XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
le regole dell'Unione europea in materia di prevenzione e contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo hanno recepito, nel tempo, l'evoluzione dei princìpi internazionali, con l'obiettivo di realizzare un ambiente normativo armonizzato tra gli Stati membri;
l'impegno antiriciclaggio europeo risale ai primi anni '90 e si è riflesso, nel corso del tempo, in cinque direttive e diversi altri provvedimenti;
in particolare, sono state recepite le indicazioni del Gruppo d'azione finanziaria internazionale (Gafi) Financial Action Task Force (Fatf), organismo intergovernativo, costituito nel 1989 in occasione del G7 di Parigi, che ha per scopo l'elaborazione e lo sviluppo di strategie di lotta al riciclaggio dei capitali di origine illecita;
da ultime, la quarta direttiva UE/2015/849 e la quinta direttiva UE/2018/843 antiriciclaggio potenziano il sistema di prevenzione degli Stati membri in coerenza con le linee tracciate dalle Raccomandazioni del Gafi del 2012 e valorizzano l'approccio basato sul rischio (risk-based approach), criterio fondamentale per la gradazione delle misure preventive e dei controlli;
in ottemperanza alle previsioni della quarta e della quinta direttiva antiriciclaggio, il 24 luglio 2019 la Commissione ha approvato e pubblicato quattro rapporti sul sistema antiriciclaggio:
la nuova Valutazione sovranazionale dei rischi riesamina i rischi individuati nel primo esercizio per valutarne la persistenza alla luce delle raccomandazioni formulate e delle misure applicate dagli Stati membri; la valutazione individua inoltre nuovi fattori di rischio di portata sovranazionale;
il rapporto sulle caratteristiche delle attività e della collaborazione delle Fiu e sul «Meccanismo europeo di supporto e coordinamento». L'analisi si articola su quattro temi principali: 1) collaborazione tra Fiu europee e Fiu di Paesi terzi; 2) collaborazione tra Fiu dell'Unione; 3) compiti del meccanismo europeo; 4) possibile ruolo delle Fiu e del meccanismo nello svolgimento di controlli. L'azione del meccanismo dovrebbe sviluppare le competenze già attribuite alla Piattaforma delle Fiu dell'Unione, concentrandosi sulle aree di criticità individuate e sulle conclusioni e proposte formulate nel Mapping exercise (Mapping Exercise and Gap Analysis on FIU's Powers and Obstacles for Obtaining and Exchanging Information);
il rapporto su casi di riciclaggio che hanno coinvolto banche di alcuni Paesi dell'Unione esamina le cause dell'inefficacia dei controlli ed elabora proposte per una maggiore armonizzazione delle regole antiriciclaggio e per una migliore collaborazione tra supervisori e tra questi e le Fiu;
il rapporto sulla interconnessione dei registri nazionali dei conti bancari è volto a individuare soluzioni per l'accesso integrato in ogni Paese membro alle informazioni contenute nei diversi registri per l'individuazione di rapporti finanziari nell'intera Unione;
ulteriori fonti normative europee quali il regolamento UE/2018/1672 e la direttiva UE/2019/1153 contribuiscono a delineare un quadro organico di misure antiriciclaggio;
inoltre, le modifiche al regolamento UE/2010/1093 concernente l'European Banking Authority (Eba), pur confermando la competenza nazionale nei controlli antiriciclaggio, affidano all'Eba: nuove competenze per lo svolgimento di valutazioni sulle autorità di vigilanza nazionali; l'esercizio di azioni di enforcement e sanzione; l'applicazione di poteri di binding mediation; l'esercizio di poteri sostitutivi in caso di inerzia dei supervisori nazionali; l'elaborazione di linee guida per favorire i controlli e sviluppare collaborazione. L'Eba viene abilitata ad acquisire dalle competenti autorità nazionali di controllo le informazioni necessarie per i nuovi compiti. È altresì prevista la necessità di un coordinamento stretto tra l'Eba e le Fiu, nel rispetto dello status di queste ultime;
in tale quadro, l'Unione europea ha deciso di compiere un ulteriore passo verso l'istituzione di un'autorità comune per combattere il riciclaggio di denaro sporco all'interno del blocco, e questo dopo che una serie di rivelazioni condotte negli ultimi due anni hanno evidenziato difetti fondamentali che pesano sul quadro normativo di riferimento in materia di antiriciclaggio;
la Commissione europea ha quindi avanzato la proposta che mira alla creazione di tale nuova istituzione, con ingresso a regime nella lotta al riciclaggio entro luglio 2021;
in Italia, come previsto dal decreto legislativo n. 231 del 2007, è stata istituita l'Unità di informazione finanziaria per l'Italia (Uif) presso la Banca d'Italia in conformità alle regole e ai criteri internazionali che prevedono la presenza in ciascuno Stato di una Financial Intelligence Unit (Fiu) dotata di piena autonomia operativa e gestionale, con funzioni di contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo;
la candidatura italiana appare dovuta anche e soprattutto, perché dei sei Paesi fondatori dell'Unione europea, l'Italia è l'unico privo di un'agenzia comunitaria di primaria importanza. La Germania, infatti, ha la Bce a Francoforte, la Francia la sede del Parlamento dell'Unione europea a Strasburgo, il Belgio ospita la Commissione europea, il Lussemburgo la Corte di Giustizia dell'Unione europea e l'Olanda, grazie alla Brexit, la sede dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema);
l'Italia, al momento, ospita soltanto l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), con sede a Parma, e la Fondazione europea per la formazione (Etf), con sede a Torino;
è notizia di pochi giorni fa che il presidente dell'Abi Antonio Patuelli e il direttore generale Giovanni Sabatini hanno proposto al Presidente del Consiglio Mario Draghi e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio l'Italia come sede dell'Autorità e tale candidatura è stata appoggiata in Europa dalla maggior parte delle forze politiche dell'attuale maggioranza di Governo;
il nostro Paese può mettere a disposizione l'esperienza della Banca d'Italia e l'eccellenza della Guardia di finanza;
inoltre, l'Unità di informazione finanziaria per l'Italia con sede a Roma, presso la sede della Banca d'Italia di largo Bastia, nel sistema di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo, è l'autorità incaricata di acquisire i flussi finanziari e le informazioni riguardanti ipotesi di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo principalmente attraverso le segnalazioni di operazioni sospette trasmesse da intermediari finanziari, professionisti e altri operatori e partecipa, altresì alla rete mondiale delle Fiu per scambi informativi essenziali a fronteggiare la dimensione transnazionale del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo,
impegna il Governo:
1) a sostenere concretamente la candidatura di Roma, quale sede della costituenda Autorità europea antiriciclaggio, affinché non venga sprecata un'occasione unica di crescita, di prestigio internazionale e di indotto occupazionale per l'intero Paese.
(1-00497) «Mandelli, Occhiuto, Barelli, Giacomoni, Calabria, Spena, Battilocchio».
Risoluzioni in Commissione:
Le Commissioni VI e X,
premesso che:
in Italia, diversamente dal resto d'Europa, le agenzie di assicurazione costituiscono, da sempre, non soltanto una rete commerciale, ma un caposaldo culturale e sociale sia nelle città che, soprattutto, nei piccoli centri, dove rappresentano un punto d'incontro e di confronto con le persone, le famiglie e le piccole imprese sul territorio;
le agenzie di assicurazione, di qualsiasi dimensione, sono quella infrastruttura sociale il cui rilievo è dimostrato dalla funzione di servizio e sostegno per la realizzazione e la sicurezza di quelle basilari attività che costituiscono il tessuto economico del nostro Paese;
come noto, la copertura dei rischi non può prescindere dalla conoscenza dei bisogni, dallo scambio di informazioni e consigli, dal confronto sui progetti, che alimentano la crescita culturale, sociale ed economica nei territori;
il comparto delle agenzie di assicurazione conta circa 20.000 agenti generali, a cui fanno riferimento circa 80.000 dipendenti e quasi 200.000 subagenti iscritti nella sezione E del registro unico degli intermediari, quelli che ripetono il mandato dalle agenzie di assicurazione e non direttamente dalle compagnie;
in Italia, le agenzie di assicurazione, in meno di 10 anni, hanno ridotto il loro numero di circa il 25 per cento dal 2012 al 2019 sono spariti dalle nostre città oltre 10.000 agenti e la pandemia potrebbe rafforzare una tendenza già presente. Infatti, la crisi causata dall'emergenza epidemiologica COVID-19 ha colpito in modo particolare i settori del commercio, della ricezione e della ristorazione, tutti settori in cui è presente l'attività delle agenzie di assicurazione e per i quali esse rappresentano una leva fondamentale per la futura ripartenza;
i dati presentati in diversi studi evidenziano che alcune cause possono essere individuate nelle politiche di «accorpamento» delle compagnie che lasciano intravedere l'intento di scoraggiare i piccoli intermediari per realizzare realtà più concentrate, nonché nella digitalizzazione, sempre più utilizzata dalla Compagnie per promuovere prodotti altamente digitalizzati e standardizzati. A concorrere all'indebolimento delle agenzie ha indubbiamente concorso una regolamentazione dell'autorità di controllo che moltiplica gli adempimenti burocratici a carico degli agenti e degli utenti. Nonostante le gravi difficoltà, le agenzie di assicurazione detengono ancora l'80 per cento del mercato italiano con una raccolta dell'84 per cento dei premi R.C. auto ed il 79 per cento dei rami danni del mercato italiano a testimonianza del consolidato rapporto di fiducia tuttora esistente tra gli intermediari professionisti ed i propri clienti;
questa presenza fondamentale sul mercato, confermata negli anni dalla fiducia dei consumatori, sta subendo una radicale modificazione a seguito di numerosi provvedimenti e regolamenti emanati dall'Ivas (Autorità di controllo del mercato assicurativo) e a seguito di alcune recentissime, preoccupanti iniziative messe in campo dalle stesse compagnie di assicurazione a tutto danno della garanzia di intermediazione offerta dagli agenti di assicurazione verso i clienti consumatori;
in particolare, il ruolo di qualità professionale degli agenti è compromesso a seguito dell'adozione di: il Regolamento 45/2020 e il provvedimento 97/2020 dell'Ivass entrati in vigore il 31 marzo 2021, che hanno riversato sulla categoria innumerevoli oneri amministrativi, capaci nella loro mole e nella loro modalità di mettere in serio pericolo la qualità e il ruolo professionale degli agenti verso i consumatori. Ci si riferisce, nello specifico, agli obblighi posti a carico degli agenti di dover sempre segnalare alle imprese tutti i rapporti di collaborazione intrattenuti con altri intermediari, vanificando i precetti e le libertà del decreto-legge n. 179 del 2012 convertito dalla legge n. 221 del 2012, che ha sancito l'autonomia degli intermediari assicurativi e il superamento degli ostacoli che limitavano questa grande libertà. L'interpretazione data dall'Ivass, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, non sarebbe sorretta da alcuna norma legislativa o, comunitaria (direttiva (UE) 2016/97, sulla distribuzione assicurativa, note come Insurance Distribution Directive (Ddi), anzi le smentirebbe in quanto pone a carico dell'intermediario obblighi tanto pressanti e condizioni tanto vessatorie da rendere improponibile la sopravvivenza di coloro che sono meno strutturati o che non hanno capacità di spesa per consulenze e gestionali di ogni tipo. Inoltre, rimane la «spada di Damocle» di un ricorso in cui l'agente di assicurazione non possa difendere il suo operato. In questa situazione, tutto, il mercato distributivo sarà assoggettato secondo lo schema del prodotto Product Oversight and Governance (POG) ad un invasivo e pressante controllo delle imprese volte così a diminuire, certo non ad ampliare, il livello di concorrenza con altri competitor sul mercato, riducendo ampiamente l'autonomia professionale dell'agente di assicurazione;
tale circostanza compromette inevitabilmente la possibilità prevista nella legge n. 40 del 2007 che ha posto il divieto di esclusiva nel ramo danni al fine di proteggere la libertà professionale degli intermediari, sollecitandoli a rapporti di plurimandato per risultare più esaustivi e interessanti nella loro funzione sociale. Il controllo assoluto e circostanziato da parte di ogni compagnia assicurativa delle collaborazioni in capo ad un agente mandatario, inevitabilmente spingerà gli agenti di assicurazione ad operare non più come plurimandatari ma tornare al vecchio schema di monomandatari a tutto danno degli interessi dei clienti consumatori;
anche la recentissima riforma proposta dall'Ivass sullo schema di regolamento recante disposizioni relative alla realizzazione del Nuovo Preventivatore r.c. auto, (documento di consultazione n. 3/2021) aggraverà enormemente di oneri le agenzie, prevedendo addirittura tra le nuove disposizioni un questionario a carico dei clienti e un censimento dell'intermediario sui collaboratori e dipendenti interni delle agenzie; ciò avendo già previsto uno sforzo organizzativo e costi per gli intermediari a tutto vantaggio dell'efficienza (secondo la relazione Ivass) come se aumentare la massa cartacea e sottoporre a obblighi meramente burocratici ripetuti all'infinito possa risultare di qualche aggiuntiva garanzia per alcuno;
in questo contesto, va fatta chiarezza verso i consumatori, attuando con assoluta trasparenza e corretto beneficio per il mercato assicurativo una urgente modifica legislativa relativa alla composizione della stessa Authority; oggi, infatti, il presidente dell'Ivass è il direttore generale della Banca d'Italia. Sua è la proposta di nomina dei consiglieri, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico lo stesso direttorio integrato è costituito dal Governatore della Banca d'Italia, da direttore della stessa Banca d'Italia, dai 3 vice direttori generali della Banca d'Italia e dai 2 consiglieri dell'istituto (come sopra definiti). Di provenienza bancaria è anche il segretario generale Ivass. Tale composizione che vede la totale esclusione di rappresentanze del comparto assicurativo, può ingenerare dubbi e perplessità nel mercato assicurativo e nella stessa clientela, vedendo come il massimo organo di controllo sia totalmente organico al sistema bancario e non al sistema assicurativo. Nessun dubbio sulla serietà dei soggetti indicati nei ruoli, ma le circostanze di trasparenza obbligano ad avere garanzia di conoscenza del settore di cui trattasi, proprio al fine di procedere con piena consapevolezza delle conseguenze sul mercato assicurativo delle decisioni adottate. È rilevante che questi ruoli pur così diversi tra l'autorità di vigilanza (Ivass) e la Banca d'Italia si sovrappongano. Tali Autorità indipendenti e separate hanno giuridicamente finalità diverse e interessi che meritano norme più consone alla loro presidenza, come ad esempio quella che i soggetti vigilati abbiano titolo per eleggere il presidente dell'autorità indipendente;
si affaccia, infine, sul mercato assicurativo italiano, una «sperimentazione» societaria che appare per gli agenti di assicurazione e per le stesse associazioni dei consumatori un'iniziativa inquietante, rompendo i princìpi stessi su cui si fonda la direttiva (UE) 2016/97, nota come Insurance Distribution Directive (Ddi) ovvero la distinzione netta e chiara tra il produttore (Compagnia di assicurazioni) e distributore (Intermediario assicurativo); si tratta di due ruoli separati e distinti che, se mescolati, pongono l'evidenza di un grave conflitto di interesse a sfavore dell'utente finale ovvero i consumatori. Nella crisi determinata dalla pandemia da COVID-19 è più in generale per le difficoltà registrate da molti agenti di assicurazione, un'impresa multinazionale «Allianz Assicurazioni» conclude con gli agenti una intesa volta a rilevare il 51 per cento del capitale delle società agenziali demandando il 49 per cento agli agenti superstiti. Tale azione chiamata «Progetto 51» è stata voluta dalla compagnia Allianz per azzerare l'autonomia professionale e di assistenza svolta dall'agente nei confronti dei propri clienti-consumatori, in quanto inevitabilmente la nuova politica commerciale che nasce da questa distorsione del sistema, verrà condizionata pesantemente dalle politiche e dalle scelte del soggetto produttore ovvero la stessa compagnia di assicurazione, proprietaria di fatto dell'agenzia, che anteporrà le sue volontà ed esigenze a quelle del cliente. Si tratta, quindi, di un modello distributivo nuovo, sistematico e mai visto nel mercato assicurativo italiano, che, secondo i firmatari del presente atto, che secondo i firmatari del presente atto cancellerà la concorrenza così come conosciuta, impedirà ogni sviluppo del plurimandato agenziale, e determinerà una sostanziale chiusura delle collaborazioni tra intermediari. Si è di fronte ad una serie di gravi e improponibili interventi che paiono collegati e volti a rendere ingabbiato l'intero mercato, secondo logiche che impediscono de facto libertà e indipendenza degli agenti di assicurazione, grazie alle scelte e alle interpretazioni di Ivass e, da ultimo, di preoccupanti manovre volte ad incidere sulla leale concorrenza del mercato assicurativo, a tutto danno dei consumatori italiani,
impegnano il Governo:
ad adottare ogni iniziativa utile per la necessaria modifica normativa, legislativa e regolamentare, in riferimento a quanto evidenziato in premessa finalizzata a una necessaria e reale semplificazione delle incombenze a carico degli agenti di assicurazione, per garantire l'operatività, la funzionalità della professionalità delle agenzie, nonché un autentica tutela assoluta degli interessi del cliente consumatore;
a prevedere, entro ed oltre l'ambito del previsto prossimo disegno di legge concorrenza, di adottare iniziative per definire linee d'intervento e specifiche misure che – in coerenza con le normative primarie europee, direttiva (UE) 2016/97 sulla distribuzione assicurativa (Ddi), il potenziamento della coesione sociale e del territorio, il perseguimento della libera iniziativa imprenditoriale e dell'impegno in favore dei giovani che si avvicinano alla professione – supportino il mantenimento del modello italiano di pluralismo distributivo, ossia la capacità di trasformazione e ripartenza delle agenzie di assicurazione italiane che costituiscono quell'immenso valore economico e sociale che i consumatori continuano ad apprezzare e preferire.
(7-00682) «Binelli, Centemero, Andreuzza, Carrara, Colla, Fiorini, Galli, Micheli, Pettazzi, Piastra, Saltamartini, Cantalamessa, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Ribolla, Zennaro».
La I Commissione,
premesso che:
gli articoli 48 e 49 della legge 25 maggio 1970, n. 352, recante norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo, disciplinano le modalità di presentazione, da parte di almeno 50 mila elettori, di progetti di legge ai sensi dell'articolo 71, secondo comma, della Costituzione;
il secondo comma del richiamato articolo 49 prevede che si applichino, per ciò che riguarda le firme dei proponenti, la loro autenticazione e i certificati da allegare alla proposta, le disposizioni degli articoli 7 e 8 della stessa legge n. 352;
i commi da 341 a 344 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), hanno introdotto nuove norme per la raccolta delle sottoscrizioni in modalità digitale;
in particolare, il comma 341 ha istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia un fondo pari a 100.000 euro all'anno, da destinare alla Presidenza del Consiglio, per la realizzazione di una piattaforma per la raccolta delle firme digitali da utilizzare per gli adempimenti necessari ai sensi dell'articolo 8 della legge 25 maggio 1970, n. 352;
dal richiamo a tale articolo 8 presente nell'articolo 49 e dalla lettura sistemica delle norme si deduce che la raccolta firme digitale riguarderà anche le firme richieste per la presentazione di proposte di legge di iniziativa popolare;
secondo quanto disposto dall'articolo 48 della già citata legge n. 352 del 1970, la proposta deve essere presentata, corredata delle firme degli elettori proponenti, al Presidente di una delle due Camere; spetta poi a tale Camera provvedere alla verifica e al computo delle firme dei richiedenti al fine di accertare la regolarità della richiesta;
il comma 343 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020 (legge di bilancio 2021), dispone che la Presidenza del Consiglio dei ministri assicuri l'entrata in funzione della piattaforma per la raccolta delle sottoscrizioni in modalità digitale entro il 31 dicembre 2021;
recentemente, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha pubblicamente dichiarato che dal 1o gennaio 2022 sarà operativa la piattaforma per la raccolta delle firme per leggi di iniziativa popolare e referendum,
impegna il Governo
ad assicurare la piena operatività, entro il 31 dicembre 2021, della predetta piattaforma per la raccolta delle sottoscrizioni in modalità digitale, anche ai fini della presentazione di proposte di legge di iniziativa popolare, consentendo inoltre alle competenti strutture della Camera e del Senato di accedere alla piattaforma medesima, per gli adempimenti relativi al controllo delle sottoscrizioni delle proposte di legge di iniziativa popolare, così da garantire l'efficace implementazione del nuovo strumento.
(7-00683) «Brescia, Alaimo».
La III Commissione,
premesso che:
il 23 marzo 2021 a Vienna presso il Consiglio per i diritti umani dell'Onu 16 Paesi e i rappresentanti dello Stato di Palestina, hanno presentato la risoluzione A/HRC/46/L.4 dal titolo: «The negative impact of unilateral coercive measures on the enjoyment of human rights» sulle pesanti ripercussioni negative che le misure coercitive unilaterali applicate da alcuni Paesi contro altri, hanno sui diritti umani, specialmente in un momento in cui la pandemia provocata dal Covid-19 è ancora in corso;
la risoluzione approfondisce le conseguenze drammatiche che gli embarghi creano sulla popolazione e sottolinea, inoltre, che queste colpiscono spesso le frange più deboli della società;
nell'elenco dei Paesi toccati da embarghi unilaterali è presente anche Cuba, da più di sessanta anni sottoposta a sanzioni – ovvero ad un blocco economico, finanziario e commerciale da parte degli Stati Uniti. Questo blocco è contrario al diritto internazionale, che vieta misure di questo tipo quando siano permanenti o sproporzionate;
più di un anno fa l'Italia ha accolto l'arrivo di una missione medica cubana che, a rischio della vita dei suoi componenti, 53 tra medici e infermieri, ha contribuito a prestare soccorso nelle città di Crema e Torino, due centri particolarmente colpiti dalla prima ondata pandemica da Covid-19;
i sanitari cubani, appartenenti alla brigata «Henry Reeve», sono venuti in Italia su esplicita richiesta della regione Lombardia e della regione Piemonte con il beneplacito del Governo italiano, rimanendo fino ai primi di giugno;
nei giorni di marzo 2020 tutta la popolazione italiana, i media, la politica – dai membri del Governo ai parlamentari – si congratulavano con Cuba che, nonostante il «bloqueo» e i primi casi di contagi da Covid-19 registrati sull'isola, aveva inviato i loro medici e infermieri per aiutare il nostro personale medico in difficoltà, dati i numeri di ricoveri e decessi che si registravano in quel momento;
Cuba ha avuto e continua ad avere la forza di combattere il Covid-19 non solo nella propria isola, ma nel mondo intero, producendo vaccini che saranno messi a disposizione della comunità internazionale e inviando ovunque le proprie brigate mediche;
recentemente la sindaca di Crema ha ricordato quei mesi difficili del 2020 con le seguenti parole: «La presenza a Crema dell'Esercito italiano e dei nostri Hermanos de Cuba ci consentì di realizzare che non eravamo soli, restituendo alla nostra comunità coraggio e speranza»;
il contributo nei confronti del nostro Paese da parte di Cuba in un momento così difficile non può quindi considerarsi scontato ed è invece da riconoscere come grande gesto di amicizia e di solidarietà internazionale;
nel 2015, l'amministrazione Usa guidata da Barack Obama aveva rimosso Cuba dalla blacklist dei Paesi «sponsor del terrorismo», inaugurando una nuova fase di rapporti tra i due Paesi, che aveva portato alla riapertura dell'ambasciata statunitense all'Avana;
l'amministrazione Trump ha nuovamente designato Cuba come «Stato sponsor del terrorismo», colpendo il Paese con nuove sanzioni e annullando molte misure su sanzioni che l'amministrazione Obama aveva alleviato o revocato, oltre ad aver abrogato una serie di norme che consentivano agli statunitensi di viaggiare a Cuba per turismo e ad aver limitato le rimesse degli emigrati, colpendo così le due principali fonti di reddito dell'isola;
a causa dell'embargo nell'isola scarseggiano generi di prima necessità, medicinali compresi;
lo scorso anno il «bloqueo» imposto dagli Usa ha colpito anche l'acquisto di ventilatori polmonari, strumenti fondamentali per curare il Covid-19;
dal 1992 le Nazioni Unite si sono pronunciate già quasi una trentina di volte contro l'embargo senza ottenere alcun risultato. Nonostante ciò, Cuba ha resistito grazie a una politica che è stata costretta a scommettere fin dall'inizio su un modello di produzione autarchico che le ha permesso di soddisfare i bisogni primari della propria popolazione;
secondo l'ambasciatore cubano in Italia, Josè Carlos Rodriguez Ruiz, solo tra marzo 2019 e aprile 2020 l'embargo è costato a Cuba circa 5 miliardi di dollari, una cifra enorme per il piccolo Paese caraibico;
va considerato altresì che diversi Paesi in cui vengono sistematicamente violati i diritti umani e civili non rientrano tra i Paesi sottoposti ad embargo unilaterale e, anzi, vengono spesso considerati partner internazionali irrinunciabili;
le caratteristiche di Cuba sono comunque diverse da tali Paesi con cui invece l'Italia e l'Europa intrattengono floridi rapporti commerciali, come l'Egitto, l'Arabia Saudita, la Turchia o il Qatar;
lo sviluppo dei diritti umani non può avvenire in modo pieno e totale laddove le persone non hanno accesso a beni e servizi di prima necessità a causa delle sanzioni economiche imposte da alcuni Paesi;
si ritiene che sia giunto il momento di dichiarare concluso più di mezzo secolo di Guerra fredda, ormai anacronistica e la politica dell'embargo contro l'isola di Cuba – in assenza di un pericolo reale di attentati e minacce da parte dell'Avana che giustifichi una misura simile – appare ormai sempre più fondata su motivazioni esclusivamente ideologiche, politiche e unilateralmente motivate, in particolare per compiacere una parte dell'elettorato statunitense più conservatore;
oggi esiste un accordo di dialogo politico e di cooperazione tra l'Unione europea e Cuba, in controtendenza rispetto all'extraterritorialità del blocco stesso, che colpisce tra l'altro anche la possibilità di rapporti economici tra Cuba e Unione europea;
l'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione europea, Josep Borrell, si è recentemente pronunciato davanti al Parlamento europeo esprimendo apprezzamento per gli sforzi intrapresi da Cuba nel suo percorso di riforme e modernizzazione, ricordando che la linea politica comune dell'Unione europea è contraria all'utilizzo di sanzioni extraterritoriali da parte degli Stati Uniti,
impegna il Governo:
a fare proprio l'appello lanciato dalle comunità cubane residenti in Europa e da tante altre associazioni e personalità pubbliche per porre fine all'embargo contro la Repubblica di Cuba e la sua popolazione;
a raccogliere l'appello recentemente espresso dal Pontefice per l'allentamento del blocco e per porre fine alle sanzioni anche nei confronti di molti Paesi sottoposti a tali misure;
a raccogliere l'appello recentemente espresso dal Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ai leader dei Paesi del G20, con l'esortazione a sospendere le sanzioni che impediscono le forniture di cibo, cure mediche e beni di prima necessità;
a fare propri i citati appelli, coerentemente con il voto quasi unanime di condanna dell'embargo che per 28 volte consecutive ha visto l'Assemblea generale dell'Onu esprimersi in tal senso, anche con l'appoggio dell'Italia;
ad adoperarsi, in sede di Unione europea ed in ogni altra competente sede internazionale, per la rimozione dell'embargo contro la Repubblica di Cuba.
(7-00684) «Palazzotto».
La VII Commissione,
premesso che:
negli ultimi anni la diffusione della pratica musicale nelle università italiane attraverso l'istituzione di cori e orchestre accademiche ha acquisito crescente rilevanza;
nel 2005 la Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) ha commissionato un'indagine sulle attività culturali extra-curricolari negli atenei italiani. I risultati hanno evidenziato come i cori universitari siano presenti in numero molto maggiore rispetto alle orchestre: secondo la ricerca Crui, in 50 atenei su 75 si registrava la presenza di cori, mentre soltanto in 22 università operavano orchestre o gruppi strumentali;
le attività musicali extracurricolari contribuiscono all'integrazione dell'offerta formativa degli atenei, promuovendo occasioni di approfondimento culturale e di aggregazione trasversale tra studenti e personale docente e non docente;
la possibilità di svolgere attività musicali negli atenei è un fattore determinante per la crescita formativa dello studente, che integra e completa quella specialistica fornita dal singolo curricolo universitario;
le attività culturali ed artistiche svolte dalle orchestre e dai cori universitari rappresentano una preziosa occasione di interazione con la ricerca musicologica e con i conservatori di musica;
come sottolineato da Gianfranco Rizzo nel volume «I Cori e le Orchestre universitarie italiane: attualità e prospettive», contenente gli atti del Convegno di Modena e Reggio Emilia del 25-26 ottobre 2008, «al di là dell'intrinseco valore artistico dell'esperienza musicale, va rimarcata la sua valenza formativa e relazionale nei riguardi degli studenti universitari, per i quali la partecipazione ad un'orchestra rappresenta un'inedita e preziosa occasione di attività di gruppo nell'ambito di un curriculum formativo basato principalmente sull'apprendimento individuale»;
i cori e le orchestre universitarie rappresentano uno stimolo prezioso di aggregazione, non solo tra gli studenti italiani: anche nei confronti degli studenti di altre nazionalità queste realtà esercitano un'indiscussa capacità attrattiva, rappresentando una preziosa occasione d'incontro e di relazione particolarmente efficace nell'ottica di internazionalizzazione della formazione superiore in Italia, da diversi anni al centro delle strategie e delle azioni de Mur;
l'internazionalizzazione, fortemente facilitata dalla presenza di attività artistiche, rappresenta un obiettivo determinante per la crescita ed il potenziamento del sistema universitario;
la forte capacità attrattiva delle discipline artistiche emerge nitidamente nel Rapporto biennale sullo stato del sistema universitario e della ricerca 2018 (elaborazione Anvur), relativamente all'analisi del sistema dell'alta formazione artistica musicale e coreutica: la percentuale di studenti stranieri iscritti presso queste istituzioni è pari al 17,7 per cento del totale (a fronte del 4,6 per cento delle università);
le attività musicali e artistiche sono riconosciute a livello internazionale come elemento strategico e caratterizzante dei percorsi formativi universitari: le maggiori università europee ed extra-europee s'impegnano, infatti, nella progettazione, nel sostegno, nella gestione e nel coordinamento delle iniziative di carattere performativo nell'ambito della comunità accademica, dotandosi a tal fine anche di apposite strutture organizzative;
per «Terza missione» delle università si intende l'insieme delle attività con le quali gli atenei interagiscono direttamente con la società e il proprio territorio di riferimento, sia attraverso azioni di valorizzazione della conoscenza che più in generale attraverso attività ed eventi di ordine culturale, sociale e divulgativo. La «Terza missione» delle università si affianca alle due missioni «tradizionali», ovvero insegnamento e ricerca;
la terza missione è compresa tra le attività da considerare nella valutazione periodica delle università e consta di più indicatori che, se soddisfatti dall'ateneo, consentono un incremento dei finanziamenti statali;
le linee guida redatte da Anvur per la compilazione della Scheda unica annuale terza missione e impatto sociale contengono tra gli obiettivi strategici per gli atenei al punto 1.5 la gestione del patrimonio e delle attività culturali (scavi archeologici, poli museali, attività musicali, immobili e archivi storici, biblioteche ed emeroteche storiche, teatri e impianti sportivi;
l'Aduim (Associazione tra docenti universitari italiani di musica) aveva pianificato, per l'aprile 2020, una giornata di studio e riflessione sul tema «Musica e terza missione», poi rinviata per l'emergenza sanitaria da Covid-19, per affrontare, a livello nazionale, i diversi temi collegati alla diffusione della pratica musicale all'interno degli atenei, nonché alle altre attività musicali collegate alla terza missione;
i cori e le orchestre universitarie sono realtà diffuse solo in alcune università italiane, tra cui a mero titolo esemplificativo l'Orchestra universitaria Camerata de' Bardi di Pavia, l'Orchestra dell'Università di Parma, l'Orchestra Athenaeum dell'Università di Bari, l'Orchestra dell'università di Pisa, l'Orchestra UniMi a Milano;
l'attuale carenza di fondi e di spazi che permettano la nascita e lo sviluppo delle pratiche musicali all'interno dei contesti accademici, unitamente al fatto che l'inserimento di cori e orchestre fra le attività culturali e formative extra-curricolari degli atenei è ad oggi legato alla sensibilità delle singole istituzioni, hanno reso la loro presenza episodica e poco strutturata;
il Fondo per il finanziamento ordinario delle università (Ffo), istituito nello stato di previsione del Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica (ora Ministero dell'università e della ricerca) dall'articolo 5, comma 1, lettera a), della legge n. 537 del 1993, è relativo alla quota a carico del bilancio statale delle spese per il funzionamento e le attività istituzionali delle università;
lo stanziamento di risorse destinato alle università – quale risultante dal decreto ministeriale 30 dicembre 2020 per l'anno finanziario 2021 e per il triennio 2021-2023 - è pari ad euro 8.242,3 milioni;
l'articolo 11 del decreto ministeriale n. 738 dell'8 agosto 2019, rubricato «Ulteriori interventi», aveva stanziato 10 milioni di euro per «interventi straordinari a favore delle università e degli istituti di istruzione universitaria (...)» che devono «assumere una valenza strategica nell'ambito della programmazione dell'Ateneo ed essere connessi agli ambiti della ricerca, della didattica e dell'internazionalizzazione, anche con riferimento all'impatto per il sistema socio economico territoriale»;
i cori e le orchestre già attivi negli atenei si basano preminentemente sulla pratica amatoriale, sulla messa a disposizione su base volontaria e sulla collaborazione con studenti che frequentano le istituzioni dell'alta formazione, utilizzando unicamente fondi per sostenere le spese vive delle produzioni e per coprire i costi dei professionisti eventualmente coinvolti nelle attività;
risulta decisivo per la promozione della pratica musicale negli atenei dare un nuovo impulso a tutte le realtà universitarie italiane, anche attraverso l'erogazione di fondi appositamente dedicati (sul modello di quanto previsto dall'articolo 11 del decreto ministeriale n. 738 del 2019);
la significativa partecipazione degli studenti alle attività musicali dei cori e delle orchestre universitarie già esistenti sul territorio nazionale evidenzia l'esigenza di non disperdere questo patrimonio, raccogliendo testimonianze e mettendole in contatto tra loro, al fine di creare una rete di condivisione che faciliti lo scambio di esperienze e la mobilità dei musicisti e dei gruppi musicali;
come sostenuto da Giuseppina La Face nel volume I cori e le orchestre universitarie oggi. Quando fare musica diventa un'esperienza trasformativa, «il lavoro dei cori e delle orchestre universitari, quand'è corroborato da attività riflessive introduttive e consuntive, può essere infinitamente prezioso e fecondo in un'epoca che, come la nostra, sta assistendo a una preoccupante perdita del senso storico, sta cioè smarrendo la percezione prospettica del passato, del presente e del futuro di cui è intessuta la vita di ciascun individuo e della società intera»;
nelle regioni attualmente sprovviste di un'orchestra sinfonica, di istituzioni concertistico-orchestrali o di fondazioni lirico-sinfoniche, la presenza di cori e orchestre universitarie può rivestire una funzione socio-culturale di grande importanza per la crescita musicale dei territori e dei cittadini,
impegna il Governo:
ad elaborare un piano di azione al fine di valorizzare le attività musicali extracurricolari in ambito universitario, anche in termini di riconoscimento di crediti formativi;
a promuovere la creazione di una rete nazionale tra le università per facilitare lo scambio di esperienze e concordare una strategia organizzativa comune per il riconoscimento delle attività orchestrali e corali all'interno dei singoli atenei;
ad adottare iniziative per vincolare una parte dei finanziamenti attribuiti alle università nell'ambito del fondo di finanziamento ordinario (Ffo) al sostegno dei cori e delle orchestre universitarie, come fondamentale azione di sviluppo culturale e sociale dei territori di riferimento;
a promuovere un piano che consenta alle università l'utilizzo e la gestione di luoghi e spazi culturali esterni agli atenei per lo svolgimento delle attività musicali.
(7-00685) «Nitti».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
il surriscaldamento della terra, dovuto alla emissione di CO2, ha determinato cambiamenti climatici che hanno portato a gravi e negative ripercussioni sulle condizioni di vivibilità del nostro pianeta;
il 2020 è stato l'anno più caldo mai registrato in Europa, per tale motivo si è presa la decisione, di comune accordo tra Paesi europei, di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra (Ghg) di almeno il 55 per cento rispetto ai livelli del 1990;
l'attuale decennio rappresenta un momento decisivo per il nostro pianeta;
Governi, istituzioni internazionali e investitori con sempre maggiore determinazione perseguono uno storico evento come «Investing in Climate Action»;
coerentemente alle valutazioni espresse nel rapporto del Gruppo dei saggi di alto livello, approvate dal Consiglio europeo, ed istituito nella primavera 2019, gli Stati membri europei si stanno esprimendo sulla creazione di una nuova Banca europea per lo sviluppo climatico e sostenibile, controllata dalla Bei;
nel rispetto delle indicazioni espresse dal Gruppo di saggi, si auspica che il Governo italiano sostenga fermamente l'ipotesi di creazione di questa nuova Banca;
vista l'attuale governance bancaria europea, che vede le quattro banche e autorità bancarie europee, Bce (banca centrale europea), Bei (banca europea investimenti), Abe (autorità bancaria europea) e Bers (banca europea ricostruzione e sviluppo), con sedi a Francoforte, Lussemburgo, Parigi e addirittura Londra, territorio ormai extra Unione europea, e le relative presidenze affidate a francesi, tedeschi o spagnoli, appare necessario sostenere la creazione di una nuova banca europea per la predisposizione di progetti concernenti il miglioramento climatico;
è opportuno che l'Italia ospiti la sede di tale nuovo organismo, essendo tra l'altro il maggiore azionista dei quattro organismi bancari di cui sopra, assieme a Francia e Germania;
si richiede che la nuova Banca europea per lo sviluppo climatico e sostenibile abbia, pertanto, sede in Italia e il primo presidente nominato sia italiano, per colmare le attuali lacune sistemiche esistenti nell'architettura finanziaria europea –:
quali siano gli intendimenti del Governo sulla questione evidenziata in premessa, se non sia necessario promuovere la costituzione di una Banca dello sviluppo sostenibile (come organo della Banca europea degli investimenti) e se non sia opportuno sostenere, una volta approvata la sua costituzione, la candidatura dell'Italia come sede della medesima Banca di sviluppo sostenibile.
(2-01257) «Tondo, Lupi, Schullian».
Interrogazione a risposta in Commissione:
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il sito Formiche.net ha reso noto un documento del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in preparazione di un prossimo vertice Italia-Cina, che pone nuovi interrogativi sulla posizione di Roma rispetto alla Via della Seta e che contraddice quanto annunciato dal Presidente del Consiglio Draghi nei giorni scorsi;
il documento, titolato «Piano d'azione triennale per il rafforzamento, della collaborazione (2021-2023)», è stato redatto dalla Farnesina in vista di un incontro che Draghi dovrebbe avere col Premier cinese Li Keqiang, in data ancora ignota ma prima del summit G20 di Roma del 30-31 ottobre;
a quanto risulta a Formiche, il documento era in preparazione tra i Ministeri degli esteri dei due Paesi da diversi mesi, già sotto la presidenza di Giuseppe Conte, colui che nel 2019 appose la firma sul memorandum «Nuova via della Seta»;
nel documento si sancirebbe la prosecuzione della collaborazione Italia-Cina, in una direzione che il Presidente Draghi sembrava voler evitare stando a quanto dichiarato al G7 e al vertice Nato dei giorni scorsi;
il Presidente Draghi ha ribadito il posizionamento euroatlantico italiano, schierandosi con convinzione con gli alleati a favore del piano B3W (Build Back Better World) che dovrà guidare l'azione per offrire al mondo in via di sviluppo un'alternativa alla Via della Seta cinese, e ha annunciato un riesame del Memorandum d'intesa che nel marzo 2019 fece dell'Italia il primo dei Sette grandi del mondo ad aderire all'iniziativa lanciata nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping;
al contrario, in questo documento sì legge: «le parti sono disponibili a promuovere l'attuazione del memorandum d'intesa sulla collaborazione nell'ambito della Via della Seta economica e dell'iniziativa per una Via della Seta marittima del XXI secolo e a rafforzare il collegamento dell'iniziativa cinese Belt and Road con la strategia di connettività eurasiatica dell'Ue»;
si legge anche l'intenzione di «realizzare ad ogni livello una collaborazione fattiva che contribuisca allo sviluppo delle relazioni tra Cina ed Unione europea»;
nel documento non vi è traccia del mancato rispetto dei diritti umani in Cina, tema portante del recente G7 –:
se quanto indicato in premessa corrisponda al vero ed, eventualmente, quale sia l'origine del documento stesso;
quali siano le linee guida di politica estera del Governo in merito alla Cina, con particolare riferimento alla «Nuova via della Seta».
(5-06251)
Interrogazioni a risposta scritta:
CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
come noto, secondo le disposizioni vigenti della Convenzione di Dublino i richiedenti il titolo di rifugiato che arrivano nel territorio dell'Unione europea devono essere ospitati esclusivamente dal Paese di primo approdo;
a mezzo stampa si apprende che, dopo una breve sospensione a causa della pandemia da Covid-19, il Governo tedesco ha ricominciato a rispedire in Italia gli immigrati provenienti dal nostro territorio nazionale;
in tal senso, si apprende anche che il Bundestag ha approvato una risoluzione che respinge, in ogni caso, l'ipotesi di accoglienza nei confronti degli immigrati sbarcati sulle coste italiane;
sul fronte marittimo, invece, proseguono ininterrotti gli sbarchi di immigrati presso il porto di Lampedusa, secondo l'usuale modus operandi con il quale i barchini utilizzati per il trasferimento vengono abbandonati ai confini con le acque territoriali nazionali per costringerne il recupero da parte della Guardia costiera;
senza l'intervento delle forze dell'ordine, come evidenziato a mezzo stampa, vi è anche il rischio che i migranti si disperdano anche prima dei controlli sanitari, con evidenti pregiudizi nei confronti della salute pubblica;
in un solo giorno, secondo i dati a disposizione, si sono registrati oltre 600 sbarchi;
tale fenomeno, in assenza di meccanismi di controllo legali e di hotspot nelle aree di partenza, rischia di aggravare ulteriormente la capacità e possibilità di assorbimento di individui stranieri nel nostro Paese con grave pregiudizio dell'ordine pubblico e delle possibilità di integrazione dei migranti medesimi;
l'azione politica perpetrata dalle Autorità tedesche costituisce una nuova fonte di difficoltà per lo Stato italiano, anche alla luce delle difficoltà costituite dalla gestione della crisi pandemica da Covid-19 –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere per:
a) promuovere una pronta revisione della Convenzione di Dublino, tale da evitare l'utilizzo dell'Italia come «centro di accoglienza» continentale degli immigrati sbarcati in Unione europea attraverso canali informali e di dubbia legalità, anche alla luce delle reiterate istanze di riforma dei meccanismi di gestione delle migrazioni nell'Unione europea sollevate da parte di esponenti di maggioranza e del Governo medesimo;
b) tutelare i confini nazionali da sbarchi non autorizzati, anche verificando l'eventuale ruolo svolto dalle Ong come facilitatori degli sbarchi medesimi;
c) garantire la tutela dell'ordine pubblico e monitorare le attività degli individui sbarcati e re-inviati in Italia secondo quanto espresso in premessa.
(4-09565)
CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
come evidenziato a mezzo stampa e tramite dati forniti dal Servizio europeo per l'azione esterna (Seae), l'Unione europea è il maggior donatore di assistenza esterna dell'Autorità nazionale palestinese (Anp);
è infatti grazie ai contribuenti europei se stipendi e pensioni dell'Anp vengono pagati regolarmente, tali risorse, tuttavia, vengono altresì utilizzate anche per il sostegno all'educazione;
proprio in tal senso, l'ex Alto rappresentante della Commissione Juncker, Federica Mogherini, ha incaricato il Georg Eckert Institute for International Textbook Research (Gei), di analizzare i libri di testo utilizzati dall'Anp nell'erogazione dei servizi di istruzione ed educazione nelle aree da essa amministrate;
sul portale informatico della Gei è riportato come la ricerca abbia avuto inizio a settembre 2019 e sia terminata nel novembre 2020; tuttavia, ad oggi, il rapporto non è stato ancora presentato al Parlamento europeo dalle autorità della Commissione europea;
secondo un'inchiesta giornalistica della testata tedesca Bild, le evidenze di cui al predetto rapporto rendono evidente una connotazione revisionista, antisemita e antisionista relativamente alla storia recente riguardo lo Stato di Israele;
i caduti dell'Anp vengono infatti glorificati come «martiri», categoria nella quale sono stati ricompresi anche gli autori del «Massacro della strada costiera», attentato terroristico del 1978 in cui gruppi terroristici palestinesi hanno massacrato 38 civili israeliani (tra cui 13 bambini) e ferito altri 70 civili;
in tali libri di testo, le vittime del predetto attentato sono state definite come «soldati sionisti»;
tra i testi esaminati, viene altresì evidenziato come in un libro per la quinta elementare in educazione religiosa sia ricordato l'episodio in cui la zia e compagna del profeta Maometto ha picchiato a morte un ebreo con una mazza di legno, ricollegandolo alla resistenza nei confronti di Israele;
tra le varie anomalie riportate, inoltre, si evidenzia come lo Stato di Israele non figuri nelle cartine di alcun libro di testo adottato;
anche alla luce dei recenti episodi bellici e delle tensioni che hanno coinvolto lo Stato di Israele, la mancata presentazione del rapporto in questione al Parlamento europeo rappresenta una grave anomalia nei confronti delle destinazioni d'uso delle tasse pagate dai contribuenti europei e messe a bilancio dell'Unione stessa –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza, se del caso, intenda assumere per far sì che abbia luogo la presentazione del rapporto in premessa al Parlamento europeo, successivamente dandone ampia informazione presso il Parlamento italiano.
(4-09570)
IANARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la legge di bilancio per il 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178), al fine di promuovere l'occupazione giovanile stabile, ha previsto all'articolo 1, ai commi da 10 a 15, per i datori di lavoro privati che nel biennio 2021-2022 effettuino nuove assunzioni con contratti di lavoro a tempo indeterminato o trasformino i contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato, di giovani che non abbiano compiuto i 36 anni, l'esonero contributivo nella misura del 100 per cento, per un periodo di 36 mesi, nel limite massimo di 6 mila euro annui. L'esonero è esteso a 48 mesi nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna;
la legge di bilancio per il 2021 ha altresì previsto all'articolo 1, comma 16, per le assunzioni di donne lavoratrici effettuate nel biennio 2021-2022, in via sperimentale, l'esonero contributivo nella misura del 100 per cento, nel limite massimo di 6 mila euro annui, introdotto dall'articolo 4, commi da 9 a 11, della legge 28 giugno 2012, n. 92;
entrambi i benefici sono concessi ai sensi della sezione 3.1 della comunicazione della Commissione europea C(2020) 1863-final, del 19 marzo 2020, recante un «Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza del COVID-19», e nei limiti e alle condizioni di cui alla medesima comunicazione. Le disposizioni agevolative, infatti, sono subordinate all'autorizzazione della Commissione europea ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea;
a distanza di quasi sei mesi, le imprese non possono ancora utilizzare i benefici per l'assunzione di giovani e donne, introdotti dalla legge di bilancio per il 2021;
a conferma di ciò, le circolari Inps relative alle prime indicazioni operative riguardanti le misure suddette, la n. 32 del 22 febbraio 2021 sull'esonero per le assunzioni di donne lavoratrici e la n. 56 del 12 aprile 2021 sull'esonero per l'assunzione di giovani sotto i 36 anni, riportano a successive circolari per le istruzioni per la fruizione delle misure, subordinandole all'autorizzazione da parte della Commissione europea
da un recente articolo di stampa, si apprende che, sulla pagina del sito della Commissione europea (htttps://ec.europa.eu), dedicata, ai fini della trasparenza, anche alle notifiche di richieste di autorizzazione da parte degli Stati membri, non sono ancora presenti le notifiche dello Stato italiano, agli incentivi per giovani e le donne della legge di bilancio per il 2021, mentre sono riportate altre due misure simili (esonero contributivo alternativo alla cassa Covid-19 previsto dall'articolo 12 del decreto-legge n. 137 del 2020 e il cosiddetto «incentivo Sud», previsto dalla legge di bilancio 2021), autorizzate prontamente dalla Commissione europea, a distanza di pochi giorni dall'inoltro della richiesta –:
se il Governo intenda riferire quali siano i motivi dei ritardi sulle richieste di autorizzazione alla Commissione europea, che si ripercuotono negativamente nell'attuazione delle misure a favore dell'occupazione stabile di giovani e donne.
(4-09591)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 1o gennaio 2021, a Montevideo in Uruguay, Luca Ventre, cittadino italiano e residente all'estero da 8 anni, ha perso la vita in circostanze ancora da chiarire. Il connazionale, avrebbe inspiegabilmente scavalcato il muro di recinzione dell'ambasciata italiana — dove si era recato per essere assistito nel suo rientro in Italia —, dopo aver suonato senza ricevere risposta;
dalle successive ricostruzioni è emerso che il giovane sia stato fermato da un vigilante — raggiunto subito dopo da un poliziotto uruguayano — presente in quel momento all'interno dello spazio dell'ambasciata italiana e, come raccontato dai video delle telecamere di sorveglianza dell'ambasciata, immobilizzato per 31 minuti, 16 dei quali trascorsi con un braccio sul collo, una tecnica chiamata «chiave di judo»;
dopo essere stato immobilizzato e aver perso i sensi, il giovane Luca Ventre veniva trascinato all'esterno dell'ambasciata e trasportato su un'auto di una unità della polizia uruguayana presso l'ospedale Clinicas di Montevideo, dove veniva accertata la sua morte;
per le autorità locali, Luca Ventre era ancora vivo quando è stato trasportato in ospedale, ma il video di una telecamera che riprende l'ingresso dell'ospedale, mostra il trentacinquenne che non sembra affatto dare segnali di vita mentre viene trasportato da cinque agenti su una sedia a rotelle;
nel corso delle indagini sarebbero emerse numerose contraddizioni in relazione alle cause e al luogo del decesso dell'uomo, soprattutto qualora sia accertato che l'evento morte si sia verificato all'interno della sede diplomatica e pertanto sottoposta a giurisdizione italiana;
inoltre, non è ancora stata chiarita la presenza all'interno dell'ambasciata di un poliziotto straniero e di operatori di polizia privata locale, come invece si evince dai video dell'accaduto
quali iniziative stia intraprendendo il Ministro interrogato, per quanto di competenza e nel rispetto delle prerogative delle magistrature coinvolte e dei procedimenti di accertamento avviati nei due Paesi, per far luce sulla morte di Luca Ventre.
(5-06247)
BONOMO, PEZZOPANE, FRAILIS, ZARDINI, BOLDRINI e LA MARCA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 23 giugno 2021 è stata calendarizzata nella settantacinquesima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la risoluzione proposta dalla Repubblica di Cuba, di condanna del blocco che si intitola: «Necessità di porre fine all'embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d'America contro Cuba»;
tale risoluzione, presentata a cadenza annuale, è stata adottata, da ultimo, il 7 novembre 2019, con 187 voti a favore, tra cui quello dell'Italia e degli altri Paesi dell'Unione europea, 3 voti contrari (Usa, Israele e Brasile) e due astensioni (Colombia e Ucraina);
in occasione dell'adozione della risoluzione, l'Unione europea ha pronunciato una dichiarazione di condanna dell'embargo statunitense nei confronti di Cuba, sottolineando, tra l'altro, come esso abbia un impatto dannoso sulla situazione economica del Paese, influendo negativamente sul tenore di vita del popolo cubano e come esso ostacoli il raggiungimento degli obiettivi dell'accordo di dialogo politico e di cooperazione Unione europea-Cuba di sostegno alle riforme politiche ed economiche di Cuba, continuando a promuovere la democrazia e il rispetto dei diritti umani;
il neo presidente americano, Biden, ha promesso, durante la sua campagna presidenziale del 2020, che avrebbe cambiato la politica statunitense verso l'isola, affermando che le politiche di Trump avevano «inflitto danni al popolo cubano» e non avevano fatto «nulla per promuovere la democrazia e i diritti umani», facendo intendere, dunque, di voler proseguire con la storica distensione tra Cuba e Stati Uniti che era stata avviata dal presidente Obama;
l'Italia non ha mai votato a favore delle sanzioni contro Cuba, anzi, da anni, a livello europeo e italiano, si hanno relazioni bilaterali molto forti, con accordi di collaborazione in campo economico, sociale, culturale, politico e diplomatico. I rapporti italo-cubani, pur nel contesto di una concezione della democrazia e dei diritti umani evidentemente non coincidenti, sono improntati ad una tradizionale amicizia. Importante, in questi anni, è stata anche l'intensificazione dei rapporti tra il Governo italiano e quello cubano, anche attraverso l'Ambasciata di Cuba in Italia, che ha portato ad incentivare e a promuovere nuovi progetti di cooperazione e di scambio economico e culturale tra i due Paesi, agevolando anche gli interscambi con aziende italiane, assieme agli scambi accademici e universitari, anche grazie all'aiuto e all'attività dell'Associazione nazionali di amicizia Italia-Cuba, che, quest'anno, festeggia i sessantanni della sua fondazione. Cuba è anche un Paese prioritario nella cooperazione allo sviluppo, uno status che consente la programmazione e l'attuazione di importanti progetti che interessano settori cruciali della società cubana, la rilevanza dei quali oggi è ulteriormente anche accresciuta, visto il duro impatto che la pandemia da Covid-19 ha prodotto sull'isola. Nonostante le difficoltà che il Covid-19 ha prodotto, Cuba non ha mancato il sostegno all'Italia, mandando a Crema e a Torino, nella primavera scorsa, due «Brigadas Henry Reeve», con un totale di 90 medici, in sostegno della popolazione italiana in quel momento gravemente provata dal Covid;
in tutti questi anni, l'embargo ha provocato all'economia cubana un danno enorme, quantificato dalle Nazioni Unite nell'ordine dei 117 miliardi di dollari ed è stato un imponente ostacolo allo sviluppo economico e sociale del Paese –:
quale sarà la posizione del Governo nel prossimo voto del 23 giugno 2021 all'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla risoluzione di condanna del blocco contro Cuba.
(5-06248)
FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il 3 dicembre 2021 sono previste le elezioni di rinnovo dei Comites, Comitati per gli italiani all'estero, istituiti nel 1985 e riorganizzati con la legge 23 ottobre 2003, n. 286, quali organismi di rappresentanza delle comunità italiane all'estero nell'ambito di circoscrizioni consolari aventi almeno 3.000 iscritti all'Aire;
i Comites svolgono un importante ruolo di raccordo tra la comunità italiana e il consolato, sia nell'ambito della tutela dei diritti dei cittadini italiani che nelle attività di promozione alla vita sociale e culturale della collettività italiana all'estero. È importante, pertanto, assicurare che le elezioni per il loro rinnovo possano svolgersi affinché sia garantita la più ampia rappresentanza possibile;
le consultazioni per il rinnovo di tali organismi sarebbero dovute avvenire entro il 2020, in considerazione del fatto che le ultime elezioni si sono svolte nel 2015. La data per le elezioni per il rinnovo dei Comites è fissata dalla legge n. 286 del 2003, la quale prevede che i comitati durino in carica per un periodo di 5 anni. Il mandato dei membri dei Comites è quindi scaduto, ma la pandemia ha portato ad un necessario rinvio, rispetto alla data inizialmente fissata all'aprile 2020;
il comitato è composto da 12 membri per le comunità fino a 100.000 cittadini italiani e da 18 membri per quelle composte da più di 100.000 cittadini italiani. Sono eleggibili i cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare e candidati in una delle liste presentate;
tali liste devono essere sottoscritte da un numero di elettori non inferiore a 100 per le collettività composte da un numero di cittadini italiani fino a 50.000, e a 200 per quelle composte da un numero di cittadini italiani superiore a 50.000. La firma di ogni sottoscrittore deve essere autenticata da parte dell'ufficio consolare. Ne consegue che, per coloro che intendano sostenere la presentazione di una lista, è necessario recarsi fisicamente in consolato per apporre la propria firma alla presenza di un notaio o di un addetto consolare con precipua funzione;
tali prescrizioni, tuttavia, non tengono conto degli attuali limiti imposti alla mobilità e delle regole inerenti al distanziamento sociale, ancora vigenti in gran parte dei Paesi esteri, in molti dei quali permane una condizione pandemica molto critica, rendendo difficoltosa la raccolta delle firme in territori estesi come quelli delle comunità italiane nel mondo. Mantenere un limite di sottoscrittori così alto potrebbe comportarne il mancato raggiungimento, con l'impossibilità per alcune liste di presentarsi, creando conseguentemente un vuoto di rappresentanza;
considerato che:
in base all'articolo 2 del decreto-legge 5 marzo 2021, n. 25, il numero delle sottoscrizioni necessarie per la presentazione di liste elettorali è stato già ridotto ad un terzo per le elezioni comunali e circoscrizionali che si svolgeranno nel 2021, in ragione del permanere del quadro epidemiologico da Covid-19 complessivamente e diffusamente grave su tutto il territorio nazionale, nonché dell'evolversi di significative varianti del virus che potrebbero presentarsi con carattere ulteriormente diffusivo del contagio; la finalità di tale intervento è quello di evitare assembramenti di persone e condizioni di contiguità, in contrasto con le misure di profilassi sanitaria, incluso il distanziamento –:
se non ritenga il Ministro interrogato opportuno adottare iniziative normative per estendere anche alle procedure per le elezioni dei Comites le misure già previste dal decreto-legge n. 25 del 2021, per le prossime elezioni comunali e circoscrizionali, che prevedono di ridurre a un terzo il numero di firme necessarie per la presentazione delle liste, al fine di garantire che i rinnovi dei Comites si svolgano in condizione di massima rappresentanza e in situazione di sicurezza.
(5-06258)
Interrogazioni a risposta scritta:
CORDA e CABRAS. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
grazie anche ad inchieste televisive e all'interessamento di noti personaggi dello spettacolo e della società civile, tutti conoscono la vicenda del nostro connazionale Enrico «Chico» Forti, condannato all'ergastolo nel 2000, a seguito di un processo lacunoso e con molte ombre, per l'omicidio di Dale Pike e detenuto in un penitenziario della Florida da 21 anni;
Chico Forti si è sempre dichiarato innocente e ha sempre sostenuto di essere stato vittima di un gravissimo errore giudiziario e gli interroganti, insieme a lui, per anni si sono battuti affinché potesse fare ritorno in Italia;
da quasi un decennio gli interroganti si sono occupati e hanno seguito la sua vicenda e non possono non esprimere approvazione per l'importante lavoro svolto dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e contentezza per la notizia del suo ritorno in Italia;
nel dicembre del 2020 il governatore della Florida ha accolto l'istanza di Chico Forti di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia;
il 23 dicembre del 2020 lo stesso Ministro interrogato ha dato comunicazione di questa splendida notizia annunciando l'impegno del Governo ad accelerare il più possibile per il rientro di Chico Forti in Italia;
gli interroganti riconoscono l'impegno profuso a livello diplomatico con l'ambasciatore italiano, il governatore della Florida e le autorità americane per l'ottenimento di questo importante risultato per Chico e per la sua famiglia, ma devono constatare che sono, ormai, trascorsi sei mesi da quell'annuncio e sulla vicenda è ripiombato un silenzio preoccupante;
non si hanno più notizie ufficiali sullo stato del procedimento di trasferimento di Chico Forti, anzi alcuni dubbi aleggiano sull'arrivo della documentazione in Italia per la procedura di rimpatrio. Sono già trascorsi sei mesi dall'accoglimento dell'istanza per il trasferimento di Chico Forti e non si vuole correre il rischio che il suo caso venga nuovamente dimenticato e che passino ancora anni, troppi, per rivederlo in Italia –:
quale sia lo stato della procedura di trasferimento di Chico Forti in Italia e quali siano i motivi di questo ritardo.
(4-09577)
COMENCINI, SNIDER, BILLI, CECCHETTI, COIN, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
con una loro lettera diretta al Ministro dell'istruzione della Repubblica d'Eritrea il 26 maggio 2021, i locali vescovi cattolici hanno protestato contro la decisione del Governo di Asmara di procedere alla chiusura forzata o al sequestro di 20 scuole gestite dalla Chiesa;
si tratterebbe di un'ulteriore ondata di nazionalizzazioni nel campo dell'istruzione, dopo quella che ha riguardato nove tra materne e primarie diocesane e di congregazioni religiose, già sequestrate o chiuse;
in precedenza, erano state chiuse anche le scuole superiori cattoliche;
il giro di vite nei confronti degli istituti educativi cattolici è iniziato tre anni fa, nel 2018;
nel 2018, il Governo eritreo requisì e chiuse improvvisamente anche le strutture sanitarie gestite dalla Chiesa, applicando una legge del 1995 che riserva allo Stato il monopolio della salute e dell'istruzione pubblica;
le attività della Chiesa cattolica in Eritrea sono in larga misura finanziate dalle offerte dei fedeli di tutto il mondo;
la Chiesa cattolica è di fatto rimasta l'unica voce libera ed autorevole in un Paese nel quale è al potere un regime autoritario e in cui le violazioni dei diritti umani risultano gravi e sistematiche –:
quali iniziative il Governo intenda assumere per incoraggiare lo Stato eritreo a rivedere le proprie decisioni, rinunciando alla chiusura delle scuole cattoliche di cui avrebbe programmato l'esproprio o comunque la cessazione delle attività.
(4-09587)
CULTURA
Interrogazione a risposta in Commissione:
PALMISANO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
notizie di stampa recenti (www.quotidianodipuglia.it del 15 giugno 2021) hanno evidenziato la situazione di estrema precarietà che riguarda uno dei luoghi simbolo della città di Ostuni (Br), ovvero la sua Cattedrale che, negli ultimi anni, da suggestivo luogo di culto, caratterizzato dalla presenza di centinaia di fedeli, in particolare di quelli residenti nel rione «Terra», è stato via via utilizzato soprattutto per la celebrazione di matrimoni ed altre cerimonie a carattere saltuario e non quotidiano;
già da alcuni anni la cattedrale di Ostuni presenta diverse criticità di varia natura, legate ad una serie di cause, tra cui la caduta di calcinacci, infiltrazioni diffuse e deterioramento degli infissi che evidenziano la necessità di interventi urgenti di restauro, ribadita anche da un recente sopralluogo effettuato dai vigili del fuoco il 30 settembre 2020, che ha confermato la presenza di numerosi calcinacci, che compromettono l'integrità dell'edificio;
ulteriori problematiche sono state rilevate anche da un gruppo di tecnici esperti, che hanno riscontrato una infiltrazione di acqua piovana dal tetto della navata centrale e del transetto, che mette gravemente a rischio cornici, tele e dipinti, tra cui alcune opere risalenti al '700 del pittore Francesco De Mura, presenti all'interno dell'edificio, nonché del sistema di tiraggio e ancoraggio delle stesse;
secondo quanto riportato dalla fonte giornalistica, l'architetto Giacinto Giglio, consigliere nazionale di Italia Nostra Onlus, si è reso promotore di un'istanza rivolta alla regione Puglia per il finanziamento di alcuni interventi di straordinaria importanza all'interno della Cattedrale di Ostuni, su cui non è ancora giunta risposta e, nel contempo, consta all'interrogante che nel mese di febbraio 2020, analoga richiesta è stata presentata anche dal parroco della Cattedrale, sulla base di un progetto che si prefigge l'obiettivo del restauro e della messa in sicurezza dell'edificio;
alla luce di quanto sopra evidenziato si ritiene opportuno un intervento urgente e tempestivo, attraverso lo stanziamento di somme per la messa in sicurezza ed il restauro della cattedrale di Ostuni, al fine di salvaguardare il sito che costituisce non soltanto un importante luogo religioso ma anche un patrimonio artistico di grande valore –:
se, alla luce di quanto descritto in premessa, il Ministro interrogato, intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche per il tramite della Soprintendenza locale, volte alla realizzazione di opere di restauro della cattedrale di Ostuni, anche al fine di valorizzarne le ricadute positive a livello turistico, quale meta di numerosi visitatori.
(5-06253)
DIFESA
Interrogazione a risposta in Commissione:
DEIDDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
l'attività della pesca per la cooperativa dei pescatori denominata S. Andrea nel compendio di S'Ena Arrubia, nella provincia di Oristano, costituisce una risorsa economica, oltre a rappresentare un fattore di identità e di appartenenza sin dagli inizi del ‘900, come per il resto delle marinerie Oristanesi;
le principali limitazioni alle attività di pesca nel compartimento marittimo di Oristano sono:
area interdizione Area marina protetta;
area di interdizione Poligono Militare Capo Frasca;
zone di divieti quali concessioni demaniali e aree portuali;
nel protocollo d'intesa del 2016 tra Ministero della difesa e regione Sardegna è previsto che gli indennizzi vengano riconosciuti come: indennizzo di base e specificità; quest'ultima basata sul punto di ormeggio delle unità da pesca;
le giornate di pesca sono riconosciute come criterio di individuazione dei beneficiari, che è definito con riferimento al luogo di ormeggio dell'unità di pesca;
le aree sono le marinerie iscritte al Compartimento marittimo di Oristano, ad eccezione di quelle iscritte al Circondario marittimo di Bosa e di quelle operanti nelle acque interne;
all'articolo 3 del protocollo sono previsti i destinatari delle misure di indennizzo. La specificità è determinata dall'interdizione delle acque antistanti al punto di ormeggio;
all'articolo 5 del protocollo è prevista la specificità ovvero è previsto che: «aree marittime dei territori comunali di Arbus e Terralba e nel porticciolo di CorruS'ittiri, che operano nelle aree confinanti con il poligono di Capo Frasca», sono gravate da particolari interdizioni all'ancoraggio, alla pesca e al transito nelle aree marine prospicienti il poligono di Capo Frasca;
nel caso di S'ena Arrubia, non è stata riconosciuta, in quanto lo specchio acqueo è interdetto al 70 per cento, ma, durante la fase di valutazione degli indennizzi, non sono state previste valutazioni in tal senso. Il caso di S'ena Arrubia non è stato rappresentato, erroneamente, durante le valutazioni da parte del comitato che ha firmato l'accordo nel 2016;
l'articolo 330, commi 2 e 3, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, «Codice dell'ordinamento militare», dispone che lo Stato corrisponda un contributo annuale alle regioni nelle quali le esigenze militari – compresi i particolari tipi di insediamento – incidono maggiormente sull'uso del territorio e sui programmi di sviluppo economico e sociale: risorse che gli enti locali devono obbligatoriamente destinare alla realizzazione di opere pubbliche e servizi sociali;
ogni quinquennio, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentito il Ministro della difesa, devono essere individuate le regioni maggiormente interessate dai vincoli e dalle attività militari, nonché le modalità e i criteri di ripartizione del citato contributo fra le predette regioni, in particolare, avuto riguardo all'incidenza dei vincoli nei rispettivi ambiti territoriali;
il 31 marzo 2021 la IV Commissione della Camera dei deputati ha approvato la risoluzione n. 8-00186 che prevede testualmente i seguenti impegni:
«a valutare la possibilità di adottare iniziative finalizzate ad incrementare gli stanziamenti da destinare alle regioni maggiormente oberate dalle servitù militari;
ad adottare iniziative per prevedere: un sistema di corresponsione delle indennità con cadenza annuale; ulteriori, differenti e aggiuntive misure, anche di carattere non economico, ma nel segno della proficua collaborazione tra le istituzioni militari e quelle civili, se del caso, con la previsione di specifiche attività di supporto alle amministrazioni interessate nella realizzazione di opere pubbliche e/o altri interventi, pure connessi all'utilizzo dei medesimi fondi» –:
se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, anche al fine di valutare le legittime aspettative della cooperativa S. Andrea, nell'ambito dell'accordo tra regione Sardegna e Ministero della difesa, compensando anche con misure non economiche il compendio di S'Ena Arrubia.
(5-06249)
Interrogazione a risposta scritta:
CORDA, CABRAS e CECCONI. – Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:
il poligono di Teulada, affidato all'Esercito e messo a disposizione della Nato per esercitazioni terra-aria-mare, è il maggiore centro europeo di addestramento ad alta tecnologia ed è il secondo poligono d'Italia per estensione ricoprendo 7.200 ettari di terreno cui si sommano 75.000 ettari delle zone di restrizione dello spazio aereo e di quelle interdette alla navigazione;
con ordinanza del Ministero della difesa, l'area costiera di Cala Zafferano, nel territorio di Teulada, e dell'area di mare adiacente è permanentemente interdetta all'accesso, sia via terra sia via mare, per residenti e turisti che vengono prontamente allontanati dai militari. Nella zona sono vietati l'ancoraggio, la pesca, le immersioni, l'approdo e la balneazione;
la zona di terra e di mare è interdetta ed inquinata a causa della massiccia presenza di ordigni inesplosi e abbandonati. Sono presenti proiettili da mortaio inesplosi, bossoli, missili, cingoli di carroarmato, bombe di varia taglia e siluri;
nonostante tali divieti, in questi giorni, l'incantevole scenario di Cala Zafferano è utilizzato per girare uno spot pubblicitario con trattori, ruspe e decine di operatori che lavorano tra terra e mare per realizzare il set, ancorando enormi strutture di legno su spiaggia e fondale disseminati di ordigni –:
quali siano le reali condizioni dello spazio di terra e di mare sopracitati, dal punto di vista della presenza di ordigni inesplosi e abbandonati;
come sia stato possibile concedere l'autorizzazione per l'allestimento di un set cinematografico in un'area interdetta a causa del pericolo suesposto.
(4-09576)
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FRAGOMELI, BURATTI, CIAGÀ, DE MICHELI, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, introduce alcune norme di contrasto all'evasione e alle frodi fiscali in più settori, in particolare, prevedendo misure per contrastare le indebite compensazioni dei crediti annuali o infra annuali sull'Iva e l'illecita somministrazione di manodopera e l'aggiramento della normativa contrattuale in tema di appalti da parte di cooperative o imprese fittizie, che in tal modo evadono l'Iva e non procedono al versamento delle ritenute sui redditi dei lavoratori;
in particolare, l'articolo 3 del citato provvedimento, al fine di rafforzare gli strumenti per il contrasto delle indebite compensazioni di crediti effettuate tramite modello F24, consente, a decorrere dal periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2019, di compensare per importi superiori a 5.000 euro annui solo a partire dal decimo giorno successivo a quello di presentazione della dichiarazione o dell'istanza da cui emerge il credito; estende l'obbligo di utilizzare modalità di pagamento telematiche a tutti i soggetti che intendono effettuare la compensazione e introduce una specifica disciplina sanzionatoria;
l'articolo 4, interamente sostituito durante l'esame presso la Camera dei deputati, dispone l'obbligo per il committente, che affida il compimento di una o più opere o uno o più servizi di importo complessivo annuo superiore a 200.000 euro, di richiedere all'impresa appaltatrice o affidataria e alle imprese subappaltatrici, obbligate a rilasciarla, copia delle deleghe di pagamento relative al versamento delle ritenute ai fini del riscontro dell'ammontare complessivo degli importi versati dalle imprese e stabilisce che il committente è tenuto a sospendere il pagamento dei corrispettivi maturati dall'impresa appaltatrice o affidataria nel caso di mancata trasmissione o nel caso risultino omessi o insufficienti versamenti; estende l'inversione contabile in materia di Iva (reverse charge) alle prestazioni effettuate mediante contratti di appalto, subappalto, affidamento a soggetti consorziati o rapporti negoziali comunque denominati, che vengono svolti con il prevalente utilizzo di manodopera presso le sedi di attività del committente e con l'utilizzo di beni strumentali di proprietà del committente;
le citate disposizioni, secondo la relazione tecnica allegata al provvedimento, avrebbero effetti positivi per il bilancio dello Stato, rispettivamente in termini di minore spesa pari a 1.084 milioni di euro per l'anno 2020 e 878 milioni di euro a decorrere dall'anno 2021 per quel che riguarda il contrasto alle indebite compensazioni di cui al citato articolo 3 e in termini di maggiori entrate per il recupero di gettito pari a 7,13 milioni di euro di cui 453 milioni derivanti dall'IVA e 260 milioni da Irap e imposte dirette; la stima degli effetti di cassa riportata nella relazione prevedeva un maggior gettito derivante dall'articolo 4 pari a 453 milioni di euro per l'anno 2020, 909,8 milioni di euro per l'anno 2021 e 713 milioni di euro a decorrere dall'anno 2022 –:
anche tenendo conto degli effetti prodotti sull'economia dall'emergenza epidemiologica da COVID-19, quali siano le informazioni in merito all'applicazione delle disposizioni richiamate in premessa e sulla reale efficacia delle medesime in termini di contrasto e recupero dell'evasione e se ritenga necessario adottare particolari iniziative per il miglioramento della normativa, alla luce delle esperienze maturate in questi anni, volte in particolare a semplificare le procedure amministrative, attraverso gli strumenti della fatturazione elettronica e del tracciamento dei pagamenti, a tal fine investendo sulla digitalizzazione e l'interoperabilità delle banche dati dei soggetti istituzionali coinvolti.
(5-06250)
CANCELLERI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
quello dell'evasione fiscale è un problema atavico dell'Italia, come evidenziano i dati esaminati dal Centro studi Unimpresa sulle mancate entrate per le casse statali, tra tasse e multe mai pagate;
quasi 930 miliardi di euro è quanto non è riuscito a incassare il fisco italiano dal 2000 al 2021, incassando solo il 13 per cento del «carico» tributario, equivalente a 139 miliardi di euro;
l'ultimo quadro fornito dal direttore dell'Agenzia delle entrate e presidente dell'Agenzia delle entrate-Riscossione presenta un «magazzino» di 987 miliardi di euro, di cui il 15 per cento relativo a soggetti falliti, il 13 per cento a persone o aziende morte, il 13 per cento a nullatenenti, il 45 per cento a soggetti su cui si sono già avviate senza successo azioni esecutive;
quindi su circa mille miliardi quello che si può realisticamente sperare di riscuotere è poco più del 7 per cento del totale, cioè 74 miliardi di euro;
uno dei principali problemi è la durata dei vari contenziosi, di cui la maggior parte non va a buon fine, inseguendo crediti minori invece di aggredire prioritariamente gli importi più grossi;
dai dati elencati sopra sembra chiaro che il sistema della riscossione debba essere riformato in modo che i meccanismi risultino meno farraginosi, con tassazioni più comprensibili e soprattutto più sopportabili –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative, anche di natura normativa, al fine di riformare il sistema di riscossione, anche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza portando alla creazione di meccanismi più snelli e favorendo anche la compensazione dei crediti, con l'obiettivo di creare un rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuente leale e trasparente.
(5-06254)
FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha introdotto una detrazione del 110 per cento, cosiddetto Superbonus, sulle spese relative a interventi di efficienza energetica e antisismici; il successivo articolo 121 ha previsto la fruizione di alcune detrazioni fiscali in materia edilizia ed energetica sotto forma di crediti d'imposta o sconti sui corrispettivi, cedibili ad altri soggetti, comprese banche e intermediari finanziari, in deroga alle ordinarie disposizioni sulla cedibilità dei crediti;
la legge di bilancio 2021, ha modificato tale disciplina, introducendo, tra l'altro, la proroga del Superbonus al 30 giugno 2022 e l'inclusione, tra i beneficiari dell'agevolazione, dei soggetti privati, con riferimento agli interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, anche se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche; nonostante gli interventi chiarificatori da parte dell'Agenzia delle entrate, anche a seguito delle modifiche normative susseguitesi, vi sarebbero ancora molti dubbi interpretativi che ne rallentano l'applicazione;
in particolare, non appare chiaro, a giudizio degli interroganti, se nella fattispecie di fabbricato di unico proprietario composto da 2 a 4 unità immobiliari residenziali distintamente accatastate, oltre a relative pertinenze distintamente accatastate e annesse al medesimo corpo di fabbrica, sia possibile, ai fini del calcolo del massimo contributo ammissibile, conteggiare sia le unità immobiliari residenziali, sia le pertinenze, ovvero nel caso massimo previsto dalla norma di 4 unità immobiliari residenziali e di relative 4 pertinenze distintamente accatastate, il calcolo della spesa massima ammissibile vada determinato moltiplicando per 8;
inoltre, il comma 1, lettera a), dell'articolo 119 prevede la detrazione per interventi di isolamento termico delle superfici opache verticali, orizzontali e inclinate che interessano l'involucro dell'edificio con un'incidenza superiore al 25 per cento della superficie disperdente lorda dell'edificio o dell'unità immobiliare situata all'interno di edifici plurifamiliari che sia funzionalmente indipendente e disponga di uno o più accessi autonomi dall'esterno; gli interventi per la coibentazione del tetto rientrano nella disciplina agevolativa, senza limitare il concetto di superficie disperdente al solo locale sottotetto eventualmente esistente;
alla luce di quanto previsto anche dalla circolare 30/E dell'Agenzia ai punti 4.1.1 D e 4.4.4 D, non appare sufficientemente chiaro, a giudizio degli interroganti, se le spese per gli interventi di coibentazione di strutture, non disperdenti delle pertinenze, ovvero ambienti di fabbricato residenziale a destinazione cantina/sgombero oppure di unità immobiliari facenti parte dello stesso fabbricato ma non climatizzabili (box), rientrano nella disciplina agevolativa, dal momento che le superfici di tali strutture non concorrono al conteggio della superficie lorda di cui al citato comma 1 lettera a) dell'articolo 119;
il cosiddetto «decreto semplificazioni», di cui al decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, ha introdotto, all'articolo 33, ulteriori semplificazioni in vigore dal 1o giugno; in particolare, per la realizzazione degli interventi sarà necessaria la sola comunicazione di inizio lavori asseverata (Cila) e non più l'attestazione dello stato legittimo degli immobili; inoltre, la detrazione è riconosciuta anche per gli interventi volti alla eliminazione delle barriere architettoniche, aventi ad oggetto ascensori e montacarichi, eseguiti congiuntamente a interventi antisismici e si estende, altresì, alle onlus la possibilità di avvalersi dell'agevolazione per gli interventi realizzati su immobili rientranti nelle categorie catastali B/1, B/2 e D/4 (ospedali, case di cura e conventi);
non appare sufficientemente chiaro, a giudizio degli interroganti, se sia possibile fruire della detrazione per i lavori in un immobile classificato nel gruppo B, la cui destinazione d'uso abitativo finale è dichiarata mediante provvedimento amministrativo che ne autorizza i lavori –:
se intenda fornire i necessari chiarimenti in relazione alle problematiche espresse in premessa.
(5-06256)
GIACOMONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
per quanto risulta all'interrogante, molte direzioni regionali dell'Agenzia delle entrate, in questo momento, starebbero sistematicamente rigettando proposte di transazione fiscale obbiettivamente più convenienti della alternativa ipotesi fallimentare in piena disapplicazione delle prescrizioni e delle finalità della circolare 34/E dell'Agenzia delle entrate del 30 dicembre 2020;
detti rigetti, prevalentemente ancorati ad un giudizio negativo sulle condotte pregresse del contribuente e non — come invece dovrebbe essere — sulla maggior convenienza del fallimento, sono stati sinora prevalentemente corretti dai competenti tribunali, in applicazione dell'articolo 180, comma 4, della legge fallimentare novellato, nonché della recente sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del marzo 2021 che ha riconosciuto al tribunale fallimentare il potere di annullare, o comunque considerare inefficace il voto degli enti pubblici se lesivo dell'interesse concorsuale;
inutile evidenziare che, in difetto di tale intervento, non solo si sarebbero prodotti notevolissimi danni erariali, con conseguenti evidenti responsabilità erariali dell'ente, ma soprattutto si sarebbero vanificate proprio le finalità che la richiamata circolare intende perseguire e che rispondono alla salvaguardia delle attività di impresa e dei connessi livelli occupazionali, in uno scenario di complessiva maggiore convenienza della proposta concordataria per il sistema Paese –:
se e quali iniziative saranno assunte per assicurare applicazione dell'articolo 182-ter della legge fallimentare e della circolare 34/E del 2020 dell'Agenzia delle entrate su tutto il territorio nazionale, al fine di evitare ulteriori rigetti di proposte di transazione fiscali più convenienti, per l'erario e per il Paese, rispetto all'alternativa fallimentare.
(5-06259)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta orale:
ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
Il Riformista del 17 giugno 2021 rende nota una singolare circostanza, riguardante il professor Massimo Luciani, attuale presidente della Commissione ministeriale per la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm;
secondo quanto ricostruito dal quotidiano, nel 2018, in occasione dell'ultimo rinnovo dei componenti del Csm, il cons. Giuseppe Cascini, noto esponente della sinistra giudiziaria, avrebbe chiesto al segretario di Magistratura indipendente dottor Racanelli, il sostegno alla candidatura del professor Luciani alla vice presidenza dell'organo di autogoverno della magistratura;
ottenuto un diniego, la candidatura del professor Luciani sfumò;
non vi è nulla di illegittimo in quella che secondo quanto riportato dalle citate fonti di stampa sarebbe l'aspirazione del professor Luciani di ricoprire il ruolo di Vice Presidente del Csm, con il sostegno della sinistra giudiziaria, tuttavia, a giudizio dell'interrogante, tale circostanza avrebbe dovuto indurlo a rifiutare, per motivi di evidente opportunità, la presidenza della commissione ministeriale, chiamata, tra l'altro, ad elaborare, per conto del Ministro della giustizia, un nuovo disegno di legge elettorale per la componente togata del Csm, che, almeno secondo le intenzioni dichiarate, dovrebbe ridurre il potere delle correnti della magistratura –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle circostanze riferite da Il Riformista e, alla luce delle notizie emerse, quali siano gli orientamenti in ordine alla permanenza in carica del professor Luciani in seno alla Commissione ministeriale per la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm.
(3-02345)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PEZZOPANE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la casa di reclusione di Sulmona, costruita negli anni Ottanta e aperta nel 1992 è destinata ad ospitare soggetti appartenenti ai circuiti dell'alta sicurezza AS1 e AS3, oltre a una componente di collaboratori di giustizia;
attualmente, sono presenti circa 400 detenuti, di cui più di 50 detenuti di alta sicurezza che provengono dal regime di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario e circa 280 di alta sicurezza, la maggior parte condannati ai sensi dell'articolo 416-bis c.p. e altri ai sensi dell'articolo 74 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990; per il resto sono detenuti di media sicurezza e collaboratori di giustizia;
circa 160 detenuti scontano un ergastolo;
alcune famiglie di detenuti legati alla criminalità organizzata sono stabilite sul territorio, e si ipotizzano acquisti di attività commerciali dietro prestanome e infiltrazioni della criminalità, tramite operazioni speculative di vario genere, anche immobiliari;
si apprende che a breve il carcere di Sulmona, attualmente classificato di 1° livello, dotato di un'unica dirigenza, potrebbe diventare di 1° livello a doppia dirigenza, a seguito dell'apertura di un nuovo padiglione che ospiterà altri 160 detenuti, arrivando a superare la soglia dei 500 detenuti, unico caso in Italia in un territorio che vede la soppressione del tribunale ancora in prorogatio a causa del sisma del 2009;
la casa di reclusione di Sulmona è da anni interessata da una grave carenza di organico; si parla di una carenza di circa quaranta agenti di polizia penitenziaria; i funzionari giuridici-pedagogici, che attualmente sono solo in tre, a fronte dei sei previsti, devono seguire il trattamento di 400 detenuti;
tale grave scopertura mette a rischio le condizioni organizzative e di lavoro del personale;
il personale di polizia penitenziaria e funzioni centrali versa in una seria condizione di disagio, si rischiano ricadute in termini di sicurezza ed efficienza del carcere e della collettività;
con la legge di bilancio per il 2021, legge 30 dicembre 2020, n. 178, sono state approvate 1.935 nuove assunzioni di agenti di polizia penitenziaria, nell'ambito del piano quinquennale volto anche alla efficienza e alla sicurezza degli istituti penitenziari, che si vanno a sommare a quelle previste dai precedenti piani di assunzione straordinaria, ed è stata aumenta di 100 unità di personale amministrativo non dirigenziale, appartenente all'area III con qualifica di funzionario giuridico-pedagogico, la dotazione organica dell'amministrazione penitenziaria –:
quali iniziative siano state già adottate, o si intendano predisporre, al fine di intervenire con sollecitudine per colmare la gravi carenze di organico di personale nella casa di reclusione di Sulmona, anche in considerazione delle particolari esigenze legate alla tipologia di popolazione in questa detenuta.
(5-06241)
BOLDRINI, APRILE, ASCARI, BONOMO, BRUNO BOSSIO, CASA, CIAMPI, DEIANA, DE LORENZO, EHM, FITZGERALD NISSOLI, FRATE, MARTINCIGLIO, MURONI, QUARTAPELLE PROCOPIO, SARLI, SPADONI, ELISA TRIPODI, VILLANI e DI GIORGI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
si apprende da un articolo pubblicato sul network DonneXDiritti, a firma della direttrice Luisa Betti Dakli, che, a Pisa, un bambino di soli otto anni sarebbe stato prelevato con la forza dalla casa dove viveva con la madre per essere portato in Sicilia dove vive il padre, in esecuzione di un provvedimento del tribunale di Pisa;
pare che il trasferimento del bambino fosse previsto per il 18 giugno 2021 e che fosse la madre a dover «consegnare» il figlio al padre;
invece l'articolo riporta di come il 15 giugno 2021, all'improvviso, si siano presentati a casa della madre la polizia, gli assistenti sociali e gli psicologi, e che ben 11 poliziotti abbiano bloccato la strada: la madre ha aperto la porta, non immaginando quello che sarebbe successo; il bambino si è barricato in bagno, la madre è stata portata in cucina, la porta è stata divelta con il bambino dentro, che poi è stato letteralmente trascinato via e collocato in un istituto di Pisa;
questo caso appare, ancora una volta, da mettere in relazione alla cosiddetta «alienazione parentale» (altrimenti conosciuta come Pas), una teoria molto controversa che descriverebbe la condizione psicologica di minori che hanno rifiutato uno dei due genitori a causa dell'incitamento intenzionale portato avanti dall'altro;
la Corte di cassazione ha più volte messo in discussione la validità scientifica di questa teoria, ma ciononostante essa continua a trovare applicazione nei tribunali italiani e viene spesso invocata dai padri, anche da padri denunciati per violenze e maltrattamenti, nelle cause di separazione e di affidamento dei figli, e quasi sempre i provvedimenti vengono attuati come trattamenti sanitari forzosi, contro la volontà del minore;
anche le principali autorità sanitarie, come l'Organizzazione mondiale della sanità, e lo stesso Ministero della salute, hanno dichiarato l'ascientificità dell'alienazione parentale;
l'associazione D.i.Re. ha scritto in proposito una lettera aperta al Presidente della Repubblica e alle Ministre della giustizia e per le pari opportunità e la famiglia, sottolineando come sia difficile trattenere l'indignazione di fronte al racconto dell'ennesimo prelievo forzoso di un bambino, sottratto alla mamma perché giudicata «ostativa» –:
se la Ministra non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per contribuire a far luce sui fatti esposti in premessa;
se intenda valutare la sussistenza di presupposti per iniziative di carattere ispettivo presso gli uffici giudiziari in questione in relazione al grave caso rappresentato in premessa;
se non intenda adottare opportune iniziative, per quanto di competenza, volte ad assicurare che l'esecuzione di provvedimenti riguardanti minori avvenga, comunque, sempre con modalità rispettose delle garanzie e della tutela dei minori, considerata oltretutto la possibilità di provvedimenti riconducibili a teorie chiaramente non supportate da evidenze scientifiche, quali l'alienazione parentale, evidenziata in premessa.
(5-06262)
Interrogazioni a risposta scritta:
ASCARI, NAPPI, MARTINCIGLIO, GRIPPA e SCANU. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
dalla lettura di alcuni articoli di giornale l'interrogante ha appreso che, come stabilito dalla Convenzione di Istanbul, il trattato internazionale contro la violenza sulle donne (ratificato dall'Italia nel 2013), a partire dall'anno 2017, il Ministero della giustizia avrebbe dovuto fornire dei dati puntuali sulle vittime di violenza domestica e sui femminicidi alle istituzioni europee competenti, ma di queste informazioni non vi sarebbe alcuna traccia;
in particolare, si legge che entro il 31 marzo 2021, il Ministero della giustizia avrebbe dovuto fornire al Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa dati su come l'Italia sta cercando di colmare le gravi lacune riscontrate riguardo alle misure adottate per prevenire, gestire e punire la violenza domestica e i femminicidi: ma ciò non sarebbe stato ancora fatto;
è dal 2017 che il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa chiede, in particolare, dati su «i criteri utilizzati dalle autorità competenti per rispondere alle richieste di misure preventive e protettive, il tempo medio di risposta e di attuazione di tali misure e il numero di misure adottate; la durata media delle indagini e dei procedimenti penali in relazione a episodi di violenza domestica e molestie; il numero di tali casi interrotto e il numero di condanne e assoluzione in relazione ai reclami presentati»;
sono informazioni fondamentali attraverso le quali si potrebbero sapere: il numero delle vittime di femminicidio che avevano denunciato ripetutamente il loro assassino e non sono state adeguatamente protette; informazioni su quante volte parenti e amici di queste donne raccontano che, al momento della denuncia, i fatti da loro raccontati erano stati derubricati a «conflitti famigliari» o che era stato consigliato di far pace col marito; il numero delle donne che non denunciano per paura di ritorsioni o di non riuscire a provvedere a se stesse e ai loro figli; il numero delle donne che si rivolgono ai servizi sanitari e sociali in seguito a episodi di violenza (i dati esistono solo per alcune regioni e spesso senza considerare il sesso e la relazione tra autore e vittima); il numero e la tipologia delle vittime coinvolte nelle violenze (figli della vittima o altri familiari); il tipo di violenza esercitata (economica, psicologica);
quello che mancherebbe è soprattutto un sistema di raccolta di dati disaggregati e coordinati e che siano, quindi, statisticamente rilevanti, oltre a delle pubblicazioni periodiche relative a tali dati;
sono dati che, non solo, obbliga a raccogliere la Convenzione di Istanbul e che più recentemente sono stati richiesti dal Gruppo di esperte sulla violenza contro le donne (Grevio), organismo indipendente del Consiglio d'Europa, ma che sono soprattutto indispensabili per predisporre misure veramente efficaci nel contrasto alla violenza nei confronti delle donne. Non si avrebbe alcun dato sul processo civile, ad esempio non si riesce a sapere sul numero totale di separazioni e divorzi, quanti siano dovuti a violenza domestica;
il sistema informatico con cui i tribunali raccolgono i dati dovrebbe essere organizzato in maniera tale da essere accessibile a tutti e trasparente;
si tratta di un Paese in cui viene uccisa una donna ogni tre giorni (dati Eures, 2020) e una cultura patriarcale ancora troppo spesso fa il processo alla vittima, che non le crede fino a prova contraria, che attua, insomma, quella che si chiama «vittimizzazione secondaria» e in cui solo una donna su dieci denuncia: numeri minimi rispetto all'entità del fenomeno, a dimostrazione di come ancora manchi una certa fiducia da parte delle vittime di violenza nel sistema delle istituzioni che dovrebbe fare il meglio per ridurre sempre più il fenomeno della violenza contro le donne –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare affinché il Ministero della giustizia fornisca dei dati aggiornati e puntuali sulle vittime di violenza domestica e sui femminicidi che tengano conto degli effetti dell'applicazione del cosiddetto Codice rosso.
(4-09572)
CASSINELLI e BAGNASCO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
è noto come la condizione penitenziaria nazionale sia in una soglia di prima attenzione come attestano l'interesse del Parlamento europeo, le varie manifestazioni per mantenere accesa l'attenzione sul carcere e i reiterati interventi del Capo dello Stato;
la Liguria, composta da 6 istituti e una scuola di polizia penitenziaria, ha un sistema penitenziario regionale in forte sofferenza per l'assenza di un punto di riferimento territoriale, essendo stato abolito il provveditorato regionale ligure e considerata anche l'assenza della casa circondariale di Savona soppressa nel 2015, l'assenza di una R.e.m.s. (la quale, benché ultimata da anni sul territorio di Calice al Cornoviglio, in provincia della Spezia, non sarebbe stata ancora consegnata e nulla si sa sui tempi di consegna), una comprovata carenza d'organico della polizia penitenziaria, una tipologia variegata di detenuti che mal si concilia con le strutture penitenziarie e i supporti a disposizione;
sono presenti 900 poliziotti penitenziari su un organico di 971 unità mentre a oggi, i detenuti presenti nelle carceri liguri sono 1.330 a fronte della possibilità di ospitarne 1.100 nelle sei strutture presenti in Liguria;
si registra la carenza in Liguria di 35 unità tra le figure professionali indispensabili per la ordinaria gestione dell'istituto, principalmente dei detenuti, tra cui quella dei funzionari giuridico-pedagogici, funzionari contabili e tecnici. Si tratta di dati che impediscono la normalità del servizio e la garanzia di poter effettuare quello che la norma prevede a sostegno dei detenuti;
risulta critica la variegata popolazione detenuta costituita soprattutto da soggetti psichiatrici e tossicodipendenti, senza contare l'elevata percentuale di detenuti stranieri che amplificano il livello d'attenzione su divieti d'incontro, sulle opposte fazioni, le etnie diverse e le esigenze socio-culturali;
mancano adeguati supporti tecnologici per favorire il ritrovamento di telefoni cellulari con la dotazione di strumenti per inibirne la frequenza, così come utile sarebbe potenziare i controlli ai varchi d'accesso con scanner di ultima generazione;
mancano i direttori in due istituti (Genova Marassi e Genova Pontedecimo) mentre alla Spezia, il direttore è presente per tre giorni settimanali. Inoltre, a quanto consta agli interroganti, a breve anche la struttura di Imperia sarà privata del suo dirigente in quiescenza per raggiunti limiti d'età. Gli istituti vacanti sono retti da direttori che, a scavalco, dividono la titolarità con un altro istituto –:
quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo, anche normative, in relazione alla problematica descritta affinché si possa mettere in pratica la rimodulazione dell'organico della polizia penitenziari e delle figure professionali fino alla dotazione prevista, e affinché sia consentito al distaccamento di Genova di avere «potere di firma» per gli atti ordinari di ufficio, nonché per velocizzare l'edificazione del carcere di Savona e l'apertura della R.e.m.s. di Calice al Cornoviglio.
(4-09590)
INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
DE MARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
nella periferia sud di Bologna, in via Corelli, Rfi ha in carico l'intervento di riqualificazione dell'area che ospitò uno dei più importanti cantieri per lo scavo della galleria dell'alta velocità, che attraversa tutta la città;
in una zona che ha già subito disagi rilevanti negli anni passati, si attende da tempo la fine dell'opera, per restituire alla città una viabilità migliorata e nuovi spazi verdi;
durante l'inaugurazione ufficiale del gennaio 2020, sembrava che il cantiere, che aveva già accumulato diversi ritardi, sarebbe stato chiuso di lì a poco ma ad oggi non è ancora così;
mentre gli interventi sulla viabilità sono stati terminati (con la creazione della strada 870-bis e l'allargamento di via Corelli), il cantiere sulle aree verdi, non è stato ancora consegnato al comune di Bologna da parte di Rfi;
è importante acquisire certezze su quando il cantiere sarà terminato, quando partiranno i monitoraggi ambientali previsti da contratto, quando saranno risolti i problemi esistenti sulle aree di cantiere, quando l'intera area sarà quindi restituita di nuovo alla cittadinanza, completamente riqualificata –:
se il Ministro sia informato di quanto sopra riportato e se intenda assumere iniziative di competenza in merito.
(5-06242)
INCERTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il contratto di programma è l'atto che regola i rapporti tra il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili a l'Anas S.p.A. in ordine agli investimenti per la realizzazione di nuove opere e la manutenzione della rete stradale di interesse nazionale;
tale contratto, oltre ad individuare azioni condivise per la realizzazione di alcuni interventi sul sistema autostradale e su alcune strade statali, effettua anche la ripartizione delle risorse erogate dal Cipe;
con il nuovo contratto la regione Emilia-Romagna ha confermato l'impegno nella attuazione di alcuni importanti investimenti mirati allo sviluppo, all'efficientamento e alla messa in sicurezza del sistema viario regionale;
i sindaci dei comuni di Reggio Emilia, Ventasso, Castelnovo Monti, Casina, Vezzano sul Crostolo, Quattro Castella, interessati alla programmazione degli interventi sulla strada statale 63 Reggio Emilia Valico del Cerreto, hanno presentato progetti di manutenzione finalizzati, in particolare, all'innalzamento degli standard di sicurezza dell'infrastruttura e al superamento di alcune criticità strutturali raccogliendo la disponibilità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili attraverso l'accordo di programma per il quadriennio 2021-2024;
a quanto consta all'interrogante, il Ministero avrebbe informato le istituzioni interessate della volontà di non sottoscrivere più l'accordo di programma ma di procedere attraverso la sola programmazione di manutenzione straordinaria;
le amministrazioni locali hanno manifestato forte preoccupazione per l'assenza di notizie, tenuto conto dell'importanza strategica della messa in sicurezza della strada statale 63 Reggio Emilia Valico del Cerreto –:
quali saranno le modalità e i tempi di intervento che verranno adottati affinché si proceda all'esecuzione dei lavori sulla strada statale 63 Reggio Emilia, Valico del Cerreto, assicurando una programmazione dei lavori coordinata con le amministrazioni locali.
(5-06245)
GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la società «Autovie Venete», controllata al 75 per cento da regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e regione Veneto e per il restante 25 per cento da soci privati, concessionaria delle autostrade A4 Venezia-Trieste, A23 Palmanova-Udine Sud, A28 Portogruaro-Pordenone-Conegliano, A57 tangenziale di Mestre (con competenza fino al Terraglio) e della A34 Villesse Gorizia, a oggi opera in regime transitorio, in quanto la concessione ministeriale è scaduta nel marzo 2017;
regione Veneto e regione Autonoma Friuli Venezia Giulia hanno costituito la società autostradale «Alto Adriatico» a capitale totalmente pubblico (unici soci le due regioni), con l'obiettivo di subentrare nel rinnovo della concessione trentennale sulla A4, ovviando all'ipotesi di gara europea;
con delibera del Cipe n. 39/2019 del 24 luglio 2019 è stato approvato lo schema di accordo di cooperazione che prevede il trasferimento dell'autostrada alla nuova società interamente pubblica autostrade Alto Adriatico, destinata a subentrare con affidamento diretto in house nella concessione di Autovie;
ad oggi, tale accordo non risulta ancora sottoscritto. Da notizie diramate a mezzo stampa, vi sarebbero stati numerosi rinvii da parte di Autovie, in particolare sulla rideterminazione del valore dei cespiti ammissibili ai fini convenzionali che nel 2019 erano stati stimati dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili in 476 milioni di euro, ma successivamente rettificati dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili medesimo (rettifica del valore di 7 milioni al dato riferito al 30 giugno 2020) rispetto a quello individuato da Autovie;
la società ha impugnato al Tar del Lazio la valutazione ministeriale del valore di indennizzo a carico del concessionario subentrante da corrispondere all'uscita;
la sottoscrizione dell'accordo di cooperazione è funzionale al trasferimento dell'infrastruttura da Autovie ad Alto Adriatico e quindi al reperimento dei 440 milioni di euro necessari per ultimare i lavori della terza corsia A4, la cui conclusione è prevista nel 2026. Senza la sottoscrizione di tale Accordo, non sarà possibile completare l'iter di trasferimento della gestione alla «Newco», e la fine dei lavori, previsti nel 2026, rischierà di slittare ulteriormente;
oltre alla valutazione del valore di indennizzo, rimane aperta la questione connessa con le politiche di riparto degli utili di esercizio 2020. Si apprende da organi di stampa, che il 2 febbraio 2021 il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha inviato comunicazione ad Autovie raccomandando che, alla luce dell'emergenza da Covid-19 tali politiche fossero prioritariamente destinate al potenziamento della struttura patrimoniale, evidenziando l'interesse pubblico ed escludendo il riparto di utili o comunque la distribuzione di quote di capitale. Medesima raccomandazione era stata inviata nel 2019, ma in entrambe le occasioni i soci di Autovie hanno deliberato la distribuzione dei dividendi –:
alla luce dei fatti sopra esposti, se il Ministro intenda confermare che sia stato predisposto un Piano economico finanziario transitorio e se Autovie abbia riscontrato integralmente le richieste del concedente;
se Alto Adriatico abbia inoltrato la documentazione necessaria a consentire il subentro nella gestione dell'opera ed a sottoscrivere l'accordo di cooperazione funzionale al trasferimento dell'infrastruttura ad Alto Adriatico s.p.a.;
se, ai fini del completamento dei lavori della terza corsia, siano necessarie risorse statali, ovvero se i lavori siano interamente finanziati da Autovie Venete;
se la distribuzione dell'utile di Autovie, avvenuta su proposta dei soci di maggioranza, abbia disatteso le indicazioni del Ministero.
(5-06260)
INTERNO
Interrogazioni a risposta scritta:
ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
martedì 15 giugno 2021 si è verificato a Pisa un episodio di estrema gravità; in via Turati, nella zona della Stazione centrale, uno studente diciassettenne è stato avvicinato da due minorenni di origine straniera che, secondo quanto riportato dai giornali locali, lo hanno minacciato con un coltello per estorcergli denaro; lo studente, reagendo alla tentata rapina, è riuscito a divincolarsi dall'accerchiamento, ma è stato raggiunto all'addome da almeno un fendente; raggiunta la vicina piazza Vittorio Emanuele ha chiesto soccorsi ed è stato ricoverato in ospedale; le forze di pubblica sicurezza, dal canto loro, nelle ore successive procedevano al fermo di alcuni giovani, per poi rilasciarli;
la gravità del fatto è rafforzata da numerosi fattori: in primo luogo, il tentativo di rapina è avvenuto in pieno giorno in una zona non periferica; in secondo luogo, è stato determinato da futili motivi; in terzo luogo, la zona è nota per l'insicurezza dovuta alla presenza di spacciatori e vagabondi extracomunitari che l'interrogante aveva già segnalato con precedente atto di sindacato ispettivo (n. 4-08783);
si tratta di una situazione di illegalità e di degrado che si protrae ormai da anni e a cui sta cercando di mettere riparo l'attuale amministrazione comunale; ogni investimento di risorse e mezzi si rivela però inefficace senza il fondamentale supporto del Ministero dell'interno, tanto da un punto di vista logistico che di risorse; ai numerosi solleciti in tal senso da parte dell'amministrazione comunale non è stata data ancora nessuna risposta –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per rafforzare i controlli e la presenza delle forze dell'ordine sul comune di Pisa e, in particolare, nell'area circostante la stazione centrale, fine di assicurare un contrasto effettivo e permanente del degrado e dell'insicurezza del quartiere.
(4-09566)
CESTARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 22 gennaio 2021, le agenzie di stampa riportavano il fatto che, a Parma, la polizia di Stato avesse dato esecuzione ad un'ordinanza cautelare nei confronti di dodici persone in merito ad un traffico illecito di permessi di soggiorno; in particolare, una dipendente dell'ufficio immigrazione avrebbe agevolato e velocizzato la trattazione delle pratiche di rilascio o rinnovo dei titoli di soggiorno di cittadini stranieri che le venivano commissionate; non si tratta del primo caso che investe il cosiddetto business dell'accoglienza; al netto dei fatti di rilevanza penale, che sono e restano nel campo dell'eccezionalità, il sistema di accoglienza in Italia e, in particolare, in Emilia-Romagna, continua ad avere molti punti oscuri; non si capisce, ad esempio, su quali basi ci sia così tanta disparità territoriale nel rilascio di permessi di soggiorno;
per quanto riguarda l'Emilia-Romagna, secondo l'Istat, nel 2020, il totale dei permessi di soggiorno rilasciati a cittadini stranieri ammontava a 129.975; se si guardano i dati città per città, si nota però che il numero dei permessi rilasciati non è proporzionale né alla popolazione residente del comune, né a specifiche esigenze connesse al tessuto economico del territorio; a parità di numero di abitanti, Modena rilascia una quantità assai maggiore di permessi di soggiorno rispetto a Parma e Reggio-Emilia: circa 25.500; Bologna, che possiede più del doppio degli abitanti di Modena, rilascia, a quanto consta all'interrogante, 29.771 permessi di soggiorno –:
se, alla luce di quanto esposto in premessa, il Ministro interrogato intenda svolgere verifiche sui seguenti punti:
a) il numero del personale in servizio degli uffici immigrazione delle questure di Modena, Bologna, Reggio-Emilia, Parma, Ferrara e Piacenza;
b) il numero di permessi di soggiorno emessi quotidianamente dalle questure su indicate;
c) il numero di permessi di soggiorno consegnati quotidianamente dalle questure su indicate;
d) l'incidenza dei controlli sulle dichiarazioni fornite dai richiedenti che vengono effettuati dalle questure su indicate.
(4-09568)
CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
martedì 1° giugno 2021 sono state mandate in onda, durante la trasmissione televisiva «Fuori dal Coro», immagini sconcertanti in cui venivano ripresi banchi di fumo nero innalzarsi dai campi Rom di Giugliano (Na) in Campania;
si tratta dell'ennesimo rogo tossico sviluppatosi nel comune campano, che segna una triste linea di continuità con il passato;
il fenomeno dei roghi di rifiuti e dell'inquinamento causato dall'abusivo smaltimento e dall'abbandono incontrollato di rifiuti, non è, infatti, nuovo in queste terre e interessa ampie aree della Campania nel quadrilatero compreso tra il litorale domitio, l'agro aversano-atellano, l'agro acerrano-nolano e vesuviano e la città di Napoli, noto come «Terra dei Fuochi», con conseguenze gravi sulla salute, sull'ambiente e sulla sicurezza;
nell'ultimo report dell'incaricato per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania è emerso che, nel mese di marzo 2021, si è registrato un numero di eventi incendiari pari a quello del marzo 2020 (mese di lockdown totale che ha bloccato tante attività e quindi la produzione di rifiuti e la necessità di smaltirli); tuttavia, il dato appare in aumento rispetto a quello del precedente quadrimestre (da novembre 2020 a febbraio 2021) che ha registrato un incremento degli eventi incendiari, con particolare riferimento a quelli consumati in località «Ponte Riccio» nel comune di Giugliano in Campania: già nei mesi di gennaio e febbraio 2021, su un totale nelle due province di Napoli e Caserta di 150 roghi di rifiuti (78 in gennaio e 72 in febbraio), 11, ve ne sono stati (pari all'8 per cento del totale) accanto all'insediamento abitativo irregolare di Ponte Riccio; nel mese di marzo 2021 i roghi delle due province sono stati 117, dei quali 11 (pari al 9 per cento del totale) si sono verificati nella stessa località; si deve aggiungere, tra l'altro, che si tratta di incendi di rilevante estensione;
permane, dunque, una situazione di elevata criticità ambientale in Campania, caratterizzata in maniera evidente dal fenomeno dello sversamento abusivo di rifiuti di ogni genere (speciali, industriali, urbani e altro) e dei relativi roghi che, particolarmente nella stagione estiva, generano problemi igienici e sanitari;
la grave emergenza, inoltre, compromette la salute dei cittadini campani; come infatti riportato nell'ultimo rapporto della procura di Napoli Nord, in collaborazione con l'istituto superiore della sanità, alcune gravissime patologie nella «Terra dei Fuochi», tra Napoli e Caserta, sono legate proprio allo smaltimento illegale dei rifiuti;
è doveroso, tra l'altro, prendere atto che i campi Rom rappresentano una vera e propria bomba ecologica e sanitaria alla quale è tempo di far fronte in maniera incisiva, anche in considerazione dei notori intrecci intercorrenti tra la criminalità organizzata e le prefate comunità nomadi che, per poche centinaia di euro, si prestano ad un illecito smaltimento dei rifiuti, causando danni irreversibili all'ambiente e alla popolazione;
le istituzioni non possono considerare i campi rom come «porti franchi» nell'ambito dei quali è assente qualsiasi tipo di controllo igienico, sanitario e di sicurezza nella sua accezione più ampia, oltre che ricettacolo delle più disparate illegalità, ma hanno il dovere di affermare l'autorità statuale e la legalità anche attraverso il superamento dei prefati insediamenti in attuazione della Carta sociale europea;
la triste storia di queste terre avrebbe dovuto indurre le amministrazioni ad adottare strumenti di controllo e di prevenzione che, di fatto, impedissero il ripetersi delle azioni criminali in parola, garantendo un più capillare controllo del territorio e una necessaria riqualificazione delle aree interessate tramite, anche, una azione di bonifica passando, così, dai meri proclami elettorali alle azioni concrete;
è doveroso porre fine al silenzioso avvelenamento che, da anni, è perpetrato ai danni dei cittadini campani ai quali non può essere oltremodo negato il diritto alla vita e alla salute sancito dalla nostra Costituzione –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di tutelare la salute e la vita dei cittadini;
se non intendano adottare iniziative di competenza volte ad avviare un'azione di sgombero dei campi nomadi e promuovere una totale bonifica delle aree inquinate al fine di riaffermare la presenza dello Stato a Giugliano e in tutte le zone abbandonate della «Terra dei Fuochi».
(4-09569)
ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
la stampa locale riporta la notizia che piazza delle vettovaglie a Pisa è stata di nuovo teatro di fatti di degrado legati alla movida notturna;
il 2 giugno 2021, a pochi minuti dall'entrata in vigore del coprifuoco, un liberiano di 26 anni, sembra ubriaco e sotto l'effetto di stupefacenti, ha dato in escandescenze, seminando il panico;
il tempestivo intervento delle forze dell'ordine ha evitato il peggio e hanno immobilizzato il liberiano per poi scortarlo al pronto soccorso per prestargli le cure del caso; nella stessa piazza, il 16 maggio 2021, era già scoppiata una maxi-rissa che aveva coinvolto decine di persone, come riporta l'edizione pisana del Quotidiano nazionale del 17 maggio 2021;
la situazione della cosiddetta malamovida a Pisa sta diventando sempre più intollerabile e le forze dell'ordine faticano a gestire l'elevato numero di giovani
i residenti sono esasperati da una situazione di degrado che comporta anche rischi per la sicurezza e l'ordine pubblico –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per sostenere gli sforzi dell'amministrazione comunale pisana nel mantenimento dell'ordine pubblico durante le notti della movida.
(4-09571)
LONGO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazioni nell'economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso ha evidenziato il preoccupante fenomeno di insofferenza generalizzato e di disagio sociale, nel solco di quanto peraltro già emerso dall'inizio della fase pandemica;
il perdurare dell'emergenza, cui si accampa l'indebolimento delle condizioni di vita specie delle fasce più deboli della popolazione, potrebbe comportare ulteriori forme di strumentalizzazioni da parte della criminalità;
la Calabria occupa da tempo il primo posto della graduatoria nazionale con una percentuale di 1,95 di omicidi ogni 100 mila abitanti;
come emerge anche dall'ultima relazione del Ministro dell'interno al Parlamento, una delle primarie fonti di accumulazione delle cosche resta l'estorsione, che vede ora partecipi anche nuove leve criminali, soprattutto nell'area catanzarese, dove si starebbe registrando un processo di avvicinamento a nuove reclute, a dimostrazione della volontà delle cosche del luogo di mantenere alta la pressione sul territorio, attraverso danneggiamenti ed atti intimidatori a commercianti e imprenditori;
purtroppo, le intimidazioni e le aggressioni si registrano quotidianamente anche in paesi come Tropea – eletto quest'anno borgo dei borghi 2021 –, meta di vacanze di migliaia di italiani e turisti, dove recentemente il 25 maggio 2021 l'imprenditore Andrea Pugliese, intorno alle ore 22.15, lungo il corso Vittorio Emanuele, è stato aggredito e malmenato a calci e pugni da tre individui del posto, e solo grazie alla presenza di un suo amico e al pronto intervento dei Carabinieri, ha riportato una forte contusione alla spalla destra, zigomo sinistro e setto nasale, con una prognosi, dell'ospedale di Tropea, di otto giorni;
nonostante la presenza dei Carabinieri, le minacce verbali, nei confronti del Pugliese, sono state continue e molto pesanti;
naturalmente, alcuni giorni dopo, l'aggredito ha presentato, presso il tribunale di Vibo Valentia una dettagliata querela di parte contro gli aggressori –:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover predisporre tutte le iniziative necessarie, per quanto di competenza, affinché le forze dell'ordine su episodi di criminalità come quello esposto in premessa, volti, soprattutto, ad intimidire e a «marcare» il territorio, prendano tutti i dovuti provvedimenti del caso.
(4-09580)
IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'11 giugno 2021 era in programma a Milano, nell'aula consiliare del municipio 2 di viale Zara, la presentazione del libro «Marocchinate, la storia nascosta»; l'evento culturale era organizzato dall'Associazione nazionale vittime delle marocchinate e aveva come scopo quello di presentare al grande pubblico un episodio minore della seconda guerra mondiale, ma di grande interesse storiografico perché fino ad oggi passato colpevolmente fin troppo sotto silenzio: le violenze commesse da alcuni contingenti nordafricani delle truppe alleate sulla popolazione civile italiana nel centro e nord Italia durante il conflitto;
liste elettorali vicine al sindaco Beppe Sala, già in piena mobilitazione elettorale, si sono attivate nei giorni immediatamente precedenti l'evento, denunciando, a loro dire, la strumentalizzazione politica dei fatti storici oggetto del libro; a poche ore di distanza dall'inizio del convegno, lo stesso Beppe Sala è voluto intervenire con un post sui social network, definendo l'incontro «inutilmente provocatorio», squalificando, secondo l'interrogante, con tipico sprezzo negazionista ogni lettura della storia che si discosti dalla retorica dominante («la storia è una cosa seria»), e, circostanza più grave di tutte, preannunciando che avrebbe trovato il modo di verificare la regolarità dell'incontro («I nostri uffici stanno verificando tutti gli aspetti formali del procedimento»);
non è un caso, a parere dell'interrogante, che, a stretto giro di posta, la questura di Milano sia improvvisamente intervenuta vietando l'evento e motivando questa decisione sconcertante e inquietante con la permanenza in vigore delle restrizioni anti-COVID sulle riunioni in presenza in zona gialla; si tratta, invero, secondo l'interrogante, di un vero e proprio atto d'arbitrio, reso ancor più grave dall'atto che in questi stessi giorni, nella sola Milano, si tengono centinaia di eventi culturali e decine di presentazioni di libri in luoghi pubblici o aperti al pubblico; solo il sito internet mentelocale ne riporta numerosi;
come riporta il quotidiano Il Secolo d'Italia, quando già la sala si stava riempiendo «è arrivata la polizia per impedire l'incontro, con la scusa delle norme anti-COVID che sarebbero state violate» e ha sgomberato la sala, senza nemmeno verificare il rispetto delle distanze e degli altri protocolli anticontagio;
la sincronicità tra le dichiarazioni di Sala e l'intervento della questura (fino a quel momento silente) è preoccupante, per l'interrogante, in termini di indipendenza dei poteri dello Stato; se si accertasse che l'evento sulle marocchinate è stato vietato per il solo fatto che il contenuto del libro era sgradito al sindaco Sala e alle liste a lui collegate, si sarebbe di fronte ad un'inaccettabile discriminazione e ad una lesione dello Stato di diritto –:
se il Ministro interrogato intenda verificare le ragioni della decisione chiamata in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere nei confronti di coloro che si sono assunti la responsabilità, se si accertasse che da tale decisione sia derivata una disparità di trattamento tra eventi della stessa specie.
(4-09589)
ISTRUZIONE
Interrogazione a risposta orale:
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:
in data odierna, sulla pagina Facebook del quotidiano la Repubblica è apparso un articolo del sito «Marshable Italia», allo scopo di divulgare le storie di alcune figure emblematiche, di attivisti Lgbtq;
tra queste figure rientra Harry Hay, attivista politico comunista e militante Lgbt, noto anche per essersi dichiarato favorevole alla partecipazione della Nambla al gay pride e per aver supportato pubblicamente l'associazione;
la Nambla è nota negli Stati Uniti per promuovere la pederastia attraverso pratiche che includono l'appoggio al sesso tra uomini adulti e ragazzi e la rimozione della protezione legale per i bambini;
la Nambla ed i suoi membri sono stati spesso coinvolti in crimini collegati alla pedofilia;
Harry Hay è stato fotografato mentre indossava una maglietta con la scritta «Nambla walks with me» (Nambla cammina con me) durante la parata del Gay Pride del 1986 a Los Angeles;
anche in Italia la pederastia è stata difesa da personaggi come Mario Mieli, indiscusso fondatore del movimento Lgbt italiano;
Mieli, nel suo libro «Elementi di critica omosessuale», scrive: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino non tanto l'Edipo, o il futuro Edipo, bensì l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. La società repressiva eterosessuale costringe il bambino al periodo di latenza; ma il periodo di latenza non è che l'introduzione mortifera all'ergastolo di una “vita” latente. La pederastia, invece, “è una freccia di libidine scagliata verso il feto”. Per pederastia intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini»;
Mieli parla anche di «un nuovo modo di generare gaio e di vivere pederasticamente con i bambini» e, condanna la «repressione dell'omosessualità» che porta a «reprimere i rapporti sessuali in particolare tra omosessuali e bambini»;
molte associazioni per la difesa dei diritti per gli omosessuali, come Arcigay, a titolo meramente esemplificativo, operano nelle scuole, realizzando interventi specifici, laboratori curriculari ed extra-curricolari di propaganda gender e Lgbt per studenti e personale scolastico;
poiché nel «gotha» di associazioni come Arcigay vi sono personaggi come Mario Mieli e Harry Hay, sostenitori di posizioni alquanto dubbie e deprecabili in merito a rapporti sessuali tra minori e adulti, occorre essere certi che, nelle scuole di ogni ordine e grado, non venga promosso l'avviamento alla pederastia;
l'articolo apparso oggi sulla pagina Facebook di Repubblica recita infatti: «A parte chi vive in California o ha due mamme lesbiche, alla maggior parte degli studenti non viene insegnata la storia del movimento LGBTQ. Quel poco che sanno l'hanno probabilmente imparato da RuPaul (ottima fonte) o dalla propaganda antigay alla fermata dell'autobus. Ma è ora di cambiare. In fondo, la storia queer e trans è molto di più di Dallas' Buyers Club o della colonna sonora di Rent. Ecco i nomi di qualche icona LGBTQ da tenere vicino al cuore, per voi teneroni»;
appare evidente come l'approfondimento del pensiero di Mieli e Hay comporti il rischio di una normalizzazione della pedofilia e della pederastia attraverso l'indottrinamento gender e, per questo, occorre appare all'interrogante garantire l'incolumità e la sicurezza dei bambini a scuola –:
se il Governo possa conferire ogni opportuna rassicurazione circa il fatto che le teorie indicate in premessa non vengano propugnate nelle scuole.
(3-02344)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
la scuola è stata sottoposta ad uno stress unico dal marzo 2020, si è riusciti ad arrivare a settembre con un piano di riapertura e ora la condizione generale sembra stabile, anche se con forti differenze a fine anno scolastico (tra chi è riuscito ad avere una frequenza quasi piena e chi, invece, ha visto la propria scuola chiusa per periodi più lunghi). Inoltre, con l'avvio della campagna vaccinale a giugno per gli oltre 10 milioni di under 15 (la campagna partita il 3 riguarda la fascia 12-16), auspichiamo un rientro pienamente in presenza;
l'Italia ha un rapporto difficile con l'istruzione, già prima della pandemia aveva un tasso di dispersione scolastica superiore al 13 per cento con la didattica a distanza il 25 per cento degli studenti è a rischio dispersione, dato che sale a 1 ragazzo su 3 nel Sud. Altre scuole, pur avendo garantito la frequenza, hanno mantenuto un orario ridotto: è il caso di circa il 10 per cento degli istituti su scala nazionale che a febbraio non aveva ripreso ancora il tempo pomeridiano;
la difficoltà non ha riguardato solo i ragazzi; anche i genitori hanno affrontato forti disagi nell'ultimo anno, soprattutto nel coniugare l'attività lavorativa con l'incertezza della situazione scolastica. Se nel 2020 le circostanze erano del tutto imprevedibili, nel 2021 l'impreparazione non è ammissibile. Molte segnalazioni arrivano da genitori che non hanno visto riattivarsi l'attività di doposcuola, essenziale per molti lavoratori. Questa indisponibilità del servizio rischia di avere un impatto soprattutto sulle famiglie senza altri mezzi, né economici né familiari, per affrontare la gestione dei figli;
molti comuni si stanno attivando per garantire un servizio doposcuola a livello locale, ma occorre un aggiornamento del «Piano scuola», varato ormai la scorsa estate, per l'anno scolastico 2021-2022. Un mancato aggiornamento delle regole porterebbe a penalizzare ulteriormente le famiglie, in particolare chi non ha i mezzi per soluzioni alternative, e le donne, che svolgono oltre il 70 per cento del lavoro di cura familiare –:
se intenda prevedere un piano scuola che tenga conto di queste necessità, supportando le amministrazioni locali nella realizzazione dei servizi di doposcuola, così da garantire un equo trattamento per ragazzi e genitori.
(5-06252)
MADIA, QUARTAPELLE PROCOPIO e GRIBAUDO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
con l'approvazione dell'articolo 231-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, cosiddetto decreto-legge rilancio, sono stati stanziati 1.892.600.000,00 euro al fine di istituire l'organico-Covid, un organico di emergenza per sopperire alle necessità delle scuole nel periodo di pandemia e consentire ai dirigenti degli uffici scolastici regionali di garantire il corretto avvio dell'anno scolastico;
è del 16 giugno 2021 un articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano nel quale viene riportato il dato dei contributi statali stanziati e spesi per l'organico-Covid dalle istituzioni scolastiche, che ammonta a soli 1.096.838.126,61, ovvero al 57,93 per cento dell'importo stanziato;
dai dati riportati, in tutte le regioni, risultano istituti scolastici «in avanzo». Un esempio per tutti: agli istituti pugliesi sono stati assegnati 167.991.667,67 euro, ne sono stati investiti 98.188.956,15, il 58,54 per cento con un'economia del 41,55 per cento;
dagli uffici scolastici regionali ai sindacati, le motivazioni di tali economie sarebbero da attribuire all'impossibilità di molti dirigenti scolastici a sdoppiare le classi in assenza di spazi alternativi, ma principalmente alla necessità legata all'andamento epidemiologico per il quale si è dovuti ricorrere alla didattica a distanza, venendo così meno gli estremi giuridici per avviare dei contratti con i docenti-covid;
in vista del rientro a scuola a settembre 2021, è necessario rassicurare il personale scolastico, gli studenti e le famiglie che il sistema si attrezzerà per garantire strutture sicure, una formazione di qualità e un sostegno ai docenti;
nella seduta dell'8 aprile 2021, con l'approvazione della mozione di maggioranza n. 1-00449, il Governo si è assunto l'impegno di intraprendere ogni possibile iniziativa per garantire l'inizio del prossimo anno scolastico in sicurezza, con particolare attenzione alla sanificazione degli ambienti scolastici, all'installazione di termo-scanner e di sistemi per la ventilazione per il ricambio d'aria, l'adozione di protocolli di prevenzione e protezione, la distribuzione di mascherine che rispettino le caratteristiche e l'età dei bambini cui sono destinate e a curare gli ambienti e l'impianto organizzativo a sostegno degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e come verrà riassegnato il finanziamento già previsto e quali iniziative urgenti e mirate intenda avviare al fine di dare piena attuazione agli impegni assunti – anche attraverso l'adozione di protocolli di prevenzione, protezione, test salivari e controllo frequenti – finalizzati a garantire l'avvio del prossimo anno scolastico e la frequenza in presenza per tutti gli alunni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado in sicurezza.
(5-06257)
Interrogazioni a risposta scritta:
GIARRIZZO, ALAIMO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 234 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha autorizzato una spesa di 10 milioni di euro per il 2020 finalizzata alla realizzazione di un sistema informativo integrato per il supporto alle decisioni nel settore dell'istruzione scolastica ed in particolare: per la raccolta, la sistematizzazione e l'analisi multimediale dei relativi dati; per la previsione di lungo periodo della spesa per il personale scolastico; per il supporto alla gestione giuridica ed economica del predetto personale, anche attraverso le tecnologie dell'intelligenza artificiale e per la didattica a distanza;
per gli interventi summenzionati, il medesimo articolo ha stabilito che il Ministero dell'istruzione avrebbe affidato la realizzazione di tale sistema informativo alla società di cui all'articolo 83, comma 15, del decreto-legge n. 112 del 2008 convertito dalla legge n. 133 del 2008 ossia Sogei – Società Generale d'Informatica s.p.a., società a totale partecipazione pubblica le cui azioni appartengono al Ministero dell'economia e delle finanze;
la disposizione intende porre rimedio a una storica carenza della porzione del sistema informativo del Ministero dell'istruzione. In particolare, lo scopo è quello di creare un sistema di natura prevalentemente transazionale, orientato alla gestione giuridica ed economica del personale scolastico, attraverso la costruzione di data warehouse e data mart che consentano ai decisori politici e amministrativi di assumere le decisioni di rispettiva competenza, nella piena consapevolezza dell'impatto di sistema e delle relative conseguenze;
l'11 dicembre 2020, attraverso un comunicato stampa pubblicato sul sito del Ministero dell'istruzione, l'allora Ministro, Lucia Azzolina, ha annunciato la realizzazione di una piattaforma unica nazionale integrata con tutti i servizi e le funzionalità utili per le scuole, dagli strumenti per la didattica digitale agli spazi dove archiviare i contenuti. Secondo quanto riportato dal comunicato stampa, il progetto è nato a seguito dell'esperienza fatta durante le prime fasi dell'emergenza sanitaria, in cui è emersa la differente dotazione delle scuole di sistemi digitali utili per poter attivare esperienze come quella della didattica a distanza;
con la legge di bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178) è stata autorizzata una spesa ulteriore di 12 milioni di euro per il 2021 per la realizzazione del sistema informativo integrato per il supporto alle decisioni nel settore dell'istruzione scolastica di cui all'articolo 234 del decreto-legge n. 34 del 2020;
ad oggi non vi sono notizie in merito alla realizzazione della suddetta piattaforma unica nazionale dell'istruzione;
i processi di digitalizzazione sono ormai diventati fondamentali, come dimostrato anche dall'emergenza sanitaria in corso che ha imposto una accelerazione sul digitale in tutti i settori, anche in quello dell'istruzione –:
se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano fornire aggiornamenti circa lo stato dei lavori diretti alla creazione della piattaforma unica nazionale dell'istruzione, tenuto conto dell'importanza che uno strumento del genere può avere nel realizzare una scuola più innovativa e proiettata al futuro.
(4-09573)
FRATOIANNI e FIANO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
una professoressa di una scuola media di Spoleto, riferendosi ad un alunno di origine nord africana non presente in classe in quel momento, avrebbe pronunciato ai suoi alunni la seguente frase: «Bisogna isolare lo scimpanzé»;
tale increscioso episodio, commesso all'interno di un istituto scolastico, si sarebbe verificato nel mese di ottobre 2020, ma è stato reso noto dal padre del ragazzo tredicenne il 12 giugno, con un post sul social network Facebook;
il padre del ragazzo ha affermato di aver atteso invano per l'intero anno scolastico che qualcosa accadesse a fronte del fatto che un ragazzino non andava più a scuola; ha atteso che l'istituto prendesse provvedimenti nei confronti di una professoressa e insegnante di sostegno che non avrebbe neanche sentito l'esigenza di porgere le proprie scuse né al ragazzo offeso né alla famiglia;
dal racconto del padre emerge che il figlio non voleva più andare a scuola e solo con l'aiuto di uno psicologo sarebbe riuscito a riprendere con le lezioni;
secondo io specialista che ha seguito il ragazzo, lo stesso non si sentiva più a suo agio in classe;
sul caso la scuola avrebbe avviato una indagine interna così come il Ministero si sarebbe impegnato ad avviare una indagine ministeriale per fare piena luce sull'accaduto;
il padre nella denuncia avrebbe elencato più di un episodio che coinvolgerebbe due insegnanti;
a meno di casi di omonimia, secondo alcuni articoli di stampa, l'insegnante cui è attribuita l'esternazione sullo «scimpanzè», sarebbe la stessa che, sul suo profilo Facebook, oltre a condividere pubblicamente e di frequente considerazioni negazioniste sul Covid-19 e attacchi al disegno di legge Zan, si lancia contro «barconi», «porti aperti», «immigrati», «clandestini» e invoca l'uscita dell'Italia dall'Europa;
a parere degli interroganti, l'episodio accaduto a Spoleto rasenta l'incredibile. Apostrofare un ragazzo, evidentemente colpevole di avere la famiglia originaria del NordAfrica, «scimpanzè», denota un comportamento che non può in alcun modo avere cittadinanza né giustificazione nella scuola italiana –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quali provvedimenti abbiano assunto sia l'istituto in questione che il competente ufficio scolastico regionale, sin da quando è accaduto il grave episodio richiamato in premessa e se risulti che ne siano accaduti altri;
se intenda confermare le notizie di stampa secondo le quali sarebbe stata avviata una indagine ministeriale e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché episodi così vergognosi, se confermati, non si ripetano.
(4-09579)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
DE MENECH. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali . — Per sapere – premesso che:
a Belluno e Rovigo cresce la preoccupazione per il futuro delle sedi Inail dei rispettivi territori che potrebbero essere declassate, provocando una inaccettabile riduzione di servizi. Dalle notizie emerse nella stampa locale tale ridimensionamento sembra essere ben più di una possibilità;
i sindaci di Belluno e Rovigo si sono opposti chiaramente a tale ipotesi che, se corrispondesse a verità, sarebbe un'inaccettabile riduzione dei servizi per questi territori; hanno chiesto quindi che si faccia luce su questa ipotesi, per dare tranquillità ai dipendenti e la giusta dignità ai cittadini;
il territorio tutto è preoccupato sul futuro delle sedi Inail, che sembrano destinate a un declassamento da parte della direzione regionale;
già nel 2014 le sedi provinciali avevano subito una prima riduzione di servizi, passando da «classe A» a «classe B»; ora sembra che possa esserci un ulteriore passo indietro per gli uffici di Belluno e Rovigo, che potrebbero passare in «classe C», a fronte del mantenimento di una classe superiore in città come — per restare nelle vicinanze — Bassano del Grappa o Conegliano;
senza nulla togliere alle professionalità che vi operano, sarebbe assurdo un assorbimento delle funzioni della sede provinciale di città capoluogo come Belluno o Rovigo da parte di una realtà lontana e diversa, come invece pare previsto dal nuovo piano regionale;
i numeri degli uffici Inail di Belluno e Rovigo sono in linea con quelli delle altre sedi di classe B proprio perché si tratta di un'unica sede provinciale; Belluno e Rovigo sono le due sole realtà venete che hanno un unico centro Inail nel loro territorio, e rischiano di essere ulteriormente penalizzate da questa «razionalizzazione»;
grande è il rischio di veder indebolito il ruolo di servizio al territorio che l'Inail ricopre con diverse progettualità e il legame con le aziende e i professionisti, che sarebbero costretti a confrontarsi con realtà lontane territorialmente e che rispondono a logiche economiche e organizzative diverse;
la questione Inail è solo l'ultima di una serie di razionalizzazioni che hanno colpito il territorio bellunese e, più in generale, le cosiddette aree interne. Sono tante e marcate le differenze tra la montagna e la pianura, tra le grandi metropoli e la periferia, fra il centro e le aree interne, queste differenze vanno riconosciute e la conseguenza è che non si possono applicare gli stessi parametri nella strutturazione dei servizi da rendere ai cittadini –:
se sia a conoscenza del piano di razionalizzazione dell'Inail e quali iniziative di competenza intenda adottare per tutelare i territori di Belluno e Rovigo che rischiano di perdere ancora una volta servizi importanti per la vita dei cittadini e soprattutto per la vita di imprese e lavoratori.
(5-06243)
Interrogazioni a risposta scritta:
VIANELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
la vicenda riguardante la misura di sospensione dal rapporto di lavoro a carico del lavoratore Sig. Cristello della Arcelor Mittal a seguito di una presunta lesione dell'immagine della società datrice di lavoro, scaturita da un commento espresso dal lavoratore sul canale social Facebook sulla serie televisiva «Svegliati amore mio», è a tutt'oggi ancora irrisolta;
da fonti di stampa, in particolare dal Sole 24 Ore del 3 aprile 2021, risulta che l'azienda ha contestato l'utilizzo di espressioni gravemente lesive della sua immagine e reputazione aziendale a giustificazione dell'adottata misura di sospensione del lavoratore;
appare inconfutabile, tuttavia, che l'immagine e la reputazione aziendale risultano fortemente compromesse dalla relativa gestione che ne determina danni alla salute pubblica e all'ambiente;
dal medesimo articolo di stampa si evince che, nonostante i sindacati abbiano invitato il Governo a intervenire per adottare una soluzione con riferimento alla vicenda, alcuna iniziativa è stata intrapresa neppure a seguito dell'incontro del lavoratore Cristello, a tutt'oggi sospeso dal lavoro, con il Ministro Orlando e dunque non si è addivenuti ad una soluzione della assurda vicenda;
va considerato inoltre l'avvenuto ingresso dello Stato, il 14 aprile 2021, con un investimento di 400 milioni di euro, nel capitale sociale di Am InvestCo Italy, società di Arcelor Mittal Italia che ha sottoscritto con ex Ilva in amministrazione straordinaria il contratto di affitto e acquisto dei rami d'azienda –:
se quanto esposto corrisponda al vero;
quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, a tutela dei diritti costituzionalmente spettanti ai lavoratori, per sostenere l'annullamento della misura sanzionatoria adottata dalla società Arcelor Mittal nei confronti del lavoratore, affinché sia pienamente reintegrato nel posto di lavoro, anche in considerazione della presenza dello Stato nell'azionariato della società.
(4-09582)
MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, GIACCONE, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, PAROLO e SNIDER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'Ikea di Piacenza è il più grande centro di smistamento per il sud Europa della multinazionale svedese, che aveva già conosciuto in passato le proteste e gli scontri con le forze dell'ordine; a seguito del cambio di appalto, avvenuto dal 1o settembre 2020, fra la Cooperativa Sigma (uscente) e la Cooperativa San Martino (subentrante), il soggetto subentrante chiede pervicacemente di negoziare alcuni elementi che, ai sensi del contratto collettivo nazionale della logistica sono, a seconda dei lavoratori, indisponibili;
in queste settimane i lavoratori della logistica del deposito centrale 1 di Ikea di Piacenza hanno organizzato delle proteste in Strada della Torre della Razza nei confronti della Cooperativa San Martino che ha l'appalto dal settembre 2020, quando è subentrata dalla Sigma Siget;
il focolaio è riesploso a causa delle condizioni di sfruttamento, indegnità, di pressioni e di sanzioni disciplinari al quale sono soggetti i lavoratori della cooperativa;
un lavoratore della logistica guadagna in media dai 1.200 ai 1.300 euro al mese, lamentando però una disparità di trattamento tra chi è assunto direttamente da Ikea e chi lavora per la cooperativa San Martino, in quanto, a fronte dell'euro e mezzo pagato da chi è assunto da Ikea, il pasto pagato dai lavoratori della cooperativa ha un costo di quasi 4 euro;
una dipendente, che da 20 anni lavora nel magazzino Ikea come carrellista con un figlio di nove anni da mantenere, a marzo 2020 ha contratto il COVID-19, rimanendo a casa da lavoro. Il risultato è stato che a marzo 2021 ha incassato circa 580 euro, quelli riconosciuti per legge ed erogati dall'Inps, non avendo ricevuta alcuna integrazione;
il Rapporto mondiale sui salari 2020/21 (Global Wage Report 2020/21) mostra che non tutti i lavoratori sono stati ugualmente colpiti dalla crisi. L'impatto sulle donne è stato peggiore rispetto agli uomini. Secondo le stime basate su un campione di 28 Paesi europei, senza i sussidi salariali, le lavoratrici avrebbero perso l'8,1 per cento del loro salario nel secondo trimestre del 2020, rispetto al 5,4 per cento per i lavoratori;
l'aumento delle disuguaglianze, causato dalla crisi del COVID-19 potrebbe far aumentare il livello di povertà e instabilità sociale ed economica con effetti devastanti –:
quali iniziative di competenza intenda intraprendere per fa sì che siano mantenute corrette condizioni lavorative e salariali, anche in relazione all'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro ai dipendenti della cooperativa di San Martino.
(4-09584)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GALLINELLA e MARZANA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
secondo i dati di avanzamento del Programma operativo Feamp aggiornati a maggio 2021 e riferiti al comitato di sorveglianza, si registrano nelle diverse regioni impegni di spesa pari a circa 345,5 milioni di euro, il 64 per cento della dotazione totale del programma operativo;
come è noto, tali risorse debbono essere utilizzate con un vincolo temporale — noto come N+3 — ma non tutte le regioni sembrerebbero rispettare tale obiettivo, con il rischio quindi di disimpegno di soldi pubblici;
in particolare, le regioni che mostrano un minore avanzamento rispetto alla media, in termini di impegni sulla dotazione del programma operativo, sono la Lombardia (21 per cento), il Molise (30 per cento), la Puglia (34 per cento), la Calabria (44 per cento) e il Veneto (45 per cento);
entro il 31 dicembre 2021, per raggiungere l'obiettivo di spesa prefissato dal vincolo temporale N+3, devono essere certificati ancora 47 milioni di euro –:
sulla base di quanto esposto in premessa, quali iniziative di competenza si intendano avviare affinché sia scongiurato il disimpegno di risorse pubbliche evidenziato a causa dei mancati impegni regionali e se si intenda promuovere un tavolo di confronto con le regioni per una ridistribuzione delle risorse non impegnate, con il duplice intento di non disperdere le stesse e di creare sviluppo nel settore.
(5-06244)
CENNI e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
con provvedimento del 1o giugno 2021, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha trasmesso alla Conferenza Stato-regioni lo schema di decreto interministeriale in materia di piante officinali. Tale provvedimento fa riferimento alla canapa con una pretesa distinzione tra semi e derivati (leciti, in quanto rientrerebbero nelle previsioni della legge n. 242 del 2016) e fiori e foglie, che secondo lo schema di decreto rientrerebbero tout court nelle previsioni del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 in materia di stupefacenti, e la cui coltivazione pertanto «è vietata senza l'autorizzazione del Ministero della salute»;
qualora adottato in via definitiva, il decreto sancirebbe una ingiustificata ed anacronistica limitazione per gli agricoltori che si vedrebbero costretti a dover «selezionare» una pianta, rinunciando alle parti con le maggiori proprietà medicali. Una restrizione dell'organizzazione del mercato comune della canapa sativa che rischia di penalizzare l'intera filiera;
il testo del decreto, qualora adottato, a giudizio delle interroganti, contrasterebbe con il diritto comunitario anche alla luce delle recenti interpretazioni fornite dalla sentenza della Corte di giustizia europea nel cosiddetto caso «Kanavape», che ha condannato la Francia proprio per le limitazioni legislative all'uso dell'intera pianta di canapa sativa, e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi (paragrafo 78 della sentenza);
il 14 novembre 2019 la Commissione agricoltura della Camera approvava una risoluzione che impegnava il Governo pro tempore ad attivare un tavolo tecnico di coordinamento interministeriale allo scopo di favorire lo sviluppo di intese necessarie a favorire la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa –:
quale sia lo stato di avanzamento dei lavori del suddetto tavolo tecnico interministeriale, se non ritenga necessario, in considerazione di quanto riportato in premessa, fornire gli opportuni chiarimenti interpretativi in merito all'applicazione delle disposizioni del citato schema di decreto interministeriale in materia di piante officinali e quali iniziative intenda adottare per tutelare il comparto della filiera agroindustriale della canapa.
(5-06246)
Interrogazioni a risposta scritta:
PIASTRA, GASTALDI, VIVIANI, BITONCI, ANDREUZZA, BINELLI, BUBISUTTI, CARRARA, COLLA, FIORINI, GALLI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, MICHELI, PETTAZZI, SALTAMARTINI e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
il comparto zootecnico già versa in una situazione di criticità dovuta sia dalla chiusura del canale «Ho.re.ca», che ha prodotto ingenti scorte e conseguentemente l'abbassamento dei prezzi di mercato, che dagli evidenti rincari delle materie prime utilizzate per l'alimentazione e la cura del bestiame, non ammortizzati dai relativi prezzi di realizzo delle produzioni;
infatti, il settore lattiero-caseario, legato al comparto zootecnico, versa in uno stato di difficoltà dovuto proprio dal fatto che i costi delle materie prime per gli alimenti, quali mais, soia e orzo, destinati all'alimentazione degli animali sono lievitati, aumento confermato dai dati rilevati dalle borse merci delle camere di commercio che hanno registrato un rialzo dei prezzi dei cereali per il 2020 del +27,8 per cento; dopo la fase acuta della pandemia, alcuni player internazionali tendono ad approvvigionarsi di gran parte delle materie prime esistenti;
il fatto di avere Paesi produttori che, non solo, esportano in minore quantità alimenti zootecnici, ma polarizzano quelli presenti sul mercato per bisogni interni ha determinato i suddetti rincari nonché il rischio concreto di non riuscire ad approvvigionare adeguatamente gli allevamenti di mucche che forniscono il latte all'industria casearia;
il settore lattiero-caseario produce un fatturato complessivo di circa 16,5 miliardi di euro e rappresenta l'11,5 per cento del totale del fatturato industriale dell'agroalimentare;
le associazioni di categoria del settore agricolo hanno lanciato un allarme, per il fatto che la difficoltà di approvvigionarsi di tali alimenti sta mettendo in seria difficoltà gli allevamenti di bestiame e, di conseguenza, il fenomeno sta mettendo in apprensione i produttori di latte che destinano il loro prodotto al settore caseario;
lo stato di difficoltà vissuto dal settore agricolo, a seguito dell'aumento esponenziale dei costi di mercato, mette in apprensione le aziende produttrici di eccellenze italiane, quali il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano;
i dati di Veneto Agricoltura, per fare un esempio, indicano una contrazione del 10 per cento degli allevamenti collegati ai caseifici specializzati nel «fresco». Con una riduzione del -3,7 per cento rispetto al 2019 del numero di allevamenti, e del -1,5 per cento della produzione di Grana Padano nei caseifici veneti;
il decreto ministeriale n. 3432 del 3 aprile 2020, relativo all'istituzione del Fondo per la competitività delle filiere, interviene anche su talune produzioni vegetali principalmente destinate all'alimentazione animale e prevede specifici contributi stanziando risorse destinate alle filiere del mais, soia, legumi, carni ovine e latte bufalino;
risulta agli interroganti che Agea, per le domande ricevute nel 2020, abbia terminato la fase dei controlli e che sia in procinto di erogare i contributi –:
se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, abbia intenzione di adottare ulteriori iniziative affinché sia scongiurata una crisi del settore agricolo e lattiero-caseario dovuta all'aumento del costi delle materie prime, prevedendo misure di sostegno in favore della zootecnia, al fine coprire i maggiori costi di produzione;
a che punto si trovi l'erogazione dei suddetti contributi, al fine di garantire al settore zootecnico le necessarie risorse e tutele;
quali urgenti iniziative si intendano adottare, anche in sede europea, per prevedere adeguate forme di sostegno per il settore in questione e difendere in tal modo le citate eccellenze agroalimentari e i produttori italiani del settore agricolo e lattiero-caseario.
(4-09575)
ZOFFILI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI e LOSS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
il problema dell'eccessiva proliferazione di cinghiali è diffuso su tutto il territorio nazionale, ma colpisce in modo particolare la Lombardia, la provincia di Como capoluogo compreso, e nei giorni scorsi ci sono stati avvistamenti anche nella città di Erba; gli ungulati sono stati fotografati vicino all'oratorio della frazione di Buccinigo e hanno distrutto con il loro passaggio alcune coltivazioni nei campi della zona;
sono innumerevoli gli episodi che dimostrano l'elevata pericolosità di questi animali; aggressioni a persone a passeggio e ad animali domestici sono quasi all'ordine del giorno nella provincia di Como, come le devastazioni alle coltivazioni e ai foraggi;
ogni giorno, infatti, sulla stampa locale, in particolare su La Provincia di Como, si leggono articoli di avvistamenti e incontri ravvicinati, anche con interi branchi, come l'episodio capitato ad un uomo che stava camminando con i suoi 3 cani verso i sentieri che portano al Parco della Spina Verde in zona Monte Olimpino, quando improvvisamente è stato circondato da un branco di cinghiali, oppure il caso di una donna che si è trovata a distanza ravvicinata da 4 cinghiali di grossa taglia;
con precedenti atti di sindacato ispettivo (n. 3-02037 - n. 4-08859 - n. 4-09230) gli interroganti hanno evidenziato come il lockdown e le misure di contenimento del Covid-19 abbiano causato in tutta Italia un incremento abnorme della fauna selvatica, che a sua volta ha generato una carenza di cibo per cui gli animali si avventurano ormai, spinti dalla fame, dentro i centri abitati e invadono le strade provocando incidenti;
i cinghiali stanno diventando un'emergenza che come tale va affrontata; si rende, quindi, sempre più urgente intervenire con un piano di contenimento che ristabilisca l'equilibrio naturale perduto da troppo tempo per mancanza di un predatore naturale;
a parere degli interroganti risulta prioritario anche modificare la legge n. 157 del 1992, consentendo a regioni e province autonome di abilitare, previa frequenza di appositi corsi, dei controllori muniti di licenza per l'esercizio venatorio, al fine di monitorare e contenere la presenza di cinghiali, ungulati e nocivi sul territorio nazionale, così da evitare ulteriori ingenti danni all'agricoltura, all'equilibrio ambientale e preservare, soprattutto, l'incolumità delle persone –:
se intendano, per quanto di competenza, adottare iniziative per risolvere urgentemente per risolvere il grave problema anche attraverso la modifica della legge n. 157 del 1992, al fine di controllare e contenere la presenza di cinghiali, ungulati e nocivi sul territorio nazionale, prima che una situazione già emergenziale possa assumere contorni ancora più gravi.
(4-09578)
LOSS, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
il 12 maggio 2021 il Tar Lazio ha accolto il ricorso del Centro autorizzato assistenza (Caa) Liberi Professionisti avverso la delibera di convenzione di Agea che prevedeva l'esclusione dei liberi professionisti dalle attività di gestione del fascicolo del produttore, annullando così il dispositivo che obbligava all'assunzione di almeno il 50 per cento degli operatori estromettendo, senza un chiaro motivo, i liberi professionisti dalle attività dei centri di assistenza agricola precludendo loro la possibilità di svolgere la propria attività nell'ambito dei servizi erogati dai Caa;
il Tar Lazio, nell'aver accolto le ragioni dei liberi professionisti che operano in agricoltura, ha sancito che i liberi professionisti hanno titolo e possono fornire al mondo dell'agricoltura servizi e competenze, con responsabilità ed efficienza, a sostegno del sistema Paese e delle sue imprese agricole; dopo la sentenza favorevole ai liberi professionisti del 12 maggio 2021, anche il Caa Canapa (Centro autorizzato nazionale assistenza produttori agricoli) degli agrotecnici, ha vinto il ricorso contro la proposta di convenzione con Agea per il 2021;
infatti, il Tar Lazio si è nuovamente pronunciato in merito alla questione, ribadendo il ruolo dei liberi professionisti e la loro piena legittimità a operare nei centri di assistenza agricola;
Agea aveva motivato la sua scelta con l'intento di assicurare che lo svolgimento di funzioni pubbliche delegate sia riservato dai Caa ai propri dipendenti, stabilmente vincolati a essi da un rapporto gerarchico e dagli stringenti obblighi di fedeltà, derivanti dall'inserimento in organico del dipendente nell'organizzazione societaria;
con una nuova sentenza del 10 giugno 2021, è stato evidenziato che «con riferimento alle specifiche professionalità operanti all'interno dei CAA, l'ordinamento richiede per i professionisti collaboratori requisiti più stringenti che per i dipendenti». Secondo il Tar, quindi, non solo i liberi professionisti sono pienamente titolati ad operare nei CAA, ma lo sono anche più dei dipendenti;
queste due sentenze, arrivate prima del 30 settembre 2021, ovvero prima del termine entro cui Agea avrebbe potuto disabilitare le credenziali di accesso al Sian agli operatori non lavoratori dipendenti ma liberi professionisti, annullano di fatto, la delibera di Agea e cancellano gli articoli della convenzione 2021 che impedivano ai professionisti di lavorare nei Caa;
ora Agea ha 60 giorni di tempo per fare un eventuale ricorso al Consiglio di Stato; dobbiamo però sottolineare che il 30 settembre 2021 scadrà il termine per le assunzioni nei Caa e che, per quel tempo, si dovrà già impostare la discussione sulla nuova convenzione per il 2022, che come si sa va rinnovata annualmente;
infine, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato nel parere reso, il 20 aprile 2021, su richiesta di Agea, si è espressa enunciando la piena conformità della clausola convenzionale contestata (lasciando essa inalterata la facoltà dei Caa di avvalersi di collaboratori esterni, fatto salvo che per le attività connesse all'utilizzo del Sian) ritenendola, dal punto di vista della tutela della concorrenza, giustificata e proporzionata in relazione alle esigenze di salvaguardia dell'integrità della banca dati Sian;
gli interroganti, in merito al suddetto parere sottolineano il fatto che questo fosse facoltativo e non vincolante e oltretutto non motivando il perché il lavoratore dipendente sarebbe migliore del libero professionista;
nel 2000 l'Autorità garante aveva rilevato l'illegittimità di norme volte a «restringere la concorrenza del mercato dei servizi alle imprese agricole», che nella fattispecie consistevano nella possibilità di costituire Caa connessi solo a determinati soggetti –:
alla luce delle suddette sentenze, quali iniziative di competenza intenda adottare nei confronti di Agea al fine di tutelare la categoria dei liberi professionisti che hanno sempre operato nei Caa come lavoratori autonomi, con competenza nel comparto agricolo, come anche sottolineato nella sentenza del 10 giugno 2021.
(4-09585)
MURONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
le ultime valutazioni scientifiche indicano che le risorse marine dell'Adriatico sono in drammatico e costante declino a causa dell'eccessivo sforzo di pesca. Di fatti, l'Adriatico è il mare in cui lo sforzo di pesca è il più alto al mondo. Un'emergenza in linea con quanto accade negli altri mari del nostro Paese;
secondo uno studio del 2018, richiamato in un articolo di La Nuova Ecologia di Legambiente, condotto da un team internazionale di ricerca che ha analizzato 22 miliardi di dati sull'attività mondiale di pesca, l'Italia si piazza infatti al quarto posto tra le flotte pescherecce che esercitano lo sforzo di pesca maggiore, calcolato in giorni a mare. A differenza di Cina, Spagna, Taiwan, Giappone e Sud Corea, Paesi che pescano estensivamente in tutti i mari del pianeta, la flotta italiana è invece essenzialmente concentrata nel Mediterraneo e, in particolare, proprio nell'Adriatico che, in proporzione alla sua grandezza, è il bacino più sfruttato al mondo. A confermarlo è un dato su tutti: di 47 specie ittiche di interesse economico, solo 6 non risultano sovrasfruttate; per contrastare questo impoverimento, nel 2017 la Commissione generale per la pesca del Mediterraneo (Cgpm) ha istituito una Zona di restrizione alla pesca (Fisheries Restricted Area, FRA) nella Fossa di Pomo, in centro Adriatico. Da allora si è registrata nella zona una ripresa sorprendente della biomassa di scampi e naselli, e il ritorno di specie vulnerabili come gli squali;
nel 2018 è stata presentata alla Cgpm una proposta per l'istituzione di una seconda FRA, nelle acque internazionali del canale di Otranto (FRA di Otranto), a seguito di un processo di consultazione con le marinerie interessate che ha consentito di raggiungere l'accordo dei pescatori pugliesi attivi nell'area. La zona ospita importanti aree di nursery di specie commerciali come il gambero rosa, il nasello, lo scampo, il gambero rosso, il gattuccio boccanera e una varietà di habitat sensibili, che svolgono ruoli importanti per altre specie (rifugio dai predatori e dalle prede, cibo o ancoraggio per le uova anche di specie commerciali). Tra questi si trovano coralli bianchi (ad esempio Madrepora oculata) e spugne di acque profonde, pennatule come la Funiculina quadrangularis, gli ormai rari giardini di corallo bambù (Isidella elongata) considerati tra i più importanti di tutto il Mediterraneo centrale; l'esigenza di tutelare questa zona è stata ulteriormente espressa in un appello rivolto al Governo di 125 rappresentanti della comunità scientifica italiana. Nell'appello si chiede di sostenere l'istituzione di una riserva marina nel canale di Otranto, tra Italia e Albania. L'obiettivo è il recupero di stock ittici in grave sofferenza, la conservazione di ecosistemi marini vulnerabili e il ripopolamento dell'Adriatico;
nonostante il recente piano multi-annuale per la gestione della pesca demersale in Adriatico della Cgpm abbia introdotto l'impegno per gli Stati costieri di promuovere nuove FRA entro il 2020, in linea con la dichiarazione di Malta «MedFish4Ever», l'Italia, a oggi, non si è attivata per sostenere e promuovere l'istituzione della FRA di Otranto presso la Cgpm e l'Unione europea –:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, se intenda chiarire le cause che stanno impedendo l'istituzione della FRA di Otranto e se non intenda adottare iniziative di competenza urgentemente, rimuovendo tali impedimenti, in modo che l'Italia entro il 2021 possa rispettare gli impegni assunti nell'ambito della Commissione generale per la pesca del Mediterraneo (Cgpm) e contribuire così al risanamento delle risorse Adriatico e al futuro della pesca sostenibile.
(4-09586)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
DEL BARBA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato il 4 giugno 2021 da diversi fonti di stampa il direttore dell'Agenzia italiana del farmaco, Nicola Magrini, ha dichiarato che i guariti dal Covid-19 hanno la possibilità di vaccinarsi entro sei mesi dalla guarigione e che devono vaccinarsi con una dose singola. Il direttore ha spiegato inoltre che per questi soggetti la seconda dose di vaccino o il possibile terzo contatto con il virus andrebbe evitato, in quanto sarebbe causa di un affaticamento del sistema immunitario;
il Ministero della salute con la circolare n. 8284 aveva già prescritto che «è possibile considerare la somministrazione di un'unica dose di vaccino anti-Covid-19 nei soggetti con pregressa infezione da Sars-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e, preferibilmente, entro i 6 mesi dalla stessa»;
queste raccomandazioni sembrano essere state recepite dagli attuali protocolli di vaccinazione adottati nel Paese, salvo lasciare qualche dubbio interpretativo rispetto alla seconda dose per i guariti di Covid-19 da oltre 6 mesi.; in particolare merita grande attenzione la richiesta di evitare la seconda dose per i guariti da Covid-19 in quanto «affatica il sistema immunitario»;
sebbene manchi un chiarimento specifico, è logico supporre che la scelta del termine di 6 mesi sia dovuta alla constatazione statistica della presenza di una percentuale sufficientemente alta di anticorpi a seguito dell'infezione da Covid-19 entro il termine del sesto mese dalla guarigione del contagio. Se così fosse, sembrerebbe, essere statisticamente appropriato somministrare il vaccino entro tale termine e ritenere che vi sia stata una copertura sufficiente senza dover ricorrere alla seconda dose;
viceversa, non è chiaro a quali condizioni la necessità di evitare la seconda dose di vaccino valga anche per chi fosse risultato guarito da oltre 6 mesi. Sembrerebbe, sempre secondo queste frammentarie informazioni, esservi un potenziale conflitto tra la garanzia di salute del paziente e una maggior certezza della sua copertura vaccinale, tanto più statisticamente elevata quanto più il termine di guarigione rimanga di poco superiore ai 6 mesi;
questa valutazione a livello statistico va definitivamente e meglio chiarita, mentre al contrario, nel caso del singolo paziente, dove la diagnostica abbia mostrato un livello di presenza anticorpale elevato, paragonabile a quello statisticamente preso a riferimento per i guariti entro i 6 mesi, appare evidente come la somministrazione di una seconda dose di vaccino sarebbe analogamente da sconsigliare o meglio evitare del tutto –:
se non ritenga opportuno fornire chiarimenti in merito ai parametri che abbiano portato a scegliere la soglia di 6 mesi per stabilire questo differente trattamento tra guariti Covid-19 e, conseguentemente, chiarire su quali basi si possa stabilire se somministrare la seconda dose di vaccino ai guariti di Covid-19 da oltre 6 mesi, sia a livello statistico, ovvero in astratto, sia nella circostanza specifica di soggetti per cui sia stata riscontrata una presenza anticorpale significativa (sopra la soglia considerata statisticamente per i guariti da meno di 6 mesi) sebbene oltre il sesto mese di guarigione;
se non si ritenga opportuno, oltre i 6 mesi dalla guarigione dal Covid-19, disporre di una valutazione sierologica per valutare la necessità di una seconda dose di vaccino, ciò con particolare riferimento ai soggetti già provati duramente nel proprio sistema immunitario dall'infezione Covid-19.
(5-06255)
Interrogazione a risposta scritta:
FRATOIANNI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
da quanto si apprende il 26 maggio 2021 Amato De Monte, direttore del dipartimento di anestesia e rianimazione di Udine è stato nominato alla guida della struttura operativa regionale dell'Emergenza sanitaria (Sores) del Friuli Venezia Giulia con un decreto di nomina a firma del direttore generale dell'Azienda sanitaria del Friuli occidentale, Giuseppe Tonutti;
in un estratto del decreto di nomina, riportato in un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano, si legge che, nel 2019, è «venuto a cessare il direttore della Struttura operativa regionale emergenza sanitaria considerata a valenza strategica per il sistema sanitario regionale» e «il 7 maggio 2021 si era 7 registrata una richiesta di disponibilità al comando di De Monte» per «portare avanti un progetto di integrazione tra soccorso territoriale incardinato nelle aziende sanitarie regionali, l'Elisoccorso e la Centrale operativa stessa»;
dal 1° giugno al 31 luglio 2021 sarebbe previsto un utilizzo a tempo parziale per due giorni a settimana, poi da agosto e fino al 31 maggio 2023, un comando a tempo pieno;
nel decreto si dispone infine di «sospendere fino a nuovo provvedimento la procedura concorsuale in atto per la copertura del medesimo posto»;
infatti, sempre da quanto si apprende, era già stata attivata una procedura per individuare, tramite concorso, la figura professionale idonea a ricoprire il ruolo di vertice della Sores;
inoltre, secondo quanto riportato in numerosi articoli di stampa locale e nazionale, De Monte non risulta essersi sottoposto a vaccinazione contro il Covid-19 per «scelta personale»;
appare però evidente che in considerazione dell'importante incarico attribuito allo stesso nella Struttura sanitaria del Friuli Venezia Giulia occorrerebbe la massima trasparenza anche da parte dell'interessato circa le circostanze che lo hanno indotto sino ad oggi a non vaccinarsi, ciò anche in relazione alle recenti disposizioni di legge in materia di obbligo di vaccinazione del personale sanitario;
sarebbe quindi opportuno e necessario verificare se sussistano i presupposti per intervenire sulla Regione Friuli Venezia Giulia affinché applichi, anche nei confronti di De Monte, il principio di obbligatorietà sancito dalla legge sull'obbligo vaccinale del personale sanitario;
il decreto-legge del 1° aprile 2021 stabilisce che la vaccinazione anti Sars-Cov-2 costituisce requisito essenziale per l'esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative rese dai soggetti obbligati e lo stesso decreto dispone «la sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da SARS-CoV-2» –:
di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa le ragioni e i presupposti che hanno determinato la sospensione della procedura concorsuale in corso di svolgimento per la copertura del ruolo di direttore della Sores da parte della Regione Friuli Venezia Giulia, privilegiando la chiamata diretta;
se, fatte salve eventuali motivazioni dovute a ragioni di salute nel caso specifico richiamato in premessa, non si intenda verificare, per quanto di competenza e in raccordo con la regione interessata, se e come venga attuato il principio della obbligatorietà sancito dalle recenti disposizioni di legge in materia di obbligo di vaccinazione del personale sanitario;
quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di sensibilizzare maggiormente il personale medico-sanitario ad adempiere in tempi brevi all'obbligo di somministrazione del vaccino anti Sars-CoV-2 al fine di non ostacolare l'efficacia della campagna vaccinale in corso, stigmatizzando ogni dichiarazione e comportamento pubblici che vadano in senso contrario.
(4-09581)
SUD E COESIONE TERRITORIALE
Interrogazione a risposta scritta:
CIRIELLI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, recante «Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno» – convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18 – ha introdotto all'articolo 7-bis «i principi per il riequilibrio territoriale»;
l'obiettivo era di destinare al Mezzogiorno con riferimento ai programmi di spesa delle amministrazioni centrali un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento: la popolazione del Mezzogiorno rappresenta circa il 34 per cento di quella nazionale calcolata sul dato Istat dell'anno precedente;
la clausola sulla quota di risorse pubbliche destinate agli investimenti e prevista nel cosiddetto decreto Mezzogiorno del 2016, tuttavia, sembrerebbe rimasta fino ad oggi inattuata, e solamente con le più recenti modifiche introdotte nella legge di bilancio per il 2020 è stata rafforzata, passando da un sistema di mero monitoraggio ex post di aderenza al principio di riequilibrio territoriale, senza reale cogenza, a un vincolo normativo stringente per l'amministrazione;
in particolare, la nuova formulazione dell'articolo 7-bis, comma 2, del cosiddetto decreto Mezzogiorno stabilisce che ogni ripartizione di fondi, comunque denominati, finalizzati alla crescita o al sostegno degli investimenti da assegnare sull'intero territorio nazionale che non abbia criteri o indicatori di attribuzione deve essere disposta dalle amministrazioni centrali ex ante in conformità all'obiettivo di destinare agli interventi nel territorio delle otto regioni meridionali un volume complessivo di stanziamenti ordinari in conto capitale almeno proporzionale alla popolazione di riferimento;
inoltre, al fine di ridurre il divario infrastrutturale che impatta sullo sviluppo socio-economico delle regioni meridionali, l'articolo 7-bis, comma 2-ter, del decreto in parola ha ricompreso nell'ambito di applicazione del vincolo di ripartizione territoriale a beneficio delle regioni del Mezzogiorno i contratti di programma di ANAS e Rete ferroviaria italiana (RFI);
secondo la nota Svimez del marzo 2017, se dal 2009 al 2015, fosse stata attivata la norma contenuta nel Decreto Mezzogiorno, che, a partire dal 2018, destina alle regioni meridionali ma quota della spesa ordinaria in conto capitale delle amministrazioni centrali proporzionale alla popolazione, il PIL del Sud avrebbe praticamente dimezzato la perdita accusata (-5,4 per cento invece che -10,7 per cento) e l'occupazione sarebbe diminuita non di mezzo milione ma di circa 200 mila unità;
tale proiezione permette di comprendere l'importanza dell'articolo 7-bis, la cui applicazione consentirebbe di correggere una deriva penalizzante per le aree deboli e un aumento di efficienza ed efficacia della spesa pubblica –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di verificare:
a) se il decreto-legge n. 243 del 2016, come convertito in legge e successivamente modificato, sia effettivamente e pienamente applicato e, in caso affermativo, da quanto tempo;
b) i dati annui Istat circa la percentuale della popolazione meridionale utilizzati nel calcolo;
c) l'ammontare annuo globalmente erogato alle regioni meridionali segmentato per regione;
d) che i contratti di programma tra il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e Anas e quelli tra il medesimo dicastero e Rete ferroviaria italiana spa siano predisposti in conformità all'obiettivo della riduzione del divario territoriale come previsto dall'articolo 7-bis, comma 2-ter, del decreto-legge n. 243 del 2016;
e) l'esistenza di arretrati e, nel caso, la loro quantificazione seguendo la ripartizione per ciascuna amministrazione centrale;
quali iniziative intenda porre in essere per recuperare gli eventuali ritardi nell'applicazione della predetta clausola.
(4-09588)
TRANSIZIONE ECOLOGICA
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:
il 2 giugno 2021 fonti di stampa del Domani hanno riportato informazioni riguardanti il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (Cite), istituito con decreto-legge n. 22 del 2021 per assicurare il coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica e la relativa programmazione, il quale avrebbe dovuto approvare il Piano per la transizione ecologica, monitorando e documentandone il relativo avanzamento dello stato delle relative e previste attività;
dalle medesime fonti giornalistiche si evince che il 28 maggio 2021 – data di approvazione del decreto n. 77 del 2021 recante «Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure» – si è tenuta infatti una riunione del succitato Comitato interministeriale nel corso della quale è stato adottato un regolamento interno di funzionamento, nonché costituito un Comitato tecnico di supporto con il compito di istruire le questioni all'ordine del giorno, quali azioni preliminari alla realizzazione del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr);
successivamente alla suddetta riunione – presieduta dal Presidente del Consiglio Mario Draghi in presenza di vari Ministri – il Ministro interpellato ha comunicato alla stampa che nell'incontro non è stato deliberato nulla di rilevante in merito alla partenza del Piano nazionale ripresa e resilienza;
la Presidenza del Consiglio dei ministri ha assicurato il supporto tecnico e organizzativo al summenzionato comitato per il tramite del Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (Dipe);
le citate circostanze, tuttavia, evidenziano che a tutt'oggi non sono state ancora realizzate le necessarie attività che il Governo ha definito e programmato;
com'è noto uno dei problemi urgenti che ha spinto a intervenire con il decreto-legge n. 77 del 2021, come emerso da fonti ministeriali, è lo spegnimento delle centrali a carbone, già previsto dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) dello scorso anno, che prevede obiettivi in linea con i target europei di de-carbonizzazione;
l'articolo giornalistico citato mette in rilievo, come dichiarato dal gestore della rete di trasmissione, Terna, la fondamentale importanza di realizzare in tempi brevi le attività utili alla transizione ecologica per garantire la stabilità del sistema, onde evitare di compromettere l'intera rete elettrica nazionale, ove non si realizzassero le infrastrutture previste;
tra quest'ultime il decreto indica gli impianti di produzione di energia che potranno usufruire di una procedura semplificata, tra cui i nuovi impianti termoelettrici alimentati da gas naturale, le infrastrutture per il trasporto via nave, lo stoccaggio e la ri-gassificazione del gas naturale liquido, l'ammodernamento della rete gas, le infrastrutture utili allo stoccaggio, al trasporto e alla distribuzione di gas petrolio liquefatto e la produzione di energia da rifiuti e residui –:
se quanto esposto corrisponda al vero;
quali iniziative intenda adottare il Ministro interpellato, per quanto di competenza e alla luce di quanto esposto, in merito alla realizzazione delle attività previste per la transizione ecologica e al cronoprogramma ad esse relativo.
(2-01258) «Vianello».
Interrogazioni a risposta scritta:
FORNARO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
il sito ex Ecolibarna è un'area contaminata da sostanze acide sita in Serravalle Scrivia, provincia di Alessandria. In loco il complesso industriale Gastaldi Oli Lubrificanti s.p.a. ha trattato, dal 1940 al 1985, oli minerali, combustibili e lubrificanti tramite un processo che utilizza «melme o fanghiglie acide». A partire dal 1983 sul sito comincia ad operare la società Ecolibarna s.r.l. in possesso dell'autorizzazione – successivamente revocata – per la raccolta e lo smaltimento di rifiuti speciali e tossico-nocivi sia liquidi che solidi. Nel periodo di attività di questa società sul posto transitano rifiuti di ogni genere e, successivamente, rifiuti di diversa natura vengono ritrovati interrati a fianco dello stabilimento;
il sito di interesse nazionale (Sin) di Serravalle Scrivia è stato perimetrato con decreto del 7 febbraio 2003 del Ministero dell'ambienta e della tutela del territorio (Gazzetta Ufficiale – serie generale n. 86 del 12 aprile 2003); esso comprende l'area dell'ex stabilimento Ecolibarna ed anche una vasta area esterna allo stabilimento medesimo, per una superficie totale di circa 74 ettari. I corpi idrici che interessano il Sin sono costituiti dal Torrente Scrivia, situato a circa 800 m dallo stabilimento ex Ecolibarna, e dal Rio Negraro (affluente del Torrente Scrivia), che scorre per un tratto all'interno dell'area ex Ecolibarna;
in data 2 aprile 2015 è stato sottoscritto da parte di Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, regione Piemonte, provincia di Alessandria e comune di Serravalle Scrivia, un accordo di programma «per la bonifica ed il ripristino ambientale del sito di interesse nazionale ex Ecolibarna nel Comune di Serravalle Scrivia (AL)». La provincia di Alessandria è stata individuata quale soggetto attuatore di tutti gli interventi previsti dall'accordo di programma;
all'interrogante risulta che le risorse finanziarie già a suo tempo stanziate a favore della messa in sicurezza del Sin Ecolibarna sarebbero attualmente non disponibili nella contabilità degli organi esecutori dei progetti. Senza tali fondi non è possibile per le strutture incaricate procedere alla programmazione, progettazione ed esecuzione degli interventi necessari al completamento delle opere per la messa in sicurezza del Sin Ecolibarna –:
se non ritenga utile e urgente concludere un nuovo accordo di programma per la prosecuzione delle fasi di messa in sicurezza del Sin Ecolibarna.
(4-09567)
CARETTA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
come noto, la normativa prevista dalla legge 11 febbraio 1992, n. 157, in ambito venatorio, prevede che i calendari venatori adottati dalle singole amministrazioni regionali ricevano un parere, consultivo, da parte dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ai fini dell'adozione del calendario medesimo, ma di grande rilevanza circa l'impatto sulle specie animali oggetto dei calendari;
con nota protocollata n. 216703 dell'11 maggio 2021, è stato trasmesso il parere dell'Ispra in merito al calendario venatorio della regione Veneto;
nell'ambito del già menzionato parere, l'Ispra ha ritenuto opportuno escludere il prelievo della tortora selvatica, del moriglione e della pavoncella;
nel caso del prelievo della tortora selvatica, occorre menzionare come la Conferenza Stato-regioni abbia già dato, all'unanimità, il proprio parere favorevole al Piano di gestione di pertinenza, e che il resto dell'iter di approvazione è in mano all'Ispra medesima;
tale problematica è stata individuata altresì nel caso del moriglione e della pavoncella, in quanto è stato segnalato nel parere stesso, come sia in corso un iter di redazione di Piani di gestione proprio presso l'Ispra;
nel caso del moriglione e della pavoncella, vengono addotte ragioni ostative che, a giudizio dell'interrogante, vanno oltre l'aspetto tecnico, nonostante l'Ispra sia un ente tenuto, nell'ambito della governance di gestione della fauna selvatica, a rilasciare pareri esclusivamente di natura tecnica;
in tal senso, non si ravvisa per quale motivo l'applicazione dei calendari venatori debba subire le ripercussioni delle lungaggini operative dell'Ispra stesso relativamente all'iter di approvazione dei piani di gestione;
tra gli elementi utilizzati come fonti del predetto parere dell'Ispra sono menzionate contestualmente «BirdLife International», organizzazione non governativa (Ong) avente come scopo statutario la conservazione degli uccelli e la Lega italiana protezione uccelli (Lipu), sua affiliata, avente come scopo statutario la protezione degli uccelli;
sia nel caso di «BirdLife International», che nel caso della Lipu, si tratta di due realtà associative di natura non tecnico-scientifica e, peraltro, impossibilitate, per loro natura, dal fornire pareri scevri da qualunque forma di parzialità per quanto attiene l'autorizzazione dei calendari venatori, in quanto portatori di interesse sul tema;
in tal senso non si ravvisa alcuna ragione per cui l'Ispra, ente tecnico-scientifico ufficialmente designato a supporto del Ministero della transizione ecologica (già Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare), debba basare i propri pareri, nella fattispecie in questione dirimenti, data la natura della controversia segnalata, su documentazioni redatte da organizzazioni il cui scopo non è la consulenza tecnico-scientifica imparziale, bensì un'attività di protezione nei confronti delle specie oggetto dei calendari venatori medesimi –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche sul piano normativo, per:
a) fornire spiegazioni circa le reali motivazioni per cui l'Ispra, ad oggi, non abbia ancora presentato un Piano di gestione della tortora selvatica, del moriglione e della pavoncella;
b) rivedere la disciplina vigente in modo da favorire la costituzione di istituti regionali per la fauna selvatica, la cui attività sia coordinata con quella dell'Ispra, al fine di migliorare ed accelerare gli iter di approvazione dei Piani di gestione, considerando le grandi difficoltà affrontate dall'Istituto stesso nella redazione ed approvazione dei piani medesimi;
c) escludere l'impiego da parte dell'Ispra, nella redazione dei propri pareri tecnico-scientifici, di evidenze, rapporti e documentazioni stese e curate da realtà associative non governative (Ong) per loro natura statutaria in pieno ed evidente conflitto d'interessi con le attività esercitate dall'Istituto medesimo, così come nel caso delle Ong menzionate in premessa.
(4-09574)
TURISMO
Interrogazione a risposta scritta:
ASCARI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
come ogni anno, si sono svolte anche quest'anno le Giornate Fai di Primavera 2021 (15 e 16 maggio 2021) all'insegna della scoperta dei luoghi dell'arte e della cultura, ma le modalità con cui avvengono non hanno risparmiato accesi scontri tra il Fai e il mondo dei professionisti dei beni culturali. Ancora di più quest'anno, così drammatico e difficile soprattutto per il mondo della cultura;
le critiche sollevate riguardano l'uso da parte del Fai di volontari, spesso studenti in alternanza scuola-lavoro, per guidare il pubblico nei siti storici, archeologici e culturali. E, di fronte a ciò, i professionisti del settore, le guide turistiche abilitate, non ci stanno ed esprimono a gran voce la loro rabbia;
Confguide si è schierata dalla parte di ConfGuide-Confcommercio Matera GTA Basilicata che recentemente ha manifestato il proprio scontento in merito all'iniziativa del Fai «Una passeggiata nella storia di Matera» organizzata col supporto delle istituzioni e affidata a studenti volontari;
si legge nell'articolo che: «Lo svolgimento di visite guidate da parte di non professionisti, senza qualifica e talvolta dietro un contributo economico volontario o “suggerito”, significa svilire il nostro lavoro» – così dichiara la presidente Confguide, e la stessa aggiunge che «La guida turistica è una professione regolamentata e normata da leggi dello Stato e regionali molto precise, non si può sostituire con il volontariato. E poi questo vuol dire che per ogni volontario che gestisce una visita, una guida abilitata non lavora»;
si legge sempre nell'articolo che Confguide non vuole puntare il dito contro i volontari, ma intende ricordare che l'organizzazione e la gestione di un servizio guida richiedono competenze professionali serie e precise. L'associazione chiede che gli enti e le istituzioni siano solidali con i professionisti del settore turistico, soprattutto in un periodo difficile come questo, in cui la categoria è in ginocchio da un anno e mezzo. La presidente di Confguide aggiunge che «In un momento in cui abbiamo bisogno di ripartire dopo l'emergenza sanitaria, le istituzioni dovrebbero appoggiare i professionisti e coinvolgere solo le guide turistiche abilitate in questo tipo di iniziative»,
il lavoro svolto da una guida turistica costituisce una professione, e non un hobby per il quale bastano passione e buona volontà;
affidare il compito di organizzare e di gestire un itinerario turistico e il servizio di visita guidata a dei semplici volontari che non sono dei professionisti del settore turistico e che non hanno seguito un adeguato percorso formativo mortificherebbe, in primo luogo, le guide turistiche abilitate e quanti pur avendo competenze specifiche, non trovando lavoro nel settore dei beni culturali a causa della asserita concorrenza probabilmente sleale e abusiva che subiscono dalle associazioni di volontariato (di cui si parla in una lettera rinvenibile all'indirizzo web https://www.miriconosci.it) si vedono costretti in quelle giornate a rimanere a casa senza lavoro;
alla luce di quanto esposto, occorre dunque provvedere affinché vengano riconosciuti la qualità e il valore del lavoro delle guide turistiche abilitate, a tutela non solo dei loro diritti, ma anche a tutela e a beneficio del patrimonio storico-culturale nonché dell'immagine dell'Italia stessa –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritengano opportuno adottare affinché si provveda alla risoluzione delle problematiche esposte in premessa, al riconoscimento della qualità e del valore del lavoro delle guide turistiche abilitate, nonché alla tutela dei loro diritti.
(4-09583)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
l'Università degli studi di Firenze è proprietaria dell'azienda agricola Montepaldi dal 1989, situata nel comune di San Casciano Val di Pesa a circa 20 chilometri a sud di Firenze;
la proprietà è composta da una villa rinascimentale e 320 ettari tra uliveti e vigneti;
l'acquisto, oltre 30 anni fa, fu effettuato anche attraverso bando del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per creazione di campus e laboratori didattici rivolti agli studenti universitari;
dal 1991, all'interno dell'azienda agricola Montepaldi, è stato avviato un progetto di sperimentazione di lunga durata chiamato MoLTE – Montepaldi Long Term Experiment – e facente parte di un gruppo europeo di esperimenti di lunga durata della Società internazionale di ricerca sull'agricoltura biologica (Isofar);
presso l'azienda Montepaldi, oltre al MoLTE, vi sono state tante altre sperimentazioni portate avanti dagli studenti del corso di laurea in scienze e tecnologie agrarie e scienze faunistiche;
quattro tesi di laurea, tra le tante che si sono tenute presso questa azienda, hanno ricevuto riconoscimenti importanti. Ad esempio, una tesi ha ricevuto il premio di laurea Arvan come migliore tesi a livello nazionale sui fertilizzanti nel 2005; altre tre, invece, hanno ricevuto il premio di laurea Scaravelli per la miglior tesi sull'agricoltura biologica;
il 1° luglio del 2020 è stato pubblicato sul sito istituzionale dell'Università un avviso pubblico per manifestazione di interesse per la vendita dell'intera quota pari al 100 per cento del capitale della società Azienda agricola di Montepaldi Srl, con base d'asta stabilita nella cifra di 16.708.623,73 euro;
questa decisione è stata giustificata dall'Università di Firenze perché quest'ultima non sarebbe più in grado, rispettando i requisiti stabiliti dalla cosiddetta legge Madia sulle società a partecipazione pubblica (legge 7 agosto 2015, n. 124) e dal successivo «Testo Unico sulle Società a Partecipazione Pubblica» (decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175), di detenere il 100 per cento delle quote dell'azienda;
il primo bando è andato deserto, l'università ha ripresentato sul suo sito istituzionale un nuovo avviso pubblico per manifestazione di interesse per la vendita il 7 maggio 2021 con un prezzo a base d'asta questa volta ribassato a 13.997.087,52 euro;
i sindaci dell'Unione comunale del Chianti Fiorentino hanno rivolto un loro appello alla regione Toscana per evitare la vendita da parte dell'Università di Firenze dell'azienda agricola;
questa azienda ha consentito agli studenti di completare il loro percorso di formazione con la possibilità di acquisire quelle competenze necessarie per entrare al meglio nel mondo del lavoro;
nella nuova sede di agraria, che verrà costruita presso il polo scientifico di Sesto Fiorentino, per un investimento di 90 milioni di euro, saranno presenti anche dei terreni, destinati alle coltivazioni di alberi da frutto e per l'allevamento di piccoli animali da cortile come capre e pecore, ma non paragonabili ai 300 ettari dell'azienda di Montepaldi –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quale sia la posizione del Ministero, in virtù dell'originario finanziamento statale, sulla vendita dell'azienda agricola.
(5-06261)
Apposizione di firme ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta scritta Maggioni n. 4-09556, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Loss.
Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Fitzgerald Nissoli n. 4-09524 del 15 giugno 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-06258.