XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 26 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,

          premesso che:

              il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si propone di favorire ulteriormente il processo di trasformazione digitale della pubblica amministrazione, che toccherà ambiti diversi, dai processi di selezione del personale, alla formazione, alla gestione delle procedure amministrative e al loro monitoraggio;

              ai fini del monitoraggio e per garantire un adeguato livello di trasparenza e informazione, nel Pnrr è prevista la predisposizione di una piattaforma digitale per fornire un'adeguata informazione sullo stato di avanzamento dei progetti contenuti nel Pnrr stesso;

              la risoluzione n. 6-00179 del 1° aprile 2021 ha impegnato il Governo a tenere conto dei pareri deliberati dalle Commissioni permanenti, e pertanto anche di quello espresso dalle Commissioni riunite 5a (Programmazione economica, bilancio) e 14a (Politiche dell'Unione europea) che chiede che tale piattaforma digitale pubblica sia centralizzata e raccolga tutti i dati relativi all'attuazione di progetti del Pnrr, mediante processi standardizzati e protocolli omogenei per i diversi livelli istituzionali coinvolti; la relazione ha richiesto, inoltre, che i dati del monitoraggio siano resi pubblici, previa anonimizzazione, in formato aperto, disaggregati e comunque continuamente aggiornati, e che siano facilmente accessibili non solo ai soggetti istituzionali, ma anche alle organizzazioni della società civile, ai ricercatori, ai media e ai cittadini, per garantire un monitoraggio capillare dello stato di attuazione dei progetti;

              è pertanto fondamentale assicurarsi che dai meccanismi deputati al monitoraggio non risulti esclusa la società civile, che deve essere posta in condizione di seguire efficacemente l'attuazione e il perseguimento degli obiettivi del Pnrr, allo scopo di garantire un elevato livello di trasparenza e controllabilità dei medesimi;

              un'adeguata raccolta e gestione dei dati da parte della pubblica amministrazione è sempre più un fattore decisivo per la corretta presa di decisione, a livello sia politico sia amministrativo, e in definitiva per la qualità della democrazia,

impegna il Governo:

1) a fare in modo che la piattaforma digitale prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e richiamata in premessa sia realizzata garantendo la messa a disposizione di tutte le informazioni e dei dati utili a effettuare un monitoraggio costante dei singoli progetti e presenti pertanto dati in formato aperto, machine-readable e aggiornati tempestivamente e regolarmente;

2) a rendere disponibili sulla piattaforma non soltanto dati di sintesi e indicatori di performance, ma anche i dati grezzi e la documentazione dei processi utilizzati per ottenerli;

3) a prevedere dei momenti di consultazione pubblica durante la progettazione e lo sviluppo della suddetta piattaforma per ricevere proposte e modifiche utili al miglioramento della stessa, e a rendere pubblici i documenti di progettazione della piattaforma;

4) ad applicare questi stessi criteri e standard a tutte le piattaforme la cui predisposizione è prevista sulla base di quanto stabilito con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(1-00489) «Fusacchia, Roberto Rossini, Muroni, Cecconi, Fioramonti, Lombardo, Carabetta, Bruno Bossio, Ungaro, Frusone».

Risoluzione in Commissione:


      La X Commissione,

          premesso che:

              con la sigla Ho.Re.Ca. si intende definire uno specifico settore commerciale, quello afferente alla filiera «Hotellerie-Restaurant-Café» e alle attività connesse ai consumi «fuori casa» dette anche Away From Home (AFH), pertanto distinto da quella della Gdo (Grande distribuzione organizzata);

              l'intero settore Ho.Re.Ca in Italia conta circa 400.000 aziende, essenzialmente costituite sotto forma di ditta individuale e società di persone, di cui bar e ristoranti rappresentano le categorie più numerose, e complessivamente coinvolge circa 1.300.000 occupati;

              le aziende distributrici di prodotti alimentari, e bevande sono circa 4.000, per lo più costituite sotto forma di società di capitali, e coinvolgono oltre 50 mila dipendenti, preposti al supporto ed alla fornitura dei beni e dei servizi essenziali per gli esercizi pubblici del canale Ho.Re.Ca. La maggior parte delle aziende è a conduzione familiare e sono collocate al Sud e Isole per il 40 per cento al Nord-Ovest per il 23 per cento al Nord-Est per il 20 per cento e al Centro per il 17 per cento;

              il valore di mercato dei distributori Ho.Re.Ca, in termini di sell-in – ovvero le vendite all'ingrosso – è pari a 10.580 miliardi di euro;

              gli occupati del settore distributivo comprendono imprenditori, agenti di vendita, personale amministrativo, addetti alla logistica, magazzinieri e altre figure professionali, per un totale di oltre 60 mila addetti tra diretti e indiretti;

              nel 2020 il fatturato complessivo dei distributori food & beverage si è attestato poco sopra la soglia dei 10 miliardi di euro (rispetto ai 16,9 miliardi dell'anno precedente) con un crollo del 37,6 per cento. Le perdite sono quindi stimate nell'ordine di 6,4 miliardi di euro;

              nel quarto trimestre del 2020 il crollo del fatturato del canale Ho.Re.Ca in cui rientra il comparto dei distributori, si è attestato intorno al 45 per cento rispetto al quarto trimestre 2019, compromettendo inesorabilmente i valori del fatturato del canale della distribuzione, e la configurazione variabile della mappatura regionale e locale correlata e dati dei contagi e dagli indicatori di trasmissibilità virale, che negli ultimi mesi hanno amplificato l'assoluta mancanza di programmazione e previsione nel canale e nei comparti correlati;

              nello specifico i pubblici esercizi di destinazione del prodotto distribuito, in primis gli esercizi di somministrazione di cibo e bevande, hanno subito i riverberi più duri e complessi delle misure di contenimento del rischio epidemiologico, dapprima con il cosiddetto lockdown (successivamente, con la citata estrema variabilità della mappatura regionale e/o locale che ha condizionato l'assoluta carenza di programmabilità dell'operatività degli stessi e dunque la difficoltà nello gestire ordini ed acquisti;

              l'annullamento di ordini ed acquisti già programmati, unita al ridimensionamento degli stessi, ha decretato negli ultimi 14 mesi un'evidente crisi di liquidità per il comparto dei pubblici esercizi che si sta evolvendo in una crisi di solvibilità: allo stato attuale, i pubblici esercizi del canale ho.re.ca non detengono gli strumenti per far fronte completamente ai debiti maturati nel corso degli ultimi mesi e nel contempo, alla vigilia delle aperture o dell'ampliamento dell'operatività, si registra un incremento della domanda di nuove forniture a credito e più ampie dilazioni di pagamento che, inevitabilmente, si ripercuotono sulle disponibilità e sulla scenario economico dei distributori;

              i distributori rappresentano l'anello intermedio della filiera ho.re.ca, collocandosi come tramite tra i produttori ed i pubblici esercizi, e svolgendo pertanto un ruolo inderogabile, in quanto provvedono all'acquisto all'ingrosso direttamente dalle aziende produttrici dei prodotti alimentari e delle bevande, garantendone il loro corretto immagazzinamento e stoccaggio, e provvedendo alla successiva e tempestiva fornitura, ai singoli esercizi commerciali (strutture ricettive, ristoranti, gelaterie, pasticcerie e bar) che non detengono una struttura logistica e finanziaria per rivolgersi direttamente al settore industriale della produzione;

              il comparto della distribuzione nell'attuale contingenza pandemica ha assunto un ruolo di garanzia nei confronti del canale ho.re.ca, configurandosi come una sorta di «ammortizzatore sociale e finanziario» dell'intera filiera;

              si evidenzia che i distributori acquistano direttamente i prodotti con termini di pagamento a 30/60 giorni, mentre agli esercenti assicurano dilazioni e maggiori termini di pagamento sino a 180 giorni: queste dinamiche sintetizzano in maniera eloquente il sistema che condiziona l'operatività del comparto ed il ruolo di garanzia svolto dai distributori, in ragione del fatto che gli esercizi commerciali di destinazione del prodotto si configurano in ditte Individuali, micro e piccole imprese, che non detengono gli strumenti per far fronte ai loro impegni finanziari in altro modo e con termini più stringenti;

              il ruolo di supporto e di garanzia dei distributori si palesa anche nella concessione ai pubblici esercizi, a titolo di comodato gratuito, di macchinari ed attrezzature indispensabili per l'esecuzione delle attività, il cui acquisto risulterebbe particolarmente gravoso per ristoranti, gelaterie, pasticcerie e bar; si fa riferimento, ad esempio, a macchine da caffè, frigoriferi per la conservazione di prodotti congelati e surgelati ed altre attrezzature connesse alla conservazione delle derrate che hanno un costo di mercato particolarmente impegnativo;

              i distributori di prodotti alimentari e di bevande nella filiera ho.re.ca sono vistosamente esposti sia nei confronti dei loro clienti (ristoranti, gelaterie, pasticcerie e bar), sia nei confronti del sistema creditizio perché obbligati a rispettare i contratti di fornitura stipulati e sostenere i costi dei prodotti forniti dai propri fornitori (le società di produzione agricole ed industriali);

              negli ultimi 14 mesi, in ragione della variabilità della mappatura nazionale, correlata ai dati del contagio e ai condizionamenti di questa sulle dinamiche degli ordini, i distributori hanno dovuto gestire e smaltire quintali di derrate alimentari deperite e scadute, già regolarmente pagate, maturando una perdita che si attesta intorno allo 0,75 per cento dell'ammontare del fatturato calcolato nell'anno 2020;

              le aziende del comparto hanno fatto inevitabilmente ricorso alle misure di integrazione salariale per i propri lavoratori, continuando però, nel contempo, a sostenere ingenti costi fissi, in primis i canoni di locazione, le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria di macchinari, impianti e mezzi di trasporto, le spese per utenze (telefono, luce, acqua e gas), le spese di energia elettrica per mantenere i riprodotti freschi (+4°) e surgelati (-20°) ed il pagamento di imposte locali quali la tassa comunale sui rifiuti solidi urbani che viene calcolata sulla superficie dei locali e non sulla effettiva quantità dei rifiuti prodotti e come è noto non tiene conto del rallentamento dell'operatività delle strutture commerciali;

          alla luce delle previsioni di comparto, appare verosimile che, nell'arco del prossimo biennio, circa il 50 per cento delle aziende rischia la chiusura in ragione dell'insostenibilità delle condizioni di impresa e del crollo dei ricavi: la conseguenza si colloca nel fatto che si avrà una perdita del gettito Iva (formulata su un calcolo di incidenza medio del 10 per cento sul fatturato 2019), pari a 800 milioni di euro annui a cui si aggiunge una perdita delle entrate per l'erario relativa alle imposte sugli utili di impresa pari a circa 300 milioni di euro (formulata su un calcolo di incidenza del 4 per cento sul fatturato 2019), a cui andranno inevitabilmente a sommarsi gli oneri in capo all'erario relativi agli ammortizzatori sociali, in primis la Naspi, per circa 25 mila impiegati del comparto, che si colloca in un valore medio-indicativo in circa 600 milioni di euro. Il rischio per le casse dello Stato si configura in ammanco annuale di circa 1 miliardo e 800 milioni di euro;

          per il comparto rappresenta un dato non trascurabile l'ammontare dei crediti non riscossi che, nello scenario pandemico sembra attestarsi intorno ad una percentuale di circa il 5 per cento sul fatturato complessivo: pertanto appare ipotizzabile l'ammontare di circa 800 milioni di euro, di crediti non riscossi da parte delle aziende del comparto;

          un ulteriore elemento di criticità si colloca nell'ammontare della merce deperita o scaduta, dunque inutilizzabile, in giacenza nei magazzini delle imprese del comparto in ragione di ordini di acquisto non confermati. In un'analisi approssimativa, l'ammontare della merce deperita si attesterebbe, nello scenario pandemico, intorno allo 0,75 per cento dell'ammontare del fatturato calcolato nell'anno 2020, con un valore configurabile in circa 75 milioni di euro annui;

          il comparto dei distributori del canale ho.re.ca, risulta essere – particolarmente in questa congiuntura economico-sociale – quello più esposto alle incursioni illecite: sussiste una precisa strategia criminale tesa a colonizzare il comparto, mediante irrorazione di liquidità nelle aziende distributrici che risultano in difficoltà e la successiva acquisizione delle stesse ed il conseguente approdo, attraverso i canali di distribuzione, ai pubblici esercizi di somministrazione (in particolare ristoranti) che, stando ai dati elaborati negli ultimi 14 mesi, risultano essere i bersagli per eccellenza poiché è forte l'interesse illecito in ragione delle possibilità offerte in termini di riciclaggio di denaro e di penetrazione nella società civile;

          la filiera ho.re.ca., ed in particolare il segmento della ristorazione, risulta, dunque il bersaglio per eccellenza della scalata criminale alle realtà economiche; pertanto, proprio per esorcizzare la deriva illecita delle aziende, sarebbe auspicabile inquadrare in un'ottica prospettica talune misure di sostegno e di supporto oltre che di sensibilizzazione sul tema;

          il comparto della distribuzione di prodotti alimentari e di bevande, principalmente per il canale ho.re.ca, in ragione della natura della filiera entro cui si inserisce e la correlazione tra molteplici altri comparti, come quello della produzione artigianale ed industriale e quello del turismo e della ricettività, rappresenta un segmento strategico, su cui appare opportuno operare un riferimento e delineare delle misure di intervento specifiche e dettagliate che trovino spazio nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sebbene sia stata registrata l'assenza all'interno del Piano di qualsiasi riferimento al segmento economico del commercio, in particolare quello all'ingrosso;

          infatti, il settore della distribuzione di prodotti alimentari e bevande, esplicandosi in attività diversificate che coinvolgono la gestione e la corretta conservazione di derrate e la logistica, comportano inevitabilmente un impatto ambientale ed un consumo energetico tali da necessitare un upgrade in chiave green delle aziende: gli investimenti green per lo sviluppo aziendale e per il rilancio economico andrebbero a configurarsi in sistemi di controllo informatizzati di funzionamento degli impianti diretti ad organizzare al meglio i consumi per limitare gli sprechi, in installazioni di nuovi impianti, macchinari ed attrezzature a basso consumo energetico e di limitato impatto ambientale, anche acquisiti in leasing ed a noleggio, aderendo allo «zero CO2» per ridurre l'emissione di anidride carbonica;

          In ragione del rilancio prospettico del comparto, e dell'intero sistema di imprese nazionali a prescindere dalle connotazioni settoriali, sarebbe auspicabile rivedere gli ambiti applicativi della misura degli incentivi come i cosiddetti Superbonus, Ecobonus, Sismabonus, che riguardano gli edifici e le tecnologie rinnovabili, efficienti, digitali ad essi applicabili. Infatti i soggetti Ires rientrano tra i beneficiari nella sola ipotesi di partecipazione alle spese per interventi trainanti effettuati sulle parti comuni in edifici condominiali. Gli incentivi non sono previsti per i siti delle imprese dei diversi settori agricolo, industriale, edilizio, terziario, turismo, che invece, sin da subito, devono essere coinvolti per attuare concretamente un progetto di rilancio e di sostenibilità del nostro Paese a partire dalle imprese operanti nel settore della distribuzione di prodotti alimentari e bevande che hanno un notevole impatto di filiera;

          investimenti a favore della digitalizzazione per le aziende del comparto rappresentano un'esigenza, in una prospettiva di implementazione della competitività; segnatamente, sul fronte dell'adeguamento delle reti informatiche ed hardware e sul versante dell'utilizzo di software gestionali e commerciali che permettano la programmazione e la razionalizzazione delle consegne;

          la priorità si colloca anche nel preservare il comparto dalle incursioni dei colossi multinazionali della logistica e della distribuzione che corrodono proprio i capisaldi della specificità economico-identitaria del nostro Paese e rischiano di amplificare e rendere irreversibile l'attuale azione di desertificazione commerciale;

          il comparto della distribuzione si configura come garante del made in Italy della territorialità e della cultura di vicinato, della valorizzazione dell'artigianalità locale, della qualità e dell'identità del territorio. Un settore da proteggere e tutelare contro le ingerenze della malavita organizzata e le incursioni delle grandi catene commerciali internazionali,

impegna il Governo:

          ad adottare iniziative per attuare una revisione dei parametri di accesso al contributo a fondo perduto in favore degli operatori economici della distribuzione, tenendo conto dei costi fissi sostenuti dagli stessi, in particolare per quanto riguarda i costi di acquisto della merce, ai fini del calcolo del contributo;

          ad adottare iniziative per ripristinare la disciplina di emissione delle note di credito, volta a consentire il recupero dell'Iva sui crediti non riscossi, oggetto di procedure concorsuali, introdotta originariamente dalla legge di stabilità per il 2016 e mai entrata in vigore in ragione delle abrogazioni operate nell'ambito della successiva legge di bilancio;

          ad adottare iniziative per agevolare l'accesso al credito delle piccole e medie imprese, anche valutando l'estensione della durata del rimborso dei finanziamenti garantiti, di cui al cosiddetto decreto liquidità;

          ad adottare iniziative volte a prorogare la moratoria delle misure di sostegno finanziario alle micro, piccole e medie imprese colpite dall'epidemia di COVID-19 originariamente prevista dall'articolo 56 del cosiddetto «decreto Cura Italia» correlandola ad un allungamento del piano di ammortamento che consenta alle imprese di poter ripagare il debito connesso ai prestiti in tempi più lunghi, favorendo in tal modo maggiore liquidità alle aziende e agevolando la ripresa economica;

          ad adottare iniziative per riconoscere alle aziende, operanti nel comparto della distribuzione dei prodotti alimentari e delle bevande, un credito di imposta pari ad una percentuale del 30 per cento dell'ammontare dei crediti pecuniari vantati nei confronti dei debitori inadempienti;

          ad adottare iniziative volte ad istituire un credito d'imposta per le aziende della distribuzione del canale Ho.Re.Ca. relativo alle spese sostenute per i bolli e le assicurazioni dei veicoli ad uso aziendale per trasporto merci, nonché relativo alle quote contributive fisse degli agenti di commercio;

          ad adottare iniziative volte a riconoscere un credito di imposta o in alternativa un contributo a fondo perduto pari almeno al 50 per cento dell'ammontare delle perdite maturate nel 2020 per deperimento di prodotti alimentari e bevande non più venduti agli esercizi pubblici;

          ad adottare iniziative volte a prorogare le agevolazioni Irap già previste dal cosiddetto decreto-legge rilancio, anche per il periodo di imposta 2020, limitandole alle aziende che hanno un fatturato massimo di 50 milioni di euro annui;

          ad adottare iniziative per riconoscere un credito di imposta per i canoni di locazione non abitativa (già previsto dal cosiddetto decreto-legge rilancio fino al mese di maggio ma non prorogato per i restanti mesi per le imprese del comparto) anche per i mesi di giugno, ottobre, novembre e dicembre 2020;

          ad adottare iniziative volte ad introdurre una riduzione degli oneri contributivi sui contratti in essere, gravanti sui datori di lavoro del settore della distribuzione di prodotti alimentari e di bevande fortemente colpiti dalle conseguenze dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;

          ad adottare iniziative per istituire un credito di imposta per i canoni dei software di amministrazione e assistenza per sistemi gestionali e informatici delle aziende della distribuzione del canale Ho.Re.Ca;

          ad adottare iniziative per prevedere una riduzione delle tariffe concernenti la tassa sui rifiuti di cui all'articolo 1 comma 639 della legge 27 dicembre 2013, n. 147 in favore delle imprese operanti nel comparto della distribuzione di prodotti alimentari e di bevande, in ragione dell'urgenza di alleviare l'onere in capo alle aziende, rimodulando i criteri applicativi dell'imposta;

          ad adottare iniziative per ampliare la platea anche alle aziende della distribuzione del canale Ho.Re.Ca. degli aventi diritto all'esenzione del pagamento della prima rata Imu;

          ad adottare iniziative per unificare gli attuali e diversi strumenti incentivanti cosiddetti «Superbonus», «Ecobonus», «Sismabonus», «Ristrutturazione edilizia», «Conto termico», «Certificati bianchi», e altro, riguardanti il medesimo bene, attraverso un unico strumento a disposizione delle imprese, prevedendone l'applicazione anche ai siti operativi delle imprese della distribuzione di prodotti alimentari e di bevande;

          a prevedere nell'ambito delle progettualità correlate al Pnrr una partecipazione attiva e di interazione con i rappresentanti del comparto, al fine di consentire realmente l'attuazione di quei programmi e quelle riforme insite nella mission europea e nella ratio stessa del Piano nazionale di ripresa e di resilienza;

          a consentire che le risorse di cui al Pnrr siano destinate anche alle progettualità di riconversione green e di sostenibilità energetica delle aziende del comparto.
(7-00670) «Zucconi, Caiata, De Toma, Caretta, Ciaburro».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


      ROSPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della cultura, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la città di Matera il 17 ottobre 2014 è stata designata quale Capitale europea della cultura per il 2019;

          il dossier «Matera 2019» prevedeva la realizzazione di alcune opere infrastrutturali strategiche per la città dei sassi e, a tal fine, sono state stanziate diverse risorse a partire dal 2015;

          parte delle risorse previste per la realizzazione delle opere strategiche rientranti nel dossier «Matera 2019» sono comprese nell'investimento territoriale integrato (Iti) previsto dal «Po Fers Basilicata 2014-2020»;

          nel marzo del 2019 è stato firmato, tra il comune di Matera e la regione Basilicata, l'accordo di programma che assegna le risorse per l'investimento territoriale integrato previsto dal «Po Fesr Basilicata 2014-2020» alla città di Matera;

          la dotazione finanziaria, incrementata nel corso dell'iter negoziale tra comune e regione, supera i 40 milioni di euro, per interventi in diversi settori: dall'economia all'housing sociale, dalla cultura all'ambiente, dalla scuola alla mobilità;

          il documento di programma, redatto dall'ufficio programmazione strategica comunale con il supporto dell'Autorità di gestione del Po Fesr Basilicata 2014-2020, interessa l'intero sistema urbano e, oltre al comune e alla regione, coinvolge, come soggetti attuatori di alcune operazioni, le Ferrovie Appulo-Lucane, il Consorzio di sviluppo industriale della provincia di Matera, Invitalia, Ater di Matera e la provincia di Matera;

          i fondi europei in questione sono stati stanziati per la realizzazione di alcune opere fondamentali per la città dei sassi, tra le quali gli interventi di piazza della visitazione, per circa 20 milioni di euro; il recupero del teatro Duni, per circa 7 milioni di euro; interventi di riqualificazione degli edifici scolastici, per circa 5 milioni di euro e l'incremento degli alloggi sociali per circa un milione e mezzo di euro;

          a oggi, purtroppo, si riscontrano ancora numerosi ritardi nella realizzazione delle opere; ciò determinerebbe il rischio di perdere i finanziamenti europei già stanziati, che si concretizzerebbe qualora non venissero realizzati gli interventi entro dicembre 2023 –:

          se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, anche con il coinvolgimento di regione, comune e di tutti gli attori interessati, al fine di velocizzare la realizzazione delle opere finanziate attraverso i fondi europei «Po Fesr Basilicata 2014-2020» rientranti nel dossier «Matera 2019»;

          se intenda convocare un tavolo tecnico con tutti gli attori interessati al fine di sbloccare l'attuale impasse in modo da evitare la revoca dei finanziamenti da parte dell'Unione europea.
(4-09373)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      OLGIATI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          dal 28 aprile 2021 in Colombia, a seguito dell'annuncio della riforma fiscale da parte del presidente Ivan Dunque, sono in corso mobilitazioni popolari con scioperi e manifestazioni organizzate da sindacati, associazioni studentesche, collettivi urbani e rurali, che hanno visto la partecipazione di milioni di persone;

          come si evince dalle decine di video amatoriali diffusi sui social e dalle testimonianze raccolte durante le proteste, le forze di polizia hanno represso violentemente i manifestanti e dall'inizio delle manifestazioni sono ad oggi più di cinquanta i morti, soprattutto giovani, studenti e giovani leader delle comunità indigene mentre sarebbero diverse centinaia i feriti gravi;

          l'episodio più tragico si è registrato Cali, dove tra il 29 e il 30 aprile 2021, si è verificata la scomparsa di decine di giovani prelevati di peso e di cui non si hanno più notizie. Dalle immagini si vedono gruppi di poliziotti che picchiano selvaggiamente manifestanti inermi, agenti che sparano sulla folla, retate e violente caccia all'uomo anche in abitazioni private;

          l'annuncio della riforma fiscale, e di quella sanitaria e pensionistica, è stata fatta dal Governo colombiano per porre un argine al deficit pubblico, ma ha scatenato una crisi sociale senza precedenti, con la popolazione impaurita dalle conseguenze che comporterà: dall'aumento dei prezzi dei generi alimentari, ai tagli alle pensioni e al sistema sanitario;

          il Paese, già gravemente colpito dalla crisi pandemica e dalla violenza dei gruppi criminali, è quindi sprofondato rapidamente nel caos e a poco sono servite le dimissioni del Ministro delle finanze, Alberto Carrasquilla;

          a causa della pandemia il Pil colombiano ha registrato nel 2020 una flessione del 6,6 per cento e, nonostante mesi e mesi di coprifuoco e chiusure, i contagi hanno registrato un aumento vertiginoso nelle ultime settimane portando al collasso le istituzioni sanitarie colombiane. In totale, dall'inizio della pandemia, si sono registrati in Colombia 3,25 milioni di contagi;

          la crisi sanitaria scatenata dalla pandemia, oltre ad aver causato la morte di almeno 85 mila persone, ha portato il tasso di povertà al 42 per cento, aggravando drammaticamente la situazione sociale di un Paese dove, per settori importanti della popolazione, fame è una realtà quotidiana;

          tutto ciò mentre la violenza continua ad aumentare in tutto il Paese. Nei primi tre mesi del 2021 sarebbero 27.435 le persone sfollate a causa della violenza armata tra gruppi militari, paramilitari, della guerriglia e del narcotraffico; queste ultime, in particolare, fortemente intrecciate con le organizzazioni criminali del nostro Paese;

          secondo dati pubblicati dalla Justicia Especial para la Paz, da quando sono stati firmati gli accordi di pace all'Avana, 904 leader sociali e difensori dei diritti umani e 276 ex-combattenti delle Farc sono stati assassinati;

          secondo Indepaz, network delle organizzazioni che si occupano di peacebuilding in Colombia, nel 2021 (dati aggiornati al 25 maggio 2021) ci sono stati 39 massacri con 146 vittime;

          anche il nostro Paese ha pagato un prezzo alto per un contributo altissimo all'impegno per la pace in Colombia con l'uccisione di Mario Paciolla, giovane cooperante e collaboratore delle Nazioni Unite, morto nel 2020 in circostanze oggi ancora non chiare –:

          quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei rapporti bilaterali con la Colombia e nei consessi internazionali, in cooperazione con gli altri partner internazionali, affinché cessino immediatamente le violenze perpetrate dalle forze di polizia e dai gruppi armati nei confronti dei manifestanti e della popolazione civile e per garantire pienamente l'esercizio dei diritti fondamentali;

          se non intenda promuovere una iniziativa urgente, presso le sedi dell'Unione europea e dell'Onu per fornire aiuti alla popolazione duramente colpita dalla crisi umanitaria e sanitaria e per riavviare il processo di pace in Colombia.
(5-06106)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BITONCI, BAZZARO, ANDREUZZA, BADOLE, BISA, COIN, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, FANTUZ, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, GIACOMETTI, LAZZARINI, MANZATO, PAOLIN, PATERNOSTER, PRETTO, RACCHELLA, STEFANI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO e ZORDAN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          un imprenditore veneziano, Marco Zennaro, da due mesi – esattamente dal 1° aprile 2021 – è detenuto in un carcere del Sudan per un'accusa di frode inserita in un intrigo internazionale di cui si dice vittima;

          «Dormo per terra insieme ad altri detenuti (...) Non ho mai visto un carcere prima, non mi era mai capitata una cosa del genere, (...) Sono qui a causa di una persona che non ho mai incontrato e con cui non ho mai avuto nulla a che fare». È questa la drammatica testimonianza del quarantaseienne Marco Zennaro, rimbalzata in Italia attraverso la famiglia;

          la sua azienda, che ha sede a Venezia, opera in Sudan da un quarto di secolo e l'attività legata ai trasformatori elettrici fu avviata dal padre in terra africana; l'azienda di Zennaro avrebbe fornito una grossa partita di trasformatori acquistati dal distributore e intermediario sudanese dell'azienda veneziana, Ayman Gallabi, e destinati all'azienda elettrica del Paese;

          a marzo 2021 c'è una prima contestazione della fornitura; secondo Gallabi c'era una difformità tra le caratteristiche tecniche e i parametri indicati nei certificati di collaudo, motivo per cui Zennaro ha preso un aereo e ha raggiunto Khartoum. Giunto sul posto, si è sentito contestare la fornitura, sulla base di un'analisi di laboratorio effettuata da una ditta concorrente; Zennaro ha replicato sull'opportunità di affidarsi ad un soggetto neutrale per un giudizio super partes e per tutta risposta è stato denunciato e arrestato per frode;

          in un primo tempo è rimasto agli arresti in albergo; avrebbe a quel punto trattato con Gallabi, versando 400 mila euro. Ma non bastava perché Abdallah-Gallabi aveva acquistato la fornitura con il finanziamento di Abdallah Esa Yousif Ahamed, un militare che fa parte del clan del potente generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, capo di Rsf (Rapid Support Force), le milizie che operano nella capitale Khartoum e che furono protagoniste durante il golpe del 2019 – chiedeva altri 700 mila euro. Mentre stava per imbarcarsi su un aereo per tornare a casa, Zennaro è stato arrestato di nuovo, finendo, questa volta, in cella con altri 30 detenuti ed una temperatura infernale;

          stando alle notizie stampa, si sono attivati i canali diplomatici della Farnesina per dare assistenza al connazionale e sbloccare una situazione kafkiana e preoccupante, soprattutto dopo che è stato trovato annegato nel Nilo il mediatore con il quale l'italiano aveva trattato la vendita di una partita di trasformatori elettrici destinata alla Sedec, la società nazionale di energia elettrica. Ayman Gallabi è morto, secondo una versione ufficiale, durante un'immersione sub, ma la famiglia di Zennaro non ne è convinta e teme altre cause;

          sulla vicenda è stata depositata anche una mozione in consiglio regionale del Veneto, durante la discussione della quale il capogruppo di Liga Veneta per Salvini premier, Giuseppe Pan, intervenendo in Aula, ha ricordato come «dal 1° aprile Zennaro abbia ricevuto 58 visite consolari dal personale dell'Ambasciata, ma che è notizia (...) che Marco si è lasciato andare, rifiuta il cibo che gli viene portato. Bisogna muoversi in fretta, non si può aspettare altro tempo e vanno adottate tutte le misure necessarie alla sua liberazione» –:

          se e quali iniziative il Ministro interrogato stia promuovendo per addivenire ad una rapida e positiva conclusione della vicenda esposta in premessa.
(4-09377)


      BOND. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          tra le conseguenze provocate dalla pandemia da Covid-19, con danni a livello sanitario e a livello economico, vanno segnalate anche quelle di natura affettiva e psicologica, create dalla separazione tra i nostri connazionali e le comunità di origine e quelle all'estero di nuova residenza, tra le famiglie divise tra l'Italia e i Paesi di emigrazione, a causa della limitazione e spesso degli impedimenti nei viaggi e spostamenti da oltre un anno;

          le recenti disposizioni recate dall'ordinanza del Ministero della salute del 14 maggio 2021, in merito alle regole di spostamento da e per il Brasile, che prorogano fino al 30 luglio 2021 il divieto al rientro in Italia, hanno creato molta preoccupazione nella numerosa comunità di connazionali presenti nel Paese, molti dei quali cittadini italiani iscritti all'Aire;

          con tale ordinanza si prevede che l'ingresso dai Paesi dell'Unione europea e dell'area Schengen, oltre che da Gran Bretagna e Israele, possa avvenire senza obbligo di quarantena, pur sempre con l'obbligo di esibire all'arrivo un tampone molecolare o antigenico con esito negativo, effettuato nelle 72 ore che precedono l'arrivo in Italia;

          mentre la medesima ordinanza proroga le misure restrittive nei confronti del Brasile fino al 30 luglio 2021, e con l'ordinanza del 6 maggio 2021, sono state estese fino al 30 maggio 2021 le misure vigenti per gli ingressi in Italia per le persone provenienti o che abbiano soggiornato nei quattordici giorni precedenti in India, Bangladesh e Sri Lanka; si tratta di misure restrittive non applicate nel caso di alcune specifiche deroghe, circa le misure di isolamento fiduciario e tampone, per coloro che si spostano per motivi di lavoro o per chi arriva con voli Covid-tested (voli rafforzati con la citata ordinanza del 14 maggio 2021);

          pur tenendo conto delle insopprimibili esigenze sanitarie e della necessità del rispetto dei protocolli di sicurezza necessari a contrastare la diffusione della pandemia, occorre tener conto anche delle esigenze di molti nostri connazionali residenti in Brasile, che hanno lasciato l'Italia per motivi di lavoro, di poter tornare in patria e riabbracciare le proprie famiglie e i propri affetti in Italia;

          inoltre, va segnalato che la suddetta normativa prevede un diverso trattamento riservato ad alcuni cittadini rispetto ad altri; le restrizioni sancite dall'ordinanza del Ministero della salute del 14 maggio 2021 vengono infatti applicate in modo disomogeneo con riferimento a Paesi inseriti nello stesso gruppo di rischio riguardo all'emergenza epidemiologica di Covid-19, tanto che, in data odierna, è permesso il rientro dall'India dei cittadini italiani iscritti all'Aire e non per quelli residenti in Brasile;

          tale diversità di trattamento risulta lesivo del principio sancito dall'articolo 3 della Costituzione, secondo cui «Tutti i cittadini hanno la stessa dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche, dalle condizioni personali e sociali», non ammettendo, pertanto, alcuna discriminazione basata sul principio della residenza, e tantomeno un trattamento differenziato nei confronti di cittadini iscritti all'Aire che pagano le tasse in Italia –:

          se non ritengano i Ministri interrogati, per quanto di competenza, di adottare iniziative affinché vengano superate le restrizioni per il rientro dei cittadini italiani iscritti all'Aire residenti in Brasile, favorendo altresì i viaggi di ritorno in Italia, anche mediante l'ampliamento dell'offerta di voli Covid-tested già previsti per altre tratte, al fine di permettere a coloro che mantengono stretti legami parentali e affettivi con il nostro Paese di poter riabbracciare i propri cari, nel rispetto dei protocolli di sicurezza sanitari vigenti.
(4-09378)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GUSMEROLI, CENTEMERO, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER, RIBOLLA, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 1, commi 45-50, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, come modificato dall'articolo 1, comma 678, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha istituito l'imposta sui servizi digitali (cosiddetta Ost) - Digital Services Tax); la norma, entrata in vigore il 1° gennaio 2020, si applica ai soggetti che prestano tali servizi e che hanno un ammontare complessivo di ricavi pari o superiore a 750 milioni di euro, di cui almeno 5,5 milioni realizzati nel territorio italiano;

          con provvedimento del 15 gennaio 2021 n. 13185, l'Agenzia delle entrate ha quindi disposto le regole operative dell'imposta definendo, al contempo, la categoria dei «servizi digitali», ovvero la veicolazione su un'interfaccia digitale di pubblicità mirata agli utenti della medesima, la messa a disposizione di un'interfaccia digitale multilaterale che consente agli utenti di essere in contatto e di interagire tra loro (anche al fine di facilitare la fornitura diretta di beni o servizi), e la trasmissione di dati raccolti da utenti e generati dall'utilizzo di un'interfaccia digitale;

          da ultimo, l'articolo 5, comma 15, lettere a) e b) del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 (cosiddetto «decreto Sostegni») ha spostato i termini di versamento della suddetta imposta dal 16 febbraio al 16 maggio dell'anno solare successivo a quello in cui sono prodotti i ricavi derivanti dai predetti servizi, nonché quello di presentazione della relativa dichiarazione dal 31 marzo al 30 giugno del medesimo anno;

          a quanto si apprende dai commenti dei vari Ministri delle finanze a margine dell'Eurogruppo tenutosi a Lisbona il 21 marzo 2021 (si veda al proposito Il Sole 24 ore del 22 maggio 2021), l'obiettivo prefissato da molti Paesi europei è quello di trovare un compromesso politico sulla tassazione minima per le multinazionali e sulla tassazione digitale europea già durante la riunione del G20 che si terrà a Venezia il prossimo 8-9 luglio 2021;

          indubbiamente la cosiddetta web tax rivestirebbe anche un carattere di giustizia sociale, giacché è impensabile che ci siano multinazionali che operano in Italia conseguendo quindi utili nel nostro Paese, così penalizzando le nostre attività locali, ma pagano le tasse altrove –:

          a quanto ammonti il gettito incassato dal versamento della prima rata dell'imposta sui servizi digitali, scaduta il 17 maggio 2021, e quali siano gli orientamenti del Governo in merito a quanto esposto in premessa.
(5-06107)

Interrogazione a risposta scritta:


      GUSMEROLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 1, comma 759, lettera g), della legge n. 160 del 2019 (legge di bilancio 2020) riconosce agli enti non commerciali il diritto all'esenzione per le attività svolte con modalità non commerciali; in particolare, si dispone che siano esenti dall'imposta, per il periodo dell'anno durante il quale sussistono le condizioni prescritte, gli immobili posseduti e utilizzati «dai soggetti di cui alla lettera i) del comma 1 dell'articolo 7 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, e destinati esclusivamente allo svolgimento con modalità non commerciali delle attività previste nella medesima lettera i)». Inoltre, si applica l'esenzione parziale qualora solo una parte dell'immobile sia destinata allo svolgimento delle attività con modalità non commerciali;

          in seguito alle modifiche normative che sono intervenute in materia, è stata altresì riconosciuta anche l'eventuale esenzione parziale per codesti Enti: requisito essenziale per fruire dell'esenzione è il possesso qualificato da parte dell'ente non profit. Tuttavia, per l'esonero non è sufficiente il possesso di fatto, altrimenti l'agevolazione si estenderebbe al soggetto titolare: l'esenzione esige l'identità soggettiva tra il possessore, ovvero il soggetto passivo delle imposte locali, e l'utilizzatore dell'immobile;

          gli enti non commerciali dovranno comunque dichiarare gli immobili per i quali è dovuta l'Imu anche a seguito dell'applicazione del comma 2 dell'articolo 91-bis del decreto-legge n. 1 del 2012 convertito dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, che prevede, quando possibile, l'accatastamento autonomo dell'unità immobiliare con utilizzazione mista; gli immobili esenti ai sensi dell'articolo 7, comma 1, lettera i), del decreto legislativo n. 504 del 1992, nonché gli immobili per i quali l'esenzione Imu si applica in proporzione all'utilizzazione non commerciale degli stessi;

          la previsione ex lege per gli immobili di proprietà degli enti non commerciali, così come individuati dall'articolo 1, comma 759, lettera g), della legge n. 160 del 2019 ovvero dal comma 770 della medesima legge, stabilisce che la dichiarazione dovrà essere presentata ogni anno e, quindi, indipendentemente dal fatto che si siano o meno verificate variazioni che comportano un diverso ammontare dell'imposta;

          invero, all'articolo 1, comma 769, lettera g), della legge n. 160 del 2019, si riconosce ai «soggetti passivi, ad eccezione di quelli di cui al comma 759, lettera g), devono presentare la dichiarazione o, in alternativa, trasmetterla in via telematica (...) entro il 30 giugno dell'anno successivo a quello in cui il possesso degli immobili ha avuto inizio o sono intervenute variazioni rilevanti ai fini della determinazione dell'imposta. La dichiarazione ha effetto anche per gli anni successivi, sempre che non si verifichino modificazioni dei dati ed elementi dichiarati cui consegua un diverso ammontare dell'imposta dovuta»;

          a decorrere dall'anno d'imposta 2020, anzidetti enti non commerciali sono quindi tenuti a presentare la dichiarazione, per ogni anno, entro il termine del 30 giugno dell'anno successivo a quello di riferimento, indipendentemente dal fatto che intervengano variazioni che incidono sull'ammontare dell'imposta dovuta –:

          se, in un'ottica di semplificazione e snellimento delle comunicazioni fiscali annuali, intenda adottare iniziative volte a escludere gli enti non commerciali dalla dichiarazione annuale, quando non siano intervenute variazioni rilevanti ai fini della determinazione dell'imposta.
(4-09376)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


      POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          notizie stampa apparse su vari quotidiani nazionali del 24 maggio 2021, tra i quali La Repubblica, rendono nota la circostanza di un guasto ai server della procura di Palermo in cui vengono custodite le intercettazioni e da cui sarebbe derivato un ritardo che si starebbe prolungando, in specie, su alcune indagini antimafia, tra le quali quelle connesse ai procedimenti aperti e a carico del superlatitante Matteo Messina Denaro;

          il guasto ha riguardato uno dei server allocati all'interno della sala di ascolto della procura di Palermo e gestito da una delle ditte fornitrici del servizio. La causa sarebbe dovuta a uno sbalzo di tensione che avrebbe provocato il disallineamento tra i file delle conversazioni registrate negli ultimi sei mesi con la conseguente perdita dei metadati, consistenti nelle annotazioni e i cosiddetti brogliacci sintetici di alcune indagini –:

          se e di quali informazioni sia in possesso il Ministro interrogato circa i fatti sopra descritti e se risulti che vi siano conseguenze rispetto al lavoro già svolto dagli inquirenti;

          se e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare il rischio derivante dal ripetersi di simili accadimenti.
(3-02305)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


      ANNIBALI e GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          nell'ambito dell'indagine della procura di Perugia nei confronti dell'ex magistrato Luca Palamara (proc. 6652/18 RGNR), l'onorevole Cosimo Ferri, insieme all'onorevole Luca Lotti e ad altri cinque consiglieri dei Csm, furono intercettati l'8 maggio 2019 mediante il trojan inserito nel cellulare di Palamara;

          ai sensi dell'articolo 268 del codice di procedura penale, le operazioni di intercettazione possono essere compiute esclusivamente mediante impianti installati nella procura, autorizzati dall'autorità giudiziaria procedente;

          dalla consulenza tecnica del 22 gennaio 2021 svolta dall'ingegner Paolo Reale, depositata al Csm (proc. 93/2019), risulta che i dati captati non sono stati trasmessi direttamente al server della procura di Roma, ma a un server di Rcs a Napoli, che l'autorità giudiziaria non aveva autorizzato;

          sottoposto a indagini preliminari da parte della procura di Firenze per i reati di falsa testimonianza, falso ideologico per induzione in errore dei magistrati di Perugia e frode in pubbliche forniture, l'ingegner Bianchi di Rcs ha ammesso, nell'interrogatorio del 22 aprile 2021, che i dati captati dal trojan non sono stati trasmessi direttamente al server della procura di Roma, ma a ben due server di Rcs a Napoli, di cui egli aveva finora taciuto l'esistenza e che, a suo dire, sarebbero stati installati dalla stessa Rcs presso i locali della procura di Napoli;

          secondo quanto ammesso da Bianchi, i server installati da Rcs nei locali della procura di Napoli, servivano «per tutte le procure inquirenti del territorio nazionale», ricevevano i dati captati dai trojan e li ritrasmettevano poi alle singole procure, ai dati non criptati potevano avere accesso da remoto gli amministratori di sistema di Rcs dalla sede di Milano;

          sembra emergere l'esistenza di una centrale di raccolta e di smistamento dei dati captati dai trojan per «tutte le Procure del territorio nazionale», costituita da due server della società collocati nei locali della procura di Napoli;

          risulta di estrema gravità che nei locali della procura di Napoli sia stata svolta dalla società privata Rcs un'attività di raccolta, ricostruzione e gestione dei dati intercettati da tutte le procure italiane, senza le necessarie autorizzazioni delle autorità giudiziarie procedenti –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, alla luce di quanto emerso, non intenda promuovere un'ispezione urgente, anche con l'ausilio della direzione generale dei servizi informatici del Ministero.
(5-06118)


      COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio per il 2021), all'articolo 1, commi 1015-1022, ha previsto che nel processo penale, all'imputato assolto, con sentenza divenuta irrevocabile perché il fatto non sussiste, perché non ha commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato, è riconosciuto il rimborso delle spese legali nel limite massimo di euro 10.500;

          si prevede che il rimborso sia ripartito in tre quote annuali di pari importo, a partire dall'anno successivo a quello in cui la sentenza è divenuta irrevocabile, e che sia riconosciuto dietro presentazione di fattura del difensore, con espressa indicazione della causale e dell'avvenuto pagamento, corredata di parere di congruità del competente Consiglio dell'ordine degli avvocati, nonché di copia della sentenza di assoluzione con attestazione di cancelleria della sua irrevocabilità; sono inoltre previsti i casi di esclusione dal rimborso in caso di assoluzione da uno o più capi di imputazione e condanna per altri reati, estinzione del reato per avvenuta amnistia o prescrizione o sopravvenuta depenalizzazione dei fatti oggetto di imputazione;

          il comma 1019 del suddetto articolo stabilisce che, con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sono definiti i criteri e le modalità di erogazione dei rimborsi, nonché le ulteriori disposizioni ai fini del contenimento della spesa nei limiti delle risorse stanziate, attribuendo rilievo al numero di gradi di giudizio cui l'assolto è stato sottoposto e alla durata del giudizio; il comma 1020 prevede l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero della giustizia, del Fondo per il rimborso delle spese legali agli imputati assolti, con la dotazione di euro 8 milioni annui a decorrere dall'anno 2021;

          i sessanta giorni previsti dalla legge per l'adozione del decreto attuativo di tali disposizioni di legge, che attribuiscono un diritto a un rimborso per gli assolti, sono passati invano –:

          entro quale data si intenda adottare il decreto attuativo di cui in premessa, considerato che lo stesso è necessario a rendere esigibile il rimborso delle spese legali agli imputati assolti.
(5-06119)


      GIULIANO, SAITTA, ASCARI, BONAFEDE, CATALDI, DI SARNO, D'ORSO, FERRARESI, PERANTONI, SALAFIA, SARTI e SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          nell'ultima legge di bilancio sono state approvate misure tese all'assunzione di personale sia della magistratura, sia amministrativo, destinato a coprire le carenze organiche del comparto della giustizia;

          in particolare, sono state previste assunzioni di diverse tipologie di figure, tra cui – oltre ai 330 magistrati ordinari vincitori di concorso – anche: 300 unità di personale amministrativo non dirigenziale da inquadrare nei ruoli dell'amministrazione giudiziaria; 200 unità di personale del comparto funzioni centrali per il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria; 80 unità di personale del comparto funzioni centrali per il dipartimento per la giustizia minorile e di comunità; a queste, si aggiungono le assunzioni straordinarie autorizzate di 1.935 unità di personale della polizia penitenziaria;

          se alcune assunzioni, in parte, derivano da concorsi già banditi, molte derivano da concorsi da bandire nel corrente anno, anche considerando le incrementate facoltà assunzionali derivanti dall'ampliamento della pianta organica di magistratura ordinaria pari a 600 unità, di cui alla legge di bilancio 2019;

          nello specifico, quanto alle assunzioni in magistratura, ai sensi del decreto ministeriale 14 gennaio 2021, In questi giorni si sarebbero dovute tenere le prove scritte del relativo concorso, bandito nell'ottobre 2019 e rinviato a causa dell'emergenza sanitaria; tuttavia, in data 16 aprile 2021, il sito del Ministero della giustizia ha pubblicato l'avviso di annullamento di quelle date, con l'annuncio che la Gazzetta ufficiale del 28 maggio prossimo conterrà il nuovo calendario, probabilmente con riferimento ai mese di luglio;

          ulteriori incertezze emergono quanto all'esame da notaio, rispetto al quale si paventa un nuovo differimento;

          il concorso in magistratura e l'esame notarile, peraltro, vedono «sospesi» migliaia di giovani che hanno completato il percorso universitario ed intrapreso ulteriori percorsi di specializzazione e di formazione, con investimento di tempo e di risorse economiche;

          considerata la necessità delle assunzioni delle diverse figure ritenute fondamentali, al fine di garantire un servizio giustizia all'altezza delle esigenze dei cittadini, non può non essere fondamentale, ad avviso degli interroganti, un'iniziativa urgente del Ministro interrogato al fine di chiarire tempi e modi per tali concorsi, esami, nonché assunzioni –:

          quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere, con particolare riguardo a tempi e modalità di svolgimento del concorso in magistratura e dell'esame notarile.
(5-06120)


      TOMASI, TURRI, BISA, DI MURO, MARCHETTI, MORRONE, PAOLINI, POTENTI e TATEO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          di fronte all'emergenza determinata dall'epidemia da Covid-19, gli interventi normativi adottati hanno mirato a potenziare gli strumenti del processo telematico e le attività giudiziarie da remoto, così da ridurre gli effetti negativi del differimento delle attività processuali sulla tutela dei diritti per effetto del potenziale decorso dei termini processuali;

          tuttavia, ogni tribunale ha potuto e dovuto organizzare in maniera autonoma le modalità di accesso alle cancellerie, le modalità di deposito degli atti giudiziari, le modalità di svolgimento delle udienze e la possibilità per gli avvocati di accedere agli uffici di cancelleria è stata finora gestita prevalentemente attraverso la richiesta a mezzo email o pec di appuntamenti;

          il tribunale di Firenze, ad esempio, ha adottato un gestionale di prenotazione online degli appuntamenti; il tribunale di Padova è datato di una piattaforma online per la prenotazione degli accessi alle cancellerie penali di Gip/Gup), del dibattimento penale, del contenzioso civile e del lavoro, delle esecuzioni e procedure concorsuali, della volontaria e del tutelare, degli ufficiali giudiziari. A Rimini è stato predisposto un servizio di prenotazione degli accessi ad Unep di carico e scarico degli atti e di accesso alle varie cancellerie del tribunale e giudice di pace tramite apposito programma on line (Fallcoweb) che ha tempi di attesa anche di una decina di giorni;

          occorre trovare un corretto equilibrio tra il rispetto della normativa sanitaria e le esigenze di celerità e rapido accesso agli uffici, che sono insite nello svolgimento quotidiano dell'attività giudiziaria, e l'obiettivo di molti uffici giudiziari è quindi orientato a superare queste disfunzioni, pur mantenendo una regolazione del sistema di accesso alle cancellerie –:

          se il Ministro interrogato intenda promuovere, per quanto di competenza, l'adozione un protocollo unico per tutti i tribunali con direttive e procedure uniformi su tutto il territorio nazionale in quanto ad oggi ogni tribunale segue protocolli diversi con la conseguenza dell'aggravio del lavoro dei difensori e talvolta in danno dei diritti dell'utente.
(5-06121)


      CONTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il decreto legislativo del 7 settembre 2012, n. 156, dispose una nuova organizzazione degli uffici di pace e ne ridusse il numero mediante la soppressione di quelli situati in sede diversa da quella del circondario di tribunale;

          detto decreto ha soppresso 667 uffici del giudice di pace, su un totale di 846, e ha lasciato in funzione 178 uffici;

          l'articolo 3, comma 2 del decreto stabiliva che gli enti locali potevano richiedere il mantenimento degli uffici facendosi carico delle spese nelle relative sedi;

          l'ufficio del giudice di pace di Eboli, provincia di Salerno, rientrava tra quelli destinati alla soppressione, ma immune ha chiesto e ottenuto il mantenimento dell'ufficio, elemento fondamentale per una città dalla storica tradizione giudiziaria, sede pretorile e poi sezione distaccata del tribunale di Salerno;

          l'ufficio di Eboli ha mantenuto il servizio in funzione anche per Battipaglia, Campagna, Contursi Terme ed Oliveto Citra, con un bacino di utenza di 122.550 residenti;

          tutti gli oneri sono a carico del comune di Eboli che utilizza un immobile di sua proprietà, coprendo i costi per servizi e, in particolare, per il personale (un dirigente e 6 addetti per 250.000 euro annui);

          a carico del Ministero sono rimasti i costi per i compensi dei tre magistrati onorari assegnati, mentre esso incassa i proventi del contributo unificato e dei bolli che ammontano a circa 350.000 euro annui;

          grazie all'impegno del personale, l'ufficio ha raggiunto un notevole grado di efficienza, con tutti gli indici di operatività al di sopra della media degli altri uffici della provincia, compreso quello del capoluogo di Salerno;

          l'ultima visita ispettiva ha evidenziato gli ottimi risultati raggiunti in termini di produttività;

          l'ufficio, anche per i meriti e l'ottimo lavoro svolto meriterebbe di essere consolidato, non caricato esclusivamente sulle finanze comunali, che com'è noto hanno difficoltà e potrebbero non essere più in grado di garantire una spesa così ingente; quindi il funzionamento di tale ufficio dovrebbe essere posto integralmente a carico dello Stato, com'è avvenuto per gli uffici di Ostia (Roma) e Barra (Napoli) grazie alle disposizioni di cui al decreto-legge n. 132 dell'11 settembre 2014, articolo 21-bis, magari procedendo anche ad una attenta revisione ed accorpamento con altri uffici –:

          se non intenda valutare, l'adozione di iniziative nell'ambito delle sue competenze per attivare per l'ufficio del giudice di pace di Eboli, alla luce di quanto riportato in premessa, la medesima procedura già attivata per gli uffici di Ostia e Barra.
(5-06122)


      MASCHIO, VARCHI e VINCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          di fronte alla gravissima crisi economica conseguente all'emergenza pandemica, un segnale importante per l'avvocatura verrebbe dall'aggiornamento dei parametri forensi per la liquidazione dei compensi previsti dal decreto ministeriale n. 55 del 2014;

          la legge professionale forense, infatti, prevede che i parametri siano aggiornati ogni due anni; i precedenti parametri sono stati attualizzati, da ultimo, con il decreto ministeriale 8 marzo 2018, n. 37, e mai più rinnovati: i parametri relativi ai compensi degli avvocati sono fermi al 2014, ma i valori per gli avvocati sono uguali a quelli previsti ormai più di sette anni fa;

          l'ultimo decreto 2018 aveva introdotto un'importante novità, inibendo liquidazioni sotto la soglia minima, ma restano irrisolte una serie di problematiche, prima fra tutte il ritardo nell'adozione del decreto e il mancato innalzamento del livello medio dei compensi;

          il Cnf, come specificato nelle istanze avanzate già nel 2017, aveva chiesto di allineare tutti i procedimenti di primo grado nel contenzioso civile; sarebbe necessario, poi, accorpare i parametri previsti nei giudizi avanti giudice di pace e tribunale, per le medesime fasce di valore, da unificarsi in quella che avrebbe dovuto essere la nuova fase di primo grado, anche in relazione alle modifiche della competenza del giudice di pace ampliata per materia e valore; così come occorrerebbe riallineare, in sede penale, tutti i parametri nella misura pari almeno al 20 per cento di quelli attuali;

          il decreto, peraltro, dovrebbe intervenire in tema di compensi agli arbitri e di attività stragiudiziale, dove i parametri attuali disattendono la proposta del Cnf, che chiedeva la distinzione dell'attività tra consulenza e assistenza, prevedendo, invece, un'unica tabella per l'attività di mediazione e negoziazione assistita sulla cui base «di regola» deve essere liquidata tale attività distinta, anche ai fini della liquidazione, in tre fasi (attivazione, negoziazione, conciliazione);

          ancora, rimane irrisolto il problema delle esigue liquidazioni per la fase post decisionale e di redazione del precetto e, in ambito amministrativo, dell'istituzione di una tabella per i giudizi di ottemperanza;

          il ritardo nell'adozione del decreto configura un grave pregiudizio per l'avvocatura, che rappresenta una delle categorie maggiormente colpite dagli effetti economici negativi della pandemia, totalmente dimenticata dalle misure di sostegno al reddito dei numerosi provvedimenti adottati nell'ultimo anno –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare quanto prima il decreto di aggiornamento dei parametri forensi per la liquidazione dei compensi.
(5-06123)


      SIRACUSANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          presso il Tribunale di Roma pende un procedimento penale per la presunta corruzione di un dipendente della Consip s.p.a. da parte di un noto avvocato che, l'11 marzo 2021, ha presentato un esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale di Perugia;

          l'imputato ha indicato gravi irregolarità nella fase delle indagini preliminari e, segnatamente, in relazione all'irrituale acquisizione di alcune prove a suo carico;

          nel corso del ridetto processo, l'avvocato Romeo – l'imputato – ha scoperto che, in altro procedimento connesso, erano state depositate intercettazioni, relative al biennio 2016-2017, mai messe a disposizione della difesa, nonostante la rituale e tempestiva richiesta formulata al competente pubblico ministero;

          da fonti di stampa si apprende che si tratta di circa ventimila file occultati per ben quattro anni, fondamentali per dimostrare la sua innocenza; contro l'imputato non sembrerebbero esserci prove o elementi indiziari idonei a suffragarne la colpevolezza, poiché l'unico elemento di prova a suo carico sono le dichiarazioni autoaccusatorie rese dal funzionario della Consip s.p.a. tale Architetto Gasparri, il quale avrebbe sostenuto di aver ricevuto delle somme di danaro dal legale imputato, in cambio dell'affidamento di appalti;

          sebbene in quel periodo l'imputato fosse intercettato 24 ore su 24, dalle trascrizioni delle intercettazioni non risulterebbero elementi tali da far presumere alcuno scambio illecito tra i due;

          stando alle dichiarazioni rese dalla difesa del presunto corruttore, parrebbe che dall'ascolto delle intercettazioni – per anni secretate – si possa evincere che l'atto di accusa e autoaccusa del funzionario Consip s.p.a. non sarebbe stato spontaneo;

          risulta all'interrogante che il materiale captato fosse a disposizione dei magistrati titolari del procedimento penale che vedeva il Romeo coimputato assieme ad alcuni importanti esponenti politici, non in quello che lo vedeva coinvolto come unico imputato per il reato di corruzione, con il conseguente e concreto pericolo che, ove fosse stata accolta la richiesta di archiviazione del primo procedimento, l'importantissimo materiale intercettivo captato sarebbe definitivamente divenuto irreperibile;

          stando ai fatti sin qui riportati, paiono evidenti le gravi anomalie nella conduzione dei citati procedimenti penali, in considerazione dei fondamentali principi del giusto processo e della presunzione di innocenza –:

          quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in relazione ai fatti esposti e, in particolare, se intenda assumere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari in questione.
(5-06124)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DI STASIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

          la Presidenza del Consiglio dei ministri, in sede di conferenza unificata, nella seduta del 27 novembre 2014, ha approvato l'«Intesa, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo e le regioni, le province auto nome di Trento e di Bolzano e le autonomie locali, relativa ai requisiti minimi dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio, prevista dall'articolo 3, comma 4, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 luglio 2014» ha stabilito all'articolo 4, comma 1, con cui è stabilito che:

          1) il Centro deve garantire i seguenti servizi minimi a titolo gratuito;

          2) con riferimento all'assistenza legale: colloqui di informazione e di orientamento, supporto di carattere legale sia in ambito civile che penale, e informazione e aiuto per l'accesso al gratuito patrocinio, in tutte le fasi del processo penale e civile, di cui all'articolo 2, comma 1, della legge n. 119 del 2013;

          la legge 15 ottobre 2013, n. 119, di conversione con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, e che reca disposizioni urgenti in materia di sicurezza e contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province, precisa: «Al codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni: all'articolo 101, comma 1, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: “Al momento dell'acquisizione della notizia di reato il pubblico ministero e la polizia giudiziaria informano la persona offesa dal reato di tale facoltà. La persona offesa è altresì informata della possibilità dell'accesso al patrocinio a spese dello Stato ai sensi dell'articolo 76 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, e successive modificazioni”»;

          il testo unico in materia di spese di giustizia stabilisce che l'accesso al gratuito patrocinio è sempre possibile, anche in deroga ai limiti di reddito altrimenti previsti, per le vittime di violenza sessuale, stalking e maltrattamenti. In particolare, precisa che rientrano tra i reati sempre coperti dal gratuito patrocinio i maltrattamenti in famiglia o da parte di convivente (articolo 572), la mutilazione degli organi genitali femminili (articolo 583-bis), la violenza sessuale (articolo 609-bis), gli atti sessuali con minorenne (articolo 609-quater) e lo stalking (articolo 612-bis). Possono inoltre sempre accedere al gratuito patrocinio, se minorenni, le vittime dei reati di riduzione in schiavitù (articolo 600), prostituzione minorile (articolo 600-bis), pornografia minorile (articolo 600-ter), tratta di persone e acquisto di schiavi (articoli 601 e 602) e atti sessuali in presenza di minori (609-quinquies);

          la sentenza della Corte di Cassazione n. 13497 del 2017 ha chiarito che «l'istanza di ammissione al patrocino a spese dello Stato proposta dalla persona offesa da uno dei reati elencati dalla norma necessita solo dei requisiti di cui all'articolo 79 T.U.S.G., comma 1, lettera a) e b)». È solo necessario, quindi, per le vittime di stalking e violenze, presentare richiesta di ammissione al patrocinio e indicare il processo al quale ci si riferisce, se già pendente;

          malgrado l'esistenza della norma e le pronunce della suprema Corte, tale orientamento, a quanto risulta all'interrogante risulta disatteso da alcuni consigli dell'ordine degli avvocati e tale resistenza nel recepire la normativa pone i centri antiviolenza del territorio in una posizione difficile dovendo proteggere e difendere le vittime di violenza e abusi –:

          se il Governo sia a conoscenza di questa problematica e ne riconosca la fondatezza;

          quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di consentire ai centri antiviolenza di offrire la doverosa assistenza e alle donne vittime di violenza di usufruire della difesa gratuita riconosciuta dalla legge.
(4-09375)


      GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          secondo un articolo riportato oggi, 25 maggio 2021, dal quotidiano «Il Riformista», a firma di Angela Stella, il 19 maggio 2021, nel corso di un'udienza davanti alla IV sezione penale della corte di appello di Napoli, l'avvocato Gerardo Rocco di Torrepadula, difensore di un imprenditore già condannato per aver prodotto cover di telefoni recanti marchi registrati contraffatti, dopo aver richiesto al cancelliere di accedere al fascicolo processuale relativo al procedimento del suo assistito, dichiara di aver rinvenuto, appoggiata sulla copertina del suddetto fascicolo, la sentenza (alla quale mancavano le firme) che la corte avrebbe dovuto emettere all'esito dell'udienza ancora da celebrare;

          sempre secondo quanto dichiarato dall'avvocato in merito allo scritto rinvenuto, si trattava di un atto completo di sigillo dello Stato, intestazione «in nome del popolo italiano», delle probabili conclusioni del p.g., delle motivazioni in ordine ai motivi di appello, del dispositivo di conferma dell'impugnata sentenza, dell'indicazione del termine di deposito per il notevole carico di lavoro gravante sull'ufficio; successivamente, l'avvocato aggiunge che il materiale rinvenuto era una sentenza che esauriva integralmente l'iter logico, valutativo e decisionale in merito al gravame proposto e a cui mancavano solo le firme;

          a seguito della segnalazione di tale circostanza al presidente della corte il consigliere relatore asseriva che si trattava di un proprio appunto personale; l'avvocato Gerardo Rocco di Torrepadula ha quindi richiesto alla corte di astenersi e il presidente, pur non ritenendo opportuna tale richiesta, ha accolto la richiesta di rinvio dell'avvocato, posticipando la trattazione del processo, in attesa che si decidesse sulla domanda di ricusazione, disponendo l'allegazione al verbale di udienza dello scritto contenente la presunta sentenza non firmata;

          a parere dell'interrogante, se la circostanza descritta corrispondesse al vero, si tratterebbe di una preoccupante violazione del diritto di difesa dell'imputato e rappresenterebbe una gravissima umiliazione inflitta all'intera categoria degli avvocati e all'indispensabile attività che essi svolgono –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intenda, alla luce di quanto emerso, acquisire ulteriori elementi sulla vicenda, per quanto di competenza, valutando la sussistenza dei presupposti per l'eventuale avvio di iniziative ispettive.
(4-09383)


      BUOMPANE, VILLANI, CASO e NAPPI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il distretto della corte d'appello di Napoli è formato dai circondari dei tribunali ordinari di Avellino, Benevento, Napoli, Napoli Nord in Aversa, Nola, Santa Maria Capua Vetere e Torre Annunziata. Questo costituisce una delle due corti d'appello nel territorio della regione Campania;

          il tribunale di Napoli Nord in Aversa, di recente creazione, ha evidenziato come il vantaggio di essere stato un ufficio istituito a «carico zero» sia stato vanificato, in termini di efficienza e produttività;

          allo stato attuale, la pianta organica del personale amministrativo non ha subito nessuna sostanziale variazione tale da poter superare l'annosa problematica di carenza di personale presso tale struttura ed i suoi nuovi compiti, se si considera che all'istituzione dell'ufficio vi erano in pianta 146 unità, mentre, alla data odierna, si registrano 151 unità amministrative;

          in base ai dati rilevati dallo staff ispettivo, a seguito dell'ultima ispezione ordinaria, si evidenzia come il rapporto fra unità amministrative e magistrati esprima un indice di solo 1,75. Nella relazione si attesta poi che lo squilibrato rapporto tra il personale amministrativo e giudiziario previsto nella pianta organica è accentuato da una percentuale di scopertura che, per il personale amministrativo, si attesta a circa il 30 per cento. Nelle conclusioni si sottolinea come pur essendosi registrata una buona efficienza funzionale ed un elevata produttività del personale, le carenze della pianta organica impediscano il buon andamento del tribunale e la sua capacità operativa e di efficacia risulti menomata;

          preme sottolineare poi come la competenza territoriale insista principalmente sulla città di Aversa, che è al centro di un importante snodo intermodale, sede di due facoltà universitarie, nonché di tutti i licei, realtà di riferimento per gli abitanti di una conurbazione di circa 1.200.000 cittadini, che svolge importanti funzioni di carattere sovracomunale a favore del comprensorio in cui è inserita;

          in appena sette anni, grazie all'abnegazione e al contributo sinergico dei capi degli uffici, dei magistrati, per lo più giovani e guidati da appassionati dirigenti di sezione, del personale di cancelleria, del foro e dell'aiuto sintonico offerto dall'amministrazione comunale di Aversa, che talvolta ha anche distaccato propri dipendenti per lo svolgimento di attività amministrative altrimenti non esperibili, sono stati raggiunti lusinghieri obiettivi in questo ufficio collocato al quarto «posto» nella classifica nazionale, al primo se si considerano i «Tribunali non distrettuali», per quantità e qualità di affari trattati, nonostante l'ormai noto sottodimensionamento della pianta organica sia dei giudici che del personale rispetto alle esigenze del circondario;

          il circondario, inoltre, abbraccia le zone industriali a nord di Napoli, come Aversa Nord, Caivano, Arzano, Afragola, Giugliano in Campania, Trentola Ducenta, e, dal punto di vista della giustizia penale, questi sono territori ove si registra un alto tasso di criminalità organizzata, determinando grande contenzioso sia in materia civile, specie di diritto commerciale, del lavoro, previdenziale, familiare, volontaria giurisdizione, esecuzioni e fallimenti, che penale;

          le sempre maggiori esigenze del tribunale di spazi e servizi hanno spinto il comune ad individuare con il tribunale ed il Ministero della giustizia una strategia comune di intervento, nell'ambito della quale il comune mette a disposizione nuovi edifici disponibili del proprio patrimonio –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione in cui versa il tribunale di Napoli Nord in Aversa e, per quanto di competenza, quali iniziative intenda porre in essere al fine di risolvere la carenza di personale togato ed amministrativo di tale importante struttura, posta a salvaguardia di diritti fondamentali costituzionalmente garantiti, nonché agevolare la riqualificazione degli edifici patrimonio del comune al fine di migliorare le condizioni di funzionalità del tribunale e garantire le condizioni di un sempre maggiore suo radicamento e sviluppo sul territorio.
(4-09386)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


      FIORINI, BITONCI, BINELLI, ANDREUZZA, CARRARA, COLLA, GALLI, MICHELI, PETTAZZI, PIASTRA e SALTAMARTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il settore dell'edilizia sta lentamente e faticosamente ripartendo, cercando di invertire un trend negativo che ormai perdura da più di 10 anni. Spinta positiva che rischia, però, di essere minacciata dall'aumento vertiginoso dei prezzi delle materie prime iniziato nel 2020;

          costruzioni e infrastrutture hanno subito, una destabilizzante contrazione a seguito della crisi finanziaria del 2008 che, solo negli ultimi anni, avevano registrato deboli segnali di debole ripresa. Il dato positivo è stato ridimensionato dal sopraggiungere della crisi pandemica da Covid-19 che ha comportato uno «stop» immediato all'intero comparto. L'aumento drastico ed incontrollato dei costi delle materie prime si trasforma in una zavorra a carico del piano di rilancio dell'economia messo in campo dal Governo;

          il tema viene posto in evidenza dalle principali associazioni di categoria, tra cui Ance e Finco che individuano rincari per acciaio e ferro (incremento del 117 per cento tra novembre 2020 e aprile 2021), incrementi importanti anche per altri materiali di primaria importanza per l'edilizia, come, ad esempio, i polietileni (incrementi superiori al 40 per cento tra novembre 2020 e febbraio 2021), il rame (+17 per cento), il petrolio (+34 per cento) e i suoi derivati;

          tra i fattori più rilevanti vi è sicuramente la ripresa economica e sanitaria della Cina e di altri Paesi asiatici, i quali hanno accelerato nella ripresa anche mediante l'accaparramento delle materie prime, seguiti dagli Usa. All'aumento dei prezzi ha contribuito anche la speculazione di molti fondi specializzati nelle materie prime, che hanno approfittato dei prezzi bassi registrati nel mondo con lo scoppio della pandemia;

          le ripercussioni sono evidenti; rincari eccezionali rischiano di frenare gli interventi già in corso e di mettere a rischio quelli previsti dal Recovery Plan, qualora non si intervenga tempestivamente. Vi è il concreto rischio di compromettere il lavoro delle piccole imprese, ma anche delle opere pubbliche;

          un aumento dei costi potrebbe limitare gli investimenti privati nel settore e pregiudicare la realizzazione di opere pubbliche a causa di costi per le imprese edilizie non inizialmente preventivati; le aziende del settore potrebbero considerare antieconomico procedere alla realizzazione delle opere, con conseguente rinuncia ai lavori;

          l'aumento dei prezzi si riverbera anche sul «Superbonus 110 per cento», misura che, pur lentamente (i veri effetti positivi cominciavano a registrarsi solo a decorrere da febbraio-marzo 2021), stava dando nuovo slancio al mercato delle ristrutturazioni edilizie. La norma di riferimento fissa tetti massimali di spesa da rispettare per accedere ai benefici; gli stessi devono, inoltre, essere controllati e asseverati da tecnico competente. Il rincaro delle materie prime potrebbe comportare prezzi ben superiori a quelli attualmente indicati nei prezzari di riferimento;

          i rischi denunciati dalle associazioni di categoria rivestono ulteriore e fondamentale importanza, tenuto conto che non è più previsto alcun meccanismo di revisione dei prezzi, stante la soppressione del meccanismo di compensazione prezzi di cui all'articolo 133 del decreto legislativo n. 163 del 2006;

          un omesso intervento costringerà le imprese del settore, in molti casi, a rivedere i loro preventivi –:

          se il Governo, per quanto di competenza, abbia disposto o intenda predisporre iniziative di monitoraggio e controllo del fenomeno esposto in premessa;

          se e quali iniziative il Governo abbia adottato o intenda adottare, per la risoluzione delle problematiche di cui in premessa, al fine di sostenere l'intera filiera del settore edile, nonché garantire la piena efficacia della misura del «Superbonus 110 per cento» rispetto agli obiettivi di efficientamento energetico e rigenerazione urbana.
(3-02307)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      PEZZOPANE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          la strada provinciale n. 63 Simbruina versa, ormai da tempo, in una condizione al limite dell'impraticabilità, dopo essere stata per anni chiusa al traffico con ordinanza provinciale;

          dalla riapertura, nel 2018, nessuna opera sostanziale di manutenzione straordinaria ha consentito di recuperare la percorribilità dell'arteria in sicurezza per automobilisti, pedoni, sportivi e utenti in genere;

          ad oggi, le condizioni sono pessime, con la carreggiata pressoché invasa dalla vegetazione che dai lati incombe sulla sede stradale e che, in particolare nei pressi dei molti tornanti, rende molto pericoloso il transito;

          a questo si aggiunga che i fenomeni franosi e di dissesto idrogeologico, che avevano determinato la chiusura negli scorsi anni, si sono aggravati e sono molte le pietre e i detriti, di varie dimensioni, che invadono la carreggiata, in caduta dai costoni rocciosi incombenti;

          la situazione presente non rende onore ad un'arteria di alto valore infrastrutturale, via di collegamento interregionale tra Lazio e Abruzzo, incastonata in un'area naturalistica di grande pregio. Una infrastruttura di collegamento di alto valore turistico, punto di connessione tra due territori regionali con aree montane molto frequentate dagli amanti degli sport invernali (in particolare sci, sci alpinismo, fondo) e dell'escursionismo presso l'Altopiano della Renga, presso gli impianti di Campo Staffi e tutti gli altri percorsi in quota;

          si ricorda, inoltre, che tale strada ricopre un ruolo strategico, garantendo la comunicazione tra comunità locali, a fini commerciali e professionali, ma anche di ordine sanitario, considerato che sono molte le persone che si rivolgono ai servizi dell'ospedale di Avezzano, e della sanità territoriale in genere, in particolare dalla provincia di Frosinone, attraverso la Simbruina –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intendano valutare l'opportunità di adottare iniziative, per quanto di competenza, con urgenza, presso le competenti sedi, per riclassificare la strada provinciale n. 63 a strada statale sotto gestione Anas, al fine di accelerare ogni operazione di messa in sicurezza della strada, anche con riferimento ai fenomeni franosi e di dissesto idrogeologico, ed evitare ulteriori disagi per le comunità, per le imprese e per il turismo.
(5-06104)


      ZOLEZZI e NAPPI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          come descritto nell'interrogazione n. 5-04720 del primo firmatario del presente atto e altri in commissione ambiente, è in corso la ripubblicizzazione dell'autostrada A22 fra il Brennero e Modena, la cui concessione è scaduta nel 2014, con numerose proroghe si era arrivati a fine 2020 come limite per liquidare i soci privati;

          così come stabilito nel 2017 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nella definizione del percorso per risolvere il problema della gestione dell'Autostrada A22 Modena/Brennero (la cui concessione è scaduta il 30 aprile del 2014), il Ministro pro tempore Paola De Micheli stava perseguendo il piano che prevede due possibili alternative: un nuovo assetto societario interamente pubblico di Autostrada del Brennero Spa, attraverso la liquidazione dei soci privati, oppure una nuova gara da avviare nel 2021, anche tenuto conto dei commi 721 e 722 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio per il 2021); in particolare, con il suddetto comma 722, che ha modificato l'articolo 13-bis, comma 4, del decreto-legge n. 148 del 2017, si è inteso prorogare al 30 giugno 2021 la scadenza della liquidazione dei soci privati; con il suddetto comma è infatti disposto che «il versamento degli importi dovuti per l'anno 2020 e per gli anni precedenti dal concessionario subentrante della predetta infrastruttura ai sensi del comma 3 è effettuato per il 50 per cento entro il 30 giugno 2021...», ma non è nota l'evoluzione della procedura –:

          se il Ministro interrogato stia portando avanti questo piano di ripubblicizzazione e se abbia novità in merito alla liquidazione dei soci privati o all'iter in corso su questo importante asse internazionale, posto in zone in infrazione per la qualità dell'aria e dove gli interventi compensativi per i territori, già stabiliti quando era a capo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, consentirebbero di ridurre emissioni in atmosfera e aumentare la coesione territoriale;

          se intenda adottare iniziative di competenza per migliorare l'asse ferroviario fra il Brennero e il Tirreno con il raddoppio ferroviario della tratta fra Verona, Mantova e Modena con shunt per l'aeroporto di Villafranca di Verona e per l'asse intermodale di Valdaro (MN).
(5-06117)

Interrogazione a risposta scritta:


      FIORINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          la bretella autostradale Campogalliano-Sassuolo in Emilia-Romagna, infrastruttura fondamentale per l'economia regionale e nazionale, è ferma da oltre venti anni, nonostante abbia già ricevuto le autorizzazioni necessarie e abbia visto l'intesa Stato-regioni e il «via libera» del Cipe;

          come riportato dagli organi di stampa, la società di gestione Autostrada Campogalliano-Sassuolo, che nel 2020 ha chiesto la sospensione dei termini di concessione, entro luglio presenterà al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili un nuovo piano economico-finanziario che integri le nuove necessità legate alle perdite dovute al blocco di quest'anno;

          il piano in questione rivedrà, inoltre, le previsioni del flusso di traffico pesante, che viene stimato intorno agli 8 mila camion al giorno;

          nella zona in questione sono presenti i distretti del biomedicale, del packaging, dell'automotive, della meccanica, dell'agroalimentare e della ceramica, eccellenza del made in Italy, che da sola fattura oltre 6,5 miliardi di euro annui;

          si tratta di un distretto che raggiunge quasi il 9 per cento dell'export nazionale, offre lavoro a 30 mila addetti diretti e altrettanti derivanti dall'indotto, garantendo ricchezza sia al territorio che all'intero prodotto interno lordo nazionale;

          a queste aziende bisogna aggiungere anche il nuovo polo delle macchine elettriche che sarà realizzato a Reggio Emilia con più di mille posti di lavoro previsti e un investimento di un miliardo di euro;

          il distretto in questione è dotato di una viabilità obsoleta, su cui transitano migliaia di mezzi con massa superiore alle 3,5 tonnellate, sia in entrata che in uscita, con un impatto ambientale da non sottovalutare, considerando la produzione di polveri sottili, e non solo, che si genera;

          la realizzazione dell'infrastruttura in questione renderebbe più moderna e più efficiente la rete viaria, venendo incontro alle esigenze di aziende e cittadini;

          ulteriori ritardi nei lavori per la realizzazione dell'opera aggraverebbero i danni economici, logistici e di competitività dei poli produttivi nei confronti dei vari competitor, anche stranieri, in questo particolare momento di crisi legato alla pandemia –:

          se e quali iniziative di competenza intenda adottare per sbloccare uno stallo che crea danni all'intero territorio e per superare gli intralci alla realizzazione dell'infrastruttura in questione, in modo da consentire al traffico pesante di spostarsi su un'unica direttrice, favorendo la sicurezza dei cittadini.
(4-09382)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BUTTI, SILVESTRONI e ROTELLI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          di recente è stata accolta la proposta del Ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta di un progetto per la creazione di un cloud nazionale al quale affidare i dati dei cittadini italiani;

          la proposta sembrerebbe valida, dal momento che scaturisce dall'attenzione per la tutela dei dati dei cittadini, vale a dire quelli raccolti da pubbliche amministrazioni centrali e locali. Si tratta dei dati di tutti i cittadini, distinti dai dati dei consumatori, che sono invece generati da relazioni e transazioni con aziende commerciali;

          la scorsa settimana il Ministro delle finanze francese, Bruno La Maire, ha chiuso le porte al cloud americano che espone i dati dei cittadini francesi alle incursioni del Cloud Act, che consente all'amministrazione americana di requisire in qualunque momento dati dei clienti custoditi nel cloud di società americane anche sul suolo estero, quindi anche in Europa;

          il Governo italiano ha annunciato alcune linee generali, dalle quali emerge, purtroppo, come l'Italia non disponga di tecnologie rilevanti nel cloud. Inoltre, occorre evidenziare che l'Italia può contare su molte aziende che offrono servizi cloud ed è, pertanto, un compito nazionale assicurare loro condizioni coerenti di competizione. Purtroppo, organi di stampa hanno messo in evidenza alleanze certe o proclamate, come quella tra Tim e Google e tra Fincantieri e Amazon, ma anche ipotetiche, come quella tra Leonardo e Microsoft;

          si evidenzia, alla luce di quanto elencato, l'urgenza per il Governo di proiettarsi verso l'adozione di tecnologie non con l'ansia generata da chi deve scegliere un potenziale fornitore, ma con la consapevolezza di chi deve decidere le politiche industriali per assicurare al Paese crescita economica, lavoro e competenze. Il tutto per non rendere concreto il rischio di desertificazione della nostra economia;

          è di tutta evidenza, dunque, la necessità di investire sulla crescita e la produttività delle imprese italiane, anche alla luce dei programmi finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza e delle scelte da prendere in merito alla nostra crescita economica –:

          in che modo il Governo intenda sostenere la crescita delle imprese italiane di settore;

          quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare i dati dei cittadini e facilitare la crescita delle competenze digitali, rinsaldando le relazioni tra imprese e università e ricerca nel campo del cloud e dell'edge computing a cui si dovrà ricorrere per il 5G.
(5-06105)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


      MANZO, VILLANI e NAPPI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro del turismo, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          l'assenza di un presidio di legalità al Villaggio Monte Faito, rientrante nei comuni di Vico Equense e Castellammare di Stabia, a seguito della chiusura, negli anni scorsi, della caserma dei carabinieri è una problematica fortemente sentita nel territorio Monti Lattari – Penisola Sorrentina e Castellammare di Stabia;

          ad oggi la montagna risulta essere teatro di numerosi episodi di illegalità, nonché soggetta a costante rischio di incendi dolosi, soprattutto nel periodo estivo;

          i 1.131 metri sopra il livello del mare, alle cui pendici comincia il parco regionale dei Monti Lattari, e le vie d'accesso sono ancora oggi ufficialmente tutte chiuse;

          di fatti, la funivia che sale da Castellammare si è fermata nel settembre del 2012, dopo oltre sessanta anni di servizio in virtù di una motivazione ufficiale che fornisce l'Eav Bus, l'ente gestore, racchiusa in un semplice: «lavori di adeguamento strutturale», ovvero messa in sicurezza e adeguamento alle normative;

          nonostante siano stati stanziati fondi regionali, due milioni di euro, sui tempi della riapertura nessuno si sbilancia;

          nel frattempo, rebus sic stantibus, è stato desertificato un altro pezzo di montagna;

          il piazzale che ospita la stazione a monte è spettrale: porte sbarrate, insegne mute, biglietteria e bar chiusi;

          l'altra via d'accesso su quel versante è la strada che parte dalla Reggia del Quisisana, ufficialmente inibita alla viabilità perché troppo stretta, ma di contro fino all'anno scorso abbondantemente utilizzata da pendolari, residenti, addetti ai ripetitori radio-televisivi e villeggianti;

          il taglio abusivo di alberi a scopo di lucro e la conseguente occlusione dei valloni di convogliamento delle acque, sapientemente previsti dagli ingegneri che la realizzarono, hanno provocato frane e smottamenti, rendendola di fatto impraticabile;

          il suo rischio idrogeologico è una spada di Damocle sul tratto tra Scanzano e Pozzano, frazioni di Castellammare, depositi abusivi di rifiuti;

          vieppiù, sull'ex strada statale 269, oggi strada provinciale, che da Vico Equense portava verso la cima, un grosso macigno è franato all'altezza del chilometro 12,700: per qualche giorno e rimasto lì, poi su segnalazione intervenivano i vigili del fuoco che, una volta giunti sul posto, non hanno potuto che chiudere la viabilità per il rischio di frane, in attesa della messa in sicurezza del costone di roccia;

          di fatto la messa in sicurezza non è avvenuta ed il comune di Vico Equense ha disposto la chiusura della strada;

          il rilancio del Monte Faito non può prescindere dal ripristino di una condizione di sicurezza –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intendano adottare per ripristinare presso il Villaggio Monte Faito un presidio di sorveglianza e legalità stabile magari mediante il dislocamento dei carabinieri forestali della compagnia di Castellammare di Stabia, ovvero valutare percorsi alternativi per il raggiungimento di tale obiettivo.
(3-02306)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


      SORTE, RUFFINO e GEBHARD. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'attuale sede del reparto volo dei vigili del fuoco Piemonte risulta non più adeguata alle esigenze tecnico-operative del territorio ed è afflitta da troppo tempo da gravi problematiche logistiche;

          da circa 2 anni si susseguono gli studi di fattibilità per la realizzazione della nuova sede del reparto;

          a tutt'oggi malgrado precise linee di indirizzo, l'opera risulta ancora in fase di valutazione;

          la direzione regionale Piemonte, con nota del 20 febbraio 2019, ha indicato quale migliore soluzione (dal punto di vista operativo e di fattibilità) la realizzazione della nuova sede presso il sedime aeroportuale Aeritalia, aeroporto di 2° categoria alle porte di Torino;

          la direzione centrale per le risorse logistiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con nota dell'8 marzo 2019, ha indicato i fondi disponibili per l'intervento;

          la direzione regionale Piemonte, con nota del 23 novembre 2020, a seguito della richiesta di approfondimenti, ha confermato la precedente valutazione del 20 febbraio 2019;

          tale risulta essere la più soddisfacente in quanto di più celere realizzazione, oltre che per la posizione assai strategica sia dal punto di vista logistico ma ancor di più dal punto di vista operativo, il sito è inoltre provvisto di tutti i presidi aeronautici utili alle operazioni di volo, oltre che di una piazzola certificata per il volo a vista notturno e la possibilità di incrementazione del servizio per operazioni di volo Pbn in alternativa al sistema Ils;

          l'aeroporto Aeritalia dista pochi minuti dal Comando provinciale di Torino, sede di tutte le unità di soccorso speciale presenti in regione e pertanto rapidamente imbarcabili, esso è inoltre punto cardine delle operazioni di protezione civile della regione Piemonte, base operativa dell'elisoccorso 118 e sala operativa regionale della Protezione Civile;

          di contro, non appare appropriata l'ulteriore soluzione prospettata, consistente nella realizzazione del nuovo reparto volo fuori dal sedime aeroportuale di Torino Caselle;

          la destinazione di tale ultima area, classificata quale di espansione del traffico aereo commerciale, comporta infatti immaginabili limiti operativi e logistici all'attività operativa del reparto volo –:

          se e come il Governo intenda intervenire al fine di consentire la rapida realizzazione della nuova sede del reparto volo del Comando dei vigili del fuoco Piemonte presso il sedime aeroportuale Aeritalia di Torino, soluzione che raccoglie le aspettative e gli interessi del territorio ed è sostenuta dai competenti organi politici regionali e sindacali di categoria, che la ritengono migliore rispetto all'utilizzo dell'area esterna al sedime aeroportuale di Torino Caselle.
(5-06108)


      FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          con il decreto del Ministro dell'interno del 21 ottobre 2020, adottato ai sensi dell'articolo 16-ter, comma 12, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, recante la nuova disciplina delle convenzioni per l'ufficio del segretario comunale e provinciale di cui al Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, si stabilisce che le convenzioni per lo svolgimento in forma associata delle funzioni di segretario comunale, non possono superare il numero di cinque enti;

          la disposizione, presente all'articolo 2, comma 1, del decreto citato, crea una serie di difficoltà a numerosi piccoli comuni che si trovano nella condizione di avere vacante il ruolo di segretario e che, anche per ragioni di vicinanza territoriale e omogeneità, avrebbero potuto stipulare convenzioni tra più di cinque comuni;

          in diverse regioni d'Italia, il problema delle sedi vacanti da parte dei segretari comunali è particolarmente grave e, in particolare nei piccoli e piccolissimi comuni, produce gravi carenze e ritardi nell'azione amministrativa, a discapito delle esigenze dei cittadini –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per risolvere la difficile situazione evidenziata, superando gli ostacoli, ora presenti, che impediscono ai piccoli comuni di attuare le convenzioni per lo svolgimento in forma associata delle funzioni di segretario comunale.
(5-06109)


      TONELLI e PIASTRA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nei giorni scorsi, a Bologna, si sono verificati, a poche ore di distanza, due eclatanti reati di grave allarme sociale: l'11 maggio 2021 una rapina a mano armata ad un portavalori davanti alla sede Carisbo di via Bentini e, il 12 maggio, una sparatoria al Pilastro tra un tunisino e un marocchino, originata, così sembra dalle prime ricostruzioni, da un regolamento di conti per questioni di droga; il marocchino è stato ricoverato in condizioni gravi e, a seguito dei rilievi nella zona, eseguiti dopo le segnalazioni di alcuni residenti che avevano visto altre persone armate in strada, sono stati trovati nell'area due coltelli e un machete;

          non si tratta certamente di casi isolati, se è vero, come è vero, che l'indice della criminalità elaborato dal Sole24ore ha posto Bologna nel podio delle città più pericolose d'Italia; nel 2019 e nei 2020, secondo la stessa classifica, la città occupava il quarto posto nel Paese con 5.867 denunce ogni 100.000 abitanti:

          la situazione negli ultimi anni è peggiorata, ma non si tratta di picchi criminali da ricondurre a circostanze passeggere: le statistiche dei reati redatte a cura del Ministero dell'interno dimostrano che la situazione di grave insicurezza è riscontrabile in maniera lineare e costante negli ultimi decenni;

          il problema di sicurezza pubblica per Bologna non è soltanto reale, ma anche endemico e perciò richiede un particolare sforzo da parte dello Stato;

          a fronte della situazione sopra descritta, il Ministero dell'interno ha proceduto, negli ultimi anni, a tagliare i reparti territoriali delle forze dell'ordine, sguarnendo la città di molte centinaia di unità, che sarebbero state utili per prevenire e reprimere i numerosi eventi criminali che la città sopporta;

          questa contrazione di organico è stata decisa sulla base del cosiddetto criterio storico-amministrativo, che è legato a valutazioni operate a tavolino e basate sul rispetto di criteri e protocolli del tutto astratti; si tratta così di un parametro inadeguato nel caso di specie, perché non tiene conto delle concrete e particolari esigenze della città di Bologna –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza a Bologna e se, anche in considerazione dei fatti e dei dati esposti in premessa, non ritenga a tal fine necessario rafforzare l'organico del personale di polizia della città, abbandonando, se del caso, il criterio storico-amministrativo di assegnazione.
(5-06110)


      ALAIMO, BALDINO, AZZOLINA, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, DE CARLO, DIENI, GIORDANO, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          in data 8 novembre 2019 è stato indetto un concorso pubblico, per titoli ed esami, di 200 posti per l'accesso alla qualifica iniziale della carriera prefettizia;

          per far fronte all'emergenza da Covid-19 sono state adottate misure quali la sospensione delle procedure concorsuali per l'accesso al pubblico impiego, prima, e successivamente, la semplificazione delle procedure attraverso l'uso della tecnologia digitale e il decentramento delle sedi;

          per ridurre i rischi di contagio dell'epidemia, con il decreto-legge n. 18 del 2020 è stata stabilita la sospensione per sessanta giorni dello svolgimento delle procedure concorsuali, dalla quale tuttavia restavano escluse le procedure ove la valutazione dei candidati poteva avvenire su base curriculare o in modalità telematica;

          sulla materia è intervenuto poi il decreto-legge n. 34 del 2020, con l'introduzione di altre semplificazioni per lo svolgimento dei concorsi: l'articolo 247 ha stabilito che le procedure concorsuali per il reclutamento del personale non dirigenziale possono essere svolte presso sedi decentrate e attraverso l'utilizzo di tecnologia digitale, in seguito, il decreto-legge n. 104 del 2020 ha reso definitive le nuove modalità di selezione, sia per i concorsi pubblici in atto, sia per quelli futuri;

          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020 ha stabilito la sospensione dello svolgimento delle prove preselettive e scritte delle procedure concorsuali pubbliche e private e di quelle di abilitazione all'esercizio delle professioni, escludendo, però, i casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari, ovvero in modalità telematica;

          nella Gazzetta Ufficiale del 20 aprile 2021 è stato comunicato che le informazioni del concorso verranno rese note nella Gazzetta Ufficiale n. 45 dell'8 giugno 2021;

          in tutto il Paese si registra una carenza di personale all'interno delle prefetture, con compromissione della regolarità e della tempestività delle attività ministeriali;

          lo stesso Ministero ha evidenziato la necessità di integrare l'organico con un piano speciale di assunzioni;

          le prefetture svolgono un decisivo ruolo nella gestione dell'emergenza epidemiologica, soprattutto nell'attuale fase dell'allentamento delle misure di contenimento, in prossimità della stagione estiva e del consueto intensificarsi dei flussi migratori –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di attivare l'iter necessario per consentire lo svolgimento delle prove preselettive del concorso per duecento posti per l'accesso alla qualifica iniziale della carriera prefettizia in modalità decentrata e telematica.
(5-06111)


      MELONI, PRISCO e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          Bouchta El Allam, detenuto marocchino e imam nel carcere di «San Michele» ad Alessandria, attraverso i suoi sermoni avrebbe svolto una fitta, attività di proselitismo islamista e di reclutamento;

          dalle intercettazioni disposte nell'ambito dell'inchiesta a suo carico, è emerso che El Allam proferiva parole di odio anche contro la dottoressa Souad Sbai, giornalista e presidente del Centro alti studi Averroè per la diffusione delle culture del Mediterraneo, esortando i propri seguaci alla sua decapitazione;

          a seguito dell'intercettazione, il tribunale di Torino ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per istigazione a delinquere finalizzata al terrorismo, propaganda e istigazione alla discriminazione razziale, etnica e religiosa, sancendo tanto la gravità dell'impianto accusatorio, quanto la concretezza e l'attualità del pericolo derivante dalla condotta di El Allam;

          nel corso degli anni in cui si è svolta l'attività di proselitismo da parte di El Allam si può presumere che sia intervenuto un parziale ricambio della popolazione carceraria, con il conseguente rientro in libertà di soggetti che hanno avuto contatti con lui ed esposti alle sue suggestioni;

          esiste la concreta possibilità che i proseliti fatti in carcere da El Allam, nei confronti di detenuti nel frattempo rilasciati, possano porre in essere le azioni terroristiche da lui indicate, e, tra queste, la minaccia al giudice che ha emesso la sua condanna e quella di uccidere e decapitare Souad Sbai, che da sempre, e coraggiosamente combatte il proselitismo islamista in Europa e in Italia, denunciando con fermezza le derive islamiste nel mondo arabo e soprattutto in Occidente, anche ponendo in essere una poderosa attività di sensibilizzazione a favore della difesa dei diritti delle donne islamiche;

          spesso, purtroppo, la Sbai, nel compiere questa meritoria attività, è stata lasciata sola dalla politica, dalle istituzioni e dall'associazionismo, salvo rare eccezioni, e, anche in questa occasione, appare grave che ella non abbia ricevuto nessuna comunicazione delle suddette minacce e abbia dovuto apprenderle anche lei dalla stampa;

          le minacce di morte a Souad, Sbai da parte dell'imam Bouchta El Allam non possono essere sottovalutate, in un contesto in cui la diffusione del fanatismo islamista all'interno delle carceri italiane è quanto mai allarmante e può facilmente tramutarsi in azioni terroristiche –:

          quali siano le ragioni per cui non sia stata immediatamente prevista un'adeguata misura a tutela della dottoressa Souad Sbaj e del giudice estensore della sentenza di condanna di Bouchta El Allam.
(5-06112)


      MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la recente riaperture dell'aeroporto «Luigi Ridolfi» di Forlì ha riscosso un notevole consenso da parte del mondo dell'imprenditoria, delle istituzioni, delle organizzazioni economiche e sociali del bacino romagnolo;

          la riapertura costituisce un volano economico, con ricadute positive su tutto il territorio, non solo della Romagna, ma dell'intera regione e per gli aeroporti di Bologna, in quanto fungerebbe da hub; Forlì e Rimini potrebbero costituire una rete il cui indotto produrrebbe enormi benefici;

          l'emergenza da Covid-19 ha rallentato la pianificazione e la programmazione dei voli, ma, una volta superata la pandemia, si potrà viaggiare senza limitazioni e sarà necessario adeguare il personale di polizia dell'aeroporto, con un inevitabile incremento della dotazione organica;

          il Ministero dell'interno non ha ancora predisposto i necessari rinforzi di poliziotti, indispensabili per presidiare l'aeroporto di Forlì, in modo tale da permettere standard di sicurezza adeguati;

          gli agenti presenti in aeroporto dal 30 marzo 2021 sono stati sottratti da reparti operativi della Questura di Forlì (volanti, sala operativa, scientifica, immigrazione) e del Commissariato di Cesena, creando una concreta difficoltà nella gestione della sicurezza dei cittadini;

          sono stati aggiornati una dozzina di agenti che operano presso la Questura di Forlì e il Commissariato di Cesena, i quali sulla carta sono già operativi, per essere impiegati al fine di permettere standard di sicurezza adeguati, che dovranno comunque essere sostituiti nei rispettivi reparti;

          nonostante sia nota da mesi la riapertura dell'aeroporto e dai vertici della questura forlivese sia stata pianificata la pianta organica necessaria e sollecitato un rinforzo adeguato da parte dal Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero, non risulta all'interrogante che ci sia stata una risposta;

          a luglio 2021 verranno trasferiti soltanto 3 dipendenti (tra Questura Forlì e Commissariato Cesena);

          una situazione preoccupante, soprattutto in considerazione del fatto che, prossimamente, in aeroporto saranno previsti voli extra Schengen, che comporteranno la presenza di almeno 35 agenti;

          nel 2013 l'organico del posto di polizia di frontiera contava non meno di 40 unità, personale che sarebbe facilmente individuabile in tempi brevi, visto che lo stesso Dipartimento di pubblica sicurezza, nelle scorse settimane, avrebbe reso noto, a quanto consta all'interrogante, che ci sono almeno 30 domande di trasferimento verso la provincia di Forlì-Cesena –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per provvedere ad un considerevole incremento di personale della Polizia di Stato sulla provincia di Forlì-Cesena, al fine di continuare ad esprimere adeguate risposte al sempre più elevato bisogno di sicurezza dei cittadini.
(5-06113)


      CALABRIA. — Al Ministro dell'interno — Per sapere – premesso che:

          nel fine settimana 22 e 23 maggio 2021, nella città di Roma, si sono verificate numerose aggressioni contro gli agenti della polizia locale, impegnati a garantire il rispetto delle misure di contenimento e prevenzione dell'emergenza epidemiologica;

          in particolare, presso piazza di Santa Caterina della Rota è stata lanciata, oltre a insulti e vari oggetti, una bomba carta contro gli agenti ivi sopraggiunti al fine di separare alcune centinaia di ragazzi assembrati tra loro;

          si tratta di un fatto gravissimo ai danni degli agenti di polizia locale, che hanno compiuto e stanno compiendo enormi sforzi per garantire la legalità e, al contempo, la salute pubblica, nonostante, spesso, non dispongano delle dotazioni necessarie e idonee allo svolgimento della propria attività;

          pertanto, è necessario garantire loro maggiori tutele, affinché possano continuare ad espletare le loro delicatissime mansioni in condizioni di sicurezza, soprattutto in una fase delicata, come quella attuale, che sta vedendo la progressiva riapertura di molteplici esercizi commerciali –:

          se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per contrastare tali gravissimi fenomeni, che pongono a rischio la sicurezza degli operatori di polizia e dei cittadini di Roma Capitale, anche promuovendo lo stanziamento di nuove e maggiori risorse a tali scopi specificatamente destinate, in considerazione della peculiarissima contingenza socio-economica conseguente alla pandemia da Covid-19.
(5-06114)


      CECCANTI, MICELI, ZAN e FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          si apprende da notizie di stampa che il consiglio comunale di Padova non ha eletto il garante delle persone private della libertà personale; durante io spoglio è emerso infatti che un consigliere comunale, a scrutinio segreto, ha espresso un voto per il boss Matteo Messina Denaro, il super latitante da quasi 30 anni e tutt'oggi considerato il capo supremo di Cosa nostra, impedendo quindi l'elezione del Garante, saltata proprio per mancanza di una sola preferenza;

          purtroppo, non si tratta di un caso isolato, perché, periodicamente, capitano episodi in cui si inneggia alla mafia nel corso di manifestazioni pubbliche e religiose;

          occorre, in questi casi, una presa di posizione forte da parte dello Stato, affinché si smetta una volta per tutte di esaltare e, talvolta, di indicare come miti o «modelli» personaggi che sono solo dei criminali che spezzano vite, rubano e minacciano senza alcuno scrupolo;

          l'episodio descritto è tanto più grave in quanto commesso da rappresentanti delle istituzioni, nelle sedi istituzionali;

          Diego Bonavina, assessore alla legalità e all'avvocatura civica del comune di Padova, ha fatto sapere che, di fronte alla gravità di quanto accaduto, è pronto a chiedere il «via libera» alla giunta e al sindaco Sergio Giordani per presentare un esposto in procura;

          gli articoli 141 e seguenti del testo unico delle leggi all'ordinamento degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267) prevedono strumenti di controllo penetranti nei confronti degli organi di governo degli enti locali, laddove emergano atti contrari alla Costituzione o gravi e persistenti violazioni di legge o gravi motivi di ordine pubblico –:

          quali siano gli elementi informativi di cui dispone il Ministro interrogato e quali iniziative di competenza intenda assumere, nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, in relazione alla menzionata vicenda di Padova e, più in generale, per monitorare, segnalare e contrastare fenomeni apologetici della criminalità organizzata.
(5-06115)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MORRONE e RAFFAELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          riporta il Corriere Romagna che, nella notte tra il 23 e il 24 maggio 2021, a Cesenatico, circa 300 adolescenti si sono radunati in piazza Costa, spaccando deliberatamente bottiglie di vetro e ribaltando cassonetti; lo stesso quotidiano riporta che, nello stesso momento, in viale Romagna, a Milano Marittima, si è verificata una maxi rissa che ha coinvolto una ventina di persone e che è stata sedata solo dal tempestivo arrivo delle forze dell'ordine;

          si tratta di episodi che, con l'apertura della stagione estiva, sono purtroppo all'ordine del giorno in Riviera romagnola e anche quest'anno, come già si annuncia, non sembra fare eccezione; nel periodo stagionale estivo, infatti, il territorio arriva quasi a decuplicare i propri residenti e il suo controllo non può che essere garantito attraverso un rinforzo dei presidi già esistenti;

          inavvedutamente, nel 2020 il Ministero dell'interno decideva di non inviare i tradizionali rinforzi estivi in molti comuni della Riviera, scelta che, a parere degli interroganti, impedì una prevenzione efficace delle violenze che, come era facile prevedere, si verificarono;

          gli interroganti, con atto di sindacato ispettivo n. 4-09095, già sottolineavano le preoccupazioni sollevate dalla società civile e dalle associazioni di categoria per il ripetersi, anche quest'anno, di una tale scelta e i pericoli per la sicurezza e l'ordine pubblico che ne conseguirebbero;

          senza rinforzare l'organico delle forze di pubblica sicurezza nell'area risulterà impossibile prevenire e reprimere gli episodi di violenza e di compromissione dell'ordine pubblico che, immancabilmente, rischiano di riproporsi –:

          se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per assicurare il rinforzo dei presidi di pubblica sicurezza nell'area di Rimini, Cervia e Cesenatico per il periodo estivo.
(4-09371)


      ZOLEZZI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          sul territorio provinciale di Mantova insistono 4 presidi dei vigili del fuoco: il comando provinciale sito nel capoluogo e 3 distaccamenti operativi, rispettivamente nei comuni di Castiglione delle Stiviere, Suzzara e Viadana;

          la sede principale è posiziona in zona baricentrica rispetto allo sviluppo del territorio provinciale, si affaccia su una vasta area acquatica, con un sistema di laghi che vengono utilizzati anche nel corso dell'anno come punto di imbarco, per le crociere turistiche a corto e medio raggio che raggiungono il fiume Po, ed un attracco fluviale che dal 1° aprile 2020, metterà in comunicazione Mantova con Venezia;

          la cittadella turistica di Palazzo ducale e Palazzo Tè, ritenuta una delle più grandi d'Europa, ospita mediamente ogni anno un afflusso di 340.000 e 38.000 turisti, condizione impegnativa per garantire lo svolgimento di molteplici servizi;

          i possibili rischi emergenziali, considerate la conformazione idrogeologica e l'attività industriale, vanno da rischi alluvionali, a pericolosità sismica di livello 3 e incidenti aziendali rilevanti;

          nel capoluogo mantovano ha sede anche il Museo nazionale dei vigili del fuoco, il più grande d'Italia per mezzi e reperti, attualmente ospitato in un complesso collegato a Palazzo Ducale composto dalle Scuderie Reali, dal Teatro Vecchio e dalla Torre di Sant'Alò;

          edificato vicino all'area periferica a ridosso dello stadio comunale, il comando di Mantova oggi è ospitato in un edificio risalente alla fine degli anni '50, attualmente gravemente sottodimensionato, che soffre di molteplici gravi problematiche di manutenzione ordinaria e straordinaria;

          attualmente di proprietà dell'ente territoriale Invimit ha strutture, che oltre ad essere soggette ad un elevato grado di deterioramento (la copertura e parte dei solai delle autorimesse sono state puntellate da rinforzi) rispondono a criteri distributivi ora apparentemente non più idonei ad ospitare tutti i mezzi in assegnazione al comando;

          nel corso degli ultimi anni sono stati ripetutamente richiesti e costantemente rinviati importanti interventi di manutenzione straordinaria, anche ai fini degli adempimenti di cui al decreto legislativo n. 81 del 2008 inerenti alla sicurezza e all'igiene dei luoghi di lavoro;

          il numero di uomini che prestano servizio nella struttura di Mantova scende frequentemente sotto organico a causa della frequente mobilità del personale che causa un rapido turnover non solo della componente operativa, ma anche di quella dei funzionari del comando alla quale sono demandate tutte le attività di gestione e prevenzione incendi e del coordinamento della sicurezza sul territorio provinciale;

          da ultimo il museo dei vigili del fuoco, autentico fiore all'occhiello del Corpo utilizzato dal dipartimento e da tutti i comandi d'Italia per le esigenze di rappresentanza, si trova in un edificio vincolato dalla Soprintendenza per le belle arti, di grande rilevanza storica per la città di Mantova, che versa in condizioni di grave degrado strutturale ed impiantistico;

          anche le altre strutture provinciali risultano presentare svariate criticità (si veda l'articolo della Gazzetta di Mantova del 13 luglio 2020) –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di questa situazione e se intendano adottare iniziative per risolvere, nei limiti delle possibilità, le carenze di organico rappresentate;

          se si intendano adottare iniziative per un sollecito intervento di costruzione della nuova caserma o di ristrutturazione di quella esistente a Mantova, prevedendo nel frattempo interventi di consolidamento della struttura esistente nelle parti più critiche e se si prevedano eventuali interventi per le altre strutture provinciali mantovane;

          se intendano adottare iniziative, eventualmente in accordo con gli altri Ministeri competenti, per salvaguardare e valorizzare l'eccellenza del Museo storico nazionale dei vigili del fuoco.
(4-09372)


      COMENCINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          si apprende che la prefettura di Verona, come avviene ogni due anni, ha richiesto con un nuovo bando la disponibilità per la ricollocazione dei 1.200 immigrati richiedenti asilo, che già sono sul territorio veronese e che verranno principalmente alloggiati in appartamenti ma anche in centri collettivi più grandi, fino a 50 e 100 persone l'uno;

          dall'ultima gara indetta dalla prefettura di Verona, nel 2019, grazie alle politiche di contrasto all'immigrazione illegale dell'ex Ministro dell'interno, Matteo Salvini, calarono drasticamente gli arrivi e molti Cas e appartamenti vennero chiusi;

          invece il 18 maggio 2021 l'Agenzia Dire parlava di una redistribuzione nelle regioni italiane di 559 migranti e informava che nel Veneto ne sarebbero arrivati 40, provenienti da Libia e Tunisia;

          sempre il 18 maggio «Il Corriere del Veneto» pubblicava i dati del Ministero dell'interno, elaborati ad aprile dalla Fondazione Moressa: «oggi in Veneto ci sono 4.387 richiedenti asilo, di cui 3.766 ospitati nei cas. Al primo posto, per numero di profughi ospitati, Verona con 1.302 persone accolte. E da inizio anno sono arrivati un centinaio di profughi»;

          risulta anche aumentata la spesa prevista al giorno per singolo immigrato, dovuta in parte al rispetto delle normative per una eventuale emergenza, con un totale del 40 per cento in più di unità abitative, e in parte all'aumento del costo pro capite, da 18 euro a 22,6 euro –:

          se quanto indicato in premessa corrisponda al vero e se vi sia l'intenzione di inviare ulteriori migranti in Veneto e a Verona, a quanto ammonti la spesa finora sostenuta e quanti migranti abbiano ricevuto un diniego dalla commissione territoriale e dunque siano stati allontanati e rimpatriati.
(4-09380)


      CUNIAL. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          con diverse interrogazioni, l'interrogante ha sollevato al Governo l'urgenza dell'assegnazione di un dispositivo di sicurezza personale all'ispettore Alessandro Carollo di Poste Italiane;

          con l'ultima interrogazione depositata sull'argomento, le cui premesse vengono qui integralmente richiamate, la n. 4/09173, si è denunciato come, nei confronti dell'ispettore, siano anche di recente intervenuti fatti quantomeno sospetti, di portata sostanzialmente intimidatoria;

          in data 4 maggio 2021, l'ispettore Carollo ha effettuato una visita di controllo presso il Centro Neurolesi, Irccs «Bonino Pulejo», nella quale il medico ha accertato come il quadro clinico del soggetto sia peggiorato, con notevole apprensione e angoscia, a causa delle incalzanti ritorsioni che subisce. L'ispettore ad oggi risulta particolarmente provato psicologicamente a causa delle persecuzioni dei soggetti A.G.U. e M.F. Il medico ha accertato un danno biologico a seguito di perizia medico legale del 30 per cento;

          in data 17 maggio 2021, per il tramite dei suoi legali, l'ispettore ha invitato il Signor A.G.U. di astenersi dal reiterare atti illegittimi e dannosi nei suoi confronti;

          è parere dell'interrogante che la situazione potrebbe peggiorare, dato anche il contesto sociale del territorio e della delicata attività dell'ispettore, e che sia necessario prevenire situazioni di pericolo per la vita dell'ispettore stesso –:

          se non intenda il Ministro interrogato adottare con urgenza le iniziative di competenza per assegnare il dispositivo di sicurezza personale all'ispettore, prima che la situazione peggiori.
(4-09385)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


      FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          il 13 maggio 2021 presso l'ufficio scolastico provinciale di Pisa si è tenuta una riunione con la partecipazione dei presidenti delle conferenze educative dell'area provinciale e la provincia di Pisa;

          durante l'incontro si sono affrontate tutte le criticità relative ad un nuovo ridimensionamento dell'organico docenti per l'anno scolastico 2021/2022;

          in modo particolare, il presidente della confederazione educativa della Valdera ha evidenziato le difficoltà esistenti nell'area e nello specifico per la scuola primaria di Selvatelle e Terricciola e le scuole medie di Crespina-Lorenzana;

          la richiesta avanzata dal presidente è stata la totale garanzia che le iscrizioni da parte delle famiglie fossero tutte soddisfatte;

          secondo le direttive del Ministero dell'istruzione e dell'ufficio scolastico, si è proposto di accorpare le classi meno numerose, con la formazione di una classe unica, per la scuola primaria di Selvatelle, strutturata con il tempo pieno e per Terricola con il tempo corto;

          per quanto riguarda la scuola media del comune di Crespina-Lorenzana, visto che secondo le disposizioni del comune non può ospitare più di due sezioni, si è disposto che gli alunni non residenti nel comune e che intendono iscriversi, saranno comunque ospitati in plessi contermini o comunque più vicini alla residenza delle famiglie, nello specifico quello di Casciana Terme Lari;

          resta comunque da affrontare il numero elevato di alunni per classe, dovuto soprattutto alla riduzione continua dell'organico docenti –:

          quali urgenti iniziative intenda attuare il Ministro interrogato per garantire una didattica in sicurezza, e se intenda prevedere un potenziamento dell'organico docente e del personale Ata visto che sul territorio interessato sono presenti ampi spazi adeguatamente attrezzati.
(4-09379)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


      FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          secondo le statistiche del 2020 si registrano circa 5,5 milioni di cittadini italiani residenti all'estero. Un dato in aumento rispetto agli anni precedenti che rende evidente l'importanza che assume la diffusa presenza italiana nel mondo e la sempre maggiore rilevanza delle relazioni intessute dai nostri connazionali tra la terra di origine e i luoghi di nuova residenza;

          la pandemia ancora in corso ha creato divisioni tra le Comunità di origine e quelle all'estero, tra le famiglie divise tra l'Italia e i Paesi di emigrazione, in quanto sono limitati, e in talune circostanze impediti, gli spostamenti;

          con l'ordinanza del 14 maggio 2021 del Ministro della salute si prevede che l'ingresso dai Paesi dell'Unione europea e dell'area Schengen, oltre che da Gran Bretagna e Israele, possa avvenire senza obbligo di quarantena, pur sempre con l'obbligo di esibire all'arrivo un tampone molecolare o antigenico con esito negativo, effettuato nelle 72 ore che precedono l'arrivo in Italia. Con la stessa ordinanza, sono state prorogate le misure restrittive nei confronti del Brasile fino al 30 luglio 2021; mentre con l'ordinanza del 6 maggio 2021 vengono estese fino al 30 maggio 2021 le misure vigenti per gli ingressi in Italia per le persone provenienti o che abbiano soggiornato nei quattordici giorni precedenti in India, Bangladesh e Sri Lanka;

          la campagna di vaccinazione a livello mondiale ha fatto passi avanti notevoli tanto che, secondo la classificazione messa a punto dal Ministero della salute, in alcuni Paesi anche extraeuropei rientranti nell'elenco D dell'allegato 20 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, (ossia Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Thailandia, Giappone, Canada e Stati Uniti nonché gli ulteriori Stati e territori a basso rischio epidemiologico, di cui all'elenco E, comprendente tutti gli Stati e territori non espressamente indicati in altro elenco), risulta essere vaccinata la maggior parte della popolazione ivi residente;

          i cittadini italiani residenti nei Paesi di cui all'elenco D, per rientrare in Italia – a differenza di quelli residenti nei Paesi dell'Unione europea, dell'area Schengen, Gran Bretagna e Israele –, sono pertanto tenuti ad eseguire un tampone e ad effettuare una quarantena di 10 giorni all'entrata in Italia, al netto di alcune specifiche deroghe alle misure di isolamento fiduciario e tampone, per coloro che si spostano per motivi di lavoro o per chi arriva con voli Covid-tested, che vengono rafforzati con la citata ordinanza del 14 maggio 2021;

          ai molti italiani residenti nei Paesi rientranti nell'elenco D, che hanno già effettuato il vaccino con secondo richiamo (con prodotti vaccinali riconosciuti e validati da Ema e Aifa), viene richiesto ugualmente l'obbligo di quarantena e ciò rende quasi impossibile fare visita ai propri cari che si trovano in Italia, a meno che il cittadino che rientra in Italia non abbia molte settimane di vacanza da impiegare sul territorio italiano;

          per tali ragioni, un gruppo di cittadini residenti negli Usa ha promosso una petizione online con cui chiedono di eliminare la quarantena per chi viene in Italia dagli Usa, Paese ricompreso nell'elenco D –:

          se i Ministri interrogati non ritengano opportuno, per quanto di competenza e compatibilmente con l'evolversi della situazione pandemica, di adottare iniziative per eliminare la quarantena per gli italiani residenti all'estero provenienti da quei Paesi dell'elenco D che risultino già vaccinati con il secondo richiamo – con prodotti vaccinali che abbiano ottenuto il riconoscimento all'immissione al commercio da parte di Ema e Aifa – al fine di venire incontro alla necessità di mantenere i legami affettivi dei connazionali all'estero con le famiglie di origine in Italia.
(4-09374)


      FERRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          con atto di sindacato ispettivo n. 4-07914, ad oggi ancora senza riscontro, l'interrogante chiedeva un impegno delle istituzioni «per garantire la prosecuzione dell'attività cardiochirurgica del Sant'Anna Hospital, nonché per salvaguardare le professionalità operanti presso la struttura sanitaria»;

          il Sant'Anna Hospital, struttura d'eccellenza nella cura delle patologie cardiovascolari, infatti, è a rischio chiusura a causa di una crisi di liquidità determinata dal mancato trasferimento delle risorse dovute dall'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro per le prestazioni già erogate, pari a circa 20 milioni di euro, e dal mancato rinnovo dell'accreditamento da parte del servizio sanitario regionale; per l'ennesima volta, in pochi mesi, il Tar della Calabria ha accolto il ricorso del Sant'Anna contro la delibera con cui la commissione straordinaria dell'Asp aveva opposto il suo diniego alla firma del contratto «sino al completo chiarimento della situazione ancora sub judice, al fine di non perpetuare un eventuale, ulteriore, gravissimo danno economico finanziario all'ASP di Catanzaro e al Servizio Sanitario della Regione Calabria», riferendosi all'inchiesta penale «Cuore Matto» che ha coinvolto il vecchio management della clinica e adducendo che, nel 2020, Villa S. Anna fosse priva dell'accreditamento sanitario;

          nel dettaglio, i giudici amministrativi hanno rilevato che «va smentita la circostanza che la ricorrente fosse priva di accreditamento nel 2020. La casa di cura è stata definitivamente accreditata con d.p.g.r. n. 21 del 20 febbraio 2014 [...] Come si evince dalla piana lettura del D.C.A» – che risulta essere il decreto n. 43 del 2021 – [...] alla scadenza del triennio ha avuto luogo un lungo iter per il rinnovo dell'accreditamento, frastagliato da molteplici incombenti istruttori e culminato con il predetto D.C.A. Quest'ultimo decreto, assunto sulla scorta della deliberazione dell'A.S.P. di Catanzaro n. 3/2021, contenente parere favorevole al «mantenimento dei requisiti di accreditamento», ancorché subordinato a ulteriori verifiche, tra cui la «verifica di riattivazione immediata dell'UTIC le cui attività risultano sospese», non costituisce, perciò, l'attribuzione ex novo dell'accreditamento sanitario, bensì il rinnovo dell'accreditamento del 2014;

          secondo i giudici, peraltro, «Anche la pendenza del procedimento penale risulta inconferente rispetto alla decisione assunta. [...] Così smentito il profilo di rischio connesso alla pendenza di un procedimento penale e al mancato funzionamento dell'U.T.I.C. nel 2020, rimane ingiustificato, anche sotto questo aspetto, l'addotto diniego di contrattualizzazione, relativo non solo alle prestazioni U.T.I.C., bensì a tutte le altre prestazioni per cui la casa di cura è accreditata. Va infatti evidenziato che la struttura ricorrente risulta accreditata, oltre che per l'U.T.I.C., anche per altre discipline (esempio cardiologia, cardiochirurgia, terapia intensiva, chirurgia vascolare e ambulatoriale) che, sebbene siano egualmente interessate dal provvedimento reiettivo, non sono state in alcun modo considerate nella sua motivazione. L'ostacolo alla contrattualizzazione complessiva della casa di cura non può neppure discendere dalla circostanza che l'U.T.I.C. sia – come asserito dalla difesa dell'A.S.P. – un presupposto essenziale per l'accreditamento sanitario. La competenza al rilascio dell'accreditamento non spetta di certo all'A.S.P., bensì alla Regione (rectius, ad oggi, al Commissario ad acta per il Piano di Rientro dai Disavanzi sanitari)» –:

          quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché l'Asp di Catanzaro ottemperi alle sentenze n. 460 del 2021 e n. 1079 del 2021, ponendo fine ad una problematica che, oltre a creare grave danno e pregiudizio a Villa Sant'Anna spa e al suo personale, pregiudica gravemente i livelli di assistenza sanitaria per i pazienti che non riescono a curarsi.
(4-09387)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PEZZOPANE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          il programma di sviluppo Restart del sisma 2009 prevede l'utilizzo dei fondi relativi alla delibera Cipe 25/2018 quale fondo di garanzia per l'accesso al credito delle piccole e medie imprese del cratere sismico, fondi per un ammontare di circa 10 milioni di euro destinati a finanziare programmi di investimento in beni materiali e immateriali, aumentare il capitale sociale ma anche a consolidare le passività bancarie o a rinegoziare i prestiti;

          come sottolineato dalle associazioni regionali Abruzzo Confapi, Casartigiani, Claai, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, con i Confidi aderenti, dall'8 febbraio 2019 risultano presenti 7,8 milioni di euro nella cassa della regione Abruzzo, disponibili: si tratta di liquidità che può servire anche a finanziare capitale circolante che, nel caso della ricostruzione, sarebbe utile anche all'anticipazione delle fatture;

          le risorse del fondo Restart rappresenterebbero una vera e propria boccata d'ossigeno per dare risposta alle esigenze delle piccole e medie imprese, la spina dorsale del tessuto economico del territorio: stando ai dati diffusi dalla regione Abruzzo nel febbraio 2021, a beneficiare della misura potrebbero essere circa 300 imprese, con un prestito medio garantito dai Confidi di circa 33 mila euro;

          sui fondi in questione, nonostante ci siano state ben 5 delibere regionali in due legislature, che hanno affidato la gestione alla finanziaria regionale, ad oggi, non è stata ancora firmata la convenzione con la finanziaria regionale per l'attuazione del provvedimento, un incomprensibile ritardo che penalizza i Confidi operanti nel cratere sismico del 2009 che, in questi anni, hanno svolto un ruolo fondamentale per la sopravvivenza delle imprese, ma che, attualmente, stante l'ulteriore situazione di crisi economica che si avverte nel Paese, registrano un numero eccessivo di sofferenze che ne precludono, di fatto, prosieguo dell'attività;

          già dal mese di febbraio 2021 l'interrogante aveva sollecitato in merito il presidente della regione Abruzzo chiedendo di sbloccare i 10 milioni di euro previsti dai fondi del Governo già trasferiti alla regione, ma permane tuttora un incomprensibile immobilismo da parte della regione che ostacola l'erogazione dei fondi stessi –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per pervenire in tempi rapidissimi allo sblocco dei fondi così importanti per la ripresa del tessuto produttivo abruzzese.
(5-06116)

Interrogazione a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          la Flex di Trieste, già Telettra e poi Alcatel Lucent, sin dal 1970 è uno stabilimento all'avanguardia nella costruzione, collaudo e riparazione di apparati per le telecomunicazioni ed in particolare, negli ultimi anni, apparati per telecomunicazioni in fibra ottica, tecnologia indispensabile per la creazione della cosiddetta autostrada digitale, ritenuta essenziale per lo sviluppo del nostro Paese;

          le capacità e la grande professionalità dei 580 lavoratori attualmente impiegati nel sito (quasi un centinaio dei quali precari in «staff leasing»), in gran parte provenienti dall'università e dagli istituti tecnici di Trieste, rischia di essere perduta per il lento ma inesorabile trasferimento della produzione dallo stabilimento di Trieste a quelli presenti in Romania;

          l'improvvisa emergenza sanitaria mondiale e la susseguente crisi di approvvigionamento di materiali di alta tecnologia, il ricorso alla cassa «Cigo-Covid» e, non ultima, la pressione del pressoché unico cliente Nokia per un abbassamento dei costi sembrano aver convinto definitivamente la proprietà della Flex a procedere con la delocalizzazione della produzione;

          l'unico presidio di interesse per l'azienda che resterebbe a Trieste, sarebbe quello legato alla logistica che però richiede grandi spazi e poca manodopera. Si prospetta una drastica riduzione di personale che investirà il secondo stabilimento industriale per numero di addetti della città di Trieste;

          oltre ai lavoratori interessati, la crisi della Flex investirà l'intero tessuto economico del territorio, determinando anche una grave perdita di patrimonio tecnico e conoscitivo, da sempre fiore all'occhiello dell'azienda e dell'intera città;

          il «Piano Nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr), e i finanziamenti europei «Next Generation» destinati all'Italia, di cui uno dei capitoli principali riguarda la costruzione e l'ammodernamento delle infrastrutture di telecomunicazione e digitalizzazione del nostro Paese e della pubblica amministrazione, potrebbe rappresentare una occasione importantissima di rilancio dello stabilimento di Trieste che ha tutte le potenzialità di partecipare strategicamente alla realizzazione del progetto di implementazione delle reti di telecomunicazione ad altissima capacità con una produzione Made in Italy;

          a parere dell'interrogante sarebbe incomprensibile e ingiustificabile subire una perdita occupazionale in un settore così strettamente legato ai programmi del Governo per lo sviluppo del nostro Paese e in un momento in cui ingenti fondi dovrebbero essere indirizzati proprio nella digitalizzazione;

          la direzione aziendale negli ultimi incontri ha dichiarato che il 15-20 per cento dell'attuale forza lavoro impiegato è in esubero rispetto ai carichi produttivi attuali e solo grazie al ricorso alla «cassa covid» è stato possibile mantenere l'attuale livello occupazionale nella speranza di una ripresa del mercato globale attualmente in crisi;

          a rischiare il posto di lavoro, in questa fase, sarebbero un centinaio di lavoratori e lavoratrici, un numero che quasi coincide con i lavoratori somministrati –:

          quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato, a partire dalla convocazione di un tavolo nazionale che coinvolga l'azienda Flex, gli enti locali e le organizzazioni sindacali, affinché la proprietà Flex interrompa il processo di delocalizzazione in atto verso la Romania e torni ad investire in un piano di rilancio per lo stabilimento di Trieste, anche sulla base delle prospettivi legate agli investimenti previsti dal Pnrr nel settore, che sia in grado di garantire l'intera forza lavoro attualmente in essere, evitando così che siano i lavoratori e le lavoratrici triestini a pagare a caro prezzo il dumping fiscale e salariale determinato da politiche di delocalizzazione verso Paesi dove il costo del lavoro è minore, così come inferiori sono i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
(4-09381)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il disinquinamento del fiume Sarno è oggetto di discussione già da decenni. Nel 1975 l'allora Ministero dei lavori pubblici approvò il progetto speciale che si prefiggeva di costruire una serie di depuratori comprensoriali e che doveva consentire il recupero ambientale dei bacini che sfociavano nel Golfo di Napoli;

          all'epoca vennero stanziati circa 14 miliardi di lire per un lavoro che doveva durare 3 anni e mezzo, ma nel 1992, quando il Consiglio dei ministri dichiarò il bacino del fiume Sarno area ad elevato rischio di crisi ambientale, nessuno degli impianti previsti era in funzione e i lavori non risultavano nemmeno completati;

          da allora le responsabilità vengono rimbalzate da un ente all'altro, senza determinare mai un'azione definitiva e completa;

          il fiume Sarno nasce in zona Foce e continua limpido attraversando la città ma quando incontra i suoi affluenti si trasforma in un ammasso d'acqua malsano e pericoloso; in particolar modo sono le acque della Solofrana e della Cavaiola a trasformare il Sarno e il suo bacino in una bomba biologica;

          il torrente Solofrana arriva nei territori dell'Agro nocerino sarnese contenente ingenti quantità di cromo e tetracloroetilene, che lo colorano di rosso, e a Nocera Inferiore incontra il torrente Cavaiola, dando vita ad un unico torrente;

          se l'inquinamento chimico può essere attribuito agli scarichi delle famose concerie di Solofra, l'inquinamento biologico è strettamente correlato alla mancanza di una rete fognaria, mai completata, con il conseguente scarico diretto dei reflui domestici ed industriali nel fiume, che spesso scorre vicino ad abitazioni e terreni agricoli;

          nell'estate del 2017 il torrente Cavaiola è stata oggetto di attente analisi e verifiche;

          a causa della scarsità di piogge, lo stesso torrente, che lungo la strada statale 18 scorre scoperto costeggiando la strada, all'altezza di Nocera Superiore è andato in secca;

          dopo un tratto di fiume tombato, a poche centinaia di metri più a valle il torrente torna a scorrere a pieno regime e tale nuova fonte sembra derivare dagli scarichi di abitazioni e fabbriche che scaricano direttamente nel letto del fiume, senza passare dal depuratore e, visto che il fiume è in secca, il flusso di acque scure che si vedono scorrere a Nocera Inferiore lungo il letto della Cavaiola non sono altro che scarichi e intere colonne fecali che scorrono a cielo aperto lambendo balconi, strade e scuole;

          dallo studio effettuato dal Dipartimento di medicina dell'Università di Salerno, «Environmental Pollution Effects on Reproductive Health, Clinical, Epidemiological Study in Southern Italy» (2012) volto a verificare la correlazione tra inquinamento e tumori, è emerso che vi è un collegamento epidemiologico tra l'inquinamento ambientale e la salute riproduttiva nella zona di Salerno;

          nel comprensorio dell'Agro, negli ultimi anni, la mortalità per cancro è fortemente aumentata, raggiungendo livelli molto più alti rispetto alla media italiana e colpendo soprattutto donne incinte e bambini. Scenari così preoccupanti che gli studiosi hanno rinominato il territorio del bacino come il «Pentagono della morte»;

          le richieste alle istituzioni che provengono dai locali comitati di cittadini e associazioni riguardano l'ultimazione di collettori e fogne, messa a norma degli scarichi dei depuratori consortili, controllo degli scarichi illegali, azioni di bonifica e disinquinamento;

          la situazione sta sfiorando l'emergenza sanitaria e occorre un intervento di bonifica del comprensorio dell'Agro nocerino che sia finalmente risolutivo;

          a parere dell'interrogante una vera transizione ecologica non può che passare anche da questi interventi come la bonifica del fiume Sarno, utilizzando anche le risorse del Recovery Fund –:

          quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere affinché la completa bonifica del fiume Sarno venga urgentemente realizzata, anche utilizzando le risorse disponibili del Recovery Fund, inserendo tale opera tra le priorità dell'agenda ambientale del Paese.
(4-09384)

Apposizione di firme a risoluzioni.

      La risoluzione in Commissione Buratti e altri n. 7-00668, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lacarra.

      La risoluzione in Commissione Rizzo e altri n. 7-00669, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato D'Uva.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Conte n. 4-09202, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Epifani.

      L'interrogazione a risposta scritta Frusone e Scagliusi n. 4-09358, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Buompane.

Pubblicazione di un testo riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato della interpellanza Napoli n. 2-01216, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 505 dell'11 maggio 2021.

      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro per le disabilità, per sapere – premesso che:

          l'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha introdotto una detrazione del 110 per cento, cosiddetto Superbonus, sulle spese relative a interventi di efficienza energetica e antisismici; il successivo articolo 121 ha previsto la fruizione di alcune detrazioni fiscali in materia edilizia ed energetica sotto forma di crediti d'imposta o sconti sui corrispettivi, cedibili ad altri soggetti, comprese banche e intermediari finanziari, in deroga alle ordinarie disposizioni sulla cedibilità dei crediti;

          il comma 9 dell'articolo 119 del «decreto Rilancio» annovera fra i beneficiari dell'agevolazione i condomini;

          l'articolo 1, comma 66, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante la legge di bilancio 2021, ha modificato tale disciplina, introducendo, tra l'altro, la proroga del Superbonus fino al 30 giugno 2022;

          l'amministrazione finanziaria è intervenuta più volte per chiarire la normativa; tuttavia, vi sarebbero ancora dubbi interpretativi che ne rallentano l'applicazione;

          l'articolo 1, comma 66, lettera d), della legge di bilancio per il 2021, modificando il citato articolo 119, prevede la possibilità di usufruire, a decorrere dal 1° gennaio 2021, del Superbonus anche per gli interventi finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche, anche nel caso siano effettuati in favore di persone aventi più di 65 anni, a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno un intervento cosiddetto «trainante»; la disposizione tuttavia sembrerebbe non includere gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche tra quelli per i quali si può scegliere la fruizione indiretta (sconto in fattura e cessione del credito);

          l'articolo 1, comma 74, della legge di bilancio per il 2021 specifica che l'efficacia delle proroghe resta subordinata alla definitiva approvazione da parte del Consiglio dell'Unione europea che al momento non risulta ancora pervenuta;

          il decreto «Requisiti» e il decreto «Asseverazioni», che regolano l'accesso agli incentivi fiscali dell'Ecobonus e del Superbonus, sono entrati in vigore il 6 ottobre 2020, eseguito della loro pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 246 del 5 ottobre 2020) e in via estremamente sintetica indicano la procedura da seguire per ottenere il Superbonus: caricare per ogni singolo stato di avanzamento lavori (S.a.l.), tramite il sito dell'Enea, il costo dell'intervento trainante e/o trainato asseverato da un tecnico e successivamente, dopo aver ricevuto la protocollazione della pratica dall'Enea il contribuente deve provvedere all'invio all'Agenzia delle entrate della «comunicazione» approvata con provvedimento dell'Agenzia delle entrate dell'8 agosto 2020 n. 283847. La procedura si conclude, se tutto è stato eseguito regolarmente e salvo i controlli successivi, con la generazione del credito d'imposta;

          nell'ambito di tale prima fase (Enea), e secondo quanto previsto dalla procedura fiscale per poter beneficiare del credito di imposta, il tecnico incaricato deve quindi procedere con l'asseverazione dell'intervento compreso nel S.a.l.;

          per quanto riguarda il costo per gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche l'Enea ha inserito recentemente sul portale la possibilità di indicare nel formulario del «Superbonus» (che deve essere asseverato da un tecnico qualificato) l'esecuzione di tale intervento ed il relativo costo, ma ha anche inserito la seguente frase: «Ai sensi del combinato disposto dei commi 2, lettera b) e 7-bis dell'articolo 121 del D.L. 34/2020 e successive modificazioni, per le spese relative all'eliminazione delle barriere architettoniche è possibile avvalersi della cessione del credito o dello sconto in fattura soltanto per quelle sostenute nel 2022»;

          tale frase risulta, ad avviso dell'interrogante, in aperto contrasto con quanto indicato invece nel comma 7-bis dell'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 laddove recita «Le disposizioni del presente articolo si applicano anche ai soggetti che sostengono, nell'anno 2022, spese per gli interventi individuati dall'articolo 119», oltre che essere in aperto contrasto con lo scopo della norma in generale;

          per completezza si evidenzia che anche la successiva compilazione del modello «Comunicazione dell'opzione relativa agli interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica» (versione al 29 marzo 2021) presenta un'anomalia: fra le 27 opzioni di tipologia di interventi riportate sul modello nessuna nello specifico riguarda l'intervento per l'eliminazione delle barriere architettoniche;

          le due anomalie riscontrate impediscono di fare maturare il credito fiscale relativamente agli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche;

          e ciò, ad avviso dell'interpellante, in netto contrasto con quanto indicato dal legislatore agli articoli 119 e 121 del decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34 («decreto Rilancio», come integrato dalla legge di bilancio 2021) in merito al Superbonus per interventi di riqualificazione –:

          se sia confermata la facoltà di fruizione delle agevolazioni per gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche per i condomini mediante l'applicazione dello sconto in fattura o della cessione del credito per l'anno 2021;

          quali iniziative correttive il legislatore intenda intraprendere, con urgenza, per permettere al contribuente di fruire dell'agevolazione cosiddetto Superbonus mediante l'applicazione dello sconto in fattura o della cessione del credito fin dall'anno 2021 con riferimento agli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, anche in considerazione del fatto che molti cantieri sono bloccati (e ciò contro lo spirito della legge) a causa di tale incertezza.
(2-01216) «Napoli».

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

      Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta in Commissione Prisco n. 5-06054, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 513 del 21 maggio 2021.

      PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nell'ambito della programmazione dei concorsi e delle assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco per il biennio 2020-2021, anche alla luce delle misure previste dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto «Decreto Rilancio») «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», sono stati individuati una serie di concorsi pubblici, concorsi interni e assunzioni dirette per diverse qualifiche;

          i bandi relativi alle procedure concorsuali per le assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, vengono di norma pubblicati in Gazzetta ufficiale, previa pubblicazione del relativo regolamento;

          ad oggi le suddette procedure risultano solo parzialmente espletate; in particolare, con riferimento ai ruoli di ispettore, risultano ad oggi espletate soltanto quelle riferite ai ruoli di ispettore informatico e antincendio, ma non già quelle relative ai ruoli di ispettore logistico-gestionale;

          tale ritardo appare inspiegabile, anche alla luce del fatto che il regolamento relativo alle procedure concorsuali per i ruoli da ispettore logistico-gestionale risulta pubblicato in Gazzetta ufficiale da quasi un anno e in particolare;

          il regolamento recante modalità di svolgimento del concorso pubblico e del concorso interno per l'accesso alla qualifica di ispettore logistico-gestionale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ai sensi dell'articolo 78 del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 18 giugno 2020, n. 153;

          è bene ricordare che, in esito ai pensionamenti degli ultimi anni, si è determinata una grave carenza di organico in tutti gli uffici periferici del Corpo, comandi provinciali e direzioni regionali, e, di conseguenza, risulta un vulnus nel funzionamento degli stessi che costringe il Corpo all'impiego del personale operativo (capisquadra, capireparto e vigili del fuoco) in funzioni non operative;

          tale situazione rende di tutta urgenza l'espletamento delle procedure concorsuali relative ai citati ruoli logistico-gestionali –:

          cosa osti all'espletamento delle procedure concorsuali per l'assunzione degli ispettori logistico-gestionali, stante la già avvenuta pubblicazione in Gazzetta ufficiale del relativo regolamento da quasi un anno.
(5-06054)

Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta scritta Alaimo n. 4-07459 dell'11 novembre 2020;

          interrogazione a risposta in Commissione Miceli n. 5-05468 del 9 marzo 2021;

          interrogazione a risposta scritta Siracusano n. 4-09223 del 7 maggio 2021;

          interrogazione a risposta scritta Tonelli n. 4-09285 del 17 maggio 2021;

          interrogazione a risposta in Commissione Costanzo n. 5-06015 del 18 maggio 2021;

          interrogazione a risposta immediata in Commissione Caiata n. 5-06085 del 25 maggio 2021.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

      Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Zolezzi n. 5-04371 del 16 luglio 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09372.