XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 527 di lunedì 21 giugno 2021

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 15,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 18 maggio 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Battelli, Bergamini, Berlinghieri, Berti, Billi, Boschi, Brescia, Brunetta, Carfagna, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Di Stefano, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Macina, Maggioni, Mandelli, Marattin, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Parolo, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Speranza, Tabacci, Vignaroli, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 85, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato, con lettera in data 18 giugno 2021, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente alla V Commissione (Bilancio):

S. 2207 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, recante misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti” (approvato dal Senato) (3166) - Parere delle Commissioni I, II, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti (A.C. 2751-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2751-A: Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 18 giugno 2021 (Vedi l'allegato A della seduta del 18 giugno 2021).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2751-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento, senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Le Commissioni II (Giustizia) e VII (Cultura) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione cultura, deputato Manuel Tuzi.

MANUEL TUZI, Relatore per la VII Commissione. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, saluto il sottosegretario Sisto, il disegno di legge di cui oggi l'Assemblea avvia l'esame intende realizzare una semplificazione dell'accesso all'esercizio di alcune professioni regolamentate, con l'obiettivo di consentire un più rapido ingresso nel mondo del lavoro degli studenti che provengono da determinati percorsi di studi universitari. Chiarisco, fin da ora, che il provvedimento riguarda solo l'abilitazione dei soggetti laureati. In sostanza, come poi vedremo in dettaglio, l'abilitazione all'esercizio di alcune determinate professioni, che oggi si acquista con l'esame di Stato successivo alla laurea, è anticipato al momento del conseguimento della laurea. Per questo parliamo di “titoli universitari abilitanti”.

Il provvedimento è stato dal Governo collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2021, ai sensi dell'articolo 10, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, in quanto l'intervento è ritenuto funzionale al raggiungimento degli obiettivi programmatici fissati dal Documento di economia e finanza. Inoltre, l'introduzione delle lauree abilitanti è inclusa tra la riforma della componente del Piano nazionale di ripresa e resilienza afferente al potenziamento delle competenze e al diritto allo studio, con la finalità di semplificare e velocizzare l'accesso al mondo del lavoro.

Con questo provvedimento proseguiamo, in sostanza, il percorso intrapreso con il decreto-legge del 17 marzo 2020, n. 18, il cui articolo 102 ha introdotto il valore abilitante della laurea magistrale in medicina e chirurgia. La misura fu decisa per far fronte alle difficoltà in cui versava il Servizio sanitario nazionale, a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID-19. Sulla stessa linea e in misura analoga, si stabilisce ora il valore abilitante anche di altre lauree per le rispettive professioni. In altre parole, l'esame finale di laurea o di laurea magistrale di questi corsi di studio diventa anche la sede nella quale è accertata la competenza tecnico-professionale che abilita all'esercizio delle professioni. Inoltre, si prevede un meccanismo volto a rendere abilitanti anche altre classi di laurea e di laurea magistrale, senza necessità di passare per una norma di legge. Infine, è prevista una disciplina transitoria per coloro che hanno conseguito i titoli di studio in base ai previgenti ordinamenti didattici non abilitanti.

Pur trattandosi di un disegno di legge presentato dal precedente Governo, su iniziativa dell'ex Ministro dell'Università e della ricerca, Gaetano Manfredi, la sua approvazione è stata auspicata anche dalla nuova Ministra Cristina Messa, che ne ha parlato anche nella sua audizione sulle linee programmatiche il 17 marzo scorso, davanti alle competenti Commissioni di Camera e Senato. Nella relazione illustrativa, a suo tempo allegata al disegno di legge, ha messo in evidenza come la riforma non contrasti con il dettato dell'articolo 33, quinto comma, della Costituzione, che prescrive un esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio professionale. Infatti, come vedremo analizzando il contenuto del provvedimento, non viene meno l'accertamento statale dell'effettiva idoneità tecnica del candidato a svolgere una certa professione, ma, semplicemente, tale accertamento viene anticipato alla fase di formazione universitaria, nella quale è previsto, sia un tirocinio pratico-valutativo interno, cui corrisponde l'acquisizione di specifici crediti formativi universitari, sia una prova pratico-valutativa in sede di esame di laurea, intesa ad accertare le competenze tecnico-professionali.

Per quanto riguarda l'iter del provvedimento in sede referente, mi limito a dire che le Commissioni, per evitare di dilungare i tempi di esame di un provvedimento che, nelle sue linee generali, era fin dall'inizio condiviso, ha rinunciato a svolgere audizioni, ma ha, comunque, deciso di chiedere contributi scritti a tutta una serie di soggetti selezionati in ragione della materia oggetto del provvedimento, tra cui, naturalmente, gli ordini professionali. Anche alla luce delle osservazioni raccolte, le Commissioni hanno introdotto diverse modifiche al testo originario.

Passiamo ora a una descrizione più analitica dei contenuti del disegno di legge, come risultante dagli emendamenti approvati dalle Commissioni.

All'articolo 1, si rendono abilitanti le lauree magistrali a ciclo unico in odontoiatria e protesi dentaria (classe LM-46), in farmacia e farmacia industriale (classe LM-43) e in medicina veterinaria (classe LM-42), nonché la laurea magistrale in psicologia (classe LM-51). Le predette lauree abilitano, rispettivamente, all'esercizio della professioni di odontoiatra, farmacista, medico veterinario e psicologo. Più precisamente, il comma 1 stabilisce che è l'esame finale per il conseguimento delle predette lauree ad abilitare all'esercizio delle professioni.

In base al comma 2, nell'ambito delle attività formative professionalizzanti previste nei corsi di studio per queste classi di laurea magistrale, deve svolgersi un tirocinio pratico-valutativo interno, cui corrisponde l'acquisizione di almeno 30 crediti formativi universitari. Le specifiche modalità di svolgimento del tirocinio e della sua valutazione e certificazione saranno stabilite dai regolamenti didattici di ateneo dei relativi corsi di studio.

Il comma 3, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, dispone uno specifico riferimento alla professione di psicologo e che una parte delle attività formative professionalizzanti di cui al comma 2 può essere svolta anche prima del corso di laurea magistrale e, cioè, all'interno del percorso di laurea in scienze e tecniche psicologiche. Questo al fine di consentire un tirocinio più lungo negli anni di formazione universitaria.

L'articolo 2 dispone un intervento analogo per le professioni di geometra, agrotecnico, perito agrario e perito industriale, prevedendo che l'esame finale per il conseguimento della laurea triennale professionalizzante nelle rispettive categorie abiliti all'esercizio della professione e, dunque, consenta l'iscrizione all'albo professionale. In particolare, al comma 1, prevede che l'esame finale per il conseguimento delle lauree professionalizzanti in professioni tecniche per l'edilizia e il territorio (classe LP-01), in professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali (classe LP-02), in professioni tecniche industriali e dell'informazione (classe LP-03) abiliti all'esercizio delle professioni, rispettivamente, di geometra laureato, agrotecnico laureato, perito agrario laureato e perito industriale laureato.

Sottolineo che il provvedimento, fin dalla sua impostazione iniziale, riguarda soltanto i professionisti che provengono dal percorso universitario, proprio perché, come detto, le valutazioni sull'idoneità allo svolgimento della professione non vengono soppresse, ma semplicemente anticipate al tempo di studi universitari.

L'articolo 3, parzialmente modificato durante l'esame in sede referente, riguarda l'adeguamento dei corsi di studio delle classi di laurea rese abilitanti. In particolare, il comma 1 prevede che gli esami finali di questi corsi di studio devono comprendere lo svolgimento di una prova pratico-valutativa, tesa ad accertare le competenze tecnico-professionali acquisite con il tirocinio svolto nell'ambito del corso di studi. Al fine di questa valutazione, il provvedimento prevede che la commissione giudicatrice sia integrata da professionisti di comprovata esperienza, designati dalle rappresentanze nazionali dell'ordine o del collegio professionale di riferimento.

All'adeguamento della disciplina delle classi di laurea, di cui si parla, si provvede, in base al comma 2, con apposito decreto del Ministero dell'Università e della ricerca, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai sensi dell'articolo 17, comma 95, della legge n. 127 del 1997. Questa disposizione prevede che l'ordinamento degli studi dei corsi universitari, in generale, con esclusione del dottorato di ricerca, è disciplinato dagli atenei con i regolamenti didattici di ateneo, in conformità a criteri generali definiti con decreti del Ministero dell'Università, sentite le Commissioni parlamentari competenti. Rispetto alla disciplina recata dal comma 95 citato, il provvedimento che stiamo esaminando esclude la richiesta del parere delle Commissioni parlamentari.

La relazione di accompagnamento del disegno di legge chiarisce che l'adeguamento della disciplina, di cui qui si parla, deriva sostanzialmente dall'introduzione del valore abilitante del titolo di studio, sul quale il Parlamento già si esprime in sede di discussione del disegno di legge che stiamo esaminando.

Con il medesimo decreto del Ministero dell'Università - prosegue il testo -, sono disciplinate le modalità di svolgimento e di valutazione del tirocinio pratico-valutativo, compresa la determinazione dei crediti formativi universitari e della prova pratico-valutativa delle competenze professionali acquisite con il tirocinio, nonché la composizione paritetica della commissione giudicatrice. Sotto questo profilo, il decreto del Ministro dell'Università è adottato di concerto con il Ministro vigilante sull'ordine o sul collegio professionale competente, sentite le rappresentanze nazionali del medesimo ordine o collegio professionale.

In base al comma 3, le università sono, a loro volta, tenute ad adeguare i regolamenti didattici di ateneo.

Per le parti di competenza della Commissione giustizia, lascio la parola all'altra relatrice.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione giustizia, deputata Lucia Annibali.

LUCIA ANNIBALI, Relatrice per la II Commissione. Grazie, signora Presidente. L'articolo 4 definisce un procedimento per rendere abilitanti anche altri titoli universitari, senza necessità di un intervento con norma di legge. La possibilità è prevista per le sole lauree con cui si accede a professioni per le quali non è richiesto un tirocinio post lauream. Non riguarda, quindi, le professioni di avvocato, notaio, commercialista, revisore legale, che richiedono un tirocinio successivo al conseguimento della laurea.

In base al comma 1, come modificato nell'esame in sede referente, il procedimento per rendere abilitanti altri titoli universitari passa per uno o più regolamenti di delegificazione. Il disegno di legge prevede due percorsi: il primo nasce dalla richiesta delle rappresentanze nazionali degli ordini o dei collegi professionali di riferimento, cui segue l'adozione del regolamento su proposta del Ministro dell'Università e della ricerca, di concerto con il Ministro vigilante sull'ordine o sul collegio professionale competente. Il secondo percorso, alternativo al primo, nasce, invece, dall'iniziativa del Ministro dell'Università e della ricerca. In questo caso, è, comunque, previsto il concerto con il Ministro vigilante sull'ordine o sul collegio professionale competente e deve essere sentito il medesimo ordine o collegio professionale.

Il comma 4 dell'articolo 4, a sua volta, demanda a un decreto del Ministro dell'Università e della ricerca e ai decreti rettorali, rispettivamente, la disciplina delle classi di laurea e l'adeguamento dei regolamenti didattici di ateneo. Sul decreto ministeriale è confermata, in questo caso, l'acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari.

L'articolo 5, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, dispone norme specifiche per l'esercizio delle professioni di chimico, fisico e biologo, introducendo per questa la previsione della laurea abilitante, con la necessità di una disciplina attuativa. Anche in questo caso, si tratta di professioni cui si accede con il superamento di un esame di Stato, ma senza un tirocinio post lauream. In particolare, il comma 1 dell'articolo 5 prevede che queste professioni siano esercitate a seguito del superamento dell'esame finale, ossia dell'esame previsto per il conseguimento delle rispettive lauree magistrali.

L'articolo 6 corrisponde all'originario articolo 5 del testo del Governo, modificato in fase emendativa nelle Commissioni di merito, e reca disposizioni transitorie e finali. Innanzitutto, il comma 1 dispone che la disciplina recata dagli articoli 3, 4 e 5 si applica a decorrere dall'anno accademico successivo a quello in corso alla data di adozione dei decreti rettorali di adeguamento dei regolamenti didattici di ateneo. Precisa, inoltre, che tale disciplina riguarda i corsi di studio attivati dalle università statali e non statali legalmente riconosciute, comprese le università telematiche, previa positiva valutazione, ai sensi della normativa vigente, dell'accreditamento dei medesimi corsi di studio.

Il comma 2 detta il procedimento per stabilire le modalità, che devono essere semplificate, di espletamento dell'esame di Stato, per coloro che hanno conseguito i titoli di studio oggetto del provvedimento sulla base di previgenti ordinamenti didattici non abilitanti.

In base al comma 3, i finanziamenti, previsti da accordi di programma o da provvedimenti di attuazione della programmazione universitaria, sono sospesi per le università che non adeguino i propri regolamenti didattici entro 12 mesi dalla data di adozione dei decreti del Ministro dell'Università e della ricerca che adeguano la disciplina delle classi dei titoli di studio universitari resi abilitanti: la sospensione è prevista fino all'adozione e l'avvio al Ministero dell'Università e della ricerca dei regolamenti didattici adeguati.

L'articolo 7, introdotto in fase emendativa dalle Commissioni di merito, detta una disciplina transitoria specifica per la laurea magistrale abilitante all'esercizio della professione di psicologo. Dall'attuazione del provvedimento è previsto che non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. La clausola di invarianza finanziaria era originariamente contenuta nel comma 2 dell'articolo 5 del testo iniziale del Governo; le Commissione di merito l'hanno trasferita in un separato e finale articolo 8.

Sul testo delle Commissioni erano previsti e sono stati acquisiti i pareri di diverse altre Commissioni e del Comitato per la legislazione. Sulle osservazioni espresse dalle Commissioni I e XIII e sui rilievi del Comitato per la legislazione, è in corso un approfondimento ai fini di eventuali proposte di modifica del testo.

Per le parti rimaste non lette, Presidente, io consegno poi integralmente la relazione, grazie.

PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, sottosegretario Sisto, che si riserva di intervenire in una fase successiva.

È iscritto a parlare il deputato Davide Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Sisto, buon pomeriggio. Con questo disegno di legge si attua un fondamentale intervento di semplificazione delle modalità di accesso all'esercizio delle professioni e si ridefinisce in sintesi l'offerta formativa universitaria. L'esame conclusivo del corso studi diviene, in alcuni casi, anche la sede nella quale sostenere l'esame di Stato e si definisce un meccanismo che permetta anche agli indirizzi senza praticantato di diventare abilitanti, seguendo il percorso aperto con la laurea in medicina.

Sono state rese abilitanti le lauree che prevedono già nel proprio ordinamento didattico la presenza di attività di tirocinio di valore professionalizzante. La finalità del disegno di legge è, come già detto, quella di velocizzare l'accesso al mercato del lavoro dei laureati che intendano svolgere una professione regolamentata. Lo scopo è quello di eliminare il tempo che oggi intercorre tra la laurea e l'esame di Stato, che si dilata fino a qualche anno nel caso di professioni che richiedono il tirocinio.

Importante è che il candidato sostenga anche una prova pratica di fronte ad una commissione allargata a professionisti del settore, che debbono valutare sia la preparazione teorica sia quella pratica, quest'ultima appresa grazie a un tirocinio durante il corso di studi. Una soluzione, peraltro, già adottata per i medici, che dall'anno scorso hanno la laurea abilitante.

È molto importante che nella commissione di esame siano presenti i rappresentanti degli ordini, che devono verificare se il candidato ha ottenuto le capacità per esercitare la professione. Infatti, il laureando deve aver studiato la teoria ed esercitato la pratica.

Fratelli d'Italia intende specificare con forza che le lauree abilitanti sono uno strumento di semplificazione e di aiuto per i giovani a introdursi nel mondo del lavoro, ma sono allo stesso tempo adatte solo ad alcuni corsi di laurea, dove nel percorso di studi sono presenti prove tecnico-pratiche, che facciano in modo che chi si laurea sia già pronto per svolgere la sua professione.

Pertanto, è evidente che ci sono invece dei corsi di laurea, come architettura, ma anche giurisprudenza e ingegneria, oltre a economia e commercio, dove non è possibile eliminare l'esame di Stato. Faccio un esempio: un laureato in giurisprudenza non è assolutamente in grado di fare l'avvocato e questo fino a quando non ci sarà una seria riforma del percorso di studi in giurisprudenza in senso realmente professionalizzante. Questo vale anche per il magistrato o per il notaio: questa tipologia di studi è di tipo esclusivamente teorico e, quindi, per accedere alla professione è necessario fare pratica e poi l'esame di Stato.

È quindi importante vigilare, affinché questa misura, che è giusta per alcune tipologie di laurea, non si estenda in maniera indiscriminata a categorie che necessitano di un altro percorso.

Uno dei maggiori rischi dell'accesso al lavoro è proprio quello di laureare giovani che non siano adatti alle richieste delle imprese. Troppe volte, infatti, si affrontano lunghi studi, che alla fine risultano superati e inutili, e spesso si verifica la mancata corrispondenza tra il titolo di studio posseduto e quello richiesto dall'azienda. Questa riforma ha l'obiettivo di ridurre questo rischio, che è uno dei più frequenti, per quanto riguarda l'accesso dei giovani al mondo del lavoro.

Noi di Fratelli d'Italia siamo convinti che, per fare ripartire l'Italia, ci vogliano più giovani universitari competenti, perché non vogliamo più assistere alla fuga dei cervelli. Per questo ogni provvedimento che semplifica il cammino dei nostri ragazzi, aiutandoli ad inserirsi nel mondo del lavoro, è per noi quantomeno necessario.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario, ci occupiamo oggi di un provvedimento tanto atteso, volto alla semplificazione delle modalità di accesso ad alcune professioni per un rapido inserimento nel mondo del lavoro.

Il primo passo è stato compiuto con il decreto-legge n. 18 del 2020, “Cura Italia”, che ha introdotto le lauree abilitanti in medicina e chirurgia, in un preciso momento storico di estrema e generalizzata difficoltà, che purtroppo stiamo ancora vivendo, al fine di dare una risposta concreta e veloce per fronteggiare la situazione di criticità sanitaria emersa a causa della pandemia; un'urgenza che ci ha permesso di riflettere su altre preoccupanti situazioni che ingessano il nostro Paese, prima fra tutte l'età in cui i giovani italiani si collocano nel mondo del lavoro, che è superiore alla media europea.

Valutato anche il numero dei nostri laureati che non riescono a inserirsi nel mondo del lavoro, si è reso opportuno semplificare le modalità di accesso all'esercizio di alcune professioni regolamentate. Considerato, poi, che siamo convinti che la ripresa debba avere solide radici nella preparazione dei nostri giovani, si rendono fondamentali, per tale ripresa, interventi mirati a incrementare il numero dei laureati in grado di rispondere alle mutate esigenze del mercato del lavoro.

Vorrei che ci soffermassimo sul quadro generale del nostro Paese, che purtroppo sussisteva anche prima della pandemia ed oggi non può che essere peggiorato, per comprendere come il provvedimento di oggi sia solo un primo - e, forse, anche un tantino incerto – passo, una cornice costruita in legno grezzo che deve ancora essere rifinita; ma soprattutto sarà necessario dipingere un bel quadro per questa cornice.

Infatti, il rapporto del 2019 sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, presentato all'Università “La Sapienza” di Roma, registrava, solo due anni fa, il dato di un calo delle immatricolazioni per molte facoltà e un intervallo temporale di almeno cinque anni dal conseguimento del titolo di studio alla prima esperienza lavorativa.

Dal 2003-2004 al 2017-2019 le università hanno perso oltre 40 mila matricole. L'età media per conseguire la laurea in Italia è tra i 25 e i 26 anni. Le immigrazioni per ragioni di studio sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord, dove, una volta conseguito il titolo, gli studenti fuori sede si trattengono per cercare lavoro o emigrare verso l'estero, che ha tempi di inserimento occupazionale più brevi e retribuzioni più adeguate anche per i neoprofessionisti. I laureati che lavorano all'estero hanno, infatti, un vantaggio retributivo sensibilmente maggiore di quelli che restano in Italia: circa 250 euro netti mensili in più rispetto ai lavoratori del Nord Italia e circa 500 euro in più per i lavoratori del Sud Italia.

Il tasso di occupazione della popolazione laureata residente in Italia è di ben 5 punti più basso di quello medio europeo. Nel nostro Paese le opportunità occupazionali sono minori anche per coloro che raggiungono il più alto livello di istruzione.

Gli studi dimostrano, infatti, che, nel nostro Paese, a 5 anni dal conseguimento del titolo, il tasso occupazionale sale all'88,6 per cento per i laureati di primo livello e all'85,5 per cento per quelli di secondo. È importante sottolineare che, al giorno d'oggi, i datori di lavoro tendono a prediligere profili di laureati che abbiano maturato esperienze lavorative, tirocini o stage durante gli studi; ad esempio, chi ha svolto un tirocinio curriculare ha molte più possibilità di essere occupato ad un anno dal conseguimento della laurea.

All'interno di questo contesto, che tanti spunti per immediati provvedimenti deve darci, si colloca il disegno di legge che attribuisce valore abilitante al titolo accademico, al fine di ottenere un duplice risultato: anticipare il conseguimento dell'abilitazione professionale, rendendola contestuale all'esame di laurea e riformare l'esame di laurea, del quale resta ferma la valenza certificativa delle qualità e delle competenze professionali che sono acquisite attraverso lo svolgimento del tirocinio. In sede di esame finale di laurea potrà essere certificata l'idoneità all'esercizio della professione, che fonde i propri contenuti cognitivi e pratici nella natura professionalizzante del tirocinio pratico-valutativo. Quest'ultimo, parte integrante dei corsi di studio, previa valutazione positiva, diverrà la condizione indispensabile per sostenere l'esame conclusivo, con il cui superamento si conseguirà contemporaneamente il titolo accademico e quello di abilitazione all'esercizio della professione, che consentirà l'immediato inserimento nel mondo del lavoro attraverso l'iscrizione all'albo professionale.

La natura professionalizzante del tirocinio e la valutazione positiva dello stesso consentiranno, pertanto, di dare luogo, in sede di esame finale, ad un momento valutativo unico, avente ad oggetto non solo la discussione della tesi di laurea, ma anche lo svolgimento di una prova pratica, che sarà giudicata ai fini dell'abilitazione all'esercizio professionale da commissari esperti che integreranno la commissione esaminatrice.

Questi due momenti valutativi strettamente connessi, che si saldano in sede di esame di laurea, sostanzieranno, pertanto, il necessario accertamento ai fini dell'abilitazione professionale, che costituisce un momento valutativo equipollente all'esame di Stato, conformemente all'orientamento espresso dalla giurisprudenza della Corte costituzionale in materia (sentenza n. 175 del 1980, sentenza n. 202 del 1987, sentenza n. 5 del 1999).

Il fondamento dell'impianto normativo proposto consiste, pertanto, nel ridefinire un'offerta formativa che si caratterizzi per una equilibrata combinazione di componenti tecniche e culturali, idonee a rispondere adeguatamente alle nuove esigenze professionali emergenti dal mercato del lavoro.

Nel solco avviato dal presente disegno di legge, le lauree professionalizzanti dovranno essere dotate di caratteristiche specifiche diverse da quelle dei corsi di laurea non aventi orientamento professionale, dovranno essere dirette a consentire l'accesso a sbocchi occupazionali definiti, con il conseguimento di un titolo abilitante immediatamente spendibile nel mondo del lavoro.

Personalmente, Presidente, sono convinta che si dovrebbero trovare modalità abilitative analoghe anche per il mondo della scuola, non soltanto per avere dei docenti più giovani e preparati anche alla prima supplenza, ma soprattutto per prevedere ciò che appare sempre più indispensabile e doveroso, cioè rendere obbligatorio, in tutte le facoltà che siano volte ad una abilitazione all'insegnamento, almeno un esame di didattica e uno inerente ai BES, affinché gli insegnanti possano conoscere, sperimentare e superare fin da subito le difficoltà inerenti alle varie declinazioni dell'insegnamento.

Il disegno di legge si colloca, pertanto, in chiave strategica, nella direzione di una più ampia evoluzione del sistema della formazione universitaria, che dovrà essere pienamente rispondente ai mutati bisogni delle professioni, per far fronte, anche in linea con le prescrizioni normative europee, alle sfide di competitività del mercato e alle richieste di sviluppo tecnologico, economico e sociale del Paese. Un provvedimento che prevede l'eventuale estensione della misura ad altre classi di laurea, con attivazione di un iter procedurale su richiesta degli ordini e dei collegi professionali o delle relative federazioni, e amplia il novero dei titoli accademici abilitanti alle professioni sanitarie e alle lauree professionalizzanti, in particolare per l'accesso alle professioni di odontoiatra, farmacista, veterinario, psicologo e alle professioni tecniche regolamentate di geometra, agrotecnico, perito agrario e industriale.

Ottime, quindi, le intenzioni, ma, come prima accennavo, non soltanto non c'è ancora il quadro, ma anche la cornice è grezza. Ci sono, infatti, diverse problematiche alle quali è necessario trovare presto una soluzione, e la prima è riconducibile al fatto che la riformulazione voluta dal Governo appare non essere ben ponderata, in quanto produce l'effetto, per esempio, di rendere impossibile per l'albo degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati la richiesta di riconoscimento del percorso abilitante; una possibilità, attesa dalla categoria, che rischia di svanire perché, pur estendendosi il provvedimento anche alla categoria degli agrotecnici e degli agrotecnici laureati, nonché alle altre ricomprese nell'articolo 55 del DPR n. 328 del 2001, la riformulazione del Governo sembra escluderli nel passaggio in cui prevede che ulteriori lauree possano essere rese abilitanti su richiesta delle rappresentanze nazionali degli ordini o dei collegi professionalizzanti di riferimento, purché per l'esercizio della professione non sia richiesto lo svolgimento di un tirocinio post lauream. A tal proposito, facendomi portavoce del collegio degli agrotecnici, ho presentato un emendamento all'articolo 4, integrazione del comma 1, che permette loro la possibilità di richiedere che il relativo titolo universitario diventi abilitante.

Altra evidente criticità che vorrei sottolineare riguarda il tirocinio, che è necessario riformare magari prevedendone lo svolgimento non solo nei dipartimenti, ma anche presso strutture pubbliche e private, e incentrandolo su abilità pratiche, prevedendo magari anche una retribuzione adeguata e altrettante tutele, con particolare attenzione ai possibili punti bui che devono essere prontamente e sapientemente illuminati, uno dei quali è la conseguente revisione dei piani di studi universitari, che deve essere immediata, contestuale. Non possiamo permettere che una semplificazione dell'ingresso nel mondo del lavoro incida sulla qualità della formazione. Pertanto è necessario anche, attraverso il rinvio ad apposito decreto ministeriale, rivedere i corsi di laurea, tenendo conto di come essi si interfacciano alle professioni spesso in divenire, e un'adeguazione dei curricula universitari alle competenze richieste dalle professioni, che devono vedere scenari sociali profondamente mutati ed hanno bisogno di cambiare e modernizzarsi anche per quanto riguarda la formazione, se vogliono accogliere tutte le sfide sociali, tanto più quelle conseguenti al PNRR.

Sarebbe, altresì, auspicabile che i provvedimenti attuativi possano essere frutto di tavoli di confronto, istituiti presso il Ministero dell'Università e della ricerca, che vedano l'attiva partecipazione dei presidenti degli ordini professionali.

Altra strozzatura della norma, che non posso non evidenziare, è sicuramente dettata dal fatto che le due tabelle “Titoli universitari” e “Abilitazioni” sono legate da una relazione ‘molti a molti'. Vede, signor Presidente, in informatica, sottolineo che la relazione ‘molti a molti' è la più difficile da rappresentare nel diagramma entity-relationship, perché deve essere suddivisa in altre relazioni e, quindi, anche in questo caso, crea un paradosso: infatti, se è vero che un titolo universitario può permettere l'accesso a diversi esami di Stato e, allo stesso tempo, ad un esame di Stato si può accedere con diversi titoli universitari, si arriverebbe alla conseguenza che un laureato in un percorso per il quale non è prevista l'abilitazione si troverebbe a sostenere comunque l'esame di Stato anche per professioni per le quali sono previste lauree abilitanti; questo, per esempio, è il caso dell'architetto che volesse fare il pianificatore territoriale, ma ne esistono tantissimi, ancora, di questi esempi. È dunque necessario rendere esplicita la relazione intercorrente tra titoli universitari specifici e titoli professionali, riportandoli ad un rapporto paritario.

Voglio ancora sottolineare come Coraggio Italia condivida il fine del provvedimento anche e in particolar modo in vista di una uniformità in materia di accesso alle professioni a livello europeo e sul più celere inserimento dei giovani nel mondo del lavoro.

Tuttavia, sono ancora molte le criticità che si auspica vengano presto sanate, anche con il coinvolgimento delle comunità dei professionisti. Siamo certi che si troveranno i tempi e i modi per accogliere le nostre sollecitazioni. Per questo motivo abbiamo evidenziato le criticità riscontrate; lo abbiamo fatto in un modo meramente costruttivo e produttivo, per migliorare il provvedimento, per il bene delle generazioni future, nell'ottica di un intenso lavoro comune in funzione di una reale, pratica, effettiva e veloce ripresa sanitaria, economica e sociale, per una politica calibrata sulle necessità di chi i problemi li vive in prima persona per risolverli, come è nelle intenzioni di ogni cosa che Coraggio Italia propone (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Melicchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Signora Presidente, sono contento di poter affrontare finalmente il tema delle semplificazioni per l'abilitazione all'esercizio delle professioni con le lauree abilitanti perché è tra quelli che ho cercato insistentemente, insieme ai colleghi del mio gruppo parlamentare, del MoVimento 5 Stelle, di far diventare centrali in Parlamento. Il primo passo - lo ha ricordato bene il relatore - è stato compiuto con l'articolo 102 del “decreto Cura Italia”, lo scorso anno, introducendo, a regime, la laurea abilitante in medicina e chirurgia. La norma nasceva con l'intento specifico di dare una risposta immediata all'esigenza di fronteggiare la crisi sanitaria da COVID-19 e poter disporre quanto prima di medici abilitati. Si è intervenuti per la medicina perché ci trovavamo in una situazione epocale: c'erano migliaia di morti, avevamo bisogno di medici e non c'era la possibilità di fare l'esame di Stato in medicina. Ma, ad ogni modo, si era di fronte a un processo già maturo per valorizzare la parte pratica degli studi indirizzata verso il mondo del lavoro e velocizzare l'accesso alle professioni da parte di tanti studenti.

In particolare, si è visto come l'idoneità conseguita al termine del tirocinio pratico-valutativo svolto nell'ambito del medesimo corso di laurea possa essere considerata come un'abilitazione all'esercizio della relativa professione. Ho da subito personalmente suggerito di rendere abilitanti anche le lauree in farmacia, chimica e tecnologie farmaceutiche, perché non c'era più tempo da perdere, bisognava aiutare chi era in prima linea in quella difficile situazione. Vorrei ricordare che i farmacisti italiani durante la prima ondata della pandemia, come successivamente, hanno fatto un grande lavoro di informazione e rassicurazione durante l'emergenza, in un momento gravoso per il nostro sistema sanitario, in cui c'era carenza di medici. Molte sono le operazioni che si sono svolte in farmacia ed è stato grande il numero di persone che non sono arrivate in pronto soccorso perché opportunamente consigliate dai farmacisti. Anche per questo la professione è stata fortemente a rischio: in quel periodo, a causa della frequente vicinanza ai potenziali contagiati, diversi farmacisti, purtroppo, sono morti. Alcuni presidi farmaceutici di montagna erano stati già costretti a chiudere e, senza un aiuto con cui sostituire gli operatori ammalati, era a rischio il servizio in tutto il territorio nazionale. La laurea abilitante in farmacia, quindi, potrà consentire a giovani e validi professionisti di operare appena possibile nelle farmacie, con la professionalità e la competenza già acquisita e certificata da tutto il loro percorso di studio. E a farmacia si sono aggiunte giustamente altre professioni mediche, come odontoiatria, medicina veterinaria e psicologia, oltre ad alcune lauree professionalizzanti su materie riguardanti l'edilizia e il territorio, le tecniche agrarie, alimentari e forestali, le tecniche industriali. È giunto il momento, dunque, di rendere abilitanti le lauree che vedono già nel proprio ordinamento didattico la presenza di attività di tirocinio di valore, di fatto, professionalizzante. In tali casi l'esame conclusivo del percorso di studi potrà certamente costituire la sede nella quale espletare, con modalità semplificate, l'esame di Stato per l'accesso all'esercizio professionale, nel pieno rispetto dell'articolo 33, comma 5, della Carta costituzionale. D'altronde, ciò è scritto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, all'interno della Missione 4 su istruzione e ricerca, che dedica uno specifico intervento di riforma alle lauree abilitanti per determinate professioni, prevedendo una semplificazione delle procedure per l'abilitazione, rendendo l'esame di laurea coincidente con l'esame di Stato, e con ciò semplificando e velocizzando l'accesso al mondo del lavoro da parte dei giovani laureati.

Gli scopi legati all'introduzione di questa assai significativa novità nel mondo universitario hanno a che fare con la valorizzazione della parte pratica degli studi in ateneo; ciò anche per poterla spendere nel mondo del lavoro subito; subito dopo l'ottenimento del diploma di laurea. Al contempo, le aziende e i datori di lavoro potrebbero avere a disposizione in minor tempo nuove risorse già formate. Questo disegno di legge, quindi, fa propria quella prospettiva di rilancio e modernizzazione del Paese, con particolare attenzione ai giovani, che guida il programma di riforme della strategia di politica economica che l'Italia deve abbracciare.

In quest'ottica, è quanto mai necessario semplificare le modalità di accesso all'esercizio delle professioni regolamentate, per una più diretta, immediata ed efficace collocazione dei giovani nel mercato del lavoro, come ho detto. La logica di approccio e gli strumenti concreti previsti dal disegno di legge dovranno seguire di pari passo una ridefinizione dell'offerta formativa universitaria, per consentire ai giovani di accedere a una preparazione maggiormente integrata anche sotto il profilo tecnico-pratico e per riconoscere ai titoli universitari valore abilitante con riferimento sia alle professioni di ambito sanitario sia alle lauree professionalizzanti. Al contempo, con una disposizione programmatica aperta, per estendere ulteriormente tale misura ad altre classi di laurea si possono attivare altri iter procedurali su richiesta degli ordini e dei collegi professionali o delle relative federazioni.

A riprova della capacità formativa dei tirocini ai fini dell'abilitazione all'esercizio professionale, voglio sottolineare e ricordare che solo un'esigua percentuale di candidati consegue di norma una valutazione negativa in sede di esame di Stato e sono numerosi ormai i corsi di studio che prevedono, nell'ambito dei rispettivi ordinamenti didattici, un significativo numero di tirocini interni professionalizzanti, conformemente a quanto richiesto dalla normativa europea. Anticipare il conseguimento dell'abilitazione professionale, quindi, rendendola contestuale all'esame di laurea, consente di eliminare quel periodo di sei mesi-un anno intercorrente tra il conseguimento del titolo accademico conclusivo del corso di studi e la partecipazione alla prima sessione utile per l'esame di Stato. Quei sei mesi-un anno sono tempo perduto inutilmente per l'iscrizione all'albo con corsi di studio che possono già agevolmente certificare la qualità delle competenze professionali acquisite. Ed è stato importante ampliare quella possibilità anche ai professionisti di area tecnica che svolgono un ruolo di indubbia importanza sociale, culturale ed economica, soprattutto a livello territoriale, e costituiscono un fondamentale veicolo del processo generale di innovazione tecnologica della società. Basti pensare al contributo speso da tali professionisti con riferimento, ad esempio, alle questioni, sempre più attuali, di carattere ambientale e di risparmio energetico, la riduzione del rischio sismico ed idrogeologico, il contenimento dei consumi energetici degli edifici, il superbonus 110 per cento, il miglioramento dell'efficienza degli impianti e dei processi produttivi, come parimenti la sicurezza alimentare e la diffusione di tecniche agricole che riducano l'impiego di pesticidi e concimi chimici in agricoltura e le tecniche di allevamento a basso impatto ambientale. Questi sono temi fondamentali per il MoVimento 5 Stelle.

L'Italia è in una fase critica della sua storia, ma anche densa di opportunità, prima tra tutte quella di ripensare seriamente il sistema Paese, partendo dai giovani. Oltre a formarli, dobbiamo fare in modo che, dopo il percorso di studi, abbiano uno sbocco professionale il più semplice e veloce possibile.

Non potevamo aspettare oltre, quindi, per questa importante riforma. In Commissione cultura ferve il lavoro, tra l'altro con provvedimenti per lo più di iniziativa parlamentare, sull'evoluzione del sistema universitario. Abbiamo approvato la legge sul reclutamento dei ricercatori la scorsa settimana, stiamo portando avanti la riforma riguardante gli istituti tecnici superiori, un ambito formativo che garantisce l'occupazione dell'85 per cento dei casi, e presto concluderemo quella sulla doppia iscrizione ai corsi di laurea. Siamo attenti ai mutati bisogni delle professioni, quindi, per far fronte, in coerenza con le prescrizioni normative europee, alle sfide di competitività del mercato e alle richieste di sviluppo tecnologico, economico e sociale del Paese. Proprio in tale ottica evolutiva si colloca la scelta di proporre anche una norma aperta che consentirà in futuro di proseguire sulla strada dell'ampliamento dei titoli universitari abilitanti, con la definizione di nuovi corsi di studio anche professionalizzanti. Bisogna dare valore alle professioni, un aspetto che s'inquadra in un discorso ben più ampio di una loro rivisitazione alla luce della necessità del Paese di essere sempre più competitivo nel campo dei servizi avanzati, di cui i professionisti sono i principali operatori. In un mondo che cambia, la professione deve stare al passo con le nuove necessità, accompagnando le imprese nei percorsi di digitalizzazione e di conquista dei nuovi mercati. Ora si apre un'importante stagione di semplificazione delle procedure per rendere attuative nel tempo le azioni che daranno il via a un vero e proprio circolo virtuoso.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Lattanzio. Ne ha facoltà.

PAOLO LATTANZIO (PD). Grazie, Presidente. Grazie, colleghi e colleghe, ben ritrovato sottosegretario Sisto. La discussione di oggi riguarda un tema tecnico ma centrale nelle attività portate avanti dalle Commissioni cultura e giustizia, in un contesto più ampio per quanto riguarda le attività di rilancio e di ripresa del Paese. Una prima considerazione mi viene in mente: sono contento di sentire tanta attenzione sui temi dell'istruzione e della cultura dei giovani e sono convinto che questa durerà fino al momento della legge di bilancio, perché l'istruzione e la cultura avranno bisogno di semplificazione e di investimento per i giovani e per il futuro del Paese, anche in maniera operativa e pratica. Per questa ragione il presente provvedimento è un inizio, che riguarda le lauree abilitanti e che ci permette di entrare all'interno di quel novero di riforme sulle quali il nostro Paese dovrà lavorare. La sfida vera è quella che guarda a questa stagione e credo sia simbolico e importante che parta dalla riforma di un pezzo del sistema universitario e dal disegno di una legge che cerca di semplificare un sistema complesso ma sul quale ormai è inevitabile iniziare a lavorare insieme alle professioni. Il provvedimento ha l'obiettivo di modernizzare e di rendere più competitiva l'offerta formativa nazionale, favorendo l'accesso al mondo delle professioni - quindi, auspicabilmente, anche al mondo del lavoro - per i giovani laureati e per le giovani laureate, grazie a dei percorsi abilitanti nelle lauree che sono già state citate e che cito brevemente: odontoiatria e protesi dentaria, farmacia e farmacia industriale, medicina veterinaria, psicologia e, per le professionalizzanti, edilizia del territorio e professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali. La finalità perseguita da questo disegno di legge si ispira a una visione che intende rispondere ai bisogni, in fase di continua evoluzione, alle sfide apportate dal mercato ed anche - lo vedremo in seguito - alla pandemia da COVID-19. Ritengo sia importante che l'attuazione delle riforme propedeutiche alla realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza parta proprio dal mondo della formazione e con un protagonismo della Commissione cultura. È rilevante perché sta a significare una centralità sempre più politica - auspico - del tema della formazione e, quindi, della possibilità di costruire dei percorsi moderni e aggiornati di gestione e costruzione collaborativa del sapere che si trasformano in costruzione, nel caso specifico, di risposte alle richieste del mercato del lavoro. Al tempo stesso, iniziare questo percorso all'interno del PNRR, da una riforma che coinvolga giovani uomini e giovani donne, significa anche mettere finalmente in prima linea l'impegno per coloro che più di tutti hanno sofferto nel passato l'inaccessibilità al mondo del lavoro e che, senza voler essere triste profeta di sventura, sempre più avranno difficoltà nel trovare lavoro in questo mondo che sta cambiando e all'interno del quale le conseguenze, dal punto di vista lavorativo, purtroppo sono ancora in fase di evoluzione. Per questa ragione, guadagnare tempo, migliorare l'offerta formativa e ancorare al presente le richieste del mercato significa accelerare i tempi; e ciò è esattamente quello che questo disegno di legge prova a realizzare e a mettere in campo. È importante essere chiari sul fatto che anche un solo mese di tempo guadagnato nel percorso che avvicina uno studente o una studentessa all'accesso alle professioni del mondo del lavoro è un mese guadagnato. Dobbiamo sottolineare che questo intervento non nasce oggi ma, come è stato detto anche dai colleghi e dalle colleghe prima di me, è il secondo passaggio di un qualcosa che era stato già avviato in precedenza e che ora si colloca all'interno di un processo, che la collega Piccoli Nardelli ha definito “inarrestabile”, che porta alla semplificazione, traslando il lavoro egregio che alcuni ordini professionali fanno già oggi all'interno dei corsi di laurea. Il riferimento, ovviamente, è al decreto-legge Cura Italia del maggio 2020, all'interno del quale l'articolo 102 introduce la laurea abilitante in medicina e chirurgia. Un intervento d'urgenza che ha permesso al nostro Servizio sanitario nazionale di fornire una risposta ed anche meglio articolata alla fase più calda e drammatica dell'emergenza epidemiologica da COVID-19. In un momento così tragico, questo provvedimento ha permesso di creare un precedente importante sul quale adesso lavoriamo. Non si tratta di un passaggio banale, perché è un tema che c'è da tempo - ricordo, se la memoria non mi inganna, alcune proposte analoghe presentate in passato dal Partito Democratico, con riferimento specifico all'ordine dei geometri -, che porta al centro una riflessione politica sulla quale qualcuno ha provato a fare dei passi in avanti e che ci impone oggi, con dei provvedimenti concreti, di mettere al centro la pandemia come fenomeno tragico, provando a cogliere le accelerazioni e gli sviluppi che possono portare da una tragedia a un'opportunità. Il mondo che noi siamo abituati a vedere e che conoscevamo prima del febbraio 2020 è inevitabilmente cambiato con il COVID, ed è cambiato così tanto da determinare dei cambiamenti importanti anche nel mondo del lavoro. Intervenire su questi cambiamenti significa trasformare davvero la crisi in opportunità. È in quest'ottica che suggerisco di leggere l'intervento fatto su medicina e chirurgia con il “decreto Cura Italia”; in questa stessa ottica dobbiamo leggere l'auspicata approvazione in tempi brevi di questo decreto, come risposta che guarda al futuro e al bene dei giovani, quindi del Paese, introducendo senza timori dei cambiamenti in un sistema sicuramente complesso, come quello della formazione, al quale, però, è necessario rapportarsi, sì, con oculatezza, ma con riforme che ritengo ormai improrogabili, come, del resto, la riforma del reclutamento e il lavoro sugli ITS hanno dimostrato. L'impianto normativo, fortemente voluto dall'ex Ministro Gaetano Manfredi e sostenuto dalla Ministra Messa, ci permette di rispondere a delle nuove esigenze. Non entrerò nel dettaglio dei singoli articoli, perché è stato fatto in maniera egregia prima di me, però voglio sottolineare alcuni spunti importanti per inquadrare, anche all'interno del contesto politico, l'attuale discussione generale.

Gli articoli sono soltanto 5, ma producono effetti importanti. Io ne voglio citare due. Da un lato, sull'apprendimento si attribuisce un'attenzione nuova a un mix evoluto fra sapere tecnico e sapere pratico, andando a valorizzare quella pratica di learning by doing che soltanto l'applicazione, la sperimentazione e l'attività esperienziale dei giovani studenti e studentesse possono produrre. È un sapere, un'esperienza diretta che verranno sicuramente rafforzati da questo iter, non solo più veloce ma anche abilitante.

Il particolare valore del tirocinio pratico-valutativo rappresenta, inoltre, qualcosa che può dare stimoli anche agli ordini professionali perché diviene centrale il maggiore coinvolgimento degli ordini all'interno dei corsi di studio, permettendo di ripensare, anche in chiave moderna, il contributo e le esperienze che garantiscono agli studenti che verranno sicuramente aggiornate e potranno avere una ricaduta positiva anche sull'impostazione generale dei corsi di laurea. Questo è un passaggio chiave, perché orientato alla riduzione di quel gap esistente, che tendenzialmente va aumentando, fra domanda ed offerta sul mercato del lavoro con un riferimento alla qualità delle competenze, non soltanto ad una stima quantitativa. Credo e auspico, inoltre, che gli stessi ordini professionali possano beneficiare di un percorso endogeno di aggiornamento, che non può che far bene perché porterà competenze più fresche, aggiornate e andrà sostanzialmente a contaminare la struttura, le pratiche e le dinamiche interne agli ordini, permettendo di coinvolgere in tempi più brevi i giovani laureati.

Credo, quindi, che gli effetti sugli ordini possano rappresentare una esternalità positiva non secondaria, in quanto vedranno coinvolgere più velocemente al proprio interno generazioni di laureati con competenze non solo teoriche, ma sempre più rispondenti alle esigenze di mercato.

Credo sia opportuno e corretto sottolineare anche alcune aree che riguardano soprattutto la fase di attuazione delle norme che si vanno ad introdurre. Da un lato, lavorando insieme ai vari attori del mondo della ricerca, della formazione e del lavoro, dobbiamo fare in modo di evitare che ci siano scompensi e disuguaglianze territoriali nella fase di applicazione, quindi, creando una sorta di dinamica a macchia di leopardo. Dall'altra, bisogna interpretare questo passaggio come il primo di un percorso di riforma della formazione in Italia, sapendo che si tratta quindi di valorizzare questo intervento, ma considerandolo sempre il primo passaggio, il primo passo di un percorso che ha avuto inizio e che potrà produrre degli effetti ampi e consistenti solo se avremo la forza e la volontà di ripensare gli aspetti carenti dell'intero sistema che il COVID, non ci dimentichiamo, ha soltanto fatto deflagrare, e non ha creato.

Guardando ancora alle varie lauree toccate da questo provvedimento, ci tengo a sottolineare un altro elemento, che riguarda la prossimità; la prossimità perché, ancora una volta, la situazione emergenziale legata al COVID-19 può produrre degli effetti positivi anche sul rilancio del nostro Paese. A nessuno è sfuggito il ruolo che hanno avuto - lo citava il collega Melicchio - i farmacisti, in questo periodo, ma, più in generale, le lauree che noi trattiamo ci parlano del valore della prossimità e danno una rinnovata centralità a ciò che è comunità sociale e a quei servizi di prossimità che, fra l'altro, rappresentano gli elementi alla base della cultura politica del Partito Democratico e la prosecuzione naturale di un lavoro sulle case di comunità, sulla sanità di prossimità locale, sull'accoglienza diffusa, sul Servizio sanitario nazionale vicino ai cittadini, sin dalla nascita. Tutti questi aspetti sono assolutamente vicini al lavoro che svolgono periti, geometri, farmacisti, veterinari e paesaggisti, cioè esattamente quelle professioni che noi rendiamo più agevoli e più veloci nella conclusione del proprio iter, professioni che incidono direttamente sul benessere della comunità e sulla disponibilità - mi viene da dire a chilometro zero - di servizi strategici dei quali il COVID, ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, ha evidenziato la centralità.

Mi avvio alla chiusura. È anche importante racchiudere l'intervento che stiamo discutendo quest'oggi all'interno della più ampia Missione n. 4 del PNRR: una cornice che prevede anche la revisione del sistema delle classi di laurea, allargando i settori disciplinari e consentendo una flessibilità nella programmazione dei singoli corsi di laurea triennali sui quali, in Commissione cultura, abbiamo iniziato a lavorare. Ma didattica e competenze universitarie avanzate rimangono centrali anche dopo la chiusura di questo provvedimento e, anzi, rappresentano uno dei primi assi sui quali l'impegno dell'attuale Piano nazionale si concentra, perché ci parla - in aggiunta alla riforma abilitante delle lauree abilitanti, passatemi il gioco di parole - dell'iscrizione in tre anni di circa 500 dottorandi in programmi innovativi dedicati alla transizione digitale e ambientale, alla costruzione di teaching and learning center e di educational lab, cioè di tutta una serie di interventi strutturali volti a rendere ancora più evidente l'eccellenza nella ricerca e ad ampliarne la possibilità di accesso a tutti e a tutte, soprattutto con dei tempi ragionevoli in grado di portare ad uno sbocco professionale.

Si tratta, quindi, di un rinnovamento, previsto dal nostro Piano, dell'intero comparto dell'istruzione che va esattamente nella direzione dell'Agenda 2030, anche riguardo all'importante obiettivo 17, che è quello delle partnership fra pubblico e privato.

Il dato finale che voglio sottolineare è che l'intervento sulle lauree abilitanti rappresenta l'inizio - davvero l'inizio - di un ampio percorso che il comparto istruzione e ricerca avvia in questa fase e sul quale non è più possibile rimandare, perché si perderebbe non soltanto un'occasione politica, ma anche un'occasione di utilizzare adeguatamente, e bene, finanziamenti importanti in arrivo dall'Europa.

In conclusione mi sento di auspicare – l'ho già citato inizialmente - che proprio la partenza delle riforme da un intervento che riguarda i giovani, la formazione e il lavoro possa rappresentare la pietre angolare in virtù della quale muovere i prossimi passi politici, senza limitarsi alla stanca retorica dei giovani che hanno sofferto durante la pandemia e che sono stati chiusi in casa, perché non basta soltanto quello, ma è necessario lavorare e produrre interventi politici concreti ed immediati che li rendano davvero protagonisti e diano loro dignità e centralità strategica nel rilancio del nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, signora Presidente. Sottosegretario Sisto, colleghe e colleghi, l'importanza del disegno di legge che stiamo discutendo ed esaminando è evidente e oggettiva: reca con sé nuove norme che mirano a snellire e a semplificare l'accesso ad alcune professioni, garantendo, quindi, agli studenti un accesso più rapido, e non mediato, nel mondo del lavoro. Dunque, l'acquisto del titolo senza tempi di attesa, cancellando l'esame di Stato in alcune professioni, garantirà una maggiore concorrenza all'interno di quelle professioni e farà sì che chi le eserciterà godrà direttamente della fiducia degli assistiti.

Il provvedimento governativo, che è collegato alla legge di bilancio è, quindi, senz'altro funzionale agli obiettivi che essa si pone, ma non solo: è anche propedeutico e strettamente correlato con il PNRR in materia di lavoro, di concorrenza, di semplificazione e di accesso al mondo del lavoro, soprattutto in favore dei più giovani. Il provvedimento è stato, quindi, subito accolto dal Parlamento con favore e il lavoro nelle Commissioni di merito è stato snello e spedito e sicuramente migliorativo. Infatti, il testo inizialmente, per come era strutturato, abilitava unicamente alle professioni di odontoiatra, farmacista, veterinario, psicologo e dava la possibilità, su richiesta degli ordini, di rendere abilitanti, in futuro, anche le figure professionali di tecnologo alimentare, dottore agronomo e dottore forestale, pianificatore, paesaggista e conservatore, assistente sociale, attuario, biologo, chimico e geologo. Tramite, poi, un proficuo e continuo dialogo con il Governo e, soprattutto, con gli ordini professionali, sono state apportate modifiche migliorative al provvedimento, che hanno permesso, dunque, di aggiungere ulteriori classi di laurea a titoli direttamente abilitanti, come la laurea che dà accesso a psicologia triennale, alcune classi di laurea triennale richieste per accedere all'esame di Stato di perito industriale laureato e alcune delle classi di laurea magistrale richieste per accedere all'esame di Stato per la sezione A dell'albo di architetto pianificatore, paesaggista e conservatore, ingegnere dell'informazione, civile e ambientale, industriale, commercialista, biologo, biologo ambientale e biologo nutrizionista.

È bene dirlo: tutto questo lavoro è stato reso possibile anche e, soprattutto, dal nuovo Governo che, sin da subito, con la Ministra Messa, ha sponsorizzato l'approvazione di questo disegno di legge che, pur essendo presentato - come è stato anche già detto dai relatori e da chi mi ha preceduto - dal precedente Esecutivo, ha messo in piedi quel confronto necessario per giungere a quei miglioramenti che poi sono stati approvati nelle sedi referenti e, quindi, al definitivo licenziamento del testo di cui oggi stiamo discutendo.

Il provvedimento si pone in stretta connessione e successione anche con il percorso tracciato, come è stato già detto, dal decreto-legge n. 18 del 2020, che durante il periodo pieno della pandemia ha introdotto il valore abilitante delle lauree magistrali in medicina e chirurgia, proprio per far fronte alle difficoltà crescenti in cui in quel momento – ovviamente, noi tutti lo ricordiamo - versava il Servizio sanitario nazionale proprio a seguito della gravissima emergenza epidemiologica da COVID-19. Dunque, è evidente che la scelta di rendere abilitanti solo alcune delle lauree che permettono l'accesso all'abilitazione è stata compiuta per via della disciplina previgente. Il DPR n. 328 del 2001, però, permette in molti casi differenti, con un'unica laurea di avere accesso, tramite esame di Stato, a molteplici professioni, e proprio in quest'ottica non era possibile rendere direttamente abilitanti alcune lauree, perché esse sono condivise con diverse professioni. È per questo motivo che sono state inserite all'articolo 1 solo le lauree e le lauree magistrali che non prevedono accessi a molteplici professioni; di conseguenza, la modifica del comma 1, con l'inserimento di altre lauree e lauree magistrali, ha comportato anche la modifica della rubrica dell'articolo con un titolo generico che consenta quindi di ricomprenderle tutte. Trovo importante questa breve disamina per sottolineare come in realtà la riforma non contrasti con il dettato dell'articolo 33, quinto comma, della Costituzione, che prescrive un esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione. Infatti, qui non stiamo abdicando all'accertamento statale dell'effettiva idoneità tecnica del candidato a svolgere determinate professioni, bensì lo stiamo anticipando - questo accertamento - ad una fase di formazione universitaria, nella quale viene anche previsto un tirocinio pratico valutativo interno, cui corrisponde l'acquisizione di specifici crediti formativi universitari, ma anche una prova pratica valutativa in sede di esame di laurea intesa proprio ad accertare le competenze tecnico professionali a garanzia, ovviamente, dei futuri assistiti dai professionisti.

Con l'apertura all'abilitazione per i biologi, poi, si è resa necessaria una riorganizzazione dell'albo delle professioni, visti i loro molteplici ed eterogenei corsi di laurea che davano accesso alla professione unica di biologo; ecco perché si è ripartito l'albo negli ambiti principali che caratterizzano la professione di biologo e che investono diversi settori, a cui oggi si accede con accessi del tutto impropri da triennali del tutto diverse rispetto a magistrali che investono settori ad elevata specializzazione. Il risultato di questa tripartizione sarà una garanzia di attinenza del percorso formativo triennale con quello magistrale di specializzazione in tre differenti professioni che ho già citato: biologo, biologo ambientale e biologo nutrizionista. Una delle necessità alle quali si è tentato di dare una risposta è quella proprio di avere maggiore dialogo tra il mondo universitario e quello lavorativo. Soprattutto per tale ragione si è proposto di aggiungere che le modalità di svolgimento, valutazione e certificazione del tirocinio professionalizzante, a cui accennavo all'inizio, siano stabilite anche di concerto con il Ministro vigilante sull'ordine e proprio previa consultazione degli ordini stessi o dei collegi territoriali. Inoltre, per le lauree ingegneristiche è stata prevista una disciplina di abilitazione diversa rispetto alle altre lauree; si prevede infatti che l'esame di abilitazione per quelle lauree che sono state inserite e che permettono l'accesso ad ingegneria nella sezione A dell'albo, venga inserito all'interno del percorso di laurea, come per le altre lauree abilitanti, e che si componga di tre prove. L'esame di Stato per l'accesso a queste professioni, così come previsto dal DPR n. 328 del 2001 sarebbe composto da quattro prove, ma essendo il tirocinio pratico valutativo sostitutivo della prova pratica dell'esame di Stato, le prove verranno ridotte a tre. Il testo del disegno di legge prevede anche per le lauree ingegneristiche rese direttamente abilitanti tale modalità di conseguimento della laurea abilitante facoltativa; resta quindi sempre aperta la possibilità, per chiunque lo ritenga opportuno, di abilitarsi alla professione tramite esame di Stato successivo al conseguimento della laurea nella modalità fino ad oggi prevista. Si prevede inoltre che chi è in possesso dell'abilitazione alla professione di perito industriale conseguita tramite la laurea triennale e voglia conseguire una delle lauree magistrali abilitanti all'esercizio della professione di ingegnere dell'informazione, oppure di ingegnere civile, ambientale e industriale, sia esonerato dallo svolgimento della seconda prova scritta, tanto in sede di esame finale di laurea per chi voglia abilitarsi all'interno del percorso di studi, che in sede di esame di Stato per chi invece voglia abilitarsi con un esame di Stato successivo al conseguimento della laurea, come accade ai possessori dell'abilitazione alla sezione B dell'albo degli ingegneri juniores. Tutto ciò anche prevedendo che la commissione giudicatrice dell'esame di abilitazione all'albo degli ingegneri resti invariata. In quest'ambito, molto profondo è stato il confronto con l'ordine degli ingegneri, con quello degli architetti e dei paesaggisti, che ha portato ad un opportuno sbarramento della sezione B dell'albo a cui si accede con la laurea triennale, in modo che i laureati confluiscano nella sezione A dell'albo a cui si accede solo con la laurea magistrale. Anche per questa ragione, a partire dall'anno accademico successivo all'entrata in vigore della legge, viene preclusa la possibilità ai nuovi iscritti al primo anno delle lauree triennali, che danno accesso alla sezione B dell'albo degli ingegneri e alla sezione B dell'albo degli architetti e dei pianificatori, di abilitarsi come ingegneri juniores, come architetto junior e pianificatore junior. Come già previsto, poi, si propone di inserire la concertazione con il Ministro vigilante sull'ordine, nonché la consultazione degli ordini o dei collegi territoriali, proprio al fine di ottenere una più ampia partecipazione e di prevedere quel maggior dialogo necessario e quello scambio utile tra il mondo universitario e il mondo delle professioni. Conseguentemente, vengono estesi i tempi di adozione del decreto di disciplina delle classi di laurea e laurea magistrale da tre a sei mesi, successivamente all'entrata in vigore del provvedimento, proprio per dare quel tempo necessario al confronto e alla consultazione. Inoltre, si prevede una proroga del regime transitorio quinquennale delle norme previste dalla legge n. 89 del 2016 in vista del completamento della riforma dell'accesso alla professione di perito industriale laureato e con questa norma le Commissioni hanno inteso perseguire la finalità di evitare l'attuale blocco dell'accesso dei nuovi iscritti tra diplomati, in attesa proprio del completamento della riforma della formazione tecnica universitaria. La proroga, poi, si prefigge anche l'obiettivo di permettere di orientare i giovani verso questi nuovi percorsi di laurea triennali, professionalizzanti e direttamente abilitanti, e la proroga dovrebbe scadere il 31 dicembre del 2023. Infine, il testo specifica che vengono resi abilitanti unicamente alcuni dei corsi di laurea e laurea magistrale che danno accesso alle professioni di architetto, di paesaggista, di conservatore, di pianificatore, di perito industriale laureato, di ingegnere dell'informazione, civile, ambientale e industriale, di biologo, di biologo ambientale e nutrizionista. Quindi, si chiarisce che nulla è innovato per quanto riguarda le restanti classi di laurea magistrali richieste per sostenere l'esame di Stato delle professioni suddette. Siamo certi che le Commissioni referenti abbiano svolto davvero un ottimo lavoro di sintesi, allargando e migliorando il tasso originario, lavorando fianco a fianco anche con gli ordini, con i collegi e con le università, con il contributo di un Ministero completamente aperto al confronto e desideroso di portare un testo in Aula come quello che stiamo esaminando, che davvero possa raggiungere quelle più ampie categorie professionali che necessitavano degli obiettivi di cui oggi discutiamo, senza per questo, però, limitare la competenza e la professionalità dei nuovi professionisti, le cui capacità nello svolgimento delle loro attività saranno garantite anche per mezzo di questo testo. Infatti, il testo prodotto, che è sicuramente ancora migliorabile, auspichiamo possa essere rapidamente approvato dall'Aula della Camera per poi approdare al Senato e siamo certi che anche qui verrà esaminato con lo stesso spirito che ha animato il dibattito in quest'Aula, nella consapevolezza che si tratta di norme importanti e necessarie per i giovani, per il loro accesso al mondo del lavoro, che deve essere più semplice e più snello, ma che - lo voglio nuovamente precisare e ribadire - continua a garantire quell'adeguato e necessario livello di preparazione utile all'esercizio di professioni così delicate come quelle che questo provvedimento tratta. È una legge importante, dunque, che come gruppo di parlamentari di Italia Viva abbiamo cercato di migliorare, attraverso un contributo convinto e fattivo, che dimostra ancora una volta come il Parlamento della Repubblica possa affrontare, anche in maniera trasversale - e quindi fuori da quelli che sono i recinti stretti dei vari gruppi partitici -, temi così complessi, ma che sono così utili e necessari per la nostra società, per la società civile, e quindi in grado di risolvere quei problemi e di dare quelle risposte, quegli obiettivi comuni che l'interesse nostro e del nostro Paese vuole perseguire (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Felice Mariani. Ne ha facoltà.

FELICE MARIANI (LEGA). Grazie, Presidente, sottosegretario Sisto, onorevoli colleghe e colleghi, in riferimento alle disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti, l'emergenza sanitaria da cui il nostro Paese, come il resto del mondo, è stato investito, è stata - ed è tuttora - un dramma da moltissimi punti di vista, ma innegabilmente è stato anche un importante banco di prova per ottimizzare le risorse a disposizione e, ora, avviare alla ripartenza un Paese migliore.

Il decreto cosiddetto “Cura Italia”, all'articolo 102, per dare una risposta immediata all'esigenza di fronteggiare le condizioni di criticità del Servizio sanitario nazionale, ha introdotto la laurea abilitante in medicina e chirurgia. Ora abbiamo colto l'occasione per accelerare la messa a norma dell'evoluzione del sistema della formazione universitaria, capace di renderla pienamente rispondente ai mutevoli bisogni delle professioni, alle sfide di competitività del mercato e alle richieste di sviluppo tecnologico, economico e sociale del Paese. Il provvedimento in esame prevede, infatti, che il necessario tirocinio pratico-valutativo sia svolto all'interno dei corsi di laurea e che, di conseguenza, l'esame conclusivo del corso di studi divenga anche la sede in cui coniugare l'esame di Stato di abilitazione all'esercizio della relativa professione. Tale finalità risulta in linea con quanto previsto dal Piano denominato “Iniziative per il rilancio Italia 2000-2022” - presentato al Presidente del Consiglio dei Ministri dal comitato di esperti in materia economica e sociale -, dagli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite indicati dall'Agenda 2030, dagli obiettivi strategici definiti dall'Unione europea, dal Programma nazionale di riforma contenuto nel DEF 2020 - che tiene conto dei dati OCSE relativi all'istruzione terziaria, che evidenziano l'urgenza di porre in essere interventi mirati a incrementare il numero di laureati in grado di rispondere alle mutate esigenze del mercato del lavoro -, e, non da ultimo, dalla Missione M4C1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ragion per cui il provvedimento risulta collegato alla legge finanziaria.

Gli ordini e i collegi professionali, di tutte le figure coinvolte dal presente atto, hanno da subito espresso parere favorevole all'introduzione di tali semplificazioni. Molti altri hanno immediatamente manifestato il proprio interesse ad essere inclusi, tanto che si è provveduto ad emendare il testo in tal senso, nel caso di chimici, fisici e biologi, ma l'interesse crescente di tutte le categorie ha fatto sì che le Commissioni prevedessero una formula assai ampia per aumentare il novero dei titoli universitari abilitanti. Sarà possibile, infatti, estendere questa disciplina a tutti i corsi di studio che consentano l'accesso all'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio di professioni per cui non è richiesto lo svolgimento di un tirocinio post lauream su espressa richiesta dei collegi professionali, mediante l'emanazione di uno o più regolamenti del MUR. Per odontoiatri, farmacisti, psicologi, medici, veterinari, chimici, fisici, biologici, geometri, periti agrari, agrotecnici e periti industriali laureati si anticipa il conseguimento dell'abilitazione professionale, rendendola contestuale all'esame di laurea, neutralizzando, ai fini dell'iscrizione all'albo, il lasso temporale sinora intercorrente tra il conseguimento del titolo accademico conclusivo del corso di studi e la partecipazione alla prima sessione utile per l'esame di Stato, pur rimanendo ferma la garanzia della valenza certificativa della qualità delle competenze professionali acquisite attraverso lo svolgimento del tirocinio interno ai corsi di studio.

Da questo provvedimento non derivano nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anzi si genera un alleggerimento degli oneri amministrativi in capo alla pubblica amministrazione.

La disciplina, inoltre, prevede che venga emanato un decreto del MUR, entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge, per adeguare le classi di laurea e i regolamenti didattici di ateneo, per consentire una formazione realmente rispondente alle nuove esigenze del mercato del lavoro. Si vuole, infatti, realizzare una maggiore e più stretta connessione tra la formazione iniziale e la formazione tecnica, rendendo il tirocinio pratico-professionale parte integrante ed essenziale dei corsi di laurea magistrale e professionalizzanti. Siamo particolarmente soddisfatti che il testo sia stato emendato, affinché fossero specificatamente incluse tutte le università legalmente riconosciute, ivi comprese quelle telematiche, e che si sia prestata attenzione alla disciplina transitoria, con particolare riguardo a quella per gli psicologi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luigi Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Sisto, il provvedimento di cui oggi iniziamo l'esame in Aula, interviene - come ricordato sia dal relatore che dai colleghi che mi hanno preceduto - sulle modalità di svolgimento dell'esame di abilitazione per l'accesso all'esercizio di alcune professioni per cui è richiesto il superamento dell'esame di Stato. Intanto, mi preme ricordare che la posizione di Forza Italia è favorevole all'introduzione del valore abilitante dei titoli universitari che permettono l'accesso all'esercizio delle professioni mediante lo svolgimento di una specifica formazione durante il corso di studi e di una specifica prova in sede di esame di laurea o di laurea magistrale, però, al contempo, mi preme anche ricordare che il provvedimento specifica, in particolare all'articolo 2, e ripropone, per le lauree professionalizzanti in professioni tecniche per l'edilizia e il territorio (geometra laureato), in professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali (agrotecnico laureato) e in professioni tecniche industriali e dell'informazione (il perito agrario laureato e il perito industriale laureato) la semplificazione della procedura di riconoscimento dell'abilitazione. Il provvedimento, però, non modifica i requisiti per l'accesso alla professione da parte dei possessori di diploma di scuola secondaria superiore.

Al contempo, mi preme anche ricordare che, già prima della pandemia, come Forza Italia, avevamo sollecitato più volte l'abilitazione e l'eliminazione dell'esame di Stato dopo la laurea in medicina, non solo per una carenza evidente, che poi si è manifestata e si è concretizzata, purtroppo, soprattutto nel momento apicale della crisi pandemica, di medici e di medici specializzati, quanto piuttosto per il riconoscimento che il corso di studi di laurea in medicina di per sé prevede già un percorso di tirocinio.

Fra l'altro, ci teniamo a ricordare che il DL è collegato alla manovra di finanza pubblica e la previsione di un provvedimento in materia di studi universitari abilitanti era, tra l'altro, contenuta nella Nota di aggiornamento al DEF 2020, nonché al DEF 2021 e l'adozione di provvedimento in materia di lauree abilitanti, quale potenziamento delle competenze, semplificazione e velocizzazione dell'accesso al mondo del lavoro, rientra inoltre tra le misure legislative previste del PNRR.

È chiaro che il mondo è cambiato - non solo per la pandemia - e che il sistema formativo, prima scolastico e poi universitario, più lentamente di altri processi innovativi ha potuto adeguarsi al mondo, che corre più velocemente dei nostri pensieri e delle nostre aspirazioni, però, da questo punto di vista, riteniamo evidente che il riconoscimento del valore abilitante della laurea e della laurea magistrale per le professioni esplicitamente elencate nel provvedimento e per quelle per le quali, ai sensi dell'articolo 4 del provvedimento, si prevede una procedura facilitata per l'introduzione, in futuro, della stessa modalità semplificata di abilitazione, richiedano che sia prestata particolare attenzione ai contenuti del percorso formativo e siano previsti elevati standard nel tirocinio e nella prova finale valutativa, questo in riferimento anche alle eventuali sollecitazioni e valutazioni che, in tal senso, potranno venire dagli ordini professionali. Ma, nella semplificazione, non dobbiamo mai dimenticare la necessità di un'urgenza, non dobbiamo dimenticare che la semplificazione va coniugata con la formazione e che la formazione richiede un'alta capacità di riconoscimento, non solo del merito, ma della capacità qualificativa. Ci sono mestieri e professioni - e credo che il sottosegretario Sisto possa anche darmi ragione, da questo punto di vista - che si imparano facendoli.

Però, ci sono anche professioni che si imparano facendole con adeguati percorsi formativi, con un adeguato tirocinio; quindi, è una rivoluzione copernicana da questo punto di vista, che anche il mondo della formazione, il mondo delle università dovrà saper affrontare.

Non dobbiamo dimenticare, come accennavo, che l'emergenza pandemica che stiamo affrontando dal febbraio 2020 ha chiesto al Paese, a ciascuno di noi, agli imprenditori, ai giovani degli sforzi, dei sacrifici, ma anche una capacità di trasformazione di approccio alla realtà. Quindi, è fondamentale che cambi anche il rapporto tra il momento formativo, quello universitario, e il mondo del lavoro, il mondo delle imprese, perché anche per le lauree abilitanti, quelle già specificamente previste, non è immaginabile un percorso formativo che non abbia un rapporto intenso, qualificato, costruttivo, di immediatezza rispetto alla realtà e alla formazione stessa con il mondo del lavoro e con il mondo dell'impresa.

Da questo punto di vista, le risorse sono previste anche nel PNRR, sono previste nei fondi per recuperare una diseguaglianza che mi pare ancora persistente e per la quale si sta lavorando con intensità - tra l'altro, grazie soprattutto a questo Governo e, in particolare, al Ministero del Sud - tra il Mezzogiorno e il resto del Paese.

Non possiamo sottovalutare il ruolo che bisogna riconoscere alle università in questo percorso, alla docenza degli specifici corsi di laurea, ma anche la necessità che si riconosca ai giovani, a chi affronta un nuovo percorso di formazione una possibilità forte di valorizzazione del capitale umano nella propria capacità, nella propria qualificazione e anche nelle proprie aspirazioni.

Il nostro sistema educativo e formativo ha un riconoscimento importante, anche a livello europeo, a livello internazionale, lo riconoscono anche le altre università quando i nostri giovani vanno all'estero per dei master, però quello che manca spesso è proprio questo recupero, questo ponte sempre più di concretezza tra il mondo del lavoro e il mondo della formazione. Ecco perché ci auguriamo che questo provvedimento, anche grazie a quanto previsto nel PNRR, alle risorse previste nel PNRR, possa aprire una nuova prospettiva, non solo nella formazione, ma nella formazione qualificata, nella formazione per le eccellenze di questo Paese, che sicuramente non mancano, ma che, fino ad ora, hanno vissuto, anche troppo spesso, percorsi ad ostacoli e burocratici che non le hanno valorizzate.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Iovino. Ne ha facoltà.

LUIGI IOVINO (M5S). Grazie, Presidente. Con questo provvedimento sulle lauree abilitanti, finalmente, si semplifica e si velocizza il percorso di accesso alle professioni. Mi piace leggerlo come un segnale importante delle istituzioni per i nostri giovani che, da tempo, chiedono la riduzione dei tempi di accesso al mercato del lavoro per essere sempre più competitivi, riducendo il divario con i giovani laureati degli altri Paesi dell'Unione europea.

Fino ad oggi, Presidente, eravamo in una condizione che, se l'avessimo raccontata all'estero, nessuno ci avrebbe creduto. Un giovane laureato del nostro Paese è costretto ad un tirocinio post laurea che, in media, dura diversi mesi, se non anni, il più delle volte non retribuito e, infine, deve superare anche un esame di abilitazione; a tutto ciò, vanno sommati gli anni di studio per lo studente e tutti i relativi problemi connessi ai giovani d'oggi. Questo ha come effetto un inaccettabile ritardo nell'accesso al mercato del lavoro. Un vero e proprio labirinto che abbiamo deciso di rompere ed aprire.

Finalmente arriva in Aula un provvedimento che modernizza il processo di abilitazione e valorizza il percorso di studi dei nostri studenti, che saranno esonerati dallo svolgimento di un esame di Stato e conseguiranno, con il superamento dell'esame di laurea, anche l'abilitazione all'esercizio della professione.

Quella che si sta realizzando è una vera e propria riforma importante del nostro sistema di formazione universitaria. Gli iscritti ai corsi di laurea di odontoiatria, farmacia, medicina veterinaria e anche psicologia avranno la possibilità di svolgere un tirocinio pratico-valutativo interno al corso di studi.

Non sarà, dunque, più necessario un esame di Stato di abilitazione, ma il superamento dell'esame di laurea sarà abilitante, senza compromettere le competenze dei nostri giovani. Si è reso necessario addirittura riformare anche l'esame conclusivo del percorso di laurea, il quale comprenderà lo svolgimento di una prova pratica-valutativa delle competenze professionali acquisite con il tirocinio, volta ad accertare il livello di preparazione del candidato per l'abilitazione all'esercizio della propria professione.

Abbiamo in questo modo ridotto drasticamente i tempi di accesso al mondo del lavoro. Si tratta di un risultato incredibile, il coronamento di un duro lavoro per i nostri ragazzi, di cui il MoVimento 5 Stelle è veramente soddisfatto.

Nell'ultimo anno, in particolare, ho avuto modo di incontrare tanti giovani studenti e laureandi che, a gran voce, mi hanno manifestato la voglia di costruire nel nostro Paese il loro futuro professionale. Faccio particolare riferimento, Presidente, agli studenti in psicologia, con i quali il MoVimento 5 Stelle si è costantemente confrontato nell'ultimo anno e per i quali ha presentato, addirittura, un emendamento che prevede la possibilità, per i laureati in psicologia, di conseguire l'abilitazione con il superamento del tirocinio professionale e di una prova pratica-valutativa delle attività svolte. Si tratta di un primo passo importante che trasforma in positivo il percorso post laurea, ma anche lo stesso percorso di studi dei nostri giovani, che potranno, già negli anni universitari, avere un approccio pratico e non puramente teorico alle materie didattiche.

Ora che la strada è tracciata, bisogna, però, avere il coraggio di percorrerla fino in fondo. Bisogna assolutamente ampliare il perimetro delle lauree abilitanti, immaginando anche una riforma dei relativi corsi di studi universitari. Non posso, quindi, che accogliere con favore la norma contenuta nel disegno di legge che apre la possibilità di rendere abilitanti, su richiesta delle relative rappresentanze nazionali o degli ordini e dei collegi professionali di riferimento o su richiesta dei Ministeri competenti, i titoli di studio conseguiti all'esito di un corso di studi che non prevedono un tirocinio post laurea per il processo dell'esame di Stato: penso, quindi, ai laureati in ingegneria.

Tutto questo, però, deve essere solo un punto di partenza. Il nostro obiettivo deve arrivare ad essere quello di portare tutte le lauree ad essere abilitanti: penso, in particolare, agli studenti in giurisprudenza. I nostri aspiranti avvocati sono costretti ad un percorso estenuante, che culmina in un esame di Stato, che è ormai obsoleto e per nulla idoneo a valutare la loro capacità professionale; e abbiamo assistito tutti agli spiacevoli episodi di qualche settimana fa avvenuti a Brescia.

Infine, voglio ringraziare il collega Manuel Tuzi, relatore di questo provvedimento per il Movimento 5 Stelle e per la VII Commissione, per aver portato avanti questo disegno di legge con grande professionalità e avere inserito le tante richieste dei nostri giovani al suo interno.

Mi auguro - e concludo, Presidente - che questo provvedimento sia solo il primo passo e che, lavorando con ordini professionali e associazioni di categoria, si possa finalmente portare a termine questo processo rivoluzionario, che sarà incisivo per le prossime generazioni e per la vita di milioni di ragazze e ragazzi, che, ricordiamolo, sono e saranno la futura classe dirigente di questo Paese.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2751-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la Commissione giustizia, deputata Lucia Annibali, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione cultura, deputato Manuel Tuzi, il quale rinuncia.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che credo rinunci.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della proposta di legge: Zucconi ed altri: Disposizioni concernenti la rinegoziazione dei contratti di locazione di immobili destinati ad attività commerciali, artigianali e ricettive per l'anno 2021 in conseguenza dell'epidemia di COVID-19 (A.C. 2763-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 2763-A: Disposizioni concernenti la rinegoziazione dei contratti di locazione di immobili destinati ad attività commerciali, artigianali e ricettive per l'anno 2021 in conseguenza dell'epidemia di COVID-19.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 16 giugno 2021 (Vedi l'allegato A della seduta del 16 giugno 2021).

Ricordo che la Commissione propone la reiezione della proposta di legge.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2763-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La X Commissione (Attività produttive) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, deputata Angela Masi.

ANGELA MASI , Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, l'Assemblea è convocata per esaminare la proposta di legge presentata dai deputati Zucconi ed altri, che prevede una misura temporanea di favore per ridurre le conseguenze negative della crisi derivante dalla pandemia per le locazioni commerciali di artigiani, professionisti e commercianti.

Si tratta di una proposta di legge incardinata presso la Commissione Attività produttive, commercio e turismo, su richiesta del gruppo Fratelli d'Italia e su cui la Commissione ha deliberato di riferire in senso contrario.

La proposta, costituita di sei articoli, interviene sui rapporti contrattuali fra le parti, per locazione commerciale di artigiani, professionisti e commercianti, con un meccanismo non coercitivo basato su misure premiali, volte a ripartire tra le parti stesse il danno provocato dall'arresto delle attività economiche registratosi nell'ultimo anno, nonché sull'assunzione di un ruolo di sostegno da parte dello Stato.

Il regime previsto dalla proposta di legge ha natura temporanea. Nel dettaglio, l'articolo 1 prevede che, per il 2021, le parti che hanno in esecuzione un contratto di locazione commerciale possono, di comune accordo, rinegoziare il canone mensile – che, in sostanza, verrebbe dimezzato -, sottoscrivendo un nuovo contratto presso le camere di commercio. Se è vero che locatore e conduttore potrebbero, in ogni momento, rinegoziare il contratto che li vincola, il senso della proposta in esame è quello di legare, ad una rinegoziazione che porti alla riduzione del canone, seppur temporanea, l'accesso alle misure di sostegno previste dalla proposta di legge.

La disposizione opera, quando il contratto di locazione ha ad oggetto un immobile appartenente ad una delle seguenti categorie catastali: C1 (negozi e botteghe); C3 (laboratori per arti e mestieri); D2 (alberghi e pensioni con fine di lucro).

Alla scadenza del periodo di rinegoziazione, i rapporti tra le parti troveranno nuovamente fonte di disciplina nell'originario contratto e il canone di locazione mensile tornerà ad essere quello originariamente pattuito.

Nel caso di rinegoziazione del contratto, l'articolo 2 della proposta di legge riconosce: ai locatori, un credito d'imposta pari al 50 per cento del canone originario; ai locatari degli immobili interessati, per ogni mensilità, un contributo a fondo perduto, per un importo pari al 25 per cento del canone di locazione mensile previgente.

L'articolo 3 riconosce ai soggetti beneficiari del credito d'imposta, di cui all'articolo 2, commi 4 e 5, in luogo dell'utilizzo diretto, la possibilità di optare per la cessione, anche parziale, dello stesso credito ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari. Il credito d'imposta è usufruito dal soggetto cessionario con le stesse modalità con le quali sarebbe stato utilizzato dal soggetto cedente e non pregiudica i poteri delle competenti amministrazioni, relative al controllo della spettanza del medesimo credito e all'accertamento e all'irrogazione delle sanzioni nei confronti dei soggetti beneficiari. La modalità per l'attuazione delle predette disposizioni, comprese quelle relative all'esercizio dell'opzione, sono stabilite con successivo provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate.

Con l'articolo 4, ancora in favore dei locatari, si prevede la riduzione, per un periodo di sei mesi, della spesa sostenuta per le utenze elettriche connesse in bassa tensione diverse dagli usi domestici, con riferimento alle voci della bolletta identificate come “trasporto e gestione del contatore” e “oneri generali di sistema”.

L'articolo 5 dispone l'automatica decadenza del contratto di locazione rinegoziato e delle agevolazioni per la riduzione degli oneri delle bollette elettriche, qualora il locatario non provveda al pagamento del canone mensile dimezzato.

Infine, l'articolo 6 reca le disposizioni di copertura finanziaria. Gli oneri previsti dall'articolo 2 (contributi a fondo perduto e credito d'imposta, pari a 2,5 miliardi di euro) e dall'articolo 4 (riduzione degli oneri e delle bollette elettriche, pari a 500 milioni di euro) vengono posti a valere sulle risorse del Fondo da ripartire per l'introduzione del reddito di cittadinanza, di cui all'articolo 1, comma 255, della legge del 30 dicembre 2018, n. 145.

Ciò premesso, in ordine al contenuto del provvedimento, passando ad esaminare l'iter che la proposta di legge ha avuto in Commissione Attività produttive, commercio e turismo, rammento che è stata presentata il 2 novembre 2020, è stata assegnata alla Commissione in data 3 dicembre 2020 e l'esame è iniziato il 30 marzo 2021; l'iter è stato concluso il 16 giugno scorso. La proposta è stata oggetto di un'accurata istruttoria, anche grazie ai contributi forniti nel corso del ciclo di audizioni, al quale hanno partecipato rappresentanti delle categorie di settore interessate (agenti immobiliari professionali, piccoli proprietari immobiliari, gestori di proprietà immobiliari, imprese alberghiere, esercenti di pubblici esercizi, centri e parchi commerciali), nonché rappresentanti dell'Unione nazionale delle camere civili e docenti universitari. Successivamente al ciclo di audizioni, nella seduta del 26 maggio, la Commissione ha iniziato l'esame delle dieci proposte emendative presentate e, nella seduta del 16 giugno, ha approvato l'emendamento soppressivo dell'articolo 1 e, come parte consequenziale, degli articoli 2, 3, 4, 5 e 6 della proposta di legge. Tale deliberazione della Commissione ha, quindi, determinato il conferimento del mandato alla sottoscritta, relatrice, a riferire in senso contrario all'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Riccardo Zucconi.

RICCARDO ZUCCONI , Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Mi fa piacere anche la presenza del sottosegretario Sisto, che so persona piuttosto sensibile alle tematiche che si trattano oggi.

Ricordo anch'io, in termini diversi, visto che, in questa circostanza, fungo da relatore di minoranza della proposta di legge che nasce a ottobre, quando, con l'inizio della nuova pandemia, risulta abbastanza chiaro che le aziende che svolgono la propria attività in regime di locazione non riusciranno ad affrontare un periodo di chiusure così lungo e che si è protratto fino a poco tempo fa. Questa valutazione e la conoscenza della realtà di queste aziende ci hanno portato a elaborare una legge che prevedeva che, liberamente, le parti potessero andare a rinegoziare il contratto di locazione, esclusivamente per la parte che riguardava il quantum. Si prevedeva, quindi, un meccanismo di premialità, che riguardava entrambe le parti - locatore e locatario -, nel caso in cui le parti stesse si recassero presso una camera di commercio a depositare questa modifica.

Le camere di commercio erano state coinvolte in quanto enti pubblici, ma anche perché sono diffuse capillarmente su tutto il territorio e perché fungono da registro delle imprese e sono, quindi, a conoscenza dell'esistenza e della vita delle imprese, provincia per provincia o, comunque, sui territori. Attraverso questo meccanismo, in pratica, si tendeva a mettere in sicurezza, sì, i titolari delle aziende e le aziende stesse, ma anche i proprietari. Infatti, durante le audizioni, come ricordava la collega Masi, tutte le associazioni di categoria - dico tutte, salvo qualche proposta di modifica, più tecnica che di sostanza - si sono dette favorevoli a questa legge. Quindi, questo ha riguardato le associazioni di categoria, come quelle degli albergatori, dei ristoratori, dei gestori di camping, dei commercianti, ma ha riguardato anche Confedilizia e l'Unione piccoli proprietari.

Era chiaro che questa proposta di legge aveva un senso e una logica; era propositiva e andava a sanare una situazione che avrebbe visto molti inquilini non pagare e molti proprietari non ricevere il pagamento, come poi effettivamente è accaduto. Io non ho gli strumenti tecnici, ma, a quanto mi risulta, gli affitti, i canoni non pagati in questi sette mesi sono stati moltissimi.

Il rischio che si arrivi a una serie di cause legali per dirimere la questione è anche quello notevole. Ma poi c'era dietro un concetto fondamentale, di continuare a procedere non con i ristori - dati un po' a pioggia e che, come sappiamo tutti, hanno prodotto anche qualche spreco e qualche privilegio -, ma con una misura più strutturata, più controllabile e che, effettivamente, mettesse in sicurezza aziende e proprietari.

C'è qui una dichiarazione del Ministro Franco, che, sui sostegni a fondo perduto, relativi al “decreto Sostegni” sottolinea: abbiamo meno di 2 milioni di domande; ci aspettavamo che l'intervento costasse 11 miliardi, stima poi rivista a 8 miliardi, ma ci aspettiamo una spesa di 6 miliardi.

Ora, a casa mia, da 6 a 11 ci sono 5 miliardi di risorse che non sono state allocate in modo efficiente, quantomeno. Noi prendevamo le risorse per questa proposta di legge dal reddito di cittadinanza, cosa che naturalmente la connota anche in modo politico. Capisco che forze, che hanno sempre spinto, invece, per quella misura perché la ritengono valida, abbiano osteggiato, a prescindere, la legge. Poi parleremo un secondo solo del metodo, ma che, ideologicamente, ci sia stata un'opposizione da parte del MoVimento 5 Stelle o del PD, che ha ormai sposato questa misura di assistenzialismo, non ci è sembrato molto strano.

Siamo rimasti un po' più basiti quando abbiamo visto partiti, come Forza Italia e Lega, porsi sulle stesse posizioni, tra l'altro oggettivamente con un modus agendi che ci ha lasciato altrettanto basiti. Avevamo presentato questa proposta di legge, sottosegretario, dicendo che era anche una scatola vuota, cioè che voleva offrire un'alternativa e poteva essere cambiata, emendata, ragionata anche in modo diverso. La maggioranza ha risposto con un emendamento soppressivo. Faccio notare che, ove si riservi una percentuale, peraltro minima, di spazio alle proposte dell'opposizione, e poi queste le si cassino con emendamenti soppressivi, insomma, manca anche un minimo di rispetto istituzionale, secondo noi. Si poteva agire con un'intelligenza sicuramente migliore e una sensibilità democratica altrettanto migliore. Quindi, l'alibi delle mancanze di risorse, a sentire le dichiarazioni anche del Ministro Franco, non c'è, l'alibi ideologico rimane, certamente, ma le risorse potevano trovarsi anche in altra sede. Noi continuiamo a rimanere assolutamente convinti che la grande scelta che deve fare la politica italiana - anche europea probabilmente, ma quella italiana in modo particolare, perché, come ci diciamo a giornate in quest'Aula, il sistema economico italiano è contraddistinto dalla presenza di micro imprese, di piccole imprese, che coprono il 95 per cento del totale delle imprese -, una scelta politica è quella di dire: quale futuro per queste imprese? Il rifiuto anche di proposte come queste, ma magari anche di altre ancora, sta a significare che noi a queste imprese un futuro non glielo stiamo garantendo, non ci stiamo pensando. C'è una strana consonanza fra le aziende sacrificabili di Conte e quelle non sostenibili di Draghi. Guardate, è una riflessione che pongo a tutti: il sistema della micro e piccola impresa presuppone una cultura del lavoro che in Italia si vuole distruggere, semplicemente. In Italia bisognerebbe fare una bella riforma costituzionale e mettere al primo articolo della Costituzione una frase del tipo: l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Questa sarebbe una riforma costituzionale, secondo me, rivoluzionaria. Non sono parole mie, il segretario della CGIL, Landini, l'ha detto stamattina: il lavoro in Italia è disprezzato. Questa è una sua affermazione che mi vede stranamente concorde, perché questo sistema di non tutela, questo sistema di clientelismo che non ci possiamo più permettere e con il quale la politica continua a procedere, non dà spazio alla piccola e media impresa, al futuro della piccola e della media impresa, che è la base portante, si voglia o non si voglia, sia giusto o sia sbagliato, dell'economia italiana, che si fonda a sua volta su un fenomeno come quello del turismo, che ben difficilmente potrebbe vedere la presenza solo di grandi catene alberghiere, solo di grandi catene di negozi, eccetera. Il dibattito che si sta avendo ora sulla logistica è un altro spicchio per una valutazione sul futuro dell'Italia, su quale vogliamo che sia il futuro dell'Italia, che non preveda la morte dei piccoli imprenditori e lo sfruttamento dei lavoratori, che mi pare che non siano granché tutelati in questo cambio di passo. I partiti del centrodestra da anni chiedono la riduzione del cuneo fiscale per migliorare le condizioni di retribuzione dei lavoratori: va bene, ma, se si continua di questo passo, non solo non si attuerà il miglioramento delle condizioni dei lavoratori, ma si decreterà la fine della piccola e della micro impresa. Bisogna trovare modi nuovi perché questa è la sfida che la politica ha, insieme a quella della tutela del futuro dei giovani, e qui sarebbe troppo lungo rientrare nel concetto del reddito di cittadinanza, ma sono agganciate le due questioni, magari ci entreremo nel seguito dell'esame.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo in una fase successiva. È iscritto a parlare il deputato Paolo Barelli. Ne ha facoltà.

PAOLO BARELLI (FI). Grazie, signor Presidente. La proposta di legge in esame interviene sui rapporti contrattuali fra le parti per le locazioni commerciali di artigiani, professionisti e commercianti, con un meccanismo basato su misure premiali volte a ripartire tra le parti stesse il danno provocato dall'arresto delle attività economiche registratosi nell'ultimo anno e l'assunzione di un ruolo di sostegno da parte dello Stato. Si prevede nel testo che, per il solo 2021, le parti che hanno in esecuzione un contratto di locazione commerciale possono, di comune accordo, rinegoziare il canone mensile sottoscrivendo un nuovo contratto presso le Camere di commercio. La proposta lega alla rinegoziazione che porti alla riduzione del canone, sia pure temporanea, l'accesso alle misure di sostegno previste dalla proposta di legge e fa riferimento agli immobili appartenenti a una delle seguenti categorie: C/1, negozi e botteghe, C/3, laboratori per arti e mestieri, D/2, alberghi e pensioni. Alla scadenza del periodo di rinegoziazione, i rapporti tra le parti troveranno nuovamente fonte di disciplina nell'originario contratto e il canone di locazione mensile tornerà ad essere quello originariamente pattuito. Nel caso di rinegoziazione del contratto, la proposta di legge riconosce: ai locatori, un credito d'imposta pari al 50 per cento del canone originario; ai locatari, per ogni mensilità, un contributo a fondo perduto per un importo pari al 25 per cento del canone di locazione mensile previgente, nonché la riduzione, per un periodo di 6 mesi, della spesa sostenuta per le utenze elettriche con riferimento alle voci della bolletta identificate come ‘trasporto e gestione del contatore' e ‘oneri generali di sistema'. Qualora il locatario non provveda al pagamento del canone mensile dimezzato, la proposta di legge prevede l'automatica decadenza del contratto di locazione rinegoziato e delle agevolazioni per la riduzione degli oneri delle bollette elettriche. Il regime previsto dalla proposta di legge ha natura temporanea, coincidente con l'anno solare 2021. Per quanto riguarda gli aspetti finanziari si prevede: un limite di spesa pari a 500 milioni di euro per la riduzione delle bollette elettriche; un limite massimo complessivo di 900 milioni di euro per il contributo a fondo perduto, pari al 25 per cento del canone di locazione mensile previgente, che verrebbe riconosciuto ai locatari e fissato per un anno; un limite massimo complessivo di 1,6 miliardi di euro per il beneficio fiscale del credito d'imposta, pari al 50 per cento del canone di locazione previgente, a favore del locatore che si è avvalso della possibilità di rinegoziare il contratto di locazione. La copertura finanziaria degli oneri, quindi, è pari a 3 miliardi di euro e viene posta a valere sulle risorse del Fondo da ripartire per l'introduzione del reddito di cittadinanza, di cui all'articolo 1, comma 255, della legge 30 dicembre 2018, n. 145. Nella seduta del 16 giugno, la Commissione attività produttive ha approvato un emendamento di maggioranza, soppressivo degli articoli del provvedimento. Qui bisogna essere molto chiari col collega Zucconi, al quale, voglio dire, mi lega sicuramente un segnale di stima e di attenzione comune per quanto concerne le vicende che mettono a dura prova e crisi tutto il nostro sistema produttivo. Quindi, pur condividendo le ragioni di fondo della proposta in esame, cioè sostenere il mercato delle locazioni commerciali a fronte del crollo dei fatturati di alcune categorie - io oserei dire di tantissime categorie -, le ragioni della contrarietà di Forza Italia al testo in esame sono essenzialmente tre. La prima riguarda il metodo: questo provvedimento rischia di essere approvato al di là della durata dell'emergenza sanitaria e, quindi, essere praticamente non utile come vorrebbe esserlo. Bene ha fatto il Governo a intervenire, da ultimo, con l'articolo 4 del decreto-legge n. 73, il “Sostegni-bis”, per sostenere le locazioni con il sistema del credito d'imposta, che peraltro è indicato nel testo che stiamo oggi discutendo. Ricordiamo che gli oneri per l'estensione del credito d'imposta al 60 per cento da gennaio a maggio 2021, cedibile al locatore dal citato articolo 4, sono pari a 1,9 miliardi di euro; altri 600 milioni sono destinati dal “Sostegni 1” alla riduzione delle bollette elettriche tra aprile e giugno 2021. La seconda riguarda gli oneri: si tratta di 3 miliardi per l'anno 2021 e solo per l'anno 2021.

In Commissione, Forza Italia ha avuto modo di osservare che, stando in una posizione di opposizione, che è perfettamente legittima, si hanno spazi maggiori di libera critica - libera critica intesa come la possibilità di estendere le valutazioni al problema del momento - valutazioni che sono, appunto del tutto legittime, mentre chi è in maggioranza deve mediare le diverse posizioni e le diverse esigenze segnalate dall'attività reale della vita del Paese, tutte degne di attenzione; con la conseguenza che il Governo e la maggioranza devono operare delle opzioni che tengano conto delle diverse aspettative, tutte degne di considerazione, nel loro complesso.

La terza critica riguarda la rigidità dell'impianto: sarebbe stato opportuno conferire maggiore elasticità a tutto il meccanismo, legando, ad esempio, la riduzione del canone alla riduzione dei fatturati. Occorre ricordare che l'articolo 216 del decreto-legge n. 34 del 2020, relativo, ad esempio, alle concessioni degli impianti sportivi, ne prevede la ricontrattazione facendo riferimento alla rideterminazione delle condizioni di equilibrio economico-finanziario originariamente pattuite, ma questo è solo un esempio.

Inoltre, la durata del beneficio andava legata al perdurare della crisi: alcuni settori turistici e commerciali torneranno a livelli di fatturato precedenti addirittura nel 2023. Inoltre, non si fa riferimento alcuno agli articoli del codice civile che regolano i rapporti tra locatario e locatore, i quali rimangono squilibrati a favore del locatore, e non si esclude la responsabilità del debitore ai sensi degli articoli 1218 e 1223 del codice civile anche in relazione all'applicazione di eventuali decadenze o penali connesse ai ritardati o omessi adempimenti quando l'inadempimento è dovuto a una riduzione del fatturato tale da rendere impossibile la prestazione. Non si sospende l'operatività dell'articolo 1453, che prevede la risoluzione per inadempimento, più i danni, e dell'articolo 1467, dove si prevede la risoluzione del contratto in caso di impossibilità della prestazione.

Ancora perdura il blocco dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, operativo fino al 30 giugno 2021, per le ipotesi di mancato pagamento del canone alle scadenze, cosiddetto sfratto per morosità, ma la legislazione emergenziale non ha bloccato i procedimenti di convalida. Ponendo un limite di spesa e un limite di tempo, la proposta non tiene conto dei reali impatti della crisi.

Secondo Confcommercio, nel 2020 sono sparite 240 mila imprese commerciali esclusivamente a causa della pandemia; secondo Confindustria Moda, nel 2020 le imprese aderenti hanno perso oltre 25 miliardi; secondo il documento consegnato al Ministro Giorgetti dalla FIPE, la perdita cumulata nel corso del 2020 dai pubblici esercizi italiani, ristoranti, bar, pizzerie, pub, aziende di catering, discoteche, sale gioco, eccetera, ammonta a circa 38 miliardi di euro. Ma il testo che la Commissione ha bocciato, all'articolo 5 prevede un meccanismo di decadenza immediata in caso di mancato pagamento del canone, sia pure ridotto, alla prima scadenza non rispettata, oltre all'obbligo in tale caso della restituzione dell'intero importo del canone di locazione previgente, oltre alla perdita dei benefici sulla bolletta elettrica.

Dunque, si tratta di una proposta che mette in sicurezza solo i locatari e non le aziende produttive, anzi, addirittura le sanziona. Non si capiscono i motivi di tale rigidità ove si consideri che sul tema dei mutui bancari il perdurare della pandemia ci ha obbligato, più volte, a prorogare la moratoria, per non parlare delle cartelle esattoriali.

Per questi motivi Forza Italia è convintamente contraria al provvedimento in esame e auspica che, in sede di esame dell'articolo 4 del decreto-legge Sostegni-bis, cioè quello relativo al credito d'imposta alle locazioni, si riesca a individuare un percorso di reale condivisione del peso della crisi prodotta dalla pandemia tra Stato, locatori e conduttori.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente, sottosegretario. Sono rimasto sbalordito, devo dire anche dispiaciuto, dall'ascoltare l'intervento del collega di Forza Italia, perché onestamente le motivazioni che avevano portato a presentare questo progetto di legge muovevano esattamente nella direzione che lui ha individuato. Quindi, evidentemente, non è stato ben inteso e, in ogni caso, comincerei il mio intervento proprio da ultimo. Noi abbiamo presentato questa proposta dichiarando una grandissima disponibilità.

Questo poteva essere un emblema, un esempio di come si possa governare in armonia. Nel 1338, Ambrogio Lorenzetti dipingeva, nelle sale del palazzo comunale di Siena, un dipinto che viene definito Allegoria del buon Governo. Sa perché, sottosegretario? Lei lo conoscerà. Perché il buon Governo era quello dell'armonia, quella in cui insieme le forze politiche, il Consiglio dei nove, che veniva eletto ogni due mesi, non rinnovabili, insieme trovavano l'armonia per fare delle cose che erano utili a quella comunità. E quella comunità di questa armonia si fece forte perché prosperò come mai era successo prima, nel corso della sua storia. Allora, quando noi ci siamo presentati in Commissione con questa proposta di legge a prima firma del collega Zucconi, avevamo detto proprio questo: è una necessità che sentiamo tutti, è un tema attuale, lo mettiamo a disposizione. Non abbiamo preclusioni, addirittura siamo disponibili a rinunciare a intestarci il merito di questa battaglia, ci interessa solamente creare uno strumento che sia a disposizione di due categorie, i locatari e i locatori, perché questa legge muoveva nell'interesse di entrambi, muoveva nell'interesse di tutelare gli interessi, legittimi, di entrambi. Che cosa doveva fare, in questo caso, il legislatore? Il legislatore doveva operare come un buon padre di famiglia, per evitare che i figli avessero litigiosità. Da un lato, abbiamo chi ha pagato l'affitto per anni per garantirsi una location di un certo tipo; poi è arrivata la pandemia, quindi un motivo sopraggiunto, non imputabile alle proprie disponibilità. Ha pagato fino a quando ha potuto, poi si è trovato in difficoltà, probabilmente non è riuscito o non riuscirà più a pagare. Se non può pagare perché non aveva delle risorse accantonate, non gliene possiamo fare una colpa per un'impossibilità sopraggiunta. Dall'altro lato, vi è un interesse altrettanto legittimo di chi aveva fatto un investimento, tiene alla tutela di quell'investimento, tiene che quell'investimento gli renda, probabilmente anche per rimborsare un mutuo che ha contratto. Per cui, si tratta di due interessi entrambi legittimi, in questo caso, che però si vengono a scontrare per un motivo non imputabile a nessuno dei due: la pandemia. Il legislatore che cosa avrebbe dovuto fare, in questo caso? Mettere in campo una cosa che si chiama lungimiranza. Costruiamo uno strumento giuridico affinché queste categorie non litighino, perché le nostre aule saranno piene di litigiosità fra chi non ha potuto pagare e chi, invece, giustamente, chiede di riscuotere, entrambi ostentando un interesse legittimo. Noi avevamo detto: cerchiamo, per una volta, di non aspettare che succeda una cosa, facciamo prima quello che serve. Sottosegretario, sa qual è il bisogno meglio soddisfatto? Quello che non nasce, quello che non nasce per via della lungimiranza di chi capisce prima quello che succederà e si adopera perché non succeda. Noi volevamo creare con questo strumento, di cui poi ci viene detto che ha un costo che deve essere destinato… Ma chiedo: quanto costa la litigiosità? Ossia, riempire aule di vertenze quanto costerà? Probabilmente costerà più delle risorse che noi avevamo chiesto di destinare, per comporre le eventuali controversie in maniera pacifica e intelligente, dando uno strumento a disposizione. Si chiama anche democrazia. Per cui, rispetto a questo, noi eravamo disponibili, nell'interesse del Paese, a collaborare, con il buon senso, per arrivare a creare uno strumento. Lo avevamo messo a disposizione di tutti i partiti; l'onorevole Zucconi, primo firmatario, lo aveva messo a disposizione di tutti i partiti. Sa qual è stata la nostra delusione più grande? Scoprire, la mattina in cui scadevano gli emendamenti, che tutte le altre forze politiche, e posso capire che possa averlo fatto chi ne fa una battaglia ideologica, chi ha gestito questa pandemia per creare la più grossa spaccatura sociale di questo Paese, il reddito certo con il reddito incerto, lo posso capire. Non lo posso capire, sinceramente, da chi, invece, con noi, si è sempre fatto portatore degli interessi di chi intraprende, di chi cioè non chiede di essere assistito o di percepire un reddito di cittadinanza, ma chiede solamente di avere gli strumenti per poter lavorare e per poter generare un reddito basato sulle proprie forze.

Allora, la mattina in cui scadevano gli emendamenti leggere che le altre forze politiche hanno prodotto, come sforzo ultimo e finale, un emendamento soppressivo della legge, onestamente, ci ha veramente molto delusi, perché è un problema di merito, ma è anche di metodo. Sul metodo, ci è stato detto che la struttura è troppo rigida; non si è provato proprio a lavorarci. Un emendamento soppressivo di tutti gli articoli: questo non aiuta la democrazia, non aiuta il dialogo, non aiuta ad arrivare a quel famoso affresco di cui parlavo all'inizio del mio intervento: il “buon Governo”, cioè lavorare tutti, in armonia, per creare condizioni nel Paese, affinché si possa stare bene. Purtroppo, noi siamo abituati, ripeto, siamo abituati prima a subire e poi a provvedere; mai abbiamo la lungimiranza, in questo caso, avete la lungimiranza di immaginare quello che servirà per evitare problemi. Le faccio 2 esempi stupidi che, in questi giorni, mi venivano alla mente: in piena pandemia, sulle nostre autostrade praticamente deserte non c'era un cantiere; in questo momento, in cui si è cominciato a ripopolare le strade, le autostrade sono piene di cantieri, piene! La domanda banale è: perché non si è fatto quando non c'era nessuno in giro? Non lo sappiamo, è un mistero! Tracciamento. Siamo stati fermi, per mesi, durante il lockdown e abbiamo detto: immaginate sistemi di tracciamento efficaci, perché, quando i contagi scenderanno sotto una certa soglia - come, per fortuna, è successo; in questo momento, sono scesi -, avremo la possibilità di tracciare tempestivamente. Nulla è stato fatto. Speriamo che non ce ne dovremo pentire poi con una ripresa dei contagi.

Allora, tutto questo per dire - e non sono entrato nel merito della legge, perché bene ha espresso il collega Zucconi e bene esprimeranno gli altri colleghi che poi interverranno - che avevamo chiesto solamente di mettere insieme le esigenze di locatari e locatori. Facendo cosa? Arrivando a una riduzione concordata del canone. Con questa riduzione concordata, le parti avrebbero avuto entrambe soddisfazione e la parte che mancava - e lo sto dicendo in maniera molto semplicistica - l'avrebbe messa lo Stato, per evitare una litigiosità che probabilmente si creerà, per evitare uno stress a molti. Immaginate lo stato d'animo di chi non ha mai voluto essere aiutato, ha sempre lavorato da solo e, improvvisamente, non è stato più in grado di ottemperare a un'obbligazione che aveva preso, quella di pagare l'affitto; non è stato più in grado di farlo non per sua scelta, ma perché ordinanze scellerate di chiusure - e oggi lo possiamo dire con certezza, perché non c'era evidenza scientifica con riferimento a queste ordinanze di chiusure - gli hanno impedito di lavorare. Allora, questo è il capro espiatorio ideologico di questa crisi...

PRESIDENTE. Concluda.

SALVATORE CAIATA (FDI). …grazie, Presidente, mi avvio a concludere, è questa persecuzione ideologica che, ripeto, posso capire arrivi dai banchi del PD e dei 5 Stelle, ma, sinceramente, non la posso capire se arriva dai banchi dei colleghi del centrodestra. Per cui, un invito che devo necessariamente ribadire alla fine: noi siamo a disposizione dell'Italia e degli italiani che vogliono lavorare. Aiutateci ad aiutarli!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucia Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, sottosegretario, il tema del sostegno al mondo produttivo, attraverso misure agevolative sui costi delle locazioni e delle utenze, rappresenta un tema che sta molto a cuore al MoVimento 5 Stelle. Non a caso, già più di 1 anno fa - quindi, da inizio pandemia -, col “decreto Cura Italia”, è stato introdotto il bonus affitti per i negozi, con un credito d'imposta del 60 per cento del canone di locazione degli immobili di categoria C1. Ricordiamo, poi, che nei numerosi “Ristori” del Governo Conte vi sono già state agevolazioni temporanee sulle utenze elettriche, con equiparazione delle utenze commerciali sopra i 3 chilowatt a quelle domestiche. Abbiamo, dunque, continuato a sostenere il settore del turismo, della ristorazione e delle imprese in tutti i successivi decreti, con svariati interventi. La gran parte delle misure ha avuto come obiettivo quello di fornire alle attività commerciali gli strumenti per affrontare il futuro post-COVID con la doverosa serenità.

Sono veramente numerosi i provvedimenti che si sono succeduti in questo lungo anno per contrastare gli effetti negativi della pandemia dal punto di vista economico, produttivo e sanitario. Da ultimo, il decreto n. 73 del 2021, più noto a tutti come il “decreto Sostegni bis”, che ha introdotto il Fondo di sostegno per le attività economiche chiuse, la proroga per la riduzione degli oneri delle bollette elettriche, il credito d'imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo, l'agevolazione sulla Tari e misure per l'accesso al credito e alla liquidità delle imprese. Questa successione di interventi ha delineato un importante e strutturale quadro normativo di sostegno e di potenziamento dell'economia. Le imprese, ma anche i liberi professionisti e i lavoratori in genere, adesso possono godere di una cornice normativa ben delineata. A questa, si accompagnano i progetti del PNRR, destinati a proiettare l'Italia, in maniera stabile, nell'economia del futuro.

Detto questo, va rilevato che, nonostante teniamo molto all'attività parlamentare, ci siamo resi conto che la proposta di legge in oggetto presenta tempi molto, molto lunghi per una sua approvazione. Vanno, infatti, considerati i tempi che, oltre all'approvazione di Camera e Senato, sono legati all'emissione dei decreti attuativi e dei provvedimenti dell'Agenzia delle entrate, previsti, appunto, dalla PDL stessa. Si profilerebbero, insomma, periodi molto lunghi per un tema così importante, che, invece, ha bisogno di risposte immediate. Dunque, come gruppo politico abbiamo realizzato che avrebbe avuto più senso inserire provvedimenti correttivi al “decreto Sostegni bis”, al fine di migliorare maggiormente il testo, auspicando che vengano accolti dal Governo.

Voglio sottolineare che la PDL in esame presenta alcune criticità che sono emerse anche nel corso delle audizioni svolte in Commissione attività produttive. In particolare, le trattative di rinegoziazione delle locazioni non sono equilibrate nel gioco degli interessi tra locatari e locatori. Questi ultimi, infatti, non verrebbero tutelati equamente, nonostante abbiano anch'essi subito la crisi derivante dal COVID e siano motore delle economie locali, come, ad esempio, nel settore turismo e dell'accoglienza attraverso la forma delle locazioni brevi. Ebbene, in questa PDL, invece, si ricomprende solamente una parte di questo mondo, ma se vogliamo parlare di emergenze, occorre farlo senza lasciare nessuno indietro. Va poi rilevato che nel “decreto Sostegni” c'è già, in maniera distribuita, una serie di misure che copre ad ampio raggio i bisogni delle categorie colpite sulla base di calibrate previsioni finanziarie che tengono conto delle risorse, oggi, disponibili. Occorre, dunque, intervenire con provvedimenti mirati, capaci di intercettare, in maniera tempestiva, le situazioni che, tempo per tempo, si evolvono, al fine di soddisfare i bisogni emergenti. Solo con una visione organica e, allo stesso tempo, snella potremo accompagnare gli attori economici finalmente fuori dalla crisi che il COVID ci ha fatto vivere e di cui adesso stiamo vedendo la fine con un ritorno graduale alla normalità.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Serse Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole sottosegretario, il mio sarà un intervento breve, di rammarico, perché penso che abbiamo perso un'occasione, l'occasione di lavorare anche con più accuratezza su un tema che a noi sta senz'altro a cuore, che è quello dei costi fissi che i commercianti e i negozianti hanno dovuto sopportare durante un periodo che dire infelice è ben poco (sappiamo tutti la portata della crisi e l'impatto che ha avuto su questi negozianti). Perché penso che abbiamo perso un'occasione? Io faccio un lavoro di ascolto e anche di interrogazione; guardi, ultimamente ho fatto questo mestiere su una proposta che mi sta particolarmente a cuore.

Si ascolta un mondo, si raccolgono da questo mondo esigenze, si cercano soluzioni e dopo, quando si viene a negoziare con i colleghi alla Camera, non è che poi si mette la proposta in un formato che si sa che diventa anche difficile da negoziare, cioè andando a riprendere le risorse su un tema così delicato come quello del reddito di cittadinanza.

A me dispiace che qui si sia detto – l'ho sentito dire nelle parole di alcuni colleghi - che ci sia qualcuno tutelato, mentre c'è qualcuno esposto a tutti i rischi del COVID, che lavora e che non viene garantito. Questo è proprio un problema serio che dalle mie parti, senza offesa, si chiama portare le persone a fare la lotta tra poveri, non è così. Io ho visto gente soffrire molto: i commercianti. So che l'onorevole Zucconi è persona seria e ho visto come lavora in Commissione. Però, mi chiedo perché un lavoro così importante di ascolto, che fa bene anche alle misure che dobbiamo prendere nei “Sostegni”, poi, alla fine, si sia trasformato in una questione del tipo soldi che vanno al reddito di cittadinanza – fannulloni - e soldi che non vanno a chi con un negozio, con una attività in proprio e con tutto quello che ha dovuto subire non riceve, secondo questa logica, attenzione da parte nostra. Io mi ribello, mi ribello completamente a questo discorso. Il tema del tax credit è un tema complesso, difficile. Quello che si sta cercando di fare nei “Sostegni” è difficilissimo, anche mettere delle risorse, come assegnare questo credito all'interno di una relazione privata tra locatore e locatario. Sarebbe stato bello anche semplificarlo questo aspetto. Non voglio togliere valore ad una parte della proposta. Mi dispiace che però la si sia messa in un impianto che poi era evidente che andava a finire in uno scontro ideologico che, oltre a elementi tecnici, come sono stati rilevati, ha assunto poi una nota provocatoria. Mi spiace perché noi dovremmo cercare di negoziare sui provvedimenti ai fini proprio del bene di quello che si vuol fare. Ci sono negozianti che stanno rialzando la testa faticosamente: alcuni non ci sono più lo sappiamo, altri lo stanno facendo; il turismo sta usufruendo del bonus vacanze. Io ogni tanto prendo e vado a parlare con persone che lavorano sulla Riviera romagnola, per chiedere come va. C'è un altro problema molto grande, quello del lavoro stagionale, che non sappiamo come affrontare perché non si trova il personale: questo è un tema su cui bisognerebbe riflettere. Mi spiace perché noi continueremo a lavorare nella direzione dei “Sostegni”, continueremo a lavorare e cercare la soluzione con il tax credit, sosterremo le aziende, i commercianti e i negozi che adesso stanno riaprendo, le sosterremo anche una volta riaperti; è certo che la situazione attuale non è la soluzione dei problemi, però, a mio parere, voglio concludere con un po' di rammarico: avremmo potuto fare di più se non avessimo cercato la provocazione politica alla fine di questo provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Micheli. Ne ha facoltà.

MATTEO MICHELI (LEGA). Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi. La proposta di legge mira a intervenire in un settore duramente colpito dal COVID, dalle restrizioni derivate dall'emergenza pandemica. Professionisti, imprenditori, commercianti, già gravati dalla crisi e dalle chiusure, si sono trovati a dover gestire l'ulteriore incombente di canoni di locazione sostenendone il versamento, con incassi pari a zero. Quindi, in quest'ottica, l'intervento del Parlamento era - ed è - ampiamente auspicabile. La disposizione in esame, pur trovando origine nella condivisibile volontà di porre rimedio alle difficoltà economiche discendenti dal versamento dei canoni di locazione, non appare altrettanto condivisibile nella sua formulazione finale e resta comunque un buono stimolo per il Governo per porre mano al problema, risolverlo e, soprattutto, lo è per noi della Lega, da sempre impegnati, ancora prima che fossimo al Governo, sul fronte degli aiuti alle diverse categorie danneggiate dalle chiusure.

È prioritario per la Lega oggi, forza di Governo, protagonista che incide concretamente nelle scelte per le riaperture e un ritorno alla normalità, che auspichiamo ovviamente il prima possibile.

Su questa voglia o, meglio, su questa esigenza di riaperture, che da sempre è coerente con la nostra azione, permettetemi un accenno alla grande manifestazione di due giorni fa a Roma, con migliaia di persone. Tantissime le categorie presenti, comprese anche quelle protagoniste di questo provvedimento che, anche dal palco di piazza Bocca della Verità, hanno voluto testimoniare che la strada intrapresa dalla Lega è quella giusta. Ci hanno ringraziato e questo ci permette di non arretrare ma, soprattutto, di proseguire in questa direzione, con la consapevolezza che stiamo andando nella direzione giusta. Dalla lettura dell'atto si evincono tre principali criticità. La prima è un eccessivo squilibrio tra locatore e conduttore. Prendendo in esame gli articoli della proposta, emerge che, a fronte di un conduttore moroso e impossibilitato, dalla crisi pandemica, a versare il canone di locazione, vi è, dall'altra parte, un proprietario di immobile che da quel bene non trae il beneficio economico sperato e sul quale, soprattutto, versa poi all'erario imposte sul reddito da locazione per somme mai incassate. Si è preferito privilegiare la posizione del conduttore piuttosto che cercare un giusto equilibrio tra interessi contrapposti. All'articolo 2, infatti, si legge che, in virtù della rinegoziazione, al conduttore è concesso di corrispondere il 50 per cento del canone di locazione a cui si aggiunge un contributo a fondo perduto mensile pari al 25 per cento del canone. Quindi, il conduttore si trova a poter risparmiare anche il 75 per cento del canone di locazione, ma non si trova, purtroppo, una giusta controprestazione a favore del proprietario dell'immobile. Quindi, viene solamente agevolato dalla possibilità di usufruire di un credito d'imposta pari al 50 per cento - parliamo del locatore - e un beneficio fiscale che appare però debole, visto in correlazione con l'articolo 5 della norma, che prevede la decadenza del contratto rinegoziato, ove il conduttore non dovesse versare i ratei del nuovo canone. Con la decadenza, il locatore non potrà accedere al credito di imposta, mentre il conduttore perde i benefici inseriti nella proposta di legge. Il conduttore riceverebbe quindi agevolazioni elevate e immediate a cui conseguono benefici per il locatore solamente futuri e incerti. Lo scopo, quindi, di un intervento normativo di tal specie deve essere il sostegno, completo e paritario, di tutti i soggetti coinvolti nel rapporto locatizio, ma la presente proposta appare poco bilanciata e caratterizzata da più rischi che benefici per entrambe le parti.

La seconda criticità che abbiamo riscontrato è l'ingerenza nell'autonomia negoziale, visto che il contratto di locazione, sia abitativo che commerciale, si fonda sui principi di autonomia negoziale e contrattuale che governano i rapporti appunto tra privati. La disposizione in esame limita fortemente la libera valutazione delle clausole contrattuali. Con la presente proposta si rischia di introdurre, per legge, una indiretta limitazione e contrazione delle libertà economiche dei privati e del libero godimento della proprietà privata, in pieno contrasto anche con le disposizioni di rango costituzionale previste agli articoli 41 e 42 della nostra Costituzione. Vi è concreto rischio, quindi, di dichiarazione di incostituzionalità della norma e aumento dei contenziosi in capo ai tribunali che, sappiamo tutti, sono già in sofferenza. La terza criticità riscontrata è che la proposta appare tardiva e poco incisiva. Si evidenzia che la proposta di legge è ormai arrivata tardi – nonostante, come si diceva, partita da ottobre - rispetto alle esigenze del Paese e, quindi, risulta oggi poco incisiva, se non addirittura superflua. Riprova di ciò è il periodo di durata del contratto rinegoziato individuato dalla norma, la quale, all'articolo 1, comma 3, dispone che il periodo di applicazione del contratto non potrà comunque superare il 31 dicembre 2021. Nella migliore delle ipotesi, si tratta di una norma in grado di produrre effetti per soli 4-5 mesi, sicuramente non di più.

Quindi, ribadisco che il provvedimento è superato visto che le imprese stanno ricevendo un ampio sostegno economico grazie agli interventi messi in campo anche dalla Lega al Governo.

Si evidenzia, inoltre, il fatto che le innovazioni della proposta di legge sono già presenti nell'ordinamento grazie al “decreto Sostegni” e le diverse misure emergenziali messe in campo a supporto di cittadini ed imprese. Si ricorda infatti anche l'articolo 6 del “decreto Sostegni”, che istituisce la riduzione degli oneri delle bollette elettriche - come i colleghi dicevano poc'anzi - per le imprese nel periodo primo 1 aprile 30-giugno 2021, periodo poi prorogato dall'articolo 5 del “decreto Sostegni-bis”. Al pari vi è il credito d'imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda, introdotto con l'articolo 28 del “decreto Rilancio” (n. 34 del 2020), esteso prorogato dall'articolo 4 del “decreto Sostegni-bis”. In particolare, poi, viene prorogato al 31 luglio il credito d'imposta per i canoni di locazione degli immobili ad uso non abitativo e affitto d'azienda per le imprese turistico ricettive, le agenzie di viaggio e tour operator che hanno subito una diminuzione del fatturato e dei corrispettivi.

Non meno importanti sono le norme del “decreto Sostegni”, articolo 6 e seguenti, aventi ad oggetto canoni di locazione non percepiti e percorso condiviso per la ricontrattazione delle locazioni commerciali. Tutte queste disposizioni sono a corredo del massiccio intervento dei contributi a fondo perduto, di cui all'articolo 1 del “decreto Sostegni-bis”, per i soggetti titolari di partita IVA, nonché per gli enti non commerciali del terzo settore, volto proprio, quindi, a dare un supporto economico immediato a privati ed imprese.

Buona parte di questi provvedimenti sono stati ovviamente avanzati anche dalla Lega in Commissione, laddove, in assenza di corrispettivi, così com'è, la proposta di legge risulta superata, poco efficace e, soprattutto, affetta da profili di illegittimità costituzionale e contrasto normativo.

In conclusione, Presidente, la Lega, con le proprie proposte, ha di fatto presentato soluzioni più celeri, utili ed incisive di quelle rappresentate nella presente PDL.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Teresa Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (CI). Presidente, stiamo parlando di un progetto di legge proprio per rinegoziare il canone mensile di locazione destinato ad attività commerciali, quindi locazioni non abitative che si potrebbero sottoscrivere con un nuovo contratto proprio presso le Camere di commercio. Stiamo discutendo di rapporti tra le parti, che troveranno termine alla scadenza del contratto originale. Se questa proposta la analizziamo in un contesto generale, teorico, anche un po' utopico, potremmo anche condividerla; purtroppo la realtà è molto più complessa e articolata, e quando si tratta di dare aiuti spot, la tempistica è fondamentale. Viene proposto di dimezzare il canone rinegoziando un contratto di affitto, ma vorrei sottolineare che locatore e conduttore sono sempre legittimati a rinegoziare un contratto di affitto; questo è fondamentale ricordarlo. Durante il lockdown molte situazioni autogestite sono andate incontro a una collaborazione tra le parti; molti locatori non hanno fatto pagare il canone per alcuni mesi o addirittura in molti l'hanno ridotto del 50 per cento.

Questo provvedimento arriva in Aula alla Camera in ritardo, con una tempistica non corretta, e questo è fondamentale perché stiamo parlando di una proposta legata a un'emergenza. Teniamo presente, inoltre, che servirebbero ulteriori tempi tecnici per dare atto a questo provvedimento. La pandemia, grazie all'intervento del Governo Draghi, che ha nominato il generale Figliuolo, sta davvero andando verso la fine -perlomeno lo speriamo - ma perlomeno sta andando verso la fine lo stato emergenziale italiano. Sappiamo quanto tutte queste attività abbiano sofferto; solo poche realtà hanno avuto anche dei profitti o sono riusciti a farli durante questo periodo pandemico. Tuttavia, vorrei ricordare che anche coloro che sono proprietari di strutture commerciali che vengono date in affitto, hanno avuto dei problemi legati proprio alla stessa pandemia. Per fortuna sta iniziando una ripresa - anche se complessa, anche se piano piano - e sappiamo quante difficoltà ci saranno ancora, ma credo che non sia efficace rivolgersi con una proposta di questo genere, una proposta molto generica, che riguarda gli affitti di tutto ciò che non è abitativo.

Quindi credo che sia importante specificare e occorrerebbe ripensare una proposta che abbia una specificità legata all'attività svolta e non essere così generica con un impegno economico così importante. Una proposta da rifare, con delle specificità legate al settore, con specifiche direttamente relative ai singoli settori produttivi e al terzo settore.

Coraggio Italia vuole rilanciare l'economia con azioni mirate e azioni specifiche e non con interventi generici, da cui non possiamo avere dei risultati certi ed efficaci per il rilancio e la rinascita del nostro Paese. Occorre fare delle scelte mirate, occorre coraggio. Coraggio Italia ha il coraggio di farle e le persone si aspettano proprio questo dall'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Trancassini, ma non è presente in Aula, quindi si intende che vi abbia rinunciato.

È iscritto a parlare il deputato Massimiliano De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Inizio questa discussione in maniera un po' diversa: avevo scritto degli appunti, un documento e ho ascoltato con interesse gli interventi dei colleghi. Io penso che questa di oggi sia una brutta pagina, per quanto riguarda ciò che facciamo quotidianamente dentro la Commissione attività produttive e la discussione di una proposta di legge, con tutte le sue criticità, in relazione alla quale, dall'inizio, si è sempre voluto dare la massima disponibilità ad affrontarla e a modificarla, laddove c'era da modificarla e da migliorarla. È stata un'apertura che, da subito, ha dato il primo firmatario, l'onorevole Zucconi, proprio perché ci rendiamo conto che le proposte di legge hanno bisogno di un iter, di un percorso e che il potere legislativo può incontrare delle criticità - in tutti questi mesi ho sentito tutti voi, me compreso, lamentarvi sempre di essere stati svuotati di un incarico, dell'incarico legislativo, lo dico al sottosegretario di cui ho avuto il piacere di ascoltare molti suoi interventi in tal senso qui in quest'Aula – ma, ecco, questo era il momento di dare questo segnale. E mi dispiace oggi che qualche intervento da parte dei miei colleghi delle varie forze politiche sembri un arrampicarsi sugli specchi e il tentativo di dare una risposta alla non volontà di rispondere, alla mancanza di coraggio di rispondere alle richieste che hanno fatto gli auditi.

Vede, sottosegretario, noi abbiamo audito 22 associazioni di vario genere: di queste, 19 sono state presentate dalla maggioranza - noi ne abbiamo presentate solo 3 - e di queste 19, più le nostre 3, solo una è stata un po' critica, le altre hanno tutte individuato invece un'attenzione particolare alla proposta di legge Zucconi, che sicuramente doveva essere migliorata e modificata. Ebbene, questo non è avvenuto. Noi ci siamo messi a lavorare, presentando degli emendamenti che proprio miglioravano ed entravano nello specifico - ce lo hanno detto anche professori di diritto dell'università, con riguardo a temi legati ovviamente ai contenziosi - perché all'onorevole Baldini, che giustamente parla di un nuovo contratto, faccio presente che noi parlavamo di una rinegoziazione dello stesso contratto, proprio per evitare quelle formule di contenzioso: era un accordo, che poi veniva inserito comunque nella proposta di legge, quindi con gli emendamenti, anche in virtù di 12 mesi dall'approvazione della stessa. Ciò anche perché noi, di fronte, abbiamo un tema, il “Sostegni-bis”: nel “Sostegni-bis” il credito d'imposta tanto discusso - secondo un punto di vista personale, ma non solo il mio - andava spostato dal proprietario all'inquilino, cioè bisognava trovare dei meccanismi, quelli che non hanno funzionato fino ad adesso e non hanno dato quella disponibilità di cassa, o, quanto meno, non hanno tutelato il proprietario e quindi anche l'affittuario nella maniera più consona. Si poteva fare, si doveva fare in Commissione.

Si doveva discutere su questa proposta, si doveva portarla in quest'Aula, in un confronto politico, prendere decisioni importanti, cose che, nel “Sostegni 1” e nel “Sostegni-bis” - magari, nel “Sostegni-bis”, forse, qualcosa uscirà fuori, ce lo auguriamo, in tal senso - non sono avvenute. Non sono avvenute, fino adesso, in tutti i decreti che abbiamo visto. E perché la necessità di fare questa proposta di legge? Perché la richiesta è stata sotto gli occhi di tutti: ci siamo trovati di fronte città e un tessuto commerciale in difficoltà, le saracinesche dei negozi chiuse. Non sappiamo, nei prossimi mesi, come andrà la ripresa; la auspichiamo ovviamente, perché vediamo che la gente ha voglia di uscire e di ritornare ad appropriarsi della propria identità, della propria vita. Io mi auguro che tutto questo avvenga, ma la proposta di legge Zucconi andava in quella direzione e la sconfitta è una sconfitta politica di quest'Aula: una sconfitta in Commissione è una sconfitta in quest'Aula, perché non si può, come ha detto l'onorevole Caiata, leggere - è stato veramente brutto - che, quella mattina, un emendamento di tutta la maggioranza stabiliva semplicemente la soppressione di tutti gli articoli presenti. Bene, io ho sentito i colleghi che sono intervenuti e hanno partecipato alle poche discussioni, perché mi sarebbe piaciuto sentirlo in Commissione, però, a questo punto, ne parliamo qui. A questo punto, faccio un plauso all'onorevole Soverini per ciò che ha detto, me lo sarei aspettato da qualche altra forza politica, invece l'ha detto l'onorevole Soverini, sicuramente, individuando una criticità. Lui però ha usato parole corrette, che erano quelle della discussione e della sconfitta di qualcosa che, sicuramente, andava portato avanti in maniera differente.

È questo il vero cruccio, ma noi, del resto, come gruppo di Fratelli d'Italia, abbiamo detto e continuiamo a fare quello che ci sentiamo di fare per questa Nazione ed è quello di fare opposizione, che a volte eccede, a volte strilla, a volte urla, però, in questo caso, era differente: era un'opposizione che si era messa a disposizione. Più volte, ho sentito l'onorevole Zucconi che parlava, mettendo a disposizione la proposta di legge come non propria, ma, addirittura, di tutti, proprio perché il segnale era un segnale distensivo della politica, a trecentosessanta gradi, nei confronti di cosa? Nei confronti di quelle attività imprenditoriali che sono in difficoltà. Vede, sottosegretario, su questi temi, magari, saprà benissimo, come la criminalità, purtroppo, stia entrando sempre di più nel tessuto commerciale, acquistando, a poco prezzo, o, magari, facendo vedere chissà cosa, dando quella liquidità necessaria per andare avanti e, magari, il negoziante - e io lo sono stato -, per un fatto personale, perché non vuole far vedere che chiude, arriva anche ad accettare cose che, in un altro momento, non avrebbe mai accettato.

Ecco perché queste proposte di legge, invece, devono andare avanti, devono essere discusse, devono subire il proprio iter, perché io sono convinto che il “Sostegni-bis” non darà queste risposte; le poteva dare questa proposta di legge. Io parlo anche a nome di tutto ciò che è legato al comparto del turismo, al settore degli alberghi. Ma voi sapete che il 70 per cento degli alberghi è in affitto? Che sono, ormai, in vendita da mesi? E li acquisteranno chissà quale multinazionale o, come detto, chissà quale criminalità organizzata che si potrà permettere di avere la liquidità necessaria. Bene, quelle risposte nella proposta di legge c'erano, le proposte emendative andavano fatte. I gruppi politici dovevano semplicemente avere il coraggio - l'unica cosa su cui concordo con l'onorevole Baldini - di scegliere e di individuare una linea, una strada, che, comunque, era stata disegnata con la proposta di legge dell'onorevole Zucconi. Non staremo certo zitti. Oggi, in questa discussione, io avevo preparato un discorso. Non lo leggo neanche, perché non merita di essere letto, per quello che ho sentito oggi, e mi dispiace. Non merita assolutamente riportare dati statistici, perché tanto li sapete pure voi, ma quello che mi interessa è che lo sappiano i nostri cittadini, i concittadini italiani, i nostri imprenditori, che - ripeto - nelle audizioni, tutti, hanno detto che questa proposta di legge va bene, che questa proposta di legge va sicuramente migliorata, va modificata, ma è una proposta di legge sensata. È sicuramente in ritardo, ma in ritardo non per l'onorevole Zucconi: è in ritardo, perché poi vengono calendarizzate in una certa maniera, non vengono discusse e si arriva a giugno 2021. Bene, perfetto: “Sostegni-bis”! Abbiamo i mesi da ottobre 2021 a aprile 2022: come li affrontiamo? Con il prossimo decreto. Perfetto!

Vede, la nostra proposta, appunto, era per i dodici mesi dall'approvazione, ma, al netto di questo, Presidente - e concludo -, la cosa più brutta di questa giornata è aver sentito certe risposte. Certe discussioni generali le rispetto, ma non le condivido assolutamente da parte dei miei colleghi, proprio perché si è voluto fuggire dal problema. Noi no; noi l'abbiamo voluto affrontare e continueremo ad affrontarlo, da questa sera compresa, per dire esattamente il nostro punto di vista. Quindi, concludo semplicemente, ringraziando l'onorevole Zucconi, come imprenditore, per la proposta di legge, che, comunque, era migliorabile e si poteva tranquillamente portare avanti.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2763-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, deputato Riccardo Zucconi. Collega, le chiedo di alzarsi.

RICCARDO ZUCCONI, Relatore di minoranza. Presidente, scusi…

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo, però ha due minuti che ovviamente le concedo.

RICCARDO ZUCCONI, Relatore di minoranza. Anche meno.

Accetto tutte le critiche e ho ascoltato tutte le audizioni fatte dalle categorie. Avevamo presentato addirittura emendamenti, per ritoccare un paio di cose. Non accetto però - controvento si può andare, contro l'ignoranza no - che mi si parli di incostituzionalità di una legge che non obbligava le parti, ma lasciava la libera volontà delle parti e, quindi, non ledeva nessun principio costituzionale. Questa è una precisazione che tenevo a fare. Grazie.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la maggioranza, deputata Angela Masi, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Rosalba De Giorgi, che, non essendo presente in Aula, si intende che abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare il deputato Felice Mariani. Ne ha facoltà.

FELICE MARIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Cari colleghi tutti, oggi voglio ricordare, in quest'Aula, il 247esimo anniversario della fondazione della Guardia di finanza. La nascita della Guardia di finanza risale al 1774, quando venne costituita la Legione truppe leggere, per volere di Vittorio Amedeo III, re di Sardegna. Fu il primo esempio, in Italia, di un Corpo speciale, istituito per il servizio di vigilanza finanziaria ai confini, oltre che per la difesa militare.

La storia e i valori di questo Corpo di polizia, che ho avuto l'onore di servire per molti anni, sono solitamente legati alla storia e ai valori dell'Italia. Da 247 anni, la Guardia di finanza è riferimento primario, a garanzia dell'interesse pubblico del cittadino, delle famiglie, delle imprese e delle istituzioni.

Le Fiamme gialle hanno scelto la data del 21 giugno quale ricorrenza annuale per celebrare la fondazione del Corpo, in ricordo della battaglia del solstizio, che vide protagonisti i finanzieri nel corso del primo conflitto mondiale. Al comandante generale del Corpo, generale Giuseppe Zafarana, e a tutti gli uomini e donne delle Fiamme gialle, va la nostra stima e il nostro sentito ringraziamento.

Inoltre, ne approfitto per rivolgere a tutti i colleghi delle Fiamme gialle, agli atleti che, fra poco più di un mese, parteciperanno alle Olimpiadi di Tokyo un grande in bocca al lupo. In bocca al lupo anche a tutti gli altri atleti italiani che parteciperanno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Oggi ha inizio la nuova edizione dello Yulin Festival, la macabra manifestazione culinaria dedicata alla carne di cane, che si tiene annualmente nell'omonima città. Si tratta di una celebrazione popolare che inizia in concomitanza del solstizio estivo del 21 giugno e, per tutta la sua durata, i 10 giorni successivi, si stima che verranno uccisi tra i 10 mila e i 15 mila cani, ma anche gatti, con lo scopo di essere trasformati in cibo.

Il festival fece il suo debutto il 21 giugno del 2009 grazie all'iniziativa di alcuni venditori che, appoggiati dalle autorità locali, decisero di creare un evento in grado di attrarre turisti e promuovere il consumo di carne canina, tradizione tipica del Paese.

Guangxi è una delle aree della Cina con il maggior numero di individui affetti dalla rabbia e, secondo i dati diffusi dal Ministero della Sanità cinese, ogni anno muoiono circa 3 mila persone per aver contratto il virus della rabbia.

Negli ultimi anni, il Festival di Yulin ha attirato l'attenzione della comunità internazionale e sono state tantissime le proteste in tutto il mondo contro questo evento. Perciò, chiedo al Ministro Di Maio che si attivi al più presto per intercedere presso l'ambasciatore cinese in Italia, affinché venga condannata fermamente l'abominevole condotta del Festival di Yulin, perpetrata a danno di questi animali.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 22 giugno 2021 - Ore 11:

1. Svolgimento di interrogazioni .

(ore 15)

2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

L'ABBATE e PARENTELA; D'ALESSANDRO ed altri; VIVIANI ed altri: Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore. (C. 1008​-1009​-1636-A​)

Relatori: GALLINELLA e VIVIANI.

3. Seguito della discussione della mozione Cabras ed altri n. 1-00456 concernente iniziative in relazione al caso di Julian Assange .

4. Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti. (C. 2751-A​)

Relatori: ANNIBALI, per la II Commissione; Tuzi, per la VII Commissione.

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

ZUCCONI ed altri: Disposizioni concernenti la rinegoziazione dei contratti di locazione di immobili destinati ad attività commerciali, artigianali e ricettive per l'anno 2021 in conseguenza dell'epidemia di COVID-19. (C. 2763-A​)

Relatori: MASI, per la maggioranza; ZUCCONI, di minoranza.

La seduta termina alle 17,50.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LUCIA ANNIBALI (A.C. 2751-A​)

LUCIA ANNIBALI, Relatrice per la II Commissione. (Relazione – A.C. 2751-A​). Onorevoli colleghi, il disegno di legge di cui oggi l'Assemblea avvia l'esame intende realizzare una semplificazione dell'accesso all'esercizio di alcune professioni regolamentate, con l'obiettivo di consentire un più rapido ingresso nel mondo del lavoro degli studenti che provengono da determinati percorsi di studio universitari. Chiarisco fin d'ora che il provvedimento riguarda solo l'abilitazione dei soggetti laureati. In sostanza – come poi vedremo in dettaglio – l'abilitazione all'esercizio di alcune determinate professioni, che oggi si acquista con l'esame di Stato successivo alla laurea, è anticipata al momento del conseguimento della laurea. Per questo parliamo di “titoli universitari abilitanti”.

Il provvedimento è stato dal Governo collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2021, ai sensi dell'articolo 10, comma 6, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, in quanto l'intervento è ritenuto funzionale al raggiungimento degli obiettivi programmatici fissati dal Documento di economia e finanza; inoltre, l'introduzione delle lauree abilitanti è inclusa tra le riforme della componente del Piano nazionale di ripresa e resilienza afferente al potenziamento delle competenze e al diritto allo studio, con la finalità di semplificare e velocizzare l'accesso al mondo del lavoro.

Con questo provvedimento proseguiamo in sostanza il percorso intrapreso con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, il cui articolo 102 ha introdotto il valore abilitante della laurea magistrale in medicina e chirurgia: la misura fu decisa per fare fronte alle difficoltà in cui versava il Servizio sanitario nazionale a seguito dell'emergenza epidemiologica da Covid-19. Sulla stessa linea, e in maniera analoga, si stabilisce ora il valore abilitante anche di altre lauree, per le rispettive professioni. In altre parole, l'esame finale di laurea o di laurea magistrale di questi corsi di studio diventa anche la sede nella quale è accertata la competenza tecnico-professionale che abilita all'esercizio delle professioni. Inoltre, si prevede un meccanismo volto a rendere abilitanti anche altre classi di laurea e di laurea magistrale, senza necessità di passare per una norma di legge. Infine, è prevista una disciplina transitoria per coloro che hanno conseguito i titoli di studio in base ai previgenti ordinamenti didattici, non abilitanti.

Pur trattandosi di un disegno di legge presentato dal precedente Governo, su iniziativa dell'ex Ministro dell'università e della ricerca, Gaetano Manfredi, la sua approvazione è stata auspicata anche dalla nuova Ministra, Cristina Messa, che ne ha parlato anche nella sua audizione sulle linee programmatiche, il 17 marzo scorso, davanti alle competenti Commissioni di Camera e Senato.

Nella relazione illustrativa a suo tempo allegata al disegno di legge, è messo in evidenza come la riforma non contrasti con il dettato dell'articolo 33, quinto comma, della Costituzione, che prescrive un esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio professionale. Infatti, come vedremo analizzando il contenuto del provvedimento, non viene meno l'accertamento statale dell'effettiva idoneità tecnica del candidato a svolgere una certa professione, ma – semplicemente – tale accertamento viene anticipato alla fase di formazione universitaria, nella quale è previsto sia un tirocinio pratico-valutativo interno, cui corrisponde l'acquisizione di specifici crediti formativi universitari, sia una prova pratica valutativa in sede di esame di laurea, intesa ad accertare le competenze tecnico-professionali.

Per quanto riguarda l'iter del provvedimento in sede referente, mi limito a dire che le Commissioni, per evitare di dilungare i tempi di esame di un provvedimento che nelle sue linee generali erano fin dall'inizio condiviso, ha rinunciato a svolgere audizioni, ma ha comunque deciso di chiedere contributi scritti a tutta una serie di soggetti selezionati in ragione della materia oggetto del provvedimento, tra cui naturalmente gli ordini professionali. Anche alla luce delle osservazioni raccolte, le Commissioni hanno introdotto diverse modifiche al testo originario.

Passiamo ora ad una descrizione più analitica dei contenuti del disegno di legge come risultante dagli emendamenti approvati dalle Commissioni.

L'articolo 1 rende abilitanti le lauree magistrali a ciclo unico in odontoiatria e protesi dentaria (classe LM-46), in farmacia e farmacia industriale (classe LM-13) e in medicina veterinaria (classe LM-42), nonché la laurea magistrale in psicologia (classe LM-51). Le predette lauree abilitano, rispettivamente, all'esercizio delle professioni di odontoiatra, farmacista, medico veterinario e psicologo. Più precisamente, il comma 1 stabilisce che è l'esame finale per il conseguimento delle predette lauree ad abilitare all'esercizio delle professioni. In base al comma 2, nell'ambito delle attività formative professionalizzanti previste nei corsi di studio per queste classi di laurea magistrale deve svolgersi un tirocinio pratico-valutativo interno, cui corrisponde l'acquisizione di almeno trenta crediti formativi universitari. Le specifiche modalità di svolgimento del tirocinio e della sua valutazione e certificazione saranno stabilite dai regolamenti didattici di ateneo dei relativi corsi di studio. Il comma 3, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, dispone, con specifico riferimento alla professione di psicologo, che una parte delle attività formative professionalizzanti di cui al comma 2 può essere svolta anche prima del corso di laurea magistrale, e cioè all'interno del percorso di laurea in scienze e tecniche psicologiche (classe L-24), questo al fine di consentire un tirocinio più lungo negli anni di formazione universitaria.

L'articolo 2 dispone un intervento analogo per le professioni di geometra, agrotecnico, perito agrario e perito industriale, prevedendo che l'esame finale per il conseguimento della laurea triennale professionalizzante nelle rispettive categorie abiliti all'esercizio della professione e dunque consenta l'iscrizione all'albo professionale. In particolare, il comma 1 prevede che l'esame finale per il conseguimento delle lauree professionalizzanti in professioni tecniche per l'edilizia e il territorio (classe LP- 01), in professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali (classe LP-02) e in professioni tecniche industriali e dell'informazione (classe LP-03) abiliti all'esercizio delle professioni, rispettivamente, di geometra laureato, agrotecnico laureato, perito agrario laureato e perito industriale laureato. Sottolineo che il provvedimento, fin dalla sua impostazione iniziale, riguarda soltanto i professionisti che provengono dal percorso universitario, proprio perché – come detto – le valutazioni sull'idoneità allo svolgimento della professione non vengono soppresse, ma semplicemente anticipate al tempo del corso di studi universitari.

L'articolo 3 – parzialmente modificato durante l'esame in sede referente – riguarda l'adeguamento dei corsi di studio delle classi di laurea rese abilitanti. In particolare, il comma 1 prevede che gli esami finali di questi corsi di studio devono comprendere lo svolgimento di una prova pratica valutativa tesa ad accertare le competenze tecnico-professionali acquisite con il tirocinio svolto nell'ambito del corso di studi. Al fine di questa valutazione, il provvedimento prevede che la commissione giudicatrice sia integrata da professionisti di comprovata esperienza designati dalle rappresentanze nazionali dell'ordine o del collegio professionale di riferimento.

All'adeguamento della disciplina delle classi di laurea di cui si parla si provvede, in base al comma 2, con apposito decreto del Ministro dell'università e della ricerca, da adottare, entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, ai sensi dell'articolo 17, comma 95, della legge n. 127 del 1997. Questa disposizione prevede che l'ordinamento degli studi dei corsi universitari, in generale, con esclusione del dottorato di ricerca, è disciplinato dagli atenei, con i regolamenti didattici di ateneo, in conformità a criteri generali definiti con decreti del Ministro dell'università, sentite le Commissioni parlamentari competenti. Rispetto alla disciplina recata dal comma 95 citato, il provvedimento che stiamo esaminando esclude la richiesta del parere delle Commissioni parlamentari. La relazione di accompagnamento del disegno di legge chiarisce che l'adeguamento della disciplina di cui qui si parla deriva sostanzialmente dall'introduzione del valore abilitante del titolo di studio, sul quale il Parlamento già si esprime in sede di discussione del disegno di legge che stiamo esaminando. Con il medesimo decreto del Ministro dell'università – prosegue il testo – sono disciplinate le modalità di svolgimento e di valutazione del tirocinio pratico-valutativo, compresa la determinazione dei crediti formativi universitari, e della prova pratica valutativa delle competenze professionali acquisite con il tirocinio, nonché la composizione paritetica della commissione giudicatrice. Sotto questo profilo il decreto del Ministro dell'università è adottato di concerto con il Ministro vigilante sull'ordine o sul collegio professionale competente, sentite le rappresentanze nazionali del medesimo ordine o collegio professionale. In base al comma 3, le università sono a loro volta tenute ad adeguare i regolamenti didattici di ateneo.

L'articolo 4 definisce un procedimento per rendere abilitanti anche altri titoli universitari, senza necessità di un intervento con norma di legge. La possibilità è prevista per le sole lauree con cui si accede a professioni per le quali non è richiesto un tirocinio post lauream, e non riguarda quindi le professioni di avvocato, notaio, commercialista e revisore legale, che richiedono un tirocinio successivo al conseguimento della laurea.

In base al comma 1, come modificato nell'esame in sede referente, il procedimento per rendere abilitanti altri titoli universitari passa per uno o più regolamenti di delegificazione (ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400). Il disegno di legge prevede due percorsi: il primo nasce dalla richiesta delle rappresentanze nazionali degli ordini o dei collegi professionali di riferimento, cui segue l'adozione del regolamento su proposta del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro vigilante sull'ordine o sul collegio professionale competente; il secondo percorso – alternativo al primo – nasce invece dall'iniziativa del Ministro dell'università e della ricerca: in questo caso è comunque previsto il concerto con il Ministro vigilante sull'ordine o sul collegio professionale competente e deve essere sentito il medesimo ordine o collegio professionale.

In base al comma 2, con i medesimi regolamenti sono disciplinati anche gli esami finali, che devono prevedere lo svolgimento di una prova pratica valutativa per il conseguimento delle lauree abilitanti e il superamento di un tirocinio pratico-valutativo interno ai corsi. I regolamenti devono anche stabilire le modalità di svolgimento e di valutazione della prova pratica valutativa e la composizione della commissione giudicatrice, che è integrata da professionisti di comprovata esperienza designati dagli ordini o dai collegi professionali o dalle relative federazioni nazionali.

Per i regolamenti di delegificazione l'articolo 17, comma 2, della legge n. 400 del 1988 prevede che la legge che li autorizza – comunque non nelle materie coperte da riserva assoluta di legge – debba anche determinare le norme generali regolatrici della materia, oltre che disporre l'abrogazione delle norme vigenti, con effetto dall'entrata in vigore delle norme regolamentari. Le norme generali regolatrici della materia sono state precisate attraverso un emendamento approvato in sede referente con il quale è stato aggiunto all'articolo 4 un nuovo comma 3, il quale elenca appunto tali norme. In particolare, i regolamenti di delegificazione dovranno: coordinare la disciplina vigente dettata in attuazione della legge di riforma del settore universitario (legge 14 gennaio 1999, n. 4) per quanto riguarda gli ordinamenti professionali; semplificare le modalità di svolgimento del tirocinio pratico-valutativo e della prova pratica-valutativa; determinare l'ambito delle attività professionali in relazione alle rispettive classi di laurea; intervenire sulla struttura degli albi, ordini o collegi (eventualmente sopprimendo o istituendo apposite sezioni) in relazione all'ambito delle diverse attività professionali; uniformare i criteri di valutazione di tirocinio e prova pratica; e prevedere che la commissione giudicatrice abbia una composizione paritetica, nel momento in cui è integrata con professionisti designati dagli ordini o dai collegi professionali.

Il comma 4 dell'articolo 4, a sua volta, demanda ad un decreto del Ministro dell'università e della ricerca e a decreti rettorali, rispettivamente, la disciplina delle classi di laurea e l'adeguamento dei regolamenti didattici di ateneo. Sul decreto ministeriale, è confermata in questo caso l'acquisizione del parere delle Commissioni parlamentari.

L'articolo 5 – introdotto nel corso dell'esame in sede referente – dispone norme specifiche per l'esercizio delle professioni di chimico, fisico e biologo, introducendo per queste la previsione della laurea abilitante, con la necessità di una disciplina attuativa. Anche in questo caso si tratta di professioni cui si accede con il superamento di un esame di Stato ma senza un tirocinio post lauream. Per il biologo il tirocinio è stato infatti abrogato dal decreto del Presidente della Repubblica 27 marzo 2001, n. 195, mentre per chimico e fisico la legge sul riordino delle professioni sanitarie (legge 11 gennaio 2018, n. 3) ha previsto che il tirocinio sia svolto nell'ambito del percorso di laurea.

In particolare, il comma 1 dell'articolo 5 prevede che queste professioni siano esercitate a seguito del superamento dell'esame finale, ossia dell'esame previsto per il conseguimento delle rispettive lauree magistrali. La disciplina delle classi di laurea magistrali abilitanti dovrà anche in questo caso prevedere lo svolgimento di un tirocinio pratico-valutativo internamente ai corsi e il superamento di una prova pratica valutativa. Il comma 2 detta disposizioni per l'adeguamento della disciplina delle classi di laurea magistrale e per il corrispondente adeguamento dei regolamenti didattici di ateneo. In questi casi, i regolamenti di delegificazione devono essere adottati sentite le rappresentanze nazionali per singolo ordine o collegio professionale, fermo restando il concerto del Ministero vigilante sui singoli ordini o collegi.

L'articolo 6 – corrispondente all'originario articolo 5 del testo del Governo e modificato in fase emendativa dalle Commissioni di merito – reca disposizioni transitorie e finali. Anzitutto, il comma 1 dispone che la disciplina recata dagli articoli 3, 4 e 5 si applica a decorrere dall'anno accademico successivo a quello in corso alla data di adozione dei decreti rettorali di adeguamento dei regolamenti didattici di ateneo. Precisa inoltre che tale disciplina riguarda i corsi di studio attivati dalle università statali e non statali legalmente riconosciute, comprese le università telematiche, previa positiva valutazione, ai sensi della normativa vigente, dell'accreditamento dei medesimi corsi di studio.

Il comma 2 detta il procedimento per stabilire le modalità – che devono essere semplificate – di espletamento dell'esame di Stato per coloro che hanno conseguito i titoli di studio oggetto del provvedimento, sulla base dei previgenti ordinamenti didattici non abilitanti. A tal fine, è precisato che le università riconoscono le attività formative professionalizzanti svolte durante il corso di studi o successivamente al medesimo. In sostanza, le modalità sono definite con uno o più decreti del Ministro dell'università e della ricerca, adottato di concerto con il Ministro vigilante sull'ordine o sul collegio professionale competente e sentite le rappresentanze nazionali del medesimo ordine o collegio professionale

In base al comma 3, i finanziamenti previsti da accordi di programma o da provvedimenti di attuazione della programmazione universitaria sono sospesi per le università che non adeguano i propri regolamenti didattici entro dodici mesi dalla data di adozione dei decreti del Ministro dell'università e della ricerca che adeguano la disciplina delle classi dei titoli di studio universitari resi abilitanti. La sospensione è prevista fino all'adozione e all'invio al Ministero dell'università e della ricerca dei regolamenti didattici adeguati.

L'articolo 7, introdotto in fase emendativa dalle Commissioni di merito, detta una disciplina transitoria specifica per la laurea magistrale abilitante all'esercizio della professione di psicologo. In particolare, ai sensi del comma 1, gli studenti che conseguono la laurea magistrale in psicologia in base ai previgenti ordinamenti didattici non abilitanti acquisiscono l'abilitazione all'esercizio della professione di psicologo a seguito del superamento di un tirocinio pratico-valutativo e di una prova pratica valutativa. La durata e le modalità di svolgimento e di valutazione del tirocinio pratico-valutativo e le modalità di svolgimento e di valutazione della prova pratica valutativa sono stabilite con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute. Per la valutazione del tirocinio, le università devono riconoscere le attività formative professionalizzanti svolte successivamente al corso di studi.

Il comma 2 dispone che coloro che hanno concluso il tirocinio professionale previsto dalla normativa vigente (articolo 52, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 5 giugno 2001, n. 328) si abilitano all'esercizio della professione di psicologo dopo aver superato una prova orale su questioni teorico-pratiche relative all'attività svolta durante il medesimo tirocinio professionale, oltre che su aspetti di legislazione e deontologia professionale. Le modalità di svolgimento e di valutazione della prova orale devono essere definite da un decreto del Ministro dell'università e della ricerca, volto altresì a stabilire la composizione paritetica della commissione giudicatrice.

Dall'attuazione del provvedimento è previsto che non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. La clausola di invarianza finanziaria era originariamente contenuta nel comma 2 dell'articolo 5 del testo iniziale del Governo. Le Commissioni di merito la hanno trasferita in un separato e finale articolo 8.

Sul testo delle Commissioni erano previsti e sono stati acquisiti i pareri di diverse altre Commissioni e del Comitato per la legislazione: le Commissioni VI, VIII, X, XII e XIV hanno espresso pareri favorevoli. La I Commissione ha espresso parere favorevole con osservazioni; la XIII Commissione, parere favorevole con un'osservazione. Il Comitato per la legislazione parere favorevole con una condizione e un'osservazione. La Commissione Bilancio esprimerà il proprio parere direttamente all'Assemblea.

Sulle osservazioni delle Commissioni I e XIII e sui rilievi del Comitato per la legislazione è in corso un approfondimento, ai fini di eventuali proposte di modifica del testo.