XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 595 di lunedì 15 novembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 novembre 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Barelli, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Buompane, Butti, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Fornaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Lapia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Magi, Marattin, Melilli, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Paita, Palazzotto, Parolo, Pastorino, Perantoni, Picchi, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Spadoni, Speranza, Tabacci, Tasso, Vignaroli, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato, con lettera pervenuta in data 12 novembre 2021, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla X Commissione (Attività produttive):

S. 2401. - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 settembre 2021, n. 130, recante misure urgenti per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico e del gas naturale” (approvato dal Senato) (A.C. 3366​) - Parere delle Commissioni I, III, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, XI, XII e XIV.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che il vicepresidente del gruppo parlamentare Misto, in rappresentanza della componente politica “L'Alternativa c'è”, con lettera pervenuta in data 12 novembre 2021, ha reso noto che la nuova denominazione della componente è: “Alternativa”.

Discussione del disegno di legge: S. 2394 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, recante misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening (Approvato dal Senato) (A.C. 3363​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3363: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, recante misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3363​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Antonio Federico.

ANTONIO FEDERICO , Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Assemblea questa mattina avvia l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 127 del 2021, recante misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e del lavoro privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening. Il provvedimento è stato approvato dal Senato a seguito di un lavoro ampio e approfondito che non è stato possibile svolgere anche alla Camera, come purtroppo è accaduto altre volte in questa fase emergenziale. Ritengo, comunque, che il testo all'esame dell'Assemblea sia equilibrato e sicuramente condivisibile, nella convinzione che la certificazione verde stia dimostrando la sua efficacia in tutti i campi in cui trova applicazione, compresi i luoghi di lavoro.

Ciò premesso, faccio presente che presso la Commissione affari sociali, in sede referente, si è svolto, comunque, un confronto che ha consentito di far emergere le diverse posizioni, in particolare quelle dei deputati dell'opposizione.

Per quanto concerne il contenuto del provvedimento in esame, evidenzio che con gli articoli da 1 a 3 si apportano modifiche al testo del decreto-legge n. 52 del 2021, attraverso l'inserimento degli articoli 9-quinquies e 9-septies, per disporre, nel periodo dal 15 ottobre al 31 dicembre 2021 (termine di cessazione dello stato di emergenza), l'obbligo di possesso e di esibizione su richiesta di un certificato verde COVID-19 per accedere ai luoghi di lavoro sia nel settore lavorativo pubblico, sia in quello privato. In particolare, l'articolo 1 concerne i dipendenti pubblici e gli altri soggetti che svolgano, a qualsiasi titolo, la propria attività lavorativa o di formazione o di volontariato presso le amministrazioni pubbliche, anche sulla base di contratti esterni, mentre l'articolo 3 concerne i lavoratori operanti nel settore privato.

Le norme poste per il settore pubblico e per quello privato sono in larghissima parte identiche. Una delle differenze riguarda la possibilità, prevista per le imprese private aventi meno di 15 dipendenti, nel rispetto di determinati limiti e condizioni, di sostituire provvisoriamente i lavoratori che non possono svolgere le prestazioni in quanto inadempienti all'obbligo di possesso o di esibizione su richiesta del certificato verde.

Sia nel settore lavorativo pubblico, sia in quello privato, viene prevista la non applicazione delle misure illustrate in precedenza relative al possesso del certificato verde COVID-19 per i soggetti che, sulla base di un'idonea certificazione medica, sono esentati dalla somministrazione del vaccino contro il COVID-19. Le norme in esame pongono altresì a carico dei datori di lavoro, pubblici e privati, l'obbligo di definizione delle modalità operative per l'organizzazione delle verifiche, anche a campione, del rispetto delle condizioni di accesso summenzionate, nonché l'obbligo di svolgimento delle medesime verifiche. Con una modifica approvata al Senato viene previsto che i lavoratori, pubblici e privati, possano richiedere di consegnare al proprio datore copia della certificazione verde COVID-19, con conseguente esonero dei controlli per tutta la durata della validità.

Sempre nel corso dell'esame al Senato è stato inserito anche un articolo 9-novies nel citato decreto-legge n. 52 del 2021 con l'articolo 3-bis del provvedimento in esame, diretto a specificare che, qualora la scadenza di un certificato verde COVID-19 di un dipendente, pubblico o privato, si collochi nell'ambito della giornata lavorativa del soggetto, il medesimo può permanere nel luogo di lavoro ai soli fini del completamento della medesima giornata lavorativa. Per le ipotesi in cui un lavoratore, pubblico o privato, comunichi di non essere in possesso della certificazione verde COVID-19 o risulti privo della medesima certificazione al momento dell'accesso al luogo di lavoro o durante la permanenza nel medesimo, ovvero rifiuti l'esibizione del certificato, si prevede, in primo luogo, che il soggetto sia assente ingiustificato fino alla presentazione della suddetta certificazione e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2021, con la conseguente sospensione della retribuzione e degli altri compensi o emolumenti comunque denominati; inoltre, viene escluso che le suddette assenze diano luogo a conseguenze disciplinari e viene fatto salvo il diritto alla conservazione del rapporto di lavoro.

In base a quanto previsto dall'articolo 3-ter, inserito nel corso dell'esame al Senato, tali disposizioni si applicano anche agli operatori del servizio civile universale che prestano il proprio servizio presso soggetti pubblici o privati. Per l'ipotesi di accesso nei luoghi di lavoro in mancanza delle condizioni summenzionate e per l'inadempimento dei suddetti obblighi a carico del datore di lavoro sono previste sanzioni amministrative pecuniarie.

L'articolo 2, attraverso una novella al decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, prevede che i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, nonché i componenti delle commissioni tributarie, debbano possedere ed esibire certificazioni verdi per poter accedere agli uffici giudiziari; ciò vale anche per i magistrati onorari e per i giudici popolari. L'assenza dall'ufficio conseguente alla carenza o mancanza di esibizione della certificazione è considerata assenza ingiustificata, con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro ma senza retribuzione, né altro compenso o emolumento.

L'articolo 3-quater, introdotto al Senato, reca una norma transitoria, valida fino al termine dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19, in materia di compatibilità con altre prestazioni lavorative rese da alcuni operatori sanitari del Servizio sanitario nazionale rientranti nelle professioni infermieristiche od ostetriche, ovvero nelle professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e della prevenzione. La possibilità transitoria viene introdotta a condizione che gli incarichi esterni siano previamente autorizzati dall'ente o azienda sanitaria di appartenenza, che, in sede di rilascio dell'autorizzazione, verifica la compatibilità con le esigenze organizzative del Servizio sanitario nazionale e il rispetto della normativa sull'orario di lavoro.

L'articolo 4 reca misure urgenti per la somministrazione di test antigenici rapidi. In particolare, esso proroga dal 30 novembre al 31 dicembre 2021 la somministrazione a prezzi contenuti di test antigenici rapidi, stabilendo l'obbligo, per le farmacie e per tutte le strutture sanitarie autorizzate dalle regioni a effettuare tali test, di applicare il prezzo calmierato secondo il protocollo d'intesa siglato dal commissario straordinario per l'emergenza COVID-19.

Il comma 2 del medesimo articolo sostituisce il comma 9-quater dell'articolo 34 del decreto-legge n. 73 del 2021, garantendo l'esecuzione gratuita di test antigenici rapidi per la rilevazione di antigene SARS-CoV-2 ai soggetti che non possono ricevere o completare la vaccinazione anti SARS-CoV-2 sulla base di idonea certificazione medica.

L'articolo 4-bis, introdotto al Senato, prevede che i datori di lavoro pubblici e privati, fino al termine dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19, possano promuovere nei luoghi di lavoro campagne d'informazione e sensibilizzazione sulla rilevanza della vaccinazione contro il COVID-19, dirette alla tutela della salute dei dipendenti e al contrasto e al contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2 negli ambienti di lavoro.

L'articolo 5 reca alcune novelle concernenti la disciplina generale delle certificazioni verdi COVID-19 posta dall'articolo 9 del decreto-legge n. 52 del 2021. Le modifiche riguardano: l'inserimento, tra le fattispecie che possono dar luogo alla generazione di un certificato verde COVID-19, dell'ipotesi della guarigione da un'infezione da COVID-19 successiva alla somministrazione di una vaccinazione contro il medesimo COVID-19, oppure successiva alla somministrazione di una singola dose dell'eventuale ciclo vaccinale; la modifica della decorrenza della validità del certificato verde COVID-19 generato in base alla somministrazione di una sola dose di vaccino contro il COVID-19, relativamente ai soggetti in precedenza guariti dal COVID, a partire dalla somministrazione stessa anziché dal quindicesimo giorno successivo alla somministrazione. Si prevede, inoltre, che, nel caso in cui l'accertamento della positività al virus SARS-CoV-2 sia avvenuto oltre il quattordicesimo giorno dalla somministrazione della prima dose del ciclo, nonché dopo una vaccinazione completa, la durata della validità della certificazione verde COVID-19 in oggetto sia pari a 12 mesi decorrenti dall'avvenuta guarigione. Tale novella dispone, dunque, ai fini della durata, una sostanziale equiparazione della fattispecie in oggetto alla fattispecie di completa vaccinazione contro il COVID-19.

L'articolo 6 disciplina l'utilizzo delle somme trasferite alla società Sport e salute Spa per il pagamento delle indennità per i collaboratori sportivi, connesse all'emergenza COVID-19 e non utilizzate.

L'articolo 7 trasferisce al Ministero della Salute il servizio di assistenza tecnica per l'acquisizione delle certificazioni verdi COVID-19, Contact Center, per l'acquisizione delle certificazioni verdi COVID-19, stanziando a tal fine un finanziamento aggiuntivo di 3 milioni di euro.

L'articolo 8 riguarda l'espressione del parere del Comitato tecnico-scientifico sulle misure di distanziamento, capienza e protezione nei luoghi nei quali si svolgono attività culturali, sportive, sociali e ricreative entro il 30 settembre 2021.

L'articolo 8-bis, introdotto al Senato, stabilisce che, per lo svolgimento delle attività teatrali in ambito didattico per gli studenti, comprese le rappresentazioni in orario curricolare, si applicano, quanto all'impiego delle certificazioni verdi COVID-19, le disposizioni previste per lo svolgimento delle attività didattiche. Sostanzialmente si prevede che, per lo svolgimento delle attività indicate, le certificazioni verdi COVID-19 non devono essere possedute ed esibite dagli studenti, devono essere possedute ed esibite dal personale scolastico per l'accesso a locali diversi degli edifici scolastici in cui si svolgono le stesse attività, nonché da chiunque, diverso dagli studenti, acceda alle strutture scolastiche per lo svolgimento delle stesse attività.

L'articolo 9 reca una norma di coordinamento in materia di certificati verdi COVID-19, mentre gli articoli 10, 10-bis e 11 concernono, rispettivamente, le disposizioni finanziarie e la clausola di salvaguardia per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano e l'entrata in vigore del decreto. In conclusione, Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, l'istituzione del green pass e l'avanzamento della campagna vaccinale si stanno dimostrando pilastri di una strategia a cui molti Paesi europei stanno guardando con interesse. Dobbiamo, quindi, continuare su questa strada senza abbassare la guardia nella consapevolezza che, purtroppo, la pandemia non è ancora finita.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, sottosegretaria Bergamini, che si riserva di farlo successivamente. È iscritto a parlare il deputato Filippo Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie Presidente, onorevole Bergamini spero si sia ripresa dall'incidente dell'altro giorno, colleghe e colleghi tutti, oggi discutiamo del cosiddetto “decreto green pass per il lavoro”, un decreto che, di fatto, è già in vigore da settimane e che la nostra Camera ha visto arrivare solo giovedì pomeriggio dal Senato. Il decreto si è reso indispensabile a causa della pandemia da COVID-19 ed è, a tutt'oggi, uno strumento molto importante per consentire, nonostante perduri la pandemia, la riapertura delle attività lavorative e dei luoghi della cultura in sicurezza; sicurezza, mi permetto di sottolinearlo, relativa sempre, migliorabile certo, ma sicurezza: lo dico con una punta di enfasi a tanti, anche qui dentro, che della sicurezza hanno fatto, a bla bla bla, una ragione sociale e poi questionano, divagano, ammiccano, sponsorizzano, equivocano, fischiettano, quando è davvero in gioco la sicurezza dei cittadini, la salute e la vita di ognuno di noi. In particolare, Presidente, gli articoli 1, 2 e 3 regolamentano l'utilizzo e le regole per l'accesso ai luoghi di lavoro con il green pass: come e quando deve essere esibito e in quali modalità si possano conservare i dati; anche se mi chiedo come e quanto la nuova ondata che sta colpendo l'Europa comporterà nuovi adattamenti a una situazione che - spero di no, ovviamente - potrebbe tornare ad essere critica. Grazie al lavoro del Senato è stata introdotta la specifica: qualora la scadenza di un certificato verde COVID-19 di un dipendente pubblico o privato si collochi nell'ambito della giornata lavorativa del soggetto, il medesimo può permanere nel luogo di lavoro ai soli fini del completamento della medesima giornata lavorativa. Per le ipotesi in cui un lavoratore, non esentato per motivi medici, pubblico o privato, comunichi di non essere in possesso della certificazione verde o non la presenti al momento dell'ingresso nel luogo di lavoro, le norme in esame prevedono, in primo luogo, che il soggetto sia assente ingiustificato fino alla presentazione della suddetta certificazione e, comunque, non oltre il 31 dicembre prossimo venturo, con la conseguente sospensione della retribuzione o degli altri compensi o emolumenti comunque denominati, con la relativa implicita esclusione del riconoscimento dei giorni ai fini previdenziali. Inoltre, viene escluso che le suddette assenze diano luogo a conseguenze disciplinari: come ricorderete, inizialmente era stata valutata la possibilità di licenziamento, che è stata poi esclusa, mentre l'ipotesi di accesso al luogo di lavoro può dar luogo a sanzioni disciplinari. Per le imprese private con meno di 15 dipendenti, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per un massimo di 10 giorni, rinnovabili per una sola volta.

Con l'articolo 4, Presidente, sono stati prorogati fino al 31 dicembre i prezzi calmierati per i test antigenici rapidi, sia nelle farmacie che presso i servizi del Servizio sanitario nazionale, ovviamente ferma restando la gratuità dei test per le persone esentate dal vaccino anti COVID-19 grazie ad apposito certificato medico.

L'articolo 4-bis, inserito nel corso dell'esame al Senato, prevede che i datori di lavoro pubblici e privati, fino al termine dello stato di emergenza epidemiologica, possano promuovere nei luoghi di lavoro campagne di informazione e sensibilizzazione sulla rilevanza della vaccinazione contro il COVID-19. Personalmente le ritengo assai utili, direi doverose. L'articolo 8, invece, ha stabilito l'abolizione dei limiti per la capienza durante gli spettacoli teatrali e culturali, purché si sia in possesso del green pass. Insomma, si tratta del decreto che ha consentito al nostro Paese di riaprire in sicurezza, con responsabilità - credo riconosciuta - e fiducia.

L'unica nota dolente è che, visti i tempi, è mancata alla Camera la possibilità di svolgere un esame approfondito e completo del provvedimento. Il decreto è stato emanato il 22 settembre, è rimasto in Senato parecchio tempo ed è arrivato qui solo giovedì: circa tre giorni fa. Questo, immagino, per i componenti della Commissione affari sociali, che ha di fatto avuto solo venerdì di tempo per esaminare gli emendamenti, e anche per me, nel merito di diversi punti di cui si compone questo provvedimento, metterebbe capo a rilievi e doglianze sacrosante, bronci e permali, che, tuttavia, evito a lei, Presidente, e a questa Camera, e che pure sono spesso il sugo, l'intero non so, dell'attività parlamentare. Ci sono volte che la lealtà di gruppo, quella che un tempo si chiamava la salus della Repubblica, è giusto che prevalga sulle considerazioni che ognuno di noi qui dentro si trova a fare su questo o quel provvedimento. Se ne hai la forza e la capacità, fai la tua battaglia per modificare in meglio, secondo il tuo giudizio e la tua misura, le norme che sei chiamato a scrivere; altrimenti tracci un frego di penna sul “convintamente” che avevi scritto e confidi nel lavoro serio e responsabile che hanno fatto i tuoi colleghi, riconoscendoti, pur nelle perplessità che restano, nel provvedimento che sei chiamato a difendere. Io penso si faccia così.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Non riesco a trovare altre parole se non quella di definire questo green pass assolutamente folle. Questo è il Governo delle follie, adesso ve ne racconterò alcune, ma ce ne sono molte altre, che, ovviamente, per questioni di tempo non potrò toccare. Ormai siamo dentro la campagna vaccinale da almeno undici, dodici mesi. Penso che tutti abbiano capito che il vaccino non protegge dall'infezione; infatti, dati assolutamente ormai confermati da numerosi studi scientifici ci dicono che il vaccino ha, sì, una buona efficacia nei primi mesi sui sintomi gravi della malattia, ma non può impedire l'infezione. E già basta questo dato a smontare tutto l'impianto del green pass che il Governo ha costruito, un impianto che è, ripeto, assolutamente folle.

Paradossalmente, in tutto il contesto del green pass, gli unici veramente sicuri, gli unici che possono veramente garantire tutta quella sicurezza che il Governo ha sbandierato con questo green pass, sono i tamponati, ossia quelle persone che, per volontà o perché hanno dei problemi di salute e non possono vaccinarsi, per lavorare sono costrette a farsi un tampone ogni 48 ore. Sono loro che garantiscono sicurezza ai loro colleghi vaccinati, perché – lo ripeto ancora una volta - questo tipo di vaccino non garantisce di non essere infettati, non garantisce di non potersi contagiare e, quindi, di contagiare gli altri.

Quindi, sono i tamponati che garantiscono sicurezza agli altri e garantiscono anche un servizio di sentinella per gli altri, perché attraverso i tamponati possiamo capire se ci sono dei focolai, dato che i vaccinati ormai possono andare tranquillamente in giro e si sentono sicuri a causa di una campagna di informazione – anzi, di disinformazione - totalmente folle. I vaccinati se ne vanno in giro sicuri di non poter contagiare, eppure è esattamente il contrario, e ci sono studi che lo dimostrano; studi assolutamente indipendenti, sia italiani ma anche internazionali. Anche la stessa FDA ci ha detto che il vaccino non copre dall'infezione; anzi, l'efficacia del vaccino va a decadere in pochi mesi. Quindi, sostanzialmente, dopo due o tre mesi non c'è nessuna differenza, in termini di infezione e di aumento del contagio, tra un vaccinato e un non vaccinato. Parliamo di 2-3 mesi e qui stiamo dando il green pass ai vaccinati per ben 12 mesi!

Proprio su questo tema ci sono delle uscite di alcuni esponenti, ormai purtroppo famosi, come il dottor Ricciardi, che sostiene che i tamponi danno un 30 per cento di falsi negativi. Io sinceramente non so dove abbia trovato questa informazione, ma la scienza dice tutt'altro. La scienza dice che i tamponi, anche quelli rapidi, hanno un'efficacia e un'efficienza all'incirca del 99 per cento. C'è forse un problema di falsi positivi - e questo potrebbe essere considerato un problema assolutamente marginale - ma non c'è assolutamente un problema di falsi negativi. Io posso capire che dia fastidio il fatto che alcune persone si arroghino il diritto di non vaccinarsi - tra l'altro, ne hanno pienamente diritto, dato che non c'è una legge sull'obbligo vaccinale -, ma non capisco perché fare la guerra ai tamponi, dato che sono l'unico strumento che ci permette di capire a che punto sia il contagio, a differenza del fatto di essere vaccinati. Quindi, sbandierate tanto la scienza, voi del Governo, ma con la scienza non avete probabilmente nulla a che fare e non sapete nemmeno cosa significhi.

Vi è, poi, un'altra questione folle, come dicevo prima, ossia quella dei bambini. Altri studi sui bambini dicono esplicitamente che questi si ammalano poco e, se si ammalano, guariscono molto presto. Non sono assolutamente un problema, non sono, come vengono definiti, delle sacche che permetterebbero di lasciar correre questo virus nelle nostre scuole e nelle nostre famiglie: è una cosa totalmente falsa. E qui, appunto, si sta aprendo la possibilità di vaccinare addirittura i bambini, cosa totalmente folle, perché non abbiamo dati sufficienti per capire se questi vaccini siano realmente sicuri; anzi, abbiamo dati che stanno dimostrando esattamente il contrario, ossia che non c'è alcuna ragione scientifica per vaccinare le persone giovani e le persone che non sono a rischio, tantomeno i bambini.

Si dice che le giovani fasce della popolazione, i giovani, i giovanissimi, i bambini, debbano rischiare e sacrificarsi per i nonni, per le persone anziane e le persone a rischio. Ma io mi chiedo: qual è la società che, anche storicamente, ha sacrificato le persone più giovani e la propria popolazione per salvare i vecchi? Io non l'ho mai vista: è una follia di questa pandemia che è totalmente italiana. Io non ho mai visto una cosa del genere, storicamente non è mai esistito che la parte giovane della popolazione si sacrificasse per mantenere in vita – anche di questo, poi, si può discutere - la parte più anziana della popolazione.

Poi c'è un'altra follia che, anche in questo caso, viene smentita da qualsiasi studio serio: quella del vaccinare anche i guariti. Ormai è di dominio pubblico e ci sono pubblicazioni su pubblicazioni che sostengono che i guariti hanno un sistema immunitario molto più forte, un sistema anticorpale molto più forte di un qualsiasi vaccinato (si parla di decine e decine di volte più forte). Non stiamo parlando di quisquiglie o di una minima percentuale in più. I guariti, anzi, hanno una protezione che dura ben più di quei due, tre, quattro, cinque mesi, che è la protezione garantita dal vaccino (ma neanche, forse, tanto garantita). Tutti ricordiamo il caso di Johnson & Johnson: lo avete sbandierato come uno dei vaccini efficaci, per cui bastava addirittura una dose, e adesso si scopre che sui sintomi gravi della malattia copre forse per due, tre mesi e, quindi, serve il cosiddetto booster, una dose aggiuntiva. Ma questo è stato fatto anche per i vaccini precedenti. Anche per lo stesso Pfizer si diceva che bastasse fare due dosi e si era a posto; invece, dopo sei mesi, ritorniamo qui a dire che serve la terza dose; poi, probabilmente, servirà la quarta e così via. Ciò è dimostrato anche dal fatto che avete messo a bilancio altri 1,8 miliardi per comprare ulteriori dosi di vaccini. Facendo i conti un po' a spanne, si calcola che verranno acquistate circa 4 dosi a persona, per ogni cittadino italiano. Questo già ci fa capire verso dove stiamo andando.

In tutto questo, in tutta questa follia, andiamo a sacrificare dei diritti assolutamente sacrosanti. C'è, sì, il diritto alla salute, ma questo non può prevaricare tutti gli altri diritti, come quello al lavoro. State sostanzialmente facendo morire di fame alcune persone che - ripeto - non vogliono o magari non possono vaccinarsi, ma sono costrette a farsi il tampone per lavorare; questo è sicuramente un problema di ordine economico, ma anche di ordine organizzativo, familiare eccetera. Quindi, non è una cavolata: state assolutamente costringendo delle persone a pagare per lavorare, che è probabilmente la principale follia di tutto questo meccanismo, soprattutto in questo decreto dove si estende il green pass nei luoghi di lavoro.

Poi, c'è il diritto allo studio. Io ho incontrato vari ragazzi che mi hanno detto: io non riesco ad andare all'università, non mi sono iscritto all'università proprio perché non posso fare il tampone (lo ripeto, per una questione economica, organizzativa, eccetera) e, quindi, studierò da autodidatta, proverò a fare qualcos'altro, magari me ne andrò all'estero. Tanto per cambiare: migliaia e migliaia di giovani, già prima della pandemia, se ne andavano all'estero, proprio perché in Italia avete creato un sistema totalmente folle, dove il giovane non viene premiato, ma anzi è un problema per la classe più anziana della popolazione italiana e, quindi, deve essere allontanato, e l'avete fatto in tutti i modi. A maggior ragione adesso, i giovani non si possono iscrivere all'università, perché non possono permettersi di fare il tampone. Anzi, devono rischiare e farsi il vaccino che - ripeto - nelle fasce più giovani non ha totalmente senso, perché, sul piano dei rischi-benefici, la bilancia pende decisamente dalla parte dei rischi.

Inoltre, state togliendo anche il diritto di manifestare. Sono state fortissime le dichiarazioni riguardo all'aumento dei contagi in Friuli-Venezia Giulia, in particolare a Trieste, dovuto alle manifestazioni che si sono susseguite nel mese di ottobre. Ma io, che mi ritengo una persona discretamente scientifica e nutro il dubbio e, quindi, cerco di capire come funziona il mondo, mi chiedo: su quali dati state dicendo che le manifestazioni abbiano aumentato i contagi a Trieste e dintorni?

Spiegatecelo, perché i dati sono assolutamente confusi; non sono precisi, non vengono distribuiti con tempestività; non sono chiari, non sono machine-readable, non possono essere maneggiati da qualsiasi cittadino, da qualsiasi esperto indipendente, e quindi spiegateci. Serve solo per fare i titoli? Serve solo per giustificare il divieto delle manifestazioni? Mi sembra abbastanza palese. Poi, chiaramente, se non c'è chiarezza, tutti i pensieri sono legittimi. Se non c'è trasparenza - cosa che anche noi, di L'Alternativa c'è, chiediamo, ormai, da mesi -, allora, non vi lamentate se si dovessero anche propagare teorie complottiste, diciamo così. Questo lo avete fatto in nome della salute, “stiamo tutelando la vostra salute”. Lo stesso green pass serve per tutelare la sicurezza del lavoro.

Ma, mi chiedo, anche all'interno di quest'Aula ci sono molti responsabili del disastro della sanità pubblica; alla sanità pubblica sono stati tagliati qualcosa come 37 miliardi solo negli ultimi 10 anni. E, allora, come potete dire che state tutelando la salute quando, dall'altro lato, avete smantellato completamente la sanità pubblica? Non sentite un po' di ipocrisia? Non vi sentite un po' ipocriti a sostenere questo? E il trend non è certo cambiato, anzi, nella legge di bilancio si vede un progressivo ulteriore taglio alla sanità. Gli unici fondi che sono aumentati sono quelli per l'acquisto dei vaccini, cosa che abbiamo capito non essere la soluzione alla pandemia. È sicuramente una parte della soluzione, ma non può essere la soluzione, e questi mesi e questi dati che stiamo avendo oggi in Italia, ma anche in tutte le altre zone del mondo, ce lo stanno dimostrando.

Questo, ovviamente, si somma a tutti i tagli che sono stati fatti anche nell'ambito dei trasporti e della scuola. Non sento mai dire “allora costruiamo nuove scuole, così diminuiamo il numero di studenti all'interno delle classi” oppure “diamo noi i plessi, nuove strutture, nuove strumentazioni”. No, di questo non si parla; si parla solo di vaccini, ma sì, continuiamo pure a vaccinare i nostri ragazzi nemmeno assumendovi la responsabilità di ciò, perché state obbligando indirettamente, senza una legge chiara dello Stato. Io, ovviamente, sono contro qualsiasi tipo di obbligo vaccinale, ma sarebbe perlomeno più coerente inserire un obbligo vaccinale, anziché utilizzare questi mezzucci veramente da azzeccagarbugli per obbligare le persone, i giovani e i giovanissimi, a vaccinarsi. Ho sentito anche da parte dei giornalisti o pseudo tali come, in qualche modo, abbiano decantato l'abilità e il servizio che i giovani hanno fatto, sostenendo che i giovani si sono vaccinati per il bene degli anziani, ma questo non è vero: sono stati obbligati.

Concludo, raccontando una piccola storiella, che magari aiuterà il Governo a capire, a meno che non faccia finta di capire, ma questo mi sembra abbastanza palese. La storiella riguarda Luigi: il signor Luigi è dipendente in una piccola azienda di sette dipendenti, la Bianchi Srl. Come molte piccole imprese, anche la Bianchi Srl si trova in difficoltà, è schiacciata dalle tasse e dalla concorrenza europea ed extraeuropea, e il Governo non fa niente per aiutarla. Il signor Luigi non è vaccinato, ed è quindi costretto a farsi il tampone ogni due giorni per poter lavorare. Il suo collega Marco prende il COVID-19, ma sembra soltanto un raffreddore e continua a lavorare normalmente. È vaccinato, e, quindi, non deve farsi il tampone, che permetterebbe di scoprire che è positivo. Marco, in quanto vaccinato, si sente al sicuro e non rispetta le norme di precauzione; così sta a contatto diretto con tutti gli altri dipendenti e li contagia.

Anche gli altri sono vaccinati, e, quindi, non si accorgono di essere positivi, tranne Luigi, che con uno dei suoi tamponi quotidiani scopre di essere positivo. Allora, a quel punto, anche gli altri dipendenti vaccinati si fanno un tampone e scoprono che sono positivi, ma tutti danno la colpa a Luigi, perché è stato il primo a farsi il tampone. L'azienda Bianchi Srl deve fermare l'attività e rischia la chiusura, dato che al Governo non interessa aiutarla. La morale è che avremo la chiusura di tante attività e l'epidemia continuerà a diffondersi, alla faccia della salute e della tutela del lavoro. Quindi, chiudo il mio intervento qui, dicendo che siamo assolutamente contrari a questa legge folle, fatta da un Governo di folli.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carelli. Ne ha facoltà.

EMILIO CARELLI (CI). Presidente, sottosegretario Bergamini, cari colleghi, oggi siamo chiamati a discutere un provvedimento centrale per la situazione attuale del nostro Paese. Il decreto n. 127 del 2021, infatti, è un intervento indispensabile, se vogliamo procedere nella direzione che noi tutti auspichiamo, e cioè uscire dall'incubo della pandemia di COVID-19. Se guardiamo, per un momento, al contesto in cui ci troviamo, l'immagine che si sta delineando, laddove non si prendono provvedimenti, è tutt'altro che rassicurante. Sono sotto gli occhi di tutti i dati che arrivano da molti Paesi europei in grave difficoltà per il moltiplicarsi di casi di COVID-19, che stanno mettendo a durissima prova le strutture sanitarie. Gli esperti parlano apertamente di una quarta ondata in corso, che sta diventando anche un incubo per buona parte dell'Europa. I dati del nostro Paese, pur in lento peggioramento, mostrano, invece, una tenuta, per ora, che viene guardata con ammirazione da molti Paesi del vecchio continente.

È chiaro a tutti in che direzione dobbiamo muoverci, e cioè vaccinare la percentuale più alta di popolazione possibile; è chiaro che non possiamo abbassare la guardia ed è chiaro che si debba procedere rapidamente verso la somministrazione della terza dose di vaccino, sia come presidio di immunizzazione duratura che come valido contrasto all'affermarsi di varianti, in particolare della Delta plus, che aumenta del 10 per cento il rischio di circolazione del virus. Dobbiamo incentivare i nostri concittadini in questo senso e il green pass è una misura che contribuisce a raggiungere questo obiettivo. E rappresenta anche un'altra tappa importante, che fa seguito ad altri decreti-legge in materia di green pass, seguendo un processo graduale scelto dal Governo.

Infatti, nei mesi scorsi, dapprima sono state introdotte misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali e, successivamente, è stato esteso l'obbligo del green pass ai ristoranti al chiuso, ai teatri, ai cinema, ai musei e agli spettacoli dal vivo; poi, ancora, è stata affrontata l'emergenza pandemica nell'ambito di specifici comparti, come scuola, università e trasporti. Gradualità che è servita a bilanciare gli interessi in gioco e le diverse visioni, ma che conduce in un'unica direzione che possiamo intraprendere, cioè quella del vaccino. La certificazione verde è, dunque, uno strumento che mira a contemperare gli interessi dei lavoratori con quelli dell'impresa, a trovare un equilibrio tra diritto al lavoro e diritto a svolgere le attività lavorative in sicurezza. Le modifiche apportate dal Senato al testo originario del decreto hanno ulteriormente migliorato le misure previste proprio nell'affinare ulteriormente l'equilibrio tra il diritto al lavoro e quello allo svolgimento in sicurezza delle attività. Ma dirò di più: come Coraggio Italia siamo favorevoli a un'eventuale stretta sul green pass, che possa essere utilizzato solo se associato alla vaccinazione, almeno per l'accesso ad alcuni luoghi, come cinema, teatri, palestre; e, se necessario, dopo parere favorevole dell'EMA e di Aifa, siamo favorevoli anche all'introduzione dell'obbligo vaccinale.

Certamente, ogni misura dovrà essere confortata da dati scientifici, ma è evidente che, se oggi, di fronte ad un aumento dei contagi, i nostri ospedali stanno reggendo l'urto con tassi di ospedalizzazione notevolmente più bassi rispetto ad un anno fa e rispetto all'Europa, è solo grazie ai vaccini. A questo proposito, concordiamo con i consigli che ci arrivano dal mondo scientifico e che ci suggeriscono di valutare, nei prossimi provvedimenti che Governo e Parlamento vorranno varare, una riduzione dei tempi di validità del green pass. Oggi, il certificato dura 12 mesi dall'ultima inoculazione, ma è un tempo ritenuto troppo lungo. Siamo d'accordo con chi propone di ridurre questo tempo a 9 mesi, come pure di ridurre la validità dei test molecolari da 72 a 48 ore e dei test rapidi da 48 a 24 ore, consentendo così di ottenere con i test un green pass valido solo per attività lavorativa, ma non per quelle ludiche e di svago.

Concludendo, il testo che ci accingiamo a votare è, quindi, il risultato di un ponderato dibattito tra le diverse necessità del nostro tessuto produttivo e le irrinunciabili libertà personali dei cittadini e non possiamo che recepirlo con favore. Come Coraggio Italia accogliamo positivamente la scelta del Governo di intervenire in modo progressivo e, al contempo, con determinazione. La vaccinazione può aiutarci a vedere sempre più da vicino la luce in fondo al tunnel del COVID. Il green pass in questo senso è lo strumento a nostra disposizione più utile a percorrere rapidamente questo tunnel. Per tutte queste motivazioni, Coraggio Italia non può che recepire questo decreto-legge favorevolmente e sostenerlo convintamente sin da subito.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Inizio subito con un reclamo, per il suo tramite, alla Presidenza della Camera, perché inspiegabilmente è stata tolta la possibilità di utilizzare il leggio che, soprattutto per i colleghi che hanno gli occhiali, è uno strumento tecnico necessario per potersi esprimere in quest'Aula. Spero che venga reintrodotto, anche perché non è certo un leggio che mette a rischio la salute dei colleghi e del Governo e andremo a vedere durante il mio intervento il perché.

Onorevoli colleghi, signor Presidente e signori del Governo, il decreto che andiamo ad affrontare oggi e le norme che vi sono inserite evidenziano ancora una volta la totale assenza di chiarezza che il Governo ha nei confronti di questa pandemia, con vari errori compiuti fin dall'inizio. Ancora una volta, Fratelli d'Italia dimostra l'importanza di avere un'opposizione critica e coerente all'interno del Parlamento italiano. Nuovamente sarà posta la fiducia e strozzato il dibattito parlamentare, è la numero 26 del Governo Draghi, la numero 77 in totale. Sottosegretario Bergamini, rivolga al Presidente Draghi questo quesito: se questo è il Governo dei migliori, cosa occorreva per dimostrarlo meglio se non far votare il Parlamento nella sua piena sovranità? Se questo non avviene, evidentemente, non è il Governo dei migliori. Sono buoni tutti, sottosegretaria Bergamini a governare non facendo votare il Parlamento ed esautorandolo. Quindi, altro che Governo dei migliori!

Il “decreto-legge Green pass-4” inizia, infatti, il suo percorso in seconda lettura proprio quando in Austria - è notizia di questi minuti - viene proclamata l'interdizione al tempo libero per i non vaccinati: potranno solo andare al lavoro e a fare la spesa. Nel capitalismo tecno-sanitario della sorveglianza, la pervasività del controllo sociale trova nel green pass lo strumento icona della fase transitoria che stiamo vivendo. Dobbiamo togliere alcuni dubbi, colleghi, collega Carelli - che con il suo intervento sembrava non essere una forza di maggioranza, ma essere lo stesso Presidente Draghi -, il green pass non garantisce l'immunità e lo abbiamo sentito anche dai colleghi negli interventi precedenti, non la garantisce; questo singolare e inquietante QR Code non garantisce il fatto che io oggi sia qui dentro immune, pur essendo vaccinato. Un secondo dubbio: il tampone, invece, è molto più efficace dell'aver fatto un vaccino, perché come sappiamo un vaccinato può trasmettere il Coronavirus, mentre chi si fa il tampone ed è negativo non può trasmetterlo. Tuttavia, colleghi, nella narrazione, il certificato di guarigione e il tampone sono spesso omessi, facendo passare così il messaggio che il green pass corrisponda esclusivamente al certificato di vaccinazione. Si è dato inizio, in questo modo, a una caccia alle streghe verso i non vaccinati, poco importa che esistano anche coloro che per ragioni mediche non possano vaccinarsi.

Il green pass si dovrebbe basare molto di più sui tamponi, per permettere il giusto tracciamento dei casi, ma viviamo una situazione in cui il tampone è a pagamento e il vaccino è gratuito, gratuito per il cittadino che se lo va a fare, ma che lo paga con le tasse, è gratuito fittiziamente, perché sappiamo quanto lucro ci sia sui vaccini da parte di Big Pharma a livello mondiale. Tutto ciò, ovviamente, spinge le persone a fare il vaccino e sempre meno il tampone, ma se il lasciapassare verde servirà per ogni tipo di attività sociale, come banalmente mangiare una pizza e persino lavorare o entrare in un negozio - ancora non è stato inserito, ma mi dovete dire la differenza tra stare il sabato pomeriggio in un centro commerciale del centro o stare a teatro due ore seduti uno accanto all'altro -, è del tutto evidente che richiedere un tampone ogni due giorni, con tutti i costi che ne derivano, è sostanzialmente obbligare a valutare la propria libertà il costo di un tampone, più o meno 15 euro; con 15 euro, colleghi, compriamo 48 ore di libertà, un vincolato esercizio dei nostri diritti costituzionali che fino ad oggi erano inalienabili. La salute e la libertà divengono appannaggio di una certificazione il cui statuto giuridico non è più dato, colleghi, dall'evidenza scientifica e medica, ma dall'autorità politica costituita; da qui il dibattito: dodici mesi, sei mesi, otto mesi e sennò quanto; tutta politica! Una casa farmaceutica, un Ministero governativo fanno di un codice a barre, un QR Code scaricabile sul telefono, lo strumento di controllo sociale. È la biopolitica, colleghi; ancora di più, una sorta di inesorabile “biocrazia”, è il Governo della vita biologica di ogni cittadino.

Nell'ambito dell'attività istruttoria, su questo decreto, si è tenuta l'audizione del filosofo Giorgio Agamben in Senato. Mi fa piacere citare lo stenografico: “I politologi sanno da tempo che le nostre società sono passate dal modello che un tempo si chiamava società di disciplina al modello delle società di controllo, società fondate su un controllo digitale virtualmente illimitato dei comportamenti individuali che divengono così quantificabili in un algoritmo. Ci stiamo ormai abituando a questi dispositivi di controllo, ma mi chiedo fino a che punto siamo disposti ad accettare che questo controllo si spinga? È possibile che i cittadini di una società che si pretende democratica si trovino in una situazione peggiore dei cittadini dell'Unione Sovietica sotto Stalin? Voi sapete, forse, che i cittadini sovietici erano obbligati a esibire un lasciapassare per ogni spostamento da un paese all'altro, ma noi siamo obbligati ad esibire un green pass anche per andare al ristorante, anche per andare in un museo, anche per andare al cinema e, ora, cosa ancora più grave, col decreto che si tratta di convertire in legge, anche ogni volta che si va a lavorare”. E ancora: “Il modello che viene così eroso e cancellato è quello delle democrazie parlamentari con i loro diritti, le loro garanzie costituzionali e al loro posto subentra un paradigma di governo, in cui in nome della biosicurezza e del controllo le libertà individuali sono destinate a subire limitazioni crescenti”. Fin qui un filosofo, ma questo è quello che dicono ormai anche molti opinionisti, molti medici, molti osservatori e anche studiosi della vicenda. Occorre affrontare, quindi, colleghi, il problema COVID con maggiore onestà intellettuale, se si vuole comprendere cosa occorre fare per tornare ad avere una vita normale. Le misure assunte sinora sembrerebbero essere tutte di per sé inidonee a contenere il virus, considerato che, a quasi due anni dall'inizio della pandemia, ancora in più occasioni si paventano nuove chiusure e nuove restrizioni. Ora, colleghi, bisogna salvare il Natale. A Torino un gruppo di intellettuali, fra cui Cacciari e Freccero, che certo non sono di Fratelli d'Italia, hanno creato un pensatoio contro il green pass, proprio per evitare nuove distopiche forme di sorveglianza. Ricolfi, che certo non è di Fratelli d'Italia, dalle colonne de La Verità, ci ricorda che se le misure funzionano, almeno nella narrazione del Governo, che senso ha tenere ancora lo stato di emergenza? Il Governo ha esteso l'obbligo del green pass, un lasciapassare che lede la libertà dei cittadini, come denuncia anche un'associazione di avvocati che ha fatto ricorso contro lo stato di emergenza, contro l'ipotesi di prosecuzione dello stato di emergenza, che devasta ulteriormente la nostra economia e che, di fatto, impone l'obbligo vaccinale per poter accedere a molte attività della nostra società.

La strada della discriminazione - colleghi - e del conflitto tra cittadini è una strada molto pericolosa, in completa controtendenza con quanto stabilito dall'Unione europea, che chiedeva proprio di evitare discriminazioni. Come ha ricordato Giorgia Meloni, è incredibile che la sinistra - che poi è la vera maggioranza di questo Governo - sia europeista solo quando da Bruxelles impongono misure di lacrime e sangue, e non lo sia quando esiste, anche a Bruxelles, un barlume di discernimento.

Vedete, colleghi, la campagna vaccinale deve proseguire, ma vanno tutelate le fasce più fragili insieme alle libertà essenziali previste dalla Costituzione. Chi non vuole fare il vaccino, per motivi medici o per scelta, deve avere la possibilità di avere di fare i tamponi gratuiti nei posti di lavoro, nella filiera della ristorazione e della cultura, altrimenti che cos'è questo se non un lockdown digitale, individuale? Tu, cittadino, puoi non farti il green pass, certo; così Big Pharma non paga le conseguenze di queste vaccinazioni e così pure il Governo e lo Stato italiano non sono responsabili. Peccato, però, che poi ti viene sottratta la vita sociale, sportiva, culturale, relazionale, nonché professionale; peccato che poi vieni additato da quegli opinionisti, da quella sorta di redazione unica che ormai vige in alcuni media, in alcune televisioni, in alcuni giornali, con una sorta di discriminazione quotidiana nei confronti di chi solo - come dice Cacciari - pensa in maniera discorde rispetto a questa impostazione di controllo totale.

Colleghi, faccio presente le molte contraddizioni del green pass. Abbiamo presentato un atto di sindacato ispettivo al Ministro dell'Istruzione Bianchi per segnalare le gravi violazioni di privacy che avvengono con la piattaforma per i docenti, costretti a fornire in maniera precedente rispetto all'accesso agli istituti propri, dati personali - se si sono fatti il tampone o sono vaccinati, se sono rossi o verdi - un'ora prima di entrare in classe in un istituto scolastico; come se qualcuno potesse controllare se sono verdi perché hanno fatto il tampone o si sono vaccinati.

Infine, riteniamo sia necessario rendere pubblici i protocolli siglati con i fornitori di piattaforme per la didattica a distanza per tutelare la privacy degli studenti; privacy - colleghi - che agitate in maniera continua, quando poi si scopre che per entrare in quest'Aula o per entrare in un qualsiasi palazzo di Montecitorio ci chiedete il controllo del green pass ad ogni ingresso, pur sapendo che la maggior parte fra noi lo ha annuale; mentre, poi, quando andiamo a fare il tampone, sempre qui, in queste Aule, a San Macuto, ci fate firmare un modulo che con cui possiamo dare il consenso a un istituto medico terzo per gestire i nostri dati sanitari. Allora, le cose sono due: o questo consenso si può dare sempre e la finiamo con questa pagliacciata del controllo ad ogni ingresso, per cui chi vuole, liberamente, rispettando il diritto di privacy, affida questo dato, quindi si sa che quella persona ha il green pass per un anno, ma lo sa solo il responsabile medico, come prevede il GDPR della Camera dei deputati; oppure ciò non vale neanche per i docenti. Non è possibile che un dirigente scolastico possa sapere se un docente è verde o rosso un'ora prima che entri in quell'istituto scolastico, laddove vada a ricoprire il proprio ruolo di pubblico ufficiale.

Quanto alla scuola, ci chiediamo cosa abbia fatto questo Governo per garantire la riapertura in sicurezza delle scuole, visto che il tempo, di certo, c'era. Più volte Fratelli d'Italia ha provato a proporre a questo Governo di fare proprio l'esempio virtuoso della regione Marche, guidata da un esponente di Fratelli d'Italia, Francesco Acquaroli, e di installare strumenti di ventilazione meccanica in modo da rendere più salubre l'aria e ridurre la contaminazione da COVID, come lo stesso Ricolfi - che, certo, non è di Fratelli d'Italia - ci riconosce dalle colonne de La Verità. Invece, poco o niente è stato fatto in questo senso o in altre direzioni nelle risposte scientificamente studiate. C'è chi esprime contrarietà al green pass in maniera pacifica e coerente alla dialettica democratica e ora è succube della narrazione dell'emergenza. Si parla di booster, colleghi; si naviga a vista e vengono ristrette le possibilità di manifestare il dissenso in ogni piazza, anche in quelle pacifiche. Si sono scatenate, negli scorsi mesi, le testate più autorevoli di sinistra, cogliendo la palla al balzo e tentando di intestare a Fratelli d'Italia le tensioni di piazza, peraltro giocando un ruolo particolarmente snervante, in cui la sinistra si è intestata il diritto di decidere arbitrariamente ciò che ha diritto di cittadinanza nella dialettica politica italiana e ciò che non lo ha: uno Stato che se la prende con i portuali e lascia liberi chi fa i rave e viene, addirittura, da altre nazioni.

Sull'obbligatorietà, ragioniamo su questo; sull'applicazione di misure e di introduzione, di fatto, di obblighi surrettizi alla vaccinazione, va fatta grandissima attenzione. Si tratta di vaccini fatti a tempi record per ovvi motivi e che, dunque, non hanno passato l'iter di approvazione consueto di vaccini e cure mediche; questo dovrebbe spingere a grande prudenza. Mentre per anziani e persone a rischio la valutazione rischi-benefici pende a favore del vaccino, non si può dire altrettanto sulla vaccinazione di massa di bambini e ragazzi, verso la quale, colleghi, non c'è alcuna sperimentazione o studio scientifico attendibile e definitivo.

La scelta dell'obbligatorietà può essere fatta dal Governo, tuttavia sarebbe singolare che un farmaco che non abbia concluso tutte le fasi di sperimentazione e il cui quadro di sicurezza non sia stato completato diventi obbligatorio, come sta di fatto succedendo, senza che lo Stato se ne assuma le responsabilità, anche economiche e risarcitorie; abbiamo visto come è finita con le 500 famiglie di Bergamo, che hanno fatto un atto per avere giustizia su questo. Se ciò avvenisse, almeno per le responsabilità su eventuali effetti collaterali, non dovrà più ricadere sull'utente finale, ma deve essere, ovviamente, della casa farmaceutica o del produttore del vaccino stesso o, in ultima stanza, dello Stato, come già una sentenza della Cassazione ha stabilito. Colleghi, lo Stato dovrebbe essere il primo a tutelare la salute dei propri cittadini, assumendosene il rischio. Ci vuole trasparenza sui vaccini e sulle responsabilità; c'è chi lucra - e lo si vede - nella distribuzione mondiale dei vaccini.

Il green pass è il primo passo; forse domani avremo il sistema del credito sociale. Il regime comunista cinese osserva il comportamento di ogni singolo cittadino e gli assegna un punteggio in base al quale avrà accesso, o meno, a determinati servizi o potrà subire delle punizioni, che prevedono finanche l'arresto e la contenzione. Colleghi, il filosofo coreano Byung-Chul Han ha detto: “La tecnica di potere (…) assume una forma subdola, duttile, intelligente e si sottrae a ogni visibilità. Qui il soggetto sottomesso non è mai cosciente della propria sottomissione; il rapporto di dominio resta per lui del tutto celato (…); invece di rendere docili gli uomini cerca di renderli dipendenti”. Per il filosofo coreano de La società senza dolore, la sopravvivenza come unico valore non negoziabile ha trasformato le persone in non morti; la buona vita viene sacrificata sull'altare della nuda vita, da preservare ad ogni costo. Terrorizzati dal dolore e dalla morte, siamo pronti ad accettare qualunque sorveglianza e violazione delle nostre libertà in cambio della garanzia della sopravvivenza.

Colleghi, dal gennaio 2020, abbiamo subito restrizioni di libertà. L'atto più rivoluzionario ora è alzarsi in piedi e lottare per i nostri diritti. Sappiamo che il Ministro Speranza, direttamente e non solo per tramite del suo capo di gabinetto, è intervenuto sui vertici OMS riguardo al documento in cui veniva criticata la condotta sulla pandemia, condizionandone il contenuto. Di questo dobbiamo dare atto a un'inchiesta di Report, che noi sempre abbiamo attaccato quando faceva inchieste sommarie e giustizia sommaria televisiva, ma la cui redazione, in questo caso, è andata a ricostruire tutte le oggettive responsabilità del Ministro Speranza, andando a verificare le scale gerarchiche dell'OMS, chi doveva decidere cosa, chi ha deciso di far togliere il documento dal sito; chi ha deciso, soprattutto, di non metterlo, chi ha interferito con quello che dovrebbe essere un organismo indipendente dalle nazioni e dai Governi e che, invece, viene finanziato dalle nazioni e dai Governi per aprire le proprie prestigiose sedi, come in Italia, a Venezia.

Ecco, di questo dobbiamo chiedere conto a questo Governo e al Ministro Speranza che - purtroppo per lui - le responsabilità, e non solo in coscienza personale, le ha davvero tutte. Abbiamo sempre pensato che il Ministro Speranza avesse una naturale propensione a nascondere la verità dei fatti, forse come riflesso pavloviano. Ora, invece, ne siamo certi. Quando disse di non essere intervenuto stava proprio mentendo, come abbiamo denunciato con il collega Bignami, con Giorgia Meloni e con tutto il partito. Per quanto ha omesso, per quanto ha falsificato, per quanto è stato incapace e inadeguato al suo ruolo, deve essere rimosso dall'incarico, non si deve dimettere, ora e adesso. È il peggiore Ministro di tutti i Governi della diciottesima legislatura. Ha nascosto, ha fatto di tutto per creare una narrazione rasserenante, quando di rasserenante non c'era davvero nulla. Il Ministro Speranza ha fallito e con lui ha fallito e sta fallendo anche questo Governo, che doveva essere dei migliori e certo non lo è.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Gentile. Ne ha facoltà.

ANDREA GENTILE (FI). Signor Presidente, sottosegretaria Bergamini, colleghi e colleghe, il decreto-legge ora all'esame dell'Aula per la sua definitiva conversione in legge ha introdotto l'obbligo, dal 15 ottobre scorso e fino alla fine dello stato di emergenza sanitaria, del green pass per tutti i lavoratori pubblici e privati ed ha, inoltre, previsto diverse ulteriori disposizioni, tra cui l'ampliamento dell'offerta di test antigenici rapidi a prezzi calmierati. L'esame di questo provvedimento al Senato ha consentito di migliorare sensibilmente l'inciso normativo iniziale. I primi articoli contengono misure - che oramai abbiamo imparato a conoscere e con le quali già conviviamo oramai da un mese - che attengono all'ampliamento degli ambiti nei quali è obbligatorio il possesso della certificazione verde. Con queste disposizioni si è introdotto l'obbligo di possesso e di esibizione del green pass per poter accedere a tutti i luoghi di lavoro. Peraltro, le norme previste per il settore pubblico e per quello privato sono in larga parte coincidenti. Con l'obiettivo di semplificare le verifiche, durante l'esame del decreto nell'altro ramo del Parlamento è stato previsto che i lavoratori, nel pubblico così come nel privato, possano richiedere di consegnare al proprio datore di lavoro copia della propria certificazione verde, risultando così esonerati dai controlli successivi. Viene, inoltre, prorogata fino al termine dello stato di emergenza, ossia al 31 dicembre 2021, la somministrazione a prezzi contenuti di test antigenici rapidi. In questo senso le farmacie e tutte le strutture sanitarie autorizzate dalle regioni ad effettuare tali tipologie di test sono, quindi, tenute ad applicare il prezzo calmierato, secondo il protocollo d'intesa firmato dal commissario straordinario per l'emergenza da COVID-19, e al contempo viene introdotta la gratuità dei test antigenici rapidi per quei soggetti che non possono ricevere o completare la vaccinazione. Nonostante la contrarietà di una minoranza all'utilizzo di tale strumento, la realtà difficilmente confutabile è che l'impiego del certificato verde, richiesto ora anche in tutti i luoghi di lavoro, si conferma come uno strumento decisivo per la lotta al COVID ed è comunque in grado di garantire un equo bilanciamento tra diritti costituzionalmente sanciti, in primis tra il diritto al lavoro e la tutela della salute pubblica.

La certificazione verde sta infatti dimostrando la sua efficacia in termini di prevenzione dei contagi, a cominciare proprio dai luoghi di lavoro. La stragrande maggioranza dei nostri concittadini ha chiaramente compreso che la campagna vaccinale e lo strumento del green pass costituiscono importanti presidi utili a tenere sotto controllo i contagi, a tutelare la salute delle persone e, contestualmente, a far ripartire l'Italia. Ricordo che, parallelamente all'accelerazione della campagna vaccinale imposta da questo Governo, decisiva per contrastare la diffusione del virus, sono stati emanati numerosi decreti-legge che hanno ampliato la portata e potenziato lo strumento del green pass.

Il decreto-legge n. 52 del 2021, il cosiddetto “decreto Riaperture”, emanato nell'aprile scorso, è stato il primo decreto-legge che, dopo oltre 16 mesi dall'inizio della pandemia, ha finalmente allentato la terribile morsa del COVID e le chiusure a cui il Paese era stato costretto allo scopo di fronteggiare il dilagare di questa terribile pandemia. Al contempo, lo stesso “decreto Riaperture”, in coerenza con quanto previsto a livello europeo, ha introdotto lo strumento della certificazione verde, proprio per consentire ai titolari la graduale piena ripresa degli spostamenti e favorire un rapido necessario ritorno a quella faticosa normalità tanto agognata per le tante attività che per troppo tempo si erano fermate a causa della pandemia. Sono, quindi, seguiti ulteriori diversi decreti che hanno aggiornato ed esteso l'utilizzo del green pass a tutela della salute pubblica e a sostegno della nostra economia. Ricordo il decreto-legge n. 65, il decreto-legge n. 105, il decreto-legge n. 111 e il decreto-legge n. 122 del 2021. Peraltro, il decreto oggi al nostro vaglio non è nemmeno l'ultimo provvedimento d'urgenza in tale ambito, in quanto è già all'esame del Senato il disegno di legge di conversione di un successivo decreto legge, il n. 139. Questi continui e per noi ineludibili interventi del Governo in materia di certificazioni verdi hanno consentito di aggiornare costantemente la normativa in funzione dell'andamento della curva pandemica, per poter garantire un pieno controllo in chiave preventiva sulla diffusione del virus e, contestualmente, porre finalmente in sicurezza la ripresa economica e delle attività produttive del sistema Italia, sistema che oggi presenta, sotto questo profilo, indicatori migliori rispetto ad altri Paesi europei. Gli attuali numeri che concernono il monitoraggio sul controllo del contagio così come i dati macroeconomici sulla ripresa del Paese, seppure in un quadro di contesto epidemiologico chiaramente preoccupante a livello internazionale, dimostrano ancora una volta che la rotta di rigore impressa dal Governo è quella giusta. La realtà è che la campagna vaccinale, insieme allo strumento del green pass, stanno da mesi consentendo all'Italia di innescare processi di ripartenza economica. La difficile uscita dal tunnel è stata infatti tracciata e resa possibile principalmente dal grande successo della campagna vaccinale, che ha consentito di mettere in sicurezza larga parte della popolazione e soprattutto le categorie maggiormente fragili. A loro Forza Italia guarda con particolare attenzione, poiché per alcune categorie il green pass e l'obbligo vaccinale costituiscono indispensabili strumenti di tutela della vita e indispensabili strumenti di tutela della libertà. Per tali ragioni annuncio un convinto sostegno di Forza Italia riguardo a questo provvedimento che oggi, in questo terribile frangente, è quanto mai decisivo per le sorti del nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Sara Foscolo. Ne ha facoltà.

SARA FOSCOLO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi. Sottosegretario Bergamini, siamo qui oggi a discutere un provvedimento molto importante, probabilmente uno degli argomenti più discussi nelle ultime settimane e negli ultimi mesi dall'opinione pubblica, che va a incidere sulla vita di milioni di italiani, di milioni di lavoratori. Un provvedimento che come ogni altro, più di ogni altro, va affrontato con attenzione e cautela. Dato che il dibattito negli scorsi mesi è progressivamente degenerato, spesso purtroppo a scapito della buona informazione, devo però fare una necessaria premessa, al fine di sgomberare il campo fin da subito da equivoci o eventuali strumentalizzazioni che non gioverebbero in un in alcun modo alla discussione. Voglio infatti premettere che io sono pienamente favorevole al vaccino, credo nella scienza e nell'importanza della vaccinazione come arma per sconfiggere questa pandemia, per tornare alla vita normale e per la ripresa economica del nostro Paese. Aggiungo una nota personale: ho fatto entrambe le dosi di vaccino, farò sicuramente la terza dose, se raccomandata e necessaria, non appena si aprirà la finestra per la mia fascia di età. Dunque, evitiamo di dare vita a nuove contrapposizioni inutili, di etichettare chi la pensa diversamente solo per screditarlo e affrontiamo le cose avendo a cuore l'interesse dei cittadini.

Detto questo, messa da parte la premessa sui vaccini, parliamo di green pass, altro discorso per il quale, come Movimento, mai abbiamo nascosto il nostro approccio e alcune perplessità; ed è compito di ogni forza responsabile, che ha a cuore le sorti del proprio Paese, evidenziare quando i provvedimenti presentino criticità. Occorre lavorare sempre per cercare le migliori soluzioni, senza contrapposizioni manichee, nell'arroganza di ritenersi superiori a chi la pensa diversamente. Non dimentichiamo che arriviamo da due anni di pandemia che hanno stremato i nostri cittadini, fisicamente, economicamente, ma anche psicologicamente. Certo, era necessario prendere decisioni volte a ridurre e cercare di azzerare i contagi e permettere alla popolazione di tornare alla normalità, alle attività produttive, di tornare a lavorare per risollevarsi dalla grave crisi che la pandemia ha causato. Era necessaria una vaccinazione di massa, importante, che desse la copertura alla quasi totalità della popolazione. Parallelamente a questo, il cosiddetto green pass, nato inizialmente nell'Unione europea come semplice strumento per agevolare e facilitare i viaggi e gli spostamenti tra gli Stati membri, è stato interpretato come un'imposizione velata al vaccino, una sorta di obbligo vaccinale in forma light e, come tutte le cose che vengono imposte, che vengono “pubblicizzate”, lo dico tra virgolette, nel modo sbagliato, esse, a volte, rischiano di avere effetti opposti a quelli desiderati.

Onorevoli colleghi, vorrei ricordare un elemento che dovrebbe essere chiaro a tutti, ma che spesso qualcuno si dimentica, ovvero che non è questo il motivo per cui è stato istituito; non c'è bisogno di un'imposizione, anche perché ormai quasi il 90 per cento degli italiani è vaccinato; rimane un 10 per cento fisiologico che si registra in ogni campagna vaccinale. La situazione non è drammatica come, a volte, la si vuole dipingere, specialmente confrontandola con altre realtà in Europa e nel mondo o anche in Italia solo 12 mesi fa. Sicuramente il green pass è uno strumento essenziale per la ripresa economica e sociale del nostro Paese - non si può negarlo - ma le persone devono essere aiutate, fornendo loro i giusti strumenti e le giuste nozioni, non con gli obblighi, le derisioni, gli insulti, la superiorità morale tanto cara alla sinistra; occorre spiegare l'utilità e il valore del sistema vaccinale per uscire dalla pandemia; occorre agire in modo tale che il green pass possa essere visto come uno strumento utile e non di controllo, con buon senso, senza ideologia, perché la battaglia va portata avanti contro il virus e non contro gli italiani.

Dopo l'imposizione del green pass abbiamo assistito ad un'imponente aumento delle vaccinazioni? Le prime dosi sono aumentate del 6 per cento e comunque i contagi stanno aumentando. Chi non voleva vaccinarsi ha continuato a non farlo; sono elementi su cui va fatta una riflessione e, soprattutto, ciò che non possiamo negare è che, in questi mesi, sulle televisioni, sui giornali, sui social network è mancata una corretta informazione. Penso che siamo tutti d'accordo nel dire che, sul fronte della comunicazione, si sarebbe potuto decisamente fare meglio. Anche dal mondo della scienza e della medicina leggiamo tutto e il contrario di tutto: virologi, infettivologi, medici, esperti che, ogni giorno, fanno parte dell'arredamento dei parterre televisivi, ospiti fissi immancabili che si smentiscono tra loro e, a volte, smentiscono loro stessi. I cittadini, tuttavia, hanno bisogno di scienza, non di talk show, di informazioni corrette, non di audience televisiva. Questo vulnus nell'informazione ha contribuito a creare confusione, tensioni, contrasti, guerre ideologiche, intolleranze, uno scontro continuo tra i no-vax convinti, gli ultra-vax, i sì-pass, i no-pass, i complottisti ed, in mezzo, la maggior parte degli italiani che vuole solo continuare a vivere, a lavorare, in salute e in sicurezza. Certamente, questo clima non ha aiutato chi nutriva dubbi a prendere una decisione in totale serenità. Proprio ieri, intervistato dal quotidiano La Verità, il sociologo Luca Ricolfi - che è stato anche ricordato dal collega di Fratelli d'Italia -, che non è un pericoloso sovranista o uno scatenato no-vax, alla domanda: “Perché non si possono avanzare obiezioni sul green pass senza essere accusati, se non di essere dei no-vax, almeno di volerli foraggiare?”, ha risposto così, e leggo, testualmente. “Per il solito motivo: si ritiene che, se si critica il green pass, si finisce per indebolire la campagna vaccinale. Ma potrebbe esserci un altro motivo (…). Che il Governo abbia il problema di trovare un capro espiatorio in caso di fallimento della campagna vaccinale, e i critici del green pass sono un colpevole quasi perfetto, come l'uomo bianco nel bel libro di Pascal Bruckner”.

Noi, ovviamente, ci auguriamo che non sia così, ma anche a tale riguardo, chi fa parte delle istituzioni dovrebbe porsi alcune domande, e non poche; in qualcosa sicuramente abbiamo sbagliato, abbiamo mancato e, ripeto, non mi vergogno a dirlo e ripeterlo ad oltranza: io sono convinta che il vaccino funzioni e chi vuole smontare questa tesi sostiene che anche i vaccinati si contagiano, vengono ricoverati, muoiono. E' vero, ma bisogna leggere anche alcuni dati: i morti per COVID (sono dati dell'Istituto superiore di sanità riferiti all'analisi tra il 1° febbraio e il 5 ottobre) tra i non vaccinati sono 23 volte superiori rispetto a coloro che hanno ricevuto due dosi di vaccino e, soprattutto, i deceduti, che hanno completato il ciclo vaccinale, hanno un'età media più alta e anche un numero medio di patologie pregresse. E lo stesso possiamo dire se analizziamo i dati dei pazienti in terapia intensiva: il 90 per cento delle persone in terapia intensiva non è vaccinato; quindi, io, che non sono né un medico, né un virologo, ma mi limito ad analizzare dati e numeri, capisco che il vaccino funziona e il nostro obiettivo era, è o comunque dovrebbe essere quello di vaccinare il più possibile la popolazione. E qual è il giusto modo per convincere anche i più scettici? La Lega, da sempre, si è espressa per la libertà di scelta, ma ha anche spinto tanto sulla corretta informazione, portando avanti, al contempo, campagne vaccinali importanti e all'avanguardia nelle regioni in cui governa e che sono un modello per l'Italia.

Veniamo al green pass. Il 1° luglio l'Unione europea ha introdotto il certificato verde per permettere la ripresa della circolazione in sicurezza dei cittadini negli Stati membri, lasciando discrezionalità ai Paesi di imporre un proprio modello di certificato, e l'Italia è spesso stata accusata di avere il modello green pass più duro d'Europa, il più restrittivo. Dal 15 ottobre è divenuto obbligatorio anche per recarsi sul proprio posto di lavoro, pubblico o privato che sia e, anche in questo caso, si sono create tensioni evitabili: da una parte, vi è chi ha il green pass, perché ha fatto il vaccino, dall'altra, chi per ottenere il green pass deve sottoporsi ad un tampone ogni 48 ore per recarsi al lavoro, con un onere economico non indifferente. Da una parte, c'è chi, vaccinato, purtroppo spesso si sente invincibile, intoccabile e pensa di poter vivere liberamente, senza rispettare le norme di igiene e di sicurezza che ormai abbiamo imparato a seguire, in questi due anni; dall'altra, chi, sottoponendosi ad un tampone ogni 48 ore, pensa, giustamente, di essere più sicuro, più controllato. Ma abbiamo constatato che anche tra i vaccinati ci sono contagiati, ci sono decessi; quindi, il green pass non deve essere un lasciapassare per dimenticare tutto quello che abbiamo vissuto negli ultimi due anni e un'autorizzazione a non tenere più comportamenti corretti; dobbiamo stare attenti e continuare a utilizzare le precauzioni di protezione e di distanziamento, tutto quello che facevamo anche prima, e io invito anche i vaccinati, ogni tanto, a sottoporsi ad un tampone. Il rischio maggiore è quello di avere persone con il green pass libere di spostarsi, entrare nei locali pubblici, salire sui treni e sugli aerei ma, al tempo stesso, contagiose. Questo è un vero incubo: sappiamo ormai che la protezione fornita dai vaccini, purtroppo, si indebolisce a partire dal sesto mese dal completamento del ciclo vaccinale, dal 95 al 45 per cento, che il calo riguarda soprattutto la capacità di protezione dai contagi, e che il vaccino ci può proteggere dai ricoveri e dei decessi, ma lascia, in parte, un certo margine di circolazione tra la popolazione. In questi mesi, anche riguardo alle discussioni sulla durata dell'immunità si sono creati dubbi nella popolazione; se, per l'immunità naturale, che durava un anno, veniva rilasciato un green pass che durava sei mesi, per un'immunità vaccinale, che dura sei mesi, abbiamo un green pass che dura un anno, e ora si parla nuovamente di ridurre la durata del green pass per i vaccinati a nove mesi.

Evidentemente, le scoperte scientifiche e le nuove ricerche ci forniscono verità che solo qualche mese fa venivano ignorate. Dunque, anche la scienza, che è, appunto, scienza e non religione, si aggiorna e, quando necessario, nega quanto sostenuto fino a poco prima, mentre la politica deve ascoltare la scienza e prendere le proprie decisioni in autonomia. Siamo eletti per questo, è il nostro mestiere, è il senso del nostro mandato. Anche il tema della durata del green pass dei guariti è ancora oggetto di monitoraggio.

Oggi discutiamo l'ultima estensione di portata del certificato verde e, ancora una volta, ci troviamo in un ramo del Parlamento ad analizzare un provvedimento senza avere la possibilità e il tempo di proporre e di apportare delle modifiche che potrebbero essere migliorative. Infatti, anche sulla conversione in legge di questo decreto-legge verrà posta la fiducia. Il provvedimento è stato discusso un po' più approfonditamente al Senato, dove la Lega ha cercato di proporre emendamenti che non scardinavano il decreto-legge, ma erano propositivi e migliorativi. Si trattava di proposte emendative che arrivavano dall'ascolto della gente, dei lavoratori, delle attività produttive, delle associazioni. Si trattava di proposte di buonsenso, che potevano aiutare anche a risolvere alcune contraddizioni del green pass che la gente non riesce a concepire, e faccio alcuni esempi: nei tribunali, i giudici e i cancellieri devono avere il green pass, ma i testimoni e gli imputati no; al bar, posso consumare in piedi senza green pass, ma devo esibirlo per sedermi; nei pubblici uffici posso entrare tranquillamente senza green pass se sono un utente, ma non se ci lavoro. Ad esempio, con un emendamento, che è stato bocciato, era stato chiesto, dalla Lega, di permettere di entrare in biblioteca senza green pass solo per il ritiro o la restituzione di un libro, cosa che succede normalmente nelle librerie, ma anche questo ci è stato negato. Questo non mi sembra buonsenso. Un altro esempio era quello di concedere il green pass alle persone in grado di dimostrare di aver contratto il COVID-19 in forma asintomatica che hanno sviluppato una protezione anticorpale paragonabile a quella della vaccinazione. La Lega sostiene, fermamente e convintamente, l'applicazione del green pass dove serve, ma aveva anche proposto di limitarne l'applicazione dove non serve a ridurre il contagio, e ridurre il contagio dovrebbe essere la priorità; emendamenti che sono stati, per la maggior parte, bocciati. Perché? Come Lega, riconosciamo l'importanza del green pass, ma riconosciamo anche che esistono perplessità, criticità e contraddizioni che certo non aiutano il cittadino ad avere fiducia. Le storture, dove presenti, vanno corrette, non vanno ignorate. Quando un provvedimento incide così tanto nella vita di una comunità è giusto che ciò avvenga nella totale trasparenza, senza suscitare dubbi o fraintendimenti. Ripeto: gli emendamenti che aveva presentato la Lega erano propositivi, erano migliorativi. È da valutare positivamente la proroga della somministrazione dei test antigenici rapidi a prezzo calmierato fino al 31 dicembre. Però, voglio anche ricordare che, con un emendamento proprio a mia prima firma, a settembre noi avevamo già proposta tale misura. Poi l'emendamento era stato riformulato e la proroga ridotta al 30 novembre.

Parliamo, poi, dei lavoratori all'aperto, dei lavoratori in solitaria, dei lavoratori da remoto. Al ristorante, all'aperto possiamo sederci tranquillamente senza green pass e senza mascherina, però chi lavora all'aria aperta o da solo o davanti a un terminale da remoto deve avere il green pass. E i giovani che fanno sport all'aperto e distanziati? Non sono contraddizioni, queste? Tutto ciò senza dimenticare la contraddizione più evidente di tutte, ovvero che, mentre siamo qui a discutere, immigrati e clandestini continuano a sbarcare indisturbati e a circolare, senza i serrati controlli che chiediamo agli italiani. Poi le notizie ci riportano spesso di rave party in cui circola droga e, ovviamente, dove non c'è alcun controllo. Dov'è, in questi casi, la severità? Dov'è, in questi casi, il Ministro dell'Interno?

Se l'intento è quello di vaccinare la quasi totalità della popolazione, sarebbe opportuno usare una linea di accompagnamento e di convincimento, facendoci aiutare anche dai medici di medicina generale e dai farmacisti. Gli indecisi vanno convinti con i ragionamenti, con calma, senza contraddizioni. Si stanno chiedendo grandi sacrifici agli italiani, altri sacrifici dopo 2 anni di privazioni, sofferenze, perdite umane e anche perdite economiche. Occorre essere più trasparenti possibili.

Così come tutti i miei colleghi di partito, condanno fermamente le manifestazioni violente che ci sono state, in varie parti d'Italia, contro il green pass. La violenza è sempre sbagliata, e va condannata senza se e senza ma. Credo, tuttavia, nell'importanza di una corretta informazione, nella trasparenza, cosa che spesso, purtroppo, è venuta a mancare, negli ultimi mesi. Costrizioni e obblighi rischiano di rafforzare i dubbi e alimentare le tensioni. Soprattutto, il rischio maggiore è di non ottenere il risultato sperato. Bisogna fare meglio, perché si può fare meglio e si deve fare meglio. Su questo non c'è ideologia o appartenenza politica che tenga. Dobbiamo farlo per i cittadini e dobbiamo farlo per far ripartire l'Italia.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Augusta Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Quando entriamo per la prima volta qui, alla Camera dei deputati, ci viene dato il Regolamento o, più nello specifico, ci viene data la Costituzione della Repubblica italiana e il Regolamento della Camera dei deputati. In merito a questo provvedimento, voglio parlare sia della Costituzione che del Regolamento. Della Costituzione, perché noi, oggi, discutiamo un provvedimento, quello del green pass, che non è un green pass generale, non è il green pass a cui abbiamo assistito in Europa, non è il green pass a cui abbiamo assistito anche in altri Paesi europei. Non è una semplice certificazione dell'avvenuta vaccinazione o dell'avvenuto tampone nelle 48 ore. No, è qualcosa di più. È un lasciapassare, o meno, a un diritto: quello del lavoro. Peccato, però, che l'articolo 1 della nostra Costituzione reciti, al primo periodo: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Che cosa hanno pensato i nostri costituenti, quando hanno formulato l'articolo 1, primo periodo? Vi fu un gran dibattito e addirittura vi fu una parte delle forze politiche dell'epoca che volevano chiamare la nostra Repubblica una Repubblica dei lavoratori. Invece, si trovò un compromesso, un compromesso che era quello di legare la parola democratica alla parola lavoro. In questo collegamento tra democrazia e lavoro sta il fatto che la questione democratica è una questione di lavoro. Allora, laddove il lavoro sia subordinato a un provvedimento come quello del green pass, che è previsto da legge e non da Costituzione, davvero troviamo la fragilità della nostra democrazia odierna. La troviamo, peraltro, tante volte in quest'Aula, come, per esempio - e qui arrivo, invece, al Regolamento -, nel fatto che noi ormai stiamo violentando il nostro stesso Regolamento della Camera dei deputati, assistendo a fiducie su fiducie su fiducie, su fiducie su fiducie, che portano, in realtà, alla frustrazione del ruolo dei singoli parlamentari e anche alle prerogative costituzionali a cui ogni singolo parlamentare è chiamato.

Ma passando oltre - passando oltre -, sta di fatto che noi, oggi, stiamo discutendo - peraltro solo in maniera generale, perché non potremo andare a esaminare articolo per articolo, emendamento per emendamento il provvedimento, essendo questo precluso dall'ennesima fiducia che il Governo porrà - del fatto che il principio, il diritto del lavoro oggi è subordinato, invece, al green pass. E non mi si dica che nell'alternativa tra vaccini e tampone c'è autenticamente quella libertà di accedere al lavoro.

Non è così, perché il tampone non è gratuito, e non essendo gratuito rappresenta una menomazione del reddito di ciascun cittadino, che, volendo far rispettare il principio di libertà di vaccinazione - che in questo Paese, fin quando non c'è una maggioranza che istituisce l'obbligo vaccinale, c'è, sussiste e va difeso -, nel momento in cui cerca di difendere quel principio, ne vede frustrato un altro: quello dell'accesso al lavoro.

Io mi voglio rivolgere a tutte quelle persone che magari ricevono 1000, 1200 euro al mese per poter lavorare. Certo, non sono persone che vediamo qui, in quest'Aula, ma che stanno fuori da quest'Aula, e che contano molto di più delle persone che sono in quest'Aula. Perché? Perché il lavoro di quest'Aula dovrebbe essere formulato, pensato, ragionato, organizzato proprio in funzione di chi sta fuori dal Palazzo. E nel pensare a loro, penso a quei lavoratori che devono vedersi mensilmente ridurre lo stipendio di 225 euro, pur di andare a lavorare, pur di esercitare due propri diritti a livello costituzionale, tra cui anche, appunto, il diritto sancito dall'articolo 1 della nostra Costituzione: il lavoro. A quelle persone va garantito e va garantito nella sua pienezza. Al lavoro corrisponde un reddito, uno stipendio e quello stipendio deve essere nella libera disponibilità di ciascun cittadino, e non deve essere, invece, alterato sulla base di un obbligo subdolo - perché non è coraggioso, questo provvedimento - nei loro confronti. Ebbene, che cosa pagano queste persone? Pagano il fatto che questa classe politica, che governa questa Nazione, è fortemente ipocrita, perché non riesce a mettersi d'accordo sulla campagna vaccinale, in particolare sul fatto se debba essere o meno obbligatorio il vaccino, e allora fa pagare le divisioni che ci sono all'interno di quest'Aula, scaricandole sull'ultimo cittadino. Questo fa. Questo è quello che rappresenta questo provvedimento. Questo provvedimento non è altro che lo specchio delle divisioni di questa maggioranza, non è altro che la frustrazione a cui questa maggioranza, finta, plastica, porta i singoli cittadini. Questo è. E infatti, se così non fosse, oggi noi staremmo discutendo di altro, completamente di altro.

Ora, che tutto questo avvenga con un provvedimento che acquisisce la fiducia di questa maggioranza a seguito della posizione di fiducia in Senato e che, nello stesso tempo, sia oggetto di un'ennesima fiducia anche in questo ramo del Parlamento, ovvero che questo provvedimento venga completamente approvato soltanto grazie al ricorso al voto di fiducia, se questo Governo confermerà le intenzioni e le indiscrezioni espresse, è quello che c'è ancora di più grave. Perché vedete, noi ci possiamo forse dividere sul provvedimento in sé e nel merito, ma per dividersi bisogna discutere. E invece qua è preclusa ogni tipo di discussione. Viene preclusa, ci troviamo quindi in una situazione - l'ho già detto prima - di frustrazione, che non è degna di quest'Aula, non è degna della storia di questa Nazione, non è degna della storia costituzionale di questa Nazione. Concludendo, perché non voglio essere troppo lunga nel ragionamento, il motivo per cui noi oggi abbiamo una Costituzione che recita, proprio all'articolo 1, che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, è che, prima di queste scelte, prima dell'Italia costituzionale, vi era genericamente, in Italia e nel resto del mondo, l'idea per cui essere legati al lavoro, essere lavoratori, era motivo di esclusione dalla vita politica e dalla vita sociale; era motivo di esclusione perché lavorare era un qualcosa che era rimesso alle masse umili e non era, invece, un percorso di partecipazione alla vita sociale, era motivo di esclusione: gli ultimi lavoravano. E nella società, la partecipazione alla vita politica era, invece, legata a un'altra cosa: il privilegio. Con l'introduzione, invece, dell'articolo 1 nella nostra Costituzione, si rovescia questo principio e il lavoro diventa motivo di inclusione. Ebbene, ora, con questo provvedimento, a me sembra che di nuovo si rovesci la clessidra e si ritorni in tempi molto lontani, dove, ancora una volta, è privilegiato chi può permettersi di non lavorare o chi può permettersi redditi molto alti, da non sentire neanche quei 225 euro che comporterebbe il pagamento del tampone. Sono quelle persone ad essere nuovamente privilegiate, mentre per le persone che lavorano, per le persone umili, per le persone che hanno uno stipendio per il quale quella cifra pesa, pesa su se stessi e pesa sulla propria famiglia, ciò rappresenta, invece, un motivo di differenziazione rispetto al resto della società. Questo è il motivo per cui questo provvedimento è fortemente lesivo. Non parlateci della necessità di introdurre questo green pass per i lavoratori, addirittura il green pass più restrittivo d'Europa, come una necessità pandemica, perché non è così, perché non siamo più in fase di emergenza, siamo in una fase di gestione della pandemia, e ancor più nella fase di gestione è necessario trovare un equilibrio tra i vari diritti. Voi, oggi, con questo provvedimento, mettete il peso in maniera eccessiva su alcuni aspetti, tralasciando completamente, invece, il diritto al lavoro. E allora a quelle famiglie, a quelle persone che forse voi non ascoltate e che magari non sono neanche andate a manifestare - anzi immagino sicuramente, perché avranno come prima preoccupazione quella di far quadrare i conti in questo momento, tra le difficoltà oggettive che la pandemia ha portato e le difficoltà ulteriori che voi state consegnando loro - io dico: non siamo tutti uguali in quest'Aula, perché non è vero che non c'è nessuno che si sta opponendo a questo specifico provvedimento, a questo specifico aspetto del green pass. Fratelli d'Italia è contraria - e lo voglio dire nettamente - a subordinare il diritto al lavoro alla lettura di un codice a barre, perché questo è quello che sta avvenendo e rappresenta, peraltro, non una necessità nei confronti del momento attuale, ma anche per il futuro, perché questo provvedimento rappresenta un pericoloso precedente per gli anni che verranno e per le situazioni che si presenteranno di fronte a noi. A quelle persone io dico: Fratelli d'Italia è al vostro fianco.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Jessica Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Nessuno deve rimanere indietro, aveva promesso il Presidente Draghi. Oggi, invece, convertiamo in legge il decreto che sancisce il principio “pagare per poter lavorare”. Nonostante nella nostra Costituzione, all'articolo 1, sia scritto che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, dal 2021 è consentito lavorare solo ed esclusivamente se si accetta il ricatto economico. Dal momento dell'entrata in vigore di questo decreto-legge, a partire dal 15 ottobre, nel momento in cui è stato posto quest'obbligo, ogni lavoratore e ogni lavoratrice che non possono vaccinarsi sono costretti a spendere 15 euro ogni 48 ore per poter fare il tampone: significa, nell'arco di un mese, una spesa mensile pro capite pari a 180 euro.

Se poi prendiamo una famiglia normale di quattro persone con due minori a carico, la spesa arriva fino a 720 euro. La domanda delle domande è: fino a quando? Infatti, lo stato di emergenza ufficialmente sappiamo che finisce alla fine dell'anno, ma sappiamo anche che voi volete prorogarlo. Fino a quando questo sacrificio dovrà essere fatto da parte dei cittadini italiani? Altro che salario minimo! Altro che parità salariale uomo-donna! “Nessuno deve rimanere indietro”, diceva e continua a dire il Presidente Draghi. Da quel 15 ottobre assistiamo ininterrottamente, tutti i giorni, dall'alba fino a notte tarda, a code infinite davanti alle farmacie che effettuano questi tamponi perché, come è stato anche ammesso dal Ministro Brunetta, il Governo ha voluto infliggere un costo monetario, un costo psichico e anche un costo organizzativo a chi ha deciso o non ha potuto vaccinarsi. Ma nessuno deve rimanere indietro! Pensiamo, infatti, ai sanitari. Prima, li avete definiti degli eroi, li avete incensati e, adesso, li sospendete. Sospendete coloro che non possono o non hanno voluto vaccinarsi. I dati aggiornati dicono che in tutta Italia, solo di medici, abbiamo 644 persone sospese e anche sospese dagli albi degli ordini a cui appartengono. Allora, questo è il chiaro segnale di quanto veramente ci teniate alla nostra salute: addirittura sospendete le persone che dovrebbero curarci, con la carenza cronica, tra l'altro, di personale che abbiamo nelle nostre strutture ospedaliere. Li avete soppressi, più che sospesi, avete riservato loro un trattamento da usa e getta; non mi pare proprio che sia invece un trattamento da riservare a degli eroi.

Ma questo decreto ha anche delle carenze nei termini di efficacia e proporzionalità. In termini di proporzionalità, perché quest'obbligo è stato riposto verso tutti i lavoratori e le lavoratrici, indistintamente, senza distinzioni riguardo alle mansioni e ai ruoli. Ci sono, sì, categorie che sono a contatto stretto con terze persone o in luoghi chiusi ma ci sono altrettanti ruoli e altrettante mansioni che non prevedono tutti questi contatti e, quindi, questi rischi di contagio. Ecco, differenziare le misure per categorie di rischio avrebbe aiutato anche a decongestionare il carico di lavoro di queste farmacie, evitando quello che, ironia della sorte, poi si crea: code e assembramenti! Ma veniamo all'efficacia. Il controllo a campione colpisce al cuore l'efficacia di questo decreto perché, purtroppo, non dà la possibilità, soprattutto per i lavoratori che hanno il green pass tramite vaccino, di avere un controllo sistemico della loro negatività. Per cui quello che succede realmente all'interno di molti luoghi di lavoro – e questo lo scoprireste solo ed esclusivamente se magari riusciste a parlare con i lavoratori veramente – è che in alcuni di essi, in realtà, i controlli non sono a campione o random ma sono molto mirati nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori scomodi o nei confronti di chi ha esternato, magari, un giudizio negativo di fronte a questa misura. Quindi, il risultato è vessazione e accanimento. Sempre a proposito dell'efficacia, a partire dal 15 ottobre ci avete detto che il numero di vaccini è aumentato esponenzialmente, a dimostrazione dell'efficacia di questo decreto. In realtà, questo aumento si è esaurito in pochissimo tempo, anzi, è poi crollato. Il miracolo che voi decantate non passa più, non attecchisce in quelle menti che voi considerate oggi malate, perché avete posto le basi per un'illusione, l'illusione della prima dose di vaccino, l'illusione della seconda e adesso della terza. Ogni qualvolta ci presentate queste dosi come se fossero la soluzione definitiva. Anche il Comitato tecnico-scientifico ad oggi dice che, con la terza dose, ci sarà un'immunità di cinque anni. Peccato che ci sono i numeri e i fatti a smentirlo, perché l'Unione europea ha acquistato ben 4,6 miliardi di dosi di vaccino. Ma, a fronte di una popolazione totale all'interno dell'Unione europea di circa 446 milioni di abitanti, i calcoli sono presto fatti: significa che ci spetteranno pro capite una decina di dosi. Ma questa scelta chi l'ha fatta? Qual è la base scientifica? Si potrebbe poi parlare dei contratti, che sono tutti secretati e che, quindi, non si sa quanto siano costati effettivamente.

Ebbene, tutti questi aspetti dovrebbero essere approfonditi in una Commissione, che probabilmente vedrà la luce ma che nasce già difettosa, incompleta. È un dato di fatto che chi si vaccina e subisce dei danni collaterali rimane abbandonato a se stesso. Sì, perché già il primo tweet dell'Aifa, che esortava le persone con reazioni avverse a segnalarle, non indicava l'indirizzo della pagina web in cui farlo, e continua a non ricordarlo! Quindi, vorrei chiedere: il comportamento dell'Aifa, che, da una parte, non ha disposto una farmacovigilanza attiva e, dall'altra, ha anche disincentivato la farmacovigilanza passiva, è un comportamento scientifico, soprattutto in base alla responsabilità che il Governo non vuole prendersi circa l'obbligo vaccinale? Nessuno lo dice e nessuno lo ricorda ma, nel 2020, la Corte costituzionale, tra l'altro presieduta dall'attuale Ministra della Giustizia Cartabia, ha emesso una sentenza riguardo l'estensione dell'indennizzo per danni da vaccino ed emoderivati anche alle vaccinazioni fortemente raccomandate. La Corte dice – leggo – che la legge consente l'indennizzo per danno da vaccino e da emoderivati rispetto alle vaccinazioni obbligatorie. Ebbene, con l'introduzione di questo decreto il vaccino è fortemente raccomandato, quindi la sentenza della Corte costituzionale ha già introdotto sostanzialmente nel nostro ordinamento la norma, fa già parte del sistema. Ma, quando è stato previsto un emendamento che metteva nero su bianco, in nome della trasparenza e anche della tranquillità dei cittadini, e che, quindi, avrebbe incentivato ancora di più la campagna vaccinale, quello che volete voi, questo emendamento ha ricevuto parere contrario dal Governo ed è stato bocciato. Allora, mi chiedo: ma è questo il rapporto di lealtà che questo Governo vuole nei confronti dei cittadini? Infatti, voi chiedete fiducia univoca, perché non è una reciproca collaborazione, quando, a seconda degli ambiti di convenienza, si chiude o meno la mandata della libertà degli italiani. Ricordiamoci che sono 7 milioni e mezzo i cittadini che non si sono ancora vaccinati, che voi considerate complottisti, terrapiattisti salvo strizzare loro l'occhio alla vigilia delle elezioni amministrative. Sì, perché vi accorgete improvvisamente che, all'interno di questo grande numero, potrebbe esserci una larga fetta di elettorato attivo. Non si sa sulla base di quale principio scientifico decidete che, nelle scuole che vengono adibite a seggi elettorali, è consentito entrare senza green pass. Allora, io mi chiedo: è scienza o convenienza? Ma vi è andata male, perché nell'incongruenza più totale questo giochetto è stato scoperto e il risultato è proprio nel risultato delle elezioni: il 55 per cento degli aventi diritto al voto ha scelto di non scegliervi.

A proposito di incongruenze, siamo qui al quarto decreto sul green pass ma, già iniziando dal primo, anche un bambino avrebbe notato tutte le incongruenze presenti, che anche noi abbiamo sollevato più volte, pensando alle consumazioni al bar, ai trasporti urbani, metro, locali e regionali, all'impossibilità di avere il green pass per chi ha effettuato un test sierologico quantitativo positivo con un risultato anticorpale molto alto. Ebbene, è scientificamente provato che l'immunità naturale vale un anno, quella vaccinale sei mesi e voi date un green pass che vale un anno ai vaccinati, la cui durata e la cui validità è di sei mesi, e, al contrario, ad ex pazienti COVID, che avrebbero tutta la possibilità di avere un'immunità naturale di un anno, date un green pass di sei mesi.

Poi il boicottaggio dei test salivari, per arrivare fino all'obbligo di green pass per chi è in smart working. Il tracciamento promesso con i test salivari non è mai partito e non si sa per quale motivo vengano considerati inattendibili. Questo, forse, sarebbe stato uno degli strumenti maggiori per garantire lo screening e il controllo, non solo nelle scuole, ma anche e soprattutto nei luoghi di lavoro. Poi qualcuno dovrebbe spiegarmi: se una lavoratrice o un lavoratore non è nel luogo di lavoro, ma è in smart working, come fa a essere contagioso nel luogo di lavoro? Dimostratemelo almeno! Dal momento in cui è stato emesso questo decreto fino al 15 ottobre, quando è stato introdotto questo obbligo, abbiamo assistito a tante lavoratrici e lavoratori costretti a lasciare il loro luogo di lavoro durante la loro piena giornata lavorativa, alla scadenza - 1 minuto dopo - delle 48 ore di validità del tampone.

Questa stortura è stata sì corretta, ma ne rimangono tante altre in piedi, a cominciare anche dall'emendamento, che è stato approvato in Senato, che riguarda la possibilità del datore di lavoro di raccogliere i green pass dei dipendenti per evitare i controlli quotidiani. Bene, qui si mina l'efficacia, perché in questo caso non si possono rilevare eventuali positività e anche il Garante della privacy si è espresso criticamente. A proposito, vi do una notizia: in alcuni ambienti di lavoro il famoso green pass a nome Adolf Hitler, che ci ha fatto deridere non solo a livello nazionale, ma a livello europeo, è ancora valido (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa); però, dal momento che avete investito 500 milioni di euro per l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, non dovrò sicuramente essere io a dirvi come e perché. Non avete dati completi, ma ghettizzate i non vaccinati, ghettizzate i no-green pass.

Voi state togliendo la libertà a un popolo che la rivendica. Ma questo martellamento mediatico sulla quarta ondata, sulla terza dose, sul ritiro dei tamponi, sul green pass solo ai vaccinati e sul lockdown ai non vaccinati e ai tamponati, non è che nasconde tutte le vostre carenze? È inutile che vi elenchiamo le storture che vengono anche dimostrate nelle varie dichiarazioni, nelle carte; voi continuate a sopprimere il primato del diritto comunitario e ormai è inutile dirvi che non siamo portavoce di teorie no-vax o antiscientifiche, perché in realtà nella vostra narrazione dominante vi fa comodo dipingerci come tali.

Noi non mettiamo in discussione la validità del vaccino nel contenimento della catena del contagio o nel numero di posti letto occupati all'interno delle terapie intensive. Noi mettiamo in discussione il presupposto di questo green pass, perché - ed è stato anche scientificamente provato - il green pass non ferma la catena del contagio. Smentitemi e dimostrateci piuttosto che il vaccino interrompe la catena del contagio. Ma la scienza ormai si sta comportando come una religione e il Comitato scientifico è diventato il tempio. Voi continuate, andate avanti per la vostra strada continuando anche a vaccinare adesso i minori, i bambini, nonostante sappiate che le vaccinazioni sui minori siano effettivamente una roulette russa. Ma se arrivate perfino a censurare la trasmissione Report, che aveva il merito di far emergere un po' di verità, questo la dice lunga sulla situazione in cui ci troviamo in questo Paese. A proposito, devo dire con profonda amarezza che le immagini degli idranti sulla piazza di Trieste nei confronti di madri e padri di famiglia, dei portuali di Trieste, e il Daspo a Stefano Puzzer segnano una pagina indegna e disonorevole della storia più recente del nostro Paese. Applicare una simile misura coercitiva nei confronti di una persona, che ho avuto anche l'onore di conoscere - e in fondo è anche una mitezza all'indomani, tra l'altro, dell'assalto alla sede della CGIL, giustificata poi con il moto ondulatorio - è l'ennesimo gesto di debolezza.

Un Governo che non ha sufficiente autorevolezza per convincere i propri cittadini a vaccinarsi, ma non ha neanche l'autorità per imporre l'obbligo di vaccino, è un Governo vigliacco. Forse è giunto il momento di ricordarci i grandi insegnamenti dei grandi della storia: non c'è tirannia peggiore di quella esercitata all'ombra della legge e sotto il calore della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, da febbraio 2021 ad oggi il Governo Draghi ha posto la fiducia su 25 votazioni, di cui 11 alla Camera e 14 al Senato, per una media di quasi 11 giorni, che è il secondo dato più alto solo dopo il Governo Monti. Ad oggi l'attuale Governo ha blindato con doppio voto di fiducia sette provvedimenti, per non parlare del fatto che il provvedimento sul processo penale ne ha ricevuti addirittura quattro. Considerando l'ampia maggioranza del Governo dei migliori, perché si è ridotta e compressa la discussione in questo Parlamento? Perché si continua ad evitare il confronto parlamentare su argomenti talmente importanti come mai prima?

Presidente, onorevoli colleghi, oggi siamo qui a parlare, perdonatemi, a comprimere i lavori di un provvedimento importante e delicato come il green pass, che si aggiungerà al conteggio delle fiducie fin qui espresse. Il lavoro svolto in Commissione venerdì ne è stata la riprova.

Mi permetto di iniziare questa discussione generale riportando un mio pensiero sull'andamento degli episodi avvenuti da qualche settimana a questa parte su vaccini e green pass: non esiste libertà personale in presenza di strumenti che ne limitano l'essenza.

Vaccini, mi preme fare una premessa: chi parla è un soggetto convintamente vaccinato con doppia dose, che ha scelto di farlo liberamente ben prima dell'introduzione del green pass, strumento surrettiziamente limitante la libertà individuale, perché non lascia alternativa alla vaccinazione, in quanto, nonostante la vaccinazione non sia obbligatoria, il certificato verde è necessariamente richiesto per accedere ai luoghi di lavoro e, più banalmente, sedersi al tavolo di un ristorante.

Una previsione altamente discriminante tra vaccinati e non vaccinati. Bisogna essere molto cauti, chi a ragione si pone delle domande non può e non deve essere tacciato di essere nemico della scienza; in ciò l'atteggiamento del Governo non ha aiutato a rassicurare i cittadini italiani.

L'incapacità del Governo e dell'intera gestione della pandemia non può risolversi magicamente tacciando noi di Fratelli d'Italia di essere banalmente dei no-vax, e le ragioni le abbiamo motivate ampiamente. La campagna vaccinale deve essere fatta in maniera ponderata senza alimentare il caos e il terrore nei cittadini. Se siete così sicuri della validità di tutti i vaccini, perché non vi assumete la responsabilità di renderlo obbligatorio, con tutte le conseguenze che la cosa comporta, tra cui il risarcimento in caso di reazioni avverse?

Sarà forse la paura di dover pagare centinaia di milioni di euro legati ad effetti collaterali? Lo Stato ha fatto sottoscrivere moduli di consenso che lo sollevano dalla responsabilità legata alle possibili conseguenze sulla salute, però lo rende obbligatorio per accedere ai luoghi di lavoro. Uno Stato serio non induce i cittadini a vaccinarsi sbarrando loro tutte le possibilità di avere una vita sociale, senza - lo ripeto - assumersi la responsabilità. Non è affatto libertà questa! Ci sembra che per voi la Costituzione sia mera carta straccia; un contenitore di diritti, ma svuotato di ogni contenuto. L'Italia ormai è diventata il Paese delle libertà negate: abbiamo iniziato con i DPCM e ci siamo evoluti con il green pass. A chi ci taccia di incoerenza vorrei ricordare che siamo sempre stati a favore della certificazione verde intesa come mezzo utile finalizzato alla mobilitazione dei flussi europei dopo oltre un anno di blocco agli spostamenti e di immobilismo dei turisti stranieri nel nostro Paese.

Lo ripeto, il green pass nasce per un motivo, ovverosia consentire gli spostamenti tra i Paesi dell'Unione europea ed extra Unione europea, e sarebbe dovuto entrare in vigore dal 1° luglio 2021 anche per consentire una ripresa del turismo a livello europeo. L'Italia inizia ad applicarlo dal 15 ottobre 2021, ed è paradossale. Tutto ciò, infatti, è iniziato già nel 2020, per poi concludersi in un iter il 1° luglio del 2021. Perché allora non averlo imposto sin dal 1° luglio 2021, come la UE ci chiede per consentirci la libera circolazione, cercando di ridurre i contagi?

Lo ribadisco: noi di Fratelli d'Italia siamo d'accordo sulla vaccinazione, ma non sullo strumento del green pass, perché, se deve effettivamente diventare il passaporto verde, non deve essere strumentalizzato per consentire anche l'accesso ai luoghi pubblici e privati.

La certificazione verde è un vero e proprio lasciapassare che lede la libertà dei cittadini, anziché agevolarla, come pensato agli albori della sua introduzione nell'Unione europea.

Dati: nel bollettino del 15 ottobre 2021, giorno di introduzione del green pass, 2.668 casi di positività, 357 ricoverati in terapia intensiva, 40 decessi. Bollettino del 1° novembre 2021: 2.818 casi di positività, 364 ricoverati in terapia intensiva, 20 decessi. Bollettino del 14 novembre 2021: 8.544 nuovi casi, 453 ricoverati in terapia intensiva, 53 decessi.

Quindi, ritenete ancora che il green pass serva a bloccare i contagi e che l'estensione del suo ambito applicativo sia efficace per contrastare il virus? I numeri non sono opinabili. I contagi stanno aumentando a vista d'occhio e lo avevamo già previsto sin da quando sostenevamo che l'obbligo vaccinale, di fatto, non avrebbe ridotto il rischio di contagiarsi. Siamo convinti che il tampone sia molto più efficace nel dissipare ogni dubbio circa la positività o meno di un individuo, ferma restando l'importanza dei vaccini, per cui chiediamo la gratuità dei tamponi fino a fine emergenza e del controllo degli anticorpi, che nessuno, sino ad ora, si è preoccupato di effettuare. A mio avviso, il green pass dovrebbe essere rilasciato anche a chi non è formalmente né guarito, né vaccinato, ma ha un alto livello di anticorpi al SARS-CoV-2. Quanti pensano erroneamente di essere immuni solo perché si sono sottoposti alla somministrazione del vaccino? Tanti, troppi; invece è proprio la mancanza in molti casi di sintomatologia grave a far passare in sordina i soggetti positivi che, a loro volta, continuano a contagiare gli altri. È questo un circolo vizioso che verrebbe meno con la gratuità dei tamponi, che abbiamo già proposto illo tempore, al fine di mantenere alto il tracciamento del virus. Per queste ragioni chiediamo l'eliminazione del green pass.

Se i vaccini coprono per l'80 o 90 per cento, a seconda della tipologia di malattie e del rischio di recidive, soprattutto quelle più gravi, resta il fatto che in almeno il 10 per cento dei casi i vaccinati possono infettare ed infettarsi, anche se in forma lieve. È una misura pensata molto male. Per quali ragioni i lavoratori che effettuano la propria prestazione all'aperto o da remoto dovrebbero essere obbligati a possedere il green pass? È una misura di controllo irragionevole ed immotivata. Chiediamo anche la cancellazione dell'obbligo del green pass per i minori di anni 18. I minorenni devono essere tutelati da questa forma indiretta di obbligo terapeutico. Ci sono Stati come la Croazia, il Portogallo, l'Irlanda, l'Islanda, la Norvegia e l'Ucraina che non hanno autorizzato l'uso dei vaccini anti-COVID sui minori; altri Paesi, tra cui Germania, Gran Bretagna, Svezia, Finlandia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, hanno deciso di raccomandare la profilassi solo ai minori di anni diciotto con fragilità, sconsigliandola agli adolescenti. Osservando la prassi italiana che spinge alla vaccinazione indiscriminata, gli altri Paesi staranno per caso incentivando la morte della propria popolazione più giovane? Non è affatto plausibile. È, inoltre, assolutamente indispensabile che il Ministro della Salute, al termine della cessazione dello stato di emergenza e, in ogni caso, non oltre il 31 gennaio 2022, valuti i risultati ottenuti dall'applicazione delle disposizioni contenute in questo decreto-legge, dandone comunicazione al Parlamento, anche alla luce dell'andamento dei dati epidemiologici e della campagna di vaccinazione: basta con l'improvvisazione. Ritorniamo a discutere lì dov'è il nostro luogo deputato, per far sì che ci sia un confronto vero: in Aula. Quindi, chiediamo fortemente che il Ministro della Salute venga a riferire in Aula.

Il COVID-19 è qualificabile come un virus airborne, pertanto, i luoghi più ad alto rischio di contagio sono da considerarsi gli ambienti confinati e aperti al pubblico, come i mezzi di trasporto, gli uffici pubblici, le scuole e le università. Ogni individuo, nella fase di respirazione, emette delle goccioline ultrafini non visibili ad occhio nudo, che restano sospese nell'aria anche per lungo tempo. Se ad espirare questo aerosol sono soggetti infetti, le droplet possono contenere un virus - tra cui, appunto, il SARS-CoV-2 o l'influenza - e, in assenza di ricambi d'aria o di sistemi di ventilazione meccanizzata, la concentrazione in aria e in ambiente di queste goccioline può aumentare di molto e con essa il rischio che abbiamo di respirare aria potenzialmente infetta. Diversi studi a livello internazionale hanno evidenziato che l'inalazione di livelli elevati di CO2 può provocare la dilatazione dei vasi sanguigni nel cervello, ridurre l'attività neuronale e diminuire il flusso di comunicazione tra le regioni del cervello stesso; se ne parla troppo poco, ma è davvero urgente agire per garantire un ricambio d'aria adeguato alle volumetrie dei diversi ambienti confinati e il monitoraggio in continuo della CO2.

Trattasi di una semplice misurazione, che consente di sapere il livello di rischio di infettarci quando respiriamo aria in un ambiente chiuso, ma aperto al pubblico. Tali dispositivi devono essere validati scientificamente e calibrati secondo le indicazioni emerse dalle ricerche scientifiche internazionali in materia, consentire una misurazione continua e devono verificare la reale capacità e precisione nella misurazione, essere di facile lettura, oltre ad essere calibrati rispetto ai dettami delle ricerche scientifiche effettuate. Alcuni Stati nel mondo hanno elaborato delle linee guida che indicano le concentrazioni di sicurezza della CO2 ed oscillano da 700 parti per milioni (ppm) fino ai 1000 ppm. Quando tali livelli di concentrazione sono inferiori a 700 ppm, il rischio di respirare aria ispirata da altri soggetti potenzialmente infetti è inferiore all'1 per cento. Per evitare di essere contagiati respirando aria espirata a sua volta da soggetti potenzialmente infetti, l'uso della mascherina è sicuramente un sistema utile - anche se deve trattarsi di una tipologia molto performante - ma non è sufficiente. La stessa cosa dicasi per il distanziamento interpersonale che, in caso di ambienti confinati, risulta essere pressoché inutile. Ciò accade perché l'aerosol in ambiente chiuso fa viaggiare il virus anche a una distanza ricompresa tra i 6 e i 9 metri. La soluzione migliore è quella di ventilare gli ambienti meccanicamente o manualmente e, in questo senso, i rivelatori di CO2 sono perfettamente efficaci, in quanto indicano quando l'aria inizia ad essere troppo concentrata. Presidente, l'etilometro - chi è che non conosce l'etilometro? - serve per la messa in sicurezza e per la prevenzione degli incidenti stradali; non possiamo non riconoscere la sua importanza nell'evitare incidenti mortali e pericolosi alle persone direttamente o indirettamente coinvolte. Dovremmo prendere esempio da questo strumento, come mezzo per prevenire i contagi e la salubrità nell'aria degli ambienti indoor confinati. La pandemia ci ha senz'altro colti impreparati ma, ad oggi, non esistono più scuse. Questi dispositivi vanno necessariamente introdotti nel sistema, devono diventare strumenti d'uso quotidiano nelle scuole, negli edifici pubblici, nelle università o nei mezzi di trasporto. Trattasi di sistemi che consentirebbero di raggiungere un netto miglioramento della qualità dell'aria e, conseguentemente, della vita dei cittadini italiani, non solo per via della pandemia, ma anche per la prevenzione da altri virus ed infezioni, come l'influenza e i malanni stagionali.

Queste considerazioni sono frutto di quell'argomentazione che, purtroppo, avviene sempre meno all'interno di Commissioni e di un'Aula, come questa, per un confronto che può dividerci politicamente, ma che, invece, potrebbe unirci con l'aiuto della scienza per poter arrivare a determinate soluzioni, che magari in questo momento non si vedono, oppure non si sono viste; oppure, magari, eviterebbero degli errori di valutazione. È passato tanto tempo, troppo tempo: ora abbiamo la possibilità, invece, di poter incidere positivamente per migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini, ed è quello che stiamo cercando di fare, anche come forza di opposizione, semplicemente perché in una democrazia è corretto che ci sia un confronto. Quel confronto, purtroppo, venerdì scorso è venuto meno; io ero presente in Commissione e mi è dispiaciuto vedere la sola lettura degli emendamenti per vederseli bocciati, anche senza un confronto; quel confronto che oggi, in una discussione generale, sicuramente fa bene perché ci permette, quanto meno, di discutere sui punti di vista e non dividerci; ci deve aiutare, aiutare a capire quali sono quelle soluzioni che magari sono davanti a noi e non vediamo; ne abbiamo segnalata qualcuna e abbiamo scritto degli emendamenti convintamente. Continueremo a fare il nostro percorso di opposizione ma, soprattutto, non l'opposizione politica, bensì un'opposizione perché per noi esiste un'alternativa e l'alternativa non è certo il green pass. Il green pass è uno strumento che, invece, dal nostro punto di vista, non dovrebbe esistere e limitare la libertà delle persone, come abbiamo detto.

Quello che, invece, dovrebbe garantire è semplicemente una vaccinazione, seppur complessa, che però venga estesa alla popolazione nella maniera adeguata, con una considerazione importante per quanto riguarda i bambini, soprattutto, nella fascia di età tra i 5 e gli 11 anni. È una discussione che, per forza, dovremmo fare, perché noi stiamo parlando delle generazioni future e questo è ciò che dovremmo lasciare: una giusta discussione, un giusto confronto, un'azione politica degna del suo nome.

FILIPPO SENSI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente, la ringrazio molto. Non entro nelle valutazioni, per me gravissime e strumentali, espresse, poc'anzi, dalla collega di L'Alternativa; siamo una democrazia liberale ed è proprio in forza di questo che ogni cittadino, ogni parlamentare può esprimere liberamente le proprie opinioni ed ognuno fare, altrettanto liberamente, le proprie valutazioni. Eppure ritengo, Presidente, che evocare Adolf Hitler in quest'Aula, né sorda né grigia, a proposito del provvedimento che abbiamo discusso sia una enormità, che stigmatizzo e condanno, con la stessa libertà che la collega, se non ho male inteso, ha utilizzato. Penso che, accanto alla libertà, in quest'Aula, si stagli sempre anche la responsabilità ed è per questo, Presidente – e vengo al mio rilievo -, che, per quello che mi riguarda, queste affermazioni le trovo inaccettabili e le rimetto al giudizio della Presidenza. La ringrazio infinitamente.

PRESIDENTE. Prendiamo atto delle sue affermazioni, fermo restando che, tecnicamente, il suo non è stato un richiamo all'ordine lavori, tuttavia, ben volentieri l'abbiamo ascoltata.

Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3363​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, se lo ritiene, il relatore, deputato Federico, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, sottosegretaria Bergamini, che rinuncia.

(Annunzio di questioni pregiudiziali – A.C. 3363​)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, le questioni pregiudiziali Cabras ed altri n. 1 e Lollobrigida ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A), che saranno esaminate e poste in votazione nella giornata di domani, martedì 16 novembre, a partire dalle ore 10,30, prima del seguito dell'esame del provvedimento.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 16 novembre 2021 - Ore 10,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate):

S. 2394 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2021, n. 127, recante misure urgenti per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l'estensione dell'ambito applicativo della certificazione verde COVID-19 e il rafforzamento del sistema di screening (Approvato dal Senato). (C. 3363​)

Relatore: FEDERICO.

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia. (C. 2561-A​)

Relatore: DE FILIPPO.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

PELLA ed altri: Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di limitazione del mandato dei sindaci e di controllo di gestione nei comuni di minori dimensioni, nonché al decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, in materia di inconferibilità di incarichi negli enti privati in controllo pubblico. (C. 1356-A​)

e delle abbinate proposte di legge: SILVESTRONI ed altri; CIABURRO ed altri. (C. 2071​-2240​)

Relatori: BERTI, per la I Commissione; BITONCI, per la V Commissione.

4. Seguito della discussione della proposta di legge:

FERRO ed altri: Modifiche all'articolo 12 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014, n. 9, in materia di compensazione dei crediti maturati dalle imprese nei confronti della pubblica amministrazione. (C. 2361-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CANCELLERI e MARTINCIGLIO; ALESSANDRO PAGANO ed altri. (C. 3069​-3081​)

Relatore: SANI.

5. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 1 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: AMATI ed altri: Misure per contrastare il finanziamento delle imprese produttrici di mine antipersona, di munizioni e submunizioni a grappolo (Approvata dal Senato). (C. 1813​)

e dell'abbinata proposta di legge: FORNARO. (C. 445​)

Relatore: UNGARO.

6. Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:

FORMENTINI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di COVID-19 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati di origine del virus SARS-CoV-2 per evitarne la propagazione nel mondo. (Doc. XXII, n. 42-A)

Relatori: FORMENTINI, per la III Commissione; STUMPO, per la XII Commissione.

7. Seguito della discussione della mozione Cabras ed altri n. 1-00456 concernente iniziative in relazione al caso di Julian Assange .

La seduta termina alle 12,15.