XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 694 di lunedì 16 maggio 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA , Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 13 maggio 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 115, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato, con lettera in data 13 maggio 2022, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive):

S. 2564. - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina" (Approvato dal Senato) (A.C. 3609​) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VII, VIII, IX, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato assegnato al Comitato per la legislazione.

Poiché il suddetto disegno di legge è iscritto nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire dalla seduta odierna, ai sensi del comma 5 all'articolo 96-bis del Regolamento i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo sono stati conseguentemente adeguati.

Discussione del disegno di legge: S. 2564 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina (Approvato dal Senato) (A.C. 3609​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3609: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni VI (Finanze) e X (Attività produttive) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione finanze, onorevole Nunzio Angiola.

NUNZIO ANGIOLA, Relatore per la VI Commissione. Grazie, Presidente. Il disegno di legge di conversione del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, avente a oggetto misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina, contiene numerose disposizioni dirette a contrastare gli effetti economici derivanti dalla crisi ucraina. Il provvedimento, originariamente di 39 articoli, è stato ampiamente emendato in sede di esame parlamentare al Senato. Nel testo sono anche confluite, all'articolo 1-bis, le norme contenute nell'articolo 1 del decreto-legge n. 38 del 2022, recante misure urgenti in materia di accise e IVA sui carburanti.

Il decreto si compone di 6 Titoli. Il Titolo I riguarda il contenimento dei prezzi di gasolio e benzina, il Titolo II contiene misure in tema di prezzi dell'energia e del gas, il Titolo III le misure di sostegno alle imprese, il Titolo IV affronta i temi del rafforzamento dei presidi per la sicurezza, la difesa nazionale e per le reti di comunicazione elettronica, il Titolo V è dedicato all'accoglienza e al potenziamento della capacità amministrativa e il Titolo VI, come di consueto, reca le disposizioni finali e finanziarie.

Nella mia relazione darò conto delle disposizioni che più strettamente hanno riguardato la Commissione finanze.

L'articolo 1, ai commi 1 e 2, dispone la riduzione delle aliquote di accisa sui carburanti dal 22 marzo fino al 21 aprile 2022.

L'articolo 1-bis, introdotto al Senato, riproduce le norme contenute all'articolo 1 del decreto-legge n. 38 del 2022, recante misure urgenti in materia di accise e IVA sui carburanti.

L'articolo 2 stabilisce che le aziende private possono assegnare a titolo gratuito ai propri lavoratori dipendenti buoni carburante, che non concorrono alla formazione del reddito.

L'articolo 3 prevede il riconoscimento alle imprese diverse dalle imprese a forte consumo di energia di un contributo straordinario, sotto forma di un credito d'imposta.

L'articolo 4 riconosce un credito d'imposta per l'acquisto del gas naturale alle imprese diverse da quelle a forte consumo di gas, a parziale compensazione dei maggiori costi, effettivamente sostenuti, per l'acquisto del gas medesimo per usi energetici diversi da quelli termoelettrici.

L'articolo 5 incrementa i contributi straordinari, sotto forma di credito d'imposta, riconosciuti dal decreto-legge n. 17 del 2022 alle imprese a forte consumo di energia elettrica (energivore) e alle imprese a forte consumo di gas naturale (gasivore).

L'articolo 5-quater, introdotto al Senato, prevede, in alternativa alla sospensione dell'autorizzazione alla gestione di impianti commerciali in regime di deposito fiscale per il venir meno dei requisiti ivi previsti, la possibilità di continuare l'attività prestando una garanzia.

L'articolo 9 stabilisce che i crediti d'imposta derivanti dai contributi alle imprese energivore per il primo e secondo trimestre 2022 e dal contributo alle imprese gasivore per il primo trimestre 2022 sono utilizzabili entro il 31 dicembre 2022 e sono cedibili.

L'articolo 10-bis, introdotto al Senato, prevede specifici requisiti di qualificazione per le imprese che eseguono lavori di importo superiore a 516 mila euro, ai fini del riconoscimento del superbonus di cui all'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020.

L'articolo 10-sexies, introdotto al Senato, consente di utilizzare in compensazione il credito d'imposta, per contenere gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino nel settore del commercio e distribuzione di prodotti tessili, calzaturieri e di pelletteria, non già nel solo periodo d'imposta successivo a quello di maturazione, bensì nei periodi successivi.

L'articolo 12-quater, introdotto anch'esso al Senato, modifica il regime fiscale per i lavoratori sportivi impatriati.

L'articolo 18 introduce un credito d'imposta a favore delle imprese esercenti attività agricola e della pesca pari al 20 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto del carburante effettuato nel primo trimestre solare dell'anno 2022.

L'articolo 19 stabilisce, per quanto di competenza della Commissione finanze, che le esposizioni in essere alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, concesse dalle banche e dagli altri soggetti autorizzati all'esercizio del credito e destinate a finanziare le attività delle imprese agricole, della pesca e dell'acquacoltura, in forma individuale o societaria, possono essere rinegoziate e ristrutturate per un periodo di rimborso fino a 25 anni.

L'articolo 22 concede un contributo, sotto forma di credito di imposta, alle imprese turistico-ricettive, pari al 50 per cento dell'importo dell'IMU versato a titolo di seconda rata per l'anno 2021.

L'articolo 22-bis, introdotto dal Senato, prevede la sospensione, per i soggetti che gestiscono teatri, sale da concerto e altre strutture artistiche, dei termini relativi ai versamenti delle ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente e su quelli assimilati a quelli di lavoro dipendente, delle trattenute relative all'addizionale regionale e comunale che i predetti soggetti operano in qualità di sostituti d'imposta. L'articolo 22-ter, inserito al Senato, concede all'ENIT il contributo straordinario, per il 2022, di 15 milioni di euro.

L'articolo 22-quater, introdotto al Senato, proroga, fino al 30 settembre 2022, le procedure semplificate per la presentazione di domande di nuove concessioni per l'occupazione di suolo pubblico ovvero di ampliamento delle superfici già concesse.

L'articolo 23, modificato al Senato, interviene su alcune disposizioni volte a mitigare gli effetti economici derivanti dagli aumenti eccezionali dei prezzi di alcuni materiali di costruzione, nonché dei carburanti e dei prodotti energetici.

L'articolo 23-bis, introdotto al Senato, novella la disciplina in materia di requisiti per il riconoscimento di alcuni benefici concessi per la realizzazione di lavori edili.

Gli articoli da 24 a 28 del decreto in esame, oggetto di alcune modifiche al Senato, recano modifiche alla disciplina dei poteri speciali del Governo (il cosiddetto golden power) esercitabili per salvaguardare gli assetti proprietari e la gestione delle società operanti in settori reputati strategici e di interesse nazionale.

L'articolo 24 prevede la ridefinizione dei poteri speciali in materia di difesa e sicurezza nazionale.

La ridefinizione della disciplina degli obblighi di notifica viene effettuata anche dall'articolo 25, con riferimento agli attivi strategici nei settori dell'energia, dei trasporti, delle comunicazioni e agli ulteriori attivi individuati con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 179 del 2020.

L'articolo 26 stabilisce che, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, possono essere individuate misure di semplificazione delle modalità di notifica dei termini e delle procedure relativi all'istruttoria finalizzata all'eventuale esercizio di poteri speciali, prevedendo, in particolare, la “prenotifica” che consenta una valutazione preliminare delle operazioni.

L'articolo 27 prevede misure di potenziamento della capacità amministrativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri in relazione all'attività connessa all'esercizio dei poteri speciali, in particolare mediante l'istituzione di un Nucleo di valutazione e analisi strategica in materia di esercizio dei poteri speciali.

L'articolo 28, modificato al Senato, prevede la ridefinizione dei poteri speciali in materia di comunicazione elettronica a banda larga, basata sulla tecnologia di quinta generazione 5G e cloud. Il nuovo comma 1 dell'articolo 1-bis del decreto-legge n. 21 del 2012 conferma il riconoscimento dei servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G quali attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale ai fini dell'esercizio dei poteri speciali.

L'articolo 29, modificato al Senato, reca disposizioni concernenti la diversificazione delle dotazioni informatiche delle pubbliche amministrazioni ai fini di prevenire i rischi alla sicurezza delle reti, dei sistemi informativi e dei servizi informatici, in considerazione dei rischi derivanti dalla possibilità della mancata fornitura dei necessari strumenti ed aggiornamenti da parte di aziende produttrici legate alla Federazione russa a seguito della crisi ucraina.

L'articolo 29-bis, introdotto al Senato, specifica che le somme in entrata derivanti dai decreti ministeriali che definiscono l'elenco dei mezzi, dei materiali e degli equipaggiamenti militari oggetto di cessione alle autorità governative dell'Ucraina e le modalità di realizzazione della stessa devono essere riassegnate integralmente sui pertinenti capitoli dello stato di previsione del Ministero della Difesa.

L'articolo 30, modificato al Senato, disciplina una procedura per l'individuazione delle materie prime critiche per le quali le operazioni di esportazione al di fuori dell'Unione europea sono soggette a procedura di notifica.

L'articolo 31, modificato al Senato, detta disposizioni per potenziare le misure di assistenza ed accoglienza in conseguenza del conflitto bellico in Ucraina a seguito dell'attivazione del Meccanismo europeo di protezione temporanea.

L'articolo 32, modificato al Senato, riduce la durata dei corsi di formazione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e degli ispettori antincendi.

L'articolo 33 protrae a tutto il 2022 l'impiego, finora consentito non oltre la fine del mese di marzo, sia di lavoratori interinali impiegati presso le Commissioni preposte al vaglio delle domande di protezione internazionale o altre forme di protezione sia dei contratti a termine utilizzati dal Ministero dell'Interno per l'emersione dei rapporti di lavoro irregolare, al fine di destinare tale personale al vaglio di istanze presentate dalle persone sfollate dall'Ucraina.

L'articolo 34, modificato al Senato, introduce la possibilità, dal 22 marzo 2022 al 4 marzo 2023, in deroga alla normativa vigente, dell'esercizio temporaneo delle qualifiche professionali sanitarie e della qualifica di operatore sociosanitario da parte dei professionisti cittadini ucraini.

L'articolo 35, modificato al Senato, interviene in materia di autorizzazioni alle esportazioni di prodotti a duplice uso.

L'articolo 36 detta disposizioni in materia di personale docente e ATA.

L'articolo 37 istituisce, per l'anno 2022, un contributo straordinario a carico di soggetti operanti nel settore energetico, nella misura del 10 per cento dell'incremento del saldo tra operazioni attive e passive realizzato dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022 rispetto al medesimo periodo, tra il 2020 e il 2021 (il cosiddetto extraprofitto).

L'articolo 38, modificato al Senato, incrementa il fondo perequativo istituito dal decreto-legge n. 137 del 2020, incrementa la dotazione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, quantifica gli interessi passivi sui titoli del debito pubblico derivanti dagli effetti del ricorso al maggiore indebitamento, reca la quantificazione degli oneri derivanti dal presente decreto e indica le conseguenti fonti di copertura finanziaria. Ho quasi, completato, Presidente. L'articolo, infine, dispone la sostituzione dell'allegato 1 alla legge di bilancio 2022, modificando, per ciascuno degli anni 2022, 2023 e 2024, i livelli massimi del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato finanziario del bilancio dello Stato, in termini di competenza e di cassa, precedentemente fissati dalla legge di bilancio 2022.

L'articolo 39, infine, dispone che il decreto-legge entri in vigore il giorno successivo a quello di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione attività di produttive, l'onorevole Fiorini.

BENEDETTA FIORINI, Relatrice per la X Commissione. Grazie, Presidente. Colleghi, il decreto-legge in esame trasmesso venerdì dal Senato affronta temi di straordinaria importanza, temi che coinvolgono ben 9 Ministeri, per uno stanziamento totale di risorse pari a quasi 6 miliardi di euro; temi, come vedremo, più importanti, sui quali, tuttavia, ancora una volta, dobbiamo rilevare che la Camera non ha potuto, di fatto, esprimersi. Lo stato di continua emergenza e di crisi in cui abbiamo lavorato in questi anni ha ormai consolidato questa prassi: siamo oggi, praticamente, di fronte a un sistema monocamerale, con ratifica da parte della seconda Camera. Lo dico senza polemica, è una constatazione che tutti facciamo, su cui occorrerebbe, forse, una riflessione più ampia.

Dunque, con la relazione che ho il compito oggi di svolgere in quest'Aula darò conto del testo e del lavoro svolto in Senato: un lavoro impegnativo, proficuo per molti aspetti, senz'altro lungo, se consideriamo che questo decreto era stato approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 18 marzo, quasi 2 mesi fa. Infatti, questo provvedimento si inserisce nella serie di misure urgenti che il Governo ha adottato per contrastare gli effetti umanitari ed economici del conflitto in atto in Ucraina dallo scorso 24 febbraio.

I 39 articoli del decreto si muovono su piani e settori diversi, intervenendo, in primis, sulle cause che stanno rallentando la nostra economia in conseguenza dell'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime, ricordando, però, colleghi, che gli sviluppi geopolitici già lo scorso anno, anche prima dell'invasione dell'Ucraina, avevano spinto ad un aumento dei prezzi rispetto ai valori del 2020-2021. Un aumento senz'altro gravato dal conflitto in corso: l'Europa e, in particolare, l'Italia sono state colpite duramente per questa emergenza e, sul fronte energetico, molto più di altri Paesi del mondo, perché, come sappiamo, molto più alta è la nostra dipendenza dal gas russo. In particolare, è nota l'eccezionale instabilità che la guerra sta generando riguardo all'approvvigionamento di gas naturale, tema sul quale il Governo continua a lavorare con l'obiettivo di mettere in campo tutte le risorse energetiche nazionali disponibili, in modo da essere pronti a fronteggiare l'eventuale blocco delle forniture dalla Russia e a riuscire a contenere le conseguenze drammatiche del caro energia.

Quello del caro energia è un tema sul quale sono stati stanziati, ad oggi, compreso questo decreto in esame, ben 22 miliardi di euro.

Come dicevo, nel provvedimento in esame sono state introdotte misure per contenere i prezzi dell'energia, per l'approvvigionamento delle materie prime e a favore della liquidità delle imprese, da qui anche il nome che è stato dato a questo testo, cosiddetto “Taglia prezzi”.

Venendo al dettaglio delle misure, voglio evidenziare l'importante lavoro svolto in Senato, tenuto conto che, ancora una volta, sono stati pressoché nulli gli spazi finanziari a disposizione del Parlamento. Sono stati, infatti, approvati ben 70 emendamenti, molti dei quali di iniziativa parlamentare, oltre a quelli del Governo, poi confluiti nel maxiemendamento sul quale è stata votata la fiducia. Sempre nel maxiemendamento, e dunque nel testo che stiamo esaminando, è confluito il decreto-legge n. 38 del 2022, recante misure urgenti in materia di accise e IVA sui carburanti, con il quale il Governo ha disposto la proroga, al prossimo 8 luglio, della riduzione delle accise sulla benzina, sul gasolio e sul GPL. Al riguardo, va sottolineato che, per la prima volta, sono state introdotte misure anche a favore della filiera del gas per autotrazione, da mesi in ginocchio in ragione dell'aumento esponenziale del prezzo della materia prima. Quindi, anche a questo settore è stata estesa l'aliquota IVA agevolata al 5 per cento.

Altro tema estremamente importante affrontato dal provvedimento è quello degli energivori. L'impennata dei costi dell'energia - ricordo che parliamo di un aumento dei prezzi pari a cinque-sei volte, e anche di più, rispetto allo scorso anno - ha assunto dimensioni drammatiche per queste aziende. Penso alla siderurgia, alla carta, al vetro, al cemento, alla ceramica, comparto quest'ultimo che nella mia regione, l'Emilia, è un'eccellenza da salvaguardare. Queste aziende sono in sofferenza da mesi e vanno aiutate perché, rischiano di chiudere o di delocalizzare. È importante fare di tutto per scongiurare questo rischio, anche quello di un fermo delle produzioni che per molti equivarrebbe a un disfacimento degli impianti e quindi ad una chiusura definitiva. Il rischio è perdere una delle parti più rilevanti della capacità produttiva italiana e posti di lavoro e non possiamo certo permettercelo.

In questa direzione vanno le misure del decreto-legge n. 21 del 2022 in esame; è stato, infatti, previsto all'articolo 5 l'innalzamento al 20-25 per cento dei contributi sotto forma di credito d'imposta per le imprese energivore e gasivore già previste dal DL n. 17 del 2022. È stato, inoltre, introdotto un credito d'imposta per le maggiori spese di energia elettrica e gas, da parte delle imprese piccole e medie, perché inevitabilmente, seppure in misura diversa in rapporto alle dimensioni, il tema energia investe la totalità dei settori economici e produttivi del nostro Paese.

Sempre per sostenere la liquidità, l'articolo 8 consente alle imprese con sede in Italia, in quanto clienti finali di energia elettrica e di gas naturale, di richiedere ai fornitori la rateizzazione degli importi dovuti per i consumi energetici relativi ai mesi di maggio e giugno 2022, per un numero massimo di ventiquattro rate mensili. Si tratta di misure che andrebbero prorogate, se non rese strutturali, perché questi eccezionali rincari dei prezzi di gas ed energia elettrica non sembrano caratterizzare una congiuntura di breve durata.

L'articolo 6 estende la platea dei beneficiari dei bonus sociali per l'energia elettrica e il gas, elevando, per il periodo 1° aprile-31 dicembre 2022, da 8.265 euro a 12 mila euro il valore soglia dell'ISEE per l'accesso delle famiglie economicamente svantaggiate ai bonus in questione. La platea dei nuclei beneficiari sale, dunque, da 4 a 5,2 milioni.

L'articolo 6-bis proroga dal 30 aprile al 30 giugno 2022 le disposizioni della legge di bilancio che consentono il pagamento rateizzato delle bollette elettriche e del gas per i clienti domestici.

Colleghi, il decreto si occupa di numerosi temi importanti: l'integrazione salariale, le misure a sostegno dell'autotrasporto, quelle per l'agricoltura e la pesca. Importante è, per questi settori, la previsione del credito d'imposta del 20 per cento per l'acquisto di carburanti nel primo trimestre 2022; la riapertura dei termini per la rateizzazione del pagamento delle quote latte.

L'articolo 19 introduce un'importante novità in tema di aiuto e sostegno al comparto agricolo, finanziando l'integrazione e la ristrutturazione dei mutui agrari, un tema che riguarda molte delle oltre 720 mila imprese agricole attive nel nostro Paese, che potranno contare su un intervento di garanzia fino a 5 milioni di euro.

Sempre in sede di conversione, e in ambito agricolo, è stato introdotto l'articolo che consente di sfruttare in pieno l'utilizzo delle capacità tecniche degli impianti installati di produzione di energia elettrica da biogas.

Ancora, il turismo e l'edilizia con la proroga dei titoli edilizi abilitativi, per consentire più respiro alle imprese e ai cittadini privati che si trovano in questo momento nella difficoltà di poter chiudere i cantieri con le scadenze dei titoli abilitativi. In ordine al superbonus, viene previsto l'obbligo per le imprese esecutrici di possedere il requisito di qualificazione, come già avviene per le aziende impegnate nella ricostruzione post sisma.

Tra i temi affrontati ci sono anche la politica dell'accoglienza e i contratti pubblici, la necessità di assicurare il rafforzamento della sicurezza e della difesa nazionale, di salvaguardare le reti di comunicazioni elettriche. Quello della cybersecurity nazionale è un tema di estrema attualità, considerato che le nostre istituzioni - alcuni Ministeri e, addirittura, il Senato - sono stati di recente oggetto di attacchi e hanno mostrato una vulnerabilità che espone il Paese a rischi in termini di sicurezza, che dobbiamo scongiurare. Si può senz'altro affermare che il provvedimento in esame, per la vastità dei temi trattati e l'importanza delle misure previste, va nella direzione giusta. Sono state molte le sollecitazioni, arrivate da tutti i gruppi parlamentari, che il Governo ha accolto, e questo è sicuramente un buon inizio per avviare e proseguire il lavoro sui successivi provvedimenti.

Non possiamo non rilevare - e concludo Presidente - che tutte le misure sino ad oggi adottate hanno una scadenza perché trovano copertura fino al 30 giugno, l'8 luglio per quanto riguarda la riduzione delle accise, peraltro coperture che, sappiamo bene, si trovano nella norma extraprofitti. Questo termine, così ravvicinato, pone un grave problema, perché la crisi che si intende arginare - ci auguriamo il prima possibile, soprattutto quella energetica - ha caratteristiche sempre più strutturali e saranno pertanto fondamentali nuovi interventi che estendano al terzo trimestre le misure fino a qui previste. Questo - siamo tutti d'accordo - dovrà necessariamente avvenire a tutela dei cittadini, delle imprese e della ripresa economica del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, sottosegretario Freni, che si riserva di intervenire.

È iscritta a parlare la deputata Rossella Sessa. Ne ha facoltà.

ROSSELLA SESSA (FI). Grazie, Presidente Mandelli, onorevoli colleghi. Dopo il decreto-legge n. 17 del 2022 sull'energia, con il quale abbiamo messo in campo risorse per 6,7 miliardi di euro, con il decreto-legge n. 21 sugli effetti della guerra in Ucraina, oggi in esame, sono adottati interventi aggiuntivi per oltre 6 miliardi di euro. Per quel che riguarda la crescita dei prezzi dell'energia questo è il sesto provvedimento, dal secondo semestre dello scorso anno, che prevede misure per fronteggiare il caro energia e il caro carburante. Complessivamente ad oggi, ammontano a 22 i miliardi stanziati per contrastare questa emergenza. In Italia i rincari di petrolio e gas stanno facendo crescere i costi delle imprese e questo impatto si traduce in un aumento della bolletta energetica italiana di 5,7 miliardi su base mensile, ovvero in un maggior onere di 68 miliardi su base annua.

Finora le imprese hanno in gran parte assorbito questi aumenti dei costi nei propri margini, in certi casi fino ad annullarli, invece di scaricarli, come si dovrebbe, sulle fasi successive. Ma questa resistenza però non potrà durare all'infinito e il conseguente aumento dei prezzi finali alimenterà ancora di più l'inflazione in crescita. Per i prossimi mesi si paventa un livello di inflazione intorno al 7 per cento. L'andamento del PIL nel 2022 risulta meno favorevole di quanto precedentemente stimato. Quest'anno si registrerebbe un incremento dell'1,9 per cento, con un'ampia revisione al ribasso, pari a circa il 2,2 per cento rispetto allo scenario delineato lo scorso ottobre, quando tutti prevedevano un 4 per cento.

Contestualmente preoccupa il rialzo dei tassi in quanto farà crescere gradualmente la spesa per interessi, quindi ci sarà meno spazio di bilancio per mettere in campo manovre espansive. Si rischia quindi di tornare a politiche prudenti per evitare aumenti dello spread ormai in forte crescita.

A fronte di questa situazione, il Governo, con il quale siamo onorati di collaborare, sta adottando un ampio ventaglio di misure. Questo provvedimento, in particolare, contiene misure importanti per sostenere il sistema Italia: il contenimento dei prezzi di gasolio e benzina, il taglio delle accise, il bonus carburante ai lavoratori dipendenti, il credito d'imposta a favore delle imprese, il bonus sociale su elettricità e gas. Vi sono, inoltre, temi importanti quali la rateizzazione delle bollette, la cessione dei crediti di imposta, l'integrazione salariale, le misure a sostegno di autotrasporto, agricoltura, pesca, turismo e di tutti gli enti pubblici. Si è ulteriormente estesa la disciplina del golden power a tutto il settore dell'energia, dei trasporti e, ovviamente, delle telecomunicazioni e si sono rafforzate le disposizioni sulla cybersicurezza.

Forza Italia ha visto approvare numerose proposte, che mi accingo qui ad elencare: il bonus carburante ai dipendenti da parte dei datori di lavoro privati; le semplificazioni nella costruzione o sostituzione di impianti fotovoltaici; il potenziamento del programma di miglioramento della prestazione energetica degli immobili della pubblica amministrazione; la proroga fino al 30 giugno 2024 dei contratti di lavoro in somministrazione a tempo determinato; la proroga del credito d'imposta per contenere gli effetti negativi sulle rimanenze di magazzino nel settore del commercio e distribuzione di prodotti tessili, calzaturieri e di pelletteria; la proroga fino al 30 settembre 2022 delle semplificazioni in materia di autorizzazioni di concessione del suolo pubblico per strutture attrezzate amovibili del settore commerciale, della ristorazione e dell'intrattenimento; la proroga fino a 30 mesi delle misure di moratoria del rimborso per finanziamenti a favore delle piccole e medie imprese; le misure di sostegno per il comparto teatrale, prevedendo la sospensione, per i mesi di aprile, maggio e giugno, dei termini per i versamenti delle ritenute alla fonte, delle trattenute relative alle addizionali regionali e comunali e dei termini dei versamento dell'IVA; la previsione per gli impianti a biogas esistenti di massimizzare la produzione elettrica, anche superando il limite di potenza ammessa.

Altre misure importanti, cui Forza Italia ha dato il suo contributo, riguardano il rimborso ai comuni che accolgono i minori ucraini non accompagnati. Mi riferisco a quei 100 euro al giorno che consentiranno di provvedere al loro mantenimento e la previsione, sempre per i comuni, di utilizzare gli avanzi di amministrazione per la copertura degli oneri derivanti dalle maggiori spese per l'energia. Poi, è stato introdotto, per la prima volta, il credito d'imposta per le maggiori spese di energia elettrica e gas da parte delle imprese piccole e medie. Per il periodo 1° aprile - 31 dicembre è stato esteso il valore dell'ISEE a 12 mila per l'accesso al bonus sociale gas, acqua e luce da parte delle famiglie che, lo ricordo, è stato potenziato da ottobre 2021. La platea dei nuclei beneficiari, quindi, sale da 4 a 5,2 milioni.

Di rilievo gli interessi per il settore agricolo che si è trovato a fronteggiare aumenti a due o a tre cifre: dei fertilizzanti (170 per cento); dei mangimi (90 per cento); del gasolio (129 per cento). Qui si è previsto il credito d'imposta del 20 per cento per l'acquisto di carburanti nel primo trimestre 2022 per l'esercizio dell'attività agricola e della pesca.

L'articolo 19, in particolare, prevede la rinegoziazione e la ristrutturazione dei mutui agrari. Una previsione che riguarda le oltre 720 mila imprese agricole attive nel nostro Paese, che potranno contare su un intervento in garanzia fino a 5 milioni di euro. Altrettanto importante è la rateizzazione dei debiti derivanti dai mancati pagamenti delle quote latte.

Mi soffermo ora su alcune tematiche su cui Forza Italia ha presentato propri emendamenti che, tuttavia, non hanno avuto esito e che necessariamente porremo di nuovo sul tavolo del Governo allorquando sarà presentato il nuovo “decreto Aiuti”. Inizierò proprio dal settore agricolo, perché abbiamo bisogno di un'agricoltura nazionale forte non solo per quel che riguarda la sicurezza alimentare interna ma anche perché l'export agroalimentare è quello che sta tenendo meglio di fronte alla crisi economica mondiale. Si tratta di proposte che intendono trasformare il settore agricolo da consumatore di energia a produttore di energia, inserendolo a pieno titolo nell'economia circolare. Abbiamo proposto e riproporremo di rendere bancabili i progetti a biogas agricolo inferiori a 500 kilowattora, basati sui reflui zootecnici e i residui vegetali.

L'attuale assetto normativo non consente, però, lo sviluppo di tale attività. Infatti, in quattro anni sono stati realizzati solo poche decine di impianti contro qualche migliaia, che potrebbero essere. Tra carne e latte bovino abbiamo 50 mila stalle e il 10 per cento (cioè 5 mila) potrebbe installare impianti di produzione energetica basati sul biogas. In Germania, per esempio, se ne contano circa 8 mila.

La seconda proposta riguarda l'apporto delle biomasse nel mix energetico nazionale dell'energia. Anche in questo settore il coinvolgimento del mondo agricolo è rilevante. La Commissione europea ha chiesto all'Italia una maggiore ambizione nella termica rinnovabile. Se ci adeguassimo alla media europea sull'utilizzo di questa fonte, copriremmo il 70 per cento dei nostri consumi termici (43,5 megatep) invece che meno del 20 per cento (7,9 megatep), con tutto quello che ne consegue in termini di riduzione della dipendenza dai combustibili fossili.

La crisi ucraina non impatta solo a livello energetico, ma anche su quello alimentare. Mentre sui mercati mondiali si annuncia un buco da 57 milioni di tonnellate, tra grano e mais, a seguito del blocco delle esportazioni dall'Ucraina, che insieme a quelle della Russia valgono, per il solo grano tenero, poco meno del 30 per cento dell'export totale, l'Italia non riuscirà quest'anno ad aumentare la produzione di cereali. La deroga di 200 mila ettari da distogliere a riposo produttivo, concessa a marzo dall'Unione europea, non ha avuto effetti sugli investimenti sul mais, sul grano tenero e sul grano duro, materie prime chiave dell'agricoltura nazionale, con un deficit del 60 per cento per il grano tenero e del 40 per cento per il grano duro. Dunque, è necessario intervenire per dare alle imprese agricole maggiore capacità di manovra economica con l'obiettivo di generare maggiore produzione, maggiore sicurezza alimentare e maggiore export.

Altro argomento che Forza Italia metterà sul piatto del prossimo decreto sarà il turismo. Il credito d'imposta IMU rappresenta una misura molto importante per un settore che non si è assolutamente ripreso. Abbiamo, infatti, registrato un minimo di ripresa dopo la pandemia, ma in questa situazione la ripresa non è ancora consistente e robusta.

Al Senato si è ragionato sulla piattaforma booking e abbiamo insistito particolarmente perché si tenesse in considerazione, con gli emendamenti, che, da un lato, si limitasse l'entità delle provvigioni dei portali turistici online e, dall'altro, si prevedesse che tali provvigioni fossero calcolate al netto dell'IVA. Ogni volta che le imprese turistiche italiane ricevono una prenotazione online vedono decurtata dal proprio fatturato una cifra che oscilla tra il 15 e il 23 per cento, talvolta anche il 30 per cento del valore della prenotazione. Le imprese dei portali online che emettono la fattura alle nostre imprese, siccome risiedono in Olanda e in altri Paesi paradisi fiscali europei, non espongono l'IVA in fattura. Su un volume d'affari di 5 miliardi, le imprese turistiche italiane si ritrovano con un fardello in più di qualche centinaia di milioni di euro.

Il Ministro del Turismo nei giorni scorsi ci ha detto che, nell'ambito del PNRR, in particolare Componente M1C3, Investimento 4.1, è stato avviato il programma Digital Tourism Hub, il cui obiettivo è realizzare una piattaforma web dedicata per collegare l'intero ecosistema turistico e consentire così l'incontro tra domanda e offerta. Ben venga, finalmente, un portale turistico nazionale sul quale da tutto il mondo si possa prenotare nel nostro Paese ma, nel frattempo che esso diventi pienamente operativo, quanto meno la norma sullo scorporo dell'IVA andrebbe approvata.

L'ultima osservazione riguarda l'introduzione della tassa sugli extraprofitti realizzati dalle imprese che esercitano attività in ambito energetico sulla quale reggono 3,9 miliardi di copertura del presente provvedimento.

Con il caro energia ci sono soggetti che da mesi hanno visto crescere esponenzialmente i propri ricavi. Una norma che prevedesse un prelievo solidaristico straordinario avrebbe dovuto essere equa e giusta, mentre l'articolo 37 del decreto-legge presenta molti elementi distorsivi che rischiano di penalizzare fortemente alcune imprese ed essere oggetto di ricorso giurisdizionale. La norma non tiene conto delle accise versate, delle operazioni straordinarie, dei derivati finanziari a copertura del rischio, colpendo solo i contratti fisici.

Il termine “contributo” certo non vale a eliminarne la natura evidentemente tributaria e non riesce a raggiungere lo scopo solidaristico. Si verifica uno scollamento, così, tra funzione e struttura del contributo che, come osservato da tecnici del Senato, potrebbe minarne la tenuta costituzionale. Lascia perplessi anche la scelta dei soggetti passivi che non distingue i produttori, i quali in genere hanno un più ampio margine, dai distributori, che risentono maggiormente degli aumenti del costo di acquisto senza un automatico riflesso sui margini.

Infine, la scelta di determinare il contributo come differenziale tra due saldi semestrali, riferiti al periodo ottobre 2020-marzo 2021 e quello ottobre 2021-marzo 2022, ciascuno dei quali calcolato a sua volta come differenza tra operazioni attive e passive, confonde il profitto, che può essere imponibile, con qualcosa che somiglia a un margine lordo privo di capacità contributiva. Si consideri che, nelle bozze che circolano del “decreto Aiuti”, l'aliquota applicata a questi extraprofitti sale al 25 per cento, con un ulteriore gettito di oltre 6 miliardi di euro. La nostra non è solo una valutazione ragionieristica, ma la preoccupazione è che tale norma potrebbe non superare un successivo vaglio di costituzionalità, generando un buco plurimiliardario nei conti pubblici. Ne dovremmo riparlare ancora.

Ciò premesso, Forza Italia esprime il proprio apprezzamento per le misure contenute in questo provvedimento e per l'operato del Governo, a cui non farà mancare il proprio apporto costruttivo.

PRESIDENTE. Approfitto per riprendere una consuetudine che abbiamo dovuto abbandonare per ovvie ragioni: saluto veramente con affetto e calore la scuola primaria Cadlolo di Roma, che è venuta a trovarci questa mattina (Applausi). Riprendiamo una consuetudine che è mancata a tutti i parlamentari. In occasione del saluto, vorrei spiegare anche che l'Aula si sta riempiendo piano piano perché si tratta delle fasi iniziali del provvedimento, fino a quando poi, alle 14, l'Aula sarà nel pieno per le decisioni che saranno da adottare. Quindi, un saluto veramente cordiale e meno male che siamo tornati alla normalità.

È iscritto a parlare l'onorevole Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie per la parola, Presidente. Sottosegretario, colleghi, buongiorno. Ne approfitto anch'io per salutare gli studenti e i docenti che stanno seguendo i nostri lavori dalle tribune. Lasciatemi dire che parlare finalmente in quest'Aula senza mascherina fa sentire anche un po' più liberi, considerando che, senza un bavaglio sul viso, è anche più facile per il Governo percepire l'effetto dei suoi decreti, l'entusiasmo procurato o, come in questo caso, la disapprovazione. Impegnerò, quindi, pochi minuti, anche perché utilizzare tutto il tempo a mia disposizione, quando questo Parlamento è già al corrente che ci stiamo avviando allegramente all'ennesimo voto di fiducia, la considero anche una mancanza nei confronti dei colleghi che vorranno intervenire in questa discussione limitata a questo lunedì mattina.

La diciottesima legislatura entrerà nella storia, considerando anche le parole del Capo dello Stato nel suo discorso di insediamento, mentre si sprecavano le vostre standing ovation, rispetto a quello che dovrebbe essere il ruolo del Parlamento nelle decisioni che si riflettono, inevitabilmente, sulla vita degli italiani. Oggi non c'è neanche più la scusante dello stato di emergenza. Continuiamo ad assistere passivamente alla triste prassi che si consuma ad ogni provvedimento, con continui rinvii delle sedute, calendari che si stravolgono e che rimandano le proposte di legge scomode, che muovono anche pesantemente il consenso elettorale, e quindi non si ha il coraggio di portarle avanti, magari per paura di perdere qualche punto percentuale, con la conseguente perdita di qualche miserabile poltrona.

Come sempre, come opposizione patriottica, anche con riferimento a questo provvedimento, cerchiamo e cercheremo di dare il nostro contributo per affrontare le difficoltà della nostra Nazione. Ed è triste constatare che, fino al voto finale di questi decreti, riusciamo sempre, anche con grandi difficoltà, ad avere l'ascolto da parte del Governo e delle forze di maggioranza.

Il decreto-legge Ucraina, nella sua seconda edizione, possiamo dire, si porta dietro problemi precedenti all'invasione russa ed è un continuo tentativo di rimediare più per una questione comunicativa nei confronti dell'elettorato che di merito. Vi è stata una programmazione scarsa, errata per non dire totalmente assente nel campo energetico, dove le forze politiche, totalmente in contrasto tra di loro - si ostacolano -, continuano a fare un passo avanti e due indietro. Ecco la ragione per la quale non ci troverete mai all'interno del Governo “arcobaleno” che, però, diciamolo, è del tutto incolore, perché i dissidi interni alla maggioranza continuano a condizionare negativamente la politica energetica della Nazione, prima col “no” al nucleare, poi col “no” alle trivelle, prima ancora “sì”, poi ancora “no” e andiamo avanti. Nel frattempo passano decenni e oggi ci troviamo davanti a bollette triplicate e insostenibili per chi già faceva fatica ad arrivare a fine mese, perché non si ha il coraggio di decidere, quando dovremmo semplicemente sederci ad un tavolo e realizzare la politica energetica di una Nazione, senza preconcetti e senza posizioni ideologiche che ne condizionano, poi, per i vent'anni successivi, la nostra dipendenza da altri.

Un rapporto del Consiglio per la ricerca in agricoltura, per citare un settore a caso, dice che il 30 per cento delle aziende agricole avranno un reddito negativo: il 30 per cento! Prima della crisi di questi prezzi, precedente all'invasione dell'Ucraina, solo il 7 per cento delle aziende avevano un reddito negativo. Ci saremmo, quindi, aspettati molto di più, in particolare per le imprese e le famiglie italiane che sono ormai arrivate allo stremo. Forse, il provvedimento al nostro esame prova a fare qualcosa in riferimento al caro energia, al caro bollette, ma lo fa in modo molto limitato e temporaneo, senza avere soluzioni nel medio e lungo periodo, ricorrendo sempre a soluzioni tampone.

Avete prorogato il taglio delle accise sui carburanti e questo chiaramente ci fa piacere, ma non risolve il problema della speculazione dei prezzi che c'è ed è evidente. E' un problema che, peraltro, non è stato sollevato da Fratelli d'Italia, ma dal vostro Governo, in particolare dai Ministri Cingolani e Patuanelli. E allora, se avete individuato la fonte di questo problema ormai da più di qualche mese, perché continuate a restare a guardare? Noi davvero non riusciamo a capire.

Avete esteso, da aprile fino a giugno, la possibilità di rateizzare le bollette di luce e gas, e anche questo non è che un intervento palliativo, perché rateizzare non risolve il problema. Posticipare, dilazionare un pagamento non significa ridurre la misura in cui lo stesso pagamento grava sulle famiglie e sulle imprese italiane. Risulta perciò evidente che sapete mettere solo toppe a interventi, senza arrivare a quello che noi chiediamo dall'inizio dell'emergenza pandemica, dall'inizio del conflitto: soluzioni strutturali che non ci sono e non è nemmeno prevedibile che possano esserci.

Con questo decreto consentite di pagare le bollette in rate, con il prossimo intervento darete 200 euro per pagare le bollette, per fare la spesa: una misura da 6 miliardi di euro di contributi pubblici. E con questo “regalo” del Governo, lo dico tra virgolette, il collega Letta, già Presidente del Consiglio, ci chiede di appoggiare lo ius soli, la legge sulla cittadinanza. Io non so in che Paese vivono certi esponenti politici di esperienza ultratrentennale, Presidente - ultratrentennale! -, quando fanno certe affermazioni, ma di sicuro non vivono in Italia, perché le priorità gli italiani le conoscono e sono completamente altre.

Questo, tuttavia, è un decreto-legge che, anche da un punto di vista tecnico, esprime la propria inconsistenza. Dobbiamo ricordare, signor Presidente, che le coperture di questo decreto sono assolutamente labili, inconsistenti, come meglio illustrerà il mio collega De Toma della Commissione competente.

Concludo, Presidente, alla luce dei ragionamenti svolti in quest'Aula, affermando che è davvero sconvolgente il metodo con cui questo Governo e questa maggioranza si stanno trascinando alla fine naturale di questa legislatura.

Infatti, mentre noi di Fratelli d'Italia, come forza di opposizione, svolgiamo il nostro ruolo con dignità, la maggioranza ormai ha rinunciato a questa dignità e permette al Governo di maltrattare e di svilire questo luogo per me ancora sacro e dove tutto il Parlamento ha applaudito ipocritamente il Presidente della Repubblica, in occasione del suo giuramento, proprio per ricordarci che la funzione legislativa appartiene a noi, eletti democraticamente dal popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Questo è il secondo decreto collegato alle conseguenze della terribile guerra in Ucraina; è il cosiddetto decreto “Taglia prezzi”, che introduce una serie di misure importanti per combattere il caro energia e, quindi, aiutare le famiglie e le imprese ad affrontare il caro bollette. Quasi 30 articoli muovono 6,3 miliardi di euro, di cui almeno 4,3 miliardi vanno esattamente sul tema del contrasto dell'aumento dei prezzi energetici. Vengono ridotte le accise su gasolio, benzina, gas e petrolio fino all'8 luglio di quest'anno, per quasi 3 miliardi di euro, vengono rinnovati o introdotti importanti crediti di imposta per le imprese energivore, collegati appunto al consumo di gas e di energia elettrica, per quasi 1,5 miliardi; viene introdotto un bonus carburanti per i dipendenti e un bonus sociale per gas ed energia elettrica a tutti quei cittadini con un ISEE inferiore ai 12 mila euro annui e si concede anche la rateizzazione delle bollette, grazie all'intervento di SACE. Buona parte di queste misure verrà finanziata con un aumento della tassazione temporanea sugli extra profitti riscossi dalle imprese produttrici di energia. L'articolo 37, infatti, introduce un contributo straordinario di solidarietà che colpisce quei margini superiori al 10 per cento nel periodo 1° ottobre - 31 marzo 2022 comparato allo stesso periodo dell'anno precedente: una norma che porterà all'erario quasi 4 miliardi di euro.

Nel decreto ci sono anche altre misure importanti in tema di sicurezza, le hanno già accennate i relatori, non lo rifaccio io, ma sono importanti comunque in tema di potenziamento della cybersicurezza per il nostro Paese; ricordo la disciplina del golden power, i poteri speciali strategici, e viene anche introdotto un obbligo di notifica per l'esportazione dal territorio nazionale di materie prime critiche; non lo affronto, ma è comunque importante menzionare il fatto che questo decreto aumenta anche il comparto della sicurezza della nostra Repubblica.

Con esso, soprattutto, si intraprende una serie di misure per potenziare lo sforzo di accoglienza dei rifugiati ucraini che scappano dalla guerra e che arrivano nel nostro Paese. Tra le varie misure, i comuni avranno diritto a ricevere fino a 100 euro al giorno per ogni cittadino ucraino minorenne che hanno accolto sul proprio territorio; si prendono disposizioni in tema di gestione dei beni congelati a seguito delle sanzioni adottate contro cittadini russi e viene permesso a medici e operatori sociosanitari ucraini in possesso dei relativi titoli di studio ad operare temporaneamente in Italia. Sono tutte misure importanti per sostenere il popolo ucraino nella sua battaglia di difesa della propria libertà e della propria democrazia dall'invasore.

Come Italia Viva, siamo stati coinvolti nel migliorare il testo durante l'esame del decreto, purtroppo, solo al Senato e non alla Camera; come diceva già, in precedenza, la collega Fiorini, ormai siamo in un regime di monocameralismo alternato e, quindi, insomma, di questo si tratta, solo una Camera ha veramente migliorato il testo. Però, mi preme precisare i punti sui quali Italia Viva è intervenuta, migliorando il testo e portando misure importanti per i nostri cittadini. Abbiamo chiarito, infatti, che il bonus carburante ai dipendenti è rivolto a tutti i datori di lavoro privati e non soltanto alle aziende private, quindi, saranno inclusi anche gli studi professionali, i quali avrebbero rischiato di restare esclusi dalla misura; nell'ottica della facilitazione del processo di innovazione digitale del Paese, abbiamo permesso la semplificazione del procedimento di autorizzazione per l'installazione di infrastrutture di comunicazione elettroniche cosiddette passive, parliamo di pali, torri e tralicci che sono prive della componente radioelettrica attiva e, quindi, sono esclusivamente destinate ad ospitare quest'ultima. Il nostro emendamento dispone che per la loro installazione non sarà richiesto l'accertamento, da parte delle agenzie regionali per la protezione dell'ambiente, della compatibilità dell'impianto con i limiti alle emissioni elettromagnetiche; tutto questo, appunto, nell'ottica della semplificazione e del processo di innovazione digitale.

In tema di interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici, abbiamo esteso l'obbligo a tutte le imprese esecutrici di possedere i requisiti di qualificazione relativi all'idoneità professionale, alla capacità economica e finanziaria e alle capacità tecniche e professionali, come dispone il codice dei contratti pubblici. La necessità di un sistema di qualificazione significa consentire solo a chi ha reali competenze e adeguate professionalità di realizzare gli interventi e garantire standard di qualità e sicurezza. Solo in questo modo sarà anche possibile distinguere le imprese serie da quelle improvvisate che, oltre a procurare un danno di reputazione e credibilità a tutto un settore, presentano evidenti problemi di risultato degli interventi.

Siamo anche intervenuti in tema di efficacia dei titoli edilizi; i titoli edilizi verranno prorogati di un anno, per consentire alle imprese di confrontarsi con tutte le difficoltà di approvvigionamento dei materiali.

Siamo anche intervenuti sul rapporto di lavoro dei centralinisti non vedenti, nel tentativo di migliorare la disciplina del collocamento dei centralinisti telefonici o con qualifiche equipollenti minorati della vista.

Cambiando tema, invece, sempre sul tema energia, abbiamo chiesto e ottenuto che una quota parte delle risorse del Fondo per il sostegno del settore dell'autotrasporto venga destinata alla riduzione dell'IVA al 5 per cento, fino al 31 dicembre 2022, anche alle somministrazioni di gas naturale destinate all'autotrazione. Si propone, pertanto, che la riduzione dell'IVA al 5 per cento già concessa alla somministrazione di gas naturale per usi civili e industriali sia estesa anche all'uso per auto autotrazione, in modo che gli operatori del settore possano applicare questa riduzione agli utenti finali.

In tema di finanze, un nostro emendamento ha reso ammissibili alla garanzia del Fondo PMI, con una copertura fino all'80 per cento, tutti i nuovi finanziamenti concessi dalle banche in favore di PMI la cui attività sia stata in qualche modo danneggiata dall'emergenza del COVID, purché tali finanziamenti prevedano l'inizio del rimborso del capitale non prima di 30 mesi dall'erogazione, invece dei 24 mesi attuali. Per i finanziamenti di importo superiore a 25 mila euro la garanzia è rilasciata con la possibilità per le imprese di avvalersi di un preammortamento fino a 30 mesi, anche qui invece dei 24 che erano originariamente previsti. Vorrei anche ricordare a chi ci ascolta che nei casi di preammortamento la rata indica soltanto il ripagamento degli interessi, quindi, è una rata ben inferiore alla rata normale che comunque, appunto, incomincia a essere dovuta al termine del primo ammortamento di 30 mesi.

Abbiamo anche introdotto una misura importante di sostegno al comparto teatrale; in particolare, il nostro emendamento prevede la sospensione dei versamenti dovuti nei mesi di aprile, maggio e giugno e delle ritenute di lavoro dipendente e dell'IVA per tutti i soggetti che gestiscono teatri, sale da concerto e altre strutture artistiche. È un settore, quello della cultura, pesantemente colpito dalla pandemia e che ancora fatica a camminare con le proprie gambe; quindi, era importante venirgli incontro.

Presidente, prima di concludere, vorrei fare alcune considerazioni politiche, anche in vista dell'informativa del Presidente del Consiglio in Aula, il prossimo 19 maggio, alla luce dell'evoluzione della crisi e del conflitto nel nostro continente.

Abbiamo constatato che, negli ultimi giorni, Paesi liberi e democratici come la Svezia e la Finlandia stanno facendo e faranno richiesta di adesione alla NATO. In quanto Paesi che sono già fondamentali partner dell'Italia nell'Unione europea, io spero che l'Italia si dichiarerà fortemente a favore e che verremo incontro alle legittime richieste di sicurezza di due Paesi che avevano fatto della neutralità e della non belligeranza una loro bandiera e che adesso, a seguito di tutto quello che è successo dal 24 febbraio di quest'anno, sono disposti a chiudere un capitolo - che nel caso della Svezia dura da 208 anni -, mettere fine alla neutralità ed aderire al Patto Atlantico, appunto, perché si sentono minacciati da questa nuova minaccia rappresentata dalla Federazione Russa alle porte dell'Europa.

L'Italia dovrà dire di “sì” e dovrà accettarli e io colgo anche l'occasione per chiarire un paio di punti e un concetto fondamentale: la NATO non ha provocato Mosca, non è colpa della NATO e nemmeno dell'Unione europea, come alcuni complottisti nostrani, autoproclamatosi equidistanti, vorrebbero farci pensare. Vorrei ricordare che la NATO è un'alleanza militare difensiva per statuto e che i Paesi che vi hanno aderito sono Paesi democratici, che l'hanno chiesto liberamente. Ricordo, inoltre, che in nessuno dei Paesi che facevano parte del Patto di Varsavia e che oggi fanno parte della NATO, penso ai Paesi baltici o ad alcuni Paesi nei Balcani, sono stati predisposti arsenali nucleari. Al contrario, rammento che la Federazione Russa dispone di arsenali nucleari nell'enclave di Kaliningrad, tra Polonia e Lituania, missili con cui si può facilmente colpire Berlino; senza contare che fin dalla fine della Guerra Fredda l'Ucraina non dispone di armi nucleari sul proprio territorio. Quindi, attenzione a non credere al piagnisteo del Cremlino: la minaccia di missili NATO contro la Russia è un alibi goffo, un alibi usato per giustificare l'ingiustificabile, mentre, da anni, è Mosca ad avere missili puntati sull'Europa. L'aggressione russa avviene proprio perché l'Ucraina non fa parte della NATO e avendo capito che la NATO non sarebbe intervenuta direttamente in caso di aggressione, il Cremlino ha deciso di osare e di andare oltre l'annessione della Crimea del 2014 e di invadere l'Ucraina. A valle di questi fatti, io mi chiedo come potremo mai negare l'adesione a Finlandia e Svezia al Patto Atlantico.

Non ci faremo dare lezioni di politica estera dalla Lega o da Salvini, per il quale, fino a poco tempo fa, Putin era il miglior uomo di Governo sulla faccia della terra. Nel 2019, infatti, e fino a pochi mesi fa, il leader della Lega diceva frasi di questo genere; adesso, invece, vorrebbe negare l'entrata nella NATO a Paesi come la Finlandia e la Svezia.

L'Italia e l'Unione europea devono lavorare per la pace e per il cessate il fuoco in Ucraina ed evitare una escalation a tutti i costi. Le sanzioni economiche e l'assistenza militare all'Ucraina sono strumenti per perseguire questo preciso obiettivo politico. Riequilibrando il rapporto tra le forze in campo sarà più semplice costringere Mosca a sedersi al tavolo negoziale, come stiamo vedendo in questi giorni. Grazie alle armi della NATO, gli ucraini hanno resistito e Putin finora non è riuscito nemmeno a prendere Kiev; si è ritirato all'Ovest del Paese e, in queste ultime ore, si è ritirato anche da Kharkiv.

Dare le armi a Kiev e volere la pace sono due facce della stessa, medesima medaglia. È il principio della deterrenza. Un accordo tra l'aggressore e l'aggredito rimane l'unica soluzione…

PRESIDENTE. Onorevole, mi perdoni, possiamo rimanere più nel tema del decreto?

MASSIMO UNGARO (IV). È un decreto sull'Ucraina, se non sbaglio.

PRESIDENTE. Sì, però non sulla guerra, non sulle armi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

MASSIMO UNGARO (IV). È un decreto sulle conseguenze umanitarie nell'Ucraina; quelle persone scappano dalla guerra, che io sappia.

PRESIDENTE. Le misure nel provvedimento sono chiare. Quindi, se lei vuole fare una breve digressione, va bene, se deve incentrare…

MASSIMO UNGARO (IV). Concludo su questo concetto, signor Presidente. Un accordo tra l'aggressore e l'aggredito rimane l'unica soluzione per fermare il conflitto. La via militare avrà un costo in vite umane inaccettabile. La caduta di Putin rimane un'ipotesi inverosimile e che non deve essere assolutamente perseguita attivamente. Non vogliamo un regime change, non sta a noi; questo deve essere chiaro.

Cosa fare per sostenere l'Ucraina in termini umanitari? Innanzitutto, è fondamentale, sul fronte all'accoglienza, pianificare, nel lungo termine e pensare a sostenere chi accoglie in Italia i rifugiati ucraini, magari abbonando l'IMU sulle seconde case che, a titolo gratuito, sono messe a disposizione dai cittadini italiani ai rifugiati. Dobbiamo anche mettere a disposizione dei rifugiati gli immobili sequestrati agli oligarchi, erogare un contributo economico ai profughi e potenziare corsi di italiano per facilitare l'integrazione di chi vorrà rimanere.

Sul fronte politico, invece, serve ormai una vera politica comune di difesa e l'istituzione di un esercito europeo, in modo da renderci più autonomi anche dagli Stati Uniti, con i quali rimaniamo alleati fondamentali della NATO.

Concludo con due punti, Presidente, in termini politici. È anche fondamentale rispettare gli impegni, al contrario di quanto il MoVimento 5 Stelle dice di voler fare. È troppo facile dire, da una parte, di volere una politica comune di difesa e, poi, rifiutarsi di fare la propria parte. Dal 2014 in poi, tutti i Governi italiani hanno promesso e confermato un piano di aumento delle spese militari fino al 2 per cento del PIL entro il 2024, un impegno preso in sede NATO e confermato anche dai Governi Conte, durante i quali le spese militari sono aumentate del 17 per cento, tra il 2019 e il 2022. Ora, pur di piantare una bandiera ideologica e raccogliere disperatamente qualche consenso prima delle elezioni amministrative, Conte si oppone, mettendo a rischio gli impegni presi con i nostri alleati, la credibilità del nostro Paese e il Governo Draghi, come un Turigliatto qualsiasi.

Infine, Presidente, sul fronte politico spero che questa nuova ondata migratoria da Oriente convinca anche i paesi di Visegrad ad aderire alla costruzione di una politica di asilo comune europea, che preveda una ripartizione di quei flussi migratori tra tutti i Paesi membri dell'Unione europea e, finalmente, una riforma del Trattato di Dublino (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Prima di dare la parola all'onorevole De Toma, vorrei salutare il Liceo scientifico “Galilei” di Macerata, che è venuto a trovarci questa mattina (Applausi). Anche a voi voglio sottolineare come i parlamentari stanno giungendo per arrivare alle 14; queste sono le fasi iniziali del provvedimento. Vi ringrazio di essere qui oggi.

È iscritto a parlare l'onorevole De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Diciamo all'onorevole Ungaro che mancava citare Pippo, Pluto e Paperino e poi avevamo parlato di tutto.

Il tema Ucraina è un argomento difficile, però la sede mi sembra opportuna, più che altro, per capitalizzare l'interesse su un provvedimento che va a tutelare gli interessi di aziende e cittadini italiani.

Presidente, vorrei ritornare a quello che è successo in questo ramo del Parlamento, perché quanto avvenuto in Senato non posso saperlo, se non per racconto. Vorrei ricordare quello che è avvenuto venerdì scorso. Ero presente quando, in modo particolare, io e i colleghi di Fratelli d'Italia dicevamo che si respirava un clima vacanziero di fine settimana. Quella era l'impressione che avevamo avuto dai nostri colleghi presenti in Commissione, che sapevano benissimo che il trattamento a noi riservato sarebbe stato di appena due ore e quattro minuti di discussione sugli emendamenti (poi neanche finita: ne discuteremo più avanti). Si parlava di un clima rassegnato, cioè di dignità politica, riportata da un mio collega, sempre in Commissione: era diretta non alle persone presenti, ai deputati, ma a quella dignità politica di fronte ad un trattamento, purtroppo, del genere, alla mortificazione parlamentare, che andiamo, purtroppo, denunciando ormai da diverso tempo come unico partito di opposizione, Fratelli d'Italia.

Vede, sottosegretario Freni, lei in Commissione, in quell'occasione, è intervenuto con una frase: noi i tempi parlamentari li abbiamo rispettati. Sono assolutamente d'accordo, perché a marzo e a maggio i tempi parlamentari ci sono stati. Peccato che sia la maggioranza del vostro Governo a dilatare i tempi per far sì che questo ramo del Parlamento, la Camera dei deputati, possa svolgere i propri lavori nelle Commissioni in solo due ore e quattro minuti (mi sono segnato il tempo, perché bisognava concludere entro le 17; abbiamo sforato di quattro minuti).

Vede, il Presidente Marattin, pur stigmatizzando, anche da parte delle varie presidenze - quindi, delle Commissioni attività produttive e finanze - le modalità dei lavori, manifestava il disagio per il lavoro parlamentare, sostenendo la necessità di sottoscrivere, anche lui, una proposta di legge che portasse al raggiungimento di un Parlamento monocamerale. Ricorderò male, ma mi sembra che questa proposta sia stata già sonoramente bocciata dagli italiani e, sempre se ricordo bene, dal suo attuale presidente di partito. Sono elementi che, più che altro, suscitano in tutti i nostri colleghi ormai la necessità di venire giustamente in un'Aula semideserta a parlare di un decreto-legge che è un omnibus, dove all'interno c'è un po' tutto: viene inserito ovviamente tutto quello che arriva, perché è una continua rincorsa sempre a trovare soluzioni.

Parliamo degli emendamenti: ne abbiamo presentati 30. Il tempo necessario per poterli presentare è stato di un'ora e mezza o due; di questi 30 ne abbiamo discussi solo 23. Ovviamente, siamo entrati più nel dettaglio, pur vedendoceli bocciare tutti. Non sono stati trattati 7 emendamenti, neanche si è potuto portarli avanti in una discussione, dare un senso al lavoro che andavamo facendo, proprio per dare mandato al relatore nella tempistica che si erano date le presidenze. Ma è brutto. È più che altro un cattivo esempio di cattiva politica, soprattutto, perché poi questi decreti si stanno sommando l'uno all'altro e addirittura, a volte, si fa la discussione dell'altro decreto e ci sono discordanze fra l'uno e gli altri. Però, vede, comprendiamo la necessità di adottare provvedimenti utili alle aziende e ai nostri cittadini in termini economici. Abbiamo cercato di introdurre elementi di valutazione, cercando di allargare la platea di beneficiari e anche le modalità di percentuali come il credito d'imposta. Sì, perché è questo il tema, seppur le risorse sono minime (ma, invece, qui i numeri che arrivano dai relatori e, ovviamente, dal Governo, ci vengono dati come un grande ed importante elemento di economicità da parte di questo Governo per le risorse immesse). Bene, pensavamo e pensiamo ancora oggi che allargare la platea fosse il minimo e lo fossero soprattutto le modalità per scontare il credito d'imposta.

Il complesso degli articoli relativi ai crediti di imposta su caro energia e gas per le imprese sicuramente è positivo. Tuttavia, occorre riporre particolare attenzione alle procedure amministrative ai fini dell'utilizzo del credito, affinché siano di effettiva utilità per le imprese stesse e non rappresentino un aggravio burocratico, pur necessitando di controlli puntuali.

A nostro avviso, occorre adottare opportuni controlli, affinché detto credito si tramuti anche in un minor costo dei prodotti immessi in consumo e destinati all'utenza finale.

Per l'elettricità e il gas bene l'incremento dell'ISEE a 12 mila euro, ma riteniamo che una maggiore attenzione dovesse essere rivolta anche ai soggetti più fragili - e con questo mi riferisco alle persone con disabilità grave connesse a macchinari salvavita - indipendentemente dal proprio ISEE.

Uno dei capitoli che si è discusso e di cui ho sentito parlare questa mattina, ovviamente, è relativo al contenimento del prezzo della benzina e del gasolio. Era febbraio quando, in un'interlocuzione con il Ministro Cingolani, qui, fuori dall'Aula, si parlava della necessità di emanare un provvedimento che potesse andare in una direzione più che altro di largo respiro per quanto riguarda le tempistiche. Parlando con lui venne fuori più che altro la necessità di adottare provvedimenti che, magari, potessero rivolgersi ai prossimi tre mesi futuri, quindi con una scadenza trimestrale, per poter verificare con certezza quello che poi sarebbe accaduto, di fatto, ai prezzi finali.

Quei tre mesi, invece, in realtà sono diventati subito 15 giorni, per poi prorogarli di un ulteriore periodo, per poi portarli al 30 giugno, anzi, all'8 luglio. Allora, perché, quando discutevamo in quel momento, queste modalità non vennero adottate subito? Perché c'era il problema del MEF, che, magari, non trovava le coperture? Le coperture effettivamente sono state trovate in vario modo. Questa mattina, mentre venivo qui, ho fatto una sorta di media dei prezzi della benzina che ho visto nei vari distributori di servizio: ho riscontrato 1,80, 1,81 o 1,82 euro per il self-service, per arrivare invece a un prezzo di 2,04 o 2,05 euro per la modalità servito. Mi domando: in un momento di grave difficoltà come quella che stiamo vivendo, con questo abbattimento che c'è stato, all'inizio un po' scellerato, perché non si è tenuto conto delle varie realtà dei vari carburanti, più che altro per cercare di abbattere questo costo e portarlo al prezzo finale pre-crisi? Bene, questa pre-crisi oggi praticamente già l'abbiamo superata; sicuramente questo è dovuto all'aumento del prezzo, ma di quello ovviamente iniziale. Quindi, bisogna fare in modo tale che i controlli siano serrati non solo alle pompe di benzina, al distributore, ma anche ai depositi; questo per verificare esattamente l'andamento dei prezzi, per mettere in garanzia il settore, perché il Governo sia garante nei confronti dei cittadini e anche degli operatori e per poter dire: “stiamo lavorando nella giusta direzione”. Questo non avviene, perché vi sono abusi o, forse, probabilmente, vi è una mancanza di controllo, il quale, secondo noi, deve essere necessariamente messo in atto perché il tema dei carburanti non è minore rispetto a quello del gas o dell'energia; sappiamo benissimo che il Ministro Cingolani qui è venuto più volte con le sue informative a dirci quello che praticamente potrebbe accadere nei prossimi mesi.

Abbiamo capito che c'è una rincorsa frenetica all'ottenimento della materia prima, il gas nelle sue forme, attraverso le condotte che arrivano in Italia da diversi punti, l'approvvigionamento estero o, addirittura, con la possibilità dei rigassificatori, anche attraverso le navi ormeggiate (si parla di una o due navi che dovrebbero arrivare nei prossimi mesi) per mettere in sicurezza più che altro lo stoccaggio. Lo stoccaggio serve necessariamente ad affrontare i momenti difficili che abbiamo e avremo di fronte nei prossimi mesi e mi riferisco a ciò che sta avvenendo a livello geopolitico, ma non solamente, perché - lo ricordo a tutti - questo è un tema che comunque era centrale ancor prima dell'inizio della guerra in Ucraina. Ecco perché riteniamo gli interventi posti in essere sicuramente doverosi ma completamente insufficienti o, quantomeno, non come ci aspettavamo; al riguardo, sempre come punto di riferimento di opposizione, come partito di opposizione, Fratelli d'Italia sta cercando semplicemente di portare a conoscenza le problematiche che si stanno verificando giorno dopo giorno con vario materiale e, soprattutto, con competenza.

Il tema della benzina e del gasolio ve l'ho descritto poco fa. Il GPL è stato completamente dimenticato. Poi all'improvviso, attraverso una conferenza stampa degli operatori del settore, il Governo, fortunatamente, è corso ai ripari. Si è reso conto di aver commesso un errore e di averli dimenticati, proprio perché stiamo parlando dell'energia pulita, la più pulita in assoluto. Fatto che ovviamente aveva messo a repentaglio non solo il comparto, ma anche gli investimenti fatti dai semplici cittadini che avevano acquistato automezzi per cercare di tutelare l'ambiente e, soprattutto, migliorare la qualità della vita, ma anche avere un costo inferiore. In ritardo, ci si è riusciti, ma tutto questo poteva avvenire ancor prima, perché, a settembre dello scorso anno, avevamo proposto un ordine del giorno, che poi è stato accettato favorevolmente senza alcun indugio da parte del Governo, per attuare misure che andavano nella direzione che voi adesso state mettendo in atto. Questo vuol dire che, forse, siamo stati lungimiranti? No, solamente più preparati di fronte a ciò che stava per accadere; ma non era certo la guerra, era l'aumento del prezzo dei carburanti come quello dell'energia, come giustamente detto dal mio collega Galantino, intervenuto per quanto riguarda le bollette, e le criticità non sto qui a ricordarle. Adesso vorrei più che altro passare ad un elemento diverso. L'articolo 12-bis, decorrenza dei termini relativi ad adempimenti a carico del libero professionista in caso di malattia o di infortunio, prevede un effetto retroattivo per gli eventi verificatisi a decorrere dalla data di dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili, di cui alla delibera del Consiglio dei Ministri del 31 gennaio 2020.

Bene, anzi ottimo! Peccato, però, che tale effetto retroattivo il Governo lo abbia dimenticato per i lavoratori fragili dipendenti, che dal 1° aprile alla data di conversione in legge del decreto-legge n. 24, che ora è al Senato, rimangono scoperti. Questo sta a dimostrare che, per talune categorie di lavoratori, le misure retroattive si possono attuare; per altre, che invece sono più fragili, no. Sarebbe opportuno correggere anche questa norma il prima possibile e lo diciamo per quello che è accaduto e che sta accadendo in questi giorni; anche perché bisogna vedere poi quando i decreti attuativi, di fatto, verranno messi in campo, e il 24 maggio, se non erro, è fra pochi giorni.

Articoli 14 e 15: sono previsti dei contributi. Bene, ma anche qui lo avevamo detto e chiesto; quindi, il Governo dà retta alla sola opposizione responsabile, recependo le nostre proposte. Ma male, anzi malissimo per il contingentamento dei tempi del dibattito. Il metodo usato produce una menomazione della funzione del Parlamento. Mi ritornano in mente le parole del collega Marattin, è riuscito nel suo intento: abbiamo praticamente oggi solamente una Camera, che è quella che ha deciso una cosa, e l'altra non fa altro che ratificarla. Noi non ci siamo rassegnati, siamo quelli che comunque continueremo anche in 2 ore e 4 minuti a portare avanti le nostre istanze. Siamo quelli che cerchiamo di portare avanti, nel complesso ovviamente di tutti i decreti, compreso questo, competenze e aiuti per il Governo attuale, un Governo che, in questo momento, è in affanno, più che altro perché questi continui decreti non fanno altro che mettere in difficoltà il lavoro parlamentare. Tutti vorremmo lavorare meglio, ci mancherebbe, lo capisco e comprendo anche il sottosegretario Freni, anzi, da una parte, lo ringrazio per la passione che mette in campo, però, dall'altra, non possiamo sottrarci al ruolo di un'opposizione.

Ringrazio anche i relatori, in modo specifico i colleghi Angiola e Fiorini, due persone che, comunque, stimo e so benissimo quanto siano capaci nella loro attività, però, poi, alla fine, rimaniamo sempre così, in una difficoltà oggettiva per cui, da una parte, discutiamo su questo e quell'emendamento, cercando di migliorare il testo, ma, poi, purtroppo, dopo una discussione, come quella avvenuta la scorsa settimana, ci ritroviamo, questa mattina, a parlare in un'Aula deserta. Questo è esattamente il frutto di quello che stiamo dicendo. Forse, il Presidente Fico dovrebbe cercare di cambiare un po' le cose in questi mesi che ci rimangono, per dimostrare agli italiani che effettivamente le cose non sono così. C'è un'Aula disposta a parlare non di Pippo, Pluto e Paperino, ma che, magari, nello specifico, vuole parlare di qualcosa di concreto per le nostre aziende, i nostri cittadini, quelle persone che ci chiedono, tramite il mandato che ci hanno dato, di poter adempiere al nostro lavoro, che, ripeto, non è da clima di scampagnata o di fine settimana. La dignità politica di cui dicevo prima è una dignità per cui credo che sia giusto, per ognuno di noi, dimostrare al meglio il proprio operato.

Quello che abbiamo fatto in questi giorni – praticamente, ore - è veramente una brutta pagina, ogni volta cerchiamo sempre di rimediare. Io mi auguro che questo Governo dimostri nei prossimi giorni di voler cambiare passo: non so se ci riuscirà, ma, certo, questo comportamento non aiuta, nel complesso, il lavoro sugli articoli, sugli emendamenti. Il lavoro, più che altro, serve per migliorare la qualità della vita delle persone, non solo di chi ci ha votato, ma anche dei nostri cittadini e di noi stessi. In questa maniera non l'abbiamo fatto, forse dovremmo cercare tutti di dare un contributo maggiore, pur comprendendo i tempi sempre più dilatati, perché, a questo punto, ci viene da pensare che, forse, avremo non più ore, ma secondi a disposizione, che, forse, non avremo più decreti, ma imposizioni del Governo che dovremo semplicemente ratificare. Però, ricordo a tutti coloro che sono qui seduti - oggi pochi e, fra qualche ora, di più - che, se siamo qui seduti, forse non dobbiamo solamente rispondere al partito, ma dobbiamo rispondere alle nostre necessità di persone, di esseri umani, che si confrontano quotidianamente con le problematiche di chi vive sul territorio, delle nostre aziende, dei nostri cittadini. Ecco perché i nostri 30 emendamenti, seppur discussi solo 23 e 7 non trattati, sono andati in quella direzione; anzi, dimentico che 3 sono stati resi inammissibili, quindi erano 33.

Questo, sottosegretario Freni, è più che altro un pungolo, uno stimolo per cercare di migliorare il lavoro futuro; lo facciamo perché crediamo molto nel lavoro che facciamo. La nostra dignità politica, la vostra dignità politica non si discute, anzi, sappiamo benissimo fare il nostro mestiere, lo sappiamo fare e lo possiamo fare ancora meglio, ma mettiamoci nelle condizioni di poterlo fare nel migliore dei modi. Quindi, chiedo a questo Governo di prevedere, nei prossimi provvedimenti, tempistiche che permettano una discussione migliore. Capisco e comprendo che il Governo le metta a disposizione di questa Camera o dell'altra, per, poi, lasciare alle Camere il tempo necessario, ma la litigiosità all'interno della maggioranza dimostra quello che è avvenuto esattamente non più di qualche giorno fa. Il Presidente Fico si deve assumere la responsabilità: quindi, Presidente, per suo tramite, chiedo al Presidente Fico di assumersi questa responsabilità, perché non può essere mortificata una Camera in questa maniera, come è avvenuto nei giorni passati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Noi dobbiamo essere coscienti che abbiamo di fronte una situazione che, nei prossimi giorni, potrebbe essere sempre più grave rispetto a oggi e rispetto a ciò che era ieri. Quindi, operiamo su un terreno molto delicato, un terreno scivoloso, ove si deve cercare di porre rimedio alle tante criticità che la contingenza bellica e, ancor prima, quella pandemica hanno creato, e continuano a creare. Tutte le misure individuate, applicate e, poi, convertite dai due rami del Parlamento sono misure tampone, così come quelle che stiamo discutendo oggi, che valgono, funzionano e aiutano per quanto possibile, ma sono assolutamente emergenziali e, quindi, temporanee e non strutturali. Certo, questo provvedimento contiene una serie di disposizioni utili, positive, ma che hanno bisogno di continua implementazione e di questo dobbiamo essere molto consapevoli. Noi dobbiamo continuamente sapere cosa fare e dobbiamo continuamente sapere come farlo, altrimenti rischiamo, in un'ottica di inflazione, di entrare in un processo recessivo che avrà un impatto devastante su persone, famiglie, categorie produttive e commerciali.

Parliamo prendendo spunto dall'aggressione dell'Ucraina, dell'aggressione subita e di ciò che comporta la nostra presa di posizione in questo conflitto, nell'ambito energetico. In quest'ottica, io ritengo che bisogna proseguire e insistere sulla strada delle semplificazioni per ciò che riguarda le rinnovabili e la produzione di energia elettrica dal biogas. Quello che sta accadendo ci sta insegnando un principio sicuramente importante: passando dalla diversificazione delle fonti energetiche, dobbiamo ridurre la dipendenza da altri Paesi per ciò che riguarda le forniture di gas. Ciò significa che dobbiamo trasformare un problema in opportunità e, cioè, spinti dall'emergenza e dalla eccezionalità del momento, dobbiamo investire per accelerare il processo di transizione green, quindi, tornando a ciò che dicevo prima, semplificazione sulle fonti di energia rinnovabile. Purtroppo - questo è duro da constatare -, si sono persi troppi anni nel decidere di seguire questa strada, ma adesso questa azione non è più procrastinabile.

Rimanendo in tema di energia e di tutte le questioni complementari, io ritengo che non sia possibile che, in una situazione in cui le piccole e medie imprese chiudono, a causa dell'enorme costo dell'energia e le famiglie sono in grande sofferenza e rischiano di dover scegliere se pagare l'affitto, fare la spesa o pagare la bolletta, alcuni abbiano dei maxiprofitti. Io ritengo che questo sia intollerabile per chiunque abbia un minimo di buonsenso.

Va considerato anche che la speculazione finanziaria sulle energie, ad onor del vero, affonda le radici molto tempo prima dell'occupazione russa dell'Ucraina, anzi, come ho detto prima, aggressione, perché, francamente, utilizzare il termine occupazione significa conferire all'azione russa un significato molto più definitivo e rilevante di quello che è e che, a mio modestissimo parere, non sarà più. Ma questo è un argomento che vorrei riprendere in seguito. Per tornare alla materia dell'extraprofitto, ripeto che è intollerabile che vi sia chi ha accumulato profitti sui profitti e, poi, vi sia tutta un'altra realtà in grande sofferenza. Tutto ciò non va sottovalutato, se vogliamo scongiurare pericolosissime ripercussioni sociali.

Il fatto che, nonostante la complessità dell'argomento - che chiaramente ed evidentemente si rileva da quanto ho fin qui accennato -, non sia stata scelta la strada della discussione parlamentare, che, al di là delle prevedibili divergenze di vedute, avrebbe sicuramente arricchito l'offerta di riflessioni, di valutazioni, proposte e, sperabilmente, di soluzione alle tematiche, non depone a favore di un corretto rapporto tra Governo e Parlamento. Di fatto, si impedisce il lavoro per cui noi siamo in questa Assemblea e, quindi, dare voce, con atti concreti, a quelle categorie che si sentono trascurate. Questo ci impedisce il mancato confronto parlamentare. E tra tutte queste categorie, a titolo di esempio, cito le imprese agricole e quelle della pesca. Sono settori che seguo, anche per ovvie ragioni di interesse territoriale, provenendo dalla Capitanata, che eccelle - vorrei continuare a utilizzare il tempo presente e non l'imperfetto - in produzioni agricole e in prodotti della pesca.

Da questi comparti, già da tempo, si leva la richiesta di attenzione, di aiuto per la loro situazione, aggravata e non più sostenibile già prima dalla pandemia e poi, naturalmente, dal configurarsi di questo tragico evento bellico, che ha reso impraticabile il percorso lavorativo per via della lievitazione dei costi delle materie prime e del gasolio.

Si lamenta da queste categorie e da più parti la mancanza di liquidità che, uniti ai rincari di cui ho accennato poc'anzi, determina l'impossibilità di andare avanti nel lavoro e nella produzione. Noi dobbiamo porci una domanda: come vogliamo procedere? Vogliamo la chiusura di queste attività? Se non desideriamo che avvenga questo, bisogna intervenire concretamente, pesantemente e decisamente per affrontare tale situazione e non solo, come accade, ed io lo verifico giornalmente, con inconsistenti e infruttuosi incontri con le categorie interessate; incontri che a me pare sanno tanto di campagna elettorale, dal momento che in Italia c'è sempre un momento elettorale da affrontare. Noi dobbiamo prendere atto che in campo agricolo che a rischio, anche come conseguenza di quanto stiamo vivendo, non è solo il benessere e la ripresa economica, ma addirittura potrebbe essere non più così scontata persino la nostra stessa fonte primaria di sostentamento. Pertanto, le soluzioni da cercare e proporre, e che oggettivamente non appaiono così palesemente in questo provvedimento, vanno nella direzione di creare fondi per sostenere la filiera produttiva agroalimentare. Gli agricoltori vanno sostenuti, altrimenti verranno messi in ginocchio più di come sono adesso dalla crisi bellica. D'altronde, lo stesso Ministro Patuanelli recentemente ha avuto modo di dichiarare che il nostro Paese può reggere alle sanzioni imposte alla Russia, ma l'agricoltore italiano non può sopportare da solo un aumento dei costi produttivi così alti, perciò ci vuole un supporto alle filiere e all'intero settore agroalimentare. Io tradurrei quanto appena citato in compensazioni per i settori che subiranno contrazioni, da fare in un contesto europeo e non solamente nazionale.

Analogamente per il settore della pesca che da quasi un decennio sta subendo una recessione letale; basti pensare che l'occupazione in questo settore è scesa del 40 per cento, la redditività delle imprese è diminuita del 31 per cento, mentre i costi di produzione sono aumentati del 53 per cento. Questi dati sono in peggioramento, in conseguenza della pandemia e della guerra per via dei noti rincari. È chiaro che l'aumento del prezzo del carburante, andato oltre quel limite che impedisce alle imprese ittiche di riuscire a ricavare un reddito, richiede un intervento complessivo dell'Unione europea sulla linea - mi permetto di segnalare, ma so che questo è stato indicato e individuato da altri illustri interlocutori - dei provvedimenti attuati per la Brexit e il COVID.

Se non si agirà in fretta e in modo strutturato - cosa ripeto non presente a mio parere in questo provvedimento - temo che il settore ittico nazionale arriverà ad un punto di non ritorno, dovendo anche risolversi l'annosa questione delle normative europee che non possono essere generalizzate e uniformate per tutte le zone europee di attività.

Il decreto che stiamo discutendo per quanto si riferisca al contrasto degli effetti economici ed umanitari della crisi ucraina non contiene elementi riferibili propriamente alla guerra russo-ucraina, ma dal momento che si tratta, come detto, di un provvedimento bloccato sostanzialmente dal punto di vista delle proposte, credo si possa fare qualche accenno anche agli sviluppi dell'aggressione russa ad uno Stato sovrano a distanza di 80 giorni dall'inizio delle ostilità. A me pare che in tema di dichiarazioni, come ho già detto prima facendo un esempio per un altro tema, si stia vivendo un momento di intensa campagna elettorale cavalcando i temi bellici: sostegno sì, sostegno no, armi sì ma difensive, come se davvero si possa fare un netto distinguo fra gli aggettivi difensivo e offensivo in tema di armi. Le armi sono armi e la differenza sostanziale sta nel come si utilizzano. Di certo chi le usa perché costretto a difendersi da un'azione premeditatamente offensiva non può essere tacciato di soggetto che fomenta la guerra come talvolta ho ascoltato, né è corretta a mio avviso la genesi che si cerca di fare della storia recente dell'Ucraina per giustificare atteggiamenti pilateschi, atteggiamenti alla: ma anche sì, o ma anche no.

I punti che, a mio avviso, in questa situazione sono palesi ci indicano che il Presidente russo è in forte difficoltà per un'operazione che pensava di facile e veloce soluzione, ma che ha rivelato l'impossibilità di attuare un piano evidentemente sopravvalutato, per cui il risultato – al momento evidente - è quello di spingere Paesi storicamente neutrali, come la Finlandia e la Svezia, a chiedere di poter aderire alla NATO. A nulla può valere il tentativo del Presidente russo di assicurare il suo disinteresse per la Finlandia, dal momento che ormai le sue dichiarazioni non sono assolutamente credibili e gli oltre 1.300 chilometri di confine tra Finlandia e Russia probabilmente qualche preoccupazione, mi permetto di dire, agli amici finlandesi la procurano. Neanche si può pensare che le minacce del Presidente russo verso la Finlandia, da cui teme addirittura un'aggressione, possano trovare un qualsiasi fondamento perché se consideriamo la Finlandia e consideriamo la Russia appare chiaro che sono chiacchiere al vento, fatte per ottenere dei risultati.

In conclusione Presidente, come ho già detto prima, questo è un provvedimento che comunque contiene degli elementi positivi; è un provvedimento che va sostenuto e votato, ma credo che dai prossimi provvedimenti, per quello che ho detto prima, bisognerà porre molta più attenzione e strutturare delle proposte che vadano in aiuto delle diverse categorie che in questo momento, per varie situazioni, stanno soffrendo enormemente.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.

CECILIA D'ELIA (PD). Grazie Presidente, quello che ci accingiamo a esaminare è il decreto che contiene misure urgenti per contrastare gli effetti sanitari e umanitari della crisi dell'Ucraina. Credo, quindi, come altri colleghi hanno sottolineato, che far riferimento anche all'evoluzione di quella crisi non sia, qui in quest'Aula, questa mattina, in discussione, ma parla di altro.

Signor Presidente, dopo il decreto n. 17 del 2022 sulle energie, quello in esame è il secondo provvedimento di quest'anno finalizzato a contrastare lo straordinario aumento dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime, che inevitabilmente sta impattando, con effetti fortemente negativi, ormai da mesi sulle condizioni di vita e di lavoro delle famiglie, delle imprese e della popolazione tutta, e non solo in Italia, limitando l'accesso a risorse indispensabili come cibo ed energia. Il contesto in cui ci muoviamo è noto a tutti ed è stato ricordato qui in più interventi: l'uscita dalla crisi economica, sanitaria e sociale, durata ormai due anni, è stata purtroppo ostacolata dal processo inflattivo creatosi con l'esplosione dei costi energetici e delle materie prime dovuto alla repentina ripresa e all'aggressione russa all'Ucraina, con tutte le conseguenze economiche, ma non solo, che ne derivano e che sono purtroppo in continua evoluzione. Un contesto all'interno del quale ogni azione intrapresa si rivela spesso insufficiente o superata da quanto accade e, nonostante si mettano in campo soluzioni, sembra ci sia sempre la necessità e l'urgenza di agire di nuovo, di agire in modo più concertato come Europa e su cui noi crediamo, come Partito Democratico, si debba intervenire con politiche strutturali a sostegno delle famiglie e del lavoro, penso, ad esempio, alle politiche salariali.

Governo e Parlamento sono intervenuti a più riprese per calmierare gli aumenti di questi costi attraverso l'abbattimento degli oneri generali e riducendo il carico fiscale e parafiscale sulle bollette per famiglie, piccole e medie imprese e imprese energivore, stanziando finora, nel complesso, circa 17 miliardi di euro, a cui vanno sommate le risorse presenti nella legge in esame, che ha una dotazione iniziale di 3,6 miliardi, ai quali si sono sommati ulteriori 2,3 miliardi per un totale di quasi 6 miliardi di euro, come è stato detto, e a cui andranno aggiunte le risorse disposte con il “decreto Aiuti”, che esamineremo a breve.

Stiamo parlando di interventi su una platea di milioni e milioni di cittadini e cittadine, tra l'altro finanziati, come è stato detto, con una tassazione degli extraprofitti, una grande operazione anche redistributiva. Dunque, contenimento dei prezzi di gasolio e benzina, bonus carburanti ai lavoratori dipendenti, credito d'imposta a favore delle imprese, bonus sociale su elettricità e gas - e abbiamo alzato l'ISEE di riferimento -, la rateizzazione delle bollette, la cessione dei crediti di imposta, l'integrazione salariale, le misure a sostegno di autotrasporto, agricoltura, pesca, turismo, ma anche del teatro e di tutti gli enti pubblici. Sono misure che, come abbiamo visto, stanno aiutando a contenere la corsa all'aumento dei costi e a reggere soprattutto l'impatto della crisi, che sta mordendo, in particolar modo, le fasce sociali più deboli, le imprese energivore, gasivore e quelle del settore autotrasporto.

Il testo contiene, poi, misure che cercano di dare risposte di natura strutturale, come quelle relative alle semplificazioni burocratiche per impianti fotovoltaici e quelle con cui si estende il golden power alle concessioni idroelettriche, al fine di evitare acquisizioni ostili in una fase in cui questi ambiti assumono sempre più una rilevanza per l'interesse strategico nazionale.

Nell'ambito del turismo è importante il riconoscimento di un contributo, sotto forma di credito d'imposta, alle imprese turistico-ricettive pari al 50 per cento dell'importo dell'IMU versata a titolo di seconda rata per l'anno 2022, a condizione che i relativi proprietari siano anche gestori delle attività esercitate.

Nell'ambito del commercio vi è l'importante e delicata estensione al 30 settembre dell'autorizzazione per l'occupazione del suolo pubblico. Una misura per bar e ristoranti che semplifica anche le relative procedure, una misura - se posso aggiungere un tema che, se volete, è anche personale - in cui andrebbe trovato un migliore equilibrio tra diritti dei cittadini residenti nei centri storici e le esigenze del commercio e del consumo. Penso all'accordo che il comune di Roma, il municipio Roma I, che è anche il collegio in cui sono stata eletta, aveva trovato in questi mesi per aumentare i controlli sul cosiddetto tavolino selvaggio.

Così come è accaduto qui alla Camera, in sede di Commissione referente durante l'esame e l'approvazione del “DL Energia”, il testo di questo provvedimento è stato oggetto al Senato - e solo al Senato - di una proficua attività emendativa, che ha consentito il miglioramento di alcune norme e l'introduzione di altre.

Voglio ringraziare il lavoro dei senatori del PD, che hanno contribuito a portare all'esame e a far approvare modifiche e innovazioni frutto dell'attento ascolto degli stakeholder interessati. Mi riferisco, per citare in parte il lavoro emendativo che abbiamo fatto al Senato, all'ampliamento del meccanismo di aggiornamento dei prezzi per il caro materiale negli appalti pubblici, alle semplificazioni in materia di 5G, all'intervento sul lavoro sportivo a tutela dei vivai calcistici e delle nuove primavere, alle misure sull'acquisto, per le scuole, di impianti di ventilazione meccanica controllata, di cui tanto abbiamo discusso durante la pandemia, nell'ambito del Fondo per l'emergenza epidemiologica da COVID-19, all'integrazione delle graduatorie di merito del concorso ordinario dei docenti per l'infanzia e la primaria, nonché la proroga ulteriore del cosiddetto organico COVID sino a fine anno scolastico.

In tema di trasporti nei settori dei porti c'è una misura per la promozione del traffico ferroviario delle merci in ambito portuale e poi la soluzione di un problema che si protraeva da tempo, con l'ingresso dei lavoratori marittimi stranieri nelle nostre aree portuali a bordo di grandi navi da crociera.

Inoltre, questo decreto interviene a sostegno di quell'importante politica di accoglienza che l'Unione europea e l'Italia stanno facendo per i profughi e le persone in fuga dallo scenario dell'Ucraina. Per i minori non accompagnati provenienti dall'Ucraina, che, purtroppo, costituiscono una quota rilevante dei profughi ucraini, abbiamo ottenuto l'aumento delle risorse a disposizione dei comuni: un contributo fino a 100 euro al giorno pro capite per i comuni che accolgono direttamente e sostengono spese per affidamenti familiari dei minori non accompagnati.

Sempre in tema di enti locali, voglio segnalare l'istituzione di contributi per i comuni di grandi dimensioni che procedono alle fusioni e l'autorizzazione a utilizzare l'avanzo di amministrazione per coprire i maggiori oneri derivanti dalle spese per le energie, cosa che avevamo già provato a risolvere nel “decreto Energia”. Poi, la revisione degli indicatori di deficit strutturali di bilancio e, infine, il ripristino della disciplina relativa alla gestione da parte dei comuni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, in particolare per la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà.

Dunque, il testo è stato migliorato grazie al dialogo in seno alla maggioranza e al confronto col Governo. Un lavoro che sappiamo essere difficile, anche a causa della limitatissima dotazione di risorse disponibili per le modifiche in ambito parlamentare e che non è stato esaustivo nella risposta rispetto a tutte le istanze pervenute. Lo abbiamo visto e abbiamo lamentato tutti il fatto che i provvedimenti sono esaminati e modificati come se fossimo ormai in un sistema monocamerale. È vero! Venerdì abbiamo avuto due ore in Commissione per discutere questo testo. È un limite, ma è anche vero che ci siamo assunti tutti, rispetto a un lavoro emendativo ricco che l'altra Aula ha fatto, la responsabilità di approvare e convertire un decreto che ha misure importanti, davvero importanti per intervenire sulla crisi economica e sull'aumento dei costi, importanti per il sostegno delle famiglie e delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Gallo. Ne ha facoltà.

LUIGI GALLO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie colleghi e sottosegretario. Il “decreto Taglia prezzi”, che ci apprestiamo a votare in questa Camera, è una misura che interviene con 4,4 miliardi e che, secondo il MoVimento 5 Stelle, va visto nel complesso delle misure che sono state messe in campo in questo momento. Quindi, parlo anche del decreto che riguarda la riduzione delle bollette, che è una misura di 8 miliardi ed è prima di questo decreto, e anche il “decreto Aiuti”, che è in procinto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e che conta circa 14 miliardi.

Che cosa sosteniamo da tempo noi del MoVimento 5 Stelle? Che il Governo deve fare il possibile per il supporto a imprese e famiglie in questo momento, tant'è che questo Parlamento ha voluto e approvato anche la necessità di avere uno scostamento di bilancio, appena ci sono le condizioni, e anche di intervenire con altre misure importanti, come una tassazione sugli extraprofitti, perché finora ricordiamo che in una crisi così importante che abbiamo vissuto - quella pandemica, mentre adesso viviamo la crisi energetica e la crisi della guerra nel nostro continente - ci sono stati comparti del Paese che hanno fatto enormi extraprofitti, ma c'è anche una subdola speculazione finanziaria oggi che investe e che impatta anche sui costi dell'energia e del gas.

Per il MoVimento 5 Stelle le condizioni sono già mature per altri interventi, anche perché l'Istat ci diceva ieri che il reddito dei cittadini aumenterà mediamente quest'anno dello 0,8 per cento. Però, dentro questo 0,8 per cento ci sono delle disuguaglianze, perché i redditi dei lavoratori dell'industria aumentano dell'1,6 per cento, quelli dei privati dello 0,4 per cento e quelli dei dipendenti pubblici dello 0 per cento in questo momento. Ma la previsione di stamattina, che è arrivata dall'Unione europea, è ancora più grave, perché l'inflazione viene conteggiata al 5,9 per cento, a fronte di quella calcolata dall'Istat al 5,2, e per l'intera Unione europea è del 6,1.

Di fronte a questi numeri, è chiaro che il potere d'acquisto di ogni singolo lavoratore è fortemente colpito da questa crisi e anche le imprese, naturalmente, vivono una fase molto grave di incertezza, e dobbiamo soprattutto sostenere la sopravvivenza delle imprese in difficoltà ed evitare che migliaia di imprese rischino di fallire.

In più, c'è da aggiungere un terzo elemento, ossia le misure che la BCE sembra apprestarsi a varare in una morsa che sarebbe ancora più dura per il Paese per la stretta sui tassi d'interesse e sugli acquisti dei titoli pubblici.

A fronte di tutto questo, quali sono state le proposte del MoVimento 5 Stelle? Proposte che non tutte sono riuscite a finire in questo decreto: e, infatti, alcune sono previste nel “decreto Aiuti” che dovrebbe essere pubblicato al più presto. Le proposte che sono state accolte riguardano il taglio di accise, l'aumento del gettito per i cittadini, passando dal 10 al 20 per cento nella tassazione degli extraprofitti delle imprese energetiche: sono tutte misure confermate dal Governo in conferenza.

Inoltre, ci sono state importanti misure sul fronte del superbonus: innanzitutto, la proroga al 30 settembre per gli interventi sulle case monofamiliari con il 30 per cento di stato di avanzamento dei lavori, e in più la cessione dei crediti delle banche ai clienti professionisti. Ma con il superbonus, il MoVimento 5 Stelle ha introdotto anche il concetto di cedibilità del credito d'imposta. È stata, questa, una grande novità che, alla fine, questo decreto conferma; e sceglie di sostenere la nostra linea politica, che da tempo portiamo avanti in questa legislatura, tant'è che il credito d'imposta arriva alle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas, e agli agricoltori e ai pescatori con delle misure specifiche. E in più, la cedibilità diventa uguale a quella del superbonus, confermando l'efficacia e soprattutto immettendo liquidità nel Paese, nell'economia reale, cosa importantissima in un momento in cui diversi esperti parlano di rischio stagflazione.

Vogliamo, però, fare un po' di chiarezza anche sulle norme approvate in questo decreto? Io le voglio elencare in maniera abbastanza puntuale, anche per fare un servizio ai cittadini che ci ascoltano, perché non sempre le misure che il Governo e il Parlamento approvano, riescono ad arrivare velocemente all'attenzione dei cittadini che poi hanno necessità di utilizzare queste misure.

Quindi, iniziamo a dire quali sono le più importanti: la riduzione delle aliquote di accisa sulla benzina fino all'8 luglio; il finanziamento di un bonus carburante da 200 euro per i dipendenti di datori di lavoro privati, ovviamente esentasse; la proroga, dal 30 aprile al 30 giugno, della possibilità di pagare a rate le bollette per i clienti domestici; il credito d'imposta al 12 per cento per l'acquisto di energia elettrica utilizzata nel secondo trimestre 2022 a beneficio delle imprese con potenza superiore ai 16,5 chilowattora, che dovrebbe essere aumentato poi al 15 per cento dal “decreto Aiuti”; il credito d'imposta al 20 per cento per l'acquisto di gas consumato nel secondo trimestre 2022, a beneficio delle imprese non gasivore, che dovrebbe essere aumentato al 25 per cento dal “decreto Aiuti”, con possibilità altresì, anche qui, di cessione del credito; l'aumento dal 20 per cento al 25 per cento del credito d'imposta per le imprese energivore e dal 15 al 20 per cento per le imprese gasivore (anche qui si prevede un aumento delle relative percentuali da parte del “decreto Aiuti”); il già menzionato credito d'imposta al 20 per cento a beneficio di agricoltori e pescatori per l'acquisto di carburante (sappiamo quanto hanno sofferto in questa fase, quindi è importante dare loro un segno di rilancio e un concreto aiuto); l'aumento da 8.265 a 12 mila euro del tetto ISEE per l'accesso al bonus sociale, elettricità e gas (questo significa che noi, da 4 milioni di famiglie, passiamo a coinvolgerne 5,2 milioni); la rateizzazione delle bollette fino a 24 mesi per le imprese che acquistano energia elettrica o gas con garanzia SACE e la garanzia SACE fino al 31 dicembre 2022 per un impegno di massimo 5 miliardi di euro in favore di banche o altri soggetti abilitati all'esercizio del credito in Italia, per finanziamenti concessi sotto qualsiasi forma ad imprese che gestiscono stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale e ad alto consumo energetico (quindi, un impegno dentro il nostro Paese); il fondo da 500 milioni per l'autotrasporto nel 2022; il credito d'imposta IMU per il settore turistico; il riconoscimento dei trattamenti di integrazione salariale nel 2022, anche in deroga, anche in caso di superamenti dei limiti di durata; l'esonero contributivo per assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori provenienti da imprese in crisi; l'importantissima proroga, oltre il 31 dicembre 2022, del golden power, rafforzato all'epoca del Governo “Conte 2”, esteso grazie a una nostra proposta emendativa, alle concessioni, anche se di competenza regionale, nei settori dell'energia e dei trasporti, con particolare riferimento alle concessioni idroelettriche; e infine, un ampliamento delle aree idonee alla realizzazione degli impianti rinnovabili.

Basta questa rapida rassegna per comprendere il peso di questo decreto che ci apprestiamo ad approvare e del successivo “decreto Aiuti”, con il quale andiamo a confermare e ad estendere alcune delle misure più urgenti.

L'impegno del MoVimento 5 Stelle, quindi, a favore dei cittadini, delle famiglie e delle imprese in difficoltà, resta importante e continuamente coerente; e ci auguriamo che nel Governo non prevalgano tentazioni di soffocare nella culla una ripresa economica con una eccessiva austerità, che freni la necessità di stimolare l'economia reale e accelerare il loro impegno nella vera transizione ecologica e diventare adeguatamente robuste in questo momento, proprio per affrontare l'occasione del PNRR, ottenuto dal Presidente Giuseppe Conte per dare a questo Paese l'opportunità di ridurre le disuguaglianze e curare le devastazioni ambientali con l'aiuto e il protagonismo di tutti, utilizzando le tecnologie, l'innovazione e la digitalizzazione a questo scopo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cantalamessa. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Grazie, Presidente. Governo, colleghe e colleghi, grazie Presidente anche per l'invito, che ha rivolto prima ad altri colleghi, a rimanere sul tema, che ho colto e apprezzato. Devo fare una piccola precisazione, giusto per lasciarla agli atti. Infatti, prima il collega Ungaro ha detto delle cose del senatore Salvini non corrispondenti al vero, nel senso che, è chiaro che la Finlandia e la Svezia sono due Stati autonomi, sovrani e liberi di scegliere tutto quello che ritengono opportuno, così come è altrettanto chiaro che in questo conflitto esiste un aggredito e un aggressore, e noi stiamo con l'aggredito. Il senatore Salvini ha detto che l'obiettivo principale di tutte le forze politiche europee e mondiali deve essere la pace. E quindi in questi momenti ci si deve preoccupare non solo di ciò che è, ma anche di ciò che appare in merito a delle scelte temporali, ferme restando l'autonomia e la sovranità sacrosante di ogni Paese, inclusi gli amici della Finlandia e della Svezia.

Vorrei fare anche un'altra piccola premessa in merito a quanto detto dagli amici dell'opposizione, perché sento parlare spesso di poca dignità. Io non mi sento meno degno, né più degno di qualsiasi altro collega in quest'Aula.

Io so che noi stiamo cercando di trovare quello che unisce in un momento emergenziale e grazie all'atteggiamento di tante forze così diverse, solo in materia di crisi energetica, questo Governo e questa maggioranza sono riusciti a stanziare 22 miliardi, ancora insufficienti, ma non è stato semplice trovare i 22 miliardi per gli italiani, i cittadini italiani e le imprese italiane e in questo provvedimento abbiamo parlato anche di cybersicurezza, abbiamo parlato di altre misure importanti, quali la golden power, come ricordava prima il collega Gallo, e tante altre misure sulle quali non mi soffermo. Quanto al discorso del malfunzionamento del bicameralismo, che di fatto è diventato un monocameralismo, è chiaro che questa è una responsabilità di tutti i parlamentari, su questo il Governo c'entra poco e dovremmo avere, noi, la capacità di vedere il tanto che unisce e non il poco che separa, cosa che a volte, a tutte le forze politiche, risulta difficile fare.

Entrando nel merito, il decreto-legge n. 21 sull'Ucraina reca con sé una dotazione iniziale di 3,6 miliardi, a cui vanno sommati i 2,3 miliardi stanziati dall'emendamento del Governo, per un totale di quasi 6 miliardi, per raggiungere la cifra alla quale mi riferivo prima dei 21 miliardi circa. Il provvedimento in esame, quindi, va a nostro avviso nella giusta direzione; con esso il Governo ha cominciato ad accogliere le sollecitazioni arrivate in particolare dal nostro segretario Matteo Salvini che, fin dai tempi della prima emergenza pandemica, rappresentava la crisi energetica come una crisi altrettanto grave di quella pandemica. Vorrei sensibilizzare, poi, tutti i colleghi su quelli che sono il piano reale e il piano istituzionale, cioè due piani che fanno fatica ad incontrarsi. Siamo tutti consapevoli degli aumenti del costo delle materie prime, dell'energia e, inevitabilmente, del carrello della spesa, ma gli imprenditori informavano del fenomeno dell'aumento delle materie prime già dall'inizio del 2021. Non abbiamo saputo o non abbiamo voluto ascoltare a sufficienza. C'è una parte di questo Parlamento che vede evasori ovunque, il furbo dietro ogni angolo e crede che con lacci e lacciuoli si ostacolino queste storture, ma quella parte politica spesso non si rende conto che le complicazioni delle procedure non fanno altro che agevolare i professionisti della burocrazia e i furbetti che sanno bene come aggirare le norme. In questo grave momento di crisi economica non solo è importante dare, ma anche evitare di togliere, evitare di riscuotere, come è stato fatto per le accise sui carburanti, del resto.

Il contenimento dei prezzi di gasolio e benzina, il taglio delle accise, il bonus carburanti ai lavoratori dipendenti, il credito d'imposta a favore delle imprese, il bonus sociale su elettricità e gas fanno del provvedimento in questione una misura fondamentale che non può non interessare tutti i cittadini. La rateizzazione delle bollette, la cessione dei crediti di imposta, l'integrazione salariale, le misure a sostegno di autotrasporto, agricoltura, pesca, turismo e di tutti gli enti pubblici sono esattamente il tipo di interventi che il Paese chiedeva, aspettava e di cui ha fermamente bisogno.

Tra i vari settori già citati dagli altri colleghi e sui quali non mi dilungo, mi soffermo un po' di più sull'agricoltura, perché il provvedimento introduce all'articolo 19 un'importante novità in tema di aiuto e sostegno al comparto, finanziando la rinegoziazione dei mutui agrari, cosa che investe molte delle oltre 720 mila imprese agricole, come ricordava prima la relatrice, l'onorevole Fiorini, che potranno contare su un intervento in garanzia fino a 5 milioni di euro. Il fondo è stato rifinanziato per 20 milioni di euro da Ismea, insieme a un emendamento condiviso del Ministero che aveva messo a disposizione ulteriori 80 milioni di euro, sul quale però non c'è stato un riscontro positivo della Ragioneria generale dello Stato.

Leggendo le bozze non possiamo non ritenere che il fondo verrà rifinanziato nel decreto-legge “Aiuti” - già approvato in Consiglio dei Ministri - o in un prossimo provvedimento per stanziare ulteriori 100 milioni di euro, così da portare una garanzia totale che supera quasi i 2 miliardi di euro solo per il comparto agricolo, qualcosa di fondamentale per l'Italia.

L'articolo, al quale è stata apportata una modifica importante che arriva dopo anni di assurde battaglie e giudizi non sempre corretti sul tema dei rimborsi - penso alle multe derivanti da quota latte - è volto a generare una maggiore liquidità delle imprese. Va detto che in Italia nel 2021 abbiamo importato, volendo prendere ad esempio il latte, circa 620 mila tonnellate di latte, per un confronto tra produzione e consumo pari all'88 per cento. Siamo cresciuti: fino al 2018 era al 78 per cento; un 10 per cento in più, ma manca ancora un 12 per cento. Viene da chiedersi perché, nonostante la crescita di questo settore che sta aumentando in quantità e qualità, ci siano molti allevatori ancora in contenzioso per il pagamento delle multe. Il nostro emendamento all'articolo 21, poi, che attua la riapertura del termine per la rateizzazione del pagamento di queste multe e non solo, intende fornire una chiara indicazione alle migliaia di produttori coinvolti, al fine di chiudere una pagina buia del nostro Paese. L'imposizione di limiti alle produzioni di latte, non solo da parte dell'Unione europea, senza tener conto di come la nostra produzione da sempre sia inferiore al fabbisogno del consumo in Italia, è qualcosa da dimenticare il prima possibile. Il nostro emendamento consente di riaprire per 60 giorni i termini, attivando in tal modo la fase di riscossione coattiva da parte dell'Agenzia delle entrate. Sarebbero oltre 3 mila le aziende coinvolte, certamente non poche, specie se consideriamo l'importo totale che supera gli 800 milioni di euro. Così facendo, da un lato, consentiremo ai debitori di pagare i loro danni senza affrontare una procedura di riscossione e, dall'altro, all'amministrazione di incrementare il livello dei recuperi, senza sopportare gli oneri delle procedure esecutive. Viene da sé che questo emendamento, portando a 25 anni quella che era la ristrutturazione del debito, genera la liquidità utile per affrontare questo tema. Come Lega non abbiamo potuto non coniugare le indicazioni che arrivano dall'Unione europea, senza tacciarne gli eccessi, quando dovuto, con le istanze dei produttori italiani.

Tutte le misure varate fino a oggi - azzeramento degli oneri di sistema delle bollette della luce e del gas, IVA agevolata al 5 per cento per il gas, potenziamento del bonus sociale, credito d'imposta per le imprese per i consumi di energia elettrica e, infine, riduzione delle accise dei carburanti - sono coperte fino al secondo trimestre e dunque fino al 30 giugno e all'8 luglio per quanto riguarda la riduzione delle accise. Dalle anticipazioni, il cosiddetto decreto Aiuti non interviene a prorogare queste misure ed è un grande problema. Siccome il caro energia, aggravato dalla guerra russo-ucraina, ha caratteristiche strutturali e prosegue incessantemente con prezzi proibitivi, gioco forza il Governo entro un mese dovrà necessariamente varare un altro provvedimento corposo che estenda al terzo trimestre le misure a tutela dei cittadini, delle imprese e della ripresa economica, pena la crisi. Serviranno ancora diversi miliardi ed è probabile che occorra una nuova serie di interventi a debito, ovviamente anche comunitario, dove anche l'Europa è chiamata a fare la sua parte. Se Bruxelles, con il Recovery Fund ha permesso di fare debito per la transizione ecologica e digitale, non c'è motivo alcuno che si sottragga per impedire questo dramma che da quasi un anno colpisce famiglie e interi settori produttivi in crisi.

Altre misure sono state introdotte su questo tema, fra cui alcune importanti anche per la filiera suinicola, per l'abbattimento dei costi e per implementare il progetto del decreto legislativo sulle pratiche sleali. Sono forti le tensioni sul mercato di tutte le commodity, dettate soprattutto dal ruolo che l'incertezza genera rispetto agli scenari dell'approvvigionamento alimentare. Lo straordinario picco dei prezzi delle materie prime ha peggiorato anche la condizione di vita delle fasce più deboli della popolazione mondiale, limitando l'accesso a risorse indispensabili come cibo ed energia; parliamo di un'impennata dei prezzi che è stata la più alta degli ultimi decenni per intensità e durata. Per comprenderne l'entità, basti pensare che il picco raggiunto nel primo trimestre del 2022 è di gran lunga superiore a quello raggiunto nel 2007-2008 e anche al livello toccato negli anni Settanta del secolo scorso, in piena crisi petrolifera.

Uno degli aspetti da evidenziare è che c'è un andamento quasi identico tra cereali, petrolio e zucchero. Che cosa vuol dire? Che l'incertezza regna su tutte le commodity e questa incertezza ha un impatto non sottovalutabile sulle aziende agricole e non solo e porta a dover ragionare in modo più efficiente ed efficace. Il settore primario deve familiarizzare da subito con strumenti finanziari, nuovi e mutualistici. Accedere alla stabilità dei redditi diventa fondamentale, non possiamo più perdere tempo per intervenire ancora sia sulle semplificazioni che sui sostegni per dare risposte certe a una filiera - l'agroalimentare, ma non solo quella – che, alla luce del ruolo strategico che riveste per l'economia del Paese, merita risposte immediate e concrete da questo Parlamento.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, ci apprestiamo a esaminare alla Camera il “decreto Ucraina-bis” o “Taglia prezzi”, riguardante le misure urgenti per contrastare gli effetti economici ed umanitari della crisi ucraina.

Vorrei fare prima una considerazione di metodo. Ritengo necessario ed importante rappresentare il disagio che sale dai banchi di Fratelli d'Italia, oltre che lo stupore per le modalità con le quali il Governo ha ritenuto di procedere in merito a questo procedimento. Infatti - è stato ripetuto da più parti -, si è persa un'ulteriore occasione di confronto parlamentare, senza tenere in considerazione la disponibilità che l'opposizione aveva manifestato rispetto ad un provvedimento che reca disposizioni così necessarie per far fronte alle conseguenze di una complessa crisi internazionale.

Fratelli d'Italia avrebbe ritenuto opportuno offrire un sostegno all'azione delle istituzioni, ma, nonostante tutto, si è palesata nuovamente la situazione di compressione dei tempi nell'esame del provvedimento. Continuiamo a chiederci quali sia, in una Repubblica parlamentare, come spesso accade e accaduto in questi anni, il ruolo del Parlamento nei suoi due rami, dato il monocameralismo di fatto.

Sappiamo, infatti, che il Governo porrà la questione di fiducia, dopo aver presentato un maxiemendamento, su cui la stessa Ragioneria dello Stato è intervenuta per difetto di copertura, se non vado errata. Ecco, un'occasione persa. Il Governo ha dimostrato una mancanza di rispetto nei confronti delle Camere e la totale disattenzione verso le opposizioni. Infatti, il decreto-legge n. 21 è stato trasmesso nella mattinata di venerdì - ricordo solo i tempi - alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive), e, una volta sviluppatasi la discussione generale, abbiamo avuto un'ora di tempo per presentare gli emendamenti; nelle due ore di esame nelle Commissioni congiunte sono stati esaminati alcuni emendamenti di Fratelli d'Italia (se non vado errata 7 sui circa 30 che erano stati presentati, tutti ovviamente bocciati; tutti gli altri non sono stati trattati), è, alle 17, c'è stato il mandato al relatore ed oggi la posizione della fiducia.

Concludo questa parte metodologica, nel dire che sembrano lontanissimi i tempi in cui abbiamo visto tutto il Parlamento applaudire il Presidente della Repubblica in quest'Aula, quando, in occasione del giuramento, ha rammentato come la funzione legislativa appartenga al Parlamento. Dopo quel discorso, tranne che in un solo caso, il Governo è sempre ricorso alla posizione della questione di fiducia e il dibattito è sempre stato compresso, ma non si era mai arrivati a un tale livello di compressione.

Entriamo nei contenuti del provvedimento. Il decreto per contrastare gli effetti economici umanitari della crisi ucraina contiene misure emergenziali, ma - lo diciamo sin da subito - non sono ancora sufficienti (ed è stato riconosciuto anche questa mattina) per contenere l'impatto della questione bellica, per il rialzo dei valori delle materie prime energetiche e per l'approvvigionamento delle materie prime, per la perdita dei mercati di sbocco delle nostre imprese e per quanto ne consegue.

Il testo però approvato per l'Aula - e questa è una sottolineatura di diversa natura - è caratterizzato da una pluralità di disposizioni certamente di rilievo, inserite al Senato nel corso della conversione in legge del decreto-legge, che spaziano da interventi necessari e legati alla crisi umanitaria, quali la riduzione delle aliquote delle accise sulla benzina e sul gasolio impiegato anche come carburante, il contributo sotto forma di credito d'imposta a favore delle imprese per l'acquisto dell'energia elettrica, l'incremento del credito d'imposta a favore delle imprese energivore e gasivore, le disposizioni urgenti in materia di rateizzazione delle bollette per i clienti domestici, le disposizioni in materia di semplificazione per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, alle ulteriori disposizioni di sostegno alle imprese e misure di diverso tipo. Tuttavia, ci sono altre misure e diverse proroghe di natura eterogenea che, per quanto di interesse collettivo e nazionale, avrebbero potuto essere trattate in provvedimenti di natura ordinaria. E su questo Fratelli d'Italia ha presentato una pregiudiziale che non è oggetto di questa discussione, ma verrà esaminata più tardi.

Comunque, si poteva fare di meglio e di più, a cominciare, per esempio, da alcuni emendamenti che avevamo presentato: dall'emendamento Zucconi che estendeva alle piccole e medie imprese, attualmente sprovviste dell'opportuna copertura, gli effetti della norma per irrobustire il sostegno per i produttori colpiti, prima, dagli effetti della pandemia e, poi, dal conflitto russo-ucraino (attenzione, quindi, alle piccole e medie imprese che non sono state particolarmente oggetto di intervento), all'emendamento Osnato, volto ad estendere, nei tempi e nelle possibilità, la cedibilità dei crediti d'imposta a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica. Il termine previsto dal testo in esame è, effettivamente, troppo ravvicinato, e, quindi, si considera anche la nota problematica esistente in generale relativa alle difficoltà concernenti i crediti d'imposta.

Tra gli emendamenti presentati e non trattati vi è anche un passaggio su un articolo aggiuntivo che riguardava una questione particolarmente rilevante per Fratelli d'Italia, relativa alle autostrade A24 e A25 tra il Lazio e l'Abbruzzo, due tra le autostrade attualmente più care, non di Italia, ma, se non vado errata, d'Europa. La proposte emendativa voleva introdurre una misura a favore dei pendolari, ossia l'esenzione, il tutto per contrastare anche lo spopolamento delle aree interne dell'Italia centrale e aiutare i pendolari della zona del nostro Paese particolarmente depressa e colpita dal sisma.

Nonostante tutto questo, riconosciamo, comunque, che l'articolo 36, al comma 2, incrementa il limite di spesa di 30 milioni di euro del Fondo per l'emergenza epidemiologica da COVID-19 per l'anno scolastico 2021-2022; tra i vari punti, c'è anche l'installazione di impianti per la ventilazione meccanica controllata, con recupero di calore. Quindi, guardiamo con favore all'introduzione di questa misura e ci auguriamo, a questo proposito, che vengano prodotte al più presto le linee guida per le modalità di applicazione degli stessi impianti, perché siamo in attesa.

Nelle audizioni delle Commissioni finanze e industria del Senato è stato chiesto di rendere più inclusivo il nuovo credito d'imposta per l'acquisto dell'energia. Non solo; si è chiesta l'automatizzazione della proroga del beneficio in caso di permanenza di una situazione di criticità dei prezzi energetici.

Vorrei esprimere una parola sulla rateizzazione degli importi dovuti per i consumi di energia e gas. Stiamo rateizzando: certo, dal punto di vista della liquidità, è un aiuto, ma stiamo solo rateizzando, concedendo, quindi, un periodo di dilazione del pagamento, ma consideriamo del tutto inadeguato il periodo di fruizione del beneficio, limitato ai soli mesi di maggio e giugno 2022. Andrebbe estesa la portata della misura.

Sul fronte delle misure di sostegno alla liquidità, potrebbe essere utile riattivare la cosiddetta moratoria ex lege dei debiti bancari. Non solo. Un intervento che continuiamo a chiedere riguarda - e vedo il sottosegretario Guerra, che saluto - la ristrutturazione del debito fiscale; è un tema che noi, di Fratelli d'Italia, continuiamo a proporre. In considerazione della congiuntura combinata del post pandemia e del conflitto russo-ucraino, si è proposto di individuare modalità di ristrutturazione del debito fiscale e contributivo complessivo per tutti i contribuenti che, per obiettive difficoltà dovute alla crisi economica, non hanno potuto effettuare i relativi versamenti dovuti. Stiamo parlando, a titolo esemplificativo e non esaustivo, di debiti derivanti da piani di dilazione, rottamazione-ter, saldo e stralcio, ritenute alla fonte, imposta sul valore aggiunto, nonché di versamenti relativi ad importi richiesti a seguito del controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni, di avvisi di accertamento e cartelle di pagamento e, comunque, di tutti i casi di omessi versamenti di importi esposti in dichiarazione. Lo sottolineo: si tratta di importi dichiarati.

Tutti questi debiti in essere al 31 dicembre 2021 possono essere dilazionati, accordando, secondo una nostra proposta, la possibilità di effettuare ex novo i versamenti in non meno di 72 rate mensili e senza applicazione di sanzioni, interessi e ulteriori oneri accessori.

Una misura di tal guisa consentirebbe, da un lato, ai contribuenti di onorare i propri debiti con un meccanismo sostenibile e, dall'altro, aumenterebbe le probabilità stesse di riscossione, che certamente sono maggiori in un sistema di compliance rispetto a una riscossione coattiva, costosa e che rischia di non trovare capienza. Il taglio delle accise sui carburanti è certamente positivo ed è il minimo che si potesse fare. Bisognerà lavorare alla riduzione strutturale del prelievo fiscale sul comparto mobilità, a cominciare dal riallineamento delle aliquote d'accisa sui valori prossimi a quelli più virtuosi dei Paesi europei.

Schematizzando, passando pertanto ad un altro punto, il nuovo decreto, quindi il decreto di cui stiamo parlando, prevede anche un passaggio sul bonus carburante, parliamo ancora di bonus. Per il 2022, dunque, le aziende possono concedere a loro discrezione un buono dell'ammontare massimo di 200 euro per i lavoratori, che, come già menzionato, non concorre alla formazione del reddito, ed è dunque esentasse. Per poter accedere a questo benefit non sono previsti requisiti o tetti di reddito; l'unico limite di cui parla la norma, e questo solo voglio sottolineare, è che la misura è destinata ai lavoratori dipendenti di aziende private.

L'articolo 10-bis prevede che, nel caso di realizzazione di lavori che abbiano un importo superiore a 516 mila euro e per i quali viene richiesta la possibilità di accedere al meccanismo degli incentivi del 110 per cento, le imprese esecutrici devono essere in possesso di particolari qualificazioni. Parliamo delle qualificazioni SOA. Nello specifico, il comma 1 prevede che, ai fini del riconoscimento degli incentivi fiscali, a decorrere dal 1° gennaio 2023 fino al 30 giugno 2023 l'esecuzione di lavori di importo superiore ai 516 mila euro può essere affidata o ad imprese in possesso al momento della sottoscrizione del contratto di appalto della occorrente qualificazione, quindi della certificazione SOA, o ad imprese che al momento della sottoscrizione del contratto di appalto documentino al committente ovvero all'impresa subappaltante l'avvenuta sottoscrizione di un contratto finalizzato al rilascio della certificazione, che dovrà essere, se non vado errata, rilasciata entro il mese di luglio.

L'attestazione SOA è la certificazione obbligatoria per la partecipazione a gare d'appalto per l'esecuzione di pubblici lavori e appalti, e rappresenta un documento necessario e sufficiente per comprovare in sede di gara la capacità dell'impresa di eseguire opere pubbliche di lavori con base d'asta superiore a 150 mila euro; garantisce, insomma che ci sia questa capacità. Dunque la nota norma pentastellata, una delle norme più modificate della nostra normativa, quella del superbonus, continua a far penare per i suoi contenuti continuamente rimaneggiati, a causa di una superficiale prima stesura che ha gonfiato, oltre al rilancio dell'edilizia, anche - lo abbiamo visto - le truffe e il malaffare, giungendo pure ad allargare l'inflazione.

Dopo la stretta delle cessioni dei crediti fiscali arriva questa novità, inserita un po' così, abbastanza alla chetichella, nel corso dell'approvazione della norma in Senato: per svolgere i lavori quindi sarà necessaria un'altra certificazione. Il sistema - lo dice Confartigianato, lo dicono le associazioni di categoria -, come si va configurando, pare che consentirà di lavorare solo a chi lavora già, perché il conto è presto fatto: ad oggi, a fronte di un comparto di 500 mila imprese, solo 22.694 aziende italiane hanno l'attestazione SOA, e tra queste ci sono anche aziende non edili, quindi per esempio le imprese di restauro. L'importo medio dei lavori è di 542 mila euro, e quindi tutte le imprese artigiane sprovviste di SOA e oggi impegnate in lavori oltre la soglia della nuova norma di fatto saranno in qualche modo bloccate. Il caos è già partito, il caos è partito ora. Il solo annuncio dell'approvazione della norma ha nuovamente bloccato il mercato, l'attestazione si rinnova e per richiederla si pagano dai 4.500 agli 8 mila euro. C'è da chiedersi anche, come fa Confartigianato di nuovo, come mai la norma faccia un'estensione impropria dell'obbligo di SOA dagli appalti pubblici a quelli privati.

Stabilendo dal 1° gennaio il fatto che debbano avere la certificazione SOA o il fatto di poterla richiedere perché la certificazione possa essere rilasciata per luglio, ci si domanda quale condominio assegnerà i lavori edilizi a una ditta che ha fatto domanda SOA e non è sicura di ottenerla, visto il presumibile boom di richieste entro luglio. A quel punto il blocco del superbonus sarà totale. Non entro ulteriormente nel tema, però questo atteggiamento ondivago della normativa e del Governo su questa materia ha prodotto tante volte un effetto frenata, tante volte il blocco dei lavori; speriamo che questo non debba accadere ulteriormente. Ma dato che la realtà è sempre - e vengo alla conclusione - più rapida, più veloce del lavoro parlamentare, e quindi, mentre stiamo discutendo del provvedimento ormai in scadenza - ricordo che scade il 20 maggio - il Governo sta già lavorando e abbiamo già notizia del nuovo “decreto Aiuti”, che quando giungerà alla Camera sarà già in vigore e difficilmente potrà essere emendato, su cui difficilmente si potrà intervenire, colgo questa occasione per alcune piccole considerazioni conclusive.

Si parla del bonus una tantum antinflazione, finanziato dal contributo chiesto alle imprese energetiche. Tracciamone un attimo i confini, i confini sono molto ampi, della platea degli interessati: il bonus da 200 euro - e siamo ancora a questi 200 euro, ricorrono spesso - costerà 6,5 miliardi e andrà a 32,5 milioni di persone. I dipendenti sono 13,78 milioni e superano di un soffio i pensionati, che sono 13,7 milioni. Quindi 13,78 milioni di dipendenti, 13,7 milioni di pensionati, 3,02 milioni di soggetti saliti sul treno del bonus con l'allargamento deciso dal secondo Consiglio dei Ministri la scorsa settimana, cioè i titolari del reddito di cittadinanza, i Co.co.co., i disoccupati e i collaboratori domestici. Mi domando se anche gli stagisti siano inseriti in questo elenco, perché comunque lavorano. Però diverso e minore è certamente il ruolo degli autonomi: a ricevere questo bonus saranno in 400 mila. Platea, devo dire, piuttosto ridotta, che si potrebbe spiegare anche con un limite di reddito inferiore rispetto ai 35 mila euro lordi all'anno previsti per i dipendenti e i pensionati. Quindi, a stabilire la soglia del reddito per gli autonomi sarà il decreto attuativo; da lì si capirà quanti autonomi hanno dovuto rinunciare al bonus - è un bonus di 200 euro, che non risolve certamente i problemi - rispetto all'ipotesi iniziale per far spazio ai titolari di reddito di cittadinanza e ai disoccupati. Una sorta di serie A e di serie B del bonus c'è anche nelle modalità di erogazione: saranno automatiche per i dipendenti, i pensionati e i titolari di reddito di cittadinanza, mentre i disoccupati e i lavoratori domestici dovranno fare domanda.

Presidente, e concludo, mi permetta di fare alcune domande. La nostra nazione è agonizzante, e mi riferisco al fatto che le culle sono vuote. Come rilanciamo una nazione con 200 euro una tantum ad una platea di 31 milioni di italiani per una spesa di 7 miliardi, che andranno pur coperti prima o poi? E come, se non con nuovi tributi ancora? Di questi 31 milioni di beneficiati da questa elemosina, appena 400 mila saranno gli autonomi. È una posizione di un Governo che agisce con un pregiudizio per cui chi lavora in proprio è un capitalista, un evasore a prescindere, non crea ricchezza, ma la sottrae. Lo Stato rifornisce invece chi non lavora o chi lavora con mance.

Siamo pieni di mance da 200 euro, ma le culle sono vuote. Così si rilancia un'Italia che sta scomparendo? Con le mance che pagheremo carissime? Con i redditi di cittadinanza che ispirano un parassitismo? Chi oggi può ancora permettersi il lusso di riempire una culla vuota? Un Governo tecnico di unità nazionale? Il Governo dei migliori? Soluzioni tampone, mance, soluzioni appese a un filo, anzi, a un voto, come sul catasto, come sul contante, come sui balneari? L'Italia si merita di più e di meglio del Governo dei migliori. Fratelli d'Italia è pronta.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, pensavamo di aver toccato il fondo, ma, in realtà, non c'è mai fine al peggio, tant'è che noi, venerdì, siamo arrivati in Commissione e non abbiamo trovato - tanto per dirne una - i testi stampati né il dossier. Perché? Perché si doveva correre, si doveva convertire immediatamente, in questo ramo del Parlamento, il decreto in questione, come se fosse il disbrigo di una pratica formale, come se fosse qualcosa di fastidioso, di noioso, di ripetitivo. Perché ormai è questo l'atteggiamento che stiamo vivendo, purtroppo, come spettatori impotenti, ovvero si viene qui, anche con una certa arroganza, e si impone di convertire il decreto in fretta e furia, senza neanche avere la possibilità di lasciare agli atti posizioni politiche sugli articoli, tanto è vero che, in Commissione finanze, il presidente Marattin ci ha dato 10 minuti di tempo, poi ha dato il mandato al relatore e, quindi, buona notte al secchio. Questo è.

Io credo che i Padri costituenti, che hanno versato il sangue, si stiano rivoltando nella tomba di fronte a quello che state facendo. E, tra l'altro, mi chiedo anche: ma il Presidente Mattarella, il garante della Costituzione, è stato informato di quello che sta avvenendo con questi decreti? Lo dico perché ricordo che, durante la sua rielezione, proprio qui, in questa Camera, ha fatto un discorso molto significativo, che vorrei ripetere, così rinfreschiamo ulteriormente quello che ha detto il Presidente, ovvero che c'è un dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento e che, particolarmente sugli atti fondamentali di governo del Paese, è necessario che il Parlamento sia posto sempre in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. Ripeto: “di poterli esaminare e valutare in tempi adeguati”. E, poi il Presidente della Repubblica dice: “La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio, non certo minore, di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi”. Questo lo dice il Presidente della Repubblica. Allora qualcuno, magari, potrebbe dare un cenno al Presidente e fargli capire che, in realtà, qui si corre, che non c'è alcuna valutazione con tempi normali, ma qui si corre, si corre, si corre sennò scadono i decreti? E questo non è che viene fatto perché c'è un lavoro legislativo forte: no, perché state litigando, tutti i giorni, su ogni singolo provvedimento. Ecco per quale motivo si dilatano questi provvedimenti e non potete ascrivere questi ritardi alle opposizioni, che sono costruttive, collaborative, che, tra l'altro, vi hanno chiesto di non mettere la fiducia oggi, ma di presentare pochi emendamenti e di discuterli. Quindi, in sostanza, il quadro che si presenta oggi è davvero stucchevole e anche pericoloso.

E, poi, mi domando sempre: ma le televisioni, i giornali fanno il loro lavoro, raccontano quello che sta avvenendo qui? Tranne qualche rara eccezione, per il resto, sono tutti asserviti al sistema. E la fotografia sapete chi la scatta? Il World Press Freedom Index, tant'è che ha detto che noi, come libertà di stampa, siamo ripiombati alla cinquantottesima posizione e abbiamo perso, addirittura, ben 17 posizioni, rispetto al 2021, sul 2020. L'Italia è un Paese del G8, quindi, ci si aspetta che sia, probabilmente, nei primi 10 posti. No. Nei primi 20? No. Nei primi 30? Nemmeno. Siamo al cinquantottesimo posto. Pensate che, come libertà di stampa, ci superano Namibia, Trinidad e Tobago e Burkina Faso, quindi immaginiamo che bellissima situazione abbiamo qui. Ed è evidente, perché, se non avessimo questi spazi per poterlo dire, non si saprebbe nulla al riguardo. Allora, mi domando sempre: ma i direttori del TG1, del TG2, del TG3, cosa racconteranno questa sera su questo decreto? Racconteranno che cosa? I testi che sono stati letti qui, che sono copiosi, sono sempre identici, e che sostanzialmente, elogiano un decreto che noi qui non abbiamo visto ed è stato elaborato dai colleghi senatori? Allora, io mi dico che questi direttori, questa sera, non racconteranno nulla di tutto questo e mi dispiace, perché la Rai è un servizio pubblico, i soldini che prendono i direttori, i capo redattori e i vari giornalisti sono soldi pubblici, quindi dovrebbero equamente raccontare i fatti ai cittadini e dare loro una corretta informazione su ciò che sta avvenendo. A me dispiace anche perché, ad esempio, il presidente Marattin si è rammaricato, si è quasi scusato in Commissione per quello che stava avvenendo. Questo è significativo rispetto allo stato di degrado in cui versa questa istituzione; avete mortificato questa istituzione.

Ma andiamo a verificare, a valutare un po' le norme che sono presenti all'interno di questo “decreto Ucraina-bis”, “decreto Taglia costi”, “decreto Taglia prezzi”, ha assunto diversi nomi, ma, in realtà, noi lo potremmo chiamare “decreto Impotenza”, perché tutto ciò che emerge dalle misure inserite in questo provvedimento è il segno dell'impotenza di questo Governo di fronte alle sfide epocali che il conflitto in corso in Ucraina ci pone di fronte. Imprese e cittadini vengono abbandonati da un Governo che dichiara la propria impotenza, da un Governo costretto a rincorrere gli eventi, che interviene con continui decreti di portata insignificante, nel vano tentativo di tamponare una situazione che segna una totale rottura degli equilibri geopolitici ed economici mondiali.

Da questo decreto, che interviene male e in ritardo, c'è una risposta tardiva e timida alla crisi energetica che stiamo vivendo, fatta di momentanei tagli di accise, di rateizzazione di bonus, di misure palliative e di facciata, incapaci di incidere in modo sostanziale nella realtà concreta di imprese e famiglie italiane. Siamo alla solita elemosina di Stato. Pochi giorni fa, l'Istat ha sottolineato che, solo nel 2022, i salari dei lavoratori perderanno il 5 per cento del loro potere d'acquisto. È una situazione drammatica, che non può essere affrontata con ridicole e offensive mancette come quelle contenute in questo decreto. E, nei prossimi decreti che questo Parlamento sarà chiamato a discutere, io non credo che ci saranno grosse differenze sostanziali. La casa brucia e questo Governo offre agli italiani una bella doccia.

Mi chiedo se i membri del Governo e della maggioranza che lo sostengono si siano mai fatti un giro nel Paese reale, se abbiano parlato con qualche imprenditore o con qualche lavoratore, perché, ogni giorno, io ricevo messaggi e chiamate di imprenditori allarmati, che mi mostrano il conto della loro bolletta energetica che, in alcuni casi, ha toccato incrementi anche del 300 per cento. Per non parlare, poi, delle imprese energivore che, in molti casi, stanno preferendo tenere ferma l'attività, pur di non lavorare in perdita: penso a quelle imprese come i pastifici, ai forni, ai fornai, agli artigiani del vetro. Il Governo ci dica come queste imprese possono restare aperte e continuare a produrre, in queste condizioni. Qualcuno pensa veramente di poter fronteggiare una perdita netta di queste proporzioni con miseri crediti di imposta per l'acquisto di energia elettrica e gas? Quali stime hanno effettuato, Governo e Ministero, per valutare come adeguate e sufficienti questi misure? Come avete trovato questo sistema, questo metodo?

Temo che non ci si renda conto che rischiamo un collasso industriale e non si provi a dire che questa situazione è identica ovunque, non ci provate. Ci sono Paesi e Governi, anche in Europa, che stanno reagendo con misure strutturali: in Spagna e in Portogallo, è stato fissato un tetto temporaneo al prezzo di riferimento del gas utilizzato dalle centrali elettriche a 40 euro per megawattora, con un limite medio di 50 euro nei prossimi 12 mesi, così da ridurre immediatamente i costi per oltre un terzo delle famiglie e per il 70 per cento delle industrie, un dimezzamento del prezzo rispetto al valore attuale, mentre qui il Governo continua a lasciare mano libera alle speculazioni. Ci rendiamo conto dell'effetto che questo può avere anche sulla competitività del nostro sistema produttivo, rispetto alla concorrenza spagnola?

E, poi, come non notare la totale assenza di qualsiasi programmazione sull'altra grande emergenza, quella alimentare?

Mentre in questo decreto si varano parziali compensazioni sotto forma di crediti di imposta pari al 20 per cento della spesa sostenuta dalle imprese agricole per l'acquisto del carburante o rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui agrari, stiamo per fronteggiare una gravissima crisi sul grano, con il blocco dei porti in Ucraina, il recente blocco dell'export indiano che causeranno aumenti dei prezzi che avranno un impatto diretto su tutta la nostra filiera produttiva. Io qui, Presidente, vi sto avvertendo di questa situazione, spero che qualcuno ne tenga conto.

Per quanto riguarda gli emendamenti che abbiamo presentato, abbiamo fatto un esercizio di stile; però, quantomeno noi di Alternativa abbiamo presentato un pacchetto di misure migliorative del decreto; abbiamo proposto l'aumento di quella miseria di 200 euro, abbiamo provato ad aumentare l'ISEE per i bonus sociali al fine di favorire l'allargamento di questa platea alle famiglie disagiate; abbiamo proposto di istituire un fondo per i maestri vetrai di Murano e delle cartiere, a fronte della mancetta che sta dando il MiSE, ma ovviamente non c'era la possibilità di apportare modifiche, perché il provvedimento era blindato, si doveva correre: quattro ore di esame e poi tutti a casa che era venerdì, e via. Nonostante le emergenze degli italiani, c'è però qualcuno che prova a fare una bella infornata di dirigenti nei Ministeri e nelle regioni con la scusa di stabilizzare i funzionari che hanno avuto temporanei incarichi dirigenziali ed ecco l'emendamento di un senatore del PD. Per fortuna, se ne è accorto un sindacato, l'Unadis, che ha sgamato l'intervento speciale che quasi stava passando in sordina; è, quindi, intervenuto il Dipartimento degli affari giuridici e legislativi di palazzo Chigi - scomodato per questa vicenda - che ha bocciato la norma, ma sentite con che interessanti motivazioni, così gli italiani capiscono: rilevanti profili di incostituzionalità. Nelle motivazioni, in particolare, si dice: perché introduceva una deroga al principio del pubblico concorso, che non risulta funzionale al buon andamento della pubblica amministrazione, neppure giustificata da peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico. Accipicchia, un vero capolavoro, colleghi! Fatto per stabilizzare tutta la loro classe dirigente. Questo è il decreto per aiutare gli italiani! Si stabilizza tutta la loro classe dirigente, così alle prossime elezioni vincerà un'altra forza politica e poi, al prossimo rimpasto di Governo, siccome c'è tutto l'apparato funzionale di queste forze politiche, torneranno a governare come è stato fatto anche in questa legislatura.

Andiamo avanti aprendo un altro capitolo: quello dell'agognato superbonus 110 per cento, ormai vituperato e chiacchierato, io direi, ormai massacrato. È di tutta evidenza che il Governo in questi mesi ha introdotto ostacoli alla sua concreta applicazione; all'inizio, c'era il problema delle frodi, poi si è corsi ai ripari. Hanno introdotto il prezzario, le asseverazioni dei tecnici, il visto di conformità, i limiti delle cessioni e poi qualcuno ci è venuto a spiegare che il problema, in realtà, non sussisteva perché le frodi sono pari al 3 per cento del totale delle operazioni. È pure intervenuto il Premier Draghi in un consesso europeo, dicendo che il superbonus è una misura che non sostiene o non condivide e che, tra l'altro, fa anche aumentare il costo delle materie prime. Direi che questa affermazione, fatta da un fine economista come Draghi, lascia veramente molto a desiderare, perché c'è veramente poco di vero in quello che lui ha detto. Stupisce il fatto che il Premier Draghi si lasci andare a queste asserzioni, anche se ci siamo un po' abituati. Mi riferisco anche alla frase - se non ti vaccini, ti ammali e muori - ma poi abbiamo scoperto che ti ammali lo stesso.

Torniamo al merito di questo superbonus. Cos'altro è stato fatto per rendere ancora più complicata la possibilità di utilizzare questa misura? Hanno introdotto le SOA per le imprese edili che lavorano con questa misura. Ora più che superbonus è diventato un super problema. Questa norma originariamente consentiva il massimo dei moltiplicatori in economia e rappresentava anche una bella rivoluzione per il settore edile. Oggi è stato smontata pezzo per pezzo. Riporto anche le dichiarazioni che hanno fatto alcune associazioni, alcuni corpi intermedi, quindi non Raffaele Trano, ma CNA, Casartigiani, Confartigianato. Come hanno commentato l'introduzione delle SOA. Dicono: lo scopo della norma è di introdurre una barriera di accesso alle opere di valore più elevato, in favore di un piccolo numero di imprese certificate SOA, complessivamente 23 mila, di cui solo 17 mila per le categorie interessate. Tutto ciò, a scapito di quasi mezzo milione di imprese operanti nel comparto delle costruzioni, che costituiscono la vera ossatura del settore e rappresentano la prima risposta alle istanze dei cittadini. Ergo, ammazziamo tutte le piccole e medie imprese. Questo è il significato!

Passo adesso ad esaminare il contributo straordinario contro il caro bollette. Qui davvero il Governo si sia superato. Inizialmente sembrava che stesse facendo una norma alla Robin Hood: togliamo ai ricchi, togliamo gli extra-profitti e diamo qualcosa ai cittadini e alle imprese. Innanzitutto, vi diciamo che gli 11 miliardi che il Governo contava di incassare sono un obiettivo velleitario e questo ce lo dite sempre voi perché state prevedendo nel “decreto Aiuti” di aumentare l'imposta al 25 per cento. Secondo: è stato messo a punto dal Governo con uno scopo ben chiaro, vale a dire quello di finanziare sussidi e aiuti per le imprese senza ricorrere a deficit aggiuntivo di bilancio. Tuttavia, il vero problema sapete dove sta? Sta nella sua formulazione, perché potrebbe innescare una raffica di ricorsi fino alla Corte costituzionale e noi abbiamo il precedente del 2015 con riferimento al quale la Consulta ha bocciato un'altra imposta straordinaria, la Robin Tax, che andava a colpire gli utili delle aziende petrolifere ed elettriche. Il terzo aspetto, che mi delizia di più, è quello di cui nessuno ha parlato: tutti silenti, probabilmente, non lo avranno nemmeno capito, ma ci tengo a spiegarlo. Faccio riferimento alla metodologia di calcolo escogitata per tassare queste aziende, queste multinazionali. Sono stati presi in considerazione due periodi temporali: dal 1° ottobre 2021 al 31 marzo 2022, quindi stesso riferimento ma degli anni precedenti (anni 2020 e 2021). La differenza tra operazioni attive e passive costituisce la base imponibile su cui applicare il 10 per cento. Badate bene: ho detto 31 marzo. Ma sapete quando è stato pubblicato questo decreto in Gazzetta Ufficiale? Il 22 marzo e, probabilmente, le imprese operanti in questo settore lo sapevano anche prima. Sostanzialmente, lo Stato ha dato loro la possibilità di operare un'elusione fiscale. Dando a queste multinazionali dieci giorni di preavviso, queste hanno potuto aggiustarsi le carte, anticipare i costi entro il 31 marzo o posticipare la fatturazione attiva. Questa è una vergogna! Non ha detto nessuno che sono andati a dire a qualche contribuente: “ma vi viene a prendere a casa”. Non ho parole su questa norma: nessuno ne ha parlato, nessuno se n'è accorto, ben dieci giorni di tempo per poter fare quello che volevano, tant'è che si sono visti anche gli effetti: l'obiettivo prefissato non è stato sfiorato minimamente.

Andiamo avanti perché c'è dell'altro. Parliamo dell'emendamento presentato al Senato sui depositi fiscali. Anche qui ho qualcosa da raccontarvi perché, in sostanza, si introduce una dilazione di un ulteriore anno al termine biennale già previsto per adeguarsi alle condizioni del comma 4 del medesimo articolo 23 del testo unico delle accise, con modalità che assumono l'effetto di assicurare una sostanziale sanatoria agli esercenti dei depositi fiscali riscontrati essere privi dei requisiti di operatività che giustificano la gestione in regime di sospensione da imposta. Non si capisce niente, lo dico meglio. In sostanza, si nasconde una sanatoria con una proroga e si consentono più frodi nel settore, depotenziando misure attualmente già esistenti, sperimentate, valide ed efficaci.

Gli operatori legali del settore commentano così: trattasi di un intervento disorganico e irrazionale che di fatto mina alle radici l'impianto normativo di contrasto all'illegalità costruito in questi ultimi anni dalle istituzioni, con il fattivo supporto delle rappresentanze del settore, che ha consentito di contrastare efficacemente i fenomeni di evasione, in particolare dell'IVA, a beneficio non solo dell'erario ma anche degli operatori virtuosi come loro e anche sull'intera collettività. Quindi, con questo emendamento approvato dal Senato, si consentirà di fare ulteriore evasione IVA ed è un vero regalo alle organizzazioni criminali ed è un vero regalo a tutti quei malfattori che su questo settore da anni fanno numerosi profitti che sfuggono al fisco.

Ma andiamo avanti. C'è anche un'altra norma interessante, che è la norma sul digestato. Ne ha parlato in modo molto più esauriente e compiuto la mia collega senatrice, Silvana Abate, perché questo emendamento è un emendamento scandaloso sull'impiego del digestato ottenuto dal processamento dei reflui, che va ad abrogare l'articolo 527 della legge di bilancio 2019, fatto dal PD, che giustamente condizionava l'equiparazione del digestato al concime chimico solo nel caso in cui l'azoto non superasse il 70 per cento e i nitrati contenuti nelle urine degli animali non superassero un determinato parametro. Ma non solo: adesso - udite, udite! - non saranno più obbligatorie le analisi sul prodotto da mandare a spandere sui campi e in questo modo si potrebbe verificare un avvelenamento dei terreni e delle falde acquifere. Ma anche in questo caso dobbiamo chiederci: chi costruirà e gestirà questi biodigestori per elaborare il digestato dal cui processo di trasformazione si produce anche energia elettrica e termica? Non è un caso che a ringraziare il Ministro Patuanelli per le misure varate non siano stati gli agricoltori e i pescatori ma il CIB, il Consorzio Italiano Biogas, e questo la dice abbastanza lunga.

Poi, ci sarebbe anche quell'altra bruttissima norma che ha sottratto i 150 milioni di euro per le bonifiche da fare a Taranto per il caso dell'Ilva. Di questo ha parlato il mio collega Vianello in Commissione ed è veramente triste notare come il Governo sottragga risorse - laddove necessitano per riportare il Paese a uno stato di normalità – indirizzandole ad altri fini.

Io penso che noi non possiamo negare che il decreto contenga misure valide allo scopo di contrastare in parte gli impatti economici prodotti da un conflitto alimentato da questo Governo con l'invio di armi in Ucraina, grazie al beneplacito della stragrande maggioranza delle forze politiche presenti in Parlamento, incluse quelle che oggi si riempiono la bocca di un pacifismo peloso. Purtroppo, però, si tratta sempre di briciole e siamo davanti a misure timide che non alleviano le sofferenze economiche che i cittadini e migliaia di imprese stanno vivendo. Purtroppo, i due anni di pandemia e la crisi ucraina avrebbero dovuto rappresentare l'occasione per misure strutturali serie e da realizzare con il contributo di tutti ma, come troppo spesso è avvenuto in questo anno e mezzo, vi siete avviati in una spirale di decreti con bonus utili per le esigenze elettorali dei partiti che vi sostengono, ma poco o nulla a beneficio dei cittadini e delle piccole e piccolissime imprese che sono la colonna portante del nostro sistema economico. Inoltre, non avete mai ascoltato o accettato il contributo di chi, come noi all'opposizione, proponeva correttivi alle vostre soluzioni. Questo non è mai avvenuto! E non avete pensato al Paese, ma solo a voi stessi e ai vostri amici. È per questo che non possiamo avallare questo decreto che, invece di tagliare i prezzi, nella migliore delle occasioni gli dà soltanto una spuntatina.

Infine, Presidente, mi consenta di dire che sarebbe davvero opportuno che gli esponenti del Governo e della maggioranza passeggiassero anche per le strade di Roma, nelle strade principali e nelle arterie principali, per vedere quanti negozi hanno esposto il cartello affittasi, che è un campanello d'allarme e che sta a significare che questa economia, purtroppo, non decolla. Se vogliamo andare a vedere le analisi, le analisi dicono correttamente che noi non siamo riusciti a rientrare praticamente ai valori di PIL che c'erano prima della pandemia e oggi purtroppo, essendoci anche questo ulteriore problema della crisi in Ucraina, davvero non so dove stiamo andando a finire, perché io vedo che questi provvedimenti non sono provvedimenti seri che stanno fornendo concretamente un contributo solido alle aziende. Questo mi preoccupa tanto, non soltanto come parlamentare, ma anche come cittadino e come genitore. Quindi, io so che si sta facendo il massimo, però rendiamoci pure conto che, se veramente vi relazionate all'esterno, c'è una reale - e non una paventata - insoddisfazione, perché questi provvedimenti non servono quasi a nulla.

E allora la responsabilità che voi vi state accollando è gigantesca: le aziende in questo momento sono davvero in crisi - non tutti i comparti, ma buona parte di essi lo sono - e, se non interveniamo subito, alla luce degli scenari futuri qui veramente rischiamo che possa scoppiare anche una guerra sociale. L'Italia è sempre stato un Paese abbastanza tranquillo - non è la Francia -, però non bisogna scongiurare nulla, perché in questi anni, purtroppo, l'avvento di questi due shock non è da tenere sotto gamba e, quindi, quanto meno auspico che si possa fare di più.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e rappresentante del Governo, siamo di fronte ad una situazione di assoluta emergenza e come tale per affrontarla servono, appunto, norme emergenziali. Come se non bastasse, stiamo vivendo la più grande crisi energetica di sempre dovuta da un lato al caro energia, iniziato più di un anno fa e ora amplificato dalla guerra tra Russia e Ucraina, con in più la possibilità che da un giorno all'altro vengano chiusi i rubinetti del gas. Se si dovesse arrivare al razionamento o, peggio ancora, alla sospensione del gas, dovremmo, inoltre, dire addio a migliaia di imprese, di certo quelle energivore. Tutto il settore della metallurgia, per fare un esempio concreto, non può lavorare a singhiozzo, perché i forni non si possono spegnere all'improvviso altrimenti si ghiacciano e vanno sostituiti. La manifattura italiana è già in ginocchio in parecchi settori - siderurgia, carta, vetro, ceramica, fino ad arrivare all'agricoltura - e non può permettersi ulteriori chiusure.

Vedete, gli aumenti dei costi energetici, seguiti all'esplosione del conflitto russo-ucraino, hanno portato le famiglie a limitare la propria capacità di spesa e le imprese a subire un doppio effetto: il calo delle vendite e l'aumento dei costi di gestione. L'Italia in questo modo si trova quest'anno a subire un incremento dei prezzi dell'energia del 93 per cento, tale da portare al 270 per cento l'aumento cumulato sul dato del 2019. Al contempo, le valutazioni dell'OCSE e della Banca centrale europea hanno ribassato le previsioni di crescita per il 2022 di 1,5 punti, previsioni che confermano le stime già diffuse da Confesercenti che fissano al 2,6 per cento la crescita attesa del PIL nel 2022, con una perdita di potere di acquisto delle famiglie pari all'1,5 per cento.

Questi sono dati preoccupanti. Nove italiani su dieci, anticipando la stangata sulla bolletta, hanno iniziato a tagliare le spese comprimibili: oltre due terzi (il 67 per cento) riduce le consumazioni nei ristoranti; il 53 per cento la spesa in abbigliamento; il 47 per cento le vacanze con tre o più pernottamenti e una quota uguale di consumi culturali e di intrattenimento. Ma c'è anche un 23 per cento che taglia la spesa alimentare e un 10 per cento addirittura la spesa legata alla salute.

Negozi e pubblici esercizi ovviamente hanno risentito sia dell'aumento dei costi fissi, dovuto all'esplosione delle bollette, sia del mutato atteggiamento dei consumatori. Il 73 per cento delle attività intervistate giudica insoddisfacente o molto insoddisfacente l'andamento delle vendite a marzo. Nel turismo, in particolare, il mix tra caro energia e tensioni internazionali ha portato a una frenata inattesa delle presenze nel primo trimestre. Tra gennaio e marzo stimiamo appena 12 milioni di arrivi turistici per un totale di 41 milioni di pernottamenti, ancora circa 16 milioni in meno - quasi il 30 per cento - rispetto allo stesso periodo del 2019, l'ultimo senza restrizioni. Altro che ripartenza, colleghi!

Abbiamo creato una dipendenza energetica verso Stati ostili e già questo è un capolavoro. Ad un buon livello imprenditoriale non ci si legherebbe per oltre il 40 per cento ad un unico fornitore. Ostaggi del “no” a tutti i costi. Alla Nazione è mancata una programmazione verso il mix energetico, un mix energetico che - pensate un po'! - già Mattei aveva teorizzato decenni orsono.

Cito su questo il Copasir, colleghi: sorgenti alternative sono, quindi, costituite in primo luogo da Algeria, Libia e Azerbaijan, tramite la rete di gasdotti esistenti, ma anche da Egitto, Qatar, Congo, Mozambico, Angola e Nigeria, per quanto riguarda soprattutto il gas liquido, peraltro di produzione ENI: tutti Paesi che presentano certamente elementi di problematicità, per questioni interne o internazionali, contingenti o storiche, ma che, nel loro complesso, possono assicurare una reale diversificazione delle rotte di approvvigionamento, evitando così nuovi fenomeni di dipendenze. Peraltro, a differenza della Russia, questi Paesi non utilizzano l'energia come strumento di potenza e non dispongono dei mezzi per farlo. Puntare, dunque, sul continente africano quale via di uscita per superare la dipendenza energetica dalla Russia può costituire un passo obbligato e, al contempo, una sfida e un'opportunità per l'Italia, e, di conseguenza, per l'Europa, purché - deve essere evidente da subito - ci sia un'adeguata strategia italiana ed europea nei confronti dell'Africa, secondo un modello di partnership che assicuri stabilità, pace e sviluppo ai Paesi fornitori lungo le rotte dei trasporti. Pensate che Mattei, in un indimenticato intervento che svolse a Tunisi, ai Paesi africani proprio su questo, disse loro: io non vi sto portando qualche pompa di benzina e qualche motel; io vi sto portando un'industria petrolchimica che potrà servire al vostro sviluppo e che potrà essere, per la Tunisia e per i Paesi africani, una via di emancipazione. E questo lo aveva capito Mattei, già negli anni Sessanta.

Ove ciò non fosse possibile, si passerebbe dalla dipendenza attuale dalla Russia, quale maggiore fornitore, alla precarietà di approvvigionamento dall'Africa, tanto più che oggi in Africa sono presenti proprio Russia, Cina e Turchia, guarda caso, perché l'Italia ha abdicato al suo ruolo geopolitico naturale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), il cosiddetto giardino geopolitico dell'Italia rispetto al Mediterraneo. L'Africa, quindi, può costituire un'alternativa tanto per l'Europa, che tornerebbe a riconoscere nel Mediterraneo un quadrante strategico per il proprio benessere, quello che la NATO chiama “lato Sud”; mentre sul “lato Est” adesso c'è la sentinella baltica, e cioè l'operazione NATO più attiva ed emergenziale, manca un “lato Sud”, quello che riguarderebbe proprio - e darebbe loro una vocazione geopolitica - l'Italia, il Portogallo, la Spagna e tutti i Paesi di confine Sud. Ma questa sappiamo essere anche una vocazione per l'Italia, per tradizione, storia e collocazione geografica, che rappresenta un ponte naturale tra Nord e Sud. Inoltre, la circostanza che si possa usufruire di gas riconducibile all'ENI è un vantaggio innegabile, che permette al nostro Paese di tenere una posizione di forza e di sviluppo. Ma, colleghi, l'impatto del caro energia ha impattato l'andamento delle gare; penso alla banda ultralarga e all'innalzamento dei costi fissi; penso alla diserzione dei bandi sull'innovazione; ormai, il Ministro Colao è il “Ministro della diserzione digitale”, perché continuano a fallire, i bandi scritti male e fatti male, e anche questo è un freno, ovviamente, allo sviluppo e all'innovazione.

Ma cito Assistal, letterale: “Le notizie di gare deserte sono all'ordine del giorno e, con nostro rammarico, si sta verificando quello che abbiamo sostenuto fin da giugno del 2021: avevamo avvertito della gravità del fenomeno, tuttavia da parte del Ministero e del Governo si sono messe in atto misure ordinarie e inadeguate” - non è Fratelli d'Italia a dirlo - “che hanno avuto come unico effetto quello di aumentare le proporzioni della crisi. La dimostrazione di quanto denunciavamo, senza essere ascoltati, sono i numerosi appelli provenienti da tutti gli operatori del settore, laddove l'aumento delle risorse stanziate con il DL Aiuti è comunque insufficiente, in considerazione dell'entità del problema. Nel complesso, i fondi non solo non riescono ad ammortizzare due anni di aumenti ininterrotti, ma non sono sufficienti neppure per riallineare i prezzi dei nuovi capitolati di gara. L'aver trascurato i rincari del 2020 e del 2021, ha inoltre provocato un indebolimento della forza finanziaria delle imprese e ne determina l'impossibilità di rientrare sul mercato e rispondere ai bandi di gara. (…) Ad eccezione della buona riuscita di qualche accordo quadro, per il resto il settore è paralizzato e, pertanto, oltre a guardare alle misure compensative, che restano, però, misure accessibili a posteriori rispetto ai lavori, andrebbe introdotto un provvedimento straordinario per consentire alle imprese di partecipare a gare congrue sotto il profilo del prezzo a base d'asta ed, inoltre, ritrovare vigore finanziario per poter proseguire le attività in questo difficile mercato. Senza questo intervento, ogni sforzo” - colleghi - “sarà inutile e continueremo ad assistere a gare deserte, perdendo la disponibilità dei fondi del PNRR che, se inutilizzati, torneranno all'Europa”. E questo è Assistal a denunciarlo, non Fratelli d'Italia.

Ma veniamo al provvedimento. L'intervento sulle accise sembra dare un parziale ristoro alle imprese e ai cittadini. Manca, però, un sostegno ai comuni, che sono in grande difficoltà sul versante dei costi energetici. È sufficiente richiamare i maggiori costi per l'illuminazione pubblica, fondamentale per garantire la sicurezza dei cittadini, e per gli immobili, scuole comprese. Tutta la parte relativa agli ammortizzatori sociali appare, poi, decisamente insufficiente.

Gli articoli 11 e 12 del provvedimento prevedono, infatti, tre cose: 26 settimane aggiuntive per le imprese che rientrano nella disciplina degli ammortizzatori sociali, 8 settimane aggiuntive per le piccole imprese dei settori connessi al turismo e l'esonero dalla contribuzione addizionale prevista dalla legge. Il problema, soprattutto per le prime due misure, è, però, che, per poter accedere a queste settimane ulteriori, i datori di lavoro devono aver consumato tutti gli altri strumenti ordinamentali a disposizione.

La terza criticità, colleghi, riguarda l'accoglienza dei rifugiati provenienti dall'Ucraina, soprattutto donne e bambini. Anche in questo caso i comuni lamentano di essere stati lasciati ad affrontare da soli questo esodo, considerato il ritardo con il quale si sta affrontando la vicenda.

Poi, la revisione dello strumento del golden power; vi è un paradosso: le norme qui presenti invitano le aziende a dotarsi di alcune tecnologie e il successivo ampliamento del golden power, invece, sembra imporre la disinstallazione ex post di quegli stessi strumenti. Cosa devono fare quindi gli operatori TLC? È inevitabile che si crei un clima di confusione e incertezza, e su questo abbiamo chiesto chiarezza attraverso una circolare interpretativa, cosa che ha fatto anche il Copasir. Vero è che è stata citata la Federazione russa, ma perché non prendiamo atto anche della effettiva, attuale pericolosità della permeabilità della presenza cinese nei nostri sistemi di telecomunicazione e di cybersicurezza? Chiediamo, e questo da sempre, maggiore impegno finanziario e di personale per l'Agenzia della cybersicurezza nazionale, e su questo non si può non riconoscere una mobilitazione da parte dell'opposizione a favore e a sostegno di tutto ciò che riguarda l'interesse nazionale proprio su questi temi: sulla cybersicurezza, sull'Agenzia nazionale, sul recupero dell'innovazione e dei ritardi rispetto a questo comparto, che è di assoluta emergenza e di difesa, anche geopolitica. Come forza politica, abbiamo, quindi, cercato di dare una chiara linea anche sull'energia. Per dirla con Nikola Tesla: “Se vuoi scoprire i segreti dell'universo, pensa in termini di energia”. E anche qui, la nostra Nazione, il nostro territorio ha una tale ricchezza di risorse da permetterci un mix energetico, che invece noi non abbiamo mai perseguito - intendo noi come sistema Paese - in maniera strategica.

Cito il nostro programma, presentato nel corso della Conferenza di Milano: il settore dell'energia è caratterizzato da cicli di decisioni e investimenti decennali. Dobbiamo pensare oggi a quello che sarà il futuro del nostro Paese e dei nostri figli tra 25 e 50 anni. Nel corso degli ultimi 35 anni, invece, l'Italia ha scelto di affidarsi sempre più a una fonte fossile come il gas per gli utilizzi primari, dalla produzione di energia elettrica, al riscaldamento, agli usi industriali; gas di cui l'Italia è un importatore netto e dipendente in larga misura da pochi Paesi produttori. Fino a 15 anni fa, colleghi, eravamo collegati da appena quattro tubi fisici: Russia, Libia, Algeria e Mare del Nord, e un rigassificatore, Panigaglia, mentre solo recentemente il portafoglio infrastrutturale si è arricchito di un nuovo tubo, il TAP, dall'Azerbaijan, e due terminali, Livorno e Rovigo. E sia per il TAP che per Rovigo ci sono voluti oltre 10 anni per vederne la realizzazione.

Ma il vero combustibile di cui dispone l'Italia sono le fonti rinnovabili, vento e sole, di cui siamo ricchi come pochi e che, come si sa, sono inesauribili. L'Italia deve raggiungere l'obiettivo di produrre energia sempre più autonomamente e l'unico modo per farlo nel breve e medio termine, 5 e 7 anni, è accelerare l'installazione di una nuova capacità di energia rinnovabile, principalmente fotovoltaico ed eolico. I progetti e gli investitori ci sono: Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, a fine 2021 aveva già richieste di connessione alla rete di impianti a fonti rinnovabili pari a 168 gigawatt, con un incremento del 70 per cento rispetto al 2020, e siamo il primo Paese al mondo per potenzialità dell'eolico offshore.

Vanno resi, quindi, più snelli i processi autorizzativi e, anche in questo caso, voglio citare una testimonianza storica che riguarda sempre Mattei. Mattei, pensate, in piena Italia democristiana, violò 8 mila autorizzazioni, con il famoso blitz di Cremona, per scavare tubi sul territorio e fare così le infrastrutture. Molte di quelle infrastrutture che abbiamo oggi, grazie appunto a quella scelta di determinazione e decisionismo, le dobbiamo a Mattei perché, se aspettassimo i tempi della burocrazia e l'eccessivo vincolismo, in un momento di emergenza geopolitica come questa, non ne usciremmo e su questo presenterò un ordine del giorno che prego il Governo di valutare con apertura mentale.

Per questo, un Governo che guardi al lungo periodo dovrebbe analizzare lo scenario energetico a livello nazionale, anche attraverso il potere sostitutivo dello Stato, e accelerare le autorizzazioni dei progetti in base anche alla loro collocazione e alle esigenze del sistema energetico. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili deve essere accompagnato da due elementi fondamentali: gli accumuli e gli investimenti sulla rete elettrica; i sistemi di accumulo elettrochimici o idro-pompaggi azzerano il difetto delle fonti rinnovabili, ovviamente, di essere intermittenti e non programmabili. È necessario, quindi, definire oggi tempi e modi di realizzazione, ricordando che l'ultimo idro-pompaggio in Italia è stato realizzato decenni fa.

La rete elettrica nel suo complesso è fondamentale per favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili e per portare l'energia dal Sud, dove c'è la maggiore produzione rinnovabile, al Nord, dove ci sono i maggiori consumi. Con più reti ed energia rinnovabile si potranno tagliare i costi elettrici; con la transizione energetica l'Italia sarà, infatti, in grado di risparmiare circa 4 miliardi l'anno. Proseguendo su questa strada, fra quindici o vent'anni il costo dell'energia per gli italiani sarà equivalente a pagare la tassa sui rifiuti, ovvero non spenderemo più soldi per la materia prima, ma solo per la struttura di gestione e di trasporto dell'energia attraverso le reti. Il gas, che oggi è la nostra fonte energetica primaria, dovrà avere il ruolo di accompagnatore della transizione per i prossimi due o tre lustri; non è plausibile, quindi, pensare di farne a meno prima. Pertanto, è fondamentale diversificare sempre più le fonti di approvvigionamento, sia via tubo, sia via terminali di rigassificazione, stipulando contratti di approvvigionamento con sempre più Paesi in maniera multilaterale, senza dover dipendere più da una sola potenza geopolitica. I recenti eventi ci hanno mostrato, appunto, che la diversificazione del rischio è un concetto di cui non possiamo fare a meno.

Diventa dunque cruciale, colleghi, stimolare la realizzazione del nuovo gasdotto del corridoio Sud-Est, tra Egitto, Israele e Cipro, e dei nuovi terminali di rigassificazione di Porto Empedocle e Gioia Tauro.

Ovviamente, così come per la rete elettrica, anche la rete del gas nazionale dovrà seguire lo sviluppo delle nuove infrastrutture e, parallelamente, l'Italia dovrà riprendere l'attività di estrazione di idrocarburi nazionali, attività tanto cara a uno dei pionieri appunto - già citato - del nostro Paese, Enrico Mattei. Abbiamo ancora riserve che possono essere messe in produzione e ha poco senso lasciarle: pensiamo all'Alto Adriatico e alla Croazia.

Nell'attuale scenario, colleghi, è necessario sottolineare anche l'importanza strategica che il nostro Paese sta acquisendo grazie alle interconnessioni internazionali. L'Italia è un hub naturale nel Mediterraneo e questa sua posizione geografica garantirà sempre più in futuro la centralità del nostro Paese per l'approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili di tutta l'Europa. Attualmente, l'Italia ha già attive 26 linee di interconnessione elettrica con l'estero e nuove sono programmate con Francia, Austria, Grecia, Svizzera e Tunisia. In particolare, l'interconnessione con la Tunisia consentirà un flusso energetico di rinnovabili dal Nordafrica, dove i costi di gestione e di realizzazione potrebbero essere inferiori, una volta che i progetti di installazione del fotovoltaico e di altre tecnologie rinnovabili in quell'area geografica andranno in porto. ENI, ENEL e Terna potrebbero, tutte e tre, avere un ruolo cruciale su questo.

Il rinforzo della rete e delle interconnessioni con l'estero, colleghi, giocherà un ruolo fondamentale per aumentare la resilienza della rete nel suo complesso. L'indipendenza energetica andrà di pari passo con una strategia di sistema che dovrà toccare necessariamente tutte le fasi della filiera energetica e che è caratterizzata dall'incremento della penetrazione delle fonti rinnovabili e dall'elettrificazione dei consumi finali, usando le tecnologie ad oggi mature. Pensiamo all'auto elettrica e al conseguente affrancamento dal petrolio e ai necessari investimenti sulle reti di distribuzione; su questo, ovviamente, ci vuole un gradualismo produttivo. Non possiamo pensare di passare in maniera automatica da un sistema all'altro, ma su questo va fatto un investimento, anche qui, proporzionale per aiutare i produttori a convertire completamente il ciclo. L'Italia, infatti, è stata, è e deve continuare ad essere fra i pionieri della filiera dell'idrogeno che, nella sua versione verde, prodotta grazie alle fonti rinnovabili stesse, potrebbe essere utilizzata per alcuni usi industriali, in particolare nei cosiddetti settori hard to abate, come, ad esempio, quello dei trasporti pesanti, aerei, marittimi o quello siderurgico, o come sistema di accumulo. Il nostro Paese ha una lunga tradizione di ricerca e d'innovazione sull'atomo; non dobbiamo assolutamente abbandonarla. Per questo è importante studiare ogni possibilità di analizzare sia i relativi impatti, sia i tempi di implementazione delle nuove tecnologie.

Colleghi, come potete vedere Fratelli d'Italia ha una chiara visione sull'energia e sulla geopolitica dell'energia. Siamo sicuramente a fianco di tutte le filiere, quella della cultura, del turismo, delle imprese, del mondo produttivo, dello sport, delle aziende in generale, del mondo delle telecomunicazioni e della siderurgia e dell'energia; siamo a fianco di una Nazione che sta per entrare in un punto di crisi e di sofferenza che rischiamo di portarci appresso per i prossimi decenni, se ora non si agisce con urgenza e agire con urgenza, purtroppo, non vuol dire fare il “DL Taglia prezzi”, vuol dire avere una visione. In ultimo, voglio proprio ricordare al Governo, ben rappresentato, che non si può più procedere a vista; occorre - come dicevamo - una visione generale e strategica e, sicuramente, ancora una volta e in conclusione, la lezione ci viene da quel genio di Enrico Mattei, di cui sono ancora attualissime le intuizioni; noi vogliamo onorare qui, in Aula, la sua memoria e prendere esempio da quella sua capacità di vedere oltre i decenni, da quella sua visione di un patriota che credeva nella possibilità dell'Italia di essere - pensate un po' - indipendente dagli USA, all'indomani del Piano Marshall. Oggi, dirlo può essere semplice, ma farlo, quando c'era appena stato il Piano Marshall, voleva dire avere coraggio ed Enrico Mattei il coraggio l'ha sicuramente avuto. La direttrice indicata da Mattei è ancora attuale, il mix energetico - pensate colleghi, parlava già di mix energetico - lo aveva già teorizzato nel secolo scorso e come disse, in chiusura, lo cito: in relazione allo sviluppo del consumo dell'Italia dobbiamo preoccuparci anche di potenziare al massimo tutte le fonti di energia possibili, anche quella nucleare.

Erano gli anni Sessanta, colleghi, perché non l'abbiamo fatto e perché non lo state facendo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Il relatore, onorevole Angiola, e la relatrice, onorevole Fiorini, mi hanno fatto sapere per le vie brevi che non intendono replicare. Mi pare di intendere che anche il Governo non intende intervenire.

(Annunzio di una questione pregiudiziale – A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, la questione pregiudiziale Lollobrigida e altri n. 1 (Vedi l'allegato A).

Poiché l'ordine del giorno prevede che non si proceda a votazione prima delle ore 14, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 14.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 121, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3609.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,01).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, per un richiamo al Regolamento, articolo 23, ma anche per richiamarle il fatto che mi risulta che la Commissione bilancio sia stata convocata per le ore 14 con, all'ordine del giorno, proprio l'esame di questo decreto-legge, con riferimento al quale svolgeremo la questione pregiudiziale di incostituzionalità. Mi risulta addirittura che stiano temporeggiando, perché manca la relazione tecnica. La pregherei, quindi, di procedere in base al criterio generale della programmazione dei lavori d'Aula, ai sensi dell'articolo 23, affinché questo possa essere effettivamente realizzato.

PRESIDENTE. Certamente, onorevole Zucconi. Noi, alle 14,21, riprendiamo e vediamo a che punto è la situazione. Riprendiamo proprio con la pregiudiziale e valuteremo poi, in quel frangente, come sono i lavori della Commissione bilancio.

Nessun altro mi pare debba intervenire, quindi, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,21. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,03, è ripresa alle 14,22.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3609.

(Esame di una questione pregiudiziale – A.C. 3609​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame della questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1. Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi, che illustrerà la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Come è noto, il provvedimento in esame dispone la conversione in legge del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina. Le norme contenute sono, quindi, tutte finalizzate a contrastare gli aumenti energetici per i cittadini e per le aziende; vi sono anche misure sempre legate al titolo del testo, e cioè inerenti alle disposizioni in tema di approvvigionamento di materie prime critiche, al coordinamento delle attività di assistenza e accoglienza a seguito della crisi ucraina, e misure di assistenza nei confronti dei minori non accompagnati provenienti dall'Ucraina stessa, oltre che di gestione delle risorse oggetto di congelamento a seguito di quella crisi. Si stratta, dunque, di un provvedimento che, normalmente, verrebbe definito omnibus.

Occorre, però, evidenziare che il comma 1-bis dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione prevede l'abrogazione del decreto-legge n. 38 del 2022, con salvezza degli effetti, le cui disposizioni recano misure urgenti in materia di accisa e IVA sui carburanti.

Le modifiche introdotte al Senato recano puntuali disposizioni aggiuntive o modificative al corpo del decreto n. 21 in esame, al fine di trasporre in esso e mantenere nell'ordinamento del decreto-legge, di cui si propone l'abrogazione, le corrispondenti disposizioni.

A tal proposito, occorre segnalare che, nella seduta della Camera del 20 gennaio 2021, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 172 del 2020, è stato approvato dalla Camera stessa un ordine del giorno con il quale si impegnava il Governo a operare per evitare la confluenza tra diversi decreti-legge, limitando tale fenomeno a circostanze di assoluta eccezionalità, da motivare adeguatamente nel corso dei lavori parlamentari.

Ancora, nella seduta del 23 febbraio 2021, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione in legge del cosiddetto decreto “Proroga termini”, il Governo ha espresso parere favorevole, con una riformulazione, sull'ordine del giorno Ceccanti n. 9/2835-A/22, anch'esso sottoscritto da componenti del Comitato per la legislazione; nel testo riformulato, tale ordine del giorno impegnava il Governo a porre in essere ogni iniziativa volta, in continuità di dialogo con il Parlamento, a evitare, ove possibile, la confluenza dei decreti-legge, in linea anche con il citato ordine del giorno stesso, parere successivamente ribadito anche, nella seduta del 7 luglio 2021, dal Comitato di legislazione.

Si evidenzia, inoltre, che il Presidente della Repubblica, nella lettera indirizzata ai Presidenti delle Camere e al Presidente del Consiglio dei Ministri del 23 luglio 2021, nel segnalare l'opportunità di un ricorso più razionale e disciplinato alla decretazione d'urgenza, ha rilevato che la confluenza di un decreto-legge in un altro provvedimento sempre d'urgenza, oltre a dover rispettare il requisito dell'omogeneità di contenuto, dovrà verificarsi solo in casi eccezionali e con modalità tali da non pregiudicare l'esame parlamentare, cosa che non è avvenuta nel corso del dibattito nelle Aule parlamentari.

Inoltre, per quanto il testo in esame contenga una serie di dispositivi importanti, la cui trattazione è stata spesso, a più riprese, segnalata nel corso di diversi provvedimenti esaminati in questa legislatura, è di tutta evidenza che si tratta di dispositivi eterogenei, che poco o nulla hanno a che vedere con le motivazioni dell'urgenza richiesta a seguito della crisi economica e umanitaria in Ucraina. A tal proposito, si segnala ancora che il criterio di omogeneità nel contenuto dei provvedimenti oggetto di decretazione d'urgenza rappresenta una delle condizioni imprescindibili sulle quali sono definite le argomentazioni della Corte costituzionale in merito alla legittima sussistenza dei casi straordinari di necessità e urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione. L'emanazione di disposizioni eterogenee tra loro inserite nella decretazione d'urgenza è una consuetudine parlamentare che compromette le prerogative del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, causando una distorsione degli equilibri correlati al legittimo e corretto confronto istituzionale fra Governo e Parlamento.

Si rileva, inoltre, che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 22 del 2012, ha evidenziato che l'inserimento di norme eterogenee all'oggetto o alla finalità del decreto spezza il legame logico-giuridico tra la valutazione fatta dal Governo dell'urgenza del provvedere e i provvedimenti provvisori con forza di legge di cui alla norma costituzionale citata nella sentenza. In questa sentenza, tra l'altro, la Corte costituzionale ha richiamato l'articolo 15, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, nel punto in cui prescrive che il contenuto del decreto-legge deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. La Corte, infatti, ha evidenziato che la norma, pur non avendo in sé e per sé rango costituzionale, e non potendo quindi assurgere a parametro di legittimità in un giudizio davanti alla Corte, costituisce esplicitazione della ratio implicita nel secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione, il quale impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità ed urgenza che ha indotto il Governo ad avvalersi dell'eccezionale potere di esercitare la funzione legislativa senza previa delegazione da parte del Parlamento.

Dunque, il titolo del decreto-legge in esame è assolutamente improprio rispetto alla differente mole di materie trattate, che, per quanto in parte anche condivisibili, hanno poco a che vedere con l'urgenza dettata dal testo in esame. Pertanto, e sono le nostre conclusioni, il provvedimento in oggetto appare viziato sotto il profilo della legittimità costituzionale, sia in ragione del carattere disomogeneo e disarmonico del contenuto delle disposizioni sia perché carente, in gran parte, dei requisiti straordinari di necessità ed urgenza.

Noi chiediamo, quindi, di deliberare di non procedere all'esame del disegno di legge in questione. Aggiungo soltanto alcune considerazioni, perché evidentemente il modo in cui si affronta il processo legislativo da molti anni ormai, purtroppo, secondo noi rimane assolutamente lesivo non soltanto dell'articolo 77, ma anche dell'articolo 70, perché si continua a mettere in atto un monocameralismo di fatto, che priva in qualche modo, a fasi alterne, o i senatori o i deputati di poter intervenire anche su provvedimenti come questo, che, oltre ad avere il carattere della disomogeneità, hanno anche la caratteristica di investire miliardi e miliardi, quindi importanti risorse.

Richiamiamo ancora l'articolo 72: ogni disegno di legge presentato in una Camera è esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che lo approva articolo per articolo, salvi naturalmente i provvedimenti d'urgenza. Anche nella fase dell'esame in sede referente, le Commissioni VI e X hanno avuto 2 ore - 2 ore! - per prendere in esame un decreto-legge che si compone di centinaia di articoli e che investe quasi 7 miliardi di euro.

Benissimo, anche nella fase dell'esame in sede referente, le Commissioni VI e X hanno avuto due ore - due ore! - per prendere in esame un decreto-legge che si compone di centinaia di articoli e che investe quasi 7 miliardi di euro. Due ore sono state date alle Commissioni VI e X per poter vagliare il provvedimento. Una cosa assolutamente incomprensibile!

Vorrei ricordare poi a tutti i parlamentari - e concludo, Presidente - che, in base all'articolo 67, non solo ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione, ma è anche portatore di una rappresentanza popolare, il cui esercizio in questo momento è assolutamente negato dall'operato di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Masi. Ne ha facoltà.

ANGELA MASI (M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi, in merito alla pregiudiziale in esame il decreto n. 21 del 21 marzo 2022 contiene principalmente interventi di contrasto all'inflazione e si inserisce in quel percorso di risposta agli impatti economici prodotti dal conflitto tra Russia e Ucraina, di cui fanno parte anche il cosiddetto “decreto-legge Bollette”, già convertito in legge dalle Camere, e il decreto-legge “Aiuti”, approvato dal Consiglio dei ministri e a breve in pubblicazione, il cui esame partirà proprio dalla Camera.

I motivi di emergenza sono evidenti, legati alle conseguenze dell'attacco russo all'Ucraina iniziato il 24 febbraio scorso, che a loro volta si sono aggiunte a un'impennata dei prezzi energetici che ha messo in grande difficoltà imprese e famiglie. La tempestività di un intervento del Governo davanti a una situazione così drammatica è un elemento imprescindibile.

Il MoVimento 5 Stelle ha portato però il tema della pandemia energetica all'attenzione del Parlamento e del Governo già la scorsa estate, presentando proposte concrete per tamponare quell'emergenza e, parallelamente, per affrontare in maniera strutturale la crisi, poi accentuatasi con la guerra in corso ai confini dell'Unione europea.

Ci sarebbe stato bisogno di una risposta forse più celere e più articolata, certo, ma ciò non toglie che il decreto-legge in esame, denominato non a caso “Taglia prezzi”, contenga tutti quegli interventi a sostegno di famiglie e imprese oggi più che mai necessari e urgenti. Tra questi, ricordo la riduzione delle accise sulla benzina, il bonus carburanti da 200 euro per i dipendenti di datori di lavoro privati, la proroga dal 30 aprile al 30 giugno della possibilità di pagare a rate le bollette per i clienti domestici, i vari crediti d'imposta per le imprese gasivore e non, e per quelle energivore, il credito d'imposta a beneficio di agricoltori e pescatori per l'acquisto di carburante, così come l'aumento a 12 mila euro del tetto ISEE per l'accesso al bonus sociale elettricità e gas.

Le famiglie coinvolte dal regime di tutela passano così da 4 a 5,2 milioni, una misura prorogata, poi vedremo, nel “decreto Aiuti” per il terzo trimestre del 2022; ma abbiamo anche la rateizzazione delle bollette fino a 24 mesi per le imprese che acquistano energia elettrica o gas con garanzie SACE, il contributo del 10 per cento sugli extraprofitti delle società energetiche, aumentato poi al 25 per cento nel “decreto Aiuti”, così come auspicato più volte dal MoVimento. Ci sono interventi legati al Fondo centrale di garanzia delle piccole e medie imprese e alla garanzia SACE, il fondo da 500 milioni per l'autotrasporto nel 2022, nonché il credito d'imposta IMU per il settore turistico, misura che abbiamo più volte, tra le altre, richiesto per far fronte a quelle innegabili difficoltà degli operatori turistici che dalla pandemia sono passati a dover gestire le conseguenze di un conflitto armato e di una crisi energetica.

Non meno importante è quella parte legata al tema del lavoro, in particolare al riconoscimento di trattamenti di integrazione salariale nel 2022 anche in deroga e l'esonero contributivo per assunzioni a tempo indeterminato di lavoratori provenienti da imprese in crisi. Poi ci sono le misure assistenziali per profughi ucraini e minori, che, con la prosecuzione della guerra, diventano sempre più indispensabili.

Segnaliamo, infine, un altro provvedimento molto importante: la proroga oltre il 31 dicembre 2022 del golden power rafforzato, introdotto in precedenza dal Governo “Conte 2” ed esteso, grazie a un nostro emendamento, un emendamento dei senatori del MoVimento 5 Stelle, alle concessioni, anche se di competenza regionale, nei settori dell'energia e dei trasporti, in particolare con riferimento alle concessioni idroelettriche.

Non vi è dubbio alcuno, dunque, che il decreto abbia tutte quelle caratteristiche per essere considerato pienamente coerente con il dettato costituzionale e per respingere, dunque, le pregiudiziali di costituzionalità.

Sento, però, l'esigenza di richiamare una maggiore attenzione del Governo nell'evitare un uso eccessivo dei decreti-legge, limitandoli a effettive situazioni di emergenza, chiaramente come quella purtroppo in atto, e di cercare di rendere questi decreti più armoniosi nei temi.

Per quanto detto sopra, annuncio, a nome del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, un voto contrario sulle pregiudiziali di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Siamo all'ennesima richiesta di non procedere nell'esame del provvedimento per una sua presunta incostituzionalità, ed è veramente singolare come si adducano motivazioni di carattere costituzionale per cercare di contrastare l'avanzare di un decreto-legge che, peraltro, si dice essere largamente condiviso in molti suoi contenuti, e lo si fa con motivazioni che noi riteniamo strumentali.

Prima di entrare nel merito, Presidente, credo che sia importante aprire una riflessione (ne abbiamo dibattuto recentemente in quest'Aula) sul fatto che effettivamente noi siamo, talvolta, in presenza di decreti dal contenuto non omogeneo e di modifiche introdotte dall'altro ramo del Parlamento che, spesso, ampliano il perimetro del decreto stesso; tuttavia, bisogna riconoscere che, finché non si interviene in maniera decisa sul meccanismo di funzionamento delle nostre Camere, questo problema non potrà far altro che amplificarsi e, nella prossima legislatura, con la riduzione del numero dei parlamentari, inevitabilmente, avremo ancora più problemi di questa natura. Ma questa sarà una questione che verrà affrontata da chi avrà l'onore di sedere in questi seggi anche nella prossima legislatura.

Nel merito del provvedimento, contestiamo l'accusa avanzata dai colleghi di Fratelli d'Italia sul fatto che le tematiche trattate nel decreto non siano urgenti, non siano tra di loro collegate e omogenee, perché sono loro stessi, tra l'altro, nella premessa di questa pregiudiziale, ad ammettere la rilevanza dei temi che sono affrontati. Ad esempio, quando citano la riduzione delle aliquote di accisa sulla benzina e sul gasolio impiegato come carburante, il contributo sotto forma di credito d'imposta a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica, oppure l'incremento del credito d'imposta a favore delle imprese energivore e gasivore o, ancora, le disposizioni urgenti in materia di rateizzazione delle bollette per i clienti domestici o gli interventi in materia di semplificazione per la realizzazione di impianti di energia da fonti rinnovabili o, ancora, interventi a sostegno delle imprese, si fa fatica a sostenere, in questa fase, che questi interventi non siano urgenti.

Di fronte allo straordinario incremento dei prezzi dell'energia, nonostante gli interventi meritori del Governo che hanno limitato questi aumenti, ma che sono comunque abnormi e pesano notevolmente sulle famiglie e sulle imprese, è difficile sostenere che non sia urgente intervenire su queste tematiche e farlo anche, ovviamente, con un decreto-legge. Nella pregiudiziale si propone di inserire questi temi in veicoli legislativi ordinari, quindi non in decreti-legge, ma ben sappiamo quali sarebbero i tempi di esame e di approvazione di questi provvedimenti e, peraltro, essendo un decreto-legge, è ovvio che le norme che vi sono contenute sono già attualmente in vigore.

Contestiamo anche il fatto che questo provvedimento sia disarmonico e, soprattutto, non conforme al titolo del decreto. Se esaminiamo il dossier di questo provvedimento (cosa che in pochi fanno, probabilmente), quando si parla di misure economiche e umanitarie in relazione alla crisi ucraina - questo è il titolo del decreto -, nell'affrontare le conseguenze economiche e umanitarie della crisi in Ucraina è ovvio che c'è una complessità di argomenti e di interventi che è impossibile riuscire a ricondurre a un'unica, precisa definizione; dovremmo fare un titolo di cinque pagine, quanto è il numero di pagine dedicate all'indice che il dossier del Servizio studi prevede per esplicare i contenuti delle norme.

Quindi, Presidente, noi respingiamo questa pregiudiziale di costituzionalità.

In conclusione, mi consenta di ricordare il professor Valerio Onida, un grande costituzionalista, un accademico, giudice e presidente della Corte costituzionale (Applausi). Credo che quest'Aula, come tutto il Parlamento, dovrà trovare i modi e i tempi opportuni per ricordare il contributo che ha dato al nostro Paese nella maniera dovuta e con l'attenzione che merita (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Pur tenendo conto che nel testo della pregiudiziale alcuni argomenti, presi isolatamente, non sono infondati, sono due le ragioni di fondo per cui voteremo “no” alla pregiudiziale. La prima è questa: nell'ampia ricostruzione che il testo fa della giurisprudenza costituzionale mancano i riferimenti, e non casualmente, alle sentenze n. 32 del 2014 e n. 24 del 2016. In quelle due sentenze si dice che alcuni provvedimenti, che sono ab origine a contenuto plurimo, sono, però, caratterizzati, in alcuni casi, fatta la verifica volta per volta, da una omogeneità di scopo. È l'omogeneità di scopo che dà coerenza al provvedimento, anche se, a prima vista, ci troviamo di fronte a materie dal contenuto plurimo. Quindi, come in quei due casi solennemente la Corte ha ritenuto l'uso della decretazione assolutamente legittimo, è difficile negare che anche questo caso non ricada esattamente nella stessa tipologia. Questo è l'argomento più importante che ci fa votare contro la pregiudiziale; ce ne è, però, anche un secondo.

Il secondo argomento è quello più delicato della convergenza di più decreti in sede di conversione, il fenomeno che abbiamo detto varie volte dei cosiddetti decreti matrioska o decreti Minotauro. È vero che questa convergenza, in sé, crea problemi a tutti gli operatori del diritto che riescono male a capire che fine hanno fatto i decreti e come si sono incastrati tra di loro. A volte facciamo fatica anche noi a capirlo, figurarsi gli operatori comuni. Questo è un argomento che ha, indubbiamente, una maggiore pregnanza, però il Presidente Mattarella, nel luglio 2021, ci ha mandato una lettera con cui ha fissato criteri sulla base dei quali questa convergenza, che è sempre di per sé da evitare, può essere, più o meno, negativa.

Il caso peggiore in cui la convergenza è negativa è quando si fanno confluire dei decreti che non c'entrano granché l'uno con l'altro, perché, in quel caso, è un vero Minotauro: sono proprio specie diverse che finiscono per incrociarsi in modo confuso nello stesso decreto. Un altro caso è, invece, quando finiscono per convergere in un'unica legge di conversione decreti che sono, sì, in origine diversi, ma trattano materie analoghe. In questo caso - come ha già detto anche il collega Di Maio - la materia accise sulle benzine era già trattata anche dal decreto n. 38, quindi non possiamo parlare esattamente di “Minotauro”, ma di convergenza di decreti che trattano materie analoghe.

Ciò detto, evidentemente, anche stavolta, anziché occuparci tutti quanti degli effetti, come fatalmente siamo indotti a fare ogni volta che discutiamo di queste pregiudiziali, il confronto sul Regolamento, in corso con i colleghi che meritoriamente stanno lavorando, dovrebbe servire ad affrontare le cause che producono questi effetti, perché sugli effetti, come abbiamo visto anche nella storia di questa legislatura, si può fare poco, ma, se si lavora sulle cause, si può fare molto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Mi riallaccio a quello che poc'anzi diceva il collega Ceccanti, il quale citava la questione del confronto sul tema del Regolamento al fine di limitare, ridurre l'eccesso di utilizzo della decretazione d'urgenza. Da questo punto di vista, tra l'altro, la riforma che stiamo mettendo in campo non va a toccare l'iter legislativo e l'esame dei decreti. Tuttavia - lo dico come considerazione di natura più generale - ritengo che, forse, la norma transitoria, che rimandava il contingentamento dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge e che risale al 1997, potrebbe essere superata.

In questo senso, sto lavorando e credo possa essere utile anche il contributo dei gruppi di opposizione, perché tutti quanti svolgiamo un ruolo che ci viene imposto dalle dinamiche di maggioranza e opposizione del momento, ma nessuno sa che cosa accadrà la prossima legislatura. Proprio per questo credo che una riflessione costruttiva per il futuro vada fatta con riferimento alla possibilità di realizzare quello che le norme transitorie del Regolamento del 1997 avevano già previsto e che, peraltro, accade in maniera assolutamente pacifica e quotidiana al Senato della Repubblica, ossia l'esame con tempi certi dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge. Sarebbe un grande salto di qualità, anche per affrontare una discussione di merito sui decreti che esaminiamo in questa Assemblea, superare una decretazione d'urgenza che, in questo ramo del Parlamento, avviene senza contingentamento dei tempi e che, spesso e volentieri, è oggetto dello scontro, con la famosa guerra dei tempi, tra maggioranza e opposizione. In questo senso, un contingentamento dei tempi, una certezza dei tempi di esame darebbe alle opposizioni, chiunque saranno, la possibilità di stringere nel merito le maggioranze, senza l'alibi dei tempi infiniti di discussione, così come impedirebbe alle maggioranze di avere la scusa di trincerarsi dietro la fiducia sui decreti per evitare, magari, non l'allungamento dei tempi, ma discussioni scomode al proprio interno, ben sapendo che, a volte, la fiducia sui decreti è stata posta anche in assenza di emendamenti, soltanto con la motivazione dell'importanza del provvedimento.

A questo aggiungo un'ulteriore considerazione e lo dico con grande rispetto nei confronti di chi ha presentato la questione pregiudiziale in esame: io non avrei depositato una questione pregiudiziale su un testo che va a ridurre le accise sui carburanti e a contenere i prezzi delle bollette. Lo trovo un errore proprio in termini di opportunità politica, fermo restando che, negli ultimi anni, a maggior ragione con una situazione di aggravamento a causa dell'emergenza pandemica, l'omogeneità dei decreti è andata pian piano scomparendo, né il richiamarla in Aula, durante la discussione delle pregiudiziali, fa tornare attuale questo requisito.

Per cui è di tutta evidenza ciò che abbiamo visto negli ultimi anni, ossia decreti con una mole importante di articoli che vengono addirittura raddoppiati o triplicati nel corso dell'esame parlamentare con una disomogeneità intrinseca: pensiamo, ad esempio, al “decreto Sostegni”, la cui omogeneità sta nel fatto che si tratta di sostegni, ma lo stesso è però relativo ad una quantità di materie le più diverse, le più disparate tra loro. Ahimè, nel periodo della pandemia, se c'erano in qualche misura argini di diritto costituzionale alle norme relative ai decreti, ebbene, questi argini da tempo si sono rotti, così come si sono rotti - l'ho sempre sottolineato - quelli procedurali che riguardano, ad esempio, l'esame a senso unico alternato degli stessi decreti.

Per cui una riflessione credo vada fatta in ordine all'opportunità o meno di depositare questioni pregiudiziali su temi su cui evidentemente la necessità e l'urgenza dell'intervento sono palesi – la pregiudiziale, a mio avviso, non è lo strumento ideale per sollevare la questione, tant'è vero che poi si riduce a una discussione abbastanza sterile che viene segnata da un voto che va in una direzione o in un'altra -, così come una riflessione vada fatta anche sulla questione del superamento di cattive prassi, ormai consolidate. Credo sia una questione che in primis la maggioranza dovrebbe porsi al proprio interno. Se di qui a qualche tempo si riuscisse, per esempio, ad esaminare un decreto nei due rami del Parlamento, con possibilità di modifica in entrambi questi rami, allora, almeno dal punto di vista concettuale, torneremmo a una situazione che, in termini di prassi, sarebbe certamente più accettabile di quanto non sia quella che viviamo ormai quotidianamente.

Per questo e per altre ragioni, il voto del gruppo di Forza Italia sulla questione pregiudiziale presentata sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Muro. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Diciamo che solo per un mero vizio formale non compare il mio nome tra gli interventi, ma le assicuro che è tutto il weekend che preparo l'intervento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), mi dispiace per i colleghi dell'opposizione che non ci credono. Presidente, posso levare la mascherina, si può? Ho lo spazio libero ai miei lati.

PRESIDENTE. Se si distanziano i colleghi nella fila davanti a lei.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Non per polemica.

PRESIDENTE. Ci mancherebbe, se l'onorevole Furgiuele si sposta ancora lei può levarsi la mascherina. Prego onorevole, intervenga pure.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Solo, ma con la convinzione delle idee; rispondo ai colleghi che mi dicono che sono rimasto solo, d'altronde. Ci sono i miei colleghi che mi disturbano, Presidente. Può richiamare il collega Billi?

PRESIDENTE. Non entro nel merito del vostro gruppo, se, però, l'onorevole Billi fa intervenire l'onorevole Di Muro sono più contento anch'io.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Evidentemente, perché eletto all'estero, conosce altre regole del dibattito. Presidente, chiedo scusa per l'interruzione, però, a parte gli scherzi, il tema è serio. Torniamo al merito. Credo che l'opposizione giustamente, in questo caso Fratelli d'Italia, debba svolgere il suo ruolo, presentando una questione pregiudiziale. Spesso non vengono lette, spesso sono solo occasioni, probabilmente non in questo caso, per rallentare i lavori parlamentari, forse per non arrivare al termine stabilito per la conversione in legge del decreto, però in questo caso sono rimasto colpito da alcuni contenuti di questa pregiudiziale. Voglio leggere solo un capoverso, perché penso sia esplicativo del contenuto. In tale questione pregiudiziale si dice, tra l'altro, che il testo approdato in Aula è caratterizzato da una pluralità di disposizioni di rilievo inserite in Senato nel corso della conversione del decreto e che spaziano da interventi quali la riduzione delle aliquote di accisa sulla benzina e sul gasolio impiegato come carburante, al contributo, sotto forma di credito d'imposta, a favore delle imprese per l'acquisto di energia elettrica, all'incremento del credito d'imposta in favore delle imprese energivore e gasivore, alle disposizioni urgenti in materia di rateizzazione delle bollette per i clienti domestici, alle disposizioni in materia di semplificazione per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, alle ulteriori disposizioni di sostegno alle imprese, ad altre misure e proroghe che, per quanto di interesse collettivo e nazionale, avrebbero potuto essere trattate in provvedimenti di natura ordinaria, altrettanto necessari, ma che poco hanno a che vedere con le motivazioni di urgenza da cui muove il testo in esame.

Credo che l'elencazione che ho appena letto non si possa considerare come non urgente. Credo che spesso, in passato, si sia abusato della decretazione d'urgenza, ma misure che riguardano le conseguenze economiche della guerra in corso sono assolutamente urgenti e necessarie, Presidente. Credo che chiaramente ci possano essere profili, che sono citati in un altro capoverso di questa pregiudiziale, sulla eterogeneità delle disposizioni, però è chiaro a tutti - basta parlare con chiunque per le strade di Roma e fuori dal palazzo - che la guerra, a cui, ovviamente, va il nostro pensiero per i morti sul campo di battaglia, provoca anche conseguenze nefaste dal punto di vista economico, non solo per la grande economia o per il dibattito che riguarda le sanzioni imposte alla Russia, ma parliamo del caro bollette che riguarda le famiglie italiane… Ho già terminato il mio tempo, Presidente? Ho ancora un minuto?

Io credo che il sofismo, l'approfondimento giuridico, giurisdizionale e costituzionale, se vogliamo, sull'opportunità o meno della fonte costituzionale che utilizziamo per queste disposizioni sia veramente emblematico di un dibattito fuori dalla realtà, quando invece - e capisco che parlo in un altro ramo del Parlamento, però ho ancora un minuto di tempo e mi fa piacere parlarne con i colleghi, per evidenziare la gravità della situazione - c'è quello che accade al Senato, dove vi è una Commissione esteri che, a causa del suo reticente presidente, che, ovviamente, penso non faccia neanche più parte del MoVimento 5 Stelle o, se ne fa parte, non riesco a capirne le ragioni…

PRESIDENTE. Concluda.

FLAVIO DI MURO (LEGA). …sta bloccando i lavori parlamentari, quando lì ci sono altri provvedimenti importanti, che a me stanno particolarmente a cuore, che riguardano i frontalieri…

PRESIDENTE. Concluda!

FLAVIO DI MURO (LEGA). …sia lavoratori che pensionati.

PRESIDENTE. Concluda pure, onorevole Di Muro.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Anziché vedere come siamo organizzati con questa pregiudiziale, che lascia il tempo che trova, invito tutti i colleghi parlamentari a vedere di far partire i lavori in Commissione esteri al Senato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, i colleghi di Fratelli d'Italia pongono nella questione pregiudiziale temi che sono stati ricorrenti in questa legislatura e anche in quelle precedenti e, ovviamente, riportano all'uso e all'abuso della decretazione d'urgenza e alle questioni dell'omogeneità delle materie trattate e anche, come loro espressamente scrivono, materie che, a loro giudizio, “hanno poco a che vedere con l'urgenza dettata dal testo in esame”.

Allora, come ha sottolineato il collega Ceccanti poc'anzi, non si può negare in radice che esista questo problema sui provvedimenti e sui decreti, ma - mi sia consentita una battuta – abbiamo “visto già di peggio”. Ovvero, è del tutto evidente che qui ci troviamo a confrontarci - questa volta sì - con la necessità e l'urgenza di intervenire rispetto alle conseguenze di un evento assolutamente straordinario e non previsto, come il conflitto in Ucraina. Non è stato certamente questo il tentativo, da parte del Governo, di usare lo strumento e il veicolo del decreto per bypassare pastoie o accelerare provvedimenti in essere. A tutti gli effetti, scorrendo l'indice del decreto, è del tutto evidente che ci troviamo di fronte alla necessità di dare una risposta. Da questo punto di vista, è evidente che, nel momento in cui le conseguenze sono di carattere economico, queste vanno a colpire una pluralità di settori e, quindi, ovviamente c'è alla radice, in nuce una disomogeneità, perché è del tutto evidente che i settori che vengono potenzialmente colpiti o i settori rispetto ai quali si cercano di prevenire gli effetti negativi sono molteplici.

C'è poi da aggiungere una cosa: dobbiamo essere qui, allo stesso modo e con lo stesso spirito critico, a dire che molti dei provvedimenti che sono stati inseriti, alcuni dei quali effettivamente border, al limite, sono però derivanti dal passaggio parlamentare e non erano tali nel testo originale. Questo è un “vizio” che abbiamo, come Parlamento: rispetto al veicolo del decreto tendiamo un po' tutti a inserirvi anche materie che sono per così dire laterali o collaterali al provvedimento. Da questo generalmente deriva anche - è una cosa che il Presidente della Repubblica in alcuni casi ha sottolineato, invitando il Parlamento ad adeguarsi di conseguenza - che il provvedimento va ad ingigantirsi, cioè il decreto-legge tende spesso a diventare una sorta di Blob nel passaggio nelle Commissioni parlamentari e, quindi, a contenere al suo interno materie differenti.

Questa è un po' la ragione che ci porta, pur nel rispetto della posizione assunta da Fratelli d'Italia, a non rilevare in assoluto una mancanza di presupposti e che alla fine ci porta, per le considerazioni che ho fatto, che riprendono anche quello che dicevano i colleghi che mi hanno preceduto e, in particolare, il collega Ceccanti, a vedere la prevalenza di omogeneità e di urgenza rispetto al tema della crisi e a quello degli effetti della crisi. Per queste ragioni, il nostro gruppo voterà contro sulla questione pregiudiziale a prima firma del collega capogruppo di Fratelli d'Italia Lollobrigida.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Solo per mettere agli atti che la maggioranza più numerosa della storia repubblicana non ha i numeri per bocciare la pregiudiziale dei colleghi di Fratelli d'Italia e, quindi, è costretta a ricorrere a interventi riempitivi, nei quali ci sta leggendo e rileggendo la pregiudiziale che noi siamo in grado di leggere da soli.

Allora, visto che avete bisogno di tempo, io vi regalo anche questi trenta secondi, per mettere agli atti che la maggioranza più numerosa della storia della Repubblica, che è una maggioranza che fa ridere, di lunedì pomeriggio alle 15 non ha i numeri per bocciare una pregiudiziale. Quindi, eccovi anche i miei trenta secondi di perdita di tempo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

Avverto che l'Assemblea non è in numero legale (Vedi votazione n. 1).

A norma dell'articolo 47, comma 2, del Regolamento, rinvio la seduta di un'ora.

Sospendo la seduta sino alle ore 16,06.

La seduta, sospesa alle 15,06, è ripresa alle 16,08.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Ricordo a tutti di tenere le mascherine sul volto. L'onorevole Vianello sta riprendendo, preferirei che smettesse immediatamente… Onorevole Galantino, le chiedo di evitare di riprendere e fare le foto…

Dichiaro chiusa la votazione.

Avverto che l'Assemblea non è in numero legale (Vedi votazione n. 2).

A norma dell'articolo 47, comma 2, del Regolamento, rinvio la seduta che riprenderà alle ore 17,10.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Su che cosa?

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Sull'ordine dei lavori, Presidente. Visto che il Ministro D'Inca' si è premurato di venire qui in Aula a votare, magari potevamo fargli porre la fiducia per finta, prima che andasse via, così, giusto per abitudine, perché ho visto che ci è rimasto un po' male.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,10.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 17,10.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Dovremmo ora procedere nuovamente alla votazione della questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1, nella quale in precedenza è mancato il numero legale.

Tuttavia, apprezzate le circostanze, ai sensi dell'articolo 47, comma 2, del Regolamento, rinvio la votazione di tale questione pregiudiziale e il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta di domani, martedì 17 maggio, alle ore 10, così come previsto dal medesimo comma 2 dell'articolo 47 del Regolamento.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 17 maggio 2022 - Ore 10:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2564 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina (Approvato dal Senato). (C. 3609​)

Relatori: ANGIOLA, per la VI Commissione; Fiorini, per la X Commissione.

2. Seguito della discussione delle mozioni Lupi, Squeri e Schullian n. 1-00540, Vianello ed altri n. 1-00545, Masi ed altri n. 1-00614, Binelli ed altri n. 1-00628, Foti ed altri n. 1-00641 e Dori ed altri n. 1-00649 concernenti iniziative in materia di energia nucleare di nuova generazione .

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

SIANI ed altri: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori. (C. 2298-A​)

e delle abbinate proposte di legge: CIRIELLI ed altri; BELLUCCI ed altri. (C. 1780​-3129​)

Relatore: VERINI.

4. Seguito della discussione delle mozioni Nappi ed altri n. 1-00618, Carnevali ed altri n. 1-00643, Gemmato ed altri n. 1-00645, Mandelli ed altri n. 1-00647 e Panizzut ed altri n. 1-00648 concernenti iniziative per la riorganizzazione dell'assistenza sanitaria territoriale .

5. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00639, Incerti, Fornaro ed altri n. 1-00642, Lollobrigida ed altri n. 1-00644 e Nevi ed altri n. 1-00646 concernenti iniziative volte ad incrementare le misure per il contrasto della peste suina africana e per il sostegno della filiera suinicola .

6. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

FIANO ed altri; PEREGO DI CREMNAGO ed altri: Misure per la prevenzione dei fenomeni eversivi di radicalizzazione violenta, inclusi i fenomeni di radicalizzazione e di diffusione dell'estremismo violento di matrice jihadista. (C. 243​-3357-A​)

Relatore: FIANO.

7. Seguito della discussione delle mozioni Scerra ed altri n. 1-00586, Valentini ed altri n. 1-00610, Raduzzi ed altri n. 1-00620 e Lollobrigida ed altri n. 1-00632 concernenti iniziative in materia di disciplina di bilancio e governance economica dell'Unione europea .

8. Seguito della discussione delle mozioni Biancofiore ed altri n. 1-00557, Maria Tripodi ed altri n. 1-00626 e Lollobrigida ed altri n. 1-00635 concernenti iniziative normative volte al ripristino della festività nazionale del 4 novembre per la celebrazione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate .

9. Seguito della discussione della proposta di legge:

FOTI ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. (C. 1059-A/R​)

Relatori: DEIANA, per la maggioranza; FOTI, di minoranza.

10. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti del deputato Ruggieri. (Doc. IV-ter, n. 22-A)

Relatrice: EVA LORENZONI.

11. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Donzelli. (Doc. IV-quater, n. 2)

Relatore: CONTE.

La seduta termina alle 17,15.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3609 - quest. preg. n. 1 Mancanza numero legale NO
2 Nominale quest. preg. n. 1 Mancanza numero legale NO

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.