XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 13 aprile 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,

          premesso che:

              l'ultimo rapporto di Save the Children «Proteggiamo i bambini. Whatever it takes» ha tracciato un preoccupante quadro dell'impatto dell'emergenza pandemica sulle giovani generazioni, soprattutto su coloro che vivono in contesti e situazioni di fragilità e in condizioni di svantaggio economico, educativo e socio-relazionale;

              secondo quanto evidenziato dal rapporto, il confinamento imposto in questi mesi ha mostrato il lato più duro dell'impatto socioeconomico della crisi sanitaria: nel mese di aprile, più di 4 famiglie su 10 (46,7 per cento) con bambini tra gli 8 e i 17 anni, in Italia, hanno visto ridursi le risorse economiche; il 44,7 per cento ha dovuto tagliare le spese alimentari, mentre una su tre (32,7 per cento) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette (37,1 per cento al Sud, e 43,8 per cento nelle Isole) e una su quattro (26,3 per cento) anche quello dell'affitto o del mutuo;

              l'aumento della disoccupazione, stimata dal Fondo monetario internazionale per il 2020 al 12,7 per cento, e la conseguente riduzione della capacità economica delle famiglie rischiano di aumentare considerevolmente l'incidenza della povertà tra i minori: secondo una ricerca condotta dalla Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, dei circa 9,5 milioni di lavoratori impossibilitati a lavorare nel mese di marzo, 3,7 milioni vivono in famiglie monoreddito, dove quindi è venuta a mancare l'unica fonte di reddito; la metà di queste famiglie è composta anche da figli a carico e tra loro sono 439 mila i monogenitori (12 per cento). Se nel 2018 i bambini e gli adolescenti che vivevano in povertà assoluta in Italia erano il 12,6 per cento, la stima odierna dei minori sotto la soglia di povertà assoluta è del 20 per cento, un ragazzo su cinque;

              alla deprivazione materiale si aggiungono le preoccupazioni legate all'aumento della povertà educativa e culturale: in questi lunghi mesi bambini/e e ragazzi/e hanno dovuto rinunciare alla socialità, allo sport, al gioco all'aria aperta e tale mancanza ha avuto un impatto tanto più devastante tra i minorenni con grave disabilità intellettiva, disturbi dello spettro autistico o problematiche psicologiche e comportamentali; bambini/e e ragazzi/e sono stati costretti a rimodulare il modo di relazionarsi con i propri pari e con la scuola e hanno dovuto affrontare situazioni familiari complesse; si sono adattati con grande spirito di sacrificio alla didattica online, ma non tutti con le stesse opportunità;

              la «necessità» di proseguire l'anno scolastico con il ricorso alla didattica a distanza, infatti, ha messo in luce il divario nell'accesso a internet e alle nuove tecnologie per i ragazzi/e che vivono nelle aree più svantaggiate. In Italia, il 12,3 per cento dei ragazzi/e tra 6 e 17 anni vive in abitazioni prive di dispositivi quali computer o tablet (850 mila in termini assoluti), percentuale che raggiunge quasi il 20 per cento nel Mezzogiorno; il 57 per cento di coloro che ne dispongono li deve, comunque, condividere con altri componenti della famiglia per esigenze di studio o di lavoro e più di 2 minorenni su 5 (42 per cento) vivono in case prive di spazi adeguati allo studio;

              tutti questi fattori rappresentano ingranaggi di una pericolosa bomba sociale, poiché hanno accresciuto in modo esponenziale le diseguaglianze sociali e territoriali nei livelli di apprendimento, già molto forti, con il rischio di aggravare irrimediabilmente il tasso di dispersione scolastica, che in Italia, negli ultimi cinque anni, è oscillato tra il 14 per cento e il 15 per cento, con particolare incidenza sui minori in condizione di svantaggio socioeconomico. E se è vero che subito dopo il primo lockdown nazionale, tutti noi abbiamo sperato che sarebbe stato più chiaro l'orizzonte temporale delle misure di emergenza, oggi, a distanza di oltre un anno, ancora si discute di nuove misure restrittive da mettere in campo per limitare i contagi, inclusa l'ennesima chiusura delle scuole;

              le «disuguaglianze educative» sono ancora più gravi per i bambini con bisogni educativi speciali o con disturbi nell'apprendimento, che in questo periodo si sono trovati privati dei loro riferimenti, e per i quali è indispensabile attivare percorsi e strumenti ad hoc per rendere la didattica digitale effettivamente inclusiva;

              tutti gli sforzi messi in campo da insegnanti e dirigenti scolastici per garantire una continuità allo sviluppo e all'apprendimento, non possono sostituire l'azione educativa che si fonda sulla relazione, sull'accoglienza e sull'organizzazione quotidiana della vita dei bambini/e e degli adolescenti;

              il diritto all'istruzione e il diritto alla salute sono due diritti tutelati dalla Costituzione e bisogna trovare un bilanciamento; la didattica a distanza poteva essere una soluzione all'inizio della fase emergenziale perché ha rappresentato per molti ragazzi una possibilità di continuare la fase di crescita e di apprendimento, però ha amplificato anche molte disuguaglianze sociali, all'interno delle stesse regioni, ad esempio nelle aree periferiche o nei comuni montani non raggiunti dalla banda larga;

              ci sono, poi, minorenni che vivono in situazioni familiari «a rischio» e per i quali stare a casa, senza andare a scuola, senza contatti sociali e, dunque, senza essere adeguatamente supportati, ha avuto gravi ripercussioni sulla loro quotidianità e sulla possibilità di favorire percorsi di prevenzione e di accompagnamento;

              preoccupazione è stata espressa anche per i procedimenti minorili in quanto è indispensabile garantire lo svolgimento dell'attività giurisdizionale laddove la stessa si rivolga alla protezione dei minori, soggetti per definizione fragili, senza interrompere la trattazione delle cause di carattere urgente. La sospensione delle attività giudiziarie ha rischiato di creare irreparabili danni soprattutto nell'ambito delle relazioni familiari, dove c'è bisogno di risposte immediate, soprattutto quando si tratta di tutela dei diritti dei minori, per i quali, ad esempio, essere privati della presenza di uno o entrambi i genitori, perché magari affidati «temporaneamente» alle comunità, produce conseguente lesive del supremo interesse del minore;

              inoltre, a causa dell'emergenza sanitaria quasi tutti i servizi non residenziali sono stati sospesi con gravi ripercussioni per gli adolescenti seguiti dai servizi di Neuropsichiatria Infantile (Npia) in ambito terapeutico-riabilitativo ambulatoriale, in ambito semiresidenziale, residenziale terapeutico, ospedaliero; numerosi sono i bambini/e e ragazzi/e che, pur non avendo patologie psichiatriche, stanno soffrendo disagi profondi sul piano psicologico, dall'aumento di ansia e depressione, fino ad arrivare a casi più gravi come il ritiro sociale; ad avere severe ripercussioni sono stati i minori con disabilità perché in tutto questo periodo, soprattutto nella fase iniziale, sono mancati i supporti educativi e socio-sanitari che non hanno ricevuto a causa dell'emergenza; le famiglie non erano in grado, anche per difficoltà oggettive, di colmare la mancanza di aiuti esterni, facendo registrare una rapida perdita dei progressi faticosamente ottenuti nel tempo;

              con l'emergenza sanitaria da Covid-19 il disagio psichico dei minori è esploso, come ha spiegato Emanuele Trapolino, portavoce dell'équipe medica del reparto di neuropsichiatria infantile dell'ospedale pediatrico Giovanni di Cristina di Palermo: «Il virus ha fatto da cassa di risonanza: non possiamo più ignorare la gravità della situazione nella quale ci ritroviamo. Ma serve un nuovo sistema di monitoraggio che faccia scattare prima il campanello d'allarme: a scuola, in famiglia, dal pediatra»;

              i numeri parlano da soli: se nel biennio 2018-2019 i ricoveri per patologie psichiatriche erano stati il 9 per cento del totale, nel 2020 la percentuale è salita al 16 per cento e nelle prime settimane del 2021 supera il 26 per cento dei pazienti su 41 hanno tra i 9 e i 14 anni, con soprattutto disturbi alimentari e dipendenze ma anche atti di autolesionismo e depressione; sono quasi tutti bambini che sembrano adulti, «come se oggi l'infanzia fosse un fastidio da scrollarsi di dosso il prima possibile»;

              l'eccessiva esposizione e la permanenza dei ragazzi davanti ai computer hanno creato anche un serio problema, sicuramente sottovalutato, di dipendenza e di sovraesposizione ai pericoli della rete. Secondo l'indagine «Minori e percezione dei rischi» realizzata da Ipsos per Save the Children e pubblicata nel mese di febbraio 2020, il «luogo» più a rischio per circa 7 ragazzi su 10 è Internet; mentre secondo l'Osservatorio nazionale adolescenza, i più piccoli vedono la prima immagine pornografica già a 7 anni e un adolescente su cinque subisce molestie in rete;

              la pedopornografia on-line continua a prosperare indisturbata, con profitti in costante crescita: quasi 7 milioni e 100 mila le foto segnalate nel 2019, il doppio rispetto al 2018 quando il contatore si è fermato a 3 milioni e 50 mila circa. Quasi stabili i video (992.300 contro 1.123.793 del 2018), in aumento le chat (323 contro 234) e, solo nel 2019, sono state individuate 325 cartelle complesse;

              dati confermati anche dalle segnalazioni alle forze dell'ordine e dai numerosi casi di cronaca, soprattutto in questo momento storico in cui i ragazzi hanno, di fatto, trasferito la loro vita in rete e lo smartphone ha mediato gran parte delle loro relazioni: negli ultimi mesi, infatti, si sono ampliati i fattori e le condizioni di rischio che espongono alla pedopornografia on-line, tra i quali, in particolare, l'aumento delle vulnerabilità a cui sono esposti i più piccoli; la diminuzione della supervisione genitoriale con l'aumento delle responsabilità che le famiglie hanno dovuto fronteggiate; la mancanza di reti extra familiari a cui rivolgersi, prima fra tutte la scuola; l'aumento della fruizione di contenuti sessuali autoprodotti e scambiati, di cui si può facilmente perdere il controllo;

              a questi rischi vanno aggiunti quelli relativi alla salute, causati dall'uso eccessivo degli stessi dispositivi, che vanno dall'affaticamento oculare al mal di testa o al mal di schiena, fino ad arrivare allo sviluppo di una vera e propria dipendenza patologica, con ripercussioni negative sulla vita sociale e di relazione;

              forti preoccupazioni desta anche l'ampia diffusione tra gli studenti di 15-19 anni, delle cosiddette nuove droghe (Nps – Nuove sostanze psicoattive, molto potenti, spesso di origine sintetica, che sfuggono ai controlli perché non censite nelle tabelle ufficiali delle droghe illegali) e per il consumo di sostanze stupefacenti, in primis la cannabis, unitamente all'allarme costituito dall'utilizzo dei cosiddetti psicofarmaci senza prescrizione medica da parte del 10 per cento dei ragazzi italiani. Secondo i risultati del Report Espad 2019, in Italia si riscontrano percentuali di utilizzo di cannabis tra le più alte in Europa. Mentre gli studenti italiani che hanno provato questa sostanza almeno una volta nella vita (27 per cento) sono secondi solo a quelli della Repubblica Ceca (28 per cento), gli utilizzatori italiani di cannabis nel corso dell'ultimo mese (15 per cento) sono i primi, davanti a francesi e olandesi (13 per cento). Anche sul fronte dell'uso ad alto rischio, l'Italia rileva uno tra i livelli più alti (6.2 per cento);

              a lanciare l'allarme sulle gravi conseguenze che stanno vivendo i minori in questo periodo storico è stata anche la nuova Autorità garante per l'infanzia e adolescenza, Carla Garlatti, che ha parlato di «seri segnali di allarme per salute mentale, abbandono scolastico, ritiro sociale, diritti dei disabili, minori vulnerabili, impoverimento educativo e culturale dei minorenni»;

              di fatto, però, la pandemia ha portato alla luce, aggravandole e dilatandole, le criticità registrate nel corso degli anni e che si riassumono nell'assenza della piena tutela e promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;

              le difficoltà contingenti, dovute all'emergenza, si sono sommate, infatti, alle carenze storiche del nostro sistema scolastico ed educativo, che presenta ancora troppe sacche di esclusione. Da un lato, è ormai acclarato da tutti gli studi che un periodo decisivo per lo sviluppo educativo dei bambini è quello della prima infanzia e che l'accesso a servizi educativi di qualità nei primi anni di vita ha un impatto rilevante anche sul rischio di dispersione scolastica; dall'altro lato, in materia di servizi educativi, gli ultimi rilevamenti indicano l'assenza di progressi sostanziali dal 2015 ad oggi: in 10 anni, la percentuale di presa in carico è aumentata, in Italia, soltanto di 2 punti percentuali; dal 2009 oscilla costantemente tra il 13 per cento ed il 14 per cento, un dato ben lontano dall'obiettivo dell'Unione europea del 33 per cento e tra i più bassi a livello europeo. Se nel Nord-Ovest, Nord-Est e Centro Italia, la copertura di asili nido e servizi integrativi pubblici si attesta in media rispettivamente al 15,9 per cento, 19,6 per cento e 18,8 per cento, al Sud cala fino al 5,1 per cento e nelle isole al 6,5 per cento e dato ancor più rilevante è che non si è registrato alcun progresso nell'accesso ai servizi educativi per la prima infanzia per i minori in condizioni di svantaggio socioeconomico;

              tagli di spesa e mancati investimenti, oltre ad una mancanza di visione strategica in grado di porre istruzione e inclusione al centro delle strategie politiche nazionali, ne hanno intaccato qualità, prestazioni e prestigio anche con riferimento agli standard europei. La Commissione europea nella «Relazione di monitoraggio del settore dell'istruzione e della formazione 2019» per l'Italia evidenzia che «gli investimenti dell'Italia nell'istruzione sono ridotti e distribuiti in modo disomogeneo tra i vari gradi di istruzione. La spesa pubblica per l'istruzione, sia in percentuale del prodotto interno lordo (3,8 per cento) che in percentuale della spesa pubblica totale (7,9 per cento), è stata tra le più basse dell'Unione europea nel 2017. Mentre la quota di prodotto interno lordo assegnata all'educazione della prima infanzia e all'istruzione primaria e secondaria è sostanzialmente in linea con gli standard dell'Unione europea, la spesa per l'istruzione terziaria è la più bassa dell'Unione europea, appena lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo nel 2017, ben al di sotto della media dell'Unione europea dello 0,7 per cento»;

              altri aspetti fondamentali, in particolar modo nel pianificare la futura riapertura delle scuole, ma che continuano ad essere ignorati dalla politica nazionale, è il tempo pieno e la presenza di infrastrutture adeguate: elementi cruciali per ripensare lo spazio ed il tempo educativo, garantire il distanziamento fisico e favorire l'attività extracurricolare, rafforzando, o, forse, sarebbe meglio dire, recuperando le competenze motivazionali, emotive e sociali, che al pari delle competenze cognitive, completano il percorso educativo dei minori e che sono state messe a dura prova dalle misure di isolamento;

              anche con l'emergenza Covid-19 le misure di sostegno alle famiglie messe in atto, dal voucher babysitter al congedo parentale straordinario, sono state principalmente di tipo emergenziale e/o individuale e tutti gli interventi messi in campo, in generale, hanno seguito logiche compensative e dinamiche spot disarticolate, senza la pianificazione di un'azione strategica per l'infanzia e l'adolescenza; occorre un sistema di azioni che coltivino il terreno delle opportunità, non solo per investire nell'istruzione o per rimodulare gli spazi e i tempi scolastici, ma anche per rinsaldare il legame della scuola con le famiglie, la comunità e il territorio; per ridurre la disuguaglianza di reddito e la povertà, assicurando che tutti i bambini abbiano accesso alle risorse di cui necessitano; migliorare l'accesso di tutti i bambini ai servizi di cura della prima infanzia; migliorare i servizi di supporto psicologico per bambini e adolescenti; implementare e ampliare le politiche dedicate alla famiglia che consentano di contemperare esigenze familiari e di lavoro;

              da tempo Fratelli d'Italia ha denunciato la condizione di invisibilità per le istituzioni dei quasi 10 milioni di bambini/e e adolescenti che vivono in Italia, dei quali finora si è parlato solo come «figli», «alunni» o come possibili fonti di contagio e non invece come titolari di diritti. Quanto occorso durante l'emergenza da Covid-19 ha evidenziato un significativo divario nella cultura complessiva dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, a partire dall'esclusione quasi completa della centralità dei minorenni come «soggetti» e non solo «oggetti» di attenzione delle politiche e delle prassi: in Italia l'assenza, più volte denunciata, di misure legislativo-procedurali che garantiscano alle persone di età minore il diritto di essere ascoltate, con modalità, condizioni e tempi adeguati alla loro età, in tutti gli ambiti, da quello famigliare a quello scolastico, nei procedimenti amministrativi e giudiziari che li riguardano si è riflessa in una totale assenza istituzionale di coinvolgimento e attenzione ai bambini/e e ai ragazzi/e, come soggetti portatori di idee, istanze e proposte «proprie». L'ascolto dei minori è un presupposto fondamentale perché i loro diritti non restino solo semplici «parole sulla carta» e perché a ciascuno di essi sia riconosciuto concretamente quello che nelle singole situazioni è il loro superiore interesse. Ascoltare i bambini e i ragazzi è dare attuazione a un diritto. Il dovere degli adulti e delle istituzioni, è, dunque, di ascoltarli sempre e di riconoscere anche ai più piccoli una centralità;

              in tale contesto, non stupiscono i recentissimi dati Istat, che dipingono un quadro desolante sulla natalità in Italia: nel 2020 si sono registrate 16 mila nascite in meno rispetto al 2019, un nuovo minimo storico di nascite dall'Unità d'Italia. Un problema che si lega a filo diretto con la capacità dell'Italia di investire sulle giovani generazioni; con le condizioni economiche delle famiglie che hanno figli; con la sostenibilità a lungo termine del nostro stesso sistema economico e sociale;

              è impensabile uscire dalla attuale crisi economica e sociale senza avviare un Piano straordinario per l'infanzia e l'adolescenza per il rafforzamento delle infrastrutture sociali ed educative territoriali, tenendo ben presente la necessità di misure mirate per i minorenni più vulnerabili. I finanziamenti del Fondo Next Generation dell'Unione europea per l'emergenza sono l'occasione per porre in pratica tali princìpi, con una visione di nuovo strategica rispetto alle giovani generazioni: il tema delle risorse dedicate direttamente e indirettamente a bambini/e e adolescenti è dirimente, poiché viviamo in una Nazione in cui la spesa sociale è sempre fortemente sbilanciata e il diritto di ogni bambino/a all'istruzione, alla casa, all'accudimento, all'ascolto non sempre è percepito come questione strategica e responsabilità sociale, e quindi a carico della finanza pubblica;

              le Linee guida per il nuovo ambizioso Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e soprattutto la strategia di impiego di ingenti risorse europee, dal nome evocativo «Next Generation», potrebbero rappresentare un'opportunità per un cambio di passo con misure strutturali, organiche e un orizzonte temporale più lungo, che finalmente guardi al futuro delle giovani generazioni;

              l'auspicio è che da questa crisi, straordinaria sotto ogni punto di vista, si possa ripartire con una consapevolezza ritrovata rispetto alla centralità e necessità di investire sull'infanzia e l'adolescenza, perché una Nazione che non investe sui minori è una Nazione senza futuro,

impegna il Governo:

1) a definire con urgenza il prossimo Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, che fornisca una cornice unitaria all'impegno delle istituzioni ad ogni livello per riscrivere il futuro dei nostri bambini/e e adolescenti e preveda, in particolare:

      a) incisive politiche attive a sostegno della famiglia e della genitorialità che includano:

          1) iniziative per finanziare la realizzazione e la gestione degli asili nido pubblici per raggiungere almeno il 33 per cento di posti su base regionale su tutto il territorio nazionale e per promuovere la gratuità e il tempo pieno del servizio;

          2) iniziative per l'istituzione del reddito di infanzia da almeno 400 euro al mese per ogni figlio fino ai sei anni, e di almeno 250 euro al mese sino alla maggiore età, al fine di favorire la conciliazione tra attività lavorativa e vita privata, con particolare attenzione alle fasce sociali più a rischio di esclusione in ragione della presenza di situazioni di fragilità;

          3) iniziative per una profonda revisione del sistema fiscale, con particolare riguardo al complesso delle detrazioni e delle deduzioni, prevedendo misure di agevolazione in favore delle famiglie con figli a carico, al fine di assicurare un prelievo più equo e progressivo basato sul concetto di «quoziente familiare», elevando parallelamente le tutele per entrambi i genitori lavoratori;

          4) iniziative per l'applicazione dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto del 4 per cento a tutti i prodotti di prima necessità per l'infanzia;

          5) iniziative per promuovere maggiori investimenti per iniziative dedicate al periodo compreso tra il concepimento e la prima infanzia, in sinergia con istituzioni, associazioni, famiglie, nella consapevolezza che, sin dalla fase preconcezionale, è possibile costruire il bagaglio di salute che caratterizza la vita di ogni cittadino, in linea con quanto previsto dal documento sui primi 1000 giorni («Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi mille giorni di vita») elaborato dal Ministero della salute e approvato nel mese di febbraio 2020 dalla Conferenza Stato-regioni;

          6) iniziative specifiche per supportare l'affido famigliare, quale contesto relazionale e affettivo adeguato ai bisogni delle persone di minore età;

          7) iniziative, per quanto di competenza, volte al potenziamento dei consultori familiari dei servizi materno-infantili e dei servizi sociali comunali;

      b) un importante investimento sull'istruzione, come leva per lo sviluppo della Nazione, con l'obiettivo di lungo termine di passare dal 3,8 per cento attuale del prodotto interno lordo al 5 per cento, raggiungendo così la media europea e, in particolare prevedendo:

          1) l'attivazione tempestiva delle risorse del Pon Istruzione, per finanziare interventi educativi extracurricolari pomeridiani, mettendo a disposizione, anche nei mesi estivi e il sabato, gli spazi scolastici, dai locali ai cortili e alle palestre per l'attivazione di iniziative educative, motorie, musicali e culturali, anche al fine di contrastare le conseguenze psicologiche dovute all'isolamento sociale, soprattutto per i bambini/e e ragazzi/e con maggiori vulnerabilità psichiche, disabilità e altri bisogni educativi speciali;

          2) la presenza di un numero di docenti sufficiente a supportare la ripresa della didattica secondo i modelli in discussione tra distanziamento fisico, didattica per piccoli gruppi e possibili turnazioni e, in ogni caso, garantire la continuità didattica e in presenza, anche per alunni e studenti con disabilità;

          3) l'attivazione di programmi di sostegno individuale mirati agli studenti più in difficoltà e con bisogni educativi speciali, prevedendo per loro l'accompagnamento di un tutor, che li affianchi anche nello studio a distanza, attraverso una stretta collaborazione tra scuole e terzo settore;

          4) l'aggiornamento delle linee guida per la fruizione della didattica a distanza, prestando maggiore attenzione alle sempre più emergenti necessità rispetto alla salute dei minorenni connessi on line per periodi troppo prolungati;

          5) l'introduzione della figura dello psicologo scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di poter intercettare tempestivamente le prime forme di disagio in età evolutiva, garantire il benessere e supportare dal punto di vista psicologico, emotivo e relazionale gli studenti, gli insegnanti e i genitori, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico e favorire l'inclusione delle fasce più emarginate, anche ai fini del contrasto all'esclusione sociale dell'infanzia e dell'adolescenza, alla valorizzazione del potenziale di bambini/e e ragazzi/e;

          6) l'introduzione dell'ora curricolare di intelligenza emotiva per contrastare in modo efficace il bullismo, la povertà educativa, la dispersione scolastica e altri fenomeni devianti, favorendo il recupero del vocabolario emotivo perduto, il miglioramento del clima relazionale tra studenti, insegnanti e famiglie, il miglioramento degli ambienti di apprendimento, la distensione dei rapporti tra istituzione scolastica e famiglie e la prevenzione dei casi di isolamento e di insorgenza precoce di patologie tra gli adolescenti, nonché la diffusione di progetti e strumenti di prevenzione che rafforzino l'autostima specialmente in ambito scolastico;

          7) l'inserimento nel piano dell'offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado di progetti per un'«educazione civica digitale» con il coinvolgimento delle famiglie, al fine di permettere ad adulti e minori di incrementare la conoscenza delle tecnologie digitali e dei pericoli correlati alla rete e ai social network affinché possano autodeterminarsi e sviluppare liberamente le proprie potenzialità;

      c) un forte investimento a favore di quei territori colpiti da vecchie e nuove povertà, in particolare prevedendo:

          1) iniziative per creare un sistema di coordinamento degli interventi di welfare a favore dei minori in condizione di maggior svantaggio, con una coprogettazione territoriale sulla scorta della legge 28 agosto 1997, n. 285, e della legge 8 novembre 2000, n. 328, con la partecipazione di istituzioni e associazioni e verso un'integrazione dei vari interventi di supporto al reddito, abitativo, servizi socio-educativi e sanitari;

          2) iniziative per mappare le aree a maggiore rischio di povertà educativa ed elaborare piani strategici territoriali di intervento sulla base di indicatori comuni, che rilevino per ogni area lo stato delle scuole, le caratteristiche socio-economiche e l'offerta di servizi educativi e culturali extrascolastici del territorio;

          3) iniziative per utilizzare efficacemente almeno il 5 per cento delle risorse Fondo sociale europeo per contrastare la povertà minorile, attraverso la definizione chiara e trasparente delle azioni da finanziare, impegnandosi, al contempo, ad aumentare tale percentuale e a stanziare adeguate risorse nazionali;

2) ad adottare iniziative volte a destinare, sin da subito, almeno il 15 per cento del totale degli investimenti programmati nel quadro del Recovery fund ad iniziative a sostegno del diritto allo studio e ad una educazione di qualità fin dai primi anni di vita, per arrivare gradualmente a regime allo standard europeo di un investimento in educazione del 4,5-5 per cento sul prodotto interno lordo;

3) ad adottare iniziative per prevedere congedi parentali retribuiti all'80 per cento per uno dei due genitori, in caso di nuovo lockdown, sospensione delle attività didattiche in presenza o quarantena obbligatoria del figlio convivente fino a 16 anni per contatti scolastici del minore;

4) a rendere disponibili dati epidemiologici disaggregati per fasce di età associate ad ogni livello educativo (0-6 anni, 7-10 anni e 11-18 anni), che permettano proiezioni scientificamente avvalorate al fine di individuare e attivare misure indirizzate all'infanzia e all'adolescenza il più possibile funzionali per il contenimento del virus e, parallelamente, per limitare le ripercussioni di natura psicologica ed educativa;

5) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare, in termini di risorse economiche e umane, i servizi di neuropsichiatria infantile, al fine di poter definire adeguate équipe multidisciplinari, in grado di intercettare tempestivamente i sintomi del disagio in età evolutiva, garantire le terapie appropriate e azzerare le drammatiche liste d'attesa;

6) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare i servizi territoriali sociali e sanitari, con particolare riguardo agli aspetti d'integrazione socio-sanitaria in materia di disturbi psicologici e dipendenze patologiche, prevedendo specifiche iniziative volte a favorire l'accesso al supporto psicologico alle persone di minore età anche mediante inserimento di psicologi nelle unità complesse di cure primarie (Uccp);

7) ad adottare iniziative per riconoscere alle famiglie con figli minori di anni 18 a carico un voucher destinato a favorire l'accesso ai servizi psicologici e psicoterapeutici alle fasce più vulnerabili della popolazione;

8) a promuovere riforme organiche in ambito minorile volte a sistematizzare il principio cardine del superiore interesse del minore, a partire dall'effettivo riconoscimento del diritto del minore, già dall'età di otto anni o anche meno, qualora capace di discernimento, ad essere ascoltato in tutte le situazioni che lo riguardano, con modalità, condizioni e tempi adeguati all'età;

9) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per garantire la continuità relazionale ed affettiva in presenza con i genitori naturali o affidatari ai bambini collocati fuori famiglia;

10) a promuovere campagne di sensibilizzazione e d'informazione nazionali sull'uso corretto delle nuove tecnologie, di internet e sui rischi correlati, in particolare specifiche per l'infanzia e l'adolescenza;

11) a sostenere le reti associative di giovani attive, anche in rete, adottando iniziative di competenza per destinare altresì locali sottratti alla mafia o edifici pubblici inutilizzati, per favorire momenti di ascolto e confronto tra bambine, bambini e adolescenti con le istituzioni centrali e territoriali, promuovendo attività culturali, artistiche, ricreative, sportive e a carattere di solidarietà sociale, e ad adottare iniziative per riconoscere e sostenere il ruolo primario del terzo settore e dell'associazionismo civico nella formazione ed educazione delle future generazioni, in sussidiarietà con la famiglia e la scuola, considerando assolutamente necessario costruire nei territori alleanze durature con la scuola, per venire incontro ai bisogni di soggetti fragili e bambini in povertà, alle situazioni di persone con disabilità, alle realtà dei territori più difficili;

12) a monitorare e garantire, per quanto di competenza, l'immediata attuazione delle leggi in materia di tutela e promozione dell'infanzia e dell'adolescenza.
(1-00460) «Lollobrigida, Meloni, Bellucci, Albano, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

          le raccomandazioni ad interim sui gruppi target delle vaccinazioni anti Sars CoV-2/Covid-19 del Ministero della salute del 10 marzo 2021 indicano il seguente ordine di priorità delle categorie di persone da vaccinare nel proseguimento della campagna vaccinale:

              categoria 1: elevata fragilità (persone estremamente vulnerabili, disabilità grave e dei loro caregiver familiari);

              categoria 2: persone di età compresa tra 70 e 79 anni;

              categoria 3: persone di età compresa tra i 60 e 69 anni;

              categoria 4: persone con comorbidità di età inferiore ai 60 anni senza quella connotazione di gravità riportata per le persone estremamente fragili;

          • categoria 5: resto della popolazione di età inferiore ai 60 anni;

          sono inoltre considerate prioritarie le seguenti categorie a prescindere dall'età e dalle condizioni patologiche, quali: personale docente e non docente, scolastico e universitario, forze armate, di polizia e del soccorso pubblico, servizi penitenziari e altre comunità residenziali; un lancio dell'agenzia stampa Adnkronos del 6 aprile 2021 riporta che le isole del golfo di Napoli (Capri, Ischia e Procida) sarebbero interessate ad una vaccinazione di massa che si dovrebbe concludere entro pochi giorni, in vista della stagione turistica a tale scopo sarebbero state messe in atto azioni da parte dell'Asl Napoli 2 Nord e dell'Asl Napoli 1 Centro, aggiungendo, in modo arbitrario, nuovi parametri di vaccinazione a quelli già previsti dal Piano nazionale vaccini;

          dagli organi di informazione emerge che la suddetta operazione sulle isole campane sia voluta dal presidente De Luca per rilanciare il turismo delle isole in vista della prossima stagione estiva; invero tali proposte sarebbero state avanzate, con analoghe motivazioni, anche da altre regioni in riferimento alle isole del loro territorio;

          non risulta allo stato attuale che vi sia alcuna priorità nella vaccinazione in relazione ad esigenze turistiche –:

          quali iniziative intenda intraprendere per rendere omogenee le vaccinazioni anti Covid in tutte le regioni del Paese.
(2-01176) «Sportiello, Grimaldi».

Interrogazioni a risposta scritta:


      DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 189 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, e l'articolo 6-ter del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, hanno riconosciuto, in favore degli esercenti titolari di punti vendita esclusivi per la rivendita di giornali e riviste, un contributo una tantum fino a 500 euro per il 2020 e fino a 1.000 euro per il 2021;

          tale contributo è stato riconosciuto a titolo di sostegno economico per gli oneri straordinari sostenuti per io svolgimento dell'attività durante l'emergenza sanitaria connessa alla diffusione del Covid-19: ciò, nel limite di spesa di 7 milioni di euro per l'anno 2020 e 7,2 milioni di euro per l'anno 2021;

          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 agosto 2020 ha definito le modalità, i contenuti e la documentazione richiesta per l'accesso al beneficio nelle misure testé indicate: contributo che per l'ipotesi di insufficienza delle risorse stanziate, dovrà essere ridotto in misura proporzionale tra i richiedenti;

          numerosi edicolanti hanno denunciato di non essere riusciti a presentare richiesta per il bonus relativo al 2021: e ciò, nonostante che le edicole siano, e sono, rimaste costantemente aperte, sia durante il primo lockdown che nelle cosiddette zone rosse successivamente istituite, anche se a fronte di un costante decremento delle vendite dovuto alle limitazioni imposte alla cittadinanza;

          pur in presenza delle limitazioni alla circolazione, gli edicolanti sono costretti comunque a dover pagare la tassa per l'occupazione del suolo pubblico, non potendo le amministrazioni comunali provvedere a una sua eliminazione;

          già ben prima dell'attuale stato di emergenza si assisteva ad una crisi del settore delle edicole, le quali, tra l'altro, negli ultimi 15 anni, sono diminuite da 42 mila a 26 mila unità e, in Sardegna, allo stato, esistono circa 900 edicole, dislocate sia nei comuni più popolosi che nei piccoli centri: risulta pertanto necessario un intervento, sia contingente che strutturale, per preservare tale tipologia di attività –:

          se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intendano adottare al fine di aiutare i titolari delle edicole, se del caso con la riapertura della procedura e/o il rifinanziamento del citato bonus in favore di chi non ha potuto riceverlo né per il 2020 né per il 2021.
(4-08894)


      SAITTA, LUCIANO CANTONE e MARTINCIGLIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          a seguito della sentenza del tribunale di Palermo, che ha condannato Salvo Pogliese a quattro anni e tre mesi per peculato, il prefetto di Catania ha disposto, con decreto del 24 luglio 2020, la sospensione di Pogliese dalla carica di sindaco della città metropolitana di Catania per 18 mesi, in applicazione della legge n. 190 del 2012 – cosiddetta legge Severino;

          tale decreto è stato successivamente impugnato con ricorso ex articolo 700 del codice di procedura civile, sollevando la questione di legittimità costituzionale della legge n. 190 del 2012;

          in seguito a tale ricorso, il tribunale di Catania, riunito in composizione collegiale, si è pronunciato con decreto in data 5 dicembre 2020, ritenendo non manifestamente infondata la questione posta e rimettendo gli atti alla Corte costituzionale;

          come conseguenza di tale provvedimento è stata disposta altresì la sospensione cautelare provvisoria degli effetti del decreto prefettizio impugnato fino alla successiva udienza, che dovrà essere fissata una volta definita la questione di legittimità costituzionale;

          dagli organi di stampa si apprende che il 4 gennaio 2021, l'Avvocatura dello Stato-ufficio territoriale prefettura di Catania, ha depositato tardivamente il reclamo alla corte d'appello di Catania avverso il provvedimento cautelare;

          ai sensi del codice di procedura civile, il ricorso andava infatti presentato entro 15 giorni dalla pronuncia – ovvero dalla comunicazione o dalla notificazione se anteriore – del provvedimento cautelare di sospensione del decreto prefettizio, emanato dal tribunale di Catania in data 5 dicembre 2020;

          con ordinanza del 17 marzo 2021, la Prima sezione civile della corte d'appello, riunita in Camera di consiglio, ha pertanto dichiarato «inammissibile per tardività» il reclamo avanzato dall'Avvocatura dello Stato nell'interesse del Ministero dell'interno contro il reintegro di Salvo Pogliese a sindaco della città metropolitana di Catania;

          la tardività del reclamo ha pertanto compromesso l'impugnazione avverso il provvedimento emanato dal tribunale di Catania che aveva disposto la sospensione cautelare dell'ordinanza prefettizia, comportando un danno al Ministero dell'interno e, soprattutto, ai cittadini catanesi –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti;

          quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di fare chiarezza sulla questione sopra prospettata, verificando le cause della presentazione tardiva del ricorso di cui in premessa.
(4-08897)


      EHM, TESTAMENTO, SIRAGUSA, TERMINI, MENGA, SURIANO, SARLI, SPESSOTTO e MURONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          il 12 gennaio 2021, il Consiglio dei ministri, presieduto dal suo Presidente pro tempore Professor Giuseppe Conte, ha approvato la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

          dal comunicato emesso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri il 13 gennaio 2021 si evince con chiarezza che: «L'azione di rilancio del Paese delineata dal Piano è guidata da obiettivi di policy e interventi connessi ai tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale»;

          «Il Piano consente di affrontare, in modo radicale, le profonde trasformazioni imposte dalla duplice transizione, ecologica e digitale, una sfida che richiede una forte collaborazione fra pubblico e privato. Inoltre, attraverso un approccio integrato e orizzontale, si mira al rafforzamento del ruolo della donna e al contrasto alle discriminazioni di genere, all'accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno»;

          lo stanziamento di risorse per l'Italia per l'attuazione del Piano, che dovrebbe essere pari a 210 miliardi di euro, deve essere inderogabilmente destinato alla ripresa del nostro Paese, colpito dolorosamente dalla pandemia COVID-19;

          nelle risoluzioni approvate dal Parlamento sulla proposta di Pnrr sono presenti indicazioni al Governo volte all'incremento della capacità militare e al sostegno dell'ammodernamento e rinnovamento dello strumento militare. Tali risoluzioni sono state votate all'unanimità dopo che si erano svolte audizioni che si erano svolte nelle Commissioni difesa delle Camere di rappresentanti delle sole associazioni industriali (la Federazione aziende italiane per l'aerospazio - Aiad - e l'Associazione nazionale produttori armi e munizioni sportive e civili - Anpam) e con pieno accordo politico da parte del Governo, espresso nelle suddette Commissioni dal Sottosegretario alla difesa, onorevole Mulè;

          si evince dunque la volontà di inserire il comparto militare nei settori di destinazione dei fondi europei, come fondi per la ripresa e la transizione ecologica e digitale;

          si andrebbero pertanto ad aggiungere ulteriori finanziamenti ad un comparto che già riceverà oltre 36 miliardi (circa 27 per soli investimenti) dai fondi pluriennali di investimento 2017-2034;

          si ricorda che l'utilizzo di armi ha sempre un impatto negativo sull'ambiente, i fondi destinati al seguente comparto per l'interrogante non avrebbero ragione d'essere e andrebbero oltremodo a sottrarre sostegni economici a comparti bisognosi come la sanità, le infrastrutture, l'occupazione giovanile;

          a tal proposito si evidenzia che Rete Italiana Pace e Disarmo – in rappresentanza di 70 associazioni nazionali della società civile – ha elaborato e inviato alla segreteria della Presidenza del Consiglio dei ministri un documento con 12 progetti come contributo al processo di formazione del programma «Next Generation Italia» –:

          alla luce dei fatti esposti, se il Governo intenda promuovere iniziative in linea con quanto proposto dalle associazioni di categoria citate.
(4-08900)


      DE CARLO e SUT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          si apprende da comunicato stampa Aaroi Emac (Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica) che il 10 aprile 2021 una delegazione del consiglio regionale Aaroi Emac Friuli Venezia Giulia ha incontrato in regione il vice presidente Riccardi, il direttore centrale salute e i vertici delle aziende sanitarie regionali;

          sfondo l'Associazione Anestesisti, a seguito dello scoppio della pandemia da COVID-19, il comparto e più in generale il settore della sanità in regione ha riscontrato molteplici criticità tra cui si apprende: «un evidente scollamento tra le Direzioni e i Medici ed una scarsa attitudine all'ascolto ed alla considerazione delle componenti sindacali in questi ultimi sei mesi»; scarso ascolto, peraltro, manifestato anche in riferimento alla necessità e urgenza di rideterminare nuove disposizioni contrattuali per gli operatori del settore;

          appare evidente poi, nel rapporto dell'associazione, il caso dei posti letto di terapia intensiva di Gorizia e Palmanova, ancora non codificati come tali e più nello specifico non parrebbe chiaro il motivo per il quale questi pazienti non siano stati segnalati nei report giornalieri regionali;

          va considerato che le terapie intensive, in questo ultimo anno, sono aumentate esponenzialmente, e che l'associazione citata ha evidenziato ulteriori grosse criticità nella gestione della pandemia da COVID. A partire dalla gestione del paziente, divenuta più rapida e meno gestibile, in reparti non adatti o improvvisati, passando per le decisioni circa le ferie bloccate del personale e finendo con la richiesta di orari di lavoro estenuanti; il comparto regionale dimostra, con evidenza, carenza di personale e forti stress per gli stessi operatori;

          parrebbe poi, che nei comuni di Palmanova e di Gorizia siano stati aperti reparti dichiarati «Reparti di Terapia Semintensiva» e che, a tutti gli effetti, risultano essere dei veri e propri reparti di terapia intensiva, producendo così l'effetto di sottodimensionare i numeri reali dei pazienti di terapia intensiva divisi tra malati COVID e altre patologie;

          parrebbe infatti che, secondo quanto appena citato, il numero dei pazienti ricoverati per COVID sarebbero di gran lunga superi a quelli dichiarati dal bollettino regionale, passando da 77 a 96 terapie intensive e superando quindi decisamente la soglia del 50 per cento;

          a sostenere alcune delle tesi enunciate dall'associazione anestesisti Aaroi vi sarebbero, inoltre, la Cgil regionale e l'associazione Anaao Assomed per cui, secondo il segretario aziendale: anni di risparmio e depauperamento degli ospedali giuliano isontini hanno prodotto carenze logistiche e di personale difficili da colmare nel periodo emergenziale attuale –:

          se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per verificare la dotazione dei posti letto di terapia intensiva e sub intensiva COVID-19 e non COVID per ogni presidio ospedaliero del Friuli Venezia Giulia e di relativi posti letto occupati dal 1° gennaio all'11 aprile 2021, al fine di chiarire se vi sia stata un'eventuale incongruenza tra i numeri reali e i dati forniti dalla regione;

          quali iniziative di competenza si intendano adottare per consentire ai cittadini del Friuli Venezia Giulia di ricevere informazioni trasparenti riguardanti il quadro epidemiologico attuale e quali si intendano adottare per consentire agli operatori sanitari di lavorare in condizioni ottimali a tutela dei pazienti, anche adoperandosi, di concerto con la regione per una rapida trattazione e definizione degli aspetti legati alle carenze logistiche e di personale.
(4-08903)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


      RAMPELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          se gli italiani non voteranno fino all'autunno, nonostante i continui cambi di Governo e le più variegate maggioranze, alle urne sono andati pochi giorni fa i peruviani residenti in Italia, chiamati ad eleggere il Presidente della Repubblica, due vicepresidenti, i 130 deputati del Congresso e i parlamentari della regione andina per il quinquennio governativo 2021-2026;

          dei ventiduemila peruviani di Piemonte e Valle d'Aosta hanno esercitato il diritto al voto in dodicimila e il seggio è stato allestito al Padiglione 3 di Lingotto Fiere. Come ha spiegato Oswaldo Boy Chavil, fra i coordinatori della macchina organizzativa, «Al Lingotto abbiamo allestito 22 postazioni. Si vota dalle 8 alle 16. Il personale del seggio è nominato dallo Stato peruviano. Non abbiamo ricevuto nessuna disdetta, sono già state distribuite tutte le autorizzazioni di pubblica sicurezza per potersi spostare in zona rossa anche attraverso le due Regioni. Ci aspettiamo una partecipazione alta. Il Consolato prevede un afflusso attorno al 70 per cento. I peruviani all'estero sono 3 milioni e mezzo, un milione con diritto di voto. Siamo una delle nazioni più organizzate, anche se parecchi Paesi non ci permettono di votare, come Venezuela, Cile, Uruguay e incredibilmente anche la Germania»;

          situazione identica in numerose altre città di Italia: da Roma a Milano, anch'esse in zona rossa, dove è stato appositamente allestito il Forum di Assago, ma anche Genova, Bologna e Perugia, solo per citarne alcune;

          mentre in Italia cresce il disagio sociale e nelle piazze italiane rimbomba la disperazione e l'esasperazione di imprenditori, partite Iva e commercianti in ginocchio perché da oltre un anno viene impedito loro di lavorare; mentre in Italia l'andamento dei contagi da COVID-19 è stato considerato un impedimento al voto e il rinnovamento delle amministrazioni comunali è stato rinviato all'autunno per evitare assembramenti, circa 12 mila peruviani si sono recati al seggio per esercitare il loro legittimo diritto di voto; lo stesso diritto negato agli italiani;

          se sono state trovate modalità idonee per consentire ai peruviani di votare, peraltro in regioni in zona rossa, considerate ad alto rischio di contagiosità, a maggior ragione, non si comprende come mai ad oggi non si siano trovate le modalità di far riaprire in sicurezza tutte le attività produttive e consentire anche agli italiani di esprimere le proprie preferenze di voto che, come hanno dimostrato queste elezioni, si possono tenere regolarmente in presenza, con il rispetto delle dovute regole –:

          sulla base di quali considerazioni sia stato autorizzato l'esercizio del diritto di voto ai cittadini peruviani residenti in Italia, con l'allestimento di numerose postazioni di voto anche in regioni ad alto rischio di contagiosità, mentre analogo diritto di voto è stato ritenuto non attuabile per le elezioni amministrative e politiche italiane, rinviate per il rischio di assembramenti e quale misura per il contenimento del contagio da COVID-19.
(4-08901)

CULTURA

Interrogazione a risposta immediata:


      TOCCAFONDI, OCCHIONERO, MOR, MARCO DI MAIO, FREGOLENT, UNGARO e VITIELLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          il settore dello spettacolo, del teatro, della musica dal vivo e dello spettacolo itinerante è stato duramente colpito dal lockdown e dalle restrizioni per contrastare la pandemia e, nonostante le linee guida, anche lo spettacolo itinerante è stato duramente colpito con l'annullamento di numerosi eventi che hanno messo in ginocchio oltre 5 mila imprese;

          il 10 ottobre 2020 500 bauli erano in Piazza Duomo a Milano per denunciare la crisi del mondo dello spettacolo: migliaia di operatori del settore, vestiti di nero, in rappresentanza dei circa 570 mila lavoratori, mostravano la difficoltà dell'intero settore;

          secondo i dati Inps, sono circa 142 mila i lavoratori del settore dello spettacolo: attori, registi, musicisti e danzatori, oltre a tutti coloro che operano dietro le quinte, come tecnici, distributori, assistenti, sarti, imprese, scenografi, truccatori, facchini;

          le misure per sostenere il reddito di tali lavoratori sono state utili nel primo periodo, ma adesso risultano insufficienti,

          la fase di riapertura da giugno sino ad ottobre 2020 ha dimostrato come la gestione del pubblico negli eventi di spettacoli culturali non abbia creato particolari criticità. L'andamento incoraggiante degli ultimi dati sulla pandemia, nonché il profilarsi della stagione estiva rendono compatibile la possibilità di una riapertura degli eventi in presenza in sicurezza, non solo di cinema e teatro, ma anche dei concerti e della musica dal vivo, sostenuta anche dagli stessi operatori del settore nonché da eminenti personalità della cultura e dello spettacolo;

          in questo contesto l'ipotesi di un tetto massimo di capienza appare del tutto irragionevole, non tenendo conto dell'effettiva capacità dei luoghi di cultura sia al chiuso che all'aperto, in rapporto al quale è possibile calcolare il numero massimo di spettatori, né dell'eventuale partecipazione dei componenti dello stesso nucleo familiare che non necessitano del distanziamento;

          l'ipotesi di prevedere l'acquisto dei biglietti on line, l'obbligo di mascherina, nonché la possibilità di delineare percorsi guidati per l'ingresso e l'uscita finalizzati ad evitare qualsiasi tipo di assembramento sono solo alcune regole in base alle quali sarebbe possibile consentire la riapertura dei luoghi della cultura in sicurezza –:

          se non ritenga, tenendo conto delle considerazioni esposte in premessa, in accordo con il Comitato tecnico-scientifico, di dover assumere con urgenza tutte le iniziative utili per il riavvio delle attività legate al mondo dello spettacolo, che consentano alle manifestazioni culturali in presenza di riprendere in sicurezza, con una data certa e regole condivise con le rappresentanze degli operatori del settore.
(3-02185)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


      DONZELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          il 24 marzo 2021, il segretario provinciale di Viterbo del Nuovo Sindacato Carabinieri, Giuseppe Mancuso, è stato fatto oggetto dell'avvio di un procedimento disciplinare di Corpo per aver espresso, nella veste di dirigente sindacale, una opinione «in contrasto con le decisioni del Governo»;

          dai comunicati e dagli articoli ripresi dagli organi di stampa, nonché dalla contestazione degli addebiti, emerge chiaramente che Giuseppe Mancuso ha reso tali dichiarazioni fuori dal servizio e nella sua veste di dirigente sindacale. Pertanto, le dichiarazioni contestate non dovevano essere autorizzate dall'Arma dei Carabinieri, in quanto egli, rappresentando esclusivamente gli iscritti dell'associazione sindacale di riferimento, operava in regime di natura privatistica;

          contestare la mancanza di autorizzazione a rendere dichiarazioni pubbliche ad un dirigente sindacale costituisce per l'interrogante un errore giuridico, nonché una contraddizione di termini;

          il Nuovo Sindacato Carabinieri è una associazione professionale a carattere sindacale militare, regolarmente autorizzata e asseverata già dal 29 luglio 2019, la quale opera regolarmente e capillarmente su tutto il territorio nazionale –:

          se il Governo sia informato dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, sul piano normativo, e amministrativo, affinché sia impedita tale violazione dei diritti sindacali, nonché dei diritti costituzionalmente garantiti quale l'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di pensiero di cui devono godere i cittadini in divisa ed in questo caso cittadini che operano per conto di un'associazione sindacale a carattere privato.
(3-02181)

Interrogazione a risposta scritta:


      GRIBAUDO. — Al Ministro della difesa, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

          Giulia La Bianca, nata a Roma il 7 febbraio 1996, è risultata tra i vincitori del concorso per il 125° corso allievi ufficiali piloti di complemento dell'Aeronautica militare (settima su 10 posti a concorso); il 7 gennaio 2019 prendeva servizio presso l'Accademia Aeronautica di Pozzuoli;

          veniva poi trasferita il 14 gennaio 2019 presso il 70° Stormo «G.C. Graziani» di Latina, per il conseguimento del brevetto di pilota d'aeroplano; lo svolgimento di tale selezione concorsuale consiste in un corso di volo «basico» indirizzato ad allievi «principianti»; dopo un esame teorico avvengono lezioni di volo pratico, con un aeroplano biposto con doppi comandi, affiancati da un istruttore; dopo l'ottava missione avviene un primo esame ed, in seguito, un esame finale che, se superato, porta al conseguimento del brevetto;

          l'allieva Giulia La Bianca, unica donna presente fra gli allievi di Latina, ha subìto, nel corso della selezione, una serie di discriminazioni e umiliazioni che ne hanno compromesso in maniera irrimediabile il percorso formativo e l'esito concorsuale;

          come risulta da dichiarazione spontanea resa dall'ufficiale istruttore, quest'ultimo, durante un volo, invece di coadiuvare l'allieva e vigilare sulle manovre, in una fase delicata, come quella dell'atterraggio, ha ripreso la prestazione con il proprio telefono cellulare (condotta violativa del corretto svolgimento dell'attività istruttiva e della sicurezza del volo), per poi procedere nel successivo de-briefing, ad esibire tale video ad altri frequentatori con palese scherno e denigrazione; il trattamento descritto era stato riservato esclusivamente a Giulia La Bianca, in spregio ad ogni criterio di equità, imparzialità e finalità didattica;

          tale condotta denigratoria si ripercuoteva immediatamente, sia sulla formazione tecnica – rendendo infruttuose e inefficaci le missioni intraprese – sia sulla tenuta emotiva dell'allieva, turbata profondamente dall'atteggiamento di generale scherno subito, che le ha gettato addosso un senso di umiliazione, inadeguatezza e insicurezza nell'affrontare l'esame finale, avvenuto in data 1o aprile 2019 e conclusosi con valutazione di non idoneità; la Training Review Board, nel formulare le proprie valutazioni, non verificava la qualità e la continuità dell'addestramento erogato rispetto agli standard previsti; né prendeva in considerazione la ripresa video per la sua influenza negativa; né il reale pericolo corso attraverso un mezzo dell'amministrazione, da due vite umane, data l'esigua esperienza dell'allieva e l'uso dello smartphone da parte dell'istruttore;

          a seguito di esposto presso la procura militare di Roma, il 3 gennaio 2020, è stato aperto un procedimento, ipotizzando il reato di diffamazione militare aggravata a carico dell'ufficiale istruttore; sono stati chiamati a testimoniare i tenenti ai quali, secondo le dichiarazioni di Giulia La Bianca, l'istruttore aveva mostrato il video della lezione di volo; secondo il verbale del confronto, tenutosi il giorno 21 gennaio 2020, di fronte al procuratore militare Giuseppe Leotta, solo uno dei tenenti ha ammesso di aver visto il video confermando la versione rilasciata dal capitano; a seguito di un confronto congiunto con Giulia la Bianca, alcuni tenenti hanno ritrattato le proprie dichiarazioni;

          successivamente Giulia La Bianca ha presentato ricorso al Tar per richiedere la sospensiva dell'espulsione, che è stata negata; stessa richiesta è stata presentata al Consiglio di Stato, con lo stesso esito, rinviando tutto al merito dell'udienza al Tar, che ancora non è stata fissata;

          l'interrogante ritiene inaccettabile il verificarsi di episodi che appaiono di «nonnismo» nel corso dell'addestramento degli allievi dell'Aeronautica militare, e ancora più gravi episodi di discriminazione nei confronti di un'allieva donna rispetto ai propri colleghi uomini –:

          se il Governo non intenda chiarire, per quanto di competenza, se la ripresa di un video in volo con il cellulare da parte di un istruttore durante la fase BPA sia compatibile con la disciplina dei corsi di formazione dell'Aeronautica militare per il pilotaggio dei velivoli;

          se non ritenga di valutare se sussistono i presupposti per consentire all'allieva Giulia La Bianca la ripetizione del corso e dell'esame di volo suddetti.
(4-08899)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          già con atto urgente di sindacato ispettivo n. 5-05704 gli interroganti richiamavano l'attenzione del Governo sui ritardi di una serie di decreti attuativi delle misure introdotte per fronteggiare la crisi economica correlata all'emergenza pandemica da Covid-19;

          nello specifico gli interroganti evidenziavano la mancanza di ben 675 decreti attuativi su un totale di 1.178, tra cui uno concernente l'istituzione del cosiddetto «Fondo controesodo» e del conseguente regime speciale per i lavoratori impatriati che avevano trasferito la propria residenza in Italia dopo il 30 aprile 2021; in mancanza del decreto Mef, tali lavoratori non possono avvalersi del regime più favorevole introdotto dal cosiddetto decreto crescita e pari al 70 per cento vedendosi invero applicata l'agevolazione nella minor misura del 50 per cento;

          la risposta degli uffici al quesito, limitandosi a riportare quanto previsto nella circolare dell'Agenzia delle entrate n. 33/E del 2020, ovvero che nelle more dell'emanazione del decreto a tali soggetti si applica il 50 per cento in luogo del 70 per cento, di fatto ha fornito la fotografia attuale senza alcuna indicazione circa la tempistica del decreto atteso;

          in tale critico quadro di mancato decreto attuativo e conseguente interpretazione penalizzante, si inserisce, sempre con riguardo ai lavoratori impatriati, anche il recente provvedimento n. 60353 del 3 marzo 2021 del direttore dell'Ade, che ha definito le modalità con cui lavoratori, dipendenti e autonomi potranno optare per la proroga, per ulteriori cinque periodi d'imposta, del regime fiscale agevolativo degli impatriati di cui al menzionato «decreto crescita», come revisionato dalla legge di bilancio 2020;

          dalla lettura di tale provvedimento sembra evincersi che l'agevolazione della proroga si applica esclusivamente ai soggetti rientrati in Italia prima del 30 aprile 2019, che siano iscritti all'Aire o cittadini di Stati membri della Unione europea e che alla data del 31 dicembre 2019, risultino già beneficiari del regime di cui all'articolo 16 del decreto legislativo n. 147 del 2015;

          tale previsione, a quanto consta all'interrogante, sembra escludere dal perimetro dell'applicazione i cittadini britannici che, alla luce della Brexit, hanno trasferito la propria residenza in Italia prima del 30 aprile del 2019 ed alla data del 30 dicembre 2019 godevano del regime agevolativo per i lavoratori impatriati –:

          se ed in che tempi il Governo intenda adottare iniziative volte a dare piena attuazione al regime agevolativo dei lavoratori impatriati, provvedendo ad una celere emanazione del decreto attuativo relativo al cosiddetto Fondo controesodo e se, l'esclusione dei cittadini britannici che hanno trasferito la propria residenza in Italia prima del 30 aprile 2019 dalla misura di proroga delle disposizioni di cui al succitato decreto Crescita (articolo 5 del decreto-legge n. 34 del 2019) sia la conseguenza di una disattenzione dovuta a un preciso intendimento del Governo.
(5-05746)

Interrogazioni a risposta scritta:


      IEZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la «Sala Venezia» di via Alvise Cadamosto rappresenta da decenni uno dei luoghi più rappresentativi della storia e della cultura di Milano, noto punto di aggregazione e ritrovo, situato proprio nel cuore del quartiere di Porta Venezia;

          storica sede dell'Associazione nazionale reduci e combattenti, da oltre 40 anni nella Sala Venezia vengono organizzati eventi di ogni genere per gli abitanti del quartiere e non solo, che l'hanno resa nel tempo una vera e propria istituzione cittadina e un essenziale luogo di incontro tra le diverse generazioni;

          questa importante e prestigiosa realtà meneghina ha ricevuto dall'Agenzia del demanio uno sfratto, da eseguirsi in un primo momento l'8 aprile 2021, per essere trasformata in archivio da dare in uso al commissariato Città studi della questura di Milano;

          successivamente ad una raccolta firme, che ha trovato ampia adesione tra i cittadini milanesi, e dopo diversi appelli «social» per salvare la Sala Venezia, lo sfratto è stato solo rinviato di un anno, rimanendo però ancora il rischio di perdere un luogo così prezioso per la città e i suoi abitanti –:

          quali iniziative intendano avviare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, per trovare una sede alternativa ove collocare l'archivio del commissariato di Città studi a Milano.
(4-08887)


      BRAGA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la disciplina del Fondo di garanzia mutui prima casa, prevista dalla legge di stabilità del 2014, articolo 1, comma 48, lettera c), della legge 27 dicembre 2013 n. 147), e ispirata da nobili criteri, avrebbe dovuto rappresentare uno strumento utile a garantire l'accesso al credito bancario per l'acquisto dell'abitazione principale da parte di soggetti deboli, che la norma definisce «soggetti prioritari»;

          nella realtà, la Corte dei conti ha denunciato, con la deliberazione n. 21/2019/G del 30 dicembre 2019, «Gestione fuori bilancio del Fondo di Garanzia Mutui Prima Casa», il fatto che nel periodo analizzato (2014-2019), l'85,5 per cento di mutui coperti da garanzia è stato concesso dagli istituti di credito a soggetti che non rientravano tra le categorie «prioritarie», generando un vantaggio finanziario per le banche;

          questo vantaggio riferito al margine di intermediazione bancario, secondo la Corte dei conti, è determinato dall'effetto congiunto della gratuità della garanzia pubblica anche per mutui erogati a quei richiedenti che presentano in astratto solidissime ulteriori garanzie patrimoniali e personali (non essendo previsto alcun limite reddituale o patrimoniale per l'accesso al Fondo), e della ponderazione zero ai fini del patrimonio di vigilanza, che permette alle banche di ridurre l'accantonamento in termini di capitale di rischio;

          la disciplina del Fondo, in questo senso, si pone in contrasto con la normativa comunitaria in materia di aiuti di stato come dimostra la «Comunicazione della Commissione europea sull'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti di Stato concessi sotto forma di garanzie» (Gazzetta ufficiale dell'Unione europea del 26 giugno 2008), espressamente richiamata nella deliberazione della Corte dei conti (alle pagine 27 e 28) per evidenziare come «allorquando il rischio relativo alla garanzia prestata venga assunto dallo Stato in assenza di un'adeguata remunerazione a carico del beneficiario della garanzia, è possibile individuare un aiuto di Stato», ai sensi dell'articolo 107 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea;

          il sostegno finanziario pubblico, generalmente vietato nel diritto dell'Unione europea, sulla scia della crisi finanziaria del 2007-2008, era stato temporaneamente autorizzato dalla Commissione europea con una forte e inedita ondata di aiuti di Stato alle istituzioni finanziarie ma, successivamente, l'Unione europea ha introdotto importanti riforme al proprio quadro di riferimento per il settore finanziario, con il regolamento (UE) n. 575/2013 (Capital Requirements Regulation – CRR) e la direttiva 2013/36/UE (Capital Requirements Directive IV - CRD IV), recepita in Italia con il decreto legislativo n. 72 del 2015, in modo da rendere gli aiuti alle banche non più necessari;

          alla luce del richiamato nuovo quadro di riferimento europeo per il settore finanziario, il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/2828/47 che lo impegna a valutare l'opportunità di sottoporre l'articolo 4-bis del decreto-legge n. 137 del 2020, a procedura di notifica preventiva in materia di aiuti di Stato ai sensi dell'articolo 107 del Tfue, in quanto ha tolto l'esclusività di utilizzo del Fondo per i soggetti deboli, che era stata introdotta dal decreto-legge n. 104 del 2020, in ossequio alle già richiamate raccomandazioni della Corte dei conti, allargando nuovamente l'ambito di utilizzo della garanzia per i mutui prima casa in maniera indifferenziata a tutti i richiedenti –:

          quali seguiti il Ministro abbia intenzione di dare all'impegno assunto con l'accoglimento dell'ordine del giorno di cui in premessa, al fine di evitare il rischio di infrazione in materia di aiuti di Stato, ai sensi dell'articolo 107 del Tfue, anche in considerazione della mutata disciplina relativa al settore bancario, avendo la norma caratteristiche assimilabili a quelle di un sostegno finanziario concesso attraverso risorse pubbliche ed in grano di procurare un vantaggio economico agli istituti bancari.
(4-08896)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

          relativamente alla disciplina del servizio colloqui visivi tra detenuti, congiunti e altri soggetti autorizzati, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020, n. 11, il Governo ha emanato specifiche disposizioni per gli istituti penitenziari allo scopo di ridurre il rischio di diffusione del contagio all'interno delle sedi detentive;

          in particolare, l'articolo 2, lettera u), ha disposto la sospensione dei colloqui visivi tra detenuti, congiunti e altri soggetti autorizzati; è stato inoltre previsto, sino a nuove direttive, il mantenimento dei rapporti con le famiglie tramite videocollegamenti a distanza o comunicazioni telefoniche, che potranno svolgersi anche oltre i limiti previsti dall'articolo 39, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000;

          con nota 11 marzo 2020, inoltre, la direzione generale dei detenuti ha autorizzato per videochiamate con familiari e difensori (anche per i detenuti appartenenti al circuito alta sicurezza) l'utilizzo della piattaforma Skype for business, nonché lo svolgimento di colloqui telefonici con utilizzo di cellulari;

          con il decreto-legge 10 maggio 2020, n. 29, il Governo ha stabilito la ripresa dei colloqui visivi tra detenuti e familiari, congiunti e altri soggetti autorizzati, già sospesi con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 11 dell'8 marzo 2020;

          il decreto-legge n. 29 del 2020 è stato abrogato e l'articolo 4 è confluito nell'articolo 2-quater del decreto-legge n. 28 del 2020. Il comma 2 in particolare stabilisce «almeno un colloquio al mese in presenza di almeno un congiunto o altra persona»;

          il termine di applicazione di tale disposizione è scaduto il 30 giugno 2020, e successivamente, fino alla fine dell'emergenza, è stato emanato l'articolo 221, comma 10, del decreto-legge n. 34 del 2020, nel quale viene stabilito che i colloqui «su richiesta dell'interessato o quando la misura è indispensabile per salvaguardare la salute delle persone detenute o internate, possono essere svolti a distanza mediante, ove possibile, le apparecchiature e i collegamenti di cui dispone l'amministrazione penitenziaria e minorile o mediante corrispondenza telefonica»;

          sui colloqui in presenza incidono però in maniera fortemente limitativa, quando non impeditiva, le misure restrittive legate alla pandemia COVID-19;

          secondo l'interpretazione del Governo fornita nelle Faq riguardo alla zona «rossa», «gli spostamenti per fare visita alle persone detenute in carcere sono sempre vietati, non potendo ritenere che tali spostamenti siano giustificati da ragioni di necessità o da motivi di salute. In tali casi i colloqui possono perciò svolgersi esclusivamente a distanza, ai sensi dell'articolo 221, comma 10, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, come sostituito dalla legge di conversione 17 luglio 2020, n. 77, che consente i colloqui a distanza mediante apparecchiature e collegamenti telefonici»;

          per le zone «arancioni», invece, le Faq riportano che gli spostamenti sono consentiti tra le 5,00 è le 22,00 solo in ambito comunale, essendo vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dal proprio comune. «Conseguentemente tali spostamenti sono interdetti per chi si debba muovere da un comune diverso da quello in cui si svolge la detenzione e, per costoro, i colloqui possono perciò svolgersi esclusivamente in modalità a distanza...»;

          per gli spostamenti al di fuori dai propri comuni di residenza, finalizzati a visite di detenuti, non è stata quindi prevista alcuna deroga, come per i genitori separati che possono uscire dal comune di residenza per andare a visitare i figli e questo nemmeno per consentire visite di genitori e familiari presso strutture penitenziarie minorili;

          sono diffusi sul territorio nazionale i casi di persone detenute che stanno eseguendo la propria pena in strutture carcerarie ubicate lontano e comunque fuori dal comune in cui risiedono la propria famiglia ed i propri affetti stabili;

          inoltre, la circolare del Dap (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) del 10 novembre 2020 – ossia un atto amministrativo e non legislativo – sospende tutti i trasferimenti di persone detenute, che non siano dovuti a gravi motivi di salute o gravissimi motivi di sicurezza;

          a titolo esemplificativo, nella casa circondariale di Spini di Gardolo (TN) sarebbero almeno una quindicina i casi di persone detenute, che avrebbero legittime motivazioni per essere trasferiti, segnalati alla Garante della provincia autonoma di Trento, professoressa Antonia Menghini;

          il problema è comune a tutte le strutture penitenziarie insistenti sul nostro territorio nazionale, anche se riguarda un numero circoscritto di detenuti nelle singole strutture;

          la legge n. 354 del 1975 (Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà) pone l'accento sul mantenimento dei rapporti con la famiglia come basilare e propedeutico ad un percorso;

          in particolare, l'articolo 15 dell'ordinamento penitenziario, al comma primo, dispone che il trattamento del condannato debba avvenire agevolando i rapporti con la propria famiglia;

          la riforma dell'ordinamento penitenziario del 2018 ha rafforzato il principio di territorialità sia in fase di assegnazione dell'istituto sia in relazione ad eventuali trasferimenti, prevedendo che «i detenuti e gli internati hanno diritto di essere assegnati a un istituto quanto più vicino possibile, alla stabile dimora della famiglia» (articolo 14 o.p.), che «nel disporre i trasferimenti, i soggetti sono comunque destinati agli istituti più vicini alla loro dimora o a quella della loro famiglia» e che l'amministrazione penitenziaria ha l'obbligo di provvedere entro 60 giorni alla richiesta di trasferimento (articolo 42 o.p.);

          alta è l'attenzione del Consiglio d'Europa su queste problematiche. Infatti, la raccomandazione n. 1340/1997 invita gli Stati membri a «migliorare le condizioni previste per le visite da parte delle famiglie, in particolare mettendo a disposizione luoghi in cui i detenuti possano incontrare le famiglie da soli». La raccomandazione del 2006, sulle regole penitenziarie europee, prevede che «le modalità delle visite devono permettere ai detenuti di mantenere e sviluppare relazioni familiari il più possibile normali» –:

          se il Governo non ritenga di adottare iniziative di competenza per fare in modo che la persona soggetta ad esecuzione della pena in carcere, durante la pandemia da COVID-19, abbia sempre la possibilità di svolgere i colloqui in presenza con i propri familiari, congiunti o altri soggetti autorizzati, qualsiasi siano i limiti incidenti sulla circolazione relativi al luogo di residenza dei familiari e di ubicazione della struttura di pena.
(2-01172) «Emanuela Rossini, Schullian».

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          da organi di stampa si apprende che il Ministero della giustizia avrebbe avviato azioni ispettive sul caso dei giornalisti intercettati nel corso delle indagini della Procura della Repubblica di Trapani relative al traffico dei migranti e il ruolo svolto dalle organizzazioni non governative (ONG) e avrebbe dato mandato all'ispettorato generale di «svolgere con urgenza i necessari accertamenti preliminari, formulando all'esito valutazioni e proposte»;

          l'inchiesta della procura di Trapani ha origine nel 2017 quando venne sequestrata la motonave «Iuventa», operante per conto dell'organizzazione non governativa tedesca «Jugend Rettet», e ipotizzava il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina estendendo le indagini anche ad altre due Ong quali Save The Children e Medici senza frontiere; di recente, la procura avrebbe notificato l'avviso di conclusione delle indagini a ben 21 persone delle Ong richiamate;

          le risultanze investigative avrebbero portato in auge le reali attività che le avrebbero svolto negli anni 2016 e 2017, non ponendo in essere mere operazioni di ricerca e salvataggio bensì una vera e propria attività di «taxi», trasbordando dalle imbarcazioni dei trafficanti libici i migranti per «traghettarli» verso i porti italiani e consentendo agli scafisti di poter tornare sulle proprie coste indisturbati;

          la predetta inchiesta è tra le prime più importanti ad aver indagato sulle azioni delle Ong, svelando retroscena spesso sottaciuti ma fondamentali per comprendere il ruolo delle organizzazioni nell'immigrazione clandestina e l'esistenza di probabili accordi economici illeciti;

          tali accuse si aggiungono ad altre che di recente sono state avanzate dalla procura di Ragusa che sta indagando sul trasbordo di 27 clandestini dal cargo danese Maersk Etienne alla nave italiana Mare Jonio che sarebbe avvenuto in cambio di una somma di denaro;

          a parere dell'interrogante l'amministrazione della giustizia penale, il ruolo e l'impegno profuso dagli inquirenti dovrebbero essere scevri da intromissioni, pressioni e sterili attacchi da parte di quelle correnti di sinistra fomentatrici dell'immigrazione incontrollata;

          i continui e numerosi sbarchi sui porti italiani, gli aiuti che direttamente e indirettamente vengono offerti ai trafficanti di esseri umani, richiedono una doverosa azione del Governo volta a interrompere ovvero arginare quanto possibile i flussi migratori clandestini e non azioni che sostanzialmente rallenterebbero e svilirebbero l'operato di quelle procure che – lontane da intrecci politici – indagano nell'esclusivo interesse della tutela dell'ordine pubblico contro chi favorisce l'immigrazione;

          la decisione del Ministero della giustizia a parere dell'interrogante sembrerebbe celare i caratteri di un atto invasivo da parte dell'Esecutivo nel potere giudiziario, rischiando di rallentare, tramite le ispezioni in loco degli uffici inquirenti, importanti indagini che potrebbero far emergere responsabilità nel favoreggiamento dell'immigrazione spesso sottovalutate per mere opportunità ideologiche ed economiche;

          in rapporto a tale vicenda e dinanzi agli accertamenti che il Ministro della giustizia ha disposto nei confronti della Procura di Trapani, va ricordato che il CSM – pur non ancora intervenuto sul caso in questione – sul delicato tema delle intercettazioni nei confronti di soggetti non indagati, in una delibera del 2018 di archiviazione di un procedimento disciplinare a carico di un sostituto procuratore, aveva già avuto modo di affermare che quanto accaduto rientrava nelle «fisiologiche strategie investigative», stabilendo che l'operato del sostituto procuratore risultava «corretto ed adeguato»;

          inoltre, in un recente comunicato, il procuratore aggiunto titolare delle indagini, dottor Agnello, avrebbe affermato che sebbene sia vera la questione delle intercettazioni, nell'informativa riepilogativa dell'indagine depositata agli atti non vi sarebbe traccia delle intercettazioni della giornalista Nancy Porsia né alcun riferimento ad altri giornalisti –:

          se il Ministro interrogato non intenda rivalutare la fondatezza e l'opportunità delle iniziative assunte, anche al fine di salvaguardare un corretto rapporto tra Esecutivo e autorità giudiziaria nel quadro costituzionale vigente.
(4-08889)


      GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto riportato in un articolo comparso sul giornale on-line Fanpage.it, il 1° aprile 2021 Marco Bolognino (detto Boba), attivista, redattore di Radio Blackout e scrittore ha ricevuto una notifica di richiesta di sorveglianza speciale da parte della questura e della procura di Torino;

          la sorveglianza speciale rientra tra le misure di prevenzione personali, comporta un incisivo controllo dell'autorità di pubblica sicurezza ed una significativa limitazione della libertà personale del soggetto in forza dell'imposizione di prescrizioni obbligatorie; essa principalmente si basa sul presupposto sostanziale dell'accertamento della pericolosità del soggetto per la sicurezza pubblica;

          secondo quanto stabilito da numerose sentenze della Corte di Cassazione, la valutazione sulla pericolosità di un individuo può basarsi su elementi indiziari, purché si tratti di elementi obiettivi e specifici e non di generiche affermazioni di condotte: deve esserci quindi un riscontro basato su elementi di fatto;

          sempre secondo quanto riportato dal suddetto articolo, all'interno della richiesta di sorveglianza speciale rivolta a Boba, tra gli elementi di prova volti a giustificare tale misura è stato inserito il romanzo – Io non sono come voi – pubblicato nel 2015 dallo stesso Boba. Nello specifico sarebbe stata riportata la frase scelta dagli editori presente nel retro della copertina: «Io odio. Dentro di me c'è solo voglia di distruggere, le mie sono pulsioni nichiliste. Per la società, per il sistema, sono un violento, ma ti assicuro che per indole sono una persona tendenzialmente tranquilla, la mia violenza è un centesimo rispetto alla violenza quotidiana che subisco, che subisci tu o gli altri miliardi di persone su questo pianeta»;

          secondo quanto affermato in un lungo post comparso il 6 aprile 2021 sulla pagina Facebook della stessa Eris Edizioni, casa editrice del libro – Io non sono come voi –, si tratta di un «romanzo di finzione, con un protagonista di finzione. Il romanzo è scritto in prima persona, al presente, scelta operata dopo un lungo confronto tra autore ed editore. Che il romanzo sia di fantasia tra l'altro è dichiarato sin da subito, nella sinossi presente nell'aletta che si discosta totalmente dalla biografia dell'autore e in due pagine esplicative finali»;

          ad avviso dell'interrogante, l'eventuale scelta di inserire tra gli elementi di valutazione della pericolosità sociale di un soggetto un manoscritto di finzione, o peggio, frasi estrapolate da esso, appare, da un lato, di una gravità assoluta in uno Stato che si definisce «di diritto» come il nostro e, dall'altro fortemente lesiva della libertà di opinione ed espressione, diritto tutelato dalla nostra Costituzione –:

          se non intenda acquisire elementi sulla vicenda, per quanto di competenza, valutando la sussistenza dei presupposti per l'eventuale avvio di iniziative ispettive.
(4-08891)


      CECCANTI, PINI, SIANI, CIAMPI, ORFINI, FIANO, RACITI, PELLICANI, BONOMO e DI GIORGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          ad alcuni giorni di distanza dal caso della procura di Trapani, per la quale il Ministero della giustizia ha già provveduto a disporre accertamenti, le fonti di informazione riferiscono che, anche a Locri, sarebbero stati sottoposti a intercettazioni telefoniche numerosi giornalisti, nonché magistrati e avvocati, trascrivendo i contenuti delle loro conversazioni con proprie fonti informative, anche con riferimenti ad aspetti della vita privata e familiare;

          anche in questo caso appare pertanto opportuno agli interroganti che siano adottate iniziative affinché sia garantito lo scrupoloso rispetto dei principi generali relativi alla tutela del diritto di cronaca, della libertà personale e di informazione e del diritto alla difesa;

          il ripetersi di fatti analoghi sembra anche far pensare a prassi diffuse in violazione di legge che appaiono gravi anche quando non avvengano solo nei confronti di cronisti;

          sarebbe opportuno al riguardo una ricognizione più generale per assicurare la corretta ed uniforme applicazione della legge –:

          se, alla luce di quanto riportato in premessa, non intenda promuovere anche presso gli uffici giudiziari di Locri un'analoga iniziativa ispettiva rispetto a quella già avviata presso la procura di Trapani.
(4-08895)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      GEMMATO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          la rete ferroviaria nazionale, composta da oltre 16.700 chilometri di linee, è intersecata da 4.427 passaggi a livello, di cui 653 in consegna a utenti privati. Rete ferroviaria italiana, gestore dell'infrastruttura nazionale, da quanto si apprenderebbe da una sua nota stampa del 6 giugno 2019, sarebbe impegnata nel piano di eliminazione dei passaggi a livello, da sostituire con opere di viabilità alternative;

          nel 2018 Rete ferroviario italiana (Rfi) avrebbe eliminato 101 incroci fra strada e ferrovia, di cui 87 in consegna a privati, con un investimento economico di circa 72 milioni di euro. Nel 2019 Rfi avrebbe previsto l'eliminazione di ulteriori 120 passaggi a livello, di cui 85 in consegna a privati, e di realizzare opere per circa 60 milioni di euro;

          i passaggi a livello sono i punti dove i treni incrociano la viabilità stradale. La loro funzione è quella di separare il traffico ferroviario da quello stradale. Le nuove linee ferroviarie, oggi, sono costruite senza passaggi a livello;

          le operazioni di apertura e chiusura dei passaggi a livello sono gestite a distanza da appositi apparati. Sistemi tecnologici, quali telecamere o sistemi tipo radar, permettono di verificare che mezzi (auto, camion o autoarticolati) non siano rimasti fra le barriere;

          nel corso degli ultimi anni, Rete ferroviaria italiana avrebbe sottoscritto numerosi accordi e convenzioni con gli enti locali. La scelta dell'opera sostitutiva da realizzare è sempre subordinata alle condizioni orografiche e idrogeologiche del territorio, alle urbanizzazioni e ai vincoli archeologici o paesaggistici, nonché a particolari esigenze delle amministrazioni locali quali, ad esempio, i nuovi piani urbanistici;

          una nuova tecnologia, il sistema protezione automatica integrativa – passaggi a livello (Pai-Pl), sarebbe in corso di installazione sui passaggi a livello per i quali non è stato ancora trovato un accordo con gli enti locali per la loro eliminazione. Il Pai-Pl rileva la presenza di ingombri sui binari in prossimità delle barriere, preesistenti o in seguito alla chiusura del passaggio a livello, e blocca immediatamente la circolazione ferroviaria fino alla completa risoluzione dell'anormalità;

          il 30 marzo 2021 una autovettura è stata travolta dal passaggio del treno lungo la tratta dell'alta velocità Brindisi-Bari, in prossimità di un passaggio al livello sito tra San Vito dei Normanni e Carovigno, località Serranova, sprovvisto del sistema Pai-Pl. Sono rimasti incolumi il proprietario e gli altri due ospiti della vettura che sono riusciti ad abbandonare il mezzo prima dell'arrivo del convoglio. Il treno era già in frenata, ha finito la corsa circa 200 metri dopo l'impatto –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;

          se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative volte ad intraprendere la realizzazione di nuove opere sostitutive dei passaggi anello, nonché ad adottare sistemi di protezione automatica integrativa-passaggi a livello (Pai-Pl) negli incroci mancanti;

          quale sia la situazione attuale delle opere sostitutive intraprese da Rfi nel Mezzogiorno d'Italia e, in particolar modo, nella regione Puglia.
(5-05744)


      GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          il programma di abbattimento di barriere architettoniche e di riqualificazione delle stazioni ferroviarie italiane, denominato «500 stazioni», aveva previsto nel corso del 2020 lo svolgimento di tali lavori nella stazione ferroviaria di Savigliano (Cuneo):

          il direttore territoriale produzione di Rete ferroviaria italiana, ingegner Filippo Catalano, ha reso noto negli scorsi mesi che, a causa, da un lato della pandemia da COVID-19, dall'altro di un rallentamento nell'erogazione dei fondi ministeriali dedicati al programma «500 stazioni», l'intervento inizialmente spostato al 2021, è stato rinviato al 2022;

          il consiglio comunale di Savigliano, attraverso un ordine del giorno approvato all'unanimità, ha nuovamente sollecitato Rfi sull'urgenza dell'intervento, poiché, allo stato attuale, solo uno dei tre binari della stazione è accessibile per persone con disabilità motorie;

          il programma «500 stazioni» di Rete ferroviaria italiana (Rfi) prevedeva in particolare: un intervento di abbattimento delle barriere architettoniche, con l'installazione di un ascensore, la riqualificazione dell'illuminazione, della segnaletica e delle comunicazioni al pubblico, l'innalzamento dei marciapiedi a 55 centimetri dal piano dei binari, la riqualificazione dei sottopassaggi pedonali, la realizzazione di nuove rampe di accesso ai binari, l'attivazione di ascensori, l'installazione di percorsi e mappe tattili per persone cieche, la realizzazione di nuove pensiline e la riqualificazione di quelle esistenti;

          quale sia lo stato di avanzamento sul territorio nazionale del programma «500 stazioni»;

          quali ostacoli finanziari abbiano causato lo slittamento dei lavori della stazione di Savigliano dal 2020 al 2022;

          quali iniziative di competenza intenda adottare per l'abbattimento delle barriere architettoniche nella stazione di Savigliano (Cuneo) e per l'efficace e spedito proseguimento del programma «500 stazioni» su tutto il territorio nazionale.
(5-05754)

Interrogazione a risposta scritta:


      FURGIUELE e RIXI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          nell'ambito del Programma operativo nazionale (Pon) «Infrastrutture e reti» della programmazione 2014-2020 del Fondo europeo di sviluppo regionale (Pesr) avrebbe dovuta essere inclusa la realizzazione del gateway ferroviario del porto di Gioia Tauro;

          il progetto del terminal, in particolare, comprende l'attrezzaggio con un gruppo di fasci di binari, (n. 4) articolati su due aree distinte per la trattazione di merce rispettivamente allocato nazionale ed estero, oltre alla realizzazione di aree di stoccaggio e di scambio per una superficie complessiva di 269.000 metri quadri, per la movimentazione di merce nazionalizzata e 132.000 metri quadri di merce allo Stato estero;

          l'intervento si prefigge di razionalizzare la movimentazione dei convogli ferroviari rispetto all'attuale assetto, riducendo la lunghezza delle aste ferroviarie adibite al carico e scarico sia la tortuosità delle manovre necessarie al passaggio dalla linea alla stazione e dalla stazione alle aste di carico e scarico, nonché di potenziare le infrastrutture esistenti sia in termini di gate di ingresso e di aree di sosta merci, sia di lunghezza dei binari e delle relative infrastrutture di movimentazione di container mediante carroponte;

          agli interroganti risulta che l'intervento in parola non sia stato poi incluso nel Pon «Infrastrutture e reti» per il mancato perfezionamento nei tempi prescritti della concessione di realizzazione e gestione tra l'Autorità portuale di Gioia Tauro e l'ipotetico concessionario;

          tuttavia, nelle more del perfezionamento della citata convenzione e della conseguente ammissione al beneficio del finanziamento europeo, l'Autorità portuale di Gioia Tauro ha avviato i lavori di realizzazione del gateway ferroviario, effettuando pagamenti — a valere delle risorse proprie — per euro 12.688.304,36, a fronte di un costo complessivo pari a euro 19.955.899,74, secondo i dati riportati nella banca dati «OpenCoesione»;

          nell'aprile 2020, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore onorevole Paola De Micheli, ha sancito con il Ministro per il sud e la coesione territoriale e altri Ministri un protocollo d'intesa con il quale è stato disposto il trasferimento di 279,3 milioni di euro dal Pon «infrastrutture e reti» al Pon «Imprese e competitività»; in ragione di tale trasferimento di risorse sono stati definanziati quegli interventi (come quello in parola) per i quali, nell'anno 2020, non erano già state assunte delle obbligazioni giuridicamente vincolanti;

          oggi, dunque, l'Autorità portuale di Gioia Tauro ha effettuato buona parte dei lavori a proprie spese, confidando nelle risorse europee del Pon «Infrastrutture e reti», delle quali però non potrà disporre essendo stato tale programma oggetto di definanziamento;

          la realizzazione del gateway ferroviario è ora ferma, mancando risorse per circa 7,2 milioni di euro necessari ai pagamenti residui dei fornitori e all'effettuazione del collaudo tecnico-amministrativo propedeutico alla concreta messa in esercizio –:

          se e quali iniziative urgenti intenda mettere in atto per attribuire all'Autorità portuale di Gioia Tauro le risorse per i lavori di realizzazione del gateway ferroviario.
(4-08893)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


      SILVESTRONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          con un decreto ministeriale del 22 febbraio 2021 inviato poi alla Corte dei Conti, il Capo della polizia e della pubblica Sicurezza Gabrielli, ha sancito l'ufficialità della chiusura tanto temuta della polizia ferroviaria presso la stazione di Colleferro;

          la decisione sarebbe scaturita da quanto contenuto in un vecchio decreto dello stesso Ministero dell'interno del 2016, che prevedeva appunto «un vasto progetto di revisione dell'assetto ordinativo anche degli Uffici della Specialità della Polizia ferroviaria e la conseguente soppressione di una intera Sottosezione e ben nove posti Polfer» caratterizzati, sempre secondo la direzione centrale, da un «marginale traffico ferroviario», dall'assenza di criticità operative e dalla carenza di personale;

          nel decreto sopra enunciato si ufficializza, in molte regioni d'Italia, per lo stesso motivo, la chiusura di tanti uffici della Polizia ferroviaria dalla Sicilia alla Sardegna, passando per il Molise, la Puglia, la Basilicata, la Campania, arrivando in Piemonte e Valle D'Aosta, Friuli e Veneto e nel Lazio gli uffici di Colleferro;

          gli uomini che fino ad oggi hanno gestito, operato, mandato avanti e lottato per questo posto Polfer verranno, come stabilito da una determinata disposizione, redistribuiti, assegnati e trasferiti in altri comparti della Polizia di Stato centrale o periferica in base alle competenze e ai cosiddetti criteri di mobilità entro 180 giorni dalla registrazione del documento avvenuta alla Corte dei Conti il 18 marzo 2021;

          l'area giurisdizionale della Polfer di Colleferro rappresenta un nodo cruciale della linea ad alta velocità, con una importante sottostazione elettrica, la cui circolazione ferroviaria in loco si attesta attualmente sui 4495 passeggeri giornalieri, per una media complessiva di 1.640.000 annua. Essa è caratterizzata da un'alta frequentazione di pendolari lavoratori e studenti, che impegnano le aree di pertinenza in tutte le ore del giorno, tutti i giorni della settimana, anche in orari notturni, rendendo la presenza in situ un irrinunciabile fattore di sicurezza per i viaggiatori;

          inoltre, in considerazione del nascente polo logistico e del potenziamento del bacino industriale di zona, in cui potenzialmente lavoreranno più di 3.000 persone, dovranno parimenti essere salvaguardati i parametri di sicurezza per tutti i cittadini della città metropolitana di Roma Capitale, non risultando sufficiente il presidio di Ciampino e rivelandosi essenziale, per il contrasto alla criminalità, tipica delle aree con grande movimento di persone, il mantenimento di una vigilanza fisica e permanente, rispetto all'insorgere dei fenomeni più ricorrenti, come lo spaccio di stupefacenti e traffici illegali di qualsiasi natura –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e se non si ritenga opportuno rivalutare la decisione di chiudere il presidio della polizia ferroviaria di Colleferro.
(3-02182)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la recente ipotesi della possibile riapertura dell'aeroporto Ridolfi di Forlì ha riscosso un notevole consenso da parte del mondo dell'imprenditoria privata e delle associazioni del commercio e del turismo, di cui le Confcommercio di Ravenna, Cesena e Forlì si sono fatte in primis portavoce;

          la riapertura costituirebbe un volano economico di notevole attrattività, con ricadute estremamente positive su tutto il territorio non solo della Romagna, ma dell'intera regione e gli aeroporti di Bologna, che fungerebbe da hub, Forlì e Rimini potrebbero costituire una rete il cui indotto produrrebbe enormi benefici, sia in termini occupazionali, che economici nell'intera regione;

          l'emergenza da Covid-19 ancora in atto ha rallentato la pianificazione e la programmazione dei voli, ma una volta superata la pandemia si potrà viaggiare senza limitazioni e, con l'incremento dei voli in arrivo e in partenza da e verso località italiane, europee e anche extraeuropee, sarà necessario adeguare il personale di polizia dell'aeroporto con un inevitabile incremento della dotazione organica adeguata allo scalo forlivese;

          il Ministero dell'interno non ha ancora predisposto i necessari rinforzi di poliziotti, indispensabili per presidiare l'aeroporto di Forlì, in modo tale da permettere standard di sicurezza adeguati; gli agenti presenti in aeroporto dal 30 marzo 2021 sono stati sottratti da reparti operativi della questura di Forlì (volanti, sala operativa, scientifica, immigrazione) e del commissariato di Cesena, creando una concreta difficoltà nella gestione di tali servizi essenziali per la sicurezza dei cittadini;

          ora che l'aeroporto è diventato operativo, dovrà essere obbligatoriamente presidiato dalla Polizia, come previsto dalla normativa e a cui sono demandati in modo esclusivo i controlli di frontiera e di supervisione;

          sono stati aggiornati una dozzina di agenti che operano presso la questura di Forlì e il commissariato di Cesena, i quali sulla carta sono già operativi per essere impiegati al fine di permettere standard di sicurezza adeguati alle sempre più stringenti normative vigenti sulla sicurezza aeroportuale. Tali agenti dovranno essere per forza sostituiti con rinforzi nei rispettivi reparti, in quanto l'organico della questura e del commissariato è da tempo in sofferenza e la mancata sostituzione vorrebbe dire il collasso del controllo del territorio, della sala operativa e dell'ufficio immigrazione;

          nonostante sia nota da mesi la riapertura dell'aeroporto e dei vertici della questura forlivese sia stata da tempo pianificata la pianta organica necessaria e sollecitato un rinforzo adeguato di personale al dipartimento di pubblica sicurezza del ministero, non c'è stato alcun segnale di risposta in tal senso; è noto che a luglio 2021 verranno trasferiti soltanto 3 dipendenti (tra questura Forlì e commissariato Cesena) che a malapena andranno a coprire i recenti pensionamenti;

          si tratta di una situazione assolutamente preoccupante, soprattutto in considerazione del fatto che prossimamente in aeroporto saranno previsti voli extra Schengen che comporteranno la presenza di un numero di agenti non indifferente (almeno 35);

          nel 2013 l'organico del posto di polizia di frontiera contava non meno di 40 unità, personale che sarebbe facilmente individuabile in tempi brevi, visto che lo stesso dipartimento di pubblica sicurezza, nelle scorse settimane, ha reso noto che ci sono almeno 30 domande di trasferimento verso la provincia di Forlì-Cesena –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per provvedere ad un considerevole incremento di personale della Polizia di Stato, al fine di continuare da esprimere adeguate risposte al sempre più elevato bisogno di sicurezza dei cittadini.
(5-05745)

Interrogazioni a risposta scritta:


      ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          come affermato recentemente dal sindacato di Polizia, Siulp, Modena risulta essere l'ultima provincia in Italia per incremento di agenti di Polizia, tra i territori aventi caratteristiche simili. Nel biennio 2019-2020 ha ottenuto un incremento di organico di soli 23 agenti, ai pari di Matera;

          nella classifica che tiene in considerazione la popolazione, la fascia della questura e le caratteristiche del territorio in termini di potenziale di criminalità anche aree come Parma, Ravenna, Reggio Emilia e Ferrara si sono viste assegnare un numero maggiore di agenti rispetto a Modena che, in termini di popolazione, risulta essere più grande;

          il Ministero dell'interno rifacendosi ad una vecchia pianta organica di cui al decreto ministeriale del 16 marzo del 1989, considera a giudizio dell'interrogante erroneamente, la provincia di Modena in «esubero» di agenti;

          la provincia di Modena dal 1989 ad oggi è molto cambiata sia per quanto riguarda la popolazione residente che è in costante aumento, sia sotto l'aspetto socio-economico che è in continua crescita, con tutte le conseguenze da ciò derivanti per la criminalità, sia riguardo ai flussi migratori che la questura deve gestire e controllare;

          nella provincia di Modena la popolazione è passata da circa 598.000 residenti nel 1989 ad oltre 700.000 abitanti di oggi;

          i cittadini stranieri regolari che nel 1989 non avevano una presenza rilevante, oggi sono circa 100.000 con conseguente impegno di ingenti risorse umane dell'ufficio immigrazione, solo per curare l'aspetto burocratico legato ai documenti e ai permessi di soggiorno;

          per queste considerazioni, il più rappresentativo tra i sindacati di Polizia, il Siulp, sostiene da tempo che la questura di Modena debba essere elevata di fascia (dalla «B» alla «A»), in quanto l'intera provincia richiederebbe un sostanziale aumento di organico e di mezzi, sia per il capoluogo che per i tre commissariati distaccati Carpi, Sassuolo e Mirandola in ragione della crescente mole di lavoro, pressoché uguale a quella del capoluogo di regione, con la differenza che il personale disponibile è di circa un terzo di quello bolognese;

          con lettera del 17 marzo 2021 la Segreteria nazionale del Siulp ha scritto al Capo della Polizia, prefetto Lamberto Giannini, per chiedere l'elevazione di fascia della questura di Modena a seguito del peggioramento delle condizioni di sicurezza per l'intera provincia modenese che trova riscontro nei dati diffusi dalla direzione investigativa antimafia di Bologna secondo cui in Emilia-Romagna sarebbe particolarmente attiva la presenza di organizzazioni criminali come la camorra e la 'ndrangheta: in particolare, nel modenese opererebbero organizzazioni di matrice straniera in grado di gestire il traffico di stupefacenti anche su scala transnazionale, particolarmente operative anche nello sfruttamento della prostituzione e nella contraffazione di merci;

          le questure sono gli uffici territoriali provinciali per l'esercizio, nella provincia, delle funzioni del questore e per l'assolvimento, nel medesimo territorio, dei compiti istituzionali della Polizia di Stato, tra i quali vi è quello di vigilare sull'ordine pubblico e provvedere al mantenimento della sicurezza pubblica dei cittadini;

          tutte le questure di Italia sono classificate in fasce che ne determinano la consistenza organica, la dotazione di mezzi e di personale civile correlati alle esigenze del territorio di riferimento;

          l'elevazione di fasce tiene conto di diversi parametri, quali l'ordine pubblico, l'andamento della criminalità, la popolazione residente, l'incidenza della popolazione di immigrati, la presenza di particolari problematiche e altro;

          l'elevazione di fascia non costituisce una fotografia immutabile nel tempo, ma un meccanismo flessibile che consente all'autorità istituzionale competente di valutare e intervenire sull'eventuale innalzamento di fascia delle questure;

          a Modena, territorio fondamentale per l'economia italiana, è fortemente aumentata, negli anni, l'esigenza di un maggiore controllo e vigilanza del territorio, a fronte delle esigenze di sicurezza da parte dei cittadini, visto il crescere di fenomeni di criminalità, anche organizzata, su quest'area territoriale;

          l'elevazione di fascia della questura di Modena comportando un congruo adeguamento dell'attuale organico della polizia di Stato, oggi insufficiente, potrebbe consentire al personale della suddetta questura di rispondere con maggiore efficienza alle problematiche del territorio nonché all'accresciuta domanda di sicurezza da parte dei cittadini –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per addivenire all'elevazione di fascia, dall'attuale «B» alla fascia superiore «A», della questura di Modena.
(4-08884)


      ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la zona che circonda la stazione di Pontedera versa ormai da molti anni in stato di degrado;

          la stampa locale riporta nei giorni scorsi numerosi episodi di violenza che si sono susseguiti proprio nell'area verde antistante alla stazione; giovedì 8 aprile 2021 in una rissa un uomo tunisino è stato ferito alla testa da una bottiglia e, mentre i sanitari del 118 lo medicavano, ha cercato più volte di darsi alla fuga, pare arrivando persino a minacciare gli agenti che erano intervenuti sul posto; secondo le ricostruzioni il tunisino avrebbe dato in escandescenze e avrebbe minacciato le varie persone che stazionavano sulla piazza con una bottiglia rotta; anche un altro extracomunitario è stato ferito nella rissa, riportando un ematoma all'occhio;

          il giardino, che è risaputamente un centro di smistamento dello spaccio di droga al dettaglio, non è nuovo a scene di violenza e di intimidazione; gli abitanti della zona riportano che risse e litigi tra extra-comunitari sono all'ordine del giorno;

          quello stesso giorno, riportano sempre i quotidiani locali, un gruppo di residenti esasperati ha cercato lo scontro con il gruppo di extra-comunitari e solo la presenza delle forze dell'ordine ha evitato il peggio;

          il degrado della zona è a tutti gli effetti un problema endemico che aspetta di essere risolto al più presto anche e soprattutto per il concreto pericolo che corre l'incolumità dei residenti –:

          quali iniziative il Ministro interrogato, a fronte dei fatti riportati in premessa, intenda adottare per potenziare la presenza delle forze dell'ordine nel comune di Pontedera.
(4-08885)


      SODANO, TERMINI, CORDA, ROMANIELLO, MENGA, TESTAMENTO, SPESSOTTO e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

          il 26 marzo 2020 veniva pubblicato il decreto del Capo della Polizia concernente «Modifiche al Decreto del Capo della polizia 20 Settembre 2017 recante le modalità attuative per l'accesso alla qualifica iniziale del ruolo degli ispettori della polizia di Stato mediante concorsi interni ai sensi dell'art. 2 comma 1 lettera c) e d), del decreto legislativo 29 maggio 2017 n. 95»;

          all'articolo 7, comma 1, lettera b), del suddetto, venivano reintrodotti ai fini della selezione i titoli di cultura;

          in data 31 dicembre 2020 veniva pubblicato il bando di concorso interno per titoli ed esami per la copertura di 1141 posti per vice ispettore della Polizia di Stato;

          all'articolo 9 del suddetto bando, tuttavia, non si fa menzione dei titoli di cultura tra le categorie dei titoli ammessi alla valutazione;

          è di tutta evidenza la palese incongruenza tra quanto stabilito nel decreto del Capo della Polizia del 26 marzo 2020 e quanto previsto nel bando di concorso interno, per titoli ed esami per la copertura di 1141 posti per vice ispettore del 31 dicembre 2020, con riferimento alle categorie dei titoli ammessi a valutazione;

          peraltro, l'esclusione dei titoli di cultura, tra i criteri di valutazione nel bando di concorso per vice ispettore, genererebbe, ad avviso degli interroganti, una gravissima discriminazione nei confronti di tutti quei candidati che hanno investito tempo e risorse economiche per il conseguimento di titoli di studio e di specializzazioni volte ad accrescere il loro background formativo;

          tale esclusione, inoltre, andrebbe a discapito dei candidati più giovani in servizio che vedrebbero così sfumare un legittimo affidamento riposto proprio nella valutazione dei titoli di cultura;

          ad oggi, le prove d'esame del suindicato concorso non sono ancora iniziate; di conseguenza, è auspicabile una modifica del bando in autotutela con l'apposita previsione dei titoli di cultura, tra quelli ammessi in valutazione –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziativa di competenza intendano assumere per sanare l'incongruenza rilevata ed evitare lo svolgimento di una procedura concorsuale, a giudizio degli interroganti, discriminante ed iniqua.
(4-08886)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


      FORNARO e EPIFANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          è dei giorni scorsi la notizia del licenziamento presso l'ex Ilva di Taranto di un dipendente, Riccardo Cristello, reo di aver condiviso su Facebook un post in cui si invita a vedere la serie tv «Svegliati amore mio», che racconta la storia di una madre in lotta per difendere i bambini della sua città dalle emissioni inquinanti di un'acciaieria;

          a parere degli interroganti il provvedimento adottato a danno di un lavoratore che da oltre vent'anni presta servizio presso l'ex Ilva è assolutamente spropositato;

          il problema è nato dal fatto che, secondo l'azienda, nel post erano contenute espressioni di carattere lesivo e minaccioso, con un riferimento chiaro all'Ilva ed alla sua attuale gestione targata ArcelorMittal. Il lavoratore, invece, sostiene di aver solo condiviso un'immagine, come fatto già tante altre volte, invitando a vedere la fiction;

          il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha avuto nei giorni scorsi un colloquio telefonico con la Chief Executive Officer di Arcelor Mittal Italia, Lucia Morselli, proprio per chiedere chiarimenti sul licenziamento. Morselli, dal suo canto, si è impegnata a fornire i dettagli sulla vicenda;

          quello che è accaduto a Taranto è un colpo durissimo alla dignità dei lavoratori, un atto che potrebbe rappresentare, se non ci fossero passi indietro con il reintegro di Cristello, un precedente Pericoloso –:

          se ci siano sviluppi rispetto a quanto riportato in premessa e quali iniziative si intendano mettere in atto, per quanto di competenza, per fare piena luce su quanto accaduto a Taranto.
(4-08892)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


      LOSS, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          Agea è il principale soggetto erogatore di contributi pubblici al sistema delle imprese agricole, coordina l'attività degli organismi pagatori regionali, rappresenta l'Italia nei rapporti con l'Unione europea ed è sotto la vigilanza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

          per presentare le domande di ammissione ai contributi pubblici, le imprese agricole si recano presso i Centri di assistenza agricola (Caa) i quali, grazie ai requisiti previsti dalla normativa attualmente vigente, possono prestare la propria attività svolgendo funzioni assegnate ad Agea e ad essi delegate. Per fare ciò i Caa sottoscrivono una «Convenzione» con Agea che ne regola i rapporti, in assenza della quale questi non possono operare;

          a febbraio 2020 Agea aveva sottoposto ai Caa una bozza di convenzione nella quale veniva introdotta una clausola che imponeva di essere dipendenti per poter lavorare nei Caa;

          Agea nella convenzione aveva inoltre previsto che, entro il 31 marzo 2021, almeno il 50 per cento degli operatori dei Caa e così pure di chi accede ai sistemi informativi di Agea, debba essere lavoratore dipendente del Caa o delle società con esso convenzionata, escludendo di fatto i liberi professionisti da queste attività e sostanzialmente obbligando i Caa ad assumere come dipendenti almeno il 50 per cento dei propri collaboratori;

          Agea di fatto ha precluso ai professionisti la possibilità di svolgere la propria attività nell'ambito dei servizi erogati dai Caa, senza che nessuna modifica normativa fosse intervenuta, subordinando lo svolgimento dei servizi erogati dai Caa non alle competenze dei singoli operatori, ma alla tipologia contrattuale con la quale essi sono inquadrati;

          con decine di interrogazioni parlamentari a livello nazionale ed europeo è stata sollevata questa problematica che è arrivata anche al Tar del Lazio con dieci ricorsi pendenti, i quali saranno discussi il 27 aprile 2021;

          a parere degli interroganti sarebbe stato opportuno prevedere una proroga della scadenza del 31 marzo 2021, prevista dalla Convenzione, per attendere il pronunciamento del Tar del Lazio, in quanto avrebbe evitato la chiusura dei primi studi professionali, e altresì scongiurerebbe l'eventuale problema di richiesta di danni economici, a carico dello Stato, ai quali tutti i ricorrenti si rifarebbero a fronte di un'eventuale sentenza a loro favorevole –:

          quali iniziative intenda adottare affinché vengano sospesi i termini di applicazione della convenzione Agea almeno fino a quando la sentenza del Tar non chiarisca la questione, al fine di tutelare la categoria dei liberi professionisti che hanno sempre operato nei Caa come lavoratori autonomi con competenza nel comparto agricolo.
(5-05760)


      NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          Nutriscore, un marchio francese del 2017 rappresenta un semaforo colorato (verde scuro, verde chiaro, giallo, arancione, rosso), abbinato a cinque lettere, dalla «A» alla «E». Esse esprimono il livello di salubrità (massimo «A», minimo «E») misurando chilocalorie, grassi, zuccheri e sale in 100 grammi di prodotti. Una volta sommati, dal risultato sono sottratti i voti (da uno a cinque) dei valori «buoni» come fibre, proteine e frutta;

          l'Italia ha manifestato sempre contrarietà, per le peculiarità del Made in Italy alimentare. Nutriscore mina un nostro patrimonio riconosciuto universalmente, la dieta mediterranea, iscritta nel patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco dal 2010;

          ci sono criticità nella definizione del calcolo scientifico del punteggio attribuito ai prodotti, anche rispetto all'inserimento nella dieta complessiva;

          nel gennaio 2020 – dopo un lavoro scientifico di costruzione del posizionamento nazionale – la proposta italiana «NutrInform Battery» è stata notificata all'Unione europea;

          nel dicembre 2020 è stato pubblicato il decreto per la costituzione del marchio NutrInform Battery, a gennaio 2021 il manuale delle condizioni d'uso del marchio e le indicazioni sulla progettazione, presentazione e posizionamento;

          ad ottobre 2020 viene presentata sulle piattaforme di app store l'applicazione Yuka;

          l'applicazione, mediante scansione dei codici a barre, vorrebbe analizzare i prodotti alimentari illustrando i dettagli della valutazione nella scheda di prodotto dedicata, utilizzando un «sistema semaforico» simile al Nutriscore, fornendo un'informazione alternativa e aggiuntiva rispetto all'etichetta, non autorizzata dall'operatore alimentare e non in linea con la regolamentazione europea, come nella classificazione del rischio degli additivi e nella loro definizione;

          ottenuti i dati, l'applicazione invia email con specifiche raccomandazioni sui prodotti ritenuti migliori per la salute, ma in contrasto con le indicazioni della dieta mediterranea, con le linee guida per una sana alimentazione del Crea, con il posizionamento ufficiale dell'Italia in Europa;

          l'applicazione e il sito web non forniscono alcuna informazione sui criteri scientifici utilizzati per l'assegnazione dei punteggi e dei colori ai prodotti scansionati;

          Yuka con l'inserimento in etichetta dei NutrInform Battery potrebbe generare comunicazioni fuorvianti inviate agli utenti, o in aperto contrasto con l'indicazione in etichetta –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'applicazione e dell'algoritmo che ne regola il funzionamento e se ritenga opportuno verificarne l'utilizzo per assumere iniziative a tutela dei consumatori, evitare informazioni fuorvianti, ribadire l'utilità e la maggior validità del NutrInform Battery e meglio tutelare la dieta mediterranea.
(5-05761)


      BENEDETTI e LOMBARDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          con nota n. 0137532 del 23 marzo 2021, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali avanzava una nuova proposta di ripartizione dei fondi assegnati all'Italia nel settore dello sviluppo rurale (Fondo Feasr) per gli anni 2021-2022;

          nel corso della seduta della Commissione politiche agricole della Conferenza Stato-regioni del 30 marzo 2021, la regione Siciliana con Calabria, Puglia, Basilicata, Umbria e Campania, esprimeva pieno dissenso in ordine alla proposta ministeriale;

          i criteri per la ripartizione dei fondi Feasr individuati dal Ministero vengano definiti «oggettivi», in grado di allocare le risorse in maniera equa fra tutte le regioni: tale principio – già utilizzato per l'applicazione delle risorse assegnate per il de minimis – è destinate a soddisfare esigenze emergenziali volte al risarcimento di un danno. Le risorse del Feasr, invece, sono esclusivamente destinate a colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali;

          è essenziale ricercare nuovi criteri «idonei» a rispondere agli obiettivi generali dello sviluppo rurale e non utilizzare criteri di riparto che tengano conto del peso della produzione lorda vendibile, privilegiando soltanto quelle regioni che possono contare su risorse proprie e ove si concentrano le principali produzioni agricole nazionali;

          dalla proposta sembrerebbe non emergere alcun elemento di analisi globale della totalità dei fondi Pac (I e II pilastro): manca una valutazione tecnica e/o politica dell'impatto economico-sociale sui territori agricoli e rurali del Paese;

          dal punto di vista economico, la proposta determinerebbe un impatto preoccupante sul piano finanziario dei piani di sviluppo rurali delle regioni del Sud, con una perdita di risorse finanziarie pari a euro 407.407.433;

          la proposta ministeriale di riparto per il biennio di transizione toglierebbe dalla disponibilità delle regioni più svantaggiate le risorse ad esse destinate, indirizzandole verso i territori più sviluppati: ciò aumenterebbe il divario tra i territori agricoli e rurali e, al contempo, produrrebbe un effetto penalizzante nei confronti del comparto agricolo delle regioni del Sud con impatti preoccupanti sulla tenuta economico-sociale dei territori rurali –:

          quali chiarimenti il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda fornire su quanto esposto in premessa.
(5-05762)


      INCERTI, CENNI, CRITELLI, CAPPELLANI e FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          l'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito nelle ultime settimane il Centro-Nord ha provocato danni ingenti alle aziende ortofrutticole;

          secondo le principali organizzazioni agricole i danni ammonterebbero a centinaia di milioni di euro se si considerano le conseguenti irreversibili perdite commerciali;

          la Toscana è stata interessata da diverse nottate di gelo che hanno colpito pesantemente i vigneti, le colture in campo, a partire dagli ortaggi, ma anche alberi da frutto in piena fioritura;

          in Emilia-Romagna ciliegi in fioritura, ma anche pereti e meleti, stanno infatti pagando a caro prezzo il gelo che si ripete da notti. In Romagna e Centro Emilia il peggio è toccato anche agli ortaggi a foglia destinati al consumo fresco, ma anche ai vigneti, con i germogli dei Lambrusco completamente lessati dal freddo;

          in Veneto e in Piemonte oltre ai vigneti non si sono salvate alcune varietà di peschi, albicocchi e susini e seminativi, quali barbabietola e mais;

          nel Barese si osserva l'identico scenario: alberi da frutto, ma anche l'uva da tavola hanno subìto diversi danni. Danni ingenti sono stati segnalati in Basilicata e in Campania;

          questi continui eventi calamitosi stanno compromettendo non solo il reddito ma l'esistenza stessa di numerose aziende agricole dislocate in tutto il Paese costrette a fronteggiare gli effetti imposti dal perdurare della pandemia;

          siccità, gelo e alluvione sono le avversità che hanno procurato più danni durante il 2020, per un totale di 612,6 milioni di euro (dati Ismea, 2020);

          negli ultimi mesi il Governo ha adottato provvedimenti straordinari per sostenere le imprese del settore agricolo. L'articolo 222-bis del decreto-legge n. 34 del 2020, oltre a prevedere una misura a favore delle imprese agricole ubicate nei territori che hanno subito danni per le eccezionali gelate occorse dal 24 marzo al 3 aprile 2020, ha incrementato di 10 milioni di euro, per il 2020, la dotazione del Fondo di solidarietà nazionale – interventi indennizzatori –:

          se non ritenga di dover adottare iniziative per estendere all'anno 2021 le disposizioni previste dall'articolo 222-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 e se intenda assumere iniziative per ridurre i tempi di riconoscimento dello stato di calamità introducendo procedure amministrative semplificate nella distribuzione delle risorse finanziarie e dei risarcimenti fra territori e filiere produttive.
(5-05763)


      CARETTA, CIABURRO, PRISCO e ALBANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          con l'entrata in vigore del regolamento europeo n. 2019/1022 (cosiddetto WestMED) che istituisce un piano pluriennale per le attività di pesca che sfruttano gli stock demersali nel Mar Mediterraneo occidentale (Gsa 9-10 e 11) la Commissione ha previsto che per l'anno 2021 la riduzione dello sforzo di pesca per le Gsa interessate sia quantificabile al 10 per cento. Per gli anni successivi potrà raggiungere un ulteriore 30 per cento. Stesso discorso vale per le altre zone di pesca (Gsa 16, 17, 18, 19) ricadute nel limbo del regolamento europeo n. 2021/90 che ne modifica le percentuali di riduzione dello sforzo di pesca con varianti del 3,8 e 8 per cento per il 2023, Anche qui la percentuale di riduzione dello sforzo di pesca nel quadriennio 2019-2023 raggiungerà il 36 per cento;

          in termini di giornate di pesca, per l'intera flotta italiana si registrerà una riduzione totale di giorni di attività nel 2021 che oscillerà tra le 20 giornate per imbarcazioni inferiori ai 12 metri e le 39 giornate di inattività per imbarcazioni superiori ai 24 metri, recando un danno stimabile in circa 2.500 euro giornalieri ad imbarcazione, senza considerare l'effetto domino che ne scaturirà in termini economici e sociali in riferimento ai marittimi imbarcati, ai collaboratori, ai mercati ittici, alla cantieristica ed a tutta la filiera ittica;

          la necessità di perseguire politiche europee mirate alla salvaguardia degli ecosistemi marini e della nursery nei nostri mari è consolidata e condivisibile; analoga, attenzione, tuttavia, non è riservata all'indice di crescita registrato nelle importazioni dai Paesi terzi di prodotti pescati o allevati che è passato da 1 milione di tonnellate del 2009 a quasi, 1,2 milioni di tonnellate del 2017 (+16 per cento), per un valore economico passato dai circa 3,5 miliardi del 2009 ai quasi 6 miliardi del 2017 (+59 per cento);

          questi dati indicano quale fosse la profonda sofferenza delle nostre imprese di pesca ancor prima della catastrofe pandemica che le ha investite. L'intervento comunitario ha dato il colpo di grazia ad un settore che ha sempre garantito continuità, investimenti e altissima, qualità del prodotto –:

          se il Governo non intenda promuovere un'azione di raccordo con le autorità europee per addivenire ad una programmazione congiunta di interventi mirati, che possano preservare la sopravvivenza del settore della pesca, anche con riferimento alle criticità di cui in premessa.
(5-05764)


      GAGNARLI, GALLINELLA, MARZANA, BILOTTI, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, L'ABBATE, ALBERTO MANCA, MAGLIONE, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 223 del decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, stanzia, al fine di far fronte alla crisi di mercato nel settore vitivinicolo conseguente alla diffusione del virus COVID-19, nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali l'importo di 100 milioni di euro per l'anno 2020, da destinare alle imprese viticole che si impegnano alla riduzione volontaria della produzione di uve destinate a vini Dop e Igp attraverso la pratica della vendemmia verde parziale da realizzare nella corrente campagna;

          le modalità ed i criteri di erogazione del contributo sono stati stabiliti con decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, pubblicato il 6 ottobre 2020 e attraverso il quale si individua l'Agea quale organismo pagatore per tali erogazioni, da liquidare entro il 31 dicembre 2020;

          tali contributi erano attesi da tutte le aziende vitivinicole interessate, a fronte di significative scelte di riduzione delle produzioni, ma ad oggi non risultano ancora essere state liquidate e secondo quanto appreso dagli interroganti, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura avrebbe segnalato ufficiosamente l'intendimento di procedere alle erogazioni nelle ultime settimane di febbraio, cosa di fatto mai avvenuta e senza alcuna comunicazione ufficiale;

          sempre in relazione alla crisi del settore viticolo provocata dall'emergenza COVID-19, è stata poi introdotta, attraverso un decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali (giugno 2020), la cosiddetta «distillazione di crisi»: 50 milioni di euro all'interno del Piano nazionale di sostegno (Pns) 2020 da destinare alla distillazione di in giacenza alla data del 31 marzo 2020, rapidamente aumentate con la crisi dei consumi, soprattutto nel comparto «Horeca». Da tale misura sono esclusi i vini Dop e Igp;

          da ultimo, con la legge di bilancio 2021 sono stati stanziati 10 milioni di euro per lo stoccaggio privato dei vini Doc, Docg e Igt certificati o atti a divenire tali, e detenuti in impianti ubicati sul territorio nazionale;

          con le previste economie elencate, molte aziende, duramente colpite dalle conseguenze dell'emergenza COVID-19, erano e sono pronte ad avviare una nuova campagna vendemmiale ed una ripresa economica e produttiva completa –:

          a che punto sia l'erogazione dei pagamenti previsti da ciascuno dei provvedimenti citati in premessa a favore delle aziende vitivinicole colpite dalla crisi economica conseguente all'emergenza COVID-19 e se si prevedano ulteriori misure per il rilancio del settore.
(5-05765)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


      RAMPELLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

          è di pochi giorni fa la notizia delle dimissioni da presidente del consiglio regionale del Lazio Mauro Buschini, finito al centro di un'istruttoria ribattezzata «concorsopoli»: un bando per dipendenti pubblici del piccolo comune di Allumiere, in provincia di Roma, dal cui elenco-idonei il consiglio regionale del Lazio e il comune di Guidonia avrebbero «pescato» 24 assunzioni definitive, usufruendo della normativa che consente di «pescare» dall'ultima procedura conclusa da altri enti pubblici ricadenti nel proprio territorio;

          l'inchiesta è partita da un articolo di stampa sul Fatto Quotidiano, che denunciava come nel giro di 15 giorni, nella frenesia delle festività natalizie, grazie a un concorso di pertinenza del comune di Allumiere erano stati «assunti a tempo indeterminato in Regione Lazio» e in altri enti pubblici alcuni «membri dello staff e dei consiglieri regionali», fra i quali «il presidente della commissione trasparenza del Campidoglio», Marco Palumbo, oggi dipendente a tempo indeterminato del comune di Guidonia;

          in particolare, il 18 dicembre 2020 il Consiglio regionale ha improvvisamente deciso di assumere 16 funzionari di categoria C da destinare all'ufficio di presidenza e gli esiti del concorso più recente erano stati pubblicati quattro giorni prima dal comune di Allumiere;

          la regione Lazio ha approvato lo schema di accordo con Allumiere e iniziato a scorrere l'elenco-idonei, seguendo la graduatoria; il 23 dicembre i candidati selezionati hanno risposto alle e-mail e il 28 dicembre è stata approvata la determina dirigenziale con i nomi dei neo-assunti;

          secondo le prime ricostruzioni riportate da fonti di stampa, si tratta in gran parte di collaboratori fiduciari dei consiglieri regionali del Partito democratico, ma anche di Lega e M5S, militanti e anche un consigliere capitolino, per i quali, in ogni caso, il posto di lavoro in consiglio regionale è assicurato, anche nell'ipotesi di cambio di amministrazione;

          altra coincidenza, sulla quale sta indagando la procura di Civitavecchia, è che il sindaco di Allumiere, Antonio Pasquini, lavora nella segreteria dell'ormai ex presidente del consiglio regionale, Mauro Buschini;

          lo scandalo sollevato dal Fatto Quotidiano e da Repubblica è andato a scoperchiare una prassi che risulterebbe abbastanza radicata riguardo alla gestione del personale politico e degli «uomini d'area» nella politica, soprattutto romana;

          fermo restando che sarà compito della magistratura far luce su eventuali irregolarità, la modalità di queste assunzioni rappresentano una cattiva gestione della «res publica» e, in ogni caso, la vicenda mostra aspetti, quantomeno, di opacità che impongono dubbi sulla circostanza che qualche candidato sapesse in anticipo della possibilità di essere assunto in regione passando per la via di Allumiere e, in generale, ad avviso dell'interrogante, alimenta il sospetto di una procedura selettiva di tipo clientelare –:

          di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto sopra esposto e se intenda adottare iniziative di carattere normativo per stabilire, come principio generale, il divieto per consulenti ed esponenti politici di partecipare a concorsi e procedure selettive per l'assunzione a tempo indeterminato da parte delle amministrazioni pubbliche, in modo da evitare il ripetersi di casi come quello di cui in premessa.
(4-08898)

SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:


      D'ATTIS, OCCHIUTO, CANNIZZARO, LABRIOLA, TORROMINO, ELVIRA SAVINO, GIANNONE, MARIA TRIPODI e D'ETTORE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'emergenza pandemica ha fortemente messo sotto stress il servizio sanitario nazionale e la sua capacità di rispondere adeguatamente all'emergenza sanitaria;

          alcune regioni mostrano un'estrema difficoltà a gestire la diffusione del virus e a procedere efficacemente alle vaccinazioni;

          sotto questo aspetto, la situazione della regione Puglia nella gestione e nel controllo della diffusione della pandemia è di vero allarme;

          dopo oltre un anno dall'inizio della pandemia e dopo questi mesi di nuove restrizioni, la realtà è che la regione non riesce a tenere sotto controllo la ripresa dei contagi e degli ammalati, fino al punto in cui è ora, con gli ospedali sotto pressione, i posti che mancano, la riattivazione dei reparti COVID non ancora operativi e il virus che si è diffuso in maniera preoccupante nella regione;

          la campagna vaccinale è l'emblema di un'inefficienza preoccupante. La Puglia ancora oggi è una delle ultime regioni per numero di somministrazioni giornaliere e le terapie intensive pugliesi sono in soglia critica, oltre quella del 30 per cento stabilita dal Ministero;

          quella che appare agli interroganti la fallimentare gestione da parte del presidente della regione e, in particolare, dell'assessore alla sanità Pier Luigi Lopalco mostra la necessità di procedere tempestivamente alla nomina di un commissario che possa agire nell'esclusivo interesse dei cittadini;

          ulteriore esempio di pessima gestione della pandemia è certamente quello della regione Calabria, la cui sanità è sottoposta a commissariamento;

          uno dei casi più evidenti di pessima gestione dell'emergenza è quello dell'ospedale di Cosenza, il centro ospedaliero più grande a cui fanno riferimento i cittadini di tutti i comuni limitrofi. Negli ultimi mesi su 400 posti letto complessivi, 157 sono diventati posti letto COVID. Invece di creare, come è stato fatto in tanti territori nel Paese, un COVID hospital dedicato, si è deciso di far diventare il principale ospedale dell'area un enorme potenziale focolaio, impedendogli di garantire i servizi sanitari e le richieste ordinarie che arrivano dal territorio;

          a ciò si aggiunga la situazione dell'ospedale Giannettasio dell'area urbana di Rossano (Cosenza), che sta subendo anch'esso la scelta del commissario di allocare all'interno della struttura un centro COVID, con la conseguente forte riduzione del livello essenziale di assistenza ospedaliera –:

          quali iniziative di competenza si intendono adottare per dare soluzione alle gravissime criticità esposte in premessa, al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute e la rapida piena attuazione della campagna vaccinale in tutto il Paese.
(3-02183)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


      CARNEVALI, LORENZIN, SIANI, DE FILIPPO, RIZZO NERVO e PINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          è prossima l'entrata in vigore del regolamento dell'Unione europea sulla sperimentazione clinica n. 536/2014 in cui la tematica della sperimentazione clinica di medicinali in Italia e la necessità di dare nuovo slancio e opportunità a questo strategico settore rappresentano una priorità;

          le tempistiche per l'esecuzione di suddetto regolamento si fanno stringenti, considerato che durante l'ultimo incontro dell'Ema Management Board è stato prodotto un report dal quale emerge che l'attivazione dello EU Clinical Trial Information System (Ctis), strumento propedeutico alla definitiva entrata in vigore del nuovo regolamento europeo, è stata al momento fissata per gennaio 2022;

          in Italia, l'applicazione di quanto previsto dal regolamento sta seguendo un lento percorso di adozione e adattamento, che vede il suo punto di partenza nella legge n. 3 del 2018, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 25 del 31 gennaio 2018, che ha conferito delega al Governo per il riassetto e il coordinamento della materia;

          solamente un decreto attuativo della suddetta legge ha visto la luce nel 2019 e, fino a oggi, manca ancora chiarezza sui contenuti di quanto ancora deve essere normato;

          è di fondamentale importanza creare un impianto regolatorio strutturato e ben coordinato da attivare in tempi rapidi e in ossequio ai parametri che già erano stati indicati dalla legge n. 3 del 2018: un impianto regolatorio che sia in grado di attirare investimenti e di rendere il Paese competitivo;

          secondo i dati forniti da Fondazione The Bridge, per ogni 1.000 euro investiti dalle aziende farmaceutiche nei trial clinici, il servizio sanitario nazionale risparmierebbe 2.200 euro per il minore uso di farmaci con un vantaggio economico complessivo che supererebbe i 700 milioni di euro l'anno;

          è fondamentale investire anche sulla ricerca no profit; a fronte di un calo del 23,2 per cento nel 2019, è necessario ricordare che gli studi indipendenti rispondono a requisiti meno stringenti rispetto alle esigenze di mercato, e possono fare ricerca anche in ambiti che interessano meno al privato;

          a febbraio 2021 in seno alle due Camere è stato creato un l'intergruppo parlamentare sulla sperimentazione clinica, con lo scopo precipuo di promuovere è supportare in maniera concreta la ricerca clinica in Italia –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di garantire la piena esecuzione del regolamento dell'Unione europea n. 536 del 2014, assicurando un quadro normativo chiaro sulla sperimentazione clinica, in linea con i principi e criteri direttivi della legge n. 3 del 2018.
(5-05747)


      BAGNASCO, NOVELLI, BOND, VERSACE, MUGNAI e BRAMBILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          In Italia, nell'ambito dell'emergenza da COVID-19, la valutazione di tutte le sperimentazioni cliniche sui farmaci è stata affidata all'AIFA, ai sensi del decreto-legge «Cura Italia», articolo 17;

          nel corso dei mesi numerose sono state le terapie farmacologiche utilizzate per trattare il COVID-19;

          Il 30 novembre 2020 il Ministero della salute ha emanato una circolare relativa alla «Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2» nella quale sono contenute indicazioni operative per la presa in carico dei pazienti con COVID-19 in isolamento domiciliare;

          il 9 dicembre 2020 l'Agenzia italiana del farmaco ha diffuso una nota contenente raccomandazioni sul trattamento farmacologico domiciliare dei casi lievi e linee di indirizzo sui farmaci da utilizzare in ambito domiciliare;

          le raccomandazioni prevedono, in particolare, la cosiddetta vigile attesa, trattamenti sintomatici (come ad esempio, il paracetamolo) e il mantenimento delle terapie croniche in atto;

          nel corso degli ultimi mesi si sono registrati significativi avanzamenti nelle sperimentazioni di cure contro il COVID-19 e pubblicazioni di studi che suggeriscono adeguamenti ai protocolli terapeutici in essere;

          il 31 marzo 2021 è stato pubblicato su MedRxiv in versione pre-print uno studio dal titolo «A Simple, Home-Therapy Algorithm to Prevent Hospitalization for COVID-19 Patients», tra i cui autori figura il direttore dell'istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, il professor Giuseppe Remuzzi, che si propone di presentare ai Medici di medicina generale una possibile cura domiciliare nelle prime fasi dell'infezione da COVID-19;

          allo studio clinico sopracitato è seguito un documento presentato da Fredy Suter e Giuseppe Remuzzi, dal titolo «A recurrent question from a primary care physician: How should I treat my COVID-19 patients at home?», pubblicato su Clinical and Medical Investigations;

          secondo gli autori «se la febbre non è l'unico sintomo presente, i farmaci antinfiammatori non steroidei» (come il celecoxib e la nimesulide) «così come anche l'acido acetilsalicilico (aspirina), sono da preferirsi al paracetamolo», permettendo di «prevenire la reazione infiammatoria che, se viene presa in tempo, è curabile a domicilio dal medico di famiglia»;

          al fine di prevenire evitabili decorsi severi della malattia e conseguentemente la saturazione dei reparti ospedalieri, potrebbe essere opportuno implementare un approccio che privilegi l'attesa operativa rispetto a quella vigile –:

          se siano in corso valutazioni dei nuovi protocolli di cura, a partire da quello contenuto nello studio dell'istituto Mario Negri, e se siano previste a breve modifiche ai protocolli vigenti.
(5-05748)


      BOLOGNA e ANGIOLA. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:

          secondo l'OMaR (Osservatorio malattie rare), il numero di malati rari in Italia si aggira attorno ai 2 milioni;

          con una nota dell'8 marzo 2021, l'Ufficio di Gabinetto del Ministero della salute ha chiarito che, una volta completata la prima fase della campagna vaccinate, si procederà a dare priorità ad alcune categorie di cittadini affetti da specifiche patologie valutate come particolarmente critiche, tra cui i soggetti affetti da trisomia 21 costituzionale, e i soggetti portatori di handicap gravi ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104;

          più di 50 associazioni (tra cui l'Associazione malattie rare dell'Alta Murgia) e Federazioni di pazienti a livello nazionale e regionale hanno sollecitato il Governo affinché sia assicurata l'effettiva priorità vaccinale per tutte le persone con malattia rara e ad alta complessità di cura e i loro caregiver o nucleo familiare convivente individuati dai medici di famiglia;

          tra le richieste, c'è quella di fare riferimento anche ai codici presenti in Orphanet Italia, in quanto, se venissero inclusi solo i codici presenti nei Lea del 2017, molte persone resterebbero escluse a parità di fragilità e vulnerabilità;

          è inoltre importante coinvolgere, ove presenti, I centri di riferimento delle malattie rare per la convocazione e la somministrazione dei vaccini per Sars-Cov2 per garantire sicurezza ed appropriatezza prescrittiva, oltre che a fini di ricerca sul tema «malattie rare-vaccini Sars-Cov2»;

          ove non siano presenti i centri di riferimento, è opportuno che chiunque venga indicato per la presa in carico vaccinale sul territorio di residenza del malato raro si confronti con il centro di riferimento della malattia rara presente eventualmente in altra regione o Nazione, oppure con il coordinamento regionale malattie rare della propria regione;

          sono inoltre essenziali la tracciabilità dell'iter vaccinale per tali malati e l'individuazione di percorsi differenziati per la vaccinazione per evitare che stazionino in ambienti affollati;

          infine, le associazioni chiedono massima trasparenza da parte delle istituzioni. Chiedono di poter prendere visione del documento redatto dal «Tavolo interregionale malattie rare» sulle priorità vaccinali, per avere contezza delle proposte fatte da tale tavolo tecnico da cui scaturiscono le decisioni governative adottate in favore dei malati rari –:

          quali iniziative si intendano adottare per garantire effettiva priorità di vaccinazione ai malati rari su tutto il territorio nazionale, superando le criticità esposte in premessa.
(5-05749)


      LOREFICE, SPORTIELLO, SAITTA, PAPIRO, GIARRIZZO, NAPPI, D'ORSO, ALAIMO, CIMINO, CANCELLERI, RAFFA, CASA, SCERRA, LUCIANO CANTONE, LICATINI, DAVIDE AIELLO, FICARA, MARTINCIGLIO, PIGNATONE, RIZZO, D'ARRANDO, FEDERICO, IANARO, MAMMÌ, MISITI, PENNA, PROVENZA, RUGGIERO e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          da fonti giornalistiche si apprende che, a seguito di un'indagine giudiziaria avviata dalla procura di Trapani, sono stati iscritti nel registro degli indagati una dirigente e due suoi stretti collaboratori del dipartimento regionale per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico (D.a.s.o.e.) dell'assessorato della salute della regione Siciliana, nonché lo stesso assessore alla salute;

          l'indagine riguardante i presunti falsi dati della pandemia è stata svolta dal Nas di Palermo, unitamente al comando provinciale di Trapani, nell'ambito di una più ampia strategia di controllo finalizzata a perseguire illeciti connessi nell'erogazione di servizi sanitari svolti durante l'emergenza pandemica;

          i reati contestati nell'ordinanza di misura cautelare, emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Trapani, sono falso materiale ed ideologico in concorso. In particolare, gli arrestati sono accusati di «aver alterato, in svariate occasioni, il flusso dei dati riguardante la pandemia SarsCov-2 (modificando il numero dei positivi e dei tamponi e talvolta anche dei decessi dovuti alla pandemia) diretto all'Istituto superiore dignità, modificando di fatto la base dati su cui adottare i discendenti provvedimenti per il contenimento della diffusione del virus». Dal mese di novembre 2020 sarebbero circa 40 gli episodi di falso documentati dagli investigatori dell'Arma, l'ultimo dei quali risalente al 19 marzo 2021;

          si leggono, dalle intercettazioni telefoniche, frasi gravissime quali «abbassa i positivi e aggiungi un migliaio di tamponi...» oppure «spalmiamo un po' di morti...»;

          sono state effettuate anche perquisizioni domiciliari nei confronti di altri sette indagati alla ricerca di materiale informatico e non, utile alle indagini. Inoltre, è stata effettuata un'acquisizione informatica selettiva (in particolare, flusso e-mail e dati relativi all'indagine) presso i server dell'assessorato regionale alla salute e del dipartimento;

          a seguito dell'iscrizione nel registro degli indagati, l'assessore alla salute Ruggero Razza si è dimesso dal suo incarico –:

          se il Governo non ritenga opportuno procedere alla nomina di un nuovo commissario delegato a gestire l'emergenza da Coronavirus nella regione Siciliana, assicurando al contempo un sistema di vigilanza più incisivo e idoneo ad acquisire, in Sicilia come in altre regioni, i dati reali sull'epidemia, al fine di evitare il ripetersi di situazioni analoghe.
(5-05750)


      PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PAOLIN, SUTTO, TIRAMANI e ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'atrofia muscolare spinale (Sma) è una malattia neuromuscolare rara caratterizzata dalla perdita progressiva dei motoneuroni. Ne esistono diverse forme di cui la prima, la più grave, si manifesta nei primi mesi di vita;

          i bambini affetti da Sma di tipo 1 presentano difficoltà nel sedersi, nell'alzare il capo e nel muovere gli arti. La malattia interessa successivamente le funzioni vitali e può provocare insufficienza respiratoria o infezioni polmonari dall'esito fatale;

          in data 19 maggio 2020 – a circa 12 mesi dall'analoga decisione presa dalla Fda statunitense – la Commissione europea ha concesso l'approvazione per Zolgensma, una terapia innovativa indicata per il trattamento della patologia in oggetto;

          rispetto ai precedenti approcci terapeutici, il medicinale Zolgensma ha segnato una vera e propria rivoluzione, in quanto è in grado di correggere il difetto genetico della malattia con un trattamento somministrato una sola volta nella vita. Secondo gli studi, il farmaco garantirebbe importanti benefìci, tra cui una prolungata sopravvivenza libera da eventi e il raggiungimento di traguardi motori mai osservati prima;

          con l'interrogazione n. 4-07698, il Gruppo Lega sollecitava l'abolizione del limite di età di sei mesi che era stato originariamente imposto a livello nazionale ai fini della prescrivibilità del farmaco a carico del Servizio sanitario nazionale, evidenziando come detto limite apparisse ingiustificato, anche alla luce delle decisioni prese in altri Paesi europei e del mondo;

          il 10 marzo 2021 l'Aifa ha effettivamente rimosso il limite in questione, ammettendo il farmaco alla rimborsabilità in pazienti con peso fino a 13,5 chilogrammi;

          a quanto risulta, tuttavia, la stessa Aifa avrebbe previsto delle limitazioni ulteriori che escluderebbero, questa volta, dall'accesso al farmaco i bambini con tracheostomizzazione o Peg, adottando criteri di trattamento che sembrerebbero, ancora una volta, più restrittivi di quelli utilizzati all'estero;

          gli interroganti non pretendono di sindacare nel merito le valutazioni operate dall'Aifa. È evidente, peraltro, la necessità di uniformare la posizione nazionale a quella degli altri Paesi in cui il farmaco risulta disponibile, per assicurare la massima tutela dei bambini affetti da Sma e per evitare che i genitori si vedano costretti a organizzare raccolte fondi private o viaggi della speranza per accedere a un farmaco molto costoso che dovrebbe essere garantito loro dal Servizio sanitario nazionale –:

          se non ritenga di promuovere urgentemente una rivalutazione e, auspicabilmente, un superamento degli ulteriori limiti che risultano imposti, a livello nazionale, alla prescrizione di Zolgensma a carico del Servizio sanitario nazionale.
(5-05751)


      NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          come riportato da diversi organi di stampa, nel novembre 2020, un team di ricerca dell'università statale di Milano ha sviluppato un test salivare molecolare per COVID-19, basato e ottimizzato su un protocollo dell'Università di Yale disponibile in open science;

          tale tampone sarebbe affidabile (96 per cento) ed efficace nell'identificare i soggetti con alta carica virale in saliva anche quando pre-sintomatici e asintomatici;

          esso è autosomministrabile, senza necessità di personale per il prelievo, il che lo rende assai adatto per la sorveglianza attiva e consente una notevole riduzione dell'impiego di personale sanitario, da impiegare per esempio nella campagna di vaccinazione;

          per la sua scarsa invasività, il tampone salivare è molto adatto a bambini (in età scolare) e – con alcune accortezze – a soggetti non collaboranti e a coloro che, per esigenze come quelle lavorative, sono sottoposti al tampone a ritmi quasi giornalieri;

          in Italia, questa tipologia di test è svolta in via sperimentale, soprattutto per opera di gruppi di ricerca universitaria, su piccola scala, mentre in altri Paesi europei, come la Francia, è equiparata ai tamponi nasofaringei autorizzati dal Ministero della salute;

          in Italia, attualmente risultano autorizzati solo i tamponi oro/rino-faringeo, secondo quanto previsto dal rapporto dell'Istituto superiore di sanità n. 11/2020 Rev. 2-Raccomandazioni per il corretto prelievo, conservazione e analisi sul tampone rino/orofaringeo per la diagnosi di COVID-19, documento aggiornato al 29 maggio 2020;

          ad oggi, non risulta che il Ministero della salute abbia individuato percorsi di validazione del tampone molecolare di tipo salivare –:

          se il Governo intenda avviare un iter chiaro e trasparente cui possano accedere i vari gruppi di ricerca per la validazione di tamponi salivari molecolari per Sars-CoV-2, quale esame diagnostico da affiancare al tampone oro/rino-faringeo attualmente autorizzato.
(5-05752)


      GEMMATO, LOLLOBRIGIDA e BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto si evince da fonti di stampa, pare che Piero Di Lorenzo, presidente dell'Irbm di Pomezia, l'istituto italiano che collabora con l'azienda biofarmaceutica AstraZeneca nei test di controllo sul vaccino, abbia dichiarato, nel corso della trasmissione «Porta a Porta», quanto segue: «Avevo invitato il Governo Conte a prendere contatti con l'Università di Oxford per diventare comproprietari di quel vaccino visto che come imprenditore non mi conveniva fare quell'investimento dal momento che c'era l'intenzione di vendere il vaccino a prezzo industriale. Non ci sarebbe quindi stato un utile. Purtroppo questo è uno Stato ingessato. Non si è riusciti a fare un finanziamento da 20 milioni di euro nel giro di pochissimi giorni, più altri 50 milioni nel giro di alcuni mesi verso un'Università straniera perdendo così quest'occasione» –:

          di quali riscontri disponga circa quanto esposto in premessa e se risulti quali siano le motivazioni sottese al mancato investimento descritto in premessa.
(5-05753)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MATURI e POTENTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          il Fixplan è un farmaco prodotto con il sangue di giumente gravide usato negli allevamenti intensivi per la produzione di carne;

          l'azienda argentina Syntex prima produttrice al mondo di questo farmaco sta riprovando in questi giorni a chiedere l'autorizzazione all'immissione sul mercato europeo, quindi anche italiano, del preparato il cui principio attivo proviene dalla tortura di cavalle gravide nelle fattorie del sangue in Sud America, dove alle giumente in gestazione vengono prelevati anche dieci litri di sangue alla settimana;

          si tratta di un processo crudele – che include anche l'induzione di aborti ripetuti – che serve ad estrarre l'ormone impiegato nella produzione di un farmaco che viene poi somministrato negli allevamenti intensivi per la produzione di carne in Europa, per indurre scrofe, bovini e ovini ad essere fertili fin da subito dopo il parto, per fare più piccoli possibile da destinare alla macellazione;

          farmaci contenenti lo stesso principio attivo proveniente dalla medesima Syntex SA sono stati distribuiti in Europa per molti anni con i nomi commerciali di Crono-Gest, Ciclogonina, Syncrostim e altri. Poi, a seguito delle proteste di numerose associazioni animaliste, sono stati ritirati dal commercio;

          le torture sulle giumente gravide sono state documentate fin dal 2015. Per questo molte imprese europee avevano smesso di usare il principio attivo Gonadotropina serica equina (Pmsg) già nel 2018. Nelle scorse settimane, Syntex ha chiesto l'autorizzazione alle autorità europee per vendere in Europa il nuovo prodotto, il Fixplan, e ha avanzato la richiesta attraverso la cosiddetta «procedura decentrata», in base alla quale ogni singolo Paese deve dare il proprio «via libera» che è già stato concesso da Germania, Irlanda e Spagna –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché non sia consentita la commercializzazione di questo farmaco in Italia alla Syntex, evitando contestualmente le terribili procedure di estrazione degli ormoni a migliaia di giumente gravide.
(4-08890)


      ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          le terapie domiciliari assumono un'importanza fondamentale ai fini della corretta gestione della pandemia da COVID-19, consentendo di mettere in sicurezza i soggetti positivi che non necessitano di ricovero e, allo stesso tempo, di non affollare in maniera ingiustificata gli ospedali e le strutture di pronto soccorso;

          il perseguimento degli anzidetti scopi si poneva alla base dell'articolo 8 del decreto-legge n. 14 del 2020, poi trasfuso nell'articolo 4-bis del decreto-legge n. 18 del 2020, con il quale sono state istituite le Unità speciali di continuità assistenziali (cosiddetto Usca), formate da medici di continuità assistenziale, medici che frequentano il corso di formazione specifica in medicina generale e, in via residuale, laureati in medicina e chirurgia abilitati e iscritti all'ordine di competenza;

          nonostante i presupposti di partenza, l'implementazione delle terapie domiciliari ha incontrato, nel tempo, numerosi ostacoli di carattere tecnico e burocratico ascrivibili, in particolare, all'assenza di un protocollo di cura valido e condiviso con i medici stessi;

          si è rivelato inadeguato anche il protocollo di cui alla nota Aifa in data 9 dicembre 2020, recante «princìpi di gestione dei casi Covid-19 nel setting domiciliare», con il quale l'Agenzia regolatoria aveva raccomandando ai medici del territorio di limitarsi alla «vigile attesa» e all'utilizzo di trattamenti sintomatici come il paracetamolo;

          tale nota, fortemente limitativa della libertà prescrittiva dei medici, è stata in effetti impugnata dinanzi al Tar per il Lazio e da questo sospesa in sede cautelare con ordinanza n. 1412 del 2021, sul presupposto che è diritto dei medici «prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza, e che questo diritto non può essere compresso nell'ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi»;

          l'ordinanza del Tar per il Lazio segue quella precedente del Consiglio di Stato sul principio attivo idrossiclorochina che pure aveva formato oggetto di una nota limitativa dell'Aifa, anch'essa sospesa in sede cautelare in quanto adottata in assenza di «ragioni sufficienti sul piano giuridico a giustificare l'irragionevole sospensione del suo utilizzo sul territorio nazionale» (cfr. l'ordinanza n. 7097 del 2020 del Consiglio di Stato);

          a parere dell'interrogante, l'Agenzia italiana del farmaco dovrebbe mutare l'approccio sin qui seguito, evitando di comprimere le libere scelte dei medici prescrittori con note fortemente limitative e illegittime, e cercando piuttosto di affiancare i medici stessi nella gestione dei pazienti COVID, diramando raccomandazioni e protocolli condivisi che valorizzino le esperienze da questi raccolte sul territorio e agevolino un'implementazione ottimale, corretta e uniforme delle terapie domiciliari –:

          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, vista la crescente necessità di armonizzare tutte le azioni in campo, istituire un volo di monitoraggio ministeriale in cui siano rappresentate tutte le professionalità coinvolte nei percorsi di assistenza territoriale, ed attivarsi affinché le diverse esperienze e i dati clinici raccolti dai servizi sanitari regionali confluiscano in un protocollo unico nazionale di gestione domiciliare del paziente COVID-19, nel rispetto dei princìpi esposti in premessa.
(4-08904)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, per sapere – premesso che:

          con sentenza n. 02643/2021, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso n. 2997 del 2018 da parte del Consiglio nazionale del notariato per la riforma della sentenza del Tribunale amministrativo regionale per il Lazio, n. 10004/2017, accogliendo così il ricorso di primo grado nei sensi precisati in motivazione;

          secondo tale sentenza, il decreto 17 febbraio 2016 del Ministero dello sviluppo economico, «stabilendo che "l'atto costitutivo e lo statuto, ove disgiunto, sono redatti in modalità esclusivamente informatica e portano l'impronta digitale di ciascuno dei sottoscrittori apposta a norma dell'articolo 24 del C.A.D."», avrebbe innovato arbitrariamente le previsioni della norma primaria di cui all'articolo 4, comma 10-bis, del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, come convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2015, n. 33, e posto in essere una disciplina che, stanti i limiti eminentemente formali dei controlli assegnati dalla legge all'ufficio del registro delle imprese, risulterebbe in contrasto con l'articolo 11 della direttiva 2009/101/CE, confermata dall'articolo 10 della successiva direttiva (UE) 2017/1132, perlomeno finché una modifica legislativa non ampliasse appropriatamente tali limiti;

          risulta così annullata la possibilità di redigere l'atto costitutivo delle start-up innovative tramite piattaforma digitale e senza costi, modalità che oggi risulterebbe tinto più raccomandabile alla luce delle restrizioni poste dalle misure contro la diffusione dell'epidemia da Covid-19, nonché dei propositi assunti a livello comunitario con la proposta degli Start-up Nations Standard per sostenere semplificazione e digitalizzazione, e soprattutto degli indirizzi contenuti nella direttiva (UE) 2019/1151, che dovrà essere recepita entro quest'anno dal nostro Paese e che prevede tra l'altro che, qualora siano utilizzati modelli per la costituzione on-line di società, vige «l'obbligo di disporre degli atti costitutivi della società redatti e certificati in forma di atti pubblici qualora non sia previsto un controllo preventivo amministrativo o giudiziario, come previsto all'articolo 10, si considera soddisfatto»;

          è verosimile che possano insorgere paralizzanti incertezze in relazione alla legittimità e al fondamento giuridico stesso delle start-up che si sono costituite secondo la procedura decaduta a seguito della citata sentenza, in relazione a tutti i profili della loro attività e alla separazione patrimoniale tra la società e i soci, creando disincentivi per i potenziali partner contrattuali e per gli investitori;

          si pone, altresì, il problema di definire la situazione di quelle imprese già iscritte alla sezione speciale del registro delle imprese e successivamente da essa cancellate, non costituite con atto pubblico ma con scrittura privata non autenticata (in base all'articolo 24 del codice dell'amministrazione digitale per le quali la disciplina impugnata prevedeva la permanenza nella sezione ordinaria –:

          se e quali iniziative di competenza i Ministri interpellati intendano adottare tempestivamente, in ordine alle criticità poste dalle incertezze determinatesi a seguito della citata sentenza a carico della platea delle imprese già costituite;

          se intendano, e in che tempi, promuovere un'iniziativa normativa di rango primario, volta a prevedere procedimenti digitali e semplificati per la costituzione di start-up innovative, avuto riguardo ai rilievi sollevati nella citata sentenza, e per ridefinire l'ambito dei controlli demandati all'ufficio del registro delle imprese.
(2-01175) «Carabetta, Alemanno, Chiazzese, Giarrizzo, Palmisano, Perconti, Sut, Masi, Scanu, Fraccaro, Orrico, Davide Aiello, Amitrano, Barzotti, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Invidia, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci, Alaimo, Baldino, Maurizio Cattoi, Corneli, De Carlo, Dieni, Giordano, Parisse».

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

          a causa della crisi economica e sociale provocata della pandemia da Covid-19 sempre più cittadini purtroppo si trovano in gravi difficoltà economiche;

          dai monitoraggi effettuati dalla Caritas durante e immediatamente dopo il lockdown dello scorso anno, si è registrato un incremento di circa il 12,7 per cento del numero di persone che durante il 2020 hanno chiesto aiuto;

          in Italia, la povertà non è un fenomeno marginale né di breve periodo; da anni l'Istat, infatti, fornisce dati inquietanti, soprattutto per quanto riguarda la cosiddetta «povertà assoluta», che vuol dire «non avere i mezzi per vivere con dignità». Secondo gli ultimi dati Istat disponibilità, le famiglie in povertà assoluta sono oltre 2 milioni, 335 mila in più rispetto allo scorso anno e gli individui totali in questa condizione sono circa 5,6 milioni, ovvero 1 milione in più rispetto al 2019;

          visto che la pandemia potrebbe durare ancora a lungo, il numero dei «nuovi poveri» sembra essere destinato a crescere ulteriormente, rendendo inadeguati anche gli interventi effettuati dallo Stato con varie forme di «ristoro» e di sostegno alle nuove povertà;

          molti cittadini non riescono più a far fronte alle spese comuni quale il pagamento delle utenze di luce e gas, come successo ad esempio ad una donna di 68 anni di Livorno alla quale è stata staccata l'utenza delle luci in quanto risultava inadempiente nei pagamenti della fornitura elettrica;

          la donna ha rischiato di morire in quanto tenuta in vita da un sistema meccanico di ventilazione artificiale e solo l'intervento della polizia ha evitato il peggio. Purtroppo, nella medesima situazione si trovano molti altri cittadini –:

          se il Governo sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di tutelare i cittadini più in difficoltà a causa della crisi economica, ed in situazioni di estrema fragilità, che rischiano di vedersi bloccare i servizi relativi all'elettricità e al gas.
(2-01173) «Corneli».

Interrogazioni a risposta immediata:


      BENAMATI, LACARRA, BONOMO, GAVINO MANCA, MANCINI, NARDI, SOVERINI, ZARDINI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          il comparto dell'acciaio è strategico per la manifattura nazionale e la siderurgia italiana è la seconda siderurgia europea, prima nell'uso del forno elettrico e nel recupero del rottame, con oltre 200.000 dipendenti diretti e indiretti e 40 miliardi di euro fatturato, di cui oltre un terzo diretto alle esportazioni;

          lo sforzo che Governo e Parlamento hanno posto in essere, sia prima dell'epidemia sia adesso, con l'impegno di forti risorse per assicurare continuità a occupazione e produzione, è risultato determinante ma ancora non risolutivo per il sostegno e il rilancio del settore dell'acciaio e per la ripresa della produzione dell'impianto ArcelorMittal di Taranto, asset fondamentale per il settore e per le filiere italiane che fanno uso dell'acciaio;

          l'ammodernamento impiantistico e l'ambientalizzazione dello stabilimento, la cui produzione ha segnato per il 2020 un livello pari a 3,2 milioni di tonnellate con diversi impianti fermi e quasi l'intera forza lavoro in cassa integrazione, sono gli obiettivi da continuare a perseguire per attuare il piano industriale originario che prevedeva una produzione a regime, nel 2025, di 8 milioni di tonnellate con il conseguente impiego della totalità della forza lavoro;

          le organizzazioni sindacali denunciano da mesi una condizione di sicurezza impiantistica fortemente compromessa a causa della mancata manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, con frequenti incidenti, l'ultimo il 5 aprile 2021;

          il 2021 avrebbe dovuto essere, per il polo siderurgico di Taranto, l'anno del rilancio, con il ritorno della produzione a 5 milioni di tonnellate annue, l'avvio di investimenti in impianti e ambiente e l'ingresso rapido dello Stato nel capitale di Am Investco;

          il rilancio della siderurgia nazionale appare assolutamente strategico alla luce dei rincari record e della carenza di materiali che si sta registrando a livello mondiale e che comporta forti difficoltà di approvvigionamento e la necessità per le aziende della manifattura nazionale di rivedere piani e previsioni di produzione nel breve-medio periodo: la Cina è diventata un importatore netto di acciaio e alluminio, la crisi dei container marittimi sta avendo pesanti ripercussioni sulle supply chain e la mancata produzione dell'ex-Ilva di Taranto sono alcune delle cause della carenza dei materiali e del trend di crescita dei prezzi in Italia e in Europa –:

          quali iniziative intenda porre in essere il Governo per assicurare una produzione ambientalmente sostenibile dell'acciaio a Taranto e il pieno rilancio della siderurgia nazionale.
(3-02186)


      MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          la perdurante crisi socio-economica correlata all'emergenza pandemica da COVID-19 ed il prolungamento delle misure restrittive per il contenimento del contagio hanno reso quantitativamente insufficienti le risorse finora messe in campo in favore delle imprese in difficoltà;

          la previsione di un sistema rinnovato e potenziato quale risposta alle esigenze economiche dei soggetti maggiormente colpiti dalla crisi, basato su un calcolo dei contributi a fondo perduto in misura percentuale rispetto alla differenza di fatturato rilevata, rappresenta indubbiamente un elemento di novità che, tuttavia, necessita di ulteriori aggiornamenti applicativi al fine di garantire un efficace sostegno economico alle imprese;

          si evidenzia un aspetto certamente positivo, in netta controtendenza con le decisioni prese in passato, ovvero la scelta dal superamento – fortemente voluto dal gruppo della Lega – del meccanismo di riconoscimento delle risorse basato sul sistema dei codici Ateco, che aveva determinato numerosi problemi in ragione della difficoltà di predisporre un'elencazione omnicomprensiva delle attività beneficiarie, con la diretta conseguenza che alcuni operatori economici rimanevano esclusi dagli aiuti previsti;

          secondo notizie stampa, risulta di prossima emanazione un ulteriore provvedimento economico, finanziato da un nuovo scostamento di bilancio che il Governo si appresta a chiedere al Parlamento, verosimilmente destinato in gran quota a supportare operatori economici e attività produttive ancora vittime delle chiusure emergenziali –:

          se, in vista del nuovo scostamento di bilancio sopra menzionato, in sede di calcolo dei contributi a fondo perduto per aziende e lavoratori titolari di partita Iva, non ritenga opportuno definire i relativi importi sulla base dei costi fissi gravosamente sostenuti.
(3-02187)


      LUPI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          dopo tre mesi di intenso dialogo attraverso incontri, email, documenti di presentazione, analisi di mercato, tra Antitrust dell'Unione europea e Governo per far decollare Italia trasporto aereo (Ita), una newco pubblica creata per rilanciare l'ennesima volta Alitalia, ci si trova ai negoziati finali;

          47 aerei per trasporto passeggeri è l'ultima proposta avanzata dalla newco alla direzione generale della concorrenza, oltre 2/3 aerei cargo e al massimo 4.800 unità dipendenti: un'operazione che non dovrebbe superare 1,8 miliardi di euro di finanziamento, sui 3 miliardi di euro stanziati;

          ci sono tanti e troppi i nodi sollevati dall'Unione europea che frenano il decollo della newco: tra questi il passaggio della parte «aviation», parte volo, da Alitalia a Ita: secondo l'Unione europea questo passaggio dovrebbe avvenire con una gara, cosa che richiederebbe almeno 5 mesi di tempo, troppi per far decollare l'operazione nell'autunno 2021;

          altri nodi emersi riguardano il programma fedeltà MilleMiglia, l'handling, la manutenzione, oltre ai diritti di decollo e atterraggio a Milano e Roma;

          la linea dura dell'Unione europea riguarda, inoltre, il marchio, ritenuto segno evidente di continuità aziendale, che, secondo l'Antitrust, non dovrebbe assolutamente andare a Ita, proprio a dimostrazione della discontinuità che la nuova newco dovrà necessariamente avere;

          il mercato aereo nazionale, proprio in queste ultime settimane, vede tante importanti compagnie aeree «depredare» le nostre principali rotte: Easyjet, Ryanair, Wizzair, Volotea e Lufthansa annunciano aumenti delle prenotazioni persino del 337 per cento, con nuovi piani di sviluppo e decine di nuove rotte sul nostro territorio;

          secondo l'interrogante non è possibile attendere ulteriormente nuove imposizioni da parte dell'Unione europea: il Governo deve avere la volontà di difendere il patrimonio Alitalia o Ita e procedere con decisione e fermezza con il nuovo piano di rilancio –:

          se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda difendere il piano presentato all'Unione europea e procedere con fermezza evitando ulteriori imposizioni da parte dell'Unione europea.
(3-02188)


      MASI, ALEMANNO, SUT, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          l'emergenza epidemiologica in corso causata dalla diffusione del COVID-19 e le specifiche misure restrittive di contrasto e contenimento disposte dal Governo, volta per volta e in base allo scenario di rischio e di contagio corrispondente, hanno impattato pesantemente sulle attività commerciali, della ristorazione ma non solo, alcune delle quali scontano chiusure da ben 14 mesi;

          gli effetti prodotti dalle misure varate a fine 2020 e ad inizio 2021 avevano creato l'aspettativa di una prossima riapertura dei pubblici esercizi già nel mese di febbraio 2021: con il contributo delle associazioni di categoria erano stati aggiornati i protocolli di sicurezza – sottoposti alla valutazione dell'allora Ministro Patuanelli e al Comitato tecnico-scientifico – per consentire la riapertura delle attività prendendo in considerazione anche le caratteristiche strutturali dei locali e le tipologie di servizio reso;

          tuttavia la risalita dell'indice di contagio nazionale connessa alla diffusione delle varianti del virus COVID-19 nel mese di marzo 2021 ha impedito al Governo di procedere sulla via di caute riaperture, facendo ripiombare nuovamente gli operatori del settore in una situazione di incertezza;

          pur nella consapevolezza dello sforzo enorme fatto dal precedente Governo e delle ingenti risorse economiche messe in campo per dare risposte in una situazione di pandemia, gli operatori del comparto dei pubblici esercizi hanno da tempo richiamato l'attenzione sulla situazione di impossibile quotidianità in cui versano e sull'urgenza di poter tornare a svolgere la propria attività in sicurezza con un certo grado di regolarità;

          anche a seguito della disponibilità, a febbraio 2021, del Comitato tecnico-scientifico di misurare in modo differente i diversi profili di rischio all'interno del variegato settore economico-produttivo, il Governo sta valutando l'intenzione di convocare questa settimana la cabina di regia per valutare l'allentamento di divieti e restrizioni e dunque procedere alla programmazione di possibili riaperture di alcune attività, sulla base di un eventuale miglioramento dei dati epidemiologici, relativi sia all'indice di contagio che al numero delle vaccinazioni effettuate, certificati dal Comitato tecnico-scientifico –:

          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, e con quali modalità, per programmare il percorso di riapertura delle attività economico-produttive, con il necessario criterio oggettivo rispetto ai dati, tenendo nella dovuta considerazione i protocolli di sicurezza elaborati dalle associazioni di categoria dei pubblici esercizi.
(3-02189)


      LOLLOBRIGIDA, MELONI, RIZZETTO, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DE TOMA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          la vicenda di Air Italy si trascina da anni e ha visto una moltitudine di manovre societarie: a partire dalla società Alisarda diventata Meridiana dal settembre 1991, poi divenuta Meridiana Fly in seguito all'acquisizione del vettore Eurofly, per far nascere, infine, Air Italy dalla joint venture tra Alisarda spa come socio di maggioranza e Qatar Airways, con una partecipazione azionaria pari al 49 per cento; si tratta del primo e più importante vettore aereo privato nazionale per numero di passeggeri trasportati, rotte e numero di dipendenti;

          Air Italy, attualmente in liquidazione, sta vedendo uno dei peggiori epiloghi nel panorama delle compagnie aeree nazionali ed internazionali, per le pesanti ripercussioni sia sui numerosi lavoratori coinvolti, sia sull'indotto che interessa in primo luogo il territorio sardo e quello lombardo, per le due basi operative di Olbia e Malpensa;

          una settimana fa Air Italy ha deciso di avviare le procedure di licenziamento per quasi 1.400 lavoratori e ha dichiarato di essere indisponibile a prorogare la cassa integrazione per i propri dipendenti;

          i rappresentanti dell'ex Meridiana hanno, inoltre, annunciato che entro l'estate 2021 gli ultimi due Boeing 737 Max verranno messi fuori flotta e sarà formalmente chiesta la cancellazione del certificato di operatore aereo;

          se si andrà avanti con i licenziamenti le conseguenze in termini sociali a danno di lavoratori e famiglie saranno le più gravi mai verificatesi in Italia nel settore del trasporto aereo, nella già drammatica situazione dovuta all'emergenza epidemiologica da COVID-19;

          lavoratori e sindacati chiedono un tavolo di crisi permanente sul trasporto aereo per individuare delle soluzioni ragionevoli e tutelare i lavoratori, quanto meno con il riconoscimento di ammortizzatori sociali per far fronte alla crisi;

          è necessario salvaguardare i posti di lavoro individuando iniziative nell'ambito di un tavolo di concertazione tra tutti i dicasteri competenti, anche per valutare la possibilità di applicare per Air Italy i poteri speciali della cosiddetta golden share, trattandosi di un settore strategico per il nostro Paese –:

          quali urgenti iniziative intenda assumere per gestire la crisi di Air Italy e tutelare i lavoratori coinvolti, anche attraverso la convocazione del tavolo di concertazione di cui in premessa.
(3-02190)

Interrogazione a risposta scritta:


      ZANELLA. — Al Ministro dello sviluppo economico — Per sapere – premesso che:

          la legge 27 dicembre 2017, n. 205, come successivamente modificata dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145, in attuazione della decisione (UE) n. 2017/899 del 17 maggio 2017, del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa all'uso della banda di frequenza 470-790 Mhz, nell'ambito della Unione europea, ha disciplinato e programmato un riassetto dell'intero sistema televisivo italiano, da completare entro il 30 giugno 2022 con la dismissione dei canali della cosiddetta «banda 700» e con il passaggio alle trasmissioni televisive digitali di seconda generazione mediante codifica DVBT-2/HEVC;

          in attuazione di tali disposizioni legislative, il Ministero dello sviluppo economico ha emanato il decreto ministeriale del 19 giugno 2019, con il quale ha definito il calendario nazionale della transizione, da completarsi entro il 30 giugno 2022;

          l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha, inoltre, emanato la delibera n. 39/19/CONS recante il Nuovo piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf) da destinare al servizio televisivo digitale terrestre;

          per quanto riguarda l'emittenza televisiva locale il nuovo quadro normativo prevede che dovranno dismettere tutte le proprie attuali frequenze tra il 1° settembre 2021 e il 31 dicembre 2021 e dovranno contestualmente accedere alla capacità trasmissiva dei nuovi operatori di rete;

          a fronte delle dismissioni è previsto un indennizzo, dell'importo complessivo di euro 304.200.000,00 che dovrà essere erogato sulla base di quanto previsto dal decreto del Ministro dello sviluppo economico del 27 novembre 2020;

          ad oggi, tuttavia, non risulta all'interrogante che il Ministero dello sviluppo economico abbia ancora completato le procedure per l'assegnazione dei nuovi diritti di uso ai nuovi operatori di rete nelle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna, nonché in tutte le altre regioni che dovranno effettuare la transizione successivamente al 31 dicembre 2021;

          non appare tecnicamente possibile attribuire le numerazioni automatiche dei canali (Lcn – Logical channel numbering) ai Fornitori di servizi media audiovisivi (Fsma) locali in tempo utile per l'avvio della transizione nel Nord Italia;

          infatti, per consentire ai Fsma locali di comunicare, con un minimo di anticipo, alla propria utenza, la modifica delle rispettive numerazioni Lcn all'esito delle sopracitate gare, sarebbe, necessario che tutti i procedimenti venissero conclusi non oltre il 30 giugno 2021;

          per ovviare a tale criticità, che rischia di compromettere la continuità aziendale della emittenza televisiva locale, l'unica soluzione che appare corretta è quella di prevedere un passaggio alla tecnologia DVBT2-HEVC simultaneo, sull'intero territorio nazionale, dell'emittenza locale e dell'emittenza nazionale tra aprile e giugno 2022 –:

          quali iniziative di competenza, anche normative il Ministro interrogato, intenda porre in essere per garantire la continuità aziendale della emittenza televisiva locale nell'ambito del processo di transizione al digitale televisivo DVBT2-HEVC.
(4-08902)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

          il complesso sistema di distribuzione delle risorse idriche all'interno del nostro Paese, la vetustà di alcune infrastrutture e l'esigenza di accelerare gli investimenti, soprattutto per la manutenzione ordinaria e straordinaria di tali infrastrutture, nonché l'annoso problema della dispersione idrica e l'urgenza di affrontare l'effetto dei cambiamenti climatici e i pesanti effetti delle crisi idriche che si succedono annualmente, rilevano la necessità di far ripartire quanto prima gli investimenti nel settore idrico;

          l'urgenza di assumere impegni concreti è stata ribadita da parte delle istituzioni interessate in occasione della «Giornata mondiale dell'acqua 2021», celebrata il 22 marzo 2021;

          come noto, al fine di programmare e realizzare gli interventi necessari a promuovere il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche, l'articolo 1, comma 516, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, prevede l'adozione del Piano nazionale di interventi per il settore idrico, da aggiornarsi ogni due anni, tenendo conto dello stato di avanzamento degli interventi;

          al fine di accelerare la predisposizione e l'attuazione del predetto piano, il comma 154 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2019 ha recato una serie di modifiche all'articolo 21 del decreto-legge n. 201 del 2011, con riferimento alle disposizioni ivi previste in materia di soppressione dell'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione Fondiaria in Puglia e Lucania (Eipli) e di trasferimento delle funzioni a una società per azioni a totale capitale pubblico e soggetta all'indirizzo e al controllo analogo degli enti pubblici soci, costituita dallo Stato e partecipata dai Ministeri competenti individuati dalla norma;

          per consentire la costituzione della predetta società, nella legge di bilancio 2018, sono state stanziate risorse, pari a 200.000 euro, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2014-2020;

          nell'ambito della Missione 2, componente IV, «Tutela del territorio e della risorsa idrica» del Piano nazionale di ripresa e resilienza in via di definizione e in particolare, secondo quanto previsto dalla riforma 2.4, uno degli obiettivi e dei conseguenti investimenti dovrebbe essere quello di ridurre il divario esistente nei servizi idrici, tra il centro-nord e il sud del Paese, dove vi è una carenza di gestori industriali;

          secondo quanto previsto dalle note tecniche al suddetto testo, sarà il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ad occuparsi della predisposizione di tali riforme e della loro conseguente attuazione, in accordo con il Ministero della transizione ecologica e con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

          nelle predette note tecniche si legge, inoltre, che: «La qualità delle risorse idriche è da tempo in crisi, aggravata negli ultimi anni dalle variazioni climatiche, dallo sviluppo di agglomerati urbani con un consumo di terreno sempre più intenso e dalla presenza di inquinanti emergenti, con conseguenti problemi di salvaguardia delle risorse idriche e della salute umana. I sistemi idrici presentano un'elevata obsolescenza; in particolare, i sistemi fognari, di drenaggio urbano e di depurazione, che non sempre sono presenti, spesso non sono adeguati alle norme europee, con conseguenti onerose procedure di infrazione. Dal 2016 è prevista l'istituzione di un commissario unico per accelerare l'attuazione dei lavori di collegamento, fognatura e depurazione»;

          rileva inoltre segnalare che l'Arera, durante l'audizione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza al Senato ha ritenuto opportuno porre in risalto che, «dalla ricognizione condotta dalla medesima nello scorso mese di settembre ai fini dell'aggiornamento della sezione “acquedotti” del Piano nazionale è emerso un fabbisogno di investimenti aggiuntivo, per il prossimo quinquennio, di circa 10 miliardi di euro (riferito a circa 1.200 progetti/interventi), prevalentemente concentrato nelle regioni del Centro e del Sud Italia» –:

          quale sia lo stato di avanzamento delle iniziative per la costituzione della suddetta società per azioni a totale capitale pubblico, necessaria per implementare una più efficace progettazione e realizzazione degli interventi relativi alle grandi infrastrutture idriche delle regioni afferenti all'Autorità di distretto dell'Appennino meridionale;

          se e con quali modalità si intenda coinvolgere il Parlamento nella discussione delle riforme di settore che, come delineato nelle note tecniche del Piano nazionale di ripresa e resilienza verranno predisposte dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e del relativo stato di avanzamento;

          come si intenda realizzare il processo di semplificazione delle procedure istruttorie e autorizzative al fine di realizzare gli investimenti secondo le tempistiche previste a livello europeo, garantendo, in ogni caso, un elevato livello di protezione ambientale –:

          se i Ministri interpellati ritengano sufficienti i fondi previsti per il settore idrico o se, anche alla luce di quanto emerso nelle audizioni svolte in Parlamento, non intendano adottare iniziative per stabilire un consistente aumento della dotazione dei fondi attualmente previsti per la Missione 2, componente IV «Tutela del territorio e della risorsa idrica» del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche al fine di superare l'annosa questione delle procedure di infrazione europee relative alle reti fognarie e agli impianti di depurazione.
(2-01174) «Daga, Maraia, Grippa, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Licatini, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Federico».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


      PEZZOPANE e PIZZETTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          le procedure di autorizzazione dei lavori per la realizzazione dell'infrastruttura viaria che collega Peschiera Borromeo a Spino d'Adda, in particolare il Ponte sull'Adda, risultano all'esame degli uffici del Ministero della transizione ecologica (ex Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare);

          dalla consultazione e dalle informazioni pubblicate sul sito internet del Ministero, la procedura n. 4637 (riqualifica della viabilità dell'ex strada statale 415 Paullese per il potenziamento della tratta da Peschiera Borromeo a Spino d'Adda: Ponte sull'Adda) iniziata il 23 aprile 2019, risulta ancora in fase di verifica presso la Commissione Via per l'istruttoria tecnica;

          la provincia di Cremona il 16 luglio 2020 ha provveduto a consegnare i documenti per la verifica di ottemperanza, previsti dalla procedura, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con le integrazioni richieste –:

          alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per sbloccare la procedura, permettendo agli enti preposti la realizzazione di un'infrastruttura considerata di rilevanza strategica per il territorio e inserita nel piano delle opere strategiche del Cipe a dicembre 2001, al fine di procedere con l'avvio dei lavori.
(5-05755)


      CORTELAZZO, MARIA TRIPODI, LABRIOLA e MAZZETTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il parco nazionale dell'Aspromonte è stato istituito con decreto del Presidente della Repubblica del 14 gennaio 1994, e con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 7 dicembre 2016, è stato approvato il relativo regolamento;

          il parco dell'Aspromonte è inserito nel territorio di 37 comuni, tutti in provincia di Reggio Calabria. Tra i suddetti comuni è ricompreso anche quello di San Lorenzo, il cui territorio nel luglio del 2012 è stato interessato da un incendio di vaste dimensioni che ha distrutto diversi ettari di pino laricio, i cui resti giacciono ancora ammucchiati tra le sterpaglie, dopo quasi nove anni, col pericolo che un altro incendio possa distruggere completamente il rimanente bosco, con un disastro ambientale di incalcolabili proporzioni;

          lo stato attuale di parte del patrimonio boschivo del comune di San Lorenzo, dopo nove anni, risulta sostanzialmente ancora abbandonato, laddove l'Ente Parco Aspromonte, come stabilito dal citato decreto ministeriale del 7 dicembre 2016. dovrebbe salvaguardare, garantire e promuovere in forma coordinata, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale nelle aree di sua competenza;

          è incomprensibile che un patrimonio boschivo di oltre 900 ettari, che tra l'altro ha sempre costituito una consistente risorsa economica per il comune di San Lorenzo, venga distrutto per la mancata pulizia del sottobosco e per la non applicazione del taglio programmato con successiva riforestazione;

          a quanto consta agli interroganti, molte sono le manifestazioni di protesta verso l'Ente Parco Aspromonte e il commissario prefettizio del comune di San Lorenzo per i danni provocati dall'incuria e dall'abbandono –:

          se il Governo non ritenga di adottare tutte le opportune iniziative di competenza volte a porre termine alla situazione di degrado e di incuria in cui versa parte del patrimonio boschivo all'interno del Parco nazionale dell'Aspromonte.
(5-05756)


      RACHELE SILVESTRI, BUTTI e FOTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 11-ter del decreto-legge n. 135 del 2018 prevede che con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è approvato il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI), al fine di individuare un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, volto a valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse;

          l'articolo 12-ter del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, convertito dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21, ha prorogato al 30 settembre 2021 il termine per l'adozione del predetto Piano;

          a seguito del decreto-legge n. 22 del 2021, le relative funzioni sono adesso attribuite al Ministero della transizione ecologica –:

          quali iniziative, propedeutiche all'adozione del predetto Piano, abbia assunto o intenda assumere per le valutazioni di competenza concernenti i profili di tutela dell'ambiente.
(5-05757)


      MARAIA, ALEMANNO, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          per far fronte alle procedure di infrazione in materia ambientale avviate dall'Unione europea il nostro Paese ha previsto nel 2016, l'istituzione del commissario straordinario unico per la depurazione, affinché si occupi di tutti gli interventi necessari all'uscita degli agglomerati individuati dalla procedura di infrazione della direttiva dell'Unione europea sulle acque reflue, oggetto delle condanne della Corte di giustizia dell'Unione europea nelle cause C-565/2010 e C-85/2013;

          la procedura di infrazione europea 2004/2034 avviata nei confronti del nostro Paese, giunta a sentenza di condanna del 19 luglio 2012, ricomprende tra gli agglomerati della regione Puglia, in violazione della normativa europea, quello di Porto Cesareo (Lecce), in ragione del fatto che il comune non risulta provvisto di idoneo impianto fognario;

          inoltre, il limitrofo agglomerato di Nardò (Lecce) è servito da un depuratore dotato di scarico in battigia lungo la linea di costa, collocato presso la località di Torre Inserraglio, zona di notevole richiamo turistico ed individuata quale sito di interesse comunitario IT9150024, per l'alto valore ambientale che lo contraddistingue;

          secondo la deliberazione di giunta regionale n. 240 del 22 febbraio 2011, la regione Puglia ha disposto la realizzazione della condotta sottomarina di Nardò. Data la sua importanza, in quanto recapito finale indispensabile per la messa in esercizio dell'impianto di depurazione a servizio degli agglomerati urbani di Nardò e Porto Cesareo, la realizzazione della condotta risulta già finanziata a valere sulle risorse del Pos Fesr 2007/2013, ma non è mai stata effettivamente realizzata –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare, sotto il profilo tecnico e finanziario, l'adeguatezza delle opere già realizzate e le criticità riscontrate nella definizione delle soluzioni progettuali per gli interventi ancora in fase di realizzazione, attesa l'urgenza di portare a compimento la realizzazione della condotta sottomarina di cui in premessa, funzionale alla messa in esercizio del sistema di depurazione, al fine di rendere conforme gli agglomerati urbani di Nardò e Porto Cesareo, scongiurando qualsiasi ulteriore pregiudizio per la popolazione residente e preservando l'ambiente marino e costiero da fonti di inquinamento.
(5-05758)


      LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il Sole24ore del 12 marzo 2021 lancia l'allarme dei produttori di materiali plastici, in grave difficoltà per carenza delle forniture e scarsità del mercato dei polimeri, con incrementi anomali dei prezzi;

          si è verificata una anomala esplosione dei prezzi, dell'ordine del 30-40 per cento/anno per alcuni tipi di polimeri, arrivando al record storico di 1903 euro/tonnellata nel caso del polietilene a bassa densità (Ldpe), una delle resine più utilizzate soprattutto nel packaging alimentare, rincarato del 10 per cento nell'ultima settimana e di oltre il 50 per cento da ottobre 2020;

          il mercato è letteralmente impazzito; i produttori di polimeri sono pochi e regolano il mercato nel proprio interesse, annullando contratti di acquisto o ritardando consegne;

          l'Italia, persa la produzione di polimeri, ha mantenuto una grande tradizione nella lavorazione delle materie plastiche, essendo tra i Paesi «top» a livello mondiale per qualità; anche per la carenza di impianti e la limitata raccolta differenziata di rifiuti nella maggior parte del nostro territorio, la plastica riciclata, cui fortunatamente si ricorre sempre di più, non è sufficiente a sopperire alla scarsità della materia «vergine»;

          nonostante la demonizzazione della plastica negli ultimi anni, è corretto dire che l'inquinamento da plastica è dovuto esclusivamente alla non corretta gestione e riciclo dei rifiuti di plastica, trattandosi di materiale che permette il riciclo e riutilizzo continuo; infatti, contrariamente all'Italia, che dal 1° luglio 2021, con la «plastic tax», tasserà il consumo di manufatti di plastica, la decisione 2020/2053 del Consiglio dell'Unione europea tassa, giustamente, i rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati, generati in ciascuno Stato membro, sostenendo una strategia di economia circolare, in cui la progettazione e la produzione di prodotti di plastica rispondano pienamente alle esigenze di riutilizzo, riparazione e riciclaggio;

          a causa dell'attuale crisi, circa l'80 per cento delle imprese è ora costretto a fermare le linee di produzione, con gravi rischi di blocco e conseguenti impatti sull'occupazione per una serie di catene industriali, come gli imballaggi per il settore alimentare e per quello farmaceutico, compresa la produzione urgente dei milioni di siringhe occorrenti per i vaccini contro il COVID-19, nonché la filiera dell'automotive –:

          quale sia la percentuale di plastica riciclata e raccolta indifferenziata utilizzata come materia prima e quali siano gli obiettivi e le iniziative del Ministero nel medio e lungo termine volte anche a bilanciare l'anomalo rialzo dei prezzi dei polimeri.
(5-05759)

Interrogazione a risposta scritta:


      CARDINALE. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          la Sogin s.p.a., quale soggetto responsabile della realizzazione e dell'esercizio del deposito nazionale e del parco tecnologico destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività, ha pubblicato il 5 gennaio 2021 sul sito www.depositonazionale.it, la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) alla localizzazione del suddetto deposito nazionale, il tutto secondo quanto già previsto dal decreto legislativo n. 31 del 2010 e dopo aver avuto nulla osta del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

          i rifiuti che verranno smaltiti sono derivanti da attività industriali, di ricerca e medico-sanitarie e dalla pregressa gestione di impianti nucleari: con essi saranno immagazzinati a titolo provvisorio di lunga durata rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato, proveniente dalla pregressa gestione di impianti nucleari;

          in suddetta Carta sono stati individuati 67 potenziali siti che potrebbero dunque ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi del nostro Paese: essi risultano dislocati nelle regioni Piemonte (8 zone), Toscana e Lazio (24 zone), Basilicata e Puglia (17 zone), Sardegna (14 aree), Sicilia (4 aree). Il sito avrebbe un'estensione pari a circa 150 ettari, di cui 110 di deposito e 40 destinati al parco tecnologico;

          tra le aree individuate in Sicilia, due sarebbero ubicate nel libero consorzio comunale di Trapani, nei territori dei comuni di Calatafimi-Segesta, Paceco e Castelvetrano, una nella città metropolitana di Palermo ed una nel libero consorzio comunale di Caltanissetta, nel territorio del comune di Butera;

          le aree interessate sono caratterizzate da aspetti ambientali, fisici, sismici e geomorfologici, che ne palesano la incompatibilità con l'individuazione degli stessi quali possibili siti candidati ad ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive;

          l'intera regione Sicilia ha inoltre una pericolosità sismica molto alta a causa delle frequenza ed intensità dei terremoti che si sono succeduti nelle recenti epoche storiche: vi è dunque un'altissima vulnerabilità legata alla fragilità del patrimonio edilizio ed infrastrutturale, oltre ad un'elevata esposizione causata dalla densità abitativa e per la presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale non indifferente, talvolta situato in zone interessante da faglie molte delle quali in piena attività;

          un altro elemento ostativo alla possibile individuazione del sito del deposito nazionale di scorie radioattive in Sicilia è insito nella natura insulare della regione stessa ed è connesso al rischio di trasporto del materiale radioattivo via mare (in ragione dell'elevato rischio di incidente durante le fasi di attraversamento);

          la tutela del territorio siciliano risulta essere un tema di primaria e fondamentale importanza, dal momento che la medesima isola è sede di sette siti riconosciuti dall'Unesco (più due geoparchi Unesco), e la possibilità che la stessa diventi sede di un deposito nazionale di rifiuti radioattivi potrebbe comportare seri danni alla vocazione turistica di tutto il territorio, con pesanti ricadute sull'intero sistema produttivo e ricettivo –:

          quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, con sollecitudine, al fine di scongiurare qualsivoglia ipotesi che possa prevedere l'individuazione in Sicilia del deposito nazionale e del parco tecnologico destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi, tutelando il territorio e l'economia dell'intera regione per le motivazioni esposte in premessa.
(4-08888)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


      PASTORINO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

          il rapporto dell'Istat «L'inclusione scolastica degli alunni con disabilità – anno scolastico 2019-2020» rileva che nell'anno scolastico 2019-2020 aumenta ancora il numero di alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, il 6 per cento in più rispetto all'anno precedente per un totale pari al 3,5 per cento degli iscritti. Risulta in crescita anche il numero di insegnanti per il sostegno, ma si sottolinea che il 37 per cento non ha le competenze adeguate, trattandosi di docenti individuati per rispondere alla carenza di insegnanti per il sostegno e che non possiedono una formazione specifica per supportare al meglio l'alunno con disabilità;

          dunque, il numero di insegnanti specializzati è ancora insufficiente, ciò nonostante vi siano più di 13 mila docenti risultati idonei ma non vincitori alle selezioni del V ciclo tirocinio formativo attivo (tfa) sostegno, concorso obbligatorio per accedere al corso di specializzazione che permette di entrare nella graduatoria dedicata;

          suddetti insegnanti, costituitisi in un coordinamento nazionale, chiedono di poter completare la loro formazione prima possibile per poter essere operativi già a settembre 2021. A tal fine domandano l'ammissione in sovrannumero al VI ciclo (ex articolo 4 del decreto ministeriale n. 92 del 2019) con accesso al corso di specializzazione entro giugno 2021 e l'inserimento con riserva nelle graduatorie di luglio dello stesso anno, in coda alla prima o alla seconda fascia sostegno, comunque con chiamata prima delle graduatorie incrociate. Inoltre, chiedono di poter partecipare al corso di specializzazione attivato nel proprio ateneo di riferimento e, qualora lo stesso non preveda di bandirlo, che l'ateneo provveda comunque alla specializzazione dei soprannumeri o, laddove vi sia una reale impossibilità, conceda il nullaosta affinché i propri candidati idonei possano partecipare al corso in altro ateneo, individuandolo sulla base del criterio della vicinanza territoriale;

          la pandemia ha aggravato la situazione degli studenti disabili: tra aprile e giugno 2020 oltre il 23 per cento non ha preso parte alle lezioni; è urgente rispondere ai soggetti più vulnerabili nell'ottica di un approccio all'inclusione che abbia l'obiettivo di mettere realmente al centro la persona e i suoi diritti –:

          quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di permettere ai candidati, già risultati idonei alle selezioni del V ciclo tirocinio formativo attivo sostegno, di specializzarsi affinché sia colmata la grave carenza di insegnanti di sostegno qualificati e, sin dal prossimo anno scolastico, sia garantito a ciascun alunno con disabilità di svolgere il proprio percorso formativo opportunamente affiancato e con continuità didattica.
(3-02184)

Apposizione di una firma ad una mozione.

      La mozione Lattanzio e altri n. 1-00405, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stumpo.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

      La risoluzione in Commissione Valentini e Orsini n. 7-00628, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lupi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

      L'interrogazione a risposta scritta Frassinetti e altri n. 4-08883, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Pubblicazione di testi ulteriormente riformulati.

      Si pubblica il testo riformulato della mozione Meloni n. 1-00382, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 397 del 22 settembre 2020.

      La Camera,

          premesso che:

              Borsa Italiana S.p.A. è la società che si occupa della gestione del mercato azionario italiano e comprende anche Mts, lo strategico Mercato telematico dei titoli di Stato, rappresentando così un importantissimo asset per il nostro Paese;

              si evidenzia, inoltre, che Borsa Italiana S.p.A. gestisce anche una rete di dati sensibili relativi a titoli di Stato, nonché delle imprese quotate e delle migliaia di piccole e medie imprese che hanno seguito i programmi Elite di Borsa Italiana S.p.A., per un valore complessivo di 3,5 miliardi di euro;

              il 23 giugno 2007, con un'offerta di 1,6 miliardi di euro, è avvenuta l'acquisizione di Borsa Italiana S.p.A. da parte di London Stock Exchange Plc (la Borsa di Londra), andando a creare il London Stock Exchange Group, società holding che detiene la totalità delle partecipazioni azionarie di Borsa Italiana S.p.A. e di London Stock Exchange;

              a seguito dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea è mutato il contesto geopolitico di riferimento, dal momento che l'hub finanziario londinese non è più realtà comunitaria con riflessi anche dal punto di vista economico-finanziario;

              pertanto, con riferimento agli sviluppi sul futuro di Borsa Italiana S.p.A., occorre considerare che l'acquisizione operata dal London Stock Exchange Group del gruppo di diffusione di dati finanziari Refinitiv, il ramo d'azienda che si occupava di finanza e risk business all'interno di Thomson Reuters Corporation, multinazionale canadese operativa nel settore dei mass media e dell'informazione, ha determinato incertezze rispetto al destino del mercato azionario italiano, data l'evidente probabilità che il core business del London Stock Exchange si sarebbe spostato da quello della gestione dei mercati borsistici a quello dei dati;

              risulta, dunque, necessaria un'azione tempestiva con riferimento alla vicenda di Borsa Italiana S.p.A. considerato che la medesima rappresenta una preziosa infrastruttura sul piano economico-finanziario, anche al fine di tutelare le piccole e medie imprese italiane operanti sul mercato di capitali e di proteggere il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts);

              occorre premettere che le offerte non vincolanti presentate per l'acquisto di Borsa italiana sono state avanzate da SIX Swiss Exchange, Deutsche Börse e, da ultimo, Euronext e hanno tutte avuto ad oggetto l'intero perimetro del gruppo messo in vendita dal London Stock Exchange, costituito non solo dalla gestione dei listini azionari di Borsa Italiana S.p.A., ma anche dal mercato telematico dei titoli di Stato Mts e per la società Elite;

              il 9 ottobre 2020 è divenuta ufficiale la notizia della conclusione dell'accordo tra il consorzio franco-olandese con sede a Parigi Euronext, il cui principale azionista è la Cassa depositi e prestiti francese e che già possiede la Borsa di Parigi, e London Stock Exchange, per l'acquisto della Borsa italiana per circa 4,3 miliardi di euro, un prezzo molto più alto di quanto ipotizzato inizialmente – circa 3/3.5 miliardi di euro – e che quindi aumenterebbe il rischio che l'acquirente, per giustificare il prezzo pagato ai suoi azionisti (si ricorda che il capitale di Euronext, società quotata, è in mano per oltre il 50 per cento a grandi fondi di investimento anglosassoni), decida di attuare una politica di taglio dei costi ancora più aggressiva e tipicamente a svantaggio del mercato non domestico; il progetto prevede l'ingresso in Euronext di CDP Equity e Intesa San Paolo con un successivo aumento di capitale con un impegno per la sola Cassa depositi e prestiti di quasi un miliardo di euro;

              come riportato da un quotidiano «se la cessione della Borsa italiana fosse avvenuta tramite un'asta competitiva, con la partecipazione della borsa svizzera e di quella tedesca, la valutazione sarebbe salita a 5 miliardi. Dovremmo quindi concludere, sempre ammesso che ci fossero dubbi, che la scelta di vendere a Euronext e non ad altri è tutta politica. D'altronde come potremmo anche solo immaginare che una decisione di questo tipo, per quanto subita dalle valutazioni di London Stock Exchange, possa avvenire senza un accordo del Governo italiano o in modo ostile»;

              la vendita di Borsa italiana a Euronext, nonostante la presenza di altre offerte è in gran silenzio, infatti, non solo conferma l'interesse della Francia verso tali asset finanziari, ma, anzi, suscita preoccupazione in merito alla loro permanenza in mano italiana;

              a questo proposito uno dei temi da attenzionare è certamente la futura vendita di Monte dei Paschi di Siena da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, rispetto alla quale «Il Sole 24 Ore» ha ipotizzato un'opera di moral suasion dello Stato per indirizzare Monte dei Paschi di Siena, che rimane la quinta banca italiana per dimensioni, nonostante le problematiche degli ultimi anni, verso Unicredit, ma ora sembra emergere anche un crescente interesse della finanza francese per l'acquisto di Monte dei Paschi di Siena;

              quello dei servizi bancari e assicurativi è il settore in cui gli investitori francesi sono maggiormente presenti in Italia e la presenza delle due big è notevole: Bnp Paribas controlla Banca Nazionale del Lavoro, che risulta essere il settimo istituto per dimensione, mentre all'ottavo posto c'è proprio Credit Agricole Italia, che ha operato una strategia d'inserimento prendendo il controllo di Cariparma, Friuladria e Carispezia;

              Bnp-Paribas e CreditAgricole sono anche tra i principali attori italiani del credito al consumo, rispettivamente con Findomestic e Agos Ducato, e hanno una pervasiva presenza nel nostro debito pubblico del quale detengono Bnp Paribas 143,2 miliardi di euro, e Credit Agricole 97,2 miliardi di euro;

              in questo quadro, acquisire il controllo di Monte Paschi di Siena consentirebbe grande spazio alla finanza francese, ad esempio anche attraverso un rafforzamento della partnership con Mediobanca, che è anche advisor finanziario di Monte Paschi di Siena, all'interno del quale l'asse con gli istituti già in mano ai francesi sarebbe il viatico principale per la creazione di un terzo polo bancario;

              anche Mediobanca s.p.a., terzo gruppo bancario italiano per capitalizzazione, già oggi controllata per il 14 per cento del capitale da investitori istituzionali di origine francese, rappresenta oggi una – preda – ambita, perché dà accesso al controllo di Generali, e perché, rispetto alla quotazione massima del 10 novembre 2019, anche a causa dell'emergenza Covid-19, vale oggi poco più della metà;

              per l'intero sistema assicurativo e finanziario italiano l'indipendenza e la presenza in Italia di un soggetto di primo piano a livello internazionale come Generali, prima compagnia assicurativa italiana e terza in Europa, con 500 miliardi di euro di attività investite di cui circa 60 in titoli del tesoro italiani, appare fondamentale;

              la grande finanza francese ha già detto di essere interessata al patrimonio economico italiano e l'Italia, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non ha risposto adeguatamente in difesa degli interessi nazionali, nonostante il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, cosiddetto decreto liquidità, abbia fornito al Governo tutti gli strumenti necessari per un concreto intervento a difesa della sicurezza dei nostri asset strategici;

              il decreto-legge ha, infatti, modificato la disciplina dei poteri speciali del Governo, la cosiddetta golden power, estendendola all'acquisto a qualsiasi titolo di partecipazioni in società che detengono beni e rapporti relativi ai fattori critici di cui al regolamento (UE) 2019/452, inclusi gli acquisti di partecipazioni nel settore finanziario, quello creditizio e assicurativo, e a prescindere dal fatto che ciò avvenga a favore di un soggetto esterno all'Unione europea;

              l'articolo 8 della bozza del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo delle nuove disposizioni disciplina l'esercizio dei poteri speciali per i «beni e rapporti nel settore finanziario», quali, appunto, credito, finanza, assicurazioni, piattaforme e infrastrutture operative come Borsa spa, ma anche i software, i servizi di pagamento, e la gestione di investimenti;

              il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha definito apprezzabili ma «insufficienti» le nuove norme previste dal – decreto liquidità – sul golden power, proprio per il timore di un ingresso scorretto da parte di un istituto bancario francese o anche tedesco nel nostro sistema finanziario, attraverso l'acquisto di quote azionarie decisive nell'ambito delle operazioni in corso;

              alla fine di dicembre 2019 circa il 33 per cento del debito italiano era in mano a soggetti stranieri e, come riportato nel report Foreign investors in italian government debt di Unicredit, il «primo paese investitore è la Francia al 21 per cento», i cui istituti di credito detengono una quota di 285,5 miliardi di euro di debito pubblico italiano;

              proprio in considerazione dei recenti sviluppi, risulta dunque, ancor più necessario, al fine di perseguire gli obiettivi di ripartenza del Paese e attuare un piano di investimenti che garantisca crescita e sviluppo, evitare il rischio di perdita di governance e di autonomia in un settore così strategico e funzionale come quello del mercato di capitali;

              come inoltre sollevato dall'Associazione intermediari mercati finanziari (Assosim) in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 ore, in data 26 settembre 2020, tale rischio determinerebbe un allontanamento degli emittenti, degli investitori e degli intermediari finanziari attivi nella Borsa Italiana verso mercati alternativi, anche non soggetti a regolamentazione, ed i medesimi intermediari finanziari – si troverebbero nella necessità, a causa dell'aumento dei costi e la diminuzione dei ricavi dovuti alla minore liquidità del mercato regolamentato, di dedicare risorse inferiori alla ricerca azionaria sulle piccole e medie imprese –; la ricerca su tali aziende, infatti, attualmente garantita quasi in maniera esclusiva da intermediari finanziari italiani, rappresenta un elemento fondamentale per il successo di importanti innovazioni a favore degli investitori, come i Pir alternativi e gli Eltif;

              sul sistema bancario italiano grava ulteriormente il rischio segnalato da Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, nel corso di un'audizione innanzi alla Commissione parlamentare sul sistema bancario, in cui ha messo in luce i rischi delle nuove normative europee sui crediti deteriorati per il nostro sistema bancario;

              il 1° gennaio 2021 sono entrate in vigore le nuove norme in materia di inadempienza bancaria dettate dall'EBA – European Banking Authority – l'Autorità bancaria europea (EBA/GL/2016/07 e EBA/RTS/2016/06), che introduce soglie più restrittive ed accentua la prociclicità, accrescendo i crediti deteriorati;

              le nuove regole europee sul credito si risolveranno in un ulteriore aggravio della condizione patrimoniale di cittadini e imprese, già duramente colpiti dalla pandemia e, in ultima analisi, incideranno in maniera molto negativa sulla stabilità dell'intero sistema economico nazionale;

              in tale quadro occorre da un lato proteggere gli asset strategici nazionali che legano l'infrastruttura finanziaria del Paese alla crescita delle nostre imprese. Dall'altro, bisogna costruire un mosaico organico di riforme, avviato con l'istituzione dei Piani individuali di risparmio (Pir) ordinari, proseguiti con i Pir alternativi, con patrimonio destinato e che va completato attraverso l'istituzione di un Fondo sovrano pubblico-privato italiano, o Fondo dei fondi, che operi con logiche privatistiche di investimento, al pari di quelle applicate alle società di gestione del risparmio private. Un fondo sovrano, gestito da Cassa depositi e prestiti con il coinvolgimento delle società di gestione del risparmio italiane e delle altre istituzioni finanziarie, in cui oltre al risparmio privato, alle risorse pubbliche e alla garanzia offerta dagli immobili pubblici e dal patrimonio artistico e culturale del Paese, possano confluire anche parte delle risorse che l'Unione europea metterà a disposizione dell'Italia con il Recovery Fund, configurandosi come un investimento paziente di lungo termine;

              quanto precede, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, rappresenterebbe il vero salto di qualità perché con la piena operatività del suddetto fondo, formato da risorse pubbliche, private e anche da una parte dei fondi del Recovery Fund, sarebbe possibile sostenere la patrimonializzazione delle imprese, per consentire loro di essere più resilienti alle sfide e conquistare i mercati internazionali;

              è in corso da tempo sui mercati una ridenominazione dei target di investimento per cui le aziende hanno bisogni di tempo e di investitori di lungo termine pazienti ed attivi per intercettare il nuovo ciclo economico e ciò comporta che la forma di finanziamento della crescita più adatta alle piccole e medie imprese, le nostre in particolare, sia quella equity e non debito; l'interazione dei private markets con i public markets sarà sempre più forte. In questo scenario Borsa Italiana Spa può diventare lo strumento per veicolare alle imprese risorse private alternative al debito pubblico e la nuova cinghia di trasmissione delle risorse finanziarie per il Paese;

              nell'ambito di tale contesto, la mancanza di ricerche indipendenti sulle piccole e medie imprese quotate è stato indicato dagli investitori istituzionali tra i primi correttivi necessari per migliorare il mercato «Alternative Investment Market» (Aim); dopo l'introduzione dei Pir da parte del Governo, che ha posto le basi per migliorare il mercato sul fronte della liquidità, è necessario lo sviluppo di una ricerca indipendente sulle aziende di piccola dimensione, per offrire informazioni qualitative e quantitative che migliorino la conoscenza del business model da parte degli investitori, generino una maggiore liquidità dei titoli più sottili e migliorino la formazione dei prezzi; gli obiettivi del coverage sono legati all'esigenza di generare maggiore liquidità dei titoli e migliorare la formazione dei prezzi o strumento di valutazione dei titoli quotati, per i fondi Pir specializzati sulle small-cap;

              il credito di imposta sul 50 per cento dei costi di consulenza sostenuti per la quotazione in borsa delle piccole e medie imprese ha agevolato l'accesso delle imprese al mercato dei capitali, attraverso lo stanziamento di 80 milioni di euro per le ammissioni del triennio 2018-2020, prevedendo un importo massimo di 500.000 euro ad azienda, destinato a piccole e medie imprese italiane secondo la definizione dell'Unione europea, che si quotano sui mercati regolamentati e non regolamentati in Italia e in Europa;

              alla luce di quanto precede appare quanto mai necessario aumentare la capitalizzazione complessiva di Borsa Italiana, come dimostra il confronto con le altre borse estere dove, a fronte di una capitalizzazione complessiva di Borsa Italiana di 630 miliardi di euro, la Borsa francese supera i 2.500 miliardi di euro, la Borsa tedesca i 2.100 miliardi di euro e quella spagnola i 710 miliardi di euro. La leva fiscale è stata decisiva per far decollare le borse negli altri Paesi, a dimostrazione che in un momento di incertezza come questo, con tassi pari a zero e pressoché negativi, solo il vantaggio fiscale può far muovere i risparmi indirizzandoli, attraverso la borsa, verso le imprese; per questo i firmatari del presente atto di indirizzo ribadiscono con forza il proprio «no» alla patrimoniale, e l'importanza, invece, di utilizzare la leva fiscale per incentivare i risparmi ad andare nell'economia reale,

impegna il Governo:

1) alla luce della vicenda della vendita di Borsa Italiana e delle criticità rappresentate in premessa, ad assumere tutte le iniziative di competenza necessarie a garantire la stabilità finanziaria dell'Italia e dei nostri titoli pubblici, evitando attacchi speculativi, e la sicurezza degli asset strategici, anche attraverso il corretto e tempestivo utilizzo delle norme sulla golden power;

2) a tutelare, in ogni sede e con ogni strumento di propria competenza, lo strategico assetto economico-finanziario di Borsa Italiana S.p.A., nonché l'autonomia della medesima, affinché sia possibile attuare i seguenti impegni:

      a) previsione di un'adeguata strategia di lungo termine nel settore dell'innovazione tecnologica, che possa essere di maggior beneficio per il sistema finanziario nel suo complesso rispetto ad ipotesi e sinergie che potrebbero determinare esclusivamente una redditività di breve periodo dell'acquirente;

      b) garanzia della valorizzazione e della trasparenza presso gli investitori delle piccole e medie imprese nella ricerca azionaria;

      c) attuazione di un procedimento di semplificazione del processo di quotazione, in particolare per le società di piccole e medie dimensioni, nonché sviluppando un programma come Elite e, al fine di consentire alle piccole e medie imprese di aumentare il loro grado di consapevolezza finanziaria e di accedere con maggiore facilità al mercato di capitali, evitando che i servizi del detto programma possano sovrapporsi a quelli già forniti dagli intermediari finanziari;

      d) rafforzamento del Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts), affinché continui a rappresentare un centro di eccellenza, in grado di garantire e migliorare i servizi di monitoraggio e di cosiddetto «price equity» – fondamentali per un'efficiente gestione del debito pubblico – con l'obiettivo di aumentare la liquidità degli scambi e limitare la volatilità dei prezzi;

      e) garantire che in questa fase di transizione ci sia un presidio delle funzioni anche a livello operativo garantendo la partecipazione degli intermediari locali ai diversi tavoli di discussione che si terranno nei prossimi mesi;

      f) valutazione dei progetti di crescita e degli investimenti per le società del gruppo;

      g) individuazione di come potranno crescere e svilupparsi le funzioni di business di Borsa Italiana, posto che ad oggi si parla solo delle funzioni di staff, il finance e la gestione del data center, funzioni che non rappresentano elementi chiave per la crescita di Borsa Italiana e lo sviluppo dell'indotto;

      h) evitare che i tagli e razionalizzazioni vadano a danneggiare l'Italia;

      i) garantire agli azionisti una non uscita da Euronext, stante le indiscrezioni a mezzo stampa secondo cui le fondazioni valuterebbero un progressivo disimpegno, nei prossimi anni, di Cassa depositi e prestiti dai nuovi investimenti attualmente in corso, onde evitare quanto avvenuto nel 2011 con gli investitori italiani che uscirono da Lseg;

3) considerato che il quadro sopra descritto, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, fa emergere un approccio assai discutibile dal punto di vista della trasparenza e della tutela degli asset finanziari e creditizi nazionali, che non sembra favorire gli interessi di risparmiatori ed imprese, ad adottare con urgenza iniziative, per quanto di competenza, nelle opportune sedi europee, al fine di dare al più presto soluzione alla questione delle sofferenze bancarie e dei crediti deteriorati, che rappresenta un dramma sociale e produttivo, consentendo a cittadini e imprese il riscatto del proprio debito, anche al fine di scongiurare che finiscano preda degli usurai, sostenendo altresì, per quanto di competenza, il flusso creditizio dalle banche alle imprese, particolarmente importante in un periodo di crisi economica come quello attuale scaturito dalla pandemia da SARS-Cov-2;

4) ad adottare iniziative di competenza, anche normative, per tutelare gli asset strategici nazionali che legano l'infrastruttura finanziaria di Borsa Italia S.p.A. alla patrimonializzazione delle imprese, per l'istituzione di un Fondo sovrano pubblico-privato italiano, o Fondo dei fondi, che operi con logiche privatistiche di investimento, al pari di quelle applicate alle società di gestione del risparmio private, emanando con la massima sollecitudine il decreto attuativo del comma 18-ter dell'articolo 27 del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto «Rilancio») che costituisce la base normativa di riferimento per l'evoluzione del patrimonio destinato in un fondo finalizzato a sostenere la crescita economica del Paese, in conformità agli atti di indirizzo approvati dal Parlamento sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund grazie al potenziamento di nuove forme di incentivazione fiscale del risparmio, in analogia con quanto già previsto per i Piani individuali di risparmio (Pir) per favorire la patrimonializzazione delle aziende, abbattere il debito pubblico, ridurre la pressione fiscale, promuovere l'occupazione, tutelare i beni culturali, proteggere e diffondere il made in Italy e, infine, evitare l'imposta patrimoniale;

5) a porre in essere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, finalizzata a valorizzare l'assetto strategico di Borsa Italiana S.p.A., favorendo la crescita delle imprese italiane attraverso la creazione di un vero e proprio campione europeo nel mercato dei capitali che, di riflesso, rafforzi il ruolo dell'Italia a livello europeo e internazionale rendendola più forte e attrattiva anche dal punto di vista degli investimenti esteri sul piano economico e reputazionale con il trasferimento a Milano della capitale finanziaria del continente europeo;

6) nell'ottica di incentivare il ricorso al capitale equity, ad adottare ogni iniziativa normativa finalizzata alla proroga permanente del cosiddetto «bonus quotazione» introdotto dalla legge n. 205 del 2017, prevedendone l'estensione a tutte le imprese che accedono al mercato dei capitali e non solo alle società che presentino i requisiti di piccole e medie imprese come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione europea del 6 maggio 2003, nonché alle società oggetto della business combination per le operazioni condotte dalle Special purpose acquisition company (Spac);

7) ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, finalizzata a promuovere e diffondere la cultura del mercato dei capitali al fine di permettere una canalizzazione efficace della liquidità dei fondi, anche Pir, con importanti riflessi sul rilancio del nostro Paese e sulla crescita economica, oltre che sulla qualità della struttura finanziaria delle imprese italiane.
(1-00382) (Seconda ulteriore nuova formulazione) «Meloni, Giacomoni, Lollobrigida, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi, Occhiuto, Porchietto, Pella, D'Ettore, Polidori, Baldini, Torromino, Della Frera, Versace, Saccani Jotti, Pittalis, Nevi, Mazzetti, Orsini, Pettarin, Giacometto, Maria Tripodi, Marin, Cannatelli, Palmieri, Rotondi, Tartaglione, Bagnasco, Labriola, Zangrillo, Vietina, Musella, Dall'Osso».

      Si pubblica il testo riformulato della mozione Ungaro n. 1-00392, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 414 del 22 ottobre 2020.

      La Camera,

          premesso che:

              a seguito della presentazione alle Camere da parte del Governo della proposta di «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr), il 31 marzo 2021 la Camera dei deputati ha approvato la Relazione all'Assemblea formulata dalla Commissione bilancio (ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento della Camera), integrata dai rilievi delle commissioni permanenti, che ha delineato un quadro di riferimento di carattere generale e metodologico nonché le indicazioni specifiche espresse dalle singole commissioni permanenti; detta Relazione è stata assunta anche all'esplicito fine di consegnare appositi atti di indirizzo al Governo prima della presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) da parte del Governo alla Commissione europea; in più parti della Relazione della Commissione Bilancio è evidenziata l'esigenza e l'urgenza di intervenire con politiche a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile;

              è indubbio infatti che la crisi della pandemia da Covid-19 sta provocando in Europa un aumento della disoccupazione da cui i giovani sono colpiti in misura maggiore rispetto ai lavoratori più anziani, a ragione del fatto che molti di essi sono occupati in settori che sono stati particolarmente penalizzati dalle conseguenze della pandemia, quali il turismo, la ristorazione, l'intrattenimento, il commercio al dettaglio, le imprese creative e culturali, mentre altre ragazze o ragazzi ambiscono ad entrare nel mercato del lavoro proprio nel momento in cui tali settori non sono più in grado di assumere ed in cui, più in generale, le prospettive economiche negative impediscono nuove assunzioni; la crisi ha inoltre comportato in Italia un considerevole aumento del debito pubblico al 157,5 per cento del Pil, il livello più alto dal secondo dopoguerra, un fattore che rischia di ridurre significativamente le opportunità di sviluppo delle generazioni future; il Next Generation EU rappresenta un'opportunità storica per introdurre misure urgenti per contrastare l'emergenza giovanile e riportare l'Italia sulla via della crescita;

              è importante osservare che nessuna delle sei missioni definite nella proposta di Pnrr presentata dal Governo è dedicata specificatamente ai giovani, in quanto i giovani, al pari del Meridione e della parità di genere, sono considerate nel piano come priorità trasversali, sebbene nelle linee guida per i Pnrr emanate dalla Commissione europea il 22 gennaio 2021 fosse stato raccomandato agli Stati membri di dedicare un pilastro specifico «alle politiche per la prossima generazione, l'infanzia e i giovani»; mantenere le misure per le politiche giovanili frammentate in diverse missioni potrebbe complicare il monitoraggio, la valutazione e la quantificazione dei progetti, rischiando inoltre di pregiudicare l'allocazione effettiva dei fondi per le misure a favore dei giovani, ovvero alle persone under 35; un rischio da evitare per un Paese come l'Italia che nella proposta di Pnrr sembra dedicare ai giovani un livello di risorse non proporzionato alla gravità dell'emergenza giovanile, specie se comparato a quello di altri grandi Paesi europei; per questo motivo sarebbe opportuno per il Governo, nell'ambito della revisione del Pnrr delle prossime settimane, circoscrivere tra gli interventi delle diverse missioni un numero maggiore di progetti e di risorse a beneficio delle nuove e future generazioni e valutare l'opportunità di dedicare un intero pilastro ai giovani in linea con le raccomandazioni dell'Unione europea e con quanto fatto da altri Paesi europei;

              l'Italia, già nei periodi antecedenti la pandemia, a causa anche degli effetti della crisi dello scorso decennio, ha particolarmente sofferto per l'elevato tasso di disoccupazione giovanile, l'alto numero di cosiddetti Neet («not in Education, Employment or Training», giovani disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione), oltre che di ragazze e ragazzi, al primo impiego, sottopagati ed, infine, del rinnovato fenomeno di forte emigrazione all'estero, spesso di giovani laureati che non riescono a trovare un'occupazione adeguata agli studi intrapresi che decidono di emigrare all'estero; fenomeni tutti questi aggravati da forti squilibri territoriali, tra aree metropolitane e aree interne e soprattutto tra il nord e il sud del Paese, ancora irrisolti;

              come recentemente affermato dal Governatore della Banca d'Italia, il nostro Paese è al primo posto nell'Unione europea per la percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione: un drammatico spreco di potenzialità a livello non solo economico, con conseguenze particolarmente gravi sul piano sociale: «è urgente rispondere» – ha affermato il Governatore – «e da questo soprattutto dipende il futuro del Paese e, in ultima istanza, il rientro da un debito pubblico molto elevato e la sicurezza del mantenimento degli impegni sul fronte previdenziale»;

              secondo gli ultimi dati Istat riferiti al quarto trimestre del 2020, in Italia il tasso di disoccupazione giovanile, nella fascia 15-24 anni, si attesta al 31 per cento – nel giugno 2020 si attestava al 24,7 per cento mentre i Neet di età compresa tra i 15 e i 29 anni sono 2.066.000, ovvero il 23 per cento del totale dei giovani della stessa età, donne per oltre la metà dei casi. Secondo Eurostat, nella fascia di età 20-34 anni, l'Italia è il Paese con il più alto numero di Neet dell'Unione europea, il 27,8 per cento contro una media dell'Unione europea del 16,4 per cento; i dati Istat, poi, evidenziano che nel solo anno 2019 hanno lasciato l'Italia oltre 126.000 italiani – di cui almeno 30.000 laureati – con un aumento dell'8 per cento sul 2018;

              sempre i dati Eurostat del 2019 mostrano quanto i giovani italiani nella media siano quelli che abbandonano il nucleo familiare d'origine più tardi rispetto ai coetanei europei; questi ultimi infatti vanno via di casa intorno ai 26 anni, mentre in Italia siamo in media sopra i 30 anni, a dimostrazione delle forti difficoltà che i giovani italiani devono affrontare per emanciparsi e inserirsi nel mondo del lavoro. Più esattamente, occorre riconoscere che il lavoro è condizione necessaria ed essenziale per l'autonomia esistenziale delle persone, per la realizzazione dei loro talenti e per fondare sostenibili progetti di vita anche familiare;

              gli effetti della diminuzione dell'occupazione giovanile sono aggravati dalla crisi dell'istruzione universitaria e dalla riduzione progressiva del numero degli immatricolati, verificatasi negli ultimi anni e causata, a partire dalla crisi dello scorso decennio, anche dalla riduzione delle risorse a disposizione delle famiglie appartenenti a contesti socio-economici più fragili e in condizioni di povertà tali da trovarsi nell'impossibilità di sostenere i costi degli studi universitari; è ancora da verificare l'effettivo impatto della più recente crisi determinata dall'emergenza epidemiologica;

              una situazione, quella giovanile, sicuramente aggravata dall'emergenza sanitaria ed economica, ma che permane da troppo tempo nel nostro Paese, e che pertanto negli anni è stata oggetto di particolare attenzione anche dal punto di vista legislativo. Così, a titolo di esempio, può ricordarsi la prevista decontribuzione per i primi 3 anni di assunzione che ha contribuito ad innalzare l'indice degli occupati tanto che nel periodo 2014-2018 il tasso di disoccupazione giovanile, tra i 15-24 anni, è diminuito del 10,5 per cento (dati Istat). E ancora la misura «Resto al Sud» introdotta dal decreto-legge n. 91 del 2017, potenziata dalla legge di Bilancio del 2018, che ha riscosso notevole interesse, tanto che è stato via via rafforzata elevando dapprima l'età dei soggetti beneficiari e successivamente aprendo ai liberi professionisti;

              ciononostante, l'accesso al lavoro rimane difficile, tanto da suggerire di rinnovare talune di queste iniziative, come la decontribuzione per i nuovi assunti under 35 inclusa nella Legge di bilancio 2021, e focalizzare l'attenzione su fattori di contesto in grado di agevolarne l'ingresso e sui servizi, pubblici e privati, necessari allo scopo; si tratta di misure di contrasto alla disoccupazione generalmente calibrate su incentivi economici, diretti o indiretti, deputati a ridurre il costo del lavoro ovvero su sostegni, anch'essi economici, per l'avvio di attività professionali o imprenditoriali. Tuttavia, la riduzione progressiva della relativa efficacia dimostra in modo evidente l'esigenza e l'urgenza di adottare una strategia di contrasto alla disoccupazione giovanile e di promozione dell'occupazione, con rapporti di lavoro stabili e dignitosi, che tenga conto delle cause del fenomeno che si vuole contrastare, al fine di assicurare che a fenomeni complessi e multifattoriali si diano risposte adeguate e coerenti, e perciò esse stesse caratterizzate da una integrazione multifattoriale;

              peraltro, la recente comunicazione COM(2020)276 della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni recante «Sostegno all'occupazione giovanile: un ponte verso il lavoro per la prossima generazione», del 1° luglio 2020, sottolinea l'importanza che gli Stati membri e le istituzioni europee rivolgano la loro attenzione verso la prossima generazione; la medesima comunicazione individua le principali linee di indirizzo che Unione europea e Stati membri devono attuare: rafforzare le garanzie per i giovani, rafforzare l'istruzione e la formazione professionale anche nell'ottica di una competitività sostenibile, rafforzare con correttivi l'equità sociale e la resilienza, fornire nuovo impulso agli apprendistati affinché contribuiscano a creare occupazione giovanile;

              la comunicazione contiene una proposta di raccomandazione relativa alla Garanzia per i giovani (COM(2020)276), volta a sostituire la raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea del 22 aprile 2013 che ha istituito tale Garanzia, non solo per contribuire ad attenuare l'impatto della crisi da Covid-19 è prevenire un'ulteriore crisi dell'occupazione, ma anche al fine di integrarvi le trasformazioni in atto nel mercato del lavoro, nonché la duplice transizione verde e digitale. Tra le novità introdotte l'ampliamento della fascia di età dei beneficiari della Garanzia, per includere i giovani di età compresa tra i 25 e i 29 anni, la raccomandazione agli Stati membri di strutturare i loro sistemi di garanzia per i giovani in quattro fasi (mappatura, coinvolgimento, preparazione e offerta) e di organizzarli conformemente alle situazioni nazionali, regionali e locali, tenendo presente il genere e la diversità dei giovani ai quali sono destinate le misure nell'ambito di precisi obiettivi quantitativi;

              gli obiettivi per l'attuazione della Garanzia in Italia appaiono allo stato lontani dall'essere conseguiti; anzi, difficilmente conseguibili senza un radicale intervento di riforma che assicuri effettivamente una integrale revisione dei sistemi di politiche attive del lavoro valorizzando le modalità di contatto e presa in carico da parte di strutture in grado di lavorare con puntuali informazioni sulle dinamiche dei mercati del lavoro e sostenute dalla presenza di personale fortemente specializzato, utilizzando a tal fine una migliore e più adeguata integrazione dei dati raccolti con le piattaforme informatiche per le politiche attive di carattere nazionale e regionale, nonché delle piattaforme di incrocio di domanda e offerta di lavoro. Inoltre, per assicurare un maggiore grado di effettività, sarebbe auspicabile integrare i compensi previsti nei percorsi della Garanzia giovani con una copertura contributiva, con risorse dedicate e nelle forme e modalità scelte dai Paesi membri;

              e tuttavia, nonostante gli impegni pregressi, è ragionevole ipotizzare che la crisi economica ridurrà ulteriormente le opportunità di lavoro e formazione per i giovani e pertanto è compito del Governo farvi fronte valutando l'attuazione di un piano straordinario di attivazione, che potrebbe essere definito «Piano AttivaGiovani», rivolto ai giovani Neet che preveda il pieno finanziamento di un periodo di lavoro e formazione presso le imprese, analogamente a quanto intrapreso da altri Paesi europei; i giovani lavoratori potrebbero essere selezionati dalle imprese in base alle loro esigenze mentre il compenso per l'attività prestata sarebbe interamente a carico dello Stato; le imprese potranno far domanda a condizione che si tratti di nuovi posti di lavoro e che assicurino un'esperienza formativa per i giovani Neet;

              la crisi offre però anche l'opportunità di ridefinire il nostro modello produttivo all'insegna della salvaguardia ambientale e dello sviluppo sostenibile, un'eventualità che potrebbe generare nuove opportunità lavorative per i giovani, i cosiddetti Green Jobs. Sia il Green New Deal, il piano per la rivoluzione verde e la transizione ecologica della Commissione europea, che il Next Generation EU pongono come priorità degli investimenti dei prossimi anni la green economy. Ne segue che ogni strategia per l'occupazione e la formazione giovanile dovrà tenere conto delle opportunità occupazionali della rivoluzione verde, della ricerca scientifica connessa all'economia sostenibile o diretta alla tutela dell'ambiente, all'agricoltura o al turismo eco-sostenibile fino agli interventi di efficientamento energetico; in questa prospettiva, il paradigma tradizionale degli interventi sull'occupazione giovanile, focalizzato sull'incremento dei livelli di accesso al lavoro di un cluster di popolazione identificato su base anagrafica, deve essere ripensato nella prospettiva di fornire un supporto essenziale per la ristrutturazione del sistema produttivo, nella prospettiva della transizione ecologica e dell'innovazione digitale degli ecosistemi imprenditoriali;

              anche per queste ragioni è necessario favorire processi avanzati di digitalizzazione dei luoghi di lavoro unitamente alla flessibilità oraria che, attraverso nuovi percorsi tecnologici, possano coniugare le esigenze produttive dell'impresa con i bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici soprattutto nel contesto di investimenti; in questo contesto sarà importante adattare gli ammortizzatori e le tutele alle peculiarità dei lavoratori delle piattaforme digitali e dell'economia collaborativa (sharing economy e gig economy). In altri termini è necessario che la transizione ecologica e digitale trovi un modello di intervento che sia in grado di assicurare una coerente integrazione delle azioni a sostegno dell'innovazione nei sistemi organizzativi e produttivi con correlate azioni di sostegno alla formazione e riqualificazione delle risorse umane, valorizzando in modo particolare l'ingresso nel mercato del lavoro delle giovani donne e dei giovani uomini;

              per superare la crisi, il Paese ha bisogno di un importante investimento sulle competenze dei lavoratori, promuovendo la formazione continua e permanente nell'ottica di un reskilling professionale mirato e la formazione universitaria e postuniversitaria, nella prospettiva del lifelong learning, soprattutto nelle materie scientifiche (Stem), che sappia intercettare le trasformazioni del mercato del lavoro conseguenti alla pandemia soprattutto nella direzione dell'economia digitale e dell'economia circolare e che quindi sappia sostenere i processi di innovazione e riorganizzazione dei sistemi produttivi. A conferma di ciò può ricordarsi il Fondo Nuove Competenze, istituito presso l'Anpal ai sensi dell'articolo 88, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, e dotato di 730 milioni di euro, la cui finalità è di innalzare il livello del capitale umano offrendo ai lavoratori (in questo caso già assunti) l'opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti utili per adattarsi alle nuove condizioni del mercato del lavoro, sostenendo le imprese nel processo di adeguamento ai nuovi modelli organizzativi e produttivi determinati dall'emergenza epidemiologica da Covid-19. Benché riferito ai lavoratori assunti, nulla esclude che strumenti simili possano essere pensati per sostenere l'accrescimento mirato delle competenze dei ragazzi in cerca di occupazione. In questo senso potrebbe essere utile seguire esempi positivi presenti in altre esperienze e introdurre percorsi formativi a favore del «Second Skilling», ovvero lo sviluppo di nuove capacità necessarie a trovare una nuova occupazione senza lasciare ancora il proprio lavoro, idonee ad aiutare i lavoratori a prepararsi a un mondo del lavoro in continua evoluzione; diversi studi evidenziano come molti degli studenti saranno impiegati in mestieri che oggi ancora non esistono sottolineando l'importanza di promuovere un nuovo modello formativo basato non solo sulle nuove competenze tecniche ma soprattutto sulle competenze trasferibili, come le capacità di relazione e presentazione, l'alfabetizzazione economica e digitale, lo sviluppo di uno spirito critico indipendente, le cosiddette soft skills; in questo modo i giovani saranno meglio equipaggiati per affrontare le sfide future del mondo del lavoro, già oggi caratterizzato da una crescente automazione dei processi produttivi e dalla precarietà delle forme contrattuali, facilitando la ricerca di quei percorsi professionali che soddisfano le proprie aspirazioni di auto-realizzazione, una caratteristica tipica della generazione Y e dei Millenials, spesso motivati da cause morali e spirito di servizio;

              particolare rilevanza deve essere riservata alle giovani lavoratrici e all'avvio di nuove imprese al femminile. Servono misure per ridurre i divari e favorire l'empowerment femminile delle giovani donne in termini di formazione, occupabilità e autoimprenditorialità, con progetti volti a favorire il reinserimento nel mondo del lavoro di categorie fragili, anche attraverso il potenziamento del Fondo di Garanzia per le piccole e medie imprese femminili. A tal fine, il disegno di legge n. 2561 all'articolo 5 prevede una specifica delega per il sostegno di tali attività soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Sarà fondamentale includere nel Pnrr una valutazione degli impatti di genere dei vari interventi se non proprio un forte potenziamento dei servizi, a volte preferibili a misure come la decontribuzione e gli sgravi fiscali. La scarsità in alcune zone del paese, specie il Mezzogiorno, di servizi per l'infanzia e di asili nido, unita al divario salariale tra uomini e donne – nel nostro Paese un rapporto che sfiora il 25 per cento – obbliga troppe giovani madri a lasciare il proprio lavoro o a optare per contratti part-time. L'Inps ha stimato che dopo 15 anni dalla maternità chi ha fatto questa scelta ha un salario lordo inferiore di 5.700 euro l'anno rispetto alle colleghe che non hanno fatto questa scelta. In questo senso un serio intervento a favore della parità salariale ma anche un intervento per la valorizzazione dei periodi di maternità in costanza di rapporto di lavoro agli effetti pensionistici, non è più rinviabile;

              è fondamentale quindi, alla luce dei dati fin qui esposti, che il Governo adotti riforme e interventi, anche strutturali, sia in merito al mercato del lavoro e delle politiche attive, che in merito all'istruzione, la formazione e l'apprendistato, tali da poter validamente accompagnare la strategia di rilancio; in tale contesto diventa estremamente importante potenziare le sinergie tra scuola, sistema delle imprese e mondo del lavoro al fine di aumentare le possibilità di una più adeguata professionalizzazione degli studenti anche per ottimizzare l'orientamento al termine del percorso scolastico; risulta fondamentale riconoscere la centralità della relazione tra sistema scolastico e universitario e sistema produttivo, e rivalutare, rivedendone la disciplina, i percorsi di alternanza scuola-lavoro, nella prospettiva di un affinamento che tenga conto dell'importanza dell'esperienza del lavoro come fattore importante nel percorso formativo dell'adolescente e nella costruzione della sua stessa personalità; occorre su questo fronte monitorare i soggetti coinvolti in modo da conciliare al meglio le attività formative proposte e lo specifico corso di studio dello studente; in tale contesto, occorre prevedere l'introduzione di lauree abilitanti, il contrasto ai tirocini non retribuiti quale forma elusiva di rapporti di lavoro remunerati e di nuove forme contrattuali per i giovani lavoratori delle piattaforme digitali;

              serve una profonda revisione e un adeguato potenziamento dei programmi di istruzione tecnica superiore come strumento di accesso al mercato del lavoro e alle professioni. Appare necessario costruire un sistema duale capace di offrire percorsi formativi che già presentano un tasso di occupabilità molto elevato, in media superiore all'80 per cento. Nella prospettiva multifattoriale prima indicata, la revisione della formazione tecnica dovrà tenere conto della necessità di valorizzare la dimensione applicativa della ricerca per l'innovazione di processo e di prodotto e la formazione di competenze professionali coerenti ed adeguate; e cioè per sostenere i processi produttivi orientati alla transizione ecologica e digitale;

              occorre potenziare le attività di orientamento scolastico al fine di aumentare l'accesso all'istruzione universitaria e di conseguenza accrescere le immatricolazioni, accelerare l'ampliamento e la diffusione delle lauree professionalizzanti, promuovere e velocizzare il riconoscimento delle lauree e dei titoli di studio conseguiti all'estero per sostenere il rientro attivo e qualificato dei giovani espatriati, o l'arrivo di laureati e ricercatori internazionali, valorizzando la «circolarità» delle esperienze formative e di lavoro in particolare facilitando il rientro di laureati italiani nel nostro Paese nell'ambito di una generale riqualificazione delle modalità di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro;

              anche in questa prospettiva è ancora opportuno adottare una normativa comune per le modalità di tirocinio curriculare ed extra-curriculare, garantendo un compenso ai tirocinanti, che tenga conto del valore del percorso formativo intrapreso e delle condizioni dell'azienda di riferimento, così come espresso recentemente nella Risoluzione approvata al Parlamento europeo il giorno 8 ottobre 2020. Su questo fronte sarebbe preferibile costruire un percorso per pervenire a un vero e proprio equo compenso per tutti i tirocinanti e valutare una riforma dei tirocini extra-curriculari per limitarne la durata massima o ricondurli nella fattispecie dell'apprendistato;

              sempre su questo fronte è necessario intervenire sul reddito di cittadinanza, strumento ad oggi principalmente di welfare ma che è necessario rendere efficace anche e soprattutto come strumento di politica attiva per il mercato del lavoro. Sarà necessario rinforzare i centri per l'impiego, i controlli e le piattaforme digitali per assicurare una maggiore precisione e celerità nella fase di incrocio di domanda e offerta e poi dell'accettazione dell'offerta del lavoro. La mancanza di controlli ha evidenziato l'impossibilità di monitorare coloro i quali, pur in presenza di un'offerta di lavoro, l'hanno rifiutata ed è mancata un'analisi puntuale sulla domanda e l'offerta di lavoro, che consenta di comprendere di quale tipo di lavoratori abbiano bisogno le imprese. In quanto servizi, oltre ai centri per l'impiego occorre rilanciare anche le agenzie per il lavoro accreditate, componente fondamentale di un sistema integrato pubblico-privato;

              l'emancipazione giovanile è un processo multidimensionale che va oltre i temi dell'occupazione della formazione. A tal fine, è importante porre attenzione anche ai temi della famiglia per venire incontro alle esigenze delle giovani coppie che già affrontano i disagi di un non facile ingresso nel mondo del lavoro. In tale contesto è utile ricordare l'introduzione dell'assegno unico universale per i figli a carico, una legge che semplifica e potenzia il sostegno alla genitorialità e alla natalità approvata all'unanimità dalla Camera dei deputati, e la proposizione del Family Act, atto Camera 2561 Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, che all'articolo 6 prevede specifiche misure volte a sostenere le famiglie e l'autonomia finanziaria dei giovani, tramite detrazioni fiscali per i costi di locazione di abitazione delle coppie under 35 e dei figli maggiorenni iscritti a corsi universitari e per l'acquisto di libri di testo universitari; peraltro, oggi, la necessità di un intervento straordinario da parte dello Stato per il sostegno alle famiglie, ed in particolare alle giovani coppie, è emersa più forte non appena, a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, è stata decisa la sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado; gli interventi indicati sinteticamente rappresentano dunque una risposta di carattere strutturale che oltre ad intervenire sul complesso delle norme che oggi rappresentano una risposta segmentata alle famiglie, riunificandole in un unico intervento che accompagna la crescita dei bambini dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni, intende intervenire tramite un sostegno fondamentale alle famiglie, alle giovani coppie, alle donne, sul terremo della formazione, dell'inserimento nel mondo del lavoro, del sostegno alla crescita dei bambini e delle bambine anche attraverso il potenziamento delle strutture educative;

              quanto esposto nella presente premessa dovrebbe essere parte della definizione dei progetti da sottoporre nell'ambito del Next Generation EU e del Piano per la Ripresa e la Resilienza, in assenza di un apposito pilastro dedicato ai giovani, sarà fondamentale aumentare il livello delle risorse da destinare a specifici interventi in favore delle nuove e future generazioni per sostenere l'occupazione, la formazione e l'emancipazione giovanile,

impegna il Governo:

1) a definire una strategia specifica e un piano straordinario per promuovere la formazione e l'occupazione dei giovani in funzione della loro emancipazione personale che tenga conto della necessità di un approccio multifattoriale capace di integrare in un insieme coerente misure di sostegno e di promozione del lavoro giovanile, nella prospettiva della necessaria transizione ecologica e dell'innovazione digitale nel sistema delle imprese, assicurando una sempre maggiore e controllata correlazione tra formazione e lavoro, anche mediante la implementazione di adeguate politiche di attivazione e di rinnovati servizi per l'impiego;

2) ad assumere iniziative per introdurre, nell'ambito di detta strategia, una specifica azione attiva giovani che preveda per giovani Neet, o comunque giovani disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione, la possibilità di svolgere un periodo di lavoro e formazione, presso le imprese, con contestuale erogazione di un ristoro economico;

3) ad assumere iniziative per introdurre uno strumento equivalente a una «dote universale» per facilitare l'emancipazione giovanile in maniera tale che ogni cittadino, al compimento della maggiore età, possa ricevere un emolumento da investire in corsi di formazione, progetto imprenditoriale o altre iniziative idonee a rafforzare percorsi di autonomia;

4) a facilitare la transizione scuola/università-lavoro rafforzando i servizi di orientamento e l'attivazione di reti orizzontali e verticali tra istituzioni scolastiche e universitarie e imprese, finalizzate ad accompagnare l'uscita dalla scuola verso il primo impiego, anche con l'obiettivo di individuare il fabbisogno dei diversi ambiti professionali, al fine di informare i giovani sulle prospettive di occupazione reale dei vari percorsi di studio;

5) a potenziare, anche nell'ambito della riforma più organica delle politiche a sostegno della famiglia avviata con l'introduzione del Family Act e dell'assegno unico universale per i figli a carico, le misure idonee ad assicurare sostegno in termini di servizi anche e soprattutto per l'infanzia, nell'ambito di adeguate politiche di conciliazione, al fine di assicurare condizioni adeguate per agevolare l'accesso o la permanenza al lavoro di giovani coppie e contrastare la povertà infantile attraverso una «dote educativa», un pacchetto di servizi offerti da scuole, comuni ed enti statali, per accompagnare i minori alla maggiore età;

6) a rilanciare gli interventi a favore dell'autonomia abitativa dei giovani, facilitando l'accesso a mutui agevolati per l'acquisto della prima casa da parte di giovani coppie under 35, gli investimenti in progetti di cohousing per giovani lavoratori precari o giovani coppie, nonché rivedendo le attuali agevolazioni per il contributo affitto, valutando inoltre l'opportunità di destinare in comodato d'uso gratuito per due anni una parte del patrimonio immobiliare amministrato dall'Agenzia del demanio a giovani under 35 titolari di imprese o start-up per svolgere la propria attività imprenditoriale;

7) a rivalutare e modificare il programma «Garanzia Giovani» per renderlo più efficace in linea con la proposta di raccomandazione della Commissione europea COM(2020)276 e prevedendo l'anticipo di parte delle erogazioni per evitare problemi di liquidità ai giovani di famiglie più svantaggiate;

8) ad adottare iniziative per realizzare una riforma dell'apprendistato professionalizzante attraverso la semplificazione dei numerosi oneri burocratici vigenti e forme di incentivazione economica in maniera tale che l'apprendistato diventi la via maestra per accedere al mondo del lavoro;

9) ad adottare iniziative per regolare i tirocini curriculari per assicurare che siano esperienze realmente formative e non soltanto atti dovuti all'interno del percorso di istruzione e a contrastare il fenomeno dell'uso improprio dei tirocini extra-curriculari, anche valutando l'opportunità di introdurre agevolazioni per le imprese che attribuiscono un rimborso spese o un'indennità ai tirocinanti o che trasformano il tirocinio in contratto di lavoro;

10) ad adottare iniziative per semplificare l'accesso alle professioni, anche grazie all'introduzione di lauree abilitanti e professionalizzanti, e introdurre misure affinché siano attribuiti rimborsi spese e indennità minime per praticantati e tirocini, al fine di scongiurare forme di sfruttamento;

11) nell'ambito di un più generale rilancio e potenziamento delle politiche attive del lavoro, orientato a correlare in modo sempre più proattivo il rafforzamento delle competenze e il sostegno all'innovazione, anche assicurando in questa prospettiva una più funzionale definizione della filiera istituzionale soprattutto tra l'Anpal e le regioni e un adeguato investimento finanziario in termini di servizi informatici e formazione delle risorse umane, a potenziare i centri per l'impiego tramite l'istituzione di aree specializzate nell'ambito delle quali personale comprovatamente esperto possa flessibilmente adottare le migliori pratiche e le migliori metodologie operative utili a promuovere idonei percorsi di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, anche assicurando più continui e stabili canali di condivisione informativa ed incontro formativo tra i diversi sistemi interessati (scolastico, formazione professionale, imprese) necessari per implementare politiche di attivazione individualizzate; a promuovere, ai medesimi fini, l'azione delle agenzie private, assicurando un incentivo specifico per ogni unità di personale accompagnato all'assunzione;

12) ad adottare iniziative per sostenere con adeguate misure il lavoro dei giovani con partita Iva attraverso sgravi e benefici, coniugando tutele e diritti, che possano andare a compensare la precarietà del loro lavoro e la forte crisi cui stanno facendo fronte;

13) a procedere, dopo la fine della pandemia da Covid-19, alla valutazione delle restrizioni e degli incentivi connessi con l'uso delle varie forme contrattuali e delle misure a favore dell'occupazione giovanile e del contrasto alla precarietà;

14) a incrementare e rafforzare i percorsi di formazione tecnica e professionale valorizzando le esperienze degli enti formativi per realizzare nei territori percorsi professionalizzanti brevi, «vocational master», che nascano dal continuo dialogo con le aziende e che consentano di rispondere in tempi rapidi all'esigenza di competenze delle imprese;

15) a rilanciare, potenziandola, l'Istruzione tecnica superiore (Its), a cui va conferita una specifica autonomia formativa con l'obbiettivo di declinarla come luogo di incontro tra ricerca applicata e imprese innovative a sostegno dell'innovazione di processo, di prodotto e di un serio trasferimento tecnologico;

16) a definire sul fronte delle competenze un piano strutturato per promuovere lo studio a livello universitario delle materie scientifiche (Stem), specie tra le giovani donne, del multilinguismo e impartire nozioni base a tutti gli studenti del ciclo superiore e universitario nelle discipline economico-finanziarie in sostegno dell'alfabetizzazione economica delle future generazioni;

17) a investire adeguate risorse in un progetto strategico nazionale orientato alla formazione e allo sviluppo delle competenze digitali dei giovani, sia in ambito scolastico, a partire dalla scuola primaria, sia in ambito lavorativo tenendo conto della necessità di promuovere e sostenere l'innovazione organizzativa in azienda come condizione necessaria per assicurare l'integrazione proattiva tra formazione e occupazione giovanile;

18) a sostenere l'ingresso nel mondo del lavoro delle giovani donne, favorendo l'empowerment femminile in termini di formazione, occupabilità e autoimprenditorialità, e preveda il potenziamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese femminili;

19) a presentare uno specifico progetto per l'imprenditorialità giovanile, che comprenda anche l'imprenditorialità sociale e promuova e sostenga mediante una specifica disciplina start-up, spin-off e piccole e medie imprese innovative, con particolare riguardo, tra l'altro, all'attrazione di investimenti privati di business angel, venture capital, fondi pensione ed assicurativi, alla previsione di strumenti e forme di affiancamento e accompagnamento all'imprenditorialità, mediante servizi di incubazione, consulenza, mentoring e coaching per i giovani, e acceleratori per integrare l'offerta finanziaria con nuovi strumenti a sostegno dell'innovazione organizzativa e dello sviluppo del capitale umano;

20) a promuovere la definizione di un contesto normativo idoneo ad assicurare il rafforzamento e l'estensione della possibilità dei giovani di svolgere attività lavorativa, anche al di fuori dei contesti formativi formali, mediante interventi mirati e diversificati di flessibilizzazione affidati all'autonomia regolativa delle parti sociali da realizzare in via sperimentale e da sottoporre a valutazione periodica, anche da parte di organismi indipendenti, per accertarne gli effetti, al fine di impedire ogni forma di precarizzazione professionale e di diffusione di non adeguate condizioni di lavoro, economiche e normative;

21) a prevedere strumenti per promuovere il rientro attivo e qualificato dei giovani espatriati, valorizzando la «circolarità» delle esperienze formative e di lavoro da sostenere con adeguate strategie formative, senza escludere strumenti di incentivazione mirati per settore e per aree territoriali;

22) a valutare l'istituzione di un portale gestito dal Dipartimento per le politiche giovanili, in raccordo con la Carta giovani nazionale, quale piattaforma unica e omnicomprensiva per promuovere l'informazione e l'attivazione delle misure a favore dei giovani e svolgere la funzione di banca dati delle esperienze e delle competenze acquisite quali la certificazione delle attività svolte, anche attraverso il Servizio civile universale, o la creazione di un «curriculum vitae digitale» personale;

23) a valorizzare forme e modalità di coordinamento tra i Ministri impegnati nell'adozione e implementazione delle diverse misure, iniziative e opportunità destinate ai giovani, anche al fine di massimizzarne la relativa efficacia introducendo allo scopo strumenti di analisi e verifica sistematica dell'impatto delle politiche pubbliche in questione.
(1-00392) (Ulteriore nuova formulazione) «Ungaro, Viscomi, Invidia, Zangrillo, Giaccone, Epifani, Rizzetto, Gribaudo, Tuzi, Cannatelli, Luciano Cantone, D'Alessandro, D'Arrando, Gallo, Occhionero, Lacarra, Lepri, Mor, Musella, Mura, Rizzone, Soverini, Toccafondi, Toccalini, Segneri».

      Si pubblica il testo riformulato della mozione Molinari n. 1-00414, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 449 del 12 gennaio 2021.

      La Camera,

          premesso che:

              in seguito all'emanazione del nulla-osta del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 30 dicembre 2020, la So.G.I.N. S.p.A. (la società statale incaricata dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) ha provveduto alla pubblicazione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente Idonee (Cnapi) ai fini della realizzazione del deposito nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività e all'immagazzinamento, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato provenienti dalla pregressa gestione di impianti nucleari;

              la Cnapi è stata sottoposta a classifica di segretezza a livello «riservato» nel dicembre del 2014 sulla base della a normativa di riferimento e, in particolare, dell'articolo 42 della legge 3 agosto 2007, n. 124, e successive modificazioni e integrazioni, «Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto» e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 luglio 2011, n. 4, recante «Disposizioni per la tutela amministrativa del Segreto di Stato e delle informazioni classificate», abrogato e sostituito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 novembre 2015 n. 5 e successive modificazioni e integrazioni, recante «Disposizioni per la tutela amministrativa del Segreto di Stato e delle informazioni classificate e a diffusione esclusiva», finalizzata ad impedire che l'eventuale divulgazione non autorizzata di informazioni potesse causare danno alla sicurezza della Repubblica;

              la Cnapi deve costituire un percorso condiviso, partecipato e trasparente che porterà ad individuare il sito unico a livello nazionale, dove realizzare il deposito nazionale e parco tecnologico, sulla base delle disposizioni disciplinate dall'articolo 27 del decreto legislativo n. 31 del 2010 e successive modificazioni e del criteri stabiliti nella Guida Tecnica n. 29 (Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività);

              la localizzazione definitiva del sito avverrà mediante una procedura di dibattito pubblico che, per legge, è basata su un processo di coinvolgimento del territori con l'obiettivo di arrivare ad una soluzione condivisa con le comunità locali attraverso un processo incentrato sul principi dell'informazione, della trasparenza e del coinvolgimento;

              la proposta della Carta comprende 67 aree potenzialmente Idonee con ordine di Idoneità differente, dislocate nelle regioni Piemonte (8 aree), Toscana (2 aree), Lazio (22 aree), Basilicata e Puglia (17 aree), Sardegna (14 aree), Sicilia (4 aree); risultano 12 aree in classe A1, ossia con la massima idoneità prioritaria, 11 aree in classe A2, 15 aree in classe B e 29 aree in classe C; le aree in classe A1 sono ubicate: 2 in provincia di Torino, 5 in provincia di Alessandria e 5 in provincia di Viterbo;

              l'individuazione di un sito idoneo intende anche rispondere all'esigenza di attuare pienamente l'obiettivo fissato nel Programma nazionale per la gestione del combustibile nucleare esaurito e dei rifiuti radioattivi, di localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito nazionale e del Parco tecnologico;

              diversamente da quanto accade all'estero non esiste ancora in Italia una struttura centralizzata in cui sistemare in modo definitivo i rifiuti radioattivi derivanti dai vari settori di produzione;

              alla presenza di rifiuti radioattivi derivanti dalla chiusura dei quattro siti nucleari presenti sul territorio nazionale, con cui tuttora da anni sono chiamate a fare i conti le comunità territoriali interessate dalla presenza delle ex centrali e degli altri impianti, devono essere aggiunte la fisiologica produzione di materiale radioattivo proveniente da attività mediche, industriali e di ricerca, nonché quello proveniente dalla bonifica dei siti oggetto di contaminazioni accidentali; occorre trovare una soluzione, visto che questi rifiuti sono da decenni in tanti depositi temporanei disseminati in tutta Italia;

              il deposito nazionale e il parco tecnologico della proposta di Cnapi si prevedono in un'area di circa 150 ettari, di cui 110 dedicati al deposito e 40 al parco. L'impianto consiste in 90 costruzioni in calcestruzzo armato, dette celle, ove verranno collocati grandi contenitori in calcestruzzo speciale, i moduli, che racchiuderanno a loro volta i contenitori metallici con all'interno i rifiuti radioattivi già condizionati; nel deposito saranno definitivamente smaltiti i rifiuti a molto bassa e bassa attività, ossia quelli che nell'arco di 300 anni raggiungeranno un livello di radioattività tale da non rappresentare più un rischio per l'uomo e per l'ambiente. Inoltre, saranno stoccati temporaneamente i rifiuti a media e alta attività, ossia quelli che perdono la radioattività in migliaia di anni e che, per essere sistemati definitivamente, richiedono la disponibilità di un deposito geologico;

              il Parco tecnologico ospiterà un centro di ricerca scientifica e di sviluppo tecnologico per lo svolgimento di attività connesse alla gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile irraggiato nonché lo svolgimento, secondo modalità definite con decreto del Ministro della transizione ecologica, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca, di tutte le attività di ricerca, di formazione e di sviluppo tecnologico connesse alla gestione dei rifiuti radioattivi e alla radioprotezione. La realizzazione e la gestione dell'infrastruttura sono affidate a Sogin, come previsto dal suddetto decreto legislativo n. 31 del 2010;

              il deposito e il parco tecnologico prevedono un investimento di circa 900 milioni di euro, che saranno prelevati dalle componenti della bolletta elettrica, e che genererà più di 4.000 posti di lavoro (diretti e indiretti) per ciascuno dei 4 anni del cantiere e un migliaio per gli anni di esercizio successivi;

              il deposito dovrà essere costruito nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza radiologica e salvaguardia ambientale, anche al fine di superare la logica delle decine di depositi temporanei sparsi su tutto il territorio nazionale e ha l'obiettivo di conservare in assoluta sicurezza i materiali irraggiati, in attesa che gradualmente perdano il loro grado di radioattività. Ciò risponde in primo luogo ad un'esigenza di sicurezza nazionale, peraltro sollecitata da tutte le autorità internazionali; lo scopo è pertanto quello della gestione e messa in sicurezza definitiva dei rifiuti radioattivi, consentendo così di completare lo smantellamento degli impianti nucleari italiani e la bonifica di circa 20 depositi nucleari di bassa e media intensità sparsi lungo tutta la nostra penisola, cui si aggiungono decine di aree di stoccaggio temporanee: circa il 60 per cento dei rifiuti deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40 per cento dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro;

              la disponibilità del deposito nazionale permetterà, inoltre, in base ai contratti vigenti con gli operatori francese Orano e inglese Nda, il rientro dei residui da riprocessamento del combustibile nucleare esaurito inviato in Francia e Regno Unito. Tali residui saranno conferiti temporaneamente all'area per l'interim storage dei rifiuti a media e alta attività del deposito nazionale, denominata Csa, complesso stoccaggio alta attività, evitandone i cospicui costi di stoccaggio all'estero;

              va ricordato che i depositi temporanei presenti nelle installazioni nucleari attualmente in fase di smantellamento hanno una vita di progetto di circa 50 anni, in conformità alla specifica normativa tecnica nazionale ed internazionale in materia, volta alla garanzia della sicurezza dei depositi stessi, riguardo ai lavoratori, alla popolazione e all'ambiente. Tali depositi, sottoposti a periodici interventi di manutenzione e al termine della vita di progetto, stanno esaurendo le loro capacità ricettive e non possono più garantire l'isolamento dei rifiuti radioattivi dall'ambiente fino al decadimento della radioattività a livelli tali da risultare trascurabili per la salute dell'uomo e per l'ambiente;

              il decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, come da ultimo modificato dal decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 45, e dal decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2015, n. 11, disciplina i sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché i benefici economici per i territori interessati, e prevede che la Sogin s.p.a. debba tenere conto del criteri indicati dalla Iaea e dall'ex Agenzia per la sicurezza nucleare (oggi autorità indipendente di regolamentazione ISIN) per la definizione di una proposta di Cnapi che nel 2014 sono stati definiti dall'Ispra (oggi autorità indipendente di regolamentazione Isin) con l'emanazione della Guida Tecnica n. 29. La proposta di Cnapi è stata più volte revisionata dalla Sogin S.p.A. nel corso degli anni, per adeguarla agli aggiornamenti che le cartografie di base utilizzare per la sua redazione hanno subito nel corso degli anni. La proposta di Cnapi pubblicata è stata validata dall'Isin il 5 marzo 2020;

              al fine di massimizzare le ricadute socio-economiche, occupazionali e culturali conseguenti alla realizzazione del parco tecnologico, è riconosciuto al territorio circostante il sito un contributo di natura economica agli enti locali interessati. Per le persone residenti e le imprese operanti all'interno di un'area definita dal centro dell'edificio del deposito, saranno gli enti locali a dover riversare una percentuale di quanto avuto come beneficio attraverso una corrispondente riduzione del tributo comunale sul rifiuti o altre misure analoghe;

              il decreto n. 31 del 2010 prevede che la pubblicazione della Cnapi dia l'avvio alla fase di consultazione dei documenti per la durata di sessanta giorni, all'esito della quale si terrà, nell'arco dei centoventi giorni successivi alla pubblicazione della Cnapi, un seminario nazionale. Pertanto, dalla pubblicazione della Cnapi si avvia il dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali e regioni, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, per approfondire tutti gli aspetti tecnici, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere;

              i sopraccitati termini, di sessanta giorni per la consultazione e di centoventi giorni per la conclusione del seminario, sono stati differiti rispettivamente in centottanta giorni e duecentoquaranta giorni dall'articolo 12-bis, comma 1, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, «milleproroghe», convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2021, n. 21;

              è rimasto, tuttavia, invariato l'ulteriore termine di trenta giorni per presentare osservazioni all'esito del Seminario, nel corso del quale sono approfonditi tutti gli aspetti tecnici relativi al Parco tecnologico e gli aspetti connessi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell'ambiente; in base alle osservazioni pervenute e alla discussione nel seminario nazionale, la So.G.I.N. s.p.a. aggiornerà la Cnapi che verrà trasmessa al Ministero della transizione ecologica. Il Ministro della transizione ecologica, dopo aver acquisito il parere tecnico dell'Isin, con proprio decreto, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, approva la Carta nazionale delle aree idonee alla localizzazione del Parco tecnologico che verrà pubblicata sui siti del suddetti Ministeri, della Sogin e dell'ISIN. La Cnai, pertanto, sarà il risultato dell'aggiornamento della Cnapi sulla base del contributi emersi durante la consultazione pubblica e, entro trenta giorni dall'approvazione della stessa, la Sogin s.p.a. inviterà gli enti territoriali interessati alla presentazione delle proprie candidature per ospitare l'impianto; è prevista una apposita procedura per l'acquisizione dell'intesa della regione nel cui territorio ricadono aree idonee:

              nella guida tecnica n. 29 dell'Ispra del 2014, sono stati stabiliti i criteri di «esclusione» e di «approfondimento» per la localizzazione dell'impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, basati anche sulle raccomandazioni elaborate da organismi internazionali ed in particolare dalla International Atomic Energy Agency (Iaea), utilizzati da So.G.I.N. s.p.a. per la redazione della Cnapi;

              l'applicazione del criteri di esclusione dovrebbe essere stata effettuata attraverso verifiche basate su normative, dati e conoscenze tecniche disponibili per l'intero territorio nazionale, anche mediante l'utilizzo del Gis – Sistemi Informativi geografici e, in alcuni casi, di banche dati gestite da enti pubblici; l'applicazione dei criteri di approfondimento dovrebbe invece essere stata effettuata attraverso indagini e valutazioni specifiche sulle aree risultate non escluse;

              sono state escluse: le aree vulcaniche attive o quiescenti e quelle sismiche e interessate da fenomeni di fagliazione; le aree caratterizzate da rischio e/o pericolosità geomorfologica e/o idraulica di qualsiasi grado e le fasce fluviali e quelle contraddistinte dalla presenza di depositi alluvionali di età olocenica; le aree ubicate ad altitudine maggiore di 700 metri s.l.m., o caratterizzate da versanti con pendenza media maggiore del 10 per cento o ubicate sino alla distanza di 5 chilometri dalla linea di costa attuale, oppure ubicate a distanza maggiore ma ad altitudine minore di 20 metri s.l.m.; le aree interessate dal processo morfogenetico carsico o con presenza di sprofondamenti catastrofici improvvisi (sinkholes) o caratterizzate da livelli piezometrici affioranti o che, comunque, possano interferire con le strutture di fondazione del deposito, nonché tutte le aree naturali protette identificate ai sensi della normativa vigente, quelle che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati o che siano a distanza inferiore a 1 chilometro da autostrade e strade extraurbane principali e da linee ferroviarie fondamentali e complementari; le aree caratterizzate dalla presenza nota di importanti risorse del sottosuolo e quelle caratterizzate dalla presenza di attività industriali a rischio di incidente rilevante, di dighe e sbarramenti idraulici artificiali, aeroporti o poligoni di tiro militari operativi;

              i criteri di approfondimento valutano, inoltre, i seguenti aspetti: presenza di manifestazioni vulcaniche secondarie; presenza di movimenti verticali significativi del suolo in conseguenza di fenomeni di subsidenza e di sollevamento (tettonico e/o isostatico); assetto geologico-morfostrutturale e presenza di litotipi con eteropia verticale e laterale; presenza di bacini imbriferi di tipo endoreico; presenza di fenomeni di erosione accelerata; condizioni meteo-climatiche; parametri fisico-meccanici dei terreni; parametri idrogeologici; parametri chimici del terreno e delle acque di falda; presenza di habitat e specie animali e vegetali di rilievo conservazionistico, nonché di geositi; produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico; disponibilità di vie di comunicazione primarie e infrastrutture di trasporto; presenza di infrastrutture critiche rilevanti o strategiche;

              le premesse del nulla osta del 30 dicembre 2020 specificano che la Cnapi, l'ordine di idoneità delle aree sulla base delle caratteristiche tecniche e socio-ambientali ed il progetto preliminare del Parco tecnologico sono definiti dalla So.G.I.N. s.p.a. a titolo di «proposta» e che, solo a seguito delle procedure di cui ai commi 3, 4, 5 e 6 dell'articolo 27 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, e successive modificazioni, verrà approvata la Carta nazionale delle aree idonee con decreto del Ministro della transizione ecologica; per tale motivo, l'articolo 3 citato prevede la pubblicazione della Cnapi sul sito internet della So.G.I.N. s.p.a. e il contestuale avviso della pubblicazione almeno su cinque quotidiani a diffusione nazionale, affinché, successivamente alla pubblicazione, le regioni, gli enti locali, nonché i soggetti portatori di interessi qualificati, possano formulare osservazioni e proposte tecniche in forma scritta e non anonima, trasmettendole ad un indirizzo di posta elettronica della Sogin spa appositamente indicato;

              nonostante la realizzazione della Cnapi sia stata prevista già da 10 anni, e i criteri tecnici siano stati ben stabiliti da Ispra nel 2014, sul tema si sono generate tensioni sodali, divisioni conflittuali nella popolazione e rivolte da parte delle regioni e del comuni coinvolti;

              infatti, in seguito alla firma del nulla osta interministeriale del 30 dicembre 2020, sono state diffuse notizie sulla stampa e sui social sulle procedure fino ad oggi attivate per giungere alla redazione di tale carta e sulle procedure che verranno attivate prossimamente per la scelta effettiva del sito;

              solo il 5 gennaio 2021 è apparso un comunicato stampa sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che ha annunciato ufficialmente la notizia della pubblicazione della Cnapi da parte della So.G.I.N. s.p.a. e dell'avvio della consultazione pubblica, riportando il nulla osta Mise-Mattm e i riferimenti per tutte le informazioni sul sito appositamente indicato da So.G.I.N. «www.depositonazionale.it»;

              «no» categorici sono apparsi sulla stampa da parte di presidenti di regioni e province e di sindaci dei comuni individuati sulla Cnapi, nonché critiche pesanti provenienti da associazioni di comuni, come l'Anci, e da associazioni ambientaliste come Italia Nostra, Greenpeace, Wwf;

              nel prosieguo della procedura amministrativa per l'individuazione del sito e nell'ambito del seminario, occorrerebbe approfondire ulteriormente l'attualità del dati e l'aderenza di alcune proposte ai criteri definiti da Ispra (ora ISIN) – Guida tecnica n. 29 – e a quelli indicati nelle linee guida Iaea (International Atomic Energy Agency), come le proposte dei siti ubicati nelle due isole maggiori, o la distanza da autostrade, ferrovie e infrastrutture di comunicazione principali e dai centri abitati molto piccoli, ovvero occorrerebbe chiarire maggiormente la definizione di «adeguata» distanza dai centri abitati o la distanza dai siti ad alto pregio agricolo, ad elevata pericolosità sismica e dai siti Unesco;

              non essendovi a disposizione rilievi cartografici tali da consentire calcoli esatti in merito alle distanze e considerando che il processo di consultazione pubblica per l'individuazione del sito prevede anche la possibilità per amministratori, comitati, associazioni e cittadini di recarsi direttamente sui siti ed effettuare rilievi e sopralluoghi, occorrerebbe tenere conto delle restrizioni imposte dall'emergenza pandemica;

              anche l'indizione del seminario nazionale, che dovrebbe svolgersi in presenza, con il perdurare dell'emergenza sanitaria, sembra di difficilissima realizzazione, anche in considerazione del fatto che, nella procedura di selezione dei sito e delle prescritte osservazioni, sono coinvolte associazioni, enti locali e territoriali e regioni, tutti soggetti a corto di personale, il quale in buona parte svolge ora i propri compiti in regime di lavoro agile;

              nella Convenzione di Aarhus, ratificata dall'Italia con la legge 16 marzo 2001, n. 108, viene sottolineata l'importanza di garantire idonei strumenti di partecipazione del pubblico nella fase iniziale del procedimento;

              la Consultazione pubblica si dovrebbe svolgere tenendo presente questi princìpi:

                  chiarezza: gli obiettivi della consultazione, così come l'oggetto, i destinatari, i ruoli e i metodi devono essere definiti chiaramente prima dell'avvio della consultazione; al fine di favorire una partecipazione la più informata possibile, il processo di consultazione, deve essere corredato da informazioni pertinenti, complete e facili da comprendere anche per chi non possiede le competenze tecniche;

                  imparzialità: la consultazione pubblica deve essere progettata e realizzata garantendo l'imparzialità del processo in modo tale da perseguire l'interesse generale;

                  inclusione: l'amministrazione pubblica deve garantire che la partecipazione al processo di consultazione sia il più possibile accessibile, inclusiva e aperta, assicurando uguale possibilità di partecipare a tutte le persone interessate;

                  tempestività: la consultazione, in quanto parte di un processo decisionale più ampio, deve dare ai partecipanti la possibilità effettiva di concorrere a determinare la decisione finale; pertanto deve essere condotta nelle fasi in cui i differenti punti di vista siano ancora in discussione e sussistano le condizioni per cui diversi approcci alla materia in oggetto possano essere presi in considerazione;

              per tutto questo, la consultazione pubblica deve garantire la completezza e facilità di comprensione anche a chi non possiede le competenze tecniche, posto che le informazioni messe a disposizione del pubblico in via telematica consistono in elaborati di progetto e disegni tecnici altamente specialistici (oltre 230 documenti per il deposito nazionale e più di 100 per la Cnapi) e che, qualora si desiderasse prendere visione di documenti più dettagliati, questi sono disponibili in cinque località distanti centinaia di chilometri dal comuni interessati come è il caso di quelli della Sardegna, Sicilia, Basilicata e Puglia, peraltro in costanza di divieto di spostamenti interregionali per l'emergenza Covid-19;

              oggi, in piena pandemia sanitaria da Covid-19, ove le amministrazioni locali e le regioni cercano con grande fatica di corrispondere agli impegni in corso tra le assenze di personale per malattia e lo smart working, occorre garantire a loro un periodo congruo di consultazione per esprimere osservazioni sulla mole di documentazione tecnica e complessa, pubblicata da So.G.I.N. sul sito www.depositonazionale.it; sia presso i cinque infopoint allestiti dalla Sogin presso le proprie centrali; risulterebbe, poi, che una serie di comunità territoriali, comuni ed enti locali avrebbero avanzato la candidatura dei propri territori per la realizzazione del sito unico, ma che tali candidature non verranno prese in considerazione, in quanto tali territori non sono ricompresi nella Cnapi; sarebbe auspicabile nell'ambito del percorso partecipativo valutare approfonditamente le istanze di comuni e comunità locali che fossero disponibili ad accogliere il sito sul proprio territorio,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per assicurare che tutte le fasi procedimentali in cui si articola la scelta dei siti idonei e l'individuazione del sito ove ubicare il Parco tecnologico siano caratterizzate dalla concertazione e condivisione con le regioni, i territori e le comunità locali interessate, nel rispetto dei principi di trasparenza, leale collaborazione e cooperazione istituzionale prevedendo una tempistica adeguata che tenga conto della complessità della materia e dell'impatto della pandemia sulla operatività delle strutture amministrative;

2) ad informare preventivamente il Parlamento sugli esiti della consultazione pubblica e sulle scelte del Ministri interessati per la definitiva approvazione della Carta nazionale delle aree idonee (Cnai), nonché riguardo all'individuazione del previsti benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere; ad esplicitare le intese raggiunte con le regioni interessate e gli enti locali coinvolti, nonché la corretta esecuzione delle fasi di chiusura e post chiusura dell'impianto nel rispetto delle prescrizioni emesse nel «periodo di controllo istituzionale», presentando a tal fine una relazione annuale alle Camere;

3) a provvedere alla pubblicazione sui siti istituzionali dei Ministeri coinvolti, della Sogin s.p.a., dell'Isin e sul sito dedicato depositonazionale.it di ogni documentazione ed informazione utile in merito al procedimento, dando particolare evidenza alle tempistiche relative agli strumenti di partecipazione e alle fasi decisionali, nonché ad adottare ogni iniziativa di competenza affinché gli enti locali e le regioni individuate nella Cnapi rendano disponibili sui propri siti istituzionali, in una parte chiaramente identificabile della sezione «Amministrazione trasparente», il collegamento ipertestuale ai predetti siti, assicurando la qualità e l'aggiornamento delle informazioni secondo i criteri indicati dal decreto legislativo n. 33 del 2013;

4) a garantire che la consultazione pubblica e lo svolgimento del Seminario nazionale avvengano con modalità che consentano la massima accessibilità, assumendo, altresì, iniziative, anche normative, per disporre l'ampliamento dei termini per presentare osservazioni all'esito del Seminario nazionale;

5) ad adottare iniziative per prevedere che al Seminario pubblico possano partecipare anche i comuni non direttamente interessati ma comunque limitrofi rispetto alle aree individuate come potenzialmente idonee, che ne facciano richiesta, nonché enti parchi nazionali e regionali presenti nei territori interessati le associazioni riconosciute ai sensi dell'articolo 18 della legge 8 luglio 1986, n. 349, così come i portatori di interessi diffusi costituiti in associazioni o comitati e i soggetti portatori di interessi pubblici o privati che abbiano presentato richiesta di partecipazione al procedimento ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241;

6) in un'ottica di trasparenza e leale collaborazione istituzionale, ad adottare iniziative per dare adeguata pubblicità ai criteri oggettivi e univoci in ordine alla quantificazione e alle modalità di assegnazione delle compensazioni economiche ed ambientali agli enti locali interessati;

7) ad assicurare che i criteri di approfondimento siano puntualmente esaminati e verificati in modo da garantire la massima sicurezza del sito che risulterà idoneo e ad adottare iniziative per ampliare ulteriormente le metodologie di indagine per una più corretta applicazione del criteri di approfondimento finalizzati alla localizzazione nonché i parametri di sicurezza finalizzati alla costruzione e gestione del deposito e, a tal fine:

          a) ad avvalersi delle strutture universitarie competenti per i territori implicati e ad adottare i più moderni metodi e strumenti di conoscenza multidisciplinari del territorio, per le successive fasi esplorative contemplate nei criteri di approfondimento, riguardanti i siti che saranno scelti per la Cnapi;

          b) a prevedere uno ietogramma di progetto quanto più cautelativo possibile, con piogge di progetto notevolmente incrementate in modo da resistere a meteoclimatici estremi, non storicamente statisticamente prevedibili;

          c) ad adottare strutture antisismiche per il deposito molto più cautelative di quelle previste dalle più rigorose norme vigenti per impianti nucleari;

8) ad assicurare che con l'istanza di valutazione di impatto ambientale di cui all'articolo 27, comma 13-bis, del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, il proponente Sogin trasmetta la valutazione di impatto sanitario predisposta in conformità alle linee guida adottate con decreto del Ministro della salute del 27 marzo 2019;

9) ad adottare iniziative per assicurare sufficienti risorse, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, affinché l'Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) sia messo nelle condizioni di svolgere al meglio i propri compiti istituzionali, tecnici e di vigilanza connessi al deposito nazionale, affinché non sia pregiudicata la capacità operativa e di vigilanza del suddetto ente, anche in prospettiva del lavori dei prossimi anni;

10) ad informare gli enti territoriali sulle effettive e congrue compensazioni economiche e di riequilibrio ambientale e territoriale che dovranno essere assegnate ai territori che ospiteranno il deposito nucleare per tutto il periodo di giacenza di rifiuti nucleari, in aggiunta alle compensazioni ambientali che verranno previste nell'ambito della procedura di valutazione di impatto ambientale;

11) ad assumere iniziative per garantire un'adeguata indennità per i proprietari dei terreni sui quali sarà realizzato il parco tecnologico a valori di mercato che tenga anche conto della destinazione edificatoria e produttiva degli stessi;

12) ad adottare iniziative per rivedere i criteri attualmente previsti dalla normativa vigente in materia di compensazioni a favore dei siti che attualmente ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare, basati attualmente sui confini amministrativi comunali di cui all'articolo 4 del decreto-legge n. 314 del 2003, valutando la previsione di includere anche il parametro della distanza chilometrica dal sito che ospita i medesimi rifiuti nucleari e ad adottare le opportune iniziative volte a garantire tempi più rapidi nell'erogazione delle suddette compensazioni ai territori interessati;

13) ad adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, affinché, nell'ambito del seminario, siano maggiormente approfondite le proposte relative all'ubicazione dei siti nelle due isole maggiori che inevitabilmente potrebbero richiedere un insieme di modalità combinate di trasporto di rifiuti radioattivi, con alti profili di rischio e a valutare l'esclusione di quei territori che non hanno già a disposizione porti industriali dedicati alla ricezione e stoccaggio di materiale radioattivo e alle basi militari insulari;

14) ad adottare le opportune iniziative di approfondimento, per quanto di competenza, affinché, nell'ambito del seminario, siano valutate le esclusioni delle proposte relative all'ubicazione delle aree nei siti definiti dall'Unesco «Patrimonio dell'umanità» riconosciuti alla data del Seminario, nelle relative «buffer zone» e comuni contermini;

15) ad adottare iniziative per inserire, nei parametri di valutazione ai fini della individuazione di siti in grado di risultare idonei alla localizzazione del deposito nazionale e parco tecnologico, l'indice di pressione ambientale calcolato a livello dei comuni nel raggio di 20 chilometri;

16) a far sì che, nella fase della definizione della Cnai, si tengano in considerazione i dati più recenti per i criteri di esclusione che riguardano i temi della mobilità e dell'accessibilità infrastrutturale ai siti individuati, con particolare riferimento ai materiali inquinanti e alle particolari evidenze paesaggistiche, culturali e in coerenza ai criteri di esclusione a valutare iniziative tese ad escludere le parti di territorio con particolari colture di pregio riconosciute a livello nazionale e locale e le aree naturali protette nazionali e regionali del nostro Paese alla data del Seminario;

17) a verificare con Sogin s.p.a. se siano state presi in considerazione nell'elaborazione della Cnapi le aree militari dismesse o in fase di dismissione, o aree destinate a siti produttivi dismessi o in corso di dismissione e, in caso contrario, a richiedere a Sogin s.p.a., senza interrompere o minimamente rallentare l'iter avviato, di effettuare tale verifica, al fine di integrare nella carta eventuali ulteriori siti potenzialmente idonei;

18) a valutare l'accoglimento delle eventuali manifestazioni di interesse pervenute dai comuni e dagli enti territoriali che intendono ospitare il deposito unico dei rifiuti radioattivi, purché vengano rispettati i criteri di esclusione e approfondimento già in vigore;

19) ad adottare iniziative volte ad avere un maggiore coinvolgimento e supporto da parte degli enti territoriali, specialmente da parte dei piccoli comuni sui cui territori sono state individuate aree idonee;

20) ad avviare tutte le iniziative utili, di concerto con gli enti territoriali interessati, volte a definire risorse, modalità e tempi certi relativamente allo smantellamento, alla messa in sicurezza, alla bonifica completa e al ripristino ambientale di tutti i siti temporanei, compresa la verifica per il finanziamento della rimozione degli ultimi fusti nella ex Cemerad, «sorgenti orfane» rinvenute in diversi luoghi e contenute in diverse tipologie di rifiuti, delle strutture del territorio nazionale che attualmente ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare e affinché, contestualmente alla realizzazione del deposito unico, sia affrontato il tema delle «sorgenti orfane» rinvenute in diversi luoghi e contenute in diverse tipologie di rifiuti, anche abbandonati, che sono potenzialmente in grado di arrecare gravi danni alla salute di lavoratori e comunità residenti;

21) ad adottare senza ritardo i decreti attuativi in applicazione della normativa vigente con specifico riferimento al decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101, garantendo il necessario coordinamento dei soggetti chiamati ad assumere i provvedimenti.
(1-00414) (Ulteriore nuova formulazione) «Molinari, Davide Crippa, Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Lapia, Muroni, Vianello, Pezzopane, Prestigiacomo, Fregolent, Lucchini, Maraia, Giacometto, Rospi, Colucci, Plangger, De Filippo, Morassut, Braga, Masi».

Pubblicazione di un testo riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Rotta n. 5-05730, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 484 del 12 aprile 2021.

      ROTTA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          a causa dell'emergenza sanitaria dallo scorso anno scolastico si assiste ad una forzata sospensione, anche per periodi prolungati, delle attività didattiche in presenza;

          per tutelare comunque il diritto allo studio degli studenti sono state messe a disposizione delle scuole e degli studenti iniziative e strumenti per favorire l'apprendimento a distanza, attraverso la modalità della didattica a distanza/didattica digitale integrata (dad/ddi) che ha permesso, al mondo della scuola, di non interrompere l'attività didattica;

          oltre agli stanziamenti necessari a garantire la fornitura di dispositivi e di connessioni internet per la didattica a distanza e per la didattica digitale integrata, si è posta già nella prima fase della pandemia, la necessità di fornire ai docenti, agli alunni e alle famiglie un supporto metodologico-pratico su come aiutare i bambini e i ragazzi ad affrontare l'emergenza, partendo dalla tutela dei diritti che sono loro riconosciuti dalla Convenzione ONU del 1989;

          in un documento del 6 aprile 2021 il Ministero dell'istruzione, in collaborazione con Agia, l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, ha messo a disposizione dei docenti una mini-guida sulla didattica a distanza in relazione ai diritti degli studenti, con l'obiettivo di restituire un senso di tranquillità e di sicurezza, attraverso informazioni chiare e semplici;

          l'articolo 27 della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sancisce il diritto all'educazione e allo sviluppo della personalità. Il «Manifesto della scuola che non si ferma» del Ministero dell'istruzione, nel punto relativo alla didattica a distanza e ai diritti degli studenti, afferma che «la scuola è il luogo in cui crescere sani, responsabili, competenti. È un ambiente di apprendimento che facilita la relazione educativa, la condivisione, il piacere di conoscere, la creatività e il benessere ...» «Si cresce tutti, insieme: ragazzi e adulti». Educare significa aiutare i bambini e i ragazzi, qualunque sia la loro condizione, a esprimere al meglio le loro attitudini e le loro potenzialità, sviluppando in tal modo, in maniera unica e irripetibile, la propria personalità. Educare significa aiutare a mettere a fuoco ciascuno il proprio talento, potenziare la capacità di trovare soluzioni ai problemi, aiutare a sviluppare un pensiero positivo, ad avere sogni e a mettere in campo tutte le risorse per realizzarli (...);

          la grande maggioranza dei docenti ha svolto con grande impegno, abnegazione e cura il lavoro nella modalità didattica imposta dalle restrizioni mentre alcuni altri, come denuncia la Rete degli Studenti medi, una delle associazioni studentesche maggiormente rappresentative del Paese, hanno adottato inammissibili comportamenti in occasione delle verifiche in Dad;

          è del mese di aprile 2021 la notizia di un'alunna quindicenne di un liceo di Verona alla quale è stato chiesto dalla docente, durante l'interrogazione di tedesco, di coprirsi gli occhi con una benda solo perché troppo preparata e perché stava rispondendo correttamente a tutte le domande poste;

          nel mese di ottobre 2020 un caso analogo era stato segnalato da un gruppo di studenti di un liceo di Scafati vicino Salerno –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare – per quanto di competenza – affinché vengano rispettati, anche nella modalità della Dad/Ddi, i diritti riconosciuti agli studenti dalla Convenzione dell'Onu del 1989.
(5-05730)

Ritiro di documenti di indirizzo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          mozione Lollobrigida n. 1-00398 del 2 novembre 2020;

          mozione Fregolent n. 1-00417 del 25 gennaio 2021;

          mozione Prestigiacomo n. 1-00418 del 25 gennaio 2021;

          mozione Fornaro n. 1-00429 del 10 marzo 2021;

          mozione Muroni n. 1-00440 del 24 marzo 2021;

          mozione Vianello n. 1-00441 del 24 marzo 2021;

          mozione Pezzopane n. 1-00442 del 26 marzo 2021;

          mozione Lapia n. 1-00451 del 31 marzo 2021.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta scritta Pastorino n. 4-08379 del 3 marzo 2021;

          interrogazione a risposta in Commissione Carabetta n. 5-05645 del 31 marzo 2021;

          interpellanza Daga n. 2-01136 del 1° aprile 2021.

Ritiro di una firma da una mozione.

      Mozione Lattazio e altri n. 1-00405, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 novembre 2020: è stata ritirata la firma della deputata Giannone.