XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 604 di venerdì 26 novembre 2021

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Cantini, Davide Crippa, D'Incà, Daga, Gregorio Fontana, Frusone, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Molinari, Mura, Perantoni, Ruocco, Scalfarotto e Serracchiani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 102, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative a sostegno dell'industria del vetro in relazione al rincaro dei costi dell'energia e alle prospettive di transizione ecologica - n. 2-01376)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Lucaselli e Lollobrigida n. 2-01376 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Ylenia Lucaselli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. La illustro molto brevemente e poi riservo le considerazioni per la replica successiva alle dichiarazioni del Governo. È importante che, in questo momento, vi sia attenzione a tutti quei settori produttivi che, attraverso l'energia, riescono a mantenere la produzione italiana. Noi sappiamo che in alcuni settori, quello del vetro in particolare, il 30 per cento dei costi dell'energia incide sul bilancio delle singole aziende e, proprio per questo motivo, abbiamo ritenuto necessario, a seguito anche degli ultimi provvedimenti varati dal Governo in tema di energia, chiedere quali sono le ulteriori indicazioni e quali sono le ulteriori azioni che il Governo intenda porre in essere, considerato che sappiamo bene che le risorse economiche, messe a disposizione per calmierare i prezzi dell'energia, non sono sufficienti. Quindi, chiediamo al Governo di capire quali sono le programmazioni future in questo ambito.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Onorevole Lucaselli, premetto che l'attenzione al problema è altissima, anche da parte mia, perché ricorderà che in tempi non sospetti ho alzato il dito, guardando le quotazioni del gas e successivamente la mia si è rivelata, sfortunatamente, una previsione esatta.

Le leggerò una risposta abbastanza tecnica, poi casomai, in coda, svolgerò due piccole note più operative non scritte.

In merito alle questioni poste dagli onorevoli interpellanti, concernenti le misure da adottare per far fronte al rincaro dei prezzi dell'energia e all'impatto sul comparto industriale del vetro, rappresentiamo quanto segue. I mercati energetici sono interessati, da diversi mesi, da queste dinamiche di rialzo delle quotazioni delle materie prime, incluso il gas. Partecipando ogni mese alle ministeriali europee, devo dire che il problema è veramente drammatico e ovviamente non è solo nostro. Devo anche rilevare - è una considerazione che non riguarda solo l'oggi, ma dobbiamo farla in generale - che le Nazioni che hanno energy mix più intelligenti e che importano di meno, quindi un po' più da sufficienza, oggettivamente, adesso hanno costi dell'energia che vanno da 100 euro circa a 170 per megawattora, mentre noi, in alcuni momenti, abbiamo superato i 200, arrivando a picchi momentanei di 300; quindi, è evidente che paghiamo in questo momento anche scelte energetiche di energy mix del passato che forse non sono state ideali. Questa era una nota informativa.

Queste dinamiche hanno avuto un'influenza determinante sull'andamento dei prezzi europei nazionali, visto che c'è una relazione stretta, soprattutto nel mercato italiano, tra l'aumento del prezzo dell'energia elettrica e quello del gas, considerata l'attuale composizione del parco di produzione nazionale, per cui è decisiva l'influenza della formazione del prezzo all'ingrosso. In questo momento, importiamo il 95 per cento del gas, su un totale di 73 miliardi di metri cubi, quindi è evidente che siamo proprio nelle mani di un mercato particolarmente nervoso. Il Governo condivide in toto le preoccupazioni espresse dagli interpellanti sull'impatto dell'aumento dei prezzi dell'energia che incidono negativamente sulla fase di ripresa economica in corso e che sono particolarmente pesanti da sostenere per i segmenti più esposti dei comparti produttivi e per le famiglie. All'uopo, abbiamo già fatto diversi incontri con tutti i settori hard to abate, che sono quelli purtroppo energivori, fra cui anche il mondo del vetro, ma - come lei ben sa - acciaio, alluminio, cartiere e tessuti sono tutti a bordo, diciamo, di questo grande problema. Si è pertanto intervenuti per fronteggiare gli incrementi attesi delle bollette energetiche con il decreto del 27 settembre 2021, n. 130. A questo si è aggiunta la riduzione al 5 per cento dell'IVA per le bollette gas e, anche in questo caso, una forte riduzione degli oneri di sistema. L'intervento è stato effettuato, destinando l'extra gettito previsto nel 2021 delle aste per le quote di CO2 e con ulteriori interventi di natura fiscale. Queste azioni hanno consentito di mitigare l'impatto dei rialzi, contenendo gli effetti dell'aumento dei prezzi all'ingrosso in una fase delicata di ripresa economica. In continuità con questi interventi, nell'ambito del disegno di legge di bilancio per l'anno finanziario 2022 è stato previsto lo stanziamento di 2 miliardi di euro destinati alla riduzione delle aliquote relative agli oneri generali di sistema nel settore elettrico e del gas nel primo trimestre 2022 stabilita dall'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente. Come è noto, il tema del prezzo dell'energia è di centrale rilevanza anche per l'agenda comunitaria. La Commissione europea, il 13 ottobre 2021, ha adottato la COM(2021)660 sui prezzi dell'energia, recante proposte per fronteggiare questa emergenza globale. Questa comunicazione prevede un insieme di misure (cosiddetto toolbox) dedicate, che gli Stati membri possono intraprendere nell'immediato per proteggere i gruppi più vulnerabili, nonché misure più strutturali di medio-lungo termine. L'Italia partecipa in modo molto attivo in queste sedi europee e di confronto e il Mite proseguirà questi sforzi per sostenere la ripresa del settore industriale. Per la cronaca, fuori da quello che poi le lascerò, il 2 dicembre abbiamo un'altra riunione delle ministeriali e noi stiamo cercando di discutere anche un approccio di joint procurement, cioè creare, per esempio, uno stoccaggio europeo che consenta intanto di stabilizzare i costi, ma anche di far fronte all'emergenza. Devo dirle che avendolo proposto, peraltro io insieme ad altri Paesi, soprattutto dell'area mediterranea, c'è una forte resistenza dei Paesi del Nord Europa ad avere stoccaggi comuni. A questo si somma un altro aspetto; gli analisti ritengono che le fluttuazioni del gas possano diminuire quando partirà il Nord Stream. Adesso, però, come lei credo abbia constatato, non è più così sicuro, insomma sembra esserci qualche vicissitudine concomitante alla formazione del nuovo Governo in Germania. Questo, purtroppo, non aiuta. Allora, se come poi tutti pensano, alla fine il Nord Stream partirà, perché è difficile che non partirà, ormai c'è, ciò dovrebbe aiutare molto a calmierare il prezzo; forse non torneremo ai livelli dell'anno scorso, però, certamente non manterremo i valori attuali; al momento, questa sembra essere la proiezione degli analisti. Quindi, ancora per questo trimestre dovremmo andare in contingenza, cioè cercare di mitigare gli aumenti. Se considera le analisi, in questo momento il prezzo del gas continua ad aumentare, quindi non promette bene, e vedremo cosa succede. La vera speranza è che nel primo quarter dell'anno prossimo la stabilizzazione ci dia almeno un panorama chiaro su cui fare i conti. Quindi, stiamo lavorando anche in attesa di questo scenario.

In riferimento a quanto segnalato nell'interpellanza, facciamo presente che, tra le categorie più esposte, su cui gli Stati possono intervenire in linea con la suddetta posizione della Commissione risultano anche i settori industriali caratterizzati da un elevato consumo di gas per i processi produttivi, tra cui il comparto industriale del vetro, per cui si può ipotizzare un intervento volto alla redistribuzione degli oneri di sistema che oggi gravano sul costo del gas. Inoltre, sono in corso di approfondimento azioni per assicurare un approccio integrato a livello europeo sullo stoccaggio. Questo è quello che le avevo anticipato poc'anzi.

Riguardo l'ipotesi di creare un'offerta di gas e stoccaggi strategici ad un prezzo amministrato, facciamo presente che lo stoccaggio commerciale non può essere venduto a prezzo amministrato in quanto di proprietà di soggetti privati, per cui andrebbe prima acquistato dallo Stato e, successivamente, rivenduto alle imprese a prezzo amministrato. Questo avrebbe come conseguenza ulteriori costi per il sistema e per i cittadini. Lo stoccaggio strategico, invece, per motivi tecnici legati alla sua natura, non può essere erogato, se non in determinate condizioni critiche per l'intero sistema gas nazionale, ovvero in situazioni di grave carenza di approvvigionamento dall'estero. Peraltro, per operazioni concernenti entrambe le tipologie di stoccaggio si potrebbe configurare la fattispecie di aiuto di Stato. Quindi, è un po' delicata come azione. Si segnala, comunque, che, nell'ambito della citata COM(2021)660, la Commissione si è impegnata a esplorare ulteriori soluzioni per rendere più efficienti gli stoccaggi del gas. Tutto ciò per dirle che il 2 dicembre, fra pochi giorni a Bruxelles, speriamo di capire quali sono i veri margini per poter operare in questa direzione e se saranno superate certe resistenze di una quindicina di Paesi.

Devo dirle che la crisi dell'eolico nel Baltico e la carenza di stoccaggio di alcuni Paesi del Nord oggettivamente, in questo momento, aiuterebbero, alla fine, a pervenire a una decisione congiunta verso uno stoccaggio europeo, senonché i Paesi baltici sono abbastanza sicuri che il Nord Stream partirà e, quindi, vogliono attendere di vedere qual è la situazione. Questa è la mia traduzione di quello che sta avvenendo in Europa nelle ultime sessioni.

Riguardo l'aumento dell'import da Paesi limitrofi come l'Algeria, precisiamo che la possibilità di importare è limitata dalla sola capacità tecnica disponibile. Anche in questo caso, si evidenzia che le importazioni di gas avvengono ad opera di soggetti privati in base alla convenienza rispetto al prezzo del gas proposto dai produttori, per cui lo Stato non può acquistarlo per offrirlo a prezzi amministrati a particolari settori manifatturieri in quanto, oltre a risultare un'operazione eccessivamente onerosa per il sistema, si potrebbe configurare la fattispecie di aiuto di Stato, anche in questo caso.

Pertanto, appare sempre più necessario accelerare il percorso di diversificazione delle fonti energetiche e di dipendenza dell'Italia da approvvigionamenti esteri, riducendo così le curve della domanda di fonti fossili - gas e petrolio - e quella delle emissioni, che sono alla base degli shock dei prezzi energetici degli ultimi mesi, promuovendo così una crescente penetrazione delle fonti rinnovabili e di altri vettori energetici, per esempio idrogeno, quest'ultimo indicato per una decarbonizzazione dei settori ad alto consumo di energia. Le misure di cui parliamo adesso sono quelle più rapide; è chiaro che speriamo che nel lungo termine gli orizzonti si amplino, ma questo è quello che si può fare adesso.

Appare, infine, complessa l'introduzione di misure ad hoc per il settore dell'industria del vetro per quanto concerne il costo della materia prima energetica; tuttavia, si assume l'impegno di approfondire il tema, per delineare interventi compatibili con la disciplina comunitaria in materia di aiuti di Stato e in coordinamento con le altre amministrazioni coinvolte nella difesa di questo settore industriale.

Nell'ambito della definizione del percorso di decarbonizzazione e delle relative misure attuative, le garantisco l'impegno fermo del Governo di assicurare piena considerazione delle caratteristiche del sistema produttivo italiano ed esaminare possibili interventi di carattere generale da mettere in campo per accompagnare il processo delineato e sostenerne la ripresa.

Finito lo scritto a cui ho aggiunto anche alcune mie considerazioni in corso d'opera, le confermo, onorevole, che io personalmente, ma, in generale, tutto il team tecnico del nuovo Ministero, stiamo monitorando i dati di mercato, insieme ad ARERA, giornalmente, perché questa è una cosa che dobbiamo vedere in tempo reale. Su questo tema c'è la massima attenzione. Stiamo elaborando, in collaborazione con il MEF, ovviamente sentendo anche Palazzo Chigi, alcune proposte che possano mitigare in maniera più strutturale l'aumento dei prezzi, però comprende che, siccome siamo in questa fase contingente, dovremmo capire cosa realmente succede a monte e a valle del Nord Stream, quindi stiamo parlando dei prossimi mesi. Stiamo anche facendo le simulazioni per capire se certe misure che, per esempio, vanno a toccare il rapporto import-export di gas, e così via, possano avere reali vantaggi economici e, soprattutto, siano fattibili sulla scala dei tempi necessari.

Queste cose che le ho detto io le porto in Europa, perché siamo in asse con alcuni grandi Paesi europei e stiamo spingendo moltissimo perché questo problema, che è europeo innanzitutto, sia trattato sulla stessa base.

Chiudo ricordando che l'aumento del prezzo del gas pesa per l'80 per cento sugli aumenti delle bollette, il 20 per cento è la parte di CO2. In questo momento la Fit for 55 non ha ancora deciso cosa fare con gli ETS. Quindi, francamente, se noi ci mettiamo adesso a fare proposte sugli ETS e, poi, fra pochi mesi scopriamo quel tipo di misura non essere consona alla direttiva finale, potrebbe essere rischioso, ma sull'80 per cento di aumento che dipende dal gas bisogna lavorare a livello internazionale. È un dato di fatto che oggi noi stiamo pagando le incertezze legate alle forniture russe e del Nord Europa, ma anche che il gas, purtroppo, dall'America va direttamente nel Far East, perché è acquistato a condizioni più convenienti per gli americani e noi stiamo subendo questa dipendenza energetica con questo import-export complicato. Quindi, purtroppo, energy mix, scelte energetiche presenti, passate, future, coincidenze internazionali; è un po' la tempesta perfetta; questa non è un'excusatio non petita, però, cerchiamo di fare del nostro meglio.

PRESIDENTE. La deputata Ylenja Lucaselli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Ministro per la sua risposta, soprattutto per l'onestà intellettuale che mi è parso di poter leggere nelle sue parole, nel modo colloquiale di rispondere a una domanda che non è ovviamente soltanto di Fratelli d'Italia, ma è una domanda che, in questo momento, fanno i settori produttivi. Devo sollecitare il Governo più che ad analizzare il passato – perché, insomma, che l'Italia venga da scelte differenti è ben noto -, a guardare al futuro e a capire come voler interagire per il futuro. Il Ministro ha citato Francia e Germania e siamo ben consapevoli del fatto che l'Italia, nonostante le difficoltà energetiche siano diffuse a livello europeo, in particolare soffre molto di più; la Germania ha applicato una scelta politica di concordare i prezzi per il biennio, la Francia ha sostanzialmente fatto la stessa cosa, con la possibilità di concordare e calmierare i prezzi direttamente con il colosso energetico che se ne occupa, che poi è per l'80 per cento di proprietà statale.

L'Italia, invece, soffre molto, soprattutto nei settori hard to abate, in termini di emissioni di CO2 ed è molto difficile pensare che vi possa essere l'eliminazione. I costi di emissione stanno aumentando e ciò incide notevolmente: dalle ultime stime si riscontra che vi sono oltre 340 mila posti di lavoro a rischio nei settori delle industrie energivore e questo è un problema rilevante.

Le aziende interessate propongono - questo potrebbe essere un elemento da valutare - l'utilizzo dei 4,62 miliardi di metri cubi degli stoccaggi strategici di metano che abbiamo in Italia per poter far fronte ad un momento di particolare difficoltà, in attesa che si capisca ciò che accadrà; sappiamo che alcune aziende, in particolare quella del vetro - ma ciò riguarda tutte le produzioni a ciclo continuo - non possono beneficiare delle misure di interrompibilità elettrica e gas, come invece accade, al contrario, in altri settori industriali, nonché dei costi indiretti ETS e ovviamente questo diventa un problema, vero, serio al quale dovremmo prestare molta attenzione e sul quale sollecito il Governo a fornire una risposta di lungimiranza e, quindi, di previsione.

Purtroppo, in Italia c'è la cattiva abitudine di risolvere sempre in maniera cogente il problema imminente, ma difficilmente poi dalla soluzione del problema nell'imminenza si passa ad una programmazione di tipo strutturale. Siccome, invece, andiamo verso un momento molto delicato proprio di programmazione e abbiamo risorse che possono essere utilizzate anche da questo punto di vista, la mia sollecitazione personale al Governo è quella di iniziare ad immaginare un'azione politica di Governo, in maniera strutturata, che possa dare risposte non soltanto all'oggi, ma che possa prevenire i problemi che sicuramente vi saranno in futuro. Oggi siamo già in grado di valutare che quei problemi si presenteranno e quindi dovremmo iniziare a precorrere i tempi per farci trovare pronti quando le situazioni di emergenza e di difficoltà arriveranno. Credo che questo sia un grido di allarme non soltanto del mondo delle imprese: lo è, in particolare, del mondo delle imprese, ma anche dei lavoratori, perché, quando parliamo di imprese, parliamo di tutto l'indotto fino ad arrivare a cascata a tutte le famiglie italiane.

Quindi, ringrazio il Ministro per la risposta e continuo a sollecitare una visione d'insieme che si preoccupi di quello che accadrà in Italia di qui ai prossimi dieci anni, senza guardare sempre e soltanto a quello che accade domani.

(Iniziative di competenza per un celere adeguamento della normativa nazionale a quella comunitaria in tema di depurazione di acque reflue - n. 2-01377)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Licatini ed altri n. 2-01377 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Generoso Maraia se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GENEROSO MARAIA (M5S). Sì, grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la sua presenza in Aula: dimostra la sensibilità e l'attenzione del Dicastero nei confronti di un tema molto importante. Anche oggi noi parleremo di acqua, come MoVimento 5 Stelle, e a tal proposito ringrazio la collega, onorevole Licatini, che ha presentato questa interpellanza come prima firmataria.

Parliamo di una questione molto delicata che crea molte difficoltà in tutte le regioni italiane. Si parla di 13 regioni italiane nelle quali la depurazione delle acque non avviene in modo adeguato o, almeno, non avviene rispettando la direttiva del Consiglio europeo del 21 maggio 1991. Quindi, non parliamo della splendida acqua che sgorga dalle nostre sorgenti, limpida e custodita all'interno della falda acquifera, ma dell'utilizzo che facciamo dell'acqua quotidianamente all'interno dei nostri agglomerati urbani e dell'acqua utilizzata all'interno del sistema produttivo italiano, un utilizzo non adeguato, come dicevo prima. Infatti, se andiamo a leggere i dati che ci fornisce ISPRA sulla qualità delle acque, sia interne, sia negli scarichi a mare, notiamo che le concentrazioni di contaminanti sono notevolmente superiori rispetto ai limiti e quindi vanno ad inficiare sia le acque interne, sia il mare, ma soprattutto il sistema economico italiano che si basa sul turismo, soprattutto nelle nostre isole e nelle aree costiere.

È un problema rilevante a cui il MoVimento 5 Stelle sta dedicando un lavoro notevole negli anni; non iniziamo ora ad affrontare questo problema, ma è stata appunto l'onorevole Licatini, attraverso il lavoro della Commissione ecomafie, a inaugurare un'indagine soprattutto sul territorio siciliano, dove si concentra la maggior parte delle infrazioni. Infatti, purtroppo, non stiamo parlando di un danno solo all'ambiente o alla salute: sì, sicuramente ci sono questi due elementi, ma stiamo parlando anche di un danno alle casse dello Stato, alla finanza pubblica, ai cittadini che si trovano a pagare bollette salate senza avere in cambio un servizio.

E' una spesa notevole per lo Stato italiano che si trova a pagare sanzioni che vanno dai 25 milioni di euro una tantum, per quanto riguarda l'infrazione 2004/2034, ai 30 milioni di euro ogni semestre per mancato adeguamento degli impianti. Vale a dire che l'Italia paga 165 mila euro al giorno ed è una follia.

Sicuramente questo Governo eredita l'inefficienza del passato, questo va detto, e ringrazio l'attivismo e l'attenzione del Ministero per recuperare che cosa? Trent'anni di ritardo, perché stiamo parlando di una direttiva della Comunità europea scritta il 21 maggio del 1991: trent'anni di ritardo ingiustificabili, con responsabilità sicuramente da parte degli Esecutivi precedenti, ma sicuramente le responsabilità più grandi sono a carico delle regioni, delle amministrazioni locali che non riescono a trasformare i cospicui finanziamenti che ricevono in interventi concreti. Anzi, nonostante l'impegno che c'è stato da parte del Movimento 5 Stelle nel sostenere l'attività del Commissario unico per la depurazione, questo Commissario unico, che dispone di ingenti risorse autorizzate dal CIPE, non riesce a spendere queste risorse: è il tipico caso italiano dove la burocrazia, spesso e volentieri, blocca i processi. Perché? Perché, appunto, il Commissario non riesce ad avere quello che cerca, vale a dire i pareri da parte degli enti locali, le risposte da parte delle Conferenze di servizi, quindi si blocca il processo. Infatti, dalle interlocuzioni con il Commissario si evidenzia una sfiducia nei confronti degli enti locali perché questi enti locali non collaborano. Quindi, non solo è necessario quello che sta avvenendo oggi, cioè una collaborazione tra l'Esecutivo e il legislativo, tra Governo e Parlamento, ma è importante che vi sia una collaborazione sull'intera filiera istituzionale, quindi con le regioni, con le province, con i comuni che dispongono di questi finanziamenti. Anch'io provengo da un comune dove sono stati elargiti milioni di euro per adeguare il sistema di collettamento, il sistema fognario, il sistema di depurazione; eppure, questi soldi rimangono fermi nelle casse degli enti locali o, in questo caso, fermi, seppur nelle disponibilità del Commissario unico per la depurazione.

Stiamo parlando non di un'infrazione, ma di ben quattro infrazioni, a cui sono seguite - per rinforzare e per spingere la Nazione e l'Italia ad adoperarsi in tal senso, per accelerare nella realizzazione di depuratori adeguati - condanne da parte della Corte di giustizia europea, quella del 2014 e quella del 2018. Sono condanne pesanti, che fanno capire che c'è un forte immobilismo istituzionale e che, quindi, fino a poco tempo fa, non c'è stata alcuna attenzione.

Cosa viene contestato all'Italia? Viene contestata la mancata applicazione della direttiva del Consiglio del 21 maggio 1991, in cui viene esplicitato in maniera chiara cosa devono fare gli enti locali nel momento in cui non hanno, sul proprio territorio, impianti adeguati: devono provvedere a sottoporre a un trattamento secondario, a un trattamento equivalente, le acque reflue che confluiscono in reti fognarie. È da qui che nascono anche le altre due infrazioni. Mentre la prima si rivolge ai comuni sopra i 15 mila abitanti, la seconda, la 2009/2034, si rivolge ai comuni sopra i 10 mila abitanti equivalenti, che scaricano in aree sensibili. La prima infrazione parla di sanzioni rispetto a quei comuni che scaricano all'interno di acque interne o in mare, però in aree non sensibili, la seconda infrazione è ancora più grave, perché parla di scarichi all'interno di aree sensibili, immaginiamo all'interno di aree marine protette.

Noi sappiamo che questa interpellanza è importante soprattutto perché, in questa settimana, ritorna alla Camera dal Senato la cosiddetta “legge Salva mare”. Ma questa “legge Salva mare”, se non è corroborata e non è sostenuta dall'attività del Commissario unico e, quindi, dalla costruzione, progettazione e realizzazione di depuratori, rimarrà l'ennesima legge che non risolve un problema atavico e, cioè, la tutela dei nostri mari, dell'ecosistema marino e dell'ecosistema fluviale italiano, che sono un patrimonio non solo in termini paesaggistici, naturalistici, ma soprattutto in termini economici, per far sì che questa Nazione riesca effettivamente a sostenersi anche grazie al comparto turistico, che dovrebbe sfruttare al meglio.

Quindi, io mi trovo dinanzi a un lavoro molto approfondito e ad un'attività costante da parte dei deputati del MoVimento 5 Stelle che fanno parte della Commissione ecoreati, che, proprio nel 2019, ha inaugurato l'inchiesta sulla depurazione, soprattutto, delle acque siciliane. Perché? Perché dei 165 mila euro al giorno che paga l'Italia, ben 100 mila sono attribuibili solo alla regione Sicilia, che potrebbe dar tanto proprio in termini di turismo e che dovrebbe far tanto proprio in termini di tutela delle acque interne e delle acque marine.

L'importante, per noi, è applicare un principio sacrosanto, che è stato riconosciuto in Europa attraverso il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Quale è questo principio? Chi inquina deve pagare. In questo caso sta pagando l'intera Nazione per l'inadempienza di amministratori locali e, quindi, dovrebbero pagare in prima persona proprio gli amministratori locali. Ecco perché noi prospettiamo soluzioni attraverso i nostri quesiti. Prospettiamo soluzioni quando parliamo dell'istituto del silenzio-assenso, perché, nel momento in cui il Commissario unico per la depurazione non riesce ad acquisire i pareri o gli atti di assenso, a quel punto, c'è un istituto giuridico fondamentale in Italia, il silenzio-assenso appunto, che, quindi, va applicato, aiutando il Commissario nell'utilizzare tale istituto giuridico nel momento in cui non riesce ad avere i pareri, soprattutto, da parte delle autorità competenti in materia. Infatti, con questa interpellanza, noi chiediamo di rafforzare il ruolo e l'ingrato compito che attualmente deve svolgere il Commissario per la depurazione. Come? Come possiamo aiutare il Commissario? Attribuendo la competenza in materia di valutazione ambientale; in questo modo non è più dipendente dalle valutazioni ambientali di enti terzi, che rallentano il processo. Questo è un obiettivo, secondo noi, perseguibile, e lo è attraverso una diversa classificazione di questi interventi. Se noi riuscissimo a classificare questi interventi – e ciò è nei fatti, nella logica -, che sono urgenti, indifferibili e di pubblica utilità, a quel punto, crediamo che arriveremmo a dare una forte accelerata a tale processo. E lo stesso vale per la creazione di una conferenza di servizi permanente - questo abbiamo chiesto - al fine di accelerare le procedure di acquisizione dei pareri e del diritto di rivalsa.

A questo punto, io ringrazio il Ministro e la collega Licatini, proprio perché sono fiducioso sul fatto che, da oggi in poi, anche grazie a questa interpellanza, riusciremo a dare una accelerazione notevole a questo processo e riusciremo, finalmente, ad applicare quella che è la direttiva europea del 1991, arrivando così a tutelare il territorio italiano, il nostro ambiente, la nostra economia e, soprattutto, la nostra salute.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Agli onorevoli interpellanti diciamo, come chiosa iniziale, che non si può non essere d'accordo con l'analisi. Questo non è nemmeno un problema, secondo me, di politica, è anche un problema di funzionamento dello Stato e di risparmio di spesa pubblica, oltre che di difesa di un bene prezioso, come l'acqua. Quindi, le questioni da voi poste sono di importanza cruciale, e su questo non c'è alcun dubbio.

Nella mia risposta, ovviamente, sul piano tecnico, non posso che confermare l'analisi, le nostre quattro procedure di infrazione, con i relativi costi. Aggiungo, non per calcare la mano, ma per far capire ulteriormente la rilevanza, che tutte le nostre violazioni riguardano oltre 900 agglomerati, con un carico generato di oltre 29 milioni di abitanti equivalenti, ossia stiamo parlando, praticamente, di mezza Italia. È evidente che va trovata una soluzione che credo debba solo vederci collaborare tutti quanti per andare a target prima possibile, non fosse altro per risolvere il problema e risparmiare soldi pubblici.

La regione maggiormente coinvolta, come anche l'onorevole Maraia ha sottolineato, è la Sicilia, che ha 246 agglomerati e 7 milioni di abitanti equivalenti. Ora, non ricordo la popolazione della Sicilia, ma credo che non sia molto superiore a 7 milioni, quindi, localmente, assume un valore ancora più alto, più pesante il problema.

Consideriamo quello che stiamo cercando di fare, poi analizziamo, brevemente, le soluzioni possibili. Come Mite, con cadenza semestrale, produciamo gli aggiornamenti trasmessi dalle regioni e dal Commissario unico per la depurazione. Si tratta di un report che informa la Commissione sullo stato di attuazione della sentenza e, conseguentemente, permette alla stessa Commissione di quantificare la penalità semestrale. Ovvio che l'obiettivo è togliere la penalità, quindi non è che ci accontentiamo del report, però, almeno, adesso c'è un po' di ordine a livello dei numeri e di classificazione del pregresso.

Nonostante alcuni progressi compiuti negli ultimi anni nel settore idrico, che hanno consentito a vaste aree territoriali di dotarsi dei requisiti infrastrutturali richiesti, permangono - è fuori dubbio -, in diverse zone, soprattutto, del Mezzogiorno, problemi importanti, soprattutto in materia di sistemi depurativi. Non è scritto nel rapporto che lasceremo, ma lo sapete benissimo, sapete tutti, ricordiamoci che il PNRR - vado a memoria, non ho la tabella con me -, se non sbaglio, stanzia oltre 4 miliardi proprio per la riduzione delle perdite idriche e per la depurazione. Se pensate, in valore percentuale, l'attenzione data all'acqua nel “pacchetto ambiente”, è molto alta, perché tutti hanno il senso di questa grande urgenza, il che non risponde all'interpellanza, ovviamente, ma fa capire che c'è una sensibilità molto forte sul tema e speriamo di fare bene in tempi rapidi.

Le cause che hanno determinato questa situazione sono molte. Teniamo presente che c'è un'onerosità economica degli investimenti necessari a dotare tutte le aree del Paese di un adeguato sistema infrastrutturale.

Qui il PNRR aiuterà perché in larga misura, tra l'altro, andrà nelle zone più colpite. Questo elemento del sistema infrastrutturale è considerato in tutti i report redatti dalla stessa Unione europea e, quindi, è noto anche all'ente che ci vigila e ci mette in infrazione. Dobbiamo metterlo a posto prima possibile, speriamo che con il PNRR questa cosa acceleri molto. La complessità del sistema di governance amministrativa è un secondo elemento importante per i temi che stiamo trattando oggi. Questo caratterizza il settore della gestione delle risorse idriche, cui si aggiunge la mancata piena attuazione del Servizio idrico integrato, il SII, in molte regioni, specialmente nel Mezzogiorno, il che ha messo in evidenza difficoltà progettuali, finanziarie e di spesa nella realizzazione degli interventi fognari e depurativi delle amministrazioni locali.

Credo che gli interpellanti avessero sostanzialmente fotografato questa situazione anche a proposito di quelle amministrazioni che possono avere lavorato in maniera più o meno efficace in una storia che però, sappiamo, è ventennale, purtroppo. Proprio per le implicazioni correlate a una corretta attuazione del SII, il Ministero della Transizione ecologica è particolarmente attento al suo processo di riordino e ne sta monitorando l'iter di riorganizzazione nelle diverse regioni attraverso una verifica di tutte le fasi. In particolare, ci riferiamo alla delimitazione degli ambiti territoriali ottimali e alla costituzione degli Enti di governo d'ambito, EGATO, alla partecipazione degli enti locali agli EGATO, all'affidamento della gestione del SII al gestore unico d'ambito e, infine, alla cessione da parte degli stessi enti locali di opere ed impianti afferenti al SII al gestore unico.

Ora, già leggendola, mi rendo conto che questa cosa è complicata. È fuori dal testo, però è evidente che qui c'è un problema di governance molto complesso e comprende molti dei problemi che abbiamo. Il MiTE, nell'ambito di un progetto denominato “Mettiamoci in Riga Linea di azione L7 - Soluzioni per la piena attuazione del SII attraverso l'operatività dell'ente di governo d'ambito, l'affidamento del servizio e il superamento del contenzioso comunitario in materia di acque reflue urbane” - questo è il pacchetto di attenzione del nuovo Ministero al tema -j ha avviato, con il supporto della Sogesid, un'azione di affiancamento nei confronti delle regioni Calabria, Campania, Molise e Sicilia per la predisposizione del piano d'ambito e l'affidamento del SII. Speriamo che questo aiuti a mitigare alcune delle difficoltà organizzative di governance che abbiamo poc'anzi menzionato. A tal proposito, precisiamo che sono stati sottoscritti, tra dicembre del 2020 e febbraio del 2021, 8 protocolli di intesa tra il Ministero, le regioni sopracitate e gli EGATO di competenza. Questi sono passaggi necessari al fine di far funzionare questa filiera complessa, senza i quali, però, noi non arriveremmo al risultato perché non è solo questione, ovviamente, di risorse e infrastrutture ma anche di un piano di governance che funzioni.

Le amministrazioni centrali, in particolare il MiTE - che ha raccolto questo lavoro iniziato peraltro prima che fosse formato, quindi l'attenzione è nata persino prima che il MiTE iniziasse ad operare -, per dare impulso e accelerazione alla progettazione e realizzazione degli interventi per la messa a norma dei numerosi agglomerati oggetto delle procedure di infrazione, hanno messo in campo, sin dal 2012, misure di carattere economico, tramite l'assegnazione di risorse attraverso la delibera CIPE 60/2012, la legge di stabilità 2014, il Piano operativo ambiente FSC 2014/2020 e le leggi di bilancio 2019 e 2020, nonché misure di carattere normativo, ovvero attraverso la nomina di commissari straordinari e l'attivazione dei poteri sostitutivi.

Qui veniamo al punto cruciale della vostra interpellanza, cioè i poteri effettivi ed efficaci che possiamo dare al commissario. Il commissario straordinario unico ha compiti di coordinamento e realizzazione degli interventi diretti ad assicurare il rispetto, in un lasso di tempo rapido, delle sentenze di condanna emesse dalla Corte di giustizia europea mediante gli interventi di adeguamento sui sistemi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue per gli agglomerati non ancora dichiarati conformi alla data del 31 dicembre 2016. Rappresentiamo che, nella relazione annuale del commissario straordinario unico, il professor Maurizio Giugni, trasmessa lo scorso luglio al Ministero della Transizione ecologica, sono state evidenziate, tra l'altro, tutte le criticità emerse durante il suo primo anno di attività, delle quali avete riportato ampiamente. Tra queste, in particolare, si annoverano i rallentamenti che caratterizzano l'andamento temporale degli interventi quali, nel corso dell'iter autorizzativo, l'acquisizione di pareri ambientali di competenza regionale – quindi, acquisizione di pareri in conferenza di servizi, assoggettabilità a VIA o di VIA, e così via - nonché i ritardi amministrativi realizzatisi nell'ambito delle procedure di gara per l'affidamento di servizi e lavori. Capite bene che questo è ancora più importante se pensate che dobbiamo investire congrue cifre del PNRR proprio su quei territori.

Quindi, in merito alla proposta di attribuire il ruolo di autorità competente in materia di valutazione ambientale al commissario unico è bene rappresentare che la tematica è assolutamente all'attenzione del Dicastero, che sta valutando le misure più opportune da porre in essere. Quindi questa è la cosa che vi rispondo per iscritto. Aggiungo, più come chiosa di conclusione, che è chiaro che qui serve una norma primaria e va fatta. Ricordo che era stato proposto, credo, un emendamento in passato, proprio dall'onorevole Licatini, che aveva avuto parere favorevole dal MiTE che poi, per motivi vari, credo non sia andato avanti. A questo punto, mi rimetterei a lavorare su questo tema e, siccome qui non credo si tratti di una cosa di colore politico ma si tratta proprio di un interesse totale pubblico, se può essere utile, la struttura tecnica del MiTE è pronta anche a discutere con gli interpellanti, con la Commissione ambiente, su cosa può rendere più fattiva questa soluzione, come farla e come riproporla in modo da accelerare il processo.

PRESIDENTE. La deputata Licatini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CATERINA LICATINI (M5S). Grazie, Presidente. Intanto ringrazio il Ministro per la disponibilità. Credo fortemente che ci sia anche una voglia e ci sarà un'azione forte da parte di questo Governo. Probabilmente, la situazione che abbiamo vissuto fino ad oggi ha rafforzato l'idea in tutti noi che la nostra salute sia subordinata al benessere del pianeta, dei mari, dei boschi, da quello che respiriamo a quello che mangiamo. Pensare, infatti, che un mare inquinato sia in grado di offrire un cibo sano è una follia. Ma abbiamo visto che non è l'unico problema l'inquinamento, oggi. Si parla tanto di plastiche nei mari ed è forse questo un po' più sotto gli occhi di tutti, sulla bocca di tutti. In realtà, c'è questo inquinamento costante, che avviene già da diverso tempo, dei nostri mari, delle acque interne, venendo meno a una direttiva che ha trent'anni.

Il problema delle inefficienze, criticità e inadempimenti ma anche l'immobilismo e il menefreghismo che si innalza intorno agli impianti di depurazione non ha limite. Quello che abbiamo visto è qualcosa di allucinante, sebbene dal funzionamento di queste infrastrutture dipenda tutta una serie di interessi che chiaramente uno Stato non può ignorare. Sono contenta della risposta che ci ha dato oggi il Ministro, perché adesso la tutela ambientale dipende dalla sanità pubblica. Le difficoltà esistono da trent'anni, abbiamo avuto quattro procedure di infrazione e, una sanzione importante di 25 milioni di euro, più 30 milioni di euro ogni semestre di ritardo; come diceva il collega Maraia, parliamo di 165 mila euro al giorno. Tutto questo però non è bastato a spingere e a far attivare tutti quelli che erano responsabili, gli attori di questo sistema. La situazione non è cambiata, abbiamo purtroppo ancora nel nostro Paese impianti di depurazione malfunzionanti, difformi rispetto agli standard europei. Quello che è ancora peggio è che abbiamo alcune zone del nostro Paese in cui sono totalmente assenti gli impianti di depurazione e addirittura le reti fognarie. È una cosa allucinante, incredibile, al giorno d'oggi è da non crederci, ma è quello che purtroppo esiste. Situazioni chiaramente tutte gravi, perché poi le criticità sono differenti in base alle zone, ma l'esito è sempre lo stesso: abbiamo uno sversamento in mare di reflui non depurati contenenti un carico inquinante che corrode quotidianamente il nostro ambiente, provocando anche un'alterazione irreversibile dell'ecosistema marino. Basti pensare che tutto quello che è composto da sostanze oleose va a formare questa patina sul mare che impedisce anche l'ossigenazione e la penetrazione dei raggi ultravioletti. Il danno è realmente irreversibile.

Una situazione, permettetemi di dire, ho avuto modo anche di riferirlo, così vergognosa - e chiaramente lo sappiamo tutti, perché ne siamo consapevoli - e per nulla all'altezza di un Paese civile che solo per questo bisognerebbe accelerare il più possibile tutti gli interventi necessari per risolvere il problema, anche perché in questi anni di stimoli ne abbiamo avuti, al di là delle procedure di infrazione e della cifra cospicua che siamo obbligati a pagare.

Si tratta di soldi che comunque pagheranno i nostri cittadini, quegli stessi cittadini che, per le lentezze e le negligenze di chi di dovere, non possono ancora contare su acque incontaminate, su un ambiente sicuro e su un servizio pubblico efficiente; più tardiamo a risolvere il problema, più aumenta il prezzo esorbitante che il Paese è tenuto a pagare, peggiorando le condizioni dei nostri mari e del nostro ambiente.

La cosa peggiore, lo abbiamo detto, è che nel nostro Bel Paese, soprattutto le regioni del Sud, che sono tipiche per le loro bellezze, quali le coste e il mare, sono quelle che più di tutte presentano il problema e tra queste chiaramente c'è la Sicilia. L'abbiamo detto, per i due terzi di quella sanzione la causa è la Sicilia. Per avere idea di quale sia la situazione della Sicilia, basti pensare che meno del 20 per cento degli impianti presenti in Sicilia lavora con un'autorizzazione allo scarico in corso di validità, perché abbiamo impianti che non funzionano, impianti addirittura spenti, impianti tecnologicamente obsoleti che non sono in grado di garantire una depurazione delle acque o, a volte, anche se la struttura c'è ed è esistente non viene gestita adeguatamente.

È un quadro sconcertante in cui rientra anche l'evidente inerzia degli amministratori locali e regionali. Ho avuto modo di dirlo anche a lei, Ministro. Si tratta di una serie di aspetti con riferimento ai quali, oltre ad interloquire con lei, ho attivato un'inchiesta da parte della Commissione ecomafie, di cui faccio parte. Sono state eloquenti le parole del procuratore della Repubblica Lo Voi di Palermo: i dati emersi sono inquietanti. Porto, ad esempio, il depuratore principale di Palermo, Acqua dei Corsari, il più grande della Sicilia occidentale; un depuratore di questo tipo dovrebbe produrre fanghi di scarto, perché un processo di depurazione porta acque nere all'entrata e acque pulite in uscita e il prodotto di scarto è rappresentato dai fanghi, per cui il processo di depurazione, se esiste, dovrebbero formare dei fanghi; Acqua dei Corsari, il principale depuratore della Sicilia occidentale, tra l'anno 2015 e il 2017, ha prodotto una quantità di fanghi inferiore al 95 per cento e l'anno dopo inferiore al 98 per cento. Tutto ciò, oltre a costituire un reato ambientale, che ha arrecato un danno ambientale, è una situazione che ci lascia proprio senza parole; siamo basiti e anche molto rammaricati per ciò che sta accadendo e che, purtroppo, continua ad accadere, perché, ad esempio, nel caso del depuratore di Acqua dei Corsari, è chiaro che sono due le cose: o non sono stati prodotti i fanghi, perché non è avvenuto alcun processo di depurazione, oppure, se i fanghi sono stati prodotti, questi sono stati smaltiti in maniera illecita.

Abbiamo audito anche l'amministrazione regionale, signor Ministro, della regione Sicilia, dalla quale abbiamo ottenuto ancora promesse e rassicurazioni che, a distanza di mesi, purtroppo, non sono state ancora mantenute; un atteggiamento di sussiego istituzionale che ho potuto riscontrare più volte in questi anni, che ho dedicato al tema della depurazione, non soltanto in Sicilia. Posso menzionare anche il caso di Genzano di Lucania in Basilicata, dove anche le richieste da parte di alcuni membri della Commissione sono state ignorate. Ciò che lascia più sgomenti è il fatto che spesso questa tendenza degli organi competenti a rimandare e a scaricare la responsabilità su altri soggetti non è nemmeno supportata da una carenza di risorse finanziarie, purtroppo, perché, se il problema fossero i fondi insufficienti, si potrebbero anche comprendere le difficoltà degli enti territoriali a gestire la faccenda. In realtà, di risorse ce ne sono e continuano ad esserci, ad esempio, tanto per non parlare solo della Sicilia, in Puglia, tra Nardò e Porto Cesareo; lì si deve fare un collettamento, vi sono i soldi e da dieci anni è tutto fermo, lo ripeto, è tutto fermo. Abbiamo una situazione in cui le somme ci sono e sono destinate proprio all'adeguamento dei depuratori da delibere vecchie più di dieci anni e tutto rimane fermo. Come, ancora, il comune di Santa Flavia, di cui mi occupo già da tempo; finalmente, dopo anni di rimbalzi di responsabilità tra un assessorato e l'altro siamo riusciti a commissariare il depuratore; dovrebbe partire, cosa aspettiamo? Aspettiamo che la regione deliberi per questi soldi, anzi, la delibera è stata fatta, ora manca il mandato: nove mesi per avere un mandato, nove mesi affinché le somme vengano spostate dalle casse della regione al commissario e questo è vergognoso, perché, nel frattempo, quello che accade è che quel depuratore non esiste e, in quell'agglomerato, le acque sporche, consumate e utilizzate dai cittadini vengono tutte giornalmente riversate nel mare e questo è ciò che avviene in molti posti del nostro Paese. È per questo che ci tengo tantissimo e, oggi, sono qui ancora a ripeterlo, come continuerò, probabilmente, a fare ancora per molto tempo.

PRESIDENTE. Concluda.

CATERINA LICATINI (M5S). Vi sono altre storie che potrei raccontare, altre immagini, perché questa non è soltanto la mia storia - e mi riferisco a tutti i sopralluoghi, a tutte le visite sui depuratori che ho fatto - ma è la storia che ci raccontano anche i cittadini che, ogni giorno, tramite immagini, fotografie e video, ci raccontano di un Paese, anzi, delle nostre coste che giornalmente vengono devastate.

Concludo, Presidente. Chiedo l'impegno di tutti; sono sicura che il Ministro si farà carico di questo problema che non si avverte da una settimana o da un anno. E' una storia infinita, più di trent'anni di storia impossibile, ma il problema è soltanto uno, Presidente, e concludo: purtroppo, l'inquinamento dei mari è un fenomeno subdolo, silenzioso e, a volte, invisibile, ma che esiste e, anzi, si nutre proprio della pigrizia, della superficialità con cui il problema viene spesso affrontato, permettendogli di proliferare e arrecare i danni, di cui già oggi paghiamo e continueremo a pagare il prezzo. Non possiamo dunque restare con le mani in mano: bisogna intervenire con la massima urgenza, perché è doveroso nei confronti del pianeta, dei contribuenti e delle future generazioni.

(Intendimenti del Governo in ordine all'impugnazione di una legge regionale dell'Emilia-Romagna, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, con riferimento alla proroga dell'affidamento del servizio idrico integrato - n. 2-01378)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fassina ed altri n. 2-01378 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Stefano Fassina se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio il signor Ministro per la sua presenza qui in Aula. Prima di trattare l'oggetto specifico dell'interpellanza, ritengo utile contestualizzare la nostra iniziativa e vorrei farlo rispetto ad un punto che è, al contempo, politico ed economico. E' il punto dell'indifferenza nei confronti di un pronunciamento popolare colossale che vi è stato nel 2011 con un referendum con due quesiti ai quali ha risposto il 57 per cento degli aventi diritto al voto, a quel tempo 27 milioni di italiani: oltre 25 milioni hanno detto “sì” all'abrogazione delle norme allora in vigore per l'affidamento di servizi pubblici locali, tra i quali il servizio idrico; altri 25,6 milioni hanno detto “sì” all'abrogazione delle norme che allora regolavano la tariffazione del servizio idrico. Un contesto di indifferenza, quindi, rispetto ad un largo pronunciamento popolare, un contesto di indifferenza rispetto alla teoria economica e anche all'evidenza empirica che, da allora, si è notevolmente accumulata, perché i servizi pubblici locali, ai quali faccio riferimento, il servizio del trasporto pubblico locale, il servizio di raccolta dei rifiuti, il servizio idrico integrato, rientrano nel quadro dei monopoli naturali. Sono monopoli naturali; il servizio idrico, ad esempio, ha quelle condutture, ha quelle tubature e non può essere svolto in concorrenza, perché è un monopolio naturale e l'evidenza empirica di questi anni è che la gestione privatistica dei monopoli naturali aumenta le tariffe, minimizza gli investimenti e genera utili stratosferici per i gestori.

Purtroppo, sono stati necessari 43 morti a Genova per mettere in evidenza i risultati della gestione privatistica del monopolio naturale autostrade.

A questo dato di indifferenza politica ed economica, ahimè, non si sottrae il disegno di legge sulla concorrenza che il Governo ha approvato all'inizio di novembre. Questo è l'elemento di contesto che voglio richiamare, signor Ministro, perché quel disegno di legge delega ha, all'articolo 6, una norma di delega che riguarda i servizi pubblici locali, incluso esplicitamente il servizio idrico, e i principi di delega che vengono indicati - in un disegno di legge che, ahimè, nonostante sia stato approvato dal Governo, se non ricordo male, il 5 novembre, alla data del 26 novembre non è ancora approdato né in questo ramo del Parlamento né nell'altro - sono quelli dell'articolo 6 e quell'articolo 6, Ministro, reintroduce come principi di delega norme che sono state abrogate con un voto che ha riguardato complessivamente 27 milioni di italiani e, di questi, 25,4 milioni hanno detto “sì” all'abrogazione. Quindi, questo è un punto fondamentale che fa da sfondo al quesito, del quale ora passo a trattare, relativo alla normativa approvata dal Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna, ma la questione politica fondamentale è che il Consiglio dei Ministri ha approvato una normativa di delega che contraddice radicalmente il voto di 25,4 milioni di italiani, che il 12 giugno 2011 sono andati alle urne per dire che non volevano come principio guida l'affidamento al mercato dei servizi pubblici locali, servizio idrico incluso. Su questo ovviamente torneremo, perché credo - non solo da parte del sottoscritto e del mio gruppo - che vi sarà una presenza significativa in Parlamento di colleghe e colleghi che vorranno ricordare al Governo il senso e il vincolo costituzionale di quel voto, con emendamenti che certamente arriveranno a un dispositivo di delega che, appunto, contraddice radicalmente i risultati di un voto popolare a così larghissima maggioranza.

È in questo quadro che si inserisce l'oggetto dell'interpellanza - e mi avvio a concludere, Presidente -, perché il 21 ottobre scorso il Consiglio regionale dell'Emilia-Romagna ha approvato una norma che proroga le concessioni per il servizio idrico in Emilia-Romagna, concessioni in scadenza a Bologna a fine anno e in altre città dell'Emilia-Romagna nel corso del 2022, del 2023 e del 2024, e le proroga in riferimento all'attuazione del PNRR. Il punto è che la legislazione nazionale, in particolare il decreto legislativo n. 152 del 2006, prevede che gli interventi per le proroghe e per gli affidamenti delle concessioni idriche sono di competenza degli ATO e, in particolare per quanto riguarda l'Emilia-Romagna, l'agenzia territoriale per il servizio idrico integrato sarebbe dovuta intervenire, mentre, appunto, è intervenuto il Consiglio regionale, che, tra l'altro, è intervenuto in una fase in cui vi è una discussione in corso sull'opportunità di valutare l'efficacia delle diverse gestioni possibili del servizio, compresa la ripubblicizzazione, come da messaggio fondamentale del referendum cui ho fatto riferimento.

Quindi, chiediamo al Ministro se si configura una violazione del decreto legislativo n. 152 del 2006 e se non vi siano profili di violazione dell'articolo 127 della Costituzione, che appunto sanziona lo sconfinamento delle normative regionali nel territorio che riguarda la normativa nazionale. Lo ripeto, l'intervento dell'Emilia-Romagna è una questione specifica, ma la questione politica fondamentale è quella che ho ricordato all'inizio, ossia la contraddizione del messaggio referendario.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Presidente, grazie. Onorevole Fassina, la ringrazio. Ovviamente, sulla prima parte, di ampio merito, io in questo momento non sono pronto a risponderle e comunque, ammesso che sia io a doverlo fare, la devo studiare, perché, come sa, è un po' fuori dal mio radar di competenza. Quando ci ritornerete chiaramente penso che verranno date tutte le risposte. Invece, nel merito della parte conseguente, che riguarda, in particolare, la questione della regione Emilia-Romagna, io ho una risposta molto tecnica, di una pagina e mezza che lascio agli atti. A dimostrazione del fatto che condividiamo proprio il punto, le posso dire che, alla luce di quanto emerso dalla analisi tecnica che, a questo punto, risparmierei, a beneficio del tempo di tutti, il Ministero della Transizione ecologica ha deciso di sottoporre al Consiglio dei Ministri la valutazione circa l'impugnazione della citata norma regionale, in quanto essa interviene in materia attribuita in via esclusiva alla competenza legislativa dello Stato (era l'ultimo passaggio della mia risposta, che chiaramente consegno). Per completezza di informazione, la lettera in cui si fa la proposta è partita due giorni fa, quindi prima che ne parlassimo, per la Presidenza del Consiglio. Le analisi che trova nella nostra risposta ovviamente riguardano sia l'articolo 117 della Costituzione che il decreto n. 152 del 2006 (credo che fossero sulla stessa linea). Se ritiene che questo sia sufficiente, altrimenti le leggo ovviamente tutto, ma…

PRESIDENTE. Mi scusi, Ministro, la interrompo un attimo. Lo svolgimento delle interpellanze si intende che sia orale. Quindi, se lei vuole lasciare qualcosa all'interpellante d'accordo, però se la vuole lasciare agli atti di questa mattina deve comunicare, appunto, il testo.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Allora, se mi permette…

PRESIDENTE. Prego, prego.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Presidente, mi perdoni. Io non sono molto esperto, quindi…

PRESIDENTE. Non si preoccupi.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Una pagina, onorevole Fassina, gliela leggo. Con riferimento alla questione posta dagli onorevoli interpellanti riguardo a eventuali profili di incostituzionalità di determinati aspetti della legge regionale dell'Emilia-Romagna del 21 ottobre 2021, si rappresenta quanto segue. Si fa riferimento all'articolo 16 della suddetta legge regionale, che è rubricato: “Disposizioni per il rispetto della tempistica di realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato”, al comma 1, prevede espressamente che “al fine di consentire il rispetto delle tempistiche per la realizzazione degli interventi del servizio idrico integrato previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), gli affidamenti del servizio in essere, conformi alla vigente legislazione, la cui scadenza sia antecedente alla data del 31 dicembre 2027, sono allineati a detta data”. Credo che questo fosse il cuore dell'interpellanza. “A tal riguardo, evidenziamo che la disposizione normativa in argomento, pur se nell'ottica di garantire il rispetto della tempistica di realizzazione degli interventi compendiati nel PNRR, nell'introdurre un sostanziale meccanismo di proroga degli affidamenti del servizio idrico integrato in essere, si pone in contrasto con la disciplina nazionale e, in particolare, con l'articolo 149-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”, a cui lei si riferiva.

“La disposizione regionale in parola, nel disciplinare aspetti specifici afferenti la materia degli affidamenti del servizio idrico che la normativa nazionale espressamente attribuisce all'ente di governo nell'ambito territoriale ottimale (EGATO), configura una violazione di sistema che trova pertinente disciplina nel citato decreto legislativo n. 152. Difatti, la normativa prevede: in primo luogo, che il territorio di ciascuna regione sia diviso in ambiti ottimali in cui opera un ente di governo, partecipato obbligatoriamente dai comuni, a cui è demandato il compito di effettuare la pianificazione d'ambito; in secondo luogo, che l'affidamento del servizio avvenga sulla base delle regole del diritto dell'Unione europea”.

“Nell'ambito poi di una più ampia disamina della normativa statale in materia, va considerato che le disposizioni rilevanti del decreto legislativo n. 152 sono ascrivibili alla tutela della concorrenza, in base a un indirizzo costante della Corte costituzionale. Pertanto, sempre in base a diverse sentenze, spetta allo Stato la disciplina del regime dei servizi pubblici locali, sia per profili che incidono in maniera diretta sul mercato sia per quelli connessi alla gestione unitaria del servizio”.

“Quindi, nel riparto delle attribuzioni tra lo Stato e le regioni a statuto ordinario, sia la disciplina della tariffa del servizio idrico integrato sia le forme di gestione e le modalità di affidamento al soggetto gestore vanno ricondotte alle materie di competenza esclusiva dello Stato di “tutela della concorrenza” e “tutela dell'ambiente”, di cui all'articolo 117, secondo comma, lettere e) e s) della Costituzione, fermo restando che, per quanto concerne il settore idrico, le regioni possono dettare norme che offrono una tutela più rafforzata della concorrenza, rispetto a quella prevista dallo Stato. Alla luce di quanto fin qui rappresentato e del quadro normativo statale, il Mite ha deciso di sottoporre al Consiglio dei Ministri la valutazione circa l'impugnazione della citata norma regionale, in quanto essa interviene in materie attribuite in via esclusiva alla competenza legislativa dello Stato”. La lettera è partita - come le dicevo poc'anzi - due giorni fa. Spero che almeno, con riguardo all'interpellanza, quanto detto risponda al suo quesito. Sul resto, insomma, ci aggiorneremo in base alle richieste.

PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio il signor Ministro. Mi ritengo soddisfatto per quanto riguarda l'oggetto dell'interpellanza perché va nella direzione che avevamo auspicato nel quesito e cioè quella di un ricorso, da parte del Consiglio dei Ministri, in merito alla violazione di una norma nazionale per quanto riguarda l'affidamento e le proroghe del servizio idrico. Ovviamente, sulla prima parte, che fa da contesto politico al quesito che abbiamo posto oggi attraverso l'interpellanza, torneremo, Ministro, certamente. Non ho chiaro quando il testo che avete approvato in Consiglio dei Ministri arriverà da queste parti, ma certamente sarà mio interesse, e interesse del mio gruppo, quello di chiederle la cortesia di incontrare le Commissioni competenti, perché appunto, a nostro avviso, le norme di delega introdotte contraddicono radicalmente il voto del referendum svolto nel 2011.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data 25 novembre, il presidente della Commissione giustizia, anche a nome della presidente della Commissione affari sociali, ha rappresentato l'esigenza, condivisa all'unanimità dai rappresentanti dei gruppi delle medesime Commissioni, di rinviare alla seduta di lunedì 13 dicembre la discussione generale del testo unificato delle proposte di legge in materia di morte volontaria medicalmente assistita, prevista dal vigente calendario dei lavori per lunedì 29 novembre. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame del provvedimento sopra citato non sarà pertanto iscritto all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea previste per la prossima settimana.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 29 novembre 2021 - Ore 10:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2409 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 ottobre 2021, n. 139, recante disposizioni urgenti per l'accesso alle attività culturali, sportive e ricreative, nonché per l'organizzazione di pubbliche amministrazioni e in materia di protezione dei dati personali (Approvato dal Senato). (C. 3374​)

Relatori: PITTALIS, per la II Commissione; STUMPO, per la XII Commissione.

2. Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge e del documento:

Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2021.

(C. 3208-A​)

Relatrice: GALIZIA.

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2020). (Doc. LXXXVII, n. 4)

Relatrice: EMANUELA ROSSINI.

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

LUPI ed altri: Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti, nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale. (C. 2372-A​)

Relatore: LATTANZIO.

4. Discussione sulle linee generali della mozione Mugnai ed altri n. 1-00211 concernente iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie reumatiche .

La seduta termina alle 10,15.