XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 9 novembre 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


      La Camera,

          premesso che:

              è in corso a Glasgow la ventiseiesima Conferenza delle parti (COP26) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico per cercare di approvare una efficace azione concertata e coordinata sul clima da parte di tutti gli Stati partecipanti. I Paesi dovranno spingersi oltre quanto deciso in sede di COP21 nello storico vertice di Parigi 2015, per contenere l'aumento della temperatura a 1,5 gradi. Andranno prese ulteriori decisioni di politica economica e industriale che consentano la transizione dal carbone alle energie pulite per contrastare il global warming. Misure che si dovranno tradurre sempre più in nuove opportunità di crescita economica e di occupazione, anche attraverso l'innovazione, lo sviluppo e l'applicazione di tecnologie pulite;

              la lotta ai cambiamenti climatici rappresenta una sfida fondamentale e decisiva per l'umanità che non può essere persa, e tutti i Paesi e gli attori a livello mondiale devono mettere in campo efficaci azioni condivise e vincolanti;

              è ormai condivisa a livello internazionale la necessità che, accanto agli ambiziosi ma necessari obiettivi di contrasto ai cambiamenti climatici, si debbano inevitabilmente affiancare iniziative volte comunque a sostenere quei territori e quei comparti produttivi che più di altri hanno oggettive difficoltà alla riconversione e nel loro drastico adattamento produttivo in questa fase di transizione verde;

              sotto questo aspetto si ricorda che nell'ambito dello stesso Green Deal europeo, parte integrante della strategia della Commissione europea per attuare l'Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, l'Unione europea si è impegnata a fornire sostegno finanziario e assistenza per aiutare i soggetti più colpiti dal passaggio all'economia verde. Si tratta del cosiddetto «meccanismo per una transizione giusta», che contribuirà a mobilitare risorse per il periodo 2021-2027 nelle regioni più penalizzate;

              a tal fine è stato previsto un «Fondo per una transizione giusta» che dovrebbe aiutare i Paesi dell'Unione europea a far fronte all'impatto sociale ed economico della transizione verso la neutralità climatica. Il pacchetto di investimenti comprende 7,5 miliardi di euro dal quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e 10 miliardi di euro supplementari dallo strumento europeo per la ripresa;

              il «Fondo per una transizione giusta» finanzierà l'assistenza nella ricerca di lavoro, le opportunità di riqualificazione e miglioramento delle competenze, ma anche l'inclusione attiva dei lavoratori e delle persone in cerca di occupazione durante la transizione dell'economia europea verso la neutralità climatica. Nei loro piani nazionali per una transizione giusta, i Paesi dell'Unione europea devono identificare i territori maggiormente colpiti dalla transizione energetica e concentrare in quelle zone le risorse del Fondo. Particolare attenzione sarà dedicata alle specificità di isole, zone insulari e regioni ultraperiferiche;

              nel processo di adattamento produttivo, legato alla transizione in atto, è quindi indispensabile sostenere e aiutare quella parte importante delle attività produttive, del mondo industriale e dei lavoratori che sono maggiormente coinvolti e che hanno maggiori difficoltà ad adattarsi al cambio di paradigma;

              la sostenibilità ambientale è ormai una esigenza ineludibile da tutti riconosciuta, ma la sostenibilità ambientale deve essere perseguita parallelamente con la sostenibilità economica. Infatti, se la transizione ecologica significa nuove opportunità per ampi settori produttivi, è anche vero che comporta inevitabilmente degli svantaggi, seppur temporanei per quei settori produttivi e quei lavoratori che hanno meno alternative e devono quindi sostenere un maggiore sforzo produttivo ed economico di adattamento al processo di decarbonizzazione. È questo un aspetto assai importante, ma a volte sottovalutato. È quindi necessario prevedere forme di reale sostegno alle imprese che devono sostenere crescenti costi per potersi riconvertire e comunque per rispettare e adeguarsi ai sempre più ambiziosi standard ambientali di prodotto e di processo;

              tra i numerosi settori produttivi fondamentali per l'economia del nostro Paese, che hanno evidenti difficoltà ad adeguarsi alla transizione energetica, vi sono, per fare un solo esempio tra i tanti, i grandi impianti industriali e i poli per la raffinazione del petrolio. Nella sola Sicilia detti poli assorbono quasi il 46 per cento della capacità di raffinazione del Paese;

              in questo ambito si ricorda che la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), all'articolo 1, comma 159, ha introdotto una importante norma volta a favorire gli investimenti nelle regioni del meridione da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e bioraffinazione;

              in dettaglio, il citato articolo 1, comma 159, ha previsto che: «Al fine di promuovere lo sviluppo industriale e occupazionale nelle regioni del Mezzogiorno attraverso il mantenimento e l'aumento dell'occupazione, il miglioramento della qualità degli investimenti e l'adeguamento delle attività ai cambiamenti economici e sociali, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dello sviluppo economico, assicurando il coinvolgimento delle imprese, degli enti locali e delle regioni interessati, attiva la procedura per la stipulazione di un accordo con il settore della raffinazione e della bioraffinazione, finalizzato alla promozione degli investimenti da parte delle imprese operanti in tale settore per la realizzazione di iniziative volte a perseguire gli obiettivi della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile mediante l'utilizzo di quota parte delle risorse derivanti dal gettito delle accise e dell'imposta sul valore aggiunto»;

              la suddetta importante disposizione di legge, a un anno dalla sua approvazione, è praticamente rimasta lettera morta;

              è necessario prevedere, sia in ambito nazionale che europeo, lo stanziamento pluriennale di specifiche risorse finanziarie volte a sostenere la transizione industriale, in particolar modo per quei settori industriali che hanno estrema difficoltà ad abbattere le emissioni di CO2, al fine di aiutarli nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione, e per cercare di contenere gli inevitabili elevati costi economici e sociali conseguenti al loro difficile adattamento alla transizione energetica. Senza questo supporto, molte imprese rischieranno di finire fuori mercato;

              è quindi necessario accompagnare questi comparti industriali più esposti nel percorso e sostenere anche economicamente la loro decarbonizzazione;

              il necessario graduale passaggio dal fossile al rinnovabile è un punto delicato ma centrale nella lotta ai cambiamenti climatici e rappresenta un vero cambio di paradigma. Proprio per questo è indispensabile che questo passaggio avvenga in maniera economicamente sostenibile per le industrie, soprattutto quelle più energivore, e per i lavoratori interessati, e che, nella fase di transizione debbano essere incentivati anche quegli investimenti che comunque consentono a queste industrie di ridurre la CO2;

              il Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel corso della COP26 di Glasgow, ha voluto sottolineare come le energie rinnovabili non saranno sufficienti i prossimi anni, in quanto potranno contare solo per il 20 o 30 per cento del mix energetico. Quello che conta è ridurre le emissioni da carbonio del 55 per cento entro il 2030;

              la realtà è che le rinnovabili, attualmente, non sono inoltre in grado di sostituire i combustibili fossili nell'alimentazione di tutta una serie di industrie (cemento, acciaio, chimica, raffinazione) e di mezzi di trasporto (aerei, navi, treni). Sono settori estremamente difficili da alimentare con energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e quindi da decarbonizzare. Ridurre il loro impatto climatico è però una priorità, se il mondo vorrà rispettare gli impegni di contenimento del riscaldamento globale, visto che emettono un'alta quantità di gas serra;

              con questa consapevolezza, il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, il 2 novembre 2021, sempre in occasione della Conferenza Onu COP26, ha voluto sottolineare come «nel lungo periodo le energie rinnovabili possono avere dei limiti, e quindi occorre investire in tecnologie innovative in grado di catturare il carbonio», ossia di quella tecnologia che consente appunto di catturare le emissioni di anidride carbonica (CO2) prodotte da stabilimenti industriali ed evitarne l'immissione nell'atmosfera;

              una tecnologia, quella della cattura del carbonio, che qualora utilizzata, potrebbe contribuire a ridurre le emissioni in atmosfera di CO2, soprattutto per quegli impianti industriali che, per loro caratteristiche produttive non riuscirebbero a riconvertirsi pienamente, se non a costi elevatissimi e con ricadute pesanti in termini occupazionali;

              è comunque importante che, proprio per incentivare gli investimenti soprattutto delle imprese che operano in settori ad alta intensità energetica, la legge di bilancio per il 2022 preveda uno stanziamento 150 milioni di euro a decorrere dall'anno 2022 per finanziare tra l'altro investimenti per favorire l'efficientamento energetico delle medesime imprese nonché per la cattura, il sequestro e il riutilizzo della CO2,

impegna il Governo:

1) a dare piena attuazione a quanto previsto dal comma 159 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), che ha introdotto una importante norma volta a favorire gli investimenti nelle regioni del Meridione da parte delle imprese operanti nel settore della raffinazione e bioraffinazione;

2) ad avviare le opportune iniziative, anche nell'ambito dell'Unione europea per l'istituzione di un fondo per la decarbonizzazione, finalizzato a uno specifico sostegno per quelle imprese e industrie operanti in quei settori produttivi che, per le specifiche caratteristiche produttive, hanno oggettive evidenti difficoltà ad abbattere le emissioni di CO2 e a riconvertirsi, con conseguenze negative in termini economici e occupazionali;

3) ad adottare iniziative per prevedere che le risorse del suddetto fondo per la decarbonizzazione siano cumulabili con le risorse nazionali e europee, volte a sostenere e agevolare le imprese nella ristrutturazione produttiva e per la riconversione ai fini della transizione energetica, prevedendo altresì, a parziale copertura del sopracitato fondo, la destinazione di parte delle risorse rinvenienti dalla futura soppressione dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad);

4) ad adottare iniziative per valutare l'utilizzabilità di quota delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per interventi legati alla fase di transizione ecologica volti a supportare anche economicamente riconversioni produttive anche utilizzanti energie non necessariamente rinnovabili;

5) ad avviare un serio e costante confronto con il mondo imprenditoriale e quei settori produttivi maggiormente colpiti dagli oneri della transizione verde, al fine di individuare le più opportune strategie e iniziative volte a sostenerle nel percorso di decarbonizzazione.
(1-00542) «Prestigiacomo, Barelli».

Risoluzione in Commissione:


      La VII Commissione,

          premesso che:

              uno degli obiettivi di un Paese moderno è quello di garantire istruzione di qualità in ogni parte del suo territorio;

              tuttavia, le scuole delle piccole isole e delle comunità montane devono superare molteplici ostacoli e difficoltà gestionali per l'organizzazione della didattica e del personale;

              in particolare, le comunità montane, da anni, vivono un grave spopolamento e un decremento massiccio della natalità, fenomeni che mettono a dura prova la sopravvivenza delle stesse comunità e conseguentemente delle scuole di montagna; a tali problematiche si è cercato, negli ultimi anni, di porre rimedio con una serie di interventi che, per quanto animati da buona volontà, sono risultati privi di una strategia organica e inadeguati a fermare il declino economico, sociale ed educativo che ha investito le zone montane;

              le comunità di montagna e le piccole isole sono territori in cui il personale scolastico, con particolare riferimento a quello con contratto a tempo determinato, è disincentivato ad accettare proposte di lavoro, in quanto gli spostamenti casa-scuola-casa sono difficoltosi logisticamente e comunque antieconomici, e spesso molti insegnanti chiedono il trasferimento in altri istituti meno disagiati;

              i numerosi docenti e personale Ata presenti nelle graduatorie provinciali delle supplenze attendono di accettare una proposta di supplenza, in quanto gli spostamenti o la permanenza nelle piccole isole e nelle comunità di montagna comportano spese rilevanti;

              tali situazioni stanno mettendo a rischio il diritto all'istruzione che, in quanto diritto costituzionalmente garantito, richiede un aggiornamento degli interventi e delle scelte strategiche per superare le suddette criticità,

impegna il Governo:

          ad adottare idonee iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di garantire il diritto all'istruzione degli studenti che frequentano le scuole di territori disagiati, in particolare delle piccole isole e delle comunità montane;

          ad adottare iniziative, anche di natura normativa, volte a introdurre misure incentivanti in favore del personale scolastico pendolare nelle piccole isole e nelle comunità montane, in considerazione di un regolare contratto di lavoro;

          ad adottare iniziative di competenza, in considerazione delle molteplici criticità derivanti dalla posizione geografica dei luoghi e dei tragitti da percorrere, per facilitare soluzioni alternative al pendolarismo, attraverso la promozione di soluzioni alloggiative presso le piccole isole e le comunità montane per il personale scolastico, o di misure compensative quali riconoscimenti economici aggiuntivi contrattuali, al fine di garantire un effettivo diritto allo studio e la continuità didattica in tali territori disagiati;

          ad adottare iniziative di competenza per programmare progetti specifici, con adeguate risorse umane, finanziarie e in collaborazione con gli enti locali e regionali, al fine di introdurre regole speciali per i suddetti territori, in quanto fragili e svantaggiati, assicurando il mantenimento dei plessi scolastici in presenza anche di un numero minimo di alunni, anche mediante la revisione del parametro del numero di alunni necessari per l'attivazione delle classi, limitando il più possibile il ricorso alla formazione di pluriclasse non omogenee, aventi ricadute negative per la formazione educativa degli alunni, incentivando, altresì, l'insegnamento nelle piccole isole e nelle comunità di montagna, affinché la scuola diventi un volano per la crescita dell'intera comunità ed evitare lo spopolamento di tali territori.
(7-00752) «Vietina, Marin, Carelli, Pettarin, Baldini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

          dal 22 al 26 ottobre 2021 si è abbattuta una vera e propria catastrofe naturale sulla parte orientale della Sicilia. In particolare, la zona del catanese e la città stessa di Catania sono state teatro di eventi tragici, a seguito prima di una violenta alluvione e poi del ciclone Apollo, che ha flagellato la costa orientale;

          stando ai dati raccolti dal Sias, Servizio informativo agrometeorologico siciliano, sul centro di Catania si è riversata un'enorme quantità di acqua, con picchi che hanno superato i 200 mm di pioggia nelle 24 ore, mentre nell'hinterland sono state toccate punte di intensità maggiori di 400 mm nell'arco di una sola giornata;

          la conta dei danni provocati al comparto agricolo è in corso in queste ore, ma è sotto gli occhi di tutti una realtà di ettari di terreni coltivati a verdure e ortaggi allagati e impossibilitati alla semina, di agrumeti devastati e di interruzione della raccolta di olive proprio nel periodo di maturazione;

          a ciò si aggiungono i danni alle infrastrutture e alle proprietà private, e la drammatica perdita di vite umane: conseguenze pesanti che ancora una volta l'isola è costretta a sopportare, insieme alle frequenti eruzioni vulcaniche e ad altre alluvioni, come quella verificatasi nel 2018, per la quale gli agricoltori erano stati compensati, salvo poi subire il taglio dell'80 per cento dei fondi destinati alla copertura dei danni e i ritardi nell'erogazione della parte restante;

          nel solo mese di ottobre 2021, la Sicilia era già stata interessata da altri due eventi catastrofici: il tornado che ha colpito Catania il 5 ottobre e l'ondata di maltempo che si è riversata sul fronte occidentale tra Palermo e Trapani il 13 e 14 ottobre;

          la Regione Siciliana, da una prima valutazione di massima, ha quantificato in circa 10 milioni di euro l'ammontare per gli interventi di somma urgenza e indifferibili e in circa 100 milioni di euro quello per gli interventi strutturali di riduzione del rischio; ha inoltre dichiarato ufficialmente lo stato di emergenza regionale e ha richiesto al Governo la dichiarazione di stato di calamità per 86 comuni, a seguito degli eventi meteorologici estremi occorsi nel mese di ottobre 2021;

          ciò che è accaduto non è più un unicum per la nostra penisola, e si è ormai ben oltre il preludio di un cambiamento climatico in cui fenomeni come le «bombe d'acqua» rappresentavano un'eccezione alla norma, e la tendenza alla tropicalizzazione, con fenomeni violenti anche brevi ma di maggiore intensità e con sfasamenti stagionali, dovrebbe far riflettere sul reale rischio idrogeologico, sull'impatto di tali fenomeni sulla vita dei cittadini e sulle attività produttive, sull'inadeguatezza di una politica prevalentemente di mera gestione dell'emergenza;

          Coldiretti stima che, su tutto il territorio nazionale, i costi dei danni alle infrastrutture nelle campagne e della perdita di raccolti, causati da fenomeni meteorologici estremi, ammontino a circa due miliardi di euro da gennaio 2021 a oggi;

          la Sicilia presenta il 92,3 per cento, dei comuni interessati da rischio di frane e alluvioni: secondo l'ultimo rapporto del Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente, tra il 2019 e il 2020 in Sicilia si sarebbero degradati e consumati ben 400 ettari di suolo (100 ettari proprio nei pressi di Catania) e in alcune aree, come quella di Gravina di Catania, il 50 per cento del territorio è impermeabilizzato e non vi è quindi alcun freno alle portate violente delle inondazioni. A ciò si aggiungono i gravi ritardi della politica nella realizzazione di opere pubbliche, come il Canale di Gronda, ancora in costruzione dal 1985 e che permetterebbe alla città di Catania di smaltire le acque provenienti dal suo hinterland;

          è arrivato il tempo di invertire la rotta dalla politica dell'emergenza alla politica della prevenzione, ci sono i fondi e le competenze; i necessari ingenti investimenti potranno essere ammortizzati da notevoli risparmi nel ristoro ex post dei danni e si potranno creare migliaia di posti di lavoro per i giovani –:

          quali iniziative il Governo intenda assumere per far fronte agli enormi danni causati in Sicilia dagli eventi meteorologici estremi occorsi nel mese di ottobre 2021 e se stia valutando di accogliere la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza da parte della Regione Siciliana;

          se sia previsto lo sblocco dei fondi destinati al ristoro dei danni per le calamità del 2018 e quali nuovi ammortizzatori sociali e misure di sostegno alle imprese si intendano mettere a disposizione dei territori colpiti dagli ultimi eventi, tenuto conto che la città metropolitana di Catania ha già subito gravi danni a causa delle ceneri laviche degli incessanti parossismi dell'Etna nell'anno in corso;

          quale sia lo stato dell'arte riguardante il Piano nazionale di contrasto al dissesto idrogeologico e quale il realistico cronoprogramma per uscire dalla fase di gestione emergenziale e avviare una seria politica di prevenzione, cominciando dalla realizzazione di opere come il Canale di Gronda di Catania, che dopo 36 anni non è ancora stato completato.
(2-01366) «Suriano, Ehm, Sodano, Raduzzi, Menga, Paxia, Sarli, Schullian».

Interrogazione a risposta in Commissione:


      LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          Dazn è un servizio a pagamento di video streaming online, sia in diretta che on demand, di eventi sportivi fondato a Londra nel 2015;

          la piattaforma è disponibile in Italia dal 1° luglio 2018 e operativa dalla stagione calcistica 2018-2019, trasmettendo in esclusiva tutte le partite della serie B di calcio, 3 partite per turno della Serie A e un certo numero di altri eventi calcistici e sportivi;

          il 26 marzo 2021, Dazn si è aggiudicata i diritti per la trasmissione di tutte le 380 partite stagionali del campionato di Serie A per il triennio 2021-2024, di cui 266 in esclusiva e 114 in condivisione con Sky. Sempre dalla corrente stagione 2021-2022, non in esclusiva, l'emittente trasmette gli incontri dell'Europa League e alcune partite della Conference League organizzati dalla Uefa;

          il calcio ha un seguito di milioni di persone nel nostro Paese, è praticato da oltre 1,4 milioni di cittadini e rappresenta un elemento caratterizzante della cultura e dell'identità nazionale;

          a differenza di altri competitor, Dazn non è una piattaforma televisiva tradizionale ma, come detto, trasmette i suoi contenuti in streaming. Ciò implica rilevanti criticità che attengono alle possibilità di accesso ai servizi e alla capacità di fruizione dei prodotti video venduti;

          in particolare, gli utenti che acquistano l'abbonamento Dazn sono anche obbligati a dotarsi di un televisore (cosiddetta smart tv) ovvero di un decoder di ultima generazione, senza il quale l'accesso ai contenuti può avvenire solo mediante altri dispositivi come computer, pc o smartphone;

          come segnalato in una precedente interrogazione (n. 5-06731), soprattutto nelle prime giornate di campionato, la trasmissione delle partite di serie A ha subito rallentamenti e interruzioni anche prolungate, impedendo agli abbonati di fruire di un servizio a pagamento;

          in data odierna si apprende da articoli di stampa della volontà di Dazn di privare gli utenti della possibilità di collegare due utenze al medesimo abbonamento e di vedere contemporaneamente lo stesso contenuto sulla piattaforma, malgrado il punto 8.3. delle condizioni di utilizzo sulla cui base gli utenti hanno sottoscritto l'abbonamento disponga testualmente che quest'ultimo «dà diritto all'utilizzo del Servizio DAZN su un massimo di due (2) dispositivi contemporaneamente»;

          la decisione di Dazn, ancora non smentita, avrebbe efficacia a partire da dicembre 2021 –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se, per quanto di competenza, non intenda assumere iniziative normative volte ad evitare quello che all'interrogante appare un inaccettabile pregiudizio a danno di milioni di utenti.
(5-07029)

Interrogazione a risposta scritta:


      CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

          come anticipato a mezzo stampa dall'attuale Governo, sul solco del documento programmatico di bilancio 2022 e così come anticipato dalla Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) 2021, il «Superbonus 110 per cento» verrà prorogato fino al 2023, seppur con limitazioni;

          sismabonus, ecobonus, bonus facciate, ristrutturazioni e superbonus 110 per cento costituiscono, nella loro totalità, uno strumentario di grande efficacia per sostenere il comparto edile nazionale nonché la diffusione di un patrimonio edilizio meno energivoro e maggiormente sostenibile;

          nonostante le notizie in merito siano in continuo mutamento, lo scenario che va delineandosi vede una proroga del Superbonus garantita al 2023 per i condomini ed al solo 2022 per tutti gli altri immobili, come gli edifici unifamiliari;

          considerando l'ampia diffusione dell'incentivo sul territorio nazionale, anche ed in modo particolare nelle aree montane, che corrispondono al 54 per cento del territorio nazionale, la sola proroga per i condomini rischierebbe escludere i centri storici dei piccoli comuni, spesso soggetti a forte rischio sismico, andando a favorire solo i centri abitati delle grandi città, nonostante una forte richiesta e la presenza di sinergie positive legate all'incentivo;

          in tal senso, la proroga annunciata del Governo, senza abbracciare la totalità del patrimonio edilizio inizialmente beneficiario, e senza possibilità di proroga fino al 2025, non potrà dispiegare i propri potenziali sul territorio, con le relative esternalità positive dovute alla generazione di nuovi posti di lavoro ed alla rigenerazione del patrimonio immobiliare nazionale –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare iniziative normative per estendere la proroga genericamente a tutti gli edifici che ne sono stati di fatto esclusi, in particolar modo quelli unifamiliari, e prorogare l'incentivo fino al 2025, almeno nei comuni montani.
(4-10638)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


      BOLDRINI, BRUNO BOSSIO, CABRAS, CECCONI, EHM, FASSINA, FIORAMONTI, FRATOIANNI, LOMBARDO, MURONI, PALAZZOTTO, SARLI e SURIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          il 19 ottobre 2021 il Ministro della difesa israeliano Benny Ganz ha designato come «organizzazioni terroristiche» sei organizzazioni non governative (ong) della società civile palestinese ai sensi della legge nazionale antiterrorismo del 2016;

          si tratta nello specifico delle organizzazioni Addameer, Al-Haq, Defense for Children International-Palestine, Union of Agricoltural Workers, Bisan Center for Research and Development, Union of Palestinian Women Committees;

          queste organizzazioni sono riconosciute a livello internazionale per il loro impegno nella difesa dei diritti umani, per la tutela dei minori, per la protezione dei prigionieri politici, per l'accesso alle terre e al reddito dei contadini, per la promozione dei diritti delle donne, collaborano con le Nazioni Unite e con numerosi Paesi, compresa l'Italia, per l'attuazione di progetti di cooperazione allo sviluppo e di assistenza umanitaria;

          l'accusa nei loro confronti è quella di costituire una rete sotto «copertura» per conto del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, ma non è stata fornita alcuna prova a sostegno di questa accusa;

          in base alla legge antiterrorismo israeliana la messa al bando di queste ong autorizza l'esercito a chiudere i loro uffici, a sequestrare i loro beni, ad arrestare e incarcerare il loro personale, a vietare il finanziamento delle loro attività, aspetto quest'ultimo particolarmente delicato visti i loro rapporti con molti Paesi donatori, inclusa l'Italia;

          il comandante in capo del Comando centrale ha emanato un ordine che mette «fuorilegge» le sei ong anche nel territorio della Cisgiordania;

          contro questa decisione del Ministro Ganz si sono pronunciate diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani come Amnesty International, Human Rights Watch e B'Tselem;

          il Dipartimento di Stato Usa ha chiesto chiarimenti al Governo israeliano; preoccupazioni e critiche sono state espresse dai Governi francese, britannico, irlandese e di altri Paesi dell'Unione europea;

          diversi esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani e la stessa Commissaria Onu per i diritti umani Michelle Bachelet hanno fermamente condannato la decisione, considerandola un attacco diretto contro i difensori dei diritti umani, una violazione della libertà di associazione, di opinione e di espressione, oltre che del diritto di partecipare alla vita pubblica, e lamentando l'uso improprio delle misure antiterrorismo da parte del Governo israeliano;

          la Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale Marina Sereni, responsabile per la cooperazione allo sviluppo, ha espresso preoccupazione ricordando i rapporti della Cooperazione Italiana con diverse di queste ong e sottolineando che «L'Italia ritiene che il ruolo delle organizzazioni della società civile sia fondamentale e irrinunciabile nella promozione dei diritti umani e dei valori democratici» –:

          quali iniziative il Governo abbia intrapreso o intenda intraprendere, nei rapporti bilaterali e nelle relazioni europee e internazionali, per fare in modo che il Governo israeliano revochi la designazione delle sei organizzazioni della società civile palestinese come «organizzazioni terroristiche»;

          in che modo il Governo intenda replicare alle eventuali accuse di finanziamento al terrorismo che potrebbero essere mosse nei confronti dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, la quale – come molte altre agenzie nazionali di cooperazione e organizzazioni internazionali – realizza progetti umanitari e programmi di sviluppo in collaborazione con alcune delle sei-organizzazioni della società civile palestinese messe al bando dal Governo; israeliano;

          come il Governo intenda tutelare i propri cittadini che, collaborando con le sei organizzazioni della società civile palestinese designate come terroriste o esprimendo supporta e apprezzamento per la loro azione a difesa dei diritti della popolazione palestinese, rischiano pesanti sanzioni penali in base alla legge israeliana del 2016 sul contrasto al terrorismo.
(3-02599)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      EMILIOZZI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          il «Campus Don Bosco» nel quartiere di Mekanissa ad Addis Abeba in Etiopia, è una struttura gestita dalla Fondazione Opera Don Bosco net Mondo, e comprende una scuola con quasi 3.000 studenti (dalla prima alla dodicesima classe), un centro di formazione professionale (Training and Vocational Centre) e un centro che accoglie i bambini della zona, provenienti da famiglie estremamente povere;

          secondo quanto risulta all'interrogante, venerdì 5 novembre 2021 la polizia etiope avrebbe fatto irruzione presso la casa provinciale dei Salesiani, nella zona di Gottera, arrestando 38 persone, tutte di origine tigrina. Tra gli arrestati ci sarebbero 17 Padri salesiani, oltre a operatori umanitari e dipendenti della struttura;

          la notizia, dapprima diffusa da fonti locali, è stata poi confermata dall'Agenzia di stampa Fides e secondo quanto si apprende la polizia non avrebbe comunicato né il motivo degli arresti, né il luogo di detenzione;

          soltanto nell'ultima settimana sarebbero stati arrestati oltre 4.000 cittadini etiopi di origine tigrina ad Addis Abeba;

          inoltre, come riportato dal sito di informazione «Africa ExPress», agenti di polizia sarebbero entrati nella cattedrale cristiana ortodossa di Addis Abeba costringendo sacerdoti e monaci tigrè a interrompere le funzioni religiose. I religiosi sarebbero poi stati caricati su furgoncini delle forze di sicurezza e condotti in luoghi non identificati;

          i Salesiani sono presenti in Etiopia nel 1975, Da allora hanno stabilito una presenza significativa in cinque regioni del Paese. Una di queste è proprio il Tigray, centro di un conflitto che nel giro di solo un anno è diventato la peggiore guerra in atto al mondo, con un numero infinito di profughi e la quasi totalità della popolazione ridotta allo stremo;

          i Salesiani, nella loro tradizione di radicamento nel campo dell'educazione, gestiscono asili, scuote primarie, scuole superiori e centri di orientamento e formazione professionale. Al momento, la provincia conta 100 membri residenti in una quindicina di case sparse in tutto l'immenso Paese africano. Le loro attività sì svolgono per mezzo di tre centri missionari, 5 parrocchie, 6 scuole tecniche, 13 centri giovanili, 13 scuole primarie e secondarie e 2 centri per bambini di strada;

          il centro di formazione Don Bosco a Mekelle è stato bombardato dall'aviazione militare etiope il 29 ottobre 2021. L'attacco aveva provocato 14 morti e oltre 20 feriti;

          in un clima di generale caos e incertezza, desta grande preoccupazione l'escalation di repressione ora portata avanti nei confronti dei religiosi in Etiopia, anche perché in quasi cinquanta anni di attività le strutture della Don Bosco non avevano mai subito attacchi e persecuzioni. Le sue opere caritatevoli avevano messo sempre al sicuro le sue strutture, anche perché ha sempre goduto del rispetto e della gratitudine di tutta la popolazione etiope –:

          quali iniziative abbia adottato o intenda assumere il Ministro interrogato, anche a livello multilaterale, con i partner internazionali e in particolare nell'ambito dell'Unione europea e sotto la guida delle Nazioni Unite per:

              a) far cessare immediatamente gli attacchi e la repressione contro i civili in Etiopia;

              b) proteggere le strutture religiose e dei salesiani presenti in Etiopia da ulteriori attacchi militari e dalla repressione della polizia.
(5-07026)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


      UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il comma 48 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2021, concernente le unità immobiliari possedute da residenti all'estero, prevede che, a partire dall'anno 2021, per un solo immobile a uso abitativo, non locato o dato in comodato d'uso, posseduto in Italia a titolo di proprietà o usufrutto da soggetti non residenti nel territorio dello Stato che siano titolari di pensione maturata in regime di convenzione internazionale con l'Italia residenti in uno Stato di assicurazione, diverso dall'Italia, l'imposta municipale di cui all'articolo 1, da commi 739 a 783 della legge 27 dicembre 2019, n. 160, sia applicata nella misura della metà;

          al fine di stabilire una forma di ristoro per i comuni che vedano ridotte le proprie entrate derivanti dall'attuazione della norma in questione, il comma 49 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2021 ha istituito anche un Fondo, con una dotazione di 12 milioni di euro quale parziale forma di ristoro per il minor gettito –:

          di quali informazioni disponga il Governo circa l'attuazione della norma, con particolare riferimento al numero delle persone che hanno avuto accesso all'agevolazione, e quali siano le risorse del Fondo eventualmente utilizzate da parte dei comuni interessati.
(5-07031)


      CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'Ipo (Initial Public Offering) ovvero remissione di nuove azioni verso il pubblico/investitori tramite mercati regolamentati o sistemi multilaterali di negoziazione (Mtf-Multilateral Trading Facilities) è finalizzato al reperimento di nuovi capitali in una cornice di maggior chiarezza e trasparenza, nonché di visibilità sui mercati per attrarre nuovi investitori;

          con la legge di bilancio 2021 era stato prorogato fino al 31 dicembre 2021 il credito d'imposta sul 50 per cento fino ad un massimo di 500.000 euro, dei costi di consulenza sostenuti per la quotazione in borsa delle piccole e medie imprese;

          di fatto, lo spostamento dei termine finale dell'agevolazione prevista dall'articolo 1 delle legge n. 205 del 2017, avrebbe consentito ad un numero potenziale di almeno 60 nuove quotazioni di beneficiare dei cosiddetti bonus Ipo per un ulteriore anno;

          le statistiche, infatti, avevano registrato nel triennio 2018-2020 un considerevole aumento nell'accesso delle piccole e medie imprese al mercato azionario per finanziare progetti di crescita, in alternativa al tradizionale canale bancario, passando da 77 nel 2016 a 138 a fine dicembre 2020, con una capitalizzazione passata da 2,9 miliardi di euro nel 2016 a circa 5,8 miliardi di euro a fine 2020;

          a parere degli interroganti tale misura dovrebbe divenire strutturale nell'ottica di incanalare la ricchezza privata verso il sostegno all'economia reale e spiace, pertanto, constatare, stanti le indiscrezioni a mezzo stampa sulle misure contenute nel prossimo disegno di legge di bilancio, la mancata proroga del bonus Ipo –:

          se il Ministro non convenga sulla necessità adottare iniziative per difendere il credito d'imposta Ipo strutturale e, nelle more, prorogarne l'efficacia di un ulteriore anno ovvero confermi la volontà di portare a conclusione con la fine dell'anno in corso un tale importante strumento di capitalizzazione delle imprese.
(5-07032)


      MARTINCIGLIO, ALEMANNO, CANCELLERI, CASO, CURRÒ, GRIMALDI, GABRIELE LORENZONI, MIGLIORINO, SCERRA, TROIANO e ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la legge di bilancio 2019, che ha istituto all'articolo 1, commi 493-507, il Fondo indennizzo risparmiatori (Fir) per l'erogazione degli indennizzi in favore di coloro che hanno subìto un pregiudizio ingiusto da parte delle banche aventi sede in Italia (poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018), rappresenta una misura introdotta dal Governo Conte I°, fortemente attesa dai danneggiati degli istituti di credito, a causa delle condotte scorrette e dalle violazioni previste dalle disposizioni del Tuf;

          la suesposta misura è stata oggetto di molteplici integrazioni e modifiche, con lo scopo di semplificare le procedure dell'indennizzo, ridefinire il perimetro dei risparmiatori che possono accadere al Fondo e aumentare la corresponsione nel limite massimo del 100 per cento dell'indennizzo;

          gli interroganti evidenziano, tuttavia, come, nonostante l'introduzione degli interventi correttivi in precedenza esposti, il quadro complessivo relativo alle procedure di rimborso del medesimo Fir gestito dal Ministero dell'economia e delle finanze evidenzi tuttora una serie di criticità, considerate le numerose pratiche forfettarie che risultano ancora in fase di valutazione, così come per quelle ordinarie, per le quali non risulta addirittura ancora previsto neanche l'avvio;

          nell'ambito degli aggiornamenti periodici richiesti dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, gli interroganti rilevano infatti che, al 31 ottobre 2021, i risultati che emergono dalla Commissione tecnica della Consap (gestore della segreteria tecnica del Fondo) evidenziano un numero pari a 111.836 istanze, corrispondenti all'89 per cento delle domande afferenti alla procedura forfettaria d'indennizzo e al 77 per cento delle istanze complessivamente pervenute, per un importo complessivamente riconosciuto pari a circa 674 milioni di euro;

          in relazione a quanto predetto risulterebbero quindi eseguiti, 118.684 ordinativi secondari di pagamento per un totale di oltre 523 milioni di euro, ma tuttavia, nessuna pratica ordinaria risulta ancora essere stata esaminata –:

          se trovino conferma le criticità esistenti, relative alle procedure d'indennizzo del Fir esposte in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda intraprendere, in tempi rapidi, al fine di migliorare l'impianto normativo, velocizzando i rimborsi, e di garantire maggiore efficienza nell'erogazione dei ristori ai risparmiatori.
(5-07033)


      ANGIOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          circa 62 guardie giurate assegnate all'istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs) di Foggia rischiano di rimanere senza lavoro a causa di quarto stabilito dall'articolo 1, commi 1001-1003, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023;

          questi lavoratori, dal riconosciuto alto tasso di professionalizzazione e che vantano un'esperienza più che decennale presso le sedi di lavoro, verranno sostituiti da personale della Guardia di finanza (GdF) — fino a 200 unità — oltre che, per i turni notturni, da semplici portieri privi sia di una formazione di livello analogo che di un'arma da fuoco;

          le conseguenze per le casse dello Stato saranno doppiamente negative, se, infatti, da un lato le aziende del servizio di vigilanza dovranno avviare la cassa integrazione per i propri dipendenti, dall'altro questi ultimi dovranno essere sostituiti da un numero superiore di personale della Guardia di finanza — già di per sé più costoso — in quanto la programmazione lavorativa del Corpo prevede meno giorni lavorativi e turni orari inferiori rispetto alle guardie giurate;

          quindi, oltre a lasciare a casa decine di padri di famiglia, si è deciso di provvedere, secondo l'interrogante, in modo illogico, tramite l'utilizzo di maggiori insorse economiche ed umane le quali dovrebbero, invece, essere indirizzate più efficacemente verso i compiti propri della Guardia di finanza e in particolare nelle attività di prevenzione e contrasto di reati in ambito economico e finanziario e di presidio del territorio;

          l'elevato costo di questa operazione, che evidentemente non comporterà alcun beneficio per l'Ipzs, si scaricherà sulla collettività con una decisione che va contro sia l'interesse pubblico che quello dei lavoratori –:

          quali siano le motivazioni alla base della scelta di cui in premessa, che comporta maggiori oneri per la fiscalità generale distrae preziose risorse umane della Guardia di finanza dai più importanti compiti di prevenzione e contrasto dei reati, e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere in proposito.
(5-07034)


      FRAGOMELI, BOCCIA, BURATTI, CIAGÀ, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          il contributo a fondo perduto di cui all'articolo 1, commi da 16 a 27, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106 («decreto Sostegni bis»), è stato introdotto, con finalità perequative, a favore dei soggetti residenti o stabiliti nel territorio dello Stato che sono titolari di reddito agrario o che svolgono attività d'impresa, arte o professione, i cui ricavi o compensi non siano superiori ai 10 milioni di euro nel secondo periodo d'imposta antecedente a quello di entrata in vigore del decreto Sostegni bis e che abbiano la partita Iva attiva alla data di entrata in vigore dello stesso decreto;

          tale contributo è commisurato al peggioramento del risultato economico d'esercizio relativo all'anno d'imposta 2020 rispetto a quello relativo all'anno d'imposta 2019;

          i commi 19 e 20 del citato articolo 1 demandano a un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze l'individuazione della percentuale minima del peggioramento del risultato d'esercizio per l'accesso al contributo, nonché la determinazione della percentuale da applicare alla differenza tra i risultati economici dei due esercizi di riferimento ai fini del calcolo del contributo medesimo;

          in risposta all'interrogazione in Commissione n. 5-06619 dell'8 settembre 2021 il rappresentante del Governo ha precisato che l'accesso al contributo è subordinato alla presentazione della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2020 (che è stato fissato al 30 settembre 2021) e pertanto che il cennato decreto attuativo verrà emanato successivamente a tale termine;

          tenuto contro che il decreto attuativo non risulta essere ancora emanato e ai potenziali beneficiari sarà necessario concedere trenta giorni per la presentazione delle domande, il termine di pagamento entro la fine dell'anno solare potrebbe rischiare di non essere rispettato –:

          quali siano i tempi per l'emanazione del decreto recante l'indicazione della percentuale utile ai fini della determinazione del contributo a fondo perduto di cui al comma 19 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 73 del 2021 nonché del provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate di cui al comma 23 dello stesso articolo 1 recante i termini e modalità di presentazione dell'istanza per il riconoscimento del medesimo contributo a fondo perduto, anche tenendo conto delle oggettive difficoltà per la presentazione della domanda da parte dei beneficiari.
(5-07035)


      MARTINO, SQUERI, PORCHIETTO, CATTANEO e GIACOMETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          dal 1° gennaio 2012 sono state abrogate, per contrasto con il diritto comunitario, le addizionali all'accisa sull'energia elettrica previste dall'articolo 6 del decreto- legge n. 511 del 1988, senza disporre alcuna procedura di rimborso per le addizionali provinciali sulle accise elettriche pagate nel 2010-2011;

          successivamente – con le sentenze n. 27101 e 27099 del 2019 – la Corte di cassazione ha stabilito la loro illegittimità e rimborsabilità, affermando che il consumatore, non è legittimato a richiedere il rimborso dell'addizionale direttamente allo Stato, che è estraneo al rapporto d'imposta che intercorre unicamente tra l'erario ed il fornitore stesso, ma ha diritto ad agire davanti al giudice civile per la ripetizione dell'indebito, il fornitore, sua volta, può presentare istanza di rimborso allo Stato solo nel caso in cui il cliente abbia ottenuto, con sentenza passata in giudicato la ripetizione dell'indebito;

          si è così creata una situazione, per cui il cliente non ha diritto a richiedere il rimborso direttamente allo Stato, ma dovrebbe agire in giudizio contro il fornitore per ottenere una sentenza che lo condanni alla ripetizione dell'indebito;

          il fornitore, per ottenere diritto al rimborso dello Stato, dovrebbe opporsi alle richieste di restituzione dell'accisa fatte dai clienti per costringerli a citarlo in giudizio ed ottenere il passaggio in giudicato di una sua sentenza di condanna che lo legittimerebbe, a chiedere il rimborso allo Stato;

          in questa ipotesi il fornitore si troverebbe a dover anticipare ingenti somme di denaro che lo Stato ha già incassato, somme che complessivamente arrivano a circa 3,4 miliardi di euro, altre alla mole di spese legali. Ciò costituisce un serio pericolo per la solidità economica di tutte le società fornitrici;

          il tribunale di Torino, in data 20 aprile 2021, accogliendo l'istanza di Iren Energia per il rigetto di una richiesta di restituzione, ha sottolineato che appare in tensione con il dettato costituzionale imporre ai pochi fornitori l'onere di anticipare la restituzione dell'intero gettito dell'addizionale alla potenziali moltitudine di utenti, rimarcando che tale situazione pare ulteriormente aggravata dalla mancanza di disposizioni che coordinino un'eventuale iniziativa di esecuzione forzata dell'utente –:

          quali iniziative urgenti, in particolare di carattere normativo, si intendano adottare, per evitare che pochi fornitori debbano anticipare la restituzione dell'intero gettito delle addizionali 2010-2011 alla potenziale moltitudine di utenti, accollandosi un onere che spetterebbe allo Stato.
(5-07036)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      VIETINA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il Ministero della giustizia vigila su tutti gli atti propedeutici allo svolgimento delle elezioni degli Ordini professionali compreso quello dei dottori commercialisti e degli esperti contabili;

          il Consiglio nazionale deve essere eletto solo a seguito del rinnovo dei Consigli degli Ordini territoriali al fine di garantire la piena rappresentatività dell'organo nazionale;

          la categoria dei dottori commercialisti e degli esperti contabili sta vivendo una situazione di stallo nel rinnovo della governance degli Ordini territoriali determinata dalla nuova sospensione cautelare del procedimento elettorale;

          è una questione urgente avere una rappresentanza della professione e rinnovare la governance della categoria territoriale e nazionale;

          sarebbe inimmaginabile ipotizzare il commissariamento di un'intera categoria;

          in assenza di un intervento, il termine per la presentazione delle liste per le elezioni del Consiglio nazionale scade il 13 novembre 2021, sessantesimo giorno antecedente a quello del 12 gennaio 2022 fissato dal Ministero della giustizia per la celebrazione delle elezioni del Consiglio nazionale;

          la suddetta situazione rischia di generare ulteriori controversie giudiziarie in seno alla categoria, poiché i futuri componenti dei Consigli degli Ordini territoriali si potrebbero vedere privati del diritto di voto loro attribuito, invece, in caso di mancato rinnovo degli organi territoriali prima delle elezioni nazionali, a Consigli il cui mandato è scaduto il 31 dicembre 2020;

          si pone la necessità di un intervento normativo immediato per consentire la ripresa del procedimento elettorale per il rinnovo dei Consigli territoriali –:

          se in che tempi il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza, anche normative, al fine di sanare la situazione descritta, così come già avvenuto recentemente per altre professioni.
(5-07030)

Interrogazione a risposta scritta:


      FORNARO e CONTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          il 20 luglio 2021, a Voghera (Pavia), l'assessore comunale alla sicurezza, Massimo Adriatici, della Lega, spara a Youns El Boussettaoui, 39 anni, di origini marocchine, uccidendolo;

          Adriatici, ex funzionario di polizia, avvocato, riferisce di aver sparato mentre cadeva dopo aver ricevuto una spinta dalla vittima, a seguito di un alterco;

          l'assessore leghista viene arrestato e collocato ai domiciliari; la procura smentisce l'ipotesi di procedimento per omicidio volontario e iscrive Adriatici per eccesso colposo in legittima difesa;

          secondo quanto riportato dal quotidiano la Repubblica, «il pm Roberto Valli già la mattina dopo la morte, prima dell'autopsia, aveva qualificato i fatti come eccesso di legittima difesa, per poi correggere a penna il verbale di conferimento di incarico, indicando l'articolo 575 dell'omicidio volontario; l'imputazione però scomparirà nella richiesta di misura cautelare»;

          la scelta di procedere per eccesso di legittima difesa comporta la decorrenza dei termini di custodia cautelare dopo tre mesi e la scarcerazione di Adriatici avvenuta il 20 ottobre 2021;

          per come si evidenzia fin da subito, la vicenda appare gravata da molte ombre che non sembrano aver ricevuto la dovuta attenzione dagli inquirenti; secondo le ricostruzioni effettuate anche grazie a riprese video dei sistemi di sorveglianza – e pubblicate da alcuni organi di stampa –, l'assessore leghista non avrebbe incontrato la vittima in modo fortuito, poco prima della colluttazione, ma l'avrebbe pedinata per più di dieci minuti con Adriatici che mostrerebbe la pistola sul palmo della mano ben prima dello sparo;

          altri dubbi si sono via via addensati sulle modalità operative dell'investigazione; l'autopsia è eseguita alle 10.30 della mattina dopo; i legali che già seguivano Youns El Boussettaoui per i suoi problemi di droga, non vengono informati, nonostante la vittima fosse domiciliata presso il loro studio legale per diversi procedimenti; non vengono avvisati neppure i suoi familiari, tutti cittadini italiani e con residenza a Vercelli;

          secondo quanto riportato dal quotidiano la Repubblica e dall'agenzia Lapresse, mentre il corpo di El Boussettaoui è ancora sul marciapiede di piazza Meardi, un video mostra i carabinieri che svolgono i rilievi nell'area recintata e tra loro c'è anche Adriatici, che parla con altri testimoni. Per i legali della famiglia, Adriatici «manipola la scena del crimine istruendo i testimoni alla presenza dei carabinieri»;

          le successive indagini evidenziano che la Beretta di Adriatici, con il colpo in canna, era caricata con proiettili espansivi Winchester calibro 22 Long Rifle, chiamati «dum dum» perché un foro sulla punta dell'ogiva ne aumenta l'apertura provocando maggiori ferite; la procura non ha inteso contestare alcuna accusa sull'uso dei proiettili espansivi, dal 2008 equiparate dalla Cassazione a munizioni di guerra;

          il quotidiano La Repubblica ha documentato, con un video, che a un incontro elettorale della Lega a Legnano (convegno del 1° ottobre 2020, tre giorni prima del ballottaggio delle Comunali) ha partecipato anche il procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, reggente della procura fino all'arrivo del nuovo capo, coordinatore delle indagini sulla morte di Youns; nel video, seduta alla sinistra del procuratore, c'è la candidata sindaco della Lega, poi sconfitta; all'incontro intervengono poi altri due leghisti: l'assessore regionale Claudia Terzi e l'eurodeputato Angelo Ciocca;

          molti dubbi sono stati sollevati sulla gestione dell'indagine da parte della procura di Pavia, con quello che appare quanto meno come un approccio minimalista ai fatti;

          occorre fare chiarezza sulle troppe zone d'ombra emerse nell'inchiesta relativa all'omicidio di Youns El Boussettaoui –:

          se il Ministro interrogato non ritenga, per quanto di competenza, alla luce di quanto riportato in premessa, di adottare iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di Pavia.
(4-10646)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


      LUCCHINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          la «Gronda nord» è un'opera infrastrutturale che identifica il tracciato stradale tangenziale all'abitato della città di Stradella, finalizzato a costituire un by-pass all'abitato stesso nei confronti sia dei flussi di traffico provenienti da Nord e diretti al casello della Autostrada A21 di Broni-Stradella, sia dei flussi transitanti sulla direttrice est-ovest;

          l'espansione dei centri abitati di Broni e di Stradella e lo sviluppo economico-sociale delle aree gravitanti nell'orbita di influenza di questi insediamenti hanno portato nel tempo ad un graduale incremento del traffico veicolare leggero e pesante sulle principali strade ordinarie intercomunali, particolarmente sulla ex SS10 «Padana Inferiore»;

          i fattori sopracitati hanno prodotto delle crisi sempre più frequenti della rete viaria urbana locale, con ingorghi nelle ore di punta lungo tutta la ex SS10 tra Broni e Stradella ed un sensibile aumento dei costi diretti ed indiretti di accesso alla rete autostradale, con particolare riferimento ai flussi provenienti dalla SP200 e dalla SP201;

          quest'ultimo aspetto assume particolare importanza considerando anche le attuali limitazioni di transito ai mezzi pesanti imposte su due dei tre ponti sul Po esame (Ponte della Becca, Ponte di Spessa e Ponte di Pieve Porto Morone) che sono usualmente fruiti dagli utenti nelle aree in esame;

          la bretella stradale, pertanto, riveste fondamentale importanza nell'assetto urbanistico del territorio dell'Oltrepò Pavese: il suo tracciato è già stato recepito nei Piani di governo del territorio dei comuni interessati (Stradella e Portalbera) e nel Piano territoriale di coordinamento provinciale;

          del tracciato della Gronda Nord, per una lunghezza complessiva di m. 3.770,00, è già stato realizzato il primo lotto di circa m. 1.280,00 denominato «Via Zaccagnini», ma restano da realizzare 3 tratti: due interventi sono a carico del soggetto attuatore del Piano di lottizzazione artigianale industriale «Atps-Matellotta-Gronda Nord», mentre il completamento è invece a carico del Comune di Stradella e dell'Amministrazione provinciale;

          l'Amministrazione comunale, particolarmente attenta e sensibile a questa problematica, si è attivata, contestualmente all'Amministrazione provinciale, per ottenere un finanziamento ad hoc per completare l'ultimo tratto. A dicembre 2020 è emersa l'opportunità di partecipare ad un riparto di fondi della società Satap, gestore del tratto autostradale, per completare l'intera «Gronda nord»;

          a tal proposito il progetto definitivo, completo anche dell'ultimo tratto, della cui stesura si è occupato il Comune, è stato inviato dall'Amministrazione provinciale al Ministero, per partecipare al riparto di fondi;

          nel contempo, è stata attivata la procedura relativa alla valutazione di impatto ambientale, al fine di acquisire il relativo parere di competenza per dare l'avvio ai lavori del secondo lotto;

          la Provincia di Pavia e il Comune di Stradella hanno richiesto al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili di inserire il progetto della Gronda nord nel bando di gara per il riaffidamento delle concessioni all'autostrada A21 Torino-Piacenza, tra gli interventi finalizzati al miglioramento della funzionalità, accessibilità e fruibilità del collegamento autostradale;

          come si apprende dalla stampa locale, tramite lettera di risposta del direttore generale del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il completamento della Gronda nord è stato inserito nell'allegato L del bando, non come opera strettamente legata alla sicurezza infrastrutturale ma comunque funzionale alla fruibilità dei collegamenti con l'autostrada A21;

          da allora, oltre alle note questioni relative allo svolgimento della gara della A21, non esistono notizie certe circa l'effettiva inclusione della Gronda nord negli impegni del nuovo concessionario, qualsiasi esso sia –:

          se intenda confermare che la realizzazione della Gronda nord resta inclusa tra gli impegni del nuovo concessionario della A21 e se intenda adottare le iniziative di competenza per l'individuazione delle risorse necessarie per il completamento di tale opera.
(4-10640)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta immediata:


      BRUNO BOSSIO, GARIGLIO, CANTINI, CASU, DEL BASSO DE CARO, PIZZETTI, ANDREA ROMANO, MORASSUT, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

          pur se da più parti si esprime preoccupazione circa la possibilità di rispettare la scadenza del 2026 per il piano «Italia a 1 Giga», si è fiduciosi che il Ministro interrogato abbia svolto ogni approfondimento per la fattibilità nei tempi previsti;

          tuttavia, si osserva, la carenza di personale esperto a vari livelli per rispettare una pianificazione stringente per l'impiego dei fondi stanziati dalla Commissione europea;

          le semplificazioni normative introdotte in materia di posa della fibra ottica non assicurano che, sulla base di norme pregresse e pienamente operative, enti pubblici e soggetti privati possano rispettare i tempi delle esecuzioni delle opere;

          bisogna evitare l'insorgere di problemi, emersi nell'esperienza in corso, per la copertura delle aree bianche lanciata dal Governo a partire dal 2016, in particolare il rischio di incompletezza della rete che nominalmente è di tipo FTTB/H mentre Open Fiber dichiara che l'infrastruttura viene attestata a circa 20 metri in linea d'aria dagli edifici;

          occorre garantire nei bandi un sistema di incentivi che consenta di minimizzare il rischio di duplicazione inefficiente delle infrastrutture; a tal fine, andrebbe incentivata la costituzione di progetti di co-investimento capaci di coniugare unicità delle infrastrutture e concorrenza tra reti ivi ospitate;

          sempre nei bandi, al fine di impedire forme di selezione inefficiente, andrebbe evitata l'introduzione di cap sul numero di lotti cui partecipare, atteso che si tratta comunque di un settore regolamentato e sul quale ex-post può sempre attivarsi l'Antitrust;

          nella mappatura 2021, Infratel esplicita che per connessione FTTH si intende «l'architettura con la fibra che termina presso un punto di terminazione ottico interno all'unità immobiliare». Si presume che questa definizione venga riportata nei bandi pubblici futuri e si chiede al Ministro interrogato di farsi parte attiva nella correzione, a saldi immutati, della situazione relativa ai bandi in essere nelle aree bianche, poiché la definizione è già presente nei documenti tecnici delle gare;

          infine, in riferimento allo stato del piano voucher, si chiede al Governo di esaminare l'accesso alla misura come supporto alla domanda per la realizzazione della fibra verticale negli edifici, allargando la platea dei soggetti autorizzati a formulare la richiesta, includendo i condomini, nel rispetto delle condizioni previste per poter accedere all'agevolazione –:

          quali iniziative il Governo intenda attuare al fine di realizzare, entro i termini previsti, il piano «Italia a 1 Giga», anche prevedendo specifiche correzioni per l'accesso alle misure.
(3-02601)

INTERNO

Interpellanza:


      La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

          negli ultimi anni, il fenomeno dell'occupazione abusiva degli immobili, ha avuto diffusione via via crescente anche a causa del notevole aumento del degrado nelle periferie delle città e nei centri urbani di minori dimensioni, diventando una vera e propria emergenza sociale a discapito degli onesti cittadini. Infatti, sono molte le vicende di persone – soprattutto fragili – che, dopo essersi allontanate temporaneamente dalle proprie abitazioni, non hanno più potuto farvi rientro proprio in ragione della presenza di occupanti abusivi, identificati, nella maggior parte dei casi, come stranieri irregolarmente presenti sul territorio nazionale;

          da ultimo, ha sollevato grande indignazione, presso l'opinione pubblica, il caso di un anziano signore che, dopo una breve permanenza in ospedale, non ha potuto rientrare nella propria abitazione – sita nel comune di Roma – perché abusivamente occupata da un'intera famiglia rom;

          l'occupazione arbitraria di un immobile, in particolare quando esso è destinato a uso abitativo, rappresenta una grave violazione della Costituzione che, all'articolo 14, sancisce il principio dell'inviolabilità del domicilio;

          ciononostante, all'evidenza le norme oggi vigenti non sono riuscite ad arginare il fenomeno con la conseguenza di un duplice danno: da un lato, in capo al proprietario o al legittimo affidatario «spossessato» e, dall'altro, in capo allo Stato, esposto a cospicui risarcimenti per la mancata tutela del diritto menzionato;

          dunque, tale evidente lacuna normativa rende improcrastinabile l'esigenza di tutelare i legittimi diritti dei proprietari o affidatari degli immobili che, anzi, continuano a essere violati senza la possibilità di un'efficace e immediata reazione. Per questo motivo, il gruppo di Forza Italia ha presentato una proposta di legge volta a rafforzare le previsioni dell'articolo 633 del codice penale che prevede il delitto di «invasione di terreni o edifici» e punisce colui che si introduce arbitrariamente in un terreno o edificio altrui, pubblico o privato, al fine di occuparlo o di trarne profitto; si tratta di un intervento strutturato su un piano preventivo di tutela dei soggetti fragili, degli anziani e delle famiglie, garantendo il rilascio tempestivo dell'alloggio occupato in modo abusivo, e su un piano a carattere repressivo, prevedendo l'aumento di un terzo della pena nel caso in cui l'alloggio non sia rilasciato entro quarantotto ore dall'acquisizione della notizia di reato –:

          quali urgenti iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda intraprendere al fine di tutelare i diritti dei proprietari e dei legittimi affidatari di immobili pubblici e privati.
(2-01368) «Marrocco».

Interrogazione a risposta orale:


      VALLASCAS, MANIERO, MASSIMO ENRICO BARONI, CORDA e LEDA VOLPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto riportano alcuni organi di stampa, il 2 novembre 2021, il questore di Roma avrebbe disposto il «Foglio di via obbligatorio con divieto di soggiorno per un anno a Roma» nei confronti di Stefano Puzzer, lavoratore del porto di Trieste, che in piazza del Popolo a Roma avrebbe «posizionato un banchetto e protestato contro il certificato verde»;

          all'uomo, che secondo alcune fonti giornalistiche sarebbe stato trattenuto in questura per circa cinque ore, sarebbe stato intimato di rientrare a Trieste entro le 21 di mercoledì 3 novembre;

          da quanto riportato, l'uomo potrebbe essere denunciato alla procura per manifestazione non preavvisata;

          è il caso di osservare che, da quanto riportano gli organi di stampa, sarebbe improprio parlare di manifestazione non preavvisata, visto che Puzzer si sarebbe limitato a posizionare in piazza un banchetto e che, successivamente, forse perché riconosciuto quale personaggio pubblico contrario al certificato verde, la sua presenza avrebbe richiamato alcuni gruppi di persone;

          ad ogni modo, anche nel caso di riunione non preavvisata, il provvedimento del questore di Roma apparirebbe sproporzionato rispetto alla presunta violazione contestata al signor Puzzer, anche perché la citata contestazione riguarderebbe una presunta inadempienza (mancato preavviso) comunque commessa nell'esercizio di un diritto di libertà garantito dall'articolo 17 della Costituzione;

          tra l'altro, il mancato preavviso, di cui al comma 3 del citato articolo 17, seppure sanzionato dall'articolo 18 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, non inficerebbe, ad avviso degli interroganti, la legittimità della manifestazione che è sempre legittima, purché non vengano meno i presupposti della riunione «pacifica» e «senz'arme»;

          circostanza quest'ultima che non sarebbe venuta meno, come confermerebbe l'agenzia di stampa Ansa del 2 novembre 2021, secondo la quale farebbe stato presente «Sul posto personale della Digos e della Polizia scientifica per monitorare e riprendere tutte le fasi della manifestazione»;

          da quanto esposto, ne conseguirebbe, secondo gli interroganti, che, nei confronti di Stefano Puzzer, siano state adottate misure restrittive della libertà personale eccessivamente gravi se confrontate con il comportamento dell'interessato, che si sarebbe limitato a posizionare un banchetto in piazza;

          il provvedimento apparirebbe ulteriormente grave se confrontato con le misure adottate, su disposizione del Ministero dell'interno, anche in recenti manifestazioni di piazza che hanno avuto risvolti violenti, nel corso delle quali le forze dell'ordine non sarebbero intervenute, così come ha confermato la Ministra interrogata, per non fare degenerare la situazione –:

          se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;

          se non ritenga opportuno assumere iniziative di competenza volte a chiarire quanto è accaduto a Roma nella giornata del 2 novembre 2021 e quali siano le contestazioni mosse a Stefano Puzzer e le motivazioni dei provvedimenti restrittivi della libertà personale assunti nei suoi confronti.
(3-02598)

Interrogazioni a risposta scritta:


      LUCASELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          è di queste ore la notizia che l'uomo che ha aggredito con un coltello un agente di polizia davanti ad una stazione di polizia di Cannes, nel sud della Francia, dicendo di agire «in nome del profeta», era in possesso di un regolare «permesso di soggiorno italiano»;

          secondo quanto riferiscono fonti della polizia francese citate dall'emittente Lci, l'aggressore, che aveva preso di mira un'auto della polizia con tre agenti a bordo, ha iniziato il suo attacco sferrando una coltellata al poliziotto che era al volante, che si è miracolosamente salvato grazie al giubbotto antiproiettile che indossava, e poi ha girato attorno al veicolo tentando di pugnalare un secondo poliziotto che era a bordo;

          si tratta dell'ennesimo preoccupante episodio di matrice islamista che, però, non stupisce poiché già in passato l'Italia era stata «usata» da altri terroristi per arrivare nel Nord Europa: il caso recente più clamoroso è quello del tunisino Aouissaoui Brahim, autore della strage di Nizza del 29 ottobre 2020 che costò la vita a tre persone; anche in quella occasione Brahim, prima di arrivare in territorio transalpino per attuare i suoi propositi di morte, era sbarcato il 20 settembre 2020 in Italia; anche il tunisino Ahmed Hanachi, autore dell'accoltellamento di due giovani donne avvenuto il 1° ottobre 2017 a Marsiglia, era transitato dall'Italia prima di arrivare illegalmente in Francia;

          e ancora si ricorda il caso di Anis Amri, il ragazzo di 24 anni originario della Tunisia autore dell'attentato di Berlino del 16 dicembre 2019, sbarcato a Lampedusa alcuni anni prima, resosi protagonista di azioni di vandalismo all'interno di alcuni centri di accoglienza in Sicilia che lo avevano portato a una condanna a 4 anni di carcere; uscito di prigione, Amri si era recato in Germania dove con un tir aveva travolto e ucciso almeno 12 persone tra i mercatini di Natale della capitale tedesca;

          la posizione geografica dell'Italia e un incontrollato flusso migratorio, a parere dell'interrogante, hanno facilitato la trasformazione dell'Italia in una porta d'ingresso in Europa per soggetti radicalizzati –:

          di quali informazioni disponga il Governo in merito all'autore dell'attentato di Cannes e quali iniziative di competenza intenda assumere, anche in raccordo con i Ministri dell'interno degli altri Stati europei, per potenziare le verifiche sul territorio e adottare misure più stringenti per il controllo dei flussi migratori.
(4-10641)


      CIABURRO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          come noto, dopo il rogo che il 29 agosto 2021 ha interessato la Torre del Moro, palazzo di diciotto piani situato nella periferia sud di Milano, i vigili del fuoco hanno deciso di approfondire la Regola tecnica verticale (Rtv) per le chiusure d'ambito, prima della notifica della modifica normativa alle autorità della Commissione europea;

          in data 26 ottobre 2021, il Ministero dell'interno ha notificato a Bruxelles una versione della Rtv che, seppur potenzialmente integrata rispetto alla versione precedente, reca in realtà modifiche minime, che, ad avviso dell'interrogante, lasciano adito a vari dubbi interpretativi;

          sulla base del testo di cui alla predetta notifica, disponibile sull'apposito portale della Commissione europea, non sono presenti spiegazioni su come devono essere realizzate le fasce di separazione, né è chiaro se isolanti in classe E (scarso comportamento al fuoco in caso di incendio), se in kit, siano accettabili;

          tra l'altro, per gli edifici di oltre i 24 metri, le disposizioni di sicurezza sono unicamente legate all'altezza dell'edificio e non alla destinazione d'uso, con valori di reazione al fuoco poco incisivi; sul punto sarebbe invece necessario un intervento apposito e specifico per edifici di altezze elevate ed edifici sensibili ad alto rischio, come ospedali e scuole;

          l'ampia diffusione del «Superbonus 110 per cento» e di altre misure di sostegno al comparto dell'edilizia può costituire un importante presidio per garantire elevati standard qualitativi in termini di sicurezza antincendio del patrimonio immobiliare nazionale, se accompagnate da una Rtv adeguata e idonea a rispondere alle più moderne esigenze di sicurezza, in grado di accompagnare gli interventi di riqualificazione previsti per i prossimi anni –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza:

              a) per attuare una pronta revisione della Regola tecnica verticale (Rtv) alla luce delle evidenze di cui in premessa, anche mediante apposite interlocuzioni con le categorie produttive del settore;

              b) promuovere, in ogni caso, l'adozione di tecniche e materiali non combustibili rispetto all'attuale prassi di mercato, anche tramite concertazione con le organizzazioni di categoria più rappresentative del settore;

              c) potenziare lo strumento del «Superbonus 110 per cento» anche ai fini di agevolare e incentivare gli interventi di messa in sicurezza antincendio.
(4-10644)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      VIETINA e BALDINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          la solidarietà, l'uguaglianza e il rispetto della diversità sono i pilastri della convivenza civile e favoriscono la costruzione di un futuro equo e sostenibile;

          l'insegnamento dell'educazione civica rappresenta una grande opportunità per l'acquisizione del complesso dei diritti e dei doveri che rende ogni cittadino componente attiva nella gestione del sistema Paese, in quanto informato di tali valori mediante l'acquisizione della comprensione delle strutture e dei profili economici, giuridici, civici e ambientali della società;

          la legge n. 92 del 2019 introduce l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado, prevedendo che le ore dedicate a tale disciplina non siano inferiori a 33 all'anno e rientrino nel monte orario obbligatorio previsto dagli ordinamenti vigenti; a tal fine, il Ministero dell'istruzione ha pubblicato il 23 giugno 2020 le Linee guida, con decreto del 22 giugno 2020;

          l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole primarie e secondarie non contempla, tuttavia, la possibilità di un incremento della dotazione organica complessiva, ma prevede che per tale insegnamento provveda lo stesso al personale interno alla scuola; la nuova disciplina in materia non prevede oneri aggiuntivi per lo stato e le istituzioni scolastiche devono utilizzare le risorse a loro disposizione;

          in base all'attuale normativa, l'educazione civica, è considerata materia trasversale e le istituzioni scolastiche utilizzano le risorse dell'organico dell'autonomia; nelle scuole primarie è affidata alla contitolarità tra i docenti di classe individuati sulla base dei contenuti del curriculo, mentre nelle scuole secondarie è concessa la possibilità di deroga (ex articolo 2, commi 4 e 5, della legge n. 92 del 2019) prevedendo soluzioni organizzative diverse rispetto a quelle del primo ciclo, dove l'insegnamento è affidato ai docenti abilitati all'insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, ove disponibili nell'ambito dell'organico dell'autonomia e per ciascuna classe è individuato, tra i docenti a cui è affidato l'insegnamento dell'educazione civica, un docente con compiti di coordinamento;

          molte sono state le scelte delegate alle singole scuole in base al principio dell'autonomia scolastica, compresa quella di valutare l'eventuale riconoscimento economico al coordinatore di classe che deve organizzare ed armonizzare il lavoro di tutti i colleghi;

          le criticità della legge del 2019 sono rese evidenti dal fatto che numerose realtà scolastiche hanno difficoltà ad integrare gli interventi dei diversi docenti per costruire percorsi formativi unitari, con scarsa disponibilità e sensibilità degli insegnanti nei confronti della materia, spesso non adeguatamente formati;

          è necessario intervenire per garantire la piena dignità ad una disciplina fondamentale per lo sviluppo della personalità degli studenti e della loro formazione sociale e democratica –:

          se non ritenga il Ministro interrogato adottare iniziative normative a fine di prevedere che l'educazione civica venga insegnata da un solo docente abilitato all'insegnamento della specifica materia, in modo da garantire una più efficace ed adeguata applicazione della previsione normativa che ha reintrodotto l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole.
(5-07024)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CARELLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          l'Istituto comprensivo Ennio Quirino Visconti di Roma ha una delle sue sedi sita in Palazzo Ceva (in via IV Novembre 95) e tale palazzo richiede, dopo anni di ritardi sulle opere di restauro, i necessari lavori di riqualificazione la cui spesa ammonterebbe a poco più di 300 mila euro;

          il I Municipio di Roma ha affidato il progetto di riqualificazione di Palazzo Ceva alla Urban Vision SpA, società che si occupa di restauri sponsorizzati, prevedendo anche il rifacimento della facciata (lavoro non necessario) al fine di permettere l'installazione di mega cartelloni pubblicitari sulle pareti esterne della scuola, incassando grazie a questa attività 1,3 milioni di euro;

          il I Municipio di Roma ha successivamente informato l'Istituto comprensivo E.Q. Visconti dell'avvio dei lavori di restauro a partire da ottobre 2022 con durata coincidente con l'intero scolastico e ha invitato l'Istituto a considerare la possibilità di stabilire delle rotazioni degli orari delle classi durante il periodo dei lavori, di valutare la dislocazione di 12 classi in un plesso scolastico di un altro Istituto e, addirittura, di tenere in considerazione queste informazioni per la pianificazione delle iscrizioni del prossimo anno scolastico;

          i lavori svolti con il meccanismo dell'esposizione pubblicitaria comporterebbero sicuramente l'allontanamento degli studenti e delle studentesse dall'edificio, in quanto almeno la metà delle aule dovrebbero essere dislocate da Palazzo Ceva –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riguardanti la gestione del restauro di Palazzo Ceva e delle relative conseguenze sugli studenti dell'Istituto Ennio Quirino Visconti di Roma e se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per favorire l'individuazione di una soluzione compatibile con il regolare svolgimento delle attività didattiche, anche prevedendo un sostegno finanziario statale per la riqualificazione del suddetto palazzo che consenta di non ricorrere al restauro sponsorizzato.
(4-10642)


      VIETINA, MUGNAI e BOLOGNA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

          gli alunni con disabilità grave, per poter frequentare regolarmente la scuola, hanno bisogno di forme diverse di supporto e assistenza all'educazione, a garanzia di un'effettiva inclusione scolastica;

          per tali supporti, il Ministero dell'istruzione ha distinto tre livelli di assistenza: quello didattico, riservato agli insegnanti specializzati per le attività di sostegno; quello educativo, svolto dagli assistenti per l'autonomia e la comunicazione, di cui all'articolo 13, comma 3 della legge n. 104 del 1992; quello materiale e igienico, affidato ai collaboratori scolastici in forza dei contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl);

          per i docenti specializzati per le attività di sostegno, ruolo e funzioni sono definiti dal Ministero dell'istruzione, provvedendo alla loro specializzazione in via diretta o tramite convenzioni con enti privati (articolo 14 della legge n. 104 del 1992);

          diversamente, le funzioni rientranti nella comunicazione e assistenza per l'autonomia, di cui alla legge n. 104 del 1992, articolo 13, comma 3, devono essere svolte da assistenti educatori con una preparazione professionale specifica e tali figure debbono essere fornite, secondo quanto stabilito dall'articolo 139 del decreto legislativo n. 112 del 1998, dai comuni per la scuola dell'infanzia (asilo), primaria (elementari) e secondaria di primo grado (medie inferiori) e dalle province per la scuola secondaria di secondo grado (medie superiori); quanto agli alunni ciechi e sordi, in base al decreto-legge n. 9 del 18 gennaio 1993 (articolo 5), tale assistenza è fornita nelle scuole di ogni ordine e grado dalle province, a meno che le singole leggi regionali dispongano diversamente;

          nella comunicazione e assistenza per l'autonomia rientrano diversi compiti: aiutare alunni con difficoltà all'uso delle mani o minorati della vista, alunni paraplegici, tetraplegici o afasici; facilitare la comunicazione ad alunni audiolesi non protesizzati da piccoli – i cosiddetti sordi «segnanti» – che necessitano di un interprete della Lis (lingua italiana dei segni), alunni sordi «oralisti», ossia sordi anche profondi che, grazie ad una protesizzazione precoce, alla logopedia, all'apprendimento della lettura labiale e all'impianto cocleare, possono comunicare da soli, purché aiutati da persone che scandiscano il movimento delle labbra o nel prendere appunti; ad alunni con autismo e con cerebrolesioni, i quali per comunicare necessitano di interventi educativi, come il metodo Aba (Applied Behavior Analysis – «Analisi Applicata del Comportamento»), la comunicazione alternativa aumentativa e, in alcuni casi, la «comunicazione facilitata» o la «comunicazione aumentativa»;

          tali figure professionali, fondamentali per supportare necessità impellenti degli alunni disabili e delle loro famiglie, non dipendono dal Ministero dell'istruzione, ma dagli enti territoriali, regioni, città metropolitane o comuni, i quali, spesso non hanno sufficienti risorse economiche per gestire servizi che hanno un costo elevato per la collettività e che, con propri regolamenti, disciplinano in modo differenziato, la delicatissima funzione di assistenza e integrazione degli alunni con disabilità fisica, psichica o sensoriale;

          gli enti territoriali affidano la gestione di tali servizi a cooperative con gare d'appalto, con trattamenti retributivi differenziati e in condizioni di precarietà, mentre occorrerebbe valorizzare tale figura professionale come altamente qualificata e specializzata, con carattere stabile e inserita nel profilo contrattuale del comparto scuola;

          molte famiglie di alunni disabili gravi, che nel nostro Paese constano di circa 60-70 mila alunni, sono costrette, per rendere esigibili i diritti fondamentali, sistematicamente violati per carenza di risorse e di personale professionale di supporto alla didattica, a ricorrere ai tribunali per denunciare le discriminazioni e la fragilità del sistema –:

          se non ritengano di adottare iniziative di competenza anche di carattere normativo, affinché la figura dell'assistente per l'autonomia e la comunicazione venga inserito nell'organico del personale dipendente del Ministero dell'istruzione, con applicazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto scuola, al fine di garantire un'effettiva inclusione degli alunni con disabilità e maggiori certezze alle loro famiglie.
(4-10647)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      SURIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          da molti anni, in Sicilia, si assiste, nella sanità pubblica, alla esternalizzazione, tramite gara di appalto regionale dei servizi (C.u.c. Centrale unica di committenza per l'acquisizione di beni e servizi – agenzia regione Siciliana). In particolare, quello previsto dal D.a.s. n. 2117 del 30 ottobre 2017, con il quale è stata indetta la procedura aperta per l'affidamento dei «servizi di pulizia, servizi integrati e servizi accessori», nel rispetto delle previsioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 dicembre 2015, per un importo complessivo di 227.686.423,23 euro, di cui 1.017.000,00 euro per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso, in dieci (10) lotti distribuiti in tutte le province siciliane per le esigenze delle Asp (ex Usl) e delle aziende ospedaliere; tale gara è finita al centro dell'inchiesta denominata «Sorella Sanità» e ha visto l'annullamento dell'affidamento per la violazione del patto di integrità da parte delle ditte Pfe Ati Ferco ed Euro & Promos, con esclusione dalle graduatorie di gara per tutti i lotti di gara;

          analogamente, viene effettuato dalle aziende ospedaliere l'appalto dei servizi di manutenzione tecnologica degli impianti tecnici ospedalieri;

          per la gara citata dei servizi socio-sanitari, formalmente, la stazione appaltante aveva individuato per il valore della base di asta il costo della manodopera come da vigente Contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) di settore ed i prezzi di riferimento Anac di cui alla delibera n. 213 del 2 marzo 2016;

          diversi lavoratori hanno denunciato la mancata applicazione del Ccnl di riferimento previsto dal codice degli appalti, e, significativamente, la mancata applicazione delle tabelle ministeriali previste per la applicazione del giusto Ccnl per i servizi socio-sanitari e per la manutenzione degli impianti tecnologici;

          questa fattispecie è largamente diffusa in Sicilia e coinvolge migliaia di lavoratori esternalizzati e le stazioni appaltanti hanno finora consentito questa «prassi» tale per cui al fornitore di servizi viene riconosciuto il prezzo pieno del Ccnl regolare, mentre ai lavoratori, in maniera indifferenziata, viene applicato il Ccnl del terziario cosiddetto Multiservizi, con differenze di paga oraria (ad esempio 7-9 euro all'ora) in meno superiore al 50 per cento del valore a base di asta (18 euro all'ora) per i servizi socio-sanitari, ma anche per la manutenzione degli impianti per i quali il fornitore applica le tariffe Assital;

          la mancata applicazione del Ccnl previsto nelle tabelle ministeriali (Ccnl cooperative sociali, Ccnl metalmeccanico) ha causato e continua a causare una perdita netta di svariate migliaia di euro l'anno, con grave ripercussione sull'imponibile previdenziale e sull'ammontare delle future pensioni –:

          se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza, nell'ambito della programmazione del prossimo piano di vigilanza del lavoro per verificare la corretta applicazione delle tabelle ministeriali nella effettiva retribuzione del lavoro svolto dai lavoratori addetti ai servizi esternalizzati alla luce delle criticità di cui in premessa;

          se intenda adottare iniziative di competenza per una mirata attività di vigilanza del lavoro sui servizi esternalizzati nella sanità pubblica, in particolare quella siciliana, al fine di dare applicazione allo strumento della diffida accertativa ex articolo 12 del decreto legislativo n. 124 del 2004 per il recupero delle differenze retributive riscontrate.
(5-07027)


      BILLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea – Tfue del 2007 – prevede il diritto per il personale dell'Unione europea di trasferire verso l'Unione europea (e i suoi enti) i contributi previdenziali maturati nei regimi nazionali per effetto di un rapporto di lavoro precedente;

          al fine di attuare le soprarichiamate del Tfue, l'Inps ha stipulato accordi con tutti gli enti dell'Unione europea salvo che con la Banca centrale europea (Bce);

          risulta all'interrogante che l'Inps sarebbe stata più volte invitata dalla Bce a procedere alla stipula dell'accordo per la portabilità previdenziale. L'Inps avrebbe giustificato la sua indisponibilità con la necessità di un di indirizzo da parte del Governo;

          nel 2016 un gruppo di dipendenti italiani della Bce ha finanziato un'azione legale contro l'Inps e la Presidenza del Consiglio dei ministri incardinata presso il Tribunale di Asti;

          a fine gennaio 2021 il giudice competente del Tribunale di Asti, come auspicato, ha deciso di rinviare la materia alla Corte di giustizia dell'Unione europea. Il 30 giugno 2021 la Corte di giustizia dell'Unione europea ha messo a ruolo la domanda di pronuncia pregiudiziale (causa C-404/21);

          l'esito del giudizio della Corte di giustizia è atteso entro fine 2022;

          la condotta dell'Inps arreca pregiudizio agli interessi dell'Italia sotto diversi profili:

              scoraggia l'assunzione di un posto di lavoro in Bce da parte degli italiani con una lunga contribuzione in Italia, poiché rischiano di non percepire alcuna pensione a valere su tale contribuzione;

              il giudizio presso la Corte di giustizia farà emergere che per oltre 14 anni l'Inps è stata indifferente alle richieste della Bce di stipulare l'accordo e la circostanza, ad avviso dell'interrogante, sarà di imbarazzo per il Governo italiano, poiché l'attuale Presidente del Consiglio è stato per la maggior parte di tale periodo Presidente della Bce;

              ha determinato l'instaurazione di un contenzioso presso il tribunale italiano, prima, e quello dell'Unione, poi, che solo per nostra parte è costato circa euro 80.000 –:

          se e quali iniziative di competenza, alla luce della questione illustrata in premessa, intenda adottare affinché l'Inps stipuli al più presto un accordo con la Bce nello stesso modo in cui ha stipulato accordi con gli altri enti dell'Unione europea, come prescritto dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
(5-07028)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          l'Istituto nazionale di previdenza sociale con messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021, ha fornito importanti chiarimenti in merito al requisito del «non svolgimento dell'attività lavorativa» per l'ottenimento della liquidazione dell'assegno mensile di invalidità di cui all'articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118, come modificato dall'articolo 1, comma 35, della legge 24 dicembre 2017;

          in particolare, richiamando alcune pronunce della Corte di Cassazione (sent. n. 17388/2018; n. 18926/2019), ha specificato che, dalla data della pubblicazione del messaggio, l'assegno mensile di assistenza di cui sopra sarà liquidato, fermi restando tutti gli ulteriori requisiti previsti dalla legge, «solo nel caso in cui risulti l'inattività lavorativa di soggetto beneficiario», considerando in tal modo il mancato svolgimento dell'attività lavorativa un elemento costitutivo del diritto alla prestazione assistenziale;

          a seguito di tale provvedimento, pertanto, non potranno più usufruire della pensione i possessori di invalidità civile dal 74 per cento fino al 99 per cento tra i 18 e i 67 anni d'età. Resta il beneficio per gli invalidi al 100 per cento, purché non superino la soglia reddituale annua dei 16.982,49 euro;

          la decisione assunta dall'Inps impatterà in maniera estremamente pesante sulla vita delle persone disabili e delle loro famiglie, sia sotto l'aspetto economico, sia sotto l'aspetto sociale, precludendo la possibilità, già fortemente limitata, di accedere al mondo del lavoro se non al prezzo di dover rinunciare a quel minimo, e certamente non sufficiente, sostentamento economico spettante;

          l'inclusione lavorativa e l'inclusione sociale sono condizioni imprescindibili al fine di garantire il fondamentale diritto alle persone disabili di vivere una vita il più possibile libera, dignitosa ed autonoma –:

          se intenda adottare urgentemente le iniziative di competenza affinché l'Inps ritiri il provvedimento di cui al messaggio n. 3495 del 14 ottobre 2021.
(4-10643)


      AMITRANO, DEL SESTO, MANZO, MARTINCIGLIO e DEL MONACO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          secondo gli ultimi dati mensili diffusi dall'Istat, nel mese di settembre 2021 si è registrato, rispetto al mese di agosto, una crescita nel numero di occupati e una diminuzione di disoccupati e degli inattivi;

          dai dati emergi altresì che l'incremento dell'occupazione è stato pari allo 0,3 per cento (pari a +59 mila unità), mentre la disoccupazione giovanile, nel mese di settembre, è passata dal 28 per cento al 29,8 per cento (+1,8 punti), facendo segnare, come indica anche l'Eurostat, un aumento mensile più forte in tutta la zona euro in quando il tasso italiano della disoccupazione giovanile tra i 15-25 anni è secondo soltanto alla Spagna che risulta essere pari al 30,6 per cento;

          fra i segmenti della forza lavoro che hanno maggiormente risentito della crisi va senz'altro annoverato quello dei giovani, per i quali la riduzione dell'occupazione verificatasi a causa dell'emergenza da COVID-19 non sembra ancora completamente recuperata; peraltro, la crescita dell'occupazione giovanile registrata dopo la fase più acuta della crisi – segnatamente, dai primi mesi del 2021 – appare legata soprattutto a tipologie occupazionali diverse dal lavoro stabile;

          a parere dell'interrogante, tale fenomeno va letto, anche in rapporto alla necessità, preesistente alla crisi emergenziale sanitaria, di implementare le politiche attive mirate verso i percorsi formativi e professionalizzanti adeguati alle richieste del mercato del lavoro, anche al fine di contrastare il fenomeno rappresentato dal rischio di esclusione o marginalizzazione dei giovani dal mondo del lavoro;

          nonostante il mercato del lavoro stia registrando un forte segnale di miglioramento, manca ancora l'inclusione delle categorie da sempre ai margini del lavoro, ovvero donne e giovani, e in particolar modo, riguardo all'occupazione giovanile, i dati diffusi dall'Istat ai primi di novembre, sono piuttosto negativi, in quanto si sfiora quasi il 30 per cento, un tasso preoccupante che coinvolge una platea molto vasta di giovani, peraltro fortemente correlato anche alle condizioni del contesto socio-economico;

          c'è la necessità di ripensare ed implementare le misure di politiche attive del lavoro già messe in campo nel corso degli anni, misure che siano in grado di incidere sul tasso negativo di occupazione giovanile che è strutturalmente fermo, poiché si è di fronte ad un mercato del lavoro che non include i giovani; oggi è necessario e urgente, in un quadro di ampie riforme ed interventi legislativi messi in atto dal Governo, puntare maggiormente sui moderni servizi di orientamento al lavoro e di politiche attive, percorsi di formazione personalizzati e adeguati alle nuove richieste del mercato del lavoro, spazi innovativi e digitalizzati in grado di accogliere e far incontrare i giovani in cerca di impiego e aziende in cerca di personale, interventi mirati alla promozione della formazione qualificata e dell'occupazione qualificata, al fine di abbattere il trend negativo del tasso di disoccupazione giovanile e incidere maggiormente sull'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro –:

          se il Ministro intenda adottare, anche alla luce degli ultimi dati diffusi dall'Istat, ulteriori iniziative volte ad incrementare le politiche attive più efficaci nello sviluppo dei processi formativi qualificati e dell'occupazione di qualità dei giovani, che rappresentano la vera leva strategica della ripartenza e del rilancio del nostro Paese, politiche attive volte a garantire effettivamente ed in misura stabile il tasso di occupazione dei giovani e ridurre il trend negativo della disoccupazione giovanile, che, progressivamente, allontana l'Italia dalla media degli altri Paesi europei.
(4-10645)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta immediata:


      FORNARO e TIMBRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          nel maggio 2020, la Commissione europea ha annunciato, come parte integrante della strategia Farm to Fork, l'adozione entro la fine del 2022 di un'etichettatura fronte-pacco armonizzata e obbligatoria per aiutare i consumatori a fare scelte alimentari salutari; si tratta del sistema a semaforo chiamato Nutri-score;

          il sistema è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori universitari francesi denominato Eren (Equipe de Recherche en Epidémiologie Nutritionnelle) e si basa sulle tabelle nutrizionali della Food Standards Agency del Regno Unito, da cui le etichette a «traffic lights» adottate in Gran Bretagna sin dal 2014;

          il Nutri-Score è pensato per semplificare l'identificazione dei valori nutrizionali di un prodotto alimentare attraverso l'utilizzo di due scale correlate: una cromatica divisa in 5 gradazioni dal verde al rosso e una alfabetica di cinque lettere dalla A alla E;

          attraverso l'uso dei colori rossi, giallo e verde si allerta il consumatore sulla quantità di grassi, zucchero e sale in un determinato prodotto;

          l'etichetta a semaforo è fortemente penalizzante per l'Italia perché colpisce le migliori eccellenze del made in Italy come i formaggi, i prosciutti, i salumi, i vini e addirittura gli oli extravergine di oliva, considerati dai nutrizionisti parte di una dieta equilibrata;

          il paradosso è di promuovere cibi per la cui preparazione vengono utilizzati edulcoranti e di sfavorire i migliori prodotti della nostra produzione agricola e gastronomica;

          le diverse associazioni dei produttori agricoli italiani hanno ripetutamente segnalato il pericolo per la nostra economia agricolo e per la tutela dei consumatori che deriverebbe dall'introduzione di questo sistema e lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, in occasione delle sue comunicazioni sul vertice europea del 20 ottobre 2021, ha ribadito che: «Il Governo è totalmente consapevole della gravità che l'introduzione del Nutri-score può costituire per la nostra filiera produttiva agroalimentare e pienamente impegnato nella sua tutela»;

          critiche al sistema Nutri-score sono state avanzate anche da altri Paesi dell'area mediterranea come Francia, Spagna e Grecia;

          l'Italia in alternativa propone il Nutrinform battery, un'etichettatura che ha l'obiettivo di fornire ai consumatori informazioni chiare e immediate sulle caratteristiche nutrizionali del prodotto; infatti contiene l'indicazione quantitativa del contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale per singola porzione, in rapporto al fabbisogno giornaliero raccomandato al consumatore –:

          quali urgenti iniziative di competenza stia intraprendendo il Governo per evitare l'adozione del sistema Nutri-score, che arrecherebbe danni alla nostra produzione agroalimentare e scarse, se non fuorvianti, informazioni ai consumatori sugli alimenti.
(3-02600)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, per sapere – premesso che:

          è di tutta evidenza che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) rappresenti la più importante occasione di sviluppo e crescita per il nostro Paese, ma più in generale per l'Europa, e dal dopoguerra ad oggi;

          tale Piano esplicherà i propri effetti nel futuro prossimo, ma anche nei prossimi cinquant'anni, con un impatto significativo sulle prossime generazioni, divenendo uno strumento per la crescita economica, sociale e culturale del Paese;

          la grande sfida è che tale straordinario strumento sia il più aperto possibile al mondo della società civile; non a caso, il Governo, negli scorsi mesi, ha tenuto svariati incontri con i rappresentanti degli enti locali e del mondo del lavoro;

          è, inoltre, da considerare che il regolamento istitutivo del Next Generation Eu (Ngeu), nel caso ci siano gravi scostamenti dal raggiungimento dei target intermedi e finali, prevede l'applicazione di un meccanismo di controllo che può bloccare l'erogazione dei fondi. Per tale ragione, un monitoraggio attento e puntuale sullo stato di avanzamento di riforme e investimenti non può non risultare indispensabile;

          la forte propensione alla semplificazione e alla accelerazione non si può tradurre in un deficit di trasparenza e di partecipazione della cittadinanza, in quanto il coinvolgimento della società civile è fondamentale anche per contribuire a segnalare criticità e ritardi;

          a tal fine, è fondamentale garantire il più ampio accesso alle informazioni possibile, dando pienamente attuazione alla definizione di «dato aperto», come voluta e formulata dal legislatore nell'articolo 1, comma 1, lettera l-ter), del decreto legislativo n. 82 del 2005 secondo il quale sono dati di tipo aperto, i dati che presentano le seguenti caratteristiche: «1) sono disponibili secondo i termini di una licenza o di una previsione normativa che ne permetta l'utilizzo da parte di chiunque, anche per finalità commerciali, in formato disaggregato; 2) sono accessibili attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ivi comprese le reti telematiche pubbliche e private, in formati aperti ai sensi della lettera l-bis), sono adatti all'utilizzo automatico da parte di programmi per elaboratori e sono provvisti dei relativi metadati; 3) sono resi disponibili gratuitamente attraverso le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ivi comprese le reti telematiche pubbliche e private, oppure sono resi disponibili ai costi marginali sostenuti per la loro riproduzione e divulgazione salvo quanto previsto dall'articolo 7 del decreto legislativo 24 gennaio 2006, n. 36»;

          è, quindi, necessario che i dati relativi ai progetti del Pnrr ma, più in generale, tutti quelli afferenti le attività connesse al Piano, compresa la documentazione dei processi di produzione e diffusione degli stessi, siano in formato aperto, disaggregato ed interoperabile;

          peraltro, da più organismi terzi, sono state denunciate criticità e incongruenze nella sezione «open data» dell'apposito portale «Italiadomani», che il Governo ha creato per la diffusione delle informazioni sul Pnrr;

          in particolare, anche dal sito Openpolis è stato denunciato che i due file recentemente pubblicati nella sezione «open data» del portale dedicato al Pnrr non presentino le più comuni buone pratiche in tema di open data. Ad esempio, tali documenti non sono accompagnati da un file «meta dati», esplicativo di quanto contenuto nel database principale e risultano compilati in maniera disomogenea, con diversi errori, e senza un aggiornamento costante;

          tali criticità, sostiene Openpolis «fanno presumere che il governo e le altre istituzioni coinvolte lavorino su altri database con dati corretti e aggiornati. Informazioni che però non sembrano accessibili a tutti. Questa disparità informativa però anziché garantire la trasparenza non fa altro che generare ulteriore confusione su un tema particolarmente delicato. Per questo chiediamo che i soggetti coinvolti rendano pubblici tutti i dati in loro possesso»;

          in particolare, nella sezione «Open data» del portale richiamato, sarebbero presenti pochi dati in formato aperto e senza alcuna licenza associata, come espressamente, invece, previsto dall'articolo 1, comma 1, lettera l-ter), del decreto legislativo n. 82 del 2005;

          i dati attualmente pubblicati sono, inoltre, inutilizzabili per fini di analisi: il formato utilizzato per la pubblicazione degli open data è, infatti, comma separated values (meglio noto come Csv), senza dubbio un formato molto diffuso – in quanto compatibile con tutte le tecnologie attualmente disponibili – che tuttavia si presta più alla presentazione dei dati, che al loro riutilizzo a fini di analisi;

          si segnala, infine, anche l'assenza del cosiddetto file «metadati», indispensabile per conoscere le caratteristiche tecniche dei dati. Dall'analisi effettuata da Openpolis, si conclude che «... i dati disponibili provengono da un sistema di presentazione e non da un sistema gestionale (database). Questo significa che i dati disponibili potrebbero contenere errori. Tali errori hanno portato al disallineamento tra i dati presenti sul portale e quelli “reali”»;

          con Italia Domani, in altre parole, il Governo non starebbe, attualmente, garantendo trasparenza, ma più propriamente comunicazione, senza tuttavia una reale condivisione dei dati inerenti al Piano;

          il Codice dell'amministrazione digitale, all'articolo 50, prevede che «i dati delle pubbliche amministrazioni sono formati, raccolti, conservati, resi disponibili e accessibili con l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione che ne consentano la fruizione e riutilizzazione, alle condizioni fissate dall'ordinamento, da parte delle altre pubbliche amministrazioni e dai privati» e tale generale conoscibilità nei dati pubblici incontra i soli limiti previsti dalle leggi e dai regolamenti e dalle norme in materia di protezione dei dati personali;

          è evidente, quindi, che il probabile disallineamento dei dati reali rispetto a quelli pubblicati sul portale – in quanto non aggiornati parallelamente a quelli a disposizione di Governo e altre istituzioni coinvolte – potrebbe creare ulteriori disallineamenti futuri –:

          quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare:

              a) per garantire l'effettivo monitoraggio e la trasparenza delle misure legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza, in particolare tese ad una effettiva condivisione dei dati aperti legati al Piano ed attualmente in possesso delle varie pubbliche amministrazioni e degli organi di governo;

              b) per evitare possibili disallineamenti tra i dati pubblicati e quelli effettivamente a disposizione del Governo e delle altre amministrazioni ed istituzioni coinvolte nella realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(2-01367) «Gallo, Baldino, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, De Carlo, Dieni, Francesco Silvestri, Elisa Tripodi, Alaimo, Azzolina, Giordano, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Liuzzi, Marino, Raffa, Scagliusi, Serritella, Traversi, Lovecchio, Manzo, Torto, Del Grosso, Di Stasio, Emiliozzi, Fantinati».

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:


      BOLOGNA e BALDINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in Italia, dopo un'iniziale inerzia circa l'utilizzo di nuove terapie per il trattamento di Covid-19, è stata autorizzata la somministrazione di anticorpi monoclonali anti-SARS-CoV-2, con decreto del Ministro della salute 6 febbraio 2021;

          l'Aifa ha definito modalità e condizioni per il loro impiego con successivi atti: determina del 9 marzo 2021, del 6 maggio 2021 e del 4 agosto 2021;

          l'Aifa e l'Ema, successivamente, hanno dato parere positivo a un anticorpo non disponibile in precedenza, il sotrovimab, aggiungendolo, a partire dal 7 agosto 2021, ai tre già autorizzati – bamlanivimab, bamlanivimab/etesevimab, casirivimab/imdevimab – descrivendo per ciascuno le specifiche terapeutiche;

          gli anticorpi monoclonali anti-SARS-CoV-2 disponibili, pur essendo differenti tra loro, hanno la capacità di neutralizzare le principali varianti circolanti e consentono, se usati tempestivamente, di interrompere la progressione da infezione a malattia in soggetti a rischio, con benefici in termini di mortalità, necessità di ricovero, guarigione virologica, riduzione dei casi complicati;

          tali farmaci potenzialmente salvavita hanno, tuttavia, un costo elevato e richiedono indicazioni terapeutiche precise e criteri stringenti: devono essere somministrati per via endovenosa nelle prime fasi della malattia e utilizzati in pazienti a rischio di sviluppare una forma grave, in particolare per pazienti ad alto rischio e anziani, limitando la replicazione del virus e agendo in direzione di una sorta di immunizzazione passiva;

          secondo l'ultimo report di Aifa, oltre 12.000 pazienti hanno ricevuto uno dei tre monoclonali disponibili;

          da quanto risulta all'interrogante, tra marzo e maggio 2021 sono state acquistate circa 80 mila dosi di anticorpi monoclonali, in diversi lotti e, in considerazione della loro imminente scadenza, dicembre 2021, la gran parte di queste dosi inutilizzate rischia di deteriorarsi nei frigo delle farmacie ospedaliere;

          le regioni hanno poco utilizzato i monoclonali, con trattamenti molto differenziati: in alcune regioni le scorte sono esaurite in breve tempo, mentre in altre non è mai partito alcun trattamento –:

          se intenda definire con urgenza una strategia nazionale, per pianificare e gestire le attività di trattamento secondo le necessità, d'intesa con le regioni, al fine di utilizzare le giacenze di monoclonali, ottimizzandone l'uso terapeutico secondo criteri stabiliti, considerandone anche il ruolo terapeutico in soggetti non-responsivi al vaccino, scongiurando il rischio imminente di un inutile spreco di dosi, particolarmente costose per il Servizio sanitario nazionale.
(3-02602)


      COLLETTI, LEDA VOLPI, FORCINITI, CABRAS, CORDA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, TRANO, MANIERO, TESTAMENTO, SPESSOTTO, GIULIODORI, VALLASCAS, COSTANZO e SAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la trasmissione Report, nelle puntate del 25 ottobre e del 1° novembre 2021, ha fatto emergere dubbi circa la politica vaccinale, in particolare sull'attendibilità e l'esistenza di studi e dati posti alla base di direttive e pareri impartiti dal Comitato tecnico-scientifico, dall'Agenzia italiana del farmaco e dall'Istituto superiore di sanità;

          il 3 settembre 2021 Moderna presentava richiesta alla Food and Drug Administration e alla European Medicines Agency di somministrare il booster dimezzato, 50 milligrammi invece di 100 milligrammi;

          il 9 settembre 2021 l'Aifa acconsentiva alla somministrazione della terza dose di due vaccini mRNA a soggetti immunodepressi e agli over-ottanta;

          il 27 settembre 2021 il Ministero della salute avviava la terza dose per gli over-ottanta, indicando di somministrare Pfizer e Moderna; quest'ultimo in quantità di 100 milligrammi, nonostante la richiesta di Moderna, così a migliaia di anziani è stata somministrata una dose intera di booster del vaccino;

          il 4 ottobre 2021, l'European Medicines Agency approvava il solo booster Pfizer e l'8 ottobre 2021 il Ministero della salute estendeva il booster agli over-sessanta, specificando di utilizzare solo Pfizer;

          in data 25 ottobre, l'European Medicines Agency autorizzava l'utilizzo della mezza dose del vaccino Moderna;

          il Comitato tecnico-scientifico, in data 27 agosto avallava la richiesta del Ministero della salute dell'estensione del green pass da 9 a 12 mesi, decisione singolare, dato quanto rilevato in Israele in merito alla perdita di efficacia, in pochi mesi, del vaccino Pfizer-BioNTech;

          l'Istituto superiore di sanità ha iniziato a febbraio del 2021 uno studio, non ancora pubblico, su 2.500 persone sul decadimento anticorpale, studio che sarebbe dovuto iniziare a dicembre 2020;

          in ogni caso, ad oggi, non vi sono studi compiuti dall'Istituto superiore di sanità aventi ad oggetto l'efficacia dei vaccini in ordine al contagio; si tratta, a parere degli interroganti, di un'omissione esemplificativa del disinteresse del Governo nella ricerca di fondamenta scientifiche in materia;

          al pari, il Comitato tecnico-scientifico si è limitato a estendere il green pass a dodici mesi, basando l'estensione non su valenze scientifiche bensì su concetti obiettabili stante la durata di soli sei mesi della protezione al contagio –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza del criterio scientifico che ha portato il Comitato tecnico-scientifico a prorogare il green pass da 9 a 12 mesi, considerata la mancanza di studi italiani sulla durata di copertura del vaccino nonché le evidenze scientifiche straniere che ne dimostrano la limitata durata.
(3-02603)


      MOLINARI, BOLDI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          con circolare in data 21 luglio 2021 il Ministero della salute ha aggiornato le indicazioni concernenti la vaccinazione dei soggetti guariti dal Covid-19, ritenendo per questi possibile «la somministrazione di un'unica dose di vaccino (...), purché la vaccinazione venga eseguita preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa (infezione) e comunque non oltre 12 mesi dalla guarigione»;

          sulla base della predetta circolare e del sottostante parere del Comitato tecnico-scientifico, si confidava in un'estensione del periodo di validità delle certificazioni verdi Covid-19 rilasciate ai soggetti guariti, in maniera tale da allineare la loro durata (semestrale) alla finestra temporale (annuale) individuata dal Ministero ai fini della vaccinazione con dose singola;

          il Governo ha confermato la necessità di adottare iniziative in questo senso, accogliendo due ordini del giorno all'uopo presentati da deputati del gruppo Lega Salvini Presidente (n. 9/3223-A/067 e n. 9/3264-A/087);

          a distanza ormai di diversi mesi dalla circolare sopracitata e dall'accoglimento dei predetti ordini del giorno, tuttavia, il periodo di validità delle certificazioni rilasciate ai soggetti guariti è rimasto, inspiegabilmente, invariato;

          per effetto delle attuali previsioni, che appaiono agli interroganti incongrue e non coordinate, moltissime persone guarite subiscono gli effetti di un «paradosso giudico e immunologico», com'è stato definito da più parti, in quanto hanno tecnicamente a disposizione un periodo di dodici mesi per vaccinarsi con dose singola, ma nel frattempo rimangono prive della certificazione e vengono pertanto escluse dalla vita sociale e lavorativa, a meno di non volersi sottoporre, inutilmente e con spese a carico, a un tampone ogni 48 ore, con conseguente, evitabile, sovraccarico anche della rete di farmacie e laboratori;

          il quadro sopra delineato, oltre che, a giudizio degli interroganti, contraddittorio e pregiudizievole per moltissimi cittadini, non appare giustificato da un punto di vista tecnico-scientifico, tenuto conto dei recenti studi e delle indagini che confermano, per i soggetti guariti, un livello di copertura dalle reinfezioni analogo, se non addirittura superiore, a quello dei vaccinati;

          ad aggravare la situazione si è aggiunta, da ultimo, l'ordinanza del Ministero della salute 22 ottobre 2021, il cui articolo 4, concernente gli ingressi in Italia dai Paesi dell'elenco D, sottopone a un diverso regime giuridico gli spostamenti dei soggetti vaccinati e guariti, prevedendo limitazioni assai più stringenti per questi ultimi (isolamento fiduciario), rispetto a quelle applicabili ai primi –:

          se e quali iniziative intenda adottare al fine di parificare la posizione dei soggetti vaccinati e guariti, in particolare sotto il profilo della durata delle certificazioni verdi Covid-19 e degli ingressi in Italia dall'estero.
(3-02604)


      NOJA, OCCHIONERO, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO e VITIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          i dati degli ultimi giorni dimostrano come stia risalendo il tasso di positività che nella giornata di lunedì 8 novembre 2021 ha toccato 1,7 per cento;

          in questo contesto l'Italia continua a distinguersi dal resto dei Paesi europei, merito di una campagna vaccinale che ha raggiunto gran parte della popolazione;

          nonostante questo, la ripresa delle scuole, l'allentamento delle misure di prevenzione dopo mesi di isolamento e restrizioni, nonché l'avvicinarsi delle vacanze natalizie e feste in famiglia impongono di accelerare la somministrazione della cosiddetta terza dose. Il commissario straordinario Figliuolo ha reso nota la volontà di allargarne la somministrazione, già in corso per i più anziani, ad altre fasce di età e, a breve, dovrebbe cominciare la vaccinazione per i bambini tra i 5 e i 12 anni;

          le raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione del 10 marzo 2021, di aggiornamento delle categorie di popolazione da vaccinare in via prioritaria, stabilivano una precedenza per i soggetti fragili e i loro prestatori di cura: genitori di minori vulnerabili; familiari conviventi di persone immunodepresse; caregivers di persone con disabilità grave;

          oltre alle categorie sopracitate, anche gli insegnanti – molti dei quali sono esposti a contatto quotidiano con la popolazione under 12 che non ha ancora avuto accesso alla vaccinazione – sono stati vaccinati in via prioritaria e dunque per loro dovrebbe a breve scadere il termine dei sei mesi dalla conclusione del primo ciclo vaccinale;

          recentemente, con circolari del 27 settembre e dell'8 ottobre 2021, il Ministero della salute ha stabilito che si raccomanda la somministrazione della «terza dose», tra le altre categorie, alle persone maggiorenni con elevata fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti e alle persone particolarmente esposte, quali esercenti le professioni sanitarie e operatori di interesse sanitario;

          la ratio con cui vengono stabilite tali priorità vaccinali sembra essere quella di ampliare il più possibile la protezione dei soggetti vulnerabili alle conseguenze del Covid-19, aumentando anche l'immunizzazione dei soggetti che operano in situazione di loro prossimità o che si trovano in situazioni di maggiore esposizione –:

          quali iniziative intenda assumere in relazione alle priorità dei soggetti ai quali somministrare la terza dose, anche ampliando il criterio legato all'età anagrafica, con particolare riferimento ai familiari conviventi e ai caregiver delle persone più vulnerabili, nonché alle fasce di popolazione, quali per esempio gli insegnanti, raggiunte dal primo ciclo vaccinale ormai da diversi mesi e particolarmente esposte al rischio di contagio in ragione dell'attività lavorativa svolta.
(3-02605)


      PROVENZA, FEDERICO, IANARO, LOREFICE, MAMMÌ, MISITI, NAPPI, PENNA, RUGGIERO, SPORTIELLO, VILLANI e D'ARRANDO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la certificazione verde Covid-19 (cosiddetto green pass), rilasciata sulla base della certificazione comprovante lo stato di avvenuta vaccinazione contro il SARS-CoV-2, ha una validità di dodici mesi a far data dal completamento del ciclo ed è rilasciata automaticamente all'interessato, in formato cartaceo o digitale, dalla struttura sanitaria ovvero dal professionista sanitario che effettua la vaccinazione;

          contestualmente al rilascio, la struttura sanitaria o il professionista sanitario, anche per il tramite dei sistemi informativi regionali, provvede a rendere disponibile il cosiddetto «green pass» nel fascicolo sanitario elettronico dell'interessato;

          la certificazione verde Covid-19 cessa di avere validità qualora, nel periodo di vigenza della stessa, l'interessato sia identificato come caso accertato positivo al SARS-CoV-2;

          l'interessato, come previsto dalla normativa vigente, ha altresì diritto di chiedere il rilascio di una nuova certificazione verde Covid-19 se i dati personali riportati nella certificazione non sono, o non sono più, esatti o aggiornati, ovvero se la certificazione non è più a sua disposizione;

          secondo quanto emerso nel corso di una nota trasmissione televisiva, sembra che siano numerose le persone che, pur risultando poi contagiate dal virus già da molto tempo, hanno ancora il green pass valido rilasciato per avvenuta vaccinazione, con la conseguente possibilità di accedere nei luoghi lavorativi o di socialità;

          le strutture sanitarie, interrogate a riguardo, hanno rappresentato che il problema risiede nella coesistenza di due piattaforme tecnologiche diverse: la piattaforma del tracciamento e della rilevazione dei contagi e quella della certificazione verde;

          tra i diversi chiarimenti forniti dal Governo, nell'ambito delle faq presenti sul sito istituzionale all'uopo predisposto si evince che una certificazione può essere non valida per due motivi: certificazione scaduta o certificazione non autentica;

          non è dunque contemplata la non validità della certificazione verde Covid-19 qualora, nel periodo di vigenza della stessa, regolarmente rilasciata, l'interessato risulti poi contagiato dal virus –:

          quali iniziative intenda intraprendere al fine di rilevare tempestivamente la non validità della certificazione verde Covid-19 qualora, nel periodo di vigenza della stessa, l'interessato sia stato identificato come caso accertato positivo al SARS-CoV-2.
(3-02606)


      NOVELLI e BAGNASCO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          il decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera» rappresenta il più importante riferimento programmatorio delle regioni nella definizione della propria rete ospedaliera;

          negli ultimi giorni, alcuni organi di stampa, in particolare il sito internet quotidianosanita.it, hanno pubblicato la bozza di aggiornamento del citato decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70;

          la bozza, nel suo impianto generale, sembra andare in continuità col vigente decreto;

          anche relativamente alla rete dell'emergenza-urgenza, l'impianto generale del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, viene sostanzialmente mantenuto, ma con una rilevante novità, la scomparsa dei punti di primo intervento;

          i punti di primo intervento sono attualmente dedicati alla visita e al trattamento delle patologie urgenti a bassa gravità. Per i casi più gravi sono attrezzati con dotazioni tecnologiche atte alla stabilizzazione e al trasporto dei pazienti presso il pronto soccorso;

          con la chiusura di molti presidi ospedalieri di piccole dimensioni e dei relativi pronto soccorso, i punti di primo intervento, spesso istituiti proprio nelle strutture resesi disponibili con lo spostamento dei servizi ospedalieri, hanno rappresentato e rappresentano tutt'oggi un importante presidio per i cittadini residenti in aree periferiche dei vari territori regionali;

          l'assenza dei punti di primo intervento dalla bozza di revisione del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, preoccupa, perché potrebbe comportare un'ulteriore riduzione, oltre a quella già verificatasi negli ultimi anni, dei servizi offerti alle comunità residenti in aree extra-urbane –:

          se corrisponda al vero che con la revisione del decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, saranno soppressi i punti di primo intervento e come si intenda continuare a garantire un'assistenza adeguata per le patologie urgenti a bassa gravità nei territori più periferici.
(3-02607)


      LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in una recente intervista al Corriere della Sera, Ranieri Guerra, ex direttore generale dell'ufficio di prevenzione del Ministero della salute ed ex direttore vicario dell'Organizzazione mondiale della sanità, ha ribadito la validità del Piano pandemico nazionale, affermando che «Chi sostiene che l'Italia ha affrontato il Covid senza un piano mente. All'inizio del 2020 un piano c'era, era pienamente valido e conteneva azioni di preparazione e contenimento sempre efficaci, universali»;

          tali dichiarazioni si scontrano con quanto sempre affermato dal Ministro interrogato, che anche durante un suo intervento in Senato nel mese di aprile 2021 ha motivato la sua decisione di non attivare il piano allo scoppio della pandemia affermando che «è del tutto evidente che il Piano pandemico antinfluenzale del 2006 non era sufficiente, né lo erano le successive raccomandazioni emanate dall'OMS (...) non ci si è limitati alla burocratica attuazione di un piano pandemico antinfluenzale non sufficiente a rispondere a un virus completamente nuovo»;

          la questione del Piano pandemico è da sempre al centro di accese polemiche, posto che la sua mancata attivazione ha fatto sì che l'Italia perdesse giorni e settimane preziosi nella prima risposta al virus, con il conseguente drammatico aggravamento del bilancio dei contagi e delle vittime;

          anche rispetto all'aggiornamento del Piano, Guerra ha rilasciato delle dichiarazioni molto precise che destano ancora più perplessità rispetto alla sua mancata attivazione, o, almeno, aggiornamento: «Prima di andarmene nel 2017 avevo lasciato consegne precise e un piano pronto per essere attivato in caso di emergenza (...) Nel 2016 il Piano pandemico era stato riletto e giudicato ancora adeguato»;

          attualmente è iscritta all'ordine del giorno dell'Assemblea una proposta di legge per l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulla gestione della pandemia, il cui testo è stato stravolto durante l'esame in Commissione al fine di limitare l'attività d'inchiesta al solo periodo precedente alla dichiarazione dello stato di emergenza e all'attività dei soli «Stati di origine dell'infezione e colpiti per primi dall'infezione stessa», escludendo, quindi, dal perimetro d'indagine le misure adottate in Italia, e rendendo la Commissione, ad avviso degli interroganti, assolutamente insufficiente –:

          quali iniziative il Governo intenda assumere per fare finalmente piena luce sulla gestione dell'emergenza pandemica in Italia, sulle decisioni assunte e sulle procedure seguite, nel rispetto di tutte le vittime e dei loro familiari.
(3-02608)

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto si evince da fonti di stampa, l'Ordine dei medici della provincia Barletta-Andria-Trani ha denunciato la carenza di medici afferenti ai servizi di pronto soccorso nelle strutture sanitarie preposte e la conseguente carenza di servizi sanitari erogati ai cittadini;

          secondo quanto si evince da fonti di stampa, l'Ordine dei medici della provincia Bat ha denunciato la carenza di medici afferenti ai servizi di pronto soccorso nelle strutture sanitarie preposte e la conseguente carenza di servizi sanitari erogati ai cittadini;

          in particolare, il Presidente dell'Ordine dei medici ha evidenziato alla stampa i numeri che configurano la predetta criticità. Sulla base dell'attuale piano regionale, infatti, dovrebbero essere in servizio 5 medici per ogni postazione dislocata sul territorio della Bat per un totale di 45 medici. Oltre questi 45 ne servirebbero altri 10, poiché nel 2019 i pronto soccorso di Trani e Canosa sono stati chiusi e riconvertiti in postazioni fisse medicalizzate del 118. In totale dovrebbero essere in servizio 55 medici. In realtà, ne sono in servizio, invece, solo 31;

          il Presidente dell'Ordine dei medici della Bat ha affermato che questa situazione rappresenta «una carenza ormai cronica diventata ancor più grave poiché medici e infermieri continuano ad essere sottoposti a orari di lavoro estenuanti e non possono nemmeno usufruire dei turni di riposo. A farne le spese sono i pazienti visto che i tempi di attesa sono inaccettabili»;

          secondo quanto esposto dall'Ordine dei medici, tenuto conto della mancanza del numero di medici in servizio e del fatto che gli stessi vengono spostati da una sede all'altra secondo esigenze, si potrebbe determinare un ulteriore rischio: si potrebbe verificare, infatti, la totale assenza di personale e di servizi sanitari in città come Minervino e Spinazzola, poiché non hanno presidi sanitari propri, ma possono contare esclusivamente sui servizi di 118;

          appare evidente, dunque, la necessità di provvedimenti volti ad aumentare il numero dei medici in servizio, colmando l'attuale carenza ed evitando al contempo l'aumento dei turni al personale e lo spostamento di medici e infermieri da una postazione all'altra, con il rischio di lasciare scoperti alcuni presidi –:

          quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, affinché sia garantita sul territorio della provincia Bat l'assistenza ospedaliera prevista dai livelli essenziali di assistenza e, in particolare, l'attività relativa alle prestazioni di pronto soccorso con un numero di medici in servizio adeguato ad erogare i servizi sanitari previsti.
(5-07025)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIABURRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          come emerso sulla stampa specialistica e sui media internazionali, in particolar modo sulle testate di Francia, Regno Unito e Spagna è stata evidenziata l'impennata di casi di bronchiolite da virus respiratorio sinciziale (Rsv), un tipo di polmonite infantile estremamente grave;

          la bronchiolite provoca tosse persistente e difficoltà respiratorie e generalmente ha un decorso benigno; solo in alcuni casi è necessario il ricovero; i soggetti più a rischio sono i neonati di età inferiore ai sei mesi;

          tale insorgenza non sarebbe stata registrata nel 2020/2021 a causa dei lockdown diffusi in tutta Europa, che hanno di fatto ridotto le possibilità di contagio per i bambini;

          come evidenziato dal Consiglio scientifico del Governo francese e dalla Società di neonatologia spagnola, la ridotta esposizione dei bambini piccoli agli ambienti esterni ha anche diminuito il loro tasso di immunizzazione, in particolar modo dei più piccoli, con età al di sotto dei due anni, rendendo i rischi legati alla bronchiolite da Rsv molto più elevati; sul punto è stato infatti menzionato come sia stato riscontrato un «significativo deficit di immunità collettiva per i bambini nati dopo marzo 2020», al momento i più suscettibili al virus;

          i dati riscontrati in merito ai contagi sono al momento nella norma, ma con una curva di crescita continua;

          considerate le difficoltà operative da parte del Servizio sanitario nazionale (Ssn) nel gestire emergenze sanitarie differenti dal Covid-19, dovute anche alla temporanea riconversione del Ssn al contenimento della pandemia e data la tendenza della bronchiolite ad impennare nel mese di gennaio, vi sono comunque i margini operativi per prendere precauzioni in merito;

          gli organi tecnico-scientifici di vari Paesi europei stanno lanciando l'allarme sulla potenziale diffusione a macchia d'olio di questa particolare malattia –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere per scongiurare una diffusione dei contagi di bronchiolite da Rsv e contenerne gli effetti sulla popolazione più fragile, in particolare i neonati sotto i sei mesi di età.
(4-10639)


      LEDA VOLPI, GIULIODORI, MASSIMO ENRICO BARONI e CORDA. — Al Ministro della salute, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la trasmissione Le Iene, andata in onda nella serata di martedì 2 novembre 2021, ha fatto emergere una «falla» nel sistema di verifica della Certificazione verde introdotta dal Governo;

          il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 ottobre 2021, nell'allegato B, a pagina 4, al punto n. 2, prevede che le Certificazioni verdi Covid-19 devono essere revocate mediante l'inserimento del codice univoco della Certificazione verde all'interno della «lista di revoca»;

          il testo recita: «la lista di revoca contiene esclusivamente il codice univoco associato a ciascun certificato revocato e nessun'altra informazione e/o dato personale. La lista di revoca è oggetto di scambio con gli altri Stati Membri, tramite le modalità sotto descritte (v. infra “5. Interoperabilità Europea”). La revoca delle certificazioni verdi COVID-19 può avvenire in caso di nuova positività accertata al SARS-Cov-2 dopo avvenuta vaccinazione o guarigione (casi di reinfezione). In detti casi, a seguito della comunicazione alla PN-DGC da parte delle aziende sanitarie, dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e dei medici USMAF/SASN, di una nuova positività al SARS-Cov-2, effettuata tramite una specifica funzionalità del Sistema TS, il codice univoco identificativo della o delle certificazioni verdi COVID-19, rilasciata/e all'interessato precedentemente alla nuova positività accertata, viene inserita all'interno della “lista di revoca”»;

          dalla lettura letterale del testo si evince che spetta al medico curante o all'Asl comunicare, a livello centrale, la positività di un soggetto in possesso di Green Pass, in modo che questo venga revocato;

          la piattaforma del Governo responsabile dell'emissione, del rilascio e della verifica delle Certificazioni Verdi, una volta informata della positività di una persona a cui era già stato rilasciato un Green Pass ancora in corso di validità, provvede alla revoca;

          dopodiché, per ottenere nuovamente la certificazione, bisognerà aspettare la guarigione. A quel punto il rilascio del Green Pass avviene come per tutti i guariti da Covid-19 nei sei mesi precedenti. Sarà comunque necessario che il medico o l'Asl comunichino a livello centrale l'avvenuta guarigione, facilmente comprovabile con un tampone negativo eseguito almeno 10 giorni dopo il tampone risultato invece positivo;

          le interviste mandate in onda hanno mostrato molti casi di cittadini italiani in possesso di Certificazione Verde che, anche a seguito di avvenuto contagio da Covid-19, regolarmente verificato dalle autorità sanitarie, continuavano a presentare un Green Pass valido, anziché sospeso o revocato;

          pertanto risulta evidente che la revoca del Green Pass prevista normativamente non viene attuata né viene effettuata la comunicazione posta alla base della revoca –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto sia esteso fenomeno della mancata revoca del Green Pass ai soggetti risultati positivi al Covid-19; nello specifico se sia a conoscenza del fatto che quest'ultimo sia un fenomeno sistematico ed esteso sull'intero territorio nazionale o solo circoscritto a sporadici e incresciosi casi su alcuni territori regionali;

          se e quali iniziative di competenza concrete e tempestive si intendano adottare per provvedere alla risoluzione della su esposta «falla»;

          se e quali siano le giustificazioni per il mancato intervento in tale senso, stanti le già numerose segnalazioni dell'esistenza di difetti che palesemente rendono inutile l'utilizzo del Green Pass.
(4-10648)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          i circa 580 lavoratori e lavoratrici della Flex di Trieste (tra i quali sono presenti in organico diversi lavoratori interinali, spesso con anzianità superiore ai 10 anni) da mesi sono impegnati in una vertenza per impedire alla proprietà di procedere con la delocalizzazione della produzione verso gli stabilimenti presenti in Romania decisa, a detta dell'azienda, a causa dell'improvvisa emergenza sanitaria mondiale e della susseguente crisi di approvvigionamento di materiali di alta tecnologia nonché per la pressione del pressoché unico cliente Nokia per un abbassamento dei costi;

          il fatturato dello stabilimento infatti deriva per l'85 per cento da Nokia e il restante da lavorazioni di altri clienti e tale sbilanciamento espone il fianco a tutti i rischi connessi da una gestione dei flussi così dipendente da Nokia. Il restante 15 per cento del fatturato è dato da altri cliente minori;

          alla Flex di Trieste si prospetta una drastica riduzione di personale che investirà il secondo stabilimento industriale per numero di addetti della città di Trieste;

          già a maggio del 2021 l'interrogante aveva presentato l'interrogazione a risposta scritta n. 4-09381 con la quale si sottolineava la necessità che la proprietà Flex interrompesse il processo di delocalizzazione in atto verso la Romania e tornasse a investire in un piano di rilancio per lo stabilimento di Trieste, anche sulla base delle prospettive legate agli investimenti previsti dal Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) nel settore delle telecomunicazioni e della digitalizzazione;

          in questi mesi si sono aggiunti alcuni elementi che hanno aumentato la preoccupazione dei lavoratori e delle lavoratrici, a partire dagli esuberi del 25 per cento del personale (150 persone circa) già dichiarati in sede aziendale e che non sembrano lasciare spazi a positive prospettive;

          la prossima scadenza degli ammortizzatori sociali, utilizzati dall'azienda in larga misura, potrebbe infine far precipitare la situazione dal momento che l'utilizzo della cassa integrazione ha permesso la «tenuta» dell'azienda;

          vi è da sottolineare che a tale situazione di incertezza e precarietà per i lavoratori e le lavoratrici Flex fa da contraltare la dichiarazione dell'azienda di un bilancio in attivo e migliore rispetto agli ultimi 3 anni e del pagamento di un premio di risultato e di una serie di premi «ad personam» distribuiti a una parte del personale dipendente, nonostante il confronto sindacale per il contratto integrativo di 2° livello risulti bloccato, perché, a detta aziendale, non ci sono le condizioni economiche per discutere;

          a parere dell'interrogante sarebbe incomprensibile e ingiustificabile subire una perdita occupazionale in un settore così strettamente legato ai programmi del Governo per lo sviluppo del nostro Paese e in un momento in cui ingenti risorse dovrebbero essere indirizzate proprio nella digitalizzazione –:

          quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere i Ministri interrogati affinché, attraverso un monitoraggio costante della vertenza in sede di tavolo di confronto ministeriale, possano essere concretamente sostenute le prospettive industriali del sito, così da garantire gli attuali livelli occupazionali.
(4-10649)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

          dall'operazione «Mala Pigna», che tre settimane fa ha portato all'esecuzione di 29 misure cautelari, nell'ambito di un'inchiesta sullo smaltimento illegale di rifiuti da parte di aziende legate al clan della 'ndrangheta dei Piromalli, è emerso che residui provenienti dalla lavorazione di metalli e fanghi venivano smaltiti in terreni agricoli da ditte legate alla 'ndrangheta;

          l'attività riguardava lo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, anche pericolosi, attraverso attività di interramento nel suolo, su cui sono stati eseguiti accertamenti tecnici da parte di Consulenti nominati dalla magistratura;

          alla sede della società «Ecoservizi s.r.l.», ditta di trattamento di rifiuti speciali di natura metallica sita nella zona industriale del comune di Gioia Tauro (Reggio Calabria) e gestita dalla famiglia Delfino, partivano autocarri con il cassone carico di «Car Fluff», un rifiuto di scarto proveniente dal processo di demolizione delle autovetture, e giungevano in terreni agricoli posti a pochi metri di distanza. In tale sito venivano interrati enormi quantitativi di rifiuti, anche a profondità significative. Gli accertamenti eseguiti hanno consentito di individuare anche l'interramento di fanghi provenienti presumibilmente dall'industria meccanica pesante e siderurgica;

          i terreni agricoli, a seguito degli interramenti, risultano gravemente contaminati da sostanze altamente nocive, alcune di esse rilevate sino a valori pari al 6.000 per cento del limite previsto, con il concreto ed attuale pericolo, come hanno sottolineato gli inquirenti, che le sostanze inquinanti possano infiltrarsi ancor più nel sottosuolo, determinando la contaminazione anche della falda acquifera sottostante;

          la filiera dei rifiuti speciali partiva da Gioia Tauro e arrivava fino al nord Italia e all'estero. Intorno vi erano una galassia di società fittizie e «pulite» legate alle famiglie della 'ndrangheta dei Delfino e dei Piromalli;

          quello descritto è il quadro che emerge dalla citata operazione «Malapigna», condotta dai Carabinieri forestali, con il coordinamento del procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, dall'aggiunto Gaetano Paci e dai sostituti della Direzione distrettuale antimafia Giulia Pantano e Paola D'Ambrosio;

          con l'ordinanza di custodia cautelare sono finiti in carcere esponenti di vertice della famiglia mafiosa ma anche imprenditori, avvocati, consulenti, commercialisti ed ingegneri ambientali di riferimento della cosca Piromalli. Sono state poste sotto sequestro cinque società, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Ravenna, Monza Brianza, Brescia e Bergamo;

          oltre all'associazione mafiosa, la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha contestato agli indagati il reato di disastro ambientale;

          da evidenziare anche il coinvolgimento dell'ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli, anche lui tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari Bellini;

          secondo la Direzione distrettuale antimafia, Pittelli aveva instaurato con la 'ndrangheta uno stabile rapporto «sinallagmatico». Questo rapporto, per i pubblici ministeri era «caratterizzato dalla perdurante e reciproca disponibilità». Pittelli avrebbe garantito «la sua generale disponibilità nei confronti del sodalizio a risolvere i più svariati problemi degli associati, sfruttando le enormi potenzialità derivanti dai rapporti del medesimo con importanti esponenti delle istituzioni e della pubblica amministrazione»;

          quanto emerso dalle indagini sta facendo luce sull'esistenza di una vasta rete di infiltrazioni di stampo mafioso all'interno dei fenomeni di smaltimento illegale dei rifiuti;

          tale vicenda va ad associarsi, a riprova dell'attuale stato di disfunzione del tracciamento e della gestione dei rifiuti, che sta aiutando le organizzazioni criminali sia italiane che estere, all'altra recente indagine portata avanti dalla Procura della Repubblica di Salerno, che ha fatto luce su di una intensa attività di traffico di rifiuti dalla Campania alla Tunisia. Tale attività ha comprensibilmente suscitato rimostranze da parte dei cittadini tunisini danneggiati da queste pratiche, nonché generato tensione fra il nostro Paese e la Tunisia;

          la suesposta vicenda ebbe inizio nell'autunno del 2019, con la sottoscrizione di un contratto tra l'azienda Sviluppo risorse ambientali, con sede a Polla (SA), e l'azienda tunisina Soreplast, per l'invio in Tunisia di 120.000 tonnellate di rifiuti classificati «non pericolosi». Il primo carico partiva dal porto di Salerno a maggio del 2020, una volta ottenute le autorizzazioni dalla regione Campania;

          a seguito del recepimento del Circular Economy Package (Cep), attraverso il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, è stato eliminato il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri), un sistema che non è mai entrato effettivamente in funzione e che ha rappresentato costi onerosi per le imprese coinvolte e per lo Stato;

          sono, quindi, state poste le basi per la successiva realizzazione di un nuovo sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti, basato su un dispositivo hardware denominativo Registro elettronico nazionale (Ren). Da quest'ultimo è derivato il Rentri (Registro elettronico nazionale tracciabilità rifiuti) introdotto dal decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 116 che prevede un periodo di sperimentazione avviato nel giugno 2021, che vedrà la luce dopo il positivo riscontro ad un periodo di sperimentazione, avviato nel giugno 2021;

          la riforma del sistema di tracciabilità informatica dei rifiuti assolve una serie di funzioni. Tra queste: consentire la trasmissione dei dati da parte di tutti gli operatori; ottenere maggiore omogeneità e fruibilità dei dati; ridurre gli oneri amministrativi e burocratici a carico delle imprese in un'ottica di semplificazione e proporzionalità; garantire l'omogeneità e la fruibilità dei dati, per una maggiore efficacia delle attività di controllo; consentire il miglioramento delle strategie di economia circolare e dell'individuazione dei fabbisogni impiantistici; modificare il sistema sanzionatorio;

          tuttavia, i recenti avvenimenti hanno messo in risalto, ancora una volta, l'esistenza di un vero e proprio canale parallelo dello smaltimento illecito di rifiuti, tuttora non scalfito dai sistemi di monitoraggio e tracciamento introdotti –:

          quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di potenziare i sistemi di controllo relativi allo smaltimento di rifiuti, volti a ridurre il rischio di infiltrazioni di stampo mafioso nelle stesse operazioni di trasporto e smaltimento di materiali;

          quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda promuovere al fine di incentivare una gestione il più possibile localizzata dei rifiuti, limitando gli spostamenti degli stessi tra le regioni;

          se il Governo intenda fornire alle regioni precise indicazioni volte a potenziare l'operatività e l'efficacia del Registro elettronico nazionale sulla tracciabilità dei rifiuti.
(2-01369) «Maraia, Daga, D'Ippolito, Deiana, Di Lauro, Licatini, Micillo, Terzoni, Varrica, Traversi, Zolezzi, Ascari, Cataldi, D'Orso, Di Sarno, Giuliano, Saitta, Salafia, Sarti, Scutellà, Carabetta, Chiazzese, Giarrizzo, Palmisano, Perconti, Sut, Aresta, D'Uva, Del Monaco, Frusone, Iovino, Roberto Rossini».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


      PLANGGER e RADUZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          l'inceneritore di San Lazzaro, nel comune di Padova, gestito da HestAmbiente S.r.l. consta di 3 linee per una capacità complessiva di incenerimento autorizzata di 245.000 tonnellate annue, nonostante ciò, nel dicembre 2020, il gestore ha presentato alla regione Veneto la richiesta di Via per ampliare l'impianto con una quarta linea dalla capacità di incenerimento di 170.000 tonnellate annue;

          il piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr) approvato dalla regione Veneto con Dcr 29 aprile 2015, n. 30, scaduto nel 2020 e non ancora rinnovato, non prevede l'ampliamento o la creazione di una nuova linea d'incenerimento ma piuttosto la ristrutturazione e l'adeguamento degli impianti esistenti;

          l'articolo 179 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, stabilisce l'ordine gerarchico delle azioni prioritarie per il miglioramento ambientale e l'incenerimento dei rifiuti, che impedisce la chiusura del cerchio dell'economia circolare, si posiziona in penultima posizione dietro le primarie operazioni di prevenzione, preparazione al riutilizzo e riciclaggio del rifiuto;

          secondo alcune controdeduzioni alla Via HestAmbiente avrebbe sottovalutato sia l'impatto sanitario ed ambientale derivato dalla produzione di polveri secondarie di piccole dimensioni, sia l'elevata presenza di ossido d'azoto, avrebbe sottovalutato sia gli effetti nocivi causati dalle molecole bruciate a temperature di 800-900 gradi, sia il pericolo inquinamento determinato dalla combustione dei PFAS;

          l'area di Padova è per inquinamento atmosferico già oltre i limiti previsti dalla direttiva europea 2008/50/CE, situazione che non permette l'autorizzazione a nuovi incrementi di inquinanti atmosferici;

          il gestore della raccolta differenziata, AcegasApsAmga S.p.A., ed il gestore dell'impianto di incenerimento Hestambiente, farebbero capo al medesimo gruppo aziendale HERA S.p.a., in palese conflitto di interessi riscontrabile anche nel mancato raggiungimento del 76 per cento di raccolta differenziata prevista nel Prgr del 2015, fermandosi a 57,1 per cento;

          nel Piano nazionale di ripresa e resilienza si prevedono interventi volti alla realizzazione di impianti di trasformazione dei rifiuti finalizzata al recupero e non l'ampliamento di forme di smaltimento degli stessi –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga, nel quadro delle politiche volte a favorire l'economia circolare e la transizione ecologica, di adottare tutte le iniziative idonee, per quanto di competenza, per individuare una soluzione alternativa all'ampliamento dell'impianto del termovalorizzatore di San Lazzaro, che insiste in una zona già caratterizzata da fenomeni di inquinamento atmosferico oltre i limiti previsti dalla normativa europea.
(5-07037)


      FREGOLENT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) sono composti chimici, difficilmente biodegradabili, utilizzati in campo industriale;

          tali sostanze sono state da tempo riconosciute a livello internazionale dannose per l'ambiente e per la salute, in alte concentrazioni, di tutti gli organismi viventi;

          l'Europa con la direttiva (UE) 2020/2184, entrata in vigore il 12 gennaio 2021, ha introdotto limiti di concentrazione per i cosiddetti Pfas nelle acque destinate al consumo umano;

          nel mese di settembre 2021 ArpaPiemonte ha confermato la presenza fuori dai limiti per una di queste sostanze più tossiche: il Pfoa, vietato comunque dal 2015;

          il rilascio di questo composto nel torrente Bormida, che confluisce nel fiume Tanaro e poi nel Po, sarebbe stato causato dall'azienda Solvay che dal 2002 produce Pfas a Spinetta Marengo (frazione del comune di Alessandria);

          nello stabilimento di Marengo rimane tuttavia irrisolto il problema della presenza di altri Pfas (tra cui C604 e Adv), la cui produzione è stata sospesa dalla Solvay negli Usa a luglio 2021 dopo che lo Stato del New Jersey aveva portato in giudizio l'azienda chiedendo bonifiche e risarcimento danni;

          in data 7 ottobre 2021 il comune di Alessandria ha rilevato il permanere di concentrazioni elevate per il parametro C604 derivanti dall'industria di Marengo, in taluni casi anche in aumento, e ha richiesto l'effettuazione di ulteriori valutazioni circa i risultati riscontrati;

          a seguito del tavolo tecnico istituzionale, la provincia di Alessandria ha comunque deliberato l'estensione dell'uso del C604 in altri reparti produttivi dello stabilimento di Marengo in quando corrispondenti ai limiti attuali disposti dalla legge vigente;

          manca, a oggi, una normativa nazionale che limiti l'emissione di Pfas nelle acque. In attesa di una disposizione omogenea, la regione Piemonte ha recentemente approvato la legge regionale 19 ottobre 2021, numero 25 che ha introdotto limiti di emissione allo scarico in acque superficiali dei Pfas e vietato lo scarico di reflui contenenti Pfas sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo;

          risulta evidente che il territorio comunale di Alessandria e il Piemonte siano stati contaminati in questi decenni da composti chimici difficilmente biodegradabili ed è conseguentemente necessario un attento monitoraggio sulla presenza di tali sostanze sugli ecosistemi –:

          se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere per definire norme nazionali omogenee relative alla presenza di tutte le tipologie di Pfas nelle acque, che tutelino l'ambiente e gli ecosistemi.
(5-07038)


      PEZZOPANE, CASU, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PELLICANI e ROTTA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il decreto 22 ottobre 1999, n. 460, reca la disciplina dei casi e delle procedure di conferimento ai centri di raccolta dei veicoli a motore o rimorchi rinvenuti da organi pubblici o non reclamati dai proprietari e di quelli acquisiti ai sensi degli articoli 927-929 e 923 del codice civile; ai sensi di tale decreto, sono da considerarsi «in stato di abbandono» i veicoli privi della targa di immatricolazione o del contrassegno di identificazione, di parti essenziali per l'uso o la conservazione e, in assenza di denuncia furto, collocati in sosta regolare o irregolare protratta nel tempo sul suolo pubblico; l'attuale normativa, anche a seguito di segnalazioni effettuate dai cittadini, affida agli operatori di polizia locale l'accertamento della, condizione di abbandono dei veicoli e l'eventuale rimozione di essi presso i centri di raccolta autorizzati;

          gli oneri relativi all'individuazione di imprese specializzate, alla rimozione e allo smaltimento degli stessi, sono interamente posti a carico delle amministrazioni comunali;

          la causa del fenomeno è spesso rintracciabile nell'indigenza di molti cittadini che, non potendo provvedere a proprie spese alla rottamazione dei veicoli o alla rimozione in costanza di fermo, optano per l'abbandono dei mezzi;

          stando a quanto si apprende, in tutta la città di Roma, così come in altre realtà territoriali, il fenomeno dell'abbandono di autoveicoli e motoveicoli, o parti di essi, sul suolo pubblico, rappresenta una problematica di notevole entità in termini di degrado ambientale e pubblica sicurezza;

          ai fini della tutela dell'ambiente e della salvaguardia del territorio, e sulla base di criteri di trasparenza appositamente stabiliti, è auspicabile un piano straordinario su tutto il territorio nazionale per contrastare questo fenomeno di degrado anche attraverso una maggiore e più attiva partecipazione della cittadinanza alle scelte e alle azioni delle pubbliche amministrazioni –:

          se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda adottare iniziative di competenza per la definizione di linee guida volte a stabilire le «best practices» relative alla rimozione, raccolta e recupero dei veicoli, promuovendo la stipula di protocolli d'intesa con regioni, comuni e operatori del settore che abbiano i requisiti generali di cui all'articolo 80 del decreto legislativo n. 50 del 2016, anche al fine di ridurre i costi del servizio e dotando gli specifici fondi delle risorse necessarie a finanziare direttamente i comuni che non possono provvedere per motivi di bilancio alla rimozione dei mezzi abbandonati.
(5-07039)


      ZOLEZZI, MARAIA, DAGA, D'IPPOLITO, DEIANA, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, VARRICA, TRAVERSI, VIGNAROLI, PENNA e NAPPI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          nel decreto-legge n. 77 del 2021 sono contenute numerose novelle al decreto legislativo n. 152 del 2006 in materia di gestione dei rifiuti e, all'articolo 35, viene affrontato il tema dei rifiuti trasformati in combustibili solidi secondari (Css) consentendo con autorizzazioni semplificate a impianti autorizzati al recupero dei rifiuti (R1) e a impianti di combustione a ciclo combinato di combustibili fossili di intraprendere la combustione di Css;

          rimane come clausola di salvaguardia la possibilità per l'autorità competente di bloccare la richiesta di autorizzazione semplificata, avviando il percorso dell'autorizzazione ordinaria;

          la capacità residua dei 350 inceneritori e coinceneritori esistenti è di circa 5 milioni di tonnellate nel 2020, secondo i dati Ispra; 450 mila tonnellate per i soli cementifici che potrebbero già bruciare in più questa quota di Css. Con il percorso verso la tariffa puntuale non c'è necessità di costruire nuovi impianti complessi, senza far viaggiare i rifiuti per 1 miliardo e 200 milioni di tonnellate di rifiuti lungo lo stivale;

          nell'articolo di Genon G. e altri «Perspectives and limits for cement kilns as a destination for RDF. Waste Manag» si legge come il fattore di trasferimento del Mercurio da Css a emissioni gassose è pari al 5 per cento quando questo viene utilizzato negli inceneritori, mentre è del 49 per cento nel caso di utilizzo nei cementifici;

          fattori di trasferimento maggiori per i cementifici sono anche evidenti nel caso del cadmio (emissioni percentuali 3,7 volte maggiori nel caso dei cementifici) e del piombo (fattore di trasferimento percentuale 203 volte maggiore nei cementifici). Gli NOx aumentano di 4-6 volte rispetto a un «normale» inceneritore, aumentano anche le diossine, anche per il cloro ammesso alle emissioni;

          a parere degli interroganti sarebbe opportuno costituire uno specifico servizio di supporto per le autorità competenti che dovranno valutare le richieste di autorizzazione semplificata alla combustione di Css e per valutare eventuali situazioni di degrado ambientale e sanitario, possibilmente legate a tali autorizzazioni –:

          quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, anche fornendo informazioni aggiornate in merito al numero degli impianti che hanno richiesto l'autorizzazione semplificata per la combustione di Css ai sensi dell'articolo 35 del decreto-legge n. 77 del 2021, al fine di limitare le autorizzazioni semplificate alla combustione dei rifiuti in base alla qualità dell'aria di un territorio, o a procedure d'infrazione ambientali in atto, all'esistenza di dati epidemiologici preoccupanti o alla scarsa percentuale di raccolta differenziata.
(5-07040)


      BUTTI, RACHELE SILVESTRI e FOTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla società Edison S.p.a. contro la provincia di Pescara, confermando di fatto precedenti decisioni degli organi di giustizia amministrativa;

          non può ulteriormente essere procrastinata la ripresa della causa risarcitoria pendente davanti il tribunale civile di L'Aquila contro Edison per disastro ambientale. Al riguardo, le indagini della procura di Pescara e di Ispra avevano evidenziato smaltimenti e conferimenti di rifiuti diversi da quelli autorizzati nelle due discariche 2A e 2B;

          il 3 maggio del 2017 veniva sottoscritto tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Abruzzo, il comune di Bussi sul Tirino e la società Solvay, proprietaria delle aree, l'accordo di programma relativo alla procedura di evidenza pubblica per l'affidamento della progettazione esecutiva ed esecuzione degli interventi di bonifica delle «aree esterne Solvay» – discariche ex 2A e 2B – e, con determina del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (Protocollo n. 2713 del 7 febbraio 2018), la gara veniva definitivamente aggiudicata al raggruppamento di imprese Dee Deme;

          il 26 giugno 2018 la provincia di Pescara, notificava a Edison S.p.a. un'ordinanza per la rimozione di tutti i rifiuti abbancati nel tempo nelle predette aree del sito di Bussi sul Tirino, individuandola come soggetto responsabile della contaminazione;

          il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con decreto n. 72 del 17 giugno 2020, annullava d'ufficio ed in via di autotutela il citato provvedimento di aggiudicazione definitiva e disponeva la revoca del finanziamento di circa 46 milioni di euro per le attività di bonifica dei siti;

          il Tar Abruzzo, sezione di Pescara, con sentenza n. 347 del 3 dicembre 2020, dichiarava illegittimo l'annullamento di ufficio di cui sopra del Ministero; la decisione è stata confermata dal Consiglio di Stato, con sentenza n. 4531 dell'11 giugno 2021;

          la decisione del Ministero, rivelatasi illegittima in sede giurisdizionale, ha determinato gravi criticità e notevoli ritardi nella procedura di bonifica –:

          a quale punto sia l'iter amministrativo relativo alla progettazione esecutiva e all'esecuzione dei lavori di bonifica delle aree delle summenzionate discariche 2A e 2B – con specifico riferimento alla tempistica della procedura e alla riassegnazione delle risorse già stanziate – e quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare la rapida realizzazione degli interventi, anche valutando l'esercizio dei poteri sostitutivi.
(5-07041)


      LUCCHINI, FIORINI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il tema ambientale, come dimostrato anche dal recente G20 di Roma, è ormai al centro dell'agenda politica di qualsiasi Governo;

          nell'ottica di un maggior controllo e conservazione delle risorse il «bonus idrico» si pone quale importante strumento per ammodernarne ed efficientare il consumo idrico dei nuclei famigliari;

          grazie al bonus, infatti, è possibile accedere a contributi sulla spesa sostenuta per interventi di sostituzione dei sanitari, dei rubinetti e più in generale alla sostituzione di nuovi apparecchi a scarico ridotto;

          nonostante ciò, il decreto attuativo è stato firmato con eccessivo ritardo e, a oggi, sembra che esistano difficoltà in merito alla piattaforma per l'invio delle richieste, dei sistemi di registrazione ed erogazione fondi;

          il suddetto ritardo incide negativamente sulla funzionalità della manovra, atteso che la norma tiene conto delle spese sostenute sino al 31 dicembre del 2021 e non è stata prevista alcuna forma di proroga o rinnovo per l'anno seguente;

          è necessario, quindi, accelerare sulla pubblicizzazione del bonus e sull'efficientamento del sistema di erogazione dello stesso al fine di renderlo utile e fruibile per i cittadini –:

          se e quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, abbia adottato o intenda adottare, per semplificare l'utilizzo della piattaforma digitale messa a disposizione per l'elaborazione delle richieste e se possa confermare eventuali proroghe o rinnovi di tale bonus per gli anni successivi.
(5-07042)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          interrogazione a risposta in Commissione Squeri n. 5-05997 del 13 maggio 2021;

          interrogazione a risposta in Commissione Zolezzi n. 5-06547 del 29 luglio 2021;

          interrogazione a risposta in Commissione Raduzzi n. 5-06835 del 12 ottobre 2021;

          interrogazione a risposta in Commissione Novelli n. 5-06941 del 27 ottobre 2021;

          interrogazione a risposta in Commissione Casu n. 5-06943 del 28 ottobre 2021;

          interrogazione a risposta scritta Baldini n. 4-10581 del 2 novembre 2021.