XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 551 di domenica 1° agosto 2021

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 14.10

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 20 luglio 2021.

Sul processo verbale.

PRESIDENTE. Ci sono interventi sul processo verbale. Questo è il verbale del 20 luglio, quindi si tratta della mozione Whirlpool.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Nessuno dei tre iscritti a parlare è intervenuto, però le do la parola. Prego.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Io la ringrazio, però, sul verbale del 20 luglio, io le segnalo, Presidente, che, nella confusione complessiva - io ringrazio la collega della lettura puntuale ed attenta con voce, però, giustamente, anche bassa dovuta, immagino, alla stanchezza del lavoro di questi giorni -, è difficile comprendere se il pensiero dei colleghi è stato espresso correttamente, se la lettura viene fatta con questa modalità, in questo clima di confusione.

Quindi, io non so perché lei, Presidente, non richiami l'Aula quando c'è questo clima di confusione per permettere alla collega di evitare una fatica ulteriore nel dover alzare i toni, per far comprendere a noi se il pensiero riportato nel verbale è un pensiero corretto o se, invece, è un pensiero che può essere corretto, come il nostro Regolamento prevede, o spiegato meglio, come il nostro Regolamento prevede, o addirittura rettificato, come il nostro Regolamento prevede.

Quindi io le chiederei, Presidente, di verificare, nella lettura del prossimo verbale, che mi sembra ci sia, un atteggiamento diverso che permetta, in quest'Aula, di comprendere di che cosa stiamo parlando.

PRESIDENTE. Se non vi sono altre osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Casa, Cavandoli, Colucci, D'Uva, De Maria, Fassino, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Iovino, Lapia, Liuni, Lorefice, Lupi, Magi, Mandelli, Molinari, Mura, Schullian, Serracchiani, Tasso e Tripiedi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 77, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,18).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato, con lettera in data 30 luglio 2021, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro):

S. 2272 -“Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l'efficacia della giustizia” (Approvato dal Senato) (3243) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V e VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, X, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Come gruppo Lega, chiediamo un'informativa urgente del Ministro Franco su quanto è accaduto nei giorni scorsi, ovvero l'apertura di una trattativa in esclusiva per la cessione del Monte dei Paschi di Siena tra il Ministero dell'Economia e delle finanze e il gruppo UniCredit, presieduto, ricordo, dal nostro ex collega Padoan. Ci terrei a dire che è un'informativa urgente prima della pausa estiva, poiché i 40 giorni della due diligence - apprendiamo da fonte stampa - dovrebbero scadere i primi di settembre e credo sia fondamentale parlarne prima.

Come Lega, ci teniamo a sottolineare che 549 anni di storia bancaria di Siena, della Toscana e dell'Italia non saranno svenduti a spese dei contribuenti a nessuno, e non accettiamo che questa svendita possa avvenire ai danni dei senesi e per volere di qualche burocrazia ministeriale o, addirittura, di qualche partito politico. Per cui noi vigileremo e vogliamo presto il Ministro Franco qui a riferire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, noi desideriamo ribadire una nostra richiesta, ex articolo 27, prevista per i lavori dell'Aula, che prevede l'inserimento di qualsiasi punto all'ordine del giorno, anche con riferimento alla riunione scorsa e ad affermazioni sulla stampa di tanti deputati e lo dico anche al collega Borghi, che si è avvalso della facoltà di voler modificare il “decreto Green pass”. Non si capisce bene cosa intenda il collega Borghi nel modificare un decreto in vigore dal 6 agosto che, dalle determinazioni della riunione dei capigruppo, si dovrebbe discutere a metà settembre; il che significa che non si potrà modificare, non si potranno dare risposte ai cittadini, non si potranno dare risposte alle imprese, non si potranno dare risposte a tutti quelli che attendono spiegazioni. Pertanto, invito anche il collega Borghi ad unirsi alla nostra richiesta, che facciamo come Fratelli d'Italia, di discuterne adesso, prima della pausa estiva, occupando anche parte delle presunte vacanze, delle quali evidentemente gli ultimi a beneficiare dovrebbero essere proprio i parlamentari, portando in quest'Aula una discussione particolarmente rilevante che davvero va incontro, una volta che si approva questo decreto, al Governo e dà una possibilità alle forze parlamentari che fanno manifestazioni, come noi riteniamo corretto per quelli che hanno desiderato parteciparvi, perché ogni manifestazione, è legittima.

Noi abbiamo provato in Parlamento a fermare il green pass, altri hanno deciso di dire nelle piazze che, invece, intendevano migliorarlo e modificarlo. Ecco, credo che un Parlamento serio e parlamentari seri debbano essere conseguenti rispetto alle proprie affermazioni. Allora, vogliamo dare l'occasione a quest'Aula di discuterlo, chiedendo, ex articolo 27 - è possibile farlo con il voto favorevole dei due terzi dell'Aula - di inserire come priorità questo argomento all'ordine del giorno della seduta odierna, al fine di dare la possibilità a tutti i colleghi, collega Borghi compreso, di migliorare questo provvedimento.

Io lo ritengo un provvedimento sbagliato, lo chiarisco, un provvedimento che non doveva arrivare ad essere nemmeno pensato, ma siccome qualcuno l'ha pensato e l'ha approvato, noi vogliamo fare il nostro lavoro, ossia quello di migliorarlo. Per farlo, bisogna discuterne, perché sennò, sui social, piuttosto che nelle manifestazioni di piazza, questo risultato non si ottiene. Per cui, oggi abbiamo la possibilità di votare e io chiedo a lei, Presidente, di inserire, ex articolo 27, la votazione da parte di quest'Aula sull'inserimento di questo argomento all'ordine del giorno della seduta odierna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È stata avanzata una richiesta di inserimento, all'ordine del giorno dell'odierna seduta, dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 105, cosiddetto decreto Green pass. Richiamando lo specifico precedente del 24 febbraio 2020, faccio presente che la procedura di cui all'articolo 27 è attivabile solo dopo che il provvedimento ha concluso il suo iter in Commissione. Nel caso di specie, come nel precedente citato, la richiesta verte su un provvedimento che non si trova in stato di relazione, trattandosi di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge presentato dal Governo alla Camera il 23 luglio scorso e sul quale è ancora in corso l'esame in sede referente presso la Commissione competente.

Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per martedì 3 agosto. Ricordo che, in base al Regolamento, la Commissione dispone di 15 giorni per l'istruttoria, termine che scadrà sabato 7 agosto, salva diversa decisione assunta dalla Conferenza dei capigruppo all'unanimità e salva la facoltà della Commissione stessa di concludere in anticipo l'esame.

La sottoposizione al voto dell'Assemblea della richiesta di inserimento all'ordine del giorno presenterebbe profili problematici, oltre che in termini di compatibilità con le richiamate previsioni regolamentari, anche con i princìpi stabiliti dall'articolo 72 della Costituzione, che prescrive come fase costituzionalmente necessaria quella dell'esame in Commissione.

L'unica strada percorribile è, pertanto, quella di sottoporre la richiesta di anticipare al calendario di agosto l'esame del decreto alla Conferenza dei Capigruppo, ai fini delle determinazioni di competenza di tale collegio. Quindi, nella prossima Conferenza dei Capigruppo, sarà cura ripresentare questa richiesta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. Non capisco sinceramente per quale motivo sono stato coinvolto dal collega Lollobrigida. In Conferenza dei capigruppo c'è lui. Quanto alla possibilità di discutere, come giustamente lei, Presidente, ha appena ricordato, il termine degli emendamenti è il 3 agosto prossimo; ovviamente ne sto preparando, come tutti suppongo stiano preparando emendamenti, che sono parte integrante della discussione di un provvedimento, e confido che sottoscriveranno anche i miei, qualora si tratti di emendamenti migliorativi del testo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO). Grazie, Presidente. Sull'ordine dei lavori, vorrei aggiungermi anch'io alla richiesta legittima del collega di audire, il prima possibile, il Governo sulla vicenda Monte dei Paschi di Siena. Stiamo parlando di una banca che si trova in questa situazione soprattutto a causa di quell'acquisto scellerato di Antonveneta, che è stato autorizzato dall'allora Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, che ora siede lì al Governo (Applausi di deputati del gruppo Misto). Signori miei, questa banca è stata salvata con i soldi degli italiani, quando Padoan, Ministro dell'Economia di Renzi, l'ha salvata con i soldi pubblici e adesso quello stesso Padoan si ritrova ad essere presidente di UniCredit, che dovrebbe acquistarla, magari per 1 euro simbolico, come è successo per le banche venete. Quindi, il Governo venga subito a riferire, perché queste cose, tra l'altro, non si fanno ad agosto, d'estate, quando la gente onesta è in vacanza e i ladri entrano in casa per rubare (Applausi di deputati del gruppo Misto). Venga subito il Governo a riferire su cosa intenda fare di questa banca (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Rispetto a questa richiesta - adesso continuiamo con gli interventi -, chiaramente, il Governo è qui in Aula, faccio mia la richiesta e la giro al Governo per l'informativa.

Ha chiesto di parlare il deputato Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Per aggiungermi alle richieste pervenute anche da altri colleghi. Siamo venuti a conoscenza in questi giorni dell'inizio di una sorta di trattativa tra il MEF e uno dei grossi soggetti bancari del nostro Paese, per Monte Paschi di Siena. Io ci tengo a ricordare all'Aula che è merito proprio del MoVimento 5 Stelle se in legge di bilancio è stato aggiunto un emendamento, che è diventato il comma 243, che dispone che il Ministro dell'Economia e delle finanze debba venire a riferire preventivamente in Parlamento.

Noi riteniamo che la soluzione per Monte dei Paschi di Siena, che è partecipata dallo Stato, debba essere discussa preventivamente, proprio perché è partecipata dallo Stato con le forze politiche. Si sono espresse numerose forze politiche proprio in questi giorni, segno della sensibilità e della necessità di questa scelta, che deve essere condivisa. Non è necessario ricordare la delicatezza di questi temi. Sicuramente, quello che vogliamo è che questa partita venga giocata con la necessaria trasparenza. Ecco perché chiediamo che venga il Ministro a riferire e ci associamo alle altre richieste. E, sicuramente, chiediamo il rispetto dell'emendamento e, quindi, del comma 243 della legge di bilancio, che richiede che il Ministro conferisca col Parlamento preventivamente in merito alla direzione che prenderà rispetto alle proprie quote, alle quote del MEF, del Monte dei Paschi di Siena (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Grazie Presidente. È una richiesta, la mia, al Ministro Cingolani, affinché venga a riferire alla Camera sulla grave situazione degli incendi in questo momento in Italia, che non è una questione di cronaca (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è), non è una questione da relegare alle pagine dei giornali, in prima pagina, nei primi giorni, e poi nelle pagine secondarie, fra qualche giorno, sostituita da un ulteriore incendio. In Italia, abbiamo un problema sistemico. In Sardegna, è andato distrutto un territorio vasto quattro volte la Repubblica di San Marino. In Sicilia, in questi giorni, gli incendi che stanno distruggendo molte attività produttive, stanno minacciando concretamente la vita dei cittadini. Qual è la transizione ecologica che vuole questo Governo? Lo chiedo - ed è importante che il Ministro venga a riferire -, perché la transizione ecologica viene usata retoricamente come qualcosa verso cui si va in positivo, ma sta già avvenendo una transizione ecologica in negativo, nel momento in cui c'è un problema ambientale globale che si combina con tante realtà locali che si trovano in una condizione disastrata. I boschi, che sono parte importantissima sia del paesaggio, tutelato dalla Costituzione, sia della vita concreta di molti cittadini, sono diventati un cumulo di combustibile, non regolato e non controllato dalla mano dell'uomo, lasciato a sé stesso, e sono una bomba ecologica gigantesca, nel momento in cui l'Italia, un Paese di collina che crede di essere un Paese di pianura, ha trascurato completamente un intero mondo di zone interne e di luoghi, che non entrano mai nelle pagine patinate della transizione ecologica, quella retorica che viene difesa da questo Governo. Ecco, qua siamo convocati urgentemente per un disegno di legge che si poteva discutere in modo pacato, nella quale tutti i tempi sono contingentati, e non si discute di quello che sta avvenendo concretamente in questo momento, cioè un pericolo ecologico enorme, che sta distruggendo i nostri territori. Perciò sono a richiedere, con grande urgenza, che il Ministro riferisca che cosa abbia intenzione di fare per tutelare l'ambiente. La preoccupazione nasce anche proprio dalla circostanza storica che è in discussione un disegno di legge che probabilmente lascerà impuniti tutti coloro che si renderanno colpevoli di eco-reati molto gravi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)…

PRESIDENTE. Grazie, deputato Cabras, però…

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). …e siamo preoccupati che questa sia la linea del Governo e vogliamo che se ne discuta seriamente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. … sta andando un po' oltre rispetto alla richiesta di informativa.

Ha chiesto di parlare il deputato Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie Presidente. Fratelli d'Italia, analogamente a quanto fatto da altri colleghi, ritiene essenziale che il Ministro Franco riferisca urgentemente sulla vicenda MPS. Ci permettiamo, Presidente, di sottolineare anche l'esigenza che la Presidenza medesima, considerando l'esigenza di tutelare l'indipendenza e l'autonomia della Camera dei deputati, verifichi che cosa è accaduto, giacché uno dei soggetti attivi che ha presentato la proposta è evidentemente UniCredit, il cui presidente è l'ex collega Padoan, eletto nel collegio di Siena, dove il Partito Democratico, per lungo tempo, ha saccheggiato la banca, creando le situazioni attuali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sorprende - mi perdoni, Presidente – che, fuori dall'Aula, i gruppi chiedano la convocazione urgente del Ministro, ma, in questa sede. tacciano, evidentemente perché sanno che, diversamente, quella richiesta sarebbe affrontata ed espletata. E sollecitiamo, utilizzando anche la presenza del Ministro D'Incà, quest'oggi, in questa seduta, la presenza urgente di Franco, sia per quanto diceva il collega Zanichelli, sia per l'esigenza di fronteggiare il piano che prevede migliaia di tagli di esuberi e la mancata tutela del patrimonio e della storicità di una banca, che, secondo noi, invece, va preservata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Presidente, la invito, per quanto le è possibile, di riprendere alcuni colleghi per le affermazioni che hanno poc'anzi fatto, perché il fatto di essere parlamentari non giustifica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) le dichiarazioni che vengono rese in quest'Aula, anche perché credo che vi siano modi, tempi e luoghi perché questo venga chiarito. Ricordo a tutti che il Partito Democratico, per primo, quando magari ieri qualcuno era al mare, ha chiesto la convocazione del Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Quindi, ci sono due richieste di informative urgenti, del Ministro Franco e del Ministro Cingolani che girerò al Governo.

Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie Presidente. Visti gli interventi che mi hanno preceduto, in merito alla necessità di parlare con urgenza del Monte dei Paschi e dispiace che la deputata (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)… calma… Sento agitazione. Allora, in base all'articolo 27, comma 2, del Regolamento, che fa riferimento a trenta deputati, tra cui anche il capogruppo - quindi, non ci sarebbe bisogno di trenta deputati -, sono ufficialmente a presentare richiesta formale di inserire all'ordine del giorno di oggi il tema del Monte dei Paschi. Questo tema, a questo punto, visto che c'è, sia la richiesta del capogruppo sia di trenta deputati, non può non essere messo a votazione dell'Aula. Così vedremo se la Serracchiani vuole davvero parlare di come hanno distrutto un territorio e una banca (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), a Siena, con il Monte dei Paschi, o se vogliono soltanto essere ipocriti. Parliamone oggi! Adesso l'Aula deve esprimersi e dire se si può parlare oggi del Monte dei Paschi di Siena o no. Tra l'altro, potete anche far finta di essere estranei alla vicenda, ma vi faccio presente che oggi chi ha fatto la proposta di acquisto è il deputato che era stato eletto nel collegio a Siena che oggi, non essendo più eletto, si fa sostituire e provare a far sostituire dai cittadini dal segretario del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, venite anche a raccontarci che siete estranei a questa vicenda, ma i cittadini non sono scemi come pensate. Quindi, a questo punto, votiamo. Formalmente, viene depositata richiesta e, in base al comma 2 dell'articolo 27, quest'Aula non può esimersi dal decidere se inserire all'ordine del giorno di oggi il tema del Monte dei Paschi o per l'ennesima volta girarsi dall'altra parte, nella speranza di fare qualche affare alle spalle dei cittadini.

PRESIDENTE. Collega Donzelli, così non può essere inserita neanche con una votazione perché, prima di tutto, se ci fosse un atto, dovrebbe essere in caso una mozione e non ci sono mozioni presentate. In altra istanza, dovrebbero esserci comunicazioni del Governo che finiscono con un voto, ma comunicazioni del Governo non ci sono. Non c'è stato nessun accordo col Governo e bisogna sentire il Governo per le comunicazioni, chiaramente. Quindi, rispetto alla richiesta di voto su un dibattito, in questo caso su MPS, non posso far votare l'Aula, perché non c'è niente su cui far votare, perché non ci sono mozioni e non ci sono comunicazioni; queste vanno inserite nella richiesta nella Conferenza dei presidenti di gruppo.

Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, mi scusi, a me sembra che il Governo sia presente e, siccome sono firmatario di questa richiesta, dico che a me è sufficiente la comunicazione del Ministro per i Rapporti con il Parlamento, D'Incà che, senza dubbio, sarà informato della questione del Monte dei Paschi di Siena. Quindi, chiedo che venga messa in votazione, se il Ministro è disponibile a farlo perché, se non è disponibile, ovviamente dirà che non è disponibile e noi ne prenderemo atto. Però, la richiesta è che il Ministro D'Incà faccia le comunicazioni sul Monte dei Paschi di Siena nella seduta di oggi; ex articolo 27, chiediamo che venga messa in votazione.

PRESIDENTE. Non credo in questo momento, ma chiediamolo, Ministro per i Rapporti con il Parlamento D'Incà? Ministro? È un sì o no sulla richiesta di disponibilità sulle comunicazioni.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Presidente, non diamo disponibilità al momento, ma cercheremo di poter dare risposta nella prossima convocazione per la Conferenza dei presidenti di gruppo, che lei indirà nelle prossime giornate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il deputato Delmastro delle Vedove, che vedo con il Regolamento in mano. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, però, fatico a comprendere. La richiesta è che il Ministro faccia delle comunicazioni: è una richiesta precisa. Non riesco a capire perché l'Aula non si debba esprimere perché, vede, non c'è solo scritto per deliberare su materie, ma anche solo per discutere. La richiesta perviene dal presidente di un gruppo, il presidente Lollobrigida e, quindi, ai sensi dell'articolo 27, comma 2, ritengo che si debba mettere ai voti, salvo evidentemente respingerla, perché evidentemente qualcuno ritiene di aver qualcosa da nascondere oppure ritiene giusto tergiversare oppure lo ritiene un argomento non prioritario e non urgente.

Ma la richiesta di discussione deve essere messa ai voti, anche a prescindere dal fatto che vi sia materia su cui deliberare, perché il testo dice “In Assemblea per discutere” - non e deliberare – “o deliberare”, e noi ne vogliamo discutere con una richiesta precisa ai sensi dell'articolo 27, comma 2. La metterà ai voti, la sinistra, per ovvi motivi, a mio giudizio, respingerà la richiesta di parlare in questo momento di MPS. Noi ne trarremo i nostri convincimenti, così come li trarranno gli italiani.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, è un richiamo al Regolamento su questo preciso dibattito sull'articolo 27. Mi associo alla richiesta presentata dal collega Lollobrigida e successivamente anche dagli altri deputati di Fratelli d'Italia, che ritengo necessaria; però, Presidente, il problema vero è che il Ministro D'Incà non ha motivato l'indisponibilità del Ministro Franco. Essendo di domenica ed essendo noi qui a lavorare in Parlamento di domenica per fare una riforma penale per fare comunque un piacere a corrotti e mafiosi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è - Commenti), vorrei capire bene se il Ministro Franco possa rientrare dalle vacanze oggi…

PRESIDENTE. Deputato Colletti, deputato Colletti, stigmatizzo le sue parole!

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Magari il Ministro Franco è a Capalbio…

PRESIDENTE. Deputato Colletti, per favore!

ANDREA COLLETTI….al mare, come diceva la deputata Serracchiani, quindi essendo Capalbio non troppo lontano, chiederei di venire qui…

PRESIDENTE. Stigmatizzo le sue parole! La Presidenza stigmatizza le sue parole!

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Un richiamo al Regolamento in base all'articolo 24 del Regolamento stesso per chiedere che, in base al dettato dell'articolo 24, e più precisamente a quanto previsto nel comma 12 dello stesso, siano rivisti…Scusi, Presidente, intendeva mettere in votazione, giusto? Mi associo anche io.

PRESIDENTE. No, può continuare.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Volevo continuare la discussione sull'articolo 27 prima, deve dare una risposta...

PRESIDENTE. La risposta l'ho data, perché anche le comunicazioni del Governo sono concordate. Se non c'è la disponibilità, non posso far mettere al voto. Cioè, non avrei nessun problema a far mettere al voto, però non ci sta il voto.

Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, mi chiedo se i Regolamenti valgano ed abbiano un senso e credo che dovrebbe essere così: è stato detto dal capogruppo Lollobrigida e a seguire, ovviamente, dai colleghi che mi hanno preceduto, che stiamo chiedendo la discussione, al di là se c'è o non c'è una mozione o comunque un documento depositato. Questa è una richiesta che trenta deputati possono depositare alla Presidenza e sinceramente rimango allibita dalla risposta del Ministro D'Incà. Quindi, si faccia tramite nel dire, al di là - e non me ne voglia, perché sembra quasi che ritorno sempre sullo stesso discorso - della solita formula di richiesta di fiducia e quindi di essere qui soltanto per incassare un risultato che sarà certamente per pochi all'interno di questa maggioranza, ma ancor di meno per gli italiani fuori, di procedere secondo l'articolo 27 rispetto ad una discussione che credo veda l'interesse degli italiani e che soprattutto, per una volta, è una forma di trasparenza all'interno di quest'Aula e da parte di questo Governo che credo di trasparenza ne abbia dimostrata ben poca.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Presidente, sarebbe anche interessante capire se c'è stato qualche precedente in merito nel passato, se esiste qualche precedente, anche per evitare che…

PRESIDENTE. Precedente di cosa?

EDMONDO CIRIELLI (FDI). In merito alla richiesta di discussione e votazione perché, altrimenti, finiamo con l'essere parte attiva per creare una prassi per la quale l'opposizione non può chiedere neanche l'inserimento della discussione di un argomento e la votazione. Quindi, sarebbe importante vedere se esistono precedenti.

PRESIDENTE. C'è un punto in cui voglio essere forse più chiaro: nel momento in cui noi inseriamo una discussione all'ordine del giorno, anche in caso con una votazione, nella discussione ci deve essere un atto.

WANDA FERRO (FDI). Ma non lo dice.

PRESIDENTE. In questo caso potrebbe essere anche una mozione, ma non c'è. Se ci sarà la presentazione di una mozione, possiamo votarla, è chiaro, o le comunicazioni, se il Governo desse disponibilità.

Però, in questo caso, non c'è la disponibilità del Governo, non c'è una mozione e non posso mettere a voto una discussione generica.

Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Presidente, ripeto, il tema, secondo me, a mio modo di vedere, per l'esperienza che ho, non è approcciato nella maniera specifica, però non mi permetto di avere la presunzione di dire la verità, perché non esiste la verità. Sappiamo bene che la prassi parlamentare ha una sua importanza; sarebbe importante magari che ci fosse una verifica in tal senso, perché il tema della deliberazione è chiarissimo, e su questo lei ha ragione perfettamente, così come gli uffici che l'assistono, ci mancherebbe. Per quanto riguarda il tema della discussione, il Parlamento può anche discutere e, al termine della discussione, esce fuori una mozione eventualmente da votare o semplicemente discutere su un tema, sentire qual è il parere del Parlamento e poi decidere di non votare o di votare. Questa è la discussione; sulla deliberazione avrebbe perfettamente ragione. Sulla discussione sarebbe importante capire se ci sono precedenti, altrimenti li facciamo noi i precedenti oggi, questo era il tema.

PRESIDENTE. Mozione, comunicazioni: per la discussione è necessario un atto introduttivo, mozione o comunicazioni, non si può discutere senza un atto, questo è il punto, le comunicazioni vanno concordate, così funziona, però dobbiamo chiuderla perché adesso non farò votare su questo perché è questo quello che ho deciso. L'ordine del giorno reca…(Il deputato Donzelli si avvicina al banco della Presidenza)

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Ecco …(Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è - Commenti)!

PRESIDENTE. La mozione, Donzelli, chiaramente va pubblicata, non è questo il modo; capisco quello che lei sta dicendo, non avrei problemi a mettere in votazione la sua richiesta se potessi farlo ma non lo faccio perché voglio seguire il Regolamento. Prego, Lollobrigida, su cosa?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, stiamo insistendo su una modalità che comincia a diventare un po' stramba, nel senso che ho apprezzato molto l'intervento del collega Giachetti, purtroppo non tempestivo, la volta scorsa, perché, dandoci ragione postuma, ha avvalorato la tesi da persona che non solo autorevolmente ha ricoperto incarichi istituzionali, ma è noto per essere intellettualmente onesto. Quindi, ha sentito il bisogno, anche se fuori tempo massimo, di dire che l'interpretazione del Regolamento della volta scorsa era borderline. È un termine forte, utilizzato in questa sede. Ora, Presidente, vorrei significarle che i Regolamenti servono a tutelare le minoranze; è normale che, in un Parlamento con il 95 per cento dei parlamentari in maggioranza, i numeri tutelano la maggioranza.

Quindi, nel caso specifico, piuttosto che fare sempre interpretazioni restrittive del Regolamento ed impedendo alla minoranza di fare la propria parte, lasci all'Assemblea la determinazione su alcuni aspetti e l'Assemblea, con la forza dei numeri, impedirebbe le nostre legittime proposte, che però, da parte della maggioranza, è altrettanto legittimo respingere. Regolamento a tutela delle minoranze, numeri a tutela delle maggioranze. Non confonda i due piani, dicendo: “siccome la maggioranza ha dato un'indicazione, quello faccio”, perché svilisce molto il ruolo che lei interpreta.

Credo che, in questo caso, il Regolamento parli di discussione o approvazione di un atto; quindi l'atto non è insito nella richiesta che noi facciamo. Nel momento in cui noi chiediamo di inserire una discussione, che lei ha già permesso in quest'Aula nell'ordine dei lavori, anzi, i gruppi hanno sentito il bisogno di discutere questo argomento senza l'approvazione di un atto, noi chiediamo di inserire all'interno di questa Assemblea una discussione all'altezza del problema, che non può esaurirsi in venti minuti, evidentemente, credo, sia per le ragioni di chi pensa che il Monte dei Paschi di Siena sia stato messo in ginocchio dal Partito Democratico sia, legittimamente, dal Partito Democratico per dimostrare quello che ha sostenuto la collega Serracchiani, che è degno di rispetto.

Nel momento in cui il Partito Democratico crede di aver fatto un buon servizio all'Italia, noi ricordiamo Beppe Grillo manifestare - forse anche lei e sicuramente il qui presente Ministro Di Maio - saltellando sotto il Monte dei Paschi di Siena e partecipare alle riunioni…

PRESIDENTE. Concluda, Lollobrigida, perché altrimenti usciamo troppo dal Regolamento.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Ex articolo…allora, il richiamo lo faccio dopo. Lei ci dia una risposta su questo e poi continuiamo.

PRESIDENTE. Io su questo già l'ho data. Continuo a dire che, siccome le decisioni le prendo in totale autonomia, il punto l'ho ribadito prima e lo ribadisco anche adesso: la discussione si può votare se c'è un atto introduttivo; sull'ordine dei lavori è un'altra questione. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente…

PRESIDENTE. Deputato Donzelli, però già l'ho fatta parlare due volte. Questa è l'ultima, poi devo andare avanti. Ma è la stessa questione ancora?

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Sul Regolamento ho diritto di parlare. Mi appello all'articolo 111 del Regolamento. L'articolo 111 segue l'articolo 110. L'articolo 110 dice: “Un presidente di gruppo” - come in quel caso - “o dieci deputati possono presentare una mozione al fine di promuovere una deliberazione dell'Assemblea su un determinato argomento”. Articolo 111: “Quando chi ha proposto la mozione lo richieda” - ed è questo il caso - “l'Assemblea, sentiti il Governo e un oratore a favore e uno contro, fissa la data della discussione”. Noi siamo a chiedere di ascoltare un relatore a favore e uno contro, fissare la discussione…

PRESIDENTE. Ma questa norma…

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Mi scusi, mi faccia finire…

PRESIDENTE. …è superata dal regime di programmazione dei lavori, che noi abbiamo già attuato nella Conferenza dei capigruppo.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Non è così, Presidente; non è così! L'articolo 111 è chiaro e noi, in base all'articolo 111, glielo chiediamo adesso, perché non parla; dice che sentito il Governo e un oratore a favore e uno contro, e si presuppone che si sentano in Aula e non da altre parti un oratore a favore e uno contro. Quindi, in Aula, visto che l'Aula è sovrana, adesso lei deve chiedere un oratore a favore e uno contro, far esprimere l'Aula per fissare la data e noi, in base al comma 2 dell'articolo 27, chiediamo che sia inserito oggi all'ordine del giorno dei lavori.

Il Regolamento è chiaro, Presidente. Poi, capisco che per voi sia scomodo parlare del Monte dei Paschi, ma il Regolamento non la fa sfuggire da questo. Quella è una mozione depositata; i presentatori chiedono che venga discussa; adesso un oratore a favore e uno contro si esprimono, l'Aula vota e…

PRESIDENTE. Le dico che questa è superata totalmente e non si applica perché c'è già il regime di calendarizzazione, che è stato fatto nella Conferenza dei capigruppo. Ha chiesto di parlare sempre sul Regolamento il deputato Baldelli. Ne ha facoltà. Facciamo intervenire il deputato Baldelli; poi ci sono altri due interventi. Prego, deputato Baldelli.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Premetto che ho il massimo rispetto del sacrosanto diritto dei colleghi di Fratelli d'Italia e di tutti gli altri colleghi di opposizione di poter sollevare qualunque questione per porla all'ordine del giorno, così come è altrettanto diritto della Presidenza dare delle risposte doverose e adeguate. Spesso, però, si verificano delle situazioni paradossali. Il ricorso all'articolo 27 normalmente si fa quando ci sono provvedimenti particolarmente condivisi; non a caso l'articolo 27 prevede addirittura la maggioranza qualificata dei 3/4. È proprio a tutela delle opposizioni….

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore!

SIMONE BALDELLI (FI). Se non interessa, però, insomma…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi!

SIMONE BALDELLI (FI). Non è un comportamento!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore! Un po' di silenzio, altrimenti non continuiamo. Colleghi, colleghi (Prolungati applausi alla notizia della vittoria alle Olimpiadi di Tokyo della medaglia d'oro da parte di Marcell Jacobs). Riprendiamo dal deputato Baldelli. Prego.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Ovviamente, si capiva che l'applauso non era per le mie parole ma per una bellissima notizia, per cui è giusto che l'Assemblea la festeggi. Tornando a meno divertenti e gratificanti questioni, ritengo, Presidente, che sia proprio il comportamento che la Presidenza in questo momento ha deciso di assumere, paradossalmente su iniziativa di un gruppo di opposizione, che tuteli i gruppi di opposizion, perché se, con l'articolo 27, i 3/4 dell'Assemblea cominciano estemporaneamente a calendarizzare dei provvedimenti o dei testi o dei documenti che non sono nel calendario, in una fase in cui c'è una maggioranza che ha i 3/4 dell'Assemblea, allora la Presidenza fa molto bene a evitare l'estemporaneità di questa possibilità. In caso contrario, si rischierebbe di ledere proprio i diritti degli amici di Fratelli d'Italia e delle altre componenti del gruppo Misto che, in questa fase difficile della nostra storia politica, hanno deciso di collocarsi all'opposizione. In tal senso, per completare questo paradosso, io credo che sia legittimo che i gruppi di opposizione sollevino qualunque questione procedurale e regolamentare che a loro capita di poter porre all'attenzione della Presidenza e dell'Assemblea, però credo, in particolare in questo caso, che la posizione della Presidenza sia corretta e che eviti la costituzione di un precedente che sarebbe negativo proprio per la tutela delle opposizioni, che oggi fanno richiamo esplicitamente all'articolo 27. Anche in relazione agli atti che vengono presentati, è di tutta evidenza che l'atto madre, sia esso una mozione, una risoluzione o qualunque altra cosa, non solo deve essere depositato ma deve essere dichiarato ammissibile e deve essere conoscibile da tutti i gruppi.

Se, in questo momento, io o chiunque altro della maggioranza andassimo dal Presidente Fico a consegnarli un foglietto con su scritto che la Camera impegna il Governo a fare questo o quello, e il Presidente Fico dovesse decidere che, con l'articolo 27, questa roba si può mettere all'ordine del giorno di questa giornata, allora si creerebbe una lesione nei diritti dei colleghi che non hanno la disponibilità dei 3/4 dell'Assemblea e che si vedrebbero cambiare volta per volta l'ordine del giorno di una seduta in un ramo del Parlamento che fa della programmazione il proprio criterio di orientamento nella calendarizzazione dei lavori e nella programmazione. Per cui, credo che da questo punto di vista la Presidenza abbia avuto un comportamento ineccepibile e che questo comportamento, paradossalmente, tuteli i diritti sacrosanti e giustissimi proprio di quella minoranza che in questo momento all'articolo 27 fa appello (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, è un'ora che stiamo discutendo di un argomento che sicuramente arricchirà la nostra cultura regolamentare. Mi pare, al di là degli artifici e degli strumenti regolamentari, del tutto legittimi e che l'opposizione mette in campo, che il dato politico, se non ho capito male, è che si vorrebbe da parte di tutti che il Ministro Franco venisse a riferire su questa questione prima della pausa estiva. Allora, se fosse possibile, mi domandavo: non potremmo intanto passare al punto all'ordine del giorno che abbiamo - per 25 minuti o mezz'ora - e, nel frattempo, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento assume la disponibilità da parte del Ministro Franco su quando può venire in Aula - che non sarà certamente tra 10 minuti - e forse risolviamo il problema, soprattutto politico e poi magari anche regolamentare, riuscendo ad andare avanti con i nostri lavori? Altrimenti è del tutto evidente che se il presupposto è che chiunque prende la parola sul richiamo al Regolamento, sullo stesso tema, intervenendo cinque volte le stesse persone, noi potremmo andare…ho visto che sulle agenzie si dice che la fiducia è domani mattina. Non vorrei che pensassimo che la mettiamo domani mattina. Quindi, c'è un problema politico: c'è il Ministro che deve dare una disponibilità (non è che gli possiamo imporre di venire); è sempre successo così.

Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, in questi minuti, verificherà qual è la disponibilità del Ministro, la comunicheremo all'Aula prima dell'inizio discussione generale; intanto, potremmo fare i 40 minuti che abbiamo di pregiudiziali.

PRESIDENTE. Sì, infatti, ho già chiesto al Ministro per i Rapporti con il Parlamento di farci sapere la disponibilità del Ministro, se prima della pausa estiva dei lavori. Ha chiesto di intervenire il deputato Lollobrigida, su cosa?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sull'articolo 27 del Regolamento, su altro tema. Noi abbiamo - leggo nel suo speech - respinto la possibilità di inserire l'argomento del green pass per una serie di ragioni che ovviamente ritengo valide per questo e per i provvedimenti a seguire…

PRESIDENTE. In sede di calendarizzazione. È scritto così nello speech.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). In sede di calendarizzazione, perfettamente; ho letto ciò. Quindi, ritenendo il “decreto Brunetta” interessante da discutere, vorrei chiedere l'anticipazione ad oggi della discussione del “decreto Brunetta”; pertanto, accoglierò volentieri un medesimo speech che, immagino, dirà, più o meno, le stesse cose, facendo riferimento al fatto che, anche con riguardo al disegno di legge, che, da qui a pochi minuti, andremo a discutere, e rispetto a quello che lei afferma - ossia che la sottoposizione al voto dell'Assemblea della richiesta inserimento all'ordine del giorno oltre il termine di compatibilità, anche in base ai principi stabiliti all'articolo 72 della Costituzione , che lei, correttamente, richiama, Presidente –, è giusto che, in fase di Commissione, ci sia una discussione necessaria. Nella premessa, lei afferma, quando dice che la Commissione dovrebbe avere 15 giorni dall'assegnazione del decreto, che vi è la scadenza del 7 agosto per il “decreto Brunetta”; non mi risulta, ma forse sbaglio e, quindi, immagino che gli uffici la staranno, in maniera solerte, informando che probabilmente non è stato ancora assegnato; quindi, le sarei grato se lei, come indirizzo di massima, quando mi risponderà, vorrà affermare lo stesso principio. In Conferenza dei capigruppo non ci sarà l'unanimità per la richiesta di sospendere quello che lei dice essere elemento costituzionale previsto dall'articolo 72, però o si anticipa, se c'è la possibilità, ad oggi o se, invece, lei ritiene che debba essere discusso 15 giorni in Commissione, ben venga una discussione ampia, che risponde alla nostra Costituzione, perché altrimenti ci troveremmo ad avere alcune preoccupazioni in merito.

Per quanto riguarda la Conferenza dei presidenti di gruppo, che ritengo sempre uno strumento valido, essa è rappresentativa dei partiti; quand'è che c'è distonia? Lo dico al collega Borghi, che giustamente mi richiamava al mio dovere, in riunione di capigruppo, di chiedere una cosa; l'ho fatto, presidente Borghi, ma l'ho fatto da solo, chiedere la discussione del green pass. Allora, io mi aspetto, perché immagino che lei non sia una persona di secondo piano nel suo movimento, che la stessa richiesta nella riunione dei Capigruppo venga effettuata, piuttosto che, come lei fa spesso, sui social, all'interno proprio della riunione dei Capigruppo…

PRESIDENTE. Deputato Lollobrigida, però l'intervento è sul Regolamento.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). ... per permettere di discutere il green pass nei tempi e nei modi che permetteranno alle imprese italiane di non avere un documento che le metterà in ginocchio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Chiaramente, rispetto al decreto cosiddetto Brunetta, vale lo stesso che ho detto per il resto, perché è arrivato oggi, è stato annunciato, e quindi andrà in Commissione, e dunque la discussione, anche anticipata, chiaramente non è possibile. Poi, anche rispetto ai 15 giorni, è facoltà del Presidente, in casi particolari, anche in relazione alla data di trasmissione del disegno di legge di conversione dal Senato, di modificare i tempi di cui al comma 3 e al comma 4. Però ora dobbiamo andare avanti.

L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2435-A: Delega al Governo per…

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Se è sulla stessa questione, non do più la parola sulla stessa questione, perché non posso, siamo entrati nell'ordine del giorno. Deputato Lollobrigida, avevo detto che su questo è chiusa la discussione. Andiamo avanti.

L'ordine del giorno reca la discussione (Proteste dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Misto-L'Alternativa c'è) del disegno di legge n. 2435-A: Delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari…

Collega Lollobrigida, potete intervenire nuovamente, anche Colletti, però siamo entrati nell'ordine del giorno (Commenti)…

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione generale è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il deputato Colletti. Su cosa?

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Articoli 8, 40, 41 e 114 del Regolamento. Presidente, premesso di aver alzato il Regolamento ben prima dell'inizio della discussione, premesso di aver detto al suo funzionario, dottor Santoro, di voler intervenire sul Regolamento ancor prima dell'inizio della discussione, e non so se le è stato comunicato…

PRESIDENTE. Le era stato risposto di alzare la mano (Commenti). Prego.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Esatto. Le faccio notare che, quando alzo il Regolamento, automaticamente alzo anche la mano, perché il Regolamento non si alza da solo.

PRESIDENTE. Sarebbe difficile in altro modo.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Esatto. Ad ogni modo, Presidente, intervengo poiché noi, in questa discussione che ci apprestiamo a svolgere, come componente politica, abbiamo avuto, almeno da comunicazioni di ieri sera, la possibilità di segnalare esclusivamente tre emendamenti, questo perché ci è stato riferito che, in sede di redazione per l'Aula del disegno di legge governativo, da disegno di legge di 18 articoli è magicamente diventato un disegno di legge di soli 2 articoli. Bene, Presidente, io ho letto lo stenografico della verbalizzazione della riunione della Commissione giustizia, alla quale ero presente - ed erano presenti anche altri colleghi, anche di opposizione -, nella quale si dava conto, da parte del presidente Perantoni, di voler accorpare gli articoli. Siccome, in mia presenza, tale dichiarazione, verbalmente, non è stata fatta, ho chiesto agli uffici della Camera di avere una registrazione, audio o video, di tale dichiarazione durante la discussione in Commissione; parlavamo del momento del mandato al relatore. Ahimè, non vi è alcuna registrazione che possa certificare questo, ma siccome io e altri colleghi dell'opposizione, con i quali ho conferito prima dell'intervento, ci ricordiamo che assolutamente non sia stata indicata tale possibilità, di accorpare, altrimenti avremmo posto sicuramente le nostre obiezioni, le chiedo, pertanto, di tornare indietro su tale decisione, poiché limita ovviamente le possibilità di emendare un testo da parte delle opposizioni - 3 emendamenti per la riforma del processo penale già di per sé sarebbe vergognoso – e, ad ogni modo, costituirebbe un pericoloso precedente, poiché si rischierebbe, in un verbale che dovrebbe fare fede di ciò che si dice in Commissione giustizia, di scrivere qualcosa che non è avvenuto, e questo è un reato e, più precisamente, sarebbe un falso ideologico (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Nella Commissione si è svolto tutto correttamente; e, al riguardo, faccio presente che, come risulta dal resoconto della seduta del 30 luglio, il presidente della Commissione, una volta concluso l'esame degli emendamenti, ha ricordato che il Governo aveva preannunciato la posizione della questione di fiducia e ha avvertito che, in assenza di obiezioni, la presidenza sarebbe stata autorizzata ad accorpare il testo in due articoli, il primo contenente la norma delega, il secondo le restanti disposizioni; in assenza di interventi, così è rimasto stabilito. Ciò in conformità, peraltro, a numerosi analoghi precedenti riferiti, sia al disegno di legge di bilancio (sedute della V Commissione del 14 novembre 2012, 26 novembre 2014, 23 novembre 2016, 4 dicembre 2018, 20 dicembre 2020), sia a un disegno di legge delega (seduta della VI Commissione del 5 ottobre 2012).

Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Sì, per un richiamo al Regolamento, dell'articolo 24, segnatamente il comma 12, ma anche il comma 7, perché vorremmo chiedere che siano rivisti i tempi di contingentamento disposti dalla Presidenza in ordine alla trattazione del disegno di legge 2435-A, che abbiamo all'ordine del giorno. Rileviamo, infatti, che, rispetto a un disegno di legge così importante, i tempi concessi a quest'Aula per l'esame siano assolutamente incongrui, insufficienti e inaccettabili. In generale, rileviamo che non era assolutamente implicito che, a fronte del contingentamento della fase di esame del provvedimento, si prevedesse tale restrizione anche sui tempi del seguito dell'esame, né troviamo alcun riferimento regolamentare che obblighi in proposito.

Il comma 7 recita, infatti, che la Conferenza dei presidenti di gruppo, con la maggioranza prevista dal comma 2, determina il tempo complessivamente disponibile per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori dell'Assemblea, in rapporto alla loro complessità. Il comma 12, invece - e noi qui chiediamo un impegno suo, Presidente, e le ricorderò anche quanto è stato detto nella Conferenza dei presidenti di gruppo - recita: “Per le fasi successive alla discussione sulle linee generali dei progetti di legge costituzionale e dei progetti di legge vertenti prevalentemente su una delle materie indicate nell'articolo 49, comma 1, le disposizioni di cui al comma 7 si applicano soltanto su deliberazione unanime della Conferenza dei presidenti di Gruppo, ovvero nel caso in cui la discussione non riesca a concludersi e il progetto di legge sia iscritto in un successivo calendario. Il Presidente della Camera dispone che la disciplina di cui al presente comma si applichi, qualora ne sia fatta richiesta da parte di un Gruppo parlamentare, per i progetti di legge riguardanti questioni di eccezionale rilevanza politica, sociale o economica riferite ai diritti previsti dalla prima parte della Costituzione”.

Noi ricordiamo anche che il menzionato articolo 49, al comma 1, recita - parlando delle votazioni che possono o non possono essere secretate - che sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni riguardanti le persone nonché quando ne venga fatta richiesta ai sensi dell'articolo 51. Le materie ricordate dal comma 12 sono quelle che incidono sui principi e sui diritti di libertà di cui agli articoli 6, da 13 a 22, da 24 a 27 della Costituzione, sui diritti della famiglia di cui agli articoli 29, 30 e 31 e all'articolo 32. Ebbene, tutti i partiti - lei lo sa perfettamente - anche in Conferenza dei capigruppo hanno fatto precise dichiarazioni sulla conclamata, eccezionale rilevanza della legge in questione, volendo probabilmente giustificare anche un percorso poco comprensibile. Vorrei ricordare anche che in materia ci sono dei precedenti nella XVII legislatura, non molto tempo fa: l'onorevole Cecconi, per esempio, che appartiene al partito MoVimento 5 Stelle, fece una affermazione di questo tipo sul Jobs Act; fu fatta la stessa richiesta dall'onorevole Giorgetti in merito ad altra questione, e, ancora, dall'onorevole Fedriga sulla “legge Cirinnà”; quindi, dei precedenti ci sono stati molte volte.

Lei, nella capigruppo, ci ha detto due cose, sostanzialmente, cioè che non era mai stata applicata questa norma, tant'è che il nostro capogruppo le ricordò che lei era stato, in qualche modo, eletto nel segno della discontinuità, e, come seconda questione, ci disse che lei avrebbe preso in esame questa cosa. Noi oggi le chiediamo una risposta perché, per lo meno nelle fasi successive, come regola l'articolo, si possa avere una diversa ripartizione dei tempi. Questa legge di delega penale - ricordiamolo - arriva praticamente a tre giorni dall'inizio del semestre bianco ed è una legge che si pone come provvedimento non solo di eccezionale rilevanza ma anche di eccezionale rilevanza politica, visti i riscontri che ha determinato, e questo Parlamento, essendo una legge di delega, sulla riforma del processo e della procedura penale non potrà dare che indirizzi, perché poi sarà il Governo a decidere. Ecco, per lo meno, visto che metterete anche la fiducia, un contingentamento diverso sarebbe stato sicuramente più appropriato e più giusto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mollicone. Su che cosa?

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sulla presenza dell'ex Ministro Gualtieri tra i banchi del Governo (Commenti)!

PRESIDENTE. Deputato Gualtieri (Proteste del deputato Mollicone)…Collega Mollicone, richiamo io all'ordine! Ho detto, deputato Mollicone, si allontani dai banchi del Governo. Intanto, devo una risposta al deputato, anche perché nella Conferenza dei capigruppo io l'ho detto che avrei fatto un approfondimento e tale approfondimento è chiaro che in questi giorni l'ho fatto. Quindi, partiamo dalla questione del voto segreto e poi finiamo con la questione dell'articolo da lei ha richiamato rispetto al non contingentamento. Ha chiesto di parlare il deputato Maschio. Io sto per dare la risposta al collega del suo partito. Quindi, su che cosa?

CIRO MASCHIO (FDI). D'accordo, allora attendo la risposta, poi intervengo su un altro punto. Grazie.

PRESIDENTE. Allora, partiamo dalla questione del voto segreto. Spero di essere il più chiaro possibile e non sarò breve. Quanto alla sussistenza dei presupposti ai fini dell'applicazione della disposizione dettata dall'articolo 49 del Regolamento in materia di voto segreto, ricordo che la relativa valutazione deve essere riferita al contenuto complessivo del provvedimento. In particolare, quando quest'ultimo incide su materie diverse, alcune delle quali comprese tra quelle per le quali può essere richiesto lo scrutinio segreto ed altre per cui deve invece procedersi con voto palese, deve effettuarsi un giudizio di prevalenza, come è stato già più volte chiarito dalla Giunta per il Regolamento (vedi la seduta del 30 settembre 1997).

Ricordo, inoltre, che il già richiamato articolo 49 del Regolamento stabilisce il voto palese come regola generale, potendosi procedere allo scrutinio segreto solo in via eccezionale, sulle questioni strettamente attinenti alle ipotesi indicate dalla predetta disposizione regolamentare, risultando esclusa qualsiasi interpretazione estensiva o analogica.

Il principio della rigorosa delimitazione degli ambiti di applicazione del voto segreto è stato ribadito in più occasioni dalla Giunta per il Regolamento. In particolare, nelle sedute del 7 febbraio e del 7 marzo 2002, è stato precisato che la previsione regolamentare - che ammette il voto segreto per le votazioni che “incidono” sui principi e sui diritti di libertà di cui agli articoli della Costituzione in essa puntualmente indicati - conferisce al collegamento tra la disposizione di volta in volta oggetto della votazione e il principio costituzionale “una portata più ristretta di quella che sarebbe derivata da espressioni più generiche” quali ad esempio “concernono” o “riguardano”, espressioni, quest'ultime, che avrebbero astrattamente consentito il ricorso al voto segreto su tutte le disposizioni di legge ordinaria collegabili alle norme costituzionali citate. Colleghi, per favore, vi chiedo un po' di silenzio; colleghi, colleghi!

La Giunta si è quindi pronunciata nel senso di ritenere ammissibile il voto segreto solo per le norme che, rispetto ai principi e ai diritti costituzionali indicati dall'articolo 49, comma 1, del Regolamento, introducano una disciplina significativamente divergente rispetto a quella esistente o modifichino le condizioni sostanziali per il loro esercizio, rimanendo invece “escluse dall'area di ammissibilità della predetta modalità di votazione le disposizioni che, non incidendo sui tratti essenziali di tale disciplina, non alterino le caratteristiche fondamentali del quadro normativo vigente nel suo rapporto con le norme costituzionali”.

Quelle testé enunciate sono le regole fondamentali cui la Presidenza - secondo i criteri definiti nella Giunta per il Regolamento e costantemente applicati - è chiamata a conformarsi nella valutazione delle richieste di votazione segreta.

Con riferimento al provvedimento in esame, ho proceduto ad un'attenta analisi delle disposizioni dallo stesso recate: queste rispondono tutte alla medesima ratio di rendere il processo penale più veloce ed efficiente - come del resto confermato dallo stesso titolo dell'articolato - risultando nel loro complesso riferibili pertanto all'articolo 111 della Costituzione, che enuncia i principi del giusto processo e della sua ragionevole durata, articolo, quest'ultimo, non compreso tra quelli richiamati all'articolo 49 del Regolamento ai fini della possibilità di procedere al voto segreto. Colleghi, per favore! Colleghi!

Quanto alle singole partizioni del testo, oltre a quelle - come detto, prevalenti - direttamente riferibili al predetto articolo 111, e a quelle riconducibili all'articolo 112, relativo all'esercizio dell'azione penale, anch'esso non ricompreso tra le ipotesi dell'articolo 49, altre partizioni recano un contenuto riconducibile - nel senso chiarito dalla Giunta per il Regolamento nelle richiamate sedute - agli articoli 24, 25 e 27 della Costituzione, richiamati all'articolo 49 del Regolamento.

Tuttavia, si tratta di disposizioni che risultano, da un punto di vista quantitativo, nettamente inferiori rispetto a quelle per le quali lo scrutinio segreto non è ammissibile. Conclusivamente, sulla base di un giudizio di prevalenza, il voto segreto sul provvedimento nel suo complesso non può essere concesso; conseguentemente, per gli stessi motivi, all'esame del disegno di legge non risulta applicabile l'articolo 24, comma 12, primo periodo, del Regolamento, il quale prevede che per le fasi successive alla discussione generale dei progetti di legge, vertenti prevalentemente su materie secretabili, non si applichi nell'ambito del primo calendario di iscrizione il contingentamento dei tempi, salva l'unanimità della Conferenza dei capigruppo.

Colgo l'occasione - come dicevo in precedenza - per dare una risposta anche sulla richiesta avanzata dal Presidente del gruppo Fratelli d'Italia nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo dello scorso 29 luglio, reiterata con lettera trasmessa in data odierna, di non prevedere il contingentamento dei tempi per le fasi di esame del provvedimento successive alla discussione generale, dando applicazione alla disposizione recata dall'articolo 24, comma 12, ultimo periodo del Regolamento. Tale disposizione, come è noto, prevede che, qualora ne sia fatta richiesta da un Gruppo parlamentare, il Presidente dispone che la disciplina di cui al citato primo periodo del comma 12, ossia l'esclusione del contingentamento dei tempi per le fasi di esame successive alla discussione generale nell'ambito del primo calendario d'iscrizione, si applica anche per i progetti di legge riguardanti questioni di eccezionale rilevanza politica, sociale ed economica riferiti ai diritti previsti dalla Prima parte della Costituzione.

La riconducibilità di un progetto di legge alla citata disposizione regolamentare comporta, inoltre, l'inapplicabilità dell'inversione dell'ordine delle votazioni ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo - si tratta, in sostanza, della disposizione che consente di porre in votazione solamente gli emendamenti segnalati - e della dichiarazione dell'urgenza. Anche in ragione di tali effetti procedurali, suscettibili di ripercuotersi in modo significativo sull'efficacia degli strumenti della programmazione dei lavori, la disposizione di cui al secondo periodo del comma 12 è stata sempre oggetto di interpretazione estremamente restrittiva, come ricordato da ultimo dalla Presidente della Camera nella seduta del 10 maggio 2016. Infatti, a più di vent'anni dalla sua entrata in vigore, non ne è mai stata data applicazione, pur in presenza di numerosi casi, nei quali la richiesta è stata avanzata, e ciò a prescindere dalla complessità e dal rilievo politico dei progetti di legge interessati; ad esempio i progetti di legge in tema di rimborso delle spese elettorali, di par condicio, di immigrazione, di riforma del diritto societario, di conflitti di interesse, di rimessione del processo per legittimo sospetto, il cosiddetto Lodo Alfano, il cosiddetto Jobs Act, i progetti di legge in tema di processo breve, di cittadinanza e di unioni civili.

Al riguardo, come chiarito dalla Presidenza nella seduta del 3 marzo 1999, previa riunione della Giunta per il Regolamento del giorno precedente, ai fini del riconoscimento dell'eccezionale rilevanza, occorre che il progetto incida direttamente sulla disciplina dei diritti previsti nella Prima parte della Costituzione, ossia dagli articoli da 13 a 54, ovvero quantomeno sulle condizioni sostanziali per il loro esercizio, nell'uno e nell'altro caso con modalità che si configurino come del tutto inedite, ovvero appaiano assolutamente divergenti rispetto alla regolamentazione vigente. Ciò posto, con riferimento all'ambito applicativo della disposizione regolamentare, in presenza della richiesta di un Gruppo parlamentare la questione che la Presidenza è tenuta a verificare in modo prioritario, prima ancora di quella dell'eccezionale rilevanza declinata nei termini indicati, riguarda la diretta riferibilità dei contenuti del disegno di legge ai diritti della Prima parte della Costituzione. In caso contrario, ancorché si possa trattare di progetti di legge di particolare importanza, si è fuori dal campo di applicazione dell'articolo 24, comma 12, ultimo periodo. Orbene, come ho già avuto modo di chiarire con riferimento alla questione della votazione segreta, il testo all'esame dell'Assemblea contiene disposizioni che sono chiaramente e direttamente riferibili ai principi e diritti costituzionali collocati in parti della Costituzione diverse dalla Prima ed, in particolare, ai principi costituzionali di cui agli articoli 111 e 112 della Costituzione, che fanno parte del Titolo IV, della Parte seconda relativo alla magistratura. Come affermato dalla Presidenza della Camera nella richiamata seduta del 10 maggio 2016 il riferimento regolamentare ai diritti di cui alla Prima parte della Costituzione costituisce un limite invalicabile da parte della Presidenza nella sua funzione interpretativa e applicativa del Regolamento. In mancanza di qualunque precedente di applicazione della disposizione, che depone nel senso della assoluta eccezionalità dell'articolo 24, comma 12, ultimo periodo, il dato letterale della norma costituisce un criterio oggettivo ed univoco cui attenersi nell'applicazione della stessa. Né possono valere a rivedere tale posizione le considerazioni, pur comprensibili sul piano politico, relative alla portata degli effetti del provvedimento, anche con riferimento ad aspetti della vita sociale, economica e civile del Paese evidenziate da più parti. Alla luce della considerazione svolta, la richiesta del presidente del Gruppo Fratelli d'Italia non può essere accolta, restando conseguentemente fermo il contingentamento dei tempi per il seguito dell'esame, che è in distribuzione.

Ha chiesto di parlare per un richiamo del Regolamento l'onorevole Costa.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Intervengo sulle sue considerazioni testé svolte, e non interverrei se non costituissero un precedente pericolosissimo per il Parlamento. Perché lei, Presidente, ha avvolto nel cappello dell'articolo 111 della Costituzione una serie di principi quasi tutti compresi negli articoli del disegno di legge che stiamo andando ad esaminare. L'articolo 24, il diritto di difesa, signor Presidente, avvolge tutti gli articoli. Sono tutti articoli…

PRESIDENTE. Ho fatto riferimento anche all'articolo 24. Ho detto che non sono prevalenti. Giusto per chiarezza.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Io capisco che discutere giuridicamente con lei è anche affascinante, però mi faccia finire. Il punto è che noi abbiamo - il provvedimento lo conosciamo molto bene - tutta una serie di procedimentalizzazioni e laddove c'è la procedimentalizzazione c'è una garanzia di assorbimento del diritto di difesa su tutti gli altri passaggi.

C'è di più, quasi tutte le norme attengono a questioni sanzionatorie e laddove c'è la sanzione abbiamo le sanzioni sostitutive, abbiamo il ragguaglio tra pene pecuniarie e pene detentive, abbiamo il patteggiamento, abbiamo lo sconto di pena sul patteggiamento, abbiamo il giudizio abbreviato.

Presidente, il concetto di assorbimento, che lei ha testé esposto, è un concetto assolutamente soggettivo. Io voterò, ovviamente, a favore di questo provvedimento, ma non posso fare in modo di tacere di fronte ad un'ipoteca sul voto segreto che lei con questo precedente pone per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sia chiaro che ho detto sul complesso e non sulle singole partizioni. Dobbiamo andare avanti perché questo argomento è chiuso. Dobbiamo andare avanti, queste sono state le mie pronunce. Dobbiamo andare avanti su questo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, solo per farle comprendere l'esatto perimetro della doglianza. Cioè, è pur vero che lei ha fatto riferimento all'articolo 111, ma ogni disposizione di questa riforma impatta sull'articolo 24, cioè tutti possono agire per la tutela dei propri diritti. Andateglielo a spiegare a quelle parti civili che, sottoposte all'improcedibilità, non potranno più esercitare nel processo penale il loro diritto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi dica che questo non è rilevante per la vittima del reato. O, ancora, l'articolo 27, cioè l'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Vada a spiegarlo a chi verrà rinviato a giudizio…

PRESIDENTE. Rimanga sul Regolamento perché dobbiamo andare avanti.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). … nel senso che riguardano gli articoli della prima parte della Costituzione; gli articoli 24 e 27 sono collocati nella prima parte. Noi stiamo dicendo che, d'ora in avanti, l'ordinaria modalità di rinvio a giudizio di un indagato sarà, per un preventivo controllo della sua colpevolezza, esercitato da un giudice che non avrà mai sentito la difesa, almeno in tutte le sue articolazioni. Tutta questa riforma è basata su questo cardine, quindi gli articoli 24 e 27 che - glielo dico a beneficio suo - stanno nella prima parte della Costituzione attraversano tutta la riforma.

Per non parlare dell'articolo 3, laddove dovremmo essere tutti uguali davanti alla legge. Ma lei dovrebbe sapere che, rinviati a giudizio io e lei per l'esatto identico reato, lei potrebbe avere un decorso processuale di due anni in appello e io di tre anni, quindi, non saremmo più uguali.

Quindi, l'articolo 3, l'articolo 24 e l'articolo 27 sono il centro di questa riforma per quello che noi riteniamo che la interpretazione che le hanno fornito gli uffici e che lei ha letto pedissequamente, ma molto bene, non sia conferente rispetto alla eccezione formulata dal presidente Lollobrigida che riguarda gli articoli 3, 24 e 27, che vengono saccheggiati da questa riforma. E, quindi, insisteremmo perché lei, re melius perpensa, abbia, assuma un altro contegno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, rimane quello che ho detto.

Discussione del disegno di legge: Delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari (A.C. 2435-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2435-A: Delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è in distribuzione e sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Lollobrigida ed altri n. 1 e Colletti ed altri n. 2, quest'ultima preannunciata nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 29 luglio.

Ricordo che, a norma dell'articolo 40, comma 2, del Regolamento, le questioni pregiudiziali preannunciate nella Conferenza dei presidenti di gruppo sono discusse e poste in votazione prima che abbia inizio la discussione sulle linee generali.

(Esame di questioni pregiudiziali di costituzionalità - A.C. 2435-A​)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tali questioni pregiudiziali.

Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale. A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3, del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà, ai sensi articolo 40, comma 4, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità.

Illustra la questione pregiudiziale di costituzionalità…

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputato Trano, Su cosa?

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Presidente, sull'ordine dei lavori. Chiediamo che per la pregiudiziale e la discussione generale venga immediatamente la Ministra Cartabia ad ascoltarci, perché sarebbe veramente una mancanza di rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale di costituzionalità Lollobrigida ed altri n. 1 il deputato Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Scusi, Presidente, lei si ricorderà che pochi minuti fa io le ho chiesto…

PRESIDENTE. Sul Regolamento? Però avevo chiuso la discussione se era sullo stesso argomento.

CIRO MASCHIO (FDI). …io le ho chiesto la parola sul Regolamento, su un altro punto, lei mi ha risposto…

PRESIDENTE. Faccia l'intervento sul Regolamento prima di iniziare il suo intervento per la pregiudiziale. Prego.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Io mi ricollego, con degli elementi aggiuntivi, a quanto detto poc'anzi dal collega Colletti, che ha una valenza sia come richiamo al Regolamento, sia anche come fatto personale, nella mia richiesta di rettificare o integrare il resoconto sommario della seduta della Commissione giustizia del 30 luglio, che, peraltro, è anche presupposto ai successivi sviluppi sull'organizzazione degli articoli e sulla decisione, quindi, della maggioranza di accorpare in due articoli quello che era l'intero testo. A tale proposito, io, ovviamente, non dispongo della trascrizione integrale, non dispongo della registrazione integrale e posso accedere in questo momento solo al resoconto sommario…

PRESIDENTE. Sì, al resoconto sommario.

CIRO MASCHIO (FDI). …che riporta in modo incompleto il mio pensiero che ho manifestato all'interno di quella Commissione, sia per alcune espressioni che esplicitamente ho utilizzato, sia anche per gli aspetti impliciti in quello che ho chiesto. I colleghi ricorderanno che, in quella seduta, io ho formalizzato la richiesta, ai sensi dell'articolo 79, commi 4 e 5, del Regolamento, che la Commissione provvedesse ad acquisire gli elementi di conoscenza necessari per verificare la qualità e l'efficacia delle disposizioni contenute nel testo, chiedendo espressamente una relazione del Governo in tal senso. Eravamo ancora nel corso dell'esame del provvedimento - quindi non si era concluso l'esame -, gli uffici mi hanno risposto che la mia richiesta era tardiva. Io ho, ovviamente e formalmente eccepito che non è così…

PRESIDENTE. Ha risposto il presidente, chiaramente.

CIRO MASCHIO (FDI). Il presidente - e, in via informale, in fase di deposito della mia richiesta scritta, anche gli uffici - mi ha risposto che la richiesta era tardiva e io ho fatto presente che avrei eccepito in ogni sede questa cosa. Quindi, le segnalo anche che, a mio avviso, l'omesso accoglimento di questa mia legittima richiesta potrebbe inficiare l'iter successivo di questo provvedimento. Ma, al di là di questo, io, nel chiedere quella relazione su un'analisi della qualità del testo, guardando la lettera d) del comma 4, espressamente si chiede nella relazione di specificare l'inequivocità e la chiarezza del significato delle definizioni e delle disposizioni, nonché la congrua sistemazione della materia in articoli e commi. Allora, nel momento in cui io formalizzo una richiesta di questo genere, che comprende, quindi, anche una richiesta di una relazione che spieghi come sia stata effettuata…

PRESIDENTE. Concluda, però, perché…

CIRO MASCHIO (FDI). Sto concludendo nell'ambito dei miei minuti legittimamente a disposizione. E, quindi, se io chiedo una congrua sistemazione della materia in articoli e commi, non può desumersi che io implicitamente presti un silenzio assenso alla richiesta dell'accorpamento in due articoli, che, poi, il presidente ha inserito nella sua bozza di speech.

PRESIDENTE. Questa è una questione che, poi, ha riguardato la Commissione in sede referente.

CIRO MASCHIO (FDI). Quindi, la cosa più corretta da fare, Presidente, sarebbe di convocare, anche solo per cinque minuti, la Commissione, formalizzare con un voto quella decisione…

PRESIDENTE. Ma è già stato dato il mandato al relatore.

CIRO MASCHIO (FDI). … e questo, senza precludere il diritto della maggioranza, che ha i numeri di fare quello che vuole, permetterebbe di sanare correttamente l'iter.

PRESIDENTE. Concluda.

CIRO MASCHIO (FDI). In alternativa, io ho diritto di chiedere una integrazione e una rettifica del mio pensiero, perché, così come è stato riportato nel resoconto sommario, omette alcune sfumature che fanno dedurre un consenso che io non ho prestato.

PRESIDENTE. Lei ha detto “implicito”, quindi lei non ha espresso il suo pensiero. Quello che sto dicendo, quindi, è che il resoconto sommario è giusto, confermato da lei.

CIRO MASCHIO (FDI). Io ho espressamente detto, io mi sono opposto all'intero contenuto dello speech, dicendo alla maggioranza “avete i numeri per fare quello che volete, ma io non sono d'accordo”; ho insistito per chiedere di accogliere la mia richiesta, che era propedeutica a questa….

PRESIDENTE. Sì, infatti, questo è già resocontato ed è risolto nella Commissione in sede referente.

CIRO MASCHIO (FDI). …e, infine, ho espresso il consenso solo sulla nomina del relatore.

PRESIDENTE. Deve concludere, grazie. Adesso può iniziare il suo intervento. Prego.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Se è la stessa questione, deputata Varchi è stata affrontata e, in qualche modo, risolta nella Commissione referente, non possiamo riaffrontarla adesso in Aula. Siamo nella fase degli interventi, quindi…

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Su cosa?

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Articolo 79, comma 12, del Regolamento.

PRESIDENTE. Già ha parlato il deputato Maschio.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). No, Presidente, le chiedo di farmi argomentare il richiamo al Regolamento, soprattutto sulla scorta...

PRESIDENTE. Allora, le chiedo, per favore, un minuto, perché dobbiamo andare avanti. Un minuto, per favore.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, ai sensi dell'articolo 79, comma 12, la Commissione conferisce mandato ai relatori di riferire sul testo da essa predisposto. Dalla lettura del resoconto sommario, andando oltre il passaggio prima riportato dal collega Maschio, si legge, in fine, che “la Commissione delibera di conferire ai relatori, onorevoli Vazio e Sarti, il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea sul testo del provvedimento in esame, come risultante dalle proposte emendative approvate”. Questo passaggio è seguente alla lettura presunta dello speech da parte del presidente.

Quindi, delle due l'una: o vi era stata la lettura dello speech, e, su questo, io ho le mie riserve che la veloce lettura di uno speech dopo dodici ore di Commissione, senza opportunamente e specificamente interpellare i gruppi né la Commissione possa considerarsi una forma di silenzio-assenso, ma, in ogni caso, è superata dalla formula finale che si utilizza nel resoconto sommario. Quindi, noi oggi abbiamo una Commissione che ha dato mandato ai relatori di riferire sul testo risultante dalle proposte emendative approvate, tra le quali non vi è nessun maxiemendamento, come leggo in queste ore nelle agenzie che ridurrebbe a due gli articoli, ma vi sono emendamenti su tutti gli articoli, credo 18.

+Quindi, lei, Presidente, rischia, sulla scorta di questo resoconto sommario, che o è vero tutto o è vero in parte, di creare dei precedenti pericolosissimi su un provvedimento sul quale, peraltro, il dibattito con l'opposizione è stato scientemente eliminato, tanto nella fase preparatoria delle interlocuzioni da parte del Ministro, quanto nella fase dei lavori in Commissione.

Io credo, Presidente, sulla scorta anche del fatto che noi oggi siamo qui al buio, perché, come sarà noto ai colleghi, nemmeno il fascicolo degli emendamenti, è giunto in quest'Aula…

PRESIDENTE. Deputata Varchi, le chiedo di concludere.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Io chiedo che lei sospenda la seduta per consentire al Comitato dei nove di riunirsi e fare le proprie valutazioni.

PRESIDENTE. No, non accolgo questa richiesta. Deputato Maschio, prego, intervenga… Siamo nella fase dell'illustrazione della pregiudiziale, deputato Maschio, prego…

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Sull'ordine dei lavori le chiedo di darmi la parola (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva)

PRESIDENTE. Non possiamo. Dobbiamo andare avanti, perché dobbiamo consentire a tutti di intervenire e proseguire con i lavori…

Colleghi, lo sapete che dobbiamo anche risolvere le questioni per andare avanti… c'è stata una contestazione…

ROBERTO GIACHETTI (IV). Ci siamo anche noi!

PRESIDENTE. Stavo rispondendo sul Regolamento infatti…Stavo rispondendo sul Regolamento (Proteste del deputato Giachetti)

Deputato Giachetti, per favore, stavo esattamente dicendo che, apprezzate le circostanze, si poteva dire che non si può andare in votazione, perché continuiamo con l'illustrazione. Questo stavamo dicendo. Il punto è che, quindi, non accetto la votazione, ma andiamo avanti con l'illustrazione della pregiudiziale.

Deputato Maschio… Deputato Maschio, se non prende la parola… io le sto dando la parola. Deve intervenire sull'illustrazione perché abbiamo già chiuso questo argomento. Ho ascoltato e ho risposto. Prego, deputato Maschio (Commenti della deputata Varchi)… No, no, deputata Varchi, dobbiamo andare avanti. Prego, deputato Maschio.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Io le ricordo che lei mi ha dato la parola per…

PRESIDENTE. Per illustrare la pregiudiziale.

CIRO MASCHIO (FDI). E quindi, in questo tempo, il mio tempo… sto specificando su quanto…

PRESIDENTE. È intervenuto sul Regolamento. Ora illustri la pregiudiziale, dobbiamo andare avanti.

CIRO MASCHIO (FDI). Non ho ancora iniziato il mio intervento nel merito, per specificarle che lei mi ha dato la parola su una fase successiva, io le ho ricordato che siamo ritornati nella fase precedente (Proteste dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Deputato Maschio, deve andare avanti per illustrare, per favore…

CIRO MASCHIO (FDI). E quindi non eravamo ancora nella fase dell'illustrazione…

PRESIDENTE. …perché non possiamo comunque bloccare tutta l'Aula nel lavoro. Prego.

CIRO MASCHIO (FDI). Allora, azzerando da questo momento il tempo a mia disposizione, pur con tutti i dubbi sugli elementi e i presupposti…

PRESIDENTE. Prego, ha tutto il tempo che le è concesso per illustrare la pregiudiziale. Prego, sono due minuti, due minuti interi, prego, partono da ora.

CIRO MASCHIO (FDI). Bene, grazie Presidente. Il disegno di legge in esame reca la delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari.

Io mi rendo conto che sollevare delle questioni di legittimità costituzionale ad un disegno di legge presentato da un ex presidente della Corte costituzionale non è compito facile. Facendo una metafora calcistica, sarebbe come spiegare a Roberto Baggio che non sta giocando bene e, fra l'altro, in presenza di un arbitro che non è neanche un arbitro terzo, perché in questo caso, ovviamente, chi dovrà esprimersi su una richiesta formale di valutazione se il giocatore stia giocando bene e correttamente la partita, ovviamente è la stessa tifoseria che sostiene quella squadra. Il 95 per cento di chi siede su questi scranni, infatti, è comunque a favore del provvedimento che stiamo discutendo.

In ogni caso ci provo, perché gli elementi oggettivi dei fondati dubbi di costituzionalità ci sono. E, Presidente, mi interrompo un attimo perché a me viene segnalato di avere a disposizione dei tempi difformi rispetto a quelli che mi sta indicando lei, e quindi, anche per poter sviluppare il mio ragionamento, è necessario che io capisca di quanto tempo dispongo.

PRESIDENTE. Deputato Maschio, continui.

CIRO MASCHIO (FDI). Sto aspettando… le ho fatto una domanda, Presidente. So che state conferendo per stabilire esattamente qual è il tempo a mia disposizione…

PRESIDENTE. Qual è la domanda?

CIRO MASCHIO (FDI). Se mi dice quanto tempo ho a disposizione, so come sviluppare il mio ragionamento.

PRESIDENTE. Allora, i delegati d'Aula di Fratelli d'Italia mi stanno chiedendo se possono togliere i minuti dalla discussione generale e aggiungerli a lei per farla parlare 10 minuti. E' acconsentito, però si levano dalla discussione generale, perché tanto fa parte tutto dello stesso contingentamento. Prego.

CIRO MASCHIO (FDI). Va bene, intanto proseguo. Poi, insomma, ho qualche dubbio su alcuni aspetti. Stavo dicendo che, nonostante non sia facile contestare una questione di legittimità all'ex presidente della Corte costituzionale, a maggior ragione è doppiamente importante e opportuno farlo. E allora non si può non rilevare come questo disegno di legge presenti dei dubbi e dei profili di incostituzionalità sotto diversi aspetti.

In primo luogo, non posso non richiamarmi al principio di obbligatorietà dell'azione penale. L'articolo 112 della Costituzione recita testualmente: “Il pubblico ministero ha l'obbligo di esercitare l'azione penale”. Se noi andiamo ad osservare l'intervento e le modifiche proposte dall'articolo 3, comma 1, lettera h), del disegno di legge, si può verificare come, di fatto, si deleghi il Governo a prevedere che gli uffici del pubblico ministero, nell'ambito dei criteri generali indicati da una legge del Parlamento, individuino dei criteri di priorità trasparenti e predeterminati da indicare nei progetti organizzativi delle procure, al fine di selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre, tenendo conto anche del numero degli affari da trattare e dell'utilizzo efficiente delle risorse. Questa proposta, essendo molto blanda la parte di competenza che si trattiene in capo al Parlamento ed essendo, invece, molto ampia la delega di fatto che si fa ai capi delle procure della Repubblica in queste valutazioni sui criteri, di fatto conferisce una sorta di potere normativo nella scelta delle priorità ai capi delle procure, che va al di là di valutazioni meramente organizzative interne sull'organizzazione degli uffici e rischia di sconfinare in una valutazione sulle priorità dei reati da perseguire, che andrebbe eventualmente lasciata in capo al Parlamento ed andrebbe esercitata, eventualmente, dal Parlamento con delle modifiche legislative, con depenalizzazione o con quant'altro, non certo in questa formula. E allora, da questo punto di vista, non si può non contestare questo primo profilo di incostituzionalità, in quanto questa proposta è in contrasto con il principio costituzionale fondamentale della obbligatorietà dell'azione penale.

Un secondo aspetto che non si può non contestare è conseguente alle proposte sull'introduzione dell'improcedibilità. Allora, diremo anche nel corso della discussione generale quanto sia diventato un pasticcio questo compromesso al ribasso, che salva in primo grado la vecchia sospensione della prescrizione, la vecchia prescrizione successiva alla riforma Bonafede e introduce nei giudizi nella fase dell'appello e della Cassazione delle improcedibilità con tempistiche differenziate a seconda della tipologia dei reati.

Anche questo aspetto non può non essere in contrasto con diversi principi costituzionali fondamentali, tra i quali non si può non ricordare l'articolo 24, che sancisce che tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi in ogni stato e grado del giudizio, quindi non solo nel primo grado.

Come abbiamo avuto modo di verificare, viene aperto un fronte anche molto complesso, perché non vi è alcuna chiarezza interpretativa e alcuna certezza su come poi andranno a svilupparsi, in caso di improcedibilità in sede penale di alcuni procedimenti in corso, e quali esattamente potranno essere le conseguenze che incidono sul diritto delle vittime a veder punito un reato perpetrato a loro danno, anche sotto il profilo della validità e della valenza delle loro istanze risarcitorie in sede civile. Questo è un tema molto complesso, a cui in parte con gli emendamenti, presa coscienza che c'era un problema aperto, si è cercato di mettere una toppa, ma questa toppa non è sufficiente a colmare queste lacune.

Infine, non si possono non segnalare altri due aspetti. Uno è quello di una possibile violazione dell'articolo 3 della Costituzione, perché nel momento in cui si introduce una geografia giudiziaria a geometrie variabili, con valutazioni diverse da una procura all'altra sui criteri di priorità nella trattazione dei reati, nell'applicazione concreta di questa norma potrebbe accadere che per un processo per un medesimo reato un giudice possa decidere che, in un caso, l'improcedibilità scatti dopo due anni e, in un altro, dopo tre anni. Oppure, di fronte a uno stesso reato, commesso a pochi metri di distanza dal confine tra un distretto e l'altro, magari dallo stesso criminale, ci potrebbero essere criteri diversi di priorità da parte delle procure, con il rischio che se uno magari anche scientemente va a delinquere qualche chilometro più in là, rientrando in una competenza in cui quel reato viene lasciato nei cassetti, anziché essere trattato con precedenza, si ha una palese evidente denegata giustizia a carico dei cittadini.

Infine, la proposta di introdurre una sorta di udienza filtro, che di fatto può escludere il rinvio a giudizio nei casi in cui gli elementi acquisiti non consentano una ragionevole previsione di condanna, di fatto determinando - banalizzo - una sorta di inversione dell'ordine della prova, va a ledere sicuramente le parità tra le parti nel contraddittorio, di cui all'articolo 111, e la presunzione di non colpevolezza, di cui all'articolo 27.

Quindi, ritornando alla metafora iniziale, come anche un grande giocatore esperto può nel corso di una partita commettere qualche fallo da ammonizione, se non da espulsione, quindi qui un grande giurista, già presidente della Corte costituzionale, a nostro avviso, ha sottovalutato - e da lei non ce lo aspettavamo - alcuni profili di incostituzionalità, che noi nel pochissimo tempo a disposizione abbiamo cercato di segnalare e sottoporre all'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Colletti facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Oggi questo Parlamento si appresta a votare una pregiudiziale di costituzionalità su una legge molto importante, ma molto importante non per le motivazioni spesso abiette definite dal Governo, molto importante perché, con norme di legge, lede dei princìpi costituzionali, che prima di oggi difficilmente erano stati lesi da Governi che si credevano ben peggiori.

In primis viene concesso, anzi, il Parlamento, grazie ai buoni uffici del Governo - perché parliamo ovviamente di emendamenti governativi - potrà decidere quali reati sostanzialmente i pubblici ministeri dovranno perseguire, venendo meno e creando un vulnus in riferimento all'articolo 112 della Costituzione, ovvero il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). È un grave vulnus al principio della divisione dei poteri tra politica e magistratura, una graduazione inammissibile dei reati da perseguire in base a scelte dettate dalle maggioranze politiche. Ricordo che il pubblico ministero, secondo Costituzione, ha l'obbligo di esercitare l'azione penale, non ha l'obbligo di esercitare l'azione penale secondo quanto chiedono il Parlamento e la politica! Viene meno il principio di imparzialità, viene meno il principio di buon andamento della pubblica amministrazione (articolo 97), ma anche il principio di uguaglianza e il principio di legalità. Insomma, in un unico articolo, anzi in un comma, se vogliamo essere più precisi, si crea un costante vulnus costituzionale.

Ma non c'è solo questo, magari ci fosse solo questo, in realtà c'è molto peggio. Sempre il Governo, con la votazione unanime di tutti i gruppi politici di maggioranza, ha inserito un articolo, che ha chiamato proditoriamente improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione. Sostanzialmente è una cancellazione di migliaia di processi penali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). Sono effetti paragonabili a un'intollerabile amnistia mascherata, in contrasto con l'articolo 79 della Costituzione, che per ciò stesso stabilisce una procedura rafforzata per la concessione dell'amnistia. In realtà, ci saranno persone, imputati, che avranno due regimi differenziati di procedibilità. Ci saranno anche quelli che potranno permettersi avvocati che faranno il loro lavoro, permettersi di poter andare in appello, impugnare, ricorrere in Cassazione e permettersi l'improcedibilità.

In realtà, Presidente, tutto questo, questa legge, neanche la P2 era arrivata a tanto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)… in altri momenti, che non sono momenti d'estate. D'altro canto, le peggiori leggi vengono fatte d'estate: siamo in una domenica di agosto e questo è sintomatico di come agisce questa maggioranza parlamentare e questo Governo.

Però, Presidente, mi permetto di rivolgermi anche ai colleghi deputati del MoVimento 5 Stelle. Oggi e domani sono i giorni delle decisioni irrevocabili: dovete decidere se volete essere uguali ai partiti che avete sempre combattuto oppure se vorrete svendere la vostra coscienza e dignità per le poltrone di pochi dirigenti del fu MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). Colleghi, non accettate la minaccia di espulsione, che sicuramente sarà arrivata. Noi ci siamo già passati. Voi dovete, dovreste, adempiere al vostro mandato con dignità ed onore. Ebbene, noi siamo anche qui a controllare che lo facciate. Mi raccomando, però, colleghi del MoVimento 5 Stelle con il vostro voto, oggi ma anche domani, evitate di essere complici dell'impunità di corrotti, corruttori e mafiosi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è - Deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è mostrano cartelli recanti le scritte: “La mafia vi ringrazia”, “Impunità di Stato”).

PRESIDENTE. Colleghi, abbassate i cartelli! Chiedo agli assistenti di intervenire. Abbassate i cartelli, per favore. Chiedo agli assistenti di intervenire, per favore, abbassate i cartelli. Collaboriamo, per favore. Collaboriamo, chiedo di collaborare, visto che siamo in un periodo particolare. Collaborate, per favore.

Andiamo avanti.

Ha chiesto di parlare il deputato Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Presidente, illustri colleghi, ho letto attentamente le questioni pregiudiziali e ho ascoltato i colleghi che le hanno proposte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è - Deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è scandiscono le parole: “Onestà, Onestà!”.

PRESIDENTE. Colleghi! Non si preoccupi che blocco il tempo. Colleghi, andiamo avanti. Prego, Vitiello.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Inviterei tutti - mi consentirà due secondi - a distinguere la questione politica dal rispetto personale di chi parla, vi ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Detto questo, ho letto attentamente le questioni, ho ascoltato i colleghi, ritengo alcune di queste questioni anche ben articolate, qualcuna - mi consentirà, Presidente - coraggiosa, ma sono tutte completamente e del tutto infondate. Provo a riassumerle e a spiegarle.

Le questioni in tutto sono cinque. Ho provato a snocciolare delle motivazioni sintetiche perché ho soltanto pochi minuti, ma partiamo dai criteri generali attribuiti al Parlamento. Si è fatta una gran confusione, Presidente, perché, quando eravamo al cospetto della prima bozza, quella dell'ex Ministro Bonafede, noi volevamo proprio che ci fosse una verifica legislativa di quello che poteva venire fatto all'interno delle procure, perché quell'ordine di priorità - i colleghi avvocati sanno di cosa sto parlando - già esiste, e lo leggiamo da tanti giornali, dalle cronache giudiziarie di quest'ultimo periodo. E, allora, quello di avere dei criteri generali destinati al Parlamento è garanzia di legalità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), che non avevamo prima, non avevamo con i soli criteri di priorità.

La garanzia ci viene data dalla politica criminale, che è assolutamente, esclusivamente destinata al Parlamento. Fare questo non significa inserirsi in un contesto giudiziario; significa semplicemente snocciolare non le priorità, ma dei criteri sui quali bisogna fondare le priorità all'interno della procura. Questo è politica criminale, questo è quello che deve fare il Parlamento e questa è separazione dei poteri, prima ancora dell'articolo 112 (Applausi), prima ancora dell'obbligatorietà dell'azione penale, che deve essere sacrosanta, va bene, è giusto, ma è la separazione dei poteri. Perdonatemi, la mia scuola è quella di Montesquieu, e quindi penso che al Parlamento debba essere destinata la politica criminale, e così si fa con la riforma Cartabia.

Seconda questione: l'impatto della riforma sulla vittima. Vorrei ricordare a tutti quanti che il processo penale, mi dispiace, non è il processo delle vittime, che invece è destinato all'azione civile (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva); il processo penale è un coacervo di norme destinate alla tutela dell'imputato, perché fino alla sentenza di condanna deve essere considerato innocente - in-no-cen-te - fino alla sentenza definitiva (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Del resto, non sono io che lo dico; la Consulta nel 2019 ci dice che l'azione civile nel processo penale ha carattere accessorio e subordinato.

La terza: la violazione dell'articolo 3 rispetto alla scelta, alla declinazione di reati anziché altri. Qui si entra in un discorso abbastanza complicato, complesso, serio, ma ricordiamocelo tutto l'articolo 3. L'articolo 3 non è soltanto il primo comma, l'articolo 3 al secondo comma ci parla di equità. Il discrimine ci deve essere, Presidente, ci deve essere perché le complessità, anche in ipotesi di analoghe imputazioni, di volta in volta saranno diverse. Noi abbiamo chiesto una motivazione specifica per questa complessità e l'abbiamo ottenuta, perché la Cartabia l'ha inserita all'interno della riforma.

Qualcuno ha parlato - quarta questione, arrivo alla fine velocemente - di amnistia mascherata: questa è la più coraggiosa di tutte, perché c'è un errore giuridico di fondo. Si confonde il diritto sostanziale con la procedura, si confonde l'estinzione del reato con l'improcedibilità, tempus regit actum (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Forza Italia-Berlusconi Presidente), tant'è vero che i colleghi del PD hanno voluto fortemente una norma su questo che porta al 2024 l'entrata in vigore in toto della riforma.

L'ultimo passaggio, Presidente, è quello sulla regola di giudizio dell'udienza preliminare; l'ho lasciata per ultima perché è una regola che ha messo in discussione anche alcuni miei convincimenti, però ritengo che questa riforma vada votata perché è un buon inizio.

Non c'è la lesione, così come indicato da loro, rispetto all'articolo 25, perché qui, oggi, quando parliamo di giusto processo, dobbiamo ricordarci che la nostra Costituzione - ho finito, trenta secondi….

PRESIDENTE. Dieci.

CATELLO VITIELLO (IV). Dieci. La nostra Costituzione è nata ed è stata promulgata nel 1948, c'era il codice Rocco, con un processo inquisitorio (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Forza Italia-Berlusconi Presidente), ed è certamente compatibile con questa regola processuale. Noi voteremo convintamente contro le questioni pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Morani. Ne ha facoltà.

ALESSIA MORANI (PD). Presidente, Ministri, sottosegretario, colleghi, proverò anche io, come il collega Vitiello, a spiegare brevemente perché le questioni pregiudiziali di costituzionalità sono infondate.

Il disegno di legge all'esame della Camera è stato presentato il 13 marzo del 2020. Il 14 luglio 2021 il Governo ha presentato una serie di emendamenti al testo. La Commissione giustizia ha proceduto all'esame di tutti gli emendamenti e dei relativi subemendamenti nella seduta del 30 luglio 2021. Le disposizioni del disegno di legge, così come modificate dalla Commissione giustizia, sono riconducibili a una serie di diverse finalità, tra le quali la principale è l'esigenza di accelerare il processo penale anche attraverso una sua deflazione e la sua digitalizzazione.

Altre misure sono altresì rivolte al potenziamento delle garanzie difensive e della tutela della vittima del reato.

Sui criteri di priorità per l'esercizio dell'azione penale si prevede che gli uffici del pubblico ministero, nell'ambito dei criteri generali indicati con legge del Parlamento, individuino criteri di priorità trasparenti e predeterminati da indicare nei progetti organizzativi delle procure della Repubblica al fine di selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre, tenendo conto anche del numero degli affari da trattare e dell'utilizzo efficiente delle risorse disponibili.

Per quanto riguarda i criteri generali individuati dal Parlamento, evidenzio solo che nel corso delle audizioni degli esperti sul disegno di legge originale, presentato dal Governo, era stata criticata fortemente la previsione che rimetteva i criteri alle procure, e in tanti avevano auspicato un intervento del Parlamento. Non si tocca certo l'indipendenza del giudice di cui all'articolo 107, comma 4, della Costituzione, né l'obbligatorietà dell'azione penale. Con previsione immediatamente prescrittiva si introduce nel codice di procedura penale l'istituto dell'improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione. Con l'inserimento dell'articolo 344-bis si prevedono termini di durata massima dei giudizi di impugnazione individuati rispettivamente in due anni per l'appello e un anno per il giudizio di Cassazione. La mancata definizione del giudizio entro tali termini comporta la declaratoria di improcedibilità dell'azione penale. Siamo convinti che nessun processo andrà in fumo per questa norma.

Molta importanza abbiamo dato alla norma transitoria proposta dal nostro gruppo; con questa si prevede che le nuove norme in materia di improcedibilità trovino applicazione solo nei procedimenti di impugnazione che hanno ad oggetto reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020. Per questi procedimenti, peraltro, se l'impugnazione è proposta entro la fine del 2024 i termini di durata massima dei giudizi sono, rispettivamente, di 3 anni per l'appello e di un anno e mezzo per il giudizio di Cassazione. In questo modo la disciplina dell'improcedibilità avrà un impatto più adeguato sui procedimenti in corso. Siamo sicuri che la magistratura italiana sarà in grado di applicare la norma con responsabilità, preservando l'esigenza di giustizia dei cittadini.

Per quanto riguarda, invece, il campo di applicazione di questa norma, che retroagisce ai reati commessi dopo il 1° gennaio 2020, è legittima perché si applica il favor rei.

È indubbiamente una disciplina più favorevole rispetto alle imprescrittibilità della “legge Bonafede” e, quindi, non solo può ma deve retroagire. Per questi motivi annuncio il voto contrario del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pittalis. Ne ha facoltà.

PIETRO PITTALIS (FI). Il gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente voterà contro le due pregiudiziali costituzionali non solo perché infondate ma soprattutto perché non tengono conto del significato profondo della “riforma Cartabia”, che chiude una delle pagine più buie della storia del sistema giudiziario italiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Con il “testo Cartabia” viene definitivamente archiviata la “riforma Bonafede”, viene archiviato soprattutto quel sistema di interventi a singhiozzo, animati da finalità giustizialiste, che hanno segnato il requiem dello Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È con una impressionante leggerezza che si è pensato che sbattere le persone in cella e buttare la chiave fosse la soluzione migliore, che fosse giusto lasciare le persone eternamente in balia della pretesa punitiva dello Stato o che la restrizione della libertà personale e patrimoniale potesse basarsi su mere presunzioni e indici di pericolo. Lo Stato di diritto è un patrimonio inestimabile, e lo dico agli amici di Fratelli d'Italia: noi, con voi, non possiamo consentire che un manipolo di dilettanti allo sbaraglio lo mandi al macero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ecco perché non condividiamo la vostra risoluzione.

Questa riforma non rappresenta la vittoria di una parte politica; è la vittoria, come ha osservato qualcuno, del buonsenso, ma è soprattutto la vittoria di chi, in questi anni, si è speso con i sit-in, con le manifestazioni pubbliche e con l'astensione dalle udienze per difendere le regole del giusto processo e della sua ragionevole durata, per difendere e salvaguardare le garanzie difensive gravemente sottoposte a un assedio costante. Un grazie sentito, a nome del gruppo di Forza Italia, va all'avvocatura italiana, nelle sue diverse componenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e soprattutto alle Camere penali, con le quali condividiamo quei princìpi sui quali Forza Italia ha costruito, fin dal 1994, la sua proposta politica. Questo grazie soprattutto alla saggezza e alla lungimiranza del nostro leader Silvio Berlusconi, unico tra i leader che si rispettino che, con Forza Italia in straordinaria solitudine (mi spiace dirlo), ha svolto la funzione di sentinella del garantismo e dello Stato di diritto. Finalmente oggi gli italiani hanno capito che il presidente Berlusconi è vittima di quel sistema malato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), dei teoremi costruiti a tavolino, di certa magistratura che ha avuto l'impudenza e l'arbitrio di sostituirsi al popolo italiano per decretare chi deve stare dentro o fuori dal Parlamento. Al presidente Berlusconi, così come a tutte le vittime del sistema giustizia malato, va la nostra più convinta solidarietà e vicinanza.

Allora, ecco che urgono riforme, riforme urgenti, a iniziare dal Consiglio superiore della magistratura. Non sarà certo la “riforma Cartabia” a risollevare il discredito in cui oramai versano il sistema giustizia e il CSM, ma per noi rimane, ferma e imprescindibile, la riforma delle riforme, che è la separazione delle carriere. I sei referendum per una giustizia giusta, promossi dai Radicali insieme alla Lega e che Forza Italia sostiene convintamente, siamo certi che daranno un grande contributo nella direzione da noi auspicata. Ecco perché non possiamo far finta di non comprendere che in un Paese democratico la politica criminale, come tutte le altre politiche, è responsabilità del Parlamento, e, dunque, nel Paese non può essere affidata, per un malinteso principio di eguaglianza, a chi, dopo aver vinto un concorso pubblico, non risponde a nessuno del suo operato, godendo, per di più, di progressioni automatiche di carriera senza alcuna valutazione nel merito. Fortunatamente, esiste anche una magistratura sana e silenziosa, che lavora nel rispetto delle norme nonché in attuazione dei principi della Costituzione, alla quale va il nostro plauso. Allora, noi sosteniamo la “riforma Cartabia”, anche se non è la riforma che avremmo voluto, perché è la riforma con la quale finalmente si torna al diritto e si ripristinano i valori della nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tomasi. Ne ha facoltà.

MAURA TOMASI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione pregiudiziale, che oggi ci troviamo a discutere, ci pare non solo infondata nelle censure alla delega che stiamo conferendo al Governo per la riforma del processo penale, ma non tiene conto di una cosa molto importante, tra tutte, che è l'intenso lavoro politico-istituzionale che si è fin qui svolto per arrivare a questo punto. La pregiudiziale, oltre a ignorare questo importante snodo politico-istituzionale, nel merito solleva questioni pretestuose, come la violazione dell'obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale. Al riguardo, si ricorda, a coloro che hanno presentato questa pregiudiziale, che l'articolo 112 della Costituzione rileva l'obbligatorietà dell'azione penale, nel senso che il pubblico ministero non può scegliere discrezionalmente se avviare o meno l'azione in relazione a un certo tipo di reato. Lo stesso è tenuto a intraprendere la sua azione sempre e comunque anche con questa delega penale, con questo nuovo processo, laddove, appunto, si è in presenza di una notitia criminis dotata di un certo fondamento. Tale norma, naturalmente, che cosa voleva evitare? Voleva evitare, appunto, che l'attivazione della giurisdizione penale fosse condizionata da scelte a favore di qualcuno piuttosto che di altri. Nessuna violazione di tale norma può rinvenirsi, così come sollevato dalle pregiudiziali, all'articolo 3, comma 1, della legge delega, in quanto il pubblico ministero resta comunque obbligato a intraprendere l'azione penale laddove ritenga che ve ne sia il fondamento. Questa norma cosa prevede, invece? Qualcosa che, come diceva prima l'onorevole Vitiello, già accade nelle procure e chi lavora nei tribunali sa perfettamente che, comunque, vi sono delle priorità e a determinati reati più gravi viene riconosciuto - chiamiamolo così - un percorso più veloce. E poi mi chiedo: qui molti parlamentari votarono il codice rosso e, se non erro, anche gli stessi Fratelli d'Italia. Forse non si ricordano che nel codice rosso fu disposta proprio per legge una corsia preferenziale per questi tipi di reati. Allora, però, non sollevarono nessuna questione. Non può essere neppure accolta l'eccezione di incostituzionalità di cui all'articolo 24. Il principio della tutela giurisdizionale e del riconoscimento della tutela dei propri diritti rimane. Ricordiamo che il processo penale è un processo che deve tutelare gli indagati, che poi diventano, appunto, imputati con il rinvio a giudizio, e per quanto riguarda la persona offesa, come diceva sempre - perché un po' mi ha tolto il palcoscenico - l'onorevole Vitiello, la persona offesa è semplicemente un accessorio, come dice, appunto, la Cassazione. La persona offesa potrà agire, come dovrebbe, in sede civile sempre e comunque. Non vi è neanche la violazione dell'articolo 111 della Costituzione, anzi consentitemi: l'articolo 111 trova, invece, diretta e ampia applicazione in questa legge delega. Perché? Perché garantisce il contraddittorio, perché garantisce la difesa ma, soprattutto, garantisce e realizza quell'unico principio che dalla sua introduzione, nel 1999, non è mai stato applicato, che è la ragionevole durata del processo penale. Per tutte queste ragioni il gruppo Lega-Salvini Premier non voterà a favore di questa pregiudiziale, che ritiene assolutamente infondata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Unione europea ha risposto alla crisi pandemica con il Next Generation EU; si tratta di un programma di portata e ambizioni inedite; in particolare, la riforma della giustizia ha l'obiettivo di affrontare i nodi strutturali del processo civile e penale, nonché rivedere l'organizzazione degli uffici giudiziari. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza individua nella lentezza dei processi un limite alla crescita dell'Italia. Nello specifico, la riforma del sistema giudiziario, incentrata sull'obiettivo della riduzione del tempo del giudizio, prevede, oltre a riforme ordinamentali, anche il potenziamento delle risorse umane e delle dotazioni strumentali e tecnologiche del sistema giudiziario, al quale sono destinati specifici investimenti, tra l'altro già predisposti e accantonati dal MoVimento 5 Stelle da inizio legislatura, ponendo così fine alla lunga serie di riforme a costo zero.

In risposta alle questioni pregiudiziali nello specifico, sollevate in Aula, il testo rappresenta dunque una piena e indiscutibile attuazione del principio della ragionevole durata del processo, sancito dall'articolo 111, comma secondo, della Costituzione, nonché dall'articolo 6, paragrafo 1, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in base al quale ogni persona ha diritto ad un'equa e pubblica udienza, entro un termine ragionevole, davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, costituito per legge. L'impegno alla ragionevole durata non rappresenta, Presidente, soltanto un diritto della persona coinvolta nel processo, ma anche una garanzia oggettiva di buon funzionamento della giustizia.

In tema di deflazione e accelerazione del processo penale, il disegno di legge delega detta principi e criteri direttivi volti a riformare alcuni profili della disciplina in materia di indagini preliminari e udienza preliminare; viene previsto che gli uffici del pubblico ministero, nell'ambito dei criteri generali indicati con legge del Parlamento, individuano criteri di priorità trasparenti e predeterminati; dunque, lo specifico riferimento alla trasparenza e alla predeterminazione di criteri di priorità non si pone in contrasto con il principio della obbligatorietà dell'azione penale, sancito dall'articolo 112 della Costituzione, né con quello di legalità.

In tema di garanzie difensive e tutela della vittima e giustizia riparativa, in piena linea con il diritto di difesa, sancito dall'articolo 24 della Costituzione, ulteriori principi delega sono ricondotti alla finalità di bilanciare le esigenze di velocizzazione del procedimento con quelle di mantenere elevate le garanzie difensive.

La riforma include anche disposizioni per il rafforzamento degli istituti di tutela della vittima del reato e per l'introduzione di una disciplina organica sulla giustizia riparativa, anche in attuazione delle direttive dell'Unione europea.

Presidente, mi avvio a concludere, illustrando la parte che ha accolto le nostre condizioni insuperabili per consegnare al Paese un processo penale inflessibile su determinati reati di particolare allarme sociale. Orbene, grazie al fondamentale contributo del MoVimento 5 Stelle, tanti processi per associazione mafiosa, voto di scambio politico-mafioso, terrorismo, traffico di droga e violenza sessuale non si estingueranno, senza pertanto ledere, in alcun modo, sia il principio di uguaglianza, sancito dall'articolo 3 della nostra Costituzione, sia il diritto di difesa. Anche per i reati legati alla mafia, come le estorsioni e il riciclaggio per reati commessi a favore delle organizzazioni criminali, è stato migliorato il testo proprio dalla Ministra Cartabia, inserendo un regime speciale, anche attraverso una norma transitoria, fino al 2024.

Presidente, in assenza di questi correttivi - diciamolo in modo chiaro e trasparente al Paese - non avrebbe avuto più una piena tutela il principio della certezza della pena, con migliaia di processi che sarebbero andati in fumo.

Per tutte queste argomentazioni, dichiaro il voto contrario del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle sulle questioni pregiudiziali sollevate in Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Berardini. Ne ha facoltà.

FABIO BERARDINI (CI). Grazie, Presidente. Annuncio subito che il gruppo Coraggio Italia voterà contro queste due questioni pregiudiziali che sono state presentate. Le abbiamo lette e approfondite e pensiamo che siano veramente destituite di ogni fondamento. In particolare, siamo contrari nel metodo e, ovviamente, anche nel merito di queste due questioni pregiudiziali. Questo perché, Presidente? Poiché abbiamo preso impegni importanti con l'Europa e, soprattutto, nei confronti dei cittadini italiani, Noi vogliamo andare avanti con un profondo cammino di riforme, proprio nell'interesse dell'Italia, in questo particolare momento post pandemia, post COVID. Inoltre, queste norme, di fatto, hanno avuto l'unanimità in due passaggi del Consiglio dei Ministri. Quindi, riteniamo che votare a favore di queste questioni pregiudiziali significherebbe bloccare questo importante cammino di riforma, che, invece, deve continuare.

Per quanto riguarda il merito, è stata paventata una violazione del principio di obbligatorietà dell'azione penale stabilito dall'articolo 112 della Costituzione; questo è totalmente destituito di fondamento, in quanto, da parte del Parlamento, saranno stabiliti criteri trasparenti per quanto riguarda l'azione penale.

Con questa riforma, semplicemente si prende contezza di ciò che avviene nelle nostre procure, che già adottano criteri. Quindi, è importante che il Parlamento, il popolo sovrano e i rappresentanti del popolo sovrano traccino criteri trasparenti, poiché, in ossequio anche al principio di separazione tra potere legislativo e potere giudiziario, è necessario prendere contezza che l'attuale corpo dei magistrati chiaramente non riesce a perseguire con la stessa importanza e attenzione tutti i processi. Quindi, questo è un importante punto a favore di questo Parlamento e dei cittadini italiani, e il gruppo Coraggio Italia, sicuramente, chiede tempi certi per una giustizia certa. Quindi, pensiamo che questa riforma possa veramente rispecchiare il paradigma che ci siamo prefissati.

Per queste ragioni, Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Coraggio Italia voterà contro queste due pregiudiziali e chiaramente vuole continuare con l'operato del Presidente Draghi, che si sta impegnando, in prima persona – assieme, chiaramente, al Ministro Cartabia e a tutto il Consiglio dei Ministri - per proseguire questo importante lavoro di riforma dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità.

Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida, su cosa?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE. Prego, ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Noi crediamo che, data l'importanza del provvedimento, che lei ha ben argomentato, almeno dal punto di vista della lunghezza dello speech, vi è una questione che rileva non ai fini del voto segreto o del contingentamento dei tempi, ma sicuramente per l'importanza che l'Aula, anche in questi interventi, ha dato al provvedimento. Allora, noi non possiamo esimerci dal chiedere, in quest'Aula, la presenza del Ministro competente, Cartabia, che riteniamo debba presenziare. Faccio adesso questo intervento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché non riguarda questa fase, ma la fase successiva, nella quale, ex articolo 83, comma 1, il Governo può intervenire direttamente nel dibattito e, quindi, aiutarci a capire alcuni passaggi, ma ancora di più ex articolo 83, comma 1-bis, con la possibilità per i relatori di porre al Governo alcune domande di carattere tecnico, per ricevere una puntuale risposta. Quindi, invitiamo il Ministro competente; considerato che non si è vista mai in questa Assise da quando è divenuta Ministro; speriamo di poterla vedere nella discussione di un provvedimento al quale i colleghi danno importanza.

Concludo il mio intervento, ricordando agli amici del centrodestra con i quali davvero condividiamo valori e lo spirito di condanna di quelli che sono alcuni principi giuridici richiamati in quest'Aula…

PRESIDENTE. L'intervento, però, era sull'ordine dei lavori. Non può essere un nuovo intervento.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). … però non posso esimermi dal ricordare al collega di Forza Italia che richiamava la nostra pregiudiziale - chiudo, Presidente, ancora cinque secondi - che, da una parte, con quegli aberranti soggetti che hanno proposto questa riforma ci governano insieme e, dall'altra, che questa riforma è stata votata dal Governo giallo-verde e noi lì ci siamo opposti. Quindi, non ci imputate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie… Ha chiesto di parlare il deputato Colletti, sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà, velocemente.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, in questo caso vorrei correggere l'intervento del collega Lollobrigida, pur richiamandolo.

PRESIDENTE. È sull'ordine dei lavori. Rimanga sul punto su cui vuole intervenire.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). È sull'ordine dei lavori. Mi faccia concludere, cortesemente. Sebbene sia importante che la Ministra Cartabia sia qui, ella in realtà è già venuta in quest'Aula a mentire a quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è - Commenti)...

PRESIDENTE. Deputato Colletti, andiamo avanti!

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). …quando ha dichiarato che ai reati di mafia non si applicavano le improcedibilità…

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Lollobrigida ed altri n. 1 e Colletti ed altri n. 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate, passiamo alla discussione sulle linee generali del provvedimento.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2435-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La II Commissione (Giustizia) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Presidente, molto brevemente, vorrei suo tramite chiedere al Governo di intervenire - peraltro in una giornata così lieta per lo sport italiano, con gli ori di Tamberi e di Jacobs - per segnalare il fatto che Krystsina Tsimanouskaya, una giovane centometrista ucraina, è stata prelevata contro la sua volontà e portata in Bielorussia, dopo aver criticato il regime (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

Chiedo, suo tramite - e visto che è presente anche il Ministro Di Maio lo chiedo anche a lui direttamente - che si intervenga rapidamente…

PRESIDENTE. Però, non è specifico sull'ordine dei lavori.

GENNARO MIGLIORE (IV). …anche per fare una pressione diplomatica da parte del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la maggioranza, deputata Sarti.

GIULIA SARTI , Relatrice per la maggioranza. Grazie, Presidente. Colleghi e membri del Governo, il disegno di legge di cui oggi l'Assemblea avvia l'esame reca la delega al Governo per l'efficienza del processo penale, nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari.

Il provvedimento, presentato dall'allora Ministro Alfonso Bonafede il 13 marzo 2020 e modificato dalla Commissione, reca una disciplina normativa volta, attraverso la successiva adozione di uno o più decreti legislativi da parte del Governo e per mezzo di alcune disposizioni immediatamente precettive, a rispondere ad una serie di diverse finalità tra le quali è preminente l'esigenza di accelerare il processo penale anche attraverso una sua deflazione e la sua digitalizzazione.

Alcune misure sono rivolte al potenziamento delle garanzie difensive e della tutela della vittima del reato, mentre una nuova disciplina concerne la ragionevole durata del giudizio di impugnazione, del quale è prevista l'improcedibilità in caso di eccessiva durata.

Premetto che la Commissione giustizia, che ha avviato l'esame del provvedimento il 25 giugno 2020, ha svolto un'articolata e accurata istruttoria legislativa, che l'ha vista impegnata in un'indagine conoscitiva protrattasi da settembre a novembre 2020, nel corso della quale sono stati auditi, oltre ai vertici della Corte di cassazione e al procuratore nazionale antimafia, rappresentanti dell'Associazione nazionale magistrati, del Consiglio nazionale forense, dell'Associazione italiana giovani avvocati (AIGA), dell'Associazione nazionale forense (ANF), nonché esponenti della magistratura e diversi docenti di diritto penale e processuale penale e diritto costituzionale.

Conclusa l'indagine conoscitiva, è stato fissato il termine per la presentazione delle proposte emendative.

Nel frattempo, a seguito della formazione del Governo Draghi, la nuova Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha istituito, presso l'Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, una commissione di studio per elaborare proposte di riforma in materia di processo e sistema sanzionatorio penale nonché in materia di prescrizione del reato, presieduta dal dottor Lattanzi. All'esito dei lavori di tale Commissione, il Governo ha presentato, prima in Consiglio dei Ministri e, successivamente, il 14 luglio scorso, in Commissione giustizia, diverse proposte emendative volte a modificare e a integrare il testo del disegno di legge dell'allora Ministro Bonafede.

In considerazione della portata delle modifiche proposte, la Commissione giustizia ha svolto un supplemento di attività istruttoria attraverso lo svolgimento di ulteriori audizioni, aventi ad oggetto il contenuto delle proposte emendative governative. Successivamente, sono stati presentati subemendamenti da parte dei deputati alle proposte emendative del Governo.

Il testo al nostro esame, quindi, risultante dall'approvazione delle proposte emendative del Governo, dei relatori e di altre proposte emendative parlamentari, è stato accorpato in due articoli per ragioni di economia procedurale, a seguito della preannunciata volontà del Governo, nel corso di una riunione dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, di porre la questione di fiducia in Assemblea.

L'articolo 1 del provvedimento contiene un'ampia serie di deleghe al Governo per intervenire sul codice di procedura penale, sulle relative norme di attuazione, sul codice penale e sulla collegata legislazione speciale, sulle disposizioni dell'ordinamento giudiziario in materia di progetti organizzativi delle procure della Repubblica, per la revisione del regime sanzionatorio dei reati, nonché per l'introduzione di una disciplina organica della giustizia riparativa e dell'ufficio per il processo penale, con finalità di semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo penale. I decreti legislativi attuativi delle deleghe dovranno essere emanati entro un anno dall'entrata in vigore della legge.

L'articolo 2 contiene disposizioni immediatamente prescrittive e modificative del codice penale, del codice di procedura penale e delle norme di attuazione del codice le quali intervengono in materia di prescrizione del reato, improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione, identificazione delle persone sottoposte ad indagini e a tutela della vittima del reato, nonché disposizioni di accompagnamento della riforma relative alla creazione di strutture di supporto per l'attuazione della riforma.

Sottolineo in particolare che, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge di delega, il Governo deve adottare uno o più decreti legislativi volti a: modificare il codice di procedura penale e le sue norme di attuazione; codice penale, leggi speciali e ordinamento giudiziario per quanto riguarda, in particolare, i progetti organizzativi delle procure; riformare il regime sanzionatorio dei reati; introdurre una disciplina organica della giustizia riparativa; introdurre una disciplina organica dell'ufficio per il processo penale.

Nell'esercizio della delega, il Governo dovrà, nel rispetto delle garanzie difensive, perseguire le finalità di semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo penale, attenendosi ai principi e criteri direttivi delineati dallo stesso articolo 1.

La procedura da seguire nell'attuazione della delega è delineata dal comma 2, che prevede che gli schemi di decreto legislativo siano adottati su proposta del Ministro della Giustizia di concerto con i Ministri competenti ratione materiae e con specifico riferimento alla disciplina della giustizia riparativa, acquisito il parere della conferenza unificata.

Sugli schemi di decreto deve essere acquisito il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia, e per i profili finanziari, che si esprimono entro sessanta giorni dalla ricezione degli schemi medesimi. In caso di inutile decorso del termine, i decreti possono essere emanati anche senza i prescritti pareri.

La medesima procedura di cui al comma 2 deve essere seguita qualora, entro due anni dalla data di entrata in vigore dell'ultimo dei decreti legislativi di attuazione della delega, il Governo ritenga necessario adottare disposizioni integrative e correttive della riforma.

Ai sensi del comma 3, infine, il Governo è delegato ad adottare, nei termini e con la procedura di cui ai commi 1 e 2, uno o più decreti legislativi recanti le norme di attuazione delle disposizioni adottate ai sensi del comma 1 e di coordinamento tra le stesse e le altre leggi dello Stato, anche modificando la formulazione e la collocazione delle norme del codice penale e del codice di procedura penale e delle sue norme di attuazione, nonché delle disposizioni contenute in leggi speciali non direttamente investite dai principi e criteri direttivi di delega, in modo da renderle ad essi conformi, operando le necessarie abrogazioni e adottando le opportune disposizioni transitorie.

Con riguardo all'obiettivo della deflazione ed accelerazione del processo penale, il comma 9 detta principi e criteri direttivi volti a riformare alcuni profili della disciplina in materia di indagini preliminari e udienza preliminare. Sui termini di durata delle indagini preliminari rimodulandoli in funzione della natura dei reati per cui si procede; sull'iscrizione nel registro della notizia di reato in relazione sia ai presupposti dei quali si prevede un meccanismo di verifica, su richiesta di parte, che consenta al giudice di accertare la tempestività dell'iscrizione stessa e di retrodatarla, sia agli effetti prevedendosi che la stessa non possa determinare effetti pregiudizievoli sul piano civile e amministrativo; sulla fase conclusiva delle indagini preliminari con l'obiettivo, da un lato, di rafforzare le garanzie dell'indagato e della persona offesa e, dall'altro, di ridurre i momenti di stasi del processo; sull'udienza preliminare, limitandone la previsione tramite l'estensione del catalogo di reati con citazione diretta davanti al tribunale in composizione monocratica, individuandoli tra quelli puniti con pena della reclusione non superiore nel massimo a sei anni, anche se congiunta alla pena della multa, che non presentino rilevanti difficoltà di accertamento e prevedendo un meccanismo di controllo del giudice sulla formulazione dell'imputazione; sui criteri decisori di cui agli articoli 125 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale e 425, comma 3, del codice di procedura (regola di giudizio per l'archiviazione e per la pronuncia della sentenza di non luogo a procedere) sostituendo l'inidoneità a sostenere l'accusa in giudizio degli elementi acquisiti con l'inidoneità dei medesimi elementi a consentire una ragionevole previsione di condanna; sui criteri di priorità per l'esercizio dell'azione penale, prevedendosi che gli uffici del pubblico ministero, nell'ambito dei criteri generali indicati dal Parlamento con legge, individuino criteri di priorità trasparenti e predeterminati da indicare nei progetti organizzativi delle procure della Repubblica, al fine di selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre, tenendo conto anche del numero degli affari da trattare e dell'utilizzo efficiente delle risorse disponibili. Il comma 10, dell'articolo 1, detta principi e criteri direttivi per la riforma dei riti alternativi, finalizzati ad estenderne l'applicabilità e da renderli maggiormente appetibili, con effetti deflattivi del rito dibattimentale. In particolare, per quanto riguarda il patteggiamento, il Governo dovrà consentire, quando la pena detentiva da applicare superi i due anni, che l'accordo tra imputato e il pubblico ministero si estenda alle pene accessorie e alla confisca facoltativa e dovrà ridurre gli effetti extra penali della sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, prevedendo anche che questa non abbia efficacia di giudicato nel giudizio disciplinare in altri casi.

Nel giudizio abbreviato il Governo dovrà intervenire sulle condizioni per l'accoglimento della richiesta subordinata ad un'integrazione probatoria, prevedendone l'ammissibilità solo se l'integrazione risulta necessaria ai fini della decisione e se il procedimento speciale produce un'economia processuale in rapporto ai tempi di svolgimento del giudizio dibattimentale. Il Governo dovrà, inoltre, prevedere che la pena inflitta sia ulteriormente ridotta di un sesto nel caso di mancata proposizione di impugnazione da parte dell'imputato. In materia di giudizio immediato, il Governo dovrà aumentare le possibilità di accesso ai riti premiali a fronte del decreto del giudice per le indagini preliminari che dispone il giudizio immediato, prevedendo che, nel caso venga respinta la richiesta di giudizio abbreviato condizionato, l'imputato possa avanzare richiesta di giudizio abbreviato senza integrazione probatoria o richiesta di patteggiamento. Quando l'imputato intende richiedere l'applicazione della pena ai sensi del articolo 444 ma non trova d'accordo il PM, oppure quando la richiesta di patteggiamento è rigettata dal GIP, potrà essere avanzata richiesta di giudizio abbreviato. Intervenendo sul procedimento per decreto il legislatore delegato dovrà estendere da sei mesi ad un anno il termine a disposizione del PM per richiedere al GIP l'emissione del decreto, stabilendo che il presupposto dell'estinzione del reato sia, oltre al decorso dei termini, anche il pagamento della pena pecuniaria e prevedendo che, se il condannato rinuncia all'opposizione, può essere ammesso a pagare una pena pecuniaria ridotta. Più in generale, il provvedimento intende aumentare le possibilità di accesso ai riti premiali a fronte del decreto del GIP che dispone il giudizio immediato e consentire all'imputato, in caso di nuove contestazioni in dibattimento, di richiedere l'accesso ai riti alternativi. Il comma 11, dell'articolo 1, con riguardo al giudizio dibattimentale, contiene alcune direttive specificamente rivolte all'obiettivo dell'accelerazione del procedimento, in base alla quale il Governo dovrà prevedere: che i giudici debbano fissare e comunicare alle parti il calendario organizzativo delle udienze; che le parti illustrino le rispettive richieste di prova nei limiti strettamente necessari alla verifica dell'ammissibilità delle stesse; il deposito delle consulenze tecniche della perizia entro un termine congruo precedente l'udienza fissata per l'esame del consulente o del perito; prevedere che, nell'ipotesi di mutamento del giudice o di uno o più componenti del collegio, quando la prova dichiarativa sia stata verbalizzata tramite videoregistrazione nel contraddittorio con la persona nei cui confronti le dichiarazioni medesime saranno utilizzate, il giudice potrà disporre la riassunzione della prova solo quando lo ritenga necessario sulla base di specifiche esigenze.

Il comma 12, dell'articolo 1, delega il Governo ad intervenire sulla disciplina dei procedimenti attribuiti alla competenza del giudice monocratico in cui non si fa luogo ad udienza preliminare e l'esercizio dell'azione penale avviene con citazione diretta a giudizio. In particolare, la riforma prevede un'udienza predibattimentale in camera di consiglio, da celebrare innanzi ad un giudice diverso da quello davanti al quale dovrà eventualmente tenersi il dibattimento, nell'ambito della quale il giudice dovrà pronunciare la sentenza di non luogo a procedere quando gli elementi acquisiti non consentano una ragionevole previsione di condanna e potrà ricevere eventuali richieste di riti alternativi. Laddove, invece, il procedimento superi questa fase, il giudice dovrà fissare la data della successiva udienza dibattimentale dinanzi a un giudice diverso. Esigenze di deflazione sono alla base anche della riforma proposta per il sistema delle impugnazioni dal comma 13, dell'articolo 1. In particolare, per quanto riguarda il giudizio di appello, il Governo è delegato: ad estendere le attuali ipotesi di inappellabilità delle sentenze (di proscioglimento e di non luogo a procedere relative a reati puniti con la sola pena pecuniaria o con pena alternativa; di condanna al lavoro di pubblica utilità); ad ampliare l'ambito applicativo del concordato sui motivi in appello, tramite l'eliminazione di tutte le preclusioni sull'accesso a tale istituto e a prevedere l'inammissibilità dell'appello per aspecificità dei motivi.

Per quanto riguarda, invece, il giudizio in Cassazione, la delega prevede, tra l'altro, che la trattazione dei ricorsi avvenga con contraddittorio scritto senza l'intervento dei difensori facendo salva la possibile richiesta delle parti di discussione orale. Dinanzi alla Cassazione è, infine, prevista l'introduzione di un ricorso straordinario per dare esecuzione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo. Finalità deflattive del processo penale persegue anche il comma 15, dell'articolo 1 del disegno di legge che delega il Governo a intervenire sulla disciplina delle condizioni di procedibilità, ampliando l'ambito di applicazione della procedibilità a querela (ad esempio, dovrà essere prevista la querela per ulteriori specifici reati contro la persona o contro il patrimonio, individuati nell'ambito di quelli puniti con la pena edittale detentiva non superiore nel minimo a due anni). Anche il potenziamento degli istituti della non punibilità per tenuità del fatto e della messa alla prova, previsto dai commi 21 e 22, dell'articolo 1 del disegno di legge, dovrebbe consentire di ridurre le ipotesi nelle quali il procedimento penale giunge al dibattimento. In particolare, il comma 21 delega il Governo a estendere l'ambito di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ai reati puniti con pena edittale non superiore nel minimo a due anni, con la possibilità di prevedere eccezioni per specifici reati e con l'obbligo di precludere sempre l'accesso all'istituto in caso di reati di violenza sulle donne e di violenza domestica. Previsione questa fatta appunto approvare in Commissione dopo gli emendamenti. Il comma 22 delega il Governo, invece, ad estendere l'ambito di applicabilità dell'istituto della sospensione del procedimento penale con messa alla prova dell'imputato a specifici reati, puniti con pena edittale detentiva non superiore nel massimo a sei anni, che si prestino però a percorsi risocializzanti o riparatori da parte dell'autore. Si prevede, inoltre, l'applicazione dell'istituto già nel corso delle indagini preliminari. Presentano una finalità deflattiva anche alcuni principi di delega relativi alla revisione del sistema sanzionatorio penale. In particolare, il comma 17, dell'articolo 1 delega il Governo a rivedere la disciplina delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, da individuare nella semilibertà, nella detenzione domiciliare, nel lavoro di pubblica utilità e nella pena pecuniaria, ampliandone l'ambito di applicazione. Le nuove pene sostitutive, irrogabili entro il limite di 4 anni di pena inflitta, saranno direttamente applicate dal giudice della cognizione, alleggerendo così il carico dei giudici di esecuzione.

Il comma 23, dell'articolo 1, prevede una delega al Governo in materia di contravvenzioni nella quale prevedere una causa di estinzione delle contravvenzioni destinata ad operare già nella fase delle indagini preliminari, per effetto del tempestivo adempimento di apposite prescrizioni impartite dall'organo accertatore e del pagamento di una somma di denaro determinata in una frazione del massimo dell'ammenda stabilita per la contravvenzione commessa. Relativamente all'obiettivo della digitalizzazione, il provvedimento promuove la digitalizzazione del processo penale e, più in generale, l'impiego delle nuove tecnologie con finalità di velocizzazione e risparmio, anche muovendo dall'esperienza fatta nel corso della pandemia con il processo da remoto.

A tal fine, il comma 5 dell'articolo 1 reca principi e criteri direttivi cui devono ispirarsi i decreti attuativi della delega in tema di processo penale telematico, affermando, in generale, il principio della obbligatorietà dell'utilizzo di modalità digitali, tanto per il deposito di atti e documenti, quanto per le comunicazioni e notificazioni. Pur nella previsione di una gradualità nell'implementazione del processo penale e telematico, da garantire attraverso una disciplina transitoria, il legislatore delegato dovrà prevedere l'impiego di modalità non telematiche solo in via di eccezione.

Il comma 8 dell'articolo 1 detta principi e criteri direttivi per modificare il codice di rito, al fine di prevedere la registrazione audiovisiva o l'audioregistrazione per documentare l'interrogatorio, l'assunzione di informazioni ovvero la testimonianza. Inoltre, la disposizione delega il Governo ad individuare i casi in cui, con il consenso delle parti, la partecipazione all'atto del procedimento o all'udienza può avvenire a distanza o da remoto.

A supporto del processo di digitalizzazione, i commi 18 e 19 dell'articolo 2 demandano al Ministro della Giustizia, di concerto con i Ministri per l'Innovazione tecnologica e per la Pubblica amministrazione, l'approvazione di un piano triennale per la transizione digitale dell'amministrazione della giustizia.

Il comma 20 dell'articolo 2 consente, inoltre, al Ministro della Giustizia di costituire e disciplinare un comitato tecnico-scientifico quale organismo di consulenza e supporto nelle decisioni connesse alla digitalizzazione del processo.

Ulteriori principi di delega possono essere ricondotti alla finalità di bilanciare le esigenze di velocizzazione del procedimento con quelle di mantenere elevate garanzie difensive. Va in questa direzione il comma 6 dell'articolo 1, che reca principi e criteri direttivi per la modifica della disciplina delle notificazioni all'imputato, prevedendo che solo la prima notificazione nella quale egli prende coscienza del procedimento a suo carico e quelle relative alla citazione a giudizio in primo grado in sede di impugnazione dovranno essere effettuate personalmente all'imputato; tutte le altre potranno essere effettuate al difensore di fiducia, al quale l'imputato avrà l'onere di comunicare i propri recapiti.

La disciplina delle notificazioni all'imputato è strettamente connessa alla nuova regolamentazione del processo in assenza, dettata dal successivo comma 7 dello stesso articolo 1, che detta principi e criteri direttivi per la riforma della disciplina del processo in assenza dell'imputato, al fine di adeguarla al diritto dell'Unione europea, con particolare riferimento alla direttiva (UE) 2016/343, che tratta, oltre che della presunzione di innocenza, anche del diritto di presenziare al processo. In particolare, la riforma intende riaffermare il principio in base al quale si può procedere in assenza dell'imputato solo se si ha la certezza che la sua mancata partecipazione al processo è consapevole e volontaria. In mancanza, il giudice dovrà pronunciare sentenza inappellabile di non doversi procedere, chiedendo, contestualmente, che si proceda alla ricerca dell'imputato. Se e quando l'imputato sarà rintracciato, la sentenza di non doversi procedere sarà revocata. Nel frattempo, la prescrizione sarà stata sospesa e il giudice fisserà una nuova udienza per la prosecuzione del processo. Ovviamente, saranno previste le opportune deroghe nei casi di latitanza disciplinati dagli articoli 295 e 296 del Codice di procedura penale.

Io, Presidente, chiedo l'autorizzazione a depositare il resto della relazione di maggioranza sottoscritta da me e dal collega, onorevole Vazio, e aggiungo che, rispetto a quanto contenuto nella relazione di maggioranza, ci sono altri due aspetti da tenere in forte considerazione. Il primo riguarda i piani assunzionali disposti già in questi tre anni di legislatura. Sappiamo che, per arrivare all'obiettivo della velocizzazione dei tempi del processo, garantendo, nel contempo, l'efficienza, l'efficacia e il non pregiudizio dei diritti di tutte le parti dei procedimenti penali, è necessario - ed era necessario, fin da subito, fin dagli anni addietro - prevedere un vasto piano assunzionale che mettesse in condizione gli uffici dei processi, gli uffici dei tribunali, tutta la magistratura di compiere adeguatamente il proprio lavoro. Bene, queste assunzioni sono state disposte con i piani dei Governi Conte 1 e Conte 2, assunzioni che arrivano fino a 18 mila unità, più le altre 22 mila unità già previste dal PNRR a tempo determinato.

Oltre a questo, Presidente, è chiaro che modifiche significative sono intervenute, e ne diamo conto al termine della relazione di maggioranza, rispetto al testo originario degli emendamenti governativi che erano stati depositati al Consiglio dei Ministri l'8 luglio e pervenuti all'esame della Commissione giustizia il 14 luglio di quest'anno. Queste modifiche migliorative, riguardanti l'istituto dell'improcedibilità, hanno permesso di mettere al riparo la sostanziale morte della maggior parte dei processi penali, che inevitabilmente sarebbe stata la conseguenza di un processo d'appello con procedimento di improcedibilità ordinario, con un limite dell'appello fissato a due anni, più uno soltanto per la proroga.

Queste modifiche significative, di cui bisogna tenere conto, sono state oggetto di un lungo confronto e di un lungo dibattito…

PRESIDENTE. Onorevole Sarti, ha finito il tempo.

GIULIA SARTI, Relatrice per la maggioranza. Termino la relazione di maggioranza, dicendo che, è grazie anche a queste modifiche se oggi possiamo, in qualche modo, avere una delle norme precettive che non vadano a pregiudicare i tempi del processo e le garanzie di tutte le parti all'interno dei processi.

PRESIDENTE. Grazie.

GIULIA SARTI, Relatrice per la maggioranza. Una cosa molto importante, e ho concluso: il processo penale e la definizione dei tempi non finiscono qui. Ci saranno, infatti, tantissimi decreti legislativi che dovranno essere affrontati dalle Commissioni parlamentari competenti e, quindi, l'impegno delle Commissioni giustizia di Camera e Senato non si esaurirà semplicemente con il voto su questo provvedimento, ma continuerà con i decreti legislativi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Vazio.

FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli membri del Governo, oggi, domenica 1° agosto 2021, approda in Aula, alla Camera, la riforma del processo penale. Nessun impunitismo, ma anche nessuna presunzione di colpevolezza: ragionevole durata dei processi, maggiori garanzie per gli imputati, certezza per le parti offese di ottenere giustizia, digitalizzazione e nuove tecnologie e risorse al servizio della giustizia. È un grande onore legare il proprio nome, prima con il lavoro svolto in Commissione e oggi con gli interventi in Aula, a quello della Ministra Cartabia e al Governo Draghi su una delle riforme più importanti e attese negli ultimi dieci anni. La nostra Costituzione fissa i princìpi della ragionevole durata del processo e del giusto processo, principi, purtroppo, Presidente, troppo spesso disattesi. L'imputato ha il diritto di essere giudicato in un quadro di garanzie e di tempi ragionevolmente brevi. La parte lesa, in caso di condanna dell'imputato, ha il diritto di vedersi riconoscere il risarcimento dei danni subiti, senza attendere decenni e processi infiniti. Lo Stato ha il dovere di celebrare il processo, con tutte le garanzie per le parti coinvolte, in piena trasparenza e con tempi degni di un Paese moderno e democratico. Il cittadino, infine, ha il diritto di sapere chi sia colpevole e chi sia innocente, senza attendere vent'anni. Insomma, sapere se un uomo pubblico abbia rubato, chi siano i responsabili di efferati delitti, chi si sia macchiato di una violenza sessuale: saperlo subito mette in guardia la collettività, la tranquillizza, rimargina le ferite, anche sociali, consente una punizione effettiva e una possibile riabilitazione del reo. Il tempo, oltre a uccidere socialmente l'innocente, ingiustamente sottoposto al processo, in caso di condanna, sbiadisce la responsabilità dei colpevoli, modifica la percezione dei reali pericoli e punisce, nei fatti, a distanza di anni e in condizioni sociali, morali spesso profondamente mutate, una persona sostanzialmente diversa.

La riforma del processo penale voluta dalla Ministra Cartabia e dal Presidente Draghi ha proprio questi obiettivi e questi orizzonti, che vengono realizzati in un contesto di modernità di sistema, con tecnologie e risorse finalmente degne del nostro Paese. Dicevo: nessun “impunitismo” e nessuna presunzione di colpevolezza, dunque: nessun imputato potrà contare in un colpo di spugna, nessun processo andrà in fumo, sia per i reati comuni, sia per quelli di maggiore allarme sociale, come quelli di mafia, di terrorismo, di eversione, di traffico internazionale di stupefacenti e di violenza sessuale.

Certo, però non potrà più accadere che un fascicolo, dopo la sentenza di primo grado, sia essa di assoluzione o di condanna, attenda tre anni per la fissazione dell'udienza di appello. Viene affermato, a chiare lettere, che un cittadino sottoposto a processo, così come vuole la nostra Costituzione, è innocente fino a prova contraria. Solo un giudice, con sentenza definitiva di condanna, può spazzare via tale presunzione. Già la direttiva europea e la delega al Governo di tradurre in norma tale principio erano state un ottimo segnale, ora questa riforma lo rafforza ulteriormente. Irromperanno nel sistema giustizia penale la digitalizzazione e il processo penale telematico, con deposito di atti e notifiche effettuate per via telematica.

Un'innovazione straordinaria, un segno di efficienza e di modernità, che ridurrà profondamente i tempi del processo.

L'approvazione di un emendamento presentato dal sottoscritto relatore consentirà, poi, il potenziamento dell'ufficio del processo, cioè l'ufficio dove mille persone di nuova assunzione aiuteranno i giudici a fare il loro lavoro: risorse fondamentali per coadiuvare i magistrati, per prestare assistenza agli stessi ai fini dell'analisi delle pendenze e per incrementare l'attività produttiva e di organizzazione; uno strumento concreto per rendere possibile la celebrazione di processi giusti in tempi ragionevolmente brevi. L'obiettivo, infatti, non è quello di celebrare processi frettolosi, avvicinando l'Italia ai sistemi deteriori, ma quello di fornire ai giudici quanto necessario per giudicare presto e bene, come devono fare le grandi democrazie.

Si stabilirà che il pubblico ministero possa chiedere e il giudice dell'udienza preliminare disporre il rinvio a giudizio dell'indagato, solo quando gli elementi acquisiti consentano una ragionevole previsione di condanna.

Il processo impegna risorse economiche e umane che affliggono l'indagato, soprattutto quando innocente - non sarà, quel tentativo, uno strumento di ricerca e scoperta - ma solo se ci sono sul tavolo elementi concreti e prove.

Viene affermata la trasparenza dei criteri di priorità: gli uffici del pubblico ministero, per garantire l'efficace e uniforme esercizio dell'azione penale, nell'ambito di criteri generali indicati dalla legge del Parlamento, dovranno individuare priorità trasparenti e predeterminate, che saranno indicate nei progetti organizzativi delle procure. Non sarà la politica a vincolare l'esercizio dell'azione penale: il Parlamento con legge disegnerà i criteri generali, insomma, la cornice, e il pubblico ministero, con trasparenza, individuerà le priorità a cui saranno poi ispirate le proprie iniziative.

In linea con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, si prevede che la mera iscrizione del nominativo della persona nel registro delle notizie di reato non possa determinare effetti pregiudizievoli sul piano civile e amministrativo. Troppe volte, signor Presidente, spesso imposte dalla legge, iscrizioni hanno portato alla rovina di cittadini e di imprese, che si sono visti sospendere autorizzazioni e concessioni. Il proscioglimento in questi casi, dopo il danno irreparabile, appariva sostanzialmente come una vera beffa. Non accadrà più. L'iscrizione nel registro degli indagati sarà davvero una riforma di garanzia per l'indagato e non, invece, una prematura e spesso ingiusta punizione.

Sulla prescrizione, mi richiamo alla relazione che abbiamo depositato, non dimenticando che i tempi della fase di improcedibilità si aggiungono e non si sottraggono alla prescrizione sostanziale, che quindi non viene assolutamente ridotta fino alla fine del primo grado.

Ebbene, con una norma transitoria, voluta per consentire la copertura degli organici della corte d'appello e la piena operatività dell'ufficio del processo, è peraltro previsto che le nuove norme in materia di improcedibilità trovino applicazione solo nei procedimenti di impugnazione che hanno ad oggetto reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020. Per questi procedimenti, peraltro, se l'impugnazione è proposta entro la fine del 2024, i termini di durata massima del giudizio saranno di 3 anni per l'appello e 1 anno per la cassazione. I termini di durata massima dei giudizi di impugnazione non si applicheranno, in ogni caso e comunque, per quei delitti puniti con l'ergastolo, quando e se l'imputato vi rinunci.

Stiamo uscendo con estrema difficoltà da una pandemia che ha seminato morte e disperazione nel mondo e nel nostro Paese. Il PNRR costituisce il trampolino di lancio della ripresa economica e sociale dell'Italia. La riforma della giustizia è lo scheletro del PNRR. Anche per questa ragione, la riforma va sostenuta senza infingimenti, con coraggio, senza “se” e senza “ma” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). In questi giorni abbiamo, invece, sentito cori e tifoserie da toni opposti.

Intendo, in conclusione, chiarire e ribadire un principio: la prescrizione è il fallimento dell'azione accertativa dello Stato. I processi devono essere iniziati, ma soprattutto conclusi. Chi sostiene che il processo può e deve durare in eterno, non guarda i princìpi scolpiti nella nostra Costituzione, crede nella presunzione di colpevolezza e ritiene che le vittime del reato possano aspettare in eterno. Chi inneggia e guarda, invece, alla prescrizione come al colpo di spugna, parlando di processi brevi, strizza l'occhio all'impunitismo.

Questa riforma, invece, è ancorata fortemente alla Costituzione, ritiene valori non discutibili le garanzie dell'imputato e del giusto processo, intende proteggere le vittime dei reati, assicurando loro il giusto, pronto e doveroso risarcimento dei danni. Un segno di grande civiltà, di democrazia e di modernità: questa è la riforma che il Parlamento si appresta a votare, questa è la riforma attesa da molti, da troppi anni. Sosteniamola insieme per il bene dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza, deputata Varchi.

MARIA CAROLINA VARCHI, Relatrice di minoranza. Grazie, Presidente. Preliminarmente, ai sensi dell'articolo 83, comma 1-bis del Regolamento, io chiedo la presenza in Aula del Ministro Cartabia al fine di rispondere ai quesiti che avrò modo di illustrare nel corso della mia relazione di minoranza.

Il gruppo di Fratelli d'Italia ha già espresso durante i lavori delle Commissioni - se così si possono considerare lavori concentrati in poche ore - l'iter legislativo di questa norma. Anche in questa sede, noi vogliamo segnalare le ripetute violazioni alle quali abbiamo assistito nelle ultime ore, con una compressione totale del potere legislativo ad opera di questa Camera, di questo ramo del Parlamento; potere legislativo nato per consentire ai parlamentari di esprimere al meglio quel mandato dato dagli elettori. Ma su un tema nevralgico come quello della giustizia e, segnatamente, sulla riforma del processo penale, una riforma attesa da tanto tempo dai cittadini, tutto questo non è accaduto.

Però, quello che agli occhi dei più appare un atto di arroganza, ossia modificare le regole del processo penale, escludendo da qualsiasi confronto l'unica forza di opposizione presente in Parlamento, nasconde in realtà un atto di debolezza. Infatti, una maggioranza raccogliticcia, raffazzonata, ansiosa di entrare nel cosiddetto semestre bianco, consapevole di non poter reggere un dibattito in Commissione e in Aula, dapprima ha compresso irrimediabilmente i tempi di confronto e tra poco porrà l'ennesima questione di fiducia, già annunciata.

La riforma in materia di giudizio penale, di fatto, è il risultato di compromessi politici all'interno della maggioranza e, come spesso accade quando si scende a compromessi, la soluzione del Ministro Cartabia non è la migliore delle scelte, ma l'unica che ella poteva prendere.

La prescrizione del reato costituisce un obiettivo a sconfitta per lo Stato: è sconfitta non arrivare a sentenza definitiva a molti anni di distanza dalla consumazione di reati che possono aver provocato ingenti danni alle persone offese, il cui accertamento richiede fatica ed energia a causa di indagini complicate, addirittura diversi gradi di giudizio.

Presidente, vedo che non solo non arriva il Ministro, ma addirittura si allontana uno dei sottosegretari presenti, mentre parla l'unico gruppo di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): che dire, questa è la cifra del confronto previsto da questa maggioranza.

La disciplina della prescrizione è stata modificata con la legge n. 3 del 2019, che ha sancito, tra l'altro, la sospensione del termine dalla pronunzia della sentenza di primo grado del decreto di condanna, fino alla data di esecutività della sentenza che definisce il giudizio della irrevocabilità del decreto di condanna. Le riserve su questa riforma le abbiamo espresse illo tempore, perché il 70 per cento dei procedimenti penali, in Italia, si prescrive quando è ancora nella fase delle indagini preliminari e su quella fase non incide la legge n. 3 del 2019.

Tutto questo avrebbe imposto una riflessione nel senso di cancellare quel regime ancor prima della sua entrata in vigore. Invece, il compromesso politico al ribasso ha previsto di non incidere in modo diretto sulla prescrizione Bonafede, ma di aggirarla con delle prescrizioni processuali. Quindi, si salva la sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, introducendo un correttivo solo ipotetico, ossia la improcedibilità per i successivi gradi di giudizio.

Alla prescrizione sostanziale del reato è stata accostata, con la creazione quindi di un sistema ibrido, di un sistema misto, la prescrizione dell'azione penale, inserendo una causa di improcedibilità.

In entrambi i casi, il processo si estinguerà. I primi effetti di questa nuova disciplina saranno che tutti, inevitabilmente, proporranno appello, sperando che il termine biennale travolga le sentenze di condanna, e le corti, quindi, saranno costrette a trattare prioritariamente i processi successivi alla data del 1° gennaio 2020, per non incappare nelle maglie della improcedibilità. Sulla improcedibilità, quindi, si manifesta la volontà di non andare alla radice del problema, perché i processi si prescrivono per la carenza di organico e per la disorganizzazione degli uffici giudiziari. Allora, continuando ad assecondare i desiderata del CSM, evidentemente ancora in grado di dettare l'agenda politica, nonostante i molteplici scandali che l'hanno travolto, il CSM ottiene in extremis l'inserimento delle proroghe, secondo una norma che, invece di premiare ed esportare le migliori pratiche in vigore negli uffici giudiziari che riescono a celebrare processi in tempi ragionevoli, vuole penalizzare tutti gli altri e, con essi, penalizzare i cittadini.

Il carcere non può essere l'unica risposta al reato: lo abbiamo sentito dire tante volte al Ministro Cartabia. Infatti, una parte significativa del complesso degli emendamenti proposti dal Governo riguarda proprio il tentativo di evitare, quanto più possibile, l'ingresso in carcere dei condannati, con l'estensione dell'operatività per particolare tenuità del fatto, l'incremento dei limiti sanzionatori per le pene sostitutive delle pene detentive, come il lavoro di pubblica utilità, e, nella stessa ottica, con l'allargamento dell'istituto della messa alla prova. Il carcere, quindi, sarà riservato solo ai reati più gravi.

Ma c'è una radicale modifica anche rispetto alla procedura. Per le misure alternative, non sarà più necessario passare dall'ulteriore vaglio dei magistrati di sorveglianza, ma saranno i giudici di merito che potranno procedere. Noi siamo fortemente convinti della funzione rieducativa della pena, ma essa si raggiunge soltanto con un trattamento adeguato nel corso della detenzione, valorizzando, , a tal fine, il ruolo peculiare dei funzionari giuridico-pedagogici, complementare a quello della Polizia penitenziaria. Non sorveglianza dinamica, quindi, ma più lavoro e più attività per i detenuti favoriranno non solo maggiore sicurezza negli istituti, ma anche il raggiungimento del fine rieducativo della pena detentiva. A noi sembra si voglia risolvere il problema del sovraffollamento non costruendo nuove strutture, non procedendo ai rimpatri dei detenuti stranieri, ma evitando che i condannati entrino in carcere e noi, questo, lo troviamo inaccettabile.

Quanto alla disciplina delle indagini preliminari e dell'udienza preliminare, salta, inevitabilmente, all'occhio la regola di giudizio per l'archiviazione, che, in realtà, ripete un concetto che esiste già nel nostro ordinamento, ossia il pubblico ministero non dovrebbe esercitare l'azione penale, laddove non sia sicuro di poterla sostenere favorevolmente in giudizio. Allora, noi dobbiamo considerare questa previsione, in questa riforma, una voce dal sen fuggita, perché moltissimi processi, nati da un esercizio avventato dell'azione penale, finiscono poi con proscioglimenti e assoluzioni già in uno dei due gradi di merito.

Sulla rimodulazione dei termini di durata delle indagini, rilevo soltanto che, ancora una volta, non si introduce alcun obbligo rafforzato di motivazione. È lecito, quindi, presumere che continueremo a vedere indagini prorogate acriticamente dai giudici per le indagini preliminari, che riceveranno dai colleghi dell'ufficio della procura - giacché non abbiamo ancora approvato la norma sulla separazione delle carriere - richieste generiche basate sulla complessità delle indagini.

Sui criteri di priorità, rilevo un tentativo da parte di questa riforma targata Bonafede-Cartabia di consacrare il potere politico degli uffici delle procure, perché di potere politico si tratta, laddove essi saranno nelle condizioni di poter decidere - creando una giustizia a geografia variabile - quali reati saranno meritevoli di essere perseguiti e quali no. Allora, a fronte di quella che tradizionalmente, in ossequio al principio di separazione dei poteri, è una scelta di politica legislativa, è lecito domandarsi quale sia l'obiettivo finale di questa riforma, francamente troppo asservita ai desiderata della magistratura, piuttosto che alle reali esigenze dei cittadini, come, peraltro, più volte ribadito dal Ministro, che ha voluto rassicurare proprio questi suoi interlocutori.

Sarebbero altre le osservazioni da fare in merito a questa riforma, però, signor Presidente, io mi avvio a concludere. Noi di Fratelli d'Italia avremmo auspicato, su un tema del genere, un maggiore coinvolgimento da parte della maggioranza, anzi forse un coinvolgimento, senza maggiore, perché nessun coinvolgimento c'è stato, né informalmente né formalmente: totale compressione dei tempi del dibattito, ogni sforzo da parte del Governo è stato profuso a sedare le liti della maggioranza. Allora, di una cosa va dato atto al Ministro. Il Ministro è riuscita a dare a questa riforma - per citare un grande narratore come Andrea Camilleri - la forma dell'acqua, che non ha forma, assume quella del contenitore che la contiene. Se la riforma viene vista dai banchi dei garantisti, certamente quella sarà la migliore riforma possibile; se viene vista dai banchi del MoVimento 5 Stelle, addirittura riterranno di avere salvato la riforma Bonafede, che gli altri partiti, invece, dicono essere stata spazzata via. In questo, c'è la sintesi di un compromesso al ribasso, che Fratelli d'Italia osteggerà in questa sede parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Andrea Colletti.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Relatore di minoranza. Presidente, intervengo oggi, in quest'Aula, di domenica, su questo disegno di legge voluto pervicacemente da questo Governo, che doveva passare assolutamente in estate, in agosto, quando, ovviamente, la maggior parte degli italiani non sta pensando nemmeno a cosa stia facendo il Governo. Un disegno di legge che è passato in Commissione giustizia con poca possibilità di emendarlo, togliendo i diritti alle opposizioni di discutere gli emendamenti - e di questo ne è precisa colpa quella del presidente Mario Perantoni - concedendo pochissimi minuti per la discussione. Ebbene, Presidente, è stato talmente limitato il tempo all'interno della Commissione giustizia per poter migliorare, se è migliorabile, questo progetto di legge, che è stato discusso in due ore e mezza: un'intera riforma del processo penale discussa in due ore e mezza. Questo perché la Ministra Cartabia voleva dimostrare – magari, per puntare alla Presidenza della Repubblica - la sua capacità e portare lo scalpo di questo Parlamento. E, Presidente, grazie alla presidenza della Commissione giustizia e grazie anche alla sua Presidenza, questo scalpo sembra che – ahimè - sia stato portato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). Vede, qui noi discutiamo su questo disegno di legge nel poco tempo che lei ci ha concesso, Presidente Fico, per indicare perché questo provvedimento sia stato voluto, da chi, a chi porterà beneficio. Uno dei primi aspetti di cui voglio parlare riguarda il Parlamento che, con legge, potrà indicare alle procure della Repubblica i criteri di priorità nel perseguimento di reati. Insomma, il Parlamento sceglierà quali saranno i reati di serie A e di serie B. Un Parlamento ormai totalmente delegittimato, un Parlamento che purtroppo – ripeto - purtroppo non ha quasi più senso che esista, perché si appresta a votare esclusivamente ciò che il Governo impone. Un Parlamento che voterebbe qualsiasi cosa per arrivare al 2023, un Parlamento che magari voterebbe anche per delegittimare le procure, qualora dovessero perseguire reati contro la pubblica amministrazione, finanziamento illecito ai partiti, bancarotte fraudolente. Questo ci aspettiamo, purtroppo, da questo Parlamento. E, se dovesse passare questo disegno di legge, questo avverrà.

Ma ci sono anche altre cose abbastanza pericolose in questo disegno di legge: piccoli aggiustamenti fatti in Commissione giustizia, sempre su emendamenti del Governo.

Ad esempio, si è previsto che con il patteggiamento esso non abbia più efficacia di giudicato nel giudizio disciplinare e in altri casi. “Altri casi” è il vero problema, perché è vero che il patteggiamento non ha avuto efficacia di giudicato, ma aveva ed era un principio di prova a favore delle vittime del reato. Ebbene, tutto questo non ci sarà più. Pensiamo ad un patteggiamento per una violenza con cui la vittima da sola, magari unico testimone, non potrà neanche più richiedere il risarcimento del danno in sede civile; e questo è uno schiaffo ancora peggiore alle vittime dei reati. Ma si prevede di dare un premio addirittura a coloro che scelgono il rito abbreviato, si dà un premio di un sesto, si diminuisce di un sesto la pena qualora non impugnino quel giudizio abbreviato. Insomma, siamo ai punti del supermercato; magari con qualche euro potremmo dare anche un lasciapassare direttamente ai condannati in primo grado. Ma ancora peggio avviene con due provvedimenti passati sempre dall'attuale Governo e con la votazione unanime del Governo, e quindi con la votazione unanime anche dei rappresentanti del MoVimento 5 Stelle.

Parlo soprattutto della riforma della prescrizione e della improcedibilità, ovvero una prescrizione processuale. Bene, con questo provvedimento si mette fine alla forse unica legge corretta e fatta bene dall'ex Ministro Bonafede, ovvero lo “Spazzacorrotti”, la legge sulla prescrizione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). Viene cancellata quella legge, così come è stato cancellato il fu “decreto Dignità” e così come, ahimè, se continuerà così, sarà cancellato da questa maggioranza anche il reddito di cittadinanza. Presidente, ho sentito da parte dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, dopo avere votato in Consiglio dei Ministri quei primi provvedimenti, dichiarare, come fosse una vittoria, che i secondi emendamenti del Governo facessero un po' meno schifo rispetto ai primi. Questa viene considerata una vittoria! Questo, in realtà, dimostra la promiscuità di questa maggioranza e, ahimè, la promiscuità e la sostanziale equiparazione di tutte le forze politiche di maggioranza.

Non c'è differenza, e su questo mi sembra che potrei ricordare La fattoria degli animali, quando Napoleon si alzava e dall'esterno gli altri animali, vedendo il maiale apparire come un uomo su due zampe, non notavano più la differenza. Guardavano Napoleon, guardavano gli umani e non vi era più nessuna differenza tra di loro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). Questa dell'improcedibilità è da raccontare, perché questa prescrizione processuale sarà una tagliola di migliaia di processi e dimostra ancor di più quanto questo provvedimento sarà uno schiaffo in faccia a tutte le vittime dei reati. Invece di mettere più risorse, più magistrati, più concorsi, si eliminano direttamente i processi. Nella prima norma, oltretutto, si prescriveva che alcuni tipi di processi potessero - perché rimaneva una potestà del giudice - allungarsi di un anno, e mi riferisco ai procedimenti dei reati contro la pubblica amministrazione. Nella nuova vittoria del MoVimento 5 Stelle anche quell'allungamento dei tempi di prescrizione processuale dei reati contro la pubblica amministrazione è stato tolto. Quindi addirittura questa vittoria ha eliminato un trattamento di favore verso i reati della pubblica amministrazione; questa è la dimostrazione di quanto questi nuovi emendamenti, in realtà, siano specificatamente una truffa semantica a carico delle persone, delle persone perbene che sono soggette alla legge, perché con questo provvedimento, quando sarà approvato definitivamente e quando saranno approvati i decreti delegati, per le vittime dei reati non ci sarà più giustizia. Ci sarà giustizia o ingiustizia esclusivamente per gli imputati e coloro che verranno condannati in primo grado e poi dichiarati improcedibili. Mi dispiace, da relatore di minoranza, non aver potuto discutere questo provvedimento compiutamente in sede di Commissione e neanche in quest'Aula perché addirittura il Governo aveva approvato di porre la questione di fiducia ancor prima della discussione in Commissione; ancor più dimostrazione, ahimè, dell'inutilità di questo Parlamento, Presidente. E purtroppo questo Parlamento, rispetto alla scorsa legislatura, ha subìto un processo ancor più grave di delegittimazione, di cui purtroppo, Presidente Fico, lei si deve assumere la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire. È iscritto a parlare il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Una riforma certamente importante, che va subito però inquadrata in quel rapporto che il nostro Paese deve avere in quegli impegni che abbiamo preso a livello europeo. Mi rileggevo proprio poc'anzi il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e, se andiamo a vedere quello che il Presidente Draghi ha illustrato anche in questa Camera e che abbiamo votato con una risoluzione, risulta coerente con gli impegni che il Governo ha preso con questo Parlamento e con l'Europa. Questo per noi è un dato importante, perché abbiamo creduto sin dall'inizio nel Governo Draghi, abbiamo chiesto un cambio di passo al Paese e abbiamo sperato che proprio il Presidente Draghi potesse darlo. Le nostre attese e i nostri programmi oggi vengono attuati; e su questo, se noi andiamo a vedere il Piano e andiamo a vedere il punto e la parte 2, perché noi tutti siamo qui in Aula, discutiamo quando si presenta il Governo e si propone e ci mette la faccia il Presidente del Consiglio, nell'approvare il Piano ci ha detto chiaramente che la parte 2 riguardava le riforme e gli investimenti.

Ha sottolineato come i Piani di ripresa e di resilienza siano piani di riforma e come le riforme siano parte integrante del Piano, catalizzatori della loro attuazione. Tra queste riforme orizzontali nella parte 2 del Piano ha parlato di due riforme: la riforma della pubblica amministrazione e la riforma della giustizia. Quindi su queste due riforme oggi il Governo si confronterà in queste settimane ed è partito dalla riforma della giustizia. Questo vuol dire cambio di passo, vuol dire coerenza, vuol dire mantenere gli impegni con quest'Aula ancor prima che con l'Europa. Questo è un dato positivo per il gruppo parlamentare di Italia Viva, perché sin dall'inizio abbiamo messo la faccia sul cambio di Governo e oggi vogliamo sottolineare questa coerenza. E a proposito della riforma della giustizia, sempre il Piano ci parla di una riforma che funzioni, che sia efficiente, che rimuova gli ostacoli agli investimenti, che intervenga sulla complessità e anche sulla lentezza dei processi. Un titolo degli obiettivi della riforma di questo Piano riguarda il fattore tempo, c'è proprio un capitolo che parla del fattore tempo al centro della riforma della giustizia; ed è questo che deve ispirare la riforma e che lo sta facendo. Chiaramente ci sono, come in tutte le riforme, alcune critiche, alcune anche condivisibili, che possono essere migliorate, ma l'impostazione era quella di intervenire sul tempo. Ma, prima di affrontare il tema del tempo, ringrazio il Governo Draghi anche per un'altra cosa, perché riporta le lancette alla legge n. 67 del 2014, alla prima riforma della giustizia del Governo Renzi. Tutti coloro che allora hanno votato contro questa riforma, la legge n. 67 del 2014, oggi danno ragione a quella stagione delle riforme (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e lo rivendico perché quella era una legge delega, come ricorderete meglio di me, a cui si è data attuazione con una serie di decreti, cito il decreto legislativo n. 28 del 2015.

Ma addirittura quella legge delega per una parte non fu nemmeno esercitata, forse anche perché il Governo all'epoca non aveva trovato quel confronto e quella rispondenza anche nelle Aule parlamentari, e ricordo che alcuni partiti, che all'epoca erano opposizione al Governo Renzi, oggi votano le stesse cose in continuità con quella legge. Quindi, vuol dire ridare forza a tutta una serie di riforme che sono nate col Governo Renzi. Anche per questo il gruppo parlamentare di Italia Viva oggi rivendica una parte di questa riforma della giustizia, che non è solo la riforma della prescrizione, come è stato più volte sottolineato anche oggi in Aula dal relatore per la maggioranza e anche da tutti coloro che sono intervenuti nelle pregiudiziali, ma porta avanti quello spirito riformatore. Quindi, vuol dire che quella scelta del Governo Draghi sulla spinta delle riforme è stata giusta e lo dimostrano anche questi passaggi della riforma sulla giustizia.

Ma arrivo ai temi e sottolineo di nuovo la legge n. 67 del 2014, perché allora sono stati introdotti, poi con i decreti legislativi, sia l'istituto della messa alla prova come estinzione del processo penale sia - all'epoca del Governo Renzi - l'istituto della tenuità del fatto come estinzione del reato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e sono istituti che oggi vengono valorizzati e vengono ripresi dalla riforma Cartabia e, tra l'altro, sono istituti che tutti gli operatori, dall'accademia all'avvocatura e ai magistrati, hanno visto e constatato in questi anni e nessuno li ha mai criticati, perché hanno funzionato, hanno deflazionato, insieme con una seria depenalizzazione, che oggi non ci riguarda ma che era stata avviata.

Anche lì si poteva forse fare di più, ma sempre nel rispetto di quel confronto con alcune forze politiche, all'epoca di opposizione e oggi di maggioranza, che non seguivano questa spinta riformatrice che oggi è ripresa, perché nella riforma Cartabia la messa alla prova, che noi avevamo indicato come istituto con un limite di 4 anni come pena massima edittale, viene portata a 6 anni (questo è ciò che si vuol dire). Poi, la tenuità del fatto, ed è stato già sottolineato: aumentano le possibilità che si possa ricorrere a questo istituto.

Ma non solo: quella parte della legge delega n. 67 del 2014, che anche noi non avevamo attuato, oggi è stata ripresa e si parla di pene sostitutive alla pena principale, del ruolo del giudice del dibattimento, che è quel giudice che infligge la pena, a cui si dà anche la possibilità di introdurre delle pene diverse e leggo alcune possibilità su questo punto, che è stato già sottolineato: sia in caso di patteggiamento sia di condanna, con la possibilità di determinare la durata della pena detentiva entro il limite dei 4 anni, si prevede che il giudice possa sostituire tale pena con quella della semilibertà e della detenzione domiciliare; qualora, invece, la pena sia entro il limite dei 3 anni, il giudice del dibattimento può sostituirla con il lavoro di pubblica utilità, se il condannato non si oppone; qualora, invece, il limite sia di un anno, può sostituirla con la pena pecuniaria della specie corrispondente, e così via. Anche questa parte sulla pena e sulla sanzione sostitutiva comincia dalla legge n. 67 del 2014 (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 17,35)

COSIMO MARIA FERRI (IV). Questi sono fatti, queste sono riforme su cui il Governo Renzi si è speso, ne ha discusso nelle Aule, è andato avanti e tutti gli addetti ai lavori le hanno promosse. Questo è il metodo di lavoro.

Poi, voglio ricordare un'altra riforma, perché una delle critiche che oggi si fa è sui reati ambientali, la riforma degli ecoreati, e con quella riforma del 2015 sono stati raddoppiati i termini prescrizionali. Quindi, vi è stata una risposta in merito all'effettività della pena.

E vorrei che si recuperasse anche in questo Parlamento quello spirito della riforma degli ecoreati, che forse è una delle poche riforme che votò all'epoca anche il gruppo del MoVimento 5 Stelle, che era all'opposizione e che, quindi, aveva collaborato (ne do atto in questa sede).

Quindi, noi vogliamo continuare con questa spinta riformatrice. Il Paese deve fare le riforme se vuole portare le risorse che sono state promesse e indicate. Senza riforme il Paese non avrà quelle risorse e per questo noi porteremo avanti questa linea senza se e senza ma, pur consapevoli delle difficoltà di disciplinare alcune materie e alcuni istituti.

Del resto, un altro obiettivo per cui noi oggi votiamo con convinzione - e, comunque, abbiamo sostenuto questa riforma - è quello di voltare pagina rispetto a un'epoca - e mi dispiace dirlo - in cui noi ci siamo sforzati in mille occasioni di spiegarlo al Ministro Bonafede nel Governo “Conte 2” e ci dispiace che non ci abbia ascoltato, ma siamo contenti che oggi si possano votare queste riforme che partono dalla legge n. 67 del 2014.

Quindi, siamo contenti che si sia voltata pagina, perché l'altro aspetto positivo della riforma è quello di togliere un principio che non esisteva nel nostro ordinamento e nella nostra Costituzione di un processo senza fine. Infatti, la “riforma Bonafede”, con l'interruzione secca della prescrizione con la sentenza di primo grado, era intervenuta in maniera secca e, quindi, l'imputato rimaneva imputato non si sa per quanti anni e veniva meno non solo la ragionevole durata del processo ma anche l'accertamento di quella verità essenziale che il processo deve portare a far coincidere (la verità processuale con la verità sostanziale). Quindi, noi sottolineiamo l'importanza di questo, così come di tanti altri aspetti.

E poi vi è dell'altro, anche, però, come metodo di lavoro. Noi ci auguriamo - e siamo partiti dalla riforma della giustizia - che il Governo possa trovare collaborazione in Parlamento anche su tante altre riforme. Alcuni emendamenti sulla riforma Cartabia sono emendamenti del gruppo parlamentare di Italia Viva che avevamo provato a far approvare nel Governo “Conte 2” e che erano stati respinti: penso al sistema delle notificazioni, a una valorizzazione maggiore dei riti alternativi - della messa alla prova e della tenuità del fatto ho già detto - all'allargamento delle condizioni di procedibilità a querela, al procedimento di estinzione delle contravvenzioni e a tutto quello che riguarda la giustizia riparativa, perché non è vero che in questa riforma non è al centro anche la vittima, e c'è tutta quella parte, che ho appena detto, sulle sanzioni e sulla giustizia riparativa che è essenziale. Quindi, anche la vittima deve giustamente avere gli stessi diritti e deve avere una tutela effettiva. Così ci sono emendamenti, che abbiamo presentato sui riti alternativi, per ampliarli, e sul tema della confisca, che sono stati recepiti. Poi, l'accordo sulle misure interdittive e anche sulla confisca facoltativa come incentivo al rito alternativo, che è certamente essenziale.

Inoltre, sono stati approvati due emendamenti, uno a firma Vitiello e uno a firma Annibali, di cui andiamo fieri. In uno si tutela maggiormente la vittima per quanto riguarda la violazione dei provvedimenti in materia di allontanamento dalla casa familiare - e altri provvedimenti - con l'arresto obbligatorio e, quindi, un'attenzione maggiore e premiante a favore della vittima; poi, c'è quello del collega Vitiello sulle garanzie, sulla possibilità che il difensore sia al corrente, e si interviene sull'articolo 123 del codice di procedura penale (quindi, anche un rafforzamento delle garanzie). Dunque, ci sono tanti aspetti positivi.

Certamente il tema dell'improcedibilità è la soluzione che ha trovato la Ministra, un regime ibrido, doppio, tra prescrizione e natura sostanziale.

Il tema dell'improcedibilità deve essere attuato con decreti in maniera pregnante. Occorre un intervento dal punto di vista organizzativo, risorse che saranno certamente investite e che però arriveranno solo grazie all'approvazione di questa riforma. È chiaro che, se questo sistema non funzionerà, non perderà solo la vittima, ma perderemo tutti. Ora la sfida - e lo dico come stimolo al Governo - è continuare a lavorare per la verità, a lavorare per fare i processi; dobbiamo passare dal processo senza fine dell'ex Ministro Bonafede a un processo vero, di qualità, rapido e dove si rispettino le garanzie, ma un processo che si faccia e si svolga nelle aule di giustizia, con serenità, terzietà e imparzialità. Quindi, occorrono risorse, investimenti tecnologici, informatizzazione, organizzazione, rivedere le piante organiche, assumere cancellieri, assumere personale amministrativo, assumere i magistrati, rivedere l'organizzazione delle corti d'appello, perché questo sistema impone una maggiore attenzione, dal punto di vista dell'organizzazione giudiziaria, sulle corti d'appello. Infatti, vi è una serie di istituti che crea un imbuto e cerca appunto di lasciare l'appello proprio nei casi più importanti, nel rispetto dei tre gradi di giudizio, ma consentendo all'indagato e all'imputato tutta una serie di rimedi prima di arrivare al giudizio di appello; penso all'istituto dello sconto di pena di un sesto in caso di rinuncia all'appello a seguito di abbreviato. E così, su questa strada, occorre trovare misure premiali che possano consentire all'indagato-imputato di fare scelte processuali diverse, premiali, per consentire di non aumentare i procedimenti anche in appello. Quindi, si tratta di un sistema su cui dobbiamo lavorare e vigilare; ben vengano l'osservatorio e il comitato che devono monitorare, controllare i tempi di durata, ma già oggi andrebbe fatto, perché i dati che abbiamo delle corti d'appello, alcune con procedimenti che durano tantissimo e altre no, impongono una revisione dal punto di vista organizzativo.

Dunque, c'è tanto da fare. Non mancherà il nostro il nostro contributo, sempre con lo spirito costruttivo, senza pregiudizi, nell'interesse di un servizio giustizia che funzioni e che dimostri al Paese di cambiare passo. Su questo noi insisteremo e siamo disponibili, come abbiamo fatto, sia in Commissione sia nelle riunioni di maggioranza, con grande serietà ed equilibrio, a trovare soluzioni che possano guardare al bene del processo penale, a un processo penale da svolgere, non a un processo penale da fermare. Abbiamo sempre dato un contributo costruttivo. Continueremo così sempre e, se la maggioranza lo riterrà, saremo disposti, anche nell'altro ramo del Parlamento, qualora venisse messa la fiducia, e qui non ci sia lo spazio, a portare avanti tanti altri temi, perché il confronto deve essere sempre costruttivo. Su questo, non mancherà mai il nostro contributo e siamo contenti che la stagione delle riforme riparta là dove si era fermata.

Quindi, senza pregiudizi, invito tutti ad affrontare questi temi della giustizia nell'interesse dei cittadini, di un servizio giustizia che funzioni realmente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Sarebbe stato opportuno, ai sensi del Regolamento, articolo 83, comma 1, che oggi la Ministra Cartabia presenziasse in quest'Aula, invece di andare al convegno di Bologna, perché qui c'è il popolo sovrano, e lei doveva stare oggi qui, in Aula, a sentire quello che hanno da dire le opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)! Tra l'altro, Presidente, non c'è neanche un relatore seduto al banco del Comitato dei nove, quindi per farle capire quanto è interessante tutta questa discussione generale…

PRESIDENTE. Onorevole Trano, c'è il presidente della Commissione.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Va bene; comunque si sente ripetere, da anni, che le peggiori porcate vengono votate nel mese di agosto o in prossimità delle festività natalizie - e, guarda caso, oggi è proprio il 1° agosto -, perché sono i momenti in cui s'abbassa l'attenzione dell'opinione pubblica, gli italiani si godono il meritato riposo e nei Palazzi si compiono quelle manovre spericolate, quelle difficili da fare sotto i riflettori, che creano disastri che poi si ripercuotono su tutti i cittadini, per anni.

In Parlamento si taglia il dibattito, si azzera il confronto, si zittiscono le minoranze, si annulla la dialettica tra le forze di maggioranza e di opposizione, si procede a colpi di fiducia in Aula e di ghigliottina nelle Commissioni e, addirittura, come è avvenuto questa mattina in Commissione bilancio, anche le relazioni tecniche sono sprovviste della bollinatura della Ragioneria generale dello Stato. E poi quello che dà fastidio è anche questo modo sbrigativo di contingentare e comprimere i tempi della discussione. E questo che cosa sta assumendo? Sta assumendo esattamente la parvenza, ma forse non solo la parvenza, di un regime totalitario, nonostante, in questo Parlamento, siedano rappresentanti della Repubblica italiana e non della Corea del Nord; la democrazia diventa un concetto relativo, lontano da quello espresso dai padri costituenti.

Siamo in una fase in cui a brindare sono soltanto le solite forze della restaurazione, i poteri forti, il Deep State, corrotti, corruttori, faccendieri, e lo stanno facendo sulla pelle di un Paese intero; una situazione che non può essere altro che il preludio di ulteriori e grandi ingiustizie. Ma qui siamo venuti a discutere di quella che dovrebbe essere l'efficienza - e sottolineo tale parola - del processo penale, quella che dovrebbe punire e rieducare chi sbaglia e tutelare le vittime, e di come evitare che procedimenti costati anni di fatica a PM e polizia giudiziaria, con relative ingenti spese a carico della collettività, finiscano in appello su di un binario morto, in uffici giudiziari dove il personale è ridotto all'osso e celebrare un'udienza è un'impresa.

Questa riforma, così concepita, sembra però studiata apposta per creare sacche di impunità; un obbrobrio, come e peggio di quelle che l'hanno proceduta. Altro che efficienza e celerità! Qui stiamo votando un provvedimento che rende veloce soltanto le cancellazioni dei processi, per la gioia di chi fa affari con il crimine e buona pace dei cittadini onesti: un arretramento dello Stato di diritto, ma vi è di più: è un mostro giuridico, figlio di un compromesso al ribasso delle forze di maggioranza, che porta a un'amnistia di fatto. E non mi sembra, del resto, un caso che ci sia stata una levata di scudi generalizzata da parte della magistratura e di tanti pezzi della società civile, da sempre in prima linea contro le mafie e contro quel cancro che sta divorando la pubblica amministrazione, parlo della corruzione; basti pensare all'appello di Salvatore Borsellino, alle drammatiche denunce dei familiari delle vittime delle stragi, come quelle di Rigopiano e di Viareggio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

Abbiate coraggio! Mi rifiuto di pensare che in quest'Aula vi siano soltanto dei Don Abbondio. Mi chiedo: ma tutto questo è costituzionale? Secondo l'ex presidente della Consulta, Giovanni Maria Flick, che ha rivestito lo stesso ruolo della Ministra Cartabia, tanto al vertice della Corte costituzionale, quanto in via Arenula, prima della Cartabia, probabilmente, no, e quindi non è costituzionale, secondo questo autorevole esponente. Vorrei ricordare che, nel 2009, Berlusconi - diventato oggi uno dei grandi sponsor di questo Governo, del “tutti dentro”, di un Esecutivo impegnato a cancellare qualsiasi cambiamento, affinché, come diceva Tomasi di Lampedusa, tutto cambi affinché tutto resti così com'è -, promosse il cosiddetto processo breve, i cui contenuti erano praticamente identici a quelli adesso riciclati dalla Cartabia; ma, all'epoca, la sinistra denunciò la vergogna berlusconiana, le leggi ad personam; oggi, siamo i soli a indignarci e ad opporci, con forza, di fronte a tanti Gattopardi, specialmente quelli del MoVimento 5 Stelle, e le poltrone, si sa, valgono più dei principi, e per voi Parigi val bene una messa.

Ma cosa dicono i tanti addetti ai lavori? Chi ha maggiore cognizione di quello che accade nelle aule giudiziarie? Il CSM è arrivato a sostenere che la riforma presenta numerosi profili di criticità e rilevanti e drammatiche ricadute pratiche, in ragione della situazione di molte delle corti d'appello italiane. Sulla stessa linea, l'Associazione nazionale dei magistrati, che dice chiaramente che per abbreviare i processi, occorre investire nelle risorse umane, in quel modo si garantisce la giustizia. Con la riforma Cartabia si garantisce solo l'impunità; mancano magistrati, manca personale amministrativo, e quello che serve ai tribunali, da Nord a Sud.

Vado verso le conclusioni, con le toccanti parole del fratello del compianto Borsellino, rivolte a tutti quelli che, con il loro voto decideranno l'esito di questa riforma, anche a quelli che l'hanno improvvidamente votata in Consiglio dei Ministri: di volerla fermare, di non distruggere il sogno di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone; altrimenti non osino più, in futuro, pronunciarne neanche i nomi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, quella che oggi discutiamo non è la riforma che Forza Italia avrebbe scritto di proprio pugno, ma quella che, con una maggioranza così eterogenea, che vede insieme forze politiche che vanno dalla Lega al PD fino al MoVimento 5 Stelle costituisce comunque un importante traguardo. Abbiamo infatti cancellato la riforma Bonafede che aveva trasformato la giustizia italiana in una divinità pagana cui sacrificare la vita dei cittadini incappati nelle sue maglie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). L'approdo in Aula di questo provvedimento è stato il frutto non solo della determinazione del Presidente del Consiglio e della Ministra Cartabia ma anche di un'assunzione di responsabilità da parte di Forza Italia e della maggior parte dei partiti della maggioranza. Maggior parte, ho detto, non tutti. Si è trattato infatti del sigillo sulla sconfitta del MoVimento 5 Stelle che, scompostamente, ha trasferito sulle sorti di questa riforma la sua dilaniante crisi interna e, quindi, il suo certificato di esistenza in vita, giocando e perdendo una partita al rialzo. Lo certifica la dichiarazione del forse leader del MoVimento, Giuseppe Conte, che, all'esito dell'estenuante trattativa, ha dichiarato: “Non è la nostra riforma ma l'abbiamo migliorata”. Significativa, poi, pare la composta, si fa per dire, reazione di uno degli esponenti più amati dai pentastellati, Alessandro Di Battista che, nel commentare l'accordo, si è affidato ad una raffinata metafora coprofila che non cito per il rispetto che si deve a quest'Aula ma che immagino abbiate avuto il privilegio di leggere. Ovviamente, la conclusione dell'oltranzista pentastellato è che anche la riforma della Ministra Cartabia, avallata peraltro da tre quarti di emiciclo, nella parte in cui introduce il meccanismo dell'improcedibilità per l'eccessiva durata delle fasi di impugnazione, sia pensata per salvare i soliti noti.

Colleghi, anche io ho iniziato il mio intervento, affermando che questa non è la riforma che avrebbe voluto Forza Italia. La differenza, rispetto ai 5 Stelle, sta nel fatto che, pur ritenendo che si sarebbero potuti apportare correttivi, noi di Forza Italia condividiamo il substrato costituzionalmente orientato di questa riforma e non la stiamo subendo, tutt'altro. Rispetto alla riforma Bonafede c'è una bella e apprezzabilissima differenza. Con questa vediamo finalmente riaffermate le garanzie costituzionali malamente abiurate dalla precedente riforma “manettara” e giacobina. La battaglia del presidente Berlusconi e del mio partito per il garantismo è ormai storica e ci è costata non poche critiche e non pochi problemi. Ma noi siamo e continuiamo a voler essere la patria di Cesare Beccaria. Per noi “In dubio pro reo” non è un semplice brocardo bensì il faro della nostra politica giudiziaria. Mi voglio soffermare pochi istanti sul meccanismo della improcedibilità. È in malafede chi afferma sia un modo per estinguere reati, diverso nella forma ma analogo nella sostanza alla tanto vituperata prescrizione, pensata per i cosiddetti ricchi. In verità, che il processo sia celebrato in tempi certi e ragionevolmente brevi ce lo chiede la nostra Costituzione quando, all'articolo 111, parla appunto di ragionevole durata del processo. Ce l'ha chiesto l'Europa e noi vogliamo che i processi siano più celeri, non che non vengano celebrati. Un processo lungo aiuta soprattutto i criminali a rimanere impuniti. Per questo ci siamo battuti contro i 5 Stelle che chiedevano una pluralità di proroghe al processo. Grazie a noi di Forza Italia, con l'immancabile supporto del sottosegretario Sisto e l'impegno del nostro capogruppo in Commissione, Zanettin, la proroga, di norma, sarà una sola. Solo per alcuni gravi reati è previsto un regime diverso: associazione di stampo mafioso, terrorismo, violenza sessuale e associazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti. Per questi reati non c'è limite al numero di proroghe che vanno, però, sempre motivate dal giudice sulla base della complessità concreta del processo. Dunque, nessuna impunità, soltanto un equo processo e attenzione per i diritti di tutte le parti coinvolte nel procedimento penale, siano essi imputati o vittime. Con un nostro emendamento siamo riusciti a far sì che la riapertura delle indagini da parte dei procuratori soggiaccia a criteri più stringenti. Accade spesso che i pubblici ministeri, dopo un provvedimento di archiviazione, procedano a una nuova iscrizione della persona nel registro delle notizie di reato sulla base dell'asserita esigenza di nuove investigazioni.

Con il nostro emendamento abbiamo messo un punto al “fine indagine mai”. Certo, sul tema delle indagini preliminari avremmo voluto che la nuova tempistica prevista per la loro durata massima avesse come contraltare, nell'ipotesi di sua violazione, una sanzione processuale quale l'inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti dopo la scadenza del termine di durata massima. Così, forse, il precetto avrebbe avuto maggiore pregnanza a livello di ricadute processuali.

Molto si sarebbe potuto fare ma tutte le forze politiche hanno dovuto rinunciare a qualcosa. Un esempio; nel solco del rispetto dei principi costituzionali, Forza Italia, nel corso dei lavori in Commissione, ha posto il tema del processo mediatico. In ossequio alla presunzione di non colpevolezza, si intendeva riportare il processo all'interno delle aule giudiziarie, eliminando le patologie del cosiddetto processo mediatico, la giustizia spettacolo. Si prevedeva il divieto di conferenze stampa che facessero presumere la colpevolezza dell'imputato, il divieto di pubblicazione di nomi e foto e interviste dei magistrati protagonisti delle indagini.

Sarebbero state tutte norme di civiltà giuridica molto importanti. Questa, come altre nostre proposte emendative, non sono state accolte ma non ha importanza poiché siamo di fronte a un nuovo inizio, la fine del giustizialismo. Una situazione kafkiana per cui lo Stato non cerca i colpevoli bensì la colpa per i suoi cittadini, salvo poi adottare la doppia morale quando quel modello di giustizia, quello spettro della presunzione di colpevolezza, sol per il fatto che esiste un'indagine, invocato a furor di popolo contro il nemico politico, tocca un tuo stretto parente. A quei signori, da garantista non a corrente alternata, a cui auguro che i loro cari possano dimostrare la propria innocenza nelle sedi competenti, vorrei dire: questa riforma tutela anche voi, nonostante tutto, come è giusto che sia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Arriviamo, quindi, al dunque, dopo che è stata bocciata la questione pregiudiziale di costituzionalità, e cioè entriamo nel merito del disegno di legge della cosiddetta riforma Cartabia.

In primo luogo, credo vada svolta una prima considerazione: è stato fatto un errore di fondo già all'inizio dell'iter di questo procedimento, quello di mantenere la cornice della legge delega e, come testo base, l'impianto della riforma Bonafede, introducendo all'interno di questo, con maxiemendamenti, le modifiche richieste dal ministro Cartabia e dal Governo.

Da questo punto di vista, si può parlare di una riforma ibrida, piena di contraddizioni. Potrebbe essere semplificata come riforma “Carta-fede”, una riforma che mischia elementi del ministro Cartabia con quelli rimasti del ministro Bonafede. È stato fatto un errore di fondo anche perché la legge delega prevede il termine di un anno dall'entrata in vigore della legge mentre, se si fosse scelto un percorso diverso, si avrebbe potuto avere un esito anche più efficace.

Questo sicuramente è un primo errore. Fa un po' effetto vedere il trionfalismo da parte di tutte le forze della maggioranza. A leggere le vostre dichiarazioni, sembra abbiano vinto tutti. Non so con quale coraggio possano affermare di aver ottenuto un grande risultato i 5 Stelle, dal momento che è stata smontata e pesantemente massacrata - grazie a Dio, aggiungiamo noi - la riforma Bonafede.

Queste medagliette fittizie sul prolungamento dell'improcedibilità su alcuni reati di mafia - peraltro, se fosse rimasta in vigore la vecchia prescrizione, questi procedimenti sicuramente non si estinguerebbero in tempi brevi, quindi non hanno nei fatti ottenuto nulla di più, concretamente, rispetto a quello che già esisteva -, quindi queste medagliette finte, per far vedere che si è riusciti a portare a casa qualcosa, sono nulla di fronte al risultato imbarazzante di aver assistito allo smantellamento della vostra vecchia, errata, impostazione di riforma della giustizia; riforma che avete voluto forzatamente imporre al Parlamento all'inizio di questa legislatura, facendola digerire forzatamente agli alleati di turno sia nel Governo gialloverde, sia nel Governo giallorosso. Dall'altra parte, vantano successi trionfalistici anche gli altri, ma in realtà non è vero neanche questo, perché la riforma Cartabia, per non distruggere completamente gli effetti e i contenuti della riforma Bonafede, in realtà ha aggirato alcuni ostacoli, ha smantellato per l'80 per cento le norme contenute nella riforma Bonafede, ma ha mantenuto in piedi alcuni aspetti, mettendo insieme un pasticcio giuridico che mal concilia due impostazioni di fondo così contrapposte all'interno di un progetto di riforma del processo penale.

Allora, ci sono sicuramente alcune evidenti conseguenze, alcune evidenti contraddizioni. La prima - abbiamo già avuto modo di sottolinearla, anche sotto i profili della possibile incostituzionalità - è l'indebolimento dell'obbligatorietà dell'azione penale.

L'articolo 3, comma 1, lettera h), del disegno di legge, prevedendo che il Governo possa dare indicazioni agli uffici dei pubblici ministeri sui criteri generali indicati con legge del Parlamento per i criteri di priorità trasparenti e determinati da indicare nei progetti organizzativi delle procure, di fatto ha ratificato una sorta di potere normativo in capo alle procure, delegando a queste il compito di stabilire quali sono le priorità nei reati da perseguire. Ciò è stato fatto in una forma tale da portare questa funzione al di fuori delle competenze meramente organizzative interne degli uffici e ad acquisire una valenza di valore quasi legislativo. In questo modo si è, di fatto, creato un sistema che ha una giustizia penale a geografia variabile, perché all'interno di quei criteri generali che poi devono essere delegati nell'applicazione ai capi delle procure, ci possono essere circondari, distretti diversi di procure diverse che stabiliscono diverse priorità, creando una gravissima disparità di trattamento tra una procura e l'altra nel diritto dei cittadini a veder garantita la loro richiesta di giustizia, creando anche il rischio, in questo modo, che qualora un cittadino faccia una denuncia su un reato nella procura sbagliata - cioè abbia la sfortuna di finire nella procura nella quale quel reato non è considerato una priorità - di avere ben poche possibilità di veder arrivare a un esito di giustizia effettiva anche la propria eventuale opposizione alla archiviazione. Quindi, da questo punto di vista, si crea una situazione di indebolimento della obbligatorietà dell'azione penale e di potenziale rischio di denegata giustizia a carico dei cittadini. Un secondo aspetto, su cui non possiamo non ritornare, è quello del pasticcio giuridico che è stato creato con la commistione tra la prescrizione, che è riferita a un elemento sostanziale, e l'improcedibilità, che è riferita a un elemento procedurale. Tutto nasce dalla gravissima forzatura che è stata fatta ad inizio legislatura, cioè dall'introduzione forzata della sospensione della prescrizione da parte del cosiddetto Spazzacorrotti, che fu una follia totale anche perché, come sappiamo, la sospensione della prescrizione entra a seguito della sentenza di primo grado, quando i dati ci dicono che il 70 per cento dei procedimenti penali che si prescrivono sono nella fase delle indagini preliminari, per cui, già da questo punto di vista, la sospensione della prescrizione Bonafede era anche concettualmente una norma assolutamente inutile. Il dato evidente, invece, è che nei procedimenti di appello, cioè quelli che sono interessati dalla sospensione della prescrizione e non in Cassazione, vi è la maggior parte dei processi che arrivano a prescriversi.

Da questo punto di vista, la soluzione che il Ministro Cartabia e il Governo Draghi avrebbero dovuto adottare, quella più semplice e più di buon senso, sarebbe dovuta essere quella semplicemente di abrogare la norma Bonafede sulla prescrizione e ritornare alla normalità. Avere introdotto, invece, il nuovo articolo 344-bis, con le nuove condizioni di improcedibilità solo per alcune tipologie di reati, ha creato una commistione tra una fase che è ancora soggetta al regime della prescrizione e una fase che è soggetta alla improcedibilità. Facendo un esempio concreto, e cito l'avvocato Coppi, quindi sicuramente un giurista di competenza indiscussa: nell'ipotesi che i due anni o i tre anni supplementari di improcedibilità concessi per fare il processo in appello trascorrano senza che si arrivi a una sentenza, che fine fa la sentenza pronunciata in primo grado? Il reato non si può più prescrivere perché la prescrizione è interrotta, ma il processo non può più proseguire, quindi si arriva in una sorta di nulla processuale nel quale anche l'eventuale pena inflitta in primo grado non può essere eseguita. Se poi in questo procedimento c'è anche una parte civile, che in primo grado ha chiesto e si è vista riconosciuto il diritto a un risarcimento, se l'appello non si celebra in tempo, che fine fanno i diritti di riconoscimento delle parti civili? Anche questo non è chiarito dagli emendamenti che avete introdotto e che lasciano enormi equivoci.

Il tempo è poco quindi vado a concludere, Presidente; dovrei dire almeno molte altre cose per molti altri minuti, ma non c'è lo spazio. Un altro tema che salta agli occhi evidentemente è il camuffato “Svuota carceri” che è introdotto con questo disegno di legge. Si dichiara di affermare il concetto che la certezza della pena non deve significare la certezza del carcere, ma il risultato concreto è che, in realtà, non c'è più la certezza della pena, ma c'è la certezza dell'impunità, o la certezza della possibilità, per un potenziale criminale, di avvalersi, anche in modo molto lucido e programmato, delle infinite opportunità alternative alla pena carceraria intramuraria, che avrebbe anche una funzione deterrente nel tessuto sociale e che non è affatto incompatibile con la funzione rieducativa della pena.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Maschio.

CIRO MASCHIO (FDI). Quindi, in sostanza, Presidente, è un'occasione sprecata; non c'è nessun trionfalismo. Nelle vostre intenzioni è stata approvata questa legge - e concludo - per far vedere all'Europa che si è fatto qualcosa, per poter accedere ai fondi, ma non era questa la soluzione che si aspettavano i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO). Grazie, Presidente. Colleghi, solo qualche giorno fa il Consiglio superiore della magistratura ha sostanzialmente bocciato la riforma Cartabia. Sono arrivati, altresì, i pareri negativi di magistrati, esperti del settore, avvocati, testimoni di giustizia, ex Ministri. Sembra che questa riforma non piaccia, eppure nessuno sembra fermarla. Confronto? Dibattito parlamentare? Emendamenti discussi? Niente di tutto ciò. Quello a cui abbiamo, invece, assistito è stato vedere i Ministri e la maggioranza abbarbicati nelle stanze segrete del palazzo per votare le due delibere partorite.

Mi sarebbe piaciuto entrare nel merito della riforma, se solo ci fosse stato un testo degno al riguardo, mentre quello che troviamo è il risultato di una trattativa interna al Governo che ha escluso di fatto al Parlamento tutto la possibilità di lavorare alla riforma (Applausi di deputati del gruppo Misto).

Ce lo ha chiesto l'Europa? Non proprio e non certo questa. Vi è una rabbia generale e diffusa per quella che è una riforma raffazzonata, cieca che esclude dal novero dell'improcedibilità, senza colpo ferire, alcuni tra i reati di cui il nostro Paese da sempre è malato: quelli contro la pubblica amministrazione, corruzione, concussione, abuso d'ufficio, i reati ambientali. Cosa avrebbe dovuto prevedere questa riforma per velocizzare i processi? Un considerevole aumento dell'organico, con particolare riferimento ai magistrati, modificando, al contempo, la procedura e, dunque, il processo. I tempi lunghi attuali, senza una modifica sostanziale del processo, non possono ridursi stabilendo un paletto. L'esito è già scritto e, cioè, far morire centinaia di migliaia di processi.

Infine, la follia più totale: delegare il Parlamento a stabilire, ad inizio anno, la priorità dei reati da perseguire. Sapete cosa significa? Violare apertamente i principi cardine dello Stato moderno e, cioè, la divisione dei poteri e i dettati costituzionali (Applausi di deputati del gruppo Misto).

Presidente, con la fiducia del Governo Draghi ci pareva essere tornati indietro, ma oggi non solo siamo tornati indietro, abbiamo pure bissato discutendo una legge che è riuscita a fare peggio di qualsiasi Governo Berlusconi. E non lo dico io, ma illustri esperti del mestiere, come Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica ed ex presidente della Corte costituzionale, che ha definito la riforma Cartabia la peggiore riforma mai scritta. Mi sembra assurdo a pensarci (Applausi dei deputati del gruppo Misto): ieri, lo “Spazzacorrotti”, oggi la riforma Cartabia. Ai pochi colleghi del MoVimento 5 Stelle qui presenti dico: continuiamo così, zitti e buoni. No, io non ci sto, Presidente, date a questo Parlamento almeno la possibilità di migliorare questo disastro di riforma. C'è scadenza? C'è fretta per approvarla in piena estate, il 1° agosto? Assolutamente no (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Al di là del merito, questa riforma sarà ricordata per il metodo, per il violento ed incostituzionale attacco che una parte della magistratura ha esercitato nei confronti della Ministra guardasigilli con la finalità di condizionare il Parlamento ed il Governo. Hanno sparato accuse durissime, peraltro campate in aria - attentare alla sicurezza nazionale, favorire i mafiosi, i colletti bianchi, fare un'amnistia mascherata, mandare in fumo migliaia di processi - e lo hanno fatto nel silenzio del Consiglio superiore della magistratura. Addirittura, hanno detto che termini tanto stringenti per i processi di appello toglierebbero serenità al giudice, come se chi aspetta per anni una sentenza fosse serenissimo, rilassato. E se un'ondata di pubblici ministeri travolge addirittura il Ministro della Giustizia, la sua riforma, la separazione dei poteri, il rispetto per Parlamento e Governo, senza una voce che dica “così non si fa”, chiediamoci cosa possa pensare un giudice che intende rigettare una loro richiesta o mettere in dubbio le loro indagini; e cosa potrebbe accadere ad un semplice cittadino in un'inchiesta che finisca in siffatte rassicuranti mani.

Cosa sarebbe accaduto, a parti inverse, se la Ministra guardasigilli fosse intervenuta con tale violenza, alla vigilia magari di una camera di consiglio, per contestare l'impianto accusatorio? Si sarebbe gridato all'invasione di campo, all'attentato alla Costituzione, si sarebbero rivolti al CSM e al Capo dello Stato, avrebbero lamentato la lesione della loro indipendenza.

Purtroppo, una grande responsabilità è delle forze politiche, che, a turno, alimentano, legittimano, coccolano, coltivano, rafforzano personaggi che mettono sotto i piedi le garanzie e la presunzione di innocenza, che usano i mass media per rafforzare la loro immagine e le loro inchieste, che sparano a zero sulle istituzioni e sui loro rappresentanti e, così facendo, umiliano tutti quei magistrati silenziosi, laboriosi, lontani dai riflettori, che sono tanti e soffrono a vedere i loro colleghi presenti più sui giornali che negli uffici giudiziari.

Quanto accaduto dimostra una volta di più che, se a certi magistrati non piace una legge, quella legge non si fa. Ripeto, la colpa è anche della politica, perché, un giorno, è la politica che si avvale delle inchieste per colpire l'avversario di turno e, il giorno dopo, è la magistratura che manovra una politica debole per far deragliare le riforme che non piacciono. È una triangolazione malata che va bloccata.

Occorre che questo Parlamento acquisisca piena consapevolezza di quello che è accaduto: un palese tentativo di condizionamento del potere legislativo e di quello esecutivo da parte di un potere che una legge deve applicarla, non scriverla; un tentativo di fronte al quale il Premier Draghi e la Ministra Cartabia hanno tenuto duro. I partiti sono stati il ventre molle ed hanno in gran parte ceduto, innaffiando quell'albero al quale rischiano di essere impiccati.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Membri del Governo e onorevoli colleghi, la Lega partecipa con orgoglio a questa rivoluzione normativa del processo, riforma che, in questi anni, non abbiamo certo mancato di sollecitare più volte. Abbiamo, infatti, denunciato in più occasioni le inefficienze di un sistema processual-penalistico inefficace rispetto all'esigenza di certezze circa gli esiti delle azioni penali esercitate. Un sistema azzoppato da tempi morti, carenza di personale degli uffici, dibattimenti rimessi alle molteplici difficoltà, tra le quali ricordiamo l'incapacità di preservare le parti processuali dal sensazionalismo mediatico, con nomi, atti, dati, immagini ancora secretati e ampiamente diffusi.

Non ultima - e siamo convinti che questo sarà il prossimo passaggio dovuto ai cittadini italiani -, l'esigenza di una profonda riforma dell'ordinamento giudiziario e dell'organo di autogoverno della magistratura. A tal proposito, censuriamo il travisamento del concetto di potere di Stato. Qualcuno cerchi di convincersi che lo Stato eroga servizi e non clienterie o vantaggi di posizioni per qualcuno. Ed è il settore della giustizia penale, appunto, uno dei servizi che deve garantire all'intera collettività e alla vittima del reato, ma anche al reo, una risposta punitiva e socio-rieducativa disincentivante i comportamenti criminali.

Giustizia è un servizio pubblico che, al pari di tanti altri servizi che lo Stato eroga come quello sanitario o la difesa, deve garantire la propria puntualità ed efficienza, non lasciando alcuno privo di una risposta.

Purtroppo, l'immagine di questo servizio della giustizia che è trasmessa all'utente è, spesso, quella dell'impotenza dello Stato a retribuire la collettività attraverso una degna resipiscenza del reo, il quale troppo spesso torna a delinquere, alterando nuovamente le già fragili condizioni di equilibrio sociale delle nostre tante piccole e grandi comunità locali.

La Ministra Cartabia si è impegnata sin da subito e senza ritardo per superare il momento istituzionale, a tratti imbarazzante, rappresentato da alcune proposte provenienti dal precedente Ministro della Giustizia e lo ha fatto attraverso un lavoro che ha, in primis, consentito di superare quella che era la maggiore criticità: l'idea della imprescrittibilità dei reati. L'impegno assunto dal Ministro della Giustizia Cartabia era preciso ed è stato mantenuto. La Commissione presieduta dal presidente emerito della Corte di cassazione, dottor Lattanzi, ha fatto un lavoro ottimo, mettendo a fuoco temi cruciali del processo penale.

Nasce così un disegno di legge penale che qualcuno ha troppo semplicisticamente inquadrato come lo strumento attraverso cui l'Italia sarà in grado di ottenere i soldi provenienti dall'Europa. L'Europa ha individuato gli asset strategici sui quali poter garantire crescita e benessere per rendersi attrattiva negli investimenti. In campo giustizia - e lo abbiamo sentito più volte -, la vera riforma ruota intorno alla scommessa di riorganizzare rapidamente le modalità operative dei tribunali: digitalizzazione come punto irrinunciabile di un nuovo modo di interagire con l'utenza e i professionisti, smaltimento dell'arretrato giudiziario, mantenimento di una tempistica processuale utile a ricollocare l'Italia tra le potenze mondiali, ove il servizio venga reso in condizioni di competitività.

Ma la riforma Cartabia è anche altro. Unitamente alla volontà di reprimere fenomeni criminali e di garantire una risposta punitiva, avremo, dunque, un minor tempo della storia processuale, sfruttando soluzioni costituzionalmente orientate, come i riti alternativi e una più ampia modalità di estinzione dei reati indirizzati dall'idea di una giustizia riparativa, ove al danno prodotto si stimola anche una riparazione, piuttosto che il costo sociale di un processo senza fine.

Non è una monetizzazione della pena, è l'effettivo interesse dello Stato a vedere circolare per le nostre strade cittadini certi del sacro rispetto dell'altrui persona e del suo patrimonio, messo assieme con fatica e impegno.

Ecco perché questa delega al Governo per costruire un nuovo processo: è la volontà di garantire a tutti i cittadini una maggiore coscienza della tranquillità sociale. Ecco lo scopo della funzione riparatoria della pena: non si scappa dalle proprie responsabilità, rimanendo magari ad oziare in un carcere, impegnando il tempo con qualche iniziativa rivoltosa, dimenticandosi delle proprie vittime e dell'allarme sociale ingenerato con le proprie condotte.

Oggi si cambia e si delega il Governo a disciplinare in modo organico la giustizia riparativa nel rispetto di direttive europee, quindi programmi di giustizia riparativa, digitalizzazione e tecnologie informatiche. E ci convince, quindi, l'idea di un giudizio più intenso, ma che si economizza e lascia ad un giudice anche un momento valutativo rispetto alla ragionevole previsione di una condanna, in un procedimento che, troppe volte, diviene un'anticipazione della pena attraverso gli effetti della reazione mediatica alla notizia processuale.

Ebbene, per l'esistenza poi dei criminali più pericolosi, rimarranno idonee garanzie per mantenere tempi utili ai processi nei suoi tre gradi di giudizio, proprio per i reati di maggiore allarme sociale.

Concludo: questo Governo troverà in Parlamento, nella Lega, l'ampia disponibilità a proseguire su questo fronte di riforma della giustizia, dovendo considerare quello in corso soltanto il primo step di un più ampio percorso di riforma della giustizia in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cataldi. Ne ha facoltà.

ROBERTO CATALDI (M5S). Grazie, Presidente. Quando parliamo della giustizia penale italiana, mi viene in mente una nave che sta naufragando e che non riesce mai ad arrivare in porto. Il MoVimento 5 Stelle ha dimostrato una grande tenacia nel cercare di mettere in campo proposte concrete che possano evitare questo naufragio, e lo ha fatto innanzitutto proponendo misure concrete per velocizzare il processo, privilegiando questa strada, perché è chiaro che dobbiamo ricondurre i tempi della giustizia penale nell'ambito di quel principio di ragionevole durata del processo che fa parte della nostra Carta fondamentale.

Allo stesso tempo, però, il MoVimento ha combattuto per evitare che i processi potessero andare al macero e che qualsiasi espediente procedimentale possa trasformarsi dalla legittima garanzia di tutela dei diritti dell'imputato a quella che, invece, diventa una vera e propria perversione della legalità; termine, questo, utilizzato dal saggista Aldo Carotenuto. Ed è perversione della legalità tutto ciò che va a dare una garanzia ingiustificata…Mi scusi, no non ho chiesto…Mi hanno portato dell'acqua, perdoni, mi hanno interrotto…

PRESIDENTE. Succede a tutti…

ROBERTO CATALDI (M5S). Non c'è problema. E diventa perversione della legalità tutto ciò che si trasforma in una ingiustificata garanzia di impunità che poi si trasforma ancora in un grave sentimento di angoscia e di prostrazione nei confronti delle vittime.

Ecco perché il MoVimento 5 Stelle ha voluto cercare un punto di equilibrio, garantendo, da un lato, il rispetto dei diritti dell'imputato e, dall'altro, il rispetto dei diritti delle vittime dei reati. Non è semplice trovare questo punto di equilibrio, ma va sempre trovato e non dimentichiamoci che il simbolo della giustizia è il simbolo della bilancia che presuppone un equilibrio in tutte le scelte.

Presidente, facevo l'esempio della nave, ma, quando una nave sta affondando, è inutile stare lì a tirare fuori l'acqua con i secchi, bisogna riparare la falla, perché, se non affrontiamo il problema, prima poi la nave va a fondo. E di certo noi non risolviamo il problema della giustizia, cancellando i processi, lo risolviamo se velocizziamo i processi.

Dobbiamo fare ogni sforzo per uscire da quella che oramai è diventata la cronica giustizia dell'emergenza. Dobbiamo pensare che questa è la strada maestra. Cancellando i processi noi andiamo pericolosamente ad indebolire la lotta e il contrasto alla criminalità.

Il mondo politico è chiamato a risolvere i problemi, non a nasconderli. Se io chiamo un elettricista, perché a casa ho un corto circuito, io mi aspetto che l'elettricista sistemi l'impianto, non certo che mi venga a staccare la corrente per poi dirmi che adesso le scintille non ci sono più. Ecco, noi non dobbiamo staccare l'interruttore al sistema giustizia, alla giustizia penale.

Per quanto riguarda il provvedimento che oggi approda in Aula, ci terrei a precisare che questo non è il provvedimento del MoVimento 5 Stelle, non è quello che abbiamo proposto, è il frutto di una mediazione. Vedete, la mediazione in democrazia è fondamentale, perché la democrazia è sempre un'orchestrazione delle differenze, è un confronto di pensiero e l'approdo finale non può essere altro che espressione di questo sistema democratico. Ora, nell'ambito di questa mediazione, non posso che ringraziare il Presidente Conte che, per conto del MoVimento, ha conseguito importanti risultati, eliminando molte delle criticità che questa riforma aveva in sé. Lo stesso Gratteri aveva evidenziato come ci fosse il concreto pericolo che molti procedimenti potessero finire al macero.

Per quanto riguarda il meccanismo della improcedibilità, ne hanno già parlato i colleghi: anche questa non è una proposta del MoVimento, però direi che possiamo dare il merito al MoVimento se, da questo meccanismo, sono stati esclusi, in qualche maniera, reati gravi come i reati di mafia, di terrorismo, di violenza sessuale. Oggi difficilmente cadranno sotto la tagliola dell'improcedibilità: non ci sono limiti di tempo per i reati di mafia, per i reati di terrorismo, per la violenza sessuale aggravata, alle proroghe non ci sono limiti.

Presidente, il MoVimento spesso è stato accusato di essere giustizialista. Tutt'altro. Il MoVimento ha sempre avuto a cuore la tutela dell'imputato, ma allo stesso tempo ha avuto a cuore la tutela delle persone offese, perché sappiamo bene che l'imputato gode della presunzione di innocenza; può essere innocente, può essere colpevole, questo lo diranno i magistrati, ma ciò che vogliamo è che i colpevoli non restino senza una condanna per ragioni soltanto procedimentali. Non vogliamo che restino impuniti i colpevoli, perché questa sarebbe un'offesa alle persone che sono vittime dei reati e un'offesa all'intera collettività.

Quando abbiamo affrontato il tema della prescrizione, Presidente, ci hanno dato degli incompetenti: un'accusa che, però, vorrei respingere al mittente. Conosciamo bene i principi che sottendono all'istituto della prescrizione, ma sappiamo bene che nel nostro ordinamento giuridico sono sempre esistiti reati che non sono soggetti a prescrizione, proprio per la loro gravità. E quindi non dobbiamo stupirci se il MoVimento abbia voluto fare una sua proposta per evitare che quei procedimenti, che non sono prescritti nelle indagini preliminari, quindi laddove lo Stato non ha dimostrato una perdurante inerzia, ma che sono già arrivati ad una sentenza di primo grado, possano cadere nel nulla.

Essere per una soluzione giusta non significa essere giustizialisti. Il MoVimento ha dimostrato di avere una grande sensibilità anche nei confronti dei condannati, perché si è speso anche per la rieducazione del reo nelle carceri, si è speso anche per cercare di risolvere e di intervenire in quelle sacche di disagio sociale dove la povertà e la disoccupazione rischiano di generare quella criminalità di sopravvivenza che possiamo combattere soltanto combattendo la povertà, creando occupazione.

Il MoVimento ha dimostrato la sua sensibilità quando ha chiesto di inserire all'interno delle osservazioni sul PNRR gli interventi di edilizia penitenziaria che potessero rendere più efficace la funzione rieducativa della pena; ha dimostrato di puntare sulla rieducazione del condannato perché questo fa anche abbattere il tasso di recidiva; si è interessato affinché negli istituti minorili si potesse dare spazio anche alle attività culturali, artistiche ed espressive per questi ragazzi che - forse sì - hanno vissuto in un ambiente dove magari non abbiamo mai messo piede, per favorire la loro crescita personale, quella crescita che gli è stata impedita da ragazzi, per fare in modo che si possa migliorare davvero il loro reinserimento sociale. Altro che giustizialisti, Presidente! Abbiamo una sensibilità per il giusto, però c'è una differenza tra l'essere giusti e lasciarsi prendere da quella sorta di tartufismo bonario, che preferisce il “tana libera tutti” rispetto alla voglia di rendere davvero efficiente il processo penale. Questo però non ha nulla a che vedere con il senso della giustizia e vorrei chiudere con le parole di Albert Einstein, quando ci disse che il mondo è un disastro, ma non tanto per i delinquenti e per i guai che i delinquenti hanno commesso, quanto per l'inerzia dei giusti che se ne sono accorti e stanno lì a guardare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (LEU). Grazie Presidente. La riforma della giustizia che la Camera dei deputati si appresta ad approvare contiene un elemento innovativo per il nostro sistema penale, ovvero una disciplina organica della giustizia riparativa. Con emendamento governativo sono stati infatti fissati i principi e i criteri direttivi da seguire nell'esercizio della delega e tale emendamento coglie pienamente alcuni aspetti caratterizzanti della giustizia riparativa: la centralità della vittima; l'accesso in ogni stato e grado del procedimento penale e durante l'esecuzione della pena; la confidenzialità delle dichiarazioni rese nel corso del programma e la loro inutilizzabilità nel procedimento penale e nella fase di esecuzione della pena; la previsione che l'esito favorevole dei programmi di giustizia riparativa possa essere valutato sia nel procedimento penale, sia in sede esecutiva e che l'esito di non fattibilità o un suo fallimento non possano produrre effetti negativi sul procedimento penale o in fase esecutiva; l'imparzialità, l'indipendenza e l'equiprossimità che deve caratterizzare il ruolo del mediatore specificamente formato; una pluralità di programmi di giustizia riparativa, di cui la mediazione penale rappresenta il metodo principale o almeno quello che in Italia trova maggiore diffusione; il consenso libero e informato e la ritrattabilità del consenso in ogni momento; l'esclusione di preclusioni in relazione alla fattispecie di reato o alla sua gravità.

In particolare, pongo l'accento su questi ultimi due elementi, che rappresentano due pilastri della giustizia riparativa. Anzitutto, la volontarietà: bisogna, infatti, rifuggire da qualsiasi tentazione di prevedere un obbligatorio svolgimento dei programmi di giustizia riparativa; prevederne l'obbligatorietà, infatti, significherebbe costringere la vittima a un incontro non voluto e, quindi, provocherebbe quella che viene definita seconda vittimizzazione, cioè la vittima diventa vittima due volte. Sempre con l'obiettivo di mettere al centro le esigenze della vittima, sarebbe un errore anche creare un elenco ristretto di reati per i quali è possibile accedere ai programmi di giustizia riparativa. Correttamente, quindi, la norma esclude qualsiasi preclusione. Limitare l'accesso solo da alcune tipologie di reati significherebbe impedire alle vittime dei reati esclusi la possibilità di usufruire di questi programmi. Premesso, quindi, che l'emendamento governativo ha individuato correttamente i punti cardine della giustizia riparativa, bisogna tuttavia evidenziare che manca un esplicito riferimento ad altri principi, sui quali è necessario che il Governo ponga l'attenzione.

Per ragioni di tempo mi concentro solo sui seguenti aspetti. Nell'attuale formulazione non viene espressamente indicato che i programmi di giustizia riparativa debbano essere gratuiti per tutte le parti. Si tratta di un aspetto rilevante: l'accesso a questi programmi, infatti, non può dipendere dal censo. L'espressione utilizzata alla lettera g) dell'emendamento governativo, ove si legge che i servizi di giustizia riparativa sono “erogati da strutture pubbliche facenti capo agli enti locali e convenzionate con il Ministero della Giustizia”, non è in sé sufficiente; sarebbe necessario un esplicito riferimento al carattere di gratuità di quei programmi per chi vi accede, in modo da non lasciare indietro nessuno e rendere effettivo il principio di uguaglianza, ex articolo 3 della Costituzione.

Ritengo inoltre necessario che si debba prevedere anche il diritto delle parti di richiedere l'assistenza di un difensore, chiaramente nel rispetto del proprio ruolo e di quello del mediatore. Un difensore appositamente formato e aggiornato sui percorsi di giustizia riparativa può risultare una risorsa importante o addirittura necessaria, quando, ad esempio, il programma di giustizia riparativa includa anche un accordo transattivo di natura patrimoniale e comunque in generale, perché l'esito del programma può dispiegare i suoi effetti giuridici sul procedimento penale.

Altro aspetto fondamentale è affermare in modo esplicito che dall'esito positivo di un percorso di giustizia riparativa non ne conseguano degli effetti automatici sul procedimento penale, sulla pena e la sua esecuzione. Bisogna escludere che possano verificarsi automatismi per legge che sfuggano al controllo giurisdizionale. La giustizia riparativa non rappresenta, infatti, una scorciatoia o una fuga dalle proprie responsabilità, anzi è vero il contrario: è lo strumento privilegiato per consentire al reo di guardare direttamente negli occhi le ferite che ha prodotto. Questo può rappresentare il primo passo verso una piena consapevolezza del male arrecato, con un notevole effetto anche sulla riduzione della recidiva. La giustizia, storicamente, sin dalla mitologia, è stata raffigurata con una benda sugli occhi, nell'atto di impugnare in una mano la bilancia e nell'altra una spada. La giustizia riparativa, invece, proietta una luce calda che consente alla giustizia di dismettere la benda, perché l'autentica imparzialità non sta nel distrarre altrove lo sguardo, ma nel guardare negli occhi sia, la vittima sia il reo; inoltre, acquisisce una terza mano, con la quale aiuta vittima e reo a rialzarsi per offrire loro un'occasione di incontro. Con la giustizia riparativa, quindi, si comprende che giustizia è fatta, non solo con la punizione del colpevole, ma anche con la riparazione dell'offesa arrecata.

Concludendo, voglio quindi ribadire che recepire il modello della giustizia riparativa in ambito penale ha un profondo valore sociale, perché significa offrire al reo l'opportunità di attivarsi responsabilmente verso la vittima, trovando una soluzione al disagio sociale che le azioni commesse esprimono. Si pone, quindi, al servizio non solo dei singoli individui, ma dell'intera comunità, perché attraverso il confronto e il dialogo si favorisce il passaggio dalla violenza al ripristino della legalità (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO). Grazie Presidente. I tempi del processo non si stabiliscono e non si regolano per decreto. “Il processo non è una catena di montaggio”: con queste precise parole l'ex procuratore di Palermo e di Torino Caselli cassa la riforma della giustizia che vi accingete a votare e, con lui, numerosi altri magistrati si sono pronunciati contro questa riforma. L'Europa non ci ha chiesto una riforma della prescrizione, ma processi celeri. Anziché andare a migliorare o a scovare quelli che sono gli atavici problemi della nostra giustizia, si preferisce cancellare in un sol colpo centinaia di processi. Non venite a dirci che si è migliorata la riforma, escludendo dalla tagliola i reati più gravi. Si tratta, in realtà, di fare un tagliando al processo ogni due anni, con l'incertezza se il processo andrà avanti o meno e sempre a condizione che vi siano particolari condizioni di complessità, altrimenti abbiamo scherzato: lo Stato rinuncia a fare lo Stato e lascia a piede libero imputati eccellenti.

Per non parlare, poi, delle numerose fattispecie che invece subiranno l'improcedibilità, permettendo così a colletti bianchi, politici e dirigenti di rimanere impuniti, e i cittadini, come sempre, vittime dei soprusi dei potenti. Per non tacere poi anche dei reati ambientali: chi pagherà dell'inquinamento dei nostri mari, dei nostri laghi, del nostro ambiente?

Vedete, tutto questo, una riforma così importante, la si discute in pieno agosto, quando la gente è in vacanza, come dei ladri che entrano nelle vite dei cittadini italiani proprio quando sono distratti. Oggi avete ucciso anche l'indipendenza della magistratura, lasciando che sia la politica a decidere chi e cosa perseguitare (Applausi di deputati del gruppo Misto). State stracciando per l'ennesima volta la Costituzione italiana per garantirvi l'impunità: di questa riforma c'è solo da vergognarsi (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Piera Aiello. Ne ha facoltà.

PIERA AIELLO (MISTO). Presidente, colleghi, due giorni fa cadevano 30 anni dalla mia scelta di diventare testimone di giustizia; una decisione che presi sotto la guida di un grande giudice, Paolo Borsellino (Applausi di deputati del gruppo Misto), la persona che mi ha reso la donna che sono. È anche pensando a lui e al suo estremo sacrificio in difesa dello Stato che non posso esimermi dal ribadire la mia ferma contrarietà a questa riforma; una riforma che infanga la sua memoria e quella di tutti i giudici che hanno perso la vita lottando contro il crimine organizzato (Applausi di deputati del gruppo Misto). Non pretendo che venga ascoltato il mio grido d'allarme, ma i rilievi del CSM e quelli avanzati da tanti magistrati, almeno quelli. Allora, colleghi, ripeterò io quanto scritto dal CSM in merito a questa riforma e il giudizio di alcuni servitori dello Stato perché credo che i cittadini debbano saperlo. Il CSM ha parlato di irrazionalità complessiva e di drammatiche ricadute pratiche per lo sviluppo dei processi. Nicola Gratteri, procuratore capo a Catanzaro, pochi giorni fa ha chiarito che il 50 per cento dei processi gravi sono a rischio e che questa riforma renderà più conveniente delinquere. Voglio poi soffermarmi su un'altra questione: Giuseppe Conte ha rivendicato il risultato dell'esclusione del meccanismo dell'improcedibilità dei reati per mafia, facendo credere che questo sia un grande traguardo. Nulla di più ipocrita, perché la mafia non è fatta solo di affiliati e di punciuti, ma anche di corrotti, di colletti bianchi, di imprenditori compiacenti e di politici collusi (Applausi di deputati del gruppo Misto). Cercare di inquadrarla in singole fattispecie, fingendo di non vedere la piattaforma di illegalità su cui si appoggia, è pura ipocrisia. Francamente sono delusa dai miei ex compagni del MoVimento, come abbiano potuto appoggiare uno scandalo simile, dimenticando tutti i valori e le promesse che li hanno portati dove sono adesso.

In questi ultimi giorni ho incontrato avvocati, giornalisti, magistrati, associazioni che non vogliono arrendersi, che non vogliono vedere lo Stato, ancora una volta, davanti alla mafia, ai quali è stata data voce. Penso al mio amico Salvatore Borsellino, al Movimento delle agende rosse, penso a tutti coloro che saranno costretti ad assistere a questo ennesimo fallimento della politica. Aggiungo un'ultima considerazione: la scusa avanzata per la fretta con cui è stata fatta questa riforma, e cioè che lo chiede l'Europa in cambio dei soldi del Recovery, è una falsità. L'Unione non ci ha chiesto di agevolare l'improcedibilità dei processi di appello con assurdi limiti di tempo: non prendiamoci in giro. Vogliamo rendere la giustizia più rapida? Bene, assumiamo più giudici oppure mettiamo allo studio meccanismi di controllo e sanzioni per quei giudici che hanno troppi arretrati, che spesso lavorano a fianco di colleghi che invece dimostrano di essere più solerti nella medesima condizione. Implementiamo finalmente l'informatizzazione dei processi. Vogliamo mettere mano al sistema correntizio del CSM? Istituiamo il sorteggio, da anni invocato da più parti. Si possono fare molte cose senza toccare i tempi dei processi, mettendo a rischio procedimenti importanti. La realtà è che non c'è la volontà politica. Finisco, Presidente: colleghi, vi chiedo di riflettere su quanto vi ho detto, di cercare nella vostra coscienza un solo motivo valido per votare e far votare questa riforma; e se la vostra ricerca dovesse fallire, vi chiedo di non votarla per il bene dello Stato e per quello di chi lotta per difenderlo (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO). Presidente, intervengo anch'io in questo dibattito, che in realtà è una vera e propria farsa; un dibattito falso, portato avanti di domenica, dopo due mesi in cui il partito trasversale del trolley ci faceva andare a casa il mercoledì sera (Applausi di deputati del gruppo Misto). Allora, di domenica, in agosto, davanti a un'Aula mezza vuota, in cui tra l'altro manca anche la Ministra Cartabia, che non ha neppure la decenza di venire qui a metterci la faccia (Applausi di deputati del gruppo Misto), noi abbiamo tra i banchi del Governo, praticamente l'unico, il sottosegretario Sisto, cioè l'ex avvocato di Berlusconi. Immagino sia una delle menti di questa geniale riforma, che legalizza, di fatto, l'impunità.

Stiamo portando avanti un provvedimento che non aveva scadenza, che è rimasto settimane a vegetare in Commissione giustizia, ma all'improvviso c'è stata questa accelerazione, perché si è trovato un accordicchio al ribasso e avete ben deciso di tramutare questo accordicchio in un subemendamento, perché in Italia si riforma il processo penale con i subemendamenti (Applausi di deputati del gruppo Misto). Questo subemendamento è stato discusso due ore - due ore! - in Commissione giustizia, e non ci avete dato neppure la possibilità di proporre delle modifiche. Questo è quanto voi considerate il Parlamento e adesso venite qui e ci chiederete anche il voto di fiducia. Voi dovreste vergognarvi (Applausi di deputati del gruppo Misto), ma non solo per i modi in cui portate avanti queste riforme, ma anche per il merito, perché in questi giorni ne ho sentite di ogni. Non è vero che avete salvato i processi di mafia, dovete dirlo, dovete essere onesti: la nuova normativa prevede, infatti, che il giudice possa prolungare il processo per mafia in appello se e solo se lo stesso processo è ritenuto particolarmente complesso (Applausi di deputati del gruppo Misto) in ragione delle parti o delle imputazioni o della complessità delle questioni. Cioè, a causa di questa idiozia giuridica, il giudice sarà costretto a emettere un'ordinanza per giustificare la particolare complessità e, attenzione ai dettagli, i delinquenti che si potranno permettere un buon avvocato avranno gioco facile a dimostrare che il loro processo magari è complesso, ma non particolarmente. Così si manderanno in fumo tantissimi processi, anche per mafia (Applausi di deputati del gruppo Misto). E non solo riuscite a mandare all'aria i processi per strage, i reati finanziari, gli ecoreati. A proposito, leggete cosa diceva l'ex Ministro Sergio Costa su questo. Siete riusciti nel compito arduo di peggiorare ulteriormente quella che era la vecchia norma Cartabia, perché dovete sapere che la norma Cartabia originaria prevedeva la possibilità di prorogare la durata dei reati contro la pubblica amministrazione. Stiamo parlando solo di concussione, corruzione e peculato. Invece ora, sempre per lo stesso meccanismo della particolare complessità, gli avvocati difensori potranno sempre impugnare questa decisione in Cassazione, e quindi bloccare anche il processo per corruzione. Bravissimi, complimenti, siete riusciti a peggiorare la peggiore riforma della giustizia di questo Paese (Applausi di deputati del gruppo Misto)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Ci avete convocato alle due di pomeriggio di domenica in pieno agosto - è la prima volta per me, nella mia esperienza parlamentare, che questo accade -, e lo avete fatto per blindare quella che è in assoluto, per distacco, la peggiore legge della storia di questa Repubblica, la peggiore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)! Non era facile battere i record precedenti che risalivano probabilmente all'epoca del berlusconismo, ma ci siete riusciti. Complimenti veramente, perché ci siete riusciti! E voi, tra l'altro, quelli che hanno convocato questa seduta forzando ogni procedura e facendo strame di qualsiasi parvenza e residuo di democrazia parlamentare, siete gli stessi che avete tenuto in pancia 40 miliardi di sostegni per quattro mesi prima di aiutare partite IVA, famiglie e cittadini italiani. Poi però, per blindare questa porcheria di riforma della giustizia, ci chiamate qui di domenica, ad agosto, alle due di pomeriggio, mentre la gente è al mare, perché sapete di avere la coscienza sporca per la porcheria che state propinando a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

Lo sapete, altrimenti non vi comportereste così, lo sapete! In origine questa doveva essere una legge delega, ossia uno strumento attraverso cui il Parlamento, nell'esercizio della sua sovranità, il Parlamento composto, formato dai rappresentanti del popolo, per una volta indica al Governo la strada da seguire. Questa è la legge delega, il Parlamento dice a te, Esecutivo: tu devi fare queste cose; ti do una linea, ti do una cornice e tu devi sviluppare la delega sulla base di queste cose. Non è stato possibile, il Governo ha deciso, questo Governo prevaricatore, autoritario e violento, di appropriarsi anche di questo spazio di democrazia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è), e lo ha fatto con una trattativa vergognosa che si è consumata fuori da queste Aule da parte di due o tre persone che neanche parlamentari sono (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)! E ci hanno rubato anche questo spazio di democrazia parlamentare, l'ultimo che era rimasto fra un decreto e l'altro. Vergognatevi, vergognatevi! E lo avete fatto con un autoritarismo che veramente non ha precedenti in questa Repubblica. Vi dovreste vergognare per questo. A me questa domenica grigia e cupa ricorda tanto il clima tetro di una celebre canzone di Fabrizio De André, La domenica delle salme, un pezzo meraviglioso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è), nel quale De André racconta proprio uno spaccato di società, di storia italiana, dal dopoguerra fino almeno all'epoca di Tangentopoli, proprio racconta la vittoria del conformismo strisciante, della dittatura del pensiero unico e la resa incondizionata anche di chi aveva - lo dice De André - voci potenti, lingue allenate a battere il tamburo, avevate voci potenti, adatte per il vaffanculo. È una citazione…

PRESIDENTE. Onorevole Forciniti!

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). È una citazione, Presidente, è una citazione.

PRESIDENTE. Sì, ma si possono scegliere le citazioni.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Eppure, quelle voci potenti decisero di cantare in ginocchio per la pecunia. Questo è ciò che dice De André in maniera profetica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). E il regime non ha neanche bisogno di spargere sangue o di seminare violenza, perché la domenica delle salme nessuno si fece male. “Il gas esilarante presidiava le strade”. La domenica delle salme nessuno si face male. “La domenica delle salme (…) accompagnarono tra i flauti il cadavere di Utopia”. Questo successe la domenica delle salme e questo sta succedendo in questo Paese: veramente un momento di totale resa incondizionata anche di chi aveva la possibilità di dire qualcosa in questo momento storico ma, invece, ha rinunciato per chissà quali oscure ragioni.

E allora andiamo al merito. Nel merito cosa succede? Succede che qui si stanno mettendo sotto i piedi in un colpo solo lo Stato di diritto, la certezza del diritto, la certezza della pena, il principio della separazione dei poteri, 30 anni di legislazione antimafia, orgoglio di questo Paese, e anche quel poco che rimaneva di democrazia parlamentare: tutto messo sotto i piedi in un unico solo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è), tra l'altro con l'ipocrisia di volerci anche far credere di aver migliorato il provvedimento con una “supercazzola”, proprio con un espediente legislativo truffaldino…

PRESIDENTE. Onorevole Forciniti…

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Ho capito. Anche questa è una citazione, cinematografica.

PRESIDENTE. Onorevole Forciniti, ci provi. Vedrà che ci riesce (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Prego.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Cioè, ci dicono di aver salvato i processi per mafia con un subemendamento, arrivato anche questo in maniera truffaldina in Commissione, avendoci dato, bontà loro, due ore per discutere di tutta la riforma della giustizia. Due ore: questo è il livello di democraticità delle istituzioni italiane - due ore! - e non ci hanno neanche permesso di subemendarlo, perché a sua volta in questo subemendamento, che, in realtà, però, è una vera e propria controriforma della giustizia, non c'è scritto che i processi di mafia non potranno essere dichiarati improcedibili; c'è scritto che i processi di mafia e terrorismo saranno dichiarati improcedibili come gli altri e l'unica differenza è per i processi particolarmente complessi. “Particolarmente complessi”: il diavolo si nasconde nei dettagli. Non già complessi e basta; particolarmente complessi.

Avverso questa ordinanza, che dovrà fare il giudice d'appello per motivare la particolare complessità, potrà ricorrere l'imputato. Ecco, questa cosa non c'era nell'emendamento originario del Governo e, in questo senso, è addirittura peggiorativa la pezza che è stata messa a questa riforma per farci credere di averla migliorata (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è), perché ora l'imputato potrà ricorrere avverso questa ordinanza e la Cassazione, stando alla lettera della legge, dovrà fare un vaglio molto severo, perché ovviamente la particolare complessità indica qualcosa di peculiare. Particolarmente complesso - e non già complesso e basta - significa che una piccola parte dei processi per mafia, quelli particolarmente complessi, ovviamente potrà proseguire, mentre gli altri verranno dichiarati improcedibili (altrimenti non bisognava scriverla così la norma).

E ci abbiamo anche provato in Commissione a dire: “Fateci presentare emendamenti, sistemiamola”. Lo abbiamo detto con spirito costruttivo e non per fare ostruzionismo. Il presidente Perantoni ci ha bloccato, non ci ha permesso di subemendare e poi mi ha anche tolto la parola quando ho provato solo a dirlo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). Ho provato solo a dirlo! Non avevo la presunzione di farvi ragionare perché, comunque, voi non ragionate. Non avevo la presunzione di farvi ragionare, ma almeno fatemelo lasciare agli atti. Invece, mi ha tolto la parola in maniera veramente autoritaria, con spregio di quello che è il nostro ruolo di parlamentari. Io credo che si debba vergognare, il presidente Perantoni, per come ha gestito i lavori in Commissione, si dovrebbe solo vergognare.

Quindi, l'improcedibilità che rimane, sarà una tagliola. Se non è zuppa è pan bagnato: non è più prescrizione, ma ora è improcedibilità. Un regalo enorme a mafie, potentati economici e consorterie, che di questo Paese hanno già fatto più o meno quello che hanno voluto negli ultimi anni e ora gli consegniamo quel poco che resta e, in più, con la possibilità che il potere legislativo, che ormai è totalmente asservito a quello esecutivo, possa indicare addirittura alla magistratura quali reati perseguire e quali invece no, con Montesquieu che si starà rivoltando nella tomba. La separazione dei poteri non esiste più, praticamente. È una cosa che, anche solo a pensarla, nemmeno il Berlusconi più in forma avrebbe potuto sognare tanto (Applausi dei deputati del gruppo Misto- L'Alternativa c'è). Si sarebbe rivoltato un Paese intero e oggi, invece, il 1° agosto, al mare, di domenica alle 2, state facendo questa cosa sotto silenzio. Cosa avete fatto a questo Paese? Lo avete anestetizzato, lo avete addormentato? Come ci siete riusciti? È incredibile, è veramente incredibile!

E, poi, la messa in prova per reati fino a 6 anni di reclusione. Se capiterà ancora qualcuno che supererà l'improcedibilità e magari si prenderà una condanna, ci sarà la messa in prova. Ci sarà la messa in prova e dentro non ci finirà più nessuno in questo Paese.

Ecco un bello “Svuotacarceri”, per cui i miei colleghi del MoVimento avrebbero fatto sfaceli anche solo 2, 3 o 4 anni fa. Invece, ora è tutto sotto silenzio e lo votano pure. Lo votano pure! E poi tutto questo anche in combinato disposto, perché poi è tutto un puzzle di tessere che si compongono, con le deregolamentazioni selvagge del “decreto Semplificazioni”. Avete fatto strame del codice dell'ambiente e del codice degli appalti e, quindi, sarà impossibile violare quelle 4 regole che avete lasciato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). Sarà impossibile violarle, ma se per caso ci sarà qualcuno così fesso da riuscire a violare anche quelle 4 regole che avete lasciato o ci sarà il Parlamento che gli dirà di non perseguire quei reati o ci sarà l'improcedibilità o ci sarà la messa in prova. C'è un disegno criminale in questo momento anche per impadronirsi di questi 4 spiccioli del PNRR e farne ciò che veramente si vuole. Allora, io ci vedo veramente una mente perversa intorno a tutto questo.

È un momento buio per questo Paese e per la nostra democrazia, ma noi stiamo dicendo una cosa in questo momento: noi, anche con il nostro esempio, con la nostra resistenza rispetto a questo conformismo e rispetto a questo pensiero unico, vogliamo essere anche una sorta di argine in questo Paese e vogliamo anche dare un esempio perché, ancora per citare De André, è difficile, molto difficile, diciamo, allontanarsi da quella ginnastica d'obbedienza che ti aiuta e che ti abitua a dire sempre di sì. Però, colleghi, se per una volta avrete il coraggio e la forza di dire “signor no!”, sarete inebriati dalla forza della libertà e anche dal senso di giustizia che questo “no” vi darà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Forciniti.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). No…

PRESIDENTE. È il tempo, non il non piacere di sentirla.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Rosello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, per noi il fatto del 1° agosto, della domenica eccetera, non conta, perché siamo abituati a lavorare e nell'interesse del Paese ci va bene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo è un momento topico di questa legislatura ed è un momento in cui ci sono scelte, responsabilità, decisioni da assumere e mediazioni di fronte a un obiettivo chiaro: una riforma necessaria nello stretto interesse del Paese, che ha una chiara marca - Next Generation EU - che ci conduce, quindi, a un accordo globale.

È una riforma che in ogni caso porta una dote importante, una dote che ha un valore economico essenziale e risiede nel PNRR. Quindi, gli impegni e le necessità sottese sono in funzione di uno scopo, che è quello che ci chiede l'Europa per ottenere dei fondi. Non perdiamo di vista questo obiettivo: è l'elemento teleologico di questa riforma.

Le scelte proposte della Ministra Cartabia sono in linea con le richieste dell'Europa e questo, per noi di Forza Italia, ha costituito da sempre uno dei muri maestri su cui poter costruire un edificio sano e solido. Vanno lette in questo senso le novità che sono state introdotte con questa riforma in tema di sanzioni, con particolare attenzione ai temi e ai profili della rieducazione, alle modifiche dei riti alternativi, ai criteri per l'archiviazione e al proscioglimento, meccanismi per ribadire che il processo deve essere giusto e di ragionevole durata.

L'impegno assunto con il PNRR era quello di tagliare del 25 per cento i tempi sul processo penale. Per questo serviva non solo migliorare le norme di rito ma anche incidere sulle disposizioni relative alle sanzioni, che devono essere rese più efficaci e convintamente più rieducative.

Grazie all'approvazione di specifici emendamenti di Forza Italia, abbiamo introdotto princìpi più garantistici in tema di riapertura delle indagini, di diritto di difesa, di patteggiamento nelle contestazioni suppletive e sul principio del contraddittorio nel giudizio di cassazione.

Ovviamente, il portato di una mediazione non consente mai di raggiungere la piena soddisfazione. Non possiamo che segnalare semplicemente alcune criticità, che si vedranno poi nella pratica, e la mancata opportunità di alcuni interventi capaci di un miglioramento più incisivo nei rapporti fra il cittadino, la difesa e così via.

Ma, subito dopo questa prima motivazione di carattere prevalentemente economico, abbiamo un'altra motivazione, una seconda motivazione che induce a sacrificare momentaneamente alcune nostre posizioni per condividere questa riforma, una motivazione riconducibile, in una sintesi politica estrema, all'archiviazione del “fine processo mai”.

Abbiamo la consapevolezza del primato nell'aver invocato, per primo il nostro Presidente Silvio Berlusconi, la nascita del Governo Draghi, senza il quale ora non saremmo qui; alla consapevolezza, quindi, subentra anche la responsabilità e, al sacrificio di alcune posizioni, possiamo dunque contrapporre la soddisfazione di un passaggio decisivo, che oggi ci consente di poter ripristinare comunque quel principio della ragionevole durata dei processi che trova cardine anche nella logica che abbiamo sempre adottato, di contrastare e annullare quello che è stato fatto dai precedenti Governi Conte, non condividendo mai quella logica introdotta dal Ministro Bonafede, con un disegno di fondo, cioè quella che ridurre l'arretrato e accelerare i processi fosse a totale scapito - come scelta - e detrimento delle garanzie della difesa. La battaglia per la prescrizione meritava di essere combattuta e quindi così ci siamo mossi; Lo Stato - tra l'altro, di diritto – non può perdere di vista – mai – la garanzia delle libertà dell'individuo e il processo deve restare il luogo dell'accertamento dei fatti e delle responsabilità individuali, non divenire mezzo o palcoscenico attraverso cui lo Stato regola i conflitti sociali.

Forza Italia ha proposto un processo penale rigorosamente orientato ai principi costituzionali: presunzione di non colpevolezza, giusto processo, ragionevole durata, nel solco della sua tradizione liberale e garantista; si è mossa in questo senso, ovviamente tralasciando, per ora, alcuni temi cari, come l'abuso d'ufficio e una maggiore tutela per i sindaci e per gli amministratori, ma ciononostante, sappiamo che avremo successivi incontri sia sull'ordinamento giudiziario che sul tema appunto della giustizia civile.

Vado alla conclusione. Possiamo salutare la riforma Cartabia con queste importanti considerazioni economiche e giuridiche, apprezzando - uso le parole del nostro sottosegretario Sisto - il fatto che la riforma ha riportato la Costituzione al centro del processo, con un cittadino un po' più protagonista del processo e un Paese meritevole dei fondi necessari per la sua ripresa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia, come già detto per bocca dei miei colleghi che mi hanno preceduto, è assolutamente contraria a questa riforma, che è una orribile, ignobile mediazione al ribasso fra ultras garantisti e ultras giustizialisti; sono venti anni che scorre, almeno alla luce del sole, questa guerra, anche sanguinaria; voi l'avete riprodotta all'interno del vostro tribalizzato Consiglio dei Ministri, in una guerra carsica, senza feriti, perché tutti hanno la museruola, con un solo morto: la giustizia italiana.

Ho sentito i toni queruli, lamentosi tanto dei giustizialisti manettari dei 5 Stelle, che dicevano: Sant'Iddio, ci sta saltando la riforma bonafediana, così come quelli di Forza Italia e Lega, che, alla fine, non sono riusciti a imporre di ripristinare la prescrizione come diritto sostanziale del cittadino, ma hanno dovuto accettare quella mediazione al ribasso costituita dalla improcedibilità. E, a proposito di improcedibilità, veniamo in medias res: questo è il vero e proprio Frankenstein giuridico prodotto dalla riforma Cartabia, un ibrido unico al mondo; mi sono sforzato di vedere quali altri ordinamenti europei avessero una prescrizione sostanziale in primo grado e processuale in secondo e in terzo grado, poi ho allargato il perimetro nel mondo, confido di non aver guardato l'ordinamento giudiziario iraniano e iracheno, ma per il resto, solo noi abbiamo prodotto una tale aberrazione giuridica, una aberrazione giuridica che produrrà una ecatombe di procedimenti in appello, che garantirà l'impunità a un'infinità di reati; e lo è per vostra stessa ammissione; quando vi siete resi conto di quale sarebbe stata la caduta a terra di questo provvedimento avete avuto, bontà vostra - vi abbiamo seguiti almeno -, il pudore di espungere da questa riforma reati gravissimi di mafia, di terrorismo, di spaccio internazionale. La domanda, però, sorge spontanea: e tutti gli altri che fine faranno, se per processare quei delinquenti, li avete dovuti stralciare dalla vostra improcedibilità? Vi rispondiamo noi, vi rispondiamo con il procuratore Gratteri: sarà una impunità di massa, un'amnistia di massa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

La riforma Cartabia doveva essere il diritto ad ottenere giustizia in un processo giusto nella forma e ragionevole nella durata; la forma è claudicante, la durata è variabile, anche quella, perché non avete, come dicevo prima, restituito il diritto sostanziale all'imputato di non essere un imputato e un indagato a vita, come nell'universo concentrazionario delineato da Bonafede, ma avete creato una corsa ad ostacoli contro il tempo nel giudizio di appello. Non è stato ripristinato un diritto del cittadino, è stato colpito a sangue il diritto dello Stato di accertare i delitti, anche in appello. E dove eravate, garantisti, quando non si ripristinava la prescrizione? E voi, giustizialisti, dove eravate quando c'era il trappolone in appello per cui vi sarà l'ecatombe procedimentale? Siete qui, oggi, ad abbaiare senza mordere, perché sapete che su quel maxiemendamento Cartabia, che ha stravolto la riforma della giustizia, è stato posto un subemendamento che stravolge la riforma Cartabia, sul quale verrà posta la fiducia non già per l'ostruzionismo delle minoranze, ma perché se, per caso, non fosse posta la fiducia le vostre museruole salterebbero e vi azzannereste, perché siete divisi su tutto, in tema di giustizia.

Ma è ancora peggio sulla improcedibilità; proprio come il mostro del dottor Frankenstein prende corpo e si muove da solo, a prescindere dalla volontà del suo padrone, così l'ibrido partorito genera una causa di improcedibilità unica al mondo, che dipende dalla arbitrarietà del giudice; garantisti, dove siete? Ovverosia, io commetto un reato, vado in appello, hanno 2 anni di tempo di accertamento; se, però, un giudice decidesse che, a differenza del caso, identico reato, identiche modalità di commissione, commesso eventualmente dalla mia collega Varchi, lo avessi commesso io, nel caso della collega Varchi ci saranno 2 anni per l'appello, nel caso di Delmastro 3; quindi voi avete posto una cosa che solo - in questo dissento dal mio collega Maschio, altro che il Baggio del diritto - il Ministro Cartabia poteva fare, ossia far discendere una condizione oggettiva di improcedibilità dalla arbitrarietà di un magistrato che deciderà se io devo essere processato per 3 anni o per 2 anni in appello, sulla base della complessità delle modalità del reato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); neanche lo sceriffo di Nottingham ha mai pensato ad una norma simile, forse perché c'era già l'habeas corpus. Noi siamo qui, a chiederci quanto è costituzionale o meno questo provvedimento; sicuramente viola quel patrimonio giuridico di civiltà che parte dall'habeas corpus e che imponeva, financo nei romanzi, il fatto che lo sceriffo di Nottingham non potesse decidere che, per il medesimo processo, io fossi sottoposto alla giurisdizione per 3 anni e l'onorevole Cirielli per 2, probabilmente perché gli stava più simpatico.

E dov'erano i giustizialisti quando veniva allargato il perimetro dell'articolo 131-bis, la particolare tenuità del fatto? Oggi si potrà applicare la particolare tenuità del fatto, con una clausola di non punibilità, per i reati puniti nel minimo con 2 anni; sembra che cambi poco. Italiani, vi voglio raccontare cosa cambia: usura, autoriciclaggio, ricettazione, stalking, inquinamento ambientale, sequestro di persona sono reati che, secondo questo Governo, potrebbero essere particolarmente tenui e, quindi, godere della clausola di non punibilità; per noi l'usura non è mai tenue (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

E dove erano i garantisti quando, per la prima volta, sottosegretario Sisto, avete introdotto, per via di legge ordinaria, il principio di colpevolezza? Eh, sì, perché non vi sfuggirà di essere caduti nella trappola manettara dei grillini, perché quando si dice che il rinvio a giudizio il giudice dell'udienza preliminare lo potrà fare solo se vi è una prognosi di condanna, quell'indagato che diventa imputato e che va a giudizio, va a giudizio, per tre gradi di giudizio, con una presunzione di colpevolezza sulle spalle.

Non avete neanche difeso la presunzione di non colpevolezza dell'imputato fino al terzo grado! In compenso, avete garantito l'impunità per una serie di reati, dall'usura, all'autoriciclaggio, a quant'altro. Dove erano, ancora, i giustizialisti quando si allargava il perimetro della messa alla prova? Con i reati per i quali è prevista la punizione fino a sei anni, io potrò fare la messa alla prova. Questa è non solo una fuga dal carcere. Sinistramente, il Ministro Cartabia, alla sua prima audizione alle Commissioni giustizia, avevo detto: certezza della pena non è certezza del carcere. Se l'avessi avuta come professore universitario le avrei battuto le mani: come Ministra l'avrei mandata a casa il giorno dopo! In Italia, a pochi mesi dalle rivolte carcerarie, mi sento raccontare che certezza della pena non è certezza del carcere; poi esco dalle Commissioni giustizia e il primo incontro ufficiale che faccio è col Garante del detenuto, al posto di incontrare la Polizia penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Si capiva già tutto lì!

Ancora, l'obbligatorietà dell'azione penale viene erosa, non già, almeno, con il Parlamento che si assume la responsabilità davanti agli elettori di decidere quali sono i reati che devono essere perseguiti, ma consegnando ai capi delle procure d'Italia la decisione su quali siano i criteri di selezione dei reati, disegnando una giustizia penale a geografia variabile che garantirà, peraltro, lo shopping giudiziario alle associazioni criminali organizzate: siamo alla fuga dal processo, siamo alla fuga dal carcere, siamo alla fuga dall'obbligatorietà dell'azione penale; con la improcedibilità siamo ad una ghigliottina penale di una serie di reati; insomma, lo scontro carsico, senza feriti - perché senza dignità - fra giustizialisti e garantisti ha prodotto un solo morto sul campo, che si chiama giustizia.

Quando parliamo di sovraffollamento carcerario, ci viene in mente l'aumento del piano di edilizia carceraria; quando parliamo di sovraffollamento carcerario, ci viene in mente l'esecuzione in patria nei confronti dei detenuti stranieri che non gravano più sullo Stato italiano per 127 euro al giorno; quando pensiamo alla velocizzazione dei processi, non pensiamo all'ufficio del processo, Vice Ministro, che è l'ufficio del “paggetto”, dove avrete altri 16.000 precari, ma pensavamo a 5.000 magistrati onorari che potevano essere assunti a tempo indeterminato, godendo di trattamento previdenziale, sanitario ed economico degno di questo mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Mi faccia terminare.

PRESIDENTE. È andato oltre i suoi tempi. Continui, ma andrà a scapito di qualche suo collega di gruppo.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Vado velocemente alla fine. Termino con questo. L'altro giorno mi confrontavo col presidente di gruppo Lollobrigida sul fatto che ci sembrava un esercizio di modestia, o di finta modestia, quello della Cartabia, quando diceva: non chiamatela riforma Cartabia. Abbiamo capito che non era modestia, né finta modestia: era un disconoscimento di paternità, era un tentativo di rivendicare un diritto all'oblio anticipato. Voi potete fare tutto questo, ma il diritto all'oblio non l'avete, perché noi ricorderemo agli italiani i danni che avete fatto alla certezza del diritto e alla certezza del carcere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Vista la complessità del dibattito e l'importanza del dibattito stesso e visto che ci sono ancora alcuni colleghi di Fratelli d'Italia che intendono intervenire e sono già iscritti, come consuetudine nell'ambito della discussione, noi formuliamo per i relatori già iscritti una richiesta esplicita, visto peraltro che è appena accaduto che l'interessante intervento del collega Delmastro è stato ampliato da lei spontaneamente, rispetto alla sua richiesta (e la ringrazio per questo). Noi chiediamo l'ampliamento di un terzo dei tempi per i relatori che ancora debbono intervenire, chiedendo alla Presidenza di rispondere, come per tutti i precedenti in quest'Aula, per fornire al collega Questore Cirielli, alla collega Locatelli e al collega Galantino la stessa possibilità, con un ampliamento consono dei tempi spettanti al nostro gruppo - che risultavano essere 52 minuti - che permetta loro di argomentare correttamente, come il provvedimento merita, in maniera esaustiva.

PRESIDENTE. Abbiamo già chiesto al Presidente. Suggerisco, allora, di passare agli interventi a titolo personale che sono già stati programmati, in maniera che possano essere programmati anche gli interventi successivi. Lo dico nell'interesse delle cose dette dal Presidente Lollobrigida. È iscritta a parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Pochi minuti per evidenziare le maggiori criticità di questa riforma della giustizia. Iniziamo dalla prescrizione processuale che, purtroppo, non assolve alla sua funzione di tutela del cittadino neanche in questa riforma Cartabia - un cammino che arriva da lontano, arriva dalla riforma Bonafede - e che, per Fratelli d'Italia, ha ancora questa grave lacuna. Abbiamo poi evidenziato la mancanza di interventi strutturali. Non basta potenziare la digitalizzazione in una situazione della giustizia molto precaria. Abbiamo le cancellerie intasate, c'è bisogno, quindi, di un intervento strutturale per poter velocizzare la lentezza della giustizia che è una delle gravi criticità, da sempre. Abbiamo, poi, da fare anche un accenno sull'istituto dell'ufficio per il processo, che è un istituto non ben definito, dove, tra l'altro, si allocano i magistrati onorari che non sono ancora stati stabilizzati, nonostante le battaglie che Fratelli d'Italia ha fatto in Commissione giustizia e anche sul territorio proprio per dare a questi magistrati una loro stabilizzazione, così come richiesto. Parliamo, poi, del sovraffollamento delle carceri, che può risolversi solo con una potenziamento dell'edilizia carceraria; quindi, Fratelli d'Italia chiede aumento di organici dei togati, dei cancellieri, stabilizzazione della magistratura onoraria. Comunque, rimane sullo sfondo una contraddizione paradossale: affrontare una riforma della giustizia senza affrontare l'aspetto più importante e la modifica più necessaria, cioè la separazione delle carriere, che se non sarà effettuata farà ritenere questa riforma completamente inutile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. In realtà, questa riforma la giustizia sconta evidentemente una difficoltà determinata - come anche il collega Delmastro prima illustrava - dalla esigenza di compendiare culture giuridiche profondamente diverse, che vanno dal giustizialismo, che ha per lungo tempo alimentato la posizione dei 5 Stelle, a posizioni più garantiste e, certamente, anche più attente a una cultura giuridica di tutela del diritto di difesa, come quella degli amici di Forza Italia. Quel che viene fuori è un ibrido, avrebbe detto il Presidente Berlusconi; un coacervo, un ircocervo di posizioni distinte che, evidentemente, non possono meritare un livello di discussione tale da andare a consegnare, se non con la volontà di affermare essere stato sulla carta raggiunto un traguardo, una vera e propria riforma in seno al procedimento penale. Una situazione che - temiamo - si ripercuoterà anche sulla riforma fiscale, laddove, per il solo fatto di poter dire che la riforma è stata eseguita, non si realizzerà una linea chiara in ordine a quella che potrà essere l'effettiva necessità della nostra popolazione e del nostro Stato, in ordine al conseguimento di una riforma che sia utile ed efficace. Diciamo questo anche nella logica che, evidentemente, sta alimentando la volontà di abbattere i procedimenti penali; una logica che, purtroppo, sconterà la possibilità per tante persone - che probabilmente avrebbero invece meritato un provvedimento, anche da parte delle autorità - di non rispondere del proprio operato, con il risultato, quindi, di realizzare una forma sostanzialmente quasi anticipata di indulto, invece che realizzare un investimento, come Fratelli d'Italia aveva richiesto, che poteva essere ben inserito nell'interno del PNRR. Al riguardo, Fratelli d'Italia aveva presentato delle schede specifiche, chiedendo che venissero considerate, riguardo a investimenti seri in materia di edilizia carceraria, che consentissero una effettiva risposta e un effettivo esaurimento delle necessità della nostra popolazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Quando la politica si appresta a fare una riforma, solitamente si dice che quando si scontentano un po' tutte le parti, alla fine vuol dire che si è azzeccato.

Quindi, si potrebbe pensare che, visto che abbiamo sentito chi si ritiene più giustizialista scontento e chi si ritiene più garantista scontento, forse questa è una riforma azzeccata. Invece, devo dire che siete riusciti nella grande opera di sbagliarla per entrambe le parti; sono scontenti tutti perché è sbagliata; è una riforma pessima, è una riforma che, come abbiamo letto su tutti i mass media, è osteggiata anche e, soprattutto, dai PM più noti ormai alle cronache, e, come abbiamo sentito, persino da una persona che non è sicuramente conosciuta per essere particolarmente garantista, ovvero il collega Delmastro Delle Vedove. Abbiamo sentito che c'è anche un vulnus nel senso che, quando abbiamo una presunzione di colpevolezza, in questo caso, se ho capito bene, il GUP deve decidere se rinviare a giudizio, allora deve fare una prognosi preventiva di colpevolezza. Io credo che siamo arrivati proprio ad un mostro giuridico che nessuno avrebbe mai immaginato che la patria del diritto poteva partorire. Così come anche la improcedibilità in appello, che può essere di due o tre anni a seconda della particolare gravità del reato che soggettivizza, a quanto può apparire in una prima lettura, particolarmente anche questa stessa possibilità. Se un giudice di Milano decide che il reato è particolarmente grave, allora sono tre anni, se il giudice di Palermo, invece, ha una valutazione diversa, allora gli anni diventano due. Ecco, credo che anche un pessimo studente di giurisprudenza come me sa che la generalità e l'astrattezza delle norme rappresentano un principio cardine e, quindi, credo sia difficile sostenere che questa è una riforma che tutela l'imputato, l'indagato. Così come lascia molti dubbi anche sulla puntualità nell'eventuale condanna di chi, invece, probabilmente di qualche reato si è macchiato.

Quindi, Presidente, credo sia veramente imbarazzante oggi, così come per altre riforme. Io ho seguito di più la riforma fiscale, vedremo la riforma della pubblica amministrazione. Questo era un momento importante nel quale la nostra Nazione poteva modernizzare tutti questi gangli importantissimi - concludo - come la pubblica amministrazione, la giustizia e il fisco, invece si ritrova a partorire un topolino anche piuttosto malato, come quello che stiamo vedendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Questa legislatura sicuramente ci ha regalato molte sorprese. Sembra ieri quando il MoVimento 5 Stelle aveva raggiunto il massimo della popolarità, andando contro la famigerata casta, i burocrati e il sistema e promettendo di non collaborare mai con questo o quel partito per mantenere la propria integrità, rispetto ad un sistema corrotto, che loro si erano prefissi di spazzare via per dare finalmente vita a un nuovo modello di vita politica e sociale.

Alla prova dei fatti, invece, gli innovatori, gli anticasta, i grillini, i fautori della decrescita felice altrui, di certo non la propria, sono scesi a compromessi con chiunque; hanno sistematicamente abiurato ogni promessa fatta agli elettori e hanno dato vita a Governi con chiunque gli garantisse di rimanere attaccato alla poltrona. Dopo aver detto tutto e il contrario di tutto è nato il Governo Draghi, il “Governo dei migliori” di fatto già esprimendo un giudizio involontariamente autocritico sui precedenti Governi a guida Conte, di cui sono stati cardine e motore fin dall'inizio della legislatura. Tra le tante sciagure perpetrate da Conte e dai grillini, va sicuramente annoverato quell'obbrobrio di riforma della giustizia a firma Bonafede. Ora siamo qui, in Aula, a discutere di riforma della giustizia, tema che ormai occupa giustamente il nostro dibattito da tempo immemore e che, va riconosciuto, grazie al PNRR, ha avuto modo di trovare maggiore concretezza. Anche in questa occasione, c'è però lo spazio per sorridere o per farsi cadere le braccia davanti agli impossibili equilibrismi grillini. Ognuno decida sulla base del proprio stato d'animo perché la riforma Cartabia altro non è che una serie di emendamenti volti a stravolgere il testo di partenza che ci troviamo ad esaminare, ossia la riforma Bonafede.

Il vero problema della grande coalizione, come è evidente che sia, è dover accontentare tutti. È abbastanza chiaro che, se davvero tutte le parti politiche sono contente, allora, delle due l'una: o questa riforma forma cambia tutto per non cambiare niente o ha deciso tutto il Presidente del Consiglio e i partiti si sono ritrovati spiazzati, di fatto commissariati e, quindi, costretti a far buon viso a cattivo gioco.

Fratelli d'Italia ci ha provato ad entrare nel merito con proposte ed emendamenti, ma tant'è eccoci qui a discutere di questa riforma della riforma, a discutere di un testo che altro non è se non una mediazione al ribasso, frutto di una maggioranza spaccata tra giustizialisti e garantisti. Finisco Presidente. Senza entrare nel merito del provvedimento, già lo hanno fatto e lo faranno in maniera puntuale i colleghi di Fratelli d'Italia, credo che l'unico modo per descrivere questo testo è definirlo folle e umiliante; d'altra parte, come definire un iter in cui la discussione sugli emendamenti è cominciata due giorni fa con un contingentamento che concedeva un tempo di discussione al massimo di un minuto per emendare e sopprimere così de facto il dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Abbiamo già affrontato, anche sotto il profilo della costituzionalità di questo disegno di legge, alcuni argomenti abbastanza importanti e, quindi, in questa fase di discussione generale non possiamo che rimarcare che il modo stesso, attraverso il quale quest'Aula parlamentare affronta una riforma così importante e così rilevante, ravvisa in sottofondo una semplice scelta politica. Si tratta di una scelta politica, come politica è stata la scelta di portare il disegno di legge nelle Aule parlamentari a ridosso del semestre bianco, a pochi giorni dal suo inizio, per giovarsi della impossibilità, da parte di alcuni partiti di questa maggioranza, di far valere le proprie posizioni che erano state in passato una bandiera. Qui c'era il rischio di innestare una crisi di Governo.

Ci risulta che Draghi ne avesse parlato anche con il Presidente della Repubblica, per cui oggettivamente ci si è avvalsi anche di questa facoltà. Infine, eccoci a pochi giorni da una pausa estiva, solo terminata la quale il provvedimento arriverà al Senato, dove però l'atteggiamento della maggioranza siamo sicuri sarà ben diverso; l'atteggiamento del Governo stesso sarà ben diverso, perché i numeri sono diversi, ma, a quel punto, saremo nel semestre bianco ed ancora una volta i conti li farete tornare. Adesso c'era fretta di superare l'impasse, magari costringendo, come è successo, la Commissione giustizia ad un esame che si è esaurito in poco più di sei ore e poi apponendo, come è stato annunciato ampiamente, una fiducia che comprimerà qualsiasi possibilità da parte dell'opposizione, ma anche da parte dei singoli parlamentari che appartengono ai partiti di maggioranza, di dare qualsiasi tipo di contributo. Vi ricordiamo che, anche per i termini regolamentari, c'erano gli strumenti per esaminare tale disegno di legge anche con una procedura d'urgenza; erano quelli previsti dall'articolo 69 del Regolamento ad esempio, ma, evidentemente, ripetiamo, la scelta non è stata tecnica, ma è stata politica, così come quella contenuta nel disegno di legge.

L'ultima riflessione che possiamo fare in questo poco tempo a disposizione è quella di pensare al fatto che si è voluto procedere a una riforma del processo penale; ma se avessimo voluto legare la cosa al PNRR, forse una riforma del codice di procedura civile sarebbe stata assolutamente prioritaria rispetto a questo, eliminando così tutta la farraginosità che, nel processo civile, affligge le controversie fra imprenditori e in campo commerciale e comporta danni molto importanti. Ma ripetiamo, il segnale politico andava dato ed anche una lezione a qualcuno, amico di Bonafede. Il risultato alla fine è un compromesso incerto e al ribasso. Insomma, un'altra occasione persa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Era il marzo del 2020, esattamente pochi giorni dopo l'inizio del lockdown, che l'allora Ministro Bonafede presentava questo disegno di legge; un disegno di legge che, come si può evincere, oggi è stato completamente cambiato o, quantomeno, nelle intenzioni del Ministro non si portano avanti gli intenti ben chiari.

Quindi, vede, se il magistrato Nicola Gratteri la definisce come la peggiore di sempre, così i magistrati lavoreranno di meno, dà una certa, chiara indicazione. Gli interventi che mi hanno preceduto dei miei colleghi hanno dimostrato come, purtroppo, noi ci troviamo sempre a discutere in una discussione generale di un provvedimento talmente importante che non vede quel confronto necessario all'interno della Commissione, come ci è stato spiegato. Un'ora e mezza di discussione all'interno di una Commissione per un provvedimento così grande e che vede tante norme cambiate sostanzialmente, ma, di fatto, poi, per non cambiare nulla: questa è una delle cose che, francamente, lascia l'amaro in bocca.

Noi, come Fratelli d'Italia, ovviamente, abbiamo le nostre proposte, le proposte per il ripristino della prescrizione come istituto sostanziale a tutela del cittadino, che non può essere indagato o imputato a vita; la prescrizione è agganciata alla gravità del reato e alla pericolosità sociale del reo. Ma si è discusso anche del sovraffollamento delle carceri, soprattutto delle nuove carceri: si affronta con un piano di edilizia carceraria, che può essere finanziato con il PNRR - lo abbiamo discusso nelle settimane passate - e non allargando l'area dell'impunità. La velocizzazione dei processi si affronta con l'assunzione di cancellieri e magistrati e con la stabilizzazione della magistratura onoraria. Nessuna ulteriore depenalizzazione - questo è un punto importante -, come nessuna delega in bianco ai capi delle procure nei criteri di priorità dei reati da perseguire, che, al massimo, deve essere stilata dal Parlamento in seduta comune. Ecco, noi continuiamo, qui, a discutere in discussione generale su importanti provvedimenti, che vedono sempre, purtroppo, il nostro Parlamento emarginato, emarginato da una discussione compressa dal Governo, questo Governo che impone scelte. E a queste scelte noi di Fratelli d'Italia ci opporremo sempre, costruendo sempre un'opposizione corretta, leale, ma decisa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. L'onorevole Delmastro Delle Vedove che mi ha preceduto, tra le varie follie di questa riforma, ha evidenziato il tema della tenuità del fatto, cioè, praticamente, quello che fino a oggi poteva essere considerato non punibile, assolvibile perché erano reati che prevedevano fino al massimo di 5 anni, adesso si sposta a minimo 2. Sembra una vicenda dialettica, ma evidenzia una serie di reati che il collega Delmastro Delle Vedove ha evidenziato - mi permetto di aggiungere anche la prostituzione minorile - che sono particolarmente gravi. Ma vorrei affrontare la questione dal punto di vista, invece, squisitamente politico e non tecnico, perché non è la mia materia e vorrei evidenziare come questo Governo dell'incoerenza, che tiene insieme una maggioranza che non può stare in piedi, preveda anche, fra questi reati che non saranno più punibili per la tenuità del fatto, anche alcuni che sono divertenti per vedere le caratteristiche dei partiti che compongono questa maggioranza. E, allora, ne cito tre, per esempio, tre tipi di reati. Intanto, mi rivolgo agli amici dei 5 Stelle, che hanno fatto gli ambientalisti, e vorrei fargli presente che, fra questi reati, c'è anche quello previsto dall'articolo 452-bis: inquinamento ambientale; 452-quaterdecies: traffico illecito di rifiuti. Non sarà più un reato, sarà tenuità del fatto, cari ambientalisti del MoVimento 5 Stelle. Ma non basta, c'è il 322, comma 1: istigazione alla corruzione. Sento ancora i cori “onestà, onestà”: istigazione alla corruzione è tenuità del fatto, non sarà più punibile, secondo voi. E, allora, mi rivolgo anche agli amici delle anime candide che si sono inginocchiati in quest'Aula contro il razzismo: c'è anche il 604-bis, comma 3: propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Venite a fare la morale alla destra, che è razzista quando chiede la legalità per gli immigrati. Inginocchiatevi, ipocriti in quest'Aula, quando, poi, decidete che l'istigazione a delinquere per razzismo è tenuità del fatto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, allora, con la vostra incoerenza, mi permetto anche di dire, perché bisogna essere corretti, anche agli amici alleati nei territori della Lega, che sento e vedo festeggiare perché hanno cancellato la vergognosa “riforma Bonafede”: di grazia, ma voi non eravate nella maggioranza che votava la “riforma Bonafede”? Allora, vedete, io non ce l'ho con nessuno di voi, ma è molto banale la situazione: mettere insieme una maggioranza che pensa tutto e il contrario di tutto può portare solo a riforme incoerenti e disastrose per il popolo italiano, come questa sulla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Noi di Fratelli d'Italia contestiamo duramente questa riforma, che non incide in alcun modo sulla riduzione dei tempi del processo e sull'efficienza della macchina giudiziaria, ma, attraverso l'introduzione della cosiddetta improcedibilità, si trasforma in una scure sul numero dei processi che potranno arrivare a sentenza. Prevedere la tagliola dell'improcedibilità stabilendo un termine massimo di durata dei processi senza intervenire sui fattori che consentono di rispettare quei termini, significa mascherare una gigantesca amnistia e dare un colpo di spugna a migliaia di processi, impedendo di giungere a sentenza e negando giustizia alle vittime e alle parti offese dai reati. Un'ulteriore prova che, nella lotta alle mafie, alla criminalità, al malaffare, nel nostro Paese il clima è cambiato: non è soltanto un calo di tensione, è un continuo arretramento dello Stato nella risposta a chi delinque, a chi mette a rischio la sicurezza e la pacifica convivenza sociale nel Paese. Il primo passo sono le centinaia di scarcerazioni dei boss, dei criminali, con il pretesto del COVID, poi il tentativo di smantellare il nostro impianto legislativo antimafia - il più avanzato al mondo -, con l'abolizione dell'ergastolo ostativo e i progetti di riforma del 41-bis.

Oggi questa riforma devastante, come denunciato da tanti procuratori della Repubblica e dai procuratori generali di mezza Italia, rischia di mandare al macero la metà dei processi. E non si tratta, certo, di un problema di produttività dei magistrati, se i dati CEPEJ sull'efficienza del sistema giudiziario europeo dimostrano che, in dieci anni, i magistrati italiani sono quelli che più concludono i procedimenti nel corso di un anno, non solo in primo grado, ma anche in appello e in Cassazione. Nello stesso rapporto, d'altro canto, si evidenzia come, rispetto alla popolazione e al numero dei giudici, in Italia, ogni anno viene proposto il doppio degli appelli presentati in Spagna, il triplo di quelli presentati in Francia. Significa, quindi, che, per ogni processo gestito da un giudice francese, un giudice italiano ne deve gestire tre. Parliamo sempre di Europa, ma sarebbe stato sufficiente gettare uno sguardo sui sistemi degli altri Paesi europei, dove illustri magistrati hanno fatto notare come, in Germania, le sentenze emesse dai giudici collegiali non sono impugnabili e, in Francia, il giudice di appello può modificare la pena in senso peggiorativo per l'imputato, il quale, dunque, valuterà attentamente se proporre o meno un appello pretestuoso.

Per questo abbiamo proposto un emendamento alla riforma, che punta a limitare i danni, seppur in minima parte, prevedendo l'impedimento della declaratoria di improcedibilità nelle ipotesi di inammissibilità dell'impugnazione, che dovrà avvenire anche per manifesta infondatezza di motivi. Ciò per evitare che le sentenze vengano impugnate in maniera pretestuosa, con il solo obiettivo di far decorrere i tempi necessari e far scattare l'improcedibilità e impedire che i processi arrivino a sentenza. Non parliamo solo di mafia e di criminalità organizzata, è il caso di ricordare che, in Italia, vengono mediamente commessi 5 mila reati al giorno. Alcune figure potrebbero essere depenalizzate, come guida in stato di ebbrezza, e tante altre, furti, rapine, aggressioni, i reati di bancarotta, come ha detto già il collega Delmastro Delle Vedove, i disastri colposi. Ma avete eliminato anche i reati ambientali nel Governo che è nato con lo slogan della transizione ecologica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio…

WANDA FERRO (FDI). Chiudo, Presidente, un secondo in più glielo chiedo, perché devo dire che è veramente strano come si stia dibattendo con tempi così ridotti un tema così importante. Noi di Fratelli d'Italia avevamo tentato di chiedere al Governo, con un'apposita mozione, tra le altre cose, di potenziare anche gli organici, una maggiore digitalizzazione, avevamo chiesto di investire sulle strutture carcerarie, purtroppo, però, questa maggioranza ha deciso di marciare spedita come mai verso l'approvazione di una riforma, Presidente, che rischia di regalare l'impunità a migliaia di colpevoli, ma, soprattutto, di sacrificare coloro che sono stati vittime dei tanti reati.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferro.

WANDA FERRO (FDI). Se questo è un modo di agire, difficilmente parlerete di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. Sì, il tempo è veramente ridotto e cercheremo di intervenire in modo adeguato. Che cos'è la riforma Cartabia? Non certo un intervento strutturale, ma una proposta di fatto emendativa del Ministro rispetto alla riforma Bonafede, quindi una riforma Bonafede-Cartabia, di fatto.

Emendamenti così radicali si sono presentati tali da modificare gli aspetti più salienti della riforma, tanto da rendere ragione, a posteriori, alla posizione corretta, proposta inizialmente da Fratelli d'Italia, cioè quella di stralciare, di fatto, la legge delega iniziale, per rivedere tutto il percorso e superarlo nel tracciato già effettuato. Quali i temi più rilevanti, più dibattuti, più complessi da affrontare? Uno fra tutti, la prescrizione processuale, ma anche le misure alternative alla detenzione, gli strumenti alternativi di definizione del processo penale, l'obbligatorietà dell'azione penale e la decarcerazione. Quindi, questa riforma si presenta complessivamente - come spesso è accaduto, come abbiamo visto anche per quella che ho personalmente seguito, la riforma fiscale, come Fratelli d'Italia più volte ha sottolineato e denunciato - come un tentativo, vano, di tenere unita una maggioranza eterogenea e divisa, dilaniata su tutti, o quasi, tutti i temi. Su quello della giustizia in particolare, ricordo che già il precedente Governo ebbe ad avere una crisi non poco significativa, perché sappiamo che la maggioranza al suo interno porta avanti uno scontro ormai ventennale, che vede novelli guelfi e ghibellini, uno scontro tra garantisti e giustizialisti. Questi toni trionfalistici che abbiamo ascoltato anche oggi, degli uni e degli altri, non hanno oggi, sinceramente, ragion d'essere.

Il grande tema, lo sappiamo, è quello della prescrizione, ma la riforma, frutto di mediazione al ribasso, nel tentativo di tenere insieme questa maggioranza, non prevede - lo sappiamo, l'abbiamo visto - il ripristino della prescrizione, ma introduce l'improcedibilità in appello e in Cassazione, disattendendo, con delle misure cerchiobottiste, sia le istanze più garantiste che quelle giustizialiste.

Altro elemento importante è la digitalizzazione del processo penale: giusto processo e ragionevole durata sì, processo veloce con pene certe sì. Per noi di Fratelli d'Italia, la velocizzazione del processo non è solo la digitalizzazione, indispensabile, ma strumento, ma con investimenti in piante organiche delle cancellerie e dei magistrati.

Ultimo tema, il sovraffollamento: viene affrontato con gli strumenti delle pene alternative, abbiamo detto un sostanziale “svuotacarceri”, ma per Fratelli d'Italia il sovraffollamento è un tema centrale e mi preme segnalare la serie di giornate ad altissima tensione avvenute in questi giorni nei confronti degli agenti della Polizia penitenziaria anche del mio territorio, del carcere di Ascoli-Piceno, Marino del Tronto, per atti di violenza da parte di detenuti verso gli agenti.

Nei nostri istituti di pena sono recluse 53 mila persone, a fronte di una capienza di 47 mila. Contro il sovraffollamento delle carceri, la ricetta di Fratelli d'Italia è quella di progettare la costruzione di nuove carceri e potenziare le dotazioni organiche per la Polizia penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi…

PRESIDENTE. Onorevole Ferro, cosa succede?

WANDA FERRO (FDI). Vorremmo la possibilità di far intervenire i colleghi attraverso il leggio, se è possibile, grazie.

PRESIDENTE. Ma certo… Onorevole Gemmato, prego... aveva cominciato a parlare… Onorevole Ferro, queste cose conviene domandarle prima. Ma non c'è problema.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, un saluto particolare all'onorevole Sisto, intervengo a titolo personale nei 3 minuti che sono a disposizione per rappresentare la posizione personale, non evidentemente quella di gruppo, rispetto a una tematica molto importante, che è quella della riforma della giustizia, tanto attesa dal Paese e che, purtroppo, si sta esemplificando, soprattutto per quanto riguarda il dibattito d'Aula, in un dibattito sterile, che evidentemente si accinge alla posizione della questione di fiducia e che va sostanzialmente a coartare i tempi di discussione d'Aula, ma che, soprattutto, non dà l'opportunità, a un gruppo di valorosi deputati patrioti, quali quelli di Fratelli d'Italia, di poter apportare modifiche, con i suoi migliori uomini - parlo dell'onorevole Ciro Maschio, della collega Carolina Varchi, dell'onorevole Vinci, del collega Delmastro - che, credendo nella giustizia, credendo nel Paese, credendo in questo provvedimento, che poteva, come dire, aprire un orizzonte rispetto a una giustizia migliore possibile, si vedono, per l'ennesima volta, porre la questione di fiducia.

Quindi, Presidente, il mio intervento non sarà un intervento sul merito del provvedimento, ma di metodo. Io ricordo ancora, Presidente, all'atto dell'insediamento del Presidente Fico, le sue parole…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Purtroppo, mi segnala che il tempo va a scadere, ma voglio esprimere quanto meno questo concetto. Il Presidente Fico, all'atto del suo insediamento, essendo stato votato anche da noi, diceva - e questo mi rincuorava - che si sarebbe battuto, come istituzione, per fare in modo che non fosse più coartato il dibattito d'Aula, e quindi le prerogative proprie del Parlamento, e che si sarebbe battuto per fare in modo che la posizione della questione di fiducia fosse ridotta al minimo. Ci troviamo, invece, per l'ennesima volta, in un importantissimo provvedimento, quale quello che stiamo per licenziare, ad assistere all'ennesima posizione di una questione di fiducia. E questo, Presidente, lo dobbiamo dire perché c'è un problema politico nella maggioranza, che è preponderante in quest'Aula e che, purtroppo, per sfuggire alle proprie incongruenze, coarta la possibilità, anche per la forza patriottica di Fratelli d'Italia - e concludo -, di dare il proprio contributo.

Presidente, noi ci siamo, continueremo, fin quando i tempi ce lo consentiranno, ad esprimere la nostra opinione, ma soprattutto perché crediamo nell'Italia e crediamo che questo provvedimento possa essere migliorato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Questo provvedimento, conosciuto come riforma Cartabia, di fatto è il risultato di un compromesso tra le varie componenti di questa maggioranza, una maggioranza divisa sui temi della giustizia.

Mi voglio soffermare soprattutto su uno dei temi più contestati di questa riforma da parte di Fratelli d'Italia: il mancato ripristino della prescrizione, agganciata alla gravità dei reati e alla pericolosità del reo; ed è fondamentale per evitare che un cittadino possa essere imputato a vita, un cittadino inchiodato per sempre ad un processo pendente. La riforma introduce un istituto ibrido, che mantiene la prescrizione fino al primo grado, nel secondo interviene questo istituto chiamato improcedibilità: il processo non può andare avanti e, di fatto, muore. Con questa riforma non si tutela il cittadino, non si garantisce la certezza del diritto, ossia il diritto ad una definizione del processo penale in tempi ragionevoli, senza restare imputato a vita.

Al contempo, anche se l'istituto della improcedibilità apparentemente non si applica a reati di mafia, ci sono però tanti altri reati gravi che destano allarme sociale, penso ai reati legati ai disastri ambientali, tra le forme più gravi di attentato alla convivenza civile e al nostro futuro, a tutti i reati contro la pubblica amministrazione e, nel novero, al peculato, alla corruzione, alla concussione. Così, di fatto, cosa succede? Si rischia di mandare in fumo tutto il lavoro delle procure. L'improcedibilità va contro il principio di obbligatorietà dell'azione penale, rappresenta un'ingiustificata rinuncia dello Stato ad accertare la commissione dei reati e si rischia di avere rilevanti e drammatici conseguenze, come un aumento esponenziale dell'impunità anche per reati molto gravi. Non è ammissibile che il processo venga meno senza che sia venuto meno anche il reato.

Concludo: è evidente che questa riforma è un impietoso compromesso politico, non è una soluzione giuridica ragionevole, non riduce i tempi del processo, bensì, invece, li taglia, indiscriminatamente.

Inoltre, l'imputato si troverà in un limbo perenne, ossia processato a vita. Quindi, dico che questa non è una riforma: questo è un vero obbrobrio giuridico, dove questa sera si chiede l'ennesima fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie Presidente. Intervengo su questo provvedimento, sul quale fino a poche ore fa pendeva la scure di una fetta importante della maggioranza, il cui DNA politico è mutato tante, troppe volte, per poter rispondere ad un vero e proprio indirizzo. Una riforma importante, che giunge in Aula il 1° agosto, in un clima surreale, in cui la rilevanza dell'intervento del legislatore viene sminuita dalla stessa maggioranza attraverso l'ipotesi della fiducia, che succede a un atteggiamento frettoloso durante i lavori delle Commissioni. La giustizia, la sua efficienza e capacità di dare risposte a cittadini e imprese, rappresenta un fattore non secondario per valutare la competitività di una Nazione e, quindi, la sua capacità di attrarre e mantenere sul territorio gli investimenti. Le lungaggini burocratiche, la dilatazione dei tempi dei procedimenti, civili, penali e amministrativi, sono un fattore che mina la certezza del diritto, ovvero i tempi certi, utili a ricevere una risposta per la tutela degli interessi legittimi e soggettivi. A completamento di questo, però, va detto che tale riforma prende le mosse dall'esigenza di rispettare la road map tracciata dall'Italia con l'Europa, al fine di ottenere le riforme del Next Generation EU. Una fretta che - si usa dire - può essere cattiva consigliera, in quanto ha mandato nel dimenticatoio le fattispecie criminose relative ai reati ambientali, sui quali opera l'improcedibilità; una svista non da poco, che crea una profonda contraddizione rispetto a quell'attenzione per l'ecosistema che rappresenta una parte importante del Next Generation EU, del nostro PNRR, nonché di tutte le politiche europee da qui al prossimo ventennio. Come si può parlare di ambiente, di tutela del territorio e transizione ecologica, se poi lo Stato all'interno della riforma decide di incrociare le braccia di fronte ai reati che li riguardano? Le ecomafie sono una realtà e, purtroppo, la Terra dei fuochi non è un caso isolato. Le condotte mediante le quali si realizzano i reati di tipo ambientali sono molteplici, a cui si sommano le oggettive difficoltà nell'individuare il fatto. L'utilizzo di materiali da costruzione contaminati e il seppellimento di scarti industriali nel sottosuolo o la loro diluizione all'interno di prodotti a uso agricolo sono solo alcune delle tipologie mediante le quali vengono portati a compimento questi crimini. Su questi temi c'è un grande vuoto, una mancanza che abbiamo già evidenziato, che rappresenta una resa di fronte a reati con gravi conseguenze per i cittadini, per la reputazione e la salubrità delle aree interessate. Presidente, ignorare la proroga dei termini - e concludo - su queste tipologie di reati, è una lacuna non da poco, un salto indietro che vanifica l'impegno straordinario delle Forze dell'ordine, a fronte di reati di particolare gravità…

PRESIDENTE. Deve concludere, grazie.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). … dal punto di vista giuridico - ho finito - e degli accertamenti tecnico-scientifici necessari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, la riforma della giustizia penale non può non tenere conto di un aspetto fondamentale. Mentre la struttura è stata bene esaminata dai miei colleghi, specialisti in Commissione, io voglio fare un solo unico esempio. È quello delle discrezionalità dell'azione penale da parte dei PM. Le ha descritte bene Palamara in “Il sistema”, ora a teatro anche grazie a Edoardo Sylos Labini. Penso, colleghi, a “Mafia Capitale”, questo splendido fantasy giudiziario con cui venne distrutta la carriera politica e la vita personale di tanti bravi amministratori e gettato fango sul buon governo dell'amministrazione di centrodestra della capitale. Diventa urgente la necessità di stabilire la responsabilità civile dei magistrati: Sabella, Cantone, il colonnello dei carabinieri che ha svolto le indagini hanno espresso chiaramente l'indicazione che non fosse mafia a Roma. Il cosiddetto mondo di mezzo non era mafia, ma semplice banale corruzione, ovviamente deprecabile, ovviamente da annientarsi, ma, come aveva stabilito la Corte di cassazione, spazzando via non solo il teorema avanzato dall'allora procuratore di Roma Giuseppe Pignatone - riparato in uno Stato straniero - ma anche anni e anni di retorica forcaiola su “mafia Capitale” che hanno motivato i 5 Stelle e il Partito Democratico.

Giuliano Ferrara lo diceva - bisogna riconoscerlo - già nel 2014. A un certo punto, intorno alla Società Cooperativa 29 giugno c'è stato un giro di mazzette, una piccola mala, una bufala pazzesca; una narrazione, però, che è stata alimentata nel corso del tempo da una moltitudine di inchieste giornalistiche, libri, serie TV, film, che hanno esposto la città di Roma alla vergogna. Chi risarcirà i danni subiti da tutti coloro che sono stati colpiti dall'inchiesta che ha cambiato la storia, anche politica, di Roma Capitale? Chi reintegrerà quelle vite spezzate? Chi ristabilirà il prestigio di Roma? La giustizia deve essere riformata con tempi certi, responsabilità dei magistrati, separazione delle carriere e risarcimento per immagine lesa, non solo economico. Imparate, colleghi: la riforma della giustizia significa questo! Quello che voi avete fatto è tutt'altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie Presidente. Signor sottosegretario, alcune brevi considerazioni, perché non ho molto tempo. La prima, ovvia, sull'umiliazione del Parlamento, perché è chiaro che una riforma così importante avrebbe dovuto avere altri tempi, altre giornate. Insomma, siamo qui a discutere di domenica, con i tempi contingentati, rispetto a un tema che è sicuramente centrale. Comincerà una settimana che, mi sembra di capire, sarà il festival della fiducia: due fiducie in una settimana credo che non sia mai accaduto, o, comunque, è un bel precedente. Non vi basta avere una maggioranza bulgara, non vi basta mettere la fiducia: state cominciando ad utilizzare anche lo strumento della Commissione bilancio. È di questo, signor sottosegretario, signor Presidente, che volevo parlare. La settimana scorsa l'equo compenso non è arrivato in Aula per via di un parere molto, molto, molto stringente della Commissione bilancio, nella quale io ricopro il ruolo di capogruppo per Fratelli d'Italia. Sono state fatte, all'ultimo momento, delle valutazioni molto severe e, per quel motivo, quella legge, molto importante per tutto il comparto dei professionisti, non è arrivata in Aula. Oggi è arrivato il parere per questa legge. Le leggo testualmente alcuni passaggi, signor sottosegretario. Questi elementi non consentono una piena valutazione sulla ricaduta economica di questa legge; manca una relazione tecnica - questo è stato fatto in diversi passaggi - e, poi, possiamo dare il parere dando una valutazione prudenziale. Questo non è un aspetto da poco, da un punto di vista politico: che significa? Quando tocca a voi la valutazione la fate prudenziale e quando tocca a noi la valutazione la fate severa? Questo non si può fare, perché se lei mette tutte e tre insieme queste cose, noi siamo in una dittatura. Se lei mette continuamente la fiducia, avete una maggioranza bulgara, ci silenziate e quando un nostro provvedimento deve venire in Aula la Commissione bilancio mette il cappio, mentre quando tocca a voi fate una valutazione prudenziale, pur di mandarla in Aula, vuol dire che non siamo più all'interno di una democrazia. Questo non si può fare, soprattutto alla luce - e concludo, Presidente - di quello che sentivamo dire quando solo con un ordine del giorno sfioravamo l'argomento della giustizia: ma come l'avete trovata la quadra, voi che non riuscivate a votare un ordine del giorno sulla giustizia? La verità è che il Presidente Draghi è molto bravo a gestire il potere e a silenziare tutto con questo. È chiaro che a noi di Fratelli d'Italia con questo metodo non ci silenzia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Varchi, a che titolo?

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Per un richiamo al Regolamento, ai sensi dell'articolo 86, comma 3.

PRESIDENTE. Sono finiti i tempi; va a carico del suo gruppo.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Per il richiamo al Regolamento, Presidente?

PRESIDENTE. Sì, sappia che va a carico del suo gruppo. Prego.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Sarò telegrafica. Alle 13,30 avevo una convocazione per il Comitato dei nove, che è stato sconvocato. La discussione è in corso, in spregio a qualsiasi norma regolamentare, e il Comitato dei nove continua a non riunirsi. Ora, capisco che questa maggioranza ha i numeri per fare un po' ciò che vuole, però talvolta la forma in politica diventa anche sostanza. State facendo strame di qualsiasi regola democratica all'interno di queste Aule parlamentari. Chiedo che il Comitato dei nove sia immediatamente convocato per fare l'istruttoria su questo provvedimento, che il Governo abbia il coraggio di interrompere la discussione generale con un voto, se i parlamentari non sono già scappati verso i luoghi di villeggiatura, o altrimenti faccia una regolare istruttoria e convochi il Comitato dei nove (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Varchi, naturalmente la richiesta politica ha tutte le sue fondamenta ma, dal punto di vista procedurale, di solito il Comitato dei nove si fa sempre prima dell'inizio del seguito e, quindi, alla fine di questa fase. Comunque, senz'altro il Presidente è lì presente, saprà prendere i provvedimenti del caso.

È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, colleghi deputati, sottosegretario Sisto, preliminarmente voglio dire che la collega Carolina Varchi ha tutte le ragioni del mondo, perché sarebbe utile e dignitoso ascoltare quello che è un richiamo con almeno un duplice significato: un richiamo al Regolamento ma anche un richiamo a una responsabilità che sembra smarrita dentro quest'Aula. Ma veniamo al provvedimento. Quando abbiamo iniziato ad ascoltare l'intenzione da parte del Governo e della maggioranza di riformare la giustizia, abbiamo fatto la ola, come si dice in gergo, perché certamente, a prescindere dal PNRR, siamo di fronte a un'emergenza conclamata, che si va trascinando ormai da decenni. A parte il COVID-19, era e resta fondamentale cercare di accelerare il più possibile, di riformare, di potenziare la giustizia italiana, perché più questi processi ci riescono e più diventa competitiva la nostra democrazia, il nostro sistema, anche il nostro sistema produttivo e la nostra capacità di attrarre capitali e investitori.

Poi, scopriamo che in questa sottospecie di riforma non c'è praticamente nulla di quelle necessità che richiedono i cittadini; è una riforma fatta dal Governo per il Governo, per se stesso e per gli eurocrati. Non c'è la separazione delle carriere per avere un giudice terzo, non per punire qualcuno; non se ne proferisce parola, caro sottosegretario Sisto. Non c'è alcun riferimento alla certezza della pena, non si parla della costruzione di nuove carceri, che pure scoppiano; e siamo “sotto botta” dell'Europa, che ci fa anche le procedure di infrazione. Non si parla della riforma del Consiglio superiore della magistratura, nonostante le scandalistiche rivelazioni di Palamara; cioè non c'è l'abolizione delle correnti della magistratura e, quindi, non si ripristina quella sorta di alone di solennità che i cittadini italiani richiedono intorno all'ordine della giustizia. Non c'è il giusto processo, non si dice nulla rispetto alla nomina dei procuratori che sempre - lo abbiamo scoperto in base alle rivelazioni che sono state fatte fino a poche settimane fa, cadendo dal pero - vengono e sono state lottizzate, non già dai partiti, ma addirittura dalle correnti di un solo partito nel corso dei decenni. Si stabiliva chi dovesse fare il procuratore della Repubblica di Roma o di Milano in una specie di mini congresso del Partito Democratico. Non c'è la riforma dell'ANAC, che continua ad essere una sorta di soggetto inquisitore invece che un volano per l'economia, un facilitatore di gare per la pubblica amministrazione. Questi sono gli elementi di delusione estrema che ci portano a tenere questo atteggiamento nell'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio, Presidente. Buonasera ai colleghi e buonasera al sottosegretario Sisto. Sottosegretario, il problema di quanto stiamo vivendo oggi noi secondo me verte su due principali alvei di iniziativa politica che il Governo, nello specifico per mano del Ministro Cartabia, ha portato avanti in quest'Aula. Il primo, come lei sa - abbiamo fatto anche assieme, quando lei era all'opposizione, qualche battaglia in questo senso - è la posizione della fiducia. Se è vero - come lei sa, non faccio parte della Commissione giustizia - come pare evidente, che il provvedimento sia stato, come prima ricordato dal collega Ciro Maschio, in Commissione circa due ore e mezza, in termini di discussione, ci sembra che una riforma penale di tale portata probabilmente avrebbe avuto bisogno di qualche tempo in più per poterci ragionare un po' sopra. Però, c'era una fretta atavica rispetto a questo provvedimento che sinceramente noi di Fratelli d'Italia abbiamo capito ben poco. In seconda battuta, sottosegretario, il problema, o per lo meno il problema che si pone oggi, qui, all'interno dell'Aula, è squisitamente politico. Invito qualsiasi Ministro, qualsiasi sottosegretario, qualsiasi collega alla Camera dei deputati a portare una sua proposta di legge qui, oggi, in Aula, e a non presentarsi nemmeno un minuto né in Aula né nelle Commissioni di merito. Mi sembra un po' alternativo come modus operandi rispetto, evidentemente, ad un Ministro molto importante, come il Ministro Cartabia, che avrebbe dovuto quantomeno venire ad ascoltare un minimo di discussione. Speriamo, a questo punto, che venga in Aula per il voto finale, sarebbe secondo noi cosa buona e giusta.

Sotto un mero aspetto tecnico, lei sa perfettamente e meglio di noi - e probabilmente non piace, in cuor suo, neanche a lei questo tipo di riforma - che, ad esempio, il tema su cui molti colleghi si sono espressi è un tema di fondamentale importanza per quanto riguarda la nostra giurisprudenza di qui ai prossimi mesi e ai prossimi anni: è il tema delle misure alternative, un tema molto pesante. Estendere le misure alternative ad una platea di reati che, sino ad oggi, non potevano evidentemente essere inclusi in quella platea, ampliata molto probabilmente in seconda battuta dal Parlamento, ci pone di fronte a due tipi di problemi. Il primo problema è che - le dico, concludendo e ringraziando la Presidente - io, ad esempio, mi ritengo un garantista ma ritengo che anche nei confronti delle vittime di reati violenti - e qui nessuno le ha citate - ci debbano essere delle garanzie che non verranno soddisfatte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il secondo è un tema che evidentemente, anche in questo caso, è un tema meramente politico: mescolare la cosiddetta improcedibilità, ovvero un'improcedibilità sostanziale, con una improcedibilità formale è assolutamente un errore. Dopodiché, far decidere al Parlamento quali reati possano essere più o meno puniti ritengo sia un errore, perché dipenderà dalla maggioranza e dal colore di questa maggioranza rispetto alle indicazioni dei reati. Ritengo sia un errore e a questo punto non potete più tornare indietro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, chi, come me, vive in Campania, specialmente nella terra dei fuochi, sa benissimo che ogni giorno vedrà il proprio territorio devastato da disastri ambientali, con vergognosi atti di violenza contro l'immenso patrimonio artistico, culturale, archeologico e paesaggistico, con aree di enorme interesse storico e naturalistico deturpate per far posto a speculazioni edilizie, molte volte volute dalla camorra. Chi poi svolge un'attività imprenditoriale sa benissimo quanto siano all'ordine del giorno richieste di estorsione, concussione, usura, ricettazione, e quanto sia diffuso il peculato da parte degli amministratori locali, spesso collusi con organizzazioni criminali senza scrupoli. Non solo, ma questi cittadini sanno benissimo che, anche quando escono di casa, ci sono bande di ladri che si introducono nelle dimore per derubare tutto quello che trovano, a volte ricordi di famiglia dal grande valore affettivo.

Ebbene, tutti questi reati, furto nelle case, disastro ambientale, usura, ricettazione, riciclaggio, corruzione, concussione, peculato, maltrattamenti in famiglia e lo stalking sono solo alcuni di quelli che saranno oggetto della tagliola della riforma Cartabia. A proposito, un'ultima cosa: come si farà a tutelare in pieno le vittime di discriminazioni di genere? Dove sono finiti i difensori del disegno di legge Zan? Da oggi, una volta avuta la condanna in primo grado, se entro due anni per l'appello o un anno per la sentenza in Cassazione non verrà riconfermata la condanna, quel reato sarà improcedibile.

Non solo, questa riforma è un vero e proprio “decreto Svuotacarceri”. Anziché adeguare le strutture alle esigenze della popolazione carceraria, si procede all'aumento delle misure alternative al carcere. Risultato: chi anche sarà condannato non rimarrà nelle strutture circondariali e, soprattutto se straniero, sarà tendenzialmente portato a delinquere di nuovo. Sarebbero servite più strutture, più mezzi, più personale. Oggi, invece, vediamo una fuga dalla sanzione penale, una mediazione al ribasso sui principi cardine della giustizia, la mortificazione e la vanificazione del lavoro delle Forze dell'ordine, che colgo l'occasione, anche oggi in quest'Aula, di ringraziare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Questa riforma è riuscita a scontentare tutti (incredibile!): avvocati e magistrati, nonché le associazioni ambientaliste come WWF, Legambiente e Greenpeace. È una riforma che non accelera i processi ma che li sopprime, crea allarme sociale, manda in tilt il sistema e, secondo alcuni autorevoli pensatori, farà diventare più conveniente delinquere.

Un ultimo punto e poi concludo, signor Presidente. Questa riforma è anche discriminatoria tra ricchi e poveri. Chi ha più soldi, chi è più ricco potrà assoldare eserciti di avvocati di grande nome, avvocati di grande lustro, al fine di arrivare alla improcedibilità, e questo ci ricorda esattamente quanto diceva uno dei padri del diritto nella storia, Solone: “La giustizia è come la tela di un ragno: trattiene gli animali piccoli, mentre i grandi la trafiggono e restano liberi”.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Russo.

GIOVANNI RUSSO (FDI). A questo disastro Fratelli d'Italia dice convintamente “no” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Silvestri. Ne ha facoltà.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Sono tanti anni che sentiamo parlare della necessità per questo Paese di una nuova riforma penale, perché questo Paese ha bisogno di una nuova riforma per poter ripartire, per cercare di diminuire il tempo dei processi. L'Europa ha chiesto di andare a ridurre i processi, perché è fondamentale anche per la ripartenza del nostro Paese.

Noi aspettavamo una riforma già nel 2020. L'anno scorso, il 13 marzo 2020, l'ex Ministro Bonafede aveva depositato la base di questo disegno di legge e l'aveva mostrato come il miglior disegno di legge, la migliore riforma penale che si potesse trovare in questo Paese, che potevamo avere come Paese. Forse qualcosa è cambiato, visto che di quel disegno di legge è rimasto ben poco.

Quindi, io non vorrei molto soffermarmi su quello che c'è all'interno del disegno di legge, perché già i miei colleghi hanno potuto esporre molto bene quali sono le oscenità, a mio dire, che avete messo all'interno. Però, la forma che avete utilizzato per una riforma così importante, Presidente, è svilente per questo Parlamento. Una riforma che questo Paese aspetta da tanti anni, questo Governo l'ha portata in Aula in una settimana, anzi neanche. Infatti, come è stato detto dal mio collega Rizzetto, in Commissione due ore e mezza per portarla in Aula, e qui mettete la fiducia, ma non per noi, perché noi siamo pochi, noi non diamo fastidio al Governo. È la maggioranza, Presidente, che dà fastidio, perché avete paura che molti della maggioranza non votino questo disegno di legge. È per questo.

E che cosa potrà pensare il popolo? Gli italiani che cosa pensano quando vedono il teatrino che c'è stato prima nei vari Consigli dei Ministri, dove i Ministri non riuscivano a mettersi d'accordo per portare questa riforma in Parlamento, e adesso con la fiducia, l'ennesima fiducia dove il Parlamento non si può esprimere? Ma siamo ancora una Repubblica parlamentare in questo Paese? Io non lo so, Presidente, perché il Parlamento, purtroppo, non si può esprimere (purtroppo!).

Quindi, voi continuerete a votare, vi voterete questa fiducia, ma noi, come gruppo di Fratelli d'Italia, continueremo a fare la nostra battaglia e continueremo a dire, anche se solo in discussione generale o con gli ordini del giorno, quello che pensiamo e quello che voi state sbagliando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente, la giustizia, che è il tema di cui stiamo parlando, è il grande malato dell'Italia e questa riforma doveva servire per curare la giustizia. Ma, vede Presidente, la giustizia per funzionare ha bisogno delle capacità degli uomini che l'amministrano, ma anche della quantità adeguata delle persone che la devono amministrare.

In questa riforma non si tiene conto della differenza tra le diverse sedi delle corti d'appello, alcune delle quali soffrono di una cronica carenza di organico che già di per sé rende spesso la durata dei processi ben superiore ai 2 anni, termine dichiarato per lo scattare della improcedibilità.

Presidente, noi vogliamo i mafiosi non solo catturati ma anche incarcerati per la durata prevista dai loro crimini, ma questa riforma Cartabia, che poteva sicuramente prevederlo, non lo ha previsto.

Invece, che cosa ha previsto questa riforma? Ha voluto ancora mortificare il ruolo del Parlamento, facendolo diventare - sì, in questo caso - un pericoloso precedente, eludendo la discussione qui in Aula e ponendo ancora una volta, come è stato già detto dai miei colleghi, un voto di fiducia vergognoso, con la più grande maggioranza parlamentare della storia della Repubblica italiana. Per approvare che cosa? Una riforma così importante!

Io credo che in questo caso avete dimostrato di non essere degni di uno Stato democratico e questa riforma - concludo, Presidente - è frutto chiaramente di un compromesso al ribasso nella melassa di questa maggioranza. Ma vedete – mi rivolgo alla maggioranza - con i criminali, i mafiosi e chiunque non rispetti la legge nulla deve essere al ribasso, figuriamoci una riforma della giustizia.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ciaburro, che non c'è; s'intende che vi abbia rinunciato.

È iscritto a parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 20,20)

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Signor Presidente, colleghi, componenti del Governo, la situazione della giustizia in Italia sotto gli occhi di tutti è veramente drammatica. La vicenda Palamara, incominciando dal grave scandalo che ha colpito la magistratura e il CSM, ha provocato una crisi di credibilità del sistema, al punto che tante forze politiche - e in maniera unanime, alla fine, il Parlamento sembra andare in questa direzione - vogliono realizzare una Commissione d'inchiesta.

Scandali gravissimi che hanno riguardato il sistema delle promozioni, indagini incrociate che hanno visto denunce di magistrati contro altri magistrati, che hanno riguardato autorevoli esponenti del CSM e i procuratori delle più importanti città, Milano e Roma; poi, la vicenda della loggia Ungheria, il caso Amara. Ma, allo stesso tempo, la situazione che, a nostro avviso, rimane più grave riguarda l'aumento vertiginoso della criminalità, legato, per un certo verso, all'immigrazione clandestina, come dimostrano tutte le statistiche, ma anche a una crisi economica e all'impunità già messa in campo dai sistemi alternativi alla detenzione che, lungi dallo spingere il carcere a divenire un sistema rieducativo, di fatto si trasformano in un sistema di impunità e di scarcerazione anticipata.

Tra gli scandali, certamente esiste la stortura giuridica dell'istituto della prescrizione; è evidente che la stortura giuridica messa in campo dalla riforma voluta dalla Lega e dai 5 Stelle che porta il nome di Bonafede che, di fatto, ha costituito un processo che non finisce mai, che, di fatto, mette in condizione anche oggi la maggioranza attuale, che stranamente è composta ancora dai 5 Stelle e dalla Lega, di modificare quello che è stato messo in campo, trasforma e sposta sul funzionamento del processo, la crisi della giustizia.

Ma non bisogna dimenticare le gravi storture dell'uso, contro la Costituzione, della custodia cautelare; in una Nazione dove si può andare in galera – e, anzi, con la riforma che state facendo, si può andare molto poco in galera - soltanto dopo tre gradi di giudizio, si finisce, in virtù del concetto assolutamente soggettivo di pericolo, per andare in galera prima di essere anche giudicato in un solo grado; ciò con tutte le vicende che stanno accadendo in questi anni, di tantissime persone che sono state addirittura prosciolte dopo essere state in custodia cautelare o, persone di cui è stato richiesto l'arresto per custodia cautelare e che magari hanno avuto la fortuna di trovare un bravo GIP, un ottimo collegio del tribunale del riesame o, ancora, in Cassazione e poi, sono finite assolte nei vari gradi di giudizio; a questo si aggiunge un sistema carcerario pauroso, dove coloro che lavorano e coloro che scontano la pena vivono in condizioni subumane, in una condizione di sovraffollamento cui, nella scorsa legislatura il PD, tramite il Ministro Orlando, ha ritenuto semplicemente di rispondere con il sistema della vigilanza dinamica, che ha provocato una vera e propria giungla, insieme alle due gravi crisi che abbiamo avuto, legate all'emergenza COVID, ma anche alla crisi di avere il Ministro Bonafede alla guida del Dicastero durante l'emergenza COVID, con tutto ciò che ne è scaturito: le rivolte carcerarie e anche gli abusi da parte della Polizia penitenziaria; allo stesso tempo, lo Stato, in questi ultimi anni, ha risposto demotivando fortemente le Forze di polizia; a fronte di un aumento esponenziale dei reati, a fronte di un aumento esponenziale delle violenze contro i pubblici ufficiali, lo Stato ha risposto, nella scorsa legislatura, e in questa, inserendo nuovi reati a carico delle Forze dell'ordine, e mi riferisco al reato di tortura, al reato di depistaggio. Tutto ciò è condito da una mancanza di risorse economiche e risorse umane che rende la nostra giustizia veramente ingiusta.

A questo sistema di giustizia che non funziona, a questa crisi catastrofica, che tutte le forze politiche, a parole, vogliono risolvere – e, lo diciamo subito, Fratelli d'Italia certamente non è contro la riforma della prescrizione, certamente non è contro la riforma del sistema carcerario, che preveda un carcere umano, che sappia risocializzare i rei – certamente va contrapposta una riforma che deve tenere conto delle ragioni del giusto processo, con l'esigenza di sicurezza e legalità. La riforma di questa maggioranza, con un amplissimo numero di sostenitori, non è altro che una finta riforma, una riforma che si risolve in prove di forza all'interno della maggioranza, tra il Premier e i leader dei 5 Stelle, tra le varie forze politiche che prima erano alleate e oggi non lo sono più. Si usano parole roboanti, demagogiche, ma che, in realtà, non hanno nulla di concreto.

Innanzitutto, una grande riforma avrebbe la necessità di grandi risorse da mettere in campo, e queste non sono assolutamente previste. In realtà, si immagina di risolvere il sistema dell'inefficienza processuale, il sistema della crisi di giustizia, il sistema della grave crisi del nostro sistema carcerario con il principio della deflazione, e vado a concludere, signor Presidente. In realtà, si interviene sulla prescrizione senza mettere in condizione i giudici e il sistema giudiziario di fare processi celeri; si vogliono ridurre le impugnazioni e si punta su riti alternativi, ma la cosa più grave, per quello che ci riguarda, è aver colpito, ancora una volta, la certezza della pena e, ancora una volta, il sistema che tutela le vittime del reato, ampliando i riti alternativi alla detenzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Sì, grazie Presidente. Io inizio con qualche riflessione rispetto ad alcune delle considerazioni che sono già state sollevate dai miei colleghi e lo dico perché, in realtà, in Commissione giustizia non c'è stata la possibilità di confrontarsi su temi che sono veramente delicati, che l'Italia aspettava e ha aspettato lungamente, proprio perché il dibattito sulla giustizia è sempre stato sentito ed accesissimo.

Presidente, la prima domanda che io farei ai relatori e al Governo, che è qui in Aula, è: che cosa ne faremo delle vittime dei reati? Lo dico perché indipendentemente, dalla discussione, accesa, sui temi della prescrizione, indipendentemente dagli altri temi correttamente affrontati da tutti i colleghi, c'è un tema importantissimo, quello delle vittime; nessuno sembra essersene preoccupato, in questo provvedimento. Lo dico perché quando si subisce un reato ci si aspetta che lo Stato si faccia carico di perseguire il reo; è chiaro che se noi mettiamo la tagliola nel grado di appello avremo parti civili costituite in un primo grado che, come sappiamo, a seguito di questo compromesso al ribasso, che non può neanche essere definito una sintesi politica di posizioni diverse, si troveranno magari ad affrontare un giudizio di primo grado sine die, si troveranno ad arrivare in grado di appello con tempi strettissimi che potrebbero determinare l'improcedibilità dell'azione, il che vorrà dire per le parti civili ricominciare con le proprie richieste di giustizia in sede civile, e sappiamo bene quanto in sede civile serva per poter arrivare a un risarcimento, anni. Il che vuol dire che, in questo provvedimento, non ci occupiamo assolutamente di quello che capiterà a chi, purtroppo, subisce un reato.

Lo stesso tema rimane anche quando guardiamo alla detenzione alternativa, perché quando si parla di detenzione alternativa e si parla della possibilità di ampliare la platea di persone per le quali, di fatto, non verrà eseguita la pena, che non verranno, di fatto, condannate, noi facciamo un torto gravissimo a tutti quei cittadini che il reato lo subiscono e che si rivolgono allo Stato per avere tutela giurisdizionale. E questo è soltanto uno dei punti, perché quando il Ministro Cartabia, qualche tempo fa, diceva che la parte più importante è la possibilità di dare a chi viene condannato anche soluzioni alternative al carcere, la domanda è spontanea: quando viene comminata una pena, all'interno dei nostri codici, penale e di procedura penale, lo si fa anche perché quella pena, quella indicazione ha una funzione deterrente rispetto alla commissione del reato, e, con questo provvedimento, quella funzione deterrente verrà assolutamente meno.

Per non parlare, poi, di quello che succede sulla competenza, sulla possibilità che viene data alle procure di indicare le priorità di trattazione dei processi. Vedete, la norma di cui all'articolo 132 delle disposizioni di attuazione fa questo riferimento, ma - mi permetto di correggere i colleghi che lo hanno citato prima di me - quando il codice, in tali disposizioni di attuazione, parla della possibilità per le procure di indicare delle priorità, non lo fa rispetto al merito di quelle priorità ma correlandolo in maniera inscindibile alla organizzazione degli uffici, che è cosa ben diversa. Noi, invece, oggi, paradossalmente potremmo trovarci di fronte alla possibilità che una rapina o un furto sia trattato prioritariamente a Bergamo e magari non sia trattato affatto nelle zone del Sud. Noi sappiamo quanto questo incida fortemente sull'organizzazione delle mafie. Noi non siamo d'accordo con questo provvedimento, non per presupposti politici diversi. Noi non siamo d'accordo con questo provvedimento perché non solo è scritto tecnicamente male nel merito (mi riferisco alla parte dei subemendamenti che sono stati proposti in Commissione, visto che, banalmente, basterebbe dire che si parla di un'ordinanza motivata, senza però collegare la motivazione di quell'ordinanza agli elementi sostanziali; oppure, banalmente, basterebbe ricordare che, quando si mette il termine di cinque giorni per la possibilità di proporre ricorso per Cassazione avverso la proroga dei termini, quei cinque giorni di fatto sono a danno dell'indagato e dell'imputato e sono a favore di una celerità di giustizia che, però, non tutela assolutamente alcuna delle fasi procedimentali e processuali), ma perché si basa su un principio di fondo. Viene infatti eliminata la certezza della pena, viene eliminata la possibilità per un libero cittadino di affidarsi e credere che, iniziando un procedimento, possa finalmente arrivare a giustizia definitiva.

Noi avevamo semplicemente chiesto di tornare a tutto ciò che era prima del testo Bonafede e questo compromesso - permettetemi di dire - non è neanche un compromesso, non è neanche una sintesi, perché la sintesi in politica si può fare. Tuttavia, non possiamo concepire che in termini di giustizia, in termini così delicati, si arrivi a un testo che sia un ibrido fra garantisti e giustizialisti, ma, soprattutto, che sia un ibrido senza visione del futuro. Dobbiamo decidere dove vogliamo che vada il nostro sistema giudiziario, dobbiamo decidere se vogliamo che in Italia ci sia una improcedibilità formale o se vogliamo, invece, che ci sia un'estinzione sostanziale; se vogliamo che sia chiara quale sia la posizione rispetto al recupero del reo, che non vuol dire soltanto esecuzione della pena, ma vuol dire inserire anche i detenuti in un percorso vero di ricostruzione. Allora, Presidente, concludo con quello che diceva Ulpiano, che ha scritto le basi del nostro diritto: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere, che vuol dire vivere onestamente, non fare danno agli altri, dare a ciascuno il suo.

PRESIDENTE. Concluda.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, dovremmo ricominciare a capire che la giustizia non è prerogativa di una parte politica ma appartiene a tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Sisto, buonasera. Il disegno di legge all'esame reca delega al Governo per l'efficienza del processo penale e disposizioni per una rapida definizione dei procedimenti giudiziari.

Ci tenevo a ringraziare la collega Varchi, insieme a Ciro Maschio, Gianluca Vinci e Andrea Delmastro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, in questi ultimi mesi, hanno lavorato costantemente per dare a questo provvedimento una parvenza di riforma, così come la chiamate voi. Noi oggi siamo qui vista l'incapacità della maggioranza di rispettare un calendario dei lavori che viene continuamente modificato, vista l'incapacità di trovare una quadra, di trovare un accordo al rialzo, un accordo che vada nella direzione di soddisfare le aspettative dei cittadini italiani sull'obiettivo di una riforma seria, che punisca i colpevoli e che renda giustizia alle vittime dei reati. Non lo dico per esprimere una posizione di partito; è un tema ampiamente discusso che è stato votato dagli italiani, il 4 marzo 2018, dove oltre il 70 per cento degli elettori ha scelto di essere rappresentato da quelle forze politiche che non parlavano di lavori socialmente utili o permessi premio, non parlavano di risolvere il sovraffollamento con gli “Svuota carceri”. Queste forze politiche, che avevano il consenso di oltre il 70 per cento degli italiani, parlavano di come velocizzare i processi, parlavano della costruzione di nuove carceri, della responsabilità dei magistrati e della tanto discussa certezza della pena. Infatti, credo che il modo migliore per appagare le aspettative di una vittima di reato sia immedesimarsi in quella vittima e trovare delle soluzioni per rendere giustizia. Quando il Ministro Cartabia sostiene che la certezza della pena non coincide con la certezza del carcere, mi chiedo se farebbe la stessa osservazione se per qualche motivo fosse lei la vittima di un reato. Io ho dei grossi dubbi, anzi, credo che questa riforma sia la dimostrazione di quanto il Ministro sia lontano dal mondo reale. Lo abbiamo visto quando, varcando le porte del carcere di Santa Maria Capua Vetere, si è accorta che in Italia c'è un problema, c'è un problema di strutture, c'è un problema di personale c'è un problema di formazione; queste sono parole sue. Certezza della pena è una frase che in sé può non avere un grande significato, ma è proprio grazie all'assenza di questa certezza che c'è tanto odio in questo Paese; un odio verso la magistratura, verso la politica, verso quei criminali che vivono beatamente tra gli onesti cittadini che pagano le tasse, che cercano di tenere a galla questa povera Nazione, mentre c'è chi distrugge, ruba, spaccia, aggredisce. Se siamo qui a esporre i nostri dubbi nel merito della riforma - prima, Bonafede, poi sostituita, in seguito, dalla riforma Cartabia - è proprio perché una riforma dovrebbero rappresentare un'evoluzione, un miglioramento del sistema, che è proprio quello a cui auspichiamo; lo facciamo ogni giorno, quando chiediamo di velocizzare i processi, quando chiediamo di costruire nuove carceri, quando chiediamo di potenziare gli organici o anche quando manifestiamo affianco dei cittadini che subiscono l'effetto delle vostre azioni, magari in qualche ufficio totalmente distante dalla realtà. Lo abbiamo fatto con questa riforma. Si è presentata finalmente l'occasione di dare un contributo con i nostri emendamenti migliorativi, che ovviamente sono stati bocciati perché è evidente che l'opposizione in questo palazzo non può e non deve permettersi di cantare vittoria. Allora, alla fine, si invocherà la giustizia divina ed è vero che Dio vede e provvede sempre, ma il vero danno è quando si sceglie la strada della giustizia privata. Ultimamente, la stampa nazionale ha dato spazio ai fatti di Voghera; soprattutto la sinistra che sembrava non aspettasse altro per parlare dell'ennesimo episodio di razzismo. Ma è la stessa sinistra che fa finta di nulla quando la vittima è un italiano. Infatti, solo qualche giorno prima che l'esponente democratico Letta pubblicasse la notizia sulla pagina di Facebook con l'hashtag #stop armi private#, un pensionato pugliese è stato ucciso da due rapinatori che gli hanno sparato. In quel caso, non c'è stato alcun messaggio di vicinanza alla famiglia, nessuna condanna, il nulla. Noi di Fratelli d'Italia riteniamo che questa contrapposizione ideologica abbia generato una sorta di continua e sanguinaria guerra civile tra magistratura e politica. Riteniamo anche che sia giunto il tempo di abbandonare queste divisioni ideologiche, dove a farne le spese non sono né la magistratura, né la politica; a farne le spese sono i cittadini italiani e anche le Forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anziché valorizzarle, creando spazi per i delinquenti che ci tolgono dai piedi, voi fate gli “Svuota carceri” e le umiliate, ogni giorno, sempre di più.

PRESIDENTE. Concluda.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Concludo, Presidente. Continueremo ad avanzare le nostre proposte ogni giorno, per i cittadini; continueremo a chiedere cose concrete, cose che gli italiani possano toccare con mano, ma purtroppo...

PRESIDENTE. Grazie, ha concluso.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Presidente, ho finito!

PRESIDENTE. Ha 5 secondi.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Cinque secondi. Ma, purtroppo c'è il sospetto che, nelle prossime ore, vista anche la fretta di andare in ferie, si concluderà anche questa indecente sceneggiata, così come l'ha definita il governatore campano De Luca – che, se non erro, è un iscritto del Partito Democratico - e si concluderà con una maggioranza che esulterà, vista la necessità di mettere continuamente bandierine su grandi risultati che non esistono(Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare, a titolo personale, il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, vorrei capire prima come lei intenda procedere rispetto all'ordine dei lavori. L'abbiamo aspettata per sapere come lei intendesse procedere.

PRESIDENTE. Il suo è l'ultimo intervento in discussione generale.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Nel caso lei dovesse confermare, rispetto alla nostra richiesta di sanificazione all'interno di quest'Aula dove lavoriamo…

PRESIDENTE. Sospenderemo. Se lei rinuncia all'intervento, sospendiamo l'esame del provvedimento.

Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento che riprenderà alle 22,15. La Conferenza dei presidenti di gruppo immediatamente è convocata presso la Sala della Regina. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 20,40, è ripresa alle 22,15.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa (Alla ripresa della seduta i deputati Cabras, Corda, Forciniti, Giuliodori, Leda Volpi, Siragusa, Trano, Raduzzi, Sodano, Suriano e Villarosa occupano i banchi del Governo).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cavandoli, Comaroli, Davide Crippa, D'Uva, Daga, De Maria, Luigi Di Maio, Gregorio Fontana, Franceschini, Gallinella, Gebhard, Giachetti, Iovino, Lapia, Losacco, Molinari, Mura, Nardi, Occhiuto, Rizzo, Rotta, Serracchiani, Sisto e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 77, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Invito a sgombrare i banchi del Governo. Per favore non facciamo intervenire gli assistenti. Invito a sgombrare i banchi del Governo.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 2435-A.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge n. 2435-A.

Ricordo che prima della sospensione si è conclusa la discussione sulle linee generali.

Si devono sgombrare i banchi del Governo.

(Repliche - A.C. 2435-A​)

PRESIDENTE. Avverto che la relatrice di minoranza, deputata Maria Carolina Varchi, ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento.

Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, deputato Colletti, che ha un minuto di tempo a disposizione.

Prego, colleghi, dovete sgombrare i banchi del Governo.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, il Governo …

PRESIDENTE. Su cosa?

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). … attua con violenza…

PRESIDENTE. Su cosa?

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È).. …l'occupazione del Parlamento e noi pacificamente…

PRESIDENTE. Su cosa? Colletti, su cosa?

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Relatore di minoranza. ...occupiamo i banchi del Governo.

PRESIDENTE. Va bene. Anche la relatrice per la maggioranza, deputata Sarti, ha esaurito i tempi.

Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, Vazio. Non c'è, rinuncia.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo. Prego, sottosegretario Sisto.

Invito a sgombrare i banchi del Governo. Prego, Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Chiarisco che siamo…

PRESIDENTE. Invito a sgombrare i banchi del Governo…non sto facendo intervenire gli assistenti esclusivamente perché non voglio creare un contatto fisico, dato periodo … è agli atti questo…

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Chiarisco che il mio intervento è ai sensi dell'articolo 83, comma 1-bis, del Regolamento, e allo scopo di rispondere a quanto la collega Varchi, relatrice di minoranza, ha rappresentato nel suo intervento, chiedendo dettagliatamente nel suo incipit che i suoi quesiti ottenessero una risposta, ai sensi dell'articolo 83, comma 1-bis, del Regolamento.

Mi sembra che l'unico quesito davvero pregnante - ho sentito su questo anche la relatrice Varchi - sia quello relativo ai poteri che si ritiene siano stati dati al Parlamento sotto il profilo della direzione delle priorità; vengono definiti i criteri per la selezione delle notizie di reato. Rassicuro la collega Varchi che, essendo questo un provvedimento di mera velocizzazione, costituzionalmente orientato, del processo penale, siamo di fronte semplicemente ad un recepimento di quanto già previsto ampiamente in notevoli formule dell'ordinamento a partire dal 1998, andando al 2000…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. …ma soprattutto nelle delibere del Consiglio superiore della magistratura e nell'articolo 132-bis delle disposizioni…

PRESIDENTE. Grazie, Sottosegretario.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. …del processo penale. Va detto che, con molta chiarezza, siamo di fronte ad un esercizio, ripeto, assolutamente regolamentato e non ci saranno problemi per le persone offese perché, ovviamente, quei processi non potranno mai, nel rispetto dell'obbligatorietà dell'azione penale, essere disattesi.

PRESIDENTE. Richiamo all'ordine i deputati Cabras, Corda, Forciniti, Giuliodori, Leda Volpi, Siragusa, Trano, Raduzzi, Sodano, Villarosa, Suriano. Invito immediatamente a sgombrare i banchi del Governo.

(Esame degli articoli - A.C. 2435-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno e degli emendamenti presentati.

Avverto che, fuori dalla seduta, sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Colletti da 2.111 a 2.145, collocati alle pagine da 38 a 40 del fascicolo e da 2.193 a 2.243, da pagina 45 a pagina 47 del fascicolo.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Posizione della questione di fiducia – Articoli 1 e 2 - A.C. 2435-A​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato D'Incà (I deputati Forciniti e Trano si dirigono verso il Ministro D'Incà, seguiti dagli altri deputati che occupano i banchi del Governo). Prego D'Incà! Prego D'Incà! Prego D'Incà! D'Incà, prego (Proteste)! Chiedo agli assistenti di intervenire. Chiedo agli assistenti d'intervenire (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente)!

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi, degli articoli 1 e 2 del disegno di legge n. 2435-A: “Delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari”, nel testo approvato dalla Commissione (Vive proteste - I deputati che occupano i banchi del Governo scandiscono: Vergona, vergogna!).

PRESIDENTE. Comunico che, come già convenuto nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, la votazione sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'articolo 1 del disegno di legge n. 2435-A avrà luogo nella seduta di domani, a partire dalle ore 22,30, con dichiarazioni di voto a partire dalle 20,45.

Seguirà la votazione per appello nominale sulla fiducia di cui all'articolo 2, che non sarà preceduta dalla dichiarazione di voto, e potrà protrarsi anche oltre le ore 24 (Vive proteste dei deputati Cabras e Forciniti).

A partire dalle ore 9 di martedì 3 agosto si procederà all'esame degli ordini del giorno. Seguiranno, sempre in tale giornata, le dichiarazioni di voto finale e il voto finale.

Il termine di presentazione degli ordini del giorno è fissato alle 14 di domani, lunedì 2 agosto.

Estraggo, quindi, a sorte il nome del deputato dal quale avrà inizio l'appello nominale riferito alla votazione di fiducia sull'articolo 1: Scutellà.

Estraggo, quindi, a sorte il nome del deputato dal quale avrà inizio l'appello nominale riferito alla votazione di fiducia sull'articolo 2: Tateo.

Modifica nella composizione e nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 1° agosto 2021, i deputati Rossella Muroni, Andrea Cecconi, Alessandro Fusacchia, Lorenzo Fioramonti e Antonio Lombardo, già iscritti al gruppo parlamentare Misto, hanno chiesto di aderire alla componente politica “MAIE-PSI” del gruppo parlamentare Misto.

Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Comunico inoltre che il vicepresidente del gruppo parlamentare Misto, in rappresentanza della componente politica “MAIE-PSI”, con lettera pervenuta in data 1° agosto 2021, ha reso noto che la nuova denominazione della componente è “MAIE-PSI-Facciamoeco”.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 2 agosto 2021 - Ore 20,45:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari. (C. 2435-A​)

Relatori: SARTI e VAZIO, per la maggioranza; VARCHI e COLLETTI, di minoranza.

La seduta termina alle 22,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: GIULIA SARTI E FRANCO VAZIO (A.C. 2435-A​)

GIULIA SARTI, Relatrice per la maggioranza. (Relazione – A.C. 2435-A​). Onorevole Presidente, Onorevoli Colleghi, Onorevoli Membri del Governo, oggi, domenica 1° agosto 2021, approda in Aula alla Camera la riforma del processo penale.

Il disegno di legge di cui oggi l'Assemblea avvia l'esame reca la delega al Governo per l'efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari. Il provvedimento, presentato dall'allora Ministro Alfonso Bonafede il 13 marzo 2020, e modificato dalla Commissione, reca una disciplina normativa volta, attraverso la successiva adozione di uno o più decreti legislativi da parte del Governo e per mezzo di alcune disposizioni immediatamente precettive, a rispondere ad una serie di diverse finalità, tra le quali è preminente l'esigenza di accelerare il processo penale anche attraverso una sua deflazione e la sua digitalizzazione. Alcune misure sono rivolte al potenziamento delle garanzie difensive e della tutela della vittima del reato, mentre una nuova disciplina concerne la ragionevole durata del giudizio di impugnazione, del quale è prevista l'improcedibilità in caso di eccessiva durata.

Premetto che la Commissione Giustizia, che ha avviato l'esame del provvedimento il 25 giugno 2020, ha svolto un'articolata e accurata istruttoria legislativa, che l'ha vista impegnata in una indagine conoscitiva protratta da settembre a novembre 2020, nel corso della quale sono stati auditi, oltre ai vertici della Corte di Cassazione e al Procuratore nazionale antimafia, rappresentanti dell'Associazione nazionale magistrati, del Consiglio nazionale forense, dell'Associazione italiana giovani avvocati (AIGA) e dell'Associazione nazionale forense (ANF) nonché esponenti della magistratura e diversi docenti di diritto penale, di diritto processuale penale e di diritto costituzionale. Conclusa l'indagine conoscitiva, è stato fissato il termine per la presentazione delle proposte emendative. Nel frattempo, a seguito della formazione del Governo Draghi, la nuova Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha istituito presso l'Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, una commissione di studio per elaborare proposte di riforma in materia di processo e sistema sanzionatorio penale, nonché in materia di prescrizione del reato, presieduta dal dottor Lattanzi. All'esito dei lavori di tale Commissione, il Governo ha presentato, prima in Consiglio dei Ministri e successivamente, il 14 luglio scorso, in Commissione Giustizia, diverse proposte emendative volte a modificare il testo del disegno di legge dell'allora Ministro Bonafede. In considerazione della portata delle modifiche proposte, la Commissione Giustizia ha svolto un supplemento di attività istruttoria, attraverso lo svolgimento di ulteriori audizioni aventi ad oggetto il contenuto delle proposte emendative governative. Successivamente sono stati presentati subemendamenti da parte dei deputati alle proposte emendative del Governo.

Il testo al nostro esame, risultante dall'approvazione delle proposte emendative del Governo, dei relatori e di altre proposte emendative parlamentari, è stato accorpato in due articoli per ragioni di economia procedurale, a seguito della preannunciata volontà del Governo, nel corso di una riunione dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, di porre la questione di fiducia in Assemblea.

L'articolo 1 contiene un'ampia serie di deleghe al Governo per intervenire sul codice di procedura penale, sulle relative norme di attuazione, sul codice penale e sulla collegata legislazione speciale, sulle disposizioni dell'ordinamento giudiziario in materia di progetti organizzativi delle procure della Repubblica, per la revisione del regime sanzionatorio dei reati, nonché per l'introduzione di una disciplina organica della giustizia riparativa e dell'ufficio per il processo penale, con finalità di semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo penale. I decreti legislativi attuativi delle deleghe dovranno essere emanati entro un anno dall'entrata in vigore della legge.

L'articolo 2 contiene disposizioni immediatamente prescrittive modificative del codice penale, del codice di procedura penale, delle norme di attuazione del codice di procedura penale, le quali intervengono in materia di prescrizione del reato, di improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione, di identificazione delle persone sottoposte ad indagini e tutela della vittima del reato, nonché disposizioni di accompagnamento della riforma, relative alla creazione di strutture di supporto per l'attuazione della riforma.

Sottolineo, in particolare, che, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge di delega, il Governo deve adottare uno o più decreti legislativi volti a:

modificare il codice di procedura penale e le sue norme di attuazione, il codice penale e le leggi speciali, l'ordinamento giudiziario per quanto riguarda in particolare i progetti organizzativi delle procure;

riformare il regime sanzionatorio dei reati;

introdurre una disciplina organica della giustizia riparativa;

introdurre una disciplina organica dell'ufficio per il processo penale.

Nell'esercizio della delega il Governo dovrà, nel rispetto delle garanzie difensive, perseguire le finalità di semplificazione, speditezza e razionalizzazione del processo penale, attenendosi ai principi e criteri direttivi delineati dallo stesso articolo 1. La procedura da seguire nell'attuazione della delega è delineata dal comma 2, che prevede che gli schemi di decreto legislativo siano adottati su proposta del Ministro della giustizia, di concerto con i Ministri competenti ratione materiae e, con specifico riferimento alla disciplina della giustizia riparativa, acquisito il parere della Conferenza unificata. Sugli schemi di decreto deve essere acquisito il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che si esprimono entro sessanta giorni dalla ricezione degli schemi medesimi; in caso di inutile decorso del termine, i decreti possono essere emanati anche senza i prescritti pareri. La medesima procedura di cui al comma 2 deve essere seguita qualora, entro due anni dalla data di entrata in vigore dell'ultimo dei decreti legislativi di attuazione della delega, il Governo ritenga necessario adottare disposizioni integrative e correttive della riforma (comma 4). Ai sensi del comma 3, infine, il Governo è delegato ad adottare, nei termini e con la procedura di cui ai commi 1 e 2, uno o più decreti legislativi recanti le norme di attuazione delle disposizioni adottate ai sensi del comma 1 e di coordinamento tra le stesse e le altre leggi dello Stato, anche modificando la formulazione e la collocazione delle norme del codice penale, del codice di procedura penale e delle sue norme di attuazione nonché delle disposizioni contenute in leggi speciali non direttamente investite dai princìpi e criteri direttivi di delega, in modo da renderle ad essi conformi, operando le necessarie abrogazioni e adottando le opportune disposizioni transitorie.

Con riguardo all'obiettivo della deflazione ed accelerazione del processo penale, il comma 9 detta principi e criteri direttivi volti a riformare alcuni profili della disciplina in materia di indagini preliminari e udienza preliminare incidendo:

sui termini di durata delle indagini preliminari rimodulandoli in funzione della natura dei reati per cui si procede (lettere c) e d));

sull'iscrizione nel registro della notizia di reato in relazione sia ai presupposti dei quali si prevede un meccanismo di verifica, su richiesta di parte, che consenta al giudice di accertare la tempestività dell'iscrizione stessa e di retrodatarla, sia agli effetti prevedendosi che la stessa non possa determinare effetti pregiudizievoli sul piano civile e amministrativo (lettere da p) a s));

sulla fase conclusiva delle indagini preliminari, con l'obiettivo da un lato di rafforzare le garanzie dell'indagato e della persona offesa e dall'altro di ridurre i momenti di stasi del processo (lettere da e) a h));

sull'udienza preliminare, limitandone la previsione tramite l'estensione del catalogo dei reati con citazione diretta davanti al tribunale in composizione monocratica, individuandoli tra quelli puniti con pena della reclusione non superiore nel massimo a sei anni, anche se congiunta alla pena della multa, che non presentino rilevanti difficoltà di accertamento e prevedendo un meccanismo di controllo del giudice sulla formulazione dell'imputazione (lettere da l) a o));

sui criteri decisori di cui agli articoli 125 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale e 425, comma 3, del codice di procedura penale (regola di giudizio per l'archiviazione e per la pronuncia della sentenza di non luogo a procedere) sostituendo l'inidoneità a sostenere l'accusa in giudizio degli elementi acquisiti con l'inidoneità dei medesimi elementi a consentire una “ragionevole previsione di condanna” (lettere a) e m));

sui criteri di priorità per l'esercizio dell'azione penale, prevedendosi che gli uffici del pubblico ministero nell'ambito dei criteri generali indicati dal Parlamento con legge, individuino criteri di priorità trasparenti e predeterminati, da indicare nei progetti organizzativi delle procure della Repubblica, al fine di selezionare le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre, tenendo conto anche del numero degli affari da trattare e dell'utilizzo efficiente delle risorse disponibili (lettera i)).

Il comma 10 dell'articolo 1 detta principi e criteri direttivi per la riforma dei riti alternativi, finalizzati ad estenderne l'applicabilità ed a renderli maggiormente appetibili, con effetti deflattivi del rito dibattimentale. In particolare, per quanto riguarda il patteggiamento, il Governo dovrà consentire, quando la pena detentiva da applicare superi 2 anni, che l'accordo tra imputato e pubblico ministero si estenda alle pene accessorie e alla confisca facoltativa e dovrà ridurre gli effetti extra-penali della sentenza di applicazione della pena su richiesta delle parti, prevedendo anche che questa non abbia efficacia di giudicato nel giudizio disciplinare e in altri casi. Nel giudizio abbreviato il Governo dovrà intervenire sulle condizioni per l'accoglimento della richiesta subordinata a un'integrazione probatoria, prevedendone l'ammissibilità solo se l'integrazione risulta necessaria ai fini della decisione e se il procedimento speciale produce un'economia processuale in rapporto ai tempi di svolgimento del giudizio dibattimentale. Il Governo dovrà inoltre prevedere che la pena inflitta sia ulteriormente ridotta di un sesto nel caso di mancata proposizione di impugnazione da parte dell'imputato. In materia di giudizio immediato il Governo dovrà aumentare le possibilità di accesso ai riti premiali a fronte del decreto del giudice per le indagini preliminari che dispone il giudizio immediato prevedendo che, nel caso venga respinta la richiesta di giudizio abbreviato condizionato, l'imputato possa avanzare richiesta di giudizio abbreviato senza integrazione probatoria (articolo 438, comma 1, del codice di procedura penale) o richiesta di patteggiamento (articolo 444 del codice di procedura penale). Quando l'imputato intende richiedere l'applicazione della pena ai sensi dell'articolo 444, ma non trova d'accordo il pubblico ministero, oppure quando la richiesta di patteggiamento è rigettata dal giudice per le indagini preliminari, potrà essere avanzata richiesta di giudizio abbreviato. Intervenendo sul procedimento per decreto il legislatore delegato dovrà estendere da 6 mesi a un anno, il termine a disposizione del PM per chiedere al GIP l'emissione del decreto, stabilendo che presupposto dell'estinzione del reato sia, oltre al decorso dei termini, anche il pagamento della pena pecuniaria e prevedendo che se il condannato rinuncia all'opposizione può essere ammesso a pagare una pena pecuniaria ridotta. Più in generale il provvedimento intende aumentare le possibilità di accesso ai riti premiali a fronte del decreto del GIP che dispone il giudizio immediato e consentire all'imputato, in caso di nuove contestazioni in dibattimento, di richiedere l'accesso ai riti alternativi.

Il comma 11 dell'articolo 1, con riguardo al giudizio dibattimentale, contiene alcune direttive specificamente rivolte all'obiettivo dell'accelerazione del procedimento, in base alle quali il Governo dovrà prevedere:

che i giudici debbano fissare e comunicare alle parti il calendario organizzativo delle udienze;

che le parti illustrino le rispettive richieste di prova nei limiti strettamente necessari alla verifica dell'ammissibilità delle stesse;

il deposito delle consulenze tecniche e della perizia entro un termine congruo precedente l'udienza fissata per l'esame del consulente o del perito;

prevedere che, nell'ipotesi di mutamento del giudice o di uno o più componenti del collegio, quando la prova dichiarativa sia stata verbalizzata tramite videoregistrazione nel contraddittorio con la persona nei cui confronti le dichiarazioni medesime saranno utilizzate, il giudice potrà disporre la riassunzione della prova solo quando lo ritenga necessario sulla base di specifiche esigenze.

Il comma 12 dell'articolo 1 delega il Governo ad intervenire sulla disciplina dei procedimenti attribuiti alla competenza del giudice monocratico in cui non si fa luogo ad udienza preliminare e l'esercizio dell'azione penale avviene con citazione diretta a giudizio. In particolare, la riforma prevede una udienza predibattimentale in camera di consiglio, da celebrare innanzi ad un giudice diverso da quello davanti al quale dovrà eventualmente tenersi il dibattimento, nell'ambito della quale il giudice dovrà pronunciare la sentenza di non luogo a procedere quando gli elementi acquisiti non consentono una ragionevole previsione di condanna e potrà ricevere eventuali richieste di riti alternativi. Laddove invece il procedimento superi questa fase, il giudice dovrà fissare la data della successiva udienza dibattimentale, dinanzi a un giudice diverso.

Esigenze di deflazione sono alla base anche della riforma proposta per il sistema delle impugnazioni dal comma 13 dell'articolo 1. In particolare, per quanto riguarda il giudizio di appello, il Governo è delegato:

ad estendere le attuali ipotesi di inappellabilità delle sentenze (di proscioglimento e di non luogo a procedere relative a reati puniti con la sola pena pecuniaria o con pena alternativa; di condanna al lavoro di pubblica utilità);

ad ampliare l'ambito applicativo del concordato sui motivi in appello, tramite l'eliminazione di tutte le preclusioni all'accesso a tale istituto;

a prevedere l'inammissibilità dell'appello per aspecificità dei motivi.

Per quanto riguarda invece il giudizio in Cassazione, la delega prevede – tra l'altro – che la trattazione dei ricorsi avvenga con contraddittorio scritto senza l'intervento dei difensori facendo salva la possibile richiesta delle parti di discussione orale. Dinanzi alla Cassazione è infine prevista l'introduzione di un ricorso straordinario per dare esecuzione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo.

Finalità deflattive del processo penale persegue anche il comma 15 dell'articolo 1 del disegno di legge che delega il Governo a intervenire sulla disciplina delle condizioni di procedibilità, ampliando l'ambito di applicazione della procedibilità a querela (ad esempio, dovrà essere prevista la querela per ulteriori specifici reati contro la persona o contro il patrimonio, individuati nell'ambito di quelli puniti con la pena edittale detentiva non superiore nel minimo a due anni).

Anche il potenziamento degli istituti della non punibilità per tenuità del fatto e della messa alla prova, previsto dai commi 21 e 22 dell'articolo 1 del disegno di legge, dovrebbe consentire di ridurre le ipotesi nelle quali il procedimento penale giunge al dibattimento.

In particolare, il comma 21 delega il Governo a estendere l'ambito di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ai reati puniti con pena edittale non superiore nel minimo a due anni, con la possibilità di prevedere eccezioni per specifici reati e con l'obbligo di precludere sempre l'accesso all'istituto in caso di reati di violenza sulle donne e violenza domestica.

Il comma 22 delega il Governo ad estendere l'ambito di applicabilità dell'istituto della sospensione del procedimento penale con messa alla prova dell'imputato a specifici reati, puniti con pena edittale detentiva non superiore nel massimo a sei anni, che si prestino a percorsi risocializzanti o riparatori, da parte dell'autore. Si prevede inoltre l'applicazione dell'istituto già nel corso delle indagini preliminari.

Presentano una finalità deflattiva anche alcuni principi di delega relativi alla revisione del sistema sanzionatorio penale. In particolare, il comma 17 dell'articolo 1 delega il Governo a rivedere la disciplina delle sanzioni sostitutive delle pene detentive brevi, da individuare nella semilibertà, nella detenzione domiciliare, nel lavoro di pubblica utilità e nella pena pecuniaria, ampliandone l'ambito di applicazione. Le nuove pene sostitutive, irrogabili entro il limite di 4 anni di pena inflitta, saranno direttamente applicate dal giudice della cognizione, alleggerendo così il carico dei giudici di esecuzione.

Il comma 23 dell'articolo 1 prevede una delega al Governo in materia di contravvenzioni nella quale prevedere una causa di estinzione delle contravvenzioni destinata ad operare già nella fase delle indagini preliminari, per effetto del tempestivo adempimento di apposite prescrizioni impartite dall'organo accertatore e del pagamento di una somma di denaro determinata in una frazione del massimo dell'ammenda stabilita per la contravvenzione commessa.

Relativamente all'obiettivo della digitalizzazione, il provvedimento promuove la digitalizzazione del processo penale e, più in generale, l'impiego delle nuove tecnologie con finalità di velocizzazione e risparmio, anche muovendo dall'esperienza fatta nel corso della pandemia con il processo da remoto. A tal fine, il comma 5 dell'articolo 1 reca principi e criteri direttivi cui devono ispirarsi i decreti attuativi della delega in tema di processo penale telematico, affermando in generale il principio della obbligatorietà dell'utilizzo di modalità digitali tanto per il deposito di atti e documenti quanto per le comunicazioni e notificazioni. Pur nella previsione di una gradualità nell'implementazione del processo penale telematico, da garantire attraverso una disciplina transitoria, il legislatore delegato dovrà prevedere l'impiego di modalità non telematiche solo in via di eccezione. Il comma 8 dell'articolo 1 detta principi e criteri direttivi per modificare il codice di rito al fine di prevedere la registrazione audiovisiva o l'audioregistrazione per documentare l'interrogatorio o l'assunzione di informazioni, ovvero la testimonianza. Inoltre, la disposizione delega il Governo ad individuare i casi in cui, con il consenso delle parti, la partecipazione all'atto del procedimento o all'udienza può avvenire a distanza o da remoto.

A supporto del processo di digitalizzazione, i commi 18 e 19 dell'articolo 2 demandano al Ministro della giustizia, di concerto con i Ministri per l'innovazione tecnologica e per la pubblica amministrazione, l'approvazione di un piano triennale per la transizione digitale della amministrazione della giustizia.

Il comma 20 dell'articolo 2 consente inoltre al Ministro della giustizia di costituire e disciplinare un Comitato tecnico-scientifico quale organismo di consulenza e supporto nelle decisioni connesse alla digitalizzazione del processo.

Ulteriori principi di delega possono essere ricondotti alla finalità di bilanciare le esigenze di velocizzazione del procedimento con quelle di mantenere elevate garanzie difensive.

Va in questa direzione il comma 6 dell'articolo 1, che reca principi e criteri direttivi per la modifica della disciplina delle notificazioni all'imputato, prevedendo che solo la prima notificazione, nella quale egli prende conoscenza del procedimento a suo carico, e quelle relative alla citazione a giudizio in primo grado e in sede di impugnazione, dovranno essere effettuate personalmente all'imputato; tutte le altre potranno essere effettuate al difensore di fiducia, al quale l'imputato avrà l'onere di comunicare i propri recapiti. La disciplina delle notificazioni all'imputato è strettamente connessa alla nuova regolamentazione del processo in assenza dettata dal successivo comma 7 dello stesso articolo 1, che detta principi e criteri direttivi per la riforma della disciplina del processo in assenza dell'imputato, al fine di adeguarla al diritto dell'Unione europea con particolare riferimento alla direttiva UE 2016/343, che tratta, oltre che della presunzione di innocenza, anche del diritto di presenziare al processo. In particolare, la riforma intende riaffermare il principio in base al quale si può procedere in assenza dell'imputato solo se si ha la certezza che la sua mancata partecipazione al processo è consapevole e volontaria. In mancanza, il giudice dovrà pronunciare sentenza inappellabile di non doversi procedere, chiedendo contestualmente che si proceda alle ricerche dell'imputato. Se e quando l'imputato sarà rintracciato, la sentenza di non doversi procedere sarà revocata (nel frattempo la prescrizione sarà stata sospesa) e il giudice fisserà una nuova udienza per la prosecuzione del processo. Ovviamente, saranno previste le opportune deroghe nei casi di latitanza disciplinati dagli Artt. 295-296 cpp.

Il comma 24 dell'articolo 1 delega il Governo dà la possibilità alla persona sottoposta alle indagini (e dei soggetti interessati) di proporre opposizione al GIP avverso il decreto di perquisizione al quale non abbia fatto seguito un provvedimento di sequestro.

Il comma 25 dell'articolo 1 introduce uno specifico criterio di delega in base al quale il Governo dovrà prevedere che il decreto di archiviazione e la sentenza di non luogo a procedere o di assoluzione costituiscano titolo per l'emissione di un provvedimento di deindicizzazione che, nel rispetto della normativa europea in materia di dati personali, garantisca in modo effettivo il diritto all'oblio degli indagati o imputati.

Inoltre il comma 14 dell'articolo 2 interviene sull'articolo 123 codice di procedura penale per estendere l'obbligo di comunicazione anche al difensore delle dichiarazioni e richieste, dell'imputato detenuto e dell'imputato in stato di arresto o di detenzione domiciliare o custodito in un luogo di cura.

La riforma include anche disposizioni per il rafforzamento degli istituti di tutela della vittima del reato e per l'introduzione di una disciplina organica sulla giustizia riparativa, anche in attuazione di direttive dell'Unione europea.

In particolare, il comma 18 dell'articolo 1 detta principi e criteri direttivi per introdurre una disciplina organica della giustizia riparativa, con particolare riguardo alla definizione dei programmi, ai criteri di accesso, alle garanzie, alla legittimazione a partecipare, alle modalità di svolgimento dei programmi e alla valutazione dei suoi esiti, nelle diverse fasi del procedimento penale.

I commi 11, 12 e 13 dell'articolo 2 con disposizione immediatamente precettiva, integrano le disposizioni a tutela delle vittime di violenza domestica e di genere introdotte con legge n. 69 del 2019 (c.d. Codice rosso), estendendone la portata applicativa anche alle vittime dei suddetti reati in forma tentata e alle vittime di tentato omicidio.

Un'ulteriore disposizione (comma 15 dell'articolo 2) è volta ad inserire tra i delitti per i quali è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza quello di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

La riforma penale, con il comma1 dell'articolo 2, interviene con disposizioni immediatamente prescrittive sulla disciplina della prescrizione dei reati contenuta nel codice penale, con la finalità di:

confermare la regola, introdotta con la legge n. 3/2019 (c.d. Spazzacorrotti), secondo la quale il corso della prescrizione del reato si blocca con la sentenza di primo grado, sia essa di assoluzione o di condanna;

escludere che al decreto penale di condanna, emesso fuori dal contraddittorio delle parti, possa conseguire l'effetto definitivamente interruttivo del corso della prescrizione;

prevedere che se la sentenza viene annullata, con regressione del procedimento al primo grado o ad una fase anteriore, la prescrizione riprende il suo corso dalla pronuncia definitiva di annullamento.

Parallelamente, sempre con previsione immediatamente prescrittiva, il comma 2 dell'articolo 2 introduce nel codice di procedura penale l'istituto dell'improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione. Con l'inserimento dell'articolo 344-bis nel codice di procedura penale si prevedono termini di durata massima dei giudizi di impugnazione individuati rispettivamente in 2 anni per l'appello e un anno per il giudizio di cassazione: la mancata definizione del giudizio entro tali termini comporta la declaratoria di improcedibilità dell'azione penale.

Tuttavia i termini di durata dei giudizi di impugnazione, che sono sospesi negli stessi casi in cui è prevista la sospensione della prescrizione, possono essere prorogati dal giudice che procede quando il giudizio di impugnazione è particolarmente complesso in ragione del numero delle parti o delle imputazioni o del numero o della complessità delle questioni di fatto o di diritto da trattare. Ed in particolare è possibile una proroga di un anno per il giudizio di appello e di 6 mesi per il giudizio in Cassazione, sempre che ricorrano le ragioni inerenti la complessità del giudizio, salvo che si proceda per i reati commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordinamento costituzionale, di associazione mafiosa e di scambio elettorale politico-mafioso, di violenza sessuale aggravata e di traffico di stupefacenti: in tali casi potranno essere disposte ulteriori proroghe per le ragioni e per la durata indicate per tutti gli altri reati. Per i delitti aggravati dal metodo mafioso e dall'agevolazione mafiosa ai sensi dell'articolo 416-bis.1 cp, possono essere concesse proroghe, ai termini indicati dal primo e secondo comma, fino ad un massimo di 3 anni per l'appello e un anno e 6 mesi per il giudizio di legittimità.

I termini di durata massima dei giudizi di impugnazione non si applicano nei procedimenti per delitti puniti con l'ergastolo e quando l'imputato vi rinunci. La disposizione, inoltre, novella l'articolo 578 del codice di procedura penale in tema di decisione sugli effetti civili nel caso di improcedibilità dell'azione.

Con disposizione transitoria, è previsto che le nuove norme in materia di improcedibilità di cui al comma 2, trovino applicazione solo nei procedimenti di impugnazione che hanno ad oggetto reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020; per questi procedimenti, peraltro, se l'impugnazione è proposta entro la fine del 2024, i termini di durata massima dei giudizi, di cui al comma 2, sono rispettivamente di 3 anni per l'appello e di 1 anno e mezzo per il giudizio di Cassazione.

Infine, il provvedimento contiene una serie di disposizioni di delega riconducibili all'esigenza di razionalizzare alcuni specifici istituti processuali.

In particolare, il comma 14 dell'articolo 1 delega il Governo ad intervenire in materia di amministrazione dei beni in sequestro e di esecuzione della confisca mentre il comma 16 dell'articolo 1 interviene sul procedimento di esecuzione della pena pecuniaria con la finalità dichiarata di restituirle effettività.

I commi 7-10 dell'articolo 2 introducono specifiche disposizioni, immediatamente precettive, volte ad assicurare la più compiuta identificazione di alcune categorie di persone sottoposte al procedimento penale, con specifico riguardo agli apolidi, alle persone della quale è ignota la cittadinanza, ai cittadini di uno Stato non appartenente all'Unione europea o cittadini dell'Unione europea privi del codice fiscale o che sono attualmente, o sono stati in passato, titolari anche della cittadinanza di uno Stato non appartenente all'Unione europea.

Ulteriori misure sono previste dal disegno di legge con finalità di supporto all'implementazione della riforma. In particolare:

i commi 16 e 17 dell'articolo 2 demandano ad un decreto del Ministro della giustizia, l'istituzione di un Comitato tecnico-scientifico, per la consulenza e il supporto nella valutazione periodica del raggiungimento degli obiettivi di accelerazione e semplificazione del procedimento penale;

il comma 26 dell'articolo 1 delega il Governo a modificare la disciplina vigente dell'ufficio per il processo penale. Ai fini della riforma della normativa sull'ufficio del processo penale, il Governo è tenuto a prevedere: una compiuta disciplina dell'ufficio per il processo penale negli uffici giudiziari di merito, individuando i requisiti professionali del personale da assegnarvi, facendo riferimento alle figure già previste dalla legge e che agli addetti alla struttura siano attribuiti i compiti di coadiuvare uno o più magistrati anche con riguardo all'accelerazione dei processi di innovazione tecnologica e incrementare la capacità produttiva dell'ufficio, (lettere a) e b)); l'istituzione presso la Corte di cassazione nonché presso la Procura generale della Corte di cassazione, di una o più strutture organizzative denominate “ufficio per il processo”, attribuendo agli addetti specifici compiti di supporto e contributo ai magistrati (lettere da c) a f)).

FRANCO VAZIO, Relatore per la maggioranza. (Relazione – A.C. 2435-A​). Onorevole Presidente, Onorevoli Colleghi, Onorevoli Membri del Governo, oggi, domenica 1 agosto 2021, approda in Aula alla Camera la riforma del processo penale.

Nessun impunitismo, ma anche nessuna presunzione di colpevolezza!!!

Ragionevole durata dei processi, maggiori garanzie per gli imputati, certezza per le parti offese di ottenere giustizia, digitalizzazione e nuove tecnologie e risorse al servizio della giustizia.

È un grande onore legare il proprio nome di “relatore” – prima con il lavoro svolto in Commissione e oggi con l'intervento in aula – a quello della Ministra Cartabia e al Governo Draghi su una delle riforme più importanti ed attese degli ultimi 10 anni.

La nostra Costituzione fissa i principi della “ragionevole durata del processo” e del “giusto processo”; principi purtroppo troppo spesso disattesi.

L'imputato ha il diritto di essere giudicato in quadro di garanzie e di tempi ragionevolmente brevi.

La parte lesa, in caso di condanna dell'imputato, ha il diritto di vedersi riconoscere il risarcimento dei danni subiti senza attendere decenni e processi infiniti.

Lo Stato ha il dovere di celebrare il processo con tutte le garanzie per le parti coinvolte, in piena trasparenza e con tempi degni di un paese moderno e democratico.

Il cittadino, infine, ha il diritto di sapere chi sia colpevole e chi sia innocente, senza attendere 20 anni: insomma sapere se un uomo pubblico ha rubato, chi siano i responsabili di efferati delitti, chi si sia macchiato di una violenza sessuale.

Saperlo subito mette in guardia la collettività, la tranquillizza, rimargina le ferite, anche sociali, consente una punizione effettiva e una possibile riabilitazione del reo.

Il tempo oltre a uccidere “socialmente” l'innocente ingiustamente sottoposto a processo, in caso di condanna, sbiadisce le responsabilità dei colpevoli, modifica la percezione dei reali pericoli e punisce, nei fatti, a distanza di anni e con condizioni sociali, morali spesso profondamente mutati, una persona sostanzialmente diversa.

La Riforma del processo penale voluta dalla Ministra Cartabia e dal Presidente Draghi ha proprio questi obiettivi e questi orizzonti, che vengono realizzati in un contesto di modernità di sistema, con tecnologie e risorse finalmente degne del nostro Paese.

Dicevo nessun impunitismo e nessuna presunzione di colpevolezza dunque.

Nessun imputato potrà contare in un colpo di spugna.

Insomma nessun processo andrà in fumo; sia per reati comuni, sia per quelli di maggior allarme sociale come quelli di mafia, di terrorismo, di eversione, di traffico internazionale di stupefacenti e di violenza sessuale.

Certo però che non potrà più accadere che un fascicolo dopo la sentenza di primo grado, sia essa di assoluzione o di condanna, attenda 3 anni per la fissazione dell'udienza di appello.

Viene affermato a chiare lettere che un cittadino sottoposto a processo – così come vuole la nostra Costituzione – è innocente sino a prova contraria; solo un giudice con sentenza definitiva di condanna può spazzare via tale presunzione.

Già la direttiva europea e la delega al Governo di tradurre in norma tale principio erano state un ottimo segnale; ora questa riforma lo rafforza ulteriormente.

Irromperà nel sistema Giustizia Penale la “digitalizzazione” e il “processo penale telematico”, con deposito di atti e notifiche effettuati per via telematica. Un'innovazione straordinaria, un segno di efficienza e modernità, che ridurrà profondamente i tempi del processo, spazzando via vuoti temporali ed errori.

L'approvazione di un emendamento, presentato dal sottoscritto relatore, consentirà poi il potenziamento dell'ufficio del processo, cioè l'ufficio dove 1.000 persone di nuova assunzione aiuteranno i giudici a fare il loro lavoro. Risorse fondamentali per coadiuvare i magistrati, per prestare assistenza agli stessi ai fini dell'analisi delle pendenze, per incrementare l'attività produttiva attraverso attività di ricerca, di organizzazione e di supporto nell'accelerazione nei processi di innovazione tecnologica.

Strumento concreto per rendere possibile la celebrazione dei processi giusti in tempi ragionevolmente brevi.

L'obiettivo, infatti, non è quello di celebrare processi frettolosi, avvicinando l'Italia ai sistemi deteriori, ma quello di fornire ai giudici quanto necessario per giudicare presto e bene, così come devono fare le grandi democrazie.

Si stabilisce che il Pubblico Ministero possa chiedere e il Giudice dell'Udienza Preliminare disporre il rinvio a giudizio dell'indagato solo quando gli elementi acquisiti consentono una “ragionevole previsione di condanna”.

Il processo che impegna risorse economiche e umane, che affligge l'indagato, soprattutto quando è innocente, non andrà chiesto quale tentativo e come strumento di ricerca e scoperta, ma solo se ci sono sul tavolo elementi concreti e prove.

Si rimodulano i termini di durata massima delle indagini rispetto alla gravità del reato.

Inoltre, alla scadenza del termine di durata massima delle indagini, fatte salve le esigenze specifiche di tutela del segreto investigativo, si prevede un meccanismo di discovery degli atti, a garanzia dell'indagato e della vittima.

Viene affermata la trasparenza dei “criteri di priorità” per la celebrazione dei processi.

Gli uffici del Pubblico Ministero, per garantire l'efficace e uniforme esercizio dell'azione penale, nell'ambito di criteri generali indicati con legge dal Parlamento, dovranno individuare priorità trasparenti e predeterminate, che saranno indicate nei progetti organizzativi delle procure e quindi sottoposte all'approvazione del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM).

Non sarà la politica a vincolare l'esercizio dell'azione penale; il Parlamento – con legge – disegnerà i criteri generali, insomma la cornice, e i PM – con trasparenza – individueranno le priorità a cui saranno ispirate le proprie iniziative, assegnando poi l'approvazione delle stesse all'organo Costituzionale di Autogoverno, il CSM.

Si tratta di una grande conquista!

In linea con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, si prevede che la mera iscrizione del nominativo della persona nel registro delle notizie di reato non possa determinare effetti pregiudizievoli sul piano civile e amministrativo.

Troppe volte iscrizioni, spesso imposte per legge, hanno portato alla rovina di cittadini e di imprese che si sono visti sospendere autorizzazioni e concessioni.

Il proscioglimento, in questi casi, dopo il danno irreparabile, appariva sostanzialmente come una vera beffa.

Non accadrà più; l'iscrizione nel registro degli indagati sarà davvero una forma di garanzia per l'indagato e non, invece, una prematura e spesso ingiusta punizione.

Infine, Onorevole Presidente, chiudo la mia relazione sul tema della prescrizione e della improcedibilità per il superamento dei termini di durata massima dei giudizi di impugnazione.

La riforma penale interviene con disposizioni immediatamente prescrittive sulla disciplina della prescrizione dei reati contenuta nel codice penale, con la finalità di confermare la regola, introdotta con la legge n. 3/2019 (c.d. Spazzacorrotti), secondo la quale il corso della prescrizione del reato si blocca con la sentenza di primo grado, sia essa di assoluzione o di condanna - cioè continuerà ad operare la prescrizione sostanziale come sempre applicata.

Parallelamente, sempre con previsione immediatamente prescrittiva, il disegno di legge introduce nel codice di procedura penale l'istituto dell'improcedibilità per superamento dei termini di durata massima del giudizio di impugnazione. 

Con l'inserimento dell'art. 344-bis si prevedono termini di durata massima dei giudizi di impugnazione individuati rispettivamente:

in 2 anni per l'appello

in 1 anno per il giudizio di cassazione

La mancata definizione del giudizio entro tali termini comporterà la declaratoria di improcedibilità dell'azione penale.

Tuttavia i termini di durata dei giudizi di impugnazione potranno essere prorogati dal giudice che procede, per ragioni inerenti la complessità del giudizio - numero delle parti o delle imputazioni o delle questioni di fatto e di diritto.

Ed in particolare:

per tutti i reati è possibile solo una proroga di 1 anno per il giudizio di appello e di 6 mesi per il giudizio in Cassazione (la durata massima in questo caso sarebbe quindi di 3 anni per l'appello e di 1 anno e 6 mesi per la Cassazione)

per i reati commessi per finalità di terrorismo o di eversione dell'ordinamento costituzionale, di associazione mafiosa e di scambio elettorale politico-mafioso, di violenza sessuale aggravata e di traffico di stupefacenti, il termine (dei 2 anni in appello e di un 1 in Cassazione) può essere prorogato anche più di una volta - non è dunque fissato un limite di durata per tali giudizi. Però ogni proroga di (1 anno in appello e 6 mesi in cassazione) deve essere motivata da specifiche ragioni.

per i delitti aggravati dal metodo mafioso e dall'agevolazione mafiosa ai sensi dell'articolo 416-bis.1, il termine (dei 2 anni in appello e di un anno in Cassazione) può essere prorogato anche più di una volta - fino ad un massimo di 3 anni per l'appello e un anno e 6 mesi per il giudizio di legittimità -. In tali casi quindi la durata massima del giudizio in appello è di 5 anni e quella del giudizio in Cassazione è di 2 anni e 6 mesi. Però anche in questo caso ogni proroga di (1 anno in appello e 6 mesi in cassazione) deve essere motivata dalle ragioni di cui sopra (la complessità del giudizio)

contro le ordinanze che dispongono la proroga si potrà ricorrere subito in Cassazione (entro 5 giorni) e la Cassazione dovrà decidere entro 30 giorni. 

Con una norma transitoria, voluta per consentire la copertura degli organici delle Corti di Appello e la piena operatività dell'Ufficio del Processo, è previsto che le nuove norme in materia di improcedibilità trovino applicazione solo nei procedimenti di impugnazione che hanno ad oggetto reati commessi a partire dal 1° gennaio 2020. Per questi procedimenti, peraltro, se l'impugnazione è proposta entro la fine del 2024, i termini di durata massima dei giudizi saranno rispettivamente di 3 anni per l'appello e di 1 anno e mezzo per il giudizio di Cassazione.

I termini di durata massima dei giudizi di impugnazione non si applicheranno in ogni caso nei procedimenti per delitti puniti con l'ergastolo e quando l'imputato vi rinunci.

Stiamo uscendo con difficoltà da una pandemia che ha seminato morte e disperazione nel mondo e nel nostro Paese.

Il PNRR costituisce il trampolino di lancio della ripresa economica e sociale dell'Italia.

La riforma della Giustizia è lo scheletro del PNRR.

Anche per questa ragione la riforma va sostenuta senza infingimenti, con coraggio, senza se e senza ma.

In questi giorni abbiamo invece sentito cori e tifoserie dai toni opposti.

Intendo in conclusione chiarire e ribadire un principio.

La prescrizione è il fallimento dell'azione accertativa dello Stato.

I processi devono essere iniziati, ma soprattutto conclusi.

Chi sostiene che il processo può e deve durare in eterno, non guarda ai principi scolpiti nella nostra Costituzione, crede nella “presunzione di colpevolezza” e ritiene che le vittime possano aspettare.

Chi inneggia e guarda invece alla Prescrizione come al colpo di spugna, parla di processi brevi, ma strizza l'occhio all'impunitismo.

Questa riforma, invece, è ancorata fortemente alla Costituzione, ritiene valori non discutibili le garanzie dell'imputato e del giusto processo, intende proteggere le vittime dei reati, assicurando loro il giusto, pronto e doveroso risarcimento dei danni.

Un segno di grande civiltà, di democrazia e di modernità.

Questa è la riforma che il Parlamento si appresta a votare.

Questa è la riforma attesa da molti anni.

Sosteniamola insieme per il bene dell'Italia.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Gallo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2435-A - quest. preg. nn. 1 e 2 405 405 0 203 48 357 51 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.