XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 14 settembre 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

          la decisione annunciata dalla Commissione europea che ha intenzione di dichiarare ammissibile la domanda croata di registrazione della menzione tradizionale «Prosek» danneggia i produttori di Prosecco made in Italy, perché confonde onomatopeicamente i consumatori, procurando loro gravi danni;

          la richiesta di registrazione del Prosek croato, non per caso, avviene nell'anno in cui si è verificato un record storico dell'export di Prosecco nel mondo, cresciuto del 35 per cento nei primi sei mesi del 2021;

          la decisione della Commissione revoca in dubbio l'opposto convincimento della Corte di giustizia dell'Unione europea, espresso in una recente sentenza con la quale ha dichiarato illegittimo l'uso di denominazioni che potrebbero indurre in inganno, perché evocano in modo strumentale prodotti hanno già vista riconosciuta la denominazione di origine e quindi dovrebbero essere tutelati dalla normativa emanata dall'Unione europea;

          ad avviso degli interpellanti, il Governo dovrebbe agire immediatamente e con decisione, in sede unionale, per opporsi al perfezionamento della decisione, con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, per evitare il formarsi di un precedente pericoloso che non solo, in questa contingenza, danneggia gravemente i produttori italiani, ma che in prospettiva indebolisce l'intera Unione europea quando agisce nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio nei quali occorre tutelare la denominazione prosecco dai prodotti falsi, come nel caso di produzioni provenienti da Argentina e Australia;

          dopo la eventuale pubblicazione in Gazzetta, si ricorda che tutte le parti interessate disporranno di un termine di due mesi a decorrere dalla data di pubblicazione per presentare un'obiezione motivata che la Commissione analizzerà prima di adottare una decisione finale;

          colpire il prestigioso vino italiano proprio nel periodo in cui registra un notevole incremento nelle vendite mondiali per effetto della voglia dei consumatori stranieri di tornare a brindare con le bollicine made in Italy dopo la lunga astinenza dovuta alla chiusura dei ristoranti e degli ostacoli alle esportazioni legate alla pandemia, è un comportamento che appare sleale;

          gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente di bottiglie di Prosecco con un aumento del 48 per cento, ma l'incremento maggiore delle vendite si è verificato in Russia dove gli acquisti sono più che raddoppiati (+115 per cento) mentre in Germania guadagna il 37 per cento, seguita dalla Francia (+32 per cento), il Paese dello Champagne in cui le bollicine italiane mettono a segno una significativa vittoria fuori casa. E dopo un inizio d'anno difficile il Prosecco torna a crescere persino in Gran Bretagna con un +3 per cento delle bottiglie stappate, con gli inglesi che restano al secondo posto tra i clienti;

          come detto, l'annuncio della decisione avviene a pochi giorni dalla storica sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea che si è pronunciata chiaramente contro l'utilizzo di termini che ricordano prodotti già tutelati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme dell'Unione europea, ad avviso degli interpellanti, l'Italia dovrebbe opporsi utilizzando le medesime motivazioni, eventualmente aggiungendone di ulteriori;

          il caso che ha portato alla sentenza è nato dal ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (CIVC), organismo per la tutela degli interessi dei produttori di champagne contro una catena di bar spagnoli che usa il nome «Champanillo», che in lingua spagnola significa «piccolo champagne», per promuovere i locali, con un supporto grafico raffigurante due coppe riempite di una bevanda spumante;

          i giudici dell'Unione europea hanno giustamente riconosciuto il fatto che il regolamento comunitario protegge le Dop da condotte relative sia a prodotti che a servizi, e il criterio determinante per accertare la presenza di una evocazione illegittima è quello di accertare se il consumatore, in presenza di una denominazione controversa come per lo Champanillo, sia indotto ad avere direttamente in mente, come immagine di riferimento, proprio la merce protetta dalla Dop, nel caso lo champagne. Secondo la Corte, non è necessario che il prodotto protetto dalla denominazione e il prodotto o il servizio contestati siano identici o simili, poiché l'esistenza del nesso tra il falso e l'autentico può derivare anche dall'affinità fonetica e visiva. Dunque, se è illegittimo usare un nome o un segno che evocano, imitandolo un prodotto a denominazione di origine;

          ad avviso degli interpellanti, il Governo dovrebbe opporsi utilizzando le argomentazioni della Corte, ed eventualmente di ulteriori, anche perché il prosecco ha già ottenuto tutti i riconoscimenti formali rispetto alla riserva del suo nome, a cui si aggiunge il prestigiosissimo riconoscimento di patrimonio dell'umanità da parte dell'Unesco –:

          quali iniziative di competenza intendano assumere per tutelare in modo permanente la denominazione del «Prosecco» e scongiurare ulteriori attacchi all'integrità dei marchi di tutela nazionali, a partire da quelle raccomandate in premessa.
(2-01327) «Bond, Sandra Savino, Caon, Anna Lisa Baroni».

Interrogazione a risposta orale:


      PANIZZUT, FOSCOLO, BOLDI, DE MARTINI, LAZZARINI, PAOLIN, SUTTO, TIRAMANI, ZANELLA, DE ANGELIS, PATELLI e MARIANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          con atto di sindacato ispettivo n. 4-07781 del 17 dicembre 2020, tuttora privo di risposta, gli interroganti portavano all'attenzione del Ministro interrogato le segnalazioni, i servizi televisivi e le prove di laboratorio che attestavano la non conformità delle mascherine prodotte nello stabilimento Fca di Mirafiori, afferenti ad alcuni lotti distribuiti nelle scuole italiane, ai requisiti stabiliti dalla normativa vigente;

          a distanza di ormai molti mesi dall'interrogazione e di circa un anno dalle prime segnalazioni, il Ministero della salute ha diramato la circolare prot. n. 63471 del 6 settembre 2021, recante «mascherine facciali prodotte da Fca Italy S.p.a. lotti 00914086180 e 00914086190 - quarantena e sostituzione delle giacenze per non conformità»;

          la circolare – ripresa da numerosi articoli di stampa ma non pubblicata nel sito del Dicastero – conferma la «non conformità» delle mascherine facciali riconducibili ai lotti testé citati e, per conseguenza, invita il Ministero dell'istruzione a voler assicurare la massima divulgazione di quanto sopra agli istituti scolastici, affinché provvedano «a individuare, non utilizzare e quarantenare le eventuali giacenze delle suddette mascherine facciali»;

          nella medesima circolare, l'Amministrazione coglie l'occasione per complimentarsi con sé stessa per essersi «tempestivamente attivata ai sensi della vigente normativa»: per avere, cioè, «tempestivamente» dato avviso nel mese di settembre 2021 della non conformità di mascherine prodotte oltre un anno fa, distribuite nelle scuole italiane, che tutti denunciavano essere non conformi ai requisiti minimi, oltreché maleodoranti e scadenti sotto il profilo della vestibilità, già dal mese di ottobre 2020;

          si veda in questo senso anche la segnalazione dell'onorevole Rossano Sasso, attuale Sottosegretario di Stato per l'istruzione, il quale aveva denunciato pubblicamente l'odore nauseabondo e la scadente qualità delle mascherine in questione, già in data 23 ottobre 2020, dando voce – in quel caso sì, tempestivamente – alle moltissime segnalazioni ricevute da genitori e famiglie –:

          per quali ragioni il Ministero della salute abbia atteso oltre dieci mesi prima di avvertire le istituzioni scolastiche della non conformità delle mascherine in questione e quali siano le conseguenze di questo ritardo dal punto di vista dei bambini e dei ragazzi che hanno utilizzato tali mascherine e che magari hanno contratto il Covid-19 in ambito scolastico, contando su una protezione che, in realtà, non avevano;

          quanti siano i bambini e i ragazzi che hanno utilizzato le mascherine in esame e a quanto ammonti l'esborso di denaro pubblico per il loro acquisto da parte della struttura commissariale all'epoca diretta dall'ex Commissario straordinario Domenico Arcuri.
(3-02487)

Interrogazione a risposta scritta:


      VARCHI, FRASSINETTI e BUCALO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          il 14 agosto 2021 il Ministero dell'istruzione e le competenti associazioni sindacali hanno sottoscritto «Il protocollo d'intesa per garantire l'avvio dell'anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento della diffusione di COVID-19 (anno scolastico 2021/2022)»;

          al punto 8 del documento, che disciplina l'utilizzo dei locali scolastici da parte di soggetti terzi, si legge «Con riferimento alla possibilità di consentire l'utilizzo dei locali scolastici, come le palestre, da parte di soggetti esterni, le precauzioni prevedono di limitare l'utilizzo dei locali della scuola esclusivamente per la realizzazione di attività didattiche. In caso di utilizzo da parte di soggetti esterni, considerabile solo in zona bianca, dovrà essere assicurato il rispetto delle disposizioni previste dal decreto n. 111/2021, nonché un'adeguata pulizia e sanificazione dopo ogni uso»;

          in sostanza, l'uso e concessione delle palestre delle scuole alle associazioni sportive e, in generale, ad enti esterni è valutabile solo in zona bianca;

          tale disciplina è confermata anche nel «Piano scuola 2021-2022. Documento per la pianificazione delle attività Scolastiche, educative e formative nelle istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione» con riferimento alle indicazioni fornite alle istituzioni scolastiche per la pianificazione delle attività relative a «Educazione fisica e palestre»;

          nonostante i protocolli delle federazioni sportive nazionali prevedano, finalmente, dopo oltre un anno di «stop» forzato, la ripresa dell'attività sportiva, anche in zona «gialla», nonostante le associazioni sportive si siano adeguate alle numerose normative sanitarie e anche i campionati siano ripartiti in sicurezza, paradossalmente non è concesso a tali enti di usufruire delle palestre scolastiche per gli allenamenti;

          per la partecipazione alle attività delle associazioni sportive è, peraltro, richiesto il possesso della certificazione verde da Covid-19, che si aggiunge ai rigorosi protocolli di sicurezza adottati per il contenimento dei contagi;

          è di fondamentale importanza consentire agli sportivi di tornare ad allenarsi, a praticare tutte le discipline sportive di cui i nostri ragazzi e atleti sono appassionati; soprattutto, è necessario garantire la possibilità di tornare a vivere attraverso lo sport occasioni di crescita e socializzazione, dopo un anno e mezzo durante il quale la nostra quotidianità è rimasta sospesa nel limbo –:

          se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere in merito, con particolare riguardo alla necessità di garantire su tutto il territorio nazionale l'utilizzo dei locali scolastici, come le palestre, agli enti terzi che ne facciano richiesta, nel rispetto delle regole e dei protocolli ritenuti necessari.
(4-10218)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      ANZALDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          come ricostruito dagli organi di stampa, sabato 11 settembre 2021 il piccolo Eitan Biran, unico sopravvissuto alla strage della funivia del Mottarone, è stato portato in Israele dal nonno materno, sebbene gli affidatari legali del bimbo fossero gli zii paterni;

          l'11 agosto 2021 il giudice tutelare di Pavia aveva emanato un decreto con cui vietava l'espatrio a Eitan, salvo che in presenza o con l'autorizzazione della sua tutrice, la zia paterna. Il decreto sarebbe stato quindi trasmesso alla prefettura e alla questura di Pavia con l'ordine di diramarlo a tutti i punti di frontiera e di inserirlo nelle banche dati delle forze di polizia che controllano le frontiere;

          gli zii paterni hanno denunciato quello che ritengono un vero e proprio «rapimento», dicendo di voler attivare gli strumenti previsti dalla Convenzione internazionale dell'Aja sulle sottrazioni internazionali di minori;

          il viaggio di Eitan in Israele sarebbe avvenuto, come ricostruito ancora dagli organi di stampa, attraverso un volo privato da Lugano a Tel Aviv, sebbene peraltro Lugano non sembri figurare tra gli scali autorizzati per motivi di sicurezza dal Governo israeliano per i voli diretti con l'aeroporto di Tel Aviv –:

          se il Governo non ritenga doveroso e urgente adottare le iniziative di competenza per accertare come sia stato possibile che un bambino minorenne, rispetto al quale vigeva un divieto di espatrio in assenza dei tutori legali, sia potuto salire su un volo privato diretto in un Paese straniero;

          se non ritenga di dover ricostruire con esattezza il percorso seguito dal piccolo Eitan e se questi abbia utilizzato mezzi di trasporto pubblici, come ad esempio treni;

          se non ritenga di dover appurare, per quanto di competenza, con urgenza, eventuali responsabilità nei mancati controlli e verifiche.
(5-06665)

Interrogazioni a risposta scritta:


      SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          secondo la legislazione vigente (articolo 1, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91) è italiano chi è figlio di cittadino italiano. La circolare K 28.1 dell'8 aprile 1991 del Ministero dell'interno aveva, in particolare, formalizzato le modalità di riconoscimento dello status civitatis ai cittadini stranieri di ceppo italiano, sottolineando la possibilità che i discendenti dei nostri emigrati, senza alcun limite di generazioni, potessero essere investiti della cittadinanza italiana; al riguardo, giova evidenziare come sia fondato giuridicamente il riconoscimento della cittadinanza anche ai discendenti di un soggetto emigrato da uno degli Stati preunitari prima della proclamazione del Regno d'Italia, a condizione che lo stesso fosse vivente alla data del 17 marzo 1861. La trasmissione della cittadinanza può avvenire anche per via materna, ma solo per i figli nati dopo il 1° gennaio 1948, data di entrata in vigore della Costituzione;

          soltanto tra il 1998 e il 2010, secondo un articolo dello scorso anno (The Economist, The Problem of the EU's «GoldenPassports», 26 settembre 2020; la traduzione è disponibile su Internazionale, Un passaporto dell'Unione europea vale oro, 1° ottobre 2020), un milione di persone ha ottenuto un passaporto italiano in questo modo;

          le richieste della cittadinanza italiana da parte degli oriundi sembra siano in alcuni Paesi così numerose da compromettere addirittura l'operatività dei servizi consolari; ciò accade in particolare nei Paesi sudamericani, nei quali maggiore è la richiesta di cittadinanza iure sanguinis;

          nel corso del 2021 il consolato di Caracas sembra aver avviato una massiccia campagna informativa rivolta ai discendenti italiani, volta a promuovere il riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis degli stessi. In particolare, è nota agli interroganti la pubblicazione, sulla pagina Facebook del suddetto consolato, di un post ripubblicato settimanalmente con questo fine, il cui testo – ad ogni pubblicazione minimamente variato – recita: «Cari discendenti di Italiani, Vi stiamo aspettando per ricevere la documentazione completa per riconoscere la vostra CITTADINANZA ITALIANA iure sanguinis!!![...] Dopo che il cittadino adulto ha consegnato la documentazione e ha pagato la quota di 212.000.000 BS con carta di debito, si RICONOSCE rapidamente la cittadinanza: entro poche settimane (la legge prevede fino a 730 giorni)»;

          negli ultimi tre mesi il testo; del post citato è stato pubblicato undici volte (7 settembre, 28 agosto, 16 agosto, 9 agosto, 27 luglio, 19 luglio, 10 luglio, 28 giugno, 22 giugno, 15 giugno, 8 giugno);

          il 4 agosto 2021 sempre la medesima pagina Facebook pubblicava poi le seguenti parole: «Cari connazionali, inviateci qui vostre foto di Voi felici con il passaporto italiano in mano! Pubblicheremo le più belle per nostri prossimi annunci. Aiutateci ad aiutarvi!»;

          all'interrogante la presente sembrerebbe una vera e propria campagna promozionale per l'ottenimento della cittadinanza italiana e, conseguentemente, della cittadinanza europea;

          essendo note all'interrogante le generali difficoltà di molti consolati dell'America meridionale nel far fronte alle numerose richieste di cittadinanza iure sanguinis, sorprende che il consolato di Caracas riesca a garantire il riconoscimento della cittadinanza italiana in sole poche settimane –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se risulti quali siano le ragioni di una tale campagna social da parte del consolato di Caracas;

          quali siano le statistiche concernenti le pratiche di cittadinanza gestite dal consolato di Caracas (riconoscimenti di cittadinanza effettuati, fascicoli in sospeso) negli ultimi due anni.
(4-10222)


      MURONI, FIORAMONTI, FUSACCHIA, LOMBARDO, CECCONI, ORFINI, FRATOIANNI, RIZZO NERVO, PINI, SARLI, UNGARO, BOLDRINI, PALAZZOTTO, BRUNO BOSSIO, TRIZZINO, TERMINI, EHM, GRIBAUDO, LATTANZIO e SURIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          il 30 maggio 2021 Don Mattia, Ferrari, viceparroco di Nonantola, da tempo impegnato nella missione umanitaria «Mediterranea» sulla nave Mar Jonio per il soccorso in mare sulla rotta libica di migranti in difficoltà, ha ricevuto, attraverso la rete Twitter, gravi minacce per aver definito come «inaccettabili» le condizioni di detenzione dei migranti nei campi di detenzione libici;

          le gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale commesse in Libia nella totale impunità sono un fatto purtroppo assodato, come dichiarato dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres il 15 gennaio 2021 «Migranti e rifugiati hanno continuato a essere sistematicamente sottoposti a detenzione arbitraria e tortura in luoghi di detenzione ufficiali e non ufficiali (...) nei lager la vita è scandita da stupri, violenze e lavori forzati, le cui responsabilità vanno individuate in funzionari governativi, membri di gruppi armati, contrabbandieri, trafficanti e bande di criminali»;

          le minacce ricevute da Don Mattia Ferrari, sono proseguite fino a domenica 8 agosto 2021 sull'account di Caroline Frampton la stessa ha scritto: «I hope you have a life jacket Don»;

          secondo il giornalista Nello Scavo, tutte queste minacce provengono da account che hanno già fatto da portavoce per organizzazioni criminali libiche e riconducibili a servizi segreti di diversi paesi. I messaggi di minaccia riportavano la foto di Don Mattia, associandolo a comportamenti propri di nazisti e comunisti assassini «che dicevano alla gente cosa dire e pensare». Le minacce rivolte a Don Mattia lo attaccano innanzitutto in prima persona, ma indirettamente colpiscono sia le Ong impegnate nel soccorso, sia i migranti che si trovano nei lager libici;

          si evidenzia che le minacce provengono principalmente da Migrant Rescue Watch che è un account, costituito da tre profili (@rgowans @robgowans1 @Robgowans2) che pubblica continuamente dati e foto sui respingimenti, ovviamente presentandoli come salvataggi, e viene talvolta retwittato da profilo ufficiale della cosiddetta Guardia costiera libica. Certi tweet mostrano chiaramente come esso abbia accesso a informazioni delle autorità che dovrebbero restare riservate, almeno per motivi di privacy;

          a volte l'account pubblica anche foto da bordo di aerei militari europei, segno evidente del legame con i servizi segreti di diversi Paesi. Spesso questo account esprime giudizi e valutazioni, specialmente in materia di soccorso in mare, naufragi e respingimenti, evidentemente a nome di chi gli fornisce questo materiale, cioè le milizie libiche. Questo account si configura come un vero e proprio portavoce della mafia libica e mostra legami con i servizi segreti di diversi Paesi;

          come descritto dalle inchieste di Nello Scavo, Abd al-Rahman al-Mila detto Bija, superboss della mafia libica ricercato dall'Onu per crimini contro l'umanità, avrebbe avuto un ruolo importante nella stesura degli accordi tra l'Italia e la Libia, per i quali fu portato in Italia. Ricorda che, in seguito a quelle inchieste, nello Scavo è stato messo sotto protezione. Bija, dopo essere stato arrestato nell'ottobre del 2020, è stato rilasciato nell'aprile 2021 e promosso a maggiore della Guardia costiera libica –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e nel caso se non intendano urgentemente attivare tutte le procedure necessarie per garantire a Don Mattia Ferrari, e agli altri cittadini minacciati, di essere messi immediatamente sotto la protezione dello Stato;

          se non ritengano di adottare tutte le iniziative di competenza affinché gli account Migrant Rescue Watch e Caroline Frampton, oltre a quelli che li supportano, vengano identificati e si possa in tal modo efficacemente prevenire e contrastare il fenomeno di cui in premessa;

          se risulti che quanto denunciato da Nello Scavo su una eventuale interferenza della mafia libica negli accordi tra la Libia e l'Italia corrisponda a vero, e nel caso, quali iniziative di competenza i ministri interrogati intendano adottare.
(4-10234)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          l'accordo tra Ministero dell'economia e delle finanze e la Commissione europea fissa al 15 ottobre 2021 la piena operatività di Ita newco di aviazione di proprietà al 100 per cento dello Stato italiano tramite partecipazione diretta del Ministero dell'economia e delle finanze entro questa data dovrebbero essere completate le procedure di cessione dei complessi aziendali e il reclutamento di personale facenti capo al Gruppo Alitalia Sai e Cityliner Spa in amministrazione straordinaria;

          non è stato ancora pubblicato il parere ufficiale della direzione generale Competition, che dovrebbe contenere le direttive di competenza della stessa direzione, tra le quali non risulterebbero esserci norme vessatorie riguardanti il personale;

          il decreto-legge n. 73 del 25 maggio 2021 autorizza i commissari straordinari di Alitalia-CAI a cedere a trattativa privata anche singoli rami d'azienda;

          Ita ha reso vincolante, in data 25 agosto 2021, l'offerta d'acquisto di un complesso di beni quale entità dotata di propria autonomia organizzativa ed economica, finalizzata allo svolgimento di un'attività volta alla produzione di servizi (in sintesi, le attività di aviation);

          a parere dell'interrogante la richiamata offerta di acquisto si configurerebbe come «cessione di ramo d'azienda» di cui all'articolo 2112 del codice civile e, pertanto, implicherebbe il connesso trasferimento di personale;

          il management di Ita, attraverso un sito web, ha di fatto iniziato la fase di reclutamento del personale, permettendo a tutti i cittadini italiani ed europei di inviare i propri curriculum. Tale procedura appare all'interrogante in radicale contraddizione con le implicazioni del citato articolo 2112 del codice civile, in quanto disconosce i criteri di anzianità lavorativa carichi familiari, sociali e caregiver, configurando tale atto, sempre secondo l'interrogante, come «rottamazione» del personale Alitalia a carico del bilancio dello Stato;

          il management di Ita prospetta l'uscita dell'azienda dall'associazione datoriale Assoaereo, con la preoccupazione che possa disapplicare il contratto collettivo nazionale di lavoro e ridurre retribuzioni (nell'ordine tra il 25 e il 40 per cento, secondo le organizzazioni sindacali coinvolte) e diritti fondamentali di lavoratrici e lavoratori;

          l'assegnazione dei servizi di contact center, sino ad oggi svolti da Almaviva Contact con 621 persone a Palermo e Rende, è avvenuta attraverso una gara al massimo ribasso e senza previsione di clausola sociale, ad altissimo rischio di delocalizzazione, dato il livello previsto per il costo del lavoro;

          al momento il management di Ita non ha confermato né si è impegnato nella partecipazione alle gare per il ramo Handling e Manutenzione, mettendo in ulteriore discussione i livelli occupazionali e lo sviluppo industriale nel trasporto aereo nazionale;

          in data 8 settembre 2021, il management di Ita forzando la conclusione del confronto sindacale a parere dell'interrogante avrebbe tentato di esautorare le organizzazioni, sindacali più rappresentative, anche attraverso un mancati accordo, siglato dalle associazioni professionali Anpac, Anpav, Artp e Fast Confsal;

          Ita nasce con un piano industriale complessivamente insufficiente che ricalca i medesimi errori commessi nel passato, puntando però sul dumping sociale per reggere la competizione delle compagnie low cost, invece che su un credibile piano industriale, sulla revisione delle tariffe aeroportuali e su un adeguato piano aeroporti –:

          se il Governo non intenda verificare se il management di Ita nel reclutamento del personale abbia rispettato o intenda rispettare i diritti legittimamente maturati dal personale del gruppo Alitalia Sai e Cityliner e considerata la linea manifestata nei confronti della contrattazione collettiva e la richiesta dei tagli salariali, alla luce della normativa nazionale ed europea;

          se il Governo intenda chiarire quale sia il valore complessivo delle defiscalizzazioni, decontribuzioni e dei sussidi di cui Ita dovrebbe godere per le assunzioni del personale proveniente da Alitalia;

          di quali elementi disponga circa la provenienza e le modalità di assunzione del personale assunto direttamente da Ita dalla sua nascita, inclusi i livelli dirigenziali e affini.
(4-10211)


      LOVECCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          con particolare riferimento ai risparmiatori titolari di obbligazioni subordinate, la legge 30 dicembre 2018, n. 145, dispone che l'indennizzo da erogarsi sia commisurato al 95 per cento del costo di acquisto, inclusi gli oneri fiscali, corrisposto al netto di eventuali rimborsi ricevuti a titolo di transazione o di ogni altra forma di ristoro, rimborso o risarcimento, nonché del differenziale cedole percepite rispetto a titoli di Stato di durata equivalente;

          il comma 500 dell'articolo 1 della medesima legge citata, specifica che «A tal fine, il Fondo interbancario di tutela del deposito (FITD), attraverso la collaborazione del sistema bancario e delle banche in liquidazione, documenta il costo di acquisto e l'incasso di somme derivanti da altre forme di indennizzo, ristoro, rimborso o risarcimento, nonché del differenziale tasso di rendimento delle cedole percepite rispetto a titoli di Stato con scadenza equivalente determinato ai sensi dei commi 3, 4 e 5 dell'articolo 9 del decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 giugno 2016, n. 119»;

          il Fitd, responsabile del calcolo del differenziale di rendimento cedole percepite, come prevede il dettato normativo, a quanto risulta all'interrogante avrebbe applicato un'altra forma di rendimento, quello teorico a scadenza, calcolato secondo la formula del tasso interno di rendimento, stravolgendo completamente la ratio legislativa, che prevedeva un rimborso integrale del 95 per cento, fino a un massimo di 100.000 euro, detratto quanto già ricevuto a qualunque altro titolo. Il Fitd, invece, avrebbe applicato un rendimento che va contro l'articolo 1, comma 500, della legge n. 145 del 2018 che rappresenterebbe soltanto un rendimento teorico a scadenza che non sarebbe mai stato percepito da alcuno anche alla luce dello stato di liquidazione coatta amministrativa in cui verserebbero alcune banche;

          il Fitd interpellato da alcuni risparmiatori truffati dalle banche avrebbe scaricato ogni tipo di responsabilità su Consap, ma quest'ultima avrebbe rimandato ogni responsabilità di calcolo al Fitd;

          i risparmiatori subirebbero così l'ennesima beffa qualora fosse permesso a soggetti come il Fitd o Consap di defraudarli del giusto rimborso ex lege;

          la suddetta situazione lascerebbe aperta, come unica soluzione, il ricorso giudiziale di centinaia/migliaia di risparmiatori, con eventuali profili di danno erariale –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza, anche normativa, alla luce del vulnus creatosi nell'applicazione della legge che ha istituito il Fondo indennizzi risparmiatori (Fir), per assicurare modalità di calcolo in linea con quanto stabilito dal comma 500 dell'articolo 1 della legge n. 145 del 2018.
(4-10225)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          come denunciato dal sindacato Uilpa, nei giorni scorsi il carcere minorile Malaspina di Palermo è finito al centro delle cronache per una rivolta dei ragazzi detenuti, circa una ventina, che non volevano lasciare il refettorio per rientrare nelle celle;

          la rivolta si è articolata in diversi momenti: dopo il primo scontro, una volta isolati i rivoltosi, costoro hanno devastato le celle in cui erano stati collocati, rendendole inservibili e mettendo a repentaglio la propria e l'altrui incolumità;

          nonostante l'assenza di un protocollo operativo nazionale, le rivolte sono state sedate grazie alla eccellente formazione e prontezza di spirito del personale di polizia penitenziaria in servizio e all'opera di mediazione del comandante, immediatamente recatosi sui luoghi, unitamente al direttore, così sono riusciti a riportare l'ordine all'interno dell'Ipm;

          secondo quanto denunciato dal sindacato di polizia penitenziaria, inoltre, «In questa situazione purtroppo dobbiamo registrare la completa assenza di protocolli operativi, giacché la mancanza di addestramento, di equipaggiamento e quindi in ogni intervento o azione, la responsabilità rimane in carico di chi opera, e con l'aria che tira attualmente è davvero difficile non subire gli attacchi di chi comodamente seduto, poi giudica situazioni di grande pericolo. La struttura di via Cilea è stata quasi resa inagibile, ma anche in questo gravissimo caso di violenza continuativa, anche in piena pandemia il coraggio, la professionalità della polizia penitenziaria hanno fatto la differenza, registrando comunque la presenza continua in tutte le fasi della rivolta, sia del comandante Francesco Cerami, che del direttore Clara Pangaro»;

          in generale, la struttura si presenta ormai vetusta e inadeguata, necessitando di importanti interventi strutturali –:

          se e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere il Governo per garantire interventi efficaci in ordine al sistema carcerario italiano, con particolare riguardo alla necessità di ammodernamento del carcere minorile Malaspina di Palermo e, in generale, di tutte le strutture penitenziarie, al fine di rendere ogni spazio fruibile per il trattamento dei detenuti;

          se non ritenga necessario adottare adeguati protocolli per il concreto reinserimento in società dei minori detenuti, nel rispetto del primario fine rieducativo della pena, nonché idonei protocolli operativi per fronteggiare i casi di rivolta.
(5-06653)

Interrogazioni a risposta scritta:


      MORRONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il comunicato dell'Osapp del 4 settembre 2021, già oggetto di svariate segnalazioni e richieste di intervento da parte delle Organizzazioni sindacali del Corpo, rende note le criticità delle attuali condizioni di organizzazione-gestione relativa al personale di polizia penitenziaria nonché della stessa vivibilità lavorativa interna alla casa circondariale di Torino;

          in particolare, si elencano le seguenti disfunzioni e disagi:

              il fatto che la direzione abbia disposto che la Mensa obbligatoria di servizio al personale del Nucleo traduzioni non spetti qualora la traduzione termini oltre l'orario di servizio, in quanto la consumazione del pasto non è considerato lavoro straordinario. Il personale interessato viene invitato a recarsi al proprio domicilio o consumare il pasto libero dal servizio. Esiste apposito ordine di servizio interno;

              il fatto che sia stato prolungato l'orario di apertura delle docce e l'apertura dei detenuti, malgrado la diretta ricaduta di tali disposizioni sui turni di servizio, senza alcun confronto tra le parti, tant'è che il personale non riesce a consumare il pasto serale presso la mensa obbligatoria di servizio, atteso che, con i detenuti con i cancelli delle celle aperte in quegli orari, potrebbero verificarsi gravi disservizi in materia di ordine e sicurezza interni;

              il fatto che, nonostante l'insufficiente dotazione organica, sarebbe aumentato a dismisura il ricorso alle visite ambulatoriali esterne al carcere anche con sintomi estremamente lievi, tant'è che non trascorre giorno che non siano trasportati e ricoverati 4 o 5 detenuti presso i pronto soccorso cittadini;

              il Nucleo traduzioni di stanza presso la struttura ha avuto, negli anni, una decurtazione nel numero degli addetti, di oltre il 40 per cento, per cui anche un solo detenuto con uscita non programmata costituisce un problema di non facile soluzione e il ricorso o meno alle visite ambulatoriali esterne in ambito penitenziario, come noto, è sempre il risultato dei rapporti intercorrenti tra direzione e Asl;

              il fatto che il personale del Corpo dei servizi interni e a diretto contatto con la popolazione detenuta, manifesta reazioni di reale «smarrimento» organizzativo e perdita di riferimenti certi, laddove sono assai spesso frange di detenuti di maggiore intemperanza, come gli innumerevoli eventi critici interni vanno a dimostrare, a prendere il sopravvento e l'istituto è stato letteralmente «invaso» in tutte le sezioni da detenuti con seri problemi psichiatrici, in particolare presso il reparto femminile ed in assenza presso la struttura di un eventuale reparto detentivo dedicato a tali condizioni di gravissimo disagio;

              il fatto che sussisterebbero inequivocabili segnali di diseguaglianza nella difforme distribuzione degli incarichi, dei servizi notturni e festivi e dei carichi di lavoro tra gli appartenenti ai ruoli di sovrintendente e di ispettore con chi, ad esempio, con alcuni addetti che risultano godere di particolari franchigie nei servizi notturni di cui non sono mai incaricati. Altrettanto e gravemente si agirebbe presso il carcere di Torino in dispregio alle regole di trasparenza e di equità riguardo gli interpelli non effettuati per la copertura di specifici posti di servizio;

          infine, l'istituto penitenziario di Torino subirebbe da tempo i disagi di un costante sovraffollamento, e, a fronte di una capienza massima di 1023 soggetti, ve ne risulterebbero attualmente allocati 1316 –:

          se intenda adoperarsi per la più efficace soluzione delle cause dei problemi e dei disservizi di cui in premessa e ad adottare iniziative affinché si dia corso a ogni necessario adempimento destinato a condurre l'istituito sotto la guida di vertici maggiormente adeguati rispetto alle esigenze, soprattutto laddove vi siano stati, com'è contestualmente, opportuni e reiterati avvisi di quanto accade e di quanto potrebbe accadervi.
(4-10214)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          in data odierna, il presidente di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi ha diramato una nota stampa dalla quale emerge un quadro estremamente allarmante sullo stato di attuazione degli interventi per l'edilizia giudiziaria programmati per le annualità 2017-2032;

          da un monitoraggio recentemente condotto dall'Ufficio di Gabinetto del Ministero della giustizia, relativamente all'impiego delle risorse del Fondo per il finanziamento degli interventi e lo sviluppo infrastrutturale del Paese, capitolo edilizia giudiziaria, di cui alle leggi di bilancio per le annualità 2017, 2018, 2019 e 2020, emerge che su un totale di euro 768.904.660 sono stati materialmente pagati appena 3.000 euro, ed impegnati poco meno di 824 mila euro;

          il monitoraggio, inoltre, evidenzia gravissimi ritardi finanche sui primi programmati per le annualità 2017-2019;

          il dato più sconcertante, rileva il presidente Lombardi, è che 80 milioni di euro degli investimenti preventivati e finanziati con la legge di bilancio per il 2017 avrebbero dovuto completarsi entro la fine del 2023;

          in un contesto in cui è sempre più fondamentale rispondere alle esigenze di rilancio del tessuto economico mediante rapidi e massicci interventi pubblici, come quelli individuati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), appare ampiamente ingiustificabile il ritardo del Governo, «atavico» stando al numero di annualità di bilancio inattuate indicate da Federcepicostruzioni;

          mentre vengono smantellati gli impianti del processo penale e del processo civile, mentre i magistrati onorari restano senza alcuna prospettiva di stabilizzazione, mentre sulla giustizia italiana si abbatte la scure dell'ufficio del processo, il Ministro non trova tempi e modi per impegnare e liquidare oltre 768 milioni di euro di lavori necessari per rendere più vivibili, efficienti e funzionali i tribunali italiani, a tutto vantaggio degli italiani che chiedono una giustizia a misura d'uomo –:

          quali siano le ragioni dei ritardi indicati in premessa e quali siano le intenzioni del Governo per accelerare il cronoprogramma degli interventi di edilizia giudiziaria, anche recuperando i ritardi accumulati.
(4-10217)


      SARLI, TERMINI e SPESSOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          al carcere di Sant'Anna di Modena il 9 marzo 2020, mentre il lockdown chiudeva l'Italia, ci fu una rivolta in cui morirono nove detenuti;

          un altro detenuto, Salvatore Piscitelli, invece, morì ad Ascoli dopo il trasferimento da Modena, il 10 marzo. La sua vicenda, anche giudiziaria, è ancora aperta per il reato di omicidio colposo;

          il giornale il Dubbio del 14 luglio 2021 scrive che: «il comitato “Verità e Giustizia per la strage del Sant'Anna” chiede di fare luce su quanto successo nel carcere di Modena a marzo 2020; l'inchiesta sui decessi è stata archiviata, ma sono al vaglio degli inquirenti altri esposti e, sulla base della denuncia di un detenuto, riportano alcuni media, sarebbe stato aperto dalla procura modenese un fascicolo, contro ignoti, per il reato di tortura. La circostanza non è stata confermata ufficialmente. La ricostruzione farsesca del festino al metadone come causa della morte di nove detenuti – prosegue il comitato – appare ancora più inverosimile alla luce delle inchieste in corso nelle altre carceri del paese, e quindi il Comitato Verità e Giustizia per la strage del Sant'Anna accoglie con soddisfazione l'apertura di un fascicolo di indagini sulle violenze contro i carcerati. Ci auguriamo che le approfondite indagini che hanno portato alla verità sul carcere di Santa Maria Capua Vetere siano il modello a cui riferirsi anche per altre carceri, dove ben si sa che la violenza è all'ordine del giorno»;

          il giornale Il Riformista del 28 luglio 2021 riporta la notizia che in merito alle rivolte che nel 2020 interessarono circa 70 carceri è stata varata una commissione, incaricata dal Ministro della giustizia, per far luce sull'origine delle rivolte, sui comportamenti adottati dagli operatori penitenziari per riportare l'ordine e la sicurezza e su eventuali condotte irregolari o illegittime messe in pratica;

          la commissione è composta dall'ex procuratore generale della Corte di appello di Caltanissetta, dall'ex direttrice del carcere di Sant'Anna di Modena, dal direttore del carcere di San Vittore, da un dirigente del Provveditorato di Emilia-Romagna e Marche che coordinò il trasferimento dei detenuti da Modena dopo le rivolte e altre figure dell'amministrazione penitenziaria;

          il garante regionale dei detenuti della Campania ha scritto al Ministro interrogato ponendo l'accento sulla composizione della commissione perché apparrebbe incompleta, in quanto in essa sarebbe assente la componente sociale di garanzia –:

          se non ritenga di dover allargare la partecipazione alla commissione a figure che non siano riconducibili solo all'amministrazione penitenziaria, per assicurare di più un carattere di terzietà ai lavori della commissione medesima e per fugare qualsiasi eventuale dubbio sull'imparzialità dei lavori;

          quale sia il ruolo nella commissione del dirigente del provveditorato di Emilia-Romagna e Marche, alla luce delle sue responsabilità nell'amministrazione penitenziaria;

          quale sia stata la catena di comando presso il carcere modenese all'epoca dei decessi dei detenuti;

          se sia a conoscenza dell'esistenza di eventuali filmati, registrati da telecamere interne, riguardo alla rivolta del carcere di Modena;

          se sia a conoscenza, per quanto di competenza, di nuove notizie riguardo alle cause del decesso di Salvatore Piscitelli.
(4-10224)


      GRIMOLDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          la segreteria regionale dell'o.s.a.p.p. (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), ha comunicato che il 22 agosto 2021, nel carcere di Monza si è verificata l'ennesima rissa, con decine di detenuti con importanti ferite e punti di sutura, tra detenuti di nazionalità italiana ed albanese e detenuti gambiani, marocchini, tunisini ed egiziani, in reparto a «regime aperto»;

          il tutto risulta essere stato gestito con armi rudimentali da taglio, realizzate artigianalmente e ben affilate al pari di coltelli, con stoviglie di vario genere, caffettiere, bastoni ricavati sradicando le gambe dei tavoli in legno in dotazione, nelle camere detentive, e tutto quanto potesse servire ad offendere e ferire fortemente;

          la rissa ha visto coinvolti oltre venticinque detenuti e si è evitato il peggio solo grazie alla grande professionalità dell'intervento della Polizia penitenziaria che ha scongiurato probabilmente conseguenze di gran lunga peggiori visto il tenore della lite; sono almeno due i detenuti che sono andati presso il nosocomio San Gerardo di Monza per problemi non curabili all'interno dell'istituto;

          anche il comunicato stampa della Uilpa del 26 agosto 2021 cita un ulteriore episodio di violenza nello stesso carcere di Monza, che a soli pochi giorni dal precedente episodio, ha visto due detenuti di origine magrebina sferrarsi una serie di pugni calci e, di nuovo, solo il pronto intervento della Polizia penitenziaria ha evitato il peggio; si aggiunge ancora che nel reparto protetto vige il regime dinamico;

          l'o.s.a.p.p. riterrebbe utile e necessario invitare il neo garante dei detenuti Gianalberico De Vecchi a diffondere il video sui Tg nazionali e locali, così da evidenziare le difficili e rischiose condizioni in cui il personale di polizia penitenziaria si trova ad operare. Tali situazioni sono purtroppo diffuse in molte parti d'Italia, anche per via di leggi troppo poco severe e per l'alto numero di detenuti stranieri; tutto ciò si aggiunge la mancanza di protocolli chiari e di dotazioni efficaci;

          il personale è demoralizzato, insufficiente ed impossibilitato ad intervenire con mezzi adeguati e con un protocollo ben preciso e le condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria sono difficili specialmente quando si è costretti a dovere gestire detenuti cosiddetti psichiatrici, ma, quando si rischia di subire offese, quando si subiscono aggressioni, quando il personale mette a rischio la propria salute, allora la situazione non è più tollerabile, sostenibile e accettabile e richiede soluzioni efficaci;

          l'Amministrazione penitenziaria ha il dovere di difendere e tutelare i propri uomini che non possono sicuramente essere offesi, né tantomeno possono essere oggetto di aggressione durante l'espletamento del proprio servizio, ed anche la semplice vigilanza dei detenuti presso una sezione detentiva è a tutti gli effetti un pubblico servizio;

          inoltre, pur avendo, il Capo del dipartimento in data 23 luglio 2021, emanato una circolare (Circolare n. 3689/6139 del 23 luglio 2020 – linee guida d'intervento – aggressioni nei confronti del personale di polizia penitenziaria), questa circolare sembra che venga difficilmente applicata –:

          se si intendano adottare immediate iniziative di competenza, ai sensi della circolare del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nei confronti degli autori delle aggressioni e se si intenda comunque procedere ad ogni iniziativa di competenza volta a dare un segnale forte e di vicinanza a tutto il personale di Polizia penitenziaria;

          se si intendano adottare iniziative per assicurare la dotazione di efficaci equipaggiamenti per il personale di Polizia penitenziaria che, al momento, fronteggia queste situazioni totalmente a mani nude, e procedere all'assunzione di nuovi operatori e alla riforma dell'attuale, fallimentare, gestione dei penitenziari.
(4-10226)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

          dal 13 settembre 2021 Tirrenia-Cin ha sospeso il collegamento marittimo «Civitavecchia-Arbatax-Cagliari» (lo scalo di Arbatax è stato sospeso dal 1° luglio), da fine giugno gestito in regime di libero mercato, a seguito dell'esito negativo sia delle procedure di gara per l'affidamento in concessione del collegamento sia delle due successive procedure negoziate per la gestione in regime di continuità territoriale marittima;

          questa circostanza ha determinato una situazione inaccettabile sotto il profilo sociale ed economico, perché priva la Sardegna centro-meridionale – dove risiedono i due terzi della popolazione regionale – di un collegamento con il centro e il nord Italia, costringendo imprese e cittadini ad attraversare in auto tutta la Sardegna per imbarcarsi al porto di Olbia;

          in tal modo, non solo si causano ingenti danni economici a imprese e trasportatori dell'isola, ma si contravviene, al criterio di minor impatto ambientale che prevede di spostare il traffico veicolare dalla strada per portarlo sul mare (il trasporto marittimo si pone infatti al livello più basso delle emissioni rispetto ad auto e aereo);

          l'esito negativo dei bandi appare sempre più come una conseguenza del procedimento, gestito dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili in collaborazione con Invitalia s.p.a. (per le attività di supporto tecnico specialistico), per la predisposizione dei nuovi bandi della nuova continuità territoriale marittima con le isole maggiori e le isole Tremiti;

          il 12 gennaio 2021, nella nota pubblicata sul sito di Invitalia, dal titolo «Trasporto marittimo: O maggiore liberalizzazione e risparmio di risorse pubbliche anche grazie a Invitalia», è stato comunicato il depotenziamento della continuità, sia in termini di risorse stanziate sia in termini di linee convenzionate, nonché la predisposizione di bandi separati per ciascun collegamento, circostanza, quest'ultima, che ha permesso alle compagnie di scegliere di partecipare ai bandi più remunerativi e di tralasciare quelli meno remunerativi;

          mentre la precedente convenzione destinava alla continuità 72.687.000,00 euro all'anno, con la nuova sono state ridotte le risorse a 40.606.334,48 euro all'anno (per le prime tre annualità, ridotte a 33.939.667,81 euro per le successive due annualità);

          inoltre si è passati da 10 a sole 4 linee convenzionate («Civitavecchia-Cagliari-Arbatax», «Napoli-Cagliari-Palermo», «Genova-Porto Torres» e «Termoli-Tremiti»), mentre alla linea Civitavecchia-Olbia sono riconosciute le imposizioni degli obblighi di servizio pubblico in base ai quali potranno essere erogate compensazioni economiche;

          la Sardegna è gravemente penalizzata con un finanziamento annuo che è passato da 52.911.000,00 milioni di euro della precedente convenzione a 33.939.667,81 milioni, in un contesto nel quale, considerate le gravi criticità registrate con la gestione della precedente convenzione, ci si sarebbe attesi un rafforzamento dei servizi con un incremento di risorse;

          la stessa linea sospesa, la Civitavecchia-Arbatax-Cagliari, risulta aver subito i tagli maggiori ai finanziamenti, con uno stanziamento annuo di appena 16.600.000,00 euro, incredibilmente ridotto a soli 9.960.000,00 nell'ultimo bando andato deserto a luglio, a fronte dei 23.933.000,00 della precedente convenzione;

          dalla nota di Invitalia emerge il sospetto che la finalità sottesa alla procedura sia stata unicamente quella di contenere i costi della continuità territoriale marittima senza alcuna preoccupazione di compromettere un istituto fondamentale, voluto per compensare, anche se solo parzialmente, i costi diretti e indiretti dell'insularità;

          la continuità territoriale si inserisce tra le garanzie di uguaglianza sostanziale e di coesione di natura economica e sociale dei cittadini, perché il trasporto è un elemento essenziale del diritto alla mobilità previsto all'articolo 16 della Costituzione; si tratta pertanto di un servizio di interesse economico generale, che deve essere garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica;

          secondo quanto riporta Invitalia «L'Authority nazionale richiede che gli enti affidanti svolgano una preliminare analisi della domanda accompagnata da una verifica di mercato che valuti la sussistenza di un interesse economico da parte degli operatori a fornire il servizio in regime di libero mercato»;

          nonostante questa analisi preliminare, la nuova continuità non appare aderente, non solo al contesto di alcune realtà interessate, ma alle stesse dinamiche del mercato dei trasporti;

          secondo quanto ha dichiarato l'assessore regionale ai trasporti, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili avrebbe ignorato i rilievi e le indicazioni della Regione autonoma della Sardegna;

          da quanto esposto emerge una situazione di grave compromissione della continuità territoriale marittima, con gravi disparità tra il nord Sardegna, le cui tratte proseguono in regime di libero mercato, perché remunerative, e il «capo di sotto», oggi, totalmente isolato, ad avviso degli interpellanti, in marcata violazione del diritto alla mobilità previsto dall'articolo 16 della Costituzione e del sempre invocato e mai compensato svantaggio derivante dalla insularità;

          sul piano della mobilità, vengono causati gravissimi danni economici, in termini di maggiori spese e minori entrate, a cittadini e imprese della Sardegna;

          visto l'evidente fallimento della procedura per la predisposizione dei bandi della nuova continuità territoriale marittima, è determinante conoscere la posizione e le intenzioni del Governo in merito alla continuità territoriale marittima nonché, nel dettaglio, i procedimenti che hanno condotto alla definizione della base d'asta a cominciare dal Piano economico e finanziario (Pef) predisposto da Invitalia –:

          quali siano la posizione e le intenzioni del Governo in merito alla necessità di garantire migliori standard qualitativi alla continuità territoriale marittima per la Sardegna e, in particolare, alla necessità di rimodulare gli ultimi bandi con uno stanziamento adeguato di risorse finanziarie, visto il fallimento di alcune procedure, circostanza che sta penalizzando la Sardegna centro-meridionale;

          quali siano le motivazioni in base alle quali per la nuova continuità siano state messe a disposizione poco più della metà delle risorse rispetto al passato, determinando di fatto l'isolamento marittimo del sud Sardegna in spregio ai principi costituzionali di coesione territoriale e sociale;

          quali siano, nel dettaglio, i contenuti del Piano economico e finanziario (Pef) elaborato da Invitalia in base al quale sono state definite le basi d'asta per l'affidamento dei diversi collegamenti;

          per quale motivo, nel corso nella predisposizione dei bandi, non siano state accolte le osservazioni della regione Sardegna in merito all'inadeguatezza delle risorse stanziate, alla soppressione di alcune rotte e alla mancata istituzione di nuovi collegamenti.
(2-01328) «Corda, Cabras, Vallascas, Schullian».

Interrogazioni a risposta immediata:


      FORNARO, TIMBRO e DE LORENZO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 49 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito con legge 29 luglio 2021, n. 108, reca modifiche alla disciplina degli appalti;

          l'articolo 49 ha introdotto modifiche alla disciplina del subappalto tra le quali alcune di immediata vigenza e altre per le quali è prevista l'efficacia differita a partire dal 1° novembre 2021;

          in particolare introduce una norma la quale dispone che, fino al 31 ottobre 2021, in deroga all'articolo 105, commi 2 e 5, del decreto legislativo n. 50 del 2016 (Codice dei contratti pubblici), il subappalto non può superare la quota del 50 per cento dell'importo complessivo del contratto di lavori, servizi o forniture;

          in base al disposto dell'articolo 105 del Codice, il subappalto è il contratto con il quale l'appaltatore affida a terzi l'esecuzione di parte delle prestazioni o lavorazioni oggetto del contratto di appalto, lo stesso articolo stabilisce che i soggetti affidatari dei contratti pubblici eseguono in proprio le opere o i lavori, i servizi, le forniture compresi nel contratto, e detta le condizioni alle quali è ammesso il subappalto;

          nel corso dell'iter del disegno di legge di conversione il Gruppo Leu ha sostenuto la necessità di introdurre una forte tutela dei lavoratori dei subappalti ovvero di disporre per le stazioni appaltanti il vincolo che i costi della manodopera e della sicurezza siano scorporati dal costo dell'importo assoggettato al ribasso sia nel caso di ricorso al minor prezzo che di utilizzo del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa;

          al fine di sancire che il costo della manodopera nonché della sicurezza nei luoghi di lavoro debbono essere inserite nella voce delle spese obbligatorie che non possono essere soggette a ribassi negli appalti e ancora più nei subappalti, nel corso della discussione in Aula il Gruppo Leu ha presentato l'ordine del giorno 9/03146-AR/087 che impegnava il Governo, nell'ambito dell'iniziativa normativa preannunciata dallo stesso Governo, a prevedere l'introduzione di una norma in tal senso;

          l'ordine del giorno è stato accolto dal Governo;

          la questione della sicurezza sul lavoro resta una emergenza nazionale considerato il numero dei lavoratori che perdono la vita o riportano gravi lesioni –:

          se non ritenga necessario e improrogabile procedere, senza ulteriori dilazioni, ad ottemperare all'impegno assunto dal Governo nell'ambito dell'iter del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 77 del 2021 in materia di governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con l'accoglimento dell'ordine del giorno 9/03146-AR/087.
(3-02489)


      MURA, GARIGLIO, GAVINO MANCA, FRAILIS, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          fra il 12 e il 13 settembre 2021 la Cin Tirrenia ha svolto l'ultimo viaggio lungo la tratta Cagliari-Civitavecchia;

          l'interruzione del servizio di collegamento marittimo fra il capoluogo sardo e il porto laziale avviene in seguito: alla scadenza della Convenzione per l'esercizio dei servizi di collegamento marittimo in regime di pubblico servizio con le isole maggiori e minori stipulata il 18 luglio 2012 fra la Compagnia di navigazione Cin Tirrenia e il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti in vigore fino al luglio 2020; alla proroga della medesima Convenzione fino al febbraio 2021 (decreto «Cura Italia») per consentire l'esperimento delle procedure di gara per i nuovi affidamenti; a seguito della mancata aggiudicazione del servizio pubblico di trasporto marittimo di passeggeri, veicoli e merci con obblighi di servizio pubblico per la continuità territoriale marittima nella tratta Civitavecchia-Arbatax-Cagliari;

          il prossimo 14 ottobre, data in cui Alitalia cesserà le sue attività per passare il testimone alla nuova compagnia di trasporto aereo – ITA – che la sostituirà, potrebbero essere interrotti o fortemente ridimensionati anche i servizi di trasporto aereo in regime di continuità che collegano la Sardegna con gli scali di Roma-Fiumicino e Milano-Linate, considerato che, nonostante le previsioni di legge, verrebbe meno, a seguito di pronuncia della Commissione UE, la possibilità di trasferire la gestione dei suddetti servizi di trasporto aereo in capo a ITA;

          la Sardegna rischia l'isolamento totale con forte compressione del diritto costituzionale alla mobilità e un impatto gravissimo sul già provato sistema economico;

          in particolare la Sardegna centro-meridionale, oltre agli effetti negativi derivanti dalla possibile paralisi del servizio di trasporto aereo, rischia disservizi e pesanti ripercussioni sul fronte dell'accesso via mare a causa dell'interruzione del servizio di collegamento Civitavecchia-Arbatax-Cagliari e viceversa –:

          come intenda agire per ripristinare il collegamento marittimo Civitavecchia-Arbatax-Cagliari e al fine di garantire il servizio di trasporto aereo in regime di continuità territoriale con le attuali frequenze e modalità.
(3-02490)


      MARINO, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, RAFFA, SERRITELLA, TRAVERSI, DEIANA, SCANU, PERANTONI, CADEDDU e ALBERTO MANCA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          da anni constatiamo come la grave incertezza circa la situazione del regime di continuità sia marittima che aerea della Sardegna stia compromettendo il diritto alla mobilità, trasformando l'essere isolani in essere isolati. La libera concorrenza rappresenta lo strumento essenziale per servire gli interessi dei consumatori, ma il ruolo e l'intervento dello Stato restano insostituibili nelle ipotesi in cui il regime di mercato non sia sufficiente a garantire il godimento dei diritti fondamentali del cittadino, tra i quali il diritto alla mobilità;

          per la continuità territoriale marittima della Sardegna, non è ancora stata approntata alcuna soluzione certa e duratura: la regolamentazione predisposta da Invitalia sta mostrando tutte numerose criticità ed è, non solo oggetto di ricorso amministrativo, ma non ha di fatto superato il vecchio regime regolamentato dalla vetusta e oramai obsoleta Convenzione Stato – Cin;

          per la realizzazione del sistema della continuità territoriale aerea si è dovuta attendere, per la Sardegna e per le isole minori della Sicilia, l'applicazione dell'articolo 36 della legge 17 maggio 1999, n. 144, per il trasporto marittimo, purtroppo, non è ancora stata approntata alcuna soluzione certa e duratura. L'assenza di un sistema certo di trasporti marittimi efficaci, efficienti, sicuri, sostenibili ed economicamente accessibili, ha creato nel tempo forti limitazioni allo sviluppo economico e sociale della Sardegna;

          nonostante per oltre due anni il Governo – per tutelare il diritto alla mobilità – abbia concesso proroghe in contrasto con la Commissione europea, la Conferenza di servizi presieduta dalla Regione Sardegna, a quanto risulta agli interroganti non ha predisposto in tempo utile un documento che rispettasse le chiare linee guida della Commissione e così ancora una volta la Sardegna rischia di perdere il regime di continuità aerea;

          in questi anni di giunta Solinas, sono stati presentati diversi atti volti a chiarire la situazione della continuità territoriale aerea. Sono state date rassicurazioni sulla gestione di quanto necessario per garantire la prosecuzione della continuità aerea. La realtà è che a pochi giorni dalla scadenza del regime, il Governo è stato chiamato ancora una volta dalla Regione per risolvere il problema e per avviare una procedura d'urgenza –:

          se il Ministro interrogato intenda sostenere, per il regime di continuità territoriale marittima, l'adozione di una norma di rango primario che garantisca stabilità al sistema trasportistico sardo e, al contempo, rivedere il Protocollo d'intesa sulla continuità territoriale del 2010 superando la manifesta inefficacia del Governo regionale sulla continuità aerea.
(3-02491)


      PAITA, NOBILI, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. – Per sapere – premesso che:

          la riapertura delle scuole e la ripresa di tutte le attività di questi giorni, stanno mettendo alla prova il sistema del trasporto pubblico locale ed il lavoro effettuato in questi mesi per il suo potenziamento;

          già nel 2020 era stato affrontato il problema della congestione dei mezzi di trasporto nelle ore di punta e l'insufficiente impiego delle risorse esistenti, tra le cause del ricorso alla DAD nelle scuole;

          nel secondo semestre dell'anno in corso il Governo ha stanziato 618 milioni di euro per i servizi aggiuntivi dopo che le regioni, dai dati forniti dal Governo, a cui spetta la programmazione e la gestione dei trasporti locali, nei primi 6 mesi dell'anno ne avevano spesi circa 218 milioni di euro;

          sulla base dei dati inviati dalle regioni al Ministero dei trasporti e della mobilità sostenibile, dei 618 milioni di euro stanziati le regioni ne utilizzeranno circa la metà. Si aggiunga a questo che una parte delle risorse effettivamente spese sono state utilizzate per le attività di controllo e non per il potenziamento del parco veicoli;

          il dato che emerge comunque è che le regioni non sono tutte nelle condizioni di poter investire in maniera proficua ed efficiente le risorse messe a disposizioni dallo Stato, anche e soprattutto a causa della debolezza di alcune aziende del settore, per lo più sottodimensionate e non in grado di programmare ed utilizzare gli investimenti previsti;

          di qui la necessità e l'urgenza di lavorare ad una riforma organica del settore del trasporto pubblico locale che possa consentire alle aziende di divenire competitive a livello europeo ed investire al meglio le risorse anche provenienti dal piano Next Generation EU. Prezioso risulterebbe, a tale proposito, il contributo dello studio elaborato dalla commissione istituita presso il Ministero e presieduta dal prof. Bernardo Mattarella –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare affinché si possa approvare nei primi mesi del 2022 la riforma del trasporto pubblico locale, anche avvalendosi del contributo della commissione citata in premessa.
(3-02492)


      D'ATTIS, LABRIOLA, GIANNONE e ELVIRA SAVINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          a seguito dei mutamenti connessi all'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, il Consiglio e il Parlamento europei hanno convenuto di anticipare, rispetto al termine previsto del 2023, la revisione degli orientamenti Ten-T;

          l'Italia ha sempre espresso la volontà di incorporare nella rete e nei corridoi europei gli assi strategici nell'ambito del sistema nazionale delle infrastrutture di trasporto al fine di colmare i gap esistenti, con particolare riferimento al pieno allineamento tra la pianificazione nazionale e la pianificazione europea sulla rete Ten-T;

          è necessario in particolare rilanciare le infrastrutture del meridione d'Italia al fine di consentirne il pieno sviluppo economico;

          nell'allegato infrastrutture al Def 2021 si riporta che, nell'ambito delle proposte formulate dall'Italia al fine dell'aggiornamento della rete Ten-T, sono state avanzate sei proposte, tra le quali una di lungo periodo che prevede il prolungamento del Corridoio Baltico-Adriatico fino a Bari, mentre, a differenza di quanto previsto dall'allegato al Def 2020, non risulta più la proposta di inserire l'aeroporto di Bari tra quelli della rete di rango Core –:

          se il Governo, al fine di allineare la rete strategica nazionale alla rete Ten-T, non intenda valutare di proporre il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico fino a Lecce, tramite Brindisi (o in subordine il prolungamento del corridoio Scandinavo-Mediterraneo fino a Brindisi-Lecce), di inserire il porto di Brindisi nella rete Core e di riconsiderare l'inserimento dell'aeroporto di Bari tra quelli della rete di rango Core.
(3-02493)


      VIETINA, D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          la Regione Calabria, con i suoi 800 km di costa, in un'ottica di sviluppo economico, turistico, occupazionale, commerciale, non può prescindere dalla valorizzazione del sistema portuale, in particolare dei suoi 30 porti turistici, attualmente sottodimensionati;

          se messi in rete con una logistica appropriata, con infrastrutture e servizi di qualità, con l'offerta rilevante e prestigiosa di valori turisticamente attraenti, come i siti archeologici, i luoghi d'arte e le aree di eccellenza agroalimentare, potrebbero rappresentare il circuito di portualità turistica e da diporto, ovvero di «turismo nautico» più grande d'Europa;

          si stima che la messa a regime del sistema portuale turistico calabrese possa portare in Calabria oltre il 45 per cento dei posti barca del Nord Africa e del Sud-Est asiatico; anche per le note ragioni di difficoltà e instabilità dei Governi locali dei Paesi dell'Africa e del Sud-Est asiatico, l'Italia e la Calabria sono la principale attrattiva del Mediterraneo con oltre 8-10 mila posti barca nuovi;

          il turismo nautico, in quanto insieme di attività che si svolgono sul mare e sulla costa con l'ausilio di una unità da diporto che può essere utilizzata sia per gli spostamenti sia per il soggiorno, è la manifestazione «turistica» del diportismo;

          gli aspetti caratterizzanti il turismo nautico sono sostanzialmente tre: 1) il turista nautico è colui che viaggia e soggiorna sul mare e nei porti (luoghi di riparo e sosta dell'imbarcazione) che sono, nel contempo, vie e luoghi privilegiati del viaggio e del soggiorno; 2) l'utilizzo dell'imbarcazione, mezzo di trasporto e di ricettività «al seguito», consente al contempo il viaggio ed il pernottamento turistico; 3) rappresenta domanda turistica qualificata che si manifesta sulla «terraferma» –:

          se non ritenga di adottare iniziative volte a stanziare e attivare per la Calabria le risorse necessarie alla realizzazione o al potenziamento di strutture e/o infrastrutture di «interfaccia» terra-acqua, ovvero porti turistici, in parte o per l'intera «superficie» destinati al diportismo, porti canale, darsene e punti d'ormeggio (approdi, spiagge attrezzate, rade) garantendo, nel contempo, collegamenti con le risorse territoriali costiere e dell'entroterra di tipo naturale, antropico, culturale, storico, paesaggistico, enogastronomico e data-center per la messa in rete e la gestione smart di tali porti turistici, allo scopo di migliorare la fruizione e l'accessibilità delle risorse culturali e naturali del litorale costiero e delle aree interne della Regione.
(3-02494)


      LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          la nuova compagnia aerea ITA dovrebbe diventare ufficialmente operativa a partire dal prossimo 15 ottobre;

          la nuova compagnia sarà dotata di appena 52 aerei, meno della metà di quelli in possesso di Alitalia durante l'amministrazione straordinaria e prima della pandemia, solo sette dei quali – a fronte dei ventisei utilizzati da Alitalia – saranno destinati alle tratte di lungo raggio, nonostante tale segmento di mercato sia quello più remunerativo;

          la nuova compagnia subirà quindi una pesantissima riduzione delle quote di mercato e del volume di passeggeri che potrà trasportare, non solo nel segmento lungo raggio ma anche in ambito nazionale ed europeo, con le evidenti ricadute sulla sopravvivenza della stessa compagnia;

          la nuova compagnia, inoltre, dovrebbe nascere con un contingente di personale ridotto di ben ottomila unità, e rispetto alla cui assunzione non saranno tenute in alcun conto né la provenienza da Alitalia, né la connessa anzianità di servizio, fatto che sta scatenando violente proteste, e che rischia di privare ITA di competenze e professionalità;

          in seguito a una delle manifestazioni effettuate dal personale ex Alitalia che aveva portato apparentemente alla riapertura del tavolo di concertazione tra le parti, la portavoce del Commissario europeo alla concorrenza ha dichiarato che «la Commissione europea vigilerà sulla discontinuità economica tra ITA e Alitalia»;

          gli analisti del settore hanno rilevato come le strategie adottate dalla nuova compagnia siano poco efficaci da un punto di vista industriale e, anzi, già ne prevedono l'insuccesso –:

          quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire competitività alla nuova compagnia aerea, anche attraverso la salvaguardia del personale proveniente da Alitalia.
(3-02495)

Interrogazione a risposta scritta:


      SPESSOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          ai sensi del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 171 del 2019, sono state assegnate al comune di Venezia risorse per interventi tra i quali la progettazione del «Nuovo Hub terra-acqua in area San Giuliano», inserito all'interno delle strategie per la mobilità veneziana promosse dal piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) ed attualmente in fase di redazione;

          il progetto è volto alla realizzazione di itinerari alternativi che decongestionino l'attuale porta di accesso principale a Venezia, costituita da piazzale Roma e riducano i flussi in transito sul ponte della libertà, oggi unica via di accesso per le automobili;

          ai fini del progetto sono di centrale importanza le aree di san Giuliano e dei Pili: la prima deputata all'interscambio con servizi di navigazione per le merci e di trasporto e la seconda destinata al traffico turistico;

          per l'implementazione del progetto è prevista la realizzazione di un nuovo canale lagunare tra l'area dei Pili ed il canale Vittorio Emanuele III;

          l'area dei Pili è di proprietà della società Porta di Venezia Spa, facente capo all'attuale sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e la società Porta di Venezia Spa è attualmente affidata allo studio Withers secondo l'istituto del cosiddetto blind trust;

          l'area era stata acquistata ad un prezzo di circa cinque milioni di euro anche a causa dell'inquinamento ambientale del terreno;

          in considerazione del ruolo strategico assunto in vista della realizzazione del progetto, il valore di mercato dell'area dei Pili sarebbe attualmente molto superiore al prezzo di acquisto;

          il Pums è uno strumento di pianificazione strategica finalizzato alla realizzazione di un sistema di mobilità sostenibile che consenta il raggiungimento di specifici obiettivi, definiti con apposite linee guida ministeriali, di efficacia ed efficienza del sistema di mobilità, sostenibilità energetica ed ambientale, sicurezza della mobilità stradale e sostenibilità socio economica;

          ai sensi dell'articolo 78 del decreto legislativo n. 267 del 2000, il comportamento degli amministratori, nell'esercizio delle proprie funzioni, deve essere improntato all'imparzialità e al principio di buona amministrazione;

          rispetto ai tradizionali strumenti di pianificazione dei trasporti, i Pums sono caratterizzati da una maggiore attenzione al coinvolgimento dei cittadini e dei portatori di interesse;

          il progetto in questione si caratterizza per la presenza, in ogni sua fase, di un gruppo di interlocutori facenti riferimento alla persona del sindaco Brugnaro, che, quindi, di fatto, controlla l'intero processo di realizzazione in prima persona in qualità di proprietario delle aree e titolare della società acquirente, benché confluita in blind trust;

          tale situazione esclude completamente cittadini e portatori di interesse, con conseguenze negative in termini di partecipazione pubblica al progetto, innovazione ed equa distribuzione delle risorse e delle esternalità positive eventualmente collegate all'implementazione del progetto;

          a parere dell'interrogato tale situazione di conflitto di interesse causa il depauperamento del tessuto imprenditoriale locale che costituisce il vero promotore dello sviluppo economico e sociale del territorio, ed è in questo modo relegato al ruolo di fornitore di servizi a basso valore aggiunto;

          in sede di esproprio, la rivalutazione dell'area dei Pili al valore di mercato deve considerare i costi di risanamento ambientale propedeutici alla realizzazione dell'opera;

          la realizzazione del nuovo canale pone seri problemi in termini di impatto sul delicato equilibrio dell'ecosistema lagunare;

          la soluzione prospettata non sembra rappresentare la migliore in termini di efficienza economica, sicurezza ed esternalità positive sull'ambiente e sul territorio –:

          di quali elementi disponga il Governo circa i fatti esposti in premessa;

          se il Governo non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione ai fatti esposti in premessa, anche tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica, considerati i rischi connessi al conflitto di interessi che coinvolgerebbe il sindaco Brugnaro;

          se non intenda adottare iniziative di competenza per valutare l'impatto del progetto sull'idrodinamica della laguna.
(4-10233)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


      MOLINARI, MORRONE, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          l'11 settembre 2021 a Rimini, sull'autobus della linea 11, uno straniero richiedente asilo di origini somale alla richiesta da parte di due controllori di esibire il biglietto, ha reagito ferendole con un coltello e, dopo essere sceso dal mezzo pubblico, ha colpito a caso altre persone tra cui un bambino di sei anni subito apparso la vittima più grave;

          il somalo che, secondo quanto ricostruito finora, era ospitato in una struttura della Croce Rossa, avrebbe poi ammesso di essere stato sotto l'effetto di sostanze stupefacenti al momento del gesto, anche se appare poco chiaro con quali risorse avesse potuto procurarsi le sostanze;

          secondo quanto si apprende, inoltre, il somalo sarebbe arrivato da tempo in Europa e solo qualche mese fa, al suo ingresso in Italia, avrebbe presentato domanda per lo status di rifugiato;

          ci sono gravi responsabilità a tutti i livelli rispetto a questo caso indicativo di una pericolosa deriva, come testimoniato dai sempre più frequenti gravi episodi di cui sono protagonisti stranieri entrati illegalmente in Italia e senza permesso di soggiorno, spesso allo sbando e senza alcun controllo;

          di certo questo gravissimo episodio, inquadrato in una prospettiva più ampia, può essere assunto a riprova della mancanza di una lungimirante politica immigratoria e delle inadempienze di un'accoglienza indiscriminata e senza regole;

          si tratta con ogni probabilità di una delle conseguenze dello smantellamento dei cosiddetti «decreti sicurezza», approvati durante il Governo «giallo-verde», finalizzati a garantire ingresso e permanenza in Italia ai soli migranti detentori dei requisiti indispensabili;

          a parere degli interroganti, il Ministro interrogato ha reagito in maniera inopportuna, rivendicando pretestuosamente la validità della propria linea in tema di immigrazione, incurante davanti all'evidenza dei fatti e senza il minimo accenno alla necessità di una rimodulazione delle politiche permissive e lassiste perseguite finora;

          al contrario, appare chiaro secondo agli interroganti, come a monte di episodi come quello verificatosi a Rimini ci siano le modalità di gestione incontrollata dei flussi migratori che consentono la dispersione a tempo indeterminato sul territorio italiano di soggetti che non hanno alcun diritto di permanere nel Paese in quanto senza i requisiti per ottenere uno status di protezione, ma anche di persone già dedite a comportamenti illeciti o aggressivi –:

          se, al fine di evitare il ripetersi di fatti simili, non ritenga opportuno rielaborare con urgenza la linea in materia di accoglienza dei migranti finora seguita dal Dicastero.
(3-02496)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          a causa dell'emergenza sanitaria Covid-19, l'azienda ospedaliero-universitaria di Bologna Policlinico Sant'Orsola-Malpighi, così come la quasi totalità delle strutture sanitarie presenti sul territorio nazionale, è stata oggetto di importanti riorganizzazioni che, in ottemperanza alle Linee guida nazionali, hanno comportato la revisione di molti spazi aziendali;

          i lavori, iniziati nell'autunno del 2020, hanno interessato anche gli ambienti riservati agli uffici della polizia di Stato, situati all'interno del pronto soccorso generale presso il padiglione 5H che, da allora, sono stati collocati in moduli prefabbricati del tipo comunemente impiegato nei cantieri edili;

          queste strutture prefabbricate da cantiere, oltre a non garantire i requisiti minimi di sicurezza sul lavoro, non garantiscono la necessaria sicurezza del deposito d'armi in dotazione e delle divise del personale che potrebbero essere facilmente asportate perforando la sottile lamiera del container;

          a ciò si aggiunge la mancanza di una sala d'attesa per il pubblico che è costretto a sostare all'aperto, esposto alle intemperie e alla visione di chiunque, mentre la privacy dovrebbe essere garantita, nonché l'assenza di altri ambienti dove custodire documenti contenenti dati sensibili e riservati e tutte le dotazioni utili all'esercizio delle mansioni assegnate agli operatori;

          nell'area del parcheggio dove sono state installate tali strutture si sono già verificati atti vandalici contro la polizia, fra cui l'incendio doloso di una vettura di servizio ad opera di criminali appartenenti all'area anarchica;

          risulta paradossale che in una struttura così grande come il policlinico Sant'Orsola-Malpighi di Bologna, che ha un'estensione di 1,8 chilometri ed un'organizzazione logistica strutturata in 27 padiglioni, non sia stato possibile individuare locali più idonei ad ospitare gli uffici della polizia di Stato costretti ad operare in una situazione precaria, pericolosa e oltremodo degradante –:

          se non ritenga sia necessario adottare urgentemente le iniziative di competenza per far sì che la direzione sanitaria del Policlinico Sant'Orsola-Malpighi, di concerto con l'ufficio tecnico-logistico della questura di Bologna ed il direttore tecnico capo della polizia di Stato e le rappresentanze sindacali dei lavoratori di polizia, riveda tale soluzione al fine di trovare quanto prima una sistemazione più sicura, più funzionale e più rispettosa, per un'istituzione così importante come la polizia di Stato ed i suoi operatori.
(4-10212)


      CASCIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nell'ambito del fallimento della società Ge.Se.Ma. Ambiente e Patrimonio srl del comune di Mercato S. Severino, avvenuto nel 2017, i curatori fallimentari Giovanni D'Antonio e Sergio Como, rappresentati dal professore Francesco Fimmanò, hanno citato in giudizio per il risarcimento dei danni causati dinanzi alla sezione specializzata del tribunale delle imprese di Napoli il comune, undici persone fra ex amministratori della società o loro eredi e, tra questi, anche l'attuale sindaco del suddetto comune, Antonio Somma;

          quest'ultimo è stato revisore unico della società dichiarata fallita e la curatela ne chiede la condanna addebitandogli la mancata denuncia al tribunale, in veste di organo di controllo, dei presunti «artifici contabili posti in essere nella redazione dei bilanci». L'atto di citazione muove precisi rilievi: «risulta per tabulas il mancato controllo del Sindaco Unico – si legge – e ciò sia in riferimento alla mancata denuncia tanto delle operazioni preventivamente poste in essere dalla Ge.se.ma. (e neanche mai denunciate dai precedenti sindaci), che in ordine alla fusione per incorporazione che determinava nel bilancio della Gesema passività per oltre 10.000.000,00 di euro nonché in relazione alla mancata redazione e/o comunque approvazione del bilancio di esercizio al 31 dicembre 2015»;

          l'attuale sindaco nella veste di revisore unico della società comunale dichiarata fallita viene ritenuto «ingiustificatamente inerte ad ogni forma di denuncia e/o comunque attività volta a evitare (anche per tale via) la consumazione delle dannose attività gestorie perpetrate dall'organo amministrativo»;

          la richiesta di condanna al pagamento in solido, per una somma di oltre 21 milioni di euro, ha destato notevole scalpore tra la pubblica opinione cittadina;

          in questi giorni sta suscitando ulteriori preoccupazioni la possibile condizione di incompatibilità dell'attuale sindaco Antonio Somma in conseguenza della citazione sopra richiamata;

          sono tre le richieste avanzate al prefetto di Salerno di attivare l'azione popolare ex articolo 70 del decreto legislativo n. 267 del 2000 finalizzata ad accertare la condizione di incompatibilità dell'attuale sindaco;

          tra questa vi è quella del sodalizio politico cittadino «Movimento Civico Sanseverinese» che, alla fine del mese di luglio 2021, ha inviato al prefetto di Salerno e al Ministero dell'interno un articolato esposto nel quale sono stati illustrati i motivi che renderebbero l'attuale sindaco incompatibile con la sua carica;

          nell'esposto si evidenzia che il sindaco sarebbe in condizione di lite pendente con il comune per la citazione sopra richiamata perché nello stesso procedimento anche il comune di Mercato S. Severino è citato in giudizio nella persona dell'attuale sindaco;

          il sindaco si troverebbe, dunque, in una situazione di conflitto di interesse perché, quale legale rappresentante del comune deve disporre della difesa dell'ente in procedimenti dove egli stesso, nella qualità di revisore unico, è citato come presunto responsabile della mala gestio della società Ge.Se.Ma.. La lite pendente integra una causa di incompatibilità di cui all'articolo 63, comma 4, del decreto legislativo n. 267 del 2000, a norma del quale «non può ricoprire la carica di sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale, consigliere metropolitano, provinciale o circoscrizionale [...] colui che ha lite pendente, in quanto parte di un procedimento civile od amministrativo, rispettivamente, con il comune o la provincia»;

          inoltre, il sindaco non si sarebbe astenuto dal partecipare ad alcune sedute della giunta municipale nelle quali sono stati assunti atti a difesa del comune in evidente conflitto con la sua posizione processuale –:

          alla luce di quanto esposto, quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda assumere, anche attraverso il prefetto di Salerno, nell'interesse dell'intera comunità di Mercato S. Severino, affinché si faccia chiarezza sulle procedure adottate e venga garantito il corretto, sano, imparziale e regolare svolgimento dell'attività amministrativa.
(4-10232)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


      VITIELLO e TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          la dottoressa Agata Cioffi è in possesso del titolo di studio della laurea conseguito in Italia e, per un altro verso, dell'abilitazione all'insegnamento conseguita in Romania;

          la richiesta di riconoscimento del titolo in Romania veniva rigettata dal Ministero dell'istruzione secondo il quale i titoli conseguiti da cittadini italiani in Romania non soddisfano i requisiti giuridici per il riconoscimento della qualifica professionale di docente, ai sensi della direttiva 2005/36/CE e successive modifiche, e, pertanto, le istanze di riconoscimento presentate sulla base dei suddetti titoli erano da considerarsi rigettate;

          la dottoressa Cioffi ha partecipato alla classe di concorso A 108 filosofia e scienze umane;

          la domanda è stata presentata al registro ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca polis 0069441.22/03/2018;

          il concorso è stato poi espletato a luglio 2018;

          in seguito, il Consiglio di Stato l'8 ottobre 2020, si pronunciava accogliendo l'appello della stessa, copia della quale veniva inviata alla direzione generale personale scuola e, per conoscenza, al dipartimento e all'ufficio scolastico della regione Campania;

          sempre a seguito della sentenza, veniva richiesto lo scioglimento della riserva e la conferma dell'iscrizione in graduatoria ad esaurimento con la pratica n. 13492 dell'8 giugno 2021 assegnata all'ufficio VIII;

          al momento la pratica a quanto risulta agli interroganti non risulta lavorata e la dottoressa Cioffi non risulta reintegrata nella graduatoria ad esaurimento –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare riguardo alla situazione esposta in premessa.
(4-10227)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

          il decreto-legge n. 34 del 2020 (articolo 88), come modificato dal decreto-legge n. 104 del 2020, ha istituito il Fondo nuove competenze, al fine di consentire la graduale ripresa delle attività dopo l'emergenza epidemiologica, prevedendo che i contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, ovvero dalle loro rappresentanze sindacali operative in azienda ai sensi della normativa e degli accordi interconfederali vigenti, possono realizzare specifiche intese di rimodulazione dell'orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell'impresa con le quali parte dell'orario di lavoro viene finalizzato a percorsi formativi;

          gli oneri relativi alle ore di formazione, comprensivi dei relativi contributi previdenziali e assistenziali, sono a carico del suddetto Fondo, costituito presso l'Anpal. Alla realizzazione degli interventi possono partecipare le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, i programmi operativi nazionali e Regionali di Fondo sociale europeo, i fondi paritetici nonché il fondo per la formazione e il sostegno al reddito dei lavoratori di cui all'articolo 12 del decreto legislativo n. 276 del 2003 che, a tal fine, potranno destinare al Fondo nuove competenze una quota delle risorse disponibili nell'ambito dei rispettivi bilanci;

          in data 9 ottobre 2020 è stato adottato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, il decreto interministeriale attuativo dell'articolo 88 in esame, per l'individuazione dei criteri e modalità di applicazione della misura e di utilizzo delle risorse e per il rispetto del relativo limite di spesa;

          gli accordi collettivi di rimodulazione dell'orario di lavoro devono essere conformi a quanto previsto dall'articolo 88, comma 1, del richiamato decreto-legge n. 34 del 2020, dall'articolo 4 del decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104 e dall'articolo 3 del decreto di attuazione: in particolare, fra l'altro, devono essere sottoscritti entro il 31 dicembre 2020, scadenza successivamente prorogata al 30 giugno 2021 e devono prevedere i progetti formativi finalizzati allo sviluppo delle competenze, il numero dei lavoratori coinvolti nell'intervento e il numero di ore dell'orario di lavoro da destinare a percorsi per lo sviluppo delle competenze, nonché, nei casi di erogazione della formazione da parte dell'impresa, la dimostrazione del possesso dei requisiti tecnici, fisici e professionali di capacità formativa per lo svolgimento del progetto stesso;

          il soggetto erogatore dei percorsi di sviluppo delle competenze è individuato dall'impresa all'interno del progetto formativo presentato in sede di accordo collettivo;

          sono individuabili come soggetti erogatori dei percorsi formativi, tutti gli enti accreditati a livello nazionale e regionale, ovvero altri soggetti, anche privati, che per statuto o istituzionalmente, sulla base di specifiche disposizioni legislative o regolamentari anche regionali, svolgono attività di formazione, ivi comprese le università statali e le non statali legalmente riconosciute, gli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, i Centri per l'istruzione per adulti (Cpia), gli Istituti tecnici superiori (I.t.s.), i centri di ricerca accreditati dal Ministero dell'istruzione, anche in forma organizzata in reti di partenariato territoriali o settoriali;

          ma non solo: i piani formativi aziendali possono, altresì, prevedere, alla luce delle finalità previste dal Fondo, lo sviluppo di competenze finalizzate a incrementare l'occupabilità del lavoratore, anche al fine di promuovere processi di ricollocazione in altre realtà lavorative;

          secondo il report di Anpal con dati al 17 aprile 2021 il numero di aziende già ammesse a contributo sono 2.202 e il numero dei lavoratori coinvolti nelle attività formative sono 169.406;

          lo strumento del Fondo nuove competenze, introdotto dal Governo dell'allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha rappresentato e rappresenta uno strumento importante per far fronte alla crisi economica determinata dall'emergenza sanitaria da COVID-19 e riesce a coniugare la salvaguardia dei livelli occupazioni all'esigenza di formazione e riqualificazione della forza lavoro, tipico delle misure di politica attiva del lavoro –:

          di quali ulteriori dati disponga il Governo in merito al numero delle imprese che hanno fatto richiesta di accesso al contributo per il Fondo nuove competenze e dei lavoratori e degli enti di formazione coinvolti dalla misura e se sia intenzione del Governo promuovere e valorizzare la suddetta misura, vista l'importanza che rivestono la formazione e la riqualificazione professionale nel quadro delle politiche attive del lavoro e della imminente attuazione del programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (GOL).
(2-01326) «Invidia, Barzotti, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci, Alaimo, Frusone, Giarrizzo, Giordano, Giuliano, Grande, Iovino, Licatini, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Mammì, Micillo, Nappi, Olgiati, Palmisano, Penna, Perconti, Roberto Rossini, Ruggiero, Saitta».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


      AMITRANO, INVIDIA e SEGNERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 26 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia» ha introdotto una forma di tutela a favore dei lavoratori che, a causa del Covid-19, sono costretti a rimanere in isolamento fiduciario con permanenza domiciliare, perché entrati in contatto con un soggetto positivo al COVID-19;

          tale norma ha riconosciuto, ai lavoratori dipendenti del settore privato, una indennità da quarantena equiparando alla malattia i periodi di assenza dal lavoro trascorsi dal lavoratore in quarantena e corrispondendo un trattamento economico erogato dall'Inps;

          il Governo Conte aveva stanziato una copertura di 663,1 milioni di euro per l'anno 2021, volta a finanziare l'indennità di cui sopra per l'anno 2020, anche per i lavoratori dipendenti che possiedono certificazione di condizioni di rischio della salute, cosiddetti lavoratori fragili; l'istituto nazionale della previdenza sociale, nel messaggio n. 2842 del 6 agosto 2021 ha attestato che non è più possibile riconoscere l'indennità di malattia ex articolo 26 del «decreto Cura Italia» ai lavoratori in quarantena, poiché il legislatore non ha stanziato nuove risorse volte a rifinanziare la misura stessa anche per l'anno 2021;

          il mancato rifinanziamento della misura in questione ha prodotto un grave vuoto normativo e previdenziale che rischia di essere addossato interamente sulle spalle dei lavoratori che si vedrebbero decurtare dalla busta paga in media tra i 600 e i 700 euro per i 10 giorni di assenza –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e quali iniziative intenda adottare per risolvere la stessa.
(5-06660)


      MENGA e FRATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          l'Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps) con messaggio n. 2842, del 6 agosto 2021, ha comunicato un cambio nelle modalità di copertura dei costi della quarantena per COVID-19, destando non poche preoccupazioni tra sindacati, imprese e lavoratori del settore privato;

          specificatamente l'indennità di malattia per quarantena per COVID-19, prevista dall'articolo 26, comma 1, del decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 24 aprile 2020, potrà essere erogata esclusivamente per gli eventi avvenuti nel corso del 2020 nel limite delle risorse stanziate, determinando un'assenza di tutela nonché un'iniquità di trattamento a danno di imprese e lavoratori, a causa del mancato stanziamento di ulteriori risorse finanziarie per l'anno 2021;

          inoltre, tra le righe del medesimo messaggio si rinviene un'analoga assenza di tutele a discapito di tutti quei lavoratori «fragili» impossibilitati a svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile, per i quali il periodo di assenza dal servizio è stato equiparato al ricovero ospedaliero, dall'articolo 26, comma 2, del decreto-legge n. 18 del 2020, solo fino al 30 giugno 2021 e non fino alla fine dell'emergenza sanitaria;

          il mancato riconoscimento come malattia della quarantena per contatto da COVID-19 per tutti gli eventi avvenuti nel corso dell'anno 2021 finirà, inevitabilmente, con lo scoraggiare le segnalazioni di assenza per quarantena di tutti i lavoratori consci del rischio concreto di tagli in busta paga, accrescendo in tal modo il pericolo di una maggiore diffusione del virus che continua a rappresentare una seria minaccia per la salute pubblica –:

          se non sia necessario adottare iniziative urgenti dirette a garantire ai lavoratori del settore privato, per i periodi di quarantena con sorveglianza attiva o di permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva, le tutele previste dal decreto-legge n. 18 del 2020 (articolo 26) anche per gli eventi relativi all'anno 2021 fino al termine dell'emergenza sanitaria, prorogando altresì, fino alla fine dell'emergenza sanitaria l'equiparazione del periodo di assenza dal servizio al ricovero ospedaliero in favore dei lavoratori fragili dipendenti pubblici e privati, laddove la prestazione lavorativa non possa essere resa con modalità agile.
(5-06661)


      VISCOMI, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LACARRA, LEPRI e MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          come noto, ai sensi dell'articolo 1, commi da 10 a 19, della legge di bilancio 2021, sono previste due agevolazioni alle assunzioni e stabilizzazioni di rapporti di lavoro a termine effettuati nel biennio 2021/2022, rispettivamente, di donne lavoratrici e di giovani under 36;

          la finalità è quella di sostenere l'assunzione nel mercato del lavoro di giovani che non siano stati mai occupati a tempo indeterminato e di donne residenti in aree svantaggiate o che versino esse stesse in condizioni di svantaggio;

          l'agevolazione contributiva è finalizzata altresì a contenere il perdurare degli effetti straordinari sull'occupazione, determinati dall'epidemia di COVID-19 di soggetti particolarmente esposti nel mercato del lavoro e costituisce una misura di grande rilievo sociale cui hanno guardato con grande interesse gli imprenditori e le organizzazioni sindacali dei territori interessati;

          tuttavia, a distanza di quasi 9 mesi dalla data di entrata in vigore delle suddette disposizioni, molteplici sono le segnalazioni che evidenziano ritardi nel riconoscimento effettivo dei suddetti sgravi contributivi a fronte delle assunzioni o trasformazioni di contratti a termine attivate a decorrere dal 1° gennaio, facendo affidamento sul suddetto beneficio;

          la misura in questione prevede sgravi contributivi in misura pari al 100 per cento per una durata variabile da 12 a 18 mesi, a seconda della tipologia contrattuale di assunzione nel caso di donne; di 36 mesi qualora l'assunzione riguardi un giovane under 36 –:

          quali siano le cause dei lamentati ritardi nella concreta applicazione delle richiamate disposizioni, ritardi che gravano sui bilanci delle imprese che – anche durante il permanere della crisi conseguente all'emergenza pandemica – hanno attivato nuovi rapporti di lavoro o stabilizzato rapporti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato e hanno dovuto sostenere, confidando nell'agevolazione, l'intera contribuzione, posto che tali ritardi rischiano di comprometterne altresì l'attrattività per i rimanenti mesi del 2021 e per l'anno 2022.
(5-06662)


      CAFFARATTO, CAPARVI, GIACCONE, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI, PAROLO, SNIDER, BENVENUTO, BOLDI, GASTALDI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LIUNI, MACCANTI, MOLINARI, PATELLI, PETTAZZI e TIRAMANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          Caffarel fa parte della storia imprenditoriale del Piemonte ed è nota soprattutto perché nel suo primo laboratorio è nato il gianduiotto, un cioccolatino a forma di barca rovesciata conosciuto e apprezzato in Italia ed esportato in molti paesi del mondo;

          l'azienda, importante per diversi motivi, si trova a Luserna San Giovanni, comune di 7 mila abitanti nella val Pellice, una delle tre valli valdesi, a un'ora di auto da Torino, e con i suoi 328 dipendenti è una delle più grandi della zona. I dipendenti sono per lo più donne con più di 40 anni e con una notevole esperienza;

          nel 1998 Caffarel è stata comprata dalla multinazionale Lindt & Sprüngli, che grazie all'azienda piemontese ha acquisito nuove competenze nell'utilizzo della nocciola per la preparazione di alcuni dei suoi cioccolatini. Negli ultimi dieci anni la situazione economica di Caffarel è sempre stata precaria: le perdite sono aumentate costantemente, sempre ripianate dal gruppo Lindt;

          nel 2020, gli effetti dell'epidemia hanno causato un significativo peggioramento dei conti: secondo il report annuale diffuso da Lindt, in Italia le vendite sono calate del 24,3 per cento per effetto delle misure restrittive. Questo calo generale delle vendite dell'intero gruppo ha interessato in modo particolare i prodotti Caffarel, che per scelta di mercato propone i suoi cioccolatini soprattutto ai bar, chiusi per molti mesi nel 2020. Inoltre, il lockdown introdotto in primavera e le chiusure nel periodo del Natale hanno compromesso le campagne di vendita durante le festività che sono i periodi più redditizi dell'anno;

          si apprende dalla stampa che l'azienda ha annunciato 90 esuberi su 328 dipendenti e un anno di cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) per tutti i lavoratori, a rotazione;

          il 1° giugno 2021, al primo incontro con i sindacati nella sede dell'Unione Industriale di Torino, è stato chiesto all'azienda di escludere il ricorso alla cassa integrazione guadagni straordinaria di provare a gestire la crisi con un contratto di solidarietà per avviare un piano di riqualificazione professionale;

          nel successivo incontro del 25 giugno, al termine di una trattativa, è stato trovato un accordo che prevede un anno di cassa integrazione guadagni straordinaria per ristrutturazione aziendale;

          le conseguenze di così tanti esuberi sarebbero pesanti per i lavoratori e anche per l'economia del territorio –:

          se e quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare in merito a quanto esposto in premessa al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e scongiurare i licenziamenti.
(5-06663)


      RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          si apprende dell'ennesima multinazionale che delocalizza e lascia l'Italia. Si tratta dell'americana Carrier Corporation, con sede a Palm Beach in Florida, che nel 2017 ha rilevato una parte del gruppo Riello dall'omonima famiglia che lo fondò a Legnago, vicino Verona, nel 1922;

          il gruppo Riello ha infatti comunicato ai suoi 90 lavoratori, della sede di Villanova di Cepagatti vicino Pescara, che dopo 75 giorni, disporrà il licenziamento per 71 persone, per delocalizzare in Polonia l'assemblamento caldaie su cui sono specializzati nel sito in questione. Mentre gli altri 19 lavoratori che si occupano di ricerca e sviluppo saranno trasferiti nel centro di ricerca del gruppo a Lecco;

          i dipendenti che perderanno il posto di lavoro continueranno a lavorare sulla produzione delle caldaie, solo fino a novembre 2021;

          l'azienda non è in crisi, ma ha deciso di portare avanti un piano di delocalizzazione che improvvisamente colpisce decine di posti di lavoro. Il sito di Villanova fattura più delle altre sedi e una parte verrebbe trasferita in Polonia per diminuire il costo del lavoro del 20 per cento;

          i sindacati si sono subito mossi per contestare i licenziamenti e avviare una trattativa per indurre la proprietà a non procedere in tal senso o quanto meno per ottenere gli ammortizzatori sociali per un anno. Sembra sia stato fissato, quindi, un incontro tra le parti per il prossimo 16 settembre 2021;

          se la multinazionale non cambierà la sua decisione di delocalizzare ci saranno serie conseguenze in un territorio già provato da altre crisi aziendali, come Honeywell, Denso, Sevel e Brioni;

          l'interrogante ha già presentato molteplici atti parlamentari per sollecitare l'adozione di provvedimenti specifici a salvaguardia dei lavoratori, che vengono travolti dalle gravi conseguenze dovute alle politiche aziendali di delocalizzazione;

          a oggi nessun provvedimento utile è stato adottato dal Governo e casi del genere dimostrano tutta la debolezza delle istituzioni che subiscono decisioni aziendali, che causano la perdita di molti posti di lavoro, anche nell'indotto –:

          se e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per tutelare i lavoratori del gruppo Riello, anche con l'istituzione di un tavolo di concertazione con le parti sociali.
(5-06664)

Interrogazione a risposta scritta:


      CUNIAL. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          nel 2018 il «Gruppo informale denominato Nuovo Mondo» stipula un contratto di comodato d'uso gratuito per dei locali da adibire alle attività progettuali del comitato;

          nel 2019 viene aperta la partita Iva codice Ateco 98.20.00;

          il 30 settembre 2020 il Gruppo, per l'organizzazione del progetto di servizio di babysitting condiviso richiesto da 35 genitori, sottoscrive 7 contratti di collaborazione occasionale con collaboratori con inizio a partire dal 16 novembre 2020;

          l'11 febbraio 2021 il Gruppo subisce una visita ispettiva degli ispettori del lavoro il quale redigono il verbale di primo accesso n. 2021-176726-PACC-1;

          il 17 febbraio 2021 il Gruppo invia agli ispettori una lettera di chiarimento nella quale vengono evidenziate le ragioni della scelta del gruppo informale e non di una associazione riconosciuta nonché l'illustrazione del progetto e delle sue finalità sociali, con la quale si illustra altresì il godimento del patrocinio del comune di Ponte delle Alpi e che pertanto l'attività non si poteva inquadrare come una attività elusiva della legge sul lavoro;

          il 24 giugno 2021 il Gruppo propone al nucleo dei carabinieri dell'ispettorato del lavoro di Belluno la possibilità di chiarimenti in merito alla situazione per il tramite di un loro consulente esperto nel settore del terzo settore in attività di educazione e istruzione parentale;

          il 5 agosto 2021, con il verbale di accertamento e notificazione n. 2021-176726-PCON-l del 26 luglio 2021, gli ispettori comunicano al Gruppo che sono emerse diverse violazione della normativa sul lavoro in relazione all'utilizzo di personale inquadrato contrattualmente ai sensi dell'articolo 2222 c.c. per il periodo che va dal 1° gennaio al 12 luglio 2021. La contestazione riguarda il fatto che il progetto svolto da Gruppo sia sovrapponibile ai servizi offerti dagli istituti della scuola per l'infanzia e che quindi la prestazione occasionale apparirebbe come un escamotage per l'elusione della normativa sul lavoro subordinato, comminando quindi una sanzione «totale di 10.800 euro ed imponendo la stipula di un contratto di lavoro subordinato ai sensi di legge nel caso di prosecuzione delle attività»;

          a parere dell'interrogante la normativa in materia di lavoro occasionale lascia pochi spazi per svolgere un'attività socialmente utile tra persone che intendono condividere una esperienza di socialità al solo costo delle spese vive e di piccoli compensi occasionali, e quanto sopra esposto rappresenta uno dei tanti casi in cui la voglia di ritrovarsi e fare comunità è ostacolata da rigide norme sul lavoro –:

          di quali informazioni disponga il Governo in merito alla vicenda citata e se non rilevi una eccessiva rigidità nell'attività ispettiva dei funzionari del Ministero, in forza di una disposizione normativa rigida e che non lascia spazio alla libertà di iniziativa economica seppur ispirata a principi solidaristici, in assenza di lucro, alla luce dei chiarimenti prodotti e della buonafede rappresentata;

          se non intenda il Ministro, per quanto di competenza, elaborare una proposta normativa affinché vi sia un equilibrio tra il lavoro, tradizionalmente classificato e la necessità della condivisione di attività tra privati che non possono essere qualificate né come lavoro autonomo né come lavoro subordinato, i cui costi farebbero venire meno lo spirito sociale e solidaristico delle attività messe in atto.
(4-10231)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          nelle scorse settimane le principali associazioni di rappresentanza del settore suinicolo hanno sottoposto all'attenzione del Ministro interrogato una problematica destinata ad avere un impatto rilevante sull'intera filiera suinicola italiana e sul circuito delle Dop;

          a seguito dell'entrata in vigore del decreto ministeriale n. 12399, del 5 dicembre 2019, che regola i meccanismi di autorizzazione e controllo dei tipi genetici ammessi, le razze suine attualmente in uso in Italia, per poter essere utilizzate nel circuito delle Dop, devono essere a inserite nella lista degli altri tipi genetici previo esame del tipo genetico del verro riproduttore e di quello della scrofa;

          l'ammissione delle linee a seguito dell'entrata in vigore del decreto ministeriale citato, è svolta dal Ministero a seguito di parere consultivo del Centro di ricerca zootecnica ed acquacoltura;

          secondo le associazioni interessate su un totale di 19 linee sottoposte a valutazione tutte le linee femminili risulterebbero interessate da un preavviso di diniego, ai sensi dell'articolo 10-bis della legge n. 241 del 1990;

          ove tali provvedimenti dovessero essere confermati mediante decisione finale da parte del Ministero, i tipi genetici interessati non potrebbero più essere impiegati dagli allevatori per la produzione di suinetti da immettere nel circuito Dop. Tale circostanza, se confermata, avrebbe un impatto enorme sull'intera filiera suinicola italiana e sul sistema Dop in quanto i tipi genetici oggetto dei preavvisi di diniego adottati dal Ministero rappresentano attualmente il 75 per cento dell'intera produzione Dop italiana. Gli allevatori subirebbero un blocco improvviso della propria attività e l'intera filiera sarebbe interessata da un aumento significativo dei prezzi del prodotto finito;

          l'inevitabile contrazione dei volumi, la riduzione di qualità e l'incremento dei costi porterebbero a trasferire parte, della domanda, attualmente soddisfatta tramite la filiera Dop, verso prodotti finiti non Dop favorendo le importazioni di carne da Paesi esteri –:

          se quanto segnalato dalle associazioni risponda al vero ed, in tal caso, se non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per la sospensione cautelativa della valutazione delle linee genetiche a fini Dop ai sensi del decreto di cui in premessa.
(5-06652)

Interrogazione a risposta scritta:


      CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          il settore avicolo, in Italia, eccellenza completamente Made in Italy, conta oltre 64.000 addetti tra allevatori ed addetti alla trasformazione, oltre 6.000 allevamenti professionali e vale per un fatturato di oltre 5 miliardi e mezzo di euro;

          a fronte della totale autosufficienza del comparto avicolo italiano, la continua ed apparentemente inarrestabile spirale inflattiva delle materie prime, anche in agricoltura, non accenna a fermarsi;

          tale fenomeno è destinato ad avere sempre maggiori ripercussioni sul mercato, a detrimento anche della sostenibilità economica e sociale delle attività che operano nell'ambito zootecnico;

          considerando che nel primo semestre del 2021 le esportazioni di carni avicole e di preparazioni sono risultate in aumento del 4 per cento a volume sul 2020, la sostenibilità e tenuta del mondo zootecnico acquisiscono una rinnovata dimensione strategica per il Paese, anche al fine di garantire la sovranità alimentare nazionale –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda predisporre per proteggere, anche mediante l'apertura di competenti canali istituzionali europei, i beni alimentari di prima necessità, quali le materie prime impiegate in ambito zootecnico, dalle conseguenze delle speculazioni finanziarie transnazionali e da fenomeni quali la spirale inflattiva evidenziata in premessa, anche valutando l'introduzione di una franchigia a tutela della sovranità alimentare nazionale.
(4-10215)

SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:


      LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la «Blue Tongue» è una malattia infettiva dei ruminanti che colpisce gli ovini con sintomatologia grave come febbre, mastiti, abortività elevata e drastica diminuzione della produzione del latte. Nei casi più gravi conduce alla morte dell'animale;

          in Sardegna la malattia è considerata endemo-epidemica e, dall'inizio di agosto 2021, dapprima in Ogliastra e poi in tutto il centro Sardegna, si sono ripresentati diversi focolai di patologia tra le greggi, con pesanti danni per gli allevatori e tutto il settore produttivo (gli animali infettati, talvolta, restano improduttivi per oltre due anni);

          una nuova epidemia del sierotipo 4 si è sviluppata nella prima decade di agosto in due allevamenti di Bari Sardo: nelle ultime settimane i focolai sono cresciuti del 300 per cento, generando profonda preoccupazione per la velocità con cui si sta diffondendo il patogeno;

          la principale causa che sta scatenando l'epidemia, oltre alla velocità con cui gli insetti vettori infettano gli animali, è il ritardo della profilassi per la mancata assunzione nei ruoli dei dirigenti veterinari da parte di ATS Sardegna: nelle sole Assl di Nuoro e Lanusei, anch'esse interessate dall'epidemia e considerate le più a rischio sul fronte della diffusione dalla Carta del rischio stilata dall'Oevr (osservatorio epidemiologico veterinario regionale), si opera ancora oggi a ranghi ridotti rispetto al numero delle greggi, in quanto mancano diversi professionisti. Tutto ciò nonostante svariate sollecitazioni per accelerare la campagna vaccinale, fatte proprio dal direttore del servizio di sanità veterinaria pubblica dell'Assessorato alla sanità della regione Sardegna, Antonio Montisci, con un'ulteriore nota a inizio maggio;

          secondo la determinazione n. 345 del 30 aprile 2021 della regione, la profilassi vaccinale, infatti, avrebbe dovuto concludersi entro il 31 luglio 2021. Ad oggi, tuttavia, così non è stato; l'infezione non si arresta, tanto che dall'ultimo rapporto dell'Oevr del 27 agosto 2021, si evince come i comuni interessati dalla diffusione della «Blue Tongue» siano almeno 32;

          appare evidente come i forti ritardi accumulati da ATS Sardegna stiano continuando a gravare sugli allevatori, sulle greggi e su tutto il settore produttivo. Per questo motivo la scrivente, nei giorni scorsi, ha altresì presentato un esposto alla Procura della Repubblica –:

          quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato, anche valutando la sussistenza dei presupposti per la promozione di attività ispettive, per garantire con urgenza l'immissione in ruolo dei medici veterinari utili alla campagna vaccinale, in raccordo con la regione Sardegna, e assicurando quindi la frenata dell'epidemia.
(3-02488)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          alcune scoperte pubblicate in diversi studi pubblicati tra maggio e luglio 2021 mostrano le risposte anticorpali con memoria immunologica al SARS-CoV-2 e ai vaccini contro il COVID-19;

          gli studi «Antigene del vaccino SARS-CoV-2 circolante rilevato nel plasma dei destinatari del vaccino mRNA-1273» del 20 maggio 2021, «La vaccinazione contro l'mRNA SARS-CoV-2 induce anticorpi funzionalmente diversi contro NTD, RBD e S2» del 22 luglio 2021, «Profilo degli anticorpi IgG e IgM contro il coronavirus 2 della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2)» del 27 aprile 2021 e «Risposte umane IgG e IgA ai vaccini mRNA COVID-19» hanno dimostrato che gli anticorpi specifici in circolazione contro il SARS-CoV-2, gli IgG e IgA, sono diventati rintracciabili già dal giorno dopo la vaccinazione fino ad un picco di 1-2 settimane dopo la somministrazione dei vaccini a mRNA, ma che la maggior parte degli anticorpi indotti dal vaccino non aveva attività neutralizzante. A parere dell'interrogante, ciò sta a significare che la produzione rapida di IgG e IgA indica una risposta secondaria del tipo della memoria che viene suscitata attraverso la nuova stimolazione delle cellule immunitarie preesistenti. Questa risposta indica un'immunità preesistente e a reazione incrociata, dovuta ad un'infezione da sollecitazione dei coronavirus respiratori umani comuni. La risposta IgM ritardata rappresenta quasi sicuramente una risposta primaria ai nuovi epitopi specifici del SARS-CoV-2. Questo è stato documentato per l'immunità mediata dalle cellule T. Infine, il nostro sistema immunitario sembra riconoscere efficientemente il SARS-CoV-2 persino ad un primo contatto. I casi gravi della malattia, quindi, potrebbero benissimo essere causati o aggravati da un'immunità preesistente attraverso l'ampliamento dipendente dagli anticorpi, già trattata in precedenti interrogazioni come la n. 4-09951. La risposta anticorpale vaccinale alla prima iniezione è del tipo della memoria, e il breve intervallo di tempo dopo l'iniezione potrebbe mitigare le reazioni avverse, ma la situazione cambia drammaticamente con la seconda iniezione. In questo caso le proteine spike prodotte nel flusso sanguigno, che già pullula sia di linfociti reattivi che di anticorpi potrebbero provocare un auto-attacco;

          con lo studio «SARS-CoV-2 suscita robuste risposte immunitarie adattative indipendentemente dalla gravità della malattia » del 1° giugno 2021, sono stati registrati i profili degli anticorpi sierologici di 203 individui che avevano avuto l'infezione da SARS-CoV-2. Il 99 per cento dei partecipanti mostravano gli anticorpi specifici del SARS-CoV-2 e nel 95 per cento, hanno prevenuto l'infezione da SARS-CoV-2 nella coltura cellulare e inibito il legarsi della proteina spike al recettore ACE2. A parere dell'interrogante questo studio conferma che la risposta immunitaria al contatto iniziale con il SARS-CoV-2 è del tipo della memoria. In aggiunta, mostra che questa reazione si verifica in quasi tutti gli individui;

          se l'obiettivo della vaccinazione è quello di stimolare la produzione di anticorpi, si è scoperto avvenire anche alla minima offensiva virale, senza la vaccinazione. Perciò, è improbabile che la vaccinazione fornisca benefici significativi nella prevenzione dell'infezione polmonare grave da SARS-CoV-2. I tentativi di sviluppare vaccini contro il virus Sars originale sono falliti ripetutamente a causa dell'ADE. Il rischio di ADE non è stato adeguatamente tenuto in conto nelle sperimentazioni cliniche di nessun vaccino contro il COVID-19. È perciò prudente evitare il pericolo di indurre l'ADE attraverso la vaccinazione, affidandosi ad altre forme di terapia per affrontare la malattia clinicamente grave da COVID-19;

          le statistiche delle reazioni avverse a livello mondiale dimostrano, inoltre, chiaramente che i rischi sono stati sottovalutati. L'interrogante è fortemente preoccupata dall'approvazione del vaccino Pfizer, da parte della Fda a sperimentazione non conclusa –:

          se il Governo non intenda interrompere immediatamente la campagna vaccinale.
(4-10216)


      SODANO. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          dall'inizio dell'emergenza Covid-19, le frontiere italiane sono rimaste chiuse agli ingressi dal Brasile che, dopo l'esplosione della cosiddetta «variante brasiliana» (variante P.1 o Gamma) emersa tra dicembre 2020 e gennaio 2021, è stato sottoposto a «misure speciali» come anche l'India, il Bangladesh e lo Sri Lanka con l'emergere successivo della variante Delta;

          per effetto di tali disposizioni, chiunque fosse transitato nel territorio brasiliano – indipendentemente dalla nazionalità – negli ultimi 14 giorni, non poteva avere accesso in Italia;

          con ordinanza del 28 agosto 2021, in vigore dal 31 agosto 2021 e valida fino al prossimo 25 ottobre, il Ministero della salute, oltre a prorogare quanto già disposto, ha stabilito che l'ingresso ed il traffico aereo dal Brasile sono consentiti solo a specifiche condizioni e soltanto a talune categorie di soggetti;

          al netto dell'attenzione riservata alle varianti del Covid-19, al momento la situazione in Brasile sembra essere sotto controllo stante un'evidente diminuzione di casi (si è passati dal picco di 115 mila nuovi casi, registrati a giugno, ai 13 mila del mese di settembre 2021) ed una campagna vaccinale che si attesta al 66 per cento della popolazione;

          ad avviso dell'interrogante, non sembra necessario impedire un afflusso turistico di così grande importanza per il nostro Paese, che implementa l'economia ed i consumi e che, se regolamentato alla stregua di altri Paesi, potrebbe rappresentare una valida risorsa economica;

          di fatto, per Francia, Spagna, Svizzera, Portogallo, l'Italia ha da tempo riaperto le frontiere e lo stesso dicasi per Inghilterra e Stati Uniti che, nonostante situazioni peggiori, sono inseriti nel gruppo D degli elenchi dei Paesi stilata dalla disciplina italiana, secondo cui sono consentiti gli spostamenti «da/per» senza necessità di motivazione, fatte salve eventuali limitazioni a livello regionale;

          tale situazione aggrava la condizione di migliaia di coppie binazionali, non sposate, nelle quali un partner vive al di fuori dell'area Schengen (ad esempio in Brasile) dove persistono restrizioni di viaggio;

          il diritto al ricongiungimento familiare, previsto da direttive del Parlamento europeo e del Consiglio e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, sembrerebbe escludere automaticamente queste coppie dai casi in cui è concesso l'ingresso per il ricongiungimento familiare, perché non sposate;

          per cercare di arginare queste separazioni forzate, alcune coppie hanno cercato di usufruire delle aperture turistiche per incontrarsi in Paesi terzi nei quali è stato consentito l'ingresso con visto turistico come Croazia ed altri Paesi;

          per sensibilizzare ulteriormente alla risoluzione del problema è nato il movimento internazionale Love Is Not Tourism, secondo cui molti Paesi hanno già liberalizzato gli incontri tra coppie non sposate come la Francia, la Spagna, la Germania e altri;

          per altri aspetti, è opportuno segnalare anche la questione dei vaccinati all'estero con CoronaVac, il vaccino della casa cinese Sinovac, somministrato anche in Brasile, che nonostante l'«ok» dell'Organizzazione mondiale della sanità non è stato approvato dalle autorità sanitarie europee;

          nonostante il Coronavac sia un vaccino riconosciuto e validato in molti Paesi europei, come la Spagna, in Italia non consente di ottenere il green pass che si ottiene solo se si è immunizzati oppure tramite somministrazione di un vaccino approvato dall'Ema e dall'Aifa –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano adottare, allo scadere dell'ordinanza del 28 agosto 2021, per regolare l'ingresso ed il traffico aereo dal Brasile in Italia;

          quali iniziative intendano adottare per consentire il diritto al ricongiungimento alle coppie binazionali non sposate;

          in che modo il Ministero della salute intenda ovviare al problema dei vaccinati all'estero con vaccini non riconosciuti in Italia, sforniti di green pass, ed impossibilitati a sottoporsi ad un nuovo ciclo di vaccinazione perché non previsto dai protocolli sanitari.
(4-10220)


      TONELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          ai sensi della normativa vigente, le certificazioni verdi Covid-19, ormai necessarie per l'accesso alla maggior parte dei servizi e delle attività della vita sociale, vengono rilasciate sulla base dei seguenti presupposti;

          a) avvenuta vaccinazione anti-SARS-CoV-2, al termine del prescritto ciclo;

          b) avvenuta guarigione da Covid-19, con contestuale cessazione dell'isolamento prescritto in seguito ad infezione da SARS-CoV-2;

          c) effettuazione di test antigenico rapido o molecolare con esito negativo al virus SARS-CoV2;

          tra gli esami utili ai fini del rilascio delle certificazioni verdi Covid-19, non rientrano — per il momento e nonostante le richieste avanzate dal Gruppo Lega sotto forma di emendamenti e ordini del giorno — i test sierologici attestanti una risposta immunitaria al virus SARS-CoV-2;

          il mancato riconoscimento dei predetti test ai fini dell'ottenimento delle certificazioni verdi Covid-19 è fonte di gravi e ingiusti pregiudizi per i moltissimi soggetti guariti dal Covid-19 che hanno scoperto di essere tali solamente a posteriori, attraverso l'effettuazione di un test sierologico, e che proprio in ragione del titolo anticorpale posseduto non si sottopongono immediatamente alla vaccinazione, spesso anche in accordo e previo consulto con il proprio medico curante;

          non si comprende, francamente, la ragione per la quale i soggetti guariti dall'infezione, certificati come tali da un esame di laboratorio, non debbano avere la possibilità di scaricare una certificazione che invece viene rilasciata ai soggetti vaccinati e agli altri guariti censiti dal sistema di tracciamento. Per effetto di questa situazione, ad avviso dell'interrogante contraddittoria, i soggetti guariti, ma non censiti come tali dai sistemi di tracciamento, vengono sostanzialmente esclusi dalla vita sociale, a meno di non voler effettuare inutilmente e a proprie spese un tampone molecolare o antigenico rapido ogni 48 ore;

          il mancato riconoscimento dei test sierologici appare ingiustificato anche da un punto di vista tecnico-scientifico, in quanto gli anticorpi attivati durante l'infezione naturale da SARS-CoV-2, individuati dagli esami sierologici, sono efficaci nel difendere da una nuova infezione e lo sarebbero anche in misura maggiore rispetto a quelli attivati dai vaccini anti Covid-19, secondo quanto confermato da numerosi studi e dati, ripresi da numerosi articoli di stampa –:

          se non ritenga di dover adottare iniziative di carattere normativo volte a riconoscere la validità dei test sierologici, attestanti una risposta immunitaria al virus Sars-Cov-2, ai fini dell'ottenimento della certificazione verde Covid-19;

          quale sia la percentuale di reinfettati dal Covid-19 sulla comunità di coloro che hanno già contratto il virus Sars-CoV-2.
(4-10221)


      SAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in un articolo a firma di Matteo Lauria, apparso sulla testata giornalistica on line LaCNews24, si racconta la vicenda di una donna di 56 anni morta a seguito di infarto;

          in particolare, ivi si precisa che la signora stava svolgendo attività di babysitter in una abitazione privata di Schiavonea e che, in seguito a dolori alla cassa toracica, secondo alcune testimonianze sarebbe poi uscita di casa chiedendo aiuto, per poi accasciarsi a terra e perdere coscienza;

          per quanto riportato nel citato articolo, chiamati i soccorsi da parte di passanti, sul posto sarebbero arrivati «militari della compagnia di Corigliano ma non l'ambulanza che, invece, giungerà con oltre un'ora e trenta di ritardo pervenuta addirittura da Castrovillari»;

          l'aspetto che si contesta — prosegue l'articolo è che (l'ambulanza, nda) non fosse medicalizzata, come ormai da tempo accade;

          nello specifico, «i sanitari presenti (infermieri) avrebbero tentato di rianimarla, invano»;

          secondo quanto riportato nell'articolo summenzionato, i familiari della signora «hanno depositato un esposto denuncia ai carabinieri i cui vertici hanno informato i magistrati della Procura della Repubblica del tribunale di Castrovillari»;

          «la salma — si legge nell'articolo in questione — è stata sottoposta a sequestro e si è in attesa della nomina del medico legale per effettuare l'esame autoptico» –:

          se non intenda accertare eventuali, pesanti criticità rispetto al funzionamento del servizio 118 dell'Asp di Cosenza, anche mediante l'invio di ispettori ministeriali.
(4-10223)


      CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la plasmaferesi, ovvero l'utilizzo di plasma iperimmune, contenente anticorpi contro il Sars-CoV-2 provenienti dai guariti al COVID-19, risulta sin dall'inizio pratica consolidata dalla recente ricerca scientifica, in assenza di alternative farmacologiche, tanto che, dal 18 febbraio 2020, in Cina, questa terapia d'emergenza viene utilizzata per trattare i malati mentre, in Italia, il dibattito si è acceso, grazie al dottor Giuseppe De Donno, il quale è stato audito al Senato in data 14 maggio 2020, in qualità di direttore di pneumologia e dell'unità di terapia intensiva respiratoria dell'ospedale Carlo Poma di Mantova;

          dal 1° maggio 2020, la Food and Drug Administration (Fda) ha avviato una campagna di raccolta, da donatori guariti, di plasma iperimmune e la Fondazione Bill e Melinda Gates ha assunto un ruolo consultivo nella creazione della «CoVIg-19 Plasma Alliance». La Takeda Pharmaceutical, già dall'8 marzo 2020, annunciava l'avvio del proprio progetto di sviluppo di una globulina iperimmune policlonale per contrastare il virus Sars-CoV-2 (H-IG) per sviluppare un farmaco basato sul sangue dei pazienti che si sono infettati e che poi sono guariti;

          i primi segnali di efficacia della terapia al plasma convalescente, cui si presume che i principi attivi siano anticorpi nebulizzanti policlonali (nAb), hanno incoraggiato la ricerca e lo sviluppo di mAbs anti-Sars-CoV-2 (anticorpi monoclonali);

          l'8 aprile 2021 si è conclusa l'analisi dei dati dello studio clinico randomizzato e controllato chiamato Tsunami, promosso dall'Istituto superiore di sanità (Iss) e dall'Aifa e coordinato da Iss sul ruolo terapeutico del plasma convalescente. Lo studio non ha evidenziato un beneficio del plasma in termini di riduzione del rischio di peggioramento respiratorio o morte nei primi trenta giorni. Ma è notorio come il beneficio della terapia si abbia quando viene somministrato nella fase iniziale della malattia;

          il 21 maggio 2021, il comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell'European Medicines Agency (Ema) ha completato la revisione sull'uso dell'anticorpo monoclonale sotrovimab (VIR-7831/CSK4182136), un mAb anti-Sars-CoV-2 completamente umano sviluppato in collaborazione da Vir Biotechnology e GSK, basato sull'identificazione e la caratterizzazione di S309, un anticorpo identificato da un paziente convalescente, guarito dalla Sars nel 2003, che è stato dimostrato neutralizzare anche Sars-CoV-2;

          il 27 luglio 2021 muore suicida il dottor De Donno e la procura di Mantova ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo;

          il 28 luglio 2021, GSK e Vir Biotechnology annunciano un accordo di appalto congiunto con la Commissione europea per il trattamento del COVID-19 mediante sotrovimab;

          con la determinazione Aifa n. 911, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 187 del 6 agosto 2021, a partire dal 7 agosto 2021 è possibile utilizzare sotrovimab per il trattamento della malattia da Coronavirus 2019 (COVID-19) lieve o moderata, in soggetti non ospedalizzati e che non necessitano di ossigenoterapia supplementare;

          il plasma convalescente, inoltre, è efficace contro l'insorgenza di mutazioni del virus, sopratutto se non vi è un ceppo dominante, ma molte varianti che circolano contemporaneamente e risulta più economico rispetto ad una terapia con anticorpi monoclonali –:

          se non ritenga, per quanto esposto in premessa, di adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché trovi spazio anche la terapia al plasma convalescente da guariti come terapia per soggetti non ospedalizzati al pari degli anticorpi monoclonali.
(4-10228)


      CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in un documento scientifico di cui l'interrogante è venuto a conoscenza è stata svolta un'analisi autorevole nella quale l'autore ha denunciato il ritrovamento di graphene in un campione di sospensione in acqua del vaccino Comirnaty contro il virus COVID-19 del lotto PAA165994.LOT. Il campione è stato elaborato nel seguente modo:

              1. diluizione in soluzione fisiologica sterile 0,9 per cento (0,45 ml + 1,2 ml);

              2. frazionamento per polarità: 1,2 ml di esano + 120 ul di campione RDI;

              3. estrazione della fase idrofila;

              4. estrazione e quantificazione dell'RNA nel campione;

              5. microscopia elettronica e ottica della fase acquosa;

          per l'analisi preliminare, l'estrazione e la quantificazione dell'Rna nel campione si è proceduto con il kit Invitrogen™ PureLink™ RNAMini Kit, lo spettrofotometro NanoDrop™ 2000/2000c e il Qubit 2.0 Fluorometer. Lo spettro ha rivelato la presenza di un'elevata quantità di sostanze o sostanze diverse dall'Rna con il massimo assorbimento nella stessa regione, con un totale stimato di 747 ng/ul. L'ossido di graphene ridotto (RGO) ha massimi di assorbimento a 270 nm, compatibili con lo spettro ottenuto da Thema et al, 2013. Journal of Chemistry ID 150536. L'importo minimo dell'RNA rilevato da QUBIT2.0 spiega solo una percentuale residua dell'assorbimento UV totale del campione;

          con un ingrandimento al Microscopio elettronico JEM-2100 Plus la stessa regione del campione ingrandita evidenzia una struttura simile a un foglio che mostra una intricata matrice di pieghe a lungo raggio. Le lame sono disposte in dimensioni laterali su scale di lunghezza micrometriche, che vanno da 100 nm a più di 1.000 nm e confrontate con una immagine di letteratura mostrano una elevata somiglianza con immagini di graphene;

          l'11 aprile 2018 lo studio «Interfacciamento di materiali a base di graphene con cellule neurali» affronta l'utilizzo del graphene per applicazione biomediche e la sua tossicità nonché le applicazioni nelle neuroscienze;

          il 3 giugno 2019 la Commissione europea ha investito 1 miliardo di euro nel graphene, in un progetto chiamato Graphene Flagship;

          il 27 settembre 2020 viene presentato il brevetto CN112220919A che riguarda un vaccino nucleare ricombinante 2019-nCoV che contiene ossido di graphene;

          il 18 dicembre 2020 viene depositato il brevetto DCN112089834A circa l'invenzione di un nanoadiuvante a base di graphene ossidato e di un vaccino di co-consegna adiuvante/antigene. L'invenzione fornisce il nano adiuvante utilizzando graphene nano ossidato come supporto che facilita il rilascio prolungato della medicina, prolunga efficacemente l'effetto della medicina, previene la tolleranza immunitaria, migliora notevolmente gli effetti immunitari e prolunga il tempo di reazione;

          l'11 marzo 2021 viene depositato il brevetto KR20210028065A che riguarda una soluzione iniettabile, salina fisiologica di glucosio e una soluzione di Ringer con un vaccino contro il coronavirus destinati alla prevenzione di diverse malattie tra cui anche MERS, SARS e Corona. La polvere di graphene con una dimensione di 0,2 nm o inferiore viene dispersa in un mezzo utilizzato come soluzione per iniezione, soluzione di Ringer, soluzione salina fisiologica e soluzione di glucosio utilizzata negli ospedali convenzionali e utilizzata come agente terapeutico. La soluzione di Ringer in cui è dispersa la polvere di graphene viene iniettata nel corpo umano dove il virus è penetrato e, quando il virus e la polvere di graphene si incontrano, la polvere di graphene e il virus vengono attratti l'uno dall'altro da una forza nano-coesiva e si attaccano a ciascuno altro. Quando la polvere di graphene aderisce al corpo e alle punte del virus, il virus non funziona correttamente, quindi non può moltiplicarsi e alla fine muore;

          l'interrogante nutre forti preoccupazioni in termini di salute pubblica in relazione all'eventualità che il caso che viene sopra riportato in premessa corrispondesse al vero –:

          di quali informazioni disponga il Governo al riguardo.
(4-10230)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

          in questi giorni stiamo assistendo con grande preoccupazione allo stallo delle trattative coi sindacati per la nascita di Ita, la nuova compagnia di bandiera finanziata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze;

          la preoccupazione nasce dai presupposti stessi della trattativa che, a dire il vero, mira a procedere a senso unico, con imposizioni unilaterali richieste dal presidente di Ita, Alfredo Altavilla, volte soprattutto alla riduzione ai minimi termini degli organici del ramo «aviation» che transiterà nella nuova compagnia e a una drastica riduzione del costo del lavoro;

          al tempo stesso, si apprendono i dettagli salienti del piano industriale di Ita, inizialmente sbilanciato sulle rotte di corto e medio raggio, in cui 45 aeromobili airbus A319 e A320 si concentreranno sul mercato domestico ed europeo, mentre solo 7 aeromobili di lungo raggio verranno inizialmente impiegati, relegando l'espansione su questo segmento di mercato a partire dal 2023;

          Altavilla ha dichiarato che per far volare la compagnia, inizialmente avrà bisogno di 550 piloti e 1.000 assistenti di volo, assieme a 1.300 dipendenti di terra, amministrativi, che non comprendono i dipendenti operativi di assistenza in aeroporto (check-in, rampisti) e i tecnici di manutenzione. Questi numeri tornano poco chiari, perché secondo alcuni calcoli di specialisti del settore (avallati dal confronto con le altre compagnie e coi sindacati), per rendere la compagnia efficiente, i numeri del comparto volo (piloti e hostess) vanno aumentati di un 20 per cento minimo, mentre i numeri di terra sono troppo grandi per una compagnia dotata di una flotta di soli 52 aeromobili;

          inoltre, con stupore si constata che l'operativo di Ita prevederà ben 18 frequenze giornaliere tra Milano Linate e Roma Fiumicino, e circa 10 tra Linate e Napoli. La stessa scelta fu operata nel piano Alitalia Cai del 2009 e risultò fallimentare e causa di perdite;

          vista la conformazione geografica del nostro Paese, molti esperti del settore suggeriscono di concentrarsi sui collegamenti point to point tra nord e sud Italia, quali ad esempio quelli tra Torino o Venezia e il meridione e le isole: collegamenti per i quali le compagnie low cost straniere stanno operando un vero e proprio assalto per accaparrarsi tutti gli slot e sui quali si registra il maggior fattore di riempimento dei velivoli;

          al tempo stesso, il settore cargo, che genera ingenti profitti dall'inizio dell'epoca del Covid-19, è totalmente dimenticato nel piano industriale di Ita, così come il segmento leisure verso le destinazioni turistiche di lungo raggio (ad esempio, verso le Maldive, Mauritius e Cuba – segmento che nell'Alitalia in A.S. produceva utili);

          per quanto riguarda i numeri del personale e relativo costo del lavoro, in 4 anni di gestione commissariale, a nessun commissario è mai parso necessario operare delle riduzioni ai salari dei dipendenti, in quanto il problema dell'azienda non risiedeva lì, bensì negli svantaggiosi contratti di leasing degli aeromobili (peraltro con una flotta troppo vecchia per competere con quelle delle altre compagnie), nei costi alti della manutenzione e dei contratti per l'approvvigionamento di carburante;

          se non si invertirà la rotta della trattativa, la nuova compagnia di bandiera partirà riducendo gli organici all'osso e con contratti umilianti per il personale che dovrà operare su quegli aerei con salari dettati da un «Regolamento aziendale» inferiori, non solo a quanto previsto dal Contratto collettivo nazionale di lavoro, ma addirittura a quelli delle più sfrontate compagnie straniere low cost che operano nel nostro Paese;

          gli ultimi dati sugli scenari della ripresa del traffico aereo forniti da Eurocontrol (1° giugno 2021) sono migliori delle stime più ottimistiche formulate nella scorsa primavera. Questo significa che la ripresa c'è e ci sarà;

          in merito a quest'ultimo punto, non è chiaro perché il presidente dell'Enac Di Palma, qualche giorno fa abbia incontrato e discusso la ripartenza del traffico aereo in Italia con Michael O'Leary, Ceo di RyanAir – un vettore straniero che fa utili all'estero – e non con i vertici di Ita, la nuova compagnia di bandiera finanziata interamente dal Governo italiano, considerando anche che tra Enac e RyanAir è in corso un contenzioso in tribunale riguardante una questione di sicurezza delle operazioni di volo –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo, nell'ambito delle proprie competenze, per far fronte alle criticità sopra riportate.
(2-01324) «Napoli».

Interrogazione a risposta scritta:


      TORTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          attraverso notizie di stampa si apprende che la Riello S.p.A., azienda che opera nel settore delle caldaie e della climatizzazione ha annunciato che sarà chiusa la sede di Villanova di Cepagatti in provincia di Pescara spostando la produzione nel nord Italia a Legnago e l'assembramento in Polonia, avviando la procedura di licenziamento di 71 dei 90 lavoratori dello stabilimento abruzzese e lo spostamento di 19 lavoratori impiegati nella ricerca e sviluppo nelle sedi di Legnago e Lecco;

          la Riello appartenente alla multinazionale Carrier Corporation non è in crisi e anche lo stabilimento di Villanova è uno dei più produttivi del gruppo; tuttavia, l'azienda ha deciso di interrompere la produttività dello stabilimento di Villanova per diminuire i costi di produzione, delocalizzando l'assembramento delle caldaie in Polonia, mentre la produzione sarà spostata in altri stabilimenti italiani;

          alla situazione descritta si aggiunge l'interruzione del rapporto di lavoro della Riello con 49 lavoratori in somministrazione, che già faceva presagire un cambio di strategia dell'azienda;

          i lavoratori hanno organizzato presidi permanenti per portare all'attenzione pubblica la problematica legata alla decisione della Riello incassando l'impegno della politica locale, compresa l'amministrazione comunale di Cepagatti, esponenti del consiglio regionale dell'Abruzzo e della regione stessa;

          il 15 settembre 2021 si terrà un incontro tra regione, Riello e sindacati a Pescara per avviare un confronto tra le parti;

          la vicenda Riello aggrava il quadro occupazionale abruzzese già molto preoccupante a causa di diverse crisi industriali locali;

          a parere dell'interrogante è urgente che il Governo metta in campo tutte le azioni necessarie, anche di carattere normativo, per contrastare il fenomeno delle delocalizzazioni delle aziende, anche prevedendo meccanismi penalizzanti per quelle aziende che non sono in una situazione di crisi –:

          quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare i lavoratori della Riello di Villanova;

          se non ritenga opportuno promuovere iniziative, anche di carattere informale, attraverso tavoli di confronto con le parti, al fine di scongiurare la dismissione del sito di produzione della Riello di Villanova di Cepagatti.
(4-10219)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


      PATASSINI, LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          articoli di giornale, da ultimo quello su Huffpost del 10 settembre 2021, riportano previsioni di analisti che aspettano rincari delle bollette elettriche e del gas, del 20-30 per cento, per i più ottimisti, a causa della lunga coda della pandemia nelle catene di fornitura e del boom della domanda globale seguita alla ripresa post lockdown;

          preoccupazioni sono espresse da Confindustria, Cna, Confartigianato;

          secondo Prometeia, tra novembre 2020 e giugno 2021 il costo dell'energia per le imprese è salito di oltre il 70 per cento, del gas 113 per cento, del petrolio 67 per cento;

          lo stesso Ministro interrogato, durante il convegno Cgil di Genova, ha parlato del dovere di informare i cittadini sugli aumenti della bolletta elettrica del 20 per cento dello scorso trimestre e di una previsione di aumento del 40 per cento per il prossimo, prospettando tagli degli oneri di sistema;

          inoltre, agli alti costi della fornitura di energia si unisce l'alto costo per i diritti di emissioni di CO2 (prossimo a superare 60 euro la tonnellata) che devono affrontare le imprese per il passaggio verso l'economia green;

          è auspicabile che il Governo intervenga con ingenti risorse (anche superiori a quanto già stanziato nei mesi scorsi) per cercare di limitare gli aumenti; cittadini e imprese sperano ad un intervento risolutivo prima dell'aggiornamento trimestrale delle tariffe previsto da Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) per ottobre;

          l'approssimarsi dell'approvazione del PiTESAL previsto per il 30 settembre 2021 a seguito della proroga concessa con l'articolo 12-ter del «proroga termini» n. 183 del 2020, rende improcrastinabile domandarsi se il Paese deve ancora rinunciare allo sfruttamento dei propri giacimenti di gas naturale, per continuare ad importare questa fonte energetica, autocondannandosi ad una rischiosa, quasi totale dipendenza energetica dall'estero; è infatti riconosciuto da tutti che l'utilizzo del gas è indispensabile nell'attuale periodo di transizione al green;

          l'utilizzo dei giacimenti nazionali onshore e offshore avrebbe senz'altro un effetto positivo sul contenimento dei costi delle bollette e sarebbe una risposta pragmatica al caro prezzi in atto, verso una transizione ecologica sostenibile non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello economico e sociale, più volte auspicata dal Gruppo Lega –:

          se il Ministro non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché si riprenda, prima possibile, lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione dei giacimenti di gas sul territorio nazionale, sia in terraferma che offshore, al fine di sostenere il contenimento degli aumenti dei costi delle bollette di fornitura di energia, luce e gas, per famiglie ed imprese.
(3-02486)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


      FREGOLENT e FERRI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          con decreto n. 62 del 21 agosto 2017 l'Autorità Idrica Toscana ha approvato il progetto per la realizzazione di un impianto di dissalazione da 80 l/s, in località Piana di Mola (Capoliveri – Livorno) al fine di risolvere il problema della carenza idrica del territorio elbano, in particolare nel periodo estivo. Attualmente, l'approvvigionamento idrico dell'isola in estate viene assicurato da una condotta sottomarina con portata di 160 l/s, che adduce acqua dalla Val di Cornia e che la regione Toscana ha intenzione di dismettere. L'approvazione del progetto è avvenuta in seguito al decreto n. 4515 del 12 aprile 2017 con cui il settore Via della regione Toscana lo ha escluso da valutazione di impatto ambientale;

          il dissalatore che l'Ait e la regione Toscana hanno intenzione di realizzare confina con la Zona di protezione speciale identificata con il codice Natura 2000 IT5160102 e la salamoia prodotta verrebbe versata nello specchio di mare (Golfo Stella) che, per conformazione, non consente il ricambio idrico, con rischio di significativi danni alla flora e alla fauna protette presenti;

          con decreto n. 561 del 18 gennaio 2021 è stata esclusa da sottoposizione a Via anche la variante al progetto originario e, ciò, nonostante la ferma contrarietà alla realizzazione dell'opera della popolazione e dell'amministrazione comunale;

          in data 2 settembre 2021 si è chiusa la conferenza di servizi ai sensi dell'articolo 158-bis della legge n. 152 del 2006 e si è in attesa del provvedimento finale;

          nella conferenza di servizi, ex articolo 14-ter della legge n. 241 del 1990, del 2 settembre 2021, il comune di Capoliveri ha espresso pareri negativi in materia paesaggistica, rappresentando la contrarietà del progetto allo strumento urbanistico Pit-Ppr il danno ambientale, la carenza del requisito della pubblica utilità, poiché l'opera sopperirebbe alla carente manutenzione della rete da parte del gestore da cui deriva la dispersione di un terzo della risorsa idrica oltre al problema di una spesa di circa 20 milioni di euro –:

          quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di risolvere le problematiche esposte in premessa.
(5-06654)


      GAGLIARDI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il comma 3 dell'articolo 72 del decreto legislativo n. 101 del 2020, di attuazione della direttiva 2013/59/Euratom, come modificato dalla legge n. 87 del 2021, di conversione del decreto-legge n. 52 del 2021, contenente le disposizioni per la protezione contro i pericoli da esposizione a radiazioni ionizzanti, prevede che, con decreto interministeriale, da emanarsi entro 120 giorni dall'entrata in vigore del suddetto decreto, vengano determinate le modalità esecutive della sorveglianza radiometrica, l'elenco dei prodotti semilavorati metallici e dei prodotti in metallo oggetto della sorveglianza, i contenuti della formazione da impartire al personale dipendente per il riconoscimento delle più comuni tipologie di sorgenti radioattive ed al personale addetto alla sorveglianza radiometrica e le condizioni di riconoscimento delle certificazioni dei controlli radiometrici rilasciati dai paesi terzi per i quali esistono equivalenti livelli di protezione, ai fini dell'espletamento delle formalità doganali;

          la suddetta legge di conversione ha confermato quanto previsto nell'articolo 72 del decreto legislativo n. 101/2020 e che, nelle more dell'emanazione del suddetto decreto interministeriale e comunque non oltre il 30 settembre 2021, si continui ad applicare la disciplina dall'articolo 2 del decreto legislativo 1° giugno 2011, n. 100, relativa all'obbligo di sorveglianza radiometrica sui prodotti semilavorati metallici e riguardante le attestazioni degli esperti;

          ad oggi, non è stato ancora emanato il decreto interministeriale, con il rischio di una paralisi delle filiere siderurgiche e metallurgiche, disagio che si andrebbe ad aggiungere alla già nota carenza di acciaio e di metalli non ferrosi che colpisce le predette filiere;

          i controlli radiometrici sui rottami e i semilavorati metallici importati da Paesi extra Unione europea, a suo tempo individuati, sono una costante da numerosi anni a questa parte nel nostro Paese, anticipando di gran lunga «l'invito» ai Governi dei Paesi membri, formulato con l'articolo 93 della direttiva Euratom 2013/59, di adoperarsi in tal senso –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e dei tempi di emanazione del decreto interministeriale in questione o se intenda adottare iniziative per disporre una proroga del termine di emanazione dello stesso al 31 dicembre 2021.
(5-06655)


      ROTTA e ZARDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          per la realizzazione del secondo stralcio del prolungamento del collettore, a valle di Cologna Veneta, il consorzio A.Ri.C.A. ha presentato istanza di «Verifica di Assoggettabilità» alla valutazione di impatto ambientale (Via), oggetto di osservazioni da parte di un gruppo civico colognese affinché progetto sia sottoposto a Via per verificare l'impatto sull'ecosistema fluviale del fiume Fratta;

          infatti, il corpo ricettore potrebbe non sostenere un aumento dello scarico, essendo il fiume Fratta Gorzone uno dei corsi d'acqua più inquinati del Veneto poiché, dagli anni 60, riceve i reflui del distretto conciario vicentino attraverso il collettore gestito dal consorzio A.Ri.C.A.;

          nelle osservazioni si afferma che, già oggi, lo scarico viene diluito con 6000 l/s provenienti dal consorzio di bonifica Leb formalmente per «vivificare» il fiume, in realtà per poter rispettare i valori limite allo scarico stabiliti dalla normativa vigente;

          si afferma, inoltre, che le condotte in uso risultano vecchie e percolanti e sarebbe opportuno che il consorzio si impegnasse alla manutenzione dell'opera esistente;

          il Ministero della transizione ecologica, a maggio 2021, ha chiesto con urgenza a tutti gli enti interessati ogni elemento utile a chiarire la situazione denunciata dai cittadini e ha ribadito che la legge impone che gli scarichi siano disciplinati nel rispetto della qualità dei corpi idrici che li accolgono e che non è possibile diluire i reflui;

          il territorio ha sempre chiesto un disinquinamento del fiume Fratta Gorzone, come previsto dall'accordo di programma quadro, firmato nel 2017, finalizzato all'aggiornamento dell'«Accordo integrativo» Stato-regione per la tutela della risorse idriche in questione, con cui si chiedeva un miglioramento dei reflui a monte, nel luogo di produzione;

          con lo spostamento a valle del punto di consegna dei reflui si teme che il consorzio abbandonerà nel letto del fiume Fratta fanghi e sedimenti accumulati in 15 anni di versamento quali: cloruri, solfati, cromo, azoto, fosforo, arsenico, cadmio, rame, nichel, piombo, zinco, mercurio, vanadio, diossine e da ultimo i Pfas, senza provvedere alla bonifica degli stessi, comportamento già verificatosi nel passato con il fiume Rio Acquetta;

          negli scorsi giorni si è verificato un evento preoccupante perché dal collettore usciva una consistente schiuma bianca e dell'accaduto si sta interessando il Nucleo operativo ecologico di Treviso –:

          quali elementi utili a chiarire la situazione il Ministro interrogato, abbia ricevuto dagli enti competenti a cui ha fatto urgente richiesta di informazioni nel maggio 2021 e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per garantire l'attuazione all'accordo di programma quadro per il disinquinamento del fiume Fratta con cicli produttivi più sostenibili nella depurazione e nel trattamento fanghi del distretto conciario vicentino.
(5-06656)


      MAZZETTI, CORTELAZZO, CASINO, FERRAIOLI, LABRIOLA e VALENTINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          la tutela e la valorizzazione delle aree verdi del nostro Paese, e la riduzione dell'inquinamento dei terreni e delle acque sono interventi indispensabili per assicurare la salute dei cittadini e del nostro territorio, nonché per creare le condizioni per attrarre investimenti;

          la «Strategia per la biodiversità entro il 2030» dell'Unione europea si pone l'obiettivo di redigere un piano di ripristino della natura per migliorare lo stato di salute delle zone protette esistenti;

          la tutela del nostro territorio occupa un ruolo centrale all'interno degli interventi e delle iniziative previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

          in questo ambito, le misure proposte dal Pnrr mirano ad «intervenire, nelle dinamiche che governano la gestione di tutti i 24 parchi nazionali e le 31 aree marine protette», con particolare riguardo a tre ambiti strategici: 1) conservazione della natura; 2) servizi digitali ai visitatori dei parchi nazionali e delle aree marine protette, creando le condizioni per un'economia basata sul capitale naturale attraverso servizi e attività incentrate sulle risorge locali; 3) semplificazione amministrativa delle procedure per i servizi forniti da Parchi e aree marine protette;

          in particolare alla Missione 2, componente 4, relativa alla tutela del territorio e della risorsa idrica, si prevede uno specifico stanziamento di 100 milioni di euro per interventi a favore dei parchi nazionali con particolare riguardo a interventi di digitalizzazione;

          gli interventi previsti sembrano indicare una attenzione quasi esclusivamente verso le aree protette nazionali. In realtà, un ruolo centrale nelle politiche nazionali per la salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità, anche per favorire il rilancio del turismo sostenibile, dovrebbe essere svolto mettendo al centro delle iniziative del Governo non solo le aree protette nazionali, ma anche e forse soprattutto i parchi e le aree protette regionali;

          si ricorda, infatti, che se i parchi nazionali sono 24 e vedono coinvolte poco meno di 69 mila imprese, i parchi regionali sono 145 con 808 mila imprese coinvolte –:

          se il Ministro interrogato ritenga di adoperarsi al fine di adottare le necessarie iniziative di competenza, anche normative, per garantire le relative risorse a favore anche dei parchi e delle aree protette regionali, anche in considerazione del fatto che gli interventi previsti dal Pnrr sembrano indicare una attenzione quasi esclusivamente rivolta alle aree protette nazionali.
(5-06657)


      MARAIA, VIANELLO, CHIAZZESE, SUT, D'IPPOLITO, DAGA, DEIANA, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il 24 giugno 2021 sul sito di Reuters è stata pubblicata un'inchiesta giornalistica dal titolo: «Gas infrastructure across Europe leaking planet-warning methane» sull'effetto serra causato quotidianamente da perdite e sfiati degli impianti di idrocarburi in tutta l'Unione europea;

          in particolare, attraverso l'utilizzo di una telecamera a infrarossi, la ong Clean Air Task Force (Catf) ha documentato la fuoriuscita o lo sfiato delle emissioni di metano dagli impianti di petrolio e gas in 123 siti di lavorazione in Austria, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Italia, Polonia e Romania;

          il metano ha un effetto serra circa 80 volte più potente della CO2 nei primi 20 anni in cui è immesso nell'atmosfera ed è responsabile di almeno il 25 per cento del riscaldamento globale, oltre ad essere un precursore dell'ozono, un inquinante secondario che, solo nel 2018, ha provocato 19400 morti premature nell'Unione europea, di cui 3000 in Italia, secondo il rapporto 2020 sulla qualità dell'aria della Agenzia ambientale europea;

          inoltre, le emissioni di metano sono aumentate molto più velocemente di quanto previsto dagli obiettivi dell'Accordo di Parigi;

          attualmente l'Unione europea non regola le emissioni di metano nel settore energetico, il che significa che le aziende che gestiscono i siti esaminati da Catf non stanno violando le leggi a causa di perdite o sfiati. Tuttavia, mentre alcuni Stati membri richiedono alle aziende di segnalare alcune emissioni, non esiste un quadro generale che le costringa a monitorare le perdite più piccole o a risolverle;

          tra i siti localizzati nei paesi dell'Unione europea che rilasciano una quantità significativa di metano vengono citati i siti italiani di Minerbio a nord-est di Bologna, di Pineto in Abruzzo e di Panigaglia vicino La Spezia;

          in ottobre 2020, la Commissione europea ha pubblicato la «strategia per il metano» che funge da punto di partenza per l'adozione di una legislazione che vieti le pratiche di combustione e sfiato di routine ed introduca l'obbligo di migliorare il rilevamento e la riparazione delle perdite nelle infrastrutture del gas –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare la sicurezza delle persone e dell'ambiente e favorire una più netta presa di posizione nella direzione indicata dall'Europa, anche alla luce sia del percorso verso la neutralità climatica al 2050, che dei piani di ripresa contemplati nel Next Generation EU.
(5-06658)


      FOTI, RACHELE SILVESTRI e BUTTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          in molte zone d'Italia le calde temperature, unitamente all'impossibilità di potere utilizzare adeguatamente le risorse idriche, anche in ragione di penalizzanti vincoli al deflusso minimo vitale (Dvm), imposti in alcune regioni, hanno reso quanto meno problematica l'attività del mondo agricolo;

          nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, risultano stanziate importanti risorse per la realizzazione di invasi e per il sistema irriguo;

          appare fondamentale che, soprattutto laddove la pianificazione urbanistica provinciale e sovra provinciale già lo consente, siano realizzati, anche con il contributo delle predette risorse economiche, invasi di non eccessive capacità ricettive, ma indispensabili per consentire una captazione dell'acqua al fine di un suo utilizzo nell'attività agricola, senza negativamente incidere sul corso delle acque dei fiumi e dei torrenti –:

          se e quali iniziative intenda al riguardo assumere il Ministro interrogato per il raggiungimento degli obiettivi di cui in premessa.
(5-06659)

Interrogazione a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          veniva originariamente chiamata menaide la barca che in passato solcava il Mediterraneo nei mesi primaverili, a pesca di alici, montava la menaica, una rete a maglia unica tramandata fin dai tempi dell'antica Grecia, che, pian piano, ha finito con l'identificare la barca stessa;

          dopo aver servito generazioni di pescatori per secoli, qualche decennio fa, con l'avvento dell'industrializzazione, la menaica (tanto la barca quanto la rete) è stata semi abbandonata, fatta eccezione per una piccola «bolla» di resistenza nel Cilento, a Marina di Pisciotta;

          di recente, il Codacons Cilento, attraverso una lettera indirizzata al Ministro interrogato e al Presidente del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, ha denunciato il rischio di estinzione della Menaica, fonte di sostentamento del territorio cilentano;

          in particolare, è stato evidenziato che molte imbarcazioni sono ferme in quanto la rete «menaica» viene erroneamente equiparata alla «ferrettara» e, per tale ragione, i pescatori devono essere in possesso della relativa autorizzazione;

          tuttavia, come sostenuto dai pescatori e dal Codacons vi è una sostanziale differenza tra i due tipi di rete da pesca e tra le modalità con cui vengono utilizzate;

          nel caso della «ferrettara», la pesca è consentita entro le tre miglia dalla costa a condizione che la rete non superi i 2,5 chilometri e la maglia che la compone non superi i 100 millimetri di apertura; si tratta di una pratica che, se utilizzata in maniera errata, potrebbe provocare la cattura accidentale di pesci appartenenti a specie protette come le tartarughe marine e i delfini che, intrappolati nelle maglie della rete, morirebbero per sfinimento;

          diversa invece è la rete «menaica» il cui utilizzo non comporterebbe rischi per le specie animali protette, la rete infatti è lunga al massimo 500 metri, alta 10 metri e con maglie da 11 millimetri; le predette caratteristiche della rete in parola permetterebbero, dunque, di lasciar passare gli esemplari di alici non adulti non trattenendo i pesci di pezzatura maggiore, che possono bucare con facilità la rete;

          la pesca con la menaica, oltre ad essere un costume radicato nella cultura cilentana, rappresenta anche una importante fonte di sostentamento per le famiglie di pescatori che ancora la praticano, inoltre le alici di Menaica, presidio Slow Food dal 2001, rappresentano una eccellenza campana conosciuta in Italia e all'estero;

          appare, dunque, opportuno porre in essere ogni azione utile a riconoscere la specificità della rete «menaica» rispetto alla «ferrettara» al fine di preservare una tradizione plurisecolare e a garantire un prodotto italiano di qualità –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di qualificare la specificità della rete «menaica» rispetto alla «ferrettara»;

          se non intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative per prevedere una deroga che garantisca ai pescatori impegnati in questo particolare tipo di pesca di continuare a pescare un prodotto tradizionale conosciuto in Italia e all'estero come le alici di Menaica.
(4-10229)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

          in questi momenti caratterizzati dalla pandemia, la scienza e la ricerca hanno assunto un ruolo cardine nelle strategie e priorità del nostro Paese. In quest'ultimo anno, di conseguenza, si è ritenuto prioritario investire sul capitale umano con misure finalizzate al rilancio, attraverso investimenti mirati, del sistema nazionale della ricerca e, per il suo tramite, della competitività del Paese. Per questo motivo uno degli obiettivi è stato quello di completare le stabilizzazioni dei ricercatori precari, ai sensi della «legge Madia», negli enti di ricerca pubblici;

          a tal scopo, nella legge di bilancio 2021, è più precisamente al comma 541 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, si dispone che «Al fine di sostenere la competitività del sistema della ricerca italiano a livello internazionale, il fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca, di cui all'articolo 7 del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, è incrementato di 25 milioni di euro a decorrere dall'anno 2021. Le risorse di cui al presente comma sono ripartite tra gli enti pubblici di ricerca secondo criteri e modalità stabiliti con decreto del Ministro dell'università e della ricerca e sono impiegate esclusivamente per l'assunzione di ricercatori negli enti pubblici di ricerca in modo da assicurare l'integrale copertura delle spese connesse alle attività dei ricercatori stabilizzati»;

          il Ministero ha provveduto al riparto delle risorse con il decreto ministeriale n. 614 del 19 maggio 2021 pubblicato il 22 luglio 2021;

          in questo decreto, però la somma necessaria all'espletamento delle procedure di stabilizzazione finalizzate all'assunzione di personale negli enti pubblici di ricerca di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, è stata fissata in euro 12.545.000 decurtando della metà la cifra stabilita in legge di bilancio 2021;

          a fronte dello stanziamento di 25 milioni di euro di cui alla legge 30 dicembre 2020, n. 178, articolo 1, comma 541, quindi, che impiega l'intera somma «esclusivamente per l'assunzione di ricercatori negli enti pubblici di ricerca in modo da assicurare l'integrale copertura delle spese connesse alle attività dei ricercatori stabilizzati», il decreto n. 614, dimezzando la cifra che è interamente destinata alle stabilizzazioni dei ricercatori precari, appare in chiara difformità rispetto ad una norma primaria;

          la VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) della Camera dei deputati esaminando lo schema del decreto ministeriale per il riparto del Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca (FOE) per l'anno 2021, ha espresso parere favorevole con osservazioni riferite proprio alla necessità di adottare quanto prima il decreto ministeriale di riparto dei 25 milioni di euro assegnati in legge di bilancio e da destinare totalmente alle procedure di stabilizzazione rimaste (circa 700), affinché gli enti pubblici di ricerca possano utilizzare queste somme entro il 31 dicembre 2021 –:

          se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda assumere le iniziative necessarie atte a modificare il decreto emanato per riservare, l'intera somma assegnata nella legge di Bilancio 2021 al completamento del processo di stabilizzazione dei ricercatori precari, coerentemente con quanto previsto nella cosiddetta legge Madia di cui in premessa.
(2-01325) «Melicchio, Bella, Carbonaro, Casa, Cimino, Del Sesto, Iorio, Spadafora, Tuzi, Vacca, Valente, Ascari, Baldino, Carabetta, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Corneli, Daga, D'Arrando, De Carlo, Deiana, Del Grosso, Del Monaco, Di Lauro, Di Sarno, Di Stasio, Dieni, D'Orso, D'Uva, Emiliozzi, Fantinati».

Interrogazione a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          una recente inchiesta giornalistica della rivista «Panorama» avrebbe denunciato una inquietante mala gestio della «cosa pubblica» all'epoca in cui l'ingegner Gaetano Manfredi, attuale candidato a sindaco di Napoli, era rettore dell'ateneo «Federico II»;

          più precisamente, secondo fonti giornalistiche, la società denominata «Campania New Steel», partecipata dalla «Federico II» (49 per cento) e dalla fondazione «Città della Scienza» (51 per cento) ed operante nel settore dell'innovazione tecnologica, da alcune settimane sarebbe stata messa in liquidazione;

          la predetta società in liquidazione, negli anni in cui Manfredi ricopriva la carica di rettore del soprarichiamato ateneo napoletano, avrebbe accumulato oltre un milione e mezzo di euro di debiti;

          tale situazione debitoria sarebbe, altresì, maturata in un contesto di evidente conflitto di interesse tra pubblico e privato di cui il Manfredi, come sostiene il noto settimanale, sarebbe stato ripetutamente informato, rimanendo, di contro, inerte, guardandosi bene dal risolverlo;

          il citato conflitto d'interessi, in particolare, sarebbe stato più volte formalmente denunciato dal dottor Giuseppe Albano, commissario di «Città della Scienza», nonché avvocato generale dello Stato, che, in una nota riservata del 16 luglio 2019, indirizzata al rettore Manfredi, avrebbe sollecitato quest'ultimo ad intervenire sul dottor Vincenzo Lipardi che ricopriva, contestualmente, la carica di vicepresidente di «Campania New Steel» e quella di socio e amministratore (presidente) della società Spici Srl, le cui attività erano spesso sostanzialmente sovrapponibili e, quindi concorrenziali, con quelle della prima, partecipata dall'ateneo napoletano;

          la situazione di conflitto d'interessi, si aggravava, nella misura in cui il medesimo Albano segnalava l'ulteriore anomalia secondo la quale anche il consigliere di amministrazione di «Campania New Steel», il professor Giorgio Ventre, oltre ad autodefinirsi «presidente» nella corrispondenza ufficiale, senza che l'assemblea dei soci avesse mai deliberato la sua nomina, nel frattempo, era entrato in società con Lipardi, acquisendo quote di Spici srl;

          il Manfredi, anziché risolvere il macroscopico quanto duplice conflitto di interessi dei predetti, Vincenzo Lipardi e Giorgio Ventre, provvedeva a nominare quest'ultimo capo del consiglio di amministrazione;

          la «Federico II» – proprio con Manfredi rettore – avrebbe maturato con il comune di Napoli, alla cui guida si candida, quasi 70 milioni di euro di debiti per le tasse sui rifiuti non pagate;

          è balzata, altresì, alle cronache una ulteriore società, la «Amra», nata nel 2005 come Centro regionale di competenza analisi e monitoraggio del rischio ambientale che è stata posta in liquidazione durante il rettorato di Manfredi, il quale ne è stato presidente fino al 2014, perché indebitata per circa 1,8 milioni di euro;

          i fatti oggetto dell'inchiesta di Panorama sembrerebbero, dunque, qualificare l'operato del professor Manfredi come scarsamente trasparente nella gestione di enti pubblici o finanziati con risorse pubbliche;

          appare, pertanto, doveroso sgombrare il campo da ogni ombra, offrendo ai cittadini puntuali spiegazioni sull'operato e sulla gestione soprattutto di chi si candida a guidare una città importante quanto bisognosa di legalità come quella di Napoli –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica, al fine di accertare le criticità descritte in premessa, considerati in primo luogo i debiti accumulati dall'Università degli Studi di Napoli Federico II, in particolare all'epoca dei fatti segnalati in premessa.
(4-10213)

Apposizione di firme ad una mozione.

      La mozione Bologna e altri n. 1-00426, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Marin, Mugnai.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta in Commissione Rotta n. 5-06056 del 21 maggio 2021;

          interrogazione a risposta in Commissione Caffaratto n. 5-06352 del 2 luglio 2021;

          interrogazione a risposta orale Menga n. 3-02465 del 6 settembre 2021;

          interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-06628 dell'8 settembre 2021;

          interrogazione a risposta in Commissione Vianello n. 5-06629 dell'8 settembre 2021.