XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
sin dal 1948, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha proposto una definizione di «salute» come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non semplicemente assenza di malattia o infermità»;
sempre secondo l'OMS, in Italia 17 milioni di persone soffrono di disturbi mentali. Sono sia uomini che donne, soprattutto sopra i 45 anni: l'età più critica, infatti, è proprio quella che va dai 45 a 54 anni, con una percentuale di accessi ai servizi di psichiatria che copre solo il 25 per cento del totale delle richieste di aiuto. E si stima che tra 10 anni le malattie mentali supereranno quelle cardiovascolari per incidenza nella popolazione generale, con particolare riguardo ai disturbi d'ansia e alla depressione;
in particolare, la depressione è riconosciuta come prima causa di disabilità a livello mondiale e riguarda circa 3 milioni di italiani, di cui circa 1 milione soffre della forma più grave, la depressione maggiore; ha una prevalenza stimata del 7-10 per cento nella popolazione generale, percentuale che si traduce in centinaia di milioni di persone affette da tale condizione;
nell'ambito della salute mentale, è ormai acclarato che la depressione costituisca la prima causa di disabilità a livello globale, per le gravi problematiche annesse che coinvolgono il funzionamento psicosociale e lavorativo; la depressione, inoltre, ha un forte impatto sulla qualità della vita e sui costi sanitari e sociali che risultano molto elevati, come certificato da Francesco Saverio Mennini, professore di economia sanitaria e direttore del EEHTA del CEIS dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata: «I costi diretti non sono l'unico tassello da tenere in considerazione se si vuole cogliere appieno il peso economico e sociale di questa patologia. I costi indiretti (sociali e previdenziali) la fanno da padrone in quanto rappresentano il 70 per cento del totale dei costi della malattia, con un forte impatto sulle giornate perse da lavoro ed incremento della disabilità. Basti pensare ai costi previdenziali, che hanno avuto un incremento del 38 per cento negli ultimi 5 anni, legati all'elevato numero di giorni di assenza dal lavoro causato dalla depressione maggiore, alla perdita di produttività legata al presentismo. Visto l'incremento previsto del numero delle persone con depressione in seguito alla pandemia di COVID-19, il peso economico della malattia è destinato ad aumentare in maniera preoccupante»;
nella recente edizione, aggiornata alla pandemia, de «La Psiche tra salute e malattia: evidenze ed epidemiologia» sono documentati i dati di efficacia e costo-benefici: a livello delle 36 più grandi nazioni è stato calcolato che il lavoro perso per ansia e depressione prima della pandemia ogni anno aveva un costo di 925 miliardi di dollari, che a livello globale vuol dire 11.500 miliardi, oltre ai costi umani e sanitari;
e ancora, secondo i dati del World Mental Health Survey i giorni medi di lavoro persi per depressione sono tra i 4 e 15 l'anno a persona e tra 8 e 24 per ansia, più da 11 a 25 giorni di disabilità parziale per depressione e da 12 a 26 giorni per ansia;
proprio i dati parlano di una malattia fortemente invalidante, che impatta in maniera significativa sulla vita dei pazienti e della società, e che con la pandemia è destinata ad aumentare, secondo le stime, del 25 per cento, facendo delle conseguenze dello stress, disagio e disturbi psicologici la prima voce di costo: basti pensare che il peso della disabilità per i disturbi psichici, compresi i disturbi psichiatrici più gravi, rappresenta il 32 per cento del costo della disabilità a livello mondiale (un terzo); come accennato, la pandemia da COVID-19, con le sue ripercussioni sanitarie, sociali, economiche, emotive e culturali, ha scatenato la tempesta perfetta, agendo da moltiplicatore senza precedenti del malessere psichico: metà delle persone contagiate manifesta disturbi psicologici con un'incidenza del 42 per cento di ansia o insonnia, del 28 per cento di disturbo post-traumatico da stress e del 20 per cento di disturbo ossessivo-compulsivo; inoltre il 32 per cento di chi è venuto in contatto col virus sviluppa sintomi depressivi, un'incidenza fino a cinque volte più alta rispetto alla popolazione generale; ma il disagio psichico ha riguardato anche chi non è stato toccato direttamente dal virus: fra i familiari dei circa 131.000 pazienti deceduti, almeno il 10 per cento andrà incontro presumibilmente a depressione entro un anno; l'utilizzo di psicofarmaci, prevalentemente ansiolitici, è aumentato del 20 per cento rispetto al periodo pre-lockdown e tutti gli indicatori di salute mentale sono peggiorati;
gli esperti intervenuti in occasione del XXII congresso nazionale della Società italiana di neuropsicofarmacologia hanno stimato che saranno almeno 150.000 i nuovi casi di depressione dovuti alla disoccupazione da pandemia, ma la situazione potrebbe perfino peggiorare perché, tutte le condizioni di fragilità sanitaria, emotiva, sociale che si stanno creando non sommano, ma moltiplicano esponenzialmente le loro conseguenze negative sul benessere psicofisico della popolazione. Ad alto rischio soprattutto donne, giovani e anziani; le prime già più colpite dalla depressione e più toccate dalle ripercussioni sociali e lavorative, con la gestione contemporanea dei figli, della casa e l'accudimento dei famigliari anziani e malati, i secondi che hanno visto modificarsi la loro vita di relazione e patire gli effetti della crisi sull'occupazione, e infine gli anziani, più fragili di fronte ai contagi e ai disturbi mentali;
con la pandemia anche i dati sul disagio psicologico tra bambini e adolescenti sono preoccupanti: a un +30 per cento di ricoveri per casi gravissimi (atti di autolesionismo e tentativi di suicidio) si somma il bacino enorme di coetanei che soffrono di insonnia, ansia e depressione; l'OMS parla di almeno un 10 per cento di bambini e di un 20 per cento di adolescenti a rischio; secondo studi medico-scientifici, la metà di tutte le malattie mentali inizia all'età di 14 anni e, troppo spesso, è sottovalutata. Peraltro, la malattia mentale più diffusa tra gli adolescenti è sicuramente la depressione; infatti, forme depressive o ansiose interessano il 10 per cento dei giovani tra i 15 e i 29 anni;
un'emergenza mondiale, che in un'Italia pesantemente sguarnita sul fronte dei servizi e dei finanziamenti si sta rivelando drammatica, come spiegato da Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf) e direttore del Dipartimento neuroscienze e Salute mentale Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano: «La pandemia ha creato uno stress senza precedenti sui servizi di Psichiatria, con un aumento enorme delle richieste di prestazioni volte a fronteggiare le conseguenze psichiatriche del Covid. Ma è più appropriato parlare di sindemia: un mix tra pericolo clinico e sociale fatto di malattia, di paura del contagio, della cosiddetta Covid fatigue, di lutti, di crisi socioeconomica. E dell'emersione di una profonda solitudine, soprattutto tra gli anziani»;
i servizi pubblici di salute mentale sono dimensionati per trattare circa 0,5 milioni di persone, di cui un terzo affetti da depressione. Il 10 per cento dei pazienti gravi tendono ad assorbire il 90 per cento delle risorse e non vi sono risorse pensate specificamente per la depressione;
secondo i dati del Ministero della salute, in Italia c'è uno psicologo ogni 12.000 abitanti mentre nei Paesi G7 il rapporto è di uno psicologo ogni 2.500 abitanti. Il sistema di cura della sanità mentale raggiunge un deficit del personale necessario che varia dal 25 per cento al 75 per cento che potrebbe essere superato con l'apporto di circa 1.000 psichiatri, 1.500 psicologi e altrettanti assistenti sociali; alla salute mentale è destinato il 3,5 per cento della spesa sanitaria complessiva rispetto l'8-15 per cento degli altri paesi del G7, presentando anche ampie diseguaglianze sul territorio, se si pensa che si passa dall'8 per cento nelle provincie di Bolzano e Trento al 2 per cento di Campania, Marche e Basilicata;
davanti a un quadro così preoccupante, innanzitutto, va ricostituito quanto è stato smantellato: personale, reti di cura territoriali, servizi di neuropsichiatria infantile dedicati all'interno dei dipartimenti di salute mentale;
le conclusioni le ha tratte l'Organizzazione Mondiale della sanità e la Lancet Commission: se si raddoppiassero il numero delle persone in trattamento psicologico per disagio, ansia e depressione avremmo non aumento dei costi sanitari ma un risparmio globale (sanità e società) di oltre 4 euro per ogni euro investito in psicologia;
se si governasse in base alle obiettive evidenze fornite dai dati, si considererebbe la psicologia non solo una risorsa per le persone ma anche per la società e l'economia, ciò che hanno compreso molti altri Paesi ma non l'Italia: la Francia – tenendo conto dei dati (15 per cento di depressione e 23 per cento di ansia nella popolazione) ma anche di uno studio, francese (Dezetter & Briffault, 2015) che ha analizzato il rapporto costo-benefici del trattamento psicologico per depressione ed ansia che mostra un risparmio medio di 1,57 euro per ogni euro speso per i trattamenti psicologici – ha stabilito un investimento economico importante per garantire, tramite assunzioni di psicologi nei servizi sanitari, il rimborso delle sedute di psicoterapia nel privato a tutti i cittadini dall'età di 3 anni in su, mentre la Gran Bretagna già si era mossa prima della pandemia con il programma IAPT (acronimo di «Improving Access to Psycholological Therapies») nel quale ha sinora investito più di un miliardo di euro; ad oggi, la mancanza di risorse economiche è il principale ostacolo da superare: il 5 per cento della spesa sanitaria regionale destinata alle cure psichiatriche non viene rispettata dal 90 per cento delle regioni e le discrepanze regionali si rispecchiano anche nella struttura organizzativa; sono ancora troppo poche le regioni che offrono un'assistenza integrata con i Servizi per le dipendenze e la neuropsichiatria infantile, così come, nella maggior parte delle strutture, sarebbe necessaria una maggiore presenza di professionisti che collaborino in team con gli psichiatri, dagli psicologi, agli psicoterapeuti, ai tecnici della riabilitazione psichiatrica, fino agli assistenti sociali;
a questo si aggiunge la precarietà e scarsità sul territorio nazionale dei sistemi di prevenzione del disagio psicologico e di promozione del benessere; basti pensare che in due consultori su tre non ci sono psicologi, nonostante la prevenzione e l'assistenza psicologica sia la prima voce della legge istitutiva degli stessi e come in Italia, a differenza delle nazioni europee ed extra europee più evolute, non vi sia un Servizio di psicologia scolastica con uno psicologo scolastico che possa rendere possibile nelle scuole di ogni ordine grado, oltre all'insegnamento della matematica o dell'inglese, l'educazione all'intelligenza emotiva, alla conoscenza di sé stessi, alla gestione delle proprie emozioni, della relazione con gli altri, della conflittualità, così da essere più capaci di autodeterminarsi e contribuire alla crescita della comunità in cui si vive;
la scuola va messa in grado di svolgere un'essenziale funzione di prevenzione e promozione con un adeguato inserimento di competenze psicologiche a supporto dei ragazzi, degli insegnanti, delle famiglie e di tutto il sistema;
l'investimento nei servizi e in programmi di salute mentale e promozione del benessere psicologico a livello nazionale, che hanno sofferto per anni di limitati finanziamenti, non è più rinviabile; in assenza di risorse adeguate, il sistema di protezione della salute mentale e del benessere psicologico in Italia non è sostenibile, a danno dei malati e del loro diritto alla tutela della salute e alla qualità della vita;
dalla pandemia si esce al meglio se si fa tesoro delle lezioni che ha dato: il valore delle persone; il valore del benessere psicologico per le relazioni, il lavoro, gli scambi sociali e l'economia; eppure, a distanza di un anno dal documento dell'OMS che ha messo in luce le problematiche psicologiche create dalla pandemia, grazie al quale sembrava che la cura della salute mentale dovesse diventare una priorità nazionale, constatiamo, ancora una volta, che le aspettative sono state disattese: nel PNRR la salute mentale è nuovamente la grande assente,
impegna il Governo:
1) a definire con urgenza un Piano nazionale per la tutela della salute mentale e la promozione del benessere psicologico, atto a fornire una cornice unitaria per le istituzioni di ogni livello e a promuovere interventi di prevenzione, cura, trattamento e reinserimento sociale e lavorativo nell'ambito del disagio psicologo;
2) ad assumere iniziative per aumentare la quota di spesa per i Dipartimenti di salute mentale, ferma da oltre 20 anni al 3,5 per cento del Fondo sanitario regionale, cioè a poco più 4 miliardi, al fine di potenziare i servizi e coprire le richieste crescenti dei cittadini in ogni fascia d'età;
3) a riconoscere a tutti i cittadini il diritto alla salute psicologica, garantendo l'accesso ai servizi di prevenzione e di cura pubblici e la convenzionabilità dei servizi privati di psicoterapia;
4) ad adottare le iniziative di competenza per assicurare una presa in carico omogenea in ciascuna regione dei pazienti con depressione e la creazione di una rete virtuosa che li sostenga lungo tutto il percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale;
5) ad adottare iniziative per potenziare la ricerca scientifica, in modo da individuare le cure e combinazioni terapeutiche più efficaci e innovative per il trattamento della depressione;
6) ad attivare campagne di prevenzione e screening di comprovata validità scientifica, in modo da ridurre sensibilmente i tempi di attesa mediamente necessari per arrivare alla diagnosi di depressione;
7) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per rilanciare i servizi di tutela della salute mentale e del benessere psicologico, favorendo una rete territoriale per integrare le offerte pubbliche e le proposte del cosiddetto privato e privato sociale, anche mediante lo stanziamento di risorse economiche e/o di incentivi per favorire la capillare diffusione della teleassistenza, del teleconsulto e della telemedicina;
8) ad adottare iniziative per sopperire alla carenza di specialisti con nuove dotazioni di personale per tutte le tipologie e le strutture, mediante l'impiego di personale sanitario specializzato, con particolare riguardo ad una adeguata dotazione di psichiatri, psicologi e psicoterapeuti;
9) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare i servizi territoriali sociali e sanitari, con particolare riguardo agli aspetti d'integrazione socio-sanitaria in materia di disturbi psicologici, prevedendo specifiche iniziative volte a favorire l'accesso al supporto psicologico alle persone di minore età e agli adulti anche mediante inserimento di psicologi nelle unità complesse di cure primarie, in collaborazione con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta (Uccp);
10) ad adottare iniziative volte a garantire la piena integrazione degli interventi socio-sanitari in ambito della salute mentale per sostenere un progetto terapeutico personalizzato idoneo a restituire alla persona una vita indipendente fondata sull'autonomia sociale, lavorativa o di studio;
11) ad adottare iniziative per prevedere la figura dello psicologo all'interno dei reparti di pediatria e neonatologia degli ospedali del Servizio sanitario nazionale con l'obiettivo di tutelare il benessere psicologico dei bambini e adolescenti ricoverati e delle loro famiglie, con particolare riferimento alle condizioni di cronicità e/o di disagio psico-sociale;
12) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a introdurre in forma stabile la figura dello psicologo scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di intercettare tempestivamente le prime forme di disagio in età evolutiva, garantire il benessere e supportare dal punto di vista psicologico, emotivo e relazionale gli studenti, gli insegnanti e i genitori;
13) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a supportare le persone con difficoltà psicologiche o disturbi mentali per combattere lo stigma, la discriminazione e l'isolamento sociale che si abbatte su queste persone e le loro famiglie, garantendo a chi vive tali malattie di accedere alle cure e di ricevere un'assistenza continuativa e integrata sociale e sanitaria;
14) a promuovere campagne nazionali di promozione del benessere psicologico, di informazione e sensibilizzazione in materia di salute mentale, attribuendo particolare rilievo al concetto di depressione come patologia curabile, al fine di combattere lo stigma associato e aumentare il livello di consapevolezza e di corretta informazione della collettività in materia;
15) a prevedere un monitoraggio costante del sistema di cura della salute mentale e degli interventi di promozione del benessere, psicologico, mediante la pubblicazione di una relazione annuale da parte del Ministero della salute.
(1-00537) «Bellucci, Gemmato, Ferro, Zucconi, Galantino».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:
il 12 ottobre 2021, il Governo ha pubblicato le proprie Faq «sui dpcm riguardanti Green Pass in ambito lavorativo»;
nella risposta alla domanda n. 4 («Quali provvedimenti deve prendere il datore di lavoro che accerta che il dipendente abbia effettuato l'accesso alla sede di servizio pur essendo sprovvisto di green pass? Quali sanzioni rischia il lavoratore?»), si legge che, nel caso in cui il lavoratore acceda al luogo di lavoro senza green pass, il datore di lavoro deve effettuare una segnalazione alla prefettura ai fini dell'applicazione della sanzione amministrativa;
si tratta di un errore di interpretazione di quanto disposto dal comma 10 del nuovo articolo 9-septies del decreto-legge n. 52 del 2021, introdotto dall'articolo 3 del decreto-legge n. 127 del 2021, il quale stabilisce che «le sanzioni di cui al comma 9 sono irrogate dal Prefetto. I soggetti incaricati dell'accertamento e della contestazione delle violazioni di cui al medesimo comma 9 trasmettono al Prefetto gli atti relativi alla violazione»;
le violazioni specificamente individuate al comma 9 sono infatti soltanto le violazioni tipiche del datore di lavoro (ovvero la mancata verifica del possesso del green pass ai lavoratori e la mancata adozione delle misure organizzative obbligatorie) o quella dei lavoratori che sono comunque riusciti ad accedere ai luoghi di lavoro senza possedere un valido green pass; alle quali, continua il comma 9, «si applica l'articolo 4, commi 1, 3, 5 e 9, del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19,», il quale prevede al terzo comma che «si applicano, per quanto non stabilito dal presente articolo, le disposizioni delle sezioni I e II del capo I della legge 24 novembre 1981, n. 689, in quanto compatibili»;
dette disposizioni regolano proprio gli atti di accertamento, contestazione e notificazione delle violazioni che prevedano la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro e specificano che tali atti possano essere compiuti solo dagli organi addetti al controllo sulla loro osservanza e dagli ufficiali e dagli agenti di polizia giudiziaria;
tra gli organi che devono effettuare l'accertamento e la contestazione non è dato trovare, ovviamente, il datore di lavoro, tanto meno gli impiegati da esso incaricati al controllo dei green pass; nessun altro soggetto, diverso dagli organi accertatori e dalla polizia giudiziaria, dovrebbe perciò trasmettere informazioni di cui non può lecitamente avere contezza, perché non gli è consentita alcuna indagine e men che meno procedere alla contestazione di una violazione «amministrativa» (e non disciplinare);
il comma 5 impone invece all'azienda di individuare con atto formale i soggetti incaricati di accertare (e non anche di «contestare») soltanto le violazioni degli obblighi di cui ai commi 1 e 2 (ovvero il mancato possesso ed esibizione del green pass ai fini dell'accesso ai luoghi di lavoro) e non quelle di cui al comma 9;
inoltre, le violazioni di cui ai commi 1 e 2 non comportano alcuna sanzione amministrativa (e quindi nessuna attività del prefetto), perché è assolutamente lecito non avere il green pass, salve le conseguenze sulla retribuzione e sul divieto di accedere al luogo di lavoro (o in altri luoghi in cui sia richiesto);
l'articolo 9-septies si riferisce quindi chiaramente:
per quanto riguarda il solo accertamento delle violazioni degli obblighi di cui ai commi 1 e 2: ai soggetti espressamente incaricati dal datore di lavoro, i quali verificheranno il possesso del green pass all'ingresso (o a campione, subito dopo); in caso di accertamento di tali violazioni, essi si limiteranno a non far accedere il lavoratore o ad allontanarlo;
per quanto riguarda l'accertamento (e la contestazione) delle violazioni di cui al comma 9: agli organi (amministrativi) addetti al controllo sull'osservanza delle disposizioni per la cui violazione è prevista la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro e agli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria, i quali ben potranno (e dovranno) accertare e contestare le violazioni di loro competenza, trasmettendo poi gli atti al prefetto, per l'irrogazione della sanzione;
pur non avendo le cosiddette Faq natura di fonte del diritto, la risposta in esame ha dato il via a un corto circuito di tentativi di interpretazione che sta costringendo le prefetture ad adeguarsi alla situazione nei modi più disparati, fino ad affermare che «il datore di lavoro o il soggetto da quest'ultimo incaricato con atto formale, qualora verifichi che un lavoratore abbia fatto accesso ai luoghi di lavoro in spregio degli obblighi sopra menzionati, dovrà redigere un verbale di accertamento e contestazione di violazione amministrativa»;
a tal proposito, peraltro, è stato notato che una segnalazione al prefetto, se non dovuta, comporterebbe una violazione della privacy da parte del segnalante, che potrebbe quindi essere sanzionato –:
se sia a conoscenza di quanto illustrato in premessa, se trovi conferma l'interpretazione della norma data dall'interrogante, quando si intenda correggere l'errore e come si intendano chiarire le disposizioni che le imprese sono tenute ad applicare, evitando ulteriori aggravi burocratici e organizzativi per le stesse.
(2-01351) «Costa».
Interrogazioni a risposta scritta:
CAVANDOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
si apprende da fonti di stampa delle polemiche suscitate dalla serie televisiva sudcoreana «Squid Game», prodotta da Netflix, che narra di un gioco di sopravvivenza cui si sottopongono dei concorrenti disperati pur di risanare le loro situazioni debitorie;
la serie, pur essendo vietata ai minori di 14 anni a motivo delle numerose scene di violenza, sta riscuotendo grande successo tra giovani e giovanissimi;
si apprende di numerosi e gravi fenomeni emulativi delle situazioni rappresentate nella serie televisiva messi in atto da soggetti minorenni in ambito scolastico o in luoghi pubblici;
in particolare, si registrano episodi di bullismo ispirati a «Squid Game» nelle scuole di Torino, Milano e Firenze, nonché una rissa tra ragazzi presso l'istituto Santa Dorotea di Roma;
i succitati episodi non hanno mancato di suscitare reazioni, appelli e polemiche da parte della società civile e del mondo delle istituzioni, tra i quali si segnalano, in particolare, l'appello dell'Istituto comprensivo di Rignano-Incisa, il quale, nel rilevare come gli alunni volendo emulare la serie tv prendessero a calci e pugni i compagni, ha invitato i genitori a «prevenire gesti pericolosi per la sicurezza della popolazione scolastica», ovvero la petizione per fermare la serie lanciata dalla Fondazione Carolina (che prende il nome da una giovane novarese toltasi la vita nel 2013 e considerata la prima vittima italiana del cyberbullismo), oppure il vademecum indirizzato ai genitori pubblicato sabato 23 ottobre 2021 sulla pagina Facebook della Polizia postale, in cui «Squid Game» viene definito come «un fenomeno molto pericoloso»;
come si apprende sempre da fonti di stampa, ai genitori che, in forma associativa o privata, si sono rivolti alla Polizia postale, è stato risposto che, avendo la piattaforma Netflix inserito il divieto di visione ai minori di 14 anni, questa può trasmettere legalmente le puntate ai propri abbonati, che le possono vedere attraverso telefonini, computer, tablet e applicazioni presenti nel televisore;
va considerata la gravità delle situazioni suesposte e l'allarme sociale che ne deriva –:
quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda porre in essere, al fine di limitare la diffusione dei fenomeni indicati in premessa tra i giovani studenti, al fine di informare e sensibilizzare i genitori e, se del caso, al fine di rendere effettivo e concreto il divieto di visione delle serie televisiva ai soggetti minori di 14 anni.
(4-10526)
PATELLI, BELOTTI, RACCHELLA, DE ANGELIS, MARIANI, BADOLE, BISA, BOLDI, GIACOMETTI, TOMBOLATO e VALLOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:
è stato recentemente pubblicato un manifesto nell'ambito delle celebrazioni per il centenario della traslazione della salma del Milite Ignoto da Aquileia all'Altare della Patria a Roma con tanto di imprimatur della Presidenza del Consiglio;
guardando con un minimo di attenzione questo manifesto, balza violentemente all'occhio come i soldati rappresentati non siano Fanti italiani della Grande Guerra bensì soldati della Guerra di Corea, con armamenti ed equipaggiamenti tali e quali a quelli dei soldati americani della Seconda guerra mondiale;
gli elmetti non sono Adrian mod. 16 in dotazione al Regio Esercito bensì mod. M1 in dotazione all'esercito americano, le buffetterie (giberne) sono chiaramente americane della Seconda guerra mondiale, i fucili nell'immagine sono Garand M1 e non Carcano mod. 91 in calibro 6,5 x 52 in dotazione al Regio Esercito durante il primo conflitto mondiale;
e tutto questo solo ad una prima lettura superficiale;
occorre, inoltre, far presente che non mancano certo immagini dei nostri Fanti sul Carso, sull'Isonzo, sull'Ortigara e su tutti i luoghi sacri alla Patria –:
quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare il ripetersi in futuro di episodi come questo che sono una mancanza di rispetto nei confronti della nostra identità nazionale.
(4-10528)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta immediata:
ERMELLINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
a più di un anno di distanza dall'esplosione che il 4 agosto 2020 ha devastato il porto di Beirut uccidendo 214 persone e ferendone oltre 7.000, in Libano è in corso una drammatica crisi economica e sociale, tra le prime dieci dalla metà del XIX secolo secondo un recente rapporto della Banca mondiale (Spring 2021 Lebanon economic monitor – Lem). Da mesi scarseggiano farmaci e beni di prima necessità, l'approvvigionamento energetico è stato drasticamente ridotto, così come i servizi pubblici e finanziari, mentre il reddito pro capite, dal 2018, è calato del 40 per cento e il prodotto interno lordo del Paese si è ridotto nel 2020 del 20 per cento;
alla crisi sociale si aggiunge l'escalation di violenza culminata nella manifestazione del 14 ottobre 2021, a un mese dalla formazione del nuovo Governo. Le proteste organizzate dagli sciiti di Hezbollah e Amal contro il giudice Tarek Bitar (che sta indagando sull'esplosione del porto di Beirut) hanno causato la morte di 7 persone e il ferimento di altre 30;
il Libano è da sempre un Paese amico della Repubblica italiana, al quale lega l'Italia un rapporto di fiducia guadagnato in anni di missioni. Centro della cristianità mediorientale, il Paese è un partner strategico per l'Italia e per l'Europa, sia per il nostro posizionamento geopolitico nell'area Mediterranea sia per il contributo che potrebbe offrire per la stabilizzazione dell'intera regione;
al termine del conflitto in Afghanistan, il Governo ha deciso di destinare i 120 milioni di euro già stanziati per la missione nel Paese per aiuti ai profughi del conflitto. La cifra, quasi il doppio dell'intera somma spesa dalla difesa italiana per i progetti umanitari in Afghanistan tra il 2005 e il 2021, verrà destinata in parte ad organizzazioni internazionali e in parte ai Governi di alcuni Paesi limitrofi. A parere dell'interrogante non sussistono sufficienti garanzie rispetto all'utilizzo delle risorse suddette, in particolare a fronte della dilagante corruzione o dei traffici di stupefacenti, che notoriamente costituiscono la principale fonte economica dell'area;
mentre permane l'immobilismo dei Paesi occidentali, l'Iran, l'Iraq e altri Governi islamici inviano aiuti e stringono accordi con Beirut –:
se vi siano iniziative di competenza, poste in essere o allo studio, per un intervento italiano di cooperazione a tutela della popolazione civile del Libano e per far fronte alla crisi sociale, economica e politica del Paese.
(3-02565)
MIGLIORE, UNGARO, FREGOLENT, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO, VITIELLO e GIACHETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
destano preoccupazioni le dichiarazioni del Presidente turco Erdogan in merito alla paventata possibilità di dichiarare 10 ambasciatori persone non gradite, situazione che per ora pare scongiurata ma che avrebbe notevoli ripercussioni sulle relazioni con la comunità internazionale. Si tratta dei rappresentanti diplomatici di Stati Uniti, Canada, Francia, Finlandia, Danimarca, Germania, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia che hanno firmato, il 18 ottobre 2021, un appello per la liberazione di Osman Kavala. Secondo l'ambasciata Usa ad Ankara, peraltro, l'appello è in conformità all'articolo 41 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche;
Kavala, filantropo e imprenditore turco, leader della società civile, da sempre in campo a difesa dei diritti dei suoi concittadini, anche quelli di origine curda e dei pochi armeni rimasti nel Paese, è in carcere in attesa di giudizio dal 2017 con l'accusa di aver finanziato le proteste di Gezi Park nel 2013 ed aver preso parte all'organizzazione del golpe contro il Presidente turco del 2016;
il 10 dicembre 2019 la Corte europea dei diritti dell'uomo è intervenuta sulla vicenda chiedendo l'immediata scarcerazione di Osman Kavala ma, a oggi, gli appelli per la sua liberazione sono caduti nel vuoto. All'inizio di ottobre 2021 una nuova udienza di un tribunale turco ha negato la libertà al prigioniero, spingendo dunque gli ambasciatori ad intervenire;
all'indomani della sconcertante minaccia turca molti esponenti delle istituzioni, tra i quali il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli, hanno reclamato con ancora più vigore la liberazione di Osman Kavala;
negli ultimi anni il Presidente Erdogan ha utilizzato i poteri conferitigli dallo stato di emergenza per incarcerare attivisti per i diritti umani, insegnanti, accademici, scrittori, avvocati, funzionari pubblici;
sul fronte della negazione dei diritti umani, la Turchia a marzo 2021 ha dichiarato il suo ritiro dalla Convenzione internazionale di Istanbul sul contrasto alla violenza sulle donne, con la motivazione che le leggi nazionali sono sufficienti a garantirne la protezione, suscitando la protesta del Presidente degli Stati Uniti e della comunità internazionale;
la Turchia è un interlocutore essenziale su molti dossier, dall'appartenenza alla Nato alla gestione dei flussi migratori, fino alla delicata questione libica –:
quali siano gli intendimenti del Governo per promuovere la difesa dei diritti umani dei cittadini turchi tuttora ingiustamente detenuti, ivi compresa la liberazione di Osman Kavala, in un difficile contesto per le stesse rappresentanze diplomatiche presenti in quel Paese.
(3-02566)
QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI, DE MICHELI, DELRIO, FASSINO, LA MARCA, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'emergenza umanitaria incombe in Afghanistan: più di 5 milioni di bambini sono a un passo dalla carestia. Secondo i dati delle Nazioni Unite, i bambini afghani soffrono la fame ogni giorno di più e le persone che raggiungeranno livelli di fame di crisi o di emergenza aumenteranno del 35 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020 – oltre 22 milioni di afghani – poiché la siccità causata dal cambiamento climatico si aggiunge ai disagi causati nel Paese dopo la presa del potere dei talebani. Difatti, la consegna degli aiuti internazionali su cui molti afghani hanno fatto affidamento negli ultimi due decenni – anche prima del ritorno al potere dei talebani, metà degli afghani, circa 18 milioni di persone, era dipendente dagli interventi umanitari internazionali- è stata in gran parte interrotta da quando i talebani hanno preso il potere ad agosto 2021;
i leader del G20 si sono impegnati a garantire assistenza umanitaria direttamente agli afghani e a promuovere i diritti umani per tutti, comprese donne, bambine e minoranze, dando, come detto dallo stesso Presidente del Consiglio dei ministri Draghi a margine dello scorso G20 straordinario, «un mandato alle Nazioni Unite, di tipo generale, per il coordinamento della risposta e per agire anche direttamente»;
inoltre, questa crisi umanitaria spingerà ancora più gli afghani a lasciare il Paese e a scegliere la migrazione come salvezza dalla fame, alimentando ulteriormente i flussi migratori verso i Paesi limitrofi, con la prevedibile destabilizzazione dell'intera area e l'urgenza, dunque, di istituire corridoi umanitari;
pur riconoscendo, inoltre, lo straordinario lavoro del Governo italiano che ha assicurato l'uscita dall'Afghanistan di 5.011 persone, resta drammaticamente necessaria la prosecuzione dell'evacuazione degli afghani che hanno collaborato con i Paesi occidentali, ma non hanno potuto usufruire dei ponti aerei di agosto 2021 – tra cui purtroppo anche persone sulle liste italiane – e sono ogni minuto a rischio di essere uccisi dai talebani;
alla luce della gravissima crisi umanitaria, l'Unione europea ha deciso che riaprirà entro un mese una rappresentanza diplomatica in Afghanistan, senza però riconoscere il Governo dei talebani, ma per far pressione per il rispetto dei diritti umani e per prevenire la catastrofe umanitaria –:
quando e come il Governo italiano intenda proseguire l'evacuazione dei collaboratori afghani che sono rimasti bloccati nel Paese e a che punto invece sia l'istituzione dei corridoi umanitari per i profughi afghani dai Paesi terzi.
(3-02567)
PALAZZOTTO, FORNARO e TIMBRO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il rapporto della Missione indipendente d'inchiesta in Libia istituita dal Consiglio Onu per i diritti umani evidenzia i crimini di guerra e contro l'umanità commessi contro le popolazioni più vulnerabili presenti in Libia da tutte le parti coinvolte nel conflitto iniziato nel 2016;
soprattutto i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo entrati in Libia e diretti in Europa sono sistematicamente sottoposti ad abusi, torture, violenze anche di tipo sessuale e svolgimento di lavori forzati;
la Guardia costiera libica veste un ruolo di primo piano nella violazione dei diritti dei migranti, i quali pagano una somma di denaro per salpare dalle coste libiche per poi essere intercettati, catturati, riportati in Libia e detenuti in centri di prigionia in condizioni di terrificanti violazioni dei loro diritti fondamentali;
anche il Pontefice ha sottolineato «la violenza disumana» alla quale sono sottoposti i migranti in Libia e la presenza di «veri lager»;
secondo il rapporto solo il 30 per cento dei migranti intercettati dalla Guardia costiera libica nei primi otto mesi del 2021 figura come prigionieri nei campi di detenzione. Gli altri vengono probabilmente venduti a trafficanti e gruppi armati;
si tratta di operazioni sistematiche e diffuse mai indagate dalle autorità libiche e il mancato accertamento delle responsabilità per gli abusi sui migranti evidenzia una politica di Stato che incoraggia l'estorsione ai danni dei migranti detenuti, l'uso di violenze e discriminazioni anche come strumento di deterrenza delle traversate in mare. Tale politica viene messa in atto anche da milizie (alcune delle quali gestiscono i centri di detenzione), da reti criminali e da trafficanti di esseri umani;
la nota informativa sulla Libia della portavoce della Commissaria Onu per i diritti umani del 12 ottobre 2021 evidenzia il coinvolgimento diretto delle autorità governative negli abusi ai danni dei migranti e dei richiedenti asilo;
questi due documenti fanno eco a numerose dichiarazioni istituzionali, diversi report di organizzazioni non governative e giornalistici che da anni denunciano le condizioni disumane dei migranti in Libia e, al contempo, la condotta criminale della Guardia costiera libica;
con la proroga della missione bilaterale di assistenza alle istituzioni libiche l'Italia ha rinnovato il proprio supporto alla Guardia costiera libica, incrementandone il finanziamento di circa mezzo milione di euro –:
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché venga rivista sostanzialmente la collaborazione dell'Italia con le autorità libiche che si sono macchiate di gravi violazioni dei diritti umani e di crimini contro l'umanità.
(3-02568)
LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
a distanza di più di un anno riemerge sugli organi di stampa la notizia del presunto finanziamento illecito di 3,5 milioni di euro al MoVimento 5 Stelle da parte del Governo del Venezuela, allora guidato da Hugo Chávez, che risulterebbe da un documento in possesso della magistratura spagnola;
il trasferimento di denaro risulterebbe anche dalle spese segrete del Paese, amministrate dal Ministro dell'interno Tarek el Aissami, e sarebbe stato approvato e autorizzato dall'allora Ministro degli esteri e cancelliere Nicolás Maduro, attuale Presidente del Paese nonostante le contestatissime elezioni del 2018;
l'inchiesta sulla valigetta venezuelana contenente i 3,5 milioni di euro per il MoVimento 5 Stelle è stata oggetto già un anno e mezzo fa di una proposta di inchiesta da parte del gruppo di Fratelli d'Italia, il cui esame alla Camera dei deputati non risulta ancora iniziato;
già nel giugno del 2020 il quotidiano Il Giornale aveva, infatti, riportato ampiamente le dichiarazioni rese dall'ex capo dei servizi segreti del Governo venezuelano, Hugo Carvajal, alla magistratura spagnola, nelle quali avrebbe descritto in maniera dettagliata i diversi metodi con cui il regime inviava denaro sotto copertura ai partiti politici alleati del chavismo;
le dichiarazioni di Carvajal al giudice spagnolo Manuel García-Castellón sono contenute in una lettera pubblicata dal sito Okdiario, nella quale ha scritto che «il Governo venezuelano ha finanziato illegalmente movimenti politici di sinistra nel mondo per almeno 15 anni», aggiungendo che il flusso di denaro continuerebbe ancora oggi;
il MoVimento 5 Stelle ha tenuto da sempre una linea politica marcatamente filo-venezuelana e, infatti, nel corso della XVIII legislatura i Governi italiani non hanno mai preso alcuna posizione contro il dittatore Maduro e non si sono mai adoperati né per il riconoscimento di Juan Guaidó come Presidente ad interim del Venezuela, né per la transizione democratica del Paese;
ad avviso degli interroganti, qualora le gravissime accuse fossero confermate, emergerebbero anche fattispecie penalmente rilevanti e persino varie ipotesi di reato ministeriale; per questi motivi è necessario fugare con estrema urgenza ogni dubbio circa l'asserito finanziamento a partiti del sistema politico italiano ad opera del regime venezuelano e circa eventuali condizionamenti che da ciò sarebbero derivati su decisioni del Governo nazionale –:
quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per acclarare l'ipotesi di un'eventuale ingerenza di Stati stranieri nella politica nazionale attraverso partiti politici nazionali e impedire le pericolose conseguenze che ne possono derivare.
(3-02569)
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
il cosiddetto «bonus facciate» è stato introdotto dalla legge di bilancio 2020 ed è stato prorogato per tutto il 2021 dalla legge di bilancio 2021. Ad oggi, quindi, la detrazione interessa le spese sostenute dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2021;
i soggetti beneficiari del «bonus facciate» possono portare in detrazione il 90 per cento delle spese sostenute per interventi, finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti ubicati nelle zone A o B come individuate dal decreto ministeriale n. 1444 del 1968 o in quelle assimilabili in base alla normativa regionale o ai regolamenti comunali;
il «bonus facciate», diversamente dalle altre agevolazioni, non prevede un limite di spesa agevolata; va, inoltre, segnalato che la legge n. 77 del 2020 di conversione del decreto-legge n. 34 del 2020 cosiddetto «Decreto Rilancio» ha esteso anche ai beneficiari del «bonus facciate» la possibilità di optare, oltre che per la fruizione diretta della detrazione, anche per la cessione del credito ad essa corrispondente o, in alternativa, per il cosiddetto «sconto in fattura» anticipato dal fornitore e da questi recuperato sotto forma di credito d'imposta da utilizzare in compensazione con F24, o da cedere a soggetti terzi compresi gli istituti di credito e gli intermediari finanziari. Tale possibilità sussiste per le spese sostenute nel 2020 e nel 2021;
nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) – che delinea la struttura della legge di bilancio 2022 – approvato all'unanimità dal Consiglio dei ministri il 19 ottobre 2021, accanto alla proroga degli altri bonus edilizi non si rintraccia quella relativa al «bonus facciate»;
se così fosse sarebbero numerose le pratiche per la richiesta dell'agevolazione in parola che finirebbero nell'oblio, poiché la normativa vigente prevede tempistiche precise e di certo non brevi (tra interruzione decorrenza termini e proroghe) nell'iter di autorizzazione;
questo accade in particolare per gli edifici di valore storico: in presenza di vincoli di natura culturale o paesaggistico, infatti, è necessario acquisire, prima dell'inizio dei lavori di edilizia pubblica o privata – tra le altre – l'autorizzazione della Soprintendenza ai sensi dell'articolo 22 del decreto legislativo n. 42 del 2004;
al riguardo, sono giunte agli interpellanti numerose segnalazioni relative all'allungamento dei tempi (tra sospensioni della decorrenza termini e proroghe) di risposta delle Soprintendenze;
la scadenza al 31 dicembre 2021 del cosiddetto «bonus facciate» arreca in questo contesto un grave pregiudizio al diritto di coloro che hanno già iniziato le pratiche per usufruire della misura agevolativa, alla quale si può ascrivere senza dubbio anche il merito di aver contribuito, insieme agli altri bonus edilizi, alla ripresa del settore delle costruzioni;
sembra ci sia la volontà di prorogare la misura agevolativa in parola con una percentuale di detrazione inferiore rispetto a quella attualmente prevista –:
quali tempestive iniziative di carattere normativo intenda intraprendere per la soluzione delle criticità sopra evidenziate, anche attraverso l'inserimento nel disegno di legge di bilancio 2022 – ovvero nel primo provvedimento utile – della proroga del cosiddetto «bonus facciate» che preveda anche la salvaguardia del diritto, per coloro la cui pratica per la richiesta della misura agevolativa sia in itinere, di fruire delle detrazione del 90 per cento delle spese sostenute per il recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti.
(2-01353) «Alemanno, Martinciglio».
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:
UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, prevede una detrazione dall'imposta lorda pari al 19 per cento degli oneri sostenuti dal contribuente per l'acquisto di medicinali, prodotti farmaceutici e apparecchiature medicali, per la parte eccedenti l'importo di 129,11 euro;
in occasione dell'audizione del Presidente dell'Istat Prof. Blangiardo, del 9 aprile 2019, dinanzi alla XII Commissione Affari sociali, ha indicato come l'istituto stimi in circa 780 euro annuali la spesa media di ciascuna famiglia per i predetti beni;
secondo Federfarma, nel corso del solo 2020 si è registrato un incremento netto del valore medio delle ricette pari al 2,7 per cento, per un ammontare di 544 milioni di ricette (9,14 per ciascun cittadino);
non tutte le spese sostenute e riconosciute come detraibili vengono effettivamente portate in detrazione per le più diverse ragioni, tra le quali ad esempio il mancato superamento della soglia minima prevista o la mancata presentazione del 730 integrativo –:
quale sia l'ammontare delle detrazioni per spese riconosciute, nell'ultimo triennio, a seguito della compravendita di medicinali, prodotti farmaceutici e apparecchiature medicali e a quanto ammontino le detrazioni effettivamente beneficiate dai contribuenti nel corrispondente periodo.
(5-06927)
MARTINO, GIACOMONI, PORCHIETTO, GIACOMETTO, CATTANEO e BARELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'ingresso dello Stato nel capitale di Monte Paschi di Siena (Mps) è avvenuto nel luglio 2017 tramite una operazione di ricapitalizzazione ai sensi della direttiva 2014/59/UE, previa autorizzazione della Commissione europea e delle autorità di Vigilanza, tramite l'autorizzazione contenuta nel decreto-legge n. 237 del 2016;
l'intervento pubblico è stato di 5,4 miliardi di euro. Lo Stato è il primo azionista della banca con il 64 per cento. Il termine per l'uscita dello Stato dal capitale di Mps è stato fissato dalla Commissione europea al 31 dicembre 2021;
Mps, quarta banca italiana, ha oltre 21mila dipendenti, oltre 4 milioni di clienti quasi 200 miliardi tra depositi e conti correnti e oltre 80 miliardi di euro di crediti a imprese e famiglie. Detiene, in proporzione al proprio bilancio la maggiore quantità di titoli pubblici. Deve ritenersi un soggetto rilevante nel quadro dell'economia nazionale;
gli stress test dell'Eba pubblicati a metà del 2021 hanno confermato per Mps, l'esigenza di un rafforzamento strutturale di grande portata;
Unicredit, a fine luglio 2021, aveva avviato alcune interlocuzioni con il Ministero dell'economia e delle finanze per l'acquisizione di alcuni asset di Mps. Una nota del Ministero dell'economia e delle finanze del 24 ottobre 2021 comunica l'interruzione dei negoziati;
le richieste Unicredit, non accolte dal Ministero dell'economia e delle finanze avrebbero comportato un onere per lo Stato Italiano tra i 7 e gli 8 miliardi di euro, rispetto ai 5 messi in campo dal Governo, messo a rischio 7000 posti di lavoro e almeno 300 sportelli;
Unicredit ha smobilitato le sue quote in titoli pubblici, ha perso la sua natura di banca di sistema ed è posseduto da soci esteri «forti»: il primo azionista italiano è al decimo posto;
Mps ha elaborato un proprio piano, non approvato dalla Bce, che prevede 2,5 miliardi di euro di aumento di capitale, 2.670 esuberi al 2025, il pareggio di bilancio nel 2022 e il ritorno in utile nel 2023, oltre a una possibile cessione di parte degli sportelli;
2,2 miliardi di euro potrebbero arrivare applicando il meccanismo delle «attività fiscali differite» (DTA);
il Governo si è dichiarato contrario alto «spezzatino» di Mps ritenendo «il suo nome e il suo marchio un valore da preservare» –:
quali iniziative intenda assumere alla luce di quanto descritto in premessa, con particolare riferimento alla opportunità di concordare, presso le competenti sedi europee, la proroga del termine per la privatizzazione, al fine di individuare altre soluzioni di mercato.
(5-06928)
MARTINCIGLIO, ZANICHELLI, ALEMANNO, CANCELLERI, CASO, CURRÒ, GRIMALDI, GABRIELE LORENZONI, MIGLIORINO, SCERRA e TROIANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'interruzione della trattativa avviata in esclusiva il 29 luglio 2021, tra il Ministero dell'economia e delle finanze e Unicredit per la cessione di Monte dei Paschi di Siena, determinata dall'indisponibilità da parte del Governo nel sostenere uno sforzo finanziario legato pari a oltre 7 miliardi di euro, (tra aumento di capitale e altri oneri) per l'acquisizione da parte dell'istituto milanese, rappresenta, a giudizio degli, interroganti, una decisione opportuna e condivisibile, al fine di consentire, con maggiore cautela, il raggiungimento un accordo definitivo e soddisfacente;
al riguardo, gli interroganti evidenziano come sia necessario che lo stesso Ministro interrogato intervenga in sede europea, al fine di ottenere l'autorizzazione al controllo pubblico dell'istituto o, in alternativa, stabilire una proroga di almeno sei mesi all'obbligo di liquidazione delle quote, consentendo eventualmente anche il coinvolgimento dei principali istituti di credito, affinché si possa elaborare un secondo piano di ristrutturazione, da negoziare con l'Unione europea, che consenta mediante una ricapitalizzazione più sostenibile, di trovare un nuovo azionista che possa preservare il «marchio bancario» storico dell'istituto senese e salvaguardare, al contempo, i livelli occupazionali, evitando pertanto i rischi di svendita o di smembramento;
all'interno del suesposto quadro, a giudizio degli interroganti, occorre altresì affiancare, alle predette linee d'intervento, misure in grado di stabilire in ogni caso un controllo pubblico di Monte dei Paschi di Siena, facendo sì che, durante il periodo di proroga concesso, il piano di gestione operi come per una banca commerciale, non escludendo al riguardo, un eventuale pool dei principali istituti di credito italiani, quali possibili acquirenti del predetto istituto senese o parte di esso –:
quali orientamenti di competenza il Ministro interrogato intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e se, al riguardo, non convenga sulla necessità di attivarsi in sede europea al fine di consentire una proroga di almeno sei mesi, in grado di trovare una soluzione condivisa, con le istituzioni comunitarie, per l'acquisizione del Monte dei Paschi di Siena, che eviti un esborso di denaro pubblico eccessivo per le casse dello Stato e consenta, al medesimo istituto bancario, di mantenere il radicamento sul territorio sia in termini di occupazione, che di sostegno creditizio alle attività economiche e sociali, e al Ministero di rimanere l'azionista di riferimento.
(5-06929)
CENTEMERO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 8-ter del decreto-legge n. 135 del 2018 qualifica le Dtl come: «le tecnologie e i protocolli informatici che usano un registro condiviso, distribuito, replicabile, accessibile simultaneamente, architetturalmente decentralizzato su basi crittografiche, tali da consentire la registrazione, la convalida, l'aggiornamento e l'archiviazione di dati sia in chiaro che ulteriormente protetti da crittografia verificabili da ciascun partecipante, non alterabili e non modificabili»;
negli ultimi anni si sono diffuse, particolarmente all'estero, attività legate all'offerta pubblica e alla quotazione nonché negoziazione nel mercato secondario di security token rappresentativi di titoli di capitale di rischio o, alternativamente, di debito ovvero di altri strumenti finanziari mediante l'utilizzo di Dtl, quali la blockchain, su cui è possibile operare sulla base di tecnologia peer-to-peer, in cui soggetti promotori e potenziali investitori entrano in contatto diretto tra loro, senza necessità di intervento da parte di intermediari;
attualmente, il trasferimento di partecipazioni in società di capitali o porzioni immobiliari in token digitali registrati su blockchain (cosiddetti «tokenizzazione») sembrerebbe doversi escludere in quanto – in base alla normativa italiana – la circolazione e il trasferimento di tali titoli richiedono specifici adempimenti, come, ad esempio, l'iscrizione dell'atto di trasferimento nel registro delle imprese o trascrizione nei registri immobiliari, che non possono essere sostituiti dai processo di tokenizzazione mediante Dtl quando tramite i token vengono scambiate azioni o quote ovvero porzioni di assi immobiliari;
si evidenzia, dunque, l'assenza di una regolamentazione ad hoc – a livello sia nazionale sia europeo – in materia di security token, che tenga espressamente conto dell'attività di emissione, negoziazione e scambio di tale peculiare tipologia di asset, attraverso l'utilizzo di tecnologia Dtl, nonché qualifichi i medesimi come strumenti finanziari;
la riconduzione dei token legati a titoli di capitale e/o debito a strumenti finanziari comporterebbe anche l'applicazione della disciplina relativa alle operazioni di offerta al pubblico con conseguente necessario intervento di un intermediario abilitato, considerato che l'attività di promozione di strumenti finanziari di altri soggetti, ricompresa nell'attività di intermediazione finanziaria, è esclusivamente riservata a soggetti abilitati dalla legge –:
quali iniziative di competenza anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di prevedere una specifica definizione e classificazione dei token e la delineazione del ruolo dell'intermediario (qualora necessario), nonché per consentire l'offerta di security token rappresentativi di capitale di rischio, attesa l'attuale impossibilità di sostituire integralmente gli stessi mediante loro tokenizzazione in ragione dei limiti esposti in premessa.
(5-06930)
SANGREGORIO e ANGIOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
sono quasi 2 milioni e mezzo di iscritti agli albi professionali che contribuiscono per il 16 per cento al nostro prodotto interno lordo; il 60 per cento dei neo-iscritti agli ordini è di sesso femminile e il 55 per cento ha meno di 45 anni;
l'attuale sistema di tassazione dei rendimenti conseguiti dalle Casse di previdenza dei liberi professionisti presenta delle distorsioni, in quanto la base imponibile delle prestazioni pensionistiche delle Casse viene calcolata al lordo dei rendimenti conseguiti; così facendo, viene assoggettata a tassazione sia la parte dei contributi correttamente non tassati nella fase di versamento che la parte dei rendimenti già tassati in fase di maturazione; in tal modo, le Casse di previdenza dei liberi professionisti e i propri iscritti subiscono una duplice tassazione sostanziale dei rendimenti: una prima volta in fase di maturazione e una seconda nella fase di erogazione della prestazione;
il contesto è quello del cosiddetto sistema Ett (esenzione, tassazione, tassazione) e più in dettaglio, esenzione delle somme versate in fase di contribuzione, tassazione dei rendimenti ottenuti dagli investimenti finanziari e tassazione delle prestazioni (capitale o rendita);
il regime fiscale applicato alle Casse di previdenza dei liberi professionisti è svantaggiato anche rispetto alle forme di previdenza complementare (Fondi pensione e Pip); per quanto riguarda l'aliquota di tassazione dei rendimenti conseguiti, alla previdenza complementare viene applicata un'aliquota fiscale pari al 20 per cento dei rendimenti maturati in ciascun periodo d'imposta, a fronte dell'aliquota del 26 per cento che invece viene applicata ai rendimenti realizzati dalle Casse; quanto alle modalità di imposizione fiscale delle prestazioni pensionistiche, nel caso della previdenza complementare – a differenza dei rendimenti delle Casse tassati al lordo – la base imponibile della prestazione in fase di erogazione viene calcolata al netto dei rendimenti conseguiti, per cui viene tassata la sola parte della prestazione relativa ai contributi versati ma non i rendimenti conseguiti (già tassati nella fase di maturazione);
oggi le Casse professionali rappresentano il primo pilastro pensionistico per i professionisti iscritti, e dovrebbero dunque soggiacere a una tassazione di favore anziché scontare, non solo la doppia tassazione di uno stesso reddito, ma anche un'imposizione sui rendimenti del 26 per cento, pari a quella di un fondo speculativo –:
se il Governo intenda adottare iniziative normative al fine di risolvere le anomalie illustrate in premessa attraverso un intervento che elimini, o quanto meno riduca, il peso di una tassazione iniqua che penalizza soprattutto i più giovani.
(5-06931)
FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la cosiddetta «Lotteria nazionale degli scontrini» si inserisce, come il cosiddetto cashback di Stato, nell'ambito del piano Italia Cashless, nato per incentivare l'uso di carte e app di pagamento, al fine di modernizzare il Paese e favorire lo sviluppo di un sistema più digitale, veloce, semplice e trasparente;
dal 1° febbraio 2021 possono partecipare alla lotteria i maggiorenni residenti in Italia che, fuori dall'esercizio di un'attività d'impresa, arte o professione, acquistano, pagando con mezzi elettronici, beni o servizi per almeno un euro presso esercenti che trasmettono telematicamente i corrispettivi;
per partecipare è necessario mostrare al momento dell'acquisto il codice lotteria che si ottiene sul portale della lotteria Inserendo il proprio codice fiscale; il pagamento elettronico deve essere effettuato per l'intero importo dello scontrino e i buoni sconto non rientrano tra i pagamenti elettronici; per ogni euro speso è assegnato un biglietto virtuale, fino a un massimo di 1.000 biglietti per ogni scontrino pari o superiore a 1.000 euro;
sono previste estrazioni, settimanali, mensili e annuali che premiano acquirente e venditore con premi da 10.000 euro per chi compra e 2.000 euro per chi vende fino a un premio annuale da 5 milioni di euro per l'acquirente e 1 milione di euro al venditore;
il profilo social dell'iniziativa ha comunicato, il 20 ottobre 2021, che l'ammontare dei premi distribuiti finora è di circa 10,6 milioni di euro;
anche considerando la sospensione del programma cashback di Stato, per la seconda parte del 2021, sarebbe utile, a giudizio degli interroganti, potenziare la partecipazione alla lotteria, al fine di portare avanti l'obiettivo di disincentivare l'uso del contante, favorendo i metodi di pagamento elettronici;
in particolare, una norma che introduca un'ulteriore lotteria istantanea con probabilità di vincita più elevate e premi di importo massimo fino a 100 euro e l'eliminazione delle difficoltà connesse all'esibizione all'atto dell'acquisto del codice lotteria, prevedendo una semplificazione che integri, all'atto del pagamento, su scelta del contribuente, attraverso l'utilizzo dell'App IO, i dati della carta di pagamento con il codice lotteria, potrebbe migliorare i risultati e favorire il buon esito della lotteria –:
quali iniziative di competenza intenda adottare per semplificare e incentivare la partecipazione alla lotteria degli scontrini, anche valutando la possibilità di sfruttare le potenzialità dell'app IO e di istituire una lotteria istantanea cui destinare una quota delle risorse programmate.
(5-06932)
BARATTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020, convertito dalla legge n. 77 del 17 luglio 2020, ha introdotto il cosiddetto Superbonus: una detrazione del 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e misure antisismiche sugli edifici; oltre a queste tipologie di spese, dette trainanti, possono beneficiare del cosiddetto Superbonus altri interventi, i cosiddetti «trainati» a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno un intervento trainante;
la detrazione può essere chiesta per le spese documentate e rimaste a carico del contribuente sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022 (termine prorogato dal comma 66 della legge di bilancio 2021); con il decreto-legge 77 del 31 maggio 2021, si è provveduto a semplificare l'accesso alla misura agevolativi ampliando il novero dei beneficiari e le categorie di interventi per i quali è riconosciuta la detrazione al 110 per cento;
anche a seguito di tale rimodulazione, i dati economici relativi all'impatto sul mercato delle costruzioni della misura agevolativa presentati di recenti dal Consiglio nazionale degli ingegneri, consentono di concludere che al 30 settembre 2021 la spesa impegnata per il Superbonus (per i soli interventi di riqualificazione energetica) ha raggiunto la cifra di 7,5 miliardi di euro con proiezioni che dovrebbero far concludere l'anno con un impegno di spesa di almeno 9 miliardi di euro;
il Governo nell'ambito del Documento Programmatico di bilancio approvato dal Consiglio dei Ministri il 19 ottobre 2021 dà conto della volontà di «prorogare gli incentivi all'efficientamento energetico degli edifici e per le ristrutturazioni edilizie» nell'ambito del disegno di legge di bilancio 2022 –:
quali iniziative di competenza intenda adottare, nell'ambito della citata proroga, al fine di estendere i vantaggi economici di tale misura anche a una più vasta platea di contribuenti.
(5-06933)
OSNATO, BIGNAMI e ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
durante lo scorso fine settimana il Ministero dell'economia e delle finanze e Unicredit hanno diffuso una nota congiunta per annunciare la fine della trattativa per l'acquisto, da parte della seconda, delle quote del Monte dei Paschi di Siena;
in base agli accordi siglati con l'Unione europea ai tempi del «salvataggio» di Mps il 64 per cento della banca che attualmente è di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze deve essere ceduta a privati entro la fine dell'anno, al termine del quinquennio previsto;
la rottura della trattativa per l'acquisto di Mps si è arenata innanzitutto a causa della richiesta di una ricapitalizzazione di oltre sette miliardi di euro avanzata da Unicredit;
tra le possibili ipotesi ora in discussione vi sarebbe innanzitutto quella di chiedere sei mesi di proroga rispetto alla scadenza del 31 dicembre 2021 per l'uscita dello Stato dal capitale di Mps, che, dovrà, tuttavia essere ufficialmente richiesta e poi, del caso, accordata da parte dei competenti organismi dell'Unione europea e dalla Banca centrale europea –:
quali iniziative intenda assumere in ordine alla prevista cessione della proprietà di Monte dei Paschi di Siena, alla luce della rottura della trattativa con Unicredit.
(5-06934)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
FASSINA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 79 del decreto-legge 7 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, ha autorizzato il Ministero dell'economia e delle finanze alla costituzione di una società per l'esercizio dell'attività d'impresa nel settore del trasporto aereo di persone e merci;
con decreto interministeriale del 9 ottobre 2020, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 79 del decreto-legge 7 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, è stata costituita Italia Trasporto Aereo S.p.A., interamente controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze;
il citato decreto, oltre ad approvare lo statuto della Società, determina al comma 3 dell'articolo 3, il compenso di cui al comma 1 dell'articolo 2389 codice civile spettante ai membri del consiglio di amministrazione e al presidente, stabiliti rispettivamente in euro 35.000 e euro 70.000;
il comma 5, dell'articolo 3 del citato decreto nel richiamare il comma 3 dell'articolo 2389 codice civile e l'articolo 79 del decreto-legge sopra citato, rinvia inoltre alle determinazioni del consiglio di amministrazione il trattamento economico da corrispondere al presidente e all'amministratore delegato e nel successivo comma 6 indica i criteri a cui il Consiglio di amministrazione deve attenersi nella determinazione dei compensi;
tra i criteri indicati per la eventuale determinazioni del trattamento economico da corrispondere sulla base delle norme di cui alla precedente premessa vi è «il raggiungimento di specifici obiettivi di performance, anche di natura non economica, predeterminati, misurabili e collegati alla creazione di valore in un orizzonte di medio-lungo periodo» –:
quali sia l'ammontare complessivo del trattamento economico determinato in favore del Presidente e dell'amministratore delegato dal consiglio di amministrazione di Italia Trasporto Aereo s.p.a., nonché l'articolazione dello stesso sulla base dei criteri indicati nel comma 5 dell'articolo 3 del decreto interministeriale del 9 ottobre 2020, con particolare riferimento alla determinazione e misurabilità degli obiettivi di performance, anche di natura non economica, collegati alla creazione di valore in un orizzonte di medio-lungo periodo, oltre alle modalità e condizione di corresponsione del trattamento economico da prevedere sempre in base alla citata norma del decreto interministeriale.
(5-06916)
COSTANZO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
molti utenti di Postepay, la carta prepagata ricaricabile di Poste Italiane, denunciano da circa 15 giorni addebiti anomali sulla loro carta per acquisti mai effettuati;
come riportato dal sito Today in data 22 ottobre 2021, gli importi sottratti risultano accreditati a favore del negozio digitale di Google, da cui si scaricano le applicazioni per smartphone o tablet. Le persone coinvolte hanno spiegato di non aver cliccato su link, via sms o email, che potrebbero averli reindirizzati sui siti di phishing, dove gli hacker rubano le informazioni delle carte di pagamento. I prelevamenti avvengono più volte nelle 24 ore, in base alla disponibilità della carta, fino a cifre che, arrivano a 50 o 100 euro al giorno;
le segnalazioni, avvenute su Facebook, su Reddit e anche nelle recensioni dell'applicazione PostePay sul Play Store, sono state molte e vanno avanti da più di dieci giorni, come riporta il sito Dday.it;
come riportato dal sito punto-informatico.it, al momento non risulta alcuna comunicazione ufficiale in merito da parte della società Poste Italiane –:
se il Governo sia al corrente delle vicende esposte in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di tutelare gli utenti Postepay che hanno subito addebiti anomali sulle loro carte.
(5-06918)
INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IX Commissione:
GARIGLIO, PIZZETTI, ANDREA ROMANO, BRUNO BOSSIO, CASU, CANTINI e DEL BASSO DE CARO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
lo scalo ferroviario di Torino Stura è uno snodo strategico che collega il capoluogo con altre città del Piemonte e con Milano. Su questa tratta transitano anche i nuovissimi convogli regionali «Pop» che possono trasportare fino a circa 530 persone;
ogni giorno sono numerosi i viaggiatori che utilizzano la stazione, in particolare pendolari per necessità di studio e lavoro;
si apprende da fonti stampa come tale stazione versi da tempo in condizioni fatiscenti che stanno creando gravissimi disagi per persone affette da handicap. Tali disagi sono stati denunciati dalla Consulta per le persone in difficoltà «che ha ricevuto – sempre secondo i media – numerose segnalazioni da parte degli utenti in carrozzina, oppure non vedenti»;
le criticità riguardano la presenza di numerose barriere architettoniche, la porta di ingresso inagibile, i bagni guasti, gli ascensori mal funzionanti, la mancanza di percorsi per i non vedenti;
nonostante i continui solleciti di intervento, Rfi non ha ancora provveduto a risolvere le gravi criticità presenti;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996 stabilisce che tutti gli spazi pubblici debbano garantire la fruizione a chiunque abbia capacità motoria limitata, che si traduce non solo nell'abbattimento delle barriere architettoniche, ma anche nell'installazione di tutti gli ausili necessari agli edifici pubblici per poterli definire accessibili;
l'Italia, con la legge n. 18 del 3 marzo 2009 ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata dall'Assemblea generale dell'Onu il 13 dicembre 2006 ed entrata in vigore il 3 maggio 2008;
scopo della convenzione è promuovere, proteggere e assicurare il pieno godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, promuovendo il rispetto per la loro inerente dignità;
a tal fine, all'articolo 20, la convenzione prevede esplicitamente che «gli Stati Parti devono prendere misure efficaci ad assicurare alle persone con disabilità la mobilità personale con la maggiore indipendenza possibile» –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, per risolvere le gravissime criticità presenti da tempo nella stazione ferroviaria di Torino Stura che impediscono alle persone con handicap di esercitare il loro diritto alla mobilità.
(5-06921)
DE GIROLAMO e GAGLIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il comma 1-bis dell'articolo 93 del codice della strada (decreto legislativo n. 285 del 1992) vieta, a chi ha stabilito la residenza in Italia da oltre sessanta giorni, di circolare con un veicolo immatricolato all'estero. Lo stesso articolo, ai commi 1-ter e 1-quater prevede, per la circolazione in Italia, prescrizioni ed adempimenti nelle ipotesi di veicolo concesso in leasing o in locazione senza conducente o nei casi di veicolo concesso in comodato;
tali limitazioni, per espressa previsione normativa inserita alla lettera c) del comma 1-quinquies dell'articolo 93, non si applicano ai lavoratori frontalieri ed a quei soggetti residenti in Italia che prestano un'attività di lavoro in un'impresa avente sede in uno Stato confinante o limitrofo;
questa tutela è prevista, però, solo a determinate condizioni, ovvero che il veicolo sia immatricolato nello Stato estero a nome del conducente e transiti in Italia per raggiungere il luogo di residenza del lavoratore/proprietario o per far rientro nella sede di lavoro all'estero;
proprio dal fatto che la deroga al divieto di circolazione sia subordinata alla proprietà del veicolo da parte del lavoratore che lo conduce, nascono le maggiori critiche alla norma in esame e le problematiche agli operatori del settore. Questo, in quanto, come è agevole comprendere, praticamente nessun lavoratore dipendente frontaliero circola con un veicolo intestato a proprio nome, perché altrimenti sarebbe un imprenditore autonomo: del pari, è estremamente raro che il conducente sia residente nel Paese dove è immatricolato il veicolo;
al fine di tutelare il diritto al lavoro di queste categorie professionali e concedere ad esse le stesse possibilità di assunzione dei colleghi che risiedono negli Stati limitrofi, occorre perciò definitivamente rimuovere la previsione che le obbliga, per beneficiare dell'esonero, a transitare in Italia per raggiungere il luogo di residenza con un veicolo immatricolato all'estero a proprio nome –:
quali iniziative intenda assumere a carattere normativo, per modificare le condizioni di esonero dal divieto di circolazione sul territorio nazionale esposte ed applicate ai lavoratori transfrontalieri in base alla lettera c) del comma 1-quinquies dell'articolo 93 del codice della strada.
(5-06922)
TASSO e MENGA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la rimozione del vincolo sugli aiuti di Stato per gli interventi infrastrutturali sugli aeroporti regionali da parte della Commissione europea, ha permesso il ripristino dell'aeroporto di Foggia, infrastruttura di importanza strategica per il decollo dell'economia di Capitanata;
al rilascio del nulla osta da parte del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili per lo svolgimento di un Servizio di interesse economico generale (Sieg), la società Aeroporti di Puglia (AdP) procedeva all'aggiudicazione definitiva dei lavori di prolungamento della pista di atterraggio, realizzati con un finanziamento di 14 milioni di euro, e alla stipula con la regione Puglia di una nuova convenzione che garantisse sia la connessione dell'aerostazione con il territorio foggiano che l'insediamento di una base logistica della Protezione civile per l'Italia meridionale e con influenza sul Sud-Est europeo, finalità valsa allo sblocco dei fondi europei stanziati nel 2011;
a creare sconcerto in tutta Capitanata è stata però la notizia dell'inaugurazione della nuova sede della Protezione civile regionale a Modugno anziché a Foggia, scelta apparsa in contrasto con il progetto di rilancio dell'aeroporto e con la peculiarità del territorio di Capitanata, spesso funestato da incendi;
eppure, la nota del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, gabinetto del Ministro, Registro Ufficiale U. 0006147 del 12 febbraio 2019, trasmessa ad AdP S.p.a. e per conoscenza ad Enac e alla direzione generale per gli aeroporti ed il trasporto aereo, forniva indicazioni chiare sul progetto per lo scalo foggiano: «[...] si evidenzia, innanzitutto, la piena condivisione di quest'Amministrazione in ordine alle finalità del progetto di valorizzazione dell'aeroporto di Foggia per la realizzazione, presso il medesimo scalo, del centro strategico della protezione civile regionale e polo logistico per tutte le funzioni di interesse pubblico legate alle attività di protezione civile e soccorso, oltre che per le esigenze di mobilità del territorio foggiano caratterizzato dall'esistenza di aree interne con gravi carenze di accessibilità in relazione alle altre modalità di trasporto che ne pregiudicano lo sviluppo economico e sociale» e si ribadiva che la «sussistenza del complesso delle condizioni richieste» fosse requisito essenziale per il riconoscimento del Sieg –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per scongiurare il rischio che l'aeroporto «Gino Lisa» di Foggia perda il riconoscimento di Servizio di interesse economico generale (Sieg) e, conseguentemente, la possibilità di diventare pienamente operativo, a discapito dell'economia e del futuro dell'intera Capitanata.
(5-06923)
BALDELLI, PENTANGELO, ROSSO e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
durante il periodo del lockdown del 2020 sono state improvvisamente realizzate in diverse realtà italiane alcune piste ciclabili, delimitate esclusivamente da strisce pitturate sulla strada;
i decreti legge denominati «rilancio» e «semplificazioni» dell'anno 2020 le hanno legalizzate introducendo all'articolo 3 del codice della strada, la definizione di corsia ciclabile;
successivi provvedimenti normativi hanno incentivato la realizzazione di corsie ciclabili e il ricorso alla mobilità ciclistica;
la circolazione dei velocipedi in una corsia realizzata tra la carreggiata e i veicoli in sosta è estremamente rischiosa, perché si possono verificare incidenti all'atto dell'apertura della portiera di un veicolo in sosta o quando i veicoli attraversano la corsia ciclistica per entrare o ripartire dal parcheggio;
il 21 ottobre 2021 una nota trasmissione televisiva nazionale ha mandato in onda un servizio su una corsia ciclabile ad alta incidentata realizzata nella città di Livorno;
nel servizio televisivo citato si afferma, inoltre, che tutte le corsie ciclabili a oggi realizzate in Italia sarebbero irregolari a seguito dell'assenza di specifiche tecniche e costruttive emanate dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;
il primo firmatario del presente atto aveva già sollevato la medesima questione a giugno 2020 a partire da una corsia ciclabile in corso di realizzazione nella città di Milano, con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-04189, ad oggi rimasto senza risposta –:
cosa intenda fare il Governo per vigilare sulla regolarità e sulla sicurezza delle corsie ciclabili.
(5-06924)
TRAVERSI, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, MARINO, RAFFA e SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo n. 81 del 2008, recante norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, all'articolo 3, comma 2, prevede l'adozione, di decreti finalizzati a dettare le disposizioni necessarie a consentire il coordinamento tra la disciplina recata dal medesimo decreto legislativo e la normativa speciale relativa alle attività lavorative a bordo delle navi, a quelle in ambito portuale e a quelle concernenti il trasporto ferroviario. Tale termine, originariamente fissato in dodici mesi, è stato più volte prorogato, in quanto con lo strumento regolamentare non è risultato possibile operare il prescritto raccordo tra la normativa generale e quella speciale afferente ai singoli settori, che richiedeva necessariamente l'individuazione di nuove e autonome fattispecie anche penalmente rilevanti, da operare necessariamente con una norma primaria;
con l'ultima proroga il termine è scaduto il 15 maggio 2012 e i tentativi di presentare ulteriori emendamenti di proroga di tale termine non hanno avuto felice esito;
decorso il suddetto termine del 15 maggio 2012 per l'emanazione dei regolamenti di coordinamento, per espressa previsione del decreto legislativo n. 81 del 2008, sarebbero state abrogate le relative discipline speciali di settore, con conseguente vuoto normativo derivante dall'assenza di una disciplina per i tre settori menzionati, in considerazione del fatto che lo stesso decreto legislativo n. 81 del 2008 esclude in modo esplicito l'applicabilità di alcuni suoi titoli, come ad esempio quello sui «luoghi di lavoro», ai mezzi di trasporto;
con la modifica introdotta nell'ordinamento con l'articolo 1 della legge 12 luglio 2012, n. 101, concernente conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, recante disposizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro nel settore dei trasporti e delle microimprese, è stata mantenuta in essere la disciplina fino all'entrata in vigore dei provvedimenti attuativi di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo 81 del 2008, e successive modificazioni;
si tratta di settori con spiccate specificità che necessitano di un intervento sezionale con necessità di definizione e standard peculiari che non consentono di essere ricondotti sempre alla disciplina di settore e sono passati ormai 12 anni dall'entrata in vigore del TU 81-08 senza che i settori suindicati siano stati disciplinati –:
quali iniziative intenda assumere al fine di sostenere i settori di cui in premessa anche con gli opportuni interventi normativi.
(5-06925)
ROTELLI e SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la linea ferroviaria Nord Roma-Viterbo è interessata dal 9 ottobre 2021 da una serie di soppressioni di treni; la causa di questi disservizi sarebbe da imputare alla formazione obbligatoria che stanno svolgendo i macchinisti; questo andrebbe a peggiorare una situazione già difficile;
a farne le spese sono gli utenti: «Paghiamo quasi 90 milioni di euro l'anno per questo servizio, oltre a biglietti, abbonamenti e pubblicità per stare ammassati sui treni e in stazione, con il virus a fianco», afferma il Comitato pendolari Ferrovia Roma Nord;
sembrerebbe, inoltre, che alla base dei ritardi, dei rallentamenti e degli assembramenti che patiscono gli utenti della Roma-Viterbo, non vi sia solo l'abilitazione alla guida dei macchinisti, ma anche un problema di disorganizzazione complessivo che peserebbe sui dipendenti delle ferrovie, stressati dagli straordinari e dalla cattiva organizzazione dei turni;
secondo il decreto legislativo n. 66 del 2003 il totale degli straordinari dei macchinisti dovrebbe ammontare a 250 ore all'anno. A causa del personale sottorganico, in questi mesi i macchinisti della Roma-Viterbo hanno raggiunto invece picchi oscillanti tra le 500 e le 1.000 ore. Questo li costringe a mettersi in servizio sotto stress, carichi di lavoro e col rischio di incidenti alla guida;
la soluzione predisposta dall'azienda di trasporto è stata quella di sopprimere treni: 36 sono stati quelli soppressi fino a oggi, riducendo ancor più un servizio già all'osso e andando a creare notevoli problemi a tutti i pendolari che, ogni giorno, per studio o lavoro, usufruiscono della linea –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda approntare per risolvere il problema dei trasporti della ferrovia Nord Roma-Viterbo di cui in premessa.
(5-06926)
Interrogazione a risposta in Commissione:
MANTOVANI e FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
tra l'elenco delle 44 nuove opere da commissariare ex articolo 4 decreto-legge n. 32 del 2019 è presente anche l'opera denominata «Collegamento Vigevano accesso a Malpensa»;
la Vigevano-Malpensa è una superstrada di collegamento tra Magenta, dove termina la SS336 Dir Malpensa-Boffalora, e la città della Lomellina, passando per la «tangenziale» di Abbiategrasso e l'adeguamento del tratto della SS494 Vigevanese tra Abbiategrasso e Vigevano;
nel gennaio 2020 il Tar della Lombardia ha annullato la delibera del Cipe del 28 febbraio 2018 che stanziava 220 milioni di euro per le opere del primo tratto della Vigevano-Malpensa, fermando così i lavori della superstrada che avrebbe collegato le città del pavese all'aeroporto;
come riportato dal «Quotidiano Nazionale» del 21 ottobre 2021, la Commissione tecnica di verifica Via e Vas del Mite ha licenziato un documento che attesta la coerenza tra il progetto di stralcio della superstrada «bocciato» dal Tar a gennaio 2020 e il progetto preliminare risalente al 2008;
l'opera ha grande carattere strategico per la Lombardia e per tutto il nord del Paese, poiché risulta fondamentale per implementare le potenzialità di Malpensa e il suo ruolo nel trasporto di uomini e merci che lo rendono il secondo hub nazionale in grado di far concorrenza agli altri aeroporti intercontinentali del Nord Europa;
le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 rappresentano un'importante occasione per il Nord del Paese così come per tutta l'Italia e il potenziamento delle infrastrutture rappresenta un compendio necessario alla buona riuscita dell'evento;
come si evince dall'elenco delle nuove opere commissariate redatto dal Ministero delle infrastrutture della mobilità sostenibili il costo stimato dell'opera equivale a 218.613.333,00 euro di cui 117 milioni sono già disponibili;
al fine di procedere con la realizzazione dell'opera è stato nominato, in qualità di commissario, l'ingegner Eutimio Mucilli, il quale tuttavia ha la gestione commissariale di una pluralità di opere dislocate in diverse aree del Paese e non esclusivamente quella dell'opera oggetto di questo atto di sindacato ispettivo –:
se, alla luce di quanto descritto in premessa, il Ministro interrogato intenda indicare un preciso cronoprogramma per la realizzazione di un'opera strategica per il Centro-nord del Paese, offrendo altresì opportune garanzie in merito al completo finanziamento dell'opera, al fine di procedere al suo completamento in vista delle Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026.
(5-06920)
INTERNO
Interrogazione a risposta immediata:
MOLINARI, FURGIUELE, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
i giornali nazionali riportano la notizia che negli ultimi giorni un impressionante numero di migranti è riuscito a raggiungere le coste della Calabria; anche l'edizione on line de la Repubblica parla, insolitamente con toni allarmistici, di 10 sbarchi in 24 ore; da ultimo si è registrato l'arrivo di un peschereccio carico di ben 300 persone, in massima parte afgani, iracheni e, per la prima volta dopo molti anni, anche egiziani;
secondo i dati sarebbero circa 7.000 le persone sbarcate negli ultimi due mesi; dall'inizio del 2021, il numero dei migranti ospitati a Roccella Jonica, unico e sguarnito presidio di prima accoglienza nell'area, è 9 volte superiore rispetto a quello del 2019 e più del doppio rispetto al 2020;
tali numeri si presumono legati al mancato accordo sui flussi con la Turchia che avrebbe così «aperto» la rotta mediterraneo-orientale, ma ciò non basta per spiegare come sia possibile che il Ministero dell'interno non riesca a intercettare in alto mare imbarcazioni che trasportano carichi di uomini così elevati; sembra più che fondato il sospetto, avanzato da alcuni, secondo cui i migranti si avvicinino alle coste italiane con grandi imbarcazioni e che solo successivamente vengano trasferiti su mezzi più piccoli;
contribuisce ad evidenziare come la situazione sia completamente sfuggita di mano al Ministero dell'interno anche il fatto che l'aumento vertiginoso degli sbarchi coincide con l'arrivo della stagione in cui, per evidenti ragioni legate alle cattive condizioni meteo, normalmente si registra una sensibile diminuzione degli arrivi; non solo, quindi, le imbarcazioni cariche di migranti continuano ad avvicinarsi indisturbati alle coste italiane, ma il loro numero addirittura aumenta nonostante le condizioni atmosferiche avverse;
appare incredibile agli interroganti come, nell'indifferenza del Ministero dell'interno, la Calabria continui a fare i conti con incessanti e massicci arrivi, senza nemmeno essere dotata di strutture dalla forza finanziaria e organizzativa adeguata ad affrontarli –:
se il Ministro interrogato intenda modificare radicalmente e nel più breve tempo possibile la propria politica in tema di immigrazione, impedendo attivamente ed efficacemente gli sbarchi, soprattutto quelli che interessano la costa calabrese, rafforzando, nelle more, la struttura di accoglienza di Roccella Jonica.
(3-02573)
Interrogazione a risposta orale:
VALLASCAS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi, alcuni organi di stampa locale hanno dato la notizia secondo la quale sarebbero ripresi gli sbarchi diretti non controllati sulle coste nord-occidentali della Sardegna da parte di immigrati provenienti dalle coste dell'Africa;
in particolare, l'agenzia giornalistica Ansa, in una notizia del 18 ottobre 2021, ha riportato che «è 102 e potrebbe ancora aumentare il numero dei migranti sbarcati lungo le coste del sud Sardegna nelle ultime 36 ore. Dopo i 49, nel corso della giornata di ieri si sono registrati altri sbarchi nella zona di Teulada e di Porto Pino nel territorio di Sant'Anna Arresi. Altri 19 migranti sono approdati questa mattina sempre nella stessa zona»;
il giorno successivo, il 19 ottobre, sempre l'agenzia Ansa ha dato la notizia che «proseguono senza sosta, negli ultimi tre giorni, gli sbarchi di immigranti lungo le coste del sud Sardegna. Dopo i 103 arrivati tra domenica e lunedì, anche questa mattina si sono registrati altri due sbarchi»;
di fatto, sembrerebbe che il fenomeno degli sbarchi diretti e non controllati non sia ma cessato: il 27 settembre 2021, ad esempio, il quotidiano la Nuova Sardegna riferiva che «Un barchino con a bordo dodici migranti di nazionalità algerina tra cui 9 maschi, una donna e due bambini di 2 e 5 anni, sono sbarcati nel cuore della notte a Cala Sapone, nell'isola di Sant'Antioco»;
il fenomeno degli sbarchi diretti e non controllati è piuttosto allarmante anche perché, ciclicamente, assumono le dimensioni proprie di una grave e pericolosa emergenza sotto il profilo della sicurezza delle comunità interessate e della salute pubblica, circostanze, oggi, ulteriormente aggravate dal Covid-19;
la gravità del fenomeno è data dal fatto che, per la dinamica, questo tipo di sbarchi sfugge più facilmente ai controlli, soprattutto, in un contesto di forte sottodimensionamento di mezzi e uomini delle forze dell'ordine sia quelle specificatamente preposte alle attività di controllo degli scali doganali, sia quelle che più in generale vigilano sulla sicurezza delle comunità della Sardegna;
è frequente, infatti, che gli organi di stampa locali riportino le preoccupazioni di sindacati di polizia e amministratori locali in merito alla difficoltà nel gestire questo genere di sbarchi e sul fatto che, in questo contesto, aggravato dalla pandemia, risulti più difficoltoso operare, così come risulterebbero maggiori i rischi di contagio da parte di immigrati provenienti da Paesi dove l'epidemia di Covid-19 ha alti indici di diffusione;
è anche il caso di riferire che, eludendo più facilmente i controlli, vista anche la loro inadeguatezza, i migranti spesso rischiano di entrare in contatto con le popolazioni civili, così come è accaduto nel recente passato allorché i migranti sono stati accolti da gestori e frequentatori degli stabilimenti balneari del territorio –:
quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per garantire l'adeguata vigilanza delle coste sud occidentali della Sardegna, al fine di contrastare il fenomeno degli sbarchi diretti e non controllati;
se non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, anche di natura normativa, volte a incrementare e a rafforzare gli organici, nonché le dotazioni strumentali, delle forze dell'ordine, con particolare riguardo alle unità della polizia di frontiera operanti in Sardegna.
(3-02564)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
il tema dei contratti nazionali sottoscritti da sigle di rappresentanza minori, fittizie o di comodo, che puntano a ridurre i costi per le aziende abbassando le retribuzioni e sottraendo benefit, riguarda oramai la stragrande maggioranza dei settori lavorativi: dal commercio alla logistica, dalla metalmeccanica al tessile, alla vigilanza;
secondo l'ultimo report del Cnel, a giugno 2021 si contavano in Italia addirittura 985 contratti nazionali vigenti (compresi quelli del settore pubblico), di cui più della metà scaduti da anni;
come riportato da Il Giorno il 22 agosto 2021, una ricerca dell'Ordine dei commercialisti, stima due terzi di contratti pirata sul totale, che «generano fenomeni di dumping» con condizioni al ribasso per «minimi retributivi, giorni di ferie, orari di lavoro e tutele»;
secondo i dati della Cgia di Mestre, su 935 contratti registrati al Cnel nei settori più disparati, 351 sono firmati da sigle che sono «scatole vuote», non riconosciute dallo stesso organismo: 4 su 10, il 37,5 per cento del totale. Un numero triplicato negli ultimi 10 anni;
«La pandemia ha peggiorato la situazione – ha detto al Giorno Ivana Di Tanno, della Uil Trasporti Lombardia – perché le persone in stato di necessità sono costrette ad accettare di tutto»;
come evidenziato da Andrea Gianni su Il Giorno il 18 agosto 2021, confrontando un contratto «pirata» con il Ccnl «leader», frutto della contrattazione fra associazioni di categoria e Cgil, Cisl e Uil, spiccano le differenze: anzianità più basse, solo due giorni di permesso in caso di lutto, zero ore di astensione retribuita, una scure sulla maggiorazione legata ai turni di notte;
nell'edilizia, su 74 contratti depositati al Cnel «il 50 per cento è sottoscritto da associazioni che non rappresentano nessuno»;
nel commercio su 257 contratti nazionali ben 121 sono firmati da sigle fittizie;
come riportato da Ilfattoquotidiano.it, il 13 ottobre 2021, nel tessile il contratto Cisal per i cosiddetti «faconisti» (la subfornitura) prevede «un trattamento da 1.290 euro per un aiuto modellista che per fare lo stesso mestiere in un'azienda che applica il Ccnl siglato da Sistema moda Italia e confederali prenderebbe invece 1.794 euro». All'ottavo livello, quello degli inservienti o addetti a mansioni di manovalanza, la paga base è 816 euro. Il caso più recente: a fine settembre una nuova associazione datoriale del settore della concia delle pelli e un sindacato autonomo hanno partorito un contratto nazionale che presenta «forti differenze salariali» al ribasso rispetto a quello di Unic – concerie italiane e settoriali di Cgil, Cisl e Uil, rinnovato a gennaio;
come evidenzia Chiara Brusini su Il Fatto Quotidiano, il 13 ottobre 2021, nella logistica e trasporto il Ccnl principale, rinnovato a maggio dopo due anni di attesa e lo sciopero di marzo, prevede ora per i profili più bassi un minimo di 1.328 euro per il personale non viaggiante e poco più di 1.700 per i conducenti, cifre che saliranno di 90 euro a regime nel 2024. Ma di contratti ce ne sono altri 76, tra cui quello firmato da Confederazione esercenti agricoltura artigianato commercio con minimi contrattuali da 958 euro e il Ccnl di Italia Impresa, Associazione imprese italiane, Aiva e Fitral che, come attestano le tabelle Cnel, per il primo livello d'inquadramento prevede 1.084 euro per i soci e 1.130 per i non soci. Per non parlare del contratto collettivo sottoscritto l'anno scorso da Assodelivery con Ugl Rider, che garantiva 10 euro all'ora ma solo «proporzionalmente ai minuti stimati per le consegne effettuate» e inquadrava i ciclofattorini come lavoratori autonomi senza diritto a malattia, maternità e tredicesima: dichiarato illegittimo dal tribunale di Bologna;
tra i settori più colpiti dai contratti «pirata» figura la vigilanza: in base al Cncl Vigilanza privata firmato da Filcams-Cgil e Fisascat-Cisl è prevista una retribuzione di 930 euro lordi al mese, dichiarata inadeguata dai tribunali poiché al di sotto della soglia di povertà assoluta;
come riportato dal sito vigilanzaprivataonline.com, in una lettera scritta da una guardia giurata e pubblicata dagli organi di stampa viene denunciata la situazione della vigilanza privata, ed in particolare dei servizi fiduciari, caratterizzati da salari spesso inferiori ai minimi costituzionali. Nella lettera si legge «Il nostro CCNL (peraltro scaduto dal 31 dicembre 2015) prevede ahimè delle retribuzioni nette che si aggirano mediamente sui 4 euro orari, che per un lavoratore full time si traducono in circa 700 euro al mese»;
nonostante svariati tentativi delle parti sociali e dei Governi ancora non esiste un meccanismo di misurazione della rappresentatività delle sigle sindacali che permetta di realizzare quanto disposto dall'articolo 39 della Costituzione, che prevede che i sindacati possano essere «(...) rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce»;
l'unica tutela possibile per i lavoratori risiede – in assenza di una qualunque previsione normativa di salario minimo e di misurazione della rappresentanza sindacali – nelle sentenze dei giudici del lavoro, che come evidenzia il giuslavorista Fausto Raffone a Ilfattoquotidiano.it, «non si traducono in un azzeramento del contratto e l'esito della causa vale solo per chi la fa»;
in risposta all'interrogazione n. 5-06884, a firma Segneri, concernente iniziative in ordine alla introduzione nell'ordinamento italiano di un salario minimo, la sottosegretaria per il lavoro e le politiche sociali delegata ha specificato il 21 ottobre che «l'introduzione del salario minimo va legata ad una legge sulla rappresentanza, al fine di potenziare la contrattazione collettiva attraverso un intervento legislativo in materia di rappresentatività sindacale, necessario a salvaguardare il salario minimo da fenomeni distorsivi e tutelare il più possibile i lavoratori» –:
quali urgenti iniziative normative intenda assumere per porre un freno definitivo al proliferare dei «contratti pirata», garantendo a tutti i lavoratori una retribuzione equa e dignitosa, unitamente a condizioni di lavoro tollerabili;
quale sia l'orientamento politico del Ministro interpellato in merito all'adozione di un salario minimo orario che renda inapplicabili per legge i «contratti pirata» sottoscritti da sigle sindacali non rappresentative dei lavoratori e quali iniziative di competenza intenda adottare per coniugare tale istanza con un intervento in materia di rappresentatività sindacale che garantisca una contrattazione collettiva virtuosa e aderente ai requisiti costituzionali.
(2-01352) «Costanzo, Schullian».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
con il messaggio Inps diramato il 14 ottobre 2021 l'Istituto è intervenuto sui requisiti per poter ottenere l'assegno mensile di assistenza che spetta agli invalidi civili parziali (con percentuale di invalidità dal 74 al 99 per cento), erogato se non si supera il reddito annuo personale di 4.931 euro;
il nuovo messaggio Inps precisa che da ora in avanti, in linea con alcuni pronunciamenti della Corte di cassazione, verrà data lettura restrittiva di quanto contenuto nell'articolo che istituisce l'assegno, ovvero l'articolo 13 della legge n. 118 del 1971, che recita: «Agli invalidi civili di età compresa fra il diciottesimo e il sessantaquattresimo anno nei cui confronti sia accertata una riduzione della capacità lavorativa, nella misura pari o superiore al 74 per cento, che non svolgono attività lavorativa e per il tempo in cui tale condizione sussiste, è concesso, a carico dello Stato ed erogato dall'INPS, un assegno mensile di euro 242,84 per tredici mensilità»;
in particolare, la locuzione «inattività lavorativa» verrà letta in senso più stringente, prevedendo che non ci debba essere nessuna attività lavorativa, neanche minima, per poter accedere all'assegno;
il messaggio Inps cita due sentenze della Corte di cassazione – la numero 17388 del 2018 e la numero 18926 del 2019 – che hanno dato ragione all'avvocatura dell'Inps ricorrente contro sentenze di appello di invalidi privati dell'assegno;
con le succitate sentenze della Corte di cassazione si è dunque stabilito che «Il mancato svolgimento di attività lavorativa è un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale». In altre parole si ha diritto all'assegno solo se non si lavora;
una novità, quella del messaggio Inps, che «rischia di essere dirompente tra le migliaia di famiglie che si trovano ad affrontare quotidianamente problemi di salute e di invalidità», dicono a Repubblica i responsabili Cgil per le politiche della previdenza e della disabilità Ezio Cigna e Nina Daita. «Si tratta di una cosa molto grave, poiché vengono colpiti i più fragili, coloro che hanno già pagato duramente le conseguenze dell'emergenza sanitaria. Le attività di queste persone con disabilità sono attività terapeutiche o formative e con piccoli compensi, che difficilmente superano il tetto previsto. Togliere l'assegno di invalidità alle famiglie è un atto ingiusto» –:
quali urgenti iniziative il Governo intenda assumere per correggere l'equivoco interpretativo in ordine alle norme citate in premessa, ripristinando la compatibilità tra occupazione e diritto alla prestazione assistenziale dell'assegno di invalidità civile.
(5-06914)
BUCALO e RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
l'Inps in data 14 ottobre 2021, con il messaggio n. 3495, pone fine alle diverse interpretazioni date a quanto previsto dall'articolo 13 della legge n. 118 del 1971, in merito al requisito dell'inattività lavorativa per la liquidazione dell'assegno per invalidità civile parziale, stabilendo che non si debba prestare alcuna attività lavorativa, neanche minima, che produca reddito, a prescindere dalla misura del reddito stesso;
l'assegno mensile per gli invalidi civili consta di 13 rate mensili ed è erogato alle persone di età compresa tra i 18 e i 67 anni (poi diventa assegno sociale) con una percentuale di invalidità riconosciuta tra il 74 per cento e il 99 per cento che non svolgano attività lavorativa;
l'Inps prima del messaggio n. 3495, considerava ammissibile la percezione di un reddito da lavoro inferiore al limite generale stabilito dalla norma (4.931,29 euro per il 2021) per il riconoscimento dell'assegno di invalidità, e garantiva comunque il beneficio (cfr: messaggio Inps 3043/2008; o messaggio Inps 6324/2008; messaggio 5783/2008);
la Corte di Cassazione con due ordinanze (n. 17388/2018 e n. 18926/2019), è intervenuta sul requisito dell'inattività lavorativa affermando che il mancato svolgimento dell'attività lavorativa integra non già una mera condizione di erogabilità della prestazione ma, al pari del requisito sanitario, «un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale»;
l'Inps allineandosi con l'interpretazione della Corte di Cassazione ha precisato con il messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021 a partire dal 14 ottobre 2021 liquiderà l'assegno mensile di assistenza, in presenza di tutti i requisiti previsti dalla legge, soltanto nel caso in cui risulti l'inattività lavorativa del soggetto beneficiario;
la precisazione dell'Inps sta provocando grande sconcerto e preoccupazione visti gli effetti rilevanti e gravemente pregiudizievoli per le persone con disabilità;
lo svolgimento di un'attività lavorativa, seppur minima, per una persona invalida, rappresenta una modalità di sostentamento vista l'esiguità dell'importo dell'assegno (287,09 euro mensili), una cifra che non consente affatto di vivere dignitosamente e spesso utilizzata per l'acquisto di medicinali non erogati dal Servizio sanitario nazionale o per pagare visite private ed esami strumentali urgenti; oltre a farli sentire parte integrante della comunità nella quale vivono, realizzando così il principio dell'inclusione sociale –:
se e quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere per trovare una immediata soluzione per tutelare le persone con disabilità, evitando così di relegarle ancora di più in una situazione di totale povertà ed isolamento.
(5-06919)
Interrogazione a risposta scritta:
BELLUCCI e DONZELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:
preoccupa e ha gettato nello sconforto migliaia di famiglie l'annuncio dell'Inps di voler corrispondere l'assegno mensile per l'assistenza degli invalidi civili parziali, dal 74 al 99 per cento, solo in caso di «inattività lavorativa», intesa come nessuna attività lavorativa che produca reddito, anche se minimo e anche se inferiore ai 4.931 euro annui;
secondo una prassi consolidata, infatti, finora per «inattività lavorativa» valevano i più favorevoli requisiti previsti per l'iscrizione alle liste di collocamento che ammettevano la possibilità di svolgere piccoli lavori, entro il limite, appunto, di 4.931 euro annui, senza perdere l'assegno, dando la possibilità a persone con disabilità di provare ad avviare dei percorsi di inclusione lavorativa;
in particolare, con il messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021 l'istituto previdenziale, rifacendosi a pronunciamenti della Corte di cassazione (sentenze n. 17388/2018 e 18926/2019), ha modificato le sue precedenti indicazioni sulla concessione dell'assegno mensile di assistenza, peraltro assai ridotto (287 euro al mese), per i soggetti che svolgono piccoli lavoretti;
a segnalarlo in una nota sono CoorDown, Coordinamento nazionale delle associazioni delle persone con Sindrome di Down, e Uniamo, la Federazione delle associazioni di persone con malattie rare d'Italia, che hanno denunciato il grave impatto, a fronte di un residuale «risparmio» per le casse Inps, per le persone con disabilità già a bassissimo reddito, per le loro famiglie, per la possibilità di svolgere lavori con orari limitati e magari con finalità più terapeutiche e socializzanti che di reale sostentamento;
si tratta, secondo gli interroganti, di una decisione assurda e discriminatoria, che nega il diritto all'inclusione sociale delle persone con disabilità, le quali saranno oggi costrette a scegliere tra un lavoro, anche di poche ore settimanali, e l'assegno di assistenza; una scelta miope che spinge le persone all'autoisolamento, alla rinuncia di percorsi di autonomia e di inclusione, cancellando le conquiste di decenni di battaglie;
un paradosso frutto di una burocrazia bizantina che ha interpretato in modo cinico ed eccessivamente restrittivo l'orientamento della Corte di cassazione, con il risultato di accanirsi contro i più fragili, privandoli di lavori che sostengono l'autorealizzazione e, come detto, spesso si integrano con il percorso terapeutico e di socializzazione, oltre ad essere un piccolo aiuto economico in particolare per le famiglie più in difficoltà;
secondo Pagano, presidente di Anmic e Fand, peraltro, «Un altro aspetto che troviamo inaccettabile è che il 7 settembre avevamo firmato un protocollo d'intesa tra le associazioni Anmic, Ente nazionale sordi (Ens), Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uici) e Associazione nazionale disabilità intellettiva e/o relazionale (Anffas) con l'INPS, accordo che impegnava a consultare le parti prima di emanare disposizioni in ordine alle provvidenze economiche e alle politiche in favore delle persone con disabilità. Non siamo stati interpellati, non abbiamo ricevuto neanche una chiamata da parte dell'Inps. Ora lo sconforto da parte delle famiglie coinvolte è massimo» –:
se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per sanare questa grave situazione determinata dalla disposizione adottata dall'Inps così da ristabilire la doverosa tutela dei più fragili, ripristinando, anche con una norma di carattere interpretativo il riconoscimento dell'assegno mensile per l'assistenza degli invalidi civili parziali e restituendo un segnale positivo a favore dell'inclusione lavorativa delle persone con disabilità.
(4-10531)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
la coltivazione della patata rappresenta la produzione agricola nazionale più importante dopo quella del pomodoro e, con oltre 5000 aziende agricole che operano nel settore, costituisce una delle realtà più significative del comparto ortofrutticolo italiano, vantando anche eccellenze certificate quali la Patata di Bologna Dop e la Patata della Sila IGP;
secondo le più recenti stime delle associazioni dei produttori, ne sono interessati circa 60.000 ettari con una produzione media annua di circa 1,5-1,7 milioni di tonnellate e un valore economico medio di 279 milioni di euro; le regioni maggiormente coinvolte sono l'Emilia-Romagna, la Campania e l'Abruzzo che da sole rappresentano il 45 per cento dell'intera produzione;
come noto, l'impiego delle macchine escavatrici necessarie alla raccolta delle patate determina una continua sollecitazione della loro epidermide provocando contusioni e ferite che, in corrispondenza degli urti, danno vita a zone di imbrunimento con una conseguente veloce traspirazione e trasformazione dell'amido in zucchero e la successiva degenerazione dei tessuti attaccati su cui, poi, si ingenerano i danni da agenti biotici;
nelle ultime quattro annate di raccolta sono state sempre più frequenti e allarmanti le segnalazioni pervenute dalle aziende produttrici e dalle organizzazioni di categoria circa le problematiche relative alla qualità dei tuberi dovute, oltre che all'andamento delle condizioni meteorologiche «estreme» degli ultimi anni, anche all'utilizzo dei macchinari per la raccolta meccanizzata;
la raccolta meccanizzata delle patate, inoltre, se da un lato ottimizza e facilita i tempi di raccolta, dall'altro, con lo stoccaggio in magazzino, non consente la cosiddetta «post maturazione» necessaria per ottenere un'adeguata cicatrizzazione dei tuberi con inevitabili effetti negativi sulla conservabilità, influendo anche in modo consistente sulla perdita di peso del prodotto;
per fare un esempio concreto dei danni causati alle patate dai micro organismi fungini, relativamente alla stagione 2018, per la sola regione Emilia-Romagna sono state stimate in circa 150.000 le tonnellate di prodotto invendibile, pari al 3 per cento della produzione totale stoccata;
negli Stati Uniti, per proteggere il prodotto, viene concesso l'utilizzo, nel post-raccolta, di alcuni fitofarmaci vietati in Europa, mentre i prodotti fitosanitari autorizzati nell'Unione europea non hanno mostrato nel loro utilizzo una positiva e significativa efficacia;
un prodotto – definito corroborante – che si è rivelato in grado di ottenere una buona protezione delle patate è l'olio di girasole, particolarmente indicato per la sua efficacia nell'attenuare, in cella frigorifera, la respirazione dei tuberi ottenendo quindi una concreta azione anti fungina con conseguente inibizione del germoglio; l'olio di girasole si mostra in grado di creare una barriera esterna che rimuove l'ossigeno dal substrato, prevenendo gli attacchi degli agenti patogeni;
l'olio di girasole è stato già autorizzato come corroborante ai sensi dell'articolo 17 del decreto del Presidente della Repubblica 28 febbraio 2012, n. 55, per l'utilizzo in campo aperto. La normativa vigente sull'utilizzo degli oli vegetali alimentari (decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo 18 luglio 2018, n. 6793) prevede la possibilità del suo utilizzo sulle derrate ortofrutticole come corroborante nel post raccolta anche nei luoghi chiusi. Nei centri di stoccaggio e nelle celle frigorifere, però, necessita di un veicolante che permette di ottenere una più efficace distribuzione e nebulizzazione sul prodotto conservato;
risulta agli interpellanti che è attualmente in istruttoria, presso la Commissione tecnica di cui all'articolo 17 del citato decreto n. 55 del 2012, la valutazione del prodotto a base del corroborante olio di girasole con i necessari coformulanti –:
se e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, in merito alla questione esposta e se non ritenga indispensabile, anche solo temporaneamente, autorizzare l'impiego del corroborante olio di girasole nella formulazione funzionale al suo effettivo utilizzo.
(2-01350) «Cillis, Di Sarno, Bilotti, Cadeddu, Cassese, Del Sesto, Gagnarli, Gallinella, L'Abbate, Pignatone, Maglione, Alberto Manca, Marzana, Parentela, Federico».
Interrogazione a risposta in Commissione:
AVOSSA e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
il settore della pesca a circuizione del tonno rosso rappresenta l'unico segmento industriale italiano, che fornisce reddito e occupazione in ampie aree del Mezzogiorno del Paese. Le navi autorizzate a tale pesca forniscono occupazione diretta a un migliaio di persone e, indiretta, a circa 10 mila. Soltanto nell'anno 2021, il settore della pesca del tonno rosso a circuizione, ha generato un fatturato di circa 21 milioni di euro;
direttive Iccat (Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico), regolamenti comunitari e leggi nazionali, hanno negli ultimi 30 anni modificato le modalità di esercizio di questo tipo di pesca, imponendo scelte radicali come la demolizione delle imbarcazioni che, seppur varate da poco, sono divenute incompatibili con il quadro normativo più stringente;
in pochissimi anni la flotta tonniera italiana è passata dalle circa 68 imbarcazioni detenute alle 21 attuali, di cui 15 sono ormeggiate tra Salerno e Cetara. Tale è il risultato dell'accorpamento su base volontaria incentivato da contributi economici elargiti nell'ottica della riconversione delle imbarcazioni. Il numero ristretto attuale di imbarcazioni non rappresenta un oligopolio degli armatori interessati, ma è la conseguenza dell'acquisto delle quote tonno necessarie al raggiungimento delle soglie minime d'ingresso crescenti stabilite dalle differenti autorità regolatorie nazionali e internazionali;
il contributo degli armatori italiani è stato decisivo nel favorire la ripopolazione del tonno rosso nei nostri mari. Un risultato che ha portato l'Iccat (Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico) ad autorizzare l'incremento proporzionale delle quote già distribuite;
attualmente al settore della circuizione viene attribuito il 72,72 per cento della pesca italiana del tonno rosso, rispetto all'85 per cento registrato nel 2008: nessun altro sistema di pesca ha subito un'erosione di quota così significativa nel tempo a vantaggio degli altri sistemi e della quota indivisa, che non è mai stata tanto alta come oggi;
secondo l'Aptt (Associazione produttori tonnieri del Tirreno), l'articolo 17 dell'AS.2300 «Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale» rischia di favorire i soggetti non qualificati con l'effetto, a lungo termine, di incrementare il rischio dello sviluppo di una filiera di pesca illegale del tonno rosso, specie in mancanza di un rafforzamento del controllo. La crisi economica, che pure ha colpito vistosamente il settore negli ultimi decenni, determinerebbe un altro duro colpo con ricadute occupazionali e produttive irreversibili per la flotta tonnaria italiana –:
quali iniziative urgenti intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, per tutelare e sostenere il settore della pesca a circuizione del tonno rosso che, per molte comunità costiere, rappresenta un fondamentale indotto che da secoli unisce la tradizione popolare con l'innovazione.
(5-06917)
Interrogazione a risposta scritta:
DI SARNO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
si profila un autunno all'insegna di forti rincari anche per quanto riguarda farine, burro, olio e lieviti, unitamente ad un aumento dei costi delle tariffe, dei carburanti e lubrificanti per mezzi di trasporto, e ai costi degli imballaggi plastici e cartacei; l'allarme arriva dalle associazioni di categoria, che denunciano una stangata di quasi 1300 euro all'anno a famiglia;
bollette più pesanti potrebbero gravare su pastifici e forni, con il risultato di aumenti dei prezzi sui loro prodotti e conseguenze sull'intera filiera produttiva: sarà infatti impossibile continuare a mantenerli stabili;
i prezzi all'ingrosso delle farine di grano tenero sono in costante aumento, mentre quelli delle semole di grano duro hanno registrato un vero e proprio balzo nei mese di luglio con un +6 per cento rispetto a giugno. I dati dicono che luglio 2021 rispetto a luglio 2020 ha visto un incremento dei prezzi all'origine del 9,9 per cento per il frumento duro e del 17,7 per cento per il frumento tenero. Secondo i fornitori, si potrebbero riscontrare aumenti anche a doppia cifra per le farine;
i prezzi attuali si confermano già molto alti, come emerso dall'analisi sul mercato cerealicolo realizzata da Bmti su dati delle camere di commercio e delle borse merci nazionali. Il costo del grano duro nazionale (in frenata rispetto agli aumenti record di luglio e agosto) è vicino ai 500 euro/tonnellata (+60 per cento rispetto al 2020), quasi ai livelli record dei primi mesi del 2008, mentre il prezzo all'ingrosso della semola è cresciuto ad agosto di quasi il 30 per cento (+60 per cento rispetto al 2020). Attualmente, stando ai dati a disposizione dell'interrogante, il costo del grano duro è arrivato a 56/58 euro al quintale pari a 560/580 euro per tonnellata. Il grano tenero base ha superato la soglia dei 300 euro per tonnellata mentre i grani proteici i 400 euro per tonnellata. Risulta all'interrogante che i trader dei mercato cerealicolo, dato lo scenario economico, stanno prediligendo non fornire commesse a prezzo fisso, con la conseguenza di esporre l'intero settore ad inevitabili fluttuazioni di mercato;
va rilevato che il prezzo del pane in Italia è già oltre la media europea e, stante alcuni studi di associazioni agricole, se un chilogrammo di grano tenero era venduto nel 2020 a circa 21 centesimi (circa 26 centesimi, nel 2021), un chilogrammo di pane portato in tavola dai consumatori costa nella media e nella «giungla» dei prezzi, da 2,5 euro a 3,10, con un sovraccarico del costo sino a 15 volte maggiore, mentre la pasta è aumentata di 25 centesimi a chilogrammo. L'incremento dei prezzi, così come esposto, appare anche paradossale se letto alla luce dell'incremento della domanda di prodotto in questi lunghi mesi di pandemia;
risulta all'interrogante che in queste ultime ore alcuni produttori di farine stiano notificando ai propri clienti, distributori in primis, l'applicazione del terzo aumento degli ultimi mesi, pari a 0,04-0,06 euro per chilogrammo su tutte le farine, pari dunque ad un incremento totale che oscilla tra 0,12-0,18 euro per chilogrammo;
il pane, il cui prezzo va tenuto calmierato, è elemento di nutrimento primario, costituendo l'acquisto principale dei carrello quotidiano della spesa –:
se non intendano promuovere un «Tavolo grano-pane» che valorizzi i prodotti dal campo alla tavola, unendo i produttori agricoli, le aziende molitorie, le imprese della panificazione e le aziende della distribuzione di prodotti all'ingrosso, nonché individuare iniziative utili, per quanto di competenza, tendenti ad un percorso di consolidamento e rilancio delle imprese di filiere, contrastando con forza le speculazioni che potrebbero compromettere irrimediabilmente l'esistenza stessa delle aziende.
(4-10530)
SALUTE
Interrogazione a risposta in Commissione:
COSTANZO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
con il decreto-legge n. 18 del 2020 è stata definita una deroga per la produzione e la vendita di mascherine «chirurgiche», delegando all'Istituto superiore della sanità il compito di «validare» il possesso dei requisiti previsti dalla norma tecnica di riferimento europea (EN 14683);
l'articolo 15 del decreto-legge prevede che i produttori e gli importatori inviano all'ISS una autocertificazione nella quale, sotto la propria esclusiva responsabilità, attestano le caratteristiche tecniche delle mascherine e dichiarano che le stesse rispettano tutti i requisiti di sicurezza;
Fca Italy s.p.a. ha presentato domanda ed ha ottenuto la validazione di 5 tipologie di mascherine (4 per adulti e 1 pediatrico) di tipo 2R;
dopo aver ottenuto tale validazione Fca Italy ha concordato con il Governo italiano nei mesi estivi del 2020 la fornitura di circa 11 milioni al giorno di mascherine destinate al fabbisogno delle scuole;
a novembre e dicembre 2020 Usb Scuola e Rete Iside, sulla base di un'analisi tecnica interna, hanno individuato alcune criticità relative alle mascherine fornite da FCA Italy con riguardo ai parametri di «vestibilità»;
a gennaio 2021 Usb e Rete Iside hanno chiesto di effettuare un'analisi di laboratorio da Archa srl (società accreditata da Accredia), per verificare il «potere filtrante» di due lotti di mascherine Fca Italy;
secondo l'analisi, le mascherine pediatriche hanno un potere filtrante dell'83-86 per cento (invece del 98 per cento previsto dalla norma), mentre le mascherine per adulti dell'89-90 per cento;
il Ministero della salute, il 6 settembre 2021, ha dichiarato di aver ricevuto da FCA Italy la segnalazione di non conformità di due lotti di mascherine facciali distribuiti presso gli istituti scolastici italiani. Il Ministero si è tempestivamente attivato per garantire il ritiro delle mascherine, ma non è dato sapere presso quali istituti scolastici i lotti siano stati consegnati;
secondo quanto riportato da «La Verità» il 24 ottobre 2021, sono diversi i casi di dispositivi fallati o difettosi distribuiti in Italia: come nel sequestro di una maxi-commessa da 801 milioni di mascherine cinesi, è stata l'iniziativa delle procure a interromperne la distribuzione, senza possibilità di risalire a quante ne siano state distribuite e dove –:
quali iniziative intenda assumere per il ritiro immediato di tutte le mascherine prodotte da Fca e distribuite nelle scuole nel periodo agosto-dicembre 2020;
se non ritenga opportuno adottare nuove iniziative di competenza per garantire che, nel caso di distribuzione di prodotti difettosi, le società responsabili siano vincolate a fermarne la distribuzione, avviando campagne massive di comunicazione per informare gli utenti.
(5-06915)
Interrogazioni a risposta scritta:
VALLASCAS. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportano gli organi di stampa della Sardegna, si sta registrando una crescente diffusione dell'epidemia di lingua blu nell'isola;
il 23 settembre 2021, il sito Sanità informazione riferiva che la malattia «Partita dagli ovini, si sta diffondendo rapidamente anche tra i bovini generando una vera e propria epidemia, con conseguenze drammatiche per l'economia della regione»;
l'Unione Sarda del 23 settembre 2021 ha riferito dell'allarme dell'associazione di categoria Coldiretti Sardegna, secondo la quale, l'epidemia «in 40 giorni ha raggiunto 1.186 allevamenti per un totale 416.719 capi coinvolti, dei quali 37.198 (9 per cento) presentano sintomi e 3.593 sono morti (0,86 per cento)»;
l'agenzia giornalistica Ansa, il 13 settembre 2021, ha dato la notizia del «rapido diffondersi della Lingua blu (blue tongue) nell'isola che ad oggi conta 723 focolai che interessano 234.993 capi, 20.431 dei quali presentano sintomi, mentre 1.626 sono morti»;
appena una settimana dopo, in base ai dati della segreteria nazionale del Sindacato Italiano veterinari di medicina pubblica (SIVeMP), «si contavano 880 focolai e oltre 25 mila capi con sintomatologia clinica, quelli morti sono più di 2.200. La tendenza è al peggioramento, essendo questo il periodo più favorevole allo sviluppo dell'insetto vettore. Questo significa che nella regione ci sono 880 allevamenti che sono bloccati e che quindi non possono movimentare i loro capi, con danni incalcolabili per l'economia della regione»;
è il caso di ricordare che la blue tongue è una malattia di origine virale, trasmessa da un insetto (Culicoides Imicola), che ciclicamente si presenta in forma diffusa e grave negli allevamenti ovini (i bovini, pur contraendo il virus, rimangono perlopiù asintomatici), tanto da poter essere considerata endemica in certi territori;
per le caratteristiche orografiche e climatiche e per l'alta diffusione delle specie sensibili (ovini, caprini, bovini) la Sardegna è una regione particolarmente soggetta alla diffusione di questa malattia;
tra le misure di contrasto a questa epidemia, acquistano particolare rilevanza la vaccinazione e l'impiego di sostanze repellenti per la lotta all'insetto vettore;
a fronte delle dimensioni dell'emergenza, sembrerebbe, inoltre, che le risorse messe a disposizione del comparto siano insufficienti, così come sembra ci sia una scarsa disponibilità di vaccini e di medici veterinari;
a questo proposito, SIVeMP ha sostenuto che se, da una parte, il vaccino è efficace «per il sierotipo 4 presente ora in Sardegna», dall'altra, ha rilevato che «c'è una scarsa disponibilità. Le poche dosi fornite sono state utilizzate per vaccinare le rimonte cioè gli animali giovani, ma la malattia si sta manifestando negli adulti. I benefìci della vaccinazione sono ben noti agli allevatori, ma per la scarsità di dosi e per la carenza di personale veterinario, queste vanno a rilento»;
inoltre, alcune associazioni di categoria hanno sollecitato un'integrazione delle risorse a disposizione; in particolare la Coldiretti Sardegna ha sostenuto che la blue tongue «è ormai presente in gran parte del territorio regionale e interessa oltre mille aziende. È necessario prevedere un ristoro per le perdite e le mancate produzioni che si determineranno nelle aziende coinvolte così come per le spese per l'acquisto dei repellenti» –:
quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per garantire un'adeguata dotazione di risorse economiche e strumentali nonché un'adeguata disponibilità di vaccini e di medici veterinari per contrastare la diffusione della blue tongue negli allevamenti della Sardegna;
se non ritenga opportuno assumere iniziative volte a ristorare gli allevatori per i danni subiti e le spese sostenute a seguito della diffusione dell'epidemia di blue tongue.
(4-10525)
GRIMOLDI e RIBOLLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
nell'ultimo anno e mezzo, con la diffusione della pandemia da COVID-19, il Servizio sanitario nazionale è stato chiamato ad affrontare una situazione di crisi senza precedenti, con punte da 30 mila pazienti ricoverati con sintomi e anche – purtroppo – la saturazione totale dei posti letto in terapia intensiva;
la pressione violentissima che è stata esercitata in questi lunghi, drammatici, momenti ha colpito, innanzitutto, la rete dei servizi di emergenza-urgenza, vero e proprio argine del Servizio sanitario nazionale, dal quale sono passati il 100 per cento dei pazienti positivi al COVID-19;
se i servizi di emergenza-urgenza hanno retto l'urto della pandemia, assicurando la gestione di un numero di pazienti estremamente superiore alle proprie possibilità, il merito è anche della famiglia del volontariato, in particolare di quella del volontariato in ambulanza; famiglia che si è subito attivata nelle sue associazioni principali (Associazione nazionale pubbliche assistenze – Anpas, Croce Rossa Italiana e Misericordie), allestendo sale operative speciali e interfacciandosi con la protezione civile;
più di 50 mila soccorritori e soccorritrici hanno offerto – nel vero senso del termine – il proprio contributo nel contesto emergenziale, rispondendo alle chiamate, entrando nelle case degli anziani per prestare assistenza e collaborando anche nelle varie fasi degli interventi di soccorso;
i volontari delle ambulanze non si sono tirati indietro neppure nelle prime fasi dell'emergenza, quelle più drammatiche, quando mancavano gli strumenti essenziali di difesa contro il COVID-19, arrivando a centellinare l'utilizzo di mascherine e dpi, a lanciare raccolte fondi per sopperire al loro mancato approvvigionamento e anche a cercare modi alternativi per riutilizzare – nei limiti del possibile – le stesse mascherine più volte;
migliaia di volontari sono entrati in contatto con pazienti positivi al COVID-19 e, tra questi, ve ne sono molti che hanno contratto sfortunatamente il virus, anche nelle forme più gravi. Il 18 marzo 2021, Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia da COVID-19, Croce Rossa Italiana ha pubblicato un comunicato per commemorare – tra gli altri – i 23 volontari/operatori che sono deceduti a causa del COVID-19, sacrificando la propria vita per la collettività –:
se e quali iniziative intenda adottare a supporto e tutela della categoria dei volontari soccorritori in ambulanza, con particolare riguardo a coloro che si sono impegnati durante le varie fasi dell'emergenza, esponendosi al rischio di contagio da COVID-19, senza poi ottenere indennizzo alcuno.
(4-10529)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:
SUT, CHIAZZESE, ALEMANNO, CARABETTA, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
da mesi ormai si parla della «crisi dei semiconduttori» (materiali speciali che si utilizzano per realizzare le componenti di base dei chip) che ha colpito in primis il mercato dell'elettronica di consumo;
i semiconduttori sono la struttura materiale che permette il funzionamento di televisori, smartphone, auto, frigoriferi, auto e anche aerei. La crescita esponenziale della domanda di prodotti elettronici causata dalla pandemia da Covid-19, oltre alle crescenti tensioni tra Usa e Cina, ha colto impreparate le aziende produttrici, innescando una crisi nella catena di approvvigionamento senza precedenti;
la carenza globale di semiconduttori — ovvero le componenti di base dei chip che secondo uno studio di Deloitte rappresentano il 40 per cento del valore di un'auto — sta pesantemente colpendo l'automotive proprio nel momento in cui il settore stava puntando a una ripresa dopo la fase più acuta della pandemia da Covid-19;
Ford, General Motors, Stellantis, Audi, Volkswagen hanno dovuto rallentare la produzione, penalizzati inoltre dalla presenza di competitor dotati di catene di approvvigionamento flessibili e snelle, che hanno ottenuto il materiale dai produttori asiatici nonché dai minori margini di guadagno per i produttori di chip che il settore automotive comporta rispetto ad altri;
Il cosiddetto chip shortage si riverbera con particolare negatività sul percorso verso l'elettrificazione del comparto automobilistico colpendo le materie prime fondamentali per il funzionamento delle EV (Electriv vehicle) che sempre più richiedono un gran numero di metalli difficili da reperire e considerati per questo «rari» (litio, silicio, grafite e manganese, cobalto, nickel, rame, ferro e alluminio);
i dati, purtroppo, confermano che la crisi potrebbe trascinarsi ancora a lungo, mettendo in serio pericolo la tenuta della filiera, con particolare riguardo al piano industriale annunciato da Stellantis che prevede la realizzazione a Termoli della terza gigafactory in Europa –:
quali tempestive iniziative intenda intraprendere per salvaguardare l'operatività della filiera automotive e per sostenere con decisione l'aumento della produzione e della vendita di vetture ibride e full electric.
(5-06935)
BENAMATI, NARDI, BONOMO, GAVINO MANCA, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
quando si aprono crisi aziendali esistono vari strumenti di supporto per assicurare la salvaguardia del patrimonio produttivo e dei livelli occupazionali e favorire la prosecuzione dell'attività;
uno di questi strumenti è la normativa dedicata alle procedure di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi, attualmente in fase di revisione del Parlamento che si articola in una disciplina base, contenuta nella legge Prodi-bis (decreto legislativo n. 270 del 1999) e una speciale, contenuta nella legge Marzano (decreto-legge n. 347 del 2003), normativa nata dalla necessità di ordinare la normativa specificamente dedicata all'insolvenza delle realtà imprenditoriali di grandi dimensioni e di rendere il diritto della crisi d'impresa più organico e coerente coi tempi, realizzando un nuovo equilibrio tra continuità aziendale e occupazionale e ragioni del credito. Scopo dell'amministrazione straordinaria è creare una rete di protezione ad ampio raggio, avente l'obiettivo di salvare imprese e posti di lavoro e ripagare i debiti verso i fornitori;
un altro strumento è la Struttura per le crisi di impresa che opera per garantire in forma di cooperazione organica tra il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, gli interventi sulle situazioni di crisi di impresa, procedendo alla elaborazione di proposte operative e di intervento per il superamento delle crisi aziendali, in coerenza con gli indirizzi del Governo in materia di politica industriale e nel quadro delle politiche di sostegno al sistema produttivo, di reindustrializzazione e di riconversione delle aree e dei settori industriali colpiti da crisi;
nell'ultima informativa resa al Parlamento sulle crisi aziendali che risale a novembre 2019, si evidenziava che il numero di tavoli di crisi quell'anno era pari a 149 e che, per quanto riguarda le imprese in procedura di amministrazione straordinaria, 124 gruppi con circa 341 società erano nell'ambito della «legge Prodi» mentre per quanto riguarda la «legge Marzano», erano interessati 29 gruppi con circa 253 società;
alla luce di quanto Governo e Parlamento stanno mettendo in atto, a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per accompagnare il sistema economico e produttivo nella transizione ecologica e renderla socialmente sostenibile, sarebbe opportuno conoscere lo stato delle crisi aziendali in atto e avere informazioni sulle caratteristiche dimensionali, occupazionali, sulla durata, su quale segmento di mercato operino, su quanto siano internazionalizzate le imprese attualmente in amministrazione straordinaria –:
quale sia lo stato delle crisi aziendali in atto e quali caratteristiche dimensionali, occupazionali e di durata della procedura presentino le imprese attualmente in amministrazione straordinaria.
(5-06936)
SQUERI, POLIDORI, TORROMINO e BARELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
a seguito dell'aumento esponenziale delle materie prime e dei fattori di produzione arrivano i primi e allarmanti segnati dalle industrie dei settori ceramica, vetro, gomma, plastica, tre settori che occupano circa 210 mila lavoratori;
a soffrire particolarmente in questa fase sono le piccole e medie imprese che in alcuni casi sono ricorse al fermo produttivo con il conseguente spegnimento degli impianti e la collocazione in cassa integrazione per migliaia di lavoratori;
nel settore delle ceramiche il boom dei tosti rischia di spingere alcune realtà industriali di molti settori a sospendere le produzioni, pur in presenza di ordinativi dall'Italia e dall'estero;
per quel che riguarda la lavorazione dei metalli, tra i settori più penalizzati c'è la filiera dello zinco. La Portovesme Srl del gruppo Glencore ha deciso di programmare la temporanea e graduale fermata della linea produttiva;
analoghi aspetti problematici toccano la Sider Allays, azienda italo svizzera che ha rilevato gli impianti di lavorazione dell'alluminio ex Alcoa, a Portovesme. I previsti investimenti complessivi per 150 milioni di euro, con prospettive promettenti anche a fronte dell'aumento dei prezzi mondiali dell'alluminio, rischiano di essere messi in discussione a fronte della variabile materie prime;
ulteriori preoccupazioni si levano dal fronte del prezzi al consumo: le imprese che producono prodotti di largo consumo, in molti casi multinazionali, stanno alzando i prezzi di molti prodotti dai rasoi ai pannolini, ai prodotti per la cura della persona;
la Coldiretti denunzia che sono diventati più costosi trasporti e imballaggi. Aumentano i costi di produzione dei prodotti alimentari. I prezzi triplicati dei fertilizzanti mettono in allarme i produttori di grano, soia e zucchero. Assopanificatori prevede aumenti significativi del prezzo del pane;
secondo Codacons i rincari graveranno per 1500 euro su ciascuna famiglia, con un aumento complessivo di prezzi e tariffe di quasi 1,4 miliardi di euro –:
quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato in merito ai rischi di crisi industriali e agli effetti dei rincari sui consumatori esposti in premessa.
(5-06937)
TURISMO
Interrogazioni a risposta immediata:
BALDINI e MUGNAI. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:
gli eventi «aggregativi» come le fiere sono uno straordinario volano per lo sviluppo del turismo;
molti enti locali sono individuati come «tappe» strategiche di un percorso turistico perché sede di fiere ricorrenti o periodiche note in Italia e nel mondo;
le fiere sono luoghi di incontro del turismo nazionale e internazionale e occasione per valorizzare e conservare tradizioni religiose, popolari, socio-culturali, enogastronomiche; sono anche, però, punto di riferimento di operatori economici che in base a questi eventi ricorrenti programmano la loro attività di anno in anno;
l'emergenza sanitaria ha indotto molti enti locali ad annullare fiere che si svolgono ogni anno e che rappresentano tradizioni e identità locali di riconosciuta importanza; nei medesimi comuni si sono, peraltro, svolti regolarmente i mercati settimanali, nel rispetto delle regole di prevenzione e di contrasto alla diffusione del virus SARS-Cov-2;
esemplare il caso della Fiera di S.Ermete a Forte dei Marmi: il tradizionale appuntamento annuale del 28 agosto dedicato al santo patrono è stato annullato dall'amministrazione locale dopo una riunione con le categorie economiche e le associazioni; annullate contestualmente altre due grandi attrattive turistiche del comune, i fuochi di artificio dal pontile e anche il Palio dei bagni previsto per il 18 agosto;
l'evento è stato cancellato nonostante sia una straordinaria attrazione turistica di grande rilievo economico che richiama ogni anno oltre 7 mila persone e ospita 383 banchi; per effetto della pandemia, sul territorio nazionale il 40 per cento, in media, di tali eventi è stato annullato nei periodi in cui si registra il più alto numero di presenze;
iniziative di straordinaria attrattività turistica come le fiere dovrebbero essere inserite in un «calendario turistico annuale» degli eventi e degli appuntamenti stabili comunicati a tutto il circuito turistico e agli operatori del settore; si potrebbe così potenziare l'offerta turistica segnalando tutte le attrazioni e gli eventi a cui il turista può partecipare durante il soggiorno; nel contempo, di concerto con il Ministero della salute, dovrebbero essere garantite ai comuni che le organizzano tutte le misure di sicurezza sanitaria necessarie ed adeguate, prontamente comunicate a tutta la filiera turistica, in modo che l'Italia si confermi Paese «sicuro» per il turista dal punto di vista sanitario –:
quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per garantire il periodico e regolare svolgimento di attrazioni turistiche come le fiere patronali.
(3-02570)
FARO, SCANU, MASI, ORRICO, SUT, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, PALMISANO e PERCONTI. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:
la crisi pandemica ha impattato in maniera durissima sul turismo producendo effetti devastanti su di un comparto la cui economia, come in nessun'altra attività, si basa sugli spostamenti e sull'interazione tra le persone;
secondo i dati contenuti nella nota della Banca d'Italia del 28 settembre 2021, nel 2020 le presenze turistiche nel Paese si sono complessivamente contratte del 52,3 per cento;
imponente il quadro di misure emergenziali adottato nel corso del 2020 e – in ragione del perdurare dell'emergenza epidemiologica, anche nel 2021 – per sostenere il comparto turistico dal punto di vista occupazionale, fiscale e finanziario;
ad oggi si iniziano ad intravedere i primi segnali di ripresa del settore anche se i dati di Otex, il primo Osservatorio sul turismo residenziale, segnalano come per l'attività ricettiva, in particolare quella extralberghiera, il 2021 sia un anno peggiore rispetto al 2020;
tra queste le strutture ricettive extralberghiere a carattere non imprenditoriale, prevalentemente a carattere familiare, mostrano una maggiore sofferenza, anche a causa della tempistica incerta che caratterizza l'emanazione dei provvedimenti attuativi delle più recenti misure di favore di cui esse sono beneficiarie;
l'articolo 7-bis, comma 3, del decreto-legge n. 73 del 2021(cosiddetto «sostegni bis») ha istituito un fondo di 5 milioni di euro per il 2021 per il sostegno delle strutture ricettive extralberghiere a carattere non imprenditoriale munite di codice identificativo regionale o, in mancanza, di autocertificazione attestante lo svolgimento di attività di bed and breakfast;
il citato comma 3 dell'articolo 7-bis affida i criteri di riparto del fondo ad un decreto del Ministro del turismo, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, che ad oggi non risulta ancora emanato;
la ripresa delle attività ricettive, segnatamente di quelle extralberghiere a carattere non imprenditoriale, passa principalmente per innovazione, tecnologia, marketing, servizi; tuttavia, gli operatori segnalano una sorta di immobilismo nell'azione di Governo nonostante la presenza di un Ministero dedicato al turismo;
le strutture ricettive extralberghiere a carattere non imprenditoriale – diffuse su tutto il territorio nazionale – contribuiscono a rispondere positivamente al fabbisogno del mercato turistico, specialmente nelle piccole realtà, contribuendo allo sviluppo economico di queste ultime e contrastandone lo spopolamento attraverso l'incoming –:
quali siano i tempi di adozione del decreto e i criteri di riparto delle risorse del fondo citato in premessa.
(3-02571)
SQUERI, BARELLI, PORCHIETTO, POLIDORI e TORROMINO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:
il nostro Paese deve al turismo circa il 13 per cento del prodotto interno lordo. Il report di Eurostat «Tourism satellite accounts in Europe», nell'edizione 2019, sottolinea che in Italia il turismo dà lavoro a 4,2 milioni di persone e il nostro è il Paese europeo in cui le attività turistiche generano il maggior numero di posti di lavoro. Nel 2019 il turismo in Italia ha fatto registrare 130,2 milioni di arrivi. Secondo il report della Banca d'Italia relativo allo stesso anno sul turismo internazionale, le entrate per viaggi internazionali nel 2019 hanno raggiunto i 44,3 miliardi di euro;
le anticipazioni diffuse a settembre 2021 da Istat sul «Conto satellite del turismo 2020» riportano che il consumo turistico interno ha perso oltre 63 miliardi di euro rispetto al 2019, pari a un –4,1 per cento del prodotto interno lordo. Gli stranieri in Italia sono stati il 54,6 per cento in meno rispetto al 2019, con una perdita della spesa turistica di circa 35 miliardi di euro. Il crollo ha colpito soprattutto agenzie di viaggio (-55 per cento), ristorazione (-52,7 per cento) e strutture ricettive (-70 per cento);
uno studio Isnart-Unioncamere, presentato il 15 ottobre 2021, fotografa un'estate in recupero, con un +30 per cento di presenze. Tuttavia, i primi 9 mesi del 2021 sono ancora in calo del 40 per cento sul 2019. Appare evidente la necessità di individuare ancora alcune misure, sia pure selettive, di sostegno del settore, soprattutto nelle città d'arte;
il Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di turismo prevede un pacchetto d'iniziative da 1,7 miliardi di euro complessivi, dal «superbonus» dell'80 per cento per riqualificare alberghi, stabilimenti balneari e strutture ricettive, alla previsione di contributi a fondo perduto (da 40 a 100 mila euro), alla sezione speciale del fondo di garanzie piccole e medie imprese, per finanziare anche nuove iniziative under 35, le imprese femminili e gli investimenti per le attività al Sud, al tax credit digitalizzazione;
il Piano nazionale per il turismo del 2017 offre una visione di insieme del fenomeno turistico nazionale. La delega turismo, approvata nel luglio 2019 dalla Camera dei deputati, che prevedeva misure di regolazione specifiche per le varie tipologie di turismo (sportivo, esperienziale, delle radici, religioso, enogastronomico) è ancora all'esame del Senato della Repubblica –:
quali ulteriori misure intenda adottare il Ministro interrogato in termini di sostegno per i comparti turistici ancora in crisi e in termini di rilancio complessivo, soprattutto a livello internazionale, del turismo nel nostro Paese, con particolare riferimento alla sostenibilità dei flussi turistici.
(3-02572)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta scritta:
FORNARO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
gli ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione del Piemonte hanno sottolineato in più occasioni, la grave carenza di assistenti sanitari nella loro Regione;
nel mese di febbraio 2021 l'Ordine, con una lettera indirizzata ai Rettori nell'Università di Torino e del Piemonte orientale, oltre all'assessore regionale alla sanità, ponevano la richiesta urgente dell'attivazione del corso di Laurea in assistenza sanitaria presso l'Università degli Studi di Torino e l'Università degli Studi di Piemonte Orientale, rivedendo contestualmente la programmazione del fabbisogno annuale di 100 posti, come da «Schema di accordo Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano» e come da richiesta della Commissione d'albo nazionale assistenti sanitari «richiesta di attivazione dei Corsi di laurea in Assistenza sanitaria (Classe: L/SNT4) per l'a.a. 2021-2022 nelle Regioni in cui si esprime fabbisogno di professionisti»;
nella lettera veniva sottolineato come «lo scenario epidemiologico caratterizzato dalla recrudescenza dell'infezione da COVID-19, ha evidenziato la necessità di un rafforzamento dei Servizi sanitari territoriali compresi i Dipartimenti di Prevenzione». In questo quadro «l'attività vaccinale è un ambito specialistico dell'Assistente Sanitario, attore principale ed elettivo per competenza giuridica e formativa, in prima linea nella campagna vaccinale straordinaria di immunizzazione della popolazione»;
nello specifico del Piemonte si segnalava come «senza la presenza di un corso di laurea, questi professionisti stanno via via scomparendo per il naturale turn-over, facendo perdere di fatto delle competenze specifiche nella gestione delle attività di tutela della salute della popolazione»;
la peculiarità e la flessibilità operativa della professione di assistente sanitario, inoltre, troverà applicazione nelle numerose azioni della programmazione sanitaria nazionale e nei macro obiettivi del Piano nazionale della prevenzione (2020-2025), in particolare nella prevenzione delle malattie infettive e cronico degenerative, nei luoghi di vita e di lavoro, nella tutela materno infantile, nella famiglia e nella scuola, nella comunicazione e relazioni con il pubblico e nella promozione dei comportamenti idonei e di stili di vita sani;
le carenze evidenziate nella regione Piemonte sono state soddisfatte avvalendosi in alcuni casi impropriamente, di personale amministrativo e di altri professionisti sanitari per lo svolgimento di attività proprie dell'assistente sanitario, non affrontando certo in modo adeguato la situazione, visto che sono stati chiusi diversi servizi di igiene pubblica;
nell'agosto di questo anno sono stati inviati, come ogni anno, da parte del Ministero dell'università e della ricerca, alle Regioni interessate, i dati per il fabbisogno formativo – Repertorio atti n. 148/CSR del 4 agosto 2021;
sono stati emanati i bandi per i corsi di laurea che hanno dato inizio all'anno accademico 2021/22 senza che sia stato istituito il corso per gli assistenti sanitari presso alcuna università piemontese;
in altre regioni italiane si è dato tempestivo e corretto corso ai bandi di laurea per assistenti sanitari, nel rispetto dello specifico bisogno di salute di quelle comunità;
la lettera degli Ordini del Piemonte non ha avuto nessuna risposta e gli stessi, in data 23 luglio 2021, hanno ulteriormente sollecitato l'Amministrazione regionale e le università –:
se siano a conoscenza della grave situazione del Piemonte rispetto alla carenza di assistenti sanitari e se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché, attraverso l'istituzione di uno specifico corso di laurea, si possa superare questa situazione che arreca danno al sistema sanitario regionale e pregiudica la qualità dei servizi ai cittadini.
(4-10527)
Apposizione di firme ad una interpellanza.
L'interpellanza Zanichelli e Martinciglio n. 2-01346, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Serritella, Carabetta, Cataldi, Faro, Flati, Gabriele Lorenzoni, Torto, Caso, Bella, Chiazzese, Olgiati, Bonafede, De Lorenzis, Fantinati, Marino, Liuzzi.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta scritta Viviani e altri n. 4-10499, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lolini.
L'interrogazione a risposta orale Anna Lisa Baroni, e altri n. 3-02563, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Spena.
L'interrogazione a risposta in Commissione Fregolent n. 5-06907, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Annibali.
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Traversi n. 5-05742 del 12 aprile 2021;
interrogazione a risposta in Commissione Fragomeli n. 5-06752 del 5 ottobre 2021;
interrogazione a risposta scritta Sut n. 4-10436 del 13 ottobre 2021;
interrogazione a risposta in Commissione Menga n. 5-06851 del 13 ottobre 2021.