XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 27 giugno 2022

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


      La Camera,

          premesso che:

              il tema di un sano e dinamico mercato del lavoro del nostro Paese che sappia conciliare la buona occupazione, salari dignitosi in linea con quanto disposto dall'articolo 36 della Costituzione e una moderna organizzazione delle imprese di compatti fondamentali per la nostra economia, quali il turismo e l'agricoltura, richiede una strategia complessiva che veda il fattivo coinvolgimento delle parti sociali e di tutti gli interlocutori, anche del mondo della ricerca;

              dopo il fermo dovuto alla pandemia, assistiamo alla ripresa di attività di un settore, quello turistico, che con aperture e chiusure a singhiozzo, vede oggi la carenza di lavoratori, con la stima di un fabbisogno occupazionale di circa 3/400.000 lavoratori (Unioncamere e Anpal certificano un fabbisogno tra maggio e luglio di 387.720 lavoratori per i servizi di alloggio, ristorazione e turistici);

              se si guarda all'Europa, dove sono presenti i nostri principali concorrenti, dopo la pandemia, il turismo ha avuto un altro fattore che ne ha penalizzato l'attività, la carenza di personale. Mettendo insieme i dati delle organizzazioni dell'ospitalità e della ristorazione dei principali Paesi Ue, emerge che attualmente ci sarebbero oltre 900 mila posti di lavoro vacanti. Di cui ben due terzi solo in Francia e Italia: le imprese francesi sono quelle che lamentano le carenze maggiori in termini assoluti, con 361 mila posti vacanti. Il Governo francese sta cercando di correre ai ripari spingendo, di concerto con i datori di lavoro, per un aumento dei salari nel settore turistico (in Provenza, è stato stanziato un fondo da 1 milione di euro per la formazione del personale turistico). Se guardiamo la Spagna, l'associazione di categoria delle piccole e medie imprese ha stimato che 100 mila posti di lavoro restano ancora vuoti nonostante la stagione turistica sia di fatto già iniziata e, nonostante il fatto che il Governo spagnolo abbia da poco varato una riforma del lavoro che, nelle intenzioni di Madrid, dovrebbe dare più certezze di stabilità agli stagionali, e quindi aiutare a coprire i posti vacanti. A causa dell'urgenza di trovare le figure professionali tipo cuochi, camerieri o baristi, lo stesso Governo starebbe pensando, per accrescere rapidamente l'offerta di lavoro del settore, di utilizzare maggiormente la popolazione migrante, favorendo i visti per lavoro per gli stranieri;

              a causa di quanto accaduto durante la fase emergenziale della pandemia, molti lavoratori, prima impiegati nel turismo, avrebbero deciso di puntare su professioni più sicure e meno «sacrificanti» dal punto di vista degli orari, come la grande distribuzione, o come corrieri ed anche la manodopera straniera non riesce a dare il suo apporto al settore, visto che molti stranieri durante l'emergenza sono tornati nei loro Paesi d'origine: tra il 2020 ed il 2021, rispetto al 2019, nel turismo si sono «persi, come saldo tra cessazioni e nuove attivazioni, centinaia di migliaia di posti di lavoro, soprattutto tra lavoratrici e lavoratori già in condizioni di precarietà nel pre-pandemia». Un settore che, secondo i dati della Filcams Cgil, registra un 70 per cento di lavoro irregolare, un 40 per cento precario e un 60 per cento a tempo parziale, con retribuzioni notevolmente più basse rispetto a qualsiasi altro settore economico e produttivo del nostro Paese e un 80 per cento dei lavoratori sotto inquadrato o inquadrato ai livelli inferiori della contrattazione nazionale. Inoltre, con la fine, al 31 dicembre 2021, del blocco dei licenziamenti e della cassa integrazione con causale Covid, la situazione è ulteriormente peggiorata con molte imprese che, pur avendo potuto contare su sostegni e ristori a compensare il fatturato non realizzato nel 2020-2021, hanno comunque ridotto le proprie risorse occupazionali;

              per il settore del turismo, riprendere e consolidare la forte ripresa in atto passa anche attraverso il poter contare su collaboratori validi, professionalmente competenti e motivati e questo purtroppo non sta accadendo perché, oltre ai tradizionali problemi di reperimento della manodopera si aggiunge oggi un fenomeno di allontanamento del personale di un settore in cui, la fetta più consistente di carenze, riguarda il comparto dei pubblici esercizi a cui mancano all'appello 194 mila lavoratori per tornare ai livelli del 2019. Secondo l'ufficio studi di Fipe-Confcommercio si sono persi 244 mila lavoratori nel 2020, di cui 116 mila con contratti a tempo indeterminato, nel 2021 si sono recuperati poco meno di 50 mila unità. Tra le figure più difficili da reperire, il personale di sala, l'aiuto cuoco e il barman. La situazione, al di là della temporanea ripresa estiva, resta comunque preoccupante in alcune delle città d'arte, per il turismo d'affari e per le agenzie di viaggi e i tour operator;

              il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, aprendo i lavori del Tavolo sul Turismo nella Capitale, ha evidenziato come nel primo trimestre di quest'anno, per agevolare il ricorso agli ammortizzatori sociali si sia intervenuti con due specifiche norme a sostegno del settore turistico: l'esonero fino al 31 marzo del pagamento del contributo addizionale dovuto in caso di ricorso ai trattamenti di integrazione salariale, per i datori di lavoro che occupano fino a 15 dipendenti e le ulteriori 8 settimane di cassa, fruibili fino al 31 dicembre 2022, una volta esaurite le 13 (fino a 5 dipendenti) o 26 settimane (da 6 a 15 dipendenti) riconosciute dalla riforma ammortizzatori. Secondo il Ministro, l'estensione della Cigs anche alle imprese del turismo che occupano più di 15 dipendenti consente di dotare le imprese del settore di strumenti di gestione della crisi e dei processi di trasformazione e riorganizzazione salvaguardando i livelli occupazionali e investendo sulle competenze delle persone. Il nuovo strumento si accompagna infatti a mirate politiche attive che potranno essere attivate dalle regioni, anche avvalendosi delle risorse di Gol, ovvero dalle imprese ricorrendo ai fondi interprofessionali;

              la carenza di manodopera nel settore del turismo stagionale è dunque una questione che sarebbe originata da più fattori tra i quali vanno evidenziati prioritariamente la qualità del reclutamento e la qualità del lavoro, temi profondamente intrecciati e riguardanti, tra l'altro, la cultura d'impresa;

              porre al centro il lavoro per migliorare la situazione di milioni di addetti del settore, garantendo loro diritti e tutele, per approdare ad una nuova normalità, ad un lavoro nuovo e ad un nuovo modello di filiera più sostenibile e responsabile con l'obiettivo di determinare, anche attraverso il rinnovo dei Contratti Nazionali, le condizioni per un'occupazione stabile, regolare e dignitosa può essere la via per dare al settore stabilità e prospettive;

              anche il settore dell'agricoltura sta registrando un disallineamento tra l'offerta di occupazione, soprattutto di tipo stagionale, e la forza lavoro del Paese, tanto che, secondo i dati del Consiglio per la ricerca in agricoltura l'analisi dell'economia agraria (CREA), nel 2020 la quota dei lavoratori agricoli stranieri hanno rappresentando circa un quinto della forza lavoro complessiva, confermando una tendenza incrementale registratasi nell'ultimo ventennio;

              da questo punto di vista, appare centrale il tema di una migrazione legale a fronte dell'invecchiamento della popolazione, della riduzione della popolazione in età lavorativa e della sostenibilità dei sistemi previdenziali. I nostri territori, le nostre imprese stimolano a costruire progetti di qualificazione professionale promossi dalle stesse aziende italiane, in linea con le esigenze di un moderno mercato del lavoro;

              in tale contesto riveste una importanza centrale la prosecuzione e l'implementazione della funzionalità e dell'efficacia della rete del lavoro agricolo di qualità, di cui all'articolo 6, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, quale strumento per favorire la buona occupazione nel settore agricolo, per il contrasto dello sfruttamento e la precarietà dei lavoratori, nonché per la difesa delle tante imprese agricole che applicano regolarmente i contratti nazionali sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentativi, dalla concorrenza sleale di chi viola l'ordinamento e la contrattazione nazionale;

              altrettanto rilevante è la prosecuzione dell'attuazione del Piano triennale di contrasto al Caporalato attraverso lo sviluppo di un apposito sistema informativo per lo scambio di dati e informazioni, i fabbisogni di manodopera, sulla base del calendario delle colture, e altri elementi per la pianificazione, gestione e monitoraggio del mercato del lavoro agricolo, quali la qualità e la quantità del lavoro in agricoltura, per la definizione di indicatori sullo sfruttamento del lavoro in agricoltura;

              su tale fenomeno, appare utile ricordare l'approfondito lavoro svolto dalle Commissioni XI e XIII della Camera dei deputati, nel corso della presente legislatura, con un'apposita indagine conoscitiva, recuperando in particolare le conclusioni e gli indirizzi approvati nella seduta del 12 maggio 2021;

              tra le misure già intraprese va ricordata l'emanazione del decreto 29 marzo 2022 del Ministro del lavoro e delle politiche sociali per il riparto delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la missione 5 – Inclusione e coesione, componente M5C2 – infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore, ambito di intervento 2 Rigenerazione urbana e housing sociale investimento, investimento 2.2. a Piani urbani integrati, finalizzato al superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura. Un intervento che potrà avvalersi di uno stanziamento di 200 milioni di euro;

              dopo la pandemia e le relative restrizioni che hanno rallentato la produzione e la movimentazione dei prodotti agricoli, la guerra in Ucraina sta producendo strascichi commerciali ed economici, sia diretti che indiretti, aggravando la situazione del settore agricolo, danneggiato dall'aumento dei costi energetici, dal blocco delle importazioni e da un rialzo generalizzato dei prezzi di mangimi, colture proteiche e fertilizzanti. Senza contare la siccità, che da diversi mesi, specie nelle regioni del Nord e in parte del Centro, sta mettendo a dura prova la produzione agricola;

              l'attuale crisi internazionale congiunturale può determinare in un'azienda agricola su dieci l'incapacità di far fronte alle spese dirette necessarie a realizzare un processo produttivo, estromettendole di fatto dal circuito, e almeno un terzo del totale potrebbe chiudere il 2022 con reddito negativo;

              la «condizionalità sociale» ha rappresentato uno degli aspetti più innovativi e qualificanti della riforma della Politica agricola comune post 2023, che si dota di una propria «dimensione sociale» che potrà contribuire in futuro a garantire la qualificazione in chiave etica delle modalità di erogazione delle risorse pubbliche di sostegno della Pac alle aziende agricole. Si è affermato un principio fondamentale e cioè che le aziende che non rispettano i contratti e la legislazione in materia di condizioni di lavoro non potranno più ricevere gli aiuti comunitari;

              i sindacati hanno formalmente chiesto di introdurre la condizionalità sociale della Pac a partire dal 1° gennaio 2023 attraverso l'immediata attivazione di un gruppo di lavoro composto delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative per la definizione delle procedure e delle modalità di applicazione della condizionalità sociale con particolare riguardo al campo di applicazione, alle modalità di calcolo e all'entità delle conseguenze amministrative previste, alle modalità di interazione e coordinamento tra gli organismi preposti al controllo dell'applicazione degli obblighi della condizionalità sociale egli organismi pagatori nazionali e regionali, l'attivazione del suddetto gruppo di lavoro risulta coerente con quanto disposto dall'articolo 14 del regolamento (UE) 2115/2021, che prevede che in merito alla condizionalità sociale gli Stati membri consultino «le pertinenti parti sociali nazionali» per la definizione di quanto previsto nei propri piani strategici della Pac;

              alla luce di tali processi strategici, pensare che i problemi di carenza di manodopera in tali settori economici possano essere determinati dall'introduzione della misura di contrasto della povertà quale il reddito di cittadinanza, non solo non ha rapporto con la realtà, ma equivale ad avallare un modello di impresa orientata esclusivamente alla contrazione dei costi, che dequalificherebbe l'offerta del nostro Paese e che pregiudicherebbe le prospettive di sviluppo e rafforzamento di tali comparti;

              a tale riguardo appare utile ricordare alcuni dati, quali quelli dell'Osservatorio su reddito e pensione di cittadinanza, aggiornati al 15 marzo 2022, dai quali si evince che i nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC ammontavano a 1.413.241, con 3.145.407 persone coinvolte e un importo medio erogato a livello nazionale di 564,76 euro. La distribuzione per aree geografiche vede 600.425 beneficiari al Nord, 441.334 al Centro e 2.103.648 nell'area Sud e Isole;

              parimenti, i beneficiari soggetti al Patto per il lavoro equivalgono a meno del 40 per cento del totale dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Mentre, secondo l'analisi Anpal, «oltre il 72,6 per cento dei beneficiari ha conseguito al massimo un titolo dell'istruzione secondaria inferiore, mentre un quarto dei beneficiari è in possesso di titolo corrispondente al diploma di scuola secondaria superiore»;

              a conferma dell'inattendibilità di tali teorie ci sono anche le recenti parole del Presidente di Federalberghi, di Torino, Fabio Borio, che ha chiarito come la mancanza personale dipenda da un problema di formazione e professionalizzazione dei lavoratori rispetto alle attuali esigenze, facendo tornare i lavoratori a innamorarsi del settore del turismo, e non dal reddito di cittadinanza;

              ovviamente anche le disposizioni del reddito di cittadinanza possono essere oggetto di revisione e miglioramento, dopo quanto già fatto con la scorsa legge di bilancio. In tale ottica appare opportuno riprendere l'analisi e le proposte emerse, lo scorso novembre, dal Comitato scientifico, presieduto dalla Professoressa Saraceno, sia per quanto concerne la cumulabilità del reddito da lavoro con il trattamento, sia con riferimento retribuzione accettabile, rimodulandola in base all'orario di lavoro per tenere conto anche di occupazioni part time, nonché per quanto concerne il concetto di congruità dell'offerta di lavoro;

              per quanto riguarda in particolare in settore del turismo non si può non ricordare l'impatto della pandemia sulla composizione della forza lavoro, che ha comportato, per tante posizioni lavorative, determinando una vera e propria destrutturazione del comparto, orientando molti lavoratori verso altre occupazioni e altri settori economici. Così come, da un lato, l'incremento molto significativo del numero delle imprese nei settori del turismo e della ristorazione e, dall'altro, la progressiva riduzione della popolazione giovanile under 35, che negli ultimi 10 anni si è ridimensionata di oltre un milione di unità; un fenomeno che ha riguardato particolarmente le regioni del mezzogiorno, storico bacino del lavoro stagionale. Dinamiche che stanno interessando anche altri Paesi europei e che ci dicono che un gran numero di donne e uomini, in particolare i più giovani, nel post pandemia hanno cambiato lavoro abbandonando molte delle occupazioni di cui oggi si lamenta mancata copertura;

              ad incidere su tali tendenze non può non ricordarsi anche l'effetto delle disposizioni che hanno modificato il regime della Naspi che, per quanto concerne i lavoratori stagionali, finiscono per compromettere la continuità di reddito di molti lavoratori per lunghi periodi dell'anno, rendendo meno attrattive tali attività lavorative;

              altresì una riflessione merita il tema della proliferazione, nei settori in questione così come nella generalità dei comparti economici, dei contratti nazionali «pirata», sottoscritti da organizzazioni di comodo e che, pur coprendo pochissimi lavoratori, spesso presentano condizioni contrattuali peggiorative, con importi sotto i minimi dei contratti di riferimento e che producono un danno economico ai dipendenti e penalizzano le aziende sane sul versante del dumping contrattuale;

              allo stesso modo, preoccupa il dato che emerge dall'ultimo rapporto disponibile dell'Ispettorato del lavoro, del 2020, che evidenzia come sulle circa 9.500 ispezioni effettuate nelle aziende della ristorazione e dei servizi di alloggio, in oltre il 73 per cento dei casi siano emerse irregolarità,

impegna il Governo:

1) a rafforzare, d'intesa con le regioni, i percorsi di formazione per formare profili e competenze da immettere nei settori di cui in premessa, con particolare riguardo per quanto concerne la gestione del programma Gol e l'aggiornamento dei cataloghi di formazione;

2) a favorire l'attivazione di apposite piattaforme informatiche, coordinando le iniziative già assunte da Anpal e Agea e degli altri attori interessati, in primo luogo i centri per l'impiego, al fine di favorire l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro, anche stagionale;

3) ad adottare specifiche iniziative normative volte a far emergere in detti settori il lavoro irregolare, con benefìci per i lavoratori e per le imprese, nonché per il sostegno della contrattazione collettiva sottoscritta dalle organizzazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale, anche prevedendo meccanismi di premialità aggiuntiva per le imprese che vi aderiscono;

4) ad adottare iniziative per rivedere la disciplina della indennità mensile di disoccupazione (Naspi) applicabile ai lavoratori stagionali, superando l'attuale meccanismo di calcolo di durata del trattamento, che finisce per lasciare troppi lavoratori senza alcuna forma di sostegno del reddito per lunghi periodi dell'anno;

5) ad adottare iniziative per rivedere la disciplina del reddito di cittadinanza con riferimento ai settori di cui in premessa secondo le indicazioni del Comitato scientifico, istituito con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, del 15 marzo 2021, in particolare per quanto concerne la cumulabilità del reddito da lavoro con il trattamento, il concetto di retribuzione accettabile, rimodulandola in base all'orario di lavoro per tenere conto anche di occupazioni part time, nonché per quanto la congruità dell'offerta di lavoro;

6) a valutare la possibilità di sperimentare, nelle forme concordate con le parti sociali, l'introduzione del salario minimo nei settori di cui in premessa;

7) al fine di favorire l'avvicinamento dei giovani ai settori di cui in premessa, a promuovere, per quanto di competenza, nell'ambito della definizione delle linee guida condivise in materia di tirocini diversi da quelli curriculari, di cui all'articolo 1, comma 721, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, apposite previsioni che tengano conto delle peculiarità di detti settori, anche alla luce della particolare congiuntura economico-internazionale, nonché l'adozione di specifiche misure di sostegno per le imprese che attivano i tirocini;

8) a proseguire e implementare la funzionalità e l'efficacia della rete del lavoro agricolo di qualità, di cui all'articolo 6, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, quale strumento per favorire la buona occupazione nel settore agricolo, per il contrasto dello sfruttamento e la precarietà dei lavoratori, nonché per la difesa delle tante imprese agricole che applicano regolarmente i contratti nazionali sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentativi dalla concorrenza sleale del dumping contrattuale;

9) a proseguire nell'attuazione del Piano triennale di contrasto al caporalato attraverso lo sviluppo di un apposito sistema informativo per lo scambio di dati e informazioni, contenente il calendario delle colture, i fabbisogni di manodopera, sulla base del calendario delle colture, e altri elementi per la pianificazione, gestione e monitoraggio del mercato del lavoro agricolo, quali la qualità e la quantità del lavoro in agricoltura, per la definizione di indicatori sullo sfruttamento del lavoro in agricoltura;

10) a dare seguito, con le opportune iniziative, anche di carattere normativo, alle conclusioni e agli indirizzi approvati, nella seduta del 12 maggio 2021, dalle Commissioni XI e XIII della Camera dei deputati, dell'apposita indagine conoscitiva, sul fenomeno del cosiddetto «caporalato» in agricoltura;

11) a rivedere ed aggiornare il «decreto flussi», in particolare per la parte relativa ai lavoratori stagionali, alla luce delle problematiche ricordate in premessa, tenendo conto delle esigenze delle imprese del comparto agricolo e agroalimentare, alla luce delle prossime scadenze del calendario delle colture;

12) a favorire la collaborazione tra le aziende agricole e agroalimentari con gli istituti formativi di settore, al fine di favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro qualificata;

13) al fine di migliorare la trasparenza del mercato del lavoro del settore agricolo e di favorire le imprese che garantiscono lavoro dignitoso in agricoltura, la formazione professionale della manodopera agricola, anche sui principi fondamentali e diritti sul lavoro e la condivisione di buone pratiche, a formalizzare l'introduzione della condizionalità sociale della Pac a partire dal 1° gennaio 2023 nella versione definitiva del Piano strategico nazionale (Psn), che sarà trasmesso dal Governo a Bruxelles, delineando, con il contributo delle parti sociali, i processi relativi alla definizione dei vari aspetti applicativi della condizionalità sociale, attraverso specifici tavoli tecnici;

14) a valutare l'opportunità dell'utilizzo della Cisoa nel settore della pesca, nonché ad adottare iniziative per assicurare ai lavoratori agricoli le tutele assistenziali e previdenziali già previste in caso di calamità naturali («trascinamento delle giornate»), estendendole anche ad altri fenomeni distruttivi della produzione e dell'occupazione, quali quelli straordinari che stanno condizionando attualmente il comparto.
(1-00677) «Bonomo, Mura, Incerti, Cenni, Benamati, Viscomi, Avossa, Carla Cantone, Cappellani, Critelli, D'Elia, Frailis, Gribaudo, Lacarra, Lepri, Gavino Manca, Nardi, Serracchiani, Soverini, Zardini».


      La Camera,

          premesso che:

              in attuazione della Convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989, ratificata ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176, la legislazione italiana deve stabilire disposizioni normative per la tutela dei minori dagli effetti lesivi derivanti da uso improprio delle reti sociali telematiche e dallo sfruttamento delle loro immagini nonché per la protezione dei loro dati personali, con particolare riguardo all'interesse superiore del minore sancito dall'articolo 3 della medesima Convenzione;

              l'analisi di recenti vicende di cronaca, sempre più spesso riguardanti i minori e i giovanissimi, come risultato, in particolare, della moda, nata negli ultimi anni, di lanciare pericolose sfide (cosiddette challenge) sulle reti sociali telematiche (Tik Tok, Facebook o Instagram), fa emergere un quadro lampante della mancanza di adeguati strumenti di tutela che consentano una corretta e sicura fruizione di internet e delle reti sociali telematiche da parte dei minori, in quanto le tutele esistenti sono più finalizzate a perseguire le eventuali violazioni postume che a prevenire eventi tragici;

              a riprova di ciò, l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza nel documento denominato «La tutela dei minorenni nel mondo della comunicazione», pubblicato il 21 dicembre 2017, elaborato dal Gruppo di lavoro sulla tutela dei minorenni nel mondo della comunicazione, attivato nell'ambito della Consulta delle associazioni e delle organizzazioni, istituita e presieduta dalla citata Autorità, già segnalava che «La complessità della rete, ubiqua e pervasiva, ci mette di fronte al costante pericolo di essere sempre un passo indietro rispetto alle emergenze e alle problematiche che scaturiscono dall'evolversi delle tecnologie digitali, nonostante l'attento e continuo aggiornamento legislativo e l'affinamento delle tecniche investigative e repressive.»;

              come si considera normale e scontato insegnare ad un bambino a camminare aiutandolo a muovere i primi passi in una situazione sicura, altrettanto si dovrebbe prevedere per i minorenni che compiono «i primi passi» nell'ambiente digitale;

              in tale contesto, il ruolo dell'educazione è il punto dal quale partire per una piena tutela del minorenne nell'ambiente digitale, verso un utilizzo più critico, riflessivo e creativo di tali strumenti che sostenga la crescita di bambini e ragazzi;

              è anche necessario considerare – a fronte dei pericoli innegabili che vi sono nella rete per i più piccoli, non avendo ancora gli stessi piena consapevolezza dei rischi o delle conseguenze personali o per gli altri in cui possono incorrere – che, nell'era digitale, internet e le reti sociali telematiche si rivelano, se correttamente usati, un prezioso strumento di comunicazione e di possibilità di confronto con differenti realtà. Tali pregi sono emersi, per esempio, nel corso della pandemia di COVID-19, durante la quale, grazie alla tecnologia, ai processi di digitalizzazione e alla presenza di internet e delle varie piattaforme sociali è stato possibile mantenere vivi i contatti umani e costante l'accessibilità alle informazioni;

              a fronte della bontà dello strumento in esame è necessario – allo scopo di evitare altri tragici eventi – integrare quanto prima il quadro normativo vigente, riservando una maggior attenzione al bilanciamento di diversi diritti fondamentali, quali la tutela dei minori nell'ambito dell'uso sicuro delle tecnologie dell'informazione, il diritto all'informazione e la libertà di espressione, la possibilità per i genitori di svolgere congiuntamente il loro diritto e dovere di proteggere e di educare i figli e il diritto dei minori di essere protetti da sfruttamento e abusi sessuali;

              inoltre, come previsto dalla stessa Convenzione sui diritti del fanciullo, che sul tema evidenzia la necessità di declinare il tema della tutela dei bambini e dei ragazzi non solo in termini di protezione giuridica, ma anche di prevenzione, di promozione e soprattutto di partecipazione attiva dei bambini e dei ragazzi, è più che mai necessario costruire nuovi percorsi formativi che, tenendo conto dell'età evolutiva del bambino e delle suggestioni in cui lo stesso può incorrere, guidino i più piccoli nell'uso di internet e gli forniscano gli strumenti necessari a riconoscere e a evitare i rischi che lo stesso presenta;

              altrettanto preoccupante è il fenomeno, che il legislatore deve prendere in considerazione, dei cosiddetti «baby influencer». Su YouTube, Instagram e Tik Tok essi sono delle star, emulati dai loro coetanei e corteggiati dai brand; si tratta di bambini e di ragazzi seguiti sui loro profili sociali digitali da milioni di follower che visualizzano, commentano e condividono ogni loro post, video e fotografia; nel caso di minorenni spesso sono gli stessi genitori che creano profili sociali digitali per i loro figli;

              si tratta di piccole celebrità delle reti sociali telematiche che, pur avendo un importante seguito on line, sono a tutti gli effetti dei lavoratori e, prima ancora, sono dei minorenni e, pertanto, come tali devono essere tutelati;

              purtroppo, nonostante i limiti di età previsti dalle varie piattaforme digitali, la presenza di bambini è molto alta;

              minori e reti sociali telematiche sono un binomio vincente, ma è necessario valutare come sia tutelata la privacy dei più piccoli e come sia regolamentato quello che per i baby influencer è diventato un vero e proprio lavoro, un fenomeno sempre più in espansione e per il quale nessuno Stato ha previsto una normativa adeguata;

              in Italia e all'estero, questi video sono oggetto di grande popolarità, soprattutto tra i più giovani, e rappresentano, ormai, non solo una seria questione sociale, ma anche una rilevante questione economica e finanziaria, sia per le famiglie dei bambini, che a volte ne traggono un reddito significativo, sia per i brand, che vedono questi video come una nuova opportunità pubblicitaria. La legge deve intervenire per quanto concerne le conseguenze di tale esposizione mediatica sullo sviluppo psicologico di questi bambini. È necessario, dunque, che i bambini siano protetti da ogni forma di sfruttamento che possa essere pregiudizievole per il loro benessere, tenendo conto anche delle future reazioni degli stessi soggetti, quando saranno diventati maggiorenni, al materiale pubblicato senza il loro consenso;

              coerentemente con quanto osservato, il legislatore deve porsi l'obiettivo di preservare i minori, il futuro del nostro Paese, da tale esposizione o sovraesposizione dei loro dati personali e dai conseguenti danni che possono danneggiare il loro sano sviluppo psico-fisico;

              crescente preoccupazione, segnalata anche da recenti analisi statistiche condotte, tra gli altri, da Save the Children e Telefono Azzurro, è destata, altresì, in Europa e nel mondo, dall'esposizione dei bambini a contenuti pornografici. I bambini, in alcuni casi molto piccoli, vedono e condividono contenuti pornografici a casa, a scuola, con gli amici del vicinato o online. Non è raro che i bambini scoprano accidentalmente, senza cercarlo realmente, contenuti pornografici su dispositivi digitali, in quanto l'ambiente internet, molto poco regolamentato, consente la diffusione di contenuti pornografici e di violenza sessuale;

              invero, si registra profonda preoccupazione per l'esposizione senza precedenti dei bambini alle immagini pornografiche, che danneggiano il loro sviluppo mentale e fisico. Questa esposizione aumenta il rischio di costruire stereotipi di genere dannosi, dipendenza dalla pornografia e relazioni sessuali precoci malsane e porta a difficoltà nello stabilire relazioni equilibrate e rispettose in seguito;

              l'esposizione precoce alla pornografia offusca i confini della normale curiosità sulla sessualità e sui comportamenti socialmente accettabili e mina il rispetto della dignità umana, della privacy e dell'integrità fisica. Le forze dell'ordine stanno segnalando un picco impressionante di casi di comportamenti sessuali dannosi da parte di bambini;

              è stato rilevato, con preoccupazione, che negli ultimi decenni lo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha offerto a tutti gli utenti di Internet, compresi i bambini, la possibilità di accedere facilmente a una quantità quasi illimitata di contenuti pornografici. Anche se solo poche persone sostengono che sarebbe accettabile che i bambini avessero accesso alla pornografia, i mezzi e le disposizioni in atto non proteggono i bambini da contenuti dannosi. Inoltre, in assenza di un'educazione sessuale completa e adeguata all'età fornita dalla scuola o dai genitori, molti bambini cercano informazioni sulla sessualità e finiscono involontariamente su siti pornografici;

              in tal senso, il 25 aprile 2022 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Apce) ha adottato all'unanimità la Risoluzione 2429 (2022) allo scopo di invitare tutti gli Stati membri, in particolare, ad adottare misure specifiche affinché, in sintesi, tutti i dispositivi digitali integrino in modo predefinito controlli parentali di facile utilizzo e strumenti per filtrare e bloccare contenuti pornografici e combattere, così, l'esposizione dei minori a contenuti riservati agli adulti,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative normative volte a realizzare un sistema efficiente di segnalazione all'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza e al Garante per la protezione dei dati personali di situazioni di pregiudizio che coinvolgano minori legate all'uso improprio delle reti sociali telematiche o allo sfruttamento dell'immagine degli stessi minori;

2) ad assumere iniziative normative al fine di assoggettare all'autorizzazione dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza la diffusione delle immagini dei minori di età inferiore a sedici anni nelle reti sociali telematiche quando la durata totale o il numero delle immagini pubblicate superi una determinata soglia, in un periodo di tempo, normativamente stabiliti, ovvero nel caso in cui la diffusione di tali immagini determini, a beneficio del responsabile della realizzazione, della produzione e della diffusione delle stesse immagini, entrate dirette o indirette superiori a un determinato importo, stabilendo in tal caso che le entrate superiori siano versate su un conto corrente intestato al medesimo minore e che le stesse non possano essere utilizzate fino al compimento del sedicesimo anno di età da parte dello stesso minore e che, in soli casi di emergenza e in via eccezionale, una quota delle citate entrate possa essere lasciata a disposizione del legale rappresentante del minore;

3) ad assumere iniziative normative volte a demandare all'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza la formulazione di raccomandazioni ai rappresentanti legali dei minori, con riferimento ai tempi, alla durata e alla sicurezza delle condizioni di realizzazione delle immagini dei minori di età inferiore a sedici anni nelle reti sociali telematiche, ai rischi, in particolare psicologici, associati alla diffusione delle immagini, alla necessità di garantire la normale frequenza scolastica;

4) ad assumere iniziative normative volte a prescrivere ai gestori delle reti sociali telematiche l'adozione di regolamenti interni, in particolare al fine di:

          a) promuovere l'informazione degli utenti sulle disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia di rischi, in particolare psicologici, connessi alla diffusione delle immagini di minori di età inferiore a sedici anni;

          b) promuovere l'informazione e la sensibilizzazione dei minori sulle conseguenze e sui rischi derivanti dalla diffusione delle loro immagini private nelle reti sociali telematiche e sugli strumenti esistenti per garantire la protezione dei loro diritti, della loro dignità e della loro integrità morale e fisica;

          c) favorire la segnalazione, da parte dei propri utenti, di immagini di minori lesive della loro dignità e della loro integrità morale o fisica;

          d) impedire il trattamento delle immagini di minori per finalità commerciali, nonché la profilazione e la pubblicità dei dati personali di minori;

5) ad assumere iniziative normative volte a prescrivere ai gestori delle reti sociali telematiche l'acquisizione in via informatica, all'atto dell'iscrizione alle reti, del documento di identità e del codice fiscale del minore e dei suoi genitori ovvero del soggetto esercente la responsabilità genitoriale, al fine di verificare l'età anagrafica degli utenti;

6) ad assumere iniziative normative volte a prescrivere ai gestori delle reti sociali telematiche l'interruzione, su richiesta del minore di età superiore a quattordici anni, anche senza il consenso dei genitori o del soggetto esercente la responsabilità genitoriale, della diffusione delle immagini aventi ad oggetto il minore e condivise da soggetti terzi senza il consenso dello stesso minore, in particolare stabilendo che, nel caso in cui il gestore della rete sociale telematica non abbia provveduto a interrompere la diffusione delle immagini entro ventiquattro ore dal ricevimento della richiesta, il minore possa rivolgere analoga richiesta, mediante segnalazione o reclamo, al Garante per la protezione dei dati personali e che, quest'ultimo, entro quarantotto ore dal ricevimento della richiesta, debba provvedere ai sensi degli articoli 143 e 144 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196;

7) ad assumere iniziative normative volte a consentire al Garante per la protezione dei dati personali di ordinare, anche in via cautelare, ai gestori delle reti sociali telematiche la rimozione di immagini, diffuse dalle reti medesime, raffiguranti minori di età inferiore a sedici anni che ledono la dignità e integrità morale o fisica degli stessi minori, nonché di applicare specifiche sanzioni amministrative pecuniarie in caso di inottemperanza, senza giustificato motivo, al suddetto ordine;

8) a dare attuazione alla risoluzione 2429 (2022), adottata all'unanimità il 25 aprile 2022 dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Apce), assumendo specifiche iniziative normative di competenza, affinché, in particolare, tutti i dispositivi digitali integrino in modo predefinito controlli parentali di facile utilizzo e strumenti per filtrare e bloccare contenuti pornografici e combattere, così, l'esposizione dei minori a contenuti riservati agli adulti.
(1-00678) «Giarrizzo, Alaimo, Del Monaco, Martinciglio, Serritella, Fantinati, Iorio, Terzoni, Deiana, Alberto Manca, Giordano, Daga».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          nei giorni scorsi a Piombino si è tenuta una manifestazione di protesta contro il progetto di rigassificatore che il Governo intende portare avanti e che sarebbe stato affidato a Snam;

          numerosi cittadini, associazioni ambientaliste, realtà imprenditoriali, rappresentanti dei comitati locali, sindaci del territorio, partiti ed amministratori locali, di diverso orientamento politico, si sono uniti contro l'idea di far sorgere un impianto di rigassificazione galleggiante di media taglia all'interno delle nuove aree del porto commerciale di Piombino;

          l'obiettivo fissato dal Governo è quello di far entrare in funzione l'impianto a maggio del 2023; lo stesso sarebbe in grado di lavorare 5 miliardi di metri cubi di gas che verrebbe immesso nella rete di distribuzione nazionale attraverso una tubazione interrata lunga 8 chilometri;

          il ciclo di lavorazione prevede l'impiego di ipoclorito di sodio e intorno all'impianto sarebbe preclusa ogni altra attività in un raggio di circa 250 metri;

          i sindaci e i comitati territoriali si sono dichiarati contrari al progetto sia per il totale mancato coinvolgimento e confronto degli enti locali da parte del Governo che per il fatto che sia stato individuato il sito prima ancora di verificarne l'idoneità, in un territorio che faticosamente lotta per il rilancio e la riconversione economica e la realizzazione del rigassificatore potrebbe vanificare ogni sforzo compiuto in quella direzione;

          a parere dell'interrogante Piombino ha bisogno di ricevere risposte precise e concrete sul rilancio produttivo del suo sito industriale e sulle necessarie e non più rinviabili bonifiche ambientali, dal momento che su questi temi per troppi anni ai cittadini e alle cittadine di Piombino le promesse fatte dai Governi che si sono succeduti non sono quasi mai state mantenute;

          occorre estendere la produzione di energia da fonti rinnovabili, dal sole e dal vento anziché continuare a immaginare soluzione che colpiscono l'ambiente e il lavoro;

          il Ministro interrogato, individuando senza alcuna concertazione con il territorio la città toscana come sede del rigassificatore prescindendo finanche da una preventiva verifica dei requisiti tecnici del sito a ospitare la nave rigassificatrice, dovrà adesso tenere conto del dissenso espresso dalla comunità e dalle istituzioni locali e delle loro preoccupazioni circa i rischi possibili, le conseguenze sul turismo e sulle altre attività economiche, per le ricadute ambientali che la presenza di un rigassificatore comporterebbe;

          infine, la realizzazione di opere compensative per il territorio, annunciate dal Ministro interrogato, come il completamento della statale 398 con il collegamento con la città di Piombino e la realizzazione delle opere di bonifica delle aree intorno all'acciaieria riguarderebbero opere che il Governo, in passato, si era già impegnato a finanziare e sulle quali è in forte ritardo;

          gli elementi problematici posti dai soggetti che stanno promuovendo questa opposizione al progetto rigassificatore a Piombino sono seri e meritano risposte altrettanto serie e chiare, dal momento che iniziative così impattanti per il territorio non possono essere assunte senza una preventiva consultazione delle comunità locali e dei loro rappresentanti istituzionali e senza il loro necessario consenso –:

          quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per promuovere il coinvolgimento attivo delle comunità locali e dei loro rappresentanti istituzionali in merito alla realizzazione di progetti impattanti come quello della realizzazione di un rigassificatore;

          se il Governo non intenda rivalutare il progetto nel suo insieme ricercando, in accordo con i territori interessati, alternative diverse alla realizzazione di un rigassificatore galleggiante a Piombino, anche alla luce delle criticità espresse dalle stesse comunità locali circa l'inidoneità del sito date le caratteristiche e la vocazione del territorio, e tenuto conto dei rischi ambientali e delle possibili negative ricadute economiche.
(4-12440)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


      SPESSOTTO, COLLETTI e MANIERO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          Marco Mario Milanese ex ufficiale della Guardia di finanza, già deputato del Popolo delle libertà e consigliere politico dell'ex Ministro dell'economia e delle finanze Giulio Tremonti, è stato condannato a 2 anni e 6 mesi in primo grado nell'aprile del 2016, per traffico di influenze in relazione alla vicenda dello scandalo Mose di Venezia;

          successivamente la Corte di cassazione, nel 2018, ha dichiarato l'estinzione del reato per sopraggiunta prescrizione;

          l'ufficiale si era congedato dalla Guardia di finanza nel 2004 per assumere gli incarichi a lui attribuiti dall'allora Ministro dell'economia, Giulio Tremonti;

          la biografia di Marco Milanese pubblicata in rete nella piattaforma Wikipedia, inoltre, riporta innumerevoli procedimenti giudiziari a suo carico;

          il Codice dell'ordinamento Militare stabilisce che la potestà sanzionatoria prevista dalle leggi di Stato viene esercitata anche nei confronti del personale in congedo, che è sempre tenuto ad una condotta compatibile con la dignità e l'onore del grado rivestito, pur non essendo soggetto agli obblighi connessi al servizio e all'esercizio delle sue funzioni;

          all'interrogante risulta che l'ex tenente della Guardia di Finanza, Marco Milanese sia stato sottoposto alla valutazione delle condotte da lui tenute da una apposita Commissione di disciplina al fine di stabilire se esse avessero potuto portare alla perdita del grado per rimozione (ex articoli 30, 52, 70 punto 4 della legge n. 113 del 1954), cosa che, ad esempio, è avvenuta anche per l'ex generale della Guardia di finanza, Emilio Spaziante, anch'egli coinvolto nello scandalo Mose e condannato per concorso in corruzione;

          risulta che il presidente della Commissione di disciplina sia stato il generale Gioacchino Angeloni e che l'esito della stessa sia stato l'archiviazione del procedimento, cosa che appare in contrasto con il codice dell'ordinamento militare, ma anche con l'etica del comportamento al quale dovrebbero aderire, soprattutto, gli ufficiali e sottufficiali –:

          se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti esposti in premessa e se corrisponda al vero che la commissione di disciplina presieduta dal generale Angeloni si sia occupata del caso Milanese;

          se i Ministri interrogati dispongano di elementi quanto all'esisto della decisione della suddetta commissione.
(4-12447)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      CIAMPI, UBALDO PAGANO e FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          la legge 7 agosto 2015, n. 124, reca deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche;

          il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175 e successive modificazioni ed integrazioni, adottato ai sensi dell'articolo 18 della legge sopracitata, concerne il riordino della disciplina in materia di partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche anche per quanto riguarda la razionalizzazione dei criteri per le politiche retributive, finalizzati al contenimento dei costi, introducendo criteri di valutazione oggettivi, rapportati al valore anche economico dei risultati;

          nello specifico, il regolamento relativo ai compensi delle società non quotate a controllo pubblico, ai sensi dell'articolo 11, comma 6, del decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, ad oggi e dopo quasi 7 anni, non è stato però ancora emanato;

          i ritardi hanno creato e stanno creando problemi, preoccupazioni ed incertezze soprattutto negli amministratori locali; sono, infatti, circa 3200 le società controllate dallo Stato e dagli enti territoriali disciplinate dal regolamento;

          il regime transitorio previsto dal decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, in attesa del suddetto regolamento, ha di fatto consolidato un sistema che ha depauperato la capacità manageriale delle società pubbliche e conseguentemente l'attività ed i progetti delle stesse società;

          si apprende da organi di stampa che il regolamento sopracitato stia per essere emanato anche se non sarebbe stata ancora definita la tempistica per la sua pubblicazione ufficiale –:

          quali motivi abbiano causato gli attuali ritardi e quando verrà ufficialmente emanato il citato regolamento relativo ai compensi delle società non quotate a controllo pubblico.
(5-08328)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          l'isola di Gorgona, ultimo esempio di isola-penitenziario nel nostro Paese, presenta diverse problematicità legate al suo approvvigionamento energetico a causa della sua natura remota, sui costi del quale, tuttavia, si necessitano dei chiarimenti;

          la stessa, infatti, per la generazione di energia elettrica, riscaldamento invernale e produzione di acqua calda, è alimentata quasi esclusivamente da diversi gruppi elettrogeni alimentati a carburante, i quali vengono impiegati ininterrottamente per tutto l'anno, con un consumo che si aggira intorno ai 1200 litri di gasolio nel periodo estivo e ai 9000 litri per il periodo invernale, in quanto l'impianto fotovoltaico da 50 chilowatt e i diversi impianti solari termici installati, benché insufficienti a garantire l'autonomia energetica dell'isola, risultano ormai vetusti e sovente inattivi;

          inoltre, nell'ottobre del 2016, a causa di una falla apertasi in una delle cisterne contenenti il carburante, sono fuoriusciti oltre 4500 litri di gasolio, di cui circa la metà finirono in mare, comportando un ingente danno ambientale, cui venne posto rimedio dagli agenti penitenziari, i quali, già all'epoca, lamentavano delle condizioni dei serbatoi, richiedendone la loro tempestiva sostituzione;

          l'ampio e incessante utilizzo dei gruppi elettrogeni alimentati dal combustibile contenuto in cisterne oramai usurate, quindi, oltre a rappresentare un concreto rischio all'ecosistema dell'isola nel caso di futuri malfunzionamenti del sistema, rappresenta un ingente spesa di denaro pubblico, di cui, tuttavia, non se ne conosce la reale entità –:

          quali siano i costi storici annuali circa la fornitura di carburante impiegato sull'isola di Gorgona ai fini dell'approvvigionamento energetico;

          quali siano le previsioni di spesa per il 2022 ai fini del rifornimento di gasolio per l'isola di Gorgona alla luce degli attuali rincari sul carburante;

          quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di potenziare gli impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili sull'isola di Gorgona al fine di ridurre l'impiego dei gruppi elettrogeni.
(4-12431)


      CASCIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          dal combinato disposto delle norme che regolamentano la materia, si deduce la chiara previsione legislativa dell'esclusione dall'accesso al gioco con vincita in denaro per le persone minori di età;

          emerge l'estrema frammentarietà degli interventi legislativi e, in particolare, alcuni settori, come il gioco on-line, risultano ancora deregolamentati;

          il 7 marzo 2022 il Sottosegretario per l'economia e le finanze, Federico Freni, nel corso di un webinar, ha dichiarato essere stato trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri il disegno di legge delega messo a punto per il riordino del settore del gioco pubblico, le gare, il gioco online, dichiarando che in tale proposta di legge ci si propone di regolamentare il gioco online come «fenomeno del futuro», nel rispetto della tutela delle fasce deboli, contrastando il gioco illegale e assicurando l'eliminazione dei rischi connessi al disturbo da gioco d'azzardo;

          è un tema di grandissima importanza e delicatezza, anche alla luce dell'indagine promossa da «Generazioni Connesse», il Centro italiano per la sicurezza in rete guidato dal Ministero dell'istruzione e presentata in occasione del Safer Internet Day 2021, dalla quale emerge che attualmente 6 adolescenti su 10 passino, in media, più di 5 ore al giorno connessi;

          le tecnologie digitali sono ormai parte integrante della vita dei minori, in quanto strumenti di comunicazione, di relazione, di informazione, di apprendimento, di studio e altro; e ciò ancor più nell'ultimo biennio, a causa anche delle restrizioni connesse all'emergenza sanitaria derivante dalla diffusione della pandemia da COVID-19;

          alla rivoluzione digitale, d'altro canto, si collega anche l'emergere, soprattutto nei soggetti più giovani, di nuove forme di dipendenza legate all'uso della Rete;

          risulta prendere sempre più piede la Gambling Addiction (ludopatia), legata alla circostanza che sul web il gioco d'azzardo, complici le caratteristiche tipiche del mezzo informatico, che lo rendono difficile da controllare e, allo stesso tempo, capace di assicurare illimitate possibilità di gioco, ha trovato nella Rete un nuovo mercato che attrae sempre più i minori;

          i giochi on-line con vincite in denaro, tuttavia, oltre ad essere vietati dalla legge e a costituire vere e proprie ipotesi di reato, espongono i minori a rischi che, per età e maturità, non sono in grado di gestire, e, d'altra parte, il fenomeno sta dilagando proprio tra gli adolescenti, che trovano nel gioco virtuale con vincite in denaro una risposta alle esigenze tipiche di quel tratto dell'età evolutiva caratterizzato dalla transizione dallo stato infantile a quello di individuo adulto;

          dinanzi al dilagare del fenomeno, non sono apparse sufficienti le misure sino ad ora adottate;

          gli utenti minorenni del web sono esposti, pertanto, a gravi rischi, finché la materia non sarà adeguatamente regolamentata;

          si deve ritenere necessario, dunque, contrastare i rischi dell'offerta di gioco con vincita in denaro in rete, per i minori, mediante più stringente regolazione della materia, attraverso la specificazione dell'obbligo per tutte le figure a vario titolo operanti nella filiera del sistema gioco di predisporre sistemi tecnici volti all'identificazione degli utenti e al controllo dei dati anagrafici e fiscali di una previsione espressa di precise responsabilità civili/penali dei fornitori di servizi;

          appare urgente che l'Agenzia delle accise dogane e monopoli a ciò preposta verifichi e regolamenti in concreto le modalità di realizzazione tecnica con le quali i soggetti titolari delle concessioni di cui all'articolo 24, comma 17, della legge n. 88 del 2009, attuino i citati obblighi di legge, anche di concerto con altri organismi –:

          quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per garantire il pieno rispetto degli obblighi previsti dal citato articolo di legge.
(4-12437)


      BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          il decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, della legge 21 febbraio 2014, n. 9, istituisce e disciplina il credito di imposta in favore delle imprese che investono in attività di ricerca e sviluppo;

          l'agevolazione è applicabile per gli investimenti effettuati fino al 31 dicembre 2020, è commisurata, per ciascuno dei periodi agevolati, all'eccedenza degli investimenti rispetto alla media dei medesimi investimenti calcolati secondo specifici criteri;

          nel corso degli anni la disciplina è stata oggetto di modifiche normative. Al fine di continuare a incentivare la spesa delle imprese italiane in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, l'articolo 1, comma 45, della legge n. 234 del 30 dicembre 2021 (cosiddetta legge di bilancio 2022) proroga, con un quadro piuttosto articolato, il credito d'imposta di cui all'articolo 1, commi 198 e seguenti della legge n. 160 del 27 dicembre 2019 (legge di bilancio 2020), ferma restando la disciplina di base dell'agevolazione;

          a seguito della pluralità di interventi del legislatore, dell'Agenzia delle entrate e del Ministero dello sviluppo economico susseguitisi nel tempo e la legittimità dei controlli, andrebbe comunque salvaguardata la finalità della norma, che mira a sostenere la crescita e lo sviluppo delle imprese;

          le imprese che intendono avvalersi del credito d'imposta in esame hanno l'onere di predisporre una relazione tecnica illustrativa del progetto o dei progetti di ricerca e sviluppo intrapresi, del loro avanzamento e di tutte le altre informazioni rilevanti per l'individuazione dei lavori ammissibili alla agevolazione;

          le attività di controllo sono affidate all'Agenzia delle entrate, ai sensi dell'articolo 7, comma 1, del decreto ministeriale 27 maggio 2015, che svolge l'attività di controllo sulla base dell'apposita documentazione contabile certificata. Ai sensi del successivo articolo 8, comma 1, ai fini della corretta fruizione del credito di imposta, l'Agenzia delle entrate, nell'ambito dell'attività di controllo, verifica la sussistenza delle condizioni richieste dalla disciplina agevolativa, nonché l'ammissibilità delle attività e dei costi sulla base dei quali è stato determinato il credito di imposta. Nel caso in cui si rendano necessarie valutazioni di carattere tecnico in ordine all'ammissibilità di specifiche attività ovvero alla pertinenza e congruità dei costi sostenuti, l'Agenzia delle entrate richiede al Ministero dello sviluppo economico di esprimere il proprio parere;

          da segnalazioni pervenute e da articoli di stampa, si apprende che l'Agenzia delle entrate effettua pressanti attività di controllo nei confronti delle imprese che si sono avvalse del credito d'imposta per spese relative ad attività di ricerca e sviluppo. I funzionari del fisco, oltre a controllare l'effettività dell'attività di ricerca e sviluppo, al fine di contestarne l'eventuale inesistenza, puntano a sindacare anche la spettanza nel merito della detrazione in esame;

          molte Commissioni tributarie, soprattutto alla luce del fatto che l'attività di controllo si conclude spesso con la contestazione che i progetti svolti non presentano le caratteristiche richieste dalla normativa per poter accedere al credito d'imposta, sono state investite di ricorsi contro le ingiunzioni di pagamento emesse dall'amministrazione finanziaria;

          i giudici di merito sono giunti alla conclusione che per poter esprimere un giudizio sulla sussistenza dei requisiti per ottenere il credito d'imposta relativo all'attività di ricerca e sviluppo, l'Agenzia delle entrate deve necessariamente richiedere il parere al Ministero dello sviluppo economico –:

          se il Governo non ritenga doverosa e necessaria un'iniziativa volta a risolvere la questione legata ai controlli sulla sussistenza dei requisiti per ottenere il credito d'imposta relativo all'attività di ricerca e sviluppo, ovvero a chiarire quali siano gli ambiti di intervento rispettivamente della Agenzia delle entrate e del Ministero dello sviluppo economico.
(4-12438)


      BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

          con il cosiddetto decreto-legge «Sostegni bis» (n. 73 del 2021) si è ampliata la platea degli under 36 che possono accedere a mutui per l'acquisto della prima casa («Fondo Gasparrini»), attraverso la garanzia dell'80 per cento di Consap del prestito e cancellando le imposte di registro e ipotecarie;

          rientrano in questo doppio benefit gli under 36 (anche le coppie di cui almeno uno dei due risponda al requisito anagrafico) con un reddito Isee inferiore ai 40 mila euro che richiedono un mutuo finalizzato all'acquisto dell'abitazione principale per un importo massimo di 250 mila euro;

          tale misura è stata molto apprezzata dai giovani e dal mercato: secondo l'Osservatorio MutuiOnline, i «mutui giovani» sono passati dallo spiegare il 28 per cento delle nuove erogazioni di mutui del secondo trimestre 2021 a oltre il 37 per cento del primo trimestre 2022 e rappresentavano il 45 per cento delle richieste del primo trimestre 2022;

          per questi mutui, la normativa prevede il rispetto di un Teg (Tasso effettivo globale) massimo per i mutui a tasso fisso calcolato trimestralmente dalla Banca d'Italia sulla base dei tassi medi (cosiddetti Tegm) delle erogazioni avvenute nel penultimo trimestre precedente (ultimo trimestre disponibile);

          per il primo trimestre 2022 tale limite (calcolato sulla base dei dati del terzo trimestre 2021) era previsto all'1,96 per cento mentre per il trimestre corrente, dal 1° aprile al 30 giugno, tale limite (calcolato sulla base dei dati del quarto trimestre 2021) è previsto allo 1,99 per cento, in aumento solo dello 0,03 per cento;

          le banche prezzano i mutui a tasso fisso sulla base dei tassi di mercato Eurirs; questi ultimi sono aumentati di oltre un punto percentuale da inizio anno ed oggi le banche sono chiamate a dover rispettare un vincolo del costo totale dei «mutui giovani» Consap per i propri clienti definito sulla base un Teg che fa riferimento a tassi del quarto trimestre 2021 e che sono aumentati solo dello 0,03 per cento, situazione insostenibile per gli istituti finanziari;

          le banche, infatti, nel trimestre corrente stanno fortemente limitando la promozione e la raccolta di nuove richieste di mutuo per questo segmento: a oggi, a quanto consta all'interrogante, solo due banche, su oltre 280 che avevano volontariamente aderito all'accordo, risultano promuovere le offerte a tasso fisso per i giovani under 36 (ovvero Intesa Sanpaolo e Banca Popolare Pugliese);

          data la insostenibilità economica già in essere causata dal vincolo di costo di cui sopra e dato che l'aumento dei tassi Eurirs nei prossimi 24 mesi continuerà probabilmente ad essere più rapido dell'aumento del Teg, si potrebbe determinare la cancellazione definitiva della già limitata offerta di mutui a tasso fisso under 36 con garanzia Consap, con il conseguente raffreddamento di una delle misure di inclusione giovanile di maggiore successo lanciate nel 2021 –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza della menzionata fattispecie;

          se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, nel primo provvedimento utile, per non paralizzare il mercato e preservare un importante strumento di inclusione sociale, prevedendo che il Tasso effettivo globale (Teg) proposto dalle banche alla clientela possa eccezionalmente risultare superiore al Tasso effettivo globale medio (Tegm) a condizione che tale Teg sia non superiore al tasso di riferimento di mercato aumentato dell'1,00 per cento.
(4-12446)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


      DORI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          da recenti notizie di stampa si apprende che presso il Tribunale di Bergamo, da circa tre mesi, l'impianto di condizionamento e di ricambio dell'aria sarebbe spento a causa di un guasto;

          i magistrati, il personale amministrativo e l'utenza del Tribunale di Bergamo si trovano, quindi, ad accedere e a lavorare in locali ove le temperature sono eccessive e insostenibili;

          a causa di tale disservizio il 21 giugno 2022, il giudice dottoressa Donatella Nava, durante lo svolgimento delle udienze, ha accusato un malore per il quale è stato necessario chiamare il soccorso ospedaliero;

          lo stesso giorno, la seduta del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Bergamo si è dovuta svolgere presso la sede dell'Ordine dei commercialisti, in quanto, come affermato dal presidente del Coa di Bergamo avvocatessa Francesca Pierantoni, gli uffici giudiziari non garantiscono l'adozione di misure idonee ad assicurare la sicurezza dei luoghi di lavoro;

          tale situazione coinvolge purtroppo la quasi totalità delle strutture giudiziarie italiane;

          solo a titolo esemplificativo, secondo notizie di stampa analoghi problemi di malfunzionamento degli impianti di climatizzazione e di caldo opprimente si sarebbero registrati nei giorni scorsi presso il Tribunale di Taranto, presso il Tribunale penale di Palmi e presso gli uffici giudiziari del Nuovo Palazzo di Giustizia e del Centro direzionale di Napoli;

          la problematica coinvolge sia il personale operante presso gli uffici giudiziari, sia i magistrati, sia gli avvocati, sia i cittadini che accedono ai palazzi di giustizia, che rappresentano il luogo ove i diritti degli individui devono essere tutelati –:

          se il Ministro interrogato sia al corrente dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno predisporre una ricognizione generale dei sistemi di aria condizionata presso tutti i tribunali italiani, condizione necessaria per un regolare svolgimento delle attività giudiziarie nel periodo estivo.
(3-03044)

Interrogazioni a risposta scritta:


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          è giunta all'attenzione dell'interrogante la notizia di un'ulteriore vile aggressione ai danni della Polizia penitenziaria;

          l'atto violento è stato perpetrato da parte di una detenuta nel reparto femminile della Casa Circondariale di Pisa, la quale, assegnata all'istituto da soli quattro giorni, ha fin da subito creato problemi all'interno dello stesso;

          il 22 giugno 2022, ricoverata presso il reparto Sai, senza alcun motivo ha brutalmente colpito l'agente che al momento la stava gestendo, rendendosi necessario inviare l'aggredita nel pronto soccorso cittadino a causa delle percosse subite, dove è stata dichiarata guaribile in sette giorni;

          secondo quanto riferito dalle organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria, il carcere toscano risulta essere divenuto quasi completamente ingestibile, con continue aggressioni dei detenuti nei confronti degli agenti in servizio, i quali non riescono a svolgere le proprie mansioni in sicurezza e tranquillità;

          nonostante le numerose denunce circa l'assenza totale di direttive da parte dei vertici dell'istituto, ai membri della Polizia penitenziaria del carcere pisano non è pervenuta alcuna risposta, lasciando, di fatto, gli agenti completamente abbandonati a se stessi;

          come spesso denunciato dall'interrogante, la situazione legata alla gestione degli istituti penitenziari italiani ha raggiunto da tempo un livello di degrado assolutamente inaccettabile, con uno Stato fin troppo concentrato alle esigenze dei detenuti e molto poco solerte nel dare sostegno concreto agli agenti della Polizia penitenziaria, ai quali, nelle loro più rosee previsioni, non rimane che sperare di tornare illesi nelle proprie abitazioni a fine servizio –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di risolvere le criticità riguardanti la Casa Circondariale di Pisa.
(4-12429)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          gli episodi di violenza nei confronti degli agenti del Corpo di Polizia penitenziaria continuano inesorabilmente a susseguirsi senza tregua;

          nel giorno del 22 giugno 2022, nella casa circondariale di Ivrea, un detenuto di origini marocchine, già in regime di isolamento cautelare per aver completamente distrutto la camera di pernotto, si è reso artefice, per la terza volta in pochi giorni, di un gravissimo episodio violento: all'interno dell'infermeria dell'istituto, in preda ad un eccesso d'ira, ha dapprima ribaltato il computer del medico, colpendo successivamente al fianco l'agente intervenuto sul posto;

          richiamati dai forti rumori della colluttazione, altri due agenti intervengono repentinamente, venendo anch'essi conseguentemente colpiti con furia dal detenuto;

          una volta sedata l'aggressione, due agenti vengono tradotti in ospedale per le necessarie cure mediche, mentre il Sovrintendente di sorveglianza, benché anch'egli colpito da recluso nel tentativo di fermarlo e bisognoso di assistenza medica, è rimasto in servizio al fine di non lasciare scoperto il turno di servizio, essendovi un'annosa e grave carenza di personale all'interno del carcere;

          il ristretto, nonostante fosse stato più volte segnalato al competente Provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per un suo trasferimento a causa dei ripetuti episodi di violenze da lui perpetrati, continua a permanere nell'istituto di Ivrea, permettendo in tal modo la prosecuzione di atti come quelli sopraindicati, la cui frequenza, secondo quanto affermato dagli agenti, è oramai di cadenza quasi quotidiana;

          quella delle aggressioni a danno degli agenti di Polizia penitenziaria, come evidenziato numerose volte dall'interrogante in diverse interrogazioni, è un fenomeno di cui lo Stato, nella totale assenza di interventi rapidi ed efficaci, dimostra totale disinteresse nei confronti delle esigenze dei nostri uomini e donne in divisa, i quali, spesso in assenza di strumentazioni adeguate o, come nel caso in oggetto, in forte carenza di organico, mantengono la legalità all'interno degli istituti penitenziari italiani –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di porre rimedio alle costanti e sistematiche aggressioni ai danni dei membri del Corpo della Polizia penitenziaria all'interno della casa circondariale di Ivrea.
(4-12430)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          si apprende da fonti giornalistiche di un nuovo vile atto di aggressione nei confronti di un agente di Polizia penitenziaria;

          nella giornata del 25 giugno, all'interno del carcere ascolano di Marino del Tronto, il poliziotto è stato violentemente colpito in pieno volto da un detenuto di origine nordafricana mentre stava accompagnando un infermiere dallo stesso;

          il colpo è stato sferrato con una violenza tale da rendersi necessario accompagnare l'agente offeso al pronto soccorso dell'ospedale Mazzoni;

          le violenze perpetrate nei confronti degli agenti penitenziari registrano oramai una cadenza quotidiana lungo tutta la Penisola e, nonostante le continue, disperate e ininterrotte richieste di aiuto da parte dei membri del Corpo, permane quella che l'interrogante giudica l'ingiustificabile inazione delle istituzioni a loro sostegno;

          quelle stesse istituzioni dello Stato le quali, tuttavia, si rendono note allorquando si decide di provvedere alle esigenze dei detenuti, come nel caso recente dei 28 milioni di euro stanziati per delle strutture per garantire i bisogni sentimentali dei ristretti mafiosi, suscitando, negli agenti resi disperati dalle condizioni in cui sono costretti ad operare, frustrazione e senso di abbandono;

          le condizioni lavorative in cui versano gli agenti non sono degne di uno Stato le cui fondamenta si basano sui diritti dei lavoratori e permettere l'esistenza di un ambiente di lavoro dove la propria incolumità è costantemente messa a rischio non può essere tollerato ulteriormente –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di risolvere le problematiche espresse in premessa.
(4-12439)


      MAGGIONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          in data 6 giugno, una agente di polizia penitenziaria nella sezione femminile della casa di reclusione di Vigevano è stata prima aggredita verbalmente e poi picchiata con violenza, fino a perdere i sensi, da una detenuta;

          autrice della violenza è una detenuta che già in passato si era resa protagonista di episodi critici ma che, nonostante ciò, era stata mantenuta in regime aperto senza essere allontanata dalla struttura in cui ha reiterato le gravissime aggressioni. Intanto, gli episodi di violenza ai danni della Polizia penitenziaria proseguono e gli assetti organizzativi degli istituti non reggono più. Da un lato, vi sono le carenze di organico e strutturali e, dall'altro, una popolazione carceraria sempre più indisciplinata e sempre più impunita, a causa di una vera e propria sovversione del sistema: quelli che subiscono sono coloro che dovrebbero essere tutelati dallo Stato, viceversa assente su molti di questi temi;

          il presidente nazionale dell'Uspp, evidenziando i fallimenti del sistema penitenziario italiano e come le denunce restino inascoltate dal Dap, ha aggiunto «che la situazione a Vigevano è particolarmente critica. Il carcere dei Piccolini ha il primato in negativo per eventi critici. La situazione è insostenibile. Da mesi denunciamo episodi di indisciplina e di disordine, senza esito alcuno»;

          pur essendo lapalissiano che un soggetto responsabile di diversi episodi nella stessa struttura debba essere allontanato, si continua a non agire per attenuare gli atti violenti in carcere, troppo spesso ai danni di uomini e donne dello Stato che garantiscono sicurezza e legalità all'interno delle strutture –:

          quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di salvaguardare il personale della Polizia penitenziaria della casa circondariale di Vigevano;

          considerate le numerose aggressioni avvenute in tutte le carceri italiane, se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative per limitare la custodia aperta ai soli detenuti meritevoli e, di conseguenza, se non ritenga indifferibile ed urgente adottare iniziative normative volte all'inasprimento delle pene per chi si macchi di reati violenti contro la Polizia penitenziaria all'interno delle carceri.
(4-12441)


      CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

          organi di stampa riportano della difficile situazione che vive da diversi anni il tribunale di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno;

          l'odierna condizione che coinvolge il tribunale de quo è diretta conseguenza delle misure assunte con il decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155 che ha previsto una nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero e con il decreto legislativo n. 156 del 2012 che ha stabilito la revisione delle circoscrizioni giudiziarie degli uffici dei giudici di pace. In attuazione di questi provvedimenti sono state soppresse le sezioni distaccate di Cava de' Tirreni e Mercato San Severino con il conseguente accorpamento al tribunale di Nocera Inferiore;

          tra le problematiche del tribunale si segnalano, in particolare, carenze strutturali e di organico, dirigenziale e amministrativo, come denunciato più volte dal Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Nocera Inferiore, affermando la «necessità di procedere ad una riorganizzazione delle cancellerie dell'Ufficio del giudice di pace di Nocera Inferiore, stante la loro cronica carenza di personale, che vede attualmente la presenza di soli 5 operatori a fronte di 13 previsti in pianta organica, con notevoli ripercussioni per lo svolgimento delle ordinarie attività giudiziarie»;

          le gravi carenze che sussistono da anni si ripercuotono sull'organizzazione degli uffici delle cancellerie e dei magistrati civili e penali, comportando ritardi nella pubblicazione delle sentenze e nel rilascio dei titoli esecutivi, un eccessivo carico di ruolo delle udienze e un gravoso numero di fascicoli da trattare quotidianamente e lunghi rinvii di udienza anche per i processi prossimi alla definizione con un ingiusto prolungamento dei tempi della giustizia a discapito dei cittadini;

          gli accorpamenti attuati con i decreti legislativi richiamati hanno, inoltre, aggravato il carico di lavoro degli uffici del giudice di pace, il cui circondario comprende i territori dei comuni di Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Angri, Scafati, Sant'Egidio del Monte Albino, Corbara, Roccapiemonte e Castel San Giorgio. La grave situazione del Giudice di pace è stata definita «al limite del collasso» dal Presidente del tribunale di Nocera Inferiore, Antonino Sergio Robustella, che per tale ragione avanzò richiesta di ulteriore personale alla Corte di Appello di Salerno, senza tuttavia ottenere alcun ausilio;

          per tale ragione, il Presidente con decreto n. 35/2022 dell'11 aprile 2022 – rappresentando di non aver avuto riscontro da parte delle Autorità preposte in merito alla richiesta di implementazione dell'organico dell'ufficio del giudice di pace di Nocera Inferiore – ha disposto la riduzione del numero dei fascicoli da trattare in ogni singola udienza, ed è stato costretto a limitare fino alla data del 31 maggio 2022 l'apertura della cancelleria civile dell'Ufficio del giudice di pace di Nocera Inferiore a sole due ore al giorno;

          di recente, a causa del perdurare della situazione descritta e della impossibilità involontaria di porvi rimedio, il Presidente Robustella ha rassegnato le proprie dimissioni specificando che le ragioni nascono «principalmente dalla constatazione che tutte le mie numerose iniziative, tese ad ottenere migliori e più efficaci condizioni di lavoro al Tribunale di Nocera Inferiore, e soprattutto per l'Ufficio del Giudice di Pace, o sono rimaste inevase, oppure sono state accolte in minima parte, per cui il servizio giustizia offerto non è stato soddisfacente e adeguato alle necessità del territorio circondariale di Nocera Inferiore [...]»;

          tale situazione contribuisce ad ingenerare tra i cittadini un senso di sfiducia nella giustizia, oltre che ad incidere sulla classe forense, in particolar modo sugli avvocati del Foro di Nocera Inferiore che sono penalizzati nella loro attività che, come noto, si realizza attraverso il regolare accesso agli uffici per depositare atti, richiedere copie di provvedimenti o, comunque, per acquisire informazioni in merito ai giudizi pendenti;

          nonostante le continue proteste, solleciti e numerosi atti di sindacato ispettivo presentati nel corso degli anni, le problematiche che affliggono il tribunale di Nocera Inferiore sembrano non aver ancora trovato una soluzione idonea a garantire il regolare ed efficiente svolgimento delle operazioni giudiziarie;

          il funzionamento di tale tribunale è di assoluta importanza, atteso che si inserisce nell'ambito territoriale dell'Agro Nocerino-Sarnese, area ad alta densità criminale e per tale motivo il palazzo di Giustizia di Nocera Inferiore resta un presidio di legalità sul territorio e in quanto tale va tutelato e rispettato –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire la massima efficienza ed operatività del tribunale di Nocera Inferiore.
(4-12442)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


      GRIPPA, BARBUTO, VILLANI e RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          la targa personalizzata dell'auto, pur volendolo considerare un «vezzo» decisamente inutile dal punto di vista pratico, ha molti estimatori, anche in Italia. Non tutti sono a conoscenza del fatto che il codice della strada permette di richiedere per le targhe «una specifica combinazione alfanumerica», esattamente come avviene in altri Paesi come Stati Uniti, Germania o Australia. Ciò nonostante, è quasi impossibile ottenerla a causa della mancata emissione del necessario decreto attuativo con le istruzioni operative per la Motorizzazione; sul punto, l'articolo 100, comma 8 CdS (Codice della Strada), introdotto dal decreto legislativo n. 9 del 2002; dispone che: «ferma restando la sequenza alfanumerica fissata dal regolamento, l'intestatario della carta di circolazione può chiedere, per le targhe di auto e moto, ai costi previsti e con le modalità stabilite dal Dipartimento per i trasporti terrestri, una specifica combinazione alfanumerica. Il competente ufficio DTT, dopo avere verificato che la combinazione richiesta non sia stata già utilizzata, immatricola il veicolo e rilascia la carta di circolazione. Alla consegna delle targhe provvede direttamente l'Istituto Poligrafico dello Stato nel termine di 30 giorni dal rilascio della carta di circolazione. Durante tale periodo è consentita la circolazione con una targa provvisoria»; si ricorda altresì che, a parte i ciclomotori, in Italia la targa segue il veicolo e non il proprietario (nonostante il comma 3 dell'articolo 100 dica il contrario, ma anche qui dopo 11 anni manca il decreto d'attuazione). E quindi, in caso di vendita o rottamazione dell'auto, l'eventuale targa personalizzata seguirebbe il destino della vettura, senza la possibilità di poterla conservare; risulta all'interrogante che nel 2019 il tema della targa personale era tornato attuale per la proposta dell'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli di riprendere il contenuto disposto dalla norma rimasta inattuata dal 2010 (legge n. 120 del 2010). Risulterebbe altresì, che sarebbe stato persino redatto uno schema di regolamento (che prevedeva tra le altre cose il mantenimento della targa personale per 15 anni con possibilità di rinnovo) da portare in Consiglio dei ministri alla prima occasione utile. Occasione che però non si è mai verificata, a causa della crisi di governo; al fine di dare concreta operatività alla norma e piena fruibilità alla personalizzazione della targa è fondamentale che venga emanato il provvedimento attuativo –:

          se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano porre in essere, per quanto di competenza, con lo scopo di riprendere il lavoro già avviato in tema di regolamentazione della targa personale; quali siano i tempi di adozione del decreto attuativo citato in premessa necessario per la richiesta di una targa personalizzata come prevista per legge.
(5-08325)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          con la crisi alimentare conseguente alla guerra in Ucraina, numerosi Paesi hanno subito un consistente calo delle forniture di grano e mais a causa dell'interruzione delle catene di approvvigionamento;

          a soffrirne particolarmente sono numerosi Paesi dell'Africa occidentale, i quali dipendono dalle importazioni di questi prodotti tra il 30 e il 50 per cento provenienti dagli Stati del bacino del Mar Nero;

          come facilmente prevedibile, conseguentemente a tale situazione di crisi, sono aumentati in modo considerevole gli sbarchi di immigrati sulle nostre coste: nel solo mese di maggio di quest'anno hanno fatto ingresso 8.720 immigrati e, dal 1° gennaio 2022 al 23 giugno 2022, secondo le fonti del Ministero dell'interno, il numero di immigrati ha superato i 25 mila individui, un numero di gran lunga superiore rispetto ai 6.184 del 2020 e ai 19.361 del 2021;

          a fronte di tale situazione critica, il Governo italiano, nella persona del Ministro Lamorgese, ha «partorito» l'idea di aumentare il numero di immigrati da poter accogliere, innalzando quello previsto dal «Decreto flussi» di dicembre pari a 69.700 profughi;

          unitamente alla proposta anzidetta, il Ministro Lamorgese sostiene, con improvvido ottimismo, che, con l'accordo raggiunto dai Ministri dell'interno dell'Unione europea del 10 giugno scorso, verranno stabilite nuove modalità di redistribuzione dei migranti nel resto del continente, i cui Stati potranno aderire volontariamente, pena l'erogazione di sostegni finanziari ai Paesi ospitanti;

          giova ricordare, tuttavia, come i già esistenti accordi di Malta del 2019 sulla redistribuzione in Europa degli immigrati abbia sortito effetti alquanto lontani da quelli auspicati. Numerosi fatti di cronaca degli ultimi anni, infatti, raccontano dei numerosi e frequenti respingimenti di profughi ai confini francesi ed austriaci, in palese violazione degli accordi sopracitati;

          a parere dell'interrogante, l'attuale disposizione del nuovo accordo, contrariamente a quanto affermato dal Ministro, comporterà come unica conseguenza il veder la maggior parte dei Paesi europei ben disposti a finanziare nazioni ospitanti, quali l'Italia, pur di non accogliere nessun immigrato all'interno dei propri confini;

          a fronte della crisi ucraina ancora lontana dal trovare una soluzione, del tutto prevedibile appare l'ipotesi di un aumento considerevole di tali sbarchi in futuro, nei confronti del quale, a parere dell'interrogante, sorge l'improrogabile necessità di adottare soluzioni immediate ed efficaci al fine di ridurre l'affluenza di profughi sulle nostre coste, onde evitare il peggioramento della situazione già critica della presenza di immigrati irregolari nel nostro Paese, con tutte le problematicità che questo fenomeno comporta –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di prevenire le future ondate migratorie causate dalla crisi alimentare scaturita dal conflitto in Ucraina.
(4-12435)


      CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          domenica 12 giugno 2022 dalle ore 7 alle ore 23 si sono svolte le elezioni amministrative per circa 33 comuni del salernitano tra questi vi è anche il comune di Castel San Giorgio, in cui la competizione elettorale avvenuta tra quattro candidati a sindaco è stata vinta dalla candidata Paola Lanzara con la lista «Impegno Civico»;

          le operazioni di scrutinio hanno avuto luogo lunedì 13 giugno 2022 dalle ore 14 e da organi di stampa si apprende la notizia secondo cui in alcune sezioni, nello specifico nelle sezioni 1 e 2 insediate nella scuola dell'infanzia «Pappalardo», le operazioni si sarebbero svolte inizialmente a porte chiuse, senza permettere ai cittadini di assistere allo spoglio delle schede elettorali;

          tale decisione sarebbe stata assunta arbitrariamente dai due presidenti di sezione non esistendo nessuna motivazione che possa giustificare questa misura;

          la scelta di disputare lo scrutinio a porte chiuse ha suscitato le proteste dei cittadini accorsi per assistere alle operazioni, ma che si sono visti negare, senza nessuna comunicazione o avviso, la possibilità di accedere ai locali dove era in corso lo spoglio elettorale, tant'è che si è dovuto ricorrere all'intervento dei carabinieri e della polizia municipale che hanno dapprima tranquillizzato i cittadini e successivamente si sono recati all'interno del plesso scolastico per tentare una mediazione con i presidenti del seggio, al termine della quale si permetteva, quanto meno, ai cittadini di poter ascoltare dai corridoi le operazioni di scrutinio;

          i due presidenti di seggio nell'informativa alla prefettura sono stati segnalati per essere venuti meno alle normali operazioni e l'Ufficio Territoriale di Governo di Salerno e la Procura dovranno valutare se sussistano ipotesi di reato ascrivibili agli stessi;

          l'episodio in parola non è stato un caso isolato, difatti sono diversi gli inadempimenti e i disagi occorsi nelle scorse elezioni amministrative, quale conseguenza di una inadeguata organizzazione e il caso più eclatante e di risalto nazionale è stato quello delle elezioni comunali a Palermo, in cui un elevato numero di presidenti di seggio non si è presentato per l'insediamento, rinunciando all'incarico, ritardando di diverse ore l'avvio delle operazioni di voto;

          tali episodi rendono necessario e improcrastinabile un intervento di carattere legislativo volto da un lato ad aumentare il compenso dei presidenti di sezione e degli scrutinatori, e dall'altro lato a punire in modo più incisivo le eventuali inadempienze e irregolarità –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di fare chiarezza sull'episodio occorso a Castel San Giorgio e se non intenda intraprendere iniziative di carattere normativo volte a garantire la regolarità delle operazioni di scrutinio.
(4-12443)


      SCANU. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

          in considerazione dello stato di emergenza dichiarato con deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2022 (decreto-legge n. 21 del 2022) in relazione all'esigenza di assicurare soccorso ed assistenza, sul territorio nazionale, alla popolazione ucraina a causa della grave crisi internazionale in atto, e attesa la necessità di far fronte alle eccezionali esigenze determinate dal massiccio afflusso di sfollati nel territorio nazionale, si è provveduto alla proroga del contratto di lavoro sino al 31 dicembre 2022 e non oltre, a circa 1.400 dipendenti somministrati presso il Ministero dell'interno – dipartimento pubblica sicurezza assunti precedentemente con bando e così suddivisi:

              408 lavoratori somministrati presso le seconde sezioni degli uffici immigrazione delle questure, 120 lavoratori a supporto delle quarte sezioni degli uffici immigrazione delle questure;

              800 lavoratori interinali in forze alle prefetture per la lavorazione delle pratiche di sanatoria;

          si tratta di personale adeguatamente formato che costituisce una preziosa risorsa risultata fondamentale nello smaltimento delle complesse e collaterali attività burocratiche afferenti le prefetture ed uffici immigrazione;

          questo personale precario contribuisce in maniera decisiva a sollevare gli agenti di polizia dalle incombenze amministrative e ad essere liberati per essere impiegati nei servizi operativi;

          al fine di mantenere alta l'efficienza degli uffici in questione ed al contempo stabilizzare questo importante personale sarebbe opportuno intervenire, in analogia con quanto fatto per gli operatori giudiziari precari che hanno ottenuto il passaggio del contratto di lavoro, da determinato a indeterminato, grazie ad un emendamento al decreto-legge del 30 aprile 2022 n. 36, approvato il 17 giugno 2022;

          un eventuale intervento normativo potrebbe essere rivolto alla introduzione di un meccanismo analogo a quello già previsto dall'articolo 24 del decreto legislativo n. 81 del 2015 che prevede, in favore del lavoratore assunto a tempo determinato, un diritto di precedenza nell'eventualità in cui il datore di lavoro decida di effettuare nuove assunzioni a tempo indeterminato entro un anno dalla conclusione del contratto di lavoro a termine;

          le stesse modalità di stabilizzazione sono state adottate per il personale assunto a tempo determinato con decreto pubblicato in data 11 settembre 2007 dal dipartimento per il personale del Ministero dell'interno finalizzato a rafforzare in maniera adeguata l'organizzazione dello sportello unico per l'immigrazione presso le prefetture nonché degli uffici delle questure ed in particolare per le unità vincitrici del posto di coadiutore amministrativo presso tali uffici –:

          se, ai fini indicati, voglia valutare urgentemente un'iniziativa normativa concernente le modalità di assunzione al fine di ampliare il personale da destinare al comparto di cui in premessa e trasformare i contratti del personale in questione da tempo determinato a tempo indeterminato.
(4-12445)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


      FERRI e FRATE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

          in vista dell'anno scolastico 2022/2023, nell'ambito dell'Istituto Montessori-Repetti di Carrara (MS) è previsto l'accorpamento delle attuali classi seconde ginnasio del liceo classico, per formare un'unica classe terza, nonché l'accorpamento delle attuali classi terze (3E-3D), per formare un'unica classe quarta del liceo linguistico;

          tale dinamica organizzativa è foriera di asperità in quanto si prospettano la creazione di classi sovradimensionate, nonché disagi relativi alla fruizione del servizio scolastico, perché la didattica degli ultimi due anni, inevitabilmente penalizzata, ha messo psicologicamente a dura prova l'equilibrio dei ragazzi e l'accorpamento forzoso dei gruppi classe disomogenei andrebbe a colpire ulteriormente tale equilibrio;

          al contempo, l'indicata prospettiva non tiene conto del significativo aumento delle iscrizioni per il prossimo anno scolastico (per la prima ginnasio è prevista l'istituzione di una terza sezione) nonché di una linea di tendenza, ormai consolidata, caratterizzata da un incremento di iscritti, a partire dal triennio, provenienti da altri istituti;

          peraltro, i previsti accorpamenti comportano problemi di sicurezza sia in ragione della capienza delle aule sia in ragione dell'evoluzione non prevedibile del quadro pandemico;

          è evidente, ad avviso dell'interrogante, che il previsto accorpamento andrà a detrimento della qualità dell'offerta formativa che connota l'Istituto Repetti-Montessori, unico in provincia ad attuare nel triennio il percorso di orientamento-potenziamento con curvatura biomedica accreditato dal Ministero dell'istruzione;

          è, dunque, necessario che sia evitata la prospettata soluzione degli accorpamenti e che sia mantenuta l'attuale organizzazione delle classi nell'istituto Montessori-Repetti, ovvero 5 classi quarte al liceo linguistico, 2 classi terze e 3 classi prime ginnasio al liceo classico –:

          se il Ministro sia a conoscenza della problematica rappresentata e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare in merito.
(5-08327)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


      Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

          l'associazione miniere Rosas ha tra i suo soci fondatori il comune di Narcao e il Consorzio del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna;

          l'ente si occupa di sostenere la riscoperta, la tutela, il restauro e la valorizzazione di tutte le strutture e i beni del Parco geominerario della Sardegna ricadenti nel comune di Narcao, in particolare il Parco museale minerario, di incrementare e potenziare il Museo, di pubblicizzare le iniziative e organizzare manifestazioni culturali;

          il 29 novembre 2021, è stata stipulata una convenzione tra la regione autonoma della Sardegna e il comune di Narcao;

          tale atto prevede un «Contributo per il funzionamento dell'Ecomuseo Miniere Rosas di 184.089,72 euro: 141.900 per il “rimborso delle spese per il personale sostenute e previste per l'annualità 2021” e 42.189,72 euro a titolo di contributo per la compensazione dei mancati introiti da bigliettazione e attività accessorie in seguito all'emergenza da COVID-19»;

          l'erogazione del contributo regionale è prevista attraverso il comune di Narcao;

          quest'ultimo allo stato attuale ancora non ha provveduto a completare il procedimento, in quanto l'associazione che gestisce il sito è sprovvista del Durc;

          tale circostanza, causata proprio dalle conseguenze dell'emergenza da COVID-19 alle quali si cerca di rimediare col provvedimento regionale, pregiudica i diritti dei destinatari finali del contributo ovvero i lavoratori;

          il rischio è quello di sortire un risultato paradossale e di aggravare ulteriormente la situazione di sofferenza dell'associazione e dei lavoratori, anziché alleviare il peso di due anni trascorsi senza introiti che, prima della pandemia, arrivavano a circa 120 mila euro l'anno;

          anche alla luce di recenti pronunce giurisprudenziali, occorre trovare una soluzione che consenta quanto meno di assicurare la retribuzione dei lavoratori –:

          quali iniziative il Governo intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di garantire i diritti dei lavoratori dell'Ecomuseo Miniere Rosas.
(2-01549) «Cappellacci».

Interrogazione a risposta scritta:


      FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          un giovane archeologo che aveva rilasciato una intervista per un servizio di approfondimento sulla condizione degli archeologi in Italia dal quale emergevano le condizioni di sfruttamento, le paghe irrisorie e diritti inesistenti per gli archeologi italiani, due ore dopo la fine della trasmissione è stato rimosso dalla chat Whatsapp attraverso la quale la cooperativa presso cui lavorava quotidianamente assegnava i luoghi di lavoro per il giorno successivo;

          la rimozione dalla chat Whatsapp rappresenta quindi una sorta di licenziamento per questo giovane che, dopo anni di studio, si ritrova adesso senza lavoro per aver raccontato, senza aver fatto alcun riferimento specifico ai suoi datori di lavoro, le condizioni di lavoro di molti archeologi italiani;

          il termine «licenziato» risulta improprio rispetto al contesto dal momento che, per lavorare, il giovane archeologo si è ritrovato obbligato ad aprire una partita Iva, lavorando su committenza e in base al bisogno della cooperativa;

          ogni giorno infatti l'azienda avverte tramite Whatsapp in quale cantiere i lavoratori dovranno essere presenti nelle successive 24 ore;

          la cooperativa presso cui lavorava l'archeologo si occupa di archeologia preventiva ed è la figura che è presente nei cantieri, su richiesta delle sovrintendenze, quando esista la possibilità che possano affiorare reperti archeologici durante gli scavi;

          si tratta dunque di un lavoro di grande responsabilità che però in Italia viene retribuito miseramente;

          la retribuzione avviene a giornata: la cooperativa riceve tra i 180 e i 260 euro lordi al giorno ma l'archeologo viene retribuito tra i 60 e i 110 euro lordi, una media di sei euro netti l'ora;

          la condizione di lavoratore a partita Iva inoltre non prevede alcun trattamento di fine rapporto, né ferie, tantomeno malattia o maternità;

          precarietà lavorativa indeterminata, paghe irrisorie, diritti inesistenti, false partite Iva e continue vessazioni è purtroppo la drammatica realtà che tante e tanti giovani, ma non solo, vivono nel nostro Paese;

          a parere dell'interrogante sarebbe opportuno attivare gli ispettori del lavoro per procedere ai controlli del caso presso la suddetta cooperativa;

          contemporaneamente le soprintendenze dovrebbero sospendere ogni collaborazione con la stessa fino a quando non venga verificato il rispetto delle condizioni di lavoro dei dipendenti sia dal punto di vista economico che contrattuale e dei diritti e non si giunga ad una positiva risoluzione del caso del giovane archeologo allontanato dalla cooperativa – a quanto sembra – a causa dei contenuti dell'intervista da lui rilasciata durante una trasmissione televisiva –:

          se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano promuovere un'attività di tipo ispettivo nei confronti della cooperativa richiamata in premessa al fine di verificare il rispetto delle condizioni di lavoro dei dipendenti sia dal punto di vista economico, contrattuale e dei diritti e contemporaneamente adoperarsi affinché ogni collaborazione in essere con le soprintendenze venga sospesa fino all'esito delle dovute verifiche e finché non si giunga ad una positiva risoluzione del caso del giovane archeologo allontanato dalla cooperativa per i motivi richiamati in premessa.
(4-12444)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


      VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, ROMANÒ e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          il prezzo del gasolio agricolo utilizzato anche per la pesca e acquacoltura, da Nord a Sud varia, ed ha superato quota 1,20 euro/litro, quando un anno fa si poteva acquistare per meno di 0,60 euro;

          i primi di giugno 2022 le marinerie di Ancona, della Puglia e degli altri porti italiani sono rimaste ferme per due settimane per protestare contro il caro gasolio che sta recando un colpo mortale al comparto ittico;

          l'aumento del gasolio per la pesca mette a rischio la sopravvivenza dei 12.000 pescherecci italiani e 28.000 lavoratori, con un vasto indotto ad essa collegato, inoltre sta danneggiando ulteriormente la produzione italiana a favore di un import che, in molti casi, non è affatto sinonimo di garanzia, sostenibilità sociale, ambientale, né tantomeno di sicurezza alimentare;

          lo sciopero dell'intero comparto ittico ha portato inevitabilmente a far sparire dai banchi delle pescherie italiane, dei mercati, dei supermercati il prodotto ittico nostrano, sostituendolo con quello straniero, proveniente non solo dai vicini diretti concorrenti, come Croazia, Francia, Grecia, Spagna, Tunisia ma anche dai Paesi terzi come ad esempio le orate dalla Tanzania, i pangasi dal Vietnam e le seppie dalle Seychelles, a danno anche della salute dei consumatori;

          con il prezzo del gasolio a questi livelli, un armatore che possiede un peschereccio di 27 metri con 7 uomini di equipaggio per mettere in mare la sua imbarcazione spende mediamente 4000 euro di carburante al giorno, a cui devono aggiungersi 1000 euro di altri materiali – che anche questi hanno subito dei vertiginosi aumenti – e circa 2000 euro di costi di personale per un totale giornaliero di circa 6500-7000 euro;

          oltre al caro gasolio, negli anni la pesca ha dovuto subire una progressiva riduzione dello sforzo di pesca. Nel 2022 sono stati costretti a ridurre ulteriormente le giornate di pesca, arrivando a diminuire le uscite in mare a 120-130 giorni andando di fatto al di sotto della soglia di sostenibilità e facendo registrare una riduzione del 20 per cento di fatturato;

          con meno giornate di pesca e costi superiori ai ricavi si va incontro ad un danno irrecuperabile al settore, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività; ad esempio in Croazia si possono pescare 24 ore al giorno tutti i giorni;

          gli aiuti del Governo disposti dai vari provvedimenti o stanno arrivando con lentezza, come i pagamenti per il fermo biologico del 2021, o risultano insufficienti, come il credito d'imposta del 20 per cento previsto per il solo primo trimestre 2022; contributi che avrebbero permesso ai pescatori di pagare qualche debito e perlomeno procrastinare l'agonia;

          anche Sua Santità Papa Francesco all'Angelus ha detto «Esprimo la mia vicinanza ai pescatori che a causa dell'aumento del costo del carburante, rischiano di dover cessare la loro attività»;

          risulta, inoltre, agli interroganti che in Francia il prezzo del carburante per la pesca è di 0,85 euro/litro, a cui vanno tolti 0,15 euro pagati alla pompa dallo Stato e 0,20 euro dagli oneri sociali, per un costo finale di 0,50 euro/litro, mentre in Grecia e Spagna sembrerebbe essere circa la metà rispetto a quello italiano –:

          quali iniziative urgenti intenda intraprendere a tutela delle imprese ittiche italiane la cui sostenibilità economica e sociale non è più assicurata a causa degli aumenti dei costi fissi dovuti soprattutto al rincaro del prezzo del gasolio nonché quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di calmierare o determinare un prezzo fisso alla pompa del gasolio agricolo utilizzato dal comparto ittico, come avviene ad esempio in Francia, al fine di evitare il blocco del comparto ittico settore fondamentale per l'economia nazionale.
(4-12433)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


      CIRIELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

          nel mese di dicembre del 2019 il Consiglio dei ministri ha revocato, dopo 10 anni, il commissariamento della regione Campania, approvando su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze il Piano triennale 2019-2021 di sviluppo e riqualificazione del servizio sanitario regionale della Campania ai sensi dell'articolo 2, comma 88, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, che prevede una serie di interventi volti al recupero del disavanzo sanitario e alla concomitante riorganizzazione del Servizio sanitario regionale nel rispetto dell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, come presupposto per uscire dal commissariamento;

          gli obiettivi di implementazione dei servizi e dell'assistenza ospedaliera sembrano ben lontani dall'essere raggiunti attese le condizioni in cui continua a versare la sanità in Campania a partire dall'indomani della revoca del commissariamento, con problemi sia strutturali che di gravi carenze di personale sanitario segnalati quotidianamente dagli organi di stampa e causati dai tagli della spesa pubblica destinata alla sanità, dal processo di privatizzazione e dal blocco del turn-over;

          da recenti organi di stampa, infatti, si apprende delle disastrose condizioni di collasso in cui versa l'ospedale Villa Malta di Sarno, importante nosocomio appartenente alla Azienda Sanitaria Locale Salerno che garantisce prestazioni sanitarie ad un vasto bacino di utenza che si estende per tutto il territorio dell'Agro Sarnese-Nocerino e dei Paesi vesuviani;

          le gravi condizioni denunciate dagli operatori sanitari e dai cittadini dipendono in primis dalla mancanza di medici ed infermieri, carenza che ha comportato la chiusura di diversi reparti tra cui quello di fondamentale importanza di ortopedia dopo le dimissioni dell'ultimo paziente, per la carenza di medici ortopedici;

          sono raccapriccianti anche le condizioni in cui versa il pronto soccorso dell'ospedale, con il reparto che presenta gravi problematiche di mancanza di organico costringendo non solo gli operatori sanitari a continui turni straordinari ma anche i medici specialisti dei reparti a dover coprire le attività del pronto soccorso;

          sulla situazione del pronto soccorso è intervenuta anche la CISL FP denunciando la situazione difficile esistente in cui le barelle non verrebbero fatte stazionare in pronto soccorso, come è avvenuto all'ospedale Cardarelli di Napoli, ma verrebbero portate nei reparti per nascondere l'affollamento con gravi ricadute sia sui pazienti a cui non viene garantita una adeguata assistenza e un livello minimo di privacy, ma anche sul lavoro degli operatori sanitari costretti a dover fronteggiare un gravoso numero di ricoverati nonostante gli organici siano sottostimati;

          quanto descritto non costituisce una situazione isolata, ma accomuna diversi ospedali della provincia di Salerno e a parere dell'interrogante dipende dalla inadeguata gestione dei fondi che la Regione decide di destinare ai singoli nosocomi. Chiaro segno di una incapacità strutturale a gestire i fondi a disposizione per migliorare i livelli essenziali delle prestazioni ospedaliere –:

          se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di consentire un superamento delle evidenti criticità descritte per riportare a livelli adeguati l'efficienza operativa dell'ospedale Villa Malta e, in generale, delle strutture ospedaliere della Campania, così garantendo ai cittadini il diritto alla salute e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per incrementare l'organico sanitario e migliorare le condizioni lavorative all'interno degli ospedali.
(4-12428)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

          sull'isola di Pianosa, situata nell'Arcipelago toscano nel parco nazionale omonimo, sono presenti due strutture, l'ex colonia penale agricola e la caserma Bombardi, lasciate in completo stato di abbandono da diversi anni;

          per quanto riguarda la colonia penale, istituita nell'800 dal Granducato di Toscana al fine di inviarvi i condannati destinati ai lavori agricoli, questa è stata abbandonata nel 1998 e, a causa della conseguente incuria, risulta essere in stato di forte degrado, con diverse sue porzioni oramai crollate;

          trattasi di un patrimonio immobiliare di centinaia di metri quadrati, il quale potrebbe essere restaurato ai fini della sua riqualificazione e del suo riutilizzo, soprattutto in ambito turistico, unitamente alla coltivazione del terreno fertile che circonda l'istituto, anch'esso completamente abbandonato;

          verso la fine degli anni '90, invece, venne edificata la Caserma Bombardi, i cui lavori di costruzione sono costati allo stato ben 60 miliardi di lire. La struttura, tuttavia, non venne mai utilizzata, tramutando l'intera vicenda in un gigantesco spreco di soldi dei contribuenti;

          al suo interno vi sono ambienti tuttora in buono stato di conservazione, i quali, a causa dell'inutilizzo e delle intemperie, rischiano di diventare completamente inadoperabili, mentre, tramite rapidi interventi di restauro, l'immobile potrebbe tornare pienamente operativo;

          la riqualificazione delle strutture sopracitate, assieme alla loro valorizzazione mediante nuove destinazioni d'uso, pertanto, permetterebbero di dare una maggiore spinta all'economia turistica dell'isola, oltre a porre parziale rimedio all'ingiustificabile sperpero di risorse pubbliche –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di riqualificare le strutture dell'ex colonia penale agricola e della Caserma Bombardi dell'isola di Pianosa.
(4-12432)


      DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          secondo quanto riportato il 31 maggio dall'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), i miliardi messi a disposizione nell'ambito del superbonus 110 per cento sono già stati superati di 400 milioni di euro alla data del 10 giugno 2022 (33,7 miliardi di fondi prenotati a fronte di 33,3 miliardi stanziati), generando giustificate preoccupazioni per i cittadini e le aziende coinvolte;

          secondo le stime della Confederazione nazionale dell'artigianato (Cna), infatti, sono a rischio ben 33 mila imprese italiane, le quali hanno applicato lo sconto in fattura come previsto dalla legge e che, ad oggi, rischiano di trovarsi di fronte all'impossibilità di cedere crediti d'imposta per circa 2,6 miliardi di euro, oltre al rischio per i cittadini che potrebbero trovarsi a dover pagare fatture per opere mai concluse;

          le banche, infatti, hanno già annunciato di aver raggiunto il limite del proprio carico fiscale, in quanto, secondo quanto stabilito dalla normativa vigente, le stesse possono avere crediti fiscali non superiori al livello di imposte e contributi versati;

          un ulteriore rischio relativo alla problematica in oggetto, secondo quanto riportato da fonti giornalistiche, è quello di vedere «svalutati» i crediti per i consumatori finali a decorrere dal primo di luglio, per cui coloro i quali cederanno un credito d'imposta se ne vedranno rimborsare un ammontare minore;

          a parere dell'interrogante, risulta assolutamente necessario un intervento del Governo al fine di impedire che una misura volta a garantire un sostegno per le nostre imprese si possa tradurre nel motivo della loro chiusura –:

          quali iniziative intenda adottare il Governo al fine di tutelare le aziende impegnate nei cantieri attualmente in corso nell'ambito del superbonus 110 per cento;

          quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di garantire i finanziamenti alle imprese per i cantieri futuri nell'ambito del superbonus 110 per cento.
(4-12436)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


      SANI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          la laguna di Orbetello è una zona dal rilevante valore ambientale oltre a rappresentare un volano irrinunciabile per l'economia e l'occupazione territoriale;

          la particolare conformazione della laguna ne fa un sistema ambientale molto delicato e vulnerabile, che necessita di una serie continuativa di interventi manutentivi e gestionali tali da conservare e migliorare progressivamente l'attuale stato di equilibrio;

          proprio a seguito di una grave crisi ambientale che ha causato una ingente moria di pesci nel corso degli anni '90, la laguna di Orbetello è stata dichiarata «area ad elevato rischio di crisi ambientale» ed è stato nominato un commissario al risanamento. La gestione commissariale si è protratta fino al 2014, poi sostituita da accordi di programma tra la regione Toscana, la provincia di Grosseto e il comune di Orbetello;

          l'accordo sopracitato non è mai stato però firmato dal Ministero dell'economia e delle finanze, nonostante la laguna faccia parte del demanio marittimo e lo stesso dicastero ne sia proprietario; anche negli ultimi anni, ciclicamente ed anche a causa delle ondate anomale di calore che hanno interessato gran parte d'Italia, la laguna di Orbetello è stata infatti oggetto di vere e proprie catastrofi ecologiche in particolare nel 2015;

          nei giorni scorsi Arpat ha comunicato che è stata superata la soglia di allarme: si tratta della seconda ondata di criticità della laguna in poche settimane; la prima ha ucciso novellame, crostacei e altri organismi del fondo lagunare. Quest'ultima crisi ha, ad oggi, sterilizzato il fondo della laguna e ucciso una quantità non quantificabile di novellame e pesci di piccola taglia ma la situazione non può che peggiorare viste le previsioni climatiche per i prossimi giorni e gli attuali valori minimi di ossigeno disciolto misurati in tutta l'area interessata;

          è emerso in questi anni come le risorse economiche, strutturali e logistiche degli enti locali competenti non siano assolutamente sufficienti a far fronte a situazioni emergenziali che hanno interessato ciclicamente la laguna;

          è quindi necessaria una nuova forma di gestione ordinaria del sistema lagunare, che veda la presenza dello Stato (come già indicato dalla stessa conferenza delle amministrazioni territoriali) al fine di salvaguardare le esigenze ambientali, economiche e giuridiche che si sono manifestate nel corso degli anni di gestione commissariale –:

          quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di risolvere le evidenti criticità cicliche della laguna di Orbetello e se non ritenga opportuno, in tale direzione, prevedere nuove forme di gestione del sistema lagunare.
(5-08326)

Interrogazione a risposta scritta:


      DARA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          la siccità in Lombardia sta causando una situazione drammaticamente grave, tutti i principali fiumi lombardi registrano livelli idrometrici vicini ai valori minimi storici, tanto che per il Po si sta valutando il rischio delle infiltrazioni saline, visto che c'è un afflusso di acqua talmente basso che alla foce, c'è il rischio di rientro di acqua del mare;

          la recente comunicazione del Consorzio di bonifica Garda Chiese, in merito alla garanzia di erogazione dell'acqua solo fino al prossimo 30 giugno 2022 nel Canale Arnò, che interessa il comprensorio compreso nei comuni di Castiglione delle Stiviere, Solferino, Medole, Guidizzolo, Cavriana nel Mantovano, preoccupa fortemente il mondo agricolo;

          come forse non è mai successo, il livello bassissimo del fiume Po mette inoltre a rischio anche il funzionamento delle due centrali mantovane di Ostiglia e Sermide i cui impianti, vista la grande emergenza idrica, rischiano di essere spenti da un momento all'altro;

          il problema delle centrali, appositamente costruite su un fiume, è che necessitano di acqua per raffreddare il vapore scaricato dalle turbine del ciclo combinato. Infatti, il livello così basso, come quello attualmente raggiunto, crea il rischio che le pompe peschino a vuoto danneggiandosi; l'unica possibilità per non compromettere l'impianto è spegnerlo, con la gravissima conseguenza della mancata produzione di energia, in un momento storico, oltretutto, dove la richiesta energetica è alta;

          l'assenza di precipitazioni significative non ha consentito un miglioramento complessivo del valore indice «riserve idriche» che è rimasto notevolmente inferiore di ben oltre il 30 per cento rispetto alle medie del periodo;

          per cercare di mitigare gli effetti della scarsità idrica in Lombardia e gestire al meglio le risorse disponibili, la Giunta regionale ha approvato una specifica disciplina con l'obiettivo poter attivare le deroghe al deflusso minimo vitale. Con la nuova disciplina sono definiti modi, tempi, limiti e cautele per attivare le deroghe parziali al rilascio del Deflusso minimo vitale (Dmv) durante la stagione irrigua; infatti la deroga può essere acconsentita dall'autorità concedente per limitati e definiti periodi, a condizione di non pregiudicare il mantenimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici interessati;

          tale misura non risolve la scarsità di risorsa idrica ma mira all'ottimizzazione dell'utilizzo delle acque disponibili –:

          quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano assumere per porre rimedio all'attuale crisi idrica e alle gravi conseguenze esposte in premessa.
(4-12434)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

      L'interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-08223, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 giugno 2022, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Frate.

Pubblicazione di testi riformulati.

      Si pubblica il testo riformulato della mozione Ruffino n. 1-00664, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 706 del 13 giugno 2022.

      La Camera,

          premesso che:

              l'Unione europea, e con essa l'Italia, si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica (cosiddetta «net zero») entro il 2050, prevedendo quindi che l'anidride carbonica immessa nell'atmosfera dovrà essere ridotta al minimo e bilanciata da una quantità equivalente, rimossa tramite sistemi di cattura e stoccaggio;

              per raggiungere questi obiettivi, occorre ridurre in modo significativo l'utilizzo di combustibili fossili (carbone, petrolio e, in via graduale, il gas naturale), ricorrendo maggiormente all'impiego di energia elettrica, la cui percentuale sugli usi finali deve passare dall'attuale 21 per cento al 55 per cento;

              questo implica dover arrivare nel 2050 ad una produzione di circa 650 terawattora all'anno senza emissioni di gas serra;

              a titolo di confronto, nel 2021 si è arrivati solamente a 95 terawattora all'anno, di cui 50 terawattora prodotti per il tramite di fonti idroelettrica e geotermica e, quindi, difficilmente incrementabili;

              attualmente, la strategia italiana prevede il raggiungimento di questi obiettivi mediante l'utilizzo esclusiva di fonti rinnovabili;

              questa soluzione, però, non è quella ottimale per il nostro Paese, in quanto, a causa del basso potenziale eolico italiano (anche off-shore), si avrebbe necessità di installare nei prossimi 30 anni enormi quantità di impianti fotovoltaici (da 400 a oltre 600 gigawatt a seconda dello scenario) e circa 50 gigawatt di impianti eolici, oltre ad 1 terawattora di batterie per l'accumulo di breve termine e, nello scenario con soli 400 gigawatt di impianti fotovoltaici, oltre 100 gigawatt di impianti di elettrolisi per la produzione di idrogeno per l'accumulo di lungo termine (stagionale) ed enormi volumi di serbatoi per lo stoccaggio dell'idrogeno prodotto; tecnologie queste ultime non ancora mature e comunque molto costose, a causa dell'impiego degli elettrolizzatori per un numero limitato di ore e per i grandi volumi di stoccaggio idrogeno necessari;

              in aggiunta, l'installazione di impianti fotovoltaici ed eolici di così ingenti capacità, atteso che sui tetti di edifici residenziali commerciali ed industriali sarebbe possibile installare impianti fotovoltaici per non più di 50 gigawatt, comporterebbe un consumo di suolo eccessivo, stimato in un range compreso tra 600 e 900 mila ettari (circa il doppio del Molise);

              un'ulteriore criticità riguarda il ritmo di installazioni annue, che dovrebbe passare da una media degli ultimi 5 anni dell'ordine di 0,8 gigawatt ad una media di oltre 20 gigawatt l'anno, 25 volte il ritmo attuale; l'alternativa senza dubbio migliore, sia dal punto di vista dell'impatto sul territorio (le superfici impegnate da impianti sarebbero 3 volte inferiori) che dei costi del sistema elettrico (che sarebbero sino al 50 per cento inferiori), è quella di raggiungere al 2050 la neutralità carbonica con un mix elettrico fatto di rinnovabili e nucleare; con una quota di almeno il 40 per cento di elettricità prodotta da centrali nucleari, le quali attenuerebbero i problemi legati alla variabilità, stagionalità e intermittenza di un mix fatto di sole fonti rinnovabili; le centrali nucleari, infatti, emettono, nel ciclo di vita, una quantità di anidride carbonica per kilowattora generato analoga a quella dell'eolico e circa la metà del fotovoltaico, con l'ulteriore vantaggio di garantire un'operatività di oltre 8.000 ore annue, rispetto alle circa 1.400 ore medie del fotovoltaico e alle 2.000 ore medie dell'eolico on-shore e 3.000 ore dei migliori siti off-shore italiani;

              attualmente nel mondo ci sono in uso oltre 440 centrali nucleari, con ulteriori 54 in costruzione, che producono circa il 10 per cento dell'elettricità globale anche per esportarla in Paesi che non ne possiedono, tra cui l'Italia, che vanta il triste primato di unico Paese del G7 senza centrali nucleari;

              l'energia nucleare è una soluzione a bassissimo impatto ambientale, basti considerare che la Francia, Paese dell'Unione europea con il maggior numero di centrali e reattori, presenta in modo costante le minori emissioni di anidride carbonica per unità di energia elettrica generata, assieme ai Paesi scandinavi che si possono basare quasi unicamente su idroelettrico ed eolico, oltre – appunto – al nucleare nel caso della Svezia;

              ogni giorno l'Italia importa energia prodotta dalle centrali nucleari dei nostri vicini e un'elaborazione dei dati ricavati dal sito electricitymap.org – piattaforma open source nata nel 2016 per il monitoraggio dei flussi internazionali di energia elettrica – ha mostrato come anche nel mese di marzo 2022 il nucleare sia stata la seconda fonte di produzione di elettricità consumata in Italia dopo il gas naturale;

              ipotizzando una potenza media di 5 gigawatt per ogni centrale (ciascuna formata da 3-4 reattori), per produrre il 40 per cento circa del fabbisogno elettrico al 2050, sarebbero necessarie 8 centrali per una potenza installata di circa 40 gigawatt, con reattori a fissione di nuova generazione, ovvero dalla terza generazione evoluta in poi;

              la sicurezza è da sempre, soprattutto in Italia, fonte di preoccupazione ogni qualvolta si affronti il tema dell'energia nucleare a causa dei due incidenti di Chernobyl (1986) e Fukushima (2011) e dei conseguenti referendum popolari tenutisi;

              nel caso della centrale situata nell'allora Unione Sovietica, però, si trattava di un reattore privo dei più comuni sistemi di sicurezza già adottati all'epoca da decenni nelle centrali occidentali;

              nel caso giapponese, invece, la centrale era più vecchia di vent'anni rispetto a quella sovietica ed era stata costruita con la tecnologia degli anni '60; tuttavia, tutti i reattori hanno resistito al quarto terremoto più forte mai registrato nella storia dell'umanità (magnitudo 9.1, circa 30 mila volte più potente di quello de L'Aquila, con oltre 16 mila vittime del maremoto e buona parte della costa est del Giappone distrutta) e alle prime scosse si sono spenti in modo automatico e in completa sicurezza;

              il successivo incidente è stato causato dall'onda di tsunami che ha allagato il locale che ospitava i generatori diesel che, dopo il totale collasso della rete elettrica, si erano regolarmente avviati per alimentare le pompe di raffreddamento del nocciolo della centrale; in seguito all'incidente di Fukushima, stress test sono stati condotti su tutte le centrali europee e più stringenti prescrizioni sono state adottate per tener conto di possibili allagamenti in caso di eventi straordinari;

              il Giappone – così come decine di altri Paesi – considera le centrali nucleari talmente sicure e prioritarie per la generazione di energia elettrica che attualmente sono in costruzione 2 ulteriori reattori, per un totale di 2,6 gigawatt di potenza installata;

              la costruzione di una centrale nucleare, nei Paesi dove se ne costruiscono regolarmente, non richiede decenni ma pochi anni; Giappone e Corea del Sud hanno impiegato ed impiegano, in media, rispettivamente, 46 e 56 mesi, ovvero meno di cinque anni;

              è prevedibile che la riprogrammazione di molte nuove centrali in Inghilterra, Francia, Polonia, Finlandia e altri Paesi e l'esperienza acquisita dalla soluzione delle difficoltà incontrate nella costruzione delle pochissime unità realizzate negli ultimi anni in Europa portino a ridurre in modo significativo i tempi di costruzione di futuri reattori, e, di conseguenza, i costi finanziari, per allinearli alle migliori esperienze prima citate; tuttavia, conservativamente, si può assumere che in Italia, la costruzione di una centrale nucleare possa richiedere circa 10 anni e che i cantieri per le 8 centrali ipotizzate vengano avviati a breve scadenza uno dall'altro, così che l'intero parco venga realizzato in circa 20 anni;

              per quanto riguarda la questione dei rifiuti radioattivi derivanti dall'esercizio delle centrali nucleari, quelli ad alto livello (Hlv, high-level waste), provenienti dal combustibile nucleare irraggiato (cioè dopo l'uso nel reattore), sono prodotti in quantità molto piccola (per esempio, in Francia, le centrali nucleari, che generano oltre il 70 per cento dell'energia elettrica, ne producono l'equivalente di una solo lattina di bibita per abitante, in un tempo pari alla sua vita); inoltre, possono essere smaltiti in un unico deposito geologico nazionale (o regionale, ovvero condiviso tra più Paesi) in modo totalmente sicuro con le attuali tecnologie, come mostra l'esempio del deposito geologico finlandese, quasi completato, o svedese, la cui costruzione è stata avviata; le altre tipologie di rifiuti, più abbondanti, sono simili a quelli generati anche dalla medicina nucleare, da attività industriali e di ricerca e possono essere smaltiti in depositi di superficie;

              peraltro, l'Italia ha già la necessità di dotarsi sia di un deposito di superficie, sia di uno geologico (eventualmente condiviso con altri Paesi), per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi prodotti dalle centrali e dagli impianti nucleari in esercizio sino al 1987; in particolare, rifiuti ad alta attività devono necessariamente rientrare dal Regno Unito e dalla Francia; si tratta di 4 cask (robustissimi cilindri di acciaio e rame) dal Regno Unito, per i quali i consumatori elettrici ogni anno stanno già pagando una tariffa di «parcheggio» di 18 milioni di euro e di ulteriori 6 cask dalla Francia, che, se non rientreranno in Italia entro il 2025, comporteranno presumibilmente un ulteriore esborso di 27 milioni di euro l'anno;

              il processo di localizzazione del deposito nazionale di superficie è in oggettivo ritardo, ma, una volta scelto il sito, il deposito potrebbe essere nominalmente realizzato in cinque anni, a condizione che vengano subito risolte le criticità gestionali di Sogin, già evidenziate con diversi atti di sindacato ispettivo e dallo stesso Ministro Cingolani, il quale ha dichiarato di valutare anche l'ipotesi di procedere al commissariamento della stessa società;

              il decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, recante «Misure urgenti in materia di semplificazioni fiscali e di rilascio del nulla osta al lavoro, Tesoreria dello Stato e ulteriori disposizioni finanziarie e sociali», dispone, all'articolo 34, il commissariamento di Sogin, prendendo atto delle evidenti criticità gestionali della Società – emerse da tempo e oggetto anche di numerosi atti di sindacato ispettivo – e dei ritardi riscontrati nel processo di localizzazione e conseguente realizzazione del deposito nazionale di superficie;

              l'attuale crisi energetica mostra come sia indispensabile per un Paese pienamente sviluppato possedere un sistema energetico nazionale affidabile, stabile e con fornitori diversificati;

              tale obiettivo può essere perseguito solo con la previsione di utilizzare un insieme vario di fonti energetiche e tecnologie di generazione di energia elettrica e con la pianificazione delle modalità e dei tempi della loro entrata in servizio,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per includere l'energia elettrica generata da centrali nucleari, con reattori a fissione dalla terza generazione evoluta in poi, nel mix energetico nazionale per la transizione verso gli obiettivi «net zero» del 2050 e per ridurre la vulnerabilità italiana dovuta alla dipendenza dalle importazioni di energia;

2) a favorire campagne di informazione pubblica sulle diverse fonti e tecnologie energetiche disponibili per conseguire gli obiettivi di lungo termine di azzeramento delle emissioni di gas serra, basate unicamente sulle evidenze scientifiche, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza sugli oggettivi limiti e vantaggi di ciascuna di esse, liberandole tutte da ogni pregiudizio di parte;

3) ad adottare iniziative per sostenere la ricerca tecnologica sui reattori a fissione nucleare di ultima generazione – inclusi i cosiddetti small modular reactor (reattori modulari di piccole dimensioni) – e sulla fusione nucleare, ampliando l'offerta formativa nelle università italiane e incrementandone l'attrattività anche per ricercatori e docenti stranieri.
(1-00664) (Nuova formulazione) «Ruffino, Angiola, Costa, Napoli, Pedrazzini, Trizzino, Schullian».

      Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Pellicani n. 7-00853, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 709 del 17 giugno 2022.

      Le Commissioni VIII e XIII,

          premesso che:

              l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha classificato l'Italia come un Paese soggetto a stress idrico medio-alto;

              gran parte degli impatti dei cambiamenti climatici sono riconducibili ad alterazioni del ciclo idrologico dovute principalmente all'aumento delle temperature, alla riduzione della copertura nevosa e all'alta variabilità stagionale delle precipitazioni. Questi fenomeni sono ulteriormente aggravati, nelle aree urbane, dalla diffusa impermeabilizzazione dei suoli che ne mina le capacità di regolazione dei deflussi idrici;

              tali alterazioni avranno conseguenze sulla sicurezza idrica fondamentale per le popolazioni, per la competitività delle imprese e per la tutela dell'ambiente naturale e della biodiversità;

              sempre più spesso si verificano, in varie zone d'Italia, situazioni anomale connesse all'alternarsi di eventi meteorologici estremi di grande intensità e violenza con periodi di forte siccità. Tali eventi, legati ai mutamenti climatici in corso, sollecitano politiche più efficaci sia sul fronte della mitigazione dei processi in atto, sia sul fronte dell'adattamento agli stessi;

              in particolare, da diversi mesi la situazione nel nord Italia è drammatica. Il 10 giugno 2022 si è svolta una seduta straordinaria dell'Osservatorio permanente sulle crisi idriche, convocata dall'Autorità distrettuale del fiume Po che ha unito tutte le regioni del distretto, Protezione civile del distretto, Ministero della transizione ecologica, Ispra e i portatori di interesse pubblici e privati per fare il punto sullo stato idrologico dell'area padana;

              dalla seduta è emerso il persistere di un contesto ancora estremamente difficile che vede un progressivo deficit di risorsa disponibile per tutti gli usi. E allo scenario molto critico si aggiunge la previsione di mancanza di piogge e il persistere di alte temperature sopra la media;

              la nota informativa pubblicata sul sito dell'Autorità di bacino distrettuale del fiume Po si legge che: «Il quadro complessivo proiettato – che registra la peggior crisi da 70 anni ad oggi – è rappresentato da un insieme di indicatori idro-meteo-climatici tutti con il segno meno e con un fabbisogno per gli usi civili, irrigui e ambientali assolutamente più alto in questa stagione all'approssimarsi dei mesi estivi. La neve sulle Alpi è totalmente esaurita in Piemonte e Lombardia; i laghi, a partire dal Lago Maggiore, sono ai minimi storici del periodo (eccetto il Garda); la temperatura è più alta fino a due gradi sopra la media; la produzione di energie elettrica è in stallo; le colture, nonostante l'avvio tardivo di 15 giorni della pratica dell'irrigazione (esempio in Lombardia), sono tutt'ora in sofferenza; così come si accentua, con inevitabili danni ambientali a biodiversità e habitat, la risalita del cuneo salino a oltre 10 chilometri dalla Costa Adriatica e con un utilizzo all'80 per cento a 15 chilometri dal mare»;

              in particolare, la risalita del cuneo salino causato dall'erosione costiera e accentuato dalla siccità, con conseguente riduzione dell'apporto idrico, o da errate opere di drenaggio che riducono l'apporto di materia naturale dei fiumi, entrando nell'entroterra mette a rischio migliaia di ettari e le aziende agricole che operano sul territorio verso la costa (soprattutto sul delta del Po), a causa della presenza di maggiori valori di salinità sia nelle acque necessarie per l'irrigazione, sia in quelle di falda altrettanto importanti;

              la situazione generale – si legge sempre nel bollettino – non regala facili ottimismi per i prossimi mesi in cui si prospetta una scarsità persistente della risorsa e una mancanza di precipitazioni corredata da alte temperature. Per ora il grado di severità della siccità nel distretto è grave o estremamente grave con colorazione arancione in assenza di precipitazioni;

              per una gestione resiliente di questa crisi idrica straordinaria, nel corso di tale seduta è stato convenuto che il comparto idroelettrico, indipendentemente dalle concessioni legislative, ha dato disponibilità a sostenere il settore primario dell'agricoltura in caso di manifesta necessità produttiva; i Grandi laghi confermano la possibilità di scendere sotto i livelli minimi di invaso per contribuire ad alimentare con continuità e per quanto possibile i corsi d'acqua di valle sia per finalità irrigue che per il mantenimento dell'habitat e della biodiversità e, nell'ottica della massima trasparenza e per una condivisione unitaria delle scelte strategiche di adattamento al clima e alla situazione idrologica contingente, ogni quantitativo percentuale così come ogni decisione territoriale con potenziali effetti sulla risorsa sarà condivisa prontamente tra tutti i partner e utilizzatori;

              alcune regioni, hanno già adottato provvedimenti, in particolare, Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, applicando anticipatamente, in talune aree, il cosiddetto Deflusso minimo vitale (Dmv) estivo che consentirà di prelevare e accumulare più acqua in caso di precipitazioni;

              secondo gli ultimi dati pubblicati nel rapporto statistico Gse 2020 «Energia da fonti rinnovabili in Italia», nel nostro Paese ci sono 4.503 impianti idroelettrici per una potenza di 19.106 megawatt, pari al 34 per cento del totale di energia prodotta da fonti rinnovabili. La mancanza di acqua influisce direttamente anche sulla produzione di energia di queste centrali: alcune sono ferme, altre hanno limitato la produzione rispetto alla potenza totale. Gli operatori che sono riusciti a mantenere almeno in parte la produzione temono l'aggravarsi degli effetti della siccità nei mesi estivi;

              la grave siccità tocca da vicino anche le esigenze delle centrali termoelettriche. Terna, nel corso della riunione del 10 giugno 2022 «in prospettiva delle prossime settimane» ha attestato «la progressiva scarsità di risorsa utile per il raffreddamento adeguato delle centrali elettriche». La situazione per ora sarebbe ancora sotto controllo ma ovviamente potrebbe destare allarme in assenza di adeguate precipitazioni nel prossimo futuro;

              d'altronde, e la stessa Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra di gennaio 2021, a dire che gli impatti sulle disponibilità idriche dovute ai cambiamenti climatici potrebbero creare anche ulteriori problemi sui prelievi fluviali, relativamente al mantenimento dei flussi minimi vitali a cui è legato il raffreddamento degli impianti termoelettrici; occorre quindi evitare un conflitto fra la richiesta idrica per il raffreddamento delle centrali termoelettriche e per le centrali idroelettriche, l'agricoltura affetta da una durissima siccità e gli approvvigionamenti per uso domestico;

              è quindi evidente come risulti strategico realizzare infrastrutture di accumulo idrico durante gli eventi meteorologici estremi, sia come protezione del territorio a valle, sia come riserva per i lunghi periodi di siccità attesi al fine di supplire, almeno in parte, alla mancanza futura dell'apporto dovuto allo scioglimento dei ghiacciai. I bacini di accumulo potrebbero produrre anche un aumento delle potenzialità di produzione idroelettrica, tanto più importanti in questo momento di crisi energetica legata alla guerra in Ucraina e in vista della necessaria decarbonizzazione;

              sempre nella Strategia Italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra vengono indicate, fra le azioni di adattamento l'incremento della connettività delle infrastrutture idriche; l'aumento della capacità di ritenzione ed accumulo attraverso la realizzazione di laghetti, piccoli invasi e vasche, al fine di ridurre la pressione sulle falde sotterranee; il risanamento del sistema fluviale, assicurando la funzionalità idraulica, capace di espletare le necessarie caratteristiche funzioni e quelle ecosistemiche; il miglioramento della capacità previsionale per anticipare la disponibilità naturale della risorsa e ottimizzare il volume immagazzinato; i piani di gestione della siccità; la costruzione del bilancio idrico alla scala del Paese;

              la situazione va quindi affrontata non soltanto con aiuti immediati per contrastare l'emergenza, ma con misure strutturali per migliorare l'efficacia della gestione, conservazione e distribuzione delle risorse idriche;

              strettamente connesso con gli eventi climatici estremi è il tema del dissesto idrogeologico a causa del quale complessivamente il 93,9 per cento dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera e le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria;

              nella legislatura in corso, l'articolo 36-ter del decreto-legge n. 77 del 2021 ha introdotto importanti novità in materia di dissesto idrogeologico. La norma prevede, tra l'altro, l'introduzione della denominazione di commissari di Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico per i commissari aventi competenze in materia di contrasto al dissesto idrogeologico, disciplinati da diverse normative, attribuendo ad essi la competenza degli interventi in tale ambito, indipendentemente dalla fonte di finanziamento. Viene inoltre previsto che gli interventi di prevenzione, mitigazione e contrasto al dissesto idrogeologico – ivi compresi quelli finanziabili tra le linee di azione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – siano qualificati come opere di preminente interesse nazionale, aventi carattere prioritario;

              resta però ancora indispensabile potenziare e rendere più efficienti gli enti preposti alla prevenzione del rischio idrogeologico, aumentarne la capacità tecnica e progettuale, favorire una capacità di spesa superiore alla attuale media annua;

              è inoltre urgente e necessario programmare un importante piano di investimenti per ridurre i rischi legati al continuo manifestarsi di fenomeni climatici estremi ed in particolare a carattere siccitoso, puntando anche all'efficientamento e alla messa in sicurezza delle reti idriche e alla realizzazione di nuovi invasi;

              in tal senso il Piano nazionale di ripresa e resilienza può rappresentare un'importante opportunità per affrontare in maniera strutturale il problema delle emergenze climatiche connesse ai cambiamenti climatici, contribuendo contestualmente al rilancio dell'economia del Paese, grazie all'apertura di numerosi cantieri sull'intero territorio nazionale;

              occorre pertanto adottare iniziative urgenti, sia di breve, sia di lungo periodo, per far fronte, in collaborazione con le regioni più coinvolte, alla grave siccità che sta colpendo le zone del nord-Italia, con gravi ripercussioni sulla produzione di energia idroelettrica, sul comparto agricolo, e che sta provocando finanche un'emergenza idropotabile in alcuni aree;

              in particolare, il comparto agricolo è duramente provato dall'emergenza climatica in atto e richiede misure quanto mai urgenti, dirette a preservare i raccolti e la produzione alimentare nonché a ristorare le aziende agricole in conseguenza dei danni subìti,

impegnano il Governo:

          a valutare la necessità di costituire un'apposita cabina di regia, con il coinvolgimento della Protezione Civile e delle regioni al fine di garantire un efficiente e rapido monitoraggio dei bacini idrografici e coordinare i provvedimenti da adottare;

          a valutare l'opportunità di deliberare lo stato di emergenza per siccità nelle regioni interessate, al fine di definire una gestione efficace della crisi idrica a livello sovraregionale e per attivare misure di sostegno per i settori maggiormente colpiti, in particolare per il settore agricolo e della produzione di energia idroelettrica;

          ad adottare iniziative di competenza per scongiurare un potenziale conflitto fra la richiesta idrica per il raffreddamento delle centrali termoelettriche e per il funzionamento delle centrali idroelettriche, l'agricoltura colpita da una durissima siccità e gli approvvigionamenti per uso domestico;

          ad adottare iniziative urgenti per la realizzazione di infrastrutture di accumulo idrico durante gli eventi meteorologici estremi e per il recupero di acque piovane a fini di usi industriali, irrigui e domestici;

          ad adottare urgenti iniziative dirette alla realizzazione di nuovi invasi nonché di piccoli invasi interaziendali a servizio delle imprese agricole, semplificando le relative procedure;

          ad adottare iniziative volte ad evitare gli sprechi sia dal punto di vista delle dispersioni della rete, sia in relazione all'uso della risorsa idrica, anche attraverso investimenti diretti a promuovere, con specifico riguardo al settore agricolo, l'impiego di moderne e più avanzate tecnologie, come l'irrigazione di precisione;

          a promuovere la ricerca nel settore agricolo, allo scopo di individuare varietà di colture maggiormente resistenti ai cambiamenti climatici;

          ad adottare iniziative idonee, anche nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per ridurre l'impermeabilizzazione dei suoli nelle aree urbane e quindi ripristinare le capacità di drenaggio delle acque, evitando che vengano disperse nella fognatura;

          ad adottare iniziative, nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per la realizzazione di infrastrutture agricole destinate al riutilizzo dell'acqua, nella direzione indicata dalla Corte dei conti europea, che ha sollecitato gli Stati membri dell'Unione europea a intervenire in tal senso;

          ad adottare iniziative idonee, anche nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per favorire la rinaturalizzazione dei corsi d'acqua e ripristinarne le capacità di contenimento in caso di eventi meteorologici estremi (forti precipitazioni e alluvioni);

          ad adottare le iniziative di competenza per potenziare e rendere più efficienti gli enti preposti alla prevenzione del rischio idrogeologico, aumentarne la capacità tecnica e progettuale e favorire una capacità di spesa superiore all'attuale media annua;

          a dare pronta e piena attuazione, per quanto di competenza, alle misure di semplificazione e accelerazione per il contrasto del dissesto idrogeologico introdotte dall'articolo 36-ter del decreto-legge n. 77 del 2021;

          a promuovere interventi, non soltanto nei momenti di emergenza dovuti alla siccità, ma mirati sul medio e lungo periodo, che migliorino l'approvvigionamento idrico con particolare riferimento all'incremento della connettività delle infrastrutture idriche, al risanamento del sistema fluviale, assicurando la funzionalità idraulica, in modo che sia capace di espletare le necessarie caratteristiche funzioni e quelle ecosistemiche, e al miglioramento della capacità previsionale per anticipare la disponibilità naturale della risorsa e ottimizzare il volume immagazzinato.
(7-00853) «Pellicani, Incerti, Braga, Morassut, Buratti, Ciagà, Morgoni, Pezzopane, Avossa, Cappellani, Cenni, Critelli, Frailis».

Ritiro di una firma da una interrogazione.

      Interrogazione a risposta scritta Furgiuele e altri n. 4-12425, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 giugno 2022: è stata ritirata la firma del deputato De Martini.