XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 13 giugno 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


      La Camera,

          premesso che:

              i tumori rappresentano la seconda causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari, con una media del 27 per cento dei decessi e tassi di mortalità più alti per gli uomini che per le donne; nel 2020, all'interno dell'Unione europea, sono state circa tre milioni le persone ad aver ricevuto una diagnosi di cancro e per 1,27 milioni è stata causa decesso;

              tuttavia, grazie a trattamenti innovativi e ad un migliore accesso alle cure, oggi sono molti i cittadini europei che riescono vivere più a lungo a seguito di una diagnosi di tumore;

              se diagnosticato precocemente, il cancro ha più probabilità di essere curato con successo. Si stima che all'interno dell'Unione europea circa il 40 per cento dei tumori possa essere prevenuto e che vi siano più di 12 milioni sopravvissuti al cancro. La ricerca, l'innovazione e la prevenzione sono componenti fondamentali nella lotta contro il cancro;

              i dati rivelano che circa il 50 per cento delle morti per tumore e il 40 per cento dei nuovi casi di tumore sono potenzialmente prevenibili, in quanto causate da fattori di rischio modificabili;

              in Italia, dove ogni anno ci sono circa 180 mila morti per cancro, i fattori di rischio sono ritenuti responsabili ogni anno di 65.000 decessi oncologici; tuttavia, cresce considerevolmente il numero di donne e uomini che sopravvivono alla diagnosi di tumore, aumenta il tasso di guarigione e sempre più persone tornano ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale;

              i dati sulle malattie oncologiche in Italia dimostrano l'efficacia dei programmi di screening e l'Osservatorio nazionale screening (Ons), in merito all'attività delle regioni svolte nel 2018 ha evidenziato continui progressi nello sviluppo dei programmi organizzati di screening, anche se permangono profonde differenze tra centro-nord e sud-isole;

              proprio al fine di definire un quadro normativo organico a supporto della registrazione dei tumori in Italia, nella seduta del 12 marzo 2019 la Camera ha approvato in via definitiva, la proposta di legge d'iniziativa del Gruppo M5S (diventata legge 22 marzo 2019, n. 29, ed entrata in vigore il 20 aprile 2019), che istituisce la rete nazionale del registro tumori, a titolarità del Ministero della salute, in collegamento con i sistemi di sorveglianza regionali;

              la legge di bilancio 2020 (comma 463, articolo 1, della legge n. 160 del 2019) ha poi stanziato 1 milione di euro annui dal 2020 per l'attuazione di detta Rete e per l'istituzione del referto epidemiologico inerente alla valutazione dello stato di salute complessivo della popolazione, risorse di cui è stato successivamente disposto il riparto con decreto del Ministero della salute del 12 agosto 2021;

              le risorse sono ripartite tra regioni e province autonome tenendo conto: a) della natura innovativa dell'intervento, tecnologico e informatico, che tali enti territoriali sono tenuti a predisporre per la realizzazione e l'implementazione dei registri tumori regionali e dei sistemi di sorveglianza dei sistemi sanitari regionali; b) della numerosità della popolazione residente e, pertanto, della potenziale incidenza e prevalenza dei tumori, delle malattie tumore-correlate e delle malattie infettive;

              ad oggi il percorso istitutivo del registro tumori nazionale e della rete dei registri regionali non è stato ancora completato;

              attualmente, l'Associazione italiana registri tumori (Airtum), la Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica (Siapec-Iap), la Fondazione Aiom, Passi (Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) e Passi d'argento, forniscono importanti dati che denotano progressi effettuati nella lotta al cancro;

              l'efficacia delle campagne di prevenzione già adottate nel nostro Paese negli ultimi anni e delle terapie innovative messe a disposizione dalla ricerca scientifica contro il cancro ha determinato un complessivo aumento del numero delle persone che, dopo la diagnosi, sopravvivono e conducono una vita sostanzialmente normale: si parla di circa 3,6 milioni di persone in più (il 5,7 per cento dell'intera popolazione italiana), con un incremento del 37 per cento rispetto a 10 anni fa; inoltre, almeno un paziente su quattro (quasi un milione di persone) è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito;

              tuttavia, a fronte di questi progressi, la pandemia di COVID-19 ha determinato gravi conseguenze in campo oncologico con un forte impatto sulla prevenzione e la cura del cancro. Si stima che durante la pandemia 100 milioni di test di screening non siano stati effettuati in Europa e che un milione di casi di cancro non siano stati diagnosticati. Un paziente oncologico su 100 non ha ricevuto in tempo il trattamento chirurgico o chemioterapico di cui aveva bisogno;

              nella risposta alla pandemia, anche in ragione della novità ed eccezionalità dell'emergenza sanitaria determinata dal diffondersi del COVID-19, il supporto allo screening e alla prevenzione dei tumori è stato tardivo e si è assistito all'oggettiva difficoltà di assicurare misure tempestive per tutelare la vita e i diritti delle persone malate o potenzialmente tali;

              nel biennio 2020-2021, infatti, sono state 13 milioni le visite specialistiche sospese a causa del COVID-19, mentre per alcune patologie una diagnosi è salvavita;

              ciò ha determinato uno stato di allarme per l'aumento di casi di tumore, soprattutto in fase avanzata, a causa degli incolmabili e continui ritardi negli screening, nelle diagnosi, negli interventi chirurgici e nelle cure accumulati in 24 mesi di pandemia; per tale motivo, appare urgente un vero e proprio «piano straordinario di recupero per l'oncologia»;

              nel 2020, le nuove diagnosi di neoplasia si sono ridotte dell'11 per cento rispetto al 2019, i nuovi trattamenti farmacologici del 13 per cento, gli interventi chirurgici del 18 per cento; gli screening relativi ai tumori della mammella, della cervice uterina e del colon retto hanno registrato una riduzione pari a due milioni e mezzo di esami; le diagnosi mancate sono state oltre 3.300 per il tumore del seno, circa 1.300 per quello del colon-retto;

              l'Associazione italiana di oncologia medica ha fotografato lo stato dell'oncologia nel Paese e dichiarato: «Senza un'adeguata programmazione, con assegnazione di risorse e personale, le oncologie non saranno in grado di affrontare l'ondata di casi in fase avanzata stimati nei prossimi mesi e anni»;

              appare dunque più che mai necessario un rinnovato impegno a favore della prevenzione, del trattamento e della presa in carico e dell'assistenza ai malati oncologici, per evitare che il numero di vite perse a causa delle malattie neoplastiche aumenti inesorabilmente;

              nell'attuale situazione di disomogeneità di risposta assistenziale, non stupisce che l'Europa intenda farsi promotrice di un nuovo impegno a favore della prevenzione del cancro, sfruttando questo importante momento di totale rivoluzione dei sistemi sanitari regionali e nazionali, puntando a modelli di trattamento e assistenza dei pazienti oncologici che siano moderni ed adeguati alle nuove sfide;

              per far ciò una importante risposta è stata fornita il 3 febbraio 2021: la Commissione europea, in un documento inviato al Parlamento europeo ed al Consiglio europeo, ha infatti elaborato il nuovo «Piano europeo di lotta contro il cancro»;

              il «Piano europeo di lotta contro il cancro» si propone di essere la risposta dell'Unione europea alle esigenze descritte e contiene azioni concrete e ambiziose, che mirano a sostenere, coordinare e integrare gli sforzi profusi da tutti gli Stati membri per ridurre le conseguenze causate dal cancro sui pazienti e sulle loro famiglie, e in maniera generale in tutta la società, sia a livello sanitario che a livello economico;

              per tali ragioni, anche in linea con la cancer mission che si pone l'obiettivo di salvare entro il 2030 più di 3 milioni di vite, è riconosciuta la necessità di un maggiore impegno per affrontare l'intero decorso della malattia, comprese le rilevanti implicazioni sociali connesse;

              il Piano sarà inoltre sostenuto dal nuovo programma EU4Health che, con altri strumenti messi a disposizione dall'Unione europea, si propone di fornire agli Stati membri 4 miliardi di euro per coadiuvare gli sforzi nel rendere i propri sistemi sanitari più solidi e più efficaci nell'affrontare il cancro; obiettivo primario del Piano è quello di far fronte all'intero decorso della patologia ed è strutturato su quattro ambiti di intervento: la prevenzione, l'individuazione precoce delle neoplasie, la diagnosi e il trattamento, la qualità di vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti alla malattia;

              a questi si aggiungono nuovi obiettivi strategici, sostenuti da dieci iniziative faro e da molteplici azioni di sostegno, per aiutare gli Stati membri ad invertire la tendenza nella lotta contro il cancro e per fare in modo che si realizzi una suddivisione delle competenze e delle risorse in tutta l'Unione europea;

              il Ministro della salute, durante lo svolgimento del Question Time alla Camera del 18 maggio 2022, ha anticipato che il Piano oncologico nazionale, atteso da anni, è ormai pronto per l'esame delle regioni; si tratta di un documento che affronta tutte le problematiche per la prevenzione, la cura e l'assistenza ai malati di cancro con rinnovata attenzione ai percorsi assistenziali grazie a «un approccio globale e intersettoriale, con una maggiore integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico» e con il grande obiettivo della riduzione fino all'eliminazione delle disuguaglianze nell'accesso agli interventi di prevenzione e cura;

              il nuovo Piano oncologico nazionale 2022-2027, intende recepire le indicazioni del Piano europeo contro il cancro e, in linea con le aree di intervento del menzionato piano europeo, si basa su: prevenzione, percorsi di cura chiari ed omogenei nonché totale attenzione al malato e a chi lo assiste; esenzione dal ticket anche nelle fasi di indagine, digitalizzazione per snellire la burocrazia, assistenza sempre più domiciliare e integrata con l'ospedale e i servizi territoriali; formazione degli operatori sanitari e campagne informative per i cittadini; supporto nutrizionale e psicologico, ampliamento delle fasce di età per gli screening; cure palliative a domicilio e potenziamento delle coperture vaccinali;

              si ricorda che con decreto del 27 aprile 2021, è stato istituito un tavolo di lavoro interistituzionale con il compito di elaborare un documento di pianificazione, finalizzato a migliorare il percorso complessivo di contrasto delle patologie neoplastiche, in coerenza proprio con il Piano europeo di lotta contro il cancro;

              come sostenuto dal Ministro della salute, «il lavoro per la predisposizione del documento è stato condotto al fine di potenziare l'accesso a diagnosi e trattamenti innovativi del cancro per valorizzare il ruolo della genomica per la salute pubblica, nonché per sostenere le nuove tecnologie, la ricerca e l'innovazione; il documento in questione è stato elaborato, perseguendo le finalità del Piano europeo di lotta contro il cancro del 2021 e sono stati individuati per ciascun ambito obiettivi e linee strategiche da realizzare, corredati da alcuni indicatori di monitoraggio; peraltro, relativamente ai programmi di screening, vi è completa comunione di intenti tra quanto proposto dal Piano europeo e quanto previsto dal Piano nazionale per la prevenzione 2020-2025. Il Piano nazionale della prevenzione pone, infatti, tra le altre strategie, come punto fondamentale, il rafforzamento, da parte delle aziende sanitarie, delle attività di primo livello (prevenzione, medicina di base e attività distrettuale), legandole alle esigenze delle comunità locali e garantendo i processi di integrazione tra l'area sociale e sociosanitaria e tra territorio e ospedale. Le ulteriori azioni da intraprendere dovranno essere raccordate con l'aggiornamento delle raccomandazioni europee sugli screening del 2003, che, su proposta della Commissione europea, deve essere adottato nel 2022, sulla base dei più recenti dati scientifici»;

              riguardo ai contenuti, sono state affrontate tematiche di epidemiologia, come registro tumori e sistemi informativi sul cancro, tematiche di ricerca e di innovazione relativamente alla diagnosi e caratterizzazione molecolare con finalità prognostica e terapeutica, alle terapie vaccinali, alle terapie cellulari e geniche e alle nuove tecnologie della radioterapia di precisione, tematiche relative alla digitalizzazione in oncologia e al rinnovo tecnologico delle attrezzature, oltre a prevenzione primaria, secondaria e terziaria;

              un'ampia parte del documento è poi dedicata al percorso del malato oncologico, con particolare attenzione all'integrazione del percorso diagnostico terapeutico, alla continuità assistenziale sul territorio, alle reti oncologiche, alla rete nazionale dei tumori rari, ai tumori pediatrici, alla riabilitazione per i malati oncologici, alle cure palliative, allo sviluppo e implementazione della psico-oncologia, al ruolo del supporto nutrizionale, al follow-up e alla qualità della vita dei guariti dal cancro;

              appare auspicabile che la bozza del Piano oncologico nazionale possa al più presto essere approvata dalle regioni, dunque possa essere definita e trovare attuazione;

              il quarto ambito di intervento del Piano europeo contro il cancro è quello di migliorare la vita dei pazienti oncologici sopravvissuti alla malattia;

              le persone guarite dal tumore devono spesso affrontare ostacoli e discriminazioni dovuti per lo più ad una sorta di stigma sociale che impedirebbe agli stessi di accedere ad alcuni servizi considerati ad oggi un privilegio per persone sane;

              nel nostro Paese, un milione di persone sebbene considerate guarite dal cancro, subiscono discriminazioni per accendere un mutuo, per adottare un bambino, per l'avanzamento di carriera, per chiedere un prestito od ottenere un finanziamento, per aprire un'attività, per richiedere una copertura assicurativa, per il reinserimento lavorativo;

              di fatto il Piano europeo di lotta contro il cancro mira non solo a garantire che i pazienti oncologici sopravvivano alla malattia, ma che vivano una vita lunga e soddisfacente, senza discriminazioni e ostacoli iniqui;

              il riconoscimento del diritto della persona guarita, ad esempio, per accedere a servizi bancari, finanziari e assicurativi, deve garantire che ad esse non potranno essere richieste informazioni sullo stato di salute relative a malattie oncologiche pregresse, quando sia trascorso un certo periodo di tempo da individuare dalla fine del trattamento attivo in assenza di recidive o ricadute della patologia;

              tali informazioni non potranno più essere considerate ai fini della valutazione del rischio o della solvibilità del cliente e ciò dovrà valere anche per l'accesso alle adozioni;

              negli ultimi 3 anni, tra l'aprile 2019 e il febbraio 2022, ben cinque Paesi europei hanno approvato norme che garantiscono agli ex pazienti oncologici il diritto a non essere discriminati, a non essere «rappresentati» dalla malattia: Belgio, Portogallo, Francia e Olanda hanno varato appositi provvedimenti legislativi, mentre nel caso del Lussemburgo si è optato per una convenzione stipulata tra il Ministero della salute e l'Associazione delle compagnie assicurative;

              al di là dei diversi strumenti legislativi che ciascun Paese ha scelto per eliminare una simile vergognosa discriminazione, il contenuto delle normative è sostanzialmente analogo e pressoché identiche le soglie temporali, superate le quali si ha diritto all'oblio: 5 anni dalla fine del protocollo terapeutico nel caso di tumori insorti prima del ventunesimo anno di età; 10 anni per quelli sviluppati dopo il compimento dei 21 anni di età (18 nel caso del Lussemburgo);

              il legislatore francese, dopo un accordo trovato in commissione bicamerale paritetica, è andato persino oltre, stabilendo una soglia di 5 anni per tutte le persone guarite da un tumore, indipendentemente dall'età in cui questo è stato contratto;

              nell'ambito dell'Unione europea una risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 su Rafforzare l'Europa nella lotta contro il cancro – Verso una strategia globale e coordinata (2020/2267(INI)) nell'enunciazione dei campi di azione – al paragrafo 125 «chiede che entro il 2025, al più tardi, tutti gli Stati membri garantiscano il diritto all'oblio a tutti i pazienti europei (...)»;

              lo stesso Ministero della salute ha messo in evidenza che le iniziative di eHealth migliorano l'accesso alle cure, ponendo il cittadino al centro dei sistemi sanitari; inoltre, contribuiscono ad accrescere l'efficienza generale e la sostenibilità del settore sanitario;

              a breve, come riportato dal documento consegnato dalla Commissione al Parlamento europeo ed al Consiglio, verrà istituito il gruppo di attuazione del Piano contro il cancro dell'Unione europea, che si riunirà costantemente per discutere e riesaminare l'attuazione del Piano strategico europeo contro il cancro e della prevista missione di Orizzonte Europa; il Piano europeo di lotta contro il cancro sarà riesaminato entro la fine del 2024;

              è necessario che l'Italia sostenga il Piano strategico europeo contro il cancro, facendosi promotrice di azioni concrete e immediate, occupando all'interno del gruppo di attuazione del piano una posizione di prima linea;

              è opportuno avviare immediatamente il processo, anche attraverso le risorse del Recovery Plan;

              pensare alla rete oncologica italiana come ad una emergenza puntando al sostegno della qualità della vita dei pazienti;

              in relazione alla tutela delle persone oncologiche ritenute guarite occorre puntare sulla sensibilizzazione delle stesse sulla consapevolezza di essere guarite con un impatto positivo sul reinserimento lavorativo, sociale ed economico, in virtù del principio di uguaglianza costituzionalmente garantito,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative affinché sia perfezionata al più presto l'adozione definitiva del Piano nazionale contro il cancro, in linea con il Piano europeo, e si possano raggiungere gli obiettivi che esso si propone, in particolare adoperandosi, per quanto di competenza, per:

          a) completare il percorso istitutivo del Registro nazionale tumori e della rete dei registri regionali, assicurando un corretto conferimento dei dati regionali in unico e funzionale database nazionale, anche definendo gli standard di funzionamento dei registri tumori attraverso requisiti organizzativi, tecnologici e strumentali, nonché dei flussi informativi;

          b) investire nella prevenzione, sviluppando forme di comunicazione sui corretti stili di vita dalla scuola fino ai luoghi di lavoro e aumentando le coperture vaccinali, come quelle contro l'Hpv che hanno percentuali molto basse;

          c) contrastare l'inquinamento, che, è dimostrato, aumenta la possibilità di ammalarsi di tumore e sostenere politiche ambientali in linea con gli obiettivi della transizione verde enunciati all'interno del green deal europeo;

          d) potenziare l'attività di screening, ovvero la cosiddetta prevenzione secondaria;

          e) implementare la prevenzione terziaria per le persone sopravvissute ad un tumore con il miglioramento dei follow up e dei corretti stili di vita per evitare il rischio di recidive, anche coinvolgendo le famiglie dei pazienti;

          f) garantire la cura a partire dalla presa in carico dei pazienti in modo uniforme su tutto il territorio nazionale e potenziare l'assistenza per chi è affetto da un tumore raro e per le persone fragili malate di cancro;

          g) garantire la riabilitazione dei malati oncologici per il completo reinserimento nella società;

          h) applicare effettivamente le norme che riconoscono i caregiver oncologici per i quali è stato creato un apposito fondo da 30 milioni di euro annui fino al 2023;

          i) prevedere interventi formativi fortemente dinamici perché riguardano un settore in continua evoluzione per quanto riguarda i modelli assistenziali, le innovazioni tecnologiche e gli aspetti indispensabili di umanizzazione e di rispetto della persona, promuovendo nello specifico la definizione di indirizzi di formazione in oncologia partendo dalla definizione di profili di ruolo del personale sanitario dedicato all'oncologia in termini di competenze necessarie a garantire l'efficacia dei percorsi di diagnosi e cura;

2) ad adottare iniziative per realizzare un piano straordinario di recupero per l'oncologia per colmare i ritardi causati dall'emergenza pandemica;

3) ad assicurare il monitoraggio della concreta attuazione del piano, delle azioni, dei contenuti programmatici previsti e dei finanziamenti, con una vera e propria cabina di regia e un adeguato sistema di monitoraggio specifico per l'oncologia;

4) ad assumere iniziative per prevedere nel Piano oncologico nazionale dei precisi indicatori validi per valutare le performance delle regioni sui temi dell'uniformità della presa in carico e cura dei pazienti;

5) a verificare, per quanto di competenza, lo stato di attrazione in Italia degli screening oncologici, delle reti oncologiche (in base all'Accordo Stato-regioni del 17 aprile 2019) e di tutti i modelli organizzativi per la presa in carico dei pazienti oncologici ed onco-ematologici, al fine di verificare l'eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi sulla governance del cancro;

6) a verificare per quanto di competenza, che le risorse messe a disposizione dall'Unione europea siano riservate alla realizzazione degli obiettivi del piano oncologico europeo e nazionale, e che siano investite anche risorse aggiuntive certe necessarie per l'attuazione del Piano nazionale contro il cancro;

7) a valutare l'opportunità di istituire una Commissione per la tutela dei diritti delle persone guarite da patologie oncologiche, presso il Ministero della salute, a cui attribuire, principalmente, compiti finalizzati a garantire la parità di trattamento delle persone che sono state affette da patologie oncologiche, e a raccogliere dati sull'osservanza delle norme da parte degli istituti bancari e di credito e sulle procedure di adozione;

8) ad adottare iniziative normative urgenti in materia di adozione, che vadano a modificare la legge 4 maggio 1983, n. 184, prevedendo che le indagini sulla salute dei richiedenti non possano riguardare la diagnosi di patologie oncologiche dopo la guarigione, ai fini delle verifiche relative alla loro idoneità all'adozione;

9) ad adottare iniziative per garantire non solo che i pazienti oncologici sopravvivano alla malattia, ma che vivano una vita lunga e soddisfacente, senza discriminazioni e ostacoli iniqui, un percorso serio e mirato di riabilitazione, adottando all'uopo tutte le iniziative per rendere effettivo il ritorno a una vita normale, produttiva e «di qualità» attraverso la riabilitazione oncologica tempestiva, condicio sine qua non per un pieno recupero fisico, nutrizionale, cognitivo, psicologico e sociale;

10) ad adottare iniziative per trattare attraverso un programma personalizzato, che tenga conto dei diversi aspetti dei deficit funzionali, i problemi più comuni cui devono far fronte le persone guarite dal cancro, derivanti da complicanze, più o meno invalidanti, conseguenti alla malattia in sé o ai trattamenti (chirurgia, chemioterapia, radioterapia, farmaci);

11) ad adottare iniziative che rendano fattiva una riabilitazione oncologica in cui al centro del processo terapeutico riabilitativo vi siano la persona, i servizi e i professionisti che collaborano tra loro in rete, erogando prestazioni nell'ambito delle proprie competenze e operando su un unico dossier, con un unico progetto condiviso in un sistema unico e integrato;

12) ad adottare iniziative per prevedere l'adozione di una modalità condivisa di registrazione delle informazioni cliniche, in particolare di una cartella unica informatizzata che rappresenta lo strumento ottimale per garantire continuità degli interventi e omogeneità delle prestazioni ed evitare duplicazioni delle procedure, rendendo gli strumenti tecnologici più efficienti e più facili da usare;

13) a promuovere la ricerca in campo oncologico: da quella di base preclinica ad approcci traslazionali ed epidemiologici fino alle sperimentazioni cliniche, per consentire la scoperta di terapie sempre più innovative;

14) ad adottare iniziative per assicurare l'esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria (ticket) anche nelle fasi relative all'indagine e garantire, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, l'accesso ai farmaci oncologici innovativi approvati dall'Aifa.
(1-00660) «Villani, Ruggiero, Nappi, Misiti, Penna, Sportiello, Mammì, D'Arrando, Lorefice, Provenza».


      La Camera,

          premesso che:

              dai dati relativi al 2021, derivanti dalla collaborazione tra Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Airtum (Associazione italiana registri tumori), Fondazione Aiom e Pass, e ogni giorno in Italia si diagnosticherebbero più di 1.000 nuovi casi di cancro, circa 377.000 nuove diagnosi di tumore all'anno, di cui 195.000 fra gli uomini e 182.000 fra le donne;

              da quanto si apprenderebbe da notizie riportate dalla Fondazione Airc per la ricerca sul cancro, nel corso della vita circa un uomo su 2 e una donna su 3 si ammalerebbero di tumore ed escludendo i carcinomi della cute non melanomi, i tumori in assoluto più frequenti sarebbero quelli della mammella (14,6 per cento) e del colon retto (11,6 per cento), seguiti da quello del polmone (10,9 per cento) e da quello della prostata (9,6 per cento solo nel sesso maschile);

              nonostante ciò, la mortalità per tumore sarebbe in diminuzione in entrambi i sessi, ma l'invecchiamento della popolazione, che è associato al rischio oncologico, fa sì che le morti siano comunque molte in valore assoluto. Per questo la riduzione che si osserva soprattutto in percentuale è difficile da percepire. Anche i bambini e i ragazzi tra 0 e 19 anni che muoiono di tumore sono sempre meno: i decessi sono circa un terzo di quelli registrati nei primi anni Settanta;

              in Europa ogni anno circa 2 milioni di persone muoiono di cancro ed insorgono più di 3 milioni di nuovi casi. Attualmente quasi 6 milioni di persone convivono con il cancro e in occasione della Giornata mondiale contro il cancro sono stati pubblicati i dati aggiornati al 2020 sul numero di casi di tumore e la relativa mortalità in 185 Paesi del mondo;

              dal rapporto «Global Cancer Statistics 2020», prodotto in collaborazione dall’American Cancer Society (Acs) e dall'international Agency for Research on Cancer (Iarc) emergerebbe che a livello globale, una persona su 5 svilupperà un tumore nel corso della propria vita. Secondo quanto si legge sulle pagine della rivista CA: A Cancer Journal for Clinicians, dove è stato pubblicato il documento, nel 2020 i nuovi casi di tumore nel mondo sono stati circa 19,3 milioni e i decessi a causa della malattia circa 10 milioni;

              la diffusione della pandemia di COVID-19 ha determinato gravi ritardi in ottica di prevenzione, come gli screening, le diagnosi e gli stessi trattamenti, modificando così quelle che saranno le tendenze nei prossimi anni. Secondo le stime un milione di casi di cancro non sarebbero stati diagnosticati e per il futuro non si può escludere che si assisterà a una diminuzione a breve termine delle nuove diagnosi per via dell'interruzione o del rallentamento dei programmi di screening e a un aumento della mortalità e delle diagnosi di tumori in fase avanzata in alcuni contesti;

              nel 2020 sarebbero stati 2,7 milioni i casi di cancro diagnosticati nell'Unione europea e 1,3 milioni di persone, tra cui oltre 2.000 giovani, hanno perso la vita a causa di questa malattia. A meno che non si intervenga ora con decisione, si prevede che i casi di cancro aumenteranno del 24 per cento entro il 2035, diventando la principale causa di morte nell'Unione europea. Per invertire la tendenza per quanto riguarda questa malattia sarebbe stato adottato un «Piano Europeo di lotta contro il cancro», un impegno politico e un altro passo avanti verso un'Unione europea della salute forte e un'Unione europea più sicura, meglio preparata e più resiliente che disporrà di 4 miliardi di euro di finanziamenti, compresi 1,25 miliardi provenienti dal futuro programma EU4Health;

              il piano conterrebbe previsioni di azioni concrete e ambiziose in supporto a quanto già profuso dagli Stati membri con particolare attenzione alla ricerca e allo sviluppo tecnologico e indirizzate in quattro aree di intervento: 1) prevenzione, 2} individuazione precoce della patologia, 3) diagnosi e trattamento, 4) migliorare la qualità della vita dei pazienti oncologici;

              dai dati pubblicati dal Ministero della salute, e da quanto riportato dal dottor Paolo Tralongo direttore oncologia all'ospedale Umberto primo di Siracusa, oltre 3 milioni e mezzo di italiani vivono con una diagnosi di cancro e, dopo una fase acuta, circa un milione degli stessi può essere considerato guarito. Questo contesto porterebbe il paziente a richiedere di poter rientrare in un vissuto di quotidianità normale, eppure, alla guarigione clinica, quasi difficilmente corrisponde quella sociale e così le persone guarite dal tumore spesso, devono affrontare ostacoli e discriminazioni dovuti per lo più ad una sorta di stigma sociale che impedirebbe agli stessi, di accedere ad alcuni servizi fra cui quelli finanziari, tanto da determinare difficoltà nell'accesso alla stipula di assicurazioni o mutui;

              lo stesso Tralongo afferma che l'attesa di vita è oggi cambiata tant'è che si utilizza un nuovo linguaggio che considera il termine guarito e cronico, «l'attesa di vita è tale che non trova giustificazione alcuna discriminazione di accesso ai servizi finanziari»;

              le difficoltà si riscontrerebbero anche per i cittadini non più soggetti a cura tumorale che ritornerebbero a confrontarsi nel mondo del lavoro o persino per coloro che vorrebbero intraprendere percorsi finalizzati all'adozione di minori;

              secondo quanto dichiarato da Elisabetta Iannelli, avvocato segretario generale della Federazione italiana delle Associazioni di volontariato in oncologia (Favo) e membro del comitato scientifico dell'Osservatorio permanente sulla condizione assistenziale dei malati oncologici, queste persone sarebbero discriminate nell'accesso ai servizi finanziari, perché hanno, ad esempio, difficoltà a sottoscrivere o mantenere sia una copertura assicurativa per le malattie, sia una polizza vita per il caso di morte spesso richiesta come garanzia accessoria e, quindi, in sostanza, condicio sine qua non per accendere un mutuo;

              avere avuto un cancro, anche per chi lo abbia superato, è un fatto della storia personale che potrebbe ritornare rilevante qualora si volesse accedere a una polizza o un mutuo perché, se non dichiarato al momento della sottoscrizione, in caso di sinistro, la compagnia potrebbe rifiutare di pagare la prestazione assicurativa affermando che il rischio fosse alterato. L'ex malato di cancro si troverebbe nella difficile condizione di non sapere se dover dichiarare la pregressa patologia, con la possibilità di vedersi rifiutata la sottoscrizione della polizza, oppure di omettere di essere stato malato, con il rischio poi di vedersi negare, a causa dell'omissione, la prestazione assicurativa per cui ha pagato i relativi premi;

              Armando Santoro, direttore Humanitas Cancer Center dell'istituto clinico Humanitas Ircss, di Rozzano, ha dichiarato che, sotto l'ampia definizione di sopravvissuti al cancro, oggi sono inclusi pazienti che vivono con neoplasie caratterizzate da remissione alternata e recidiva;

              il sistema finanziario si regge sulla quantità di vita, a discapito del recupero funzionale del paziente, eppure il mondo scientifico e gli oncologi si sono espressi con chiarezza inequivocabile, tanto da sostenere che i guariti da cancro avrebbero la stessa aspettativa di vita della popolazione generale di uguale sesso e di pari età;

              Antonella Campana, vicepresidente della Fondazione Aiom e membro del coordinamento volontari di «IncontraDonna» ha più volte ribadito la necessità di muoversi verso un futuro libero dallo stigma della malattia oncologica;

              la tutela dei diritti dei pazienti oncologici passa anche attraverso il riconoscimento giuridico di una «guarigione dal cancro»;

              tale concetto è sostenuto anche da Monica Forchetta, membro del consiglio di amministrazione di Fondazione Aiom e presidente Apaim Associazione pazienti Italia melanoma, secondo la quale «la neoplasia spesso diventa un'etichetta, anche quando non c'è più. Oggi, però, le persone guarite sono così tante che è necessario rendersi conto dell'entità del problema e intervenire per risolverlo»;

              è notizia dei giorni scorsi della campagna nazionale «Io non sono il mio tumore», promossa dalla Fondazione Aiom, finalizzata all'approvazione del «Diritto all'oblio oncologico» sul modello già attuato in Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo. L'obiettivo, secondo il presidente della fondazione, Giordano Beretta, sarebbe quello di definire «una legge che tuteli quanti hanno combattuto contro una neoplasia e che ora, proprio per questo motivo, devono confrontarsi con le discriminazioni sociali». «Nel nostro Paese sono 3,6 milioni i cittadini che vivono con una diagnosi di cancro. Il 27 per cento di essi è guarito». Un passo legislativo «su misura» consentirebbe agli stessi di non essere più considerati pazienti oncologici a 5 anni dalla fine delle cure – se il tumore è stato evidenziato in età pediatrica – e dopo 10 anni se la malattia è insorta da adulti;

              cancro non significherebbe più necessariamente «morte» ed è quindi evidente la necessità di tutelare anche tutte le persone che terminano con successo un percorso di terapie. Ogni neoplasia richiede un tempo diverso perché chi ne soffre sia definito «guarito»; per il cancro della tiroide sono necessari meno di 5 anni dalla conclusione delle cure, per il melanoma e il tumore del colon meno di 10. Molti linfomi, mielomi e leucemie e i tumori della vescica e del rene richiedono 15 anni. Per essere «guariti» dalle malattie della mammella e della prostata ne servono fino a 20;

              il Piano europeo contro il cancro, presentato nel febbraio 2021, è la risposta dell'Unione europea nel sostenere il lavoro degli Stati membri per prevenire il cancro e garantire un'elevata qualità di vita ai malati di cancro, ai sopravvissuti, alle loro famiglie e ai loro assistenti; tra le altre raccomandazioni gli eurodeputati hanno chiesto di garantire il «diritto all'oblio» in base al quale gli assicuratori e le banche non dovrebbero tenere conto della storia clinica delle persone affette da cancro) a tutti i pazienti dell'Unione europea dieci anni dopo la fine del trattamento e fino a cinque anni per i pazienti che sono stati diagnosticati prima dei 18 anni di età;

              negli ultimi due anni, molti Paesi europei hanno emanato una legge che garantisce agli ex pazienti il diritto a non essere rappresentati dalla malattia: la Francia è stato il primo Paese a stabilire per legge che le persone con pregressa diagnosi oncologica, trascorsi dieci anni dalla fine dei trattamenti o cinque, per coloro che hanno avuto il tumore prima della maggiore età, non sono tenute ad informare gli assicuratori o le agenzie di prestito sulla loro precedente malattia. Dopo la Francia è intervenuto il Belgio con una norma simile. In Lussemburgo vige dal 29 ottobre 2019, seppur non sia una vera legge, bensì un accordo tra il Governo e le assicurazioni; in Olanda il «diritto all'oblio oncologico» è stato adottato con decreto-legge il 2 novembre 2020 e più recentemente il Portogallo, con la legge n. 75 del 2021 del 18 novembre 2021, ha rafforzato l'accesso ai contratti di credito e assicurativi da parte delle persone che hanno superato o mitigato situazioni di aggravamento del rischio sanitario o di invalidità, vietando pratiche discriminatorie,

impegna il Governo:

1) a valutare l'opportunità di adottare, di concerto con gli Stati membri dell'Unione europea, iniziative volte allo sviluppo delle quattro aree di intervento del «Piano europeo di lotta contro il cancro»;

2) ad adottare iniziative volte alla prevenzione dei tumori attraverso l'utilizzo di tutti gli strumenti possibili al fine di garantire tutte le forme di screening, diagnosi e terapie opportune, anche in relazione ai ritardi scaturiti durante la pandemia da Covid-19;

3) ad adottare iniziative per utilizzare le risorse messe in campo dai fondi di Next Generetion EU al fine di incentivare la ricerca, lo sviluppo di nuove cure e farmaci nonché potenziare le strutture esistenti dedicate alla cura contro il cancro;

4) ad adottare iniziative per delineare il quadro normativo ottimale per rimuovere ogni ostacolo al fine di garantire il diritto a tutti i cittadini non più soggetti a cure tumorali, di poter accedere al mondo del lavoro e a servizi economici, anche prevedendo l'istituzione di un comitato di monitoraggio con il compito di valutare le pratiche discriminatorie;

5) ad adottare iniziative di di competenza finalizzate alla prevenzione, nonché volte ad evitare discriminazioni sociali nei confronti dei malati oncologici, anche prevedendo l'istituzione di un comitato di monitoraggio con il compito di valutare le pratiche discriminatorie;

6) ad adottare iniziative per sensibilizzare, nel limite delle proprie competenze e con apposite campagne di informazione, la popolazione alla cultura della «guarigione dal cancro», nonché ad adottare iniziative normative volte al riconoscimento giuridico di una «guarigione dal cancro»;

7) ad adottare iniziative affinché la mancata tutela del diritto all'oblio oncologico integri un'ipotesi discriminatoria in ambito lavorativo censurabile da parte degli organi preposti al controllo;

8) ad adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per agevolare l'accesso all'assicurazione o al credito per le persone che presentano un rischio aggravato a causa di una patologia cancerosa, regolando il diritto all'oblio oncologico senza obbligo dichiarativo qualora ricorrano periodi congrui dalla chiusura dei protocolli terapeutici relativi alla patologia ovvero con obbligo dichiarativo, senza sovrapprezzo o premi aggiuntivi, qualora ricorrano talune condizioni.
(1-00661) «Trizzino, Schullian».


      La Camera,

          premesso che:

              ogni anno in Italia, stando ad alcune stime dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sono circa 4 mila suicidi che, tradotto in termini sociali, significa una città di 40mila abitanti che ogni dieci anni scompare dalla geografia del nostro Paese;

              il 10 settembre 2019, in occasione della Giornata mondiale della prevenzione del suicidio, l'istituto superiore di sanità annunciava la nascita dell'Osservatorio epidemiologico sui suicidi e sui tentativi di suicidio (OESTeS);

              i dati attualmente disponibili non sono correntemente aggiornati, tant'è che l'ultimo annuario statistico dell'Istat (anno 2021), contiene dati relativi al 2018. Nell'anno 2018 si sono osservati 3.789 suicidi (6,3 ogni 100 mila abitanti), ma non vi sono dati relativi ai tentativi di suicidio;

              la carenza di dati epidemiologici sul fenomeno sociale del suicidio, sono ancor di più aggravati dalla mancata attivazione, a tutt'oggi ad opera dell'istituto superiore di sanità, dell'Osservatorio. In sostanza all'annuncio non è seguito alcun atto concreto;

              la «Brain Research Foundation» – Istituto per la ricerca in psichiatria e neuroscienze, da marzo a giugno 2020, per ovviare alla mancanza assoluta di dati aggiornati, ha istituito durante la prima ondata della pandemia, un «Osservatorio Suicidi COVID-19», monitorando gli atti suicidari in base alle notizie di cronaca;

              le crisi economiche, le emergenze nazionali, le epidemie, le pandemie, i cataclismi, ossia tutto ciò che rappresenta un'incapacità di determinazione dell'individuo nel contesto socio-economico in cui vive, fungono da detonatore dei disturbi di natura mentale che tragicamente si concludono con l'autosoppressione;

              nei primi tre mesi di pandemia lo «Osservatorio Suicidi COVID-19» ha raccolto notizie di 62 suicidi correlati, direttamente o indirettamente, al COVID-19. Dal 1° gennaio 2021 al 22 agosto 2021, si sono contati 413 suicidi e 348 tentati suicidi;

              il tasso di mortalità per suicidio in Italia nel periodo 2015-17 è stato pari a 6 per 100 mila residenti (molto più basso della media europea, che era pari a 11 suicidi per 100 mila). Una quota che aumenta con l'età, passando dai 0,7 casi per 100 mila residenti nei ragazzi fino a 19 anni, ai 10,5 casi per 100 mila negli anziani. È tuttavia la classe di età tra i 20 e i 34 anni quella dove il suicidio rappresenta una rilevante causa di morte (ben il 12 per cento dei decessi);

              i numeri sui suicidi si impennano in corrispondenza delle crisi sociali ed economico-finanziaria, a titolo d'esempio, nella crisi economica del 2008 si è visto un aumento esponenziale dei suicidi e dei tentati suicidi i quali hanno riguardato quasi esclusivamente gli uomini in età lavorativa. Il fenomeno e si è protratto negli anni seguenti la crisi almeno fino al 2016;

              secondo l'Oms il diritto alla salute fisica e mentale è un diritto umano fondamentale; tant'è che definisce la salute mentale: «...come uno stato di benessere mentale che consente agli individui di superare le tensioni della vita di tutti i giorni, di realizzarsi, di lavorare in maniera fruttuosa e produttiva e di contribuire alla vita della comunità...»;

              la pandemia ha modificato le condizioni di lavoro di molti lavoratori in Europa, cristallizzando i problemi esistenti e nuovi correlati al benessere sul luogo di lavoro, il quale ha inciso ed incide in modo sproporzionato sul benessere mentale di coloro che si trovano ad affrontare incertezze finanziarie, nonché delle popolazioni vulnerabili, compresi le minoranze etniche, la comunità LGBTI+, gli anziani, le persone con disabilità e i giovani;

              prima della pandemia si stimava che il 25 per cento dei cittadini della Unione europea avrebbe sofferto di problemi di salute mentale nel corso della propria vita;

              i problemi sul luogo di lavoro che interessano la salute mentale, includono l'esaurimento professionale, le molestie, la violenza, lo stigma e la discriminazione sociali, tant'è che un lavoratore su quattro in Europa ritiene che il lavoro incida negativamente sulla sua salute;

              i costi delle patologie mentali sono stimati in oltre il 4 per cento del prodotto interno lordo in tutti gli Stati membri della Unione europea. Il costo della depressione collegata al lavoro è stato stimato in 620 miliardi di euro all'anno, con una perdita di 240 miliardi di euro in termini di produzione economica;

              il Italia reperire dati che fotografino il problema è un'impresa decisamente ardua. Ad oggi, non abbiamo ancora dati solidi sull'impatto che hanno avuto le ondate pandemiche e né tantomeno gli effetti a strascico che stanno avendo sulle nostre vite;

              la maggioranza degli studi che sono stati pubblicati nell'ultimo anno e mezzo sono trasversali (si dice in gergo medico) cioè intervistano persone per la prima volta, ponendo domande sul proprio stato di salute in un dato momento, in questo caso, per esempio, durante o dopo il primo lockdown si sono registrate alte percentuali di stati d'ansia o depressione. È difficile comprendere se il fenomeno si sia generato o acuito in relazione alla pandemia. Per fare ciò, vi è la necessità di studi longitudinali, dove si intervistano le stesse persone nel corso del tempo sugli stessi aspetti della vita, per intercettare i reali cambiamenti nel loro stato di salute. Questa metodologia d'indagine sociale viene indicata come necessaria dal dottor Angelo Picardi, psichiatra e psicoterapeuta che lavora nel Centro di riferimento per le scienze comportamentali e la salute mentale dell'Istituto superiore di sanità. Ed ancora: «... ci sono stati per esempio dei Paesi che negli ultimi decenni hanno strutturato delle coorti di popolazione, le hanno seguite nel tempo, garantendone la rappresentatività, investendo del denaro per garantire a tutti l'accesso al computer e a internet, anche a chi era in difficoltà economiche, per non rischiare di perdere questa importante parte del campione...»;

              i dati Eurostat pre-pandemia registrano che il 7,2 per cento dei cittadini dell'Unione europea ha riferito di avere una depressione cronica, in percentuale maggiore fra le donne. Tra i Paesi dell'Unione europea, la Slovenia (15,1 per cento) ha avuto la quota più alta della popolazione che ha riportato depressione cronica nel 2019, seguita dal Portogallo (12,2 per cento) e dalla Svezia (11,7 per cento). Gli italiani si attestano al 6 per cento;

              emerge dalla rilevazione «PASSI 2016-19» dell'Istituto superiore di sanità che, la percentuale di persone adulte campionate riferiva sintomi depressivi e percepiva compromesso il proprio benessere psicologico per una media di 14 giorni al mese. Fra queste persone, oltre alla salute psicologica, anche quella fisica è risultata decisamente compromessa. Chi soffre di sintomi depressivi ha vissuto mediamente 10 giorni in cattive condizioni fisiche, contro i 2 giorni passati male dalle persone libere da sintomi depressivi, e 8 giorni con limitazioni alle abituali attività quotidiane, a differenza delle persone senza sintomi depressivi che hanno avuto meno di 1 giorno passato con limitazioni;

              i sintomi depressivi sono più frequenti all'avanzare dell'età, sfiorano l'8 per cento fra i 50-69enni, nella popolazione femminile il 7 per cento, tra le classi socialmente più svantaggiate sia per difficoltà economiche e sia per bassa istruzione il dato si attesta ben oltre il 14 per cento. Li manifesta l'8 per cento di chi non ha un lavoro regolare continuativo, il 13 per cento di chi riferisce almeno una diagnosi di patologia cronica e l'8 per cento delle persone che vivono sole. Solo il 61 per cento degli intervistati che riferiscono sintomi depressivi ricorrono all'aiuto di qualcuno, rivolgendosi soprattutto a medici/operatori sanitari;

              secondo la «International Association for Suicide Prevention», Iasp, associazione internazionale affiliata dall'Oms come organizzazione chiave che si occupa della prevenzione dei suicidi, ogni anno nel mondo il suicidio è tra le prime 20 principali cause di morte per persone di tutte le età e la terza causa di morte tra i ragazzi di 15-19 anni;

              l'Iss ha presentato la nascita dell'Osservatorio epidemiologico sui suicidi, quale progetto per il Programma statistico nazionale (Psn 2020-2022) unitamente all'Istat, al Ministero della salute e al Dipartimento di neuroscienze salute mentale e organi di senso (Nesmos) dell'università La Sapienza di Roma. Obiettivo dell'OESTeS avrebbe dovuto essere quello di integrare le informazioni provenienti dalle principali fonti esistenti (accessi al pronto soccorso, schede di dimissione ospedaliera e dati mortalità Istat) per fornire un quadro epidemiologico esaustivo del fenomeno che includesse anche la stima dei tentativi di suicidio nel nostro Paese;

              tra le informazioni presentate durante il «World Suicide Prevention Day 2019» è da segnalare anche lo studio condotto dal sistema di sorveglianza ostetrica, «Italian Obstetric Surveillance System – Itoss», dell'Iss relativo ai suicidi materni nel nostro Paese;

              in diversi Paesi ad alto reddito, il suicidio è una delle cause di morte più frequenti tra le donne entro un anno dall'esito della gravidanza. In Italia (Paese caratterizzato da un basso tasso di suicidi femminili: 2,1 ogni 100 mila abitanti), uno studio condotto dal sistema di sorveglianza ostetrica, ha messo in evidenza che tra il 2006 e il 2012 si sono verificati 67 casi di suicidio materno (rapporto di suicidio materno pari a 2,30 per 100 mila nati vivi);

              obiettivo dello studio, i cui risultati sono stati pubblicati a maggio 2019 sulla rivista «Archives of Women's Mental Health» nell'articolo «Maternal suicide in Italy», era quello di fornire la prima stima della frequenza del fenomeno dei suicidi materni e una descrizione delle caratteristiche delle donne decedute per suicidio durante la gravidanza o entro un anno dal suo esito in dieci regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna), che coprono il 77 per cento del totale delle nascite nazionali;

              dai dati emerge che circa il 60 per cento delle donne decedute per suicidio materno risulta avere una precedente «storia psichiatrica» e che oltre i 3/4 delle diagnosi di disturbo mentale grave non sono state registrate con le informazioni ostetriche;

              i suicidi materni sono stati identificati attraverso procedure di record linkage tra i registri di mortalità regionali e le schede di dimissione ospedaliera (Sdo). La precedente storia psichiatrica delle donne è stata recuperata da altri flussi sanitari disponibili a livello regionale;

              il suicidio è una causa rilevante di morte materna in Italia. La continuità dell'assistenza tra cure primarie, servizi del percorso nascita e della salute mentale risulta critica. I professionisti sanitari, ginecologi, ostetriche, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, che assistono le donne durante e dopo la gravidanza, dovrebbero essere maggiormente consapevoli del problema, poiché possono svolgere un ruolo importante nella prevenzione del suicidio nelle donne a rischio;

              il periodo perinatale – inteso come il periodo che va dal concepimento al compimento del primo anno di vita del bambino – è fra i momenti emotivamente più importanti nella vita di una donna. Dopo il parto dal 30 per cento al 75 per cento delle donne sperimenta un disturbo dell'umore transitorio (chiamato maternity blues) che tende a risolversi spontaneamente entro una decina di giorni dal parto. Per alcune donne invece, il periodo perinatale può essere offuscato dai sintomi di un disturbo mentale più grave e invalidante, che si ripresenta o esordisce in questo momento della vita. I disturbi più comuni sono quelli d'ansia e depressivi, che arrivano a colpire dal 10 per cento al 15 per cento delle donne nel periodo perinatale. Questi possono avere un impatto sugli esiti ostetrici ed esercitare un effetto negativo a lungo termine sulla salute della donna e del bambino. Per questo, se i disturbi si manifestano, è molto importante che sia disponibile un accesso tempestivo alla presa in carico della donna e alle cure;

              in Italia i servizi specialistici esclusivamente dedicati alla salute mentale perinatale non sono disponibili su larga scala. Nell'ambito del progetto sul disagio psichico al quale la sorveglianza ostetrica ha partecipato in qualità di unità operativa, in quattro Asl delle regioni Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Sicilia, è stato realizzato un intervento per il riconoscimento precoce e l'appropriata presa in carico dei disturbi mentali o del disagio psicosociale perinatale a livello dei consultori e della rete dei servizi sanitari e sociali presenti sul territorio. Alla luce dei risultati positivi raggiunti dall'intervento e grazie a un finanziamento ad hoc erogato nel 2018 dal ministero della salute, l'Emilia-Romagna ha deciso di estendere all'intera regione l'implementazione del modello di presa in carico e trattamento del disagio psichico perinatale;

              in Italia, come del resto in diversi altri Paesi soprattutto asiatici, il fenomeno potrebbe essere in aumento anche a causa della pandemia che ha determinato nelle società travolte dal COVID-19 incertezza del futuro, preoccupazioni economiche, paura, stress e ansia generalizzata che, in persone fragili e già provate da altre condizioni, possono scatenare una sofferenza tale da spingerli a togliersi la vita. Non un rapporto causa-effetto, dunque, ma una sofferenza che incide su condizioni già critiche. Il suicidio infatti – come sottolinea Maurizio Pompili, professore ordinario di psichiatria alla Sapienza Università di Roma e animatore del sito www.prevenireilsuicidio.it – non deve essere inteso come un avvicinarsi alla morte, bensì come un allontanarsi da un dolore intollerabile, da emozioni negative intollerabili e da una devastazione interiore. Gli effetti della pandemia sono sconosciuti rispetto alle conseguenze che la pandemia stessa può accentuare, pur non rappresentandone necessariamente la causa;

              il suicidio è un problema complesso e di cui è necessario parlare con le modalità adeguate, come ha più volte sottolineato l'organizzazione mondiale della sanità. Il rischio è infatti il cosiddetto «effetto Werther», l'eroe romantico del romanzo di Goethe le cui pene d'amore lo avevano portato a spararsi alla tempia: la diffusione del libro aveva effettivamente generato l'emulazione in diversi giovani a fine Settecento. Ma la questione dell'aumento dei suicidi è sul tavolo. L'impressione di alcuni esperti è che in questi mesi i casi di suicidio siano più numerosi, un dato ancora però non sostenuto da statistiche ufficiali. Del resto, che le crisi economiche e sociali possano provocare un aumento dei suicidi è un fatto noto: durante la crisi economica del 2008 in Italia si è verificato un aumento del 12 per cento dei suicidi negli adulti maschi. Alcune stime si spingono a quantificare il probabile incremento dei suicidi negli Stati Uniti in oltre 75.000 persone in più in dieci anni. La verità, però, è che in assenza di stime ufficiali tutto questo ha il sapore della congettura, per quanto allarmante. I conti potranno farsi solo quando l'Istat elaborerà e renderà pubblici i dati relativi al periodo della pandemia;

              come riferiscono Monica Vichi e Silvia Ghirini, rispettivamente del servizio tecnico-scientifico di statistica (Stat) e del Centro nazionale dipendenza e doping dell'Iss – «... il pericolo che l'attuale crisi sanitaria, con le associate conseguenze economiche e sociali, possa causare anche un aumento dei suicidi è uno scenario molto probabile ma forse non ineluttabile. La situazione che il mondo sta attraversando è in qualche modo senza precedenti e sono sconosciuti gli effetti a lungo termine del “distanziamento sociale”, del confinamento in casa, della convivenza con una familiare affetto da COVID-19, nonché delle limitazioni all'accesso ai servizi sanitari e di prevenzione e cura (di routine o di emergenza). I ceti sociali più svantaggiati, in particolare, vedono messi a rischio anche il soddisfacimento dei loro bisogni primari, a causa della perdita del lavoro o della riduzione del reddito dovuto al fermo delle attività produttive. Tutto questo, unito alla paura di essere positivi al COVID-19 e di ammalarsi e/o di far ammalare i propri cari, ha generato un forte stato d'ansia e preoccupazione per il futuro che si ripercuoterà inevitabilmente sulla salute mentale della popolazione e può impattare anche sul rischio di suicidio andando ad aggiungersi e interagendo con i fattori di rischio preesistenti...»;

              per l'Italia c'è solo una sensazione diffusa del peso della pandemia sul problema, per altri Paesi il dato è più solido e parecchio più preoccupante. In Giappone, per esempio, la tendenza è ormai sotto gli occhi di tutti, con grande sconcerto delle autorità, visto che le vittime di suicidio sono in numero assai superiore a quelle del Coronavirus. Scrive il «Japan Times» che il mix tossico di stress e ansia generato dalla pandemia ha fatto sì che per la prima volta in poco più di un decennio, il numero di coloro che si sono tolti la vita nel 2020 abbia superato quello relativo al 2019, invertendo anni di lavoro per frenare un numero ostinatamente alto di morti autoinflitte. Secondo i dati preliminari del Ministero della salute, le morti per suicidio sono state di 20.919 persone: un aumento del 3,7 per cento rispetto all'anno precedente. E, in termini assoluti, un numero spaventoso se paragonato ai 3.459 decessi correlati al coronavirus nello stesso periodo;

              anche negli Stati Uniti il fenomeno è monitorato con costanza, anche se il Paese appare in controtendenza. Uno studio apparso di recente su «Jama», condotto da un team guidato da John W. Ayers della University of California di San Diego, ha per esempio esaminato le ricerche su internet relative al suicidio durante le prime fasi della pandemia di COVID-19, per intercettare cambiamenti nella popolazione relativi al comportamento suicidano. I ricercatori hanno analizzato le query su Google relative alla parola «suicidio», confrontando il periodo precedente e quello successivo alla seconda settimana di marzo 2020, quando l'allora Presidente Trump dichiarò l'emergenza nazionale a causa della pandemia. E i risultati sembrano confortanti: tutte le query contenenti la parola «suicidio» sono diminuite in media del 22 per cento nelle 18 settimane successive alla dichiarazione. In altri termini, dicono i ricercatori, si tratta di circa 7,8 milioni di ricerche in meno del previsto. Certo, ammettono gli studiosi, questo non implica necessariamente che ci siano stati meno suicidi nella popolazione. Però, aggiungono, la letteratura scientifica relativa agli eventi catastrofici supporta questo tipo di risultati, nel senso che a volte, gli eventi drammatici che colpiscono un Paese possono generare, come conseguenza, una maggiore coesione sociale, unificando la comunità nazionale, e sono quindi associati a un ridotto numero di suicidi;

              come già detto, a pagare il tributo più alto allo stress da pandemia sono come sempre le categorie più vulnerabili: le donne, insieme ai giovani e agli anziani. Tradizionalmente, infatti, sono gli uomini ad avere le maggiori probabilità di morire per suicidio, eppure l'anno scorso in Giappone il numero di donne che si sono suicidate è passato da 885 a 6.976, mentre i suicidi tra gli uomini sono leggermente diminuiti. Contemporaneamente, i dati relativi ai ventenni o più giovani sarebbero cresciuti, secondo quanto riporta il quotidiano «Nikkei», rispettivamente del 17 per cento e del 14 per cento. In generale la prevalenza del suicidio è di 1 donna e tre uomini, ma con significative eccezioni in alcuni Paesi asiatici, dove la prevalenza è invertita, e a suicidarsi sono più spesso le donne. Il motivo di questo fenomeno non è del tutto chiaro: forse vi è il ruolo della cultura, dei ruoli ricoperti e dall'interpretazione di successi e fallimenti. In termini generali, invece, si assiste a una sorta di «paradosso di genere», come lo definisce la letteratura: a quanto pare gli uomini utilizzano metodi a maggiore letalità, mentre le donne lasciano più spazio alla possibilità di essere soccorse. Non ci sono stime certe sui tentativi di suicidio, ma si calcola che in generale nel sesso femminile i tentativi di suicidio siano dalle 10 alle 25 volte maggiori;

              da più parti si denunciano le conseguenze del disagio provato dai giovani nei mesi trascorsi, fatti di restrizioni e privazioni, scuole chiuse e vita sociale azzerata. C'è chi evidenzia la forza e la resilienza dei giovani e chi denuncia devastanti effetti di lungo periodo;

              l'autolesionismo interessa il 20 per cento degli adolescenti in Italia: «i suicidi sono la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni di età. E la pandemia e il lockdown hanno peggiorato la situazione e fatto crescere gli accessi al pronto soccorso per questa ragione», spiega Stefano Vicari, responsabile dell'Uoc di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Irccs Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, dove, in questi mesi, tutti i posti letto sono per la prima volta occupati da tentativi di suicidio. Su «Lancet Psychiatry» già nei primi mesi del 2020 se ne preannunciava l'incremento, ricordando analoghi aumenti in concomitanza di altre gravi epidemie, come la Spagnola nel 1918 o la Sars nel 2003;

              nell'85 per cento dei casi, dietro un tentativo di suicidio c'è la depressione e i giovani che ne soffrono hanno un aumentato tasso di mortalità per via dell'autolesionismo che essa induce e dell'esposizione a condotte di pericolo. Come conferma una revisione apparsa sul «Journal Of American Academy of Child and Adolescent» bambini e ragazzi hanno sperimentato alti tassi di ansia e depressione per la solitudine e l'isolamento sociale e il fenomeno non fa che peggiorare con il passare del tempo, anche per via della latenza tipica di certi disturbi che richiedono del tempo per diventare patologia, tanto che gli autori insistono sulla necessità di interventi preventivi per scongiurare l'aumentare delle criticità;

              il manifestarsi di un disturbo psichiatrico in giovane età non è anomalo; il 75 per cento dei casi di malattia negli adulti ha avuto un esordio nell'età evolutiva. «La cosa importante è intercettare i segnali e agire prontamente. Perché a quest'età è ancora possibile evitare il progredire della malattia o il suo cronicizzare» è l'accorato appello di Stefano Vicari che denuncia carenza di risorse assistenziali e servizi territoriali da ben prima del Covid e il permanere dello stigma verso queste patologie. «Guai a derubricare i disturbi dell'attenzione, i disturbi d'ansia o dell'umore a una questione di forza di volontà o di disciplina. Stiamo invece parlando di disturbi con origini organiche per i quali affidarsi a degli specialisti è fondamentale». E non si pensi, puntualizza Vicari, che qualcuno possa aver realmente tratto qualche beneficio dal ritiro nel domicilio: «... chi aveva qualche tratto asociale e fobico, dalla temporanea sospensione della socialità può anche aver trovato un beneficio momentaneo, ma ha poi avuto grosse difficoltà a uscire di casa quando è tornato a essere possibile: la malattia era peggiorata...»;

              la chiusura delle scuole, ridotte a mera didattica quando, invece, decenni di ricerche in pedagogia sono lì a ricordare che la scuola, per un bambino, non è tanto apprendimento di materie curricolari quanto, piuttosto, occasione unica per sperimentare relazioni, riconoscere negli altri le proprie emozioni, scoprire sé stessi. Insomma, un passaggio vitale che non andrebbe negato a questa generazione;

              mettere a rischio la formazione significa anche bloccare del tutto un ascensore sociale già piuttosto malmesso. Inoltre, ad essere stata interrotta è stata anche ogni terapia riabilitativa che, «... per bambini con autismo, disturbo di linguaggio, iperattività, disabilità intellettiva non è un passatempo capriccioso, ma rappresenta l'unica opportunità per implementare le proprie competenze e ridurre, così, lo svantaggio sociale...», spiega Stefano Vicari, il neuropsichiatra nel libro Bambini, adolescenti e COVID-19, che ha curato con Silvia Di Vara, neuropsicologa del Bambini Gesù. Il volume, con contributi di neuropsichiatri, neuropsicologi, pedagogisti è una prima valutazione dell'impatto della pandemia sugli aspetti emotivi, psicologici e scolastici dei minori. È un appello a non sottovalutare questa dimensione, perché gli effetti futuri ipotizzabili saranno nel medio e lungo termine ben peggiori di quelli osservabili al momento;

              non tutti sono stati esposti alla pandemia allo stesso modo, perché molto hanno contato le condizioni socio-economiche, importante fattore protettivo. I genitori si sono dovuti improvvisare insegnanti, anche quelli che avevano abdicato al loro ruolo genitoriale. E, poi, non tutti i bambini sono ugualmente vulnerabili. «Perché la malattia si manifesti, alla vulnerabilità individuale data ad esempio dalla predisposizione familiare, serve la presenza concomitante di alcuni fattori di rischio ambientali noti e studiati, come la prematurità, il basso peso alla nascita, il consumo di alcol e di sostanze in gravidanza, i traumi e l'incuria, l'insuccesso scolastico e la povertà...» spiega Stefano Vicari «... in generale, le situazioni di deprivazione fisica, sociale e di stress psicologico giocano un ruolo e, in epoca di pandemia, per molti si sono aggravate e sono diventate un fattore di rischio rilevante...»;

              la salute dei più giovani preoccupa molti Paesi alle prese con un aumento della povertà anche per via del COVID-19 Nel Regno Unito, il «Royal College of Paediatrics and Child Health», il «National Children's Bureau» e alcuni dei principali accademici, hanno firmato una lettera parlando di «emergenza nazionale» e chiedendo una commissione indipendente, per individuare una strategia intergovernativa per mettere al riparo i bambini e i giovani dagli effetti persistenti del COVID-19, per evitare questa crisi sempre più profonda. Al momento, le soluzioni sono frammentarie e fatte da misure tampone;

              l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha definito diciassette obiettivi interconnessi, «SDGs Sustainable Development Goals», col fine di promuovere la salute mentale della popolazione quale strategia necessaria per la sostenibilità dello sviluppo della salute «per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti», affinché si metta la salute mentale al centro dell'agenda dello sviluppo globale. L'Obiettivo 3, in particolare, è di «assicurare vite in salute e promuovere il benessere a tutte le età» e, inoltre, l'obiettivo 3.4 recita che «entro il 2030, è fondamentale la riduzione di un terzo della mortalità prematura dalle malattie non trasmissibili attraverso la prevenzione, il trattamento e la promozione della salute mentale e del benessere», a cui si aggiungono gli altri obbiettivi quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo:

                  a) occorre cambiare paradigma su ciò che comunemente si pensa sulla salute mentale;

                  b) è necessaria una comprensione più ampia del concetto di salute mentale che inglobi il concetto di salute mentale positiva e di benessere;

                  c) la salute mentale è una parte integrante della salute e vi è quindi una stretta interrelazione fra la salute mentale e fisica;

                  d) sono necessarie nuove strategie per creare il più grande incremento di salute mentale per il maggior numero di persone in modo da promuovere e proteggere la salute mentale positiva;

                  e) bisogna porre l'attenzione sul potenziale di salute delle persone e sui loro stili di vita quotidiani, indirizzando i determinanti sociali della salute mentale e riducendo le diseguaglianze;

                  f) occorre contrastare l'impatto drammatico del COVID-19 sul benessere psicofisico di tutta la popolazione, investendo innanzitutto sulla promozione della salute mentale, per essere in prima fila nella risposta alla pandemia globale e nei recovery plans;

                  g) occorre investire nella creazione di forza lavoro e capacità organizzativa per implementare la promozione della salute mentale;

                  h) bisogna sviluppare e disseminare le evidenze per azioni di informazione efficace sui diversi setting socioculturali ed economici;

              la «International Union for Health Promotion and Education», l'Iuhpe, è un'organizzazione non governativa professionale globale dedicata alla promozione della salute in tutto il mondo. Per più di 65 anni, la Ihupe ha gestito una rete indipendente, globale e professionale di persone e istituzioni impegnate a migliorare la salute e il benessere delle persone attraverso l'istruzione, l'azione comunitaria e lo sviluppo di politiche pubbliche sane. L'organizzazione ha stilato otto azioni prioritarie per la salute mentale che si riassumono:

                  a) nel promuovere la salute mentale infantile e materna attraverso l'integrazione e la concentrazione sullo sviluppo sociale positivo, emotivo e mentale, nei servizi di sviluppo della prima infanzia, compresa l'assistenza prenatale, visite domiciliari e programmi per genitori;

                  b) nel coltivare la salute mentale e il benessere di bambini e adolescenti attraverso iniziative di educazione scolastica e approcci a tutta la scuola, compresi i programmi di apprendimento sociale ed emotivo in età prescolare, scuola e ambienti giovanili;

                  c) nell'implementare programmi di rafforzamento della genitorialità e della famiglia, attraverso la scuola, per promuovere il funzionamento emotivo e comportamentale dei bambini e i loro genitori;

                  d) nel sostenere i luoghi di lavoro mentalmente sani integrando la salute mentale attraverso la promozione nelle politiche e pratiche di salute e sicurezza sul lavoro, compreso il cambiamento organizzativo;

                  e) nell'avviare programmi di responsabilizzazione della comunità (ad esempio partecipazione, volontariato giovanile, microfinanza comunitaria e la gestione del debito abbinata alla formazione sulle abilità di vita e prevenzione/promozione di relazioni sane) per migliorare il capitale sociale e ambienti che promuovano la salute mentale e il benessere lungo il corso della vita;

                  f) nell'incorporare la promozione della salute mentale all'interno dei servizi sanitari attraverso un focus sulla salute mentale e il benessere degli utenti del servizio come parte dell'assistenza sanitaria di base di routine e dei servizi di salute mentale;

                  g) nel migliorare la consapevolezza del pubblico sui modi per promuovere una mentalità positiva e ridurre lo stigma associato alla malattia mentale attraverso programmi di alfabetizzazione sulla salute mentale, campagne e iniziative locali attraverso azioni comunitarie;

                  h) nell'adottare un approccio di «salute mentale in tutte le politiche» per promuovere le multiformi politiche e azioni intersettoriali che creino sostegno per la salute mentale e migliorino l'equità e la giustizia sociale;

              è di fondamentale importanza il «Piano d'azione della salute mentale 2013-2030» dell'Oms, il quale sottolinea:

                  a) il ruolo essenziale della salute mentale nell'ottenere salute per tutti;

                  b) la necessità di strategie globali per la promozione prevenzione e trattamento e ricovero attraverso un approccio di tutto il Governo;

                  c) l'importanza di proteggere e promuovere il benessere mentale di tutti i cittadini;

                  d) come sia indispensabile portare alla conoscenza di tutti la salute mentale nelle politiche di salute sociali ed economiche;

                  e) come la salute mentale e molti disordini mentali comuni siano fortemente modellati da ambienti sociali economici e fisici in cui le persone vivono;

                  f) che è necessario un approccio da parte di tutto il Governo e di tutta la società con azioni universali nel corso della vita in diversi settori e livelli;

              diventa prioritario quindi:

                  a) rafforzare gli individui e le famiglie e promuovere il benessere sociale ed emozionale, le competenze e il senso di controllo;

                  b) rafforzare le comunità attraverso il supporto sociale, lo sviluppo del senso di collettività e l'inclusione, la partecipazione sociale, la cittadinanza e la partecipazione alla vita civile;

                  c) riorientare i servizi di salute per promuovere e fare prevenzione per la salute mentale;

                  d) incorporare la prevenzione della salute mentale in una routine di salute mentale e nei servizi di salute mentale;

                  e) rimuovere le barriere strutturali alla salute mentale a livello sociale;

                  f) adottare nuove politiche culturali economiche e sociali e un approccio che si possa riassumere con la frase «salute mentale in tutte le politiche»;

              infine, il Piano dell'Oms fa riferimento alle evidenze sugli effetti positivi anche a lungo termine della promozione della salute mentale, per il benessere di individui, famiglie e società. Bisogna quindi:

                  a) rafforzare i fattori protettivi per la salute mentale positiva e il benessere;

                  b) ridurre il rischio di fattori per i disordini mentali e comportamentali;

                  c) tendere verso effetti positivi a lungo termine così da raggiungere risultati a livello economico sociale e di salute;

                  d) implementare ciò che funziona (si legga anche adozione di progetti pilota);

                  e) porre in essere interventi prioritari che possono essere implementati ed essere sostenibili a costi ragionevoli mentre si genera un chiaro incremento sociale e di salute;

                  f) avere un approccio nel corso della vita con politiche e interventi dall'infanzia alla vecchiaia e azioni in tutti i setting;

                  g) adottare interventi basati sull'evidenza in cui vi sia evidenza di efficacia dei costi e fattibilità in termini di accettazione culturale;

              è di fondamentale importanza guardare ai programmi e alle strategie di altri Paesi per avere contezza delle politiche sanitarie adottate, degli obiettivi e dei risultati conseguiti. A titolo d'esempio, è molto interessante la strategia nazionale finlandese per la salute mentale e il programma per la prevenzione del suicidio 2020-2030, dove si definiscono le linee guida per il processo decisionale e per indirizzare attività e risorse. La strategia pone quale punto di partenza l'approccio globale alla salute mentale nella società e nei suoi diversi settori e livelli, riconosce l'importanza della salute mentale in un mondo che cambia. La salute mentale è vista come una risorsa che può essere sostenuta. È possibile prevenire e gestire efficacemente i disturbi mentali e ridurre la discriminazione e la stigmatizzazione associate ai disturbi mentali. I disturbi mentali sono una sfida per la salute pubblica, e quindi la disponibilità dei servizi di salute mentale (e dei servizi per le dipendenze) deve essere portata allo stesso livello di altri servizi sanitari e sociali;

              la strategia finlandese ha cinque aree prioritarie: salute mentale come capitale, salute mentale dei bambini e dei giovani, diritti alla salute mentale, servizi e gestione della salute mentale. Il monitoraggio dei progressi dovrebbe utilizzare sia gli indicatori esistenti sia i nuovi indicatori. Gli obiettivi della strategia saranno innanzitutto attuati aumentando la disponibilità di servizi preventivi e terapie a livello di base e migliorando le strutture di cooperazione necessarie per il mantenimento di tali servizi. Altre misure mirano a migliorare i servizi di salute mentale orientati all'occupazione, aumentare il livello di competenza in materia di salute mentale nei comuni e intensificare gli sforzi di prevenzione del suicidio;

              l'approccio attiene:

                  a) alla promozione della salute mentale che deve essere assunta su più livelli utilizzando approcci multidisciplinari;

                  b) al soddisfacimento delle diverse esigenze che vanno dalla promozione della salute mentale per l'intera popolazione al trattamento urgente di gravi disturbi mentali;

                  c) alla necessità che vi siano valori e principi reciprocamente accettati per facilitare la pianificazione delle azioni;

              il «Mental Health Strategy» finlandese fornisce linee guida per decisioni concrete, che si riassumono in quattro priorità di indirizzo della politica di salute mentale e delle proposte per raggiungerle con un programma separato di prevenzione del suicidio e sono:

                  1) la salute mentale come capitale umano: la salute mentale è il capitale dell'individuo, delle famiglie, delle comunità e della società. Occorre identificare i professionisti, le reti, le persone e le comunità per le quali la salute mentale, l'alfabetizzazione e lo sviluppo delle competenze sarebbero particolarmente utili e aumenterebbero le competenze in questi gruppi;

                  2) salute mentale per bambini e giovani: occorre offrire pari opportunità per un'infanzia sicura e per trovare e realizzare le proprie potenzialità per tutti i bambini e i giovani e garantire che i bambini e i giovani abbiano opportunità versatili per impegnarsi in attività ricreative in base ai loro interessi, attraverso la regolamentazione legislativa e di qualità dove necessario;

                  3) diritto di tutti alla salute mentale: tutti hanno diritto a una buona salute mentale. Occorrono: accettazione e non discriminazione nei servizi e rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali e umani, del diritto di agire come cittadino, come decisore e come esperto per esperienza e del diritto a una buona assistenza; pianificare misure per ridurre gli effetti della povertà e della disuguaglianza per gli individui e famiglie; servizi di supporto orientati al paziente, realizzabili, tempestivi, efficaci, flessibili, coordinati e continui; includere prospettive basate sul paziente nella pianificazione, implementazione e valutazione dei servizi, ad esempio, facendo uso di esperti per esperienza e delle esperienze dei pazienti;

                  4) gestione della buona salute mentale: la considerazione della salute mentale deve essere inclusa in tutti i settori. Il lavoro sulla salute mentale è sistematicamente guidato e gestito nel suo insieme, attraversando i confini amministrativi. È necessario stabilire un centro di informazione digitale per un'efficace promozione della salute mentale e prevenzione dei problemi di salute mentale;

              la strategia enfatizza la continuità per raggiungere l'obiettivo applicando, nel modo più rapido possibile, politiche e misure di salute mentale che vadano oltre i periodi di Governo. Ogni Governo selezionerà le sue misure pratiche nel lavoro sulla salute mentale per ogni mandato;

              l'avvio attuativo della strategia (2020-2022) si concentra sullo sviluppo di servizi, lanciando un programma di prevenzione del suicidio e aumentando le capacità di salute mentale negli ambienti quotidiani delle persone come parte di una promozione più ampia del benessere e della salute;

              nella seduta del 26 ottobre 2021, alla Camera dei deputati si è concluso l'esame delle mozioni Boldi, Bologna ed altri n. 1-00236, Bagnasco ed altri n. 1-00528, Ianaro, Carnevali, Noja, Stumpo ed altri n. 1-00529 e Leda Volpi ed altri n. 1-00531, concernenti iniziative per potenziare gli strumenti per la diagnosi e la cura della depressione, e il Governo ha assunto degli impegni in merito all'oggetto delle mozioni,

impegna il Governo:

1) a rendere operativo in tempi strettissimi l'Osservatorio epidemiologico sui suicidi e sui tentativi di suicidio (OESTeS) che, ad oggi, si è rivelato essere solo un annuncio, nonché ad adottare iniziative affinché l'Istat fornisca all'interno dell'annuario statistico i dati aggiornati relativi ai suicidi e/ai tentativi di suicidio;

2) ad avviare studi longitudinali sui suicidi quale metodologia di indagine sociale, al fine di comprendere la portata degli effetti post-lockdown e degli strascichi conseguenti alla pandemia;

3) nel quadro delle misure volte a ridurre l'incidenza dei suicidi, ad adottare iniziative per introdurre servizi specialistici dedicati alla salute mentale perinatale, garantendo la continuità dell'assistenza e la strutturazione di politiche attive che diano reale supporto alle gestanti;

4) ad avviare politiche mirate per gli adolescenti e i giovani, utilizzando quali strumenti di indagine sociale anche questionari all'interno dei percorsi scolastici con cui poter individuare la latenza dei disturbi scatenanti il suicidio e i tentativi di suicidio;

5) a predisporre in tempi brevi un piano strategico nazionale e le relative linee guida, con cui affrontare in maniera multidisciplinare e sistematica il dramma sociale dei suicidi e dei tentativi di suicidio, individuando le opportune risorse economiche al fine di garantire i relativi servizi territoriali assistenziali e di cura all'interno della medicina territoriale e di prossimità;

6) ad adottare, nell'ambito delle politiche per la prevenzione dei suicidi, le iniziative di competenza volte a dare attuazione agli specifici obiettivi stabiliti nel «SDGs Sustainable development Goals» promosso dall'Onu e alle azioni prioritarie indicate dallo «International Union for Health Promotion and Education» e dal «Piano d'azione per la salute mentale dell'Oms 2013-2030», rafforzando i servizi per la salute mentale e avviando in quest'ambito un monitoraggio che fotografi l'effettiva situazione che si registra nel nostro Paese;

7) ad adottare iniziative di contrasto al fenomeno dei suicidi in analogia a quelle previste dalla strategia nazionale finlandese per la salute mentale e dal relativo programma per la prevenzione del suicidio 2020-2030, all'interno di un percorso multidisciplinare e di indagine sociale;

8) ad adottare le iniziative di competenza, anche sul piano finanziario, per contrastare ogni altro fattore che contribuisce ad alimentare il fenomeno dei suicidi, a partire dall'incapienza economica e dal disagio sociale.
(1-00662) «Sapia, Massimo Enrico Baroni, Leda Volpi, Colletti, Cabras, Corda, Forciniti, Giuliodori, Maniero, Raduzzi, Spessotto, Testamento, Trano, Vallascas, Vianello».


      La Camera,

          premesso che:

              secondo le ultime statistiche pubblicate sul sito web del Parlamento europeo nella sezione attualità, nel 2020, all'interno dell'Unione europea, sono state circa 3 milioni le persone ad aver ricevuto una diagnosi di tumore e per 1,27 milioni inclusi 6000 tra bambini e giovani è stata causa decesso;

              in Europa, i tumori costituiscono la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e, tuttavia, grazie a trattamenti innovativi e ad un migliore accesso alle cure, oggi sono molti i cittadini europei che riescono vivere più a lungo a seguito di tale diagnosi;

              durante la pandemia di COVID-19 che ha colpito l'Europa in questi ultimi due anni si stima che 100 milioni di test di screening non siano stati effettuati e che un milione di casi di cancro non siano stati diagnosticati, mentre un paziente oncologico su 100 non ha ricevuto in tempo il trattamento chirurgico o chemioterapico di cui aveva bisogno;

              nella sua lotta contro i tumori, l'Unione europea, oltre a integrare gli sforzi degli Stati membri rafforzando la cooperazione e lo scambio di informazioni, adottando leggi in materia dei fattori di rischio (quali tabacco, sostanze cancerogene o pesticidi) e lanciando campagne di sensibilizzazione, ha istituito nel 2020 la commissione speciale sulla lotta contro il cancro (Beca) la cui relazione finale e le sue raccomandazioni sono state approvate nel corso della sessione plenaria del febbraio 2022;

              tali raccomandazioni inserite nella Risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 su rafforzare l'Europa nella lotta contro il cancro – Verso una strategia globale e coordinata (2020/2267(INI)) prevedono i seguenti campi di azione:

                  a) prevenzione oncologica in tutte le politiche europee:

                      1. programmi di screening e diagnosi del cancro inclusivi;

                      2. parità di accesso alle cure oncologiche: verso cure della massima qualità;

                      3. parità di accesso alle cure e ai medicinali oncologici nell'UE;

                      4. parità di accesso alle cure oncologiche multidisciplinari e di qualità: verso una migliore risposta all'impatto delle crisi sanitarie sui pazienti oncologici;

                      5. forte sostegno ai pazienti oncologici, ai sopravvissuti alla malattia e ai prestatori di assistenza;

                      6. le sfide dei tumori infantili, negli adolescenti e nei giovani adulti;

                      7. le sfide dei tumori rari in età adulta;

                  b) Strumenti d'azione:

                      1. ricerca olistica e relative implicazioni;

                      2. conoscenze condivise;

                      3. finanziamento del piano europeo di lotta contro il cancro;

              in precedenza, il 3 febbraio 2021 la Commissione europea aveva presentato il Piano europeo di lotta contro il cancro incentrato su quattro grandi aree di intervento:

                  a) prevenzione, attraverso azioni finalizzate ad arginare i principali fattori di rischio, ad esempio il tabagismo (affinché entro il 2040 la percentuale di popolazione che fa uso di tabacco sia inferiore al 5 per cento) il consumo nocivo di alcol, l'inquinamento ambientale e le sostanze pericolose, promuovendo l'alimentazione sana e l'attività fisica e prevenendo i tumori causati da infezioni e incrementando le vaccinazioni;

                  b) individuazione precoce, migliorando l'accesso alla diagnostica e la sua qualità e appoggiando gli Stati membri di modo che entro il 2025 il 90 per cento della popolazione dell'Unione europea che soddisfa i requisiti per lo screening del tumore al seno, del tumore del collo dell'utero e del tumore del colon-retto abbia la possibilità di sottoporvisi;

                  c) diagnosi e trattamento, mediante azioni volte a offrire una migliore assistenza integrata e completa correggendo le disparità di accesso a cure e medicinali di alta qualità. Di qui al 2030 il 90 per cento degli aventi diritto dovrebbe avere accesso a centri nazionali integrati di cancerologia facenti parte di una rete dell'Unione europea;

                  d) miglioramento della qualità della vita dei malati di cancro e dei sopravvissuti, compresi gli aspetti di riabilitazione e di possibile recidiva o metastasi, e misure per facilitare l'integrazione sociale e il reinserimento lavorativo;

              per quanto riguarda l'Italia secondo l'ultimo rapporto «i numeri del cancro in Italia» pubblicato a ottobre 2021 a cura di Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), Registri tumori italiani (Gruppo di lavoro numeri 2021), Società italiana di anatomia patologica e di citologia diagnostica (Siapec-Iap), Fondazione Aiom, sorveglianze Passi e Passi d'Argento (PdA) dell'Istituto superiore di sanità e Osservatorio nazionale screening (Ons) che descrive gli aspetti relativi alla diagnosi e terapia delle neoplasie, nel 2021 sono stimate 181.330 morti per neoplasie (100.200 uomini e 81.100 donne), 1.870 in meno rispetto al 2020. Più in generale, negli ultimi sei anni, si è osservato un calo complessivo della mortalità per cancro del 10 per cento negli uomini e dell'8 per cento nelle donne. Dal 2015 a oggi, nei maschi sono diminuite del 18,4 per cento le morti per neoplasie dello stomaco, del 15,6 per cento quelle del polmone, del 14,6 per cento alla prostata e del 13,6 per cento del colon-retto. Aumentano nella popolazione femminile i decessi per i carcinomi della vescica (+5,6 per cento) e del polmone (+5 per cento), strettamente legati al fumo di sigaretta, mentre calano quelli allo stomaco (-25 per cento), colon-retto (-13,2 per cento), ovaio (-9 per cento) e mammella (-6,8 per cento). L'alto livello dell'assistenza oncologica in Italia è evidenziato dalle percentuali di sopravvivenza a 5 anni, che migliorano per tutte le neoplasie attestandosi al 59 per cento negli uomini ed al 65 per cento nelle donne (rispetto al 54 per cento e 63 per cento della rilevazione precedente aggiornata al 2015);

              l'aumento dell'incidenza del numero di nuovi casi ogni anno di tumori infantili registrato in Italia fino alla seconda metà degli anni Novanta si è arrestato. Airtum, l'Associazione italiana registri tumori, stima che per il quinquennio 2016-2020, in Italia, siano state diagnosticate 7.000 neoplasie tra i bambini e 4.000 tra gli adolescenti (15-19 anni), in linea con il quinquennio precedente. La media annuale stimata è di 1.400 casi nella fascia d'età 0-14 anni e 900 in quella 15-19 anni;

              a causa della pandemia tra marzo e aprile 2020, si è verificata la sospensione degli screening, in particolare essa è stata pari al 33 per cento per lo screening cervicale, al 31,8 per cento per quello colorettale e al 26,6 per cento per quello mammografico. La riduzione degli esami è stata pari al 45,5 per cento per lo screening colorettale (-1.110.414 test), al 43,4 per cento per quello cervicale (-669.742), al 37,6 per cento per le mammografie (-751.879) facendo sì che fossero eseguiti circa 2 milioni e mezzo di screening in meno e, attualmente gli effetti del ritardo sulla diagnosi precoce sono difficilmente quantificabili;

              per prevenire forme tumorali oltre agli screening è necessario adottare, fin da giovani, corretti stili di vita. Sicuramente è una grande sfida, per la salute mondiale, educare i più giovani e sensibilizzarli su quanto sia fondamentale assumere comportamenti che possano prevenire malattie oncologiche. È difficile pensare a interventi di prevenzione, poiché, nella maggior parte dei casi, i tumori infantili non dipendono da stili di vita ma da fattori non del tutto noti;

              è però possibile proteggere i bambini dallo sviluppo di alcuni tipi di tumori attraverso specifiche vaccinazioni: quella contro il virus dell'epatite B, per evitare il cancro del fegato a cui predispone questa malattia, e la vaccinazione contro l'Hpv, a partire dai 12 anni, per prevenire insieme all'infezione i tumori, tra gli altri, del collo dell'utero, del pene, dell'ano e del cavo orale;

              quel che è molto diverso per i tumori pediatrici e che è decisamente cambiato, negli ultimi quarant'anni, è il tasso di mortalità, che è in netta diminuzione: nel 2008 i decessi erano circa un terzo di quelli registrati nei primi anni Settanta, e oggi oltre l'80 per cento dei pazienti guarisce;

              pur essendo guariti, però molti ex pazienti oncologici pediatrici definiscono sé stessi come long term survivor o sopravviventi di lungo corso;

              gli ultimi dati dicono che, dopo la diagnosi, tre bambini su quattro guariscono completamente. Crescendo, queste persone (il cui numero in Europa oggi si stima tra 300.000 e 500.000, di cui appunto circa 50.000 in Italia, con un'età media di 25-29 anni) escono dalle competenze dell'oncologo pediatra, ma, purtroppo, non esiste ancora una figura professionale che le possa accompagnare nell'età adulta, non per praticare cure o esami particolari – possono infatti condurre una vita del tutto normale – ma perché possono avere dei problemi clinici causati dalle cure cui sono stati sottoposti da bambini;

              una minoranza di bambini guariti dal tumore subisce da adulti le conseguenze della malattia o gli effetti secondari delle cure;

              ancora non è del tutto noto quanto le terapie somministrate in età pediatrica possano incidere sulla crescita o sulla possibilità di avere figli, o sulla possibilità di sviluppare malattie del cuore, o sul rischio di sviluppare un secondo tumore indotto dai trattamenti per la cura della neoplasia primitiva;

              sono necessari farmaci sempre più mirati alle specificità dell'organismo in crescita, limitando le sequele nella successiva vita adulta e «su misura» per ogni bambino;

              per ottimizzare i livelli di salute e di qualità di vita dei lungo sopravviventi e per evitare che l'aderenza ai programmi di follow-up (FU) venga meno nel periodo di passaggio dall'infanzia all'età adulta, è fondamentale sviluppare un programma di sorveglianza che continui anche oltre la maggiore età;

              nella crescita dall'età pediatria all'età adulta si realizza il passaggio dal familiare ambiente pediatrico, in cui la responsabilità per le cure e il FU è dei genitori, a un ambiente per adulti sconosciuto, in cui è il lungo sopravvivente stesso che si deve prendere la responsabilità primaria del proprio stato di salute. In questa fascia di età la sovrapposizione di competenze di specialisti pediatrici e medici dell'adulto rende ulteriormente difficile una pianificazione di Long-Term Follow-Up (Ltfu), in quanto non c'è un accordo chiaro su chi debba gestire questi pazienti. Per questi motivi spesso si assiste all'abbandono del programma di sorveglianza da parte dei pazienti e alla perdita del follow-up, rendendo sempre più meno frequenti con l'avanzare dell'età i controlli presso i centri;

              il Children's Cancer Survivors Study Group ha condotto un'analisi sulla frequenza con cui i 18-19enni si recano al centro di riferimento ed è emerso che solo il 31 per cento di essi e il 17 per cento dei pazienti oltre i 35 anni hanno effettuato i controlli nei due anni precedenti;

              il problema evidente in questa fascia di età è che essa risulta essere la meno sorvegliata nonostante sia anche il periodo in cui si assiste maggiormente alla comparsa di effetti tardivi anche gravi a causa dell'aumento di patologie solitamente tipiche dell'età avanzata che in questa popolazione di «guariti» si manifestano precocemente, più velocemente e aggressivamente rispetto alla popolazione dei loro coetanei;

              lo stesso Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (World Cancer Research Fund), a distanza di circa dieci anni dall'edizione precedente, ha pubblicato un'impegnativa revisione di tutti gli studi scientifici dedicati al rapporto tra alimentazione, stili di vita e tumori, le cui conclusioni non solo influenzano le strategie politiche e i programmi di prevenzione promossi dai singoli Paesi ma si spera possano anche indirizzare le scelte individuali per condurre una vita più sana;

              l'ultimo piano oncologico nazionale scaduto nel 2016 non è più adeguato ai tempi: il numero dei casi di tumori sono in aumento così come sono variati gli attuali percorsi diagnostici terapeutici rispetto alle linee del piano e l'emergenza da COVID-19 ha fatto emergere esigenze diverse dei pazienti;

              emerge sempre più forte la necessità che l'Italia si adegui al Piano europeo affinché sia superata l'emergenza, siano potenziate le infrastrutture, vi sia un maggior adeguamento all'innovazione tecnologica e venga superata quella disparità regionale nell'assistenza e nella presa in carico dei pazienti e delle loro famiglie non più tollerabile e giustificabile;

              gli effetti indiretti che la pandemia ha avuto sulla capacità di prevenzione e assistenza oncologica ed oncoematologia, i ritardi delle prestazioni di screening, delle diagnosi e dell'accesso a nuovi trattamenti terapeutici, degli interventi chirurgici e la maggiore complessità assistenziale impongono la messa in atto di un nuovo Pon basato sulle 10 iniziative «Faro» del Piano oncologico europeo;

              è necessario che il nuovo piano sia centrato sulla persona e sulla sua presa in carico, sul suo percorso terapeutico che, come sancito nell'accordo Stato-regioni del 2019, individui nella rete oncologica il miglior modello organizzativo per un adeguato livello di accoglienza e integrazione tra assistenza territoriale e ospedaliera, assicurando per tutti un equo accesso alle cure e superando un sistema attualmente incentrato solo sull'assistenza ospedaliera;

              in ragione della rilevanza economica e sociale del cancro, l'adozione del nuovo piano oncologico nazionale (Pon) rappresenta una priorità per l'intero sistema, anche in considerazione di quanto viene richiesto agli Stati membri e stanziato (4 miliardi di euro) dal Piano europeo di lotta contro il cancro;

              alla luce delle 10 iniziative indicate nel Piano oncologico europeo sono state indicate le 5 aree di impatto su cui deve agire il nuovo Pon: organizzazioni e reti, innovazione e medicina personalizzata, prevenzione e promozione della salute, equità di accesso a diagnosi e trattamento con alti standard di qualità, qualità della vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti alla malattia;

              numerosi sono stati gli atti d'indirizzo e di sindacato ispettivo presentati in Parlamento in questa legislatura su questo tema e nell'atto di sindacato del 17 maggio 2022 (n. 5/08095) il Governo nel dare la risposta, comunicava la conclusione dell'iter del nuovo piano oncologico nazionale;

              successivamente a tale dichiarazione è stata pubblicata una bozza (che deve ancora andare al vaglio della Conferenza Stato-regioni) del nuovo Piano che affronta tutte le problematiche per la prevenzione, la cura e l'assistenza ai malati di cancro con rinnovata attenzione ai percorsi assistenziali grazie a «un approccio globale e intersettoriale, con una maggiore integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico» e con il grande obiettivo della riduzione fino all'eliminazione delle disuguaglianze nell'accesso agli interventi di prevenzione e cura;

              prevenzione, percorsi di cura chiari ed omogenei nonché attenzione al malato e a chi lo assiste, esenzione dal ticket anche nelle fasi di indagine, digitalizzazione per snellire la burocrazia, assistenza sempre più domiciliare e integrata con l'ospedale e i servizi territoriali per evitare di dover andare da un presidio all'altro, formazione degli operatori sanitari e campagne informative per i cittadini, supporto nutrizionale e psicologico, ampliamento delle fasce di età per gli screening, cure palliative a domicilio e potenziamento delle coperture vaccinali, attenzione verso i caregiver oncologico, riabilitazione del malato oncologico sono alcune delle linee che si possono leggere nella bozza del nuovo Piano oncologico nazionale 2022-2027;

              sicuramente, sulla carta, si tratta di un piano ambizioso dove è necessario indicare contestualmente le disponibilità delle risorse economiche e finanziarie necessarie per la sua concreta attuazione (nel Piano non si prevedono risorse in più rispetto a quelle già previste dal Fondo sanitario nazionale, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e da altri fondi europei) nonché una road map che definisca nei dettagli i singoli passaggi successivi per la sua concreta applicazione;

              nel piano nazionale oncologico è necessario affrontare anche il problema dei lungo sopravviventi che, grazie ai miglioramenti delle terapie e delle cure assistenziali per i tumori dell'infanzia, negli ultimi decenni hanno fatto registrare in Europa un continuo aumento (una persona ogni 650-1000 tra la popolazione generale);

              la leucemia è la neoplasia più comune in età pediatrica e rappresenta il 25-30 per cento di tutti i casi registrati annualmente. L'elevato tasso di sopravvivenza è accompagnato, tuttavia, da un rischio significativo di eventi avversi tardivi che incidono notevolmente: sulla qualità della vita, su morbilità e sulla mortalità. Il 60 per cento di lungo sopravviventi presenta una o più malattie croniche dovute alle cure, mentre il 30 per cento è affetto da patologie gravi o mortali. Gli eventi cardiologici tardivi, in particolare da antracicline e radioterapia, sono tra i più frequenti e la mortalità cumulativa a 30 anni dalla diagnosi è dovuta più ad altre cause che al tumore primitivo. Questi dati dimostrano l'importanza del fenomeno e della reale necessità di impostare un valido programma di Long-Term Follow-Up (Ltfu) per lo screening e la diagnosi precoce dei Late Effects (Le),

impegna il Governo:

1) a definire tempistiche certe per la conclusione dell'iter di approvazione del nuovo Piano oncologico nazionale nonché una road map per la sua concreta attuazione, contenente, tra l'altro, una cogente tempistica di attuazione (time table) e precisi, misurabili ed ineludibili elementi di verifica della sua attuazione nelle diverse regioni;

2) ad adottare iniziative per individuare ulteriori risorse economiche e finanziarie atte a garantire l'attuazione delle finalità e degli obiettivi che devono essere indicati nel nuovo piano oncologico nazionale;

3) ad adottare iniziative di competenza volte a ridurre il divario ora esistente tra i vari ambiti regionali, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno, prevedendo, altresì, un meccanismo di monitoraggio per la concreta attuazione del Piano stesso, includendovi indicatori predefiniti e misurabili per la valutazione delle attività regionali rispetto alla presa in carico e cura del paziente e della sua famiglia;

4) ad adottare iniziative per garantire gli obiettivi di screening previsti dal piano oncologico europeo nonché a predisporre campagne informative e preventive attraverso screening per le popolazioni maggiormente a rischio, al fine di recuperare quanto non fatto in questi ultimi due anni a causa della pandemia, incentivando anche l'attività di prevenzione secondaria;

5) a promuovere, a livello territoriale, un approccio multidisciplinare con una presa in carico globale del malato oncologico al fine di garantire il benessere psicofisico complessivo del paziente oncologico;

6) a dare completa attuazione alla legge n. 29 del 22 marzo 2019 recante «l'istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione» completando il Registro nazionale tumori e assicurandone un corretto funzionamento anche attraverso un corretto e completo trasferimento dei dati regionali al data base nazionale;

7) a dare piena attuazione all'accordo «Revisione delle linee guida organizzative e delle raccomandazioni per la rete oncologica che integra l'attività ospedaliera per acuti e post acuti con l'attività territoriale», dal momento che uno dei principali obiettivi della Rete oncologica è costituito dalla condivisione e dallo scambio di informazioni cliniche al suo interno, valutando la possibilità di superare l'automatica applicazione del modello hub&spoke, che fino ad oggi ha impedito una reale attivazione delle reti oncologiche in molte regioni e proponendo modelli alternativi, come quello del Comprehensive Cancer Network, basato su Percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) regionali vincolanti, attraverso una armonizzazione normativa dei rimborsi regionali, attribuiti al percorso diagnostico terapeutico e non solo alla singola prestazione, che potrebbe essere resa al cittadino, in maniera coordinata, in uno dei Centri assistenziali previsti nel percorso diagnostico-terapeutico del network assistenziale al cittadino medesimo più agevolmente accessibili;

8) a predisporre tutte le iniziative necessarie per assicurare un completo reinserimento sociale e lavorativo del malato oncologico;

9) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, anche in relazione all'approvazione di un nuovo modello di assistenza territoriale, volte a potenziare l'assistenza oncologica domiciliare e territoriale nell'ottica di ridurre, parallelamente, il numero di accessi alle strutture ospedaliere, anche attraverso la creazione di modelli innovativi come quello del teleconsulto strutturato, controllato e riconosciuto associato alla «home delivery» dei farmaci, anche armonizzando l'attuale normativa di cessione ospedaliera;

10) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per rinnovare e modernizzare la dotazione strumentale e tecnologica per gli screening diagnostici, per le attività chirurgiche e per la radioterapia;

11) ad adottare iniziative volte a sostenere il funzionamento e lo sviluppo di centri multidisciplinari di alta specialità che presentino i necessari requisiti per l'accreditamento, nell'ottica di sviluppare e diffondere la terapia Car-T;

12) a promuovere l'oncologia di precisione attraverso l'istituzione dei Molecular Tumor Board (Mtb) nell'ambito delle Reti oncologiche regionali (Ror) e l'istituzione dei Centri di profilazione genomica (Next Generation Sequencing – Ngs), secondo quanto previsto dall'articolo 8, commi 1-bis-1-quater del decreto-legge n. 152 del 2021 convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021 n. 233, invitando l'Aifa a rendere nuovamente disponibili, a tutti gli oncologi o almeno ai Mtb, l'Osservatorio delle sperimentazioni cliniche, per garantire una reale equità di potenziale accesso a terapie innovative, ancorché non ancora convenzionali;

13) ad adottare iniziative di competenza, nel quadro del potenziamento delle attività di prevenzione e cura dei tumori, per attuare quanto previsto dall'intesa Stato-regioni 26 ottobre 2017 sul documento «Piano per l'innovazione del sistema sanitario basata sulle scienze omiche», nell'ottica di garantire il più ampio accesso alla medicina di precisione, promuovendo una sollecita adozione delle conclusioni del tavolo di coordinamento inter-istituzionale con il compito di attuare il piano, con particolare riferimento agli investimenti necessari per assicurare la multidisciplinarietà, strutture adeguate e personale altamente specializzato;

14) ad adottare iniziative volte a garantire il sostegno psicologico così come previsto dai livelli essenziali di assistenza (Lea) anche ai malati oncologici;

15) a predisporre campagne informative, con particolare attenzione alle fasce più giovani della popolazione, volte ad adottare stili di vita corretti in un'ottica di prevenzione delle malattie oncologiche;

16) ad adottare iniziative per definire ed organizzare, per quanto di competenza, per i pazienti oncologici pediatrici guariti programmi di controllo per la gestione del «guarito» e degli eventuali effetti a distanza nonché per definire misure per la presa in carico nel periodo di transizione tra l'età pediatrica e quella adulta;

17) ad adottare iniziative per definire ed organizzare, per quanto di competenza, anche per i pazienti oncologici adulti, degli «ambulatori dei guariti», da attuare in accordo con la medicina del territorio in strutture extraospedaliere per ridurre l'impatto psicologico negativo delle strutture di cura oncologica;

18) ad adottare iniziative volte al potenziamento della ricerca clinica e traslazionale oncologica, adoperandosi celermente per l'adozione dei decreti attuativi del regolamento europeo della sperimentazione clinica di medicinali per uso umano (536/2014);

19) ad adottare iniziative volte alla definizione di nuovi modelli di protezione dei dati personali dei pazienti oncologici (e non dei cittadini), tutelando i Dpo (Data protection officer) aziendali, attraverso una semplificazione delle procedure che sia in grado di non rallentare o bloccare la ricerca clinica e traslazionale innovativa.
(1-00663) «Carnevali, Lorenzin, Siani, De Filippo, Ianaro, Rizzo Nervo, Pini, Lepri».


      La Camera,

          premesso che:

              l'Unione europea, e con essa l'Italia, si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica (cosiddetta «Net Zero») entro il 2050, prevedendo quindi che la CO2 immessa nell'atmosfera dovrà essere ridotta al minimo e bilanciata da una quantità equivalente rimossa tramite sistemi di cattura e stoccaggio;

              per raggiungere questi obiettivi, occorre ridurre in modo significativo l'utilizzo di combustibili fossili (carbone e petrolio, e in via graduale il gas naturale) ricorrendo maggiormente all'impiego di energia elettrica, la cui percentuale sugli usi finali deve passare dall'attuale 21 per cento al 55 per cento;

              questo implica dover arrivare nel 2050 ad una produzione di circa 650 TWh/anno senza emissioni di gas serra;

              a titolo di confronto, nel 2021 si è arrivati solamente a 95 TWh/anno, di cui 50 TWh prodotti per il tramite di fonti idroelettrica e geotermica e, quindi, difficilmente incrementabili;

              attualmente, la strategia italiana prevede il raggiungimento di questi obiettivi mediante l'utilizzo esclusiva di fonti rinnovabili;

              questa soluzione, però, non è quella ottimale per il nostro Paese, in quanto, a causa del basso potenziale eolico italiano (anche off-shore), s'avrebbe necessità di installare nei prossimi 30 anni enormi quantità di impianti fotovoltaici (da 400 a oltre 600 Gigawatt a seconda dello scenario) e circa 50 Gigawatt di impianti eolici, oltre ad 1 TWh di batterie per l'accumulo di breve termine, e, nello scenario con soli 400 Gigawatt di impianti fotovoltaici, oltre 100 Gigawatt di impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno per l'accumulo di lungo termine (stagionale) ed enormi volumi di serbatoi per lo stoccaggio dell'idrogeno prodotto; tecnologie quest'ultime non ancora mature e comunque molto costose, a causa dell'impiego degli elettrolizzatori per un numero limitato di ore e per i grandi volumi di stoccaggio idrogeno necessari;

              in aggiunta, l'installazione di impianti fotovoltaici ed eolici di così ingenti capacità, atteso che sui tetti di edifici residenziali commerciali ed industriali, sarebbe possibile installare impianti fotovoltaici per non più di 50 Gigawatt, comporterebbe un consumo di suolo eccessivo, stimato in un range compreso tra 600 e 900 mila ettari (circa il doppio del Molise);

              un'ulteriore criticità riguarda il ritmo di installazioni annue, che dovrebbe passare da una media degli ultimi 5 anni dell'ordine di 0,8 Gigawatt ad una media di oltre 20 Gigawatt l'anno, 25 volte il ritmo attuale;

              l'alternativa senza dubbio migliore, sia dal punto di vista dell'impatto sul territorio (le superfici impegnate da impianti sarebbero 3 volte inferiori) che dei costi del sistema elettrico (che sarebbero sino al 50 per cento inferiori) è quella di raggiungere al 2050 la neutralità carbonica con un mix elettrico fatto di rinnovabili e nucleare; con una quota di almeno il 40 per cento di elettricità prodotta da centrali nucleari, le quali attenuerebbero i problemi legati alla variabilità, stagionalità e intermittenza di un mix fatto di sole fonti rinnovabili;

              le centrali nucleari, infatti, emettono, nel ciclo di vita, una quantità di CO2 per kWh generato analoga a quella dell'eolico e circa la metà del fotovoltaico, con l'ulteriore vantaggio di garantire un'operatività di oltre 8.000 ore annue, rispetto alle circa 1.400 ore medie del fotovoltaico e alle 2000 ore medie dell'eolico on-shore e 3000 ore dei migliori siti off-shore italiani;

              attualmente nel mondo ci sono in uso oltre 440 centrali nucleari, con ulteriori 54 in costruzione, che producono circa il l0 per cento dell'elettricità globale anche per esportarla in Paesi che non ne possiedono, tra cui l'Italia, che vanta il triste primato di unico Paese del G7 senza centrali nucleari;

              l'energia nucleare è una soluzione a bassissimo impatto ambientale, basti considerare che la Francia, Paese dell'Unione europea con il maggior numero di centrali e reattori, presenta in modo costante le minori emissioni di anidride carbonica per unità di energia elettrica generata, assieme ai Paesi scandinavi che si possono basare quasi unicamente su idroelettrico ed eolico, oltre – appunto – al nucleare nel caso della Svezia;

              ogni giorno l'Italia importa energia prodotta dalle centrali nucleari dei nostri vicini e una elaborazione dei dati ricavati dal sito electricitymap.org – piattaforma open source nata nel 2016 per il monitoraggio dei flussi internazionali di energia elettrica – ha mostrato come anche nello scorso mese di marzo 2022 il nucleare sia stata la seconda fonte di produzione di elettricità consumata in Italia dopo il gas naturale;

              ipotizzando una potenza media di 5 Gigawatt per ogni centrale (ciascuna formata da 3-4 reattori), per produrre il 40 per cento circa del fabbisogno elettrico al 2050, sarebbero necessarie 8 centrali per una potenza installata di circa 40 Gigawatt, con reattori a fissione di nuova generazione, ovvero dalla terza generazione evoluta in poi;

              la sicurezza è da sempre, soprattutto in Italia, fonte di preoccupazione ogni qualvolta si affronti il tema dell'energia nucleare a causa dei due incidenti di Chernobyl (1986) e Fukushima (2011) e dei conseguenti referendum popolari tenutisi;

              nel caso della centrale situata nell'allora Unione Sovietica, però, si trattava di un reattore privo dei più comuni sistemi di sicurezza già adottati all'epoca da decenni nelle centrali occidentali;

              nel caso giapponese, invece, la centrale era più vecchia di vent'anni rispetto a quella sovietica, ed era stata costruita con la tecnologia degli anni ’60; tuttavia, tutti i reattori hanno resistito al quarto terremoto più forte mai registrato nella storia dell'umanità (magnitudo 9.1, circa 30 mila volte più potente di quello de L'Aquila, con oltre 16 mila vittime del maremoto e buona parte della costa est del Giappone distrutta) e alle prime scosse si sono spenti in modo automatico e in completa sicurezza;

              il successivo incidente è stato causato dall'onda di tsunami che ha allagato il locale che ospitava i generatori diesel che, dopo il totale collasso della rete elettrica, si erano regolarmente avviati per alimentare le pompe di raffreddamento del nocciolo della centrale; in seguito all'incidente di Fukushima, stress test sono stati condotti su tutte le centrali europee e più stringenti prescrizioni sono state adottate per tener conto di possibili allagamenti in caso di eventi straordinari;

              il Giappone – così come decine di altri Paesi – considera le centrali nucleari talmente sicure e prioritarie per la generazione di energia elettrica che attualmente sono in costruzione 2 ulteriori reattori, per un totale di 2,6 Gigawatt di potenza installata;

              la costruzione di una centrale nucleare, nei Paesi dove se ne costruiscono regolarmente, non richiede decenni ma pochi anni; Giappone e Corea del Sud hanno impiegato ed impiegano, in media, rispettivamente, 46 e 56 mesi, ovvero meno di cinque anni;

              è prevedibile che la riprogrammazione di molte nuove centrali in Inghilterra, Francia, Polonia, Finlandia e altri Paesi e l'esperienza acquisita dalla soluzione delle difficoltà incontrate nella costruzione delle pochissime unità realizzate negli ultimi anni in Europa, portino a ridurre in modo significativo i tempi di costruzione di futuri reattori e di conseguenza i costi finanziari, per allinearli alle migliori esperienze prima citate; tuttavia, conservativamente, si può assumere che in Italia, la costruzione di una centrale nucleare possa richiedere circa 10 anni e che i cantieri per le 8 centrali ipotizzate vengano avviati a breve scadenza uno dall'altro, così che l'intero parco venga realizzato in circa 20 anni;

              per quanto riguarda la questione dei rifiuti radioattivi derivanti dall'esercizio delle centrali nucleari, quelli ad alto livello (Hlv, high-level waste), provenienti dal combustibile nucleare irraggiato (cioè dopo l'uso nel reattore), sono prodotti in quantità molto piccola (per esempio, in Francia, le centrali nucleari, che generano oltre il 70 per cento dell'energia elettrica, ne producono l'equivalente di una solo lattina di bibita per abitante, in un tempo pari alla sua vita); inoltre, possono essere smaltiti in un unico deposito geologico nazionale (o regionale, ovvero condiviso tra più Paesi) in modo totalmente sicuro con le attuali tecnologie, come mostra l'esempio del deposito geologico finlandese, quasi completato, o svedese, la cui costruzione è stata avviata; le altre tipologie di rifiuti, più abbondanti, sono simili a quelli generati anche dalla medicina nucleare, da attività industriali e di ricerca e possono essere smaltiti in depositi di superficie;

              peraltro, l'Italia ha già la necessità di dotarsi sia di un deposito di superficie, sia di uno geologico (eventualmente condiviso con altri Paesi), per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti dalle centrali e impianti nucleari in esercizio sino al 1987; in particolare, rifiuti ad alta attività devono necessariamente rientrare dal Regno Unito e dalla Francia; si tratta di 4 cask (robustissimi cilindri di acciaio e rame) dal Regno Unito, per i quali i consumatori elettrici ogni anno stanno già pagando una tariffa di «parcheggio» di 18 milioni di euro e di ulteriori 6 cask dalla Francia, che, se non rientreranno in Italia entro il 2025, comporteranno presumibilmente un ulteriore esborso di 27 milioni di euro l'anno;

              il processo di localizzazione del deposito nazionale di superficie è in oggettivo ritardo, ma, una volta scelto il sito, il deposito potrebbe essere nominalmente realizzato in cinque anni, a condizione che vengano subito risolte le criticità gestionali di Sogin, già evidenziate con diversi atti di sindacato ispettivo e dallo stesso Ministro Cingolani, il quale ha dichiarato di valutare anche l'ipotesi di procedere al commissariamento della stessa società;

              l'attuale crisi energetica mostra come sia indispensabile per un Paese pienamente sviluppato possedere un sistema energetico nazionale affidabile, stabile e con fornitori diversificati;

              tale obiettivo può essere perseguito solo con la previsione di utilizzare un insieme vario di fonti energetiche e tecnologie di generazione di energia elettrica e con la pianificazione delle modalità e dei tempi della loro entrata in servizio,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per includere l'energia elettrica generata da centrali nucleari, con reattori a fissione dalla terza generazione evoluta in poi, nel mix energetico nazionale per la transizione verso gli obiettivi «Net Zero» del 2050 e per ridurre la vulnerabilità italiana dovuta alla dipendenza dalle importazioni di energia;

2) ad adottare le iniziative di competenza per commissariare Sogin ai fini di un suo profondo riordino che consenta di concludere al più presto la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi della passata stagione nucleare, di realizzare il deposito nazionale di superficie e di negoziare da subito con altri partner la realizzazione di un deposito geologico regionale comune;

3) a favorire campagne di informazione pubblica sulle diverse fonti e tecnologie energetiche disponibili per conseguire gli obiettivi di lungo termine di azzeramento delle emissioni di gas serra, basate unicamente sulle evidenze scientifiche, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza sugli oggettivi limiti e vantaggi di ciascuna di esse, liberandole tutte da ogni pregiudizio di parte;

4) ad adottare iniziative per sostenere la ricerca tecnologica sui reattori a fissione nucleare di ultima generazione – inclusi i cosiddetti «small modular reactor» (reattori modulari di piccole dimensioni), e sulla fusione nucleare, ampliando l'offerta formativa nelle università italiane e incrementandone l'attrattività anche per ricercatori e docenti stranieri.
(1-00664) «Ruffino, Angiola, Costa, Napoli, Pedrazzini, Trizzino, Schullian».


      La Camera,

          premesso che:

              la popolazione europea, pur rappresentando meno di un decimo della popolazione mondiale, presenta un caso su quattro di pazienti oncologici;

              l'International Agency for Research on Cancer dell'organizzazione mondiale della sanità ha stimato un incremento dei decessi a causa di patologie oncologiche pari a oltre 24 punti percentuali entro il 2035, diventando i tumori il primo fattore di mortalità all'interno del territorio dell'Unione europea;

              le patologie oncologiche, oltre a compromettere gravemente la salute psico-fisica individuale, producono un rilevante impatto sui sistemi sanitari degli Stati membri e, più in generale, sulle loro economie: in particolare, l'impatto economico complessivo è valutato superiore ai 100 miliardi di euro l'anno;

              quanto al nostro Paese, l'ultimo rapporto dell'Associazione italiana di oncologia medica, curato assieme all'Associazione italiana registri tumori e all'Associazione italiana di anatomia patologica e citologia diagnostica e presentato nell'ottobre del 2020, stima in Italia l'effettuazione di 377 mila nuove diagnosi di tumori, 197 mila negli uomini e 182 mila nelle donne, nel corso dell'anno 2020;

              il medesimo rapporto evidenzia, altresì, l'efficacia delle campagne di prevenzione, della ricerca e delle terapie innovative, che determinano una riduzione complessiva dei tassi di mortalità e un aumento significativo delle persone guarite e che tornano a condurre una vita caratterizzata da buoni indicatori di qualità: sopravvivono alla malattia 3,6 milioni di persone in più, con un incremento di 37 punti percentuali rispetto a dieci anni fa, e almeno un paziente su quattro è da considerarsi guarito ed è tornato a godere della medesima aspettativa di vita della generalità della popolazione italiana;

              ciò nonostante, la pandemia da COVID-19 ha segnato un importante rallentamento delle pratiche di prevenzione, presa in carico e cura delle patologie oncologiche nel nostro Paese, ritardando moltissimi screening e diagnosi e incidendo notevolmente sull'accesso ai servizi da parte della popolazione, con marcate differenze tra regioni;

              le difficoltà di accedere ai servizi hanno determinato la drastica riduzione di screening, diagnosi e vaccinazioni antitumorali, dato che gli esperti pongono in relazione alla previsione di un significativo incremento – nel prossimo futuro – delle diagnosi di tumori soltanto in fase avanzata, con una riduzione delle possibilità di intervento precoce e, dunque, il correlato aumento dei decessi, nonché dei costi relativi all'assistenza sanitaria;

              durante il periodo pandemico la rete oncologica italiana ha assistito, su tutto il territorio nazionale, a una diminuzione della disponibilità di farmaci antitumorali e, in alcune realtà territoriali, si sono registrati non soltanto ritardi nelle diagnosi, ma – addirittura della sospensione delle attività diagnostico-terapeutiche o l'impossibilità di somministrazione delle terapie salvavita;

              in altre parole, il COVID-19 ha messo in evidenza, in tutta la sua drammaticità, un sistema sanitario di cure oncologiche «a macchia di leopardo» o «a doppia velocità»: a fronte di realtà che hanno modificato protocolli e procedure, sperimentando nuovi metodi organizzativi per garantire continuità della presa in carico dei pazienti oncologici, in altri casi è stato negato l'accesso alle cure, con un vulnus dei princìpi di eguaglianza e non discriminazione nella garanzia del diritto supremo alla salute, di cui al combinato disposto degli articoli 3 e 32 della Costituzione;

              in data 3 febbraio 2021, la Commissione europea ha presentato il Piano europeo di lotta contro il cancro, strutturato su quattro ambiti di intervento: prevenzione, individuazione precoce delle neoplasie, diagnosi e trattamento, qualità di vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti alla malattia;

              il Piano europeo, finanziato dai programmi EU4Health, Orizzonte Europa, Erasmus+ ed Europa digitale, dai fondi della politica di coesione e dalla possibilità di fare ricorso al Next Generation EU, si struttura in dieci «iniziative faro» e verrà riesaminato entro la fine dell'anno 2024;

              inoltre, a febbraio 2021 è stato presentato il Piano d'azione Samira, che si propone di migliorare il coordinamento europeo nell'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari per la cura di malattie, incluse le patologie oncologiche, attraverso azioni che mirano ad assicurare a tutti i cittadini europei parità di accesso ai servizi, con particolare riferimento alla medicina personalizzata, garantendo il rispetto dei più alti standard di sicurezza e promuovendo innovazione e sviluppo tecnologico delle applicazioni mediche;

              in data 18 maggio 2022, il Ministro della salute ha annunciato la pronta adozione del Piano oncologico nazionale, ormai atteso da diversi anni, che – secondo quanto affermato – adotterà un approccio globale e intersettoriale, volto all'integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico, con l'obiettivo dell'eliminazione delle disuguaglianze nell'accesso agli interventi di prevenzione e cura;

              il Piano oncologico nazionale dovrà definire le azioni programmatiche di prevenzione, diagnosi, presa in carico, assistenza e cura delle patologie ontologiche, declinare gli interventi di integrazione tra assistenza territoriale e ospedaliera, nonché individuare indicatori univoci volti a valutare le performance regionali e il raggiungimento degli obiettivi prefissati;

              il Piano oncologico nazionale riveste un'importanza strategica per rendere la cura delle patologie oncologiche rispondente ad alti standard qualitativi, universalmente riconosciuti, nonché uniforme su tutto il territorio nazionale;

              cruciale risulterà il pieno coinvolgimento di tutti gli stakeholder interessati, affinché le misure adottate risultino il più possibile efficaci e rispondenti ai bisogni e ai diritti dei pazienti oncologici;

              particolarmente importante, inoltre, è fornire finalmente attuazione alla legge 22 marzo 2019, n. 29, istituendo la Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza, per il conferimento dei dati regionali in un unico database nazionale;

              i dati e le ricerche in materia di patologie tumorali attestano come la medicina personalizzata, unitamente alle tecnologie digitali, sia in grado di modificare radicalmente la prognosi dei pazienti;

              ciò nonostante, si rinvengono tutt'oggi ancora notevoli ostacoli nell'accesso ai test di diagnostica molecolare, assolutamente indispensabili per poter predisporre terapie efficaci e adeguate alle caratteristiche della persona;

              l'articolo 19-octies del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, allocava 5 milioni di euro per l'anno 2021 destinati al potenziamento dei test NGS, strumenti di prevenzione innovativi che, individuando le alterazioni molecolari all'origine dei tumori, garantiscono diagnosi precoce e terapie efficaci, prevedendo al secondo comma l'emanazione di un decreto attuativo;

              in seguito, l'articolo 1, commi 684 e seguenti, della legge n. 30 dicembre 2021, n. 234, ha istituito nello stato di previsione del Ministero della salute un nuovo fondo, con dotazioni pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023, rinviando ad un ulteriore decreto attuativo la definizione di criteri, modalità attuative e sistema di monitoraggio;

              in particolare, con riferimento agli stanziamenti di cui all'articolo 1, comma 684, della legge 30 dicembre 2021, n. 23, in risposta a all'atto di sindacato ispettivo a risposta immediata in Commissione n. 5-08026, in data 4 maggio 2022, il Ministero della salute ha evidenziato che, acquisito anche il parere del Consiglio superiore di sanità (CSS) – Sezione I, Sessione II, del 15 febbraio 2022, lo «schema di decreto in questione conclusa l'istruttoria tecnica è dal 2 maggio u.s. alle valutazioni politiche ai fini del successivo inoltro alla Conferenza Stato-regioni;»

              tuttavia, ad oggi, nonostante la scadenza dei termini di cui alle sopracitate disposizioni e le rassicurazioni da parte del Ministero della salute, lo stesso non risulta ancora adottato e i pazienti oncologici sono, non di rado, costretti a sostenere a proprie spese i costi dell'accesso ai suddetti screening;

              la difficoltà di accesso ai servizi riguarda, altresì, particolari categorie di pazienti oncologici: tra queste, figurano senz'altro le donne con disabilità, interessate da tassi di patologie oncologiche femminili estremamente più elevati rispetto al resto della popolazione femminile generale, a causa della mancanza di strutture e apparecchiature di screening e diagnosi progettate per rispondere ai vari bisogni di accessibilità;

              le patologie tumorali producono un impatto significativo non soltanto sulla salute fisica, ma altresì sulla salute psichica o mentale delle persone che ne sono coinvolte: pertanto, da più parti viene evidenziata la necessità che i pazienti oncologici abbiano accesso a supporti psicologici adeguati, al momento della diagnosi e durante e dopo i trattamenti sanitari a cui devono sottoporsi;

              infine, urgente risulta l'adozione di misure volte a garantire ai pazienti oncologici guariti il cosiddetto «diritto all'oblio», come raccomandato agli Stati membri dalla recente risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022;

              emerge in particolare la necessità che ai pazienti guariti da patologie oncologiche, trascorso un certo periodo di tempo dalla fine del trattamento e in assenza di recidive o ricadute, non vengano più richiesti dati personali inerenti alle proprie condizioni di salute pregresse per accedere a servizi finanziari, assicurativi e di altra natura – prassi che si pone in antitesi col diritto alla riservatezza, nonché coi princìpi di ragionevolezza, eguaglianza e non discriminazione;

              l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha più volte sottolineato come, nella prevenzione delle patologie oncologiche, rivestano un ruolo fondamentale gli stili di vita e i comportamenti individuali la cui applicazione, dati scientifici alla mano, eviterebbe la metà dei tumori che ogni anno colpiscono milioni di persone;

              se una delle voci più autorevoli in ambito di ricerca sui tumori considera il cambiamento dello stile di vita come lo strumento più importante nella lotta contro il cancro, occorre uno sforzo, anche in termini di risorse investite, idoneo a mettere in campo una strategia di prevenzione adeguata ai differenti contesti territoriali e ai relativi diversi fattori ambientali,

impegna il Governo:

1) ad adottare e poi attuare prontamente il Piano oncologico nazionale, dando altresì implementazione al Piano europeo di lotta contro il cancro e al Piano Samira, di cui in premessa, tenendo costantemente aggiornato il Parlamento al riguardo;

2) ad assumere tutte le iniziative di competenza volte ad assicurare uniformità sull'intero territorio nazionale, nella garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni inerenti ai servizi di prevenzione, diagnosi, assistenza e cura delle patologie oncologiche, rafforzando altresì l'assistenza territoriale e la telemedicina e prevedendo indicatori univoci volti a valutare le performance regionali in materia di presa in carico dei pazienti;

3) a promuovere, per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, campagne di screening per le categorie di persone maggiormente a rischio, anche al fine di intercettare le patologie non diagnosticate durante il periodo pandemico, incentivando altresì l'attività di prevenzione secondaria;

4) ad assumere tutte le iniziative di competenza volte a garantire ai pazienti oncologici, in maniera uniforme sull'intero territorio nazionale, l'accesso ai più moderni sistemi di medicina personalizzata e, in particolare, agli screening oncologici innovativi, quali i test diagnostici NGS, dando anzitutto pronta e piena attuazione all'articolo 19-octies del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, convertito dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, e all'articolo 1, commi 684 e seguenti, della legge 30 dicembre 2021, n. 234;

5) ad adottare le iniziative di competenza volte ad assicurare alle persone guarite da patologie oncologiche l'accesso a servizi finanziari, assicurativi e di altra natura in condizioni di eguaglianza e non discriminazione rispetto al resto della popolazione, secondo quanto previsto dalla risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022;

6) a promuovere la ricerca sulle nuove tecnologie e sui farmaci oncologici innovativi, adottando altresì tutte le iniziative di competenza volte a garantire ai pazienti il pronto accesso ai farmaci innovativi approvati da Aifa;

7) a dare attuazione alla legge 22 marzo 2019, n. 29, realizzando il Registro nazionale tumori, volto ad assicurare il conferimento dei dati regionali in un unico database nazionale;

8) ad assumere iniziative volte a promuovere scambi di informazioni scientifiche e terapeutiche tra le varie strutture sanitarie, al fine di migliorare l'appropriatezza dell'offerta sanitaria relativa alle specificità dei diversi tumori e a favorire lo sviluppo di letteratura scientifica nazionale confrontabile con dati europei e internazionali;

9) a porre in essere, per quanto di competenza, iniziative volte a consentire l'effettivo e facile accesso delle persone con disabilità ai servizi di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie oncologiche, assicurando l'adozione di misure organizzative e la disponibilità di strutture e apparecchiature di screening e diagnosi idonee a rispondere ai differenti bisogni di accessibilità, anche promuovendo progetti per favorire lo sviluppo di macchine per l'effettuazione di test diagnostici che risultino adeguate alle esigenze delle donne con disabilità;

10) ad adottare, per quanto di competenza, le iniziative per garantire ai pazienti oncologici adeguati strumenti di sostegno psicologico, sia al momento della diagnosi, sia durante e in seguito ai trattamenti sanitari a cui devono sottoporsi;

11) ad assumere le iniziative opportune a realizzare campagne di informazione e raccolta di dati che consentano di mettere in campo strategie di prevenzione mirate, tenuto conto anche delle specificità territoriali che influiscono su abitudini di vita, fattori ambientali, qualità dell'aria e dell'ambiente urbano e di lavoro.
(1-00665) «Noja, Baldini, Fregolent, Ungaro, Marco Di Maio, Occhionero, Vitiello, Annibali, Del Barba, Gadda, Giachetti, Librandi, Marino, Moretto, Nobili».

Risoluzioni in Commissione:


      La VII Commissione,

          premesso che:

              l'Eur, quartiere di Roma progettato per ospitare l'Esposizione Universale Romana del 1942 – l'attuale Expo – rappresenta un perfetto connubio tra natura, cultura, architettura e urbanistica;

              originariamente conosciuto come E42 e costruito in base ai canoni dell'architettura razionalista e d'ispirazione metafisica, costituisce un territorio dove storia e modernità si intrecciano: il Laghetto dell'Eur, la Basilica dei Santi Pietro e Paolo, il Palazzo della civiltà italiana, il Palazzo dei congressi, l'Obelisco Marconi, la Nuvola Convention Center, il Planetario, il Museo delle civiltà, l'Archivio centrale dello Stato;

              la contestualizzazione storica della nascita del progetto E42 è necessaria sia per comprenderne l'architettura sia per la valorizzazione della memoria storica e l'accrescimento della coscienza collettiva;

              come disse Fellini, l'Eur è «l'essenza del sogno folle interrotto» in quanto progetto incompiuto dell'urbanistica fascista. La sua edificazione rispondeva alla politica di propaganda e promozione del regime che vedeva in Roma la futura capitale della civiltà universale: come riportato sulla facciata del Palazzo degli Uffici dell'Eur «La Terza Roma si dilaterà sopra altri colli lungo le rive del fiume sacro sino alle spiagge del Tirreno»;

              l'architettura razionalista di Marcello Piacentini è connotata da un forte simbolismo e una notevole monumentalità, frutto del laboratorio creativo dei migliori architetti dell'epoca;

              quartiere in continuo divenire, fu ulteriormente sviluppato negli anni '50 e, successivamente, grazie alla candidatura di Roma ai Giochi Olimpici, negli anni '60;

              per il suo fascino divenne anche un luogo prescelto da parte di numerosi registi tra cui Federico Fellini ed è ancora attualmente sede di numerosi set cinematografici;

              arricchito da nuovi progetti innovativi tra cui «la Nuvola» di Fuksas, è oggi una città nella città e racconta un momento storico che ha segnato il nostro Paese confermandosi, anche in epoca contemporanea, simbolo di modernità e progresso;

              considerato tutt'oggi un progetto di sviluppo territoriale di grande attualità, l'Eur è oggetto di grande interesse architettonico ed artistico. Esplicative sono le parole della storica Alessandra Tarquini: «Tutto il quartiere volse ad uno stile monumentale e moderno al contempo, monumentale e razionalista, stile in grado di evocare l'impero [...], ma anche di lanciare Roma come mito per il futuro»;

              i musei diffusi si estrinsecano in itinerari tematici che raccontano lo stretto rapporto tra storia e territorio e costituiscono un'opportunità educativa non convenzionale sempre di maggior successo; attualmente non vi sono percorsi turistici che valorizzino e illustrino il quartiere;

              i numerosi musei presenti non sono tra loro collegati;

              oltre al Museo della Liberazione, a Roma, città medaglia d'oro al Valore militare per la Resistenza, non esiste un museo sui crimini del fascismo;

              la promozione e lo sviluppo del turismo dell'area potrebbero rappresentare un elemento di attrattiva a beneficio dell'intera città di Roma, anche in vista dei grandi eventi che la capitale è in procinto di ospitare,

impegna il Governo:

          ad adottare iniziative volte a realizzare nel bunker antiaereo costruito tra il 1937 e il 1939 sotto al Palazzo degli Uffici, sito nel quartiere Eur, un museo permanente sui crimini del fascismo;

          a valorizzare, per quanto di competenza, il territorio con lo sviluppo di un museo diffuso, un percorso d'arte storico e architettonico volto ad illustrare il progetto urbanistico che rende oggi l'Eur un unicum;

          ad incentivare e sostenere, per quanto di competenza, tutte le attività, le iniziative e gli investimenti che possano contribuire a valorizzare il patrimonio culturale e museale del quartiere Eur, anche in un'ottica si promozione dei flussi turistici;

          ad adottare iniziative per individuare nello stato di previsione del Ministero della cultura apposite risorse.
(7-00847) «Prestipino».


      La VII Commissione,

          premesso che:

              recentemente è stata condotta un'indagine conoscitiva sulle Fondazioni lirico-sinfoniche avente l'obiettivo di capire se fosse necessario, e in quali termini, un ripensamento delle politiche e degli interventi pubblici concernenti il sistema complessivo delle Fondazioni lirico-sinfoniche, in vista del loro rilancio, soprattutto alla luce degli effetti provocati su di esse dalla pandemia di COVID-19 scoppiata nel 2020 e dal conseguente regime di chiusura dei luoghi della cultura e dello spettacolo dal vivo;

              allo scopo di valorizzare le informazioni acquisite nel corso dell'indagine, occorre condurre una riflessione più ampia sulle ragioni storiche di una crisi economica, finanziaria e patrimoniale che non ha avuto soluzione di continuità, per poi interrogarsi sulla reale efficacia degli indirizzi politici adottati dai governi negli ultimi decenni, e degli interventi effettuati, in questo complesso sistema di eccellenze artistiche, al fine di evitarne il collasso, tratteggiando poi alcuni strumenti utili ad immaginare la ristrutturazione delle Fondazioni lirico-sinfoniche e, nel futuro, l'auspicabile rilancio;

              l'opera lirica ha in Italia un'antica tradizione non solo perché qui il melodramma ha visto la sua nascita – e per i molti compositori e interpreti che nel tempo hanno segnato tappe importanti nella storia di questo genere teatrale – ma anche per la presenza di tante istituzioni teatrali in quasi tutte le regioni d'Italia, che fanno dell'opera lirica la loro missione;

              la legge n. 800 del 1967, intitolata «Nuovo ordinamento degli enti lirici e delle attività musicali», afferma che «lo Stato considera l'attività lirica e concertistica di rilevante interesse generale», attribuisce agli enti autonomi lirici e alle istituzioni concertistiche personalità giuridica di diritto pubblico, individua i tredici enti autonomi distinguendoli dai «teatri di tradizione» e dalle «istituzioni concertistico-orchestrali», predispone pure un Fondo per erogare contributi e riconosce, infine, il rilevante interesse nazionale del teatro musicale, superando la logica fino ad allora operante della sovvenzione, per così dire della elargizione del principe che eroga contributi soltanto per la sua generosità;

              manca, tuttavia, in quella legge un modello per assicurare nel tempo la disponibilità delle risorse finanziarie necessarie per il funzionamento di tali istituzioni, per dare loro stabilità e progettualità;

              infatti, nonostante le migliori intenzioni, non si risolsero i problemi economici e di efficienza che già gravavano l'intero settore. Gli enti lirici risentivano fortemente, in virtù delle finalità pubblicistiche perseguite e della preminente dipendenza dai finanziamenti pubblici, dell'ingerenza impropria degli apparati politico-amministrativi statali e locali, che condusse inevitabilmente verso la «burocratizzazione» degli enti, progressivamente assoggettati a dinamiche politico-sindacali che ne aumentavano – come in un circolo vizioso – la continua dipendenza dai trasferimenti pubblici;

              si consolidarono così una serie di gravi problemi, quali «l'elefantiasi» degli apparati, la progressiva rigidità della spesa del personale nonché l'esplosione dei costi per le produzioni artistiche;

              negli anni successivi nessuno interverrà a livello strutturale, e nemmeno gli addetti ai lavori prenderanno coscienza di una situazione economicamente e finanziariamente insostenibile, e i governi di turno si limiteranno a intervenire negli anni 1971, 1977, 1979, 1983 e 1984 sempre e soltanto allo scopo di provvedere a risolvere situazioni emergenziali, prevedendo stanziamenti a copertura dei disavanzi via via maturati negli esercizi precedenti;

              la riforma dei teatri lirici viene avviata con il decreto legislativo n. 367 del 1996 e prosegue con il decreto legislativo n. 134 del 1998, quest'ultimo successivamente dichiarato costituzionalmente illegittimo da una sentenza della Corte costituzionale e sostituito dalla legge n. 6 del 2001 che ha confermato, con lievi modifiche, l'impianto della riforma;

              a completamento di questo quadro normativo, con il decreto legislativo n. 239 del 1999 si sono innovati i criteri di ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo, fino allora ancorati alle così dette «medie mobili», un meccanismo che manteneva di fatto inalterati negli anni i contributi statali, indipendentemente dalla realtà produttiva e gestionale dei vari teatri. Il criterio introdotto con il decreto considera, assieme ai contributi ricevuti in passato, anche i costi degli organici funzionali e le caratteristiche dei progetti e dei programmi di attività sulla base di indicatori della produzione e del giudizio di qualità della stessa;

              con questi provvedimenti il legislatore ha deciso di togliere la «natura pubblica» alla veste organizzativa prescelta per gli enti lirici, trasformandoli in fondazioni di diritto privato;

              la riforma degli enti lirici si fonda su due punti principali: il tentativo di coinvolgere i privati nel finanziamento degli stessi enti, in una logica dunque di riduzione o almeno di non aumento del contributo pubblico (cioè nel senso di economizzare le risorse pubbliche), e il tentativo di introdurre una struttura di governance più agile e forme di responsabilizzazione economica, sia attraverso l'istituzione di consigli di amministrazione più snelli, sia attraverso l'uso di sistemi amministrativi di tipo privatistico che consentano una maggiore programmabilità, sia attraverso forme dirette di gestione delle risorse umane;

              tuttavia, occorre affrontare un tema chiave, quello dello squilibrio nella divisione del lavoro, tra le attività di produzione e le attività di distribuzione;

              se, da un lato, la parte più cospicua della produzione si articola sulle sole Fondazioni lirico-sinfoniche, che hanno la medesima «missione aziendale», il medesimo «posizionamento strategico» e utilizzano le stesse risorse e gli stessi processi di produzione, fornendo prodotti simili, dall'altro lato, manca una rete di distribuzione organica, pure in presenza di un enorme patrimonio di teatri di grande valore storico ed architettonico che potrebbero fungere efficacemente da anelli di un sistema distributivo;

              le Fondazioni lirico-sinfoniche non hanno mai conosciuto una vera e propria «privatizzazione» ad eccezione del Teatro La Scala di Milano;

              basti considerare, ad esempio, il fatto che il contenuto del loro statuto viene sottratto all'autonomia privata, che gli organi di ciascuna fondazione e la loro composizione sono stabilite per legge, che la presidenza e la rappresentanza legale di ciascuna fondazione spettano al sindaco del comune dove la fondazione ha la sede;

              questa pseudo privatizzazione, senza l'adozione di misure adeguate in grado di correggere le dinamiche più deteriori, finisce per accentuare i problemi anziché condurli verso la loro soluzione, funzionando come un vero e proprio detonatore di quelle contraddizioni fino allora paludate all'interno della cosiddetta «sfera pubblica»;

              il decreto-legge n. 91 del 2013 convertito dalla legge n. 112 del 2013, cosiddetta legge legge Bray, che prese il nome dall'allora Ministro della cultura, prevedeva «al fine di far fronte allo stato di grave crisi del settore e di pervenire al risanamento ed al rilancio delle fondazioni lirico-sinfoniche», [...] la predisposizione di un Piano di risanamento che [...] intervenga su tutte le voci di bilancio strutturalmente non compatibili con la inderogabile necessità di assicurare gli equilibri strutturali del bilancio stesso, sia sotto il profilo patrimoniale che economico finanziario, entro i tre successivi esercizi finanziari, che dall'entrata in vigore della legge sono diventati nove;

              tuttavia, al fine di avere accesso al Fondo di rotazione istituito dalla legge, era necessario che i singoli piani di risanamento includessero alcuni step inderogabili: la ristrutturazione del debito, il divieto di ricorrere a nuovo indebitamento, la riduzione del personale tecnico-amministrativo e la razionalizzazione degli organici, il contenimento dei costi dei contratti integrativi e l'individuazione di soluzioni idonee a riportare la fondazione, entro i tre esercizi finanziari successivi, nelle condizioni di equilibrio strutturale patrimoniale ed economico;

              da qui l'importanza della prevista liquidazione coatta amministrativa per quelle fondazioni che non raggiungono gli obiettivi di riequilibrio strutturale e delle condizioni economiche, patrimoniali e finanziarie;

              delle quattordici istituzioni che compongono il sistema delle fondazioni lirico-sinfoniche italiane, nove – trovandosi in condizioni di dissesto – hanno avuto sin dal principio accesso alle misure previste dalla «legge Bray», in particolare: il Petruzzelli e Teatri di Bari, il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro di San Carlo in Napoli, il Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, il Teatro dell'Opera di Roma, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Carlo Felice di Genova, l'Arena di Verona;

              in seguito l'istanza di adesione alla procedura è stata presentata anche da un'altra fondazione lirico-sinfonica, il Teatro Regio di Torino;

              nel 2018, l'allora commissario straordinario del Governo per le Fondazioni lirico-sinfoniche, avvocato Gianluca Sole, riferiva alla VII Commissione del Senato che il risanamento delle fondazioni non si sarebbe potuto concludere in tempi brevi;

              infatti pur avendo registrato una maggiore attenzione all'efficienza della gestione, non era ipotizzabile un risanamento alimentato dai soli risultati economici e dai flussi di cassa prodotti dalla gestione corrente, risultando così «ancora distante l'obiettivo dell'effettivo riequilibrio finanziario e patrimoniale di tali enti»;

              nel corso della recente indagine, lo stesso commissario straordinario ha aggiornato il suo intervento dichiarando che in alcuni casi le iniziative assunte dalle fondazioni sul piano del riordino economico e finanziario hanno consentito il superamento della condizione di crisi più acuta, dimostrando come attraverso buone pratiche è possibile orientare queste istituzioni verso l'equilibrio di bilancio ed il contenimento dei costi, superando così approcci non più compatibili con la veste privatistica, che si dovrebbe decidere di assumere senza incertezze;

              infine, è necessario promuovere il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per i dipendenti delle fondazioni lirico-sinfoniche e delle istituzioni concertistiche assimilate, tenendo altresì in considerazione che i rapporti di lavoro subordinato, a tempo indeterminato e determinato, non esauriscono la platea dei lavoratori impiegati nel settore, dal momento che numerosi sono i lavoratori con contratti di lavoro autonomo; occorre, pertanto, riconoscere che la flessibilità, la mobilità e la discontinuità rappresentano caratteristiche proprie delle professioni dello spettacolo, e adeguare a tali condizioni le relative tutele, al fine di renderle effettive; basti pensare alla specificità delle prestazioni di lavoro che, anche se rese in un breve lasso di tempo, esigono tempi di preparazione e di prove superiori alla durata della effettiva prestazione,

impegna il Governo:

          ad adottare iniziative per garantire la determinazione su base triennale delle quote di riparto del Fondo unico per lo spettacolo di pertinenza delle fondazioni lirico-sinfoniche sia per quelle dotate di forma organizzativa speciale, sia per quelle ordinarie, prevedendo al contempo che i programmi di attività siano sottoposti a una rendicontazione e verifica su base annuale;

          a valutare l'opportunità di istituire un tavolo tecnico al fine di approntare nuovi e più attuali criteri (come, solo a titolo d'esempio, l'occupancy rate), eventualmente in aggiunta agli attuali, necessari alla determinazione, in concorrenza fra loro, delle singole quote di pertinenza delle fondazioni lirico-sinfoniche a valere sul Fondo unico per lo spettacolo, tenendo conto del percorso di risanamento ad oggi compiuto;

          in ragione e sulla base degli obiettivi di cui alla cosiddetta Agenda 2030, fissati dalla Nazioni Unite, che indicano come condizione per la crescita l'attenzione alla dimensione economica, sociale e ambientale a tutti i livelli e un orientamento di lungo periodo, caratterizzato da continuità, utilizzo parsimonioso delle risorse e contemperamento degli interessi, finalizzato al benessere delle generazioni successive, a valutare l'opportunità di utilizzare il patrimonio di conoscenza e di metodo acquisito dalla struttura del commissario straordinario del Governo per il risanamento delle gestioni e il rilancio delle attività delle fondazioni lirico-sinfoniche, valorizzandola anche oltre l'attuale funzione di monitoraggio, nell'ottica del raggiungimento della sostenibilità economica dell'intero sistema;

          ad adottare iniziative per individuare modelli organizzativi e gestionali basati su princìpi di sostenibilità, da intendersi nel linguaggio economico, come la capacità di un'azienda di durare nel tempo senza ricorrere in modo patologico al sostegno economico di terzi, incoraggiando l'equilibrio reddituale, l'equilibrio monetario, l'efficienza e la remunerazione congrua di tutti i fattori della produzione e favorendo un ruolo più attivo del presidente e del consiglio di indirizzo a sostegno del sovrintendente, che rimane l'unico organo di gestione;

          a mantenere per le fondazioni lirico-sinfoniche l'adozione del sistema di contabilità economico-patrimoniale, in ragione della vigente legge speciale che dispone il rinvio – in quanto applicabili – alle norme del codice civile relative al bilancio d'esercizio delle società di capitali, dando rilievo anche alle indicazioni delle organizzazioni contabili operanti a livello nazionale (Oic – Organismo italiano di contabilità) e ai princìpi contabili internazionali (princìpi Ifrs), dal momento che tale sistema contabile permette processi di maggiore efficienza in un quadro di crescente utilizzo dello strumento della delega, con conseguente responsabilizzazione degli attori coinvolti, al fine di consentire il monitoraggio per il raggiungimento degli obiettivi di equilibrio economico e patrimoniale, e che si presta a essere integrato con altri strumenti (rendiconto finanziario, budget finanziario);

          ad adottare iniziative per prevedere la revisione dei requisiti necessari per ricoprire il ruolo di sovrintendente e di direttore artistico, prevedendo, tra questi, l'assenza di conflitto di interessi con le funzioni svolte all'interno della fondazione dalle figure apicali, e stabilendo modalità di valutazione volte ad agevolare il consiglio di indirizzo della fondazione nella ricerca del candidato da sottoporre al Ministro per la nomina;

          a valutare il percorso più idoneo alla valorizzazione dei corpi di ballo, e all'istituzione delle scuole di danza;

          a promuovere una stretta collaborazione tra le fondazioni lirico-sinfoniche e i teatri di tradizione, sia per agevolare il decentramento delle produzioni liriche, dei concerti e degli spettacoli di danza, favorendo anche una maggiore partecipazione del pubblico, sia al fine di individuare e realizzare iniziative, anche a livello didattico e formativo, rivolte ai teatri con i conservatori di musica, per un maggiore coinvolgimento degli allievi e per consentire il loro sbocco professionale;

          a valutare l'opportunità di adottare iniziative per introdurre l'obbligo per le fondazioni lirico-sinfoniche e per i teatri di tradizione di pubblicare sulla propria pagina web, in apposita sezione, l'elenco dei materiali e degli accessori conservati, allo scopo di favorire le attività di noleggio e/o di vendita delle proprie scenografie fra teatri che operano nel medesimo sistema, e incrementare nel sistema di finanziamento pubblico il riconoscimento di agevolazioni e meccanismi premiali per le fondazioni lirico-sinfoniche che producono in circuito fra loro e/o coi teatri di tradizione.
(7-00849) «Patelli, Belotti, Basini, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Racchella, Toccalini».


      L'VIII Commissione,

          premesso che:

              il 17 giugno 2022 verrà celebrata la giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità; i dati del rapporto delle Nazioni Unite sulla Convenzione per combattere la desertificazione riportano che nel 2022 più di 2,3 miliardi di persone stanno affrontando i problemi legati alla grave mancanza di acqua, quasi 160 milioni di bambini sono esposti a siccità grave e prolungata e sempre secondo l'Onu, a meno che non si intervenga prontamente, si stima che entro il 2030, circa 700 milioni di persone corrono il rischio di essere sfollate a causa della siccità e conseguente desertificazione;

              come noto e rilevato da tutte le categorie di settore e dalle istituzioni competenti per materia i cambiamenti climatici stanno avendo un pesante impatto sulla disponibilità di risorse idriche anche nel nostro Paese;

              la scarsità di precipitazioni piovose e nevose dello scorso inverno e un'estate che si preannuncia molto calda, con temperature già a maggio ben al di sopra della media, destano preoccupazione e preannunciano una situazione particolarmente critica per diversi bacini idrici, dal nord al sud Italia, con un forte impatto sulle attività produttive agricole e non solo;

              in Lombardia, ad esempio, i dati sul riempimento dei laghi mostrano al 1° maggio un confronto con la media 2006-2020 di analogo periodo pesantemente negativo (-43,1 per cento) e, riguardo più in generale lo stato delle riserve idriche, il dato peggiore rimane quello del manto nevoso (Snow Water Equivalent – SWE) che, alla stessa data, registra -63,7 per cento rispetto alla media. Complessivamente, il totale della riserva idrica (laghi + invasi + SWE) si attesta al 55 per cento sotto la media del periodo di riferimento. Rispetto quindi ai quasi 3 miliardi di metri cubi di acqua solitamente accumulati in questa fase dell'anno il dato attuale è di soli 1,3 miliardi (dati Arpa Lombardia);

              la Società meteorologica italiana (Nimbus Web) ha rilevato che nel territorio piemontese è stato registrato il secondo periodo – riferito ai mesi dicembre-aprile – più secco della serie iniziata a partire dal 1802, con 37 millimetri di piogge (dati di Arpa Piemonte), pari a solo il 15 per cento di quanto avvenuto nella media, sostanzialmente eguagliando il record negativo del biennio 1843-44, in cui, nello stesso periodo, si registrarono 36,4 millimetri di piogge cadute. La situazione è resa oggi ancora più problematica dalle temperature medie di 2,5 gradi più rispetto a quelle di metà ottocento;

              si rileva poi che, oltre ai periodi di deficit pluviometrici estremi, come l'attuale, che impoveriscono il suolo e più in generale tutto il territorio, con un forte rischio legato anche al fenomeno degli incendi soprattutto in estate, per effetto dei cambiamenti climatici si assiste anche a fenomeni di segno diametralmente opposto, come lo scatenarsi di violenti nubifragi che comportano erosione del suolo, rischio di frane, mareggiate intense, trombe d'aria e sbalzi termici, che vanno ad aggravare il già precario equilibrio del territorio, compromettendolo ulteriormente e provocando frequenti e ingenti danni al sistema produttivo;

              oltre che per gli aspetti quantitativi legati all'approvvigionamento, il fenomeno della siccità comporta un decadimento della qualità della risorsa idrica e ciò rappresenta una grave criticità soprattutto per il settore agricolo. Si tratta del così detto fenomeno dell'intrusione del cuneo salino per il quale la progressiva diffusione di acqua salata nelle acque di falda determina un inquinamento dei pozzi con cui vengono irrigate le colture che risultano così irrimediabilmente danneggiate;

              la Coldiretti ha inoltre rilevato che ai problemi determinati della scarsità di risorse idriche si sono aggiunti, anche a causa della guerra in Ucraina, altri fattori di preoccupazione per il settore come gli incrementi fino al 170 per cento del prezzo dei concimi e fino al 129 per cento di quello del gasolio;

              a seguito di altre annate particolarmente critiche, come quelle del 2012, del 2014 e del 2017 con la risoluzione n. 7-01287 sono state segnalate le possibili cause della crisi e prospettate possibili soluzioni, alcune delle quali in seguito effettivamente messe in atto. A seguito delle presentazioni di tale risoluzione è stata svolta una indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla;

              a seguito dell'indagine conoscitiva è proseguito il lavoro, tutt'ora fondamentale e che andrebbe potenziato, degli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici, ed è stato istituito il Piano nazionale di interventi per il settore idrico di cui ai commi 516-525 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2018 (legge n. 205 del 2017), inizialmente suddiviso in piano invasi e piano acquedotti. Anche tra le milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono state inserite misure importanti per affrontare gli effetti di cambiamenti climatici sulle risorse idriche. Si fa riferimento alla Missione M2C4 che prevede «Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico» e, in particolare, all'investimento 1.1 «volto ad azioni di monitoraggio e prevenzione dei rischi naturali ed indotti sul territorio italiano, sfruttando le conoscenze e le tecnologie esistenti ed all'avanguardia, al fine di garantire l'elaborazione e l'attuazione di piani di prevenzione e resilienza adeguati al territorio e le infrastrutture, a difesa e protezione delle risorse nazionali esistenti e future»;

              con l'ordinanza n. 37 del 2022 a firma del Presidente della regione Veneto è stato dichiarato lo stato di crisi idrica nel territorio regionale. L'ordinanza, valida dal 3 maggio 2022 e con riserva di modifica dei contenuti in relazione all'andamento meteorologico, individua le misure necessarie a fronteggiare la situazione di deficit idrico;

              vanno considerati gli effetti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla capacità di ricarica delle falde, con la conseguente necessità di monitorare costantemente il bilancio idrologico; inoltre anche per quanto riguarda le concessioni per la ricerca e la coltivazione delle acque minerali, è previsto il rispetto delle prescrizioni di tutela ambientale, così come previste dagli articoli 56, 95, 97 e 121 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152;

              l'impronta idrica della produzione zootecnica in Italia ammonta a circa 70 miliardi di metri cubi. Le infrazioni per la presenza di nitrati in falda permangono in molte zone d'Italia e gli indici di eutrofizzazione peggiorano lo stato di molti corpi idrici, con la conseguenza che la diminuzione dell'acqua in falda non può che aggravare l'effetto dei nitrati e di altri inquinanti chimici nelle acque;

              secondo il Rapporto del Ministero dell'economia e delle finanze sulle acque minerali, in annate complesse, come quelle tra il 2014 e il 2017, i produttori di acque minerali, nei territori soggetti a crisi idrica, hanno estratto rilevanti quantitativi di acqua (2 milioni e mezzo di metri cubi di acqua in Veneto e 3 milioni di metri cubi in Piemonte) senza che siano state previste limitazioni nei periodi di più grave carenza idrica,

impegna il Governo:

          ad assumere iniziative finalizzate ad aumentare gli investimenti nella ricerca sulle tecnologie volte a migliorare lo stoccaggio e il risparmio idrico, in infrastrutture per l'irrigazione sotterranee e di precisione, in tecniche di irrigazione, attraverso condotte che consentano di regolare le portate, e in nuovi bacini di stoccaggio nelle cave dismesse;

          a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere incentivi all'uso di software di consumo irriguo che indichino come procedere all'irrigazione consentendo contestualmente di ridurre l'inutile spreco delle risorse idriche, tenendo conto delle precipitazioni e dei livelli di falda;

          a fornire elementi in merito allo stato delle attività di rinaturazione dei corsi d'acqua previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

          a valutare l'introduzione, mediante apposite iniziative normative dell'obbligo di pubblicazione della concentrazione dei nitrati nelle acque potabili erogate;

          a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere una riduzione di prelievi e captazioni da parte dei concessionari delle acque minerali nelle aree in cui la crisi idrica si presenti critica;

          a valutare la possibilità di predisporre idonee iniziative normative, in raccordo con gli enti territoriali competenti finalizzate alla gestione della crisi idrica da parte delle regioni in una fase precedente la dichiarazione dello stato di emergenza, mediante ordinanze che abbiano la finalità di ridurre o sospendere i prelievi idrici e di ottimizzare l'invasamento di acqua;

          ad assumere iniziative finalizzate alla semplificazione delle procedure necessarie all'attuazione degli interventi previsti e finanziati dalla Missione M2C4 – «Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico», nonché di quelli previsti dal Primo stralcio del piano nazionale di interventi nel settore idrico e del secondo stralcio per cui sono già stati stanziati 2 miliardi di euro tra il 2018 e il 2033;

          a valutare la possibilità di adottare iniziative per istituire uno strumento finanziario complementare a quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per la definizione di un piano per la realizzazione di piccoli invasi per la raccolte di acqua piovana, diffusi sul territorio, da destinare sia all'uso irriguo che al servizio antincendio;

          a promuovere campagne di sensibilizzazione volte a condividere in modo solidaristico e secondo principi di proporzionalità la necessitò di riduzione dei prelievi da aste fluviali e bacini da parte di tutti i soggetti derivatori;

          a promuovere l'attivazione di misure e progetti con la finalità di ampliare la capacità di depurazione e riutilizzo delle acque reflue;

          a valutare l'opportunità di adottare iniziative per potenziare, nell'ambito dei piani di bacino dei distretti idrografici, gli strumenti e le regole di esercizio volte ad assicurare l'equilibrio del bilancio idrico, garantendo un'equa riparazione della risorsa tra territori regionali contigui, con particolare attenzione per le deficienze idriche connesse ai periodi di siccità e scarsità della risorsa;

          a promuovere il potenziamento del Comitato di coordinamento nazionale degli osservatori e a valutare la possibilità di adottare iniziative per istituire un'Agenzia permanente dell'acqua che si occupi di coordinare tutte le politiche e gli investimenti relativi alla risorsa, coinvolgendo al suo interno le direzioni competenti dei Ministeri, in un'ottica di efficacia ed efficienza dell'utilizzo delle risorse economiche già stanziate o da stanziare di una migliore programmazione e realizzazione degli investimenti, in linea, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(7-00848) «Daga, Federico, Deiana, Di Lauro, D'Ippolito, Maraia, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Zolezzi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


      La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

          in data 21 aprile 2022 è stato approvato dal Consiglio dei ministri il regolamento «DM 71», ovvero Delibera sostitutiva dell'intesa della Conferenza Stato-regioni, relativa allo schema di decreto del Ministro della salute, recante «Modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale», necessario per l'attuazione della Missione 6 del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza);

          il DM 71 rappresenta un innovativo modello organizzativo per la rete di assistenza primaria, individua standard strutturali, tecnologici e organizzativi uniformi su tutto il territorio nazionale, promuove un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico;

          perno del nuovo sistema di assistenza territoriale sarà il Distretto Sanitario, al cui interno rivestirà un ruolo fondamentale la Casa della Comunità, che renderà concreta l'assistenza di prossimità per la popolazione di riferimento. Come delineato alla Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza tra i professionisti sanitari che opereranno all'interno delle Case della Comunità, rivestirà un ruolo strategico il cosiddetto «Infermiere di Famiglia e di Comunità», figura professionale di riferimento per assicurare l'assistenza infermieristica ai diversi livelli di complessità, operando in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità;

          secondo la definizione contenuta nel DM 71, l'infermiere «è referente della risposta ai bisogni assistenziali e di autocura, contempla tra le sue attività la prevenzione e la promozione della salute nella presa in carico del singolo e della sua rete relazionale, si relaziona con gli attori del processo ed è di supporto per l'assistito nelle diverse fasi della presa in carico»;

          seppur condivisibile, la definizione di infermiere che viene fornita non può considerarsi esaustiva del complesso ed articolato alveo di responsabilità afferente a questa figura professionale, specie nell'ambito di un contesto tanto delicato come quello dell'assistenza territoriale, che invece, almeno in via generale ed astratta, potrebbero essere richiamate;

          il provvedimento in parola prevede la presenza di un infermiere di famiglia e di comunità ogni 3000 abitanti, numero più alto di quello previsto dalla normativa vigente, ma ancora basso rispetto alle reali esigenze, che anche dal documento programmatico elaborato nel 2021 dal gruppo di lavoro Agenas/Ministero della salute, dovrebbe corrispondere ad un infermiere di famiglia ogni 2mila/2500 abitanti e non 3mila;

          tuttavia è da rilevare che, nonostante le disposizioni contenute nel decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, riguardo all'assunzione di 9600 infermieri di famiglia su tutti i territori italiani, ad oggi ne sono stati collocati poco meno del 20 per cento. Al riguardo si fa notare come gli investimenti previsti dalla Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza richiederanno, entro il 2026, la disponibilità di un numero aggiuntivo e significativo di infermieri che, secondo un'accurata indagine della rivista «Luoghi della Cura on line», è stimato in 30.485 unità, da inserire nelle diverse articolazioni dei servizi, quali gli Ospedali di Comunità e le Case di Comunità;

          inoltre, in un articolo recentemente pubblicato in rete dal sindacato dei medici Cimo, è stato evidenziato come l'aumento delle risorse da destinare nei prossimi anni al personale sanitario che opererà sul territorio non sarebbe sufficiente a coprire i costi previsti. Ebbene, nell'ultima legge di bilancio, per coprire i costi relativi al personale dipendente e convenzionato da assumere, è stata autorizzata, a valere sul finanziamento del Servizio sanitario nazionale, la spesa di 90,9 milioni di euro per l'anno 2022, di 150,1 milioni di euro per l'anno 2023, di 328,3 milioni di euro per l'anno 2024, di 591,5 milioni di euro per l'anno 2025 e di 1.015,3 milioni di euro a decorrere dall'anno 2026. Tuttavia, oltre agli infermieri, nelle strutture di comunità opereranno medici, altri professionisti sanitari, operatori socio sanitari, personale amministrativo e di supporto; appare evidente, dunque, quanto tali previsioni di spesa potrebbero risultare insufficienti, potendosi pertanto ipotizzare una implementazione delle risorse attraverso una rivalutazione del Fondo sanitario nazionale;

          pertanto, alla luce delle esigenze dettate dagli investimenti del Pnrr richiamati nello stesso provvedimento in parola, a fronte di appositi e adeguati stanziamenti economici, si rende necessario adottare in via rapida un concreto piano di assunzioni delle nuove figure infermieristiche che dovranno essere collocate, in maniera omogenea su tutti i territori, nei vari servizi di assistenza e in particolare migliorando anche le attuali condizioni di lavoro per incentivare tali figure professionali a lavorare nel sistema sanitario pubblico;

          il Consiglio di Stato in data 19 maggio 2022 ha reso il parere sullo schema di decreto in oggetto, nel quale rileva che, sia necessario prevedere un cronoprogramma in cui siano esplicitati gli step essenziali per l'attuazione della riforma e il progressivo raggiungimento degli obiettivi –:

          quali iniziative, anche di carattere normativo, il Governo intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di garantire un'adeguata copertura finanziaria per consentire il potenziamento del personale infermieristico necessario nei servizi di assistenza territoriale ed in particolare degli infermieri di famiglia e di comunità.
(2-01535) «Mammì».

Interrogazioni a risposta orale:


      VALLASCAS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nel corso del programma di approfondimento giornalistico di Rai3 «Mezz'ora in più», del 29 maggio 2022, il vicepresidente dell'Ispi (Istituto di studi di politica internazionale), Paolo Magri, ha formulato ulteriori considerazioni particolarmente negative circa le conseguenze che la guerra in Ucraina può determinare;

          in particolare, l'esperto di politica internazionale ha fatto riferimento alla crisi del grano, aggravata dal conflitto tra i due maggiori produttori ed esportatori al mondo, che potrebbe fare insorgere fenomeni quali la carestia nei Paesi più poveri con il conseguente sviluppo incontrollato di flussi migratori, fenomeno che, per quanto riguarda il bacino del Mediterraneo, interesserebbe maggiormente Italia, Spagna e Grecia, principali Paesi di approdo dei migranti economici;

          in particolare, il vicepresidente Ispi ha affermato che «C'è un'asimmetria delle conseguenze tra Italia ed Europa dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Gli Stati Uniti hanno soltanto 6 mila rifugiati ucraini, su un tetto potenziale stabilito a 100 mila persone. Ma cosa preoccupa Italia, Spagna e Grecia? Preoccupano molto le conseguenze della crisi del grano, perché potrebbe mettere in movimento flussi di migranti economici, di disperati che sfuggono dalla fame»;

          Magri ha anche esposto alcuni dati secondo i quali «Ci sono stime [...] di 4-500 mila persone che potrebbero migrare. Se questo avvenisse, non sarebbe più come i rifugiati ucraini che vanno soprattutto a Est e Nord, ma avremmo sbarchi dal sud del Mediterraneo, con il 50 per cento che viene in Italia, a vedere i dati degli ultimi due anni. Lo scorso anno circa 70 mila persone, nei primi mesi del 2022 circa 20 mila. È una preoccupazione che tocca soprattutto Spagna, Italia e Grecia, per ora sono proiezioni se la crisi del grano perdurasse, non è detto che si verifichi, ma questo è un elemento che fa spingere tutti a cercare una soluzione in tempi rapidi almeno per quel danno collaterale»;

          è il caso di osservare che la Stampa del 9 aprile 2022 ha riferito dell'allarme lanciato dalla Fao circa la minaccia di carestie a seguito della scarsità di grano e cereali, circostanza che ha determinato un rincaro generalizzato dei prodotti agricoli;

          in particolare, il quotidiano ha riferito che «Tredici milioni di persone, secondo la Fao, rischiano di ritrovarsi in mezzo a una carestia causata dall'invasione russa dell'Ucraina. È, almeno in parte, la conseguenza delle difficoltà che le Nazioni unite si trovano ad affrontare nella loro azione di contrasto alla povertà alimentare»;

          secondo il giornale «le forniture di cereali del World Food Program dell'Onu, destinate ogni giorno a 125 milioni di persone in quaranta Paesi africani e meno sviluppati, arrivano per il 50 per cento dall'Ucraina. E, al di là dei programmi delle Nazioni unite, i rincari sono inevitabilmente più difficili da sostenere» –:

          quali informazioni abbia il Governo in merito a una minaccia di carestia nei Paesi africani e meno sviluppati e al conseguente aumento incontrollato del fenomeno dei flussi migratori che investirebbe, quale principale approdo, in particolare modo il nostro Paese;

          se il Governo non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per promuovere un confronto a livello europeo, al fine di predisporre adeguate misure di cooperazione internazionale per contrastare la minaccia di carestia nei Paesi terzi e per prevenire flussi migratori incontrollati, anche attraverso una regolamentazione e un'equa distribuzione tra i Paesi dell'Unione europea;

          se il Governo non intenda opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per rafforzare il sistema di vigilanza e protezione delle coste italiane, al fine di contrastare il fenomeno dei flussi migratori dal nord Africa.
(3-03011)


      MENGA e ROMANIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          secondo le stime delle Nazioni unite il numero dei migranti internazionali, negli ultimi due decenni, è passato da 173 a 281 milioni, e il primo continente di destinazione è l'Europa con 23 milioni di migranti internazionali;

          la migrazione per lavoro in Europa ha avuto un aumento esponenziale causato dalle disparità economiche tra Paesi e dalla libertà di movimento all'interno dell'Unione Europea, con profonde conseguenze socio-economiche non solo per i Paesi di origine, ma anche per i Paesi di destinazione;

          nella quasi totalità dei casi la migrazione è il frutto di un «progetto familiare», vale a dire della volontà e necessità di ricongiungersi ai propri familiari già migranti o di assicurare migliori condizioni di vita a chi resta in patria, che tuttavia comporta l'inevitabile scompaginamento delle reti familiari trasformandole in famiglie transnazionali;

          il fenomeno delle famiglie transnazionali oggi assume proporzioni sempre più ampie a causa della facilità di spostamento degli individui, dei fenomeni di globalizzazione e dei processi migratori contemporanei; difatti, essere madri e padri ed essere migranti comporta un ripensamento profondo dei ruoli genitoriali tradizionalmente intesi;

          in particolare, l'emigrazione femminile, intercontinentale e intracontinentale, non solo incrementa la rete delle famiglie transnazionali, ma pone anche la questione della relazione di cura dei figli a distanza, poiché molte donne che emigrano lasciano i figli, talvolta molto piccoli, nel Paese d'origine per lavorare come domestiche o «badanti» prendendosi cura degli anziani;

          l'Assemblea parlamentare europea con la risoluzione 19 marzo 2021, n. 2366, ha manifestato una grande preoccupazione per l'impatto devastante che le migrazioni per motivi di lavoro hanno su bambini e adolescenti privati delle cure parentali, deplorando il comportamento di alcuni Paesi, sia di origine che di destinazione delle migrazioni, che tendono a tollerare un'eccessiva migrazione di manodopera per mere ragioni di economicità;

          i bambini sono spesso affidati a parenti e vicini e questo può portare all'abbandono scolastico, allo sviluppo di sindromi depressive, che a volte sfociano in suicidio, nonché all'esposizione dei minori a grave rischio di sfruttamento sessuale e/o lavorativo molto spesso proprio ad opera dei parenti che avrebbero dovuto prendersi cura di loro;

          la Commissione europea ha chiarito che «la raccomandazione del Consiglio che istituisce una garanzia europea per l'infanzia (2021/1004 del 14 giugno 2021) riconosce gli svantaggi specifici cui devono far fronte i minori lasciati in un altro Paese e raccomanda agli stati membri di adottare misure specifiche», mentre in risposta all'interrogazione E-000192/2022, a prima firma dell'europarlamentare Eleonora Evi, ha rimarcato il proprio impegno nella protezione dei minori a livello globale; spetta quindi agli Stati membri uniformarsi a tali dettami –:

          alla luce di quanto rappresentato in premessa, quali iniziative urgenti, necessarie ed opportune, intendano porre in essere al fine di adottare misure di welfare transnazionale che apportino una tutela specifica ed appropriata alle famiglie transnazionali ma soprattutto ai tanti minori che a causa della migrazione dei propri genitori sono privati delle cure e del sostegno cui ogni bambino ha diritto;

          se intendano adottare iniziative per istituire comitati e/o organismi di cooperazione internazionale con i Paesi di partenza dei migranti che giungono in Italia per lavorare, al fine di rendere più efficace e mirata ogni azione specifica di protezione sociale;

          se intendano adottare iniziative per rivedere la normativa riguardante il ricongiungimento familiare, abbassando i limiti di reddito previsti, atteso che il periodo pandemico ed il relativo blocco delle attività produttive non hanno consentito ai migranti di mantenere i livelli di reddito normativamente previsti, rendendo conseguentemente impossibile ottenere il ricongiungimento con i propri cari, con grave violazione del diritto fondamentale all'unità familiare.
(3-03014)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      VILLAROSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          Stromboli è un'isola di origine vulcanica che fa parte dell'arcipelago Eoliano e dal 2000 rientra tra i siti dichiarati come Patrimonio mondiale dell'Unesco in quanto insieme alle altre isole dell'arcipelago rappresentano una straordinaria testimonianza di nascita ed evoluzione di isole vulcaniche;

          in data mercoledì 25 maggio 2022, in mattinata, sull'isola è divampato un incendio che, alimentato dal forte vento di scirocco e spento purtroppo solo dopo oltre 24 ore, ha devastato l'isola bruciando decine di ettari di macchia mediterranea e danneggiando diversi edifici;

          Salvo Cocina, direttore generale della protezione civile siciliana, ha dichiarato che l'incendio «ha distrutto quasi la metà della vegetazione dell'isola»;

          con diverse ordinanze comunali veniva espressamente «vietata l'accensione di fuochi nelle giornate calde e particolarmente ventilate»;

          la procura di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, ha aperto un'inchiesta per accertare le cause dell'incendio;

          pare, in base ad alcune ricostruzioni e testimonianze, che l'incendio possa essere divampato dal set di una fiction prodotta dalla società «11 marzo» per la Rai, fiction avente per tema proprio il lavoro svolto dalla protezione civile; risulta da diversi articoli di stampa che si stesse proprio registrando una puntata della serie dedicata all'attività degli operatori della protezione civile su un'isola vulcanica proprio mentre questi avrebbero dovuto domare un incendio;

          in una nota del 26 maggio 2022 la produzione della serie su menzionata dichiarava che «Tutti i necessari permessi ed autorizzazioni erano stati richiesti ed acquisiti e la realizzazione di ogni scena era stata affidata a professionisti di sicura esperienza e competenza. Si aggiunge, inoltre, che la produzione, pur in assenza di alcun obbligo in tal senso, aveva richiesto ed ottenuto la presenza ed il supporto dei vigili del fuoco»;

          il comando generale dei vigili del fuoco, ha specificato in una nota «che il personale inviato per la relativa assistenza non era sul luogo delle riprese in quanto non era ancora stato dato il nulla osta all'inizio delle attività. Pertanto, ogni operazione eventualmente eseguita, sulla quale sono in corso accertamenti, non era autorizzata in assenza della squadra dei vigili del fuoco»;

          Marco Giorgianni, sindaco di Lipari, invece, dichiara alla stampa di non aver mai approvato alcuna autorizzazione e negli ultimi giorni ha deciso di deliberare la richiesta dello stato d'emergenza e di calamità naturale e di presentare un esposto alla magistratura –:

          se il Governo, alla luce di quanto accaduto, intenda avviare iniziative, per quanto di competenza, per accertare le cause del disastro avvenuto sull'isola di Stromboli e per un rapido risarcimento e risanamento dei danni ambientali ed economici subiti dall'isola e dai suoi cittadini.
(5-08208)


      SURIANO, EHM e MASSIMO ENRICO BARONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          durante questi due anni di pandemia i taxisti hanno dimostrato quanto sia importante anche per gli enti locali la loro funzione, garantendo con sacrifici economici, ma anche in termini di salute, il servizio pubblico;

          recenti iniziative normative del Governo sono orientate a favorire uno stravolgimento della natura territoriale del servizio a giudizio dell'interrogante «regalando», con la nuova conformazione, profitti alle multinazionali del trasporto, e penalizzando viceversa i lavoratori e l'utenza che si rivolge a questo servizio essenziale, così come definito dalla legge 12 giugno 1990, n. 146;

          l'agenzia Ansa il 31 maggio fa riferimento alla possibilità che il Presidente del Consiglio Mario Draghi abbia incontrato il Ceo Mondiale di Uber, Dara Khosrowshahi;

          negli ultimi tempi, le rappresentanze sindacali dei taxisti avrebbero inoltrato ripetutamente, senza successo, richieste d'incontro presso la Presidenza del Consiglio e hanno indetto uno sciopero nazionale che si è svolto il 24 novembre 2021, con una partecipazione del 90 per cento dei lavoratori (dati ufficiali);

          la legge quadro per il trasporto n. 21 del 1992, aggiornata e modificata ulteriormente dal decreto-legge n. 135 del 2018 convertito dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, pone, fin dall'articolo 1, l'accento sull'importanza della funzione complementare e integrativa svolta dai taxi in sinergia con il trasporto pubblico di linea;

          Uber, così come altre multinazionali del trasporto, sono oggetto di inchieste a livello internazionale soprattutto per il trattamento dei lavoratori. A Ginevra, ad esempio, si è proceduto all'interruzione del servizio di trasporto di Uber dopo che il Tribunale federale ha stabilito che la multinazionale americana deve assumere autisti e fattorini, versando contributi previdenziali e garantendo loro un'assicurazione. Tale sentenza potrebbe essere estesa a breve a tutta la Svizzera e potrebbe portare alla chiusura del servizio in tutta Europa in modo da tutelare i lavoratori;

          a febbraio 2019 è stato avviato l'iter, mai concluso, che prevede l'emanazione dei decreti attuativi legati alla precedente riforma del trasporto pubblico non di linea per un Registro elettronico nazionale (Ren), un foglio elettronico di servizio e una regolamentazione delle «app» –:

          se il Presidente del Consiglio abbia effettivamente incontrato il Ceo di Uber e in tal caso, quale sia stato l'oggetto di tale incontro;

          quali siano gli obiettivi del Governo e se intenda adottare iniziative per tutelare i lavoratori del servizio pubblico non di linea, senza avvantaggiare le multinazionali e i privati;

          se si intendano accelerare le tempistiche per la stesura dei decreti attuativi di cui in premessa nel più breve tempo possibile.
(5-08229)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FIORAMONTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la pandemia da COVID-19 che dal 7 marzo del 2020 ha stravolto il nostro Paese, ma soprattutto il regolare svolgimento della didattica nel mondo della scuola, e ha fatto emergere con ancora più forza l'inadeguatezza e la fragilità dei nostri istituti nel fronteggiare situazioni di emergenza come quella pandemica, senza dimenticare i ritardi accumulati nell'adeguamento dei plessi scolastici nella dotazione di strumentazioni tecnologiche d'avanguardia, fino al risanamento degli istituti dalla presenza di amianto per contrastare l'insorgere di patologie dannose per la salute della comunità scolastica;

          lo stato di salute delle infrastrutture scolastiche continua, dunque, a registrare un forte ritardo soprattutto nella possibilità di dotarsi di sistemi di ventilazione, che come dimostrato da numerosi studi, possono diminuire sensibilmente l'insorgere di malattie respiratorie all'interno degli ambienti scolastici ed essere un efficace strumento di contrasto alla diffusione del COVID-19;

          inoltre, con l'approvazione della legge del 18 febbraio 2022, n. 11 – conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 dicembre 2021, n. 221, recante proroga dello stato di emergenza nazionale e ulteriori misure per il contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19 – il Parlamento, con un emendamento, ha inserito tra le misure per il contenimento della diffusione dell'epidemia una disposizione ad hoc, secondo la quale entro trenta giorni, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, devono essere definite le linee guida sulle specifiche tecniche in merito all'adozione di dispositivi mobili di purificazione e impianti fissi di aerazione;

          la misura così disposta non solo disciplina la redazione delle linee guida entro il 20 marzo 2022 da parte del Ministero della salute per l'adozione dei dispositivi a ventilazione meccanica, ma consente anche l'utilizzo dei 350 milioni di euro stanziati all'articolo 13-bis del decreto-legge 25 maggio n. 73 del 2021 per l'installazione di sistemi di ventilazione nelle scuole;

          visti i 119 milioni di euro disposti tra il 2020 e il 2021 per l'acquisto di 434 mila banchi a rotelle, insieme all'ulteriore incremento dei fondi di 6 milioni per il 2021 nel decreto «Sostegni-bis» per le scuole che necessitavano di completare l'acquisizione degli arredi scolastici, sarebbe stato più opportuno destinare tali risorse all'acquisto della strumentazione per la ventilazione meccanica, il cui impatto sulla riduzione dei contagi sarebbe stato maggiore rispetto ad azioni volte esclusivamente al rinnovo dell'arredo scolastico. Inoltre, i sistemi di ventilazione meccanica, forzando il ricambio dell'aria indoor, contribuiscono in maniera significativa al risparmio energetico degli edifici grazie al recupero fino al 90 per cento dell'energia termica –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerare l'adozione delle linee guida, attese per il 20 marzo 2022, per l'adozione negli istituti scolastici di sistemi di ventilazione al fine di contrastare efficacemente l'emergere di patologie respiratorie e attutire il ritorno dei contagi da COVID-19, garantendo un regolare svolgimento della didattica in un regime di sicurezza.
(4-12271)


      LONGO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          lo statuto della Federazione italiana giuoco calcio (Figc) impone a tutti i tesserati, le società affiliate e tutti i soggetti, organismi e loro componenti, che svolgono attività di carattere agonistico, tecnico, organizzativo, decisionale o comunque rilevanti per l'ordinamento federale di accettare la piena e definitiva efficacia dei provvedimenti della giustizia sportiva;

          tali norme hanno efficacia anche per gli arbitri, siano essi impiegati sui terreni di gioco ovvero svolgano incarichi dirigenziali;

          i signori Niccolò Baroni e Daniele Minelli, attualmente inquadrati come arbitri in Serie A e B dall'Associazione italiana arbitri della Figc (d'ora in poi Aia), sono stati dismessi dall'organico della Can per motivi tecnici al termine della stagione 2019/2020 e tale provvedimento è stato accertato legittimo e corretto dal Tribunale federale Figc (decisioni n. 53/2020 e n. 54/2020), confermato dalla Corte federale d'appello (decisione n. 76/2021) e divenuto definitivo per effetto delle decisioni di data 6 maggio 2021 del Collegio di garanzia dello sport del Coni;

          a giudizio dell'interrogante in violazione di tali pronunce, l'Aia, con delibera n. 8 di data 3 luglio 2021, avrebbe disposto la reintegra nei ruoli dei predetti arbitri, senza che vi sia mai stata alcuna pronuncia giudiziale contraria a quella oggetto dei provvedimenti definitivi di dismissione;

          inoltre, i signori Alessandro Costanzo, Alessandro Giallatini, Matteo Passeri e Mauro Vivenzi, attualmente inquadrati dall'Aia come assistenti arbitrali, continuano a svolgere la propria attività nei campionati di competenza della Commissione arbitri nazionale per la Serie A e B, nonostante il Tribunale federale della Figc prima (decisione n. 28/2021) e la Corte federale d'appello poi (decisione n. 78/2021) abbiano accertato che non vi è alcuna norma che consenta la loro conferma nell'organico degli assistenti di Serie A e B nella corrente stagione sportiva;

          la fondatezza di tale statuizione pare essere ulteriormente confermata dal mancato ricorso al Collegio di garanzia del Coni da parte dell'Aia;

          nei massimi campionati di serie A e B della Figc, nella corrente stagione sportiva 2021/2022, sarebbero quindi impiegati con regolarità due arbitri e quattro assistenti arbitrali privi di un valido titolo che li abiliti a svolgere tale attività, operando di fatto in violazione delle pronunce della giustizia sportiva;

          a giudizio dell'interrogante, l'impiego di arbitri e assistenti arbitrali non qualificati, vanificando le pronunce dei competenti organi, mina inevitabilmente la credibilità delle istituzioni sportive e mette in evidenza una situazione di sostanziale inadeguatezza e inefficacia della giustizia sportiva che genera incertezza anche sul piano della regolarità di gare e competizioni –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

          se i rimborsi e le indennità percepiti per l'attività arbitrale di cui in premessa vengano erogati a fronte di finanziamenti pubblici e, in caso affermativo, se il Governo intenda adottare iniziative di competenza al fine di assicurare un corretto e trasparente utilizzo delle risorse assegnate;

          se il Governo intenda adottare iniziative normative in materia di giustizia sportiva a fronte delle anomalie descritte in premessa che rischiano di minare la credibilità delle istituzioni interessate e dell'intero movimento calcistico, generando, tra l'altro, situazioni di caos e incertezza in un settore che ha anche una particolare valenza sociale.
(4-12307)


      CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 dicembre 2021 è stato approvato il decreto recante «Programmazione flussi di ingresso dei lavoratori non comunitari per lavoro stagionale e non stagionale per l'anno 2021», prevedendo 69.700 unità ripartite in 27.700 per il lavoro subordinata non stagionale (di cui 4.400 conversioni da stagionale a non stagionale) di cittadini extracomunitari e 42.000 unità per lavoro subordinato stagionale per i lavoratori provenienti dai Paesi indicati nell'allegato del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

          a seguito della pubblicazione del decreto, è prevista la trasmissione delle istanze a partire dal 27 gennaio 2022 per le conversioni da lavoro stagionale a non stagionale e dal 1° febbraio 2022 per le domande di flusso stagionale;

          con circolare del 9 febbraio 2022, il Ministero del lavoro ha disposto la ripartizione territoriale delle quote del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, assegnando alla provincia di Cuneo 117 quote di conversione da stagionale in non stagionale, 1450 quote stagionali, di cui 850 assegnate alle associazioni di categoria agricole;

          per la sola provincia di Cuneo sono state presentate 1600 domande per quote stagionali, con un'eccedenza di 150 domande fuori quota;

          sul punto, il Ministero dell'interno, con circolare n. 2433 del 15 marzo 2022, ha comunicato che il programma informatico dei flussi non sarà operativo dal 22 aprile al 10 maggio 2022 per consentirne l'aggiornamento;

          a partire dalla data di sospensione del programma, tuttavia, questo non è mai tornato in funzione, con la conseguenza che le pratiche non sono mai state lavorate, con conseguente accumulo di ritardi burocratici;

          stante l'importanza delle produzioni agroalimentari ed ortofrutticole in tutta Italia e nella provincia di Cuneo, il fenomeno acquisisce ulteriore gravità, in quanto al momento del fermo del programma di gestione dei flussi erano stati rilasciati circa 70 nulla osta regionali e unicamente mediante il meccanismo del silenzio-assenso, dunque in relazione a lavoratori che hanno già fatto ingresso almeno una volta per lo stesso datore di lavoro;

          dopo le gelate della stagione frutticola 2021, la stagione 2022 rappresenta un importante volano per il rilancio delle produzioni a livello territoriale, ma le complessità legate all'applicazione del decreto flussi creano il rischio concreto che le aziende non dispongano della manodopera per raccogliere e processare la frutta prodotta, con ulteriori costi e sprechi a danno del comparto;

          tra le varie criticità presenti, si riporta come i Durc messi a disposizione dallo sportello unico per l'immigrazione nel febbraio 2022 potrebbero già essere scaduti, in quanto hanno validità di 120 giorni dal rilascio, con ulteriori lungaggini a carico di tutta la procedura –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano intraprendere per:

              a) sbloccare in modo definitivo la procedura di assorbimento e attuazione delle quote di lavoratori di cui al «decreto flussi» come delineato in premessa, con particolare riferimento per le quote destinate al lavoro stagionale agricolo, facendo anche salve le istanze presentate alla sospensione del programma flussi;

              b) ove necessario, disporre proroghe o deroghe riguardo alla validità dei Durc in modo da garantire in ogni caso l'effettiva elaborazione delle istanze;

              c) riformare la procedura di implementazione del «decreto flussi», andando a sopperire alle criticità evidenziate in premessa con procedimenti maggiormente olistici.
(4-12319)


      CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          come emerso a mezzo stampa in base ad analisi sull'andamento della misura «Superbonus 110 per cento», a oggi ci sono circa 5 miliardi di euro di crediti edilizi non accettati dalle banche con un impatto, dal lato delle imprese, equivalente a circa 2,6 miliardi di euro di crediti fiscali anticipati tramite lo sconto in fattura, senza poi riuscire ad incassare i proventi dalle cessioni, con la conseguenza che oltre 33.000 aziende edili artigiane sono sull'orlo del fallimento, con la potenziale perdita di oltre 150.000 posti di lavoro nel settore delle costruzioni;

          tale scenario è il risultato delle continue restrizioni applicate al Superbonus 110 per cento in numerosi, incomprensibili e successivi interventi di modifica da parte del Governo e della maggioranza a questo sottesa;

          dal 19 maggio 2020 a oggi, sono intervenute infatti oltre 13 modifiche normative della misura, che hanno portato a un costante, incomprensibile e contraddittorio mutamento delle regole dell'incentivo, creando forti disagi per cittadini, imprese e amministratori locali;

          le recenti modifiche normative, infatti, hanno portato a un contenimento del meccanismo di cessione del credito, dando luogo a una situazione di incertezza che ha portato gli stessi istituti di credito a interrompere la gestione dei crediti accumulati;

          oltre 60.000 aziende, infatti, sono colme di crediti, ma prive di liquidità, al punto che quasi una impresa su due è in costante ritardo nel pagare i fornitori, una su tre non riesce a pagare le imposte e una su cinque neanche gli stipendi dei dipendenti;

          analizzando i flussi di credito, le piccole attività con fatturato fino a 150.000 euro hanno in media circa 57.000 euro di crediti bloccati, una attività di dimensioni più grandi, con fatturato attorno ai 750.000 euro ha invece, in media, un ammontare di crediti bloccati pari a 200.000 euro;

          stante l'attuale scenario e il continuo mutamento della normativa in materia, gli istituti di credito sono restii allo sbloccare l'assorbimento e gestione dei crediti, almeno sino alla completa conversione in legge della decretazione di urgenza, che richiedono oltre un mese di iter per una effettiva attuazione –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire la tenuta delle attività afferenti al settore dell'edilizia per la gestione dei crediti derivanti dal Superbonus 110 per cento, e in particolar modo per sbloccare la cessione dei crediti di cui in premessa, a garanzia della tenuta dell'indotto economico derivante dall'edilizia, anche tramite iniziative che permettano l'assorbimento dei crediti mediante strutture a partecipazione o controllo statale.
(4-12320)


      VITO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          l'Ambasciata russa a Roma ha sostenuto di avere assistito il senatore Salvini ed il suo staff in un programmato viaggio a Mosca e di aver acquistato i relativi biglietti aerei (il viaggio poi non si è svolto e la relativa spesa sostenuta restituita);

          nei confronti della Russia e dei viaggi in Russia sono in vigore sanzioni europee, recepite anche dal nostro Paese –:

          quali siano le valutazioni di propria competenza rispetto ai gravi fatti esposti in premessa.
(4-12332)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          come conseguenza del referendum tenutosi il 23 giugno 2016, in cui il 52 per cento degli elettori si è espresso favorevolmente, il Regno Unito ha avviato i negoziati di recesso e il 31 dicembre 2020 è uscito formalmente dall'Unione europea;

          il Governo britannico, in seguito alla Brexit, ha stabilito che a partire dal 1° ottobre 2021 tutti i cittadini europei sarebbero potuti entrare nel Regno Unito solo se in possesso di un passaporto biometrico in corso di validità, non essendo più conforme la sola carta di identità;

          dalle testimonianze di alcuni passeggeri provenienti dall'Italia e da altri Paesi europei, si apprende che gli assistenti di terra di compagnie aeree low cost chiedono sempre più spesso di esibire ai gate un secondo documento di identità oltre al passaporto, specie se si tratta di voli diretti verso il Regno Unito;

          nessuna normativa vigente prevede un obbligo di doppio controllo di identità, tale modo di procedere appare invece una delle conseguenze della Brexit;

          il Governo britannico – secondo quando riportato dal portavoce del ministero dell'interno britannico – non ha dato disposizioni in tale direzione alle compagnie aeree low cost; il motivo di tali controlli preventivi e casuali sembra piuttosto dovuto al fatto che in caso di respingimento alla frontiera britannica le suddette compagnie, oltre a pagare una multa, devono rimpatriare i passeggeri a loro spese;

          l'esercizio di tale arbitrarietà da parte delle compagnie aeree rischia di dare adito a fenomeni discriminatori e rende necessario un chiarimento da parte del Governo britannico sulle numerose vicende verificatesi nei confronti dei cittadini europei –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per verificare l'assenza di condotte discriminatorie da parte delle compagnie aeree e, in caso di loro sussistenza, quali siano le iniziative che intende approntare per assicurarne l'immediata interruzione.
(5-08203)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), prima azienda al mondo nel settore dei semiconduttori utilizzati per telefoni cellulari di ultima generazione, computer, veicoli e interi comparti industriali, rischia di essere nazionalizzata dal Governo di Pechino, secondo quanto riportato dal capo economista del Centro cinese per gli scambi economici internazionali Chen Wenling;

          le preoccupanti affermazioni di Wenling giungono dopo la volontà espressa dal colosso taiwanese di aprire uno stabilimento in Europa, nello specifico in Italia o in Germania, a cui sono seguiti colloqui preliminari con i rispettivi Governi;

          il progetto sopracitato, con un investimento di circa 10 miliardi di euro, comporterebbe, secondo le stime, la creazione dai 3 ai 5 mila posti di lavoro diretti, senza tener conto dell'indotto che coinvolgerà migliaia di operatori esterni. Un programma analogo a quello avviato nel 2021 in Arizona, dove, con un investimento di 12 miliardi, la Tsmc intende edificare un nuovo centro di produzione entro il 2024, dimostrando l'interesse del Governo taiwanese a investire in quei Paesi occidentali affini per ideali democratici, secondo la pratica, coniata dal Segretario del tesoro statunitense Janet Yellen, del friend-shoring;

          tuttavia, l'espansione verso i Paesi occidentali portato avanti da Tsmc ha provocato l'irritazione di Pechino, il cui capo economista Chen Wenling, come accennato, ha affermato che si renderà necessaria, ai fini della tutela della propria produzione, la nazionalizzazione della multinazionale nel caso in cui l'Occidente, così come avvenuto nei confronti della Russia, intenda imporre sanzioni economiche verso la Cina;

          già nel 2015, al fine di accelerare la produzione dei semiconduttori, definita come assoluta priorità per il futuro del Paese, il Primo Ministro Li Keqiang ha varato il piano strategico nazionale «Made in China 2025», con cui si stabiliva l'obiettivo di produrre, entro il 2025, il 70 per cento dei microchip utilizzati e la cui realizzazione si è resa difficoltosa per le già presenti sanzioni adottate dall'amministrazione Trump negli anni passati e riconfermate dal Governo Biden;

          le ultime affermazioni di Wenling, quindi, appaiono assolutamente pretestuose e assumono, piuttosto, le sembianze di un'ulteriore minaccia espansionistica del Governo comunista di Pechino nei confronti del Taiwan;

          va tenuto conto, infine, che il controllo cinese della multinazionale in questione, nel caso in cui venissero attuate le misure annunciate dal capo economista cinese, rappresenterebbe un pericoloso tentativo di penetrazione nelle economie occidentali in un settore di assoluto valore strategico, rendendo questi Paesi, tra cui l'Italia, oltremodo vulnerabili a possibili ritorsioni messe in atto dal Governo comunista della Cina –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di garantire le forniture dei semiconduttori e tutelare la filiera produttiva dei prodotti tecnologici nel caso in cui la Cina proceda con la nazionalizzazione della Tsmc;

          quali iniziative intenda adottare il Governo nei confronti della Cina nel caso in cui quest'ultima dovesse adottare misure lesive dell'autonomia del Taiwan.
(5-08226)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          è pervenuta all'attenzione dell'interrogante una vicenda gravemente lesiva dei diritti degli italiani residenti all'estero;

          a molti dei nostri connazionali fuori dalla Penisola, infatti, non risulta essere pervenuto l'insieme dei plichi utili ai fini del voto del referendum sulla giustizia del 12 giugno 2022, lamentando di non poter così esprimere il proprio diritto di voto sancito dal comma 3 dell'articolo 48 della Costituzione;

          la mancata copertura nella distribuzione del materiale elettorale risulta essere particolarmente consistente in questa tornata elettorale, a cui sono seguite numerose lamentele da parte dei cittadini italiani di tutte le nazioni;

          si è registrata, inoltre, un'anomala mancanza di copertura mediatica circa la tornata referendaria, comportando la quasi totale disinformazione degli italiani all'estero sulla stessa;

          nonostante numerose segnalazioni operate da diversi consiglieri presenti nel Consiglio generale degli italiani all'estero, non si comprendono le motivazioni di questa mancata pubblicizzazione, ponendo più che ragionevoli dubbi circa l'esistenza di reali problematiche di natura esclusivamente burocratica e amministrativa o di semplice disaffezione nei confronti della politica e che non vi sia stata, piuttosto, l'intenzionalità di limitare la partecipazione al voto;

          giova ricordare i commi 2 e 3 dell'articolo 12 della legge istitutiva del diritto di voto degli italiani all'estero, legge 27 dicembre 2001, n. 459, i quali recitano rispettivamente «sulla base delle istruzioni fornite dal Ministero degli affari esteri, le rappresentanze diplomatiche e consolari preposte a tale fine dallo stesso Ministero provvedono alla stampa del materiale elettorale da inserire nel plico di cui al comma 3 e per i casi di cui al comma 5» e «non oltre diciotto giorni prima della data stabilita per le votazioni in Italia, gli uffici consolari inviano agli elettori che non hanno esercitato l'opzione di cui all'articolo 1, comma 3, il plico contenente il certificato elettorale, la scheda elettorale e la relativa busta ed una busta affrancata recante l'indirizzo dell'ufficio consolare competente; il plico contiene, altresì, un foglio con le indicazioni delle modalità per l'espressione del voto, il testo della presente legge e le liste dei candidati nella ripartizione di appartenenza di cui all'articolo 6»;

          il mancato ottemperamento a questi obblighi di legge si è tradotto, quindi, in una grave mancanza dello Stato il quale, ad avviso dell'interrogante, ha impedito l'esercizio di un diritto inalienabile di molti nostri connazionali residenti all'estero, trattandoli, di fatto, come cittadini di seconda categoria –:

          quale siano le motivazioni poste alla base del ritardo nella consegna dei plichi contenenti il materiale elettorale agli italiani residenti all'estero;

          quale siano le motivazioni poste alla base della scarsa pubblicità delle votazioni referendarie nei confronti degli italiani residenti all'estero.
(5-08227)


      QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          è stata pubblicata recentemente una inchiesta giornalistica internazionale denominata «Xinjiang Police Files», che, attingendo da migliaia di documenti della polizia cinese della regione dello Xinjiang che sono stati consegnati ad una fonte, descrive l'organizzazione dei cosiddetti «centri di rieducazione e formazione», dove sono detenuti migliaia di uiguri, la minoranza cinese turcofona prevalentemente musulmana;

          i documenti, pubblicati in Italia dall'Espresso, vanno dal 2000 al 2018 e sono estratti dagli archivi informatici delle forze di sicurezza di due prefetture della regione autonoma dello Xinjiang: Konasheher e Tekes. Dagli stessi documenti è possibile, secondo l'inchiesta, evincere l'arbitrarietà dei motivi dell'arresto, che molto spesso si basano su vaghi riferimenti all'appartenenza religiosa. Inoltre, la maggior parte dei documenti contiene informazioni sulla struttura dei campi, sull'apparato di sicurezza al loro interno, e sulle modalità della detenzione degli internati o della loro cosiddetta «trasformazione educativa», ed è palese come le strutture siano vere e proprie strutture carcerarie di massima sicurezza sorvegliate da forze militarizzate «in palese contrasto con le foto diffuse finora dalla propaganda di regime», dice L'Espresso;

          stando agli Xinjiang Police Files di cui i giornali sono entrati in possesso, sarebbero almeno diecimila le persone, che sono state schedate come pericolose o arrestate utilizzando un programma informatico di sorveglianza di massa che riuscirebbe a prevedere, in base a una serie di parametri, le attività illecite future delle persone;

          i giornalisti che hanno collaborato all'inchiesta hanno inviato una serie di domande alle autorità cinesi chiedendo ad esempio quanti centri siano ancora aperti o se sia ancora valido l'ordine di «sparare per uccidere». Il Governo cinese ha risposto ribadendo che «i problemi dello Xinjiang riguardano, in sostanza, la lotta al terrorismo, alla radicalizzazione e al separatismo, non i diritti umani o la religione». Si dice poi che lo Xinjiang da diversi anni «non ha più assistito ad alcun caso di violenza terroristica», e che sulla questione sono state diffuse molte notizie false. Difatti, il Governo cinese ha sempre negato la repressione sistematica contro gli uiguri, giustificandola come una campagna antiterroristica e negando l'esistenza stessa di programmi di detenzione di massa;

          nel 2016, il Ministero dell'interno italiano ha formalizzato un accordo di cooperazione internazionale con le Forze di polizia della Repubblica Popolare Cinese, frutto dell'attuazione del Memorandum d'intesa per l'esecuzione dei pattugliamenti congiunti di polizia siglato a L'Aja, il 24 settembre 2015, fra il Ministero dell'interno italiano e il corrispondente dicastero della Repubblica popolare cinese. Si tratta di una cooperazione per l'esecuzione di pattugliamenti congiunti di polizia nell'ambito della lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata internazionale, al traffico di migranti e alla tratta di esseri umani;

          i pattugliamenti congiunti si sono svolti annualmente dal 2016 al 2019, con una interruzione dovuta presumibilmente dalla pandemia. Inoltre, nel 2017, il Ministero dell'interno italiano e quello cinese hanno firmato un protocollo di cooperazione per la pubblica sicurezza cinese, mirando all'intensificare le relazioni tra gli organismi preposti alla sicurezza pubblica, per rafforzare la collaborazione bilaterale in tutti gli aspetti della sicurezza: investigativo, formativo, di tutela della presenza regolare cinese e della lotta al terrorismo;

          va tenuto conto di quanto svelato circa le pratiche di repressione quotidiane che attua la «pubblica» sicurezza cinese nei confronti degli uiguri detenuti nei campi di detenzione –:

          se il Governo non ritenga di rivedere gli accordi sottoscritti con la Repubblica cinese in materia di cooperazione per la pubblica sicurezza;

          se il Governo voglia condannare ufficialmente quanto accade nei campi di detenzione nella Repubblica cinese oggetto dell'inchiesta giornalistica.
(5-08230)

Interrogazioni a risposta scritta:


      FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          in Canada vivono circa 143 mila cittadini italiani iscritti all'Aire, un numero destinato a salire viste le capacità attrattive – soprattutto verso i giovani italiani – di un Paese che vanta uno tra i più alti livelli di qualità della vita, un ecosistema economico innovativo e dinamico che per il 2022 prevede di accogliere ben 420.000 immigrati, il numero più alto degli ultimi anni;

          gli italiani che stabiliscono la propria residenza in Canada spesso possiedono già una patente di guida italiana in corso di validità, con la quale è consentito guidare per un periodo di tempo che varia a seconda della provincia o del territorio. Successivamente a tale periodo è necessario munirsi di patente canadese ottenuta a seguito di esame, con procedure e percorsi differenziati a seconda della provincia o del territorio, che hanno competenze esclusive in materia;

          si verifica di frequente che le autorità locali richiedano ai titolari di patenti estere informazioni o attestati comprovanti gli anni di esperienza di guida che consentono di accelerare il processo di acquisizione della patente di guida canadese;

          gli italiani residenti in Canada che intendano usufruire di tali agevolazioni sono tenuti a fornire l'attestato di validità della patente di guida rilasciato dall'Autorità centrale italiana o dagli uffici della Motorizzazione civile. L'attestato contiene alcune informazioni sulla patente, quali i dati anagrafici del titolare, le categorie possedute, le eventuali prescrizioni (ad esempio obbligo lenti, protesi acustiche e altro), la scadenza, la data del primo conseguimento, l'eventuale derivazione da conversione di altra patente estera e gli eventuali provvedimenti restrittivi emessi;

          il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili italiano ha segnalato che le rappresentanze diplomatico-consolari non possono procedere a rilasciare alcuna attestazione, in quanto competenti in tal senso sono esclusivamente l'Autorità centrale italiana o gli uffici della Motorizzazione civile;

          inoltre, il citato Ministero ha sottolineato come la procedura per il rilascio dell'attestato si attui esclusivamente quando è l'utente a rivolgersi agli uffici della Motorizzazione civile; pertanto, non è possibile rilasciare alcuna certificazione ai consolati, che spesso fanno da tramite nelle procedure di conversione delle patenti italiane all'estero. In tale situazione, gli uffici consolari sono abilitati solo a fornire informazioni;

          pertanto, il connazionale titolare della patente di guida dovrà, al fine di ottenere il richiesto attestato, presentare, direttamente o per il tramite di un proprio delegato o di un'agenzia di pratiche auto, apposita istanza presso i predetti uffici corredata della documentazione attestante il versamento dell'imposta di bollo e dei diritti previsti da disposizioni di legge vigenti;

          l'attestato rilasciato dalla Motorizzazione per avere validità sul territorio canadese dovrà, successivamente, essere legalizzato dalla prefettura competente e poi dall'ambasciata canadese in Italia. Il documento una volta legalizzato dovrà essere tradotto in inglese da traduttori abilitati;

          queste disposizioni creano, indubbiamente, parecchi disagi ai nostri connazionali che devono richiedere tale documento; disagi che paiono incomprensibili soprattutto se si considerano le grandi opportunità che sono offerte dalla transizione digitale e dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione e sarebbero superabili autorizzando i consolati a rilasciare l'attestato di validità della patente di guida italiana ai connazionali che ne fanno richiesta –:

          se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per risolvere i disagi dei connazionali che vivono in Canada e che devono produrre l'attestato di validità della patente di guida italiana, autorizzando i consolati a rilasciare tale documento.
(4-12275)


      UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

          la Casa d'Italia di Zurigo è un edificio storico inaugurato nel 1932 e poi ampliato nei 1938, situato presso Erismannstrasse, nel centro di Zurigo. Lo stabile viene considerato dai nostri connazionali come «Testimonianza dell'importanza degli immigrati italiani» perché era stato destinato fin dalla sua fondazione come centro culturale e sociale degli italiani di Zurigo e dintorni;

          l'immobile ospita oltre 200 studenti della Scuola dell'infanzia e della scuola primaria offrendo un percorso scolastico bilingue e bi-culturale in italiano e in tedesco, riconosciuto dal Ministero dell'istruzione del Cantone di Zurigo;

          la Casa d'Italia di Zurigo da decenni accoglie moltissimi italiani che svolgono attività ricreative e di associazionismo che hanno fatto la storia dell'emigrazione italiana in Svizzera e nel Mondo, diventando nel tempo un fondamentale centro di ritrovo della comunità degli italiani nella Circoscrizione Consolare di Zurigo;

          l'agenzia Askanews del 17 gennaio 2019 ha riportato che la Casa d'Italia di Zurigo è stata chiusa nel luglio 2017 a causa dell'inizio dei lavori di ristrutturazione decisa dal Ministero degli esteri in vista del futuro trasferimento nell'immobile demaniale della sede del Consolato Generale di Zurigo entro aprile del 2021;

          i lavori di ristrutturazione della Casa d'Italia non sono ancora terminati provocando non pochi disagi alla comunità degli italiani in Svizzera che sta risentendo della prolungata chiusura dello stabile –:

          quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato affinché vengano completati i lavori di ristrutturazione al più presto, vista l'importanza dell'edificio non solo dal punto di vista storico, ma anche per al sua fondamentale funzione di centro d'incontro della comunità degli italiani nella circoscrizione consolare di Zurigo.
(4-12288)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FERRI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          con atto di citazione in data 15 marzo 2021, il Ministero della cultura ha convenuto, innanzi al Tribunale di Firenze, Studi d'Arte – Cave Michelangelo s.r.l. (Sacm) e Brioni s.p.a. al fine di ottenere, previa emissione, nei confronti della prima società, di un ordine in via cautelare di rimuovere le immagini riproducenti il David di Michelangelo o parti di esso nell'ambito dei siti internet di quest'ultima, la condanna al risarcimento del danno all'immagine, nelle componenti patrimoniali e non patrimoniali, per l'uso abusivo dell'immagine del David di Michelangelo, ovvero, in subordine, la condanna alla corresponsione dei vantaggi abusivamente ottenuti a titolo di arricchimento senza causa;

          con ordinanza in data 11 aprile 2022, il Tribunale di Firenze, in accoglimento del reclamo cautelare proposto dal Ministero della cultura, ha inibito a Studi d'Arte – Cave Michelangelo s.r.l. l'utilizzo a fini commerciali dell'immagine del David in qualsiasi forma, anche informatica ed ha ordinato la rimozione delle immagini riproducenti il David o parti di esso all'interno dei propri siti internet;

          il Ministero pretende, inoltre, che sia inibito l'uso della statua in marmo del David realizzata da Sacm nel 2002 e custodita nei propri capannoni, la quale è utilizzata per scopi didattici e culturali, prendendo le mosse dalla ritenuta configurabilità di un diritto all'immagine in relazione sul bene culturale;

          ad avviso dell'interrogante, oltre a non essere ipotizzabile, sul piano logico-giuridico, un diritto all'immagine di un bene, seppure di rilievo culturale, trattandosi di un diritto riferibile ai connotati ontologici della persona fisica, non è neppure accettabile che detta riproduzione, rectius autonoma ricostruzione, sia qualificata dal Ministero quale «copia abusiva» in quanto trattasi di un'opera dell'ingegno contemporanea realizzata da Sacm e dalle sue maestranze nuova e creativa (nel senso di costituire una creazione originale e personale dell'autore) dotata di caratteristiche tecniche ed artistiche sue proprie, realizzata sulla falsa riga di innumerevoli copie dell'originale del David presenti in Italia e nel mondo;

          ne consegue l'inapplicabilità, nel caso di specie, degli articoli 107 e 108 del decreto legislativo n. 42 del 2004 che recano un presidio di tutela per l'esemplare originale dell'opera ma non pregiudicano l'autonoma ricostruzione dell'opera frutto dell'opera dell'ingegno;

          in tal modo vi è il rischio di mettere a repentaglio l'attività di molti artigiani che operano nel tessuto produttivo di Carrara, i quali hanno maturato una significativa esperienza artistica nella riproduzione di opere scultoree, con gravi ripercussioni sotto il profilo occupazionale ed economico sociale;

          è dunque necessario che il Ministero ripensi la propria posizione sulla questione in modo da non precludere lo sviluppo dell'artigianato carrarese –:

          quali iniziative intenda adottare in proposito.
(5-08223)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DORI. — Al Ministro della cultura, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          con un emendamento, a firma dell'interrogante, approvato il 3 luglio 2020 in Commissione bilancio alla Camera durante l'iter di conversione del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, è stato assegnato alle città di Bergamo e Brescia il titolo di Capitali italiane della Cultura per l'anno 2023;

          dal 9 luglio 2017 le Mura venete di Città Alta a Bergamo sono inserite nella lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco nell'ambito del sito seriale transnazionale «Le opere di difesa veneziane tra il XVI e il XVII secolo: Stato da Terra – Stato da Mar Occidentale»;

          a brevissima distanza delle Mura venete, in via della Fara, nonostante le continue vicissitudini, è attualmente in fase di realizzazione il controverso progetto del «Parking Fara», parcheggio multipiano;

          la realizzazione del parcheggio, oltre a causare lo sventramento di una collina, avrebbe l'effetto di incentivare l'accesso alla Città Alta con l'impiego di autovetture private, anziché il potenziamento di un efficace sistema di trasporto pubblico locale, ponendosi quindi in controtendenza rispetto a una visione di sviluppo eco-sostenibile della città;

          l'interrogante ha già portato all'attenzione del Ministero della cultura il grave rischio che la realizzazione del progetto del «Parking Fara» possa comportare l'inserimento delle Mura Venete nella Lista del patrimonio Unesco in pericolo;

          il Ministero della cultura, a distanza di 10 mesi, non ha ancora dato alcuna risposta all'interrogazione parlamentare 4/10000 del 2 agosto 2021;

          tale declassamento Unesco provocherebbe un danno all'immagine, al turismo, alle attività commerciali e produttive della città di Bergamo e della sua provincia;

          dopo oltre 2 anni di interruzione dei lavori, nel marzo 2022 il cantiere per la realizzazione del «Parking Fara» è stato riaperto;

          la conclusione dei lavori da parte della ditta Iozzino di Angri (Salerno) sarebbe prevista per il luglio 2023, ma con probabile slittamento alla fine del 2023 o oltre;

          i lavori per la realizzazione del «Parking Fara», quindi, proseguirebbero durante l'intero anno di svolgimento delle manifestazioni culturali per Bergamo/Brescia 2023, con una continua circolazione di mezzi pesanti attraverso Porta sant'Agostino, anche col rischio concreto di un suo danneggiamento;

          da organi di stampa si apprende che l'ingegnere e architetto Silvio Calvi avrebbe trasmesso all'Unesco una relazione contenente alcune perplessità su aspetti progettuali del «Parking Fara», in particolare rispetto alla tenuta del muro di contenimento della collina: «il progetto si basa sul presupposto che la pila-muro e le ancore di roccia dureranno indefinitamente. È certamente un desiderio, ma purtroppo non è ragionevole». E poi: «non c'è un piano di previsioni per sapere cosa accadrà davvero se il sistema di monitoraggio dovesse mostrare una deformazione imprevista. Esiste infatti poca letteratura tecnica sulla durabilità delle pareti ancorate o sui possibili fallimenti, ma è ragionevole presumere che non dureranno per sempre»;

          considerata l'evidente instabilità della collina, i quesiti sollevati dall'ingegner Calvi meritano un approfondimento, sia per evitare gravi pericoli per la sicurezza degli abitanti, dei lavoratori e dei futuri fruitori del parcheggio, qualora venisse ultimato, sia per valutare i futuri costi di manutenzione di tutta la struttura –:

          quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di verificare quanto esposto in premessa, per scongiurare un grave pericolo per l'incolumità pubblica;

          se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano assumere, d'intesa con il comune di Bergamo, un'iniziativa finalizzata a sospendere qualsiasi attività presso il cantiere del «Parking Fara» almeno sino al 31 dicembre 2023 in modo da consentire una piena e completa fruizione della città durante le manifestazioni di Bergamo/Brescia Capitali italiane della cultura 2023.
(4-12283)


      GAGLIARDI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          Villa Verdi a Sant'Agata, una frazione di Villanova sull'Arda, è la proprietà che Giuseppe Verdi acquistò nel 1848, abitandovi poi a partire dal 1851 e per circa cinquant'anni;

          l'edificio oggi è mantenuto nello stato conservativo dell'epoca del compositore ed è trasformato in museo e riferimento indispensabile per comprendere lo spirito del maestro ed il contesto di preparazione delle sue opere;

          la conservazione di tale patrimonio è stata possibile esclusivamente grazie agli sforzi della famiglia che lo ha ereditato, che non ha mai ricevuto alcuna forma di aiuto pubblico;

          da quanto si apprende dagli organi di stampa, sono sorte insormontabili problematiche riguardo alla divisione ereditaria dei successori di Alberto Carrara Verdi, deceduto nel 2001: la villa non è ovviamente divisibile e nessuno degli eredi comproprietari sarebbe in grado di assumersene la proprietà esclusiva liquidando agli altri le rispettive quote. L'immobile, così, è stato posto in vendita;

          lo Stato avrebbe un diritto di prelazione sull'acquisto, che non è dato sapere se eserciterà o meno.

          Del pari, non si conoscono le modalità di vendita e l'iter che dovrà seguire l'alienazione di Villa Sant'Agata;

          trattandosi di un inestimabile patrimonio della cultura italiana, è interesse di tutta la nostra collettività conoscere quale sia lo stato di vendita dell'immobile e garantire che tale bene rimanga pubblico –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa, quale sia lo stato attuale della procedura di alienazione di Villa Verdi a Sant'Agata e quali iniziative di competenza intenda adottare per esercitare il riconosciuto diritto di prelazione ed evitare che tale patrimonio culturale diventi di proprietà privata.
(4-12296)


      EHM. — Al Ministro della cultura, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          il 31 maggio 2022 si è svolta l'audizione di Alexander Pereira, sovrintendente del Maggio fiorentino, presso la commissione di controllo del consiglio comunale di Firenze in merito alle presunte spese corrisposte con carta di credito del Maggio e pubblicate sul sito del teatro. Secondo numerose pubblicazioni a mezzo stampa le spese sarebbero riconducibili a spostamenti, hotel ed altri pagamenti che non rientrerebbero nella fattispecie delle spese di servizio tra cui: pagamento ristorante nella località di Ibiza 1507,80 euro, n° 1 suite a Budapest, volo in elicottero da Zurigo a Gstaad Grund lo scorso 6 febbraio e costato 5.300 euro come da interrogazione dei consiglieri comunali Dimitri Palagi e Antonella Bundu nonché spese personali inserite come sponsorizzazioni del Maggio tra cui n° 1 cover di cellulare 15.98 euro, 3.800 euro spese ad una casa d'aste, branzino e arselle 120 euro, acquisto di frutta e verdura 150 euro. Spese, queste ultime di cui il sovrintendente avrebbe reso conto replicando «Spese utili per la Fondazione, amo cucinare e ospitare a casa mia»;

          nel 2021 gli importi di viaggi di servizio pagati con fondi pubblici ammonterebbero a 54.278 euro detratti da carta aziendale tra cui rientrano le spese gastronomiche e varie sopracitate. Secondo una prima ricostruzione, Pereira avrebbe sostenuto le spese citate per occasioni di rappresentanza nell'ambito della promozione del Maggio in Italia e all'estero, come pure, secondo quanto riferito, il viaggio in Svizzera che sarebbe servito per la creazione di un network internazionale con gli amici della scala della Svizzera e per favorire lo sviluppo della nascita degli amici del Maggio della Svizzera;

          da quanto appreso, diversi consiglieri comunali hanno chiesto conto dell'elevato costo sostenuto dal Maggio per il pagamento delle spese e rammentato che, per l'effettuazione e il pagamento di trasferte all'estero, secondo regolamento del Mibact, vi sarebbe necessità di ottenere parere favorevole da parte dello stesso Ministero. Il quadro descritto oggetto di inchiesta da parte della procura della Corte dei conti ha sollevato lo sdegno dell'Assolirica che, in una nota pubblicata il 29 maggio, ha ricordato che, nonostante le esose attività di promozione del teatro gli artisti impiegati sotto l'amministrazione Pereira hanno subito vergognosi ritardi nei pagamenti con attese dai 5 ai 9 mesi pur considerato che gli artisti ed in particolare gli artisti lirici sono da ritenersi una delle categorie più colpite dalla pandemia. Parrebbe poi di dubbia conformità alla normativa il bando di assunzione per figure addette alla biglietteria del teatro che prevede, tra l'altro, la possibilità di assunzione solo se mai precedentemente impiegati dal Teatro del Maggio, bando, ad avviso dell'interrogante, contrario alla direttiva europea n. 99 del 1970 che vieta ogni forma di discriminazione dei lavoratori e delle lavoratrici a tempo determinato. Tali bandi penalizzerebbero i lavoratori precari con contratti a tempo determinato e quelli con vertenze di stabilizzazione aperte nei confronti dell'ente –:

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti, se ritenga congrue, per quanto di competenza, le spese di servizio citate, se vi sia un tetto massimo di spese da poter sostenere con carta di credito aziendale e quali fattispecie vi possano rientrare;

          se intenda promuovere iniziative, per quanto di competenza, in relazione al caso;

          se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda promuovere a sostegno dei lavoratori e per evitare bandi di concorso per assunzione di personale non in linea con le attuali condizioni economiche del Paese e dei lavoratori, sempre più precari dopo oltre due anni di pandemia, considerata la dubbia legittimità dei bandi di concorso pubblicati dal Maggio.
(4-12308)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      DEIDDA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

          la fase degli accertamenti sanitari prevista per l'accesso nelle Forze armate, costituisce uno dei momenti più importanti fasi della procedura di reclutamento nel concorso per VFP1; la Commissione giudicante, in una prima fase, si basa sulla documentazione sanitaria prodotta ai concorrenti, secondo le dettagliate indicazioni previste nel bando di concorso;

          in particolare, al riguardo, vengono richiesti ai candidati, a titolo esemplificativo e non esaustivo, diversi esami ematochimici e strumentali, corredati da apposito referto rilasciato da una struttura sanitaria pubblica, anche militare, o privata accreditata con il Servizio sanitario nazionale;

          più volte è stato segnalato il costo elevato delle prove concorsuali al punto da determinare il pressoché certo abbandono della procedura all'atto della stessa prova e, durante i lavori della IV Commissione della Camera dei deputati, si è più volte discussa la necessità di adottare nuove iniziative atte ad incentivare le nuove generazioni all'arruolamento nelle Forze armate;

          sono altresì note le problematiche connesse ai trasporti da e per la Sardegna, anche con riferimento ai costi elevati che, sommati a quelli previsti per i citati esami, costituiscono un importante disincentivo alle richieste di arruolamento;

          sarebbe auspicabile consentire l'esecuzione degli esami medici nelle strutture della sanità militare in Sardegna, opportunamente finanziate e attrezzate, al fine di abbattere i costi generali di partecipazione ai concorsi, se del caso, mediante la conferma del personale medico e infermieristico assunto nelle varie Forze armate, per fronteggiare l'emergenza sanitaria –:

          se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di abbattere i costi per i partecipanti ai concorsi per l'arruolamento nelle Forze armate, anche mediante la valorizzazione, per esempio, del Dipartimento di medicina militare in collaborazione con la regione Sardegna.
(5-08200)

Interrogazione a risposta scritta:


      ROMANIELLO, FRATOIANNI, DORI e MENGA. — Al Ministro della difesa, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          da recenti notizie apparse sulla stampa si apprende che il Governo con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 marzo 2022 avrebbe dichiarato l'intervento infrastrutturale per la realizzazione della sede del Gruppo intervento speciale (GIS), del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti «Tuscania» e del Centro cinofili, in Pisa – area Coltano quale «opera destinata alla difesa nazionale», cui si applicano le misure di semplificazione procedurale previste dall'articolo 44 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108;

          il provvedimento darebbe di fatto avvio alla realizzazione di una nuova grande base militare di quasi 73 mila metri quadri, per oltre 445 mila metri cubi di nuove costruzioni, inizialmente localizzata in un'area che risulterebbe inclusa nel perimetro del Parco nazionale di San Rossore, area protetta da vincoli paesaggistici e norme di tutela della biodiversità e di protezione ambientale;

          gli interventi sarebbero finanziati attraverso i fondi del Piano coesione sociale e sviluppo per un importo di 190 milioni di euro e realizzati attraverso una procedura semplificata, che prevedrebbe solo il via libera da parte della commissione Stato-Regione per la regolamentazione delle servitù militari (Co.Mi.Par) senza alcuna valutazione d'impatto ambientale:

          con atto di sindacato ispettivo n. 4-11845 l'interrogante chiedeva al Governo quali iniziative si intendessero assumere per garantire il pieno rispetto del principio di «non arrecare danni significativi» (DNSH, «do no significant harm») all'ambiente e conseguentemente quali azioni si intendessero assumere per preservare i beni paesaggistici e ambientali, che la realizzazione dell'infrastruttura militare rischiava inevitabilmente di compromettere;

          anche a seguito di numerose proteste e mobilitazioni contro la localizzazione di tale intervento infrastrutturale all'interno del Parco nazionale di San Rossore e sentiti i rappresentanti delle autorità locali interessate, con apposito decreto, presso il Ministero della difesa è stato istituito un tavolo operativo interistituzionale con il compito di individuare aree alternative ove realizzare la base militare, con l'obiettivo di consentire un insediamento nel territorio in armonia con le esigenze della pianificazione urbanistica e ambientale;

          l'8 giugno 2022, nella sede del Comune di Pisa, si sarebbe svolta la prima riunione del tavolo interistituzionale per la ridefinizione del progetto della base militare, dal quale sarebbero emerse diversi ipotesi per una nuova collocazione logistica delle infrastrutture militari e civili da realizzare;

          il Consiglio comunale di Pisa con deliberazione n. 38 del 10 ottobre 2017 avrebbe approvato un atto d'indirizzo per la predisposizione ed approvazione del Piano di recupero delle ex-caserme «Artale» e «Curtatone e Montanara», entrambe situate nel centro cittadino, con interventi di riqualificazione da destinare a housing sociale, residenze collettive, servizi di vicinato e artigianato;

          le due su citate caserme, originariamente appartenenti al demanio militare, sarebbero state oggetto recentemente di una procedura di alienazione con un prezzo di cessione la cui valutazione risulterebbe non congrua, anche in considerazione del valore di trasformazione dei due immobili –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se l'intervento infrastrutturale per la realizzazione della sede del Gruppo intervento speciale (GIS), del 1° Reggimento Carabinieri paracadutisti «Tuscania» e del Centro cinofili, in Pisa – area Coltano sia ancora previsto e venga, anche solo parzialmente, realizzato all'interno del Parco nazionale di San Rossore; se le ex-caserme «Aitale» e «Curtatone e Montanara» di Pisa siano state recentemente interessate da procedure di alienazione;

          quali progetti di recupero siano previsti per i due complessi immobiliari e se questi potrebbero risultare utili ai fini di una nuova collocazione logistica degli interventi di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 marzo 2022.
(4-12321)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta in Commissione:


      NOJA. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          in data 27 maggio 2022, alcune testate, tra cui il «Corriere Fiorentino» e «Live Sicilia», riferivano di un episodio discriminatorio ai danni di Paola Tricomi, dottoranda della Scuola Normale Superiore di Pisa, ma residente a Catania, da parte della compagnia aerea Ryanair;

          Tricomi, secondo il racconto fornito dalla stessa, a causa di complicanze dovute all'atrofia muscolare spinale, necessita dell'ausilio costante di due ventilatori polmonari e una macchina per la tosse;

          dopo la prenotazione di un volo da Catania a Pisa, nel corso delle interlocuzioni con l'assistenza speciale della compagnia, Tricomi riferisce esserle stata negata in prima istanza l'autorizzazione all'utilizzo dei ventilatori a bordo;

          nonostante l'episodio si sia successivamente risolto, emerge come, allo stato attuale, nell'ambito dell'assistenza speciale e del trasporto di dispositivi medici a bordo, ciascuna compagnia aerea disponga di propri protocolli e procedure relativamente all'utilizzo di dispositivi medici da parte di passeggeri in possesso di una regolare prenotazione che necessitino di assistenza specifica;

          il regolamento (CE) n. 1107/2006, relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo, all'articolo 3, vieta esplicitamente che le compagnie aeree possano rifiutarsi di imbarcare una persona con disabilità, «purché la persona interessata sia in possesso di un biglietto valido e di una prenotazione», mentre all'articolo 10 e all'Allegato II chiarisce le misure di assistenza obbligatorie che i vettori aerei devono prestare ai passeggeri con disabilità, tra cui il trasporto e utilizzo dei dispositivi medici;

          il decreto legislativo n. 24 del 2009 ha successivamente individuato in Enac – Ente nazionale per l'aviazione civile l'organismo responsabile in Italia per l'applicazione del Regolamento citato, per l'accertamento delle violazioni degli obblighi di assistenza e per l'applicazione delle relative sanzioni –:

          se il Governo sia a conoscenza del fatto di cui in premessa e quali iniziative intenda adottare, eventualmente anche di carattere normativo, per semplificare e uniformare, con il coinvolgimento di vettori operanti in Italia ed Enac, le procedure di assistenza per i passeggeri con disabilità che necessitino di assistenza speciale e per consentire l'utilizzo a bordo dei velivoli di dispositivi medici da parte di tali passeggeri.
(5-08224)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

          il «baratto finanziario 4.0», costituendo un sistema complementare rispetto a quello bancario, consente la compensazione multilaterale dei crediti e dei debiti commerciali provenienti dalle fatture elettroniche e prevede, come obiettivo principale, quello di sostenere le imprese che presentano difficoltà finanziarie, rendendo al contempo, le fatture elettroniche, monete di scambio rivisitate in chiave tecnologica;

          al riguardo, l'interpellante segnala che nel giugno del 2020 sia Confimi Industria che l'Associazione nazionale commercialisti (Anc) hanno condiviso l'esigenza d'introdurre a livello nazionale (attraverso una gestione assegnata all'Agenzia delle entrate o ad un organismo a controllo pubblico) il predetto «baratto finanziario 4.0», ovvero la possibilità di effettuare (attraverso il sistema nazionale di fatturazione elettronica) le compensazioni volontarie multilaterali dei crediti e debiti commerciali, risultanti dalle fatture elettroniche, all'interno nell'economia reale;

          la suesposta misura, successivamente introdotta dall'articolo 1, commi 227-229, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 – legge di bilancio 2021, ha previsto che, per le modalità di attuazione e delle condizioni di servizio di tale sistema di compensazione (di cui al comma 3-bis dell'articolo 4 del decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 127, aggiunto dal comma 227 del citato articolo 1), si rinvia a un decreto attualmente non ancora emanato, da parte del Ministro di giustizia, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico e per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, sentito il Garante per la protezione dei dati personali;

          a tal fine, l'interpellante evidenzia come la compensazione multilaterale dei crediti e dei debiti commerciali che provengono dalle fatture elettroniche, consente effettivamente di migliorare l'attività delle imprese, in un momento in cui vi è una fortissima crisi di liquidità, acuita dalla pandemia da Covid-19 prima e dalle vicissitudini belliche riguardanti i Paesi di Russia e Ucraina, permettendo di risanare al contempo, i bilanci di aziende in crisi e riducendo di conseguenza fortemente il ricorso al sistema bancario;

          a giudizio dell'interpellante, l'effettiva introduzione della suesposta misura contribuirebbe ad avvicinare la percentuale nazionale (il 56 per cento dei debiti finanziari delle imprese è costituito infatti dal ricorso a prestiti bancari) a quella media dell'area euro (il 36 per cento), rendendo meno compromettenti le ripercussioni sull'attività economica in relazione ad una eventuale restrizione delle politiche creditizie;

          ulteriori aspetti condivisibili, che si aggiungono alle considerazione suesposte, si rinvengono inoltre nella diminuzione del fenomeno delle perdite su crediti e dalla contemporanea riduzione del gap sui ritardi del funzionamento della giustizia, che troppo spesso rappresenta la principale causa dei fallimenti delle imprese, oltre che fonte di buona parte dei crediti deteriorati nel sistema bancario e dal contenimento del fenomeno dell'usura e dell'aggressione delle mafie sui soggetti in crisi di liquidità (tali casi sono peraltro in costante aumento e destano attualmente allarme e preoccupazione) –:

          quali orientamenti, per quanto di competenza, il Governo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

          se il Governo condivida le considerazioni di cui in premessa, in relazione ai numerosi aspetti favorevoli per il sistema delle imprese derivanti dall'introduzione del «baratto finanziario 4.0», attualmente non ancora effettivamente operativo, a causa della mancata emanazione del decreto interministeriale sopra richiamato necessario per rendere concretamente efficace il sistema di compensazione multilaterale dei crediti e debiti;

          in caso affermativo, quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di adottare il decreto necessario per introdurre in tempi rapidi il predetto sistema complementare a quello bancario, in grado di concretizzare un vantaggio competitivo rispetto ad altri Paesi;

          se il Governo intenda fornire un'indicazione temporale rispetto all'adozione del decreto in questione.
(2-01537) «Zanichelli».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      DEL BARBA e SUT. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          Il 27 maggio 2002 è entrato in vigore l'obbligo di applicazione del Ccnl edilizia in caso di lavori che rientrano nel cosiddetto Superbonus. La conferma definitiva è arrivata con la conversione in legge del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, «Sostegni-ter», e in particolare con l'articolo 23-bis che ha modificato il comma 43-bis della legge di bilancio 2022, dove si prevede che l'obbligo di indicare l'applicazione del Ccnl del settore edile, sia previsto, per i lavori di importo superiore a 70 mila euro effettuati a partire dal 27 maggio;

          come specificato dalla successiva circolare n. 19 del 2022 dell'Agenzia delle entrate, l'indicazione relativa all'applicazione dei contratti collettivi del settore edilizia da parte dei datori di lavoro, deve essere inserita nei contratti di appalto o negli atti di affidamento dei lavori stipulati a partire dal 27 maggio. Tale obbligo si applica per contratti stipulati tramite un general contractor e nel caso di sub-appalto, ma non nel caso di ditte individuali, senza dipendenti che risultano essere le uniche escluse;

          l'applicazione dei Ccnl è obbligatoria per i lavori edili di cui all'allegato X al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, relativo al Testo Unico sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, che, oltre ai lavori di edilizia, comprende anche i lavori cosiddetti di carpenteria, con utilizzo in particolare del legno o altri materiali, ai cui lavoratori impiegati, com'è noto, non viene applicato il Ccnl del settore edile;

          le stesse imprese che si occupano di edilizia (anche se si tratta di attività di carattere ausiliario) e che applicano il Ccnl, hanno l'obbligo di iscrizione alla Cassa edile. Anche in questo caso sarebbero dunque escluse le imprese di carpenteria legno, le segherie ed i prefabbricatori di case in legno le quali non applicano tali contratti e non hanno l'obbligo di iscrizione alla Cassa edile;

          l'indicazione sul contratto collettivo applicato deve essere inserita non solo nell'atto di affidamento dei lavori ma deve anche successivamente essere riportato nelle fatture che saranno emesse, per avere diritto alla maxi detrazione introdotta dal decreto «Rilancio»;

          l'applicazione delle disposizioni di cui all'articolo 23-bis del decreto «Sostegni-ter», rischia dunque di penalizzare non solo le imprese di carpenteria, come sopra riportato, ma anche le imprese straniere, con sede nei Paesi al di fuori dei nostri confini, per le quali la mancata applicazione dei Ccnl, potrebbe impedire l'esecuzione di lavori sul territorio nazionale o la perdita dei benefici previsti dal Superbonus –:

          quali iniziative intenda adottare, affinché la norma esposta in premessa non rischi di penalizzare le aziende che, pur rientrando nelle fattispecie di cui all'allegato X del decreto legislativo n. 81 del 2008, non possono applicare il Ccnl del settore edile.
(5-08204)


      ANGIOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 49, comma 1, del decreto legislativo n. 231 del 2007 regola i limiti di spendibilità del contante;

          come riportato da un articolo de Il Giornale del 2 giugno 2022, gli analisti del Centro studi Fiscal Focus e dell'Osservatorio Italia antiriciclaggio per l'arte, partendo da alcune chat di Telegram, sono risaliti a un sistema che, tramite l'uso dei buoni regalo «Amazon Ricarica in cassa», permettono di fare acquisti su un mercato illecito, con un sistema molto meno tracciabile del pagamento in crypto-monete;

          come spiegano gli analisti citati, una serie di soggetti versano delle somme in contanti su uno o più wallet collegati a uno o più account, tramite i quali è possibile effettuare acquisti di beni e servizi sul market place di Amazon; le operazioni, comprese tra 5 euro e 500 euro, sono compiute davanti a un soggetto come il tabaccaio che, a differenza di quello che avviene per i money transfer o le ricariche Postepay, non ha il dovere di identificare né chi versa il denaro né chi lo incassa e di conseguenza non è tenuto alla Sos (segnalazione per operazioni sospette) di cui all'articolo 35 del decreto legislativo n. 231 del 2007;

          il credito accumulato sotto forma di buoni acquisto sull'account Amazon viene successivamente convertito in denaro, a quel punto ripulito; il beneficiario potrebbe illecitamente vendere armi o droga, vendere beni senza rilasciare alcun documento fiscale di vendita (omessa fatturazione) riciclando denaro sporco, potrebbe incassare a rate un possibile prestito d'usura o finanziare organizzazioni dedite a terrorismo o altre finalità criminali, oppure cedere a terzi quei titoli di credito «al portatore» in cambio di denaro contante, magari a un valore inferiore a quello nominale (analogamente a quanto accade già con gli scontrini vincenti del Superenalotto o biglietti Gratta e vinci) o, esercitando il «diritto di reso», restituire il bene ottenendo lo storno direttamente su carta di credito;

          per essere titolari di un account Amazon basta un cellulare; molte Sim telefoniche sono intestate a prestanome, e in molti Paesi europei è possibile acquistare una Sim senza dover fornire né dati né documenti di identità, garantendo l'anonimato sia del debitore che del creditore –:

          di quali elementi disponga circa il fenomeno illustrato in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per contrastarlo.
(5-08211)

Interrogazioni a risposta scritta:


      TERZONI, SUT, FARO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il superbonus 110 per cento è una misura anticiclica che in questo periodo di crisi reiterate, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, sta risultando determinante per il rilancio economico del Paese;

          la vetustà del patrimonio edilizio italiano è causa di scarsissime performance ambientali che si riflettono sui costi per il riscaldamento/raffrescamento delle unità abitative e delle emissioni clima-alteranti;

          tale condizione si ripercuote sulla capacità dei cittadini di far fronte all'esplosione dei prezzi energetici e aumenta la vulnerabilità del sistema Italia a eventuali crisi relative all'approvvigionamento energetico;

          la stessa Commissione europea ha recentemente lodato le misure di efficientamento del patrimonio edilizio, con provvedimenti che dovrebbero essere di lungo periodo per dare certezze sia al comparto dell'edilizia in materia di investimenti e miglioramento del know - how sia al comparto industriale, per ottimizzare le produzioni e gli stock nel breve - medio e lungo periodo, sia per i cittadini che possono programmare gli interventi sui propri edifici;

          recentemente con il decreto «Aiuti» è stata prorogata la scadenza per il completamento del 30 per cento degli interventi per gli edifici unifamiliari, mantenendo la scadenza del 31 dicembre 2022 per terminare l'intervento;

          in un articolo de Il Sole 24 Ore del 27 maggio 2022 si prospetta la possibilità per i cittadini proprietari di villette unifamiliari che non sono certi di poter concludere il 30 per cento dei lavori entro il 30 settembre 2022 di poter usufruire comunque dell'agevolazione del 110 per cento anche solo versando le somme relative agli interventi previsti entro il 30 giugno 2022, considerato che la disposizione prevede che i benefici fiscali si maturano sulla base dei saldi di spesa del contribuente piuttosto che sullo stato effettivo dei lavori, fermo restando che il completamento degli stessi deve comunque essere asseverato entro 48 mesi, pena la comunicazione da parte dell'Enea all'Agenzia delle entrate della mancata conclusione dei lavori e la conseguente rivalsa da parte dell'erario sul committente, pari all'importo del beneficio fiscale maggiorato del 30 per cento;

          tale possibilità sicuramente rende più flessibile il sistema garantendo un numero maggiore di interventi, fondamentali in un periodo così difficile per le famiglie e le imprese –:

          se l'interpretazione del dato normativo di cui in premessa sia rispondente all'ambito applicativo dell'agevolazione fiscale e sia conforme alla disciplina in vigore con particolare riferimento agli adempimenti richiesti ai contribuenti rispettivamente per la data del 30 giugno 2022 e del 30 settembre 2022 ai fini del riconoscimento del beneficio del 110 per cento.
(4-12284)


      DEIDDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          si apprende da recenti articoli della stampa e dei mass media quanto segue:

              «Eni abbandona le saline Conti Vecchi e la produzione del sale alle porte di Cagliari. Nonostante la regione nel 2019 avesse rinnovato la concessione fino a marzo 2046, non c'è stato – si segnala dal governo regionale – alcun coinvolgimento nel passaggio di consegne che apre nuovi scenari per gli impianti sulla laguna di Santa Gilla in territorio di Assemini»;

          la notizia è stata rilanciata dall'assessore della regione Sardegna con delega dell'industria, lamentando «Fino ad oggi, non c'è stato alcun momento di confronto formale tra Eni e istituzioni regionali per verificare la procedura in corso, ma è auspicabile che avvenga al più presto. Comunque, registriamo l'ennesimo “abbandono” da parte di Eni nei confronti della Sardegna, a riprova ulteriore del suo disinteressamento per la nostra realtà socioeconomica»;

          il 19 febbraio 2021, nel molo del Porto Canale di Cagliari, quello più nascosto, ha attraccato la Froland, una nave dell'Atlantic Trade & Export, una multinazionale spagnola dislocata nel distretto industriale di Siviglia, nella città di Alcalá de Guadaíra, dovendo caricare nelle stive della nave una montagna di sale prodotto nel compendio dell'ingegnere Conti Vecchi, ben 6.300 tonnellate. Destinazione Spagna;

          ad oggi la Società ingegnere Luigi Conti Vecchi (controllata al 100 per cento da Eni Rewind) gestiva le saline, che si estendono su una superficie di circa 2.700 ettari tra i comuni di Assemini, Capoterra e Cagliari;

          le saline Conti Vecchi svolgono l'attività di produzione del sale destinato sia ad uso alimentare sia industriale. Il potenziale produttivo delle saline è di circa 400 mila tonnellate annue di sale di cui 150 mila vengono destinate alla raffinazione e quindi all'uso alimentare, 200 mila sono destinate al mercato del disgelo e le restanti 50 mila tonnellate sono destinate all'uso interno nell'impianto industriale cloro-soda che è stata allo stesso modo ceduta dalla stessa società, nonostante le rimostranze dei sindacati, degli enti locali e inoltre dallo scrivente interrogante per cui ha presentato altri atti ispettivi;

          i vertici delle conti Vecchi S.p.A. hanno scritto, sempre nel 2021, una lettera alle due principali aziende sarde che producono sale per comunicare la sospensione delle forniture a causa dell'assenza di materia prima;

          la comunicazione del blocco delle forniture di sale dall'8 di febbraio al 30 ottobre ha ovviamente provocato le rimostranze delle imprese sarde e, come viene riportato negli articoli di stampa pubblicati nel febbraio-marzo 2021, le forniture all'estero continuano malgrado il ricavo netto franco salina per Conti Vecchi sia di circa 7 euro a tonnellata contro i 25 euro a tonnellata garantiti franco salina dalla «Sali di Sardegna»;

          nel 2015 la società ambientale di Eni ha siglato un accordo di valorizzazione con il Fai – Fondo Ambiente Italiano che ha permesso, dopo un intervento di recupero storico, culturale e ambientale delle saline Conti Vecchi, l'apertura al pubblico nel maggio 2017 per dieci mesi l'anno;

          le saline e il sale sono un patrimonio storico culturale ed economico appartenente al popolo sardo e italiano, alla Sardegna e all'Italia e va per tanto protetto e valorizzato in quanto valido volano sia economico che turistico –:

          se siano a conoscenza di quanto sopra esposto sulla situazione presente e futura della Società Conti Vecchi e se intendano, come auspicabile, convocare urgentemente un apposito tavolo di confronto con la regione Sardegna e le rappresentanze sindacali al fine di fare chiarezza sulla situazione di cui in premessa e sullo stesso futuro del sito in merito al mantenimento del presidio industriale, dei livelli occupazionali e delle prospettive di sviluppo coerenti con il sistema industriale regionale tutelando il patrimonio storico culturale.
(4-12297)


      FORNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          presso il lido di Venezia insiste il complesso dell'ex Ospedale al mare (OaM) su un'estensione di circa 230.000 metri quadrati in passato punto di riferimento qualificato dell'assistenza socio-sanitaria veneziana, al cui interno, presso il padiglione «Rossi» (Monoblocco) di proprietà demaniale in concessione alla AUSSL 3 Serenissima, trova ancora sede il locale distretto socio-sanitario nonché le piscine per la talassoterapia e il recupero funzionale, piscine terapeutiche di acqua di mare tra le rare esistenti in Italia;

          il complesso dell'ex OaM (escluso il Padiglione «Rossi») dopo alterne vicende patrimoniali, è stato acquistato nel dicembre 2013 da CDP (Cassa depositi e prestiti), nell'ambito di un più vasto disegno di acquisizione di comparti patrimoniali a fini turistici;

          nel 2019, con Dgr n. 814, venne redatto il protocollo d'intesa tra regione Veneto, Comune di Venezia, Cassa Depositi e Prestiti, nonché con la società strumentale Cdp investimenti SGR spa, con il quale quest'ultima specifica di aver raggiunto un accordo con gli operatori turistici TH resorts e Club Mediterranée per ospitare un insediamento alberghiero, un villaggio turistico, una scuola internazionale di hotellerie, prevedendo a tal fine l'abbattimento del padiglione «Rossi» che, ripetiamo, ospita tuttora il locale distretto socio-sanitario per la popolazione delle isole di Lido e Pellestrina;

          per perseguire tale fine Cdp investimenti Sgr ha chiesto all'agenzia del demanio la sdemanializzazione delle aree interessate all'intervento;

          il protocollo d'intesa accenna in maniera generica alla salvaguardia delle attività sociosanitarie oggi erogate all'interno del padiglione Rossi, indicando una generica collocazione all'interno del Resorts, promiscua con l'attività turistica;

          avverso alla scelta di abbattimento dei padiglioni è stato presentato ricorso giurisdizionale, da parte di alcune Associazioni ambientalistiche, che è tuttora pendente presso il Tar del Veneto;

          il comune di Venezia, pur avendo adottato l'apposita Variante Urbanistica prevista nel protocollo d'intesa di cui al Dgr n. 814 del 2019, a distanza di due anni non l'ha ancora sottoposta al voto del Consiglio Comunale;

          da informazioni pubblicate sulla stampa negli ultimi giorni si paventa che Cdp abbia avviato una trattativa per la cessione dell'area dell'ex OAM ad altro acquirente e, specificamente, ad un gruppo tedesco per farne un centro di ricerca biomedicale, nei fatti sconfessando la trasformazione del comparto a destinazione turistico/ricettiva;

          il medesimo protocollo d'intesa di cui alla Dgr n. 814 del 2019 è prossimo alla scadenza, fissata in 36 mesi dalla sua sottoscrizione –:

          se il Ministro – nell'ambito delle sue competenze – sia a conoscenza delle effettive volontà di Cdp e di Cdp investimenti Sgr in merito al futuro dell'area dell'ex Oam al lido di Venezia, e in particolare se corrisponda a verità l'esistenza di una trattativa per la cessione del comparto ad altro investitore e quali siano le prospettive di utilizzo dell'area, a partire dalla salvaguardia dei livelli essenziali dell'assistenza socio-sanitaria oggi in quel sito erogati.
(4-12298)


      TRANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'attuale alta inflazione che famiglie ed imprese devono fronteggiare, causata prevalentemente da rincari energetici oltre che da elementi strutturali, difficilmente potrà nel medio e breve periodo, tornare ai livelli precedenti alla pandemia;

          le famiglie, stremate dal perdurare della pandemia, dai rincari di luce, gas e carburanti nonché da un'inflazione che non era così alta dal 1995, stanno mettendo in atto misure anticrisi essenzialmente riducendo i consumi. Ciò viene evidenziato da una recente ricerca Istat secondo la quale 4 italiani su 10 saranno costretti a ridurre considerevolmente le proprie spese;

          a ciò si deve aggiungere che, secondo l'Istat, nel primo trimestre del 2022, la crescita delle retribuzioni contrattuali è rimasta contenuta, l'aumento è stato appena dello 0,6 rispetto allo stesso periodo del 2021. La durata dei contratti e i meccanismi di determinazione degli incrementi contrattuali determineranno, considerata la persistenza della spinta inflazionistica, nel 2022, a una perdita di potere d'acquisto dei salari valutabile in quasi cinque punti percentuali. È evidente che se non si porrà rimedio, in tempi brevissimi, a tale situazione, il combinato disposto dell'inflazione galoppante e dell'aumento del prezzo dei beni di consumo finirà per accrescere considerevolmente la povertà di gran parte degli italiani;

          tra le spese principali delle famiglie e delle imprese italiane non possono essere considerate irrilevanti quelle legate alle locazioni, sia degli immobili residenziali che degli immobili industriali. L'indice Istat-Foi, ha registrato un incremento del più 6,5 per cento delle locazioni su base annua. È evidente che la ricaduta che avrà l'inflazione sull'adeguamento dell'indice Istat sui contratti sta creando grande allarme e difficoltà, sia alle famiglie, in particolare quelle che ricadono nel primo scaglione di reddito fino a 15.000 euro che, secondo l'Agenzia delle entrate sono ben 416.000, sia alle aziende che vedono i loro contratti di locazione sull'immobile, non di proprietà, crescere in fase di rinnovo, cosa che nell'attuale fase di recessione può avere serie ripercussioni sia in termini di liquidità che di redditività delle stesse;

          infine, le difficoltà di reperimento di materie prime e i conseguenti aumenti dei costi di approvvigionamento hanno sempre maggiore impatto nei rapporti contrattuali in corso fra clienti e fornitori e spesso comportano che l'esecuzione delle forniture diventi eccessivamente onerosa e che si renda necessario un corrispondente adeguamento del prezzo, con reali e gravi rischi per la sopravvivenza delle piccole e medie imprese e per l'occupazione –:

          alla luce di quanto sopra esposto e facendo riferimento anche alle parole pronunciate alla stampa dal Presidente del Consiglio secondo cui l'inflazione attuale non dovrebbe superare il 2,9 per cento, quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per mitigare gli effetti dell'attuale inflazione sull'indice Istat dei prezzi al consumo, in primis l'adeguamento delle retribuzioni basato sull'inflazione effettiva e se intenda impegnare l'attività del Ministero al fine di creare un indice depurato che tenga conto degli effetti della guerra in Ucraina e dei rincari energetici e dei prezzi delle materie prime, da applicare ai rinnovi dei contratti indicizzati sia commerciali che di locazione in scadenza nel corso del 2022 a decorrere dalla data di inizio del conflitto fino al perdurare degli effetti della stessa.
(4-12305)


      CAIATA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          si scrive evasione fiscale, si legge inefficienza dello Stato; secondo il direttore dell'Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, «In Italia ci sono 19 milioni di evasori, lasciamoli lavorare affinché ripaghino il debito»; una frase che, ad avviso dell'interrogante, rispecchia la concezione che l'Erario ha degli italiani, non contribuenti che creano ricchezza in cambio di servizi ma sudditi;

          al di là di ogni considerazione in merito ai numeri, certamente discutibili, perché i 19 milioni non si riferiscono agli evasori, ma alle persone destinatarie di almeno una cartella esattoriale, e la differenza non è certamente da poco, su una cosa Ruffini ha ragione, quando dice che gli evasori li conosce tutti, perché il 90 per cento delle cartelle esattoriali è notificato a persone perfettamente note al fisco, cittadini che hanno dichiarato le imposte da versare ma non sono riuscite a pagare; eppure, si sono visti nuovamente perseguitati da una pioggia di cartelle, come se due anni di emergenza pandemica e le gravissime ripercussioni economiche della guerra in Ucraina non ci fossero mai stati;

          i numeri dicono che su 80 miliardi di euro di evasione accertata, solo 10 sono recuperati, mentre l'evasione fiscale vera è altrove: nel riciclaggio che si nasconde nelle transazioni anonime di contanti verso wallet digitali, come denunciato da recenti inchieste giornalistiche, mentre lo Stato insiste con la lotteria degli scontrini e il fallimentare cashback promosso dal Presidente del Consiglio pro tempore Giuseppe Conte, altra paglia dove nascondere gli aghi del nero e senza portare un euro nelle casse dello Stato, come riconosciuto dalla stessa Corte dei conti;

          secondo i professionisti, come il commercialista Gianluca Timpone, «Gli evasori non risulteranno quasi mai destinatari di cartelle», perché l'Erario ha elaborato un algoritmo predittivo che incrocia le 136 banche dati disponibili, ma «L'evasore non transita nelle banche dati perché non presenta nessun modello dichiarativo, né dichiarazione dei redditi né dichiarazioni Iva né fatture elettroniche»;

          ci sarebbero, poi, cartelle esattoriali per un controvalore di mille e cento miliardi, ma soltanto una piccola percentuale si può effettivamente riscuotere; eppure, l'ex Equitalia, anziché cancellare debiti ormai inesigibili, a giudizio dell'interrogante li lascia annegare nel bilancio dello Stato, con un costo enorme di cui non sembra interessare a nessuno;

          poi c'è il tema della compliance, della conformità alle regole, e della scarsa collaborazione dell'Erario; le norme fiscali sono «scritte male e si lasciano interpretare», tanto che lo stesso Ruffini ha ammesso che «Ci sono i presupposti per fare una riforma» e non è un problema da poco, perché, stando così le cose, secondo il professionista «Non è detto che un contribuente abbia effettivamente violato una norma, a interpretarla (male) a volte è la stessa Agenzia, nonostante la prassi e la giurisprudenza sia di parere contrario»;

          a volte, il contribuente viene condannato semplicemente per errori formali di norme processuali, «Ma nel frattempo il contribuente deve anticipare un terzo delle imposte presuntamente evase»;

          anche sui professionisti si abbattono gli oneri dell'antiriciclaggio; basta una carta d'identità scaduta per far scattare una sanzione: «Siamo utilizzati dall'Agenzia delle Entrate per agevolare il loro lavoro, vedi i tanti adempimenti per alimentare le informazioni nelle banche dati. In pratica siamo loro dipendenti, pagati dai clienti contribuenti» conclude Timpone –:

          quali siano i dati aggiornati sul cosiddetto «magazzino ruoli» dell'Agenzia delle entrate, quello che contiene tutte le cartelle esattoriali ancora da riscuotere;

          se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per sospendere anche per il 2022 la notifica delle cartelle esattoriali, nonché per apportare ogni necessario correttivo alle inefficienze descritte in premessa, al fine di riequilibrare il rapporto tra il contribuente e il fisco e riportarlo sui binari della democraticità e trasparenza.
(4-12317)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      PIZZETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          la Casa Circondariale di Cremona da lungo tempo vive una situazione esplosiva che tutti i sindacati della polizia penitenziaria hanno denunciato e che nei giorni scorsi ha raggiunto il culmine della tensione con l'incendio appiccato da un gruppo di detenuti per protesta a causa della mancata somministrazione di un farmaco;

          le fiamme si sono propagate all'interno della struttura coinvolgendo due piani del fabbricato e rendendo necessaria l'evacuazione di circa ottanta detenuti e solo dopo un lungo intervento dei vigili del fuoco la situazione è stata messa sotto controllo;

          la Casa Circondariale di Cremona, inaugurata nel febbraio del 1992 con lo spostamento della sede dal pomerio cittadino (che ospitava il carcere di via Jacini dal 1866) in zona periferica, nelle immediate vicinanze dello snodo autostradale A21, risponde secondo quanto riportato nella pagina ufficiale del Ministero della giustizia ai «criteri architettonici dei penitenziari concepiti alla fine degli anni '80, con ricchezza di spazi verdi, [...] spazi idonei dedicati alle famiglie in visita e laboratori orticoli ma anche altre attività trattamentali»;

          nel 2013 all'interno della struttura carceraria è stato inaugurato un «padiglione detentivo di nuova concezione ingegneristico-architettonica», grazie ad un importante investimento dell'amministrazione giudiziaria costato oltre 3 milioni di euro;

          a fronte degli importanti investimenti di modernizzazione della struttura carceraria, le organizzazioni sindacali e la stessa amministrazione del carcere segnalano oltre al sovraffollamento della struttura, la carenza del personale di polizia penitenziaria e del personale amministrativo;

          dal 2018, in particolare, anno del trasferimento in altra sede del comandante di reparto della polizia penitenziaria e responsabile dell'area sicurezza, non è stata effettuata alcuna sostituzione in pianta stabile di tale importante figura professionale da parte dell'amministrazione penitenziaria;

          negli anni l'amministrazione penitenziaria ha lasciato giacente la problematica, utilizzando la prassi della «sostituzione in attesa di», avvalendosi di figure professionali della polizia penitenziaria presenti all'interno del carcere, con la conseguenza di aver generato una grave situazione di provvisorietà;

          a tale elemento di provvisorietà, si aggiunge secondo i dati del Ministero della giustizia, riportati nella pagina del sito internet dello stesso Ministero, la cronica mancanza di personale appartenente alle due anime dell'amministrazione penitenziaria, polizia penitenziaria e funzioni centrali;

          per quanto riguarda la polizia penitenziaria, a fronte di 220 unità previste, ne sono impiegate 180, mentre gli amministrativi presenti in ruolo sono 14 di 22 previsti e, di questi quattordici amministrativi, tre sono distaccati in altre sedi extraregionali –:

          quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda predisporre per affrontare le gravi carenze strutturali della Casa Circondariale di Cremona e il forte sovraffollamento che rende la struttura tra le più congestionate del Paese e con una percentuale di detenuti extracomunitari e tossicodipendenti che è la più alta tra le carceri italiane;

          se non ritenga altrettanto necessario adottare le iniziative di competenza per accogliere le richieste provenienti dalla competente amministrazione penitenziaria e dalle organizzazioni di rappresentanza della polizia penitenziaria relativamente all'integrazione del personale necessario per superare l'annosa carenza di questi anni, e alla nomina in via definitiva del nuovo comandante di reparto superando l'attuale modalità frammentata e discontinua di individuazione di questa importante figura professionale all'interno della struttura carceraria, ripristinando le condizioni per il buon andamento generale dell'istituto penitenziario.
(5-08225)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CARETTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          come evidenziato da fonti stampa, la casa circondariale «Filippo del Papa» di Vicenza è stata oggetto di numerosi disordini, quali risse ed aggressioni ai danni degli agenti della Polizia penitenziaria;

          come noto, in data 1° giugno 2022, un detenuto ha dato fuoco ad alcuni oggetti che custodiva nella sua cella, innescando un principio d'incendio, e profittando della situazione ha aggredito gli agenti intervenuti sul posto, di conseguenza costretti al ricovero ospedaliero;

          a seguito dell'episodio, una delle ali detentive è stata evacuata fino allo spegnimento delle fiamme; nella mattinata di lunedì 6 giugno 2022, come riportato a mezzo stampa, dopo una perquisizione personale nei confronti di un detenuto, lo stesso ha aggredito tre agenti di Polizia penitenziaria che hanno riportato contusioni che richiederanno 11 giorni per guarire;

          questo è solo uno spaccato dei continui e costanti disagi vissuti dagli agenti della Polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Vicenza, ma anche in altre carceri italiane –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere per garantire congrue condizioni di sicurezza per gli agenti di Polizia penitenziaria e per dotarli dei necessari mezzi per garantire il mantenimento dell'ordine, come i dissuasori elettrici.
(4-12272)


      PATELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          in data 27 maggio 2022, il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Biella ha inviato agli organi di competenza e al Ministro della giustizia, la segnalazione di gravi carenze di organico presso la procura della Repubblica di Biella con invito alla pronta soluzione delle criticità descritte;

          desta particolare preoccupazione l'organico dei magistrati, ad oggi ridotto alla sola persona del Procuratore e di due sostituti, stante il recente immediato trasferimento disposto nei confronti del terzo sostituto. Inoltre, si segnalano anche le intervenute dimissioni di due vice procuratori onorari, a seguito della loro nomina a direttori amministrativi, quali vincitori delle relative procedure concorsuali;

          tutto ciò richiede un immediato aumento di organico anche in considerazione del fatto che lo stesso si è da tempo rivelato insufficiente a far fronte alla mole, per numero e complessità, dei procedimenti da affrontare, come documentato con statistiche periodiche e corrispondenza dedicata alla procura della Repubblica di Biella;

          in particolare si rende non più procrastinabile l'applicazione urgente di un magistrato sostituto procuratore: in via breve è stato individuato un magistrato in provenienza dalla Procura di Vercelli e già positivamente valutato in fieri dalla settima commissione del Consiglio superiore della magistratura, ma non ancora attuato dal Procuratore generale presso la Corte d'appello di Torino;

          infine, anche per quanto concerne l'organico del personale amministrativo della procura della Repubblica di Biella si segnala che lo stesso risulterà, a breve, in sofferenza in ragione e per effetto dei già previsti pensionamenti, esiti di concorso e progressioni di carriera –:

          se il Ministro interrogato, in seguito a quanto esposto nelle premesse, intenda quanto prima assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di assicurare un efficace e fattivo rimedio alle gravi problematiche segnalate.
(4-12277)


      FERRAIOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          negli ultimi anni si sono susseguiti vari concorsi banditi dal Ministero della giustizia per cercare di arginare la carenza di personale all'interno degli uffici giudiziari;

          tra i concorsi più recenti vi è quello, per titoli ed esami, per il reclutamento di complessive n. 2.329 unità di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di funzionario, da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F1, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia, ad eccezione della Regione Valle d'Aosta (Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale «Concorsi ed esami» – n. 59 del 26 luglio 2019);

          altro concorso è quello per il reclutamento di complessive 1.000 unità di personale non dirigenziale, con contratto di lavoro a tempo determinato della durata di ventiquattro mesi per il profilo di operatore giudiziario, area II – fascia economica F1 nei ruoli del personale del Ministero della giustizia (Gazzetta Ufficiale – IV serie speciale «Concorsi ed Esami» – n. 72 del 15 settembre 2020);

          e ancora, è stato bandito il concorso per 2700 posti per il profilo di cancelliere esperto. Il concorso è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica – IV serie speciale, concorsi ed esami n. 96 dell'11 dicembre 2020;

          nel distretto di Salerno sono stati in 82 gli idonei con 62 vincitori di cui 8 destinati al tribunale di Nocera Inferiore, 50 al tribunale di Salerno e 4 al tribunale di Vallo della Lucania;

          questa ripartizione non appare all'interrogante rispondente all'esigenza, sempre più avvertita sui territori di rafforzare gli organici degli uffici giudiziari che abbiano sede lontano dai tribunali distrettuali. Un esempio di questa errata ripartizione avviene presso il tribunale di Nocera Inferiore e quello di Vallo della Lucania, dove, nonostante vari scorrimenti nella graduatoria, i posti banditi risultano essere pochi –:

          se il Ministro interrogato non ritenga utile, al fine di assicurare una copertura soddisfacente degli organici, verificare e valutare nel dettaglio le piante organiche degli uffici giudiziari, utilizzando le graduatorie dei concorsi già svolti per procedere all'assunzione di partecipanti ai concorsi risultati idonei ma non vincitori.
(4-12294)


      FERRAIOLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          la carenza di personale amministrativo afferente all'ufficio del giudice di pace di Pisciotta si è riversata sull'organico dell'ufficio del giudice di pace di Vallo della Lucania, dotato da 11 giudici di Pace (5 per Vallo della Lucania; 4 per Agropoli e 2 per Pisciotta);

          la soppressione dell'ufficio di Pisciotta lascia, dunque, in servizio 2 giudici di pace nel settore civile e 2 giudici nel settore penale, destinati a far fronte e a gestire n. 4.167 fascicoli pendenti: 1.900 presso l'ufficio di Vallo della Lucania e n. 2267 presso l'Ufficio di Agropoli;

          anche il carico di lavoro della sezione lavoro e previdenza risulta essere, incomprensibilmente, affidato al Tribunale di Vallo della Lucania e ad altri Tribunali del distretto (tra questi, i nove magistrati addetti al settore lavoro, in servizio presso il Tribunale di Salerno): c'è un rapporto, tra il Tribunale di Vallo della Lucania e il Tribunale di Salerno, di 1: 2,5 per le cause di lavoro e di 1: 4,26 per le Atp previdenziali con un totale di 280 cause di lavoro per ogni magistrato del Tribunale di Salerno, 698 cause per il Tribunale di Vallo della Lucania, 875 fascicoli afferenti alle Atp previdenziali, da discutere presso il Tribunale di Salerno e 3.727 cause sul ruolo affidato ad un unico magistrato togato assegnato al settore presso il Tribunale di Vallo della Lucania;

          in assenza di interventi immediati, il Tribunale di Vallo della Lucania sarà totalmente paralizzato nell'arco di poco più di un mese;

          vi sono 2267 procedimenti civili oggi pendente e 190 procedimenti penali bloccati. Unico rimedio a cui ricorrere sarebbe stato, secondo il suggerimento della Corte d'appello di Salerno e del Ministero della giustizia, l'attivazione di strumenti correttivi previsti dal Csm, e cioè il ricorso ad applicazioni e a supplenze, anche temporanee, con motivazioni del tutto rivedibili;

          al momento si sono attivati, in argomento, l'Aiga di Vallo della Lucania ed il Coa con richieste di applicazione dei magistrati in pianta flessibile (come da decreto ministeriale 27 dicembre 2021 e da legge n. 160 del 27 dicembre 2019) utili a dar luogo all'assegnazione di nuove risorse, con durata minima (un anno). E di qui, una pianta flessibile distrettuale utile: alla sostituzione, nei casi di assenza dal servizio; alla assegnazione agli uffici che versino in condizioni critiche di rendimento –:

          quali immediate iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per sanare la grave situazione in cui versa la macchina della giustizia campana.
(4-12295)


      GENTILE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          con Pdg del 12 maggio 2020 è stato indetto un concorso per titoli per la nomina di 691 posti alla qualifica iniziale del ruolo maschile e femminile degli ispettori del corpo di polizia penitenziaria. Il relativo bando conteneva esplicito riferimento al diritto alla conservazione della sede di servizio, per parte della quota riservata, ma non un elenco delle sedi, così impedendo ai partecipanti una ipotetica e chiara opzione;

          tale concorso si colloca nell'ambito dei molteplici interventi finalizzati al riordino delle carriere e ha consentito la progressione di personale già da tempo in servizio presso il corpo della polizia penitenziaria;

          la procedura ha subito notevoli ritardi, tanto che i 691 ispettori saranno immessi in servizio ad oltre due anni e mezzo dal bando;

          i vincitori sono dipendenti con elevato grado di anzianità di servizio e, molti, prossimi alla pensione;

          secondo dati del Dap, l'organico nel ruolo degli ispettori registra gravi carenze che si attestano attorno a meno 1.193 unità nel ruolo maschile e meno 147 in quello femminile: in proposito giova ricordare che tali dati potrebbero non rispecchiare l'attuale situazione, atteso che sono state rilevate più di tre anni orsono (decreto interministeriale 10 aprile 2019);

          risulta all'interrogante che l'amministrazione penitenziaria sarebbe intenzionata ad applicare la mobilità forzata del personale vincitore del corso in questione, così come ribadito nell'incontro con le organizzazioni sindacali in occasione dell'incontro svoltosi in data 19 aprile 2022, nonostante quest'ultime abbiano esplicitato con forza il proprio dissenso;

          la mobilità interesserebbe 621 su 691 donne e uomini della polizia penitenziaria ai quali dovrebbe esser versata l'indennità di trasferimento, con relativi ingenti oneri in capo all'amministrazione;

          si determinerebbe, altresì, una ingiustificata disparità di trattamento rispetto al personale vincitore del concorso per 2.581 unità nel ruolo di vice sovrintendente, indetto con Pdg nell'anno 2017, tutti stabilizzati nella sede con Gdap n. 0268787.U del 28 luglio 2020 dell'Ufficio relazioni sindacali del Dap, proprio in ragione della straordinarietà del concorso, anch'esso per soli titoli;

          la mobilità forzata, paventata dall'amministrazione, oltre a generare inutili proliferazioni di costi, di contenziosi, rappresenta, all'evidenza, una scelta manifestamente illogica che imporrebbe a un cospicuo numeri di propri dipendenti – come detto, con elevata anzianità di servizio – di lasciare la propria attuale sede per trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza ovvero, quale extrema ratio, a rinunciare all'avanzamento in carriera legittimamente conseguito;

          tale opzione, perseguita dal Dap, si pone in palese contrasto con i principi fondamentali fondanti l'agire della pubblica amministrazione, in particolare sotto i diversi profili dell'efficienza, efficacia ed economicità, oltre che violare l'articolo 3 della Costituzione, sotto il profilo della non discriminazione –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto in premessa e se e quali iniziative intenda adottare per la stabilizzazione nella sede di tutti gli ispettori vincitori del concorso del 2020, al fine di garantire, ex articolo 97, secondo comma della Costituzione, il buon andamento del Dap.
(4-12300)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          la persistente e oramai intollerabile carenza di organico che affligge il nostro sistema penitenziario continua a minare la tranquillità lavorativa dei nostri uomini e donne in divisa;

          il carcere di Chiavari, per cui è prevista una pianta organica di 57 unità, può, allo stato attuale, fare affidamento solamente su 38 agenti, ossia il 33 per cento in meno rispetto a quanto stabilito, comportando serie problematicità per la tenuta in sicurezza dell'istituto;

          la Casa di reclusione ligure, infatti, rientra negli istituti avanzati, con un terzo dei detenuti che usufruiscono del lavoro esterno ex articolo 21 dell'ordinamento penitenziario;

          il numero di effettivi di cui il carcere può disporre, tuttavia, rende impossibile non solo lo svolgimento delle azioni di controllo per i detenuti impiegati nei comuni limitrofi, ma costringe lo stesso ad abbassare le operazioni di controllo intramurario sotto i livelli minimi di sicurezza;

          date tali criticità, la direzione del carcere riscontra numerose e serie difficoltà nel garantire i diritti minimi al proprio personale, rendendosi necessario richiamare frequentemente in servizio gli agenti e costringendo la stessa, suo malgrado, a dover continuamente revocare i riposi agli uomini e alle donne in divisa, i quali, altrettanto frequentemente, devono effettuare turni lavorativi che superano le 8 ore giornaliere previste;

          a titolo puramente esemplificativo della situazione emergenziale in cui versa il carcere, solamente nel recente servizio di piantonamento effettuato presso l'Ospedale di Lavagna, la direzione ha dovuto necessariamente revocare ben 56 riposi, richiamare 3 unità dal congedo ordinario e operare, all'interno dell'istituto, con un numero di agenti molto al di sotto della soglia minima di sicurezza necessaria;

          nel solo mese di maggio, inoltre, si è reso necessario utilizzare 708 ore di lavoro straordinario per far fronte alle esigenze di servizio che, con l'approssimarsi della stagione estiva, si rende sempre più difficoltoso da gestire;

          la direzione del carcere, nel richiedere nuovamente l'attenzione del Ministero al fine di integrare gli agenti mancanti, a quanto consta all'interrogante lamenta di ritrovarsi costretta a ridurre drasticamente o a revocare numerosi congedi ordinari programmati, ledendo ulteriormente i già compromessi diritti del personale a godersi le meritate ferie estive e intaccando gravemente il benessere psico-fisico degli agenti in servizio;

          giova ricordare come, nel panorama disastrato degli istituti penitenziari italiani, il carcere di Chiavari rappresenti, nonostante le problematiche espresse, un esempio di eccellenza nel mantenimento dell'ordine interno, reso possibile da una direzione che ha ben chiara l'importanza di lavorare al fianco dei propri agenti, da un sistema di videosorveglianza funzionante, dalla presenza di spazi messi a disposizione del personale in divisa e dalla presenza di un refettorio che ha permesso di sottrarre dalle celle dei detenuti le bombole del gas adibite alla cottura degli alimenti, le quali, in altre carceri d'Italia, sono state incresciosamente utilizzate contro gli la Polizia penitenziaria durante episodi di sommosse o in casi di aggressioni singole;

          inoltre, la buona conduzione del carcere ha sortito effetti positivi sulla rieducazione dei detenuti, dimostrando quanto la previsione di attività lavorative per gli stessi sortisca effetti di gran lunga superiori rispetto alle misure inique sovente adottate dal Ministero;

          quello della casa di reclusione di Chiavari rappresenta un modello di carcere che non merita l'indifferenza dello Stato, ma che, piuttosto, necessita di essere preso ad esempio ed esportato negli altri istituti penitenziari italiani –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di ovviare alla carenza di organico presente nel carcere di Chiavari.
(4-12323)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      MAMMÌ. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          attraverso una nota congiunta del 20 maggio 2022, indirizzata all'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), le principali organizzazioni sindacali dei trasporti, hanno espresso le proprie perplessità in merito al nuovo regolamento di circolazione ferroviaria proposto dall'Agenzia nazionale, dettate dall'ampia discrezionalità che sarebbe lasciata alle singole imprese e gestori su questioni legate alla sicurezza pubblica delle persone; libertà organizzativa che rischia di scontare il pericolo di un abbassamento degli standard di sicurezza a favore di un contenimento dei costi di produzione del servizio;

          le previsioni del nuovo regolamento per la circolazione ferroviaria destano particolare preoccupazione soprattutto nei punti legati alla figura del capotreno, per via del sostanziale svuotamento dei compiti dello stesso, in ragione di previsioni che garantirebbero la progressiva introduzione nel sistema ferroviario italiano di sistemi tecnologici che, in modo automatico dovrebbero offrire un più elevato livello di sicurezza;

          per tali ragioni, in data 26 maggio il sindacato Orsa Trasporti, attraverso un comunicato stampa, ha rivolto un appello al Governo per sollecitarlo a intervenire per impedire che il processo di liberalizzazione del trasporto ferroviario si traduca in un abbattimento degli standard di sicurezza a danno dei lavoratori e di milioni di pendolari che ogni giorno utilizzano il treno per i loro spostamenti;

          l'abolizione di fatto della figura del capotreno dai treni viaggiatori, rischierebbe inoltre di generare gravi conseguenze occupazionali e salariali per migliaia di lavoratori, delegando quasi interamente le modalità di applicazione delle norme di sicurezza ai gestori dell'infrastruttura e alle singole imprese, tradizionalmente molto attente a risparmiare sui costi anche a scapito della salute e della collettività;

          come sottolineato dalle sigle sindacali di categoria, non si ritiene possibile prevedere che le funzioni di sicurezza siano genericamente svolte da dispositivi tecnologici, senza definire adeguate modalità di intervento in caso di guasto nel servizio ferroviario o in caso di mancato funzionamento dei dispositivi tecnologici, malore del macchinista o di un passeggero. Non risultano convincenti neanche le argomentazioni utilizzate dall'Agenzia a sostegno della modifica, secondo cui l'abolizione del capotreno risulterebbe coerente con le direttive europee, perché non risultano ravvisabili evidenze di incompatibilità tra le norme contenute nel decreto attualmente in vigore e le norme quadro di riferimento europeo;

          seppur sia condivisibile quanto affermato dall'Ansfisa, riguardo al fatto che ciascuna impresa ferroviaria sia responsabile di potersi dotare dell'organizzazione che ritiene più efficace ai fini della gestione del servizio, si ritiene tuttavia che l'organismo preposto alla sicurezza del sistema, specie alla luce dei gravi incidenti ferroviari degli ultimi anni, dovrebbe tutelare una figura, come quella del capotreno, da reputarsi indispensabile per il servizio ferroviario;

          al fine di stabilire un riferimento normativo a tutela degli standard di sicurezza per i viaggiatori sarebbe auspicabile un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali riguardo alla paventata abolizione della figura del capotreno, considerando che il diritto alla mobilità non può essere separato dall'esigenza prioritaria di sicurezza e incolumità dei viaggiatori –:

          se non ritenga opportuno il Ministro interrogato adottare le iniziative di competenza per evitare l'abolizione della figura del capotreno e di conseguenza garantire gli standard di sicurezza a bordo dei treni viaggiatori;

          se non ritenga di dover promuovere un confronto urgente con i sindacati di riferimento e con le istituzioni europee, per le rispettive competenze, per definire un quadro di riferimento normativo omogeneo a tutela degli standard di sicurezza dell'esercizio ferroviario, nonché dell'utenza e dei lavoratori coinvolti.
(5-08213)


      GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          intorno alle ore 14 di venerdì 3 giugno 2022 il treno AV Torino-Napoli si è fermato in una galleria in uscita da Roma (tra le stazioni di Prenestina e Serenissima) a causa del deragliamento della locomotiva di coda, rimasta in posizione verticale: i viaggiatori sono stati aiutati a scendere e, con l'ausilio dei vigili del fuoco e del personale delle Ferrovie, hanno potuto raggiungere a piedi la vicina stazione di Roma Palmiro Togliatti;

          a causa di tale incidente, che fortunatamente non ha causato vittime, si sono subito verificati ritardi che hanno interessato il traffico ferroviario dell'intero paese oltre a moltissime cancellazioni di convogli già prenotati;

          tali disagi sono continuati per altri 5 giorni, paralizzando di fatto la direttrice nord-sud del paese e molteplici collegamenti tra le regioni del centro Italia;

          in particolare l'incidente ha coinvolto arrivi e partenze previste per il ponte del 2 giugno creando numerosi disagi e gravi difficoltà a turisti e pendolari;

          lunedì 6 giugno, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini ha dichiarato che sarebbero occorsi altri tre giorni per «il ripristino completo della situazione», al di là delle cause dell'incidente, su cui sta indagando la Procura di Roma, appare evidente che il settore del trasporto ferroviario italiano presenti alcune criticità, testimoniate dal fatto che un guasto, limitato ad un binario nei pressi di Roma, ha rallentato per quasi una settimana numerosi collegamenti dislocati in tutto il paese;

          queste problematiche, oltre a creare difficoltà ai viaggiatori, potrebbero produrre danni di immagine alla efficienza ed alla puntualità del trasporto pubblico italiano all'estero; proprio in concomitanza con l'apertura della stagione estiva che rappresenta, dopo 2 anni di Covid, una opportunità irrinunciabile per il rilancio dell'economia nazionale;

          in questo contesto va ricordato che il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha stanziato 1,55 miliardi di euro per il trasporto passeggeri su rotaia ed in particolare: per il rafforzamento delle linee ferroviarie regionali interconnesse; per migliorarne i livelli di sicurezza; per potenziare il sistema ferroviario utilizzato come trasporto pubblico locale; per rafforzare il collegamento delle linee regionali con la rete nazionale ad alta velocità –:

          quali iniziative urgenti intenda assumere per prevenire ulteriori incidenti ferroviari e per evitare che un singolo guasto circoscritto ad un binario possa avere ripercussioni per numerosi giorni sull'intera rete nazionale, prevedendo in tal senso anche appositi piani di emergenza per limitare e risolvere in tempi brevi disagi e ritardi.
(5-08215)


      FRAGOMELI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          nel mese di novembre 2009 il Cipe ha approvato il progetto preliminare ed il finanziamento per la variante alla ex strada provinciale 639 nel territorio della provincia di Lecco, ricompresa nei Comuni di Lecco, Vercurago e Calolziocorte. Successivamente, nel luglio successivo, lo stesso ente approva anche il progetto definitivo del relativo lotto funzionale «S. Gerolamo» a carico sia del Cipe che della provincia di Lecco;

          nel corso degli anni successivi la conduzione dell'appalto ha tuttavia palesato numerose difficoltà che hanno avuto come conseguenza il blocco dei lavori. Con sentenza dell'ottobre 2019, Il tribunale di Milano, sezione imprese, ha quindi dichiarato risolto il contratto tra provincia di Lecco e appaltatore formalizzando l'accordo per la riconsegna delle aree di cantiere;

          con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 novembre 2019, la ex strada provinciale 639 è riclassificata quale strada di interesse nazionale e questo ha comportato l'avvio di un'interlocuzione tra la provincia di Lecco ed Anas spa, al fine di affidare a quest'ultima la progettazione esecutiva prodromica ad un nuovo appalto per il completamento dei lavori;

          tra il novembre 2019 e il luglio 2021 si susseguono diversi incontri tra Ministero competente, Anas spa, provincia di Lecco e comuni attraversati dalla strada in questione – cui ha personalmente preso parte anche lo l'interrogante – allo scopo di definire la sottoscrizione della convenzione suddetta tra Anas spa e provincia di Lecco;

          nel settembre 2021 viene formalizzata la sottoscrizione dell'accordo tra gli enti coinvolti e, a seguito della trasmissione da parte di Anas spa del testo definitivo della convenzione, il Ministero concede il nullaosta formale all'accordo al quale segue l'approvazione di tutti gli enti coinvolti, con una tempistica di consegna della progettazione esecutiva entro 12 mesi dalla soprarichiamata sottoscrizione;

          i ritardi accumulati negli anni e la presenza di un cantiere bloccato causano tuttora sia notevoli disagi per tutti i cittadini residenti nei comuni interessati dall'opera, sia la messa in discussione della tempistica di completamento di un'opera fondamentale per il collegamento delle province di Lecco e Bergamo, inserita tra gli interventi previsti per le prossime Olimpiadi invernali di «Milano-Cortina 2026»;

          sono trascorsi ormai 10 mesi dalla sottoscrizione della convenzione suindicata per la progettazione esecutiva – necessaria ad aggiornare il progetto per riappaltare l'opera – con la quale sarà possibile quantificare le eventuali risorse finanziarie aggiuntive (anche a seguito dell'aumento del costo delle materie prime) per il completamento dell'opera –:

          se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative nei confronti di Anas spa affinché si possa addivenire al completamento della progettazione esecutiva secondo le tempistiche concordate nella convenzione sottoscritta nel settembre 2021 e, altresì, definire la roadmap dei successivi adempimenti, finalizzati al completamento della variante alla ex strada provinciale 639 nel territorio della provincia di Lecco, ricompresa nei comuni di Lecco, Vercurago e Calolziocorte-lotto «San Gerolamo», opera prioritaria e prevista per le Olimpiadi di «Milano-Cortina 2026».
(5-08217)

Interrogazioni a risposta scritta:


      BELLUCCI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          mentre il Parlamento ha votato una legge costituzionale per fare entrare gli animali a pieno diritto nella Costituzione, sancendo il dovuto riconoscimento di una ormai diffusa e radicata sensibilità maturata dagli italiani nel corso dei decenni, rimane difficile viaggiare con i propri amici a quattro zampe sui treni;

          sul sito internet di Trenitalia, alla sezione «La guida del viaggiatore – se viaggi con il tuo animale» si legge «Puoi trasportare un cane di qualsiasi taglia (al di fuori del contenitore) alle seguenti condizioni: puoi portare un cane di qualsiasi taglia su tutte le categorie di treni nazionali, in prima e seconda classe e nei livelli di servizio Business e Standard. Sono esclusi il livello di servizio Executive, Premium, la Working Area, l'Area del silenzio, i salottini, gli autoservizi sostitutivi, il servizio bus Freccialink e le carrozze ristorante/bar. Per il trasporto del cane devi acquistare [...] un biglietto di seconda classe o livello Standard al prezzo Base previsto per il treno utilizzato ridotto del 50%, anche per i viaggi in prima classe e nel livello di servizio Business»;

          Trenitalia, quindi, incassa i soldi dei biglietti per gli animali, seppure a prezzo ridotto, senza riservare loro un posto, mantenendo, così, tutti i posti da vendere e costringendo i cani a viaggiare in corridoio, spesso non senza disagi per chi deve attraversarlo, magari per spostarsi da un vagone all'altro o per scendere e, conseguentemente, per il padrone dell'animale –:

          se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al riguardo, al fine di garantire nella quotidianità l'effettivo riconoscimento dei diritti degli animali.
(4-12282)


      LOMBARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il 21 marzo 2022 veniva pubblicato il decreto-legge n. 21 contenente misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina; in particolare, il provvedimento – denominato «decreto anti-rincari» – è stato approvato dal Governo per far fronte ai rincari dell'energia causati dalla guerra in atto e prevede un pacchetto di interventi da 4,4 miliardi di euro con l'obiettivo di tagliare il costo dei carburanti e diminuire l'impatto del rincaro dell'energia su imprese e famiglie, difendendo di fatto il potere d'acquisto e l'intero tessuto produttivo nazionale;

          tra le misure contenute nel provvedimento viene prevista per l'anno 2022 l'erogazione di buoni carburante in favore dei lavoratori dipendenti di aziende private: l'importo – che va da un minimo di euro 200 ad un massimo di euro 458,23 – non è cumulabile con il reddito prodotto dal lavoratore ed è deducibile per le aziende ed esentasse;

          stando alle segnalazioni puntuali dei soci della Lega autisti autotrasportatori indipendenti siciliani (L.a.a.i.s.) sembrerebbe che molte aziende di autotrasporto si rifiutino di adempiere alla sopra indicata prescrizione normativa, disconoscendo l'erogazione del voucher carburante ai lavoratori;

          vi sono casi in cui i commissari delle aziende in amministrazione giudiziaria sostengono erroneamente di non poter erogare il voucher carburante in quanto si creerebbe un duplice credito, nonostante vi sia apposita indicazione sulla non cumulabilità del buono con il reddito del lavoratore –:

          quali chiarimenti il Governo intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda avviare nell'immediato al fine di verificare le suddette segnalazioni circa il mancato rispetto delle prescrizioni contenute del cosiddetto decreto «anti-rincari» e, in particolare, l'omessa erogazione dei voucher carburante ai lavoratori dipendenti di aziende private.
(4-12292)


      LOMBARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          da recenti articoli di stampa si è appreso dell'ennesima ingiustizia consumatasi ai danni della categoria degli autotrasportatori lasciati senza cabina sul traghetto Livorno-Olbia;

          il fatto risale a pochi giorni fa quando oltre 30 lavoratori sardi del comparto sono giunti al porto di Livorno: una volta saliti a bordo di un traghetto della Moby diretto a Olbia si sono visti negare l'assegnazione di una cuccetta per la traversata notturna, nonostante le prenotazioni effettuate dagli uffici commerciali delle aziende per cui lavorano; per loro gli unici posti disponibili sarebbero stati quelli in poltrona o il cosiddetto passaggio ponte;

          sono stati diversi i momenti di tensione a bordo con i rappresentanti della compagnia marittima: gli autisti lamentano ormai da tempo di essere trattati come passeggeri di serie B rispetto a tutti gli altri viaggiatori. Nonostante le norme sanitarie sull'assembramento durante i periodi più difficili della pandemia, gli stessi hanno denunciato di aver viaggiato in quattro in una cuccetta; a questo si aggiungono i disagi da vivere nel corso della stagione primaverile ed estiva ove spesso sono costretti a viaggiare in condizioni difficili senza poter riposare in vista delle tante ore di guida in Sardegna o in tutta la penisola –:

          quali elementi il Ministro interrogato intenda fornire sui fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda avviare per garantire un più equo trattamento del comparto degli autotrasportatori che, per motivi di lavoro, si avvale del trasporto marittimo di linea.
(4-12302)


      PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          alle 14.00 circa del 3 giugno 2022, la circolazione sulla tratta Roma-Napoli dell'Alta Velocità è stata sospesa perché il treno Torino-Napoli AV si è fermato in galleria, nei pressi di Roma Prenestina, a causa dello svio della locomotiva di coda;

          incidente ha prodotto una situazione in cui il traffico ferroviario, in particolare quello tra Roma, Napoli e Pescara, è stato fortemente limitato e rallentato per diversi giorni creando disagi a migliaia di utenti, nonché ulteriori ripercussioni negative sul traffico ferroviario regionale di Lazio e Campania;

          a seguito della situazione sopra descritta un gran numero di passeggeri hanno dovuto sopportare forti ritardi, lunghi alcune ore, oltre che la cancellazione di alcuni treni;

          sull'incidente ferroviario la Procura di Roma ha aperto un'inchiesta, ponendo l'area sotto sequestro;

          il disservizio ha interessato tutto il traffico ferroviario, i collegamenti con il Sud sono stati di fatto impediti e nessuna assistenza è stata prestata alle migliaia di persone assiepate nelle stazioni, dove sono rimaste in attesa per lunghissime ore senza ricevere informazioni e soprattutto il minimo supporto –:

          quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per fare luce su quella che appare una non corretta gestione dell'emergenza prodottasi e, in particolare, quali iniziative intenda porre in essere al fine di garantire l'attuazione di protocolli che in futuro possano ridurre i disagi e scongiurare trattamenti non adeguati ad un Paese civile.
(4-12310)


      ERMELLINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          il 5 giugno 2022 nell'aeroporto «G. Galilei» di Pisa si sono verificati consistenti ritardi nelle partenze e disservizi nell'assistenza agli utenti in attesa dell'imbarco, i quali sono stati costretti ad attendere per ore in un locale sovraffollato e privo di aria condizionata, spesso seduti per terra;

          l'interrogante, presente sul luogo, ha potuto personalmente constatare la portata del disservizio e del disagio sofferto dagli utenti, costretti in una situazione di vicinanza – peraltro rischiosa – tale da configurare un vero e proprio assembramento, in spregio alle vigenti disposizioni di prevenzione del Covid-19;

          assunte successive informazioni, è risultato che nell'aeroporto di Pisa disfunzioni e disservizi si sono ripetuti nel tempo;

          in particolare, risale al 13 dicembre 2020 un episodio in cui, a causa della sovrapposizione degli imbarchi per Palermo e per Bari, dei ritardi dovuti ai controlli allora predisposti per il contenimento del contagio da Covid-19 e, soprattutto, dell'omessa diffusione dell'avviso di imminente chiusura del gate, alcuni passeggeri diretti a Palermo hanno perso il volo, dopo ore di attesa (vedi PisaToday del 16 dicembre 2020, sito web);

          sull'episodio si è poi svolta una seduta di interrogazioni al sindaco di Pisa nel consiglio comunale il 15 dicembre 2020;

          già nel 2018, del resto, l'aeroporto di Pisa aveva guadagnato notorietà per la scarsa qualità del servizio e l'insufficiente puntualità dei voli, giacché il sito internet della società AirHelp aveva stilato una classifica sugli aeroporti italiani maggiormente indicati nelle richieste di risarcimento e il primo posto era andato all'aeroporto di Pisa, con il 24,6 per cento di voli non puntuali e una stima di 4 milioni e 400 mila euro sui risarcimenti da parte delle compagnie aeree (vedi Lagenziadiviaggi del 2 marzo 2018, sito web);

          risulta che l'aeroporto di Pisa sia gestito dalla Toscana Aeroporti S.p.A., quotata in borsa, il cui capitale è detenuto in massima parte dalla Corporacion America Italia S.p.A., con sedi a Milano e Firenze. Il comune di Pisa detiene il 4,48 per cento, mentre la regione Toscana detiene circa il 5 per cento;

          risulterebbe, altresì, che la Toscana Aeroporti S.p.A. riesce ad affittare gli spazi orari – cosiddetti slot – più remunerativi della giornata a una pluralità di operatori, in modo da garantirsi i ricavi più alti possibile. Tuttavia, dal punto di vista pratico, è evidente che non è possibile consentire l'atterraggio e il decollo di quantità eccessive di aerei nella stessa fascia oraria. Si determina, pertanto, una priorità stabilita in via di fatto tra le varie compagnie e poi una coda d'attesa per le altre, con conseguenti ritardi a catena;

          risultano essere queste le cause dei disagi e delle lunghe attese che caratterizzano lo scalo pisano –:

          di quali informazioni disponga sui fatti descritti in premessa;

          quali iniziative di competenza intenda assumere, anche in raccordo con Enac, per ricondurre l'aeroporto di Pisa ad accettabili parametri di efficienza e di rispondenza ai diritti degli utenti.
(4-12316)


      MICELI e GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          il regolamento di circolazione ferroviaria emanato da Ansfisa con decreto n. 4 del 9 agosto 2012, disciplina le attività di sicurezza in esercizio del gestore delle infrastrutture e delle imprese ferroviarie che operano in territorio italiano;

          negli allegati B e C vengono normate le attività di sicurezza da svolgersi nell'ambito dell'esercizio ferroviario, attraverso l'individuazione di figure professionali certificate dalla stessa Agenzia ed in possesso di abilitazioni, essenziali a ricoprire le mansioni previste nelle attività connesse alla circolazione dei treni;

          le norme contenute nel suddetto decreto, vincolano gli operatori ferroviari ad un sistema di regole omogeneo che, oltre a garantire alti standard di sicurezza nell'ambito di riferimento, consentono un'agevole attività di controllo rispetto all'ottemperanza degli obblighi previsti per le Imprese e il Gestore delle infrastrutture;

          con atto ufficiale di aprile 2019, Ansfisa ha intrapreso una consultazione atta a recepire le opinioni rispetto alle modifiche tecniche da apportare al decreto n. 4 del 2012;

          le organizzazioni sindacali, nel luglio 2021, hanno inviato ad Ansfisa osservazioni e proposte di modifica al decreto, discusse e condivise nei precedenti incontri sulla materia;

          nell'aprile 2022, l'Agenzia ha preannunciato che la Commissione europea era intenzionata a riformare una moltitudine di principi generali anche di carattere organizzativo delle attività di sicurezza ferroviaria, contenute nel decreto n. 4 del 2012 e, di conseguenza, riproposte nella bozza del nuovo Regolamento di Circolazione Ferroviaria proposto al legislatore europeo;

          i punti contestati risultano essere ben 32 da parte di E.R.A. (ente di regolazione europeo) e ulteriori 34 dalla Commissione europea;

          il 20 maggio 2022 Ansfisa, nel recepire le impostazioni comunitarie, ha inviato a E.R.A. una nuova bozza di regolamento di circolazione ferroviaria nazionale;

          le novazioni richieste dalle autorità comunitarie spostano i vincoli normativi fondanti dell'attuale regolamento, indispensabili alla tutela della sicurezza dell'esercizio ferroviario, in capo al SGS delle imprese ferroviarie;

          introducono libertà organizzativa per aziende e gestori che deve tenere conto delle Specifiche tecniche di interoperabilità (Sti) emanate dalla Commissione europea e al contempo mantengono la prerogativa di Aziende private con lo scopo di raggiungere profitti;

          cancellano, a titolo esemplificativo, le norme attualmente contenute dagli articoli 4.28 e 4.29 dell'allegato B (Rcf) del decreto n. 4 del 2012, che impongono la presenza del capotreno su tutti i treni viaggiatori, sebbene nella relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, fosse stata auspicata per il Personale Viaggiante una certificazione europea simile a quella prevista per il personale di macchina, che prevedesse requisiti minimi di professionalizzazione e opportuni certificati complementari per operare come personale di accompagnamento nei vari Paesi, a seconda delle specificità previste;

          inoltre, a parere dell'interrogante, si pongono in distonia con quanto previsto dalla direttiva n. 798/2016, recepita nel nostro ordinamento con decreto legislativo del 14 maggio 2019 n. 50 all'articolo 13;

          infine, non affrontano adeguatamente le modalità di effettuazione del soccorso di tutte le persone a bordo del treno sebbene la Corte di cassazione il 15 ottobre 2021 con sentenza n. 28353 abbia accolto la legittimità del rifiuto di un macchinista a condurre un treno con un modulo di equipaggio che, in caso di malore, non gli consentiva la garanzia di un soccorso qualificato –:

          se il Governo intenda adottare iniziative affinché siano recepite integralmente le richieste, riportate in premessa, avanzate dalla Commissione europea e dalla E.r.a. rispetto al nuovo regolamento di circolazione ferroviaria nazionale ovvero sia differita, in attesa della creazione di un impianto normativo che armonizzi le citate disposizioni europee al contesto nazionale, con riferimento alle specificità infrastrutturali e oro-geografiche del territorio, l'adozione del nuovo regolamento di circolazione ferroviaria nazionale.
(4-12318)


      MARAIA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          le amministrazioni e le aziende di trasporto pubblico locale e regionale che hanno acquistato mezzi tramite la convenzione Consip Autobus 3 hanno potuto avere accesso, fino al 2020, al Fondo per il rinnovo straordinario del parco materiale rotabile su gomma messo a disposizione dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, dal valore di circa 150 milioni di euro;

          il suddetto Fondo ha finanziato direttamente il 60 per cento dell'acquisto, mentre per il restante 40 per cento venne previsto il cofinanziamento delle regioni (pari a ulteriori 100 milioni di euro), nonché dei soggetti terzi, pubblici o privati, che eserciscono servizi di trasporto pubblico locale e regionale sul territorio di propria competenza;

          successivamente, l'articolo 200, comma 7, del decreto-legge «Rilancio», del 19 marzo 2020, n. 34, consentiva a regioni, enti locali e gestori di servizi di trasporto pubblico locale e regionale, di non applicare sino al 31 dicembre 2024 le disposizioni che prevedevano un cofinanziamento dei soggetti beneficiari nell'acquisto dei mezzi. Inoltre, autorizzava, fino alla data del 30 giugno 2021, l'acquisito di autobus tramite la convenzione Consip Autobus 3 stipulata il 2 agosto 2018, nonché l'acquisto di materiale rotabile anche in leasing;

          attraverso il decreto-legge «Sostegni bis», recante «Misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali», veniva disposta la proroga fino al 31 dicembre 2021 del termine per l'acquisto di autobus tramite la convenzione Consip Autobus 3 stipulata il 2 agosto 2018;

          nello specifico, all'articolo 51-bis (Proroga dei termini per il ricorso alla convenzione Consip Autobus 3 stipulata il 2 agosto 2018 e disposizioni in materia di Consip Spa), si stabiliva che: «Al fine di contenere gli effetti negativi dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e di favorire lo sviluppo degli investimenti e il perseguimento più rapido ed efficace degli obiettivi di rinnovo dei mezzi di trasporto destinati ai servizi di trasporto pubblico locale e regionale, all'articolo 200, comma 7, ultimo periodo, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, le parole: “30 giugno 2021” sono sostituite dalle seguenti: “31 dicembre 2021”»;

          tale misura va a potenziare proprio quanto introdotto dall'articolo 200, comma 7, del decreto-legge «Rilancio», del 19 marzo 2020, n. 34, per contrastare l'emergenza pandemica e potenziare il trasporto pubblico locale e regionale;

          tuttavia, allo stato attuale è ignoto il numero di autobus che, nei mesi scorsi, e alla scadenza del termine fissato dal decreto-legge «Sostegni bis», sono stati richiesti dagli enti territoriali per il tramite della convenzione Consip Autobus 3 fino alla data del 31 dicembre 2021. Allo stesso modo è necessario verificare le risorse residuate e non utilizzate del Fondo per il rinnovo straordinario del parco materiale rotabile su gomma messo a disposizione dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili –:

          se i Ministri interrogati intendano effettuare un censimento per verificare il numero di autobus richiesti dagli enti territoriali attraverso la convenzione Consip Autobus 3 fino alla data del 31 dicembre 2021 fissata dalle disposizioni che hanno prorogato i termini per il ricorso alla convenzione;

          se i Ministri interrogati intendano verificare a quanto ammontano le risorse residuate e non utilizzate del Fondo per il rinnovo straordinario del parco materiale rotabile su gomma messo a disposizione dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, del valore di circa 150 milioni di euro, ai fini del cofinanziamento degli acquisti dei mezzi;

          se i Ministri interrogati intendano promuovere nuove procedure per il rinnovo del trasporto pubblico locale, facendo sì che gli enti territoriali acquistino i mezzi rimanenti non richiesti entro la data del 31 dicembre 2021.
(4-12327)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      BUTTI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          da nostre informazioni reperite in sedi istituzionali secondo le quali l'avanzamento dei lavori nella costruzione della rete in fibra nelle aree bianche del Paese da parte di Open Fiber sta progredendo a una velocità pari a meno della metà di quella prevista nel suo Piano industriale presentato a suo tempo dall'amministratore delegato di Open Fiber, Mario Rossetti;

          sembra, infatti, che dei 7.100 chilometri di rete previsti nel piano di Open Fiber ne sarebbero stati realizzati solo 3.199;

          se tali informazioni sono esatte significa che nel primo quarto dell'anno in corso sarebbe stato realizzato solo l'11 per cento di quanto previsto per l'intero 2022. Se così fosse, i risultati di Open Fiber sarebbero oggi ben più deludenti rispetto a quelli dell'anno precedente, quando l'azienda, allora guidata dall'Enel, si trovava ad affrontare gli enormi problemi causati dalla pandemia. All'epoca bastava un operaio contagiato dal COVID-19 per chiudere l'intero cantiere. Ciononostante, la performance dei primi tre mesi del 2021 era stata di ben 3.375 chilometri superiore a quella dell'attuale Open Fiber a trazione CDP;

          il quadro attuale di Open Fiber, che ha recentemente vinto 8 lotti per le aree grigie in Puglia, Sicilia, Emilia-Romagna, Campania, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia, potrebbe anche peggiorare –:

          quali siano gli orientamenti del Governo in ordine a quanto esposto in premessa;

          quali siano gli intendimenti del Governo circa la possibilità che Open Fiber possa non essere in grado di svolgere i lavori assegnati e completare le opere nei tempi previsti nelle aree grigie, dal momento che non è stata in grado di rispettare i piani per le aree bianche;

          quali iniziative intenda assumere il Governo in relazione ai ritardi di Open Fiber oggettivamente aumentati da quando Enel, socio industriale, è uscita dalla compagine e dalla gestione dell'azienda, anche alla luce del fatto che l'obiettivo del Piano BUL era quello di completare i lavori entro il 2020;

          se, considerate tutte queste criticità sullo stato di fatto delle operazioni, il Governo sia in grado di escludere che l'Italia possa perdere i fondi europei per le aree grigie, e in ogni caso, quali iniziative preveda di adottare per fronteggiare una situazione che potrebbe assumere punti di criticità senza ritorno;

          quali garanzie il Governo intenda chiedere a Cassa depositi e prestiti o con quali modalità intenda orientarne l'operato, considerato che gli investimenti sul settore che Cassa depositi e prestiti sta facendo provengono dal risparmio postale degli italiani e che per la prima volta Cassa depositi e prestiti si trova a cimentarsi alla guida di un'azienda industriale, caso senza precedenti per la Cassa e che si aggiunge all'analogo e recentissimo caso di Aspi-Autostrade per l'Italia, con riferimento al quale lo stato delle cose non appare, peraltro, migliore.
(5-08219)

INTERNO

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

          recentemente diverse organizzazioni sindacali del Comando dei vigili del fuoco di Messina, mediante note anche indirizzate al Dipartimento dei vigili del fuoco soccorso pubblico e difesa civile, al Capo del Comando nazionale dei vigili del fuoco e alla direzione centrale per le risorse logistiche e strumentali hanno evidenziato alcune pesanti carenze nel servizio di soccorso nell'arcipelago eoliano;

          sembra infatti che il servizio di soccorso presenti criticità tali da impattare in termini di sicurezza su un territorio difficile da raggiungere anche in condizioni metereologiche ordinarie. Inoltre, tale insufficienza del servizio va ad aggravarsi non solo con l'aumentare della popolazione nella stagione estiva, visto il forte richiamo turistico di queste isole, ma anche purtroppo con il proliferare degli incendi in questo periodo dell'anno;

          il problema principale, denunciato anche dai cittadini è rintracciabile dalla presenza di un solo distaccamento dei vigili del fuoco permanente presso l'isola di Lipari per garantire il servizio in tutto il comprensorio eoliano, il quale – lo si ricorda – per le sue caratteristiche ambientali e morfologiche è stato dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità;

          a parere dell'interpellante risulta fondamentale per raggiungere standard di sicurezza accettabili predisporre un programma di interventi a breve e a medio termine, affinché la presenza del Corpo nazionale nell'arcipelago eoliano, ma anche nelle altri arcipelaghi siciliani, sia implementata in termini di organico e di mezzi di soccorso sia terrestri ma, soprattutto, marittimi;

          altra circostanza più volte rappresentata dalle sigle sindacali dei vigili del fuoco riguarda il trasferimento del contingente di mezzi acquistati con i fondi messi a disposizione dalla regione siciliana (elicottero A139, 20 APS e 20 pickup con modulo antincendio). Sembra infatti, che inspiegabilmente, i 40 mezzi non sono mai stati considerati come extra fornitura, ma considerati nella ripartizione nazionale del Comando nazionale dei vigili del fuoco. Tali mezzi, sarebbero fondamentali per combattere con maggiore efficacia la piaga degli incendi boschivi;

          il dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, presso il quale è incardinato il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, svolge alcune funzioni e compiti nell'ambito della sicurezza spettanti al Ministero dell'interno, tra cui il soccorso pubblico, l'estinzione degli incendi, la lotta attiva agli incendi boschivi, la prevenzione di incendi e la sicurezza tecnica;

          da una parte, le competenze in materia di soccorso sono prioritariamente affidate alle regioni, ma dall'altra allo Stato spetta in via sussidiaria il concorso alla lotta attiva agli incendi boschivi attraverso il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e l'Arma dei carabinieri, per le connesse attività di prevenzione e repressione –:

          se il Ministro interpellato per quanto di competenza, intenda adottare iniziative tese a migliorare l'attuale assetto del dispositivo di soccorso negli arcipelaghi siciliani, in particolare quello dell'Eolie, promuovendo eventualmente un incremento di organico e di mezzi in dotazione.
(2-01534) «D'Uva».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      CIAMPI e CECCANTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          da notizie a mezzo stampa si è appreso che nel comune di Calci, in Toscana, si sarebbero verificati alcuni impedimenti burocratici che avrebbero impedito una piena e adeguata accoglienza ad alcuni profughi provenienti dall'Ucraina, a seguito dello scoppio della guerra;

          come riportato dalla stampa, vi sarebbe ad esempio una coppia di pensionati che ha accolto nei 70 metri quadrati in cui vive due donne e tre minori, pensando che si sarebbe trattato di una soluzione per breve tempo alla luce degli impegni assunti dal Governo sull'accoglienza e del grande impegno profuso dal comune di Calci nel reperire alloggi da mettere a disposizione dei profughi;

          in particolare, il comune aveva messo a disposizione alcuni alloggi, con allegato anche il certificato di abitabilità, e prontamente segnalato alla prefettura affinché venissero inserite nel sistema di accoglienza alcune famiglie ucraine che, come nel caso citato, erano già giunte in Italia ed erano state provvisoriamente ospitate presso privati, in attesa di una soluzione più adeguata e di lungo periodo;

          trascorsi tre mesi dai primi arrivi in Italia, dalla prefettura competente non sarebbero ancora giunti i necessari nulla osta, e gli appartamenti, sia pur regolarmente dotati dell'abitabilità sarebbero ancora vuoti, mentre i profughi continuerebbero a vivere in sovraffollamento a casa dei privati, come nel caso citato dove sette persone vivono da 3 mesi in 70 metri quadrati e con un solo bagno a disposizione –:

          se i fatti riportati in premessa si siano verificati anche in comuni diversi da quello di Calci e quali iniziative di competenza intenda adottare per accelerare quanto prima la messa a disposizione di appartamenti dotati di abitabilità e garantire un'accoglienza adeguata ai profughi, già duramente provati dalla guerra che si sono lasciati alle spalle.
(5-08220)


      RAVETTO, IEZZI, BORDONALI, DI MURO, FOGLIANI, INVERNIZZI, STEFANI, TONELLI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la sera del 10 giugno 2022 all'interno del quartiere Aler in via Bolla a Milano è scoppiata una maxi rissa tra gruppi di inquilini delle case popolari;

          come riportano i media e come emerge dalle testimonianze video che circolano in rete, una sessantina di persone si è riversata in strada armata anche di bastoni: si sarebbe trattato inizialmente di un confronto tra bande rom rivali che abitano, spesso abusivamente, i palazzi della zona, ma in seguito in strada sarebbero scese anche famiglie italiane esasperate dalla situazione di degrado;

          per sedare la lite sono dovute intervenire decine di agenti delle forze dell'ordine in assetto antisommossa;

          non si tratta di un caso isolato: recentemente, con atto di sindacato ispettivo n. 5-07518, gli interroganti avevano già sensibilizzato il Ministero interrogato sul problema rappresentato dal profondo abusivismo e, in generale, dalla situazione di grave illegalità in cui versa da anni la zona, nonché dalle frequenti maxi risse, che hanno visto anche l'uso di armi, tra fazioni rom o tra rom e inquilini; dopo questo ennesimo episodio di violenza, a fronte di quello che gli interroganti ritengono un atteggiamento di indifferenza da parte del comune di Milano, appare necessario assicurare, d'intesa con la Prefettura e la Questura, speciali misure di sorveglianza della zona, propedeutiche al progetto di risanamento che stanno portando avanti Aler e regione Lombardia;

          quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, con la massima urgenza per contrastare l'illegalità che si è venuta a creare all'interno del quartiere Aler di via Bolla a Milano, ivi comprese iniziative contro gli stranieri irregolari e gli occupanti abusivi degli alloggi.
(5-08228)

Interrogazioni a risposta scritta:


      PRISCO e MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          ai sensi dell'articolo 29-bis del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2022, n. 35, la Polizia di Stato ha emanato un avviso per procedere all'assunzione di 1.300 allievi attingendo dall'elenco degli idonei alla prova scritta di esame del concorso pubblico per l'assunzione di 1.148 allievi agenti della Polizia di Stato, bandito con decreto del Capo della Polizia – direttore generale della pubblica sicurezza 18 maggio 2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 40 del 26 maggio 2017;

          l'avviso prevedeva di: ammettere alla procedura assunzionale i soggetti che avevano riportato una votazione compresa tra 9,50 e 8,25 decimi nella graduatoria del concorso pubblicata con decreto n. 333-B/12D.2.17/16263 del 27 ottobre 2017, fermi restando le riserve, le preferenze e i requisiti applicabili secondo la normativa vigente alla data dell'indizione della citata procedura concorsuale; non includere nella procedura assunzionale i soggetti già convocati per l'accertamento dei requisiti di idoneità ai sensi delle disposizioni di cui all'articolo 11, comma 2-bis, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, e di cui all'articolo 260-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77; prevedere inoltre che i soggetti ammessi alla procedura dovessero, a pena di esclusione di diritto, manifestare l'interesse a parteciparvi, formulando istanza di partecipazione, entro e non oltre le ore 23.59 del giorno 6 maggio 2022;

          il criterio della chiamata rivolta agli idonei in graduatoria appare agli interroganti valido, stante la «vecchiaia» della stessa, ma altrettanto lesivo dell'aspettativa dei classificati con punteggi inferiori a 8,25, soprattutto a fronte della mancata risposta dei candidati classificati nelle posizioni precedenti e della necessità di procedere con urgenza alle assunzioni; sembra che soltanto in 176 abbiano risposto all'avviso –:

          se il Governo non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per utilizzare il medesimo criterio con un nuovo bando per coloro che abbiano ottenuto un punteggio inferiore a 8,25 e fino al raggiungimento del numero previsto di assunzioni.
(4-12273)


      ORSINI e PALMIERI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          sabato 4 giugno 2022 nella città di Cremona si è svolto l'Onda Pride, un corteo che raccoglie le manifestazioni promosse dalle associazioni e dal movimento LGBTQIA+ italiano;

          durante la sfilata un gruppo di manifestanti ha portato in spalla un manichino vestito da Madonna con il seno scoperto;

          ad avviso degli interroganti si è trattato di un'iniziativa evidentemente blasfema e fortemente oltraggiosa, alla quale hanno fatto seguito il forte sdegno dei cittadini e la ferma reazione del vescovo di Cremona che ha espresso il dolore di tutta la comunità cristiana per l'oltraggio subito;

          la libertà di manifestare per i propri diritti non può e non deve attuarsi attraverso immagini o gesti che sono assolutamente privi di valore educativo e comunicativo, che esulano dalla legittima tutela dei diritti e dalla lotta all'omofobia e alle discriminazioni –:

          se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

          quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare che tali episodi oltraggiosi possano verificarsi nuovamente, garantendo così il pieno rispetto della fede della comunità cristiana, che è il fondamento della nostra cultura e civiltà e in quanto tale meritevole di rispetto assoluto.
(4-12274)


      PATERNOSTER e TURRI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nel tardo pomeriggio del 2 giugno 2022 migliaia di ragazzi giunti in treno hanno invaso il tratto di spiaggia di Castelnuovo del Garda (Verona) al confine con quello di Peschiera (Verona);

          il grande numero di persone ha creato notevoli disagi all'ordine pubblico: il raduno, annunciato e organizzato sui social, è degenerato in numerosi furti e risse; un ragazzo è stato accoltellato, perdendo copiosamente sangue, e un altro picchiato con un bastone;

          all'accorrere degli agenti in tenuta antisommossa alcuni giovani avrebbero ingaggiato degli scontri con le forze dell'ordine, lanciando pietre ed altri oggetti; una delle pietre ha raggiunto un passante che è stato soccorso in un bar vicino;

          le forze dell'ordine sono riuscite dopo qualche ora a disperdere il raduno, ma i concessionari della spiaggia, i loro clienti e le famiglie che si trovavano sul luogo hanno passato ore di preoccupazione e angoscia;

          i giornali locali, riportando le dichiarazioni dei sindaci di Castelnuovo del Garda e di Peschiera, affermano che questi ultimi avevano segnalato il pericolo che avrebbe comportato questo raduno abusivo di massa, chiedendo interventi preventivi e sistemi di controllo continuativi che impedissero a fatti del genere di verificarsi;

          data l'ampia partecipazione al raduno e il suo «successo», c'è il rischio che l'iniziativa possa essere ripetuta –:

          quali iniziative intenda adottare per prevenire il ripetersi di fatti simili a quelli riportati in premessa, anche predisponendo sistemi di controllo e follow-up, nonché ogni adeguata misura che impedisca tali raduni laddove vi sia timore per la tenuta dell'ordine pubblico.
(4-12286)


      RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          siamo abituati a considerare i vigili del fuoco un baluardo di sicurezza, sempre presenti in caso di necessità, ma questa volta sono proprio loro, i vigili del fuoco di Roma, a lanciare l'allarme per la preoccupante carenza di organico: «Siamo al collasso, intervenite»;

          secondo quanto si apprende dalla nota del sindacato autonomo dei vigili del fuoco, che chiede di intervenire in maniera «urgentissima», i distaccamenti più colpiti sono Tuscolano I, Marino, Palestrina, Campagnano, Montelibretti, Cerveteri, Fluviale: mancano uomini e mezzi, ma anche il personale tecnico e logistico e, paradossalmente, manca addirittura l'acqua;

          come denunciato dal sindacato, a seguito di un incendio in un appartamento nel quartiere Parioli, «la squadra intervenuta è rimasta senza acqua in quanto i mezzi di appoggio erano distanti e la botte di Prati sospesa per inviare rimpiazzi ad altre sedi»; e ancora, «Per l'incendio di un'auto nel comune di Marino è intervenuto un capo reparto di 58 anni che ha dovuto affrontare l'intervento con l'autista che faceva la staffetta/supporto tra lui e la gestione dell'automezzo»;

          l'allarme, peraltro, non è il primo, posto che il sindacato aveva già segnalato preoccupanti criticità alle istituzioni preposte nel 2016 e nel 2021, denunciando le condizioni disperate dei lavoratori: «Mancano le autopompe, è come andare in guerra con la fionda»;

          ogni richiesta di intervento sarebbe rimasta inascoltata e «Pochissimo è stato fatto per arginare il collasso»;

          il comando di Roma ha il compito di soccorrere, oltre i circa 3 milioni di abitanti della città, anche i 121 comuni della provincia, per un totale di 6 milioni di persone, a cui si aggiungono 5 procure, palazzi istituzionali, poli di prevenzione incendi, gli aeroporti di Fiumicino e di Ciampino e anche il Porto di Civitavecchia;

          in particolare, secondo il sindacato autonomo dei vigili del fuoco, posto che la normativa europea prevede un vigile del fuoco per ogni 1.500 abitanti, occorrerebbero, per tenere in piedi solo il «dispositivo di soccorso», 2.500 unità rispetto a quelle previste che sono 1.780 o 12 mila ore mensili –:

          considerata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere al riguardo.
(4-12287)


      CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in data 11 maggio 2022, il Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero della salute, ha emanato la circolare n. 48/2022, protocollo: 12641/2022, con oggetto «Protocollo sanitario e di sicurezza per lo svolgimento delle consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2022», nella quale, tra le altre disposizioni, viene previsto l'obbligo di mascherina per tutti gli elettori che si recano al voto;

          in ragione della firma di tale atto sarà, dunque, obbligatorio indossare la mascherina per l'esercizio del diritto di voto in occasione dei referendum per la giustizia e delle elezioni amministrative che si terranno il 12 giugno 2022;

          il rischio, senza un'adeguata campagna informativa di tale misura, è che una larga parte della popolazione venga respinta all'ingresso del seggio in quanto sprovvista di mascherina, stante che da tempo non è più richiesta per lo svolgimento delle comuni attività quotidiane –:

          quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire urgentemente il diritto di voto a tutti.
(4-12289)


      D'ATTIS, ELVIRA SAVINO, LABRIOLA, GIANNONE e ROSPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          con decreto del Presidente della Repubblica del 3 giugno 2021 il consiglio comunale di Foggia è stato sciolto e la dottoressa Marilisa Magno è stata nominata commissario straordinario per la provvisoria gestione del comune fino all'insediamento degli organi ordinari;

          dopo quasi un anno dal commissariamento, il 27 maggio 2022 il presidente Emiliano ha dichiarato che la regione Puglia da lui governata ha deciso di costituire un organismo istituzionale per affiancare il commissario straordinario del comune di Foggia e sostenerlo «in tutte quelle attività che hanno inevitabilmente natura politica, che non possono essere escluse e difficilmente possono essere gestite»;

          tali istanze hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni rese dal commissario straordinario che in una recente intervista le ha definite «come uno stimolo che intende segnalare un affiancamento all'attività degli enti locali da parte della Regione, come è giusto che sia»;

          ad avviso degli interroganti, si tratterebbe di una decisione potenzialmente lesiva dell'autonomia amministrativa del commissario –:

          quale sia il presupposto normativo che giustificherebbe la proposta del presidente della regione Puglia di far affiancare il commissario straordinario del comune di Foggia da un organismo istituito ad hoc;

          quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare lo stato di attuazione della gestione commissariale.
(4-12303)


      UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          le guardie ecozoofile sono guardie giurate nominate dal prefetto e/o dalla provincia e svolgono una autonoma attività di vigilanza e verbalizzazione (possedendo esclusiva caratterialità pubblicistica) e sono poste alle dipendenze funzionali dell'autorità giudiziaria;

          nell'ambito dei compiti loro conferiti dalla legge, le guardie giurate devono «assicurare con una costante vigilanza la difesa delle acque, dell'atmosfera, del suolo e del sottosuolo nonché dei terreni agro-forestali dall'inquinamento, onde eliminare o ridurre i fattori di squilibrio o di degrado ambientale». Inoltre «il compito degli addetti a tale funzione non deve limitarsi al solo accertamento e alla repressione degli illeciti in materia di caccia ma deve estendersi ad una sorveglianza generale in relazione alla tutela dell'ambiente, della fauna e delle coltivazioni agricole», ovvero su tutte le «norme relative alla protezione degli animali in genere e senza limitazioni di sorta»;

          la guardia giurata ecozoofila è pubblico ufficiale, poiché svolge funzioni di esclusivo interesse pubblico. Essa è, inoltre, ai sensi del decreto legislativo n. 112 del 1998, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 settembre 2000 e della legge n. 689 del 1981, polizia amministrativa ed ha in tale contesto i poteri di cui all'articolo 13 della medesima legge n. 689 del 1981, ossia può «...assumere informazioni e procedere a ispezioni di cose e di luoghi diversi dalla privata dimora, a rilievi segnaletici, descrittivi e fotografici e ad ogni altra operazione tecnica [...] e altresì procedere al sequestro cautelare ...»;

          l'Associazione «Fare Ambiente» – Movimento ecologista europeo (riconosciuto dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con decreto n. GAB-DEC-2009-0000021 del 27 febbraio 2009) opera con i propri volontari, in convenzione, con i comuni di Ginosa, Massafra e Palagiano per il contrasto al randagismo e per i controlli ambientali sull'abbandono di rifiuti: malgrado oltre 20 istanze di rinnovo del decreto prefettizio di guardia giurata particolare zoofila trasmette a partire dall'agosto del 2020, la Prefettura di Taranto non ha ancora provveduto ad adottare tali decreti;

          i decreti in vigore cessano la loro efficacia nel corrente mese di giugno;

          nel caso in cui non fossero tempestivamente rinnovati, l'associazione e i suoi operatori sarebbero costretti a sospendere le proprie attività, con conseguenze gravi per l'intera comunità sotto il profilo della salvaguardia del territorio e della prevenzione e repressione degli illeciti in materia ambientale e di protezione degli animali –:

          se intenda adottare le iniziative di competenza affinché la Prefettura di Taranto provveda celermente al rinnovo dei decreti riportati in premessa.
(4-12306)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          si apprende da fonti giornalistiche di un problema informatico al programma di aggiornamento del Ministero dell'interno con cui vengono rilasciati i permessi di soggiorno per i lavoratori stagionali extracomunitari adibiti alla raccolta dei prodotti agricoli;

          i rappresentanti della categoria, nello specifico la Coldiretti, lamentano come questo problema, che perdura oramai da due mesi, rischi concretamente di compromettere la raccolta dei prodotti maturi di quest'anno, i quali andranno al macero pur essendo perfettamente edibili;

          le conseguenze di questa disfunzione del sito del Ministero, spiegano sempre i rappresentanti Coldiretti, sono sostanzialmente di due tipi: da un lato, vi sono lavoratori stranieri già presenti in Italia che hanno ricevuto il visto d'ingresso ma che non possono sottoscrivere il contratto di soggiorno per poter lavorare, quindi senza lavoro e senza relativo reddito, mentre, dall'altro versante, vi sono lavoratori stagionali in attesa di poter far ingresso in Italia ma che non riescono a vedersi rilasciare il visto e il nulla osta dallo Sportello unico;

          la circostanza si rende tanto più paradossale se si tiene conto che dei circa 42 mila posti di lavoro, predisposti con il «decreto flussi» del 2021 per i lavoratori stagionali extracomunitari e aumentati a 69 mila quest'anno, attualmente ne sono impiegati pressappoco un migliaio. Il mancato ingresso di questi lavoratori stagionali assunti con contratti a tempo determinato al fine della raccolta dei prodotti agricoli, i quali rappresentano un quarto dell'intera attività di raccolta in Italia, rappresenta un ulteriore gravissimo danno economico per quelle imprese agricole già colpite duramente dai rincari dei costi di produzione causati dalla guerra in Ucraina;

          a parere dell'interrogante, non provvedere repentinamente tramite soluzioni alternative, quali il rilascio di permessi cartacei, fino al momento della soluzione del problema informatico del Ministero, si tradurrebbe in un ingiustificabile e vergognoso atto di abbandono e negligenza nei confronti di tutti gli imprenditori agrari, i quali rischiano di perdere irrimediabilmente parti consistenti del raccolto annuale –:

          quale problema informatico abbia colpito il sito del Ministero dell'interno;

          se il Governo intenda stimare i danni arrecati al comparto agricolo a causa delle criticità espresse in premessa;

          quali modalità di risarcimento il Governo intenda predisporre a favore dei soggetti colpiti dal mancato impiego dei lavoratori stagionali extracomunitari;

          se il Governo intenda rilasciare autorizzazioni cartacee per i lavoratori stagionali extracomunitari già presenti in Italia, al fine di poter procedere all'attività di raccolta dei prodotti agricoli;

          se il Governo intenda rilasciare immediatamente il visto per i lavoratori stagionali extracomunitari in attesa di poter entrare in Italia.
(4-12311)


      IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          domenica 2 giugno 2022 a Peschiera del Garda, in provincia di Verona, sarebbero arrivati circa duemila ragazzi, soprattutto in treno, per partecipare a un maxi raduno «trap», pare organizzato nei giorni precedenti tramite il passaparola sul social network Tik Tok;

          come testimoniano i video e le immagini che sono circolati sul web, il raduno non autorizzato è subito degenerato in un vero e proprio assalto a cose e persone, in risse, accoltellamenti, furti e gravissimi episodi di vandalismo e molestie, tanto da richiedere l'intervento immediato della polizia in assetto anti sommossa;

          sempre secondo quanto riportato dalla stampa, in uno di questi video si vede sventolare una bandiera del Marocco e sarebbero comparse anche armi da taglio;

          il maxi raduno ha anche registrato delle denunce per molestie sessuali: sei ragazze tra i 16 e i 17 anni, di ritorno da una giornata a Gardaland, sul treno regionale che da Peschiera del Garda doveva portarle a Milano si sarebbero trovate con alcuni dei giovani che si erano dati appuntamento al maxi raduno, ubriachi e totalmente fuori controllo e, sempre secondo quanto denunciato dalle vittime e dai genitori, sarebbero state accerchiate e molestate al grido «le donne bianche qui non salgono»;

          secondo le testimonianze riportate dal Giorno, i binari della stazione di Peschiera erano invasi «da oltre un centinaio di ragazzi, la maggior parte nordafricani» della stessa età delle vittime, che, sotto choc, sono riuscite a sottrarsi a ulteriori violenze, solo riuscendo a scendere, a fatica, alla fermata di Desenzano del Garda;

          tale circostanza è altresì confermata dai primi accertamenti della Procura di Verona: tra i sospettati, una trentina di persone in tutto, la maggioranza sembra siano minorenni, immigrati di seconda generazione;

          quanto accaduto a Peschiera del Garda e il dilagare di baby gang di immigrati ormai fuori controllo sono fatti di estrema gravità e hanno giustamente allarmato diversi sindaci tra Lombardia e Veneto, che dopo quest'ultimo episodio hanno ancora ribadito la necessità di un immediato intervento, soprattutto essendosi in passato già verificatisi eventi simili, per il numero sempre crescente di giovani che vi partecipano e per l'annuncio, ancora via social, di futuri altri raduni –:

          se trovi conferma che l'evento sia stato organizzato tramite un appello lanciato sul social network Tik Tok e, in caso affermativo, se e quali iniziative siano state adottate per impedirlo;

          quali iniziative di competenza abbia adottato al fine di contribuire ad individuare gli autori dei gravissimi fatti riportati in premessa e quali misure risultino essere state prese nei loro confronti;

          se e quali iniziative siano state adottate per sorvegliare la stazione ferroviaria e i treni in partenza da Peschiera del Garda anche e soprattutto dopo quanto accaduto al maxi raduno e al fine di tutelare coloro che viaggiavano su di essi;

          quali iniziative immediate intenda attivare al fine di prevenire ulteriori episodi come quelli citati in premessa.
(4-12312)


      SAPIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nel territorio di Cirò Marina (KR) è ancora operativo, secondo quanto contenuto nell'ultima relazione semestrale Dia (risalente al primo semestre del 2021), il locale di 'ndrangheta guidato dai Farao-Marincola;

          in data 2 giugno 2022 veniva pubblicato sulla testata giornalistica «I Calabresi» un articolo a firma di Alessia Bausone dal titolo «Cirò Marina, il padel dei Farao con il permesso del comune» in cui viene in risalto un permesso di costruire rilasciato dal comune di Cirò Marina alla società «Signor Padel Srls», il cui proprietario, nonché amministratore unico e legale rappresentante è il signor Giuseppe Farao, condannato in primo grado a 13 anni e 6 mesi di reclusione per associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori aggravato dall'agire mafioso nell'ambito del processo Stige e figlio del boss Silvio Farao, condannato a 30 anni di reclusione nell'ambito del medesimo processo;

          tale permesso di costruire, n. 18 del 1° giugno 2022, è stato concesso a seguito di pratica edilizia n. 14 del 2022 prot. 9704 del 29 aprile 2022, Codice Univoco Sue 786 dal Responsabile dello sportello Unico per l'edilizia architetto Raffaele Cavallaro, per l'intervento di «realizzazione di una Tensostruttura da adibire a campo da padel con relativi servizi da ubicare in località Taverna comune di Cirò Marina (KR) su terreno distinto in Catasto al foglio 27 particella 1970, in zona omogenea B3/Sub2 del vigente strumento urbanistico generale»;

          a presentare il progetto, come emerge dalla licenza concessa, è stato l'architetto Giovanni Ciccopiedi di Cirò (KR) che ne è anche il progettista e il direttore dei lavori. Come si evince dal citato articolo, egli è «nipote di Giuseppe Nicastri, esponente di rilievo della cosca Farao-Marincola e noto pregiudicato ex latitante»;

          con provvedimento dell'Ufficio Tecnico Area Urbanistica del comune di Cirò Marina, prot. n. 12614 del 3 giugno 2022 firmato sempre dall'architetto Raffaele Cavallaro quale «responsabile Area Tecnica» (autonominatosi, altresì, responsabile del procedimento), veniva inviata comunicazione di avvio del procedimento di revoca del permesso di costruire al Signor Padel Srls di Giuseppe Farao (concessa solo due giorni prima) con la motivazione che: «l'articolo 12 delle norme tecniche di attuazione del PRG, per la zona B non prevede la destinazione d'uso indicata nel progetto presentato di cui al permesso di costruire»;

          non è stato chiesto il Bdna (il certificato antimafia) così come previsto dalla normativa vigente, come evidenziato da «Il Quotidiano del Sud» edizione online del 4 giugno 2022 che riporta come virgolettato attributo al comune di Cirò Marina «Il certificato antimafia? Lo avevamo dimenticato»;

          con decreto sindacale n. 14 del 2022 veniva revocato il decreto sindacale 9/2022 che attribuiva all'architetto Raffaele Cavallaro la titolarità della Posizione Organizzativa dell'Area Urbanistica, per «accertate situazioni non in linea con gli obiettivi desumibili dal programma amministrativo del Sindaco e ravvisate particolari inadempienze amministrative»;

          il Sindaco di Cirò Marina, però, manteneva l'architetto Raffaele Cavallaro quale responsabile amministrativo del procedimento di revoca del permesso di costruire e non provvedeva alla revoca del decreto sindacale n. 7 del 19 aprile 2022 che conferiva all'architetto Cavallaro l'incarico ai sensi dell'articolo 110, comma 1, del Tuel n. 267 del 2000 di «Istruttore Direttivo Tecnico» – cat. D, Pos. Econ. D1, part-time 18 ore settimanali, a tempo determinato per 3 anni; incarico espressamente revocabile «per risultati inadeguati» –:

          se non si intendano assumere le iniziative di competenza ai fini della sussistenza degli elementi di cui al comma 1 dell'articolo 143 del Tuel, promuovendo l'accesso presso il comune di Cirò Marina.
(4-12314)


      CARETTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          a seguito di una recente campagna di marketing, la compagnia aerea ITA Airways ha inaugurato la tratta Roma-Buenos Aires (Argentina) con la figura di Roberto Baggio, celebre figura dello sport italiano;

          in risposta a questa iniziativa, numerosi individui appartenenti a frange estreme dei movimenti animalisti hanno costellato l'aeroporto «Catullo» di Verona con manifesti atti a denigrare la figura di Roberto Baggio che, come noto, è da lungo tempo un forte sostenitore del comparto venatorio;

          considerato il ruolo fondamentale ricoperto dagli operatori del comparto venatorio nel mantenimento degli habitat, delle specie e dell'ambiente, questo episodio rappresenta l'ultimo di una lunga serie di attacchi diffamatori facenti parte della campagna di odio promossa dai movimenti animalisti nei confronti dei cacciatori italiani –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti, se l'affissione delineata in premessa sia avvenuta nel rispetto delle vigenti normative e quali iniziative intenda intraprendere per tutelare il comparto venatorio dalle violente e persistenti campagne d'odio cui esso ed i suoi operatori sono sottoposti incessantemente da parte di frange estreme degli animalisti.
(4-12315)


      ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          nei giorni scorsi, a Pisa, si è consumato un altro episodio di violenza;

          una rissa, scoppiata per motivi futili alle due di notte sul lungarno Pacinotti, si è poi trasformata in brutale pestaggio di quattro giovani da parte di un branco di venti persone;

          grazie al tempestivo intervento delle forze dell'ordine il branco si è disperso dopo pochi minuti l'inizio del pestaggio e le vittime non hanno riportato ferite gravi;

          questo episodio si inserisce nella già problematica questione sulla sicurezza a Pisa; l'interrogante, con numerosi precedenti atti di sindacato ispettivo (nn. 4-09566, 4-10655, 4-11048 e 4-11047), ha già chiesto più volte un intervento più incisivo da parte di questo Ministero in termini di pianificazione strategica e di rafforzamento dell'organico delle forze dell'ordine per aiutare il comune di Pisa a garantire l'ordine pubblico, sempre più minacciato dalla cosiddetta mala movida e da una microcriminalità violenta spesso di origine immigrata –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare per far fronte alle esigenze di maggiore sicurezza della città di Pisa ed evitare il ripetersi di atti come quello richiamato in premessa.
(4-12325)


      TONELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          un uomo di etnia rom senza stabile dimora è in questo momento agli arresti domiciliari in un camper a pochi passi da un campo rom alla Trilogia Navile (Bologna);

          il camper è posizionato in un luogo pubblico e in un contesto residenziale;

          i residenti dell'area, già esasperati per la presenza del vicino campo rom, risultano particolarmente colpiti da questa decisione, dal momento che lo stazionamento coatto del camper rappresenta un polo di attrazione per altri nomadi «in visita» e rafforza la presenza della comunità nella zona;

          il piccolo campo nomadi della zona è già noto alle cronache locali per il forte degrado ambientale: si registrano, infatti, continuamente incendi di pneumatici e altre modalità di smaltimento illegale di rifiuti; le utenze della comunità rom residente nell'area sono poi, di fatto, a carico dei cittadini, e il campo è moroso per circa 70.000 euro al comune –:

          di quali elementi disponga il Governo in relazione alla vicenda di cui in premessa e se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza per porre fine alla perdurante situazione di degrado e illegalità nel campo rom di Trilogia Navile.
(4-12330)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GALLO e GRIPPA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

          gli stipendi negli ultimi tre lustri abbiano subito un solo aumento del 3,5 per cento nel 2018, laddove l'inflazione nel periodo è stimata a più 20 punti percentuali. In merito la Commissione europea, nelle previsioni di primavera, ha fatto sapere che il tasso di inflazione in Italia sfiorerà il 6 per cento nell'anno corrente, attestandosi al 5,9 per cento, due punti percentuali in meno della media dell'eurozona, per raggiungere poi una media del 2,3 per cento nel 2023; si tratta di dati allarmanti e in rialzo considerato che nello scorso febbraio, la stessa Commissione, stimava un tasso di inflazione al 3,8 per cento nel 2022, per poi scendere all'1,6 per cento nel 2023;

          per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, secondo i calcoli sindacali, si rileva che gli aumenti sarebbero di appena 10-12 euro netti, con la discriminante che lo stesso risulta escluso dal bonus cosiddetto «carta del docente», previsto dall'articolo 1, comma 121, della legge n. 107 del 2016 («Buona Scuola»), che consiste nell'istituzione della carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione dei docenti di ruolo delle istituzioni scolastiche, confermato dalla legge di bilancio;

          il 7 giugno 2022 riprende la trattativa per il rinnovo contrattuale: l'Aran ha infatti convocato i sindacati per la ripresa degli incontri, in forte ritardo sui tempi, dato che ci si siederà al tavolo per gli accordi relativi al triennio 2019-2021, tema sul quale i sindacati hanno scioperato il 30 maggio –:

          se il Governo non consideri importante adottare iniziative per estendere il bonus formazione «carta del docente» a tutto il personale Ata;

          se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per rimettere alla contrattazione collettiva i temi della formazione;

          se, nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio, non si intenda rispondere al caro vita per il corpo scolastico con un cospicuo investimento in termini di risorse per gli aumenti dei prossimi contratti, in un percorso che conduca le retribuzioni del personale scolastico alla media europea.
(5-08201)

Interrogazioni a risposta scritta:


      SIRAGUSA e VIZZINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          con decreto dipartimentale n. 499 del 21 aprile 2020, il Ministero dell'istruzione bandì un concorso ordinario, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento del personale docente per posti comuni e di sostegno nella scuola secondaria di primo e secondo grado;

          i candidati che hanno preso parte alle prove, svoltesi negli scorsi mesi, del suddetto concorso, hanno lamentato svariate criticità concernenti i quesiti a cui sono stati tenuti a rispondere. Nello specifico, la classe di concorso A022 (Italiano, storia e geografia) pare abbia dovuto «barcamenarsi tra domande mal poste, ambigue o incentrate su argomenti fuori programma» (Concorso ordinario secondaria, errori nella prova scritta per la classe di concorso A022, La tecnica della scuola, 27 aprile 2022). Decine sono infatti le segnalazioni in merito, riprese e pubblicate da numerosi organi di stampa;

          al riguardo, una notizia degli scorsi giorni sembrerebbe dare ragione alle doglianze dei candidati: un'ordinanza del Tar del Lazio ha recentemente confermato, infatti, la presenza di una domanda errata nella prova scritta citata; domanda la quale andrebbe, dunque, annullata. La contestazione del quesito giunge da alcuni aspiranti insegnanti che hanno richiesto l'ammissione alla prova orale, dalla quale sono stati esclusi;

          analoga esperienza è stata quella purtroppo vissuta anche dai candidati della classe di concorso A054 (Storia dell'arte), le cui prove scritte sono state espletate l'8 aprile 2022. Un gruppo costituito da un'ottantina di aspiranti docenti ha infatti redatto un documento contenente tutte le imprecisioni, se non i veri e propri errori, contenuti nelle domande della prova da loro sostenuta. Come rilevato dai candidati, «su un totale di cinquanta quesiti ben sedici domande hanno sollevato parecchi dubbi e non poca indignazione» per il «modus operandi superficiale e imparziale» con il quale tali quesiti parrebbero essere stati redatti. Il menzionato documento è stato poi inviato al ministero dell'istruzione e agli uffici scolastici regionali — oltre che ai sindacati di settore — «chiedendo di riconsiderare, alla luce della contestualizzazione dei quesiti e alle osservazioni critiche formulate, la bontà della prova e conseguentemente la valutazione dei risultati»;

          le problematiche fin qui descritte non riguarderebbero soltanto le due classi di concorso citate. Il segretario nazionale FLC-CGIL, ha dichiarato infatti di «stare sollecitando un intervento anche sulla classe AB-25 (Lingua inglese e seconda lingua comunitaria) e A-12 (Discipline letterarie)» («Concorso scuola, polemiche sui quesiti pieni di errori: "Troppe imprecisioni"», La Stampa, 29 aprile 2022);

          già nel settembre 2011 il Tar della Campania sottolinea che «per una selezione degna di questo nome, che ottemperi ai criteri – a tutela del buon andamento della Pubblica amministrazione, secondo quanto contemplato dall'articolo 97 della nostra Costituzione – della proporzionalità, della ragionevolezza, dell'adeguatezza (Legge n. 241/90), è necessaria l'assoluta “certezza ed univocità della soluzione” (sentenza 30 settembre 2011, n. 4591)» («Concorso scuola, la polemica sui quesiti: "Molti errori e ambiguità". Ecco quelli contestati», Corriere della Sera, 29 aprile 2022);

          lo stesso sottosegretario del Ministero dell'istruzione, Rossano Sasso, ha recentemente ammesso che «i concorsi a crocette si sono rivelati inopportuni, inefficaci e fallimentari», dichiarando di volerci «vedere chiaro» sulla questione («Concorso scuola, ancora polemica sui quiz. Sasso: "Chiederò una verifica seria e accurata, il bravo docente non è quello esperto di nozioni" », Orizzontescuola.it, 1° maggio 2022) –:

          se il Ministero interrogato intenda assumere iniziative volte al riesame delle prove concorsuali su descritte, verificandone l'adeguatezza e procedendo quindi all'annullamento dei quesiti sbagliati, o mal formulati, al fine di tutelare i candidati esclusi dall'accesso alle prove orali dei menzionati concorsi;

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda mettere in atto per impedire che le problematiche esposte in premessa possano nuovamente aver luogo in futuro.
(4-12276)


      TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          da notizie di stampa e da una «lettera aperta» del comitato dei genitori, cui ancora non è stata data risposta, si è appreso che l'Ufficio scolastico provinciale di Firenze ha deciso di ridurre da otto a sette il numero della classi prime della Scuola secondaria di primo grado «Cavalcanti» dell'istituto Comprensivo «Gino Strada» di Sesto Fiorentino per il prossimo anno scolastico;

          tenuto conto delle iscrizioni, ciò comporterà inevitabilmente l'aumento del numero degli alunni per classe, che passa da 21 a 27;

          con questa scelta si rischia di creare problemi di sovraffollamento che danneggiano la qualità delle attività didattiche e educative a discapito dei singoli, in particolare dei più fragili, nonché problemi di assembramento, in contrasto con l'ancora attuale esigenza di contrastare la diffusione del virus COVID-19;

          la riforma 1.3 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) consente di ripensare l'organizzazione del sistema scolastico e far fronte a storiche problematiche che ne ostacolano il corretto funzionamento; in particolare, prevede esplicitamente la riduzione del numero delle studentesse e degli studenti per classe, anche alla luce degli effetti dovuti all'alta denatalità; le linee programmatiche più volte ribadite dal Ministro Bianchi, richiamano l'intera «comunità educante» a supportare gli studenti e a garantire loro il diritto ad uno studio di qualità, tutelando le fragilità, risolvendo le criticità e riducendo la dispersione;

          il Ministro dell'istruzione, intervenuto in audizione il 25 maggio 2022 al Senato della Repubblica, presso le Commissioni 1a (Affari Costituzionali) e 7a (Istruzione pubblica, beni culturali), sul disegno di legge di conversione del decreto-legge recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per i profili di sua competenza, ha espresso la volontà di ridurre il numero medio di alunni per classe;

          il decreto-legge 29 aprile 2022, n. 36 prevede un incomprensibile e deprecabile ulteriore taglio degli organici per circa 12.000 cattedre al fine di finanziare le misure ivi previste, in aperto contrasto con l'impegno a non distogliere risorse dal comparto istruzione –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione determinatasi a Sesto Fiorentino e se questa rappresenti un caso isolato oppure una tendenza consolidata in tutte le grandi città, in particolare del Centro-nord, se non reputi necessario evitare l'ulteriore taglio di organico richiamato in premessa, visto che la spesa per l'istruzione non rappresenta un costo, ma un investimento per l'intera comunità e, in particolare, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di confermare le otto prime classi della suddetta scuola.
(4-12278)


      SILLI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

          da recenti notizie di stampa (www.il fattoquotidiano.it del 3 giugno 2022) si apprende di un grave episodio di discriminazione avvenuto nei confronti di un bambino di 9 anni, affetto dalla sindrome McCune-Albright-Sternberg, cosiddetta «sindrome fibrosa poliostosica», alunno della classe 4-B presso la scuola elementare «La Pira» di Firenze;

          nei giorni scorsi la scuola «La Pira» aveva organizzato un'uscita della classe frequentata dal piccolo che avrebbe dovuto recarsi presso l'istituto alberghiero «Saffi», per un progetto riguardante i corretti comportamenti da tenere a tavola, ma, poiché non era stato possibile trovare un pulmino adatto alle esigenze di soggetti disabili, con una pedana per permettere la salita di una sedia a rotelle, il bambino è stato costretto a rimanere in classe con l'insegnante di sostegno;

          secondo quanto riportato dagli stessi organi di stampa il papà del bambino avrebbe dichiarato di aver ricevuto una richiesta dalla scuola per cui i familiari avrebbero dovuto portare direttamente il ragazzo alla struttura, vista l'impossibilità di ricorrere ad un pulmino attrezzato, ma che ciò non è stato possibile fare per motivi di lavoro e che la scolaresca era comunque partita con un autobus di linea;

          secondo il dirigente scolastico dell'istituto «La Pira», Maurizio Gagliardi, gli insegnanti hanno verificato se ci fossero bus e pulmini per disabili a disposizione e purtroppo mancava il pulmino per disabili per cui le maestre hanno avvisato la famiglia ed è stato concordato che i genitori avrebbero accompagnato personalmente il figlio all'istituto «Saffi». La mattina però il padre avrebbe portato l'alunno a scuola affermando che si era deciso che il bambino non avrebbe partecipato alla gita e sarebbe rimasto in classe con l'insegnante di sostegno. L'insegnante di sostegno avrebbe peraltro fatto presente che sarebbe stato spiacevole per l'alunno vedere gli altri compagni andare via, ma che il padre avrebbe replicato che il bambino era d'accordo;

          l'episodio sopra descritto risulta essere alquanto grave, poiché la scuola rappresenta uno dei principali luoghi deputati alla formazione dei ragazzi e deve essere allo stesso tempo il luogo dell'inclusione;

          il diritto allo studio, costituzionalmente garantito e, nello specifico, quello degli alunni con disabilità, si realizza attraverso l'integrazione scolastica e la comunità scolastica e i servizi locali hanno il compito di «prendere in carico» e di occuparsi della cura educativa e della crescita complessiva della persona con disabilità –:

          se, alla luce di quanto descritto in premessa, il Ministro interrogato non ritenga opportuno, per quanto di competenza, avviare una verifica per appurare lo stato effettivo delle cose e quali iniziative intenda adottare al fine di garantire a tutti gli alunni gli stessi diritti e, in relazione al caso specifico, per assicurare il diritto allo studio degli alunni con disabilità che si realizza anche attraverso l'abbattimento di tutti i possibili ostacoli e le barriere, fisiche e culturali, che possono esserci tra la partecipazione sociale e la vita concreta quotidiana.
(4-12293)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          gli Istituti tecnici superiori (Its) rappresentano la prima esperienza italiana di offerta formativa terziaria professionalizzante a ciclo breve in aree considerate prioritarie per lo sviluppo economico e la competitività del nostro Paese e, realizzati in sinergia con imprese, università, centri di ricerca e scuole, costituiscono un'opportunità di assoluto rilievo in quanto espressione di un'efficace strategia che unisce le politiche d'istruzione, formazione e lavoro con quelle industriali del Paese;

          si tratta di un'offerta formativa in crescita che offre consistenti opportunità di lavoro, come si evince dal Rapporto sull'attività di monitoraggio nazionale 2022, svolta dall'Indire per conto del Ministero dell'istruzione, dove si legge che l'80 per cento dei diplomati ha trovato lavoro a un anno dal diploma e, fra questi, il 91 per cento ha trovato un'occupazione coerente con il percorso di studi;

          il 25 maggio 2022 il Senato ha approvato il disegno di legge recante «Istituzione del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore» che, una volta approvato definitivamente dalla Camera, prevederà l'entrata in vigore della prima riforma legislativa organica degli Its, a tutt'oggi disciplinati da una fonte di rango secondario (il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2008);

          il provvedimento sopracitato è in linea con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) in cui è presente l'impegno di riformare il sistema Its potenziando il relativo modello organizzativo e didattico, rafforzando la presenza attiva nel tessuto imprenditoriale dei singoli territori e consolidando gli Istituti nel sistema ordinamentale dell'istruzione terziaria professionalizzante; il Pnrr prevede altresì investimenti per 1,5 miliardi di euro destinati al potenziamento di tale offerta formativa, con l'obiettivo di raddoppiare il numero degli attuali iscritti;

          con la conclusione delle procedure già avviate per il conferimento degli incarichi dirigenziali non generali presso l'amministrazione centrale del Ministero dell'istruzione, a seguito dell'entrata in vigore del decreto del Ministro dell'istruzione 5 gennaio 2021, n. 6, l'attuale funzione dirigenziale non generale dell'ufficio V della direzione generale per gli ordinamenti scolastici, la valutazione e l'internazionalizzazione del sistema nazionale di istruzione, presso il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del Ministero, viene soppressa e le competenze saranno riassegnate come di seguito indicato:

              all'Ufficio II – dei tre uffici di livello dirigenziale non generale in cui sarà articolato il Dipartimento citato, spetta l'attività di supporto alle funzioni di coordinamento, direzione e controllo del Capo del dipartimento nelle seguenti aree di interesse: individuazione degli obiettivi, degli standard e dei percorsi formativi degli Its e di istruzione e formazione tecnica superiore (Ifts), anche in raccordo con i sistemi formativi regionali; valorizzazione della filiera formativa professionalizzante, inclusa l'istruzione tecnica superiore;

              all'Ufficio IV – dei sei uffici di livello dirigenziale non generale in cui sarà articolata la direzione generale, spettano, per quanto concerne l'istruzione tecnica superiore, i seguenti compiti: valorizzazione della filiera formativa professionalizzante, inclusa l'istruzione tecnica superiore; definizione degli ordinamenti ed esami dei percorsi degli Its nonché monitoraggio e assegnazione delle risorse finanziarie; supporto alla programmazione regionale degli Its esistenti e da costituire; monitoraggio e valutazione dei percorsi degli Its e dei poli tecnico-professionali e delle relative attività;

          il nuovo assetto organizzativo degli uffici menzionati dell'amministrazione centrale del Ministero dell'istruzione, con la soppressione dell'ufficio che si occupa proprio degli Its e la distribuzione delle relative competenze a più uffici, non pare funzionale al rafforzamento del sistema di formazione terziaria professionalizzante a ciclo breve e allo sviluppo previsto dai recenti provvedimenti normativi –:

          quale sia l'orientamento del Ministro interrogato rispetto al futuro degli istituti tecnici superiori e al loro sviluppo, nonché rispetto alla organizzazione della direzione competente in relazione all'obbiettivo di sviluppare il sistema degli istituti tecnici superiori.
(4-12313)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GABRIELE LORENZONI e SEGNERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          il decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, denominato «Misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali» aveva previsto, all'articolo 38, comma 2-bis, una disposizione di aiuto concreto per i beneficiari del trattamento di mobilità in deroga nelle aree di crisi industriale complessa, di cui all'articolo 53-ter del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96;

          tale norma prevedeva di non applicare, con riferimento al periodo dal 1° febbraio al 31 dicembre 2021, le decurtazioni (previste dall'articolo 2, comma 66, secondo periodo, della legge 28 giugno 2012, n. 92) degli importi del trattamento di mobilità in deroga nei casi di terza e quarta proroga;

          agli interroganti risultano lamentele, da parte dei lavoratori in mobilità in deroga, in particolare con riferimento alle aree di crisi industriale di Rieti e Frosinone, in relazione a una mancata o solo parziale applicazione di tale norma, tale per cui l'integrazione in busta paga sarebbe stata applicata solo per i primi mesi del 2021 e poi sospesa per mancanza di fondi –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di errori nell'applicazione di tale norma;

          se il Ministro interrogato intenda approfondire la questione e stabilire condizioni di equità nell'adeguata ed effettiva applicazione della disposizione di cui in premessa;

          se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative per prorogare la norma al 31 marzo 2022, data della fine dello stato di emergenza da COVID-19.
(5-08202)

Interrogazione a risposta scritta:


      AMITRANO, DEL SESTO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

          dagli ultimi dati Eurostat emerge che tra le prime 5 regioni europee con occupazione più bassa, 4 sono italiane, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia; le regioni con il più basso tasso di occupazione sono tutte nel sud dell'Italia;

          la Sicilia registra un tasso di occupazione medio del 41,1 per cento, la Campania del 41,3 per cento, la Calabria e del 42 per cento e la Puglia del 46 per cento, a fronte di un tasso medio per l'Unione europea a 27 e del 68 per cento e dai dati emerge altresì che la situazione è ancora più drammatica per le donne con appena il 29,1 per cento, in Campania e Sicilia, il 30,5 per cento in Calabria a fronte di una media del 63,4 per cento;

          l'Italia ha il più elevato tasso disoccupazione in Europa: oltre l'8,3 per cento contro una media nell'Eurozona del 6,8 per cento; inoltre, il 20 per cento di ragazze e ragazzi tra i 15 e i 24 anni non studia, non lavora e non si forma;

          in Italia, la disoccupazione e il lavoro precario sono uno dei problemi più importanti da affrontare insieme a quello dei salari troppo bassi, ma nel Mezzogiorno la situazione è ancora più drammatica con un rapporto, per i disoccupati di lunga durata, tra il Sud (isole escluse) e l'intera Germania di 10 a 1; dai dati delle tabelle Eurostat emerge altresì che, se si guarda anche alle Isole, il numero supera le 758 mila unità; secondo la rilevazione, i disoccupati di lunga durata in Germania rappresentano l'1,2 per cento della forza lavoro a fronte del 10,3 per cento registrato nel Mezzogiorno d'Italia e, se si guarda al complesso dei disoccupati, quelli che fanno più fatica a rientrare nel mercato del lavoro sono il 32,4 per cento in Germania e il 64,4 per cento al Sud del nostro Paese;

          oltre all'aumento della disoccupazione nelle regioni del Sud, anche la qualità dei posti di lavoro risulta peggiorata rispetto al livello pre-crisi; le ore lavorate sono di meno e, a fronte dell'incertezza sulla ripresa ulteriormente aumentata dalla guerra, i datori di lavoro rendono ad assumere con contratti a tempo determinato, anche di breve durata e in alcuni casi a tempo parziale con salari troppo bassi;

          c'è un problema strutturale di crescita anemica della produttività del lavoro che risulta essere negativa o piatta nelle regioni del Mezzogiorno, con un mercato del lavoro che tende a caratterizzarsi per posti che richiedono competenze alte ma con salari troppo bassi rispetto agli altri Stati dell'Unione europea, con il risultato che i giovani laureati, soprattutto del Sud, vanno all'estero dove trovano migliori opportunità occupazionali;

          occorre affrontare le disuguaglianze sistemiche e strutturali presenti tra le regioni del nostro Paese e che incidono negativamente sia sulla crescita e sullo sviluppo economico sia sui lavoratori, al fine di colmare i divari territoriali nel mercato del lavoro che in questo periodo, particolarmente travagliato per l'economia italiana, penalizza maggiormente il Mezzogiorno, già sofferente per una base produttiva debole e inadeguata alle sfide di un'economia globalizzata, ossia per debolezze strutturali che incidono negativamente sulla crescita dell'economia e dell'occupazione, rispetto alle altre regioni del nostro Paese –:

          se i Ministri interrogati intendano adottare ulteriori iniziative di competenza volte ad assicurare anche nel medio-lungo periodo le misure di sostegno strutturale al rilancio del mercato del lavoro e dell'occupazione nel Mezzogiorno, misure necessarie per aggredire le diseguaglianze territoriali che si sono ulteriormente acuite negli ultimi anni di emergenza pandemica, al fine di favorire una significativa convergenza, sia sulla crescita economica che su quella occupazionale, tra le due aree del Paese.
(4-12291)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interpellanza:


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

          secondo l'ultima Report Card pubblicata il 24 maggio 2022 dal Centro di Ricerca Unicef innocenti, la maggior parte dei Paesi ricchi sta creando condizioni malsane, pericolose e nocive per i bambini di tutto il mondo. La Innocenti Report Card 17: «Luoghi e Spazi – ambiente e Benessere dei bambini» mette a confronto i risultati ottenuti da 39 Paesi dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e dell'Unione europea (Ue) nel fornire ambienti sani ai bambini;

          il rapporto presenta diversi indicatori come l'esposizione a inquinanti nocivi, tra cui aria tossica, pesticidi, umidità e piombo; l'accesso alla luce, agli spazi verdi e a strade sicure; il contributo dei Paesi alla crisi climatica, al consumo di risorse e allo smaltimento dei rifiuti elettronici;

          dalle dichiarazioni di Gunilla Olsson, Direttore del Centro di Ricerca UNICEF Innocenti lette dalla stampa si apprende: «La maggior parte dei Paesi ricchi non solo non riesce a fornire ambienti sani ai bambini all'interno dei propri confini, ma contribuisce anche alla distruzione degli ambienti in cui vivono i bambini in altre parti del mondo», ha dichiarato «In alcuni casi, vediamo che i Paesi che forniscono ambienti relativamente sani per i bambini nel proprio Paese sono tra i maggiori responsabili dell'inquinamento che distrugge gli ambienti dei bambini all'estero»;

          in tale contesto, il nostro Paese si colloca 6° su 39 Paesi nella classifica generale delle condizioni ambientali che influenzano il benessere dei bambini nei Paesi industrializzati;

          in particolare, l'Italia risulta in una posizione buona (7°) per quanto riguarda «inquinamento dell'aria e dell'acqua e avvelenamento da piombo» e in posizioni medie (16° e 14°) per «sovraffollamento, spazi verdi urbani e sicurezza stradale» e «numero di pianeti Terra consumati», produzione di rifiuti elettronici ed emissioni di CO2 basate sui consumi;

          le maggiori criticità sarebbero legate alla situazione abitativa: in particolare, la percentuale di famiglie con bambini che hanno difficoltà a riscaldare la propria abitazione (10 per cento), le famiglie che vivono in un'abitazione sovraffollata (18,9 per cento), la percentuale di bambini sotto i 6 anni che vivono in condizioni di disagio abitativo grave (5,9 per cento) e le condizioni di sovraffollamento nel 20 per cento delle famiglie con il più basso reddito (24,3 per cento);

          a parere degli interpellanti, l'adattamento ai cambiamenti climatici dovrebbe essere in primo piano sia per i governi che per la comunità globale, e in vari settori, dall'istruzione alle infrastrutture –:

          quali iniziative i Ministri interpellati intendano porre in essere al fine di migliorare l'ambiente in cui vivono oggi i bambini, riducendo i rifiuti, l'inquinamento dell'aria e dell'acqua e garantendo abitazioni e quartieri di alta qualità, oltre a potenziare le condizioni ambientali dei bambini più vulnerabili e quelli delle famiglie povere che tendono ad essere maggiormente esposti ai danni ambientali rispetto ai bambini delle famiglie più ricche;

          quali iniziative i Ministri intendano adottare, nell'ambito delle relative competenze o di concerto tra loro, al fine di garantire che le politiche ambientali siano a misura di bambino, ovvero se ritengano opportuno intraprendere subito iniziative efficaci per onorare gli impegni presi per ridurre le emissioni di gas serra entro il 2050.
(2-01533) «Grippa, Barbuto, Palmisano, Ruggiero».

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIABURRO e VINCI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          come evidenziato a mezzo stampa e dalla meteorologia più moderna, il mese di giugno 2022 sarà contraddistinto da pesanti ondate di calore, con picchi di temperature che supereranno anche i 40 gradi;

          con l'innalzamento delle temperature, come evidenziato dalle associazioni di categoria, vi è un forte rischio di siccità nelle campagne, dove sono a rischio le semine primaverili di riso, girasole, mais e soia, così come le coltivazioni di grano, cereali e mangimi per l'alimentazione degli animali, nonché ortaggi e frutta, particolarmente bisognosa di acqua per poter crescere;

          con l'arrivo di tale siccità, infatti, è molto probabile che vada a mancare l'acqua necessaria ad irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico, particolarmente marcato nel Nordovest del Paese;

          considerato che i costi dovuti a eventi climatici come la siccità sono stimati essere, per le attività del comparto agroalimentare, di 2 miliardi di euro l'anno, per il sistema agroalimentare nazionale che, ora più che mai, rappresenta un comparto strategico per il Paese, valendo il 15 per cento del Prodotto interno lordo nazionale –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sostenere le aziende agricole nazionali alla luce della siccità registratasi tra il termine dell'anno 2021 e la prima metà dell'anno 2022 nonché per tutelare il comparto agricolo nazionale in prospettiva rispetto alla siccità annunciata per l'estate 2022.
(4-12279)


      FRATOIANNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          per la terza settimana consecutiva i pescatori di Molfetta, marineria tra le più importanti della Puglia, continuano a scioperare a causa del caro gasolio che ha raggiunto un costo ormai insostenibile, circa 1,30 euro al litro, incidendo fino al 70 per cento dei costi, rendendo così l'attività antieconomica;

          nonostante le proteste dei pescatori che in queste settimane hanno scioperato non solo a Molfetta ma in gran parte delle marinerie italiane e le reali difficoltà che stanno investendo l'intera filiera produttiva, non risultano all'interrogante adeguati interventi da parte del Governo tesi, ad esempio, a calmierare il costo del gasolio che garantirebbe loro di lavorare con continuità, anziché a «singhiozzo» come accade da qualche tempo, o ad accelerare i tempi per consentire l'accesso ai pescatori alla Cisoa, la cassa integrazione che da gennaio 2022 spetta anche ai lavoratori del settore della pesca;

          anche quei pochi provvedimenti assunti e già operativi, come il riconoscimento del credito d'imposta per il primo trimestre del 2022, rischiano di essere vanificati proprio dall'aumento del prezzo del gasolio che nel primo trimestre del 2022 costava 0,70/0,80 euro mentre oggi sfiora 1,30 euro;

          per scongiurare ulteriori blocchi, la crisi dell'intero comparto e la conseguente assenza sui mercati di prodotto ittico nazionale fresco è fondamentale che il Governo agisca urgentemente con misure concrete, altamente impattanti e tempi certi, chiudendo definitivamente con la stagione delle decisioni annunciate e non ancora rese esecutive;

          i pescatori non possono più attendere, chiedono impegni precisi e non più prorogabili tesi a dare soluzioni ai problemi che stanno fortemente indebolendo il settore, condannandolo ad una desertificazione che sta generando una pesante emergenza sociale che potrebbe diventare irreversibile;

          il caro gasolio impatta sulle retribuzioni dei lavoratori e occorre quindi individuare strumenti di sostegno al reddito che possano garantire loro un giusto ristoro economico e contemporaneamente occorre fissare un tetto agli aumenti insostenibili di questi mesi del prezzo del gasolio e intervenire in maniera decisa per accertare che non vi siano attività speculative da parte delle compagnie petrolifere;

          alle difficoltà legate all'aumento del prezzo del gasolio si aggiungono anche quelle determinate dall'inaccettabile ritardo sui pagamenti relativi al fermo biologico del 2021 che i lavoratori della pesca ancora oggi stanno attendendo, nonostante abbiano continuato a pagare imposte e manutenzione anche durante i 45 giorni di fermo;

          la pesca è sempre stato uno dei fiori all'occhiello dell'economia italiana, ma le scelte di questi anni stanno lentamente portando al declino migliaia di famiglie –:

          quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo affinché vengano assunti tempestivamente tutti quei provvedimenti necessari a calmierare il prezzo del gasolio, sbloccare l'erogazione dei pagamenti relativi al fermo biologico del 2021, ad individuare strumenti di sostegno al reddito dei pescatori, anche sotto forma di indennizzi diretti, e consentire loro un immediato accesso agli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione Cisoa.
(4-12290)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


      EHM, BOLDRINI, ASCARI, BARBUTO, BONOMO, BRAGA, BRUNO BOSSIO, CANCELLERI, CASA, CENNI, CIAGÀ, CIAMPI, DAGA, D'ARRANDO, D'ELIA, DE LORENZO, DEIANA, DI GIORGI, FLATI, GAGNARLI, GEBHARD, GRIBAUDO, IANARO, LORENZIN, MARTINCIGLIO, MURONI, PAPIRO, PEZZOPANE, QUARTAPELLE PROCOPIO, EMANUELA ROSSINI, SARLI, SCHIRÒ, SPORTIELLO, SURIANO, TIMBRO, ELISA TRIPODI e VILLANI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

          in data 3 maggio 2022 viene bandito un concorso pubblico per due posti da commissario della polizia municipale, a Vigone e Torre Pellice, in provincia di Torino, con scadenza 25 giugno 2022;

          dalla testata giornalistica La Stampa risulta che alle candidate viene richiesto come prerequisito un test di gravidanza negativo, da eseguirsi negli ultimi cinque giorni precedenti l'esame. Tale requisito risulta necessario per partecipare alle prove di efficienza fisica, mille metri di corsa da effettuare in 6 minuti e 30 per le donne e 5 minuti e 30 per gli uomini, previste dal bando;

          il bando difatti dichiara quanto segue: «solo per le candidate di sesso femminile e per lo svolgimento in piena sicurezza delle prove di efficienza fisica) del referto attestante l'esito di un test di gravidanza mediante analisi su sangue o urine, eseguito in data non anteriore a cinque giorni antecedenti la data di presentazione (la data di presentazione non è da calcolare nel computo dei cinque giorni), effettuato presso strutture sanitarie pubbliche o private accreditate con il servizio sanitario nazionale o regionale (...). In caso di positività del test di gravidanza esibito da una candidata, la commissione non potrà in nessun caso procedere allo svolgimento delle prove previste e dovrà astenersi dalla pronuncia del giudizio, in quanto lo stato di gravidanza costituisce temporaneo impedimento all'accertamento dell'idoneità fisica. Le candidate che si trovassero in dette condizioni saranno, comunque, ammesse con riserva al prosieguo dell'iter concorsuale. La prova di efficienza fisica dovrà comunque essere sostenuta entro il termine di conclusione della procedura concorsuale. Pertanto prima dello svolgimento della prova orale (ultimo atto della procedura concorsuale) verranno convocate per una sessione suppletiva della prova di efficienza fisica. L'assenza a questa sessione suppletiva, per il perdurare dello stato di gravidanza o per qualunque altro motivo, sarà causa di esclusione della concorrente dalla procedura concorsuale»;

          Loredana Cristino, dirigente sindacale nazionale del Comitato Sindacale Autonomo della Polizia locale, ha denunciato alla testata giornalistica un atteggiamento illegittimo e discriminatorio e ribadito che «chiedere a una candidata per un posto di vigile urbano il test di gravidanza è discriminatorio. Sperare poi che in due mesi sia uscita dallo stato in cui si trova è totalmente folle»;

          «il bando non assegna agli aspiranti vigili funzioni tali da richiedere come requisito di ammissione al concorso una prova di efficienza fisica consistente nel poter correre 1.000 metri, e per di più in un tempo limitato. Mi pare quindi che la fissazione di questo requisito non sia legittima», spiega altresì al quotidiano l'avvocato Barosio;

          è importante ricordare che non si tratta della prima volta. Nel luglio 2021 il comune di Genova aveva pubblicato un bando analogo, con la medesima richiesta. Risulta altresì, da fonti giornalistiche, che già nel 2010, nel comune di Vigevano in provincia di Pavia, era stato fatto un riferimento analogo, e che il comune aveva fatto retromarcia, in seguito a numerose polemiche, con seguente motivazione da parte del comandante Pietro Di Troia: «È stata un'espressione infelice inserita nella fretta della stesura.»;

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e se intendano assumere iniziative normative per disciplinare la materia al fine di evitare qualsiasi discriminazione ed assicurare che errori del genere non accadano più.
(4-12334)

SALUTE

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

          l'Azienda USL di Reggio Emilia ha proceduto all'approvazione del progetto per la fornitura del servizio a lotto unico di Assistenza medica specialistica presso i servizi di pronto soccorso dell'AUSL di Reggio Emilia, e, a questo fine, ha indetto una gara con procedura negoziata urgente;

          la scelta è motivata – come precisato nella determina a contrarre Atto 2022/R.APP/0200 – dalle «condizioni di funzionamento dei servizi sanitari che si verificheranno a breve, nell'imminenza della stagione estiva, che non consentono di far fronte alle esigenze delle funzioni sanitarie con ordinari strumenti di reperimento di personale medico e all'urgenza di provvedere», così che «onde evitare l'interruzione di servizi» si ritiene «sussistano le condizioni che rendono necessario intervenire a modificare la programmazione e procedere a un affidamento che non era stato previsto»;

          il capitolato d'appalto precisa che il servizio di assistenza medica specialistica presso i servizi di pronto soccorso dell'AUSL di Reggio Emilia, è di durata semestrale, per un importo complessivo presunto riferito al semestre di euro 378.720,00 (al netto di iva e altre imposte, contributi e oneri);

          l'operazione attivata dall'AUSL di Reggio Emilia è determinata da una nota carenza di personale, non essendo possibile garantire i servizi sanitari di pronto soccorso in alcuni nosocomi, quali in particolare l'Ospedale Magati di Scandiano e il S. Sebastiano di Correggio con l'ordinaria organizzazione ospedaliera e con il proprio personale;

          va considerata la necessità di:

              a) organizzare i servizi delle strutture ospedaliere e in generale i servizi sanitari del SSR attraverso modalità che assicurino stabilità e solidità organizzativa, continuità nell'erogazione delle prestazioni con personale pubblico direttamente dipendente dalle Aziende USL o Ospedaliere;

              b) limitare soluzioni che prevedano l'appalto di servizi all'esterno (come nel caso dell'AUSL di Reggio Emilia per servizi quali il pronto soccorso di Scandiano) esclusivamente a situazioni emergenziali (che a causa della cronica mancanza di personale, comporterebbero l'interruzione del servizio) circoscritte nel tempo e sul piano territoriale, cui fare ricorso solo a seguito dell'impossibilità nell'immediato di utilizzare soluzioni ordinarie individuate nell'esercizio delle attività direttamente da parte delle strutture pubbliche con proprio personale;

          l'iniziativa della sanità reggiana segue altre analoghe iniziative delle AUSL di Ferrara e di Modena per i servizi di ginecologia e ostetricia come evidenziato da un comunicato delle sigle sindacali del maggio 2022;

          la necessità delle aziende sanitarie di far fronte ai bisogni territoriali in un periodo in cui carenza di personale potrebbe comportare l'interruzione di alcuni servizi, in particolare nel settore dell'emergenza-urgenza;

          l'emergenza da COVID-19 ha messo in evidenza l'importanza di investire sempre di più in un servizio sanitario che sia pubblico e di qualità;

          il problema presentatosi presso l'AUSL di Reggio Emilia, ma anche, come ricordato, in quelle di Ferrara e di Modena oltre che in altre nella regione, è comune a numerosissime altre realtà a livello nazionale ed appare direttamente riconducibile, almeno in parte, al numero insufficiente di medici che concludono il proprio percorso nelle università italiane, con un ulteriore aggravamento del quadro in considerazione del numero assai limitato di specializzandi che accedono alle scuole di specializzazione;

          a seguito delle richieste delle regioni e province autonome, a fine 2021, sono stati stanziate in loro favore ulteriori risorse per complessivi 400 milioni di euro dirette a fare fronte alle spese sostenute dai servizi sanitari regionali per fronteggiare la quarta ondata e l'aumento dei costi energetici delle strutture sanitarie, la Conferenza delle regioni e delle province autonome continua a chiedere che le spese sostenute per l'emergenza pandemica vengano interamente coperte dallo Stato –:

          se i Ministri interrogati non intendono assumere iniziative normative per far sì che misure come quella intrapresa dall'Ausl di Reggio Emilia assumano un carattere esclusivamente temporaneo, e per evitare il ricorso a personale privato al di fuori di casi di emergenza oggettiva, accertata e circoscritta nel tempo, ripristinando al più presto lo svolgimento dei servizi direttamente da parte del personale pubblico.
(2-01536) «Zanichelli».

Interrogazioni a risposta orale:


      LACARRA e UBALDO PAGANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'atrofia muscolare spinale (Sma) è una malattia neuromuscolare rara caratterizzata dalla perdita dei motoneuroni, ovvero quei neuroni che trasportano i segnali dal sistema nervoso centrale ai muscoli, controllandone il movimento. Di conseguenza, la patologia provoca debolezza e atrofia muscolare progressiva, che interessa, in particolar modo, gli arti inferiori e i muscoli respiratori;

          la Sma ha un'incidenza di circa 1 paziente su 10 mila nati vivi e rappresenta, ad oggi, la più comune causa genetica di morte infantile, non essendo disponibile una cura risolutiva;

          a seconda dell'età in cui insorge la malattia e sulla base della gravità dei sintomi, sono state distinte quattro diverse varianti di atrofia muscolare spinale: Sma di tipo 1, la forma più grave di Sma, che esordisce prima dei 6 mesi d'età, compromette l'acquisizione delle capacità motorie, la respirazione e la deglutizione, e nella maggior parte dei casi porta al decesso dei bambini che ne sono affetti entro i 2 anni di vita; Sma di tipo 2 e di tipo 3 che presentano varianti meno severe della condizione ed esordiscono, rispettivamente, tra i 6 e i 18 mesi di vita, e dopo i 12 mesi di vita (solitamente tra l'infanzia e l'adolescenza); Sma di tipo 4 che, infine, esordisce in età adulta e rappresenta, in assoluto, la forma meno grave di atrofia muscolare spinale;

          nel 2019, l'agenzia statunitense Food and Drug Administration (Fda) ha approvato la prima terapia genica (Zolgensma) in grado di arrestare la progressione dell'atrofia muscolare spinale attraverso una sola infusione;

          nel marzo 2020, l'Ema ha dato parere positivo alla terapia, raccomandando l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata di Zolgensma per il trattamento di alcuni tipi di pazienti affetti da atrofia muscolare spinale (prevalentemente rientranti nella variante di tipo 1) fino a 21 chilogrammi di peso;

          il 17 novembre 2020, in seguito alla fase di sperimentazione svolta nel nostro Paese sin dall'agosto del 2018 e in attesa di autorizzarne l'uso, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato l'accesso anticipato per i pazienti affetti da SMA di tipo 1 fino ai 6 mesi di età, inserendo Zolgensma nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale ai sensi della legge del 23 dicembre 1996, n. 648;

          ad oggi, malgrado le dichiarazioni pubbliche dei vertici dell'Agenzia, l'Aifa non ha ancora posto in essere i necessari adempimenti affinché anche nel nostro Paese, in ossequio alle determinazioni avvenute in sede europea e come già avviene in Germania, Francia, Portogallo e Grecia, sia consentito il trattamento con Zolgensma per soggetti fino a 21 chilogrammi;

          tra gli Stati che hanno dato il via libera al farmaco, nessuno ha quindi limitato l'accesso come in Italia;

          tale giustificata disparità ha portato diverse famiglie di bambini maggiori di 6 mesi di età affetti da Sma di tipo 1 a lanciare appelli pubblici e raccolte fondi per l'acquisto del farmaco e assicurare il trattamento mediante altre vie;

          tra loro, vi è anche la famiglia del piccolo Paolo, di 15 mesi di età, a cui non è stato possibile somministrare la terapia, perché ha scoperto la malattia dopo i 6 mesi –:

          se intenda adottare le iniziative di competenza affinché l'Agenzia italiana del farmaco estenda i criteri di accesso alla terapia in linea con gli altri Paesi in Europa;

          se intenda, per quanto di competenza, acquisire da Aifa delucidazioni con riguardo ai ritardi nell'adeguamento alle raccomandazioni europee in merito all'accesso al farmaco per i pazienti oltre i 6 mesi di età.
(3-03012)


      UBALDO PAGANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'atrofia muscolare spinale (Sma) è una malattia neuromuscolare rara, caratterizzata dalla perdita dei motoneuroni che provoca debolezza e atrofia muscolare progressiva, e che interessa, in particolar modo, gli arti inferiori e i muscoli respiratori;

          sono state distinte quattro diverse varianti di atrofia muscolare spinale e la Sma di tipo 1 ne è la forma più grave. Essa esordisce prima dei 6 mesi d'età, compromette l'acquisizione delle capacità motorie, la respirazione e la deglutizione, e, nella maggior parte dei casi, porta al decesso dei bambini che ne sono affetti entro i 2 anni di vita;

          nel 2019, l'agenzia statunitense Food and Drug Administration (Fda) ha approvato la prima terapia genica (Zolgensma) in grado di arrestare la progressione dell'atrofia muscolare spinale attraverso una sola infusione;

          nel marzo 2020, l'Ema ha dato parere positivo alla terapia, raccomandando l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata di Zolgensma per il trattamento di alcuni tipi di pazienti affetti da atrofia muscolare spinale (prevalentemente rientranti nella variante di tipo 1) fino a 21 chilogrammi di peso;

          il 12 novembre 2020, in seguito alla fase di sperimentazione svolta nel nostro Paese sin dall'agosto del 2018 e in attesa di autorizzarne l'uso, l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato l'accesso anticipato per i pazienti affetti da Sma di tipo 1 fino ai 6 mesi di età, inserendo Zolgensma nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge del 23 dicembre 1996, n. 648;

          ad oggi, malgrado le dichiarazioni pubbliche dei vertici dell'Agenzia, l'Aifa non ha ancora posto in essere i necessari adempimenti affinché, anche nel nostro Paese, in ossequio alle determinazioni adottate in sede europea e come già avviene in Germania, Francia, Portogallo e Grecia, sia consentito il trattamento con Zolgensma per soggetti fino a 21 chilogrammi;

          tra gli Stati che hanno dato il via libera al farmaco, nessuno ha quindi limitato l'accesso come in Italia;

          tale ingiustificata disparità ha portato diverse famiglie di bambini maggiori di 6 mesi di età, affetti da Sma di tipo 1, a lanciare appelli pubblici e raccolte fondi per l'acquisto del farmaco e assicurare il trattamento mediante altre vie;

          malgrado siano state presentate 9 interrogazioni parlamentari sul tema negli ultimi due mesi (di cui, alla Camera le interrogazioni n. 4/07698, n. 4/08018, n. 4/08089, n. 5/05244; al Senato l'interrogazione n. 3/02229), nessuna delle quali ha ricevuto risposte dal Ministero interrogato, duole costatare la perdurante inerzia dell'Aifa;

          secondo quanto appreso dall'interrogante, il Comitato tecnico-scientifico dell'Aifa si sarebbe riunito in diverse occasioni, a cavallo tra dicembre 2020 e gennaio 2021, per discutere del rilascio dell'autorizzazione all'accesso anticipato alla terapia per i pazienti fino a 21 chilogrammi senza tuttavia pervenire ad alcuna determinazione in merito –:

          se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché siano estesi i criteri di accesso alla terapia in linea con gli altri Paesi in Europa;

          se intenda, per quanto di competenza, acquisire da Aifa delucidazioni con riguardo ai ritardi nell'adeguamento alle raccomandazioni europee di cui in premessa in merito all'accesso al farmaco per i pazienti oltre i 6 mesi di età;

          se intenda, per quanto di competenza, acquisire e divulgare informazioni circa i rilievi emersi durante le suddette riunioni del Cts dell'Aifa che, al momento sembrano impedire la presa di una posizione chiara da parte dell'Agenzia in merito all'accesso anticipato al farmaco per i pazienti affetti da Sma di tipo 1, con più di 6 mesi di età, ma rientranti nel limite, determinato dall'Ema dei 21 chilogrammi.
(3-03013)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'incontinenza urinaria colpisce, in Italia, circa 5 milioni di persone con una netta prevalenza negli over 65; inoltre, la prevalenza supera il 50 per cento fra gli anziani;

          secondo recenti studi basati sull'invecchiamento della popolazione nazionale, si ritiene che la diffusione della patologia sia in sensibile aumento;

          in particolare, la malattia provoca una condizione di isolamento sociale e, proprio al fine di superare questo stigma, il Ministero della salute ha indetto, il 28 giugno, la Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell'incontinenza, col fine di promuovere la sensibilizzazione e l'informazione sulla qualità di vita delle persone incontinenti e dei loro caregiver, stante l'evidente condizione invalidante;

          per gli esperti del settore, la patologia, nella maggioranza dei casi, può essere curata e trattata, tramite la rieducazione perineale, la chirurgia mininvasiva, la neuromodulazione ed altre terapie;

          i costi globali del settore, tra pubblico e privato, ammontano a circa 2,5 miliardi di euro annui, come stima l'Associazione pazienti Fincopp – Federazione italiana incontinenti e disfunzioni del pavimento pelvico;

          ebbene, l'elevata dimensione dei costi rende l'incontinenza tra le cinque patologie più costose, oltre che più diffuse, per il Servizio sanitario nazionale e per i soggetti che ne soffrono;

          a ben vedere, inoltre, ci troviamo in presenza di numerose disparità regionali sul piano organizzativo, di presa in carico dei pazienti, di offerta sanitaria e di livelli di spesa per le cure;

          pesano anche, in questa prospettiva, la mancata attuazione dei centri per l'incontinenza, l'insufficiente informazione ai pazienti nonché le ingenti spese dirette e indirette che gravano sulle famiglie;

          il decreto del Ministero della salute del 2 ottobre 2015 ha istituito un tavolo sull'incontinenza e, in tale ambito, è stato sottoscritto, il 24 gennaio 2018, un accordo dalla Conferenza Stato-regioni che prevede l'attivazione dei «Tavoli di lavoro regionali sull'incontinenza» e l'apertura dei Centri di 1°, 2° e 3° livello in ogni regione; nonostante questo, si è ancora lontani dall'attuazione concreta di questi tavoli di lavoro, fondamentali per il confronto tra gli stakeholder, e dei centri regionali, punto di riferimento di pazienti e famiglie;

          pertanto, appare fondamentale investire sulle innovazioni disponibili per curare l'incontinenza urinaria e garantire un'assistenza su scala nazionale che sia efficiente, omogenea ed integrata, con l'attivazione dei centri e dei tavoli regionali –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle carenze su base nazionale circa la presa in carico e l'assistenza dei pazienti affetti da incontinenza urinaria e delle loro famiglie e se intenda promuovere iniziative volte a verificare l'effettiva attuazione dell'accordo concluso in sede di conferenza Stato-regioni di cui in premessa, valutando anche l'attivazione di un «Tavolo permanente sull'incontinenza umana e fecale», con ruolo di coordinamento e di coinvolgimento delle associazioni dei pazienti, delle società scientifiche, degli esperti e di tutti i portatori di interesse.
(5-08205)


      COLLETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          in data 2 giugno 2022 alle ore 5,45 del mattino, il signor D'Attanasio, paziente cardiopatico di 90 anni, veniva portato con l'ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale di Pescara per febbre alta a 39,7 e rigetto continuo. Al momento dell'accesso veniva classificato in codice di urgenza giallo;

          alle ore 14,45 il paziente è deceduto, senza aver ricevuto alcuna visita o esame sin dal momento dell'accesso;

          la grave carenza del personale sanitario in Abruzzo e, nello specifico, nel pronto soccorso dell'ospedale di Pescara è ormai cronica e critica;

          questo dato conduce a gravi omissioni con conseguenze fatali come accaduto al signor D'Attanasio, che ha atteso invano ben nove ore senza essere preso in carico dal personale medico –:

          se il Ministro del interrogato sia a conoscenza di quanto accaduto al signor D'Attanasio e dello stato di abbandono dei pazienti nel pronto soccorso dell'ospedale di Pescara nonché della grave carenza di personale sanitario e se intenda promuovere, a breve termine, iniziative di competenza al fine di evitare il verificarsi di altri casi di decesso senza cure e assumere urgentemente le iniziative necessarie per porre rimedio alle criticità evidenziate.
(5-08210)


      MARTINCIGLIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'Azienda unitaria provinciale di Trapani ha proposto di potenziare alcune strutture cliniche e di supporto del presidio ospedaliero Vittorio Emanuele II di Castelvetrano;

          le modifiche proposte pongono perplessità sui motivi per i quali dovrebbe sorgere a Castelvetrano una nuova unità operativa (Uo) di emodinamica in considerazione delle carenze strutturali (locali adeguati, attrezzature specialistiche necessarie e apparecchiature idonee) e organiche e, quindi, dei costi da sostenere per colmarle, soprattutto tenendo conto del fatto che attualmente – secondo quanto denunciato dal sindacato «Nursing Up» – Sindacato degli infermieri – il Po sarebbe anche sprovvisto di personale specializzato per interventi e assistenza in emodinamica;

          la scelta di istituire presso il Po di Castelvetrano l'unità operativa di emodinamica appare, dunque, a numerose associazioni e al sindacato «Nursing-Up», oltre che alla stessa interrogante, una scelta irrazionale e illogica che non apporterebbe alcun miglioramento dei servizi sanitari per l'utenza;

          attualmente l'unico centro di emodinamica operativo in provincia di Trapani risulta essere il presidio ospedaliero di Trapani, D.e.a. I livello;

          con decreto dell'assessorato alla salute n. 943 del 20 settembre 2021 il presidio ospedaliero «Abele Ajello» di Mazara del Vallo è stato classificato come Dea di primo Livello e il presidio ospedaliero di Castelvetrano quale presidio Base (classificazione recepita con deliberazione n. 1197 del 24 novembre 2021 dell'Asp di Trapani);

          il presidio ospedaliero Abele Ajello, oltre a risultare a livello strutturale quello più opportuno per l'istituzione dell'U.O.S. in esame, disponendo sia dei locali che di attrezzature utili alla sua installazione, sarebbe, altresì, quello geograficamente e strategicamente più idoneo per soddisfare tutta l'utenza interessata e, più in particolare, quella di Mazara del Vallo, di Marsala, della Valle del Belice in generale e della stessa Castelvetrano (quest'ultima, peraltro, comunque supportata a pochi chilometri anche dal presidio ospedaliero di Sciacca, anch'esso D.e.a. I Livello dotato di U.o.s. di emodinamica), tenuto anche conto dei tempi di percorrenza assolutamente più idonei;

          non vi sono ragioni per preferire una struttura di base, ad oggi non attrezzata per ospitare il suddetto servizio, a una struttura recentemente rinnovata con investimenti pari ad oltre euro 30.000.000 e, dunque, nuova, moderna e già attrezzata per lo scopo;

          secondo quanto riportato da «Nursing Up» la decisione di allocare una unità operativa di emodinamica presso il presidio ospedaliero di Castelvetrano sarebbe stata assunta anche in assenza del parere preventivo del G.i.s.e. (Società Italiana di cardiologia interventistica) e della rete regionale I.m.a. (Infarto miocardico/acuto) –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per verificare anche nell'ambito del monitoraggio sull'attuazione del piano di rientro del disavanzo sanitario della regione siciliana, le ragioni per cui al presidio ospedaliero Abele Ajello, ancorché classificato Dea 1° livello e strutturalmente e geograficamente più idoneo, sia stato sia preferito il presidio ospedaliero Vittorio Emanuele Il di Castelvetrano per accogliere la nuova unità operativa di emodinamica.
(5-08214)


      FERRI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          l'ospedale di Paola-Cetraro (Cosenza) serve una popolazione di 33 comuni, da Amantea al confine sud con la provincia di Catanzaro, a Tortora, al confine nord con la Basilicata;

          il servizio di emodinamica presso l'U.o.c. di cardiologia dell'ospedale di Paola, attivato nel mese di settembre 2021 riguardo alla sola attività ordinaria, è stato interrotto solo a distanza di un mese;

          inoltre, non è mai stata autorizzata l'attività in emergenza-urgenza, benché detta unità sia in possesso dei requisiti oggettivi, abbia conseguito le necessarie autorizzazioni sul piano tecnico e strutturale e sia composta da una équipe di professionisti specializzati, tra i quali un cardiologo emodinamista con esperienza ultraventennale;

          ciò comporta rilevanti disagi per la popolazione; in particolare, sia i pazienti che accedono al pronto soccorso dell'ospedale di Paola sia i pazienti ricoverati nei reparti di cardiologia e di medicina che presentano la necessità di un approfondimento diagnostico, per completare l'iter con coronarografia ed eventuale angioplastica, vengono trasferiti, con un'ambulanza del 118 (con coinvolgimento nel trasporto, oltre ad un autista, di un medico e di un infermiere), presso l'ospedale hub di Cosenza, oppure presso il Tirrenia hospital di Belvedere Marittimo, struttura privata, nonostante, come noto, nelle patologie cardiache il tempo sia un fattore determinante;

          ad avviso dell'interrogante è necessario che venga riattivato senza indugio il servizio di emodinamica presso l'U.o.c. di cardiologia presso l'ospedale di Paola, in quanto, in tal modo, si completerebbe e migliorerebbe l'offerta dei servizi sanitari di tale reparto, non solo senza aggravio di spesa, trattandosi di un servizio a costo zero, ma, perfino, con risparmio per il bilancio della locale Asp, perché si determinerebbe una riduzione delle liste di attesa degli ospedali hub per l'esecuzione di coronarografie in regime ordinario, che notoriamente sono lunghe e incentivano l'esodo extra regionale –:

          se il Ministro sia a conoscenza della problematica sopra enucleata e quali iniziative di competenza, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dei disavanzi sanitari regionali, intenda adottare in merito.
(5-08216)


      MAMMÌ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          nei vari ambiti delle professioni infermieristiche si discute circa l'opportunità di adottare delle misure in materia di incompatibilità tra la figura di Presidente di un ordine professionale e il ruolo di dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche;

          in data 19 maggio 2022 è stato pubblicato su alcuni siti internet, tra i quali «Quotidiano Sanità» e «Sanità Informazione» un articolo nel quale è stata posta in evidenza l'assenza di una previsione normativa che disciplini le incompatibilità suddette;

          l'istituzione della qualifica unica di dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e della professione ostetrica, è entrata a regime con l'applicazione del Contratto collettivo nazionale del lavoro Area Dirigenza sanitaria, professionale, tecnica e amministrativa del Servizio sanitario nazionale, conseguente all'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2008, con cui è stato reso esecutivo l'Accordo Stato-regioni del 15 novembre 2007, concernente la disciplina per l'accesso alla qualifica unica di dirigente delle suddette professioni sanitarie. Successivamente, con la legge n. 251 del 2000 all'articolo 7, comma 1, è stata introdotta ufficialmente la figura del dirigente per l'assistenza infermieristica;

          la carenza potrebbe dare luogo a situazioni tali che, in una medesima struttura sanitaria complessa, infermieri appartenenti ad un determinato ordine delle professioni infermieristiche potrebbero dipendere da un dirigente che, al contempo, sia anche Presidente del medesimo ordine, andando così a compromettere il rispetto dei principi di trasparenza e correttezza, dato il rischio che le azioni da esso assunte in questa doppia veste potrebbero integrare un potenziale conflitto di interessi;

          il 22 ottobre 2014, l'Autorità nazionale anticorruzione ha emanato la delibera n. 145 del 2014, che estende agli Ordini professionali le disposizioni di prevenzione alla corruzione introdotte dalla legge 6 novembre 2012, n. 190 e gli obblighi in materia di trasparenza di cui al decreto legislativo n. 33 del 2013;

          sulla base della delibera dell'Anac, gli ordini professionali sono considerati «organi di indirizzo politico» e come tali, essi sono tenuti a conformarsi alle norme sulla trasparenza e sui vincoli agli incarichi;

          la stessa Corte di cassazione, con sentenza n. 21226 del 2001, si era espressa nella medesima direzione, chiarendo che gli ordini professionali sono «enti pubblici non economici ed operano sotto la vigilanza dello Stato per scopi di carattere generale»;

          tuttavia, il decreto legislativo n. 39 del 2013 prevede che l'incompatibilità colpisca solo le figure di direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo delle aziende sanitarie, restando tutte le altre figure che operano nell'ambiente sanitario (diverse dal direttore generale, dal direttore sanitario e dal direttore amministrativo) libere di assumere incarichi negli ordini professionali, senza che sussista alcun regime di incompatibilità;

          sulla base della citata normativa, pertanto, un dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche potrebbe assumere una carica apicale in ambito ordinistico e prendere, così, decisioni in conflitto di interessi (ossia condizionate dai suoi rapporti quotidiani con colleghi, collaboratori e sottoposti); all'opposto essere membro di un Ordine professionale presuppone una posizione di assoluta terzietà e l'obbligo di agire nell'esclusivo interesse della categoria professionale nel suo complesso;

          l'interrogante condivide le preoccupazioni espresse dal mondo delle professioni infermieristiche, trattandosi di una situazione particolarmente grave a cui dovrebbe essere posto quanto prima un rimedio –:

          se il Ministro interrogato non ritenga di dover approfondire le circostanze illustrate in premessa e, considerato che i ruoli sopra evidenziati, assegnati al medesimo soggetto, risultano, a parere dell'interrogante, palesemente incompatibili e possono dare luogo ad una violazione del principio di imparzialità dell'azione amministrativa, se e quali iniziative di carattere normativo intenda adottare per introdurre il principio di incompatibilità tra i ruoli di dirigente delle professioni infermieristiche, di cui in premessa, e di Presidente di un ordine professionale infermieristico.
(5-08221)


      TIMBRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          la farmacia di comunità è uno dei presidi sanitari più diffusi sul tutto il territorio nazionale, presente nelle comunità, nei piccoli comuni e spesso rappresenta l'unico riferimento sul territorio del Servizio sanitario nazionale;

          la legge n. 69 del 2009 istituisce la farmacia dei servizi trasformandola da mero luogo di dispensazione del farmaco a un hub di accesso ai servizi sanitari erogati dal Servizio sanitario nazionale;

          il decreto legislativo n. 153 del 2009 ha rafforzato il ruolo della farmacia, intesa non solo come luogo specifico e privilegiato di erogazione dei farmaci ma anche come centro socio sanitario polifunzionale al servizio della comunità dei cittadini;

          la pandemia da COVID-19 ha accelerato i processi di cambiamento della farmacia già previsti dalla legge n. 69 del 2009 e dal decreto legislativo n. 153 del 2009 con l'intensificazione del lavoro farmacisti, che sono stati impegnati molto nel sostegno e nella cura della popolazione;

          la Conferenza Stato-regioni ha approvato il riparto dei fondi per la sperimentazione della farmacia dei servizi per il biennio 2021-2022. Sono previsti 25,3 milioni per il 2021 e altri 25,3 milioni per il 2022;

          la Conferenza Stato-regioni, nella seduta del 30 marzo 2022, ha approvato la ripartizione del finanziamento e il provvedimento estende la proroga della sperimentazione della farmacia dei servizi per il biennio 2021/2022 alle nove regioni che erano già state incluse nella sperimentazione nel triennio 2018/2019/2020, estendendo la sperimentazione alle restanti regioni a statuto ordinario e autorizzando la spesa di 25.300.000 euro annui;

          nel PNRR la Missione 6C2 – Innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale – prevede, tra l'altro: il rafforzamento dei sistemi di informazione sanitaria e degli strumenti digitali a tutti i livelli del Servizio sanitario nazionale; il miglioramento delle risorse umane attraverso la modernizzazione degli strumenti e dei contenuti della formazione e lo sviluppo di competenze professionali:-

          quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché si realizzi una sinergia tra quanto previsto dalla Missione 6C2 – Innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale e le attività delle farmacie su tutto il territorio nazionale;

          se non ritenga di assumere tutte le iniziative di competenza, anche di tipo normativo, affinché, all'interno della Missione M6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza si preveda un punto dedicato all'utilizzo del modello digitale per attuare l'assistenza domiciliare svolta anche dai medici farmacisti, in collaborazione con l'assistenza domiciliare integrata e con gli infermieri di famiglia;

          se non ritenga che l'utilizzo del modello digitale all'interno delle farmacie possa favorire l'aderenza terapeutica, diminuire il rischio clinico, migliorare il monitoraggio del farmaco nella cura all'assistito e favorire l'accesso al fascicolo sanitario elettronico.
(5-08222)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          con l'interrogazione n. 4-08162 l'interrogante poneva in evidenza come negli studi scientifici sul vaccino Pfizer contro il COVID-19, nei criteri di esclusione, si trovasse Donne in gravidanza o in allattamento. Inoltre, per la donna, lo studio si sarebbe interrotto immediatamente in caso di gravidanza, e se vaccinata sarebbe stata comunque tenuta in osservazione senza proseguire oltre nella sperimentazione. Nella stessa interrogazione si segnalavano le affermazioni di AIFA in merito all'assenza di rischio nella somministrazione del vaccino, nelle donne in gravidanza e in allattamento;

          con l'interrogazione n. 4-08670 l'interrogante aveva segnalato al Governo che dal database americano Vaers sulle reazioni avverse del vaccino Pfizer, al 12 marzo 2021 si fossero già rilevati ben 6 aborti e 19 problematiche varie ai feti di donne in gravidanza;

          con l'interrogazione n. 4-09527 l'interrogante aveva segnalato al Governo le proprie preoccupazioni, documentate, relativa ai danni alla sfera riproduttiva femminile, specificamente su fecondazione e formazione della placenta, causati dalla proteina Spike del virus e da quella del vaccino;

          con l'interrogazione n. 4-09890 l'interrogante esponeva nuovamente le preoccupazioni relative alla vaccinazione di donne in gravidanza;

          dai documenti, pubblicati da Pfizer sul suo vaccino anti COVID-19, come già opportunamente segnalato al Governo con le interrogazioni n. 4-11595 e n. 4-12013, emergono, a parere dell'interrogante, delle evidenze sui rischi della vaccinazione per le donne in gravidanza. Come si apprende dai documenti del 30 aprile 2021 relativa al report delle sperimentazioni in corso, i casi di reazioni avverse in donne incinte vaccinate furono 274 tra cui:

              270 casi di madri con gravidanze uniche e 4 casi feti/neonati (3 casi gravidanze uniche; 1 caso di gemelli);

              nelle 270 gravidanze sono stati segnalati 23 aborti spontanei, di cui 5 con esito in sospeso, 2 con parto prematuro e con morte neonatale e 2 aborti spontanei con morte intrauterina, 1 aborto spontaneo con morte neonatale ed 1 esito di aborto normale;

          nello specifico:

              146 casi di madri con effetti indesiderati non gravi che comunque hanno condizionato la gravidanza;

              124 casi di madri, 49 non gravi e 75 gravi, di eventi correlati alla gravidanza di cui: aborto spontaneo, contrazione uterina in gravidanza, rottura prematura di membrane, aborto, aborto mancato e morte fetale;

              4 casi gravi di feto/neonato hanno riportato danni durante la gravidanza e morte neonatale;

          inoltre, non è stato fornito alcun risultato per ulteriori 238 gravidanze. A parere dell'interrogante, questo fatto contrasta con quanto scritto dalla stessa Pfizer nelle procedure delle sperimentazioni scientifiche di cui alla prima premessa, rappresentando di fatto una assenza di informazioni ed un abbandono delle donne che hanno subito conseguenze, nonché possibile abbandono dello studio sui casi e quindi sottovalutazione del rischio;

          l'interrogante inoltre richiama interamente tutte le premesse degli atti citati –:

          se il Governo, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda interrompere con effetto immediato la campagna vaccinale verso le donne in gravidanza.
(4-12280)


      CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          con l'interrogazione n. 4-08164, l'interrogante si era già occupata della problematica dei due nuovi eccipienti mai autorizzati prima nel vaccino COVID-19 di Pfizer: il lipide cationico ALC-0315 e il lipide PEGilato ALC-0159;

          con l'articolo scientifico dal titolo «Criticità chimico-fisiche e potenziale tossicologico dei nanomateriali lipidici contenuti nel vaccino Comirnaty/Pfizer» il ricercatore biochimico indipendente Gabriele Segalla esamina alcune evidenti criticità chimico-fisiche del preparato, in merito alla manifesta instabilità della sua composizione quali-quantitativa, nonché al suo conseguente potenziale tossicologico, nella fattispecie correlato alla possibile formazione di ROS (reactive oxygen species), dopo l'inoculazione intramuscolare, in diversi siti biologici, quali, potenzialmente, reni, fegato, cuore, cervello, e altro, provocandone disfunzioni e alterazioni;

          lo studioso conclude affermando che il vaccino Comirnaty Covid-19 mRNA BNT162b2, nella sua versione e composizione originale, denominata PBS/Sucrose, presenta numerose criticità e non conformità, esaminate nel dettaglio nello studio e qui appresso sinteticamente elencate:

              i due eccipienti funzionali preposti alla formazione di nanoparticelle lipidiche, ALC-0315 e ALC-0159, non sono registrati in nessuna farmacopea, né rientrano tra le sostanze esaminate e classificate in conformità al regolamento (CE) CLP n. 1272/2008 relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e delle miscele in Europa;

              tali eccipienti non compaiono neppure nell'inventario delle sostanze registrate in conformità al regolamento (CE) REACH n. 1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche in Europa. Non se ne conosce pertanto il profilo tossicologico in primis;

              non sono state espletate tutte le procedure di analisi chimico-fisica e test tossicologici previste per le nanoforme di dette sostanze, in contrasto con quanto dettato dal regolamento (UE) 2018/1881 che modifica il regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), per ricomprendervi le nanoforme delle sostanze;

              non sono stati effettuati, con il consenso dell'ente certificatore, studi di cancerogenicità, genotossicità e mutagenicità del preparato, nonostante sia stato ormai comprovato da numerosi studi scientifici come le Specie reattive dell'ossigeno (ROS) generate dalle nanoparticelle possano avere un alto potenziale cancerogeno, genotossico e mutageno;

              le Schede di dati di sicurezza del preparato Comirnaty non riportano le informazioni relative alle caratteristiche delle nanoforme presenti nella composizione del preparato stesso, in contrasto con quanto previsto dal succitato regolamento (UE) 2018/1881 e dal regolamento (UE) 2020/878;

              non sono noti l'indice di polidispersione e il Potenziale Zeta delle nanoparticelle presenti nel preparato. Ciò comporta un'assoluta incertezza nella determinazione della stabilità chimico fisica delle nanoparticelle e dei loro aggregati, con conseguente incertezza inerente sia alla potenziale efficacia del vaccino che al grado di penetrabilità e mobilità delle nanoparticelle all'interno dell'organismo umano, nonché il loro eventuale ingresso nella circolazione sistemica e deposito in organi come reni, fegato, cuore, cervello, tratto intestinale, polmoni;

              la presenza di elettroliti nel preparato originale induce ancor più a presumere che il prodotto denominato «Comirnaty PBS/Sucrose» possa dar luogo alla formazione di aggregati e agglomerati, prima, durante o dopo la procedura di inoculazione, e che pertanto possa essere sia inefficace (in quanto non in grado di veicolare l'mRNA codificante per la proteina Spike attraverso le membrane della cellula ospite) sia pericoloso, in quanto andrebbe a depositarsi in tessuti o organi non previsti nel suo destino biologico primario;

          il Codice di Norimberga – articolo 10 recita che: «Durante l'esperimento lo scienziato responsabile deve essere pronto a interromperlo in qualunque momento se indotto a credere che la continuazione dell'esperimento comporterebbe probabilmente lesioni, invalidità o morte per il soggetto umano» –:

          di quali informazioni puntuali disponga il Governo in merito a quanto esposto in premessa.
(4-12281)


      CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          con l'interrogazione n. 4-08162 l'interrogante poneva in evidenza come negli studi scientifici sul vaccino Pfizer contro il COVID-19, nei criteri di esclusione, si trovasse quello riferito a «Donne in gravidanza o in allattamento». Inoltre, per la donna, lo studio si sarebbe interrotto immediatamente in caso di gravidanza e, se vaccinata, sarebbe stata comunque tenuta in osservazione senza proseguire oltre nella sperimentazione. Nella stessa interrogazione si segnalavano le affermazioni di Aifa in merito all'assenza di rischio nella somministrazione del vaccino, nelle donne in gravidanza e in allattamento;

          con l'interrogazione n. 4-08670 l'interrogante aveva segnalato al Governo che dal database americano Vaers sulle reazioni avverse del vaccino Pfizer, al 12 marzo 2021 si fossero già rilevati ben 6 aborti e 19 problematiche varie ai feti di donne in gravidanza;

          con l'interrogazione n. 4-09527 l'interrogante aveva segnalato al Governo le proprie preoccupazioni, documentate, relative ai danni alla sfera riproduttiva femminile, specificamente su fecondazione e formazione della placenta, causati dalla proteina spike del virus e da quella del vaccino;

          con l'interrogazione n. 4-09890 l'interrogante esponeva nuovamente le preoccupazioni relative alla vaccinazione di donne in gravidanza;

          dai documenti pubblicati da Pfizer sul suo vaccino anti COVID-19, sui quali è già stata opportunamente richiamata l'attenzione del Governo con le interrogazioni n. 4-11595 e n. 4-12013, emergono, a parere dell'interrogante, delle evidenze sui rischi della vaccinazione per le donne in gravidanza. Come si apprende dai documenti del 30 aprile 2021 relativi al report delle sperimentazioni in corso, i casi di reazioni avverse in donne incinte vaccinate furono 274, tra cui 270 casi di madri con gravidanze uniche e 4 casi feti/neonati (3 casi gravidanze uniche; 1 caso di gemelli);

          nelle 270 gravidanze sono stati segnalati 23 aborti spontanei, di cui 5 con esito in sospeso, 2 con parto prematuro e con morte neonatale e 2 aborti spontanei con morte intrauterina, 1 aborto spontaneo con morte neonatale ed 1 esito di aborto normale;

          nello specifico si sono registrati:

              146 casi di madri con effetti indesiderati non gravi che comunque hanno condizionato la gravidanza;

              124 casi di madri, 49 non gravi e 75 gravi, con eventi correlati alla gravidanza di cui: aborto spontaneo, contrazione uterina in gravidanza, rottura prematura di membrane, aborto, aborto mancato e morte fetale;

              4 casi gravi di feto/neonato, che hanno riportato danni durante la gravidanza e morte neonatale;

          inoltre, non è stato fornito alcun risultato per ulteriori 238 gravidanze. A parere dell'interrogante questo fatto contrasta con quanto scritto dalla stessa Pfizer nelle procedure delle sperimentazioni scientifiche di cui al primo paragrafo della premessa, ciò rappresentando di fatto un'assenza di informazioni ed un abbandono delle donne che hanno subìto conseguenze, nonché possibile abbandono dello studio sui casi e quindi sottovalutazione del rischio;

          l'interrogante, inoltre, in questa interrogazione richiama interamente tutte le premesse degli atti di sindacato ispettivo citati –:

          se il Governo, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda adottare iniziative per interrompere con effetto immediato la campagna vaccinale verso le donne in gravidanza.
(4-12328)


      CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          con le interrogazioni, qui richiamate integralmente, n. 4-10230, 4-10763 e 4-11428, l'interrogante ha affrontato il tema dell'ossido di graphene presente nei vaccini anti-Covid-19;

          in data 6 giugno 2022, i medici autori dello studio dal titolo «Analisi al microscopio in fase di contrasto sul sangue di 1006 soggetti sintomatici dopo il vaccino anti-covid con Pfizer/Biontech o Moderna», hanno presentato al convegno dal titolo «Goccia a Goccia: Come fuori, così dentro. Salute all'ultimo sangue» i risultati delle loro analisi;

          nello studio gli autori hanno analizzato con un microscopio ottico a contrasto di fase in campo oscuro lo striscio di sangue periferico di 1006 soggetti sintomatici dopo l'inoculazione del vaccino mRNA (Pfizer/BioNTech o Moderna), a partire da marzo 2021, 948 soggetti (94 per cento) hanno mostrato aggregazione degli eritrociti e presenza di particelle di varie forme e dimensioni di origine non chiara dopo un mese dall'inoculazione del vaccino mRNA. In 12 soggetti sono stati eseguiti esami del sangue con lo stesso metodo prima della vaccinazione, mostrando una caratteristica ematologica perfettamente normale. Le alterazioni riscontrate dopo l'inoculazione dei vaccini a mRNA rafforzano ulteriormente il sospetto che le modifiche siano dovute ai vaccini stessi. Lo studio riporta 4 casi clinici, scelti come rappresentativi dell'intera casistica;

          le foto di questi 4 casi mostrano diverse cose: nel primo caso di paziente uomo affetto da cefalea post vaccino, si notano particelle esogene al centro dei globuli rossi fortemente conglobate intorno ad esse, con ammassi di fibrina dopo 2 mesi dalla vaccinazione e assemblaggio di particelle con caratteristiche cristalline ad ali di farfalla e in modalità fibro/tubulare di lunghezza misurata di 166,54 μm; nel secondo caso, una donna di 54 anni ha presentato forte mal di testa post vaccino resistente ai farmaci, profondo peggioramento dell'astenia, disturbi del ritmo sonno/veglia, parestesie e disestesie generalizzate e aspetti psichici con umore depressivo dopo la seconda dose del vaccino Pfizer;

          mostrava inoltre deformazione del profilo cellulare degli eritrociti e la forte tendenza all'aggregazione con segni di emolisi e strutture tubolari cristallizzate eritociti aggregati/conglobati, emolisi, fibrina a grappolo, anche intorno a una struttura cristallina complessa; nel terzo caso, una donna di 84 anni, alla seconda dose di Pfizer, ha manifestato un intenso eritroderma del viso e del torace, un'intensificazione drammatica dei sintomi di bruciore alla bocca, dolori muscolari insostenibili e refrattari alla terapia analgesica, che il reumatologo ha identificato, in capillaroscopia, come una forma di dermatopolimiosite acuta e presentava agglomerati voluminosi cinque settimane dopo la vaccinazione;

          inoltre, si può notare un'iniziale configurazione lamellare con scaglie cristalline (in questo caso gli autori ipotizzano sia ossido di graphene), agglomerati fibro/tubolari strutturati in forme più complesse circondate anche da fibrina a grappolo, in alcuni casi atteggiamenti auto-simili di natura frattale;

          l'ultimo caso riguarda un paziente di 64 anni maschio, con episodi post vaccinali significativi di tachiaritmia trattati con 3 sedute di campo elettrico pulsato; mostrava anche'egli evidenti formazioni tubulari in fase aggregativa con morfologia complessa con sofferenza degli eritrociti, che sembrano essere attratti dai conglomerati corpuscolari. Anche in questo caso gli autori ipotizzano la presenza di ossido di graphene;

          lo studio conclude che, a detta degli autori, non è mai stato osservato un cambiamento così repentino negli strisci di sangue periferico dopo l'inoculazione di vaccini, con passaggio da uno stato di perfetta normalità a uno patologico, con emolisi, impaccamento dei globuli rossi e impilamento degli stessi in conglomerati complessi e giganteschi –:

          se il Governo non intenda alla luce di quanto esposto in premessa, adottare iniziative per interrompere la campagna vaccinale con i vaccini a mRNA.
(4-12329)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

          i contratti istituzionali di sviluppo (Cis), istituiti nel 2011 (articolo 6, decreto legislativo n. 88), e ulteriormente valorizzati nel 2017 (articolo 7, decreto-legge n. 91 del 2017), sono uno strumento per accelerare la realizzazione di progetti strategici (di rilievo nazionale, regionale o locale) tra loro funzionalmente connessi, concentrati in un territorio limitato in ritardo di sviluppo, e non costituiscono dispositivi di finanziamento alternativi alla programmazione nazionale e comunitaria;

          l'istituto del Cis è stato interessato dalle recenti norme di accelerazione e semplificazione introdotte per l'attuazione del Pnrr (decreto-legge n. 77 del 2021), nell'ottica di snellire le procedure burocratiche e garantire tempi più rapidi di attuazione;

          la governance dei Cis prevede che sia il tavolo istituzionale – organo collegiale, presieduto dal Presidente del Consiglio (ovvero dal Ministro per il sud e la coesione territoriale e composto da rappresentanti delle principali amministrazioni centrali e territoriali interessate – a condividere la strategia di programma, definire i criteri di selezione e valutare le proposte progettuali e il soggetto attuatore degli stessi, inoltre, è dalla norma istitutiva individuato in Invitalia;

          nel tempo, numerosi Cis sono stati sottoscritti per la valorizzazione e il rafforzamento dei territori quali a esempio Matera (33 milioni di euro), Taranto (1.200 milioni di euro), la Capitanata (280 milioni di euro), il Molise (220 milioni di euro), Ventotene (70 milioni di euro), ed i centri storici di Napoli, Palermo, Cosenza (90 milioni di euro per singolo centro storico);

          il rinnovato interesse per questo strumento di attuazione rafforzata ha permesso la sottoscrizione di alcuni Cis – a esempio Cratere sismico del 2016, Terra dei Fuochi, Vesuvio-Napoli-Pompei – mentre per altri Cis, già attivati nel 2019 (Basilicata e Cagliari e Sud Sardegna) o pianificati (Brindisi Lecce; Calabria), per i quali il confronto con il territorio era già a uno stato avanzato, non sono mai state finalizzate le attività per il finanziamento degli interventi, e invece per il Cis Sisma non si ha notizia dell'avvio di alcun intervento –:

          quale sia la procedura di attrazione che le amministrazioni centrali, regionali e locali devono seguire al fine di candidare il proprio territorio nell'ambito di un Contratto istituzionale di sviluppo;

          come avvenga l'assegnazione delle risorse dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, anche alla luce dei ritardi registrati a esempio nell'ambito del Cis Taranto;

          sulla base di quali priorità strategiche siano stabiliti i destinatari di un Cis, le risorse disponibili gli interventi da finanziare, ciò anche al fine di assicurare, da un lato, la coerenza tra gli strumenti di programmazione e, dall'altro, il bilanciamento tra le effettive disponibilità e le determinazioni assunte;

          con quale frequenza e sulla base di quale meccanismo di governance si riuniscano i Tavoli dei Cis attivi;

          quali iniziative si stiano assumendo per assicurare l'effettiva accelerazione degli interventi;

          se e in che modo siano correlati alle numerose iniziative in corso nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza e quali siano state le effettive attività di accelerazione di cui le suddette iniziative hanno beneficiato.
(2-01538) «Ubaldo Pagano, Avossa, Bordo, Cappellani, De Filippo, Del Basso De Caro, Frailis, Ianaro, La Marca, Lacarra, Lattanzio, Mura, Nitti, Navarra, Palazzotto, Pezzopane, Raciti, Siani, Topo, Viscomi, Fiano, Boccia, De Luca».

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


      I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

          Tim, Open Fiber ed Enel hanno affidato lavori per la manutenzione della rete e per la realizzazione di nuove infrastrutture di connessione, nel territorio reatino;

          i lavori, attraverso affidamenti diretti o attraverso subappalti, vengono effettuati dalla società MVM spa;

          la società MVM non retribuisce i lavoratori reatini da molti mesi, e si era impegnata a presentare un piano per il pagamento delle retribuzioni e delle spettanze arretrate e a inforcare le parti sociali sulla ripresa dei lavori, che ha interrotto. Nulla di tutto ciò è accaduto;

          il 26 maggio 2022, dopo una serie di incontri convocati dal Prefetto, nonostante l'impegno assunto ad erogare ulteriori acconti sulle competenze salariali arretrate, è apparso chiaro che gli impegni non sarebbero stati onorati, cosa che è puntualmente accaduta;

          i lavoratori reatini sono ormai giunti al limite della sopportazione non percependo la retribuzione da mesi e ricevendo solo promesse illusorie dall'azienda, mentre dalla comunità giungono segnalazioni di disservizi sulla rete, che non trovano soluzione proprio perché non ci sono più lavoratori in grado di garantire manutenzioni e riparazioni;

          dalle interlocuzioni con le aziende committenti risultano inadempimenti dell'azienda verso gli istituti previdenziali e che anche il pagamento degli oneri, finalizzato evidentemente ad evitare la revoca dei contratti, comunque non comporterà con tutta evidenza l'erogazione degli stipendi ai lavoratori;

          la situazione economico-finanziaria dell'Azienda non sembra essere tale da permettere un efficiente svolgimento dei lavori, mettendo a rischio la realizzazione di interventi sulle infrastrutture di rete in tutta la provincia di Rieti;

          i disservizi sulla rete sono ormai evidenti, tanto che le società committenti sembra stiano utilizzando alle aziende per risolverli, mentre i lavoratori reatini sono senza stipendio;

          i lavoratori saranno costretti a cercare collocazioni in altre aziende, lontano dal territorio provinciale o regionale, con l'ulteriore effetto negativo che alla ripresa dei servizi a chiunque affidati, la mancanza di personale disponibile in loco e che conosce il territorio orograficamente complesso determinerà ulteriori disservizi e ritardi;

          sono talmente evidenti gli inadempimenti contrattuali che è necessario porre in essere tutte le azioni possibili per individuare nel territorio reatino aziende in grado di adempiere ai contratti in essere e riassorbire i lavoratori –:

          se il Governo ritenga di adottare iniziative di competenza in relazione alla situazione descritta in premessa, che vede aziende assegnatarie di contratti da parte di società come Tim, Open Fiber ed Enel non pagare per mesi le spettanze dovute ai lavoratori e interrompere di fatto la realizzazione delle reti;

          se il Governo intenda adottare iniziative di competenza, in raccordo con le aziende committenti, perché sia data soluzione nel più breve tempo possibile alla questione;

          quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per non mettere a rischio lo sviluppo dei territori di aree interne che vedranno inevitabilmente rallentata la realizzazione di opere decisive per lo sviluppo del territorio, ampliando il gap infrastrutturale che per anni ne ha rallentato la crescita;

          se il Governo ritenga opportuno, per quanto di competenza, adottare decise iniziative per mettere i lavoratori in sicurezza e dotare finalmente il territorio delle infrastrutture necessarie alla crescita e allo sviluppo.
(2-01539) «Melilli, Trancassini, Gabriele Lorenzoni, Fusacchia, Zucconi, Lorenzin».

Interrogazione a risposta orale:


      DEIDDA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          con decreto del Ministero delle attività produttive del 20 aprile 2005, modificato con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 15 dicembre 2010, le attività di trasmissione e dispacciamento dell'energia elettrica nel territorio nazionale sono state attribuite in concessione alla società Terna Spa;

          sin dalle prime ore del mattino del 29 novembre 2021 in Sardegna, in particolare nella zona centrale, nella provincia di Nuoro, c'è stata una nevicata, peraltro, ampiamente annunciata, che ha provocato notevoli problemi riguardanti la viabilità, l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica o la telefonia;

          i suddetti disagi sono durati, per alcuni comuni, per tutta la giornata, mentre, per altri, sono stati risolti solamente a mattinata inoltrata del giorno 30 novembre;

          la forte nevicata avrebbe comportato dei guasti sulle linee dell'alta tensione che avrebbe provocato ulteriori guasti nelle cabine dei comuni interessati;

          i lavori, resi difficili dalla situazione della viabilità compromessa, sono iniziati nel primo pomeriggio del 29 novembre, 2021;

          alle prime ore del mattino del 30 novembre 2021, in Sardegna, sono stati 7.300 i cittadini con relativi nuclei familiari, in particolare nei comuni di Tonara, Gavoi, Desulo, Sorgono, Fonni e Seulo, a rimanere senza erogazione di energia elettrica;

          il comune di Desulo è da oltre 30 ore consecutive senza energia elettrica;

          fatto salvo l'impegno degli operatoria, a cui va ringraziamento di tutta la comunità per il lavoro per il ripristino della viabilità e soprattutto per l'erogazione dell'energia elettrica, si evidenzia la fragilità dell'infrastruttura unitamente alla evidente inadeguatezza del sistema alternativo in caso di guasto delle linee elettriche di alta tensione e non;

          sono previste altre nevicate nei prossimi giorni e occorre comunque prevenire i problemi che in queste ore i cittadini stanno ancora subendo;

          i comuni dovrebbero dotarsi di generatori di emergenza per uso mobile, tale da garantire l'erogazione di energia di almeno il 30 per cento delle utenze sensibili. Laddove, statisticamente, le interruzioni legate al maltempo sono più frequenti, i comuni più piccoli potrebbero valutare l'utilizzo di generatori di emergenza stazionari per alimentare la cabina elettrica principale –:

          se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali opportune iniziative di competenza intenda adottare al fine di prevenire in futuro, per quanto possibile, una prolungata assenza di energia elettrica.
(3-03015)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      RUFFINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          gli uffici postali costituiscono, storicamente, un importante punto di riferimento per i territori nei quali si innestano, poiché erogano in favore di imprese e famiglie importanti servizi per lo svolgimento di numerose attività quotidiane: pagamento di tasse ed imposte, ritiro delle pensioni nonché invio di comunicazioni e gestione della corrispondenza;

          durante le fasi più acute dell'emergenza sanitaria da COVID-19 gli uffici postali presenti su tutto il territorio nazionale hanno ridotto i propri orari di lavoro, con il proposito di contenere il più possibile gli assembramenti e, quindi, contrastare efficacemente la circolazione del virus;

          nello specifico, con missiva del 18 marzo 2020 il vice direttore generale di Poste Italiane – dottor Giuseppe Lasco – aveva comunicato ai sindaci di tutta Italia i dettagli delle riduzioni degli orari, chiarendo, tuttavia, il «carattere assolutamente temporaneo di tali provvedimenti e che la normale operatività verrà ristabilita non appena l'evolversi in positivo della situazione lo consentirà»;

          con il decreto-legge 24 marzo 2022, n. 24 – recante «Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell'epidemia da Covid-19» – il Governo ha opportunamente posto le basi per l'eliminazione di quasi tutte le restrizioni previste per il contrasto alla pandemia, anche alla luce della scadenza – il 31 marzo 2022 – dello stato d'emergenza;

          nonostante la recessione della pandemia e le rassicurazioni circa la temporaneità delle riduzioni d'orario, numerosi uffici postali non hanno provveduto a ripristinare la propria normale operatività, ingenerando disservizi e pregiudizi nei confronti delle popolazioni dei comuni italiani interessati, specialmente quelli più piccoli;

          si rende, a questo punto, assolutamente necessario dare seguito a quanto riferito nella lettera sopracitata, chiarendo tempi e modi di ripristino dei normali orari di operatività degli uffici postali –:

          se il Ministro sia a conoscenza di quanto riferito in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per pervenire a un chiarimento tempestivo da parte di Poste Italiane s.p.a. circa il ripristino dei normali orari presso gli uffici postali, anche alla luce dell'eliminazione delle restrizioni anti-Covid e della necessità di un progressivo ritorno alla normalità.
(5-08209)


      VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          negli ultimi mesi, le organizzazioni di categoria del settore delle costruzioni e gli amministratori locali hanno lanciato l'allarme in merito alle ripercussioni negative che il rincaro delle materie prime e dei prodotti energetici sta avendo sulla partecipazione delle imprese agli appalti pubblici;

          in particolare, Il Fatto Quotidiano del 31 maggio 2022 ha riferito che gli enti locali stanno incontrando molteplici problemi nel realizzare gli investimenti programmati, a causa di «Gare deserte, bandi ai quali partecipa una sola impresa, aziende che si rifiutano di firmare il contratto per l'assegnazione dei lavori» e questi problemi «potrebbero essere l'antipasto di quello che avverrà con l'attuazione del Pnrr»;

          in questo modo «La "messa a terra" del piano europeo rischia di essere travolta dal caro materiali che già adesso costringe le imprese a disertare gli appalti pubblici finanziati da risorse statali»;

          il giornale fa anche un'ampia panoramica dei lavori che sono in corso e che rischiano la paralisi: ad esempio «A Bologna, a cui spettano 700 milioni di euro dal Pnrr, negli scorsi mesi alla gara per la riqualificazione del Teatro comunale e a quella per il Teatro Testoni è pervenuta una sola offerta»;

          secondo il quotidiano in altre realtà, come Milano, «le difficoltà erano iniziate già nel 2021. In una gara da 500 milioni di euro indetta da Aler, l'azienda pubblica di edilizia popolare della Lombardia, su quaranta lotti soltanto nove sono stati aggiudicati, 23 sono andati deserti mentre ai restanti 8 hanno partecipato imprese che, in fase di verifica, non sono risultate idonee. Ma il fenomeno è diffuso in tutta Italia e non riguarda solo i Comuni. I casi sono talmente numerosi che è impossibile fare una lista completa»;

          le stesse criticità si riscontrano in Sicilia, dove al «bando da 4 milioni di euro di Rete Ferroviaria Italiana per la realizzazione di una nuova fermata ad Acireale, sulla linea Messina-Catania, non si è presentata nessuna azienda» e a Roma dove «la gara per la costruzione dell'infrastruttura di collegamento tra l'autostrada di Fiumicino e l'Eur, del valore di 50 milioni di euro, è andata deserta a causa "delle variazioni eccezionali dei prezzi" dei materiali che hanno scoraggiato le imprese a partecipare»;

          secondo quando riferisce l'Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili), «i rincari hanno già fatto lievitare le risorse necessarie a completare le opere previste nel piano di trenta miliardi» e, seppure l'associazione abbia accolto positivamente le risorse poste dal decreto Aiuti, «avverte che il governo dovrebbe esser pronto a intervenire ancora in caso di bisogno»;

          sono particolarmente penalizzate le amministrazioni locali che rischiano di vedere sfumare anche ingenti finanziamenti per la realizzazione delle opere programmate, con una aggravamento del fenomeno quando sono gli stessi comuni ad appaltare i lavori: secondo il giornale, in questi casi «le gare andate deserte sono centinaia»;

          a questo proposito «I sindaci riuniti nell'Anci chiedono di utilizzare subito fino a 40 miliardi a valere sui fondi del Recovery per aggiornare gli importi dei progetti: "Invece di fare 100 scuole ne facciamo 80 ma almeno le finiamo"»;

          inoltre, sulle casse dei comuni graverebbe anche «la riduzione del ribasso di gara. A Bergamo, lo sconto sulla base d'asta è passato da una media del 20 per cento al 5-10 per cento, mentre a Verona è sceso dal 20-30 per cento al 3-5 per cento» –:

          quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per rimuovere gli ostacoli causati dal rincaro di materie prime e prodotti energetici alla partecipazione delle imprese di costruzioni alle gare d'appalto pubblici e consentire agli enti locali di portare a termine le opere programmate nonché quelle previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-08212)


      CENNI e LETTA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          secondo i dati resi noti dal Monitor dei distretti della Toscana nel 2021 le esportazioni distrettuali toscane, grazie a un rimbalzo del 29,1 per cento, hanno toccato i 21,2 miliardi di euro e hanno più che recuperato i livelli pre Covid superando di oltre 700 milioni il valore del 2019 (aumento del 3,8 per cento);

          particolarmente positivo è stato il risultato per il settore dei mezzi di trasporto che si è avvicinato ai 2 miliardi di vendite all'estero grazie alla crescita nei distretti della Camperistica della Val d'Elsa (con un aumento del 40,5 per cento rispetto al 2019);

          il 2021 è stato un anno da record per la camperistica in Europa: basti pensare che per la prima volta è stato superato il tetto dei 180.000 veicoli di nuova immatricolazione di cui il 13 per cento prodotto in Toscana, a fronte di un parco circolante di 6 milioni di veicoli;

          nella zona della Valdelsa (tra le province di Siena e di Firenze e in particolare nei comuni di Firenze, Siena, Poggibonsi, San Gimignano, Colle Val d'Elsa, San Casciano Val di Pesa, Tavarnelle) viene attualmente realizzato circa il 90 per cento dei camper prodotti in Italia, con 3.000 mila addetti diretti e 5.000 circa nell'indotto (8.000 in tutto);

          nonostante questo trend favorevole da mesi le aziende di camperistica della Valdelsa sono costretti ricorrere alla cassa integrazione per circa 500 lavoratori (un dipendente su 5). Oltre a Laika, al gruppo Trigano e Rapido il fenomeno coinvolge tutto l'indotto: «Sono pieni di ordini perché la pandemia ha riacceso la voglia di camper, soprattutto dal nord Europa» hanno dichiarato le associazioni sindacali, ma mancano le materie prime. I motori forniti da Stellantis sono fermi, mancano le basi per la struttura del pianale, mancano i microchip che arrivavano dai Paesi dell'Oriente, oltre a tutte le materie prime derivanti a causa della guerra in Ucraina;

          ad oggi il tempo di attesa per un veicolo di nuova produzione va infatti dai 18 ai 24 mesi;

          la cassa integrazione è stata ulteriormente prorogata fino al mese di giugno in molte realtà. Ad oggi Sea (nel comune di Poggibonsi) è tuttora in stop e il rientro dei lavoratori è previsto per il 20 giugno. Per gli addetti di Trigano (nel comune di San Gimignano), il ritorno è avvenuto il 6 giugno. Meno complesso il quadro per lo stabilimento Luano Camp (gruppo Rimor) a Poggibonsi: in questo caso i lavoratori sono stati in cassa integrazione dal 3 al 6 giugno, mentre Laika ha chiuso la cassa integrazione il 31 maggio e sta richiamando gli stagionali; il tutto comunque in un quadro di instabilità e impossibilità di programmazione;

          i sindacati unitariamente hanno rimarcato la necessità di salvaguardare i posti di lavoro lanciando l'idea di istituire un tavolo a livello nazionale (e poi europeo) per rendere la produzione indipendente dalle componenti e dalle materie prime provenienti dai Paesi dell'Est asiatico. I sindacati hanno chiesto l'elaborazione di una strategia chiara ed efficace per gli anni a venire in termini di indipendenza delle materie prime a sostegno alla transizione energetica e hanno segnalato la necessità di varare strumenti finalizzati alla stabilizzazione della forza lavoro (che oggi rappresenta il 14 per cento della forza complessiva e che rischia, in una fase di grande richiesta di mercato, di essere l'anello debole di una crisi complessiva);

          le segreterie regionali delle associazioni sindacali hanno predisposto un documento unitario di analisi dei punti di forza e delle criticità del settore chiedendo di inserire il settore della camperistica nel tavolo di lavoro, già attivato presso il dicastero dello sviluppo economico e dedicato all'automotive e alla transizione energetica e di avere strumenti necessari ad accompagnare l'attuale crisi di materie prime con strumenti utili alla stabilizzazione della forza lavoro precaria presente nel distretto per non disperdere un valore assoluto di competenze e professionalità; tale richiesta è stata condivisa e sostenuta anche dalla regione Toscana congiuntamente alla regione Abruzzo –:

          se sia a conoscenza dei fatti esposti in permessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di salvaguardare la continuità produttiva ed occupazionale delle imprese del distretto della camperistica nella Valdelsa, a partire dall'inserimento di tale comparto nell'ambito del tavolo di lavoro, già attivato presso il dicastero dello sviluppo economico, dedicato all'automotive e alla transizione energetica.
(5-08218)

Interrogazioni a risposta scritta:


      CIABURRO e VINCI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

          come noto, il piano banda ultra larga è un progetto pubblico per la diffusione delle reti a banda ultralarga avviato nel marzo del 2015, successivamente integrato nel 2021 da alcuni interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

          scopo del piano è diffondere le reti a banda ultralarga in tutto il territorio italiano, andando a colmare il divario digitale che colpisce numerose aree del Paese, in particolar modo aree interne, montane e rurali;

          il piano ha subìto vari ritardi, al punto che numerosi comuni montani continuano ad essere sprovvisti della connessione di rete internet, con relativi disagi per i cittadini che si trovano impossibilitati dall'accedere a servizi della Pubblica amministrazione ormai sempre più digitalizzati;

          sono numerose le criticità riportate dagli enti locali in relazione al piano;

          in merito all'integrazione del piano banda ultra larga tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza, non è chiaro cosa il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrà fare rispetto all'infrastrutturazione banda ultra larga e come i nuovi investimenti previsti andranno a coprire «case sparse» e territori rimasti finora esclusi dal cablaggio in fibra (o dal Fixed wireless access);

          il sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture (Sinfi) è una piattaforma che rappresenta il catasto nazionale delle infrastrutture e delle reti del sottosuolo e del soprassuolo, di grande importanza per il monitoraggio dell'attuazione del piano banda ultra larga (Bul); in tal senso non è tuttavia chiaro se su sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture vengano riportati anche gli interventi di posa di fibra ottica per raggiungere gli immobili privati;

          in termini di costi, infine, non sono chiari i costi che gli operatori applicano agli enti locali per le loro sedi, con la conseguenza che molti sindaci sono disorientati e moltissimi piccoli e piccolissimi comuni non possono sopportare, nell'ambito dei loro bilanci, i nuovi costi –:

          se i Ministri interrogati siano in grado di fare chiarezza circa le problematiche delineate in premessa e quali iniziative stiano intraprendendo per garantire la più rapida e congrua copertura dei territori finora rimasti esclusi dal piano banda ultra larga.
(4-12285)


      FASSINA e FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la Sanac, Società anonima nazionale argille e caolini, con circa il 35 per cento del mercato nazionale, è leader in Italia nel settore dei refrattari. Fondata nel 1939 per volontà dell'Iri (Istituto per la ricostruzione industriale), la Sanac, con i suoi 335 lavoratori dei quattro stabilimenti di Massa, Vado Ligure, Assemini Grogastu e Gattinara, è indirettamente controllata da Ilva spa, società in amministrazione straordinaria ai sensi del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39;

          con decreto del Ministro dello sviluppo economico in data 20 febbraio 2015, Sanac, dichiarata poi insolvente con sentenza del tribunale di Milano, in data 5 marzo 2015 è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 347 del 2003;

          il 10 dicembre 2021 si è svolto un incontro tra le organizzazioni sindacali e il Ministero dello sviluppo economico circa gli sviluppi della vertenza Sanac. Al tavolo erano presenti rappresentanti istituzionali dei territori. La discussione si è incardinata sulla necessità di avere risposte certe e celeri sul prossimo futuro dei quattro stabilimenti, atteso che la preoccupazione maggiore è la mancanza di ordinativi che sta determinando, in maniera sempre più cospicua, interventi di cassa integrazione straordinaria;

          il 14 dicembre 2021, l'amministrazione straordinaria di Sanac avviava una nuova procedura di manifestazione di interesse con termine ultimo per la presentazione delle offerte in data 25 gennaio 2022. L'auspicio dei lavoratori, secondo quanto si apprende da fonti sindacali, era che tra le manifestazioni inviate ci fosse anche quella di Acciaierie d'Italia, unico soggetto che, secondo i sindacati, sarebbe in grado di portare a termine questa acquisizione, necessaria per salvare il posto di lavoro ai 335 operai specializzati;

          così non è stato: tra le due offerte presentate ai commissari straordinari non c'è quella di Acciaierie d'Italia, il più grande gruppo siderurgico italiano e società partecipata dello Stato;

          dalle ultime comunicazioni tra i commissari e le organizzazioni sindacali risulta che stante la situazione, se entro settembre non si concluderà l'iter di acquisizione oppure se entro il medesimo periodo Acciaierie d'Italia non pagherà i debiti accumulati a favore di Sanac, gli stabilimenti saranno chiusi per mancanza di liquidità;

          il 19 ottobre 2021 in un'audizione in commissione attività produttive sul settore siderurgico, sulla vicenda Sanac il Ministro Giorgetti dichiarava: «credo che Acciaierie d'Italia a questo punto sia disponibile a partecipare (...) a una nuova gara che i commissari stanno predisponendo in tempi rapidi. Credo che questo rientri assolutamente nel perimetro aziendale, nell'interesse aziendale di Acciaierie d'Italia per quanto riguarda la produzione»;

          non solo Acciaierie d'Italia non ha presentato un'offerta per Sanac, ma continua ad acquistare da competitor esteri, costringendo i lavoratori alla cassa integrazione guadagni –:

          quali urgenti iniziative di competenza intendano porre in essere per favorire le soluzioni che possano garantire a Sanac una continuità produttiva e la tutela di tutti i lavoratori coinvolti e, in particolare, il pagamento dei crediti vantati dalla Sanac nei confronti della Acciaierie d'Italia e l'acquisizione, da parte di questa ultima, della stessa Sanac.
(4-12304)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          con la crisi energetica conseguente la guerra in Ucraina, l'Occidente, soprattutto l'Italia, sta lavorando al fine di trovare soluzioni rapide per la differenziazione delle forniture energetiche e il rapido raggiungimento della transizione ecologica;

          il nostro Paese in particolare, negli ultimi mesi, si è impegnato nello stringere patti commerciali con Paesi mediorientali e nordafricani per differenziare le forniture di gas, mentre, per la transizione energetica, l'Italia risulta essere in possesso di una enorme miniera di litio a pochi chilometri da Roma, tuttora incredibilmente non sfruttata;

          l'utilizzo delle risorse site nell'area circostante al pozzo Cesano 1, ritrovato dall'Enel nel 1975 a seguito di scavi che portarono alla luce una delle più alte concentrazioni minerarie di litio al mondo, garantirebbe al nostro Paese di compiere enormi passi avanti nella produzione di batterie elettriche, utili non solo per la costruzione di vetture elettriche, ma per il comparto elettronico nella sua interezza;

          i motivi del mancato sfruttamento del bacino, risulterebbero essere quello della mancanza di personale qualificato e di esperti, comportando il concreto rischio che quest'ultimo possa venire sfruttato da aziende estere;

          a gennaio di quest'anno, infatti, la compagnia australiana Vulcan Energy Resources ha ottenuto dalla regione Lazio un permesso di ricerca nelle campagne romane;

          giova ricordare come, attualmente, una sola tonnellata di litio venga valutata circa 75 milioni di dollari e come, data la sua enorme importanza per le filiere produttive energetiche odierne, nel resto del mondo si stia procedendo alla nazionalizzazione dei siti di estrazione, come nel caso del Messico, il quale ha stabilito la «pubblica utilità» ponendo sotto il controllo statale la sua estrazione e sfruttamento;

          l'utilizzo di simili risorse, inoltre, garantirebbe all'occidente, e in primis all'Italia, di guadagnarsi quella fondamentale indipendenza dalle forniture straniere provenienti da Paesi come la Cina, la quale, da anni, sta tentando di imporsi come leader economico assoluto in questo settore –:

          quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di garantire l'estrazione del litio dal bacino laziale da parte di aziende italiane.
(4-12326)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


      VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          in una precedente interrogazione (la n. 5-06849 del 13 ottobre 2021), 1'interrogante aveva già trattato l'annosa vicenda dell'installazione dei due campi boa nell'ambito della «Riserva Naturale Marina Isole Tremiti» (gestita dall'Ente parco nazionale del Gargano), evidenziando in particolare (attraverso una puntuale ricostruzione della storia amministrativa dell'organizzazione dell'attività di posa, manutenzione e rimozione dei gavitelli di ormeggio, nel corso del periodo 2015-2021):

          la prassi consolidata dell'amministrazione di procedere annualmente all'affidamento diretto dei citati servizi (a causa dell'asserita mancanza di partecipanti alle procedure ad evidenza pubblica);

          il mancato e/o tardivo posizionamento dei campi boa (che, nel 2021, aveva consentito l'ancoraggio selvaggio, estremamente dannoso per i fondali marini);

          la perdita di parte dei gavitelli già installati a causa della cattiva esecuzione delle opere da parte degli operatori prescelti, piuttosto che in forza di indimostrati eventi meteomarini straordinari;

          l'indebita concentrazione in un unico bando di gara (quello del 2021) dell'affidamento di servizi tra loro eterogenei e non correlati;

          stante la situazione che precede, l'interrogante aveva concluso chiedendo al Ministro della transizione ecologica se e quali iniziative intendesse adottare, per quanto di competenza, qualora avesse ravvisato l'esistenza di irregolarità nella gestione dell'Ente parco citato;

          detta interrogazione non è stata riscontrata e la situazione sopra descritta si è puntualmente riproposta anche con riferimento alla stagione 2022;

          infatti, si apprende da una fonte di stampa (confrontare l'articolo su Attacco del 27 maggio 2022, intitolato «Area marina protetta, deserta la gara per il campo boe. Nuovo buco nell'acqua dopo il caso del 2021») che sarebbe andata deserta la gara di affidamento del servizio di manutenzione e gestione dei campi boa nell'area marina protetta (indetta per la stagione del 2022 con un bando tardivamente pubblicato il 6 maggio 2022 che scadeva il 22 maggio 2022);

          ferme restando le irregolarità e le inadempienze riscontrate nel corso degli anni precedenti, a parere dell'interrogante, si conferma che, anche per l'anno 2022, l'Ente parco nazionale del Gargano stia gestendo l'area marina protetta della Isole Tremiti in maniera superficiale e negligente (se non addirittura pregiudizievole);

          l'interrogante ritiene che, al netto dei seppur importanti profili relativi alle irregolarità amministrative ed alle ricadute economiche negative, l'aspetto che maggiormente rileva quale conseguenza della riscontrata «mala gestio» attiene ai danni che la mancata implementazione dei campi boa sta cagionando all'area protetta (e, in particolare, al fondale ed all'ecosistema marini che si caratterizzano per la loro estrema fragilità), a causa dell'ancoraggio selvaggio delle imbarcazioni (che consegue a tale omissione);

          quella che appare come una grave indifferenza ed inefficienza dell'Ente parco non si arresta neanche di fronte alla buona volontà dei privati, come la Marlin Tremiti (associazione di diving presieduta dal signor Adelmo Sorci) che ha chiesto (per il 2022) l'autorizzazione ad intervenire per poter ripristinare a proprie spese le boe nei punti d'immersione più importanti (quelli in Zona C ed in Zona B), senza però ottenere risposta (nonostante solleciti e diffide) –:

          se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, al fine di risolvere le gravi situazioni descritte in premessa e nella precedente interrogazione sopra indicata, valutando in particolare la sussistenza dei presupposti per procedere all'eventuale commissariamento dell'Ente parco nazionale del Gargano.
(5-08206)


      ZOLEZZI, NAPPI e ZANICHELLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          nel corso dell'audizione del Gse sullo schema di decreto legislativo promozione FER (AG 292), il 5 ottobre 2021 l'ingegner Fracassi del Gse afferma di aver inviato studi sull'indice di ritorno energetico (EROEI) delle bioenergie rinnovabili al Ministero della transizione ecologica alla richiesta del parlamentare Zolezzi di far avere alla commissione questi documenti l'ingegner Fracassi del Gse rispose: «SI, CERTO». A questo punto intervenne Ripa di Meana del Gse che corregge: «ovviamente noi lavoriamo da consulente tecnico del Ministero della transizione ecologica, quindi, almeno in questo campo, in questa veste, fino all'emanazione dei decreti. Quindi siamo pronti a mandarvi tutto quello che il ministero ci dirà di poter diffondere, rendere pubblico, e nel momento in cui ce lo dirà. Certamente glielo chiediamo, visto che ce lo avete chiesto. Sono dei calcoli, delle valutazioni prodromiche necessarie per poter poi tarare i provvedimenti, ecco»;

          neppure nel testo base del Programma nazionale gestione rifiuti erano presenti chiari dati sugli Lca degli impianti suggeriti (di recupero energetico dei rifiuti organici);

          nel corso delle audizioni sul piano di transizione ecologica, il 3 novembre 2021, l'allora Direttore Generale di Ispra Bratti rispondendo alla domanda del primo firmatario del presente atto in merito alla gestione dei rifiuti organici rispondeva: «con l'organico c'è non solo il ragionamento attraverso il compost, che è la soluzione assolutamente da preferire, chiaramente però in questo caso parliamo di materia organica preventivamente selezionata e raccolta nella materia opportuna. Il materiale organico non solo può servire, ripeto, sempre da attività di compostaggio, ripeto, prioritaria»;

          nel corso dell'audizione presso le commissioni riunite VIII e X del Gse il 15 marzo 2022 nell'ambito dell'esame del decreto-legge n. 17 del 2022 alla domanda del primo firmatario del presente atto sull'impronta idrica delle bioenergie, Ripa di Meana rispose: «per quel che sappiamo le tecnologie per la produzione, la digestione anaerobica, sono tra loro diverse: alcune di esse usano acqua in quantità molto maggiore, altre in quantità minore, quindi si creano quantità differenziate di reflui nel processo. È anche vero che questi reflui sono poi sottoposti a depurazione, sono riportati nel terreno quindi non sono persi» confermando un'importante impronta idrica di alcune bioenergie e la necessità di depurazione;

          nel testo del professor Giuseppe Zicari «energie da biomasse, rischi e opportunità» una stima relativa a impianti a biogas a matrice agrozootecnica porta a un EROEI di 1,4. Secondo dichiarazioni dello stesso professore a un recente convegno, la raffinazione a biometano con processi termici e di compressione può necessitare di circa il 30 per cento dell'energia iniziale. È opinabile vi sia alcuna energia netta prodotta neppure in condizioni di filiera ottimale;

          nel medesimo testo viene stimata un'impronta idrica dedicata di circa 800 mila metri cubi di acqua per un impianto da 1 Mw con matrice zootecnica. I reflui idrici andrebbero depurati. Un cittadino italiano su 2 vive in aree in infrazione per la depurazione –:

          se il Ministro interrogato intenda pubblicare i dati relativi agli studi di stima dell'indice di ritorno energetico di impianti bioenergetici forniti al Ministero del Gse o da altri enti;

          se trovi conferma che vi sia un miglior recupero di compost (in senso quantitativo e qualitativo), con il solo compostaggio di rifiuti organici rispetto all'integrazione con digestione anaerobica e se intenda adottare iniziative per tarare gli incentivi sul migliore recupero di materia piuttosto che sull'energia prodotta;

          se intenda fornire dati relativi all'impronta idrica degli impianti bioenergetici anche in relazione alla taratura degli incentivi, alla necessità di depurazione dei reflui stessi e alla crisi idrica in corso nel nostro Paese;

          se ritenga di adottare iniziative per tarare gli incentivi in maniera inversamente proporzionale alle dimensioni degli impianti bioenergeitici.
(5-08207)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DORI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          come riportato da organi di stampa, negli ultimi giorni di maggio, alcuni residenti del quartiere Chiesanuova a Brescia hanno segnalato che il telone che ricopre la terra accumulata in via Parenzo è stato sollevato per effetto del vento, spargendo attorno del terriccio;

          nonostante la situazione sia stata segnalata prontamente dalla presidente del Comitato di quartiere all'amministrazione comunale di Brescia, il telo non sarebbe stato tempestivamente riposizionato;

          la popolazione è legittimamente preoccupata che il terreno giacente possa contenere materiali cancerogeni, quali amianto e altri rifiuti pericolosi, tra cui diossine, metalli pesanti e policlorobifenili;

          il materiale, infatti, sarebbe giunto dal parco di via Palermo a seguito di alcuni lavori di bonifica commissionati dal Comune di Brescia, per poi essere accatastato nei pressi del parco Parenzo senza idonee protezioni e controlli;

          l'unica misura di sicurezza predisposta dalla ditta incaricata dal Comune consisterebbe proprio nella mera copertura dell'ammasso mediante un telo che, come recentemente dimostrato dal vento, non è adatto a impedire la dispersione di possibili sostanze tossiche nell'aria e nel terreno;

          sempre da notizie di stampa si apprende che l'amministrazione comunale di Brescia avrebbe affermato che «il terreno in questione non è più interessato dalla presenza di amianto, precedentemente rimosso» e che «la tensostruttura presente nel parco era una misura preventiva, aggiuntiva rispetto alle normali procedure che la ditta ha presentato nel piano di rimozione, approvato da Ats. La struttura è stata smontata al termine della rimozione dell'amianto presente nei cumuli di terreno, che ora verranno conferiti in discarica»;

          l'amministrazione comunale ha quindi negato la presenza di amianto, circostanza da verificare, ma non quella di altri materiali e sostanze pericolose;

          il 1° giugno 2022 l'associazione Europa Verde Brescia ha denunciato la situazione depositando un esposto presso la procura della Repubblica, di cui è stata già data notizia alla prefettura e al Ministero della transizione ecologica, oltre a specifica richiesta di intervento al Ministero della transizione ecologica ex articolo 309 del decreto legislativo 152 del 2006;

          a ciò si aggiunge il fatto che l'amministrazione comunale non avrebbe tempestivamente provveduto allo smaltimento dei rifiuti, come invece imposto dalla normativa comunitaria e nazionale;

          ai sensi dell'articolo 192, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006 «l'abbandono e il deposito incontrollati di rifiuti sul suolo e nel suolo sono vietati». A tal fine, secondo l'articolo 191 del medesimo decreto, la pubblica amministrazione può sempre intervenire, anche in via d'urgenza, per consentire il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti;

          ai sensi dell'articolo 309 del predetto decreto legislativo, il Ministero della transizione ecologica, ove ve ne sia espressa richiesta, ha la facoltà di intervenire con autonomi e diretti poteri, al fine impedire il verificarsi di danni ambientali, salva ogni discrezionalità sulle misure più opportune da intraprendere e sui provvedimenti da assumere conseguentemente;

          l'estrema urgenza di un intervento è determinata dalla possibile presenza di sostanze pericolose potenzialmente in grado di arrecare un danno irreversibile all'ambiente e alla salute dei cittadini –:

          se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare a tutela dell'ambiente e a garanzia della salute dei cittadini, anche promuovendo una verifica da parte del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, al fine di accertare quali sostanze sono contenute nel cumulo di terra presente in via Parenzo e per quale motivo tale cumulo è restato in quel luogo in giacenza per lungo tempo prima del suo corretto smaltimento.
(4-12299)


      VILLANI e NAPPI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il Comune di Ascea Marina, in provincia di Salerno, lo scorso anno, in piena emergenza, ha modificato la destinazione d'uso della spiaggia in località Scogliera, uno dei tratti di costa più suggestivi del Cilento, trasformandola da spiaggia libera attrezzata a spiaggia in auto-concessione al Comune con attrezzatura fissa: ombrelloni, lettini e sdraio;

          anche per quest'anno con la delibera della giunta comunale di Ascea n. 62 del 24 marzo 2022 avente ad oggetto: «Organizzazione spiaggia anno 2022-provvedimenti» ha stabilito che il tratto di spiaggia in località «Scogliera» da sempre utilizzato per rinomati stabilimenti concessi a privati, sarà gestito direttamente dal Comune che affiderà a terzi solo i servizi connessi;

          nella stessa zona da anni, privati hanno avuto in concessione demaniale ad uso turistico ricreativo il mantenimento di chioschi adibiti a bar e ristorazione;

          tale area è indicata dal Piano di utilizzazione delle aree demaniali (Puad) vigente come spiaggia libera attrezzata e sottoposta, tra le altre cose, a vincolo naturalistico in quanto zona a protezione speciale del Parco Nazionale del Cilento;

          la delibera di cui sopra non modifica come per legge il Puad in consiglio comunale, né richiede i pareri necessari agli enti competenti e sostanzialmente contravviene allo stesso Piano che impone alla pubblica amministrazione di rispettare la proporzione tra spiaggia libera (almeno 60 per cento) e spiaggia in concessione (fino al 40 per cento) aumentando la percentuale di spiaggia in concessione oltre il limite previsto del 40 per cento;

          vieppiù la stessa delibera modifica anche la destinazione delle aree a giudizio dell'interrogante in contrasto altresì con l'articolo 17 del Puad che dispone testualmente: «nelle zone in concessione con stabilimenti o complessi balneari il libero accesso pedonale al mare e alla battigia deve essere garantito tra concessioni adiacenti senza apposizioni di recinzioni che creano ostacolo sulla battigia per una profondità di 5 metri; tra concessioni adiacenti va lasciata una fascia di rispetto pari ad almeno 5 metri su entrambi i confini per il libero transito pedonale»;

          quanto sopra sta determinando gravi difficoltà ai concessionari di chioschi in quell'area, autorizzati da sempre al noleggio di attrezzatura su spiaggia libera, oggi penalizzati fortemente da questa scelta e dal modello di gestione proposto per l'area in un momento ancora fortemente critico ma in ripresa, come quello che sta attraversando il turismo a seguito della pandemia;

          si evidenzia altresì che dal 2017 con la campagna Enpa «Cara Caretta» per la protezione dei nidi di tartaruga Caretta caretta il Cilento è annoverato tra i nuovi siti di nidificazione scelti solo negli ultimi anni da alcune tartarughe marine esploratrici che hanno trovato condizioni idonee all'incubazione delle loro uova;

          la suddetta spiaggia è ormai famosa per la nidificazione della tartaruga Caretta-Caretta, fenomeno naturale di estrema importanza, tanto che nel 2020 questo tratto ha raggiunto il record di nidificazione in tutto il centro-sud dando vita a circa un migliaio di piccole tartarughe in soli 30 metri;

          purtroppo, nel 2021 invece c'è stato un record negativo, perché il comune ha autorizzato in modo fisso 200 ombrelloni e 500 lettini impedendo, di fatto, alle tartarughe di trovare il loro habitat naturale per la nidificazione –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per evitare conseguenze gravi per un'area di elevato pregio ambientale come quella sopraindicata e per salvaguardare la nidificazione delle tartarughe Caretta Caretta, oggi in via d'estinzione.
(4-12301)


      LICATINI e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

          l'incendio che ha coinvolto il 25 maggio 2022 l'isola di Stromboli ha lasciato tanta tristezza e amarezza negli abitanti e in tutti i cittadini che hanno assistito alla violenza delle fiamme; a questa frustrazione si aggiungerebbe la rabbia qualora risultassero veri i fatti prospettati in seguito all'accaduto, ossia che l'incendio avrebbe avuto origine dalle riprese di una scena di una fiction televisiva Rai;

          i fatti saranno oggetto di verifica e di accertamento ma ciò non impedisce di constatare il danno provocato dalle fiamme, che hanno travolto vegetazione, abitazioni, locali del Centro operativo avanzato di controllo dell'attività del cratere vulcanico; un danno immenso che sarà difficile da affrontare e riparare soprattutto per gli isolani;

          nel corso delle ricostruzioni di quanto accaduto, qualcuno nell'ambito della troupe televisiva ha affermato di aver ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie. Altri hanno però smentito che sia stato concesso alcun tipo di autorizzazione. Tra l'altro i Vigili del Fuoco avrebbero dichiarato di non trovarsi sul luogo nel momento in cui l'incendio è scoppiato;

          l'isola di Stromboli costituisce Riserva Naturale, istituita con decreto dell'assessorato del territorio e dell'ambiente della regione siciliana del 20 novembre 1997. Il regolamento allegato, separando la riserva in due aree, stabilisce per la zona A il divieto di accendere fuochi all'aperto fatto salvo quanto necessario per lo svolgimento delle attività agrosilvopastorali, previa comunicazione dell'ente gestore, e per la zona B consente di accendere fuochi all'aperto ma, anche in questo caso, solo per lo svolgimento di attività agrosilvopastorali;

          la vicenda impone di riflettere anche sull'importanza della prevenzione e della sicurezza nei luoghi di lavoro poiché, se davvero si confermasse l'ipotesi dell'incendio proveniente dal set, l'entità del danno lascerebbe presumere che in quel momento non siano state adottate le necessarie precauzioni e le adeguate misure né per fronteggiare un pericolo inaspettato, né per contenere un eventuale incidente;

          a prescindere dall'esistenza delle autorizzazioni, che sarà oggetto di verifica, l'importanza della sicurezza nei luoghi di lavori costituisce il fulcro del problema. Sebbene per fortuna non ci siano vittime, il danno ambientale ed economico è comunque di proporzioni considerevoli;

          ogni attività deve essere controllata, sicura, e supportata da tutte le condizioni idonee a gestire qualsiasi tipo di situazione ancorché imprevedibile –:

          se, alla luce di tali considerazioni, il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, finalizzate a verificare se e a quali condizioni sia possibile accendere fuochi nella riserva naturale dell'isola di Stromboli al di fuori delle attività agrosilvopastorali;

          se il Governo intenda adottare iniziative di competenza idonee a sostenere i cittadini dell'isola ai fini della bonifica tempestiva del territorio e della celere riparazione del danno ecologico;

          se il Governo intenda assumere le iniziative di competenza per verificare che la troupe televisiva Rai, possedesse l'autorizzazione a simulare un rogo, ma anche che nell'appiccarlo disponesse delle figure professionali specializzate nella sicurezza e nella prevenzione sui luoghi di lavoro e che pertanto sia stato possibile rispettare tutte le condizioni, le misure, i piani e le procedure di sicurezza indispensabili a gestire un eventuale incidente e a impedirgli di assumere proporzioni incontrollabili.
(4-12309)


      ROMANIELLO, DORI, MENGA, SIRAGUSA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il 4 febbraio 2022 la regione Lazio con determinazione G01106, effettuata la procedura di valutazione di impatto ambientale (Via) ai sensi dell'articolo 23, parte II del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, ha rilasciato pronuncia di compatibilità ambientale, con prescrizione, sul Progetto «Discarica per rifiuti speciali non pericolosi» nel comune di Magliano Romano (RM), in località Monte della Grandine;

          il progetto, in merito al quale è stata richiesta la pronuncia di compatibilità ambientale, riguarda la realizzazione di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi su un preesistente sito di discarica di rifiuti inerti;

          l'area dove sorge la discarica risulterebbe limitrofa ai siti della Rete transfrontaliera Natura 2000 ZPS/ZSC IT6010032 «Fosso Cerreto» e ZSC IT6030011 «Valle del Cremera – Zona del Sorbo»;

          il procedimento di Via con il quale è stato rilasciato parere favorevole alla riclassificazione a discarica di rifiuti speciali non pericolosi ad avviso dell'interrogante risulterebbe carente nella valutazione degli impatti ambientali, così come definiti dall'articolo 5, comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, in particolare non terrebbe compiutamente a riguardo gli impatti sulle specie e sugli habitat protetti ai sensi della direttiva 92/43/CEE e della direttiva 2009/147/CE, gli impatti sulle acque e le interazioni tra detti elementi, approfondimenti che invece si sarebbero resi necessari anche per consentire di valutare la necessità di avviare una procedura di screening di valutazione di incidenza (VIncA) integrata alla Via, per valutare eventuali interferenze per i siti ZPS/ZSC IT6010032 e ZSC IT6030011;

          tali carenze risulterebbero quanto mai evidenti anche in considerazione del fatto che nel comune di Magliano Romano l'Ente regionale Parco di Veio ha accertato la presenza di diversi lupi (Canis lupus) e che il sito della discarica, stando a quanto indicato nella Carta idrogeologica del territorio della regione Lazio (2012), realizzata grazie al contributo tecnico-scientifico delle Università «La Sapienza» e «Roma Tre» e firmata dal dipartimento territorio della regione Lazio, si trova nel monte idrogeologico di uno dei due siti Natura 2000 citati –:

          se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, per assicurare la tutela e la conservazione degli habitat e delle specie della rete Natura 2000, che la realizzazione e l'esercizio dell'impianto potrebbe compromettere.
(4-12322)


      ALEMANNO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          il territorio del Salento soffre da anni di gravi carenze idriche e ciò produce effetti negativi in particolar modo nel settore agricolo, oggi anche a causa dei cambiamenti climatici e del conseguente fenomeno della siccità e desertificazione la situazione è ancor più critica;

          per sopperire alle gravi carenze idriche a scopo irriguo già nei primi anni ottanta del secolo scorso si è dato vita al progetto «Irrigazione Salento» redatto dal Consorzio speciale per la bonifica di Arneo. Tale progetto, con l'obiettivo di sopperire al fabbisogno annuo del territorio, stimato in 313 milioni di metri cubi di acqua, assicurando così l'irrigazione di 151.000 ettari di terreni agricoli, prevede l'utilizzo di quattro differenti risorse idriche: le acque provenienti dal fiume Sinni, le acque sorgive, le acque della falda profonda e le acque reflue depurate. La quota maggiore di risorsa (circa 160 milioni di metri cubi di acqua annui) sarebbe dovuta provenire dal Fiume Sinni, partendo dall'invaso di Monte Cotugno in Basilicata e raccolta poi nell'invaso del Pappadai presso Monteparano in Puglia, un bacino in grado di contenere fino a 20 milioni di metri cubi d'acqua;

          attualmente i costi sostenuti per tali opere ammontano a circa 262 milioni di euro serviti per la realizzazione dell'invaso del Pappadai e il collegamento dello stesso alla diga di Monte Cotugno, sette nodi principali da Monteparano sino a Monteruga-Zanzara, alcuni distretti irrigui e uno sbarramento con opere di presa e sollevamento;

          nel 2010, il Consorzio di bonifica dell'Arneo ha richiesto il riempimento dell'invaso del Pappadai per effettuarne il collaudo, nel 2011 il collaudo veniva autorizzato arrestandosi però alla seconda fase. Successivamente nel 2013 il Consorzio richiedeva all'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia – EIPLI, la concessione di circa 7 milioni di metri cubi di acqua, provenienti dalle condotte a monte dell'invaso, per il completamento della terza e ultima fase del collaudo per la messa in esercizio della diga. A tale richiesta non è stato dato seguito a causa della necessità di eseguire un intervento di manutenzione del canale a cielo aperto che adduce l'acqua al Sinni, danneggiato a seguito degli eventi atmosferici del 2011, e i cui lavori rientrano nell'ambito di competenza dell'Ente Irrigazione;

          l'intervento di bonifica e ripristino di alcune tratte collassate della seconda parte in canale a cielo libero del secondo tronco dell'acquedotto del Sinni, è stato finanziato dalla giunta regionale della Regione Puglia con deliberazione n. 1714 del 30 ottobre 2017, per un importo di 2,9 milioni di euro, a valere sui fondi Fsc 2014-2020 del Patto per la Puglia. Secondo quanto si apprende, l'Eipli avrebbe, peraltro, segnalato che il termine stabilito per l'esecuzione dei predetti lavori apparirebbe congruente con il termine ultimo per la chiusura della concessione e la rendicontazione della spesa da parte della regione, fissato al 31 dicembre 2020;

          dopo una serie di solleciti nel 2019 il Consorzio, tramite l'attuale commissario, ha presentato un ricorso al Tribunale regionale delle Acque contro l'ente teso ad ottenere il risarcimento del danno per la mancata erogazione dei necessari quantitativi d'acqua per il completamento del collaudo dell'invaso –:

          di quali elementi disponga il Governo in merito ai tempi previsti per l'ultimazione del collaudo dell'invaso del Pappadai e alle cause che attualmente ostano all'effettiva entrata in funzione di un'opera che aiuterebbe tutto il settore agricolo del Salento;

          se il Governo non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza al fine di rendere possibile l'effettiva messa in esercizio dell'opera, anche valutando la sussistenza dei presupposti per procedere alla nomina di un commissario governativo.
(4-12324)


      MAZZETTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          con l'inizio dell'invasione russa in Ucraina e le conseguenti sanzioni decise a livello internazionale, la dipendenza italiana dalla Russia è stata ancora più evidente e ha portato il Governo a mettere in campo diverse misure di medio-lungo periodo con l'obiettivo di incentivare la produzione nazionale e rendere l'Italia più autosufficiente sotto l'aspetto energetico;

          quasi in contemporanea con le misure introdotte dal Governo per sostenere l'aumento della nostra produzione ed estrazione di metano dai giacimenti nazionali, è stato pubblicato dal Ministero della transizione ecologica il piano regolatore Pitesai, ossia il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee. Un Piano che però va nella direzione opposta, in quanto limita di fatto l'uso del sottosuolo e quindi l'estrazione dai giacimenti nazionali ma anche in direzione opposta rispetto a ciò che il Consiglio europeo ha invitato a fare ovvero a sfruttare le risorse interne con precise raccomandazioni dello scorso 31 maggio;

          secondo le stime effettuate da geologi e ingegneri minerari, sotto il fondale dell'alto Adriatico ci sono in totale tra i 30 e i 40 miliardi di metri cubi di gas che non vengono estratti, e che potrebbero dare un contributo alla produzione nazionale di energia, anche se andrebbero a coprire una parte marginale del fabbisogno complessivo;

          il dibattito sull'opportunità di sfruttare questi giacimenti è stato di fatto sostanzialmente trascurato negli ultimi anni;

          secondo uno studio presentato a novembre 2021 da Assorisorse, l'associazione che rappresenta le aziende dell'industria mineraria, in Emilia-Romagna con un investimento di 332 milioni di euro si potrebbe raddoppiare la produzione annuale di gas da 800 milioni di metri cubi a 1,6 miliardi all'anno, ma solo sui giacimenti già presenti, senza ricorrere all'ampia disponibilità non ancora sfruttata;

          da anni è vietata l'attività di coltivazione di idrocarburi liquidi o gassosi entro 12 miglia nautiche dalla linea di costa del tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po;

          nel Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai) si ricorda che, con l'articolo 4 della legge 9 gennaio 1991 n. 9, è stata vietata la prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi nelle acque del Golfo di Venezia, nel tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento ed il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po, e che successivamente, con il decreto-legge 25 giugno 2008 n. 112, e stato stabilito che tale divieto «si applica fino a quando il Consiglio dei Ministri, d'intesa con la regione Veneto, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, non abbia definitivamente accertato la non sussistenza di rischi apprezzabili di subsidenza sulle coste, sulla base di nuovi e aggiornati studi, che dovranno essere presentati dai titolari di permessi di ricerca e delle concessioni di coltivazione, utilizzando i metodi di valutazione più conservativi e prevedendo l'uso delle migliori tecnologie disponibili per la coltivazione» –:

          se intenda adottare iniziative per rimuovere ed entro quando gli ostacoli normativi al momento ostativi a una ripresa e a un incremento della produzione energetica nazionale, attivandosi per assicurare che la produzione avvenga nel rispetto dei parametri ambientali e di sicurezza.
(4-12331)


      CASSESE. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          in data 6 giugno 2019 è stata avviata presso il Ministero della transizione ecologica (allora Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) la procedura (codice n. 4697) di valutazione impatto ambientale statale per il progetto «Nuovo collegamento AT150 KW misto aereo/cavo tra le cabine primarie di Martina Franca e di Noci, nei Comuni di Martina Franca e Mottola in provincia di Taranto e Alberobello e Noci in provincia di Bari», ad oggi in fase di istruttoria tecnica Ctvia;

          l'intervento, nell'attuale configurazione, prevede la realizzazione di un elettrodotto di 20,6 chilometri, di cui 7,1 chilometri in cavo interrato e 13,5 chilometri in aereo; il tratto aereo interessa i territori comunali di Martina Franca, Noci, Alberobello e Mottola tra la località Monte Mario e la cabina primaria di Noci, e prevede 43 sostegni tralicciati troncopiramidali di altezza massima stimata pari a 61 m, posti tra loro a circa 400 m di distanza;

          il citato progetto, che, se autorizzato, verrà realizzato ad opera di Terna Rete Italia S.p.a., sta suscitando, come appare anche dal dibattito apertosi sui mezzi di informazione locali, forti preoccupazioni tra le associazioni e i movimenti ambientalisti del territorio coinvolto, a causa dell'impatto ambientale e paesaggistico soprattutto per quanto riguarda il tratto aereo dell'intervento;

          l'Associazione Wwf Trulli e Gravine, l'Associazione-Culturale Terra delle Gravine, l'Associazione per la tutela degli uccelli rapaci e dei loro ambienti, il Centro Studi de Romita, il Circolo Legambiente Valle d'Itria, il Fai Puglia, il Gruppo umanesimo della pietra, Serapia Coop, Terre del Mediterraneo, in data 1° aprile 2022 hanno inviato una lettera di Osservazioni al Ministero della transizione ecologica alla regione Puglia esponendo le criticità salienti del progetto;

          nella lettera richiamata, viene evidenziato come nello stesso studio di impatto ambientale relativo al progetto, sia dichiarato che «si è rilevata l'interferenza delle opere di progetto con alcuni beni paesaggistici soggetti a tutela dal Codice decreto legislativo n. 42 del 2004 e a specifiche prescrizioni del Piano paesaggistico territoriale regionale (PPTR)» ed anche che «non si rilevano alternative progettuali che permettano di evitare l'attraversamento aereo dei beni paesaggistici tutelati. Tuttavia, trattandosi di un'opera di pubblica utilità, e considerando che nessuna opera edilizia viene prevista in aree soggette a tutela, l'intervento può essere realizzato in deroga alle prescrizioni previste dal PPTR»;

          l'articolo 95, recante «Realizzazione di opere pubbliche o di pubblica utilità», delle Norme tecniche di attuazione (Nta) del Piano paesaggistico territoriale della regione Puglia (Pptr), al comma indispone che: «le opere pubbliche o di pubblica utilità possono essere realizzate in deroga alle prescrizioni previste dal Titolo VI delle presenti norme per i beni paesaggistici e gli ulteriori contesti, purché in sede di autorizzazione paesaggistica o in sede di accertamento di compatibilità paesaggistica si verifichi che dette opere siano comunque compatibili con gli obiettivi di qualità di cui all'art. 37 e non abbiano alternative localizzative e/o progettuali»;

          si precisa inoltre che il rilascio in deroga ai sensi del citato articolo 95 è di competenza della regione Puglia, sentito il Mibac, e non può essere rilasciato dal Ministero della transizione ecologica;

          secondo le associazioni in parola esiste un'alternativa progettuale per azzerare l'incompatibilità dell'opera con le prescrizioni imposte dalle norme vigenti, ovvero la realizzazione di un caviodotto interrato in sostituzione dei tratti aerei –:

          se il Governo non ritenga, al fine di salvaguardare i beni paesaggistici interessati dall'opera richiamata in premessa, ancora in corso di valutazione, di mettere in atto ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, affinché venga condotta una valutazione quanto più approfondita al fine di trovare alternative localizzative e/o progettuali per la realizzazione dell'elettrodotto.
(4-12333)

Apposizione di una firma ad una mozione.

      La mozione Romaniello e altri n. 1-00536, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Boldrini.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

      La interrogazione a risposta scritta Lacarra n. 4-08124, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ubaldo Pagano.

      La interrogazione a risposta orale Varchi n. 3-02948, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 maggio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Lucaselli.

      La interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-12202, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 maggio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

      La interrogazione a risposta scritta Ehm e Sarli n. 4-12205, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 maggio 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Suriano.

      La interrogazione a risposta orale Vallascas e Cabras n. 3-03010, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° giugno 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Corda.

Pubblicazione di testi riformulati.

      Si pubblica il testo riformulato della mozione Bologna n. 1-00444, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 475 del 26 marzo 2021.

      La Camera,

          premesso che:

              i tumori rappresentano uno dei principali problemi sanitari a livello europeo, oggetto delle azioni e delle politiche sanitarie dell'Unione europea, nonché la seconda causa di mortalità dopo le malattie cardiovascolari. Pertanto, nella definizione e nell'attuazione delle politiche e dell'attività dell'Unione europea viene garantito un elevato livello di protezione della salute umana, al fine di incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri e di migliorare la complementarità dei loro servizi sanitari;

              l'Europa, pur rappresentando un decimo della popolazione mondiale, conta un quarto dei casi di tumori nel mondo, numero che, secondo i dati dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, tenderà ad aumentare del 24 per cento entro il 2035, rendendo i tumori la prima causa di morte nell'Unione europea. Nel 2020 a 2,7 milioni di persone dell'Unione europea è stato diagnosticato un tumore e 1,3 milioni di persone hanno perso la vita a causa di esso. Tali dati evidenziano la necessità per l'Unione europea di introdurre politiche sempre più efficaci a contrastare la patologia;

              oltre a essere causa di grandi sofferenze fisiche ed emotive per i pazienti e per chi li circonda, i tumori gravano notevolmente sui sistemi sanitari, sull'economia e sulla società in generale. In Europa, infatti, si stima un impatto economico complessivo superiore ai 100 miliardi di euro l'anno;

              la pandemia da COVID-19 ha avuto gravi ripercussioni sulle cure oncologiche, poiché ha determinato una diminuzione della prevenzione, ritardando gli screening, le diagnosi, e i trattamenti;

              la pandemia ha inciso anche sulla prevenzione delle patologie Hpv- correlate, con riduzioni degli screening e delle vaccinazioni che potrebbero tradursi nel giro di pochi anni in aumento di lesioni precancerose, o tumori da papillomavirus;

              stando ai dati rilasciati dal Ministero della salute, aggiornati al 30 dicembre 2020, il tasso di vaccinazione contro il virus Hpv dei giovani a partire dagli undici anni di età, già significativamente basso negli anni precedenti, è diminuito ulteriormente con la pandemia, non centrando l'obiettivo previsto dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 di coprire almeno il 95 per cento dei ragazzi e delle ragazze;

              da decenni l'Unione europea è impegnata nella lotta contro i tumori, con politiche volte a salvare la vita dei pazienti. Tuttavia, l'ultimo piano d'azione europeo in materia risale ai primi anni '90 e da allora si è assistito ad importanti progressi a livello mondiale nel trattamento della malattia;

              la medicina personalizzata ha radicalmente cambiato la prognosi dei pazienti e, insieme alla ricerca e all'innovazione, con l'ausilio dalle tecnologie digitali, si sono raggiunti notevoli traguardi nella comprensione dei tumori; sussistono, però, ancora troppi ostacoli nell'accesso ai test di diagnostica molecolare, necessari per indirizzare i pazienti verso le terapie appropriate. I test diagnostici non sono sempre disponibili e dunque garantiti in maniera omogenea in tutte le regioni, creando forti disparità tra i cittadini italiani. È necessario perciò adottare un approccio trasversale, basato sulla centralità del paziente e sull'utilizzo delle nuove tecnologie, che rafforzi la cooperazione e migliori gli esiti clinici dei malati, ponendo fine alle disparità di accesso in termini di conoscenza, prevenzione, diagnosi e cure;

              con l'intenzione di rendere l'Unione europea più resiliente e rispondendo a queste esigenze, la Commissione europea ha predisposto e presentato, il 3 febbraio 2021, il «Piano europeo di lotta contro il cancro», che riflette l'impegno politico a non lasciare nulla di intentato, agendo contro la malattia, mobilitando il potere collettivo dell'Unione europea verso un cambiamento a vantaggio della popolazione;

              il Piano contiene la previsione di azioni concrete ed ambiziose, che sosterranno e integreranno gli sforzi profusi dagli Stati membri per alleviare le sofferenze causate dalla malattia. Il piano pone l'accento sulla ricerca e sull'innovazione, esplorando il potenziale della digitalizzazione e delle nuove tecnologie, introducendo strumenti finanziari a sostegno degli Stati membri. Nel perseguire l'obiettivo di affrontare l'interno decorso della patologia, il piano europeo prevede quattro aree di intervento: prevenzione, individuazione precoce della patologia, diagnosi e trattamento, migliorare la qualità di vita dei pazienti oncologici, accompagnate da dieci iniziative «faro»;

              tra le linee d'azione del Piano europeo, la terza «iniziativa faro» mira a sostenere gli sforzi degli Stati membri volti ad estendere in maniera significativa la vaccinazione contro il papillomavirus nei ragazzi e nelle ragazze, con l'obiettivo di vaccinare almeno il 90 per cento della popolazione bersaglio entro il 2030, coerentemente con quanto previsto dalla Strategia globale dell'Organizzazione mondiale della sanità per l'eliminazione del cancro della cervice uterina;

              l'«iniziativa faro» numero quattro intende promuovere un nuovo programma di screening dei tumori per aiutare gli Stati membri a garantire che il 90 per cento della popolazione che soddisfa i requisiti per lo screening del carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon retto abbia la possibilità di sottoporvisi entro il 2025;

              si consentirà di mettere in comune risorse e competenze a vantaggio dei Paesi europei, implementando la ricerca e la condivisione dei risultati ottenuti, garantendo parità d'accesso ai dati sanitari essenziali e offrendo ai pazienti assistenza e terapie migliori;

              in questo quadro è interessante menzionare il piano d'azione «Samira», presentato il 5 febbraio 2021, volto a migliorare il coordinamento europeo nell'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari per la cura dei tumori e di altre malattie, garantendo altresì ai cittadini europei elevati standard di qualità nel trattamento della patologia e parità di accesso alla medicina personalizzata;

              il Piano verrà rivisto periodicamente per verificare se le azioni poste in essere siano state sufficienti o se sarà necessario introdurne di aggiuntive per un efficace raggiungimento degli obiettivi prefissati. La prima revisione è programmata entro la fine del 2024;

              saranno sfruttati tutti gli strumenti di finanziamento disponibili, con uno stanziamento complessivo di 4 miliardi di euro. Il nuovo programma «EU4Health» contribuirà con 1,25 miliardi di euro alle azioni intraprese per contrastare la malattia, il programma quadro per la ricerca e l'innovazione «Orizzonte Europa» vi contribuirà con 2 miliardi di euro, seguito dal programma Erasmus+ con 500 milioni di euro, a sostegno dell'istruzione, della formazione e della ricerca in campo oncologico, e dal programma «Europa digitale» con 250 milioni di euro per investimenti in competenze digitali. Infine, ulteriori fondi per riforme e investimenti saranno previsti dal Next generation EU con 672,5 miliardi di euro, erogati sotto forma di prestiti e sostegno finanziario non rimborsabile. I fondi potranno essere utilizzati anche per investimenti nelle infrastrutture e nelle attrezzature sanitarie, nonché nella digitalizzazione sanitaria e nello sviluppo delle nuove tecnologie;

              la Commissione, per implementare la cooperazione tra le istituzioni europee in relazione alle azioni intraprese, istituirà un «gruppo di attuazione del Piano di lotta contro il cancro», il quale definirà una tabella di marcia attuativa relativa allo status delle azioni avviate;

              sul fronte italiano l'ultimo rapporto annuale dell'Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), in collaborazione con l'Airtum (Associazione italiana registri tumori), denominato «I numeri del cancro in Italia», rileva come i tumori siano patologie in costante crescita in tutto il mondo. Si stimano 377 mila nuove diagnosi in Italia per tutto il 2020: 195.000 negli uomini e 182.000 nelle donne. Il tumore maggiormente diagnosticato è il carcinoma mammario (54.976, pari al 14,6 per cento di tutte le nuove diagnosi di tumore), seguito dal colon-retto (43.702), polmone (40.882), prostata (36.074) e vescica (25.942);

              inoltre, il rapporto evidenzia come efficaci campagne di prevenzione, già adottate in Italia, e la disponibilità di terapie innovative abbiano migliorato le condizioni di vita del paziente, garantendogli il prosieguo di una vita sostanzialmente normale;

              tuttavia, nel nostro Paese persistono ancora notevoli disparità nel trattamento della patologia all'interno delle singole regioni, che determinano tempi e qualità delle prestazioni profondamente diversi e spesso conflittuali;

              in particolare, l'Osservatorio nazionale screening (Ons) si è proposto di monitorare l'andamento dei programmi di screening durante la pandemia e uno degli strumenti preposti allo scopo è stata la conduzione di una indagine per misurare quantitativamente il ritardo accumulato e le capacità di recupero di ogni regione, con particolare riguardo allo screening cervicale, mammografico e colorettale; i dati hanno fornito un aggiornamento della stima quantitativa dei ritardi che si stanno accumulando nei programmi di screening oncologico;

              la riduzione del numero di persone esaminate dipende non solo dalla riduzione del numero degli inviti, ma anche dalla tendenziale minore partecipazione nella fase immediatamente precedente il lockdown e successivamente alla riapertura. Tale riduzione è dovuta, almeno in parte, alla elevata percezione del rischio infettivo da parte degli utenti, che può scoraggiarli dal recarsi in strutture di tipo sanitario. Dalle valutazioni riportate è emersa una riduzione della propensione alla partecipazione che è meno accentuata per lo screening cervicale e mammografico (-15 per cento), mentre è più elevata per lo screening colorettale (-20 per cento);

              inoltre, dall'ultimo report di SalutEquità, «Trasparenza e accesso ai dati sullo stato dell'assistenza ai pazienti NON COVID-19», risulta che nel 2020 il 10 per cento dei cittadini ha rinunciato alle cure, circa la metà a causa del COVID-19, contro il 6,3 per cento del 2019. Nel periodo gennaio-settembre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, sono stati svolti 2,1 milioni di screening oncologici in meno (-48,3 per cento). Questa riduzione ha prodotto 13.011 minori diagnosi che emergeranno quando la neoplasia sarà in fase avanzata. Inoltre, l'ultima Relazione sullo stato sanitario del Paese è del 2011-2013, per cui mancano una serie di dati ufficiali accessibili pubblicamente, fondamentali per dimensionare con precisione l'effettivo fenomeno;

              l'ultimo documento tecnico di indirizzo dedicato al trattamento ed alla cura del cancro (Piano oncologico nazionale – Pon) risale al 2016 ed è attualmente in corso di aggiornamento. Oltre a definire le azioni programmatiche da intraprendere per la prevenzione, diagnosi e cura della patologia, è necessario fissare indicatori predefiniti per il raggiungimento delle performance regionali. Pertanto, sarebbe opportuno adottare un nuovo piano centrato sul paziente e sul suo percorso terapeutico che, come indicato nell'accordo Stato-regioni del 2019, individui nella rete oncologica il miglior modello organizzativo per un adeguato livello di accoglienza e integrazione tra assistenza territoriale e ospedaliera, assicurando per tutti un equo accesso alle cure;

              l'istituzione della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza ha colmato un vuoto che caratterizzava il servizio sanitario nazionale, prevedendo un corretto conferimento dei dati regionali in un unico database nazionale, al fine di coordinare e monitorare lo stato di salute della popolazione, creando uno strumento strategico per la prevenzione (legge 22 marzo del 2019, n. 29);

              è importante che le istituzioni prendano spunto dalle best practice già esistenti sul nostro territorio per ridisegnare i modelli di governance dell'assistenza sanitaria e della presa in carico del paziente oncologico;

              a tal proposito, il progetto Predict and Prevent, avviato su dieci strutture specializzate a attualmente ancora in corso, rappresenta un esempio di iniziativa di successo condotta con l'obiettivo primario di tutelare la salute dell'osso nelle pazienti con carcinoma mammario in terapia ormonale adiuvante ma con la potenzialità di essere esteso su tutto il territorio nazionale e in altre aree terapeutiche;

              il progetto dimostra che per presa in carico del paziente debba intendersi non soltanto l'individuazione della migliore terapia oncologica, ma la valutazione di tutti quegli aspetti clinici legati al percorso terapeutico ed alle conseguenze dello stesso che debbono essere valutate da un team multidisciplinare, al fine di consentire una completa assistenza anche in ottica di prevenzione e contribuire al completo benessere psicofisico del paziente;

              il Parlamento italiano si è espresso a più riprese nel corso di questa legislatura con atti di indirizzo politico votati all'unanimità in Assemblea e nelle Commissioni di merito, atti che fanno riferimento a meritorie iniziative delle principali associazioni di pazienti oncologici attive sul territorio nazionale che, negli ultimi anni, hanno svolto una costante attività di informazione e condivisione con deputati e sanatori. Dagli atti discendono impegni per il Governo in linea con quanto previsto dal piano europeo per la presa in carico e la cura dei pazienti oncologici e onco-ematologici in Italia;

              i vantaggi legati all'utilizzo di strumenti come la telemedicina e le soluzioni tecnologiche e digitali per la salute pubblica fanno emergere il bisogno di utilizzarli non solo in emergenza, ma come asset da integrare in modo stabile nella gestione dell'assistenza e della cura delle patologie, anche oncologiche. Ne consegue la necessità di adottare un linguaggio condiviso e uniforme con sistemi informatici interoperabili;

              particolare attenzione deve essere prestata alla presa in carico dei pazienti; in quest'ottica, in tema di carcinoma mammario, i Centri di senologia (Breast Unit) garantiscono una presa in carico del paziente multidisciplinare, riunendo funzionalmente tutti i servizi che sono coinvolti nella diagnosi, cura e riabilitazione delle pazienti con carcinoma mammario; questi centri intervengono, annualmente, in media, nel trattamento della patologia di almeno 150 nuovi casi si carcinoma mammario;

              la Conferenza Stato-regioni, tramite intesa (n. 185/CRS), il 18 dicembre 2014, ha approvato le «linee di indirizzo sulle modalità organizzative e assistenziali della rete dei centri di senologia». L'intesa ha previsto, al punto 2, l'istituzione di un tavolo di coordinamento presso il Ministero della salute, con la partecipazione di esperti dello stesso Ministero, dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano. Tuttavia, Ad oggi, il tavolo di coordinamento nazionale non ha esercitato compiutamente le proprie funzioni, e nonostante gli impegni presi dalle regioni, si continuano a rilevare difformità territoriali e regionali nell'attuazione delle Breast Unit;

              l'attuazione di questa intesa non è completata, perché molte strutture non rispettano tutti i requisiti previsti: mancano servizi essenziali come chirurgia plastica, oncogenetica, psico-oncologica; non vengono svolte attività come la gestione del follow-up, la formazione del personale e la ricerca; nella Breast Unit strutturate in più sedi manca una gestione centralizzata del percorso delle pazienti e le sedi secondarie non garantiscono sufficienti standard di qualità;

              la commissione tecnica del Ministero della salute, incaricata del coordinamento e del monitoraggio delle reti dei Centri di senologia, non è mai stata resa operativa, con il risultato che permangono forti disparità tra le Breast Unit delle diverse regioni, generando iniquità e irragionevole disparità di trattamento;

              infine, è fondamentale affrontare il tema del diritto all'oblio, perché le persone guarite dal cancro possano anche essere considerate guarite socialmente e accedere a servizi finanziari, assicurativi e sociali senza discriminazioni. Una recente risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 chiede che entro il 2025 tutti gli stati membri garantiscano questo diritto,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per adottare in ambito europeo politiche, coordinate tra gli Stati membri, volte a sostenere le quattro aree di intervento del Piano europeo contro il cancro;

2) ad adottare un nuovo documento tecnico di indirizzo (Piano oncologico nazionale – Pon) volto a ridurre il grande divario esistente tra gli ambiti regionali, prevedendo, altresì, un meccanismo di monitoraggio per la concreta attuazione del piano stesso, includendovi indicatori predefiniti per la valutazione delle performance regionali rispetto alla presa in carico e cura del paziente;

3) ad adottare iniziative per varare un Piano straordinario organizzativo e informativo per il recupero delle vaccinazioni contro il papillomavirus, per mantenere l'obiettivo di copertura del 95 per cento dei ragazzi e delle ragazze all'interno del Piano nazionale per la prevenzione vaccinale;

4) a sostenere il piano d'azione «Samira» per migliorare l'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari – in particolare le terapie radiocellulari di ultima generazione – per la cura dei tumori e di altre malattie;

5) ad avviare l'istituzione della Rete nazionale dei registri tumori e dei sistemi di sorveglianza e per il controllo sanitario della popolazione, consentendo l'adozione di strumenti informatici adeguati al compito;

6) ad adottare iniziative per dare effettiva operatività alle reti oncologiche (in base all'accordo Stato-regioni del 2019) come modello organizzativo di riferimento per assicurare a tutti un equo e omogeneo accesso alle cure;

7) a verificare che parte dei fondi del Next generation EU vengano utilizzati per investimenti nelle infrastrutture e nelle attrezzature sanitarie, oltre che nelle attività di ricerca e sviluppo di nuovi farmaci e nuove tecnologie;

8) ad adottare iniziative per promuovere la ricerca in campo oncologico: da quella di base preclinica ad approcci traslazionali ed epidemiologici, sino alle sperimentazioni cliniche;

9) a promuovere campagne di screening per le popolazioni maggiormente a rischio, al fine di recuperare gli esami non eseguiti durante la pandemia e di incentivare l'attività di prevenzione secondaria;

10) a valutare l'adozione di iniziative per l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza (Lea) dei test di diagnostica molecolare per patologie per le quali esistano farmaci di precisione disponibili, per indirizzare i pazienti verso le terapie più appropriate;

11) a promuovere l'uniforme accesso dei pazienti ai farmaci oncologici innovativi approvati dall'Agenzia italiana del farmaco su tutto il territorio nazionale;

12) ad adottare iniziative per garantire, anche attraverso attività di monitoraggio, che tutti i centri delle reti oncologiche operino secondo elevati standard di qualità per il trattamento della patologia, anche nell'ottica di un approccio alla medicina personalizzata e di precisione;

13) a valorizzare le best practice esistenti per promuovere, a livello territoriale, un approccio multidisciplinare che investa diversi specialisti, con l'obiettivo di garantire e migliorare il benessere psicofisico complessivo del paziente oncologico;

14) a promuovere la realizzazione di un'infrastruttura telematica che possa implementare i benefici dati dal sostegno e dai trattamenti tradizionali, ridisegnando i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) anche in un'ottica di integrazione ospedale-territorio e considerando le sedi più appropriate – ospedaliere o domiciliari, – per lo svolgimento o per l'erogazione dei bisogni clinici e riabilitativi;

15) ad adottare le iniziative di competenza per predisporre l'aggiornamento e la relativa pubblicazione di tutte le rilevazioni ufficiali delle diverse istituzioni sanitarie – a partire dalla Relazione sullo stato sanitario del Paese 2020-2021 – per misurare lo stato attuale dell'assistenza garantita ai pazienti «non COVID-19», per rilevare le criticità nell'accesso alle cure e impostare subito un Piano nazionale di recupero del servizio sanitario nazionale per gli assistiti «non COVID»;

16) ad adottare iniziative per garantire l'implementazione e il monitoraggio delle Breast Unit, anche mediante il Tavolo di coordinamento ministeriale, facendo sì che esso verifichi con la collaborazione delle regioni, i casi di inadempienza dei servizi offerti, allo scopo di garantire l'accessibilità delle donne in Centri che rispondano a requisiti specifici, secondo linee guida condivise e standard di qualità;

17) ad adottare iniziative per lo screening mammografico sia per realizzare nuove strategie di comunicazione su scala nazionale per informare e fidelizzare le donne, sia per predisporre nuovi protocolli che prevedano la valutazione del livello di rischio individuale e percorsi specifici per le donne ad alto rischio, sia per redigere report ravvicinati e costanti sull'attività dello screening nelle varie regioni da parte dell'Osservatorio nazionale screening;

18) ad adottare iniziative per assicurare il diritto all'oblio alle persone guarite dal cancro in linea con la risoluzione del Parlamento europeo del 16 febbraio 2022 che chiede entro il 2055 che tutti gli Stati membri garantiscano questo diritto, rimuovendo ogni forma di discriminazione.
(1-00444) (Nuova formulazione) «Bologna, Rospi, Silli, Benigni, Della Frera, Gagliardi, Napoli, Pedrazzini, Ruffino, Sorte».

      Si pubblica il testo riformulato della mozione Vanessa Cattoi n. 1-00464, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 486 del 14 aprile 2021.

      La Camera,

          premesso che:

              nel 2020 a 2,7 milioni di persone dell'Unione europea è stato diagnosticato il cancro e 1,3 milioni di persone hanno perso la vita a causa di esso. L'Europa, pur rappresentando un decimo della popolazione mondiale, conta un quarto dei casi di cancro nel mondo. Si stima che entro il 2035 il cancro diventerà la principale causa di morte nell'Unione europea, con un incremento di vite perse oltre il 24 per cento e con un impatto economico superiore ai 100 miliardi di euro all'anno. Inoltre, la pandemia da COVID-19 ha avuto ripercussioni negative sulla cura della malattia oncologica, interrompendone la prevenzione ed il trattamento e ritardandone la diagnosi;

              l'Unione europea lavora da decenni per combattere il cancro, introducendo azioni volte a salvare e prolungare vite umane. L'ultimo piano d'azione europeo in materia è stato sviluppato all'inizio degli anni '90 e da allora si sono registrati importanti progressi nel trattamento della malattia. La ricerca e l'innovazione, insieme alle tecnologie digitali, hanno contribuito a migliorare la prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro. Inoltre, per massimizzare il potenziale delle nuove tecnologie e delle scoperte scientifiche, eliminando le disuguaglianze in termini di accesso alla conoscenza, prevenzione, diagnosi e cura della malattia, è necessaria una maggior cooperazione tra gli Stati membri;

              per rispondere a queste esigenze, la Commissione europea ha predisposto e presentato il 3 febbraio 2021 il primo «Piano europeo di lotta contro il cancro». Il Piano è stato approvato all'unanimità dal Parlamento europeo il 15 febbraio 2022. Esso contiene azioni concrete ed ambiziose che sosterranno, coordineranno ed implementeranno gli sforzi degli Stati membri per alleviare le sofferenze causate dalla malattia. L'obiettivo del piano è quello di affrontare l'intero decorso della patologia ed è strutturato in quattro aree di intervento e dieci iniziative «faro»;

              le quattro aree di intervento sono così suddivise:

                  a) prevenzione: il Piano europeo mira a sensibilizzare e affrontare i principali fattori di rischio, come il tabacco, il consumo eccessivo di alcool, l'inquinamento ambientale, l'obesità, la mancata attività fisica e l'esposizione a sostanze pericolose e cancerogene, introducendo per ciascuna di queste aree azioni specifiche volte a ridurne l'impatto sulla salute della persona e sui sistemi sanitari;

                  b) individuazione precoce della patologia, inserendo un nuovo programma di screening per il carcinoma alla mammella, alla cervice e al colon retto, che garantisca al 90 per cento della popolazione europea, che ne soddisfi i requisiti, la possibilità di accedervi entro il 2025;

                  c) diagnosi e trattamento, introducendo azioni volte ad affrontare le disparità di accesso alle cure e ai farmaci, prevedendo l'istituzione di «reti di riferimento» che condivideranno e faciliteranno lo scambio di informazioni diagnostiche tra i centri oncologici di ciascuno Stato membro. Inoltre, per migliorare il tracciamento diagnostico, nonché la comprensione della patologia, è stata avviata l'iniziativa europea «Uncan.eu»;

                  d) qualità di vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti alla malattia, adottando misure e programmi volti a facilitarne l'integrazione sociale e il reinserimento sul posto di lavoro;

              il piano sarà sostenuto dal nuovo programma «EU4Health», il quale fornirà agli Stati membri 4 miliardi di euro per affrontare le sfide contro il cancro. Inoltre, sarà incrementato da ulteriori fondi, come quelli del quadro di ricerca ed innovazione «Orizzonte Europa» (2 miliardi di euro), del programma «Erasmus+» (fino a 500 milioni di euro) e del programma «Europa digitale» (250 milioni di euro). Infine, gli Stati membri potranno ricorrere al Next generation EU per sostenere la lotta al cancro e la ricerca scientifica (672,5 miliardi di euro). Inoltre, la Commissione offrirà prestiti e finanziamenti azionari per investimenti in ospedali, cure primarie e case di comunità, sanità elettronica, personale sanitario, servizi e cure innovative;

              per facilitare l'utilizzo degli strumenti di finanziamento per gli investimenti nell'oncologia, la Commissione europea istituirà un meccanismo di condivisione delle conoscenze volto ad informare ciascuno Stato membro sui diversi meccanismi di finanziamento e sulle relative modalità di accesso;

              per allineare le azioni e le politiche in tutte le istituzioni europee, la Commissione europea creerà un «Gruppo di attuazione del piano contro il cancro» per discutere e riesaminare l'attuazione del piano europeo;

              il Piano europeo sarà riesaminato entro la fine del 2024 per valutare se l'azione intrapresa sia stata sufficiente per il raggiungimento degli obiettivi oppure se servano misure aggiuntive;

              il Piano europeo rappresenta una strategia ambiziosa che offre specifiche soluzioni per soddisfare i diversi bisogni. La pandemia ha dimostrato un'enorme collaborazione, spirito di solidarietà ed unità, che potrebbero essere presi come riferimento per la prevenzione, il trattamento e la cura del cancro. Quest'ultima, infatti, non deve essere esclusivamente una responsabilità del sistema sanitario, ma è necessario un impegno comune di tutte le istituzioni, settori e portatori di interesse. Insieme si può invertire la crescita della malattia, garantendo un futuro più sano e sostenibile per tutti;

              ulteriore declinazione del Piano europeo contro il cancro è il piano d'azione Samira – presentato il 5 febbraio 2021. Trattasi di un pacchetto di azioni volto a migliorare il coordinamento europeo nell'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari anche per la cura del cancro, oltre che di altre malattie; il piano è volto a garantire ai cittadini dell'Unione europea accesso, in campo medico, a tecnologie radiologiche e nucleari di alta qualità nel rispetto dei massimi standard di sicurezza. Le tecnologie nucleari e radiologiche svolgono un ruolo strategico nella lotta contro il cancro: la mammografia, la tomografia computerizzata e altre forme di diagnostica per immagini in fase di diagnosi e cura, la radioterapia come trattamento oncologico e l'impiego della medicina nucleare svolgono un ruolo centrale in oncologia;

              in questa prospettiva Samira si propone di raggiungere 3 obiettivi fondamentali: a) garantire l'offerta di radioisotopi per uso indico dando vita a un'iniziativa europea che riunirà i centri specializzati nei radioisotopi (Ervi – European radioisotope valley initiative), al fine di mantenere la leadership mondiale dell'Europa nell'offerta di radioisotopi; b) migliorare la qualità e la sicurezza delle radiazioni in medicina, ponendo in essere una specifica iniziativa europea sulla qualità e sulla sicurezza delle applicazioni mediche delle radiazioni ionizzanti; c) agevolare l'innovazione e lo sviluppo tecnologico delle applicazioni mediche delle radiazioni ionizzanti;

              per l'Italia «I numeri del cancro 2020», ovvero il rapporto annuale dell'Associazione italiana oncologia medica (Aiom) e Associazione italiana dei registri tumori ha evidenziato 377.000 nuove diagnosi di cancro (195.000 uomini e 182.000 donne);

              i tumori più diagnosticati sono: cancro della mammella (54.976), colon retto (43.702), polmone (40.882), prostata (36.074) e vescica (25.492). Questi cinque tumori rappresentano oltre il 53 per cento di tutte le nuove diagnosi;

              oggi in Italia convivono con il cancro 3,6 milioni di persone, un incremento del 36 per cento rispetto al 2010. Nelle donne la sopravvivenza a 5 anni raggiunge il 63 per cento, mentre negli uomini il 54 per cento;

              i pazienti affetti da tumori gastro-intestinali metastatici hanno lamentato disparità di trattamento rispetto alla presa in carico e all'accesso alle cure oggi disponibili per migliorare la qualità della vita;

              negli ultimi 7 anni, a cavallo delle ultime due legislature, l'intergruppo parlamentare «Insieme per un impegno contro il cancro», frutto della volontà del Gruppo «La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere», coordinato da Salute donna onlus, ha favorito il dialogo fra il Parlamento e molte associazioni di pazienti presenti nel campo dell'oncologia, portando all'evidenza di numerosi parlamentari la necessità di intervenire in modo organico e strategico sulla materia. Un accordo di legislatura in 15 punti è stato redatto e condiviso dalle 36 associazioni di pazienti che hanno aderito al Gruppo, è stato condiviso con tutti i gruppi politici in lizza per le elezioni del 2018 e successivamente i relativi contenuti sono confluiti in atti di indirizzo politico approvati con voto unanime sia alla Camera che al Senato,

impegna il Governo:

1) a sostenere in tutti i modi e le sedi possibili il Piano europeo contro il cancro e il piano Samira sull'impiego delle tecnologie radiologiche e nucleari, declinandoli in un Piano oncologico nazionale (Pon) che coinvolga il Ministero della salute, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministero della transizione ecologica e le regioni in un'ottica One health;

2) a prevedere nel Piano oncologico nazionale dei precisi indicatori validi per valutare le performance delle regioni sui temi dell'uniformità della presa in carico e cura dei pazienti;

3) a prevedere nel Piano oncologico nazionale specifiche sezioni dedicate alla presa in carico e cura dei pazienti metastatici;

4) a verificare, per quanto di competenza, lo stato di attuazione in Italia degli screening oncologici, delle reti oncologiche (in base all'accordo Stato-regioni del 17 aprile 2019) e di tutti i modelli organizzativi per la presa in carico dei pazienti oncologici ed onco-ematologici, al fine di verificare l'eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi sulla governance del cancro;

5) a promuovere e a facilitare la ricerca clinica sui farmaci oncologici innovativi e sulle nuove tecnologie, quali l'immunoterapia, le Car-t e le terapie radiocellulari di ultima generazione, anche al fine di attrarre investimenti presso le eccellenze scientifiche del nostro Paese;

6) ad adottare iniziative di competenza per rendere più brevi possibili i tempi per l'accesso dei pazienti ai farmaci oncologici innovativi approvati da Aifa;

7) ad utilizzare i fondi di Next generation EU per ammodernare la dotazione tecnologica per gli screening diagnostici, la chirurgia e le attività di medicina nucleare;

8) ad adottare le iniziative di competenza per istituire in ogni unità complessa di oncologia un servizio di psicooncologia riservato ai pazienti e ai familiari, procedendo, il prima possibile, al riconoscimento della psiconcologia come professione sanitaria;

9) ad adottare le iniziative di competenza per attuare in modo definitivo la legge 22 marzo 2019, n. 29, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 5 aprile 2019, recante «l'istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione» attraverso un corretto conferimento dei dati regionali in unico e funzionale database nazionale;

10) a favorire una sempre maggiore connessione fra le autorità sanitarie e regolatorie nazionali e le associazioni dei pazienti, al fine di assicurare un regolare utilizzo dei Patient reported outcomes (Pro) ovvero gli esiti riferiti al paziente, un approccio metodologico volto a cogliere il punto di vista fisico, mentale e sociale del paziente su un trattamento o una tecnologia sanitaria;

11) a prevedere iniziative per la conservazione del posto di lavoro, il diritto al lavoro agile e un pieno reinserimento al lavoro dei pazienti oncologici;

12) ad adottare iniziative per incentivare la medicina di precisione attraverso l'adozione dei test Ngs (Next Generation sequencing) rivolti a caratterizzare la neoplasia ed assicurare trattamenti personalizzati;

13) sempre nell'ottica della medicina di precisione, a promuovere, in raccordo con le regioni, l'adozione dei Molecular Tumor Board, team multidisciplinari disegnati per colmare l'enorme disparità tra conoscenza clinica e potenzialità della diagnostica molecolare nella pratica oncologica.
(1-00464) (Nuova formulazione) «Vanessa Cattoi, Comaroli, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Panizzut, Paolin, Sutto, Tiramani, Zanella, Fiorini».

      Si pubblica il testo riformulato della mozione Romaniello n. 1-00536, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 578 del 20 ottobre 2021.

      La Camera,

          premesso che:

              il suicidio è e deve essere riconosciuto come un serio problema di salute pubblica;

              ogni anno, secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo oltre 800 mila persone muoiono per suicidio, l'equivalente di una vittima ogni 40 secondi. La mortalità complessiva del fenomeno supera il numero di morti per malaria, cancro al seno o demenza. Inoltre, per ogni suicidio, si contano circa 20 tentativi di suicidio. Il suicidio è la seconda causa di morte per i giovani di età compresa fra i 15 e i 29 anni;

              secondo uno studio condotto nel 2019 dal Global burden disease, nel 2016 il suicidio è risultato tra le 10 principali cause di morte in Europa, così come in Asia centrale, Australasia, America latina meridionale e nei Paesi ad alto reddito del Nord America. Inoltre, secondo un report dell'Organizzazione mondiale della sanità del 2014, il suicidio comprende il 56 per cento di tutte le morti di carattere violento, un numero più elevato delle morti causate da guerre e omicidi. Nello specifico, l'81 per cento delle morti violente nei Paesi ad alto reddito e, rispettivamente, il 44 per cento e il 70 per cento nei Paesi a basso e medio reddito;

              il suicidio è un fenomeno collegato all'età e al genere: nei Paesi ad alto reddito i più recenti studi confermano un tasso di suicidio negli uomini tre volte maggiore rispetto alle donne; lo scarto diminuisce nei Paesi a medio-basso reddito dove il tasso di suicidio maschile è superiore del 57 per cento. La scelta di metodi autolesivi, che presentano una maggiore potenzialità di esito fatale, rappresenta un fattore rilevante riguardo la differenza di genere;

              in linea generale, gli uomini presentano tassi di mortalità per suicidio più elevati in tutte le età, eccetto per la fascia dai 15 ai 29 anni, per la quale il suicidio, oltre a rappresentare la seconda principale causa di morte in tutto il mondo (8,5 per cento), costituisce la prima causa di morte tra le giovani donne a livello globale;

              la riduzione del tasso dei suicidi è uno degli obiettivi dell'Agenda delle Nazioni Unite 2030 per lo sviluppo sostenibile;

              nel 2014 è stato pubblicato il primo World health organization world suicide report «Prevenire il suicidio: un imperativo globale», il quale mirava ad aumentare la consapevolezza dell'importanza della salute pubblica riguardo i tentativi di suicidio e il suicidio, al fine di rendere la prevenzione del suicidio un'alta priorità nell'agenda della salute pubblica globale. Il report si proponeva, inoltre, di incoraggiare e sostenere i Paesi per sviluppare o rafforzare strategie globali di prevenzione del suicidio con un approccio multisettoriale di sanità pubblica;

              ad oggi, solo alcuni Paesi nel mondo hanno incluso la prevenzione del suicidio tra le loro priorità sanitarie e solo 38 Stati possiedono una strategia nazionale di prevenzione del suicidio;

              l'Organizzazione mondiale della sanità ha incentivato gli sforzi di prevenzione nella direzione di una strategia nazionale che riconosca il suicidio e i tentativi di suicidio come un grave problema di salute pubblica, impegnando i Governi ad affrontarlo. Nello specifico, risulta necessario fornire un quadro strutturale che incorpori vari aspetti della prevenzione del suicidio e fornisca una guida autorevole sulle principali attività di prevenzione basate su evidenze empiriche;

              le strategie nazionali si pongono l'obiettivo di individuare le principali strutture competenti in materia e di assegnare loro responsabilità specifiche, coordinandone l'operato. La struttura deputata al coordinamento della strategia nazionale deve, inoltre, occuparsi di identificare le lacune principali all'interno della legislazione vigente, nella fornitura dei servizi e nella raccolta dei dati e di suggerire elementi di risoluzione dei limiti strutturali, come l'esigenza di risorse umane e finanziarie necessarie per implementare nuovi modelli di intervento. Un piano di prevenzione così strutturato è in grado di modificare e sensibilizzare le comunicazioni dei media, di proporre un quadro solido di monitoraggio e di valutazione, infondendo un senso di fiducia nelle istituzioni e facilitando la ricerca scientifica sui comportamenti suicidari;

              nei Paesi ad alto reddito, l'impiccagione costituisce il 50 per cento dei suicidi, mentre le armi da fuoco si collocano al secondo posto rappresentando il 18 per cento dei casi. Negli Stati Uniti, dove la vendita di armi rappresenta un problema reale, all'interno della strategia nazionale per la prevenzione del suicidio è stata identificata la detenzione di armi come uno dei 4 fattori critici da trattare allo scopo di ridurre il fenomeno del 20 per cento entro il 2025;

              il più importante fattore di rischio suicidario è rappresentato da uno o più precedenti tentativi di suicidio;

              un noto aspetto critico relativo al fenomeno suicidario riguarda il cosiddetto «contagio» un fenomeno comune che si manifesta con l'aumento dei comportamenti suicidari nel periodo immediatamente successivo ad un episodio suicidario, o con disturbi collegati allo stress derivante dall'evento traumatico. Attualmente, il nostro Paese non investe nei servizi di postvention. Postvention è un programma che serve a gestire gli aspetti traumatici di un suicidio o di un tentato suicidio quando esso si verifica all'interno delle istituzioni scolastiche. Ha lo scopo di ridurre al minimo i rischi di emulazione, di prendere in carico i soggetti più sofferenti, di aiutare l'istituzione a superare le maggiori difficoltà che il trauma comporta. Tali servizi, che rappresentano la risposta a questo peculiare fenomeno, sono stati implementati nei protocolli di intervento da molti Paesi, tra i quali il Regno Unito, l'Australia e la Nuova Zelanda, consentendo di osservare effetti positivi. Anche in Italia esistono alcuni servizi, tra cui rivestono particolare importanza quelli di alcuni enti quali, a titolo di esempio, la De Leo Fund, i cui servizi sono ricalcati anche all'estero, e la Fondazione Minotauro, presieduta da Matteo Lancini, ma non esiste un network pubblico efficace sul territorio nazionale;

              dal dossier elaborato dall'ONS il consumo dei farmaci antidepressivi può offrire indicazioni relative allo stato psicologico e la depressione, che ha un'incidenza estremamente alta nelle persone comprese tra i 18 e 64 anni, rappresenta una delle cause degli atti suicidari;

              i tassi di mortalità per suicidio sono più elevati tra gli anziani, ma il suicidio è tra le primissime cause di morte per i giovani tra i 15 e i 29 anni. Tali decessi presentano impatti devastanti sul contesto sociale e sulle famiglie ed emerge spesso che il suicida non si è mai rivolto ai servizi sanitari e sociosanitari;

              nel nostro Paese, ogni anno, circa 4.000 persone si tolgono la vita e si stima che almeno la metà di esse potrebbe essere salvata con un intervento adeguato. Il numero di vittime, che non contempla il dato sommerso, prodotto dell'assenza di un osservatorio dedicato e di sistemi di rilevamento avanzati, è paragonabile a quello di una bomba atomica dilazionata in 10 anni, in grado di far sparire per sempre una città di medie dimensioni;

              esiste una relazione tra suicidi e crisi socio-economiche, come il corso della storia ha sempre dimostrato. Nel 2016 l'Istat ha riportato che il suicidio è la causa di morte più direttamente influenzata dalle crisi economiche;

              secondo una nota pubblicata dal professore Daniele dell'Università Magna Graecia, tra il 2007 e il 2010 il numero di suicidi è cresciuto del 34 per cento tra i disoccupati, del 19 per cento tra gli occupati e del 13 per cento tra le persone fuoriuscite dal mondo del lavoro;

              nel 2009 si sono verificati 4.884 suicidi, in eccesso rispetto al numero previsto in base alle tendenze precedenti (2000-2007). Per quanto riguarda l'Europa, i suicidi in eccesso si sono verificati principalmente negli uomini di età compresa tra 15 e 24 anni, mentre nelle Americhe sono stati gli uomini di età compresa tra 45 e 64 anni a mostrare il maggiore aumento. L'incremento è stato osservato in particolare nei Paesi che presentavano bassi livelli di disoccupazione nel periodo precedente la crisi, nei Paesi con livelli più elevati di perdita di posti di lavoro e negli uomini;

              ad oggi, la pandemia da COVID-19 sta esercitando un impatto particolarmente grave sulle condotte suicidarie all'interno del quadro descritto, già allarmante in precedenza. Alcuni dati rilevanti riguardo allo stato dell'arte emergono dalle rilevazioni condotte da enti di ricerca che si occupano di determinate categorie di soggetti a rischio e fasce di età specifiche della popolazione;

              negli ultimi mesi, tra ottobre 2020 e gennaio 2021, nell'unità operativa complessa di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma è stato registrato un incremento del 30 per cento dei tentativi di suicidio e degli atti di autolesionismo e il reparto risultava occupato al 100 per cento, mentre negli altri anni, di media, il dato si attestava intorno al 70 per cento;

              tra febbraio 2020 e febbraio 2021 è stato registrato un aumento del 32 per cento delle richieste legate alla salute mentale, come l'ideazione suicidaria, gli atti autolesivi e i tentativi di suicidio, pervenute al servizio 114 «Emergenza infanzia» promosso dal Dipartimento per le politiche della famiglia e gestito da Telefono azzurro;

              un recente studio, che ha coinvolto genitori di bambini e adolescenti in Italia, Spagna e Portogallo, ha evidenziato che il 19 per cento dei bambini e il 38 per cento degli adolescenti mostrano sintomi di ansia e depressione e che c'è stato un netto incremento di questi livelli rispetto a quelli riportati in altri studi condotti negli stessi Paesi nel periodo pre-COVID-19;

              già nel 2008, in una comunicazione presentata al XXIV congresso nazionale della Società italiana neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia), dal titolo «Complessità e specificità in neuropsichiatria dell'età evolutiva: lo sviluppo delle conoscenze e il miglioramento delle cure», la Sinpia poneva in risalto le questioni relative al ricovero e all'emergenza psichiatrica in adolescenza che non riuscivano già allora a diventare una priorità organizzativa nazionale, nonostante l'allarme periodico sul fenomeno e l'evidenza di un incremento del numero di ricoveri per disturbi psichici dei minori e nonostante «gli studi epidemiologici indichino che tra il 18 per cento e il 21 per cento dei minori presenta, nel corso degli anni, un disturbo psicopatologico che comporta un impairment rilevante e che, nell'arco di tutta l'adolescenza, si stima che tra il 9 e il 13 per cento dei ragazzi e delle ragazze possa presentare una patologia psichiatrica tale da richiedere una presa in carico da parte dei servizi di salute mentale»;

              risultano perciò essenziali il monitoraggio dell'andamento delle condizioni psicologiche degli italiani e la costruzione di una rete di supporto per i soggetti più vulnerabili e a rischio;

              i dati sono allarmanti anche in riferimento agli imprenditori, categoria maggiormente colpita dai suicidi per motivazioni economiche. L'omonimo osservatorio, che cerca di reperire questa sezione specifica di dati, riporta un aumento del 79,5 per cento dei suicidi per motivazioni economiche e un aumento del 78,3 per cento dei tentativi di suicidio;

              un'altra categoria gravemente colpita è quella delle donne vittime di violenza. Dal VII rapporto Eures sul femminicidio/suicidio in Italia, emerge che da marzo a ottobre 2020, periodo dell'attività più intensa del Coronavirus e dell'adozione delle misure più restrittive, l'incremento dei cosiddetti femminicidi-suicidi è aumentato del 90,3 per cento;

              il rischio di suicidio è poi accresciuto per le persone che, essendo portatrici di fattori di discriminazione, corrono maggiormente il pericolo di subire fenomeni di aggressione, emarginazione ed esclusione. Tra questi particolarmente preoccupanti sono i dati riferibili a persone LGBTIQ+;

              il suicidio nelle Forze armate e nei Corpi di polizia in Italia è un fenomeno diffuso e trasversale e tra i militari e i poliziotti si registrano tassi di suicidio maggiori rispetto ad altre categorie professionali; si rileva che spesso gli stati psicologici disfunzionali accusati dai militari vengono celati e tenuti nascosti, poiché esiste una riluttanza a manifestare tali forme di disagio, al fine di impedire la compromissione della propria carriera lavorativa o, in situazioni limite, per non risultare soggetti alla destituzione dal proprio incarico;

              il Servizio sanitario nazionale, nel campo della salute mentale, risulta carente in termini di numerosità di posti di ricovero, di day hospital e di ambulatorio, ma anche in termini di investimenti sui servizi territoriali, residenziali e domiciliari;

              i suicidi sono prevenibili con interventi puntuali, basati su evidenze e spesso a basso costo. In relazione alle evidenze, risulta promettente l'adozione di metodi di indagine sociale, quali gli studi longitudinali sui suicidi, al fine di comprendere la portata degli effetti post lockdown e degli strascichi conseguenti alla pandemia. Affinché le risposte nazionali siano efficaci, è necessaria una strategia multisettoriale globale di prevenzione del suicidio;

              nel corso della giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, celebrata il 10 settembre 2021 è intervenuto il professor Maurizio Pompili, docente di psichiatria all'Università Sapienza di Roma e direttore del servizio per la prevenzione del suicidio dell'Azienda ospedaliero-universitaria Sant'Andrea di Roma, realtà nazionale unica nel suo genere, operante presso un'azienda ospedaliera pubblica e che si occupa efficacemente della complessiva attività clinico-assistenziale, a partire dal servizio di primo ascolto e accoglienza telefonica e fino alla gestione dei cosiddetti survivors, persone sopravvissute al dramma del suicidio avvenuto nella propria famiglia o nel contesto più prossimo;

              ha dichiarato che la prevenzione è possibile e riguarda tutti: informare l'opinione pubblica, aiutare familiari e amici a riconoscere i segnali di allarme, sfatare i falsi miti su chi tenta di compiere un gesto estremo e contrastare lo stigma, consentirebbero di dimezzare l'entità del fenomeno;

              a causa della crisi pandemica, numerose condizioni di rischio connesse al suicidio si sono intensificate e aggravate, tra le quali la perdita del reddito e la conseguente riduzione della capacità di spesa, la perdita del posto di lavoro, le difficoltà di accesso alla rete sanitaria per le fasce più deboli della popolazione, l'aggravamento di condizioni mentali precarie e l'aumento delle fragilità psico-sociali, l'eventuale convivenza forzata con persone violente durante il lockdown, il mancato soddisfacimento di bisogni fondamentali, quali l'autonomia decisionale, la mobilità spaziale, la libertà di contatto con i propri cari;

              il primo aspetto fondamentale connesso alla prevenzione del suicidio è rappresentato dalla necessità di raccogliere dati con precisione. Infatti, come affermato dal Professor Diego Diego De Leo, riconosciuto tra i massimi esperti di settore a livello mondiale, il suicidio, rispetto ad altre cause di morte, risulta più incline a subire processi di errata classificazione. Inoltre, i dati attualmente disponibili non sono correntemente aggiornati e l'ultimo annuario statistico dell'Istat del 2020 contiene dati relativi al 2017, quando vennero registrati 3.940 atti suicidari. Si rileva che tale dato non dà conto dei tentativi di suicidio, rispetto ai quali non sono registrati dati, e risulta impossibile determinare una tendenza precisa e affidabile nel tempo;

              è necessario garantire il monitoraggio dei tentativi di suicidio e dei suicidi per strategie efficaci di prevenzione del suicidio. È noto, infatti, che nei Paesi in cui è presente un osservatorio in grado di fornire stime verosimili che indichino in maniera puntuale quante persone si tolgono la vita, determinando parametri geografici, temporali e tenendo conto dei metodi attraverso i quali sono compiuti gesti estremi, è possibile individuare la popolazione a rischio e, di conseguenza, attivare un'efficace strategia di prevenzione;

              è noto a livello internazionale che le linee telefoniche di aiuto rappresentano un supporto importante in grado di ridurre con successo l'ideazione suicidaria e la tendenza agli atti di autolesionismo. Ad oggi, in Italia esistono alcune linee telefoniche attive di cui alcune pubbliche, altre private e gestite da organizzazioni di volontariato. Sul versante pubblico, oltre al già citato servizio sono degne di nota alcun esperienze di settore come un servizio pubblico di supporto psicologico presso la regione Veneto, denominato Servizio inOltre, attivo attraverso un numero verde gratuito, che offre risposta 24h e 7 gg, per tutte le situazioni di crisi. Tale servizio rappresenta un unicum sul territorio e rappresenta un modello di analisi e intervento importante, provvisto di uno strumento di analisi del rischio suicidario, attraverso una scala di valutazione che rappresenta un triage della salute mentale;

              tuttavia, non esiste un numero verde nazionale, né una struttura specifica dotata di personale qualificato e in grado di svolgere gli incarichi di emergenza, presa in carico, supporto, indagine, follow-up e postvention:

              nella letteratura internazionale di settore alcuni studi hanno definito che un intervento precoce nei reparti di primo soccorso mostra un'importante efficacia. È necessario dotare il sistema sanitario di strumenti utili alla determinazione precoce del rischio suicidario;

              il periodo perinatale – inteso come il periodo che va dal concepimento al compimento del primo anno di vita del bambino – è fra i momenti emotivamente più importanti nella vita di una donna. Dopo il parto dal 30 per cento al 75 per cento delle donne sperimenta un disturbo dell'umore transitorio (chiamato maternity blues) che tende a risolversi spontaneamente entro una decina di giorni dal parto. Per alcune donne, invece, il periodo perinatale può essere offuscato dai sintomi di una condizione psicologica più seria e invalidante, che si ripresenta o esordisce in questo momento della vita. I disturbi più comuni sono quelli d'ansia e depressivi, che arrivano a colpire dal 10 per cento al 15 per cento delle donne nel periodo perinatale. Questi possono avere un impatto sugli esiti ostetrici ed esercitare un effetto negativo a lungo termine sulla salute della donna e del bambino. Per questo, se i disturbi si manifestano, è molto importante che sia disponibile un accesso tempestivo alla presa in carico della donna e alle cure; inoltre, dai dati emerge che circa il 60 per cento delle donne decedute per suicidio materno risulta avere una precedente «storia psichiatrica» e che oltre i 3/4 delle diagnosi di disturbo mentale grave non sono state registrate con le informazioni ostetriche;

              la formazione e l'informazione svolgono un ruolo importante nella prevenzione del suicidio. Ogni età presenta peculiari rischi connessi al tema. Nelle scuole, di ogni ordine e grado, è necessario conoscere il rischio suicidario per offrire strumenti di intervento e controllo ad ogni operatore scolastico, così come agli studenti e ai genitori, al fine di intervenire precocemente su condotte allarmanti collegate al suicidio, come l'autolesionismo, su cui si rileva scarsa attenzione,

impegna il Governo:

1) a riconoscere il suicidio ed i fenomeni ad esso connessi come gravi problemi di salute pubblica;

2) a realizzare una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio, che fornisca una guida autorevole sulle principali attività di prevenzione basate su evidenze empiriche, attraverso la realizzazione degli impegni successivi del dispositivo del presente atto di indirizzo;

3) ad istituire un centro studi/osservatorio pubblico che operi per conseguire un efficace monitoraggio dei dati relativi ai casi di suicidio e dei fenomeni ad esso collegati, su tutto il territorio della Repubblica italiana, ponendo la debita attenzione all'andamento delle condizioni dello stato psicologico dei cittadini e costruendo una rete di supporto per i soggetti più vulnerabili e a rischio;

4) ad istituire un numero verde telefonico di emergenza suicidi gratuito per la presa in carico dei soggetti a rischio, basato sulle esperienze nazionali e internazionali all'avanguardia, nonché un'applicazione digitale ed ogni nuovo strumento utile ad affrontare il problema, che vengano promossi sui canali di comunicazione istituzionali e governativi e sulla televisione pubblica;

5) ad adottare le iniziative di competenza per inserire un sistema di rilevamento diagnostico, come un codice identificativo, nel sistema sanitario digitale, al fine di poter indagare al meglio eventuali tentativi di suicidio, nella casistica determinata dai protocolli stabiliti dagli enti preposti, nonché al fine di rispondere al più importante rischio suicidario citato in premessa;

6) a promuovere campagne di sensibilizzazione e prevenzione all'interno delle scuole, a partire dalla scuola primaria, attraverso:

      a) la predisposizione di training specifici per gli operatori scolastici, perché siano nelle condizioni di fornire collegamenti chiari con i professionisti di settore;

      b) l'inserimento, all'interno della programmazione scolastica, dell'educazione emotiva;

      c) l'inserimento di progetti dedicati e di momenti di confronto nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado finalizzati a migliorare la conoscenza e la prevenzione del suicidio nell'età dell'adolescenza, evidenziando i rischi derivanti dal bullismo, dal cyberbullismo e da ogni fenomeno che possa comportare un disagio tale da condurre a pratiche di autolesionismo, a ideazione suicidaria o al suicidio;

      d) la realizzazione di peer support programs, cioè programmi per assicurare un efficace sostegno tra coetanei;

7) ad adottare le iniziative di competenza per stanziare risorse dedicate all'assunzione ed alla formazione di personale qualificato nelle reti territoriali e di intervento, affinché ci siano persone specificamente addestrate a rispondere alle esigenze;

8) al fine di acquisire maggiori conoscenze sul tema, ad adottare iniziative per prevedere uno stanziamento specifico e sufficiente per la ricerca scientifica del settore in generale, che includa il finanziamento di borse di studio dedicate e la promozione di collaborazioni scientifico/istituzionali, nonché per orientare le ricerche sulle cause contingenti, di ogni genere, che presentano il rischio di un aumento dell'incidenza dei fenomeni suicidari;

9) ad adottare iniziative efficaci per consentire l'accesso alle cure ad un numero sempre maggiore di cittadini e per incentivare attività di follow up per monitorare nel tempo lo stato di avanzamento dei programmi di sostegno;

10) a promuovere servizi di postvention, volti ad offrire supporto alle persone suscettibili al contagio;

11) al fine di tutelare in particolare, ma non solo, i minori, ad adottare iniziative per disincentivare l'istigazione al suicidio, impedendo l'accesso ai siti web che incoraggiano il ricorso a pratiche di autolesionismo;

12) a predisporre una specifica applicazione digitale interattiva per preadolescenti, adolescenti e giovani adulti, che contenga informazioni utili al riconoscimento del disagio psichico, informazioni psicoeducative per la salute mentale e numeri utili per entrare in contatto con i servizi territoriali dedicati, valutando la possibilità di potenziare i servizi offerti dagli psicologi scolastici;

13) a promuovere campagne di informazione, prevenzione e di sensibilizzazione a livello nazionale estese a tutta la popolazione, offrendo linee guida in Conferenza Stato-regioni, al fine di uniformare i processi di intervento, ferme restando le specifiche competenze regionali;

14) con particolare riferimento ad alcune tipologie di suicidio condotte da giovani e adolescenti, ad adottare iniziative per finalizzare il proprio operato in tema di prevenzione del suicidio in ambiente domestico, a partire dalla realizzazione di campagne informative volte alla promozione delle migliori misure di detenzione delle armi e della consapevolezza del rischio suicidario da esse derivanti, monitorando gli aggiornamenti scientifici e le migliori pratiche politiche condotte a livello internazionale;

15) a valutare la possibilità di istituire un tavolo di lavoro specifico, con il coinvolgimento di associazioni e altri enti che si occupano in modo specifico delle persone più sensibili alla tematica: adolescenti e vittime di bullismo, imprenditori in crisi, persone economicamente vulnerabili, membri della comunità LGBTQ+, persone con problemi di dipendenza da alcool e sostanze stupefacenti, nonché ogni categoria esistente che necessiti della dovuta attenzione;

16) a promuovere, nel quadro degli interventi per contrastare il fenomeno dei suicidi, progetti che abbiano finalità socializzanti e formative aperte alla popolazione, mediante percorsi multidisciplinari integrati capaci di soddisfare tempestivamente le esigenze dei pazienti e delle famiglie;

17) ad adottare le iniziative di competenza affinché si attivino servizi di intervento psicologico, attraverso risorse già operanti all'interno delle Forze armate e dei Corpi di polizia, per il trattamento delle forme di sofferenza psicologica dei dipendenti, con particolare riferimento alla prevenzione del suicidio, predisponendo specifici programmi di formazione professionale per i professionisti operanti all'interno del Corpo di riferimento deputati agli incarichi esposti in precedenza, e affinché si incentivi l'utilizzo di risorse esterne, come professionisti non operanti all'interno delle Forze armate e dei Corpi di polizia, al fine di rispondere alle esigenze precedentemente esposte, ponendo un argine all'effetto stigma che impedisce in molti casi un'efficace richiesta di intervento e un conseguente efficace rendimento dello stesso;

18) sempre con particolare riferimento alle categorie indicate nel precedente impegno, a predisporre una specifica applicazione digitale utile al supporto tra pari, a modello delle migliori pratiche esistenti a livello internazionale;

19) ad adottare, in funzione della prevenzione dei suicidi, iniziative per introdurre servizi specialistici dedicati alla salute mentale perinatale, garantendo la continuità dell'assistenza e la strutturazione di politiche attive che forniscano supporto alle gestanti;

20) a valutare l'opportunità di supportare le attività delle associazioni di volontariato e dei gruppi di auto mutuo aiuto e altre iniziative di carattere umanitario che operino nel settore della prevenzione del suicidio;

21) a presentare alle Camere una relazione annuale sull'aggiornamento delle condizioni del Paese in relazione al tema del suicidio, della prevenzione dello stesso e dei fenomeni ad esso collegati, sullo stato delle conoscenze, delle nuove acquisizioni scientifiche di settore, nonché dell'efficacia della strategia nazionale di prevenzione del suicidio.
(1-00536) (Nuova formulazione) «Romaniello, Azzolina, Panizzut, Delrio, Cappellacci, Ferri, Bersani, Carelli, Sapia, Trizzino, Cecconi, Ehm, Vianello, Nappi, Termini, Siragusa, Fioramonti, Suriano, Maniero, Raduzzi, Villarosa, Quartapelle Procopio, Vitiello, Fornaro, Sensi, Andrea Romano, Boldrini, Carnevali, Siani, Ianaro, Bologna, Colmellere, Sarli, Noja, Occhionero».

      Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Delmastro Delle Vedove n. 7-00835, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 689 del 6 maggio 2022.

      La III Commissione,

          premesso che:

              con la comparsa del virus COVID-19 e la sua repentina diffusione, ogni Paese si è ritrovato, nella sua totale impreparazione, a ricercare frettolosamente diverse soluzioni e metodi di contenimento del contagio, risultate, tuttavia, spesso inefficaci e inique;

              tuttavia, esistono realtà che, in controtendenza rispetto agli altri Paesi, hanno dimostrato capacità di gestione della pandemia più che esemplari. Emblematico il caso del Taiwan: negli ultimi due anni, infatti, il numero di infezioni e di decessi in questo Paese è risultato notevolmente inferiore a quello registrato nella maggior parte delle altre nazioni, garantendo, inoltre, il proseguimento di attività di carattere culturale e commerciale senza adottare interruzioni significative;

              unitamente all'adozione di soluzioni rivelatisi efficaci, il Governo di Taiwan si è impegnato con solerzia a contribuire agli sforzi globali nel contrastare la diffusione del virus, donando forniture mediche in quantità, tra cui oltre 50 milioni di mascherine, ad oltre 80 Paesi di tutto il globo. Tale encomiabile impegno è risultato di fondamentale importanza nelle prime fasi della pandemia, periodo nel quale la domanda di dispositivi di protezione ha superato largamente la produzione delle stesse, mentre, nel mese di marzo di quest'anno, ha donato generatori di ossigeno e mascherine al Bhutan. Il Taiwan ha, inoltre, elargito numerose dosi di vaccino a Paesi quali Saint Lucia, Saint-Vincent e Grenadine e Somaliland;

              con l'aggressione della federazione Russa all'Ucraina, si è registrato un fenomeno migratorio di proporzioni macroscopiche, e la concentrazione di questa popolazione nei Paesi limitrofi comporta inevitabilmente il rischio di peggiorare la situazione legata alla diffusione del virus. A tal fine, il Governo taiwanese ha inviato 27 tonnellate di materiali di assistenza medica all'Ucraina nei primi giorni di marzo e donato più di 15 milioni di dollari ai Paesi che hanno subìto maggiormente l'impatto di tale flusso migratorio, quali la Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Lituania ed Ungheria;

              al fine di sviluppare misure di contrasto più efficaci ad eventuali pandemie future, è necessario incoraggiare quanto più possibile lo scambio di esperienze e conoscenze in seno alla comunità internazionale, ma, nonostante i risultati eccellenti ottenuti dal Taiwan nella lotta contro il virus, l'OMS non ha ancora acconsentito alla sua partecipazione nei lavori dell'Assemblea Mondiale della Sanità;

              pertanto, allo scopo di far tesoro di quanto operato dal Governo taiwanese, risulta più che auspicabile garantire la presenza di questo Paese ai lavori dell'Assemblea sopracitata,

impegna il Governo

a richiedere la partecipazione del Taiwan a tutti gli incontri futuri dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
(7-00835) «Delmastro Delle Vedove».

Ritiro di documenti di indirizzo.

      I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

          Mozione Trizzino n. 1-00606 del 9 marzo 2022;

          Mozione Sapia n. 1 -00662 del 13 giugno 2022.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

      I seguente documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

          interrogazione a risposta scritta Lacarra e Ubaldo Pagano n. 4-08124 del 25 gennaio 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-03012.

          interrogazione a risposta scritta Ubaldo Pagano n. 4-08231 del 17 febbraio 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-03013.

          interrogazione a risposta scritta Deidda n. 4-10856 del 1° dicembre 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-03015.

          interrogazione a risposta in Commissione Lombardo n. 5-07992 del 2 maggio 2022 in interrogazione a risposta scritta n. 4-12292.

          interrogazione a risposta in Commissione Trano n. 5-08141 del 19 maggio 2022 in interrogazione a risposta scritta n. 4-12305.