XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 663 di mercoledì 23 marzo 2022

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle ore 9,10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato)

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ceccanti, Corda, Ferri, Frassinetti, Liuni, Pastorino e Ravetto sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 115, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo 2022.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 22 marzo 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 22 marzo 2022).

(Intervento del Presidente del Consiglio dei Ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

MARIO DRAGHI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, il Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo si aprirà con l'incontro con il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden e sarà preceduto da un vertice NATO straordinario e da un vertice G7, che si terranno sempre a Bruxelles.

In queste sedi la Comunità euro-atlantica intende ribadire la sua unità e determinazione nel sostegno all'Ucraina, un impegno comune per tutelare la pace, la sicurezza, la democrazia, che l'Italia ha riaffermato ieri in quest'Aula alla presenza del Presidente Zelensky.

Il Consiglio europeo avviene a un mese esatto dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina cominciata il 24 febbraio. Da allora, secondo l'ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani, sono state registrate 2.510 vittime civili, con 953 persone uccise, tra cui 78 bambini e oltre 1.500 feriti. Sono purtroppo numeri provvisori, che sottostimano fortemente i morti e i feriti, numeri che continuano a crescere.

Davanti agli orrori della guerra, l'Italia lavora con determinazione, insieme a tutta la comunità internazionale, per la cessazione delle ostilità. Siamo impegnati, insieme ai nostri partner europei, per realizzare delle tregue umanitarie localizzate per organizzare evacuazioni e portare beni di prima necessità.

La nostra volontà di pace si scontra però con quella del Presidente Putin, che non mostra interesse ad arrivare a una tregua che permetta ai negoziati di procedere con successo. Il suo disegno appare piuttosto quello di guadagnare terreno dal punto di vista militare, anche ricorrendo a bombardamenti a tappeto come quelli a cui assistiamo a Mariupol; per questo la comunità internazionale ha adottato sanzioni sempre più dure nei confronti della Russia.

Lo sforzo diplomatico potrà avere successo solo quando lo vorrà realmente Mosca. Non dobbiamo però commettere l'errore di avallare una contrapposizione tra Occidente e Russia e alimentare così quello che è stato più volte definito uno scontro di civiltà.

Molti cittadini russi si sono schierati contro la guerra del Presidente Putin e protestano mettendo a rischio la propria incolumità. A loro va l'amicizia e la solidarietà di tutto il Governo e mia personale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

Il Consiglio europeo riaffermerà anche il sostegno al percorso dell'Ucraina verso l'adesione all'Unione europea. Questo processo ha tempi lunghi, necessari a permettere un'integrazione reale e funzionante, ma come ho ribadito anche ieri in Parlamento l'Italia è al fianco dell'Ucraina in questo processo. L'Unione Europea ha già attivato la procedura, ma in questo momento è importante mandare a Kiev ulteriori segnali di incoraggiamento (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

Lo sforzo diplomatico deve coinvolgere anche altri Paesi, in particolare la Cina, che ricopre un ruolo di grande influenza nelle dinamiche geopolitiche e nelle dinamiche di sicurezza globale. E' fondamentale che l'Unione europea sia compatta nel mantenere aperti spazi di dialogo con Pechino perché contribuisca in modo costruttivo allo sforzo internazionale di mediazione. Il vertice Unione europea-Cina del prossimo 1° aprile sarà un'occasione per sottolineare la nostra posizione.

Dobbiamo ribadire la nostra aspettativa che Pechino si astenga da azioni di supporto a Mosca e partecipi attivamente e con autorevolezza allo sforzo di pace. Questo messaggio è emerso anche durante il lungo confronto telefonico tra il presidente Biden e il Presidente Xi Jinping il 18 marzo e negli sforzi diplomatici che lo hanno preceduto. Mi riferisco in particolare all'incontro tra il Consigliere per la sicurezza americano Jake Sullivan e il direttore dell'Ufficio della Comunicazione Affari Esteri cinese Yang Jiechi, avvenuto a Roma la settimana scorsa.

Allo stesso tempo, dobbiamo seguire con attenzione quanto accade nei Balcani occidentali per prevenire possibili azioni destabilizzatrici di Mosca. Nel Consiglio discuteremo della prolungata crisi politica in Bosnia Erzegovina. Siamo impegnati per disinnescare le provocazioni secessioniste della Repubblica Srpska e per far rientrare la crisi politica ed istituzionale che paralizza il Paese dallo scorso luglio. E' fondamentale che la Bosnia Erzegovina riprenda la strada delle riforme per avvicinarsi all'Unione europea. Il nostro obiettivo è assicurare l'organizzazione delle elezioni politiche in autunno per evitare ulteriore incertezza nel Paese.

La crisi in Ucraina ha generato un massiccio flusso di profughi che attualmente conta oltre 3.850.000 persone. Di fronte all'aumento quotidiano del numero di rifugiati sono essenziali un coordinamento europeo e un impegno finanziario adeguato. L'Unione europea deve garantire una puntuale attuazione negli Stati membri della direttiva per la protezione temporanea approvata per la prima volta nella nostra storia. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha proposto ieri di utilizzare i fondi europei con la massima flessibilità a sostegno di chi scappa dalla guerra in Ucraina e di stanziare oltre 3 miliardi di euro a favore degli Stati membri coinvolti nell'accoglienza. L'Italia appoggia con convinzione la posizione della Commissione e continua a fare la sua parte con determinazione, altruismo, solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto). Nel Consiglio dei Ministri della settimana scorsa abbiamo approvato nuovi fondi per l'accoglienza, per un totale di 428 milioni di euro.

La generosità mostrata in questi giorni dagli italiani è davvero straordinaria. Voglio ringraziare ancora una volta la Protezione civile, le regioni, i comuni, il terzo settore e gli enti religiosi (Applausi) per il loro incessante impegno.

Il Consiglio europeo si confronterà anche sull'aumento dei prezzi dell'energia. Dopo i picchi raggiunti due settimane fa, i prezzi del gas e dell'energia elettrica sono scesi nuovamente. Il prezzo spot del gas sul mercato europeo oggi è dimezzato rispetto alle punte di circa 200 euro raggiunte l'8 marzo. Sono però prezzi ancora molto alti rispetto ai livelli storici: più di cinque volte quelli di un anno fa. La volatilità dei mercati energetici ha inciso anche sui prezzi ai distributori, che, all'inizio del mese, in Italia, hanno superato i 2 euro al litro.

Secondo la Commissione europea, l'andamento dei prezzi italiani è in linea con quelli del resto d'Europa. Lunedì 14 marzo il diesel costava 2,31 euro in Germania, 2,14 euro in Francia, 2,15 euro in Italia; nel nostro caso rappresenta un aumento del 40 per cento per la benzina e del 50 per cento per il diesel rispetto a un anno fa. Venerdì scorso il Governo è intervenuto per difendere il potere d'acquisto delle famiglie, soprattutto quelle più vulnerabili, e aiutare le imprese a sostenere i costi di produzione. Abbiamo deciso di ridurre le accise sulla benzina e sul gasolio di 25 centesimi al litro per un mese, abbattendo così gran parte degli aumenti registrati nelle ultime settimane. Creiamo dei fondi per sostenere i settori dell'agricoltura, della pesca, dell'autotrasporto, che sono stati particolarmente colpiti dalla crisi. Con le nuove misure il numero di famiglie che ha accesso ai bonus sociali per elettricità e gas ed è così protetto dai rincari delle bollette, passa da 4 a 5,2 milioni di famiglie.

Le imprese potranno rateizzare le bollette, uno strumento già a disposizione delle famiglie; istituiamo nuovi crediti di imposta per le imprese sul costo dell'energia e del gas, e rafforziamo quelli esistenti; ampliamo i poteri delle autorità di regolazione energia, reti e ambiente, e del Garante per la sorveglianza dei prezzi, perché possano seguire con attenzione e meglio le variazioni sui mercati energetici; infine, rifinanziamo la Cassa integrazione per le aziende in difficoltà.

Il pacchetto ammonta a circa 4 miliardi ed è finanziato in gran parte grazie alla tassazione dei profitti in eccesso maturati in questi mesi dai produttori del settore energetico.

In questa crisi ognuno deve fare la sua parte. Il Governo è consapevole della necessità di ulteriori interventi, ma la risposta a difesa di consumatori ed imprese deve essere anche europea. Dobbiamo arrivare a una gestione davvero comune del mercato dell'energia. È auspicabile un coordinamento tra Commissione e Stati membri sulla diversificazione degli approvvigionamenti di gas, soprattutto di gas liquido. Serve un approccio condiviso sugli acquisti e sugli stoccaggi per rafforzare il nostro potere contrattuale verso i Paesi fornitori e tutelarci a vicenda in caso di shock isolati. La creazione di un tetto europeo ai prezzi del gas è al centro di un confronto che abbiamo avviato con la Presidente Ursula von der Leyen. Vogliamo poi spezzare il legame tra il prezzo del gas e quello dell'elettricità, che in parte è prodotta da fonti rinnovabili, il cui prezzo non ha molto a che vedere con quello del gas.

È essenziale puntare in modo deciso sull'energia rinnovabile (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali, e di deputati del gruppo Misto) e dare un ruolo centrale alla sponda Sud del Mediterraneo. Su tutti questi fronti auspico che il Consiglio europeo prenda decisioni ambiziose, che possano essere rapidamente operative.

Come abbiamo concordato al Consiglio europeo informale della scorsa settimana, le ricadute economiche del conflitto in Ucraina vanno oltre il costo dell'energia. Si registrano aumenti anche nei prezzi dei generi alimentari; a livello globale sono cresciuti in modo quasi continuo da metà del 2020 e sono attualmente ai massimi storici. Questo ha delle conseguenze tangibili, per i prezzi per esempio nei supermercati. Secondo i dati Eurostat, a febbraio i prezzi dei beni alimentari in Italia sono aumentati del 5,2 per cento rispetto all'anno scorso. In particolare, il prezzo della pasta è cresciuto di circa l'11 per cento, quello dello zucchero e del pane di circa il 5 per cento, quello della carne di quasi il 4 per cento. Questi rincari dipendono da shock esterni che ci impongono di accelerare nel percorso di autonomia strategica in campo alimentare. Questo processo è alla portata della capacità tecnologica e produttiva europea, ma richiede un impegno immediato, ad esempio l'aumento delle aree coltivabili.

Allo stesso tempo dobbiamo essere pronti a diversificare maggiormente le nostre fonti di importazione. Il rafforzamento dell'economia europea passa anche dalla tutela delle aree industriali strategiche, da sostenere con adeguati investimenti in innovazione, ricerca scientifica e tecnologia. Una priorità è aumentare la produzione di microchips in Europa. Un recente studio del Fondo monetario internazionale ha stimato che, l'anno scorso, le strozzature nelle catene del valore sono costate all'area dell'euro circa il 2 per cento del prodotto interno lordo. La carenza di semiconduttori, essenziali per molte industrie strategiche, come i mezzi di trasporto, i macchinari industriali, la difesa, è stata particolarmente dannosa. L'ambizione europea è aumentare la propria quota di mercato dal 10 al 20 per cento della produzione globale di chips entro il 2030. Questo incremento ci permetterebbe di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti a fronte di eventuali ritardi nelle importazioni.

Il Chips Act della Commissione europea costituisce un importante passo avanti per raggiungere questi obiettivi. Intendiamo aumentare gli investimenti nella ricerca, sviluppare e rafforzare una capacità produttiva verticalmente integrata, che assicuri un'effettiva autonomia nella produzione e nel packaging - mi dispiace la parola inglese - dei microchips. Dobbiamo accelerare la realizzazione del secondo importante progetto di comune interesse europeo nella microelettronica. A livello nazionale, il Governo ha approvato a inizio mese la creazione di un fondo di oltre 4 miliardi per sviluppare l'industria e la ricerca sui semiconduttori e sulle tecnologie innovative. Dobbiamo rimanere aperti anche agli investimenti esteri, ma con un approccio coordinato fra Stati membri e norme che favoriscono le ricadute positive per l'intera industria europea. La guerra in Ucraina ha messo in evidenza, ancora una volta, l'importanza di rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell'Unione europea in complementarietà con l'Alleanza atlantica: un'Europa più forte nella difesa, rende anche la NATO più forte (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali, e di deputati del gruppo Misto).

Il Consiglio europeo è chiamato ad approvare la “Bussola strategica”, in seguito alla sua adozione, lunedì 21 marzo, al Consiglio dei ministri degli affari esteri e della difesa.

La Bussola è stata adattata alla luce della guerra in Ucraina. che rappresenta la più grave crisi in ambito di difesa nella storia dell'Unione europea e prevede l'istituzione di una forza di schieramento rapido fino a 5 mila soldati e 200 esperti in missioni di Politica di difesa e sicurezza comune.

A queste iniziative si aggiungono investimenti nell'intelligence e nella cyber-sicurezza, lo sviluppo di una strategia spaziale europea per la sicurezza e la difesa e il rafforzamento del ruolo europeo quale attore della sicurezza marittima. Nel percorso verso una difesa comune è essenziale sviluppare capacità adeguate per essere un fornitore di sicurezza credibile. Ciò può avvenire soltanto se rafforziamo la nostra industria della difesa e la rendiamo più competitiva dal punto di vista tecnologico, ma soprattutto meglio integrata a livello europeo.

Abbiamo tutti da guadagnare da un miglior coordinamento anche nell'ambito della difesa.

La pandemia di covid-19 ha visto l'Unione europea collaborare nell'approvvigionamento dei vaccini e nella creazione del programma Next Generation EU; dobbiamo mostrare la stessa ambizione e lungimiranza in risposta alla guerra in Ucraina e alle sue conseguenze politiche, economiche e sociali. Per riuscirci il sostegno del Parlamento è essenziale e per questo vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri. È iscritta a parlare l'onorevole Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (CI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, gentili Ministri, Presidente Draghi, il Consiglio Europeo del 24 e 25 marzo prossimi rappresenta un nodo cruciale per numerosi temi che oggi, nel drammatico e complesso scenario geopolitico globale che stiamo vivendo, non sono più differibili. Due anni di pandemia che si dimostra tutt'altro che sconfitta e la guerra russo-ucraina, hanno reso ancora più evidente la necessità per l'Europa di operare con grande sinergia fra gli Stati membri per affrontare una crisi come quella scoppiata alle porte di un continente già profondamente provato nell'economia e nel morale dal covid-19, un continente che ha vissuto per un biennio e vive tuttora in una costante scena di emergenza sanitaria, sociale ed economica e ai cui confini oggi tuonano i cannoni e bombe riportando alla memoria momenti che avremmo voluto ripercorrere soltanto nei libri di storia. Perché la guerra, con buona pace di chi la vede come un business, sta colpendo e colpirà tutti gli aspetti della nostra vita nel prossimo futuro umanitario, sociale, culturale ed economico. L'impatto del conflitto russo ucraino genera costi aggiuntivi sui bilanci dei Paesi membri che causeranno infatti un inevitabile rallentamento sulle previsioni di crescita dell'Unione europea ormai ben lontane dalle stime del 4 per cento previste dal Commissario europeo per l'economia Gentiloni. Il sogno di una ripresa europea galoppante sta rapidamente tramutando e convertendosi in nuovi costi che si materializzano nelle tasche degli italiani pesando particolarmente proprio sulle famiglie con i redditi più bassi e sulle imprese. I rincari quotidiani sono numeri, signor Presidente, che si tramutano in famiglie che non arrivano a fine mese e in imprese che chiudono. Ecco perché ci serve un'Europa che sia più unità non soltanto a parole. È imperativo continuare a cercare una soluzione diplomatica che faccia tacere le armi e consenta di sanare le ferite di un paese vicino, amico e cruciale per l'economia del continente. Razzi e bombe devono tacere e milioni di profughi ucraini, per i quali occorre oggi trovare la modalità di snellire le procedure sul fronte dell'accoglienza, devono poter tornare alle proprie case il prima possibile, case che andranno ricostruite anche con il nostro aiuto. Perché l'Europa deve essere come un corpo che si prende cura delle proprie ferite e come un corpo anche l'Europa ha bisogno di un sistema immunitario che la difenda dagli attacchi esterni.

La situazione attuale rende ancora più evidente la necessità di un esercito unico europeo, una forza di difesa competente, pronta e attrezzata che possa intervenire laddove l'integrità dell'Europa, la salute e la felicità dei suoi cittadini siano minacciati. Ma non solo: così come in un corpo ciò che fa la mano destra influisce su ciò che accade alla mano sinistra allo stesso modo in Europa occorrono regole condivise, serve una politica fiscale europea che allinei le transazioni dei Paesi membri impedendo l'odiosa pratica della concorrenza fra parti dello stesso corpo e occorrono misure forti e condivise a sostegno dell'intero comparto produttivo e per un settore decisivo per il futuro come quello dell'energia. Il Governo italiano si sta muovendo in tal senso e come Coraggio Italia apprezziamo il sensibile taglio delle accise sui carburanti che seppur temporaneamente fornisce una prima risposta alla speculazione di questi giorni. Vorremmo però affrontare il problema in maniera strutturale agendo su una voce di bilancio che sta mettendo in ginocchio famiglie, imprese e comuni. Abbiamo bisogno, signor Presidente, di un nuovo piano nazionale integrato per l'energia e il clima e l'Italia ne ha bisogno in fretta per industrializzare immediatamente il Paese. La crisi energetica prodotta dalla recente guerra russo-ucraina ha scatenato un aumento incontrollato del prezzo delle materie prime che continuano a scarseggiare, costi di produzione elevatissimi, rallentamento nella logistica, blocchi nelle produzioni che stanno mettendo in ginocchio migliaia di imprese. L'Italia, signor Presidente, non può permetterselo e non possono permetterselo migliaia di famiglie italiane e di aziende: il nostro tessuto sociale ed economico è la spina dorsale che sostiene il Paese.

La guerra produce degli effetti che si ripercuotono direttamente sull'Italia quale membro della NATO e dell'Unione europea: l'aumento del costo del gas, del petrolio, del mais, il blocco dell'export russo provocano aumenti e costi aggiuntivi, un forte rischio di speculazione sui prezzi danneggiando tutti i Paesi europei e inevitabilmente si riflettono sulle famiglie. Gettano ombre pesanti su quella ripresa che dovrebbe realizzarsi e che invece oggi appare fortemente rallentata. Non possiamo rischiare che una riforma strategica come quella del PNRR venga superata, per così dire, dalle nuove urgenti necessità di famiglie e imprese: ecco perché occorrerebbe rimodulare ed estendere alcuni interventi alla luce delle sfide attuali. La sfida dell'energia richiede di tornare a ripensare e rivalutare le nostre posizioni sulle centrali nucleari verso le quali il Paese è ancora ostaggio dell'effetto Chernobyl e dell'onda emotiva causata dall'incidente del 1986 (applausi del deputato Bagnasco), ma anche ripensare l'eolico, oltre a studiare nuove modalità di approvvigionamento energetico per renderci finalmente indipendenti e non più ostaggio dello scacchiere politico internazionale.

Ricordo inoltre un altro settore che sta vivendo una situazione molto difficile: quello dell'autotrasporto su cui si è abbattuto il rincaro dei prezzi del gas e del petrolio e per cui si potrebbe prevedere a sostegno delle imprese con sede legale o stabile organizzazione in Italia un credito d'imposta del 30 per cento del costo di acquisto al netto dell'IVA del gasolio necessario per i mezzi a motore diesel, per tutti i mezzi a motore diesel .

Tra i punti all'ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo vi è infine la lotta al covid-19: finalmente cadranno prossimamente tutte quelle restrizioni che ci hanno accompagnato in questi due anni. Abbiamo la necessità di ripartire e ripartire in fretta, le conseguenze a livello sociale ed economico della pandemia dureranno purtroppo ancora per molto tempo.

La ringraziamo per quanto ha fatto, Presidente Draghi, ma l'appello è quello di fare ancora un ulteriore e significativo sforzo nel continuare a cercare soluzioni e sostegni per le famiglie, per proteggere il loro potere di acquisto, per dare nuova linfa alle imprese e garantire la loro sopravvivenza, in nome di una resilienza che deve trasformarsi nella garanzia di una qualità della vita dignitosa per tutti gli italiani. Applausi dei deputati del gruppo di Coraggio Italia

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Madia.

MARIA ANNA MADIA (PD). Grazie, Presidente. Noi pensavamo che il dramma della pandemia sarebbe stato lo spartiacque più importante della storia recente e invece ci troviamo dentro una crisi internazionale che io penso sconvolgerà il mondo ancora di più rispetto a come lo conoscevamo. Gli esiti sono da definirsi, anche le conseguenze economiche, commerciali, finanziarie, geopolitiche, ma tutti noi dall'inizio di questo conflitto abbiamo subito capito che si trattava di un prima e di un dopo e alla politica oggi è chiesto il coraggio delle scelte. Io vorrei in questi pochi minuti distinguere tra emergenze e scelte strutturali. Parto dalle emergenze: le stime di crescita dell'area euro al 4 per cento sicuramente andranno riviste e andranno riviste al ribasso; noi non sappiamo di quanto, ma sappiamo che andranno riviste al ribasso, così come sappiamo che ci sarà una sofferenza per le imprese, soprattutto per quelle che dipendono dalle esportazioni delle zone di crisi, così come sappiamo che ci sarà un rimbalzo negativo per la dipendenza dalla fornitura di gas, così come sappiamo che ci sarà un costo sui conti pubblici per gli aiuti doverosi, in primis aiuti umanitari che noi stiamo dando e daremo al popolo ucraino. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Possiamo anche immaginare riregionalizzazioni di processi economici commerciali e finanziari nelle sfere di influenza delle grandi potenze e, insieme a tutto questo, noi alcune emergenze già le tocchiamo con mano: i rincari delle materie prime dall'energia ai prezzi dei beni alimentari. Bene ha fatto il Governo a intervenire con determinazione, a intervenire con tempestività; e io credo che l'Europa debba a questo punto fare un passo in più e spero che la discussione e la decisione in Europa ci portino presto a un tetto europeo per il prezzo del gas. Perché vede, Presidente, noi dobbiamo rispondere alla realtà e la realtà è già una realtà dura che sta facendo arrivare nelle case alle imprese bollette pesanti. Ma noi abbiamo oggi un ulteriore responsabilità che è quella di rispondere anche alla percezione; e io dico: attenti alla paura, perché le persone dopo due anni di pandemia - e adesso con la guerra - rischiano di rimanere in una condizione strutturale di incertezza verso il futuro, in una condizione psicologica che li spinge a non investire, a non acquistare, a non consumare. Siamo noi che dobbiamo dare risposte a queste paure, noi abbiamo il dovere oggi come classe dirigente della protezione di evitare che questa crisi porti un ulteriore scivolamento verso il basso di un pezzo di ceto medio. Però Presidente, dicevo all'inizio che oltre alle emergenze ci sono le risposte strutturali, ci devono essere le risposte strutturali, che ovviamente sono il tema più complesso. Io credo che il punto lo abbia centrato molto bene il commissario Paolo Gentiloni quando ha detto che l'Unione Europea sconta una dipendenza strutturale su settori strategici. Penso ovviamente all'energia, alla difesa, alla tecnologia. Allora ciò che sta accadendo, al netto degli esiti finali, al netto di quel che capiterà nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, ci deve spingere a lavorare per un'autonomia strategica dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Certamente e saldamente dentro la NATO, certamente in solida alleanza con gli Stati Uniti, ma autonomia strategica dell'Unione europea e ancoraggio alla NATO devono camminare di pari passo. Ci vorranno anni e ci vorranno risorse. Ci vorranno risorse e ci vorranno anni. Ma se questa è la strada che abbiamo davanti noi non possiamo permetterci di sbagliare di fronte a questa emergenza le risposte strutturali. Non possiamo permettercelo perché lo abbiamo già fatto questo errore dopo la crisi del 2008: ne abbiamo visti i risultati ne abbiamo pagato le conseguenze e però e concludo Presidente l'altra cosa che non possiamo permetterci è di far pagare questa autonomia strategica per cui dobbiamo lavorare al nostro welfare; perché, Presidente, gli investimenti di cui avremo bisogno a livello europeo e la necessità della sostenibilità del nostro debito pubblico potrebbero - e uso il condizionale perché non deve avvenire - spingerci di nuovo a sacrificare ulteriori quote di welfare, di spesa sana, di spesa per l'istruzione, formazione, tutela alla disoccupazione, sanità. Questo non deve avvenire; questo è un tempo che ancora una volta ci chiede la rottura degli schemi. Qualche tempo fa l'obiettivo era sospendere il patto di stabilità; oggi diamo quasi per scontato che questo debba avvenire ma abbiamo bisogno del passo in più e il passo in più è la politica di bilancio comune. Servono investimenti comuni, serve debito comune, serve continuare sulla strada del PNRR; è l'unico modo che abbiamo per tenere insieme autonomia strategica dell'Unione Europea e sostenibilità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie Presidente, colleghi deputati, signor Primo Ministro Mario Draghi, rappresentanti del Governo. Ci troviamo in questa solida e legittima consuetudine a discutere prima del Consiglio europeo di Bruxelles del 24 e 25 marzo e lo facciamo passando in rapida carrellata tutte le criticità che hanno rappresentato e tuttora ci accompagnano nel quadro nazionale e nel quadro continentale. Se volessimo sdrammatizzare potremmo citare Ennio Flaiano quando diceva che la situazione politica è molto grave ma pur tuttavia non è seria. Temo che non sia sufficiente sdrammatizzare e che questa volta la situazione sia anche seria e non soltanto grave. Penso che il Parlamento italiano abbia già compiuto atti importanti dimostrando una sostanziale compattezza intorno al mandato del Governo per affrontare la crisi internazionale con maggiore vigore possibile e con la maggiore coesione possibile. Penso che la responsabilità che si è assunta il Parlamento nell'approvazione di tutti gli aiuti, nessuno escluso, indirizzati alla libera nazione dell'Ucraina siano stati molto importanti. Segnali importanti che servono oltretutto a sottolineare la necessità - lo dico perché è tema di dibattito complessivo e quindi è utile ripetere alcuni concetti - di perseguire la via della pace senza consentire però alla Russia di Putin, attraverso l'invasione con i carri armati dell'Armata Rossa, di annettersi l'Ucraina; perché questo non può accadere, non è previsto dal diritto internazionale ed è giusto aiutare in tutti i modi possibili il popolo ucraino a difendersi, per giungere a una trattativa, a un negoziato che stabilisca una pace equa, che non mortifichi una nazione, che all'interno della propria costituzione dal 1996 cita esplicitamente il concetto dell'autodeterminazione del suo popolo. Ma il conflitto in corso nel cuore d'Europa non può essere trattato come fosse solo e soltanto un incidente di percorso e quindi penso che questo Consiglio europeo con tutti gli argomenti salienti di cui va a occuparsi debba anche provare a gettare le fondamenta per l'Unione europea del futuro.

La bussola strategica è un primo segnale: la possibilità di addivenire a una capacità autonoma di difesa, anche militare, dell'Unione Europea che, come ha detto giustamente il Presidente del Consiglio, rafforza e non mortifica, non indebolisce l'Alleanza atlantica, può essere una strada.

Ma stiamo sempre orbitando intorno al circuito chiuso del conflitto ucraino. Noi abbiamo un tema che ha sviluppato anche la crisi tra Russia e Ucraina; è il tema della sostanziale rinuncia, da parte del continente europeo, dell'Unione europea e dell'Italia che ne fa parte, di avere un destino di autonomia e di autosufficienza. È come se avessimo stabilito a tavolino tempo fa, in omaggio a una certa dottrina turbo-liberista, di dovere trasformare il continente europeo in una sorta di piattaforma commerciale terziaria, rinunciando alla produzione, rinunciando dunque all'autosufficienza, incentivando le delocalizzazioni produttive, andando di fatto a trasferire tutte le nostre possibilità economico-commerciali in un rapporto privilegiato, che ha visto beneficiate alcune Nazioni del mondo, che nulla hanno a che vedere con la cosiddetta civiltà occidentale o quantomeno, se non vogliamo utilizzare parole roboanti, che nulla hanno a che fare con la rete delle democrazie occidentali. Abbiamo fatto i furbi o, forse, siamo stati scarsamente lungimiranti. Abbiamo messo lacci e lacciuoli ai nostri sistemi - e forse ben abbiamo fatto -, perché abbiamo privilegiato la persona umana; abbiamo messo al centro del processo produttivo il lavoratore, lo abbiamo sostenuto, abbiamo sostenuto il nostro sistema sociale, il nostro welfare; abbiamo difeso e difendiamo l'Europa in prima fila, rispetto alla frontiera delle alterazioni climatiche e della necessità di combatterle. Ma, poi, una volta implementati tutti i costi possibili e immaginabili, rispetto a questa architettura teorica e privilegiata, abbiamo delocalizzato e portato la produzione altrove o, comunque, chiesto ad altri, la Cina, la Russia, il Terzo mondo, i Paesi cosiddetti emergenti, di fare il lavoro sporco al posto nostro. Il supremo frutto dell'autosufficienza è la libertà, diceva Epicuro. La frontiera - a maggior ragione guardando alla invasione dell'Ucraina da parte della Russia -, che noi dobbiamo cercare di colpire e di far avanzare, è quella di far tornare l'Italia e l'Europa a una capacità produttiva propria, a non dipendere da nessuno, perché solo così si difende la libertà. Men che meno, a Nazioni che sono gestite e governate da dittature – concludo Presidente -, si può consegnare ancora il nostro destino. Io penso, Presidente Draghi, che questo mantra debba in qualche modo resettare anche l'attività e l'impulso del suo Governo, perché anche l'Italia deve scegliere. Lei ha fatto un riferimento - Presidente, è l'ultimo episodio che cito - all'aumento delle aree coltivabili e voi sapete perfettamente che di qui a breve discuteremo del “decreto Energia”, in cui è previsto praticamente il sacrificio di una parte di aree coltivabili per ospitare i parchi fotovoltaici. Noi siamo a favore delle energie rinnovabili; ma, se è vero quel che dice, noi dobbiamo chiedere ai nostri agricoltori, aiutandoli e sostenendoli, di riprendere una extra produzione per garantire, prima dell'autosufficienza energetica, l'autosufficienza alimentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). I parchi fotovoltaici certo che dobbiamo farli! Ma li dobbiamo fare nelle aree metropolitane, nelle aree urbanizzate e compromesse, nelle superfici che ci sono in quantità industriale. Questo è l'appello che noi le facciamo: lavorare sulla strada dell'autosufficienza. Non appartiene a un altro chi può appartenere a se stesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Signor Presidente, Presidente Draghi, onorevoli colleghe e colleghi, il più volte condannato attacco da parte della Federazione russa all'Ucraina, oltre a costituire una gravissima e pericolosa violazione del diritto internazionale, ci pone, come Occidente e come Italia, dinanzi a enormi responsabilità, perché quanto si è deciso nelle ultime settimane e le sfide che dovremo affrontare nei prossimi mesi avranno effetti duraturi nel tempo. È ormai evidente - credo a tutti - che le buone relazioni commerciali costruite in trent'anni con la Russia sono compromesse. Questo ci impone di rivedere il nostro modello di Paese in tempi rapidissimi, soprattutto in chiave energetica. Servono idee chiare, serve essere più che mai realistici. Il conflitto ci sta portando a rivedere le nostre scelte in materia di difesa, che, al pari della sanità, era colpevolmente diventata luogo di continui tagli di bilancio. Sempre questo conflitto ci fa fare i conti con la realtà, come negli anni scorsi con gli attacchi terroristici di matrice islamica, quando ci si rese conto dell'importanza della sicurezza interna agli Stati occidentali. Si discute ora di incremento delle spese militari, del raggiungimento di quel 2 per cento di PIL, che per anni gli Stati Uniti in sede NATO ci hanno indicato come livello di investimento necessario per una difesa al passo con le necessità attuali e future. Al Consiglio europeo si parlerà di integrazione della difesa europea, ma in questo caso dobbiamo essere chiari: una vera difesa comune presuppone una politica estera comune, che sappia utilizzare il deterrente militare sulla base dell'interesse comune dell'Unione europea. Questo è il punto controverso, perché, ad oggi, mi chiedo se ci sia all'interno dell'Unione europea un interesse comune; infatti, abbiamo 27 politiche estere e, quindi, 27 difese nazionali. Una forma di difesa valida, coordinata ed integrata esiste già ed è l'Alleanza atlantica, di cui facciamo parte e che oggi - ma credo varrà anche domani - costituisce l'unico e solido strumento militare difensivo concretamente operativo. Signor Presidente, il pensare che aumentare le spese militari, ammesso che si reperiscano le risorse necessarie, sia sufficiente ad aumentare la nostra sicurezza è fuorviante. Se vogliamo un'Italia autorevole protagonista, dobbiamo guardare nel lungo periodo favorendo anche la natalità, quindi politiche di sostegno alla famiglia naturale come centro della nostra società (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il disordine giovanile attuale, le spinte legislative verso la legalizzazione delle droghe, oggi ancora più di ieri, sono insostenibili. Se queste sono le scelte legate al futuro, c'è un presente che dobbiamo ascoltare. I forti rincari delle materie prime e dei carburanti, come lei ricordava, i prezzi dei beni di prima necessità in crescita, come quelli dell'energia, costi che già gravano su famiglie e imprese segnate dalla pandemia, unitamente alle pesanti preoccupazioni che ci arrivano dai cittadini con cui parliamo ogni giorno, ci dicono che le sanzioni avranno anche colpito la Russia, ma certamente segnano già il nostro Paese. Signor Presidente, sempre guardando all'Italia, se tutti in quest'Aula conosciamo l'espressione “paga Pantalone”, allora, ripensiamo agli ultimi anni. Nel 2008 una finanza fuori controllo, non europea e men che meno italiana, ha generato una grave crisi, crisi economica che ha pagato Pantalone. Nel 2011 le primavere arabe, non causate dall'Italia, hanno generato il caos nel Mediterraneo e per gestire le centinaia di migliaia di immigrati arrivati nel nostro Paese ha pagato Pantalone.

Oggi siamo alla guerra con l'aggressione della Russia all'Ucraina.

Sia chiaro, serve il massimo impegno per aiutare i profughi ucraini che fuggono dal conflitto, ma le sanzioni, se non controbilanciate da immediate politiche attive europee di sostegno all'economia, che effetto avranno? Che pagherà ancora Pantalone. Signor Presidente, Pantalone è esausto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Serve uno sforzo per anticipare, per quanto possibile, i tempi, prevenendo i conflitti, attraverso una diplomazia che misuri le parole, calibri le azioni e dialoghi con le controparti. Il caso specifico, quello dell'Ucraina, ci richiama a prestare la dovuta attenzione alle tensioni presenti nell'area già prima del 2014, instabilità che è proseguita con un conflitto a bassa intensità che, negli ultimi anni, non si è mai fermato. E, aggiungo, in chiave futura, i Balcani occidentali devono essere tra le priorità della nostra agenda diplomatica prima che, anche in quell'area, la situazione sfugga di mano.

Sappiamo che si valuterà l'adesione dell'Ucraina all'Unione europea e serve un processo ordinato. Il processo di adesione è formalizzato dal Trattato sull'Unione europea, all'articolo 49: il Paese candidato deve soddisfare i criteri di ammissibilità dell'Unione europea che sono comunemente noti come i criteri di Copenaghen, e, poi, ci saranno i negoziati sui 35 capitoli tematici che impongono riforme politiche, economiche, finanziarie.

È un processo lungo, lei giustamente lo ha ribadito, oggi, in quest'Aula.

Ricordo a tutti che oggi Stati a noi geograficamente vicinissimi, come quelli dell'ex Jugoslavia, l'Albania, che da quasi 20 anni stanno con fatica facendo riforme, ancora non vedono l'ingresso nell'Unione europea. Quindi, l'ingresso e l'allargamento vanno coordinati.

Signor Presidente, sarà un Consiglio europeo complesso, ma le necessità economiche del nostro tessuto produttivo e sociale fanno chiarezza sulle scelte da adottare. Il benessere delle nostre famiglie, la crescita delle nostre imprese devono essere sempre messi in cima ai nostri obiettivi. I Paesi dell'Unione europea devono massimizzare gli sforzi diplomatici per azzerare la possibilità che si degeneri in un conflitto mondiale che nessuno vuole e che non avrebbe vincitori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Illustre Presidente Draghi, Presidente della Camera, Ministri, deputati, i suoi interventi, negli ultimi tempi, indicano la necessità di armare o di potenziare l'armamento dell'esercito ucraino. È vero che, ricordando Machiavelli, forse questo indica la condizione naturale lungo i secoli, interrotta soltanto negli ultimi settant'anni, quella che lui dice: “sempre, mentre che io ho di ricordo, o e' si fece guerra, o e' se ne ragionò”.

Se non si fa, come noi non la facciamo, se ne ragiona e se ne può ragionare in diversi termini, alcuni dei quali sono nell'avviso di quanti hanno manifestato posizioni pacifiche. Io credo di non avere quel temperamento, ma di immaginare, per esempio, di portare in Italia, in Campidoglio, l'immagine della “Pace” di Canova, nel momento in cui si commemora il secondo centenario dell'artista.

Voglio ricordare, però, che, in Ucraina, è nato Tolstoj, il quale indicava - e lo raccomando alla sua memoria -, in modo molto semplice, questa rotta: “Come non si può spegnere il fuoco con il fuoco, né asciugare l'acqua con l'acqua, così non si può eliminare la violenza con la violenza”.

Sarei, quindi, prudente per l'avvenire a pensare che armare quell'esercito, che è un grande esercito di resistenza e diventa sempre più forte con i cittadini, non sia, in realtà, un modo per non interrompere questa guerra e aumentare i morti, perché anche un soldato russo morto è un innocente, non ha voluto quella guerra, l'ha subita (Applausi della deputata Lapia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. È difficile sottovalutare la rilevanza del vertice che si apre domani a Bruxelles. I Governi, i Parlamenti, le opinioni pubbliche dell'Unione europea devono provare a fare dei passi avanti molto determinati lungo l'unica strada che a me pare sia percorribile e che, giustamente, abbiamo deciso di percorrere per fermare l'aggressore nei confronti dell'Ucraina e, cioè, la strada delle sanzioni economiche.

A me pare che ci siano questioni politiche ineludibili. Si procede per arrivare ad obiettivi comuni da perseguire attraverso strumenti comuni oppure si continua sulla strada di obiettivi coordinati, perseguiti attraverso strumenti nazionali? È un passaggio in cui non possiamo essere ambigui e, se vogliamo fare quel salto di qualità politico che tutti riteniamo necessario, è evidente che si debba procedere per obiettivi comuni e per strumenti comuni, finanziati anche da risorse comuni. Questo vale per la difesa, questo vale per le politiche per l'energia.

E mi permetta, Presidente, di esprimere una preoccupazione che, prima che nel merito, è nel metodo, perché a me pare che si proceda, nell'agenda delle politiche europee, per segmenti paralleli.

È una strada che ci porta a sbattere, perché non si può scegliere la politica monetaria da fare ora, a prescindere da quello che si fa nella regolazione del mercato del gas; non si può scegliere quello che si fa nel mercato del gas, senza tener conto di come sono ridotte le finanze pubbliche di molti Stati europei.

A me pare, invece, che si proceda per percorsi paralleli. La BCE decide una stretta monetaria, mentre si genera inflazione da quei mercati regolati in modo assurdo e inaccettabile, e mi permetta anche di dire che la bozza del paper della Commissione europea su questo è decisamente inadeguata. Il price cap, il prezzo amministrato sul gas è assolutamente necessario, altrimenti va cambiata la politica monetaria, vanno riviste le politiche di bilancio. Il sistema deve essere coordinato.

Secondo punto, nel merito: l'allargamento. A me pare che, con tutta la solidarietà che dobbiamo esprimere all'Ucraina - ed è totale sul versante dell'accoglienza, sul versante degli aiuti umanitari - noi abbiamo bisogno di un supplemento di riflessione sull'allargamento, Presidente. Allargare vuol dire spostare il baricentro geopolitico dell'Unione europea; allargare, nel quadro di governance politico vigente, vuol dire ulteriori difficoltà a prendere decisioni comuni, rilevanti; allargare - è l'esperienza che abbiamo maturato dal 2004 - vuol dire accelerare la precipitazione verso lo Stato a welfare minimo, perché vuol dire aprire il mercato a chi ha condizioni fiscali, condizioni contrattuali di lavoro, condizioni economiche che, inevitabilmente, determinano dumping sociale e dumping fiscale.

Abbiamo bisogno di trovare altri strumenti per dimostrare solidarietà e dare sponda a Paesi come l'Ucraina o i Paesi baltici. Il processo di associazione, la condizione di associato all'Unione europea vanno eventualmente migliorati, ma attenzione a procedere in modo poco approfondito e poco meditato sulle conseguenze di medio e lungo periodo dell'allargamento, nel momento in cui vogliamo una maggiore soggettività politica dell'Unione europea e fare in modo che quella soggettività politica sia condizione di pace e di benessere.

Infine, Presidente, è stato molto importante l'intervento che il Governo ha fatto, per decreto, venerdì scorso però - come lei stesso ha riconosciuto, Presidente Draghi - è insufficiente.

Allora mi rivolgo, oltre che a lei, ai colleghi di quest'Aula e ai colleghi del Senato: quando il decreto arriverà, proviamo noi a fare qualche passo avanti perché quei 4 miliardi che lei ha ricordato a copertura degli interventi sulle accise e dell'aumento dei crediti d'imposta, rappresentano appunto meno del 10 per cento dell'incremento di utile conseguito in un semestre. Se guardiamo in ragione d'anno, l'incremento di utile imponibile viaggia intorno agli 80 miliardi. Non ci possiamo permettere - l'ha spiegato bene ieri il presidente Crippa nel suo intervento, durante le comunicazioni del Ministro Cingolani -, un lusso così. Non bisogna far piangere i ricchi, ma bisogna aiutare chi è in difficoltà. Allora, il Parlamento, nella conversione del decreto, deve dimostrare grande determinazione…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANO FASSINA…. e raccogliere le risorse necessarie - chiudo Presidente - a sostenere fino in fondo famiglie e imprese, non solo le energivore, ma tutte.

Qualche anno fa, nel 1989, andava di moda dire che la storia era finita, ma la storia non era finita. Probabilmente, allora, si prendeva una vacanza, ma oggi è la politica che deve tornare all'altezza della storia, altrimenti, Presidente, questo è un passaggio che va a finire davvero male per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, ho ascoltato le sue parole oggi con la stessa attenzione con la quale ho ascoltato ieri il discorso suo e del Presidente ucraino Zelensky. È evidente come il prossimo Consiglio europeo avrà luogo in un contesto internazionale decisamente mutato e all'ombra di una crescente e forte instabilità fuori e dentro i confini del nostro continente ed è proprio sulla scia delle parole che lei ha utilizzato in quest'Aula che le chiedo, Presidente Draghi, di recarsi alla prossima riunione dei leader europei utilizzando e chiedendo ai suoi omologhi la massima cautela in ordine al conflitto ucraino. Oggi, chiedere cautela significa dire “sì” agli aiuti umanitari, dire “sì” all'accoglienza dei rifugiati, dire “sì” ad ogni sforzo pacifico compiuto sulla via della diplomazia tra gli Stati. Ma chiedere cautela è, al tempo stesso, sapere esplicitamente dire “no” ad un possibile intervento diretto all'interno del conflitto, saper dire “no” al coinvolgimento delle nostre Forze armate, dire assolutamente “no” ad una soluzione diversa da quella della pace tra i popoli.

Sono seriamente preoccupata per le parole che sono state utilizzate da più parti negli ultimi giorni all'interno del nostro Paese perché sono parole che spesso alimentano e inaspriscono i toni di una situazione molto delicata. Lo sono per le conseguenze che il conflitto sta già causando sulla nostra economia e soprattutto per l'imprevedibilità delle guerre e della loro evoluzione sul piano internazionale. Lo sono perché un intervento armato in Ucraina significherebbe il generarsi di una escalation senza precedenti. Lei oggi ha affermato di voler aumentare i finanziamenti per l'industria bellica: è inaccettabile in un Paese già piegato dalla crisi economica, che ripudia la guerra, Presidente Draghi. Il momento storico è delicato e le nostre parole sono le scelte e devono esserlo ancora di più oggi: “no” alla guerra e “no” al finanziamento dell'industria bellica. È bene che lo tenga ben presente, Presidente Draghi (Applausi dei deputati della deputata Sarli).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Signor Presidente e colleghi, Signor Presidente Draghi, grazie per il discorso che ha fatto, sia per la connotazione umana nei confronti di un popolo che sta lottando coraggiosamente per la sua libertà, che anche nei confronti di un'economia, che ha bisogno di interventi tecnici e capaci. Tra i punti della dichiarazione di Versailles, di grande rilevanza sono la riduzione delle dipendenze economiche ed energetiche e la costruzione di una base economica più solida. La crisi ucraina ha drammaticamente messo in evidenza forti dipendenze, che confidavamo non esserci, nel concetto di reversibilità degli equilibri geopolitici, che si sono poi mostrati instabili.

L'affrancamento necessario dalla dipendenza delle importazioni di gas, petrolio e carbone russi deve però puntare sulla diversificazione del mix energetico e sulle rotte di approvvigionamento, tenendo conto dell'interconnessione delle reti europee del gas e dell'elettricità, nonché dell'efficienza energetica, modernizzandola e intervenendo sulla rete europea di distribuzione, ristrutturandola in una logica che non tenga conto dei confini nazionali, con un risparmio che il nostro Ufficio Studi ci dice che potrebbe arrivare al 32 per cento rispetto allo scenario attuale. Il problema dei costi, infatti, non è legato soltanto alla produzione, ma anche allo stoccaggio e alla distribuzione, temi che per l'Italia sono sempre molto discussi.

Parallelamente, vanno ampliati gli interventi sulla burocrazia e noi condividiamo gli interventi governativi per lo sblocco delle autorizzazioni di nuovi impianti a fonti rinnovabili e a preannunciare ulteriori interventi. A questo proposito, l'anno scorso abbiamo segnalato per primi il tema del green pass - lo ricorderanno il Presidente Draghi e il professor Brunetta -, il tema dei beni confiscati, nel senso che bisognerà fare una riflessione sulle azioni per i beni sequestrati in questo momento, perché la confisca venga gestita senza compromettere le proprietà e le aziende, che comunque devono proseguire. Ad esempio, la collega Prestigiacomo ci parlava di una raffineria siciliana, che dà lavoro a 5.000 persone a Siracusa, e che sta entrando in crisi, pur non essendo oggetto di confisca. Quindi, anche l'applicazione tematica deve essere vista. Parallelamente, dopo il COVID, questa guerra sta provocando un innalzamento enorme dei costi delle materie prime agricole, a cominciare da grano, mais e soia. Sono state riviste al ribasso le previsioni relative ai raccolti di cereali in diverse parti del mondo, con il rischio che, nei prossimi mesi, si assista a fortissime tensioni sociali, a cominciare dai Paesi africani, con tutto quello che questo comporta anche in termini di immigrazione. Sui flussi migratori si soffermerà poi il collega Battilocchio meglio di me. Diventa indispensabile, quindi, mettere in campo un piano europeo di supporto del mondo agricolo, per arginare l'impatto di questa crisi, puntando anche al sostegno dei redditi degli agricoltori, erosi dalla crescita dei costi di produzione e, contestualmente, volto a salvaguardare il potenziale produttivo del sistema agroalimentare europeo.

Il Presidente Tajani, proprio in questi giorni, ha presentato al Parlamento europeo un pacchetto di interventi e proposte, sia per la sicurezza alimentare europea a breve termine, sia a medio termine. Occorre uno sforzo univoco per ridurre le dipendenze strategiche dell'Unione europea, per quanto riguarda quindi tutte le materie prime critiche, semiconduttori digitali e prodotti alimentari.

Lei, Presidente, ha fatto riferimento alla “crisi dei chip”: sì, il neon, ad esempio, che è un sottoprodotto fondamentale della lavorazione dell'acciaio, viene utilizzato per i laser coinvolti nel processo di produzione dei microprocessori e la metà del neon mondiale arriva dalla Russia e dall'Ucraina. È evidente, quindi, che si arriverà anche a un generale riassetto delle basi produttive e degli approvvigionamenti con la ridefinizione di diverse catene di valore. L'Unione deve essere pronta a investire consistenti somme al riguardo, se intende arrivare in tempo a un'Unione europea più autonoma dal punto di vista produttivo. L'incertezza sull'evoluzione dell'economia nel medio termine, con la rivisitazione al ribasso di tutte le stime di crescita, aumenta il rischio che si allontani il ritorno alla normalità post pandemica. Per affrontare la crisi post pandemica, l'Unione ha messo in campo strumenti eccezionali a sostegno delle economie europee. È evidente che ora va fatto altrettanto e, in questo contesto, dovremmo sicuramente anche concentrarci su quello che è il tema del Governo e della governance - come dice lei e come dicono in Europa -, che dovrà condurre alla formalizzazione di proposte concrete su temi come le riforme delle regole del bilancio, il completamento dell'Unione bancaria, la creazione di capacità di bilancio dell'Unione e l'individuazione di una strategia di crescita, che tenga conto delle transizioni digitali e ambientali.

Forza Italia, in particolare, vede positivamente il prolungamento nel 2023 della clausola generale di salvaguardia del Patto di stabilità e crescita. E' auspicabile che siano introdotti anche strumenti volti a favorire investimenti e a sostenere gli Stati maggiormente penalizzati dalle sanzioni.

Un ultimo tema che vorrei affrontare è quello relativo al vertice UE e Cina che si terrà dal 1° aprile. Non bisogna farsi ovviamente false illusioni perché ricordiamo il documento sottoscritto a febbraio fra Russia e Cina e gli effetti geopolitici che ne derivano.

PRESIDENTE. Concluda.

CRISTINA ROSSELLO (FI). La democrazia per loro non ha un valore universale con una forma già definita ma come scritto in questo accordo, qualunque assetto statuale e sociale che deriva dalla tradizione di ciascun Paese è tale. Quindi, ci rendiamo conto che la tradizione liberale di Alexis de Tocqueville e dei secoli passati per difendere questi valori sono altamente compromessi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimo Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, domani come lei ricordava sarà un mese dall'invasione russa dell'Ucraina, il più grande evento bellico sul nostro continente dal 1945. Un atto criminale e ingiustificato che rischia di segnare l'inizio di una nuova Guerra fredda. E' giusta la posizione di sostegno del nostro Paese all'Ucraina e di ferma condanna della Russia, come lei ha ribadito ieri e oggi in quest'Aula. Tra democrazia e dittatura, tra libertà e censura, tra resistenza e violenza, tra agenda globalista o agenda putiniana, l'Italia sa da che parte stare, perché la peggiore delle democrazie sarà sempre migliore della migliore delle autocrazie. Lo diciamo soprattutto alla collega Granato che vorrebbe unire le forze con Putin o ai colleghi grillini che lo vorrebbero invitare in quest'Aula per capire chi ha ragione o chi ha torto.

Qui si parla di resistenza vera dove si rischia veramente la morte, come durante la guerra partigiana, nulla a che vedere con l'euroscetticismo dei difensori della Brexit. Lo dica a Boris Johnson presidente quando lo incontrerà al prossimo vertice NATO. L'Italia e l'Unione europea devono lavorare per la pace e il cessate il fuoco in Ucraina ed evitare un'escalation a tutti i costi. Le sanzioni e l'assistenza militare all'Ucraina sono strumenti per perseguire questo obiettivo politico non per allungare il conflitto. Occorre riequilibrare le forze in campo e in questo modo sarà più semplice con la deterrenza costringere Mosca al tavolo negoziale, sono due facce della stessa identica medaglia. Un accordo però rimane l'unica soluzione per fermare il conflitto, la via militare avrà troppi costi in termini di vite umane. La caduta del governo di Putin per ora rimane inverosimile, mentre la caduta del Presidente Zelensky è da evitare ad ogni costo. Presidente, negli ultimi anni l'Italia ha investito troppo sulla Russia di Putin, sia in termini economici che energetici che politici. Apprezziamo l'intenzione di cambiare rotta con le misure che il suo Governo ha adottato recentemente e che noi sosteniamo fermamente. Apprezziamo che i partiti come la Lega e il Movimento 5 Stelle che ieri lodavano Putin, ora lo rinnegano, tutto questo rafforza la posizione internazionale del nostro Paese.

PRESIDENTE. Concluda.

MASSIMO UNGARO (IV). Si faccia comunque chiarezza sulla missione “Dalla Russia con amore” e sugli accordi tra Governo italiano e Governo russo di inizio 2020 e che vengano immediatamente revocate tutte le onorificenze che il nostro Paese ha dato a Paramanov e ad altri dirigenti del Ministero degli affari russo dopo le gravi minacce all'Italia e al Ministro Guerini, al quale noi esprimiamo la totale solidarietà, a lui e a tutte le Forze armate (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Finisco su due punti specifici, Presidente. Lei ha ribadito che l'Italia farà la sua parte nell'accogliere i profughi, benissimo: noi speriamo che stavolta con i profughi che verranno da Est e non da Sud sarà più semplice convincere i paesi di Visegrád a riformare il Trattato di Dublino. Io spero che lei ne parlerà con questi Paesi al Consiglio europeo di domani e dopodomani.

Infine, lei ha ricordato di fare attenzione oltre all'Ucraina, anche alla Bosnia, ai Balcani dove il revanscismo russo rischia di risvegliare il nazionalismo, soprattutto nella Repubblica Srpska. Oltre a quel Paese e ai Balcani occidentali facciamo anche attenzione e monitoriamo la situazione in Paesi che non fanno parte di UE e NATO, ma che Mosca considera come Paesi nella propria sfera di influenza: penso alla Moldavia e alla Georgia, grazie presidente (Applausi Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (MISTO-A-+E-RI). Grazie. Signor Presidente, il suo intervento ci indirizza verso importanti riflessioni e difficili scelte che per forza di cose sono imposte dalla gravità della situazione, mi soffermerò sulla questione dell'energia.

Per troppo tempo abbiamo fatto affidamento sulle importazioni di fonti di energia, soprattutto per mancanza di visione strategica e miopia. E' sufficiente pensare che dal 2014, anno della guerra in Crimea, le importazioni di gas russo sono aumentate del 40 per cento e le conseguenze di quelle scelte, purtroppo, le stanno pagando oggi le famiglie e le imprese italiane che sono già pesantemente afflitte da due anni di pandemia. Bene quindi le tasse sugli extraprofitti, anche se noi avremmo auspicato un'aliquota più incisiva.

Per diversificare l'approvvigionamento di gas e non essere più schiavi dei 30 miliardi di metri cubi che importiamo annualmente dalla Russia, secondo noi è necessario acquistare nell'immediato terminali galleggianti che permettano di rigassificare il gas naturale. Però occorre anche sbloccare i rigassificatori previsti con istanze già presentate da oltre 15 anni e parlo di Gioia Tauro e Porto Empedocle. Poi ancora, signor Presidente, il raddoppio del TAP che potrebbe essere fatto con un investimento del tutto abbordabile.

Il tema dello snellimento burocratico per installare nuovi impianti eolici e ancora, signor Presidente, vogliamo sottolineare come sia importante far capire in sede europea che non tutti i Paesi sono colpiti in modo eguale dalla crisi energetica. Occorre che le istituzioni comunitarie parlino sì con un'unica voce, ma che questa sia priva di condizionamenti ideologici che rischierebbero altrimenti di farci pagare nel lungo periodo un conto davvero troppo salato.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, ormai siamo prossimi al trentesimo giorno di guerra e le cose non appaiono semplici per l'aggressore, che probabilmente, o forse certamente, si aspettava una progressione diversa dell'operazione militare speciale, come la chiama il Presidente Putin, aggressione, come la chiama praticamente la quasi totalità dei Paesi aderenti all'ONU. Questa difficoltà, probabilmente imprevista, di concludere l'operazione bellica in poco tempo mi induce a pensare che la scelta che il nostro Paese ha compiuto probabilmente, di concerto con gli alleati europei, è quella giusta: sostegno all'Ucraina, Paese aggredito proditoriamente, con una solidarietà che si è concretizzata nell'invio di ogni bene dall'alimentare ad ogni sorta di vestiario - con un'attenzione particolare per i più piccoli - ed ai medicinali, la cui tipologia c'è stata specificatamente richiesta da organizzazioni di soccorso come la Croce Rossa, con le quali siamo costantemente in contatto.

Vede Presidente, come certamente tanti colleghi in quest'Aula, anche il sottoscritto si è impegnato con una propria organizzazione territoriale per l'invio di aiuti e l'accoglimento di famiglie o parti di esse. Oggi, tanto per dirne una, parte il quinto convoglio dalla mia città al confine polacco-ucraino dove è attivo uno dei tanti centri di distribuzione. Il nostro, come tutti gli italiani, lo stiamo facendo, ma a questo slancio di enorme generosità deve corrispondere anche una grande attenzione per le famiglie italiane, che ne sono certo non mancherà, per togliere spazio a pericolose strumentalizzazioni.

Vede Presidente, forse mi sbaglierò, però ho notato che man mano che le vicende belliche crescono in crudeltà non vi è pari crescita nello sdegno e nella condanna verso l'aggressore, probabilmente per la grande paura di ciò che il nostro Paese potrebbe subire da un punto di vista economico a causa dell'inasprimento del conflitto. Perciò, ieri ho apprezzato il tono più pacato, più cauto tenuto dal Presidente Zelensky rispetto ad altri incontri, così come ho maggiormente apprezzato il suo intervento, presidente Draghi, di netta indicazione dell'indirizzo del nostro Paese. Ora Presidente, sul merito della risoluzione di maggioranza di cui sono firmatario, mi esprimerò in dichiarazione di voto, grazie.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Berti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BERTI (M5S). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, Ministri, colleghe e colleghi, ieri abbiamo ascoltato le importanti parole che il Presidente ucraino Zelensky ha rivolto al Parlamento in seduta comune e anche in vista del Consiglio europeo non possiamo farle cadere nel vuoto. Come italiani, come Nazione, come europei abbiamo il dovere di arrivare a questi appuntamenti politici uniti e con idee chiare, specialmente in tema di geopolitica, politica estera e di difesa. Dal 24 febbraio 2022, il giorno dell'invasione dell'Ucraina, è cambiata la storia. Abbiamo dinanzi a noi uno Stato aggressore, la Russia, e uno stato aggredito, l'Ucraina: queste sono le categorie per interpretare gli eventi che stiamo vivendo. Abbiamo dinanzi a noi immagini strazianti di civili bombardati, sotterranei adibiti a reparti di terapia intensiva, l'immagine di una quotidianità stravolta di metropolitane dove si curano i bambini malati di cancro, bambini e famiglie che noi stiamo già accogliendo. Come Europa e come Italia abbiamo già accolto a braccia aperte oltre 100 mila ucraini che sono adesso nel nostro Paese.

Le immagini che arrivano dall'Ucraina ci creano sconforto, tristezza e rabbia. È ancora peggio immaginare che tutta questa sofferenza non sia dovuta soltanto a questioni territoriali. Certo, la Russia ha degli obiettivi di influenza, cioè di chiudere da est a ovest la sponda che sbocca sul mare dell'Ucraina, creando una nuova Russia che va dal Donbass alla Transnistria, bloccando quindi l'accesso al mare; ma l'ipotesi che ci deve far riflettere in vista del prossimo Consiglio europeo è che questa tragedia umanitaria non sia dovuta soltanto a obiettivi geopolitici, ma all'ambizione dell'Ucraina di far parte di una comunità di valori, di principi europei e occidentali: la libertà di stampa, i diritti civili, la libertà di associazione, la democrazia, il pluralismo, il libero mercato, i diritti umani. Infatti, non è un caso che in questi giorni sia arrivata in Russia la condanna ad Aleksej Navalny, un oppositore del regime di Putin; a questo si aggiungono anche i 20 mila arresti soltanto per aver manifestato il proprio dissenso.

A queste persone, come lei ha detto, Presidente Draghi, va dato tutto il nostro sostegno perché queste persone, che con coraggio sfidano le leggi liberticide di Putin, sono dalla parte dell'Europa e sono anche dalla parte della Russia del futuro.

Ieri, Presidente, si è anche parlato - e se ne parlerà nei prossimi giorni - di integrare l'Ucraina nell'Unione europea. Questo tema è stato affrontato anche nel vertice di Versailles. L'Italia vede con favore questa prospettiva, ma siamo consapevoli che sarà un percorso lungo: ci sono i cosiddetti criteri di Copenaghen nel 1993, i criteri democratici ed economici; ci sono da adattare pagine e pagine di diritto interno al diritto europeo, ma noi dobbiamo cogliere, in questo momento, l'essenza politica di questo passaggio.

Noi dobbiamo capire perché uno Stato vuole fare un passo avanti verso l'Unione europea e ambisce a diventarne parte. Qui ci aiuta anche la storia recente. Noi abbiamo una serie di accordi di associazione e stabilizzazione con i paesi balcanici; un paese candidato, l'Albania, un paese amico dell'Italia, ha detto recentemente che tutti i paesi del mondo possono dare soldi a uno Stato - riferendosi alla Cina - ma soltanto l'Unione europea può dare istituzioni solide e una stabilità politica che serve per la crescita della comunità di riferimento. E' proprio sulla prospettiva democratica ed economica che si deve creare una vera politica estera europea, basata sulla nostra potenza, cioè sul mercato unico.

Come MoVimento 5 Stelle noi siamo determinati a dare il nostro contributo per una politica estera europea che deve partire dall'unità dei paesi membri, una cosa che non era assolutamente scontata.

Nella crisi finanziaria del 2009 c'era la distinzione fra paesi del Nord e paesi del Sud; negli anni recenti si è aperta un'importante faglia fra i paesi dell'Est e i paesi dell'Ovest in tema di Stato di diritto e primazia del diritto europeo. Ma in questa crisi non ci sono Stati del Nord, Sud, Est e Ovest: ci sono soltanto Stati europei dell'Unione europea che hanno applicato in maniera compatta le sanzioni verso la Russia.

La compattezza dell'Unione, infatti, è un segnale politico fortissimo. Non è più possibile pensare all'Europa soltanto come a un grande mercato dove si fanno scambi e transazioni, dove si vuole un mercato unico, ma non si vuole la fiscalità comune e si creano paradisi fiscali; dove si vuole la politica green e carbon neutral, ma non si pianificano investimenti green e riserve comuni dell'energia; dove si parla di finanza e di banche ma non si parla di valori e di geopolitica.

L'ipotesi, infatti, che ha dominato gli ultimi trent'anni dell'Unione europea, cioè di influenzare il mondo solo tramite il commercio internazionale - cioè il change through trade - ha dei limiti e dobbiamo avere altre leve di influenza.

Bene, dunque, tutto il blocco di sanzioni alla Russia, il congelamento dei beni, il blocco degli investimenti e le sanzioni anche personali che verranno rinnovate ogni sei e dodici mesi. Ma permettetemi una nota di ottimismo nel futuro dell'Unione europea e delle relazioni internazionali. Io sono sicuro che l'Europa riuscirà a esprimere una politica estera unitaria nel futuro: perché? Pensiamo che per rispondere alla crisi finanziaria del 2008 ci sono voluti quattro anni: l'anno dell'Omt, l'anno del MES e l'anno del “whatever it takes”. Per reagire alla crisi COVID, da marzo 2020 a luglio 2020, ci sono voluti quattro mesi; invece in questa crisi, dal giorno del riconoscimento delle repubbliche di Donbass e Luhansk, ci sono voluti soltanto quattro giorni per applicare le sanzioni il 25 febbraio. Quindi, questa è una capacità incredibile di reazione dell'Unione europea, che dobbiamo apprezzare e su cui dobbiamo lavorare.

I prossimi cambiamenti importanti, però, saranno intorno a un tema molto importante: la difesa europea. L'approvazione della “Bussola strategica” è un tema importantissimo, con la creazione di un quartier generale di comando e controllo, un battaglione multinazionale di 5 mila unità (anche se alcuni analisti suggerirebbero che servirebbe dieci volte tanto). Penso alla cooperazione di sistemi di difesa: non è possibile che esistano 130 sistemi di difesa, quando potrebbero essere benissimo ridotti a 30; infine, la creazione di un fondo per finanziare la base tecnologica comune.

Questi sono passi concreti in avanti dal punto di vista tecnico, ma serve anche una volontà politica concreta, una volontà che il nostro Paese ha sempre manifestato a partire dal 1954 con l'approvazione e il potenziamento della Comunità estera e di difesa, fortemente voluta da De Gasperi.

In conclusione, Presidente, colleghi, l'Unione europea è nata da una grande visione, quella di un mondo aperto fondato sulla pace, la cooperazione tra i popoli e l'inclusione. Noi dobbiamo, come europei, ancora credere in questo mondo, ma per realizzare questa visione dobbiamo convincere i nostri partner europei a vedere l'Europa come una comunità di valori e non soltanto come un grande mercato. Le sanzioni, in questo contesto, non sono un atto ostile. Le sanzioni permettono di usare la potenza economica europea per creare un'alternativa alla guerra. Noi non vogliamo fare le sanzioni per colpire il popolo russo, ma vogliamo fare le sanzioni per evitare a tutti i costi un escalation del conflitto, e salvaguardare il sistema di relazioni internazionali per come lo abbiamo conosciuto negli ultimi ottant'anni; un sistema dove l'Europa sarà al centro, forte e fiera dei suoi valori del suo mercato unico e anche della sua resilienza. Buon lavoro, Presidente Draghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Schullian. Ne ha facoltà.

MANFRED SCHULLIAN (MISTO-MIN.LING.). Grazie Presidente e signor Presidente del Consiglio. La crisi, anzi la guerra dell'Ucraina, ha come effetto collaterale la scoperta di un'Europa unita nella reazione e nell'azione. Contestualmente, ci fa comprendere l'importanza di poter contare su una rete di relazioni consolidata e quanto sia importante l'unità e la compattezza tra gli Stati membri dell'Unione europea per affrontare queste situazioni drammatiche. Questa compattezza fino a poco tempo fa sembrava impossibile da raggiungere; ovviamente, ogni iniziativa comune per assistere l'Ucraina va appoggiata e rafforzata, ma l'Europa deve accogliere questa opportunità di integrazione vera, durevole ed efficace. Non possiamo più limitarci a coltivare meri interessi economici, ma dobbiamo crescere. Crescere non in termini territoriali, anche se condivido pienamente che l'Italia sia a fianco dell'Ucraina nel processo di adesione all'Unione europea, ma dobbiamo crescere scoprendo una cultura europea comune, una visione europea comune e una strategia europea comune. Il modello dell'integrazione settoriale non funziona più; abbiamo bisogno di un'integrazione politica, di un'integrazione della politica sia interna che esterna, che ha come conseguenza la parziale rinuncia alla sovranità nazionale per creare una sovranità europea. Tutto questo è indispensabile, non per arrivare ad uno scontro di civiltà, come lo ha definito lei, ma per essere pronti a nuove sfide, che non mancheranno.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie Presidente. Il 24 febbraio 2022 è cambiato il corso della storia. Dopo la tragedia di due grandi guerre mondiali nel secolo scorso, un nuovo conflitto è sorto nel cuore dell'Europa. Il primo messaggio che riteniamo doveroso ribadire, allora, oggi, è netto: la guerra è uno strumento di morte e orrore; punto. Non si ricorre alla guerra per comporre divergenze o risolvere controversie internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non è tollerabile utilizzare la guerra quale strumento di offesa e sopraffazione dei popoli o degli Stati, come sta facendo la Russia. Peraltro, alcune immagini che ci arrivano dall'Ucraina sono atroci: colpire civili in corridoi umanitari in fila per il pane, attaccare un ospedale pediatrico, compiere violenze a donne o bambine, distruggere un teatro, una scuola rifugio o intere comunità sono azioni che non possono lasciarci indifferenti; sono azioni criminali che vanno qualificate come tali.

Per questo, noi democratici condanniamo con forza quanto sta accadendo in Ucraina e non accettiamo ambiguità o equidistanza sul punto. L'azione russa non è un'attività di difesa della sicurezza nazionale: è una aggressione grave, ingiustificata e illegittima di un Paese sovrano; è un attacco alla libertà e all'indipendenza di un popolo che non aveva prodotto alcuna minaccia e al quale rivolgiamo piena vicinanza e solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Vi siamo accanto, cari ucraini, e faremo il possibile per aiutarvi!”

Permetteteci di salutare nuovamente, oggi, il Presidente Zelensky, intervenuto ieri in Parlamento con un discorso di grande compostezza, forza, coraggio e dignità, che risuona ancora in quest'Aula. A lui e al popolo ucraino inviamo oggi un messaggio importante: noi democratici sosteniamo e sosterremo con convinzione il vostro percorso di adesione all'Unione europea: lo faremo nei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

L'Europa ha assunto decisioni storiche finora: chi si aspettava un'Unione debole e divisa si sbagliava. L'Europa ha reagito con unità e tempestività senza cedere ad alcun ricatto economico sulle forniture di gas e petrolio, mostrando a tutti che ci sono valori e principi non negoziabili. Chiariamolo bene: difendere l'Ucraina oggi vuol dire difendere l'Europa intera, vuol dire difendere i suoi valori profondi di democrazia, libertà e rispetto dei diritti umani e l'obiettivo prioritario perseguito finora dall'Unione è stato allora quello di chiedere un immediato cessate il fuoco e l'apertura di un tavolo negoziale tra le parti per arrivare a un nuovo equilibrio politico nella regione. Ed è la richiesta che, signor Presidente, ancora oggi Bruxelles deve portare avanti con decisione: tacciano le armi in Ucraina subito e si sostenga con determinazione una soluzione diplomatica per la pace. Questa è l'urgenza assoluta!

In assenza di segnali positivi da parte della Russia, tuttavia, l'Unione non poteva rimanere ferma e così non è stato. L'Unione ha adottato anzitutto sanzioni rigide per indebolire l'azione militare russa e indurre Putin a sedersi con serietà e sincerità, come lei ricordava ieri, al tavolo negoziale. L'Unione ha applicato per la prima volta la direttiva 2001/55, attivando un meccanismo straordinario di protezione temporanea per tutti i rifugiati che scappano dall'orrore della guerra. In pochi giorni, vale la pena ricordarlo, ha preso forma l'Europa della solidarietà e dell'umanità che è mancata in altri passaggi della storia recente del nostro continente e noi siamo orgogliosi della risposta che abbiamo dato, come europei, da questo punto di vista nelle scorse ore, in linea peraltro, con lo spirito solidaristico che ha da sempre contraddistinto il nostro Paese.

Da qui dobbiamo partire per realizzare nuovi corridoi umanitari e per ulteriori iniziative europee di solidarietà, accoglienza e integrazione.

Ma l'Europa ha fatto anche altro: ha assicurato e sta assicurando un sostegno alla popolazione ucraina nella resistenza, a difesa della propria libertà. Sul punto vorremmo essere chiari: l'Unione ha il dovere di essere protagonista nel promuovere una soluzione di pace, ma fin quando la Russia non interrompe i propri attacchi non possiamo abbandonare al proprio destino la comunità ucraina e girarci dall'altra parte. Non supportare il popolo ucraino nella propria difesa oggi non vuol dire lavorare di più o meglio per la pace, vuol dire semplicemente avallare questa inaccettabile aggressione e fare il gioco delle autorità russe.

L'Europa non sta cercando o provocando la guerra, chiariamolo, sta chiedendo e difendendo la pace e la fine del conflitto e dell'ostilità. Questo sta facendo e deve continuare a fare l'Europa. In questo nuovo contesto appare allora non più rinviabile l'esigenza di realizzare una vera e propria Unione della Difesa. L'adozione della Bussola strategica, qualche giorno fa, è una decisione storica che va nella giusta direzione.

È tempo di costruire una difesa comune, in piena sinergia con la NATO, per rafforzare il peso e l'autorevolezza internazionale dell'Unione. Questo è il momento e, al riguardo, chiediamo che l'Italia continui a fare la propria parte e per questo respingiamo con forza le minacce ricevute o inviate da Mosca ai nostri parlamentari e condanniamo gli attacchi inaccettabili rivolti al Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che salutiamo e ringraziamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), insieme a tutte le Forze armate, per il delicato lavoro che stanno svolgendo in queste ore difficili.

Ecco il contesto in cui domani, a un mese dall'inizio delle ostilità, il Consiglio discuterà di come affrontare questa nuova crisi drammatica e inattesa.

L'Unione ha avuto la forza di attivare nei mesi scorsi una risposta straordinaria alla pandemia - lo ricordava bene, signor Presidente - grazie all'impegno, vogliamo ricordarlo oggi, illuminato di personalità come David Sassoli che ricordiamo con affetto ed emozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dobbiamo trarre insegnamento dalla visione e dal lavoro di David per assumere in queste ore ulteriori decisioni rivoluzionarie che segnino uno spartiacque definitivo tra l'Europa del passato e l'Europa del futuro.

È il momento, anzitutto, di realizzare l'Europa dell'energia, con acquisti e stoccaggi comuni e un impegno deciso sulle rinnovabili, un'Europa che sia in grado anche di porre prezzi calmierati nell'immediato e un sostegno forte a famiglie e imprese colpite dalla crisi economica. È il momento di ragionare poi su nuovi modelli di governance economica, va trasformato il Patto di stabilità in un patto per la crescita sostenibile per il prossimo futuro.

È il momento di creare, infine, nuove filiere industriali comuni, forti e integrate. È il momento, in altri termini, di costruire un'Unione davvero autonoma e sovrana, indipendente da un punto di vista strategico, economico e industriale.

Siamo a un bivio della storia, insomma, come ricordava già Jean Monnet, l'Europa si fa nelle crisi e sarà la somma delle soluzioni apportate alle stesse. Oggi abbiamo due strade dinanzi a noi: possiamo fermarci all'attuale unione di Stati o proseguire verso gli Stati Uniti d'Europa. L'Italia, uno dei Paesi fondatori dell'integrazione europea, deve essere in prima linea nel promuovere questo salto di qualità, necessario per affrontare le emergenze del nostro tempo, per difendere i valori essenziali di libertà e democrazia e, soprattutto, per portare avanti la missione centrale essenziale del progetto comunitario: la pace, il bene più prezioso, la pace per la quale l'Europa ha vinto il premio Nobel nel 2012. Ricordiamolo: lo dobbiamo al popolo ucraino, lo dobbiamo alle vittime innocenti di questo drammatico conflitto, lo dobbiamo alle migliaia di cittadini russi che manifestano con coraggio contro la guerra e lo dobbiamo al futuro stesso del nostro continente e del nostro Paese.

Questo è l'impegno che abbiamo davanti e su questa linea noi siamo pronti, come Partito Democratico, a sostenere con forza il lavoro del Governo e il suo, Presidente del Consiglio, in Europa. Buon lavoro a lei e buon lavoro a noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucia Albano.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie signor Presidente, Presidente Draghi, membri del Governo, onorevoli colleghi, siamo qui per affrontare e approfondire questioni cruciali in un momento buio della storia della nostra Nazione in quanto, dopo la devastante pandemia, ormai un mese fa, la Russia, come sappiamo, con atto unilaterale di aggressione, ha riportato la guerra nel cuore dell'Europa. Desidero quindi manifestare tutta la solidarietà al popolo ucraino: siamo al suo fianco sulla strada della ricerca della stabilità politica e della pace.

E di fronte alla crescita dell'instabilità, della competizione strategica, delle minacce alla sicurezza, i Capi di Stato e di Governo in Europa hanno finalmente preso in considerazione la necessità di assumersi maggiori responsabilità per la sicurezza e compiere ulteriori passi decisivi verso la costruzione della sovranità europea, affrontando anche la costruzione di una base economica più solida. Ed è su quest'ultimo aspetto, Presidente Draghi, che desidero concentrarmi per fornire un contributo di Fratelli d'Italia al lavoro che lei dovrà affrontare nel prossimo Consiglio europeo.

Nel definire dure e necessarie sanzioni economiche, la dichiarazione di Versailles prevede di far leva su punti di forza del mercato unico, senza lasciare indietro nessuno. Un progetto ambizioso che, come ci ha ricordato stamattina, prende in esame dipendenze strategiche, le materie prime critiche, semiconduttori, salute, tecnologie digitali, prodotti alimentari e politiche in materia di concorrenza e commercio.

L'obiettivo è ambizioso, necessario e condivisibile, ma vorrei sottolineare, Presidente, che in questo costruire una base economica più solida qualcuno indietro, in realtà, lo si lascia.

L'Italia sta pagando duramente, con ricadute economiche, la dipendenza dalla Russia dal punto di vista dell'importazione, come sappiamo. Ma proviamo a ribaltare un attimo il punto di osservazione: la Russia per un settore fondamentale della nostra economia, e non solo per il food, fashion and furniture , anzi in italiano, chiedo scusa, cibo, moda ed arredamento, legato al comparto del lusso, non è solo un mercato di approvvigionamento, ma anche un mercato di sbocco.

Proviamo quindi a ribaltare il punto di vista, il punto di osservazione che stavo dicendo. Ebbene, in questo momento, buona parte del tradizionale made in Italy è in allarme, perché le vendite degli elementi della dieta mediterranea, dell'olio, del vino, della pasta e dell'arredamento, sono in crisi. Non dimentichiamo però il mercato della moda, con la grave situazione in cui si sono trovati i settori come abbigliamento, calzature ed altro, con magazzini pieni per i mercati di sbocco a causa della stagionalità e che, improvvisamente, paradossalmente, in periodi di massima produzione, sono venuti meno e mi riferisco anche a lei, Ministro Giorgetti.

Vi sono intere aree della nostra Nazione che sono comparti specifici che dipendono dalla Russia per l'export, è un altro punto di vista ma non è da sottovalutare. Questi comparti non sono nella stragrande maggioranza dei casi composti da grandi imprese, ma da piccole e medie imprese nate da modelli di impresa familiare, che hanno costruito nel territorio un solido tessuto economico, che hanno sviluppato le nostre eccellenze, le nostre specificità, prodotti di grande qualità, imprese che faticosamente si sono guadagnate un mercato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che hanno resistito alla delocalizzazione, mercato che quel 24 febbraio ora è venuto meno.

E allora, nel pensare a un modello di costruzione di un'Europa economica più solida - e concludo signor Presidente -, nel costruire una visione forte dell'Europa delle Nazioni, si guardi non solo al mercato globale e finanziario, ma si ricordi la forza, la costanza e la determinazione del modello italiano dei nostri imprenditori, delle piccole e medie imprese.

Si ricordi anche come l'Europa fa la sua parte, sostenendo la media impresa con supporti alla riconversione e al reperimento di nuovi mercati di sbocco, tutelando le eccellenze che hanno fatto grande l'Italia.

Concludendo, le chiediamo quindi Presidente, anche in questo contesto, di rappresentare, come lei sa e può fare, l'Italia in Europa, e non solo l'Europa in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, Presidente Draghi, vorrei oggi toccare alcuni punti che sono ispirati dall'intervento del Presidente Zelensky di ieri e dal suo intervento di stamattina e che sono pienamente riflettuti dalla risoluzione che, come Lega, abbiamo contribuito a scrivere e che sosterremo convintamente. I tre punti sono collegati tra di loro e sono: la sovranità democratica, le relazioni internazionali che l'Italia ha posto in essere durante il conflitto e, ultimo, la postura italiana, quella che l'Italia andrà a prendere in questo complesso Consiglio europeo dei prossimi giorni.

Primo punto: ieri il Presidente Zelensky ci ha ricordato, in modo forte, con molta dignità e con molta chiarezza, l'importanza dei nostri valori di riferimento, dei valori di riferimento dell'Occidente: la libertà e la democrazia. Lei ha concluso il suo discorso di oggi dicendo che il sostegno del Parlamento è apprezzato. Io le dico che il sostegno del Parlamento è la precondizione per realizzare qualsiasi cosa che lei ha intenzione di portare avanti nei forum domani, che siano NATO, G7 o Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il Parlamento, per Costituzione, dà l'indirizzo al Governo, e non viceversa. La posizione ripetuta di questioni di fiducia, che io ho sempre e convintamente votato, può essere un espediente per velocizzare l'iter dei procedimenti, ma è sempre sbagliato sul piano strettamente politico. Il Parlamento può essere vituperato, essere una istituzione che, nell'apprezzamento dei cittadini, non è ai primissimi posti, tuttavia è il luogo del dibattito. È in Parlamento che si dà l'indirizzo al Governo e questo credo che, lo ricordo a me stesso, lei e il suo Governo dovreste tenere sempre in considerazione. Il Parlamento non è mai un fastidio, è il luogo dove si possono prendere posizioni differenti, a volte anche all'interno della stessa maggioranza ci possono essere critiche, perché ciascuno di noi ha una coscienza e difficilmente prendere una decisione in questo Parlamento può essere semplice. Non può essere un fastidio, e Zelensky ci ha insegnato che il popolo ucraino combatte proprio per avere la possibilità di avere questi fastidi, che il Parlamento sia un fastidio, perché altrove questo non è.

Il secondo punto parte dall'osservare il risultato delle elezioni del 2010 in Ucraina tra il Partito delle regioni, di colui che poi fu eletto Presidente, Yanukovich, e il Blocco, di Yulia Tymoshenko. Quel risultato descriveva una situazione che spiega, in gran parte, la mappa delle operazioni militari di oggi. Perché cito quel risultato? Lo cito per un motivo molto semplice: troppo spesso l'Occidente, nel suo complesso, che sia la NATO o l'Unione europea, ha fatto promesse che non era in grado di onorare. Allora, io voglio essere molto chiaro: ci siamo espressi, abbiamo votato, la posizione della Lega è, senza se e senza ma, schierata all'interno del suo Governo, atlantica e sicuramente europeista, non ci sono dubbi su questo. Però, dobbiamo anche porre grande cautela in tutti i passi che intraprendiamo. Ci sono Paesi, che lei e altri colleghi hanno citato, nei Balcani occidentali, che hanno iniziato il processo di ingresso nell'Unione europea da almeno un decennio abbondante, tre lustri addirittura (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, allora, quando andiamo a dare il nostro sostegno e le nostre aperture di credito al popolo ucraino, bisogna anche dire la verità; non bisogna ripetere gli errori del passato, illudere, senza poi essere in grado di portare a casa quello che andiamo a promettere oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Pertanto, su questo punto voglio essere ancora più chiaro: siamo di fronte a un ossimoro: si parla di possibile soluzione per la crisi ucraina dicendo che l'Ucraina deve essere un Paese neutrale. Allora, forse dobbiamo risolvere l'ossimoro; se l'Ucraina deve entrare nell'Unione europea, quanto è compatibile ciò con il creare una indipendenza militare e una capacità militare dell'Unione europea? Questo è qualcosa che dobbiamo affrontare e a cui bisogna dare una risposta, e bisogna farlo confrontandosi con il punto precedente, ossia con quello che pensano tutte le opinioni pubbliche dei nostri Paesi europei.

Infine, noi ci aspettavamo dal suo Governo molto di più, come sforzo diplomatico. Sicuramente siamo stati attivi, ma il nostro Paese ha l'obbligo di esserlo più degli altri, perché è un Paese importante, non solo fondatore dell'Unione europea, membro del G7 e sicuramente fondamentale per sostenere l'Alleanza atlantica. Anche se gli attori, le controparti non sono affidabili, non sono sicuramente persone con cui vogliamo avere a che fare, la diplomazia ci impone di dialogare e cercare il dialogo. Purtroppo, devo registrare che, nonostante le nostre richieste, anche in quest'Aula, questo dialogo, la ricerca di dialogo con la controparte, almeno per quanto ci è dato sapere, è stata molto limitata.

Infine, sulla postura che dobbiamo assumere all'interno del Consiglio europeo, noi chiediamo fortemente che l'interesse italiano sia portato avanti e entri nell'agenda europea; ossia non che questo valga per l'energia, per il temporary framework, per le scelte tecnologiche, per le capability militari. Dobbiamo far sì che il nostro Paese sia protagonista, ma quando dico sia protagonista, che lo sia nei fatti. Si parla, da mesi, di indipendenza alimentare, di sovranità produttiva, di sovranità tecnologica. Io registro che lei ha citato il caso dei microchip, dei semiconduttori: noi, per ora, la prima battaglia europea su questo tipo di problemi l'abbiamo persa. Abbiamo un'eccellenza in Sicilia, che non viene valorizzata e non viene utilizzata come motore di sviluppo.

Concludo, noi la sosteniamo e ci siamo, le chiediamo anche di mettere in atto, e queste sono a costo zero, due azioni, e mi scuso di usare termini inglesi, il reshoring e il decoupling. Senza queste due azioni non raggiungeremo alcuno dei nostri obiettivi. Un'Italia che non sia forte e protagonista è, di fatto, in un'Europa che non può funzionare. Noi il mandato chiaro glielo diamo, lei faccia la sua parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, colleghi, nella giornata di ieri, in questo emiciclo, abbiamo ascoltato le drammatiche parole del Presidente Zelensky. Con il nostro applauso corale, abbiamo ribadito la vicinanza dell'Italia al popolo ucraino, una vicinanza e una solidarietà che il nostro Paese sta dimostrando fin da quella tragica notte tra il 23 e il 24 febbraio, che ha sconvolto la quotidianità e la storia dell'Europa.

La crisi ucraina, con i suoi drammatici risvolti, ha chiamato ciascuno degli Stati membri dell'Unione ad assumere una responsabilità decisiva, a difesa della libertà di un popolo aggredito. L'Unione europea e la NATO hanno mostrato, fin dal primo momento, compattezza e coesione che devono essere mantenute e ribadite chiaramente, dando un segnale forte a chi ha infranto ogni regola del diritto internazionale. Gli appuntamenti di questi giorni, il Consiglio Europeo e il vertice NATO, devono vedere l'Italia protagonista nel rivendicare un ruolo attivo dell'Europa in una mediazione tra le parti, in sinergia con altri Paesi, sostenendo ogni iniziativa utile al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla conclusione di un negoziato che conduca ad un accordo accettabile per entrambe le parti, ben diverso dalle attuali proposte di Mosca, che altro non sono se non una richiesta di resa incondizionata. Fintanto che l'esercito russo continuerà a colpire in modo dissennato la popolazione civile, a distruggere città, paesi, infrastrutture industriali, a compiere crimini che già sono sotto osservazione della Corte penale internazionale, noi daremo tutto il supporto necessario alle istituzioni ucraine, fornendo assistenza umanitaria, finanziaria, economica e militare, al fine di consentire al popolo ucraino di esercitare il diritto alla legittima difesa. L'aggressore russo, dopo il fallimento della guerra lampo, ha messo in campo un'altra arma, quella del terrore, e sta volutamente cercando di spingere milioni di cittadini ucraini a lasciare da profughi il proprio Paese. Il numero di ucraini in fuga all'estero ha superato ormai i 3 milioni e mezzo, come riportato dall'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, dei quali oltre 2 milioni hanno raggiunto la sola Polonia. Di questi la metà sono bambini. L'altro giorno, il commissario UE Johansson, competente in materia di migrazioni, ha lanciato l'allarme: vi è il rischio che queste innocenti vittime diventino preda dei trafficanti di esseri umani, occorre fare di tutto per tutelarli e proteggerli. L'Italia ha già accolto oltre 60.000 profughi, a cui sta dando assistenza, a cominciare da quella sanitaria. Vi è stata una bellissima, straordinaria mobilitazione di semplici cittadini, imprenditori, parrocchie, associazioni e Terzo settore che si sono attivati per aiutare chi è arrivato nel nostro Paese, scappando dalle atrocità di questo assurdo e incomprensibile conflitto. Accanto a loro vi sono le regioni ed i comuni che, ancora una volta, sono in prima linea a gestire questa nuova emergenza e ai quali, oltre al nostro sentito ringraziamento, dobbiamo dare tutto il sostegno e le risorse necessarie. Stiamo vedendo situazioni analoghe in Polonia, Romania, Moldavia, Ungheria, Slovacchia, Bulgaria. Come ha recentemente detto il primo cittadino di Varsavia, da soli e con questo ritmo di afflusso dei profughi, non ce la possono fare. Occorre, Presidente, che l'UE abbia una strategia coordinata per l'accoglienza, la redistribuzione e l'integrazione delle persone in fuga dall'Ucraina. Il nostro sostegno ai profughi va dato subito ed il prossimo Consiglio europeo deve prendere decisioni, non solo in merito agli stanziamenti. Abbiamo ascoltato le parole della presidente della Commissione in tema di flessibilità e stanziamento di ulteriori 3 miliardi ma bisogna parlare anche di ridistribuzione di queste persone tra gli Stati membri, in modo da suddividere l'onere e alleggerire i Paesi più colpiti. Spero che, da quanto sta accadendo, maturino finalmente le condizioni per poter affrontare e trovare un accordo per aggiornare complessivamente le regole sull'asilo e il regolamento di Dublino.

Dobbiamo dirlo a voce alta: l'impostazione e l'implementazione delle politiche di gestione dei flussi migratori non possono non avere una cornice comunitaria. Questa guerra ha reso ancora più urgente portare a termine il processo di costruzione dell'Unione europea. I Capi di Stato e di Governo hanno adottato un'importante dichiarazione a Versailles, stabilendo dei nuovi princìpi e aggiungendo quelle che vengono definite le tre dimensioni fondamentali della reazione dei Paesi dell'Unione europea al conflitto. Sarà necessario anche fare un salto di qualità in termini di difesa europea. Lo potremo fare se l'Unione Europea avrà la forza e la capacità di parlare una sola voce in politica estera; è giunto veramente il momento di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO (IV). Signor Presidente della Camera dei deputati, signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, colleghi, il Consiglio europeo di domani sarà tra i più complessi e discriminanti della sua storia recente. L'Ucraina e il suo popolo sono stati brutalmente aggrediti dall'invasione della Russia, da una guerra atroce, ingiustificata e disumana. L'Europa dovrà consapevolmente esercitare un ruolo forte, come attore chiave, come protagonista, per aiutare, giungere e indurre a una trattativa e battere le ragioni della guerra, per fermare la guerra, come ci ha chiesto di fare il Presidente Zaleski. Per un'Europa ispirata ai princìpi di solidarietà e unità, il primo dovere è senza dubbio quello di accogliere chi fugge dalla propria terra per mettere in salvo la propria vita e quella dei propri cari, donne, bambini, minori, anziani e persone fragili. L'Unione europea ha reagito in modo rapido e ben coordinato. L'Europa è unita e questo è un valore grandissimo. Le sanzioni approvate hanno già prodotto impatti penetranti su tutto il sistema russo. Tuttavia, il percorso delle sanzioni non è chiuso e, a nostro giudizio, potrà essere inasprito o rimodulato in funzione degli eventi. Naturalmente, in quest'Aula siamo tutti consapevoli anche degli impatti che queste sanzioni stanno producendo e produrranno sulla stessa Unione europea. L'OCSE stima che ad oggi l'Europa abbia già perduto un terzo della crescita potenziale di quest'anno.

In tema di sicurezza e difesa il Consiglio europeo affronterà il percorso di una spesa per la difesa coordinata a livello europeo, sulla base della dichiarazione di Versailles. Il punto chiave sta nell'implementare nel più breve tempo possibile la bussola strategica. Va messo in campo anche un rafforzamento dell'integrazione europea in tema di cybersicurezza, che è una questione che diviene cruciale. Il summit dei Capi di Stato e di Governo di Versailles ha gettato le basi per una svolta su alcuni punti chiave, che diventano le nuove priorità dell'autonomia europea: difesa comune, autonomia energetica, autonomia delle filiere produttive. Sui costi dell'energia il nostro Governo sta compiendo ogni sforzo per creare un fronte comune in Europa, che vada oltre la presa d'atto delle criticità e si concretizzi in progetti, come lo stoccaggio del gas, e decisioni, come l'imposizione di un tetto al prezzo dell'energia in grado di mettere al riparo l'intera economia dal rischio paralisi.

Signor Presidente della Camera dei deputati, signor Presidente del Consiglio, la forza della coesione dell'Europa e l'unità che si è vissuta tra di voi, Capi di Stato e di Governo, a Versailles possono delineare una prospettiva ambiziosa: l'Unione europea come primario protagonista geopolitico globale.

Signor Presidente del Consiglio Draghi, per la lungimiranza, le competenze e la credibilità che lei esprime nel Consiglio europeo, la esortiamo a mettere in campo tutta la sua capacità, tutta la sua forza morale per indirizzare al meglio gli animi dei 27 rappresentanti del Consiglio europeo. Sentiamo che questo è il momento in cui l'Unione europea non può esitare.

Riteniamo sia fondamentale perseguire, senza mai cedere allo sconforto, l'unico obiettivo umanamente accettabile: la pace. Lei oggi, Presidente Draghi, è tra coloro che possono indirizzare la rotta del Consiglio europeo. Vogliamo che senta, Presidente Draghi, il sostegno al suo fianco di Italia Viva e dei deputati di questo Parlamento. Buon lavoro, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Galizia. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghe e colleghi, alla vigilia del prossimo Consiglio europeo, che tornerà a riunirsi a Bruxelles domani e venerdì, siamo qui a sottolineare quelli che saranno i temi fondamentali da affrontare in sede di vertice europeo e che porteranno all'adozione di decisioni e all'assunzione di posizioni comuni da parte dell'Unione e, dunque, da parte di tutti gli Stati membri. Indubbiamente la crisi russo-ucraina, come ha già espresso il mio collega, resta il tema del centro del dibattito politico europeo, come pure le questioni relative alla sicurezza e alla difesa europea.

Io però, in questo momento, vorrei soffermarmi su quella che, forse, è la sfida più attuale e urgente che l'Unione si trova oggi ad affrontare, quella dell'energia. I prezzi dell'energia hanno raggiunto i massimi storici e l'Unione europea e gli Stati membri sono chiamati a ridurre le dipendenze economiche ed energetiche per costruire una base economica più autonoma e solida verso l'obiettivo essenziale dell'autonomia e diversificazione delle fonti di energia e di approvvigionamento.

La crisi dei prezzi energetici è un problema di ordine strettamente economico e come tale va affrontato. L'offerta è diminuita rispetto alla domanda e questo, chiaramente, ha determinato un aumento dei prezzi. Questi rincari indicano non solo che dobbiamo contenere la domanda, ma anche che l'offerta supplementare sarà preziosa e che vi è del potenziale per esplorare delle alternative che possano sostituirla. Fondamentale, in questo particolare momento storico di crisi economica, in generale, ed energetica, in particolare, una strategia comune ed un maggior coordinamento a livello europeo.

A tale riguardo, riteniamo che il REPowerEU sia sicuramente un primo passo in avanti verso l'azione europea comune per l'energia più sicura, più sostenibile e a prezzi più accessibili. Un primo segnale che consentirà di lanciare una serie di misure volte a rispondere all'aumento dei prezzi dell'energia in Europa e a ricostituire le scorte di gas per il prossimo inverno, rendendo così possibile la riduzione di due terzi della domanda dell'Unione europea di gas russo entro la fine dell'anno.

Ci conforta, inoltre, l'intenzione della Commissione di presentare - e dovrebbe farlo proprio nelle prossime ore - un nuovo Quadro temporaneo per gli aiuti di Stato in caso di crisi, che consentirà di aiutare le imprese e i consumatori colpiti dalle conseguenze dell'aggressione russa contro l'Ucraina, in particolare quelli che devono far fronte a costi energetici più alti. Cittadini e imprese devono rimanere sempre al centro della nostra agenda politica.

Su questa linea finalizzata a fronteggiare il caro energia, auspichiamo che venga accolta quanto prima anche la richiesta avanzata dal mio gruppo parlamentare, dal MoVimento 5 Stelle, per l'istituzione di un fondo energetico europeo straordinario sul modello del piano varato per contrastare gli effetti economici e sociali della pandemia da COVID-19. Uno strumento a disposizione dell'Unione e degli Stati membri per garantire una maggiore autonomia sul fronte energetico attraverso l'attivazione di strategie di diversificazione degli approvvigionamenti energetici, di investimento sulle energie rinnovabili, come lei ha detto, e di rafforzamento di meccanismi di stoccaggio comune per evitare, nella direzione dell'Unione dell'energia, il rischio di future crisi e per sostenere i cittadini europei e le categorie produttive gravemente colpite dalla cosiddetta pandemia energetica.

Come MoVimento 5 Stelle, riteniamo, inoltre, importante sostenere, proprio per continuare ad assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra di bilancio utile a contrastare le conseguenze sanitarie ed economiche della crisi, il prolungamento, anche nel 2023, della clausola generale di salvaguardia del Patto di stabilità e crescita. Per contrastare l'inevitabile crisi economica e sociale che l'emergenza del Coronavirus trascinerà con sé serve un piano di investimenti ben strutturato. Per rilanciare la nostra economia diventa, infatti, fondamentale favorire il più possibile gli investimenti, soprattutto nello sviluppo di nuove infrastrutture.

In chiave occupazionale, gli investimenti nelle strutture creano, infatti, nel breve termine, nuovi posti di lavoro e muovono l'economia, mentre, nel lungo periodo, sono in grado di aumentare la competitività del sistema Paese, migliorando e rendendo più veloci gli spostamenti di beni e persone all'interno e all'esterno dei confini nazionali, dando impulso alle attività di import-export. E abbiamo visto quanto importante diventa l'export per il nostro Paese, grazie anche al lavoro svolto dal nostro Ministro Luigi Di Maio.

Le ricadute economiche del conflitto in Ucraina non ci devono far dimenticare quanto importanti resti anche il tema della transizione verde e digitale e quanto rivoluzionari siano il passaggio e la trasformazione di un sistema produttivo intensivo e non sostenibile dal punto di vista dell'impiego delle risorse a un modello che, invece, ha nella sostenibilità ambientale, sociale ed economica il proprio punto di forza.

Promuovere un'economia sostenibile attraverso la trasformazione digitale green delle imprese è una delle sfide del nostro secolo. Le transizioni ecologica e digitale sono due obiettivi cardine che i Paesi membri dell'Unione europea e l'Italia hanno deciso di perseguire, perché hanno ben compreso quanto esse rappresentino uno snodo fondamentale per rilanciare l'occupazione e l'economia, dando slancio a produzione e investimenti. Il concetto secondo il quale bisogna rendere le imprese innovative e sostenibili, sfruttando le nuove tecnologie, non è solo un pensiero diffuso, ma è una vera e propria esigenza concreta.

Accanto agli obiettivi di digitalizzazione e innovazione dei processi, prodotti e servizi pubblici e privati e di rivoluzione verde, va considerato, infine, anche un altro obiettivo strategico, quello su parità di genere e inclusione, per consentire alle donne, ai giovani, alle persone con disabilità, a chi appartiene a classi sociali e territori più svantaggiati, a tutte le minoranze di contribuire a pieno allo sviluppo della vita economica e sociale. Le disuguaglianze di genere, come pure quelle economiche, territoriali e generazionali figurano ancora oggi come un grave problema, oltre che di equità, anche di freno allo sviluppo economico e sociale del nostro Paese.

L'Europa - e concludo, Presidente - ha bisogno urgente di una maggiore convergenza delle politiche industriali, energetiche, climatiche e territoriali. È giunta per essa il momento di essere audaci ed ambiziosi, e queste due parole, Presidente, si sono ripetute tante volte in quest'Aula, anche quando le abbiamo conferito il suo incarico, quando è venuto qui, in Parlamento, a parlarci. Noi abbiamo bisogno di questa audacia e di questa ambizione.

La priorità a breve termine è superare con successo la crisi e, nel medio-lungo termine, conseguire un futuro sostenibile. La crisi ha invalidato anni di progressi economici e sociali e messo in luce tutte quelle carenze strutturali dell'economia europea. L'Europa ora deve prendere in mano il suo futuro, adottando una strategia condivisa, che consenta di uscire più forti dalla crisi e di puntare finalmente ad un'economia intelligente, sostenibile ed inclusiva, caratterizzata da alti livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. Noi, Presidente, le auguriamo buon lavoro e le chiediamo di essere sempre audace e coraggioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, buongiorno. Il Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo presenta un ordine del giorno tanto denso, tanto fitto, quanto, direi, scontato. Partiamo dall'aggressione russa all'Ucraina che sta gravemente minacciando l'equilibrio di pace in Europa e partiamo anche dal diritto internazionale umanitario, calpestato dai russi, come lei, giustamente, ha ricordato. Perché quelle donne, quei bambini ucraini sono veri rifugiati, perché scappano da una guerra vera, devastante, non come altri.

Il conflitto russo-ucraino si svolge in un contesto erratico, in cui la disinformazione, che è tipica del nostro tempo, ma è anche tipica di quei regimi, rende difficile anche ai più esperti capire quale sia la reale situazione, però qualche domanda dobbiamo porcela.

In Europa qualcuno ha contezza di cosa abbia spinto Putin ad avviare un'azione tanto rischiosa ai confini con l'Europa e, quindi, con la NATO? O dei motivi per i quali Putin abbia avviato un'azione che è, sostanzialmente, in contrasto con gli interessi del suo maggiore alleato, ossia Pechino, considerando anche la rotta dei progetti della Via della Seta, tanto cara al Ministro degli Affari esteri Di Maio?

La Russia - e questo secondo me è paradossale e anche un po' maldestro - si è posta in contrasto con l'Europa, con gli Stati Uniti e con la Cina, ponendo peraltro la sua economia sotto il peso di scontate e prevedibili sanzioni, tutto in un colpo solo. Allora, perché ad esempio insistere su obiettivi civili, salvaguardando le infrastrutture, i tralicci delle comunicazioni mobili e la rete fissa di telecomunicazioni? Il sistema di connettività in Ucraina e le infrastrutture tecnologiche sono tutte in piedi e questo è un fatto strano per un conflitto.

Vede, Presidente Draghi, non so a lei, ma a me non è mai capitato di sentire il Presidente di una Nazione aggredita poter parlare con i Parlamenti liberi e democratici attraverso le telecomunicazioni: è un fatto nuovo, è un fatto straordinario, che però qualche quesito ce lo pone.

L'Europa ha assecondato le sanzioni economiche lanciate dagli Stati Uniti, che noi abbiamo definito sanzioni necessarie e addirittura sacrosante, ma che sono insufficienti se parallelamente manca l'azione politica della negoziazione, sulla quale l'Europa avrebbe potuto giocare un ruolo da protagonista e non l'ha giocato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non lo ha fatto certamente, Presidente Draghi, per mancanza di idee, ma altrettanto certamente perché ci sono dei contrasti all'interno dei propri membri.

L'attuale crisi denuncia la politica miope dell'Europa e dell'Italia in materia di approvvigionamento energetico. È necessario gestire la crisi, attuare misure idonee a salvaguardare aziende e consumatori, calmierando anche le tendenze inflazionistiche. A tal proposito, Presidente, le dico che il decreto pubblicato ieri ovviamente non è ancora sufficiente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Bisogna anche pensare al futuro, affrancarsi dalla dipendenza dalle importazioni di gas, di petrolio e di carbone russi, diversificando - ne abbiamo discusso qua in questi giorni - le fonti o aumentando gli investimenti in fonti alternative: bisogna avere coraggio anche nelle scelte impopolari. C'è attesa per il piano che l'Europa presenterà a maggio e, in questo contesto, l'Italia potrebbe e dovrebbe valorizzare la propria posizione geopolitica e far pesare le buone relazioni di cui gode nel Mediterraneo, oltre che mirare ad una sostanziale autonomia energetica, anche in questo caso con coraggio.

Su sicurezza e difesa da tempo lei sa che noi riteniamo indispensabile dotare l'Europa di un vero e proprio esercito, che sia efficiente, che sia potente e che sia anche meno costoso, se rapportato alla sommatoria dei singoli eserciti nazionali. Ma l'esercito europeo, senza una politica estera, francamente ha poco senso. Soprattutto, non può essere una difesa - glielo dico con il calore che lei riconosce sicuramente alla destra politica - a trazione francese, per quanto riguarda sia le scelte geopolitiche, che tecnologiche dell'industria militare; non può essere così. La Bussola strategica, approvata l'altro ieri è un piccolo passo; è un primo passo, ma un piccolo passo.

Un'ultima considerazione sul ruolo dell'Europa riguarda, infine, alcuni aspetti di natura economica, legati all'innovazione e alle applicazioni delle tecnologie digitali. Su questo si gioca la partita della sovranità digitale dell'Europa e dei singoli Paesi, che a noi è molto cara. L'Europa ha imposto il divieto di adozione di prodotti e servizi innovativi provenienti dalla Cina; in Italia, il Governo ha fatto ricorso con regolarità - e noi lo comprendiamo e lo sosteniamo - all'esercizio della golden power; bene, ma guardate che, contemporaneamente, non stiamo aiutando il nostro sistema industriale e lo stiamo rendendo sempre più dipendente dagli Stati Uniti d'America, e le spiego perché. Lei ha parlato dei chips, noi ne parliamo dal 2019. La produzione dell'auto è in crisi e si rischiano - vado alla conclusione - centinaia di migliaia di esuberi. Ebbene, noi avremmo un analogo divieto su prodotti e servizi provenienti dalla Russia e siamo d'accordo anche su questo, ma il paradosso è che gli Stati Uniti continuano a fare affari con la Cina. È proprio di pochi giorni fa il raddoppio della produzione di Tesla nella factory di Shenzhen, Presidente Draghi, mentre analoghe azioni, commerciali e industriali, riguardano decine di altre imprese multinazionali americane. Gli ultimi secondi, Presidente Fico, e concludo.

L'Europa deve decidersi e deve scegliere se far vincere il particolarismo di alcune sue Nazioni o se curare gli interessi dell'Unione europea, come grande soggetto terzo nelle dinamiche tripolari tra Stati Uniti, Cina e Russia. Noi ci auguriamo che questo Consiglio europeo ponga in essere questi obiettivi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Governo, Presidente Draghi e colleghi, dopo due anni di pandemia, dopo due anni di paure, di lutti e traumi, affrontare una guerra mette alla prova tutti noi, soprattutto i cittadini, ma soprattutto chiaramente il popolo ucraino. Nel poco tempo a mia disposizione voglio sostenere parte delle sue affermazioni: la vicinanza al popolo ucraino non è in discussione, così come gli sforzi per aiutare i civili in fuga, sforzi coordinati e condivisi con i Paesi dell'Unione. E voglio ringraziare gli enti e le realtà che si stanno sforzando, in misura significativa, per l'accoglienza e per gestire questi flussi migratori dovuti alla guerra. Però, voglio chiederle alcuni chiarimenti: lei ha detto che dobbiamo mandare segnali di incoraggiamento a Kiev. Volevo chiederle cosa intende esattamente, perché, se parla di ulteriori e crescenti forniture di armi, peraltro in assenza dei dovuti controlli che ancora una volta le chiediamo di disporre, non siamo d'accordo. E come funzioneranno questi sforzi, visto che siete impegnati ad aumentare le spese militari al 2 per cento, cioè a circa 38 miliardi di euro l'anno? Da dove ricaverete le risorse mancanti?

L'Unione europea spende - se le consideriamo spese aggregate - quasi 200 miliardi di euro all'anno, è un'enormità. È necessario aumentarle o, sulla base dell'impegno per una difesa comune, è possibile razionalizzarle, senza sottrarre risorse ad altre voci di spesa e tenendo sempre a mente che il nostro impegno principale deve essere quello per il cessate il fuoco e per la pace?

Nel Consiglio europeo discuterete di come rafforzare la base economica dell'Unione: è necessario ricavare strumenti europei per creare equilibrio perché le ricadute di ciò che accade e delle conseguenti scelte condivise colpiscono in misura diversa ciascun Paese europeo e noi risultiamo particolarmente esposti.

Riguardo alla crisi energetica, i costi a carico dei cittadini e delle imprese stanno mettendo a dura prova l'intero Paese; lei ha ricordato l'intervento del Governo per ridurre i costi e dare sostegno ai cittadini e alle imprese, ma per adesso ha dato un limite temporale di un mese su alcune di queste misure. Non è sufficiente: occorre consentire ai cittadini e alle imprese di fare una programmazione delle proprie spese, di ragionare in prospettiva.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,28)

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). La prospettiva, specialmente delle fasce della popolazione più deboli, attualmente è terribilmente incerta. Per questo, sollecitiamo il Governo ad intervenire senza timidezza sugli extra profitti legati alla spirale speculativa: Cingolani stesso ha parlato di “colossale truffa” degli indiziati del mondo dei servizi energetici.

Le chiediamo maggiore impegno sul fronte degli investimenti e della semplificazione delle procedure burocratiche relative all'implementazione delle energie rinnovabili, per mirare ad un mondo sostenibile più libero da condizionamenti esterni. Queste sono le nostre richieste. Attendendo la sua replica, la ringrazio per l'attenzione e ringrazio tutta l'Aula.

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Lupi, Rossini, Magi, Ermellino e Tasso n. 6-00212, Romaniello ed altri n. 6-00213, Suriano ed altri n. 6-00214, Cabras ed altri n. 6-00215, Lollobrigida ed altri n. 6-00216 (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi.

MARIO DRAGHI, Presidente del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. Intanto, voglio ringraziare tutti coloro che hanno preso la parola per il sostegno espresso al Governo in questo momento, sostegno che mi sarà molto prezioso in vista del Consiglio europeo e anche del Vertice NATO.

Ora cercherò di rispondere puntualmente alla maggior parte degli interventi e mi perdonerete se alcuni degli interventi verranno, come dire, inglobati nella risposta ad altri.

Onorevole Vietina, sono d'accordo, le speranze di una forte ripresa si affievoliscono e, di fronte a questo, occorre una risposta europea, tornerò più volte su questo punto. Occorre, prima di tutto, una risposta sul piano economico, sul piano della difesa, sul piano dell'energia.

Secondo punto che lei ha affrontato: forse non occorre un ripensamento del PNRR? No, non occorre un ripensamento del PNRR nelle sue scadenze e nei suoi obiettivi. Questo Piano è cruciale per aumentare la nostra crescita permanentemente, al di là degli eventi che ci colpiscono e continuano a colpirci regolarmente. Ci sono, però, alcuni aspetti del PNRR che vanno affrontati; ad esempio, qual è l'effetto dell'aumento dei prezzi delle materie prime? Qual è l'effetto dell'aumento dei costi, in generale, sul PNRR? Una riflessione in questo senso è in corso di svolgimento all'interno della Commissione europea e avremo sicuramente una risposta tra breve. Naturalmente, tutto questo richiede, come dirò più tardi ancora più estesamente, un ripensamento per quanto riguarda l'energia: un ripensamento a livello europeo e un ripensamento a livello nazionale. Voglio, però, di nuovo rimarcare che il ripensamento, per quanto riguarda le energie rinnovabili, non può che essere in direzione di un maggiore investimento e di un più rapido investimento in energie rinnovabili, non di una loro sostituzione con energie fossili, che sappiamo destinate, gradualmente e lentamente, probabilmente più lentamente di quanto immaginato, ad un non utilizzo, in futuro.

Onorevole Madia: non c'è dubbio, bisogna distinguere tra interventi di emergenza e interventi strutturali e il connotato della situazione di oggi è quello che lei ha definito paura, incertezza. È una paura, un'incertezza che stanno indubbiamente influenzando gli investimenti, influenzando i consumi, non solo a livello nazionale, ma anche a livello globale. Si vede molto chiaramente, lo vediamo immediatamente dal turismo, naturalmente, con le prenotazioni cancellate, ma, in generale, il trasporto aereo diminuisce e la gente vede che investimenti programmati vengono cancellati. Basta aprire un giornale economico internazionale, basta aprire anche un giornale qualunque per vedere una serie di piani rinviati.

Quindi, è una situazione di incertezza che colpisce devo dire, purtroppo, molto più l'Europa che non il resto del mondo, però è molto generale questo problema. Bisogna distinguere tra interventi di emergenza e interventi strutturali. Di nuovo, gli interventi strutturali sono essenzialmente quelli sul fronte energetico e bisogna, da un lato, diminuire la dipendenza energetica attraverso la diversificazione in due direzioni, cercando altri fornitori che verranno a sostituire le forniture dalla Russia e diversificazione nel senso di aumento degli investimenti nelle rinnovabili e anche in quelle energie fossili che possono essere immediatamente utilizzate per rispondere all'emergenza.

C'è, poi, un gruppo di interventi, dell'onorevole Rampelli, dell'onorevole Maggioni, dell'onorevole Fassina, e anche altri, che sostanzialmente evidenziano un punto che è difficile non condividere. Mettono in luce tutte le difficoltà del coordinare tutte queste iniziative, che ci pone l'emergenza, con quello che è l'impianto attuale dell'Unione europea, con le sue regole, le sue risposte.

In altre parole, come facciamo a tenere tutti i pezzi insieme, se le emergenze sembrano richiedere risposte inaudite, finora? L'onorevole Rampelli dice giustamente che questo è un continente che ha privilegiato il lavoratore, nel suo sviluppo; il mercato unico, si è detto, e l'ho detto tante volte, non è la globalizzazione selvaggia. Il mercato unico è stato un grande progetto di eliminazione delle frontiere, ma accompagnato da una protezione non solo dei lavoratori, ma degli standard sociali, più in generale, e degli standard anche produttivi e qualitativi. Quindi, è, come dire, una liberalizzazione regolata rispetto alla realtà - francamente subottimale, per essere eufemistici - degli anni Settanta e Ottanta. È un continente che ha privilegiato il clima, molto più di altri Paesi. A proposito del privilegio che è stato dato dall'Unione europea alla protezione sociale, mi piace sempre ricordare una frase che diceva il precedente cancelliere tedesco, Angela Merkel. Diceva che l'Europa è il Paese che ha il 15 per cento della popolazione mondiale, ha il 25 per cento del prodotto mondiale e ha il 55 per cento della protezione sociale mondiale. Queste sono le priorità del nostro continente. E ora, come facciamo? Con queste scelte che abbiamo fatto nel passato, con le scelte che vogliamo fare in futuro per quanto riguarda il clima, con le scelte che ci si impongono sulla difesa, come facciamo? Dobbiamo rinunciare ai nostri standard, a quello che ha, in fondo, ispirato i nostri valori negli ultimi quaranta, cinquant'anni? Lo stesso argomento, in un modo diverso, è stato sollevato dall'onorevole Maggioni. Chi paga? Pantalone? Pantalone è esausto. L'onorevole Fassina auspica un ritorno della politica, per far sì che questo coordinamento si adatti all'emergenza, ma la politica è già tornata (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva), è la politica che ha deciso il Next Generation EU, è la politica che ha adattato l'Unione europea a queste emergenze.

Questa è solo un'indicazione per il futuro, questa è la strada che è stata già disegnata, che occorre percorrere con ancora più convinzione, innovazione e creatività, in futuro.

Prima di tutto, la sospensione delle regole: le regole di bilancio, le regole degli aiuti di Stato. Ora occorrerà anche sospendere alcuni regolamenti agricoli. Come si fa a usare la terra, se ci vogliamo mettere i pannelli solari sopra (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Italia Viva e di deputati del gruppo Misto)? Si fa. In che modo? C'è un regolamento europeo che ci ha imposto di non coltivare il 10 per cento della terra disponibile. Beh, occorre rivederlo, questo è un altro esempio di risposta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia, Italia Viva e di deputati del gruppo Misto).

C'è una serie di regolamenti europei che limita le importazioni da certi altri Paesi. Se il primo passo non fosse sufficiente, occorrerà semplicemente essere pragmatici e ripensare alcune di queste regole e riuscire a importare dai Paesi che oggi possono fornirci i prodotti.

In secondo luogo, occorre una risposta congiunta. La risposta congiunta c'è stata nel caso del Next Generation EU, è stata un'esperienza fondamentale per l'Unione europea, perché, per la prima volta si è visto come può essere mobilitata una potenza economica congiunta, ed è stata cruciale per poter uscire dalla pandemia con una ripresa che, nel caso dell'Italia, è stata straordinaria, tanto è vero che, se quest'anno riusciremo a fare un numero positivo di crescita, sarà molto dovuto al trascinamento della straordinaria crescita che abbiamo avuto l'anno scorso (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

Sull'energia occorrono le tre direttrici che credo di aver indicato anche in un'altra occasione: diversificazione di forniture; compensazione della situazione, in qualche modo occorre che i Paesi vengano aiutati a superare questa situazione; e, poi, occorre un intervento strutturale sul mercato dell'energia che, come ho anche detto nel discorso introduttivo, non funziona bene.

Lei, onorevole Maggioni, diceva che Pantalone è esausto: eh sì, è esausto, ma se noi guardiamo alla necessità e quantifichiamo gli interventi per investire secondo quanto noi stessi abbiamo deciso sul clima, sull'energia e sulla difesa nei prossimi 5-6 anni, si parla di cifre che vanno, per l'intera Unione europea, da un trilione a un trilione e mezzo, e forse molto di più.

E dove si trovano? Si trovano contribuendo tutti insieme, perché questo è un continente straordinariamente ricco, straordinariamente potente; si trovano riavviando la crescita in tutti i Paesi, ma io non ho alcun dubbio che si trovino, come non ho alcun dubbio che occorra essere ottimisti sulla capacità di risposta dell'Unione europea, come lo è l'onorevole Berti. La risposta europea, in questo caso, è stata unita, compatta e sarà unita anche in tutte queste sfide che vi ho appena descritto.

All'onorevole Lapia, che mi dice di tenere a mente tante cose, risponderei che io tengo a mente che i fondatori dell'Unione europea, tra cui De Gasperi, avevano come obiettivo la pace nel continente europeo: la pace. Ma, proprio per questo, avevano progettato la Comunità europea di difesa ed è proprio per questo che noi vogliamo creare una difesa europea (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva e di deputati del gruppo Misto), ed è proprio per questo che noi vogliamo adeguarci all'obiettivo del 2 per cento che abbiamo promesso nella NATO.

Onorevole Sgarbi, io capisco la sua tristezza - che poi è anche la mia e credo quella di tutti noi qui - di fronte alla carneficina, che è vero che non distingue le divise, ma distingue i bambini.

È un terreno molto scivoloso questo, perché, se noi sviluppiamo le conseguenze di questo ragionamento - cioè non aiutare militarmente i Paesi che vengono attaccati, questo è il ragionamento - allora dovremmo accettare che sostanzialmente difendiamo il Paese aggressore, non intervenendo. Dovremmo lasciare che gli ucraini perdano il loro Paese e accettino pacificamente la schiavitù. Capisce bene che questo è un terreno, come dicevo, scivoloso, che ci porta a giustificare tutti gli autocrati, tutti coloro che hanno aggredito Paesi inermi, a cominciare da Hitler, a cominciare da Mussolini (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva e di deputati del gruppo Misto).

All'onorevole De Luca dico: grazie del sostegno; condivido la condanna della guerra. Sì, l'appello è: tacciano le armi in Ucraina! L'Europa ha deciso le sanzioni, l'Europa ha deciso di inviare armi, aiuti, eccetera, e l'Italia ha deciso di sostenere l'Ucraina nel processo di avvicinamento all'Unione europea.

Ho detto ieri e ho ripetuto oggi che il processo di avvicinamento è lungo; è fatto perché si arrivi a un'integrazione funzionante, ma ho anche detto che l'Italia sosterrà l'Ucraina. L'Italia vuole l'Ucraina in Europa (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Coraggio Italia e di deputati del gruppo Misto).

Vengo all'onorevole Picchi. Il suo intervento, il suo giusto richiamo al rispetto del Parlamento è però fondato su un equivoco: non ho detto che il sostegno del Parlamento è apprezzato, ho detto che il sostegno del Parlamento è essenziale. Quindi, il resto del primo punto non vale la pena discuterlo. Il secondo punto è più serio. Lei vuole scusare Putin, ma non ci sono scuse per chi aggredisce (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia e di deputati del gruppo Misto). Non ci sono scuse!

Il terzo punto è che l'Italia - lo ribadisco - vuole l'Ucraina nell'Unione europea e la sosterrà. Siamo anche consapevoli che questo processo è lungo, ma una cosa è intraprenderlo senza aiuti, senza che uno dei membri fondatori dell'Unione europea ti aiuti, e un'altra cosa, invece, è essere lì; e l'Italia, lì, sì che può esercitare, come dire, un effetto importante per l'adesione del Paese all'Unione europea.

Il suo ultimo punto è un invito a fare la pace, ma noi cerchiamo di fare la pace: lo facciamo fino alla fine. L'Unione europea ha tanti leader, in primis Macron, che telefona a Putin non so quante volte a settimana. Tutti cerchiamo di fare la pace ma, onorevole Picchi, bisogna essere in due per fare la pace (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Coraggio Italia e di deputati del gruppo Misto).

Ringrazio l'onorevole Colaninno per il sostegno al Governo, ma devo ringraziare un po' tutti voi. All'onorevole Butti, sul ruolo dell'Europa: l'Europa ha fatto quello che francamente poteva fare; non ci sono stati contrasti all'interno dell'Europa nel decidere la politica da perseguire. L'Europa era all'inizio molto cauta, in particolare i Paesi più colpiti, nel disegnare le sanzioni, ma questo era solo all'inizio. Poi, ci si è resi conto di che tipo di catastrofe si stava creando e lì non ci sono state più esitazioni e lo avete visto anche nel vostro Presidente del Consiglio: non ci sono state più esitazioni. Siamo andati diritti e abbiamo fatto moltissimo: possiamo fare di più? Certo che possiamo fare di più. Lo faremo? Certo. Quando? Bisogna definire il quando e il come e questo è un altro degli altri argomenti che devono essere discussi nei giorni futuri, anche al prossimo Consiglio europeo.

Lei ha ragione: la Bussola è un primo ma piccolo passo; non è un grosso passo. Il numero di 5.000 venne fuori circa un anno fa e, come dire, ci fu un po' di delusione quando quel numero venne fuori.

Il nostro Presidente della Repubblica era Ministro della Difesa all'inizio degli anni 2000 e mi disse che all'epoca si parlava di una forza di 150 mila; quindi, insomma, ci sono delle sproporzioni. Quindi, sì: è un bel primo passo, ma è un piccolo, piccolo passo; sono d'accordo con lei.

Per quanto riguarda la creazione di un esercito europeo, di una difesa europea, chiamiamolo come vogliamo, ci vuole una difesa coordinata. Come ho detto, l'Unione europea oggi spende tre volte quello che spende la Russia in difesa. Quindi, la spesa è importante, perché bisogna adeguare questi investimenti dal punto di vista soprattutto tecnologico, ma il compito più difficile è quello del coordinamento; coordinamento non solo della produzione, prima di tutto, ma anche della localizzazione degli impianti. Queste sono grossissime difficoltà di tipo logistico, ma solo quando avremo risolto questo, potremo parlare di difesa europea.

Vi ringrazio ancora, grazie per il sostegno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Grazie a lei, Presidente.

Ha facoltà di intervenire il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Vincenzo Amendola, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Grazie Presidente, sulla risoluzione Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Lupi, Rossini, Magi, Ermellino e Tasso n. 6-00212, il parere è favorevole. Sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213, il parere è contrario sulle premesse e sugli impegni, salvo gli impegni 1, 4, 5 e 6. Sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00214, il parere è contrario. Sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, il parere è contrario.

Sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00216, il parere è contrario su premessa e impegni, salvo gli impegni 1, 2, 5, 6, 7, 8, 11, 12, 13, 14, con la seguente riformulazione: “con specifico riferimento al tema delle sanzioni commerciali, ad assumere tutte le iniziative al fine di salvaguardare i contratti e le imprese colpite dal divieto, salvo quelle connesse direttamente o indirettamente alle forniture belliche” , e impegno n. 15.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Cristian Romaniello. Ne ha facoltà.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, mi dispiace non aver sentito risposta alle osservazioni che avevo fatto durante la discussione, che riguardavano proprio la spesa militare. Quindi da una parte il fatto che, come lei ha giustamente definito, l'Unione europea, se lo consideriamo a livello aggregato, spende tre volte ciò che spende la Russia per spese di difesa o per spese militari. Quindi continuo a chiedermi se sia necessario aumentare al 2 per cento del PIL l'impegno sul nostro bilancio. Mi chiedo, ancora, da dove verranno sottratte le risorse per arrivare a questo obiettivo, che sono quindi circa 38 miliardi l'anno. Avrei davvero voluto ricevere una risposta e credo che prima o poi occorrerà darla, in qualche modo. Allo stesso modo, mi spiace non aver sentito alcun riferimento riguardo ai controlli che si fanno sulle armi che vengono inviate in Ucraina, per cui abbiamo chiesto ancora una volta che vengano inviate e recapitate direttamente al Governo ucraino, quindi che siano coordinate con il Governo ucraino e che non vi sia l'utilizzo di contractor o di intermediari per cui sappiamo benissimo che poi le armi finiscono nelle mani sbagliate.

Detto questo, dichiaro che, come Europa Verde, voteremo a favore della nostra risoluzione e di tutti gli elementi delle risoluzioni degli altri gruppi che saranno coerenti con le nostre posizioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Doriana Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, nel suo discorso noto con amarezza e rabbia ancora tentativi di polarizzare e appiattire i termini del conflitto in corso. Mandare a Kiev ulteriori segnali di incoraggiamento ci trova d'accordo se tali segnali non siano armi pericolose ed ipocrite strategie politiche che neghino la diplomazia e abbraccino la guerra come strumento di risoluzione delle controversie. Ora lei va al Consiglio d'Europa ad approvare una Bussola strategica, che, per citare le sue parole, Presidente, si impegna con l'Europa a tutelare la pace, la sicurezza e la democrazia. Ma un Governo che stanzia 5 mila militari europei alle direttive di Bruxelles, che finanzia e rafforza missioni e mobilità militare, investendo in una Difesa europea che si aggiunge a quella già altamente costosa della NATO, non ci rappresenta.

Si decide solo ora di affrancarsi gradualmente dalla dipendenza dell'importazione di gas, ci è voluta una guerra e, comunque, continuiamo a non puntare su riduzione dei consumi ed energie rinnovabili.

La linea che ci sentiremmo di appoggiare sarebbe quella di un Governo pronto a opporsi all'approvazione della Bussola energetica. Sosterremmo un Governo impegnato a cogliere l'occasione per coordinarsi con l'Europa, per rivedere insieme le politiche dell'accoglienza, riscrivere l'Accordo di Dublino, chiedere a Paesi come Ungheria e Polonia di trattare tutti i richiedenti asilo alla stessa maniera, cessare i soprusi sui rifugiati bloccati al confine con la Bielorussia.

Vede, Presidente, la grave crisi umanitaria che si sta verificando in Europa con la guerra in Ucraina apre uno scenario grave, come quello creato dai tanti conflitti passati e presenti, di cui molti ancora in corso, che non hanno ricevuto la stessa attenzione, né in quest'Aula, né nelle sedi europee.

PRESIDENTE. Concluda.

DORIANA SARLI (MISTO-M-PP-RCSE). Ma la nostra posizione non è la sua posizione, né quella della maggioranza. Voi credete si possa tutelare la pace attraverso la guerra. Dichiaro, quindi, il voto contrario mio e delle colleghe di Manifesta alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,54).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Renate Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Mai nella storia europea è stato così evidente che occorre introdurre un'ulteriore integrazione europea per affrontare le sfide straordinarie che chiamano in causa i valori dell'unificazione europea. Più Europa è un impegno comune a tutela della pace, come lei ha detto bene, signor Presidente, condivido pienamente. Ed ha ragione, servono scelte ambiziose, perché non ci sono risposte ordinarie a problemi straordinari, non vi possono essere comportamenti timidi di fronte alla paura perché essere pavidi significa sottomettersi.

La guerra in Ucraina, come è evidente, ha conseguenze drammatiche. Rinnovo l'allarme per la crisi umanitaria che è determinata dall'aggressione della Russia. Anche nell'immediato occorrono decisioni coerenti. Ognuno assuma le proprie responsabilità. Occorre fare di più affinché le donne, i bambini e le famiglie in fuga abbiano rifugio. Ieri come oggi, non ci sono muri umanitari immaginabili.

E per concludere, una domanda finale: a quale Europa guardiamo? A quale Europa occorre rivolgersi per rispondere alle crisi attuali? All'Europa che ha alzato la voce, che ha detto “ci sono”, “ci siamo”, e che rafforza la propria autonomia strategica. A questa Europa guarda l'Ucraina, che difende oggi la propria sovranità e collocazione europea!

Concludo e dichiaro che come Südtiroler Volkspartei voteremo la risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente del Consiglio, il nostro voto sarà convintamente favorevole alla risoluzione di maggioranza. Nel brevissimo tempo a mia disposizione sono due i punti che voglio toccare, che lei ha già ripreso con grande forza.

Lo ha detto con forza e chiarezza: il primo nostro obiettivo è la cessazione delle ostilità, che è la premessa e la condizione per le vere trattative diplomatiche. Diceva Giovanni Paolo II, a proposito di un'altra guerra, che nella storia la guerra precede la pace, ma per evitare la guerra occorre la pace. Non è uno scontro di civiltà riveduto e corretto, quello che è in corso. È in corso - e questo per essere molto chiari - un'aggressione e noi abbiamo il dovere, proprio con l'obiettivo della pace, di soccorrere e aiutare l'aggredito e di impedire all'aggressore di sparare su civili in coda per il pane. La nostra volontà di pace, ha detto lei, si scontra, però, con la volontà di colui che aggredisce, cioè di Putin. Abbiamo una strada già delineata, che sperimentiamo con alti e bassi ma con successo da oltre 70 anni, e la stiamo riscoprendo proprio oggi, proprio in questi anni: si chiama Unione europea. È importantissima, in questo momento, la coesione dei Paesi dell'Unione ed è in virtù di questa storia di pace e di crescita, lunga 70 anni, che in questo percorso, con i tempi necessari, venga accolto un altro grande Paese come l'Ucraina.

Questa pace, questa unità - e questo è il secondo punto, brevissimo - ha anche un altro nome, si chiama sviluppo. Il lavoro e lo sviluppo devono essere al centro. Dobbiamo costruire - si chiama democrazia - luoghi in cui la coesione sociale, il benessere e la libertà siano difesi.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Concludo. Noi crediamo nell'economia sociale di mercato: da una parte, la libertà di mercato e, dall'altra, la giustizia sociale. Per questo siamo d'accordo nel contributo di solidarietà, e lo diciamo da sostenitori dell'economia sociale di mercato che lei ha chiesto alle imprese energetiche, perché in questo momento c'è proprio bisogno di far questo.

PRESIDENTE. La ringrazio.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Concludo. Facciamo un atto di coraggio: allarghiamo quell'ISEE da 12 mila a 30 mila euro e magari chiediamo un contributo, anziché del 10 per cento, del 20 per cento in una situazione straordinaria come quella a cui stiamo assistendo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. L'Europa e le sue istituzioni democratiche hanno subito un doppio shock: la pandemia e le sue conseguenze sociali ed economiche e ora la guerra di aggressione russa all'Ucraina. Questo doppio shock ci ha posto di fronte, con drammatica crudezza, ai molti ritardi: primo fra tutti, il ritardo nell'organizzazione politica e istituzionale dell'Unione, nella politica estera e di sicurezza, che è il tema della pace e della democrazia. Credevamo di doverci impegnare “solo” nella sfida difficilissima della crescita, degli investimenti e della transizione ecologica, quando sono piombati su di noi gli spettri del passato dell'Europa, il già vissuto del 1914 o del 1938. Ora abbiamo di fronte sfide indifferibili perché vitali: la difesa comune, l'indipendenza energetica dalla Russia, come gestire nuovi allargamenti. Di fronte all'offensiva militare di Putin, la mancanza di una risposta comune metterebbe a repentaglio la stessa sopravvivenza dell'Europa. Il tema dell'autonomia strategica europea è il tema del rilancio dell'integrazione politica e della sovranità europea: la necessità di una patria europea contro l'Europa delle patrie, contro populismi, sovranismi, nazionalismi.

Non abbiamo scelta: bene ha fatto, Presidente, a sottolineare che non va in alcun modo alimentato uno scontro di civiltà, tanto meno con popoli oppressi da regimi dittatoriali, ma dobbiamo dire con chiarezza che va imboccata con decisione la via del rilancio dell'integrazione politica perché in questi anni, anche nel nostro dibattito pubblico, anche in quest'Aula fino a poche settimane fa abbiamo sentito riproporci il mito delle democrazie illiberali, dei regimi nazionalisti come entità che salvaguardavano i valori europei. È un inganno! Certo l'autoritarismo fa parte della storia europea tanto quanto la lotta per la democrazia e l'universalismo dei diritti umani, ma fa parte di quella storia che ora vediamo ripetersi in Ucraina.

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Per questo noi, Presidente, le esprimiamo il nostro sostegno, il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza e la ringraziamo ancora per le parole di chiarezza che ha voluto esprimere ieri in quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, colleghi, è innegabile lo scatto in avanti che l'Unione europea ha fatto nelle ultime settimane sul fronte della condivisione degli intenti. La terribile guerra in Ucraina ha stimolato e accelerato percorsi pendenti puntellandoli di priorità. Nonostante questa realtà la cronaca che ci viene restituita sulle discussioni aperte in sede europea ci riporta ancora frizioni e dubbi, soprattutto sul fronte delle sanzioni da incrementare contro l'invasore russo.

Nel discorso di ieri al Parlamento, a seguito della testimonianza del Presidente dell'Ucraina Zelensky, lei ci ha detto chiaramente che l'Italia è con l'Ucraina, un Paese che ha diritto a essere libero e democratico e soprattutto ha detto che l'Italia è pronta a fare di più. Ebbene l'ordine del giorno del Consiglio europeo richiama gli Stati membri alla responsabilità e al dovere di sostenere l'Ucraina, un Paese che abbiamo deciso di accogliere in Europa e che per questo e in nome della democrazia di cui siamo testimoni non dobbiamo semplicemente accontentare, bensì aiutare con tutti i mezzi a nostra disposizione, anche perché non è eludibile la realtà che la resistenza e la lotta ucraina esista e persista in una maniera che lei stesso, signor Presidente, ha definito eroica, anche per dare all'Europa la possibilità di progredire e non semplicemente di sopravvivere. Il conflitto in Ucraina è un banco di prova che dobbiamo superare insieme senza infingimenti dando anche il giusto peso alle dichiarazioni del Presidente Zelensky che ieri ha chiaramente ribadito che la Russia sta utilizzando i soldi del petrolio e del gas per finanziare la sua guerra, un inciso che può diventare uno strumento di persuasione per tutti coloro che sono ancora incerti sulle ulteriori sanzioni. Il popolo ucraino necessita di tutto il nostro supporto diplomatico e del sostegno umanitario, ha bisogno che l'Europa si scrolli di dosso l'intransigente individualismo, che per fortuna è sempre più all'angolo. Per tutte queste ragioni…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). …Centro Democratico voterà favorevolmente sulla risoluzione di maggioranza e non farà mancare di certo il suo appoggio al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie Presidente. Presidente Draghi la ringrazio per aver illustrato i temi che si dibatteranno nel Consiglio europeo di Bruxelles, appuntamento che si rivela di maggiore spessore proprio per la coincidenza del vertice NATO e del G7. Sono temi fondamentali che andranno a delineare con maggiore chiarezza ciò che l'Unione europea intende mettere in atto per il futuro. Per il tempo limitato a mia disposizione farò cenno a qualcuno di essi. Di certo la grande preoccupazione la suscitano gli effetti e gli impatti sulla economia europea dell'aggressione russa ed i rischi che potrebbero derivarne sull'approvvigionamento di materie prime, sui prezzi dell'energia ed una decisa accelerazione dei tassi di inflazione nell'euro zona. Nella risoluzione di maggioranza di cui sono firmatario, a proposito di energia, uno degli impegni indicati è quello del contenimento dei prezzi del gas naturale e la diversificazione degli approvvigionamenti e delle fonti energetiche, con particolare attenzione a quelle rinnovabili. Ma diventa fondamentale ragionare come un unico soggetto: unico soggetto per la costituzione di una forza di intervento militare, unico soggetto per affrontare le conseguenze di decisioni prese all'unanimità. Unanimità uguale unico soggetto: in questo quadro diventa fondamentale l'affermazione dei rapporti di reciprocità che, sono certo, verranno ribaditi nell'incontro tra l'Unione europea e la Cina del prossimo 1° aprile perché dal loro rafforzamento dipendono le sorti degli scambi commerciali, lo sviluppo sostenibile, la lotta al cambiamento climatico e l'effettiva attuazione dell'Agenda 2030.

La quantità dei temi da trattare è direttamente proporzionale all'esiguità del tempo a disposizione per cui mi taccio. Ribadisco che per la componente che rappresento il voto alla risoluzione di maggioranza sarà ovviamente favorevole e per rispetto al lavoro degli altri colleghi personalmente mi asterrò sulle altre risoluzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Presidente Draghi, dal suo intervento risulta chiara la direzione che sta prendendo l'Unione europea, un'organizzazione che sarà sempre più succube del protettorato NATO. E infatti lo ricordava: prima del Consiglio europeo ci sarà un vertice straordinario della NATO a cui presenzierà ovviamente anche il Presidente Biden. Noi sappiamo di essere in un sistema di relazioni internazionali, di avere dei partner, ma noi di Alternativa vogliamo un Paese che sia alla pari, non succube di altre organizzazioni. In questo senso diremo no a un esercito comune europeo per come si sta delineando dallo Strategic Compass - un esercito che sarà inevitabilmente a guida tedesca o francese - come abbiamo detto no all'aumento delle spese militari fino al 2 per cento del PIL all'anno! Siamo praticamente stati gli unici, la scorsa settimana, a dire che 13 miliardi in più all'anno potevano essere destinati a imprese, a famiglie, ai lavoratori di questo Paese, non a creare bombe e armamenti! E poi ci venite a dire che mancano i soldi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), come avete fatto recentemente con la crisi energetica, per la quale la vostra soluzione sarebbe 25 centesimi per un mese o riempire di crediti di imposta le imprese che non ce la fanno più. Queste non sono soluzioni, Premier, questo è aver paura di fare uno scostamento di bilancio perché c'è l'Unione europea dove si preferisce andare a mendicare soldi dai Paesi del Nord, come avete fatto con il Recovery Fund che ci lega mani e piedi a delle riforme che sono le stesse riforme da dieci anni, che impoveriscono questo Paese!

Allora sempre riguardo a quel decreto sull'energia ci sono delle coperture farlocche! Lei che è venuto a dirci che ognuno deve fare la sua parte sa benissimo che l'extra profitto che viene chiesto agli operatori del settore energetico non avrà alcun esito! Lo dicono i suoi amici di J P Morgan che a Enel non verrà dato un euro di tasse in più perché avete previsto un termine che arriva al 31 marzo e quindi le aziende hanno ancora tempo per fare operazioni straordinarie in cui possono minimizzare quel differenziale del 10 per cento. Questa è una copertura totalmente farlocca. E in merito all'Ucraina non siamo noi ad aver avuto magliette con la faccia di Putin o avere membri del Governo che andavano a prendere gli applausi alla Duma. Noi siamo fermamente contrari all'aggressione della Russia, però dobbiamo fare una riflessione sull'Ucraina, sul fatto che questo Paese non ha i canoni democratici occidentali perché hanno appena sospeso dall'attività politica undici partiti di opposizione tra cui il principale partito di opposizione. È questo il vostro modello democratico?

Ancora in ultimo sull'Unione bancaria: noi diciamo no all'Unione bancaria che, secondo i canoni tedeschi, dovrà prevedere la ponderazione dei titoli di Stato, una cosa che manderebbe alle stelle gli interessi dei titoli di Stato italiani. Tra l'altro su questo punto dobbiamo far sapere ai cittadini che lo spread, il famoso spread di cui tanto si parlava, è aumentato di 70 punti in un anno del suo Governo. Ecco per questi motivi noi voteremo no alla vostra risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Presidente Draghi, abbiamo molto apprezzato i toni e l'equilibrio del suo intervento, toni ed equilibrio che sarebbero necessari - che sono necessari -, nel dibattito pubblico italiano ed europeo in una fase difficile e drammatica dei nostri giorni, quegli anni bui a cui abbiamo fatto riferimento anche in altre occasioni. Questo non vuol dire, occorre ripeterlo, che non si debba condannare con forza la violazione del diritto internazionale di una guerra di aggressione da parte della Russia nei confronti dell'Ucraina che non può trovare alcuna giustificazione.

Abbiamo ovviamente condiviso l'impostazione di un sostegno attivo all'Ucraina, ma anche l'obiettivo che dobbiamo porci, come comunità internazionale, nel breve periodo, che è quello della cessazione delle ostilità e dell'apertura di corridoi umanitari agevolati da tregue. È chiaro che il tema oggi è come provare a far finire il più presto possibile questa guerra e, da questo punto di vista, sul terreno delle sanzioni, a nostro giudizio si è fatto molto, ma si può e si deve fare di più. In una economia globale interconnessa, le sanzioni possono fare male, molto male alla Russia di Putin e a Putin, e su questo abbiamo apprezzato un passaggio, signor Presidente, che noi avevamo sottolineato nel corso di una delle informative precedenti. Lei ha detto, giustamente: no a contrapposizioni sul modello delle guerre di civiltà. Non è questa la questione. Ieri, il presidente Zelensky - che ne aveva, in fondo, anche pure il diritto, considerato il luogo e il clima in cui parlava - non ha mai attaccato il popolo russo, ma ha individuato in un responsabile chiaro quello che sta avvenendo. Questa è la strada giusta, signor Presidente, perché non dobbiamo dimenticarlo mai: la storia ci insegna che dopo la guerra c'è un dopoguerra e, da questo punto di vista, l'azione diplomatica che può - e deve - essere intensificata oggi, ovviamente, deve gettare i semi per un dopoguerra in cui si possa pensare non a una economia di guerra, non a un orizzonte di guerra guerreggiata, ma esattamente al suo contrario: ritrovare un equilibrio di pace e di sicurezza per tutti, nel teatro europeo.

Lei ha, giustamente, ricordato anche un'esigenza forte, che credo vada ribadita nell'incontro del primo di aprile, cioè che la Cina non può rimanere spettatore neutrale o, peggio, spettatore che guarda con un occhio interessato l'evolversi a favore della Russia dell'intervento in Ucraina. La Cina non può permetterselo da un punto di vista economico, non può permettersi una riduzione del prodotto interno lordo, un raffreddamento tale per cui ne subirebbe essa stessa conseguenze molto negative.

Passando velocemente agli altri temi, lei ha giustamente indicato i tempi lunghi della possibile entrata dell'Ucraina, e di altri Paesi, nell'Unione europea. Lo ha già sottolineato il collega Fassina, ma torno su questo punto: bisogna che, sull'onda dell'emozione, sulla giusta attenzione a segnali ovviamente di vicinanza che bisogna dare all'Ucraina, non si perdano di vista le problematiche strutturali: per fare, come ha detto lei, e questo noi lo condividiamo, una difesa europea, aggiungo una politica estera europea, una politica energetica europea bisogna domandarsi quale Europa è in grado di farle. Un'Europa a 33 o a 32, con il diritto di veto, per esempio, rischia di essere uno strumento inservibile. Vanno risolti a monte alcuni nodi strutturali, occorre, da questo punto di vista quindi, un'accelerazione. Ha ragione, la politica è ritornata e l'invito del collega Fassina era, in questa fase, ad adottare una politica più forte nei confronti, per esempio, di alcune lobby, non tanto su altri terreni, perché sulle vicende energetiche è evidente che c'è qualcosa che non va, che ci sono state speculazioni, che c'è qualcuno che ci sta guadagnando e lo sta facendo alle spalle di cittadini ed imprese. Anche qui niente di nuovo sotto il sole: durante i periodi di guerra i pescecani hanno sempre cercato di trarre profitto e, purtroppo, bisogna iniziare a chiamarli con i loro nomi. Da questo punto di vista, lei lo ha ribadito oggi, sulle rinnovabili, occorre avere chiaro un passaggio: rispetto alla transizione ecologica non si può tornare indietro. I dati climatici sono molto preoccupanti, li stiamo vedendo a occhio nudo: il Po è in una condizione che nessuno di noi, ma credo anche i vecchi, ricordava, in questo mese dell'anno, siamo nelle condizioni in cui normalmente il Po è tra luglio e agosto. Come faremo a irrigare i campi, anche rispetto alle problematiche di sovranità alimentare, che cosa berremo nei prossimi mesi sono punti interrogativi che ci devono indurre a dire che indietro non si può e non si deve tornare.

Infine, rispetto alla bussola strategica, il tema della difesa integrata, nessuno ha sottolineato le questioni relative al COVID, il ruolo che l'Europa ha avuto, e ci giunga - ma non per dovere d'ufficio, avendo noi, un componente del nostro gruppo, nel ruolo di Ministro della Salute - il monito: attenzione; attenzione che il virus non si accende e spegne come un interruttore, non è che fino al 31 marzo c'è il virus e dal 1° aprile, come per magia, non c'è più. Occorre continuare ad avere prudenza, anche e soprattutto nel ruolo di coordinamento europeo.

Concludendo, condividiamo, da questo punto di vista, l'emergenza e l'esigenza di una risposta pronta di sistema europeo con risorse adeguate, rispetto ai profughi; abbiamo un'esperienza importante come Italia e credo che, da tale punto di vista, si possa riuscire a gestire una dimensione, questa sì epocale, non come le evocazioni che, anche in quest'Aula, in questi anni sono risuonate per lo sbarco di qualche centinaio di, in molti casi, profughi, essi stessi; ora stiamo parlando in termini di milioni di persone e quindi occorre una risposta forte dell'Europa, un cambio di paradigma, un cambio di normative rispetto agli Accordi di Dublino. La direttiva per la protezione temporanea è sicuramente un risultato importante, occorre che però non sia solo un tassello emergenziale, ma diventi parte di una politica europea sui temi delle migrazioni che, fino a oggi, è mancata.

In ultimo, mi lasci dire una cosa, signor Presidente: abbiamo letto, in questi giorni, richiami forti alla ricerca di denari ovunque, c'è un richiamo forte al ruolo dell'Europa, al ruolo dello Stato nazionale. Lei stesso ha evocato, rispondendo ad un collega, questa immagine del Pantalone esausto Beh, è esausto, però anche perché noi, ogni anno, nell'indifferenza di larga parte della politica, conviviamo da troppo tempo con oltre 100 miliardi di evasione fiscale. Se questa non diventa un'emergenza, se non capiamo che le cose che dobbiamo fare per difendere i valori, per difendere il welfare, per trovare le soluzioni ai problemi che abbiamo di fronte, passano anche dal recupero di una parte consistente di questa evasione, è evidente che ignoriamo un pezzo del problema italiano di una specificità negativa italiana: tutti gli altri Paesi europei hanno mediamente la metà della nostra evasione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Insomma, signor Presidente, lei ha un compito difficile, per quel che ci riguarda, ha il nostro sostegno leale e, nella lealtà, è normale, in alcuni casi, avere anche opinioni differenti, ma questo credo sia utile in un rapporto anche tra Parlamento e Governo, è utile in una coalizione nata in un altro momento e che oggi si trova ad affrontare terreni totalmente inesplorati.

Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del nostro gruppo alle risoluzioni di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carelli. Ne ha facoltà.

EMILIO CARELLI (CI). Grazie, Presidente. Presidente Draghi, il gruppo di Coraggio Italia esprime apprezzamento sull'informativa urgente in vista del Consiglio europeo, ma anche apprezzamento per l'impegno da lei profuso nella replica, poco fa, che ha dimostrato grande rispetto e attenzione nei confronti di questa Camera e per questo annuncio anche fin da ora il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza.

Riteniamo che sia fondamentale, in questo momento, rafforzare il ruolo dell'Europa nel quadro multilaterale, proseguendo l'impegno a porsi come attore chiave per una mediazione tra le parti, Russia e Ucraina, in sinergia con gli altri Paesi già attivi su questo fronte e sostenendo anche ogni iniziativa internazionale e bilaterale utile al raggiungimento di un cessate il fuoco e alla conclusione positiva di un percorso negoziale tra Kiev e Mosca.

Nell'ottica poi di un aiuto ai profughi che provengono dall'Ucraina, Coraggio Italia sottoscrive pienamente il principio contenuto nella risoluzione che prevede anche di continuare ad assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino e alle sue istituzioni, attraverso anche la partecipazione alle iniziative assistenziali e di accoglienza stabilite a livello europeo, con particolare riguardo anche alla costituzione di corridoi umanitari per il trasferimento, l'evacuazione e l'accoglienza di donne, minori, anziani, persone fragili con disabilità. Nella prospettiva di rafforzare la cooperazione Unione europea-Ucraina, consideriamo positivo anche il riferimento all'aspirazione europea dell'Ucraina, al fatto che debba essere da noi sostenuta, in vista anche della proposta della Commissione europea sullo status di candidato all'adesione all'UE. Come abbiamo sentito, l'Italia vuole realizzare un miglior utilizzo del Fondo europeo per la difesa e, a conferma di quanto consideriamo importanti i temi della sicurezza, giustamente prevediamo anche di implementare nel più breve tempo possibile la bussola strategica, al fine di rafforzare il coordinamento europeo in questo settore in cooperazione con la NATO.

Per quanto riguarda il tema dell'energia, l' invasione russa dell'Ucraina ha messo in evidenza e ha messo in forse anche la certezza dell'approvvigionamento di gas, portando i prezzi dell'energia a livelli senza precedenti. Le quotazioni del gas naturale subiscono un aumento continuo, che sta mettendo in difficoltà i mercati di tutto il mondo e, in particolare, dell'Europa, la quale, però, come sappiamo, dispone al momento di quantità sufficienti, ma si trova a dover ricostituire urgentemente le proprie riserve per il prossimo anno. Siamo certi, insieme al Ministro Cingolani, che le misure europee strutturali proposte potranno riportare il costo della materia prima ad un livello sostenibile per utenti e fornitori. L'Europa è, infatti, il maggior utilizzatore di gas al mondo e, se i Paesi membri sapranno muoversi compatti, come stiamo facendo, potranno beneficiare sicuramente di un ampio potere negoziale. Inoltre, la diversificazione di approvvigionamento di gas, tramite maggiori importazioni da fornitori come Algeria, Azerbaijan e Qatar, è un'altra misura che potrà contribuire ad arginare i costi, con significativi benefici per famiglie e imprese. Per questo ribadiamo anche noi che l'obiettivo resta il raggiungimento dell'autonomia strategica sul fronte dell'energia. Infine, anche per quanto riguarda la risposta al COVID-19, sarà utile un coordinamento con i partner europei, sia in materia di prevenzione, preparazione e risposta a possibili crisi pandemiche future, ma anche affinché il vaccino possa beneficiare di deroghe, come quelle sui brevetti e su altri diritti di proprietà intellettuale, che ne garantiscano una maggiore diffusione possibile. Per tutte queste ragioni, a nome di Coraggio Italia, preannunzio il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie Presidente. Signor Presidente, non è facile sicuramente formulare delle osservazioni di geopolitica o delle analisi culturali e sociali su ciò che sta avvenendo, a poche ore di distanza dai nostri confini, perché siamo deputate e deputati, certo, ma prima di tutto siamo donne e uomini, che condividono la sofferenza del popolo ucraino, che sono sconvolti dalle immagini che vedono arrivare da Mariupol distrutta dalle bombe. Proprio per questo abbiamo condiviso e troviamo particolarmente bella e significativa l'iniziativa assunta dal Ministro Franceschini e dal Governo, di sostenere la ricostruzione del teatro di Mariupol (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché ricostruire un teatro non è solo ricostruire un edificio, ma ha un valore simbolico: significa ricostruire un luogo di incontro tra uomini e donne, un luogo dell'anima.

Noi viviamo l'angoscia del popolo ucraino e, se, da un lato, non possiamo che essere orgogliosi per l'accoglienza che gli italiani stanno dimostrando nei confronti dei profughi ucraini, grazie al lavoro straordinario del nostro Terzo settore, ai nostri sindaci e al sistema della Protezione civile - il cuore grande dell'Italia non tradisce mai in queste situazioni -, ci sembra, dall'altro lato, di non fare mai abbastanza per stoppare l'inutile strage che continua ad avvenire. Solo che, Presidente, noi non siamo come gli altri cittadini: la retorica dell'uno vale uno ha già fatto troppi danni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Con questo, intendiamoci, Presidente: noi non ci consideriamo migliori degli altri, ma pensiamo che, per l'alta funzione che siamo chiamati a svolgere in questo Parlamento, rappresentare la Nazione, noi non possiamo limitarci alla commozione, alla mozione dei sentimenti, ma abbiamo il dovere di indicare delle risposte. Il Consiglio europeo di domani, per noi, è solo l'inizio di una rivoluzione europea, che o sarà rigenerativa di speranza oppure non sarà, perché noi sappiamo che l'Unione europea fa progressi, purtroppo, soltanto nei momenti di crisi, non nei periodi di calma. Presidente, ora o mai più, possiamo e dobbiamo cambiare strategia sulla migrazione. Negli ultimi anni i Paesi che più si sono opposti a rivedere il trattato di Dublino sono proprio quei Paesi di Visegrád, che oggi devono affrontare il flusso maggiore di profughi in arrivo dall'Ucraina. Forse ci sono le condizioni politiche per superare gli egoismi del passato. Io ero al Governo, quando in quest'Aula siamo stati accusati di favorire l'invasione straniera di profughi nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), eppure, nell'anno peggiore per il flusso di migranti, il 2015, sono arrivati meno di 160 mila profughi nel nostro Paese. In poco più di un mese oltre 3 milioni di ucraini sono profughi in Europa, ben venti volte di più della non invasione di sette anni fa. Questo dato impressionante ci deve spingere a cambiare strategia sull'immigrazione, pensare di poter offrire un lavoro e non solo un sussidio ai profughi che arrivano nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Non è semplicemente un fatto etico: è una strategia di crescita per un Paese che vive profondamente il tema e il problema della demografia. So che non è facile affrontarlo ai tempi del populismo, ma, quando la realtà supera l'ideologia, è necessario e fondamentale assumersi la responsabilità di queste scelte. Ora o mai più, Presidente, è il tempo di una difesa comune in Europa, perché l'aumento della spesa militare, a cominciare da quello della Germania, in prospettiva può essere paradossalmente un azzardo, se non è in una strategia europea. Abbiamo bisogno di riflettere di nuovo sul ruolo della NATO, che, come ha denunciato giustamente anche se in modo isolato il Presidente Macron due anni fa, vive in una condizione di quasi morte cerebrale.

Ora o mai più, Presidente, è il tempo di un debito sempre più comune in Europa. Il COVID ha spinto anche i Paesi più rigidi nel formalismo delle regole di bilancio, i cosiddetti “Paesi frugali”, a fare dei passi in avanti, aprendo una breccia in quel formalismo, ma dobbiamo fare di più. Presidente, contiamo sulla sua autorevolezza, per spiegare, come ci ha detto prima, che un continente che ha meno del 7 per cento della popolazione, il 25 per cento del PIL, ma il 50 per cento del welfare, deve avere sempre più una politica comune in Europa, fiscale, di bilancio e anche del debito (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Ora o mai più, Presidente, è il tempo di una strategia comune in Europa per l'energia, perché qualunque misura, qualunque soluzione possiamo individuare a livello nazionale, non servirà a risolvere il problema se non in un quadro europeo; vale per il petrolio, per il gas, per le rinnovabili, per il nucleare di nuova generazione. Abbiamo visto che sull'energia nascono guerre e conflitti. Non è un dato tecnico: è un dato vitale per il nostro futuro. Siamo al suo fianco, Presidente, per superare la politica dei veti, dei “no” a livello nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), ma occorre superare anche a livello europeo l'egoismo di alcuni Paesi che hanno guardato solo al proprio orticello. Noi siamo stati gli unici a opporsi formalmente in sede europea, nell'ambito del G7, a manifestare le nostre perplessità e contrarietà sull'accordo della Germania sul Nord Stream. Perché? Perché era miope. Dobbiamo riportare anche il Sud del mondo ad un confronto sulle strategie dell'energia: non possiamo lasciare l'Africa a Russia, Cina e India (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Parlare di Putin come di un pazzo ha rappresentato un alibi per molti.

Noi non pensiamo che Putin sia umorale; immorale, ma non umorale. Le sue scelte hanno portato tragedie, orrore e morte, ma sono scelte lucide: sta provando a spostare ad Est l'asse mondiale. E noi, su questo, non abbiamo dubbi, né abbiamo avuto tentennamenti: esiste un aggressore, che è Putin, ed esiste una Nazione aggredita, che è l'Ucraina (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Ma proprio perché noi non siamo quelli del “né con, né con”, ma abbiamo preso una posizione netta, dobbiamo avere anche il coraggio di dire che servono altre due sfide, perché, di fronte a chi propone un nuovo ordine mondiale basato sulla leadership di Russia, Cina e India, occorre contrapporre un'alternativa, che è quella di un'Unione europea e di una NATO che lavorano insieme. Per questo, per noi è così importante la presenza domani, a Bruxelles, del Presidente Biden. E l'altra sfida per noi resta quella della diplomazia. Per noi, è sempre il tempo del dialogo, è sempre il tempo dei negoziati, a maggior ragione ora, che sembra impossibile, a maggior ragione ora, che è difficile, perché, se non c'è ora la diplomazia, allora a cosa serve la diplomazia?

Noi, Presidente, ieri, abbiamo sentito il Presidente Zelensky parlare in quest'Aula e siamo rimasti tutti commossi, toccati, soprattutto quando ci ha ricordato le vittime tra i bambini: 79, durante la manifestazione a Firenze, qualche tempo fa, e 117 ieri. Ma se vogliamo fermare questa strage, come ci ha ricordato anche ieri il Presidente Zelensky, dobbiamo seguire la strada della pace. E la strada della pace va costruita, bisogna avere un tavolo di confronto, la pace non viene da sé, richiede fatica, richiede lavoro. I latini dicevano si vis pacem, para bellum, se vuoi la pace, prepara la guerra. Noi diciamo si vis pacem, para pacem, se vuoi la pace, devi preparare la pace, devi lavorare alla pace, devi stare al tavolo dei negoziati e della diplomazia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Sappiamo, Presidente, che domani l'aspetta un lavoro faticoso, impegnativo, ha una grande responsabilità sulle sue spalle e, per questo, Italia Viva, ovviamente, è al suo fianco, sostiene il suo lavoro e quello del Governo e, al suo fianco, sicuramente, avrà tutti gli italiani che hanno voglia di vivere e di ricominciare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia ha assicurato lealtà in questa fase drammatica, lo ha riconosciuto anche il Presidente Draghi, ma ha riconosciuto lealtà non al Presidente Draghi, non al Governo, ma all'Italia e alla sua naturale collocazione euroatlantica ed occidentale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo condannato, senza tentennamento alcuno, l'unilaterale aggressione della Russia ai danni dell'Ucraina, ma lo abbiamo fatto e lo abbiamo potuto fare in quanto non avevamo lesinato critiche alle spericolate avventure delle amministrazioni democratiche americane, essendo fin troppo facili profeti dei prevedibili scenari, scatenati, a volte, da una geopolitica eccessivamente muscolare in Russia, troppo arrendevole nei confronti della Cina, catastrofica nei confronti dell'Islam politico, con una precipitosa fuga dall'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, oltre ad “impeccare” la nostra dignità, certamente a più di un osservatore aveva potuto indurre a pensare che l'Occidente fosse debole, fosse diviso, fosse in ritirata, fosse in disarmo morale, prima ancora che politico e militare. Ma il 24 febbraio per noi è stata una data spartiacque.

Non siamo filosofi, non siamo storici, siamo politici e dobbiamo scegliere da che parte stare e noi non potevamo stare dalla parte dell'aggressore contro l'aggredito, non potevamo che stare, ancora una volta, dalla parte di chi eroicamente difende Patria, confini, libertà, sovranità, inviolabilità nazionale contro chi li vuole calpestare.

Stavamo con le Patrie da soli, quando, nel 1956, i carri armati sovietici le calpestavano e non avevamo paura di essere soli. Non abbiamo oggi paura di essere in tanti, per fortuna, a stare dalla parte delle Patrie, quando i medesimi carri armati russi vogliono calpestare la libertà ucraina. Questi, però, e non altri i motivi della nostra lealtà. Glielo diciamo con onestà intellettuale, Presidente: non confonda questa lealtà con un apprezzamento, anche solo marginale, del suo operato e dell'operato del suo Governo.

E, nel merito, fa bene ad agitare le mani, Presidente, perché le chiedo io, di grazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - giacché agita le mani, voglio interloquire amabilmente con lei -, cosa dovremmo apprezzare, allora, del suo operato e di quello del suo Governo? La sua straordinaria capacità di inabissarsi al primo stormir di foglie dai venti di crisi e di guerra? Quando anche alcuni invocavano una sua presenza e lei si inabissava? Avremmo voluto apprezzare, in quell'occasione, il suo tanto decantato standing internazionale, volevamo un'Italia capace di essere protagonista della crisi per costruire la pace. Abbiamo assistito, viceversa, Presidente, ad un'Italia introflessa, abile ad inabissarsi per schivare gli appuntamenti della storia. Non ha scusanti, ha mancato l'appuntamento con la storia. Le riconosciamo un'attenuante, se vuole: la storia ha bussato al suo uscio in piena fase depressiva post-elezioni presidenziali, era ancora lì che elaborava il lutto.

E, ancora meno, possiamo apprezzare lei e il suo Governo nel campo che le dovrebbe essere congeniale, quello domestico economico. Basti un solo dato per testimoniare, nella sua drammatica eloquenza, tutta l'inadeguatezza della governance sua e del suo Governo di questa crisi economica ed energetica: 80 miliardi accertati di extraprofitti in ragione d'anno delle imprese fornitrici, 4 miliardi per contenere i costi energetici di quegli extraprofitti, di quella truffa colossale ai danni delle famiglie, delle imprese e delle partite IVA italiane (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi permetta di dire, giacché agitava le mani, che ci sembra un po' di vedere una sorta di Mickey Mouse dei risarcimenti al cospetto dei giganti delle truffe colossali. Avremmo voluto vedere un gigante dei risarcimenti contro persone ridotte a Mickey Mouse delle truffe colossali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Ma vi è di più. Lei è sordo e lo ha ribadito ad ogni forma di richiesta italiana di una revisione del PNRR. “No, non si può, non lo vuole l'Europa”: Presidente, le ricordo che l'Europa siamo noi, non siamo una colonia d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e noi abbiamo il dovere morale, in momenti di crisi, di salvare non solo l'Italia, ma, a volte, anche l'Europa anche da se stessa. L'Europa deve rivedere il PNRR per adattarlo alla grandezza, all'altezza delle sfide che oggi le crisi energetica ed ucraina ci pongono. Non una parola abbiamo sentito sulla necessità, peraltro, di una ulteriore proroga del Patto di stabilità. È essenziale per non strangolare domani le nostre imprese, quando finalmente usciranno da due anni di crisi pandemica e da non si sa quanto tempo di crisi indotta dalla guerra in Ucraina. Ancora, una immediata revisione di tutta la politica europea sui cosiddetti aiuti di Stato è indifferibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Abbiamo il diritto e il dovere di aiutare e difendere le nostre imprese! Ancora, non abbiamo sentito pretendere da parte sua, non abbiamo sentito raccontarci, in questa sede, che la sua postura al Consiglio europeo sarà quella di pretendere un fondo europeo per compensare i danni sulle singole economie nazionali della crisi ucraina. Il modello c'è, è stato fatto per la Brexit, forse perché la Brexit colpiva a sangue la Francia, ma le segnalo che questa crisi colpisce a sangue l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, se c'è stato il modello compensativo per la Brexit, ci deve essere anche per la crisi ucraina. L'Europa è solidarietà non solo nel mettere le sanzioni, ma anche nel difendersi dai riflessi economici delle sanzioni, sennò non è solidarietà.

Ha giustamente ricordato - questo glielo riconosco - e fatto una fotografia perfetta della fragilità del mondo produttivo europeo e italiano nel contesto della globalizzazione, di fronte alle catene dei valori globali, però non abbiamo sentito la proposta e allora ci incarichiamo di farla noi. Dopo anni di fondi, sacrosanti per l'internazionalizzazione delle imprese, è giunta l'ora di parlare di un enorme fondo europeo per il rimpatrio delle attività strategiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per la rilocazione delle attività strategiche. Non abbiamo più prodotto, non perché non c'era domanda interna durante la pandemia, ma perché non avevamo pezzi di produzione. Non produciamo oggi non perché c'è la crisi in Ucraina, ma perché non abbiamo pezzi della produzione.

Ancora: non abbiamo sentito, in termini inequivocabili, dire che l'Italia andrà in Europa a pretendere un tetto sul prezzo dei prodotti energetici e una centrale di acquisto unica del gas in Europa. Ma è così difficile comprendere che è essenziale in questo momento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Le nostre imprese, Presidente - abbiamo cercato di scriverlo nella nostra risoluzione, questo probabilmente può essere considerato un dettaglio, ma è nei dettagli a volte che si vede l'amor patrio - soprattutto quelle manifatturiere, pongono un tema importantissimo: è possibile dire che, se il 16 marzo noi adottiamo le sanzioni e le relative restrizioni commerciali non si possa scaricare anche quella scelta solo sulle nostre imprese? Ed è possibile dire che le restrizioni valgono per i contratti stipulati in data successiva al 16 marzo? Se io, impresa, ho fatto a febbraio un contratto di fornitura di beni per la Russia, per materiale non legato all'economia bellica e lo sto eseguendo, cosa faccio? Mi tengo nella pancia tutto il mio prodotto e non lo posso più vendere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Noi dobbiamo difendere in questo momento le nostre imprese.

Presidente, siamo - e concludo - pienamente nella cornice euro-atlantica, siamo al fianco di chi difende la sua Patria dall'aggressore. Vogliamo e pretendiamo però da lei che ci rappresenterà in Europa, maggiore consapevolezza della drammaticità del momento e maggiore determinazione nella difesa di imprese, partite IVA e famiglie. È stata evocata un'economia di guerra da più parti…

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Sto arrivando alla conclusione, Presidente. È stata evocata un'economia di guerra: ne sia all'altezza! Esserne all'altezza significa anche non dare tregua all'Europa, difendere l'interesse nazionale, non inabissarsi anche questa volta, perché la scorsa volta aveva l'attenuante dell'elaborazione del lutto per le elezioni presidenziali, ma questa volta, se si inabissa e non difende l'interesse nazionale, non avrà neanche più un'attenuante da parte nostra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Rampelli. Abbiamo ascoltato una discussione generale approfondita, con numerosi interventi che lei, Presidente del Consiglio, ha ascoltato con grande attenzione, anche replicando puntualmente ad alcune questioni che le sono state sottoposte.

Ringrazio i colleghi Battilocchio e Rossello che per Forza Italia hanno voluto partecipare a questa discussione, evidenziando alcuni aspetti complementari dell'appuntamento che riguarda l'Unione europea, ossia il Consiglio europeo dei prossimi giorni, su cui oggi lei, Presidente del Consiglio, è venuto a riferire al Parlamento e a ricevere indicazioni. È stato da più parti sottolineato - e mi piace ricordarlo con una frase che lei ha utilizzato in replica - che "la politica è tornata" e che l'Europa, in questo momento, a causa dell'emergenza sanitaria, prima, e dell'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina, poi, è costretta a recuperare soggettualità politica, sul piano della diplomazia internazionale e della difesa. In un quadro multilaterale, l'Unione europea è costretta a darsi un ruolo, ad essere più forte, a partecipare a questo impianto, anche sul piano della difesa europea, sul piano dell'energia, sul piano dell'economia ed è costretta ad affrontare un'agenda difficile e complessa. Ma deve farlo con una scelta di fondo, sapendo da che parte stare; l'obiettivo è quello di stare dalla parte giusta, e l'Italia ha scelto di stare dalla parte giusta.

Abbiamo di fronte a noi degli appuntamenti molto importanti. È ovvio che difendere i valori costa; costa anche quando si impongono sanzioni, per cui, anche a livello europeo, dovremmo attrezzarci per proteggere le nostre economie dalle ricadute di queste sanzioni; costa quando queste sanzioni impongono non fra 5 o 10 anni, ma nell'immediato, l'autonomia energetica dalla Russia. A questo proposito, ricordiamo anche il lavoro importante che sta portando avanti il Governo, segnatamente anche il Ministro Di Maio, con i diversi Paesi con i quali l'Italia sta cercando un percorso di autonomia energetica dalla Russia. La giornata di ieri è esemplificativa di un Parlamento, che la mattina si riunisce in una seduta comune alla presenza del Presidente del Consiglio e del Presidente ucraino, quindi con l'attualità della guerra, che prosegue i propri lavori sul decreto-legge Sostegni e che termina i propri lavori nella serata di ieri con la presenza del Ministro della Transizione ecologica proprio sul tema del caro energia.

Sugli interventi, sul tetto europeo lavoriamo subito. Parlo del tetto europeo sui prezzi del gas. Andiamo a calmierare. Abbiamo difficoltà a spiegare ai nostri consumatori e alle nostre famiglie perché, quando ci sono aumenti, questi si ripercuotono immediatamente, o quasi, sulle bollette o sul prezzo dei carburanti alla pompa e, quando, invece, ci sono delle diminuzioni, insomma ci vuole un po' più di tempo per fare in modo che queste arrivino a regime. Abbiamo l'esigenza di domandarci se quello che abbiamo fatto è sufficiente o se dobbiamo immaginare di stanziare altre risorse. Sulla sicurezza europea, la “Bussola strategica” è certamente un primo passo e fa piacere anche che lei, Presidente, abbia detto che queste prime forze, questi primi 5 mila soldati, ampliabili peraltro fino a 60 mila, sono solo un primo passo nell'ambito di un Fondo di difesa europeo con impegni ben precisi che ci siamo presi anche in sede NATO, e devono portare a un vero processo di difesa europea. Mi permetto di citare quello che Berlusconi a questo proposito disse nel 2001: “Sappiamo bene che ogni singolo Paese d'Europa. anche quello che dispone delle Forze armate più efficienti, nulla può da solo e che soltanto l'unione dei vari Paesi e il trattare come Europa le questioni del mondo può darci un ruolo politico e un'importanza sul piano internazionale” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo dicevamo nel 2001 e oggi diventa una realtà con la quale fare i conti nell'immediato, così come altre realtà ci impongono, nell'ambito dell'agenda diplomatica dei rapporti con la Cina, con la Bosnia e dell'ipotesi dell'allargamento dell'Unione Europea all'Ucraina. Queste realtà ci impongono ruoli e scelte e oggi drammaticamente affrontiamo quella dell'indipendenza energetica dalla Russia, probabilmente domani - forse conviene cominciare a pensarci prima - quella dell'indipendenza industriale e produttiva dalla Cina. Allora, anche sul piano industriale, oltre che su quello energetico, probabilmente delle risposte dall'Unione europea vanno date e vanno date concretamente. Sul piano agroalimentare, lei ha parlato della sospensione dei regolamenti: questa peraltro è una proposta che, proprio ieri, il Presidente Tajani, vicepresidente del Partito Popolare Europeo, ha voluto fare perché la protezione dell'agroalimentare italiano, così come di tanti altri aspetti dell'economia in questo momento di difficoltà impone all'Europa di essere non solo player internazionale, ma anche elemento di protezione dei propri singoli Stati superando norme quali quelle degli aiuti di Stato o del Patto interno di stabilità. E' necessario fare un salto di qualità per il superamento di alcune regole, che in questo momento, ahimè, forse non sono più adeguate alla situazione che viviamo.

Io, per alcuni versi, ammiro il suo ottimismo anche in relazione agli investimenti sul clima, ma credo che in questo momento una riflessione sulla concentrazione dei nostri investimenti sulla protezione della nostra economia sia quanto mai necessaria. Abbiamo deciso di aderire al Piano nazionale di ripresa e resilienza in un momento in cui quel Piano serviva a tirar fuori il Paese dai danni, dalle ricadute economiche della crisi sanitaria e pandemica. Lo sottolineava proprio lei, Presidente del Consiglio: probabilmente i rincari delle materie prime, dei carburanti, eccetera, metteranno in seria difficoltà alcuni di questi progetti. Dobbiamo essere pronti a ripensarli e riconvertirli sulla protezione economica, per esempio, delle nostre imprese a seguito delle sanzioni. Dobbiamo essere pronti a proteggere le tasche dei consumatori dai rincari, dagli aumenti, da tutto quello che non è possibile fare nel breve periodo. Dobbiamo lavorare per rigenerare lo sviluppo in questo Paese, per fare in modo che sempre meno persone - non sempre di più - abbiano bisogno del bonus sociale dell'energia e delle bollette (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Dobbiamo lavorare in un'ottica di sviluppo: ahimè, paghiamo i tanti, i troppi “no” che in questo Paese si sono espressi sistematicamente quando c'era un progetto magari di energie alternative; troppi “no”, troppi vincoli burocratici, troppe resistenze a cambiamenti e innovazioni. Su questo dobbiamo andare avanti, così come il tema umanitario non va sottovalutato: quasi quattro milioni di persone che si muovono rischiano di diventare non soltanto un problema di prima accoglienza, ma di integrazione. Allora, lo hanno detto in diversi ma lo sosteniamo anche noi: serve di ridisegnare le regole dell'accoglienza in Europa e, forse, questo è il momento per farlo. Noi abbiamo chiaro, senza tentennamenti, senza dubbi, da che parte stare: noi lo sappiamo bene da che parte stare e non ci confondiamo al riguardo. Lo sappiamo e sosteniamo questo Governo - sosteniamo lei, Presidente - per tutelare gli interessi dell'Italia in Europa, gli interessi dell'Europa nello scacchiere internazionale, stando dalla parte giusta. I valori dell'Europa, sappiamo che costano ma li sosteniamo perché sono i nostri valori fondanti e continuiamo a farlo con serietà e con lealtà dal primo giorno, e continueremo anche oggi con l'orgoglio di una forza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Debora Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Grazie Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della risoluzione della maggioranza con convinzione, sia per gli importanti obiettivi ed impegni in essa contenuti, già ricordati dai colleghi Madia e De Luca, sia perché in questo momento tanto decisivo e drammatico - direi storico - riteniamo che debba essere chiaro, anzi chiarissimo, dentro e fuori i confini nazionali, che lei, signor Presidente, ed i suoi Ministri, avete il sostegno pieno del Parlamento, che condivide ogni vostro atto, ogni vostra decisione, ogni vostra parola usata per condannare l'aggressione premeditata ed ingiustificabile della Russia ai danni di un Paese sovrano; per costruire le condizioni perché questa catastrofe umanitaria possa essere arrestata; per fermare questa corsa all'indietro della storia e della civiltà. Mi consenta, signor Presidente, di dire, prima di tutto con nettezza che il Ministro Guerini ha non solo la nostra solidarietà ma il nostro abbraccio affettuoso e riconoscente (Applausi). Contro di lui il Governo di Mosca ha usato espressioni ignobili, è ricorso ad intimidazioni penose; a lui e alla nostre Forze armate ribadiamo solennemente il nostro apprezzamento e la nostra gratitudine. Del resto, non è la prima volta che veniamo minacciati. È capitato anche a noi, deputati e senatori, quando, con una lettera dell'ambasciatore russo a Roma, qualche settimana fa, ci è stata recapitata una dichiarazione del Ministro Lavrov che ci informava del “pericolo delle conseguenze” per le decisioni che stavamo prendendo, noi e gli altri Parlamenti d'Europa, sulle sanzioni verso Mosca.

Non si ha paura, signor Presidente, se si difende la verità, e la verità di questa immane tragedia che insanguina l'Ucraina da quasi un mese, che ha provocato migliaia di morti, di cui almeno 117 bambini, tra cui i piccoli Kirill e Polina, è che esiste un aggredito e un aggressore, esiste un invasore ed un popolo che si è fatto esercito, che difende la propria libertà, le proprie case, la propria vita. Io voglio dire qui, oggi, che attendo con ansia che quel popolo, quel Paese, diventi presto, molto presto, membro dell'Unione europea. Così come, velocemente, dobbiamo riprendere, come lei ha ricordato, il dossier Balcani occidentali e non deludere le aspettative dei Paesi che aspirano all'adesione, che da tempo stanno ottemperando all'agenda delle riforme richieste. Esiste, signor Presidente, un carnefice e una vittima: questa è la verità, e, noi italiani, insieme a tutti i Paesi dell'Unione e agli alleati, noi non ci siamo voltati e non ci volteremo dall'altra parte. Abbiamo deciso con il “decreto Ucraina”, approvato proprio la scorsa settimana, di sostenere con ogni mezzo la resistenza del popolo ucraino, prevedendo, nel pieno rispetto della nostra Costituzione, dell'articolo 51 della Carta ONU e, in sintonia con la risoluzione votata dal Parlamento europeo il 1° marzo, anche l'invio di armi e strumentazione militare; e mi consenta, signor Presidente, di ringraziare qui tutti i colleghi e le colleghe del mio gruppo, perché so quanto sia costato ad alcuni di loro. Così come abbiamo condiviso le sanzioni economiche, senza precedenti per qualità ed estensione, ed abbiamo apprezzato decisioni tempestive di aiuto concreto come quelle messe in atto dal Ministro Franceschini. Sapevamo che, purtroppo, mettendo in ginocchio l'economia russa, queste sanzioni avrebbero colpito le condizioni di vita del popolo russo, come sta avvenendo, nonostante le trionfali adunate putiniane; ma l'alternativa alle sanzioni è la guerra e solo menti folli possono pensare che sia una strada percorribile. Così come penso sia immorale e opportunistico chiedere, comodamente dal salotto di casa, agli ucraini di arrendersi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle), di alzare le braccia davanti all'aggressore, sacrificando la propria libertà.

Oggi, in quest'aula, voglio esprimere a nome mio, del mio gruppo - ma sono sicura di tutti noi rappresentanti del popolo italiano -, il riconoscente omaggio al coraggio dei tantissimi russi, giovani, anziani, donne, studenti, giornalisti, insegnanti e operai, che manifestano contro la guerra voluta da Putin, rischiando fino a 15 anni di carcere (Applausi). Il popolo russo vuole la pace. Le pretese neoimperialiste giustificate col catalogo delle bugie sull'Occidente e sull'Europa, resuscitano posture e ambizioni da impero zarista, che sono tutte nella testa di chi siede da 22 anni al Cremlino, ma non appartengono alla gente che a Mosca, a San Pietroburgo o nelle grandi e piccole città di quello sterminato e bellissimo Paese, vive, studia, lavora, va a teatro, al cinema, segue lo sport, la musica, esattamente come noi ed esattamente come faceva anche il popolo ucraino non più tardi di un mese fa; invece, per colpa di Putin, madri piangono i propri figli morti in una guerra che non volevano.

Noi vogliamo la pace, Presidente; noi vogliamo che la guerra cessi, che tacciano le armi, che le bombe non cadano più sugli ospedali, sugli asili, sui condomini, sui rifugi, sui teatri, sulle persone che sono in fila per un pezzo di pane. Sappiamo che la via è quella negoziale e, signor Presidente, sosteniamo ogni azione del Governo che vada in questa direzione. Il Consiglio europeo di domani e dopodomani credo che sia tra i più importanti della storia dell'Unione. Ha detto bene nei giorni scorsi il commissario Paolo Gentiloni: questo è un esame di maturità per l'Europa. Dallo scoppio della guerra, l'Unione ha saputo rispondere con unità, con determinazione, con rapidità; non c'è stata quell'incertezza che invece abbiamo vissuto nelle prime settimane dell'emergenza COVID; questa volta non è stato così. L'Europa di oggi non è più quella dell'austerity, delle regole di bilancio prima di tutto, degli egoismi nazionali; ne è prova anche l'attivazione della direttiva sulla protezione umanitaria per i rifugiati, sbloccata dopo quasi vent'anni, che certamente sarà di aiuto a chi fugge da quel martoriato Paese. Gli organismi internazionali ci dicono che, fino ad oggi, coloro che sono scappati sfiorano i 4 milioni: è come se all'improvviso si svuotassero città come Roma e Milano. Gli sfollati dalle città distrutte, come quella martire di Mariupol, arrivano a 10 milioni. Si dovrà decidere a Bruxelles su approvvigionamento energetico e difesa comune, un progetto, quest'ultimo, che l'intelligenza da statista lungimirante di De Gasperi aveva posto già all'ordine del giorno, con esito purtroppo sfortunato, agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso. Le indicazioni della dichiarazione di Versailles dell'11 marzo e l'adozione, lunedì, della “Bussola strategica” sono elementi incoraggianti.

Solo l'integrazione e solo l'abbandono di 27 diverse politiche energetiche, estere o di difesa, possono consentire all'Europa di superare quell'esame di maturità, di mostrare al mondo intero di aver capito la lezione, di aver capito che non basta essere un gigante economico per riuscire a svolgere quella missione di faro della pace, della democrazia, del multilateralismo, che è nei pilastri etici e culturali della comunità continentale nata dalle macerie del secondo conflitto mondiale.

“Il problema” - rammentava David Sassoli - “è che spesso l'egoismo delle Nazioni, un cattivo sentimento nazionalista (…), impedisce di dispiegare le nostre potenzialità e manifestare la nostra profonda identità”. Ma è ancora il nostro caro David a parlarci il giorno della sua elezione a Presidente del Parlamento europeo, con un tweet in cui citava Aldo Moro: “Si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà. Si tratta, però, anche di essere coraggiosi e fiduciosi”: coraggiosi e fiduciosi, e noi vogliamo esserlo.

Signor Presidente, affidiamo a lei e al Governo questo compito, che certamente non si esaurisce nei due giorni di Bruxelles. L'Europa si costruisce con le sue crisi, ammoniva Jean Monnet. Io mi permetto di sperare che, assumendo decisioni sulle forniture di energia e sulle politiche di sicurezza e di difesa, non si abbiano dinanzi agli occhi solo questioni tecniche, pur importanti e urgenti, ma si operi come in uno spirito costituente, per continuare la costruzione di quella casa comune degli europei, le cui mura si chiamano: libertà, democrazia, pace, giustizia, cooperazione e diritti.

Signor Presidente, colleghi, questa folle guerra sta condizionando negativamente la fase di ripresa delle economie. Il mix di stop alla ripresa, di costi insopportabili dei carburanti e delle materie prime, l'accelerazione dell'inflazione peseranno su imprese e famiglie.

Noi democratici crediamo che occorra, insieme ai provvedimenti di sostegno interno, agire a livello europeo su vari fronti: il prolungamento della sospensione del Patto di stabilità, la previsione del tetto del prezzo per il gas e il cambiamento di alcune regole, come quella dell'unanimità a tutti i costi e del diritto di veto. Siamo certi del suo impegno e di quello del Governo.

Mi avvio alla conclusione. Va avanti da anni, nelle nostre società aperte, guidate da istituzioni liberaldemocratiche, una discussione sull'arretramento della democrazia, sull'incrostazione di strutture e procedure che hanno allontanato la partecipazione di grandi fette della società. Parallelamente, è cresciuta l'adesione a proposte semplificatrici, di tipo populista, che non di rado trovavano il loro perno nell'identificazione dell'uomo forte, perfino nell'esaltazione della decisione singola, autoritaria e indiscussa. Io penso che, negli ultimi decenni e forse proprio in coincidenza con il crollo del muro di Berlino e con quella che è stata indicata come la fine della storia, nei Paesi democratici siano stati commessi non pochi errori, con presunzione, a volte per pigrizia, per mancanza di coraggio. Ma penso anche che queste istituzioni, per quanto da rivitalizzare e rafforzare, siano un bene prezioso da tutelare senza cedimenti.

Io penso che oggi ci sia anche questa questione sul terreno e anche per questo è necessario che la nostra lotta per la libertà, la pace e i diritti sia determinata.

PRESIDENTE. Concluda.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Vado a concludere, Presidente. Spero che abbiamo imparato dagli errori del passato, anche della nostra storia più orribile del Novecento. Se è così, oggi sappiamo che ci sono atti che hanno conseguenze, ma che ad assistere inerti, mentre un autocrate commette un crimine contro un popolo libero e amico, si ponga un prezzo più alto: si perdono dignità, credibilità, onore e, soprattutto, si lascia credere che il crimine paga, che gli Stati si possano conquistare, che si possano commettere stragi…

PRESIDENTE. Deve concludere, deputata Serracchiani.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). …che possiamo essere piegati anche noi, che non difenderemo i nostri valori e la nostra libertà. No, non faremo questo errore. Prendiamo decisioni gravi, Presidente, difficili, anche sofferte, ma abbiamo un bene troppo prezioso da difendere, settant'anni di pace e democrazia, e la difenderemo. A Kiev, proprio come ci ricordava ieri il Presidente Zelensky, si sta difendendo la democrazia, anche la nostra democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Molinari. Ne ha facoltà.

Intanto, sui banchi qui davanti alla Presidenza, c'è un po' di turbolenza, diciamo così, da questa mattina: io capisco che abbiate bisogno anche di confrontarvi sulle risoluzioni, però dovete portare pazienza e farlo fuori dall'Aula perché si sente un brusio di fondo che è insopportabile. Deputato Molinari, prego, a lei la parola.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Cari colleghi, è già stato detto da tanti, il prossimo Consiglio europeo sarà storico, perché storiche sono le scelte che dobbiamo fare e che abbiamo fatto in queste settimane e perché il cambio di paradigma e di contesto mondiale è storico.

Siamo di fronte a una guerra nel cuore dell'Europa, siamo di fronte a una vile aggressione di uno Stato su un altro, ingiustificabile sotto qualsiasi punto di vista e, soprattutto, ingiustificabile dal punto di vista del diritto internazionale che deve essere il nostro faro. Diritto internazionale che ha portato l'Italia e l'Europa, il mondo libero a essere unito, nel rispetto degli articoli 41 e 42 della Carta delle Nazioni Unite, che prevede di fare tutto quanto sia necessario per porre fine al conflitto e arrivare a una soluzione pacifica delle controversie, sia dal punto di vista degli aiuti, sia dal punto di vista umanitario, cosa su cui tutto questo Parlamento si è fatto trovare pronto e credo che questa debba essere una nota di merito della politica nazionale.

Ma in questo contesto storico c'è una cosa che mi attanaglia e che mi pesa e che mi porta a farmi domande, perché non riesco a capire come quello che è chiaro ed evidente a tutti, cioè il fatto che l'Italia, l'Europa e il mondo occidentale stiano facendo la cosa giusta per aiutare il popolo ucraino e per combattere la Russia di Putin, non sia pienamente compreso da tutti i nostri concittadini. E sarebbe troppo facile additare i nostri concittadini come superficiali o come non preparati. Io penso che il compito della politica e di noi parlamentari, che rappresentiamo i cittadini, sia capire quali sono le ragioni profonde del perché una cosa così lampante non sia compresa, cioè il fatto che il modello delle società libere e delle democrazie occidentali sia il modello giusto, contrapposto a un modello che non può neanche essere preso in considerazione, quello delle dittature e delle autocrazie, come la Russia, quello del sistema violento e delle aggressioni militari. Il fatto che i nostri cittadini non lo capiscano tutti in pieno deve farci porre delle domande. Io ho cercato di darmi delle risposte sul perché la situazione sia questa. Certamente uno dei valori…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Molinari, porti pazienza soltanto pochi secondi. Colleghi deputati, se ciascuno riprende la propria posizione ed evita di fare capannelli e di disturbare e arrecare disturbo all'Aula e all'oratore…I capannelli devono cessare. Le conversazioni: fuori dall'Aula.

Prego, deputato Molinari, chiedo scusa per l'interruzione.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Si figuri, Presidente. Certamente uno dei punti di forza del nostro sistema e delle nostre democrazie, cioè la pluralità dell'informazione, in questo momento è visto come un elemento di debolezza da parte di chi vuole destabilizzare l'Occidente. Basta fare un giro sui social network per vedere come la propaganda filorussa stia infettando il dibattito del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Sicuramente, però, non basta questo a spiegare la situazione. Io credo che ci siano delle motivazioni di profondo disagio dei cittadini dal punto di vista economico, oggi. Nel momento in cui le famiglie non riescono a fare il pieno di carburante, non riescono a pagare una bolletta, non riescono a tornare a lavorare o aprire la propria azienda, problemi complessi e alti, come quelli geopolitici o come la guerra, rischiano di passare in secondo piano, perché si vive il disagio del momento. Il nostro compito è capire come possiamo dimostrare che il nostro sistema è superiore, facendo stare meglio i nostri concittadini.

E allora dobbiamo chiederci come si è arrivati a questa situazione, a questa crisi economica e a questo aumento dei prezzi. Credo che una panoramica molto dettagliata l'abbia fatta una persona che non è sicuramente imputabile di non essere un convinto europeista, un ex Presidente della Commissione europea ed ex Presidente del Consiglio italiano, Romano Prodi, il quale ha avuto modo di spiegare che le scelte, che hanno portato a questa situazione economica, sono state scelte sbagliate, fatte negli anni dall'Unione europea.

Noi abbiamo sbagliato a non considerare gli asset dei rifornimenti energetici come asset strategici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché l'Europa ha pensato che la potenza di mercato del nostro continente bastasse, in base alla logica del libero mercato, a garantirci sempre e comunque delle forniture, nonostante dipendessimo al 40 per cento dalla Russia, che non è un Paese autocratico da oggi, ma lo era anche vent'anni fa.

Il problema è che la famosa mano invisibile del mercato, a cui ci siamo affidati, in questo momento è diventata ben visibile e concreta perché ci sta letteralmente prendendo a schiaffi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quindi vuol dire che qualche errore strategico l'Europa lo ha fatto.

Così come abbiamo sbagliato a cambiare il sistema europeo dei prezzi dell'energia, lasciando da parte, dal 2011 al 2016, i contratti a lungo termine e optando per le contrattazioni spot. Perché? Perché nell'immediato, sempre nel nome del libero mercato, erano più convenienti. È bastato che, dopo il COVID, ripartisse la richiesta energetica in Asia e ci troviamo con le bollette triplicate o quadruplicate. Anche qui, evidentemente, affidarci semplicemente al libero mercato è stato un grave errore che oggi pagano le nostre famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Non solo dal punto di vista energetico abbiamo fatto errori; oggi c'è infatti un'altra emergenza, quella dell'approvvigionamento alimentare. Anche su questo qualche errore è stato fatto. Penso alle logiche del Green deal e del programma Farm to fork che ci hanno convinti che la potenza economica e monetaria europea potesse permetterci, sempre e comunque, di comprare il cibo dagli altri, forti della nostra moneta e del nostro mercato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ebbene, in questi anni noi abbiamo condizionato la PAC con queste politiche, abbiamo ridotto la produzione negli ultimi vent'anni e abbiamo perso produzioni alimentari strategiche, che avrebbero permesso di mantenere una sovranità alimentare europea. Dipendiamo dall'estero per prodotti fondamentali, come i cereali - il 19 per cento dell'import del grano arriva dall'Ucraina e questo spiega alcune delle situazioni che stiamo vivendo -, i fertilizzanti, che servono a piantare il grano, li importiamo dalla Russia (oggi non possiamo piantare il grano perché non ci sono) e importiamo il 64 per cento del grano duro e il 44 per cento di quello tenero dall'estero, quello che serve per fare il pane.

In tutto questo, non ci siamo neanche curati di gestire gli approvvigionamenti perché, mentre noi delegammo la nostra agricoltura ad altri, altre superpotenze, come la Cina, compravano pezzi di mondo per accaparrarsi e avere stoccaggio di cibo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) non sottoposto alle oscillazioni del mercato e alle crisi geopolitiche.

Anche l'allargamento dell'Europa ad est ha contribuito a questa situazione. Sicuramente è stato fatto per ragioni nobili: tutti noi vogliamo esportare il nostro modello di democrazia e dare una risposta di libertà a quei Paesi che chiedono di entrare nell'Unione europea e che chiedono di essere europei. Quindi è stato giusto, da questo punto di vista. Tuttavia, questo allargamento dell'Europa a est, nell'immediato, che cosa ha comportato? Far entrare quei Paesi nelle nostre regole di libero mercato nell'immediato ha portato a delocalizzazioni selvagge verso est, giocando sui costi di produzione sugli stipendi più bassi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Prima, abbiamo delocalizzato verso est e, poi, abbiamo delocalizzato verso il resto del mondo. Quindi, riguardo al dumping sociale e salariale e alla chiusura delle nostre azienda qualche responsabilità, per via di una visione non strategica, l'Europa ce l'ha.

Qual è stata la logica che è sempre stata sotto questi errori che ho elencato? È sempre stata una sola: l'idea che, dopo la caduta del muro di Berlino, la globalizzazione e la finanziarizzazione dei mercati a livello globale fosse la soluzione a tutti i problemi. Ci siamo convinti che la globalizzazione avrebbe messo un piede sopra la storia, l'avrebbe cancellata, avremmo azzerato i nazionalismi, avremmo azzerato le tensioni internazionali, avremmo azzerato le rivendicazioni degli altri popoli. Purtroppo, la logica finanziaria e la logica del profitto, che vede la possibilità per pochi di fare sempre più profitto, con la conseguenza che molti stanno sempre peggio, oggi ci presentano il conto. La globalizzazione, per come la conoscevamo, è finita e la storia torna a bussare con prepotenza alle nostre porte, quindi dobbiamo essere pronti ad affrontarla e a gestirla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Se dovessimo farci delle domande su chi ha la colpa di tutto questo, sarebbe sciocco e stupido indicare una persona sola o qualcuno nel dettaglio. Infatti, ritengo stucchevole il dibattito di queste ultime settimane, secondo il quale sembra che la nostra interdipendenza economica, energetica e alimentare e i nostri rapporti con la Russia dipendano da una persona sola, una persona che non è mai stata Primo Ministro, una persona che non è mai stata commissario europeo, una persona che rappresenta un partito che, in Italia e in Europa, contro quella globalizzazione si è sempre fatta sentire in maniera critica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), una persona che, però, ha fatto un errore imperdonabile, quello di andare a Mosca e mettere una maglietta. Penso che, se noi vogliamo trovare il responsabile di questa situazione, più che “scrollare” le foto di Facebook a caccia di magliette, dovremmo fare qualche revisione dei CdA di grandi aziende energetiche russe (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, magari, scoprire che c'è stato qualche Capo di Stato, assolutamente europeista e atlantista, che un po' di potere in più nelle decisioni strategiche dell'Europa e nei rapporti geopolitici, rispetto alla Lega di Matteo Salvini, lo ha avuto, negli ultimi anni.

Aggiungo che è quanto meno stucchevole, visto che noi non vogliamo dare lezioni di atlantismo a nessuno e non mettiamo in dubbio l'atlantismo e l'europeismo di nessuno, che quotidianamente a darci lezioni di atlantismo siano gli eredi di una tradizione politica che magari, in passato, qualche rapporto consolidato con l'Unione Sovietica lo ha avuto, ben più forte di una maglietta, molto ben più forte di una maglietta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Presidente Draghi, nel suo intervento lei ha tracciato una linea molto chiara delle sfide che l'Europa dovrà affrontare e siamo consapevoli tutti - e apprezziamo quello che ha detto - che a questi errori sia necessario mettere una pezza, oggi. Dobbiamo essere più autonomi dal punto di vista energetico, dobbiamo lavorare per il reshoring delle aziende, dobbiamo far sì che il mercato unico europeo - ma aggiungo il mercato unico occidentale, il mondo legato agli Stati Uniti d'America, il mondo atlantista - porti migliori condizioni di vita ai suoi cittadini. Solo così noi possiamo dimostrare la superiorità del nostro modello rispetto agli altri e solo così possiamo essere autonomi e non sottoposti ai rischi delle scelte folli degli altri, come quelle della Russia.

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Concludo, signor Presidente.

Noi dobbiamo evitare un errore, dobbiamo evitare di seguire Putin sul suo stesso piano. Oggi la Russia cerca di giustificare un'azione criminale che non ha alcuna giustificazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e ripetiamo per la milionesima volta che non ha alcuna giustificazione, elevando il livello dello scontro dal punto di vista ideologico.

C'è una narrazione che vuole infettare l'Europa e il mondo libero e che vuole far credere che la Russia sia un modello dove la tradizione, i valori cristiani e i valori sociali della famiglia prevalgono contro un Occidente che è la nuova Babilonia e che ha perso le sue radici.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Noi a questa narrazione folle non dobbiamo fare l'errore però di rispondere con una narrazione giusta ma inopportuna, cioè la guerra totale del mondo democratico e del mondo libero contro l'oscurantismo e la dittatura. Se lo facciamo, se alziamo i toni rischiamo l'escalation che l'Europa ha già visto nella Prima guerra mondiale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La ringrazio…

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Aspetti, Presidente, finisco.

PRESIDENTE. L'ho richiamata tre volte, deve concludere.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). La Prima guerra mondiale non la voleva nessuno, ma il susseguirsi delle parole e la pressione dell'opinione pubblica ci ha portato al disastro che ha creato poi i regimi totalitari, comunismo, nazismo e fascismo. Oggi, per evitare questa brutta storia dobbiamo lavorare…

PRESIDENTE. La ringrazio, deve chiudere.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Presidente, stiamo parlando di una cosa abbastanza importante.

PRESIDENTE. Lei è di un minuto fuori, scusi ma la legge è uguale per tutti. Deve chiudere (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Oggi, Presidente - e concludo - il compito dell'Europa per dimostrare la superiorità del modello occidentale è quello di porre fine alla guerra. Se noi vogliamo costruire l'Europa che lei, Draghi, ci ha indicato oggi, abbiamo il compito più importante, quello di salvare il mondo oggi e una terza guerra mondiale il mondo non ce lo lascerebbe più. Grazie, Presidente (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, tra poco più di un mese ricorderemo il 9 maggio…

PRESIDENTE. Attenda qualche secondo, abbiamo ovviamente fermato il cronometro.

Colleghi, le dichiarazioni di voto proseguono. Presidente Crippa, a lei la parola.

Colleghi deputati, presidente Molinari, faccio conto anche sul suo senso di responsabilità. Le dichiarazioni di voto proseguono e tutti i gruppi hanno il diritto di svolgere la propria dichiarazione di voto.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Capisco l'entusiasmo di alcuni approcci, finalmente contro il liberismo sfrenato, che hanno portato la Lega in questi anni a votare “la qualunque” e oggi a pensare di difendere il consumatore rimettendolo al centro di una dinamica energetica e dei prezzi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Basta andare a vedere gli atti depositati negli anni passati per vedere come la Lega si è comportata riguardo alle dinamiche di mercato e verso i consumatori. Vi do atto di aver finalmente capito da che parte stare nella difesa del consumatore nel liberismo sfrenato.

Presidente, tra poco più di un mese, il 9 maggio ricorderemo la giornata dell'Europa, che celebra la pace e l'unità dell'Unione europea.

Un'Europa nata, tra gli altri, sulla proposta di Schumann e sulla visione di Altiero Spinelli in una nuova forma di cooperazione politica che avrebbe reso impensabile una guerra tra le Nazioni europee. I nostri padri fondatori hanno fortemente creduto in questo progetto costruito sulla pace e oggi siamo chiamati a difendere questa eredità fondata sugli stessi ideali: la pace, l'unità e la prosperità in Europa.

Oggi dinanzi all'Ucraina è giusto che l'Europa abbia un ruolo da protagonista per fronteggiare una guerra che sta provocando una tra le più grandi catastrofi umanitarie del secondo dopoguerra. Migliaia di vittime, per la maggior parte civili tra cui, purtroppo, numerosi bambini; basti pensare che dall'inizio della scellerata invasione militare russa dello scorso 24 febbraio sono oltre 3 milioni le persone in fuga dal Paese di cui più della metà bambini. Lo scandiamo qui a gran voce all'interno di quest'Aula: solidarietà è la parola che deve ispirare il prossimo Consiglio europeo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), solidarietà concreta verso il popolo ucraino.

Il nostro impegno deve essere quello di continuare ad assicurare sostegno agli ucraini, con particolare riguardo allo strumento dei corridoi umanitari per il trasferimento, l'evacuazione e l'accoglienza di donne, minori, anziani, persone fragili e con disabilità. Per questo va nella giusta direzione la decisione dell'Unione europea di attivare, Presidente, per la prima volta il meccanismo previsto dalla Direttiva europea sulla protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati, per consentire così di rifornire un rifugio immediato nell'Unione per persone in fuga dall'Ucraina.

Vorrei ancora soffermarmi sul tema della solidarietà: lo scorso 17 marzo è stato raggiunto uno storico preaccordo, seppure ancora provvisorio, tra Unione Europea, USA, Sudafrica e India per applicare ai Paesi in via di sviluppo la sospensione temporanea della tutela della proprietà intellettuale riguardante i brevetti e i vaccini anticovid. Un importante passo avanti verso la sospensione che il Movimento chiede da tempo derogando all'accordo TRIPs sui brevetti. L'Unione europea si era dimostrata sempre contraria all'ipotesi di questa deroga, ma non è mai tardi per far finalmente le cose giuste.

I meccanismi solidaristici si devono applicare anche nella nuova governance europea, dove le norme di bilancio devono oggi essere ripensate alla luce delle nuove sfide che l'Unione europea si trova ad affrontare. Non possiamo permetterci un ritorno al passato ovvero una radicale revisione del Patto di stabilità e crescita con un modello di sviluppo basato sulla difesa dell'ambiente e sullo sviluppo sostenibile.

Il Consiglio europeo di domani e venerdì è una tappa importantissima nella costruzione della strategia comune per proteggere cittadini e imprese nel Vecchio Continente dalle conseguenze della guerra in Ucraina. Siamo oggi in una crisi epocale e se le sanzioni inflitte alla Russia portano conseguenze all'intera Europa: è doveroso che la risposta sia non solo coesa e compatta, come giustamente sta avvenendo, ma anche legata da vincoli solidaristici.

Ritorna così il tema della solidarietà, sì perché nei prossimi due giorni l'Europa ha una grande occasione: dimostrare cosa significa parlare con una voce sola su una materia fondamentale, l'energia.

A livello europeo è necessario un meccanismo di solidarizzazione dei rischi connessi a queste sanzioni. L'avevamo detto all'inizio, Presidente, azioni comuni sì, conseguenze comuni. Tradurre il concetto di solidarietà in termini concreti significa anche creare una misura comune del debito europeo un Energy Fund costruito sul modello solidaristico ed efficace che l'Europa ha saputo mettere in campo per fronteggiare gli effetti della pandemia.

Affrancarsi dal metano di Mosca è una missione realizzabile, ma impegnativa anche dal punto di vista del costo degli approvvigionamenti. Dovremmo sostituire il gas di Mosca con gas che sarà inevitabilmente più caro e l'Energy Fund dovrà servire anche a coprire gli aumenti di questi costi di approvvigionamento. Il gas naturale liquefatto ha un prezzo strutturalmente più elevato, la possibilità di aumentare le importazioni del GNL che stando ai piani della Commissione europea dovrebbero crescere nel 2022 a livello di Unione europea di 50 miliardi di metri cubi per ridurre così la dipendenza dal gas russo si scontra però con un mercato corto e caratterizzato da una concorrenza asiatica.

Il quadro generale non è per nulla confortevole, come purtroppo ha confermato l'Autorità per l'energia proprio ieri, stimando che il prezzo del gas per tutto il 2022 presumibilmente rimarrà sui 100 euro a megawattora.

Signor Presidente è positivo il suo riferimento a un approccio comune, di acquisti comuni, di stoccaggi comuni per rafforzare così il potere contrattuale dell'Italia verso i Paesi fornitori a tutelarci a vicenda in caso di shock. Stoccaggi comuni permetteranno di costruire una rete di protezione però bisogna fare in modo che questi sistemi di acquisto e di stoccaggio non penalizzino alcuni Paesi. Bisogna lavorare sui meccanismi per evitare che alcuni Paesi come il nostro si sobbarchino i costi maggiori. L'attuale pandemia energetica ci sta dimostrando con ruvidezza che sono lasciandoci alle spalle le risorse delle fonti fossili eviteremo in futuro nuove crisi. Dobbiamo aumentare ed accelerare gli investimenti sulle rinnovabili e sull'efficienza energetica anche ricorrendo allo scorporo degli investimenti sostenibili dal calcolo del deficit (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Signor Presidente, oggi abbiamo messo al centro della nostra discussione il concetto di solidarietà, mi permetta però un excursus sulla situazione del nostro Paese. Nel regime di maggior tutela, un prezzo che caratterizza milioni di famiglie italiane, l'importo per metro cubo di gas è aumentato di quattro volte in un anno. Siamo arrivati al 400 per cento della componente energia gas! È evidente che il sistema è totalmente fuori controllo, ha ancorato le quotazioni del gas al sistema del TTF, piattaforma olandese di trading, un sistema non più conciliabile con la situazione emergenziale che oggi questo Paese sta vivendo! Il sistema non è più compatibile, deve essere ancorato ai reali costi di approvvigionamento, valutando i contratti reali e non dando per certo che chi ci fornisce l'energia la compri al mercato del giorno stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) quando l'Autorità stessa ci dice che i contratti di approvvigionamento in questo Paese sono di due terzi a lungo periodo: venti - trent'anni!

Allora è necessario adottare già per il prossimo trimestre una nuova modalità di definizione del prezzo! Signor Presidente stia attento: abbiamo cinque giorni, l'Autorità in cinque giorni può definire il prezzo per il prossimo trimestre di aprile-maggio-giugno. E se intende andare avanti con l'indicizzazione al TTF di febbraio stiamo facendo pagare il 50 per cento in più dei costi alle famiglie italiane (applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ad esempio, noi chiediamo a questo punto che sia necessario intervenire - e se l'Autorità non lo può fare, lo faccia il Governo - per ridefinire i costi! Ad esempio possiamo riferirci ai prezzi dell'ultimo trimestre del 2021: 45 euro a megawattora. Mettiamoli oggi sul prossimo trimestre e poi andremo a vedere i costi delle imprese reali che hanno sostenuto dopo che abbiamo visto i contratti veri che hanno in pancia e non quelli calcolati sulla borsa del TTF speculativa.

Di fronte a questo contesto emergenziale e di pandemia sanitaria ed energetica c'è bisogno di risposte forti e coraggiose da parte dell'Europa che deve dimostrare la propria capacità di proteggere con efficacia i propri cittadini dalla crisi epocale che stiamo oggi vivendo.

È il momento per l'Europa di essere protagonista nello scenario internazionale e di affermarsi come entità politica. Non abbiamo nessun rimpianto per il passato, come Paese dobbiamo essere protagonisti di un nuovo corso in Europa. Il Movimento 5 Stelle come sempre è pronto a fare la propria parte con spirito costruttivo e critico.

Per questo, Presidente, annuncio il nostro voto favorevole alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà, per un minuto.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Onorevole Presidente, la sua replica alla mia dichiarazione è stata ripresa dai telegiornali e contraddetta dal Papa. Non voterò la risoluzione della maggioranza per una semplice ragione: lei ha opportunamente evocato Mussolini e Hitler, ma ha dimenticato che per liberare l'Europa da Mussolini e Hitler gli americani sono sbarcati in Sicilia e hanno condotto una battaglia vittoriosa. Ora, armare oggi, nella speranza della vittoria, è una illusione, ma nella certezza della sconfitta è uno sterminio, perché si moltiplicano i morti e si uccidono persone innocenti senza alcun esito.

Per questo la tregua, una tregua difesa da noi e non un cedimento al potere dell'“Impero del male” - peraltro amatissimo nel passato e nei programmi del Movimento 5 Stelle: Putin è stato per loro un idolo - è una proposta che io le ho fatto, come il Papa dice, in pace. Non armandoli perché la guerra continui nella certezza della sconfitta militare. Putin è lo sconfitto morale, è sconfitto sui social, è sconfitto nella comunicazione, nell'opinione pubblica…

PRESIDENTE. Concluda.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). …ma è il probabile vincitore militare. Non è su questo piano che dobbiamo contrastarlo, ma sul piano morale e sul piano della persuasione.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare, per una precisazione del parere su una risoluzione, il sottosegretario Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sì, grazie Presidente. Sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00216 riformulo la riformulazione al punto 14, che recita in questo modo: “con specifico riferimento al tema delle sanzioni commerciali, ad assumere tutte le iniziative possibili al fine di salvaguardare le imprese e i contratti sottoscritti prima del 16 marzo 2022 nel quadro delle restrizioni europee, salvo quelli connessi direttamente o indirettamente alle forniture belliche”.

PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Amendola. Viene accolta questa riformulazione? Affermativo.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che la componente Alternativa del gruppo Misto ha chiesto la votazione per parti separate della risoluzione Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Lupi, Rossini, Magi, Ermellino e Tasso n. 6-00212, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi primo, secondo e terzo del dispositivo; a seguire, congiuntamente i capoversi quarto, quinto, nono e undicesimo del dispositivo; quindi, congiuntamente i capoversi sesto, settimo, ottavo e decimo del dispositivo; in fine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Lupi, Rossini, Magi, Ermellino e Tasso n. 6-00212, limitatamente ai capoversi primo, secondo e terzo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Lupi, Rossini, Magi, Ermellino e Tasso n. 6-00212, limitatamente ai capoversi quarto, quinto, nono e undicesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Lupi, Rossini, Magi, Ermellino e Tasso n. 6-00212, limitatamente ai capoversi sesto, settimo, ottavo e decimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Delmastro Delle Vedove, vuole scorporare il capoverso n. 10? La votazione per parti separate in questi termini ci è stata richiesta da un gruppo parlamentare, lo dovevate dire prima.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Serracchiani, ne verrà ora posta in votazione la premessa…

Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Sull'ordine lavori, immagino. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sì, sull'ordine dei lavori, Presidente, perché volevamo specificare che la votazione per parti separate, che noi avevamo capito si svolgesse per tutti i punti, invece accorpava questi punti, sui quali ci siamo astenuti, pur essendo favorevoli ad alcuni, ma siamo contrari al punto n. 10. Se si fosse votato separatamente, avremmo potuto esprimere voto favorevole sui primi punti e, invece, voto contrario sul punto n. 10, che lasciamo agli atti.

PRESIDENTE. Si era capito, ma ha fatto bene a precisarlo. Dicevo che, a seguito dell'approvazione del dispositivo della risoluzione Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Lupi, Rossini, Magi, Ermellino e Tasso 6-00212, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Serracchiani, Davide Crippa, Molinari, Valentini, Boschi, Marin, Fornaro, Lupi, Rossini, Magi, Ermellino e Tasso n. 6-00212, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione della risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima, congiuntamente i capoversi primo, quarto, quinto e sesto del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole; a seguire, il secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario; quindi, il terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario; in fine - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle vedove. Sull'ordine dei lavori?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Chiederemmo di poter votare per parti separate tutti i dispositivi della risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213, perché accorparli così non ha senso. O si vota per intero, ma a blocchi non è veramente possibile, Presidente, perché viene falsata naturalmente la posizione.

PRESIDENTE. Allora, votiamo ciascun capoverso, invece di procedere all'accorpamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213, limitatamente al primo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213, limitatamente al quinto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213, limitatamente al sesto capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

A seguito dell'approvazione di parte del dispositivo della risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Romaniello ed altri n. 6-00213, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Suriano ed altri n. 6-00214, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione della risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente ciascun capoverso e ciascuna lettera del dispositivo e, a seguire - ove il dispositivo venga in tutto o in parte approvato - la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al primo capoverso, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al primo capoverso, lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al primo capoverso, lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al primo capoverso, lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al primo capoverso, lettera e), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al primo capoverso, lettera f), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al terzo capoverso, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al terzo capoverso, lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al terzo capoverso, lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione). (Commenti del deputato Giachetti)

Stiamo verificando la sua segnalazione, deputato Giachetti…

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Abbiamo fatto l'accertamento: è tutto a posto, deputato Giachetti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al terzo capoverso, lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al terzo capoverso, lettera e), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, limitatamente al terzo capoverso, lettera f), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Cabras ed altri n. 6-00215, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Passiamo alla votazione della risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00216.

Avverto che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole distintamente da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00216, limitatamente ai capoversi primo, secondo, quinto, sesto, settimo, ottavo, undicesimo, dodicesimo, tredicesimo, quattordicesimo - quest'ultimo come riformulato su richiesta del Governo - e quindicesimo del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00216, limitatamente alla premessa e ai capoversi terzo, quarto, nono, decimo e sedicesimo del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista del Consiglio europeo del 24 e del 25 marzo 2022.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra della Giustizia, il Ministro per la Pubblica amministrazione e il Ministro della Difesa.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Tempi di adozione degli schemi di decreto legislativo in materia di riforma del processo penale e del processo civile e stato dei lavori della commissione ministeriale per la revisione dei reati fallimentari – n. 3-02830)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Annibali ed altri n. 3-02830 (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Vitiello ha facoltà di illustrare l'interrogazione, di cui è cofirmatario.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza si sono avviate le cosiddette riforme orizzontali, in particolare quella relativa al sistema giudiziario, con il duplice obiettivo di ridurre i tempi irragionevoli dei processi e di smaltire l'arretrato.

Si sono avviati due procedimenti di riforma, che hanno visto la luce con due deleghe, una al processo penale e l'altra al processo civile e lei, Ministra, devo darle atto del lavoro svolto e anche dell'organizzazione, ha ritenuto di affidare a cinque sottocommissioni ministeriali la delega penale e a sette sottocommissioni la delega civile.

È stata modificata anche la norma sull'insolvenza delle imprese, però aspettiamo, nel 2022, l'entrata in vigore del Codice della crisi d'impresa e la modifica del sistema dei reati fallimentari. Entro il 2022, Ministra, abbiamo anche la necessità di vedere la riforma della giustizia tributaria e la riforma dell'ordinamento giudiziario e del CSM, di cui si sta parlando.

Allora, vista la lungimirante revisione del sistema giustizia da concludere affinché non resti solo l'ambizione del progetto, le chiediamo quanto tempo servirà alla commissione sui reati fallimentari per concludere il suo lavoro e quanto tempo occorrerà perché le Camere abbiano gli schemi di decreti legislativi, in particolare, per ragioni legate anche al mio vissuto, relativi alla riforma del processo penale.

PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, Presidente. Grazie agli onorevoli interroganti per permettermi di fare un punto e un aggiornamento sullo stato di avanzamento di queste riforme, che sono orizzontali, abilitanti per tutto il sistema del PNRR. In particolare, mi soffermo su quelle della delega penale e della delega civile.

Premesso che gli impegni con l'Europa ci danno tempo fino alla fine del 2022, fino alla fine di quest'anno, per attuare queste due grandi deleghe - peraltro noi abbiamo già avviato i lavori, come lei ha ricordato, di elaborazione dei decreti legislativi -, i cinque gruppi istituiti per la delega penale avranno termine: tre di loro, fino al 30 aprile 2022, per concludere i lavori, e due, quelli sul sistema sanzionatorio e sulla giustizia riparativa, poco oltre, il 10 maggio 2022.

Quelli sulla delega civile hanno iniziato un pochino più tardi: sono stati istituiti il 14 gennaio 2022 e hanno termine fino al 15 maggio per la redazione della bozza degli schemi di decreto legislativo e delle relative relazioni illustrative.

È ovvio che, dopo questi termini di consegna dei lavori interni, ci sarà ancora qualche interlocuzione da avere con tutti i soggetti interessati e, poi, un lavoro di coordinamento fra questi testi, perché le deleghe erano veramente molto ampie ed era necessario suddividerle per il lavoro analitico, ma servirà un punto di sintesi. In ogni caso, la nostra previsione è sicuramente di portare all'esame del Parlamento questi decreti legislativi tutti prima dell'estate - potrebbe essere la seconda metà di giugno o il mese di luglio, questo lo vedremo, lo aggiusteremo strada facendo - per la competente espressione del parere e avere un tempo sufficientemente ampio per poter rispettare i termini europei.

Quanto ai reati fallimentari, siamo in uno stato avanzato, anche qui, di elaborazione, perché ciascuna delle quattro sottocommissioni ha già consegnato al presidente Bricchetti, che coordina tutto il lavoro, gli articolati e le relazioni.

Si tratta ora di fare una seduta plenaria per concludere questi lavori. Sicuramente entro il mese di aprile potranno vedere anche questi la loro conclusione. Il termine iniziale era a fine marzo, ma - come però spesso accade - qualche settimana di ulteriore respiro è stata necessaria per perfezionare un lavoro che si deve coordinare con tutto il sistema della revisione della crisi di impresa, che è anch'essa in corso.

PRESIDENTE. La deputata Lucia Annibali ha facoltà di replicare.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, Presidente. Grazie, signora Ministra, per la sua risposta, che ci aggiorna in modo più puntuale rispetto al lavoro che ci aspetta ancora e questo era un po' lo scopo della nostra interrogazione.

Come lei ha ricordato a più riprese, Ministra, le riforme rappresentano il punto cruciale di questo momento storico e non possiamo certo permetterci di perdere questa sfida. Lo ha ricordato prima il collega Vitiello: una più celere definizione delle controversie e una più significativa riduzione delle pendenze. È in questa direzione che sono andate le riforme approvate nei mesi scorsi e quelle ancora in cantiere.

La rotta tracciata, Ministra, riteniamo che sia quella più corretta; in particolare, con la legge delega sul processo penale, siamo riusciti a superare alcune storture particolarmente inaccettabili e a fare un passo che ci distanzia da una visione giustizialista che comprime diritti e garanzie, ma che, purtroppo, ancora resiste nel dibattito pubblico e politico del nostro Paese.

Quindi, anche per questo è necessario procedere velocemente con la scrittura dei decreti attuativi, per dare corpo e sostanza alle riforme della giustizia penale e civile ed è importante che i decreti arrivino quanto prima alle Camere e quindi alle Commissioni competenti, perché il Parlamento possa verificare e avere contezza di un lavoro che esso stesso ha contribuito con grande fatica a costruire. Quindi, noi auspichiamo che questo esame possa avvenire con i tempi necessari all'approfondimento.

Abbiamo detto: non solo la legislazione penale e civile, ma anche quella penale fallimentare va rivista con intervento normativo.

Siamo consapevoli che si tratta - come lei ha anche detto - di un lavoro particolarmente complesso che richiede molta attenzione, però il tempo stringe.

Abbiamo un orizzonte di tempo stretto, quindi è importante procedere, mantenendo fede agli impegni assunti e alle ambizioni che, con queste riforme, ci siamo poste. Italia Viva certamente non farà mai mancare il proprio contributo sul tema della giustizia, sia sul piano legislativo, ma anche di cultura giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Intendimenti del Governo per contrastare, nell'attuale contesto di crisi internazionale, le infiltrazioni della criminalità organizzata con riferimento ai mercati dell'approvvigionamento delle materie prime e delle armi – n. 3-02831)

PRESIDENTE. L'onorevole Scutellà ha facoltà di illustrare l'interrogazione Saitta ed altri n. 3-02831 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Signora Ministra, a causa della crisi dei mercati e del conflitto bellico in Ucraina, aumenta concretamente un rischio, cioè il rischio che i clan sfruttino la speculazione dei prezzi, attraverso prodotti che possono essere più facilmente trovati e sottratti al mercato. Un altro rischio è che possano acquisire armi attraverso canali illegali. L'avvertimento su questi ulteriori rischi derivanti dal dramma che si sta consumando arrivano innanzitutto dal procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, secondo cui - cito il procuratore - “la guerra in Ucraina determinerà profili di operatività della criminalità organizzata che di certo non dovrà rispettare i canali bancari per le proprie liquidità”. Quindi, è una situazione ideale per le cosche che, attraverso loro mercati paralleli, superano così qualsiasi sanzioni di blocco e controllo delle autorità internazionali.

Secondo una stima elaborata dall'agenzia di comunicazione di Klaus Davi per uno studio sui fatturati di guerra nei territori ucraini, nei prossimi cinque anni, la 'ndrangheta sarà tra le mafie quella che guadagnerà di più, con un 15 per cento in più del fatturato ricavato, soprattutto grazie al traffico di armi valutato attualmente attorno al miliardo.

Il traffico di droga complessivo - concludo - frutterà soltanto alle organizzazioni criminali calabresi 2 miliardi di euro in più; questo lo dico da calabrese ed è un dato che mi preoccupa, alquanto inquietante.

La 'ndrangheta, quindi, guadagnerà anche grazie agli investimenti finanziari legali, con un 5 per cento in più.

Alla luce di tutto ciò, chiediamo quali intendimenti urgenti il Governo intenda porre in essere al fine di contrastare efficacemente le infiltrazioni criminali nell'ambito del complesso approvvigionamento delle materie prime, nonché nel mercato illegale delle armi.

PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie. Ringrazio gli onorevoli interroganti, che richiamano l'attenzione sulla grave situazione determinata dal conflitto in corso tra la Russia e l'Ucraina che, tra gli altri effetti, potrebbe anche agevolare infiltrazioni criminali nell'approvvigionamento delle materie prime e nella compravendita illegale di armi.

Il Governo è perfettamente consapevole che ogni situazione di crisi, di conflitto armato come, nel caso di specie, in particolare, questa grande crisi europea può costituire un'occasione per aprire un varco pericoloso agli affari criminali delle mafie che potrebbero cercare di sfruttare la vulnerabilità del mercato, come potrebbero cercare di acquisire vantaggi nel traffico illecito di armi che tradizionalmente - come lei ricordava - è un settore di interesse della criminalità organizzata, proprio accanto al traffico degli stupefacenti.

È già successo in altri snodi della storia e anche io ho registrato con preoccupazione l'allarme già riproposto dal procuratore nazionale antimafia. È per questo che, in questa sede, rinnovo l'impegno mio personale e del Governo a porre in essere tutte le iniziative necessarie ad assistere e a rafforzare le azioni di prevenzione e contrasto alle mafie e ai loro molteplici e mutevoli interessi. Una criminalità che è sempre più transnazionale, che sempre più spesso nel silenzio tende a perseguire affari illeciti e che va combattuta con strumenti sempre aggiornati e adeguati.

A questa sfida però il nostro Paese non arriva impreparato - e anzi è dotato di una legislazione antimafia che è diventata un modello in tutto il mondo e per noi è motivo di orgoglio -, ma ancor di più non arrivano impreparati a fronteggiare il rischio prospettato le nostre forze investigative e le nostre autorità giudiziarie che possono anche contare su una disciplina comunitaria e interna in materia di traffico delle armi.

Mi permetta di aggiungere solo una notazione: l'impegno di questo Ministero sui possibili effetti che possono essere portati anche in campo giudiziario da questo conflitto si è configurato anche con un decreto che ho firmato proprio ieri per istituire una Commissione per l'elaborazione di un codice dei crimini internazionali, quale ulteriore strumento che si affianca a quelli già vigenti per contrastare le derive criminali più gravi, legate al conflitto in atto.

Infatti, la nostra adesione alla Corte penale internazionale e la partecipazione allo Statuto di Roma del 1998 è stata attuata prevalentemente sotto la forma dell'obbligo di cooperazione giudiziaria con la Corte penale internazionale.

Domani ci sarà tra l'altro un'importante riunione proprio all'Aja per rafforzare l'azione di questo importante organismo. Ora, con l'elaborazione di queste norme sostanziali, compiamo un ulteriore importante passo per adattare anche il diritto penale sostanziale interno alla materia dei crimini internazionali.

PRESIDENTE. L'onorevole Saitta ha facoltà di replicare.

EUGENIO SAITTA (M5S). Grazie, Presidente e grazie signora Ministra. Prendiamo atto delle parole importanti che ha detto oggi qui in Aula in tema proprio di prevenzione e di contrasto alla criminalità organizzata.

Grazie allo strumento del question time, oggi parliamo in Aula di legislazione antimafia, di contrasto alle mafie, del pericolo dell'infiltrazione delle mafie, proprio a causa, prima, della pandemia e, ora, del conflitto internazionale. Lo facciamo quasi all'indomani di lunedì scorso, quando tantissimi cittadini e anche noi, come istituzione, siamo stati nelle piazze a ricordare le tante, troppe, vittime della mafia. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo un conflitto in corso, ma abbiamo anche un conflitto da tanti, tanti anni, con tante vittime proprio a causa della criminalità organizzata, che è un cancro di questo Paese e un anti Stato.

Quindi, la guardia deve essere alta e soprattutto l'importanza di contrastarla deve essere sempre ricordata. Non può cadere il silenzio. Noi, come MoVimento 5 Stelle, in tutti gli interventi che abbiamo fatto, abbiamo sempre cercato di porre attenzione al pericolo delle infiltrazioni mafiose. Lei ha ricordato la nostra legislazione antimafia che è un modello a livello internazionale e che, a livello internazionale, deve essere riconosciuta come tale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative, anche di carattere normativo, a tutela degli agenti di polizia penitenziaria in relazione al fenomeno delle aggressioni da parte di detenuti, anche tramite il potenziamento delle dotazioni di autodifesa – n. 3-02832)

PRESIDENTE. L'onorevole Paolini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02832 (Vedi l'allegato A).

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevole Ministra, intanto la ringrazio per avere sollecitamente risposto alla nostra istanza. Si susseguono, come lei certamente sa, numerosi episodi di aggressioni nelle nostre carceri al personale della polizia penitenziaria. Sappiamo che, da una parte, ci sono i detenuti che sono stati oggetto - mi riferisco a Santa Maria Capua Vetere - di cose indicibili, ma, dall'altra, ci sono anche delle aggressioni che quotidianamente, con uno stillicidio, vengono perpetrate ai danni di questi poliziotti, di questi tutori dell'ordine. Io ho citato il caso di Pesaro, perché lo stesso individuo, già trasferito ad altro carcere, ha dato prima fuoco a un materasso un mese prima e poi ha spaccato un tavolo e ha colpito un agente che, solo per fortuna, ha avuto lesioni molto piccole.

Allora, la domanda che vorrei farle è questa: il Ministero intende adottare nuovi strumenti di dissuasione (penso al taser come armamento di squadra, non individuale) e, soprattutto, intervenire nella procedura e nelle normative penali? Questo perché oggi le conseguenze di una denuncia sono quindici giorni al massimo di isolamento, una denuncia che, se va bene, porterà a una condanna effettiva dopo sei o sette anni, se non va in prescrizione, e quindi sostanzialmente nulla.

Volevo sapere se il Ministero ha allo studio qualcosa per ovviare a questo problema ormai annoso. La ringrazio.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Paolini.

La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Onorevole, i fatti che lei riferisce, di Pesaro come tanti altri, sono indiscutibilmente molto gravi e le aggressioni alle donne e agli uomini della Polizia penitenziaria sono davvero troppe.

Le tensioni negli istituti penitenziari durante questi anni della pandemia sono veramente cresciute e si sono molto aggravate: la paura del contagio, il fermo dei colloqui, i trasferimenti delle attività hanno reso il carcere in questi anni, soprattutto negli ultimi due anni, un ambiente sicuramente più opprimente e hanno reso più difficile il lavoro della Polizia penitenziaria che è in prima linea ogni giorno e ogni ora in queste situazioni.

L'amministrazione penitenziaria è ben consapevole di questi dati e di queste difficoltà ed è costantemente impegnata nel consolidamento delle migliori soluzioni per prevenire - soprattutto prevenire - e contrastare in carcere queste aggressioni che avvengono a danno degli operatori della Polizia. Proprio su questi temi io stessa ho personalmente, insieme ai responsabili del DAP, avuto plurime interlocuzioni con i sindacati della Polizia penitenziaria che innanzitutto hanno chiesto di potenziare gli strumenti di videosorveglianza e bodycam e giustamente l'amministrazione si è attivata per garantirne la piena diffusione, quindi stiamo seguendo questo fronte.

L'altra richiesta, che viene ripetutamente dalla Polizia, è quella di potenziare la formazione iniziale e permanente degli operatori di Polizia, soprattutto con riferimento agli eventi critici e agli agiti violenti, perché chi è in carcere tutti i giorni sa bene che le condizioni di sicurezza si costruiscono giorno per giorno nella gestione autorevole sia della quotidianità che degli eventi critici.

Veniamo, però, al punto sul quale lei ha attirato l'attenzione più specificamente, cioè quello dell'uso delle armi a impulsi elettrici anche per la Polizia penitenziaria; dico “anche” perché altre Forze di polizia lo stanno sperimentando. Sono armi, così come viene detto nello stesso decreto-legge del 2014 con cui il Ministero dell'Interno ha avviato la sperimentazione. Taser è uno dei brand delle ditte che producono queste armi, ma è diventato un modo comune per indicare questi strumenti.

Allora, come armi, devono sottostare alle regole e alle limitazioni che valgono per l'uso delle armi in carcere. I deputati interroganti sono sicuramente consapevoli del fatto che, di norma, non entrano le armi in carcere, perché ogni arma che entra è un pericolo in più per lo stesso poliziotto, per lo stesso agente che deve operare.

Quindi, l'arma di ordinanza, di cui è dotato ogni agente di Polizia, di solito non entra e ci sono invece quegli armamenti speciali di reparto che vengono attivati solo di fronte ad eventi critici e per i quali è però necessaria un'autorizzazione specifica del direttore della struttura. Ecco, penso che un'eventuale sperimentazione possa avvenire in questo ambito. Non bisogna mai dimenticare che le condizioni di sicurezza del carcere sono davvero peculiari rispetto a quelle della società esterna. La Polizia penitenziaria, come tutti gli altri corpi di polizia, ha, come compito, quello di garantire la sicurezza, ma opera in un sistema chiuso e questo richiede regole speciali e uno speciale addestramento. Perciò, non si possono proiettare automaticamente esiti e valutazioni che valgono all'esterno. Quanto all'altro aspetto, cioè alle misure con cui si può reagire, agli strumenti normativi, richiamo soltanto l'attenzione che, oltre agli strumenti normativi che lei aveva ricordato, c'è anche la possibilità, nel ventaglio di strumenti, di attivare la sorveglianza particolare, prevista dall'articolo 14-ter dell'ordinamento penitenziario, applicabile allorquando, nonostante l'inflizione di misure disciplinari, perdura la pericolosità espressa dal detenuto o dell'internato.

PRESIDENL'onorevole Paolini ha facoltà di replicare.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). La ringrazio, signora Ministra per le sue risposte. Ero a conoscenza, ovviamente, che le armi non si portano in reparto, ma noi parliamo di taser utilizzato come arma di squadra: nel momento in cui avviene il fatto, il reparto, il personale che interviene va a prenderla e, generalmente, la sola presenza del taser porta, almeno nel 90 per cento dei casi, a una desistenza pacifica, previo addestramento e previa anche, evidentemente, modifica normativa. Il taser avrebbe anche un altro vantaggio che, a mio avviso, non è da sottovalutare: avere bodycam più taser, che riprende quello che vede (possono essere dotati anche di una mini telecamera), comporterebbe anche evitare dubbi sulla reale dinamica dei fatti che accadono e, quindi, di evitare in nuce qualsiasi strumentalizzazione da un lato e, dall'altro, abuso. Quanto alla normativa io pensavo a modifiche - proponendo una proposta in tal senso - per dare un percorso accelerato per quei processi che accadono a seguito di aggressioni in carcere. Questo perché lei sa perfettamente che il 30-40 per cento dei detenuti è straniero, che quando arriverà la sentenza definitiva saranno passati sei o sette anni, quindi la sanzione penale prevista dall'ordinamento per lesioni, aggressioni e quant'altro, purtroppo, arriverà, ma resterà lettera morta. Questo ha un effetto non dissuasivo, come, invece, dovrebbe avere. Comunque, la ringrazio per la sua risposta.

(Iniziative di competenza con riguardo alle responsabilità amministrative che hanno portato a respingere l'ipotesi transattiva relativa al contenzioso tra il Ministero della Giustizia e la Berica Impianti Spa - n. 3-02833)

PRESIDENTE. L'onorevole Zanettin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02833 (Vedi l'allegato A).

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie Presidente per la parola. Onorevole Ministra, la Berica Impianti era una florida impresa vicentina che ha avuto solo la sventura di vincere degli appalti con il Ministero della Giustizia per impianti di cogenerazione all'interno delle carceri. Questa scelta imprenditoriale - oserei dire, assolutamente infelice - ha portato l'impresa sull'orlo del fallimento, tant'è che il via libera al concordato è stato possibile soltanto perché, proprio il giorno prima dell'udienza decisiva, era stata pronunciata una sentenza a suo favore per ristori milionari da parte del tribunale. La cosa che colpisce di più di questa vicenda è, comunque, la superficialità con la quale gli uffici del Ministero hanno trattato il dossier: da una parte, hanno aperto contenziosi palesemente infondati e costretto l'impresa in tribunale; per fortuna i giudici e bravi avvocati hanno consentito, in questo caso, di fare chiarezza e tutte le sentenze finora pronunciate hanno visto soccombente il Ministero per importi milionari; dall'altra, il Ministero ha rifiutato le ipotesi transattive proposte dal giudice della causa e rilanciate anche dal sottoscritto in occasione di precedenti atti di sindacato ispettivo, aggravando pesantemente i ristori. L'esito è stato clamoroso: il Ministero è stato condannato anche a titolo di responsabilità aggravata. La domanda è questa: ci sarà qualcuno che pagherà per la gestione disastrosa di questo dossier?

PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. La ringrazio, onorevole, in effetti il contenzioso della Berica Impianti è andato proprio come descritto puntualmente dall'interrogante. La sentenza n. 137 del 2022 del tribunale di Firenze ha visto soccombere l'Amministrazione penitenziaria, condannata al versamento di somma pecuniaria di rilevante importo. Tuttavia, devo segnalare che questa decisione è stata oggetto di impugnazione davanti alla Corte di appello di Firenze e questa decisione è stata presa dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dal DAP, come è nelle sue facoltà, tenuto conto anche delle valutazioni espresse dall'Avvocatura distrettuale dello Stato di Firenze, in ragione di alcuni punti di criticità che descrivo brevemente.

Posto che la scelta se proseguire o meno nel contenzioso spetta all'amministrazione nell'ambito dello svolgimento dell'ordinaria attività amministrativa, nel caso di specie l'invito alla transazione riguardava il conteggio dei costi aggiuntivi, oggetto del contenzioso, effettuato dal CTU, che ha usato le linee guida del 3 ottobre 2012, anziché il testo corretto, che era quello del 31 ottobre 2012. Secondo la nota del 18 giugno 2019, a cura del provveditorato regionale per la Toscana e l'Umbria, la stazione appaltante, non era possibile procedere a quantificare una proposta transattiva che prevedeva un'ulteriore spesa a carico del Ministero, avendo l'amministrazione già corrisposto alla controparte, sulla base di conteggi effettuati, un importo superiore a quanto realmente spettante, e andava valutata, semmai, un'eventuale azione di recupero del credito. Anche la sentenza del tribunale di Firenze del gennaio 2022 ha utilizzato erroneamente lo stesso criterio, basato sulle linee guida del 3 ottobre, e ha stabilito, sulla base di queste, la condanna dell'amministrazione. Per questo, l'Avvocatura distrettuale dello Stato di Firenze ha manifestato la propria intenzione di proseguire nel contenzioso. Pertanto, preso atto anche del parere favorevole espresso in tal senso dal competente ufficio dipartimentale, il provveditorato si è espresso favorevolmente alla proposizione dell'appello.

In queste circostanze, non sembrano, allo stato, emergere elementi che portino a rilevare negligenze tali, nella condotta tenuta dall'amministrazione e dai suoi funzionari, che consentano conseguentemente di attivare procedure tese a vagliare eventuali responsabilità contabili.

PRESIDENTE. L'onorevole Zanettin ha facoltà di replicare.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Ringrazio la Ministra della risposta, ma devo dire che non sono assolutamente soddisfatto. Vede, signora Ministra, già sono intervenuto due volte in quest'Aula - faccio riferimento alle sedute del 22 gennaio 2019 e del 15 maggio 2020 -, invitando il Ministero a conciliare il contenzioso e a risparmiare, in questo modo, parecchi quattrini. Avevo letto le carte e non occorreva essere un genio del diritto per capire che le difese dell'amministrazione erano assai fragili e l'esito del contenzioso scontato.

Guarda caso, sono stato facile profeta e sono seguite non solo questa sentenza che lei ha citato, quella del tribunale di Firenze, ma anche quelle del tribunale di Bologna e del tribunale di Torino, che hanno tutte accolto le domande della Berica Impianti. Adesso, ci sarà un appello. Io temo di essere, per l'ennesima volta, facile profeta e a, distanza di qualche anno, arrivare qui in Aula a ricordare che si poteva transare, si potevano trovare occasioni di accomodamento e queste sono state trascurate. Diversi Ministri della Giustizia si sono succeduti in questi anni, noi che siamo in Commissione Giustizia, con il collega Paolini ed altri, quando parliamo del processo civile e di formule deflattive, parliamo della mediazione e, quindi, sosteniamo la mediazione come una delle occasioni per cercare di eliminare il contenzioso dai nostri tribunali. In questo caso, vediamo che proprio il Ministero, nella persona dell'Avvocatura dello Stato, è un soggetto che rifiuta la proposta che proviene dal magistrato, quindi dal giudice, non quella degli avvocati, e poi vediamo il Ministero condannato addirittura per responsabilità aggravata: chi fa l'avvocato sa benissimo che le condanne per responsabilità aggravata sono rarissime e sono casi molto sporadici.

Poi va detto, Ministra, che questa azienda è in concordato, la sua sopravvivenza dipende dal pagamento di quelle sentenze e quelle sentenze non sono state onorate, nonostante siano già provvisoriamente esecutive. Per cui anche in questo il danno si aggrava, perché al ritardo nel pagamento conseguono gli interessi moratori.

Da cittadino, trovo insopportabile che un'impresa privata sia stata portata sull'orlo del fallimento - era proprio sull'orlo del fallimento - e solo oggi, a seguito di sentenze, sia stato possibile tornare in bonis.

Se venissero adempiute e se il Ministero pagasse le somme stabilite dalle sentenze, quell'azienda potrebbe tornare totalmente in bonis e potrebbe pagare i creditori fino all'ultimo centesimo. E alla fine, da quello che lei ci ha detto, nessuno pagherà per questo e io devo dire che, nel mondo del privato, errori di questa grossolanità non sarebbero tollerati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Problematiche conseguenti all'introduzione di una quarta fascia di livello superiore nell'ambito del personale delle pubbliche amministrazioni - n. 3-02834)

PRESIDENTE. L'onorevole Rina De Lorenzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02834 (Vedi l'allegato A).

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, una norma nata per sbloccare le carriere nella PA, ferme da anni per le politiche di austerity, inserita nel decreto-legge n. 80 del 2021, rischia di determinare un effetto boomerang, vanificando la ratio ad esso sottesa: efficientare il settore pubblico e valorizzare le expertise costruite nel corso degli anni nella pubblica amministrazione. Una norma che, di fatto, impedisce la progressione verticale dei funzionari di terza area, ai quali non può essere applicata la disposizione che consente l'accesso all'area della dirigenza mediante un percorso selettivo estremamente abbreviato, atteso che l'istituzione ex lege di una quarta area sottrae ai funzionari di terzo livello la possibilità di accedere a tale percorso, riservato esclusivamente alle funzioni apicali della quarta area, che, però, allo stato, è ancora vuota, perché sono ancora in corso le procedure concorsuali.

Le chiedo, signor Ministro, quali iniziative intenda adottare per liberare le carriere dei funzionari di terza fascia, riconoscendo loro l'accesso all'area della dirigenza.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, onorevole Brunetta, ha facoltà di rispondere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la Pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, in relazione al quesito posto dall'onorevole interrogante, debbo evidenziare che la novella introdotta dall'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 80 del 2021, scaturisce dalla necessità di dare attuazione alla milestone 56 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per la realizzazione di una riforma radicale del pubblico impiego, nel cui ambito rientra anche la revisione del sistema di incentivazione e sviluppo delle carriere, la revisione del quadro normativo sulla mobilità verticale e sulla mobilità orizzontale.

Occorre innanzitutto fugare ogni dubbio sul fatto che l'intervento normativo richiamato dall'onorevole interrogante possa realizzare un effetto preclusivo per l'accesso alla dirigenza da parte dei funzionari non collocati nelle aree apicali. Costoro, infatti, potranno continuare a partecipare al corso-concorso bandito dalla Scuola nazionale dell'amministrazione, ai sensi dell'articolo 7 del DPR n. 70 del 2013, al quale è destinata una riserva di posti non inferiore al 50 per cento di quella da ricoprire.

L'intervento normativo introdotto con il decreto-legge n. 80 del 2021 ha, invece, stabilito che una riserva ulteriore, non superiore al 30 per cento dei posti residui disponibili per l'accesso alla dirigenza, quindi solo il 15 per cento del totale, sia riservata da ciascuna amministrazione al personale in servizio a tempo indeterminato, in possesso dei titoli di studio previsti a legislazione vigente e che abbia maturato almeno 5 anni di servizio nell'area o categoria apicale.

Si tratta, dunque, di un'ulteriore riserva di posti destinata a una qualifica superiore che premia l'ulteriore specializzazione professionale del personale, perfettamente in linea con quanto previsto dal PNRR e dagli standard europei, e che non pregiudica la possibilità per le amministrazioni di utilizzare la rimanente quota di posti scoperti per altre tipologie concorsuali.

Quanto alla qualificazione di area o categoria apicale, riferite ai funzionari in servizio, occorre precisare che tale formulazione sintetica individua il bacino professionale a cui destinare tali ulteriori opportunità di carriera, stante il diverso assetto delle categorie “aree giuridiche” che, nei diversi comparti di contrattazione del pubblico impiego, si presentano difformi per numerosità e caratteristiche.

Allo stato attuale, con l'ipotesi di accordo siglato il 5 gennaio uscente scorso per il contratto nazionale delle funzioni centrali, Aran e organizzazioni sindacali hanno dato seguito al disposto normativo, individuando un'area delle elevate professionalità sovraordinata a quella dei funzionari di area terza.

Comprendo, tuttavia, che la circostanza che l'attuale ulteriore area sia di fatto priva di incaricati possa rendere necessaria una disposizione transitoria che consenta, nelle more del popolamento della nuova area apicale, di destinare la riserva di posti in parola al personale delle aree funzionali più elevate, individuate alla luce del precedente assetto, e che soddisfi i particolari requisiti di merito e di anzianità previsti dalla norma.

In questo senso sono pronto, come sempre, ad aprirmi al dialogo costruttivo sia con il Parlamento che con le parti sociali.

PRESIDENTE. L'onorevole De Lorenzo ha facoltà di replicare.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta che sembra fugare ogni dubbio. E' necessario intervenire per sanare questo impasse normativo, introdotto con il decreto n. 80 del 2021, per evitare di arrecare un danno ai funzionari di terza area che hanno già, tra le proprie competenze, l'assolvimento di funzioni vicarie della dirigenza. L'adozione di una procedura semplificata, a cui lei faceva riferimento, per l'accesso ai ruoli della dirigenza, nel rispetto dell'articolo 97 della Costituzione, che è presidio di interessi generali, meritocrazia e imparzialità delle scelte, rappresenta una scelta necessaria per aumentare l'efficienza del settore pubblico e accrescere i livelli di sviluppo del nostro Paese. Per raggiungere l'obiettivo, tuttavia, è necessaria la valorizzazione del capitale umano attraverso una policy che abbia al centro la persona e le sue competenze.

Il Presidente Mattarella, in uno dei suoi ultimi discorsi, ha riconosciuto negli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici i volti della Repubblica.

Ecco, la pubblica amministrazione non è fatta solo di norme, ma è costituita da persone. Solo in questo modo la pubblica amministrazione arriverà in buona salute all'appuntamento con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, migliorando la qualità del capitale umano, in particolare dei dirigenti della pubblica amministrazione, dei funzionari, degli impiegati tutti, dei quali solo il 38 per cento ha come titolo di studio la laurea.

Pur essendo le donne la maggioranza nella pubblica amministrazione, queste non esprimono ancora dirigenti in misura proporzionale alla loro partecipazione alla vita della pubblica amministrazione, e l'articolo 3, che introduce questa nuova modalità di accesso alla dirigenza, può favorire proprio le donne.

Mi lasci dire, signor Ministro, che il percorso intrapreso deve essere portato avanti se vogliamo vincere la sfida che il PNRR ci pone davanti, affinché la pubblica amministrazione possa contare sul contributo, in termini di competenze, delle donne e degli uomini che conoscono realmente i meccanismi della macchina burocratica, ne dominano le sottigliezze e ne guidano l'operato.

(Iniziative di competenza volte a prevedere specifiche figure professionali, nell'ambito delle strutture amministrative coinvolte, per garantire una migliore gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata – n. 3-02835)

PRESIDENTE. L'onorevole Carelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02835 (Vedi l'allegato A).

EMILIO CARELLI (CI). Grazie, Presidente. Ministro Brunetta, la mia interrogazione parte dalla premessa che l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata gestisce, in collaborazione con l'autorità giudiziaria, l'intero processo finalizzato alla destinazione dei beni sequestrati e poi confiscati in via definitiva, affinché vengano restituiti alle comunità e ai territori attraverso il loro impiego per scopi sociali o istituzionali.

È dunque fondamentale essere in grado di curare i beni sequestrati e di gestire il destino delle proprietà confiscate alla mafia al fine di contrastare le organizzazioni criminali, anche perché, laddove è carente lo Stato, purtroppo, si insinua il welfare criminale, ed è quindi sempre più urgente riappropriarsi dei territori confiscati alla mafia.

Dobbiamo anche considerare che nella riforma della giustizia e del Consiglio superiore della magistratura, tra gli emendamenti del Governo, è stata disposta la valutazione delle capacità dei magistrati, per l'attribuzione agli stessi di funzioni direttive e semidirettive, al fine di creare figure di elevata competenza.

Tenuto conto di ciò, allo scopo di garantire affidabilità, efficienza e coerenza nella gestione del patrimonio sequestrato, sarebbe importante prevedere l'istituzione di figure competenti per rafforzare l'azione dell'Agenzia dei beni confiscati. Quindi, le chiediamo quali iniziative il suo Ministero intenda adottare allo scopo di creare queste figure professionali, che siano in grado di garantire una migliore gestione dei beni confiscati.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha facoltà di rispondere.

RENATO BRUNETTA, Ministro per la Pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, con riguardo a quanto richiesto dall'onorevole interrogante e sulla base degli elementi che mi sono stati forniti dal Ministero della Giustizia, evidenzio che l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata è dotata di un organico di ruolo stabilito in 200 unità, di cui 19 dirigenziali e 181 non dirigenziali, al quale contingente si aggiungono un contingente di personale delle altre amministrazioni fino a un massimo di 100 unità, delle quali fino a 20 appartenenti alle Forze dell'ordine, e la collaborazione di 50 esperti nelle diverse materie di competenza, avvocati, commercialisti, urbanisti, esperti in fondi europei, che stanno fornendo supporto al personale dell'Agenzia nella trattazione di questioni specialistiche attraverso un'apposita convenzione con la società Studiare Sviluppo, partecipata al 100 per cento dal MEF.

L'effettivo popolamento dei ruoli si è concretamente avviato, a causa del pregresso blocco delle assunzioni, solo a partire dal 2020 attraverso l'adesione al concorso unico Ripam per la selezione di funzionari amministrativi. In questo processo è stata dedicata costante attenzione alla formazione e specializzazione del personale, anche attraverso convenzioni con i più importanti atenei, che a breve saranno implementate attraverso specifici accordi con l'ordine degli avvocati e dei dottori commercialisti ed esperti contabili per la realizzazione di corsi specifici sulle procedure e sulla gestione dei beni confiscati.

Per la gestione dei beni, inoltre, l'Agenzia si avvale di circa 800 professionisti coadiutori, iscritti all'albo degli amministratori giudiziari, per lo più avvocati e dottori commercialisti, al cui interno è prevista una sezione speciale per gli esperti in materia aziendale. Quanto al miglioramento delle capacità di interrelazione con gli enti locali, si segnala la recente istituzione di una sezione del portale istituzionale dell'ANBSC, denominata “L'Agenzia supporta i comuni”, dedicata alla raccolta di alcuni materiali ritenuti di interesse finalizzati al miglioramento delle capacità progettuali dei comuni. Sotto il profilo del potenziamento tecnologico si evidenzia che i processi di lavoro istituzionali concernenti i beni confiscati saranno a breve integralmente gestiti attraverso la nuova piattaforma Copernico, che sostituirà quelle attualmente esistenti. Questa iniziativa consentirà la realizzazione di migliori standard di sicurezza, permettendo di integrarsi con le banche dati di altre amministrazioni, in particolare Ministero della Giustizia, camere di commercio e Motorizzazione civile.

Per quanto attiene, in particolare, all'interazione con le banche dati del Ministero della Giustizia, l'Agenzia ha recentemente aderito al progetto di istituzione di un osservatorio permanente sulla raccolta dei dati relativi ai beni sequestrati e confiscati. In linea con quanto auspicato dall'onorevole interrogante, il Governo, con l'emendamento governativo 2.73 al disegno di legge recante “delega al Governo per la riforma dell'ordinamento (…)”, interviene proprio con riferimento alle modalità di assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi, ponendo l'attenzione su specifici fattori quali attitudini, merito, anzianità dei candidati, da valutarsi in conformità ai criteri dettati dal Consiglio superiore della magistratura, tarati sullo specifico riferimento all'incarico da ricoprire.

Per quanto riguarda, infine, la destinazione di beni immobili, anche in tempo di pandemia da COVID-19 si evidenzia che l'Agenzia ha individuato nella conferenza di servizi in modalità remota lo strumento più idoneo per acquisire le manifestazioni di interesse rispetto ai singoli cespiti da parte degli enti locali e delle amministrazioni pubbliche interessate.

Per la consapevole richiesta di assegnazione dei beni la conferenza è preceduta da una serie di iniziative che vedono il coinvolgimento dei nuclei di supporto istituiti presso le prefetture per la condivisione, con tutti i soggetti potenziali destinatari, delle informazioni concernenti lo stato dei beni, la loro geolocalizzazione e le situazioni urbanistiche e informazioni già in parte visualizzabili nella piattaforma gestionale dell'Agenzia, nonché per l'individuazione di possibili fonti di finanziamento per la loro valorizzazione e il loro effettivo utilizzo.

PRESIDENTE. L'onorevole Carelli ha facoltà di replicare.

EMILIO CARELLI (CI). La ringrazio, Ministro, per la sua risposta, esauriente e anche completa di dettagli su tutto quello che il Governo sta facendo per contrastare il fallimento dei sequestri di questi beni alla mafia. L'auspicio è che tutte le misure che lei ha elencato e, in particolare, la riforma della giustizia e del Consiglio superiore della magistratura, con gli emendamenti del Governo, impediscano che si ripetano, in futuro, i troppi episodi accaduti nel passato riguardo a beni sequestrati alla mafia e confiscati definitivamente, allorché imprese agricole, imprese commerciali o imprese produttive sono fallite nel giro di due o tre anni per una errata gestione degli stessi beni sequestrati.

(Iniziative di competenza per un rigoroso controllo sul trasferimento di forniture militari a favore delle autorità governative dell'Ucraina, con particolare riferimento all'eventuale inserimento di intermediari – n. 3-02836)

PRESIDENTE. L'onorevole Romaniello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02836 (Vedi l'allegato A).

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Signor Ministro Guerini, gli sviluppi militari della crisi ucraina e le conseguenti decisioni che l'Italia ha assunto hanno spinto il Governo a cedere, da parte del Ministero della Difesa, mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle forze ucraine. L'assoluta vulnerabilità dello spazio aereo ucraino lascia come unica opzione di trasporto quella terrestre, con significative problematiche connesse. Sembra rafforzarsi l'ipotesi di un diretto coinvolgimento di intermediari come contractor e compagnie militari private nel trasferimento delle forniture militari nel Paese, con il pericolo che le armi possano essere sottratte o cedute a gruppi paramilitari, milizie irregolari o altre organizzazioni militari o finire nel circuito della grande criminalità organizzata internazionale.

Le chiedo, quindi, se è a conoscenza dei rischi esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di operare un rigoroso controllo sulla cessione degli equipaggiamenti militari in oggetto alle autorità governative ucraine. Nel caso in cui non ravvedesse il rischio, sarebbe in grado di garantirlo all'Aula?

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, onorevole Guerini, ha facoltà di rispondere.

LORENZO GUERINI, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. La cessione di mezzi materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell'Ucraina, deliberata dal Parlamento in risposta all'appello del Presidente Zelensky e autorizzata con decreto del 2 marzo 2022, è stata, ed è tuttora, caratterizzata dalla dovuta riservatezza, in considerazione dei profili di sicurezza che il tema riveste. Pertanto, nel rispondere al quesito postomi dall'onorevole interrogante non potrò necessariamente essere completamente esaustivo. Desidero, comunque, evidenziare che le operazioni di cessione sono state autorizzate nel rispetto di tutte le procedure, sia tecniche sia parlamentari. In particolare, ho riferito al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sui contenuti del decreto e, quindi, sull'elenco dei materiali d'armamento ceduti all'Ucraina. Come è noto, il provvedimento normativo con il quale è stata autorizzata la cessione in parola è stato secretato nella parte in cui vengono definiti i materiali da cedere all'Ucraina, nonché i canali per il recapito e l'approvvigionamento degli stessi, ed è stato precisato, inoltre, che lo Stato Maggiore della Difesa è stato autorizzato ad adottare le procedure più rapide per assicurare la tempestiva consegna dei mezzi, dei materiali e degli equipaggiamenti in questione, secondo un processo che prevede modalità volte ad assicurare che il trasferimento dei citati materiali non possa cadere in mani diverse da quelle dei finali destinatari, indicati dal Parlamento. Aggiungo in merito che, da riscontri che mi pervengono, non c'è evidenza di un ipotizzato impiego di compagnie private o contractor in ambito di recapito di materiale proveniente da soggetti terzi. A quanto ci consta, i materiali vengono consegnati in centri logistici dedicati e da lì consegnati a rappresentanti governativi ucraini.

Voglio concludere, onorevoli colleghi, ribadendo come, nella circostanza del supporto alla resistenza ucraina, vada evidenziata la grande unità di intenti che il Parlamento ha dimostrato, superando anche posizioni differenti che hanno caratterizzato il passato, nella consapevolezza del momento straordinario che siamo chiamati a vivere, così come straordinarie sono le misure adottate per affrontarlo.

PRESIDENTE. L'onorevole Romaniello ha facoltà di replicare.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Signor Ministro, intanto la ringrazio per la risposta. Mi rendo conto che alcune informazioni sono segretate, rispetto questo elemento, lo registro e so che non può rispondere integralmente alla domanda. Però, la voglio rendere edotta di un fatto che è accaduto proprio in quest'Aula alle 15,10. Era presente la Ministra Cartabia la quale ha detto che siete consapevoli di tali rischi, cioè sapete benissimo - il riferimento, prima, era alla giustizia, quindi si parlava di criminalità organizzata - che possono finire nelle mani sbagliate. Quindi, credo sia un segnale importante se il Parlamento e il Governo si esprimano, dichiarando che faranno del proprio meglio per fare in modo che le armi non arrivino nelle mani sbagliate o che si faccia di tutto perché il percorso precluda al massimo quella strada. La ringrazio anche perché sta annuendo; quindi, è giusto che anche chi ci sta osservando sappia che c'è un suo segno di disponibilità in questo.

Devo dire, tuttavia, che sono un po' deluso da come sono andate le discussioni negli scorsi giorni, perché ho espresso questa mia preoccupazione all'Aula e anche al Governo e, quando ho chiesto di operare rigorosi controlli, mi è stato dato parere negativo dal Governo e l'Aula ha bocciato tutti i provvedimenti in questo senso. Non si stava chiedendo altro che essere un po' più rigorosi per cercare di non far finire le armi nelle mani sbagliate. Sappiamo benissimo che, tra qualche anno, potremmo trovarci ad affrontare guerre magari con terroristi miliziani che adopereranno le armi che stiamo mandando adesso in Ucraina. Nel rispetto di tutto quello che ci siamo detti, però, vorrei esortare nuovamente lei a prendersi carico di questo fatto e i pochi colleghi presenti in Aula - mi rendo conto che siamo in un question time, quindi non è una critica - a non ignorare la faccenda e magari a spendere qualche minuto in più per valutare un ordine del giorno o qualche provvedimento in cui si chieda un po' di attenzione su questo tema. Tra qualche anno, urleremo tutti ai terroristi e alle persone che saranno armate fino ai denti e, a volte, quelle armi sono quelle che abbiamo mandato anche per uno scopo onorevole. Quindi, vi chiedo davvero qualche volta di dimostrare un po' più di disponibilità su questi aspetti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Europa Verde-Verdi Europei).

(Iniziative in materia di difesa e ricerca civile nell'ambito del progetto di un sistema di difesa europeo – n. 3-02837)

PRESIDENTE. L'onorevole Frailis ha facoltà di illustrare l'interrogazione Pagani ed altri n. 3-02837 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ANDREA FRAILIS (PD). Grazie, Presidente. Colleghi, signor Ministro Guerini, il Consiglio Esteri e Difesa dell'Unione europea di recente ha approvato la creazione della cosiddetta bussola strategica, uno strumento che si propone di rafforzare la difesa e la sicurezza nei Paesi dell'Unione europea. Per l'Italia, non solo è importante ma fondamentale andare verso l'Europa della difesa, anche magari rafforzando investimenti in tecnologia. Ministro, noi democratici le chiediamo oggi quali saranno le prossime tappe della difesa italiana e della ricerca civile nell'ambito del percorso che sta andando verso la costruzione di un sistema di difesa europeo.

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha facoltà di rispondere.

LORENZO GUERINI, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. In merito al quesito posto dagli onorevoli interroganti, mi preme ribadire come il tema della difesa comune europea sia sempre stato presente nell'agenda di questo Dicastero. Una difesa comune presuppone un'autonomia strategica a tutto campo nei settori tecnologici e industriali, nel dominio energetico, ma soprattutto nel rafforzamento delle capacità di difesa, strumento di potere necessario e complementare a quello diplomatico, economico e comunicativo. Su questo percorso, onorevoli colleghi, l'altro ieri al Consiglio Affari esteri e Difesa dell'Unione europea è stato compiuto un passo importante con l'approvazione della versione finale della Bussola strategica in vista del Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles domani e dopodomani. Il documento, forte ed ambizioso, prevede una corposa serie di provvedimenti da implementare, secondo una precisa road map, alla scadenza prevista, da oggi sino al 2030.

Nello specifico, questi provvedimenti riguardano quattro aree ben definite: la capacità di agire in contesti di prevenzione e gestione delle crisi, la capacità di proteggere, con particolare riferimento al libero accesso nei domini marittimo, cibernetico e spaziale, l'investimento in termini di sviluppo di capacità congiunte in ambito Unione e, non ultimo, il rafforzamento dei rapporti di partenariato. Un aspetto fondamentale, che vedrà coinvolte le capacità nazionali, riguarda il settore investimento, che si configura per l'industria nazionale della difesa come un'opportunità di cooperazione, ma anche di affermazione del proprio know-how.

Inoltre, secondo l'indirizzo strategico che ho inteso percorrere con la mia direttiva per la politica industriale, la Difesa italiana dovrà saper raccogliere la sfida di una funzionale integrazione comunitaria sul piano delle capacità comuni e della base industriale e tecnologica, secondo tre principali direttrici.

In primo luogo, si prevede il rafforzamento del ruolo dell'Italia nelle iniziative dello European Defence Fund, attraverso una partecipazione attiva e qualificata all'attuale programma e presidiandone i futuri potenziali sviluppi. L'Italia, infatti, promuove da sempre la cooperazione internazionale, come fattore abilitante per armonizzare gli indispensabili requisiti di sovranità e autonomia con i vincoli di sostenibilità e competitività. Guardiamo con fiducia le opportunità che si prefigurano in Europa, ma sarà essenziale garantire il posizionamento strategico del Paese nei principali programmi e le energie industriali che dovranno costituirsi per poter essere rilevanti a livello globale.

In secondo luogo - e vengo al tema della ricerca -, sarà necessario realizzare in questo ambito la piena integrazione civile-militare, rimuovendo ogni residua distinzione concettuale, programmatica e finanziaria, che non paga rispetto al valore aggiunto che si può ottenere nella sinergia di tutte le risorse a disposizione. È questo lo spirito con cui l'Italia guarda alle iniziative dell'Unione europea, come, ad esempio, l'hub per l'innovazione presso l'Agenzia europea per la difesa e le correlate iniziative in ambito NATO, nelle quali l'Italia ambisce ad un ruolo da protagonista. In entrambe, è essenziale riconoscere, nello sviluppo di moderne e sostenibili capacità militari, un fattore trainante per la ricerca e un ampio numero di attività produttive a uso civile.

In terzo luogo, infine, sul piano interno, per sostenere questi obiettivi strategici, avvierò a breve i lavori di un tavolo di coordinamento per la politica industriale, che ho di recente istituito, avendo tra i principali scopi quello di guidare la difesa italiana e la sua dimensione industriale in sinergia con altri Ministeri rilevanti in materia nel percorso dell'integrazione comunitaria. È una sfida importante che abbiamo l'obbligo di raccogliere, per un'Europa coesa, integrata e soprattutto competitiva.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Enrico Borghi.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Mi consenta innanzitutto di esprimere a nome dei Democratici - ma credo di rappresentare il sentimento anche di molti altri colleghi - la nostra solidarietà al Ministro Guerini (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Liberi e Uguali, Coraggio Italia e di deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Misto) per l'improvvido e inaccettabile attacco, di cui è stato oggetto da parte del Governo russo.

Esprimiamo il nostro apprezzamento, signor Ministro, per il suo operato, che siamo certi non sarà condizionato da atti propagandistici e censurabili. Oggi, come lei ha richiamato in questa risposta che ci soddisfa, è il tempo delle responsabilità. I complessi scenari internazionali ci hanno condotti ad un bivio. Chi sarà l'artefice della nostra sicurezza futura? Saremo noi o saranno gli altri? Saremo autonomi, perché adulti, o dipendenti da altri, perché impreparati? Sta dentro la risposta a questo interrogativo la questione odierna. Siamo confortati, sia dalle parole del Presidente Draghi, sia dalla visione, che lei qui ci ha rappresentato, di una vera difesa europea. Per il Partito Democratico, i 5 mila soldati del contingente militare europeo sono un primo passo, ma bisogna rilanciare e rafforzare il percorso, perché non accada più, come è successo in passato, che in Europa si guardi altrove, come accadde a Sarajevo, come accadde a Srebrenica, come accadde a Grozny, come accadde nella vicina Siria, ad Aleppo. Dobbiamo fare un salto di paradigma in Europa, perché l'esercito europeo significa più sicurezza per le nostre comunità e significa pace. A questo proposito, in conclusione, vorrei rievocare le parole che in quest'Aula vennero lanciate da un grande europeo e un grande italiano, quando si discuteva della realizzazione della Comunità europea di difesa: noi difendiamo le attuali frontiere, non le rivendicazioni: queste possono esistere, in quanto siano rivendicazioni pacifiche da raggiungersi attraverso negoziati, ma per noi non rappresentano assolutamente impegno militare, se non per la difesa del territorio degli Stati contro un'offensiva che venga da un'altra parte.

Erano le parole di Alcide De Gasperi, una lungimiranza che oggi siamo chiamati a rendere concreta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi e iniziative di competenza in ordine alla vicenda di un presunto tentativo di vendita al Governo colombiano di forniture militari prodotte da Fincantieri e Leonardo – n. 3-02838)

PRESIDENTE. L'onorevole Giovanni Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02838 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, oggi l'abbiamo invitata a rispondere con urgenza al Parlamento, perché riteniamo che sia nostro dovere fare chiarezza su qualsiasi possibile ombra, che possa anche solo indirettamente offuscare l'immagine della Difesa e dell'Italia, specialmente in un momento complesso e difficile come quello che stiamo vivendo. Anche lei, come noi, avrà letto ed ascoltato di questa vicenda, che coinvolge l'ex Presidente del Consiglio, che è stato anche ex Ministro degli Affari esteri, ex segretario del PDS, ex segretario ed ex presidente dei DS, ex presidente del Copasir, ex vicepresidente dell'Internazionale socialista, sette volte ex parlamentare ed una volta anche ex parlamentare europeo. Stiamo parlando di Massimo D'Alema. Le ricostruzioni, per ora soltanto giornalistiche, e le registrazioni ci raccontano di un D'Alema intenzionato ad intermediare materiale di armamento. Lo aveva già fatto con le mascherine, con il vino e anche altro; la diversità, però, sta nel fatto che gli armamenti non sono beni qualsiasi, che chiunque può acquistare, vendere o intermediare, ma sono sottoposti alla rigida disciplina di una legge dello Stato, la n. 185 del 1990. Non è una legge famosa e nota al grande pubblico, ma è un punto di riferimento per chiunque voglia far parte del settore difesa o degli esteri. Anche perché la sua applicazione è demandata ad una autorità nazionale, vale a dire l'UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento). Lei sa perfettamente che questa autorità dipende dal Ministero degli Affari esteri e cioè dal Ministero che D'Alema stesso aveva guidato. Quindi, è escluso che il presidente non ne conoscesse le competenze! Così come è escluso che non conoscesse il nuovo strumento del G2G, che è volto a fare in modo che lo Stato garantisca il massimo della trasparenza nella vendita dei materiali di armamento alle altre Nazioni. Ministro, lei capisce che infilarsi in una trattativa quasi conclusa, delegittimare il nostro Paese, soprattutto quando si vuole sfruttare il peso politico rilevante ottenuto per aver ricoperto incarichi apicali di Governo, delegittima il nostro Paese, soprattutto quando si vuole sottrarre al fisco una massa tassabile di 80 milioni di euro. Non sono atti irrilevanti, sono atti pesantissimi e noi, per questo, oggi la interroghiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, l'onorevole Guerini, ha facoltà di rispondere.

LORENZO GUERINI, Ministro della Difesa. Grazie Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli interroganti. Nel precisare che il Dicastero della Difesa non svolge né funzioni di controllo e sorveglianza nei confronti delle aziende del settore - che competono ad altri Ministeri- né ha competenza sulle procedure di vendita di materiale bellico all'estero, secondo la citata legge n. 185, il quesito odierno mi offre l'opportunità di precisare gli aspetti che più direttamente interessano il Ministero della Difesa.

Desidero innanzitutto sgomberare il campo da un equivoco di fondo, rappresentato dall'associazione tra le presunte interlocuzioni avvenute tra le parti e lo strumento del G2G. Posto che gli accordi G2G, a livello internazionale, si configurano come uno dei molteplici strumenti utilizzati dagli Stati per esigenze sia di politica industriale che di politica estera, la loro attuazione prevede il diretto coinvolgimento delle preposte articolazioni del Governo, nell'ambito di un preventivo rapporto istituzionale tra gli Stati. Nessun aspetto della vicenda in questione è, pertanto, riconducibile all'utilizzo dello strumento del G2G tra il Governo italiano e il Governo della Colombia. Ho ritenuto doveroso fare questa premessa, anche per inquadrare nel giusto perimetro una questione oggetto di giusta attenzione mediatica e di inchieste giornalistiche. A valle di questo clamore mediatico, i vertici delle aziende citate hanno inteso informarmi di aver attivato procedure di indagine interna, che possano chiarire le questioni aperte e i cui risultati saranno oggetto di approfondimento e valutazione da parte degli organi societari e delle istituzioni preposte. Alla luce degli eventi il sottosegretario Mule' mi ha peraltro evidenziato come le interlocuzioni istituzionali intrattenute siano configurabili come normali rapporti tra Paesi e che nulla hanno avuto a che fare con eventuali collaborazioni tra aziende e società mediatrici, consulenti o professionisti esterni.

Colgo l'occasione, inoltre, per esprimere il mio apprezzamento per la decisione della Commissione difesa del Senato di avviare ulteriori e più ampi approfondimenti nell'ambito dell'affare assegnato n. 1110, in relazione al tema delle prospettive dell'export italiano di materiali per la difesa e la sicurezza.

In conclusione, voglio sottolineare come la Difesa abbia sempre operato, e continuerà a farlo, nell'ambito delle sue competenze solo e soltanto attraverso iniziative istituzionali lineari e trasparenti, al fine di promuovere il rafforzamento della cooperazione industriale, con ricadute anche in termini di sviluppo complessivo del nostro sistema industriale e del nostro Paese.

PRESIDENTE. L'onorevole Deidda ha facoltà di replicare.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sono state le parole che volevamo sentire, perché il nostro intento era quello di sgombrare gli equivoci e le ombre dalla Difesa, dalle società, dai nostri gioielli della Difesa, come Leonardo e Fincantieri, anche su un tema delicato, quando poi, in questo momento, stiamo parlando di corsa al riarmo, stiamo parlando di altri finanziamenti alla Difesa.

Le riconosciamo che lei non è mai stato un “falco” della politica, come qualcuno intendeva, ma, anzi, è stato una “colomba” con un'onestà intellettuale da apprezzare.

Sa bene che non c'è stato un grande clamore su questa vicenda e sa bene anche che non c'è stato perché il soggetto era Massimo D'Alema, l'ex presidente dei DS, perché lei sa bene e può capire che, se ci fosse stato Marcello Gemmato, Giovanni o Salvatore Deidda, noi saremmo stati, come esponenti di centrodestra, lapidati in piazza come guerrafondai e altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Però, guai! E no, qui si parla solo di Massimo D'Alema che l'ha fatto per la Patria, quando, purtroppo, solamente il quotidiano La Verità, e oggi un servizio di Striscia la notizia pubblicano delle intercettazioni che hanno gettato qualche ombra, come, per esempio, le telefonate, millantate o no, ad un Ministro.

Noi non lo sappiamo, io le credo, per carità, però queste sono cose inquietanti su cui bisogna fare chiarezza e, se solo il quotidiano La Verità e oggi Striscia la notizia riportano con queste intercettazioni, è grave.

Noi abbiamo presentato anche un'interrogazione al Ministero degli Affari esteri, dove c'è la competente autorità perché ci si deve anche tutelare, come Ministero, a prendere iniziative, anche giudiziarie, perché qui sembra emergere, comunque, che c'è dietro un malaffare, con organizzazioni internazionali che vogliono eludere il fisco, che vogliono anche danneggiare la trattativa che ci poteva essere tra Italia e Colombia.

Quindi, diciamolo chiaramente: le nostre società agiscono nella correttezza, la Difesa agisce nella correttezza e chi, in questo caso, ha agito come intermediario anche violando la legge, perché le nostre leggi vietano le intermediazioni se non sono registrate nella competente autorità, va perseguito per quello che bisogna perseguire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,10.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,10.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Piera Aiello, Aresta, Baldelli, Bianchi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cantalamessa, Caso, Cavandoli, Ceccanti, Cirielli, Comaroli, Davide Crippa, D'Inca', D'Uva, Del Barba, Delmastro Delle Vedove, Ferrari, Ferri, Fiano, Gregorio Fontana, Frassinetti, Gebhard, Giachetti, Invernizzi, Liuni, Lollobrigida, Maggioni, Magi, Marin, Molinari, Nardi, Parolo, Perantoni, Pretto, Ravetto, Rizzo, Romaniello, Rotta, Giovanni Russo, Schullian, Serracchiani, Suriano, Tasso, Maria Tripodi, Valentini, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 125, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2505 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (Approvato dal Senato) (A.C. 3522​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3522: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3522​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Cari colleghi, oggi Azione e +Europa rinnovano la fiducia al Governo Draghi, di cui siamo sempre stati convinti sostenitori; tuttavia, questa discussione di oggi, la questione di fiducia, ci fornisce l'opportunità di discutere di temi di più ampia portata.

Due sono i punti che vorrei toccare: prima di tutto, il tema dell'Ucraina. Siamo favorevoli ad aiutare in tutti i modi possibili l'Ucraina, ma abbiamo fortissime perplessità, per non dire che siamo contrari, rispetto all'ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea. Il continuo allargamento, infatti, dell'Unione europea pregiudica la possibilità di costruire un'Europa più integrata ed inoltre aumenta il rischio di conflitto con la Russia.

Il secondo punto che vorrei toccare riguarda il costo dell'energia. Le azioni messe in campo dal Governo per arginare questa crescita del costo dell'energia sono insufficienti. Il Governo ha deciso - e ha fatto benissimo - di tassare gli extraprofitti. Noi siamo stati i primi a proporre questa misura, però la decisione presa consente di ridurre gli extraprofitti e di ridurre il costo della benzina solamente del 10 per cento.

La benzina deve avere un costo che deve scendere fino a 1,75 euro, se si vogliono avere effetti importanti ed evitare contraccolpi forti dal punto di vista sociale ed economico. Le polemiche che ne sono scaturite, come da parte di Confindustria, sono sterili e anche sbagliate, perché il mondo delle imprese energetiche ha prodotto extraprofitti per 40 miliardi di euro e questo è avvenuto sulle spalle di tante piccole, medie e grandi imprese, soprattutto, nel settore della logistica.

PRESIDENTE. Concluda.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Concludo, Presidente, dicendo che serve ben altro; serve un intervento massiccio, un forte scostamento di bilancio, perché non si ripeta lo stesso errore che abbiamo fatto ai tempi della pandemia. La pandemia deve averci insegnato qualcosa.

Tutto ciò premesso, rinnovo quanto già detto, cioè che voteremo a favore sull'odierna questione di fiducia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Io continuo a fare fatica a capire come i partiti che sostengono il Governo Draghi riescano a girarsi dall'altra parte di fronte a questo scempio della democrazia.

L'Italia ha imboccato una deriva autoritaria evidente e non possiamo fingere che non sia così. Ad esempio, alcuni deputati vengono espulsi da questa Assemblea per aver lanciato due foglietti innocui sul Ministro D'Inca', mentre questo Governo ha usato idranti su pacifici operai e manganellato inermi studenti e, tra l'altro, ha anche proibito, con quelle misure vessatorie, l'accesso ai lavoratori sul proprio luogo di lavoro.

Allora, vorrei che voi mi spiegaste come si fa a dare la fiducia a un Governo che è forte con i deboli - pensiamo, appunto, a tutte le misure discriminatorie del green pass e dell'obbligo vaccinale - e debole con i forti, come dimostrano, ad esempio, alcune norme, come quella della Repubblica digitale, che è una marchetta alle fondazioni bancarie; oppure possiamo citare l'ultimo capolavoro sul decreto per il contenimento dei prezzi dell'energia, pubblicato qualche giorno fa sulla Gazzetta Ufficiale, dove, con l'articolo 37, si dà il via libera a questo prelievo straordinario, a questo contributo di solidarietà da parte di aziende che hanno fatto extraprofitti nel campo dell'energia, però si lasciano aperti spiragli, perché si possano applicare questi fenomeni elusivi. Lo dico meglio: lo Stato ha voluto concedere una scappatoia per eludere questa tassa alle grandi società che hanno fatto ricchi affari in questi mesi sulle spalle dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa), che hanno visto crescere a dismisura il costo delle bollette e non solo.

Come si fa a concedere la fiducia a un Esecutivo che sostiene di essere nato per portare avanti la transizione ecologica e va blaterando che la strada per l'indipendenza energetica dal gas russo è l'estrazione di idrocarburi in Italia, mentre stanga le rinnovabili e continua a ostacolare la cessione del superbonus 110 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa)? Come si fa a votare la fiducia a un Governo che, per bocca del suo stesso Premier, rinnega la Costituzione, imbarcando il Paese in un'avventura bellica che la maggioranza degli italiani non vuole?

Sarebbe folle pensare di votare la fiducia a un Governo che pianifica la privatizzazione su larga scala dei servizi pubblici locali e dei beni comuni, come l'acqua, sconfessando la volontà popolare espressa da due referendum.

Un Governo che ricorda, appena può, di non voler mettere le mani in tasca agli italiani, ma che avvia la riforma del catasto che porterà sicuramente a nuove tasse sulla casa.

Un Esecutivo che si compiace di aver rimesso in piedi il Paese dopo una pandemia, ma che nulla - e dico nulla! - ha fatto di concreto per sostenere tanti cittadini e tante aziende che, in questi due anni, hanno visto la propria vita e il proprio mercato azzerati.

Un Governo che ha prodotto in serie decreti vuoti o, se preferite, pieni di autentiche schifezze per aiutare lobby e amici, ma non i cittadini che ci hanno mandato qui per rappresentarli e per migliorare la loro vita attraverso l'esercizio di un potere legislativo che ci viene costantemente e ripetutamente negato.

Su ognuno di questi aspetti e su altri i partiti della maggioranza, insieme o presi singolarmente, hanno sostenuto in passato posizioni opposte a quelle di questo Governo autoritario, ma in questi mesi hanno dimostrato di essere pronti a vendersi l'anima e a tradire il mandato dei propri elettori per garantirsi la poltrona e il potere.

Noi, di Alternativa, questo non lo facciamo. Noi non diamo la fiducia a un Governo che pensa di poter usare la nostra Costituzione come carta igienica e calpestare continuamente a suo piacimento il Parlamento italiano.

È per queste ragioni, e per altre centinaia che non abbiamo tempo di elencare, che noi voteremo “no” su questa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Trano. Un particolare riguardo sempre al linguaggio. Le sono particolarmente grato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signora sottosegretaria, colleghe e colleghi, noi voteremo convintamente a favore della fiducia su questo provvedimento che, a differenza di tante affermazioni che si sentono anche in quest'Aula, non fa propaganda, ma prova a dare risposte nel concreto.

Il complesso del costo di tutti i provvedimenti contenuti in questo maxi decreto-legge è di oltre 2,5 miliardi di euro. Quindi, stiamo parlando di una manovra importante che, per articolazione, quantità di articoli e materia di intervento, assomiglia a una legge di bilancio, non nelle dimensioni, ma certamente nella quantità dell'articolato.

Si tratta di è un tentativo di dare risposte di fronte a un Paese che è uscito con difficoltà e provato da due anni di pandemia; lo scorso anno era riuscito a riprendere un cammino di crescita economica e, invece, si ritrova, nuovamente, alle prese con una gelata del commercio internazionale e con tutte le problematiche che sono state ricordate anche questa mattina in occasione del dibattito sul Consiglio europeo.

Ho tenuto a mettere in evidenza la dimensione economica, perché - lo dico in un ragionamento complessivo, non solo legato alla maggioranza, ma riguardante tutti, nessuno escluso, comprese le opposizioni - credo sia sbagliato far passare un'idea o una percezione per la quale la politica, le istituzioni e oggi la maggioranza di turno siano insensibili alle grida e alle richieste di aiuto che arrivano da imprese e famiglie.

Poi si può sempre fare di più. È legittima una critica anche nel merito della destinazione dei fondi, nell'indicazione delle priorità, ma questi 2 miliardi si aggiungono a quello che durante la pandemia è stato un intervento di protezione sociale dei lavoratori dipendenti e, per la prima volta, anche dei lavoratori autonomi, le cui dimensioni, in rapporto al prodotto interno lordo, sono seconde soltanto a quelle della Germania. Continuare, invece, ad alimentare l'idea che il Governo e che le istituzioni siano state sorde, che tutti questi milioni di euro o miliardi di euro, in realtà, non siano mai arrivati a terra, come si usa dire oggi, io credo sia profondamente sbagliato e, alla fine, un autogol per la politica nel suo complesso. Se c'è un'impressione diffusa tra gli italiani - questo ci dicono le ricerche - è che la politica non ascolti e che non sia più in grado di dare risposte. Ebbene, questo provvedimento, con i suoi limiti legati anche al fatto che è impostato all'indomani della chiusura della legge di bilancio - quindi con limitati spazi finanziari -, è una risposta su molti temi (poi il collega Fassina, nell'intervento sul merito, andrà ad evidenziare le parti che a noi sono più care).

A me interessava - e chiudo su questo - esattamente mettere in evidenza questo punto, cioè lo sforzo che questo Governo e quello precedente hanno messo in campo per provare a lenire le ferite di due eventi assolutamente straordinari e, per molti versi, non prevedibili: la pandemia, prima, e lo scenario di guerra col quale stiamo ancora combattendo in questi giorni. Quindi, si prova a rispondere a queste domande e lo si fa cercando di essere anche efficaci, cioè provando a trarre una lezione, ricordo le discussioni in quest'Aula sulla difficoltà, anche di tempistica, poi, di trasportare, di riuscire a mettere a terra queste indicazioni, queste risorse, e farle arrivare nel più breve tempo possibile alle imprese e alle famiglie.

C'è ovviamente sullo sfondo la questione energetica, ne abbiamo parlato anche questa mattina; c'è, ma sarà al Senato - da quello che si capisce -, un secondo intervento a sostegno delle famiglie e delle imprese con l'abbassamento delle accise; c'è la questione delle bollette. In questo caso, segnalo un aspetto abbastanza delicato, lo dico alla sottosegretaria: mentre da un lato c'è l'enfatizzazione su una cosa giusta, peraltro da noi fortemente rivendicata, non in questo provvedimento, ma in quello relativo alle spese energetiche, cioè l'ampliamento da 8 a 12 mila euro di ISEE della franchigia per poter avere accesso ai bonus energia, dall'altro tale misura non viene percepita tra le persone che ne hanno diritto, cioè leggo proteste giuste, gente arrabbiata, gente che dice che non sa come farà a pagare le bollette da 700, 800 o 500 euro che sono arrivate e non si è a conoscenza dell'esistenza di questo provvedimento e di come queste persone possono esercitare questo loro diritto. Credo, quindi - questo è un suggerimento -, che occorra fare una campagna di comunicazione molto velocemente; oggi, il Presidente Draghi, se non ricordo male, parlava di oltre 5 milioni di famiglie che dovrebbero poter aver accesso a queste risorse, è un numero importante, è un numero molto significativo ed è una risposta giusta, perché le bollette che sono arrivate hanno messo in enorme difficoltà tantissime famiglie, così come hanno messo in difficoltà piccole e piccolissime imprese, in particolare quelle che avevano produzioni energivore. Per queste ragioni, noi riconfermiamo la fiducia al Governo su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Pensavo che, come l'altra volta, non funzionasse il microfono.

PRESIDENTE. L'abbiamo fatto aggiustare per lei, il microfono, onorevole D'Ettore.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). L'ho visto, grazie, vi ringrazio molto. Misure di sostegno connesse all'emergenza da COVID-19 e per il contenimento dei prezzi nel settore elettrico; il “decreto Sostegni-ter” ha avuto sostanzialmente una valutazione concreta nell'ambito del monocameralismo che ormai caratterizza la valutazione di merito e di un eventuale processo emendativo nell'arco del lavoro di una sola delle Camere, in questo caso, del Senato.

Abbiamo il provvedimento qui, ora c'è la fiducia e ringrazio, in ogni caso, il relatore, onorevole Torto, per avere comunque aperto un dialogo anche per la parte relativa agli impegni, agli ordini del giorno di cui poi discuteremo nelle prossime ore. Già questo è un dato che consente, quanto meno, da parte delle Camere, di poter supplire ad una mancanza che è oggettiva e sulla quale l'urgenza e le misure urgenti certamente pongono la necessità di lavorare con questo tipo di modello che, di fatto, nasce da una Costituzione vivente, non dalla Costituzione formale e, quindi, con difficoltà anche di valutazioni concrete.

In questo senso, mi rivolgo al Governo, perché più volte ne abbiamo discusso anche con il sottosegretario, ed è evidente che bisogna trovare correttivi urgenti in materia, perché molti provvedimenti potrebbero essere esaminati anche con il supporto di entrambe le Camere, con modelli che, forse, dovrebbero essere creati con un'interlocuzione più pregnante tra il Governo e le Camere.

Ho detto questo al Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il quale fa tutto il possibile per consentirlo, ma i tempi ci stringono spesso in questa morsa e bisogna segnalarlo tutte le volte in cui si dà la fiducia; il nostro gruppo, infatti, dà la fiducia, ma non possiamo non segnalare che questo meccanismo non può essere strutturale, perché le urgenze si accavallano e non si può trasformare il sistema in un monocameralismo di fatto, dove non si riesce a valutare, da parte di entrambe le Camere - finché c'è il bicameralismo entrambe le Camere lo devono fare - tutto ciò che può essere necessario al Paese. Farò un esempio sui bonus edilizi.

E' chiaro che questo è un provvedimento molto articolato, una volta si diceva che era quasi una manovra, ora non si può più dire, però, di fatto, siamo in questo ambito; non c'è niente di male a dirlo, non è che sia offensivo dirlo, anche chi è in maggioranza può dire che la corposità del provvedimento ha chiaramente i connotati di un meccanismo di intervento del Governo che, vista l'urgenza, ha la specificità di una manovra sostanziosa, nemmeno tanto piccola.

È chiaro che il “decreto Sostegni-ter” ha anche quest'altra connotazione: con un emendamento del Governo, nel testo è stato recepito anche il decreto-legge n. 13 del 2022 che recava: “Misure urgenti per il contrasto delle frodi e per la sicurezza nei luoghi di lavoro in materia edilizia, nonché sull'elettricità prodotta da impianti da fonti rinnovabili”. Quindi, c'è stata anche questa confluenza, che è un ulteriore elemento che si ripete spesso in questo momento storico.

Il “Sostegni-ter”, però, dispone interventi - vediamo alcuni dei passaggi fondamentali - per oltre 2 miliardi di euro a ristoro delle famiglie, delle imprese, degli enti locali e degli enti territoriali che hanno sofferto conseguenze dalla crisi pandemica da COVID-19; quindi, c'è questa specificità che dà sicuramente molta rilevanza al provvedimento; così come la parte relativa al rilancio della ristrutturazione edilizia e della riqualificazione energetica.

Noi sappiamo quello che è accaduto: grazie a una riformulazione, nel corso dell'esame al Senato, il testo che era stato proposto anche in questa materia è stato modificato in senso più positivo; infatti, con riguardo alla famosa cessione del credito dei bonus edilizi, era prevista una sola cessione e, mi permetta, sottosegretario, ma leggendo una norma che aveva previsto un'unica cessione mi è venuto da dire che normalmente i crediti circolano e una cessione è uno dei casi atipici, perché la cessione del credito si sostanzia nella libera circolazione del credito, anche quando il credito, anzi, soprattutto, quando il credito ha una certezza, non una semplice parvenza di solvibilità, ma una solvibilità acquisita, essendo un credito di imposta e, quindi, un credito che lo Stato garantisce nella sua solvenza. Quando si fanno gli esami di diritto privato se gli studenti dicono che si può cedere solo una volta, è uno degli elementi per bocciare uno studente. Quindi, mi sembrava strano che il Governo avesse previsto, sulla base di una presunta frode, che non c'era, perché poi in quel settore non c'era, una sola forma di cessione. Ora, siamo arrivati a tre e già questo è un risultato notevole, anche perché per il mercato dell'edilizia, soprattutto con riguardo ai cantieri che erano già in sofferenza per i rincari sulle materie prime e, poi, anche per la difficoltà di reperimento della manodopera, sarebbe stato un colpo ferale. Invece, abbiamo previsto la possibilità di ulteriori cessioni, norma che in qualche modo aiuta il settore; ma, attenzione, c'è la fattispecie penale che è molto draconiana, dove, soprattutto con riguardo al soggetto che deve asseverare le opere e anche determinare previsioni che in base a quella norma rischiano, in caso di violazione, pene che vanno anche oltre i 50 mila euro.

Nei provvedimenti ora all'esame della Camera le stiamo esaminando, si tratta di pene molto alte, fino a 8 anni di reclusione. Alcuni elementi sembrano quasi di sospetto e prevenzione di natura mafiosa, ma qui stanno asseverando sui bonus edilizi, cioè non vorrei aver aperto alla cessione e poi mettere una norma che chi assevera si trova di fronte alla necessità di dire: beh, se io faccio 5, 6, 7, 10 asseverazioni e sbaglio una previsione sull'avorio, sui materiali o altro, rischio 50 mila euro per uno. Una sanzione pecuniaria più la sanzione detentiva mi sembrano eccessive, sproporzionate rispetto al tema che trattiamo.

Però, in queste ore ci sono proposte di modifica su altri provvedimenti, anche quello sull'energia, per tentare di ovviare. Quindi, con un bicameralismo con i tempi realmente rispettati, avremmo potuto, anche in Parlamento, forse, ragionevolmente modificare quella norma. Lei sa bene che in questo settore, se giustamente la pretesa punitiva dello Stato aumenta nella minaccia della punizione, bisogna però sempre farlo con proporzione, con ragionevolezza e conoscendo il mercato e la fattispecie su cui si opera. Non si può partire dal fatto che sono tutti soggetti che frodano, soprattutto con riguardo agli asseveratori, perché pene, giustamente molto importanti, sono pene che però devono essere ben valutate.

Ci sono molte norme, poi, e concludo, anche queste sui rincari delle bollette, che per fortuna il Governo ha tentato di ovviare con misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica. Anche qui, soprattutto con il contributo straordinario sulla forma di credito d'imposta che è attribuito alle imprese cosiddette energivore, credo che si potesse ancora fare qualcosa e nei prossimi provvedimenti andrà sicuramente fatto. Come anche le misure di sostegno alle scuole o quelle in tema di misure innovative in materia di cartella sanitaria elettronica o fascicolo sanitario elettronico, che era una richiesta che veniva da molto tempo e sulla quale bisognava intervenire. Dunque, è un provvedimento omnibus: contiene molte norme e disposizioni, che, in effetti, hanno uno spettro d'intervento complesso.

Noi, sostanzialmente, diamo un parere positivo, ci sarà il nostro voto di fiducia. Chiediamo, però, al Governo che si intensifichi l'interlocuzione con le Commissioni e che almeno sugli ordini del giorno e sugli impegni ci sia un'apertura su molti temi che il Governo, sicuramente, attraverso questo rapporto più stretto e stringente con il Parlamento, potrà far divenire poi provvedimenti, che sono molto sentiti in questo momento, soprattutto dalle imprese e dalle famiglie, che sono il faro sul quale ci dobbiamo muovere in questo momento, anche con la crisi ucraina: dunque, imprese e famiglie, con provvedimenti però mirati e con fattispecie che siano ragionevoli anche nella loro configurazione tecnica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Con questo decreto-legge verranno assegnati quasi 1,7 miliardi nel 2022, 2,5 miliardi in tutto, per sostenere quei comparti che sono stati maggiormente penalizzati dalle chiusure dovute alla pandemia. Ci sono, inoltre, anche i primi finanziamenti e i contro-rincari delle bollette, che stanno compromettendo la nostra ripresa economica. Ovviamente un po' di inflazione fa bene a un Paese come il nostro, che ha un grande debito, per smaltire il peso reale del nostro debito, ma un aumento così forte, improvviso ed esponenziale di materie importate sta rischiando non soltanto di compromettere ed erodere i margini delle nostre aziende, ma soprattutto di essere una vera e propria stangata sulle spalle delle famiglie italiane. Quindi, è giusto intervenire e questo è il primo di una serie di interventi che il Governo ha messo a punto.

Si tratta, quindi, di risorse bene investite per sostenere la nostra economia, che è in questa fase fragile di ripresa e di uscita dalla pandemia, è debito buono, è debito produttivo, non è debito cattivo, e per questo motivo noi sosterremo e voteremo con convinzione la fiducia al Governo Draghi.

Siamo inoltre contenti che, anche grazie a una serie di emendamenti a nostra prima firma, approvati, veniamo concretamente in aiuto di una serie di aziende, piccole e medie imprese italiane, a partire dalle attività di commercio al dettaglio, che hanno sofferto molto durante il lockdown, anche a causa della crescente tendenza naturale dei cittadini a ordinare i propri prodotti online.

Ma ci sarà anche tutta una serie di aiuti concreti per una larga serie di settori, l'hanno detto i colleghi prima di me, è un omnibus, questo provvedimento, ma è giusto citare i settori che vengono aiutati: quello del turismo, della cultura, dello spettacolo, dello sport, delle discoteche, del wedding, il settore HoReCa, il settore termale, i gestori di impianti natatori, dei bus turistici. Mi permetto, Presidente, di entrare un attimo nel merito del provvedimento, per illustrare alcune misure che hanno permesso di migliorare il testo al Senato, grazie agli emendamenti di Italia Viva.

Il primo è un emendamento di cui noi siamo molto fieri, un risultato che rappresenta un passo concreto verso una sanità del futuro - è stata una battaglia portata avanti dalla nostra presidente nella Commissione Sanità, la collega Parente, al Senato - e che permetterà di iniziare a costruire finalmente, in maniera concreta, il fascicolo sanitario elettronico: uno strumento utile alla migliore prevenzione e strategico per la diagnosi e cura di ogni malattia, una vera e propria rivoluzione per la nostra sanità, un tema sul quale ha lavorato anche molto il Ministro per l'innovazione tecnologica, Colao.

Inoltre, esprimiamo soddisfazione per l'approvazione di un altro emendamento, con il quale andiamo a evitare la paralisi del mercato che si era sviluppato con la cessione del credito dei bonus edilizi. Ora sarà possibile cedere i crediti di imposta non solo una volta, ma ben tre volte, a condizione che questo avvenga presso banche, o intermediari finanziari, o, comunque, soggetti vigilati: questo era importante, perché, altrimenti, il mercato rischiava di paralizzarsi. Ad ogni modo, sosteniamo l'intervento del Governo, che mirava ad evitare lo svilupparsi di diverse frodi che si erano specializzate nella modifica delle procedure per la cessione del superbonus e di altri bonus edilizi. Dunque, molto bene l'intervento.

Un altro intervento fondamentale, grazie a un nostro emendamento a prima firma del nostro capogruppo, Davide Faraone, è quello che riapre i termini per i pagamenti delle rate della rottamazione-ter, in scadenza al 2020-2021, e che potranno essere ripagate: quelle del 2020 entro l'aprile del 2022, quelle del 2021 entro il luglio del 2022 e quelle del 2022 entro il 30 novembre 2022. Questo è un tema che avevamo sollevato lo scorso novembre, se lo ricorderà sicuramente la sottosegretaria Sartore, perché ai contribuenti ai quali erano stati sospesi i pagamenti dei vari piani rateali durante la pandemia, si era chiesto di pagarle tutte insieme in una botta sola: un collo di bottiglia veramente problematico, perché, da una parte, ha sottratto liquidità importante a tante aziende che si sono trovate nella situazione paradossale di non poter produrre, benché avessero il libro pieno di commesse e di ordini, ma non avevano la liquidità necessaria per eseguire questi ordini, mentre altre imprese non sono riuscite semplicemente a pagare e sono uscite dai piani rateali. Si trattava di un vero e proprio problema, quindi siamo molto felici che al Governo si sia trovata la quadra e si siano riaperti i termini per la rottamazione: rottamazione che permette non la cancellazione del nozionale dell'imposta, non è assolutamente un condono, ma vengono ridotti gli interessi legali e le sanzioni, e, quindi, veniamo incontro ai contribuenti che hanno avuto difficoltà.

Ma mi si permetta un'osservazione al Governo, se posso approfittare di questa occasione: io noto, in questi anni, che, in Italia, molto spesso, queste proroghe delle scadenze fiscali vengono attuate all'ultimo minuto o vengono riaperti i termini dopo la scadenza. Questo, secondo me, crea incentivi distorti, vengono penalizzati i contribuenti che si fanno in quattro per pagare in tempo ed è un incentivo in cui i contribuenti aspettano fino all'ultimo minuto per pagare. Secondo me, questo non è molto sano e spero che il Governo riuscirà in futuro ad evitare questi meccanismi.

Due cenni anche in tema di fisco: nel provvedimento viene estesa la tassazione di favore per chi riceve una pensione estera e trasloca in un comune con meno di 20 mila abitanti nel sud Italia, e potrà godere di un'aliquota del 7 per cento. Benissimo. In realtà, questa è una misura introdotta dal Governo gialloverde, che è stata un po' un flop, l'hanno usata meno di cento persone. In questo decreto, viene estesa anche ai comuni terremotati: benissimo. Ma il mio appello al Governo, se veramente volete seguire l'esempio del Portogallo, è che serve una strategia integrata che non si può fermare soltanto alla leva fiscale, se l'idea è quella di rivitalizzare i piccoli comuni. Così da sola non basta, abbiamo visto che è stato un flop e ho paura che lo sarà anche con questa modifica.

Altro tema sui nomadi digitali: ci sono delle misure interessanti nel decreto, che cercano di incentivare e venire incontro ai cosiddetti nomadi digitali, ossia chi magari lavora all'estero ma può lavorare in remoto e quindi viene nel nostro Paese per beneficiare del nostro splendido Paese, il cosiddetto fenomeno del south working. Anche qui, se vogliamo veramente che questo fenomeno possa valorizzare il nostro Meridione, è fondamentale accelerare sul tema della rete unica e che la connessione di fascia larga arrivi in tutti i comuni italiani. Un altro fondamentale emendamento è stato quello che viene incontro alle imprese del settore dello spettacolo e dell'intrattenimento: vengono sospesi i versamenti dovuti nei mesi di gennaio, febbraio e marzo per le ritenute di lavoro dipendente e dell'IVA per tutti quei soggetti che hanno dovuto chiudere per via delle restrizioni dovute al COVID: parliamo delle imprese attive nel campo delle discoteche, sale da ballo, night club, un settore che ha sofferto moltissimo e che ha limitato anche le occasioni di incontro dei più giovani.

Inoltre le imprese del comparto dello spettacolo vengono anche esentate dal contributo addizionale per l'accesso ai trattamenti di integrazione salariale; un intervento da 14 milioni di euro reso possibile da un nostro emendamento. Vengo infine al tema dell'energia, perché oggi adottiamo anche interventi importanti contro i rincari delle bollette, tutto senza prevedere un ulteriore scostamento di bilancio. Sgraviamo le imprese dagli oneri di sistema solitamente addebitati in bolletta e compensiamo, almeno parzialmente, i maggiori oneri delle aziende energivore attraverso un credito d'imposta del 20 per cento. Un intervento totalmente compatibile con le norme europee, a sostegno del nostro tessuto industriale. In tema di infrastrutture e lavori pubblici, le stazioni appaltanti potranno aggiornare i prezzari regionali in ragione degli esiti delle rilevazioni effettuate dal MIMS su base semestrale; questo potrà evitare che molte delle opere pubbliche previste anche dal PNRR si fermino a causa dell'aumento esponenziale del prezzo delle materie prime. Un intervento fondamentale per impedire un rallentamento dell'esecuzione del PNRR.

In termini di politica energetica, oltre alle proposte avanzate dall'Italia, sarà fondamentale anche agire a livello europeo per cercare di raggiungere una vera e propria autonomia energetica, attraverso la quale potremo sottrarci alle turbolenze dei prezzi delle materie prime.

Su questo, noi sposiamo interamente la linea indicata dal Governo: aumentare le fonti di energia rinnovabile - su questo è importante una decisa opera di semplificazione delle procedure, ne ha parlato anche il Presidente del Consiglio in Aula e lo ha ripreso, più volte, la nostra Vice Ministra Teresa Bellanova - e diversificare le fonti di approvvigionamento del gas.

Il gas rimarrà l'energia di transizione, e qui ci vorranno non uno, ma cinque, dieci o quindici TAP, per cercare di diversificare le nostre fonti di approvvigionamento e ridurre la nostra dipendenza dalla Russia. Occorre aumentare anche il numero di rigassificatori per poter acquistare LNG dagli Stati Uniti o dall'Australia. Sarà anche fondamentale reinvestire sui giacimenti esistenti di gas nazionale: è assurdo che, su un fabbisogno tra i 70 e i 76 miliardi di metri cubi di gas, 20 anni fa ne producevamo in Italia 17 miliardi e oggi 3,3. Serve una decisa inversione di tendenza.

E su questo concludo, Presidente, per dirle che noi siamo convinti della bontà e dell'importanza di questi provvedimenti per salvaguardare la ripresa economica minacciata, dal lato dell'offerta, dal caro energia e, dal lato della domanda, dalla guerra nel nostro continente che sta avvenendo in Ucraina. Due fenomeni che rischiano di far deragliare la nostra ripresa, di cui, invece, la nostra economia ha bisogno dopo la pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signora sottosegretaria, il 3 febbraio in quest'Aula abbiamo ascoltato queste parole: il Parlamento sia posto sempre in condizioni di esaminare gli atti, no alla compressione dei tempi e che il Parlamento sia sempre luogo della partecipazione. Lo ha detto il Presidente Mattarella subito dopo una standing ovation alla quale abbiamo partecipato anche noi, parole importanti. Peccato che, da quel momento in poi, Draghi, il suo Governo, probabilmente piccato per la mancata elezione a Presidente della Repubblica, ha rilanciato e siamo passati a una media di una fiducia e mezza a settimana, e, oggi, ci chiedete la quarantaduesima fiducia, se non ho contato male. Quindi, anziché il luogo della partecipazione, questo deve diventare, secondo il Governo Draghi, secondo il vostro Governo, il luogo dell'obbedienza. Capisce che basterebbe questo per dire di no a un Governo che ritiene di venire qui a dare ordini (Applausi del deputato Deidda), e non a confrontarsi e a discutere. Tanti i motivi, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, per dire di no a questa fiducia; nel tempo a disposizione, proverò ad elencarne solo alcuni, perché questa fiducia, in realtà, è, sì, un sostegno, ma è un sostegno a voi stessi, è l'unico sostegno reale che contiene questo decreto.

Dicevo, tante motivazioni. Noi non diamo la fiducia a chi ripristina i codici Ateco, perché sono stati bocciati dalla recente storia di questa nazione, perché sono inadeguati, perché non sono esaustivi, perché dividono i cittadini, dividono le imprese, non danno una visione. Noi non diamo nessuna fiducia a chi si ostina ancora a utilizzare il green pass, dimostrando di essere completamente decontestualizzato rispetto a tutto quello che sta avvenendo in questo momento in Europa, nelle altre nazioni. Ci siamo accaniti contro le aziende, ci siamo accaniti nell'applicazione di questo strumento, e oggi, che nessuno lo applica più, anche coloro che in qualche modo lo avevano preso in considerazione, vi ostinate a mantenerlo, cercando di tenere quel punto che pensate possa dare quella speranza al Ministro Speranza di essere credibile agli occhi degli italiani.

E poi nessuna fiducia - e questo diventa un punto veramente dirimente, signor sottosegretario - a un Governo che mette 1,6 miliardi per la crisi delle imprese, quando contemporaneamente spende 9 miliardi per il reddito di cittadinanza. Questo è un argomento che ci vedrà sempre contrapposti a chi fa dell'assistenzialismo un credo, una strategia, una visione, rispetto a chi è convinto che il mondo delle imprese, il mondo vivacissimo delle imprese italiane, abbia bisogno di sostegno, di energia e di sfide. Un miliardo e seicento milioni sono davvero poca cosa. Devo dire che sono rimasto molto sorpreso dagli interventi che mi hanno preceduto, ho sentito parlare di una manovra finanziaria: forse manovra finanziaria lo possiamo rapportare rispetto agli emendamenti che sono stati presentati, forse rispetto agli emendamenti che sono stati presentati anche dalla stessa maggioranza soprattutto al Senato. Quello può essere il motivo per definirla quasi una finanziaria.

La verità è che si tratta di un provvedimento che impegna solo 1,6 miliardi, e questo apre un altro argomento per il quale noi non vi diamo la fiducia, perché il Presidente Draghi, soprattutto il Presidente Draghi, non accetta di ragionare in termini di scostamento quando è evidente che la nazione, il tessuto produttivo ha bisogno di uno scostamento importante per sopravvivere e per avere la speranza di rilanciare le nostre attività!

Insomma, nessuna fiducia a chi dà un obolo, nessuna fiducia a chi non ha una visione, nessuna fiducia a chi non accetta il contraddittorio, a chi silenzia il Parlamento. Nessuna fiducia, signor Presidente, a chi pensa che il turismo si rialzerà da solo, lo abbiamo ascoltato da un autorevole esponente del Governo in quest'Aula, ma non è stato soltanto detto. Abbiamo visto gli impegni nel PNRR veramente marginali rispetto anche a quello che avviene nelle altre nazioni della comunità europea. Non vediamo un investimento e un intervento in questo asset così importante della nostra nazione, che qualunque persona invece farebbe diventare attrattivo di investimenti, per avere poi quella ricaduta che sicuramente questo tipo di investimenti, in una materia, in un comparto così importante, darebbe alla Nazione.

Abbiamo provato sin dall'inizio di questa pandemia a farvi ragionare in termini di premialità, perché lo conosciamo il mondo imprenditoriale, noi conosciamo gli imprenditori e sappiamo che, nel momento in cui bisogna resistere, in cui bisogna cercare di salvare l'azienda, di salvare anche tutto il proprio tessuto produttivo, di salvare i posti di lavoro che uno ha, si ha bisogno di vedere lo Stato accanto, si ha bisogno di vedere che c'è uno spiraglio. E vi abbiamo proposto le premialità per chi mantiene i posti di lavoro, vi abbiamo proposto di abbattere i costi del lavoro, di partecipare alle spese, di andare un pochino oltre il codice, entrare all'interno delle aziende e capire insieme a loro come fare per cercare di aiutarle.

Per la verità ve lo hanno anche raccontato le associazioni di categoria, perché rimango sempre più sorpreso della ritualità inutile dei confronti, delle audizioni che si fanno con le associazioni di categoria: loro vengono, ci dicono qual è lo stato dell'arte, ci propongono una serie di soluzioni, tutti i parlamentari annuiscono, chi interviene dà ragione all'interlocutore, e poi, di fatto, quello che ci viene proposto in quella fase non viene mai preso in considerazione, come anche in questo momento.

Nessuna fiducia a chi non investe e non ha il coraggio di investire nel mondo agricolo. Ve lo abbiamo detto nel PNRR, ve lo abbiamo ridetto in questa occasione, il mondo agricolo è in grandissima sofferenza, grandissima difficoltà e i nostri allevatori sono veramente in grandissima difficoltà e stanno decidendo se mantenere aziende ormai in passivo, visti i costi esorbitanti dell'energia e delle materie prime. In questo momento noi non diamo loro alcuna forma di aiuto, alcuna forma di attenzione ma, soprattutto, alcuna forma di prospettiva (Applausi del deputato Deidda)! Quello che manca - lo diciamo dall'inizio, non soltanto noi - è proprio questo, è una visione di prospettiva che possa dare coraggio alle nostre aziende.

Abbiamo anche un altro motivo: nessuna fiducia a chi tentenna sul tema della crisi energetica, a chi tentenna sul tema del costo delle materie prime e nessuna fiducia a chi predica bene e razzola male dal punto di vista della semplificazione. Noi continuiamo a ripetere che uno dei temi importanti della Nazione, che probabilmente ci serve per metterci al pari con le altre Nazioni, è appunto quello della semplificazione. Lo diciamo anche nel PNRR e prendiamo impegni con l'Europa. Poi, quando si tratta di fare questi decreti, ci mettiamo dentro 29 decreti attuativi, facciamo una serie di rinvii e diventa impossibile accedere a qualunque forma di sostegno da parte delle imprese. Parliamo di semplificazione e poi, in realtà, insistiamo sugli stessi binari della più vecchia burocrazia che ha incartato questa Nazione.

Nessuna fiducia, signor Presidente, anche per l'ipocrisia di questo Governo. Non so, signor sottosegretario, se lei era qui in Aula ieri o se ha assistito al dibattito ieri o oggi. Ieri, c'è stata l'informativa del Ministro Cingolani sul tema, così importante, della crisi energetica e stamattina ci sono state le comunicazioni di Draghi, anche questo un passaggio importante. Sono bastati questi due piccoli momenti di confronto, a cui sono stati chiamati tutti i gruppi, e vi siete insultati, ve ne siete dette di tutti i colori, sono partite accuse da una parte e dall'altra sulla storia dell'energia, sulla recente storia di questo Governo, sul presente di questo Governo. Insomma, avete lavato in quei pochi minuti i panni sporchi in piazza, dimostrando che questo non è il Governo dei migliori, questo è il Governo dei rancori, è il Governo dei dissapori e voi siete chiamati ad essere il Governo dei silenziatori, perché questa è una delle attività più importanti a cui viene chiamato l'esponente di Governo quando si rapporta con la propria maggioranza. Insomma, tanti motivi. Un altro motivo: nessuna fiducia per chi ha gestito in questo modo il superbonus. Avete messo in grandissima difficoltà un comparto che era appena ripartito.

Tanti e tanti motivi per non darvi la fiducia. Nessuna fiducia a chi si sottrae al confronto perché non ha la capacità di tenere la propria maggioranza. Ma c'è un motivo che più di tutti ci fa dire di no a questa fiducia. Nessuna fiducia, signor sottosegretario, a un Governo in cui c'è il PD e il MoVimento 5 Stelle, perché questo non accade e non potrà accadere mai da parte di questa forza politica. Noi abbiamo fatto della coerenza una stella cometa e grazie a questo io credo che noi restituiamo anche un po' di credibilità alla politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cattaneo. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, Presidente. Arriviamo a questo voto di fiducia, con l'iter del “Sostegni-ter” che quindi approda al suo passaggio conclusivo. Come appunto dice il nome, è il terzo provvedimento che segue ad altre due iniziative fatte per rispondere ad una crisi violenta e imprevista come quella della pandemia. Proprio mentre con il “Sostegni-ter” stavamo ancora occupandoci delle crisi vissute nel 2020 e nel 2021, che non avevano avuto uguali, ecco che ci troviamo in mezzo ad altre crisi - ahimè - che mai avremmo voluto vivere, come quella, prima, del rialzo dei prezzi dell'energia e delle materie prime e, poi, oggi, quella di una guerra che arriva a bussare praticamente alle porte della nostra Europa.

Questo ci ha indicato la necessità di incidere il più possibile, guardando non solo a ciò che abbiamo alle spalle ma anche cercando di dare risposta all'attualità di cui abbiamo contezza oggi. È stato un provvedimento che, in itinere, ha avuto diversi cambiamenti. Voglio ringraziare per il lavoro fatto al Senato i colleghi del gruppo Forza Italia che hanno arricchito il provvedimento e, per i passaggi alla Camera, anche il collega Pella, capogruppo di Forza Italia in Commissione bilancio. Abbiamo quindi guardato alle urgenze e abbiamo cercato di dare risposte. Voglio dire agli italiani che parte delle risposte date sul rincaro dei prezzi dell'energia si trovano qua dentro, questo è uno dei provvedimenti che si è occupato del tema del caro energia. È anche giusto fare un'operazione verità, cioè raccontare agli italiani che l'enormità di ciò che avevamo davanti era difficile da affrontare. Quando le imprese ti dicono che la bolletta energetica passerà, quest'anno, da 8 miliardi a 32 miliardi - e questa è solo la parte che afferisce alle imprese - e poi c'è il caro bollette che travolge tutte le famiglie, capite che parliamo di decine di miliardi di euro, qualcosa di inimmaginabile da programmare. Allora quello che abbiamo fatto è stato cercare di dare delle priorità. Abbiamo prima dato risposte alle famiglie, alle persone più in difficoltà; ora è il tempo di dare risposte, invece, alle imprese, perché un'impresa che chiude oggi significa posti di lavoro che non ci saranno domani, qualora non risolvessimo il tema del caro energia. Anche in questo provvedimento si trovano miliardi di euro preziosi per dare queste risposte. Se è vero che ad ogni italiano noi alla fine dobbiamo raccontare che l'intervento del Governo ha dato la possibilità di avere un rialzo, anziché del 70 per cento, del 50 per cento, noi capiamo che ciò non soddisferà mai abbastanza il cittadino ma questo è anche un segno di responsabilità che noi ci prendiamo e che, per quanto sappiamo, non inciderà sull'opinione pubblica. Tuttavia, noi crediamo di dover fare il nostro dovere fino in fondo con senso di responsabilità e stando vicini, in questo momento, soprattutto alle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo è il modo in cui siamo fatti: senso di responsabilità e prendersi, appunto, l'onere delle decisioni.

Un'altra importante decisione contenuta in questo provvedimento riguarda le cartelle esattoriali: è il “Saldo e stralcio” che riapre la partita per 532.000 contribuenti che avevano saltato i pagamenti delle rate 2020, 2021 e 2022 del “Rottamazione-ter” e del “Saldo e stralcio”. Noi non abbiamo mai avuto dubbi: se qualche cittadino ha saltato la possibilità offerta dal “Rottamazione-ter” in questi anni in cui c'era la pandemia, noi crediamo sia doveroso stare vicini a loro. Se c'è stato qualche ritardo e se c'è stata qualche difficoltà, noi non pensiamo che questi 532.000 contribuenti - lo dico con chiarezza - siano evasori, noi non pensiamo che questi 532.000 contribuenti che hanno saltato delle rate lo hanno fatto perché volevano fare i furbi. Noi abbiamo un approccio culturale alle cose per cui pensiamo che, invece, ci sia un pezzo di Paese in difficoltà, in ginocchio, che non è riuscito a far fronte ai propri doveri fiscali e a cui noi dobbiamo stare vicini proprio nel momento di maggiore difficoltà, dobbiamo stare vicini alle imprese, ai cittadini, alle partite IVA che devono trovare nello Stato, non un nemico, ma un interlocutore che ragiona, che capisce quando ci sono i momenti difficili e aiuta queste imprese e questi cittadini a rialzarsi. Saremo sempre dalla parte di chi la mano la tende alle imprese in difficoltà, ai cittadini in difficoltà e lo consideriamo un buon provvedimento quello delle cartelle esattoriali contenuto in questo “Sostegni-ter”. Dal nostro punto di vista è un punto di inizio. Voglio ricordare che giace in Commissione finanze la nostra proposta più ampia per risolvere, una volta per tutte, il tema di un cassetto fiscale di miliardi di euro non pagati, che noi neghiamo di voler affrontare con pragmatismo e realismo. Qualcuno dice che sono 54 milioni gli evasori in Italia - ovvero tutti - e questo è un approccio culturale che, come detto prima, non ci appartiene. Invece, noi chiediamo di fare una pace fiscale che metta fine a contenziosi che, in un momento di crisi come questo, non possono esistere tra l'erario e le imprese. Quindi, bene questo provvedimento di cartelle esattoriali per questo specifico caso, ma vogliamo riprendere l'iter di una pace fiscale più ampia perché questo può dare respiro a troppi italiani che invece sono vessati.

Poi, in questo provvedimento trova risoluzione un altro tema molto sentito dagli italiani, quello del 110 per cento. Anche in questo caso si è passati da un eccesso all'altro. Quello del superbonus 110 per cento è un provvedimento da noi salutato positivamente, perché utilizza la leva fiscale per garantire una ripresa economica. C'è stato qualcuno che ha fatto il furbo, ma se qualcuno fa il furbo non si possono chiudere i rubinetti per tutti, non si può fare l'equazione che allora tutti sono i furbi perché, in realtà, la maggior parte delle imprese edilizie e degli italiani che hanno iniziato a lavorare con il superbonus 110 per cento lo hanno fatto onestamente, cercando di sfruttare un'occasione che ha portato frutti. Infatti, l'edilizia ha avuto un boom, non si trovano maestranze, di ponteggi non se ne trovano più e finalmente c'è lavoro. Anche a questo riguardo, grazie al lavoro fatto dai colleghi, in questo provvedimento “Sostegni-ter” alla fine è stata accolta una proposta di Forza Italia, ovvero quella di ritornare alle cessioni multiple ma con alcune limitazioni di buon senso: fare cessioni di credito, laddove ci sono soggetti sorvegliati da Banca d'Italia con poche regole, chiare e giuste. Questo è il lavoro che il Parlamento ha fatto per arricchire e migliorare il provvedimento anche sui bonus edilizi. Sono questi i punti principali a cui tenevamo: i temi del caro energia, delle cartelle esattoriali e dei bonus edilizi.

Mi lasci dire anche, Presidente, che non siamo entusiasti del fatto che ad ogni provvedimento ci troviamo a votare sempre e solo voti di fiducia. Questa è una riflessione più ampia che dovremmo fare. Non ci stiamo nemmeno alla narrazione che i provvedimenti attraversano le Camere e che i partiti e i colleghi parlamentari fanno un lavoro sempre, per così dire, peloso, di territorialità negativa. A questa narrazione non ci stiamo! I deputati - quelli di Forza Italia sicuramente - il proprio lavoro lo fanno con coscienza, con impegno, con abnegazione. Se portiamo delle proposte come quelle che ho elencato, le tre principali e per noi distintive di questo provvedimento, lo facciamo perché crediamo che le nostre comunità, i nostri cittadini e i nostri collegi elettorali, in cui torniamo una volta finito il lavoro parlamentare, li ritengono utili. Esiste - ricordiamoci - la buona politica e non l'antipolitica: abbiamo già visto i danni che fa l'antipolitica. Questo per dire che il lavoro di arricchimento all'interno delle Commissioni è un lavoro che noi svolgiamo con serietà e, alla fine, i provvedimenti escono migliori rispetto a come sono entrati. Vorremmo utilizzare meno il voto di fiducia, perché crediamo che quest'Aula, come la Costituzione ci ricorda, è l'unico luogo sovrano di tutte le decisioni.

Voglio anche ricordare altri provvedimenti, andando a concludere. Abbiamo aiutato lo sblocco del turn over fino al 120 per cento per i segretari comunali; avendo fatto il sindaco, so quali difficoltà ci sono, soprattutto nei comuni molto piccoli dove non c'è l'ufficio tecnico e dove non ci sono i dirigenti. Abbiamo ottenuto l'esenzione dell'IMU, anche per il 2022, per gli immobili inagibili nelle regioni colpite dal sisma. Forza Italia tiene da sempre un'attenzione privilegiata ai comuni colpiti dal sisma, non ce ne dimentichiamo. Vi è anche il settore dei matrimoni, che era stato escluso da alcuni benefici e che, con il “Sostegni-ter”, riusciamo a farcelo rientrare. C'è poi la sospensione dei versamenti IVA e delle ritenute per quelle attività che erano rimaste chiuse durante la quarta ondata, perché molte attività ne venivano escluse. Concludo ricordando i fondi che, grazie al gruppo Forza Italia, soprattutto grazie ai colleghi del Sud, vediamo destinare a Taranto, che ospiterà i Giochi del Mediterraneo. Forza Italia è stata in prima linea per avere fondi importanti per quella città, che vuol dire non solo Giochi del Mediterraneo ma vuol dire molto di più.

Quindi, abbiamo svolto un lavoro serio, che ha arricchito il provvedimento. Per questo il nostro voto sulla questione di fiducia sarà favorevole, volendo avere sempre un'interlocuzione a viso aperto e a testa alta con il Governo; così faremo sempre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Grazie, Presidente. Signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, quando lo scorso 20 gennaio il Consiglio dei Ministri approvava il decreto che oggi è all'esame della Camera, per il quale il Partito Democratico esprimerà positivamente il suo voto di fiducia, la situazione generale nel nostro Paese era profondamente diversa da quella odierna.

Dopo il picco di contagi di inizio anno e grazie all'efficacia della campagna vaccinale, la diffusione del virus iniziava a regredire, i dati epidemiologici cominciavano ad essere più rassicuranti, la crisi sanitaria si attenuava e l'economia continuava la sua marcia in ripresa a pieno ritmo.

Questo decreto-legge si inserisce in quella fase, nel contesto dei tanti provvedimenti emergenziali approvati negli ultimi due anni, per sostenere con aiuti economici e fiscali le imprese e le famiglie in difficoltà colpite dagli effetti della pandemia e, al contempo, per fronteggiare l'effetto inflattivo provocato dalla ripresa economica e dal conseguente aumento della domanda aggregata.

Con queste finalità e pur senza alcuna pretesa di coprire al 100 per cento le perdite dovute alla crisi pandemica e di soddisfare tutte le esigenze e i bisogni da essa provocati, questo decreto porta con sé un po' di sereno per molte aziende italiane, a partire da quelle che hanno dovuto sopportare i maggiori sacrifici per contenere l'ultima ondata di contagi.

Al fianco di alcune misure di contenimento del prezzo dell'energia, che riguardano gli oneri di sistema, i costi della componente energetica e gli impianti rinnovabili, sono molti gli interventi di aiuto e di supporto presenti nel provvedimento, a cominciare da tutte le misure di ristoro in quei settori che hanno subìto le conseguenze peggiori dell'emergenza sanitaria, con contrazioni significative del loro fatturato o, peggio, a sostegno di quelle attività economiche e commerciali che sono state costrette a fermare del tutto o per più tempo la loro produzione. Per tutte queste attività produttive, il decreto in approvazione prevede importanti risorse. Basti pensare al fondo da 200 milioni per il rilancio delle attività di commercio al dettaglio o ai 40 milioni per il comparto del wedding o, ancora, agli interventi per le agenzie di viaggio, per il settore della cultura, il mondo dello sport e quello della sanità. A questo proposito, desidero menzionare l'incremento di 400 milioni di euro della dotazione del fondo destinato al contributo statale alle spese sanitarie collegate all'emergenza epidemiologica, sostenute nel 2021 dalle regioni e dalle province autonome.

Tra i numerosi interventi che porta con sé questo decreto, le cui misure sono state già dibattute e presentate nel dettaglio nella discussione generale del provvedimento tenutasi ieri, vorrei citarne ancora due. In primo luogo, la proroga della scadenza delle rate della rottamazione-ter e del saldo e stralcio, sia per le rate già scadute sia per quelle che andranno in scadenza nel 2022. Questa misura va incontro ad oltre 500 mila contribuenti in difetto di pagamento e per i quali erano riprese le procedure esecutive. È un intervento di cui il PD rivendica il risultato, che ad oggi è quanto mai necessario, anche alla luce delle conseguenze della guerra in Ucraina, i cui effetti mettono nuovamente in difficoltà le tante famiglie e le tante imprese italiane.

In secondo luogo, in tema di bonus edilizi, come il superbonus 110 per cento e il bonus facciate, desidero menzionare l'allargamento della stretta sulle cessioni del credito e la necessaria proroga al 29 aprile 2022 del termine per la comunicazione delle stesse. Si tratta di un correttivo necessario, apportato in corsa al provvedimento, che permette di mantenere l'efficacia di uno strumento che ha già dimostrato ampiamente di saper accendere il motore della ripresa della nostra economia. Sappiamo bene che dopo i primi anni di applicazione la norma andrà adeguata, eliminando gli aspetti controversi, ma, al contempo, siamo consapevoli dell'importanza di valorizzare in modo strutturale le ricadute positive della cessione del credito, in termini di gettito fiscale e di crescita del PIL.

Ritornando alla duplice finalità del provvedimento in discussione, il sostegno alle imprese e alle famiglie colpite dagli effetti economici della crisi sanitaria e gli interventi per ridurre la pressione dei rincari dei costi dell'energia, su entrambi questi versanti, quanto pensato dal Governo a gennaio è diventato insufficiente e il decreto è stato oggi largamente superato dagli eventi.

Il 24 febbraio scorso l'invasione russa dell'Ucraina e l'esplosione del conflitto hanno ribaltato ancora una volta la prospettiva e le attese, riportandoci indietro di decenni. È una guerra - è bene ribadire ancora una volta -, che non nasce come reazione alle provocazioni dell'Occidente, ma come azione diretta, ispirata alla volontà di mettere in campo una strategia di espansione nazionalistica: azione, quindi, e non reazione, ideologia e non provocazione, volontà di espansione e non strategia di difesa.

A inizio anno sembrava fossimo giunti alle soglie di una ripresa economica e sociale, che avrebbe permesso al Paese di guardare con fiducia e prospettiva al futuro. Purtroppo, l'aggressione delle truppe russe in Ucraina e lo scoppio della guerra ci hanno fatto ripiombare in uno stato di emergenza permanente. Da due anni viviamo in una situazione di crisi no stop, dalla lotta al Coronavirus alla guerra nel cuore dell'Europa, dal lockdown per ragioni sanitarie al coprifuoco di Kiev, dal conteggio dei morti per la malattia respiratoria acuta a quelli causati dalle bombe fatte esplodere nei centri abitati delle città, siamo passati da misure urgenti per il contenimento della pandemia alla ricerca di strumenti straordinari per ridurre gli effetti economici e sociali della guerra. Gli approvvigionamenti energetici sono un problema sempre più evidente, la scarsità di materie prime è ormai un dato con il quale bisogna fare i conti e l'agroalimentare rischia un tracollo legato all'aumento dei prezzi. Queste emergenze non riguardano solo l'Italia, ma l'Europa intera e l'unica risposta possibile è quella di prepararsi e lavorare insieme per affrontare uno scenario di crisi inaspettato e superare indenni la tempesta.

Il momento di grande incertezza che continuiamo ad attraversare, inevitabilmente, detta l'agenda di politica economica per il prossimo futuro. Per quanto attiene all'energia, è necessario diversificare le fonti di approvvigionamento, fissare il tetto al prezzo del gas, separare il mercato dell'energia elettrica prodotta dalle rinnovabili da quello del gas e tassare gli extraprofitti delle società elettriche. Per quanto riguarda, invece, il settore agroalimentare, se le difficoltà dovessero perdurare o aggravarsi, occorrerà modificare le fonti di approvvigionamento.

Di fronte a queste emergenze dobbiamo dimostrare la stessa ambizione e la stessa lungimiranza, già ampiamente comprovate con il Piano di ripresa e resilienza in risposta alla crisi sanitaria da COVID-19. Ciò, inevitabilmente, comporta la necessità di superare alcuni aspetti dell'architettura istituzionale europea e del suo apparato regolatorio. Dal momento della sua nascita, l'Unione europea ha affrontato cambiamenti del suo assetto istituzionale in occasione di crisi che ne hanno mostrato, di volta in volta, i suoi punti di forza e quelli di debolezza. Così come la crisi del debito sovrano ha portato al lancio dell'unione bancaria, la crisi sanitaria da COVID-19 ha portato all'istituzione del fondo SURE per attenuare i rischi di disoccupazione e al programma Next Generation EU finanziato con strumenti di debito comune.

Le crisi, quindi, hanno messo in luce la necessità di rafforzare alcune istituzioni europee esistenti, ma anche di modificarne altre. Questa dinamica ha subito un'accelerazione inimmaginabile in questi anni e, ancora una volta, dopo la pandemia, la guerra in Ucraina ci ha costretti a ripensare ulteriormente il nostro destino di europei.

In questo contesto, la revisione della governance economica europea, a partire dal Patto di stabilità e crescita, non è più procrastinabile. L'obiettivo è garantire una riduzione del rapporto debito-PIL in maniera compatibile con livelli di crescita sostenibili e più inclusivi. Le terribili crisi che si sono succedute negli ultimi due anni hanno reso più visibili alcune sfide: deficit e debito più elevati, disuguaglianze più ampie e la necessità di maggiori investimenti pubblici e privati. In questo contesto abbiamo bisogno di regole di governance economica in grado di affrontare queste sfide a testa alta.

Signor Presidente, non possiamo avere dubbi: il sogno di un'Europa più integrata, proprio nella curva più drammatica della storia che la nostra generazione abbia mai affrontato, è quanto mai attuale. L'aspirazione a diventare parte dell'Unione europea espressa in quest'Aula dal Presidente Zelensky è parte di questo sogno, un sogno - vorrei dirlo ai nazionalisti economici, le cui tesi ho sentito questa mattina dai banchi della Lega - che, in fondo, rappresenta l'esaltazione di quello che è, forse, il modello più riuscito, anche se non ancora del tutto compiuto, di integrazione dei mercati: l'Europa, con le sue opportunità di crescita, di protezione, di diritti.

Contrariamente da chi pensa diversamente, escludere progressivamente Putin dalla globalizzazione e dal libero mercato è l'arma più forte di cui oggi dispone l'Occidente per difendere la libertà dell'Ucraina, perché, così facendo, si strozza la fonte più importante di reddito e di benessere per la Russia. Con l'esclusione delle banche russe dal sistema SWIFT, infatti, si fa crollare la borsa; con le restrizioni si chiude il mercato e si interrompe il commercio e la libera circolazione delle merci; con le sanzioni si scommette sulla rivolta sociale contro il despota russo.

Tempo addietro, un grande Cancelliere tedesco, un grande europeista, Helmut Schmidt, affermava: “Se vogliamo avere la speranza di mantenere un significato per il mondo, possiamo farlo solo in comune. Infatti, come singoli Stati - in quanto Francia, Italia, Germania o in quanto Polonia, Olanda, Danimarca o Grecia - alla fine potremmo essere misurati non più in percentuali, ma solo in millesimi”. Era vero ieri, è vero ancora di più oggi.

Con questo spirito, il Partito Democratico esprime la fiducia al Governo, nella consapevolezza che, proprio in una situazione così buia, come quella che stiamo vivendo in Europa in questi mesi, le idee più alte e ambiziose possono trovare gambe robuste per camminare e arrivare lontano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, il provvedimento oggi in esame, il decreto-legge n. 4 del 2022, arriva dal Senato in un periodo storico particolarmente delicato per il nostro Paese, dopo la forte crisi economica causata dalla pandemia da COVID e la presenza della guerra in Ucraina.

Nel 2021, abbiamo assistito a una ripartenza generalizzata dei consumi e dei commerci internazionali, a cui è, conseguentemente, seguita una grande domanda di materie prime, in genere, e, in particolare, di energia. I prezzi del gas sono esplosi, colpendo non solo l'intera Europa, ma, in particolare, l'Italia, che storicamente ha una forte dipendenza energetica dall'estero. Un caro bollette che non sta risparmiando nessuno: enti pubblici, famiglie, ospedali, case di riposo, autotrasportatori ed attività produttive di ogni dimensione. È necessaria, ormai, una nuova politica nazionale energetica, come la Lega sostiene da tempo, che ponga sullo stesso piano la sostenibilità ambientale con quella sociale ed economica. Siamo per una transizione ecologica sostenibile, che non sacrifichi sull'altare dell'ambientalismo il nostro sistema produttivo e non impoverisca le nostre famiglie che stanno vedendo le bollette crescere ogni giorno.

In questi ultimi 20 anni, troppi “no” sono stati detti in Italia: “no” al carbone, “no” al TAP, “no” alle trivelle, “no” ai rigassificatori, “no” al nucleare, “no” allo sviluppo, “no” a investimenti in infrastrutture. Risultato? Dipendiamo dall'estero per oltre il 90 per cento della nostra energia, con i prezzi aumentati di 4, 5 volte e tutti ne stiamo pagando le conseguenze. Oggi,, è troppo facile parlare di autonomia, di autosufficienza energetica, quando, da tempo, la Lega, da sola e unico gruppo parlamentare, aveva evidenziato i forti rischi del caro energia, causato anche da una transizione ecologica senza freni. Facciamo attenzione, perché questa, in quel momento storico, era una posizione che era stata criticata da tutti, soprattutto dagli ambientalisti chic da salotto. Per il bene del nostro Paese, se le posizioni sono veramente cambiate, allora, a questo punto, chiediamo a tutti concretezza e realismo, quindi trasformiamo i tanti “no” che sono stati detti in “sì”.

La Lega sostiene da tempo che le situazioni di emergenza richiedono risposte di emergenza, quindi qualunque fonte energetica deve essere utilizzata e sfruttata al massimo. Abbiamo il coraggio di utilizzare solare, eolico, idroelettrico, geotermia, biogas, bioliquidi, nel rispetto dei principi di economia circolare e nel recupero di materia, anche dei rifiuti. Si riprenda, finalmente, la via della ricerca di gas sul territorio nazionale on-shore e off-shore, rilanciando la produzione energetica nazionale, ritornando a quei 15 miliardi di metri cubi che, in questo momento, ricordo a quest'Aula, stanno sfruttando i nostri Paesi dall'altra parte dell'Adriatico, croati, albanesi, greci, che ci rivendono l'energia. Quella stessa energia, allora, prendiamola, utilizziamola per darla alle nostre imprese a prezzi calmierati, perché le nostre imprese, in questo, modo possono riprendere ed andare avanti.

Lo stesso Ministro Cingolani ha confermato ieri, in Aula, l'esigenza di ripensare al nostro modello energetico. In questi mesi, il Governo ha messo sul campo oltre 17 miliardi di euro per contenere gli aumenti di bollette per famiglie e imprese, una misura importante, ma certamente non sufficiente. C'è bisogno di qualche scelta coraggiosa, prima che sia troppo tardi e, come la Lega che da tempo, abbiamo il coraggio di attivare un piano straordinario e uno scostamento di bilancio adeguati ai bisogni. Su questo la Lega c'è e ci sarà.

Anche in questo provvedimento, vi sono iniziative a sostegno delle imprese e dei privati per l'energia. Innanzitutto, vengono annullati gli oneri generali di sistema per il mondo delle imprese e per gli usi di illuminazione pubblica, per un intervento per 1,2 miliardi di euro. Ricordo a quest'Aula e ai colleghi che, recentemente, per le famiglie e le piccole imprese, la stessa misura era stata adottata, qualche mese fa, per una spesa di 1,8 miliardi di euro. Una particolare attenzione a coloro che sono in povertà energetica e a coloro che utilizzano, purtroppo, apparecchiature mediche necessarie al mantenimento della vita e, in più, un contributo straordinario sotto forma di credito d'imposta pari al 20 per cento per le imprese energivore, quindi, cercando, nei limiti del contenimento della spesa pubblica, di sostenere ogni tipo di impresa. Qui dobbiamo intervenire con riforme forti e strutturali: ridefinire i prezzi di riferimento di gas ed energia elettrica, ridefinire il mix di approvvigionamento spot tra medio e lungo termine e, come ha dichiarato il Premier Draghi stamattina, ulteriori 4 miliardi sono in intervento.

Un altro aspetto che questo provvedimento ha visto il grande impegno della Lega è la soluzione della cessione multipla dei crediti per il 110 per cento. La Lega continua a rispettare gli impegni presi con le imprese e le famiglie. Abbiamo la possibilità di ritornare alle cessioni multiple, addirittura due cessioni più lo sconto in fattura, affinché possa ripartire questo settore, un settore che è strategico e fondamentale per l'Italia. C'era stato un momento di stop, ma con questo provvedimento credo vi siano tutti i presupposti per ripartire col 110 per cento. Nell'immediato, addirittura, stiamo insistendo ancora per avviare una proroga tecnica della misura del 110 per cento almeno per le villette unifamiliari che faccia recuperare questi due mesi in cui c'è stato un blocco dell'attività per la questione del credito di imposta. L'impegno della Lega è che nessuno rimanga indietro e possa ultimare i lavori già programmati e iniziati. Certo, in questo modo, sosteniamo il sistema edilizio e sosteniamo le imprese, ma dobbiamo ragionare sul riordino complessivo degli incentivi fiscali in edilizia, allungando in primis i tempi di fruizione e anche, in qualche modo, contenendo le aliquote, nella consapevolezza che continua a essere fondamentale per la tenuta dell'intero comparto delle costruzioni in Italia il sistema degli incentivi.

Un'altra grande battaglia vinta dalla Lega è la pace fiscale. Finalmente, sono state spostate le scadenze per i pagamenti della Rottamazione-ter e il saldo e stralcio. Oltre 500 mila contribuenti che erano rimasti indietro per questioni di difficoltà economiche potranno sanare le proprie posizioni entro il 30 aprile per le rate del 2020, il 31 luglio per le rate del 2021 e il 30 novembre per quelle in scadenza nel 2022. Analogamente, sono state estinte le procedure esecutive attivate. Noi continuiamo a insistere con il Governo e con gli altri gruppi parlamentari sull'avvio della Rottamazione-quater per completare il lavoro, perché dopo una crisi economica, dopo una crisi sanitaria come quella che stiamo vivendo e da cui stiamo uscendo, serve un nuovo rapporto con il fisco per ripartire tutti insieme, senza che alcuni debbano portare un pesante fardello che, al momento, non è sostenibile.

A livello di sostegno alle attività territoriali, siamo intervenuti anche in questo provvedimento a favore delle popolazioni che hanno subìto il terremoto nel 2009, 2012, 2016, 2017. Sono state sospesi per il 2022 i finanziamenti e le rate dei mutui per le attività economiche e produttive per i soggetti privati che vivono nei territori del Centro Italia. Un altro anno di respiro soprattutto per coloro che hanno le case inagibili o gli stessi capannoni industriali inagibili. È stata prevista l'esenzione dell'IMU per il 2022 nei territori colpiti dal terremoto del 2012 in Emilia e in Lombardia e ricordo che già c'è la sospensione dei mutui per gli enti locali all'articolo 41 del “decreto Energia”, che attualmente è in discussione qui alla Camera.

Un'altra misura che potrebbe rifavorire la ripartenza economica e sociale di quei territori è il rientro dei pensionati dall'estero. Coloro che dall'estero si trasferiscono nei territori del Centro Italia potranno beneficiare di un'aliquota agevolata del 7 per cento.

Poi ci sono investimenti, in questo provvedimento, importanti per le imprese. Prevediamo - e di questo vorrei ringraziare il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti - un credito d'imposta per gli investimenti in beni materiali funzionali alla trasformazione economica e digitale, come un ulteriore intervento sull'integrazione dei trattamenti ordinari di integrazione salariale per quelle attività e per quelle aziende che, purtroppo, hanno subìto il COVID-19. Ulteriori interventi sono stati fatti per sostenere le attività chiuse quali wedding, intrattenimento, HoReCa, parchi tematici, acquari, parchi geologici e gestione di piscine. In particolare, una misura per il sostegno del commercio al dettaglio dei prodotti tessili, della moda, calzaturiero e pelletteria, affinché possano avere un credito d'imposta sulle rimanenze di magazzino. Quindi, questioni veramente importanti.

Inoltre, è stato sostenuto lo spettacolo e sono state sostenute le attività del cinema e dell'audiovisivo.

Una particolare attenzione - veramente un provvedimento ricco di iniziative - è andata al mondo della disabilità, per assicurare alle persone con disturbi specifici di apprendimento uguali opportunità per l'accesso al mondo del lavoro e prevedere le attività nazionali per le Special Olympics Italia.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Arrivo subito alle conclusioni, grazie Presidente. Quindi, stavo dicendo: sostegno alle attività dello spettacolo e circensi. In realtà, è un provvedimento importante e significativo che aiuta a superare la crisi pandemica.

La scelta della Lega continua ad essere quella di stare concretamente e quotidianamente vicini ai cittadini e alle imprese, facendo quanto possibile a sostegno del nostro sistema economico attraverso la nostra presenza al Governo in modo dialettico e chiaro, nella consapevolezza che, vista la crisi energetica, possono essere efficaci solo risposte immediate, ancorché parziali.

Concludo (grazie, Presidente, per il tempo). Chiediamo al Governo maggiore coraggio nella scelta di sostegno alle aziende e nella lotta al caro energia, utilizzando ogni mezzo a disposizione ed evidenziando, altresì, il forte impulso della Lega per la fine dello stato d'emergenza COVID e per la progressiva e veloce uscita dalle restrizioni pandemiche dal 1° aprile. È ora di mettere in campo ogni iniziativa utile per far ritornare il Paese alla normalità - chiudo, Presidente -, facendo ripartire il positivo percorso di sviluppo economico e sociale.

Per questo, annuncio il voto favorevole della Lega sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, il “decreto-legge Sostegni-ter”, approvato dal Consiglio dei Ministri il 21 gennaio 2022, nasceva per far fronte a due emergenze, una dovuta al rincaro delle bollette e l'altra dovuta alla difficoltà che la quarta ondata della pandemia ha provocato a determinati settori economici. In particolare, cerchiamo di contrastare gli effetti dovuti al rincaro delle bollette. Per questo, il decreto destina 1,7 miliardi, mentre altri 1,6 miliardi andranno in forma di aiuti alle attività economiche più penalizzate. In totale, quindi, il provvedimento mette in campo 3,3 miliardi. Vede, Presidente, è chiaro a tutti che, con lo scoppio della guerra in Ucraina, il decreto, di fatto, è stato superato dagli eventi. Le cifre messe in campo, proprio per l'inasprirsi della crisi energetica, non risultano all'altezza delle urgenze. Ecco perché il MoVimento 5 Stelle, a più riprese, ha chiesto un nuovo scostamento di bilancio in questa fase delicata per il Paese. Voglio ricordare quanto siano stati importanti gli scostamenti di bilancio nel 2020 durante il Governo “Conte 2”, puntualmente sostenuti dal MoVimento 5 Stelle. Considerando gli scostamenti alla base dei decreti “Cura Italia”, “Rilancio”, “Agosto” e “Ristori” e considerando lo scostamento alla base della legge di bilancio 2021, proprio quegli interventi hanno permesso di recuperare 130 miliardi di euro per proteggere il nostro tessuto economico-produttivo, ma anche per porre le basi per il rilancio, come dimostra, su tutti, il superbonus 110 per cento per l'edilizia. Questi scostamenti di bilancio del 2020 hanno avuto un ruolo fondamentale nel rilanciare l'economia italiana nel 2021, contribuendo alla crescita record del PIL del 6,6 per cento.

In quest'ottica, il decreto in esame rappresenta inevitabilmente solo un primo passo per aiutare il sistema produttivo italiano. Mettiamo in campo 1,6 miliardi di euro che servono a ristorare il commercio, il commercio al dettaglio, le discoteche, i parchi divertimento, il settore del wedding, il turismo, lo sport e lo spettacolo.

Per quanto riguarda il superbonus, grazie al nostro pressing, siamo riusciti a convincere il Governo ad approvare un nuovo decreto-legge, poi diventato emendamento allo stesso “Sostegni-ter”. Questo emendamento recupera il principio della cedibilità multipla dei crediti di imposta nella forma di un massimo di tre passaggi, di cui due tra soggetti bancari e finanziari vigilati. In più, sempre con un emendamento condiviso da tutte le forze politiche, siamo riusciti a rinviare dal 7 al 29 aprile il termine per la comunicazione della cessione dei crediti d'imposta relativi alle spese sostenute nel 2021. Si tratta, comunque, di risultati importanti, anche se avremmo voluto fare di più e ci aspettiamo maggiore attenzione nei prossimi interventi normativi. Inoltre, abbiamo riaperto i termini per il pagamento delle rate scadute della Rottamazione-ter e del saldo e stralcio. Adesso le rate potranno essere versato entro il 30 aprile 2022 per quelle in scadenza nell'anno 2020, entro il 31 luglio 2022 per quelle in scadenze nel 2021 ed entro il 30 novembre 2022 per quelle in scadenza nel 2022. Un risultato - ci tengo a sottolinearlo - ottenuto sempre grazie ad un nostro emendamento.

Mi avvio alla conclusione. La nostra linea è chiara: bisogna fare molto di più. Il costo dell'energia è decisamente fuori scala, le speculazioni sui prezzi della benzina sono inaccettabili e la ripresa rischia anche di fermarsi. È indispensabile che il Governo intervenga duramente contro i fenomeni speculativi, per aiutare tutte le filiere in ginocchio.

Rinnovando la fiducia da parte del MoVimento 5 Stelle al Governo, auspichiamo nuovi e immediati interventi per sostenere le imprese e le famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale avrà luogo a partire dalle ore 17,40, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta è, quindi, sospesa e riprenderà alle 17,40.

La seduta, sospesa alle 17,35, è ripresa alle 17,45.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3522​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà quindi inizio dal deputato Zolezzi.

Sulla base di tale estrazione, sono state stabilite e comunicate apposite fasce orarie per regolare l'accesso dei deputati, i quali - all'orario stabilito per ciascuna fascia - faranno ingresso in Aula dal lato sinistro della Presidenza, dichiareranno il voto dalla fila dei banchi del Governo riservata ai sottosegretari e quindi lasceranno l'Aula dall'ingresso del lato destro.

Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei membri del Governo.

Prima di iniziare la chiama, invito tutti i colleghi a calzare la mascherina nella maniera adeguata e a mantenere le distanze.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama).

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti:.………………...... 466

Votanti:………………….... 465

Astenuti:…………………...... 1

Maggioranza:…………........ 233

Hanno risposto :………..... 416

Hanno risposto no:………..... 49

La Camera approva.

Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Andreuzza Giorgia

Angiola Nunzio

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprea Valentina

Ascani Anna

Ascari Stefania

Azzolina Lucia

Badole Mirco

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baldini Maria Teresa

Baldino Vittoria

Baratto Raffaele

Barbuto Elisabetta Maria

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Barzotti Valentina

Basini Giuseppe

Battelli Sergio

Battilocchio Alessandro

Bazoli Alfredo

Bella Marco

Belotti Daniele

Benamati Gianluca

Benvenuto Alessandro Manuel

Berardini Fabio

Bersani Pier Luigi

Berti Francesco

Billi Simone

Bilotti Anna

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Boldrini Laura

Bologna Fabiola

Bonafede Alfonso

Bond Dario

Boniardi Fabio Massimo

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brescia Giuseppe

Brunetta Renato

Bruno Raffaele

Bruno Bossio Vincenza

Bubisutti Aurelia

Buffagni Stefano

Buompane Giuseppe

Buratti Umberto

Businarolo Francesca

Cadeddu Luciano

Caffaratto Gualtiero

Calabria Annagrazia

Campana Micaela

Cannizzaro Francesco

Cantini Laura

Cantone Carla

Caon Roberto

Capitanio Massimiliano

Cappellacci Ugo

Carabetta Luca

Care' Nicola

Carelli Emilio

Carinelli Paola

Carrara Maurizio

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassese Gianpaolo

Cassinelli Roberto

Castiello Giuseppina

Casu Andrea

Cataldi Roberto

Cattaneo Alessandro

Ceccanti Stefano

Cecchetti Fabrizio

Cenni Susanna

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Chiazzese Giuseppe

Ciaga' Graziella Leyla

Ciampi Lucia

Cillis Luciano

Coin Dimitri

Colaninno Matteo

Colla Jari

Colmellere Angela

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Conte Federico

Corneli Valentina

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Crippa Davide

Cristina Mirella

Critelli Francesco

Curro' Giovanni

Daga Federica

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

Dall'Osso Matteo

Dara Andrea

De Angelis Sara

De Carlo Sabrina

De Filippo Vito

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Martini Guido

De Micheli Paola

Deiana Paola

Del Basso De Caro Umberto

Del Grosso Daniele

D'Elia Cecilia

Delrio Graziano

D'Eramo Luigi

D'Ettore Felice Maurizio

Di Giorgi Rosa Maria

Di Maio Marco

Di Muro Flavio

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

D'Inca' Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donina Giuseppe Cesare

Donno Leonardo

D'Orso Valentina

Durigon Claudio

D'Uva Francesco

Emiliozzi Mirella

Ermellino Alessandra

Fantinati Mattia

Fantuz Marica

Faro Marialuisa

Fassina Stefano

Federico Antonio

Ferraioli Marzia

Ferraresi Vittorio

Ferri Cosimo Maria

Ficara Paolo

Fiorini Benedetta

Flati Francesca

Fogliani Ketty

Fontana Lorenzo

Formentini Paolo

Fornaro Federico

Foscolo Sara

Fraccaro Riccardo

Fragomeli Gian Mario

Frailis Andrea

Franceschini Dario

Frate Flora

Fregolent Silvia

Furgiuele Domenico

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagliardi Manuela

Gagnarli Chiara

Galizia Francesca

Galli Dario

Gallo Luigi

Gariglio Davide

Gastaldi Flavio

Gebhard Renate

Gentile Andrea

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giachetti Roberto

Giacometti Antonietta

Giacometto Carlo

Giacomoni Sestino

Giarrizzo Andrea

Giglio Vigna Alessandro

Giordano Conny

Giorgis Andrea

Giuliano Carla

Golinelli Guglielmo

Gribaudo Chiara

Grimaldi Nicola

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Gusmeroli Alberto Luigi

Ianaro Angela

Iezzi Igor Giancarlo

Incerti Antonella

Invernizzi Cristian

Invidia Niccolo'

Iorio Marianna

Iovino Luigi

La Marca Francesca

L'Abbate Giuseppe

Labriola Vincenza

Lacarra Marco

Lazzarini Arianna

Legnaioli Donatella

Lepri Stefano

Letta Enrico

Librandi Gianfranco

Licatini Caterina

Liuni Marzio

Liuzzi Mirella

Lolini Mario

Lombardo Antonio

Lorenzoni Eva

Lorenzoni Gabriele

Losacco Alberto

Loss Martina

Lotti Luca

Lovecchio Giorgio

Lucchini Elena

Lucentini Mauro

Maccanti Elena

Madia Maria Anna

Maggioni Marco

Magi Riccardo

Manca Alberto

Manca Gavino

Manzato Franco

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Marchetti Riccardo Augusto

Mariani Felice

Marino Bernardo

Marrocco Patrizia

Martinciglio Vita

Masi Angela

Mauri Matteo

Mazzetti Erica

Melicchio Alessandro

Miceli Carmelo

Micheli Matteo

Micillo Salvatore

Migliore Gennaro

Migliorino Luca

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Misiti Carmelo Massimo

Molinari Riccardo

Mor Mattia

Morassut Roberto

Morelli Alessandro

Morgoni Mario

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Mugnai Stefano

Mule' Giorgio

Mura Romina

Murelli Elena

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nappi Silvana

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nevi Raffaele

Nitti Michele

Nobili Luciano

Noja Lisa

Novelli Roberto

Olgiati Riccardo

Orfini Matteo

Orrico Anna Laura

Pagani Alberto

Paita Raffaella

Palazzotto Erasmo

Pallini Maria

Palmieri Antonio

Palmisano Valentina

Panizzut Massimiliano

Paolin Giuseppe

Paolini Luca Rodolfo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Parolo Ugo

Pastorino Luca

Patassini Tullio

Paternoster Paolo

Pella Roberto

Pellicani Nicola

Penna Leonardo Salvatore

Pentangelo Antonio

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Perego Di Cremnago Matteo

Pettazzi Lino

Pezzopane Stefania

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Piccoli Nardelli Flavia

Piccolo Tiziana

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Pini Giuditta

Pittalis Pietro

Pizzetti Luciano

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Portas Giacomo

Potenti Manfredi

Prestigiacomo Stefania

Prestipino Patrizia

Provenza Nicola

Quartapelle Procopio Lia

Racchella Germano

Raciti Fausto

Raffa Angela

Raffaelli Elena

Ravetto Laura

Ricciardi Riccardo

Ripani Elisabetta

Rixi Edoardo

Rizzo Gianluca

Rizzo Nervo Luca

Rizzone Marco

Romano Andrea

Rospi Gianluca

Rossello Cristina

Rossi Andrea

Rossini Emanuela

Rossini Roberto

Rosso Roberto

Rotta Alessia

Ruffino Daniela

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Saltamartini Barbara

Sani Luca

Sarro Carlo

Sarti Giulia

Savino Sandra

Scagliusi Emanuele

Scalfarotto Ivan

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Schiro' Angela

Schullian Manfred

Scoma Francesco

Scutella' Elisa

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Serritella Davide

Sessa Rosella

Siani Paolo

Sibilia Cosimo

Silvestri Francesco

Siracusano Matilde

Sisto Francesco Paolo

Snider Silvana

Soverini Serse

Sozzani Diego

Spadoni Maria Edera

Spena Maria

Sportiello Gilda

Sut Luca

Sutto Mauro

Tabacci Bruno

Tartaglione Annaelsa

Tateo Anna Rita

Terzoni Patrizia

Timbro Maria Flavia

Toccafondi Gabriele

Toccalini Luca

Tofalo Angelo

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tondo Renzo

Tonelli Gianni

Topo Raffaele

Torromino Sergio

Torto Daniela

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Tucci Riccardo

Turri Roberto

Ungaro Massimo

Vacca Gianluca

Valente Simone

Vallotto Sergio

Varrica Adriano

Vazio Franco

Verini Walter

Vietina Simona

Vignaroli Stefano

Vitiello Catello

Viviani Lorenzo

Zan Alessandro

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zanichelli Davide

Zardini Diego

Zennaro Antonio

Ziello Edoardo

Zoffili Eugenio

Hanno risposto no:

Albano Lucia

Bellucci Maria Teresa

Benedetti Silvia

Bucalo Carmela

Butti Alessio

Cabras Pino

Caiata Salvatore

Caretta Maria Cristina

Ciaburro Monica

Costanzo Jessica

De Toma Massimiliano

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

Donzelli Giovanni

Dori Devis

Ferro Wanda

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Fratoianni Nicola

Galantino Davide

Gemmato Marcello

Giuliodori Paolo

Lucaselli Ylenja

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Maschio Ciro

Mollicone Federico

Montaruli Augusta

Osnato Marco

Prisco Emanuele

Raduzzi Raphael

Rizzetto Walter

Romaniello Cristian

Romano Paolo Nicolo'

Rotelli Mauro

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Silvestri Rachele

Silvestroni Marco

Spessotto Arianna

Suriano Simona

Termini Guia

Testamento Rosa Alba

Trancassini Paolo

Vallascas Andrea

Varchi Maria Carolina

Vianello Giovanni

Villarosa Alessio

Vinci Gianluca

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Trizzino Giorgio

Sono in missione:

Aiello Piera

Aresta Giovanni Luca

Barelli Paolo

Bergamini Deborah

Berlinghieri Marina

Bianchi Matteo Luigi

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantalamessa Gianluca

Caparvi Virginio

Carbonaro Alessandra

Carfagna Maria Rosaria

Casa Vittoria

Caso Andrea

Castelli Laura

Cattoi Maurizio

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cirielli Edmondo

Colletti Andrea

Corda Emanuela

Dadone Fabiana

Del Barba Mauro

Del Sesto Margherita

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Dieni Federica

Fassino Piero

Ferrari Roberto Paolo

Fiano Emanuele

Fitzgerald Nissoli Fucsia

Fontana Gregorio

Fontana Ilaria

Frassini Rebecca

Frusone Luca

Gallinella Filippo

Garavaglia Massimo

Gava Vannia

Gelmini Mariastella

Giorgetti Giancarlo

Gobbato Claudia

Grande Marta

Grimoldi Paolo

Guerini Lorenzo

Lapia Mara

Lattanzio Paolo

Lollobrigida Francesco

Lorefice Marialucia

Lupi Maurizio

Macina Anna

Maglione Pasquale

Marattin Luigi

Marin Marco

Melilli Fabio

Molteni Nicola

Nesci Dalila

Orlando Andrea

Pretto Erik Umberto

Rampelli Fabio

Rosato Ettore

Russo Giovanni

Sasso Rossano

Sibilia Carlo

Silli Giorgio

Speranza Roberto

Tasso Antonio

Tripodi Maria

Valentini Valentino

Viscomi Antonio

Vito Elio

Volpi Leda

Volpi Raffaele

Zolezzi Alberto

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3522​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella seduta odierna avranno luogo gli eventuali interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno, nonché l'espressione del parere da parte del rappresentante del Governo. Le successive fasi dell'esame del provvedimento avranno luogo nella seduta di domani, giovedì 24 marzo, a partire dalle ore 9,30. Sempre secondo le intese intercorse tra i gruppi, la votazione finale avrà luogo entro le ore 14 di domani.

L'onorevole Gusmeroli ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/3522/62 Bellachioma, di cui è cofirmatario. Prego.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, l'ordine del giorno che vi presento è assolutamente importante e nodale per togliere dall'ansia tante famiglie, famiglie che hanno avviato…

PRESIDENTE. Aspetti un attimo, onorevole Gusmeroli. Colleghi, facciamo parlare l'onorevole Gusmeroli… onorevole Mollicone. Prego, onorevole Gusmeroli.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Come dicevo, bisogna togliere dall'ansia tante famiglie che hanno avviato, grazie al bonus del 110 per cento, la ristrutturazione delle loro villette e, in generale, di abitazioni, con il concetto di efficientarle dal punto di vista energetico. Perché toglierle dall'ansia? Perché proprio col “decreto Sostegni-ter” il Governo ha modificato l'articolo 28 e ha, di fatto, per due mesi, bloccato tutte le pratiche di ristrutturazione, perché non era possibile la cessione del credito e non era più possibile lo sconto in fattura. Questo, non solo ha determinato problemi finanziari nell'ambito delle ristrutturazioni, ma ha determinato proprio il blocco delle ristrutturazioni, perché ovviamente chi aveva avviato delle ristrutturazioni, nell'ottica di non poter cedere il credito o scontare le fatture, giustamente, ha detto: fermiamo i lavori; ma anche le stesse imprese hanno fermato i lavori non potendo scontare il credito in fattura. Quindi, abbiamo perso due mesi; sappiamo che c'è una scadenza molto importante, che è quella del 30 giugno, per cui, se nell'ambito del bonus 110 per cento sulle villette non si è completato almeno il 30 per cento delle lavorazioni, a quel punto si perde il beneficio. Che cosa chiediamo? Chiediamo che il Governo, conscio, se vogliamo, anche di aver procurato questo ritardo di due mesi, dia almeno due mesi in più e, quindi, si vada al 31 agosto. Poi, noi chiediamo al Governo anche di tenere in considerazione degli ulteriori fatti che si sono verificati, cioè la penuria di materie prime determinata anche dall'aumento delle materie prime; quindi, in qualche modo, bisogna non solo procrastinare al 31 agosto, ma valutare di uniformare i tempi del bonus 110 per cento per le villette a quelli dei condomini, anche perché, onestamente, non è mai parsa chiara la differenza tra un bonus 110 per cento per le villette e quello per i condomini.

Non si capisce perché una persona facoltosa che abita in un condominio può usufruire anche nel 2023 del bonus 110 per cento e una persona che, magari, ha una piccola villetta non possa usufruirne se non sino al 30 giugno e ultimando almeno il 30 per cento dei lavori.

Quindi, con questo ordine del giorno chiedo che il Governo rivaluti integralmente questa normativa, uniformi i termini per le villette e i condomini.

Ricordo che questo bonus 110 per cento ha concorso in maniera importante al rilancio dell'edilizia, rilancio dell'edilizia che è molto importante per la crescita del nostro Paese e, qui, mi riallaccio a un tema che è stato molto importante nelle scorse settimane: io invito tutto il Parlamento e il Governo a ripensare a quello che è successo con l'articolo 6. Noi al 30 giugno del 2021, quando abbiamo varato quel documento unico Camera-Senato, avevamo escluso la riforma del catasto, perché sapevamo che la riforma del catasto sarebbe stata: più tasse per tutti.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Quindi, non agganciamoci al prezzo di mercato, valutiamo di respingere l'articolo 6 quando arriverà in Aula il disegno di legge delega per la riforma fiscale, perché il bene casa è stato, è e sempre sarà uno dei motivi del rilancio dell'economia italiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Zanichelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3522/22.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo perché in questo decreto, che riguarda i sostegni in seguito alle conseguenze della pandemia, c'è un articolo che concerne il sistema dei rifiuti e, in particolare, dei rifiuti cosiddetti RAEE, i rifiuti da prodotti elettronici. Effettivamente a causa della pandemia c'è un aumento di questo tipo di rifiuti elettronici; sappiamo tutti che c'è stata una spinta all'innovazione elettronica e digitale e i rifiuti sono aumentati; in più, c'è stato anche l'adeguamento al sistema televisivo cosiddetto HD, che ha comportato un ulteriore ricambio degli apparecchi televisivi e, quindi, un aumento dei rifiuti di questa tipologia.

Sottolineo un aspetto legato a ciò che sta nell'elettronica e, quindi, alla presenza di semiconduttori e, in particolare, di metalli preziosi, come l'oro e l'argento, che sono all'interno dei circuiti, ma ricordo anche il cobalto e le cosiddette terre rare che sono un aspetto decisamente strategico di cui, a mio avviso, il nostro Paese si deve interessare, anche perché - l'ha ricordato lo stesso Presidente Draghi, questa mattina - ci sono e ci saranno degli investimenti nel settore dei semiconduttori in Europa e anche nel nostro Paese, la gigafactory di Termoli, la cui notizia è arrivata quest'oggi, ne è un esempio, e ci sarà un enorme fabbisogno di microchip di cui, appunto, sappiamo che c'è stata carenza nei mesi scorsi e ne stiamo pagando ancora adesso il prezzo. Quindi, i semiconduttori saranno un elemento strategico; i semiconduttori sono fatti con certi tipi di materiali ed è necessario per il nostro Paese diventare più robusto per quanto riguarda la filiera di approvvigionamento di questi materiali.

Ora, sappiamo che la Cina ha il controllo di una percentuale che va dal 55 al 70 per cento per l'estrazione delle terre rare ed, ecco, l'ordine del giorno va in questo senso, per impegnare il Governo a far sì che il nostro Paese possa diventare più indipendente rispetto all'approvvigionamento, facendo leva su quello che sostanzialmente, Presidente, abbiamo già, perché basterebbe recuperare quello che c'è nei dispositivi elettronici che abbiamo e che sostituiamo quando questi non funzionano più.

Ecco, serve incrementare e potenziare la filiera del recupero, non solamente la raccolta che già funziona, grazie ai comuni e alle regioni, ma serve potenziare la filiera del recupero di questi tipi di materiali perché - questo è un report pubblicato su Report Difesa a fine 2020 - ancora troppo spesso i prodotti raccolti poi vengono spediti all'estero - parlo di Asia e Africa - dove vengono smaltiti. Questi materiali devono rimanere sul nostro territorio, bisogna potenziare la filiera del recupero delle cosiddette terre rare, in modo tale che l'approvvigionamento nel nostro Paese possa assicurarsi in maniera più robusta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Manzo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3522/14.

TERESA MANZO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ho presentato questo ordine del giorno per impegnare il Governo a favore dei lavoratori stagionali e dei lavoratori del settore del turismo stagionale. L'intero comparto del turismo, che nel 2019 fatturava 13,3 miliardi, nel 2020 ha registrato una perdita del 76,7 per cento e nel 2021 dell'81,2, per un totale di oltre 21 miliardi di perdite. Per quest'anno, le associazioni del turismo organizzato Astoi Confindustria Viaggi, Aidit-Federturismo Confindustria, Assoviaggi-Confesercenti, Fiavet Confcommercio e Maavi-Conflavoro PMI già prevedono una perdita di altri 6 miliardi di fatturato. I lavoratori stagionali e i lavoratori stagionali del turismo sono tra le categorie che più stanno soffrendo, colpite dalla pandemia e ora anche dalla guerra. Per questo credo che per loro occorrano subito atti concreti, a cominciare da un significativo scostamento di bilancio, ad esempio.

Presidente, numerosi lavoratori stagionali pronti a partire per la stagione estiva oggi si vedono revocare il loro contratto di lavoro, che stava per iniziare. Proprio per questo motivo noi dobbiamo essere loro vicini con strumenti da approvare quanto prima nei prossimi decreti, ad esempio per quelli che non hanno raggiunto le settimane necessarie per poter richiedere la NASPI. Questo ordine del giorno va in tal senso, quello di aiutare le famiglie e i lavoratori che si ritrovano oggi senza ammortizzatori sociali. Capirete bene che è venuto il momento, con questo e i prossimi decreti-legge, di aiutare queste famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'onorevole Comaroli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3522/3.

SILVANA ANDREINA COMAROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno volevo sottoporre all'attenzione del Governo un tema che, purtroppo, viene spesso dimenticato, il tema delle case di riposo. Le case di riposo hanno avuto sia nel 2020 sia nel 2021 un disagio notevole e purtroppo non sono state considerate perché non sono né famiglie né imprese né comuni o altro e ci si dimentica di questo settore. Stessa cosa è avvenuta adesso con il provvedimento delle bollette elettriche e, anche in questo caso, non sono state considerate. Giusto per farvi un esempio, per la bolletta del gas mediamente la casa di riposo del mio comune spendeva 4.000 euro al mese. La bolletta di dicembre è stata di 7.000 euro e la bolletta di gennaio 2022 è stata di 25.500 euro. Capite che, di fronte a una situazione del genere, le case di riposo falliscono oppure aumentano in modo esponenziale le rette degli ospiti, di questi poveri nonni.

Semplicemente, con questo ordine del giorno, io volevo portare il tema all'attenzione del Governo affinché in qualche modo, nei prossimi provvedimenti, si riesca a considerare anche questo settore, un settore fondamentale. Altrimenti, ciò si traduce in un disagio sociale per tutti i nostri nonni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Gallo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3522/12.

LUIGI GALLO (M5S). Grazie, Presidente. Sappiamo tutti che in questo momento il nostro Paese sta dando grande risalto agli interventi del PNRR, anche perché sono interventi che vanno a risolvere questioni annose del nostro Paese, a partire dalle disuguaglianze territoriali, dai servizi inesistenti, dagli asili nido, dalle scuole fatiscenti e da tanto altro. Tuttavia, ora che abbiamo ottenuto la prima tranche di finanziamenti e ora che tanti progetti sono in cantiere, noi come sentinelle parlamentari del territorio, attraverso questa interlocuzione del Parlamento con il Governo, che in questo momento è presente, dobbiamo permettere che lì dove si presentano questi problemi vadano risolti il più presto possibile.

In queste settimane sta accadendo questo, cara sottosegretaria, cioè sta accadendo che, quando i comuni si candidano per ottenere dei finanziamenti, dal PNRR o da fondi di altro tipo, a beneficio di strutture quali gli edifici scolastici, in cui si sta svolgendo in quel momento un'attività didattica, relativa all'anno scolastico in corso, questi edifici, se sono interessati da interventi, devono essere sostanzialmente sgombrati. Noi non riusciamo, con la progettualità attuale, a garantire la continuità didattica per tante attività, visto che il Governo ha deciso di spendere un bel settore di finanziamenti nel settore dell'edilizia scolastica e per recuperare il gap sugli asili nido.

Dobbiamo fare in modo che i comuni vengano messi in grado di intervenire realmente e, per poterlo fare, propongo in questo ordine del giorno due soluzioni. L'una è quella di avere un fondo che garantisca la possibilità di trovare risorse per strutture alternative, mentre si sviluppa il progetto sull'edificio, oggetto di finanziamento, l'altra riguarda il tema delle carenze di spazi pubblici che i comuni possono candidare ai progetti.

Noi veniamo da un periodo storico in cui vi sono state tante limitazioni per gli enti locali, che hanno portato questi ultimi a svendere i patrimoni pubblici. Ci troviamo, pertanto, nella necessità di invertire la rotta e di permettere agli enti locali di inserire nei bandi l'acquisizione di spazi pubblici, tramite, per esempio, la riconversione di zone industriali o l'acquisizione di spazi privati che non sono in questo momento usati.

Quindi, spero che il Governo tenga in considerazione le sollecitazioni reali che in poche settimane sono arrivate, ad esempio, dal comune di Casavatore, dal comune di Torre del Greco, da comuni del Lazio.

Sono problemi reali che pensiamo vadano riportati subito al Governo per intervenire in corsa in sede di modifiche essenziali ed evitare che quello che noi immaginiamo di fare con le risorse per intervenire sui gap strutturali del nostro Paese poi si fermi sulla carta e non riesca ad arrivare alla vita reale dei nostri cittadini.

PRESIDENTE. L'onorevole Varchi aveva chiesto di illustrare il suo ordine del giorno 9/3522/46 ma sembra che vi abbia rinunciato.

L'onorevole Mollicone ha quindi facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3522/103.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). L'illustrazione è soltanto posposta, non vi ha rinunciato. Scusate per la confusione.

Questo ordine del giorno è importante - lo dico al Governo presente al banco, se mi presta un attimo di attenzione - perché non è di parte o di partito ma rappresenta un tema che questa mattina è stato presentato come intergruppo ICAS, di cui sono fondatore, e che riverbera una proposta di legge per l'istituzione, il 15 aprile, della Giornata degli inventori e della tutela della proprietà creativa e intellettuale. Perché oggi? Perché oggi, il 23 marzo, attraverso l'ICE si celebra la Giornata del design nel mondo. Quindi, abbiamo formalizzato con le associazioni di categoria, anche insieme alla regione Lombardia, all'assessore Magoni, all'assessorato al design, con l'ADI, quindi con una filiera istituzionale, una proposta di legge quadro volta ad istituire la Giornata del 15 aprile, che è il giorno della nascita di Leonardo da Vinci, e a creare sostanzialmente una serie di tutele per la filiera dei brevetti, garantendo aggiornamenti e la completa digitalizzazione che permetterebbero una innovazione anche nella procedura.

In più, con questo ordine del giorno e quindi con la relativa proposta di legge - che invito tutti i colleghi di tutte le forze politiche a sottoscrivere su Geo-Cam - di fatto si va a promuovere la tecnologia blockchain, proprio nell'ottica di valorizzazione degli asset immateriali detenuti dalle imprese culturali e creative, realizzando un archivio digitale attraverso l'utilizzo della tecnologia blockchain e NFT, per la valorizzazione dei beni culturali e delle opere museali, e sostenere quindi la creazione di ecosistemi per consentirne la più ampia diffusione, anche tra chi promuove l'industria del design industriale e della cultura.

In sostanza, l'innovazione, come sappiamo, non è mai o positiva o negativa a prescindere, ma ovviamente ha bisogno di una regolamentazione. Quindi, l'innovazione viene applicata anche in un contesto di tutela della cultura, delle opere d'arte, del frutto della creatività, e anche nel design. Sappiamo quanto il design italiano possa essere considerato opera d'arte ed è importante che venga tutelato anche attraverso strumenti innovativi come blockchain e NFT.

Quindi, è un ordine del giorno che riverbera questa proposta di legge che – ripeto - non è di parte, ma è stata messa a disposizione di tutto il Parlamento per dare un segnale a una filiera quale quella del design e degli inventori.

Noi siamo il genio italiano e in questo ordine del giorno c'è anche un omaggio al grande Gio Ponti, che è il simbolo di questa genialità italiana sia come architetto, sia come fondatore di riviste sia come designer industriale.

Quindi, auspichiamo un parere favorevole del Governo, anche perché ovviamente si tratta di linee di principio. Sarebbe molto importante che ci fosse oggi - 23 marzo - questa consapevolezza a sostegno del design italiano, come sta facendo in questo momento l'ICE del Ministero degli affari esteri in tutto il mondo con i centri e gli istituti di cultura italiana.

PRESIDENTE. L'onorevole Varchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3522/46.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare il mio ordine del giorno che fa tesoro di numerose segnalazioni pervenute anche ovviamente a tutti i colleghi parlamentari. In particolare, vorrei concentrare la mia attenzione - chiedo su questo anche l'impegno del Governo presente in Aula - sulla specifica questione delle sanzioni ai tecnici che devono asseverare la documentazione per il superbonus.

Noi riteniamo, infatti, che, in questo frangente così drammatico per la situazione complessiva, la ripresa dello specifico comparto dell'edilizia abbia dato chiaramente ossigeno a tantissime imprese, ai loro lavoratori e, quindi, alle loro famiglie, con ciò garantendo un po' di stabilità in un periodo davvero difficile. Ma francamente non abbiamo compreso, secondo me, che le lamentele, le preoccupazioni, le legittime istanze dei tecnici che ci sono pervenute colgono nel segno, e noi crediamo che il Governo debba modificare la rotta.

Presidente, la ripresa di questo comparto, allo stato attuale, assume anche una valenza di carattere strategico perché, nel momento in cui l'Italia combatte, come tanti altri Paesi, sul fronte dell'approvvigionamento delle materie prime, avere una Nazione che investe sull'efficientamento energetico può costituire davvero il tassello di una visione. Però, si sanzionano i tecnici asseveratori.

Peraltro, la norma è assolutamente scollegata dalla realtà perché le frodi nel campo del superbonus 110 per cento, per il quale è sempre prevista l'asseverazione del tecnico, sono appena il 3 per cento e in nessun caso l'Agenzia delle entrate ha rilevato dichiarazioni false, infedeli o altri problemi legati all'attività dei tecnici.

Quindi, davvero non comprendiamo questo accanimento nei confronti dei tecnici che, peraltro, hanno dovuto studiare e rincorrere il Governo che ha continuamente modificato le norme; ancora continuano a fare i conti con date e scadenze che vengono cambiate repentinamente. Hanno affrontato anche un percorso professionale che li ha portati a contribuire alla ripresa di questo comparto, con la loro professionalità. Pertanto, crediamo che le loro preoccupazioni siano assolutamente legittime.

Io avevo predisposto alcuni emendamenti ma, avendo il Governo posto la questione di fiducia, non è stato possibile esaminarli in Aula, quindi non mi è rimasto che tradurre in ordine del giorno quello che le categorie coinvolte mi hanno rappresentato: parlo di ingegneri, ma ovviamente non mi riferisco solo a loro, ma a tutti i tecnici coinvolti.

Secondo me, ci vuole un impegno del Governo, perché, tra l'altro, questa norma finisce anche per creare problemi alla copertura assicurativa di questi professionisti, perché, evidentemente, la modifica del massimale rischia anche di creare un corto circuito nel rapporto tra assicurazione e professionista assicurato, nel caso in cui vengano aperti dei procedimenti.

Quindi, è davvero una norma di cui non si comprende la necessità, come ho detto prima, perché l'Agenzia delle entrate non ha restituito all'esito dei controlli che poi - per inciso - basterebbe semplificare per evitare questi fenomeni, ma, come al solito, questo Governo preferisce svolgere i controlli successivamente, quando l'attività repressiva rischia anche di essere infruttuosa, ma, in ogni caso, nessuna anomalia a carico di tecnici è stata denunciata in questo specifico segmento, che è quello del superbonus. Quindi, francamente non se ne comprende la necessità.

Gli effetti rischiano di essere devastanti, perché chiaramente molti tecnici, e mi avvio a concludere, non saranno più disposti a correre questi rischi per svolgere questo tipo di lavoro, per adempiere a questo tipo di incarico, quindi rischiamo che l'unico comparto che era effettivamente ripartito, dando fiato all'economia nazionale, si fermi nuovamente per questa previsione, assolutamente fuori da ogni logica e destituita di ogni fondamento.

Non si ravvisa la necessità, non è utile. Pertanto, vi chiedo di impegnarvi con il mio ordine del giorno a modificare questa previsione.

PRESIDENTE. L'onorevole Loss ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3522/81.

MARTINA LOSS (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, questo ordine del giorno, senza oneri finanziari a carico dello Stato, è finalizzato a sostenere le imprese agricole ubicate nelle zone montane e svantaggiate attraverso un intervento di semplificazione. La richiesta, infatti, riguarda le procedure di presentazione dell'istanza di assegnazione del carburante ad accisa agevolata per le lavorazioni agricole, da effettuare su terreni di dimensioni ridotte, così da agevolare l'accesso a tale importante misura di contenimento dei costi energetici che costituiscono uno dei principali pesi economici nell'ambito più generale dei costi di produzione aziendale, soprattutto nei contesti montani.

Sappiamo che le zone montane sono caratterizzate, da un lato, dalla limitazione delle possibilità di utilizzazione della terra e, dall'altro, da un considerevole aumento dei costi di produzione. Questi sono dovuti sia alle condizioni climatiche molto difficili, dovute per lo più a causa dell'altitudine, con un periodo vegetativo abbreviato, ma anche - e in zone a più bassa altitudine - all'esistenza, nella maggior parte del territorio, di forti pendii che rendono impossibile la meccanizzazione o richiedono l'impiego di materiale speciale assai oneroso.

A tale situazione si aggiunge anche l'elevata frammentazione della proprietà che, in molti casi, ha portato alla formazione di aziende agricole con superfici minimali, rendendo la parte amministrativa della gestione dell'azienda molto onerosa, a fronte di un'azienda di piccole o piccolissime dimensioni.

Per questo, tenuto conto della parcellizzazione dei terreni agricoli, l'ordine del giorno chiede di estendere ai procedimenti amministrativi per la presentazione dell'istanza di riconoscimento dell'agevolazione dell'accisa del carburante impiegato in lavori agricoli la norma semplificativa già prevista da una disposizione statale del 2014 in materia di costituzione del fascicolo aziendale, previsto per l'accesso agli aiuti in materia di politica agricola comunitaria.

Lo Stato, che è intervenuto con molte norme a supporto dei territori e aziende montane, in particolare con il decreto ministeriale n. 454 del 2001 ha disciplinato le modalità di gestione dell'agevolazione fiscale per gli oli minerali impiegati nei lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura, piscicoltura e nella florovivaistica, introducendo aliquote ridotte di accisa sulla benzina e sugli oli da gas utilizzati per lo svolgimento di attività agricole e con l'impiego delle macchine adibite a lavori agricoli e forestali. Al fine della semplificazione degli adempimenti per la riduzione dei costi energetici di produzione a carico delle imprese agricole ubicate in montagna diventa, quindi, quanto mai importante che le disposizioni di semplificazione che sono già state introdotte con altre norme possano essere estese anche a questo contesto. Infatti, con la legge 116 del 2014 si era già introdotta una misura semplificativa per le pratiche collegate al fascicolo aziendale; difatti, con riferimento ai terreni agricoli contraddistinti da particelle fondiarie di estensione inferiore ai 5 mila metri quadrati site in comuni montani o zone svantaggiate di montagna, i soggetti iscritti all'anagrafe delle aziende agricole non sono tenuti a disporre del relativo titolo di conduzione ai fini della costituzione del fascicolo aziendale; tale semplificazione, ovvero la non necessità di disporre del titolo di conduttore per coloro la cui superficie aziendale è inferiore ai 5 mila metri è risultata una norma di grande efficacia nel sostegno delle piccole realtà agricole, soprattutto nelle zone di montagna. Pertanto nella situazione attuale, in cui i costi energetici e per i carburanti costituiscono un peso elevatissimo, soprattutto per le aziende di piccola e piccolissima dimensione, e al fine di ridurre i costi energetici di produzione per le imprese agricole ubicate in zone montane e svantaggiate, chiediamo al Governo di prevedere la possibilità di accedere alle agevolazioni fiscali per gli oli minerali, estendendo la norma semplificativa prevista per il fascicolo aziendale anche ai contratti di affitto e comodato tipici delle aziende piccole e piccolissime (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere. Prego, sottosegretario Sartore.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente le chiederei - e chiederei all'Aula - una sospensione fino alle 20.

PRESIDENTE. Va bene, sottosegretario. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 20.

La seduta, sospesa alle 19,30, è ripresa alle 20.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3522​)

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/1 Paxia, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, anche al fine di assicurare il rispetto degli obiettivi e degli impegni del PNRR, di prevedere, a regime, un idoneo sistema di revisione prezzi anche sul modello delle migliori esperienze europee”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/2 Zennaro il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/3 Comaroli il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di predisporre (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/4 Fregolent, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di adottare (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/5 Morrone parere favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere iniziative che, nel breve termine, diano un immediato sollievo finanziario alle imprese agricole zootecniche e che, nel medio periodo, attivino politiche strategiche di sviluppo volte a recuperare, almeno in parte, la sicurezza alimentare del Paese e il collegamento tra produzione agricola e allevamenti, anche per l'utilizzo della concimazione organica, nonché per ripristinare le infrastrutture di stoccaggio che consentirebbero di poter contare su riserve strategiche che ad oggi non superano i due mesi di autonomia; a valutare l'opportunità di adottare scelte strutturali che favoriscano l'autosufficienza del nostro Paese dal punto di vista degli approvvigionamenti al fine di ridurre la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi sempre più esposti a tensioni internazionali e di mercato, quali: aumentare la produzione nazionale, potenziare le infrastrutture di stoccaggio, sviluppare accordi di filiera fra agricoltura e zootecnia nazionale.”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/6 Trano parere favorevole, espungendo le premesse e con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare, ove necessario, di individuare le occorrenti risorse rispetto allo stanziamento attuale, per indennizzare coloro che hanno subito lesioni o infermità originate da vaccinazione contro il COVID-19.”. Gli ordini del giorno n. 9/3522/7 Leda Volpi e n. 9/3522/8 Colletti sono accolti come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/9 De Toma parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “impegna il Governo a valutare di avviare le occorrenti interlocuzioni a livello europeo per prorogare i finanziamenti concessi con la previsione del decreto Liquidità 2020 corredati dalla garanzia dello Stato.”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/10 Silvestroni parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di sostenere il settore del trasporto di merci su strada arginando gli effetti negativi derivanti dall'aumento dei prezzi dell'energia e dei carburanti”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/11 Corda c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/12 Gallo parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di adottare tutte le iniziative (…)”.Sugli ordini del giorno n. 9/3522/13 Faro, n. 9/3522/14 Manzo, n. 9/3522/15 Alaimo e n. 9/3522/16 Corneli il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/17 Di Sarno parere favorevole con la precisazione che, come evidenziato nell'ordine del giorno n. 9/3522/9 De Toma, questa misura rende necessaria una preventiva nuova interlocuzione con la Commissione europea.

PRESIDENTE. Quindi, riformulato in questa maniera, sottosegretaria?

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sì, con tale riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/18 Perantoni parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/19 D'Uva parere favorevole con la seguente riformulazione: aggiungere le parole “con particolare riferimento” prima di “alla regione siciliana”. Sugli ordini del giorno n. 9/3522/20 Rizzo, n. 9/3522/21 Roberto Rossini, n. 9/3522/22 Zanichelli e n. 9/3522/23 Casa parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/24 Grippa parere favorevole, espungendo però dalla premessa le parole da “considerato che” fino a “per i leasing dilazionati” e riformulando l'impegno nei seguenti termini: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, di estendere all'anno 2022 le misure di ristoro delle rate di finanziamento o dei canoni di leasing anche alle imprese esercenti l'attività di trasporto turistico di persone che hanno acquistato un veicolo nuovo a trazione alternativa a metano, a gas naturale liquefatto, ibrida o elettrica ovvero a motorizzazione termica e conformi alla normativa euro 6”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3522/25 Giarrizzo parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di introdurre misure di supporto alla digitalizzazione dei processi aziendali delle piccole e medie imprese”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/26 Sut parere favorevole con la seguente riformulazione: premettere le parole “a valutare di”, eliminare da “senza ulteriori” fino a “e scadute” ed eliminare “entro le scadenze vigenti”. Sugli ordini del giorno n. 9/3522/27 Perconti, n. 9/3522/28 Amitrano e n. 9/3522/29 Mammì parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/30 Ruggiero parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di convocare, al ricorrere delle condizioni previste dalle direttive ministeriali e facendo seguito alle iniziative di competenza regionale, un tavolo di confronto presso il MiSE”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/31 Grillo parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di convocare presso il MiSE, all'esito delle iniziative regionali, un tavolo di confronto con le parti interessate dalla vicenda Pfizer di Catania”. Sugli ordini del giorno n. 9/3522/32 Galizia e n. 9/3522/33 Papiro parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/34 Manca parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “impegna il Governo a promuovere, anche in accordo con la regione Sardegna, delle misure incentivanti al fine di garantire la pulizia costante del sottobosco di querce da sughero, nonché a sostenere la nascita di nuove coltivazioni di sugherete, in particolare in regioni, quali la stessa Sardegna, in cui esse sono presenti esclusivamente in modo naturale, ciò al fine di tutelare in maniera sempre più concreta una coltura preziosa ed importante come quella del sughero italiano”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/35 Gagnarli parere favorevole con la riformulazione: “impegna il Governo a valutare la necessità di prevedere misure di sostegno in linea con quelle di cui all'articolo 3 del decreto in esame anche per il settore agrituristico, in considerazione delle conseguenze derivanti dall'emergenza epidemiologica da COVID-19 subite negli ultimi due anni”. L'ordine del giorno n. 9/3522/36 Parentela è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/37 Emiliozzi parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di predisporre”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/38 D'Orso c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/39 Maraia parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/40 Bucalo parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di prevedere”.

Ordine del giorno n. 9/3522/41 Albano, parere favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare la necessità di adottare urgenti azioni per sostenere il comparto pesca, prevedendo sostegni mirati ed iniziative a difesa di questo importante settore economico in tutte le sedi, anche quelle europee”.

Ordine del giorno n. 9/3522/42 Murelli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3522/43 Rotelli, favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di prevedere l'esenzione dal pagamento dei pedaggi autostradali in favore dei veicoli impiegati nella missione umanitaria a sostegno del popolo ucraino”.

Ordine del giorno n. 9/3522/44 Zucconi, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di prevedere (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/45 Giovanni Russo, parere favorevole con la seguente riformulazione: premettere a ciascun impegno le parole: “a valutare di (…)”.

Sugli ordini del giorno n. 9/3522/46 Varchi e n. 9/3522/47 Prisco, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Ordine del giorno n. 9/3522/48 Caiata, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/3522/49 Maschio, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di stanziare (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/50 Lucaselli, accolto con la seguente riformulazione: “a valutare di assumere ogni iniziativa (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/51 Ferro, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/3522/52 Rizzetto, favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di adottare (…)”.

Sugli ordini del giorno n. 9/3522/53 Frassinetti, n. 9/3522/54 Vianello e n. 9/3522/55 Raduzzi, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Ordine del giorno n. 9/3522/56 Romaniello, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di rendere pubblici i prezzi di acquisto del gas da parte delle società energetiche operanti sul territorio nazionale al fine di una corretta e trasparente determinazione degli extraprofitti”.

Ordine del giorno n. 9/3522/57 Sapia, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine di valutare di adottare ulteriori iniziative normative volte ad assegnare al Fondo unico nazionale per il turismo ulteriori risorse finanziarie”.

Ordine del giorno n. 9/3522/58 Belotti, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Ordine del giorno n. 9/3522/59 Golinelli, favorevole con la seguente riformulazione: “al fine di sostenere la suinicoltura italiana, a valutare la necessità di adottare misure di natura economica, anche se necessario incrementando in un prossimo provvedimento quelle già previste nel decreto-legge all'esame in favore degli allevatori suinicoli e ad adottare, altresì, misure di sostegno ad hoc, magari cofinanziate dall'Unione europea, per compensare le imprese agricole dai danni diretti ed indiretti causati dalle inevitabili restrizioni che verranno adottate per arginare la diffusione della peste suina africana, nonché garantire la massima trasparenza nella determinazione dei prezzi al fine di garantire una stabilizzazione del mercato e scongiurare le eventuali dannose speculazioni che si possano venire a creare”.

Ordine del giorno n. 9/3522/ 60 Furgiuele, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di prevedere (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/61 Paolin, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3522/62 Bellachioma, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di rivedere (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/63 Pentangelo, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3522/64 Dori, invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Ordine del giorno n. 9/3522/65 Gentile, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di proporre una modifica normativa tesa a rinviare alla contrattazione collettiva la disciplina della mobilità annuale”.

Ordine del giorno n. 9/3522/66 Vallascas, parere contrario sull'ultimo capoverso delle premesse e parere favorevole sull'impegno con la seguente riformulazione: “a valutare di intervenire (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/67 Giuliodori, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di prorogare (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/68 Schirò, parere favorevole con riformulazione: eliminando nell'impegno le parole da: “diritti fiscali” fino al termine ed inserendo dopo la parola: “salvaguardia” le parole: “in particolare a favore del personale dipendente a contratto della rete diplomatico-consolare”.

Ordine del giorno n. 9/3522/69 Deidda, parere favorevole con riformulazione: “impegna il Governo ad adottare, presso le competenti sedi comunitarie e regionali, ogni opportuna iniziativa, tra cui la regolamentazione del pascolo brado anche mediante attività di depopolamento, al fine di ottenere che la regione Sardegna venga riclassificata con il regolamento UE 2021/603, nell'Allegato I, da parte III verso parte II, consentendo agli allevamenti in regola e certificati di poter esportare in Italia, in Europa e nei Paesi extra Unione europea”.

Ordine del giorno n. 9/3522/70 Ciaburro, parere favorevole con la seguente riformulazione di ciascun impegno: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di: a) potenziare lo strumento delle polizze assicurative in agricoltura con coperture relative a episodi di siccità; b) attivare lo stato di emergenza per siccità e carenza idrica nel Piemonte e in tutte le regioni italiane con analogo andamento della risorsa idrica; c) programmare misure di investimento straordinario finalizzate ad incrementare la resa dei terreni anche tramite la realizzazione di reti di invasi a basso impatto paesaggistico con presenza capillare sul territorio, di bacini di accumulo delle acque piovane, nonché tutte quelle misure idonee ad incrementare la capacità di conservazione della risorsa idrica alla luce delle emergenze sopravvenute nei momenti di maggiori idroesigenze”. Quindi: “b) a valutare di attivare (…); c) a valutare di programmare (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/71 Caretta, parere favorevole ad eccezione del secondo e quinto capoverso delle premesse e riformulando la lettera c), premettendo le parole: “a considerare la possibilità di (…)”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/3522/72 Cortelazzo.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Parere contrario.

PRESIDENTE. Quindi, sull'ordine del giorno n. 9/3522/72 Cortelazzo il parere è contrario.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Un attimo, Presidente, perché qui non ho il parere. Un attimo, per favore perché…

PRESIDENTE. Anche perché poi vorrei anche un chiarimento sull'ordine del giorno n. 9/3522/71 Caretta, perché non abbiamo capito bene dove è il punto in cui il Governo intende riformulare. Ma lei prosegua pure con i pareri e poi torniamo eventualmente sull'ordine del giorno n. 9/3522/71 Caretta, in maniera che ci chiarisca il punto dove il Governo intende intervenire.

Quindi, siamo sull'ordine del giorno n. 9/3522/72 Cortelazzo. Lo accantoniamo?

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Penso sia favorevole il parere su questo ordine del giorno; non ho il parere sotto mano... Lo possiamo accantonare, Presidente, un minuto?

PRESIDENTE. Certo, sottosegretaria.

L'ordine del giorno n. 9/3522/72 Cortelazzo rimane accantonato un minuto, così poi lei ci fa sapere.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Va bene.

Ordine del giorno n. 9/3522/73 Mazzetti, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di prevedere (…)”.

Ordini del giorno n. 9/3522/74 Siracusano e n. 9/3522/75 Aprile, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3522/76 Villarosa, invito al ritiro o altrimenti parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/3522/77 Davide Crippa, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di adottare (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/78 Buompane, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/3522/79 Mantovani, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare di sviluppare (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/80 Rachele Silvestri, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di adottare (…)”.

Ordine del giorno n. 9/3522/81 Loss, parere favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: sostituire le parole: “prevedere la possibilità di accedere alle agevolazioni fiscali” con le seguenti: “a valutare di prevedere misure che consentano di accedere alle agevolazioni fiscali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3522/82 Giaccone, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di prevedere (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/83 Fiorini, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di includere (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/84 Spessotto, vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3522/85 Costanzo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di intervenire (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/86 Buratti, identico all'ordine del giorno n. 9/3522/90 Pella, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/87 Lattanzio, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/88 Testamento, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di stanziare (…)”. Sugli ordini del giorno nn. 9/3522/89 Mandelli, 9/3522/90 Pella e 9/3522/91 Nitti, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3522/92 Forciniti vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/93 Maniero, vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/94 Cabras, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di riconoscere (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/95 Di Giorgi, vi è un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario. Sugli ordini del giorno nn. 9/3522/96 Donina e 9/3522/97 Colmellere, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3522/98 Sodano, vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/3522/99 Spena, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di favorire (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3522/100 Bellucci, vi è un invito al ritiro. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/101 Vinci, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di aggiornare i criteri e le modalità di determinazione dei pedaggi autostradali anche al fine di favorire gli spostamenti per le finalità turistiche sul territorio nazionale”, “prevedere l'esenzione del pagamento dei pedaggi autostradali in favore dei veicoli impiegati nella missione umanitaria a sostegno del popolo ucraino.”.

Sull'ordine del giorno n. 9/3522/102 Rampelli, il primo impegno è accolto come raccomandazione; sul secondo impegno il parere è favorevole con una riformulazione nel senso di espungere le parole: “escludendo la progettazione degli impianti fotovoltaici ed eolici sui terreni agricoli”.

PRESIDENTE. Quindi, propone una riformulazione per il secondo impegno; per il primo, invece, c'è solo un accoglimento come raccomandazione.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/103 Mollicone, il parere è favorevole con la seguente riformulazione di ciascun impegno: “a valutare l'opportunità di (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/104 Scanu, vi è un invito al ritiro. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/105 Gagliardi, il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3522/106 Bignami è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/107 Cavandoli, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/108 Covolo, il parere è favorevole con la seguente riformulazione di ciascun impegno: “a valutare di (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/109 Gadda, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di prevedere (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/110 Foti, il parere è favorevole con la seguente riformulazione dell'impegno: “a valutare di prevedere (…)”. L'ordine del giorno n. 9/3522/111 Rospi è accolto come raccomandazione. Sugli ordini del giorno nn. 9/3522/112 Pastorino e 9/3522/113 Gemmato, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Bene, allora, sottosegretaria, rimane ancora da sciogliere il dubbio sull'ordine del giorno n. 9/3522/72 Cortellazzo. Preferisce che sospendo per qualche minuto? Diciamo cinque minuti?

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Si, va bene, grazie.

PRESIDENTE. Allora, la seduta è sospesa per cinque minuti e riprenderà alle 20,28.

La seduta, sospesa alle 20,23, è ripresa alle 20,28.

PRESIDENTE. Invito il sottosegretario Sartore a darci il parere sull'ordine del giorno n. 9/3522/72 Cortelazzo, poi vi era quel chiarimento sull'ordine del giorno n. 9/3522/71 Caretta.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/3522/72 Cortelazzo il parere è favorevole con la riformulazione “a valutare di prevedere (…)”.

PRESIDENTE. Le chiedo di rileggere anche, gentilmente, il parere sull'ordine del giorno n. 9/3522/71 Caretta, perché non abbiamo capito dove il Governo prevedeva di intervenire.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno Caretta n. 9/3522/71, il parere è favorevole, ad eccezione del secondo e quinto capoverso delle premesse…

PRESIDENTE. Quindi, parere favorevole, espungendo il secondo e quinto capoverso…

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. ...e riformulando la lettera c) premettendo le parole: “a considerare la possibilità di”.

PRESIDENTE. D'accordo, quindi espungendo il secondo e il quinto capoverso e riformulando la lettera c). Perfetto.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, posso modificare un parere?

PRESIDENTE. Ma certo, sottosegretario, ci mancherebbe.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno Sodano n. 9/3522/98, anziché un invito al ritiro, il parere è favorevole, a condizione che venga eliminato l'ultimo periodo; cioè, l'impegno dell'ordine del giorno diventerebbe: “a favorire la nascita e lo sviluppo delle start-up innovative e giovanili, soprattutto nel Sud-Italia e nelle Isole”, eliminando l'ultima parte.

PRESIDENTE. Va bene, d'accordo. Abbiamo cambiato il parere anche sull'ordine del giorno Sodano n. 9/3522/98. La ringrazio.

Come già preannunciato, quindi, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fraccaro. Ne ha facoltà.

RICCARDO FRACCARO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo perché credo sia importante oggi denunciare una situazione ignorata dal Governo, colpevolmente ignorata dal Governo.

Presidente, ci sono centinaia di imprese che in questo momento stanno rischiando di fallire e non perché non hanno lavoro o perché c'è la guerra, ma semplicemente perché il lavoro lo hanno fatto, lo hanno fatto in maniera corretta, lo hanno fatto nel settore dell'edilizia con il superbonus e ora non riescono a cedere il credito d'imposta. Infatti, il Governo ha cambiato le carte, le regole del gioco in corso e, oggi, ha compresso la capienza del sistema e la capacità del sistema di assorbire questi crediti; lo ha compresso troppo.

Queste imprese si sono fidate dello Stato, hanno creduto in una misura e oggi non hanno liquidità, da dicembre; rischiano di fallire dopo aver fatto i lavori.

Credo che ciò sia inaccettabile per uno Stato come il nostro ed è inaccettabile, a maggior ragione, dopo l'intervento di queste ore, con l'approvazione del “decreto Taglia prezzi” attraverso il quale questo Governo, che storicamente non ha mai creduto nella cessione, oggi introduce la cessione per dare liquidità - giustamente - alle imprese energivore e gasivore con un credito di imposta cedibile.

Ma la domanda è: se nemmeno le imprese che hanno già in mano il credito d'imposta cedibile riescono a cederlo per colpa del Governo, come facciamo a pensare che le imprese, che oggi non riescono a pagare le bollette, possano cedere a loro volta quel credito? Siamo all'assurdo e stiamo rischiando di far fallire l'unico comparto che ha trainato l'economia nell'ultimo anno durante il COVID.

Presidente, attraverso di lei, spero di poter spronare questo Governo a cambiare rotta sul superbonus e sulla cessione, e spero che cambi opinione e impostazione prima di arrivare a una nuova recessione economica, come quella che io penso accadrà, se andiamo avanti di questo passo. La situazione è drammatica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 24 marzo 2022 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2505 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (Approvato dal Senato). (C. 3522​)

Relatrice: TORTO.

2. Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2755 .

3. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00485 e Fiorini, Orrico, Benamati, Perego di Cremnago, Mor ed altri n. 1-00598 concernenti iniziative a sostegno del settore della moda .

4. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00572, Porchietto ed altri n. 1-00580, Benamati ed altri n. 1-00582, Chiazzese ed altri n. 1-00583, Lollobrigida ed altri n. 1-00587 e Moretto ed altri n. 1-00595 concernenti misure a sostegno del comparto automobilistico .

5. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BRUNO BOSSIO e MAGI; FERRARESI ed altri; DELMASTRO DELLE VEDOVE ed altri; PAOLINI ed altri: Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, al decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e alla legge 13 settembre 1982, n. 646, in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia. (C. 1951​-3106​-3184​-3315-A​)

Relatore: PERANTONI.

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FERRARI ed altri; DEIDDA ed altri; GIOVANNI RUSSO ed altri; DEL MONACO ed altri; DEL MONACO ed altri; FERRARI ed altri: Disposizioni di revisione del modello di Forze armate interamente professionali, di proroga del termine per la riduzione delle dotazioni dell'Esercito italiano, della Marina militare, escluso il Corpo delle capitanerie di porto, e dell'Aeronautica militare, nonché in materia di avanzamento degli ufficiali. Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale. (C. 1870​-1934​-2045​-2051​-2802​-2993-A​)

Relatori: ARESTA e FERRARI.

7. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 243​-3357-A​)

Relatore: FIANO.

8. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

S. 865 - D'INIZIATIVA POPOLARE: Modifica all'articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall'insularità. (Approvata, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 3353​)

Relatrice: ALAIMO.

9. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

MELONI ed altri: Modifiche alla parte II della Costituzione concernenti l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. (C. 716-A​)

Relatori: BRESCIA, per la maggioranza; PRISCO, di minoranza.

10. Seguito della discussione della proposta di legge:

CORDA ed altri: Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato). (C. 875-B​)

Relatore: ARESTA.

11. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586 e Valentini ed altri n. 1-00610 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

La seduta termina alle 20,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 il deputato Maschio ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 2 la deputata Papiro ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 4 il deputato De Maria ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 15 la deputata Giannone ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 19 i deputati Brescia, Valente e Zanichelli hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbero voluto astenersi dal voto;

nella votazione n. 20 il deputato Centemero ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 26 la deputata Benedetti ha segnalato che ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Serracchiani e a. 6-212 458 457 1 229 457 0 76 Appr.
2 Nominale Ris. Serracchiani e a. 6-212 pII 454 448 6 225 433 15 76 Appr.
3 Nominale Ris. Serracchiani e a. 6-212 pIII 458 409 49 205 409 0 76 Appr.
4 Nominale Ris. Serracchiani e a. 6-212 pIV 455 448 7 225 395 53 76 Appr.
5 Nominale Ris. Romaniello e a. 6-213 458 457 1 229 457 0 76 Appr.
6 Nominale Ris. Romaniello e a. 6-213 p.II 455 333 122 167 8 325 76 Resp.
7 Nominale Ris. Romaniello e a. 6-213 p.III 453 446 7 224 56 390 76 Resp.
8 Nominale Ris. Romaniello e a. 6-213 p.IV 461 459 2 230 421 38 76 Appr.
9 Nominale Ris. Romaniello e a. 6-213 pV 456 455 1 228 454 1 76 Appr.
10 Nominale Ris. Romaniello e a. 6-213 pVI 457 456 1 229 456 0 76 Appr.
11 Nominale Ris. Romaniello e a. 6-213 pVII 458 453 5 227 20 433 76 Resp.
12 Nominale Ris. Suriano e a. 6-214 458 451 7 226 19 432 76 Resp.
13 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 452 450 2 226 23 427 76 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pII 448 444 4 223 21 423 76 Resp.
15 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pIII 451 447 4 224 22 425 76 Resp.
16 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pIV 455 449 6 225 12 437 76 Resp.
17 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pV 453 446 7 224 53 393 75 Resp.
18 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 p.VI 453 451 2 226 62 389 75 Resp.
19 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pVII 450 340 110 171 20 320 75 Resp.
20 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pVIII 454 450 4 226 59 391 75 Resp.
21 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pIX 450 447 3 224 55 392 75 Resp.
22 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pX 446 443 3 222 58 385 75 Resp.
23 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pXI 450 447 3 224 58 389 75 Resp.
24 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pXII 449 447 2 224 60 387 75 Resp.
25 Nominale Ris. Cabras e a. 6-215 pXIII 452 448 4 225 57 391 75 Resp.
26 Nominale Ris. Lollobrigida e a. 6-216 rif. 448 436 12 219 426 10 75 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Ris. Lollobrigida e a. 6-216 pII 448 435 13 218 40 395 75 Resp.