XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 516 di mercoledì 26 maggio 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baratto, Battelli, Brescia, Casa, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Lapia, Maggioni, Mura, Occhionero, Occhiuto, Pentangelo, Perantoni, Silli,

Vinci e Viscomi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. I deputati in missione sono complessivamente 94, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 25 maggio 2021, la deputata Flora Frate ha dichiarato di dimettersi dalla componente politica “Azione-+Europa-Radicali Italiani”, continuando ad aderire al gruppo parlamentare Misto.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie Presidente. Il 30 maggio 1924, Giacomo Matteotti pronunciava, da questo seggio, il suo ultimo discorso. Come è noto, fu un discorso temerario, di denuncia puntuale, circostanziata, argomentata, delle violenze compiute dalle squadre fasciste presso i seggi elettorali o nei confronti di esponenti politici e parlamentari dei partiti democratici, durante e prima delle elezioni generali, elezioni vinte da Mussolini con grande maggioranza, grazie ad una “legge truffa”, applicata, per di più, in modo illegale e alla quale furono accompagnate violenze, minacce e intimidazioni. Quest'Aula, quel giorno, era ormai già schiava di questa nuova, drammatica condizione di sottomissione alla violenza. Matteotti pronunciò il suo discorso tra gli insulti, le interruzioni, le aperte intimidazioni dei deputati fascisti, sfidando, da questo seggio, l'insofferenza del Presidente dell'Aula, Alfredo Rocco – estensore, poi, di un codice penale, che avrebbe conformato la giustizia italiana per quasi sessant'anni -, fissando la sagoma inquieta ed irritata di Mussolini e respingendo le provocazioni di personaggi come Farinacci o quell'Aldo Finzi, uno dei responsabili poi del suo rapimento, che però poi si schiererà con la Resistenza e morirà alle Fosse Ardeatine.

Ancora oggi, quel resoconto stenografico conserva intatta la sua drammatica consistenza. Ma un discorso ancor più duro e pericoloso per il regime fascista Matteotti, in verità, si preparava a pronunciarlo quel 10 giugno, quando fu rapito al Lungotevere Arnaldo da Brescia, per essere poi ucciso. Quel discorso, che gli fu strappato dalle mani, dalla cartella che portava con sé, conteneva le prove della corruzione del regime, un regime che rivendicava la sua matrice nazionalista, ma che aveva svenduto, in cambio di cointeressenze personali, sia di Mussolini che del re, le concessioni petrolifere in Emilia-Romagna ad una compagnia americana per royalty miserrime e per novant'anni. A fornirgli quelle informazioni erano stati i laburisti inglesi, oppositori degli interessi americani: una pagina di storia ricca di sorprendenti retroscena. Matteotti, comunque, non era un oppositore teatrale, era un oppositore insidioso, perché documentato, per questo fu ucciso su certo mandato di Mussolini, anche se poi si cercò sempre - e ancora si cerca - nelle ricostruzioni di attenuarne le responsabilità. Tanto era certo che fu lui a volerne la morte che, fino ai giorni di Dongo, portò con sé, in quella valigia, documenti che provavano i suoi rapporti diretti con gli autori materiali del delitto, come Rossi, lo stesso Finzi, Malacria e Poveromo. Il coraggio di Matteotti e la sua solitudine risultano ancor più fortemente, se si considera che egli aveva già subito, tre anni prima, un'aggressione in Polesine, la sua terra, da una squadra fascista. Alla sua morte, poi, seguirono quelle di altri martiri antifascisti, come Giovanni Amendola, Carlo e Nello Rosselli, Piero Gobetti, Antonio Gramsci e Bruno Buozzi. Il riformismo di Matteotti era qualcosa di cui oggi sentiamo il bisogno - Matteotti è una figura moderna e attualissima -: l'intransigenza dei valori, l'inderogabilità dei principi, la dimensione etica e valoriale dell'azione politica, unita, però, alla concretezza, allo studio e alla praticabilità delle soluzioni. Oggi, la parola “riformismo” appare inflazionata, abusata, svuotata: tutti si dicono riformisti, ma è questo il riformismo, esattamente quello che Matteotti incarnò col suo esempio e non può esistere riformismo senza gradualismo e, allo stesso tempo, senza forti principi. Se manca una di queste dimensioni, si scade nella demagogia o nell'opportunismo e questa tenaglia di opposti, questa doppia deriva è il grande rischio quotidiano della politica contemporanea. Questa è la modernità di Matteotti, ma moderna è anche la sua passione per il Governo locale, per l'amministrazione territoriale: egli fu consigliere comunale, consigliere provinciale e nei suoi discorsi torna continuamente il richiamo all'attenzione dei bilanci e alla corretta applicazione dei contratti di appalto. Quale attualità, in un momento come questo, nel quale assistiamo alla grave crisi delle amministrazioni locali, e ricordiamo…

PRESIDENTE. Colleghi, è possibile non urlare in Aula, ma semplicemente parlare?

ROBERTO MORASSUT (PD). …la sentenza della Corte Costituzionale, demoliti spesso dalle scellerate scelte finanziarie e anche da una gestione rapace, incapace della fondamentale funzione degli affidamenti. Ecco perché - ho concluso - ricordare Matteotti non è solo un esercizio doveroso di memoria, ma un richiamo al presente e a ciò che deve essere oggi la politica. Mi auguro che il Parlamento e il Governo diano, dunque, il massimo sostegno alle iniziative di commemorazione che si apriranno, nel prossimo triennio, verso il centenario della morte di Matteotti. La Fondazione - che a lui si intitola e che ho l'onore di rappresentare come vice presidente - ha presentato un programma di incontri, di attività e di eventi, che attraverseranno l'Italia, i comuni, le scuole e gli istituti di cultura. La prego, quindi, Presidente, di trasmettere al Governo la richiesta, che oggi formulo in quest'Aula, di preparare degnamente e con tempestività questo triennio di manifestazioni, per tenere viva la memoria di un grande italiano, di un grande antifascista, di un socialista democratico, sempre dalla parte dei più deboli, delle ragioni della giustizia e della libertà (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Morassut, anche per il ricordo che ha voluto fare in quest'Aula. Senz'altro la Presidenza trasmetterà la sua corretta richiesta.

Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Sull'articolo 8, in relazione a un episodio che, secondo me, ha delle conseguenze possibili per i nostri lavori parlamentari, per la libertà di ciascun parlamentare di esprimere le proprie opinioni. C'è un episodio accaduto ieri e presiedeva lei, signor Presidente, durante le dichiarazioni di voto sul decreto-legge n. 44 del 2021. La collega Sara Cunial ha preso la parola e ha argomentato con argomenti che in molti casi io non condivido, come spesso accade sull'argomento COVID, e con conclusioni che non condivido, ma che ritengo lei debba poter esprimere con la massima e assoluta libertà, come ciascuno di noi. Sto parlando di Sara Cunial, ma sto parlando di Giorgetti, sto parlando di Rosato, sto parlando di Cabras, sto parlando di Ricciardi, di qualsiasi parlamentare di questa Camera, che deve sentirsi libero di argomentare pienamente la propria posizione. Lei l'ha interrotta, caro Presidente - e vorrei che questo tema fosse affrontato, per sapere come ci dobbiamo regolare in futuro nelle argomentazioni delle dichiarazioni di voto - mentre parlava di Bill Gates, che qualcosa a che vedere con i vaccini ce l'ha. Lei ha ritenuto che il tema non fosse in tema. Questa cosa non è accettabile, a mio avviso, cioè che ci sia un intervento della Presidenza sull'argomentazione, sulla scelta dei confini delle proprie argomentazioni, dei propri riferimenti, dei propri collegamenti. Questo fa parte della libertà e delle prerogative di ogni parlamentare e, quindi, questo episodio mi sembra un precedente pericoloso, inaccettabile, nella nostra dialettica. Chiaramente, il Presidente ha funzioni importantissime per l'ordine dei lavori, per mantenere l'ordine, per impedire che ci siano ingiurie o forme di disordine nella Camera, questo non glielo insegno certo io. Però, non è accettabile che si entri nel corpo degli argomenti, che devono essere scelti con piena libertà. Devo dire che sono preoccupato della tenuta di questo principio, perché ho visto molti applausi da parte di esponenti della maggioranza rispetto a questo provvedimento di censura, di chiusura, di togliere il microfono, perché il fatto di non condividere un'argomentazione non può in alcun modo giustificare che quell'argomentazione non sia espressa. Questo credo che sia da porre all'attenzione di tutti, di lei, caro Presidente, e anche del Presidente della Camera nelle sue funzioni, perché un episodio di questo tipo è un precedente pericoloso e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cabras. Non si tratta di un precedente, perché io, come Presidente in quest'Aula, abitualmente, non per interesse e nel rispetto del Regolamento, devo far conto anche dell'articolo 39 del Regolamento, che al comma 3 dice: “Il Presidente può, a suo insindacabile giudizio, interdire la parola ad un oratore che, richiamato due volte alla questione”, cioè al fatto che il collega debba parlare dell'argomento all'ordine del giorno, “seguiti a discostarsene”. Il tema non è condividere o meno le motivazioni che un collega può portare per una singola questione; il tema è attenersi all'argomento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e la collega Cunial, come lei può facilmente verificare leggendo il verbale, non si atteneva alla questione. Quindi, per obbligo d'ufficio, io ho dovuto interrompere la collega. La libertà di quest'Aula sta nell'attenersi alle regole di quest'Aula. Se non ci si attiene alle regole di quest'Aula, i parlamentari non sono liberi di esercitare il loro mandato (Applausi). Le regole sono state date da tutti e tutti siamo chiamati a rispettarle, compresa la collega Cunial.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,50.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 9,50.

Rinvio del seguito della discussione delle mozioni Giarrizzo ed altri n. 1-00424, Lollobrigida ed altri n. 1-00466, Capitanio ed altri n. 1-00467, Bruno Bossio ed altri n. 1-00468 e Giuliodori ed altri n. 1-00479 in materia di infrastrutture digitali efficienti e sicure per la conservazione e l'utilizzo dei dati della pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Giarrizzo. Ne ha facoltà.

Colleghi, possiamo liberare l'Aula? Prego, onorevole Giarrizzo.

ANDREA GIARRIZZO (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di rinviare le mozioni cloud ad altra data, però ci tengo a precisare che, l'altro giorno, i colleghi di Fratelli d'Italia menzionavano la mozione come loro primo deposito e il nostro a seguito. In realtà, basta anche guardare il resoconto stenografico relativo alla discussione sulle linee generali, loro stessi parlavano della nostra mozione, a prima firma Giarrizzo, e, successivamente, hanno depositato la propria. Tutto qui.

PRESIDENTE. Per restare sul punto, c'è una richiesta di rinvio delle mozioni ad altra seduta.

Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Vede, innanzitutto, per il suo tramite, noi desideriamo riconfermare al collega Giarrizzo quanto abbiamo già detto la scorsa settimana, cioè che il problema non è, ovviamente, relativo alla primogenitura, cioè a chi per primo ha depositato questo testo. Noi riteniamo che ci siano doveri diversi tra maggioranza e opposizione; riteniamo che, quella depositata dai colleghi del 5 Stelle in materia di cloud, sia una mozione anche discutibile e accettabile. Quello che non è accettabile, collega Giarrizzo, colleghi della maggioranza e Presidente, è che quella che, fino a questo momento, è stata interpretata come una farsa - perché è la quarta, la quinta o la sesta volta che la maggioranza chiede il rinvio di una mozione di un gruppo di maggioranza (ancora peggio, collega Giarrizzo) - si trasformi in tragedia. Infatti, la scorsa settimana io ho cercato di spiegarvi come le posizioni di 2 Ministri autorevoli di questo Governo in materia di cloud potrebbero essere anche posizioni tutto sommato condivisibili (quelle del Ministro Brunetta, relativamente al cloud sulla Pubblica amministrazione, e quelle, ancora più recenti, del Ministro Colao). Abbiamo anche ricordato come la Francia, recentemente col Ministro Bruno Le Maire, abbia chiuso definitivamente alle società straniere ogni ipotesi di concorso nel cloud pubblico francese. Noi dovremmo fare semplicemente la stessa cosa, perché, in questo modo, riusciremmo a difendere il nostro sistema dalle grinfie del CLOUD Act, che è questa legge americana che consente all'amministrazione americana di entrare, in qualsiasi momento, in possesso dei dati dei cittadini italiani, delle imprese italiane e del sistema italiano. Sapete il perché? Perché ancora ieri la stampa nazionale ha svelato alcune alleanze industriali e imprenditoriali e ve le cito: TIM con Google, Fincantieri con Amazon, Leonardo con Microsoft, e abbiamo letto delle imbarazzanti dichiarazioni da parte di autorevoli esponenti del Governo che ci hanno svelato una cosa che sappiamo da tempo, cioè che l'Italia non dispone delle tecnologie per poter operare attivamente nel cloud, ma l'Italia dispone, invece, di start up, di aziende e di imprese che forniscono servizi estremamente avveniristici, direi all'avanguardia in materia di cloud (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che non sono tutelate, che non sono assolutamente incentivate in questo processo. Allora, colleghi, cerchiamo di capirci. Sul tema del cloud e della conservazione dei dati pubblici possiamo trovare una sintesi proficua all'interno del Parlamento a difesa dei dati dei cittadini italiani e a difesa delle imprese italiane, ma bisogna trovarla, bisogna parlare la stessa lingua, soprattutto all'interno della maggioranza. Vi preghiamo: confrontatevi con i Ministri del vostro Governo che voi sostenete, cercate di venire in Aula e noi saremo disposti per il Paese, cioè per l'Italia, a trovare una soluzione condivisa e condivisibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Butti.

C'è chi interviene a favore? Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Io credo che si debba fare chiarezza e anche a questo proposito condivido l'elemento del rinvio, perché, dopo l'intervista di ieri del Ministro Colao, mi pare che sia molto chiaro quello che quest'Aula ha fatto in questi mesi, anche con il parere, sia sulle linee guida e poi sui progetti del PNRR. Qui nessuno vuole fare entrare stranieri in Italia per rubarci i nostri dati. Noi stiamo lavorando, come Italia, a livello europeo, perché si vada verso un cloud europeo e perché si realizzi, come ha detto ieri il Ministro Colao, un polo strategico nazionale che abbia giurisdizione italiana e/o europea, questo è il punto. Poi, certamente, dovremo investire in ricerca, innovazione e tecnologia, perché, da qui a qualche anno, possiamo essere autonomi; nel frattempo, però, dobbiamo costruire una relazione con queste aziende, queste piattaforme tecnologiche non europee, tale da poter limitare, sostanzialmente, la possibilità di controllare i nostri dati, ed è questa la nostra strategia. Parlare in questo momento di sovranità digitale autarchica significa, nei fatti, far vincere quelli che veramente vogliono fare questa operazione. Noi vogliamo andare, da qui a tre anni, a una totale autonomia dell'Italia e dell'Europa. Chi parla oggi di sovranità digitale, vuole lasciare lo stato di cose esistente. Per questo, sono d'accordo sul rinvio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, la richiesta di rinvio del seguito delle mozioni avanzata dal collega Giarrizzo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 251 voti di differenza.

Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00391 e Liuzzi, Capitanio, Lattanzio, Casciello, Marco Di Maio, Fornaro e Angiola n. 1-00486 concernenti iniziative normative a tutela del pluralismo delle fonti di informazione (ore 9,58).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00391 (Nuova formulazione) e Liuzzi, Capitanio, Lattanzio, Casciello, Marco Di Maio, Fornaro e Angiola n. 1-00486 concernenti iniziative normative a tutela del pluralismo delle fonti di informazione (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di giovedì 13 maggio 2021 e nella quale è intervenuto il rappresentante del Governo, è stata presentata la mozione Liuzzi, Capitanio, Lattanzio, Casciello, Marco Di Maio, Fornaro e Angiola n. 1-00486, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Comincio dalla mozione Meloni, riformulata. Allora, le premesse della mozione si ritengono accolte. Per quanto riguarda gli impegni, il primo impegno è accolto, il secondo impegno è accolto, il terzo è accolto con riformulazione, che leggo: “a individuare le iniziative idonee a…

PRESIDENTE. Sottosegretaria Ascani, mi scusi. Chiederei maggior silenzio in Aula. Colleghi…colleghi, il Governo sta leggendo la riformulazione. Colleghi, o c'è maggior silenzio o sospendiamo la seduta, per me è indifferente.

ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Allora, dicevo, il primo impegno è accolto, il secondo impegno è accolto, il terzo impegno è accolto con riformulazione, che leggo: “a individuare le iniziative idonee a tutelare le imprese italiane del settore e valorizzare le produzioni nazionali”. Il quarto impegno è accolto. Per quanto riguarda la mozione Liuzzi ed altri, il parere del Governo è favorevole sulle premesse e anche sugli impegni.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare il collega Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Presidente, cari colleghi, sono diversi i punti di questa mozione di maggioranza che meritano l'attenzione e la considerazione da parte di noi di Azione -+Europa, dal riordino del testo unico dei servizi dei media audiovisivi e radiofonici fino alle iniziative per tutelare e sostenere il comparto dell'editoria.

Tuttavia, cari colleghi, vi è un punto su cui vorrei richiamare la vostra attenzione: grazie al contributo di Azione è stato inserito nella mozione di maggioranza un punto riguardante le iniziative che devono essere prese per tenere distinta la Rai dal sistema dei partiti. Noi abbiamo inserito l'unico riferimento all'indipendenza della Rai dal sistema dei partiti in questa mozione di maggioranza. Con l'aggiunta della nostra proposta si impegna, infatti, il Governo ad una revisione complessiva del sistema di governance della Rai, adottando modelli per le modalità di nomina degli organi e di gestione del servizio pubblico e della concessionaria che ne assicurino l'effettiva indipendenza dal condizionamento dei partiti.

Nei giorni scorsi avevamo già depositato una mozione, a prima firma Costa, volta ad incardinare immediatamente una riforma della Rai che modifichi l'attuale sistema, anche attingendo alle migliori esperienze degli altri Paesi, inclusi i sistemi che prevedono l'affidamento della gestione del servizio pubblico ad un soggetto nettamente separato e indipendente dal sistema politico, sul modello britannico della BBC.

Tutto ciò premesso, caro Presidente e cari colleghi, annuncio il voto favorevole alla mozione di maggioranza della componente Azione -+Europa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, signora sottosegretaria, colleghi, nella mozione di maggioranza la riflessione attorno alla questione oggetto delle mozioni parte da un dato che credo sia fondamentale: la libertà di espressione e di informazione è internazionalmente riconosciuta come uno degli elementi chiave nell'architettura dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Stiamo quindi trattando non di un tema secondario, ma di un tema che sostanzialmente caratterizza la democrazia. La libertà di manifestazione del pensiero è e rimane una pietra angolare della democrazia e di uno Stato di diritto.

Da questo punto di vista, è evidente che la conseguenza è quella che il pluralismo dei mezzi di comunicazione è garanzia di libertà, è uno degli indicatori sulla qualità di una democrazia.

E, da questo punto di vista, da quest'Aula non possiamo non rilevare con preoccupazione uno scadimento della qualità della democrazia proprio in relazione al pluralismo dei mezzi di comunicazione in diversi Paesi dell'Unione Europea. Mentre nella fase iniziale, cioè quella di valutazione dell'adesione dei nuovi membri all'Unione, c'è un'attenzione su questi temi, poi si tende a perdere di vista questi elementi, mentre in alcune più giovani democrazie notiamo uno scivolamento assai preoccupante. Ne deriva, rispetto al tema del pluralismo, ovviamente, il valore del servizio pubblico. Il servizio pubblico è storicamente uno degli strumenti fondamentali per garantire il pluralismo dei mezzi di comunicazione, ma soprattutto, ovviamente, di informazione. Da questo punto di vista, la discussione sulla Rai, sul suo ruolo, sulla sua funzione è assolutamente fondamentale.

Al Senato sta iniziando l'iter per verificare le condizioni di una riforma della governance della Rai. Su questo noi abbiamo presentato in questo ramo del Parlamento, e i colleghi di Liberi e Uguali lo hanno fatto in questi giorni nell'altro ramo del Parlamento, un modello di riforma che si fonda sul sistema duale. In estrema sintesi, quello che noi proponiamo è una divisione netta, chiara, la creazione sostanzialmente di un muro tra il potere di indirizzo e di controllo, che rimarrebbe in capo a un consiglio di sorveglianza, con la presenza, per essere chiari… Presidente, però così non ce la faccio.

PRESIDENTE. Lo sa, onorevole Fornaro, che lei ha molta ragione? Io ho qualche imbarazzo qualche volta a interrompere chi sta facendo un intervento; però, capisco l'imbarazzo.

FEDERICO FORNARO (LEU). La ringrazio, Presidente, ma lo dico all'Aula: spesso ci lamentiamo di essere ormai costretti soltanto a convertire decreti-legge; le mozioni sono uno strumento parlamentare, almeno rispettiamoci tra di noi. Ecco, questo voglio dire (Applausi).

Il punto, quindi, è il sistema duale. Si fonda su questa divisione tra un potere di indirizzo e di controllo e il potere di gestione. Quello che in tutti questi anni le varie riforme non sono riuscite a scalfire è proprio la presenza della politica e dei partiti dentro l'organo gestorio. Quindi, da questo punto di vista, ci sono altre proposte che richiamano alla fondazione, ma credo che dovrebbe essere condiviso l'obiettivo di salvaguardare il più possibile il servizio pubblico.

Ma c'è un'altra questione che abbiamo di fronte, che fa parte della nostra contemporaneità. Le tecnologie digitali hanno ampliato e al tempo stesso ristretto - proverò a spiegarmi - proprio gli spazi di espressione di democrazia e di pluralismo. L'avvento dei social oggi e l'avvento ovviamente di Internet hanno determinato questo aspetto. Mi sia consentito di usare un'immagine metaforica: in fondo Internet e i social sono come un coltello da cucina; il coltello da cucina può essere usato per fare del bene, per tagliare gli alimenti, per cucinare, ma può essere anche usato per ammazzare qualcuno, cioè taglia da due parti. Allo stesso modo i social sono sicuramente una piattaforma che ha aumentato l'accesso alle informazioni. Oggi noi possiamo avere accesso a miliardi di miliardi di informazioni. La mia generazione, quando era giovane, non aveva, ad esempio, questo accesso e ancor meno quelle che l'hanno preceduta. Però, al tempo stesso, lì si stanno annidando dei problemi seri.

C'è in atto un inquinamento dei pozzi della democrazia e dell'informazione, attraverso un uso sistematico, in alcuni casi criminale, delle cosiddette fake news. Anche qua non dobbiamo avvertire questo fatto come una cosa assolutamente nuova. Le fake news appartengono alla storia dell'uomo. Alcune delle grandi battaglie, che sono raccontate nei libri di storia, si fondano sull'aver diffuso notizie false. I sistemi totalitari hanno retto, a volte anche per decine anni, sulla costruzione di notizie false.

La questione in questo momento è più sottile. C'è in atto e viviamo in una fase di disintermediazione, molto pericolosa da questo punto di vista. È messo in discussione il ruolo, per esempio, degli scienziati – quindi, il non riconoscimento della competenza a parlare su quel tema - e quello dei giornalisti. Siamo cioè nell'epoca dell'infodemia, cioè di una circolazione eccessiva di informazioni non controllate. Nella mozione di maggioranza su questo si interviene ed è un tema che credo dovrebbe riguardare tutti. È il tema dell'educazione all'uso di Internet. Come rispondere alle fake news? Non soltanto, in alcuni casi, chiudendo siti che costruiscono scientificamente questo, in alcuni casi per motivazioni commerciali (più click, più pubblicità, più entrate), ma anche, come dimostra recentemente un bel libro “Fake people”, edito da Codice Edizioni, ragionando invece su come, attraverso la costruzione di bot, attraverso una gestione criminale di algoritmi e falsi profili, si possa tentare di alterare una delle essenze della democrazia, che sono le elezioni. Su questo ci sono, come voi sapete, molti indizi rispetto alle elezioni per esempio statunitensi di quattro anni fa. È il tema di come noi educhiamo all'uso di Internet. Come farlo? Fondamentalmente allo stesso modo con cui dobbiamo agire quando andiamo in una libreria o andiamo in un'edicola, cioè insegnando a valutare le fonti di informazione e rivalutando il ruolo del giornalista.

Il giornalista, in questa fase, rischia di essere ridotto a semplice aggregatore di notizie, con il rischio che ormai ci siano algoritmi e giornali che sono, di fatto, gestiti in assoluta autonomia, non dall'uomo, ma delle macchine. Da questo punto di vista, il tema è molto, molto delicato. Si tratta, quindi, di rafforzare il valore delle fonti: se devo andare a cercare una determinata notizia, devo trovare una fonte autorevole. Insegnare questo vuol dire andare sul web alla ricerca di quei siti che mi diano questa garanzia. Un sito non è uguale all'altro; un sito che abbia dietro una redazione scientifica, una vera redazione di giornalisti non è come un sito semplice di aggregazione di notizie, costruito sulla base di determinati algoritmi. Bisogna insegnare queste cose, a cominciare dalle scuole. Quando si parla di educazione civica, un pezzo sta anche in questo: come maneggiare Internet e l'informazione per evitare, come dicevo prima, di essere costretti a bere acqua sporca, acqua avvelenata. A rimetterci sarebbe la democrazia e l'informazione in questo Paese.

In altri termini - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - c'è il tema di come riuscire a costruire una visione critica. Dobbiamo ritornare ad avere una visione critica. Bene che vi siano tante informazioni, bene che ve ne siano in maniera incomparabilmente superiore a quelle della storia dell'umanità, ma, al tempo stesso, attraverso la visione critica. Poi - ed è il punto dell'impegno ovviamente fondamentale - vi è la necessità di un riordino del testo unico dei servizi media, audiovisivi e radiofonici che tenga conto di questo cambiamento. Oggi l'informazione e la pubblicità si muovono in maniera assolutamente differente rispetto a come è stato scritto questo testo. Dobbiamo tener conto di questi cambiamenti perché - e chiudo, signor Presidente - è del tutto evidente che stiamo trattando di materia viva. La materia viva è quella della democrazia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Anzaldi. Ne ha facoltà.

MICHELE ANZALDI (IV). Grazie Presidente, grazie rappresentante del Governo. Il pluralismo dell'informazione è alla base di ogni democrazia e il Parlamento deve avvicinarsi a questa tematica con molta attenzione e delicatezza. In Italia abbiamo sicuramente problemi e criticità che devono essere affrontate. Dobbiamo ricordare che, nel nostro Paese, addirittura la RAI, servizio pubblico, ha subito proprio su queste tematiche una condanna dall'Agcom, l'Authority indipendente che vigila sul settore. Addirittura, le violazioni riscontrate erano tali che hanno spinto l'Agcom ad emanare una sanzione di 1 milione e mezzo, una cosa mai avvenuta prima. Eppure, quel corposo e dettagliato lavoro di Agcom non è stato l'occasione per accettare il giudizio, fare ammenda e porre i presupposti perché non accada più. Anzi, è stata occasione per indebolire l'Authority e il suo lavoro con un semplice ricorso al TAR. Oggi non possiamo affrontare la discussione senza garantire il rispetto e il funzionamento degli organi di garanzia che già ci sono. L'obiettivo deve essere potenziare il pluralismo dell'informazione, ma soprattutto garantire il funzionamento di quello che già esiste. Oggi più di ieri, con la diffusione dei social network, divenuti principale fonte di informazione per molti, è necessario distinguere tra ciò che è informazione con le sue regole e ciò che è comunicazione e propaganda. Sono due aspetti completamente differenti. L'informazione deve garantire deontologia, professionalità e pluralismo, caratteristiche che non riguardano invece la comunicazione. Dobbiamo monitorare e controllare che le regole vengano applicate e rispettate da tutte le fonti che concorrono a generare informazione. Il sistema audiovisivo, la radio e l'ampia rete di televisioni e radio locali, la rete di giornali e di testate giornalistiche, sicuramente nazionali, ma in particolare locali, non solo quotidiane, ma anche periodiche, nel loro compito svolgono un ruolo fondamentale per la vita di quelle realtà, ma collaborano anche a costruire, a rafforzare e a trasmettere un senso di comunità, di appartenenza e di coinvolgimento della popolazione di quei territori, sui quali insistono quei mezzi di informazione; e a maggior ragione devono essere esempio su quei territori. Essi hanno un ruolo nel concorrere alla qualità della democrazia e della vita in quelle realtà, per cui credo che il mondo dell'informazione locale meriti un'attenzione maggiore, non solo dal punto di vista finanziario, ma anche dei controlli e della considerazione istituzionale che deve essere garantita.

Oggi non si può parlare di pluralismo dell'informazione senza parlare di rete e di Internet. È ormai una realtà ampiamente consolidata, è un'abitudine quotidiana per milioni di italiani e per milioni di cittadini nel mondo informarsi attraverso la rete. In queste situazioni, al problema di garantire il pluralismo si aggiunge quello di garantire un'informazione professionale, basata su regole, deontologia e organi di controllo che, oltre a tutelare il pluralismo, devono garantire la veridicità della notizia. È un fatto molto positivo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ad esempio, si sia dato come obiettivo di arrivare, entro il 2026, a coprire con la banda ultralarga tutto il territorio nazionale e, quindi, a garantire una connessione ad alta velocità in tutto il territorio nazionale. Non è solo un aspetto economico, non è solo un aspetto ludico, non è solo un aspetto di servizio, ma è anche un aspetto che concorre a favorire il pluralismo dell'informazione e, quindi, l'accesso ai mezzi di informazione che operano online, che possono operare e nascere nelle comunità locali.

Ovviamente, quando si parla di pluralismo dell'informazione, non si può evitare di ricordare il ruolo del servizio pubblico RAI, la principale azienda culturale del nostro Paese, come giustamente viene definita. Non si può non ricordare che, tra pochi giorni, il Parlamento dovrà esprimersi con il voto per eleggere ben 4 consiglieri del CDA a 7 che dovrà governare l'azienda. Il lavoro e la discussione di oggi ci dovrebbero spingere a scegliere chi possa garantire al meglio il rispetto delle regole e del pluralismo e ciò deve avvenire principalmente in RAI, perché, grazie ai soldi degli italiani, è sottratta ai vincoli della pubblicità e ai diktat degli editori. Sicuramente occorre procedere ad una sua riforma che garantisca ancora di più il pluralismo: a tale proposito, abbiamo depositato nelle scorse ore - lo abbiamo fatto al Senato - una proposta di legge che riprende, tra l'altro, quella già presentata nel 2007, durante la XV legislatura (all'epoca c'era il Governo Prodi), aggiornata con le evoluzioni che, nel frattempo, ci sono state, ma in termini di governance la consideriamo assolutamente attuale. L'esigenza è di rendere la RAI una vera industria culturale del Paese, dove la politica eserciti un ruolo marginale, per non dire che non deve esercitare. Oggi la politica è preponderante nella gestione del servizio: al netto del fatto che ci sono molti professionisti che svolgono bene il loro lavoro all'interno di quell'azienda, non possiamo dimenticare le forzature delle dirette, delle conferenze stampa senza domande e tanto altro, che hanno caratterizzato il periodo nero, in tutti i sensi, del lockdown. Non dobbiamo certamente fare, anche qui, di tutta l'erba un fascio, però è innegabile che sia necessaria una riforma della governance di questa azienda.

Noi proponiamo l'istituzione di una fondazione che salvaguardi l'interesse pubblico attorno alla gestione della RAI, ma che metta al centro la programmazione, che metta al centro la produzione di contenuti di qualità, che metta al centro la valorizzazione delle competenze che possono essersi formate e che si sono formate negli anni all'interno dell'azienda, che metta questa azienda nelle condizioni di essere un motore del pluralismo dell'informazione e non un terreno di spartizione tra le forze politiche della maggioranza, qualsiasi essa sia, che in quel momento è chiamata a determinare le nomine dei consigli di amministrazioni delle direzioni di rete e di tutta la catena di comando dell'azienda stessa. Quindi, ci auguriamo che questi tempi, nei quali riemerge la necessità di affrontare il tema del pluralismo, siano anche propizi per affrontare una riforma più complessiva della RAI.

A nostro avviso, per migliorare la qualità del pluralismo dell'informazione nel nostro Paese, è importante porre l'attenzione e agire anche sul fronte della formazione dei professionisti delle informazioni e - aggiungo - sulla loro dignità. Abbiamo, infatti, realtà nelle quali ci sono colleghi giornalisti che svolgono questa mansione in condizioni lavorative che non solo sono molto precarie, ma anche al di sotto della soglia minima di sopravvivenza, con compensi ridicoli, che non sono degni del prestigio che questa professione richiede e anche con percorsi formativi che devono essere rafforzati, potenziati e che devono mettere chi decide di intraprendere questo mestiere nelle condizioni di farlo con la piena consapevolezza, con la piena conoscenza e anche con la dignità che questa professione richiede.

Quindi, nell'affrontare il tema del pluralismo dell'informazione, pensiamo sia importante anche porsi l'interrogativo e darsi l'obiettivo di rafforzare i meccanismi che formano i giornalisti. Noi abbiamo, credo, la necessità di creare e di formare una classe di giornalisti che sia all'altezza delle sfide del presente, ma soprattutto del futuro, di promuovere, anche all'interno del mondo del giornalismo, un rinnovamento basato sulla qualità, non solo sulla giovane età e sulle competenze, e di far sì che questa professione torni ad essere una professione non solo ambita, ma anche appunto dignitosa. Crediamo che questo aspetto vada considerato con grande rilevanza nell'affrontare il tema del pluralismo.

Vorrei ricordare una citazione dell'ex Presidente della Repubblica Ciampi: “Il pluralismo e l'imparzialità dell'informazione non potranno essere conseguenza automatica del progresso tecnologico. Saranno, quindi, necessarie nuove politiche pubbliche per guidare questo imponente processo di trasformazione. (…) Non c'è democrazia senza pluralismo e imparzialità dell'informazione.”

Concludo, dichiarando il voto favorevole del gruppo Italia Viva alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Il gruppo di Fratelli d'Italia è sinceramente preoccupato per quanto potrebbe accadere al sistema dei media e delle telecomunicazioni del nostro Paese, soprattutto dopo le recenti sentenze europee sul caso Vivendi-Mediaset. Infatti, colleghi, Vivendi e Mediaset hanno poi trovato, evidentemente, un loro equilibrio e un loro accordo, ma la vulnerabilità a carico del nostro sistema imprenditoriale esiste ancora ed è ben presente, anche perché la proroga del Governo, adottata qualche tempo fa, è ormai scaduta. Da qui la nostra idea di presentare una mozione, che non ha l'intenzione o lo scopo di riscrivere la legge di sistema poi confluita nel testo unico del 2005.

Io ho ascoltato con molta attenzione gli interventi dei colleghi Fornaro e Anzaldi, e voglio poi rivolgermi, per il suo tramite, Presidente, anche al sottosegretario Ascani, perché se vi fosse la disponibilità di espungere quel punto 5 dagli impegni dalla vostra mozione relativi alla RAI, noi oggi segneremmo una pagina piacevole del dibattito parlamentare, perché voteremmo la vostra mozione su un tema delicato, che è quello del pluralismo e dell'informazione, e voi votereste la nostra, perché noi accettiamo, sin d'ora, lo dico, la riformulazione del punto 3 dei nostri impegni. Sarebbe un passaggio molto importante perché il collega Fornaro e il collega Anzaldi hanno dedicato ampio spazio del loro intervento alla questione della RAI. Fratelli d'Italia ritiene, quindi - non è una sfida, è un invito evidentemente -, che qui, in Parlamento si debba discutere di RAI e di servizio pubblico, semplicemente perché il Parlamento è l'editore della RAI. Non possiamo consentire che non vi sia un dibattito sul futuro del servizio pubblico. Da 40 anni stiamo discutendo sulla privatizzazione della RAI; da almeno 30 si sta discutendo sulla messa a gara, ad esempio, del servizio pubblico del canone, perché non è scritto da alcuna parte che il canone sia sine die per la RAI; da anni stiamo decidendo e parlando di lottizzazione della RAI. Fermiamoci un attimo e discutiamo dell'azienda culturale più importante del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), evitando lottizzazioni, evitando occupazioni manu militari.

Vivendi, che più volte è stata citata in questi giorni, anche in Aula, ha un suo chiodo fisso, come sappiamo, cioè quello di realizzare un progetto verticalmente integrato, cioè far viaggiare i propri contenuti televisivi su Internet e lo sta facendo alla luce del sole, perché, nel 2015-2016, senza colpo ferire, ha acquistato il 24,5 per cento di TIM e poi ha tentato la scalata anche al gruppo Mediaset, perché l'obiettivo non era, evidentemente, la piattaforma pay di Premium, ma era Mediaset (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ebbene, questo progetto egemonico straniero che non preoccupa, abbiamo sentito poco fa, la collega Bruno Bossio, ma preoccupa molto noi, sull'informazione e sulla cultura, perché frena, colleghi? Su questo punto non bisogna essere faziosi, bisogna studiare attentamente le leggi che abbiamo a disposizione. Frena perché, qualche tempo fa, sono state inserite delle norme, in una legge di sistema, la n. 112 del 2004, che avevano il pregio di difendere una sorta di sovranità - so che non vi piace molto questo termine, usatene, coniatene un altro - tecnologica, televisiva, informativa, in una sola parola, sovranità culturale. Cioè, noi abbiamo inserito in quella legge un concetto per cui chiunque fosse in posizione dominante nel mercato delle telecomunicazioni, con una presenza superiore al 40 per cento in quel mercato, non potesse essere contemporaneamente presente anche nel mercato del Sistema integrato delle comunicazioni con più del 10 per cento. TIM ha da tempo una propria offerta sui contenuti, poi, recentemente, l'ha perfezionata anche sui diritti sportivi con DAZN; Sky, che pure ha la sua vocazione, la sua mission nella televisione, ha lanciato un'offerta di connessione a Internet e telefonate. I contenuti televisivi dalle varie società sono venduti insieme all'abbonamento Internet, all'abbonamento al telefono, ai servizi wireless: è quello che, utilizzando un termine tecnico, si chiama quadruple play. E, allora, noi, con un termine un pochino più autarchico - sì, non ricordo più chi l'abbia ricordato - e italiano, lo abbiamo definito Sistema integrato delle comunicazioni e quel Sistema regge ancora oggi, nel 2021. Perché, colleghi, mentre la sinistra, qualche anno fa, qualche lustro fa, era impegnata a odiare Berlusconi, noi varavamo una norma che consentisse a chiunque di investire, secondo delle precise compliance naturalmente, perché le regole sono fondamentali, assaporando la libertà di impresa. E a chi lo abbiamo consentito? Lo abbiamo consentito, ad esempio - potrei citarne venti -, a due signori che si chiamano Urbano Cairo e De Benedetti, che, certamente, sono due editori importanti, ma non possono essere tacciati di avere simpatie per il mondo della destra, del centrodestra o di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); l'abbiamo fatto per il sistema Italia. Ebbene, nella diatriba Vivendi-Mediaset, il giudice europeo ha dato ragione a Vivendi e l'ha fatto in ossequio ad un diritto europeo che, però, è venuto a consolidarsi, come tutti sappiamo - evitiamo ipocrisie su questo -, ben dopo il 2005, cioè ben dopo il testo unico della radiotelevisione. Ma noi non abbiamo stupore per questo, perché quella era la legge di sistema e una legge di sistema che si occupa di informazioni e di telecomunicazioni nel 2000, nel 2021 meglio ancora, deve essere sistematicamente aggiornata. Google, vent'anni fa, non era il Google di oggi, Netflix nemmeno esisteva, per fare due esempi abbastanza evidenti. Eppure la sinistra, che ha governato sette degli ultimi otto anni, non ha nemmeno osato proporre una riforma di quella legge di sistema. Ora è tempo di modificare quel testo unico e so che la sottosegretaria Ascani sta, su questo, lavorando.

Noi non possiamo, però, accettare che colossi stranieri invadano, come lanzichenecchi, il nostro tessuto produttivo, industriale e culturale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché, simpaticamente, dialogando con la sottosegretaria Ascani, mi ha fatto sapere di non gradire l'espressione “colonizzazione culturale”: trovate dei sinonimi, accettiamo la riformulazione, ma il concetto non si sposta di una virgola. Non possiamo consentire agli stranieri di fare shopping nel mercato dell'informazione, della cultura e delle telecomunicazioni, che è un settore strategico.

Con la legge di delegazione europea, noi abbiamo delegato proprio il Governo ad adottare i decreti per il recepimento di direttive europee, che sono direttive di buonsenso. Ma, scusate, ma chi può essere contro la tutela della dignità umana? Io ho letto i punti di impegno della vostra mozione. Chi può essere contro la tutela dei minori, anche laddove si parla di pubblicità, una pubblicità sempre più invasiva, anche nei programmi a loro dedicati, con questo product placement sempre più invasivo? Su questo bisogna lavorare, l'Europa ce lo dice. Ma chi non vuole tutelare i consumatori dei servizi lineari o non lineari, quindi anche dei servizi on demand?

Tutti quanti siamo d'accordo, per non parlare, poi, delle opere europee. Noi riteniamo, da sovranisti, che quel 30 per cento di minimo sindacale all'interno dei cataloghi dei produttori televisivi di opere europee sia ancora troppo poco, ma è un passo avanti per noi importante. Però, noi vi abbiamo richiamato l'attenzione su una questione, cioè il giudice europeo ha messo in discussione il sistema dell'informazione italiano. Ci sono due strade, che sono assolutamente condivisibili, che noi possiamo intraprendere.

La prima: quella sentenza, colleghi, signori del Governo, non esclude minimamente la possibilità di una normativa nazionale a tutela del pluralismo, e su questo occorre lavorare.

La seconda: in Italia vi è una costante giurisprudenza costituzionale, anche recente, che ritiene necessario porre limiti a tutela del pluralismo. In più, noi cosa chiediamo? Chiediamo che siano aggiornati i compiti dell'Agcom, chiediamo che ne siano rafforzate le prerogative e anche l'indipendenza, quindi il peso come regolatore in determinate decisioni - mi avvio alla conclusione -, ma aggiornare il testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici senza passare per il codice delle comunicazioni elettroniche, peraltro in vigore dal 2018 - ma, in Italia, tutti quanti i tre Governi di questa legislatura l'hanno ampiamente ignorato -, sarebbe un errore veramente imperdonabile. Parlare di pluralismo, di informazione di trasferimento dei dati oggi, senza avere le idee chiare - lo avete dimostrato, poco fa, sul cloud, lo dimostrate costantemente sul 5G e lo avete dimostrato anche sulle reti - è impossibile.

Chiariamoci - concludo, Presidente -, io rinnovo veramente, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, la possibilità di votare unanimemente due mozioni sul pluralismo informativo in Italia, è un punto focale, fondamentale, direi quasi storico. Vi preghiamo di espungere momentaneamente - non è tempo - quel punto 5 dagli impegni del Governo che riguarda la RAI. La RAI, in questo momento storico, è un modo è un elemento divisivo, cerchiamo di unirci perché il progresso ci sta chiamando a delle scelte inevitabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Vice Ministro Ascani, colleghi e colleghe, io ho ascoltato molto attentamente gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto e devo dire che ha ragione il collega Fornaro quando dice che questa è materia viva, perché è materia della nostra democrazia, è materia delle nostre comunità, perché un Paese e comunità non informati e, soprattutto, io dico non informati bene, non possono che incidere negativamente anche nella vita sociale, familiare. Ricordiamo cosa è accaduto, in questo anno, con la pandemia, con la valanga anche di informazioni, spesso inesatte, se non menzognere, che hanno travolto le famiglie italiane.

Ecco perché una mozione sul pluralismo dell'informazione sicuramente attraversa il problema del web, coinvolge le nuove tecnologie, però, soprattutto, coinvolge l'autorevolezza della fonte delle informazioni. Ecco perché non si può parlare di pluralismo dell'informazione se non ricordiamo la difficoltà che vive l'intero mondo dell'editoria italiana, più che altrove, una crisi di struttura, una crisi che era già evidente e latente e già manifestava effetti negativi, anche dal punto di vista occupazionale ben prima della pandemia. È cambiato il modo di informare, è cambiato il mondo dell'editoria. Guardo con positività anche agli interventi prossimi previsti a favore dell'editoria, che, ripeto, vive un momento di grande difficoltà, perché non c'è pluralismo dell'informazione, colleghi, se non c'è garanzia del lavoro, per il lavoro, di chi questo pluralismo, questa buona informazione deve garantirla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e questo passa attraverso la dignità del lavoro di chi fa informazione. È cambiato tutto anche da questo punto di vista. Se, da un lato, c'è la triplice modalità di godimento, la libertà di informazione, c'è il diritto di informare, il diritto di informarsi e il diritto ad essere informati, è ancora più vero che il diritto ad essere informati, come dicevo prima, passa attraverso un rispetto e un riconoscimento salariale, di dignità del lavoro, di chi questo lavoro lo fa.

È giusto che anche altri colleghi, come Fratelli d'Italia e il collega Anzaldi di Italia Viva, abbiano fatto riferimento alla RAI, che è la principale azienda culturale del Paese, che sicuramente non può essere estranea al dibattito parlamentare. Un'azienda dove è indispensabile più che mai come in questo momento, sempre per il mantenimento e per la conservazione del diritto di quella che il collega Butti chiamava la sovranità anche culturale, ma che a me piace chiamare identità culturale del nostro Paese, ciò sia garantito innanzitutto dalla RAI, partendo però dal merito. Questa è una delle tematiche che credo, un giorno o l'altro, vada affrontata anche nel dibattito parlamentare. Non so se tecnicamente sia giusto dire - credo che l'abbia detto il collega di Fratelli d'Italia - che il Parlamento sia l'editore della RAI, ma sicuramente gli italiani sono i soci finanziatori della RAI. Quindi, da questo punto di vista, il pluralismo e la qualità dell'informazione devono essere garantiti sì dalla RAI, ma anche con uno stimolo, un dibattito, una proposta culturale - non un controllo - che vengano dal Parlamento.

Dicevo che, però, sul tappeto, per garantire l'informazione e il pluralismo dell'informazione, ci sono problematiche forti che vengono dalla globalizzazione. Gli over the top conquistano il tempo e l'attenzione degli utenti grazie agli aggregatori dei contenitori di notizie, alle piattaforme per la distribuzione di contenuti in modalità streaming, gratuito o a pagamento, e per la produzione di contenuti originali. Ciò, nel tempo, uniformerà l'offerta, facendo diminuire il pluralismo dell'informazione. Eppure, noi dobbiamo fare in modo di conservare, come dicevo prima, anche la nostra identità, la nostra realtà, che è capace di recepire nel proprio sistema le reti di informazioni globali, pur senza perdere la capacità di garantire eccellenti produzioni nazionali, conservando la specifica e tipica cultura popolare del nostro Paese.

Un altro problema serio che ci poniamo da tempo e che è stato oggetto anche di confronto quando siamo arrivati alla stesura finale di questa mozione, riguarda il ruolo delle imprese globali, che sono imprese globali con soggetti apolidi, che possono operare al di sopra delle leggi dal punto di vista fiscale e regolamentare, di imposte, di copyright, di obblighi di trasmissione, di investimenti e norme sui minori. Noi dobbiamo fare in modo di tutelare il nostro Paese e i nostri cittadini, da questo punto di vista. Ecco perché serve una nuova regolamentazione giuridica adeguata alla nuova condizione, affinché non ci siano oligopoli che distorcono il mercato, anche perché le aziende over the top producono un bacino importante di risorse economiche grazie ai proventi degli investimenti pubblicitari e al possesso di big data. Questi ultimi rappresentano degli asset centrali per lo sviluppo e l'innovazione, che però avviene principalmente a svantaggio delle imprese audiovisive nazionali, le quali, essendo oggetto di una dettagliata e minuziosa regolamentazione, si trovano in una situazione di sostanziale svantaggio competitivo. Per sgombrare il campo da ipotesi anche fantasiose e pregiudizi che accompagnano il dibattito in materia in questo Paese, ormai da trent'anni, se non più, questo è un problema che riguarda soprattutto la RAI (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché le imprese sanno anche come difendersi. I colossi, che, alla fine, seguono altre logiche, non sempre di mercato, con il quale ci si deve confrontare, diventano sicuramente quelli più deboli, ed ecco perché il dibattito sulla RAI diventa ancora più urgente.

Allora, quali sono gli impegni che noi abbiamo voluto che venissero inseriti nella mozione? Garantire il pluralismo dell'informazione in modo formale e sostanziale, sottoponendo a criteri omogenei le distinte fonti di informazione; promuovere l'attuazione della nuova normativa UE, perché l'ibridazione dei soggetti produttori di contenuti, fornitori di reti e infrastrutture tecnologiche non realizzino un oligopolio globale, che annulli le differenze, le peculiarità e le specificità esistenti; considerare anche che il ruolo delle infrastrutture non è neutrale, ma influenza, e, quindi, influenza i contenuti, in tal modo, ostacolando potenzialmente il pluralismo dell'informazione; garantire lo sviluppo equilibrato di un mercato concorrenziale, individuando la quota di mercato significativa, alla luce del mutato contesto tecnologico che ha generato realtà di mercato complesse, lasciando ai singoli Stati il potere di adottare norme specifiche, conformemente alla situazione nazionale, in modo che si preservi il pluralismo, tutelando anche l'istruzione e la cultura specifica di ogni singolo Paese (così si difende l'identità e la nostra identità è anche la nostra identità popolare del Paese); realizzare l'obiettivo e la tutela del pluralismo e della libertà di manifestazione del pensiero sulla base delle norme contenute nella legge di delegazione europea del 22 aprile 2021, n. 53, e a fronte delle due istruttorie Agcom, in applicazione dell'articolo 4-bis del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, convertito dalla legge 27 novembre 2020 n. 159, poi modificata in sede di riunione rispetto all'originale. Mi avvio alla conclusione, Presidente. Infine, poiché, come dicevo fin dal principio, il pluralismo dell'informazione è garantito dalla buona informazione, è fondamentale adottare tutte le azioni utili, d'intesa con l'Ordine dei giornalisti - e ringrazio i colleghi, non solo di maggioranza, che hanno concordato con la proposta da noi avanzata, nello specifico, di un'intesa con l'Ordine dei giornalisti -, per far sì che l'accesso alla professione di giornalista risulti uniformato a stringenti criteri di competenza, autonomia e formazione, proprio in ragione del ruolo fondamentale rivestito dal giornalismo, nell'ottica di inveramento del principio democratico. Concludo ricordando, lo dicevo al principio, che il pluralismo dell'informazione è soprattutto garantito da chi fa vera informazione, da chi è fonte dell'informazione, da chi garantisce la qualità e la credibilità della fonte. Questo, in questo Paese, lo fa chi esercita questo lavoro, cioè i giornalisti italiani (Applausi del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Pertanto, dichiaro il voto favorevole alla mozione di maggioranza di Forza Italia (Applausi del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lattanzio. Ne ha facoltà.

PAOLO LATTANZIO (PD). Vicepresidente, sottosegretaria Ascani, colleghe e colleghi, sono contento di prendere la parola dopo l'intervento del collega Casciello, che ha raccontato come parlare di pluralismo significhi parlare della carne viva e della natura stessa della nostra democrazia. Reporter Senza Frontiere (RSF), nell'ultimo World Press Freedom Index, pone l'Italia, per il secondo anno, al quarantunesimo posto, il che significa che le cose non vanno benissimo e non è soltanto una questione di infrastrutture e tecnica; da un lato, abbiamo i Paesi top, come Norvegia, Finlandia e Svezia, dall'altro, abbiamo alcune tristi conferme che ci parlano degli USA di Trump (quarantaquattresimo posto, con il record di aggressioni a giornalisti e con giornalisti arrestati), del Brasile di Bolsonaro, che ha fatto dell'attacco e del dileggio alla stampa una delle proprie roccaforti, per non parlare di Russia e Arabia Saudita.

La cattiva situazione dell'Italia in questo Index è legata anche all'aumento delle aggressioni e delle querele - praticamente raddoppiate in Italia - ai danni di giornalisti, ovviamente. Da ultimo, vi è stata l'aggressione avvenuta ad una troupe televisiva a Manfredonia, dove veniva girato un docu-film sulla mafia foggiana, venendo accusata - la troupe e non la mafia - di fare cattiva pubblicità al territorio. Nella giornata internazionale per la libertà di stampa, si sono levate voci autorevoli, a partire dal presidente di questa Assemblea, che ci hanno parlato dell'importanza dell'abolizione del carcere per i giornalisti, della lotta alle denunce temerarie, della lotta al precariato, e su questo mi voglio soffermare, raccogliendo idealmente il testimone che ha iniziato a portare il collega Casciello. Noi assistiamo ad una situazione, in Italia, dove giornalisti e giornaliste, soprattutto i piccoli, non garantiti, sono vittime di ricatti, ritorsioni e aggressioni che, oltre a negare i diritti fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici, significano indebolire l'autorevolezza e la capacità di raccontare ciò che vedono. Un giornalista precario non solo non è tutto tutelato, ma è esposto e attaccabile, in buona sostanza non è libero. Questo succede, in particolare, alle giornaliste, come ci hanno raccontato, in Commissione antimafia, le Giornaliste Unite Libere e Autonome della rete GiULiA, che denunciano, sistematicamente, queste aggressioni, ancora più gravi, nei confronti delle colleghe donne. Su questi temi, libertà di espressione e pluralismo, anche la Commissione cultura, con una risoluzione, quella sì, unanime, nel maggio del 2020, si era espressa, sottolineando alcuni interventi urgenti che l'allora Governo “Conte 2” e anche il Governo Draghi, perché credo siano di grande attualità, dovrebbero prendere in considerazione, tanto che sono inserite anche in questa mozione: parlo del sostegno esplicito al settore editoriale e alle filiere connesse, del sostegno alla riattivazione della transizione digitale, del supporto alle edicole, dell'incremento del fondo per le emittenti locali, rivedendo i criteri di attribuzione, anche a tutela dei giornalisti e delle giornaliste precarie, e della risoluzione delle crisi aziendali del comparto. Temi di grande attualità, inseriti in questa mozione che, dal punto di vista politico, ci dà due spunti interessanti. Oltre a quello in virtù del quale il Partito Democratico, come tradizionale e storica forza europeista, è riuscito a far gravitare attorno a questa larga compagine di Governo anche forze che non brillavano propriamente per una storia europeista, in questa mozione sono presenti anche altri impegni importanti. Io ne sono particolarmente fiero, perché tutto il Parlamento si sta impegnando nella condanna di ogni forma di discriminazione, anche a mezzo social, e nel contrastare forme di gogna mediatica che siamo abituati a vedere sui social, in particolare verso persone e comunità già vittime di stigmatizzazione sociale e mediatica.

Questa mozione parla della vita democratica di questo Paese e ciò non è tautologico o retorico, perché ci basiamo su qualcosa che rappresenta la caratteristica essenziale della democrazia europea: basti pensare al Trattato di Lisbona, alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione, ma finanche ai criteri stessi per l'accesso all'Unione europea e, in Italia, all'articolo 21 della Costituzione. Ma c'è anche dell'altro di cui questo Parlamento deve andare particolarmente fiero, in quanto, finalmente, approvata all'interno di questa legislatura, vale a dire la Convenzione di Faro, che di pluralismo ci parla, perché ci parla di una visione plurale, inclusiva e rispettosa della diversità, con riferimento al patrimonio culturale. Chiedo cosa sia il patrimonio culturale, se non l'espressione di quella complessità e delle diversità che rendono meraviglioso, ricco e democratico il nostro Paese.

Parlare di comunità, con la Convenzione di Faro, significa anche parlare di prossimità territoriale; qualcuno ne ha già accennato. In fase di emergenza da primo lockdown, siamo stati tutti pronti a raccontare la centralità e l'importanza delle radio, delle TV e della stampa locale, che hanno avuto un ruolo centrale durante questa pandemia. Su questi temi abbiamo rivolto, dalla Commissione cultura e non solo, numerosi appelli al sottosegretario di Stato Moles, che, fra l'altro, aspettiamo ancora in Commissione, per conoscere le linee programmatiche. Questo significa che abbiamo bisogno di una riflessione generale sui temi dell'editoria, che non si limiti più soltanto a raccontare la necessità e il bisogno di pluralismo, ma che provi a dire come farlo. Questo è uno dei valori specifici della mozione. Come farlo? Non possiamo, se non partiamo da due concetti: qualità e valorizzazione, qualità del giornalismo, ma anche supporto all'intera filiera editoriale, in un mondo cambiato dal COVID, cambiato dagli eventi che stiamo vivendo e all'interno del quale parlare di tagli lineari e indiscriminati all'editoria non credo abbia ancora tantissimo senso.

Raccolgo gli spunti lanciati dai colleghi che mi hanno preceduto sul tema della rete, particolarmente caro a Fratelli d'Italia e del quale, con il collega Mollicone, ci siamo occupati più volte in Commissione.

Credo che la mozione di maggioranza faccia un ulteriore passo in avanti riguardo a come viene interpretata la rete, che non viene più vista come un totem al quale tributare una ontologica fede di soluzione dei problemi democratici del Paese - per dirlo con un giro di parole - ma viene interpretata come uno spazio competitivo dal punto di vista sia culturale sia industriale, all'interno del quale tutelare le filiere nazionali, il valore, il prodotto realizzato sia dagli editori sia dai giornalisti, come abbiamo fatto con la legge di delegazione europea, all'interno del quale gli over the top rappresentano non una presenza estemporanea ma un fenomeno, non editoriale ma che svolge compiti editoriali, con il quale inevitabilmente confrontarsi sul campo della fiscalità, che molte volte rischia di avere una salvaguardia eccessiva e molto ampia degli over the top, appunto. Al tempo stesso occorre garantirne la presenza e una adeguata valorizzazione che però non vada a distruggere o a compromettere la filiera editoriale connessa. L'approvazione della direttiva europea sul copyright sicuramente ci dà un'importante mano in questa discussione.

Parlare di pluralismo dell'informazione significa mettere al centro del dibattito politico il tema della libertà di espressione, che risulta di particolare rilevanza e attenzione in quelle situazioni in cui assistiamo ad una grande asimmetria di potere, laddove colui che ha il potere di comunicare prende il sopravvento su cittadini che non hanno possibilità di difendersi. La storia comunicativa della politica italiana è piena di questi casi. Credo sarebbe sano che la politica facesse un po' di autocoscienza, non voglio dire autocritica, su questo tema, andando a guardare anche le nuove discriminazioni che sono sempre più frequentemente aggravate dalla matrice omofobica e transfobica - lo vediamo già nelle leggi presenti - così come succede, del resto, per le aggravanti di sfondo etnico, razziale e religioso. Parlando di pluralismo in quest'Aula, credo che l'approvazione della legge Zan, smobilitando l'ostruzionismo presente in Senato, possa portare anche in questo ambito un sostanzioso contributo alla vita democratica del Paese.

Venendo agli impegni - e vado a chiudere - credo che due parole sia importante spenderle su due settori a lungo bistrattati: le TV locali, da un lato, e il mondo delle radio locali e libere, dall'altro. Le TV locali ci chiedono a gran voce - sappiamo dell'impegno della sottosegretaria Ascani sul tema - di lavorare sia dal lato del 5G sia dal lato dei criteri di distribuzione fra grandi e piccole. Abbiamo però davvero l'urgenza di guardare al mondo delle radio che, negli ultimi giorni, hanno lanciato un appello nazionale molto importante perché anche nell'ultimo decreto si passa già da un contributo che va dai 50 ai 20 milioni, dei quali solo il 15 per cento a beneficio delle emittenti radiofoniche locali. Credo che le radio italiane, oltre a rappresentare un pezzo della nostra storia, rappresentino dal punto di vista della comunicazione e del sistema dei media una specificità che viene data sempre per morta ma, invece, dimostra di essere il medium più aggiornato, fresco, vitale e innovativo presente nel nostro Paese.

Per queste ragioni, esprimo il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole colleghe, tra le righe di questa mozione, ce lo hanno già ricordato tanti colleghi che sono intervenuti, ci sono le basi per la sopravvivenza stessa della nostra democrazia. Non è una questione retorica: quando si parla di pluralismo nell'informazione, l'approdo non ha alternative.

Oggi, con questi documenti, anche con quello dell'opposizione, noi poniamo le basi di un concetto fondamentale, cioè la libertà di scegliere o di essere scelti, la libertà di autodeterminarci o la libertà di farci autodeterminare da una logica algoritmica. Oggi, per parlare di pluralismo non è più sufficiente usare i concetti di quantità di informazioni e di pluralità di mezzi di informazione, perché oggi i mezzi tradizionali, i giornali, le radio e le televisioni sono stati sommersi da una quantità tale di contenuti e di informazioni che la nostra pluralità e la nostra capacità di approdare a una visione realistica del mondo non può passare dal concetto di pluralità di informazione - pensate solo che ogni minuto, solo su YouTube, vengono caricate quasi 650.000 ore di video -: non è da quel concetto di pluralità di informazione che passa la nostra democrazia. Oggi il pluralismo è e deve essere una questione culturale, di consapevolezza e di libertà. Per la Lega, la libertà di informazione è un valore irrinunciabile, nonostante quotidianamente qualcuno provi a metterci, in maniera clownesca, tra le mani dei bavagli, che mai e poi mai metteremo in bocca a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Noi siamo cresciuti, Presidente, in un'epoca in cui per la Lega non c'erano spazi sui giornali, sulle TV e nelle radio, siamo cresciuti nell'epoca in cui, a parlare, erano prevalentemente i muri, secondo un monito che rimane intramontabile: “muri puliti, popoli muti”. È una metafora - è ovvio -, oggi purtroppo i muri sono sporcati da incomprensibili scarabocchi, molti popoli sono muti e, a parlare per conto degli individui, sono pensieri manovrati dagli algoritmi e dal pensiero unico. Lo abbiamo visto con il recente caso mediatico di Fedez, che deve diventare però paradigmatico dei pericoli che queste mozioni vorrebbero scongiurare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): sfruttando la potenza militare di 12 milioni di follower, si è falsata la realtà, inventandosi una censura che non c'è mai stata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La manomissione volontaria di una telefonata registrata, ai limiti della legalità, e gettata in pasto agli inconsapevoli utenti del web, è diventata una verità e così qualcuno si è bevuto la favola del povero rapper censurato, solo perché nessuno si era preso la briga di verificare che, per ben tre volte, il cantante aveva tagliato e censurato la parte di telefonata in cui veniva rassicurato sul fatto che non ci sarebbe stata nessuna censura. E, se in quell'intervento c'è stata una censura, come ammesso dallo stesso cantante, la censura c'è stata perché, prima di salire sul palco, il cantante si è fatto autorizzare il testo da due dei baluardi del pensiero unico, il Fatto Quotidiano e la Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E in questa trappola - ed è per questo che il concetto richiamato da tanti colleghi sulla consapevolezza e sull'educazione è fondamentale - non sono caduti gli analfabeti del web, non sono caduti i semplici “webeti” - come li chiamerebbe un noto giornalista - ma sono caduti addirittura l'ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e il segretario del PD, Enrico Letta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e nessuno - ripeto: nessuno - se non la Lega, in tutto questo contesto, ha espresso solidarietà a una vicedirettrice donna, che è stata insultata e linciata, alla faccia del rispetto delle persone, prima evocato per il “decreto Zan”, e del “Codice rosso”, approvato all'unanimità da questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La follia inaccettabile di tutta questa farsa è che Conte e Letta abbiano chiesto di attuare una delle priorità contenute in queste mozioni, ovvero la riforma della Rai, non sulla base di un confronto democratico e parlamentare, ma sull'onda dell'isteria social. Questo non è pluralismo e la Lega non rinuncerà mai alla democrazia dei popoli per la democrazia dei like.

E mentre Conte e Letta sposano la “direttiva Fedez”, il pluralismo muore anche fuori dall'Italia, a partire dalla Cina, dove sono pochi e coraggiosi i mezzi di informazione che si sono messi al lavoro per raccontare la verità sull'origine della pandemia, o dove ancora oggi, nel 2021, chi professa la religione cattolica viene arrestato e messo a tacere con blitz militari. La libertà di espressione non può e non deve rimanere solo sulla carta e ben vengano questi documenti: non basta la Dichiarazione universale dei diritti umani, non basta la nostra Costituzione.

La partecipazione attiva e consapevole dei cittadini alla vita politica, sociale ed economica dello Stato presuppone necessariamente la possibilità per ciascuno di accedere ad informazioni complete, veritiere, attendibili e riferibili a una pluralità di punti di vista.

La Lega ha fortemente voluto la legge sull'educazione civica, che è anche educazione alla cittadinanza digitale, perché è fin da piccoli che i nostri ragazzi, gli adulti di domani, devono essere nutriti da spirito critico. Lo ripetiamo più volte: la libertà di informazione oggi passa, quasi esclusivamente, dalla capacità del singolo individuo di accedere e di districarsi all'interno di questa pluralità di informazioni. Passa dalla riforma della RAI, che la Lega sta contribuendo a scrivere, liberandola da chi davvero l'ha occupata per anni, e questo è un altro passaggio fondamentale. È di ieri sera la notizia, deplorevole, che l'ex Presidente del Consiglio Conte, dopo aver occupato militarmente la RAI per oltre un anno, ha minacciato di querelare l'azienda stessa, qualora Lucia Annunziata non avesse dato lettura di una sua lettera, ad integrazione di un'intervista già rilasciata da un esponente del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non è questo il pluralismo di cui abbiamo bisogno. La libertà, per noi, passa dal sostegno all'editoria locale, all'editoria online, al comparto della stampa tradizionale, partendo, ad esempio, dall'ampliamento delle agevolazioni fiscali per la vendita al dettaglio di giornali, riviste e periodici, dall'introduzione di un regime straordinario di accesso al credito d'imposta per gli investimenti pubblicitari, dalla semplificazione per l'accesso ai contributi diretti e per i pagamenti da parte delle imprese editoriali, dai crediti di imposta per l'acquisto della carta e dei servizi digitali, dai contributi per gli edicolanti, contributi veri, non solo parole.

Gli interventi specifici attuati per fronteggiare le conseguenze nel settore editoriale dell'emergenza epidemiologica sono stati concentrati, in particolare, per garantire la filiera dell'editoria e limitare l'impatto delle perdite per gli operatori economici coinvolti, soprattutto attraverso lo strumento dei crediti di imposta. La situazione ovviamente - l'abbiamo visto - è drammatica, gli abbonamenti non bastano più ai giornali e le piattaforme web attraggono quasi il 90 per cento delle entrate pubblicitarie. Se vogliamo sostenere una parte vera dell'informazione pluralistica dobbiamo tornare a finanziare queste aziende, che rappresentano anche posti di lavoro e sedi fisiche in Italia. L'industria delle notizie purtroppo è in declino da trent'anni, ma, con la crisi provocata dalla pandemia, i giornali di tutto il mondo, online e cartacei, potrebbero avere grandi difficoltà a sopravvivere. La complementarietà tra virtuale e cartaceo riesce solo in parte a tamponare l'emorragia del settore ed è spesso quel che crea un divario maggiore tra i vari editori. I giornali statunitensi, ad esempio, hanno perso quasi la metà del personale della redazione rispetto al 2008.

Quindi, Presidente - e vado a concludere - quando si parla di pluralismo dell'informazione si parla di “sostegno” innanzitutto all'editoria tradizionale, alle radio, alle TV, ai nostri giornali online, alle aziende italiane, che pagano le tasse in Italia. È necessario un intervento ovviamente di fiscalità sul pagamento delle tasse dei grandi operatori, gli over the top, gli OTT, e quindi la risposta al pluralismo non può essere la “direttiva Fedez” o la lettera dell'ex Premier Conte, che minaccia la RAI di querela qualora non vengano lette le sue disposizioni, né può essere la Commissione d'inchiesta sulle fake news, che rappresenterebbe l'ennesimo tentativo di censurare le poche voci ancora libere che sono rimaste in questo Paese. Pluralismo dell'informazione significa sovranità digitale, significa sostegno all'editoria vera e - ripeto - sostegno agli interventi di formazione culturale per i nostri ragazzi.

La Lega voterà a favore della mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Liuzzi. Ne ha facoltà.

MIRELLA LIUZZI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, in Aula, parliamo di un tema essenzialmente importante per la nostra democrazia. Quando parliamo di pluralismo dell'informazione, parliamo dello stesso concetto democratico, che influenza il dibattito pubblico, al di là di episodi che possono essere attuali o al di là anche della stessa riforma della RAI, che è un tema chiaramente molto politico, ma non più rinviabile.

Il settore dei media svolge un ruolo chiave in ogni società democratica e, in particolare, in un quadro in costante movimento, dovuto sia al fenomeno della digitalizzazione sia ai nuovi modelli economici legati a strumenti di comunicazione innovativi che stanno modificando la fruizione delle notizie da parte dei cittadini. Sia l'informazione che il contenuto audiovisivo vengono influenzati da questi cambiamenti, in quanto il loro stesso consumo diventa sempre più fluido e non lineare, aprendo, come detto, nuovi scenari economici, che devono essere interpretati in un contesto giuridico fortemente innovativo. È giusto, quindi, parlare e riflettere sul pluralismo informativo, ma bisogna farlo nell'era della convergenza, l'era che stiamo vivendo proprio in questi ultimi anni, in quanto la rete sta incidendo particolarmente sull'informazione e sulla comunicazione nella sfera pubblica.

Il tema del pluralismo, soprattutto in relazione alla proprietà e alla gestione dei media, ha assunto una particolare rilevanza nel nostro Paese. Chiaramente, ci sono stati dibattiti, anche storici, legati al tema della televisione, tema che è arrivato a sfiorare anche il principio stesso democratico. Oggi credo, invece, che il tema del pluralismo debba essere affrontato abbandonando l'ottica che per decenni ha caratterizzato i dibattiti politici in questo Paese, mi spiego meglio. Il regime del duopolio televisivo è definitivamente tramontato. La concorrenza interna al settore ha lasciato spazio a una concorrenza variegata, che ormai coinvolge una serie di attori variegati, che interessano la telefonia, le telecomunicazioni, le piattaforme online e chi su di esse carica contenuti, quindi contenuti generati da terzi. Ne è prova il fatto che i nuovi media hanno, in un certo senso, indebolito anche i centri di potere tradizionali. È cambiata la gestione della comunicazione politica, rivoluzionando l'assetto di democrazia rappresentativa e favorendo modelli sempre più interessanti di democrazia partecipativa. Alla luce di queste grandi trasformazioni, la discussione pubblica dovrebbe abbandonare ogni sterile polemica e concentrarsi sul passaggio da uno scenario di scarsità di risorse informative e di strumenti a uno scenario di moltiplicazione degli stessi. Secondo l'articolo 10 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, la libertà di espressione ha il ruolo di diritto fondamentale per avere una società democratica. La libertà di espressione si esercita, attivamente come diritto a informare e, passivamente come diritto a essere informati. Il diritto a essere informati è, quindi, una componente essenziale, in quanto contribuisce alla formazione dell'opinione pubblica, elemento, poi, su cui si basa la democrazia. È chiaro che se la proprietà dei media risulta altamente concentrata in pochi soggetti oppure se le fonti informative sono alterate o inaffidabili, si corre il rischio di imbattersi in fenomeni altamente distorsivi.

In questo contesto, chiaramente ha un ruolo fondamentale il tema delle cosiddette “fake news”, che sarebbe meglio chiamare “disordine informativo”. Infatti, non c'è una definizione univoca di cosa siano le fake news, ma spesso si intende indicare con questa locuzione quelle notizie false che circolano sul web. Tuttavia, io credo che il dibattito non dovrebbe limitarsi a quest'ultimo aspetto, ma allargarsi, ad esempio, alla propaganda politica quando fa disinformazione mirata, oppure al cattivo giornalismo, all'hate speech, ai discorsi di odio. Ogni proposta regolamentare in tal senso chiaramente appare problematica, in un mondo che è in costante evoluzione, e pone diversi interrogativi: delegare a un algoritmo il compito di verificare cosa sia vero e cosa sia falso? Sono scenari politici distopici, più di orwelliana memoria che realistici approcci al fenomeno. Più verosimilmente, le fake news non si contrastano con la censura o con la repressione, ma con un'alfabetizzazione mirata agli strumenti dei media e con un uso consapevole degli stessi e degli strumenti informativi che abbiamo a disposizione, con lo scopo di rendere i cittadini attrezzati e consapevoli, questo dovrebbe essere lo scopo della politica e di questo Parlamento.

Un adeguamento delle norme poste a tutela del pluralismo dei media dovrebbe procedere immaginando soluzioni nuove, che tengano in considerazione l'affidabilità delle fonti informative, l'identificabilità delle stesse, senza trascurare il potere in mano ai cosiddetti gatekeeper, che ordinano e rendono accessibili queste notizie molto spesso in base a un algoritmo, che ne può determinare il successo e anche l'attualità all'interno del dibattito pubblico.

Questo grande fenomeno verrà affrontato nel recepimento della “direttiva SMAV”, e questo credo che sia un punto fondamentale sul quale il Parlamento sarà chiamato a esprimere una propria opinione e un proprio parere, ma anche nel pacchetto dei servizi digitali dell'Unione europea, che regolamenterà maggiormente le piattaforme digitali, i social media, i motori di ricerca, i siti e-commerce, le piattaforme di videogiochi. In sostanza, abbiamo una legislazione che ci dirà cosa sarà Internet nei prossimi anni a venire. Anche il nostro servizio pubblico, la Rai, dev'essere rivisto alla luce di queste grandissime trasformazioni che stiamo vivendo. Un piano industriale che abbia al centro la digitalizzazione e nuovi servizi on demand non è più rinviabile, così come non…

PRESIDENTE. Collega Liuzzi, mi scusi. Solo per richiamare maggior silenzio ai colleghi dell'Aula. La collega Liuzzi ha lo stesso diritto degli altri di essere ascoltata.

MIRELLA LIUZZI (M5S). Grazie, Presidente. Dunque, la Rai, come dicevo, ha un piano di digitalizzazione che non può essere più rinviabile, così come non è più rinviabile una riforma della governance. L'abbiamo affrontata pochi anni fa, ma ha dimostrato tutte quelle falle, la riforma della governance del 2015 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Occorre finalmente che l'azienda si liberi dai condizionamenti politici ed è accolto con grande piacere il fatto che il dibattito sulla proposta di legge di riforma della governance Rai sia adesso in discussione al Senato. Io spero fortemente che si prosegua in questa direzione, perché il Parlamento ha questo compito importantissimo di dare una direzione e un senso al nostro servizio pubblico Rai.

Dunque, la tutela del pluralismo in Italia viene anche esplicitata, come detto, dal testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, il cosiddetto TUSMAR, dove è stato recepito, da una parte, come libertà di pluralismo dei mezzi di comunicazione ma, dall'altra, con il divieto di costituire posizioni dominanti. Ebbene, conosciamo tutti una sentenza recente della Corte di giustizia dell'Unione europea del settembre 2020 che ha sottolineato l'inadeguatezza della nostra normativa italiana, come una restrizione della libertà di stabilimento del diritto dell'Unione europea. In sostanza, la sentenza europea ci dice che la “legge Gasparri” è inadeguata e ormai datata a un servizio di gestione dei media che ormai si sta trasformando ogni giorno e ogni mese sempre di più. Quindi, noi siamo chiamati a una grandissima sfida, che è quella di rivedere tutto il testo unico e di aggiornarlo in base alla normativa attuale. All'interno della legge di delegazione europea, che recepisce la nuova “direttiva SMAV”, proprio uno dei criteri e dei principi di delega riguarda l'emanazione di un nuovo testo unico da parte del Governo alla luce dell'evoluzione tecnologica e di mercato. Il Governo, pertanto, per legge dovrà produrre entro 3 mesi un decreto legislativo, che dovrà essere poi sottoposto al parere delle Camere, che ci darà proprio la possibilità di aggiornare una normativa ormai datata. Si tratta di un lavoro urgente e non più rinviabile, sottosegretario. Il Parlamento deve avere un decreto legislativo entro l'inizio d'agosto per poter proporre delle modifiche. Infatti, risultiamo già in infrazione europea, insieme a molti altri Paesi dell'Unione europea. Quindi, un maggior ritardo non sarà più tollerabile per un tema così significativo, che è quello del pluralismo dell'informazione.

Concludendo, Presidente, la società dell'informazione è profondamente assoggettata, come abbiamo visto, alle nuove tecnologie, ai prestatori di servizi, all'accesso ai servizi stessi. Come detto anche da alcuni colleghi, anche gli investimenti pubblicitari, quindi i finanziamenti, si stanno spostando sempre di più dalle radio e dalle televisioni al digitale. Difatti, il 2020 è il primo anno in assoluto in cui c'è stata una predominanza da parte del digitale rispetto ai media tradizionali come investimenti pubblicitari. Come detto, il tema non è banale: un pluralismo informativo distorto rischia di alterare i principi democratici. Occorre governare e non subire la dittatura dell'algoritmo, la costante profilazione degli utenti, l'incessante alimentarsi delle bolle informative. Un pluralismo, dove i soggetti predominanti risultano essere nuove piattaforme digitali, a maggior ragione merita ancora più attenzione e soprattutto conoscenza dei fenomeni in atto. Questa sfida riguarda tutti e non è più rinviabile. Per cui, dichiaro il voto favorevole sulla mozione di maggioranza, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00391 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione della mozione Liuzzi, Capitanio, Lattanzio, Casciello, Marco Di Maio, Fornaro e Angiola n. 1-00486.

Avverto che il gruppo Fratelli d'Italia ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il quinto capoverso del dispositivo distintamente dalla restante parte della mozione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Liuzzi, Capitanio, Lattanzio, Casciello, Marco Di Maio, Fornaro e Angiola n. 1-00486, ad eccezione del quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Liuzzi, Capitanio, Lattanzio, Casciello, Marco Di Maio, Fornaro e Angiola n. 1-00486, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 25 maggio 2021, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio):

“Conversione in legge del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, recante misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali” (3132) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Convalida di deputati.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 26 maggio 2021, ha verificato non essere contestabili le elezioni delle seguenti deputate nei collegi plurinominali delle seguenti Circoscrizioni e, concorrendo nelle elette le qualità richieste dalla legge, ha deliberato di proporne la convalida: per la XX Circoscrizione Campania 2, collegio plurinominale 03, la collega Eva Avossa; per la V Circoscrizione Lombardia 3, collegio plurinominale 02, la collega Graziella Leyla Ciagà.

Do quindi atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidate le suddette elezioni.

Inversione dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Sono a chiederle un'inversione dell'ordine del giorno nel senso di procedere ora alla discussione del punto indicato con il n. 5, ovvero il testo unificato recante disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani, e quindi del punto previsto al n. 4.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Galantino che ce le presenta, prego.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente, per la parola. È con un certo disagio e anche con un certo disappunto che il gruppo di Fratelli d'Italia deve constatare l'ennesima richiesta di inversione dei punti all'ordine del giorno per un'evidente incapacità di rispettare il calendario dei lavori.

Noi, Presidente, riteniamo che questo sia un atteggiamento abbastanza irrispettoso nei confronti dell'unica forza politica di opposizione presente in quest'Aula, dato che l'esito di un eventuale voto procedurale è assolutamente scontato. Con i numeri questa maggioranza è indubbiamente più forte, ma sulla gestione del Paese abbiamo delle forti perplessità e non ci rendiamo mai conto che quello che accade qui dentro, anche un semplice rinvio, come già peraltro accaduto stamattina, lo ha ricordato l'onorevole Butti, o, come in questo caso, un'inversione dei lavori, si riflette inevitabilmente sulla vita degli italiani che attendono delle risposte da tutte le forze politiche. E per tali ragioni, non essendoci elementi validi per questa inversione, noi voteremo contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non ci sono richieste di intervento a favore.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di inversione dell'ordine del giorno.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 331 voti di differenza.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Paolo Russo; Bologna ed altri; De Filippo ed altri; Bellucci; Panizzut ed altri: Disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani (A.C. 164​-1317​-1666​-1907​-2272-A​) (ore 11,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 164-1317-1666-1907-2272-A: Disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani.

Ricordo che nella seduta del 24 maggio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato e degli emendamenti (Vedi l'allegato A).

Avverto che, fuori della seduta, l'emendamento Rostan 10.100 è stato ritirato dalla presentatrice.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 2 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 3 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 4 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

FABIOLA BOLOGNA , Relatrice. Grazie, Presidente. Emendamento 4.24 Versace invito al ritiro, 4.100 Carnevali parere favorevole, 4.21 Gemmato parere favorevole con riformulazione. Leggo la riformulazione: “e le farmacie pubbliche e private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale, per quanto riguarda queste ultime nel rispetto di specifici protocolli adottati dalle regioni”. Emendamento 4.101 Paolo Russo invito al ritiro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.24 Versace, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione. No, mi fermo, fermo tutto. Ci siamo dimenticati del Governo. Mi scusi, signor sottosegretario, i suoi pareri sono indispensabili. La prego.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Pareri conformi al relatore.

PRESIDENTE. La ringrazio, la forma è anche sostanza in questo caso. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). No, non interviene l'onorevole Bologna, ma il sostituto. Vorremmo ritirare l'emendamento 4.24 dell'onorevole Versace a nome di Forza Italia.

PRESIDENTE. Onorevole Bagnasco, la ringrazio per la sostituzione. L'emendamento viene ritirato.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 Carnevali, parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'emendamento 4.21 Gemmato: accoglie la riformulazione? Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie Presidente. Nell'annunciare che accetto la nuova formulazione presentata dalla relatrice e accolta dal Governo, mi preme sottolineare il fine di questo emendamento - e lo dico all'Aula - premettendo che questa legge ha portato alla unanimità di intendimenti di tutte le forze politiche. Voglio ricordare, infatti, che noi stiamo parlando di malattie rare, di soggetti fragili, di persone deboli, che fino a oggi, con le loro famiglie, non hanno avuto il conforto dello Stato, di un'organizzazione statale che potesse puntualmente rispondere alle esigenze dei malati e - ripeto - delle loro famiglie, che sono molto importanti nella gestione della malattia, soprattutto, purtroppo, dei più piccoli, affetti appunto da queste malattie rare.

È di tutta evidenza che l'emendamento si inserisce nell'alveo di questo ragionamento, ovvero la somministrazione di terapie specializzate, mirate a soggetti fragili, che hanno per definizione bisogno di posologie specifiche; parliamo, ovviamente, di farmaci per soggetti che hanno malattie rare, per i quali non si può escludere l'erogazione da parte della filiera delle farmacie private convenzionate. Nell'impianto generale della legge abbiamo compendiato tutto questo all'articolo 5, ci era sfuggita, all'articolo 4, la fattispecie per terapie specifiche. Ora voglio fare l'esempio di una malattia rare all'Aula: l'epidemiolisi bollosa, i cosiddetti bambini farfalla, bambini che, purtroppo, al solo sfregamento della cute, hanno delle lacerazioni, hanno bisogno di terapie specifiche. Immagino una pomata a base di acido acetilsalicilico al 3 per cento, quindi una preparazione molto semplice. Vincolare la somministrazione di queste pomate, che possono essere fatte anche da uno studente di farmacia al primo anno - estremizzo -, al ritiro nelle farmacie pubbliche ospedaliere, che molte volte sono distanti chilometri dalla zona di residenza di questi bambini e delle loro famiglie, evidentemente sottopone a stress gli stessi, ma soprattutto potrebbe significare che questi bambini non abbiano compliance terapeutica, quindi non aderiscano alla terapia, andando in piena contraddizione con lo spirito della legge.

Quindi, ci fa piacere che la relatrice e il Governo abbiano accettato questa nostra notazione e speriamo che chiaramente l'Aula, come immagino, la voterà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.21 Gemmato, così come riformulato, poiché il presentatore ha accettato la riformulazione, con parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 4.101 Paolo Russo.

Ha chiesto di parlare il collega Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Ritiriamo l'emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 5 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 6 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 7 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 8 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FABIOLA BOLOGNA , Relatrice. Emendamento 8.21 Gemmato, invito al ritiro.

PRESIDENTE. Governo?

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.21 Gemmato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie Presidente. Non è un emendamento come il precedente, al quale tenevo in particolar modo, perché serve sostanzialmente ad ampliare le sensibilità dell'istituendo Comitato nazionale per le malattie rare. Infatti, fra le figure da inserire in questo Comitato, secondo me, ci dovrebbero essere – questo, sostanzialmente, è scritto nell'emendamento - quelle rappresentative sindacali delle farmacie, perché sono una parte della filiera distributiva, che va incontro alle esigenze dei pazienti. È un emendamento che non comporta impegno di spesa, perché non ci sono emolumenti per le persone che compongono il Comitato nazionale per le malattie rare, ma - ripeto - la presenza di una sensibilità, che ha conoscenza personale dei problemi degli affetti da malattie rare, può servire, nell'alveo della risoluzione del problema, a dare un contributo decisivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.21 Gemmato, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 9 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Massimo Enrico Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. In merito all'articolo 9, occorre rilevare per quest'Aula, siccome tale articolo riguarda la rete nazionale per le malattie rare, che questo Parlamento ha già legiferato, in questa legislatura, sulla rete nazionale dei registri dei tumori e dei tumori rari. Ebbene, è con profonda tristezza che devo rilevare che, presso Lungotevere Ripa 1, ossia la sede del Ministero della Salute, dopo 2 anni e mezzo, noi ci ritroviamo di nuovo a legiferare, con leggi e norme di rango primario, in merito, comunque, a un'inerzia, colpevole, del Ministero della Salute, in quanto, dopo che il “decreto Balduzzi” aveva previsto un DPCM per l'istituzione del registro dei tumori, che non è mai stato fatto, questo Parlamento ha dovuto incardinare la Rete nazionale dei registri tumori come legge di rango primario perché praticamente non sono stati fatti decreti attuativi e, allo stesso modo, in questa legislatura, poi, è stata data luce alla Rete nazionale dei registri dei tumori e dei tumori rari. Dopo 2 anni e mezzo, ancora una volta, dopo il 2012, dopo il “decreto Balduzzi”, siamo nello stesso film, Il giorno della marmotta. Il Ministero della Salute non fa i decreti attuativi su provvedimenti che sono salvavita, perché il registro dei tumori non ha il decreto attuativo a 2 anni e mezzo dalla sua istituzione. Questo è uno scandalo che va rilevato e spero che la mia denuncia possa aiutare anche questa proposta di legge in merito alle disposizioni attuative, che poi dovranno essere evidentemente susseguenti, e su cui c'è un'inerzia incredibile da parte del Ministero della Salute. A questo punto, non denunciamo più ex post, dopo il “decreto Balduzzi”, dopo 5 anni che non viene fatto il decreto attuativo; a questo punto, dobbiamo fare le denunce preventive, perché non crediamo più che su queste questioni il Ministero della Salute sia all'altezza del proprio ruolo, non ci crediamo più. Questa inerzia è incredibile (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 10 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A). Non vi sono proposte emendative, perché sono state ritirate.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 11 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 12 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ad esprimere il parere.

FABIOLA BOLOGNA , Relatrice. Sull'emendamento 12.100 Noja il parere è favorevole, mentre sugli articoli aggiuntivi 12.04, 12.05 e 12.03 Gemmato c'è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.100 Noja, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione…

MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente!

PRESIDENTE. Revoco la votazione.

Onorevole Gemmato, su che cosa voleva intervenire, sull'articolo?

MARCELLO GEMMATO (FDI). Volevo chiedere: non dobbiamo votare prima gli emendamenti?

PRESIDENTE. No, sono articoli aggiuntivi, onorevole Gemmato. Si vota prima l'articolo e poi gli articoli aggiuntivi.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 12.04 Gemmato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie Presidente, questo emendamento e, in realtà, anche i due a seguire pongono l'accento su un meccanismo a mio avviso diabolico - che colpisce la produzione, la commercializzazione e, più in generale, la dispensazione di salute - che è quello del cosiddetto payback farmaceutico. In realtà, lo ricordavamo poc'anzi con le colleghe al tavolo di Presidenza, più volte in Commissione XII abbiamo sfiorato il tema, abbiamo registrato anche, come dire, un unanime avallo - Vito De Filippo - rispetto al fatto che sia una assurdità. Per tradurlo all'Aula, è il termine tecnico-giuridico di un meccanismo per cui, se le aziende sanitarie locali, se le regioni sforano nella spesa sanitaria, lo sforamento viene riconosciuto allo Stato e, quindi, alle regioni dalle aziende farmaceutiche, come se le aziende farmaceutiche fossero responsabili della spesa stessa e delle storture che innegabilmente si possono insediare nelle pieghe della distribuzione dei farmaci e non della richiesta di salute da parte dei cittadini. Detto questo, ciò potrebbe sembrare alle persone meno attente e più superficiali una difesa di un comparto importante della nostra Nazione, invece dobbiamo scendere in profondità. Voglio ricordare che l'industria farmaceutica italiana è la prima per fatturato in Europa: 32 miliardi di euro. Abbiamo percepito e capito quanto sia importante, non solo per l'economia italiana, il fatto di avere dei comparti che tengano nella nostra Nazione e mi riferisco ai laureati in farmacia, in CTF, medicina, in biologia; ciò consente alle “nostre menti” di rimanere in Italia, cosa che, immagino, una classe politica attenta dovrebbe avere come punto di riferimento. Ma non solo questo: parliamo anche in chiave strategica della ricerca italiana, perché l'industria farmaceutica - lo voglio dire chiaramente - persegue il profitto: laicamente, e questo anche in Commissione è emerso, molto laicamente, parliamo, di tutta evidenza, di strutture private che perseguono il profitto, però parimenti sostengono la ricerca; e noi oggi abbiamo visto, anche in tema di vaccini, quanto sia importante la ricerca innovativa. Bene, se l'Italia continua a punire la ricerca - unica al mondo -, colpendo parallelamente l'industria farmaceutica, avremo la fuga in massa di un asset strategico della nostra economia: 32 miliardi di euro, insieme all'agricoltura, l'unico comparto economico che è andato in controtendenza, quindi aciclico economicamente. Questo emendamento si inserisce in una logica ancora più interessante, ossia le industrie farmaceutiche producono farmaci orfani che, per definizione, vanno a colpire un segmento molto piccolo, purtroppo, dei nostri figli, dei figli della nostra Nazione e noi diciamo all'industria farmaceutica, che investe in ricerca, che deve pagare il payback su questi farmaci. Già è un'assurdità farlo pagare per i farmaci ordinari nella straordinarietà di tutte le malattie, ma farlo pagare perché fanno ricerca, segmentata per un piccolo pezzo delle malattie che colpiscono 5 persone su 10 mila abitanti - lo voglio ricordare nella definizione di malattia rara -, mi sembra assurdo.

Ancor di più, che cosa avviene? Che la lista prodotta dall'EMA - concludo, magari svilupperò un ragionamento articolato nel tempo che ho a disposizione per gli altri emendamenti - esclude i farmaci cosiddetti orphan like, farmaci orfani di fatto, che vengono utilizzati per patologie rare, ma che non sono inseriti in questa lista. Un'assurdità che cerchiamo di sanare con questo emendamento, (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Grazie, Presidente. Il collega Gemmato pone un problema molto serio, ma, proprio perché è molto serio, lo inviterei a contestualizzarlo; probabilmente dovremmo rivedere, aggiornare e inquadrare lo strumento del payback, anche alla luce di questi straordinari cambiamenti che, ancora una volta, la pandemia, e non solo, il tema dei malati e delle malattie rare stanno ponendo nel nostro Paese; il contesto è davvero così complesso dal punto di vista degli effetti finanziari che norme solitarie, come quella proposta in questa norma, potrebbero produrre senza ricavare una valutazione degli effetti multipli che possono derivarne dal punto di vista finanziario sia sul Sistema sanitario nazionale e sia, vi è più, direi, sui sistemi sanitari regionali.

Dato che la Commissione ha più volte posto questo problema - io sono fra quelli che hanno proposto iniziative anche in questo senso, anche in qualche interrogazione - sia in rapporto agli elenchi dell'EMA, sia con riferimento al payback sui farmaci orfani, sia più generalmente al payback in ragione di questo straordinario rapporto con le case farmaceutiche, proprio perché il contesto è complesso e vi è un lavoro da fare in maniera ordinata e coordinata, credo che sia la relatrice sia il Governo abbiano dovuto, doverosamente e giustamente, dire di “no” a questo emendamento. Su un contesto così complesso infatti bisogna ragionarci con la serietà e con tutti gli elementi a disposizione che meritano di essere valutati contestualmente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 12.04 Gemmato, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 12.05 Gemmato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Ringraziando l'onorevole De Filippo per la notazione che fa emergere l'esigenza condivisa di porre mano a questa stortura - e il dibattito d'Aula rispetto ad una tematica così importante può fare emergere tutto questo -, però, per suo tramite, mi rivolgo all'onorevole De Filippo, facendo notare che, sull'emendamento appena votato, c'era invarianza di bilancio, perché? Perché, con questo emendamento, non abbiamo esonerato (ho mancato io nel dirlo nell'illustrazione, ma evidentemente è scritto) l'industria farmaceutica dal pagamento del payback, dicevamo semplicemente che il payback non doveva riguardare questi farmaci. Quindi, c'era la restituzione di somme da parte dell'industria farmaceutica allo Stato italiano, ma non per quanto riguardava questi farmaci, quindi la ridistribuzione avveniva su tutto il resto della spesa farmaceutica.

Sono concetti abbastanza difficili, però ritengo che quest'Aula se ne debba occupare e non accolgo l'invito al ritiro proprio per sfruttare questa straordinaria occasione per elevare il dibattito, iniziare ad affrontarlo e io spero, poi che, in maniera abbastanza laica, in altre occasioni e sedi lo si possa fare.

Per quanto riguarda l'emendamento che stiamo votando, noi che cosa chiediamo? Il meccanismo è sempre questo: ci sono farmaci orfani che riguardano cinque cittadini italiani su 10 mila. Bene, noi chiediamo che cosa? Che, trattandosi di farmaci orfani e, quindi, farmaci che sono rivolti a una popolazione ristretta della nostra Nazione, sui quali è evidente non dico che ci si rimette, ma quasi, da parte dell'industria farmaceutica, a produrli, non li facciamo rientrare - e questo porta una spesa rispetto, invece, al precedente - nel computo della spesa, ma costituiamo una franchigia di 30 milioni di euro in modo che ci sia anche interesse alla produzione e alla distribuzione di questi farmaci, proprio per fare in modo che i bambini e le persone affetti da patologie rare possano continuare ad avere dei farmaci con cui curarsi.

Perché, poi, l'estremizzazione del ragionamento che sto cercando con fatica di sviluppare in Aula quale è? È che, se non c'è interesse economico da parte di soggetti che legittimamente perseguono interessi e, quindi, utili, d'altra parte, la reazione a cascata è che gli stessi soggetti smettono di produrre farmaci, nella fattispecie farmaci orphan like, farmaci, quindi, che non rientrano in quelle categorie e classificazioni dell'EMA e che, quindi, non verrebbero più prodotti.

Allora, la risposta non può essere punitiva. Secondo me, la risposta da parte dello Stato è dire: bene, questi farmaci li produce lo Stato italiano - ipotesi che, da destra sociale, io accolgo pienamente - nell'Istituto chimico farmaceutico di Firenze, quindi attrezziamo una produzione nazionale per farmaci orfani. E questa, quindi, è una soluzione. Ma la soluzione non può essere addirittura andare a penalizzare chi produce questi farmaci orfani, che, quindi, per definizione, non portano un profitto.

Questo emendamento pone l'accento su quest'altro pezzo dell'aspetto del payback farmaceutico: per questo chiedo una votazione, che so già essere negativa da parte dell'Aula, ma, quantomeno, una riflessione da parte dell'Aula rispetto alle tematiche che sto cercando di porre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 12.05 Gemmato, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Passiamo all'articolo aggiuntivo 12.03 Gemmato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Ricapitolando, nel primo emendamento noi abbiamo cercato di far capire che esistono dei farmaci, chiamati orphan like, che non rientrano nei farmaci orfani e, quindi, contribuiscono alla spesa del payback farmaceutico; nel secondo abbiamo creato un'area cuscinetto di 30 milioni di euro per dire: creiamo questa sorta di franchigia in modo da invitare e invogliare l'industria farmaceutica a continuare a investire in questi farmaci. Lo ribadisco, se così non dovesse essere, iniziamo a protrarre le nostre menti, l'azione di Governo; governerete la Nazione penso per altri due anni, abbiamo un orizzonte di 24 mesi, si può iniziare a pensare a tutto questo. Nel terzo emendamento, il gruppo di Fratelli d'Italia chiede che vengano esclusi dal conteggio del payback i cosiddetti farmaci orfani innovativi. Quindi, i farmaci orfani sono esclusi dal payback: noi chiediamo che i farmaci orfani innovativi, su cui addirittura c'è una ricerca, un'innovazione, un supplemento di investimento, almeno questi farmaci orfani innovativi vengano espunti dal meccanismo del payback. Perché dico questo? Lo dico in forza e in ragione di ciò che ha rappresentato fino adesso. Noi parliamo di soggetti fragili, parliamo di soprattutto bambini, parliamo di patologie che colpiscono 5 persone su 10 mila, quindi una nicchia che non interessa economicamente ad alcuno e su questo si deve orientare la nostra riflessione. Lo ripeto per l'ennesima volta: la riflessione deve concentrarsi sul trovare una soluzione, la soluzione non può essere non decidere, la soluzione deve essere decidere e trovare un ristoro complessivo rispetto a una situazione difficile.

È una legge - e di questo va dato atto soprattutto alla collega Fabiola Bologna, lo dirò dopo in dichiarazione di voto - che ha messo il Parlamento d'accordo su una tematica importante, che però non può non aprire i riflettori su tematiche altrettanto importanti, cioè sulla cura, sui farmaci e sulle terapie innovative che possono andare incontro profondamente all'aspettativa di risoluzione dei problemi in tema di salute, di sanità e di malattia di cittadini italiani fragili.

Su questo una classe politica si deve interrogare. Per questo chiedo di votarlo e chiedo soprattutto di avviare un dibattito puntuale rispetto alle tematiche che sto cercando di sottoporre all'Aula questa mattina con questi tre emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA, Relatrice. Grazie, Presidente. Innanzitutto, come dicevamo, siamo tutti concordi sul fatto che questi temi che ha sollevato l'onorevole Gemmato sono importantissimi. Sono sicura che avendoli sollevati e avendo avuto l'opportunità di sollevarli anche in Assemblea, avremo modo ora di approfondirli.

Ovviamente, il tema del payback è complesso ed è difficile affrontarlo solo per la nicchia dei farmaci orfani; è un tema che si deve affrontare in maniera globale, proprio perché comprende i farmaci orfani, ma anche altri. Le aziende farmaceutiche che producono farmaci orfani e innovativi sono molto diverse l'una dall'altra e vanno valutate anche in questo senso. Credo che la discussione che abbiamo fatto oggi sarà di grande aiuto anche alla Commissione per aprire un dialogo proficuo su questo tema, che sta a cuore a tutti, come avete potuto ascoltare, e sono sicura che, come sempre, la nostra Commissione l'affronterà in maniera coerente, insieme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 12.03 Gemmato, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

(Esame dell'articolo 13 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ed il rappresentate del Governo ad esprimere il parere.

FABIOLA BOLOGNA , Relatrice. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 13.6 e 13.21 Paolo Russo, c'è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'emendamento 13.6 Paolo Russo, su cui ha chiesto di intervenire il collega Baroni; no, ha rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Anche l'emendamento 13.21 Paolo Russo, onorevole Bagnasco?

ROBERTO BAGNASCO (FI). Sì, certamente.

PRESIDENTE. Perfetto, tutti e due; pertanto non ci sono emendamenti da porre in votazione.

Passiamo alla votazione dell'articolo 13.

Ha chiesto di parlare il collega Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO-L'A.C'È). Grazie Presidente, nel non smettere di ringraziare anche la collega relatrice, Bologna, per essere riuscita ad insistere, con una pervicacia veramente notevole - io ne sono testimone - in Commissione per superare tutti gli ostacoli burocratici per arrivare alla definizione di questa proposta di legge così articolata e così definita, c'è questo tema all'articolo 13 (Promozione della ricerca) su cui occorre intervenire con una visione appena un po' più ampia. Presidente, questo ramo del Parlamento ha votato all'unanimità una proposta di legge parlamentare laddove un rapporto GIMBE - la stessa Fondazione che usa tutti i media e su cui si appoggia anche indirettamente la comunità scientifica e il Comitato tecnico-scientifico - aveva paragonato come i trasferimenti di valore dell'Italia e del Regno Unito in materia farmaceutica - dell'industria sanitaria, dell'industria farmaceutica - per le prime dieci multinazionali fossero praticamente equiparabili: erano 550 milioni. Semplicemente, che cosa ha rilevato questo dossier? Questo dossier ha rilevato una cosa importantissima - mi permetta di dirlo, Presidente - ovvero che siccome c'erano delle leggi che garantivano l'asticella della trasparenza nel Regno Unito di tipo più alto rispetto all'Italia, cosa accadeva a livello di programmazione finanziaria degli investimenti per le stesse multinazionali che operano in Italia e nel Regno Unito? Avveniva che, praticamente, nel Regno Unito, a causa di queste leggi sulla trasparenza, circa 180 milioni di euro in più su 550 venivano investiti in ricerca e sviluppo piuttosto che marketing sanitario. Questo dossier è incredibile, perché, semplicemente, alzando l'asticella della trasparenza - come ben sappiamo i Paesi anglosassoni sono maestri rispetto a questo modo di gestire la cosa pubblica - cambiano le modalità attraverso cui vengono fatte politiche di programmazione finanziaria nel privato, come le multinazionali farmaceutica e l'industria sanitaria. Ebbene, qui parliamo di promozione della ricerca, di isorisorse: è il meglio che si è potuto fare, combattendo con la Ragioneria generale dello Stato, combattendo con i conti pubblici, combattendo contro il fatto che non ci sono mai risorse per questo tipo di legge. Ebbene, semplicemente facendo passare questa legge sulla sanità trasparente, noi sposteremmo oltre 180 milioni di euro in ricerca e sviluppo, invece che in marketing sanitario.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Baroni, concluda.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO-L'A.C'È). È da due anni ferma, all'unanimità, al Senato questa legge.

PRESIDENTE. La ringrazio, non essendovi altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

(Esame dell'articolo 14 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito la relatrice ed il rappresentate del Governo ad esprimere il parere.

FABIOLA BOLOGNA , Relatrice. Sull'emendamento 14.1 Paolo Russo c'è un invito al ritiro o parere contrario.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Il parere è conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bagnasco ritira l'emendamento Paolo Russo 14.1.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 15 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

(Esame dell'articolo 16 - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Non ci sono richieste di intervento, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

(Esame degli ordini del giorno – Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Nessuno chiedendo di intervenire per l'illustrazione, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Sull'ordine del giorno n. 9/164-A/1 Carnevali il parere è favorevole, a condizione che sia inserita la formula, in entrambi gli impegni previsti dall'ordine del giorno: “nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Sull'ordine del giorno n. 9/164-A/2 Ubaldo Pagano il parere è favorevole, a condizione che sia inserita la formula: “a valutare la possibilità, nel rispetto dei criteri scientifici, in occasione di una riforma organica”. Sull'ordine del giorno n. 9/164-A/3 Gemmato il parere è favorevole, a condizione che sia inserito: “di valutare la possibilità, nel rispetto dei criteri, tenendo conto dei parametri scientifici e in occasione di una riforma organica del sistema della governance farmaceutica, ”. Sull'ordine del giorno n. 9/164-A/4 Versace il parere è favorevole, a condizione che sia inserito: “valutare l'opportunità, nel rispetto delle indicazioni di EMA”. Sull'ordine del giorno n. 9/164-A/ 5 Boldi il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/164-A/6 Marino il parere è favorevole, inserendo: “a valutare la possibilità, nel rispetto dei criteri tecnico-scientifici”. Sull'ordine del giorno n. 9/164-A/7 Caretta il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/164-A/8 Ciaburro il parere è favorevole per il primo impegno; per il secondo impegno inserire: “a valutare l'opportunità nel rispetto dei vincoli di bilancio”.

PRESIDENTE. Gli onorevoli Carnevali, Ubaldo Pagano, Gemmato e Versace accettano la riformulazione dei rispettivi ordini del giorno n. 9/164-A/1, n. 9/164-A/2, n. 9/164-A/3 e n. 9/164-A/4 . Sull'ordine del giorno n. 9/164-A/5 Boldi c'è un parere favorevole. L'onorevole Marino accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/164-A/6. Sull'ordine del giorno n. 9/164-A/7 Caretta c'è un parere favorevole. L'onorevole Ciaburro accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/164-A/8. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Abbiamo 50 minuti di tempo. Se c'è un impegno, da parte di tutti i gruppi, di restringere i tempi delle dichiarazioni di voto, possiamo procedere adesso con le dichiarazioni di voto. Altrimenti, dobbiamo rinviarle alla ripresa pomeridiana della seduta. Rinviamo, dunque, le dichiarazioni di voto. Sospendo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Interno e il Ministro dell'Economia e delle finanze. Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative in ordine ad adeguate garanzie di sicurezza e affidabilità circa gli esiti di un recente bando di gara di interesse delle forze di Polizia per la gestione e l'implementazione della rete 4G e delle sue evoluzioni – n. 3-02295)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Pagani n. 3-02295 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Pagani se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALBERTO PAGANI (PD). Grazie, Presidente, la illustro. Premesso che, da notizie a mezzo stampa, si è appreso che sul sito della Polizia di Stato è stato pubblicato un bando di gara di interesse per la stessa Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri, la Guardia di finanza e la Polizia penitenziaria per la gestione e implementazione della rete 4G e per le sue evoluzioni, come, ad esempio, il 5G, sul territorio di 11 province italiane, che il bando, per un valore complessivo che si aggirerà intorno a un miliardo di euro, prevede anche la fornitura dell'equipaggiamento hardware, ossia tablet, smartphone e accessori per encoder video HD e SIM abilitate al traffico dei dati che consentano la fruizione di servizi di comunicazione e connettività, nonché la fornitura di servizi di videosorveglianza in mobilità e di servizi di accesso alle banche dati, è evidente che chi si aggiudicherà la gara avrà la responsabilità della sicurezza delle telecomunicazioni delle Forze dell'ordine, del loro equipaggiamento e del transito di dati sensibili. È bene, inoltre, ricordare che, come segnalato dagli esperti, la rete 5G è molto più veloce e performante della 4G, ma la sua possibile violazione, da parte di attori ostili, espone i suoi utilizzatori a rischi molto maggiori. Si interroga il Ministro per sapere se il Governo abbia adottato tutte le iniziative necessarie atte a evitare che le nostre Forze di Polizia siano esposte all'ingerenza di soggetti non sicuri e se non ritenga opportuno stabilire requisiti assai più stringenti, atti a garantire che chiunque si aggiudichi il bando possa offrire le necessarie garanzie in termini di sicurezza e di affidabilità.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signora Presidente, onorevoli deputati, gli onorevoli interroganti chiedono di conoscere se, nell'ambito della gara d'appalto indetta da questa Amministrazione, e tuttora in corso, per la realizzazione e la gestione di un servizio di comunicazioni per le Forze di Polizia denominato di LTE Public Safety sul territorio di 11 province, siano state adottate le necessarie misure volte a garantire la sicurezza e l'affidabilità dell'operatore economico che risulterà aggiudicatario all'esito dell'esperimento della procedura. Tale preoccupazione è motivata dal fatto che la procedura di evidenza pubblica ha per oggetto l'acquisizione di beni e servizi di rilevante interesse sotto il profilo della sicurezza del Paese, potendo riguardare anche la trasmissione di dati sensibili. Preliminarmente, ritengo opportuno evidenziare che la procedura in questione è stata modulata sulla tecnologia 4G e, solo in via opzionale o migliorativa, sulla tecnologia 5G. L'impiego di quest'ultima costituisce, infatti, solo una modalità opzionale nell'ottica delle future, eventuali, implementazioni dell'infrastruttura che l'Amministrazione si propone di realizzare.

Proprio in tale prospettiva evolutiva, ritengo necessario ricordare come i profili attinenti alla sicurezza e all'affidabilità relativa alla figura dell'operatore affidatario siano presidiati dalle vigenti disposizioni in materia di sicurezza cibernetica, nonché dall'applicazione dei poteri speciali, cioè dalla cosiddetta golden power, estesi dal 2019 anche agli atti e contratti relativi al 5G.

Riguardo alla sicurezza cibernetica, aggiungo che il decreto-legge n. 105 del 2019 ha introdotto un'articolata procedura di screening tecnologico, volta a certificare il rispetto di specifici criteri di sicurezza per le forniture di beni ICT destinati a supportare le funzioni e i servizi essenziali per la sicurezza della Repubblica. Tale procedura è riferita anche alle acquisizioni del Ministero dell'Interno, in quanto, come ben noto, rientrante tra le amministrazioni centrali incluse nel perimetro di sicurezza nazionale cibernetica. Proprio in ragione della peculiare delicatezza delle infrastrutture tecnologiche del Ministero dell'Interno, è previsto che la suddetta procedura di screening venga espletata da un apposito centro di valutazione operante presso il Viminale. Quanto all'eventuale implementazione dell'infrastruttura tramite impiego della tecnologia 5G, è appena il caso di ribadire che il nostro ordinamento giuridico, a tutela degli interessi nazionali, anche nell'ottica della salvaguardia di tentativi di ingerenza ostile, si è dotato di strumenti per esercitare i poteri speciali nei confronti di contratti e accordi relativi ai servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati su tale tecnologia.

Ritengo, conclusivamente, alla luce della cornice ordinamentale sopra richiamata, di poter rassicurare gli onorevoli interroganti circa i rischi di interferenza da loro stessi paventati.

PRESIDENTE. Il deputato Enrico Borghi ha facoltà di replicare, per 2 minuti.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente, grazie, signora Ministro. Ieri, il Presidente del Consiglio Draghi ha dichiarato che il livello di interferenza da parte della Federazione Russa nei confronti dell'Italia è - uso le sue parole - “allarmante”. Nei giorni scorsi, gli Stati Uniti d'America hanno adottato una norma che impedisce al Governo federale di affidare ad alcuni fornitori cinesi componentistica di questa natura, per problemi di sicurezza. Noi, in Italia, abbiamo la questione che abbiamo ritenuto di sollevare qui, oggi; abbiamo la questione dei termoscanner acquistati da Palazzo Chigi; abbiamo la questione delle telecamere di riconoscimento facciale nella TV di Stato, la RAI, che hanno ribaltato dati acquisiti in Cina addirittura in maniera automatica e in maniera oscura. Insomma, abbiamo a che fare con una realtà, fatta di intelligenza artificiale, di quantum computing, di riconoscimento facciale, che impone un intervento legislativo. Certo, viviamo in un'era di interconnessioni globali e di tecnologie emergenti e critiche e non possiamo certo immaginare un percorso autarchico in questa direzione, soprattutto in vista del 5G, che lei, signora Ministra, ha richiamato. Quindi, abbiamo l'esigenza della promozione di soluzioni basate su interessi e valori condivisi, innanzitutto con i nostri alleati, ma non solo; pensiamo anche al Giappone, alla Corea del Sud, all'India, a Israele. Insomma, per dirla in conclusione, con una bella immagine, dobbiamo evitare di finire digitalmente imbrigliati. È per questo che bisogna accelerare il percorso di realizzazione dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale…

PRESIDENTE. Concluda.

ENRICO BORGHI (PD). …perché la sicurezza dello spazio cibernetico nazionale oggi è una questione di priorità assoluta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in merito ai soggetti che hanno adempiuto al versamento della prima rata dell'imposta sui servizi digitali e al relativo gettito – n. 3-02296)

PRESIDENTE. La deputata Vita Martinciglio ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione Currò ed altri n. 3-02296 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). Grazie, Presidente. Nell'era dell'economia digitale si sta finalmente mettendo a punto, in Europa e in Italia, una nuova tassazione per tutte quelle imprese che operano in rete. L'obiettivo è quello di garantire equità fiscale e concorrenza leale tra industria online e industria tradizionale. In Italia è stata introdotta, con la legge di bilancio n. 145 del 2018, una sorta di web tax, un primo tiepido segnale per tutti coloro i cui ricavi ammontano, a una cifra non inferiore a 750 milioni di euro, di cui – nello stesso periodo - da servizi digitali non inferiore a 5,5 milioni di euro, nel territorio dello Stato.

Lei, Ministro, con un suo comunicato, datato 9 marzo 2021, aveva annunciato un differimento dei termini sia per il versamento dell'imposta sia per la presentazione della relativa dichiarazione, rispettivamente…

PRESIDENTE. Concluda.

VITA MARTINCIGLIO (M5S). …al 17 maggio il termine per il versamento e al 30 giugno il termine per l'invio della dichiarazione. Quindi, oggi la interroghiamo per sapere se ha a sua disposizione i primi dati relativi ai soggetti che hanno adempiuto a tale obbligo fiscale e a quanto gettito abbia prodotto il pagamento della prima rata.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere, per 3 minuti.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. In sede di prima applicazione il termine per il pagamento della rata per le operazioni imponibili dell'anno 2020, come appena detto, è stato prorogato al 17 maggio 2021, contestualmente fissando al 30 giugno il termine per l'invio della dichiarazione annuale.

Ciò posto, si rappresenta che, a oggi, sono stati ripartiti i versamenti effettuati con modello F24 fino al 17 maggio 2021, per un importo di 98 milioni di euro da parte di 49 soggetti, 40 società di capitali e 9 soggetti non residenti, e sono stati rilevati dalla Ragioneria generale dello Stato bonifici effettuati direttamente in Tesoreria per un importo di 135 milioni di euro. Complessivamente, quindi, risulta un gettito dell'imposta sui servizi digitali per il 2020 pari a 233 milioni di euro.

PRESIDENTE. La deputata Azzurra Pia Maria Cancelleri ha facoltà di replicare.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI (M5S). Grazie, signora Presidente. Ministro, grazie per la risposta. Al di là dei dati che sono stati appena illustrati, occorre, a mio avviso, avviare una seria riflessione sulla necessità, sempre più impellente, di introdurre nel nostro sistema legislativo misure che vadano a colmare un gap attualmente esistente che riguarda l'adeguata tassazione delle multinazionali e dei cosiddetti colossi del web.

Secondo un report di Mediobanca pubblicato lo scorso autunno, emerge che la grande manifattura ha subito un calo di meno 11 per cento nel primo semestre del 2020, contrariamente ai colossi del web che hanno avuto, invece, una crescita del fatturato del 17 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019. Allo stato attuale, queste multinazionali versano al fisco italiano solo 70 milioni di euro.

In un contesto europeo caratterizzato da incertezza normativa e da fenomeni non ancora adeguatamente normati, questi operatori economici hanno sviluppato delle pratiche di elusione fiscale per massimizzare i profitti e minimizzare, per contro, il contributo a favore dell'erario, innescando un dannoso meccanismo di concorrenza al ribasso e procurando un danno erariale globale per il mancato gettito quantificabile in almeno 240 miliardi di euro l'anno.

In Italia la nostra imposta sui servizi digitali è solo un timido tentativo, un primo piccolo passo per il perseguimento di un sistema fiscale equo. Occorre fare sicuramente di più: bisogna creare un sistema nazionale di tassazione a carico dei colossi digitali più incisivo, una web tax nazionale sul modello francese che consenta di ottenere un maggiore gettito, in linea con la normativa europea unica.

Negli Stati Uniti, con il Presidente Biden, qualcosa sta cambiando. È sua una recente proposta di una tassa globale…

PRESIDENTE. Concluda.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI (M5S). … compresa tra il 15 e il 21 per cento - concludo - e, secondo noi, l'Italia e l'Europa - ma soprattutto l'Italia - dovrebbero fare la loro parte per incentivare e per promuovere questa proposta, sicuramente in tempi brevi e sicuramente in maniera molto decisa.

(Chiarimenti in merito agli accordi in corso di definizione con la Commissione europea relativi al rilancio di Alitalia, anche ai fini della tutela dei livelli occupazionali – n. 3-02297)

PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà, per 1 minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02297 (Vedi l'allegato A).

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Caro Ministro, torniamo a interrogare il Governo sulla vicenda Alitalia e sulle prospettive del nostro trasporto aereo perché siamo molto preoccupati. È passato un anno dal decreto che ha allocato 3 miliardi per il rilancio del trasporto aereo ed è stata necessaria una serie di interventi per compensare le conseguenze del COVID. Tuttavia, rimane una situazione di insostenibile incertezza, sia per quanto riguarda le prospettive industriali sia per quanto riguarda lavoratrici e lavoratori.

Apprendiamo dai media che sarebbe stata raggiunta un'intesa di massima tra il Governo italiano e la Commissione europea. Quali sono, signor Ministro, i punti dell'intesa? Conferma le anticipazioni di stampa? Lo schema dell'accordo può essere valutato dal Parlamento prima che sia finalizzato?

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANO FASSINA (LEU). Come intende il Governo garantire l'occupazione?

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. Al riguardo, si rileva che la discussione con la Commissione europea è in via di definizione, con l'obiettivo di massimizzare l'efficacia del piano industriale di ITA nel rispetto del principio di discontinuità e del criterio dell'operatore in un'economia di mercato. Ne consegue un perimetro più contenuto rispetto ad Alitalia in termini di rotte, flotta e attività collegate, ma coerente con l'impostazione del piano della nuova società e capace di assicurarne lo sviluppo, anche occupazionale.

In particolare, il piano industriale è stato impostato con lo scopo di creare un pacchetto che integri gli elementi essenziali per l'avvio dell'attività di ITA in termini di rotte, flotta, personale, handling e manutenzione nel rispetto dei criteri di sostenibilità economica e finanziaria e in coerenza con i principi di discontinuità e di creazione di valore richiesti dalla Commissione.

L'obiettivo è restituire al Paese un vettore nazionale di trasporto aereo capace di assicurare i collegamenti interni e al di fuori dei confini nazionali, di garantire lo sviluppo dell'operatività e dell'occupazione, operando a condizioni di redditività tali da generare un ritorno economico per l'azionista pubblico.

Il Governo e la società hanno finora tenuto costantemente informato il Parlamento sulle fasi di avanzamento del negoziato e della definizione del piano industriale, anche attraverso specifiche audizioni che hanno interessato sia Ministri sia i vertici di ITA.

PRESIDENTE. Il deputato Fassina ha facoltà di replicare.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Ministro. Confesso che sono deluso e molto preoccupato dalla risposta che lei ha dato a quest'Aula. Primo, perché l'informazione che abbiamo avuto non è stata né tempestiva né particolarmente accurata. È vero che abbiamo audito sia i commissari di Alitalia in amministrazione straordinaria sia i vertici di ITA; dopodiché abbiamo appreso da loro quali erano le condizioni, da un lato, disastrose dell'azienda in amministrazione straordinaria, dall'altro qual è il progetto per ITA, largamente insoddisfacente; ma non abbiamo avuto nessuna informazione sull'oggetto e sui punti di approdo del negoziato con la Commissione europea.

Quindi, mi preoccupa che lei non abbia ritenuto di riconoscere l'utilità di far valutare al Parlamento lo schema di accordo prima che questo venga finalizzato. Il Parlamento ha autorizzato, come lei sa, 3 miliardi per quanto riguarda la newco e il Parlamento, per rispondere ai cittadini, avrebbe dovuto e dovrebbe avere la possibilità di valutare lo schema.

Secondo punto importante: in quella audizione a cui lei ha fatto riferimento sia i commissari che i vertici di ITA avevano indicato nell'inizio di maggio il termine ultimo per consentire una piena valorizzazione della stagione estiva. Siamo a fine maggio, non è successo nulla, perdiamo potenzialità nella stagione estiva.

La prego, signor Ministro, non è il tentativo di un'ingerenza impropria da parte del Parlamento; siamo qua perché vogliamo garantire a questo Paese un vettore nazionale e salvaguardare l'occupazione. Chiediamo, ancora una volta, al Governo di consentire al Parlamento di valutare lo schema d'accordo prima che sia finalizzato.

(Iniziative volte a includere le medie e grandi imprese italiane nella platea dei beneficiari dei contributi previsti dal “decreto Sostegni”, al fine di favorire la ripresa economica – n. 3-02298)

PRESIDENTE. Il deputato Bendinelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fregolent ed altri n. 3-02298 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

DAVIDE BENDINELLI (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il “decreto Sostegni”, che è stato approvato poco fa dal Parlamento, reca delle misure urgenti volte a supportare gli operatori economici che sono stati fortemente danneggiati negli ultimi mesi, riconoscendo un contributo a fondo perduto a favore di operatori economici, professionisti e imprenditori.

La platea, però, dei beneficiari è stata fortemente circoscritta e tutto questo ha purtroppo escluso tutti coloro, tutti quegli imprenditori e tutte quelle imprese che comunque hanno dichiarato più di 10 milioni di euro di ricavo. Per effetto di tale preclusione, le medie e le grandi imprese sono state fortemente penalizzate.

In Italia esistono, contiamo, 62 mila imprese che generano il 40 per cento del PIL a livello nazionale e 3.600 imprese che danno occupazione al 21 per cento della forza lavoro.

Le catene della grande distribuzione non alimentare e i centri commerciali - ho finito - generano un indotto di 140 miliardi di euro e 800 mila posti di lavoro. Chiediamo, pertanto, al Ministro se si intenda modificare la platea dei beneficiari per superare il limite dei 10 milioni di euro di fatturato del 2019.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. Vorrei ricordare che la soglia per gli interventi a fondo perduto è stata portata da 5 a 10 milioni con il decreto-legge n. 41. Nel decreto-legge n. 73, appena pubblicato, si conferma il limite dei 10 milioni, ma si prevede, all'articolo 1, comma 30, che esso possa essere elevato a 15 milioni, ove emergano risorse non utilizzate per l'erogazione dei contributi per le partite IVA fino a 10 milioni, di cui ai commi 1 e 4 dello stesso articolo 1. A tale intervento confluirebbero anche le eventuali risorse non utilizzate nell'ambito dell'articolo 1 del “decreto Sostegni 1” - il decreto n. 41 - per le quote eccedenti l'importo di 3 miliardi e 150 milioni, che, ai sensi dei commi 16-24 dell'articolo 1 del decreto n. 73, è, invece, destinato a un contributo a fondo perduto basato sulla perdita di risultato economico di esercizio tra il 2019 e il 2020. Le modalità di determinazione dell'ammontare del contributo e ogni elemento necessario all'attuazione saranno definiti con decreto del Ministro dell'Economia e delle finanze.

PRESIDENTE. La deputata Sara Moretto ha facoltà di replicare.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro per la sua precisa e sintetica risposta. Noi di Italia Viva da tempo evidenziamo come il tetto dei 10 milioni di fatturato, che, ricordiamo, non è il guadagno, rappresenti un limite che rischia di penalizzare imprese che non sono ancora definibili come grandi; imprese che operano, tra l'altro, in settori particolarmente colpiti dalla crisi legata alla pandemia e che rischiano di non riprendersi. Chi fattura oggi 10 milioni di euro in Italia? Il gestore di due alberghi, la catena di profumerie o di abbigliamento, le imprese dell'edilizia, sulle quali abbiamo spinto con l'introduzione del superbonus 110 per cento. Non stiamo parlando, quindi, di grandi colossi della finanza, ma di imprese che occupano donne e uomini che spesso hanno una gestione familiare e che contribuiscono, come diceva il collega, al prodotto interno lordo italiano.

Sono spesso imprese che rappresentano l'eccellenza del made in Italy italiano e che non sempre superano i 50 dipendenti; sostenerle significa evitare la perdita di posti di lavoro diretti e anche - non scordiamo - l'indotto che generano. Questa nostra richiesta, Ministro, ovviamente, come lei ben sa, non giunge oggi: è stata oggetto di nostri emendamenti e anche di una riflessione prima della stesura del “Sostegni-bis”, e richiede, ovviamente, lo stanziamento di nuove risorse. Lei, nella sua risposta, ci conferma che eventuali risorse non utilizzate dagli altri bonus verranno destinate alle imprese con più di 10 milioni di euro di fatturato. Non so se questo sia un obiettivo su cui sperare, perché, da un lato, potrebbe significare che le imprese non erano così in difficoltà, cosa sulla quale dubito, oppure che le risorse stanziate sono in eccesso rispetto alle reali necessità. In ogni caso, noi crediamo che sia necessario pensare a nuove risorse e a nuovi stanziamenti, perché, in queste imprese, lavorano tanti lavoratori, soprattutto tante lavoratrici donne del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Effetti economici generati dalle riaperture delle attività commerciali ed elementi in merito alla riduzione del prodotto interno lordo imputabile all'adozione di misure di confinamento in relazione all'emergenza pandemica – n. 3-02299)

PRESIDENTE. Il deputato Claudio Borghi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02299 (Vedi l'allegato A).

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, era il 29 febbraio del 2020 quando il suo predecessore, nel mentre che annunciava le misure di lockdown assoluto e stringente, veniva qua in Parlamento a dire che non c'era problema, perché erano pronti 3,6 miliardi per gestire la chiusura delle attività produttive. Quanto è stata sbagliata quella stima direi che è sotto gli occhi di tutti. Per cui saremmo a domandarle, ora che un po' di dati sono ormai disponibili e dato che le fonti sono le più disparate, se da parte del Ministero c'è una stima di quanto è stato il costo, in termini di perdita di PIL, imputabile al lockdown e quanto abbiamo guadagnato invece…

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). …iniziando a riaprire rispetto ad una chiusura totale, come invece era prospettato essere.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. La maggior parte delle valutazioni quantitative disponibili si riferisce all'impatto sul sistema economico prodotto nella prima fase dell'epidemia. Le stime della Banca d'Italia, relative alla perdita di valore aggiunto territoriale, registrata nel primo lockdown, mostrano che ogni settimana di blocco dell'attività economica comporta una riduzione del PIL annuale di circa lo 0,5 per cento.

La quantificazione dell'impatto delle misure restrittive sulla perdita di PIL nella seconda e nella terza ondata è resa maggiormente complessa dalla maggiore articolazione settoriale e territoriale degli interventi e dalla maggiore variabilità temporale nella loro applicazione. Ciò premesso, il MEF ha sviluppato una valutazione delle restrizioni riguardanti i servizi e del loro impatto diretto sul valore aggiunto del settore. Secondo queste stime, le restrizioni sui servizi, nel quarto trimestre 2020, hanno pesato sul valore aggiunto settoriale per il 6,6 per cento, per poi salire all'8,2 per cento, nel primo trimestre 2021. Si stima che l'allentamento in corso ridurrà le restrizioni al 5,9 per cento, nel secondo trimestre di quest'anno, e all'1,7, nel terzo trimestre di quest'anno.

Occorre, però, a questo punto, fare una precisazione. Le stime citate finora non costituiscono una stima del costo del lockdown, perché calcolano la perdita meccanica di PIL rispetto a uno scenario senza pandemia, senza includere gli effetti indiretti delle chiusure. La corretta valutazione di questo costo dovrebbe tenere conto del fatto che, in assenza di misure di contenimento e con il conseguente serio aggravamento delle condizioni epidemiologiche, le difficoltà per il funzionamento dell'economia sarebbero state molto significative e sarebbero state probabilmente necessarie misure ancora più restrittive. Dall'inizio della pandemia, in tutti i Paesi è sempre stato cruciale il bilanciamento tra gli effetti restrittivi immediati delle misure di contenimento, da un lato, e i costi sanitari e i possibili costi economici futuri della loro mancata adozione, dall'altro lato.

Occorre, infine, sottolineare anche che le stime disponibili sugli effetti delle chiusure non tengono esplicitamente conto degli effetti positivi, diretti e indiretti, delle ingenti misure fiscali espansive messe in campo. In assenza di tali interventi, infatti, la contrazione del PIL registrata sarebbe stata significativamente superiore.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Claudio Borghi.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). La ringrazio Ministro. Qui i numeri che lei ha citato – ovviamente, tenendo conto di tutti i “ma” e i “se”, perché stiamo parlando di un fenomeno complesso e per molti versi senza precedenti, quindi è evidente che ci voglia cautela nel soppesare i numeri e nel valutare le cifre - indicano valori estremamente elevati. Infatti, se il punto di partenza - poi possiamo aggiungerci tutti i “ma” e i “se” - è lo 0,5 per cento del PIL a settimana, nella prima fase di lockdown, stiamo parlando di un valore che si avvicina ai 100 miliardi, perché, se non ricordo male, 1 punto di PIL sono 180 miliardi circa, se non erro…. sbaglio? 18! Ok, scusate, c'è uno zero che balla. In ogni caso, stiamo parlando di cifre che probabilmente si aggirano intorno ai 10 miliardi circa, per ogni settimana di lockdown. Ora capite che 10 miliardi di costo, in termini di prodotto interno lordo, quindi, di perdita per le attività produttive, è una cosa veramente pesantissima. Per cui, quello che, secondo me, è mancato - e talvolta ancora manca - è un attento bilanciamento del rischio-beneficio, oltretutto tenuto presente che sono ormai numerosi gli studi che si stanno depositando, da parte della comunità accademica e scientifica, che indicano come vaga o dubbiosa l'efficacia del lockdown stretto come strumento di contenimento dell'epidemia. Per cui, a fronte di evidenze scientifiche, che stanno mettendo in dubbio l'efficacia di questo strumento, e a fronte, invece, della certezza dei numeri…

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). …della perdita delle attività economiche, penso che, alla fine, dovremmo essere molto attenti e spostarci, invece, molto di più sulle riaperture e sul ricominciare a considerare che il miglior ristoro è il lavoro, non un aiuto, che pure è necessario. L'economia aspetta di tornare a vivere. Grazie Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative urgenti volte a scongiurare il rischio di dissesto finanziario per numerosi enti locali, in relazione agli effetti della sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 2021 – n. 3-02300)

PRESIDENTE. Il deputato Pella ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02300 (Vedi l'allegato A).

ROBERTO PELLA (FI). Signor Ministro, alla luce della sentenza n. 80 della Corte costituzionale, Forza Italia ritiene indispensabile trovare il più rapidamente possibile una soluzione al fenomeno della fragilità finanziaria dei comuni. Gli effetti della sentenza mettono a forte rischio i bilanci di circa 1.400 comuni, tra cui alcune grandi città, sia a Nord sia al Sud, e obbligano un ripiano delle passività fino a 8 volte superiore, non sostenibile nei tempi di 3-5 anni, al posto dei 30 previsti. Si tratta di enti locali che, come spesso ci ricorda il Presidente Mattarella, sono i primi volti dello Stato sul territorio, impegnati a garantire l'erogazione dei servizi essenziali e interventi di qualità per i cittadini e a sostenere l'enorme difficoltà socio-economica prodotta dalla crisi pandemica.

Vorrei ricordare che il Fondo anticipazione di liquidità, istituito nel 2013, rispondeva all'esigenza posta dall'Unione europea sul pagamento dei debiti commerciali, uno strumento che, tuttavia, non si è ancora considerato adeguatamente.

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO PELLA (FI). Chiedo, quindi, quali iniziative il Governo intenda porre in essere, per scongiurare il rischio di dissesto che incombe sugli enti locali.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. La sentenza della Corte costituzionale n. 80 del 2021 ha dichiarato incostituzionali i commi 2 e 3 dell'articolo 39-ter del decreto-legge n. 162 del 2019, che, rispettivamente, autorizzano il ripiano pluriennale del disavanzo - e questo interessa 470 enti - e disciplinano le modalità di contabilizzazione del Fondo anticipazione di liquidità nel bilancio (e questa parte interessa circa 1.750 enti).

La valutazione degli impatti finanziari per gli enti interessati dalla dichiarazione di incostituzionalità del comma 2 citato dipenderà dall'interpretazione della sentenza n. 80 del 2021. Il Governo sta attentamente verificando la compatibilità costituzionale della eventuale norma da emanare, anche con riferimento agli articoli 136 e 137 della Costituzione, in tema di giudicato costituzionale. Nelle more, il Governo, per sostenere gli enti maggiormente interessati dalla sentenza n. 80 del 2021 e, in linea con le indicazioni della Corte costituzionale contenute nella sentenza n. 115 del 2020, ha previsto, all'articolo 52 del recente decreto-legge n. 73, l'istituzione di un Fondo, con una dotazione di 500 milioni di euro per l'anno 2021, in favore degli enti locali che, a seguito dell'applicazione dell'articolo 39-ter, hanno peggiorato il disavanzo di amministrazione per importi ritenuti non sostenibili e cioè superiori al 10 per cento delle proprie entrate correnti accertate. Si tratta di una misura in linea con quanto già fatto nell'anno 2020 per aiutare gli enti con difficoltà finanziarie non sempre imputabili a cattiva amministrazione.

Infine, in vista della prossima legge di bilancio, si sta valutando una riforma complessiva del vigente sistema di governo delle crisi finanziarie degli enti locali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Roberto Pella.

ROBERTO PELLA (FI). Signor Ministro, la ringrazio per il suo riscontro. Ritengo che la direzione da lei tracciata sia giusta, ed è quella indicata da Forza Italia che, grazie all'instancabile impegno del Presidente Berlusconi, sta ascoltando sindaci e territori in tutta Italia. La misura di accollo, da parte dello Stato, del debito pregresso, a lei proposta anche da ANCI, attiva un percorso efficace per i comuni. Avere la possibilità di rinegoziare tassi di interesse oggi fuori mercato - e direi ingiusti per i comuni - significa liberare risorse per il Paese e per i cittadini.

Signor Ministro, non vorrei, in questa sede, cedere a estemporanee rivendicazioni, dettate dal mio ruolo, oltre che di parlamentare, anche di sindaco, e dalla convinzione ferma del ruolo che gli enti locali svolgono ogni giorno, e potranno svolgere alla luce degli obiettivi del PNRR, come ribadito più volte dal Presidente Draghi. Vorrei, però, sottolineare che i comuni hanno subìto anni di tagli e blocchi, che sono stati l'articolazione statale che più di tutte e più a lungo ha contribuito al risanamento della finanza pubblica, non potendo ancora, ad oggi, ad esempio, utilizzare gli avanzi di amministrazione.

Il gruppo parlamentare di Forza Italia farà tutto il possibile, affinché i comuni non siano lasciati soli davanti a un rischio, che metterebbe in difficoltà i nostri cittadini, prima di tutto. La situazione in cui versa un numero significativo di enti locali è senza dubbio complessa e non di semplice risoluzione. È necessario un ampio lavoro di revisione su due versanti: ripianare il debito dei comuni in difficoltà nel più breve tempo possibile, anche in considerazione del termine ravvicinato per l'approvazione dei bilanci, e per questo obiettivo Forza Italia presenterà proposte per inserirlo già all'interno del “decreto Sostegni-bis”; altrettanto ineludibile è trovare una soluzione condivisa sull'intero ordinamento contabile, che va rivisto e adattato a criteri di maggiore autonomia e di effettiva e strutturale sostenibilità, come lei ci ha indicato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza volte a prorogare la misura del cosiddetto «superbonus 110 per cento» - n. 3-02301)

PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Rospi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02301 (Vedi l'allegato A).

GIANLUCA ROSPI (MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, ha introdotto i nuovi incentivi in materia di efficienza energetica e sicurezza sismica, elevandoli dal 65 per cento e 85 per cento al 110 per cento per tutte le spese effettuate dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021. Con la legge di bilancio, poi, il superbonus è stato prorogato, portandolo fino al giugno del 2022, ma, per alcune misure, addirittura fino al 31 dicembre, sempre dello stesso anno 2022. Ad oggi, però, sono circa 35 mila le richieste di attivazione del superbonus in tutta Italia, a fronte di un potenziale della platea di oltre 17 milioni di edifici; si tratta di costruzioni, edificate tutte prima del 1980, quindi non adeguate, dal punto di vista sismico ed energetico. Sono ancora troppo poche, Ministro.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA ROSPI (MISTO-C!-PP). Con questa interrogazione, si intende chiedere al Ministro quali iniziative di competenza, anche attraverso il rifinanziamento della misura in esame, il Ministro intenda assumere al fine di prorogare oltre la scadenza di giugno 2022 la misura del superbonus 110 per cento.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. Il cosiddetto superbonus è stato introdotto quale strumento per rilanciare rapidamente le attività dell'intero comparto dell'edilizia e far ripartire i cantieri dopo la brusca frenata dovuta al lockdown; è, inoltre, importante per accelerare la transizione energetica del Paese, in vista degli obiettivi indicati anche in sede europea. Nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il superbonus rappresenta una delle principali proposte progettuali. L'ammontare complessivo delle risorse previste, tra PNRR e Fondo complementare, è di oltre 18 miliardi di euro. La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 per le case popolari. Il Governo si è impegnato a inserire nel disegno di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021, con riguardo agli effetti finanziari, alla natura degli interventi realizzati, al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e di sicurezza degli edifici.

Ricordo anche che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è definito l'obiettivo di ristrutturare gli edifici pubblici e privati, migliorandone l'efficienza energetica attraverso l'isolamento termico, gli impianti di riscaldamento e raffreddamento e l'autoproduzione di elettricità, nonché il monitoraggio dei consumi da parte degli utenti. L'obiettivo fissato dall'Unione europea è di raddoppiare il tasso di efficientamento degli edifici entro il 2025.

PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Rospi ha facoltà di replicare.

GIANLUCA ROSPI (MISTO-C!-PP). Grazie, Ministro, per la risposta. Mi fa piacere che il Governo stia prevedendo una proroga fino al 2023 e che siano stati anche stanziati 18 miliardi su questa misura, per l'efficientamento degli edifici. Però, forse, bisognerebbe fare anche qualcosa in più, perché sono oltre 7 mila i chiarimenti richiesti all'Agenzia delle entrate in meno di un anno. Quindi, forse, tale misura necessiterebbe anche di alcune semplificazioni, come, per esempio: eliminare o semplificare la dichiarazione di conformità urbanistica (sono diversi i mesi di tempo che le imprese aspettano per ottenere l'accesso agli atti); oppure semplificare le procedure per la cessione del credito (anche queste molto onerose, ci sono delle piattaforme che richiedono addirittura 40 documenti da inserire); oppure estendere la misura a tutti gli edifici, compresi gli alberghi, gli edifici commerciali, il terziario e anche gli edifici industriali.

Infatti, una misura che guarda alla sicurezza sismica e all'efficienza energetica non deve guardare alla tipologia degli edifici, perché, da ingegnere, le posso dire che il terremoto non guarda in faccia gli edifici; il terremoto, quando arriva, butta giù tutto: abbiamo sotto gli occhi il disastro del terremoto dell'Emilia, dove a crollare erano addirittura gli edifici industriali. Quindi, secondo me, l'estensione a tutti gli edifici è fondamentale. E poi, da ultimo, conviene capire come rendere questa misura strutturale, perché è una misura che va nella direzione che ci richiede l'Europa, che è quella di efficientare tutto il nostro patrimonio pubblico italiano, che è molto vasto; quindi, bisognerebbe pensare, per esempio, a mantenere il 110 per cento solo per le diagnostiche energetiche e sismiche e portare la misura all'80 o al 90 per cento per tutte le ristrutturazioni a valle della diagnostica.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA ROSPI (MISTO-C!-PP). Ho concluso. Il superbonus rappresenta uno strumento concreto e compiuto per raggiungere gli obiettivi europei di energia e clima - l'ha detto lei, Ministro -, oltre ad essere uno strumento funzionale alla riqualificazione del patrimonio storico e costruito italiano. Per queste considerazioni, va sostenuto e implementato (Applausi dei deputati del gruppo misto-Cambiamo! - Popolo Protagonista).

(Intendimenti del Governo in merito alla proposta di un aumento dell'imposta di successione ai fini dell'istituzione di una “dote” a favore dei diciottenni - n. 3-02302)

PRESIDENTE. La deputata Lucia Albano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02302 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie Presidente. Signor Ministro, il segretario del Partito Democratico, che, come è noto, è in maggioranza di Governo, recentemente ha proposto di aumentare la tassazione sulle successioni per finanziare una “dote” per i diciottenni. Secondo la proposta, ai ragazzi che oggi hanno tra i 13 e i 17 anni, al momento del compimento del diciottesimo anno, viene corrisposta una dote di 10 mila euro, finanziata con un aumento dell'imposta di successione, che porterebbe al 20 per cento la tassazione per eredità e donazioni tra genitori e figli sopra i 5 milioni di euro. La misura riguarderebbe solo una parte dei diciottenni, in quanto ancorata ai parametri ISEE della famiglia e, quindi, interesserebbe circa 280 mila giovani ogni anno, per un costo pari a quasi 3 miliardi. Da notizie apparse sui giornali, sembrerebbe che il Presidente del Consiglio non abbia accolto favorevolmente la proposta, fatto che non ha fermato alcuni esponenti della maggioranza nel continuare a sostenerla. Fratelli d'Italia ritiene che l'attuale momento storico non sia adatto al varo di ulteriori imposte. Si chiede, pertanto, quali siano le intenzioni del Governo in merito alla proposta avanzata dal Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, ha facoltà di rispondere.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie. In relazione all'ipotesi relativa all'aumento della tassazione delle successioni, vorrei precisare che il Governo non ha ancora definito la sua proposta di legge delega sul fisco, anche perché attende le risultanze dei lavori delle Commissioni parlamentari. A maggior ragione, non è entrato nel merito di proposte relative a singole misure. La proposta di legge delega, che verrà approvata dal Consiglio dei Ministri entro il 31 luglio, verterà sul sistema fiscale nel suo complesso. Non è bene, infatti, intervenire su singole componenti del sistema fiscale, in quanto queste devono inserirsi in un disegno complessivo e concorrere alle finalità generali del sistema fiscale: crescita, equità e contrasto all'evasione. Inoltre, va sottolineato che le singole imposte interagiscono tra di loro e questa è una ragione in più perché il Governo si esprima con una proposta di respiro generale. La riforma fiscale dovrà tenere conto degli equilibri di finanza pubblica, evitando di generare oneri per le generazioni future.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Marco Osnato.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, signor Ministro, grazie Presidente, devo dire che, pur comprendendo la sua autorevole prudenza nella risposta, eravamo, forse, rimasti più soddisfatti da quanto dichiarò il Presidente Draghi alla stampa qualche giorno fa. Detto questo, non nascondiamo la nostra preoccupazione e anche il nostro essere stupefatti da quanto dichiarato dal segretario del Partito Democratico, Enrico Letta. Lo dico perché dimostra una siderale lontananza dalle reali necessità del Paese, anche dal punto di vista fiscale, e una distanza da quanto sta facendo il Parlamento, perché noi, in Parlamento, stiamo discutendo, nelle Commissioni finanze di Camera e Senato, di un'indagine sulla riforma fiscale principalmente dell'IRPEF, ma non solo, e nessuno ha mai toccato questo tema: è un argomento che neanche il Partito Democratico ha messo al centro del dibattito. Quindi, questa lontananza ci preoccupa, perché vuol dire nuove tasse, nuova attenzione alle tasche degli italiani e perché dimentichiamo - noi no, ma, forse, Letta sì - che l'Italia, in Europa, è il quarto Paese come pressione fiscale: secondo le ultime rilevazioni, dopo quanto fatto dal Ministro Gualtieri, siamo arrivati oltre al 43 per cento di pressione fiscale e, quindi, anche le osservazioni rispetto agli altri Paesi europei sulla tassa di successione non valgono, perché, evidentemente, questi Paesi non hanno questa pressione fiscale, non hanno le tasse di registro, non hanno tasse ipotecarie, catastali, non hanno l'IMU come il nostro, non hanno tutta una serie di situazioni che, invece, noi abbiamo. Credo che, ormai, sia evidente a tutti che le successioni si pianificano, quindi questi atteggiamenti persecutori portano ad evidenziare come ulteriori pratiche elusive siano molte pericolose.

PRESIDENTE. Concluda

MARCO OSNATO (FDI). Concludo ricordando la plastic tax, il contributo di solidarietà, la sugar tax, la patrimoniale, la tassa di successione, l'abolizione del regime forfettario, i 2,8 miliardi, per quanto ha citato la mia collega rispetto alla destinazione dei giovani, si potevano recuperare benissimo dalle cifre del reddito di cittadinanza, che sono sei volte tanto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Deve concludere. Ha esaurito il suo tempo.

MARCO OSNATO (FDI). Concludo, dicendo: tasse, ius soli, coprifuoco; si può governare l'Italia anche senza odiare gli italiani. Questo lo dico agli amici del PD (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,45, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Battelli, Brescia, Cirielli, Comaroli, Delmastro Delle Vedove, Giachetti, Grande, Lapia, Lollobrigida, Lorefice, Maggioni, Magi, Migliore, Occhiuto, Parolo, Perantoni, Quartapelle Procopio, Schullian e Serracchiani sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 97 come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Commemorazione delle vittime del tragico incidente della funivia Stresa-Mottarone.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghe e colleghi, come sapete, lo scorso 23 maggio il distacco di una cabina della funivia Stresa-Mottarone ha provocato la morte di 14 persone, tra cui due bambini, e un ferito grave. Questo terribile incidente ha suscitato sconcerto, dolore profondo e solidarietà in tutto il Paese.

Desidero oggi rivolgere, a nome mio e dell'intera Assemblea, un commosso omaggio alle vittime, nonché l'espressione del più sentito cordoglio ai loro familiari. Voglio inoltre augurare la pronta guarigione al bambino rimasto ferito che, nella tragedia, ha perso i genitori e il fratellino (Applausi).

Tengo anche a rivolgere un sincero ringraziamento a quanti si sono prodigati nelle difficili operazioni di soccorso.

Quanto accaduto a Stresa è inaccettabile e sarà necessario fare piena luce, in tempi rapidi, sulle cause di questa tragedia e sulle responsabilità. Come è necessario che le autorità competenti mettano in atto tutte le misure appropriate di prevenzione, controllo e manutenzione rispetto alle condizioni delle infrastrutture, affinché simili tragedie non si ripetano e sia sempre garantita la sicurezza della nostra comunità.

Invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Si riprende la discussione del testo unificato - A.C. 164-A​

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 164-1317-1666-1907-2272-A: Disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani.

Ricordo che, nella parte antimeridiana della seduta, si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la deputata Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Gentile sottosegretario, onorevoli colleghi, oggi approviamo il testo unificato che reca disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani. È il risultato finale di un lavoro lungo e articolato svolto in Commissione affari sociali, in sinergia con il Governo e, in particolare, con il Ministero della Salute. L'iter del provvedimento non è stato esente da difficoltà, anche per il fatto di essersi intersecato con i numerosi provvedimenti d'urgenza adottati al fine di fronteggiare la pandemia. Ciò nonostante, l'impegno profuso in Commissione al fine di portare a termine l'esame del provvedimento è stato sempre costante. Come relatrice e prima firmataria di una delle proposte di legge che sono confluite nel testo unico che approviamo, è per me grande oggi la soddisfazione, soprattutto perché è un atto di iniziativa parlamentare che approda in Aula e, nel contenuto, lo ritengo un passo in avanti importante e una risposta concreta ai malati rari e alle loro famiglie. Il provvedimento ci ha dato la possibilità di avvicinarci alla vita quotidiana dei malati rari e delle loro famiglie, anche grazie all'ampio ciclo di audizioni che ci ha permesso di ascoltare le testimonianze e le necessità delle associazioni dei malati. Parliamo di 2 milioni di malati rari in Italia che aspettano da tempo un segnale di attenzione da parte delle istituzioni. Siamo riusciti a costruire una cornice normativa che preserva, consolida e implementa le buone pratiche e i percorsi sviluppati negli anni. Rispondere alle necessità dei malati rari vuol dire: garantire l'uniformità dell'erogazione dei servizi sanitari e sociosanitari su tutto il territorio nazionale, a partire dal Piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato, che si occupa della diagnosi, della cura, della riabilitazione e dei dispositivi medici; organizzare un percorso strutturato di transizione dall'età pediatrica all'età adulta; aggiornare, in maniera costante, i livelli essenziali di assistenza e l'elenco delle malattie rare, al passo con le scoperte della ricerca scientifica; utilizzare il potente strumento del Piano nazionale malattie rare, aggiornato ogni tre anni, per organizzare, in maniera efficiente, la rete nazionale delle malattie rare, con le sue declinazioni regionali, compresi i centri che fanno parte delle reti di riferimento europee; facilitare l'accesso ai farmaci orfani innovativi, assicurandone la disponibilità e l'erogazione in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale; accompagnare il bambino e la sua famiglia in tutte le fasi della vita, sostenendo il lavoro di cura e di assistenza, l'inserimento scolastico e l'immissione nel mondo del lavoro, per garantire la piena realizzazione della persona e la sua autonomia. Questo lo realizziamo con un fondo dedicato. Diamo, inoltre, un forte impulso alla ricerca, dalla ricerca di base a quella clinica, agli screening neonatali, fondamentali per un trattamento precoce e per la cura della malattia rara, attraverso un incremento del finanziamento del fondo e le agevolazioni fiscali per enti di ricerca pubblici o privati che vogliono impegnarsi nella ricerca sulle malattie rare e sui farmaci orfani. Con l'istituzione del Comitato nazionale delle malattie rare, coinvolgiamo tutti i portatori di interesse, dalle istituzioni nazionali e regionali alle professioni e alle associazioni dei malati per la stesura condivisa di linee strategiche per le politiche nazionali e regionali in materia di malattie rare. Il Ministro della Salute, avvalendosi del supporto del Comitato nazionale per le malattie rare, presenterà alle Camere, entro il 31 dicembre di ciascun anno, una relazione sullo stato di attuazione della legge. Abbiamo, dunque, riportato il tema delle malattie rare e dei tumori rari nell'agenda politica, con la collaborazione di istituzioni, professionisti, istituti di ricerca, società scientifiche e associazioni. Oggi, si conclude il percorso alla Camera e dedico questo traguardo a tutti i bambini affetti da malattia rara e alle loro famiglie. Ora, affidiamo il testo unico al Senato, per completare l'iter parlamentare. È necessario che questa legge quadro per le malattie rare possa essere applicata al più presto nella vita reale per migliorare la qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie e per sostenere il mondo della ricerca e la produzione di farmaci orfani e innovativi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Volpi. Ne ha facoltà.

LEDA VOLPI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Finalmente, dopo più di 2 anni, questa importante legge arriva in Aula. Si tratta di una legge quadro molto attesa dai pazienti e dalle famiglie, che riordina i percorsi di diagnosi e cura delle malattie rare e la ricerca dei farmaci orfani. Essere malato di una malattia rara significa essere malati 2 volte: la prima, quando si manifestano i sintomi; la seconda, quando si riceve la diagnosi. Il percorso del malato raro è un percorso a ostacoli. La malattia rara è spesso poco conosciuta. In genere, si fanno molti esami e visite, a volte si vaga da ospedale a ospedale, per anni, per escludere altre malattie, fino ad arrivare in centri specializzati, dove, finalmente, si ottiene la diagnosi e, quindi, si riesce a dare un nome, un'etichetta al proprio disturbo. Ma non è finita qui la maratona. Dalla diagnosi, si deve passare alla presa in carico, quindi, trovare i servizi che hanno quelle specifiche competenze tecniche e di specializzazione del personale per poter essere seguiti in tutte le fasi. Poi, c'è il grande nodo della terapia: quale terapia? Per alcune malattie rare esiste una cura, ma il malato deve lottare per vedersela garantita, magari deve viaggiare chilometri per fare la terapia. Per altre malattie rare la cura non c'è e qui sta l'importanza di incentivare la ricerca di nuovi farmaci, i cosiddetti “farmaci orfani”, cioè quelli per malattie così poco frequenti da non rendere attraente per le case farmaceutiche investire su tali progetti. È qui che lo Stato e l'Unione europea devono intervenire, sostenendo la ricerca pubblica, la ricerca indipendente e anche trovando un equilibrio tra il rischio d'impresa e i benefici di fatturato per le aziende farmaceutiche.

Nel frattempo, ci sono non solo i pazienti, ma intere famiglie da sostenere, da sostenere psicologicamente, perché molte malattie rare sono ereditate geneticamente e, quindi, si devono fare i conti con indagini del DNA, da estendere ai familiari, con tutto ciò che comporta: la paura di sviluppare in futuro la stessa malattia o il dilemma di come affrontare il desiderio di una gravidanza. Le famiglie vanno poi sostenute economicamente nell'inserimento lavorativo e nell'inclusione scolastica. Secondo l'ultimo rapporto “MonitoRare”, realizzato dalla Federazione italiana malattie rare, le principali criticità che persistono, tutt'oggi, sono la mancanza, dal 2016, del nuovo Piano nazionale malattie rare e l'estrema disomogeneità territoriale nell'accesso ai servizi sanitari, sociosanitari e sociali. Basta pensare che 8 regioni non hanno alcun centro partecipante alla rete di eccellenza europea e che la maggior parte dei centri di eccellenza si trova al Centro-Nord.

Con questa legge, si raggiungono aiuti importanti su molti aspetti per le famiglie e per le persone affette da malattie rare. Io voglio fare i complimenti alla relatrice, che ha lottato negli ultimi 2 anni per portare avanti la nostra meritevole proposta di legge, nonostante i tanti ostacoli che ha trovato sulla sua strada e voglio fare i complimenti a tutti i gruppi politici, che hanno lavorato per migliorare il più possibile il testo. Infine, faccio un augurio: che questa legge possa essere approvata velocemente al Senato e che, successivamente, il percorso di realizzazione di quanto stabilito in questa legge possa avvenire il più celermente possibile, perché la politica buona è quella che, piuttosto che chiacchierare, si impegna a trovare soluzioni ai problemi e le istituzioni buone sono quelle che lavorano pancia a terra, per far arrivare i benefici concreti delle leggi nella vita dei cittadini.

Voglio ricordare, a questo proposito, che nel 2018 ho avuto il privilegio e la fortuna di riuscire a estendere la gamma di patologie rare ricercabili con lo screening neonatale, in modo che, man mano che vengono scoperte dalla ricerca nuove cure, i piccoli pazienti possano essere salvati. Ebbene, oggi, a distanza di 2 anni e mezzo, il Ministero della Salute non ha ancora dato seguito a quell'emendamento, cioè non ha ancora aggiornato la lista delle patologie. È stato convocato, mesi fa, un tavolo apposito al Ministero e stiamo tutti aspettando che, a brevissimo, porti a termine il suo lavoro. Questa deve essere una priorità, perché ogni giorno che passa ci sono bambini che non ricevono la diagnosi, appena nati, e che quindi non possono essere trattati precocemente, perdendo importanti chance di guarigione.

Uno dei motti più significativi , a mio parere, del vecchio MoVimento 5 Stelle era: “Nessuno deve rimanere indietro”. Io spero che questo motto non sia dimenticato, ma che sia condiviso da sempre più decisori politici.

Con questo, dichiaro il voto favorevole da parte de L'Alternativa c'è (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio esprimere la mia felicità per il punto a cui si è arrivati oggi e voglio davvero, senza infingimenti, fare i complimenti alla relatrice Bologna per il lavoro che ha svolto in questo lungo periodo, anche travagliato, come lei ha ricordato, perché riuscire a trovare lo spazio per una delle leggi forse più importanti e più giuste che stiamo discutendo e approvando in questa legislatura, in una fase così complessa proprio dal punto di vista sanitario, è stato difficilissimo. La perseveranza della relatrice, ma anche delle colleghe e dei colleghi che, più di altri, si sono battuti, dà il segnale che non tutto è perduto, che a volte le battaglie giuste per migliorare la qualità della vita e per cercare di dare una dignità alle persone sono davvero i momenti migliori. Il lavoro che noi siamo chiamati a svolgere ha una sua affermazione in giornate come queste.

A me piace ricordare che uno degli articoli della Costituzione, l'articolo 32, oggi compie un passo in avanti, perché si afferma, con questa legge, il diritto a essere curati, non in base al censo - ma non familiare -, al costo che quella malattia rischia di avere. Credo che ci siano in questa legge molti aspetti (li ha ricordati la relatrice e li ha detti, prima di me, la collega Volpi). Con la legge si fanno dei passi in avanti rispetto al registro delle malattie rare e dei tumori rari, si tiene in ordine e si aggiorna meglio l'elenco delle malattie rare e si investe su queste cose. Ma la parte che io credo sia più importante è provare a fare un passo in avanti per chiudere la vicenda del business - così posso chiamarlo - della malattia. Dunque, investire nella ricerca, ma anche provare a fare qualcosa - e io penso che debba essere oggetto di un passaggio ulteriore che dobbiamo provare ancora a fare - perché non va bene che là dove si perde economicamente interviene solo lo Stato e dove ci sono gli utili è lo spazio dei privati. Noi dobbiamo, come legislatori, provare a rafforzare ancora di più che la ricerca deve essere vincolata anche allo studio delle malattie rare, che bisogna forse anche arrivare, un giorno, a cambiare nome ai “farmaci orfani”, che sono i farmaci che nessuno vuole produrre perché non sono fonte di guadagno. Devono essere farmaci come gli altri, perché il diritto delle persone che devono assumere quei farmaci deve essere lo stesso di coloro che assumono farmaci da banco, con cui si fa, invece, business davvero e, come abbiamo visto, anche con quelli non da banco, ma salvavita, come, in questi giorni, sui vaccini. Ringrazio tutte le aziende che, preventivamente e velocemente, hanno preparato i vaccini, ma non penso che ci sarebbe stata la stessa prontezza per poche decine di migliaia di flaconcini da mettere in campo.

Davvero penso che quello di oggi sia un passaggio importante, che la Camera si stia apprestando a votare una legge di civiltà, delle norme che migliorano una regolamentazione già esistente. Mi auguro che il Senato, nel minor tempo possibile, possa approvare questa normativa, per rendere dignità alla vita di tanti bambini e tanti genitori di questi bambini, che vivono con difficoltà la quotidianità. Grazie e dichiaro il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Oggi è un buon giorno per quest'Aula; lo è perché ci accingiamo ad approvare il testo unico sulla cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani. È un provvedimento frutto di un lavoro durato mesi, quasi due anni, profondo e attento, per il quale voglio anzitutto ringraziare l'onorevole Bologna, che, da relatrice del provvedimento, con tenacia e gentilezza, ha guidato lo sforzo comune della Commissione affari sociali, di cui oggi più che mai mi sento onorata di far parte. È stata una bella pagina quella che abbiamo scritto in Commissione, contribuendo tutti insieme, maggioranza e opposizione, a condurre in porto un risultato che ovviamente è ben lontano dall'essere risolutivo, ma che rappresenta un traguardo importante, perché finalmente cerchiamo di dare una risposta organica e sistematica alla necessità più urgente ed essenziale delle persone con una malattia rara, ossia avere la garanzia di una presa in carico globale e multidimensionale dei propri bisogni.

Questa legge non è un punto di arrivo definitivo, non dà tutte le risposte e non risolve certo tutti i problemi delle persone con malattie rare, ma è importante, e lo è anche al di là delle sue specifiche disposizioni, che i miei colleghi hanno precedentemente descritto. Vorrei, con poche parole, provare a spiegare perché è così importante. Nel nostro Paese, si stima che i malati rari siano quasi 2 milioni di cittadini. È una popolazione grande, una dimensione di cittadinanza assai più ampia di quella di tante categorie di cui discutiamo e a cui prestiamo spesso maggior attenzione, in quest'Aula. Tanti cittadini, quindi, che però hanno uno spettro di patologie frammentatissimo; il numero di malattie rare conosciute e diagnosticate oscilla tra le 7 mila e le 8 mila. Ciascuna non solo ha una prevalenza assai bassa, meno di 5 casi ogni 1.000 abitanti, ma ha caratteristiche molto differenti. Dietro questi numeri c'è tutta la fatica e la sofferenza di essere un malato raro. Essere un malato raro, infatti, significa avere anzitutto vissuto, insieme alla propria famiglia, un periodo di limbo, più o meno lungo, prima di poter ricevere una diagnosi capace almeno di dare un nome alla propria malattia. Può sembrare un fatto semplice, ma non lo è, perché quella diagnosi, che frequentemente arriva in età pediatrica, se, da un lato, offre almeno un punto fermo, in un mare di incertezze, dall'altro, costringe a proiettare l'intera vita, propria o del proprio bambino, in una dimensione di futuro del tutto inaspettata e terrorizzante. Se, poi, quella malattia rara è genetica ed ereditaria, quel terremoto investe un'intera famiglia, per l'oggi e per il domani. Essere un malato raro significa anche sentirsi un paziente sconosciuto e inconoscibile da parte di medici che non siano specificamente competenti sulla propria patologia; e, quindi, significa avere paura che, in caso di ricovero in un reparto non preparato, la propria specificità non sarà capita e gli interventi di cura non saranno adeguati.

Quanta paura, ad esempio, hanno avuto i malati rari in questa pandemia all'idea di ammalarsi e finire in un ospedale non pronto ad accogliere le loro specificità. Ma, più di tutto, essere un malato raro significa avere la consapevolezza che quella patologia ti accompagnerà per tutta la vita e la trasformerà irrimediabilmente, perché potrà determinare una disabilità grave o spesso una condizione di non autosufficienza, con tutto ciò che questo comporta in termini di fatica quotidiana, di inclusione nelle scuole, di inserimento lavorativo, fino alla possibilità di costruirsi una vita autonoma e indipendente. Ed essere un malato raro, se la patologia è progressiva, significa dover acquisire una capacità di adattamento stupefacente, perché la vita cambierà non una, mille volte, secondo i ritmi dettati da quel maledetto intruso della propria esistenza che è la malattia; un intruso che non ti lascia mai e che decide se, come e quando farsi vivo con più forza e cattiveria.

A fronte di tutto questo, essere malati rari può significare sentirsi molto soli. Che questo avvenga o meno dipende anche dalla capacità delle istituzioni di accompagnare chi ha una malattia rara e la sua famiglia in un percorso che è lungo una vita intera e che si snoda in tutte le sue fasi. Ebbene, il provvedimento che stiamo per votare è importante proprio perché riconosce pienamente il rischio di quella solitudine, se ne fa carico e cerca di mettere in campo una serie di strumenti che servono a contrastarla. Una legge come questa, se approvata, potrà incidere profondamente nella vita di tante persone fragili oppure potrà restare solo una dichiarazione di intenti, se non sapremo, ad ogni livello istituzionale, darle corpo e forza. Un corpo e una forza che dipenderà anche dalla capacità che avremo, in parallelo all'approvazione del provvedimento, di inserire la prospettiva dei malati rari nei progetti esecutivi del PNRR; non solo in quelli che riguardano la ricerca, ma anche negli interventi inerenti l'inclusione delle persone con disabilità, che spesso sono malati rari, negli interventi sull'assistenza domiciliare complessa, in quelli sulla prevenzione secondaria.

Su questo permettetemi un'osservazione conclusiva: siamo in un momento molto particolare per il mondo delle malattie rare dal punto di vista scientifico. Per malattie rare genetiche come la mia, fino a pochi anni fa, non era disponibile nemmeno una diagnosi certa; si potevano fare solo ipotesi probabilistiche. Oggi non solo esiste una diagnosi precoce, ma man mano sono disponibili terapie geniche che trasformano l'esito della malattia in modo radicale nei bambini. La scienza sta facendo la propria parte in modo straordinario, offrendo ogni giorno opportunità di cure nuove e sempre più stupefacenti. Hanno fatto e continuano a fare la loro parte le associazioni dei malati rari con impegno e passione, svolgendo un ruolo per il quale nessuno di noi in quest'Aula potrà mai esprimere abbastanza gratitudine (Applausi).

Ora tocca alla politica fare la propria parte fino in fondo, dando gambe forti a questa legge, estendendo subito lo screening neonatale alle patologie che hanno i requisiti su tutto il territorio nazionale (Applausi), senza differenze regionali che discriminano i bambini in base al luogo in cui nascono e mettendo in campo ogni misura necessaria per assicurare l'equo accesso alle nuove terapie avanzate e ai farmaci innovativi a tutti i pazienti eleggibili.

Frida Kahlo diceva che “nessuno è separato da nessuno, nessuno lotta per se stesso”. E Frida Kahlo sapeva cos'è la malattia.

Ebbene, così come i malati rari hanno saputo negli anni essere uniti nella loro diversità, diventando più forti, tocca a noi oggi interpretare l'insegnamento di Frida Kahlo, non lasciando soli i malati rari, ma considerando ogni singola battaglia che li riguarda un fatto che riguarda ciascuno di noi in prima persona.

Questa legge è un grande e importante passo avanti in questa direzione ed è per questo che, con una certa commozione, dichiaro il voto favorevole di Italia Viva (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario, nell'applauso che adesso abbiamo tributato alla collega Lisa Noja, c'è anche il senso dell'unità del Parlamento, della Commissione XII e di quanti hanno contribuito alla redazione di questo atto e tutto ciò, nella commozione che ha rappresentato Lisa nelle sue parole e nell'applauso commosso che le abbiamo tributato, rappresenta la cifra distintiva di una politica che, quando vuole, sa essere unita, quando vuole, sa emozionarsi e, soprattutto, quando vuole, produce atti consequenziali che possono risolvere i problemi degli italiani.

In particolare, parliamo di un problema - lo voglio ricordare, come dicevo in fase emendativa questa mattina - che attiene alla definizione di patologia rara, ossia quella patologia che colpisce 5 persone su 10 mila. E' una prevalenza - termine tecnico-medico - che indica l'incidenza di quella patologia, su un dato rapportato al numero di abitanti, molto bassa, che rende, anche per definizione, “fragile” una patologia che già lo è, perché, essendo poche le persone interessate, evidentemente non sono oggetto della ricerca, non sono oggetto della politica, non sono oggetto della società: non sono oggetto di nessuno. Quindi, il fatto che la politica faccia tornare al centro della propria azione, del proprio dibattito e delle proprie decisioni questo tipo di patologie delinea una maturità che molte volte, alcune volte, la politica sa avere.

In questa fase di maturità, il gruppo di Fratelli d'Italia ha dato un proprio contributo, uno scritto raccolto e integrato, come i contributi di tutti i gruppi parlamentari, che è stato prodotto dalla collega Bellucci, con l'impegno del sottoscritto in fase emendativa e in fase di redazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che vuole sostanzialmente migliorare la vita di chi oggi ha la sfortuna di essere attinto da una malattia rara e delle famiglie che si trovano a dover gestire momenti complessi e difficili.

In fase di dichiarazione di voto voglio ricordare cosa prevede questo testo unificato. Innanzitutto, l'uniformità nell'erogazione di prestazioni, che siano mediche o farmaceutiche, su tutto il territorio nazionale. In questo ravvisiamo uno dei vulnus del nostro Sistema sanitario nazionale che negli anni scorsi ha celebrato 40 anni e che, purtroppo, ha diversi limiti. A mio avviso, sono limiti indotti anche dalla riforma del Titolo V della Costituzione che, con la regionalizzazione in tema di sanità, ha portato ad una sperequazione e a quell'ignominia per cui alcuni soggetti fragili potevano accedere alle cure e, quindi, ai farmaci, mentre altri soggetti fragili, che risiedevano e risiedono in regioni diverse rispetto ai primi, non potevano accedere gratuitamente a quei farmaci solo perché magari la loro regione è in Piano di rientro e, quindi, non li può erogare. Questi sono casi concreti per i quali l'articolo 32 della nostra Costituzione - non lo vorrei ripetere in quest'Aula in cui la Costituzione è stata scritta -, che sancisce che ogni italiano ha pari diritto di livello di assistenza sanitaria, in questo caso, purtroppo, è stato stralciato. Con questo provvedimento, almeno per quanto riguarda le malattie rare, vi vogliamo porre rimedio. La fase post-pandemica ci ha dimostrato ulteriormente quanto affermavo, ossia una sperequazione fra 20 sanità nazionali diverse, con sanità del Nord, che hanno una velocità, e alcune sanità del Sud, che hanno una diversa velocità.

Ebbene, spero che quest'Aula possa trovare, nella fase post-pandemica che, penso e spero, si esaurirà nel prossimo futuro, un momento di riflessione, per perequare ciò che, in questo momento, invece, è sperequato.

Secondo: il coordinamento. Questa legge si incentra sul coordinamento dell'assistenza periodica, con un aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, altro tema fondamentale, perché le patologie evolvono, perché c'è l'insorgenza di nuovi tipi di patologie, che vanno evidentemente monitorati. Inoltre, altro aspetto fondamentale, vi è il coordinamento della cosiddetta rete nazionale delle malattie croniche.

Infine, il quarto pilastro è la ricerca, altro aspetto fondamentale di questo provvedimento, perché, per definizione, quando si parla di malattie rare, in parallelo, si deve parlare di ricerca, perché, per curare le malattie rare, le malattie genetiche, le malattie sconosciute, c'è bisogno di ricerca.

Per questo, stamattina, con il gruppo di Fratelli d'Italia avevo proposto un set di tre emendamenti diversi, che andavano proprio in questo senso, a mettere in discussione quel meccanismo diabolico, oserei dire del payback farmaceutico, che lo è già di per sé – e mi ricorda tanto le misure prese da alcuni Paesi comunisti dello scorso millennio - men che meno una misura assolutamente incomprensibile se applicata ai farmaci orfani innovativi. Ho prodotto questo emendamento, e mi è stato spiegato garbatamente dalla maggioranza che forse non era il momento di parlarne. Io lo ridico, perché ci deve essere un momento in cui la politica si confronta, anche rispetto a questi temi in generale, ma anche in particolare. Infatti, i farmaci orfani sono stati espunti dalla lista dei farmaci soggetti a payback: bene! Quella lista, però - lo ricordo -, è soggetta a delle valutazioni dell'EMA: male! Infatti, l'EMA dimentica, molte volte, alcuni farmaci, ma soprattutto ci sono dei farmaci definiti in inglese orphan-like, cioè uguali sostanzialmente ai farmaci orfani, che hanno, per definizione, lo stesso livello di cura, che però, non essendo inseriti in quella bibliografia e in quegli elenchi, evidentemente rientrano nel meccanismo perverso del payback. Questo causa un danno non solo ai malati, il che già basterebbe - e questo è chiaro ed evidente -, ma arreca un danno all'industria farmaceutica e alla ricerca nazionale italiana. Infatti, nel momento in cui all'industria farmaceutica, che si sforza economicamente per ricercare nuovi farmaci, si dice che i farmaci orfani innovativi e i farmaci orphan-like sono compresi nel meccanismo perverso del payback - e, quindi, generano per le stesse aziende costo -, quelle stesse aziende non faranno più ricerca in Italia; la faranno magari in Francia, la faranno magari in Olanda, la faranno magari in Germania, spogliando di un asset strategico la nostra Nazione e dando un colpo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) anche ai nostri malati di malattie rare, che non si vedranno curati e “attenzionati” da una ricerca nazionale.

Ritengo che questo momento di approfondimento su questa splendida legge – evidenzio, attraverso questo aggettivo il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia - possa essere prodromico ad altri momenti di approfondimento, in cui la XII Commissione orientata verso la risoluzione di questo problema, possa trovare, in un momento decisivo politico altrettanto unitario, il superamento di questa stortura.

Ora, il tema qual è? Il tema è politico, il tema è di omogeneizzazione delle prestazioni. Per questo, credo che l'articolo 4, sul quale, in particolare, è intervenuto il gruppo di Fratelli d'Italia, il sottoscritto, con una sensibilità, non di categoria, non di difesa di interessi di categoria (lo dico pubblicamente, a microfono aperto), ma per conoscenza della straordinaria rete delle farmacie pubbliche e private convenzionate, che sono distribuite uniformemente sul territorio in forza di una pianta organica, possa contribuire alla risoluzione di questi problemi. Infatti, fino a ieri - e lo voglio ricordare -, l'erogazione dei farmaci orfani per le malattie rare veniva fatta quasi esclusivamente all'interno delle farmacie ospedaliere. Questo, evidentemente, creava una sperequazione con chi abitava magari vicino alle stesse farmacie ospedaliere, che, voglio ricordare, sono poche, ubicate quasi sempre nei capoluoghi di provincia. Invece, oggi le farmacie private convenzionate - che sono presenti, dal più piccolo dei paesi di montagna fino al centro urbano cittadino a distanza di 200 metri - danno la possibilità di accesso puntuale al farmaco e, quindi, la validazione di una compliance farmaceutica, che è fondamentale per i soggetti affetti da patologie rare.

Presidente, poiché mi faceva segno di concludere, concludo dicendo che cosa? Che l'unitarietà che noi abbiamo dimostrato in questo momento storico della nostra Nazione, ma anche il ritardo che è stato dovuto al fatto che, evidentemente, la XII Commissione e il Parlamento sono stati occupati da altri tipi di problemi altrettanto importanti, però che questo ritardo possa essere l'alba di un nuovo approccio politico nel quale si affrontano i problemi che riguardano tutti gli italiani. Per questo, noi votiamo favorevolmente. Ringrazio la collega Fabiola Bologna per la pervicacia con la quale ha perseguito l'approvazione e la redazione di questo provvedimento e spero che futuri momenti come questi siano sempre più numerosi in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Malattie rare non significa, come purtroppo è accaduto per il passato, malattie da trascurare. Malattie rare non può significare nemmeno rarefare le attenzioni. Quella relativa alle malattie rare non può essere considerata vicenda marginale o per pochi. E non lo è, intanto perché sono circa 8 mila le malattie cosiddette rare, non mi sembrano poche. In Italia, sono milioni i malati affetti da questi eventi, forse 2 milioni, e per il 70 per cento si tratta di bambine e di bambini; 20 mila nuovi casi ogni anno.

Un Paese civile come il nostro deve schierarsi, deve fare una scelta di campo, che prescinda dalle appartenenze, dal teatrino delle dinamiche della politica militante. Non un Governo, signor Presidente, non una maggioranza in Parlamento, ma il Paese deve decidere con consapevolezza da che parte stare. Questa norma lo fa. Questa norma lo fa, rispondendo a due domande centrali, essenziali: una di approccio più specificamente tecnico, di approccio rotondo, se volete, accogliente, che può anche essere considerato indipendentemente dalla malattia che affronta, perché si occupa della persona, si occupa delle sue opportunità, si occupa di quelle fragilità, delle complessità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), si occupa della famiglia! Si occupa dell'assistenza, delle relazioni sociali, della clinica e della ricerca; una norma, insomma, che costruisce un percorso di maggiori certezze. Si deve evitare, in questo modo, che la complessità e la drammaticità di talune patologie sia ulteriormente acuita dalla indifferenza delle istituzioni e dalla impermeabilità e distanza delle tutele e delle cure. Ma una norma ha anche un profilo etico, interpreta un sentimento, se volete, morale, e questa ha un profilo etico grande, grande assai, grande come una casa; indica inequivocabilmente il Paese nelle sue diverse articolazioni, nelle sue diverse rappresentazioni istituzionali, nelle diverse sensibilità sociali, indica da che parte sta il Paese: sta dalla parte di queste bambine, sta dalla parte di questi bambini, dalla parte delle famiglie. Una norma di civiltà che ha avuto il consenso di tutti ed una corsia di collaborazione trasversale sul piano politico ed interistituzionale: un successo, Presidente, di metodo.

Ringrazio davvero tutti i primi firmatari delle proposte, dopo la mia del 23 marzo 2018, 19 giorni dopo la prima seduta della Camera; ringrazio tutti i firmatari delle proposte successive, dei colleghi De Filippo, Bellucci, Panizzut: hanno voluto tutti utilmente arricchire il dibattito. Ma, più di tutti, consentitemi di ringraziare Fabiola Bologna, tessitrice instancabile di un successo non scontato (Applausi). Ringrazio i colleghi del mio gruppo in Commissione affari sociali, da Bagnasco, a Novelli, a Bond, tutti: hanno tollerato, sopportato con pazienza le mie incursioni e la mia presenza.

Ci siamo, ci siamo finalmente. Ci siamo, Presidente, per scrivere una bella pagina di democrazia parlamentare. Una norma che non ci viene dettata dal Governo di turno; anzi, una norma che attraversa tre Governi diversi e resiste; resiste perché è solida nella sua tenuta sociale, nella sua indispensabilità, nella sua necessità organizzativa, nella sua emblematicità rappresentativa, perché era semplicemente, Presidente, una norma necessaria.

Non possiamo, caro Presidente, per legge, sconfiggere la malattia di Fields, due casi al mondo. Non possiamo, signor Presidente, sconfiggere le malformazioni congenite, purtroppo numerosissime. Questo tocca alla scienza, questo tocca alla ricerca. Certo, tocca anche a noi, quando dobbiamo garantire che lo Stato investa di più (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), magari anche consentendo una fiscalità premiale, crediti di imposta per chi fa ricerca. Ma a noi di sicuro tocca garantire un ambiente fisico e sociale di accoglienza e di accompagnamento nei confronti di chi ha queste rare condizioni patologiche.

Per queste ragioni, Presidente, con orgoglio, con soddisfazione, con piacere, annuncio il voto favorevole del mio gruppo, di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (PD). Grazie, Presidente. Stare qui dentro - lo dico con sincerità ai colleghi - non significa essere avvolti, come dire, da un manto di amianto e, quindi, non sentire in alcune circostanze tutta la responsabilità, anche dalle parole di tanti di voi, a partire anche da quelle della collega Noja, sentire anche un po' di commozione per un percorso che è stato descritto da tanti, ai quali aggiungo qualche modesta, e spero utile, parola per portarci ad una decisione, da qui a qualche minuto, su un voto molto importante per quest'Aula.

Colleghi, non ci sono differenze tra malati, è abbastanza noto, dobbiamo stare sempre molto attenti. Fare graduatorie dei bisogni è una pratica immorale, per molti aspetti, ma chi conosce un po' come sono organizzati i sistemi sanitari, anche quelli di welfare, sa bene che ci sono risposte e capacità organizzative, molte volte - in alcuni ambiti, particolarmente difficili - particolarmente complesse. E noi oggi stiamo affrontando due enormità - io le chiamo così, con la mia esperienza - che sono riassunte in due parole: “rare” ed “orfani”. Sono due enormità e sono due grandi sfide che rendono alcuni bisogni di alcuni malati particolarmente figli di un dio, mi sentirei di dire, minore, come abbiamo potuto registrare dalle statistiche e anche dall'organizzazione che, purtroppo, conosciamo nel nostro Paese. Rare, ma vi è una grande molteplicità: forse 8.000, dicono 7.000, ma dobbiamo aggiungere sempre “forse”, perché vi sono anche malattie ancora molto oscure, anche alla scienza; 8.000, tutte eterogenee tra di loro e, come dicono gli esperti e gli scienziati, con una eziopatogenesi e con sintomatologie che, anche con la stessa malattia, sono diverse tra di loro. Una grande difficoltà sia in termini di diagnosi, sia in termini di terapia, una grandissima difficoltà non solo per il sistema sanitario del nostro Paese, ma per i sistemi sanitari del nostro continente. Con questo livello - non lo abbiamo evidenziato molto, ma io vorrei sottolinearlo - di organizzazione europeo, questa legge prova a lanciare una sfida, un'organizzazione, un metodo futuro.

Quindi, si tratta di malattie rare, ma affliggono quasi 2 milioni di italiani, molti, moltissimi, purtroppo, bambini. Abbiamo fatto passi in avanti, negli anni precedenti, sugli screening neonatali, bisogna fare di più. Io ricordo quel dibattito in Parlamento, avendo avuto, in quella fase, anche qualche responsabilità, e ricordo come si articolò anche la garanzia degli screening. Bisogna fare di più. Questa legge prova a mettere a punto iniziative su due o tre grandi questioni che riassumo. La prima: uniformità di prestazioni e anche di offerta, di possibilità di medicinali e di farmaci. Sembrerebbe una cosa scontata, quasi lapalissiana, ma questa grande difformità che noi abbiamo visto, soprattutto, nel tempo della pandemia è uno dei grandi temi del nostro sistema sanitario; quando scendiamo in basso e vediamo, per esempio, sull'organizzazione regionale - per quanto ci siano stati normative e piani che prevedevano un'organizzazione anche su questo fronte - la grande differenza a livello di regioni, essa è plateale, è iniqua, è veramente, straordinariamente iniqua.

Questa legge prova a dare indicazioni molto puntuali, utilizzando acronimi e metodi che la scienza dell'organizzazione sanitaria ci mette a disposizione, come i piani diagnostici terapeutici assistenziali uniformi. Questa legge ci dice che bisogna costruire un'ulteriore procedura di semplificazione per l'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza. Nella scorsa legislatura, c'è stata una piccola rivoluzione, nel nostro Paese: in precedenza, i livelli essenziali di assistenza, per essere aggiornati, prevedevano un percorso legislativo faticoso, burocratico, quasi mostruoso nella difficoltà. Nella scorsa legislatura, c'era un Comitato che consentiva questo aggiornamento: 200 malattie rare, all'esordio di quella novità, furono incluse immediatamente; troppo poche, sono 8.000. Questo provvedimento che approviamo oggi deriva dalle 5 proposte a firma di tanti di noi, che, insieme ai colleghi del Partito Democratico della XIII Commissione presentammo all'inizio di questa legislatura; tali proposte sono state riassunte nei sedici articoli che abbiamo approvato, e che ci apprestiamo ad approvare definitivamente con il voto finale sul testo unificato. Procedure di semplificazione, quindi, dicevo, nell'aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza: è un meccanismo che, se non lo capiamo a fondo, non ne comprendiamo l'importanza quasi epocale, perché noi abbiamo svolto dibattiti su alcune malattie, ci sono state interrogazioni, interpellanze, attività ispettive, e molte di queste malattie non venivano riconosciute.

Costruire un meccanismo, con riferimento al Comitato nazionale dei livelli essenziali di assistenza, istituito nella scorsa legislatura, come ricorderà la collega Lorenzin (era lei che guidava il Ministero), includere in quell'elenco le nuove malattie con termini a volte quasi esoterici, difficili anche da pronunciare, termini difficilissimi, significa includere una famiglia, cento persone che hanno familiari insieme ai pazienti in un contesto di assistenza, di diagnosi e di cura. Il Centro nazionale per le malattie rare viene rafforzato; poi vi è il Comitato nazionale per le malattie rare.

A conclusione del mio intervento, mi vorrei soffermare su due punti della normativa che non vorrei che ci sfuggano. L'Italia è un'eccellenza non sempre conosciuta nell'organizzazione delle reti sulle malattie rare a livello regionale ed è un Paese che guida molte delle cosiddette reti ERN a livello europeo. Questa legge prende atto di questa storia quasi solitaria che la scienza ha fatto in termini di risultato, di percorso, di qualità, di prestigio a livello europeo e costruisce un forte sostegno a questa organizzazione di reti: infatti, con riferimento alle malattie rare, in termini di diagnosi e di terapia, capite bene quale possa essere la rivoluzione con la telemedicina, i sistemi informatici, il teleconsulto, se, da Francoforte ad Abbiategrasso o a Canicattì, nel nostro Paese, è possibile assistere uno di questi bambini, che rappresentano una grande maggioranza, purtroppo, nel contesto dei malati rari. L'Italia è un Paese che ha questo prestigio.

Anche sui farmaci orfani devo convenire che non abbiamo potuto fare una rivoluzione, ma a tale riguardo vorrei dire al collega Gemmato, che ha riassunto gran parte della sua discussione e anche del suo intervento su questo importante e decisivo tema, che ci sono passi in avanti. Questa norma prova a dare sostegno alla ricerca, mette a punto per la prima volta un fondo per le famiglie e ci sono agevolazioni fiscali che hanno anche una copertura; si è necessariamente trovata una copertura in termini finanziari, quindi sono state previste agevolazioni fiscali.

Concludendo, non posso non ringraziare la tenacia della collega Bologna che si è incamminata in un territorio non molto semplice, nel rapporto con le associazioni, con le regioni, in una certa articolazione con il Ministero, anche con riferimento purtroppo all'incombente problema, spero totalmente superato, in termini di finanziamenti.

Il 2020-2021 dovrebbe essere l'anno nel quale non si deve mai più discutere in termini di numeri, di economie e di finanza quando si parla di sanità, lo abbiamo capito platealmente e drammaticamente. Dovremmo discutere, misurando innanzitutto il bisogno che si avverte in una comunità in termini di sanità.

Credo che questa norma rappresenti un grande passo in avanti, perché, come sappiamo, quando ce ne siamo occupati da amministratori e, oggi, da legislatori, molte volte, la rarità significa quasi invisibilità. Il malato raro molte volte scompare, diventa invisibile. Si dà una prima grande risposta, io dico forza, e dico sicuramente che questo è un bel giorno per il Parlamento, non perché, in un'articolazione democratica di assoluta responsabilità, il Governo non debba, anzi ci ha dato una grande mano, quindi ringrazio anche il sottosegretario che è qui presente e anche il Ministero, ma è una cosa molto bella che si arrivi a conclusione, partendo dal Parlamento con proposte che i gruppi hanno presentato.

È un bel giorno per la sanità, è un bel giorno per le famiglie e per i malati rari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boldi. Ne ha facoltà.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Grazie, Presidente. Mi unisco alla soddisfazione espressa dai colleghi che mi hanno preceduto, perché arriva finalmente oggi all'esame dell'Aula questo provvedimento sulle malattie rare. Sottolineo “finalmente” perché parliamo di un provvedimento di iniziativa parlamentare, merce rarissima in questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), sul cui testo da tempo è stata trovata una condivisione tra tutti i gruppi parlamentari nella XII Commissione. Permettetemi innanzitutto di ringraziare sentitamente l'onorevole Bologna che ha svolto veramente un lavoro encomiabile nell'unificare i quattro testi presentati, per arrivare ad un testo base che, con alcuni emendamenti, è il testo attuale. Quando parliamo di malattie rare, parliamo di un insieme vasto ed eterogeneo di patologie caratterizzate da una bassa frequenza nella popolazione e poco conosciute. Con una prevalenza inferiore a 5 individui ogni 10 mila si parla di malattie rare e di malattie ultra rare quando parliamo di 1 individuo su 50 mila. In questo provvedimento tra le malattie rare disciplinate sono compresi anche i tumori rari e questo è molto importante. Detto così, è molto freddo, ma dobbiamo ricordarci - è già stato detto molto bene dall'onorevole Noja e dagli altri colleghi - che, quando parliamo di malati rari, delle loro famiglie, parliamo di persone che devono veramente affrontare molte difficoltà: intanto, per accedere ad una diagnosi corretta e, come sappiamo, il ritardo nelle diagnosi incide negativamente sulle prognosi; ci sono poi difficoltà per avere un'assistenza medica adeguata, perché non basta il farmaco specifico, ma ci sono anche terapie riabilitative e psicologiche, nonché necessità di aiuti concreti alle famiglie di questi pazienti; vi sono anche difficoltà di accedere alle cure e - è già stato ricordato - anche disuguaglianze territoriali.

La finalità di questa legge, che è un po' una legge cornice rispetto a queste problematiche, è proprio quella di garantire uniformità di erogazione sul territorio nazionale delle prestazioni, dei medicinali, inclusi quelli orfani, l'aggiornamento periodico dei LEA e dell'elenco delle malattie rare, il coordinamento e il riordino della rete nazionale dei centri che fanno parte delle reti di riferimento europee per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare, nonché il sostegno alla ricerca.

Credo che vada assolutamente ricordato - questo lo ritengo un punto importante - che la ricerca di farmaci per le malattie rare ha sicuramente contribuito ad implementare la ricerca di terapie personalizzate; un orizzonte verso il quale si sta muovendo il mondo della ricerca anche per malattie che non sono rare. Si è aperto veramente un mondo dal momento in cui, nel 2011, c'è stata la possibilità di avere la decodifica del genoma umano; da lì, secondo me e secondo tutti, credo - è partita una tipologia di ricerca che, solo a pensarci alcuni anni fa, sarebbe parso un sogno, una cosa impossibile. Dovendo naturalmente recepire le osservazioni puntuali della Commissione bilancio non abbiamo ottenuto proprio tutto quello che avremmo voluto per questi pazienti, anche perché forse non è ancora entrato appieno il concetto per cui esistono farmaci e cure in grado di cambiare totalmente la vita delle persone, il cui costo, altissimo all'inizio, viene poi compensato dal trasformare persone malate in persone che possono vivere una vita sociale, lavorativa, affettiva assolutamente normale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non siamo ancora riusciti a superare questa idea del costo della terapia rispetto alla durata della vita di una persona. Credo che su questo dovremo riflettere tutte le volte che parleremo di innovazione in medicina, di farmaci innovativi, di cure innovative.

Poi, naturalmente, gli screening diagnostici neonatali, che devono avere sempre maggiore diffusione. Insomma, si tratta di un importantissimo passo avanti. Mi auguro che si possa avere con rapidità anche l'approvazione da parte del Senato, perché se non arriva velocemente l'approvazione dal Senato, non riusciremo, in questa legislatura, a chiudere un argomento veramente così importante. Per quello che riguarda l'implementazione dei fondi che sono contenuti, io mi auguro che sia possibile, anche in altri provvedimenti, portare avanti l'implementazione di questi fondi che, al momento, non è stato possibile arricchire. Quindi, il Senato deve fare presto. Colleghi, una volta tanto, direi che possiamo congratularci con noi stessi, con le famiglie, con le associazioni dei pazienti, che ci hanno molto aiutato nella stesura e nell'arrivare alla fine di questo disegno di legge. Dimostriamo che, quando parliamo nel merito di problemi così importanti, non è difficile andare d'accordo, perché tutti dobbiamo mirare alla salute come bene supremo per le persone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. L'approdo in quest'Aula di questa proposta di legge, dopo quasi tre anni di lavoro della Commissione affari sociali e sanità, nasce da un percorso lungo, un percorso che, nel corso degli anni, ha provato a porre al centro obiettivi assolutamente prioritari: l'individuazione delle risorse, la valorizzazione di esperienze significative da mettere a sistema; riconoscere, come è stato sottolineato da diversi colleghi, il ruolo attivo delle associazioni dei pazienti; infine, realizzare una sintesi tra l'assistenza, la ricerca e la responsabilità sociale delle imprese, potenziando, in questo modo, una governance innovativa. È un provvedimento, questo, che detta alcune disposizioni che, come sapete, sono volte a garantire la cura delle malattie rare, il sostegno alla ricerca, alla produzione dei farmaci orfani, finalizzati proprio alla terapia di queste patologie. Questo fa riferimento - e lo ha sottolineato bene il collega Russo - a patologie eterogenee con scarsa incidenza. Tuttavia, non sfugge a nessuno, in particolare in questo momento storico che stiamo vivendo, come sia stata messa al centro l'uniformità della erogazione sul territorio nazionale delle prestazioni e dei medicinali, inclusi quelli orfani. Seguendo questa logica, noi dobbiamo sottolineare anche la definizione del piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato, che comprende i trattamenti e i monitoraggi di cui necessita una persona affetta da malattia rara. In questo modo, viene garantito realmente - questo è un punto al quale noi abbiamo tenuto in modo particolare - il percorso strutturato nella transizione dall'età pediatrica all'età adulta. È una proposta di legge, questa, che fornisce una cornice normativa completa, come ho sottolineato in precedenza, proprio per l'uniformità che deve garantire su tutto il territorio nazionale. Si partiva da una considerazione di fondo, cioè che la bassa incidenza di queste patologie non permetteva di investire fondi per la ricerca di farmaci idonei e fondamentali per la loro cura. Ma, pensateci, colleghi: si può immaginare che ci siano pazienti esclusi dal diritto alla salute? Pazienti esclusi dai progressi della scienza, in quanto privati degli stessi diritti sanitari di tutti gli altri malati? Ecco perché, oggi, in quest'Aula, noi dobbiamo evidenziare con forza il fatto che questa proposta di legge assicuri la disponibilità dei cosiddetti farmaci orfani, anche consentendo l'importazione del farmaco in commercio in altri Paesi e non presente sul territorio nazionale.

Anche in questa ottica va il principio di dare maggiore impulso alla ricerca e allo sviluppo nel settore dei farmaci, attraverso un sistema di incentivo fiscale. Vi era, quindi, una necessità, quella di una visione che fosse il più ampia possibile, cioè comprendere il disagio che, per queste patologie rare, non colpisce, evidentemente, soltanto i pazienti ma anche le loro famiglie, che talvolta sono disorientate nell'estenuante ricerca di équipe mediche specializzate. Questo provvedimento ha cercato proprio di dare la possibilità - di questo dobbiamo essere veramente grati al lavoro di tutti i componenti della Commissione affari sociali - di riconoscere centri di riferimento che possano definire un Piano diagnostico terapeutico assistenziale specifico per il caso clinico, in modo tale che, con diagnosi e piano terapeutico personalizzato, i pazienti possano usufruire dei servizi sanitari a loro necessari e che sia garantito un percorso, come dicevo in precedenza, strutturato nella transizione dall'età pediatrica a quella adulta. Ricordo che il testo prevede anche la formazione di un Comitato nazionale - anche questo è un punto molto importante -, con funzioni di indirizzo e di coordinamento, andando a definire le linee strategiche sul piano sia nazionale sia regionale in tema di malattie rare, anche attraverso l'approvazione, ogni tre anni, del Piano nazionale che poi si deve coordinare con i centri di eccellenza europei.

Ci sono anche importanti valutazioni sul fondo di solidarietà, all'interno del quale è possibile dare un sostegno alle famiglie e ai caregiver, garantire il diritto all'educazione e alla formazione delle persone affette da malattie rare nelle scuole di ogni ordine e grado, ma anche favorire l'inserimento lavorativo nella piena autonomia. È determinante anche l'assicurazione che le regioni, nel loro ruolo, attraverso i centri regionali e interregionali, possano fornire una garanzia del flusso informativo delle reti al Centro nazionale per le malattie rare, con una finalità, che è ovvia, cioè quella di monitorare realmente l'attività e l'uso delle risorse e anche valutare la qualità della presa in carico dei pazienti. Perché parlare oggi di presa in carico reale del paziente? Perché, in realtà, in questo momento, nel nostro Paese si discute tanto di questo tema e ancor più in questa condizione vi è la necessità di avvalersi anche dell'implementazione tecnologica e digitale attraverso la telemedicina, uno strumento che può essere determinante per il monitoraggio clinico di questi pazienti. Ricordo, in questa occasione, che le regioni hanno a disposizione risorse per la telemedicina, in quanto vi sono fondi vincolati nell'ambito dell'ammodernamento tecnologico in sanità. È un tema che noi abbiamo sostenuto fortemente anche nell'ultima legge di bilancio. Ogni paziente potrà sentirsi accompagnato in un percorso di cura, protetto nella sua vita quotidiana. È stato questo - mi avvio alla conclusione - un impegno più etico che politico. Mi riferisco ad un'etica clinica, piuttosto che a un'etica ideologica. Ciò per ridare una possibilità alle famiglie che vivono in una condizione di isolamento, di fragilità e che possono finalmente sentire le istituzioni vicine, attraverso azioni che siano coordinate per ottenere un miglioramento sostanziale delle cure, dell'assistenza e per garantire il diritto alla salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Oggi, devo sottolineare che appare fondamentale informare il personale sanitario, i pazienti e le famiglie ma, in special modo, sensibilizzare l'opinione pubblica sulle malattie rare. In fondo, se ci pensiamo, curare le malattie rare mette sotto scacco la razionalità economica, con una legge che finalmente sancisce la vicinanza delle istituzioni ai bambini affetti dalle malattie rare e alle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e risponde in questo modo alle aspettative dei pazienti relative alla scoperta di trattamenti nuovi, di trattamenti efficaci. La presa in carico della malattia rara, dalla diagnosi sino all'accessibilità del farmaco, può essere presa come esempio di buona pratica anche per le malattie con un bacino di pazienti più ampio, molto più ampio che presentano però delle problematiche comuni. Mi auguro che l'approvazione di questa legge possa rappresentare un segnale politico, a maggior ragione in questo tempo di pandemia, perché bisogna rilanciare la vicinanza alle persone più deboli e a quelle più fragili, fuori dalle logiche del profitto ad ogni costo. Solo in questo modo possiamo poi raccontare una reale presa in carico del cittadino paziente e della propria famiglia. È emersa - questo lo hanno detto benissimo tutti i colleghi che mi hanno preceduto - una volontà politica di garantire princìpi e valori generali di universalità, accesso equo a cure di buona qualità e solidarietà. Per noi del MoVimento 5 Stelle la valenza di questo provvedimento affonda le radici in un concetto solido, che oserei definire prospettico: il miglioramento del sistema salute nella sua dimensione complessiva passa attraverso la difesa dei più deboli e, soprattutto, di chi ha più bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In questo momento conclusivo - me lo consentirà, Presidente - devo ringraziare tutti i colleghi che hanno preso la parola, a partire da Leda Volpi, da Nicola Stumpo, da Lisa Noja, dal collega Gemmato, dal collega Paolo Russo, da Vito De Filippo e dalla collega Boldi, perché abbiamo scritto una pagina importante in quest'Aula, oggi. Il mio ringraziamento speciale, però, per la dedica che ha fatto anche pubblicamente ai bambini affetti dalle patologie rare, va alla collega Fabiola Bologna, per la sua tenacia e per la sua capacità di portare avanti un tema così importante e così sensibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di intervenire, per un ringraziamento, la relatrice Fabiola Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA, Relatrice. Grazie, Presidente. Devo assolutamente ringraziare tutti i colleghi che oggi hanno parlato. Davvero complimenti, perché hanno saputo cogliere lo spirito di questo lavoro e di questa legge. Poi, vorrei ringraziare tutti i colleghi primi firmatari delle proposte di legge che sono confluite nel testo unico insieme alla mia proposta di legge, l'onorevole Paolo Russo, l'onorevole Vito De Filippo, l'onorevole Massimiliano Panizzut e l'onorevole Maria Teresa Bellucci. Voglio ringraziare tutti i colleghi del Comitato dei nove e tutti i colleghi della Commissione affari sociali, di tutte le forze politiche, per la collaborazione e il supporto. Ringrazio la presidente della Commissione affari sociali, Maria Lucia Lorefice, e il Presidente della Commissione bilancio, l'onorevole Fabio Melilli, che insieme al relatore Ubaldo Pagano della Commissione bilancio e al collega Paolo Russo della Commissione bilancio hanno collaborato con me in maniera costante, per portare a buon fine la proposta. Ringrazio il Ministero della Salute, oggi qui rappresentato dal sottosegretario Costa, e i funzionari del Ministero della Salute, in particolare la dottoressa Romeo, con cui abbiamo collaborato. Devo ringraziare altresì l'Intergruppo parlamentare malattie rare, in particolare la presidente, la senatrice Binetti, e l'onorevole Lisa Noja, la Federazione delle associazioni dei malati rari, Uniamo, tutte le associazioni di malati rari e l'Osservatorio malattie rare che sono stati per noi un sostegno fondamentale. Ringrazio i funzionari d'Aula, i funzionari della Commissione affari sociali e della Commissione bilancio, in particolare la dottoressa Tripaldi e il dottor Somma, per il supporto a una legge di iniziativa parlamentare in un momento così impegnativo per le Commissioni, a causa della pandemia. Grazie, grazie davvero a tutti (Applausi).

(Coordinamento formale - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - Testo unificato - A.C. 164-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 164-1317-1666-1907-2272-A: "Disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27) (Applausi).

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 17,25)

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Emanuele Fiano (Doc. IV-ter, n. 14-A) (ore 17,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Emanuele Fiano (Doc. IV-ter, n. 14-A).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Emanuele Fiano nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione - Doc. IV-ter, n. 14-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Gianluca Vinci.

GIANLUCA VINCI, Relatore. Grazie, Presidente. Andrò brevemente a riassumere quelli che sono i fatti e quella che è stata l'attività della Giunta. La richiesta è arrivata il 2 agosto 2018 e riguarda un procedimento penale, pendente presso il tribunale di Milano, originato dalla querela sporta in data 30 marzo 2016 da Gianroberto Casaleggio in ragione dell'offesa arrecata alla reputazione sua personale e della Casaleggio Associati nel marzo 2016. Dopo la morte di Casaleggio, nell'aprile 2016, il querelante è rappresentato dal figlio Davide. La vicenda risale all'8 marzo 2016, data in cui sul sito del Partito Democratico (www.partitodemocratico.it) veniva pubblicato un articolo, non firmato, dal titolo “#m5spy, la sottovalutazione clamorosa di M5S fa pensare alla collusione”.

All'inizio dell'articolo si affermava: “Questa storia la conoscono tutti i parlamentari e tutti gli ex parlamentari del MoVimento 5 Stelle. Eppure non è mai stata raccontata da nessun giornale” e, a seguire, erano riportate le parole di Tancredi Turco, allora deputato, che, eletto nelle liste del MoVimento 5 Stelle, era da poche settimane uscito dal gruppo MoVimento 5 Stelle.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi! Prego.

GIANLUCA VINCI, Relatore. Questi, Tancredi Turco, affermava di essere venuto a sapere, nel settembre 2014, insieme ad altri esponenti del MoVimento, che “la Casaleggio Associati non solo aveva avuto informazioni sui loro server di posta elettronica”, ma anche che “qualcuno da lì aveva potenzialmente accesso al loro sistema di archiviazione e comunicazione interno, parlamentari5stelle.it, quello che usano i deputati, dove si depositano i documenti”, fatto su cui, per quanto riportato nell'articolo e affermato dal deputato Turco, gli esponenti del MoVimento 5 Stelle discussero anche in assemblea e sul quale Turco e altri scelsero di non fare denuncia, dichiarando espressamente: “Solo per il bene del MoVimento. Ma la cosa diede fastidio, si fa per dire, a tanti”. Il giornalista de Il Foglio, dal quale è ripreso quest'articolo, proseguiva ricordando anche che già “nell'aprile 2013 era stata violata la posta elettronica di Giulia Sarti, giovane deputata emiliana”.

Nell'articolo si sosteneva, inoltre, che l'attività di controllo dei sistemi in uso nel MoVimento 5 Stelle avrebbe avuto inizio il 30 settembre 2014, quando, su indicazione della Casaleggio Associati, la deputata Carinelli e la responsabile della comunicazione Loquenzi, “senza informare il responsabile legale del gruppo, Alessio Villarosa”, consegnarono a un tecnico informatico di una ditta torinese fornitrice di servizi per la Casaleggio la password di accesso a quel sistema. Il tecnico, sempre per come riportato da Il Foglio, era pagato dal gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, 550 euro al giorno, più viaggio e rimborso spese. Di qui il riferimento all'uso dei soldi pubblici.

L'articolo del giornalista Merlo aveva poi ricevuto una serie di commenti da parte di molti, soprattutto parlamentari, tra cui vari appartenenti al MoVimento 5 Stelle, attraverso post sui social network pubblicati anche nelle pagine di alcuni quotidiani. L'articolo in questione, pubblicato l'8 marzo 2016 sul sito del Partito Democratico, sostanzialmente raccoglieva i commenti e le reazioni di molti esponenti del PD a questo fatto. In particolare, questo articolo pubblicato riportava le dichiarazioni di Ettore Rosato, di David Ermini, di Andrea Romano e di Emanuele Fiano, al quale, in particolare, veniva contestata la frase: “Si spiano con euro dei contribuenti, decidono a casa Casaleggio, nessuno sa chi o cosa e parlano di democrazia? La faccia come il culto #gurugate” (questa è la frase oggetto di contestazione).

Vi è stata una querela, vi sono stati diversi procedimenti avviati per i 4 deputati in questione, però l'unica procura che ha proseguito è stata quella del tribunale di Milano, mentre per gli altri deputati vi è stata, per tutti, l'archiviazione. Nell'udienza del 25 giugno 2018, fissata per lo scioglimento della riserva presso la I sezione penale del tribunale di Milano…

PRESIDENTE. Relatore, dovrebbe concludere.

GIANLUCA VINCI, Relatore. Come?

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, relatore.

GIANLUCA VINCI, Relatore. Ritenendo, di fatto, che gli atti compiuti dall'onorevole Emanuele Fiano non abbiano fatto altro che riportare fatti che riguardano l'attività parlamentare e la sicurezza dei dati dei parlamentari - cosa che è stata, in qualche modo, anche avvalorata da una lettera mandata dall'allora presidente del gruppo PD, Ettore Rosato proprio al Presidente della Camera per chiedere chiarimenti -, si ritiene che si rientri pienamente in quei casi di insindacabilità previsti dall'articolo 68 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 14-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Catello Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. L'occasione mi è gradita per avanzare una perplessità di fondo e poi ribadire alcuni concetti fondamentali per il lavoro della Giunta. La perplessità: il caso riguardante l'insindacabilità che coinvolge l'onorevole Fiano, Presidente, è emblematico, perché i fatti, nello specifico, riguardano anche altri parlamentari, nella fattispecie, 4 parlamentari; 3 su 4 hanno avuto un provvedimento di archiviazione e soltanto per quanto riguarda l'onorevole Fiano siamo oggi qui, chiamati a discutere di qualcosa che è stato già valutato. Una cosa incredibile, c'è un rimbalzo di responsabilità attraverso le istituzioni perché non ci si assume quella fondamentale, di responsabilità: dire qual è la ragion d'essere dell'articolo 68. Mi permetto di ricordare a tutti, in quest'Aula, un passaggio fondamentale; riguarda l'articolo 3 della legge n. 140 del 2003, primo comma: l'articolo 68, primo comma, della Costituzione si applica per ogni atto parlamentare, per ogni altra attività di ispezione, di divulgazione, di critica, di denuncia politica, connessa alla funzione di parlamentare, espletata anche al di fuori del Parlamento - straordinario -; è questo il caso. Quando noi andiamo alla ricerca cervellotica del nesso funzionale rispetto alla dichiarazione che ha reso fuori, il parlamentare, noi cerchiamo di estrapolare, a volte, una qualsiasi attività che si è posta in essere in concreto. Ebbene, noi oggi votiamo, - e le preannuncio il voto favorevole del gruppo di Italia Viva - per l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Fiano, ma noi siamo chiamati qui a votare, ad esprimere questo voto su fatti che sono stati già valutati come di critica politica. Ci sono magistrati che si sono già espressi, per ben tre volte, e noi oggi veniamo chiamati a fare un lavoro direi inutile, Presidente, perché, si badi, noi riusciamo a recuperare il nesso funzionale da una lettera del capogruppo, eccetera, che è un'operazione che non appartiene certamente a un'attività personale. Noi dobbiamo stabilire un principio di fondo: che la nostra attività non è quella soltanto che poniamo in concreto con atti scritti, ma è un'attività politica che ci accompagna per i 5 anni della legislatura; e la critica politica è anche reciprocità di interessi, è un rapporto sinallagmatico fra opposizione e maggioranza. E, nell'attività che noi poniamo in essere, facciamo riferimento a questo genere di rapporto.

Mi resta da dire che il garbo e la sensibilità istituzionale dell'onorevole Fiano parlano per lui. Certamente ha avuto un comportamento decoroso e soprattutto in linea con quelle che sono le attività che a lui sono consentite. Ed è per questo motivo che votiamo l'insindacabilità delle opinioni espresse dall'onorevole Fiano (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Presidente, nel preannunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia alla relazione che il collega Vinci ha, poco fa, illustrato in Aula, una relazione esauriente e completa, desidero solo registrare un dato importante, cioè questa evoluzione che - dapprima nella Giunta e oggi mi sembra, già dal tenore degli interventi fin qui avvenuti, anche come clima dell'Aula - comincia ad aprirsi, per così dire, anche dal punto di vista dell'interpretazione di quelle che sono la garanzia e la prerogativa che l'articolo 68 della Costituzione riconosce ai parlamentari. Siamo rimasti a lungo imprigionati in una visione restrittiva, che derivava da una lettura appunto restrittiva della norma operata dalla Corte costituzionale. Questo perché il Parlamento, forse, se una critica può essere fatta, non sempre ha saputo dettare norme chiare, soprattutto in materie delicate ed esclusive di sua pertinenza, come quella della prerogativa che appartiene, in termini di protezione ad ogni parlamentare, forse perché il Parlamento, anche in questa materia, in passato, ha delegato alla magistratura la soluzione o comunque la definizione di criteri guida.

Oggi, viceversa, noi registriamo un avanzamento, dal punto di vista della interpretazione della norma, perché superiamo un dato rispetto al quale, come Forza Italia, siamo stati i primi ad essere critici - e lo siamo stati coerentemente nel corso di questi anni - e cioè della esigenza imprescindibile che, per applicare la protezione dettata dall'articolo 68, dovesse esistere comunque un atto formale, attraverso il quale la funzione parlamentare si era estrinsecata.

La funzione parlamentare ha una latitudine nel campo delle manifestazioni, che è amplissima e deve essere amplissima. Questa latitudine non sempre e non necessariamente deve tradursi in un atto formale, un intervento in Aula, una interrogazione, una mozione, un'attività emendativa rispetto ad un provvedimento legislativo, ma deve potersi tradurre in una serie di altre manifestazioni, anche in spazi che non siano strettamente quelli del Parlamento, purché, naturalmente, ci sia una coerenza con le funzioni e gli obiettivi del nostro compito, che è quello di svolgere la funzione di rappresentanza nell'interesse del Paese e nei limiti che la stessa Costituzione delinea. Si tratta di svolgere con decoro e con fedeltà alla Costituzione questo nostro compito. Per il resto, gli spazi devono essere ampli e devono essere anche atipici, se necessari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Allora noi, convinti che, attraverso soprattutto il caso che oggi esaminiamo, dove, comunque, viene richiamato un atto formale, la lettera inoltrata dall'allora capogruppo della formazione politica alla quale l'onorevole Fiano apparteneva come atto formale, ci siamo già portati avanti – e in questo ringrazio la Giunta per il lavoro che ha fatto -, perché abbiamo ritenuto non stringente o non condizionante in termini assoluti l'esistenza dell'atto formale. Mi auguro che su questa linea interpretativa, che a nostro avviso è quella più fedele al dettato costituzionale, possa evolversi, in futuro, l'attività della Giunta e dell'Aula, quando andremo ad esaminare, anche di qui a breve, altre e altrettanto significative questioni di insindacabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di mantenere il distanziamento. Colleghi dei 5 Stelle…

Ha chiesto di parlare il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico, come, peraltro, già fatto in Giunta, voterà in maniera conforme, quindi, favorevolmente, alle conclusioni del relatore, condividendo le considerazioni che sono state fatte, che sono state anche riassunte nella relazione fatta in Aula. Noi consideriamo, in questa vicenda assorbente, una circostanza, che è stata già, peraltro, ricordata, ma che anche io voglio ribadire, e cioè per una denuncia che è stata fatta e che ha riguardato quattro parlamentari - una denuncia che riguarda la stessa vicenda, lo stesso fatto, cioè la pubblicazione, sul sito del Partito Democratico, di dichiarazioni attinenti a una medesima vicenda -, per quella denuncia, che ha riguardato quattro parlamentari, per tre di essi, è già arrivata una decisione della magistratura, che ha ritenuto di archiviare il procedimento e la denuncia, sul presupposto che non ci fossero le ragioni per coltivare la pretesa della denuncia stessa. Quindi, sulla stessa vicenda, noi abbiamo già tre giudici, tre procure, che hanno deciso che non ci fosse la necessità di proseguire, perché evidentemente hanno ritenuto che non ci fossero i presupposti per andare avanti nella procedura.

Voglio ricordare, in particolare, per quanto riguarda la denuncia che ha riguardato l'onorevole Rosato, cosa ha statuito, cosa ha detto, cosa ha dichiarato, la procura della Repubblica di Trieste, perché mi pare che sia abbastanza importante. Ha detto esattamente questo - leggo- , ritenendo che “è pacifico che le asserzioni dell'onorevole Rosato attengono alla sicurezza delle comunicazioni elettroniche dei parlamentari, per cui sembra lapalissiano che siamo nell'ambito di applicazione dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione”. Quindi, abbiamo tre giudici - la procura di Trieste, la procura di Bologna e la procura di Roma - che erano competenti per le altre denunce, che hanno deciso e deliberato che non ci fosse ragione di proseguire, perché quelle dichiarazioni erano coperte dalla insindacabilità.

Ora, mi chiedo come il Parlamento possa decidere diversamente rispetto a valutazioni che sono state conformi in 3 delle 4 procure che sono state interessate dalla vicenda. A noi pare che questa considerazione sia assorbente di qualunque altra e che, quindi, non ci sia neanche bisogno di ricordare – come, peraltro, è stato fatto diligentemente dal relatore - che, nella stessa data nella quale veniva pubblicata quella inchiesta che poi ha portato alle denunce, nella stessa identica data, il capogruppo del Partito Democratico formulava al Presidente della Camera quesiti attinenti esattamente a quella vicenda, oggetto di querela. E, quindi, si potrebbe sostenere, con qualche argomento non così infondato, che, essendo il capogruppo del Partito Democratico rappresentante di tutti i parlamentari, quell'attività, in ogni caso, avrebbe scriminato anche dichiarazioni fatte esternamente; così come non occorre ricordare - perché è già assorbita dalla motivazione che noi riteniamo la principale, più evidente e più chiara di tutte - che quelle dichiarazioni riportate, del collega Fiano, erano riportate per estratto dentro una pagina del Partito Democratico e non riportavano integralmente tutta la vicenda, tutto il tweet e i commenti successivi che erano stati fatti sulla pagina del collega Fiano.

Per tutte queste ragioni, noi riteniamo che, nel caso di specie, sia abbastanza palese e chiara la necessità di votare conformemente alla relazione che ha fatto il relatore e, quindi, di votare per la insindacabilità, così come hanno già fatto 3 delle 4 procure interessate dalla vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Silvia Covolo. Ne ha facoltà.

SILVIA COVOLO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, anche il gruppo Lega voterà a favore della proposta di insindacabilità del relatore. La richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell'onorevole Fiano trae origine da un tweet del collega, postato come immagine a corredo di una pubblicazione, in data 8 marzo 2016, sul sito del Partito Democratico, che si riferiva, a sua volta, ad un articolo del quotidiano Il Foglio del 5 marzo 2016, riguardante il presunto accesso al server di posta elettronica di alcuni parlamentari da parte degli odierni querelanti.

L'onorevole Fiano è stato raggiunto da un decreto di citazione diretta a giudizio da parte del tribunale di Milano, mentre altri colleghi, ugualmente intervenuti sull'argomento, non sono stati querelati, oppure hanno visto archiviare le loro posizioni, essendo pacifico che le asserzioni de quibus si riferiscono alla sicurezza delle comunicazioni elettroniche dei parlamentari, ricadendo, quindi, entro l'ambito di applicazione dell'articolo 68, comma 1, della Costituzione.

È di palmare evidenza che anche il deputato Fiano abbia espresso un giudizio di natura squisitamente politica nell'esercizio delle sue funzioni. Il tweet, estrapolato da un più ampio dibattito e poi pubblicato sul sito del Partito Democratico, era posto in replica a numerosi interlocutori, in un contesto riferito a dichiarazioni di alcuni ex parlamentari del MoVimento 5 Stelle, riportate tra virgolette dall'articolo de Il Foglio, che ha sollevato la delicata questione affrontata. All'argomento trattato, il Partito Democratico ha dato particolare rilevanza, tanto da rivolgere, il giorno stesso della pubblicazione sul sito del partito stesso, un'istanza ufficiale del capogruppo, onorevole Rosato, al Presidente della Camera, per la tutela delle prerogative parlamentari costituzionalmente garantite, poste al centro della vicenda.

Tale atto, cui va indubbiamente riconosciuta la tipicità nell'ambito dei lavori parlamentari, è stato presentato dal collega Rosato non certo a titolo personale, ma a nome di tutti i colleghi del gruppo ed in particolare di coloro che avevano espresso alcune considerazioni critiche sull'accaduto, tra cui l'onorevole Fiano.

Ad ogni buon conto, riteniamo, come è stato poc'anzi ricordato dai colleghi, che la garanzia di insindacabilità, di cui all'articolo 68, comma 1, della Costituzione, pur non dovendo costituire un'immunità a vantaggio di chi sia stato eletto in Parlamento, non debba essere intesa in senso eccessivamente rigido fino a richiedere una corrispondenza esatta tra le dichiarazioni extra moenia e il contenuto di atti tipici sullo stesso tema. Reputiamo che debba essere sempre effettuata una valutazione più ampia, riconoscendo la proporzionalità tra i mezzi impiegati e lo scopo perseguito ovvero lo svolgimento di un'attività politica e di rappresentanza con riferimento ad argomenti di rilevanza istituzionale, come nel caso di specie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cataldi. Ne ha facoltà.

ROBERTO CATALDI (M5S). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo oggi di una vicenda che risale all'anno 2016. È una vicenda molto semplice, perché qui si tratta semplicemente di decidere se sia applicabile a tale vicenda la cosiddetta insindacabilità parlamentare. Si tratta di una tutela sacrosanta stabilita dall'articolo 68, comma, 1 della nostra Costituzione. È una norma che vuole garantire che ciascuno di noi possa liberamente esercitare le proprie funzioni parlamentari ed esprimere le proprie opinioni senza dover temere eventuali azioni di tipo giudiziario. Ma si tratta, appunto, di esprimere le proprie opinioni nell'ambito delle proprie funzioni, quindi all'interno di un perimetro circoscritto.

Il caso che stiamo esaminando - ne ha già parlato il relatore, ne hanno già parlato gli altri colleghi - riguarda alcune parole pubblicate dal deputato Fiano e che posso riportare così come sono state scritte e dicono: “Si spiano con euro dei contribuenti, decidono a casa Casaleggio, nessuno sa chi o cosa, e parlano di democrazia?”, e poi c'è una chiosa: “la faccia come il culto”. Non dobbiamo dare nessun giudizio in questa sede su queste parole, direi però, sul piano strettamente giuridico, un eventuale giudizio dovrebbe accertare se queste parole rientrano in quella che i giuristi chiamano la continenza formale delle parole. Qualsiasi critica ha in se stessa, comunque, elementi di offensività, bisogna vedere poi, nel caso singolo, se si è rimasti all'interno di parole di semplice disapprovazione o no.

Ma queste sono valutazioni di merito, lasciamole fare eventualmente ai magistrati; quello che dobbiamo fare noi è capire se possiamo o no considerare applicabile questa tutela, questa insindacabilità parlamentare nel caso di specie. Faccio notare che la norma costituzionale vuole garantire il libero esercizio dell'attività politica parlamentare e non si limita soltanto agli atti formali come le interrogazioni parlamentari o agli atti di sindacato ispettivo o alle dichiarazioni rese, magari, in Commissione. Si estende anche ad altre forme di intervento politico che possono essere successive e correlate: come parlamentare, posso fare un'interrogazione e poi un comunicato stampa. Quindi, il principio di insindacabilità è sacrosanto, ma non deve tradursi in una sorta di licenza ad offendere che ci tiene sempre e, comunque, indenni e al riparo da qualsiasi possibile confronto in sede giudiziaria.

La posizione del MoVimento su questo punto, quindi in tema di insindacabilità parlamentare, quando si tratta di procedimenti che hanno a che fare con il reato di diffamazione, è abbastanza chiara ed è stata sempre più volte ribadita. L'insindacabilità, nell'ermeneutica che si è voluta dare a questa norma nell'ambito del gruppo, è che questa possa operare soltanto se il parlamentare si è già ufficialmente occupato del tema, quindi è come se ci fosse una sorta di prosecuzione di una formale attività parlamentare che, poi, si estende anche nell'ambito di comunicati stampa, post o altre forme di pubblicazione. Ora, soltanto sotto questo profilo, non ci risulta che prima del marzo del 2016 - quindi all'epoca dei fatti - vi siano state iniziative politiche del collega che abbiano trattato di Gianroberto Casaleggio, quindi non si può parlare di parole che siano state la prosecuzione di attività parlamentari.

Alla luce di queste considerazioni, il MoVimento 5 Stelle non rileva una situazione giuridica tale da giustificare l'insindacabilità nelle dichiarazioni rese dal collega Fiano e per questi motivi si esprime per la sindacabilità di tali dichiarazioni ed annuncia il voto contrario rispetto alla relazione presentata dalla Giunta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi per dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 14-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 14-A, concernono opinioni espresse dal deputato Emanuele Fiano nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

Chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve pertanto votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, vi ricordo che non è possibile fotografare!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28) (Applausi).

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di giugno 2021.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto di non procedere, sia nella seduta odierna, sia nella seduta di domani, ad ulteriori votazioni.

È stato altresì stabilito, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di giugno:

Venerdì 4 giugno (ore 9.30 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3045 - Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, recante misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19 (da inviare al Senato – scadenza: 21 giugno 2021)

Lunedì 7 (ore 13-16.30 e 18 - 21, con prosecuzione notturna dalle 22.30 alle 24), martedì 8 (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con prosecuzione notturna dalle 20 alle 23), mercoledì 9 (ore 9.30 – 13 e 16 – 19, con prosecuzione notturna dalle 20.30 alle 23.30) e giovedì 10 giugno (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con prosecuzione notturna dalle 20 alle 23 e nella giornata di venerdì 11 giugno)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3045 - Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, recante misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19 (da inviare al Senato – scadenza: 21 giugno 2021)

Seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 1511-1647-1826-1873-B – Modifica all'articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica (Approvata, in prima deliberazione, in un testo unificato, dalla Camera e dal Senato)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1008-1009-1636 - Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore

Mercoledì 9 giugno (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 11 giugno (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 14 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 208-783-1382-1608-2218-2294 - Disposizioni in materia di reclutamento e stato giuridico dei ricercatori universitari e degli enti di ricerca, nonché di dottorato e assegni di ricerca

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2115 - Norme per la valorizzazione delle piccole produzioni agroalimentari di origine locale (Approvata dal Senato)

Discussione sulle linee generali della mozione Lorenzin ed altri n. 1-00472 concernente iniziative in materia di salute mentale

Discussione sulle linee generali della mozione Cabras ed altri n. 1-00456 concernente iniziative in relazione al caso di Julian Assange

Martedì 15 giugno (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 15 (ore 15-18.30, con eventuale prosecuzione notturna dalle 20 alle 23), mercoledì 16 (ore 9.30 – 13 e 16 – 19, con eventuale prosecuzione notturna dalle 20.30 alle 23.30) e giovedì 17 giugno (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con eventuale prosecuzione notturna dalle 20 alle 23 e nella giornata di venerdì 18 giugno)

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 208-783-1382-1608-2218-2294 - Disposizioni in materia di reclutamento e stato giuridico dei ricercatori universitari e degli enti di ricerca, nonché di dottorato e assegni di ricerca

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2115 - Norme per la valorizzazione delle piccole produzioni agroalimentari di origine locale (Approvata dal Senato)

Seguito della discussione della mozione Lorenzin ed altri n. 1-00472 concernente iniziative in materia di salute mentale

Seguito della discussione della mozione Cabras ed altri n. 1-00456 concernente iniziative in relazione al caso di Julian Assange

Seguito della discussione della mozione Fitzgerald Nissoli, Invidia, Formentini, Pezzopane, Mollicone, Ungaro ed altri n. 1-00359 concernente iniziative di carattere diplomatico volte a salvaguardare l'eredità culturale italiana negli Stati Uniti, con particolare riferimento alla figura di Cristoforo Colombo

Mercoledì 16 giugno (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 18 giugno (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 21 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 2207 - Conversione in legge del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, recante misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 luglio 2021)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2751 - Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti (collegato alla manovra di finanza pubblica)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 2763 - Disposizioni concernenti la rinegoziazione dei contratti di locazione di immobili destinati ad attività commerciali, artigianali e ricettive per l'anno 2021 in conseguenza dell'epidemia di COVID-19

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 544 e abbinate - Disposizioni per la riorganizzazione del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore

Martedì 2 2 giugno (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 22 (ore 12-15.30 e 17 - 20, con prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24), mercoledì 23 (ore 16 - 19, con prosecuzione notturna dalle 20.30 alle 23.30) e giovedì 24 giugno (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con prosecuzione notturna dalle 20 alle 23 e nella giornata di venerdì 25 giugno)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2207 - Conversione in legge del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, recante misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 luglio 2021)

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2751 Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti (collegato alla manovra di finanza pubblica)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2763 - Disposizioni concernenti la rinegoziazione dei contratti di locazione di immobili destinati ad attività commerciali, artigianali e ricettive per l'anno 2021 in conseguenza dell'epidemia di COVID-19

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 544 e abbinate - Disposizioni per la riorganizzazione del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore

Mercoledì 23 giugno (ore 9)

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021

Mercoledì 23 giugno (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 25 giugno (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Lunedì 28 giugno (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2435 - Delega al Governo per l'efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le Corti d'appello

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2561 – Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia

Discussione sulle linee generali della proposta di istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di SARS-CoV-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall'OMS per evitarne la propagazione nel mondo (Doc. XXII, n. 42)

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 301 e abbinate - Modifiche all'articolo 2233 del codice civile e al decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, e altre disposizioni in materia di compenso delle prestazioni professionali e di termine di prescrizione per l'azione di responsabilità professionale

Martedì 29 giugno (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni

Martedì 29 (ore 15-18.30, con eventuale prosecuzione notturna dalle 20 alle 23), mercoledì 30 giugno (ore 9.30 – 13 e 16 - 19, con prosecuzione notturna dalle 20.30 alle 23.30) e giovedì 1° luglio (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con prosecuzione notturna dalle 20 alle 23 e nella giornata di venerdì 2 luglio)

Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2435 - Delega al Governo per l'efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le corti d'appello

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2561 – Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia

Seguito dell'esame della proposta di istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di SARS-CoV-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall'OMS per evitarne la propagazione nel mondo (Doc. XXII, n. 42)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 301 e abbinate - Modifiche all'articolo 2233 del codice civile e al decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, e altre disposizioni in materia di compenso delle prestazioni professionali e di termine di prescrizione per l'azione di responsabilità professionale

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti della deputata Vincenza Bruno Bossio (Doc. IV-ter, n. 18-A)

Mercoledì 30 giugno (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 2 luglio (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei progetti di legge n. 208-783-1382-1608-2218-2294, 2115, 2751, 2763, 544 e abb., 2435, 2561, 301 e abb. e del Doc. XXII, n. 42 sarà definita una volta concluso l'esame in sede referente.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 26 maggio 2021, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori, la deputata Laura Cavandoli, in sostituzione del deputato Leonardo Tarantino, dimissionario.

Modifiche nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 26 maggio 2021, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, il deputato Leonardo Tarantino, in sostituzione della deputata Laura Cavandoli, dimissionaria.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 26 maggio 2021, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, il deputato Marco Lacarra, in sostituzione del deputato Franco Vazio, dimissionario.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, qualche giorno fa è ricorso il centenario della nascita di Giuseppe Sinesio, avvenuta a Porto Empedocle il 18 maggio 1921, sindaco, senatore, cavaliere della Repubblica e membro di quest'Aula per ben 8 legislature, più volte sottosegretario di Stato al Tesoro e all'Industria, autorevolissimo membro della Democrazia Cristiana, uomo di grande valore e figlio, signor Presidente, di quella raffinata e solida cultura meridionale, spesso rimpianta in tempi di approssimazione. È doveroso, Presidente - e mi avvio alle conclusioni -, ricordare qui oggi una figura importante per la Repubblica e per tutto il Sud. Prendo a prestito le parole di Indro Montanelli e mi piace ricordare qui che un popolo che non conosce il proprio passato non saprà nulla del proprio presente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Per ricordare quanto successo all'ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, certamente lontano dalle mie idee politiche ma per tantissimi anni illuminato amministratore in quel di Lodi e sindaco 5 anni fa della stessa città.

Questo sindaco è stato arrestato, portato in carcere, poi ha subito anche gli arresti domiciliari, per oltre un mese, per turbativa d'asta, un reato grave, sicuramente, ma non un reato che dovrebbe prevedere la carcerazione; un fatto, quindi, estremamente grave. Oggi, per fortuna, dopo cinque anni di un dramma, il dramma di una persona che posso capire, come tutti voi potete capire, e che ha dovuto subire questa onta, un'onta per lui, per la sua famiglia e per la sua città, perché il sindaco rappresenta tutti i cittadini di questa realtà…

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Un fatto gravissimo quando noi pensiamo, signora Presidente, alle difficoltà, e lo dirò per ultimo… non si tratta di essere garantisti, magari a corrente…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Finisco, un attimo. Non si tratta di essere garantisti a corrente alternata, ma di credere in una giustizia con la G maiuscola, che non risparmia certamente chi dolosamente disonora il ruolo pubblico a cui è stato chiamato, ma che non colpisce e distrugge la vita di tanti impegnati nel difficile ruolo di amministratori. Forse…

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Spadoni. Una buona notizia: è passata in giudicato la sentenza che assolve il sindaco di Roma, Virginia Raggi, per falso, perché questo fatto non costituisce reato. È una buona notizia perché considero Virginia Raggi un pessimo sindaco, ma credo che i cittadini debbano giudicare l'operato dei propri amministratori non attraverso la gogna giudiziaria, ma con un giudizio obiettivo sul loro operato. Purtroppo, buone notizie ne abbiamo poche, al giorno d'oggi. Citava, poc'anzi, il collega Bagnasco il caso dell'ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, che è stato arrestato, e anche in tal caso il fatto non sussiste. Sono andato, per curiosità, a guardare quello che diceva Beppe Grillo il 4 maggio 2016, quando affermava, proprio sul caso Uggetti: “Il PD affonda nella piscina di Lodi”. E poi sono andato a cercare il link del blog di Beppe Grillo e mi è apparsa una strana scritta. C'è scritto: “Oops, Error 404, la pagina che cercate non è più disponibile”.

PRESIDENTE. Concluda.

SIMONE BALDELLI (FI). Se non fosse stata ingenerata da un algoritmo automatico, questo sarebbe almeno un principio per chiedere scusa nei confronti di persone a un certo punto arrestate, imputate e poi assolte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), contro le quali si innescano campagne giudiziarie vergognose.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

SIMONE BALDELLI (FI). Noi abbiamo un problema politico in Italia ormai che va avanti da decenni, che è quello dell'utilizzo politico della giustizia. Mi auguro che dagli errori si impari, vale per tutti. Tanto sono contento dell'assoluzione di Uggetti quanto della Raggi…

PRESIDENTE. Grazie.

SIMONE BALDELLI (FI). …ma credo che le speculazioni politiche, al giorno d'oggi, debbano necessariamente passare di moda e debba appunto passare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente, anch'io intervengo su questo punto. Quando accadde, quella giornata terribile, l'arresto del sindaco Simone Uggetti, per noi fu davvero uno shock, però due cose dissero anche i nostri organismi e dirigenti locali: fiducia nell'operato dell'amministrazione, ma anche fiducia nella magistratura. Oggi, cinque anni dopo - cinque anni di incubo, ha detto Simone Uggetti -, finalmente il fatto non sussiste, ha detto un organo giudiziario come la corte d'appello. Credo che questa vicenda debba insegnare molte cose a tutti noi. Sono andato a rivedere le prime pagine di quel giorno, dell'arresto. Il Fatto Quotidiano: “In galera un altro futuro senatore”, suonando le trombe. Il Giorno: “Sindaco in cella, il PD trema”. Libero: “Un arresto al giorno leva Renzi di torno”. Allora, era il nostro segretario. Assieme alle cose dette adesso da Baldelli, dell'allora leader dei 5 Stelle Grillo, queste cose dimostrano come per molti – per molti - contino più le convenienze politiche che i principi costituzionali di presunzione di innocenza (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Voglio anche dire che queste stagioni di estremismi nel concepire la giustizia debbono finire e dobbiamo anche ripristinare dei principi costituzionali, dentro ai quali c'è la lotta alla corruzione evidentemente, la lotta alle mafie, ma c'è anche la presunzione di innocenza e il diritto a una ragionevole durata dei processi. Oggi noi siamo contenti. Non eravamo scioccati: eravamo colpiti. Siamo contenti che Simone Uggetti e anche Virginia Raggi siano stati assolti, perché l'onorabilità della politica ne guadagna. Ma, al tempo stesso, vogliamo che le gogne mediatiche, la giustizia usata per fini partitici, appartenga a una stagione da chiudere per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente, sullo stesso tema. Oggi è stato assolto Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi, arrestato cinque anni fa per un reato che poi non esiste. È stato assolto. All'epoca venne massacrato sui media, condannato sulla pubblica piazza. Un ruolo determinante lo ebbe il MoVimento 5 Stelle. Chi allora guidava il MoVimento 5 Stelle, invece, dovrebbe vergognarsi per quello che è successo, per il trattamento che hanno riservato all'ex sindaco Uggetti. Chiaramente, un comportamento indegno, figlio di un giustizialismo che ormai dilaga nel nostro Paese, che penetra anche le forze politiche della nostra Repubblica.

La presunzione di innocenza è un pilastro dello Stato di diritto e della nostra democrazia. Il tempo è galantuomo? Sì, sicuramente, ma nessuno ripagherà Simone Uggetti e la sua famiglia per la sofferenza che hanno subito in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. Nel maggio di cento anni fa nasceva, a Monza, Roberto Crippa, che è stato uno dei più grandi artisti del Novecento italiano. È facile definire qualcuno artista, ma ci sono pochi grandi maestri. Ecco, lui è stato un grande maestro. È stato, insieme con Fontana e con Dova, il creatore del movimento spazialista, imponendo una differenza, un salto di qualità, fra l'arte moderna, che prima di loro tre era una cosa e, dopo, nel mondo, è diventata un'altra cosa.

Di questo grande maestro - purtroppo io penso e temo che il COVID c'entri, - io mi aspettavo che nella Milano che lo ha ospitato, che l'ha visto operare costantemente e cambiare l'arte, ci fosse stato qualche tipo di ricordo. Io non l'ho visto. Mi risulta che un Paese si giudichi anche da come sa onorare e da come sa commemorare i propri geni e i propri artisti. Quindi, lo faccio qui, in questo momento. Ricordo anche che ci avviciniamo ai 50 anni della morte, perché la morte è stata tragica, con una caduta d'aereo. Lui era un appassionato di acrobazie aeree ed è morto a Bresso, cadendo con il suo aereo. Quindi, 100 anni fa, nasceva un grandissimo artista, Roberto Crippa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Ritengo di dover denunciare una situazione molto grave, che sta avvenendo nella mia regione. Fondi dello Stato, assegnati al cratere sismico 2009 per le imprese, per un fondo di garanzia per l'accesso al credito, sono fermi in regione Abruzzo da oltre due anni. Più volte sollecitati anche dalle associazioni di categoria, i responsabili continuano a tergiversare, cosicché imprese colpite dal terremoto e dalla pandemia devono ancora aspettare tempi biblici di una regione insensibile, che non assolve ai suoi compiti. Sono fondi dello Stato, faticosamente guadagnati per quei territori da una battaglia politica. Chiedo, quindi, al Governo di far rispettare alla regione Abruzzo la dignità di quelle imprese e i diritti di quei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico. Ne ha facoltà.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, oggi voglio portare in quest'Aula una storia di terrore e speranza, quella di Hikmet Aslan.

Hikmet è nato in un villaggio turco in zona curda, dove essere curdi è spesso una condanna a morte. È cresciuto nella violenza, prima vista e poi subita. Un giorno Hikmet è stato costretto ad assistere alla tortura del padre, quel giorno ha deciso di entrare nel PKK e cominciare a lottare per il suo popolo. Dopo 3 anni è stato arrestato dalle autorità iraniane e per lui è cominciato un viaggio infernale nelle carceri turche, dove ha subìto torture fisiche e psicologiche. Una volta libero, Hikmet si è sposato, ma le autorità lo hanno messo davanti a un bivio: o combattere contro il proprio popolo, oppure lasciare il Paese per sempre. A quel punto, insieme a sua moglie, Hikmet ha deciso di affrontare un viaggio lungo e pericoloso, che lo ha portato in Italia. Da molti anni vive nella mia città, Campobasso, ed io mi onoro della sua amicizia. Intanto, però, ha voltato le spalle all'odio e alla guerra e da anni ha scelto l'impegno civile per una cultura di pace, solidarietà ed accoglienza. Ora lotta per l'inserimento dei migranti e per la promozione della causa del popolo curdo.

Proprio oggi, grazie all'associazione “Verso il Kurdistan”, Hikmet è partito per l'Iraq, insieme a una delegazione di volontari, medici e personalità della cultura; arriverà nei villaggi di Makhmur e Shingal, dove stanno portando avanti iniziative per la realizzazione di un ospedale e di una rete idrica. La zona è abitata da migliaia di curdi, ma anche di yazidi e cristiani, per anni abituati a vedere uomini uccisi brutalmente e donne violentate, rapide e fatte schiave.

Oggi queste zone sono piccole enclave di democrazia, gli avamposti della lotta all'Isis, ma il Governo iracheno vuol togliere loro autonomia e libertà. Ciò significa azzerare i diritti dei curdi, già privati di rappresentanti politici. Il fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Öcalan, infatti, è in isolamento ormai da 22 anni in Turchia, dove gran parte dei dirigenti politici e degli amministratori curdi sono in prigione senza aver commesso reati e senza alcun processo.

Oggi, in quest'Aula, chiedo che la storia di Hikmet e il suo viaggio solidale riaprano la via, anche parlamentare, verso la tutela dei diritti umani e riconsegnino al dramma del popolo curdo l'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cosimo Adelizzi. Ne ha facoltà.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Presidente, colleghe, colleghi, la provincia di Salerno questa mattina si è svegliata devastata per la perdita di un giovane trentaquattrenne: un operaio portuale che lavorava nel porto di Salerno. Matteo Leone, ieri sera, dopo aver finito il suo turno di lavoro è stato investito da un muletto. È stato trasportato all'ospedale Ruggi e non ha più fatto ritorno a casa. In questo momento ci sono una madre e un padre che non potranno più riabbracciare il proprio figlio e a loro deve andare tutta la mia e la nostra vicinanza.

Abbiamo perso un altro giovane, che, nonostante abbia vinto non molto tempo fa un'importantissima battaglia, purtroppo da oggi non potrà più pronunciare la parola futuro.

Circa tre mesi fa, era il 17 febbraio di quest'anno, all'indomani dell'ennesimo incidente sul lavoro, depositai un'interrogazione parlamentare indirizzata al Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e al Ministro dell'Interno: nella sola mia provincia, ben 4 operai erano morti sul lavoro in appena 22 giorni.

Ebbene, il Governo, che ancora non ha risposto alla mia interrogazione, ha il dovere di palesarci quali siano le iniziative che intende intraprendere al fine di garantire la rigorosa applicazione della legge, soprattutto riguardo alla prevenzione e ai controlli sui posti di lavoro.

Mi duole, purtroppo, constatare che troppo spesso la sicurezza sul lavoro viene percepita come un peso, sia per le aziende e sia per i lavoratori e le lavoratrici. Bisogna assolutamente creare le condizioni affinché questa diffusa percezione venga capovolta e il tema della sicurezza diventi un inno alla bellezza della vita e alla gioia di vivere.

PRESIDENTE. Concluda.

COSIMO ADELIZZI (M5S). È troppo facile chiamarle morti bianche. Tutti noi in quest'Aula siamo rappresentanti del popolo, ma rappresentiamo anche lo Stato e lo Stato deve garantire a ciascun cittadino di tornare a casa vivo e di non dover scegliere tra la propria vita e il proprio posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rosa Menga. Ne ha facoltà.

ROSA MENGA (MISTO). Grazie Presidente, io prendo la parola per segnalare quanto accaduto nella giornata di ieri nella mia città natale, nonché mio collegio di elezione, Foggia. Il prefetto ha, infatti, firmato - aggiungo finalmente - un provvedimento di scioglimento del consiglio comunale e affidato la provvisoria gestione dell'ente comune al commissario prefettizio Marilisa Magno. Io voglio, pertanto, rivolgere un sincero ringraziamento al prefetto Grassi per il suo operato, perché proprio ieri con questo ultimo atto si è concluso il suo mandato: egli ha ceduto il testimone al suo successore, il prefetto Carmine Esposito. Voglio, altresì, formulare i miei migliori auguri di buon lavoro a quest'ultimo e, soprattutto, alla commissaria prefettizia, la dottoressa Magno. A lei spetta, infatti, un compito molto arduo, non soltanto quello di risollevare le sorti del comune di Foggia, ma, ancor più, quello di restituire ai foggiani la fiducia in chi amministra dopo sette anni di mala politica e mala amministrazione ad opera dell'ormai ex sindaco Franco Landella.

Per quei pochi che non lo sapessero, infatti, l'ex sindaco è stato arrestato qualche giorno fa insieme ad altri consiglieri comunali, perché, in questi ultimi sette anni, secondo gli inquirenti, avrebbe messo in piedi una macchina molto ben oliata di corruzione e concussione. Avrebbe - secondo la ricostruzione fornita sempre dagli organi inquirenti - chiesto soldi agli imprenditori in cambio di appalti e intascato mazzette che, poi, sua moglie, dipendente comunale, avrebbe distribuito ai consiglieri compiacenti.

Ebbene ricordo anch'io, come hanno fatto poc'anzi i colleghi in quest'Aula, che nel nostro Paese vige il principio di presunzione di non colpevolezza fino a condanna definitiva, però, se quanto emerge dalle indagini degli ultimi giorni fosse confermato in sede processuale, la gravità dei fatti sarebbe inaudita.

Foggia merita molto di più, merita molto meglio e spero che, finalmente, si possa scrivere la parola “fine” su questo libro, voltare pagina, una pagina bianca, una pagina di cambiamento da scrivere insieme ai foggiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Manzo. Ne ha facoltà.

TERESA MANZO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, nel corso dei prossimi tre mesi, il comune di Castellammare di Stabia sarà sotto la lente di ingrandimento della commissione di indagine nominata dal prefetto di Napoli Valentini, su delega del Ministro dell'Interno; commissione che avrà il compito di verificare la sussistenza di tentativi di infiltrazione o/e di collegamenti della criminalità organizzata nel contesto dell'amministrazione comunale. Una notizia che non ci sorprende, che purtroppo ci aspettavamo, ma che deve essere accolta come garanzia di trasparenza e chiarezza, poiché consentirà di far luce sulle inquietanti ombre che la cronaca degli ultimi mesi ha gettato sul Palazzo di città, sollevando preoccupazioni e sospetti per la sua permeabilità ai tentativi di ingerenza della criminalità organizzata.

Ombre e sospetti che, già un anno fa, precisamente nel maggio del 2020, mi avevano portato a chiedere al Ministro dell'Interno l'invio della commissione d'accesso al comune di Castellammare di Stabia a seguito dei risvolti dell'inchiesta condotta dalla DDA di Napoli, preoccupazioni che, non più tardi del mese scorso, ho espresso personalmente al prefetto. Come tutti i cittadini stabiesi, attendo gli esiti della commissione d'accesso, auspicando che il lavoro dei commissari possa condurre al più presto alla verità e a dissipare i dubbi finora alimentati dai risvolti delle inchieste giudiziarie.

La commissione d'accesso rappresenta uno strumento di garanzia a tutela dell'interesse collettivo per l'intera città di Castellammare di Stabia. Ai commissari, Presidente, auguro un buon lavoro per il bene della città di Castellammare di Stabia e nell'interesse di tutti i cittadini stabiesi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Colmellere. Ne ha facoltà.

ANGELA COLMELLERE (LEGA). Grazie, Presidente. Ragazzi che muoiono di lavoro, adolescenti che si tolgono la vita: Presidente, colleghi, stasera voglio richiamare all'attenzione quanto accaduto pochi giorni fa nel nostro Paese, ma anche nel mio Veneto. Abbiamo appreso tutti con dispiacere e con costernazione della giovane ventitreenne di Prato deceduta sul lavoro, lasciando una bambina piccola di soli cinque anni. Nelle stesse ore della tragedia toscana, in Veneto, a Montebelluna, un operaio poco più che ventenne, è morto travolto da una impalcatura e, nello stesso giorno, ad Alessandria, nel cantiere della logistica Amazon, un uomo è morto e altri cinque sono rimasti gravemente feriti. È, dunque, passato da poco il 1° maggio, un tempo Festa del lavoro: quello che rimane però è l'emergenza del lavoro, quella vera, quella che vede ventenni morire in fabbrica o in cantiere. Colleghi, affrontiamo questa emergenza e diamo risposte ai ragazzi e alle loro famiglie.

Sempre in merito ai giovani, chiudo, facendo notare che, due settimane fa, due adolescenti della mia regione, il Veneto, si sono tolti la vita per motivi apparentemente inspiegabili. A Padova, una quattordicenne si è uccisa nel suo appartamento in un palazzo; a Mestre, una quindicenne si è lasciata cadere dal quarto piano della sua palazzina sotto gli occhi del padre, per fortuna si è salvata.

Giovani che muoiono di lavoro e giovani che rifiutano la vita: pensiamo, cari colleghi, alle vere esigenze dei nostri giovani e ai loro drammi quotidiani, che il lockdown e le chiusure hanno soltanto acuito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Presidente, il prossimo 31 maggio nel comune di Agrate Brianza, nella provincia di Monza e Brianza, si terrà uno sciopero molto significativo perché, per la seconda volta, all'interno dello stabilimento Star, noto come produttore del brodo e degli insaporitori, con un'immagine di marketing legata alla famiglia e al focolare domestico, un operaio è stato licenziato con il pretesto di aver utilizzato in maniera non conforme alle direttive la mascherina di protezione. Sono delle situazioni allucinanti, all'alba dei provvedimenti che sbloccheranno i licenziamenti nelle fabbriche. Un dato ancora più grave, perché la multinazionale spagnola che ha acquisito questa eccellenza, un tempo, del made in Italy, aveva promesso di venire in Brianza e in Lombardia portando lavoro e assunzioni; lavoro e assunzioni non si sono visti, i sindacati lamentano orari e modalità di lavoro non consoni e, per di più, arrivano questi provvedimenti assolutamente inaccettabili. Noi ovviamente non tolleriamo queste situazioni e ci schieriamo al fianco dei lavoratori della Star di Agrate, e faremo tutto quello che ci compete per fare chiarezza su questi episodi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 27 maggio 2021 - Ore 9,30:

1. Informativa urgente del Governo sul tragico incidente verificatosi sulla funivia Stresa-Mottarone il 23 maggio 2021.

La seduta termina alle 18,30.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 la deputata Marzana ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 5 la deputata Parisse ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 13 la deputata Tateo ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 16 il deputato Gariglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 27 il deputato Enrico Costa ha segnalato che si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 27 il deputato Fiano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 28 la deputata Manzo ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Meloni e a. 1-391 n.f. rif. 435 425 10 213 423 2 80 Appr.
2 Nominale Moz. Liuzzi e a. 1-486 - I p. 419 414 5 208 414 0 80 Appr.
3 Nominale Moz. Liuzzi e a. 1-486 - II p. 431 420 11 211 394 26 80 Appr.
4 Nominale T.U. pdl 164 e abb.-A - articolo 1 430 430 0 216 430 0 79 Appr.
5 Nominale articolo 2 434 433 1 217 432 1 79 Appr.
6 Nominale articolo 3 429 428 1 215 428 0 79 Appr.
7 Nominale em. 4.100 430 418 12 210 417 1 79 Appr.
8 Nominale em. 4.21 rif. 431 429 2 215 428 1 79 Appr.
9 Nominale articolo 4 433 432 1 217 432 0 79 Appr.
10 Nominale articolo 5 434 433 1 217 433 0 79 Appr.
11 Nominale articolo 6 435 434 1 218 434 0 78 Appr.
12 Nominale articolo 7 435 432 3 217 432 0 78 Appr.
13 Nominale em. 8.21 434 431 3 216 42 389 78 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 8 435 434 1 218 432 2 78 Appr.
15 Nominale articolo 9 436 435 1 218 435 0 78 Appr.
16 Nominale articolo 10 431 430 1 216 430 0 78 Appr.
17 Nominale articolo 11 430 429 1 215 429 0 78 Appr.
18 Nominale em. 12.100 434 433 1 217 433 0 77 Appr.
19 Nominale articolo 12 435 434 1 218 434 0 77 Appr.
20 Nominale art. agg. 12.04 429 426 3 214 48 378 76 Resp.
21 Nominale art. agg. 12.05 426 422 4 212 45 377 75 Resp.
22 Nominale art. agg. 12.03 433 431 2 216 42 389 75 Resp.
23 Nominale articolo 13 413 413 0 207 407 6 75 Appr.
24 Nominale articolo 14 420 420 0 211 418 2 75 Appr.
25 Nominale articolo 15 419 418 1 210 417 1 74 Appr.
26 Nominale articolo 16 416 416 0 209 415 1 74 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 28)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale T.U. pdl 164 e abb.-A - voto finale 358 357 1 179 357 0 85 Appr.
28 Nominale Doc. IV-ter, n. 14-A - on. Fiano 334 333 1 167 233 100 83 Appr.