XVIII LEGISLATURA

Allegato A

Seduta di Martedì 12 luglio 2022

COMUNICAZIONI

Missioni valevoli nella seduta
del 12 luglio 2022.

      Amitrano, Ascani, Baldelli, Barelli, Battelli, Berardini, Bergamini, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Caffaratto, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Cecconi, Cimino, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, Cristina, D'Alessandro, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Menech, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stasio, Di Stefano, Dieni, Fassino, Ficara, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Gobbato, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Lapia, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Marzana, Melilli, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Provenza, Rampelli, Rizzo, Romaniello, Andrea Romano, Rosato, Rospi, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Sodano, Spadoni, Speranza, Suriano, Tabacci, Torto, Valente, Vianello, Vignaroli, Vito, Raffaele Volpi, Zanettin, Zoffili.

Annunzio di proposte di legge.

      In data 11 luglio 2022 sono state presentate alla Presidenza le seguenti proposte di legge d'iniziativa dei deputati:

          VARCHI ed altri: «Modifica all'articolo 112 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, in materia di effetti della mancata comunicazione delle variazioni di reddito rilevanti ai fini dell'ammissione al patrocinio a spese dello Stato» (3672);

          MOLLICONE ed altri: «Istituzione della Giornata nazionale degli inventori e della proprietà intellettuale, nonché modifiche al codice penale, in materia di contraffazione di marchi e brevetti e di commercio di prodotti contraffatti, e altre disposizioni per il sostegno delle imprese creative e per la tutela dei marchi storici. Delega al Governo in materia di tutela della proprietà intellettuale» (3673);

          TRANCASSINI: «Agevolazione fiscale per interventi di recupero di edifici esistenti o di costruzione di nuovi edifici da destinare all'edilizia sociale» (3674).

          Saranno stampate e distribuite.

Annunzio di disegni di legge.

      In data 11 luglio 2022 sono stati presentati alla Presidenza i seguenti disegni di legge:

          dal Ministro dell'economia e delle finanze:

              «Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2021» (3675);

              «Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2022» (3676).

      Saranno stampati e distribuiti.

Assegnazione di un progetto di legge
a Commissione in sede referente.

      A norma del comma 1 dell'articolo 72 del Regolamento, il seguente progetto di legge è assegnato, in sede referente, alla sottoindicata Commissione permanente:

          VII Commissione (Cultura)

      LONGO: «Disposizioni per la promozione della conoscenza dell'emigrazione italiana nel quadro delle migrazioni contemporanee» (801) Parere delle Commissioni I, III, V, XI e Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Annunzio di sentenze
della Corte costituzionale.

      La Corte costituzionale ha depositato in cancelleria la seguente sentenza che, ai sensi dell'articolo 108, comma 1, del Regolamento, è inviata alla XII Commissione (Affari sociali), nonché alla I Commissione (Affari costituzionali):

      Sentenza n. 171 dell'8 giugno – 8 luglio 2022 (Doc. VII, n. 918),

          con la quale:

              dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'articolo 1, commi 418 e 419, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023), sollevate, in riferimento agli articoli 3 e 41 della Costituzione, dal Tribunale amministrativo regionale per le Marche.

Trasmissione dalla Corte dei conti.

      La Corte dei conti, in data 11 luglio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 17, comma 9, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la relazione, approvata dalle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte stessa con la deliberazione n. 13/2022 del 31 maggio 2022, sulla tipologia delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relativamente alle leggi pubblicate nel quadrimestre gennaio-aprile 2022 (Doc. XLVIII, n. 14).

      Questa relazione è trasmessa alla V Commissione (Bilancio).

Trasmissione dal Ministro
per le pari opportunità e la famiglia.

      Il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, con lettera in data 30 giugno 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 5-bis, comma 7, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, la relazione sullo stato di utilizzo delle risorse stanziate per potenziare le forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli attraverso modalità omogenee di rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza, aggiornata al 30 marzo 2022 (Doc. CCLIII, n. 3).

      Questa relazione è trasmessa alla XII Commissione (Affari sociali).

Trasmissione dal Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili.

      Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, con lettera in data 11 luglio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 50 della legge 23 luglio 2009, n. 99, la relazione concernente l'andamento del processo di liberalizzazione dei servizi a terra negli aeroporti civili, riferita al secondo semestre del 2021 (Doc. LXXI-bis, n. 6).

      Questa relazione è trasmessa alla IX Commissione (Trasporti).

Trasmissione dal Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale.

      Il Commissario straordinario per la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento alla normativa vigente delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 22, comma 6, del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, la relazione sulla bonifica dei siti di discarica abusivi oggetto della sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 dicembre 2014 (causa C-196/13), riferita al periodo da giugno a dicembre 2021 (Doc. CCXXXV, n. 8).

      Questa relazione è trasmessa alla VIII Commissione (Ambiente).

Annunzio di progetti
di atti dell'Unione europea.

      La Commissione europea, in data 11 luglio 2022, ha trasmesso, in attuazione del Protocollo sul ruolo dei Parlamenti allegato al Trattato sull'Unione europea, i seguenti progetti di atti dell'Unione stessa, nonché atti preordinati alla formulazione degli stessi, che sono assegnati, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, con il parere, se non già assegnati alla stessa in sede primaria, della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea):

          Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 691/2011 per quanto riguarda l'introduzione di nuovi moduli dei conti economici ambientali (COM(2022) 329 final), corredata dal relativo allegato (COM(2022) 329 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite V (Bilancio) e VIII (Ambiente). Questa proposta è altresì assegnata alla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane per la verifica di conformità, ai sensi del Protocollo sull'applicazione dei princìpi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea, decorre dall'11 luglio 2022;

          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo a norma dell'articolo 294, paragrafo 6, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea riguardante la posizione del Consiglio ai fini dell'adozione di un regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 805/2004 per quanto riguarda il ricorso alla procedura di regolamentazione con controllo al fine di adattarlo all'articolo 290 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (COM(2022) 339 final), che è assegnata in sede primaria alla II Commissione (Giustizia);

          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Parere della Commissione sulla domanda di adesione della Georgia all'Unione europea (COM(2022) 405 final), corredata dal relativo allegato (COM(2022) 405 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Parere della Commissione sulla domanda di adesione della Moldova all'Unione europea (COM(2022) 406 final), corredata dal relativo allegato (COM(2022) 406 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea);

          Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio – Parere della Commissione sulla domanda di adesione dell'Ucraina all'Unione europea (COM(2022) 407 final), corredata dal relativo allegato (COM(2022) 407 final – Annex), che è assegnata in sede primaria alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e XIV (Politiche dell'Unione europea).

Trasmissione dal Garante
per la protezione dei dati personali.

      Il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, con lettera pervenuta in data 11 luglio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 154, comma 1, lettera e), del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, la relazione sull'attività svolta dal medesimo Garante, riferita all'anno 2021 (Doc. CXXXVI, n. 4).

      Questa relazione è trasmessa alla II Commissione (Giustizia).

Richiesta di parere parlamentare
su atti del Governo.

      Il Ministro della difesa, con lettera in data 11 luglio 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 536, comma 3, lettera b), del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la richiesta di parere parlamentare sullo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 1/2022, relativo all'ammodernamento e rinnovamento di un sistema satellitare per le telecomunicazioni governative denominato SICRAL3 (398).

      Questa richiesta è assegnata, ai sensi del comma 4 dell'articolo 143 del Regolamento, alla IV Commissione (Difesa), che dovrà esprimere il prescritto parere entro il 21 agosto 2022. È altresì assegnata, ai sensi del comma 2 dell'articolo 96-ter del Regolamento, alla V Commissione (Bilancio), che dovrà esprimere i propri rilievi sulle conseguenze di carattere finanziario entro il 1° agosto 2022.

Atti di controllo e di indirizzo.

      Gli atti di controllo e di indirizzo presentati sono pubblicati nell'Allegato B al resoconto della seduta odierna.

INTERROGAZIONI

Chiarimenti e iniziative di competenza volte a favorire un rapido iter della riforma della proprietà industriale – 3-02810

A)

      SQUERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

          la proprietà industriale rappresenta un settore fondamentale per lo sviluppo delle imprese, nonché un importante volano per promuovere ricerca e innovazione tecnologica. Secondo i dati dell'Ufficio europeo dei brevetti, nel 2019 e per il quinto anno consecutivo, l'Italia ha registrato una crescita di richieste di brevetti ed è tra i primi Paesi nell'Unione europea per numero di domande di brevetto europeo, marchi EU e design EU;

          in Italia, la rilevanza del comparto e l'elevato livello di specializzazione richiesto per operare al suo interno sono confermati dall'istituzione, con decreto ministeriale del 3 aprile 1981 dell'ordine dei consulenti in proprietà industriale (Ocpi), la cui disciplina è attualmente confluita negli articoli 201 e seguenti del nuovo codice della proprietà industriale (decreto legislativo n. 30 del 2005);

          l'attuale normativa attribuisce agli iscritti all'albo un ruolo di rappresentanza di terzi di fronte all'Ufficio italiano brevetti e marchi, assistendo imprese e operatori economici nella protezione dell'innovazione e della creatività;

          ulteriore conferma della strategicità del settore, è data dall'Accordo 2013/C175/01 – già ratificato da numerosi Stati membri, tra cui l'Italia – con il quale è stato avviato il processo per istituire, a livello eurounitario, il Tribunale unificato dei brevetti, la cui piena operatività – unitamente al nuovo sistema brevettuale unitario – potrebbe conseguirsi, secondo le stime del Ministero dello sviluppo economico, già nella seconda metà del 2022;

          il nostro Paese è in prima fila per ottenere il trasferimento di una delle sedi del tribunale da Londra a Milano e questo importante obiettivo risulta essere sostenuto trasversalmente da tutto l'arco politico ed istituzionale;

          la riforma della disciplina in materia di proprietà industriale è presente tra gli obiettivi della Componente 2 della Missione «Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo» del Pnrr che, espressamente, afferma come «il sistema della Proprietà Industriale costituisce un elemento fondamentale per proteggere idee, attività lavorative e processi generati dall'innovazione e assicurare un vantaggio competitivo a coloro che li hanno generati»;

          in tale ottica, con decreto del 23 giugno 2021 il Ministro dello sviluppo economico ha adottato il Piano strategico sulla proprietà industriale e le relative linee di intervento strategico volte a realizzare un pacchetto di interventi che consentano di promuovere e tutelare la proprietà intellettuale;

          lo stesso Ministero, a seguito dell'adozione del predetto provvedimento, ha individuato come successiva tappa per la realizzazione del Piano, la predisposizione del disegno di legge di revisione del codice della proprietà industriale;

          il disegno di legge è stato inserito dall'Esecutivo anche tra i provvedimenti collegati alla manovra finanziaria (legge 30 dicembre 2021, n. 234), come specificamente indicato a pagina 12 della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, in tal modo venendo confermata la primaria rilevanza attribuitagli;

          il Ministro dello sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha recentemente confermato – nel corso di un'audizione sullo stato di attuazione del Pnrr, presso le competenti commissioni di Camera e Senato (Attività produttive e Industria in seduta congiunta) – che il provvedimento dovrebbe essere approvato in uno dei prossimi Consigli dei ministri;

          tuttavia, nonostante queste importanti iniziative di carattere legislativo, politico e sovranazionale, il disegno di legge governativo predetto sembra essere ancora all'esame del Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi (Dagl) –:

          a che punto sia l'istruttoria della riforma della proprietà industriale e quali siano le motivazioni che hanno portato al rallentamento dell'iter e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare per accelerarne l'iter, anche alla luce degli obiettivi fissati nel Pnrr.
(3-02810)


Tempi e modalità di erogazione dei contributi previsti dal decreto-legge n. 4 del 2022 a supporto del settore della ristorazione – 3-02984

B)

      GIACOMETTO, PALMIERI e PORCHIETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          l'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 4 del 2022 novellando l'articolo 1-ter del decreto-legge n. 73 del 2021 stanzia per il 2022 40 milioni di euro, da destinare a contributi per le imprese che svolgono attività prevalente nel settore dell'organizzazione di feste e cerimonie della ristorazione, del catering, nonché per i bar e per il settore della gestione delle piscine;

          tali imprese devono aver subito nel 2021 una riduzione non inferiore al 40 per cento rispetto ai ricavi del 2019. Per le imprese costituite nel corso dell'anno 2020, in luogo dei ricavi, la riduzione deve far riferimento all'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi dei mesi del 2020 successivi a quello di apertura della partita Iva rispetto all'ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2021;

          l'articolo 1-ter del decreto-legge n. 73 del 2021, prevedeva l'erogazione di contributi a fondo perduto per un importo complessivo di 60 milioni di euro per l'anno 2021, alle imprese operanti nei settori del wedding, dell'intrattenimento, dell'organizzazione di feste e cerimonie e del settore dell'Hotellerie-Restaurant-Catering (Horeca);

          il decreto interministeriale del Ministero dello sviluppo economico recante i criteri e modalità per l'erogazione di contributi alle imprese operanti nei suddetti settori, di attuazione del citato articolo 1-ter, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 42 del 19 febbraio 2022, dopo circa 7 mesi dall'entrata in vigore della norma, peraltro ancora privo delle modalità applicative per le quali si è reso necessario un ulteriore provvedimento da emanarsi a cura dell'Agenzia delle Entrate –:

          considerato che le modalità applicative sono simili a quelle dell'articolo 1-ter del decreto-legge n. 73 del 2021, quali siano i tempi di erogazione dei contributi di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto-legge n. 4 del 2022, destinati ai settori Horeca, ristorazione, bar e bar senza cucina, per l'anno 2022.
(3-02984)


Iniziative per incentivare l'installazione di impianti fotovoltaici su edifici e fabbricati a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, anche rivedendo la disciplina applicativa del decreto ministeriale del 25 marzo 2022 – 3-02923; 3-03073

C)

      NEVI, SPENA, ANNA LISA BARONI, CAON e SANDRA SAVINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

          nell'ambito dell'obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza «M2C1: Agricoltura sostenibile ed economia circolare», l'investimento 2.2, Parco agrisolare, prevede di incentivare l'installazione di pannelli solari sui tetti di edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriali. La misura mette a disposizione 1,5 miliardi di euro divisi tra imprese agricole (1,2 miliardi di euro) e agroindustriali (300 milioni di euro);

          il cofinanziamento pubblico varia dal 40 per cento al 50 per cento con un incremento del 20 per cento per interventi realizzati da giovani agricoltori o per investimenti collettivi (impianti a servizio di più agricoltori). Il 40 per cento delle risorse è riservato alle regioni meridionali, più Abruzzo e Molise;

          il decreto ministeriale 25 marzo 2022 recante direttive per l'approvazione del bando agrisolare concede aiuti in applicazione della disciplina sugli aiuti di Stato ai sensi dei regolamenti europei di esenzione per categoria «Gber» e «Aber»;

          dalla scheda illustrativa del decreto risulta che per le aziende agricole gli investimenti sono ammissibili unicamente se l'obiettivo è soddisfare il fabbisogno energetico dell'azienda e se la capacità produttiva non supera il consumo medio annuo di energia elettrica dell'azienda, compreso quello familiare. Il limite è riferito ai soli consumi elettrici e non al fabbisogno complessivo dell'impresa;

          il vincolo europeo (condizionalità), assente nella prima bozza del decreto nella quale le percentuali di cofinanziamento erano più alte, è stato introdotto solo per l'agricoltura e non per le imprese della trasformazione, che sfruttano il regolamento sulle esenzioni nel campo degli aiuti di Stato;

          nel caso di un'azienda agricola, l'autoconsumo è mediamente di 15-20 chilowatt rispetto a una potenza massima ammissibile di 500 chilowat per i progetti da incentivare. Secondo le associazioni di settore la bozza di bando travisa le finalità del Pnrr che prevedeva di consentire anche la vendita di energia in rete;

          si verifica un paradosso nel quale si liberalizzano i pannelli fotovoltaici a terra, ma poi vengono poste condizionalità stringenti a una produzione più sostenibile con i pannelli solari sui tetti degli edifici, senza consumo di suolo ulteriore –:

          se non ritenga opportuno adottare iniziative per restringere al minimo possibile le condizionalità applicative del decreto ministeriale 25 marzo 2022 poste in capo alle imprese agricole, ad esempio prevedendo che il sostegno della misura Parco agrisolare possa costituire parte di investimenti più ampi messi in campo dagli imprenditori agricoli, rispetto ai quali è ammesso il cofinanziamento solo per la parte non eccedente la quota fissata di autoconsumo.
(3-02923)


      LOSS, GOLINELLI, VIVIANI, MANZATO, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

          il 25 marzo 2022 è stato firmato il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che fornisce le direttive necessarie all'avvio della misura «Parco Agrisolare», a cui sono dedicate risorse pari a 1,5 miliardi di euro a valere sui fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che saranno assegnate ai progetti nel periodo 2022-2024, e che si concretizza quale contributo per il settore agricoltura per investimenti in impianti fotovoltaici da installare su edifici e fabbricati a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale;

          il bando con l'individuazione della data, a partire dalla quale sarà possibile presentare le domande fino a esaurimento delle risorse stanziate, sarà infatti emanato a seguito dell'approvazione da parte della Commissione europea del decreto ministeriale;

          per le imprese agricole di produzione primaria, gli impianti fotovoltaici sono ammissibili unicamente se l'obiettivo è quello di soddisfare il fabbisogno energetico dell'azienda e se la loro capacità produttiva non supera il consumo medio annuo di energia elettrica dell'azienda agricola, compreso quello familiare. Il limite è ristretto quindi ai soli consumi elettrici e non al fabbisogno complessivo dell'impresa. La vendita di energia elettrica è consentita nella rete, purché sia rispettato il limite di autoconsumo annuale, un limite che rischia di rivelarsi un boomerang anche per il raggiungimento degli obiettivi di spesa. Gli interventi devono prevedere l'installazione di impianti fotovoltaici, con potenza di picco non inferiore a 6 kWp e non superiore a 500 kWp;

          possono partecipare: gli imprenditori agricoli in forma individuale o societaria; le imprese agroindustriali, in possesso di codice Ateco (i codici Ateco ammissibili saranno precisati nel bando); indipendentemente dai propri associati, le cooperative agricole che svolgono attività di cui all'articolo 2135 del codice civile e le cooperative o loro consorzi di cui all'articolo 1, comma 2 del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228. Sono esclusi i soggetti esonerati dalla tenuta della contabilità Iva; aventi un volume di affari annuo inferiore a 7.000,00 euro;

          questa misura, che appartiene alle iniziative di rilancio del Paese inserite nelle 6 missioni Pnrr, riguarda l'obiettivo di contribuire a dare impulso a una compiuta transizione ecologica, in questo caso aumentando la produzione di energia da fonti rinnovabili. Tale soluzione ha assunto un ruolo strategico tanto più ora che il conflitto Russia-Ucraina ha evidenziato la necessità di procedere verso un'autonomia energetica e di materie prime per non essere soggetti a restrizioni e speculazioni sui prezzi e il limite dell'autoconsumo riduce le potenzialità della misura; per questo è importante utilizzare tutte le superfici che un'azienda ha a disposizione;

          ci sono una forte aspettativa e un grande interesse da parte delle imprese agricole su questa misura, perché i contributi potranno coprire anche i costi di riqualificazione e ammodernamento delle strutture, con la rimozione dell'eternit e amianto sui tetti (ove presente), migliorando la coibentazione e l'aerazione;

          il rischio è che a questa misura avranno convenienza ad accedervi solamente le aziende di medie e grandi dimensioni e, con queste limitazioni, non quelle di piccole dimensioni o ubicate in zone svantaggiate e di montagna, facendo «fallire» il processo di transizione ecologica che è necessario per lo sviluppo del Paese –:

          quali ulteriori iniziative il Governo intenda assumere per incentivare l'installazione di impianti fotovoltaici su edifici e fabbricati a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale al fine di favorire la conversione energetica, anche per agevolare la partecipazione delle imprese di piccole dimensioni o ubicate in zone svantaggiate e montane che rappresentano una parte importante del comparto produttivo nazionale.
(3-03073)


Iniziative di competenza volte a garantire i livelli occupazionali dei servizi di call center di Ita Airways – 3-03074; 3-03075; 3-03076; 3-03077

D)

      RIZZETTO e RAMPELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          si apprende che Ita, il 20 aprile 2022, non si è presentata al tavolo istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali sui dipendenti Covisian, che sono a rischio di licenziamento dopo il ritiro della commessa da parte di Ita Airways per i servizi di call center;

          tale assenza dei vertici di Ita Airways è, ad avviso degli interroganti, grave e ingiustificabile. E mostra da parte di una società controllata al 100 per cento dallo Stato una palese chiusura al confronto nell'individuare soluzioni occupazionali per i lavoratori coinvolti, dopo il mancato rispetto della clausola sociale sottoscritta a Roma il 21 ottobre tra Covisian e Ita;

          al riguardo, Ita Airways ha giustificato la mancata presenza al tavolo ministeriale affermando di essere «parte lesa» a seguito della «rottura unilaterale» da parte di Covisian del contratto di fornitura del call center e ritenendo responsabile esclusivamente l'azienda che non ha dato seguito né al contratto sottoscritto con Ita né all'intesa sulla clausola sociale relativa ai dipendenti Almaviva;

          Ita ha proceduto all'assunzione diretta di circa 150 persone per i servizi di call center, di cui il 50 per cento proveniente da Alitalia in amministrazione straordinaria e gli altri esterni. Pertanto, adesso resterebbero esclusi tutti i 543 lavoratori attuali, di cui 221 Covisian e i restanti di Almaviva; si tratta di una vicenda inaccettabile di cui, tra condotte svolte in dispregio alle istituzioni e il mancato rispetto di accordi, stanno subendo le conseguenze decine di lavoratori con le loro famiglie a cui vanno, invece, tempestivamente riconosciute concrete tutele –:

          se e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire soluzioni occupazionali ai 543 lavoratori coinvolti.
(3-03074)


      SURIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          nel 2021, Italia Trasporto Aereo S.p.A., di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze, ha sostituito la compagnia aerea di bandiera Alitalia;

          la nuova società avviò la gara per la gestione del servizio di assistenza clienti, adottando il cosiddetto sistema di outsourcing;

          Covisian S.p.A. si è aggiudicata la gara per la gestione del servizio di assistenza clienti: esso era precedentemente gestito da Almaviva Contact — con 621 lavoratori a tempo indeterminato, dei quali 570 operativi nella sede di Palermo —, che ha conseguentemente perso la commessa;

          nell'accordo del 21 ottobre 2021, siglato presso il Ministero del lavoro, Covisian S.p.A. si impegnò ad assumere, ex novo, 543 lavoratori (36 su Rende e 507 su Palermo), in quel momento alle dipendenza di Almaviva Contact S.p.A., coerentemente con quanto previsto dalla clausola sociale di cui al contratto collettivo nazionale di lavoro delle telecomunicazioni, per la cura del servizio di customer service di Ita Airways;

          nell'aprile 2022, la nuova compagnia aerea ha rescisso unilateralmente il contratto con Covisian S.p.A., ponendo in tal modo a serio rischio l'impiego futuro del personale coinvolto;

          il 20 aprile 2022 Ita non si è presentata al tavolo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, programmato per discutere delle prospettive occupazionali di tali lavoratori;

          con il contratto scaduto dal 30 aprile 2022, i lavoratori sono rimasti di fatto senza occupazione;

          preoccupante, inoltre, è stata la decisione della compagnia aerea di dotarsi di un call center interno, con sede a Roma Fiumicino, ledendo così i legittimi diritti dei lavoratori che nel corso di oltre vent'anni di servizio nel call center di Palermo hanno acquisito notevoli competenze e professionalità;

          il 5 maggio 2022 si è svolta, a Palermo, la protesta dei 543 lavoratori: essi risultano paradossalmente licenziati dallo Stato, considerata la proprietà pubblica della società, dopo che lo Stato aveva salvato dal fallimento Alitalia per salvaguardare i livelli occupazionali del personale coinvolto;

          a oggi, non si è ancora raggiunta alcuna soluzione;

          le organizzazioni sindacali di categoria di Cgil Cisl Uil (Slc, Fistel e Uilcom) del call center di Palermo avevano già denunciato pubblicamente l'assenza di trasparenza e legittimità delle procedure assunte dalla società pubblica Ita nell'avviare la gara per la gestione del servizio di assistenza clienti: i caratteri giuridici erano fortemente privatistici e non conformi alle norme del Codice degli appalti previste per le stazioni appaltanti pubbliche, con l'assenza di applicazione della clausola sociale, l'applicazione del principio di offerta al massimo ribasso, il sistema premiale del calcolo del punteggio a favore del fornitore che avesse la propria sede su Roma — quando la totalità del personale risiede in Sicilia e Calabria — e la previsione della possibilità di delocalizzazione del servizio;

          una numerosa platea di ricercatori e analisti sostiene che le esternalizzazioni, quale quella inerente al caso in oggetto, sono causa della progressiva precarizzazione dei posti di lavoro: vi sono lavoratori assunti da società di outsourcing, chiamati a continuare a lavorare in appalto, con un impatto negativo anche sul potere di negoziazione dei sindacati, indeboliti a ogni cessione o cambio di appalto –:

          quali iniziative, per quanto di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di riaprire immediatamente le trattative con Ita S.p.a. sulla vertenza Covisian S.p.a., per porre un freno alla citata deprecabile prassi e combattere la precarizzazione dei posti di lavoro, per garantire, in futuro, il rispetto della clausola sociale normativamente prevista e infine per applicare a Ita S.p.a. le norme della cosiddetta amministrazione trasparente, contenute nel decreto legislativo 33 del 2013 e nel codice dell'amministrazione digitale.
(3-03075)


      D'ORSO, MARTINCIGLIO, DAVIDE AIELLO, SAITTA, PENNA, LICATINI, CANCELLERI, PAPIRO e ALAIMO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

          a quanto si apprende da fonti di stampa, sarà la società Covisian a curare il call center di Ita, la nuova compagnia che prenderà il posto di Alitalia. Fino ad oggi il servizio era svolto per Alitalia da 621 lavoratori dipendenti di AlmavivA, da 20 anni impegnati nel servizio assistenza clienti di Alitalia tra Palermo e Rende;

          nonostante Ita abbia dichiarato pubblicamente che un eventuale fornitore entrante avrebbe dovuto garantire l'applicazione della clausola sociale, sembrerebbe che Ita abbia assegnato al nuovo fornitore la gara per la gestione dei servizi di contact center, senza pretendere l'inserimento nel bando della clausola sociale prevista per il settore dei call center in outsourcing che, in base al Ccnl di settore e alla legge vigente, riconosce il diritto alla prosecuzione del rapporto di lavoro con l'eventuale nuovo fornitore delle stesse attività;

          tutto ciò nonostante, nei giorni scorsi, AlmavivA abbia presentato una richiesta urgente ai Ministri interrogati per una convocazione di garanzia in sede istituzionale delle parti interessate, al fine di scongiurare le conseguenze del mancato rispetto della clausola sociale che di fatto pone a rischio immediato la continuità occupazionale dei lavoratori di Palermo e di Rende;

          a seguito di ciò, le segreterie nazionali dei sindacati del settore della categoria interessata (Sic Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil) hanno indetto una giornata di sciopero per il 9 settembre 2021 per tutti i lavoratori della commessa Alitalia gestita dalla società AlmavivA, chiedendo (ancora una volta) una convocazione di garanzia in sede istituzionale delle parti interessate. A rischio c'è il futuro di 621 lavoratrici e lavoratori, tutti con una esperienza pluriennale inestimabile che devono poter avere la certezza di veder applicato il loro diritto alla continuità occupazionale;

          a tutela della stabilità occupazionale dei lavoratori coinvolti, nel caso di cambi di appalto nel settore dei call center, vige la cosiddetta clausola sociale di cui all'articolo 1, comma 10, della legge n. 11 del 2016;

          la gara è stata aggiudicata alla società Covisian che aveva già applicato, lo scorso anno, la clausola sociale per i 253 lavoratori di via Cordova che si occupavano di Sky;

          il servizio che verrà reso dalla nuova società Covisian sarà caratterizzato dalle stesse attività che AlmavivA ha finora erogato per l'analogo servizio di customer care Alitalia, attraverso le 621 persone specificamente formate. A ciò vi è da aggiungere la previsione di volumi di lavoro per la nuova Ita persino crescenti rispetto a quelli attuali;

          la scelta di Ita pare essere stata effettuata in spregio a quanto stabilito dalla normativa vigente, oltre che dal Contratto collettivo nazionale di settore, che impone l'applicazione della clausola sociale per cui debba essere riconosciuto ai 621 lavoratori e lavoratrici il diritto alla prosecuzione del rapporto, di lavoro con l'eventuale nuovo fornitore delle stesse attività;

          Ita spa è una azienda pubblica con capitale sociale integralmente detenuto dallo Stato, attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze, e come tale non può sfuggire all'applicazione delle clausole sociali previste per legge e dal contratto nazionale di settore ed in generale non può attuare una politica aziendale che danneggi centinaia di lavoratori, peraltro ormai altamente qualificati, dimostrando di non attribuire alcun valore all'esperienza e al merito;

          a ciò si aggiunge che le scelte di Ita mettono a rischio la continuità occupazionale di centinaia di persone proprio in quei territori del Paese già fortemente provati dalla crisi occupazionale, da ultimo aggravata dall'emergenza sanitaria;

          urge intervenire, quanto prima, per assicurare l'indispensabile tutela del diritto di ogni singolo lavoratore del settore al mantenimento del proprio impiego, riconosciuto dalla legge e dal contratto nazionale collettivo di riferimento –:

          se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare, con sollecitudine, per addivenire alla risoluzione delle problematiche sopra esposte, per garantire il rispetto della normativa di settore e dei contratti collettivi e tutelare il diritto alla continuità occupazionale dei 621 lavoratori e lavoratrici di Palermo e di Rende che non possono perdere il posto di lavoro, soprattutto in un momento di grave crisi come quello che sta vivendo il nostro Paese a causa della pandemia.
(3-03076)


      PALAZZOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

          da quanto si apprende la compagnia aerea Ita spa – società interamente pubblica che sostituirà Alitalia – ha assegnato ad un nuovo fornitore la gara per la gestione dei servizi di contact center sino ad oggi svolti da Almaviva per conto di Alitalia;

          il servizio messo a bando da Ita riguarda le stesse attività che Almaviva Contact eroga da vent'anni, gestendo il servizio assistenza clienti per Alitalia grazie all'impegno e alla professionalità di 570 lavoratori e lavoratrici di Almaviva Contact di Palermo e ai circa cinquanta di Rende;

          nei comunicati ufficiali con cui Ita ha annunciato l'affidamento del servizio per la gestione dell'assistenza clienti alla Covisian, non vi è alcun riferimento alla clausola sociale prevista per il settore dei call center in outsourcing che, in base al Contratto collettivo nazionale di lavoro di settore e alla legge, riconosce il diritto alla prosecuzione del rapporto di lavoro con l'eventuale nuovo fornitore delle stesse attività;

          il mancato rispetto di detta clausola sociale mette a rischio immediato la continuità occupazionale di centinaia di lavoratori a Palermo e Rende;

          inoltre, secondo le organizzazioni sindacali, la gara sarebbe stata totalmente improntata al principio del massimo ribasso, senza alcun limite minimo e nel bando non si escludeva affatto la possibilità di delocalizzare in parte o tutta la commessa;

          ciò che desta ulteriori preoccupazioni è l'indiscrezione secondo cui Covisian, starebbe cercando personale per il call center anche in Romania, circostanza che, se verificata, rappresenterebbe una ulteriore beffa per i 621 lavoratori e lavoratrici di Almaviva Contact di Palermo e Rende che sono ancora in attesa di sapere quale futuro li attende dopo aver perso la commessa;

          a parere dell'interrogante, Ita, un'azienda pubblica, non può in alcun modo sfuggire all'applicazione delle clausole sociali previste dalla legge e dal contratto nazionale delle telecomunicazioni e non può permettere che 621 posti di lavoro vadano perduti nel Mezzogiorno, specialmente in un momento di crisi economica;

          i lavoratori e le lavoratrici Almaviva da troppo tempo vivono nell'incertezza e nella precarietà e in questi anni hanno difeso il proprio posto di lavoro con tenacia e determinazione e oggi meritano risposte concrete che garantiscano loro la continuità occupazionale –:

          quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano assumere, a partire dalla convocazione di un tavolo congiunto, al fine di individuare le soluzioni più opportune per garantire ai 621 lavoratori la certezza di veder applicato il loro diritto alla continuità occupazionale, anche attraverso l'utilizzo della clausola sociale prevista per il settore dei call center che riconosce il diritto alla prosecuzione del rapporto di lavoro con l'eventuale nuovo fornitore in caso di svolgimento delle medesime attività.
(3-03077)


PROPOSTA DI LEGGE: GELMINI, APREA; INVIDIA; BUCALO, FRASSINETTI; TOCCAFONDI; COLMELLERE, TOCCALINI, CAPARVI; SOVERINI, DI GIORGI, PICCOLI NARDELLI, ROSSI, PRESTIPINO, LATTANZIO, NITTI, ORFINI, CIAMPI, CARNEVALI: ISTITUZIONE DEL SISTEMA TERZIARIO DI ISTRUZIONE TECNOLOGICA SUPERIORE (APPROVATA, IN UN TESTO UNIFICATO, DALLA CAMERA E MODIFICATA DAL SENATO) (A.C. 544-2387-2692-2868-2946-3014-B)

A.C. 544-B – Ordini del giorno

ORDINI DEL GIORNO

      La Camera,

          premesso che:

              con l'approvazione in terza lettura dopo il via libera del Senato di questa legge si rafforza il canale terziario professionalizzante non accademico, alla stregua dei percorsi europei, colmando un vuoto del sistema formativo italiano e cioè formare giovani specializzati nelle tecnologie applicate alle filiere produttive ed ai servizi;

              esiste un'emergenza, se pensiamo che in Italia solo il 28 per cento dei giovani sotto i 34 anni possiede una laurea magistrale o triennale, quindi un titolo di studio comunque di terzo livello, contro una media europea del 44 per cento. Inoltre, siamo di fronte a un'emorragia di iscritti proveniente anche dagli atenei, a un tasso di abbandono scolastico del 14 per cento nelle scuole superiori, addirittura del 40 delle immatricolazioni, che, alla fine, riguardano studenti universitari che abbandonano l'ateneo prima della laurea;

              quindi, proprio per frenare questa situazione, rischiosa, di abbandono delle nostre scuole, è importante ampliare l'offerta formativa e far funzionare questo sistema. La figura del docente è centrale in questo percorso così specialistico e particolare, essere guidati nell'apprendimento di materie che il più delle volte hanno natura tecnica da un docente esperto può essere fondamentale per la buona riuscita del corso,

impegna il Governo

a prevedere un minimo fondo per l'aggiornamento degli insegnanti degli ITS per l'acquisto di libri e materiale per aggiornamento informatico.
9/544-B/1. Frassinetti, Mollicone.


      La Camera,

          premesso che:

              con l'approvazione in terza lettura dopo il via libera del Senato di questa legge si rafforza il canale terziario professionalizzante non accademico, alla stregua dei percorsi europei, colmando un vuoto del sistema formativo italiano e cioè formare giovani specializzati nelle tecnologie applicate alle filiere produttive ed ai servizi;

              esiste un'emergenza, se pensiamo che in Italia solo il 28 per cento dei giovani sotto i 34 anni possiede una laurea magistrale o triennale, quindi un titolo di studio comunque di terzo livello, contro una media europea del 44 per cento. Inoltre, siamo di fronte a un'emorragia di iscritti proveniente anche dagli atenei, a un tasso di abbandono scolastico del 14 per cento nelle scuole superiori, addirittura del 40 delle immatricolazioni, che, alla fine, riguardano studenti universitari che abbandonano l'ateneo prima della laurea;

              quindi, proprio per frenare questa situazione, rischiosa, di abbandono delle nostre scuole, è importante ampliare l'offerta formativa e far funzionare questo sistema. La figura del docente è centrale in questo percorso così specialistico e particolare, essere guidati nell'apprendimento di materie che il più delle volte hanno natura tecnica da un docente esperto può essere fondamentale per la buona riuscita del corso,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere un minimo fondo per l'aggiornamento degli insegnanti degli ITS per l'acquisto di libri e materiale per aggiornamento informatico.
9/544-B/1. (Testo modificato nel corso della seduta)Frassinetti, Mollicone.


      La Camera,

          premesso che:

              esaminato il testo della proposta di legge avente ad oggetto «Istituzione del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore», che introduce una riforma legislativa organica degli Istituti tecnici superiori (ITS), sino a oggi disciplinati da una fonte di rango secondario: il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2008;

              l'intervento normativo proposto interviene sul segmento formativo terziario post diploma che punta sulla specializzazione tecnica da assicurare in sinergia, fra l'altro, con il mondo imprenditoriale e il sistema universitario;

              gli ITS rappresentano un'opportunità di assoluto rilievo nel panorama formativo italiano in quanto espressione di una strategia fondata sulla connessione delle politiche d'istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali e rispondono alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche per promuovere i processi di innovazione;

              la formazione ITS risulta essere altamente qualificata e questo dato è confermato dall'alta percentuale di inserimento lavorativo a fine percorso grazie all'approccio pratico nell'insegnamento di un mestiere;

              i corsi ITS sono purtroppo ancora una realtà sconosciuta per molti: in Italia, solo poco più di tredicimila gli studenti optano per un percorso di questo tipo: eppure i corsi ITS rappresentano la più valida alternativa ai percorsi universitari grazie all'alta formazione, concreta e reale;

              occorre dunque maggiore impegno nella promozione di quello che è un canale formativo ancora poco conosciuto ma molto sviluppato, soprattutto all'estero,

impegna il Governo

a promuovere specifiche campagne di comunicazione per valorizzare l'importanza dei corsi ITS, in particolare evidenziando gli esiti occupazionali altamente positivi degli stessi in modo da attrarre una platea più ampia di studenti, al fine di creare un canale di istruzione terziaria professionalizzante di dimensioni finalmente consistenti.
9/544-B/2. Alaimo, Giarrizzo.


      La Camera,

          premesso che:

              esaminato il testo della proposta di legge avente ad oggetto «Istituzione del Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore», che introduce una riforma legislativa organica degli Istituti tecnici superiori (ITS), sino a oggi disciplinati da una fonte di rango secondario: il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2008;

              l'intervento normativo proposto interviene sul segmento formativo terziario post diploma che punta sulla specializzazione tecnica da assicurare in sinergia, fra l'altro, con il mondo imprenditoriale e il sistema universitario;

              gli ITS rappresentano un'opportunità di assoluto rilievo nel panorama formativo italiano in quanto espressione di una strategia fondata sulla connessione delle politiche d'istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali e rispondono alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche per promuovere i processi di innovazione;

              la formazione ITS risulta essere altamente qualificata e questo dato è confermato dall'alta percentuale di inserimento lavorativo a fine percorso grazie all'approccio pratico nell'insegnamento di un mestiere;

              i corsi ITS sono purtroppo ancora una realtà sconosciuta per molti: in Italia, solo poco più di tredicimila gli studenti optano per un percorso di questo tipo: eppure i corsi ITS rappresentano la più valida alternativa ai percorsi universitari grazie all'alta formazione, concreta e reale;

              occorre dunque maggiore impegno nella promozione di quello che è un canale formativo ancora poco conosciuto ma molto sviluppato, soprattutto all'estero,

impegna il Governo

a promuovere, compatibilmente con i vincoli di bilancio, specifiche campagne di comunicazione per valorizzare l'importanza dei corsi ITS, in particolare evidenziando gli esiti occupazionali altamente positivi degli stessi in modo da attrarre una platea più ampia di studenti, al fine di creare un canale di istruzione terziaria professionalizzante di dimensioni finalmente consistenti.
9/544-B/2. (Testo modificato nel corso della seduta)Alaimo, Giarrizzo.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              per quanto riguarda il settore agroalimentare, gli imprenditori e le associazioni di categoria lamentano una forte carenza di figure professionali con formazione tecnico-scientifica nel campo dell'agromeccanica;

              appare quindi necessario sviluppare in misura adeguata l'indirizzo dell'agromeccanica che, alla luce dello sviluppo tecnologico, appare fondamentale potenziare in quanto complementare a quello agricolo e capace di intervenire in materia di sicurezza, gestione, manutenzione e utilizzo di tutte le tipologie di macchinari agricoli, con particolare riferimento alle nuove tecnologie di agricoltura e industria 4.0;

              contestualmente, è necessario sviluppare percorsi scolastici e di formazione volti a fornire le adeguate competenze in materia di uso e gestione dei mezzi e delle tecnologie agricole, di competenze relative all'impiego di software e di accesso alle piattaforme dell'agricoltura di previsione e digitale anche negli istituti di istruzione secondaria superiore dove non esistono corsi specifici dedicati al tema della meccanizzazione agricola;

              la conoscenza e l'utilizzo delle nuove tecnologie di agricoltura 4.0 costituiscono premessa fondamentale per coniugare sostenibilità ambientale e livelli elevati di produttività il che richiede il ricorso a professionisti formati e qualificati,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di potenziare e sviluppare, nell'ambito della riconfigurazione del sistema degli ITS Academy, il numero di percorsi formativi specializzati e dedicati alla meccanica agraria prevedendo l'istituzione negli istituti superiori di agraria e negli istituti tecnici di uno specifico indirizzo in agromeccanica, da affiancare a quelli principali, che fornisca le basi teoriche e pratiche dell'agricoltura di precisione e dell'agricoltura digitale.
9/544-B/3. Spena, Nevi, Anna Lisa Baroni, Bond, Sandra Savino.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              per quanto riguarda il settore agroalimentare, gli imprenditori e le associazioni di categoria lamentano una forte carenza di figure professionali con formazione tecnico-scientifica nel campo dell'agromeccanica;

              appare quindi necessario sviluppare in misura adeguata l'indirizzo dell'agromeccanica che, alla luce dello sviluppo tecnologico, appare fondamentale potenziare in quanto complementare a quello agricolo e capace di intervenire in materia di sicurezza, gestione, manutenzione e utilizzo di tutte le tipologie di macchinari agricoli, con particolare riferimento alle nuove tecnologie di agricoltura e industria 4.0;

              contestualmente, è necessario sviluppare percorsi scolastici e di formazione volti a fornire le adeguate competenze in materia di uso e gestione dei mezzi e delle tecnologie agricole, di competenze relative all'impiego di software e di accesso alle piattaforme dell'agricoltura di previsione e digitale anche negli istituti di istruzione secondaria superiore dove non esistono corsi specifici dedicati al tema della meccanizzazione agricola;

              la conoscenza e l'utilizzo delle nuove tecnologie di agricoltura 4.0 costituiscono premessa fondamentale per coniugare sostenibilità ambientale e livelli elevati di produttività il che richiede il ricorso a professionisti formati e qualificati,

impegna il Governo

a sostenere l'incremento degli ITS Academy con indirizzo in agricoltura di precisione, per garantire il miglior utilizzo dell'insieme di tecnologie che permettono di gestire in modo ottimale le variabilità in campo, garantendo ad ogni singola coltura esclusivamente ciò di cui ha bisogno esattamente quando ne ha bisogno per massimizzare le produzioni e aumentare la qualità delle stesse, eliminando gli sprechi dannosi per l'ambiente, in particolare dedicando specifici corsi all'utilizzo di macchinari hardware e programmi software mirati all'ottimizzazione della gestione delle risorse idriche con sistemi di precisione applicati, soprattutto nei territori nazionali a maggior vocazione agricola.
9/544-B/4. Sandra Savino, Spena, Nevi, Anna Lisa Baroni, Bond, Aprea.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              per quanto riguarda il settore agroalimentare, gli imprenditori e le associazioni di categoria lamentano una forte carenza di figure professionali con formazione tecnico-scientifica nel campo dell'agromeccanica;

              appare quindi necessario sviluppare in misura adeguata l'indirizzo dell'agromeccanica che, alla luce dello sviluppo tecnologico, appare fondamentale potenziare in quanto complementare a quello agricolo e capace di intervenire in materia di sicurezza, gestione, manutenzione e utilizzo di tutte le tipologie di macchinari agricoli, con particolare riferimento alle nuove tecnologie di agricoltura e industria 4.0;

              contestualmente, è necessario sviluppare percorsi scolastici e di formazione volti a fornire le adeguate competenze in materia di uso e gestione dei mezzi e delle tecnologie agricole, di competenze relative all'impiego di software e di accesso alle piattaforme dell'agricoltura di previsione e digitale anche negli istituti di istruzione secondaria superiore dove non esistono corsi specifici dedicati al tema della meccanizzazione agricola;

              la conoscenza e l'utilizzo delle nuove tecnologie di agricoltura 4.0 costituiscono premessa fondamentale per coniugare sostenibilità ambientale e livelli elevati di produttività il che richiede il ricorso a professionisti formati e qualificati,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di sostenere, compatibilmente con i vincoli di bilancio, l'incremento degli ITS Academy con indirizzo in agricoltura di precisione, per garantire il miglior utilizzo dell'insieme di tecnologie che permettono di gestire in modo ottimale le variabilità in campo, garantendo ad ogni singola coltura esclusivamente ciò di cui ha bisogno esattamente quando ne ha bisogno per massimizzare le produzioni e aumentare la qualità delle stesse, eliminando gli sprechi dannosi per l'ambiente, in particolare dedicando specifici corsi all'utilizzo di macchinari hardware e programmi software mirati all'ottimizzazione della gestione delle risorse idriche con sistemi di precisione applicati, soprattutto nei territori nazionali a maggior vocazione agricola.
9/544-B/4. (Testo modificato nel corso della seduta)Sandra Savino, Spena, Nevi, Anna Lisa Baroni, Bond, Aprea.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

a definire, in sede di attuazione della legge, un programma di lavoro concertato con le Regioni e le Amministrazioni dello Stato interessate, ispirato ai principi costituzionali di leale collaborazione istituzionale e di sussidiarietà definito secondo criteri di semplificazione amministrativa con un significativo accorpamento delle materie dei decreti attuativi.
9/544-B/5. Anna Lisa Baroni, Aprea, Saccani Jotti, Zangrillo.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

a prevedere, in sede di adozione delle norme di attuazione della legge, un metodo volto a garantire e a rafforzare l'identità degli ITS Academy, al fine di evidenziarne il ruolo di istituti superiori per le tecnologie, con una distinta e autonoma identità, da tutelare nel rapporto con le università.
9/544-B/6. Saccani Jotti, Aprea, Casciello, Palmieri, Zangrillo.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

a sostenere i patti federativi tra Università e ITS Academy per il raccordo tra i loro diversi percorsi in base a specifici progetti tra le Fondazioni ITS e le Università interessate per far conseguire ai giovani più elevati livelli di istruzione e formazione con la collaborazione delle imprese interessate.
9/544-B/7. D'Attis, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di sostenere i patti federativi tra Università e ITS Academy per il raccordo tra i loro diversi percorsi in base a specifici progetti tra le Fondazioni ITS e le Università interessate per far conseguire ai giovani più elevati livelli di istruzione e formazione con la collaborazione delle imprese interessate.
9/544-B/7. (Testo modificato nel corso della seduta)D'Attis, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

al fine di potenziare la natura pubblico/privata delle fondazioni ITS, ad individuare specifiche misure nazionali e regionali per rafforzare la partecipazione delle imprese, soprattutto di quelle piccole e medie e dei centri di ricerca pubblici e privati alle Fondazioni ITS, con particolare riferimento ai Piani di innovazione tecnologica gestiti dalle Amministrazioni centrali, a partire dal Piano industria 4.0 e dal PNRR.
9/544-B/8. Porchietto, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

al fine di potenziare la natura pubblico/privata delle fondazioni ITS, a valutare l'opportunità di individuare, compatibilmente con i vincoli di bilancio, specifiche misure nazionali e regionali per rafforzare la partecipazione delle imprese, soprattutto di quelle piccole e medie e dei centri di ricerca pubblici e privati alle Fondazioni ITS, con particolare riferimento ai Piani di innovazione tecnologica gestiti dalle Amministrazioni centrali, a partire dal Piano industria 4.0 e dal PNRR.
9/544-B/8. (Testo modificato nel corso della seduta)Porchietto, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

a prevedere adeguati investimenti nelle dotazioni logistiche, strumentali e di personale degli ITS Academy al fine di dotare gli ITS Academy di laboratori tecnologicamente avanzati, idonei a essere utilizzati per lavorazioni e servizi per conto terzi, soprattutto per le PMI del territorio, cogliendo le opportunità offerte dal PNRR anche attraverso interventi integrati con quelli di Amministrazioni dello Stato interessate.
9/544-B/9. Aprea, Casciello, Palmieri, Saccani Jotti, Zangrillo.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

a prevedere, compatibilmente con i vincoli di bilancio, adeguati investimenti nelle dotazioni logistiche, strumentali e di personale degli ITS Academy al fine di dotare gli ITS Academy di laboratori tecnologicamente avanzati, idonei a essere utilizzati per lavorazioni e servizi per conto terzi, soprattutto per le PMI del territorio, cogliendo le opportunità offerte dal PNRR anche attraverso interventi integrati con quelli di Amministrazioni dello Stato interessate.
9/544-B/9. (Testo modificato nel corso della seduta)Aprea, Casciello, Palmieri, Saccani Jotti, Zangrillo.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologica e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

al fine di rendere stabile l'offerta formativa degli ITS Academy, a prevedere misure atte a dotare i medesimi di un nucleo essenziale di personale che presti la propria opera in modo continuativo, al fine anche di garantire l'efficienza e la sicurezza dei laboratori e delle dotazioni logistiche nonché la sicurezza nei luoghi di lavoro per stage e tirocini on the job.
9/544-B/10. Polverini, Aprea, Saccani Jotti, Zangrillo.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

al fine di incentivare la diffusione degli ITS Academy e di renderli maggiormente accessibili ai giovani, a promuovere e sostenere lo sviluppo di campus residenziali a carattere multiregionale e multisettoriale, anche per favorire la partecipazione di giovani capaci e meritevoli, appartenenti a categorie svantaggiate, soprattutto nel Mezzogiorno.
9/544-B/11. Casciello, Aprea, Palmieri, Saccani Jotti, Zangrillo.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

al fine di incentivare la diffusione degli ITS Academy e di renderli maggiormente accessibili ai giovani, a valutare l'opportunità di promuovere e sostenere, compatibilmente con i vincoli di bilancio, lo sviluppo di campus residenziali a carattere multiregionale e multisettoriale, anche per favorire la partecipazione di giovani capaci e meritevoli, appartenenti a categorie svantaggiate, soprattutto nel Mezzogiorno.
9/544-B/11. (Testo modificato nel corso della seduta)Casciello, Aprea, Palmieri, Saccani Jotti, Zangrillo.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

ad attuare la sistematica osservazione degli esiti occupazionali dei giovani che conseguono il titolo finale negli ITS Academy, l'organicità e la stabilità dei collegamenti con il mondo del lavoro e delle professioni, con particolare attenzione all'alto apprendistato, e all'integrazione con le sedi della ricerca scientifica e tecnologica al fine di monitorare l'attuazione della riforma e di prevedere, ove necessario, l'adozione di adeguate misure correttive e migliorative, la cui individuazione va condivisa con le Regioni interessate, anche dando vita a specifiche task force dedicate.
9/544-B/12. Palmieri, Aprea, Casciello, Saccani Jotti, Zangrillo.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post- secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

a prevedere adeguati finanziamenti e a promuovere iniziative volte a implementare e potenziare le attività di orientamento per presentare nelle scuole secondarie superiori il nuovo segmento dell'istruzione terziaria quale valida alternativa formativa post secondaria.
9/544-B/13. Pittalis, Aprea, Zangrillo.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento, nel ridefinire la missione e i criteri generali di organizzazione del Sistema di Istruzione Tecnica Superiore, istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un'economia ad alta intensità di conoscenza;

              gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali, allo scopo di contribuire in modo sistematico a sostenere le misure per lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo, colmando progressivamente la mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, soprattutto piccole e medie, e di assicurare, con continuità, l'offerta di tecnici superiori a livello post- secondario in relazione alle aree tecnologiche considerate strategiche nell'ambito delle politiche di sviluppo industriale e tecnologico e di riconversione ecologica;

              l'attuazione delle norme contenute nel provvedimento in esame è demandata all'adozione di numerosi e complessi decreti ministeriali,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di bilancio, di prevedere adeguati finanziamenti e di promuovere iniziative volte a implementare e potenziare le attività di orientamento per presentare nelle scuole secondarie superiori il nuovo segmento dell'istruzione terziaria quale valida alternativa formativa post secondaria.
9/544-B/13. (Testo modificato nel corso della seduta)Pittalis, Aprea, Zangrillo.


      La Camera,

          premesso che:

              il disegno di legge prevede l'emanazione di diciannove decreti attuativi collegati alla riforma del sistema ITS che, ai sensi del PNRR, dovranno essere approvati entro dicembre 2023;

              diciassette dei predetti decreti attuativi richiedono il raggiungimento di una preventiva intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

              il disegno di legge n. 544-2387-2692-2868-2946-3014-A, rubricato «Ridefinizione della missione e dell'organizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza», approvato dalla Camera dei deputati in prima lettura il 20 luglio 2021, prevedeva, all'articolo 12, l'istituzione di un tavolo istituzionale paritetico tra il Governo e le regioni, coordinato dal Ministero dell'istruzione, per l'elaborazione di proposte ai fini della definizione degli schemi dei decreti attuati previsti dalla legge;

          considerato che:

              a seguito delle modifiche al testo introdotte dalla Commissione 7a del Senato della Repubblica, al disegno di legge in oggetto è stato eliminato qualsiasi riferimento al tavolo paritetico tra Stato e Regioni;

          considerato inoltre che:

              l'articolo 33, comma 3, lettera a), del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, assegna al Nucleo PNRR Stato-Regioni, la struttura di coordinamento delle relazioni tra Amministrazioni statali titolari di interventi del PNRR e gli enti territoriali, istituita presso il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, la funzione di curare l'istruttoria di tavoli tecnici di confronto settoriali con le Regioni, le Province Autonome di Trento e Bolzano e gli enti locali;

              nell'ambito dei tavoli vengono condivisi, nel dettaglio, gli interventi previsti nel PNRR e definite le modalità di attuazione, con il coinvolgimento degli enti territoriali, anche mediante l'esame degli schemi di bandi, riparti e manifestazioni di interesse,

impegna il Governo

a promuovere in sede di tavolo tecnico ex articolo 33 legge n. 233 del 2021 il confronto sugli schemi dei provvedimenti attuativi del disegno di legge di riforma in argomento.
9/544-B/14. Zangrillo, Aprea, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              il disegno di legge prevede l'emanazione di diciannove decreti attuativi collegati alla riforma del sistema ITS che, ai sensi del PNRR, dovranno essere approvati entro dicembre 2023;

              diciassette dei predetti decreti attuativi richiedono il raggiungimento di una preventiva intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

              il disegno di legge n. 544-2387-2692-2868-2946-3014-A, rubricato «Ridefinizione della missione e dell'organizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza», approvato dalla Camera dei deputati in prima lettura il 20 luglio 2021, prevedeva, all'articolo 12, l'istituzione di un tavolo istituzionale paritetico tra il Governo e le regioni, coordinato dal Ministero dell'istruzione, per l'elaborazione di proposte ai fini della definizione degli schemi dei decreti attuati previsti dalla legge;

          considerato che:

              a seguito delle modifiche al testo introdotte dalla Commissione 7a del Senato della Repubblica, al disegno di legge in oggetto è stato eliminato qualsiasi riferimento al tavolo paritetico tra Stato e Regioni;

          considerato inoltre che:

              l'articolo 33, comma 3, lettera a), del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233, assegna al Nucleo PNRR Stato-Regioni, la struttura di coordinamento delle relazioni tra Amministrazioni statali titolari di interventi del PNRR e gli enti territoriali, istituita presso il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, la funzione di curare l'istruttoria di tavoli tecnici di confronto settoriali con le Regioni, le Province Autonome di Trento e Bolzano e gli enti locali;

              nell'ambito dei tavoli vengono condivisi, nel dettaglio, gli interventi previsti nel PNRR e definite le modalità di attuazione, con il coinvolgimento degli enti territoriali, anche mediante l'esame degli schemi di bandi, riparti e manifestazioni di interesse,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di promuovere in sede di tavolo tecnico ex articolo 33 legge n. 233 del 2021 il confronto sugli schemi dei provvedimenti attuativi del disegno di legge di riforma in argomento.
9/544-B/14. (Testo modificato nel corso della seduta)Zangrillo, Aprea, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              il disegno di legge in esame prevede l'emendazione di diciannove decreti attuativi, concertati da Amministrazioni differenti, diciassette dei quali richiedono la preventiva intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

          considerato che:

              secondo le scadenze fissate nel PNRR, la riforma dovrà essere approvata entro dicembre 2022 ed entro dicembre 2023 dovranno entrare in vigore le disposizioni per l'efficace attuazione e applicazione di tutte le misure relative alla riforma;

              ai sensi del disegno di legge, l'emanazione dei decreti attuativi è scandita da tempi stringenti, in particolare 180 giorni dall'entrata in vigore della legge,

impegna il Governo

ad attivare tutte le necessarie iniziative per rispettare i tempi prescritti per l'approvazione dei decreti attuativi.
9/544-B/15. Novelli, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              la riforma della formazione terziaria è prevista dal PNRR alla M4C1.1, «Miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione», ed è volta a rafforzare il sistema degli ITS attraverso il potenziamento del modello organizzativo e didattico, il consolidamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell'istruzione terziaria professionalizzante, e il rafforzamento della presenza attiva nel tessuto imprenditoriale dei singoli territori;

              l'approvazione della riforma costituisce il presupposto per garantire il corretto utilizzo delle ulteriori risorse stanziate dal PNRR alla M4C1.1, ed in particolare l'investimento 1.5, Sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria (ITS), pari a 1,5 miliardi, per potenziare l'offerta formativa degli ITS e raddoppiare il numero di studenti iscritti e diplomati, attualmente, 21.244 iscritti e 5.280;

          considerato che:

              l'intervento contenuto nel PNRR verrà articolato in quattro linee di intervento, volte a: incrementare il numero di ITS; potenziare i laboratori con tecnologie 4.0; formare i docenti perché siano in grado di adattare i programmi formativi ai fabbisogni delle aziende locali; sviluppare una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro rivolte agli studenti in possesso di qualifiche professionali;

              le risorse dovranno essere ripartite ed utilizzate nell'arco del periodo 2022- 2025,

impegna il Governo

a procedere speditamente con il riparto delle risorse, pari a 1,5 miliardi di euro, per il potenziamento del sistema ITS.
9/544-B/16. Squeri, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              la riforma della formazione terziaria è prevista dal PNRR alla M4C1.1, «Miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione», ed è volta a rafforzare il sistema degli ITS attraverso il potenziamento del modello organizzativo e didattico, il consolidamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell'istruzione terziaria professionalizzante, e il rafforzamento della presenza attiva nel tessuto imprenditoriale dei singoli territori;

              l'approvazione della riforma costituisce il presupposto per garantire il corretto utilizzo delle ulteriori risorse stanziate dal PNRR alla M4C1.1, ed in particolare l'investimento 1.5, Sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria (ITS), pari a 1,5 miliardi, per potenziare l'offerta formativa degli ITS e raddoppiare il numero di studenti iscritti e diplomati, attualmente, 21.244 iscritti e 5.280;

          considerato che:

              l'intervento contenuto nel PNRR verrà articolato in quattro linee di intervento, volte a: incrementare il numero di ITS; potenziare i laboratori con tecnologie 4.0; formare i docenti perché siano in grado di adattare i programmi formativi ai fabbisogni delle aziende locali; sviluppare una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro rivolte agli studenti in possesso di qualifiche professionali;

              le risorse dovranno essere ripartite ed utilizzate nell'arco del periodo 2022- 2025,

impegna il Governo

a procedere, coerentemente con il cronoprogramma e gli impegni assunti in sede europea, al riparto delle risorse destinate al potenziamento del sistema ITS.
9/544-B/16. (Testo modificato nel corso della seduta)Squeri, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              gli ITS Academy erogano percorsi formativi altamente qualificati per promuovere l'innovazione e il trasferimento tecnologico e rappresentano la naturale prosecuzione della filiera formativa;

              è necessario garantire la verticalizzazione dei percorsi professionalizzanti;

              il certificato di specializzazione tecnica superiore conseguito all'esito dei corsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) di cui all'articolo 69 della legge 17 maggio 1999, n. 144, consente l'accesso ai percorsi di istruzione offerti dagli ITS Academy;

          considerato che:

              ai sensi dell'articolo 14, comma 7, del disegno di legge, la disciplina degli IFTS resta invariata,

impegna il Governo

ad adoperarsi per una revisione organica della disciplina del sistema IFTS, in linea con le innovazioni di sistema prodotte dalla riforma degli ITS.
9/544-B/17. Giacometto, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              gli ITS Academy erogano percorsi formativi altamente qualificati per promuovere l'innovazione e il trasferimento tecnologico e rappresentano la naturale prosecuzione della filiera formativa;

              è necessario garantire la verticalizzazione dei percorsi professionalizzanti;

              il certificato di specializzazione tecnica superiore conseguito all'esito dei corsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) di cui all'articolo 69 della legge 17 maggio 1999, n. 144, consente l'accesso ai percorsi di istruzione offerti dagli ITS Academy;

          considerato che:

              ai sensi dell'articolo 14, comma 7, del disegno di legge, la disciplina degli IFTS resta invariata,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adoperarsi per una revisione organica della disciplina del sistema IFTS, in linea con le innovazioni di sistema prodotte dalla riforma degli ITS.
9/544-B/17. (Testo modificato nel corso della seduta)Giacometto, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 8 prevede che gli ITS Academy e le istituzioni universitarie rendano organici i loro raccordi attraverso i patti federativi di cui all'articolo 3, comma 2, della legge 30 dicembre 2010, n. 240, allo scopo di realizzare percorsi flessibili e modulari per il conseguimento di lauree a orientamento professionale, per incrementare le opportunità di formazione e ulteriore qualificazione professionalizzante dei giovani, a livello terziario, ai fini di una rapida transizione nel mondo del lavoro;

              il medesimo articolo prevede che un decreto del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, definisca i criteri generali e le modalità per i passaggi tra i percorsi formativi degli ITS Academy e i percorsi di laurea a orientamento professionale, e viceversa, con il relativo reciproco riconoscimento dei percorsi formativi e dei crediti universitari formativi;

          considerato che:

              è necessario valorizzare la possibilità di poter passare dal sistema professionalizzante degli ITS, ai percorsi universitari, con particolare riferimento a quelli ad orientamento professionale, ad esempio consentendo agli studenti di non perdere i crediti formativi maturati con gli esami già sostenuti, volti a rafforzare le loro competenze in ambito tecnico,

impegna il Governo

ad adoperarsi per il mutuo riconoscimento dei crediti formativi tra gli ITS e le Università ed al contempo semplificare le procedure per il passaggio degli studenti coinvolti nei percorsi di formazione terziaria.
9/544-B/18. Mazzetti, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              gli ITS Academy configurano percorsi formativi tarati sulle esigenze del mercato del lavoro, che formano tecnici superiori per soddisfare i fabbisogni delle aziende in relazione alla transizione digitale, anche ai fini dell'espansione dei servizi digitali negli ambiti dell'identità, dell'autenticazione, della sanità e della giustizia, all'innovazione, alla competitività e alla cultura, alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica nonché alle infrastrutture per la mobilità sostenibile;

              i percorsi degli ITS Academy prevedono la partecipazione degli studenti a stage aziendali e tirocini formativi almeno per il 35 per cento della durata del monte orario complessivo;

              una quota delle risorse del Fondo è assegnata, a titolo premiale e in misura non inferiore al 30 per cento, tenendo conto della percentuale dei diplomati e del tasso di occupazione, nonché dell'attivazione di percorsi di apprendimento duale;

          considerato che:

              la riforma del sistema ITS, nell'ambito delle misure di orientamento contenute all'articolo 9, è finalizzata alla promozione dei percorsi professionalizzanti in regime di apprendistato di alta formazione e ricerca, ai sensi dell'articolo 45 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, per una rapida transizione nel mondo del lavoro;

              il disegno di legge in oggetto non prevede una specifica linea di finanziamento per i percorsi formativi svolti in apprendistato,

impegna il Governo

ad individuare le risorse necessarie per il finanziamento dei percorsi formativi degli ITS Academy in apprendistato di alta formazione e al contempo individuare le modalità di semplificazione degli adempimenti burocratici legati all'attivazione dei contratti di apprendistato di alta formazione.
9/544-B/19. Zanettin, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              gli ITS Academy configurano percorsi formativi tarati sulle esigenze del mercato del lavoro, che formano tecnici superiori per soddisfare i fabbisogni delle aziende in relazione alla transizione digitale, anche ai fini dell'espansione dei servizi digitali negli ambiti dell'identità, dell'autenticazione, della sanità e della giustizia, all'innovazione, alla competitività e alla cultura, alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica nonché alle infrastrutture per la mobilità sostenibile;

              i percorsi degli ITS Academy prevedono la partecipazione degli studenti a stage aziendali e tirocini formativi almeno per il 35 per cento della durata del monte orario complessivo;

              una quota delle risorse del Fondo è assegnata, a titolo premiale e in misura non inferiore al 30 per cento, tenendo conto della percentuale dei diplomati e del tasso di occupazione, nonché dell'attivazione di percorsi di apprendimento duale;

          considerato che:

              la riforma del sistema ITS, nell'ambito delle misure di orientamento contenute all'articolo 9, è finalizzata alla promozione dei percorsi professionalizzanti in regime di apprendistato di alta formazione e ricerca, ai sensi dell'articolo 45 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, per una rapida transizione nel mondo del lavoro;

              il disegno di legge in oggetto non prevede una specifica linea di finanziamento per i percorsi formativi svolti in apprendistato,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di individuare, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, le risorse necessarie per il finanziamento dei percorsi formativi degli ITS Academy in apprendistato di alta formazione e al contempo individuare le modalità di semplificazione degli adempimenti burocratici legati all'attivazione dei contratti di apprendistato di alta formazione.
9/544-B/19. (Testo modificato nel corso della seduta)Zanettin, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              ai sensi dell'articolo 7, i requisiti e gli standard minimi per il riconoscimento e l'accreditamento degli ITS Academy nonché i presupposti e le modalità per la revoca dell'accreditamento sono stabiliti a livello nazionale con decreto del Ministro dell'istruzione, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Le regioni, nell'ambito dei rispettivi sistemi di accreditamento e programmazione, recepiscono i requisiti e gli standard minimi, stabilendo eventuali criteri aggiuntivi, e definiscono le procedure per il riconoscimento e l'accreditamento;

          considerato che:

              ai sensi del medesimo articolo, fino all'adozione, da parte delle regioni, di una propria disciplina per il riconoscimento e l'accreditamento degli ITS Academy, nonché per la sua revoca, l'accreditamento degli ITS Academy e la sua eventuale revoca sono effettuati dal Ministero dell'istruzione sulla base dei requisiti e degli standard minimi definiti dal decreto,

impegna il Governo

a svolgere un'attività di monitoraggio circa il recepimento della disciplina di accreditamento e delle eventuali revoche disposte dal Ministero dell'istruzione.
9/544-B/20. Battilocchio, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              per favorire lo sviluppo del complessivo Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, il Comitato nazionale ITS Academy individua linee di azione nazionali al fine di promuovere, tra le altre, attività di orientamento a partire dalla scuola secondaria di primo grado, favorendo l'equilibrio di genere nelle iscrizioni agli ITS Academy;

          considerato che:

              nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la M4C1.1, Miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione, prevede la riforma del sistema di orientamento, al fine di introdurre moduli di orientamento formativo rivolti alle classi quarte e quinte della scuola secondaria di II grado, per accompagnare gli studenti nella scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi o di ulteriore formazione professionalizzante (ITS), propedeutica all'inserimento nel mondo del lavoro,

impegna il Governo:

          a) ad implementare le iniziative necessarie per recepire le proposte del documento «Una carta di Genova» sull'Orientamento, già condiviso ed approvato dalla Conferenza delle regioni il 17 novembre 2021 e condiviso con il Ministero dell'istruzione, quale punto di riferimento per la redazione delle Linee guida da adottarsi entro il 2022;

          b) a ripartire una quota non inferiore al 2 per cento dell'investimento 1.5, Sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria (ITS), della M4C1.1, pari a 1,5 miliardi, per le misure volte all'orientamento degli studenti.
9/544-B/21. Maria Tripodi, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              per favorire lo sviluppo del complessivo Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, il Comitato nazionale ITS Academy individua linee di azione nazionali al fine di promuovere, tra le altre, attività di orientamento a partire dalla scuola secondaria di primo grado, favorendo l'equilibrio di genere nelle iscrizioni agli ITS Academy;

          considerato che:

              nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la M4C1.1, Miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione, prevede la riforma del sistema di orientamento, al fine di introdurre moduli di orientamento formativo rivolti alle classi quarte e quinte della scuola secondaria di II grado, per accompagnare gli studenti nella scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi o di ulteriore formazione professionalizzante (ITS), propedeutica all'inserimento nel mondo del lavoro,

impegna il Governo:

          a) a valutare l'opportunità di implementare, compatibilmente con i vincoli di bilancio, le iniziative necessarie per recepire le proposte del documento «Una carta di Genova» sull'Orientamento, già condiviso ed approvato dalla Conferenza delle regioni il 17 novembre 2021 e condiviso con il Ministero dell'istruzione, quale punto di riferimento per la redazione delle Linee guida da adottarsi entro il 2022;

          b) a procedere coerentemente con il cronoprogramma e con gli impegni assunti in sede europea al riparto delle risorse destinate al potenziamento degli ITS, con particolare riguardo all'orientamento degli studenti.
9/544-B/21. (Testo modificato nel corso della seduta)Maria Tripodi, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 11 prevede l'istituzione di un Fondo, denominato Fondo per l'istruzione tecnologica superiore, con una dotazione pari a 48.355.436 euro annui a decorrere dall'anno 2022, allo scopo di promuovere, consolidare e sviluppare il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore;

              una quota delle risorse del Fondo, pari almeno al 30 per cento, è assegnata a titolo premiale, tenendo conto della percentuale dei diplomati e del tasso di occupazione, nonché dell'attivazione di percorsi di apprendimento duale;

          considerato che:

              una quota delle risorse premiali, fino al 5 per cento dell'ammontare complessivo, è assegnata tenendo conto del numero di studentesse iscritte e di quelle diplomate;

              un'ulteriore quota delle risorse premiali è assegnata, fino al 10 per cento del loro ammontare complessivo, per la promozione e il sostegno dei campus multiregionali e multisettoriali e di forme di coordinamento e collaborazione tra fondazioni,

impegna il Governo:

          a) a realizzare un monitoraggio annuale sulle iniziative a valere sul Fondo, con particolare riferimento alle attività realizzate con le risorse premiali e a inviare una relazione al Parlamento;

          b) a valutare opportunità di superare il sistema di riparto con quote di riserva.
9/544-B/22. Pentangelo, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 14 prevede l'accreditamento temporaneo, per un periodo di 12 mesi a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge, per 3 tipologie di fondazioni ITS Academy; quelle già accreditate entro il 31 dicembre 2019, quelle accreditate in data successiva al 31 dicembre 2019 ed entro la data di entrata in vigore della legge, che abbiano almeno un percorso attivo con un numero di iscritti non inferiore ai 50 per cento della media nazionale degli iscritti ai medesimi percorsi, quelle già esistenti alla data di entrata in vigore della legge, per le quali sia intervenuta almeno l'iscrizione nei registro delle persone giuridiche,

          considerato che:

              la formulazione dell'articolo 14 esclude le fondazioni ITS Academy costituende, ossia quelle risultate vincitrici di procedure pubbliche ovvero manifestazioni di interesse bandite dalle regioni/province autonome per la costituzione di nuove fondazioni ITS,

impegna il Governo

a prevedere l'accreditamento temporaneo anche per le fondazioni ITS Academy previste dalle programmazioni triennali delle regioni e delle province autonome e per le quali non sia ancora intervenuta l'iscrizione nel registro delle persone giuridiche.
9/544-B/23. Gentile, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 14 prevede l'accreditamento temporaneo, per un periodo di 12 mesi a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge, per 3 tipologie di fondazioni ITS Academy; quelle già accreditate entro il 31 dicembre 2019, quelle accreditate in data successiva al 31 dicembre 2019 ed entro la data di entrata in vigore della legge, che abbiano almeno un percorso attivo con un numero di iscritti non inferiore ai 50 per cento della media nazionale degli iscritti ai medesimi percorsi, quelle già esistenti alla data di entrata in vigore della legge, per le quali sia intervenuta almeno l'iscrizione nei registro delle persone giuridiche,

          considerato che:

              la formulazione dell'articolo 14 esclude le fondazioni ITS Academy costituende, ossia quelle risultate vincitrici di procedure pubbliche ovvero manifestazioni di interesse bandite dalle regioni/province autonome per la costituzione di nuove fondazioni ITS,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, per prevedere l'accreditamento temporaneo anche per le fondazioni ITS Academy previste dalle programmazioni triennali delle regioni e delle province autonome e per le quali non sia ancora intervenuta l'iscrizione nel registro delle persone giuridiche.
9/544-B/23. (Testo modificato nel corso della seduta)Gentile, Aprea, Zangrillo, Saccani Jotti.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 2 prevede che gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali al fine di sostenere lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo;

              vi è sempre più una problematica legata alla mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, specie quelle piccole e medie, le più radicate al territorio;

              gli ITS Academy sono pensati quali strumenti per permettere il successo di politiche attive del lavoro, in particolare per quanto riguarda la transizione dei giovani nel mondo del lavoro,

impegna il Governo

ad adottare iniziative volte a concludere una serie di convenzioni con le associazioni di categoria interessate, con lo stretto coinvolgimento degli enti amministrativi locali, al fine di individuare e sviluppare quelle specifiche aree tecnologiche considerate strategiche, soprattutto in base alla posizione geografica di un determinato ITS Academy.
9/544-B/24. Micheli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini, Andreuzza, Binelli, Carrara, Colla, Fiorini, Galli, Pettazzi, Piastra, Saltamartini.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 2 prevede che gli ITS Academy hanno il compito prioritario di potenziare e ampliare la formazione professionalizzante di tecnici superiori con elevate competenze tecnologiche e tecnico-professionali al fine di sostenere lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo;

              vi è sempre più una problematica legata alla mancata corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro, che condiziona lo sviluppo delle imprese, specie quelle piccole e medie, le più radicate al territorio;

              gli ITS Academy sono pensati quali strumenti per permettere il successo di politiche attive del lavoro, in particolare per quanto riguarda la transizione dei giovani nel mondo del lavoro,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, volte a concludere una serie di convenzioni con le associazioni di categoria interessate, con lo stretto coinvolgimento degli enti amministrativi locali, al fine di individuare e sviluppare quelle specifiche aree tecnologiche considerate strategiche, soprattutto in base alla posizione geografica di un determinato ITS Academy.
9/544-B/24. (Testo modificato nel corso della seduta)Micheli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini, Andreuzza, Binelli, Carrara, Colla, Fiorini, Galli, Pettazzi, Piastra, Saltamartini.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 3 prevede che ciascun ITS Academy si caratterizza per il riferimento a una specifica area tecnologica tra quelle individuate con decreto del Ministero dell'istruzione adottato ai sensi dell'articolo 14, comma 6;

              gli ITS Academy fanno, quindi, riferimento a un'area tecnologica, tra quelle individuate con il decreto del Ministero dell'istruzione, a condizione che, nella medesima provincia, non siano già presenti ITS Academy, operanti nella medesima area,

impegna il Governo

di concerto con le regioni e gli enti locali ad individuare dei veri e propri «distretti provinciali» a livello territoriale caratterizzati ciascuno da una specifica area tecnologica in relazione alla presenza e predominanza di uno specifico settore produttivo e delle relative piccole e medie imprese, al fine di legare l'area di formazione alle vere esigenze del mercato del lavoro.
9/544-B/25. Colla, Micheli, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini, Andreuzza, Binelli, Carrara, Fiorini, Galli, Pettazzi, Piastra, Saltamartini.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 3 prevede che ciascun ITS Academy si caratterizza per il riferimento a una specifica area tecnologica tra quelle individuate con decreto del Ministero dell'istruzione adottato ai sensi dell'articolo 14, comma 6;

              gli ITS Academy fanno, quindi, riferimento a un'area tecnologica, tra quelle individuate con il decreto del Ministero dell'istruzione, a condizione che, nella medesima provincia, non siano già presenti ITS Academy, operanti nella medesima area,

impegna il Governo

di concerto con le regioni e gli enti locali a valutare l'opportunità di individuare dei veri e propri «distretti provinciali» a livello territoriale caratterizzati ciascuno da una specifica area tecnologica in relazione alla presenza e predominanza di uno specifico settore produttivo e delle relative piccole e medie imprese, al fine di legare l'area di formazione alle vere esigenze del mercato del lavoro.
9/544-B/25. (Testo modificato nel corso della seduta)Colla, Micheli, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini, Andreuzza, Binelli, Carrara, Fiorini, Galli, Pettazzi, Piastra, Saltamartini.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 4, comma 6 prescrive che le fondazioni ITS Academy, al netto delle elargizioni di cui al comma 5, lettera c), sono tenute a destinare le risorse di cui al comma 6, con priorità al sostegno del diritto allo studio, incluse le borse di studio di cui all'articolo 5, comma 4, lettera a), nonché alla contribuzione per le locazioni di immobili abitativi degli studenti residenti in luogo diverso rispetto a quello dove sono ubicati gli immobili locati;

              non tutte le figure professionali relative alle aree tecnologiche alle quali fanno riferimento gli ITS Academy sono oggetto di eguale richiesta di posti di lavoro sul mercato a livello nazionale, e soprattutto su base regionale e/o provinciale,

impegna il Governo

ad adottare misure finanziarie atte a sostenere il diritto allo studio, con borse di studio o contribuzione per locazioni di immobili abitativi di studenti residenti «fuori sede» in via prioritaria proprio per quegli ITS Academy che più di altri si occupano alla formazione di figure professionali in aree tecnologiche maggiormente richieste dal mercato e dove la domanda e l'offerta di lavoro è troppo sbilanciata verso la prima.
9/544-B/26. Covolo, Cavandoli, Gerardi, Alessandro Pagano, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 4, comma 6 prescrive che le fondazioni ITS Academy, al netto delle elargizioni di cui al comma 5, lettera c), sono tenute a destinare le risorse di cui al comma 6, con priorità al sostegno del diritto allo studio, incluse le borse di studio di cui all'articolo 5, comma 4, lettera a), nonché alla contribuzione per le locazioni di immobili abitativi degli studenti residenti in luogo diverso rispetto a quello dove sono ubicati gli immobili locati;

              non tutte le figure professionali relative alle aree tecnologiche alle quali fanno riferimento gli ITS Academy sono oggetto di eguale richiesta di posti di lavoro sul mercato a livello nazionale, e soprattutto su base regionale e/o provinciale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare misure finanziarie atte a sostenere il diritto allo studio, con borse di studio o contribuzione per locazioni di immobili abitativi di studenti residenti «fuori sede» in via prioritaria proprio per quegli ITS Academy che più di altri si occupano alla formazione di figure professionali in aree tecnologiche maggiormente richieste dal mercato e dove la domanda e l'offerta di lavoro è troppo sbilanciata verso la prima.
9/544-B/26. (Testo modificato nel corso della seduta)Covolo, Cavandoli, Gerardi, Alessandro Pagano, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 5 relativo agli standard minimi dei percorsi formativi degli ITS Academy prevede che questi si articolino in semestri e siano strutturati in percorsi formativi di quinto livello EQF, che hanno la durata di quattro semestri, con almeno 1.800 ore di formazione;

              vi sia la necessità di un'ampia e piena formazione che sia in grado di immettere nel mondo del lavoro di figure qualificate preparate e capaci ad affrontare le sfide di attività lavorative sempre più complesse e determinate dalla presenza di mezzi informatici e/o robotizzati,

impegna il Governo

a prevedere, attraverso ulteriori iniziative normative, che la durata dei percorsi di quinto livello EQF sia di almeno 2.000 ore di formazione, con attenzione particolare, per le addizionali 200 ore, allo studio e alla pratica dei più moderni sistemi tecnologici che caratterizzano le singole aree di interesse degli ITS Academy.
9/544-B/27. Donina, Zanella, Maccanti, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il disegno di legge in esame stabilisce, al Capo II, la missione e i criteri generali di organizzazione degli ITS Academy;

              l'articolo 5 recante «standard minimi dei percorsi formativi» al comma 4 prevede che l'attività formativa sia svolta per almeno il 60 per cento dal monte orario complessivo dai docenti provenienti dal mondo del lavoro di cui al comma 5 del medesimo articolo;

              il comma 5 del richiamato articolo 5 prevede che almeno il 50 per cento dei docenti dei percorsi ITS sia scelto tra soggetti provenienti dal mondo del lavoro, compresi gli enti di ricerca privata, e aventi una specifica esperienza professionale, maturata per almeno tre anni, in settori produttivi correlati all'area tecnologica di riferimento dell'ITS Academy, nonché tra esperti che operano nei settori dell'arte, dello spettacolo o dei mestieri artigianali, ferma restando la necessità di accertarne la maturata esperienza nel settore,

impegna il Governo

a prevedere, attraverso ulteriori iniziative normative, l'eliminazione di ogni riferimento a percentuali minime di selezione del personale docente lasciando alla programmazione delle singole regioni la possibilità di definire degli standard minimi per i docenti e alla singola Fondazione la scelta del proprio organico dei formatori secondo la propria strategia formativa.
9/544-B/28. Di Muro, Iezzi, Bordonali, Potenti, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge in esame istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore;

              tra le funzioni proprie degli ITS Academy c'è quella di sostenere la diffusione della cultura scientifica e tecnologica (art. 2);

              parimenti i diplomi acquisiti a conclusione dei percorsi formativi sono validi su tutto il territorio nazionale e costituiscono titolo valido per l'accesso ai pubblici concorsi;

              di contro, le caratteristiche geografiche e morfologiche del territorio italiano rischiano di non favorire una diffusione capillare degli Istituti tecnici superiori tale da garantire la fruibilità del servizio in tutte le aree della nazione,

impegna il Governo

a valutare di mettere in atto azioni concrete al fine di agevolare e incentivare la diffusione degli Istituti tecnologici superiori su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo a quelle zone che vedono una loro carenza a fronte di una domanda lavoro elevata nei settori di insegnamento degli ITS Academy.
9/544-B/29. Giaccone, Murelli, Moschioni, Turri, Tateo, Paolini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge, all'articolo 5 comma 1, prevede l'articolazione in semestri dei percorsi formativi degli ITS Academy e ne disciplina la struttura sulla base di determinati parametri;

              la disposizione prevede, altresì, di attivare nuovi percorsi formativi di sesto livello EQF esclusivamente per figure professionali che richiedano un elevato numero di ore di tirocinio, incompatibile con l'articolazione biennale del percorso formativo, e che presentino specifiche esigenze, da individuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione e del Ministro dell'università e della ricerca, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

              col decreto ministeriale n. 446 del 12-08-2020 le Università hanno iniziato a proporre diversi percorsi ad orientamento professionale che si configurano come percorsi di laurea nei settori tecnico professionali, al fine di favorire un inserimento immediato e mirato dello studente nel mondo del lavoro;

              nonostante l'articolo 4, comma 2, preveda il coinvolgimento di un'università, un dipartimento universitario o un altro organismo appartenente al sistema universitario nella fondazione degli ITS Academy, diverse istituzioni universitarie hanno sollevato perplessità in relazione al rischio di sovrapposizione tra i livelli di istruzione e tra le istituzioni titolate a rilasciare i titoli corrispondenti ai percorsi formativi di sesto livello EQF;

              con particolare riguardo al territorio veneto, primo per presenza turistica in Italia e caratterizzato da tante forme di turismo: da quello marittimo della costa adriatica a quello montano delle Dolomiti e Prealpi venete, da quello del Lago a quello termale, passando da quello enogastronomico a quello delle città artistiche,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza al fine di rafforzare e incentivare il più possibile il raccordo tra le università venete (Università degli studi di Venezia, Padova e Verona) e gli ITS del territorio in relazione ai percorsi formativi di sesto livello EQF, di cui all'articolo 5 comma 1, lettera b) della proposta di legge in esame.
9/544-B/30. Bisa, Fogliani, Andreuzza, Pretto, Bazzaro, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge in esame istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore;

              l'articolo 7, comma 4, prevede qualora che per tre anni consecutivi un ITS Academy riceva un giudizio negativo riferito ad almeno il 50 per cento dei corsi è disposta la revoca dell'accreditamento, alla revoca consegue la perdita dell'abilitazione al rilascio dei diplomi e della possibilità di accedere al sistema di finanziamento regolato dal Capo III;

              l'articolo 7, comma 5, prevede che nel caso di revoca dell'accreditamento, a garanzia del completamento dei percorsi formativi da parte degli studenti a cui manchino non più di due semestri alla conclusione del percorso, le attività formative proseguono fino alla loro conclusione,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare provvedimenti che prevedano l'istituzione obbligatoria di corsi di recupero per gli studenti degli ITS a cui è stato revocato l'accreditamento in modo tale di permettere a quest'ultimi di recuperare le lacune dovuto alla negligenza dell'istituto stesso.
9/544-B/31. Invernizzi, Bordonali, Fogliani, Ziello, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il sistema di formazione terziaria in Italia è offerto dalle università, dalle istituzioni per l'alta formazione artistica e musicale e, più di recente, dagli istituti tecnici superiori (ITS) e dagli istituti di formazione tecnica superiore (IFTS) che si occupano della formazione terziaria professionalizzante a ciclo breve;

              da autorevoli ricerche emerge, infatti, che il possesso di un diploma di laurea non riduce il rischio di disoccupazione e che i nuovi modelli di occupazione richiedono sempre più competenze elevate e, pertanto, rendono necessario implementare la formazione tecnica superiore;

              l'avvio della cosiddetta quarta rivoluzione industriale sta avendo un notevole impatto sul mercato del lavoro e, conseguentemente, su questo sistema di formazione, perché la riqualificazione dei profili professionali porta inevitabilmente con sé nuovi fabbisogni di competenze che la riforma introdotta da questa legge nel nostro Paese sicuramente potrà soddisfare;

              il sistema che si delinea mira sicuramente ad assicurare uno sforzo sinergico tra filiere produttive e filiere formative, con il coinvolgimento degli enti territoriali e delle aziende di ciascun territorio, finalizzato a produrre tecnici specializzati in linea con le esigenze del mercato del lavoro e quindi ad offrire, nel modo più rapido ed efficace, una competenza tecnica e tecnologica che ricalchi le forme di qualificazione e di riqualificazione professionale che sono in costante evoluzione nel mondo del lavoro e della produzione al fine di azzerare la mancata corrispondenza fra domanda e offerta di lavoro;

              queste misure sicuramente renderanno i nuovi percorsi più attrattivi per un numero sempre maggiore di giovani e così si concorrerà anche a far diminuire il numero di giovani che non studiano e non lavorano, di cui oggi l'Italia detiene un triste primato in Europa,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di monitorare il percorso di inserimento nel mondo del lavoro delle ragazze e dei ragazzi che sceglieranno gli ITS affinché si riduca il più possibile la transizione scuola lavoro.
9/544-B/32. Gerardi, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              gli ITS sono un segmento formativo che, seppur introdotto di recente nel nostro sistema educativo, assicura un modello didattico che mira all'individuazione e all'analisi di esperienze didattiche e organizzative innovative, funzionali allo sviluppo di competenze didattiche trasversali abilitanti per il mondo del lavoro ad alto impatto occupazionale e formativo;

              le imprese sono fra i soggetti costitutivi di queste fondazioni proprio per assicurare che la formazione sia mirata a soddisfare il mercato. Questi istituti immetteranno sul mercato tecnici altamente specializzati, giovani che avranno acquisito delle competenze specifiche assai complesse. Non frequenterà certo corsi chi cerca una facile scorciatoia per raggiungere un titolo di studio più elevato senza fare fatica perché il sistema delineato non permette di fare sconti a nessuno;

              invece, delineando un modello di formazione professionale di eccellenza, si garantisce l'equiparazione dei titoli di studio a livello europeo, in modo che i nostri giovani possano spendere le proprie competenze ovunque e lasciarsi contaminare positivamente da esperienze di studio o tirocini all'estero; e si prevede, con i patti federativi fra ITS e università, la possibilità di realizzare percorsi flessibili e modulari per il conseguimento, anche in alto apprendistato, di lauree a orientamento professionale per incrementare le opportunità di formazione e ulteriore qualificazione professionalizzante dei giovani,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di incrementare la sinergia con le aziende del territorio per la collocazione e formazione di specifiche figure professionali altamente specializzate e oggi fortemente richieste dal mercato del lavoro.
9/544-B/33. Binelli, Vanessa Cattoi, Loss, Sutto, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              quello degli ITS è un percorso alternativo a quello universitario, che risponde alla vocazione e al desiderio di tutte quelle ragazze e di tutti quei ragazzi che vogliono specializzarsi in aree specifiche e che possono trasformare i loro sogni in professionalità di alto livello e diventare adulti competitivi e realizzati nel mondo del lavoro, a livello non solo nazionale, ma anche europeo e, perché no, anche internazionale;

              il Pnrr, anche nel caso degli ITS, diventa protagonista di riforme e finanziamenti. Proprio per questo genere di Istituti sono stati infatti stanziati 1,5 miliardi in 5 anni (attraverso il cosiddetto Fondo per l'istruzione tecnologica superiore). Al suo fianco una legge delega che valorizza il legame tra ITS ed imprese, in modo tale da rafforzare la percentuale già significativa di sbocchi occupazionali;

              nel futuro degli ITS si vedono una serie di provvedimenti che saranno fondamentali per ulteriormente rafforzare il loro ruolo nel panorama formativo italiano. Tra questi, ad esempio, le tabelle di corrispondenza dei titoli conseguiti, che dovranno essere stabilite dai ministeri dell'istruzione e dell'università e della Ricerca. Ma anche la definizione degli standard di riconoscimento degli ITS Academy e un provvedimento dell'Agenzia delle entrate per favorire l'investimento negli ITS da parte delle aziende;

              l'auspicata crescita economica da sola o gli investimenti del PNRR non basteranno a ridurre il gap di esperienza lavorativa dei giovani che dipende essenzialmente dal carattere sequenziale del sistema d'istruzione in Italia e da un sistema della formazione troppo debole ad aiutare i neodiplomati a sviluppare saperi e competenze lavorative forieri di una maggiore occupabilità da parte delle imprese;

              sei le aree tecnologiche interessate, ai cui corsi si accede dopo una preselezione successiva al diploma di istruzione secondaria superiore; corsi articolati di norma in quattro semestri, che possono arrivare anche a sei, che consentono di fare un'esperienza in stage in azienda;

              durante questo periodo di formazione professionale, gli studenti hanno l'opportunità di sperimentare direttamente sul campo le competenze acquisite e di contribuire allo sviluppo dei processi di digitalizzazione aziendali, grazie alle conoscenze e alle dinamiche innovative proprie dei tecnici superiori,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di valorizzare gli ITS Academy attraverso una capillare attività di informazione ed orientamento in grado di raggiungere le scuole secondarie, le famiglie e gli studenti, per far conoscere le reali potenzialità di questo canale formativo, permettendogli di uscire dalla zona d'ombra in cui ancora permane.
9/544-B/34. Loss, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini, Legnaioli, Caparvi, Giaccone.


      La Camera,

          premesso che:

              quello degli ITS è un percorso alternativo a quelli universitari, che risponde alla vocazione e al desiderio di tutte quelle ragazze e di tutti quei ragazzi che vogliono specializzarsi in aree specifiche e che possono trasformare i sogni di bambino in professionalità di alto livello e diventare adulti competitivi e realizzati nel mondo del lavoro, a livello non solo nazionale, ma anche europeo e, perché no, anche internazionale;

              sei le aree tecnologiche interessate, ai cui corsi si accede dopo una preselezione successiva al diploma di istruzione secondaria superiore; corsi articolati di norma in quattro semestri, che possono arrivare anche a sei, che consentono di fare un'esperienza in stage in azienda;

              durante questo periodo di formazione professionale, gli studenti hanno l'opportunità di sperimentare direttamente sul campo le competenze acquisite e di contribuire allo sviluppo dei processi di digitalizzazione aziendali, grazie alle conoscenze e alle dinamiche innovative proprie dei tecnici superiori;

              sono 120 gli ITS sul territorio nazionale, correlati a sei aree tecnologiche. Per dare un'idea, la maggior parte degli ITS è localizzata in Lombardia, che ne ha 20; seguono la Sicilia (11); la Toscana, la Calabria e la Campania (9); il Lazio (8); l'Emilia-Romagna, il Piemonte e il Veneto (7); la Puglia e la Liguria (6); l'Abruzzo e la Sardegna (5); le Marche e il Friuli Venezia Giulia (4); una sola fondazione, invece, è presente in Molise, Umbria e Basilicata. L'Emilia-Romagna, il Piemonte e la Lombardia sono le Regioni che, in più, hanno tutti gli ITS in tutte le aree tecnologiche,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di garantire che il sistema degli ITS Academy possa essere diffuso su tutto il territorio nazionale, soprattutto nelle aree più carenti del paese, supportato da adeguate professionalità per la didattica.
9/544-B/35. Paolin, Covolo, Cavandoli, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini, Bubisutti, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Lolini, Loss, Manzato, Romanò, Viviani.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 5, comma 1, del progetto di legge prevede l'articolazione in semestri dei percorsi formativi degli ITS Academy e ne disciplina la struttura sulla base di determinati parametri;

              la disposizione prevede, altresì, di attivare nuovi percorsi formativi di sesto livello EQF esclusivamente per figure professionali che richiedano un elevato numero di ore di tirocinio, incompatibile con l'articolazione biennale del percorso formativo, e che presentino specifiche esigenze, da individuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione e del Ministro dell'università e della ricerca, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

          considerato che:

              a partire dal decreto ministeriale n. 446 del 12 agosto 2020 le università hanno iniziato a proporre diversi percorsi ad orientamento professionale che si configurano come percorsi di laurea (con tanto di nuove classi dedicate) nei settori tecnico professionali, al fine di favorire un inserimento immediato e mirato dello studente nel mondo del lavoro;

              appare comunque opportuno evitare il rischio di sovrapposizione tra i livelli di istruzione e tra le istituzioni titolate a rilasciare i titoli corrispondenti ai percorsi formativi di sesto livello EQF,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere che i percorsi formativi di sesto livello EQF, di cui all'articolo 5 comma 1, lettera b) della proposta di legge in esame, debbano essere attivati esclusivamente in raccordo con una istituzione universitaria.
9/544-B/36. Murelli, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              l'articolo 8, comma 2, del progetto di legge in esame prevede che con decreto del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, siano definiti i criteri generali e le modalità per i passaggi tra i percorsi formativi degli ITS Academy di cui all'articolo 5, comma 1, e i percorsi di laurea a orientamento professionale, e viceversa, con il relativo reciproco riconoscimento dei percorsi formativi e dei crediti universitari formativi;

              in particolare il comma 2, lettera d), prevede che siano definite le modalità per rendere trasparente e sostenere, attraverso l'adozione di tabelle nazionali di corrispondenza, il riconoscimento dei crediti certificati acquisiti dai diplomati degli ITS Academy a conclusione dei percorsi formativi di differente livello, ai fini dell'eventuale prosecuzione degli studi in percorsi di laurea;

              considerata la complessità della definizione di «tabelle generali di corrispondenza», laddove ogni percorso di studi, sia ITS sia di Laurea Professionalizzante, ha contenuti e obiettivi specifici,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di individuare criteri certi per la definizione delle tabelle di corrispondenza al fine di evitare ambiguità interpretative e garantire uniformità anche a livello nazionale nel riconoscimento dei titoli e nell'attribuzione dei crediti.
9/544-B/37. Bordonali, Colmellere, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge in esame intende istituire il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l'occupazione soprattutto giovanile nel rispetto delle competenze regionali e degli enti locali nonché dei princìpi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione;

              considerata la particolare fragilità dei soggetti minori di età che vivono collocati fuori dalla famiglia d'origine e la delicatezza del momento in cui questi sono chiamati a fare scelte importanti per il loro futuro, come appunto la scelta del percorso di studio;

              considerati altresì i doveri di garantire l'istruzione dei minori affidati che l'articolo 2, comma 1 e l'articolo 5 comma 1 della legge 4 maggio 1983, n. 184 pongono a carico dei soggetti affidatari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di inserire l'obbligo di comunicazione ai servizi sociali responsabili di affidamenti familiari o comunque di minori collocati fuori famiglia dei corsi ITS presenti nel territorio della provincia di residenza e nella provincia di collocamento del minore, al fine di garantire un'adeguata e opportuna valutazione dei percorsi di studio.
9/544-B/38. Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              nell'istituire il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e, in particolare, nella previsione di individuare – mediante decreto del Ministro dell'istruzione – specifici ambiti che rappresentano una sfida attuale, la presente proposta di legge elenca, tra le priorità, le tecnologie per i beni e le attività artistiche e culturali e per il turismo;

              attualmente in Italia, in relazione all'area tecnologie innovative per i beni e le attività culturali – turismo, risultano attivi soltanto n. 15 percorsi di specializzazione tecnica post diploma (ITS);

              considerata l'offerta formativa insufficiente, soprattutto se confrontata con quella di altri paesi a vocazione turistica come il nostro, quale ad esempio la Spagna che offre circa 60 percorsi sul tema;

              considerata altresì l'importanza e l'urgenza del rilancio del turismo nel nostro paese, in particolare a seguito della crisi ingenerata dalla pandemia di COVID-19, nonché l'impegno sul tema più volte ribadito dal Governo,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di mettere in atto azioni di competenza al fine di favorire un sensibile incremento dell'offerta di Istituti tecnici superiori (ITS) relativi all'area tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-turismo.
9/544-B/39. Andreuzza, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              la proposta in esame istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore;

              all'articolo 3 si prevede che vengano individuate, con decreto del Ministro dell'istruzione, specifiche aree tecnologiche, nonché gli eventuali ambiti in cui esse si articolano tenendo conto delle principali sfide attuali e linee di sviluppo economico, tra le quali vengono elencate, tra le altre, le tecnologie per i beni e le attività artistiche e culturali e per il turismo;

              invero in Italia l'offerta di percorsi di specializzazione tecnica post diploma (ITS) nelle suddette aree risulta insufficiente a fronte delle potenzialità e delle prospettive di sviluppo del settore:

              in particolare risulta inadeguata l'offerta formativa inerente i servizi turistici legati agli stabilimenti termali attrezzati per trattamenti terapeutici ed estetici (terme e spa);

              considerata, di contro, la presenza di numerosi centri adibiti a queste funzioni su tutto il territorio nazionale,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di mettere in atto azioni di competenza al fine di favorire un sensibile incremento dell'offerta di Istituti tecnici superiori (ITS) per i servizi turistici legati agli stabilimenti termali attrezzati per trattamenti terapeutici ed estetici (terme e spa).
9/544-B/40. Lucchini, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge in esame istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore;

              tra le funzioni proprie degli ITS Academy c'è quella di sostenere la diffusione della cultura scientifica e tecnologica (articolo 2);

              parimenti i diplomi acquisiti a conclusione dei percorsi formativi sono validi su tutto il territorio nazionale e costituiscono titolo valido per l'accesso ai pubblici concorsi;

              di contro, le caratteristiche geografiche e morfologiche del territorio italiano rischiano di non favorire una diffusione capillare degli Istituti tecnici superiori tale da garantire la fruibilità del servizio in tutte le aree della nazione;

              in particolare rischiano di essere svantaggiate le aree montane del territorio nazionale, che interessano comunque una parte cospicua della popolazione italiana,

impegna il Governo

a valutare di mettere in atto azioni concrete al fine di agevolare e incentivare la diffusione degli Istituti tecnologici superiori su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo alle aree montane.
9/544-B/41. Vanessa Cattoi, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge in esame istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore;

              tra le funzioni proprie degli ITS Academy c'è quella di sostenere la diffusione della cultura scientifica e tecnologica (articolo 2);

              parimenti i diplomi acquisiti a conclusione dei percorsi formativi sono validi su tutto il territorio nazionale e costituiscono titolo valido per l'accesso ai pubblici concorsi;

              di contro, le caratteristiche geografiche e morfologiche del territorio italiano rischiano di non favorire una diffusione capillare degli Istituti tecnici superiori tale da garantire la fruibilità del servizio in tutte le aree della nazione;

              in particolare rischiano di essere svantaggiate le aree montane del territorio nazionale, che interessano comunque una parte cospicua della popolazione italiana,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di mettere in atto azioni concrete al fine di agevolare e incentivare la diffusione degli Istituti tecnologici superiori su tutto il territorio nazionale, con particolare riguardo alle aree montane.
9/544-B/41. (Testo modificato nel corso della seduta)Vanessa Cattoi, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge, all'articolo 5 comma 1, prevede l'articolazione in semestri dei percorsi formativi degli ITS Academy e ne disciplina la struttura sulla base di determinati parametri;

              la disposizione prevede, altresì, di attivare nuovi percorsi formativi di sesto livello EQF esclusivamente per figure professionali che richiedano un elevato numero di ore di tirocinio, incompatibile con l'articolazione biennale del percorso formativo, e che presentino specifiche esigenze, da individuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione e del Ministro dell'università e della ricerca, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

              col decreto ministeriale n. 446 del 12 agosto 2020 le Università hanno iniziato a proporre diversi percorsi ad orientamento professionale che si configurano come percorsi di laurea nei settori tecnico professionali, al fine di favorire un inserimento immediato e mirato dello studente nel mondo del lavoro;

              nonostante l'articolo 4, comma 2, preveda il coinvolgimento di un'università, un dipartimento universitario o un altro organismo appartenente al sistema universitario nella fondazione degli ITS Academy, diverse istituzioni universitarie hanno sollevato perplessità in relazione al rischio di sovrapposizione tra i livelli di istruzione e tra le istituzioni titolate a rilasciare i titoli corrispondenti ai percorsi formativi di sesto livello EQF;

              con particolare riguardo al territorio di Parma,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza al fine di rafforzare e incentivare il più possibile il raccordo tra l'Università degli Studi di Parma e gli ITS del territorio in relazione ai percorsi formativi di sesto livello EQF, di cui all'articolo 5 comma 1, lettera b) della proposta di legge in esame.
9/544-B/42. Tombolato, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge, all'articolo 5 comma 1, prevede l'articolazione in semestri dei percorsi formativi degli ITS Academy e ne disciplina la struttura sulla base di determinati parametri;

              la disposizione prevede, altresì, di attivare nuovi percorsi formatisi di sesto livello EQF esclusivamente per figure professionali che richiedano un elevato numero di ore di tirocinio, incompatibile con l'articolazione biennale del percorso formativo, e che presentino specifiche esigenze, da individuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione e del Ministro dell'università e della ricerca, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

              col decreto ministeriale n. 446 del 12 agosto 2020 le Università hanno iniziato a proporre diversi percorsi ad orientamento professionale che si configurano come percorsi di laurea nei settori tecnico professionali, al fine di favorire un inserimento immediato e mirato dello studente nel mondo del lavoro;

              nonostante l'articolo 4, comma 2, preveda il coinvolgimento di un'università, un dipartimento universitario o un altro organismo appartenente ai sistema universitario nella fondazione degli ITS Academy, diverse istituzioni universitarie hanno sollevato perplessità in relazione al rischio di sovrapposizione tra i livelli di istruzione e tra le istituzioni titolate a rilasciare i titoli corrispondenti ai percorsi formativi di sesto livello EQF;

              con particolare riguardo al territorio di Modena e Reggio Emilia,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza al fine di rafforzare e incentivare il più possibile il raccordo tra l'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e gli ITS del territorio circostante in relazione ai percorsi formativi di sesto livello EQF, di cui all'articolo 5 comma 1, lettera b) della proposta di legge in esame.
9/544-B/43. Fiorini, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge, all'articolo 5 comma 1, prevede l'articolazione in semestri dei percorsi formativi degli ITS Academy e ne disciplina la struttura sulla base di determinati parametri;

              la disposizione prevede, altresì, di attivare nuovi percorsi formativi di sesto livello EQF esclusivamente per figure professionali che richiedano un elevato numero di ore di tirocinio, incompatibile con l'articolazione biennale del percorso formativo, e che presentino specifiche esigenze, da individuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione e del Ministro dell'università e della ricerca, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

              col decreto ministeriale n. 446 del 12 agosto 2020 le Università hanno iniziato a proporre diversi percorsi ad orientamento professionale che si configurano come percorsi di laurea nei settori tecnico professionali, al fine di favorire un inserimento immediato e mirato dello studente nel mondo del lavoro;

              nonostante l'articolo 4, comma 2, preveda il coinvolgimento di un'università, un dipartimento universitario o un altro organismo appartenente al sistema universitario nella fondazione degli ITS Academy, diverse istituzioni universitarie hanno sollevato perplessità in relazione al rischio di sovrapposizione tra i livelli di istruzione e tra le istituzioni titolate a rilasciare i titoli corrispondenti ai percorsi formativi di sesto livello EQF;

              con particolare riguardo al territorio di Bari,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza al fine di rafforzare e incentivare il più possibile il raccordo tra l'Università degli Studi di Bari e gli ITS del territorio circostante in relazione ai percorsi formativi di sesto livello EQF, di cui all'articolo 5 comma 1, lettera b) della proposta di legge in esame.
9/544-B/44. Tateo, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge, all'articolo 5 comma 1, prevede l'articolazione in semestri dei percorsi formativi degli ITS Academy e ne disciplina la struttura sulla base di determinati parametri;

              la disposizione prevede, altresì, di attivare nuovi percorsi formativi di sesto livello EQF esclusivamente per figure professionali che richiedano un elevato numero di ore di tirocinio, incompatibile con l'articolazione biennale del percorso formativo, e che presentino specifiche esigenze, da individuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione e del Ministro dell'università e della ricerca, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

              col decreto ministeriale n. 446 del 12 agosto 2020 le Università hanno iniziato a proporre diversi percorsi ad orientamento professionale che si configurano come percorsi di laurea nei settori tecnico professionali, al fine di favorire un inserimento immediato e mirato dello studente nel mondo del lavoro;

              nonostante l'articolo 4, comma 2, preveda il coinvolgimento di un'università, un dipartimento universitario o un altro organismo appartenente al sistema universitario nella fondazione degli ITS Academy, diverse istituzioni universitarie hanno sollevato perplessità in relazione al rischio di sovrapposizione tra i livelli di istruzione e tra le istituzioni titolate a rilasciare i titoli corrispondenti ai percorsi formativi di sesto livello EQF;

              con particolare riguardo al territorio di Milano,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza al fine di rafforzare e incentivare il più possibile il raccordo tra l'Università Statale di Milano e gli ITS del territorio circostante in relazione ai percorsi formativi di sesto livello EQF, di cui all'articolo 5 comma 1, lettera b) della proposta di legge in esame.
9/544-B/45. Cecchetti, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il progetto di legge, all'articolo 5 comma 1, prevede l'articolazione in semestri dei percorsi formativi degli ITS Academy e ne disciplina la struttura sulla base di determinati parametri;

              la disposizione prevede, altresì, di attivare nuovi percorsi formativi di sesto livello EQF esclusivamente per figure professionali che richiedano un elevato numero di ore di tirocinio, incompatibile con l'articolazione biennale del percorso formativo, e che presentino specifiche esigenze, da individuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'istruzione e del Ministro dell'università e della ricerca, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;

              col decreto ministeriale n. 446 del 12 agosto 2020 le Università hanno iniziato a proporre diversi percorsi ad orientamento professionale che si configurano come percorsi di laurea nei settori tecnico professionali, al fine di favorire un inserimento immediato e mirato dello studente nel mondo del lavoro;

              nonostante l'articolo 4, comma 2, preveda il coinvolgimento di un'università, un dipartimento universitario o un altro organismo appartenente al sistema universitario nella fondazione degli ITS Academy, diverse istituzioni universitarie hanno sollevato perplessità in relazione al rischio di sovrapposizione tra i livelli di istruzione e tra le istituzioni titolate a rilasciare i titoli corrispondenti ai percorsi formativi di sesto livello EQF;

              con particolare riguardo al territorio di Milano,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza al fine di rafforzare e incentivare il più possibile il raccordo tra l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e gli ITS del territorio circostante in relazione ai percorsi formativi di sesto livello EQF, di cui all'articolo 5 comma 1, lettera b) della proposta di legge in esame.
9/544-B/46. Iezzi, Cecchetti, Cavandoli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ad oggi si scorgono differenze piuttosto forti tra le diverse regioni nell'implementazione dell'istruzione tecnica superiore: la Lombardia è la regione che ha promosso il maggior numero di fondazioni (18), seguita ad una certa distanza da Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto; nelle altre regioni, l'istruzione tecnica superiore costituisce una realtà quantitativamente meno rilevante, a fronte di più evidenti bisogni formativi, soprattutto in relazione all'alta percentuale di disoccupazione giovanile e femminile;

              ben il 64,2 per cento degli iscritti appartiene a istituti situati nel Nord Italia, solo il 19,1 per cento al Centro e il 16,7 per cento nel Sud e nelle isole;

              il sistema organizzativo delineato dal testo in esame difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge solo 120 Istituti in quanto non si prevede alcuna differenziazione su base regionale per implementare e diffondere questo modello di istruzione;

              occorre riuscire a valorizzare l'esperienza di quelle regioni che hanno già dato prova di saper raggiungere l'ambito obiettivo della piena occupabilità dei giovani diplomati e permettere alle stesse di continuare ad operare con una maggiore libertà pur nel rispetto di criteri minimi condivisi e, viceversa, diviene essenziale il rafforzamento di una cabina di regia centrale che imponga alle regioni meno solerti di avviare i percorsi ITS secondo i massimi standard di efficienza possibile,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere un regime differenziato su base regionale per l'accreditamento e il finanziamento degli ITS Academy.
9/544-B/47. Belotti, Basini, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere l'attivazione dei percorsi di ogni ITS in relazione alle peculiarità delle attività imprenditoriali proprie di ciascun territorio del Paese.
9/544-B/48. Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi,

impegna il Governo

a prevedere che ciascuna ITS Academy rappresenti una eccellenza del territorio in cui sorge e pertanto i corsi proposti facciano riferimento unicamente ad una area tecnologica.
9/544-B/49. Maccanti, Donina, Fogliani, Furgiuele, Giacometti, Rixi, Tombolato, Zanella, Zordan, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi;

              inoltre, il modello organizzativo prescelto per strutturare le fondazioni rischia di non essere funzionale alla mole di lavoro che le istituzioni dovranno gestire,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di includere il segretario generale fra gli organi necessari della fondazione ITS Academy.
9/544-B/50. Mariani, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dai diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere che la totalità delle docenze sia affidata a docenti provenienti dal mondo del lavoro, compresi gli enti di ricerca privati e aventi una specifica esperienza professionale maturata in settori produttivi correlati all'area tecnologica di riferimento dell'ITS.
9/544-B/51. Patelli, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere che gli stage aziendali e i tirocini formativi obbligatori corrispondano almeno al 40 per cento del monte ore complessivo del corso di studio.
9/544-B/52. Racchella, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi,

impegna il Governo

a destinare risorse aggiuntive specifiche per finanziarie borse di studio per gli studenti impegnati in tirocini formativi obbligatori all'estero, al fine di garantire a tutti gli iscritti la possibilità di accrescere le proprie competenze entrando in contatto con il tessuto industriale europeo.
9/544-B/53. Toccalini, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di destinare risorse aggiuntive specifiche per finanziarie borse di studio per gli studenti impegnati in tirocini formativi obbligatori all'estero, al fine di garantire a tutti gli iscritti la possibilità di accrescere le proprie competenze entrando in contatto con il tessuto industriale europeo.
9/544-B/53. (Testo modificato nel corso della seduta)Toccalini, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi,

impegna il Governo

a prevedere standard minimi per l'accreditamento degli ITS Academy, nonché i presupposti e le modalità per la revoca dello stesso, a livello nazionale e non derogabili dalle Regioni nell'ambito dei propri sistemi di accreditamento e programmazione.
9/544-B/54. Bianchi, Basini, Belotti, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini, Giglio Vigna, Bazzaro, Coin.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi;

              inoltre, le risorse stanziate per finanziare tale riforma sono da ritenersi insufficienti al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla stessa,

impegna il Governo

a stanziare risorse aggiuntive dedicate per favorire lo sviluppo del complessivo sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e nello specifico promuovere attività di orientamento a partire dalla scuola secondaria di primo grado nonché percorsi per le competenze trasversali e percorsi esperienziali destinati ai ragazzi di scuola secondaria di secondo grado, compresi i licei, e alle loro famiglie.
9/544-B/55. De Angelis, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi;

              inoltre, le risorse stanziate per finanziare tale riforma sono da ritenersi insufficienti al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla stessa,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di stanziare, compatibilmente con i vincoli di bilancio, risorse aggiuntive dedicate per favorire lo sviluppo del complessivo sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e nello specifico promuovere attività di orientamento a partire dalla scuola secondaria di primo grado nonché percorsi per le competenze trasversali e percorsi esperienziali destinati ai ragazzi di scuola secondaria di secondo grado, compresi i licei, e alle loro famiglie.
9/544-B/55. (Testo modificato nel corso della seduta)De Angelis, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi;

              inoltre, le risorse stanziate per finanziare tale riforma sono da ritenersi insufficienti al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla stessa;

              infine, il nuovo testo non considera un importante segmento di formazione utile a concorrere al superamento del disallineamento delle competenze tecnologiche e tecnico professionali dei giovani e degli adulti rispetto alle richieste del mondo del lavoro e della carenza di figure professionali dotate di competenze digitale rispetto ai fabbisogni indotti dall'innovazione tecnologica del Paese,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di inserire nel Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore anche percorsi strutturati in due semestri, per un totale di 800 ore, finalizzati al conseguimento di un certificato di specializzazione tecnica.
9/544-B/56. Liuni, Gastaldi, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini, Loss, Sutto, Golinelli.


      La Camera,

          premesso che:

              il disegno di legge in esame, come modificato dalla Commissione 7a del Senato della Repubblica, stabilisce, al Capo II, la missione e i criteri generali di organizzazione degli ITS Academy;

              l'articolo 5 recante «Standard minimi dei percorsi formativi» al comma 4 prevede che l'attività formativa sia svolta per almeno il 60 per cento del monte orario complessivo dai docenti provenienti dal mondo del lavoro di cui al comma 5 del medesimo articolo;

              il comma 5 del richiamato articolo 5 prevede che almeno il 50 per cento dei docenti dei percorsi ITS sia scelto tra soggetti provenienti dal mondo del lavoro, compresi gli enti di ricerca privati, e aventi una specifica esperienza professionale, maturata per almeno tre anni, in settori produttivi correlabili all'area tecnologica di riferimento dell'ITS Academy, nonché tra esperti che operano nei settori dell'arte, dello spettacolo o dei mestieri artigianali, ferma restando la necessità di accertarne la maturata esperienza nel settore;

          considerato che:

              il combinato disposto delle predette disposizioni, non previste nel testo approvato dalla Camera dei deputati in prima lettura, rischia di irrigidire e rendere particolarmente complesso per le Fondazioni ITS Academy rintracciare personale docente, soprattutto nelle aree di avanguardia per cui un'esperienza triennale potrebbe risultare di difficile reperimento,

impegna il Governo

a eliminare ogni riferimento a percentuali minime di selezione del personale docente lasciando alla programmazione regionale la possibilità di definire degli standard minimi per i docenti e alla singola Fondazione la scelta del proprio organico di formatori secondo la propria precipua strategia formativa.
9/544-B/57. Colmellere, Basini, Belotti, Bianchi, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              la riforma della formazione terziaria è prevista dal PNRR alla M4C1.1, Miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione, ed è volta a rafforzare il sistema degli ITS attraverso il potenziamento del modello organizzativo e didattico, il consolidamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell'istruzione terziaria professionalizzante, e il rafforzamento della presenza attiva nel tessuto imprenditoriale dei singoli territori;

              secondo le scadenze fissate nel PNRR, la riforma dovrà essere approvata entro dicembre 2022 ed entro dicembre 2023 dovranno entrare in vigore le disposizioni per l'efficace attuazione e applicazione di tutte le misure relative alla riforma;

          considerato che:

              la legge di riforma del sistema ITS prevede l'emendazione di diciannove decreti attuativi, concertati da Amministrazioni differenti, diciassette dei quali richiedono la preventiva intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano,

impegna il Governo

ad attivare tutte le necessarie iniziative per lavorare celermente ai decreti attuativi previsti dalla legge di riforma del sistema ITS.
9/544-B/58. Fogliani, Paternoster, Tomasi, Cestari, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati, superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo, infatti, non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi;

              inoltre, la riforma include importanti novità in tema di costituzione dell'anagrafe degli studenti iscritti a tale sistema di formazione, funzionale anche a raggiungere un proficuo monitoraggio e dunque la corretta valutazione dell'impatto sul mondo produttivo di ciascun ITS;

              infine, le risorse stanziate per finanziare tale riforma sono da ritenersi insufficienti al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla stessa,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di stanziare fondi dedicati all'implementazione dell'anagrafe degli studenti e del sistema di monitoraggio e valutazione degli ITS.
9/544-B/59. Potenti, Turri, Frassini, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 756 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo, infatti, non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi;

              con riguardo al sistema di finanziamento delle fondazioni ITS, il testo prevede una quota premiale non inferiore al 30 per cento dell'ammontare complessivo, in funzione del numero dei diplomati e del tasso di occupazione degli stessi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di aumentare la quota premiale fino al 50 per cento per valorizzare quelle fondazioni che costituiscono una vera eccellenza per i propri territori garantendo piena occupazione ai giovani diplomati e incentivare le altre realtà a tarare la propria offerta formativa al raggiungimento di questo obiettivo.
9/544-B/60. Ziello, Bordonali, Iezzi, Invernizzi, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologia superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              infine, la disciplina transitoria in tema di accreditamento delle fondazioni e di rispetto dei requisiti appare talmente complessa da permettere a quegli ITS che ad oggi non rispondono agli standard di qualità ed efficienza necessari di continuare ad operare, assorbendo fondi senza però garantire adeguata formazione e successiva occupabilità agli iscritti,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di ammettere alla disciplina transitoria le fondazioni che abbiano avviato il procedimento di costituzione alla data di entrata in vigore della presente legge.
9/544-B/61. Tomasi, Turri, Potenti, Billi, Furgiuele, Zordan, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              la proposta in esame istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore;

              all'articolo 3 si prevede che vengano individuate, con decreto del Ministro dell'istruzione, specifiche aree tecnologiche, nonché gli eventuali ambiti in cui esse si articolano tenendo conto delle principali sfide attuali e linee di sviluppo economico;

              la formazione in ambito sportivo deve essere adeguatamente incentivata al fine di sviluppare nuove professionalità che rispondano all'offerta di lavoro nel settore che ad oggi non trova risposta nel nostro Paese, soprattutto con riguardo alle tecnologie impiegate nello sport,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di inserire le tecnologie dello sport fra quelle per cui è possibile attivare un percorso ITS.
9/544-B/62. Furgiuele, Cavandoli, Mariani, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologia superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che – garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo, infatti, non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi;

              punto di partenza di questa riforma era la necessità delle imprese di trovare forza lavoro formata adeguatamente per rispondere alle nuove esigenze della produzione industriale in continua crescita e mutamento,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di rafforzare la collaborazione fra le imprese del territorio e gli ITS Academy della medesima provincia anche nel caso in cui non siano membri della Fondazione.
9/544-B/63. Ribolla, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Maturi, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologia superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi,

impegna il Governo

a prevedere, attraverso ulteriori iniziative normative, che gli ITS eroghino percorsi formativi triennali per la formazione di figure professionali che potrebbero non essere menzionate nell'apposito Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, al fine di garantire la necessaria flessibilità a questo modello di istruzione tecnologica.
9/544-B/64. Maturi, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologia superiore e torna in seconda lettura dopo alcune modifiche apportate in Senato;

              l'iter legislativo è iniziato nel 2018 alla Camera con il deposito di un primo progetto di legge cui ne sono seguiti altri espressione della visione di ogni forza politica presente e i lavori della VII Commissione hanno avuto avvio a febbraio del 2020 per concludersi a giugno del 2021;

              il testo unico adottato dalla Commissione è stato il risultato oltre che delle proposte già depositate anche delle indicazioni contenute nel PNRR di cui questa riforma costituisce parte integrante;

              a parere dello scrivente, il testo licenziato in prima lettura da questa Camera rifletteva una organizzazione del sistema ITS capace di permetterne uno sviluppo armonico e dunque di realizzare a pieno gli obiettivi di base quali la riduzione del divario fra domanda e offerta di lavoro e l'abbandono scolastico/universitario, elementi che ancora stigmatizzano negativamente il nostro Paese in confronto con gli altri membri dell'Unione europea;

              a 14 anni dalla sua istituzione, il Sistema terziario di Istruzione Tecnologica Superiore avrà ora una propria fonte normativa primaria che rappresenta il punto di partenza per la definizione di 17 decreti ministeriali attuativi che dovranno anche avere l'intesa in Conferenza Stato, Regioni e Province Autonome;

              ciò difficilmente permetterà di raggiungere con celerità l'obiettivo di raddoppiare il numero degli iscritti e dei diplomati superiori di un sistema terziario che ad oggi coinvolge 120 Istituti, con 766 corsi attivi, 19.626 studenti e 3.050 soggetti partner coinvolti – di cui 1.222 imprese e 135 Associazioni di imprese – e che garantisce all'80 per cento dei diplomati un lavoro ad un anno dal diploma;

              il testo infatti non preserva i tratti distintivi degli ITS rispetto al sistema scolastico che risultavano necessari per garantire prossimità alle esigenze del sistema produttivo, a partire da una didattica esperienziale e laboratoriale in contesti lavorativi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, attraverso ulteriori iniziative normative, che gli ITS eroghino percorsi formativi triennali per la formazione di figure professionali che potrebbero non essere menzionate nell'apposito Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, al fine di garantire la necessaria flessibilità a questo modello di istruzione tecnologica.
9/544-B/64. (Testo modificato nel corso della seduta)Maturi, Basini, Belotti, Bianchi, Colmellere, De Angelis, Mariani, Patelli, Racchella, Toccalini.


      La Camera,

          premesso che:

              il testo unificato in esame mira a modernizzare e riorganizzare il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore;

              secondo le statistiche più recenti, ITS ed istituti analoghi possono vantare un tasso di occupazione dei propri studenti al termine degli studi mediamente più elevato, con picchi occupazionali estremamente elevati in alcune Regioni del centro-nord;

              il valore della formazione e dell'istruzione, a tutti i livelli, è un punto cardine del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);

              il PNRR oltre che alle politiche educazionali ed orientate al rilancio dell'economia del Paese, dedica buona parte delle proprie risorse alle politiche per la digitalizzazione, di cui fa parte lo sviluppo di competenze digitali trasversali;

              in questo processo di formazione e alfabetizzazione digitale è di fondamentale importanza, data soprattutto la crescente rilevanza di tecnologie Internet of things (IOT), blockchain, e basate su intelligenza artificiale (IA);

              gli ITS possono costituire un presidio fondamentale nel formare nuove generazioni in possesso dei necessari strumenti tecnici e teorici per poter affrontare il mercato del lavoro alla luce delle nuove sfide e potenzialità messe a disposizione dallo sviluppo tecnologico e dalle politiche digitali;

              in ottica di trasversalità e sviluppo delle competenze specifiche, stante anche la necessità di stimolare lo sviluppo tecnologico in agricoltura e garantire la sovranità alimentare nazionale, appare fondamentale sviluppare lo studio dell'agromeccanica nell'ambito degli ITS, in quanto tale branca è complementare allo studio agricolo e permette di intervenire in modo qualificato su tutti gli aspetti che riguardano gestione dei macchinari agricoli, con riferimento particolare alle strumentazioni per l'agricoltura di precisione e, più generalmente, agricoltura 4.0;

              lo sviluppo di conoscenze dell'agromeccanica, unite a nuove modalità di fare agricoltura, se integrate con un coinvolgimento dei giovani agricoltori è in grado di rilanciare il cambio generazionale nell'ambito del settore primario, profittando delle varie opportunità messe a disposizione anche nell'ambito della Politica agricola comune (PAC) dell'Unione europea,

impegna il Governo

a sviluppare, nell'ambito dei progetti formativi di cui al testo in esame, iniziative di formazione per i giovani agricoltori mediante coinvolgimento degli ITS in modo da incrementare la diffusione di conoscenze legate ad agricoltura 4.0, agromeccanica ed agricoltura di precisione, anche tramite lo sviluppo di appositi percorsi di studio.
9/544-B/65. Caretta, Ciaburro.


      La Camera,

          premesso che:

              il testo unificato in esame mira a modernizzare e riorganizzare il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore;

              secondo le statistiche più recenti, ITS ed istituti analoghi possono vantare un tasso di occupazione dei propri studenti al termine degli studi mediamente più elevato, con picchi occupazionali estremamente elevati in alcune Regioni del centro-nord;

              il valore della formazione e dell'istruzione, a tutti i livelli, è un punto cardine del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);

              il PNRR oltre che alle politiche educazionali ed orientate al rilancio dell'economia del Paese, dedica buona parte delle proprie risorse alle politiche per la digitalizzazione, di cui fa parte lo sviluppo di competenze digitali trasversali;

              in questo processo di formazione e alfabetizzazione digitale è di fondamentale importanza, data soprattutto la crescente rilevanza di tecnologie Internet of things (IOT), blockchain, e basate su intelligenza artificiale (IA);

              gli ITS possono costituire un presidio fondamentale nel formare nuove generazioni in possesso dei necessari strumenti tecnici e teorici per poter affrontare il mercato del lavoro alla luce delle nuove sfide e potenzialità messe a disposizione dallo sviluppo tecnologico e dalle politiche digitali;

              in ottica di trasversalità e sviluppo delle competenze specifiche, stante anche la necessità di stimolare lo sviluppo tecnologico in agricoltura e garantire la sovranità alimentare nazionale, appare fondamentale sviluppare lo studio dell'agromeccanica nell'ambito degli ITS, in quanto tale branca è complementare allo studio agricolo e permette di intervenire in modo qualificato su tutti gli aspetti che riguardano gestione dei macchinari agricoli, con riferimento particolare alle strumentazioni per l'agricoltura di precisione e, più generalmente, agricoltura 4.0;

              lo sviluppo di conoscenze dell'agromeccanica, unite a nuove modalità di fare agricoltura, se integrate con un coinvolgimento dei giovani agricoltori è in grado di rilanciare il cambio generazionale nell'ambito del settore primario, profittando delle varie opportunità messe a disposizione anche nell'ambito della Politica agricola comune (PAC) dell'Unione europea,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di sviluppare, nell'ambito dei progetti formativi di cui al testo in esame, iniziative di formazione per i giovani agricoltori mediante coinvolgimento degli ITS in modo da incrementare la diffusione di conoscenze legate ad agricoltura 4.0, agromeccanica ed agricoltura di precisione, anche tramite lo sviluppo di appositi percorsi di studio.
9/544-B/65. (Testo modificato nel corso della seduta)Caretta, Ciaburro.


      La Camera,

          premesso che:

              il Testo Unificato in esame ha la finalità di integrare la missione del sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);

              gli studenti provenienti dagli ITS, in virtù dell'elevato tasso di professionalizzazione di tali istituti, mostrano un tasso di occupazione nel mondo del lavoro mediamente più elevato, toccando, in alcune realtà regionali, picchi dell'80 per cento a breve distanza dal conseguimento del titolo di studio;

              secondo i dati OCSE, l'Italia è il quartultimo Paese europeo per alfabetizzazione digitale;

              il 30 per cento della popolazione italiana non usa internet, il 40 per cento dei dipendenti di imprese private non sa utilizzare bene i software da ufficio, l'8 per cento delle PMI vende anche tramite canali digitali e solo il 13 per cento degli italiani utilizza la rete per le procedure amministrative, ove applicabile (contro una media europea del 30 per cento) e solo il 21 per cento degli italiani dispone di un adeguato livello di alfabetizzazione digitale;

              lo sviluppo di conoscenze trasversali in ambito digitale si è reso fondamentale sia per l'accesso dei cittadini ai servizi della pubblica amministrazione, che da parte della PA per offrire nuovi servizi alla cittadinanza;

              in tal senso, le aree interne, montane e rurali sono tra le aree del Paese maggiormente penalizzate dal divario digitale, ma anche tra quelle dove potenzialmente lo sviluppo di competenze digitali, nonché di cluster imprenditoriali e lavorativi incentrati sulle nuove tecnologie può permetterne il rilancio come modello socio-economico alternativo a quello delle grandi città e capoluoghi,

impegna il Governo

a disporre, nell'ambito degli atti di implementazione, anche successivi, del testo in esame, misure che incentivino lo sviluppo di ITS con programmi di formazione digitale nelle aree interne, montane e rurali, nonché iniziative che agevolino l'insediamento di attività economiche digitali e di nuova generazione nelle aree interne, anche previa sinergia con gli ITS medesimi.
9/544-B/66. Ciaburro, Caretta.


      La Camera,

          premesso che:

              il Testo Unificato in esame ha la finalità di integrare la missione del sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);

              gli studenti provenienti dagli ITS, in virtù dell'elevato tasso di professionalizzazione di tali istituti, mostrano un tasso di occupazione nel mondo del lavoro mediamente più elevato, toccando, in alcune realtà regionali, picchi dell'80 per cento a breve distanza dal conseguimento del titolo di studio;

              secondo i dati OCSE, l'Italia è il quartultimo Paese europeo per alfabetizzazione digitale;

              il 30 per cento della popolazione italiana non usa internet, il 40 per cento dei dipendenti di imprese private non sa utilizzare bene i software da ufficio, l'8 per cento delle PMI vende anche tramite canali digitali e solo il 13 per cento degli italiani utilizza la rete per le procedure amministrative, ove applicabile (contro una media europea del 30 per cento) e solo il 21 per cento degli italiani dispone di un adeguato livello di alfabetizzazione digitale;

              lo sviluppo di conoscenze trasversali in ambito digitale si è reso fondamentale sia per l'accesso dei cittadini ai servizi della pubblica amministrazione, che da parte della PA per offrire nuovi servizi alla cittadinanza;

              in tal senso, le aree interne, montane e rurali sono tra le aree del Paese maggiormente penalizzate dal divario digitale, ma anche tra quelle dove potenzialmente lo sviluppo di competenze digitali, nonché di cluster imprenditoriali e lavorativi incentrati sulle nuove tecnologie può permetterne il rilancio come modello socio-economico alternativo a quello delle grandi città e capoluoghi,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di disporre, nell'ambito degli atti di implementazione, anche successivi, del testo in esame, misure che incentivino lo sviluppo di ITS con programmi di formazione digitale nelle aree interne, montane e rurali, nonché iniziative che agevolino l'insediamento di attività economiche digitali e di nuova generazione nelle aree interne, anche previa sinergia con gli ITS medesimi.
9/544-B/66. (Testo modificato nel corso della seduta)Ciaburro, Caretta.


      La Camera,

          premesso che:

              gli ITS conciliano tecnica e cultura, teoria e pratica, formazione della persona e formazione alla professione e per questo si rivelano un formidabile passepartout per il mondo del lavoro. Tante le opportunità offerte dai 117 ITS delle sei aree tecnologiche disseminati sul territorio, come ad esempio, la realizzazione e la gestione delle architetture e infrastrutture relative ai sistemi di comunicazione dell'ICT;

              la cybersecurity è la prassi di proteggere i sistemi, le reti e i programmi dagli attacchi digitali. Questi sono solitamente finalizzati all'accesso, alla trasformazione o alla distruzione di informazioni sensibili, nonché all'estorsione di denaro agli utenti o all'interruzione dei normali processi aziendali. Non si tratta tuttavia delle uniche fonti di minaccia per i sistemi informatici: guasti, eventi accidentali e uso irresponsabile o improprio delle risorse e degli strumenti possono compromettere o distruggere le informazioni gestite dai sistemi ICT.

              la Cybersecurity si applica a vari contesti, dal business al mobile computing, e può essere suddivisa in diverse categorie, che comprendono la sicurezza di rete, delle applicazioni e delle informazioni, la sicurezza operativa, il disaster recovery e la business continuity, inoltre la formazione e la consapevolizzazione degli utenti finali;

              inoltre, gli ITS rappresentano un luogo rilevante per la costruzione di competenze decisive per il mantenimento dei tassi di sviluppo e per la crescita della competitività di tutto il settore manifatturiero, come la moda,

impegna il Governo

ad adottare iniziative volte al rafforzamento dei percorsi relativi alla sicurezza cibernetica e al manufatturiero nell'ambito degli ITS.
9/544-B/67. Mollicone.


      La Camera,

          premesso che:

              gli ITS conciliano tecnica e cultura, teoria e pratica, formazione della persona e formazione alla professione e per questo si rivelano un formidabile passepartout per il mondo del lavoro. Tante le opportunità offerte dai 117 ITS delle sei aree tecnologiche disseminati sul territorio, come ad esempio, la realizzazione e la gestione delle architetture e infrastrutture relative ai sistemi di comunicazione dell'ICT;

              la cybersecurity è la prassi di proteggere i sistemi, le reti e i programmi dagli attacchi digitali. Questi sono solitamente finalizzati all'accesso, alla trasformazione o alla distruzione di informazioni sensibili, nonché all'estorsione di denaro agli utenti o all'interruzione dei normali processi aziendali. Non si tratta tuttavia delle uniche fonti di minaccia per i sistemi informatici: guasti, eventi accidentali e uso irresponsabile o improprio delle risorse e degli strumenti possono compromettere o distruggere le informazioni gestite dai sistemi ICT.

              la Cybersecurity si applica a vari contesti, dal business al mobile computing, e può essere suddivisa in diverse categorie, che comprendono la sicurezza di rete, delle applicazioni e delle informazioni, la sicurezza operativa, il disaster recovery e la business continuity, inoltre la formazione e la consapevolizzazione degli utenti finali;

              inoltre, gli ITS rappresentano un luogo rilevante per la costruzione di competenze decisive per il mantenimento dei tassi di sviluppo e per la crescita della competitività di tutto il settore manifatturiero, come la moda,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte al rafforzamento dei percorsi relativi alla sicurezza cibernetica e al manufatturiero nell'ambito degli ITS.
9/544-B/67. (Testo modificato nel corso della seduta)Mollicone.


      La Camera,

          premesso che:

              il provvedimento all'attenzione dell'Aula riforma il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore delineando un nuovo segmento della terza fase di educazione del nostro Paese, quello professionalizzante, che fino ad oggi era conosciuto e a disposizione solo di pochissimi giovani;

              uno degli obiettivi di questa riforma è infatti quello di allargare l'offerta formativa e diffondere questo modello educativo su tutto il territorio nazionale in modo da riavvicinare molti giovani che non studiano e non lavorano a percorsi di formazione in grado di garantire l'occupazione subito dopo l'ottenimento del diploma;

              l'Italia infatti detiene un triste primato rispetto a tutti gli altri Stati dell'Unione europea. I NEET in Italia hanno infatti superato i 3 milioni raggiungendo quota 3.047.000. Parliamo del 25,1 per cento dei giovani italiani, con rapporto 1 a 4 e questi numeri sono aumentati a dismisura nel corso degli ultimi anni con la crisi occupazionale aggravata dal Covid;

              in questo contesto economico e culturale è indispensabile prestare massima attenzione al problema dell'uso di sostanze stupefacenti, fenomeno che assai spesso accompagna la marginalizzazione dei giovani e che deve investire sicuramente anche il mondo della scuola proprio per le competenze formative ed educative che esso possiede;

              non vi è dubbio, infatti, che una delle agenzie educative più importanti, la scuola, sia in grado di giocare un ruolo decisivo, insieme alla famiglia ed alle istituzioni ed amministrazioni, nel fornire opzioni preventive, modelli educativi, informazioni chiare e stili di vita utili a prevenire e contrastare l'uso di sostanze stupefacenti e che anche in questo nuovo segmento di istruzione terziaria si debba dare adeguato risalto a queste tematiche poiché solo in un contesto sano si potranno raggiungere appieno gli obiettivi previsti dal PNRR con questa misura;

              del resto, il Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato sul proprio sito web un manuale iconografico dal titolo «Varianti Cannabis e danni alla salute» in cui si legge che «Gli studi scientifici più accreditati hanno dimostrato da anni che la cannabis è una sostanza psicoattiva, neurotossica e pericolosa per la salute mentale e fisica propria e altrui. I danni maggiori sono quelli derivanti dall'uso precoce (adolescenziale) di questa sostanza nel momento in cui il cervello si trova nella delicata fase di sviluppo e maturazione celebrale che termina dopo i 21 anni.»;

              la prevenzione si deve ritenere prioritaria e fondamentale per la riduzione della domanda di droga dunque stimolare la conoscenza e il dibattito sul tema proprio a partire dagli studi messi appunto dal Governo assume grande importanza;

              inoltre il testo modificato al Senato prevede che fra i membri delle fondazioni ITS possano esserci gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico in modo che possa prevedersi l'istituzione di percorsi formativi specifici in ambito tecnico medicale che combinano diverse scienze ingegneristiche con campi tematici della medicina, quali quelli della diagnostica, terapia, assistenza infermieristica, ma anche della riabilitazione di persone malate e sane affinché le conoscenze tecniche diventino funzionali alla gestione pratica e all'ottimizzazione delle rispettive terapie,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di prevedere, in ogni ITS Academy, l'istituzione di una campagna di informazione e prevenzione sulle tossicodipendenze volta a sensibilizzare gli iscritti sui danni alla salute ad esse connessi.
9/544-B/68. Molinari, Bordonali, Ziello, Iezzi, Turri, Cantalamessa, Cavandoli, Centemero, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Ribolla, Tarantino, Zennaro.


MOZIONI COMAROLI ED ALTRI N. 1-00681, MANDELLI ED ALTRI N. 1-00684, SAPIA ED ALTRI N. 1-00688, CARNEVALI ED ALTRI N. 1-00689 E D'ARRANDO ED ALTRI N. 1-00692 CONCERNENTI INIZIATIVE A SOSTEGNO DELLE RESIDENZE SANITARIE ASSISTENZIALI E DELLE CASE DI RIPOSO, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'AUMENTO DEI COSTI DELL'ENERGIA E ALLA CARENZA DI PERSONALE INFERMIERISTICO

Mozioni

      La Camera,

          premesso che:

              la crisi internazionale in atto in Ucraina ha determinato, tra le altre drammatiche conseguenze, un'impennata senza precedenti dei costi dell'energia e delle materie prime;

              tra i settori maggiormente colpiti dai rincari energetici vi è, certamente, quello dell'assistenza alle persone anziane e con disabilità. Case di riposo, residenze sanitarie assistenziali, hospice e altre analoghe strutture a carattere residenziale hanno subito un aumento insostenibile delle bollette di luce e gas, al culmine peraltro di un biennio difficilissimo, dovuto alla pandemia da COVID-19, abbattutasi in maniera violentissima su queste realtà;

              i gestori delle strutture di tutta Italia hanno lanciato un appello alle istituzioni, ripreso anche da numerosi articoli di stampa, parlando, conti alla mano, di situazione drammatica e rischio di default;

              in assenza di adeguati sostegni, le strutture residenziali che ospitano e prestano assistenza in favore di anziani, persone con disabilità e soggetti fragili non potranno far altro che ricorrere, loro malgrado, all'aumento delle rette, con gravi ripercussioni sociali ed economiche per gli ospiti delle strutture stesse, per i relativi nuclei familiari e per le amministrazioni comunali, tenute a compartecipare, in base alla normativa vigente, al pagamento della quota sociale delle rette di ricovero per le persone non abbienti;

              secondo le associazioni Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale) e Arsac (Associazioni delle residenze socio-sanitarie della provincia di Cremona), nelle strutture della regione Lombardia, «per pareggiare il solo incremento dei costi dell'energia elettrica (...) le rette di degenza dovranno aumentare tra i 2 e i 4 euro al giorno» e questo nonostante l'incremento del 3,7 per cento della quota sanitaria delle tariffe che la regione Lombardia ha già garantito alle strutture stesse;

              sulla base delle attuali previsioni – fanno notare le medesime associazioni – «molte strutture avranno grosse difficoltà a redigere i bilanci preventivi del 2022, tra l'altro in una situazione economica aziendale che non ha ancora del tutto recuperato, nel 2021, i grossi deficit generati dalla pandemia»;

              analoghe criticità sono state rappresentate, a più riprese, dall'associazione Uripa della regione Veneto (Unione regionale istituti per anziani della regione veneta), nel perseguimento dei propri scopi statutari di coordinamento e rappresentanza delle strutture associate presso le autorità centrali e regionali;

              la situazione è purtroppo destinata ad aggravarsi in questi mesi, complice la stagione estiva, durante la quale ai consumi ordinari legati, ad esempio, all'illuminazione e all'utilizzo delle apparecchiature elettromedicali, si aggiungono quelli per l'attivazione a pieno regime degli impianti di condizionamento;

              inoltre, per le residenze sanitarie assistenziali, le case di riposo e le altre strutture a carattere residenziale gestite da enti pubblici e privati non commerciali, il prezzo finale della fornitura di energia elettrica risulta gonfiato in maniera rilevante dall'applicazione dell'aliquota Iva del 22 per cento, superiore di oltre il doppio rispetto a quella del 10 per cento che, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, dovrebbe invece applicarsi a tali strutture ai sensi della normativa vigente;

              la tabella A, parte III, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, infatti, menziona espressamente, al numero 103, tra i «beni e servizi soggetti all'aliquota del 10 per cento», la fornitura di «energia elettrica per uso domestico»;

              l'amministrazione finanziaria, interpellata sul punto, aveva giustamente osservato che la nozione di «uso domestico» di cui alla sopra citata disposizione non riguarda solamente le ipotesi di impiego dell'energia all'interno delle case e delle abitazioni, ma anche gli impieghi diretti a soddisfare i fabbisogni di ambienti diversi da queste, purché caratterizzati dal «requisito della residenzialità», come caserme, scuole, «case di riposo» e altre strutture a carattere collettivo (si confronti la circolare del Ministero delle finanze n. 82/E del 7 aprile 1999);

              tale interpretazione, che avrebbe giustificato l'applicazione dell'aliquota ridotta sui consumi delle strutture di cui si discute, non è stata tuttavia seguita fino in fondo dall'Agenzia delle entrate. Con la risoluzione n. 8/E del 19 gennaio 2017, infatti, quest'ultima è pervenuta ad una conclusione opposta, affermando che le case di riposo e le residenze sanitarie assistenziali, ancorché gestite da enti non commerciali e ancorché in possesso del requisito della residenzialità, «pongono in essere un'attività (...) rilevante ai fini dell'Iva», alla quale non potrebbe riferirsi – secondo la risoluzione – la nozione di «uso domestico»;

              per effetto di quanto sopra, gli anziani ospiti di residenze sanitarie assistenziali, case di riposo e strutture analoghe finiscono per pagare nella retta, oltre al rincaro dell'energia, anche l'annessa aliquota Iva del 22 per cento, più che doppia rispetto a quella del 10 per cento che invece avrebbero corrisposto qualora fossero stati in grado di vivere autonomamente nella propria abitazione;

              all'aumento incontrollato dei costi energetici, si aggiunge, inoltre, il nodo relativo al personale, in particolare quello infermieristico, del quale si registra una gravissima carenza sul territorio nazionale che sta mettendo a serio rischio l'operatività delle strutture in esame;

              secondo il rapporto Ocse Health at a glance 2020, l'Italia – secondo Paese più longevo al mondo – ha un rapporto di appena 5,7 infermieri ogni 1.000 abitanti, inferiore alla media Ocse di 8,2 infermieri per 1.000 abitanti e quasi dimezzato rispetto alla media degli Stati del Nord Europa, tutti sopra i 10 infermieri ogni 1.000 abitanti. Analoghe criticità vengono ravvisate e confermate anche nel rapporto Ocse Health at a glance 2021, che pone, peraltro, l'Italia al quart'ultimo posto tra i Paesi Ocse per numero di posti a disposizione degli infermieri negli atenei;

              la carenza di personale infermieristico è stata denunciata, a più riprese, anche dalla Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche), secondo cui, ad oggi, nel nostro Paese, mancano all'appello circa 63.000 infermieri; un vuoto enorme che nei prossimi anni è destinato, peraltro, ad aggravarsi per effetto dei pensionamenti e del maggiore fabbisogno di personale che inevitabilmente si renderà necessario per attuare la riforma dell'assistenza territoriale di cui al cosiddetto «Dm71»;

              il susseguirsi degli eventi drammatici che tutti abbiamo vissuto nelle fasi più dure della pandemia da COVID-19 ha colpito duramente le residenze sanitarie assistenziali e le strutture residenziali per anziani, sulla cui situazione si è spesso «pontificato» senza conoscere la realtà di fatto sottostante;

              per tutto il 2020, nonostante gli accorati appelli delle associazioni, delle famiglie, delle parti sociali e di autorevoli esponenti della società civile, il precedente Governo non ha previsto misure a sostegno delle strutture di cui si discute, abbandonate di fatto a loro stesse;

              la nuova situazione di crisi che investe oggi le residenze sanitarie assistenziali, le case di riposo e le altre analoghe strutture a carattere residenziale deve, quindi, essere gestita in maniera differente, nella consapevolezza del carattere essenziale delle prestazioni erogate da queste realtà a beneficio dei soggetti fragili e non autosufficienti;

              nella stessa ottica bisogna ricomprendere e coinvolgere attivamente le strutture in esame nell'ambito delle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, in armonia con quanto rilevato – tra l'altro – nell'indagine pubblicata dall'associazione Italialongeva per l'anno 2020, dal titolo: «Stress-test della long-term care: riflettori accesi su malattie croniche e fragilità»;

              l'indagine sopra citata, nella prefazione a cura dell'Istituto superiore di sanità, redatta dal professor Graziano Onder, riconosce infatti che: «è necessario migliorare il governo e gli standard assistenziali nelle strutture residenziali da realizzarsi attraverso una riorganizzazione che passi necessariamente dal censimento delle strutture stesse, dal rafforzamento del sistema di sorveglianza e monitoraggio costante e dalla ridefinizione di nuovi standard organizzativi (per esempio, presenza di un responsabile medico per struttura, adeguata formazione del personale, interconnessione con l'intero sistema dei servizi sanitari), strutturali (ad esempio, miglioramento della capacità ricettiva delle strutture) e tecnologici. Il Recovery fund offre una possibilità concreta per raggiungere un tale cambiamento in quanto uno specifico progetto in esso contenuto è focalizzato sulla riorganizzazione delle strutture residenziali»,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di sostegno economico rivolte specificamente alle case di riposo, alle residenze sanitarie assistenziali e alle altre analoghe strutture a carattere residenziale gestite da enti pubblici ed enti privati non commerciali, al fine di mitigare l'impatto degli eccezionali rincari del settore energetico e scongiurare gli aumenti delle rette;

2) ad adottare iniziative per garantire l'applicazione dell'aliquota Iva del 10 per cento nei contratti di fornitura di energia elettrica stipulati dalle strutture sopra citate, facendo ricadere detti contratti nel perimetro applicativo della previsione di cui al n. 103) della tabella A, parte III, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 («energia elettrica per uso domestico»);

3) ad adottare iniziative per arginare la grave carenza di infermieri, personale delle professioni sanitarie e operatori sociosanitari che si riscontra nel territorio nazionale, prevedendo in particolare:

          a) il superamento, a regime, del vincolo di esclusività che lega l'infermiere e il personale delle professioni sanitarie di cui all'articolo 1 della legge 1° febbraio 2006, n. 43, nel rapporto di lavoro con il servizio sanitario pubblico;

          b) la valorizzazione della professione infermieristica nelle strutture sociosanitarie territoriali;

          c) un'adeguata programmazione degli accessi ai corsi di laurea e un allargamento delle maglie del numero chiuso, almeno in via transitoria e compatibilmente con la capacità formativa dei singoli atenei, anche favorendo l'accreditamento delle strutture sociosanitarie quali sedi di tirocinio dei corsi di laurea in infermieristica;

4) a promuovere, nell'ambito dell'attuazione delle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, il potenziamento degli standard organizzativi, strutturali e tecnologici delle residenze sanitarie assistenziali e delle strutture analoghe, destinando un'adeguata quota di risorse a tale obiettivo;

5) ad assicurare la rappresentanza delle case di riposo, delle residenze sanitarie assistenziali, del mondo del sociale e del terzo settore nell'ambito delle commissioni e dei gruppi di lavoro che, a livello ministeriale e interministeriale, stanno trattando le tematiche legate all'invecchiamento della popolazione.
(1-00681) «Comaroli, Molinari, Paolin, Panizzut, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Patelli, Sutto, Tiramani, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Paolini, Parolo, Patassini, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Romanò, Saltamartini, Scoma, Snider, Stefani, Tarantino, Tateo, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Ziello, Zoffili, Zordan».


      La Camera,

          premesso che:

              i presìdi sociosanitari e socioassistenziali per persone anziane e non autosufficienti, come le Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e le Residenze sanitarie per disabili (Rsd), sono stati fortemente interessati e colpiti dall'emergenza sanitaria da COVID-19. Soprattutto durante la prima forte ondata di contagi e di diffusione del virus, in tali strutture si è registrato un numero alto di decessi da Sars-Cov-2, e molto pesante è stato l'impatto della pandemia sui diritti alla vita privata e familiare degli ospiti delle medesime strutture;

              peraltro l'assenza di dati pubblici e informazioni dettagliate relative alla diffusione del contagio nelle strutture residenziali sociosanitarie non ha consentito di svolgere al meglio un'analisi complessiva a livello nazionale di quanto accaduto. Nonostante questo, le nostre Rsa hanno dimostrato comunque di saper reggere alla pandemia assicurando le cure necessarie con grande efficacia. Le Rsa, le Rsd e in generale tutte le strutture per anziani e persone con disabilità non autosufficienti, hanno dovuto modificare le loro politiche di assistenza, diventando di colpo in moltissimi casi corsie di malattia infettiva, imparando a loro spese come si affronta e si gestire una pandemia;

              le Residenze sanitarie ed i Centri diurni, dove la maggior parte degli ospiti è costituita dalla fascia più anziana e debole vulnerabile della popolazione, si sono ritrovate infatti a dover fronteggiare esigenze economiche e gestionali eccezionali;

              tali strutture, con il loro patrimonio di medici, infermieri, operatori socio-sanitari, psicologi, assistenti sociali e altri, rappresentano ancora oggi uno dei presìdi più importanti dell'assistenza territoriale del nostro Paese, svolgendo un ruolo centrale, anche alla luce dell'invecchiamento della nostra società. È dunque della massima importanza intercettare la domanda economica e sociale di questa fascia di popolazione di anziani, spesso soli e con scarse disponibilità economiche e senza aiuto, traducendola in un'offerta efficace di servizi di sostegno;

              ad aggravare la situazione di questi importanti presìdi socio-sanitari e assistenziali già in difficoltà durante e dopo la pandemia da Sars-Cov-2, si è aggiunto in questi mesi un incremento generalizzato dei prezzi di beni e servizi, a cominciare dai rincari energetici iniziati negli ultimi mesi del 2021 a seguito della ripresa economica registrata in quella fase, e ora continuata a seguito della guerra in atto in Ucraina. Le stime indicano in dodici euro in più al giorno per posto letto, pari a 438.000 euro all'anno per una struttura con 100 posti letto. È questo l'aumento di costi approssimato che sopportano le Rsa, le Rsd e le strutture sociosanitarie nel 2022. A ciò, si aggiunga la crisi delle professioni sanitarie e i rinnovi contrattuali, che hanno portato a difficoltà nel reperire figure professionali e le risorse per poterle remunerare. Peraltro, molti sovracosti sanitari sono solo in parte coperti dai ristori pubblici;

              per tali motivi, il 20 giugno 2022, le associazioni Aris, Anaste, Agespi e Uneba, che rappresentano la gran parte delle strutture socio sanitarie italiane e una componente rilevante delle strutture sanitarie private, hanno scritto una lettera al Presidente Draghi, ai Ministri interessati, e al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Massimiliano Fedriga;

              le associazioni, nella citata lettera, evidenziano come si sia verificato negli ultimi mesi un incremento generalizzato dei beni e dei servizi, e che i costi energetici nelle strutture sanitarie nel 2022 sono aumentati del 90 per cento o anche 100 per cento rispetto al 2021. «In assenza di un intervento governativo, è forte il rischio di un generalizzato e pesante incremento delle rette sociali a carico dei cittadini o dei Comuni (per i meno abbienti). (...) Per molte strutture di medie e piccole dimensioni, molto diffuse sul territorio nazionale, potrebbe trattarsi addirittura di una congiuntura tale da comprometterne la possibile sopravvivenza, impoverendo ulteriormente l'offerta già insufficiente di posti letto nell'ambito delle fragilità». Le associazioni concludono la lettera chiedendo con urgenza un incontro operativo per definire e concordare le possibili risposte alla suddetta gravissima situazione;

              per la gran parte delle Rsa questi aumenti energetici rischiano di diventare insostenibili. Alcune hanno già aumentato le rette come unica soluzione, anche in risposta alle difficoltà nate già nel corso della pandemia. Le residenze per anziani non sono certo un settore energivoro come tante industrie, ma vivono nel quotidiano su cucine, luci, condizionatori d'estate e riscaldamenti d'inverno. Tante Residenze continuando così dovranno chiudere o vendere, e tante piccole strutture stanno già cercando acquirenti;

              un ulteriore criticità, che chiede soluzione, riguarda il personale medico e sanitario che lavora in dette strutture. La pandemia da COVID-19 ha infatti confermato ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, la necessità improcrastinabile di potenziare la nostra rete di assistenza socio-sanitaria e quei presìdi sanitari e sociosanitari quanto più prossimi ai cittadini, e quindi, inevitabilmente, di implementare il ruolo dell'assistenza infermieristica e più in generale del personale sanitario;

              durante tutta la fase più acuta di emergenza epidemiologica il personale sanitario, mentre i contagi tra medici e infermieri crescevano giorno per giorno, ha lottato in prima linea contro il virus, lasciando sul campo un numero altissimo di morti tra il personale sanitario e sociosanitario stesso;

              si è assistito – e si sta ancora assistendo – ad un'emergenza sanitaria di fronte alla quale nessun professionista della salute si è tirato indietro, svolgendo un ruolo fondamentale e cercando anche di rimediare alle forti carenze di personale registratesi. Non è stato infrequente in alcune zone di Italia che gli stessi infermieri ospedalieri si siano ritrovati a prestare la loro opera anche nelle strutture sociosanitarie private in grande difficoltà;

              il 17° Rapporto Crea sanità (Centro per la ricerca economica applicata in sanità) dice, con riferimento alla sola fascia over 75, fascia in continua crescita per effetto della scarsa natalità e l'allungamento dell'aspettativa di vita, che il numero di medici ogni 1.000 abitanti over 75 risulta essere inferiore rispetto a quello della media dei Paesi europei e, ancora di più, quello degli infermieri: allo stato attuale, mancherebbero all'appello più di 17.000 medici e 350.000 infermieri. Gli infermieri svolgono un ruolo decisivo nel fornire assistenza negli istituti e nelle strutture di assistenza a lungo termine;

              da qui la necessità, oltre che di prevedere più posti nelle scuole di specializzazione per la professione infermieristica, anche quella di concretizzare provvedimenti legislativi che invoglino il personale in quiescenza a continuare il servizio nelle strutture e nei servizi extra ospedalieri a fronte di sgravi fiscali che non vadano a incidere sul reddito dell'infermiere in quiescenza;

              la scelta da parte di molte asl, di indire bandi di concorso per l'assunzione in strutture pubbliche del personale infermieristico, non ha tenuto conto del conseguente esodo degli infermieri proprio dalle RSA che assicuravano e assicurano protezione qualificata alla parte più fragile della popolazione ospite delle strutture residenziali extra ospedaliere. Di conseguenza si è verificato un indebolimento della qualità assistenziale di dette strutture;

              risulta indispensabile che il Governo intervenga con maggiore convinzione per la valorizzazione di tutti i professionisti del Sistema sanitario nazionale;

              a tal fine, è necessario, tra i tanti ambiti di intervento, adeguare la normativa vigente al fine di garantire la parità di diritti tra tutti i professionisti della sanità. Attualmente la normativa vigente prevede, per esempio, che solo ad alcuni dipendenti del Servizio sanitario, appartenenti alla dirigenza sanitaria, medica e veterinaria, è consentito esercitare l'opzione libero-professionale intramoenia disciplinata contrattualmente, mentre non è prevista per le professioni sanitarie;

              si registra infatti l'assenza di norme che consentano al personale delle professioni sanitarie, come accade per i medici, di svolgere attività libero-professionale a latere del loro rapporto di lavoro in qualità di dipendenti della pubblica amministrazione,

impegna il Governo:

1) ad avviare urgentemente un tavolo di confronto con le associazioni e i soggetti coinvolti, al fine di individuare le iniziative più opportune per consentire alle strutture socio-sanitarie di cui in premessa, di far fronte all'incremento generalizzato dei prezzi di beni e servizi, a cominciare dai rincari energetici che da tempo stanno mettendo in grandissima difficoltà questi importanti presìdi territoriali;

2) a mettere in atto tutte le iniziative utili, di concerto con gli enti territoriali, volte a prevedere un adeguamento permanente delle tariffe delle strutture sanitarie e sociosanitarie di assistenza extraospedaliera, residenziali e semiresidenziali, ferme da anni e attualmente largamente sottodimensionate;

3) ad adottare tutte le iniziative normative volte ad estendere il diritto di scelta tra esercitare la libera professione o lavorare in regime di esclusività, al personale infermieristico e tutti i professionisti sanitari il cui esercizio professionale è condizionato al conseguimento di un titolo universitario, all'acquisizione di un titolo all'esercizio della professione, nonché all'iscrizione ai rispettivi albi e ordini e per i quali è prevista autonomia e responsabilità professionale, anche al fine di far fronte alle gravi carenze di personale infermieristico e sanitario che interessano le strutture sociosanitarie (Rsa, Rsd, case di riposo, strutture residenziali, riabilitative);

4) ad intraprendere le opportune iniziative, affinché fino al 31 dicembre 2023 i redditi dei lavoratori in quiescenza in possesso del titolo di infermiere professionale che assumono incarichi di lavoro successivi presso strutture sanitarie o sociosanitarie private o accreditate, siano defiscalizzati nella parte relativa all'imposizione contributiva.
(1-00684) «Mandelli, Bagnasco, Versace, Novelli, Bond, Rostan, Brambilla, Sessa, Torromino, D'Attis».


      La Camera,

          premesso che:

              la legge 8 novembre 2000, n. 328, legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, sottolinea il principio di coordinamento ed integrazione con gli interventi sanitari, precisa la necessità di una concertazione e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali che partecipano alla realizzazione della rete di servizi (Asl) per le prestazioni socio-sanitarie ad elevata integrazione sanitaria comprese nei livelli essenziali del Ssn e comuni, titolari delle funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali). Ai comuni spetta l'esercizio delle attività di programmazione, organizzazione della rete dei servizi e quindi provvedono al rilascio delle autorizzazioni e dell'accreditamento;

              il decreto ministeriale 21 maggio 2001, n. 308, è il regolamento concernente i «requisiti minimi strutturali e organizzativi per l'autorizzazione all'esercizio dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale, a norma dell'articolo 11 della legge 8 novembre 2000, n. 328» indicando le 4 tipologie di strutture socio assistenziali;

              negli ultimi decenni si è assistito ad un progressivo allungamento della speranza di vita con conseguente aumento della popolazione con più di 65 anni. Questa ampia fascia di popolazione esprime bisogni assistenziali differenziati e complessi che richiedono la necessità che i servizi sociali, assistenziali, sanitari e socio sanitari si colleghino e integrino tra di loro per fornire risposte articolate e differenziate, adeguate a ciascuno anziano. È sempre più evidente come la risposta a questi bisogni così articolati non possa più essere rappresentata dal ricovero presso strutture di tipologia riconducibile al classico presidio ospedaliero che ha rappresentato, e ancora viene ritenuto impropriamente da gran parte della popolazione il principale punto di riferimento e di risposta ai bisogni di salute. A questo proposito, è necessario e non più rinviabile darsi quale obiettivo principale il perseguimento di obiettivi consistenti nello sviluppare uno strutturato sistema di servizi territoriali e di prossimità rivolti agli anziani, rafforzando l'autonomia individuale allo scopo di prevenire la non autosufficienza, mantenendo il più possibile la persona nel proprio contesto famigliare, nella propria abitazione, assicurando quando necessario, l'assistenza qualificata nel luogo più appropriato: a domicilio;

              è importante distinguere le differenze esistenti tra le diverse forme di assistenza partendo da che cosa sia una casa di riposo, che è quella struttura che accoglie ospiti almeno parzialmente autosufficienti, che abbiano bisogno di un'assistenza non continua. Trattandosi di ospiti parzialmente autosufficienti, il personale medico non è presente 24 ore su 24, ma si può contare sulla presenza del personale infermieristico. Nelle case di riposo, infatti, è garantita l'assistenza tutelare e infermieristica, così come l'eventuale somministrazione di farmaci. Una sostanziale differenza tra casa di riposo e residenze sanitarie assistenziali è visibile nella sistemazione. La gestione della casa di riposo può essere privata (con pagamento a carico totale o parziale dell'ospite) o pubblica, con accesso tramite la richiesta presso l'ufficio dei servizi sociali del comune. Le Rsa sono strutture socio-sanitarie dedicate ad anziani non autosufficienti, che necessitano di assistenza medica, infermieristica o riabilitativa, generica o specializzata. Nelle Rsa è prevista la presenza di un medico 24 ore su 24, un terapista ogni 40 ospiti e un infermiere ogni 5. Proprio perché gli ospiti della Rsa non sono autosufficienti, è necessaria la costante presenza medica e infermieristica, oltre che un aiuto continuativo per garantire lo svolgimento delle attività quotidiane, come per l'igiene personale. Per quanto riguarda la retta, nel caso della Rsa privata, il pagamento è totalmente a carico dell'ospite o dei familiari; nel caso di struttura pubblica, è possibile concordare l'accesso con l'ufficio dei servizi sociali del comune. Vi è un ulteriore differenza tra casa di riposo, Rsa e case di cura, le quali ospitano anziani parzialmente autosufficienti affetti da patologie acute. Trattandosi di residenze private, il pagamento delle case di cura è sempre a carico dell'ospite o dei familiari;

              è recente l'appello della «Società italiana di gerontologia», il quale indica la necessità di promuovere una cultura e un approccio geriatrico presso i medici di medicina generale e nei servizi domiciliari e nelle Rsa. Purtroppo, nella maggior parte delle case di riposo, dove la presenza di persone anziane con quadri clinici di morbilità e di polipatologie croniche è ormai prevalente, si registra una carenza strutturale di personale infermieristico, mediamente del 30 per cento con punte percentuali preoccupanti che mettono in crisi la gestione dei servizi e la qualità delle cure, così come un'organizzazione sanitaria non continuativa e poco efficace, laddove la stessa si articola intorno ai medici di medicina generale, in luogo del medico fisso di struttura e del direttore sanitario. Nell'appello si auspica che la proposta del geriatra vada nella direzione di una qualificazione e continuità delle cure mediche all'interno delle Rsa, che potrebbe rendere tali strutture maggiormente attrattive anche per gli infermieri. Naturalmente, le problematiche delle cure e dell'assistenza dell'invecchiamento della popolazione sono più complesse e l'introduzione della figura del geriatra, per quanto utile, da sola non può essere risolutiva, in particolare modo a livello territoriale. Qui devono invece trovare piena realizzazioni i nuovi modelli e strumenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ovverosia le Cot, le Case della comunità e gli Ospedali della comunità che sono strutture a bassissima intensità medica e ad alta intensità assistenziale infermieristica. Ciò potrebbe produrre una reale presa in carico del paziente fragile e anziano, in particolare da parte del medico di medicina generale e del distretto sanitario, veri snodi decisivi della piattaforma di riforme da adottate con il Pnrr. In questa prospettiva, sempre secondo l'appello, il medico di medicina generale diventerebbe il responsabile clinico del paziente, supportato da una serie ormai ineludibile di professionalità, oltre a quella del geriatra, ovvero cardiologi, diabetologi, pneumologi, neurologi, riabilitatori. Tutto ciò deve essere completato dalla rete dei servizi sociali dei comuni. Solo così, secondo la «Società italiana di gerontologia», diminuiranno gli accessi in pronto soccorso, non saranno occupati posti letto ospedalieri, ci sarà maggiore turn over nei servizi intermedi territoriali e più assistenza a domicilio. In questo modo sarebbe possibile preservare più a lungo l'autonomia delle persone e la loro permanenza a domicilio;

              la questione delle case di riposo, delle Rsa e delle Ra, necessita di una profonda riflessione che non può più essere rimandata per ciò che attiene alla riorganizzazione delle strutture e all'avvio di controlli più serrati che disincentivino situazioni di maltrattamento al punto di violare, in alcuni casi, i diritti umani di chi vi alloggia. Purtroppo, per gli anziani il passaggio da una condizione di autonomia, ad una di forte dipendenza avrebbe in sé la miccia del maltrattamento che si articola in diverse forme, ossia da quello fisico a quello psicologico-emotivo, da quello economico (come i furti) fino ad arrivare all'incuria e all'abbandono dell'assistito. Il rischio di essere esposti al maltrattamento ha a che fare profondamente con il processo di re-istituzionalizzazione delle strutture preposte e con la conseguente «banalizzazione» dell'assistenza, a detta di Luca Fazzi, docente di sociologia e ricerca sociale presso l'Università di Trento, il quale si riallaccia all'analisi del sociologo canadese Erving Goffman; costui affermava che: «...bisogna fare attenzione a quello che ogni istituzione totale porta con sé che è rappresentato dal "dramma del self"». Fazzi afferma che: «...se noi consideriamo la giornata tipo di un anziano, all'interno di una struttura, ciò che accade sono una serie di episodi che si ripetono, provocando una grossa frattura tra il prima e il dopo. Questo comporta una riorganizzazione della propria identità in condizioni estremamente precarie di salute fisica e cognitiva...». Vi sono alcuni indicatori di rischio maltrattamento, che sono: l'assenza di monitoraggio degli eventi sentinella; operatori privi di formazione e a rischio burnout (stress); numeri di piani assistenziali non aggiornati sul totale; elevati tassi di entrata, nonché il numero di ospiti senza visite familiari. «Oggi molti direttori sanitari continuano a limitare le visite, nonostante le vaccinazioni. Il risultato è che da due anni un gran numero di anziani è in condizioni di assoluta esposizione a rischio maltrattamento», evidenziando «non solo la forte dismissione delle politiche sociali, ma anche il carattere più organizzativo che individuale del maltrattamento». Gli standard delle strutture, dunque, sono diventati così meccanicizzati da perdere di vista le persone con i loro bisogni: «(...) Il lavoro per compiti va per la maggiore, ma non è efficiente: chi gestisce le RSA, infatti, spesso e volentieri ha delle competenze parziali,» osserva Fazzi, «bisognerebbe invece investire al massimo sulla capacità di auto osservazione e riflessività: concetti che vengono sempre meno in organizzazioni pensate come erogatori di assistenza (...)»;

              al fine di contrastare il maltrattamento, secondo Fazzi, la formazione è importante ma non basta, perché si dovrebbe puntare su piani di intervento integrati, che funzionino con il coinvolgimento attivo del personale, il quale deve essere trattato in maniera adeguata. Tant'è che chi lavora in queste strutture «(...) fa un lavoro duro, in condizioni di stress fortissimo e ha salari estremamente bassi. Quando si toglie valore alle persone, queste si sviliscono e tendono a svilire anche gli altri, intenzionalmente o meno (...)». La proposta del docente è dunque quella di «(...) portare la focalizzazione sul fattore umano attraverso la ricerca e l'advocacy. Nei prossimi anni il tema del maltrattamento diventerà esplosivo per una serie di motivi e allora sarà necessario intervenire (...)»;

              da alcuni anni il sistema sanitario e sociosanitario italiano si era orientato principalmente per affrontare quella che sembrava la sfida prevalente: la presa in carico delle persone affette da patologie croniche. La progressiva e costante diminuzione dei posti letto in ospedale e la conversione degli stessi in strutture dedicate all'emergenza e alle acuzie non rispondeva soltanto ad esigenze di tenuta dei conti pubblici, da ottenere peraltro con misure che hanno messo sotto stress il sistema dei servizi in modo eccessivo, soprattutto per quanto riguarda il blocco delle assunzioni e gli investimenti, ma aveva anche delle basi epidemiologiche e demografiche; il necessario rifinanziamento del fondo sanitario non avrebbe cambiato l'orientamento generale del sistema;

              questo insieme di certezze è stato fortemente messo in discussione se non del tutto travolto dalla pandemia. Due dei pilastri assistenziali del modello, gli ospedali per acuti e le specialistiche e le residenze per gli anziani non autosufficienti, hanno dovuto affrontare una crisi imprevista. Improvvisamente, è appalesata la carenza dei posti letto in ospedale, non solo di terapia intensiva, ma anche ordinari, dovendo organizzare gli spazi e l'assistenza in modo da separare bene i pazienti affetti dal virus dai restanti reparti di degenza; altrettanto improvvisamente ci si è trovati di fronte alle difficoltà di contrastare efficacemente e prontamente il diffondersi del virus nelle strutture residenziali per anziani, strutturalmente meno modificabili sia dal punto di vista degli spazi che organizzativo;

              le residenze per anziani rappresentano una offerta di servizio relativamente recente e che è diventata sempre più rilevante a causa dei profondi cambiamenti sociali in atto ormai da diversi anni con un progressivo allentamento della capacità della risposta familiare, nonostante l'assistenza domiciliare rappresenti sempre la prima opzione da prendere in considerazione. In Italia esistono molte strutture residenziali per anziani al punto che non è possibile racchiuderle tutte nel modello Rsa per la loro forte differenziazione in termini di organizzazione di spazi, setting assistenziale, target di persone potenzialmente coinvolte, tipo di gestione, che va dal privato puro all'interamente pubblico, passando da molte altre forme;

              durante la fase più acuta della pandemia, sono state proprio le residenze per anziani ad essere più colpite; vi si è registrato, infatti, un numero elevatissimo di contagi e di decessi; in alcune strutture il virus si è diffuso fino ad infettare quasi tutti i ricoverati e moltissimo del personale impegnato nell'assistenza, il che interroga fortemente sul modello, o forse sarebbe meglio dire sui modelli di residenzialità per le non autosufficienze, così come li abbiamo conosciuti nel corso degli ultimi anni e sulla loro capacità di adattarsi in fretta al mutare del contesto sanitario, come invece, sia pure con difficoltà, è stato fatto nelle strutture ospedaliere;

              lo scenario epidemiologico delineato a livello italiano ed europeo in relazione alla diffusione del COVID-19, mette in primo piano la fragilità e i rischi della fascia di popolazione rappresentata da persone anziane e affette da gravi patologie neurologiche, croniche e fortemente invalidanti, residenti presso le strutture sociosanitarie;

              lo studio condotto dall'Istituto superiore di sanità (Iss) nell'aprile del 2020 in circa mille Rsa italiane riporta che dal primo febbraio al 14 aprile ci sono state in totale 6.773 persone decedute: di queste 364 erano risultate positive al tampone e 2.360 avevano presentato sintomi simil-influenzali. In sintesi, il 40,2 per cento del totale dei decessi ha interessato gli ospiti con riscontro di infezione da SARS-CoV-2 o con manifestazioni simil-influenzali;

              questa allarmante situazione di emergenza sanitaria ha reso necessaria una riflessione sulle strategie intraprese a livello nazionale e regionale per la prevenzione e il controllo dell'epidemia nelle Rsa, ovvero i contesti maggiormente esposti al rischio di infezione da Coronavirus, poiché gli anziani ospiti, oltre ad avere i fattori di rischio sopra riportati, sono generalmente più vulnerabili alle infezioni rispetto alla popolazione generale;

              i dati disponibili sulla condizione delle persone anziane nel nostro Paese, sono frastagliati e non aggiornati agli eventi a strascico della pandemia, non si possono e si devono dimenticare i migliaia di meno giovani morti in queste strutture, in totale solitudine, qual è stata la solitudine del morente, che rappresenta il tema centrale del dibattito che dovrebbe aprirsi nel nostro Paese, a cominciare dal vivere la longevità in maniera differente e del non istituzionalizzare queste strutture che vanno superate con un approccio «basagliano». Sarebbe importante che il Governo avviasse delle indagini socio-conoscitive al fine di avere il quadro nazionale del fenomeno dell'invecchiamento della popolazione (non riferendosi soltanto ai dati statistici dei numeri), per soffermarsi poi sui livelli e sulle dinamiche che hanno portato all'ospedalizzazione, e in particolare sullo schema di presa in carico delle persone anziane con problemi di salute. Si stima che le persone all'interno di queste strutture siano intorno alle 300 mila;

              è necessario intervenire, a seguito di una fotografia aggiornata, sui bisogni della longevità e della non autosufficienza, per costruire dei modelli sociali e organizzativi che superino tale impostazione istituzionalizzata del tema come sta avvenendo in alcuni Paesi del Nord Europa, dove si è capovolto lo schema, ossia non più tempi cadenzati come quelli ospedalieri ma la partecipazione attiva nell'organizzare la quotidianità del sociale condividendo desideri (farli propri e realizzarli), abitudini strutturate in anni di vita, gusti e sapori (si è centralizzato il cibo con cucine e cibi standardizzati), rispettare i ritmi e i tempi nella ricchezza delle differenti percezioni del tempo e dello spazio in cui si vive, dando vita a forme organizzative di co-housing. Oggi le strutture per anziani vengono gestite in base a economie di scala che ragionano sui grandi numeri e sui tagli alle spese, con l'aggravante che, accorpando queste grandi strutture, le persone che ci lavorano diventano sempre meno;

              nell'accogliere un anziano bisognerebbe accogliere la sua storia prima di tutto, chi era, cosa faceva, cosa vuol fare, prendere le singole specificità di ognuno rendendolo partecipe di una logica di comunità e non di separazione/segregazione. L'anziano viene gestito nella sua metodica fisiologica, cioè nei cambi per l'igiene intima come una cadenza temporale fissa e ripetitiva; avviene il livellamento della sua personalità, delle sue ricche spigolosità che consentirebbero la conoscenza del soggetto; bisognerebbe cercare di mantenere il più possibile la sua autonomie avvicinandolo ad uno spirito di famiglia e alla gioia degli abbracci;

              le stanze di queste strutture sono anonime, standardizzate ad una semantica visiva e funzionale che è l'anticamera della depressione, della negazione dell'individuo che anticipa la proiezione del fine vita. Sarebbe fondamentale capire quanti sono coloro che si sono lasciati andare via nella loro solitudine interiore, del sentirsi degli oggetti reietti, del lasciarsi morire, perché rifiutano il cibo insapore e senza anima. Una società che invecchia, come la nostra, deve trovare dei modi alternativi di vivere la longevità e di gestire la non autosufficienza. Bisogna favorire delle soluzioni che rendano possibile la vita autonoma, il più a lungo possibile nel proprio territorio, a casa propria, nel proprio contesto familiare. Si tratta di trovare una serie di soluzioni che servano a superare questa dicotomia tra: «sono a casa mia, in salute e perfettamente autosufficiente» e «finisco in una struttura»;

              ci sono però modelli alternativi che si vedono all'estero o nel nostro territorio in alcune buone pratiche, quali ad esempio, le varie forme di co-housing, di condomini assistiti, forme di vita che consentano anche una socialità ricca, in quei periodi in cui non si è completamente autosufficienti, in cui si ha un bisogno maggiore di essere tutelati nella propria salute. Si possono creare dei condomini con delle forme di assistenza da parte di medici e infermieri e una serie di servizi che possono essere erogati all'occorrenza, singoli appartamenti che dovranno essere concepiti in maniera diversa, all'interno del quale la persona sa che può essere seguita da remoto, monitorata, in modo che la rete familiare o un caregiver possa intervenire. La domotica e le forme alternative di vita come il co-housing potrebbero essere la risposta. A ciò si aggiunge la necessità di investire sulla qualificazione professionale di queste persone, e anche degli assistenti familiari, uscendo anche da questo universo disordinato delle badanti non qualificate e in nero. Tutto ha origine nella mancanza di investimento di risorse nella non autosufficienza, che andrebbe completamente rimodulato all'origine. Le persone che si occupano di una persona non autosufficiente sono sole, e possono disporre solo di uno strumento obsoleto come un'incapiente indennità mensile;

              è fondamentale adottare una norma che dia un timing per il superamento di queste strutture che, da case di riposo o Rsa, dovranno essere trasformate in case d'accoglienza privilegiando quei modelli che, come illustrato, riportino al centro l'individuo nella sua socialità, stabilendo anche che non ci debbano essere più di 15 persone, avere una cucina in condivisione con gli altri ospiti della struttura e un rapporto non istituzionalizzato tra gli ospiti e gli operatori. Quello che sta avvenendo è che, per esempio, la crisi del settore alberghiero sta inducendo molti imprenditori a trasformare gli alberghi in residenze per anziani, con 40-50 camere, andando verso strutture da 100 persone. Questa tendenza compromette seriamente il superamento delle Rsa che rischiano di diventare il fulcro del nostro sistema di assistenza (o meglio di pseudo-assistenza), lasciando invece debole e disarticolato il territorio e la prossimità degli affetti. Servono strutture che siano in grado di tenere in equilibrio strutture più aperte, capaci di dialogare col territorio, smettendo di concepire la terza età come un compartimento stagno,

impegna il Governo:

1) a porre in essere tutte le opportune e necessarie iniziative di competenza al fine di:

      a) ridurre sempre più il ricorso alle strutture illustrate in premessa ad opera delle famiglie, promuovendo forme di assistenza domiciliare e di prossimità e attivando un vero modello di welfare locale congiuntamente ai comuni;

      b) de-istituzionalizzare i modelli assistenziali per la terza età, prendendo quale spunto i modelli del co-housing e dei condomini assistiti, affinché nel corso di 5/7 anni si possa giungere al superamento dell'attuale approccio, si come si è fatto per gli orfanotrofi e i manicomi (legge Basaglia);

      c) mappare il reale numero delle strutture con le diverse funzioni;

      d) fotografare, ad oggi, i reali bisogni della longevità e della non autosufficienza, affinché si possa avere un quadro che dia contezza della reale situazione e dello stato di salute della terza età e degli effetti a strascico della pandemia;

      e) avviare una profonda revisione dei modelli formativi del personale sanitario e non, che rispondano alle evoluzioni della gestione dell'assistenza, così come sta avvenendo in altri Paesi del nord Europa, valorizzando il personale anche da un punto di vista retributivo;

      f) aumentare le risorse economiche per promuovere effettivamente i servizi territoriali e di prossimità in favore della terza età non solo col Pnrr, ma prevedendo una cadenza costante di risorse adeguate anche dopo il 2026;

      g) promuovere modelli sperimentali sulla base delle buone pratiche presenti in Italia, operate solitamente dalle reti di solidarietà territoriale, per addivenire a modelli differenti da quelli attuali e de-istituzionalizzati;

      h) rivedere la normativa di riferimento prevedendo, per esempio, l'impossibilità del cambio di destinazione d'uso degli alberghi in strutture di assistenza, che rischiano di diventare degli immensi alveari-cronicari;

      i) avviare un'indagine amministrativa che monitori le condizioni di salute psicofisica della popolazione residente in dette strutture e l'inadeguatezza degli operatori che vi lavorano.
(1-00688) «Sapia, Massimo Enrico Baroni, Leda Volpi, Cabras, Colletti, Corda, Forciniti, Giuliodori, Maniero, Raduzzi, Spessotto, Trano, Vallascas, Vianello».


      La Camera,

          premesso che:

              le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e le case di riposo e le altre strutture residenziali gestite da enti pubblici o privati non commerciali costituiscono le unità di offerta per assicurare la cura e l'assistenza delle persone non autosufficienti o sono un servizio integrato con la rete delle strutture sanitarie e sociosanitarie;

              ai sensi dell'articolo 30 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, «assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale alle persone non autosufficienti», il Servizio sanitario nazionale garantisce, previa valutazione multidimensionale e presa in carico:

                  i trattamenti estensivi di cura e recupero funzionale che richiedono elevata tutela sanitaria con continuità assistenziale e presenza infermieristica sulle 24 ore con metodi basati sulle più elevate evidenze scientifiche attraverso prestazioni professionale di tipo medico, infermieristico, riabilitativo e di riorientamento in ambiente protesico e tutelare, accertamenti diagnostici assistenza farmaceutica, fornitura di preparati per la nutrizione artificiale ed educazione ai caregiver;

                  i trattamenti di lungo degenza, recupero e mantenimento funzionale, ivi compresi gli interventi di sollievo per chi assicura le cure a persone non autosufficienti con prestazioni già enunciate per i trattamenti estensivi a cui si aggiungono attività di socializzazione e animazione;

              «L'attesa di vita alla nascita – come ricordato recentemente dal professore Garattini – è senz'altro aumentata se si pensa che nel 1900 era di 46 anni e oggi e di quasi 80 anni per il maschio e circa 85 per la femmina. Ma quando diamo questi dati non bisogna dimenticare che, statisticamente parlando, gli ultimi 10 anni della vita non sono di buona qualità. Dal punto di vista qualitativo dell'esistenza l'Italia è la peggiore d'Europa. (...) Oggi assistiamo a quella che viene definita la poli-morbidità (...) una situazione che ci pone dinanzi a nuovi problemi»;

              l'impatto e la crescita delle patologie con decadimento cognitivo e Alzheimer sta mettendo a dura prova la resistenza e la capacità delle famiglie di far fronte alle necessità di cura. Sempre di più le famiglie ricorrono alla richiesta di ingresso in Rsa nei nuclei Alzheimer o nei centri semiresidenziali accreditati o contrattualizzati come i centri diurni integrati nonché alla possibilità di prestazioni domiciliari, quali assistenza domiciliare integrata (Adi) o al servizio assistenza domiciliare (Sad) erogato dai comuni, come ausilio alta cura per le persone non autosufficienti;

              anche per queste ragioni gli impegni assunti dal Governo e dal Ministro della salute Speranza con la missione 6 del Pnrr, con la recente approvazione del decreto ministeriale 77 del 2022, e dell'ultima legge di bilancio vanno nella direzione di rafforzare l'assistenza territoriale, assistenza domiciliare integrata Adi nonché la realizzazione di strutture di cura intermedie;

              secondo la banca dati realizzata dal Garante nazionale per la geolocalizzazione delle strutture sociosanitarie assistenziali, in Italia sono presenti in maniera non omogenea nazionale nella fornitura del servizio, con un'ampia forbice tra Nord e Sud suddivise in: 2.651 al Nord, 668 al Centro, 493 al Sud e 817 nelle Isole;

              in particolare, per quanto concerne l'assistenza residenziale agli anziani non autosufficienti, dei 202.998 posti letto totali, l'80 per cento è concentrato nelle regioni del Nord (24 posti letto ogni mille anziani), il 14 per cento nel Centro e solo il restante 6 per cento nel Sud e nelle Isole (Elaborazione Agenas su flusso FAR, 2019). Con riferimento all'offerta di assistenza sociosanitaria residenziale alle persone con disabilità fisiche e psichiche, i posti letto residenziali sono pari a 26.440 con un indice medio di 0,44 posti letto per 1.000 abitanti con una copertura non uniforme tra regioni;

              a tali dati bisogna aggiungere una forte variabilità regionale sul numero degli assistiti ultrasessantacinquenni in assistenza domiciliare che testimoniano, ancora una volta, una sostanziale disomogeneità in termini di offerta e di accesso ai servizi;

              durante la fase emergenziale da COVID-19 all'interno delle Rsa, delle case di riposo e di analoghe strutture a carattere residenziale e semiresidenziale, gli effetti della pandemia sono stati particolarmente gravi;

              per lunghi periodi durante la prima fase più cruenta della pandemia è stato vietato l'ingresso a nuovi pazienti all'interno delle strutture residenziali e successivamente solo con procedure molto complesse al fine di tutela la salute di tutti i soggetti coinvolti è stato consentito il progressivo ripristino di tutte le attività sociosanitarie e assistenziali;

              la fase pandemica è stata un periodo difficile non solo per le famiglie che aspettavano di ricoverare i propri cari ma anche per le stesse strutture che hanno dovuto far fronte a gravi difficoltà economiche per i mancati introiti delle rette con conseguenti contraccolpi sulla tenuta occupazionale e con effetti che ancora oggi si ripercuotono sui bilanci delle singole strutture;

              le Rsa o enti residenziali accreditati e contrattualizzati sono presìdi di salute che hanno avuto conseguenze severe dall'impatto dell'epidemia da COVID-19 non solo per la tenuta dei bilanci dovuti dalla riduzione dell'occupazione di posti letto ma anche per assolvere alle prescrizioni imposte per prevenire l'epidemia;

              con il «decreto Rilancio» (decreto-legge n. 34 del 2020) si è tentato, almeno in parte, di far fronte alla grave crisi delle Rsa, delle case di riposo, degli hospice e di analoghe strutture a carattere residenziale e semiresidenziale istituendo un fondo di 40 milioni per il 2020 presso il Ministero dell'economia e delle finanze per «il sostegno per le strutture semiresidenziali per persone con disabilità», che, in conseguenza dell'emergenza epidemiologica, hanno dovuto affrontare oneri non previsti per l'adozione di sistemi di protezione individuale del personale e degli utenti;

              successivamente, con il decreto sostegni bis, decreto-legge n. 73 del 2021, per il 2021, è stata dedicata una quota di 20 milioni a valere su tale fondo straordinario di sostegno agli enti del terzo settore al riconoscimento di un contributo a fondo perduto a favore degli enti non commerciali residenti, degli enti religiosi civilmente riconosciuti, nonché delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale iscritte nella relativa anagrafe, titolari di partita Iva, fiscalmente residenti nel territorio dello Stato e che svolgono attività di prestazione di servizi socio-sanitari e assistenziali, in regime diurno, semiresidenziale e residenziale a favore di anziani non autosufficienti e disabili, ancorché svolte da enti pubblici;

              nel nostro Paese la quasi totalità delle prestazioni residenziali e semiresidenziali a persone non autosufficienti o a persone fragili è assicurata da soggetti erogatori accreditati con il Servizio sanitario nazionale: si tratta di soggetti di varia natura ed estrazione (pubblici, religiosi, privati profit, privati no-profit e cooperative), tutti fortemente colpiti dagli effetti della pandemia;

              tutti gli operatori si trovano oggi nella oggettiva impossibilità di coprire i correnti costi di gestione e di procedere ai rinnovi contrattuali, in un quadro ormai non più sostenibile di differenziali retributivi con i lavoratori della sanità pubblica, con tabellari inferiori ormai di più del 20-25 per cento, a parità di mansioni e qualifiche;

              a ciò si deve aggiungere il blocco delle tariffe che nella maggior parte dei casi sono ferme da più dieci anni mentre la sola inflazione Istat è cresciuta dal 2012 di oltre il 16 per cento, di cui più del 5 per cento solo nell'ultimo anno, in un trend di crescita che appare oggi in ulteriore drammatico aumento con previsioni di incrementi dei costi;

              il perdurare dei mancati adeguamenti tariffari, cioè la quota pro capite giornaliera sanitaria, che in base a quanto previsto dall'articolo 8-sexies, comma 6, del decreto legislativo n. 502 del 1992 dovrebbe essere periodicamente aggiornata in base ai costi di esercizio e dei fattori di produzione, non consente ulteriormente agli operatori del settore di garantire la continuità assistenziale agli anziani e ai disabili ospiti delle strutture, che sempre più necessitano di cure complesse e articolate, e ai quali è necessario garantire trattamenti dignitosi e qualificati;

              le Rsa e gli enti residenziali stanno affrontato, una grave crisi di personale dovuta alla carenza delle professioni infermieristiche e Oss, oltre che medica, soprattutto per la «concorrenzialità» delle disponibilità e necessità di risorse umane nel Servizio sanitario nazionale per far fronte all'emergenza COVID-19;

              le opportunità fornite dai vari decreti relativi all'assunzione di personale proveniente da altri Paesi a cui è stata data la possibilità di riconoscimento dell'equipollenza dei titoli oltre a trovare gravi difficoltà nell'iter di ingresso deve prevedere un periodo di formazione e conoscenza della lingua italiana;

              ad aggravare questa situazione si è aggiunto anche il drammatico conflitto russo-ucraino che ha comportato come conseguenza il rialzo dei costi energetici e delle materie prime colpendo non solo i bilanci delle famiglie ma tutti i settori dell'economia compreso quello dell'assistenza alle persone non autosufficienti;

              tutte le strutture residenziali hanno subìto un aumento insostenibile delle bollette di luce e gas e secondo quando denunciato da Aris, Anaste, Agespi e Uneba, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio Mario Draghi, ai Ministri Speranza, Stefani, Franco, Orlando, Gelmini, e al presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome Fedriga, l'aumento si aggira intorno ai 12 euro in più al giorno per posto letto, pari a 438.000 euro all'anno per una struttura con 100 posti letto;

              i soggetti gestori e le associazioni evidenziano negli ultimi mesi un incremento generalizzato dei beni e dei servizi, a partire dai costi energetici. I costi energetici nelle strutture sanitarie nel 2022 sono aumentati del 90 per cento o anche 100 per cento rispetto al 2021;

              inoltre, per le Rsa, le case di riposo e le altre strutture a carattere residenziale gestite da enti pubblici e privati non commerciali, il prezzo finale della fornitura di energia elettrica risulta eccessivo per effetto dell'applicazione dell'aliquota Iva del 22 per cento, superiore di oltre il doppio rispetto a quella del 10 per cento che sarebbe invece necessario applicare a tali strutture ai sensi della normativa vigente;

              la Tabella A, parte III, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, infatti, menziona espressamente, al numero 103, tra i «beni e servizi soggetti all'aliquota del 10 per cento», la fornitura di «energia elettrica per uso domestico»;

              la circolare del Ministero delle finanze n. 82/E del 7 aprile 1999 osservava che la nozione di «uso domestico» non riguarda solamente le ipotesi di impiego dell'energia all'interno delle case e delle abitazioni, ma anche gli impieghi diretti a soddisfare i fabbisogni di ambienti diversi da queste, purché caratterizzati dal «requisito della residenzialità», come caserme, scuole, «case di riposo» e altre strutture a carattere collettivo. Con la risoluzione n. 8/E del 19 gennaio 2017, l'Agenzia delle entrate è pervenuta ad una conclusione opposta, affermando che le case di riposo e le residenze sanitarie assistenziali, ancorché gestite da enti non commerciali e ancorché in possesso del requisito della residenzialità, «pongono in essere un'attività (...) rilevante ai fini dell'IVA», alla quale non potrebbe riferirsi – secondo la risoluzione – la nozione di «uso domestico»;

              la ricaduta degli aumenti nel settore energetico e dei beni alimentari oltre all'incidenza dell'inflazione che ha raggiunto l'8 per cento rende evidente il rischio di un generalizzato e pesante incremento delle rette sociali a carico dei cittadini o dei comuni (per i meno abbienti) con ripercussioni rilevanti e spesso insostenibili sui bilanci economici e finanziari degli enti sopracitati e per le strutture di medie e piccole dimensioni, molto diffuse sul territorio nazionale, di comprometterne la possibile sopravvivenza, impoverendo ulteriormente l'offerta già insufficiente di posti letto nell'ambito delle fragilità;

              per scongiurare l'aumento delle rette non è solo necessario investire risorse economiche per aiutare le strutture che erogano attività sanitarie e socio-sanitarie in regime ordinario residenziale accreditate con il Servizio sanitario nazionale, quali le residenze sociosanitarie per anziani e le residenze sociosanitarie per disabili e psichiatriche a far fronte all'aumento dei prezzi nei settori energetici ma valutare anche una diminuzione per tali strutture dei costi finali del prezzo di fornitura dell'energia elettrica;

              anche alla luce degli ultimi due anni di pandemia e delle criticità emerse è necessario istituire un nuovo rapporto tra domiciliarità e residenzialità, senza porre le due soluzioni in contrapposizione, ma immaginando l'una a servizio dell'altra. Le Rsa o strutture similari possono diventare gli hub attraverso cui si rende possibile e sostenibile la vita al proprio domicilio favorendo, quindi, interventi di prossimità;

              all'interno della missione 6 del Pnrr e del decreto ministeriale 77 viene enunciato il ruolo delle Rsa come possibilità di allocazione degli istituendi ospedali di comunità ma sottostimati nella programmazione della riforma dell'assistenza territoriale;

              è necessario assicurare una presa in carico della persona non autosufficiente a partire dal suo progetto assistenziale senza porre in concorrenza domiciliarità e residenzialità affinché si trovino soluzioni complementari e non intercambiabili in relazione alle specifiche necessità;

              è necessario con l'applicazione dei progetti attuativi al Pnrr consentire a tutte le regioni la possibilità di assicurare una offerta minima omogenea, in termini di ore di assistenza domiciliare, posti semiresidenziali e posti letto residenziali, pari almeno alla media dei paesi Ocse ottimizzando anche l'impiego delle strutture e delle professionalità già disponibili nel territorio;

              risulta necessario un intervento ministeriale che definisca con chiarezza gli standard qualitativi, organizzativi e strutturali per omogeneità di definizione, di accreditamento, di contrattualizzazione e di risorse adeguate per la loro eventuale riconversione;

              le Rsa possono diventare organizzazioni funzionanti h24, con medici, infermieri, Oss, terapisti, psicologi, educatori, assistenti sociali, e con palestre, laboratori riabilitativi, ambulatori attrezzati, ecc., rappresentando così una risorsa preziosa per ridisegnare la rete dei servizi territoriali aperta all'utenza per una serie di servizi che vanno dall'assistenza infermieristica domiciliare, alla telemedicina e teleassistenza, alle attività vaccinali o di diagnostica di base, degenza diurna, centro prelievi, studi associati di medici di medicina generale, attività di prevenzione ed educazione sanitaria;

              le Rsa devono quindi essere potenziate, per far fronte alla sempre maggiore richiesta di assistenza, anche adeguando sistemi organizzativi e protocolli di trattamento, per meglio fronteggiare la maggiore complessità e fragilità della attuale utenza;

              stanno peraltro emergendo limiti al modello di struttura centrato sulla grande dimensione, sovente adottato dalle nuove Rsa al fine di ottenere economie di scala. Questa scelta rischia infatti di trascurare la personalizzazione degli interventi e si è rivelato maggiormente vulnerabile rispetto al rischio di epidemie;

              sebbene l'emergenza COVID-19 abbia incoraggiato la nascita di nuove opportunità assistenziali a domicilio, il ruolo esercitato dalle Rsa sembra non essere stato in alcun modo scalfito;

              ad oggi, l'emergenza più grave all'interno delle strutture resta però quella della carenza di personale anche perché con l'invecchiamento della popolazione aumentano i bisogni di assistenza, su tutti i fronti, Rsa, Centri diurni, Servizi socio-sanitari sul territorio;

              secondo il quarto Rapporto Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi - Essity nelle residenze sanitarie mancano all'appello il 26 per cento degli infermieri, il 13 per cento degli Oss e il 18 per cento dei medici;

              la carenza di personale infermieristico è stata denunciata anche dalla Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) secondo cui, ad oggi, nel nostro Paese, mancano all'appello circa 63.000 infermieri (quasi 27 mila a Nord, circa 13 mila al Centro e 23.500 al Sud e nelle Isole),

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte ad inserire, quanto prima, le strutture residenziali e semiresidenziali accreditate e contrattualizzate con il Ssr tra i beneficiari degli aiuti per far fronte al rincaro delle bollette energetiche, considerando l'importanza del ruolo che hanno nell'assistenza e nell'erogazione delle prestazioni assistenziali sanitarie e socio-sanitarie alle persone non autosufficienti;

2) ad adottare iniziative volte a ridurre i prezzi finali della fornitura di energia elettrica al fine anche di scongiurare un eventuale aumento delle rette che ricadrebbero solo sulle famiglie o sui comuni;

3) ad incrementare ulteriormente, in sede di Conferenza Stato-regioni, in linea con la domanda di professionisti sanitari espressa dai sistemi sanitari regionali e nazionale nel suo complesso, le misure per soddisfare il fabbisogno formativo inerente alle professioni sanitarie aumentando il numero di accessi ai corsi di laurea;

4) ad adottare iniziative per prevedere, per quanto di competenza, che le regioni provvedano all'adeguamento delle tariffe relative alla quota capitaria pro die almeno ogni due anni, anche alla luce degli aumenti all'indice di inflazione dei costi energetici e beni di consumo;

5) ad introdurre, nell'ambito di attuazione del decreto ministeriale 77 del 2022 che prevede l'irrobustimento dell'offerta sanitaria e sociosanitaria territoriale, un investimento specifico per i soggetti più fragili, anche alla luce della realizzanda riforma della non autosufficienza, rafforzando l'assistenza domiciliare e sociale e l'integrazione con le unità di offerta erogate dalle Rsa e strutture analoghe in un'ottica di sinergia e complementarità;

6) ad adottare iniziative volte a colmare la carenza di personale infermieristico aggravatasi durante il periodo pandemico, prevedendo eventualmente il venir meno dell'obbligo di esclusività per il personale infermieristico, al fine di consentire un utilizzo sinergico degli infermieri in relazione ai fabbisogni sia delle aziende sanitarie che di altre istituzioni del sistema socio-sanitario, quali ad esempio le RSA;

7) ad adottare iniziative per prevedere la possibilità per il personale sanitario, vista la cronica carenza e la necessità comunque di assicurare i livelli essenziali di assistenza, di consentire, eventualmente anche temporaneamente, il cumulo dei redditi per coloro che pur avendo usufruito di «quota 100» siano reimpiegati all'interno delle Rsa o di strutture similari;

8) ad adottare iniziative per prevedere, al di fuori dell'orario di lavoro e in deroga a quanto previsto in tema di esclusività del rapporto di impiego, la possibilità di svolgere l'attività professionale presso le strutture socio-sanitarie per anziani, previa stipula di una convenzione tra la struttura e l'azienda sanitaria di riferimento che disciplini le modalità di svolgimento, anche oltre il limite delle 4 ore settimanali previste attualmente dall'articolo 3-quater del decreto-legge n. 127 del 2021 fino al 31 dicembre 2022;

9) ad adottare iniziative per prevedere, anche alla luce dell'esperienza pandemica, la revisione degli standard organizzativi, strutturali e tecnologici delle Rsa e delle strutture analoghe, nonché nuovi requisiti minimi uniformi a livello nazionale che qualifichino tali strutture in termini di sicurezza, tutela sanitaria, vivibilità, sia per il personale che ci lavora sia per le persone ospitate, e le conseguenti risorse necessarie.
(1-00689) «Carnevali, Lorenzin, De Filippo, Lepri, Siani, Ianaro, Rizzo Nervo, Pini».


      La Camera,

          premesso che:

              tra i settori maggiormente colpiti dai rincari energetici, determinati dalla crisi internazionale in atto, vi è quello relativo all'assistenza alle persone anziane e con disabilità; difatti, le residenze sanitarie assistite (Rsa), le Case di riposo e altre analoghe strutture a carattere residenziale hanno subito considerevoli aumenti delle bollette di luce e gas, resi ancora più insostenibili perché si inseriscono in un periodo caratterizzato dalla pandemia da COVID-19, che ha inciso fortemente su queste realtà;

              durante la fase iniziale della pandemia da COVID-19, nei primi mesi del 2020, l'Italia ha registrato il più elevato numero di casi di contagio in Europa; in particolare, uno dei settori che ha particolarmente subito l'impatto della pandemia è stato quello delle strutture residenziali, sociosanitarie e socio-assistenziali per persone anziane;

              come riportato anche da Amnesty International, il COVID-19 ha mietuto un'enorme quantità di vittime tra le persone anziane ospiti di strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali. Al 29 settembre 2021, delle oltre 130.200 persone decedute a causa del COVID-19 in Italia, più del 95 per cento avevano oltre 60 anni. Sebbene manchino dati esaustivi, alcune stime indicano che l'8,5 per cento degli anziani ospiti di strutture residenziali in Italia sarebbe deceduto durante i primi mesi della pandemia, mentre in alcune regioni il tasso di mortalità è stato più alto, con un picco del 12,9 per cento come nel caso della Lombardia. Di contro, il tasso di mortalità per il totale delle persone con più di 60 anni presenti in Italia, è stato dello 0,69 per cento dall'inizio della pandemia;

              uno degli aspetti più dolorosi e odiosi che ha caratterizzato questa pandemia è stato, l'isolamento delle persone più fragili, sia con patologia COVID-19 sia con altre patologie;

              l'interruzione traumatica delle relazioni umane e familiari, per le persone più fragili, ha significato uno strazio assai spesso irrimediabile dal punto di vista affettivo e psicologico, fino a diventare inevitabilmente un aggravamento ovvero una insorgenza della patologia, tale da condurre alla morte proprio i pazienti più fragili, anche in assenza di COVID-19;

              la solitudine forzata, per i pazienti più fragili e anziani, ha causato disorientamento cognitivo, depressione, rifiuto del cibo e altri disturbi psicologici, finendo per aggravare le patologie esistenti o generandone delle nuove;

              appare necessario ripensare, anche in termini organizzativi, le relazioni di cura che siano inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario, sociosanitario e socio-assistenziale coinvolto e finalizzate a recuperare l'umanizzazione delle cure e la dignità degli ospiti/pazienti anziani e più fragili;

              le maggiori organizzazioni rappresentative delle strutture sociosanitarie, delle case di riposo, degli hospice e altre analoghe strutture a carattere residenziale hanno lanciato accorati appelli perché sono fortemente preoccupati per le conseguenze sociali che potranno derivare dall'aumento dei costi nella gestione delle strutture stesse;

              ai sensi dell'articolo 30 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, l'inserimento in una struttura residenziale è un Lea livello essenziale di assistenza, quindi un diritto esigibile, in primis qualora non sia possibile l'assistenza a domicilio e tale prestazione prevede una quota socio sanitaria composta da una parte sanitaria a carico del Servizio sanitario nazionale e da una parte sociale a carico della famiglia della persona anziana e/o non autosufficiente, o in caso di difficoltà economiche, del comune di residenza; dunque, in assenza di adeguati sostegni, le strutture residenziali che ospitano e prestano assistenza in favore di anziani, persone con disabilità e soggetti fragili dovranno inevitabilmente ricorrere all'aumento delle rette, con gravi ripercussioni economiche per gli ospiti delle strutture stesse, per i relativi nuclei familiari e per le amministrazioni comunali, tenute a compartecipare al pagamento della quota sociale delle rette di ricovero per le persone non abbienti;

              all'aumento dei costi energetici, si aggiunge il problema relativo al personale sanitario (medici, infermieri, operatori socio sanitari) che opera in queste strutture e dei quale si registra una gravissima carenza sull'intero territorio nazionale, rischiando di compromettere il funzionamento delle strutture stesse a discapito della fascia più anziana e più fragile della popolazione;

              in particolare, la carenza di personale infermieristico è stata a più riprese denunciata, anche dalla Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) secondo cui, ad oggi, nel nostro Paese, mancano circa 63.000 infermieri; un dato che è destinato ad aggravarsi per effetto dei pensionamenti e del maggiore fabbisogno di personale che si renderà necessario per attuare la riforma dell'assistenza territoriale di cui al cosiddetto «Dm71»;

              peraltro, il sistema delle strutture sociosanitarie e socioassistenziali, seppure dotato di requisiti strutturali minimi autorizzatori su tutto il territorio nazionale, non si caratterizza per omogeneità e, soprattutto quanto a gestione e controllo, è gestito in maniera differenziata tra le diverse regioni;

              il 19 maggio 2021, il Ministero della salute e l'Arma dei carabinieri hanno siglato un protocollo di intesa recante «Ricognizione delle strutture socio-assistenziali presenti sul territorio nazionale» per effettuare un censimento delle strutture socioassistenziali sul territorio nazionale,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi, in raccordo con le regioni e nell'ambito delle proprie competenze, affinché sia scongiurato il pericolo che l'aumento dei costi e, di conseguenza, delle rette delle strutture residenziali possa ricadere sulle famiglie e sui comuni;

2) a valutare, in particolare alla luce delle problematiche segnalate in premessa con riferimento al DPCM del 12 gennaio 2017, l'opportunità di rivedere il meccanismo di riparto delle risorse a copertura delle prestazioni sociali sulla scorta dei fabbisogni standard della spesa sociale delle regioni e dei comuni;

3) a promuovere ogni iniziativa utile per permettere ai residenti anziani delle strutture residenziali, socio assistenziali, socio-sanitarie e hospice di ricevere visite appropriate e di interagire con il mondo esterno, in condizioni di sicurezza e attraverso la congrua dotazione di strumenti o ambienti idonei ad arginare i rischi per la salute e nel contempo evitare l'isolamento, anche mediante l'adozione di un protocollo uniforme sul territorio nazionale;

4) ad adottare iniziative per ripensare, anche in termini organizzativi e di requisiti strutturali, le relazioni di cura e assistenza delle strutture residenziali, socio-assistenziali, socio-sanitarie e hospice, che siano inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario e socio-assistenziale coinvolto e finalizzate a recuperare l'umanizzazione delle cure e la dignità degli ospiti/pazienti anziani e più fragili;

5) ad adottare iniziative per arginare la grave carenza di infermieri, personale delle professioni sanitarie e operatori sociosanitari che si riscontra nel territorio nazionale, prevedendo in particolare:

          a) il superamento, a regime, del vincolo di esclusività che lega l'infermiere e il personale delle professioni sanitarie di cui all'articolo 1 della legge 1° febbraio 2006, n. 43, nel rapporto di lavoro con il Servizio sanitario pubblico;

          b) la valorizzazione della professione infermieristica nelle strutture sociosanitarie territoriali, anche mediante la stabilizzazione dei professionisti e prevedendo altresì dei percorsi di carriera nelle strutture sanitarie e sociosanitarie;

          c) un'appropriata programmazione degli accessi ai corsi di laurea e un allargamento delle maglie del numero chiuso, almeno in via transitoria e compatibilmente con la capacità formativa dei singoli atenei, anche favorendo l'accreditamento delle strutture sociosanitarie quali sedi di tirocinio dei corsi di laurea in infermieristica;

          d) l'adozione di test di ammissione con graduatoria nazionale per i corsi di laurea delle professioni sanitarie ed in particolare per il corso di laurea in Infermieristica;

          e) il potenziamento del fabbisogno del personale infermieristico necessario nei servizi di assistenza territoriale ed in particolare l'istituzione del servizio degli infermieri di famiglia e di comunità, considerando l'implementazione di tale figura prevista dal cosiddetto «Dm71» proprio per migliorare la presa in carico del paziente sul territorio;

              f) l'istituzione della dirigenza infermieristica nelle case della comunità e negli ospedali di comunità;

              g) la valorizzazione, per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, della figura professionale e dell'attività dell'operatore socio-sanitario, nonché la definizione della relativa formazione complementare in assistenza sanitaria;

6) ad adottare iniziative per ridurre il gap contrattuale e il dumping salariale che sussiste tra i soggetti che operano nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali private convenzionate e accreditate e i soggetti che operano invece nelle strutture sanitarie pubbliche, affinché, per il medesimo lavoro svolto in un contesto sanitario pubblico o privato, il salario, i diritti e le tutele siano gli stessi;

7) ad adottare iniziative per prevedere, con i prossimi interventi normativi, nei limiti delle risorse disponibili e tenuto conto delle misure già adottate, la possibilità di colmare la cosiddetta «gobba pensionistica» e «l'imbuto formativo» dei professionisti della sanità, quali medici specialisti, infermieri e medici di medicina generale, attraverso un aumento delle disponibilità di accesso ai corsi di formazione universitaria, con la previsione di adeguate risorse per una valorizzazione economica delle predette professioni;

8) ad adottare iniziative per aggiornare e applicare uniformemente sull'intero territorio nazionale requisiti minimi strutturali che, tra gli altri, consentano di tutelare il diritto dei residenti anziani nelle strutture sociosanitarie e socioassistenziali ad ottenere il più elevato standard di cura raggiungibile, anche garantendo un accesso prioritario ai dispositivi di protezione individuale per gli ospiti, per il personale e per i visitatori di tali strutture e assicurando un accesso pieno e paritario alle cure ospedaliere per i residenti anziani;

9) a considerare parte integrante della complessa riforma dell'assistenza territoriale la rete dei servizi e residenze sociosanitarie accreditate, con il Servizio sanitario nazionale, con riferimento alla popolazione anziana, non autosufficiente, con disabilità o disagio mentale quali riferimenti essenziali per una compiuta continuità assistenziale, insieme alle nuove previsioni contenute nella Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, prima componente, valorizzando maggiormente il ruolo delle comunità locali, degli ambiti territoriali e del terzo settore nella coprogrammazione e coprogettazione degli interventi e programmi di salute;

10) a promuovere altresì un'adeguata rappresentanza e il coinvolgimento delle persone anziane e degli ospiti nei processi di pianificazione e decisionali correlati a questioni che incidono sui residenti delle strutture stesse e del loro familiari, a tutti i livelli;

11) a fornire aggiornamenti – come previsto dal protocollo d'intesa tra l'Arma dei carabinieri e il Ministero della salute – sullo stato di realizzazione del censimento delle strutture sociosanitarie e socio-assistenziali sul territorio e della realizzazione di un'anagrafe delle strutture residenziali sociosanitarie e socio-assistenziali, recante il numero delle strutture operative, la rispettiva capacità ricettiva e le modalità organizzative.
(1-00692) «D'Arrando, Ruggiero, Mammì, Lorefice, Nappi, Provenza, Sportiello, Villani».


MOZIONI DAGA ED ALTRI N. 1-00675, FEDERICO ED ALTRI N. 1-00679, NEVI ED ALTRI N. 1-00680, MOLINARI ED ALTRI N. 1-00685, LOLLOBRIGIDA ED ALTRI N. 1-00686, FREGOLENT ED ALTRI N. 1-00687 E PELLICANI ED ALTRI N. 1-00690 CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE AL CONTRASTO DELLA SICCITÀ E AD UN EFFICIENTE UTILIZZO DELLE RISORSE IDRICHE

Mozioni

      La Camera,

          premesso che:

              il 17 giugno 2022 è stata celebrata la giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità; i dati del rapporto delle Nazioni Unite sulla Convenzione per combattere la desertificazione riportano che nel 2022 più di 2,3 miliardi di persone stanno affrontando i problemi legati alla grave mancanza di acqua, quasi 160 milioni di bambini sono esposti a siccità grave e prolungata e, sempre secondo l'Onu, a meno che non si intervenga prontamente, si stima che entro il 2030 circa 700 milioni di persone corrono il rischio di essere sfollate a causa della siccità e conseguente desertificazione;

              come noto e rilevato da tutte le categorie di settore e dalle istituzioni competenti per materia, i cambiamenti climatici stanno avendo un pesante impatto sulla disponibilità di risorse idriche anche nel nostro Paese;

              la scarsità di precipitazioni piovose e nevose dello scorso inverno e un'estate che si preannuncia molto calda, con temperature già a maggio 2022 ben al di sopra della media, destano preoccupazione e preannunciano una situazione particolarmente critica per diversi bacini idrici, dal Nord al Sud Italia, con un forte impatto sulle attività produttive agricole e non solo;

              in Lombardia, ad esempio, i dati sul riempimento dei laghi mostrano al 1° maggio 2022 un confronto con la media 2006-2020 di analogo periodo pesantemente negativo (-43,1 per cento) e, riguardo più in generale lo stato delle riserve idriche, il dato peggiore rimane quello del manto nevoso (snow water equivalent – swe) che, alla stessa data, registra –63,7 per cento rispetto alla media. Complessivamente, il totale della riserva idrica (laghi + invasi + snow water equivalent – swe) si attesta al 55 per cento sotto la media del periodo di riferimento. Rispetto, quindi, ai quasi 3 miliardi di metri cubi di acqua solitamente accumulati in questa fase dell'anno, il dato attuale è di soli 1,3 miliardi (dati Arpa Lombardia);

              la Società meteorologica italiana (Nimbus web) ha rilevato che nel territorio piemontese è stato registrato il secondo periodo – riferito ai mesi dicembre-aprile – più secco della serie iniziata a partire dal 1802, con 37 millimetri di piogge (dati di Arpa Piemonte), pari a solo al 15 per cento di quanto avvenuto nella media, sostanzialmente eguagliando il record negativo del biennio 1843-44, in cui, nello stesso periodo, si registrarono 36,4 millimetri di piogge cadute. La situazione è resa oggi ancora più problematica dalle temperature medie di 2,5 gradi più alte rispetto a quelle di metà Ottocento;

              si rileva poi che, oltre ai periodi di deficit pluviometrici estremi, come l'attuale, che impoveriscono il suolo e più in generale tutto il territorio, con un forte rischio legato anche al fenomeno degli incendi soprattutto in estate, per effetto dei cambiamenti climatici si assiste anche a fenomeni di segno diametralmente opposto, come lo scatenarsi di violenti nubifragi che comportano erosione del suolo, rischio di frane, mareggiate intense, trombe d'aria e sbalzi termici, che vanno ad aggravare il già precario equilibrio del territorio, compromettendolo ulteriormente e provocando frequenti e ingenti danni al sistema produttivo;

              oltre che per gli aspetti quantitativi legati all'approvvigionamento, il fenomeno della siccità comporta un decadimento della qualità della risorsa idrica e ciò rappresenta una grave criticità soprattutto per il settore agricolo. Si tratta del cosiddetto fenomeno dell'intrusione del cuneo salino, per il quale la progressiva diffusione di acqua salata nelle acque di falda determina un inquinamento dei pozzi con cui vengono irrigate le colture, che risultano così irrimediabilmente danneggiate;

              la Coldiretti ha inoltre rilevato che ai problemi determinati della scarsità di risorse idriche si sono aggiunti, anche a causa della guerra in Ucraina, altri fattori di preoccupazione per il settore, come gli incrementi fino al 170 per cento del prezzo dei concimi e fino al 129 per cento di quello del gasolio;

              a seguito di altre annate particolarmente critiche, come quelle del 2012, del 2014 e del 2017, con la risoluzione n. 7-01287 sono state segnalate le possibili cause della crisi e prospettate possibili soluzioni, alcune delle quali in seguito effettivamente messe in atto. A seguito della presentazione di tale risoluzione è stata svolta un'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla;

              a seguito dell'indagine conoscitiva è proseguito il lavoro, tuttora fondamentale e che andrebbe potenziato, degli osservatori permanenti sugli utilizzi idrici, ed è stato istituito il Piano nazionale di interventi per il settore idrico di cui ai commi 516-525 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017), inizialmente suddiviso in piano invasi e piano acquedotti. Anche tra le milestone del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono state inserite misure importanti per affrontare gli effetti di cambiamenti climatici sulle risorse idriche. Si fa riferimento alla missione M2C4 che prevede «Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico» e, in particolare, all'investimento 1.1 «volto ad azioni di monitoraggio e prevenzione dei rischi naturali e indotti sul territorio italiano, sfruttando le conoscenze e le tecnologie esistenti e all'avanguardia, al fine di garantire l'elaborazione e l'attuazione di piani di prevenzione e resilienza adeguati al territorio e alle infrastrutture, a difesa e protezione delle risorse nazionali esistenti e future»;

              con l'ordinanza n. 37 del 2022, a firma del presidente della regione Veneto, è stato dichiarato lo stato di crisi idrica nel territorio regionale. L'ordinanza, valida dal 3 maggio 2022 e con riserva di modifica dei contenuti in relazione all'andamento meteorologico, individua le misure necessarie a fronteggiare la situazione di deficit idrico;

              vanno considerati gli effetti dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla capacità di ricarica delle falde, con la conseguente necessità di monitorare costantemente il bilancio idrologico; inoltre, anche per quanto riguarda le concessioni per la ricerca e la coltivazione delle acque minerali, è previsto il rispetto delle prescrizioni di tutela ambientale, così come previste dagli articoli 56, 95, 97 e 121 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152;

              l'impronta idrica della produzione zootecnica in Italia ammonta a circa 70 miliardi di metri cubi. Le infrazioni per la presenza di nitrati in falda permangono in molte zone d'Italia e gli indici di eutrofizzazione peggiorano lo stato di molti corpi idrici, con la conseguenza che la diminuzione dell'acqua in falda non può che aggravare l'effetto dei nitrati e di altri inquinanti chimici nelle acque;

              secondo il rapporto del Ministero dell'economia e delle finanze sulle acque minerali, in annate complesse, come quelle tra il 2014 e il 2017, i produttori di acque minerali, nei territori soggetti a crisi idrica, hanno estratto rilevanti quantitativi di acqua (2 milioni e mezzo di metri cubi di acqua in Veneto e 3 milioni di metri cubi in Piemonte), senza che siano state previste limitazioni nei periodi di più grave carenza idrica,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative finalizzate ad aumentare gli investimenti nella ricerca sulle tecnologie volte a migliorare lo stoccaggio e il risparmio idrico in infrastrutture per l'irrigazione sotterranee e di precisione, in tecniche di irrigazione, attraverso condotte che consentano di regolare le portate, e in nuovi bacini di stoccaggio nelle cave dismesse;

2) a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere incentivi all'uso di software di consumo irriguo che indichino come procedere all'irrigazione, consentendo contestualmente di ridurre l'inutile spreco delle risorse idriche, tenendo conto delle precipitazioni e dei livelli di falda;

3) a fornire elementi in merito allo stato delle attività di rinaturazione dei corsi d'acqua previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza;

4) a valutare l'introduzione, mediante apposite iniziative normative, dell'obbligo di pubblicazione della concentrazione dei nitrati nelle acque potabili erogate;

5) a valutare la possibilità di adottare iniziative per prevedere una riduzione di prelievi e captazioni da parte dei concessionari delle acque minerali nelle aree in cui la crisi idrica si presenti critica;

6) a valutare la possibilità di predisporre idonee iniziative normative, in raccordo con gli enti territoriali competenti, finalizzate alla gestione della crisi idrica da parte delle regioni in una fase precedente la dichiarazione dello stato di emergenza, mediante ordinanze che abbiano la finalità di ridurre o sospendere i prelievi idrici e di ottimizzare l'invasamento di acqua;

7) ad assumere iniziative finalizzate alla semplificazione delle procedure necessarie all'attuazione degli interventi previsti e finanziati dalla missione M2C4 – «Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico», nonché di quelli previsti dal primo stralcio del piano nazionale di interventi nel settore idrico e del secondo stralcio per cui sono già stati stanziati 2 miliardi di euro tra il 2018 e il 2033;

8) a valutare la possibilità di adottare iniziative per istituire uno strumento finanziario complementare a quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per la definizione di un piano per la realizzazione di piccoli invasi per la raccolta di acqua piovana, diffusi sul territorio, da destinare sia all'uso irriguo che al servizio antincendio;

9) a promuovere campagne di sensibilizzazione volte a condividere in modo solidaristico e secondo principi di proporzionalità la necessità di riduzione dei prelievi da aste fluviali e bacini da parte di tutti i soggetti derivatori;

10) a promuovere l'attivazione di misure e progetti con la finalità di ampliare la capacità di depurazione e riutilizzo delle acque reflue;

11) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per potenziare, nell'ambito dei piani di bacino dei distretti idrografici, gli strumenti e le regole di esercizio volte ad assicurare l'equilibrio del bilancio idrico, garantendo un'equa riparazione della risorsa tra territori regionali contigui, con particolare attenzione per le deficienze idriche connesse ai periodi di siccità e scarsità della risorsa;

12) a promuovere il potenziamento del Comitato di coordinamento nazionale degli osservatori e a valutare la possibilità di adottare iniziative per istituire un'Agenzia permanente dell'acqua che si occupi di coordinare tutte le politiche e gli investimenti relativi alla risorsa, coinvolgendo al suo interno le direzioni competenti dei Ministeri, in un'ottica di efficacia ed efficienza dell'utilizzo delle risorse economiche già stanziate o da stanziare e di una migliore programmazione e realizzazione degli investimenti, in linea, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza;

13) a valutare l'opportunità di rafforzare le misure previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, mettendo a disposizione ulteriori fondi sulla base delle necessità che sono state evidenziate.
(1-00675) «Daga, Alaimo, Amitrano, Caso, Deiana, D'Ippolito, Fantinati, Faro, Gallinella, Giarrizzo, Giordano, Grimaldi, Iorio, Licatini, Lombardo, Maraia, Martinciglio, Serritella, Terzoni, Vacca, Valente».


      La Camera,

          premesso che:

              dall'inizio del 2022 e già dal luglio 2021 il fenomeno della siccità sta investendo tutto il nostro Paese, in particolare (studi e dati dell'Osservatorio siccità dell'Istituto di bioeconomia del Cnr) questa si manifesta come estrema nelle regioni del Nordovest, Piemonte e Lombardia, ma anche su parte della costa tirrenica: Lazio e una parte della Campania. Nell'arco di dodici mesi sono la Pianura Padana e il Delta del Po a soffrirne di più insieme a Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il dato sulle precipitazioni di giugno 2022 conferma la gravità della situazione. La primavera, che si sperava potesse ridurre il deficit accumulato, ha invece confermato la previsione negativa, risultando anch'essa povera di piogge, con valori che la pongono al terzo posto dietro solo al 2003 e al 2017;

              tutti gli indici presi in considerazione dall'Osservatorio siccità dell'Istituto di bioeconomia del Cnr sono univoci nell'indicare una situazione critica. L'indice Spi – Standard precipitation index (indicatore di surplus o deficit pluviometrico estesamente utilizzato a livello internazionale) nel breve periodo, ovvero nei tre mesi primaverili marzo-maggio 2022, mostra un deficit abbastanza diffuso nelle regioni settentrionali e su Lazio, Abruzzo, Puglia e Calabria. La situazione peggiore risulta essere quella sul medio e lungo periodo, con buona parte del Nord e diverse aree del Centro-Sud che risultano essere in siccità da moderata a estrema;

              l'indice Esi (Evaporative stress index), che quantifica anomalie temporali standardizzate del rapporto fra evapotraspirazione reale e potenziale, indica nel mese di maggio 2022 forti condizioni di stress nella zona occidentale della Val Padana e dal grossetano all'Umbria meridionale, fino all'alto Lazio. Zone con anomalie negative di evapotraspirazione sono poi estese al resto della Pianura Padana, del Centro Italia, Sardegna centro-occidentale e regioni meridionali Puglia, Basilicata e Calabria. Tali condizioni si estendono ulteriormente in quasi tutto il Centro-Nord se si considerano gli ultimi 3 mesi (dal 6 marzo al 28 maggio 2022). Tali anomalie negative stanno ad indicare un forte disseccamento del suolo, dovuto sia a temperature e vento elevati che ad assenza di piogge che non hanno compensato il tasso evapotraspirativo;

              anche l'indice Tci (Temperature condition index) relativo alla parte finale di aprile 2022 e prima settimana di maggio 2022 evidenzia valori superiori rispetto alla serie storica di riferimento ancora concentrate fra Piemonte e Lombardia occidentale, Lazio e regioni meridionali, eccetto Molise, e buona parte della Campania. Nella seconda parte del mese, invece, è evidente l'ondata di caldo che ha investito praticamente l'intera penisola e, in particolare, il Centro-Nord e la Puglia meridionale;

              la siccità di questi mesi si conferma, quindi, essere una siccità di tipo idrologico, dove la scarsità di innevamento invernale e di precipitazioni degli ultimi sei mesi sta intaccando le riserve idriche superficiali principalmente nel Nord Italia. Dai dati Arpa relativi al bacino padano emerge che, fra manto nevoso, invasi e laghi, nel febbraio 2015 si stimavano 4 miliardi di metri cubi di acqua, 2,6 miliardi nel 2018, 1,5 miliardi nel febbraio 2022;

              nel bacino padano è in atto una progressiva desertificazione. Dalle foto satellitari messe a confronto nell'arco dei decenni emerge con evidenza l'aumento della superficie non coperta da vegetazione nelle aree della pianura del Po;

              dalla fine del 2021 al marzo 2022 sono stati 110 i giorni consecutivi senza pioggia. Le precipitazioni a Torino da dicembre 2021 ad aprile 2022 sono state di 37 millimetri, pari al 15 per cento della media degli ultimi anni;

              le portate del grande fiume, nel marzo 2022, hanno raggiunto i valori minimi dal 1972: a Pontelagoscuro il dato è di 603 metri cubi al secondo, con un deficit complessivo di marzo 2022 pari a –55 per cento. In Lombardia al 15 aprile 2022 risultava una carenza del 50 per cento del volume idrico (451 milioni di metri cubi) rispetto ai 5 anni precedenti;

              la tendenza è che da qui alla fine dell'estate 2022 le temperature saranno abbastanza superiori alla media; tutti i modelli concordano che potrebbe essere una'estate più secca del normale con le temperature che andranno ad incidere su territori in cui le piogge sono state molto scarse negli ultimi sei-dodici mesi;

              da quanto riportato emerge che la popolazione esposta al rischio siccità severa/estrema risulta oscillare fra il 2,3 per cento sul breve periodo fino ad arrivare al 30,6 per cento sul medio periodo (dati dell'Osservatorio siccità dell'Istituto di bioeconomia del Cnr);

              oltre all'aspetto quantitativo va considerato, sotto il profilo qualitativo, che le infrazioni per i nitrati permangono in molte zone d'Italia e gli indici di eutrofizzazione sono peggiorativi in molti corpi idrici, con un raddoppio delle falde eutrofiche nel periodo 2015-2019 rispetto al 2012-2015, come da rapporto Arpa Lombardia;

              in Emilia-Romagna si osserva un progressivo peggioramento del livello dei nitrati nelle falde, con 20 stazioni su 37 superiori a 50 milligrammi al litro nel 2015, in particolare nelle zone subappenniniche. Lo stesso fenomeno è riscontrato dal 2014 nella bassa bresciana;

              fonti di Greenpeace e Wwf mostrano che la zootecnia assorbe circa il 50 per cento delle risorse idriche nazionali e in Pianura Padana si trova circa il 60 per cento dei capi di allevamento nazionali. L'impronta idrica della produzione in Italia ammonta a circa 70 miliardi di metri cubi;

              secondo la normativa vigente (decreto legislativo n. 152 del 2006) tutte le derivazioni superficiali di acqua pubblica nei corsi d'acqua naturali sono soggette all'obbligo del mantenimento in alveo di una portata minima d'acqua, definita «deflusso minimo vitale» (Dmv) che è stato introdotto per garantire una portata istantanea minima, a valle delle opere di derivazione (e/o captazione), in modo da salvaguardare le caratteristiche dei corpi idrici. Il concetto di deflusso minimo vitale (Dmv) è stato poi integrato da quello di deflusso ecologico (de) che ne rappresenta un'evoluzione: con esso si passa dal garantire una portata istantanea minima al garantire un regime idrologico per il raggiungimento degli obiettivi ambientali indicati dalla direttiva comunitaria quadro in materia di acque n. 2000/60/CE. L'attuazione del deflusso ecologico avviene principalmente attraverso l'applicazione di «fattori correttivi» al deflusso minimo vitale (Dmv), che costituiscono la «componente ambientale» del deflusso ecologico (de);

              la direttiva 2000/60/CE (direttiva quadro sulle acque – Dqa), recepita a livello nazionale dal decreto legislativo n. 152 del 2006, istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque perseguendo gli obiettivi di prevenire il deterioramento qualitativo e quantitativo della risorsa, di migliorare lo stato delle acque e assicurarne un utilizzo sostenibile, basato sulla protezione a lungo termine delle risorse idriche disponibili, nonché di contribuire a mitigare gli effetti delle inondazioni e della siccità;

              il piano di gestione del distretto idrografico è lo strumento operativo previsto dalla citata direttiva, per attuare una politica coerente e sostenibile della tutela delle acque attraverso un approccio integrato dei diversi aspetti gestionali ed ecologici alla scala di distretto idrografico. Nell'ambito degli strumenti del piano di gestione sopra citato è stata introdotta l'istituzione degli osservatori per la gestione delle risorse idriche. Gli osservatori rappresentano uno strumento permanente di condivisione delle conoscenze e di dialogo tra enti istituzionali e portatori di interesse ed hanno tra le loro finalità principali quelle di: favorire la raccolta sistematica ed unitaria delle informazioni relative agli scenari climatici ed idrologici e al monitoraggio in tempo reale delle disponibilità e dei consumi idrici, proporre linee strategiche di impiego stagionale delle risorse idriche del distretto, definire gli strumenti tecnici di supporto alla pianificazione del bilancio idrico a scala di bacino e di modalità di reporting idrologico, ambientale ed economico da effettuarsi al termine di ogni anno idrologico,

impegna il Governo:

1) a valutare l'adozione di iniziative per disciplinare con apposite disposizioni normative gli «osservatori permanenti sugli utilizzi idrici» nei distretti idrografici presso le autorità di bacino distrettuali ad oggi affidati a protocolli d'intesa e pertanto costituiti solo come strutture operative volontarie e di tipo sussidiario, a supporto della gestione delle risorse idriche nel distretto idrografico;

2) ad adottare iniziative per prevedere la creazione di un catasto a scala distrettuale, interoperabile con i catasti regionali, delle concessioni delle utilizzazioni delle acque pubbliche, comprensivo dell'indicazione dei punti di prelievo dell'acqua dai corpi idrici, dei punti di restituzione dell'acqua a valle dell'utilizzo, dei valori di portata concessi, del periodo di prelievo, delle tipologia di uso, della scadenza dei titoli, oltre a provvedere all'acquisizione, anche in tempo reale, e all'archiviazione delle misurazioni dei prelievi e delle restituzioni, affinché sia consentito di conoscere la ripartizione idrica tra i diversi usi e di assumere le decisioni per la gestione dell'eventuale emergenza da parte degli organi della Protezione civile e delle altre autorità competenti coinvolte;

3) ad adottare iniziative volte a prevedere una ricognizione puntuale degli scopi delle principali captazioni idriche, anche in vista di piani di riduzione differenziata delle captazioni in caso di emergenza idrica quantitativa e qualitativa in funzione dell'utilizzo primario;

4) a monitorare il completamento delle sperimentazioni sul deflusso ecologico, consentendo l'aggiornamento dei deflussi ecologici a valle delle derivazioni nel rispetto degli obiettivi ambientali fissati dal piano di gestione e di quanto disposto dagli strumenti normativi e attuativi vigenti a livello europeo, nazionale e regionale;

5) ad adottare iniziative volte a rendere pubblici i dati relativi alla concentrazione dei nitrati nelle acque potabili erogate, al fine di consentire un costante monitoraggio della qualità delle acque.
(1-00679) «Federico, Di Lauro, Gallo, Micillo, Ricciardi, Salafia, Scerra, Sportiello, Traversi, Tuzi, Varrica, Zolezzi».


      La Camera,

          premesso che:

              l'acqua è una risorsa fondamentale per la vita umana, animale e vegetale. La reperibilità e l'uso sono tra i principali problemi da affrontare e risolvere, perché i cambiamenti climatici in atto sono causa diretta dell'aumento dei periodi siccitosi, mentre crescono le esigenze idriche sia dei singoli individui che delle attività produttive, siano esse agricole o industriali;

              naturalmente, il settore agricolo è quello con la maggior necessità d'uso d'acqua, pari al 60 per cento degli impieghi, poiché l'85 per cento della produzione agroalimentare deriva da colture irrigue. Segue il settore energetico e industriale con il 25 per cento, mentre per gli usi civili la richiesta è pari al 15 per cento. Il dato più preoccupante riguarda le eccessive perdite di acqua a causa della fatiscenza delle reti di distribuzione. Gli ultimi dati Istat disponibili, pubblicati nel 2019 e relativi al 2015, evidenziano una perdita pari a circa il 42 per cento della risorsa a livello nazionale, corrispondente e 3,5 miliardi di metri cubi di acqua sprecata e dispersa a causa delle cattive condizioni dell'infrastruttura idrica, ovvero tubi vecchi e rotti. Il fenomeno comporta il conseguente sfruttamento, ulteriore ed eccessivo, delle falde acquifere e dei corsi d'acqua, necessario per compensare le risorse perdute nel trasporto. Così facendo si modifica negativamente, ed in alcuni casi permanentemente, il contesto naturale. A ciò si deve aggiungere il costo delle attività ulteriori di raccolta in invasi, captazione di acque sorgive o fluviali ed estrazione di acque sotterranee necessarie per soddisfare le richieste e compensare le perdite durante la distribuzione. A causa della fatiscenza delle reti, la sottrazione di acque all'utilizzazione finale rappresenta un danno non solo ambientale, ma anche una perdita economica rilevante per il sistema Paese;

              il volume di acqua complessivamente prelevato per uso potabile sul territorio italiano da oltre 1.800 enti gestori di fonti di approvvigionamento è pari a 9,49 miliardi di metri cubi. Il confronto internazionale del volume pro capite di acqua annualmente prelevata per uso potabile (Freshwater abstraction for public water supply 2018) da corpi idrici superficiali o sotterranei nei Paesi dell'Unione europea mostra che l'Italia, con 155 metri cubi per abitante, è seconda solo alla Grecia, che ha un consumo pressoché analogo, pari a 157 metri cubi, collocandosi tra i Paesi col prelievo maggiore. Si consideri che l'acqua si preleva, soprattutto, dal sottosuolo. L'84,8 per cento del totale arriva da sorgenti e pozzi. In Spagna e in Grecia, due Paesi mediterranei con condizioni climatiche simili a quelle presenti in Italia, l'incidenza dei prelievi da acque sotterranee è più contenuta, rispettivamente pari al 33,5 e al 44,5 per cento. Appare evidente che l'adozione di politiche in grado di evitare un futuro connotato da drammatiche scarsità di acqua, salvaguardando al tempo stesso le falde acquifere, rappresenta un obiettivo strategico da perseguire al più presto;

              per l'uso industriale non esistono censimenti diretti dei volumi idrici utilizzati, dunque i dati forniti da Istat si basano sulla consistenza della produzione manifatturiera, stimando l'impiego totale di acqua nel settore industriale in circa 3,8 miliardi di metri cubi;

              se l'acqua è vitale in ogni settore delle attività umane, lo è per antonomasia in quello agricolo. Gli usi rilevanti sono destinati all'irrigazione e alla zootecnia. Naturalmente, l'irrigazione è particolarmente necessaria nei territori in cui precipitazioni e umidità del suolo non sono sufficienti a garantire il fabbisogno idrico delle colture. Una narrazione imprecisa e partigiana imputa al settore agricolo un eccesso di consumo di acqua che non ha riscontri nei dati oggettivi. In realtà, negli ultimi anni il settore agricolo ha ridotto il consumo idrico di quasi il 40 per cento, grazie a modelli sostenibili di gestione come l'irrigazione di precisione. Come detto, il problema maggiore è rappresentato dalle perdite della rete idrica nazionale, la quale, a causa di mancati lavori di manutenzione, è in pessime condizioni. Inoltre, per carenze infrastrutturali, ogni anno viene trattenuto soltanto l'11 per cento circa dell'acqua piovana. Circostanza che rende urgente la realizzazione di nuovi invasi per la raccolta dell'acqua piovana particolarmente necessaria nei momenti di carenza idrica come quello attuale. C'è poi l'ulteriore necessità di fare un migliore utilizzo delle acque reflue, anche per realizzare forme effettive di economia circolare. Si precisa che l'acqua impiegata per uso irriguo non fuoriesce dal ciclo idrologico naturale, ma viene restituita al sistema ambientale, a valle dei processi produttivi;

              l'Italia, sino a qualche anno fa, ha goduto di un clima di tipo mediterraneo, caratterizzato da estati calde e secche e da inverni miti e piovosi, con precipitazioni ben distribuite tra novembre e marzo. Attualmente non è più così. Nei tre mesi invernali del biennio 2021 e 2022 c'è stata una diminuzione del 47 per cento delle precipitazioni rispetto alla media. Inoltre, negli ultimi anni, a causa dei cambiamenti climatici, l'Italia è stata frequentemente colpita da eventi estremi. Nel 2021 ci sono stati 187 eventi calamitosi, dei quali oltre il 70 per cento legati all'eccesso di precipitazioni o alla loro assenza, causando anche perdite di vite umane oltre a ingenti danni materiali. Sono stati ben 9 gli eventi siccitosi di intensità e durata tale da richiedere lo stato di emergenza, a cui si sono aggiunti i danni provocati da precipitazioni brevi ma molto intense, le «bombe d'acqua», che causano straripamenti, alluvioni e dissesti idrogeologici. I dati elaborati dall'Ispra confermano che il decennio 2011-2020 è stato il più caldo dal 1961 mentre l'indice di siccità Spi (Standardized precipitation index) a 6 mesi calcolato a gennaio 2022 mette in evidenza estese condizioni di aridità sul Nord Italia, dovute ad un livello di precipitazioni decisamente inferiore alle medie sulle regioni alpine. La stessa Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) conferma la situazione di criticità riguardo la disponibilità della risorsa idrica nel Paese;

              la maggior frequenza di questi periodi sta mettendo a repentaglio più di un quarto del territorio italiano, poiché ben il 28 per cento è a rischio desertificazione. Il fenomeno riguarda tutte le regioni, non limitandosi a quelle meridionali. Nei primi mesi del 2022 le regioni del Nord hanno sofferto di una gravissima siccità. In Piemonte il Po ha raggiunto una portata d'acqua inferiore del 72 per cento rispetto alla norma e il livello idrometrico al Ponte della Becca, in provincia di Pavia, è sceso di 3,7 metri, raggiungendo i livelli più bassi degli ultimi 70 anni. È molto preoccupante anche l'avanzare del cuneo salino, ossia il movimento di acqua dal mare verso l'entroterra attraverso il sottosuolo che desertifica le zone interessate. Sempre nel Nord del Paese è in sofferenza il lago Maggiore, con un grado di riempimento del 22,7 per cento, mentre quello di Como ha un grado pari al 30,6 per cento. Il bacino padano, per la mancanza di acqua, subirà una drastica riduzione della produzione agricola. Una riduzione superiore al 30 per cento rispetto a quella media nazionale, con un impatto a cascata anche sull'allevamento;

              la situazione è grave considerando che il Nord dell'Italia è il motore dell'economia italiana, poiché garantisce un prodotto interno lordo pari a 738 miliardi di euro, maggiore di interi Stati come i Paesi Bassi, Svezia o Polonia. La fertilità del suolo, l'abbondanza di acqua, la facilità delle vie di comunicazione hanno, storicamente, favorito lo sviluppo dell'attività economica. Il lavoro quotidiano dell'uomo, nel corso dei secoli, ha accresciuto la ricchezza di questa zona attraverso la bonifica delle aree paludose della bassa pianura e l'irrigazione della parte alta. La rilevanza agricola e industriale del maggior fiume italiano ha svolto un ruolo primario nella storia economica, sociale e politica d'Italia. Le attività economiche che orbitano attorno al bacino del Po rappresentano oltre il 40 per cento del prodotto interno lordo italiano e il 45 per cento della produzione agricola nazionale. Si tratta della «culla» del settore agroalimentare italiano e dell'indotto industriale che esiste grazie alle attività primarie svolte nella zona. Si consideri poi che più dell'85 per cento del made in Italy, pari a un valore di oltre 450 miliardi di euro, dipende dalla disponibilità della risorsa irrigua. Le esportazioni agroalimentari non solo ne costituiscono l'asse portante, ma sono cresciute nell'ultimo decennio con una media pari all'8,1 per cento ogni anno. Il settore agricolo irriguo, quindi, garantisce anche un notevole numero di posti di lavoro ad alta specializzazione. Se un ettaro di cereali estensivi mediamente necessita di 48 ore annue di lavoro, il corrispondente impegno per una produzione orticola od un frutteto irriguo è pari ad oltre 600 ore annue, un dato di ben 13 volte superiore; negli ultimi giorni la situazione è addirittura peggiorata. In Piemonte l'acqua è stata razionata in più di 200 comuni con una riduzione dell'erogazione pari al 50 per cento circa, raggiungendo il livello più basso di sempre. A Cuneo, per precauzione, sono state chiuse le fontane pubbliche. In Lombardia a causa della «grave situazione di deficit idrico» e «a sostegno della popolazione, dell'ambiente e delle attività produttive», la regione con un decreto presidenziale ha dichiarato lo stato di emergenza regionale valido fino al 30 settembre 2022, attivando il sistema regionale di protezione civile e raccomandando a tutti i cittadini «di utilizzare la risorsa acqua in modo estremamente parsimonioso, sostenibile ed efficace, limitandone il consumo al minimo indispensabile». Il Friuli Venezia Giulia, con decreto presidenziale, ha dichiarato lo stato di sofferenza idrica. Il testo impone alcune misure per mitigare l'impatto sulle scorte d'acqua, come taglio dei rilasci obbligatori verso valle per venire incontro alle esigenze irrigue dell'agricoltura e una limitazione della risorsa idrica per uso domestico. Il flusso proveniente dai pozzi artesiani dovrà essere gestito secondo regole più stringenti del solito, consentendo un prelievo d'acqua ai soli fini civili e limitato a 200 litri al giorno per abitante. Tra le zone che soffrono di più c'è quella del fiume Meduna. In Valle D'Aosta il problema coinvolge anche nevi e ghiacciai. L'acqua conservata nel manto nevoso valdostano è diminuita del 50 per cento circa rispetto alla media storica, tanto che la portata della Dora Baltea, comparata con il 2021, si è dimezzata, passando a 135 metri cubi al secondo attuali rispetto ai 243 del 2021. Nel Veneto, in provincia di Verona, il razionamento interessa 40 comuni. In Emilia-Romagna si sono fermati alcuni impianti per la produzione di energia idroelettrica e le precipitazioni sono inferiori del 62 per cento rispetto alla media; quindi, sono stati invitati tutti i comuni a emanare ordinanze per garantire il risparmio idrico e vietare gli usi d'acqua non indispensabili. Come già detto, desta particolare preoccupazione la risalita del cuneo salino, giunto a 21 chilometri dalla foce del Po. Nelle Marche i fiumi hanno portate al minimo storico, registrando una diminuzione del 53 per cento rispetto alla media decennale. Preoccupanti le diminuzioni di portata dei fiumi Chienti, Metauro, Misa ed Esino. In Umbria il lago Trasimeno ha perso 3 centimetri in poco meno di una settimana e il Tevere, nel tratto in cui scorre nella regione verde per antonomasia, ne ha persi sei. In Puglia è scattata la fase di preallarme. Per l'Ispra la regione ha il triste primato di essere quella con le minori precipitazioni. Negli invasi artificiali, secondo i dati dell'Osservatorio Anbi nazionale, a causa dell'assenza di piogge «mancano 71 milioni di metri cubi d'acqua rispetto alla capacità». Infine, il Lazio, anch'esso in gravi difficoltà, motivo per cui è stato dichiarato lo stato di calamità naturale. La provincia di Viterbo è quella con le maggiori sofferenze, la portata del lago di Bracciano è diminuita 107 centimetri e continua a calare anche quella del Tevere;

              nella giornata di venerdì 24 giugno 2022, come spesso accade dopo periodi siccitosi, nel Nord Italia sono giunte improvvise e violentissime precipitazioni di pioggia e grandine che hanno ulteriormente aggravato la situazione, causando ulteriori danni alle imprese agricole. Le forti raffiche di vento hanno spazzato via le serre e rovinato il lavoro nei campi. Dopo tanti giorni di siccità, alle piante già in sofferenza è stato inferto un colpo fatale dalla grandine. È ben noto alla comunità scientifica il fatto che, sempre più spesso, i lunghi periodi di siccità estrema sono interrotti da scarsissimi eventi piovosi, oltretutto di quasi alcuna rilevanza se non addirittura nocivi a causa del carattere temporalesco. Infatti, il terreno arso e compattato non è in grado di assorbire le grandi quantità d'acqua che precipitano in brevi periodi. In questi casi si genera un veloce scorrimento delle acque piovane sulla superficie perché non possono penetrare in profondità. Ciò provoca un ulteriore danno all'agricoltura dovuto all'erosione idrica che fa perdere molte sostanze nutrienti presenti nei primi strati di terreno. Ulteriori effetti si verificano a distanza di tempo, per esempio quando il materiale eroso finisce nei corpi idrici riducendone la capacità di portata, aumentando quindi anche il rischio alluvionale;

              data la situazione, il 23 giugno 2022 si è svolto un incontro tra i membri del Governo competenti e il capo della Protezione civile per fare il punto sull'emergenza siccità, in collegamento con i presidenti delle regioni, al fine di individuare i criteri per poter dichiarare lo «stato d'emergenza». Nello specifico, per il settore agricolo è allo studio la proclamazione dello «stato di eccezionale avversità atmosferica», ma solo nel caso in cui il danno provocato dalla siccità superi il 30 per cento della produzione lorda vendibile. Misure opportune, che, pur affrontando meritoriamente l'emergenza, non rappresentano la soluzione strutturale al problema, come ben dimostrano le affermazioni fatte sul punto da un membro del Governo commentando l'incontro: «Nel corso delle prossime settimane ci aspettiamo che quasi tutto il Paese entri in zona rossa perché le aree cosiddette rosse, quelle in cui c'è una diminuzione dei livelli dei fiumi e dei laghi e dove la risorsa idrica sta mancando, si stanno allargando sempre di più»;

              si ricorda che negli ultimi 20 anni la siccità ha provocato danni all'agricoltura italiana per più di 15 miliardi di euro;

              in questo contesto, gli invasi e le dighe italiane rappresentano una risorsa strategica fondamentale per le attività e l'economia del Paese. Lo sono nei settori energetico, agricolo, industriale e dell'uso potabile. Per questo motivo si ritiene siano necessari e urgenti dei piani di adattamento al clima che prevedano maggiori risorse destinate alla realizzazione di queste preziose infrastrutture. Opportuno appare anche il miglior utilizzo di quelle previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza al fine di realizzare opere che risolvano, o almeno riducano, il problema delle perdite di rete. Si consideri poi che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza le risorse destinate all'efficientamento degli invasi esistenti sono scarse sono solo 400 milioni di euro. Purtroppo, il piano non prevede la misura più utile, ovvero la realizzazione di nuovi invasi, bacini o sbarramenti necessari per dare continuità all'erogazione di acqua, soprattutto nei periodi siccitosi;

              anche dall'innovazione e dalla ricerca possono venire soluzioni per lenire lo stress idrico, come un più accurato monitoraggio della terra, del clima, degli utilizzi dell'acqua (tecnologia satellitare, telerilevamento, droni), digitalizzazione del settore idrico con la migliore gestione e analisi dei dati (big data science, machine learning), sistemi informativi geografici, visualizzazione integrata dei dati e piattaforme di supporto alle decisioni, uso delle migliori tecnologie disponibili per consentire e promuovere l'approvvigionamento idrico da fonti alternative come la desalinizzazione e un riutilizzo dell'acqua, nei processi produttivi, attraverso la riqualificazione idrica degli edifici e degli spazi urbani con monitoraggio in tempo reale dei parametri di qualità dell'acqua per un riutilizzo sicuro e conveniente, compreso il recupero in sicurezza dagli effluenti delle industrie di trasformazione, infine ricorrendo anche all'adozione delle migliori tecnologie disponibili per la ricarica gestita delle falde acquifere;

              oltre alle soluzioni sopra enunciate per razionalizzare usi e consumi dell'acqua disponibile, di particolare interesse appaiono le ultime tecniche scientifiche utilizzate per favorire le precipitazioni nelle zone aride. Escludendo i sistemi che ricorrono all'uso di prodotti chimici come lo ioduro d'argento, particolarmente costosi e non ancora scientificamente sicuri dal punto di vista ambientale, appare di particolare interesse un nuovo sistema studiato dall'Università di Reading, in Inghilterra. A differenza delle tecniche tradizionali per la pioggia artificiale, il nuovo sistema non prevede l'utilizzo di sostanze chimiche, bensì l'utilizzo di una serie di droni appositamente realizzati. Equipaggiati con sensori per umidità e pressione, oltre che con generatori di carica elettrica, i droni caricano elettricamente delle microscopiche particelle umide per fare in modo che si uniscano tra loro. Quando diventano sufficientemente grandi, le particelle cadono sotto forma di pioggia per arrivare fino a terra anche nelle regioni torride. La tecnologia descritta ottiene i migliori risultati nei territori connotati da un'orografia come quella italiana, con numerose zone di montagne e collinari che favoriscono le piogge grazie alle correnti d'aria calda ascensionali, le quali, al diminuire della temperatura e della pressione atmosferica, raggiungono più facilmente il punto di rugiada;

              tra le possibilità messe a disposizione della ricerca scientifica e già pronte all'uso per governare le ricorrenti siccità, si ricordano infine le tecnologie di evoluzione assistita (tea), in grado di produrre grandi quantità di cibo sano e sostenibile attraverso l'adattamento al cambiamento climatico delle piante. Esse riproducono le modifiche genetiche che avvengono spontaneamente in natura, incrociando varietà della stessa specie, per ottenere in maniera precisa i risultati dei meccanismi alla base dell'evoluzione biologica naturale. Si precisa che su questo aspetto le tecnologie di evoluzione assistita si differenziano nettamente dagli organismi geneticamente modificati transgenici, come ribadito dalla intera comunità scientifica e dalla stessa Unione europea, perché non implicano l'inserimento di Dna estraneo alla pianta. I benefìci delle tecnologie di evoluzione assistita per agricoltori e consumatori sono molteplici perché permettono di migliorare efficacemente le varietà di piante coltivate, rendendole molto più resistenti, in particolare alla siccità e alle parassitosi. Per tali ragioni l'Unione europea afferma che le tecnologie di evoluzione assistita possono contribuire alla creazione di un sistema alimentare più sostenibile, in grado di raggiungere gli obiettivi del Green deal europeo e della strategia «Dal produttore al consumatore». Tuttavia, l'Unione europea non dispone di un quadro normativo dedicato a queste tecnologie e si applica loro in via interpretativa la legislazione in materia di organismi geneticamente modificati, risalente al 2001, rischiando così di non poter usufruire di questa grande opportunità di rinnovamento varietale. Appare, quindi, fondamentale proporre una normativa specificamente dedicata alle tecnologie di evoluzione assistita;

              i fatti narrati indicano che il cambiamento climatico in Italia si sia stabilizzato, rendendo «normale» la riduzione delle precipitazioni e l'aumento dei periodi di siccità. Si propone, quindi, di affrontare in modo strutturale il problema, abbandonando la logica emergenziale, proprio perché non presenta più caratteristiche di eccezionalità. Si vogliono evitare conseguenze dannose per tutti, in particolare per il settore primario, perché potrebbe rendere scarsamente attrattiva l'attività produttiva delle aziende agricole. Si deve evitare che la siccità si trasformi in una causa di allontanamento dal lavoro in agricoltura. Si dovrebbero, quindi, assumere tutte le possibili soluzioni disponibili per evitare che i fenomeni atmosferici avversi rappresentino un gravissimo disincentivo alla realizzazione di nuovi investimenti nel settore primario. Investimenti particolarmente necessari in questo momento storico, considerando le contemporanee crisi in atto che incidono negativamente sull'agricoltura in un momento in cui la produzione agricola nazionale è ancor più essenziale per l'intero sistema Paese. Sarebbe rovinoso per tutti se la mancata adozione di misure strutturali per contrastare la siccità allontanasse dall'agricoltura i giovani desiderosi di impegnarsi in questo strategico settore economico;

              in Europa, la sola Romania investe meno dell'Italia in infrastrutture idrauliche, la cui età lungo la penisola supera mediamente i 30 anni per giungere sino a 50. Dato il contesto, appaiono necessari nuovi investimenti per la ripresa del Piano invasi, secondo obbiettivi di multifunzionalità comprendenti la prevenzione idrogeologica, la gestione irrigua, la produzione idroelettrica, la funzione ambientale, fornendo anche opportunità di sviluppo turistico. In questo quadro, si inserisce il cosiddetto «Piano laghetti», proposto da Anbi, il cui cronoprogramma prevede il completamento delle progettazioni esecutive entro il 2025 e l'espletamento delle incombenze amministrative per appaltare i lavori entro il 2026, al fine di garantire la realizzazione delle opere entro il 2030;

              per ottenere lo scopo si propone, quindi, di capovolgere il paradigma utilizzato fino ad oggi, diminuendo il ricorso a pozzi e pompe di adduzione per disporre dell'acqua necessaria, aumentando invece il numero degli invasi indispensabili per raccogliere le acque piovane grazie ai quali è possibile ottenere un gioco a somma positiva, contribuendo a risolvere un ulteriore grave problema del Paese, la carenza di fonti di energia. Infatti, con la soluzione proposta aumenterebbero anche le capacità di produzione di energia idroelettrica e fotovoltaica grazie all'apposizione di impianti galleggianti sulla superficie degli invasi stessi, come previsto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Invasi che garantirebbero il rilascio della risorsa acqua in caso di siccità, al fine di alimentare i sistemi irrigui garantendo la continuità e l'adeguatezza della produzione agricola necessaria all'Italia;

              per il finanziamento delle opere, si propone: di investire l'Unione europea della richiesta di ampliare il perimetro del «Next generation EU», al fine di disporre di risorse aggiuntive per incrementare la dotazione dei piani nazionali, per l'Italia il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il quale attualmente stanzia risorse pari a soli 400 milioni di euro destinati alla manutenzione degli invasi esistenti e non anche alla realizzazione di nuovi; di proporre, come già accaduto per fronteggiare la pandemia da COVID-19, un Recovery fund dedicato al settore primario, necessario per fronteggiare la straordinarietà della situazione creatasi in tutti i settori produttivi, ma in particolar modo in quello primario, e disporre delle risorse necessarie per superare la crisi in ogni singolo Paese dell'Unione europea, in particolare indicando ai Paesi del bacino Mediterraneo la destinazione prioritaria delle risorse alla realizzazione delle infrastrutture necessarie a fronteggiare le siccità e garantire, conseguentemente, l'autosufficienza alimentare a livello unionale; adottare un contratto istituzionale di sviluppo per accelerare la realizzazione di progetti strategici di infrastrutturazione, sviluppo economico, produttivo e imprenditoriale, come sono gli invasi e le altre infrastrutture idrauliche di cui necessita il Paese, da cofinanziare con risorse nazionali, dell'Unione europea e quelle del Fondo per lo sviluppo e la coesione; a prevedere lo stanziamento di risorse congrue destinate allo scopo nella futura manovra triennale di finanza pubblica con il disegno di legge di bilancio,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a rilanciare una strategia complessiva che dia continuità al piano di opere irrigue e alla ripresa del Piano invasi, in particolare realizzando 200 nuovi previsti nel progetto denominato «Piano laghetti» predisposto dall'Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue) citato in premessa;

2) ad adottare iniziative volte ad avanzare in sede di Unione europea la richiesta dell'ampliamento delle misure e delle risorse previste nel «Next generation EU» per consentire agli Stati membri l'adeguamento di quelle adottate in sede nazionale, per l'Italia il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e consentire il finanziamento delle ulteriori infrastrutture idriche necessarie a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento, quindi la sicurezza alimentare ai cittadini dei singoli Stati e dell'Unione europea nel suo complesso;

3) ad adottare iniziative volte a proporre in sede di Unione europea la predisposizione di un fondo dedicato al settore primario, sul modello del Recovery fund già adottato per fronteggiare la comune pandemia da COVID-19, riconoscendo la straordinarietà della situazione creatasi in seguito alla guerra in Ucraina, simmetrica in tutti i Paesi dell'Unione europea, al fine di disporre delle ulteriori risorse necessarie al finanziamento degli investimenti strutturali, con particolare attenzione in Italia per quelli destinati alle opere di regimentazione delle acque per uso irriguo, al fine di garantire la competitività nel lungo periodo delle imprese agricole e garantire l'autosufficienza alimentare dei Paesi membri dell'Unione europea;

4) ad adottare iniziative volte a sostenere in sede di Unione europea la richiesta di un'apposita normativa dedicata alle tecnologie di evoluzione assistita, distinta da quella prevista per gli organismi geneticamente modificati, ora applicata in seguito alla sentenza del 25 luglio 2018 della Corte di giustizia dell'Unione europea, la quale ha equiparato le piante ottenute da questa tecnologia alle piante geneticamente modificate, al fine di assicurare l'immediata sperimentazione in campo di nuove piante più resistenti alla siccità e alle parassitosi;

5) ad adottare iniziative volte a dare soluzioni strutturali all'emergenza idrica, predisponendo un piano dedicato alla filiera del settore che si occupi di realizzare le opere necessarie, in particolare invasi ed acquedotti, mediante la sottoscrizione di un contratto istituzionale di sviluppo tra enti statali e regionali, con il coinvolgimento dei territori interessati, prevedendo un approccio integrato degli investimenti articolati in più interventi tra loro funzionalmente connessi;

6) ad adottare iniziative volte a definire con urgenza norme che destinino le risorse sufficienti e necessarie ad adottare un piano completo di ristori che possa mitigare le ingenti perdite subite da aziende e lavoratori, perdite che ancora stanno subendo a causa dell'eccezionale siccità;

7) ad adottare iniziative volte ad attuare in modo efficace, efficiente ed economico, come specificato nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, le misure ivi previste per dare soluzione alle «sempre più frequenti crisi idriche, dovute ai cambiamenti climatici in atto, (che) comportano la necessità di rendere più efficienti e resilienti le infrastrutture idriche primarie per usi civili, agricoli, industriali e ambientali, in modo da garantire la sicurezza dell'approvvigionamento idrico in tutti i settori e superare la “politica di emergenza”» consentendo il raggiungimento dell'obiettivo della «Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua»;

8) ad adottare iniziative volte al rafforzamento della capacità previsionale degli effetti del cambiamento climatico tramite sistemi avanzati ed integrati di monitoraggio e analisi;

9) ad adottare iniziative volte a migliorare e ammodernare il sistema di depurazione delle acque reflue derivanti sia da usi civili che industriali, al fine consentire non solo il recupero di energia e fanghi, ma anche e soprattutto il riutilizzo delle acque reflue depurate per scopi irrigui e industriali, conseguendo obiettivi di utilizzo sostenibile della risorsa idrica e della difesa del suolo, apportando un contributo fondamentale alla crescita competitiva del made in Italy agroalimentare, anche promuovendo e incentivando l'adozione di servizi ecosistemici per ottimizzare l'uso multifunzionale della risorsa idrica, affiancando all'utilizzo dell'acqua per le attività agricole altre funzioni concomitanti, quali il contrasto alla subsidenza e alla risalita del cuneo salino nei corsi d'acqua, la tutela della qualità delle falde e la razionalizzazione dell'utilizzo della risorsa;

10) ad adottare iniziative volte a realizzare la salvaguardia e la ricarica gestita delle falde acquifere;

11) ad adottare iniziative volte a superare un approccio meramente conservativo verso la risorsa idrica, riconoscendo la funzione ambientale dell'agricoltura irrigua, capace di restituire all'ambiente un'acqua in condizioni migliori di quando prelevata, e contribuendo a divulgare una consapevolezza diffusa tra la cittadinanza che l'acqua in agricoltura è utilizzata e non consumata;

12) ad adottare iniziative volte a sperimentare l'efficacia e la salubrità delle più recenti tecniche scientifiche utilizzate per favorire le precipitazioni nelle zone aride citate in premessa.
(1-00680) «Nevi, Spena, Anna Lisa Baroni, Bond, Caon, Sandra Savino, Paolo Russo, D'Attis».


      La Camera,

          premesso che:

              negli ultimi anni, si osserva un alternarsi di periodi caldi e freddi e di periodi di piogge torrenziali con periodi di siccità, con alterazioni climatiche e squilibri che si susseguono con sempre maggiore frequenza in diverse parti del mondo e incidono su un generale innalzamento della temperatura del pianeta terra, con una serie di conseguenze, come lo scioglimento dei ghiacciai, la crescita del livello dei mari, gli eventi atmosferici sempre più estremi, gli impatti sulla fauna e sull'agricoltura, che richiamano la necessità dell'intervento dell'uomo, della tecnologia e della ricerca scientifica;

              la comunità scientifica è in realtà divisa tra chi attribuisce tale aumento di temperatura a cause prevalentemente naturali e chi invece ritiene che l'aumento sia causato principalmente dalle attività dell'uomo. Alcuni autorevoli studiosi, docenti universitari di chimica, fisica, geologia, economia delle fonti di energia, storia dell'agricoltura, geomorfologia, fisica dell'atmosfera, hanno fornito elementi scientifici, con il libro «Clima, basta catastrofismi», che confermano la presenza di numerosi cambiamenti climatici nel passato, la cui comprensione è l'unica premessa certa e attendibile;

              il pianeta, nella sua vita millenaria, ha attraversato un'alternanza, tra periodi di siccità, con aumento della temperatura, e periodi di glaciazione. Infatti, non esistono prove incontrovertibili che le temperature che oggi si misurano siano le più alte in assoluto. Nel mese di dicembre 2011 su «Quaternary Science reviews» è stato pubblicato un articolo a firma di Liang Chen, dal titolo molto eloquente: «Short term climate variability during “Roman classical period” In the Eastern Mediterranean». In tale articolo vengono pubblicati i risultati di uno studio effettuato nel Mar Adriatico, con il quale gli autori hanno ricostruito le condizioni climatiche ed ambientali dell'area nel periodo romano classico, in particolare tra il 60 avanti Cristo ed il 200 dopo Cristo, laddove sono state registrate temperature se non superiori almeno pari a quelle attuali e, inoltre, il riscaldamento, come anche il successivo raffreddamento, sono stati determinati da cause del tutto naturali;

              in ogni modo, è ormai dimostrato che le attività umane, ed in particolare le emissioni di CO2 e di altri di gas climalteranti provenienti dalle attività umane, siano esse industriali o meno, incidono senz'altro sul cambiamento climatico in atto sia direttamente che indirettamente. È noto che, secondo l'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, ci sarebbero a disposizione soltanto 11 anni a disposizione per evitare la catastrofe ambientale; per far fronte a tali emergenze, è necessario prima di tutto analizzare le questioni in modo cosciente e analitico, per poter prendere delle decisioni, e solamente alla fine avanzare possibili soluzioni;

              la Commissione europea ha adottato il pacchetto climatico «Fit for 55», che contiene le proposte legislative per raggiungere entro il 2030 gli obiettivi del Green Deal; in particolare, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55 per cento rispetto ai livelli del 1990, con l'obiettivo di arrivare alla «carbon neutrality» per il 2050. Si tratta di un obiettivo molto ambizioso tenuto conto che dal 1990 al 2020 le emissioni nell'Unione europea si sono ridotte solo del 23 per cento. Il Green Deal intende spostare l'obiettivo della riduzione delle emissioni dall'obiettivo ormai raggiunto e superato del 20 per cento per il 2020 a quello del 55 per cento, in meno di dieci anni;

              chiaramente, la crisi economica in atto, dovuta prima ai due anni di pandemia da Covid-19, ancora non risolta, alla successiva crisi da caro materie prime, al conflitto in atto tra la Russia e l'Ucraina e alla crisi energetica con l'impennata dei prezzi dell'energia elettrica e del gas, ha messo in ginocchio le imprese e rende ancora più gravoso e difficile il raggiungimento degli obiettivi europei. Su tutto questo si è aggiunta ora l'emergenza siccità su gran parte del territorio del nostro Paese, con fiumi in secca, problemi di fornitura idrica, crisi degli impianti di produzione di energia idroelettrica e gravi problemi di irrigazione nell'agricoltura e negli allevamenti, oltre a danni per lo più irreparabili su biodiversità, ecosistemi e sui nostri ghiacciai alpini;

              il 4 luglio 2022 il Governo ha deliberato lo stato di emergenza per siccità per le regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte, stanziando oltre 35 milioni di euro per la gestione dello stato di emergenza da ripartire tra le cinque regioni interessate;

              come affermano illustri glaciologi, l'attuale emergenza siccità è l'esito di una precedente emergenza che nasce da molto lontano, più precisamente dalla progressiva scomparsa dei ghiacciai. Studi specifici sulla relazione tra il clima e i ghiacciai prospettano ulteriori e maggiori difficoltà nelle previsioni future, con rischio desertificazione per il territorio, con fiumi sempre più aridi ed emergenza idrica;

              i ghiacciai sono, infatti, gli indicatori dello stato dell'ambiente e del clima. Attraverso la loro storia si conosce il clima del passato e del presente. Dalla metà degli anni '80 i ghiacciai hanno iniziato a ritirarsi, a causa di una significativa differenza tra la neve caduta, poi sciolta, e quella trasformatasi in ghiaccio: un allarme lanciato quindi già da trenta anni;

              i ghiacciai sono una risorsa idrica fondamentale per aree come il nord Italia, laddove i due fiumi principali Po e Adige sono in parte alimentati dallo scioglimento del manto nevoso nel periodo estivo, l'inverno scorso, le precipitazioni nevose sono state meno della metà delle medie degli ultimi 30 anni. Una sensibile diminuzione di tale risorsa crea inevitabilmente le criticità di questi giorni, ove a metà giugno si sono verificate le stesse condizioni di fine estate, con il Po in secca e il cuneo salino che entra per 30 chilometri alla foce;

              il sensibile incremento della curva della temperatura degli ultimi anni, scioglie la neve, l'acqua penetra negli strati inferiori ed essendo più calda del ghiaccio ne contribuisce a sua volta allo scioglimento e allo scorrimento e scivolamento del ghiacciaio sulla roccia, come è accaduto nell'ultima tragedia della Marmolada, che ha colpito 11 persone tra morti e dispersi;

              i fenomeni temporaleschi estivi, con precipitazioni intense, incrementano i problemi, anzi, in alcune zone con terreni secchi e con fenomeni di disboscamento o nelle aree percorse da incendi, si verificano gravi dissesti. Infatti, il nostro Paese soffre dell'instabilità dei versanti, dovuta a particolari aspetti geologici e geomorfologici, a corsi fluviali torrentizi, a particolari condizioni ambientali, atmosferiche, meteorologiche e climatiche, che interessano le acque piovane e il loro ciclo idrologico, creano frane e problemi alluvionali, erosioni costiere, cedimenti e valanghe, con possibili gravi conseguenze sull'incolumità della popolazione e sulla sicurezza di servizi e attività umane;

              l'ultimo rapporto Ispra sul dissesto idrogeologico individua le aree più a rischio ed evidenzia che siamo ancora indietro sulla prevenzione; complessivamente il 18,4 per cento (55.609 kmq) del territorio nazionale è classificato a pericolosità di frane elevata, molto elevata e/o a pericolosità idraulica media. Rispetto all'edizione 2018 del Rapporto, emerge un incremento percentuale del 3,8 per cento della superficie classificata a pericolosità da frana elevata e molto elevata e del 18,9 per cento della superficie a pericolosità idraulica media;

              il 93,9 per cento dei comuni italiani (7.423) è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera; Sardegna, Piemonte, Campania presentano una percentuale di comuni interessati maggiore del 90 per cento; le famiglie a rischio sono quasi 548.000 per frane e oltre 2,9 milioni per alluvioni. Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio frane e alluvioni sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria;

              la legislazione italiana ha tardato ad intervenire in materia di rischio idrogeologico; fino al 1989 i fenomeni di origine naturale, quali frane e alluvioni non venivano considerati nella pianificazione territoriale e urbanistica. La legge n. 183 del 18 maggio 1989 è stata infatti la prima norma organica per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo;

              ultimamente, le forze politiche e i consorzi di bonifica si stanno rendendo conto che servono soluzioni importanti e immediate;

              il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27 novembre 2021 ha aggiornato criteri, modalità ed entità delle risorse destinate al finanziamento degli interventi in materia di mitigazione del rischio idrogeologico;

              inoltre, la messa in sicurezza e la valorizzazione delle aree a rischio idrogeologico rappresentano una delle aree principali di intervento dell'intero Pnrr, nella più generale ottica delle azioni per il contrasto al cambiamento climatico; interventi specifici per la messa in sicurezza del territorio sono previsti nella Missione 2 («Rivoluzione verde e transizione ecologica») nell'ambito della componente 4 («Tutela del territorio e della risorsa idrica»);

              la componente 4 dà seguito a quanto più volte richiesto nelle Raccomandazioni della Commissione europea all'Italia, di intervenire per concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale e in particolare sulla gestione delle risorse idriche e su un'infrastruttura digitale rafforzata per garantire la fornitura di servizi essenziali; il Piano specifica che la sicurezza del territorio italiano, intesa come la mitigazione dei rischi idrogeologici, la salvaguardia delle aree verdi e della biodiversità, l'eliminazione dell'inquinamento delle acque e del terreno, e la disponibilità di risorse idriche sono aspetti fondamentali per assicurare la salute dei cittadini e, sotto il profilo economico, per attrarre investimenti. Sulla base di queste premesse la componente 4 pone in campo azioni per rendere il Paese più resiliente agli inevitabili cambiamenti climatici, proteggendo la natura e le biodiversità; occorrono opere per la difesa dalle inondazioni tramite misure attive mirate a ridurre le portate al colmo di piena, laminando le piene dei fiumi per mezzo di invasi e vasche di espansione disposti a monte delle zone da proteggere. Occorre un programma strutturale per la realizzazione di invasi e laghetti che trattengono l'acqua autunnale e invernale per rilasciarla successivamente nel periodo estivo per usi agricoli e industriali;

              occorre un programma specifico per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi idrici e fognari esistenti e per la raccolta e il riutilizzo previo trattamento delle acque di dilavamento. Specialmente i centri storici italiani presentano infrastrutture fognarie vetuste e reti idriche con perdite consistenti;

              si tratta di misure di water saving e di efficientamento delle infrastrutture idriche che sono indispensabili, ma occorre affiancare tali strumenti anche con tecnologie ormai consolidate in altri Stati, come la desalinizzazione dell'acqua marina per usi potabili, industriali o agricoli, incentivandone la costruzione degli impianti e semplificando il relativo procedimento autorizzativo;

              con il 97 per cento dell'acqua disponibile sulla Terra di origine marina, «la desalinizzazione può giocare un ruolo di primo piano nella lotta alla siccità»: lo sostiene uno studio di Althesys e Acciona, dal titolo La desalinizzazione, una risposta alla crisi idrica, che fa il punto sulle reali opportunità che offre tale soluzione, come la brevità dei tempi di risposta ai fini dell'incremento delle riserve idriche potenziali e come la sostenibilità economica ed ambientale, specialmente se affiancata alla complementarità delle energie rinnovabili, in particolare del fotovoltaico considerando l'irraggiamento solare normalmente presente nelle zone aride; l'inasprimento dei fenomeni siccitosi e della desertificazione favoriscono lo sviluppo di tali tecnologie nei prossimi anni, anche grazie della riduzione dei costi di attivazione, ridotti nel 2020 a 1,5 dollari al metro cubo tra investimento, gestione ed energia elettrica necessaria);

              la desalinizzazione ha conosciuto nell'ultimo mezzo secolo una forte crescita in altri paesi, con un tasso medio di crescita dell'8 per cento annuo. Al 2020, la desalinizzazione risultava impiegata in 183 Paesi, con il 47,5 per cento della capacità totale installata nei Paesi del Medio Oriente. Globalmente sono operativi circa 16.000 impianti, per una capacità totale di oltre 78 milioni di metri cubi al giorno. In Europa, sono soprattutto i Paesi mediterranei quelli interessati alla desalinizzazione, che infatti ha conosciuto un notevole sviluppo soprattutto in Spagna, dove al 2021 risultavano installati circa 765 impianti tra cui anche installazioni di grande taglia al servizio di aree urbane importanti, come nel caso di Barcellona;

              l'acqua è il fattore fondamentale per la produttività dei terreni agricoli; in Italia, per motivi climatici e orografici, è irriguo l'85 per cento delle coltivazioni agricole e base imprescindibile di quell'agroalimentare «made in Italy» il cui valore produttivo 2021 di 575 miliardi di euro ha rappresentato il 25 per cento dell'intero prodotto interno lordo italiano;

              nell'arco temporale che va dal 2010 e fino al 2021 gli eventi meteorologici estremi (forti precipitazioni e alluvioni) sono cresciuti con un tasso medio annuo del 25 per cento, determinando scenari sempre più allarmanti: l'inverno appena trascorso è stato uno dei più caldi e secchi di sempre con un deficit di precipitazioni pari al 65 per cento in meno e la primavera è stata eccezionalmente calda, con giornate torride da estate anticipata con mancanza delle consuete piogge di maggio che sarebbero state estremamente utili per riequilibrare il deficit idrico dell'inverno, soprattutto al Centro-Nord;

              più di un quarto del territorio nazionale (28 per cento) è a rischio desertificazione a causa della gravissima siccità di quest'anno che rappresenta solo la punta dell'iceberg di un processo che mette a rischio la disponibilità idrica nelle campagne e nelle città;

              l'agricoltura, dipende profondamente dall'irrigazione: rischiamo di perdere il 50 per cento dei raccolti nella Pianura Padana, l'area agricola più importante del paese; dalla Lombardia alla Sicilia, passando per Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Abruzzo, Puglia e Calabria, la siccità è diventata la calamità più rilevante per l'agricoltura italiana con danni stimati quest'anno pari a circa 3 miliardi di euro per effetto del calo dei raccolti, con diminuzioni dei raccolti che costringeranno gli allevatori a comprare fieno e mangimi a prezzi, aumentati in modo vertiginoso, che vedono rincari di oltre il 100 per cento per effetto delle speculazioni sulla guerra in Ucraina;

              la situazione è però difficile su tutto il territorio italiano dove le precipitazioni sono praticamente dimezzate e hanno portato a cambiare anche le scelte di coltivazione sul territorio che pone le aziende agricole di fronte alla scelta di quale produzione aiutare attraverso l'irrigazione laddove è possibile metterla in atto e quale invece abbandonare perdendo investimenti e raccolti;

              si stima un calo di produzione di 10.000 ettari delle semine di riso; sono in estrema difficoltà anche le coltivazioni di mais e soia, che hanno bisogno come il riso, del massimo fabbisogno irriguo perché sono nella fase del ciclo produttivo e quindi necessitano di tanta acqua per maturare; fabbisogno idrico minore per i cereali autunno-vernini (grano tenero e duro) che sono in fase di raccolta e che a causa delle scarse piogge primaverili hanno subito una flessione sia quantitativa che qualitativa;

              la siccità di questa estate, che sta colpendo in modo drammatico ogni regione del territorio nazionale con eventi di carattere emergenziale, sta causando perdite importanti alle colture strategiche e agli allevamenti, dal vino (- 9 per cento) al riso (10 per cento) e alla frutta (-27 per cento). Si tratta di una crisi climatica senza precedenti (la situazione attuale si è ripetuta 5 volte negli ultimi 20 anni);

              a preoccupare è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo, come il grano che fa segnare quest'anno un calo del 20 per cento delle rese alla raccolta, ma in difficoltà ci sono anche girasole, mais, e altri cereali, ma anche quella dei foraggi per l'alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere;

              negli allevamenti a causa delle alte temperature per lo stress le vacche stanno producendo il 10 per cento in meno del latte;

              l'assenza di precipitazioni colpisce i raccolti nazionali in una situazione in cui l'Italia è dipendente dall'estero in molte materie prime e produce appena il 36 per cento del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53 per cento del mais per l'alimentazione delle stalle, il 56 per cento del grano duro per la pasta e il 73 per cento dell'orzo. Una emergenza nazionale che riguarda coltivazioni ed allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003 che ha decimato le produzioni agricole nazionali;

              ad essere minacciata dalla siccità è anche, quindi, la competitività dell'agroalimentare made in Italy già colpita dai rincari dei costi energetici, scaturiti dal conflitto Russia-Ucraina, e di quelli delle materie prime; questi eventi, uniti all'emergenza climatica in atto, rischiano di generare danni irreversibili al sistema agroalimentare italiano;

              una azienda agricola su 10 (11 per cento) tra siccità, aumenti delle materia prime e dei costi energetici, rischia di chiudere l'attività e un terzo del totale nazionale (30 per cento) si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell'aumento dei costi di produzione;

              per mantenere vivo un comparto che è strategico per l'economia del Paese è necessario adottare immediatamente interventi di carattere di urgenza che possano mitigare gli effetti descritti, ma al contempo porre le basi per l'adozione di un progetto strutturale, sostenuto con le risorse del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per l'ammodernamento e l'efficientamento del sistema irriguo nazionale, che miri anche alla realizzazione di reti di piccoli invasi a basso impatto paesaggistico;

              secondo i dati dell'osservatorio Anbi sulle risorse idriche, il livello dei grandi laghi ai piedi delle Alpi risulta nettamente inferiore alla media di stagione, con l'eccezione del Garda, condizione che mette a rischio la disponibilità idrica dell'intero bacino del Po;

              desta, infatti, preoccupazione il basso livello dei fiumi che interessa tutte le regioni italiane, con il Po che scorre al 72 per cento in meno della portata (si registrano 790,3 metri cubi al secondo, mentre la media del periodo è 1.252 metri cubi al secondo), causando una risalita del cuneo salino nel territorio interno oltre i 30 chilometri, quota record, dalla foce, che potrebbe intaccare non solo le falde utilizzate per il consumo umano, ma soprattutto mette a rischio migliaia di ettari e la produttività delle aziende agricole che operano soprattutto nel delta del Po;

              l'accumulo di neve in montagna è inferiore di oltre l'80 per cento rispetto alla media degli anni precedenti e le risorgive della pianura Padana sono ai minimi storici; il totale della riserva idrica invasata nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sotto forma di manto nevoso è in continua diminuzione ed oggi risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 del 51 per cento;

              i grandi bacini del Nord sono ai livelli minimi: i laghi di Como (13,5 per cento di riempimento) e d'Iseo sono ormai vicini al record negativo, già più volte superato invece dal lago Maggiore oggi riempito al 20 per cento. L'anno scorso, già caratterizzato al Nord da una sempre più ricorrente siccità, i bacini settentrionali erano in questo periodo ancora oltre il 90 per cento del riempimento e la neve sui monti era abbondante ben oltre la media;

              in Piemonte la siccità estrema sta causando una crisi idrica che non ha precedenti, addirittura più grave di quella del 2003; ad eccezione della Stura di Lanzo, decrescono tutti fiumi ed il Tanaro è al 30 per cento della portata di 12 mesi fa;

              in Lombardia, le portate del fiume Adda, nel cui bacino idrografico le precipitazioni sono state finora di 270 millimetri contro una media di mm. 460, sono inferiori del 67 per cento al consueto così come sono –54 per cento sul Brembo, –63 per cento sul Serio, –64 per cento sull'Oglio; scioltasi in anticipo tutta la neve in montagna, la riserva idrica regionale è il 60 per cento della media;

              in Veneto, il fiume Adige ha un'altezza idrometrica, inferiore di 2 metri e mezzo rispetto all'anno passato e di circa 20 centimetri rispetto all'«annus horribilis» del 2017; anche la Livenza è a –2 metri rispetto al livello 2021;

              in Friuli, i serbatoi nei bacini della Livenza e del Tagliamento mantengono valori prossimi o inferiori ai minimi storici del periodo;

              in Toscana, il livello nel bacino di Massaciuccoli cala di 4 millimetri al giorno ed è a soli 2 centimetri dal minimo storico (-13,1), mentre al confine tra Umbria e Toscana, il lago di Chiusi ha una quota idrometrica inferiore a quella (m. 248,5 s.l.m.), per cui è prevista la sospensione dei prelievi. Continuano a ridursi le portate dei fiumi Arno (ad Empoli mc/s 7,38) e Serchio, mentre nell'Ombrone scorrono appena malapena 640 litri d'acqua al secondo. Desta infine grande preoccupazione, la scarsità d'acqua nella falda costiera livornese, oggi al di sotto dei minimi storici;

              nelle Marche, dove il deficit pluviometrico a maggio ha raggiunto il 40 per cento, i fiumi registrano cali, che li portano a valori simili, se non inferiori (Esino e Sentino, ad esempio) a quelli dell'anno scorso. Le dighe trattengono 47 milioni di metri cubi, volume sicuramente superiore al 2021, ma inferiore al triennio precedente;

              è fondamentale per l'agricoltura italiana incrementare la capacità di stoccaggio delle acque tramite un aumento della capacità di invaso da mettere a servizio del territorio e del suo sistema produttivo con interventi strutturali, in grado di fornire risposte di lungo periodo per uscire dalla logica emergenziale e aumentare la resilienza del territorio in seguito ai cambiamenti climatici ed alle ricorrenti siccità;

              il ricorso all'irrigazione di soccorso indispensabile per salvare le coltivazioni dall'emergenza siccità comporta un ulteriore aumento dei costi per le aziende agricole già strozzate da mesi dai rincari energetici e delle speculazioni su materie prima e mezzi tecnici. La possibilità di acquistare un quantitativo aggiuntivo di gasolio agricolo ad aliquota agevolata rappresenta in questa fase un elemento concreto ed immediato di sostegno al settore agricolo;

              al fine di affrontare la situazione di grave emergenza idrica del Bacino Padano in conseguenza delle scarse precipitazioni invernali e primaverili, della forte riduzione degli accumuli di riserva idrica nei fiumi e nei laghi e della riduzione della portata delle falde, sarebbe necessario istituire un Tavolo tecnico presso la Presidenza del Consiglio dei ministri al quale partecipino oltre ai rappresentanti dei Ministeri interessati anche gli enti regolatori laghi prealpini, l'Anbi, le Associazioni agricole maggiormente rappresentative, i rappresentanti dei gestori degli invasi idroelettrici alpini per gestire e adottare tutte le misure necessarie per l'emergenza in atto;

              nel contesto di una diminuzione generalizzata delle risorse idriche disponibili, di una crescente desertificazione, di una competizione nella pluralità degli usi e, di contro, per contribuire ad aumentare l'autosufficienza alimentare dell'Italia, conciliando la necessità di acqua per l'irrigazione delle coltivazioni con la forte carenza di risorse idriche è fondamentale effettuare una programmazione generale delle opere necessarie per effettuare un accumulo idrico durante i periodi di eventi meteorologici estremi (forti precipitazioni e alluvioni) per contrastare la siccità, stante i cambiamenti climatici in atto;

              la disponibilità d'acqua è fondamentale per ridurre l'abbandono delle attività agricole e lo spopolamento delle aree interne marginali di collina e bassa montagna, aumentando la loro capacità di resilienza climatica e riducendone il divario socioeconomico di questi territori «più difficili»;

              i droni e i satelliti, declinati al servizio di una «resilienza» idrica territoriale ormai improcrastinabile, possono essere di grande aiuto al risparmio della risorsa idrica nei sistemi irrigui. L'acqua irrigua, gestita con maggiore efficienza e multifunzionalità, assicura la fornitura di preziosi servizi ecosistemici per la collettività quali un microclima gradevole, la fertilità del suolo, il mantenimento di aree umide, la caratterizzazione di un paesaggio apprezzato in tutto il mondo e, in definitiva, il presidio del territorio;

              trattenere l'acqua piovana autunno-invernale sul territorio, che troppo velocemente viene scaricata in mare, per poi rilasciarla in un secondo momento, serve a mantenere i fiumi a livelli tali da impedire che il cuneo salino del mare risalga il corso dei fiumi in secca, con conseguente sterilità dei suoli e sottrazione alla produttività agricola;

              è fondamentale realizzare invasi o laghetti, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, che servono come aree di raccolta delle acque piovane e di quelle che scendono dalle montagne affinché possa essere distribuita in modo razionale ai cittadini, all'industria e all'agricoltura, con una ricaduta importante sull'ambiente, sulla biodiversità e sull'occupazione coniugando sostenibilità ecologica, sociale ed economica;

              tra l'altro, oggi la copertura nevosa, che scendendo a valle si stoccava autonomamente, a causa del combinato disposto della diminuzione delle precipitazioni nevose nel periodo invernale e delle temperature sopra i livelli medi stagionali nel periodo primaverile, sciogliendosi anticipatamente – quest'anno la neve sulle montagne si è già sciolta, con un mese e mezzo di anticipo rispetto alla norma – non è più in grado di dare quell'apporto fondamentale che serve per utilizzarle nei momenti di bisogno;

              sempre nell'ottica di aumentare la capacità di riserva idrica del Paese sarebbe utile ripristinare le capacità di invaso dei bacini attualmente in esercizio, spesso compromesse da sedimenti o problemi statici, completare le numerose opere incompiute e rendere funzionanti i bacini realizzati e attualmente non in esercizio;

              i bacini irrigui potrebbero rappresentare una riserva idrica utile per scongiurare i danni derivanti dai fenomeni siccitosi sempre più frequenti, consentendo di mettere in sicurezza la fornitura di acqua utile al comparto agroalimentare nei periodi di maggiore fabbisogno e consentendo produzione di energia elettrica;

              ai fabbisogni idrici si aggiungono i fabbisogni di energia pulita; in particolare, quella idroelettrica derivante da invaso è sempre stata considerata la migliore delle energie alternative, in quanto disponibile quando serve e non ad intermittenza come la eolica o la fotovoltaica;

              attraverso l'uso di tecnologie avanzate e connesse – gestibili anche da smartphone – si possono rendere i processi irrigui più efficienti, migliorando la resa delle colture, la loro qualità produttiva, la sostenibilità e l'impatto ambientale, ottenendo maggiori benefici con un minor impiego di risorse; i sistemi di irrigazione e Agricoltura 4.0 possono supportare gli agricoltori per facilitare il controllo e il monitoraggio degli impianti di irrigazione, migliorando l'efficienza e la precisione degli interventi. Grazie all'irrigazione automatica e ai sensori, ogni agricoltore può gestire con la massima precisione il fabbisogno idrico e nutritivo delle colture anche da remoto,

impegna il Governo:

1) a sostenere nell'ambito dell'Unione europea una risposta globale e unitaria alla minaccia dei cambiamenti climatici, da parte di tutti i Paesi della terra, promuovendo un monitoraggio a livello mondiale sull'attuazione degli impegni presi e sui progressi compiuti, sia da parte degli Stati sottoscrittori dell'accordo di Parigi sia a livello globale, allo scopo di mettere in luce i progressi compiuti e gli Stati inadempienti;

2) a sostenere una reale e duratura transizione energetica per ridurre le emissioni di anidride carbonica e contrastare il più possibile i cambiamenti climatici, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo e l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, lo sviluppo del trasporto pubblico green e delle forme di incentivazione al suo utilizzo, l'incremento delle buone pratiche colturali per l'abbattimento della CO2, al fine del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili, come previsto dai programmi europei, arrivando ad un cambio di direzione in tutti i settori dell'economia tale da consentire in tempi certi e congrui, nel rispetto delle indicazioni scientifiche e degli accordi internazionali, senza penalizzare i vari settori, e in coerenza con i piani nazionali adottati dai singoli Governi, ricordando come, al pari se non più importante dell'obiettivo dell'emissione zero della CO2, debba essere considerato prioritariamente per l'istituzione europea l'obiettivo del raggiungimento di un continente a povertà e disoccupazione zero attraverso una concreta politica del lavoro;

3) a promuovere presso l'Unione europea investimenti mirati allo sviluppo sostenibile anche economicamente per gli Stati membri, che individui le opportunità economiche in termini di nuova occupazione e competitività, sostenendo anche finanziariamente le aziende ai fini di una transizione green e garantendo alle imprese europee tempi realistici e sostenibili, programmi elastici con obiettivi stabili a lungo termine e obiettivi intermedi non vincolanti, nonché soglie minime che consentono di escludere da vincoli le aziende più piccole che contribuiscono in misura non significativa in termini di emissioni climalteranti;

4) ad adottare tutte le iniziative possibili per garantire una maggiore resilienza dei territori agli effetti dei cambiamenti climatici, e per prevedere finanziamenti per gli Stati membri per contrastare il dissesto idrogeologico, attribuendo alle regioni risorse e competenze, oltre a prevedere semplificazioni normative, per l'attuazione di interventi strutturali di prevenzione e di difesa del territorio dai fenomeni alluvionali e per la sistematica pulizia dei fiumi e dei torrenti, e per prevedere altresì investimenti per il rinnovamento e la riqualificazione dei sistemi fognari esistenti e per la raccolta e il riutilizzo delle acque di dilavamento, con particolare riferimento alle infrastrutture vetuste dei centri storici;

5) allo scopo di contrastare lo spopolamento delle valli e quindi l'abbandono di territori fragili quali quelli montani e garantire le esigenze economiche, sociali e culturali della popolazione locale, quale strumento essenziale di tutela e protezione del territorio, ad adottare le opportune iniziative normative per la conservazione degli habitat naturali e per colmare il divario digitale esistente tra i territori economicamente più sviluppati e la montagna, anche promuovendo la predisposizione di un serio programma di aiuti europei espressamente dedicato;

6) ad avviare il progetto di fattibilità tecnica ed economica comprensivo delle indagini geologiche e delle opere da eseguire per la regimazione del fiume Po attraverso la realizzazione di dighe, con relative turbine per la produzione di energia elettrica e dei relativi invasi;

7) a mettere in atto una strategia, alla luce delle opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche attraverso l'individuazione di risorse straordinarie, per favorire l'ammodernamento, il recupero e la messa in sicurezza delle reti idriche già esistenti, puntando a stimolare anche gli investimenti nella realizzazione, su tutto il territorio nazionale, di reti di piccoli invasi ovvero bacini idrici medio-piccoli, da realizzare anche da parte di privati cittadini su terreno di proprietà, per la raccolta della risorsa pluviometrica a basso impatto ambientale e paesaggistico, preferendo materiali naturali del posto;

8) a favorire, onde evitare di dover costantemente rincorrere l'emergenza, interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo idrico, anche durante gli eventi meteorologici estremi (forti precipitazioni e alluvioni), attraverso invasi e vasche di espansione e la successiva ottimizzazione nella gestione, anche emergenziale, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, in un momento in cui, anche a causa degli effetti della guerra in Ucraina, l'Italia ha bisogno di tutto il suo potenziale produttivo nazionale nonché a promuovere azioni programmatorie per coordinare al meglio l'utilizzo della risorsa in condizioni di scarsità idrica;

9) ad adottare iniziative per prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti, per ogni settore produttivo, a causa della siccità – danni che si vanno ad aggiungere a quelli derivanti dall'aumento delle materie prime e dei costi energetici – al fine di garantire l'immediata ripresa produttiva del comparto agricolo e agroalimentare nazionale;

10) ad istituire un Tavolo tecnico presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con le seguenti finalità:

          a) gestire l'emergenza in atto, anche con finalità di mappatura della situazione;

          b) valutare l'adozione dello stato di emergenza per siccità del Bacino padano;

          c) valutare l'adozione di specifiche deroghe sulla gestione del deflusso minimo vitale e del deflusso ecologico, sulla standardizzazione degli strumenti straordinari adottati dalle regioni in ambito di deflusso minimo vitale, di Pac e di Psr, e specifiche deroghe sulle concessioni di derivazione d'acqua pubblica finalizzate a consentire aumenti della portata nei corsi d'acqua pubblica e di derivare transitoriamente portate fino alla massima capacità dei corpi idrici derivati;

          d) adottare protocolli straordinari di rilascio delle portate invasate nei bacini idroelettrici così da attenuare l'assenza di accumulo nevoso;

          e) valutare strumenti di attenuazione dei potenziali danni per le imprese agricole e zootecniche;

          f) prevedere l'adozione di ogni necessario provvedimento necessario a prevenire le criticità ed attenuare gli effetti dell'attuale grave stato di siccità;

11) ad adottare le iniziative di competenza per attuare soluzioni strutturali quali l'ampliamento della superficie attrezzata con impianti irrigui collettivi come quelli progettati, realizzati e gestiti dai Consorzi di bonifica (attualmente 3,5 milioni di ettari) muniti dei sistemi più innovativi di digitalizzazione, monitoraggio e gestione automatizzata e telecontrollata delle reti di adduzione e distribuzione e avanzati servizi climatici a sostegno del processo decisionale irriguo per un uso razionale ed efficiente della risorsa idrica;

12) ad adottare iniziative per prevedere l'aumento della capacità d'invaso (ferma solo all'11 per cento delle acque meteoriche trattenute), migliorandone l'efficienza di utilizzo e riducendone ogni spreco, anche quello determinato dalla vetustà delle infrastrutture esistenti (62 anni di età media);

13) ad adottare le opportune iniziative per incentivare la realizzazione di desalinizzatori dell'acqua marina per usi potabili, industriali o agricoli, incentivandone la costruzione degli impianti e semplificando il relativo procedimento autorizzativo;

14) ad adottare iniziative per prevedere strumenti per combinare l'agricoltura di precisione con il cosiddetto Internet agricolo che portino ad una Agricoltura 4.0, con l'uso coordinato e interconnesso di varie tecnologie volte ad effettuare un'analisi incrociata dei fattori ambientali, climatici e culturali che consente di determinare i fabbisogni irrigui e nutrizionali delle colture, prevenire le malattie e identificare le erbe infestanti prima che si diffondano.
(1-00685) «Molinari, Viviani, Lucchini, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Romanò, Saltamartini, Scoma, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Ziello, Zoffili, Zordan».


      La Camera,

          premesso che:

              l'Italia, dopo le emergenze del 2003 e del 2017, sta attualmente affrontando il più grave episodio di siccità degli ultimi 70 anni, nonostante sia il Paese europeo con più piogge e corsi d'acqua di qualsiasi altro Paese dell'Unione europea: sono stimati circa 7.596 corsi d'acqua, di cui 1.242 fiumi e 342 laghi;

              la scarsità di precipitazioni dell'inverno 2021 ha fatto emergere le prime criticità già ad inizio dell'anno 2022, mentre i pochi millimetri di pioggia caduti nel mese di giugno non sono stati in alcun modo sufficienti ad arginare il manifestarsi di una emergenza senza precedenti, che mette a rischio miliardi di euro di produzioni agroalimentari e decine di migliaia di posti di lavoro, portando numerosi piani di emergenza, almeno a livello di ipotesi sul territorio, a contemplare misure di razionamento dell'acqua anche per usi domestici;

              poiché l'85 per cento della produzione agroalimentare nazionale deriva da colture irrigue, la risorsa idrica costituisce un presidio fondamentale per l'agricoltura nazionale: il 60 per cento di essa è destinata ad uso agricolo, il 25 per cento al settore energetico ed industriale ed il 15 per cento ad uso civile;

              nonostante il fenomeno abbia inizialmente colpito il Nordovest italiano, ad oggi l'intero territorio nazionale è interessato dal fenomeno, ma resta particolarmente grave la situazione nella Pianura Padana dove, per la mancanza di acqua, è minacciato oltre il 30 per cento della produzione agricola nazionale e il 50 per cento delle attività zootecniche;

              sul punto, il livello idrico del fiume Po è in secca, sceso di quasi quattro metri rispetto alla media, con oltre il 28 per cento del territorio nazionale a rischio di desertificazione, fenomeno particolarmente grave e pericoloso, in quanto il bacino del Po vale il 45 per cento della produzione agricola nazionale e l'indotto economico afferente al fiume Po rappresenta il 40 per cento del prodotto interno lordo nazionale;

              l'attuale siccità ha ripercussioni anche sul fronte energetico: la produzione di energia idroelettrica vale da sola il 40 per cento dell'energia rinnovabile prodotta in Italia, per un totale che sfiora i 50 terawattora all'anno, corrispondente ad una totalità di oltre 4.300 impianti secondo quanto calcolato a fine 2018 dal Gestore dei servizi energetici (Gse) e da Tema S.p.A.;

              in termini di produzione energetica, il solo fiume Po ha un'incidenza di circa il 55 per cento sul prodotto interno lordo idroelettrico nazionale, al punto che la siccità rischia di avere ripercussioni concrete anche sui costi di produzione dell'energia con eventuali conseguenze sulle utenze, considerando come l'acqua sia necessaria, a livello industriale, non solo per alimentare l'idroelettrico, ma per il raffreddamento degli impianti;

              come riportato da un portavoce di Utilitalia, da gennaio a maggio 2022 la produzione idroelettrica sarebbe diminuita di circa il 40 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2021 proprio in ragione della grave carenza di acqua;

              l'attuale situazione emergenziale obbliga l'adozione di scelte di triage con ripercussioni evidenti sia sull'agroalimentare nazionale che sulla produzione energetica da fonte idroelettrica;

              negli ultimi venti anni la siccità ha provocato danni all'agricoltura italiana superiori ai 15 miliardi di euro, mentre secondo le più recenti stime, i danni della siccità sull'agricoltura nazionale sono stimati essere superiori ai 2 miliardi di euro nel solo 2022, con il 30-40 per cento delle colture agricole di riso e mais che rischiano di scomparire, in una fase dove l'Italia è attualmente deficitaria per oltre il 50 per cento nella campagna di raccolta del grano e la guerra tra Russia e Ucraina sta pregiudicando ulteriormente la sovranità alimentare nazionale nella misura dell'approvvigionamento di materie prime agroalimentari;

              per quanto riguarda la sola produzione del riso, la situazione è particolarmente drammatica nelle risaie del Nord, con le risaie venete in asciutta da quasi un mese, con intere coltivazioni che rischiano di morire, con particolare riguardo per le produzioni del Delta del Po, zona in cui viene coltivato riso di varietà Carnaroli, Arborio e Baldo, eccellenze nazionali con forte valore non solo in termini di produzione tutelata, ma anche come presidio di biodiversità, richiedendo quanto prima la predisposizione di barriere antisale in tutti i rami principali del fiume Po;

              la siccità si sta diffondendo dal Nord in tutto il Paese, con gravi ricadute in Emilia-Romagna e Toscana, ma anche al Centro-sud, con profondi disagi anche in Abruzzo, Calabria e Puglia, dove oltre il 57 per cento delle aree coltivabili è a rischio di desertificazione, con ripercussioni molto gravi su tutta la produzione agroalimentare e con particolare riferimento alle varie eccellenze territoriali a marchio di tutela, che rischiano, se non di sparire, di subire importanti tracolli produttivi;

              la scarsità di risorse idriche mette a repentaglio tanto la produzione agroalimentare quanto il turismo, in particolare quello montano, con riferimento ai rifugi, di cui oltre il 20 per cento rischia di rimanere senz'acqua e chiudere con largo anticipo, nonché quello termale;

              con particolare riferimento alla situazione della Pianura Padana, i grandi bacini del Nord sono ai livelli minimi della serie storica all'inizio della stagione più calda;

              i laghi di Como (13,5 per cento di riempimento) e d'Iseo sono ormai vicini al massimale negativo, già più volte superato invece dal lago Maggiore che risulta riempito solo al 20 per cento;

              situazione di analogo disagio è stata registrata nel 2021, a causa di una ricorrente siccità al Nord, senonché al tempo i bacini settentrionali erano ancora oltre il 90 per cento del riempimento e la neve sui monti era abbondante, mentre ad oggi essa risulta drammaticamente esaurita;

              il fiume Po persiste dunque nel registrare una magra preoccupante lungo tutto il corso: con la risalita del cuneo salino a 20 chilometri di profondità e procede, seminando distruzione, poiché interviene su terreni che dovrebbero essere fertilizzati dall'acqua dolce del fiume e non seccati dal mare;

              nel solo Piemonte, il fiume Po ha raggiunto una portata d'acqua inferiore del 72 per cento rispetto alla media, con forti ripercussioni anche sulle portate degli affluenti Trebbia, Secchia e Reno, ai minimi storici dal 1972, con Dora Baltea, Adda e Ticino che registrano una portata d'acqua inferiore del 75 per cento sulla media storica registrata;

              a livello nazionale, nelle fasce costiere, il cuneo salino sta penetrando per 15-20 chilometri nell'entroterra, con la conseguente riduzione delle falde dolci costiere ed un incremento della desertificazione in loco;

              ad oggi, il 20 per cento della fascia costiera è completamente desertificato, e l'agricoltura non vi può essere praticata;

              in alcuni territori non piove da oltre tre mesi e in decine di comuni di Piemonte e Lombardia sono già in azione le autobotti per l'approvvigionamento di acqua, in quanto i serbatoi locali aderiscono a sorgenti ormai completamente esaurite;

              sempre in riferimento al Nord, la regione Lombardia è ricca di laghi, ospitando oltre il 40 per cento delle superfici lacustri e oltre il 65 per cento dei volumi d'acqua italiani complessivi;

              per il torrente Pioverna, affluente del lago di Como, che si innesta a Bellano (LC), nelle ultime ore è stato segnalato un continuo calo con il valore di meno 23 centimetri con tratti di alveo praticamente in secca, mentre la stazione lago di Como/Cernobbio ha osservato un calo nelle ultime 72 ore di meno 11,5 centimetri, così come la stazione a Lavello (LC) di meno 16 centimetri;

              la Lombardia si conferma da diversi anni la prima regione agricola d'Italia, producendo – tra le altre – il 37 per cento del latte italiano, il 42 per cento del riso, il 40 per cento dei prodotti suinicoli, conseguendo altresì il primato per superficie dedicata all'agricoltura, le cui attività coprono il 69 per cento del territorio;

              le conseguenze della crisi sono evidenti, con gravissime ripercussioni in termini di riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come girasole, mais, grano, foraggi per l'alimentazione degli animali e degli altri cereali, tutte materie prime agricole oggetto dell'attuale crisi inflattiva e di approvvigionamento, esplosa con la guerra russo-ucraina, con la quale altre materie essenziali come concimi o gasolio hanno subito rincari superiori rispettivamente al 170 per cento e al 129 per cento rispetto al 2021;

              il perdurare di questa commistione tra crisi inflattiva, scarsità di materie prime e siccità è destinato a ripercuotersi tanto sui produttori quanto sui consumatori, con un'ulteriore risalita dell'inflazione;

              in Piemonte sono state adottate misure di razionamento dell'acqua in oltre 200 comuni e misure analoghe stanno diffondendosi anche in molti comuni della Lombardia;

              in Friuli-Venezia Giulia sono state irrigidite le modalità di gestione dei flussi d'acqua dai pozzi artesiani, in Veneto numerosi comuni sono oggetto di misure di razionamento dell'acqua e coltivazioni agricole, con particolare riguardo alle soprammenzionate produzioni risicole, rischiano di scomparire;

              in Emilia-Romagna sono state registrate particolari sofferenze per gli impianti di produzione energetica idroelettrica, nel centro Italia numerosi fiumi sono al minimo storico e nel sud Italia è sempre più allarmante il rischio di desertificazione;

              la Componente 4 (Tutela del territorio e della risorsa idrica) della Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) prevede un investimento complessivo di circa 4,38 miliardi di euro per il servizio idrico, da suddividere in servizio idrico integrato e irrigazione;

              sul punto, l'investimento 4.1 – Investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell'approvvigionamento idrico, prevede uno stanziamento di risorse per 2 miliardi di euro, l'investimento 4.2 – Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua compresa la digitalizzazione ed il monitoraggio delle reti, prevede uno stanziamento per 900 milioni di euro, l'investimento 4.3 – Investimenti nella resilienza dell'agrosistema irriguo per una migliore gestione delle risorse idriche, prevede uno stanziamento per 880 milioni di euro e, infine, l'investimento 4.4 – Investimenti in fognatura e depurazione, prevede uno stanziamento per 600 milioni di euro;

              con decreto del 16 dicembre 2021, n. 517, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, in relazione alla M2C4 – linea di investimento 4.1 del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr), ha individuato risorse per progetti da programmare e rendicontare con interventi imputabili al Piano nazionale settore idrico – sezione «Invasi» e sezione «Acquedotti» per un totale di 710 milioni di euro;

              i fondi previsti nel Pnrr per il solo piano «Invasi» sono pari a circa 400 milioni di euro;

              considerando come l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) già nel 2020, in corso di audizione in Parlamento, avesse evidenziato la necessità di investire almeno 10 miliardi di euro unicamente per adeguare l'attuale infrastruttura di raccolta, trasporto e gestione della risorsa idrica, emerge come le risorse messe a disposizione dal Pnrr siano insufficienti;

              sul punto, i 400 milioni di euro per il piano «Invasi» non sono assolutamente sufficienti per sostenere l'ammodernamento e la resilienza del comparto agroalimentare e della destinazione ad uso civile, ambientale ed industriale della risorsa idrica alla luce di frequenti cambiamenti climatici e crisi di approvvigionamento;

              poiché in Italia si perde ogni anno l'89 per cento dell'acqua piovana, appare indispensabile approntare con estrema urgenza una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, per conservare l'acqua e distribuirla quando serve ai cittadini, all'industria e all'agricoltura, con una ricaduta importante sull'ambiente e sull'occupazione;

              sulla scorta delle precedenti emergenze, il settore agricolo nazionale ha incrementato la propria resilienza, ottimizzando la propria produzione anche mediante agricoltura di precisione, andando a ridurre il consumo idrico di quasi il 40 per cento, mostrando forte sensibilità alle necessità di tutela della risorsa idrica;

              allo stato attuale, infatti, l'Italia è il primo Paese europeo per prelievo d'acqua, e buona parte delle difficoltà conseguenti all'attuale siccità è dovuta ad una dotazione infrastrutturale obsoleta ed inadeguata al presente scenario;

              a livello infrastrutturale, in Italia sono presenti 526 grandi dighe e circa 20.000 piccoli invasi che, nell'arco di 50 anni, sono passati da immagazzinare il 15 per cento dell'acqua all'11,3 per cento, anche per mancanza e scarsità di attività manutentive;

              a fronte di una rete idrica di circa 600.000 chilometri, l'inefficienza dell'infrastruttura comporta la perdita di oltre il 42 per cento dell'acqua trasportata, ponendo un livello di spreco della risorsa idrica estremamente elevato;

              i livelli di spreco sono talmente elevati che l'acqua potabile è utilizzata anche per raffreddare gli impianti produttivi o per attività di lavaggio; inoltre, essendo l'Italia l'unico Paese europeo che non utilizza acqua di depurazione, i livelli di spreco sono ancora più elevati;

              buona parte degli interventi di ammodernamento ed infrastrutturazione di invasi e risorse idriche necessitano di essere agevolati con uno sfoltimento delle pratiche burocratiche, richiedendo la tempestiva approvazione di procedure istruttorie ed approvative per migliorare la rete di distribuzione nazionale, potenziando gli interventi previsti con l'investimento su meccanismi a doppio invaso ed a pompaggio idroelettrico, nonché su tecnologie ed impianti di desalinizzazione dell'acqua marina, data la posizione geografica privilegiata della Penisola italiana;

              l'Italia ha bisogno di risorse da investire nelle reti idriche, al fine di efficientare quelle dei comuni, realizzare depuratori (oggi in molti luoghi ancora assenti), pianificare invasi nell'ottica di una programmazione a livello territoriale e su vasta scala, rinnovare concessioni idroelettriche delle grandi derivazioni, ripensare alle modalità di utilizzo della risorsa – anche all'interno delle case e degli edifici pubblici – nonché predisporre l'installazione di strumenti e meccanismi volti al recupero ed al riuso delle acque;

              la progettazione di nuovi invasi ad uso plurimo della risorsa idrica (potabile, energetica, irriguo, e altro) è indispensabile anche per far fronte alla grande siccità che incombe sul Paese e per mitigarne i conseguenziali danni;

              è necessaria ed improcrastinabile la programmazione di invasi da realizzare a livello territoriale per far fronte all'attuale modificata situazione climatica che sta generando forti ripercussioni negative in ogni ambito, da quello agricolo a quello civile nonché a quello industriale;

              in alcune regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte e Veneto) risultano adottati idonei provvedimenti volti all'applicazione, in aree definite, del deflusso minimo vitale estivo, che consentirà di prelevare e accumulare più acqua in caso di precipitazioni;

              in ottica strategica continentale, i Paesi del bacino mediterraneo sono aree privilegiate per la raccolta e lo sfruttamento della risorsa idrica, con riferimento al conseguimento della sovranità alimentare nazionale, ma anche comunitaria, e pertanto è improcrastinabile il potenziamento dello strumento del Next Generation EU, anche mediante nuove strategie di stampo europeo, per lo sviluppo di nuove tecnologie di gestione e distribuzione della risorsa idrica, profittando altresì della particolare posizione della Penisola italiana nel Mediterraneo per la riconversione dell'acqua di mare in acqua potabile mediante lo sviluppo di impianti di desalinizzazione,

impegna il Governo:

1) ad assumere ogni iniziativa utile a ridurre l'impatto territoriale della siccità sul territorio nazionale, prevedendo inoltre lo stanziamento di risorse economiche idonee a favore dei comparti oltremodo penalizzati quali risultano essere quello turistico, agricolo e quello della produzione di energia idroelettrica, contenendo eventuali rincari delle utenze energetiche su cittadini e imprese;

2) ad adottare ogni utile iniziativa affinché siano incrementate, in sede europea, le risorse di cui al Next Generation EU per il contrasto della siccità, anche tramite l'elaborazione di una apposita strategia a largo impatto tale da consentire il finanziamento di tutte le infrastrutture idriche necessarie a garantire un congruo approvvigionamento di risorsa idrica a favore di cittadini ed imprese, garantendo la sovranità alimentare ed idrica dell'Italia e dei Paesi membri;

3) ad assumere le necessarie iniziative per rendere più rapida e coordinata la progettazione e la realizzazione di un piano invasi a livello territoriale, prevedendo inoltre lo stanziamento di ulteriori risorse, oltre a quelle già individuate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza – allo stato attuale del tutto insufficienti – per avviare in modo tempestivo l'ammodernamento delle modalità di gestione della risorsa idrica, incrementando anche gli investimenti nella tecnologia del doppio invaso e del pompaggio idroelettrico, nonché in impianti e tecnologie di desalinizzazione del mare;

4) a scongiurare l'adozione di misure di razionamento che comportino disagio e danno al tenore di vita dei cittadini;

5) a richiedere alla Commissione europea maggiore flessibilità nell'ambito della normativa degli aiuti di Stato per sostenere i settori colpiti dall'emergenza siccità e per agevolare gli investimenti infrastrutturali finalizzati alla costruzione di nuovi invasi e all'ammodernamento delle reti esistenti, con criteri che favoriscano altresì la predisposizione di una rete infrastrutturale tecnologicamente avanzata, basata su criteri di raccolta di dati digitalizzati, intellegibili ed in regime di interoperabilità tra di loro;

6) a cooperare con le regioni affinché siano realizzate barriere antisale nei principali corsi d'acqua, con la finalità di tutelare le produzioni agroalimentari e contenere la desertificazione del territorio e l'incremento del cuneo salino nei principali fiumi italiani;

7) a promuovere una significativa semplificazione normativa volta a razionalizzare ed ottimizzare la gestione della risorsa idrica sul territorio e la costruzione di nuove infrastrutture nell'alveo di programmazioni strategiche nazionali, con particolare riguardo alle procedure burocratico-autorizzative per la costruzione di dissalatori sul territorio nazionale;

8) ad adottare iniziative per stanziare ulteriori risorse in favore dello sviluppo dell'agricoltura di precisione con la finalità di ottimizzare l'impatto del comparto sull'utilizzo della risorsa idrica;

9) a favorire lo sviluppo di infrastrutture e tecnologie volte a contenere l'impatto della siccità e della scarsità di acqua nelle aree con meno concentrazione idrica, nonché a salvaguardare e agevolare la ricarica gestita delle falde acquifere;

10) ad adottare iniziative per sviluppare strategie di investimento finalizzate al miglioramento dello stoccaggio e dello sfruttamento della risorsa idrica, con particolare riguardo alle infrastrutture di irrigazione sotterranea e di precisione, nonché alla realizzazione di nuovi bacini di stoccaggio;

11) a valutare tempestivamente la possibilità di individuare – d'intesa con le organizzazioni sindacali del settore agricolo – pratiche sostenibili finalizzate al minore consumo della risorsa idrica, anche favorendo con specifiche agevolazioni economiche il ricorso all'utilizzo delle migliori tecnologie di cui il settore dispone, e comunque verificando, d'intesa con le regioni, la possibilità che le acque reflue siano recuperate per fini irrigui, in linea con quanto stabilito dalle norme comunitarie;

12) ad adottare ogni utile iniziativa di competenza volta a potenziare il riutilizzo dell'acqua piovana, sia per scopi industriali che irrigui e a promuovere gli improcrastinabili interventi di ristrutturazione della rete idrica nazionale;

13) a promuovere, nelle forme che saranno individuate e nel rispetto delle competenze, il potenziamento delle autorità di bacino in un'ottica di efficacia ed efficienza dell'utilizzo delle risorse economiche già stanziate o da stanziare per una migliore programmazione e realizzazione degli investimenti;

14) a promuovere iniziative diplomatiche per lo sviluppo di strategie di ottimizzazione della risorsa idrica sulla base delle pratiche virtuose internazionali del settore, anche tramite lo sviluppo di partenariati diplomatico-internazionali per il trasferimento di conoscenze.
(1-00686) «Lollobrigida, Meloni, Caretta, Ciaburro, Foti, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Giovanni Russo, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».


      La Camera,

          premesso che:

              diverse situazioni di siccità stanno condizionando le risorse idriche del Paese, come testimoniato emblematicamente dal fiume Po che, come altri, sconta una persistente carenza di precipitazioni che risale al dicembre 2021;

              le riserve idriche dislocate sul territorio nazionale sono al di sotto dei minimi storici (1970-2019) già dal settembre 2021, con un impatto che condiziona significativamente non solo le irrigazioni e, dunque, il buon esito dei raccolti, ma anche la produzione idroelettrica, che registra un deficit, rispetto agli ultimi otto anni, pari a circa il 30 per cento del complesso dei gigawattora prodotti;

              l'inverno estremamente caldo di quest'anno ha comportato un accumulo di nevi sulle vette alpine del 60 per cento più basso rispetto alla media dei valori registrati negli ultimi 20 anni, contribuendo ad aggravare i volumi critici di fiumi e laghi e aggravando le note criticità territoriali dovute al dissesto idrogeologico che caratterizzano l'intero territorio nazionale, come drammaticamente testimoniato dalla recente tragedia della Marmolada;

              per quanto riguarda le precipitazioni, in particolare, appaiono emblematici i dati registrati nei mesi invernali: una media di 40 millimetri di pioggia contro i 95 millimetri stimati alla luce della media storica. Un dato sconcertante che, considerando l'aumentare degli eventi di siccità osservatisi negli ultimi quarant'anni in tutto il continente europeo e l'incremento delle aree colpite da siccità estrema nel nostro Paese, ha un impatto economico stimato in 150 miliardi di euro;

              in base ai dati dell'Ispra, la disponibilità di risorsa idrica media annua in Italia, calcolata nel periodo 1951-2020, ammonta a 469,8 millimetri (corrispondente a un volume di circa 142 miliardi di metri cubi), cioè il 19 per cento in meno rispetto al valore medio annuo del trentennio 1921-1950, con un trend negativo che vede stimata una perdita di un ulteriore 40 per cento (con punte del 90 per cento al Sud) nei prossimi trent'anni;

              una gestione asistematica e scoordinata di risorse idriche già esigue e destinate a diventare sempre più carenti si traduce in un vero e proprio danno per tutti i settori e servizi, da quello agricolo e industriale, a quello elettrico e turistico, senza dimenticare l'approvvigionamento di acqua potabile alla popolazione;

              riguardo nello specifico alla pesca e all'itticoltura, con i grandi fiumi indeboliti, l'acqua salata del mare risale spesso per chilometri e le pescicolture usate per il rilascio soffrono molto, mentre nei corsi d'acqua, con i torrenti in quota quasi asciutti o proprio a secco, è a rischio la fase riproduttiva, perché il pesce non trova più le acque basse per la riproduzione;

              proprio per fare fronte a queste criticità, il Governo ha deliberato, in data 4 luglio 2022, lo stato di emergenza in relazione alla situazione di deficit idrico in atto nei territori delle regioni e delle province autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali, nonché per le peculiari condizioni ed esigenze relative, nel territorio delle Regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto;

              la perdurante scarsità di precipitazioni pluviometriche e nevose degli ultimi tre anni ha infatti cagionato una riduzione dei deflussi superficiali e delle conseguenti riserve idriche, condizionando la capacità di ricarica delle falde superficiali, i cui effetti risultano amplificati anche a causa delle diffuse criticità strutturali che caratterizzano gli impianti e la rete di distribuzione idrica nazionale, con perdite che superano il 40 per cento;

          appare del tutto urgente adottare misure volte a mitigare i rischi derivanti dalle carenze idriche, destinate ad aggravarsi in considerazione delle elevate temperature e dell'incremento dei prelievi d'acqua a uso idropotabile e irriguo ed è necessario ed urgente provvedere ad una manutenzione costante dei letti dei corsi d'acqua e degli invasi, insieme ad un continuo monitoraggio di corsi d'acqua, fiumi, laghi, ghiacciai e di tutte le acque interne, compito che era affidato all'unità di missione «Italia sicura», che è stata sciolta e che dovrebbe essere ripristinata,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per ripristinare una unità di missione da porre in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri che si occupi di dissesto idrogeologico e di sviluppo e coordinamento della manutenzione delle strutture idriche, anche nell'ottica di ammodernamento ed efficientamento del sistema acquedottistico nazionale, limitando le attuali cospicue perdite idriche lungo il percorso di distribuzione e della realizzazione e messa in esercizio di un sistema di collettori e depuratori di fanghi reflui, anche al fine di accogliere le raccomandazioni che giungono dall'Unione europea e scongiurare procedure di infrazione;

2) ad adottare iniziative per individuare misure che incentivino il riuso delle acque piovane e delle acque grigie, anche prevedendo che, per le nuove costruzioni, a fianco delle opere obbligatorie per il risparmio energetico, vi siano anche prescrizioni per il risparmio idrico, sull'esempio di alcuni Paesi del nord Europa e di alcuni enti locali italiani virtuosi;

3) a valutare la possibilità di adottare, ove possibile, iniziative per il riuso delle acque piovane e delle acque grigie, individuando progetti per la realizzazione delle necessarie infrastrutture, anche attraverso i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

4) ad adottare iniziative per prevedere misure speciali e immediate per sostenere gli enti locali nell'ammodernamento della rete idrica, al fine di limitare la dispersione, che supera, in alcuni casi il 40 per cento delle risorse idriche immesse in rete;

5) ad adottare iniziative per potenziare gli investimenti in agricoltura di precisione, agricoltura 2.0, impianti di irrigazione di ultima generazione e interventi agronomici e infrastrutturali volti al miglioramento dell'efficienza nell'uso delle risorse idriche in campo agricolo, che tengano conto delle effettive esigenze colturali e delle caratteristiche del suolo, con particolare riferimento a specifiche misure di sostegno per le imprese agricole, della acquacoltura e della filiera agroalimentare della trasformazione, da impegnare in investimenti tecnologici e digitali, e nella formazione degli operatori;

6) ad adottare iniziative, se necessario anche attraverso norme primarie e d'intesa con le regioni e gli enti locali, al fine di provvedere ad un riassetto complessivo degli enti gestori del servizio idrico integrato, prevedendo, nell'ambito di una razionalizzazione, anche una riduzione dei soggetti attualmente coinvolti;

7) a promuovere un piano complessivo ed omogeneo a livello nazionale che consenta la costruzione e la messa in esercizio di dissalatori, al fine di ottenere consistenti quantità di acqua dolce dalla dissalazione e depurazione delle acque marine;

8) a valutare, in considerazione della attuale situazione di emergenza, l'adozione di iniziative per rivedere il sistema di messa a gara delle grandi concessioni idroelettriche, ponendo anche particolare attenzione agli invasi maggiormente esposti agli effetti della crisi idrica e che hanno maggiormente sofferto gli eventi siccitosi perdendo potenzialità produttiva in termini di gigawattora.
(1-00687) «Fregolent, Gadda, Rosato, Bendinelli, Troiano, Moretto, Ungaro, Marco Di Maio, Vitiello, Occhionero».


      La Camera,

          premesso che:

              l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha classificato l'Italia come un Paese soggetto a stress idrico medio-alto;

              gran parte degli impatti dei cambiamenti climatici sono riconducibili ad alterazioni del ciclo idrologico dovute principalmente all'aumento delle temperature, alla riduzione della copertura nevosa e all'alta variabilità stagionale delle precipitazioni. Questi fenomeni sono ulteriormente aggravati, nelle aree urbane, dalla diffusa impermeabilizzazione dei suoli che ne mina le capacità di regolazione dei deflussi idrici;

              tali alterazioni avranno conseguenze sulla sicurezza idrica fondamentale per le popolazioni, per la competitività delle imprese e per la tutela dell'ambiente naturale e della biodiversità;

              sempre più spesso si verificano, in varie zone d'Italia, situazioni anomale connesse all'alternarsi di eventi meteorologici estremi di grande intensità e violenza con periodi di forte siccità. Tali eventi, legati ai mutamenti climatici in corso, sollecitano politiche più efficaci sia sul fronte della mitigazione dei processi in atto, sia sul fronte dell'adattamento agli stessi;

              la tragedia del ghiacciaio della Marmolada, che ha causato la morte di decine di persone, ci ricorda che il tempo per intervenire è sempre più ridotto. Un'intervista ad un glaciologo dell'istituto di scienze polari del Cnr ricorda infatti che da settimane le temperature in quota sulle Alpi sono state molto al di sopra dei valori normali, mentre l'inverno scorso c'è stata poca neve, che ormai quasi non protegge più i bacini glaciali. L'atmosfera e il clima, soprattutto al di sotto dei 3.500 metri di quota – si legge in questa intervista a greenreport.it – è in totale disequilibrio a causa del «nuovo» clima che registriamo e quindi, purtroppo, questi eventi sono probabilmente destinati a ripetersi nei prossimi anni e anche per questa estate dobbiamo mantenere la massima attenzione;

              da diversi mesi la situazione nel nord Italia è drammatica. Il 10 giugno 2022 si è svolta una seduta straordinaria dell'Osservatorio permanente sulle crisi idriche, convocata dall'Autorità distrettuale del fiume Po che ha unito tutte le regioni del distretto. Protezione civile del distretto, Ministero della transizione ecologica, Ispra e i portatori di interesse pubblici e privati per fare il punto sullo stato idrologico dell'area padana;

              dalla seduta è emerso il persistere di un contesto ancora estremamente difficile che vede un progressivo deficit di risorsa disponibile per tutti gli usi;

              nella nota informativa pubblicata sul sito dell‘Autorità di bacino distrettuale del fiume Po si legge che: «Il quadro complessivo proiettato – che registra la peggior crisi da 70 anni ad oggi – è rappresentato da un insieme di indicatori idro-meteo-climatici tutti con il segno meno e con un fabbisogno per gli usi civili, irrigui e ambientali assolutamente più alto in questa stagione all'approssimarsi dei mesi estivi»;

              in particolare, la risalita del cuneo salino causato dall'erosione costiera e accentuato dalla siccità, con conseguente riduzione dell'apporto idrico, o da errate opere di drenaggio che riducono l'apporto di materia naturale dei fiumi, entrando nell'entroterra mette a rischio migliaia di ettari e le aziende agricole che operano sul territorio verso la costa (soprattutto sul delta del Po), a causa della presenza di maggiori valori di salinità sia nelle acque necessarie per l'irrigazione, sia in quelle di falda altrettanto importanti;

              per una gestione resiliente di questa crisi idrica straordinaria, nel corso di tale seduta è stato convenuto che il comparto idroelettrico, indipendentemente dalle concessioni legislative, ha dato disponibilità a sostenere il settore primario dell'agricoltura in caso di manifesta necessità produttiva;

              i grandi laghi confermano la possibilità di scendere sotto i livelli minimi di invaso per contribuire ad alimentare con continuità e per quanto possibile i corsi d'acqua di valle sia per finalità irrigue che per il mantenimento dell'habitat e della biodiversità e, nell'ottica della massima trasparenza e per una condivisione unitaria delle scelte strategiche di adattamento al clima e alla situazione idrologica contingente, ogni quantitativo percentuale così come ogni decisione territoriale con potenziali effetti sulla risorsa sarà condivisa prontamente tra tutti i partner e utilizzatori;

              il 30 giugno, a seguito di quanto emerso dalla nuova riunione dell'Osservatorio, sono state definite ulteriori misure per sostenere le portate del Po nel tratto di valle, per assicurare l'uso idropotabile della Provincia di Ferrara, della Provincia di Ravenna e della Provincia di Rovigo e per contrastare la risalita del cuneo salino nelle acque superficiali e sotterranee riducendo, al contempo, i rischi di potenziali impatti negativi sullo stato ambientale dei corpi idrici ai sensi della direttiva 2000/60/CE;

              secondo gli ultimi dati pubblicati nel rapporto statistico Gse 2020 «Energia da fonti rinnovabili in Italia», nel nostro Paese ci sono 4.503 impianti idroelettrici per una potenza di 19.106 megawatt, pari al 34 per cento del totale di energia prodotta da fonti rinnovabili. La mancanza di acqua influisce direttamente anche sulla produzione di energia di queste centrali: alcune sono ferme, altre hanno limitato la produzione rispetto alla potenza totale. Gli operatori che sono riusciti a mantenere almeno in parte la produzione temono l'aggravarsi degli effetti della siccità nei mesi estivi;

              la grave siccità tocca da vicino anche le esigenze delle centrali termoelettriche. Terna, nel corso della riunione del 10 giugno 2022 «in prospettiva delle prossime settimane» ha attestato «la progressiva scarsità di risorsa utile per il raffreddamento adeguato delle centrali elettriche». La situazione per ora sarebbe ancora sotto controllo ma ovviamente potrebbe destare allarme in assenza di adeguate precipitazioni nel prossimo futuro;

              d'altronde, è la stessa Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra di gennaio 2021 a dire che gli impatti sulle disponibilità idriche dovute ai cambiamenti climatici potrebbero creare anche ulteriori problemi sui prelievi fluviali, relativamente al mantenimento dei flussi minimi vitali a cui è legato il raffreddamento degli impianti termoelettrici; occorre quindi evitare un conflitto fra la richiesta idrica per il raffreddamento delle centrali termoelettriche e per le centrali idroelettriche, l'agricoltura affetta da una durissima, siccità e gli approvvigionamenti per uso domestico;

              è quindi evidente come risulti strategico realizzare infrastrutture di accumulo idrico durante gli eventi meteorologici estremi, sia come protezione del territorio a valle, sia come riserva per i lunghi periodi di siccità attesi al fine di supplire, almeno in parte, alla mancanza futura dell'apporto dovuto allo scioglimento dei ghiacciai. I bacini di accumulo potrebbero produrre anche un aumento delle potenzialità di produzione idroelettrica, tanto più importanti in questo momento di crisi energetica legata alla guerra in Ucraina e in vista della necessaria decarbonizzazione;

              sempre nella Strategia italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra vengono indicate, fra le azioni di adattamento l'incremento della connettività delle infrastrutture idriche; l'aumento della capacità di ritenzione ed accumulo attraverso la realizzazione di laghetti, piccoli invasi e vasche, al fine di ridurre la pressione sulle falde sotterranee; il risanamento del sistema fluviale, assicurando la funzionalità idraulica, capace di espletare le necessarie caratteristiche funzioni e quelle ecosistemiche; il miglioramento della capacità previsionale per anticipare la disponibilità naturale della risorsa e ottimizzare il volume immagazzinato; i piani di gestione della siccità; la costruzione del bilancio idrico alla scala del Paese;

              la situazione va quindi affrontata non soltanto con aiuti immediati per contrastare l'emergenza, ma con misure strutturali per migliorare l'efficacia della gestione, conservazione e distribuzione delle risorse idriche;

              strettamente connesso con gli eventi climatici estremi è il tema del dissesto idrogeologico a causa del quale complessivamente il 93,9 per cento dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni e/o erosione costiera e le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio sono Emilia-Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia, e Liguria;

              nella legislatura in corso, l'articolo 36-ter del decreto-legge n. 77 del 2021 ha introdotto importanti novità in materia di dissesto idrogeologico. La norma prevede, tra l'altro, l'introduzione della denominazione di commissari di Governo per il contrasto al dissesto idrogeologico per commissari aventi competenze in materia di contrasto al dissesto idrogeologico, disciplinati da diverse normative, attribuendo ad essi la competenza degli interventi in tale ambito, indipendentemente dalla fonte di finanziamento. Viene inoltre previsto che gli interventi di prevenzione, mitigazione e contrasto al dissesto idrogeologico – ivi compresi quelli finanziabili tra le linee di azione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) – siano qualificati come opere di preminente interesse nazionale, aventi carattere prioritario;

              resta però ancora indispensabile potenziare e rendere più efficienti gli enti preposti alla prevenzione del rischio idrogeologico, aumentarne la capacità tecnica e progettuale, favorire una capacità di spesa superiore alla attuale media annua;

              è inoltre urgente e necessario programmare un importante piano di investimenti per ridurre i rischi legati al continuo manifestarsi di fenomeni climatici estremi ed in particolare a carattere siccitoso, puntando anche all'efficientamento e alla messa in sicurezza delle reti idriche e alla realizzazione di nuovi invasi;

              in tal senso il Piano nazionale di ripresa e resilienza può rappresentare un'importante opportunità per affrontare in maniera strutturale il problema delle emergenze climatiche connesse ai cambiamenti climatici, contribuendo contestualmente al rilancio dell'economia del Paese, grazie all'apertura di numerosi cantieri sull'intero territorio nazionale;

              occorre pertanto adottare iniziative urgenti, sia di breve, sia di lungo periodo, per far fronte, in collaborazione con le regioni più coinvolte, alla grave siccità che sta colpendo le zone del nord-Italia, con gravi ripercussioni sulla produzione di energia idroelettrica, sul comparto agricolo, e che sta provocando finanche un'emergenza idropotabile in alcune aree;

              in particolare, il comparto agricolo è duramente provato dall'emergenza climatica in atto e richiede misure quanto mai urgenti, dirette a preservare i raccolti e la produzione alimentare nonché a ristorare le aziende agricole in conseguenza dei danni subiti;

              in tal senso, si valuta positivamente la deliberazione dello stato d'emergenza per la crisi idrica, fino al 31 dicembre 2022, nei territori delle regioni e delle province autonome ricadenti nei bacini distrettuali del Po e delle Alpi orientali, nonché nel territorio delle regioni Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto, e il conseguente stanziamento di 36.500.000 euro, pur nella consapevolezza che tali eventi sono legati al fenomeno dei cambiamenti climatici e richiedono, quindi, interventi di più ampia portata,

impegna il Governo:

1) a valutare la necessità di costituire un'apposita cabina di regia, con il coinvolgimento della Protezione civile, delle regioni e delle autorità di distretto, al fine di garantire un efficiente e rapido monitoraggio dei bacini idrografici e coordinare i provvedimenti da adottare;

2) ad adottare iniziative di competenza per scongiurare un potenziale conflitto fra la richiesta idrica per il raffreddamento delle centrali termoelettriche e per il funzionamento delle centrali idroelettriche, l'agricoltura colpita da una durissima siccità e gli approvvigionamenti per uso domestico;

3) ad adottare iniziative urgenti per la realizzazione di infrastrutture di accumulo idrico durante gli eventi meteorologici estremi e per il recupero di acque piovane a fini di usi industriali, irrigui e domestici;

4) ad adottare urgenti iniziative dirette alla realizzazione di nuovi invasi nonché di piccoli invasi interaziendali a servizio delle imprese agricole, semplificando le relative procedure;

5) ad adottare iniziative volte ad evitare gli sprechi sia dal punto di vista delle dispersioni della rete, sia in relazione all'uso della risorsa idrica, anche attraverso investimenti diretti a promuovere, con specifico riguardo al settore agricolo, l'impiego di moderne e più avanzate tecnologie, come l'irrigazione di precisione;

6) a promuovere la ricerca nel settore agricolo, allo scopo di individuare varietà di colture maggiormente resistenti ai cambiamenti climatici;

7) ad adottare iniziative idonee, anche nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per ridurre l'impermeabilizzazione dei suoli nelle aree urbane e quindi ripristinare le capacità di drenaggio delle acque, evitando che vengano disperse nella fognatura;

8) ad adottare iniziative, nel quadro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), per la realizzazione di infrastrutture agricole destinate al riutilizzo dell'acqua, nella direzione indicata dalla Corte dei conti europea, che ha sollecitato gli Stati membri dell'Unione europea a intervenire in tal senso;

9) ad adottare iniziative idonee, anche nel contesto del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per favorire la rinaturalizzazione dei corsi d'acqua e ripristinarne le capacità di contenimento in caso di eventi meteorologici estremi (forti precipitazioni e alluvioni);

10) ad adottare le iniziative di competenza per potenziare e rendere più efficienti gli enti preposti alla prevenzione del rischio idrogeologico, aumentarne la capacità tecnica e progettuale e favorire una capacità di spesa superiore all'attuale media annua;

11) a dare pronta e piena attuazione, per quanto di competenza, alle misure di semplificazione e accelerazione per il contrasto del dissesto idrogeologico introdotte dall'articolo 36-ter del decreto-legge n. 77 del 2021;

12) a promuovere interventi, non soltanto nei momenti di emergenza dovuti alla siccità, ma mirati sul medio e lungo periodo, utilizzando risorse e progetti in modo coordinato, che migliorino l'approvvigionamento idrico, con particolare riferimento all'incremento della connettività delle infrastrutture idriche, al risanamento del sistema fluviale, assicurando la funzionalità idraulica, in modo che sia capace di espletare le necessarie caratteristiche funzioni e quelle ecosistemiche, e al miglioramento della capacità previsionale per anticipare la disponibilità naturale della risorsa e ottimizzare il volume immagazzinato.
(1-00690) «Pellicani, Incerti, Braga, Morassut, Buratti, Ciagà, Morgoni, Pezzopane, Avossa, Cappellani, Cenni, Critelli, Frailis».