XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 587 di mercoledì 3 novembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 29 ottobre 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Enrico Borghi, Maurizio Cattoi, Corda, Del Barba, Luigi Di Maio, Dieni, Ferri, Frassinetti, Melilli, Occhionero, Paita, Palazzotto, Pittalis, Ravetto, Romaniello, Andrea Romano, Traversi, Vinci, Viscomi, Vito e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 104, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Su un lutto del deputato Marco Marin.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Marco Marin è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre. La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente, di avermi dato la facoltà di parlare. Intervengo sull'ordine dei lavori, chiedendo un'informativa urgente del Governo, non di un Ministro specifico, ma del Governo in quanto tale, per le diverse situazioni allarmanti che ormai riguardano la libertà di opinione e di manifestazione nella nostra Nazione. Lo dico con chiarezza: ci preoccupa molto quello che è avvenuto in queste ore perché non ne capiamo le ragioni, anche alla luce della storia della nostra Nazione.

Esiste una Costituzione che permette di manifestare liberamente, anche quando si manifesta contro un Governo, anche quando si manifesta contro un Governo che ha un'amplissima maggioranza parlamentare; anche fossero opinioni espresse in una piazza, oggetto di “opposizione”, lo dico tra virgolette, dalla maggior parte dell'opinione pubblica, la nostra Costituzione prevede la possibilità di esprimerle, di esprimerle pacificamente, di esprimerle secondo delle regole. Esistono provvedimenti normativi nel nostro codice penale che permettono di agire anche per reprimere quelle manifestazioni che non rientrano in queste regole.

Io con il sindacalista Puzzer ho poco a che spartire: non sono di Trieste, non condivido magari alcuni atteggiamenti, non utilizzo la sua stessa dialettica nel proferire e nell'organizzare eventi, però il provvedimento che ha colpito il sindacalista Puzzer in queste ore è un unicum nella storia della Repubblica italiana. Preventivamente si adotta il Daspo verso una persona che, civilmente, in piazza, annuncia la volontà di contestare il green pass, da vaccinato, nemmeno da No-vax, uno degli organizzatori di manifestazioni che io ho visto abbastanza civili nella città di Trieste, certo represse in maniera molto forte, ma, su questo tema, non voglio nemmeno entrare; ci dirà il Governo quali siano le ragioni per le quali il singolo Puzzer viene colpito da un provvedimento di Daspo, dal divieto per un anno della possibilità di accedere alla città di Roma, la capitale d'Italia. Un rappresentante dei lavoratori - non so quanti ne rappresenti: 10, 20, 1.000, ma questo è relativamente importante -, in una Nazione in cui abbiamo visto manifestare tutti con le modalità più disparate - ci sono state manifestazioni in supporto della “legge Zan”, tutte o quasi tutte non autorizzate, sulle quali nessuno ha avuto, figuriamoci noi, nulla da ridire -, un singolo soggetto, che, a Piazza del Popolo, dice che vorrebbe restare lì in attesa di avere spiegazioni dal Governo, viene colpito dal Daspo? È una cosa che non ha senso e lo dico quindi chiedendo un'informativa urgente al Governo su questo argomento: si può ancora liberamente esprimere in questa Nazione opinioni in dissenso da chi governa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Si può ancora? Questo è il quesito che rivolgo anche agli amici della sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Avete mai visto un provvedimento di questa natura, colleghi? È mai accaduta una cosa di questo genere, ossia che una manifestazione pacifica, annunciata sui social, possa essere preventivamente vietata, colpendo il potenziale organizzatore perché dissente dalle opinioni del Governo e forse anche dalle opinioni della maggioranza degli italiani? Ha senso questo tipo di atteggiamento? E lo dico in una Nazione, nella quale stanno avvenendo altre cose strane; per questo l'informativa, a mio avviso, deve essere anche di carattere più generale.

La nostra presunta autorevolezza in Europa si scontra con fatti oggettivi: in Francia, i tifosi della Lazio non potranno andare a vedere una partita di calcio perché presuntamente le migliaia e migliaia di tifosi della Lazio sono tutti fascisti (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), compreso magari il collega Mancini del Partito Democratico, che è il vicepresidente del club della Lazio e, se dovesse andare in Francia, verrebbe presuntamente imputato di essere fascista e gli sarebbe impedito l'accesso, mentre in Italia arrivano 6.000 francesi a drogarsi, a ballare e a fare violenze, senza che nessuno li colpisca (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ma che Nazione autorevole sarebbe questa? Quale sarebbe l'autorevolezza di questa Nazione in Europa se veniamo trattati in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Allora, c'è un problema di libertà, di libertà di opinione, che non decide il Governo Draghi, che non decide la filiera, ma che decide la nostra Costituzione, che rivendichiamo come essere una Carta scritta per garantire a tutti la possibilità di esprimersi e di difendersi in uno Stato democratico. E allora l'appello al Parlamento è quello di fare considerazioni che siano oggettive: quando si cambiano le regole del gioco, quelle regole vengono violate e poi “stirate”, magari oggi a svantaggio di Puzzer e dei tifosi della Lazio, domani di qualcun altro. Siamo pronti a scegliere una strada che limiti la libertà in nome di altri presupposti? Questo è un rischio a cui Fratelli d'Italia non vuole andare incontro e chiede, ancora una volta, a questo Governo di spiegare che intenzioni abbia, richiamando il Parlamento al senso di responsabilità.

Leggiamocela insieme la Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), leggiamo insieme le norme …

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …che presiedono - e concludo - alla vita civile di questo Paese e decidiamo se ciò che sta avvenendo su questi episodi specifici e su tanti altri è in linea con il dettato costituzionale o richiamiamo tutti insieme il Governo ad avere un atteggiamento in linea con la Carta costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, signor Presidente. Abbiamo appreso con sconcerto dagli organi di stampa e anche da alcune trasmissioni televisive che è stato spiccato questo provvedimento, un foglio di via con contestuale divieto di accesso alla città di Roma per un anno, nei confronti del pericolo pubblico Stefano Puzzer, uno dei coordinatori della protesta pacifica e civile che i portuali di Trieste stanno legittimamente portando avanti per difendere il diritto al lavoro. Dopo aver aggredito, in maniera così spregiudicata e violenta, il diritto al lavoro, poi avete aggredito il diritto allo sciopero - sono stati presi a manganellate oppure con gli idranti - dopo aver aggredito anche il diritto alla riunione pacifica in una piazza con una scusa, con un pretesto, strumentalizzando il COVID, anche se poi nell'ordinanza c'è scritto che, in realtà, ciò viene fatto per proteggere i beni architettonici di quella piazza. Dopo tutto questo, ora addirittura arriva anche il Daspo, quasi come se si trattasse del rastrellamento di una persona che ha avuto come unica colpa di prendere un banchettino, in un angolino della piazza, in silenzio, pacificamente, e di mettersi là, in maniera civile, per sensibilizzare le istituzioni che gli avevano promesso una risposta dopo l'ultimo incontro, tenuto con il Ministro Patuanelli, senza poi più dargli alcuna notizia e alcuna spiegazione.

Allora, vorremmo vedere immediatamente in quest'Aula la Ministra Lamorgese affinché ci spieghi la strategia, dove si vuole arrivare in questo Paese, perché non è possibile accettare che, un po' alla volta, come la rana bollita, si arrivi e si scenda verso derive, verso chine autoritarie pericolosissime in un momento in cui, tra l'altro, è evidente l'utilizzo di due pesi e due misure, quando addirittura ai violenti di Forza Nuova, che vengono quasi scortati, si permette di accedere alla CGIL per prenderla a sprangate e in un momento in cui ci sono rave party che vengono tollerati perché si ha paura di intervenire e di agire. La linea filosofica e ideale di questo Governo è di essere forte con i deboli e debole con i forti. Noi non lo possiamo più accettare. Veramente vogliamo capire quale sia la strategia. La Ministra ci deve dire cosa ha intenzione di fare in questo Paese, se vuole continuare a governare con il pugno di ferro, in un momento in cui il Paese è una pentola a pressione e ci sono tensioni sociali crescenti che vanno ascoltate e capite. Bisogna parlare con le persone anziché adottare questi provvedimenti vergognosi! La Ministra ci deve dire che intenzioni ha in questo Paese. Non ci basterà, questa volta, avere spiegazioni risibili come quelle dell'ultima volta perché, se qualcuno sta provando a mettere sotto stress test la nostra democrazia, anzi, se qualcuno - mi verrebbe da dire - vuole verificare la tenuta al moto ondulatorio della nostra democrazia, noi non lo possiamo accettare. Queste istituzioni ridicole - ridicole! - che non hanno la minima autorevolezza e la credibilità per far accettare i loro provvedimenti nel Paese pretendono di adottare il pugno di ferro e cancellare, uno dopo l'altro, tutti i diritti costituzionali.

Massima solidarietà al portuale, al lavoratore Stefano Puzzer. Tutta quest'Aula dovrebbe prendere posizione e pretendere - non chiedere ma pretendere - che il Governo venga qui a spiegarci cosa sta facendo, perché oggi è accaduto a Stefano Puzzer ma domani potrebbe accadere a chi manifesta pacificamente e civilmente per qualsiasi altra cosa. Se ancora ha un senso avere una Costituzione in questo Paese, difendiamola! La deve difendere questo Parlamento, chiedendo al Governo spiegazioni, chiedendo che renda conto delle sue azioni sciagurate, autoritarie e violente. Dovrebbe, secondo me, lo dico con molta umiltà e con molto rispetto, farlo anche il Presidente della Repubblica, rappresentante dell'unità nazionale, in un momento in cui l'unità nazionale sta andando a pezzetti, a brandelli, devastata da un Governo che sta adottando, giorno dopo giorno, una strategia della tensione sempre più pericolosa per questo Paese.

Allora, venga immediatamente la Ministra Lamorgese a riferire in quest'Aula! Venga immediatamente! La Presidenza della Camera prenda a cuore questa nostra richiesta, perché non è questione di maggioranza o di opposizione o di minoranza o di essere d'accordo o contrari alla protesta pacifica e civile di Stefano Puzzer, è una questione di diritti, di democrazia e di libertà ed è la cosa più grande e più importante che abbiamo, al di là delle idee. Quindi, il Ministro deve venire in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, io intervengo, invece, su una questione che riguarda l'andamento dei nostri lavori e su un richiamo ad un principio di precauzione. Sappiamo tutti che da lunedì 8 noi torneremo ad una modalità di lavoro dell'Aula pre-COVID, quindi con l'eliminazione del distanziamento che abbiamo in questo momento in Aula, rimanendo l'opzione, per chi lo desidera, di andare nel loggione. Io credo che questa decisione, assunta proprio in questo momento, dovrebbe forse richiedere un momento maggiore di riflessione da parte dei Questori (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico) e da parte anche di tutta l'Aula.

Noi ci troviamo all'inizio della fase influenzale. Quindi, presumibilmente nei prossimi 15-20 giorni comincerà il picco dell'influenza. Stiamo registrando un picco di contagi, nuovamente, del COVID e stiamo andando verso la decisione di assunzione di una terza dose per i cinquantenni; probabilmente, da quello che leggiamo, si farà nei mesi di dicembre e gennaio, considerando più o meno la sfasatura delle fasi vaccinali della popolazione.

Io credo che si metterebbe in una condizione di rischio l'Aula, considerando che noi lavoriamo in questo luogo che sappiamo non essere dotato di un sistema di aerazione adeguato alla gestione del COVID, essendo stato progettato come un bunker. Noi abbiamo avuto, in questi mesi, una gestione dell'Aula sicuramente più complessa ma che ci ha permesso di gestire bene situazioni di rischio. Ritornare ad una fase di normalità, proprio in questo momento in cui si stanno assumendo anche delle nuove decisioni dal punto di vista tecnico-scientifico e in cui ci troviamo, proprio per motivi stagionali, vicino al picco di nuove fasi dell'influenza e, probabilmente, anche del COVID, lo ritengo quanto meno imprudente.

Quindi, per un principio di precauzione, per cui è una questione molto più sensata pensare al meglio ma prepararsi al peggio, forse potremmo anche riflettere di mantenere questo modello operativo dei nostri lavori ancora per qualche mese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Sullo stesso argomento o su quello precedente? Allora c'era prima il deputato Fiano…Deputato Fiano, le chiedo scusa, su quale argomento? Così cerchiamo di dare un ordine. Se non le dispiace, facciamo intervenire prima il deputato Giachetti. Prego, ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Grazie, Presidente. Questo mio intervento è a titolo assolutamente personale, nessuna delle mie parole coinvolge minimamente il gruppo a cui appartengo, ma penso che sia mio dovere, in quanto parlamentare e deputato, esprimere una mia opinione su quanto abbiamo ascoltato. Mi riferisco principalmente al primo argomento sollevato dall'onorevole Lollobrigida e poi, però, anche al secondo, che può sembrare banale.

Presidente, chi le parla è assolutamente favorevole ai vaccini, chi le parla pensa che le manifestazioni messe in atto siano manifestazioni assolutamente irresponsabili - mi riferisco a quelle dei no-pass e no-vax - però penso che sia giusto che la Ministra Lamorgese o chi per lei per il Governo - abbiamo qui il sottosegretario all'Interno, Sibilia, non so se è in grado magari di dare una risposta - giustifichi un provvedimento così grave, perché io voglio dare per scontato che ci siano dei presupposti reali in ragione dei quali si incide su una delle caratteristiche primarie della nostra vita civile, che è quella della libertà di pensiero e della libertà di manifestazione.

A mia memoria, ma può darsi che mi sbagli, la persona in questione non si è mai ricoperta di alcuna responsabilità di violenza, ha sicuramente organizzato delle manifestazioni, ci sono stati dei problemi, tutto quello che vogliamo; d'altra parte, di manifestazioni violente ne abbiamo viste parecchie, signor Presidente, in queste settimane e in questi mesi, e non si era mai visto un provvedimento del genere. Per questa ragione io voglio essere tranquillo che ci siano serie motivazioni - e che queste motivazioni siano rese pubbliche all'interno dell'Aula da parte del Ministero dell'Interno - per le quali si è deciso di prendere un provvedimento di questo tipo nei confronti della persona in questione.

Non meno grave, e lei, Presidente, sa perfettamente che, se io oggi - mi dispiace che non c'è il collega Trancassini - potessi dare una sola giustificazione per il provvedimento che è stato preso nei confronti dei tifosi della Lazio, sarei, come dire, felicissimo di farlo; però, obiettivamente, signor Presidente, inquieta anche questa cosa.

Infatti, non c'è dubbio che, tra la tifoseria della Lazio e, ahimè, di tante altre squadre, compresa la mia, vi siano manifestazioni, responsabilità, azioni e atteggiamenti fascisti, che hanno spesso e volentieri comportato alla società e ai tanti tifosi che certo non si riconoscono in quelle manifestazioni di dover pagare un prezzo per atteggiamenti purtroppo non tanto isolati, ma accettare - io non so qual è il soggetto istituzionale che possa intervenire sul Governo francese - un principio in funzione del quale, poiché accadono queste cose, a un'intera categoria di tifosi - come diceva giustamente l'onorevole Lollobrigida, e teoricamente potrebbero essere migliaia - viene impedito di seguire la propria squadra all'estero, perché accusati di essere, nel loro insieme, fascisti, è una cosa che, a mio avviso, il nostro Paese non può tollerare.

Se si è in grado - e lo si deve fare -, si isolino coloro che si comportano in determinati modi e gli si impedisca di partecipare alle manifestazioni. Questo troppo poco spesso accade, anche in Italia, rispetto ai cori razzisti e a tutto quello che ascoltiamo, e pochi sono i provvedimenti che poi perseguono chi si dimostra responsabile di questi comportamenti, ma una decisione generica e generale che tocca e colpisce tanta gente, che non ha nulla a che fare con quelle parole e con quegli atteggiamenti, io penso che non sia giustificabile, e rispetto a ciò un'istituzione italiana - non so quale sia l'istituzione - dovrebbe far sentire la sua voce (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Parlo di manifestazioni, ma non per gli argomenti che hanno toccato il collega Lollobrigida o il collega Giachetti, del quale, peraltro, alcuni argomenti che ha utilizzato, sul caso dei tifosi della Lazio, mi convincono.

Parlo, signor Presidente, ringraziandola, della manifestazione che si è svolta a Novara, di un gruppo di manifestanti no-pass, che hanno “colorito” la propria manifestazione, forse perché erroneamente ritengono che l'istituzione del green pass corrisponda alla persecuzione dei nemici del regime nazista nella Seconda guerra mondiale o dei regimi fascisti nella Seconda guerra mondiale; mi ha molto toccato, perché penso che ognuno di noi - e ho visto che tutte le forze politiche qui rappresentate lo sono state - debba essere sensibile rispetto al fatto che della storia venga fatto strame e che simboli che rappresentano una cosa specifica, ossia la persecuzione di milioni di persone in quel periodo, possano essere utilizzati per tutt'altro scopo, cioè per rappresentare quanto sta accadendo, o le conseguenze, o il dissenso che, come dice giustamente il presidente Lollobrigida, ovviamente è il sale della democrazia e nelle democrazie al dissenso dev'essere consentito di esprimersi.

Mi permetta però, Presidente, di rivolgere, per il suo tramite, una preoccupazione, che investe anche il Governo. La mia opinione è che noi dedichiamo troppe poche ore di studio alla storia nei nostri istituti superiori (lei saprà che, negli anni, si sono ridotte molto). Io penso che se qualcuno considera se stesso, che è oggetto in questo momento di un green pass che non condivide - ci mancherebbe altro -, come un ebreo che veniva portato alle camere a gas in un campo di sterminio o come un rom o come un sinti o come un omosessuale o come un testimone di Geova o come un antifascista o un antinazista che viene condotto in un campo di sterminio, qualcosa non ha funzionato, non so se nella sua testa - non sono in grado di giudicare e non voglio giudicare - o nella maniera in cui, in questi decenni, abbiamo insegnato la storia. Perciò questo è un mio appello, affinché sulla questione dell'insegnamento della storia contemporanea il Governo svolga una riflessione, perché onestamente a me, che conservo nell'armadio la casacca con cui mio padre tornò da Birkenau, pesando 38 chili, che di quella imitazione della casacca se ne faccia oggi un argomento di discussione politica e si imitino quelle casacche per significare che coloro che hanno il green pass sono come milioni di persone che sono passate attraverso questo cammino, personalmente non posso accettarlo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (MISTO). Presidente vorrei intervenire rispetto a quello che ha detto la collega Lorenzin e mi vorrei associare nell'ulteriore riflessione rispetto all'eliminazione del distanziamento all'interno dell'aula. Credo anch'io che, in questo momento di aumento dei contagi, magari sarebbe opportuno avviare un'ulteriore riflessione rispetto all'organizzazione dei lavori dell'Aula, perché effettivamente quest'aula comunque non è arieggiata e quindi, di conseguenza, sarebbe opportuno riflettere sull'opportunità magari di continuare in questo modo e, quindi, mantenere il distanziamento.

PRESIDENTE. Gli organi competenti, come è ovvio, in ultimo la Conferenza dei presidenti di gruppo, si sono occupati della questione che lei e altri hanno sollevato oggi. Siamo, comunque, tutti i presenti e ci ascoltano i Questori. I capigruppo, se vorranno, potranno intervenire relativamente alle obiezioni avanzate dalle colleghe Frate e Lorenzin.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2381 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 settembre 2021, n. 120, recante disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile (Approvato dal Senato) (A.C. 3341​) (ore 11,25)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3341: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 settembre 2021, n. 120, recante disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile.

Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3341​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Avverto che, fuori della seduta, gli emendamenti 1-ter.1 e 2.2 Butti, 1.2 e 4.1 Sarli e 6.6 e 6.5 Lombardo sono stati ritirati dai presentatori.

Le Commissioni I (Affari costituzionali), V (Bilancio) e il Comitato per la legislazione hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, la deputata Doriana Sarli è stata invitata a segnalare l'emendamento da porre comunque in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice e il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli emendamenti segnalati per la votazione.

PAOLA DEIANA, Relatrice. Grazie, Presidente. Per economia dei lavori, annuncio che su tutti gli emendamenti presentati per tutti gli articoli vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Il parere è conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.4 Butti, su cui c'è un invito al ritiro. Il deputato Butti chiede di porlo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Leda Volpi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 1-bis.10 Butti, su cui vi è il parere contrario della Commissione e del Governo.

Ha chiesto di parlare la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Sento qualche no, ma ci tengo, Presidente, a rappresentarle cosa succede fuori di quest'Aula. Oltre un centinaio di sindaci dei comuni siciliani, della mia terra, sono raccolti sotto la pioggia, adesso, di fronte a Palazzo Chigi, per perorare una giusta rivendicazione, quella dei sindaci di 59 comuni che sono in piano di riequilibrio finanziario o in pre-dissesto e che chiederebbero la stabilizzazione del personale precario proprio per evitare il default dei comuni. Se non sarà così, Presidente, 59 sindaci saranno costretti al commissariamento.

Molti deputati, molti colleghi dell'Aula siciliani, diciamo trasversalmente, Presidente, non sono in Aula adesso perché sono con i sindaci. Io lo ero fino a un minuto fa, il collega Raciti vedo che non è rientrato e così la collega Martinciglio, forse il collega Pagano è appena rientrato; comunque, molti di noi sono con i sindaci a caldeggiare la loro causa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI (ore 11,35)

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Presidente, quello che le chiedo - e vado alla conclusione - è che una loro delegazione possa essere ricevuta in mattinata dal Presidente della Camera perché quello che chiedono è una rivendicazione corretta che, personalmente e per quanto riguarda il gruppo di Forza Italia, partito al quale appartenevo, portiamo avanti da oltre un anno e mezzo con un emendamento che, ahimè, era stato bocciato già dal Governo “Conte 2” e che non ha trovato ancora licenza favorevole.

Presidente, speravo che l'Aula potesse apprezzare l'intervento. I tempi non ci sono né per il decreto fiscale né per la legge di stabilità. Occorre che il Governo, in maniera trasversale, attraverso lo stimolo di tutti i deputati eletti in Sicilia, possa immantinente, Presidente, fare un decreto-legge che recepisca il contenuto di quell'emendamento - che Forza Italia, ripeto, avanzava da oltre un anno - per consentire a 59 sindaci siciliani di non andare in commissariamento. Credo che sia un atto dovuto, che sia dovuto da tutti noi colleghi ma sia dovuto ancor prima e ancor più da questo Governo, che ha una maggioranza trasversale che lo supporta e che sono sicura potrà licenziarlo favorevolmente. Chiedo, Presidente, per il suo tramite, al Presidente Fico di ricevere una delegazione di questi sindaci in modo che, meglio di me e più di me, possano rappresentare le loro istanze.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Abbiamo iniziato ad esaminare gli emendamenti di questo decreto che ieri, con i miei colleghi Deidda e Ferro, abbiamo comunque raccontato un pochino durante la discussione generale. Come abbiamo detto, questo per noi è stato un po' un trasportare verso l'approvazione, visto il lavoro che è stato fatto al Senato e visto l'avvicinarsi della scadenza dei termini. Questo emendamento 1-bis.10, a prima firma del collega Butti, ricalca l'emendamento che è stato presentato da altri al Senato nella conversione in legge del decreto-legge n. 80 del 2021 in materia di misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del PNRR e per l'efficienza della giustizia. Questo emendamento riduce la durata del corso di formazione della procedura concorsuale per l'accesso al ruolo dei capi squadra e dei capi reparto con decorrenza dal 1° gennaio 2020 a cinque settimane, anche in riferimento alle esigenze dovute all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Noi questo emendamento lo abbiamo presentato in Senato, abbiamo esposto l'importanza del suo recepimento e siamo qui ancora a riproporlo alla Camera. Sappiamo che comunque non ci sarà una possibilità di cambiamento di pensiero del Governo, ma è importante ribadirlo e anche lasciare traccia in Aula su questo argomento. Quindi mi appello al Governo, anche se so che non ci potranno essere delle posizioni diverse da quelle assunte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Solo per fare una osservazione rispetto alla discussione generale, dove auspicavamo ci fosse quella giusta riflessione rispetto agli emendamenti presentati dai colleghi Butti, Prisco, Foti e Rachele Silvestri in Commissione ambiente, ma anche rispetto alle necessità di potenziamento, in questo caso di una ripartizione economica, utilizzando l'accantonamento relativo del Ministero dell'Interno.

Ovviamente, da quello che è stato detto dalla relatrice e confermato - non ci aspettavamo sicuramente qualcosa di differente - tutti gli emendamenti sono stati respinti, con invito al ritiro altrimenti parere contrario. È la dimostrazione, ancora una volta, che sui grandi temi questo Governo è veramente sordo a qualunque contributo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà, per un minuto.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie Presidente. Devo dire che c'è una forte delusione per il non accoglimento di alcun emendamento; un decreto che, rispetto all'emergenza incendi, è arrivato con enorme ritardo; il decreto è stato adottato con tutto comodo, quando ovviamente l'emergenza era finita o era sicuramente diminuita. Ci stupiamo che veramente in ogni provvedimento, nonostante questo sia stato annunciato, non ci sia la volontà minima di dialogare, neanche su emendamenti di buonsenso e non si cerchi una mediazione, di rappresentare le esigenze di quelle comunità che hanno affrontato l'emergenza incendi. Purtroppo, questo lo dovremo denunciare all'esterno: ancora una volta il Governo, oltre a essere in ritardo, oltre a essere autoreferenziale, non dà le risposte dovute (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.10 Butti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo ora all'emendamento 1-ter.2 Prisco. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie Presidente. Intendo sottoscrivere questo importante emendamento, che, come dicevo ieri sera in discussione generale, prevedrebbe una presa di coscienza, non soltanto di chi li definisce eroi sui social con le foto durante l'emergenza, ma la possibilità di ampliare gli organici dei Vigili del fuoco, attraverso i concorsi degli idonei, soprattutto in un momento di pandemia in cui sappiamo essere gli organici in grande difficoltà. Io credo che questo voto sarà l'ennesima dimostrazione di chi si riempie la bocca definendoli eroi, definendoli un asse portante per la sicurezza e per la tutela del nostro territorio. Ma, nel momento in cui si potrebbe aggiungere la possibilità di farli operare - che li vede sempre e comunque essere presenti verso i cittadini e verso quella sicurezza che tutti chiedono -, le aspettative sono deluse. Noi riconfermiamo una battaglia che sin dall'inizio Fratelli d'Italia sta conducendo. Lo sta facendo in questo caso sugli organici dei Vigili del fuoco, ai quali avevamo anche chiesto che potessero essere attribuite eventualmente, per alcuni ruoli, le funzioni di PG. Sarà l'ennesimo decreto, dove si parla di emergenza, ma nulla si fa per prevenire l'emergenza, che siete in grado di affrontare, ma sempre in modo inerme e maldestro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-ter. 2 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Butti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo, ora, all'articolo aggiuntivo 2.01 Leda Volpi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Elisa Tripodi. Ne ha facoltà.

ELISA TRIPODI (M5S). Grazie Presidente, solo per ribadire come questo articolo aggiuntivo pone un tema molto importante e caro al MoVimento 5 Stelle, che riguarda la ricomposizione delle funzioni che, prima, erano in capo al Corpo forestale dello Stato e, oggi, sono disperse in varie amministrazioni. Io stessa, durante la dichiarazione di voto sulla proposta di legge che inseriva la tutela ambientale in Costituzione, evidenziai come fosse fondamentale che lo Stato ricostituisse un corpo specializzato ad ordinamento civile, dedicato non solo a risolvere i problemi di tempestività e di coordinamento delle emergenze degli incendi boschivi, ma soprattutto ad attuare le politiche derivanti dal Green New Deal. E, sempre in quest'Aula, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo più volte ricordato che ci sono delle proposte di legge in discussione nelle Commissioni affari costituzionali e difesa. Noi crediamo fortemente in questo percorso per il successo delle politiche ambientali del nostro Paese. Sappiamo benissimo che questo decreto è in scadenza e, pertanto, voteremo contro questa proposta emendativa, però ribadiamo come sia fondamentale proseguire questo lavoro, che da tanto tempo stiamo portando avanti in queste due Commissioni e nel quale noi crediamo fortemente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.01 Leda Volpi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.3 Leda Volpi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Leda Volpi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Leda Volpi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.3 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.3 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.4 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.2 Leda Volpi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.1 Leda Volpi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Passiamo all'emendamento 6.2 Butti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Molto brevemente, per illustrare questo emendamento e tentare di contestualizzarlo rispetto ai fatti di cronaca che abbiamo letto sui giornali ieri, oggi, l'altro ieri, relativamente ai percettori del reddito di cittadinanza che non avrebbero diritto di percepirlo. Questo emendamento, che il gruppo di Fratelli d'Italia ha già presentato in Senato e che abbiamo elaborato e ripresentato qui alla Camera, prevede per i piromani - quindi, stiamo parlando di autori di reato - l'interdizione da qualsiasi beneficio statale, come dicevo, che sia reddito di cittadinanza o bonus di qualsiasi tipo o beneficio fiscale. Perché? Perché per lo Stato questo rischia di essere il danno oltre che la beffa. È evidente che l'incendio boschivo sia un danno incalcolabile per lo Stato e il fatto di dover anche premiare l'autore di reato, cioè il piromane, rischierebbe di essere la beffa. Lo scandalo del reddito di cittadinanza continua, abbiamo qui, in questa occasione, votando questo emendamento, quantomeno la possibilità di limitare il danno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.2 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo ora all'emendamento 6.3 Butti. L'onorevole Butti non intende intervenire, quindi passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.3 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'emendamento 6.4 Butti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie Presidente. Ricordo che nei giorni successivi agli incendi in Sardegna e in Calabria, quest'Aula bocciò un ordine del giorno di Fratelli d'Italia dove si chiedeva, su indicazione del Governo, ogni opportuna iniziativa per inasprire le pene per i piromani, inserendo l'interdizione dai pubblici uffici; perché non c'è cosa più odiosa che vedere nei centri dove ci sono stati incendi o nelle zone dove ci sono stati incendi, questi soggetti - che poi il Paese sa essere dei piromani, o lo sa quando vengono accusati - continuare a usufruire del diritto di voto e di tutti diritti come i cittadini onesti.

Nelle comunità colpite dagli incendi non c'è reato più odioso dell'incendio, così come nel caso di altri reati veramente brutali come il rapimento e l'omicidio. Rovinare l'ambiente di un comune, anche di un piccolo comune, appiccando un fuoco, vuol dire rovinarne l'esistenza per anni. Mi ricordo che, dopo che fu bocciato questo ordine del giorno, dal Governo ai vari partiti della maggioranza si annunciò che sarebbe stato usato il pugno duro per i piromani; che quando ce ne fosse stato il bisogno, sarebbe stato usato il pugno duro; ma dov'è questo pugno duro? Si è data una carezza, si è dato uno schiaffetto al piromane rispetto a quanto previsto in questo provvedimento. Perché non si è inserita l'interdizione? Perché non si è avuto il coraggio da parte dello Stato di dire che il piromane, in quelle comunità, non può andare neanche a votare, neanche deve presentarsi nella cabina elettorale per esprimere il proprio voto? Non può accedere a finanziamenti, non può andare in giro con la faccia orgogliosa per essere stato quello che ha colpito! Ci deve essere la disapprovazione sociale, che può avvenire anche tramite l'interdizione dai pubblici uffici. Questo provvedimento è un'occasione mancata, perché da un lato non punisce veramente i piromani, dall'altro, voi, con gli altri provvedimenti che avete previsto - tra cui quello di non raccogliere neanche i frutti nei territori colpiti dagli incendi - state condannando i proprietari ad andarsene da quei territori. Infatti, dopo che infatti hanno visto il proprio terreno, il proprio bosco incendiato dai piromani, ecco che arriva lo Stato che vieta loro pure di andare a raccogliere quei frutti residui, e va anche contro quella natura! Andate adesso nel Montiferru; la natura lì sta rinascendo; quegli alberi che hanno visto compromessi i loro frutti stanno rinascendo e i frutti possono essere raccolti, ma arriva lo Stato che dice loro: no, voi non potete toccare niente. Dite ad un allevatore - ho visto qui degli emendamenti e menomale che sono stati bocciati, ma resta comunque nel provvedimento - di vietare il pascolo: ma conoscete la vita del pastore? Conoscete quanto egli ami tutelare quegli ambienti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e del deputato Bond), dove le proprie pecore e i propri animali vanno a pascolare? Sapete che danno fa vietare il pascolo nelle aree di macchia mediterranea, rendendole un museo? Quelle terre vengono abbandonate, vengono lasciate dagli abitanti perché non possono essere utilizzate: che bello; saranno usufruibili per qualche turista, per qualche radical chic che dovrà fare una foto dicendo quanto è bello, laddove, invece, i pastori sono alla ricerca di qualche terreno sennò lasciano i propri animali; oppure, vi sarà chi coltiva o chi ha la fortuna di avere un bosco, ma lo lascerà perché lo Stato in questo modo non dà nessun aiuto.

Nella legge di bilancio vi vantate di dare il bonus verde ed aumentate le cifre, ma chi deve tutelare il bosco, chi vive del bosco, anche solo per il piacere, non ha nessun aiuto, anzi con questo provvedimento lo state punendo duramente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intende intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.4 Butti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Passiamo ora all'articolo 8, con l'emendamento 8.1 Leda Volpi. Non essendovi richieste di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 Leda Volpi, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Avverto che consistendo il disegno di legge di un solo articolo non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3341​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Non essendovi richieste di illustrazione degli ordini del giorno, do la parola al rappresentante del Governo, il sottosegretario Sibilia.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Semplicemente per chiedere una sospensione, che stavamo concordando, di circa 15 minuti per poter fornire tutti i pareri.

PRESIDENTE. Sottosegretario, poiché mi dicono gli uffici che è arrivato un ordine del giorno proprio adesso, per evitare di convocare tra un quarto d'ora l'Aula e, in caso, dover sospendere nuovamente, prenderei magari qualche minuto in più. Io proporrei una mezz'ora così da essere più sicuri, al rientro in Aula, che sia tutto sotto controllo.

La seduta è sospesa e riprenderà alle 12,40.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 12,48.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di parlare il sottosegretario Sibilia. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, alla luce del fatto che sono arrivati gli ordini del giorno proprio nel momento in cui abbiamo chiesto la sospensione, chiederei un'altra dilazione di dieci minuti al massimo, con preghiera di ripresa alle 13, se è possibile.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, e non ve ne sono, sospendo la seduta fino alle 13.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 13.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sull'ordine del giorno n. 9/3341/1 Prestipino, il parere è contrario, ancorché, come Governo, abbiamo ben chiara la necessità di intervenire sul tema, anche perché rientra nell'ambito di una tematica che viene anche ripresa da una procedura di infrazione da parte della Commissione europea sulla base della Direttiva 1999/70/CE del 28 giugno 1999. Su questo ordine del giorno vi è invito al ritiro, ma siamo ben consapevoli del fatto che vi sia la necessità di intervenire; vi è anche una serie di proposte di legge in discussione a livello parlamentare e, magari, i prossimi atti normativi potrebbero essere il teatro di un'azione un po' più decisa da parte del Parlamento e del Governo insieme, per poter far fronte a questo impegno. Attualmente, però, così come viene formulato, si esprime un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/3341/2 Foti è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3341/3 Leda Volpi, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di emanare”; si espunge “il prima possibile” e tutto il resto rimane uguale.

Sugli ordini del giorno nn. 9/3341/4 Spessotto, 9/3341/5 Forciniti, 9/3341/6 Vallascas, 9/3341/7 Colletti, 9/3341/8 Costanzo, 9/3341/9 Giuliodori e 9/3341/10 Trano, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/3341/11 De Menech è accolto come raccomandazione. Sugli ordini del giorno nn. 9/3341/12 Sarli, 9/3341/13 Ciaburro e 9/3341/14 Caretta, il parere è contrario. L'ordine del giorno n. 9/3341/15 Deiana è accolto con riformulazione: agli impegni espungere “in un successivo provvedimento normativo”. Sugli ordini del giorno nn. 9/3341/16 Di Lauro e 9/3341/17 Marzana, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3341/18 Micillo, il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno nn. 9/3341/19 Corneli, 9/3341/20 Alaimo, 9/3341/21 Perantoni, 9/3341/22 Penna, 9/3341/23 Licatini, 9/3341/24 De Lorenzis e 9/3341/25 Ficara, il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3341/26 Papiro, il parere è favorevole con riformulazione: nell'impegno espungere le parole da “anche con successivi interventi normativi”.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/3341/27 Cattoi, se riformulato integralmente come l'ordine del giorno n. 9/3341/11 De Menech (quindi, premesse e impegni), viene accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/3341/28 Ferro, il parere è favorevole con riformulazione: nell'impegno, “impegna il Governo a valutare l'opportunità di stanziare”, si espungono le parole da “anche” fino a “bilancio”. Sugli ordini del giorno nn. 9/3341/29 Prisco, 9/3341/30 Fornaro, 9/3341/31 Timbro, 9/3341/32 Loss e 9/3341/33 Colmellere, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3341/34 Valbusa, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative, affinché sia prevista un'implementazione della capacità operativa e delle risorse umane del Corpo nazionale dei vigili del fuoco”. Tutto il resto viene espunto.

Sugli ordini del giorno nn. 9/3341/35 Deidda, 9/3341/36 Ruffino, 9/3341/37 Rachele Silvestri e 9/3341/38 Butti, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, all'ordine del giorno n. 9/3341/1 Prestipino, sui cui è stato espresso parere contrario da parte del Governo. Ha chiesto di parlare la deputata Patrizia Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente, ovviamente è un tema molto sensibile, lo sappiamo, anche dovuto all'emergenza incendi, che è stata una piaga per il nostro Paese, nelle aree mediterranee, e non solo, anche nel mondo intero. Si tratta di centinaia di lavoratori, che sono in attesa di entrare in ruolo, e chiaramente hanno mostrato grande sensibilità su questo argomento. Io prendo atto delle parole del sottosegretario; non posso non avere fiducia in quello che ha detto e ci riserviamo nei prossimi provvedimenti - se è possibile, sottosegretario, già in legge di bilancio - di dare una risposta alle tante persone che, con passione, entusiasmo e dedizione, svolgono un lavoro rischioso, per le nostre comunità. Quindi, immagino che, con il nostro gruppo e con la maggioranza, si possa dare seguito alla richiesta avanzata da questi lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (CI). Grazie, signor Presidente. Intervengo con un po' di sorpresa, dopo aver ascoltato il parere relativo all'ordine del giorno che ho presentato.

PRESIDENTE. Aspetti, deputata, perché dobbiamo arrivarci al suo ordine del giorno. Ora siamo sull'ordine del giorno n. 9/3341/1 Prestipino che, in realtà, è stato ritirato.

Passiamo pertanto all'ordine del giorno n. 9/3341/2 Foti, accolto come raccomandazione. Va bene? Sì. Sull'ordine del giorno n. 9/3341/3 Leda Volpi c'è una proposta di riformulazione. Viene accolta? No.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/3 Leda Volpi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/4 Spessotto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/5 Forciniti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Chiedo ai deputati - che non sono provvisti di mascherina, o che l'abbiano inavvertitamente vista calare dal naso e dalla bocca verso il collo - di rimettere su le mascherine. Senza fare nomi e cognomi, almeno per ora; è un richiamo generale, che vale per tutti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/6 Vallascas, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/7 Colletti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/8 Costanzo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/9 Giuliodori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/10 Trano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

L'ordine del giorno n. 9/3341/11 De Menech è stato accolto come raccomandazione: va bene.

Ha chiesto di parlare il deputato Cecconi. Su cosa vuole intervenire?

ANDREA CECCONI (M-MAIE-PSI-FE). Su questo ordine del giorno, per sottoscriverlo. Approfitto dell'intervento per ringraziare il Governo di aver compreso l'esigenza del Paese e dell'Aula, impegnandosi ad affrontare il tema del Corpo forestale dello Stato in maniera approfondita in futuro e a rivalutare eventualmente anche la situazione. Chiedo, se è possibile - anche se, ovviamente, dal punto di vista regolamentare l'ordine del giorno è stato accolto come raccomandazione – di metterlo ai voti.

PRESIDENTE. È il presentatore che detiene questa facoltà e mi pare che la raccomandazione sia stata accolta. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3341/12 Sarli, sul quale c'è un parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO). Grazie, Presidente. Ho presentato più emendamenti su questo tema, che ho ritirato proprio nella speranza che il Governo potesse accettare, almeno come impegno dell'ordine del giorno, una cosa di assoluto buonsenso. Si tratta di temi cari a tutti, cioè la tutela degli animali e della biodiversità. Gli incendi distruggono intere aree, uccidono milioni di animali e distruggono anche il foraggio e le piante di cui loro si alimentano. Quindi, con questo ordine del giorno, chiedevamo semplicemente al Governo di sospendere, dopo vasti incendi boschivi e in uno stato di emergenza, almeno per una stagione venatoria, o almeno per un anno, la caccia, per far sì che gli animali si potessero riprodurre e si potesse incrementare la popolazione animale. Chiedevamo anche che, nei piani operativi previsti da questo decreto, venissero stanziati dei fondi e previsto del personale specializzato, con attrezzature adeguate per mettere in sicurezza gli animali colpiti, sopravvissuti all'incendio e feriti.

Credo che questi siano temi comunque cari a tutti. Parliamo sempre di tutela della biodiversità ma poi non accettiamo questo ordine del giorno, neanche come raccomandazione (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/12 Sarli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Deputata Sarli, nel caso in cui avesse bisogno di prendere la parola nuovamente, le suggerisco di cambiare microfono.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/13 Ciaburro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/14 Caretta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Sull'ordine del giorno n. 9/3341/15 Deiana c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Gli ordini del giorno n. 9/3341/16 Di Lauro e n. 9/3341/17 Marzana sono ritirati. Sull'ordine del giorno n. 9/3341/18 Micillo c'è un parere favorevole.

Gli ordini del giorno n. 9/3341/19 Corneli, n. 9/3341/20 Alaimo, n. 9/3341/21 Perantoni, n. 9/3341/22 Penna, n. 9/3341/23 Licatini, n. 9/3341/24 De Lorenzis e n. 9/3341/25 Ficara sono ritirati.

Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Intervengo solo per dare una specifica sugli ordini del giorno n. 9/3341/32 Loss e n. 9/3341/33 Colmellere, dove il parere viene mutato in accolto come raccomandazione. L'ordine del giorno n. 9/3341/32 Loss diventerebbe “valutare l'opportunità di, al primo provvedimento utile (…) per evitare nuovi attacchi estivi (…)” eccetera, eccetera; e l'ordine del giorno n. 9/3341/33 Colmellere, allo stesso modo: “a valutare l'opportunità di (…), al primo provvedimento utile (…)”, espungendo le parole “nell'ambito della legge di bilancio per il 2022”. Queste sono le due modifiche.

PRESIDENTE. La ringrazio, quindi gli ordini del giorno n. 9/3341/32 Loss e n. 9/3341/33 Colmellere sono accolti come raccomandazione, se riformulati?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. No, favorevole con riformulazione, non come raccomandazione.

PRESIDENTE. Quindi accolti, con proposta di riformulazione. Torniamo all'ordine del giorno n. 9/3341/26 Papiro, su cui c'è una proposta di riformulazione che viene accolta.

Sull'ordine del giorno n. 9/3341/27 Maurizio Cattoi c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3341/28 Ferro c'è una proposta di riformulazione. Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Chiedo scusa, vorrei chiedere al sottosegretario di rileggermi la riformulazione, perché non ero presente.

PRESIDENTE. Prego, sottosegretario, siamo all'ordine del giorno n. 9/3341/28 Ferro.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Con la riformulazione diventa: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di stanziare (…)” e poi vengono espunte le parole da “anche” fino a “legge di bilancio”.

PRESIDENTE. Questa proposta viene accolta dalla deputata Ferro. Sull'ordine del giorno n. 9/3341/29 Prisco il parere è contrario. Ha chiesto di parlare il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Io invito il sottosegretario a rivedere questo parere, perché l'ordine del giorno propone, in maniera molto tenue, alla luce delle discussioni aperte nelle Commissioni competenti - quindi la Commissione affari costituzionali e la Commissione difesa di questa Camera - la possibilità di superare le disposizioni del decreto legislativo n. 177 del 2016, la cosiddetta legge Madia, che sopprimeva di fatto il Corpo forestale dello Stato, ricostituendo il personale e le funzioni originarie, che erano nel Corpo forestale, in un unico Corpo dello Stato.

Ciò non significa per forza istituire di nuovo un nuovo Corpo, ma ricongiungere delle funzioni. Questo è ciò su cui stanno lavorando le Commissioni, perché quella frammentazione voluta dalla “legge Madia”, motivata da un presunto risparmio di 100 milioni di euro in tre anni, si è tradotta, in realtà, in un minore funzionamento in termini di prevenzione, controllo e repressione degli incendi, nonché in uno scarso risparmio, perché soltanto nell'anno seguente i danni da incendi sono aumentati di circa 2 miliardi. Quindi, è una misura che non ha funzionato.

La necessità di questo decreto dipende proprio da quella scelta che fu sbagliata. Con grande sapienza e con grande equilibrio, devo dire, le forze politiche si stanno confrontando in un lungo lavoro nelle Commissioni competenti e mi pare francamente inopportuno, quasi oltraggioso, nei confronti dei lavori parlamentari il parere negativo in questo senso offerto dal Governo.

Non dobbiamo fare battaglie ideologiche, ma dare servizi ai cittadini. La necessità di questo decreto dipende dal fatto che quei servizi che espletava il Corpo forestale dello Stato sono venuti meno. E oggi i cittadini, le nostre montagne, i nostri boschi, quelle persone, che hanno speso la vita onorando una divisa, meritano una risposta e che si intervenga, rimediando a quell'errore - perché di errore si tratta - rappresentato dalla dissoluzione e frammentazione del personale e delle competenze del Corpo forestale dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio, tiri su la mascherina, per cortesia.

Ha chiesto di parlare il sottosegretario Sibilia. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Visto che la tematica coinvolge anche altri ordini del giorno simili, che vertono tutti sulla stessa tematica, ossia gli ordini del giorno n. 9/3341/27 Maurizio Cattoi e n. 9/3341/11 De Menech, posso proporre - proprio in termini di disponibilità per una discussione ampia che chiaramente spetta ai parlamentari - di riformulare integralmente l'ordine del giorno n. 9/3341/29 Prisco come l'ordine del giorno n. 9/3341/11 De Menech e, di conseguenza, accogliere anche questo come raccomandazione. Però questa è l'unica possibilità che intravedo per andare incontro alle necessità del proponente.

Dopodiché, approfitto per riferire nuovamente il parere sull'ordine del giorno n. 9/3341/36 Ruffino, che è un parere favorevole.

PRESIDENTE. Quindi, sull'ordine del giorno n. 9/3341/36 Ruffino il parere da contrario diventa favorevole. Mentre c'è una proposta avanzata dal Governo nei confronti del deputato Prisco: ci dica cosa ne pensa, questo è lo spazio individuato dal Governo…

EMANUELE PRISCO (FDI). Penso vi sia la volontà di non voler affrontare il tema, perché il dispositivo, che può essere ulteriormente modificato, è “a valutare la possibilità”. Tra l'altro, vi sono lavori in corso nelle Commissioni competenti; altrimenti, dovrei chiedere oggi pomeriggio al presidente delle Commissioni competenti di interrompere i lavori perché stiamo spendendo inutilmente i soldi dei contribuenti. Infatti, se continuiamo alla Camera dei deputati a lavorare su proposte di tutte le forze politiche, tendenti a superare, a rimediare, a riorganizzare questa tematica e, di contro, il Governo dice “no, non se ne parla”, facciamo pace con noi stessi e prendiamo una linea chiara. L'ipotesi che viene proposta, quindi, è “a valutare la possibilità” e può essere ulteriormente modificata. Se il sottosegretario ritiene di accantonarlo, provo anche a fare una proposta di mediazione ulteriormente tendente ad arrivare ad un obiettivo comune, ma credo che chiudere le porte con una banale raccomandazione, che ovviamente vale ancora meno di quanto possa valere un ordine del giorno, sia francamente inaccettabile.

PRESIDENTE. Il Governo si dovrebbe pronunciare sulla proposta di accantonamento. Non è interessato? Prego.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. No, nessun accantonamento.

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/29 Prisco, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Ordine del giorno n. 9/3341/30 Fornaro, su cui per ora c'è un parere contrario.

Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Chiedo al Governo di riflettere su questo parere contrario e di valutare un'eventuale riformulazione. Noi stiamo chiedendo semplicemente, rispetto alla vicenda degli incendi, di impegnare il Governo a valutare le modalità per potenziare, nell'ambito del contrasto agli incendi boschivi, anche l'attività di intelligence, al fine di contrastare il business degli incendi che hanno spesso evidenti connessioni con la criminalità organizzata, interessata a speculazioni edilizie e a cementificazione del territorio. Che il Governo dia parere contrario francamente mi lascia assolutamente basito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO). Grazie, Presidente. Intervengo sia per chiedere all'onorevole Fornaro di sottoscrivere questo ordine del giorno, sia per ringraziarlo per averlo presentato. Chiaramente, mi associo alla sua indignazione rispetto al fatto che non sia stato accolto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo, sottosegretario Sibilia. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Se riusciamo ad accantonarlo per un attimo, cerchiamo di capire, perché la tematica chiaramente non è così banale come sembra, perché alcune questioni vanno a toccare - potete capire - l'intelligence, che quindi, in un certo senso, non è esattamente l'oggetto della questione. Però, ci lavoriamo e, se il proponente acconsente ad un accantonamento, cerco di approfondire.

PRESIDENTE. Accantoniamo e poniamo l'ordine del giorno n. 9/3341/30 Fornaro in coda all'elenco.

L'ordine del giorno n. 9/3341/31 Timbro è ritirato. Sugli ordini del giorno n. 9/3341/32 Loss, n. 9/3341/33 Colmellere e n. 9/3341/34 Valbusa vi sono proposte di riformulazione che sono accolte.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3341/35 Deidda, su cui vi è parere contrario.

Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Questo è un ordine del giorno che richiede ogni opportuna iniziativa al fine di potenziare la qualità delle indagini sui reati di incendio boschivo e standardizzare l'indagine sulle cause, iniziando dall'adozione del registro degli ordigni incendiari creato negli anni dal lavoro del Corpo forestale della regione autonoma della Sardegna. È uno strumento che è stato apprezzato da altre regioni ma anche a livello internazionale, tanto che sono venuti in Sardegna a studiare quello che è stato un lavoro certosino. Inoltre, è un provvedimento a costo zero, che sta valutando anche l'Arma dei carabinieri, nel senso che, in audizione in questa Camera, il comandante generale, a precisa domanda, ha detto che si può valutare una sinergia con riferimento alle attività. Eppure, il Governo viene e dà parere contrario su un provvedimento a costo zero, dimostrando, secondo me, in primo luogo, che non conosce l'argomento e, in secondo luogo, una certa arroganza nel trattare determinati argomenti, perché nemmeno li motiva e perché si può anche dire che vi sono altre repliche, altri regolamenti (quindi, altro).

Quindi, ha dimostrato che questo provvedimento sugli incendi è tutto sommato blindato e non si può discutere in quest'Aula. È inutile discutere perché tanto vi è la scienza infusa nell'Esecutivo. È per questo, quindi, che non accettiamo questo parere e lo riteniamo anche offensivo nei confronti del lavoro dei forestali, del Corpo regionale dei forestali, i quali meriterebbero migliore attenzione, anche perché, se andremo ad analizzare, procedendo nell'analisi, vedremo che le mancanze riscontrate nella macchina organizzativa durante l'emergenza incendi erano dovute proprio al Ministero dell'Interno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/35 Deidda, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Sull'ordine giorno n. 9/3341/36 Ruffino c'è un parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3341/37 Rachele Silvestri il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/37 Rachele Silvestri.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Sull'ordine del giorno n. 9/3341/38 Butti, il parere del Governo è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3341/38 Butti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

A questo punto, richiamiamo l'ordine del giorno n. 9/3341/30 Fornaro, che era stato precedentemente accantonato, in accordo tra Governo e presentatori. Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo, sottosegretario Sibilia. Ne ha facoltà.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Secondo me, potremmo raggiungere l'obiettivo di andare incontro alle necessità proposte dall'onorevole Fornaro. Nella parte della premessa, già abbiamo un'analisi legata, come dire, alle intenzioni, a quello che il proponente intende riguardo a “appare necessario procedere anche al potenziamento dell'azione”. Insomma, sono asserzioni che il proponente fa. Per quanto riguarda l'impegno, noi possiamo accettare la formulazione “a valutare le modalità per potenziare tutte le attività al fine di contrastare gli incendi boschivi”. Mi rendo conto che sembra edulcorato come impegno ma quello che viene descritto nello stesso impegno è in realtà la parte finale della premessa. A queste condizioni, io non ho alcuna difficoltà ad accoglierlo, perché chiaramente non vi possiamo inserire le questioni legate all'attività di intelligence e l'abbiamo fatto anche al Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Con questa precisazione del sottosegretario, che ringrazio, chiedo però che ci sia un parere favorevole secco.

PRESIDENTE. Sulla riformulazione parere favorevole?

FEDERICO FORNARO (LEU). Sì, che sulla riformulazione ci sia parere favorevole.

PRESIDENTE. Allora, c'è una proposta di riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3341/30 Fornaro che viene accolta dal presentatore stesso.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

A questo punto, sospendiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 16 per le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, la Ministra della Giustizia, il Ministro della Cultura e il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative volte a consolidare l'attuale tendenza positiva dell'esportazione di prodotti made in Italy nel mondo, anche con riferimento alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del disegno di legge di bilancio per il 2022 – n. 3-02580)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Di Stasio ed altri n. 3-02580 (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Riccardo Olgiati ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario.

RICCARDO OLGIATI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, il valore doganale delle esportazioni dell'Italia nel 2020 è stato di 433 miliardi di euro, ovvero il 29,3 per cento del PIL del Paese. La quota di mercato dell'Italia sulle esportazioni mondiali nel 2020 è rimasta stabile rispetto al 2019, pari al 2,85 per cento. Fra i Paesi del G8, l'Italia è stata seconda per minor flessione dell'export e ha performato molto meglio di Francia, Regno Unito e Stati Uniti. Nel primo semestre del 2021 sono state registrate transazioni per 250 miliardi, con una forte ripresa, non solo rispetto al 2020 ma anche rispetto al 2019. Tutto ciò è stato possibile grazie alla capacità di reazione del nostro sistema produttivo, coadiuvato dal Patto per l'export, che ha catalizzato 5,4 miliardi di euro a favore delle nostre imprese. Oggi, dopo le incertezze determinate dalla pandemia, le prospettive di ripresa del commercio mondiale appaiono solide ed il sostegno all'internazionalizzazione delle nostre imprese può rappresentare un volano fondamentale per la crescita. Si chiede quindi quali iniziative siano in programma, con particolare riferimento alla dote di risorse del PNRR attribuite al Ministero degli Affari esteri ed a quelle attribuite al sostegno dell'export nella legge di bilancio per il 2022 per mantenere l'attuale trend positivo di esportazione di made in Italy nel mondo.

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. L'andamento molto positivo delle nostre esportazioni ha portato, con 332 miliardi di euro nei primi 8 mesi del 2021, a battere il record di 316 miliardi, già registrato nello stesso periodo del 2019, che era stato l'anno record pre-pandemia. Questi risultati ci incoraggiano a proseguire sulla strada intrapresa con il Patto per l'export, da noi fortemente voluto. L'obiettivo è quello di rendere l'Italia ancor più competitiva sui mercati internazionali e di rafforzarne la crescita post-pandemia. Nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la Farnesina ha promosso il rifinanziamento per 1,2 miliardi di euro del Fondo rotativo a sostegno delle imprese che operano sui mercati esteri, il cosiddetto Fondo 394/81, gestito da Simest. Queste risorse sono destinate alla concessione di crediti agevolati per i cofinanziamenti a fondo perduto correlati ai crediti. Esse consentiranno di finanziare i progetti per l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, con un focus sulla digitalizzazione e la sostenibilità. Sono state inoltre previste premialità a favore delle proposte che verranno presentate da parte di imprenditori del Sud. A partire dal 28 ottobre, il Fondo 394 è quindi stato riaperto e le piccole e medie imprese possono ora presentare richieste di finanziamento fino al 3 dicembre. Le linee progettuali sulle quali fare domanda sono tre: transizione digitale ed ecologica, con vocazione internazionale (per importi fino a 300.000 euro), sviluppo del commercio elettronico in Paesi esteri (con un finanziamento agevolato fino a 300.000 euro) e partecipazione a fiere e mostre internazionali, anche in Italia, e missioni di sistema (per un importo fino a 150.000 euro). Per tutte queste misure di sostegno le aziende possono chiedere una quota di finanziamento a fondo perduto fino al 25 per cento di quanto ricevuto, percentuale che sale al 40 per cento se l'impresa ha sede nel Sud. Le aziende presenti nel Sud beneficiano inoltre di una riserva pari al 40 per cento del totale delle risorse attribuite al Fondo 394.

Alla luce dei riscontri positivi da parte del mondo imprenditoriale, a partire dal prossimo anno la Farnesina intende continuare a puntare sullo strumento della finanza agevolata per l'export, di cui il Fondo 394 è uno dei cardini. Lo faremo tramite una dotazione finanziaria adeguata, da gestire sulla base di priorità settoriali e geografiche. Proprio per questo, il disegno di legge di bilancio per il 2022 prevede il rifinanziamento del Fondo 394 e del Fondo per la promozione integrata per un importo, rispettivamente, di un miliardo e mezzo di euro e di 150 milioni di euro all'anno, fino al 2026. La finanza agevolata, accompagnata da una componente a fondo perduto, è strumento fondamentale per sostenere le esportazioni italiane e promuovere allo stesso tempo pratiche virtuose da parte delle piccole e medie imprese sulla base delle linee strategiche del Patto per l'export. Grazie alla loro stretta collaborazione, anche in questo caso Governo e Parlamento potranno quindi fornire ai nostri imprenditori gli strumenti migliori per sostenere le loro attività e irrobustire così ulteriormente la ripartenza dell'Italia.

PRESIDENTE. L'onorevole Iolanda Di Stasio ha facoltà di replicare.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Ministro, per la sua risposta. Dopo la fase più dura della pandemia, i numeri del Patto per l'export, un Patto - come lei diceva - fortemente voluto, dimostrano come il nostro made in Italy stia tornando ad essere protagonista sui mercati mondiali, potendo anche contare su modelli di business sempre più sostenibili, orientati verso la transizione ecologica e digitale. I nostri imprenditori hanno talento, genialità ed efficienza, un valore aggiunto che tutti ci riconoscono nel mondo. A loro va il nostro sostegno attraverso fondi che servono ad assumere figure professionali specifiche per l'export e a finanziare campagne di comunicazione, per contare poi sulla finanza agevolata. Già con il Governo “Conte 2” si era invertita la rotta rispetto al passato, andando ad investire ingenti risorse e supportando i nostri imprenditori come mai prima d'ora. Le risorse dedicate all'export che verranno stanziate in legge di bilancio e quelle che deriveranno dal Piano nazionale di ripresa e resilienza sono essenziali, soprattutto in questo momento storico che sta segnando la ripresa dell'economia globale e, di conseguenza, di quella italiana. Il XV Rapporto export di SACE indica che il recupero dell'economia globale trainerà la vendita dei prodotti made in Italy nel mondo e, proprio per tale ragione, sarà fondamentale da qui in avanti il ruolo che giocherà il Piano nazionale di ripresa e resilienza. In questo scenario, noi, come MoVimento 5 Stelle, ci stiamo battendo per difendere e tutelare le nostre eccezionalità. Il made in Italy non è soltanto un prodotto ma è un modo di accogliere e di mostrare il nostro talento, è l'arte di tirare fuori qualcosa di unico in un mondo di produzioni in serie. Ripartiamo dal boom del nostro export del 2021, che è anche un'occasione per superare le diseguaglianze persistenti tra il Nord ed il Sud del Paese. I dati emersi ci danno ragione. Continuiamo su questa strada per rilanciare il nostro export e far conoscere a tutto il mondo l'eccezionalità del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative normative volte a escludere il riconoscimento della cosiddetta alienazione parentale nei procedimenti di affido di minori e misure per la tutela delle donne e dei minori coinvolti in episodi di violenza domestica – n. 3-02581)

PRESIDENTE. L'onorevole Muroni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02581 (Vedi l'allegato A).

ROSSELLA MURONI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Signora Ministra, succede che, in un processo per separazione dei coniugi, si decida per l'affido di un figlio ai due genitori anche in presenza di una violenza domestica da parte del padre sulla madre o che si deliberi l'affido condiviso prima della conclusione del processo penale o che non se ne tenga proprio conto. La Convenzione di Istanbul - lei lo sa - lo vieta. La prassi di acquisire sempre atti e provvedimenti del procedimento penale che riguardano le persone coinvolte nella causa civile nei casi di violenza domestica è praticata da meno di un terzo dei tribunali civili e, comunque, raramente vengono presi in considerazione dai consulenti tecnici d'ufficio, che dovrebbero semplicemente supportare i giudici ma che spesso di fatto li sostituiscono nelle decisioni. Succede anche che un bambino sia affidato solo al padre o venga portato in casa famiglia, anche con l'uso della forza, anche nel caso in cui il bambino rifiuti la figura paterna, e che di questo rifiuto sia ritenuta colpevole la madre e, per questo, allontanata da lui sulla base di una patologia scientificamente inesistente, la PAS, la sindrome di alienazione parentale. Insomma, Ministra, la scienza nonché la Cassazione dicono che la PAS non esiste ma, di fatto, viene applicata nei tribunali italiani e madri e figli vengono separati. Le chiedo, Ministra, se lei intenda intervenire immediatamente, in attesa di una riforma più ampia, con un atto ministeriale che metta la parola “fine” a questo, che è un vero e proprio scempio (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Ringrazio gli onorevoli interroganti e, in particolare, l'onorevole Muroni per aver posto l'attenzione su temi tanto delicati, complessi e sempre più sentiti che riguardano i provvedimenti dell'autorità giudiziaria a tutela dei minori in ambito familiare, soprattutto quando comportano l'allontanamento da uno o da entrambi i genitori. Sono problemi che sono oggetto di interventi importanti nella riforma del processo civile che, dopo l'approvazione in Senato, è attualmente all'esame di questo ramo del Parlamento e che dovrà essere conclusa e dovrà essere in vigore prima della fine del 2021, secondo i patti assunti con l'Europa che sono scritti nelle scadenze del PNRR.

La sua interrogazione tocca due profili distinti ma che tante volte si intrecciano nella prassi. Uno è il problema della sindrome da alienazione parentale.

Già lei ha detto che si tratta di una sindrome - ha risposto, anche in questa sede, il Ministero della Salute – che, ad oggi, non è riconosciuta dalla grande maggioranza della comunità scientifica e che la Corte di cassazione ritiene appunto non utilizzabile di per sé sola, tanto più che, in materia di allontanamento dei bambini dalla loro famiglia, occorre accertare sempre le situazioni in concreto, i concreti comportamenti tenuti dalle parti, utilizzando tutti i mezzi di prova, e non basandosi su una teoria, a maggior ragione quando è priva di riscontro scientifico.

La riforma del processo civile interviene su vari aspetti, innanzitutto dà più strumenti al giudice per intervenire tempestivamente a tutela del minore ed emettere adeguate misure di salvaguardia e di protezione.

Sull'altro punto che lei segnala, quello dell'intreccio tra l'allontanamento e il tema della violenza ai danni della madre, la riforma rafforza una norma che già esiste, ma che è poco utilizzata, l'articolo 64 del codice di procedura penale, che prevede il coordinamento tra il giudice penale, quando c'è una violenza da accertare, e il giudice civile, che si occupa del bambino e della tutela che ne deve conseguire. Inoltre, più in generale, stiamo monitorando con grande attenzione, ad esempio, l'applicazione del “codice rosso”, stiamo facendo una raccolta di dati presso tutti i tribunali per comprenderne l'esatto impatto e l'esatta applicazione, e abbiamo mandato lettere e richieste, di cui già ho avuto riscontro, alla Scuola superiore della magistratura, per predisporre percorsi formativi specifici su questo tema. La Scuola superiore della magistratura è quella che maggiormente può arrivare a far circolare, a informare, ad aggiornare i giudici sui singoli aspetti. In particolare, abbiamo chiesto corsi dedicati alla violenza di genere e a questo problema, dell'allontanamento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Muroni.

ROSSELLA MURONI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Ministra, per queste notizie e per queste spiegazioni, che credo siano utili per tutte e tutti noi. Ministra, io, in questi mesi, ho incontrato decine di madri, definite dalle consulenze tecniche d'ufficio: alienanti, malevole, ostative, assorbenti. Io le definisco madri disperate, Ministra, barricate in casa. In alcuni casi, io e alcune deputate siamo andate sotto casa di queste donne, per impedire che i bambini venissero portati via con la forza. Che cosa devono fare le donne, in Italia? Procurarsi una deputata da tenere sotto casa, per impedire che i bambini vengano portati via (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Misto e della deputata Giannone)? Non credo che sia questa la strada. Madri disperate, alle quali io non so più che dire, Ministra, non so spiegare perché lo Stato, invece di proteggerle, le punisca togliendo loro i figli. Tutte, Ministra, tutte mi dicono: era meglio non denunciare, perché le botte sono meglio dei figli sottratti. E mi creda, Ministra, questa è una cosa a cui noi dobbiamo mettere immediatamente fine.

Davvero la ringrazio, per le notizie che ci ha dato e per la sensibilità che sta dimostrando. È un fenomeno grave e diffuso, che porta ad affido condiviso anche se l'uomo in questione è stato denunciato per violenze familiari, e la colpa viene data, appunto, alle donne. Si dà poco credito ai minori e alle loro testimonianze. Spesso i giudici neanche li sentono, i minori. I bambini potrebbero raccontare che hanno visto quel padre - che vuole essere imposto loro - picchiare la madre, fare violenza sulla madre. È prassi assai diffusa che i bambini siano ascoltati magari solo dai consulenti. Ministra, io spero che il lavoro che stiamo facendo sulla riforma vada avanti e che accolga anche il lavoro fatto dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, presieduta dalla senatrice Valente.

Concludo, svolgendo alcune considerazioni. La bigenitorialità è un diritto dei bambini, non dei genitori, che se la devono meritare e che la possono esercitare fino a quando non danneggiano i bambini o altri familiari. Con la violenza non si media mai, la violenza non può essere mediata e, Ministra, io ne sono sicura: un uomo violento non può essere, mai e poi mai, un buon padre (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Liberi e Uguali, Misto e della deputata Giannone).

(Iniziative di competenza, anche di natura normativa, volte a escludere, nell'ambito dei provvedimenti di affido di minori, l'utilizzo della cosiddetta alienazione parentale ovvero di altre patologie cliniche non riconosciute dalla comunità scientifica - n. 3-02582)

PRESIDENTE. L'onorevole Giannone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02582 (Vedi l'allegato A).

VERONICA GIANNONE (FI). Grazie, Presidente. La alienazione parentale (ex PAS) non è riconosciuta dalla comunità scientifica, ma è sempre più utilizzata, in sede giudiziale, dalle CTU quale causa, talvolta l'unica, per allontanare i minori principalmente dalle madri, che sono definite: alienanti, simbiotiche, malevole e manipolatrici.

La Suprema Corte, fin dal 2013, ha definito tale teoria come una costruzione psico-forense ed ha già specificato più volte, anche con una recente ordinanza, che il giudice ha l'obbligo di non limitarsi a recepire le conclusioni dei CTU in materia di relazione parentale, ma è tenuto a verificare il fondamento di una consulenza che presenti devianze dalla scienza medica ufficiale, poiché quello che conta sono le effettive ed oggettive capacità genitoriali.

L'alienazione parentale, o comunque la si voglia chiamare, emerge spesso nei casi di maltrattamenti in famiglia, sull'assunto che i minori, testimoni per eccellenza dei reati in famiglia, siano manipolati principalmente dalla madre denunciante, la quale non viene creduta vittima di abuso, ma autrice di una sorta di plagio sui figli, offrendo di fatto una scappatoia di non poco conto sugli abusanti, con danni enormi per i bambini.

Vorrei sapere, onorevole Ministro della Giustizia, la sua posizione sull'argomento e se intenda adottare indirizzi univoci, volti ad escludere l'utilizzo di tale costrutto, non riconosciuto dalla comunità scientifica, in materia di affidamento di minori.

PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, onorevole Giannone, per aver posto anche lei l'attenzione su questo tema, dell'alienazione parentale, questa sindrome di alienazione parentale, che viene così frequentemente utilizzata in sede giudiziaria per allontanare minori dai genitori, più spesso dalla madre, che viene ritenuta propensa a strumentalizzare il rapporto con il figlio, specie nei momenti conflittuali con l'altro genitore.

Bisogna sottolineare che, come regola generale, nella valutazione dell'attendibilità delle prove, in particolare quelle che risultano dalle consulenze tecniche d'ufficio, il giudice è sempre tenuto a verificarne il fondamento sul piano scientifico e la validità delle affermazioni sulla base delle risultanze della scienza medica. Come ho detto poco fa e come aveva già detto il Ministro Speranza, il 29 maggio 2020, rispondendo a un'interrogazione parlamentare, questa sindrome da alienazione parentale non è riconosciuta come disturbo psico-patologico dalla stragrande maggioranza della comunità scientifica.

Come osservava anche lei, nella sua interrogazione, la Corte di cassazione ribadisce continuamente che non si possono adottare provvedimenti giudiziari basati su soluzioni prive del necessario conforto scientifico, e che, come tali, possono produrre danni ancora maggiori rispetto a quelli a cui vorrebbero, invece, rimediare.

Come sapete, il Ministro della Giustizia non può mai intervenire sui processi giurisdizionali e sull'attività giurisdizionale: c'è un principio costituzionale, quello della indipendenza del giudice, che separa il Ministro dall'attività giurisdizionale dei singoli uffici giudiziari. Tuttavia, nel disegno di legge delega di riforma del processo civile - che arriverà a breve, mi auguro, all'esame di questa Aula - si prevede una serie di innovazioni e di rafforzamenti di tutele proprio in materia di persone, famiglia e minori. In particolare, si prevede che il consulente tecnico d'ufficio debba attenersi - cito – “ai protocolli e alle metodologie riconosciute dalla comunità scientifica”. Inoltre, sempre nel medesimo disegno di legge, è prevista l'istituzione dell'albo dei consulenti tecnici d'ufficio di una particolare specifica categoria relativa alla neuropsichiatria infantile, alla psicologia dell'età evolutiva, alla psicologia giuridica e forense, nonché l'introduzione di specifici requisiti di competenza necessari per l'iscrizione dei professionisti in tale categoria. Insomma, ci sono vari interventi che mirano a rafforzare la base e la solidità scientifica delle perizie, quando vengono richieste dal giudice, sempre fatto salvo il suo obbligo di verificarne l'attendibilità. Si tratta di condizioni che tendono a elevare la qualità dell'accertamento tecnico sulla base di competenze specifiche, ritenute imprescindibili, in particolare in una materia così delicata come quella familiare, ove le decisioni giurisdizionali possono determinare conseguenze indelebili nella vita dei soggetti che sono particolarmente vulnerabili, come le persone minori di età.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Giannone.

VERONICA GIANNONE (FI). La ringrazio per aver fornito specificazioni, sia nella risposta data in precedenza alla mia collega sia a quella data adesso a me, però ci tengo, Ministro Cartabia, a precisarle alcune cose.

La prima interpellanza che feci in quest'Aula risale a ottobre 2019. Ho depositato oltre 40 interrogazioni sul tema, casi tutti diversi ma tutti uniti da una forma di decreto sempre uguale che riprendeva principalmente quanto descritto all'interno delle perizie del consulente tecnico, tutte legate ad alienazione parentale o ad altre denominazioni che le abbiamo specificato prima e che lei conosce sicuramente meglio di me. Al pari di tutti i colleghi, so perfettamente che lei, come Ministro, non può permettersi di andare a interfacciarsi o comunque inserirsi all'interno di procedimenti in atto. Quello che però sappiamo è che comunque un minimo di ispezione il Ministero della Giustizia può compierlo. In tutte queste interrogazioni poste sino ad oggi, non soltanto da me, abbiamo tutti casi di bambini allontanati per un costrutto che anche lei ha confermato non essere scientificamente provato, che non dovrebbe essere preso in considerazione dai giudici. Tutti questi bambini oggi sono comunque in casa famiglia, alcuni di essi sottratti pochi giorni fa in modo anche violento, aggressivo, perché è questo che avviene durante una sottrazione, perché una sottrazione non è un allontanamento. Perché allora tutti questi bambini sono stati inseriti in comunità o non sono più a vivere la loro vita con le proprie mamme o, comunque, con il genitore che ha denunciato e che ha provato a proteggerli? È questo che tengo a chiederle e, seppur lei stia cercando di intervenire attraverso questa nuova riforma del processo civile, ci sono delle cose che non vanno.

PRESIDENTE. Concluda.

VERONICA GIANNONE (FI). Concludo subito, Presidente. La prima riguarda la psicologia giuridica e forense: è lì che insegnano a riconoscere l'alienazione parentale. Se noi inseriamo queste persone e queste professionalità all'interno di quest'albo, andremo ad inserire tutte quelle persone che ad oggi insegnano a riconoscere qualcosa che non è scientifico e che non esiste (Applausi della deputata Muroni).

(Chiarimenti in merito alle modalità di promozione della piattaforma digitale ItsArt e ai criteri di selezione del partner privato della medesima iniziativa – n. 3-02583)

PRESIDENTE. L'onorevole Belotti ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-02583 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, subito una domanda-considerazione: ma come si fa a lanciare una piattaforma digitale per vendere filmati di spettacoli, concerti, rappresentazioni teatrali e percorsi museali senza farlo sapere a nessuno? Sono stati investiti 20 milioni di euro tra Ministero della Cultura e Cassa depositi e prestiti per la piattaforma ItsArt, ma quanti di questi sono stati investiti nella promozione e nella pubblicità? Il risultato è che dopo cinque mesi ci sono pochi utenti registrati e pochissimi acquisti. E per fortuna che lei l'aveva pomposamente definita e lanciata come la Netflix della cultura italiana! Tra parentesi, Ministro, lei dovrebbe ringraziare i vari giornalisti che hanno scritto articoli di critica, criticando questa piattaforma, e anche l'inviato Pinuccio di Striscia la notizia, che ha fatto un servizio inchiesta, perché almeno hanno fatto conoscere l'esistenza di ItsArt.

Ancora, è stato scelto un partner privato puntando su Chili tv. Domanda: ma quando avete fatto la selezione, sono stati verificati i bilanci delle società partecipanti e selezionate, visto che, da quanto si legge, Chili tv non navigava nell'oro?

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Belotti.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Ho chiuso. Inoltre, ci può spiegare qual è la fantomatica società romana di 71 mila euro di fatturato annuo che ha periziato il valore del contributo tecnologico apportato da Chili tv?

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro della Cultura. Grazie, Presidente. Innanzitutto vorrei ricordare all'onorevole Belotti che la nascita di ItsArt non è frutto di una fantasia improvvisata, ma è frutto di una norma che quest'Aula ha approvato nella legge 17 luglio 2020, n. 77, di conversione di un decreto-legge, che prevede espressamente che, ai fini di sostenere la ripresa delle attività culturali, il Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo realizza una piattaforma digitale per la fruizione del patrimonio culturale e di spettacoli, anche mediante la partecipazione di altri soggetti pubblici o privati. Quindi, è una norma di legge che il Ministero ha applicato, approvata da quest'Aula. In secondo luogo, nasce da un'idea che trovo assolutamente fondata: l'esperienza della pandemia ha dimostrato quanto in fretta molti contenuti culturali, nel momento in cui teatri e cinema erano chiusi, si siano trasferiti artigianalmente su piattaforme di streaming.

L'idea che è nata e su cui è stata poi approvata la norma è di avere un luogo in cui offrire la cultura italiana su cinema, teatro, danza, musica e tutte le varie attività culturali italiane in streaming, ad integrazione dell'offerta di spettacolo dal vivo, e soprattutto farla diventare un veicolo di promozione della cultura italiana all'estero. Per questo 10 milioni di euro erano previsti nella norma di legge e sono stati stanziati da Cassa depositi e prestiti. Da questo momento, come è giusto che sia, la politica e il Ministero sono usciti dall'operazione. Quindi, la gara è stata fatta da Cassa depositi e prestiti, la scelta del partner è stata fatta con una procedura competitiva, la scelta di Chili tv, la costituzione della società e la scelta della governance sono state fatte autonomamente, come è giusto che sia nelle attività imprenditoriali, perché non si può chiedere che la politica sia fuori, però qualche volta sia dentro. È giusto che la politica stia fuori nelle scelte editoriali, nella scelta della governance, e sia stato tutto affidato a CDP attraverso la nuova società ItsArt che è per il 51 per cento di CDP e per il 49 per cento si Chili tv.

I numeri sono numeri, naturalmente chi è partito prevenuto ha parlato di fiasco due giorni dopo la partenza. Questi i numeri, che possono essere oggetto di valutazione: al 31 maggio 2021 ci sono stati 1 milione e 100 mila accessi alla piattaforma, 3 milioni e mezzo di pagine visualizzate, 100.000 utenti registrati, 95.000 ore di visione.

Si può fare di più? Certo che si può fare molto di più, la piattaforma è partita da qualche mese, deve incrementare e, concordo in questo, va fatta più promozione. Non spetta al Ministero farla, ritengo che ci sia bisogno di una maggiore diffusione e una maggiore promozione ma che lo strumento conservi intatta tutta la sua validità.

PRESIDENTE. L'onorevole Belotti ha facoltà di replicare.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Grazie, Ministro. È vero che era stata approvata qui, ma noi contestiamo le modalità della gestione, noi contestiamo il fatto che una piattaforma digitale con 100.000 utenti, come abbiamo sentito, sia niente. Non ci ha detto quanti sono gli acquisti, gira voce che siano 50.000. La media cosa può essere, 5 euro ad acquisto? Vuol dire che ne abbiamo, nei primi cinque mesi, 300 e rotti al giorno. Cosa abbiamo, 1.500 euro di incasso al giorno? Ci mettiamo 40 anni per ammortizzare il costo di questa piattaforma! Quindi la gestione è un flop, non premeditato, come hanno detto due giorni dopo l'apertura, ma è un flop accertato dopo 5 mesi dall'avvio di questa piattaforma. Se lei voleva sostenere gli operatori culturali, forse c'erano altri modi, anche perché, Ministro, non avete calcolato che, ad esempio, una normale fondazione lirico-sinfonica o un teatro - escludiamo la Scala, che ha fama mondiale - per finire su ItsArt deve affrontare le spese di produzione dei video, che vanno dai 30.000 ai 50.000 euro, e oltre. Poi ci sono i diritti di immagine degli orchestrali e dei cantanti lirici, che sono maggiorati. Quindi i costi probabilmente non sono pagati neanche dai ricavi delle visualizzazioni, e così rischiamo di aver partorito l'ennesimo carrozzone che avrà bisogno di nuovi capitali per coprire le perdite. Ministro, sa chi pagherà dopo? Pantalone!

(Intendimenti del Governo in ordine all'ipotesi di rendere strutturale il cosiddetto “bonus cultura” per i diciottenni e misure volte a contrastarne un utilizzo improprio – n. 3-02584)

PRESIDENTE. Il deputato Ungaro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Toccafondi ed altri n. 3-02584 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Ministro, è notizia di questi giorni che la “18app” diventerà strutturale. I ragazzi e le ragazze che nel 2022 diventeranno maggiorenni avranno diritto a un bonus cultura da 500 euro per acquistare libri, spettacoli teatrali, cinema, biglietti del cinema, corsi di formazione e corsi di lingua. È una misura a sostegno del settore della cultura, che ovviamente è in fase di ripresa; una misura che è stata ripresa da altri Paesi europei, penso alla Spagna o penso alla Francia; una misura introdotta dal Governo Renzi nel 2016 e che i dati indicano che sta funzionando. Da una platea potenziale di 500 mila fruitori nella prima edizione il 71 per cento l'ha usata, nella seconda edizione l'83 per cento, nella terza edizione l'85 per cento. Le vogliamo chiedere, allora, se lei ci può fornire i dati più recenti di utilizzo del bonus cultura e se può confermare all'Aula che questa misura sarà resa strutturale nella prossima legge di bilancio.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro della Cultura. La misura del bonus cultura è stata introdotta, come è stato ricordato, nel 2016 ed è stata via via rifinanziata anno per anno perché non era una misura intervenuta in modo strutturale, ma una misura a termine. È stata - non voglio usare il termine “copiata” - un modello di riferimento da parte della Francia, esplicitamente riconosciuto dal Presidente Macron e dalla Spagna.

Anche insieme ad altri Ministri della Cultura europei, abbiamo proposto l'istituzione di una card cultura valida su tutto il territorio europeo, per fruire dei contenuti culturali indipendentemente dal Paese di provenienza. La novità di quest'anno - che è una novità molto positiva - è che per la prima volta viene stabilizzata e viene finanziata integralmente, perché nei bilanci precedenti è capitato più volte che il finanziamento non potesse coprire i 500 euro e poi, durante l'anno, il Parlamento è intervenuto, cercando faticosamente coperture per garantire che la card restasse e restasse dell'importo pari a 500 euro. La misura quest'anno è strutturale, è stabilizzata e, quindi, consente di fare anche una programmazione più definita. I dati sono molto significativi. Lei ne ha citati alcuni, io cito gli ultimi due anni. Per i nati nel 2001: su 575.772 potenziali beneficiari, si sono registrati 389.668 ragazzi; dato che è cresciuto ulteriormente per i nati nel 2002: su 559.649 potenziali beneficiari, si sono registrati 415.114. Quindi, è una crescita progressiva e vedremo adesso i dati del 2003, di cui non disponiamo ancora.

Contemporaneamente nell'interrogazione veniva sollevato il problema dei controlli, che è un problema giusto. Da questo punto di vista, la legge affida al Ministero della Cultura il compito di vigilare sul corretto funzionamento della card e di evitare frodi. Per questo è stato stipulato un accordo tra Ministero della Cultura e Guardia di finanza, che dal 2018 - poi rinnovato nel 2019 e tuttora operativo - controlla e vigila sulle attività di frode. Io credo che, anche da questo punto di vista, il poter disporre di uno strumento non anno per anno, ma stabilizzato, consentirà di perfezionare ancor di più gli strumenti di controllo e di investire su uno strumento fondamentale, e credo intelligente, per avvicinare i giovani ai consumi culturali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Toccafondi.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, i ragazzi non sono né bamboccioni né “Generazioni X” o “Z”: sanno utilizzare bene gli strumenti e le opportunità e il bonus cultura e i numeri che lei ci ha appena descritto lo dimostrano; 18App funziona: l'85 per cento ormai lo utilizza e, per oltre il 70 per cento, i ragazzi acquistano libri in 7.000 esercizi convenzionati. Proprio perché strumento utile, la sua stabilizzazione risulta fondamentale. Quindi, ringraziamo il Governo, e lei, per questa notizia. Per le stesse ragioni sono altrettanto fondamentali azioni di contrasto a quello che è un utilizzo fraudolento del sistema, le cosiddette compravendite illegali delle credenziali. I dati, però, parlano chiaro: i ragazzi apprezzano e utilizzano bene lo strumento. Adesso abbiamo la notizia della stabilizzazione, che la misura diventa strutturale, e anche dell'aumento dei controlli. Con la legge di bilancio, il Governo dimostra, quindi, che la misura dell'allora Governo Renzi, nata nel 2016, non era una mancia elettorale, come qualcuno la definì, ma uno strumento utile ed efficace (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative di competenza in merito al messaggio dell'INPS n. 3495 del 2021 relativo al requisito dell'inattività lavorativa ai fini della corresponsione dell'assegno mensile di invalidità – n. 3-02585)

PRESIDENTE. L'onorevole Lepri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gribaudo ed altri n. 3-02585 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

STEFANO LEPRI (PD). Grazie Presidente. L'INPS ha comunicato che l'assegno di invalidità sarà dato, d'ora in avanti, solo a fronte di una totale inattività lavorativa da parte del beneficiario. Questa interpretazione deriverebbe dalla giurisprudenza della Corte di cassazione, secondo la quale non lavorare sarebbe un requisito necessario, al pari del previsto accertamento sanitario della condizione di invalidità. Finora, invece, all'invalido con invalidità tra il 74 e il 95 per cento e fino ad un reddito di 4.931 euro annuo, è stato concesso l'assegno di invalidità, in forza di un'interpretazione secondo la quale si tratterebbe di un reddito non rilevante.

Per noi questa interpretazione dell'INPS è evidentemente un grave passo indietro, almeno per due fondamentali ragioni. La prima è che in questo modo si disincentiva la persona con invalidità ad attivarsi, a darsi da fare ed a non ripiegarsi nella sua condizione di invalidità.

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANO LEPRI (PD). La seconda ragione è che in questo modo si mortifica la grande attività di molte associazioni, enti e imprese sociali del Terzo settore, che, attraverso borse lavoro e altre forme di lavoro occasionale, hanno provato, con successo in molti casi, a inserire queste persone nel lavoro. Quindi, le chiediamo, signor Ministro, cosa intende fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, signor Presidente. Il quesito che è stato posto dagli onorevoli è oggetto in questi giorni - e giustamente - di grande attenzione, da parte dei cittadini, delle associazioni di settore e del Parlamento stesso, come conferma questa iniziativa di sindacato ispettivo. La tutela delle categorie di invalidi civili che hanno diritto al riconoscimento di determinate prestazioni economiche richiede con urgenza una soluzione efficace a una questione che investe la vita di persone e di famiglie in condizioni di fragilità e difficoltà.

Preliminarmente, è necessaria una sintetica ricostruzione storico-giuridica, sottesa all'adozione da parte di INPS del messaggio n. 3495 del 14 ottobre scorso, relativa alla mancata concessione dell'assegno di invalidità. Fino al 31 dicembre 2007 la legge richiedeva, quale requisito costitutivo specifico per il diritto all'assegno di invalidità civile, l'incollocazione al lavoro, cioè la condizione di chi, secondo la definizione fornita dalla Corte di cassazione, pur iscritto nelle speciali liste degli aventi diritto al collocamento obbligatorio, non aveva conseguito un'occupazione in mansioni compatibili. Successivamente, la novella, che è stata introdotta dalla legge n. 247 del 2007, ha richiesto, come requisito per il riconoscimento dell'assegno mensile di assistenza, non più l'incollocazione al lavoro, bensì lo stato di inoccupazione, ovvero il mancato svolgimento dell'attività lavorativa, da comprovare con apposita dichiarazione sostitutiva e da presentare annualmente all'INPS. Con due messaggi del 2008, l'INPS ha ritenuto di identificare il requisito del mancato svolgimento dell'attività lavorativa con lo stato di disoccupazione, considerati i dati della non stabilità del rapporto di lavoro, ovvero la soglia del reddito conseguito. Le indicazioni dell'INPS si ponevano in linea con le previsioni dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 181 del 2000, in base alle quali, ai fini dell'inserimento negli elenchi di collocamento, lo stato di disoccupazione si considerava conservato se il soggetto avesse svolto attività lavorativa tale da assicurare un reddito non superiore alla soglia fiscalmente imponibile. A fronte di questa interpretazione dell'istituto, si è sviluppato un orientamento giurisprudenziale di segno diverso, nel ritenere che lo svolgimento dell'attività lavorativa, quale che sia la misura del reddito ricavato, precluda il diritto all'assegno di invalidità. Il messaggio dell'INPS, quindi, del 14 ottobre, che sembra recepire questo orientamento giurisprudenziale, ha determinato il timore della sospensione dell'assegno a favore dei beneficiari che svolgono attività lavorativa. Tale nuova interpretazione, come evidenziato dagli interroganti, non solo ha preoccupanti ricadute sulla vita delle singole persone, ma rischia di depotenziare fortemente il percorso verso l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità, necessario per la realizzazione di quei progetti di vita indipendente, che rappresenta un obiettivo primario per le politiche pubbliche in questo ambito. Il Governo è pertanto consapevole che si rende necessario e imprescindibile un immediato intervento legislativo, che riconduca il quadro normativo a canoni di ragionevolezza, rispondendo a fini di tutela sostanziale delle persone con disabilità. A questo fine, posso assicurare che il Ministero del Lavoro, sentito l'INPS, sta elaborando un intervento, volto a rivisitare la formulazione vigente del precetto normativo, per consentire l'erogazione della prestazione in certi limiti reddituali, a prescindere dalla natura del reddito. Tale proposta emendativa sarà inserita nel veicolo normativo più opportuno tra quelli in discussione in Parlamento, molto probabilmente in sede di conversione del decreto-legge in materia fiscale, al fine di giungere a una celere definizione della questione, che consenta il pieno sostegno economico agli invalidi civili parziali.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Chiara Gribaudo.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per queste parole e soprattutto per l'impegno che si prende di fronte a questo Parlamento, un impegno che si prende lei e, con lei, spero davvero, tutto il Governo.

Ovviamente, il Parlamento, in modo particolare il Partito Democratico, aveva da subito sollevato questo tema, perché, come giustamente ricordava lei, tocca migliaia di lavoratori disabili e, se viene a mancare questo sostegno, vengono meno proprio quei principi a cui lei faceva riferimento, quei principi di integrazione e di inclusione sociale con riferimento ai quali non solo il nostro Paese, ma anche la storia delle nostre leggi ci dicono che abbiamo un percorso autorevole e riconosciuto sul quale non bisogna certo tornare indietro. Ancora ci sono molte barriere culturali da abbattere, ma questa scelta, questa legge ingiusta, per la quale, devo dire, da tempo l'INPS avrebbe, forse, potuto chiedere una modifica normativa, visto il decennio di giurisprudenza in merito, ci arriva oggi e noi dobbiamo risolvere questo problema, ed è bene che il Ministro si sia espresso in questa direzione.

L'assegno di invalidità, oltre a dare un contributo, rende anche più autonomi e indipendenti non solo i disabili, ma anche le loro famiglie e consente di costruire un Paese decisamente diverso, anche perché noi dobbiamo fare in modo che quel principio di uguaglianza che la Costituzione ci chiede di attuare venga attuato soprattutto per chi è in difficoltà, in un Paese già fortemente provato dalla pandemia. Il Parlamento è a disposizione e daremo tutto il contributo, certamente lo farà il Partito Democratico, per correggere una distorsione ingiusta che non può gravare sulle spalle di chi è più in difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Intendimenti del Governo in ordine all'adozione di provvedimenti urgenti volti a contrastare le delocalizzazioni di attività produttive – n. 3-02586)

PRESIDENTE. L'onorevole De Lorenzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02586 (Vedi l'allegato A).

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, centinaia di lavoratori sono stati raggiunti negli ultimi mesi da comunicazioni di risoluzione del contratto di lavoro, anche con mail, sms, persino messaggi WhatsApp, da parte di aziende che hanno deciso di chiudere i siti industriali e delocalizzare altrove le attività. Penso ai lavoratori di Whirlpool, della Gkn di Firenze, della Riello di Pescara, dell'Elica di Fabriano, ma l'elenco è ancora molto lungo.

La fine del blocco dei licenziamenti fissata al 31 ottobre scorso rischia di pregiudicare ulteriormente i livelli occupazionali, con ricadute pesanti sul tessuto occupazionale e produttivo del Paese. Le chiedo, signor Ministro, quali iniziative legislative sono all'esame del suo Dicastero per contrastare il fenomeno della delocalizzazione delle aziende in Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Effettivamente, negli ultimi mesi si sono verificate decisioni da parte di società multinazionali relative a cessazioni di attività produttive con chiare finalità di delocalizzazione. Come sottolineato dagli onorevoli interroganti, in alcuni casi le chiusure sono state condotte senza un necessario confronto con le parti sociali e con le istituzioni, presupposto ineludibile per la ricerca di soluzioni costruttive che evitino le ricadute occupazionali, economiche e sociali di queste scelte. L'azione di promozione del dialogo sociale da parte delle istituzioni, spesso, non è risultata sufficiente ad individuare soluzioni risolutive per i lavoratori e per i siti produttivi.

La volontà del Governo è quella di intervenire con misure di carattere strutturale, volte a contrastare i processi di disinvestimento nel nostro Paese e di abbandono dei siti produttivi, soprattutto quando non siano giustificati da ragioni di crisi industriale o finanziaria. Sono attualmente oggetto di riflessione tecnica, politica alcune misure proposte dal Ministero del Lavoro finalizzate sia a disincentivare comportamenti opportunistici, poco rispettosi della dignità dei lavoratori coinvolti, sia a promuovere la costruzione di percorsi virtuosi di mitigazione dell'impatto occupazionale, sociale ed economico connesso alle chiusure dei siti produttivi. L'obiettivo della mia proposta è quello di promuovere percorsi condivisi di responsabilità sociale, anche nella fase di delocalizzazione, che si ispirino a modelli di gestione delle crisi industriali moderni e responsabili, già adottati nel contesto europeo.

Al riguardo, faccio presente che un recente rapporto pubblicato dalla Commissione evidenzia una serie di buone pratiche attuate dai grandi gruppi multinazionali che, al momento di chiudere stabilimenti produttivi, hanno attivato diverse azioni finalizzate a ridurre l'impatto sociale e industriale delle scelte di delocalizzazione, rinnovando, anche nella fase di uscita, un patto di solidarietà con i lavoratori e le istituzioni e con il territorio che li ha ospitati. Un intervento in materia di delocalizzazione dovrebbe, pertanto, prevedere l'informazione preventiva da parte dell'impresa, al fine di dare il tempo alle organizzazioni sindacali e agli enti locali di avviare un dialogo circa le possibili soluzioni della crisi.

In linea con gli obiettivi del PNRR, che punta a garantire uno sviluppo sostenibile, credo sia, dunque, necessaria l'attivazione di un percorso da parte dell'azienda, da condurre in accordo con le parti sociali e con le istituzioni, per l'adozione di un piano di mitigazione delle ricadute occupazionali ed economiche connesse alla chiusura. Tale piano dovrebbe contenere azioni programmate per la salvaguardia dei livelli occupazionali e gli interventi per la gestione non traumatica dei possibili esuberi, quali la ricollocazione presso altra impresa, le misure di politiche attive del lavoro, le prospettive di cessione dell'azienda con finalità di continuazione dell'attività, gli eventuali progetti di riconversione del sito produttivo, anche per finalità socio-culturali a favore del territorio che è interessato. Questo percorso deve, poi, essere sostenuto con incentivi sia sul versante delle politiche attive del lavoro sia su quello della reindustrializzazione.

Continuerò a confrontarmi per una soluzione efficace e per la definizione di un intervento che miri a saldare politiche industriali e politiche del lavoro, assicurando, anche attraverso questi strumenti, condizioni più attrattive del nostro Paese e per investimenti esteri strategici e duraturi. Considero, quindi, necessario riprendere la discussione, che si è interrotta anche per la redazione della manovra di bilancio, e affrontare finalmente questo tema.

PRESIDENTE. L'onorevole De Lorenzo ha facoltà di replicare.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, per il contenuto delle informazioni che ci ha fornito oggi e per l'impegno assunto dal suo Ministero e da tutto il Governo, un impegno che riconosce centralità al lavoro e alla dignità dei lavoratori e delle lavoratrici, prevedendo misure in grado di scongiurare i danni permanenti al tessuto produttivo procurati dal fenomeno delle delocalizzazioni selvagge.

È necessario mettere in atto politiche nazionali volte a tutelare l'occupazione, combinando la libertà economica privata con il diritto al lavoro su cui si fonda la nostra Repubblica, per impedire abusi della prima a danno del diritto al lavoro, gravemente leso anche dalla travolgente crisi economica generata dalla pandemia. È necessario, dunque, un provvedimento normativo che introduca misure dall'impatto significativo nei confronti di quelle imprese che intendono procedere alla chiusura di un sito produttivo situato nel nostro territorio, a fronte di ragioni non determinate già da squilibri economico-finanziari, quanto, piuttosto, per esigenze speculative, al solo scopo di aumentare il profitto degli azionisti. Ricordo anche che la Corte di giustizia europea ha riconosciuto il diritto di ogni Stato membro di dotarsi, nella sua legislazione nazionale, di norme di protezione dei lavoratori e dell'occupazione, che non si pongono in alcun modo in contrasto con la libertà di impresa sancita dall'articolo 16 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione.

È tempo, dunque, signor Ministro, che il nostro Paese si doti di una legislazione in grado di prevenire e contrastare il fenomeno delle delocalizzazioni per ricostruire un sistema di garanzie e diritti e per restituire centralità al lavoro e alla dignità delle lavoratrici e dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Iniziative normative per la razionalizzazione e la revisione della disciplina del reddito di cittadinanza, al fine di evitare abusi e garantire la piena inclusione lavorativa – n. 3-02587)

PRESIDENTE. L'onorevole De Girolamo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02587 (Vedi l'allegato A).

CARLO UGO DE GIROLAMO (CI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la questione che portiamo alla sua attenzione sappiamo che costituisce da sempre un tema capace di animare il dibattito politico e, spesso, dividere in opposte fazioni i favorevoli e i contrari. Mi riferisco al reddito di cittadinanza, in questi giorni tornato prepotentemente alla ribalta nel dibattito per via della sua riforma, contenuta nella prossima manovra di bilancio, una riforma che - lo diciamo chiaramente -, come Coraggio Italia, avevamo per primi invocato, ritenendola fondamentale e necessaria, pur sapendo che questo è stato uno strumento altrettanto fondamentale di lotta alla povertà. E, Ministro, soprattutto dopo questi due anni così difficili a causa dell'emergenza sanitaria, riteniamo che serva una forma di reddito che aiuti realmente chi ha perso il lavoro e la propria attività. Serve escludere da ogni beneficio i truffatori o chiunque provi a percepirlo indebitamente, così come serve dare alle imprese incentivi per favorire il reinserimento dei percettori nel mondo del lavoro. È possibile conciliare queste cose in modo virtuoso? Noi crediamo proprio di sì e, quindi, per questo, le chiedo quali iniziative intenda assumere per razionalizzare la disciplina, anche al fine di evitare abusi e garantire, quindi, la piena inclusione lavorativa dei soggetti beneficiari.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, onorevole Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. In premessa alla risposta di quest'atto di sindacato ispettivo, desidero esprimere il mio apprezzamento per la vasta operazione, posta in essere proprio oggi dall'Arma dei carabinieri nelle regioni del Mezzogiorno, di contrasto a chi, subdolamente e in maniera illegale, percepiva questo strumento di contrasto alla povertà non avendone i requisiti o avendoli alterati appositamente.

Sebbene siano da stigmatizzare i casi di indebita acquisizione del beneficio, occorre riflettere sulla portata che la misura ha assunto con particolare riguardo al periodo dell'emergenza sanitaria, durante il quale è innegabile che il reddito abbia funzionato come rete di protezione sociale per un'ampia categoria di soggetti e per le loro famiglie, costituendo spesso un argine per le nuove povertà indotte dalla crisi. Tuttavia, dalle analisi di valutazione condotte emergono alcune criticità importanti, sia in relazione ai comportamenti opportunistici e fraudolenti di cui abbiamo avuto contezza, sia in relazione all'efficacia della misura come strumento di politiche attive del lavoro. Il Governo ha quindi avviato una riflessione volta a rivedere l'impianto originario della misura al fine di apporre alcuni necessari correttivi all'istituto che ne razionalizzino il funzionamento senza alterarne la natura e le finalità di sostegno, ma rafforzandone l'efficacia come misura di accompagnamento al lavoro e all'inclusione sociale. Questi interventi modificativi potranno auspicabilmente consentire ai percettori di reddito di cogliere le opportunità occupazionali connesse con le aspettative di crescita economica e di sviluppo, di cui si avvertono i primi incoraggianti segnali.

Il Consiglio dei Ministri riunitosi il 28 ottobre ha approvato il disegno di legge di bilancio, prevedendo un forte investimento sulle politiche sociali. In quest'ambito di interventi il reddito di cittadinanza è stato finanziato con un ulteriore miliardo di euro ogni anno. Sono quindi stati introdotti alcuni meccanismi che facilitano maggiormente l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, e incentivano i percettori del reddito ad attivarsi per la ricerca del lavoro stesso. A questo fine sono stati introdotti correttivi alle modalità di corresponsione tra i quali un décalage del beneficio mensile per i soggetti occupabili dopo il primo rifiuto, nonché la revoca del beneficio dopo il secondo rifiuto di un'offerta congrua di lavoro. Sono stati, inoltre, introdotti ulteriori incentivi affinché la percezione del reddito non sia un ostacolo all'accettazione di proposte di lavoro. Sono stati previsti anche sgravi contributivi per le imprese e anche per le assunzioni dei percettori di reddito a tempo indeterminato parziale, a tempo determinato con contratto di apprendistato, oltre ai benefici fiscali per le agenzie del lavoro, rafforzando così il partenariato pubblico-privato nell'attività di intermediazione. È stato intensificato in modo significativo il sistema dei controlli sia attraverso il potenziamento dei controlli ex ante dei requisiti di residenza e patrimoniali, sia attraverso una migliore interoperabilità tra le banche dati esistenti e con una più efficace interazione e collaborazione tra soggetti competenti.

Per quanto riguarda la connessione con le politiche attive, il programma GOL, il cui decreto di attuazione è stato perfezionato proprio in questi giorni, prevede un percorso rafforzato proprio per i percettori di reddito che spesso sono distanti dal mercato del lavoro sia per carenza di competenze di base sia per fragilità connesse a particolari condizioni personali e sociali. Per questo, risultano fortemente potenziate le azioni per la formazione e la riqualificazione professionale per il reinserimento attraverso il coinvolgimento e la sinergia tra i servizi del territorio educativi, sociali e sanitari.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole De Girolamo.

CARLO UGO DE GIROLAMO (CI). Grazie, Presidente. Signor Ministro accogliamo positivamente la sua risposta e quindi l'impegno, suo e del Governo tutto. Riteniamo, però, di dover ammettere - in questo, sicuramente le sue parole sono incoraggianti per il futuro - che se durante la pandemia il reddito di cittadinanza ha aiutato milioni di persone, come si è detto, non tutto il meccanismo ha funzionato. Finora, infatti, il reddito di cittadinanza ha prodotto un effetto dissuasivo, ossia, anziché accompagnare le persone verso un nuovo impiego, le ha spinte spesso a restare a casa; così non tornano nel mondo del lavoro, si accontentano di vivere col sussidio e le imprese non trovano lavoratori. Quindi, è positivo che il reddito si potenzi e non sia mero assistenzialismo, se pensiamo che solo 400 mila beneficiari, su una platea di circa un milione e mezzo, solo oggi, effettivamente, è stato coinvolto nei percorsi di inserimento al lavoro nei centri per l'impiego.

Poi - lei lo ricordava - c'è il capitolo abusi e lavoro nero. Mi unisco, e ci uniamo, al plauso alle Forze dell'ordine per la maxi operazione di polizia condotta oggi, augurandoci che questo sia di stimolo a potenziare gli strumenti di controllo e contrasto all'illegalità. Tutto questo, tutti questi abusi rappresentano sicuramente una piaga, un'offesa alla dignità del nostro Paese, verso chi lavora onestamente e chi assume legalmente.

Poi, Ministro, per fortuna l'Italia tornerà e torna a crescere, quindi crescerà molto nei prossimi anni. Ciò vuol dire che le imprese avranno bisogno di più lavoratori, quindi crediamo che lo Stato abbia il dovere di accompagnare la transizione con politiche di sostegno rivolte soprattutto alle imprese, a chi produce, a chi dà lavoro, incentivando, come lei ricordava, la formazione professionale. Anche io sono uno strenuo sostenitore della formazione professionale - lo dico, prima ancora che da parlamentare, signor Ministro, da giovane ricercatore universitario - perché io ho investito tanto sulla mia formazione e vorrei che questo nostro Paese continuasse a investire con più forza e più vigore sulla formazione dei giovani, sulla formazione finalizzata al lavoro e alla creazione di nuova occupazione. Per questo, anche noi lo ribadiamo: nessuno deve essere lasciato indietro, a patto però che dia il suo contributo, con impegno, alla crescita del Paese.

Concludo, Presidente, dicendo che noi, Ministro, crediamo che il miglior reddito di cittadinanza abbia un nome solo e si chiami proprio: lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia e di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Intendimenti del Governo in ordine al sistema pensionistico – n. 3-02588)

PRESIDENTE. L'onorevole Bucalo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02588 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, con la legge di bilancio per il 2022 si continuano a prevedere iniziative previdenziali inadeguate, così come appare evidente nel testo varato dal Consiglio dei Ministri. Infatti, nella manovra sono assenti misure concrete a supporto delle nuove generazioni, che non riescono ad accumulare normali e legittimi contributi previdenziali, nonostante il Governo abbia dichiarato la necessità di politiche a supporto dei giovani. Sono stati fortemente penalizzati i requisiti per “Opzione Donna”, è stata eliminata la misura “Quota 100”, sostituita con “Quota 102”, quest'ultima definita dal Presidente Draghi strumento per assicurare un graduale passaggio alla normalità.

Alla luce di tutto ciò, signor Ministro, Fratelli d'Italia le chiede di indicare, con chiarezza, qual è la linea politica di questo Governo sul sistema pensionistico, che coinvolge tantissimi lavoratori e soprattutto di chiarire se l'annunciato ritorno alla normalità dopo “Quota 102”, alla fine si tradurrà in un ritorno alla “legge Fornero” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, onorevole Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Gli onorevoli interroganti chiedono riscontro a più quesiti in materia pensionistica, soprattutto con riferimento alle misure che saranno adottate con la legge di bilancio 2022.

A seguito di un serrato confronto con le parti sociali, il Governo ha adottato, il 28 ottobre scorso, lo schema di disegno di legge di bilancio 2022. In ragione del perdurare della crisi, il Governo ha ritenuto di adottare misure di carattere transitorio per continuare ad assicurare condizioni di flessibilità per la fuoriuscita dal lavoro, tenendo conto delle esigenze di tenuta finanziaria del sistema nel breve periodo. A questo fine, il Governo ha previsto un'uscita dal lavoro anticipata per coloro che, entro la fine del prossimo anno, matureranno il requisito dei 64 anni di età anagrafica e 38 di contribuzione previdenziale. Inoltre, è stata prevista l'istituzione di un fondo con una dotazione di 600 milioni di euro per il triennio 2022-2024, con 200 milioni stanziati per ciascun anno, destinata a favorire l'uscita anticipata dal lavoro dei lavoratori dipendenti di piccole e medie imprese in crisi che stipulano un accordo con l'azienda e raggiungono l'età anagrafica di almeno 62 anni.

Inoltre, a questo sistema generale si affiancano altri importanti strumenti di flessibilità per alcune categorie di lavoratori che si trovano in specifiche condizioni. Mi riferisco alla proroga di un anno dell'anticipo pensionistico - APE sociale - con l'estensione delle categorie di lavoratori gravosi che possano accedere al beneficio e alla proroga della misura “Opzione Donna”. Al riguardo, stiamo lavorando per rivedere, in senso più favorevole rispetto all'iniziale proposta presentata al Consiglio dei Ministri, i criteri anagrafici per l'accesso a tale misura. Si tratta di misure che non precludono un intervento di natura più sistematica, sul quale, come ho già anticipato, avvieremo a breve un confronto con le parti sociali, che ci consentirà di riflettere su modifiche strutturali e sul complessivo ordinamento pensionistico, nella direzione dell'equità e della flessibilità sostenibile, e, naturalmente della questione che è stata posta anche presentando questa interrogazione, cioè del destino di chi andrà in pensione tra molti anni.

Per questo occorre affrontare il problema della sostenibilità pensionistica non solo dal punto di vista finanziario, ma anche sociale, tenendo conto della necessità di garantire adeguate tutele previdenziali per i giovani, i quali, appunto, purtroppo, nel mercato del lavoro si trovano in condizioni di oggettivo svantaggio rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, sia in ordine alla precarietà e discontinuità dei rapporti di lavoro, sia per quanto concerne il livello delle retribuzioni che si riflette sul patrimonio previdenziale di natura integralmente contributiva. Quindi, credo che ci siano tutte le condizioni perché, una volta affrontato il tema del passaggio di quest'anno, definito all'interno della legge di bilancio, quindi, come si gestisce la “Quota 100”, ci sia una discussione sulla definizione di come si passa ad un regime che, oggettivamente, abbia maggiori strumenti di equità, nel rispetto della sostenibilità.

PRESIDENTE. L'onorevole Rizzetto ha facoltà di replicare.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, lei non ha risposto. Non ha risposto, perché lei dovrebbe alzarsi in quest'Aula e dire la prima cosa che, effettivamente, è un principio ed una prova di equità, ovvero, che, ancora oggi, voi non avete avuto il coraggio di distanziare l'assistenza dalla previdenza rispetto al mercato pensionistico. “Quota 102” e “Quota 104” non sono la soluzione, anche perché, colleghi, andranno a riguardare una marginale platea di lavoratori. Le proposte che questa parte dell'Aula le sta facendo rispetto alla legge di stabilità sono proposte strutturali e le parlano di “Quota 41”, ossia di mandare gli operai metalmeccanici dopo 41 anni di contributi in pensione, non in anticipo pensionistico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); le parlano di una flessibilità che tagli l'assegno pensionistico mensile del 3, 4, 5 per cento al massimo e non, come volete voi, del 30 per cento; le parlano di “Opzione donna” senza paletti anagrafici; le parlano, Ministro, di un sistema di garanzia per dare a quelli che oggi sono giovani, o meno giovani, quantomeno, un futuro pensionistico. Però, mi pare paradossale, Presidente, che certa parte politica dica che alcuni vanno a lucrare e non pensano i giovani, quando siete voi stessi che, attraverso le gare al massimo ribasso, i contratti pirata, o il taglio, ad esempio, alle indennità di invalidità se una persona trova un lavoro minimo, non state mettendo in agenda questi temi. Allora, Ministro, le nostre proposte sono queste, le presenteremo, le ho prima recitate, in legge di stabilità. Lei non ha avuto il coraggio di rispondere qui, in quest'Aula, perché? Perché per voi andare in pensione è un privilegio! Per quanto ci riguarda, invece, è un diritto. Bene, è un diritto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! State trattando le pensioni come un privilegio, se guarderete mai da questa parte dell'Aula, il ritorno alla “legge Fornero” per quanto ci riguarda non è concepibile e troverete in noi, almeno in noi, una barricata rispetto a tutto questo. (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendiamo, a questo punto, la seduta. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Barelli, Maurizio Cattoi, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Ferri, Frassinetti, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Grande, Invernizzi, Maggioni, Magi, Mura, Parolo, Ravetto, Rotta, Scoma e Zanettin sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 105, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3341.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3341: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 settembre 2021, n. 120, recante disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3341​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Timbro. Ne ha facoltà.

MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU). Grazie, Presidente. Oggi ci apprestiamo a convertire in legge il decreto n. 120 del 2021, il cosiddetto decreto-legge incendi, che reca disposizioni per il contrasto agli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile. La norma, così come è stata elaborata e immaginata, si muove lungo due linee direttrici: da un lato, disciplina l'articolazione degli strumenti programmatori di coordinamento, necessari a prevedere, prevenire e mitigare i rischi incendiari, dall'altro, elabora una reale attività di rafforzamento delle componenti operative, al fine di incrementare le capacità di intervento, di prevenzione e di repressione del reato di incendio boschivo. La necessità di una previsione di questo genere nasce all'indomani dei gravissimi episodi incendiari che si sono verificati nel nostro Paese nell'agosto scorso, episodi che, come tutti sappiamo, hanno portato il Consiglio dei Ministri a deliberare lo stato di emergenza per le regioni Calabria, Molise, Sardegna e Sicilia, regioni che hanno visto bruciare oltre 150 mila ettari delle loro aree boschive, anche di pregio, e morire bruciati o, peggio, asfissiati oltre 15 milioni di animali, con tutto quello che questo può significare, in termini di danni alla biodiversità, per il nostro Paese.

Oggi, questo decreto interviene al fine di contrastare il sempre crescente fenomeno degli incendi boschivi, in parte, causato dalle alterazioni delle condizioni meteo-climatiche e, in parte, per lo più, in realtà, ci dicono i dati, provocato dall'imponente, vantaggioso e quasi pressoché impunito fenomeno della piromania e lo fa ad integrazione e sostegno di quella che è spesso l'inattuata e talvolta purtroppo inattuabile legge quadro sul tema, la n. 353 del 2000, innanzitutto sul piano della riorganizzazione. Lo fa affidando alla Protezione civile della Presidenza del Consiglio il compito di stilare, attualmente con cadenza triennale, ma con possibilità di aggiornamento annuale, un Piano nazionale generale per il rafforzamento delle risorse umane, tecnologiche, aeree e terrestri necessarie ad una adeguata attività di prevenzione, oltre che di contrasto attivo al fenomeno dei roghi. Lo fa attraverso la ricognizione e valutazione di strumenti innovativi per l'acquisto e la dotazione dei quali vengono stanziati oltre 40 miliardi, tra i quali vi sono senz'altro tecnologie anche satellitari idonee all'integrazione dei sistemi previsionali di sorveglianza, monitoraggio e rilevamento dell'ambiente. Lo fa attraverso l'acquisto di mezzi aerei ad ala fissa rotante o a pilotaggio remoto, di mezzi terrestri, di apposite attività di formazione del personale. Lo fa prevedendo, nell'ambito della strategia per lo sviluppo delle aree interne, uno stanziamento di 100 milioni a sostegno degli enti territoriali, affinché attuino concretamente – e, finalmente, andrebbe detto - per gli anni 2021-2023 le misure previste dai piani antincendio boschivi già approvati dalle nostre regioni. Sono state finalmente introdotte misure per un aggiornamento tempestivo del catasto dei soprassuoli percorsi dal fuoco, dando finalmente attuazione a quanto previsto dalla legge quadro in materia di incendi boschivi, una previsione, già detto, spesso rimasta priva di attuazione in ambito regionale. Sono state inasprite le sanzioni, tanto amministrative quanto penali, che mirano a colpire gli interessi dei piromani, a punire quella che può definirsi una vera e propria industria del fuoco, i cui attori, troppo spesso, restano praticamente impuniti. Giusto, quindi, l'aggravamento delle pene, bene la previsione dell'aggravante del delitto di incendio ai danni delle imprese agricole, giusta l'interdizione e il licenziamento, addirittura, previsto per i piromani, giusta anche la confisca e l'atteggiamento premiale previsto nei casi di pentimento operoso, ma non possiamo e non dobbiamo dimenticare che, al di là di un severo intervento repressivo, quello che questa norma avrebbe dovuto delineare, definire e prevedere, e che purtroppo ancora non fa, era un piano importante, imponente e strategico di prevenzione. Ed è a questo proposito che possiamo dirlo, senza troppi giri di parole: questo decreto può sembrare un'occasione persa, una piccola incompiuta, perché ancora una volta si è scelto di intervenire in una condizione di emergenza, con il limite, quindi, di mancare di una visione di insieme di ampio respiro di un fenomeno che mette a rischio non solo la sicurezza dei nostri luoghi e dei nostri cittadini ma anche la ricchezza della nostra fauna e della biodiversità. Sembra un'occasione persa perché, accanto al rafforzamento del sistema sanzionatorio, si sarebbe dovuto prevedere un rafforzamento e un ampliamento anche del sistema inquisitorio, del sistema di ricerca della prova. Servono, infatti, nuovi e più efficaci strumenti di indagine, perché prima di punirli i piromani bisogna anche riuscire a prenderli.

Rischia di sembrare un'occasione persa, Presidente, eppure non lo è. Tanti passi avanti, infatti, sono stati fatti in questa direzione, nella direzione di una reale e concreta tutela delle aree boschive. Tanti, certo, ancora ne devono essere compiuti, e questo anche in continuità con alcuni tra i più recenti interventi legislativi con i quali si è modificata la Costituzione al fine di garantire una maggiore concretezza alla tutela dell'ambiente e della biodiversità.

Dunque, con la consapevolezza che vi saranno altri e ulteriori interventi in questo senso e con l'auspicio che questo sia un importante e necessario punto di partenza per porre queste basi, dichiaro il voto favorevole sul provvedimento da parte del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (CI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, si parla sempre più di clima. L'abbiamo visto, in questi giorni, a Roma con il G20 e a Glasgow con la COP26. È in questo contesto che ci si accinge a votare una legge per il contrasto degli incendi boschivi che, con il surriscaldamento globale, hanno dimostrato tutta la loro terribile forza devastatrice, anche in Italia, quest'estate. Dall'inizio dell'anno a oggi, sono andati in fumo ben oltre 158.000 ettari di boschi, un'area grande quanto le città di Venezia, Genova, Torino, L'Aquila e Napoli messe insieme e che porta il 2021 a essere l'anno peggiore per gli incendi nel nostro Paese. Già nel 2018 erano bruciati 14.000 ettari, 37.000 nel 2019 e 53.000 nel 2020 (come vediamo, c'è un'escalation non indifferente). Quindi, in Calabria, Sicilia e Sardegna intere comunità sono state costrette a sfollare dalle proprie abitazioni per evitare il peggio, con un danno incalcolabile per agricoltori e allevatori. A oggi, un quinto del territorio nazionale è a rischio desertificazione. Il cambiamento climatico, con siccità prolungate, alternate a intense precipitazioni e aumento repentino delle temperature, sta divorando il territorio, innescando processi ambientali ai quali dobbiamo con forza opporci.

Secondo l'ultimo rapporto sullo stato dei servizi climatici, gli incendi, insieme a siccità, temperature estreme, alluvioni, frane e tempeste, rappresentano le cause principali dei disastri ambientali e delle conseguenze che ne derivano in termini di perdite di vite umane ed economiche (un dato in costante crescita negli ultimi decenni). Non va meglio, però, negli altri Paesi. Ogni anno, infatti, circa mezzo milione di ettari di aree naturali viene bruciato nell'Unione Europea e si prevede che il cambiamento climatico possa esacerbare ulteriormente i rischi di incendi. Sempre il cambiamento climatico ha aumentato le possibilità di temperature estreme per gli incendi di almeno il 30 per cento. Gli scienziati stimano che se le temperature globali dovessero aumentare ancora di 2 gradi le condizioni meteorologiche di incendio sperimentate nelle estati 2019 e 2021 sarebbero almeno 4 volte più comuni, come risultato del cambiamento climatico causato dall'uomo. Quindi, con questo quadro, a causa della siccità e della desertificazione e con l'avvento dei primi temporali, è ad altissima e drammatica probabilità il rischio di frane e di alluvioni.

Abbiamo, però, a portata di mano una grande opportunità: fare prevenzione. Come? Innanzitutto con la cura del territorio: selvicoltura preventiva, con diminuzione e interruzione del combustibile presente in bosco, accessi sicuri per i mezzi di controllo e intervento, punti di sicurezza per le popolazioni, eliminazione delle situazioni di degrado, di cui tutti devono farsi carico. Prevenzione significa conoscenza dello stato e delle dinamiche meteo, geografiche e di uso del suolo, dislocazione efficiente dell'avvistamento e del supporto agli interventi. E, ancora, prevenzione vuol dire poter disporre di carte di vulnerabilità e dei combustibili sempre aggiornate - carte sempre aggiornate - e migliorare la modellistica previsionale a terra come in atmosfera.

Prevenzione significa costruire serie storiche con dati certi - questo è un elemento molto importante - e robusti e intanto mantenere il presidio sul territorio, eliminando l'asfissiante burocrazia che scoraggia chi vive “nel” e “del” mondo rurale. E, ancora, prevenzione vuol dire educazione per ogni fascia d'età, formazione, coinvolgimento responsabile delle comunità per evitare che la distrazione diventi disastrosa, per sbarrare il passo all'incuria, che sempre più domina i nostri paesaggi, e alla criminalità più o meno organizzata, al teppismo, alla vendetta e alla devianza sociale, che si maschera da psicopatologia incendiaria. Servono investimenti veri, ricerca, semplificazioni di procedure e competenze a vantaggio delle generazioni che verranno.

Continuando a non dare importanza alla quasi metà del nostro territorio, perdiamo occasioni di sviluppo e rischiamo di mandare letteralmente in fumo le prospettive di contenimento delle emissioni e le iniziative di riconversione energetica. Per essere efficace la prevenzione deve agire, infine, sulle cause remote, impedendo a qualsiasi scintilla di generare un fuoco pericolosamente intenso o alle fiamme di propagarsi su ampie superfici, specie nelle zone di interfaccia urbano-rurale. Su scala planetaria ogni intervento estremo porta con sé la firma del riscaldamento. Serve mitigare, intensificando la lotta senza quartiere alle nostre emissioni, arrivare al più presto alla neutralità carbonica e riassorbire, anche grazie alle formazioni forestali, parte della CO2 in eccesso che è la causa del clima impazzito.

Però, non basta. Infatti, dobbiamo anche mettere in atto strategie di adattamento, perché gli effetti dei cambiamenti climatici continueranno a intensificarsi indipendentemente dalle nostre azioni. Nel nostro Paese non si parla mai di boschi, che coprono ormai il 40 per cento del territorio, e non si parla di incendi, se non quando i boschi sono diventati cenere. Quindi, piani forestali per attuare tagli boschivi con strumenti di pianificazione per dare operatività; quindi, nuove economie e consorzi pubblici e privati di gestione dei boschi; non secondarie, le attività formative e informative messe a sistema, con connessioni sull'economia circolare. La materia forestale, da Nord a Sud, diventi priorità per Governo e Parlamento, combattendo incendi e devastazione con nuove strategie contro l'abbandono e la desertificazione dei territori e dei boschi. Sappiamo benissimo, infatti, che l'abbandono permette azioni nefaste.

Mettere in sicurezza il nostro territorio è una priorità imprescindibile, quindi, e il decreto va in questa direzione. Vengono ridisegnate la governance della prevenzione incendi e le risorse finanziarie per potenziare la capacità operativa delle componenti statali impegnate nella lotta ai roghi, con specifiche previsioni a favore delle infrastrutture delle aree interne. In particolare, è prevista la redazione da parte della Protezione civile di un piano nazionale triennale di aggiornamento tecnologico delle azioni di prevenzione e lotta attiva agli incendi. Inoltre, sono state inasprite le pene per i piromani e per i reati connessi agli incendi dolosi. Altrettanto importante è la destinazione di 150 milioni di euro, disponibili nell'ambito del PNRR, alle misure di lotta contro gli incendi boschivi e, in particolare, alla realizzazione di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio del territorio. Ancora, di grande interesse è per Italia Viva, scusate, per Coraggio Italia - era una nuova alleanza sugli incendi - lo stanziamento di 40 milioni per l'acquisto di mezzi operativi e di attrezzature per la lotta attiva agli incendi boschivi, come pure la realizzazione delle misure di lotta contro gli incendi boschivi. È per questo motivo che Coraggio Italia esprime il voto favorevole sul provvedimento oggi in approvazione (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Italia Viva).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ruffino. Prima di confluire in Italia Viva, magari mettete le mascherine, sia lei sia l'onorevole D'Ettore, e dopo andate dove volete. Prima però mettete la mascherina.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, voglio iniziare subito annunciando il voto convintamente favorevole di Italia Viva perché le finalità che muovono questo provvedimento sono per noi lodevoli, visto che ci occupiamo di limitare i gravi impatti ambientali ed economici che ogni anno gli incendi causano al nostro territorio.

Le linee ispiratrici di questo provvedimento ci vedono convintamente a favore: parliamo di previsione, prevenzione e programmazione della gestione degli eventi incendiari affidati allo Stato nel suo potere di coordinamento.

Presidente, prima di addentrarmi meglio nel decreto-legge che stiamo convertendo, vorrei fare una riflessione su quello che è stato il periodo estivo anche nella mia regione, il Molise, flagellata da devastanti incendi di grandi proporzioni. Sono ancora nitide nella nostra mente le immagini delle fiamme che lambivano la Bifernina e la provincia di Isernia - ricordo Longano, Castelpizzuto - e di interi ettari della macchia mediterranea devastati dalle fiamme e dal fuoco, così come a Castel San Vincenzo e - ahimè - nel mio piccolo paese, Campomarino. Le fiamme hanno lambito anche il lungomare di Termoli, addirittura facendo sospendere e interrompere la linea ferroviaria e mettendo in pericolo i lidi affollati dai turisti. In queste gravissime occasioni abbiamo registrato il massimo dispiegamento di forze da parte dei Vigili del fuoco, dei Carabinieri forestali, dei volontari della Protezione civile e di tutti gli operatori, nonché dei piloti dei Canadair. A tutti va il mio più prezioso e profondo ringraziamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Il provvedimento di cui stiamo parlando oggi vuole migliorare l'articolazione degli strumenti programmatici e di coordinamento, proprio ai fini della previsione, della prevenzione e della mitigazione degli effetti e dei rischi degli eventi incendiari. Infatti, parliamo di rafforzamento di diverse componenti operative proprio per realizzare questi fini. Si tratta di un provvedimento, dunque, che crea uno strumento di programmazione statale a livello centrale che vuole fungere proprio da coordinamento ed è volto all'aggiornamento tecnologico e all'accrescimento delle capacità operative. Consiste nella redazione di un Piano nazionale di coordinamento che sarà predisposto con l'ausilio del Dipartimento della protezione civile che si avvarrà anche di un comitato tecnico.

Sono state introdotte diverse modifiche al Senato, volte a prevedere, fra l'altro, incentivi premiali per il conseguimento di una diminuzione significativa delle aree percorse da incendi, misure volte al potenziamento della vigilanza aerea antincendio e una direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri che prevede un sistema aereo di vigilanza antincendio. Saranno, poi, attivate dalle regioni e dalle province autonome diverse convenzioni con avioclub e aeroclub locali e misure di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione delle strutture connesse ad aeroporti nazionali, aviosuperfici, elisuperfici e idrosuperfici.

Voglio ricordare anche un emendamento del Senato che ha ridotto a cinque settimane (anziché i tre mesi previsti) la durata dei corsi di formazione per l'accesso al ruolo dei capi squadra e, conseguentemente, dei capi reparto del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Questo è importante perché, unitamente alla proroga della graduatoria del concorso pubblico, consentirà nuove assunzioni direttamente tra gli idonei, senza la necessità di bandire nuovi concorsi.

Il provvedimento, inoltre, stanzia - mi preme dirlo - 40 milioni per l'acquisizione di mezzi operativi terrestri, aerei e attrezzature per la lotta attiva agli incendi. Sono risorse ulteriori e aggiuntive rispetto a quelle già previste dalla programmazione ordinaria e 2,1 milioni di questa dotazione economica saranno destinati al Ministero della Difesa, a sottolineare ancora una volta quanto le Forze armate siano utili anche per la prevenzione degli eventi incendiari. Lo dico anche perché si prevede che, nell'ambito della programmazione dei fondi strutturali europei, si tenga conto dell'esigenza di dotare il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, le Forze armate e le Forze dell'ordine di dispositivi di videosorveglianza utili alla rivelazione dei focolai.

Sono state, poi, introdotte altre misure che meriterebbero un approfondimento, come ad esempio l'attività di previsione e prevenzione degli eventi incendiari mediante misure di potenziamento dei piani regionali. Nell'ambito della revisione dei Piani regionali si prevede che questi siano trasmessi al Dipartimento della protezione civile entro 30 giorni per essere esaminati da un Comitato tecnico perché questo possa formulare le più opportune raccomandazioni che potranno poi riguardare tanto gli interventi che le opere da approntare ai fini della prevenzione degli incendi boschivi.

Si è stabilito poi che nel Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie ulteriori importi di 20 milioni, per il 2021, e di 40 milioni, per il 2022 e il 2023, saranno destinati a finanziare il contrasto e la prevenzione di incendi nelle aree interne e nelle aree naturali protette.

Sempre opportunamente il Senato, con una propria modifica, ha previsto che l'approvazione del progetto definitivo delle opere da realizzare nei piani antincendio regionali equivalga a dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza dei lavori, consentendo in questa maniera tempi rapidi per la realizzazione delle opere previste nei piani.

Inoltre, al fine del rispetto dei divieti di riuso delle aree colpite da incendio, si prevede la confisca degli animali nel caso di trasgressione del divieto di pascolo in tali aree, con il dichiarato intento di colpire chi gli incendi li appicca volontariamente o chi vorrebbe approfittare di tali incendi e delle loro conseguenze.

Con un altro articolo aggiuntivo - e mi appresto a concludere - si autorizzano le regioni a individuare, nell'ambito dello stesso bacino idrografico e limitatamente ai terreni di proprietà del demanio regionale, nuove superfici nude o terreni saldi da sottoporre al rimboschimento compensativo delle superfici bruciate.

Ecco, questo, Presidente, è un provvedimento che noi riteniamo assolutamente completo, non fosse altro perché dispiega risorse, uomini e mezzi non solo per fronteggiare fenomeni incendiari calamitosi, ma anche per prevederli e per organizzarli in modo da poter pianificare preventivamente le risposte più opportune, anche attraverso percorsi di studio e quella semplificazione burocratica che è sempre più necessaria.

Per tutti questi motivi ribadisco quanto detto all'inizio: il voto convintamente favorevole di Italia Viva su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. La conversione in legge di questo decreto cade in un momento molto delicato, temporalmente parlando, dopo il fallimento del G20 di Napoli, dopo la delusione del G20, appena conclusosi a Roma, e con le speranze per quello che potrà accadere a Glasgow per la COP26. Sta di fatto che l'Italia è un Paese che smotta, è un Paese che frana, è un Paese che brucia, con tutto ciò che ne consegue ovviamente per la flora, per la fauna, per le attività imprenditoriali, per l'ambiente e, soprattutto, per la biodiversità che, per quanto riguarda l'Italia, è un patrimonio veramente inestimabile.

Vittime umane anche quest'estate e, per la prima volta, accanto alle vittime umane, dobbiamo registrare un'attenzione particolare per la morte di ben 20 milioni di animali letteralmente abbrustoliti, carbonizzati: è stata veramente un'ecatombe. Però, i leader politici, i leader del mondo erano riuniti per parlare soprattutto di clima e di ambiente anche a Roma e si sono fatti immortalare, lanciando una monetina nella fontana di Trevi, un po' come fanno i turisti, un po' come fanno gli adolescenti. Del resto, la tradizione è nota, la leggenda anche e ve la risparmio. Insomma, tutti vorrebbero tornare a Roma e francamente non sappiamo per quale motivo. Ma stupisce che non si sia trovato il tempo, ad esempio, per andare ad allacciare anche qualche lucchetto sulla ringhiera di Ponte Milvio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), tanto per dare un senso alla gita.

Evito di citare i numeri della tragedia incendi, però questo decreto è veramente un'occasione persa, sottosegretario; è l'inaccettabile logica del rattoppo.

Fratelli d'Italia, da tempo, ha indicato una evidente mancanza di visione ampia in materia ambientale. Non ci sono progetti organici, non ci sono soprattutto progetti coraggiosi, progetti moderni che sarebbero indispensabili per difendere dalle calamità naturali le nostre città e, in questo caso, le nostre montagne e i nostri boschi.

Colleghi, non era demagogica la proposta, che abbiamo avanzato più volte in Commissione ambiente, di destinare almeno una parte di quanto dilapidato per il reddito di cittadinanza alla prevenzione ambientale e alla formazione dei giovani che, anziché cullarsi nell'esiziale assistenzialismo cui li avete abituati, avrebbero potuto imparare innanzitutto un lavoro e una professione, ma soprattutto avrebbero potuto finalmente servire il Paese. E che cosa possiamo dire dei 100 milioni di elemosina vera e propria che sono stati destinati agli enti territoriali per contrastare l'abbandono del bosco; 100 milioni, dalla Valle d'Aosta passando per la Calabria, arrivando in Sicilia e passando in Sardegna; 100 milioni, praticamente nulla, un contentino per l'ANCI. O, peggio ancora, quei 40 milioni di pannicello caldo, che sono già ricompresi peraltro nel PNRR, da destinare a strumenti tecnologici certamente utili per la prevenzione degli incendi, però questa è veramente una misura che lascia sbalorditi, che strappa anche, se vogliamo, un sorriso, ovviamente amaro, se si pensa che Coldiretti stima almeno in un miliardo il costo di spegnimento, di bonifica e di ripristino. Operazioni, peraltro, che noi abbiamo giudicato lente, disorganizzate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che hanno evidenziato un tasso di improvvisazione elevatissimo per la mancanza e la carenza di mezzi e, soprattutto, di personale specializzato. E sto parlando solo di quello che è accaduto nel mese di agosto, nel mese di luglio, questa estate. Ci vorranno 15 anni per riparare i danni causati dal fuoco e noi continuiamo, voi continuate a ragionare su cifre veramente colossali ex post. Noi interveniamo spendendo 50 volte tanto per ripristinare, senza capire che ora l'intervento deve essere ex ante, deve essere sulla prevenzione, che oltretutto costerebbe anche molto meno e salvaguarderebbe i nostri boschi e le nostre montagne. Ci sono società private, società straniere soprattutto, che si arricchiscono per effettuare interventi che, un tempo, erano garantiti dallo Stato italiano; e consentitemi di dire che erano meglio coordinati, erano certamente più efficaci, erano amministrativamente più trasparenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e soprattutto i costi erano più che dimezzati.

Incredibile da dire, ma lo Stato era evidentemente competitivo. Ed è patetico chi insiste nella difesa della “riforma Madia” che ha sfasciato il Corpo forestale, smembrandolo in cinque enti, in cinque Corpi, che peraltro non dialogano nemmeno tra di loro; una riforma che ha trasferito le competenze della Forestale sugli incendi boschivi ai Vigili del fuoco, però, attenzione, il personale, i mezzi, le caserme e metà flotta elicotteristica sono stati conferiti ai Carabinieri che, per legge, non possono intervenire sugli incendi boschivi. Questa sembra veramente una delle più impietose e immeritate barzellette sui Carabinieri, ma è così: i Carabinieri hanno mezzi, uomini, ma non possono intervenire per legge. E allora, prima del tornado Madia per ogni incendio bruciavano mediamente 7 ettari di bosco, divenuti ora, senza la Forestale, 19 ettari; quindi sono più che raddoppiati, quasi triplicati. Certamente il Corpo forestale andava riformato, ma non andava soppresso. Noi dobbiamo capire che il ruolo dei Vigili del fuoco, che sono bravissimi e sono anche molto pazienti, deve essere evidentemente aggiornato, perché un conto è spegnere gli incendi in città, un conto invece è farlo in montagne sconosciute, difficilmente raggiungibili, perché i Vigili del fuoco non hanno ereditato la presenza capillare che era propria del Corpo forestale dello Stato con quelle 1.100 caserme (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), piccoli comandi sul territorio che davano l'idea della presenza dello Stato.

E dei 36 elicotteri che formavano la flotta antincendio forestale, 18 sono stati assegnati ai Carabinieri, ma, per i motivi che vi ho spiegato, non possono essere di fatto utilizzati, e 18 ai Vigili del fuoco. Di questi solo tre ogni giorno possono essere operativi sul piano antincendi, ed è questo il motivo per cui le regioni sempre più spesso si rivolgono ai privati. Poi ci sono i Canadair, che sono in effetti dello Stato, ma vengono gestiti da privati a colpi di 13-15 mila euro all'ora.

E cosa deve fare il privato? Il privato fa l'utile. In questo caso l'utile lo fa sull'inefficienza di uno Stato che anno dopo anno rinvia la formazione di piloti specializzati e brevettati per mancanza di tempo, perché si dice: tanto, ora che li formiamo, entreranno in servizio tra 10 anni. E questa logica del rinvio è ormai perenne, costante nel tempo. Un tempo, Presidente, si interveniva anche da terra - lo si fa ancora, ma in misura inferiore - per lo spegnimento di un incendio, ma ci sono 8 mila forestali, che ora sono ex forestali, ora in forza alla Polizia, ai carabinieri, alla Guardia di finanza o nei Ministeri, che non si occupano più dello spegnimento di incendi. E che cosa fanno? Passano carte, fanno i burocrati, questa è la verità! La Protezione civile ha un ruolo straordinario che svolge con il suo organico e con la rete dei volontari che, insieme ai Vigili del fuoco, non smetteremmo mai di ringraziare per quello che fanno, ma deve essere più efficiente.

La Protezione civile deve cominciare a sfruttare quei miliardi di dati disponibili per decidere meglio e più velocemente, però la Protezione civile, come il resto della pubblica amministrazione italiana, è poco digitale, in qualche caso non è per nulla digitale, non viene rifornita di tecnologia avanzata, di tecnologia predittiva o di tecnologia per l'intervento. Anche il Codice della protezione civile del 2018 non può essere attuato laddove recita le missioni della Protezione civile stessa, e cioè la previsione, la prevenzione, l'emergenza, il post emergenza e, laddove necessario, la ricostruzione. La Protezione civile - e mi avvio alla conclusione - ha raggiunto negli ultimi 30 anni risultati veramente di livello mondiale, però ora necessita di un nuovo modello organizzativo, che richiede politiche e risorse adeguate. Lo stesso ragionamento vale per i Vigili del fuoco, che da tempo sono sotto organico e il cui ruolo deve essere, soprattutto sotto il profilo organizzativo, rivisitato, certamente riformato.

Non possiamo più affidarci, in situazioni critiche e difficili come quelle che abbiamo vissuto, alla fantasia, all'eroismo e alla genialità dei singoli. La Protezione civile è divenuta essenziale per il Paese, non può essere provvisoria, non può essere marginale - Presidente, ho concluso - e non può attivarsi solo quando accade un evento critico. I cittadini chiedono di non sprecare più risorse pubbliche e pretendono l'impegno da parte del Governo su ogni tipo di calamità. Dal nostro punto di vista, questo decreto non merita la sufficienza e il gruppo di Fratelli d'Italia si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Saluto il rappresentante del Governo. È stata un'estate effettivamente pesante perché, tra giugno e settembre, ci sono stati 93 mila interventi e 200 mila ettari distrutti dal fuoco; un'estate che non solo è stata pesante dal punto di vista degli incendi, ma anche dal punto di vista climatico. Il tutto, assieme anche a tante persone irresponsabili, ha creato un grande disastro ambientale. Devo ringraziare tutti i soggetti che rappresentano l'antincendio boschivo in generale, dal Ministero dell'Interno alle regioni e alle province, perché hanno lavorato tanto. Addirittura anche molti cittadini, di loro iniziativa, hanno lavorato tantissimo, rischiando la vita, e deve essere attribuito loro un grande ringraziamento, è veramente una dimostrazione di grande responsabilità civica.

Ma il mio intervento, in qualche maniera, vuole portare un contributo sul perché si è verificato tutto ciò, perché siamo primatisti in Europa dal punto di vista degli incendi. Noi quest'anno abbiamo battuto tutti i record, abbiamo battuto addirittura la Spagna per quanto riguarda il numero di incendi e le superfici boscate interessate. E il perché, caro sottosegretario, è legato anche al fatto che purtroppo il nostro territorio, sia a Sud che a Nord, ma soprattutto al Sud e al Centro, è sempre più abbandonato. Non c'è la presenza dell'uomo, non c'è più l'attività agricola, non c'è più l'attività silvo-pastorale. Non ci sono più, e lo diceva Butti prima, quei servizi legati alle regioni, allo Stato e alle province che in qualche maniera gestivano il territorio, i famosi servizi forestali. Non ci sono più, sono stati sciolti e quindi il territorio è completamente abbandonato. Purtroppo, caro sottosegretario - questo la riguarda dal punto di vista del suo Ministero - non c'è neanche più la presenza del controllore sul territorio, o meglio c'è, ma è molto rarefatta. Una volta - e non parlo di tanti anni fa, il Corpo forestale dello Stato, la vigilanza provinciale, le guardie ambientali e, addirittura, anche i vigili urbani su alcune aree rurali svolgevano un'azione di controllo, di presidio, e il presidio allontana coloro che vogliono fare del male. Il presidio serve a tutelare la biodiversità, l'ambiente, e ad evitare incendi. Allora, la domanda che mi pongo io: quanto aspettiamo a creare e a costruire un sistema di controllo del territorio, legato all'ambiente, legato alla biodiversità, legato alla prevenzione antincendi, che possa funzionare? Vogliamo dare una delega alle regioni? Diamola! Ma in qualche maniera c'è uno spazio vuoto, lasciato libero, dove purtroppo si insinuano e si inseriscono tutta una serie di facinorosi e anche di malavitosi, che hanno facilità a svolgere il loro lavoro negativo.

Le porto un altro piccolo esempio, legato anche alle esperienze che faccio sul territorio. È mai possibile che i bacini di raccolta delle acque, che servono ad abbeverare gli animali e, nello stesso tempo, servono anche per prendere l'acqua per spegnere gli incendi, non si possano fare, perché la sovrintendenza, tutte o quasi tutte le sovrintendenze regionali, mettono il veto per l'impatto paesaggistico? Caro Presidente, non si riesce a una certa quota a realizzare bacini artificiali, perché l'impatto paesaggistico è talmente forte che non possono essere costruiti! E, guarda caso, la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra, perché nel PNRR ci sono tanti soldi per realizzare queste strutture, e non potranno essere realizzate. Allora, lo Stato, noi, il Governo, cosa facciamo per questo tipo di interventi?

Questo decreto - devo dire con molta franchezza - ha fatto una cosa interessante e importante: ha cominciato a capire che bisogna coordinare la competenza delle regioni, che è una competenza forte, importante, di impatto, legata anche all'attività della Protezione civile, con la competenza dello Stato. Ha cominciato a capire che, se le due amministrazioni non si parlano, probabilmente non riusciremo a fare interventi veloci e anche molto efficaci. Questo decreto, chi lo ha fatto, ha cominciato a capire che, se noi non geo-referenziamo il territorio e non applichiamo delle tecniche ormai consolidate in campo militare nell'individuare una serie di problematiche, se questo tipo di metodologie non le teniamo vicine proprio ai soggetti che controllano il territorio, noi non potremo mai riuscire ad avere risultati di controllo del territorio, magari, da un satellite. Ha cominciato, questo decreto, a portare avanti un ragionamento anche di investimenti. Perché, anche qua, è mai possibile che ci siano delle regioni del Nord, virtuose, che intervengono con mezzi ultra moderni, e ci siano delle regioni che non hanno neanche le botti per buttar fuori l'acqua e, quindi, devono chiamare i Canadair o altri mezzi da lontano, per cercare di spegnere gli incendi? Ecco i 100 e passa milioni di euro messi in questo decreto, i 40 messi sul rapporto regioni-Stato, i soldi messi dalle aree interne proprio per i mezzi, devono servire per portare tutte le regioni a un livello minimo di intervento. Infatti, se non riusciamo ad avere un livello minimo di intervento, strutturale, di mezzi e di professionalità, la partita, la battaglia, è persa. È persa! Infatti, se andiamo a vedere la Corsica, una regione vicino alla nostra, la Corsica pur essendo isolata ha una serie di dotazioni, di uomini e di mezzi, molto superiore alla Sardegna. E la Sardegna brucia! Ecco il problema che noi dobbiamo affrontare.

Questo decreto riesce a recepire alcune questioni. Non si applica, purtroppo, nella vera prevenzione. Dovremmo in qualche maniera rifare un provvedimento, arricchirlo, ma questo non riesce a sviluppare il passaggio della prevenzione. La prevenzione, come ho detto prima, la si fa con tante piccole azioni.

Allora, nel manifestare il voto positivo da parte di Forza Italia su questo provvedimento, spero, sogno, di vedere prima della fine della legislatura un altro provvedimento, che preveda un soggetto che possa controllare il territorio, che abbia competenze forestali, che abbia competenze ambientali, che sia magari gestito dalle regioni, ma che sia gestito, vicino alle esigenze dei cittadini, vicino al territorio e al controllo di questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie Presidente. Il decreto-legge, che oggi approviamo, è stata una risposta pronta e rapida del Governo all'emergenza che ha colpito il nostro Paese quest'estate: vaste aree del territorio nazionale, dalla Sardegna alla Liguria, la Calabria, la Toscana - purtroppo è lungo l'elenco delle regioni - flagellate per più e più giorni da incendi di grande violenza, che hanno causato vittime, distruzione di decine di migliaia di ettari di boschi e vegetazione, gravissimi danni economici che sarà difficile e costoso tentare di riparare.

Voglio ringraziare ancora una volta, a nome di tutto il Partito Democratico, le forze della Protezione civile, della Difesa, i Vigili del fuoco, le istituzioni e i volontari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che in quelle settimane così difficili non si sono risparmiati per combattere la furia del fuoco e hanno protetto in primis la vita delle persone e contenuto danni che avrebbero potuto essere ancora più gravi. Non vorremmo che, finita l'emergenza, ci dimenticassimo di quanto dobbiamo essere grati e orgogliosi del loro servizio alla collettività.

Le immagini che ci hanno impressionato sono state certamente un evento straordinario, ma non isolato. Hanno interessato anche altri Paesi dell'area mediterranea e hanno confermato ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, che il cambiamento climatico è un fenomeno che già oggi sconvolge le nostre vite. Le temperature sopra la media e i lunghi periodi di siccità si sono accaniti su territori particolarmente fragili, sommandosi a incuria e abbandono di larga parte dei nostri boschi e delle aree incolte. A tutto questo si è sommata l'azione criminale dei piromani: innesti provocati simultaneamente su larghi fronti territoriali, per rendere più difficili le azioni di contrasto e per dar vita ad azioni speculative. Quello che è accaduto nel nostro Paese nei mesi scorsi è stata una prova durissima, ma anche una spinta per intervenire rapidamente su alcuni punti deboli delle politiche di prevenzione e contrasto al fenomeno degli incendi boschivi. Questo decreto risponde esattamente a queste esigenze: garantire una migliore articolazione degli strumenti di programmazione e di coordinamento, tra Stato e regioni, di tutte le attività di previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi; rafforzare le diverse componenti operative; agire sulla repressione dei reati di incendio boschivo e delle altre fattispecie connesse. Ecco perché è importante che il decreto preveda un Piano nazionale di coordinamento, in capo al Dipartimento di Protezione civile, per aggiornare dal punto di vista tecnologico e migliorare la capacità operativa di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi, in un rapporto virtuoso con le regioni, sapendo che è fondamentale e imprescindibile supportare l'azione dei comuni, spesso piccoli e piccolissimi, sui quali gravano adempimenti rilevanti, che devono essere messi nelle condizioni di svolgere.

Il decreto stanzia circa 300 milioni, una prima tranche importante di risorse per aumentare l'acquisto di mezzi operativi e di attrezzature per la lotta attiva per prevenire gli incendi, soprattutto nelle aree interne del nostro Paese, nei comuni localizzati nelle isole minori, che sono particolarmente esposti al rischio. Poi, 150 milioni di euro del PNRR, che sono destinati a realizzare un sistema avanzato e integrato di monitoraggio sul territorio, con un'attenzione specifica alle aree protette, ai parchi naturali e alla rete Natura 2000, che sono un patrimonio immenso del nostro Paese, che dobbiamo proteggere con grande attenzione.

Il decreto interviene anche con alcune modifiche puntuali alla legge n. 353 del 2000 in materia di incendi boschivi. Non vado nel dettaglio, ma ci sono innovazioni importanti: la definizione delle zone di interfaccia urbano-rurale; la confisca degli animali nel caso di trasgressione al divieto di pascolo nelle aree colpite da incendi; gli obblighi previsti di comunicazione e informazione su numero e localizzazione delle denunce effettuate. E, poi, le misure per garantire il tempestivo aggiornamento del catasto dei soprassuoli percorsi dal fuoco, un adempimento già previsto nel 2000, che oggi, però, si deve concludere entro 60 giorni dall'estinzione dell'incendio e che prevede un aggiornamento annuale, ogni 1° aprile, come condizione fondamentale per un monitoraggio attento e un intervento specifico sul territorio; la possibilità per le regioni di intervenire con azioni di rimboschimento compensativo delle superfici bruciate e, poi, le norme che incidono sulla repressione dei comportamenti criminali. Su questo voglio ricordare alcune innovazioni importanti introdotte nel Codice penale: l'applicazione delle pene accessorie del diritto a contrattare con la pubblica amministrazione, l'interdizione degli incarichi legati alla prevenzione incendi e la confisca obbligatoria per equivalente, uno strumento molto efficace per contrastare i profitti di chi vuole realizzare profitti con reati di questa natura.

Il decreto prevede, infine, delle misure a sostegno di chi ha operato la lotta attiva contro gli incendi - il Corpo nazionale dei vigili del fuoco -, la proroga delle assunzioni a tempo determinato della Protezione civile e, poi, la messa a sistema di una misura importantissima, che riguarda il funzionamento dell'INGV, l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che è un centro di competenza scientifica fondamentale per supportare l'azione del Dipartimento di prevenzione sugli aspetti di riduzione del rischio e gestione dell'emergenza, attraverso un sistema che, come per tutti gli altri centri di competenza, prevede un rapporto regolato da convenzioni e dalla copertura degli oneri previsti.

Proprio in questi giorni, si sta svolgendo a Glasgow la COP26, è il più importante appuntamento della politica globale sul cambiamento climatico. Di questi temi si è discusso anche nel recente G20 italiano e bene ha fatto il Presidente Draghi a lavorare per un primo, importante passo in avanti nella direzione dell'obiettivo di mantenere l'innalzamento della temperatura globale entro il grado e mezzo. Ma sappiamo che non basta, che occorre fare per il clima tutto quello che serve e adesso, come ha detto bene la Presidente von der Leyen. Il cammino non è semplice, ci sono molte resistenze e ostacoli da superare per un obiettivo che sia davvero all'altezza della sfida di salvare l'umanità e il Pianeta.

Perché ho parlato della COP26, parlando di questo decreto? Perché tutto è connesso, come ci ricorda Papa Francesco: gli incendi che hanno sconvolto il nostro Paese qualche mese fa sono espressione e parte del problema; le azioni di prevenzione, manutenzione e cura dei nostri boschi, delle aree naturali, del nostro ecosistema sono parte della soluzione. Esiste un legame strettissimo tra contrasto ai cambiamenti climatici e tutela della biodiversità, a partire dalle foreste che, a livello mondiale, sono la tecnologia più avanzata per assorbire CO2, per proteggere il suolo, contrastare il dissesto idrogeologico. Confidiamo molto negli obiettivi e nei risultati di questo appuntamento sul clima, ma sappiamo che molto possiamo fare già oggi con le nostre scelte, con le nostre azioni, con politiche attive di protezione del territorio, di manutenzione dei boschi, dei versanti, per proteggere il suolo, salvaguardare l'ecosistema contrastare azioni di incuria e di abbandono.

Ecco, questo decreto è una prima, parziale risposta all'emergenza, una risposta giusta e opportuna che noi sosteniamo e, per questo, esprimiamo il nostro voto convinto a favore di questo decreto. Ma non basta. Sappiamo di dover raccogliere l'impegno a una politica più seria ed efficace per proteggere e gestire il patrimonio forestale e montano delle nostre aree interne, che rappresenta un valore inestimabile per noi e le generazioni future. A questo chiediamo di porre grande attenzione al Governo e sosteniamo la sua azione, anche attraverso il voto favorevole a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Loss. Ne ha facoltà.

MARTINA LOSS (LEGA). Onorevoli colleghi, membri del Governo, abbiamo discusso oggi la conversione in legge del decreto che ha introdotto misure di contrasto agli incendi boschivi e di protezione civile. L'importanza della coesistenza fra uomo e ambiente, un rapporto che tocca spesso gli equilibri delicati degli ambienti naturali che ci circondano, ci tocca tutti da vicino per la responsabilità di avere un comportamento rispettoso ad ogni livello, soprattutto, quello istituzionale, dove le decisioni toccano l'intero Paese.

Il testo in esame nasce dalla riflessione stimolata dalla straordinarietà della situazione legata agli incendi boschivi che questa estate hanno avuto un picco da fine luglio e hanno distrutto decine di migliaia di ettari di superfici boscate, macchia mediterranea, pascoli e aree protette, per una superficie superiore a 150 mila ettari. I roghi hanno anche provocato la perdita di vite umane e gravi pericoli per le popolazioni nei territori interessati, con gravissimi danni alle attività economiche e agricole colpite, nonché morte e dispersione di animali selvatici e da allevamento.

Il contrasto degli incendi ha reso necessaria una straordinaria mobilitazione delle strutture statali, regionali e del volontariato specializzato, strutture preposte alle azioni di prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi nel quadro di coordinamento assicurato dal Dipartimento della protezione civile. Con il presente decreto-legge, quindi, il Governo ha inteso consolidare e rafforzare gli strumenti di coordinamento dell'azione dei diversi soggetti competenti in materia di incendi boschivi, al fine di assicurare l'attivazione di strumenti, mezzi e misure tecnologicamente avanzati e ottimizzare le azioni che possono essere messe in campo dalle diverse amministrazioni. Si rafforza così la capacità operativa del Servizio nazionale della protezione civile, si rendono più celeri le attività per la previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi, si assicura efficacia alle misure preposte alla tutela dei territori percorsi dal fuoco e si rafforzano le disposizioni sanzionatorie introdotte dalla legge quadro in materia di incendi boschivi.

La superficie boschiva italiana oggi conta 11,4 milioni di ettari, quasi il 40 per cento della superficie nazionale. Per proteggere questo grande patrimonio verde dagli incendi è necessario sempre di più renderci consapevoli dell'importanza di una corretta gestione forestale, ovvero profonda e capillare cura del patrimonio boschivo, al fine di mantenere ed accrescere il suo pieno potenziale ecologico, protettivo, paesaggistico, nonché culturale ed economico. La gestione forestale sostenibile, applicata in ogni ambito ecologico territoriale, è uno strumento fondamentale per limitare gli effetti di possibili incendi boschivi e, durante la fase di recupero e rimboschimento post-incendio, garantisce una ripresa del bosco coerente con il territorio e la fascia climatica di appartenenza, rimanendo fondamentale il supporto costante alle attività selvicolturali di manutenzione dei soprassuoli.

Strumento principe per l'organizzazione del mondo che ruota attorno alla gestione dei boschi è il testo unico in materia di foreste e filiere forestali. Grazie ad un emendamento approvato in Senato, si è assicurato il coordinamento dei piani antincendio boschivo e dei piani operativi nazionali con dipartimenti, strumenti di pianificazione forestale e delle filiere forestali, previsti dal testo unico, con particolare riguardo alla Strategia forestale nazionale. Questa dispone al momento di scarse risorse finanziarie che si auspica aumenteranno con la prossima legge di bilancio. E dobbiamo ricordare che il primo a muoversi in questa direzione è stato l'allora Ministro Gian Marco Centinaio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che, con la legge di bilancio del 2019, ha istituito e finanziato il fondo per le foreste italiane.

Gli incendi boschivi sono causati principalmente dagli effetti combinati di condizioni ambientali estreme e dalla vulnerabilità ai danni da fuoco delle diverse formazioni forestali. La frequenza e l'intensità dei fenomeni climatici estremi è in aumento ed è destinata a crescere ancora in futuro. Tra l'altro, gli scenari mostrano che l'eccezionalità climatica sarà sempre più la norma e che la regione del Mediterraneo sarà più esposta a fenomeni di riscaldamento rispetto ad altre regioni del mondo. La vulnerabilità dei boschi al fuoco, invece, aumenta con l'abbandono, il degrado e, soprattutto, la mancata gestione. Con questa prospettiva, è fondamentale tornare a valorizzare le modalità organizzative del settore forestale italiano, un settore che nessuno vorrebbe indicare come negletto o poco compreso dalla politica, mentre le superfici forestali rappresentano la più grande infrastruttura verde del Paese. Si tratta di un patrimonio che, nonostante gli incendi e gli attacchi parassitari, è in continua espansione, a seguito, principalmente, della ricolonizzazione naturale dei terreni agricoli abbandonati in aree montane e collinari. Una risorsa abbandonata è una risorsa alla quale non viene riconosciuto un valore e che, per questa ragione, non viene monitorata e protetta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La prevenzione più semplice è quella connessa alla rivitalizzazione dell'economia del settore. Un bosco che produce valore - come il legname, la biomassa, i funghi, i tartufi, le castagne, i frutti di bosco, ma anche i servizi turistici ricreativi e culturali - è un bosco che viene curato e perciò difeso, e che quindi difficilmente verrà dato alle fiamme. Per questo, le foreste non curate e gestite, ovvero lasciate in abbandono o addirittura all'invecchiamento, come predicano talune ideologie ambientaliste e come capita a molte foreste italiane, da un lato, non offrono prodotti e dall'altro, creano problemi di stabilità dei versanti, di qualità paesaggistica e, soprattutto, di vulnerabilità agli incendi. In questo contesto, gli eventi calamitosi e anche le infestazioni fitosanitarie, che sono spesso conseguenti ai primi, accrescono la presenza di materiale legnoso, a terra o in piedi, che diventa possibile innesco per gli incendi boschivi; deve quindi essere prioritario per le istituzioni provvedere ad intervenire con tempestività per limitare gli effetti a catena. Per questo, al fine di ridurre la presenza di materiale legnoso morto è stato chiesto, con un ordine del giorno, di poter individuare le misure di intervento per i territori alpini colpiti dalla tempesta Vaia, dove, al legname a terra risultante dall'evento calamitoso, ora si affianca quello intaccato dall'infestazione da bostrico, per il cui contrasto si rendono necessarie urgenti azioni di carattere selvicolturali che consentano di mettere in salvo le foreste di abete rosso, oggi a rischio scomparsa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il decreto ha trovato un'ampia condivisione al Senato e l'importante lavoro emendativo ha attribuito concretezza al testo, raggiungendo un buon compromesso su molte problematiche e garantendo un contributo importante. Nella discussione è stato sollevato anche il tema del Corpo forestale dello Stato e del destino datogli dalla “riforma Madia”. I molteplici ruoli che esso ricopriva, non solo di polizia e controllo del territorio - ruolo svolto oggi puntualmente dai Carabinieri forestali del CUFAA -, ma anche di corpo tecnico al servizio del Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, oggi non sono stati del tutto riassegnati, con il risultato di un vuoto e di una mancata presenza tecnica, capillare, operativa; su questo il Parlamento è chiamato ad esprimere una linea di indirizzo, a sostegno di quel servizio che era portato al territorio e alle foreste e che oggi si rivela quanto mai necessario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

In conclusione, noi siamo una delle componenti dell'ecosistema del pianeta e, come tali, abbiamo il dovere di utilizzare con tempestività e lungimiranza tutti gli strumenti a disposizione per preservare il patrimonio boschivo per le generazioni future. Solo così daremo dimostrazione della volontà di sostenere l'integrità e la bellezza del nostro territorio, affrontando le sfide climatiche che ci attendono, prevenendo e contrastando con ogni mezzo gli incendi boschivi. Annuncio quindi che il gruppo Lega-Salvini Premier voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ippolito. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, è stato già ricordato in quest'Aula quanto resti vivo in ciascuno di noi il ricordo di questa torrida estate, caratterizzata dalle fiamme e dagli enormi danni subiti dai nostri ecosistemi boschivi. Poco meno di 80 mila interventi, registrati tra il 15 giugno e il 30 settembre, dal Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che ringraziamo per la dedizione, insieme a tutti gli enti e ai volontari intervenuti. Quasi un terzo di interventi in più rispetto al 2020; per la precisione, 24.842 interventi in più. È un dato che fotografa la situazione dei roghi in tutta la sua gravità e ci autorizza a ricorrere, senza mezzi termini, al termine “emergenza”, soprattutto al Sud. Sui quasi 80 mila interventi, di cui circa 29.187 nella sola Sardegna, in Sicilia ne sono registrati 16.770, in Puglia 14.000, in Calabria oltre 9.200. Nelle aree protette - penso in particolare alla mia regione e al Parco nazionale dell'Aspromonte - gli incendi sono stati 2.066: 756 nei parchi nazionali e 1.310 in quelli regionali.

C'è poco da girarci intorno, Presidente. Questa è la fotografia di un disastro e, mai come in questo caso, era ed è urgente intervenire per ridurre il più possibile il rischio che accada ancora, per oliare i bulloni della macchina degli interventi e per inasprire le pene ai danni di chi si rende responsabile di atti così gravi. Il decreto che ci accingiamo a convertire in legge interviene in tre ambiti essenziali: quello degli strumenti utili a programmare e coordinare le attività di prevenzione, previsione e riduzione dei rischi; quello operativo, che viene significativamente potenziato; infine, quello che riguarda gli aspetti preventivi e repressivi del reato di incendio boschivo e delle fattispecie correlate. Lo Stato finalmente batte un colpo in maniera tempestiva, strutturale e concreta. La legge quadro sugli incendi boschivi, n. 353 del 2000, ha posto a carico delle regioni il compito di evitare e fermare i roghi, tanto con misure di previsione e prevenzione quanto con la cosiddetta lotta attiva. A questa funzione cruciale si affianca, poi, quella altrettanto decisiva svolta dallo Stato, che contribuisce allo spegnimento degli incendi con propri specifici mezzi sotto il coordinamento del Dipartimento della protezione civile e mediante il Centro operativo aereo unificato. Se la divisione delle competenze era chiara, non altrettanto chiara è la ragione per cui tali competenze non vengono esercitate in maniera adeguata. Serve coordinamento e bisogna individuare le azioni specifiche da mettere in campo e chi ne porta le responsabilità. Ebbene, il disegno di legge che ci accingiamo a votare introduce un piano nazionale valido per tre anni e aggiornabile; un piano volto a coordinare, con l'approvazione mediante decreto del Presidente del Consiglio, previa intesa in Conferenza unificata, i processi di ammodernamento tecnologico e di accrescimento della capacità operativa nelle azioni di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi. Il piano è redatto sulla base delle rilevazioni del Dipartimento della protezione civile, con la possibilità di avvalersi dei pareri di un apposito comitato tecnico. Il decreto prevede anche che, con cadenza triennale, il Dipartimento della protezione civile provveda alla ricognizione e ad una valutazione di una serie di elementi: le tecnologie, anche satellitari, volte all'integrazione dei sistemi previsionali e di sorveglianza; le esigenze di potenziamento dei mezzi; la formazione del personale addetto alle attività antincendio; la ricognizione e la valutazione delle esigenze e il potenziamento delle strutture funzionali, cioè aviosuperfici, elisuperfici e idrosuperfici; infine, la semplificazione del sistema delle autorizzazioni.

Sul terreno delle semplificazioni è prevista, entro sei mesi, l'adozione di apposite misure per l'impiego delle piattaforme di intervento aereo e per il miglior utilizzo dei veicoli impiegati. Peraltro, si interviene con norme per abbreviare la formazione dei capi squadra dei Vigili del fuoco e l'organico dello stesso Corpo. Ancora, sono stanziati 40 milioni per l'acquisto di mezzi operativi e di attrezzature per la lotta attiva agli incendi boschivi, così come per il rafforzamento delle capacità operative delle varie componenti statali.

Poi, si punta alla prevenzione sotto diverse forme, partendo dalle misure per un celere aggiornamento del catasto dei soprassuoli percorsi dal fuoco, con norme più stringenti anche sulle trasgressioni rispetto al divieto di pascolo in tali aree. Sono destinati 20 milioni per l'anno 2021 e 80 milioni totali per gli anni 2022 e 2023 al fine di finanziare gli interventi volti a prevenire gli incendi boschivi nelle aree interne del Paese, in cui il rischio di incendio è elevato, nonché nei comuni localizzati nelle isole minori. Sono inoltre previste misure per garantire un più profondo controllo dei territori e una più ampia tutela ambientale, nonché norme per inasprire le pene in caso di incendio boschivo fino all'applicabilità di quelle accessorie, cioè il divieto di contrarre con la pubblica amministrazione, l'estinzione dell'eventuale rapporto di lavoro pubblico, l'interdizione da incarichi legati alla prevenzione incendi oltre che, naturalmente, la confisca obbligatoria, anche per equivalente, dei profitti del reato.

Vi sono poi ulteriori misure di carattere organizzativo. E' importante rimarcare che 150 milioni di euro disponibili nell'ambito del PNRR sono stanziati per la lotta contro gli incendi boschivi, specie per realizzare un sistema avanzato e integrato di monitoraggio del territorio. Chiaramente, dovremo proseguire il lavoro anche oltre questo importante testo, intervenendo nell'ambito della sensibilizzazione e, più in generale, dello sviluppo di una cultura di difesa individuale e collettiva del patrimonio boschivo. Ciò sarà essenziale anche per i processi in atto della transizione ecologica. La conversione in legge di questo decreto è un importante giro di boa negli incendi boschivi. Anche grazie al contributo del MoVimento 5 Stelle, si interviene contemporaneamente su più fronti per potenziare il sistema nel suo complesso.

Per questo, Presidente, convintamente, annuncio il voto favorevole al decreto del gruppo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Benedetti. Ne ha facoltà, per un minuto.

SILVIA BENEDETTI (MISTO). Questo decreto non avrà il mio voto favorevole, perché non sarà risolutivo per il problema degli incendi. Non lo sarà perché è stato costruito su un vulnus, cioè la mancanza del Corpo forestale dello Stato. Il Corpo forestale dello Stato è stato spezzettato in maniera propagandistica e sciocca cinque anni fa e gli effetti sull'antincendio boschivo si vedono. Gli incendi ci sono sempre stati, questo è vero, ma i dati parlano chiaro: come riportato da FERFA (Federazione rinascita forestale e ambientale), con il Corpo forestale solo il 5 per cento degli incendi aveva una durata maggiore di 12 ore mentre con la gestione attuale, frammentata tra Vigili del fuoco, Forze dell'ordine e Forze militari, ci son volute anche 3 settimane per vincere il fuoco. L'antincendio boschivo non si improvvisa, ci vuole una governance unica, coordinamento e conoscenza del territorio e del bosco. Tutto ciò era racchiuso nel Corpo forestale dello Stato che era efficace nonostante la scarsità di risorse. Faccio perciò appello a questo Governo e al Presidente Draghi.

PRESIDENTE. Concluda.

SILVIA BENEDETTI (MISTO). Sì, concludo Presidente. Al G20 avete parlato di 1.000 miliardi di alberi e se volete che questo sia un obiettivo realistico e se volete che questo decreto sia realistico dovete ricreare la Polizia forestale (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Maurizio Cattoi. Ne ha facoltà, per un minuto

MAURIZIO CATTOI (M5S). Grazie, Presidente. Un minuto per annunciare la mia astensione sul decreto. Accanto a misure utili al sistema antincendio boschivo, ho già illustrato, in discussione generale, le criticità nell'approccio complessivo al problema, che è cronico per l'area del Mediterraneo ma, come è evidente, nel nostro Paese si è aggravato per il depotenziamento della capacità di reazione del sistema AIB, a causa dell'assenza o, meglio, della scomparsa dell'organo unitario e funzionale dello Stato, la Forestale, il Corpo forestale dello Stato che, oggi ancor più che nei 200 anni della sua storia precedente, avrebbe saputo mettere a terra tutte le azioni di prevenzione, di lotta attiva, di coordinamento efficace ed economico, come anche di stoccaggio di anidride carbonica, che adesso ci apprestiamo ad affrontare. Il decreto non va verso la ricomposizione delle funzioni di tutela ambientale oggi disperse, anzi produce una maggiore polarizzazione e frammentazione degli interventi e dei ruoli.

Per questi motivi, dichiaro la mia astensione dal voto. Serve ripristinare le sentinelle tuttofare della montagna e delle foreste. Per questo motivo mi asterrò (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3341​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3341: S. 2381 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 settembre 2021, n. 120, recante disposizioni per il contrasto degli incendi boschivi e altre misure urgenti di protezione civile" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio Presidente, avendo, peraltro, consultato i gruppi, intervengo per chiedere un'inversione dell'ordine dei lavori, nel senso di anticipare adesso la discussione sul punto 4 all'ordine del giorno, discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Khalid Chaouki, e sul punto 5 all'ordine del giorno, discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti della deputata Saltamartini. E chiedo di rinviare il resto di quanto all'ordine del giorno alla giornata e alla seduta di domani.

PRESIDENTE. Allora, ovviamente, mi pare vi sia un'intesa in questo senso, però se tutti i delegati d'aula, i capigruppo mi confermano che si procede in questa maniera, se non ci sono obiezioni, io procedo. E così rimane stabilito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Acunzo. Su che cosa onorevole Acunzo?

NICOLA ACUNZO (MISTO-CD). Grazie Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, avrei potuto farlo attraverso un intervento di fine seduta, ma voglio approfittare della presenza numerosa dei colleghi, perché oggi è un giorno felice: abbiamo la possibilità di onorare una grande attrice italiana che, nella giornata di oggi, compie novant'anni (Applausi). Un applauso alla nostra grande attrice che ha incendiato il cuore degli italiani e che continuerà a incendiare il cuore di chi l'ha amata, un applauso a Monica Vitti (Applausi).

PRESIDENTE. Ovviamente, grazie, onorevole Acunzo. Anche la Presidenza si associa a questo augurio per una delle più brillanti e prestigiose protagoniste della nostra cinematografia italiana.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Khalid Chaouki, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 19-A) (ore 17,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Khalid Chaouki, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 19-A).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da Khalid Chaouki nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione - Doc. IV-ter, n. 19-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di parlare la relatrice, onorevole Manuela Gagliardi.

MANUELA GAGLIARDI, Relatrice. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, richiamando integralmente la relazione e i suoi allegati, cercherò di sintetizzare i punti che ritengo salienti. La Giunta per le autorizzazioni riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dal tribunale di Roma, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nei confronti di Khalid Chaouki, deputato all'epoca dei fatti.

Il procedimento penale è pendente presso il tribunale di Roma e origina da una denuncia querela sporta nei confronti dell'ex deputato Khalid Chaouki da parte dell'associazione di promozione sociale CasaPound Italia per il reato di diffamazione aggravata ai sensi dell'articolo 595 del codice penale. La denuncia discende da affermazioni che l'allora deputato Chaouki fece nel corso di una trasmissione televisiva, La Gabbia, andata in onda su LA7 il 15 novembre 2014. Nel corso di tale trasmissione, con riferimento ai disordini avvenuti nel quartiere Tor Sapienza di Roma nel novembre 2014, l'onorevole Chaouki aveva affermato che “le molotov erano di CasaPound” e che “i poliziotti li hanno menati gli amici tuoi di CasaPound”. Agli atti della Giunta, tra gli altri documenti, troviamo la memoria dell'imputato, in cui lo stesso deputato sostiene l'applicabilità delle disposizioni di cui alla legge n. 140 del 2003, rientrando il caso nella previsione dell'articolo 68 della Costituzione. A dimostrazione del nesso funzionale tra le dichiarazioni che hanno originato la querela e l'attività parlamentare, si fa riferimento a un'interrogazione parlamentare, allegata alla memoria, che sarebbe stata presentata il 25 novembre 2014 da alcuni deputati del gruppo del Partito Democratico, gruppo al quale il Chaouki era iscritto, sebbene lui stesso non risulti essere tra i firmatari della stessa interrogazione.

Successivamente, appunto nella seduta del 31 marzo, il deputato Chaouki è stato ascoltato in audizione nel corso della quale ha ricordato il suo impegno a favore dell'integrazione e della convivenza civile e la denuncia dell'estremismo violento. Ha poi allegato una serie di atti che lo stesso avrebbe presentato e che lo stesso riteneva potessero essere in qualche modo ritenuti validi per la pronuncia di insindacabilità. Successivamente, nella seduta della Giunta del mese di aprile, sono stati esaminati tutti questi documenti ed è stato rilevato che delle tre interrogazioni depositate dal deputato nel corso dell'audizione nessuna aveva una relazione diretta con le dichiarazioni che erano state contestate.

Tuttavia, da una ricerca più accurata, svolta proprio dalla Giunta stessa sull'attività parlamentare dell'onorevole Chaouki, è stato rinvenuto un atto di sindacato ispettivo da lui presentato che mette in relazione i fatti di Tor Sapienza, di cui si parlava nella trasmissione televisiva, con l'attività dell'associazione CasaPound. Infatti, con questa interrogazione - un'interrogazione del 14 novembre 2014, quindi proprio il giorno precedente rispetto all'intervento del deputato alla trasmissione televisiva che ha dato origine alla querela - l'onorevole Chaouki interrogava il Ministro chiedendo se non ritenesse opportuno assumere iniziative urgenti affinché la prefettura di Roma si adoperasse per vietare tempestivamente e monitorare con la massima attenzione le iniziative pubbliche volte a diffondere messaggi xenofobi, messe in atto, in particolare, da CasaPound, quando queste ultime possano cagionare problemi di ordine pubblico e mettere a rischio l'incolumità di tutti i cittadini.

Quindi, per i suoi contenuti l'interrogazione presentata dal Chaouki il 14 novembre 2014 costituisce evidentemente, a differenza di quelle depositate in audizione, un atto tipico dell'attività parlamentare rispetto al quale le dichiarazioni contestate sono poste in relazione di nesso funzionale. Le predette dichiarazioni, infatti, possono essere considerate divulgative nel contesto della trasmissione televisiva, come descritto in sede di audizione dallo stesso deputato, di opinioni già espresse nell'atto di sindacato ispettivo. Pertanto, nella medesima seduta del 7 aprile 2021 è stata formulata la proposta nel senso della insindacabilità.

La presa in esame dell'atto di sindacato ispettivo sopra illustrato ai fini della valutazione sull'insindacabilità è pienamente giustificata dal fatto che nel procedimento in Giunta può certamente essere considerato ogni utile elemento di giudizio, essendo compito della Giunta, come dicevo prima, verificare l'esistenza dei presupposti per l'applicabilità dell'articolo 68 della Costituzione e segnatamente, appunto, il nesso funzionale con atti tipici pregressi, anche acquisiti d'ufficio e a prescindere dalle allegazioni delle parti, ed essendo suo dovere procedere con cognizione piena a tutti gli accertamenti del caso, a presidio di una prerogativa che è posta a tutela dell'organo costituzionale e non solo dei suoi singoli membri.

Tali considerazioni sono state ribadite anche nella seduta del 29 aprile 2021, quando è stata rinnovata la proposta alla Giunta di deliberare nel senso della insindacabilità, approvata a larghissima maggioranza. Pertanto, in relazione a queste dichiarazioni rese dal deputato Chaouki, come relatore propongo all'Aula che si proceda nel senso della insindacabilità e, quindi, dell'applicazione del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

PRESIDENTE. Se facciamo un po' di silenzio riusciamo a procedere anche in maniera più veloce.

Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 19-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Girolamo. Ne ha facoltà.

CARLO UGO DE GIROLAMO (CI). Grazie, Presidente. La richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità pervenuta dal tribunale di Roma riguarda un procedimento penale nei confronti di Khalid Chaouki, deputato all'epoca dei fatti. Il Chaouki è sottoposto a procedimento penale per alcune affermazioni dallo stesso pronunciate nel corso della trasmissione televisiva La Gabbia del 15 novembre 2014 riguardanti i disordini avvenuti nel novembre 2014 nel quartiere Tor Sapienza a Roma. “Le molotov erano di Casapound”, questa è l'affermazione contestata.

Il Chaouki, in data 14 novembre 2014, il giorno prima della messa in onda della trasmissione, aveva firmato un'interrogazione a risposta scritta quale atto di sindacato ispettivo proprio sui fatti avvenuti a Tor Sapienza. È, quindi, del tutto evidente che tra l'atto tipico dell'attività parlamentare e le dichiarazioni contestate vi sia un evidente nesso funzionale. È per queste ragioni che, a nome del gruppo Coraggio Italia, annuncio il voto favorevole sulla proposta di deliberazione della relatrice.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Molto sinteticamente, riteniamo sicuramente di aderire alle conclusioni della collega Gagliardi. C'è un nesso funzionale fra l'attività da parlamentare e le dichiarazioni espresse. Quindi, voteremo a favore dell'insindacabilità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, anche il gruppo del Partito Democratico condivide la relazione che ha fatto la relatrice. Qui c'è un'evidenza di un atto tipico, che fu depositato dal collega Chaouki prima della trasmissione televisiva in cui pronunciò le parole che poi portarono alla querela da parte di CasaPound, e fu proprio un'interrogazione nella quale si faceva riferimento agli episodi, che poi diedero luogo, appunto, alle dichiarazioni fatte nella trasmissione televisiva, che venivano esattamente collegati a una responsabilità in senso lato di CasaPound.

Per cui, direi che non ci sono dubbi nel caso di specie. C'è un atto tipico che, quindi, copre le dichiarazioni del nostro ex collega e non è un caso che in Giunta si sia votato all'unanimità per l'insindacabilità. Quindi, voteremo conformemente alla relazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Covolo. Ne ha facoltà.

SILVIA COVOLO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, anche il gruppo Lega si esprime nel senso dell'insindacabilità con riferimento alla vicenda che vede coinvolto l'onorevole Chaouki per alcune affermazioni rese nel corso della trasmissione televisiva La Gabbia, in data 15 novembre 2014, in merito al presunto coinvolgimento di CasaPound nei disordini di Tor Sapienza, a Roma, avvenuti qualche giorno prima. La Giunta per le autorizzazioni ha aderito alle conclusioni della relatrice Gagliardi, sulla scorta di un'accurata istruttoria che ha permesso di rinvenire nell'attività parlamentare dell'onorevole Chaouki un atto di sindacato ispettivo da lui sottoscritto come firmatario. Si tratta dell'interrogazione a risposta scritta della deputata Piazzoni, depositata il giorno prima della suddetta trasmissione, con riferimento agli stessi fatti di Tor Sapienza, per conoscere dal Ministro dell'Interno quali iniziative urgenti sarebbero state poste in essere per vietare iniziative pubbliche volte a divulgare messaggi xenofobi.

L'interrogazione, rimasta, peraltro, priva di risposta, costituisce indubbiamente atto tipico dell'attività parlamentare e si pone in collegamento funzionale con le dichiarazioni rese dall'onorevole Chaouki nel corso del dibattito televisivo in parola.

Va, quindi, riconosciuta la prerogativa di cui all'articolo 68 della Costituzione, dato che le affermazioni rese al di fuori della sede parlamentare, e più precisamente nel corso della trasmissione televisiva, erano sostanzialmente riproduttive, oltre che coeve, dell'attività ispettiva svolta dal collega in sede parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Come hanno ribadito i colleghi intervenuti prima di me, oggi ci troviamo a discutere e dobbiamo esprimerci sulle dichiarazioni rese dall'ex deputato Chaouki, su cui grava un procedimento penale presso il tribunale di Roma.

Come dicevamo, Chaouki, durante una trasmissione televisiva, nel novembre del 2014, rese delle dichiarazioni su alcuni incidenti verificatisi nel quartiere romano di Tor Sapienza in cui, a dire del deputato, emergevano delle responsabilità in capo a CasaPound, che poi ha citato l'ex deputato Chaouki per diffamazione.

Ebbene, anche noi riteniamo che l'applicabilità dell'articolo 68 della Costituzione sia legata, per un parlamentare che esprime opinioni extramoenia, alla sussistenza di un nesso funzionale tra l'attività divulgativa e le opinioni espresse dal parlamentare extramoenia e gli atti tipici pregressi presentati dal parlamentare. Un nesso che deve essere diretto e non certamente indiretto.

Nel caso di specie, come già ricordato, l'ex deputato Chaouki ha presentato, nei giorni precedenti la sua partecipazione televisiva, proprio un atto ispettivo, un'interrogazione parlamentare specifica sugli incidenti di Tor Sapienza e sulle presunte responsabilità, da lui intraviste, di organizzazioni di estrema destra. Quindi, le dichiarazioni espresse da Chaouki in sede televisiva richiamano, a nostro giudizio, sostanzialmente il testo dell'interrogazione presentata e, dunque, le dichiarazioni televisive in questione devono essere sicuramente considerate illustrative delle tesi e delle richieste contenute nell'interrogazione in maniera sovrapponibile.

Pertanto, anche noi ci esprimiamo a favore dell'applicazione, alle dichiarazioni dell'ex deputato Chaouki, delle guarentigie di cui all'articolo 68 della Costituzione e, dunque, esprimiamo voto favorevole rispetto alla relazione della Giunta, così come formulata dalla relatrice Gagliardi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il presidente Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Magari cambiamo microfono, presidente…

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Grazie, Presidente. Venerdì scorso sono stato proclamato presidente della regione Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, tra qualche minuto, Presidente, lei riceverà la mia lettera di dimissioni da parlamentare. Intervengo per comunicarglielo ma intervengo anche per ringraziare il Presidente della Camera, l'Ufficio di Presidenza della Camera, l'amministrazione della Camera che mi ha assistito, come ha assistito ciascun parlamentare di questa Assemblea in questi anni, dal Segretario generale agli assistenti parlamentari; un esempio preziosissimo di eccellenza nella pubblica amministrazione italiana (Applausi).

Vado via ma, prima di andar via, vorrei ringraziare i colleghi parlamentari di ogni gruppo, di centrodestra e di centrosinistra, i colleghi del MoVimento 5 Stelle che mi hanno consentito di vivere in questi anni insieme a loro una straordinaria stagione della mia vita, nel confronto dialettico tra culture e sensibilità diverse, tra esperienze differenti ma sempre al servizio delle istituzioni e del Paese.

Ecco, oggi restituisco il ruolo, che i cittadini mi hanno assegnato qualche anno fa, di componente della Camera; un ruolo che ho esercitato con grande onore da parte mia nell'interesse delle istituzioni. Eserciterò un altro ruolo, forse più complesso, più difficile. Lo faccio per un atto di amore nei confronti della mia regione, ma lo svolgerò, signor Presidente, arricchito dall'esperienza che ho fatto in quest'Aula, dove ho imparato, vivendolo quotidianamente, che nelle istituzioni rappresentative si raccolgono le esperienze e le espressioni migliori del Paese, ma talvolta anche i limiti del Paese.

Eppure, il valore della rappresentanza politica è quello di saper esaltare, nei momenti decisivi del Paese, le qualità che qui sono rappresentate, la responsabilità, mettendo da parte i limiti e gli interessi di schieramento. È successo anche nel corso di questa legislatura, ma è successo spesso quando il Paese lo richiedeva.

Sono orgoglioso di essere stato un vostro collega, vado via però con la bella certezza - avendole abitate, le istituzioni rappresentative - che anche gli italiani possono essere orgogliosi delle loro istituzioni (Applausi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie a lei, presidente Occhiuto. Credo davvero, a nome di tutti, di formulare gli auguri più sinceri per affrontare una sfida sicuramente complessa. Sono sicuro che le sue capacità politiche ma anche le sue grandi doti umane le consentiranno di interpretare al meglio una sfida che speriamo davvero per tutti i calabresi possa essere vincente. Auguri e buon lavoro, presidente (Applausi).

Si riprende la discussione del Doc. IV-ter, n. 19-A.

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 19-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 19-A concernono opinioni espresse da Khalid Chaouki nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

Chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve votare “sì”, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti della deputata Saltamartini (Doc. IV-ter, n. 21-A) (ore 17,50).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti della deputata Barbara Saltamartini (Doc. IV-ter, n. 21-A).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dalla deputata Barbara Saltamartini nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

(Discussione - Doc. IV-ter, n. 21-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Catello Vitiello. Prego, a lei la parola.

CATELLO VITIELLO , Relatore. Grazie, Presidente. Dando per letta, con il suo permesso, la relazione, alla quale rinvio soltanto per i riferimenti storici e numerici, corre l'obbligo però di sottolineare alcuni punti che hanno portato la Giunta a ritenere insindacabili le dichiarazioni e le espressioni utilizzate dalla collega Saltamartini. Importante contestualizzare quanto dichiarato perché la denuncia che viene fatta è stata redatta da un giornalista che ha lamentato l'assoluta ed eccessiva capacità diffamatoria di queste espressioni. Corre l'obbligo però, come dicevo, Presidente, di dire in che contesto è accaduto questo. Stiamo su Facebook, uno dei tanti social network ormai utilizzati e probabilmente abusati, di cui si abusa oggi, e in data 4 settembre 2019 - le date sono fondamentali, Presidente - il giornalista denunciante dichiara in maniera diretta, come se si stesse rivolgendo direttamente a lui, all'indirizzo del senatore Salvini: “Ti sei impiccato da solo, e questo è evidente. Io ne sono felice”, “non hai un lavoro, non sai fare niente, non hai un seggio da parlamentare europeo, hai perso il posto da Ministro, certo stai in Parlamento, ma, con la vita che ti eri abituato a fare, tempo sei mesi ti spari, nemico mio”. E ancora: “quello che non ti perdonerò è di avere plagiato la mente di due miei nipoti (…), ma li recupero, fidati. Mi dispiace per tua figlia, ma avrà tempo per riprendersi, basta farla seguire da persone qualificate”.

La collega Saltamartini, lo stesso giorno, il 4 settembre 2019, replica: “sei semplicemente vomitevole, mi fai schifo. Da radiare dall'ordine dei giornalisti, la RAI dovrebbe licenziarlo perché questo essere non merita di fa parte del servizio pubblico pagato dagli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)”. Quando pubblica questo post, il Sanfilippo ritiene di denunciare e nella denuncia, a mo' anche di giustificazione, ritiene di dover anche aggiungere al riguardo che “una semplice critica di un libero cittadino, nei giorni immediatamente successivi allo scritto, è stata tanto strumentalizzata e (…) male interpretata, da provocare una serie di commenti dai contenuti molto diffamatori”, e che uno di questi commenti è appunto quello della collega Saltamartini.

Salto a piè pari la parte relativa a come si arriva oggi in Assemblea e voglio semplicemente rappresentare all'Aula che, a differenza di altri casi, in particolare quello che abbiamo già discusso e per il quale abbiamo votato l'insindacabilità, mi riferisco a Chaouki, l'abbiamo appena deliberata in Assemblea, qui, in questo caso specifico, non esiste un atto, a cui fare riferimento in maniera precisa, in maniera formale, della collega Saltamartini. Quando l'abbiamo ascoltata in Giunta, in data 16 giugno 2021, la stessa collega ha tenuto a precisare che non c'è stata un'attività ispettiva specifica - poi in realtà vedremo come c'è dell'altro, che non è stato sottoscritto immediatamente dalla collega Saltamartini, ma poi troveremo anche un appiglio su questo - perché in quel contesto temporale non esisteva un Governo, e quindi fra il “Conte 1” e il “Conte 2” c'è stata questa vacatio di attività legislativa della collega che non le ha consentito di fare un'attività ispettiva più specifica. Questo naturalmente ci dà la possibilità, Presidente, oggi di discutere il merito del nesso funzionale e cercare di capire come l'attività di un parlamentare non si estrinsechi soltanto attraverso la formalità di un atto ispettivo specifico, ma anche rispetto a quella che è la vita del parlamentare stesso, senza dimenticare che, fra il “Conte 1” e il “Conte 2”, ci sono stati ben due voti di fiducia, uno dato a favore del Governo “Conte 1” e l'altro, invece, dato a sfavore del “Conte 2” dalla collega Saltamartini.

In questa attività è certamente recuperabile un dato, quello dell'invettiva subita, e quindi della replica che la collega Saltamartini ha ritenuto doverosa. A questo voglio semplicemente aggiungere che la Lega, il gruppo della Lega ha posto un quesito al presidente e all'amministratore delegato della RAI proprio in merito a questi fatti. Da questo procedimento è scaturito poi un disciplinare nei confronti del Sanfilippo, che è stato soltanto ritirato perché aveva già subito una sanzione disciplinare per gli stessi fatti e questo in data precedente. Mi riferisco al 13 novembre 2019, quando viene sospeso per sette giorni. Allora noi certamente dobbiamo cercare di comprendere come il legame dell'attività parlamentare debba essere non soltanto formale, ma fatto anche di sostanza. Noi dobbiamo cercare di recuperare quella che è l'attività del parlamentare, quindi non voglio scendere assolutamente nelle provocazioni e soprattutto nel merito della vicenda, però mi piace ricordare in questa sede che l'attività del parlamentare è squisitamente e soprattutto territoriale.

Quando noi facciamo campagna elettorale e incontriamo persone, difendiamo il nostro essere parlamentari e le nostre ideologie legate a quell'essere parlamentari; e, quando ci scontriamo rispetto a un'immagine che viene data e che lede in maniera evidente i princìpi nei quali crediamo, penso che sia doverosa un'attività, nei limiti della continenza, della pertinenza, ci mancherebbe altro - ma entreremmo nel merito della vicenda - ma entriamo in un'attività squisitamente politica e parlamentare. E allora, per questi motivi, ritengo che anche in questo caso il nesso funzionale ci sia e, come abbiamo deciso in Giunta, ribadiamo qui la nostra convinzione e chiediamo di votare per l'insindacabilità della collega Barbara Saltamartini (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-ter, n. 21-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (CI). Grazie, Presidente. Dunque questo procedimento, che è pendente davanti al tribunale di Roma, che vede imputata l'onorevole Barbara Saltamartini per diffamazione, deriva da un post che la stessa ha pubblicato su un social network rivolto al giornalista Sanfilippo, in cui auspicava che lo stesso venisse radiato dall'ordine dei giornalisti e licenziato dalla RAI per le espressioni che questo aveva usato contro il senatore Salvini, che sono già state rilette dal relatore Vitiello, tra le quali: “Comunque ti sei impiccato da solo, tempo sei mesi e ti spari, nemico mio”. Insomma, comunque frasi violente.

Con riferimento specifico alla vicenda, l'onorevole Saltamartini non ha presentato in quel contesto un atto di sindacato ispettivo, né svolto interventi sull'argomento, anche perché in quel periodo era in crisi il Governo “Conte 1” e non vi furono lavori, non esisteva sostanzialmente un Governo a cui presentare l'atto. È però da ritenersi che queste dichiarazioni che la deputata Saltamartini ha espresso vadano inquadrate nell'ambito della prerogativa dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, quale sua manifestazione esterna del voto di fiducia al Governo “Conte 1” e di quello di sfiducia al Governo “Conte 2”, perché, come diceva bene il relatore, l'attività del parlamentare non si estrinseca soltanto in atti di sindacato ispettivo formali, ma anche in tutta una serie di altre attività che lo stesso deputato svolge. Inoltre il gruppo Lega nella Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ebbe a porre un quesito al presidente e all'amministratore delegato della RAI proprio in relazione alla condotta tenuta dal giornalista, ottenendo in risposta, come comunicazione, l'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti del Sanfilippo. Quindi, preso atto che non è sempre possibile, come dicevo, compiere atti tipici, si ritiene che nel caso in esame sussista il collegamento funzionale tra le dichiarazioni dell'onorevole Saltamartini e i voti di fiducia espressi nei confronti del Governo Conte. Per queste ragioni, il gruppo di Coraggio Italia, signor Presidente, voterà a favore del parere del relatore Vitiello, e quindi nel senso dell'insindacabilità delle dichiarazioni dell'onorevole Saltamartini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Presidente, per anticipare che la componente L'Alternativa c'è voterà contro il parere del relatore poiché riteniamo che questa sia un'interpretazione eccessivamente estensiva del nesso funzionale; sembra più che altro un privilegio che, in realtà, non spetta alla Giunta accordare. Se la collega Saltamartini, anche secondo me, potrebbe avere ragione nel merito, e anche nel processo, non possiamo però noi accordare un privilegio e creare una giurisprudenza interna, una valutazione interna che, non volutamente o volutamente, si riverbera anche nei prossimi procedimenti. Per questo il nostro voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vitiello. Riteniamo, ovviamente, le sue motivazioni già espresse durante il suo intervento come relatore. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie Presidente. Tendenzialmente, nella qualità di presidente della Giunta, credo di essere intervenuto uno o due volte al massimo. Intervengo, per condividere intimamente la relazione del collega Vitiello, il quale, però, da relatore, ha usato credo un termine che non rende onore al lavoro svolto dalla Giunta. A un certo punto ha detto: abbiamo cercato un appiglio. No, io non credo che noi abbiamo cercato un appiglio. Io credo che l'onorevole Barbara Saltamartini, la quale era impossibilitata a realizzare un atto tipico nella sua versione più stancamente burocratica - cioè quella di una interrogazione -, aveva estrinsecato l'atto tipico per definizione, votando e non votando la fiducia ad un Governo.

Ho sentito il dovere di intervenire, allorché ho sentito invece altri interventi, che raccontano del fatto che in questa sede si starebbe stropicciando la normativa, allargando la dismisura per garantire un privilegio. Viceversa, l'onorevole Saltamartini, a giudizio della Giunta nella sua interezza, non ha potuto depositare banalmente un atto tipico, che avrebbe consentito una risposta più tecnica e burocratica, per la quale probabilmente non ci sarebbe neanche la necessità di riunire una Giunta, perché potremmo delegare un commesso dell'Aula a verificare se c'è un'interrogazione: se fosse così, non capisco perché dovrebbe esistere una Giunta. Questa Giunta ha stabilito un fatto, che solo a pochi non può entrare nei neuroni cerebrali, ovverosia che la votazione della fiducia ad un Governo è, per antonomasia, per definizione, per ipotesi accademica classica, un atto tipico.

Allora, Barbara Saltamartini stava difendendo l'operato suo e del suo partito, rispetto all'espressione di un atto tipico e - qualora debba essere mitridatizzata nel suo onore da parte di un leone da tastiera – ha con il diritto di ri-precisare il perché ha svolto quell'atto tipico. E ne ha diritto con la piena e massima guarentigia riconosciuta dalla Camera dei deputati, i quali non possono neanche essere intimoriti da interventi da leone da tastiera né devono rimanere lì, col bilancino in mano, per comprendere qual è l'esatta reazione determinata dalla sproporzionata accusa altrui.

Ritengo, quindi, che la presidenza della Giunta abbia svolto un lavoro di perimetrazione di ciò che si debba intendere per atto tipico, elevandosi al di sopra di una visione stancamente burocratica, per affermare, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno - ma lo riaffermiamo -, che il voto di fiducia è, per definizione, l'atto tipico, che la difesa di quel voto è, per definizione, un atto tipico e che la difesa politica e morale di se stessa e del proprio gruppo per un voto espresso è nella massima espressione delle guarentigie garantite dalla Camera dei deputati. Tanto ci tenevo a precisare, perché il lavoro della Giunta, in questo caso, è stato un po' meno burocratico, un po' più giuridico, ma certamente non abbiamo cercato un appiglio: abbiamo tentato di risalire alle fonti delle guarentigie, che stanno a presidio, prima ancora che del deputato, dell'intero corpo parlamentare, dell'intera Aula e della libertà delle proprie espressioni di voto in Aula. Evidentemente, il gruppo di Fratelli d'Italia voterà così come da indicazione del relatore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Grazie Presidente. La esaustiva relazione ha descritto in maniera puntuale e circostanziata gli accadimenti e, quindi, solleva tutti noi dal dover ripercorrere questa vicenda, che è sintomatica anche della stagione politica che stiamo attraversando e, purtroppo, del livello spesso non edificante degli atteggiamenti e dei comportamenti, soprattutto da parte di taluni soggetti che assumono impropriamente la veste di fustigatori dei costumi o dispensatori di giudizi morali.

Quello che conta per noi di Forza Italia in questa vicenda, proprio nello spirito che è stato ricordato nell'intervento che mi ha preceduto e anche negli altri interventi, è quello di definire attraverso la vicenda Saltamartini un perimetro più ampio, per quanto riguarda la lettura della norma costituzionale e, soprattutto, della sua applicazione rispetto alla protezione da assicurare ai singoli magistrati.

Anch'io condivido il giudizio che non si è trattato di un appiglio e di una forzatura interpretativa, il richiamo alla lettura dell'articolo 68 che è stato compiuto in questo caso dalla Giunta, quanto invece una corretta funzione ermeneutica, proprio perché l'ampiezza della protezione assicurata dalla norma costituzionale deve essere garantita ben al di là del riscontro formale, che è stato richiesto in sede giurisprudenziale. Infatti, noi dobbiamo ricordare che questo principio è stato un principio di elaborazione giurisprudenziale. È stata la Corte costituzionale che, in alcuni passaggi, sia pure in un ambito motivazionale molto più ampio, ha fatto riferimento alla possibilità, attraverso l'atto tipico, di garantire l'applicazione dello scudo costituzionale, essendoci un dato documentale di riferimento preciso.

Noi siamo dell'avviso, viceversa, che la funzione del parlamentare è una funzione eminentemente politica. Questa funzione si esplica e si esprime attraverso varie manifestazioni, che possono essere certamente quelle dell'atto tipico, ma anche dell'esercizio dell'attività politica in senso stretto, quindi, anche del confronto dialettico e anche della polemica, che naturalmente mai deve scadere in insulto o in aggressione verbale nei confronti di chicchessia. Comunque, al parlamentare compete e spetta proprio questo compito e questa funzione. Quindi, il caso, sottoposto oggi all'esame del Parlamento e diffusamente trattato dalla Giunta, è in questa direzione, perché qui, secondo una lettura formale e secondo noi non corretta dal punto di vista dell'orientamento costituzionale, mancherebbe l'atto tipico. Eppure, si tratta di proteggere il parlamentare che esplica la sua funzione, che esprime un giudizio, una valutazione politica, opera la difesa di una azione di Governo, che è sicuramente un'azione normativa, un'azione legislativa, ma, prima ancora, è un'azione politica. Dunque, questo caso per noi rappresenta la riprova dell'interpretazione seguita da Forza Italia anche rispetto ad altre situazioni e voglio ricordare un caso trattato qualche settimana fa qui, in Aula, relativo alla deputata Faenzi, che ha ricevuto, viceversa, una valutazione di segno negativo, purtroppo, dall'Aula, proprio con la motivazione dell'assenza dell'atto tipico del parlamentare, che pure in quel caso aveva viceversa i connotati dell'espressione di un'azione politica, di un'azione di polemica politica o, comunque, di tutela di posizioni di una forza politica e che altrettanta dignità e altrettanta garanzia doveva ricevere e purtroppo non ha ricevute. Dunque, noi convintamente sosteniamo la soluzione proposta dalla Giunta e riteniamo che all'onorevole Saltamartini vada riconosciuta a pieno titolo la insindacabilità, a prescindere dall'esistenza di atti formali e atti tipici, dei quali noi riteniamo possa prescindersi nella valutazione dell'applicazione dell'articolo 68 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie Presidente. Questo che abbiamo all'esame certamente è un caso abbastanza limite di valutazione della nostra della Giunta e dell'Aula, perché effettivamente, nel caso di specie - come peraltro è stato già ricordato anche dagli altri colleghi che sono intervenuti - un atto tipico formale che copra le dichiarazioni della collega, nella nozione che è comunemente utilizzata, non c'è. Tuttavia, noi dobbiamo domandarci se si possa ritenere che vi sia comunque un nesso funzionale tra le dichiarazioni svolte dalla collega Saltamartini e il ruolo che lei ricopre. È un caso che io penso si potrebbe valutare in maniera diversa, a seconda di come si voglia valutare il complesso delle circostanze che hanno portato la collega a formulare le dichiarazioni. Tuttavia, la nostra valutazione è che ci sono delle circostanze di fatto che vanno valorizzate e che noi riteniamo possano portare a una condivisione sostanziale della relazione che ha fatto il collega Vitiello.

Queste circostanze sono date, intanto, da una valutazione di merito della vicenda che, anche in riferimento alle frasi oggettivamente inaccettabili pronunciate dal giornalista - che, poi, è stato anche oggetto di una sanzione disciplinare per queste frasi da lui pronunciate - rende onestamente scarsamente offensive, sul piano del merito, le repliche della collega Saltamartini. Ma, poi, ci sono altre circostanze, che sono state messe in rilievo dal relatore, che noi riteniamo debbano essere apprezzate. In particolare, nel caso concreto, una è il fatto che, effettivamente, in quel periodo, l'Aula non si riuniva, perché era quel periodo nel quale c'era il passaggio di Governo, dal Governo giallo-verde a quello giallo-rosso e, quindi, non c'era neanche la possibilità di un intervento in Aula che consentisse di fare dichiarazioni coperte in maniera formale dalla insindacabilità. Così come riteniamo debba essere valorizzata la circostanza che, invece, in una sede propria, in una sede opportuna, il gruppo della Lega, in Commissione vigilanza, fece una richiesta, un'interrogazione, interpellanza, fece un quesito, anzi, al presidente e all'amministratore delegato della Rai per chiedere conto di queste dichiarazioni. Per tutte queste ragioni, noi riteniamo che, pur considerando e consapevoli del fatto che si tratta di un caso molto delicato e che camminiamo su un crinale scivoloso, riteniamo di poter concludere per l'esistenza di un nesso funzionale tra le dichiarazioni svolte dalla collega Saltamartini e il ruolo che ricopre e, quindi, condividiamo le conclusioni del collega Vitiello (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Covolo. Ne ha facoltà.

SILVIA COVOLO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, anche il gruppo Lega si esprime nel senso dell'insindacabilità con riferimento alla vicenda che vede coinvolta l'onorevole Barbara Saltamartini, querelata per essere intervenuta, con un post su Facebook, in difesa del senatore Matteo Salvini, in replica ad espressioni gravemente offensive e violente del giornalista Rai Sanfilippo nella sua pagina Facebook, in data 4 settembre 2019. Proprio il giorno successivo, avrebbe prestato giuramento il Governo “Conte 2”: il contesto è quello del passaggio dal Governo giallo-verde al secondo Esecutivo Conte, con la fuoriuscita del gruppo Lega-Salvini Premier dalla maggioranza.

Occorre premettere che, in quelle settimane, l'attività parlamentare, in attesa del formarsi del nuovo Esecutivo, aveva subito una battuta d'arresto. Tuttavia, non accordando la fiducia al Governo “Conte 2”, alla ripresa dell'attività parlamentare nei giorni 9 e 10 settembre 2019, l'onorevole Saltamartini ha ribadito, anche nelle sedi istituzionali, la posizione già espressa su Facebook in difesa della scelta del senatore Salvini di non appoggiare un nuovo Esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Il post di replica va, quindi, equiparato ad un atto tipico ed inquadrato come risposta politica di un parlamentare ad un attacco, proveniente, peraltro, da un giornalista del servizio radiotelevisivo italiano, nei confronti della linea del proprio partito e del proprio leader, per cui deve valere la prerogativa di cui all'articolo 68 della Costituzione.

L'orientamento della Giunta per le autorizzazioni, come è noto, è quello di fare ricadere nell'alveo dell'insindacabilità tutte le espressioni riproduttive dell'attività svolta in sede parlamentare, indipendentemente dal deposito di atti di sindacato ispettivo e dagli interventi esplicati nelle sedi istituzionali, tanto più che, nel caso de quo, i lavori parlamentari erano sospesi, come predetto. Per quanto occorrer possa a rafforzare il nostro voto favorevole alla proposta del relatore, va ricordato che il gruppo Lega, in Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, ha posto un quesito al presidente Rai a prima firma dell'onorevole Capitanio e che, in risposta a detto quesito, è stata annunciata l'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti del giornalista Sanfilippo. Risulta che, il 13 novembre 2019, al giornalista sia stata comminata la sanzione disciplinare della sospensione per sette giorni dal lavoro e dallo stipendio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Grazie, Presidente. Dobbiamo oggi esprimerci e votare sull'insindacabilità o meno, ex articolo 68 della Costituzione, delle dichiarazioni della deputata Saltamartini nei confronti del giornalista Rai Sanfilippo.

La vicenda, a nostro avviso, si sostanzia nel post in risposta all'articolo del giornalista San Filippo fatto dalla deputata Saltamartini il 4 settembre 2019, del tenore: “Sei semplicemente vomitevole, mi fai schifo. Da radiare dall'Ordine dei giornalisti, la Rai dovrebbe licenziarlo perché questo essere non merita di far parte del servizio pubblico pagato dagli italiani”. Le frasi della deputata Saltamartini, a nostro avviso, sono palesemente insultanti. Ci risulta, inoltre, che lo stesso senatore Salvini non abbia mai denunciato il giornalista Sanfilippo per l'articolo che ha fatto e, quindi, le frasi della deputata Saltamartini sono una sorta di difesa in surroga del senatore Salvini. In sede di Giunta per le autorizzazioni, il relatore ha avanzato, nella sua relazione, la tesi secondo la quale, se un parlamentare sente di dover rispondere con fretta a una provocazione o, comunque, intervenire, e nelle Camere non è prevista seduta di Aula e non si possono depositare atti ispettivi, al deputato deve essere allora garantito di intervenire extra moenia sui social, in un comizio o in televisione e, ipso facto, le sue dichiarazioni, di qualunque tenore diffamatorio o insultante che siano, dovrebbero essere scudate dall'articolo 68 della Costituzione. A nostro avviso, questa tesi non può essere accolta, perché il rischio di trasformare le guarentigie dell'articolo 68, comma 1, in una sorta di privilegio è reale. Più nello specifico, abbiamo analizzato che la stessa deputata Saltamartini non ha mai fatto in merito nessun atto ispettivo, nessun intervento in Aula in materia prima del 4 settembre 2019.

Rileva inoltre il fatto che, come la giurisprudenza costituzionale ha più volte delineato, le stesse dichiarazioni extra moenia fatte dai parlamentari non possono avere un collegamento generico ad attività politica ma devono essere una esternalizzazione di quello che è proprio l'esercizio dell'attività parlamentare svolta dal singolo deputato. Ed è in quest'ottica, e quindi analizzando anche le frasi e il post scritto dalla deputata Saltamartini, che non possiamo far rientrare il post in questione nelle guarentigie dell'articolo 68 perché, a nostro avviso, le stesse affermazioni che fa la deputata Saltamartini sono solo ed esclusivamente degli insulti. La stessa giurisprudenza della Corte costituzionale, nella sentenza n. 59 del 2018, ha ribadito il principio che le prerogative parlamentari non possono essere estese fino a ricomprendere gli insulti. È per questo motivo che, a nome del MoVimento 5 Stelle, dichiaro il voto contrario alla relazione proposta dall'onorevole Vitiello (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV-ter, n. 21-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-ter, n. 21-A concernono opinioni espresse dalla deputata Barbara Saltamartini nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.

Chi intende esprimersi per la insindacabilità delle opinioni espresse deve votare sì, mentre chi intende esprimersi per la sindacabilità deve votare no.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39) (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente. Vorrei informare l'Aula, perché non passi sotto silenzio, che sono partite le prime lettere di licenziamento per gli operai della Whirlpool di Napoli. Credo che quest'Aula, che si è occupata in maniera molto attiva di questa vicenda, come di altre, debba inizialmente avere la consapevolezza che questa azienda non ha avuto in alcun modo rispetto né del Governo né delle parti sindacali né, soprattutto, di quei lavoratori che stanno conducendo una battaglia giusta. Chiedo pertanto che il Governo intervenga immediatamente perché si fermi questa pratica che, a oggi, viene consegnata addirittura attraverso gli ufficiali giudiziari (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Migliore. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Sullo stesso argomento, Presidente. Ringrazio - purtroppo, vista la circostanza, in questo caso - il collega Migliore che ha ricordato come questa - per suo tramite, mi rivolgo al collega che è appena intervenuto - sia stata e sarà una battaglia trasversale di tutto il Parlamento. Se, in questo caso, Whirlpool, con una decisione unilaterale e non rispettando i patti, va a delocalizzare e quindi va a licenziare centinaia di persone, Whirlpool diventa un simbolo per tutte le aziende d'Italia, oggi. Se multinazionali con dei bilanci a posto vanno a delocalizzare in un'altra notte, allora questa, colleghi, è un'Europa che non mette nelle stesse possibilità gli imprenditori o l'impresa italiana con le altre imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Chiudo Presidente, però ricordando una cosa: noi ci saremmo aspettati - e mi rivolgo soprattutto ai colleghi della maggioranza – che, dopo tre o quattro mesi di annunci (annunci dalla sottosegretaria Todde, dal Ministero del Lavoro, piuttosto che dal Ministero dello Sviluppo economico), di annunci rispetto ad una norma anti delocalizzazione che il Parlamento avrebbe votato, ad oggi c'è il nulla da parte di questa maggioranza! Quindi, noi sollecitiamo questa maggioranza a portare nelle Commissioni di merito, ma soprattutto nelle aule parlamentari, una buona norma anti concorrenza, che non vada a deprimere gli investimenti esteri, che debbono essere fatti in Italia, ma che vada fondamentalmente a dire una cosa forte e chiara in Europa: le tasse ed il costo del lavoro debbono essere omogenee dappertutto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non possiamo delocalizzare, non più dall'altra parte del mondo, ma ad un'ora e mezza di aereo, all'interno di un'Europa che ai nostri imprenditori, purtroppo, sotto questo punto di vista, sta stringendo un cappio al collo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, penso sul medesimo argomento, l'onorevole Sportiello. E' così?

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie Presidente, oggi sono partite le lettere di licenziamento ed è una giornata dolorosa per tutti, anche per coloro che sono stati al fianco di quei lavoratori. Sono partite queste lettere di licenziamento da parte di un'azienda che non ha voluto, in alcun modo, accogliere aiuti da parte del Governo, non ha voluto, in alcun modo, trattare, non ha voluto, in alcun modo, ascoltare le ragioni di quei lavoratori che hanno fatto la fortuna di uno stabilimento di eccellenza nella mia regione, nella mia città. Oggi, purtroppo, questo Parlamento si ritrova a dover intervenire per dire che stiamo al fianco di quei lavoratori, e siamo al fianco della sottosegretaria Todde che mai ha smesso di lavorare per garantire a quei lavoratori un futuro occupazionale. Noi non possiamo che condannare l'atteggiamento di un'azienda che, nel nostro Paese, è venuta per fare profitto, ma che non ci ha messo niente ad andare via e a calpestare la dignità di quei lavoratori che chiamano quell'azienda “mamma Whirlpool”, questo per far capire a tutti quanto sia radicata e quanto quegli operai abbiano dato a quell'azienda. Oggi, ancora una volta ci schieriamo al fianco dei lavoratori, ma da questa vicenda dobbiamo imparare molto, affinché non si sa mai più un'azienda che si comporti come la Whirlpool ha fatto a Napoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca, immagino sullo stesso argomento. Me lo conferma? Sì?

PIERO DE LUCA (PD). Sì, Presidente, la ringrazio, per esprimere anche noi, a nome del Partito Democratico, la vicinanza assoluta alle lavoratrici e ai lavoratori della Whirlpool di Napoli. L'azienda sta portando avanti una modalità scellerata di soluzione di una crisi che, invece, meritava un altro percorso, un'altra soluzione. Si è deciso di non dialogare col Governo, si è deciso di non dialogare con le istituzioni, si è deciso di non trovare una soluzione che potesse evitare un vero e proprio deserto occupazionale nel nostro territorio. E' una scelta grave per le modalità con le quali è stata portata avanti ed è una scelta che, ovviamente, si affianca ad altre situazioni del genere che, in tutto il Paese, dobbiamo contrastare con forza, mettendo in campo azioni politiche di strategia industriale volte a evitare fenomeni di aziende che, peraltro, utilizzano risorse pubbliche e, dopo qualche mese o qualche anno, delocalizzano e abbandonano il nostro territorio! No al Far West industriale nel nostro Paese! E' un obiettivo di civiltà che dobbiamo perseguire tutti insieme, con la stessa unità che oggi abbiamo riscontrato da parte di tutte le forze politiche, per evitare che situazioni del genere possano ripetersi e provocare davvero disastri sociali e occupazionali nel nostro Paese che non possiamo assolutamente tollerare. Per questa ragione, continueremo a lavorare con forza a sostegno del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), per trovare azioni strategiche che possano evitare il disastro che si sta compiendo a Napoli. Il tema di Napoli deve essere un tema di carattere nazionale, per oggi e per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cantalamessa. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Grazie, Presidente, in merito alle lettere di licenziamento che stanno ricevendo gli operai della Whirlpool, voglio dire che sono stato, due volte, in azienda per incontrarli; ho incontrato le parti sindacali, qui, a piazza Santi Giovanni e Paolo e trovo che sia intollerabile e inaccettabile l'atteggiamento che ha avuto la Whirlpool nei confronti del Governo, delle parti sindacali e di questi lavoratori.

C'è stata massima disponibilità da parte di tutte le parti interessate a che si trovasse una soluzione condivisa. Il silenzio, le orecchie da mercante prestate da questa multinazionale sono una profonda mancanza di rispetto, nei confronti non solo dei lavoratori, non solo della nostra e della mia città, ma del Governo e delle parti sindacali. Mi auguro che sia l'ultima volta che una multinazionale considera il nostro Paese come terra di conquista, dove venire a sfruttare i lavoratori, il nostro know-how e i nostri marchi per poi fare i porci comodi loro e delocalizzare in altre parti. A nome del gruppo Lega, esprimo la solidarietà nei confronti di questi dipendenti e sono certo che il Ministro Giorgetti sta facendo di tutto per trovare altre soluzioni per questi lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sullo stesso argomento, l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Ringrazio il collega Migliore per avere giustamente ricordato quello che è capitato oggi, la gravità di quello che è accaduto. Ricordo a me stesso e a tutti i colleghi che quest'Aula si era espressa chiaramente alcuni mesi fa, con una mozione votata all'unanimità. Io credo che non si possa non stigmatizzare il comportamento dei vertici della multinazionale, della Whirlpool, un comportamento ai limiti, devo dire, dell'atteggiamento contrario al buonsenso. Il Governo, in tutti questi mesi, ha lanciato ipotesi e progetti, ha individuato e ricercato soluzioni, trovando, dall'altra parte, sostanzialmente, un muro di gomma. Ora però - e questo voglio dirlo con forza - non è accettabile che a pagare il conto siano le lavoratrici e i lavoratori.

Quindi, ci vuole un supplemento ulteriore di intervento del Governo, auspicabilmente ai massimi livelli e, quindi, se del caso, coinvolgendo anche il Presidente del Consiglio. Ormai io credo che quella vertenza abbia superato anche i confini territoriali e sia diventata l'emblema di un atteggiamento predatorio di una parte del mondo imprenditoriale e, in particolare, di alcune multinazionali, a cui ci deve essere una risposta altrettanto alta e altrettanto netta, perché queste multinazionali non possono pensare di venire in Italia semplicemente a fare i loro comodi. Facciano pure gli utili, ma questo, evidentemente, dev'essere reso compatibile con la dignità del lavoro, col rispetto che si deve alle lavoratrici e ai lavoratori di un'azienda che, come ha ricordato la collega Sportiello, era ed è un'eccellenza. Quindi, da questo punto di vista, anche noi chiediamo un pronto intervento ai massimi livelli da parte del Governo, perché si riapra un tavolo e si possa ricercare una soluzione condivisa. Credo che lo si debba alle lavoratrici e ai lavoratori, ma lo si debba soprattutto al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO). Grazie, Presidente. Sono tantissime le parole di solidarietà per quanto riguarda un tema molto importante, cioè le delocalizzazioni, le chiusure delle imprese e lo sfruttamento dei lavoratori, che poi vengono abbandonati e licenziati. Ecco, oggi vorrei denunciare qui che per me queste sono veramente soltanto parole, come dice Greta Thunberg tanti bla bla bla. Perché? Perché oggi c'è qui una proposta di legge, scritta dai lavoratori con le loro teste, anti-delocalizzazione, che può essere firmata, calendarizzata e approvata da questo Parlamento. Quindi, io chiedo a tutti i colleghi: se avete veramente a cuore di trovare soluzioni concrete, se avete veramente il coraggio di cambiare questa piaga, allora firmate questa proposta di legge, calendarizziamola e approviamola subito. Non c'è più tempo da perdere. È importante ritrovare direttamente soluzioni concrete, è tempo del coraggio (Applausi di deputati del gruppo Misto)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Napoli, che è l'ultimo iscritto. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (CI). Grazie, Presidente. Sarò velocissimo, perché mi associo completamente ai colleghi che mi hanno preceduto, in modo particolare ai colleghi Migliore e Fornaro, perché quanto sta avvenendo alla Whirlpool è un fatto estremamente grave e sono sicuro che il Governo, nella prima persona del Ministro, interverrà anche duramente nei confronti dell'azienda.

Mi permetto - e chiudo il mio intervento - di ricordare anche, lo dico sempre ai colleghi che mi hanno preceduto, la situazione della Embraco a Torino, che è tale e quale a quella della Whirlpool, i cui lavoratori stanno patendo notevolmente senza alcuna prospettiva. Al riguardo, anche l'intervento estremamente forte dell'arcivescovo di Torino - non ho paura a dirlo - ha messo in luce cosa significhi la disoccupazione e la paura di perdere il lavoro.

Il Parlamento deve fare qualcosa, il Governo deve intervenire duramente. Mi auguro che ciò avvenga, dando a questi lavoratori la possibilità di continuare ad avere una dignità del lavoro. Questo è un fatto estremamente rilevante.

PRESIDENTE. Grazie a Osvaldo Napoli e ringrazio anche i colleghi per aver portato alla sensibilità dell'Aula. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi, non l'avevo vista. Però, per il gruppo ha già parlato l'onorevole Rizzetto. Se interviene per un'altra cosa, chiudiamo questa fase, ringraziando, come stavo dicendo, i colleghi per aver portato all'attenzione dell'Aula un argomento sicuramente così importante. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo soltanto per ribadire che, avendo rimodulato il calendario dei lavori di oggi, volevo ringraziarla anche per la disponibilità, con riferimento alla giornata di domani, una volta svolta la commemorazione del 4 novembre, a posticipare eventualmente ad altro calendario alcune ratifiche, in maniera da consentire al nostro gruppo di partecipare all'evento che si terrà a mezzogiorno e trenta qui a Roma.

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Zucconi, ne abbiamo preso nota.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Ripani. A lei la parola.

ELISABETTA RIPANI (CI). Grazie, Presidente. Approfitto di questi pochi minuti per richiamare l'attenzione su una problematica, che interessa migliaia di pazienti celiaci sul territorio nazionale, della quale ho già ampiamente discusso con la presidenza dell'Associazione nazionale celiachia e sulla quale ho presentato un'interrogazione parlamentare ai Ministri Speranza e Gelmini.

Per i pazienti celiaci l'unica cura è rappresentata dal cibo senza glutine. Solo sedici regioni italiane risultano dotate del buono digitale. Le restanti cinque dispongono ancora del buono cartaceo e buona parte di queste non possono accedere alla grande distribuzione per l'erogazione degli alimenti senza glutine.

Il passaggio contemporaneo, in tutte le regioni, dai buoni di acquisto cartacei a quelli digitali oltre a semplificare la vita dei pazienti porterebbe ad un netto risparmio di denari pubblici, nonché ad una rendicontazione trasparente ed automatica. Nel corso del tempo ci si è impantanati anche rispetto al raggiungimento dell'importante obiettivo della circolarità del buono tra le diverse regioni italiane, tanto che, in tempo di lockdown, la terapia dei celiaci bloccati fuori regione è stata resa accessibile solo grazie a singoli accordi tra le ASL di residenza e di temporaneo domicilio.

Attendiamo, pertanto, delle risposte all'interrogazione dal Ministro Speranza e dal Ministro Gelmini, sollecitandoli ad affrontare la questione anche in sede di Conferenza Stato-regioni per portare a compimento in tempi rapidi la dematerializzazione del buono cartaceo e completarne il processo di circolarità tra le diverse regioni italiane, al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza per i pazienti celiaci in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zennaro. Ne ha facoltà.

ANTONIO ZENNARO (LEGA). Grazie, Presidente. Vorrei porre all'attenzione dell'Aula dei fatti accaduti a danno di un'emittente televisiva che opera tra Marche e Abruzzo, Vera TV; fatti accaduti la scorsa settimana in cui un'auto degli operatori TV è stata danneggiata da un atto vandalico. E' il terzo atto vandalico da inizio anno: stessi fatti sono avvenuti ad aprile e a maggio in provincia di Fermo, e oggi un altro atto di aggressione a un operatore di questo canale televisivo è avvenuto a Teramo, sintomo di una situazione molto difficile per chi fa informazione libera e indipendente sul territorio.

Annuncio, oltre che la vicinanza ai soggetti colpiti da queste vili aggressioni, un'interrogazione parlamentare, a prima firma degli onorevoli D'Eramo e Antonio Zennaro, il sottoscritto, al Ministro dell'Interno, proprio per far luce su quanto accaduto e per condannare, affinché non avvengano più in futuro queste situazioni molto spiacevoli.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 4 novembre 2021 - Ore 8,30:

1. Seguito della discussione delle mozioni Rizzetto ed altri n. 1-00522, Costanzo ed altri n. 1-00527 e Baldino, Murelli, Viscomi, Calabria, D'Alessandro, Mugnai, De Lorenzo, Tasso, Lapia, Colucci, Gebhard, Angiola e Federico n. 1-00539 concernenti iniziative in materia di lavoro agile nelle pubbliche amministrazioni .

2. Seguito della discussione dei progetti di legge:

S. 667 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: AIROLA ed altri: Ratifica ed esecuzione degli emendamenti allo Statuto istitutivo della Corte penale internazionale, ratificato ai sensi della legge 12 luglio 1999, n. 232, adottati a Kampala il 10 e l'11 giugno 2010 (Approvata dal Senato). (C. 2332​)

Relatrice: BOLDRINI.

S. 1221 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese, fatto a Roma il 17 maggio 2011 (Approvato dal Senato). (C. 2656​)

Relatrice: EMILIOZZI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Sud Africa sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 28 marzo 2017 e a Pretoria il 18 luglio 2017. (C. 2746-A​)

Relatrice: EMILIOZZI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica argentina sulla collaborazione negli usi pacifici dello spazio extra-atmosferico, fatto a Buenos Aires il 27 febbraio 2019. (C. 2823-A​)

Relatrice: DI STASIO.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Gibuti sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 29 gennaio 2020. (C. 2824-A​)

Relatore: MIGLIORE.

S. 1222 - Ratifica ed esecuzione dello Scambio di note di modifica della Convenzione del 19 marzo 1986 per la pesca nelle acque italo-svizzere tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera, fatto a Roma il 10 e il 24 aprile 2017 (Approvato dal Senato). (C. 2858​)

Relatrice: SNIDER.

S. 1926 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica tunisina sullo sviluppo di una infrastruttura per la trasmissione elettrica finalizzata a massimizzare gli scambi di energia tra l'Europa ed il Nord Africa, fatto a Tunisi il 30 aprile 2019 (Approvato dal Senato). (C. 3038​)

Relatore: BATTILOCCHIO.

S. 1277 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica tunisina in materia di trasporto internazionale su strada di persone e merci, fatto a Roma il 9 febbraio 2017 (Approvato dal Senato). (C. 3042​)

Relatrice: DI STASIO.

La seduta termina alle 18,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 6 le deputata Meloni e Ferro hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto astenersi dal voto;

nelle votazioni dalla n. 17 alla n. 21 la deputata Di Lauro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 37 il deputato Trancassini ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 37 il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 38 la deputata Pini ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3341 - em. 1.4 316 314 2 158 33 281 92 Resp.
2 Nominale em. 1.1 324 324 0 163 37 287 91 Resp.
3 Nominale em. 1-bis. 10 357 350 7 176 28 322 88 Resp.
4 Nominale em. 1-ter. 2 365 353 12 177 25 328 87 Resp.
5 Nominale em. 2.1 363 355 8 178 31 324 87 Resp.
6 Nominale art. agg. 2.01 374 373 1 187 43 330 87 Resp.
7 Nominale em. 3.3 373 346 27 174 11 335 87 Resp.
8 Nominale em. 3.1 375 375 0 188 10 365 87 Resp.
9 Nominale em. 3.2 376 376 0 189 11 365 86 Resp.
10 Nominale em. 4.2 374 371 3 186 36 335 86 Resp.
11 Nominale em. 4.3 382 377 5 189 36 341 86 Resp.
12 Nominale em. 4.4 384 382 2 192 37 345 86 Resp.
13 Nominale em. 5.3 384 377 7 189 32 345 86 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 5.4 387 376 11 189 30 346 86 Resp.
15 Nominale em. 5.2 382 381 1 191 11 370 86 Resp.
16 Nominale em. 5.1 384 383 1 192 12 371 86 Resp.
17 Nominale em. 6.1 390 389 1 195 38 351 86 Resp.
18 Nominale em. 6.2 393 391 2 196 41 350 86 Resp.
19 Nominale em. 6.3 390 386 4 194 34 352 86 Resp.
20 Nominale em. 6.4 389 387 2 194 37 350 86 Resp.
21 Nominale em. 8.1 393 392 1 197 39 353 86 Resp.
22 Nominale odg 9/3341/3 397 396 1 199 38 358 86 Resp.
23 Nominale odg 9/3341/4 398 396 2 199 37 359 86 Resp.
24 Nominale odg 9/3341/5 398 398 0 200 13 385 86 Resp.
25 Nominale odg 9/3341/6 405 403 2 202 10 393 85 Resp.
26 Nominale odg 9/3341/7 402 400 2 201 10 390 85 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/3341/8 399 394 5 198 8 386 85 Resp.
28 Nominale odg 9/3341/9 404 398 6 200 7 391 85 Resp.
29 Nominale odg 9/3341/10 401 400 1 201 37 363 85 Resp.
30 Nominale odg 9/3341/12 402 400 2 201 28 372 85 Resp.
31 Nominale odg 9/3341/13 401 395 6 198 35 360 85 Resp.
32 Nominale odg 9/3341/14 403 400 3 201 37 363 85 Resp.
33 Nominale odg 9/3341/29 390 386 4 194 42 344 85 Resp.
34 Nominale odg 9/3341/35 381 380 1 191 41 339 85 Resp.
35 Nominale odg 9/3341/37 381 378 3 190 35 343 85 Resp.
36 Nominale odg 9/3341/38 380 375 5 188 35 340 85 Resp.
37 Nominale Ddl 3341 - voto finale 379 341 38 171 337 4 91 Appr.
38 Nominale Doc. IV-ter, n. 19-A 377 375 2 188 373 2 86 Appr.
39 Nominale Doc. IV-ter, n. 21-A 366 364 2 183 265 99 85 Appr.