XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 713 di giovedì 23 giugno 2022

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,40.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 115, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,47).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Annunzio dello scioglimento di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione del 22 giugno 2022, ha preso atto che il gruppo parlamentare Coraggio Italia non risulta più composto dal prescritto numero minimo di venti deputati di cui all'articolo 14 del Regolamento.

Conseguentemente, a decorrere dalla data odierna, il predetto gruppo parlamentare è da ritenersi sciolto e i suoi componenti devono intendersi iscritti al gruppo Misto.

In conseguenza dello scioglimento del gruppo Coraggio Italia, il deputato Giorgio Silli - che era stato eletto segretario di presidenza ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento - cessa dalle predette funzioni.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2022, nonché per l'applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza ai fini della raccolta del voto (A.C. 3591-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3591-A: Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2022, nonché per l'applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza ai fini della raccolta del voto.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3591-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Felice Maurizio D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO). Grazie, Presidente. Il mio primo intervento nel gruppo Misto, quindi un'emozione particolarmente significativa.

“Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2022, nonché per l'applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza ai fini della raccolta del voto”: è questo il tema – lo dovrebbe essere - della discussione e della dichiarazione di voto. È stato in parte modificato dai lavori della Commissione affari costituzionali. Io leggo sempre i titoli dei provvedimenti per ricordare, anche a me stesso, qual è l'oggetto delle attività che compiamo. A parte la modalità di redazione dei provvedimenti e delle intitolazioni, che è alquanto singolare, anche cogliendo un atteggiamento un po' particolare, cioè quello di scrivere nel titolo del provvedimento una norma, sostanzialmente, come dire, di lunga prospettiva, si poteva dire in due parole quello che era l'oggetto del provvedimento su un decreto che riguardava elezioni amministrative e referendum.

Poi è chiaro che, nel provvedimento, potevano essere introdotte norme di altro tipo; è stata adottata una tecnica legislativa del tutto particolare che ridonda anche nel testo, dove vi sono, francamente, norme - almeno per chi come me, pur essendo ormai nel gruppo Misto, va sui territori a fare le liste, collabora alla formazione di liste per le elezioni comunali e ha avuto la fortuna di fare anche il consigliere comunale nella sua attività politica - che non sono così chiare, sottosegretario, come lei sa bene. Infatti, alcune prefetture hanno fatto delle segnalazioni e vedo che annuisce. Queste norme non sono state chiaramente applicate e non hanno creato un contesto omogeneo in tanti territori, per non parlare poi di casi eclatanti, ma che erano indipendenti da questo decreto.

Il provvedimento, al 4 maggio, aveva di mira una situazione del tutto diversa rispetto a quella che addirittura si determinerà ora in occasione dei ballottaggi, ma voglio fare un intervento breve. L'ulteriore singolarità di questo provvedimento è la norma, di cui ho già parlato nei miei interventi ieri, relativa alle elezioni politiche. Quando si tratta l'argomento delle elezioni amministrative e del referendum, vi sono ammissibilità con riguardo ad emendamenti che concernono la materia delle elezioni sempre politiche, ma normalmente i provvedimenti sono ad hoc e legati alla legge elettorale: in un provvedimento come questo, un emendamento o una norma di diverso tenore rimane una norma di diverso tenore. Per esempio, una norma come quella sull'esenzione delle firme sostanzialmente è estranea al corpus normativo del decreto-legge che dobbiamo convertire, come ho detto già ieri, per almeno una serie di ragioni. La prima è questa che sto esprimendo in via generale.

La seconda ragione è perché si tratta di una norma che ho lasciato che fosse approvata in Commissione affari costituzionali, nell'esercizio della mia attività in tale sede, semplicemente perché volevo evitare la decadenza del decreto e che, in vista dei ballottaggi, potessimo non avere ancora una situazione chiara, con riguardo al decreto che regola anche questa ultima fase delle elezioni amministrative. Però, quella norma, all'articolo 6-bis, contiene un passaggio francamente da considerare forzato. È, infatti, la prima volta che un decreto viene convertito in legge, in materia elettorale (elezioni amministrative e referendum) e contiene una norma sulle elezioni politiche che stabilisce l'esenzione dalle firme a una data antecedente all'entrata in vigore del decreto-legge. Che poi vi siano degli interessi - anche gli ex appartenenti al gruppo di Coraggio Italia sono stati accusati di avere fatto una norma ad hoc - ho subito detto che si trattava di una norma, e mi è testimone chi era in Commissione, che accettavo solo per evitare la decadenza del decreto. Mi riferisco anche alla norma sul voto elettronico e sull'identificazione degli elettori, che poi non ha avuto esito per quanto riguarda l'altro profilo, quello della Giunta delle elezioni, ieri proposta da Giachetti, ed è singolare che, anche in quel caso, non sia stata considerata, se non con un ordine del giorno. Avevamo anche proposto di tenere in conto una sperimentazione ai fini dell'identificazione dei soggetti, soprattutto con riguardo alle elezioni all'estero. Il sottosegretario Sibilia ha accolto la sollecitazione da parte del Ministero, ma, francamente, visti gli emendamenti che sono stati inseriti, avremmo potuto inserire anche questo, perché è un elemento centrale. Vi è stata una sollecitazione all'unanimità da parte della Giunta delle elezioni e già ieri siamo stati in difficoltà in sede di votazione di un ordine del giorno, riformulato con le parole: “a valutare l'opportunità (…)”, quando era un impegno evidente. Quindi, ci sono state situazioni non del tutto coerenti al provvedimento.

Tornando alla norma sulla data per le esenzioni delle firme, abbiamo creato un precedente importante. Sicuramente sia l'Aula che la Commissione dovranno procedere a sanare questo tipo di disposizione, perché si tratta proprio di una sanatoria. È il punto centrale, epocale del provvedimento, al di là delle altre norme previste, necessarie, soprattutto con riguardo al periodo in cui è stato emanato il decreto-legge, e mi riferisco alle parti relative alle precauzioni e alla sicurezza ai fini della raccolta del voto. Ma era una situazione diversa. Su quella disposizione, invece, e chiudo il mio intervento, l'Aula e la Commissione affari costituzionali non possono non iniziare immediatamente una nuova valutazione. Vi sono altri casi al riguardo, come l'emendamento del Partito Democratico, che non è stato portato al voto ed è stato ritirato, e quelli, in materia, che io stesso ho ritirato. Si tratta di questioni relative a un comportamento che non voglio chiamare solo irragionevole, ma anche discriminatorio, con riguardo anche a gruppi e a forze politiche che hanno una specifica rappresentanza, addirittura, anche in sede europea. Francamente mi pare sia una stortura che non può non essere sanata, al di là degli interessi dei singoli. Così pure - e lo dico a tanti amici - il dato di riferimento deve essere quello dello scioglimento delle Camere in ordine alla presenza dei gruppi. Questa sarebbe la norma coerente oppure la norma relativa a chi si è presentato in campagna elettorale ed ha avuto un consenso, quale che sia la campagna elettorale e, quindi, avrebbe un senso. Vi sono alcune regioni che prevedono meccanismi particolari, alcune - posso fare l'esempio della Calabria - fanno riferimento ai gruppi, componenti, così come sono presenti in Parlamento e, in base a questa valutazione, consentono la partecipazione all'elezione regionale. È capitato al nostro gruppo e ad altri. Attenzione, quindi, alle norme che si fanno, perché, se predisposte con una data o, senza tenere conto anche degli statuti regionali, si rischia di creare, oltre che una posizione di discriminazione, una irragionevolezza assoluta. Infatti, bisogna conoscere le leggi elettorali regionali e gli statuti in ordine alla presentazione delle liste. L'effetto che noi creiamo con queste norme è distorsivo. Il principio è che o si tiene conto di questa disposizione o dell'entrata in vigore. Non capisco perché alcuni gruppi abbiano avuto tutto questo timore nel togliere quella data, questo timore incredibile da parte di alcuni gruppi anche molto consistenti, che quindi forse hanno fatto valutazioni sulle prossime elezioni, meno felici di quelle che pensavano inizialmente a metà legislatura. Francamente, penso sia questo il motivo, ma normalmente si prevede la data di entrata in vigore della legge di conversione oppure si fa riferimento allo scioglimento delle Camere e ai gruppi esistenti in quel momento, così come avviene anche ai fini della valutazione delle regioni, per consentire la partecipazione alle liste. Lo sappiamo benissimo anche noi e il gruppo di Noi con l'Italia, la componente che abbiamo presentato insieme in Calabria e in altre regioni; sappiamo come funziona il meccanismo delle regioni, che è un meccanismo ragionevole. Sottosegretario, le chiedo, da questo punto di vista, che il Ministero dell'Interno faccia una valutazione - so che lo ha già fatto e che ha avuto delle interlocuzioni - perché nelle regioni ci sono norme diverse e con questa norma rischiamo di creare un conflitto.

PRESIDENTE. Deputato D'Ettore, concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO). Sì, sto concludendo, Presidente.

PRESIDENTE. No, deve concludere ora.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO). Sì, sto concludendo ora. Non ho la mascherina, concludo velocemente (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Siragusa. Ne ha facoltà.

ELISA SIRAGUSA (MISTO-EV-VE). Grazie Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, siamo ancora una volta qui riuniti per assistere inermi all'umiliazione del Parlamento. Lo abbiamo umiliato nel corso di questi anni con tutte le varie fiducie che si sono susseguite, lo abbiamo visto umiliato nel suo ruolo, nel suo assetto. C'è chi ancora difende l'idea del bicameralismo perfetto. In realtà, io vi dico: aprite gli occhi, il bicameralismo non esiste più.

Ormai abbiamo introdotto delle nuove forme di monocameralismo; c'è il monocameralismo alternato, per cui praticamente la maggior parte dei provvedimenti vedono la discussione in una Camera e l'altra Camera è delegata semplicemente a ratificare quello che è stato fatto nella Camera che ha discusso il provvedimento. Ma adesso siamo andati oltre, è stata introdotta una nuova forma di monocameralismo, che è il doppio monocameralismo. Con l'ultimo provvedimento sembra sia stato raggiunto un accordo di maggioranza che prevede la suddivisione del DDL concorrenza nelle due Camere: quindi, una Camera potrà discutere solo alcuni articoli e l'altra Camera discuterà altri articoli. Ovviamente resta salva la possibilità per tutti i parlamentari di presentare articoli su tutto il provvedimento ma, di fatto, c'è stato un accordo che limita le nostre prerogative a discutere semplicemente alcuni articoli. E le nostre prerogative vengono umiliate anche nel momento in cui noi siamo qui - come è già successo, tra l'altro, in altri provvedimenti COVID - a discutere di un provvedimento dove di fatto la maggior parte dei suoi effetti si sono già esauriti, perché siamo qui a discutere di un provvedimento che normava le elezioni amministrative e i referendum appena svoltisi, a parte i pochi comuni che andranno al ballottaggio. Anche ieri, quando abbiamo discusso molti emendamenti, erano emendamenti che non avevano nessun senso, perché ovviamente andavano a normare qualcosa che era già avvenuto; e il Senato, probabilmente, non avrà modo di convertire in legge questo provvedimento prima dei ballottaggi. Tornando al tema di questo provvedimento, che riguarda le elezioni amministrative e i referendum che si sono svolti lo scorso 12 giugno, ci sono due aspetti su cui voglio soffermarmi. Il primo concerne il voto elettronico. È stata rinviata nuovamente al 2023 la sperimentazione del voto elettronico; questo è un punto delicato, che mi sta molto a cuore. Noi abbiamo iniziato a parlare di voto informatico nel 2012 in occasione delle elezioni dei Comitati per gli italiani all'estero. Dal 2012 a oggi, quello che siamo riusciti a fare, ed era anche uno dei punti su cui mi sono battuta di più, era far sì che alle scorse elezioni dei Comites ci fosse almeno una sperimentazione del voto elettronico, perché, ripeto, se ne parla dal 2012 e siamo nel 2022. E oggi parliamo ancora di rinviare una sperimentazione che era stata già prevista nella legge di bilancio del 2020 con l'istituzione del Fondo per il voto elettronico. Il voto elettronico è secondo me, l'ho sempre detto, la soluzione per quanto riguarda il voto degli italiani all'estero. Sappiamo benissimo che l'attuale sistema di voto non è sicuro, non garantisce l'identità dell'elettore; è praticamente paragonabile al lancio di schede elettorali da una mongolfiera con l'indicazione “chi riesce a raccogliere la scheda può votare”. Sostanzialmente, non c'è nessun tracciamento, non c'è nessuna sicurezza che chi vota è effettivamente chi vota. Lo abbiamo visto anche nell'ultimo referendum, nell'ultima tornata elettorale all'estero: ci sono tantissimi italiani che vorrebbero votare ma non ricevono il plico, e questi plichi non si sa che fine abbiano fatto. Sicuramente il voto elettronico è la via per il futuro e mi auguro che nel 2023 effettivamente ci sarà almeno questa sperimentazione e che non ci sarà un ulteriore rinvio. Rilevo, inoltre, che in questo provvedimento, tra le poche norme che non riguardavano elezioni passate, c'era un articolo che riguardava il voto degli italiani all'estero; al riguardo faccio presente che è stata accolta una delle questioni già sollevate in Giunta nel 2018, ossia quella della suddivisione delle Corti d'appello. È una norma di buonsenso, giusta, che probabilmente poteva anche essere approvata prima, perché, ripeto, in Giunta delle elezioni la dottoressa Perra, nel corso di un'audizione svolta nel 2018, aveva evidenziato l'importanza di suddividere il voto degli italiani all'estero in diverse Corti d'appello, proprio perché l'attuale sistema non era più sostenibile. Tra l'altro, tutti noi ricordiamo anche i servizi de Le iene dove veniva evidenziato questo aspetto. Però, proprio perché questo decreto introduceva delle norme di modifica al voto degli italiani all'estero, secondo me abbiamo perso un'occasione, ossia quella di provare almeno a modificare la normativa del voto degli italiani all'estero cercando di mettere in sicurezza questa modalità di voto. In Giunta delle elezioni abbiamo fatto un lavoro importantissimo, abbiamo svolto un'indagine conoscitiva sulle modalità con cui votano i nostri connazionali, e la Giunta è arrivata a votare in maniera unanime, quindi tutti i gruppi presenti in Giunta, un documento con delle proposte, che non sono proposte di divisione politica, tanto è vero che sono state votate all'unanimità. Sono proposte più che altro tecniche.

Ci sono ragionamenti di tipo politico che possono essere fatti sul voto all'estero; ad esempio, sono una sostenitrice dell'inversione dell'opzione di voto, ma la Giunta delle elezioni si è concentrata su quei due aspetti tecnici, di buonsenso, che potrebbero mettere davvero in sicurezza il voto degli italiani all'estero. Da una parte la tracciabilità del plico elettorale: penso sia giusto che un elettore sappia quando deve ricevere il plico, una volta ricevuto il plico quando il plico è arrivato al consolato e quando effettivamente il plico è arrivato al seggio elettorale, dove viene effettivamente scrutinato il voto. Questo è anche un meccanismo di trasparenza per il voto all'estero; quindi tracciabilità del plico significa anche trasparenza del processo elettorale. Dall'altra - lo dico sempre, è un punto importante - l'identificazione dell'elettore. Noi oggi non sappiamo chi vota perché chiunque riesca a raccogliere, comprare, trovare per strada, trovare da qualche parte un plico elettorale, può votare al posto del legittimo destinatario. Questo è completamente assurdo, è pericoloso, veramente pericoloso. Quando si valutano le possibili problematiche di sicurezza del voto elettronico - premesso che, se si dovesse introdurre il voto elettronico, dobbiamo essere sicuri, che ci sia garanzia di sicurezza - dovremmo anche compararle con i grandissimi problemi di sicurezza dell'attuale voto per corrispondenza. È fondamentale, pertanto, introdurre meccanismi di identificazione dell'elettore, e la Giunta ha fatto delle proposte in questo senso. Mi dispiace che ieri sull'ordine del giorno presentato dal presidente Giachetti a nome della Giunta ci sia stato inizialmente un parere favorevole ma con una riformulazione, chiedendo di togliere la parola «tempestivamente». Il voto all'estero va modificato tempestivamente, bisogna fare in modo che la prossima tornata elettorale nel 2023 abbia già quei correttivi in atto che possano mettere in sicurezza il voto dei nostri connazionali, perché attualmente è davvero una presa in giro, è un falso esercizio del diritto di voto, spesso negato a tutti quei connazionali che sistematicamente non ricevono il plico. E non è un problema di aggiornamento degli indirizzi di residenza, perché tanti connazionali che vivono da decenni nello stesso posto si ritrovano spesso a non ricevere i plichi. C'è, quindi, un problema e noi dobbiamo garantire davvero che l'esercizio del diritto di voto avvenga. Tempestivamente va riformato il diritto di voto. Dico anche, però, che non è tutta colpa del Governo, che ieri non ha accettato un ordine del giorno, ma lo ha modificato prevedendo: “a valutare l'opportunità di modificare tempestivamente il voto degli italiani all'estero”. È anche in parte responsabilità nostra, del Parlamento. Noi parliamo spesso della centralità del Parlamento ma, di fatto, dal 2018 a oggi, la Camera, la Commissione affari costituzionali non ha avviato una discussione su questo tema. Abbiamo discusso di tantissime cose, abbiamo discusso di provvedimenti più o meno utili, se aggiungere una nuova festa nel calendario nazionale, però temi importanti che riguardano anche la nostra democrazia, i diritti dei cittadini, sono un po' lasciati correre. Credo sia fondamentale introdurre una riforma. Poi esprimo rammarico, l'ho già detto ieri, per non essere riusciti neanche ad approvare, riformulandolo, un ordine del giorno che riguardava l'introduzione di un opuscolo informativo per i referendum. Penso che sarebbe stato uno strumento di rafforzamento degli strumenti di democrazia diretta nel nostro Paese. Per questi motivi, in conclusione, annuncio il voto di astensione del gruppo Europa Verde-Verdi Europei.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Siamo giunti alle dichiarazioni di voto sul decreto in materia di elezioni amministrative e di voto referendario che ha già prodotto i suoi effetti, per lo meno ha già prodotto parzialmente i suoi effetti. Abbiamo, infatti, votato il 12 giugno scorso e, con il ballottaggio del 26 giugno, concluderà le ragioni per cui è stato pensato in Consiglio dei Ministri ed affrontato all'interno della Commissione affari costituzionali. Noi votiamo ovviamente a favore del decreto e reputiamo necessarie alcune valutazioni che sono emerse dal lavoro di questo decreto. Intanto pensiamo che un solo giorno per votare, in un clima in cui oramai l'elettorato è molto tentato dall'astensione, in alcuni casi per l'assenza di progetti chiari nelle diverse scadenze amministrative, per disaffezione, per una serie di ragioni che politicamente noi tutti abbiamo, all'interno dei rispettivi partiti, ogni qualvolta arrivano scadenze elettorali, crediamo sia necessario riflettere per le elezioni future; è necessario dedicare non un giorno soltanto per le elezioni. Soprattutto, pensiamo che, davanti a un dato del 55 per cento dei votanti, rispetto agli aventi diritto al voto, per il primo turno, rischiamo, per il secondo turno, per il ballottaggio, di avere dati ancora più sconfortanti rispetto all'affluenza alle urne, perché voteremo il 26 giugno, l'ho già ricordato. Già il 12 giugno tanti elettori, gli anziani che abbandonano le città per il caldo, abbandonano il luogo di residenza, quindi, il luogo dove devono votare, i giovani che, magari, hanno terminato il loro percorso di studi nell'anno scolastico, non hanno esercitato il loro diritto di voto, figuriamoci cosa possa succedere il 26 giugno. Allora, io credo che una riflessione sia necessaria, a cominciare dalla Commissione affari costituzionali; mi rivolgo ad alcuni capigruppo che, su questo tema, sono particolarmente sensibili, il collega Prisco, il collega Iezzi, il collega Stefano Ceccanti e tanti altri, che hanno una sensibilità particolare sull'argomento: non si può pensare che il 26 giugno tanti sindaci verranno scelti dalle minoranze degli elettori. Questo è un problema di democrazia serio, di cui non possiamo non farci carico. Non è pensabile che meno del 50 per cento degli aventi diritto al voto decida chi debba governare le città e, allora, dobbiamo farcene assolutamente carico, dobbiamo decidere che o si vota in un periodo diverso dell'anno o si evitano i ballottaggi; così, ad esempio, a Palermo, superata la soglia del 40 per cento, ci possono essere già le elezioni del sindaco, nel momento in cui un candidato sindaco ha superato un consenso del 40 per cento. Una riflessione va fatta, non ci può essere una macchia di leopardo nel Paese e dobbiamo porci il problema della correttezza rispetto alla democrazia e agli elettori.

Oltre a questa importante riflessione, crediamo che il tema referendario e gli argomenti affrontati dal referendum non possano essere trascurati. È vero, ha votato solo il 21 per cento degli italiani che, comunque, ha dato un'indicazione molto chiara: il 74 per cento di chi ha votato era a favore della separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudice; il 72,5 per cento per quanto riguarda l'abolizione della raccolta firme per le candidature al CSM che, quindi, determina il cosiddetto superamento delle correnti nella magistratura; il 72 per cento ha votato a favore dell'inserimento, fra i soggetti che esprimono valutazioni sull'operato dei magistrati, gli avvocati; il 56 per cento si è espresso a favore della scelta di evitare misure cautelari troppo facilmente previste per poi scoprire che, certe volte, sono state definite su soggetti che addirittura sono risultati innocenti a conclusione del percorso giudiziario; il 54 per cento di chi ha votato è favorevole all'abolizione della legge Severino, che tanti di noi sanno essere una norma che scoraggia molti cittadini a candidarsi alle elezioni. Quanti di noi si occupano di fare liste, di individuare sindaci per le diverse scadenze elettorali e si trovano di fronte a un'assenza di disponibilità, perché le persone temono addirittura – così ci rispondono - di rovinarsi la vita se si impegnano in politica? Tuttavia, indipendentemente dall'affluenza che c'è stata sul referendum, è giusto che il Parlamento si faccia carico di questi argomenti; si è lavorato molto per i temi referendari; ma prima della fine della legislatura è fondamentale mettere mano ad alcuni aspetti della giustizia che sono stati trattati e affrontati dal referendum.

Il decreto, però, in Commissione - l'ho detto in apertura - è stato anche interessato da alcune modifiche. È stato sottolineato l'intervento sull'articolo 6, in cui si chiarisce chi potrà partecipare alle prossime consultazioni, senza dover procedere alla sottoscrizione delle liste da parte dei cittadini residenti nei collegi. Sono stati usati criteri oggettivi; intanto, ci si è riferiti a partiti o gruppi politici costituiti in un gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere, al 31 dicembre 2021, o che abbiano presentato, alle ultime elezioni nazionali europee, in almeno due terzi delle circoscrizioni, candidature e abbiano ottenuto un seggio in regime proporzionale, che è un criterio assolutamente oggettivo, oppure che abbiano concorso alla determinazione della cifra elettorale nazionale di coalizione, avendo conseguito, sul piano nazionale, un numero di voti validi superiore all'1 per cento; anche questo è un criterio oggettivo. Si tratta di criteri ispirati a norme che ci sono e che hanno generato eletti che sono presenti alla Camera e al Senato. Sono criteri oggettivi che evidenziano un radicamento sul territorio, la presenza di una rete, di una struttura organizzativa. Comprendo, però, le valutazioni fatte da molti colleghi, alcune delle quali sono anche sfociate in ordini del giorno, e, quindi, penso che la norma sia assolutamente molto valida. Ci sono ragioni serie e ben motivate, per cui il testo ha assunto questa struttura, però, penso anche che possa essere assolutamente migliorata. Abbiamo fatto già un passo importante e se ci sono altre considerazioni che si vorranno fare in Commissione e in Parlamento credo sia importante tenerne conto.

Non voglio assolutamente trascurare un tema che ci ha appassionato poco, sino ad oggi, e che è il tema del voto elettronico, ma il dibattito che si è aperto in Commissione penso che meriti un prosieguo di lavoro tra di noi, perché abbiamo bisogno di modernità; comprendiamo le difficoltà che ha manifestato il Ministero dell'Interno su questo argomento e, conseguentemente, non abbiamo proseguito in Commissione nel dare una svolta più operativa e pratica al voto elettronico, però, credo che un Paese moderno come il nostro non possa trascurare la necessità di affrontare questo argomento; non può essere certamente quello della cybersecurity l'argomento che ci limita su questo aspetto, perché la nostra vita, nonostante tutte le difficoltà che conosciamo sulla sicurezza informatica, continua a procedere, ad esempio, con il lavoro che personalmente ciascuno fa utilizzando l'home banking, che ha un grado di sicurezza importantissimo. Qui, poi, si apre il grande tema dei big data e della possibilità di utilizzare informazioni da un punto di vista informatico che possano migliorare la qualità della vita dei cittadini da un punto di vista sanitario o sociale. Quindi, penso sia un tema non affrontato nel decreto, rinviato al 2023, ma, certamente, su questo argomento, possiamo lavorare insieme.

Concludo la mia dichiarazione di voto, apprezzando il metodo di lavoro che c'è stato; so che non tutti i gruppi parlamentari erano convinti del contenuto di questo decreto, soprattutto come è stato modificato in Commissione, però, penso che l'apertura di disponibilità e, poi, l'aver trovato un'intesa complessiva, almeno all'interno della maggioranza di Governo, abbia dimostrato che, se si riflette, se si ragiona insieme, se si condivide, se c'è una disponibilità del Governo - e per questo ringrazio il sottosegretario Sibilia e la sottosegretaria Bergamini, che sono stati instancabili nel lavoro che abbiamo costruito insieme - penso che si possano raggiungere risultati importanti.

Questa è la ragione per cui c'è il Governo Draghi: avere una maggioranza che, con ragionevolezza, serietà e responsabilità, affronta con concretezza i bisogni dei cittadini. Penso che quello che abbiamo utilizzato su questo decreto sia il metodo che ci deve accompagnare da qui fino alla fine della legislatura, perché il Governo Draghi è nato proprio perché, come Paese, si possa crescere di credibilità, con serietà e, magari, contestualmente, crescere agli occhi dei cittadini nella credibilità della politica.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Sassari, che assistono ai nostri lavori dalle tribune; benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Grazie, Presidente. È una situazione abbastanza assurda e imbarazzante quella di ritrovarsi impegnati a convertire in legge un decreto che, di fatto, già non serve più, perché le elezioni si sono già celebrate. Quindi, questo Parlamento è impegnato in un esercizio di stile totalmente inutile. È un anno e mezzo che succedono queste cose, da quando c'è il Governo Draghi; non è la prima volta, ogni volta è sempre più umiliante e ormai non c'è da meravigliarsi di ciò.

Questa volta, però, c'è una piccola differenza, perché, poi, nell'irrilevanza totale di questo Parlamento, arriva un colpo di genio, un colpo di reni - come direbbe il mio guru Fabrizio De André, “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori” - e, quindi, anche da una questione oggettivamente imbarazzante e vergognosa, come quella di ritrovarsi a discutere del nulla su un decreto che non ha più alcun motivo di essere convertito, arriva la giocata vincente della maggioranza, che riesce ad infilare un articolo aggiuntivo, che non c'entra nulla con il resto del decreto, che riguarda le elezioni amministrative, che, magicamente, permetterà a tutte quelle piccole forze politiche di maggioranza di candidarsi alle elezioni senza dover raccogliere le firme.

Allora, spunta questo articolo 6-bis all'improvviso, in questo testo, incredibilmente dichiarato ammissibile, perché, tante volte, noi dell'opposizione abbiamo presentato emendamenti molto più pertinenti e ci sono stati cassati dai severi censori delle varie presidenze delle Commissioni. Questa volta, questo emendamento che non c'entra nulla, arriva, viene dichiarato ammissibile, poi viene anche riformulato, come un assalto alla diligenza, per comprendere tutti. Allora, si fa un articolo aggiuntivo, rispetto a un decreto che non c'entra nulla, per permettere praticamente a tutti i gruppi politici di candidarsi senza dover raccogliere le firme. Ci sono dentro tutti i gruppi costituiti in gruppo parlamentare alla data del 31 dicembre 2021; quindi, con la macchina del tempo ritorniamo indietro e, anche se il decreto viene approvato oggi, diciamo che chi di era costituito in gruppo al 31 dicembre non dovrà raccogliere le firme; così chi aveva presentato candidature con proprio contrassegno alle ultime elezioni della Camera o alle ultime europee in almeno due terzi delle circoscrizioni e abbia ottenuto almeno un seggio assegnato in ragione proporzionale o abbia concorso alla determinazione della cifra elettorale nazionale di coalizione, avendo conseguito un numero di voti superiore all'1 per cento.

Praticamente, c'è una condizione per ognuno dei gruppetti di maggioranza, da Italia Viva a LeU, a Noi con l'Italia, a +Europa e mi scuso, ovviamente, se ne sto dimenticando qualcuno. Alla fine, si è provato anche ad inserire i Verdi in extremis, perché, giustamente, dicono “ma come, tutti voi vi siete infilati, perché noi no?”; poi, però, alla fine, non si sa perché - probabilmente perché persino la maggioranza si è vergognata di se stessa - l'emendamento è stato ritirato, perché, altrimenti, noi ci saremmo trovati, ieri, anche ad inserire i Verdi in questo elenco dei fortunati vincitori che non dovranno raccogliere le firme per presentarsi alle elezioni.

Poi, tocchiamo veramente il grottesco nel momento in cui - perché ormai, più ci avviciniamo alla fine, più questa legislatura vede colpi di coda, più le situazioni che si verificano diventano ridicole e surreali -, il MoVimento 5 Stelle propone la riformulazione di questo emendamento che salva tutti. Quindi, la relatrice De Carlo - lei, la relatrice, MoVimento 5 Stelle, scissione o non scissione - propone questo emendamento, poi, però, il MoVimento 5 Stelle in Commissione si astiene perché lo ritiene non condivisibile e non meritevole di essere approvato. Praticamente, siamo al disturbo bipolare, perché io lo propongo e io mi astengo perché non lo condivido (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa). Allora, ci rendiamo conto che siamo alle comiche finali, per citare qualcuno che in passato ha occupato queste Aule parlamentari.

Noi non abbiamo intenzione di provare a infilarci dentro questo carrozzone e fare compromessi con la maggioranza per provare anche noi ad essere esonerati dalla raccolta delle firme. Noi abbiamo presentato, invece, emendamenti più democratici, che prevedevano per tutti, dentro e fuori dal Parlamento, la riduzione del numero di firme necessarie per potersi candidare. Ovviamente, figuriamoci se questa maggioranza poteva, una volta nella sua storia, fare qualcosa di giusto e democratico. No, ha bocciato i nostri emendamenti che erano per tutti e ha preferito approvare il suo emendamento, che è un vestito su misura per se stessa.

Poi, non ci meravigliamo se le persone non credono più nella politica e non vanno più a votare. Il Ministro D'Inca' ha avviato un'istruttoria, meritoria nelle intenzioni, per capire perché la gente non vuole più andare a votare, quando il Ministro D'Inca' potrebbe darsi una risposta guardandosi allo specchio, perché è proprio lui e anche quella classe politica che ha fatto capire alle persone che votare è totalmente inutile, che alimenta questi fenomeni di astensionismo.

Anche l'utilizzo strumentale delle istituzioni, piegando un decreto-legge che non c'entrava nulla per farsi un favore e cucirsi un vestito su misura, non è certo una cosa che favorirà o che spingerà le persone a tornare a votare quanto prima; anzi, genererà ancora di più una sensazione di disgusto e di repulsione verso questa classe politica, che si chiude a riccio, si fa il vestitino per non raccogliere le firme, complicando, invece, la vita alle forze più piccole, a quelle extraparlamentari, che, quindi, per provare ad entrare in questo Parlamento - che voi, ovviamente, avete lottizzato e occupato militarmente - dovranno, invece, loro sì, raccogliere le firme.

A noi non fa paura raccogliere le firme, le raccoglieremo, non vi preoccupate perché non ci sarà problema e non chiediamo regalie o favori, quelli che voi vi elargite da soli utilizzando le istituzioni in maniera veramente vergognosa e di parte. Noi ci presenteremo sicuramente anche nella prossima tornata elettorale. State tranquilli, ci sarà un'opposizione anche nella prossima legislatura, anche se a voi dà così fastidio che ci siano anche quei pochi parlamentari che denunciano le vostre malefatte. In tutto questo, il Governo - che tra l'altro, di solito, è così tanto interventista - questa volta si è rimesso all'Aula e ha lasciato fare alle forze di maggioranza, cioè ha detto: “basta che mi lasciate continuare a distruggere il Paese, a svendere, a privatizzare tutto e a ricattare gli italiani, fate quello che volete, non ci importa di queste cosette relative alla raccolta delle firme”.

Noi, ovviamente, voteremo contro questa ennesima vergogna che avete scritto con l'emendamento che avete inserito in un decreto che non c'entrava nulla. Voteremo contro e ci auguriamo veramente che questo decreto non venga convertito in legge e che, almeno al Senato, ci sia un'obiezione di coscienza da parte, magari, anche di questa stessa maggioranza; magari rendendosi conto, stavolta, di averla fatta veramente grossa, perché questo è veramente un precedente vergognoso, imbarazzante: infilare, in un decreto che non c'entra nulla, qualcosa ad personam, ad hoc, su misura per se stessi per essere esonerati dalla raccolta delle firme.

Vi fa così paura dover andare per strada a raccogliere le firme, vi fa così paura al punto da non volerle raccogliere; siete così intolleranti alle procedure elementari di democrazia, però, poi, volete che gli altri, quelli che non fanno parte della vostra ristretta cerchia, le debbano osservare.

Quindi, per tutti questi motivi, noi voteremo contro e ci dissociamo e denunciamo con forza questa vergognosa pratica di questa maggioranza che, ormai, ha, proprio come forma mentis, come modus operandi sistematico, quello di piegare totalmente le istituzioni ai propri vantaggi e benefici particolari (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Sottosegretario Sibilia, colleghe e colleghi, intanto, credo che sia da sottolineare che questo decreto era un atto dovuto. Ricordo il dato di partenza, che non ho ascoltato negli interventi che mi hanno preceduto: il dato di partenza è che eravamo ancora in una situazione di emergenza COVID e, ovviamente, le elezioni erano potenzialmente occasioni di assembramenti e di possibile diffusione del virus. Questa è la ragione per la quale si è intervenuti con un decreto, altrimenti è evidente che si toccano materie molto delicate. La cosiddetta legislazione elettorale di contorno è una parte fondamentale non solo delle leggi elettorali, ma del funzionamento della democrazia, quindi credo che si debba partire da questo presupposto.

È stato un atto dovuto, è stato giusto intervenire in presenza del COVID e credo che debba essere rivolto un ringraziamento a tutti gli uffici locali e agli uffici elettorali, ai presidenti di seggio, agli scrutatori, perché, comunque, si è svolto tutto nella regolarità, ad eccezione della vicenda di Palermo, che credo necessiti di una riflessione suppletiva in ordine al potere di nomina e alla scelta dei presidenti di seggio. Credo che su questo - mi rivolgo al Governo - occorra fare una riflessione suppletiva. Credo che occorra aver pronto una sorta di “elenco bis” - questa è la mia proposta - di funzionari dello Stato che, in situazioni, diciamo, di diserzione, auspicabilmente tutte per ragioni oggettive, possano intervenire. Cioè, quello che non può e non deve capitare in un sistema democratico è che gli elettori si rechino ai seggi e trovino sbarrata la porta. Questo è inaccettabile sotto ogni profilo.

E, quindi, ripeto, siccome questo è stato un caso limite, ma c'erano già stati dei segnali in elezioni precedenti, è del tutto evidente che occorra avere una soluzione di emergenza e, quindi, invito il Governo a riflettere su questo.

C'è una terza questione che va ricordata, che viene riconfermata da questo decreto ed è contenuta all'interno di una proposta di legge, che è già passata al Senato e che spero passi velocemente anche alla Camera, relativa al quorum per la validità delle elezioni nei comuni in cui si presenta una sola lista.

Questa è una questione che sta crescendo perché, da un lato, c'è un evidente aumento dell'astensionismo e, dall'altro, sta crescendo il peso dell'AIRE, cioè degli iscritti nel registro degli elettori residenti all'estero. Questo è un problema serio perché siamo passati rapidamente - come ben definito dal dossier del Servizio studi, devo dire sempre molto puntuale e per questo davvero ringrazio gli Uffici - da un'incidenza, nel 2001, del 4,7 per cento degli elettori AIRE sul totale degli elettori al 10,3 per cento alla data del 31 giugno 2021. Se questa è la media, in alcuni comuni che hanno una storia di emigrazione - perché, ahinoi, qualcuno se ne dimentica ma siamo stati emigranti in quantità molto forte in una serie di territori - di fatto si impedisce l'elezione, nel caso in cui ci sia una sola lista, perché non si riesce ad arrivare al quorum. Qui, in situazione di emergenza COVID, si introduce questa norma che sostanzialmente sterilizza gli elettori dell'AIRE ai fini del quorum; questa, però, è una norma da rendere stabile. Quindi, auspico che il testo di Augussori, collega del Senato e primo firmatario di quella proposta di legge, possa essere approvato.

C'è poi un tema che è trattato molto bene anche nel libro bianco predisposto dalla Presidenza del Consiglio, in particolare curato dalla struttura del Ministero D'Inca', quello del cosiddetto astensionismo involontario. Quando noi analizziamo i dati elettorali riguardanti l'astensionismo nelle elezioni amministrative dobbiamo sempre ricordare che c'è una quota molto significativa che deriva da questo astensionismo involontario perché nei conteggi vengono considerati tra gli elettori anche gli iscritti all'AIRE che, nella stragrande maggioranza, non ritornano per votare alle elezioni amministrative.

Non voglio sottrarmi alle riflessioni critiche che faceva il collega Forciniti, per ricordargli, però, l'assetto normativo entro cui ci si muove. Quando venne approvato il Rosatellum si individuò un doppio ostacolo per quel che riguarda l'esenzione. Si disse, cioè, che sono esentati tutti i gruppi e i partiti politici che sono rappresentati in Parlamento, ossia costituiti con un gruppo parlamentare sia alla Camera sia al Senato. Però, nello stesso momento fu approvata una norma transitoria, da applicare, quindi, solo nella prima elezione con il Rosatellum, che individuava l'esenzione per i gruppi presenti anche solo in uno dei due rami del Parlamento. Perché siamo tornati sulla norma? Non tanto per favorire questo o quello ma perché anche su questo tema incide la riduzione del numero dei parlamentari. In prospettiva - non tanto in questa legislatura ma nella prossima - sarà sempre più difficile, per un problema matematico e numerico, costituire un gruppo al Senato. Quindi, è corretto, da un punto di vista sistemico, che l'esenzione dalle firme sia garantita ai gruppi costituiti in almeno una delle due Camere. Questa è la ragione per cui si è intervenuti su questo punto.

Si sono fatte, poi, altre aperture. Inevitabilmente - bisogna essere onesti intellettualmente - quelle aperture alla fine rispondono al profilo di determinati gruppi e partiti. Si è fatto, da questo punto di vista, un passo in avanti per garantire l'esenzione a un numero più elevato di soggetti. Credo che intorno a questo abbia ragione il collega Forciniti: occorre riflettere ancora, perché l'obiettivo è quello di raggiungere un equilibrio corretto, evitare, quindi, che su un tema molto delicato, che è quello della raccolta delle firme, si possa in qualche modo alterare la corsa, perché alla linea di partenza dobbiamo essere tutti uguali; questo è il principio di fondo.

Segnalo, però, un altro problema. La raccolta delle firme è collegata a un meccanismo che impone, al momento della raccolta delle firme, di avere sullo stesso foglio - schematizzo - sia i candidati nei collegi plurinominali sia già il candidato nel collegio uninominale di riferimento. Questo comporta, per i partiti che vanno in coalizione, un problema di oggettiva impossibilità a farlo. Per questo è necessario allargare le maglie delle esenzioni, perché altrimenti ci troveremmo in una situazione di disparità molto forte tra chi corre fuori dalle coalizioni e chi corre dentro le coalizioni. Da questo punto di vista il tema c'è.

Devo dire - mi si passi questa osservazione critica nei confronti della scelta che era stata compiuta dal Governo nel decreto - che sul tema della riduzione si è andati anche oltre perché, in questo decreto, a fronte della presenza dell'emergenza e, quindi, di tutti i rischi - vado velocemente - di contagio presso i banchetti, è stata decisa la riduzione a un terzo delle firme necessarie, già in numero non particolarmente rilevante perché stiamo parlando di elezioni amministrative, e questo ha prodotto una proliferazione di liste, anche perché alla fine bastavano quelle dei candidati e di qualche parente di casa. Quindi, si è snaturata completamente la raccolta delle firme. Queste ultime, infatti, si raccolgono per evitare di avere le “lenzuolate” che, una volta aperte, sono a mio giudizio un ulteriore invito all'astensionismo, perché ci si trova di fronte a un eccesso e gli eccessi sono sempre sbagliati. Anche qui occorreva un equilibrio. Per il futuro, per esempio, la riduzione di un terzo o della metà metà poteva essere una soluzione più equilibrata. Ho constatato, nel concreto della pratica e frequentando un po' la campagna elettorale, che con la riduzione a un terzo si è verificata la presentazione di liste che hanno preso veramente un numero di voti di poco superiore a quello dei presentatori della lista stessa.

L'ultima osservazione per chiudere, signor Presidente, è quella sul voto all'estero. La collega Siragusa ha posto, in maniera molto forte, la questione. Ieri, con l'ordine del giorno, il presidente Giachetti ha in qualche modo cercato di sollecitare il Governo rispetto al documento che è stato predisposto all'unanimità dalla Giunta delle elezioni. Io credo che su questo dobbiamo essere onesti: l'attuale sistema di voto all'estero non funziona, si presta a situazioni critiche e oltre. Quindi, se non ci saranno le elezioni anticipate, dobbiamo arrivare alle elezioni del 2023, cioè alla scadenza naturale della legislatura, avendo rivisto questa normativa. Credo che questo sia un impegno che dobbiamo prenderci come Parlamento. Si è voluto dare il voto agli italiani all'estero e questo è giusto, perché ci sono i loro rappresentanti, però noi dobbiamo avere la garanzia che le elezioni avvengano esattamente con le stesse garanzie e con gli stessi controlli delle elezioni italiane e non assomiglino ad altri sistemi elettorali che nulla hanno a che fare con quelli di una democrazia matura.

Per queste ragioni, credo che occorrerà lavorare attorno al tema delle esenzioni. C'è un ordine del giorno, a prima firma Ceccanti e firmato anche dal sottoscritto, che chiede di poter intervenire anche nel prossimo provvedimento. Insomma, dobbiamo lavorare tutti insieme auspicabilmente, perché stiamo parlando delle regole del gioco e le regole del gioco vanno condivise con le maggioranze più larghe possibili. Per queste ragioni voteremo a favore su questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Saluto l'onorevole sottosegretario Sibilia e tutte le colleghe e i colleghi. Questo decreto apparentemente può sembrare superato - anzi, nei fatti lo è - ma rappresenta, comunque, un'occasione per sviluppare un ragionamento, in sede di dichiarazione di voto, sulla normativa elettorale e anche sugli aspetti che sono emersi nell'esame del decreto e anche nella stessa ultima tornata elettorale. Infatti, questo decreto disciplinava non solo le elezioni amministrative ma anche il referendum e una serie di modalità di voto in una fase emergenziale. Va detto che queste elezioni amministrative e questo referendum si sono svolti in una condizione regolare e non sono stati necessari i rinvii che abbiamo vissuto durante la fase più acuta della pandemia. Anche questo credo che vada sottolineato, perché significa che le misure che sono state adottate per contrastarla hanno funzionato.

Non dobbiamo mai dimenticare da dove proveniamo, cioè da due anni e mezzo di crisi pandemica, di una pandemia che, peraltro, ancora non è superata. Penso sia giusto ricordare che se queste elezioni si sono svolte in maniera regolare lo si deve anche a quello che abbiamo fatto e che hanno fatto i cittadini per affrontarla e per fronteggiarla.

I referendum hanno dimostrato probabilmente, non solo sotto il profilo dell'esito che hanno dato, ma, soprattutto, sotto il profilo della partecipazione al voto assai modesta, di essere uno strumento che ha bisogno di essere rivisto. Noi abbiamo proposto con una riforma costituzionale, nel 2016, di abbassare il quorum per la validità dei referendum abrogativi al 50 per cento più uno di coloro che hanno partecipato alle ultime elezioni politiche, prendendo appunto come riferimento del corpo elettorale, per il calcolo del quorum, la partecipazione alle ultime elezioni politiche. Ci possono essere altre soluzioni per rendere effettivi questi strumenti, ma è evidente che questi ultimi hanno bisogno di essere ritoccati e di essere resi più efficaci, soprattutto, a fronte del fatto che abbiamo semplificato la possibilità di raccogliere le firme, ricorrendo alle firme digitali; occorre, tuttavia, anche incentivare la partecipazione al voto, perché, se le persone sapessero che quel referendum potrebbe incidere effettivamente sulle normative oggetto dei quesiti referendari, probabilmente anche la partecipazione verrebbe stimolata maggiormente. In questo decreto interveniamo su molti aspetti della normativa elettorale. In particolare - lo hanno citato anche altri colleghi intervenuti prima di me - credo che sia stato significativo e utile intervenire per garantire la validità delle elezioni nei piccoli comuni. Sappiamo che ci sono comuni sotto i 15.000 abitanti che, in molte circostanze, in passato, non sono riusciti a raggiungere il quorum necessario per la validità del voto e a realizzare le condizioni affinché il voto fosse valido. Abbassare al 40 per cento questo quorum è stata sicuramente una scelta giusta; non possiamo però eludere un tema che non si affronta tramite una normativa di legge, ma rendendo più forte e più vicino alle persone il ruolo della politica, che è quello appunto della partecipazione all'attività politica, che è tutt'altra questione, ma che si collega anche alle implicazioni che la partecipazione all'attività politica porta con sé. Quando parliamo della “legge Severino”- ne hanno parlato anche altri colleghi nel corso di questo dibattito - ci riferiamo a una legge che espone un amministratore pubblico a conseguenze abnormi rispetto alla quantità di impegno che viene profuso, al sacrificio che viene chiesto agli amministratori e anche alle modeste retribuzioni - benché siano state ritoccate recentemente, nei piccoli comuni rimangono comunque modeste soprattutto per chi non è direttamente coinvolto nel ruolo di sindaco - e pensiamo che questo sia un altro tema su cui occorre intervenire. Ci abbiamo provato con il referendum, non era probabilmente la via maestra per arrivare all'obiettivo, però questo non significa che quella legge non vada modificata. Lo chiedono peraltro a gran voce gli amministratori, l'Associazione nazionale dei comuni italiani e tutti coloro i quali abbiano familiarità con l'amministrazione pubblica a livello locale.

Siamo intervenuti con questo decreto anche sul voto all'estero, con una semplificazione importante, con un ufficio decentrato per lo smistamento e lo svolgimento delle procedure elettorali per il voto all'estero; resta però un grandissimo tema che riguarda le modalità di svolgimento delle elezioni, della partecipazione al voto degli italiani all'estero e credo che questo sia un tema non più eludibile. Non so se riusciremo ad affrontarlo prima delle elezioni politiche del 2023, ma, certo, lasciare le cose così come sono significa esporci a grandi rischi di distorsioni del voto: non dico niente di segreto, perché è pubblico che ci siano stati casi di un utilizzo distorto della normativa elettorale per il voto all'estero. Peraltro, non dobbiamo trascurare il fatto che questa modalità di svolgimento del voto all'estero appesantisce moltissimo, per molte settimane, le nostre ambasciate, i nostri consolati, la nostra rete diplomatica e la nostra presenza negli Stati esteri. Chiunque abbia avuto la possibilità di dialogare con un funzionario di qualsiasi nostra ambasciata in qualsiasi Paese del mondo ha avuto la possibilità di sentirsi raccontare e di toccare con mano quanto gravoso e anacronistico sia questo sistema, quanto pesante per gli uffici consolari e per le nostre ambasciate sia la gestione di questo sistema e quante energie vengano distolte, in occasione di consultazioni elettorali, come, ad esempio, gli ultimi referendum, a cui ha partecipato veramente una piccolissima parte degli aventi diritto.

Ecco, probabilmente è arrivato il momento di mettere mano alle modalità di svolgimento del voto all'estero, superando la logica del voto per corrispondenza, magari portandosi verso soluzioni di voto più semplificate, sicuramente digitalizzando alcune procedure.

E qui si può introdurre l'altro tema importante di questo decreto - quello della sperimentazione del voto elettronico - sul quale non abbiamo avuto assolutamente nulla in contrario, anche se non possiamo, anche in questo caso, non tenere in considerazione e ignorare le preoccupazioni manifestate, peraltro con un'audizione in Commissione affari costituzionali, dal direttore dell'Agenzia nazionale per la cybersecurity, il professor Baldoni, che proprio Italia Viva aveva chiesto venisse audito; tale professore ha espresso una serie di preoccupazioni molto forti, legate, non solo alla contingenza internazionale, ma anche alla dotazione tecnica che, al momento, non viene ritenuta sufficiente per garantire quella sicurezza necessaria per applicare il voto elettronico nello svolgimento vero e proprio del voto. Quindi, forse la sperimentazione potrà - se si riuscirà a fare - essere utile per chiarire anche questi aspetti e per capire se effettivamente questo sistema di voto è sicuro. Noi abbiamo molte perplessità su questo tema, mentre siamo concordi sul fatto che molte procedure elettorali, prima e dopo l'esecuzione pratica del voto da parte degli elettori, possano essere semplificate, facendo ricorso alla tecnologia e agli strumenti digitali. Questo è un aspetto molto significativo e molto importante. L'ordine del giorno presentato ieri, a nome della Giunta per le elezioni, dal nostro collega Roberto Giachetti, era ed è un'occasione per stimolare il Governo a prendere seriamente in considerazione la necessità di intervenire su questi aspetti: quel caso era legato prevalentemente allo svolgimento del voto all'estero, ma la sperimentazione tratterà anche della possibilità del voto elettronico per i fuori sede, per coloro quindi che si trovano fuori dal proprio comune, ma comunque in Italia per motivi di lavoro, di studio o di cure mediche. Anche questo è un elemento che ci sta molto a cuore ed attiene alla possibilità di garantire a migliaia, a centinaia di migliaia, forse a milioni di italiani, che si muovono dentro al nostro Paese - e che spesso sono impossibilitati a partecipare al voto perché non hanno la condizione logistica o economica per poter rientrare nel comune di residenza - l'esercizio del proprio diritto. Non siamo convinti che il voto elettronico sia la soluzione più idonea, ma siamo convinti sia necessario intervenire per garantire anche il voto fuori sede: ribadisco che parliamo di centinaia di migliaia, forse di milioni di persone a cui deve essere garantita questa possibilità.

Noi riteniamo che in questo decreto sia stato fatto un buon lavoro, per quanto si potesse fare. È un decreto che disciplina elezioni che si sono già svolte, quindi la possibilità per il Parlamento di intervenire sulla normativa elettorale era piuttosto minima. Si è intervenuti sulla questione della esenzione dalla raccolta firme per le forze politiche che hanno una loro consistenza parlamentare, e non solo. Questo lo riteniamo una aspetto giusto, corretto ed equilibrato; sarà necessario però, da qui al termine della legislatura, intervenire su altri aspetti, augurandoci che l'emergenza pandemica venga superata e, quindi, mettendo in campo interventi strutturali che garantiscano partecipazione, efficienza, trasparenza e qualità della vita democratica e della partecipazione dei cittadini alle prossime elezioni politiche e a tutte le prossime consultazioni elettorali. Dichiaro quindi il voto favorevole del gruppo di Italia Viva su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia, invece, voterà contro su questo provvedimento perché è l'ennesimo provvedimento, Presidente Fico, che umilia la Camera dei deputati, che lei rappresenta, e umilia il Parlamento. Lo abbiamo già detto in discussione generale, aprendo il dibattito sulla conversione di questo decreto, chiedendoci se fosse normale che il Parlamento dovesse convertire un decreto che riguarda le elezioni del 12 giugno scorso ed i relativi ballottaggi, che però interesseranno una piccola parte degli elettori. Infatti, il 12 giugno scorso si è già svolta la maggior parte delle consultazioni elettorali previste.

Probabilmente non sfugge a nessuno dei colleghi, qualcuno l'ha già accennato nella discussione che c'è stata oggi, il Senato arriverà a convertire questo decreto quando i buoi saranno completamente scappati, dopo le elezioni del prossimo fine settimana. Io lo chiedo a lei, Presidente Fico, capisco che in questo periodo è affaccendato in altre cose e ha altri problemi che difendere il ruolo e l'autorità di questa Camera, se veramente meriti questa ulteriore umiliazione il luogo che rappresenta la sovranità dei cittadini italiani, cioè il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Glielo chiedo con sincerità. Perché vede, Presidente, ormai in questa legislatura si è consentito di abusare del voto di fiducia oltre ogni limite e oltre ogni precedente, si è tentato in una certa fase addirittura di sospendere, in epoca COVID, l'attività parlamentare, e se non fosse stato per Giorgia Meloni, per Fratelli d'Italia, per il centrodestra, qualcuno ci sarebbe anche riuscito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Addirittura si è arrivato a un altro incredibile precedente, quello di tentare di formare un Governo che avesse una maggioranza composta dall'intero arco parlamentare. E anche qui, se non si fossero assunti la responsabilità, Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia, di costituire un'opposizione patriottica, critica e repubblicana, oggi avremmo una Nazione in cui non vi è più l'opposizione e avremmo una maggioranza che assomiglia, come dire, a un Parlamento di qualche Repubblica non democratica, piuttosto che una democrazia occidentale.

Si arriva, si tenta, in una legislatura che è iniziata il 23 marzo 2018 e che ora qualcuno vorrebbe prorogare fino all'ultimo tempo possibile, fino al 28 maggio 2023, quando la legislatura terminerebbe il 23 marzo 2023. Ieri abbiamo smascherato con un ordine del giorno di Fratelli d'Italia quello che è il piano delle sinistre per non far vincere Fratelli d'Italia e il centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma prima o poi - lo comunico ai colleghi - arriva la democrazia e arriverà anche per voi. Sono molti i temi che sono emersi in questo dibattito e che quell'ordine del giorno portava alla luce, perché noi ci siamo affrettati ad approvare una riforma che tagliava il numero dei parlamentari e, di fatto, abbiamo delegittimato questo Parlamento, il Parlamento esistente. Abbiamo detto agli italiani, avete detto agli italiani, in particolar modo il MoVimento 5 Stelle, che vi sarebbero stati dei risparmi. E allora perché non acceleriamo il voto per far sì che arrivino presto il nuovo Parlamento tagliato e i risparmi di spesa che questo prevede (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? È facile fare demagogia e poi, però, cambiare idea quando interessa la propria poltrona. Credo che abbiate dato la più ampia dimostrazione di come diventare, da combattenti anti-casta, la «tappezzeria» di questo Parlamento.

Ci sono veramente pochi temi in questo decreto, che, ricordo, è stato emanato dal Governo il 4 maggio, pertanto c'era tutto il tempo per poterlo convertire con facilità prima che si svolgessero le elezioni che andava a disciplinare. Sostanzialmente si parlava di prevenzione COVID, di utilizzo del gel, delle matite, di come infilare le schede nelle urne, non è che vi fossero cambiamenti epocali per la Repubblica italiana. Ma le divergenze - diciamoci la verità - di una maggioranza divisa su tutto, anche sul decreto in cui non c'è scritto praticamente niente, hanno fatto sì che arrivassimo alla conversione in prima lettura alla Camera dei deputati a elezioni già avvenute, umiliando ulteriormente il Parlamento. Poi si istituiscono - c'era prima in Aula il Ministro D'Inca', non so se vi confrontate su questo, Presidente Fico - le Commissioni per capire le cause dell'astensionismo. Ebbene, le cause dell'astensionismo credo che siano soprattutto da attribuire alla politica, quando la politica si rende ridicola, come nel modo in cui la state conducendo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi non vogliamo partecipare alla saga del ridicolo e quindi l'abbiamo denunciato in Commissione e continuiamo a denunciare questo fatto anche in Aula.

Come dicevo prima, questo decreto non contiene particolari innovazioni, ce n'è una sulla raccolta delle firme per le elezioni politiche, non attiene neanche alla materia delle elezioni amministrative e del referendum. Ancora non abbiamo capito perché, invece, dei tanti emendamenti che Fratelli d'Italia aveva presentato anche in materia di enti locali, penso a quelli sulla elezione diretta dei presidenti delle province, si sia certificata la loro inammissibilità. Tra l'altro, aspettiamo ancora la famosa delega per la riforma degli enti locali, che il Ministro Lamorgese aveva promesso l'anno scorso, ma sarà stata indaffarata nei respingimenti degli immigrati clandestini o nella repressione dei reparti o - perché no? - nel trovare gli scrutatori a Palermo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E gli italiani credo si siano resi conto di questa grande e intensa attività che si fa al Ministero dell'Interno. Presidente Fico, in conclusione, Fratelli d'Italia l'ha fatto, dicevo, in Commissione e lo fa ora in Aula: ossia, difendere, tentare di difendere la dignità di questa Istituzione, perché pensiamo che il Parlamento sia custode della rappresentanza dell'unico potere a cui facciamo riferimento e a cui rendiamo conto, e mi auguro vogliate rendere conto anche voi quanto prima, cioè quello democratico, del popolo italiano. E questa Istituzione, Presidente Fico, dovrebbe essere difesa, in questo senso, prima di tutto da lei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alaimo. Ne ha facoltà.

ROBERTA ALAIMO (IPF). Grazie, Presidente. Il diritto di voto è il diritto politico per eccellenza ed è strettamente legato alla nozione di democrazia, di sovranità popolare e di cittadinanza. È garantito dall'articolo 48 della Costituzione. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale, libero e segreto, e il suo esercizio è un dovere civico. Presidente, colleghi, il provvedimento su cui siamo chiamati ad esprimere il nostro voto quest'oggi compie un passo avanti nella tutela di tanti diritti costituzionali ed è teso sostanzialmente a garantire piena tutela dei processi democratici, in particolare a fronte di una situazione pandemica in continua evoluzione. Un provvedimento resosi ancor più necessario in un periodo caratterizzato da un quadro di contagi da COVID-19 in preoccupante aumento. Ebbene, il decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, che ci accingiamo a convertire in legge, ha introdotto disposizioni urgenti per assicurare il regolare svolgimento delle operazioni di voto dei referendum, previsti dall'articolo 75 della Costituzione, e del primo turno delle elezioni amministrative, tenutisi contestualmente il 12 giugno 2022. Il provvedimento reca, inoltre, disposizioni finalizzate a consentire, limitatamente alle consultazioni elettorali e referendarie nell'anno 2022, il pieno esercizio del diritto al voto da parte di tutti i cittadini attraverso modalità operative che assicurino, individuando apposite misure precauzionali di ulteriore prevenzione dei rischi di contagio, la piena garanzia dello svolgimento del procedimento elettorale e della raccolta del voto. Per gli elettori positivi al COVID, sottoposti a trattamento ospedaliero o domiciliare, e per tutti coloro che si trovano in condizioni di isolamento, si prevedono modalità operative e di sicurezza che consentano anche a tali soggetti di poter prendere parte attiva alle consultazioni. Entrando più nello specifico dell'articolato, il disegno di legge di conversione, all'articolo 1, prevede, limitatamente alle consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2022, che l'elettore provveda ad inserire personalmente la scheda nell'urna.

La disposizione è giustificata dall'esigenza di assicurare, anche in tali circostanze, il distanziamento sociale e prevenire i rischi di contagio, garantendo, al contempo, l'esercizio dei diritti civili e politici.

L'articolo 2 prevede l'applicazione, per le elezioni del 12 giugno 2022, della normativa prevista per il referendum per gli adempimenti comuni, per il funzionamento degli uffici elettorali di sezione e per gli orari di votazione.

L'articolo 3 dispone in ordine alla costituzione di apposite sezioni elettorali nelle strutture sanitarie che ospitano i reparti COVID-19, ovvero di seggi speciali nei comuni privi di sezione ospedaliera.

L'articolo 4 disciplina l'esercizio del voto presso il proprio domicilio per gli elettori sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di quarantena o di solamente fiduciario per COVID-19.

L'articolo 5 istituisce un fondo destinato a interventi di sanificazione dei locali sedi di seggio elettorale per le consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2022.

L'articolo 6 interviene sul numero minimo di sottoscrizioni e richieste per la presentazione della lista e candidature e riduce, dal 50 per cento al 40 per cento, il voto dei votanti richiesto per la validità delle elezioni amministrative, esclusivamente per il 2022, nei comuni con meno di 15.000. In terzo luogo, rinvia dal 2022 al 2023 la sperimentazione introdotta dalla legge di bilancio 2020 di modalità di espressione del voto in via digitale, come precisato in sede referente, alle elezioni politiche. Contestualmente, dispone il finanziamento di un milione di euro per l'anno 2023 del fondo per il voto elettronico.

L'articolo 8 reca le coperture finanziarie degli oneri determinati dalle previsioni del decreto e autorizza il Ministero dell'Economia e delle finanze ad apportare con propri decreti le occorrenti variazioni di bilancio.

Presidente, colleghi, anticipando il voto a favore di questo provvedimento del gruppo Insieme per il Futuro, desidero cogliere l'occasione di quest'oggi, anche questo breve tempo di intervento che mi è concesso, per trasmettere un messaggio importante ai nostri cittadini e ai nostri elettori. Il diritto di voto è un dato di fatto negli ordinamenti democratici, dato ormai scontato, ma non dovremmo mai dimenticarci che è un diritto conquistato a fatica attraverso molte lotte e anche un dovere e chi non vota, decide di delegare agli altri scelte che avranno effetti sulla propria vita e sui propri diritti. Il voto, per il padre costituente Piero Calamandrei, è l'esito di un processo che annulla la malattia giovanile, l'indifferentismo, la libertà nobile che ci permette di vigilare sul potente e di esprimere un contributo alla causa di tutti. Tantissimi italiani si disinteressano della politica per noia, per sfiducia e stanchezza. La metà di essi non vota, in quanto lo ritiene un esercizio inutile. È una precisa responsabilità della classe politica, oggi più che mai, tentare di arrestare il fenomeno della disaffezione per la politica, stimolare la partecipazione democratica e il senso civico comune, ricordando a tutti i nostri cittadini l'importanza del diritto e del dovere di votare. Come classe politica non possiamo permetterci di trascurare in alcun modo le istanze, la volontà, le necessità e il richiamo popolare. Scelte e decisioni politiche non possono passare sopra la testa degli italiani, senza che venga minimamente considerata l'essenza costituzionale, che assegna al popolo l'unica e più alta sovranità. Negli ultimi anni, si è votato poco e le elezioni amministrative dello scorso 12 giugno, che hanno registrato una bassissima affluenza, ne hanno dato ulteriore prova. Mi preme rievocare, anche in questa sede, il caso del voto di Palermo per l'election day, dove è esploso un vero e proprio caos a causa del forfait di quasi un terzo dei presidenti designati dei 600 seggi per le amministrative, in concomitanza di una partita di calcio. È un caso incredibile e senza precedenti, chiaramente emblematico della disaffezione poc'anzi citata. Votare significa mettere al primo posto l'interesse generale del Paese e mettere da parte quello individuale. Il messaggio che voglio mandare soprattutto ai più giovani è che bisogna sempre essere attori principali, quando si tratta di migliorare il proprio Paese. L'astensione dal voto vuol dire far mancare alla collettività la propria opinione e chi non combatte perde in partenza. La democrazia si basa sulla partecipazione: se non si va a votare, non esiste democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).

Votare significa scendere in campo per farsi valere, per esprimere le proprie idee e per provare a cambiare qualcosa. Il voto è lo strumento necessario per esprimere questa dignità. Ecco perché dobbiamo riflettere sull'importanza del voto e della scelta; ecco perché dobbiamo convincerci non solo che quella crocetta è l'unica vera arma rimasta nelle nostre mani, ma che bisogna utilizzarla al massimo e bene, se vogliamo cambiare davvero il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Grazie Presidente. Viene subito da fare una riflessione, perché questo provvedimento, al pari di tanti altri decreti che, in passato, hanno accompagnato lo svolgimento di consultazioni elettorali, nel corso del suo percorso parlamentare, forse, è stato caricato di significati e di aspettative eccessive.

In realtà, si tratta del provvedimento che ordinariamente viene varato dal Governo, quest'anno con una caratterizzazione ulteriore, dovuta alla coincidenza della consultazione referendaria con il turno delle elezioni amministrative. Forse, questo elemento un po' peculiare ha generato, come dicevo, aspettative superiori a quello che normalmente accade e, quindi, si è inteso - o almeno si è tentato - di inserire nel testo del provvedimento qualche prima risposta e qualche prima soluzione alle tante questioni che il sistema elettorale vigente nel nostro Paese pone e ha posto, soprattutto dopo gli ultimi anni, in cui, accanto ad un decremento della partecipazione dei cittadini alle consultazioni elettorali, si è registrato anche un innalzamento delle questioni relative alla corretta applicazione delle norme che disciplinano il procedimento elettorale e, soprattutto, di quelle che concorrono a determinare la regolarità delle elezioni.

Da qui, tante proposte e anche l'esigenza di verificare, nell'ambito delle forze presenti in Parlamento, una prima nuova regolamentazione anche per quanto concerne le prossime elezioni politiche. La norma che è stata introdotta in sede di lavori in Commissione ha comportato una modifica delle modalità di presentazione delle liste, soprattutto per quanto riguarda le formazioni che hanno una rappresentanza in Parlamento che hanno registrato una certa consistenza dal punto di vista del risultato elettorale precedente, come dispensa dalla possibilità di raccogliere le firme per la presentazione. Questa innovazione, non strettamente correlata al regime iniziale del provvedimento, che riguardava le sole elezioni amministrative e la consultazione referendaria, ha rappresentato però, secondo me, il primo elemento di una serie di altri interventi, che si pongono come necessari in prospettiva, non solo per facilitare il procedimento elettorale, ma anche e soprattutto per rafforzare i sistemi di controllo e di garanzia rispetto al risultato delle elezioni.

È perfino superfluo evidenziare che le elezioni costituiscono il momento più alto di una società democratica e, quindi, assicurare che la volontà degli elettori venga rispettata nel migliore dei modi e che il risultato finale rifletta davvero l'intenzione e le determinazioni degli elettori rappresenta un obiettivo ineludibile.

Da qui, anche alcune proposte che sono state avanzate rispetto, per esempio, al tema della sperimentazione per quanto riguarda il voto elettronico, non solo per allineare il nostro Paese alle democrazie più avanzate e alle società più evolute, ma soprattutto perché, con una corretta applicazione del sistema elettronico, è possibile rafforzare questo complesso di garanzie. Tuttavia, come il Ministero dell'Interno ha avuto modo di segnalare nel corso dei lavori della Commissione, dal punto di vista organizzativo e logistico non siamo ancora pronti.

La coincidenza con un momento di crisi internazionale e di attacchi informatici, registrati anche da sistemi pubblici del nostro Paese, invita ad una maggiore prudenza e ad una maggiore attenzione quando si tratta questo tema. E credo che, soprattutto rispetto al voto all'estero, in relazione al quale, come i lavori della Giunta delle elezioni hanno purtroppo ripetutamente dimostrato, molte sono le irregolarità e le anomalie che si sono registrate, sia forse necessario apportare da subito qualche intervento, qualche iniziativa, in particolar modo per quanto riguarda la fase preliminare, preventiva, precedente all'espressione del voto, cioè vale a dire per l'identificazione dell'elettore. E, trattandosi di plichi che poi vengono spediti, e quindi il voto viene in larga misura esercitato per corrispondenza, sistemi informatici già esistenti e praticati per altri procedimenti che hanno pari livello di sicurezza e di garanzia possono rappresentare un efficace antidoto rispetto agli abusi che si sono registrati e che sono stati accertati dalla Giunta, per cui è possibile ancorare sicuramente il plico e la scheda elettorale al singolo soggetto avente diritto, al cittadino elettore.

Quindi, in questo senso, come Forza Italia abbiamo dato un'apertura perché questo è un percorso che deve essere seguito e che può sicuramente contribuire a migliorare la qualità delle elezioni.

Altri accorgimenti sicuramente vanno presi in considerazione, vanno studiati, anche perché purtroppo, dobbiamo dire, il sistema tradizionale, quello applicato e praticato, non sempre assicura una assoluta trasparenza e sicurezza del voto, come purtroppo le tante elezioni annullate a seguito di ricorsi giurisdizionali continuano a testimoniare.

Occorre, dunque, uno sforzo complessivo in questo senso, di modernizzazione, di avanzamento del livello di sicurezza, ma soprattutto di garanzia del rispetto del voto espresso dagli elettori.

L'altro tema che incidentalmente è stato sollevato in relazione a questo provvedimento, ma che è più generale e che riguarda un po' tutto il sistema della partecipazione dei cittadini, è quello cui facevo prima riferimento, cioè la partecipazione e soprattutto la disaffezione al voto che si registra a partire già da qualche anno a questa parte, che purtroppo ha raggiunto livelli allarmanti in occasione del recente referendum celebratosi qualche settimana fa, dove nella storia dei referendum si è avuto il minor livello di partecipazione e di affluenza alle urne da parte degli elettori.

Questo tema, come anche la caduta di partecipazione alle elezioni amministrative, che tradizionalmente hanno sempre rappresentato l'occasione elettorale più attrattiva e quindi quella in relazione alla quale c'è stata sempre maggiore affluenza, interrogano il Parlamento, ma la politica più in generale, sulle ragioni che determinano una situazione di questo tipo e sulle soluzioni. Certamente, ci sono ragioni di ordine generale, quelle che potremmo definire di macrosistema, che riguardano la credibilità della politica, che riguardano l'efficacia delle istituzioni soprattutto in relazione ai processi decisionali, ma esistono anche aspetti più formali e più ancorati al sistema elettorale che pure devono essere considerati, valutati e, a mio avviso, praticati.

In questo decreto abbiamo ridotto la soglia necessaria per la regolarità delle elezioni nel caso di presentazione di un'unica lista. Questo accade soprattutto nei comuni al di sotto dei 15 mila abitanti, che ha consentito in molti comuni di avere un valido risultato delle elezioni, ma che comunque non affronta fino in fondo il tema vero, perché, ovviamente, se noi cominciamo a ridurre la soglia necessaria per la validità di una consultazione elettorale, riduciamo il bacino di quanti poi con il loro voto determinano il risultato. Già il sistema dei ballottaggi sta dando forti elementi di criticità, ormai in molte città vengono eletti sindaci che sono espressione di una maggioranza della minoranza, e spesso di una minoranza anche significativa. Per cui lo sforzo complessivo che dovrebbe essere condotto da tutti, e dal Parlamento in particolare, è quello di ricercare soluzioni che incentivino la partecipazione, ad esempio stabilizzando le giornate di voto in quelle che tradizionalmente appartengono alla storia elettorale del nostro Paese, cioè la possibilità di votare la domenica e anche la mattina del lunedì. Questo perché è un costume largamente diffuso, soprattutto nelle generazioni meno giovani, ma anche perché questo facilita comunque la partecipazione e l'accesso; e quanto più noi agevoliamo il contributo dei cittadini, tanto meglio e tanto più forte, dal punto di vista della democrazia e della capacità di rappresentare gli interessi collettivi, saranno i risultati delle elezioni.

Per tutte queste ragioni noi voteremo favorevolmente alla legge di conversione del decreto adottato dal Governo in questa materia e annunciamo, sin d'ora, l'impegno di Forza Italia a lavorare seriamente, con determinazione, alla ricerca di soluzioni ai problemi che sono stati indicati attraverso un testo legislativo che affronti il tema delle elezioni complessivamente, così come si conviene, con una corretta metodica legislativa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciampi. Ne ha facoltà.

LUCIA CIAMPI (PD). Illustre Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il provvedimento che ci apprestiamo a votare riguarda tutte le consultazioni elettorali che si sono tenute e si terranno nell'anno 2022. Un testo necessario per supportare il corretto svolgimento delle votazioni che si sono svolte e che si svolgeranno nel corso del 2022 e che è stato migliorato dalla discussione parlamentare. Non solo, quindi, il referendum sulla giustizia svolto nei giorni scorsi, ma i rinnovi dei consigli comunali di circa mille comuni e che hanno coinvolto 9 milioni di italiani.

Le norme presenti saranno quindi vigenti per i ballottaggi di domenica prossima e per le elezioni regionali della Sicilia previste per l'autunno.

Il provvedimento prevede in sintesi e limitatamente alle elezioni previste per il 2022 le seguenti norme. Per quanto riguarda l'articolo 1, viene sancito che l'elettore provveda a inserire personalmente la scheda nell'urna, in deroga alle normative vigenti, che dispongono invece la consegna della scheda al presidente del seggio.

L'articolo 2 prevede l'applicazione, in virtù dello svolgimento contemporaneo in alcuni comuni del referendum e delle elezioni amministrative, della normativa prevista per i referendum per gli adempimenti comuni, per il funzionamento degli uffici elettorali di sezione e per gli orari di votazione. L'articolo 3 sancisce l'allestimento di apposite sezioni elettorali nelle strutture sanitarie che ospitino reparti COVID-19 ovvero di seggi speciali nei comuni privi di sezione ospedaliera. L'articolo 4 disciplina l'esercizio del voto presso il domicilio per gli elettori sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di quarantena o di isolamento fiduciario per COVID-19. L'articolo 5 stanzia risorse e prevede interventi per la sanificazione dei locali sedi di seggio elettorale per le consultazioni elettorali.

L'articolo 6 riduce a un terzo il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e candidature limitatamente alle elezioni comunali e circoscrizionali dell'anno 2022; riduce dal 50 al 40 per cento il numero dei votanti richiesto per la validità delle elezioni amministrative nei comuni con meno di 15 mila abitanti nei casi in cui sia stata ammessa e votata una sola lista; esclude, ai fini della determinazione del numero degli elettori iscritti nelle liste elettorali di tali comuni, il numero degli elettori iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero che non esercitano il diritto di voto. In terzo luogo, rinvia dal 2022 al 2023 l'applicazione in via sperimentale di modalità di espressione del voto in via digitale per le elezioni politiche, regionali, amministrative ed europee e per i referendum.

L'articolo 6-bis, approvato dalla Commissione referente in sede di dibattito parlamentare, consente a forze minori, comunque radicate, di essere esentate dalla raccolta delle firme per le politiche, in modo da poter scegliere liberamente se collegarsi, attraverso candidature uninominali comuni, con altre liste già aventi l'esenzione, senza dover anticipare eccessivamente la scelta dei candidati comuni.

L'articolo 7 apporta modifiche, infine, alla legge 27 dicembre 2001, n. 459, recante norme per l'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero, da applicare alle consultazioni elettorali e referendarie indette successivamente all'entrata in vigore del decreto-legge, disponendo l'istituzione presso le corti d'appello di Milano, Bologna, Firenze e Napoli di un ufficio decentrato per la Circoscrizione Estero.

Il provvedimento ha anche cercato di affrontare la disciplina dell'esenzione delle firme per le elezioni politiche. Il criterio tradizionale è quello della trasformazione dei voti in seggio operata dal sistema elettorale a inizio legislatura; tuttavia, in 5 anni, il panorama elettorale è cambiato, è cambiato molto, e allora è necessario aggiornare i criteri. Nell'esame si è inserita una doppia flessibilità, che considera l'apporto delle forze minori alle politiche e anche la realtà di nuovi gruppi parlamentari. Resta, ora, nei prossimi provvedimenti, da completare il sistema, tenendo conto dell'importanza delle elezioni europee successive alle politiche e della partecipazione al meccanismo del 2 per mille, così come affermato in un ordine del giorno accolto dal Governo e che dovrà avere prossimi, tempestivi sviluppi.

Tutto ciò, per evidenziare le finalità prioritarie di questa legge, le cui disposizioni e i cui effetti non si sono esauriti la scorsa domenica, ma saranno vigenti per alcuni mesi e che sono essenzialmente tre: la prima finalità è accorpare il referendum con le elezioni amministrative, promuovendo, quindi, la partecipazione al voto, tentando di contrastare l'astensionismo e producendo, al tempo stesso, notevoli risparmi per la finanza pubblica, stimati in circa 200 milioni di euro. Nonostante le polemiche strumentali di qualche forza politica, la partecipazione al voto, in particolare, ai quesiti referendari, è stata, quindi, incentivata. Sicuramente, considerando le ultime votazioni, che hanno registrato una scarsa affluenza, sarà opportuna una successiva riflessione sullo strumento referendario. Mi sono permessa questo inciso per sottolineare che la politica, quella seria, non può demandare ai cittadini riforme strutturali che competono alle istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'approvazione di giovedì scorso, al Senato, della riforma del CSM è il successo della politica che si prende le proprie responsabilità e trova una sintesi equilibrata, con la profonda convinzione che il rapporto tra eletti ed elettori si concretizzi in Parlamento, e non solo nei selfie e nelle piazze (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Passiamo alla seconda finalità del provvedimento; essa è stata garantire l'effettuazione del voto in piena sicurezza, limitando i contatti, effettuando efficaci sanificazioni e prevedendo il voto per i malati di COVID, purtroppo; perché dico questo? Perché il COVID non è sparito, ma continua purtroppo a diffondersi; le sue varianti circolano ancora nel nostro Paese e ancora oggi lo strumento più efficace che abbiamo a disposizione è la prevenzione. Senza fare allarmismi, è evidente che si stia verificando una nuova ondata estiva; in 7 giorni, infatti, citando i dati della scorsa settimana, si è registrato un netto rialzo dei contagi e sono saliti, purtroppo, anche i decessi. Un aumento dei decessi è stato confermato anche dall'Organizzazione mondiale della sanità: a livello mondiale, sono aumentati del 4 per cento nella settimana tra il 6 e il 12 giugno, dopo 5 settimane di calo. Sicuramente gli accorgimenti previsti dal presente decreto hanno contribuito, e contribuiranno a contrastare, la pandemia, ma anche in questo caso non sono mancate le polemiche strumentali; come tutti sappiamo, la mascherina ai seggi ad oggi non è obbligatoria, ma fortemente raccomandata. Nonostante ciò, anche in questo caso, ci sono stati leader politici che hanno avuto il coraggio di criticare l'obbligatorietà dei dispositivi di protezione durante il voto, non sapendo che era semplicemente consigliata, criticando, quindi, apertamente e a favore della telecamera l'uso delle mascherine e nel dubbio addirittura di tenerla. Scusate questo secondo inciso, ma chi gioca con la pancia del Paese, sapendo di essere in malafede, alimentando disinformazione, paura e malcontento, merita di essere criticato, soprattutto quando, ogni giorno, ci rammenta la sua responsabilità e le sue capacità per il governo della Nazione.

Passiamo, infine, e mi avvio a concludere, alla terza finalità del provvedimento in esame: favorire i processi democratici nei piccoli comuni con popolazione inferiore a 15 mila abitanti. Sono centri che rappresentano, non solo numericamente, una parte consistente della popolazione nazionale; si tratta di cittadini che oggi, soprattutto, a causa dello spopolamento dei loro comuni, rischierebbero il commissariamento, se non si fosse abbassato il quorum, il numero dei votanti richiesto per la validità delle elezioni. Anche in questo caso, il Parlamento ha accolto le indicazioni e le sollecitazioni degli enti e degli amministratori locali. La scelta di ridurre il quorum strutturale, dal 50 al 40 per cento, dei comuni sotto i 15 mila abitanti, evitando altresì di computare gli iscritti AIRE non votanti, come già si era previsto nel 2021, è quindi una scelta giusta e necessaria, come è giusto e necessario rendere stabile e a regime tale cambiamento, approvando l'articolo 1 della proposta di legge attualmente in discussione alla Camera e già approvata dal Senato. Sarà opportuno, anche in questo caso, continuare il processo di riforme legate al governo dei piccoli e piccolissimi comuni, per garantire ai cittadini guide stabili e agli amministratori risorse strumentali e tutele adeguate per svolgere nel migliore dei modi i loro compiti.

Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Corneli. Ne ha facoltà.

VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo un provvedimento varato qualche tempo fa e, nel frattempo, è successo qualcosa; in realtà, tante cose sono successe in questi anni, tante cose sono cambiate, è successo veramente di tutto durante questa legislatura, eppure, qualcosa non è cambiato; io lo pensavo proprio stamattina, ho fatto tanti interventi in questo Parlamento in questi quattro anni e se si riascoltassero tutti i miei interventi non si troverebbe una sola contraddizione, un solo tentennamento; cambia il contesto, cambia tutto, magari si cresce, si cambia anche, sicuramente, perché questo succede nella vita, come succede in politica, però, i principi e i valori non cambiano, evidentemente, per qualcuno i principi e i valori non cambiano, perché quei principi e quei valori non appartengono a me e non appartengono a nessun altro qui, in questo Parlamento, ma appartengono ai cittadini e il MoVimento 5 Stelle è un patrimonio dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti). C'è bisogno del MoVimento 5 Stelle in questo momento, forse come mai prima; c'è bisogno di una politica che sia a contatto con la realtà, c'è bisogno di una politica che sia umana, che faccia politica per le persone. Io vivo per le persone, sono entrata in politica solo per le persone e sono entrata in politica per cambiarla e non perché la politica cambiasse me. C'è una politica, invece, che è evidentemente fuori dalla realtà; io ho sentito durante queste elezioni alcuni politici esultare per il risultato raggiunto, ma cosa ci sia da esultare in questo momento storico è francamente incomprensibile.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Voi niente!

VALENTINA CORNELI (M5S). Siamo di fronte a una crisi senza precedenti nella storia, perché dopo due anni di pandemia, quindi, dopo due anni di crisi sanitaria, vi è una guerra, una guerra che i cittadini evidentemente non vogliono, abbiamo una crisi energetica e climatica che non è la crisi dei condizionatori, ma è quella crisi che il MoVimento 5 Stelle aveva previsto decenni fa, se solo qualcuno ci avesse ascoltato; vi è un'emergenza economica che è qualcosa di francamente spaventoso, con l'inflazione e la recessione a cui ci appropinquiamo. Ho ascoltato il presidente di Confindustria dire che le imprese dovevano andare in Ucraina, o qualcosa del genere; le imprese italiane vogliono essere salvate in Italia, i cittadini italiani vogliono avere una prospettiva in Italia, una prospettiva che sia dall'oggi al domani, questo la politica deve fare, a questo la politica deve pensare.

Non c'è niente di cui esultare se, in questo momento, vi sono tutte queste emergenze, che vanno lette in combinato disposto con un'emergenza nazionale che si chiama mafia e con un'emergenza che è evidente, quella democratica. Non c'è nulla di cui esultare se i cittadini hanno dovuto votare un quesito come quello che prevedeva il ritorno dei condannati nelle istituzioni, spendendo 400 milioni di euro - perché questo è costato il referendum - mentre avrebbero voluto, evidentemente, votare per altri quesiti, come quello sull'eutanasia, come quello sulla cannabis.

GIUSI BARTOLOZZI (MISTO). Ma finiscila!

VALENTINA CORNELI (M5S). Invece no, hanno dovuto votare quesiti che neanche capivano probabilmente perché, andando ad incidere a colpi di abrogazione sulla giustizia, un cittadino, che non è un operatore della giustizia, non può rendersi conto di quello che sta votando e questo ha ingenerato, anche comprensibilmente, nel cittadino un sentimento di rifiuto verso quella politica sempre più autoreferenziale, sempre più distaccata dalla realtà.

Non c'è niente di cui esultare se si raggiunge il picco più basso della storia di affluenza ad un referendum. Non c'è nulla di cui esultare quando, anche per eleggere i rappresentanti più vicini, il livello di governo più prossimo al cittadino, cioè il sindaco e l'amministrazione comunale, le persone non vanno a votare, c'è un tasso di astensionismo come quello che abbiamo registrato in questa tornata elettorale. L'abbiamo detto tante volte: questo è un dramma, perché significa che pochi decidono per tutti, perché significa che rilevano i voti di sistema. Abbiamo visto quello che è successo a Palermo, e non veniamoci a raccontare che quello che è successo a Palermo è una realtà circoscritta a quella città, a quella regione, perché non è così. Quello che è successo a Palermo è lo specchio di quello che sta succedendo in tutta Italia, dove c'è un assalto alla diligenza per i fondi del PNRR ottenuti dal Presidente Conte che, poi, guarda caso, è stato fatto cadere perché quei fondi non dovevano essere gestiti da lui. Ce l'ha spiegato molto chiaramente anche il dottor Scarpinato, quando ci ha detto che, in Italia, basta unire i punti per creare una linea, basta leggere una sorta di spartito che è sempre lo stesso, che si ripete ad oltranza uguale a se stesso e che, purtroppo, si sta ripetendo anche adesso, ripeto, nella crisi peggiore della storia.

Allora, che dobbiamo fare? Dobbiamo arrenderci di fronte a questo baratro in cui ci troviamo? No, non dobbiamo arrenderci, non possiamo arrenderci. Perciò dico che, in questo momento più che mai, c'è bisogno del MoVimento 5 Stelle, perché segnali sparuti di speranza nel mondo ci sono, non certamente in Italia, non certamente in Russia, non certamente in Europa, non certamente negli Stati Uniti, dove vediamo che si continuano a massacrare con le loro stesse armi. Si inizia a parlare di abolire il diritto di abortire e un giornalista rischia 175 anni di carcere. Non è certamente tutto questo che ci dà speranza. Ci dà speranza, però, ad esempio, quello che è avvenuto in Sudamerica dove, dopo 50 anni dal golpe di Pinochet, oggi abbiamo la nipote di Salvador Allende Ministro; quello che è successo in Colombia ci dà speranza, perché un sistema che sembrava assolutamente inscalfibile è stato scalfito e, oggi, abbiamo il neopresidente Petro che parla di una svolta non solo per il Sudamerica ma per il mondo. Noi dobbiamo sperare in questo, dobbiamo ancora credere che un mondo diverso è possibile, che un'Italia diversa è possibile.

Mi avvio alla conclusione, Presidente. Abbiamo bisogno, ripeto, di credere ancora in qualcosa, abbiamo ancora bisogno di sperare. In questo provvedimento abbiamo ribadito cose di cui parliamo da tanto tempo, penso al voto elettronico. Dobbiamo ripartire dalla democrazia, non c'è altra alternativa, e i segnali di cui parlavo, che provengono dal mondo, ci dicono proprio questo. La democrazia è la democrazia interna alle forze politiche, che devono rinnovarsi, tutte le forze politiche - io lo spero - si dovranno rinnovare, non dovranno ripresentare le stesse persone che vediamo da 30 anni. Dobbiamo ripartire dalla democrazia parlamentare, perché il braccio di ferro che abbiamo fatto ieri non è una cosa normale, cioè chiedere che un Presidente del Consiglio venga in Parlamento a chiedere come gestire una situazione come quella che sta gestendo, che è una guerra, un conflitto che può diventare mondiale. Questo non è chiedere qualcosa di avulso dalla realtà, stiamo chiedendo la normalità ma, in questo Paese, bisogna farlo, bisogna combattere per questo e noi continuiamo a farlo.

Dobbiamo dotarci di quegli strumenti - anche questo l'ho detto milioni di volte, ma non sono stanca e lo ripeto - che ci garantiscano di preservare la democrazia: penso ad una legge proporzionale, penso a strumenti come il referendum propositivo, penso a strumenti che facilitino l'accesso al voto per chi è all'estero, per chi è fuori sede, ma anche semplicemente per chi è malato e non può recarsi al seggio e, quindi, deve necessariamente aderire al partito dell'astensionismo. Per questo abbiamo parlato del diritto a votare elettronicamente. È una storia risalente quella del voto elettronico, eravamo ancora nella Comunità europea, ai tempi della direttiva 2007/36/CE, la cosiddetta “Shareholder rights directive”, in cui l'azionariato critico, per la prima volta, poteva votare e partecipare, appunto, da remoto. Vi è stata, poi, la direttiva del 2016 che riguardava la sicurezza informatica e, quindi, la sicurezza dei sistemi nazionali, che, poi, doveva determinare un innalzamento della sicurezza a livello europeo. Noi, da quando siamo entrati nel Governo, abbiamo iniziato a dare seguito a queste direttive: penso al decreto-legge n. 162 del 2019; penso alla legge di bilancio del 2020, con cui abbiamo istituito il fondo per la sperimentazione del voto elettronico; penso alla stessa istituzione dell'Agenzia per la cybersecurity, che noi abbiamo fortemente voluto, anche perché la sicurezza cibernetica è uno degli obiettivi del PNRR. Però, non nascondo che, anche durante l'analisi di quest'ultimo provvedimento in Commissione, ho avuto un confronto un po' duro con un responsabile dell'Agenzia, a cui ho detto: noi vi abbiamo fortemente voluto, costate ai cittadini anche 500 milioni di euro, ma è necessario che ci forniate gli strumenti per far progredire questo Paese, perché, se dobbiamo lasciarlo così com'era, non c'era bisogno di questa novità.

Quello che vi voglio dire è questo: so che questo Paese sembra immutabile, questa è la realtà che ci si profila davanti, eppure dobbiamo continuare a credere che questo Paese un giorno potrà cambiare. Un Paese che normalizza tutto, normalizza la mafia, normalizza il fascismo, normalizza la guerra (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), criminalizza il dissenso radicalizzandolo, perché lo ha sempre fatto.

PRESIDENTE. Colleghi…

VALENTINA CORNELI (M5S). Qualcuno diceva, nella scena finale di un famoso film: “Perpetrare il male per garantire il bene”. No, non è così, bisogna perpetrare il bene per garantire il bene. Diceva Giovanni Falcone che se le cose sono così non significa che debbano andare così, solo che bisogna rimboccarsi le maniche, perché la maggior parte delle persone, invece, tende solo a lamentarsi e così le cose non cambieranno. Quindi dobbiamo fare questo: tutti insieme, rimbocchiamoci le maniche.

Annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Iezzi. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore, un po' di silenzio.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Dopo questo intervento da congresso del MoVimento 5 Stelle, proverò a tornare sul tema (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quello di cui noi stiamo discutendo è sostanzialmente un atto dovuto, un provvedimento ordinario, semplice, di routine, io lo definirei perfino banale: sono le classiche norme che servono per affrontare le elezioni. Purtroppo, arriviamo in ritardo, con effetti che sono già in vigore e con elezioni già fatte. Io lo dico per i colleghi che, magari, non hanno avuto la fortuna di seguire questo provvedimento, ma noi stiamo decidendo su come vanno piegate le schede all'interno delle urne nelle elezioni che si sono tenute domenica scorsa; noi stiamo decidendo che, alle elezioni di domenica scorsa, si dovevano scrutinare, prima, le schede del referendum e, poi, quelle del comune; noi stiamo decidendo che le sezioni elettorali andavano sanificate. Allora voi capite che, secondo me, questa discussione ha un che di imbarazzante, un che di surreale, io direi anche umiliante nei confronti del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e umiliante nei confronti del ruolo di ognuno di noi.

A noi avrebbe fatto piacere, per esempio, discuterne nei tempi dovuti, perché avremmo sollevato, per esempio, il problema delle mascherine, che qualcuno voleva rendere obbligatorie durante il voto e che, solo grazie all'intervento della Lega, sono state solo raccomandate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), a differenza di quanto diceva precedentemente l'esponente del Partito Democratico che, evidentemente, ha l'abitudine di confondere la propria propaganda con il dato della realtà, che è un po' diverso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico). Soprattutto, ci avrebbe fatto piacere discutere del perché le elezioni scorse si sono tenute in una giornata sola, invece che in 2 giorni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Caro sottosegretario, considero vergognoso il tentativo che è stato fatto di affossare l'affluenza, favorendo l'astensionismo, una cosa di cui qualcuno del Governo - mi rivolgo a lei, sottosegretario, perché a lei è stato dato l'incarico di portare la croce - dovrebbe chiedere scusa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In questo caso mi rivolgo a lei anche perché noi oramai siamo abituati a discutere di questi argomenti nell'indifferenza e nell'assenza del Ministro dell'Interno Lamorgese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che non c'è mai. Non c'è mai quando c'è da affrontare qualche problema: non c'è sulle coste del Sud del nostro Paese quando, ogni giorno, sbarcano migliaia e migliaia di immigrati clandestini e non profughi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico); non c'era il Ministro dell'Interno, nei giorni scorsi, in via Bolla, a Milano, quando 60 occupanti abusivi nomadi hanno picchiato con le spranghe i pochi residenti regolari che c'erano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); non c'è il Ministro dell'Interno nel degrado e nell'insicurezza che vige nelle nostre città e nelle nostre periferie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Proteste dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi! Deputato Sensi, la richiamo all'ordine! Deputato Sensi!

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Mi fa piacere vedere che il Partito Democratico difenda gli abusivi delle case popolari di via Bolla!

PRESIDENTE. Vada avanti con l'intervento.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Mi fa piacere vedere che siete dalla parte degli occupanti abusivi. Bravi, bravi, bravi, bravi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Deputata Boldrini!

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). E non c'era il Ministro dell'Interno Lamorgese quando in Sicilia, a Palermo, decine e decine di sezioni elettorali aprivano con ore e ore di ritardo, impedendo ai cittadini di votare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), diritto costituzionalmente garantito. Insomma, il Ministro dell'Interno non c'è mai! Allora, a questo punto ci chiediamo: ma perché non se ne va? Perché non lascia libero questo posto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti della deputata Boldrini)?

Noi voteremo “sì” su questo provvedimento. Voteremo “sì” per salvarne gli effetti, però non ammettiamo che, su altri temi, che hanno ricadute drammatiche sui cittadini, vi siano ulteriori ritardi: non ammetteremo ritardi su misure contro il carovita; non ammetteremo ritardi su misure sul costo dell'energia; non ammetteremo ritardi sul problema della siccità nel Nord del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), problema drammatico, problema tragico.

Quindi, concludo, dicendo che non permetteremo che questo Governo si dimentichi dei problemi dei cittadini. La Lega c'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Mi scusi, Presidente: non sull'ordine dei lavori, ma sul Regolamento, ai sensi degli articoli 8 e seguenti.

Dunque, il Regolamento ci dice che gli interventi che noi facciamo in Aula devono essere attinenti al tema che trattiamo. Ora un membro della maggioranza che sostiene questo Governo (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, dovete far finire l'intervento sul Regolamento del deputato Fiano! Colleghi! Sì, ho visto…

EMANUELE FIANO (PD). Ma non è rivolto ai colleghi della Lega e non so perché rispondano. È rivolto a lei, Presidente, perché lei dovrebbe far applicare l'articolo 8 del Regolamento. È lei, come sappiamo tutti, che gestisce l'andamento della discussione in quest'Aula.

Ora un membro della maggioranza che sostiene questo Governo, che ha votato la fiducia a questo Governo, che sostiene i Ministri di questo Governo, compreso il Ministro Lamorgese, avrebbe tutto il diritto di criticare il Ministro Lamorgese per questioni attinenti alla mancanza dei presidenti di seggio o allo svolgimento delle elezioni, perché questa è la materia che stiamo discutendo e ci mancherebbe che un parlamentare non possa discutere la materia attinente al decreto-legge sulle elezioni, criticando il Ministro che detiene quel Dicastero.

Altra cosa, però, è parlare dell'immigrazione - cosa sulla quale è ovviamente legittima ogni opinione e io non sono d'accordo con quanto ha detto il collega Iezzi - e accusare, a proposito del cosiddetto DL Elezioni, non con un intervento sull'ordine dei lavori, chiedendo al Ministro Lamorgese di venire a riferire in Aula sull'immigrazione, e attaccare il Ministro dell'Interno, parlando di elezioni, per questioni attinenti agli sbarchi in Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lei mi dovrebbe dire, Presidente, esattamente a quale rigo del Regolamento, ai sensi degli articoli 8 e seguenti, lei concede che si possa parlare di qualsiasi argomento, non ai fini di un discorso politico, ma per attaccare un Ministro del Governo che si sostiene. Le sarò grato se mi risponderà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento la deputata Bordonali. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Presidente, intervengo sempre sulla questione relativa agli articoli 8 e seguenti per la buona organizzazione dei lavori. Presidente Fico, anch'io mi appello a lei, perché ritengo sia molto grave che vengano fatti interventi del tenore di quello appena svolto dal collega Fiano, perché, per il buon andamento dell'Aula, ritengo che le idee debbano essere rispettate, soprattutto, quando in dichiarazione di voto un parlamentare interviene legittimamente sul provvedimento, indicando una serie di problemi collegati al provvedimento e non, che comunque esistono.

Al PD dà fastidio che si accusi il Ministro dell'Interno, perché non fa il suo lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché permette che, continuamente, vi siano sbarchi sul nostro territorio - e, quindi, ribadisco quello che ha detto il collega Iezzi -, perché permette che vengano occupate le case nel comune di Milano, perché non fa rispettare quello che deve essere rispettato, ovvero la sicurezza del territorio italiano. Mi dispiace che il PD voglia giustificare un Ministro che non è in grado di fare il Ministro dell'Interno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma che vengano attaccate le parole di un collega in dichiarazione di voto e sia messa la censura ritengo sia ancora più grave (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Io vorrei richiamare esattamente tutti gli articoli già richiamati dal collega Fiano, ma non sull'intervento del collega Iezzi quanto sull'intervento della collega Corneli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che ha confuso un provvedimento sulla democrazia in Italia con la mancanza di democrazia all'interno del suo gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questo è il passaggio più grave che è avvenuto in quest'Aula.

Forse, il collega Fiano non l'ha sentito, altrimenti il suo intervento l'avrebbe fatto sulla collega Corneli. L'intervento del collega Iezzi è giustificato dal precedente della collega del MoVimento 5 Stelle, che ha svolto un intervento completamente astruso e fuori luogo rispetto al provvedimento in discussione. Tra l'altro, avevo chiesto umilmente di poter intervenire sull'ordine dei lavori e poi ho rinunciato perché la collega Corneli stava arrivando al completamento del suo intervento e, quindi, era finito il supplizio.

Francamente, se deve esserci un intervento…

PRESIDENTE. Deputata Montaruli, senza questi commenti sui discorsi dei deputati!

AUGUSTA MONTARULI (FDI). …sull'ampiezza del discorso rispetto al Regolamento, è quello della collega del MoVimento 5 Stelle che deve essere richiamato. Infatti, abbiamo avuto uno stile non infierendo a proposito di quanto accaduto all'interno del MoVimento 5 Stelle, ma lo stesso stile evidentemente da parte dello stesso MoVimento 5 Stelle non c'è stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Manifesto, Presidente, un piccolo timore, ossia che si inizi ad avviare, nella prassi di quest'Aula, una fase successiva a quelle delle dichiarazioni di voto, che spesso avvengono nel disinteresse quasi generale, salvo le ultime, quando i colleghi rientrano in Aula, ossia una fase di commento alle dichiarazioni di voto. Io vorrei che si evitasse di aprire una fase successiva che si frappone tra le dichiarazioni di voto e il voto e che permetta a ciascun gruppo di commentare le dichiarazioni di voto altrui, a partire da quelle del collega Iezzi, perché più che una critica al merito del collega Iezzi mi è sembrata, quella del collega Fiano, una critica alla Presidenza.

Io credo che la Presidenza, con grande equilibrio, si riservi di intervenire, durante le dichiarazioni di voto o durante gli interventi dei singoli parlamentari, quando rilevi frasi sconvenienti o qualcosa che turbi l'equilibrio della seduta e non quando la Presidenza o un altro gruppo possano non condividere il merito delle dichiarazioni di ciascun gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Misto). Questo vale per i gruppi di maggioranza e per i gruppi di opposizione. Nel rispetto generale, la Presidenza non è sindacato di merito; la Presidenza ha il dovere di condurre i lavori nel buon andamento della seduta e io credo che questo la Presidenza lo faccia.

Fermo restando questo, Presidente, la preghiera che faccio e che lascio agli atti di questa Assemblea - visto che anche ieri, dopo le dichiarazioni di voto sulle risoluzioni, in relazione al dibattito e alle comunicazioni del Presidente del Consiglio, si è rischiato di aprire un'altra fase di commento delle dichiarazioni di voto - è che si eviti un'ulteriore fase, a titolo personale, di commento delle dichiarazioni di voto, che già credo siano sufficienti così, visto, a maggior ragione, che nella maggior parte dei casi avvengono nel quasi disinteresse totale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-A). Anch'io intervengo a proposito della questione sollevata dal collega Fiano. Mi sentirei tutelato nelle mie prerogative parlamentari in questo momento se lei, Presidente, riconoscesse - visto che è stata posta la questione - anche la possibilità legittima di un parlamentare, di maggioranza o di opposizione, nell'arco di un suo intervento in dichiarazione di voto, di poter fare qualche volta anche una leggerissima digressione. Altrimenti, con l'accoglimento del principio di dover parlare con l'ansia di rimanere strettamente nei contorni di quello che c'è scritto nel titolo della norma, oggi non avremmo potuto parlare di nulla perché questo era un decreto del nulla, non c'era nulla in questo decreto. Noi già siamo delegittimati e non possiamo fare nulla in questo Parlamento, se dobbiamo anche stare qui con l'ansia di non poter dire qualcosa di leggermente non ricompreso nel titolo del disegno di legge, facciamo prima ad andare tutti via da questo Parlamento. Nel rispetto ed anche per la tutela di tutti i parlamentari, di maggioranza e opposizione, vorrei che lei riconoscesse - poi io posso non essere d'accordo con quello che ha detto il collega Iezzi - che era pienamente legittimo che il collega Iezzi dicesse quello che ha detto. Altrimenti qui si rischia veramente di annullarci e di rendere ancora più inutile questo Parlamento rispetto a quanto già non lo sia stato nell'ultimo recente passato.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3591-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale e approvazione – A.C. 3591-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3591-A: Conversione in legge del decreto-legge 4 maggio 2022, n. 41, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento contestuale delle elezioni amministrative e dei referendum previsti dall'articolo 75 della Costituzione da tenersi nell'anno 2022, nonché per l'applicazione di modalità operative, precauzionali e di sicurezza ai fini della raccolta del voto.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla prossima settimana.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare il deputato Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Solo per porre all'attenzione di quest'Aula un fatto molto grave. Ultimamente sono emersi i dati di morti per tumore nel comune di Montallegro, in provincia di Agrigento. Ebbene, da un'analisi attenta, pubblicata dallo stesso comune di Montallegro, più del 50 per cento della popolazione di Montallegro muore per cancro. Ciò può essere legato - come già diverse analisi dimostrano - alla presenza di importanti discariche di rifiuti che insistono proprio su quel territorio. Comunico che ho presentato un'interrogazione parlamentare chiedendo al Governo di aprire un'indagine epidemiologica per capire il nesso effettivo tra le centrali di discarica, che insistono su quel territorio, e i morti per tumore. Parliamo della Sicilia, un territorio devastato dall'emergenza rifiuti, dove ci sono parecchie ombre legate alle ecomafie. Credo che, non solo per il territorio di Montallegro, ma per tutti quei siti, in cui si riscontrano percentuali altissime di morti per tumore, vada fatta un'indagine. Quando si parla di ambiente e di salute, non possiamo non tenere in considerazione il fatto che queste discariche provocano un danno enorme ai territori, in termini di ambiente e di salute. Mi auguro, pertanto, che ci sia uno sforzo e un'attenzione di tutti i parlamentari per fare luce su questi casi. Ringraziandola per la possibilità di rendere pubblico questo scandalo, che fino adesso è stato completamente nascosto, mi auguro che si possa fare qualcosa di importante nel più breve tempo possibile, perché non possiamo accettare oggi, nel 2022, dopo uno storico di vent'anni che ci indica morti sospette per tumore in un determinato territorio, di stare in silenzio rispetto a questa grave problematica (Applausi di deputati del gruppo Misto).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 27 giugno 2022 - Ore 10:

(ore 10, con votazioni non prima delle ore 14)

1. Discussione del disegno di legge:

S. 2598 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) (Approvato dal Senato). (C. 3656​)

La seduta termina alle 11,55.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3591-A - voto finale 361 353 8 177 325 28 99 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.