alle proprie libertà individuali giustificata dalla pandemia senza eguali nella storia degli ultimi 70 anni di storia del nostro Paese con conseguenze economiche interne e internazionali, data la competizione di altri Stati con campagne vaccinali di maggiore successo, di portata tale da giustificare di per sé un aumento rapido delle coperture e un piano logistico adeguato;
dal piano vaccinale italiano risalente al 12 dicembre la consegna per l'Italia prevedeva tra gennaio e marzo 28,2 milioni di dosi che sono poi diventate 15,7 milioni nell'aggiornamento del piano del 12 febbraio: 9 milioni da parte di Pfizer che ne ha consegnate appena il 50 per cento e quasi tutte somministrate, 1,3 milioni di cui quasi 500 mila consegnate da parte di Moderna di cui ne sono state somministrate poco più di 160 mila e 5,4 milioni di dosi da parte di AstraZeneca che però ne ha consegnate 1,5 milioni di cui poco più di 500 mila ne sono state somministrate;
la macchina distributiva interna che prevede il doppio canale, tra i dati delle regioni quello afferente all'Istat, sta mostrando notevoli lacune che preoccupano per la distribuzione di altri vaccini dal mese di marzo in poi, salvo ulteriori rallentamenti nelle produzioni;
le case farmaceutiche che non stanno ottemperando alle tempistiche adducono a loro giustificazione una difficoltà in fase produttiva;
la portavoce del GUE Manon Aubrey, in sede di interrogazione orale presso il Parlamento europeo alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, denuncia la mancanza di trasparenza nel contenuto dei contratti chiusi dalla stessa Commissione con le aziende farmaceutiche. Dalle pubblicazioni degli atti risultano infatti omesse le parti relative a prezzi, tempistiche di consegna e clausole di responsabilità;
proprio l'Italia si fece promotrice in sede di Assemblea Mondiale della Sanità del maggio 2019 della risoluzione 72.8 sulla trasparenza dei prezzi di farmaci, dei vaccini e degli altri prodotti sanitari;
agli attuali ritardi non stanno corrispondendo azioni di carattere sanzionatorio da parte della Unione europea né tantomeno da parte dei Paesi Membri e rischi legati alle reazioni avverse rimangono in capo a questi ultimi;
i Governi di India e Sudafrica il 2 ottobre 2020 hanno inviato all'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) una proposta congiunta con cui chiedono una deroga, per tutta la durata della pandemia fino al raggiungimento dell'immunità di gregge, al cosiddetto TRIPS, lo strumento della WTO che incentiva l'innovazione attraverso un regime di esclusiva brevettuale della durata di venti anni per tutti i prodotti industriali, ivi inclusi i farmaci salvavita, e nella fattispecie tutti i rimedi contro COVID-19 inclusi i vaccini, per i quali i produttori detengono i diritti sui brevetti, il know-how e i segreti industriali;
la proposta avanzata dai governi di India e Sudafrica è stata co-sponsorizzata da 57 Paesi e sostenuta da altri 100 Paesi membri dell'WTO, perché risponde all'esigenza di ottemperare all'insufficienza di vaccini, diagnostici e altri prodotti medicali;
il 10 marzo 2021 la proposta è stata bloccata, seppur non in via definitiva, all'Assemblea della WTO e al Consiglio dei TRIPS grazie al voto contrario dei Paesi industrializzati – USA, Commissione europea, Canada, Giappone, Australia – e dal Brasile;
l'Italia ha appoggiato la decisione della Commissione europea di «bocciare» la richiesta di deroga dell'Accordo Trips, contravvenendo alla risoluzione approvata dalla Camera dei deputati il 9 dicembre 2020 che impegnava il Governo: «...a promuovere nell'OMC (WTO) una deroga sulla base dell'accordo di Marrakech per i vaccini anti COVID-19 al regime ordinario dell'Accordo TRIPS sui brevetti e la proprietà intellettuale, con l'obiettivo di garantire una disponibilità gratuita e universale dei vaccini»;
la proposta di India e Sudafrica formula la misura della sospensione temporanea di tutti gli obblighi contenuti nella Sezione I, Parte II dell'Accordo TRIPS (concernente copyright, disegni industriali, brevetti, protezione di informazione non condivisa);
in virtù di questa deroga, i centri di ricerca avrebbero possibilità di condividere la conoscenza scientifica e accelerare collaborazioni per lo sviluppo di nuovi prodotti per combattere il virus, cosa che permetterebbe una risposta più agile e costi inferiori, alla domanda di attrezzature, diagnostici e medicinali non solo nei paesi a basso reddito;
la deroga è prevista in base dell'Articolo IX comma 3 e 4 dell'Accordo di Marrakech che ha costituito il WTO a condizione «...che esista una giustificazione fondata su circostanze eccezionali, e che siano esplicitati i termini anche temporali di suddetta sospensione»;
la misura della deroga richiesta da India e Sudafrica è appoggiata dall'Oms, UNAIDS e Unitaid, dai relatori speciali delle Nazioni Unite per i diritti umani, da oltre 400 organizzazioni della società civile globale, da esperti ed economisti del calibro di Stiglitz, Mazzucato, e che a favore della proposta si è schierato in più occasioni Papa Francesco, anche durante la sua visita in Iraq;
nel comunicato stampa del 17 luglio 2020 la stessa Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dichiarava: «Questo è il momento per la scienza e la solidarietà... dobbiamo essere in grado di produrre e distribuire vaccini in tutta Europa e nel Mondo...»;
le persone continuano a morire, il sistema sanitario è al collasso, le aziende sono in ginocchio e con esse le famiglie, la pressione psicologica sui cittadini legata ai frequenti stati di isolamento da lockdown, rendono intollerabile l'atteggiamento inadempiente delle aziende farmaceutiche produttrici di vaccini;
il 15 marzo 2021 il Governo aveva deciso di sospendere temporaneamente le vaccinazioni di AstraZeneca per riesaminarne l'efficacia e l'incidenza di eventi avversi, salvo poi tornare indietro dopo il parere positivo dell'EMA del 18 marzo 2021;
questo fenomeno ha creato incertezza e sfiducia nei cittadini sulla bontà dei vaccini, alimentato da una discutibile campagna mediatica da parte delle testate giornalistiche e di un'altrettanta discutibile comunicazione da parte di azienda e istituzioni, figlie della mancanza di armonizzazione di un protocollo che, seppur in emergenza, necessita un sistema di valutazione standardizzato;
il Global Advisory Committee on Vaccine Safety (GACVS) dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha sviluppato un algoritmo standardizzato per il monitoraggio degli eventi avversi chiamato revised CAP (casuality assessment protocol), presentato nel documento « Causality assessment of an adverse event following immunization (AEFI)» e confermato all'interno di linee guida specifiche pubblicate dall'OMS il 22 dicembre 2020;
questo strumento supporta la classificazione dei casi di effetti avversi in modo standardizzato e trasparente;
l'algoritmo fornisce a Paesi e funzionari sanitari a livello globale uno strumento per rispondere alle segnalazioni di sicurezza dei vaccini e supportare l'istruzione, la ricerca e le decisioni politiche sulla sicurezza dell'immunizzazione;
il revised CAP avrebbe consentito una gestione più congrua sia a livello istituzionale che tecnico della questione AstraZeneca e consentirebbe un monitoraggio standardizzato delle reazioni a tutti i vaccini attualmente in uso;
l'Italia è uno dei maggiori donatori del programma COVAX dell'OMS e delle altre agenzie internazionali che operano a favore dell'accesso universale al vaccino e quindi ha già manifestato un'adesione politica e finanziaria all'accesso universale al vaccino,
impegna il Governo a:
1) farsi promotore nelle sedi opportune di iniziative per rivalutare e sostenere la deroga temporanea prevista al TRIPS così come proposta dai governi di India e Sudafrica e consentire in questo modo una più efficiente pluralizzazione della produzione e distribuzione vaccinale;
2) richiedere e pubblicare i contratti con le case farmaceutiche in tutti i loro elementi e a farsi promotore presso le sedi dell'Unione europea affinché tali contratti vengano rivisti nella parte delle sanzioni in caso di inadempienza nonché nella distribuzione dei rischi da eventi avversi che oggi ricadono in capo agli Stati membri;
3) richiedere, nelle competenti sedi istituzionali dell'Unione europea, l'implementazione del revised CAP sviluppato dal Global Advisory Committee on Vaccine Safety (GACVS) dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS).
(6-00176) «Fratoianni, Sarli, Termini, Palazzotto».
La Camera,
in occasione della riunione del Consiglio europeo che avrà luogo a Bruxelles il 25 e 26 marzo 2021, udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio,
premesso che:
al primo punto dell'ordine del giorno si prevede di esaminare la situazione relativa alla diffusione dei vaccini e alla situazione epidemiologica per fornire una risposta coordinata alla crisi pandemica;
lo scorso 25 febbraio i capi di Stato e di governo hanno discusso in videoconferenza dell'attuale situazione della pandemia di COVID-19 e della preparazione alle minacce per la salute, trovandosi d'accordo sulla necessità di accelerare con urgenza l'autorizzazione, la produzione e la distribuzione dei vaccini, nonché le campagne di vaccinazione, invitando a proseguire i lavori relativi a un approccio comune ai certificati di vaccinazione e, alla luce delle nuove varianti, a mantenere le restrizioni sui viaggi non essenziali;
nonostante ventisette governi dell'Unione e tutte le forze politiche del Parlamento europeo abbiano sostenuto l'opportunità di una gestione centralizzata dei vaccini, per evitare il rialzo dei prezzi e la corsa all'approvvigionamento, nella realtà si è assistito al fallimento dell'azione comune che non è stata capace di impedire i deplorevoli ritardi nelle autorizzazioni, di procedere con una distribuzione razionale delle dosi tra cittadini europei e Paesi extra-UE, di pretendere chiarezza delle norme e delle clausole contenute nei contratti stipulati con le case farmaceutiche, tanto che la Commissione europea non è, ad oggi, in grado di farli rispettare ma, soprattutto, ha ingaggiato una trattativa sul prezzo dei vaccini che ha compromesso il rispetto della puntualità delle forniture degli stessi ai Paesi Ue, trovando le aziende farmaceutiche più conveniente inviarli prima a chi ha corrisposto il prezzo più alto;
secondo l'ultimo aggiornamento del piano di approvvigionamento e distribuzione dei vaccini diffuso, il 3 marzo 2021, dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, l'Italia, entro il 30 del mese in corso, dovrebbe ricevere oltre quindici milioni di vaccini, cui dovrebbero aggiungersene altri cinquantatré milioni a giugno, aspettative che, tutto lascia pensare, saranno disattese per le ragioni suesposte;
si ritiene necessario procedere immediatamente ad una rinegoziazione dei prezzi di acquisto dei vaccini e ad una puntuale revisione delle clausole contrattuali tale da garantire il rispetto dei termini delle consegne e delle quantità previste;
il certificato verde digitale, presentato dalla Commissione Europea, e per cui è stata richiesta la procedura di urgenza, può essere una efficace risposta alla necessità invocata di poter riprendere a viaggiare senza necessità di sottoporsi a quarantene e di salvare i flussi turistici previsti per la prossima estate a patto che sia realmente garantita la possibilità di vaccinarsi a chiunque ne faccia richiesta;
il secondo punto dell'ordine del giorno prevede la discussione delle priorità fondamentali per il mercato unico, politica industriale, trasformazione digitale ed economia;
nonostante lo scorso 21 settembre 2020 il Consiglio abbia invitato gli Stati membri a migliorare l'attuazione e l'applicazione delle norme del mercato unico e a rimuovere gli ostacoli agli scambi transfrontalieri nell'Unione europea, e nell'incontro straordinario dell'1 e 2 ottobre 2020 i leader dell'Unione europea abbiano sottolineato la necessità di tornare quanto prima a un mercato unico pienamente funzionante, ad oggi esistono evidenti differenze di trattamento tra gli Stati membri (si pensi ai continui blocchi unilaterali della circolazione al confine italo-austriaco del Brennero, dove ai soli autotrasportatori italiani viene chiesto il rispetto delle procedure anticovid, o all'intenzione di adottare sistemi di etichettatura fronte-pacco con sistema a semaforo, denominata « Nutriscore», fortemente discriminatoria avverso i prodotti italiani o alla prossima probabile procedura d'infrazione contro l'Italia relativa all'estensione della direttiva Bolkestein alle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo);
sarebbe auspicabile che il Governo trovasse con l'Unione europea una soluzione concordata per risolvere l'annosa questione relativa proprio alla direttiva Bolkestein, che riguarda non solo le concessioni demaniali marittime suddette, ma anche il settore degli ambulanti. Di recente l'Agcm, interpellata sull'argomento, si è pronunciata sul punto, affermando che sono illegittimi e vanno disapplicati tutti i provvedimenti legislativi nazionali e regionali in materia di rinnovi delle concessioni che confliggono con la direttiva. Va sanata anche la grave posizione in cui si ritrovano le guide turistiche che hanno assistito ad una dequalificazione della propria professione. Essendo una vera e propria categoria di professionisti specializzati, esse non possono essere assoggettate all'ambito di applicazione della direttiva Bolkestein, nella quale si sono ritrovate per un mero errore di traduzione;
si ritiene necessario promuovere e difendere fermamente gli interessi strategici nazionali nelle relazioni tanto con gli Stati membri che con gli Stati extra-Ue;
con riferimento alla trasformazione digitale, saranno esaminati la «bussola per il digitale» (Digital Compass) che definirà le ambizioni digitali concrete dell'Unione europea all'orizzonte 2030 ed i lavori in materia di tassazione del digitale;
con specifico riferimento alla trasformazione digitale e alle nuove reti di telecomunicazione, occorre ribadire l'importanza strategica della rete, che veicola i dati dei cittadini e il cui funzionamento deve essere sempre assicurato, e alla quale devono essere riconosciuti un assetto di controllo pubblico e un modello operativo del modello Wholesale only, che, proprio in base alle previsioni del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, potrebbe contare su alleggerimenti regolatori capaci di attrarre significativi investimenti dall'estero;
la versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza attualmente allo studio del Parlamento dispone per lo sviluppo della rete in fibra e per il 5G un investimento di circa 3,3 miliardi di euro, dei quali, tuttavia, 2,2 miliardi di euro sono già stanziati o impegnati per implementare misure per la connettività nelle scuole, nei musei e nelle strutture sanitarie, oppure sulle aree grigie e bianche, e, di conseguenza, le risorse da destinare ai cosiddetti fattori di accelerazione della piattaforma che abilita la digitalizzazione del Paese sono meno dello 0,5 per cento di quelle totali;
il Consiglio europeo discuterà, altresì, le priorità per il semestre europeo 2021 da esprimersi in una raccomandazione sulla politica economica della zona euro;
il terzo punto dell'ordine del giorno riguarda la politica estera, prevista e, in particolare, la situazione nel Mediterraneo orientale e le relazioni UE-Turchia a seguito delle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2020;
la stabilità del bacino di tutto il Mediterraneo, e in special modo del quadrante orientale, deve essere un obiettivo strategico per l'Unione europea e le recenti tensioni mostrano una certa regressione dell'influenza europea su questa area geografica cruciale per l'Italia e per l'Europa lasciando spazio ad altre potenze di occupare settori strategici sia in termini economici che di sicurezza (tra queste si segnala il recente attivismo della Turchia che mette seriamente a rischio gli interessi nazionali ed europei, oltre che impedire una seria opera di blocco dei flussi migratori dalle sponde libiche a quelle italiane);
in tema di Mediterraneo orientale, le conclusioni del Consiglio europeo sulle relazioni esterne hanno già condannato fermamente le violazioni dei diritti sovrani nei confronti della Repubblica di Cipro e della Grecia e posto gli obiettivi per la lotta al terrorismo e all'estremismo violento;
negli ultimi dieci anni l'Unione europea ha finanziato con più di 5 miliardi i progetti finalizzati all'adesione della Turchia (somme cui devono aggiungersi gli ingenti stanziamenti per fermare i flussi di immigrati mediorientali), la quale si è invece sempre più allontanata dall'Europa e dagli standard europei, mostrando un atteggiamento abbastanza benevolo verso il fondamentalismo e verso l'Islam politico mentre ha continuato a provocare la Grecia e Cipro, al contempo svolgendo un ruolo sempre più influente in Libia, nella logica di un neo-ottomanesimo che va energicamente respinto;
in tema di sicurezza, la perdita della leadership e la fine dell'esperienza territoriale dell'Isis, sta provocando una modifica delle modalità operative delle organizzazioni estremiste, che sfruttano la tratta del Mediterraneo e le vie dell'immigrazione illegale per arrivare sul suolo europeo;
va ribadita la necessità di sovrapporre il tema dell'immigrazione clandestina con le tematiche relative alla sicurezza, ricordando che l'unica garanzia di tenuta del sistema Schengen si basa su un capillare e rigoroso controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea;
attenzione va data alle attività di interferenza delle organizzazioni non governative durante le operazioni di contrasto all'immigrazione clandestina o di salvataggio in mare, che cagionano, in molti casi, un rallentamento delle operazioni stesse oltre che la necessità di utilizzare per altro scopo, risorse umane ed economiche per altro già insufficienti alla missione assegnata,
impegna il Governo
1) con riferimento alle questioni sanitarie:
a) a definire un efficace «Piano Vaccini», per tutta la popolazione, che preveda adeguate e tempestive forniture alle regioni, in linea con i rispettivi piani vaccinali, le quali debbono individuare tutte le strutture idonee per la custodia, la conservazione e la somministrazione dei vaccini antagonisti al COVID-19;
b) a definire con le medesime modalità distributive il Piano nazionale per i test rapidi nella misura di almeno settecentomila test al giorno, includendo nel suddetto Piano l'utilizzo della sanità militare;
c) ad adottare iniziative di competenza volte ad esentare, almeno fino al termine della pandemia, il pagamento dell'IVA per i test COVID-19, i farmaci per le cure del COVID-19 nonché tutti i dispositivi di protezione individuale;
d) a garantire che – a livello europeo, come a livello nazionale – sia garantito il rispetto dei criteri di sicurezza, universalità e gratuità del vaccino e che sia garantita l'uniformità delle priorità di vaccinazione in tutto il territorio nazionale;
e) pur rispettando i principi di precauzione e la normativa vigente, ad adoperarsi affinché sia garantito il diritto a rientrare in Italia per i nostri concittadini residenti all'estero, e a permettere la libera circolazione delle merci favorendo così le nostre imprese;
f) a chiedere con forza l'immediata rinegoziazione degli accordi di fornitura e dei prezzi di acquisto dei vaccini, prevedendo chiare e puntuali clausole contrattuali tali da garantire quantità e puntualità delle consegne;
g) a non aderire alla guerra industriale e geopolitica per conto terzi cui si è prestata l'Europa, ricorrendo ai vaccini validati dalla comunità scientifica e dalle agenzie regolatorie quale che sia la Nazione che li ha sviluppati, come, ad esempio, nel caso dello Sputnik-V;
h) ad attivare, con la massima solerzia, il progetto relativo al certificato verde digitale affinché si possa tornare a viaggiare senza quarantene e dar fiato, così, al settore turistico-alberghiero e a tutto l'indotto, gravemente colpiti dall'assenza dei flussi turistici stranieri, garantendo, al contempo, la possibilità di vaccinarsi a chiunque ne faccia richiesta;
2) con riferimento alla politica economica della zona euro e alla trasformazione digitale:
a) ad adottare iniziative per l'applicazione, pratica e concreta, del proposito espresso da tutti i leader dell'Unione europea nell'incontro straordinario dell'1 e 2 ottobre 2020 volto a migliorare l'attuazione e l'applicazione delle norme del mercato unico, e rimuovere gli ostacoli agli scambi transfrontalieri nell'Unione europea;
b) a sostenere in modo visibile ed esplicito la necessità di nuove regole economiche e finanziarie finalizzate a proseguire con le politiche espansive, prorogando la sospensione del patto di stabilità e del quadro temporaneo sugli aiuti di stato Fino a fine pandemia, revisionando il fiscal compact e sospendendo prontamente le nuove normative sul default dei creditori che rischiano di causare una bomba sociale non appena finiranno le proroghe sui mutui;
c) a sostenere una tassazione dei «giganti del web» commisurata ai servizi erogati agli utenti di ogni singola nazione, mettendo così fine a un privilegio fiscale ingiustificato;
d) a destinare maggiori risorse ai processi di digitalizzazione in ambito nazionale, sostenendo lo sviluppo della rete 5G, e ad assumere le opportune iniziative volte a realizzare un modello proprietario e di gestione della rete che salvaguardi gli interessi nazionali e tuteli i dati dei nostri cittadini;
3) con riferimento alle misure per il mercato interno:
a) a difendere fermamente gli interessi strategici nazionali nelle relazioni tanto con gli Stati membri che con gli Stati extra-Ue;
b) a richiedere con risolutezza che cessino i blocchi unilaterali della circolazione, di volta in volta motivati da ragioni ambientali o di profilassi, al confine italo-austriaco del Brennero ai danni degli autotrasportatori italiani che percorrono il valico da sud a nord;
c) ad adottare tutte le azioni possibili per evitare l'adozione a livello comunitario dell'etichettatura obbligatoria fronte-pacco con sistema a semaforo, denominata Nutriscore, che risultata non fondata su solide basi scientifiche e discriminatoria nei confronti di numerosi prodotti di qualità che sono alla base della «dieta mediterranea»;
d) ad attivare i più alti canali politico-diplomatici per assicurare una corretta interpretazione delle norme concernenti le concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo, le quali sono di tutta evidenza concessioni di beni e non di servizi, e per ciò stesso dovrebbero essere escluse dall'ambito di applicazione della direttiva Bolkestein; ciò riaffermato, a richiedere immediatamente alla Commissione di interrompere la procedura di messa in mora dell'Italia avviata con la missiva dello scorso 3 dicembre 2020, consentendo quindi la piena attuazione delle previsioni della legge n. 145 del 2018 e l'avvio di un riordino definitivo della materia, al fine di porre termine al caos giurisprudenziale originato da numerose e contrastanti pronunce o iniziative dell'Antitrust;
4) con riferimento alla politica estera ed in particolare alla situazione del Mediterraneo orientale:
a) ad adottare iniziative per perseguire ogni tipologia di azione unilaterale esterna contraria agli interessi dell'Unione europea che violino il diritto internazionale e i diritti sovrani degli Stati membri;
b) ad adottare iniziative volte a contrastare in ogni modo possibile il traffico di esseri umani, anche alla luce della grave crisi economica che sta colpendo l'Italia e l'Unione europea, e a porre in cima alle riforme in materia di immigrazione e sicurezza il principio del disincentivo alla partenza come priorità per l'approccio a tale materia;
c) ad adoperarsi affinché i finanziatori diretti ed indiretti delle organizzazioni non governative operanti nel Mar Mediterraneo siano tracciabili e di pubblico accesso;
d) a impegnarsi affinché le organizzazioni non governative siano obbligate a seguire i protocolli predisposti dall'agenzia Europea Frontex e dalle competenti autorità civili e militari operanti nel bacino del Mediterraneo;
e) a sostenere, conseguentemente, la creazione nei Paesi di transito e partenza di appositi centri in cui avviare gli immigrati al fine di verificare subito l'eventuale sussistenza dei requisiti richiesti per essere ammessi alla concessione del diritto d'asilo;
f) ad impegnarsi in ambito europeo all'effettivo rispetto della direttiva sui rimpatri e degli accordi di riammissione stipulati anche a livello comunitario sostenendo una loro implementazione, nonché ad adottare iniziative per ottenere le adeguate risorse finanziarie onde procedere ai respingimenti e rimpatri degli immigrati irregolari;
g) ad adoperarsi per la revoca immediata dello status di Paese candidato alla pre-adesione alla Turchia e all'interruzione di tutti gli stanziamenti in corso.
(6-00177) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».
La Camera,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo;
premesso che all'ordine del giorno del Consiglio europeo sono previsti i seguenti argomenti;
a. distribuzione dei vaccini e situazione epidemiologica Covid-19;
b. mercato unico, politica industriale, trasformazione digitale ed economia;
c. situazione nel Mediterraneo orientale;
d. relazioni con la Russia;
impegna il Governo
1) sul rapporto tra Presidenza del Consiglio dei ministri e Parlamento in merito alle riunioni del Consiglio europeo:
a) a svolgere le comunicazioni del Presidente del Consiglio in Parlamento almeno due settimane prima della data di convocazione di ogni Consiglio europeo;
2) in materia di distribuzione dei vaccini e situazione epidemiologica da Covid-19 ad adottare iniziative volte:
a) a focalizzare gli sforzi sugli studi per la cura della malattia, sul coordinamento delle indicazioni per la gestione domiciliare delle fasi iniziali del contagio, sulla prevenzione attraverso la campagna vaccinale, con coinvolgimento attivo dei responsabili medici al fine di implementare una piena farmacovigilanza per minimizzare il rischio di eventi avversi;
b) a proseguire gli sforzi per garantire al più presto la possibilità di vaccinarsi a tutti coloro che vorranno sottoporsi al trattamento vaccinale, velocizzando al massimo le forniture vaccinali e ottimizzando le procedure per l'approvazione di ulteriori vaccini rispetto a quelli attualmente autorizzati in Unione Europea;
c) a predisporre adeguate campagne informative istituzionali sulla vaccinazione, ad asseverare con dati certi la questione riguardante l'intrasmissibilità del virus attraverso soggetti vaccinati nonché in merito all'immunizzazione rispetto ad alcune varianti;
d) ad appoggiare pubblicamente la sospensione temporanea di alcune obbligazioni dell'Accordo TRIPS sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale per una distribuzione equa e rapida dei vaccini, dei test e dei trattamenti COVID-19 a livello mondiale, in particolare chiedendo alla Commissione europea e agli altri Stati membri di non opporsi alla relativa proposta presentata da India e Sudafrica in seno all'organizzazione mondiale del commercio;
3) in materia di mercato unico, politica industriale, trasformazione digitale ed economia ad adottare iniziative volte:
a) a prediligere una maggiore facoltà di valutazione nazionale negli investimenti e nelle scelte economiche generali anziché assetti normativi che finiscano per costringere il nostro Paese ad una sostanziale esautorazione del potere di elaborare in autonomia politiche economiche efficaci; promuovere un superamento radicale delle politiche di austerità e la revisione dei vincoli di convergenza fiscale economici dell'Unione europea che da decenni concorrono a impedire la crescita economica;
b) a sostenere in particolare la revisione del riferimento al saldo strutturale, indicatore la cui natura pro-ciclica è riconosciuta a livello internazionale, al fine di sostenere crescita, lavoro e inclusione sociale, investendo nella politica industriale aperta alle nuove tecnologie, nella ricerca e nell'innovazione, nelle infrastrutture materiali e digitali, nella cultura, rilanciando l'economia e uscendo dalle spirali recessive il cui pericolo è particolarmente rinnovato nella presente congiuntura di crisi pandemica-economica;
c) a svolgere un ruolo ambizioso nelle discussioni sulla tassazione digitale in Consiglio, promuovendo attivamente l'adozione delle proposte in sospeso, in particolare la proposta di direttiva del Consiglio relativa a una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società (CCCTB) e la comunicazione pubblica paese per paese (CBCR);
d) a promuovere l'adozione di una posizione unita, forte e ambiziosa a livello europeo ed internazionale rispetto ad un'imposta sui servizi digitali (ISD) per aumentare l'aliquota fiscale effettiva a cui sono soggette le imprese digitali, tenendo conto che il termine iniziale della fine del 2020 è stato già superato e che è urgente rispettare l'obiettivo del quadro inclusivo dell'OCSE/G20 di concludere i negoziati su entrambi i pilastri a luglio 2021, riflettendo anche gli interessi dei Paesi in via di sviluppo;
e) a non concentrarsi unicamente sulla tassazione delle società altamente digitalizzate, ma a porsi come leader nel dibattito sulla necessità di una riforma profonda del sistema fiscale nel complesso, ampiamente lacunoso in particolare a causa dei prezzi di trasferimento («transfer price») che consentono la frode e l'elusione fiscale;
f) ad esercitare un ruolo attivo riguardo al processo di riforma dell'unione economica e monetaria, in particolare escludendo interventi di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche ed istituti finanziari, la ponderazione dei rischi dei titoli di Stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale, ed escludendo, anche riguardo alle proposte sulla creazione dello schema di assicurazione comune dei depositi EDIS, le disposizioni che prevedono una contribuzione degli istituti finanziari in base al rischio di portafoglio dei titoli di Stato, sia in via temporanea che permanente;
g) a promuovere invece nelle prossime tappe del negoziato sull'Unione bancaria l'introduzione di una maggiore ponderazione di rischio delle attività di livello 2 e livello 3 (strumenti maggiormente illiquidi), che sia legata al loro grado di concentrazione sul totale degli attivi del singolo istituto di credito;
4) in materia di Mediterraneo:
a) ad affermare una più incisiva azione europea nella direttrice mediterranea, anche attraverso il rilancio di una nuova iniziativa di partenariato euro-mediterraneo, nel solco del processo di Barcellona;
b) a promuovere in seno all'Unione europea una mediazione rispetto alle posizioni più intransigenti nei confronti dì Ankara, anche nell'ottica di contribuire a una de-escalation e prevenire un conflitto aperto tra Turchia e Grecia;
c) a promuovere una incisiva azione diplomatica europea nei confronti della Turchia affinché siano preservati gli interessi energetici dell'Italia e dell'Unione nel Mediterraneo orientale, pur tenendo conto delle importanti relazioni con Ankara e del suo ruolo nel Mediterraneo allargato e, soprattutto, in Libia e nel Corno d'Africa;
d) a promuovere una mediazione tra Turchia ed Egitto nell'ambito del quadrante regionale, col prioritario obiettivo di agevolare e accompagnare il processo di pacificazione e riconciliazione della Libia;
e) ad adottare iniziative per sostenere concretamente gli sforzi di unificazione statuale della Libia, anche attraverso un forte potenziamento delle azioni volte alla sicurezza e alla stabilità politica e militare del Paese;
5) in materia di relazioni con la Russia:
a) a promuovere una de-escalation delle tensioni tra Unione europea e Federazione russa, soprattutto in ordine al conflitto ucraino;
b) a promuovere un'immediata rimozione delle sanzioni economiche nei confronti della Federazione russa, il prolungamento delle quali avrebbe il solo effetto di ampliare le già pesanti ricadute negative sulle imprese italiane, ulteriormente gravate dalla crisi Covid-19.
(6-00178) «Cabras, Trano, Sapia, Paxia, Testamento, Colletti, Vallascas, Massimo Enrico Baroni».