XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 7 luglio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


      La VII Commissione,

          premesso che:

              durante la pandemia, la scuola è stata al centro dell'attenzione degli italiani e migliaia tra presidi, insegnanti, e personale Ata sono stati oggetto di contagio da Covid-19, spesso con gravi conseguenze e anche con decessi;

              tutte queste persone hanno rischiato il contagio in ossequio al ruolo che hanno ricoperto in un momento così delicato senza mai sottrarsi al loro dovere. Si sono messi in questo modo al servizio di tutta la comunità, ma soprattutto dei ragazzi; la tragedia, infatti, non ha risparmiato nessuno, tantomeno la scuola e chi vi lavora ogni giorno per formare i nostri giovani;

              il personale scolastico si è trovato più volte ad operare in una situazione di caos, senza disposizioni chiare;

              anche sul lato della sicurezza, in molte scuole, le mascherine non erano a norma, scarseggiavano i disinfettanti e nelle aule era difficile mantenere il distanziamento per la presenza di classi sempre molto affollate;

              nonostante questo, la presenza del personale scolastico ha sempre garantito la funzionalità della scuola dando la possibilità ai ragazzi di frequentarla in presenza laddove era consentito;

              in questo contesto già complicato ci sono stati episodi che non hanno certo aiutato gli insegnanti, ad esempio quando in alcune regioni come il Lazio il vaccino era consentito solo ai residenti, tagliando fuori molti insegnanti di altre regioni che però nella regione Lazio prestavano servizio;

              da più parti si è sempre sostenuto che non fosse la scuola il luogo dove il contagio era più alto ed era vero ma, nel contempo, va anche detto che la possibilità di contagiarsi per i lavoratori della scuola era causata dalle carenze come mancanza di tracciamento, mancanza di depuratori per l'aria, di tamponi rapidi, di presidi sanitari;

              questa pandemia ha messo sullo stesso piano insegnanti e studenti, determinando le stesse paure e gli stessi disagi. Ma va dato atto agli insegnanti di avere compiuto uno sforzo per cercare di ristabilire la serenità e ridare energie a tanti ragazzi confusi e stremati;

              alla luce di quanto sopra esposto, ci si chiede quale sia il motivo per cui dei tanti lavoratori della scuola che hanno contratto il virus, ammalandosi gravemente o perdendo la vita, se ne sia parlato così poco rispetto ad altre categorie senz'altro meritorie,

impegna il Governo:

          ad adottare iniziative affinché nella giornata del 18 marzo, quando si ricordano le vittime del Covid-19, siano menzionati negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, i lavoratori della scuola che hanno perso la vita;

          ad adottare iniziative affinché, nelle scuole dove ci sono stati lavoratori vittime del Covid-19 sia individuato un luogo all'interno dell'istituto da intitolare alla loro memoria.
(7-00694) «Frassinetti, Galantino, Albano, Rachele Silvestri, Bucalo, Silvestroni, Vinci».


      La XIII Commissione,

          premesso che:

              il vino in Italia rappresenta una fetta importante del prodotto interno lordo nazionale, simbolo del made in Italy nel mondo ed elemento distintivo del territorio, della cultura, del paesaggio e della storia; il nostro Paese con oltre 500 vini a Dogc, Doc e Igt, che svolgono il ruolo di ambasciatori delle produzioni di qualità italiane all'interno del mercato globale, è il primo produttore mondiale di vino con 49,1 milioni di ettolitri e il primo esportatore con un totale nel 2020 di 20,8 milioni di ettolitri – con una riduzione di poco superiore al 2,4 per cento rispetto al 2019 – davanti a Spagna (20,2) e Francia (13,8), per un valore di oltre 6,285 miliardi di euro, il 2,3 per cento in meno rispetto al 2019;

              dai primi dati del 2021 resi noti dall'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor si riscontrano i primi segnali di una ripresa degli ordini per Italia e Francia nei Paesi chiave del mercato mondiale quali Usa (+26 per cento) e Cina (+98 per cento);

              la penisola italiana offre un'incredibile quantità di vini di qualità prodotti da piccoli e grandi produttori che stanno ampliando la loro offerta anche grazie al turismo enogastronomico che vede sempre più stranieri recarsi in Italia per vivere un'esperienza emozionale unica che al buon bere è accompagnata dalle ricchezze artistiche e storiche del nostro Paese;

              la vendemmia in Italia vede impegnate oltre 300 mila aziende agricole e circa 46.000 imprese vinificatrici per un totale di 1,3 milioni di persone impegnate nel settore tra operatori in vigna, nelle cantine, nella commercializzazione e in attività connesse (fabbricazione di macchinari, sostanze enologiche e accessori per l'enologia);

              in seno ai negoziati, iniziati il 25 maggio 2021 e conclusisi il 28 giugno 2021, in sede di «Trilogo» presso l'UE riguardo alla riforma della politica agricola comune (Pac) e del regolamento 1308/2013, cosiddetto regolamento Ocm (Organizzazione unica dei mercati agricoli), ha fatto discutere la proposta di modifica riguardo il tema della regolamentazione del «vino dealcolato» ovvero la possibilità di dealcolizzazione totale o parziale del vino o comunque di reintegro dell'acqua persa nei prodotti a seguito del processo di dealcolazione, modificando le attuali «pratiche enologiche», al fine di ridurne la gradazione;

              la Commissione europea motiva tale scelta in considerazione della domanda crescente da parte dei consumatori di prodotti vitivinicoli innovativi con un titolo alcolometrico effettivo inferiore a quello attualmente stabilito per i prodotti vitivinicoli nell'allegato VII, parte II, del regolamento (UE) n. 1308/2013 e della necessità di consentirne la produzione anche nell'Unione europea stante la necessità di armonizzare un settore in cui già esistono normative nazionali (ad esempio Francia, Spagna, Portogallo, Germania), che potrebbero provocare una disparità di trattamento tra gli operatori, nonché possibili ostacoli alla libera circolazione dei prodotti;

              tale possibilità, quindi, permetterebbe la vendita e la produzione di vini dealcolati quando i disciplinari dei vini a denominazione d'origine prevedono un grado alcolometrico minimo, sotto il quale la denominazione non può essere utilizzata;

              i trattamenti di dealcolazione privano il prodotto vino di gran parte delle sue caratteristiche organolettiche e ne modificano la composizione e lo rendono non più conforme alla definizione di «vino»; il regolamento (UE) n. 1308/2013 definisce vino: «prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica di uve o mosti avente un titolo alcolometrico non inferiore a 8,5 per cento di volume». La Commissione nella sua proposta di modifica ha introdotto ulteriori specifiche, proponendo una definizione di «parzialmente dealcolati» per i prodotti con un grado alcolico compreso tra 0,5 per cento e 8,5 per cento di volume;

              alla ferma opposizione dell'Italia, la Commissione europea ha risposto con un testo di compromesso, anch'esso ritenuto insoddisfacente, in quanto salvaguarderebbe solo in minima parte le produzioni di qualità, vietando la dealcolizzazione totale per i vini con denominazioni di origine (Dop) e ad indicazione geografica (Igp) ma non quella parziale. Pertanto, i vini a Ig potrebbero essere trattati ed etichettati unicamente come «parzialmente dealcolati»;

              in tale contesto, il Governo ha fatto presente che la definizione dei prodotti parzialmente dealcolati proposta, risulterebbe in completo contrasto anche con la vigente definizione adottata in ambito internazionale dall'Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) che definisce il «prodotto parzialmente dealcolato» quello «cui è stato tolto al massimo il 20 per cento del grado alcolico posseduto dal vino prima della dealcolizzazione e che possiede un grado alcolico superiore al grado alcolico minimo del vino»;

              la dealcolazione, in realtà, è una pratica consentita dal 2009 (con il Reg. 606/2009 e poi confermata con il Reg. 1308/2013) per i vini generici nella misura massima del 20 per cento che ha consentito di ottenere vini con contenuti in alcol inferiori ai 9 gradi;

              in realtà, se un vino analcolico può da una parte aprire delle prospettive per i grandi produttori di vini europei, o meglio permetterebbe di creare un prodotto adatto alla grande industria, difficilmente dall'altra parte i produttori più piccoli potrebbero competere con quelli più grandi su un nuovo ipotetico mercato, ma soprattutto si rischia di snaturalizzare il vino italiano;

              questa misura se sommata ad un'altra che prevede l'inserimento in etichetta di un avvertimento sui danni causati dall'alcol all'organismo, i vini sarebbero bollati come pericolosi, rischiando di produrre ingenti perdite ai viticoltori italiani;

              la proposta in esame rappresenta l'ennesimo attacco al cuore delle produzioni tipiche agroalimentari italiane, se si aggiunge alla possibilità per i Paesi del nord Europa di produrre vino senza uva, assegnando la denominazione «vino» a bevande ottenute mediante la fermentazione di frutti come ribes o lamponi;

              la dealcolizzazione del vino rappresenterebbe un grosso rischio e un precedente pericolosissimo in grado di mettere fortemente a rischio l'identità del vino italiano ed europeo nonché a pericolose ripercussioni da un punto di vista della contraffazione dei prodotti Made in Italy;

              data l'importanza economica, culturale, tradizionale e nazionale del vino nello stile di vita italiano, nonché nella dieta mediterranea medesima, la proposta di dealcolazione dell'Unione europea costituisce un duro colpo per il nostro settore vitivinicolo, dal momento in cui i prodotti verrebbero da una parte snaturati;

              altra questione sulla quale è necessario porre l'accento e affermare, nelle sedi europee e internazionali, la distintività del cibo italiano e contrastare qualsiasi iniziativa discriminatoria nei confronti del modello alimentare basato sui principi della dieta mediterranea, è il mercato dei cibi sintetici che è in forte espansione;

              l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) in applicazione del regolamento dell'Unione europea n. 2015/2283 relativo ai nuovi alimenti, ha dichiarato le larve delle tarme della farina (Tenebrio moliltor) fonte proteica alternativa, sicure per il consumo umano, annoverandole come «cibo del futuro», ma di contro non escludendo che questo alimento possa indurre reazioni allergiche, soprattutto in soggetti con allergia ai crostacei e agli acari della polvere;

              a seguito di questa dichiarazione la Commissione europea, il 3 maggio 2021, ha autorizzato la commercializzazione delle larve o disidratate o intere o come farina da utilizzare come ingrediente di altri alimenti, determinando reazioni sconcertanti da parte dei consumatori, in quanto un'alimentazione basata sul consumo di insetti è estranea alla cultura alimentare del nostro Paese, che trae le proprie fonti proteiche da alimenti tradizionalmente riconducibili alla dieta mediterranea, caratterizzata dal consumo equilibrato di alimenti che sono l'espressione più alta dell'eccellenza agroalimentare italiana;

              con l'immissione in commercio di alimenti a base di insetti, identificati come una fonte di proteine a basso impatto ambientale per sostenere la transizione «verde» della produzione alimentare dell'Unione europea, si compie l'ennesimo attacco al made in Italy agroalimentare, simbolo delle tradizioni e delle specificità dei nostri territori;

              il regime alimentare che deriva dalla «dieta mediterranea» è il migliore; infatti, corre l'obbligo di ricordare che è da più di 10 anni che essa è iscritta nella Lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco, e quindi non vi è alcuna ragione né scientifica né economica per la quale il nostro Paese debba mangiare insetti che sì è apprezzato in alcune culture alimentari, ma che sono estranee alla nostra;

              inoltre, sempre in seno al Parlamento europeo, si è aperto un dibattito anche sulla modifica dell'attuale disciplina che regolamenta la denominazione di «carne», prevedendone la possibilità di impiego anche sui prodotti di origine vegetale o sintetica, in modo tale da permettere, a titolo di esempio, di chiamare «hamburger» una polpetta di soia o «salsiccia» un prodotto ottenuto da sintesi;

              in Europa nel 2019 le vendite di carne sintetica, hanno sfiorato il miliardo di euro, con 208 milioni di pezzi ed un incremento del mercato del 38 per cento. Questa tendenza rischia di inficiare le politiche di tutela del made in Italy, screditando il sistema degli allevamenti italiani che risultano tra i più sicuri e sostenibili a livello mondiale;

              ai cibi sintetici si è aggiunto il latte derivato dai piselli trasformati – bevanda a base di piselli gialli, fibre di cicoria/zucchero e olio di girasole – il cui sapore non può essere assolutamente paragonabile a quello del latte di origine animale, né per qualità né per genuinità;

              dietro alla sostenibilità ambientale, l'etica e la difesa della salute dei consumatori si cela un non tanto velato tentativo di frenare la competitività del Made in Italy alimentare, che tra produzione (140 miliardi di euro), esportazione (42 miliardi di euro), italian sounding (100 miliardi di euro) e falsificazioni (60 miliardi di euro) ha un valore complessivo di 340 miliardi di euro;

              in questi giorni si è tenuto il «Dialogue on sustainable food system», iniziativa organizzata dal B20, dal G20 e dalla Fao, per discutere della sostenibilità dei sistemi alimentari, in vista del G20 di Matera del 29 giugno 2021 e, soprattutto, del pre summit 2021 dell'Onu, che si terrà a Roma il 19 luglio, tappe queste che saranno di preparazione per il Food System Summit dell'Onu in autunno a New York, dove si potrebbe arrivare ad una indicazione che la dieta mediterranea contiene troppi alimenti di derivazione animale e quindi è poco sostenibile per il Pianeta. Un orientamento di questo tipo sarebbe un inevitabilmente duro colpo all'export dei prodotti agroalimentari italiani;

impegna il Governo:

          ad intraprendere tutte le iniziative necessarie volte a far valere, sia nelle competenti sedi europee che presso le istituzioni internazionali (Oiv), la posizione di assoluta contrarietà del nostro Paese circa l'assimilazione delle bevande dealcolizzate al vino, al fine di tutelare e salvaguardare le produzioni di qualità da provvedimenti che rischiano di danneggiare il prodotto vitivinicolo italiano e i prodotti Docg, Doc e Igt; settori espressivi dell'autentico made in Italy;

          ad adottare iniziative nelle opportune sedi europee ed internazionali, a difesa delle tantissime eccellenze agroalimentari del nostro Paese, che fanno grande il made in Italy nel mondo, a partire dall'immissione sul mercato di alimenti a base di insetti, estranei alla nostra cultura alimentare, e a tutela della distintività del cibo italiano e a contrastare qualsiasi iniziativa discriminatoria nei confronti del modello alimentare basato su principi della dieta mediterranea anche a difesa della salute dei consumatori;

          ad assumere le necessarie iniziative per confermare, in tutte le sedi competenti, la ferma contrarietà del nostro Paese circa l'attribuzione della denominazione di carne ovvero di latte e derivati a prodotti che nulla hanno a che vedere con quelli di origine animale e che sono di origine vegetale o del tutto sintetica, che inducono in inganno i consumatori e che rischiano di recare danno alla salute dei consumatori stessi e alle nostre produzioni ed eccellenze.
(7-00693) «Viviani, Maggioni, Bubisutti, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Lolini, Loss, Manzato, Tarantino, Bazzaro, Bianchi, Andrea Crippa, Giglio Vigna, Grimoldi, Lucentini, Raffaele Volpi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          da quanto si apprende 152 lavoratori della Gianetti Ruote, storica azienda in provincia di Monza e della Brianza, che da oltre un secolo produce cerchioni, hanno appreso della decisione della proprietà di procedere con la chiusura della fabbrica e dell'avvio della procedura di licenziamento collettivo da una mail inviata loro a fine del turno di sabato 3 luglio 2021;

          le organizzazioni sindacali hanno immediatamente indetto uno sciopero ad oltranza e hanno definito «scellerata» la decisione dell'azienda, che, nonostante le difficoltà economiche addotte, fino a quel momento ha chiamato i lavoratori ad effettuare gli straordinari;

          l'azienda è di proprietà del fondo americano Quantum Capital Partner, che ha giustificato l'improvvisa decisione con la crisi perdurante dello stabilimento aggravatasi nei mesi di pandemia; fino alla chiusura definitiva dello stabilimento i 152 lavoratori saranno collocati in ferie forzate e in permesso retribuito;

          la notizia di questo licenziamento giunge ad appena due giorni dallo sblocco dei licenziamenti e a tre giorni dall'avviso comune siglato dal Governo e le parti sociali che impegna le imprese ad utilizzare tutti gli strumenti alternativi al licenziamento, a partire dall'utilizzo di 13 settimane di cassa integrazione gratuita;

          secondo le organizzazioni sindacali, la Gianetti, che negli anni ha conquistato fette di mercato internazionali, può continuare a produrre in quel sito e non ci sono elementi di crisi tali da indurre alla chiusura del sito;

          a parere dell'interrogante lo sblocco dei licenziamenti rischia, come in questo caso, di scaricare sui lavoratori e le lavoratrici il prezzo della crisi, acuita con gli effetti della pandemia, permettendo alle imprese di capitalizzare i profitti della «ripartenza»;

          quello che appare ancora più grave all'interrogante è che l'azienda, associata ad Assolombarda e quindi a Confindustria, abbia ignorato l'accordo sopra richiamato, e che la stessa Confindustria ha sottoscritto, e abbia deciso di licenziare indiscriminatamente senza usare nessun ammortizzatore sociale alternativo;

          nonostante le rassicurazioni del Governo sulle aziende che «non avrebbero licenziato», la prima azienda italiana ad avviare una procedura di licenziamento collettivo per cessazione dell'attività è proprio un'associata a Confindustria –:

          quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, a partire dalla convocazione immediata di un incontro tra Governo e parti sociali, al quale sia chiamata a partecipare anche Assolombarda, affinché la proprietà della Gianetti Ruote ritiri la procedura di licenziamento e venga scongiurata la chiusura definitiva del sito;

          quali iniziative di competenza si intendano assumere per richiamare le aziende e Confindustria al rispetto dei contenuti dell'avviso comune siglato dal Governo e dalle parti sociali il 29 giugno 2021;

          quali iniziative si intendano assumere nel caso in cui nei prossimi giorni un numero consistente di aderenti ad associazioni datoriali non rispetti l'intesa sul lavoro tra Governo e parti sociali poc'anzi richiamata.
(4-09743)


      SPESSOTTO e CABRAS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          a maggio 2016 il Presidente del Consiglio pro tempore Matteo Renzi lanciò il «Progetto Bellezz@ - Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati». Con un appello veniva chiesto a cittadini, associazioni, pro loco, cooperative e realtà territoriali di segnalare, attraverso l'indirizzo di posta elettronica appositamente attivato dal Governo, bellezza@governo.it, un luogo pubblico sul quale intervenire per il bene della collettività;

          con delibera del 1° maggio 2016 del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) sono stati assegnati, a favore di tali interventi, 150 milioni di euro, ciascuno dei quali per un importo non superiore a 10 milioni di euro;

          in attuazione di quanto previsto dalla suddetta delibera, essendo pervenute un numero di segnalazioni tale da richiedere una disponibilità superiore alle risorse assegnate, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 19 giugno 2017 è stata istituita una Commissione per la selezione degli interventi segnalati dal territorio, che ha dato mandato ad una Segreteria tecnico-amministrativa di selezionare le 139.689 e-mail arrivate;

          a febbraio 2018, al termine di due prime fasi di selezione, la Commissione ha redatto un elenco di 271 interventi conformi alla delibera Cipe del 2016 e rientranti nelle risorse disponibili e, a settembre 2018 con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 settembre 2018, sono state istituite una nuova Commissione e una nuova Segreteria tecnico-amministrativa, questa volta per consentire il completamento dell'istruttoria con l'acquisizione di tutti gli elementi utili, da richiedere ai comuni interessati, per una compiuta valutazione ai fini dell'accesso ai finanziamenti;

          a distanza di quasi cinque anni dal suo esordio, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 febbraio 2021 è stato pubblicato l'elenco dei comuni con esito positivo per gli interventi rientranti nel «Progetto Bellezz@ - Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati». Sono soltanto 22 progetti che otterranno i finanziamenti – per un totale di 16.867.338,25 euro – rispetto ai 271 inizialmente selezionati nel 2018;

          da un articolo pubblicato il 16 giugno 2021 da «Il Fatto Quotidiano», si apprende che, tra i numerosi comuni ancora in attesa di conoscere l'esito della propria domanda, è presente anche il comune di Camposampiero (Padova) che, attraverso la pro loco ha chiesto un finanziamento di 310 mila euro per restaurare la torre medievale di Porta Padova, del 1085. Nonostante il progetto sia rientrato nell'elenco iniziale dei 271 ritenuti conformi e l'invio della documentazione richiesta sia stato effettuato nel rispetto dei tempi, il comune non ha più avuto notizie al riguardo;

          a giudizio dell'interrogante è incomprensibile il lungo iter necessario per la selezione, soprattutto se rapportato a un numero così esiguo di progetti approvati, che comporterà per gli oltre 200 comuni esclusi dagli interventi meritevoli di recupero e restauro, conseguenze economiche dovute alle spese affrontate per la predisposizione dei progetti esecutivi, per gli incarichi ai professionisti, per le anticipazioni finanziarie, che incidono pesantemente sui rispettivi bilanci –:

          se il Governo intenda fornire elementi sui criteri e sulle modalità di selezione che hanno portato all'esclusione degli oltre 200 interventi inizialmente approvati;

          se non si ritenga opportuno, con una successiva iniziativa, dare seguito agli interventi rimasti esclusi così da poter utilizzare pienamente i fondi già stanziati per il «Progetto Bellezz@ - Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati».
(4-09748)


      SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

          in un articolo – del 3 maggio 2021 su vita.it – Stefano Consiglio, presidente della Scuola delle Scienze umane e sociali dell'università degli studi di Napoli Federico II, con riferimento al Pnrr ha scritto: «Secondo la Commissione Europea i fondi stanziati devono essere impiegati per ridurre quello che Luca Bianchi, in un recente libro, definisce il “divario di cittadinanza” tra i cittadini meridionali rispetto a quelli del centro nord. Uno dei pilastri del piano, secondo la Commissione Europea, deve essere, infatti, la coesione sociale e territoriale. Ciò significa che nella costruzione del Recovery plan l'Italia deve spiegare come il piano sarà in grado di alleviare la crisi e come si pensa di promuovere la coesione e la risoluzione degli squilibri territoriali»;

          ivi si osserva, per esempio, che «nel periodo 2014-2017 la spesa sanitaria pro capite – ivi si riporta – è stata di 1.581 euro nel Mezzogiorno, contro i 1.900 euro del Centro-Nord» e che «se confrontiamo la Lombardia con 2.230 euro con la Calabria con 1.512 euro abbiamo un differenziale di spesa di oltre 700 euro pro capite, pari al 32 per cento»;

          in un comunicato stampa del 15 aprile 2021, la Ministra per il sud e la coesione territoriale, on. Mara Carfagna, ha dichiarato: «La quota Sud del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è arrivata al 40 per cento. È un valore molto superiore alla percentuale di popolazione residente e al PiL»;

          in altro comunicato, apparso sul sito internet della testata Il Messaggero, la stessa Ministra ha precisato: «Per il Sud c'è una quota di 82 miliardi di euro del Pnrr»;

          in una nota della redazione Ansa di Caltanissetta del 26 aprile 2021 si legge che il Sottosegretario alle infrastrutture, Giancarlo Cancelleri, con riguardo alla quota del Pnrr riservata al Sud ha affermato: «Il tema non è quello che al Sud sono state assegnate meno risorse che al Nord, anche perché è falso: ma è avere la capacità di spendere le risorse. Chi scende in piazza per protestare chiedendo più fondi per il Mezzogiorno magari è la stessa persona che in vent'anni non è stato in grado di spendere»;

          nella succitata nota si riportano ulteriori dichiarazioni dello stesso Sottosegretario, secondo cui «oltre 90 miliardi sono per il Mezzogiorno»;

          nelle scorse settimane, il Pnrr è stato inviato alla Commissione europea, che poi l'ha valutato positivamente, al punto che il 23 giugno 2021 la Presidente Ursula Von Der Leyen, nella conferenza stampa tenuta a Roma insieme al Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, ha affermato, consegnando la relativa attestazione: «La nostra approvazione oggi è fondamento per i 191,5 miliardi del Recovery plan dell'Italia. Una volta approvato dal Consiglio nelle prossime quattro settimane, saremo pronti a erogare i primi fondi. È l'inizio di un'attuazione che sarà dura, dovremo lavorare in modo duro e la Commissione sarà accanto a voi passo passo. Un'Italia più forte rende l'Europa più forte»;

          in un editoriale in video del 6 luglio 2021, Pino Aprile, direttore della testata on line LaCnews24, ha detto che, secondo Giancarlo Viesti, professore ordinario di economia applicata all'università di Bari, al Sud sono destinati soltanto 22 miliardi di euro del Pnrr, cui potrebbero sommarsene altri 13, quindi con una forte differenza rispetto a quanto esposto dai suddetti componenti del Governo, con conseguente pregiudizio – ha sottolineato Aprile – per le prossime 3 o 4 generazioni di meridionali –:

          a quanto ammontino le risorse destinate al Sud nel Pnrr approvato dalla Commissione europea, quali ne siano i precisi dettagli e se il Governo intenda fornire tali dati nella maniera più completa e intelligibile.
(4-09757)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          una studentessa italiana di 23 anni, di origini marocchine e con doppio passaporto italiano e marocchino, è stata arrestata il 20 giugno 2021 in Marocco, quando è atterrata nel Paese, dove era arrivata per passare le vacanze con una parte della famiglia di origine. Ora, la ragazza si trova nel carcere dell'Oudaya a qualche chilometro da Marrakech, condannata a 3 anni e mezzo per «vilipendio alla religione», aggravata dalla diffusione via social media;

          difatti, nel 2019, aveva ribattezzato, in un post su Facebook, poi subito rimosso, il versetto coranico Kautar, quello in cui si obbligano i musulmani al sacrificio, «versetto del whisky». Il post è stato considerato dallo Stato marocchino come la prova di una «offesa pubblica all'Islam» che ha portato all'arresto della ragazza;

          quando è arrivata in Marocco, la polizia di frontiera l'ha bloccata alla dogana aeroportuale. La ragazza ha passato una settimana a casa dei suoi, in attesa dell'udienza di primo grado. Il 28 giugno c'è stata la sentenza di condanna a 3 anni e mezzo e 50 mila dirham di multa (circa 4.800 euro). Una pena esemplare, per quanto riguarda la detenzione, quasi il massimo (5 anni) previsto per questo reato;

          l'ambasciatore italiano a Rabat ha affermato che stanno «seguendo il caso che è particolarmente delicato» e, intanto, è stata avanzata la richiesta per una visita consolare nel penitenziario di Marrakech alla ragazza. Il consolato italiano onorario di Marrakech è in contatto con la famiglia della ragazza e cerca di raccogliere informazioni, in assenza fino a questo momento di comunicazioni ufficiali del Marocco. La notizia della condanna è stata pubblicata dal Ministero della giustizia del Marocco, in lingua araba –:

          quali iniziative intenda intraprendere il Governo nelle relazioni bilaterali con il Regno del Marocco per assicurare la tutela di tutti i diritti della ragazza.
(5-06378)


      QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO e DELRIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          il 1° luglio 2021, la Ong SeaWatch ha diffuso un video che mostra una motovedetta della Guardia costiera libica mentre spara verso una barca con a bordo 63 migranti, cercando anche di speronarla. Il video è stato effettuato da Seabird, il mezzo aereo di SeaWatch utilizzato per pattugliare il Mediterraneo centrale, ed è stato girato il 30 giugno nella zona Sar di competenza di Malta, dove però le autorità maltesi intervengono raramente;

          nel video, diffuso da tutti i principali canali di comunicazione, si sentono chiaramente le persone a bordo di Seabird chiedere alla motovedetta Rasjadir, una delle quattro donate dall'Italia alle autorità libiche, di fermare l'attacco: oltre agli spari verso l'imbarcazione, si vedono dei tentativi di speronamento e si sente parlare di un lancio di bastoni e di alcune corde nel tentativo di imbrigliare il motore. Nel video si sentono, inoltre, le comunicazioni via radio con cui i membri della SeaWatch chiedono ai libici di fermarsi. Secondo quanto riferisce la ong tedesca, le 63 persone sono riuscite a fuggire dall'attacco e a trovare rifugio a Lampedusa;

          Peter Strano, portavoce dell'esecutivo comunitario, ha dichiarato in una nota che: «La Commissione europea chiederà spiegazioni alle autorità libiche in merito al video della ONG SeaWatch»;

          lo Stato maggiore della Marina libica ha dichiarato di aver aperto un'inchiesta interna e di «aver esaminato quanto pubblicato sui media e sui social network internazionali, che mostrano una motovedetta della Guardia costiera che insegue un barcone con a bordo migranti mettendo in pericolo le loro vite, così come quelle dei membri dell'equipaggio della motovedetta stessa, in quanto non sono state eseguite le misure di sicurezza e sono stati utilizzati anche dei colpi di avvertimento. Tale azione – sottolinea la nota ufficiale – mostra la mancanza di un giusto comportamento in un tale episodio, se si rivelasse vero dopo la verifica»;

          nella nota della Marina libica di legge inoltra che: «In ogni caso, la Guardia costiera condanna qualsiasi comportamento in contrasto con le leggi locali e internazionali, e conferma che tutte le misure legali saranno prese contro qualsiasi violazione in conformità con la legislazione e leggi in vigore. Infine, confermiamo la nostra volontà nel proseguire lo svolgimento dei nostri compiti e doveri, salvare vite in mare e proteggere le coste libiche, secondo le leggi e i regolamenti umanitari riconosciuti a livello locale e internazionale»;

          la donazione delle motovedette libiche da parte dello Stato italiano era volta all'assistenza della Guardia costiera libica nel pattugliamento e nel presidio della propria zona Sar in mare e a fornire sostegno nell'attività di contrasto al traffico illegale di migranti in mare;

          come lo stesso Ministro interrogato, ha affermato in occasione della proroga dello scorso anno del «Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana» del 2017: «Tripoli si impegna ad assistere i migranti salvati nelle loro acque e a vigilare sul pieno rispetto delle convenzioni internazionali, attribuendo loro protezione internazionale così come stabilito dalle Nazioni Unite» –:

          se il Governo non intenda assumere tutte le necessarie e urgenti iniziative al fine di chiedere al Governo libico di fare immediata chiarezza sui fatti accaduti e denunciati dalla Sea Watch;

          se il Governo, alla luce dei fatti esposti in premessa, non ritenga altresì necessario e urgente richiedere con forza al Governo libico il rispetto rigoroso degli accordi presi relativamente all'utilizzo delle motovedette donate dall'Italia.
(5-06379)

Interrogazioni a risposta scritta:


      SAPIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          di recente, giornali e televisioni hanno parlato del caso di Mauro Romano, bambino scomparso il 21 giugno 1977 a Racale (Lecce) e mai più ritrovato;

          in 44 anni tante sono state le piste seguite dagli inquirenti e le indagini aperte a riguardo, ma tutte archiviate;

          in «Storia di una scomparsa» (Fandango), gli autori Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni, per la prima volta, ricostruiscono nel dettaglio tutte le piste seguite dal 1977;

          a far discutere è anche una cosiddetta «pista araba»: la madre di Mauro Romano, Bianca Colaianni, avrebbe riconosciuto nel 1999 suo figlio nel volto di un magnate arabo, Mohammed Al Habtoor;

          Mohammed Al Habtoor ha sempre negato di essere Mauro Romano, ma il suo comportamento ondivago avrebbe dato modo alla famiglia di nutrire sospetti;

          come emerge dal summenzionato libro, della «pista araba» furono informati anche le istituzioni. Il commissario straordinario per le persone scomparse, Gennaro Monaco, si interessò al caso Romano e il 13 marzo 2008 scrisse un fax al console in servizio a Dubai, Roberto Vagni chiedendo di «intercedere presso il signor Khalaf Ahmed Al Habtoor in modo da poter favorire, ove possibile, l'incontro tra le due famiglie»;

          il 28 maggio 2008 l'Agenzia consolare d'Italia a Dubai rispose, come scrivono Piccinni e Gazzanni, «Il repentino riscontro sollevò non poche domande. La più significativa si focalizzava sul tipo di accertamenti svolti e sulle singolari modalità di replica. A destare preoccupazioni furono però e soprattutto le parole del Consolato che in due sintetiche pagine sottolineava l'impossibilità che Mohammed fosse Mauro, non contestava nel merito le dichiarazioni dei Romano, bensì mostrava solo una profonda riverenza verso una famiglia considerata unanimemente molto potente negli Emirati»;

          nel dettaglio, il dottor Vigna specificava come il signor Al Habtoor fosse «cittadino e figlio di Khalaf Ahmed Al Habtoor, uno dei 500 uomini più ricchi al mondo (369esimo nella lista di Forbes 2007)» e proseguiva mettendo in evidenza come «all'interno del mio ruolo di rappresentante in loco dello Stato italiano, riterrei che mettere in dubbio in qualche modo la parola del signor Khalaf Ahmed Al Habtoor e sollecitare prove ulteriori di quanto da lui affermato potrebbe essere accolto come un gesto di estrema indelicatezza e forse anche offensivo»;

          suscita perplessità il fatto che un rappresentante delle istituzioni italiane si sia preoccupato più di essere offensivo nei confronti di un cittadino emiratino che nei confronti di una famiglia italiana che, tra le altre cose, era alla ricerca disperata del figlio;

          la missiva concludeva affermando: «Pregherei codesto commissario – qualora non ritenesse sufficiente la presente lettera per chiudere [...] questa ipotesi di identificazione – a rinnovare a codesto Ministero degli affari esteri e a codesta Ambasciata (che leggono per conoscenza) la richiesta di intervento già qui formulati con i fax in riferimento, affidando ai loro superiori l'opportunità di un approccio della famiglia Al Habtoor»;

          da allora, tuttavia, nessun altro tentativo è stato fatto;

          lungi dal ritenere che Mohammed Al Habtoor sia Mauro Romano, la famiglia italiana ha sempre chiesto anche solo un incontro riservato per chiarire le posizioni in campo e avere un confronto diretto con l'uomo che fino ad oggi si è sempre sottratto alla possibilità di un test del Dna –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti elencati in premessa;

          se non ritenga opportuno acquisire ulteriori elementi circa il lavoro svolto allora dal Consolato italiano a Dubai, in merito agli approfondimenti svolti sul caso Romano;

          se non ritenga opportuno oggi, a distanza di 44 anni dalla scomparsa, adottare iniziative tramite la rete diplomatica al fine di favorire un incontro, lontano dalle telecamere, delle famiglie Romano e Al Habtoor.
(4-09755)


      ZOFFILI, CAPITANIO, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e SNIDER. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          una giovane ragazza italiana di origini marocchine, nata a Vimercate nel 1998 ove si erano temporaneamente trasferiti i genitori, cresciuta in Brianza ed attualmente studentessa universitaria a Marsiglia, è stata recentemente bloccata alla dogana aeroportuale di Marrakech subito dopo il proprio atterraggio;

          la giovane è in possesso sia del passaporto italiano che di quello marocchino, ma al suo arrivo in Marocco avrebbe esibito soltanto quest'ultimo, generando nelle autorità di presidio all'aeroporto di Marrakech il convincimento di trovarsi davanti ad una cittadina marocchina di religione islamica;

          alla giovane, le autorità marocchine hanno contestato un post pubblicato su Facebook nel 2019, nel quale la studentessa aveva definito «versetto del whiskey» il passaggio coranico concernente l'obbligo del sacrificio, o Kautar, ciò che costituirebbe un'offesa pubblica dell'Islam penalmente perseguibile in Marocco;

          la giovane ha trascorso qualche giorno con i propri genitori, attualmente residenti in Marocco, prima di essere convocata in tribunale per essere processata;

          in esito al processo, la giovane è stata condannata a tre anni e mezzo di carcere, nonché al pagamento di un'ammenda pari a 50 mila dirham;

          della sentenza il Ministero della giustizia marocchino avrebbe dato notizia in lingua araba –:

          quali iniziative di competenza, il Governo intenda porre in essere in favore della giovane 23enne italiana di origini marocchine appena condannata al fine di ottenerne il sollecito rilascio.
(4-09756)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


      ZANETTIN. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          la stampa nazionale e locale sta dando ampio risalto alla notizia della vendita da parte della famiglia Franco di sette tele di Gian Domenico Tiepolo per 1.850.000 euro ad Alessandro Benetton;

          si tratta di transazione perfettamente lecita sul piano legale;

          tuttavia, come ricordato dal direttore del Cisa, Guido Beltramini, le tele in questione, attualmente esposte al Palladio Museum di Vicenza, meriterebbero di restare a Vicenza;

          il professor Beltramini, intervistato dal Giornale di Vicenza afferma che «studiando i dipinti abbiamo scoperto che sono un omaggio al teatro olimpico. Il conte Valmarana aveva chiesto al Tiepolo di rileggere la scena dell'Olimpico, non a caso troneggia una enorme figura di Ercole, simbolo dell'Accademia Olimpica»;

          il sindaco della città berica, Francesco Rucco, ha inviato una lettera al Ministro Franceschini, chiedendo che lo Stato eserciti il diritto di prelazione, ma finora non è giunto alcun riscontro dal Ministero;

          sarebbe davvero grave, per il patrimonio artistico della città, se l'appello fosse ignorato e cadesse nel vuoto –:

          quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in ordine alla richiesta di esercizio del diritto di prelazione.
(3-02392)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


      ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 6-bis del decreto-legge n. 23 del 2020 (cosiddetto «decreto Liquidità») prevede la possibilità, per le imprese operanti nei settori alberghiero e termale, di rivalutare gratuitamente ai fini sia civilistici che fiscali, i beni e le partecipazioni risultanti dal bilancio dell'esercizio in corso al 31 dicembre 2019;

          la rivalutazione in commento compete alle società di capitali e agli enti commerciali residenti, operanti nel settore alberghiero e termale, che non adottano, per la redazione del bilancio, i principi contabili internazionali las/lfrs;

          la disposizione citata prevede che possano procedere alla suddetta rivalutazione anche società di persone commerciali, imprese individuali, enti non commerciali residenti e soggetti non residenti con stabile organizzazione in Italia;

          non è ancora intervenuto alcun chiarimento ufficiale da parte dell'amministrazione finanziaria con riferimento all'individuazione del «settore alberghiero e termale», cui fa riferimento il citato articolo 6-bis;

          la disposizione in commento ha l'obiettivo di favorire il comparto ricettivo, che rappresenta uno tra i settori maggiormente colpiti dalla crisi economica conseguente alla pandemia da COVID-19; secondo quanto previsto dal codice del turismo, le quattro categorie principali di strutture turistiche ricettive sono: (i) le strutture ricettive alberghiere e para-alberghiere; (ii) le strutture ricettive extralberghiere; (iii) le strutture ricettive all'aperto e (iv) le strutture ricettive di mero supporto; tra i soggetti operanti in detto comparto ricettivo rientrano, accomunati dalla stesse classificazione Ateco con divisione 55.00 («Alloggi»), anche le imprese operanti nel comparto del turismo ricettivo all'aria aperta (con codice Ateco 55.30, Aree di campeggio e aree attrezzate per camper e roulotte e codice Ateco 55.20.10, Villaggi turistici), le quali offrono ai turisti, in un'area recintata, alloggio in allestimenti mobili o in unità abitative o in posti acquei di ormeggio delimitati e altri servizi accessori per favorire il soggiorno, tra cui eventuali servizi di bar, ristorazione e bazar –:

          se, nell'ambito soggettivo di applicazione della disciplina riguardante la rivalutazione di cui al decreto «Liquidità», rientrino anche le strutture ricettive all'aria aperta che effettivamente operano in ambito alberghiero, svolgendo la propria attività con le modalità sopra descritte e aventi codice Ateco 53.00 e codice Ateco 55.20,10, e se possano rientrare, nell'ambito soggettivo di applicazione della disciplina in commento, tutte le strutture ricettive all'aria aperta che siano in grado di dimostrare in punto di fatto di esercitare tale attività, a prescindere dal predetto codice.
(4-09745)


      GALIZIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          con il miglioramento dell'emergenza sanitaria, e di conseguenza di quella economica, inflitta dalla pandemia, il post Covid-19 sta normalizzando la vita economica e sociale del Paese. Anche dal punto di vista contributivo e della tassazione, i benefici fino ad oggi adottati per superare l'emergenza Covid-19 stanno via via tornando alla loro ordinaria regolamentazione;

          sulla Gazzetta ufficiale n. 154 del 30 giugno 2021 è stato pubblicato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 giugno 2021 che dispone la proroga dei versamenti risultante dalla dichiarazione dei redditi Irap e Iva dei contributi interessati dall'applicazione degli indici sintetici di affidabilità fiscale Isa, compresi quelli aderenti al regime forfettario o dei cosiddetti «minimi»;

          quindi viene confermata la scadenza del 20 luglio 2021 per effettuare, senza la maggiorazione dello 0.4 per cento i versamenti che sarebbero scaduti il 30 giugno 2021;

          a differenza dello scorso anno (si veda il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 giugno 2020), il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 giugno 2021 non prevede però la facoltà di effettuare i suddetti versamenti dal 21 luglio al 20 agosto 2021, con la maggiorazione dello 0,4 a titolo di interesse corrispettivo;

          rispetto alla proroga disposta per il 2020 e ad analoghe proroghe intervenute in anni precedenti, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 giugno 2021, a fronte della «classica» proroga dal 30 giugno al 20 luglio 2021 dei versamenti senza la maggiorazione dello 0,4 per cento non ha provveduto a «rimodulare» anche il termine previsto per il versamento con lo 0,4, consentendolo nel periodo dal 21 luglio al 20 agosto 2021;

          la diversa formulazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 giugno 2021 costituisce quindi una sostanziale novità, la quale comporta che il termine per i versamenti con la maggiorazione dello 0.4 per cento a titolo di interesse corrispettivo rimanga fermo al 30 luglio 2021 per tutti i contribuenti che avevano come scadenza ordinaria il 30 giugno 2021. In sostanza, per i soggetti che rientrano nell'ambito di applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 giugno 2021, la proroga da esso prevista è limitata a escludere la maggiorazione dello 0,4 per cento per i primi 20 giorni, quindi fino al 20 luglio 2021; dopo tale data si ritorna al regime ordinario, con applicazione dello 0,4 per cento dal 21 luglio e termine di versamento previsto al 30 luglio 2021 –:

          alla luce delle considerazioni contenute in premessa, se il Ministro interrogato messo a conoscenza di tale procedura, e considerato che appare all'interrogante scarno e inefficiente un beneficio di soli 10 giorni, non intenda adottare, per quanto di competenza, le opportune iniziative per prolungare l'operatività di tale strumento, di almeno 60 giorni.
(4-09754)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


      ASCARI, GRIPPA, ELISA TRIPODI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          dalla lettura di un articolo di giornale pubblicato sul quotidiano La Stampa (http://www.lastampa.it) si è appreso di un caso in cui, per ordine del giudice del tribunale per i minorenni di Torino, un minore rischia di ritornare a vivere con il fratello maggiorenne a casa del padre, nonostante quest'ultimo sia stato condannato per maltrattamenti nei confronti della moglie e per violenza assistita nei confronti di questo stesso figlio. Si legge che l'uomo sia da pochi giorni in carcere per scontare proprio la pena inflittagli a seguito di questa sentenza di condanna;

          nell'articolo si legge, tra l'altro, come questo padre sia stato più volte violento nei confronti della sua ex moglie che riceveva insulti, botte anche davanti ai figli. Una volta, si legge che «il marito prende un coltellaccio da cucina e lei ha appena il tempo di chiudersi in bagno per evitare il peggio». Ed è in quel caso che la signora lascia la casa assieme ai figli e va a denunciare l'aggressione;

          successivamente viene avviata anche la procedura per la separazione legale dal marito. Il giudice assegna la casa a madre e figli; la signora si ritrova a mantenere i figli e a pagare il mutuo con uno stipendio da mille e 200 euro al mese ma ai figli non fa mancare l'indispensabile. Il padre può vedere i figli una volta la settimana. Per ordine del giudice, le visite dovrebbero avvenire sotto «stretto monitoraggio» degli assistenti sociali, ma non pare avvenga così;

          successivamente, si assiste a un cambiamento per cui i figli pare comincino ad assumere un atteggiamento ostile nei confronti della madre, forse dovuto al diverso sistema di regole imposto dai due genitori. Uno dei figli racconterebbe, infatti, agli educatori che con il padre «faccio quello che voglio». Niente regole, a differenza dell'impostazione materna. Così la bilancia degli affetti comincia a pendere di più verso il padre che nei confronti della madre;

          a seguito di questi cambiamenti, il figlio minore viene affidato a una comunità di alloggio. L'altro figlio, poco prima di compiere i 18 anni, va a vivere con il padre: in merito, gli assistenti sociali non pare abbiano nulla da eccepire. Anzi, nel tempo, lavorano a un progetto di «avvicinamento» del figlio (collocato in comunità di alloggio e vittima di violenza assistita) al padre. L'uomo si sottrae a qualunque confronto, non partecipa. Ma il progetto va avanti comunque;

          intanto la madre (oggi assistita dagli avvocati Maria Rosa D'Ursi e Annalisa Tarditi) manifesta il proprio disappunto in merito e chiede degli incontri agli assistenti sociali. Gli atteggiamenti di insofferenza del ragazzo collocato in comunità vengono annotati con scrupolo e diventano elementi contro la «capacità genitoriale» della signora. E le relazioni degli assistenti sociali pare orientino i giudici in questo senso;

          gli avvocati della signora avevano segnalato alle autorità competenti che l'ex marito avrebbe dovuto scontare quella penalista la sentenza di condanna (ormai definitiva), ma, nonostante ciò si ordina di far ritornare il minore, sottratto alla madre e collocato in comunità, nella casa di quel padre che è da pochi giorni in carcere per scontare una pena per maltrattamenti verso la madre;

          spiegano gli avvocati che «il garante dei minori si è interessato alla vicenda, ha detto che chiederà un'ispezione» presso la comunità e aggiungono: «Questo è un caso emblematico di quanto non funzioni il sistema. C'è una mancanza di comunicazione tra le varie autorità, in particolare fra Tribunale dei Minori, assistenti sociali e procura della Repubblica. Come può un giudice far rientrare un figlio nella casa del padre, condannato per violenza assistita proprio nei confronti di quello stesso ragazzo. E tutto questo senza che il padre abbia fatto un percorso di sostegno alla genitorialità, come invece aveva ordinato il giudice»;

          tali presunte anomalie laddove venissero accertate come corrispondenti al vero, sarebbero dei fatti particolarmente gravi sui quali occorre fare chiarezza, al più presto, per addivenire alla definizione del giudizio nel pieno rispetto delle regole processuali e del principio di legalità;

          è necessario accertare che sussistano tutte le condizioni necessarie al corretto esercizio della funzione giudiziaria, in quanto ogni processo deve potersi svolgere nel pieno rispetto delle regole e dei principi supremi che ne presiedono lo svolgimento, specie qualora si tratti di processi, come quello in questione, in cui è in gioco l'interesse superiore dei minori –:

          se siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, si ritenga opportuno adottare in merito, anche promuovendo eventuali iniziative ispettive, nonché valutando l'adozione di iniziative normative volte ad assicurare una razionalizzazione dei procedimenti in questione, in particolare dal punto di vista del coordinamento tra le varie autorità coinvolte e di efficaci garanzie nell'interesse dei minori.
(3-02391)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SARLI, COSTANZO, SURIANO e VIZZINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il giornale Il Riformista di giovedì 1° luglio 2021 pubblica un articolo nel quale si legge: questa è la storia di Natascia Savio, militante anarchica che sta facendo lo sciopero della fame dal 17 giugno 2021 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, quello dei pestaggi e delle torture ai danni dei detenuti dove l'inchiesta della magistratura ha portato all'emissione di 52 misure cautelari per agenti e funzionari penitenziari;

          Natascia Savio considera lesi i suoi diritti di reclusa e di imputata in due processi in corso a Torino e Genova. Natascia Savio protesta contro le condizioni detentive che le impediscono di avere rapporti con i familiari e soprattutto con il suo avvocato Claudio Novaro con cui è in pratica impossibilitata a preparare le udienze;

          Natascia Savio è detenuta dal marzo di due anni fa e dal marzo 2021, proprio nell'imminenza dei due processi, è stata trasferita nella prigione di Santa Maria Capua Vetere che dista circa mille chilometri dal luogo di residenza della famiglia e dallo studio del suo legale. L'avvocato Novaro, dice che i continui trasferimenti tra un carcere e l'altro hanno visto la detenuta sempre in quarantena sanitaria, con a disposizione soldi per la spesa interna e i propri vestiti. Novaro ricorda anche che la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere non prevede la possibilità di video-chiamate a distanza tra i detenuti e i loro difensori;

          risulta da fonti di stampa che il legale abbia inviato plurime istanze al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria per ottenere un trasferimento di Natascia Savio in un carcere vicino ai luoghi di celebrazione dei due processi;

          risulta altresì dalla stampa che la presidente della corte d'assise di Torino, alla quale sarebbe stata mandata per conoscenza tale richiesta di trasferimento per Natascia Savio, aveva espresso avviso favorevole, spiegando che il procedimento prevedibilmente impegnerà diverse udienze con cadenza di almeno una per settimana;

          l'articolo 14 – Assegnazione, raggruppamento e categorie dei detenuti e degli internati – della legge n. 354 del 1975 prevede che i detenuti e gli internati hanno diritto di essere assegnati a un istituto quanto più vicino possibile alla stabile dimora della famiglia o, se individuabile, al proprio centro di riferimento sociale, salvi specifici motivi contrari;

          l'articolo 42 – Trasferimenti – della citata legge prevede che i trasferimenti sono disposti per gravi e comprovati motivi di sicurezza, per esigenze dell'istituto, per motivi di giustizia, di salute, di studio e familiari. Nel disporre i trasferimenti, i soggetti sono comunque destinati agli istituti più vicini alla loro dimora o a quella della loro famiglia, ovvero al loro centro di riferimento sociale, da individuarsi tenuto conto delle ragioni di studio, di formazione, di lavoro o salute;

          la raccomandazione del Consiglio di Europa sulle regole penitenziarie europee prevede che ogni detenuto ha diritto di richiedere la consulenza legale e le autorità penitenziarie devono aiutarlo in modo adeguato ad accedervi;

          l'articolo 24 della Costituzione prevede che la difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento –:

          quali siano i motivi che hanno indotto l'amministrazione penitenziaria a trasferire la detenuta Natascia Savio nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, che dista circa mille chilometri dal luogo di residenza della famiglia e dallo studio del suo legale;

          se nella decisione circa il trasferimento della detenuta Natascia Savio si siano tenute in considerazione le sue condizioni di salute;

          quali iniziative di competenza intenda intraprendere, tenuto conto legge n. 354 del 1975, della raccomandazione del Consiglio di Europa sulle regole penitenziarie europee e di quanto previsto dall'articolo 24 della Costituzione, per assicurare alla detenuta Natascia Savio il diritto alla difesa in relazione a quanto esposto in premessa.
(5-06380)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

          sulla base dei dati forniti dal Governo in risposta a diversi atti di sindacato ispettivo a prima firma dell'interpellante, su un totale di 7093 comuni, sono stati 4695 quelli che hanno inviato la relazione sui proventi derivanti da sanzioni per infrazioni al codice della strada relativi all'anno 2019;

          il Governo ha altresì comunicato che, nei confronti dei comuni inadempienti, erano state avviate specifiche istruttorie per il tramite delle prefetture competenti per ottenere chiarimenti sul mancato adempimento;

          rispondendo, da ultimo, all'atto di sindacato ispettivo 2-01261, sempre a prima firma dell'interpellante, il Governo ha fornito i dati circa le relazioni relative ai proventi dell'anno 2020, comunicando che 5829 comuni hanno inviato una relazione regolare, 582 hanno inviato una relazione non regolare e specificando che, nei confronti delle 2749 amministrazioni risultate inadempienti, sarà avviata una relativa istruttoria, come già avvenuto per le inadempienze relative alle relazioni riferite ai proventi dell'anno 2019 –:

          se il Governo non intenda fornire al Parlamento, come già da tempo richiesto dall'interpellante, le tabelle con i dati completi delle relazioni telematiche relative agli anni 2019 e 2020;

          entro quando saranno concluse le istruttorie attualmente in corso e quando il Governo intenda procedere, e attraverso quali modalità, all'applicazione delle sanzioni previste dal codice della strada, consistenti, come ricordato dal Governo stesso nella risposta al recente atto di sindacato ispettivo citato in premessa, in «quanto previsto dal comma 12-quater dell'articolo 142 del codice della strada, che dispone la riduzione del 90 per cento annuo nei confronti dell'ente che non trasmette la relazione».
(2-01274) «Baldelli, Pentangelo, Rosso, Sozzani».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


      PEZZOPANE, BENAMATI, DE MARIA, BRAGA, BURATTI, MORGONI, PELLICANI, MORASSUT e ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          il ponte Leonardo Da Vinci sul fiume Reno, lungo la strada provinciale 325 «di Val Setta e Val di Bisenzio», nel comune di Sasso Marconi, è chiuso al transito dal 10 febbraio 2021;

          l'assessore regionale alle infrastrutture Andrea Corsini ha dichiarato che il ponte riaprirà non prima del 2024 e che sono previsti tempi così lunghi a causa delle precarie condizioni statiche del cemento armato che sostiene l'arcata che da 64 anni collega le vallate del Setta e del Reno con il sistema autostradale e con la Porrettana vecchia e nuova;

          secondo il cronoprogramma di Anas, che prenderà in carico la manutenzione del ponte ad agosto 2021 a seguito del completamento degli interventi di consolidamento della «pila 15» e della messa in sicurezza del sottopasso in corrispondenza della linea ferroviaria e della viabilità locale, si prevede l'affidamento dei lavori per l'intervento definitivo nella primavera del 2022 e quindi la conclusione dei lavori nella primavera del 2024;

          per gli automobilisti dell'alta e media vallata del Reno, che da diversi mesi fanno i conti con le code e gli ingorghi indotti da questa strozzatura nella già difficile mobilità appenninica, avere una prospettiva di tre anni prima che la viabilità appenninica sia ripristinata è intollerabile, così come lo è la prospettiva che, a sopportare il maggior carico di traffico e inquinamento, siano i residenti nei comuni di Sasso Marconi e limitrofi;

          è necessario intervenire il più presto possibile con un programma certo e tempi ridotti per ridurre il più possibile l'impatto sulla viabilità della montagna dalla chiusura del ponte di Sasso Marconi e adottare tutte le misure adeguate a tutelare la sicurezza degli automobilisti –:

          cosa intenda fare il Ministro in relazione ai fatti esposti in premessa e se intenda adottare ogni utile iniziativa di competenza per introdurre misure di sostegno e di ristoro per il territorio interessato considerate le gravi ripercussioni sulla viabilità e il maggior traffico e inquinamento causati dalla chiusura del ponte.
(5-06372)


      BUTTI, FOTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          le grandi opportunità di crescita infrastrutturale dell'Italia sono offerte principalmente dai progetti inseriti e inseribili nel Piano nazionale di ripresa e resilienza in funzione delle risorse del Next Generation EU e dalle previsioni normative di cui all'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55;

          giova evidenziare che il Governo ha, in più occasioni, ribadito di voler collaborare con le regioni per l'individuazione delle opere strategiche di carattere nazionale, regionale e locale;

          il Governo, nella seduta della Camera dei deputati del 30 giugno 2021, ha accolto l'ordine del giorno 9/3166/025 (del primo firmatario del presente atto), in occasione della conversione in legge del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, recante misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti –:

          quali opere abbia proposto regione Lombardia al Governo, rispetto ai succitati provvedimenti (Piano nazionale di ripresa e resilienza n. 55 del 2019), e quale sia il motivo tecnico-procedurale per cui il secondo lotto della tangenziale di Como (autostrada pedemontana lombarda) non risulti o non possa risultare ricompreso in almeno uno degli elenchi, atteso anche l'accoglimento da parte del Governo dell'ordine del giorno di cui in premessa.
(5-06373)


      FREGOLENT. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          la costituzione di una nuova diga in Valle Sessera (in Piemonte, nelle province di Biella e Vercelli) è da decenni al centro del dibattito politico e istituzionale locale;

          la sua realizzazione, ipotizzata fin dagli anni '80 del 1900 con l'obiettivo garantire un maggior approvvigionamento idrico alle risaie della pianura, prevede la realizzazione di una nuova diga capace di accumulare 12,5 milioni di metri cubi di acqua, con uno sbarramento in calcestruzzo di 94 metri d'altezza, 256 di lunghezza e quasi 39 di spessore da realizzarsi a valle della diga attuale, più piccola, che verrebbe abbattuta;

          sono sorti nel corso degli anni comitati locali contro la nuova diga che hanno rimarcato che tale infrastruttura non avrebbe alcuna ricaduta positiva per le comunità territoriali e che la relativa presenza causerebbe invece enormi danni ambientali, inquinamento e disturbo della fauna selvatica con conseguente allagamento di una porzione considerevole di territorio forestale protetto;

          la sua realizzazione è oggi appoggiata dal presidente della regione Piemonte ma fortemente contrastata dagli enti locali territoriali e in particolare dalla provincia di Biella e dai comuni interessati;

          pur non essendo citato direttamente nell'elenco dei progetti da finanziare grazie al Recovery Fund, la realizzazione della nuova diga si trova comunque inserita nel piano invasi della regione, che prevede un costo totale di 897 milioni e 620 mila euro, di cui l'importo dedicato all'impianto biellese sarebbe pari a circa 320 milioni di euro senza considerare gli altri interventi necessari per ammodernare le infrastrutture irrigue;

          numerose forze politiche ed enti istituzionali hanno rimarcato come, soprattutto in questa fase di crisi, tali ingenti risorse del PNRR dovrebbero essere impiegate per sostenere la continuità occupazionale e produttiva di altri settori produttivi in gravi difficoltà. Le risaie infatti non avrebbero risentito particolarmente della carenza idrica registrata generalmente negli anni scorsi;

          ulteriori criticità riguarderebbero poi la governance del Consorzio Baraggia (alla cui gestione dovrebbe essere affidata la diga) con la regione Piemonte che ha di fatto commissariato l'ente, mentre l'attuale presidente sfiduciato non vuole però dimettersi. Tale situazione di incertezza gestionale potrebbe infatti compromettere l'assegnazione dei fondi del PNRR –:

          quali siano gli indirizzi del Governo per quanto di competenza riguardo alla realizzazione della nuova diga in Valle Sessera e se ritenga che tale infrastruttura sia compatibile con l'ecosistema locale e necessaria all'economia montana della zona.
(5-06374)


      ZOLEZZI, MARAIA, DAGA, D'IPPOLITO, DEIANA, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          è in corso la ripubblicizzazione dell'autostrada A22 fra il Brennero e Modena, la concessione è scaduta nel 2014, con numerose proroghe si era arrivati a fine 2020 come limite per liquidare i soci privati;

          così come stabilito nel 2017 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nella definizione dell'iter per risolvere il problema della gestione dell'Autostrada A22 Modena/Brennero, il Ministro pro tempore Paola De Micheli stava perseguendo la valutazione di due possibili alternative: un nuovo assetto societario interamente pubblico di Autostrada del Brennero spa, attraverso la liquidazione dei soci privati, oppure una nuova gara da avviare nel 2021, anche tenuto conto di quanto previsto dai commi 721 e 722 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio per il 2021);

          in particolare, con il suddetto comma 722, che ha modificato l'articolo 13-bis, comma 4, del decreto-legge n. 148 del 2017, si è inteso prorogare al 30 giugno 2021 la scadenza della liquidazione dei soci privati; viene infatti disposto che «il versamento degli importi dovuti per l'anno 2020 e per gli anni precedenti dal concessionario subentrante della predetta infrastruttura ai sensi del comma 3 è effettuato per il 50 per cento entro il 30 giugno 2021...», ma non è nota l'evoluzione della procedura;

          questo importante asse internazionale è posto in zone in infrazione per la qualità dell'aria e gli interventi compensativi per i territori interessati, già stabiliti dal Ministro pro tempore Danilo Toninelli, consentirebbero di ridurre le emissioni in atmosfera e aumentare la coesione territoriale –:

          quali iniziative di competenza, il Ministro interrogato stia promuovendo al fine di attuare il piano di ripubblicizzazione di cui in premessa, fornendo contestualmente agli interroganti informazioni in merito alla liquidazione dei soci privati e allo stato dell'iter in corso.
(5-06375)


      LUCCHINI, LOSS e PAOLIN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          la valle dello Schenèr è il collegamento naturale tra il Feltrino (regione Veneto, provincia di Belluno) e il territorio del Primiero (provincia autonoma di Trento) ed è percorsa dalla strada statale 50 del Grappa e del Passo Rolle;

          per raggiungere il Primiero, quindi, sia i residenti che i visitatori devono passare per il Veneto usando poi la Strada statale 50, la quale conduce tutto l'anno anche numerosi turisti a località montane rinomate, quali San Martino di Castrozza;

          per migliorare la viabilità sulla statale sono stati realizzati nel tempo diversi lavori che hanno consentito di mettere in sicurezza il tratto che da Ponte d'Oltra raggiunge il Primiero;

          rimane ancora da completare, invece, il tratto dal Ponte d'Oltra fino al Ponte Serra, dove vi è ancora una carreggiata di dimensioni ridotte che consente a malapena il transito a doppio senso per i mezzi pesanti; si prevede la realizzazione di una galleria per bypassare l'intero tratto, con progetto concordato dalle amministrazioni trentina e veneta;

          nel frattempo, nella regione Veneto (come nel resto d'Italia) si è dato avvio alla riclassificazione di 700 chilometri di strade e il trasferimento a carico decontratto del contratto di programma Anas-Ministero dei trasporti dei costi di gestione e manutenzione per una cifra annua di circa 21 milioni di euro, oltre a investimenti di manutenzione programmata per 10 milioni di euro/anno, con la previsione di uno specifico stanziamento complessivo per l'esercizio 2018-2022 pari oltre 100 milioni di euro;

          anche la strada statale 50 «del Grappa e del Passo Rolle» è inclusa nei tratti stradali trasferiti ad e quindi anche i lavori per la Galleria di Lamon «Pala Rossa» che sono inseriti nell'accordo programmatico siglato tra Anas e regione Veneto;

          a fine gennaio 2021 Anas ha dato conferma dell'inserimento del finanziamento della galleria nel contratto di programma; rimangono ora solo da completare le procedure per l'avvio delle gare e dei cantieri;

          al fine di abbreviare l'intero procedimento amministrativo ed evitare lungaggini burocratiche, una soluzione rapida e semplice potrebbe essere l'affidamento dei lavori a Veneto Strade, che potrebbe già attivare i cantieri in breve tempo, arrivando a una soluzione definitiva per l'intera area –:

          se il Ministro interrogato ritenga che Anas possa affidare a Veneto Strade l'incarico di svolgere le operazioni di gara e apertura dei cantieri relativi alla galleria «Pala Rossa» per sbloccare quest'opera attesa da lungo tempo dai cittadini del Bellunese e del Primiero.
(5-06376)


      MAZZETTI, CORTELAZZO, LABRIOLA, CASINO e FERRAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          da tempo la Toscana è interessata da numerosi cantieri per l'adeguamento e la messa in sicurezza di arterie stradali fondamentali a garantire la viabilità non solo della stessa regione, ma in quanto infrastrutture indispensabili per i collegamenti tra Nord e Sud del Paese;

          tra i suddetti interventi si segnalano, in particolare, quelli su diverse infrastrutture toscane: a) i lavori di potenziamento del tratto Firenze Sud-Incisa nel tratto Firenze Sud-Scandicci, per la realizzazione della terza corsia; b) i lavori di potenziamento della viabilità parallela SR 222-Chiantigiana, nei tratti Firenze-Impruneta Incisa-Reggello; c) i cantieri infiniti dell'Autopalio sulla Firenze-Siena;

          rispetto alla suddetta opera infrastrutturale dell'Autopalio, nei giorni scorsi i sindaci di San Casciano, Greve in Chianti e Barberino Tavernelle, hanno chiesto un incontro urgente al prefetto di Firenze per pretendere un tavolo di coordinamento per condividere strategie e percorsi migliorativi;

          l'Autopalio è interessata da numerosi cantieri che procedono senza concertazione con le autorità locali;

          in proposito sono attive le proteste dei sindaci di San Casciano, Greve in Chianti, Impruneta e Barberino, del delegato della Città metropolitana di Firenze e delle Associazioni di categoria;

          il tratto in questione misura 56 chilometri e la sua gestione è in capo ad Anas. La strada in questione è classificata come raccordo autostradale e su di essa vige un limite di 90 km/h. La strada stessa presenta caratteristiche peculiari, ovvero non è dotata di nessuna corsia d'emergenza;

          l'area geografica Firenze-Chianti soffre in maniera particolare delle condizioni del traffico sua a livello turistico, sia a livello logistico;

          i cittadini e gli amministratori locali interessati da tutti i citati cantieri stradali e autostradali lamentano con forza il mancato coinvolgimento delle amministrazioni coinvolte, la comunicazione insufficiente, la mancata ed esaustiva informazione ai cittadini riguardo ai disagi prodotti dai cantieri e alla loro effettiva durata;

          molti dei cantieri vanno avanti con estremo inaccettabile ritardo ed è forte la percezione che diversi di essi siano praticamente fermi da troppo tempo –:

          quali iniziative di competenza si intendano adottare per garantire tempi certi per la conclusione dei lavori di adeguamento dell'Autopalio, garantendo il pieno coinvolgimento delle amministrazioni locali e delle associazioni di categoria interessate e le necessarie comunicazioni e informazioni ai cittadini, anche prevedendo, laddove possibile, il necessario potenziamento della viabilità parallela al fine di ridurre i forti e continui disagi agli utenti delle suddette infrastrutture.
(5-06377)

Interrogazione a risposta scritta:


      SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          da un articolo del 20 giugno 2021 del quotidiano online «Genova24» si apprende che un consigliere del municipio centro ovest, con una lettera inviata al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, avrebbe denunciato una serie di criticità riscontrate nel tratto dove è prevista la costruzione di una galleria, tali da pregiudicare la realizzazione dell'ultimo miglio del Terzo Valico dei Giovi, il cui termine dei lavori è previsto per il 2024, di competenza di Rfi e del Consorzio Cociv, al quale è affidata la progettazione e la costruzione dell'opera;

          da rilevazioni documentate, la galleria suddetta risulterebbe tanto bassa da impedire ai treni merci che percorreranno il futuro Terzo Valico di entrare in porto. Si vanificherebbero, quindi, gli investimenti per riattivare la linea del Campasso e il relativo parco ferroviario sotto il ponte San Giorgio;

          il tratto in questione si trova allo sbocco sud della galleria Sampierdarena, sotto la rampa di accesso alla Sopraelevata, all'incrocio con la linea Sampierdarena-Principe Marittima, posizionata a una quota maggiore di circa due metri rispetto ai due binari paralleli a monte. I treni diretti alle banchine, dovrebbero passare attraverso strettissimi viadotti e sottopassi dove l'altezza per la linea si riduce a 5,20 metri. Un limite strutturale incompatibile, considerando l'altezza minima per la posa dei binari sulla massicciata, lo spazio alla sommità utile per l'impianto della linea elettrica, lo spazio per il franco elettrico secondo il voltaggio utilizzato, lo sviluppo del pantografo, la sagoma della locomotiva e dei portacontainer che si utilizzeranno;

          anche l'ipotesi di abbassare la quota dei binari con una escavazione risulta impraticabile, in quanto la linea, che scorre al livello del mare, finirebbe per avere una pendenza superiore a quella attesa del 16 per mille e quindi superiore agli standard europei per l'alta capacità fissati a 12;

          a valle della Galleria Sampierdarena, inizia poi la competenza dell'Autorità di sistema portuale, al quale spettano i lavori degli ultimi metri di binari fino alle banchine, privi ancora di massicciata, binari, catenaria per l'alimentazione elettrica e relativi impianti di segnalazione e sicurezza;

          a ciò si aggiungono le preoccupazioni dei residenti per la riattivazione della linea ferroviaria del Campasso, che attraversa Sampierdarena quasi totalmente in galleria, sotto le abitazioni e l'ospedale di Villa Scassi, attraversa il parco del Campasso e prosegue all'interno di un'area densamente abitata. La popolazione dovrà convivere, prima con i disagi provocati dai cantieri per l'elevato impatto acustico e ambientale, poi con quelli collegati alla metropolitana e alla nuova linea ferroviaria, dove è previsto il passaggio di 42 treni merci al giorno, dei quali circa il 10 per cento per il trasporto di merci pericolose, secondo quanto dichiarato dal responsabile del progetto, durante l'ultima commissione municipale;

          associazioni e comitati di cittadini chiedono di conoscere il progetto e di poter esprimere le proprie osservazioni, ma vorrebbero soprattutto si considerasse l'ipotesi di un percorso ferroviario alternativo –:

          se il Governo sia a conoscenza delle criticità descritte in premessa e se non ritenga di farsi promotore di un incontro pubblico per la presentazione del progetto e di convocare un tavolo, alla presenza di associazioni e comitati, con Rfi e con tutte le autorità competenti, così come richiesto dagli, abitanti dei quartieri coinvolti;

          se il Governo intenda attivarsi con urgenza presso Rfi per una immediata verifica di quanto riportato in premessa ed avviare l'eventuale valutazione di idonee soluzioni alternative compatibili con le richieste di vivibilità dei suoi abitanti;

          se il Governo non ritenga opportuno verificare la situazione relativa alla realizzazione del Terzo Valico dei Giovi e il rispetto del termine dell'opera, al fine di evitare inutili sprechi di fondi pubblici.
(4-09751)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


      CADEDDU e SCANU. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          il Governo, nel 2015, ha approvato la Strategia italiana per la banda ultra larga, con l'obiettivo di ridurre il gap infrastrutturale e di mercato in relazione alle infrastrutture digitali. La prima fase di attuazione della Strategia riguardava interventi nelle aree bianche a fallimento di mercato;

          per il tramite della società del Ministero dello sviluppo economico Infratel Italia S.p.a., interamente controllata da Invitalia S.p.a., sono state indette tre gare per l'aggiudicazione della realizzazione dell'infrastruttura e il relativo mantenimento della stessa rete; tutte le gare sono state aggiudicate alla società Open Fiber S.p.a.;

          in data 19 aprile 2016, la regione Sardegna ha trasmesso via pec (Prot. n. 2765/ V.6.3) la proposta «Convenzione tra i comuni, la regione, il Ministero dello sviluppo economico e Infratel Italia» per l'attuazione dell'intervento di infrastrutturazione a banda ultra larga;

          ai sensi della normativa vigente, le infrastrutture destinate all'installazione di reti e impianti di comunicazione elettronica sono assimilate ad ogni effetto alle opere di urbanizzazione primaria, di cui all'articolo 16, comma 7, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380;

          il decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33, in attuazione della direttiva 2014/61/UE del 15 maggio 2014, contiene norme volte a facilitare ulteriormente l'installazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità, promuovendo l'uso condiviso dell'infrastruttura fisica esistente e consentendo un dispiegamento più efficiente di infrastrutture fisiche nuove, in modo da abbattere i costi dell'installazione di tali reti;

          l'autorità per le garanzie nelle comunicazioni è intervenuta con una nota in cui si sollecitano le aziende a collaborare nell'interesse pubblico, se non ci sono problemi tecnici gravi che lo impediscano;

          nel comune di Marrubiu, in tutta l'area urbana, Italgas ha realizzato assieme alle tubature per il gas, una capillare rete in fibra ottica, che resta inutilizzata. Infratel Italia, il soggetto pubblico che realizza la banda larga nei piccoli centri a fallimento di mercato, si è vista negare da Anas il permesso allo scavo per la posa dei cavi, ma, allo stesso tempo viene obbligata a condividere tracciati ed infrastrutture con Italgas su un tratto di strada al centro dell'abitato, in quanto Anas non intende consentire un ennesimo taglio del manto stradale per realizzare qualcosa che già esiste;

          il tratto stradale bloccato dalle osservazioni avanzate dall'Anas Sardegna è la linea ferroviaria Cagliari-Sassari-Olbia; l'area è munita di apposita infrastruttura di «passaggio a livello» e questo rappresenta un'arteria fondamentale nell'assetto viario del comune di Marrubiu. La linea ferroviaria divide il paese in due, e non può essere aggirato da eventuali proposte che prevedano un tracciato alternativo;

          a parere dell'interrogante, è necessario un confronto e un accordo in tempi stretti tra Anas, Infratel e Italgas al fine di rendere operativa un'infrastruttura strategica per il comune e i servizi ai cittadini;

          molti piccoli comuni di quest'area continuano ad essere afflitti da un divario digitale che li esclude dai benefici del progresso tecnologico e dell'innovazione con danni socio-economici e culturali non indifferenti;

          si fanno i conti ogni giorno con insostenibili ritardi sulle infrastrutture telematiche ed è quindi necessario superare definitivamente il digital divide che spezza il Paese per poter utilizzare al meglio anche nelle zone interne e di campagna tutto il potenziale delle nuove tecnologie: dalla scuola on line allo smart working, dal turismo al commercio on line, soprattutto in questo momento di ripresa post-pandemia –:

          quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Governo per accelerare la realizzazione del suddetto intervento infrastrutturale strategico per lo sviluppo socio-economico della regione e, conseguentemente, dell'intero Paese.
(4-09753)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


      VILLANI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          nel territorio salernitano, la delicata questione relativa alla istituzione scolastica Primo circolo didattico di Angri, importante e prestigiosa scuola del territorio angrese, è, a oggi, ancora irrisolta;

          si tratta di una gravissima situazione determinata da una mala gestio della dirigente del Primo circolo «Sant'Alfonso Maria Fusco», in relazione all'adozione ed attuazione di tutti i provvedimenti che una dirigente scolastica dovrebbe saper attuare ma soprattutto, si tratta di comportamenti scorretti nei confronti di tutto il personale scolastico dell'istituto, degli alunni iscritti, dei genitori, nonché di gravi limitazione di alcuni servizi essenziali per l'istruzione pubblica nel territorio comunale di Angri;

          l'interrogante ha più volte rappresentato tale grave situazione con missive ed interlocuzioni all'Ufficio scolastico regionale per la Campania, nella persona del direttore generale Luisa Franzese, oltre che informando i Ministri dell'istruzione Azzolina e il Ministro interrogato, che sono stati allertati sulla situazione e sollecitati personalmente dall'interrogante a intervenire;

          il 15 gennaio 2021, il Ministro dell'istruzione pro tempore disponeva l'ispezione di un dirigente tecnico, incaricato di verificare la situazione;

          all'uopo si rappresenta che la questione è stata oggetto altresì di una precedente interrogazione a risposta scritta a prima firma dell'interrogante, la n. 4/08326, presentata nella seduta n. 460 del 22 febbraio 2021, alla quale non è ancora pervenuta risposta;

          risulta che la succitata verifica ispettiva datata 29 gennaio 2021 presso il plesso scolastico sia stata effettuata e a oggi risulta consegnata la relativa relazione –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e se possa fornire elementi conoscitivi in merito agli esiti della suddetta ispezione del dirigente tecnico di cui in premessa presso il succitato plesso scolastico;

          se e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare alla luce delle risultanze emerse da tale ispezione.
(4-09744)


      FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          il gruppo «Filosofia Futura» riunisce laureati in scienze filosofiche (LM 78) e mira a promuovere la valorizzazione della filosofia e dei laureati magistrali in scienze filosofiche nella Scuola Pubblica;

          con l'attuale normativa, il titolo di laurea magistrale in scienze filosofiche consente l'accesso alle sole classi di concorso A-19 (filosofia e storia) e A-18 (filosofia e scienze umane);

          i corsi di laurea magistrale in scienze filosofiche forniscono, oltre che una formazione strettamente filosofica, anche una formazione di indirizzo storico e letterario, esattamente come le lauree magistrali in scienze storiche, scienze delle religioni e antropologia;

          chi si laurea in filosofia, infatti, non può abilitarsi all'insegnamento di storia né ai primi anni della scuola secondaria di secondo grado né alle medie;

          per avere accesso a più classi di concorso e poter insegnare anche italiano e storia i laureati in filosofia devono conseguire un ulteriore titolo di specializzazione, un'altra laurea magistrale, a differenza di altre lauree a cui basta sostenere degli esami integrativi;

          mentre ai laureati in scienze storiche (LM 84), scienze delle religioni (LM 64) e antropologia (LM 01), oltre che ai laureati di numerosi altri corsi di laurea magistrale, è consentito l'accesso alle classi di concorso di filosofia e storia e filosofia e scienze umane, ai laureati in scienze filosofiche non è riconosciuto il titolo ad accedere alle classi di concorso A-22 (italiano, storia, geografia, nella scuola secondaria di primo grado), A-11 (discipline letterarie e latino) e A-12 (discipline letterarie negli istituti di istruzione secondaria di II grado);

          tale possibilità, a parere dell'interrogante, permetterebbe alla scuola di avere a disposizione migliaia di laureati qualificati per l'insegnamento delle discipline rientranti nelle medesime classi di concorso, capitalizzando a vantaggio della scuola pubblica un contingente di docenti e lavoratori sui quali lo Stato ha già investito moltissime risorse in termini di istruzione e formazione accademica, permettendo loro di esprimere e mettere a frutto le competenze e le abilità professionali acquisite in anni di formazione universitaria;

          a tal fine, occorrerebbe un riordino complessivo del decreto ministeriale n. 259 del 2017 (modifiche e integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica n. 19 del 2016 di revisione delle classi di concorso), che riconosca ai laureati in scienze filosofiche (LM 78) l'accesso alle medesime classi di concorso alle quali accedono i laureati in scienze delle religioni (LM 64), scienze storiche (LM 84) e antropologia culturale ed etnologia (LM 01);

          a parere dell'interrogante, l'insegnamento della filosofia dovrebbe essere esteso e valorizzato nelle modalità più opportune presso tutte le scuole, di qualsiasi ordine e grado, ritenendo l'insegnamento della filosofia essenziale nella formazione del pensiero critico –:

          quali iniziative intenda intraprendere il Ministro al fine di garantire l'accesso all'insegnamento della storia, a tutti i livelli, ai laureati magistrali con un percorso più incentrato sulle discipline storiche ed estendere gli indirizzi di studi accessibili tramite la classe di concorso A-19 ai licei e agli istituti tecnici e professionali;

          quali iniziative intenda intraprendere affinché ai laureati magistrali in scienze filosofiche venga garantita la possibilità di accedere, anche con le necessarie integrazioni di crediti, alle stesse classi di concorso accessibili ai laureati magistrali in scienze storiche.
(4-09749)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

      il sistema degli Istituti tecnici superiori (Its) nazionale, trova la dotazione di risorse per il finanziamento della programmazione annuale regionale nel Fondo per l'istruzione e la formazione tecnica superiore ex articolo 1, comma 875, legge n. 296 del 27 dicembre 2006, come incrementato dall'articolo 1, comma 67, della legge n. 205 del 27 dicembre 2017 e, per il 2021, ulteriormente incrementato di 20 milioni di euro ai sensi dell'articolo 1, comma 298, della legge n. 178 del 30 dicembre 2020;

          il sistema è cofinanziato anche con risorse regionali;

          tale Fondo viene ripartito tra le regioni a seguito del monitoraggio annuale Indire, che è già disponibile;

          a giudizio dell'interrogante, i ritardi nel riparto di tali risorse rappresentano di fatto la criticità maggiore per la programmazione regionale in quanto la mancanza di una tempestiva comunicazione sul riparto del Fondo nazionale non consente un processo lineare di uscita dei bandi regionali, impedendo la quantificazione dell'offerta Its e rallentando le conseguenti azioni di orientamento inerenti ai percorsi approvati;

          a quanto risulta all'interrogante, ad oggi, non è giunta ancora alle regioni alcuna comunicazione ministeriale ufficiale in merito al riparto delle risorse per l'esercizio finanziario 2021;

          giova ricordare che, per una efficace programmazione dei corsi degli Istituti tecnici superiori da avviare entro l'autunno, si sarebbe già dovuto procedere ad una puntuale definizione dell'offerta formativa che, logicamente, diventa quantificabile solo in seguito al riparto delle risorse di cui sopra –:

          se il Ministro interrogato intenda procedere tempestivamente alla comunicazione ministeriale di riparto risorse del sistema degli Istituti tecnici superiori per l'esercizio finanziario 2021, al fine evitare ulteriori ritardi e compromettere la programmazione di un sistema che sta rispondendo alle esigenze del settore produttivo.
(4-09752)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          da quanto si apprende, Alessandro C., lavoratore della «Flsmidth Maag Gear» di Segrate, sede locale di una multinazionale del settore metalmeccanico, sarebbe stato licenziato giovedì 1° luglio 2021, primo giorno di sblocco dei licenziamenti per le aziende non colpite dalla crisi COVID-19;

          nella lettera di «avviso» l'azienda fa riferimento all'intenzione di procedere al licenziamento di tipo economico «in conseguenza della necessaria riorganizzazione del lavoro in atto, che non giustifica più il mantenimento del posto di lavoro»;

          il lavoratore vittima del licenziamento ha una invalidità del 100 per cento a causa di una malattia che progressivamente gli ha fatto perdere la vista. Inizialmente, il lavoratore, oggi 51enne, faceva il programmatore di controllo numerico computerizzato;

          dal 2011, purtroppo è ipovedente in conseguenza del distacco di ambedue le retine e la sua vista è degenerata, portandolo ad avere un residuo visivo del 2 per cento;

          nel 2019 è stato ricollocato sempre in azienda ma demansionato da programmatore a portinaio;

          a parere dell'interrogante l'ingiustizia compiuta nei confronti di questo lavoratore è clamorosa anche perché, da quanto si apprende, alcuni giorni prima aveva concordato con i titolari il rientro in azienda al termine della cassa integrazione in scadenza nel mese di giugno 2021;

          Alessandro C. da quando è invalido al 100 per cento ha presentato per tre volte la domanda di inabilità lavorativa che è stata ogni volta bocciata perché ritenuto dallo Stato abile al lavoro;

          lo stesso lavoratore avrebbe in passato proposto all'azienda di poter adottare sistemi e computer adatti ai non vedenti, ma l'azienda si sarebbe rifiutata, nonostante il fatto che sarebbe bastato un investimento di poche migliaia di euro;

          a parere dell'interrogante approfittare del primo giorno dello sblocco dei licenziamenti per licenziare una persona in categoria protetta, con un'invalidità del 100 per cento è crudele e vergognoso –:

          se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare che le aziende, anche approfittando dello sblocco dei licenziamenti iniziato lo scorso 1° luglio 2021, procedano con licenziamenti indiscriminati, in particolare di appartenenti alle categorie protette, che proprio a causa delle loro invalidità andrebbero maggiormente tutelati e salvaguardati.
(4-09747)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


      CARETTA, GALANTINO, ALBANO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI e VINCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          nel 2013 la Croazia ha richiesto il riconoscimento a livello europeo della menzione tradizionale «Prošek» (traduzione in croato del termine «Prosecco»), da abbinare alla denominazione di vino bianco locale, la Commissione presieduta allora da Barroso rifiutò il riconoscimento in quanto avrebbe costituito una rievocazione, potenzialmente fraudolenta, del Prosecco italiano;

          sono in corso, al momento, negoziati riguardo alle esportazioni di prodotti, tra cui anche prodotti a marchio di tutela, in Australia, Nuova Zelanda e Cile, i cui Governi si sono fortemente opposti alla protezione completa del Prosecco, anche per via della forte diffusione di prodotti similari nelle aree di pertinenza;

          la rinnovata richiesta della Croazia di riconoscere il «Prošek», qualora venisse approvata, ma anche solo legittimata, costituirebbe un grave attacco ai meccanismi di protezione e garanzia dei marchi di tutela delle produzioni geografiche europee, che non solo indebolirebbero la posizione negoziale europea in sede di trattative inerenti ad accordi di scambio, ma andrebbero a potenziare il fenomeno dell'Italian Sounding, per il quale il falso Made in Italy alimentare vale 100 miliardi di euro di danni all'economia nazionale, in quanto due prodotti su tre che richiamano l'Italia, in realtà non sono, di origine italiana;

          il regolamento Ue sull'organizzazione dei mercati agricoli, cosiddetti Regolamento Ocm, stabilisce che le denominazioni di origine e indicazioni geografiche devono essere tutelate da ogni abuso, imitazione o evocazione, inclusa la traduzione in un'altra lingua, come il caso sin qui delineato –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare in modo permanente la denominazione del «Prosecco» e scongiurare ulteriori attacchi all'integrità dei marchi di tutela nazionali.
(4-09746)


      LOSS, BUBISUTTI, VIVIANI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          le foreste e i boschi svolgono un ruolo fondamentale nel mitigare gli effetti del cambiamento climatico, in quanto assorbono e immagazzinano carbonio sotto forma di biomassa, regolano il ciclo dell'acqua, proteggono la biodiversità e controllano l'erosione, forniscono una fonte rinnovabile di materie prime, contribuiscono allo sviluppo della bioeconomia circolare e offrono occupazione, in particolare nelle zone rurali;

          nel 2013 l'Unione europea ha varato una «Strategia forestale dell'Unione europea» quale quadro per garantire la coerenza delle politiche forestali nazionali e dell'Unione europea cui principi guida sono la gestione sostenibile, il ruolo multifunzionale delle foreste, l'efficienza delle risorse e la responsabilità globale delle foreste;

          in Italia, gli operatori della filiera foresta-legno sono estremamente preoccupati circa i contenuti della «nuova Strategia Forestale europea», che fa parte delle azioni previste nell'ambito del Green Deal europeo, della quale se ne conosce solo una bozza e che la Commissione europea dovrebbe presentare nei prossimi giorni, nella quale sembra essere considerata «bioeconomia circolare» esclusivamente l'impiego del legno per la realizzazione di prodotti di lunga durata, come le case, e per altri usi nel settore edile;

          le pratiche di gestione forestale sostenibile (Pgfs) avviate in Italia mostrano chiaramente che le funzioni ecologiche del bosco e la salvaguardia della biodiversità si realizzano grazie alla fornitura di legname, di prodotti non legnosi, di biomassa, contribuendo alla mitigazione dei cambiamenti climatici;

          secondo il principio di uso a cascata, di complementarità e di sinergia delle diverse risorse e dei relativi utilizzi, le Pgfs producono un positivo impatto ambientale, la lotta agli sprechi, il presidio attivo di territori spesso esposti a rischio di abbandono e spopolamento, un importante volano di sviluppo locale e fonte di reddito per le imprese boschive e i diversi operatori di filiera, un'economia del legno a chilometro zero in aree montane e marginali;

          a parere degli interroganti, la nuova Strategia forestale europea non evidenzia le esternalità positive in termini di gestione forestale sostenibile conseguite grazie alla filiera bosco-legno-energia, che in questi ultimi anni, ha permesso di riqualificare e recuperare aree forestali danneggiate, degradate e/o affette da patologie, con un'importante azione di prevenzione dei rischi idrogeologici, di incendi, attuando diffusi interventi di miglioramento forestale;

          le Pgfs sono integrate nelle legislazioni nazionali e regionali, secondo il principio di distribuzione delle competenze e della sussidiarietà, in linea con i criteri e gli indicatori di Forest Europe;

          l'istituzione di un possibile nuovo quadro giuridico che includa un ulteriore strumento di pianificazione e gestione forestale a livello europeo con la definizione di indicatori e soglie rischia di incidere negativamente sulle politiche sinora attuate dagli Stati membri;

          il settore forestale svolge un ruolo strategico per il raggiungimento dell'obiettivo di neutralità carbonica al 2050, attraverso sequestro e stoccaggio del carbonio negli alberi, nei prodotti legnosi e la sostituzione di combustibili fossili con l'impiego di biomassa –:

          se i Ministri interroganti intendano promuovere le opportune iniziative di competenza a livello europeo, affinché la «nuova Strategia Forestale europea» tenga conto delle competenze sviluppate a livello nazionale e delle direttive già emanate dagli Stati membri in merito ai criteri di sostenibilità delle biomasse e delle politiche per il miglioramento della qualità dell'aria, nonché in merito all'impatto socio-economico della filiera bosco-legno-energia per lo sviluppo e il presidio delle aree montane e rurali, e affinché, nella nuova strategia forestale europea, nell'ambito della bioeconomia circolare, sia incluso anche il materiale legnoso utilizzato per fini energetici e non solo quello impiegato per la realizzazione di prodotti di lunga durata, al fine di valorizzare un settore che ha ricadute positive sulla gestione forestale sostenibile.
(4-09750)


      VARCHI, CIABURRO, CARETTA e BUCALO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'applicazione del regolamento delegato (UE) 2020/689 della Commissione del 17 dicembre 2019, che integra il regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni in materia di sanità animale per i movimenti all'interno dell'Unione europea di animali terrestri e di uova da cova prevede il blocco delle movimentazioni animali in vita da territori non ufficialmente indenni verso territori ufficialmente indenni; in particolare, la nota di chiarimento del Ministero della salute dell'8 giugno 2021 nota 0014022-08/06/2021-DGSAF-MDS-P (su richiesta della regione Campania) fornisce chiarimenti sul regolamento (UE) 2020/689 della Commissione del 17 dicembre 2019, nella parte riguardante la movimentazione – in vita – del patrimonio zootecnico. Interpretando e spiegando l'Allegato IV del regolamento e segnatamente il capitolo I, sezione I, lettera e), il Ministero, di fatto, esplicita il divieto assoluto di movimentazione animale tra territori Nui (non ufficialmente indenni) e territori Ui (ufficialmente indenni);

          tali nuove norme limitano fortemente la capacità di movimentare animali vivi dalla regione Sicilia e dalle altre regioni Nui verso le regioni Ui - centro-nord Italia, in considerazione del fatto che, oggi, non è più sufficiente che gli animali vivi siano ufficialmente indenni dalle malattie indicate, così come la sola azienda o l'allevamento di provenienza del bestiame, ma è indispensabile che l'intero territorio in cui ricade l'azienda (indenne) sia anch'esso considerato tale;

          l'attività di vendita e la relativa movimentazione del bestiame, principalmente verso il Nord Italia, ha garantito in passato agli allevatori una discreta fonte di reddito utile a sostenere i costi delle proprie aziende;

          i principali partner commerciali siciliani sono, infatti, Piemonte, Lombardia e Veneto (tutte regioni Ui), dove finiscono gran parte dei capi da ristallo per finissaggio e macellazione. Non potendo più commercializzare con le regioni del Nord, le conseguenze sono catastrofiche. Il prezzo dei vitelli è sceso ad 1 euro al chilo peso vivo rispetto ai 2.90/3.00 euro di una settimana prima. Le più importanti aree di allevamento – tra queste: il comprensorio dei Nebrodi nella provincia di Messina, i territori in provincia di Ragusa, di Enna e di Palermo, – per le problematiche da tempo presenti, sono ben lontane dal poter ottenere in tempi brevi la certificazione di aeree Ui –:

          se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e se abbia già previsto di adottare iniziative per una deroga alla normativa relativa all'obbligo di indennità per l'intero territorio in cui ricadono le aziende soggette a restrizioni e se, nel frattempo, non sia il caso di adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché presso le regioni Nui (Non ufficialmente indenni), sia sviluppato un serio piano di eradicazione della brucellosi da raggiungere in 2/3 anni, contestualmente consentendo, in forma straordinaria e temporanea, lo spostamento dei capi provenienti dalle aziende esclusivamente indenni, accantonando per il tempo della deroga l'interpretazione più restrittiva del territorio.
(4-09758)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


      GERMANÀ, VIVIANI, BUBISUTTI, GOLINELLI, LIUNI, LOSS, ALESSANDRO PAGANO e MINARDO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          in questo periodo risulta particolarmente difficile poter movimentare animali vivi dal Sud Italia, specialmente dalla Sicilia, al Centro e Nord del Paese, ovvero da territori non ufficialmente indenni (Nui) verso territori ufficialmente indenni (Ui) da alcune malattie come la brucella abortus;

          le regioni verso le quali gli allevatori siciliani si rivolgono e che garantiscono loro una discreta fonte di reddito, sono il Piemonte, Lombardia e Veneto; per gli allevatori siciliani, non potendo più agevolmente commercializzare con queste regioni, le ricadute economiche sono rilevanti e questo divieto di movimentazione da regioni Nui verso altre regioni sta causando seri problemi ai produttori di carne bovina e mettendo a rischio sopravvivenza di aziende agricole sane;

          inoltre, anche il prezzo della carne bovina è sceso del 30-40 per cento – il prezzo dei vitelli è sceso a 1 euro al chilogrammo rispetto ai 3 euro di appena un mese fa – e gli allevatori non riescono più a coprire i costi di produzione mettendo, così, in serio pericolo il settore zootecnico siciliano;

          per poter effettuare la movimentazione, non è sufficiente che gli animali vivi siano indenni da brucella abortus, melitensi e suis, o che lo sia la sola azienda o l'allevamento di provenienza, ma è indispensabile che l'intero territorio in cui ricade l'azienda sia considerato indenne dall'infezione;

          il regolamento delegato (UE) 2020/689 della Commissione europea del 17 dicembre 2019, all'allegato IV, capitolo I, sezione 1, specifica le condizioni per la concessione dello status di stabilimento indenne da brucella abortus, melitensis e suis senza vaccinazione;

          in particolare la movimentazione possibile tra territori non Ui è subordinata alla verifica dello status di stabilimento indenne (per quanto riguarda lo stabilimento di partenza) e all'esecuzione con esito favorevole del test premovimentazione;

          l'ordinanza del Ministero della salute del 28 maggio 2015, all'articolo 10, prevede in alcuni casi, come la sospetta movimentazione non autorizzata, che il Servizio veterinario revochi il codice di allevamento e adotti l'ordinanza di sequestro e abbattimento degli animali senza indennizzo;

          risulta all'interrogante che un allevatore, se sposta gli animali anche all'interno dello stesso comune dove risiede e lo fa per carenze di pascolo, rischia di essere sanzionato con l'abbattimento di tutto l'allevamento;

          a parere dell'interrogante, la norma viene interpretata in modo troppo restrittivo da taluni dirigenti delle Asp locali, rischiando così di travisare lo scopo fissato dal legislatore;

          la «sospetta movimentazione non autorizzata» andrebbe rivista, in particolare per i casi in cui l'allevamento sia già risultato in precedenza indenne da malattie, dal momento che spesso l'allevatore non riesce a richiedere in tempo utile le autorizzazioni necessarie per il controllo sanitario prima della movimentazione spesso anche a causa della carenza del personale veterinario;

          si potrebbe ovviare alla chiusura del codice di stalla e all'abbattimento degli animali con delle sanzioni amministrative;

          un aiuto fondamentale per l'assistenza del settore zootecnico potrebbe venire dalla possibilità di permettere alle aziende Ui di territori Nui di movimentare i bovini verso tutti gli altri territori –:

          se i Ministri interrogati, siano al corrente della situazione esposta in premessa e se non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevedere la possibilità di effettuare delle deroghe straordinarie all'ordinanza ministeriale del 28 maggio 2015 che permettano lo spostamento dei capi provenienti dalle aziende indenni anche se svolgono la loro attività in territori Nui tenendo in considerazione le difficoltà che sta vivendo il settore, al fine di rendere più semplice la movimentazione di bovini tra regioni e la transumanza dalle zone montane alle zone più basse, tutto ciò nel pieno rispetto delle giuste misure che limitano la diffusione della brucellosi e delle altre infezioni animali.
(4-09759)

Apposizione di firme ad una mozione.

      La mozione Quartapelle Procopio e altri n. 1-00421, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalle deputate: Baldini, Biancofiore, Ruffino.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      L'interrogazione a risposta scritta Lucaselli e Vinci n. 4-09690, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

      L'interrogazione a risposta scritta Rizzo n. 4-09742, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Traversi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-06039 del 19 maggio 2021;

          interrogazione a risposta in Commissione Costanzo n. 5-06333 del 29 giugno 2021.