XVIII LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
tra i settori maggiormente colpiti dai rincari energetici, determinati dalla crisi internazionale in atto, vi è quello relativo all'assistenza alle persone anziane e con disabilità; difatti, le residenze sanitarie assistite (Rsa), le Case di riposo e altre analoghe strutture a carattere residenziale hanno subito considerevoli aumenti delle bollette di luce e gas, resi ancora più insostenibili perché si inseriscono in un periodo caratterizzato dalla pandemia da Covid-19, che ha inciso fortemente su queste realtà;
durante la fase iniziale della pandemia da Covid-19, nei primi mesi del 2020, l'Italia ha registrato il più elevato numero di casi di contagio in Europa; in particolare, uno dei settori che ha particolarmente subito l'impatto della pandemia è stato quello delle strutture residenziali, sociosanitarie e socio-assistenziali per persone anziane;
come riportato anche da Amnesty International, il Covid-19 ha mietuto un'enorme quantità di vittime tra le persone anziane ospiti di strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali. Al 29 settembre 2021, delle oltre 130.200 persone decedute a causa del Covid-19 in Italia, più del 95 per cento avevano oltre 60 anni. Sebbene manchino dati esaustivi, alcune stime indicano che l'8,5 per cento degli anziani ospiti di strutture residenziali in Italia sarebbe deceduto durante i primi mesi della pandemia, mentre in alcune regioni il tasso di mortalità è stato più alto, con un picco del 12,9 per cento come nel caso della Lombardia. Di contro, il tasso di mortalità per il totale delle persone con più di 60 anni presenti in Italia, è stato dello 0,69 per cento dall'inizio della pandemia;
uno degli aspetti più dolorosi e odiosi che ha caratterizzato questa pandemia è stato, l'isolamento delle persone più fragili, sia con patologia Covid-19 sia con altre patologie;
l'interruzione traumatica delle relazioni umane e familiari, per le persone più fragili, ha significato uno strazio assai spesso irrimediabile dal punto di vista affettivo e psicologico, fino a diventare inevitabilmente un aggravamento ovvero una insorgenza della patologia, tale da condurre alla morte proprio i pazienti più fragili, anche in assenza di Covid-19;
la solitudine forzata, per i pazienti più fragili e anziani, ha causato disorientamento cognitivo, depressione, rifiuto del cibo e altri disturbi psicologici, finendo per aggravare le patologie esistenti o generandone delle nuove;
appare necessario ripensare, anche in termini organizzativi, le relazioni di cura che siano inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario, sociosanitario e socio-assistenziale coinvolto e finalizzate a recuperare l'umanizzazione delle cure e la dignità degli ospiti/pazienti anziani e più fragili;
le maggiori organizzazioni rappresentative delle strutture sociosanitarie, delle case di riposo, degli hospice e altre analoghe strutture a carattere residenziale hanno lanciato accorati appelli perché sono fortemente preoccupati per le conseguenze sociali che potranno derivare dall'aumento dei costi nella gestione delle strutture stesse;
ai sensi dell'articolo 30 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, l'inserimento in una struttura residenziale è un Lea livello essenziale di assistenza, quindi un diritto esigibile, in primis qualora non sia possibile l'assistenza a domicilio e tale prestazione prevede una quota socio sanitaria composta da una parte sanitaria a carico del Servizio sanitario nazionale e da una parte sociale a carico della famiglia della persona anziana e/o non autosufficiente, o in caso di difficoltà economiche, del comune di residenza; dunque, in assenza di adeguati sostegni, le strutture residenziali che ospitano e prestano assistenza in favore di anziani, persone con disabilità e soggetti fragili dovranno inevitabilmente ricorrere all'aumento delle rette, con gravi ripercussioni economiche per gli ospiti delle strutture stesse, per i relativi nuclei familiari e per le amministrazioni comunali, tenute a compartecipare al pagamento della quota sociale delle rette di ricovero per le persone non abbienti;
all'aumento dei costi energetici, si aggiunge il problema relativo al personale sanitario (medici, infermieri, operatori socio sanitari) che opera in queste strutture e dei quale si registra una gravissima carenza sull'intero territorio nazionale, rischiando di compromettere il funzionamento delle strutture stesse a discapito della fascia più anziana e più fragile della popolazione;
in particolare, la carenza di personale infermieristico è stata a più riprese denunciata, anche dalla Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) secondo cui, ad oggi, nel nostro Paese, mancano circa 63.000 infermieri; un dato che è destinato ad aggravarsi per effetto dei pensionamenti e del maggiore fabbisogno di personale che si renderà necessario per attuare la riforma dell'assistenza territoriale di cui al cosiddetto «Dm71»;
peraltro, il sistema delle strutture sociosanitarie e socioassistenziali, seppure dotato di requisiti strutturali minimi autorizzatori su tutto il territorio nazionale, non si caratterizza per omogeneità e, soprattutto quanto a gestione e controllo, è gestito in maniera differenziata tra le diverse regioni;
il 19 maggio 2021, il Ministero della salute e l'Arma dei carabinieri hanno siglato un protocollo di intesa recante «Ricognizione delle strutture socio-assistenziali presenti sul territorio nazionale» per effettuare un censimento delle strutture socioassistenziali sul territorio nazionale,
impegna il Governo:
1) ad attivarsi, in raccordo con le regioni e nell'ambito delle proprie competenze, affinché sia scongiurato il pericolo che l'aumento dei costi e, di conseguenza, delle rette delle strutture residenziali possa ricadere sulle famiglie e sui comuni;
2) a valutare, in particolare alla luce delle problematiche segnalate in premessa con riferimento al DPCM del 12 gennaio 2017, l'opportunità di rivedere il meccanismo di riparto delle risorse a copertura delle prestazioni sociali sulla scorta dei fabbisogni standard della spesa sociale delle regioni e dei comuni;
3) a promuovere ogni iniziativa utile per permettere ai residenti anziani delle strutture residenziali, socio assistenziali, socio-sanitarie e hospice di ricevere visite appropriate e di interagire con il mondo esterno, in condizioni di sicurezza e attraverso la congrua dotazione di strumenti o ambienti idonei ad arginare i rischi per la salute e nel contempo evitare l'isolamento, anche mediante l'adozione di un protocollo uniforme sul territorio nazionale;
4) ad adottare iniziative per ripensare, anche in termini organizzativi e di requisiti strutturali, le relazioni di cura e assistenza delle strutture residenziali, socio-assistenziali, socio-sanitarie e hospice, che siano inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario e socio-assistenziale coinvolto e finalizzate a recuperare l'umanizzazione delle cure e la dignità degli ospiti/pazienti anziani e più fragili;
5) ad adottare iniziative per arginare la grave carenza di infermieri, personale delle professioni sanitarie e operatori sociosanitari che si riscontra nel territorio nazionale, prevedendo in particolare:
a) il superamento, a regime, del vincolo di esclusività che lega l'infermiere e il personale delle professioni sanitarie di cui all'articolo 1 della legge 1° febbraio 2006, n. 43, nel rapporto di lavoro con il Servizio sanitario pubblico;
b) la valorizzazione della professione infermieristica nelle strutture sociosanitarie territoriali, anche mediante la stabilizzazione dei professionisti e prevedendo altresì dei percorsi di carriera nelle strutture sanitarie e sociosanitarie;
c) un'appropriata programmazione degli accessi ai corsi di laurea e un allargamento delle maglie del numero chiuso, almeno in via transitoria e compatibilmente con la capacità formativa dei singoli atenei, anche favorendo l'accreditamento delle strutture sociosanitarie quali sedi di tirocinio dei corsi di laurea in infermieristica;
d) l'adozione di test di ammissione con graduatoria nazionale per i corsi di laurea delle professioni sanitarie ed in particolare per il corso di laurea in Infermieristica;
e) il potenziamento del fabbisogno del personale infermieristico necessario nei servizi di assistenza territoriale ed in particolare l'istituzione del servizio degli infermieri di famiglia e di comunità, considerando l'implementazione di tale figura prevista dal cosiddetto «Dm71» proprio per migliorare la presa in carico del paziente sul territorio;
f) l'istituzione della dirigenza infermieristica nelle case della comunità e negli ospedali di comunità;
g) la valorizzazione, per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, della figura professionale e dell'attività dell'operatore socio-sanitario, nonché la definizione della relativa formazione complementare in assistenza sanitaria;
6) ad adottare iniziative per ridurre il gap contrattuale e il dumping salariale che sussiste tra i soggetti che operano nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali private convenzionate e accreditate e i soggetti che operano invece nelle strutture sanitarie pubbliche, affinché, per il medesimo lavoro svolto in un contesto sanitario pubblico o privato, il salario, i diritti e le tutele siano gli stessi;
7) ad adottare iniziative per prevedere, con i prossimi interventi normativi, nei limiti delle risorse disponibili e tenuto conto delle misure già adottate, la possibilità di colmare la cosiddetta «gobba pensionistica» e «l'imbuto formativo» dei professionisti della sanità, quali medici specialisti, infermieri e medici di medicina generale, attraverso un aumento delle disponibilità di accesso ai corsi di formazione universitaria, con la previsione di adeguate risorse per una valorizzazione economica delle predette professioni;
8) ad adottare iniziative per aggiornare e applicare uniformemente sull'intero territorio nazionale requisiti minimi strutturali che, tra gli altri, consentano di tutelare il diritto dei residenti anziani nelle strutture sociosanitarie e socioassistenziali ad ottenere il più elevato standard di cura raggiungibile, anche garantendo un accesso prioritario ai dispositivi di protezione individuale per gli ospiti, per il personale e per i visitatori di tali strutture e assicurando un accesso pieno e paritario alle cure ospedaliere per i residenti anziani;
9) a considerare parte integrante della complessa riforma dell'assistenza territoriale la rete dei servizi e residenze sociosanitarie accreditate, con il Servizio sanitario nazionale, con riferimento alla popolazione anziana, non autosufficiente, con disabilità o disagio mentale quali riferimenti essenziali per una compiuta continuità assistenziale, insieme alle nuove previsioni contenute nella Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza, prima componente, valorizzando maggiormente il ruolo delle comunità locali, degli ambiti territoriali e del terzo settore nella coprogrammazione e coprogettazione degli interventi e programmi di salute;
10) a promuovere altresì un'adeguata rappresentanza e il coinvolgimento delle persone anziane e degli ospiti nei processi di pianificazione e decisionali correlati a questioni che incidono sui residenti delle strutture stesse e del loro familiari, a tutti i livelli;
11) a fornire aggiornamenti – come previsto dal protocollo d'intesa tra l'Arma dei carabinieri e il Ministero della salute – sullo stato di realizzazione del censimento delle strutture sociosanitarie e socio-assistenziali sul territorio e della realizzazione di un'anagrafe delle strutture residenziali sociosanitarie e socio-assistenziali, recante il numero delle strutture operative, la rispettiva capacità ricettiva e le modalità organizzative.
(1-00692) «D'Arrando, Ruggiero, Mammì, Lorefice, Nappi, Provenza, Sportiello, Villani».
La Camera,
premesso che:
come riferito dal Ministro Cingolani nel corso dell'informativa urgente del Governo sulle ulteriori iniziative per contrastare l'aumento dei costi dell'energia svolta alla Camera dei deputati il 3 maggio 2022, «il mix energetico attuale vede, in Italia, il 36 per cento della nostra energia prodotta da gas, il 33 per cento da olio, il 22 per cento da rinnovabili (ovviamente non si tratta solo di elettricità, si comprendono anche i biocarburanti e altre cose, quindi sono misure integrate), un import elettrico di qualche punto percentuale e carbone e altri combustibili intorno al 4 per cento, perché il phase-out è iniziato in maniera decisa. Questi sono valori calcolati su equivalenti elettrici che danno circa poco meno di 2.000 terawattora di energia totale per il nostro Paese»;
la crisi energetica che si sta vivendo, legata anche alla guerra in Ucraina, ha prepotentemente messo in evidenza le criticità derivanti da quel 36 per cento di energia totale del nostro Paese che deriva dal gas importato, di cui il 40 per cento viene da un unico fornitore e cioè la Russia;
è evidente, quindi, che accanto a misure emergenziali per affrontare la crisi contingente occorre, strategicamente, continuare a puntare sul phase out dalle fonti fossili attraverso un'accelerazione ancora più decisa dello sviluppo delle fonti rinnovabili che sia in grado di ridurre la domanda complessiva di gas;
l'Italia si è dotata di una Strategia energetica nazionale (Sen) prima, e di un Piano nazionale integrato energia e clima poi, che in sostanziale continuità di struttura vanno a definire i futuri scenari energetici nazionali sulla base delle scelte compiute nel passato, degli impegni europei – definiti dai vari pacchetti energia – e di quelli mondiali assunti con gli accordi per il clima nelle diverse Climate Change Conference (Cop) dell'Onu;
in maniera schematica il processo verso la decarbonizzazione dell'economia e dei sistemi energetici si può suddividere in due parti. Una prima intermedia e transitoria, che dura sino a circa il 2030, seguita poi da un secondo periodo di lavoro più incisivo che arriverà sino al 2050 per raggiungere «net zero» e decarbonizzazione totale di molti sistemi. In questo senso, nella fase intermedia è previsto che il nostro sistema energetico si regga sulle energie rinnovabili e sull'uso del gas, quali elementi di tenuta e bilanciamento della rete per la natura intermittente di quelle fonti. Ciò avendo anche previsto la fuoriuscita dal carbone in tempi ragionevolmente brevi;
questi obiettivi comportano un notevole apporto delle Fer nel mix energetico primario complessivo;
il phase out dalle fonti fossili potrà e dovrà subire un'accelerazione, sia per evidenti impatti sul clima, sia anche in considerazione della situazione di guerra in Ucraina, che rende sempre più necessaria ridurre la nostra dipendenza dall'estero. Occorre, infatti, puntare ancora più fermamente su misure di semplificazione nell'installazione e misure che portino alla diffusione dei contratti di fornitura a lungo termine, cosa che aiuterà nell'installazione di questi impianti e aiuterà nel contenimento dei costi per cittadini ed imprese;
la transizione verso un'economia sostenibile comporta anche la necessità di investimenti in ricerca e sviluppo per incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili attraverso lo sviluppo di tecnologie avanzate, favorendo quanto più possibile nuove forme di utilizzo (ad esempio aggregazioni/comunità energetiche);
in tale contesto riveste un ruolo di primaria importanza la destinazione di adeguate risorse al sistema della ricerca pubblica per sviluppare e diffondere tecnologie rinnovabili economicamente efficaci per la generazione di energia;
il 2 febbraio 2022 la Commissione europea ha presentato un atto delegato complementare «Clima» della tassonomia, che riguarda determinate attività del settore del gas e del nucleare alla luce degli obiettivi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. La tassonomia dell'Unione europea e intesa a guidare gli investimenti privati verso le attività necessarie a tal fine;
in particolare, l'atto delegato complementare «Clima» introduce nella tassonomia dell'Unione europea altre attività economiche del settore energetico. Il testo stabilisce condizioni chiare e rigorose, a norma dell'articolo 10, paragrafo 2, del regolamento tassonomia, alle quali è possibile aggiungere, come attività transitorie, alcune attività nucleari e del gas a quelle già presenti nel primo atto delegato sulla mitigazione e sull'adattamento ai cambiamenti climatici, applicabile dal 1° gennaio 2022;
si ricorda che la classificazione della tassonomia non determina se una data tecnologia rientrerà o meno nel mix energetico degli Stati membri;
l'Italia si è già espressa due volte contro il nucleare a seguito dei referendum abrogativi, l'ultimo dei quali nel 2011;
sul nucleare, la ricerca studia da anni i reattori a fissione di IV generazione e i reattori a fusione. Entrambe queste tecnologie, seppur con diverso grado, hanno aspetti ambientali migliori rispetto alle tecnologie odierne eliminando, nel caso della fusione, o riducendolo, nel caso della IV generazione, il problema delle scorie radioattive;
si tratta di tecnologie assai diverse che operano sulla base di principi e processi differenti (l'obiettivo è lo stesso: produrre energia elettrica);
nel caso della «fusione nucleare» per studiare questo processo, la fisica dei plasmi, la loro stabilità e le tecnologie necessarie per lo sviluppo ed il mantenimento di plasmi stessi, è in corso di costruzione in Francia il reattore sperimentale Iter con il sostegno di un ampio consorzio internazionale (Cina, Unione europea, India, Giappone, Corea del Sud, Russia e Stati Uniti);
in parallelo, negli Stati Uniti, presso il Massachusetts Institute of Technology, è in corso l'esperienza Sparc che coinvolge attivamente molte realtà italiane;
l'orizzonte temporale per il possibile utilizzo in rete, valutato sulla base dello sviluppo di Iter, può essere collocato, ad oggi, non prima del 2060;
la «fusione nucleare» mostra importanti particolarità dal punto di vista della sicurezza ed in ottica ambientale, se si considera l'aspetto delle scorie nucleari che sarebbero praticamente eliminate;
nel caso della «fissione» di IV generazione, si è invece in presenza di una evoluzione dei reattori ad oggi in operazione, da cui si distinguono per diversi fattori fra cui l'energia dei neutroni impiegati che può consentire un ciclo del combustibile molto differente dai reattori attuali;
l'orizzonte temporale per il possibile utilizzo della quarta generazione può essere, ad oggi, collocato attorno agli anni quaranta del secolo, ma con punti ancora non del tutto risolti – ed è oggetto di dibattito – della completa eliminazione delle scorie radioattive e sul tema della sicurezza con, rispetto a questo, la possibilità di ridurre la taglia dei reattori, andando verso unità di dimensioni più contenute (Small Modular Reactor) in modo da favorire la mitigazione del rischio;
la natura delle scorie prodotte nei reattori di quarta generazione riduce drasticamente il problema dei tempi di confinamento rispetto a quelli geologici, che caratterizzano gli attuali reattori, pur tuttavia non lo eliminano;
è bene ricordare, anche, che ad oggi non è stato risolto definitivamente il problema della produzione e del conseguente stoccaggio geologico definitivo dei rifiuti ad alta radioattività sin ora prodotti;
a tal proposito, occorre porre un'attenzione adeguata e accelerare il programma di definizione del sito unico per i rifiuti nucleari, sia per quel che riguarda il programma già avviato dal Ministero della transizione ecologica tramite Sogin per i rifiuti a bassa intensità, il cui percorso è in atto, sia per quel che riguarda la definizione del sito (geologico), anche di intesa con altri Paesi europei, per i rifiuti ad alta intensità, quelli delle centrali, per i quali lo Stato italiano ha versato nel tempo alla Francia ed alla Gran Bretagna importanti risorse per la loro gestione, non avendo ancora definito un sito di deposito; recentemente, inoltre, la Commissione europea ha deciso di inviare un parere motivato, il secondo passaggio della procedura d'infrazione, all'Italia, per l'adozione di programmi nazionali di gestione dei rifiuti radioattivi non interamente conformi alla direttiva sul combustibile esaurito e sui rifiuti radioattivi;
ulteriore attenzione va comunque posta alle possibili relazioni – dual-use, militare e civile – tra lo sviluppo ulteriore della fissione nucleare con i programmi di proliferazione militare;
sulle nuove tecnologie collegate al nucleare del futuro l'Italia ha oggi un indiscusso ruolo di primo piano, lo ha per la fusione, con la partecipazione importante ad Iter e ad Euro Fusion, con la partecipazione del Dtt (Divertor Tokamak Test Facility) e con le grandi competenze nei sistemi di gestione del trizio e di asportazione del calore nei sistemi a piombo-litio maturate degli enti di ricerca e dell'industria nazionale;
lo ha anche, però, nella IV generazione a fissione nella versione refrigerata piombo, dove l'industria nazionale è leader indiscussa a livello europeo nella progettazione e sviluppo tecnologico di questi reattori;
sviluppo che già oggi vede aziende pubbliche e private lavorare in diversi Paesi europei (ad esempio, Romania e Regno Unito) per dimostrare la fattibilità tecnica di questi reattori;
la rilevanza dell'impegno nazionale, pubblico e privato, e le consistenti capacità scientifiche e tecnologiche in questi settori, evidenziate da questi sviluppi, costituiscono importanti opportunità industriali per il futuro del Paese;
come già indicato è bene ricordare che la Sen ed il Pniec poi, hanno confermato una struttura del sistema energetico nazionale basata su Fer e gas – quale elemento di transizione – unitamente a significative azioni di risparmio energetico;
in tale contesto, investitori privati e pubblici stanno mettendo in campo uno sforzo significativo in termini di nuovi impianti (solo per la Fer più di 70 gigawatt prima del 2030 con una produzione di più di 100 TWh), di ristrutturazione delle reti elettrica e del gas, di azioni di risparmio energetico, con investimenti facilmente quantificabili per più di 120-130 miliardi di euro, che saranno utilizzabili per i prossimi 20-30 anni e costituiranno l'ossatura del nostro sistema energetico nel processo di decarbonizzazione,
impegna il Governo:
1) a valutare l'opportunità di considerare i programmi di ricerca e sviluppo dei sistemi a fusione e a fissione, del tipo quarta generazione, per consentire al Paese di mantenere le posizioni avanzate e di leadership conquistate nel settore, tenendo conto delle seguenti esigenze:
a) assicurare un impegno prioritario a sostenere lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie di fonti rinnovabili, e la diversificazione delle fonti gas attualmente in uso, nell'ottica dell'autonomia energetica del Paese e per il raggiungimento dei target di neutralità climatica nei tempi stabiliti e concordati a livello europeo;
b) dare impulso al programma già avviato per la individuazione di un sito unico per i rifiuti nucleari sia di intensità bassa e media sia, in fase intermedia, per gli stessi rifiuti ad alta intensità, al fine di favorire la messa in sicurezza dei territori e di ottemperare alle direttive europee, interrompendo la procedura d'infrazione attualmente in atto, con i relativi costi, aggravati dagli oneri versati ad altri Paesi che attendono di poter restituire il materiale riprocessato delle nostre centrali dismesse;
c) valutare, nel corso dei programmi di ricerca e sviluppo in particolare sulla fissione di IV generazione, i rischi legati al possibile «dual use» militare e civile, dello sviluppo ulteriore della fissione e della compatibilità con i trattati di non proliferazione.
(1-00693) «Pellicani, Benamati, Braga, Bonomo, Buratti, D'Elia, Ciagà, Gavino Manca, Morassut, Nardi, Morgoni, Soverini, Pezzopane, Zardini, Rotta».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
tra i beneficiari cui sono assegnati i contributi di cui all'«Invito, rivolto ai soli soggetti Proponenti delle idee progettuali presenti nella lista approvata con decreto del Direttore Generale dell'Agenzia per la coesione territoriale, alla presentazione di progetti da ammettere a finanziamento a valere sulle risorse dell'articolo 1, comma 2, lettera a), n. 4 del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° luglio 2021, n. 101, in seguito a procedura negoziale» approvato con decreto del Direttore Generale dell'Agenzia per la coesione territoriale 30 dicembre 2021, n. 319, risulta anche l'Istituto Tumori «Giovanni Paolo II e Partner» con il progetto «Ecosistema SALPI: Salute Ambiente Lavoro Per l'innovazione del mezzogiorno» cui è assegnato un contributo di euro 18.950.575,00;
secondo quanto si evince dagli organi di informazione, sembra che nel programma degli interventi previsto dal predetto progetto risulti, tra gli altri, anche il seguente obiettivo: Ricerca e sperimentazione tesa all'individuazione di relazioni scientifiche tra sale e cancro;
il direttore dell'Istituto Tumori «Giovanni Paolo II», riferendosi al progetto, avrebbe così dichiarato alla stampa: «I nostri ricercatori indagheranno non solo la relazione “negativa” fra sale e tumore, ovvero l'uso del sale nella dieta come fattore di rischio, aspetto già ampiamente conosciuto e studiato, ma anche e soprattutto la relazione “positiva” fra sale e tumore, ovvero se il sale può ed in che modo essere usato per prevenire o addirittura curare il tumore»;
secondo vastissima e consolidata letteratura esistente è già noto da tempo che l'eccesso di sale nella dieta è un importante fattore favorente lo sviluppo di vari tipi di tumore e metastasi. Si potrebbero considerare infatti, ma solo come alcuni tra i tanti esempi possibili, gli studi «Aburto NJ, Ziolkovska A, Hooper L, Elliott P, Cappuccio FP and Meerpohl JJ: Effect of lower sodium intake on health: Systematic review and meta-analyses.», «Ge S, Feng X, Shen L, Wei Z, Zhu Q and Sun J: Association between habitual dietary salt intake and risk of gastric cancer: A systematic review of observational studies.» oppure «Inflammatory role of high salt level in tumor microenvironment (Review) Suneetha Amara, Venkataswarup Tiriveedhi»;
apparirebbe, dunque, inutile investire risorse pubbliche per indagare un campo ampiamente studiato come questo;
inoltre, in un contesto scientifico ampiamente consolidato in materia, apparirebbe quanto meno difficile, se non anti-scientifico, ipotizzare, al contrario, un effetto profilattico e/o terapeutico del sale assunto nella dieta contro lo sviluppo dei tumori;
non si rilevano, infatti, elementi di letteratura scientifica adeguati a sostenere la necessità di indagine in questo campo;
il decreto del Direttore Generale dell'Agenzia per la coesione territoriale n. 204 del 29 settembre 2021, dispone all'articolo 10 che la valutazione delle idee progettuali deve essere effettuata da un'apposita Commissione nominata dal Direttore Generale dell'Agenzia per la coesione territoriale –:
quali siano gli elementi di letteratura scientifica che sottendono la necessità di investire risorse pubbliche per finanziare l'obiettivo «ricerca e sperimentazione tesa all'individuazione di relazioni scientifiche tra sale e cancro» relativo al progetto citato in premessa ed in particolar modo se sussistano elementi scientificamente attendibili che giustifichino la ricerca volta ad individuare effetti profilattici e/o terapeutici del sale assunto nella dieta contro lo sviluppo dei tumori;
se la commissione cui è stato demandato il compito di valutare i progetti presentati abbia esaminato l'obiettivo citato in premessa e se l'abbia ritenuto scientificamente attendibile e sulla base di quali elementi di letteratura scientifica;
quale sia la parte di contributo assegnata allo svolgimento dell'obiettivo «Ricerca e sperimentazione tesa all'individuazione di relazioni scientifiche tra sale e cancro».
(5-08405)
Interrogazioni a risposta scritta:
GOLINELLI, FIORINI, CAVANDOLI, TONELLI, TOMASI, CESTARI e TOMBOLATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
il bacino irriguo di Altolà, sito nel Comune di San Cesario sul Panaro, è stato ricavato in una ex cava di ghiaia dismessa, con lo scopo di fornire acqua per le irrigazioni agricole, risparmiando quella di falda, e rappresentare una risorsa idrica per le stagioni di maggiore siccità;
si tratta di uno dei più grandi bacini della regione Emilia-Romagna, progettato negli anni '90, collaudato nel 2009 ma mai utilizzato e costato 5 milioni di euro;
da più di 10 anni il tema del mancato utilizzo del bacino è stato al centro delle denunce delle associazioni ambientaliste e dei comitati di cittadini della zona;
in questi giorni, l'Italia è vittima di una grave siccità che sta mettendo in serie difficoltà colture e allevamenti con profonda preoccupazione dei cittadini;
nel bacino padano la mancanza di acqua minaccia oltre il 30 per cento della produzione agricola nazionale e la metà dell'allevamento, al punto che le varie associazioni di categoria hanno chiesto interventi seri di manutenzione della rete idrica per un miglior utilizzo delle acque, ma anche nuove opere di irrigazione, da piccoli invasi a grandi impianti di desalinizzazione dell'acqua di mare;
il 4 luglio 2022 il Governo ha deliberato lo stato di emergenza per siccità per Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto e Piemonte, stanziando oltre 35 milioni di euro per la gestione dello stato di emergenza da ripartire tra le cinque regioni interessate, prevedendo per la regione Emilia-Romagna 10,9 milioni di euro;
i fenomeni siccitosi sono ormai una costante in molti territori italiani, e un'attenta gestione della risorsa idrica e delle pertinenti strutture può limitarne significativamente gli impatti;
importanti al riguardo sono le collaborazioni tra le regioni e il mondo delle bonifiche, in particolare per quanto concerne il potenziamento della capacità di invaso e delle infrastrutture irrigue, gli investimenti in conoscenza e innovazione, le misure per garantire la qualità delle acque, il risparmio e l'efficienza nell'uso della risorsa idrica a livello aziendale e consortile, il riuso delle acque reflue, la gestione coordinata della risorsa idrica a livello di bacino, quale il bacino del Po –:
se il Governo sia a conoscenza di situazioni critiche come quella del bacino irriguo di Altolà che, in un periodo di grave crisi idrica come quella attualmente in corso, risultano di particolare gravità e se intenda mettere in campo iniziative urgenti per consentire la soluzione delle stesse, quale contributo importante per tutelare i territori dalla crisi idrica, come quello del bacino del Po, a beneficio di tutto il Paese.
(4-12553)
RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
quando si parla di evasione fiscale in Italia, l'immaginario collettivo, alimentato ad arte, propone solitamente la leggenda del piccolo artigiano che non rilascia la ricevuta ed incassa in contanti il compenso per la sua prestazione;
coerentemente con questa cornice, le soluzioni politiche proposte si riducono ad adempimenti asfissianti, lettere di «compliance» dell'Agenzia delle entrate e abolizione del contante;
a un occhio più attento, però, appare evidente come l'evasione fiscale vera sia da ricercare altrove, spesso in colossi dei servizi digitali, come Amazon o Booking, giganti mondiali, rispettivamente, del commercio on-line e delle prenotazioni alberghiere;
in particolare, a Booking è stata contestata l'evasione di oltre 153 milioni di euro di Iva essendo «emerso come la società olandese era solita emettere fatture senza Iva applicando il meccanismo del cosiddetto “reverse charge” anche nei casi in cui la struttura ricettiva era priva della relativa partita, con la conseguenza che l'imposta non veniva dichiarata né versata in Italia», e nemmeno in Olanda;
e non solo, perché se inizialmente soprattutto i piccoli operatori videro nelle tecnologie un modo rapido per presentarsi a un pubblico vasto, altrimenti difficilmente intercettabile, oggi la maggior parte delle prenotazioni alberghiere avviene tramite la rete, scavalcando agenzie e hotel e regalando, così, alle piattaforme digitali un sostanziale monopolio, con il riconoscimento agli Ota (Online Travel Agency) di percentuali di intermediazione tra il 15 per cento e il 20 per cento del fatturato;
come denunciato da Massimiliano Schiavon, presidente di Federalberghi Veneto, «Se si valutano le condizioni particolari di Booking.com (ad esempio per le prenotazioni fatte da mobile, o il programma Genius, o ancora il boost per incentivare la visibilità) si può arrivare facilmente a raddoppiare quelle percentuali: un albergo che ha aderito a programmi di posizionamento particolare sulla piattaforma si può ritrovare a incassare meno del 50 per cento sulla tariffa di vendita della camera. E se si considerano spese e tasse, si capisce bene che è un meccanismo insopportabile»;
il mercato delle prenotazioni alberghiere o abitative a scopo turistico è, pertanto, di fatto, monopolizzato dalle grandi piattaforme di intermediazione, rappresentando un serio limite alla concorrenza, posto che comparire tra le prime segnalazioni in rete è diventato impossibile per le strutture ricettive, in particolare le piccole;
nonostante ciò, Booking continua a fare affari in Italia, anche con la collaborazione di società a partecipazione pubblica;
da ultimo, il colosso olandese ha stretto un accordo con Trenitalia, per cui i soci CartaFRECCIA potranno guadagnare punti fedeltà per ogni 2 euro di spesa per la prenotazione di un alloggio sul sito www.booking.com/trenitalia –:
se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di ripristinare il corretto funzionamento del mercato turistico con riferimento alla situazione esposta in premessa e, in particolare, se non ritenga di istituire un tavolo istituzionale, con la partecipazione degli operatori del settore, volto alla creazione di una piattaforma informatica nazionale per la pubblicizzazione e per i servizi di prenotazione delle strutture di accoglienza turistica italiane.
(4-12561)
FICARA, CANCELLERI, MARTINCIGLIO, PAPIRO, MARZANA e RAFFA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
con nota del 30 aprile 2022 il primo firmatario del presente atto, unitamente alla delegazione siracusana del Movimento Cinque Stelle, rivolgeva un primo appello al Presidente del Consiglio dei ministri per mettere in luce le problematiche del triangolo industriale siracusano, legate anche e soprattutto al conflitto tra Russia e Ucraina e alle conseguenti sanzioni contro Mosca, coinvolgendo su questa tematica, in questi giorni anche ai Ministri competenti;
è del 1° di giugno la notizia che l'Unione europea ha raggiunto l'accordo sull'embargo al petrolio russo. Il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca prevede lo stop al greggio e ai prodotti raffinati, trasportati via mare tra otto mesi;
l'inevitabile conseguenza è che questo sistema produttivo rischia la chiusura. Questa ipotesi potrebbe portare senza dubbio al collasso dell'intera zona industriale di Siracusa, che si ricorda essere sede del polo petrolchimico più grande d'Europa, che dà lavoro, tra personale diretto e indotto, a quasi 10 mila persone. Il polo siracusano ospita anche la raffineria di Isab-Lukoil, uno degli stabilimenti più grandi che assicura una parte importante del prodotto interno lordo siciliano, oltre a contribuire per circa il 22 per cento alla capacità di raffinazione complessiva del Paese; sarebbe la fine per il Porto di Augusta che movimenta ogni anno milioni di tonnellate di merci, in cui i prodotti Isab hanno un peso determinante. Si rischiano conseguenze disastrose per l'intera Sicilia e non solo;
il 31 maggio 2022 si è svolto un primo incontro convocato dalla Viceministra Todde, un importante momento di confronto con le varie componenti locali sulla richiesta della Regione Siciliana di istituire l'area di crisi complessa, di fronte ad un settore, quello della raffinazione, che vive già da tempo una fase critica di sistema e deve fare i conti con una transizione energetica oggettivamente difficile;
le ripercussioni che le sanzioni avrebbero su Isab-Lukoil rischiano di dare il colpo finale, considerando anche che, in seguito all'invasione russa, la raffineria ha dovuto coprire quasi tutto il fabbisogno di petrolio greggio importandolo dalla Russia, perché il sistema bancario ha smesso di far credito alla società Isab-Lukoil, che non può acquistare greggio altrove, le banche non concedono più anticipi sulle fatture e dunque le imprese sono costrette ad aspettare 90 giorni per poter essere pagate per i lavori fatti o per le forniture. In questo quadro le importazioni dalla Russia sono più che raddoppiate, con un incremento del 118,8 per cento;
sempre di questi giorni è il paradosso per cui ai lavoratori in questione le banche rifiutano mutui e prestiti, pur in presenza di un solido storico di buste paga, per il solo fatto di essere dipendenti Isab-Lukoil;
le ricadute di una interruzione delle attività di Isab-Lukoil sarebbero devastanti se si considera, infine, che dall'Isab dipende in gran parte anche il comparto industriale Enel, Air Liquide, Priolo Servizi e in parte Versalis, Sonatrach e Sasol –:
quali concrete e urgenti iniziative il Governo intenda porre in essere, nell'immediato, al fine di consentire alla società Isab di approvvigionarsi di greggio ed al polo siracusano di proseguire la produzione, salvaguardando la zona industriale di Siracusa e scongiurando il rischio di una vera e propria emergenza sociale a livello locale ed energetica a livello nazionale.
(4-12565)
BUOMPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
secondo recenti fonti del Gestore servizi elettrici (Gse), si stima che circa 100 milioni di pannelli fotovoltaici stiano per giungere a fine vita;
gli incentivi legati al superbonus 110 per cento e le semplificazioni per le installazioni legate alla necessità di accelerare l'approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili faranno aumentare questa cifra in maniera esponenziale nel prossimo futuro;
il decreto legislativo 3 settembre 2020, n. 118 prima e il decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito con modificazioni dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233 poi, hanno previsto norme per definire sia gli obblighi dei produttori dei moduli fotovoltaici che le garanzie finanziarie necessarie per una corretta gestione del fine vita dei pannelli fotovoltaici incentivati dallo Stato (Conti energia da I a V);
le suddette norme possono però essere attuate solo grazie all'aggiornamento delle istruzioni operative che il Gse doveva pubblicare entro il primo marzo scorso, come previsto dall'articolo 19 della legge di conversione del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152;
le istruzioni operative dovranno stabilire, tra le altre cose, anche la quota a garanzia del corretto smaltimento dei moduli che il Gse dovrà trattenere ai produttori di energia degli impianti incentivati o che essi dovranno versare, in alternativa (dipenderà dalla libera opzione che sceglieranno), al trust di uno dei consorzi riconosciuti idonei dal Mite;
i Consorzi che operano in maniera lecita in questo mercato hanno dovuto e dovranno subire la concorrenza sleale di operatori, i quali, per somme esigue si fanno carico della gestione dei moduli esausti, alimentando il circuito criminale e arrecando danni gravissimi all'ambiente;
occorre anche ricordare che gli incentivi erogati dallo Stato alle imprese che ne hanno beneficiato sono pari a 140 miliardi di euro in 20 anni, trattenuti nella bolletta elettrica di ciascun cittadino;
il 9 febbraio scorso, il Gse è stato chiamato in audizione dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. La dirigente Ing. Liliana Fracassi, capo dipartimento supporto alle fonti rinnovabili, che accompagnava l'Amministratore unico Ing. Andrea Ripa di Meana, ha assicurato in quella sede che: «è prevista la pubblicazione delle istruzioni operative aggiornate del Gestore servizi elettrici (...), dobbiamo farlo proprio per adattarle all'opzione di adesione ai trust dei sistemi collettivi per garantire i pannelli introdotta dal decreto legislativo 118 del 2020 e dal decreto-legge del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per dare la possibilità a tutti i soggetti responsabili di esercitare la stessa opzione. Lo faremo senz'altro entro marzo»;
il 29 aprile 2022, quindi già in evidente ritardo rispetto ai tempi stabiliti dalla legge, il Gse ha pubblicato un comunicato nel quale annunciava l'imminenza della pubblicazione di questo documento che, come ammesso dalla stessa Fracassi, è cruciale per garantire da un punto di vista economico lo smaltimento dei pannelli incentivati giunti a fine vita, la tenuta economica e occupazionale della filiera, e anche e soprattutto la tutela dell'ambiente;
il 21 giugno 2022, il Gse è stato nuovamente chiamato in audizione in Senato, dalla Commissione Industria, per riferire sul tema dell'approvvigionamento energetico;
il collega senatore Marco Croatti ha rivolto una domanda, in merito alla pubblicazione delle istruzioni operative aggiornate del Gestore servizi elettrici, all'amministratore unico Ripa di Meana, che non ha però risposto ai quesiti che gli sono stati posti, assicurando che lo avrebbe fatto in forma scritta, ma ad oggi nulla è pervenuto –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti suddetti, nonché quali iniziative, per quanto di competenza, stiano adottando al fine della pubblicazione delle istruzioni operative aggiornate da parte del Gestore servizi elettrici a tutela della legalità e dell'ambiente.
(4-12568)
SIRAGUSA, ROMANIELLO, DORI, MENGA e PAOLO NICOLÒ ROMANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nel luglio scorso, con l'approvazione del decreto n. 77 del 2021, cosiddetto «Semplificazioni», veniva introdotta la possibilità, per gli elettori, di sottoscrivere i referendum con la firma digitale. L'entrata in vigore del provvedimento produsse come effetto immediato, nel mese successivo, una straordinaria partecipazione popolare alla raccolta firme volta a promuovere i referendum sull'eutanasia e sulla depenalizzazione della cannabis: le due campagne raccolsero infatti, per via telematica, ben 999.860 sottoscrizioni;
lo scorso 29 giugno, però, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, rispondendo a un'interrogazione parlamentare nella quale si chiedevano lumi in merito alla realizzazione della piattaforma digitale necessaria alla raccolta delle firme dei cittadini, affermava che rispetto all'iter programmato sono sopraggiunte due novità: il parere del Garante della privacy, e le osservazioni tecniche del Ministero della giustizia, «Io vorrei essere chiaro: il dettato normativo garantisce solo la digitalizzazione della raccolta delle firme, che è il segmento iniziale del processo di promozione dell'iniziativa, ma non consente una completa digitalizzazione, estesa per esempio all'autenticazione delle firme o alla raccolta dei certificati elettorali, che sono disciplinati ancora in maniera analogica»;
in altre parole, la piattaforma di raccolta firme sui referendum non permetterà di «autenticare e certificare le firme», ma solo di sottoscrivere i quesiti, rendendo di fatto inutile la firma digitale. Inoltre, con l'entrata in funzione della piattaforma pubblica, non sarà più possibile firmare con SPID i referendum neppure su piattaforme private, come avvenuto nei precedenti referendum;
la dichiarazione del Ministro citato ha provocato la reazione dell'Associazione Luca Coscioni, secondo la quale quanto affermato dal Ministro non rispetterebbe «la legge del 2020, gli impegni presi a seguito di intervento nei confronti dell'Italia delle Nazioni unite nell'ambito del caso “Staderini/De Lucia vs Italy” e gli impegni assunti dal Ministro con i comitati promotori dei referendum». Infatti, «le parole del Ministro smentiscono sue precedenti dichiarazioni sulle funzioni della piattaforma, oltre a tradire la stessa legge in materia, secondo cui le firme digitali non sono soggette ad autenticazione per via analogica (articolo 344 legge n. 178 del 30 dicembre 2020)»;
nel parere del Garante per la protezione dei dati personali citato dal Ministro, si parla di «profili critici» emersi dall'esame del provvedimento, e di rischi in merito al fatto che il «trattamento dei dati dei sottoscrittori competa (...) al gestore della piattaforma, al quale è demandato l'intero sviluppo dell'infrastruttura, secondo regole che lui stesso redigerà». L'autorità però, non chiedeva la cancellazione del provvedimento, ma unicamente la «revisione del testo»;
i problemi rilevati dal Garante parrebbero infatti risiedere nel «draft del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri» («Referendum, perché il Garante della privacy ha detto No alla piattaforma per le firme digitali», Il Fatto Quotidiano, 14 aprile 2022);
lungi dall'interrompere il processo di digitalizzazione necessario alla vita democratica del nostro Paese, gli interroganti ritengono che la possibilità di firmare per via telematica debba essere estesa anche alla presentazione delle liste elettorali. A tal proposito, lo scorso luglio, il Governo accolse l'ordine del giorno 9/03146-AR/090 con il quale si impegnava a semplificare la procedura di sottoscrizione delle liste elettorali delle elezioni di rinnovo dei Comites, contemplando la sottoscrizione per via telematica –:
se non si intendano proseguire i lavori della piattaforma, garantendo il funzionamento della firma digitale nei prossimi referendum;
se il Governo non intenda adottare iniziative per estendere la possibilità di usufruire della firma digitale anche in occasione delle sottoscrizioni delle liste elettorali.
(4-12572)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta scritta:
COMENCINI, ZOFFILI, BILLI, CECCHETTI, COIN, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e SNIDER. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
in Ecuador lo stato di emergenza era stato decretato lo scorso 18 giugno nelle province di Imbabura, Pichincha e Cotopaxi ed era stato poi esteso il martedì successivo a Tungurahua, Chimborazo e Pastaza, dopo gli scontri che hanno paralizzato la capitale Quito per giorni;
il movimento indigeno (Conaie) ha presentato una lista di dieci richieste che includono una riduzione dei prezzi del carburante e un calmiere sui beni di prima necessità, domandando inoltre che le imprese statali non vengano privatizzate e che non venga estesa l'attività petrolifera e mineraria in Amazzonia;
il presidente dell'Ecuador, Guillermo Lasso, ha revocato lo stato di eccezione per grave agitazione interna decretato in sei province a causa delle proteste indigene per il carovita. Con questa decisione, il Governo «ratifica la volontà di garantire l'apertura di spazi di pace in cui gli ecuadoriani possano riprendere gradualmente le loro attività», si legge in una nota;
la revoca dello stato di eccezione era una delle condizioni poste dalla Conaie, la principale organizzazione indigena, per avviare un dialogo con le istituzioni dopo due settimane di proteste che hanno visto due tentativi dei dimostranti di entrare nell'edificio del Parlamento;
dopo 18 giornate di protesta che hanno causato almeno otto morti e centinaia di feriti, la Confederazione delle nazionalità indigene dell'Ecuador (Conaie) ha annunciato una settimana fa di aver raggiunto un accordo con il Governo del presidente Guillermo Lasso per la sospensione delle mobilitazioni;
il testo dell'accordo che le parti si sono impegnate a rispettare, riferisce il quotidiano «El Comercio», prevede da parte del Governo una ulteriore riduzione di cinque centesimi di dollaro del costo delle benzine; la sospensione dello stato di emergenza; la deroga del decreto del Governo sulla privatizzazione del settore degli idrocarburi e la deroga dell'analogo decreto sull'attività mineraria. Da parte sua, la Conaie sospenderà la protesta e disporrà il ritorno delle comunità indigene alle loro terre;
a favorire il raggiungimento di un'intesa è stata la mediazione della Conferenza episcopale che aveva convocato le parti a un nuovo tavolo di dialogo –:
quale sia la situazione dei nostri connazionali, in particolare nella capitale, e come stiano operando l'ambasciata e la nostra struttura consolare in merito.
(4-12569)
CULTURA
Interrogazione a risposta immediata:
CASCIELLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:
l'Italia è un Paese caratterizzato da ampia diffusione di siti archeologici, beni culturali ed edifici sottoposti a vincolo architettonico e paesaggistico e a tutela in quanto di interesse culturale e/o storico-artistico;
per interventi sui beni culturali e paesaggistici è prevista l'acquisizione di pareri delle soprintendenze di settore: nello specifico, per gli immobili sottoposti a vincoli storico-artistici o paesaggistici, ai sensi del Codice dei beni culturali o del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004), non sono sempre realizzabili i cosiddetti interventi trainanti previsti dalla normativa sugli «ecobonus», anche se è comunque possibile ottenere il riconoscimento di alcune agevolazioni per interventi cosiddetti trainati che assicurino, nel loro complesso, il miglioramento di almeno due classi energetiche da dimostrare con attestato di prestazione energetica;
senza voler mettere in discussione l'operato delle soprintendenze, desta preoccupazione l'osservazione di anomalie e differenze di applicazione a livello locale, delle relative norme e delle modalità di espressione dei pareri;
si porta, ad esempio, il caso della struttura di un istituto religioso precedentemente utilizzata dalla diocesi di Vallo della Lucania per accogliere studenti e gruppi di preghiera, che diventerà un resort turistico di lusso sulla spiaggia della costa di Ascea in Cilento, ai piedi della Torre di Velia e dell'area archeologica dell'antica colonia greca di Elea;
desta stupore che siano state concesse le autorizzazioni necessarie, considerato che nella zona in questione è vietato realizzare qualsiasi opera edilizia e apportare modifiche all'assetto del territorio, come previsto dalla legge regionale n. 5 del 2005 – «Costituzione di una zona di riqualificazione paesistico-ambientale intorno all'antica città di Velia» – approvata per assicurare un adeguato decoro dell'area che circonda il parco archeologico;
la struttura, inoltre, ricade anche nell'area vincolata del Parco nazionale del Cilento, Diano e Alburni e in una zona dichiarata a rischio erosione;
desta preoccupazione, oltre che perplessità, la previsione della realizzazione di un ecomostro di cemento, che crea un incalcolabile danno culturale e ambientale ad un territorio grande polo culturale dell'antichità e ricco di biodiversità –:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario definire ulteriori linee di indirizzo e un protocollo nuovo da fornire alle soprintendenze al fine di evitare l'adozione di misure differenti a livello locale e decisioni difformi in base alla area geografica di riferimento, al fine di assicurare che la normativa venga applicata in modo omogeneo sul territorio nazionale.
(3-03080)
GIUSTIZIA
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
da notizie di stampa, si è appreso che, in data 6 luglio 2022, un giudice della Corte d'appello di Torino ha assolto un giovane uomo che era stato condannato in primo grado per violenza sessuale nel 2019 perché, secondo lo stesso magistrato, come si legge nelle motivazioni della sentenza, la vittima sarebbe stata «alterata per l'uso smodato di alcol» e avrebbe «indotto l'uomo a osare», lasciando la porta del bagno socchiusa. Inoltre, è stato evidenziato che l'imputato «non ha negato di avere abbassato i pantaloni della giovane», rompendo addirittura la cerniera: secondo il giudice della Corte d'appello, tuttavia, «nulla può escludere che sull'esaltazione del momento, la cerniera, di modesta qualità, si sia deteriorata sotto forzatura»;
in data 20 aprile 2022, la Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio e la violenza di genere ha approvato all'unanimità la Relazione su «La vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza e dei loro figli nei procedimenti che disciplinano l'affidamento e la responsabilità genitoriale». Tale relazione è il risultato dell'esame di 1.500 fascicoli processuali di separazione con affido di minori e 40 di denuncia di sottrazione di figli da parte delle madri;
la Commissione sul femminicidio spiega come tutto questo si traduca nel fatto che «molte donne fanno più fatica a denunciare che a interrompere la relazione e la convivenza e preferiscano chiedere agli avvocati di depositare in tempi rapidi un ricorso consensuale anziché intraprendere un percorso penale». Le denunce, dunque, continuano a spaventare e non sempre vengono viste come mezzi di tutela; le vittime spesso sono terrorizzate dal processo penale, ma anche dalle conseguenze che questo può avere sui propri compagni violenti;
la Relazione dedica un'intera sezione alla «formazione specialistica in materia di violenza domestica», affermando che «appare fondamentale incrementare la formazione di tutti gli operatori sul tema della violenza domestica»;
occorrerebbe, dunque, prevedere una specializzazione obbligatoria di tutti gli attori istituzionali coinvolti: forze dell'ordine, magistrati, avvocati, consulenti, operatori dei servizi sociali con corsi di formazione obbligatoria sugli indici di riconoscimento della violenza domestica e sulla normativa nazionale e sovranazionale in materia. In seguito a tale formazione, sarebbe utile anche la creazione di liste di professionisti specializzati sulla trattazione di casi di violenza di genere;
infine, la Relazione spiega come per diffondere le conoscenze acquisite e individuare gli indicatori di violenza, tali percorsi di formazione dovrebbero essere anche condivisi tra magistratura, forze dell'ordine, avvocatura, servizi sociali, servizi sanitari, centri e associazioni anti violenza;
l'articolo 5 della legge n. 69 del 2019, il cosiddetto «Codice rosso», prevede l'attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della Polizia penitenziaria. In attuazione del comma 2 dell'articolo 5, è stato adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 dicembre 2021, che ha stabilito che i corsi di formazione, al fine di garantire un'adeguata preparazione per il riconoscimento del fenomeno ed evitarne o limitarne le ulteriori conseguenze, gestire il rapporto con le vittime e offrire assistenza nella fase di denuncia e in quella di reinserimento, presentano contenuti omogenei, organizzati nelle seguenti macroaree: approfondimento delle specifiche fattispecie di reato; contenimento e neutralizzazione della pericolosità riconducibile alla violenza di genere attraverso le misure di prevenzione; misure operative di contrasto; approccio alle vittime; modalità di avviamento degli autori dei reati a percorsi trattamentali dedicati; prevenzione della vittimizzazione secondaria; valutazione dei bisogni della vittima e attività informativa dedicata. Il decreto prevede, inoltre, che per la condivisione e l'aggiornamento dei dettagli contenutistici dei corsi e l'organizzazione dei rispettivi programmi possa essere, in ogni momento, convocato un Tavolo tecnico interforze composto dai rappresentanti competenti per la formazione –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno porre in essere affinché vi sia una specializzazione obbligatoria di tutti gli attori istituzionali coinvolti, tra cui magistrati e avvocati, così come richiesto dalla Relazione della Commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere.
(2-01560) «Spadoni, Saitta, Ascari, Bonafede, Cataldi, D'Orso, Ferraresi, Giuliano, Perantoni, Salafia, Sarti, Scutellà, Elisa Tripodi».
Interrogazione a risposta scritta:
POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la casa circondariale di Prato è stata costruita nella metà degli anni '80 e messa in funzione nell'agosto del 1986. Si tratta di un istituto medio-grande con una superficie di 71.000 metri quadrati comprensiva di reparti detentivi, uffici della direzione e alloggi demaniali, reparto media sicurezza e alta sicurezza, polo universitario, reparto semilibertà, reparto sex-offender;
l'organico previsto per la casa circondariale di Prato «La Dogaia» è di 310 unità, ma in servizio ne risultano poco più di 288 e, in realtà, le unità scendono a 212 se si tiene conto del personale distaccato, un numero evidentemente insufficiente per affrontare una popolazione carceraria composta da 550 persone. Sono inoltre assegnati alla struttura soltanto 5 educatori. La maggior parte del personale ricopre poi ruoli intermedi, mentre mancano persone che coordinano i lavori degli agenti;
come riportato dalla stampa, è recente un caso di aggressione ad opera di un detenuto nei confronti di agenti di Polizia penitenziaria, che si trovano in grave difficoltà ad affrontare senza mezzi idonei tali complesse situazioni; sussistono la necessità e l'urgenza di fornire nuovi strumenti agli agenti;
inoltre, le manutenzioni nel carcere di Prato non vengono eseguite con regolarità e i servizi igienici riservati al personale sono in condizioni scadenti e richiedono ristrutturazioni urgenti, così come necessario è il completamento del processo di digitalizzazione;
a gennaio 2022 la Ministra interrogata, ha annunciato un investimento di 11 milioni di euro, di cui 7 dello Stato e 4 della Regione, per interventi sul carcere fiorentino di Sollicciano attraverso lavori strutturali, mentre non è stato previsto alcunché di analogo per quanto riguarda il carcere di Prato –:
se la Ministra interrogata non ritenga di adottare le opportune iniziative per intervenire sulla carenza di personale riscontrabile all'interno dell'istituto penitenziario;
se il Governo non ritenga di dover adottare iniziative per provvedere al più presto a finanziare i necessari lavori di ristrutturazione del carcere di Prato.
(4-12564)
INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI
Interrogazione a risposta immediata:
LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
con il decreto-legge 7 luglio 2022, n. 85, recante «Disposizioni urgenti in materia di concessioni e infrastrutture autostradali e per l'accelerazione dei giudizi amministrativi relativi a opere o interventi finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza», il Governo ha disposto la risoluzione «per grave inadempimento del concessionario» della convenzione unica del 18 novembre 2009 sottoscritta tra le società Anas e Strada dei parchi s.p.a. per la gestione della rete autostradale costituita dalle autostrade A24 e A25;
la risoluzione della concessione arriva dopo la nomina di ben tre commissari straordinari e la perdurante mancata approvazione del nuovo piano economico finanziario, premessa imprescindibile per la messa in sicurezza delle tratte autostradali in concessione, censurata anche dal giudice amministrativo;
il piano presentato nel luglio del 2021 dal commissario ad acta in accordo con il commissario straordinario, per un valore complessivo di 3,2 miliardi di euro, è stato rifiutato dal Governo, mentre la successiva proposta di piano economico finanziario, che su indicazione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili avrebbe dovuto essere a «zero investimenti», presentata nel marzo 2022, è stata oggetto di contestazione da parte dell'Autorità di regolazione dei trasporti, che, dopo averlo esaminato, ha stigmatizzato «l'ingente incremento tariffario contemplato dal piano in oggetto» suscettibile di porre «evidenti problemi di sostenibilità per l'utenza»;
la scelta del Governo per l'improvvisa risoluzione della concessione determina il rischio sia di un pesante contenzioso giudiziario, sia di un maxi risarcimento all'attuale concessionario;
martedì 12 luglio 2022 il tribunale amministrativo regionale del Lazio ha accolto l'istanza di sospensiva della revoca anticipata in danno presentata da Strada dei parchi s.p.a. contro la decisione di risoluzione deliberata dal Consiglio dei ministri in data 7 luglio e contenuta nel citato decreto-legge –:
quali siano le ragioni che hanno spinto il Governo alla risoluzione della concessione e in che modo intenda agire al fine di scongiurare il rischio di un lungo contenzioso giudiziario ovvero di un maxi risarcimento, tutelando, invece, il denaro pubblico e la sicurezza di tutti gli utenti delle tratte autostradali di cui in premessa.
(3-03079)
Interrogazione a risposta in Commissione:
GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:
la Società italiana per il traforo autostradale del Fréjus per azioni (Sitaf Spa) è stata costituita il 29 ottobre 1960 per iniziativa, nell'ambito della città di Torino, della camera di commercio, dell'Unione industriale, della provincia, del comune, nonché di primarie compagnie di assicurazione, istituti di credito e complessi industriali;
Sitaf Spa è concessionaria per la costruzione e la gestione del traforo del Fréjus (T4) e dell'autostrada Torino-Bardonecchia (A32) fino all'anno 2050, come stabilito dalla convenzione internazionale tra Italia e Francia del 23 febbraio 1973 e successivi provvedimenti governativi;
il 31 per cento di Sitaf è di proprietà di Anas a sua volta controllato interamente dal gruppo Ferrovie dello Stato;
tra le controllate al 100 per cento di Sitaf vi è l'azienda Tecnositaf che si occupa tra l'altro di monitorare e gestire i flussi di traffico anche per la stessa Anas: una attività fondamentale per garantire tutele e sicurezze alla clientela, soprattutto in concomitanza con i mesi estivi;
apprendiamo dai media che Tecnositaf starebbe per essere posta in liquidazione con conseguenti gravissime ripercussioni per gli attuali livelli occupazionali, ed in particolare per 160 posti di lavoro fra personale diretto e somministrato altamente qualificati. Lunedì 11 luglio 2022 si è tenuta infatti una manifestazione di lavoratori e sindacati davanti al municipio di Torino;
Sitaf avrebbe confermato a mezzo stampa tali difficoltà dovute essenzialmente alla crisi pandemica, assicurando però in numerose occasioni «ai rappresentanti dei lavoratori e del territorio di reimpiegare le risorse umane della controllata Tecnositaf nell'ambito di altre aziende del Gruppo»;
è evidente che la gestione di Sitaf stia evidenziando da tempo palesi criticità ed aspetti non chiari che rischiano di ripercuotersi negativamente sui lavoratori e sui servizi alla clientela. La recente nomina nel Cda dell'azienda di nominativi esterni e senza esperienze pregresse nel settore non rassicura infatti sulla tenuta economica ed occupazionale del gruppo che trae profitto grazie alla gestione di un bene pubblico come quello delle concessioni autostradali –:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, per salvaguardare tutti i livelli occupazionali di Tecnositaf, anche in relazione alle attività strategiche della società che garantiscono la sicurezza stradale dei tratti in concessione.
(5-08403)
INNOVAZIONE TECNOLOGICA
Interrogazione a risposta scritta:
DE MENECH. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il passaggio al DVB-T2, ovvero allo standard di ultima generazione per le trasmissioni sulla piattaforma digitale terrestre, consentirà un miglioramento della qualità visiva e dell'alta definizione e il rilascio della cosiddetta «banda 700» per i servizi mobili 5G;
si sa quanto la transizione digitale possa portare dei benefici anche per le aree montane, ciò è testimoniato dall'importante accordo siglato tra Rai e Uncem;
tuttavia, da notizie a mezzo stampa e dal confronto diretto con i cittadini si è appreso che proprio nelle zone montane della provincia di Belluno, come il Pian Cansiglio, il Comelico, l'alto Agordino, e nella zona della pedemontana trevigiana (che va da Cordignano fino a Valdobbiadene, passando per i comuni di Sarmede, Cappella Maggiore, Vittorio Veneto, Cison di Valmarino, Revine Lago, Follina, Tarzo, Miane e Farra di Soligo), continua a registrarsi un disservizio riguardo alla ricezione delle prime tre reti, Rai 1, Rai 2 e Rai 3;
il problema deriva dalla ricezione del segnale e la causa è legata alla transizione dal sistema DVBT al nuovo DVBT2; nelle così dette aree interne del Paese, in particolar modo nelle zone di montagna, gli investimenti nel potenziamento dei ripetitori e delle antenne per la diffusione del segnale devono essere più consistenti;
il nuovo sistema di collegamento e trasmissione dei segnali televisivi sta creando gravi discriminazioni per i residenti nei comuni di montagna, dove spesso i ripetitori non sono di proprietà delle reti televisive (Rai in primis) ma degli enti locali, che non hanno fondi a sufficienza per adeguare gli impianti;
il compito di adeguare le reti deve essere in particolare in capo alla Rai quale concessionario pubblico;
si prende atto che la fase in cui ci trova è ancora una fase di passaggio dal sistema vecchio a quello nuovo; dunque è comprensibile che si possano verificare situazioni di disagio. Tuttavia, si ricorda che la Rai è concessionaria di un contratto di servizio pubblico che deve essere sempre garantito, e chi, in questo periodo si è rivolto direttamente alla Rai non ha ricevuto risposte precise –:
quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per eliminare il disservizio quanto prima, reperendo le risorse necessarie a porre fine a tale disagio per le aree montane, in particolare per le province di Belluno e Treviso.
(4-12563)
INTERNO
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
nelle ultime settimane vaste aree della città di Roma sono state colpite da una serie di incendi che hanno messo in serio pericolo l'incolumità dei cittadini e la salute pubblica, a causa delle fiamme alimentate dalle elevate temperature del periodo e delle nubi tossiche generate dalla combustione di materiali cancerogeni;
tra gli episodi più significativi vanno certamente ricordati un primo incendio verificatosi il 15 giugno 2022 presso la discarica di Malagrotta, le cui fiamme hanno interessato sia un gassificatore spento dal 2011, e oggi luogo di stoccaggio del cdr, sia il più grande dei due tmb, un impianto che tratta ogni giorno fino a 900 tonnellate di rifiuti indifferenziati. La prima conseguenza è stato un rallentamento della raccolta dei rifiuti in tutta la città con conseguenti disagi per la popolazione;
un secondo episodio significativo si è verificato sull'Aurelia, il 28 giugno scorso, nella zona nord-ovest della città, nei pressi della borgata di Casalotti. Le fiamme hanno colpito dei capannoni industriali all'interno dei quali si trovavano delle bombole contenenti gpl, che hanno causato delle esplosioni e procurato l'intossicazione di quindici persone;
un altro incendio di portata rilevante ha interessato, il 4 luglio 2022 l'area della Pineta Sacchetti e di Monte Mario, ancora nella zona nord, della città. Le fiamme sarebbero partite dal parco del Pineto per poi estendersi alle zone vicine, raggiungendo il quartiere Balduina e costringendo molti residenti ad allontanarsi dalle proprie abitazioni;
l'incendio più recente ha colpito la zona di Centocelle, nel pomeriggio di sabato 9 luglio. Questa volta a bruciare sono stati vari autodemolitori su viale Palmiro Togliatti, nel quadrante est della città. In base a quanto riferiscono i vigili del fuoco, il rogo sarebbe partito intorno alle 16,50 all'altezza di via Casilina, producendo una gigantesca nube nera visibile da gran parte della città;
tramite notizie a mezzo stampa gli stessi vigili del fuoco avrebbero dichiarato che la carenza di circa 300 uomini su base provinciale, a fronte dell'ingente numero di incendi che stanno devastando la Capitale, avrebbe messo in crisi il dispositivo dei vigili del fuoco di Roma; tali numeri, peraltro, sarebbero stati ricavati con riferimento a vecchie piante organiche che andrebbero comunque riadattate alla luce delle nuove esigenze determinate dai cambiamenti climatici in atto;
da notizie a mezzo stampa si è appreso altresì che lunedì 11 luglio si sarebbe svolto un vertice in procura tra magistrati e tutte le forze dell'ordine impegnate in questi giorni sul fronte degli incendi a Roma, e sarebbe stato creato un coordinamento per rendere più veloce ed efficace lo scambio di informazioni tra gli inquirenti sia in fase di indagine che nell'ambito della prevenzione –:
quali iniziative urgenti si intendano adottare per colmare quanto prima le carenze di organico e di mezzi dei vigili del fuoco, e del Corpo forestale dei Carabinieri, con particolare riferimento all'area della Capitale, nonché quali iniziative intenda adottare per fermare quanto prima la spirale degli incendi in atto e prevenire il ripetersi di fatti analoghi.
(2-01562) «Morassut, Lorenzin, Campana, Casu, D'Elia, Madia, Mancini, Melilli, Orfini, Piccoli Nardelli, Prestipino».
Interrogazioni a risposta scritta:
ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'improvviso ritiro dei militari dell'operazione «Strade Sicure» da alcuni punti sensibili nel comune di Pisa rischia di lasciare la città sguarnita di un sostegno importante per la vigilanza del territorio;
dal 1° luglio la presenza dei militari è venuta meno anche sotto la torre della città, luogo strategico per la prevenzione di una serie di reati, da quelli di microcriminalità a possibili eventi terroristici, non dovendosi dimenticare che proprio la torre pendente, nel 2015, è stata oggetto di minacce da parte dell'Isis in un loro video di propaganda;
la sottrazione di questa importante risorsa non deve in alcun modo minare gli sforzi dell'amministrazione cittadina nella lotta alla criminalità comune, in particolare di quella di tipo predatorio e richiede perciò una almeno corrispondente compensazione con unità delle forze dell'ordine;
la Polizia di Stato e i Carabinieri assegnati nel comune di Pisa scontano una endemica carenza di personale che, già a oggi, rende difficile il presidio costante del territorio, come dimostrano i gravi episodi che l'interrogante ha più volte portato all'attenzione del Ministro interrogato con precedenti atti di sindacato ispettivo (solo a menzionare gli ultimi, si vedano le interrogazioni nn. 4-12325, 4-11650, 4-11048, 4-11047 e 4-10655);
gli stessi sindacati di polizia pisani, in un comunicato dai toni molto accessi, ritengono che tale decisione, definita «scellerata», comporterà una emergenza sicurezza che «rischia di compromettere gravemente la sicurezza del territorio» –:
quali iniziative intenda intraprendere per rafforzare l'organico delle forze dell'ordine nel comune di Pisa, stante l'improvvisa ridislocazione dei militari dell'operazione «Strade sicure» e, a tal fine, se non ritenga di dover destinare alla questura di Pisa una quota delle unità previste dai piani assunzionali programmati dal Ministero dell'interno.
(4-12554)
DE ANGELIS, RAVETTO, DI MURO e FOGLIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
nei giorni scorsi immensi roghi hanno minacciato le periferie romane; l'ultimo, quello di sabato 9 luglio 2022, ha coinvolto la zona di Centocelle, devastando molti ettari di campi e di boschi e provocando l'esplosione di alcuni autodemolitori all'interno di sfasciacarrozze;
molti edifici residenziali sono stati lambiti dalle fiamme – l'ultimo piano di uno di questi ha preso fuoco a sua volta – e decine di famiglie sono state evacuate in tutta fretta, mentre la nube tossica incombeva su molte zone della città;
come stanno accertando le indagini, tuttora in corso, l'incendio sembra partito dal campo rom Casilino 900, un'area degradata e in preda alla più assoluta illegalità, non nuova al fenomeno dei roghi di rifiuti pericolosi e tossici e nei confronti della quale i residenti della zona avevano più volte chiesto la messa in sicurezza;
il campo, costituito in gran parte come accampamento di baracche e container dalle condizioni logistiche e sanitarie del tutto precarie, nasce come «collocazione temporanea» per un cospicuo numero di famiglie rom, ma di fatto si è trasformato in un campo permanente dove il numero degli abitanti ha subito nel tempo considerevoli incrementi;
la tolleranza da parte del comune di Roma degli ultimi anni, a parere degli interroganti, ha aggravato la situazione di illegalità del campo e della comunità rom di Centocelle e non stupisce che il senso di impunità, unito all'assoluto disprezzo delle regole, abbia portato al rogo attuale;
a prescindere da quanto avvenuto nelle immediate vicinanze del campo rom di Centocelle, la situazione oggi appare drammatica e fuori controllo anche in altre zone, come dimostrano gli incendi che hanno interessato numerose zone di Roma in queste ultime settimane dal rogo di Pontina a quello sviluppatosi in zona Salaria un paio di settimane fa, che ha costretto molti municipi romani a sbarrare porte e finestre per evitare di respirare fumi tossici;
ciò è dovuto, a parere degli interroganti, soprattutto all'inerzia dell'amministrazione cittadina nel controllare la situazione di illegalità nelle periferie e nel gestire il verde e il decoro pubblico –:
se e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per prevenire o porre fine a situazioni di illegalità che, come quella riferibile al campo rom di Centocelle, hanno portato o rischiano di portare pericoli per l'incolumità pubblica;
se, in particolare, il Ministro interrogato non ritenga di valutare l'adozione di un sistematico piano di controllo preventivo delle zone degradate ad alto rischio di incendio delle periferie romane.
(4-12555)
DI MURO, ZIELLO, FOGLIANI, TONELLI, STEFANI, IEZZI, RAVETTO e INVERNIZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
le immagini riportate da diversi quotidiani, oramai da tempo, circa le condizioni in cui versa l'hotspot di Lampedusa sono scioccanti: oltre 1.800 immigrati ammassati per giorni tra rifiuti in una struttura che può ospitarne al massimo 350 e per sole 48 ore;
come testimoniato dalla stampa, le condizioni in cui versano gli ospiti della struttura sono disumane: tutti insieme, donne, uomini e bambini, vulnerabili, feriti, vittime di tratta, costretti in una promiscuità indecente, accucciati a dormire dove mangiano, su materassi sporchi di urina, tra i rifiuti che marciscono al caldo, senza acqua per giorni, senza potersi lavare né cambiare e distesi su materassi gettati per terra e pieni di acari della scabbia in attesa di essere smaltiti;
si tratta di una situazione ormai completamente fuori controllo, di una vera e propria emergenza destinata ad aggravarsi stando al numero preoccupante degli sbarchi registrati sulle nostre coste secondo i dati riportati dal cruscotto statistico del Ministero dell'interno: da inizio anno alla data dell'8 luglio sarebbero già 30.866, di cui 25 mila solo in Sicilia, rispetto ai 22.728 del 2021 e ai 7.354 del 2020;
l'Italia non può continuare ad essere il campo profughi d'Europa né può essere lasciata sola dagli altri Stati dell'Unione europea a difendere i propri confini, che sono in definitiva anche quelli europei, dovendo in difetto mettere in campo da subito una risposta nazionale per contrastare i flussi migratori irregolari verso il nostro Paese;
recentemente, lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi in Turchia ha affermato che l'Italia è un Paese aperto ed accogliente, ma ha anche detto che si è arrivati ormai al limite e ne sono una prova le immagini dell'hotspot di Lampedusa che stanno facendo in questi giorni ormai il giro del mondo, del tutto inaccettabili, fotografie della negazione dei più elementari diritti;
secondo quanto riferito dalla stampa, il neoeletto sindaco di Lampedusa avrebbe chiesto un incontro urgente al Ministro interrogato, visto quello che sta vivendo Lampedusa negli ultimi giorni, ma a tale richiesta il Viminale non avrebbe dato alcun riscontro se non disponibilità solo a fine mese, poiché gli affollamenti negli hotspot sarebbero «inevitabili»;
tra sbarchi autonomi, barconi intercettati in mare e condotti nei porti e autorizzazioni allo sbarco senza limiti alle Ong la situazione è ormai gravissima e completamente fuori controllo: il sistema adottato finora per la gestione del fenomeno migratorio non ha funzionato ed è necessario un intervento immediato, come a suo tempo fece con i cosiddetti decreti Sicurezza l'allora Ministro dell'interno Salvini, dimostrando che si possono avere meno partenze, meno sbarchi ed anche meno morti e dispersi nel Mediterraneo;
la situazione di sovraffollamento dell'hotspot di Lampedusa, un'isola di 6 mila abitanti, è insostenibile e ormai al collasso e non potrà che peggiorare visto il trend degli sbarchi sull'isola e verso le coste italiane, nonostante la promessa di saltuari trasferimenti in altre strutture –:
quali iniziative immediate il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire il controllo dei confini marittimi, per fermare i flussi migratori illegali in continuo aumento verso le coste italiane e affrontare la situazione emergenziale dell'hotspot di Lampedusa, come documentata dalla stampa ed illustrata in premessa.
(4-12557)
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
a seguito della recrudescenza del fenomeno dei roghi abusivi di rifiuti che continuano a verificarsi al limite del campo nomadi sito in via Guerra 36 nella città di Asti, il prefetto, dopo aver personalmente eseguito un sopralluogo, il 6 luglio 2022 ha riunito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza al fine di discutere sulla problematica in questione;
da quanto si apprende da organi di informazione, si ravvisa la chiara intenzione di tutte le istituzioni presenti al Comitato di liberare l'area in questione e mettere in sicurezza igienico-sanitaria le persone ancora rimaste in loco, anche per il tramite di soluzioni transitorie ma che possano garantire un controllo più efficace e un grado di prevenzione adeguato;
risulta infatti che, a breve distanza, sia presente una struttura di accoglienza in disponibilità del Ministero dell'interno utilizzata per l'emergenza immigrazione (l'ex Polveriere di Castello di Annone) che, allo stato attuale, potrebbe accogliere momentaneamente le circa 80 persone, tra cui diversi minori, ancora presenti nella via Guerra 36;
il tema del superamento dei campi nomadi e dei continui eventi incendiari è un tema ragionevolmente sentito dalla popolazione interessata e, stante la difficile situazione igienico-sanitaria e ferme restando le necessarie azioni di prevenzione e repressione delle condotte criminose contro la salute pubblica e l'ambiente, oltre ad azioni volte a garantire il rispetto della legalità nella zona in questione, si ravvisa la viva necessità di predisporre gli interventi necessari al fine di ovviare alle criticità anzidette;
tramite l'utilizzo, anche temporaneo, dell'ex Polveriera di Castello di Annone, infatti, si potrebbe procedere allo sgombero dell'area di via Guerra, trattandosi di un luogo che, oltre ad essere già strutturato ai fini dell'accoglienza e, quindi, in grado di far risparmiare il denaro dei contribuenti, permetterebbe anche una maggiore forma di controllo sulle attività condotte al proprio interno –:
se il Governo intenda consentire, quanto meno momentaneamente, l'utilizzo dell'ex Polveriera di Castello di Annone ai fini dello sgombero del campo nomadi di via Guerra 36 ad Asti;
in caso di diniego, quali siano le motivazioni per le quali tale soluzione non possa essere presa in considerazione.
(4-12560)
CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
un video-documento che circola su internet, e che è stato poi ripreso da alcuni organi di stampa casertani, mostra due donne che affermano di aver ricevuto l'offerta di buoni-pasto dal valore di 200 euro da parte dei sostenitori dell'allora candidato sindaco di Caserta Carlo Marino (poi eletto) per garantirsi voti alle elezioni amministrative che si sarebbero tenute poco dopo;
se le dichiarazioni delle donne fossero confermate e, nelle sedi giudiziarie opportune, fosse accertata l'esistenza di tentativo di voto di scambio, la gravità dell'accaduto imporrebbe al Governo di intervenire per dichiarare nulli i risultati elettorali, sciogliere il consiglio e rinnovare le elezioni;
un procacciamento elettorale di questa sorta rappresenta un fenomeno tipico del sodalizio con associazioni camorristiche, essendo oltremodo notorio che la camorra, disponendo di un interminabile flusso di guadagno proveniente da diversi settori di investimento, utilizzi episodiche dazioni monetarie agli elettori dei politici loro compiacenti per ottenere da questi ultimi altre tipologie di utilità, essenzialmente volte a garantirle una copertura giuridica o la penetrazione nei circuiti della legalità;
lo stesso sindaco, al momento della sua elezione, era stato al centro di un altro scandalo: come riportano i giornali, festeggiò nella sede della campagna elettorale con alcuni suoi sostenitori e tra di essi vi era il figlio dell'affiliato al clan dei Belforte, Giovanni Capone, con cui Marino si scambiò – come emerge dalle immagini riportate dai giornali – un intimo gesto di soddisfazione;
tutto questo non significa chiaramente che il sindaco Marino abbia legami con la camorra, tuttavia, a parere dell'interrogante, se il fatto fosse confermato, esso rappresenterebbe un episodio di assoluta gravità che richiederebbe tutta l'attenzione del Governo –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per prevenire, nella città di Caserta, come in altre realtà analoghe, lo scambio elettorale politico-mafioso.
(4-12571)
ISTRUZIONE
Interrogazione a risposta in Commissione:
LATTANZIO, DI GIORGI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, ROSSI, NITTI, ORFINI e CIAMPI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
secondo gli ultimi aggiornamenti del Ministero dell'interno, le persone in fuga dal conflitto in Ucraina giunte attualmente in Italia sono 91.137, di cui 33.796 minori;
le rilevazioni quotidiane pubblicate sul sito del Ministero dell'istruzione, riportano, a oggi, 17.657 studenti ucraini accolti nelle scuole del sistema nazionale di istruzione. Di questi, 3.728 bambini nella scuola dell'infanzia, 8.196 nella scuola primaria, 4.203 ragazzi nella scuola secondaria di primo grado e 1.530 in quella di secondo grado. Il 45 per cento degli studenti profughi frequenta le scuole di Lombardia (22 per cento), Emilia-Romagna (12 per cento) e Campania (11 per cento);
l'Amministrazione e le istituzioni scolastiche sono chiamate a gestire la delicata fase di accoglienza dei profughi in età scolare e ad assicurare loro accesso ai servizi educativi, scolastici e formativi, in modo che a tutti sia garantito proseguire il percorso di istruzione nel sistema scolastico italiano;
occorre assicurare che l'inserimento degli studenti ucraini sia conciliato il più possibile con i bisogni dei profughi e gli spazi di accoglienza delle scuole;
le scuole italiane sono da tempo impegnate ad assicurare ai minori stranieri l'assolvimento dell'obbligo formativo, mediante l'applicazione, anche nei loro confronti, degli istituti e delle garanzie in materia di diritto all'istruzione, di accesso ai servizi educativi, di partecipazione alla vita delle comunità scolastiche;
il testo unico sull'immigrazione (articolo 38 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286) garantisce il diritto allo studio ai minori stranieri presenti sul territorio italiano e prevede per costoro l'applicazione delle disposizioni nazionali in materia. La medesima tutela è garantita ai minori richiedenti protezione internazionale e ai minori figli di richiedenti protezione internazionale (articolo 21 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142), nonché ai minori stranieri non accompagnati per i quali è prevista la predisposizione di progetti specifici che si avvalgano del ricorso o del coordinamento di mediatori culturali (articolo 14 della legge 7 aprile 2017, n. 47);
il 7 aprile 2022 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione per richiedere diverse misure per proteggere i minori e i giovani in fuga dalla violenza e per facilitare la loro integrazione nelle comunità del Paese ospitante. Tra i diversi impegni vi è quello di garantire l'accesso all'istruzione e alla sanità per i minori in fuga dall'Ucraina alle stesse condizioni previste per i bambini nei Paesi ospitanti;
la barriera linguistica costituisce il primo ostacolo all'azione educativa che la scuola è chiamata a svolgere in particolare nella fase di accoglienza, supporto e socializzazione;
si apprezza l'impegno del Governo con riferimento ai progetti avviati finalizzati ad affiancare il personale scolastico da mediatori linguistici e culturali per l'interazione e la comunicazione interpersonale;
tale situazione, come noto, è in continua evoluzione e occorre intervenire con tutti gli strumenti a disposizione in previsione dell'avvio del prossimo anno scolastico –:
in previsione dell'avvio del prossimo anno scolastico, in che modo e con quali supporti educativi il Ministro interrogato intenda accogliere ed inserire i bambini e le bambine profughi ucraini, al fine di garantire il corretto processo di apprendimento, con particolare riferimento alla lingua italiana e all'attività di socializzazione.
(5-08402)
Interrogazione a risposta scritta:
ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
il ruolo svolto dalle strutture convittuali nel territorio nazionale è risultato nel corso degli anni e, soprattutto nel periodo di pandemia, di fondamentale importanza per gli studenti ma anche per le famiglie se si considera che, la prospettiva educativa della realtà convittuale, non si limita a garantire l'assistenza, la fornitura di un pasto, attività di studio o le iniziative ludico/sportive, ma concorre alla crescita dei bambini e ragazzi, in stretto accordo con le famiglie e con i docenti delle istituzioni scolastiche di riferimento;
risulta, pertanto, fondamentale garantire il buon funzionamento di queste istituzioni educative che, purtroppo, ad oggi, riscontrano molteplici difficoltà nella propria gestione legati essenzialmente alla carenza del personale educativo; basti ricordare, a titolo esemplificativo, che in Valle d'Aosta, come in altre regioni, si sono esaurite le graduatorie di prima e seconda fascia relativamente alla reperibilità del personale educativo;
in particolare, presso l'istituzione scolastica del convitto regionale Federico Chabod Aosta, il numero di posti attualmente vacanti e messi a supplenza come educatore è rilevante;
la regione Valle d'Aosta, così come le altre regioni d'Italia, potrebbe indire un concorso regionale per il reclutamento del personale educativo ma questa possibilità è sostanzialmente resa inattuabile dal decreto del Presidente della Repubblica 31 ottobre 1975, n. 861, che prevede la possibilità di bandire dei concorsi regionali «di regola» in concomitanza con quelli nazionali;
a ciò si aggiunge un'ulteriore questione giuridica legata all'impossibilità, per gli educatori in possesso della laurea L18, di accedere alle nuove graduatorie provinciali per le supplenze Gps che sono state disciplinate dall'ordinanza del Ministro dell'istruzione n. 60 del luglio 2020, il cui articolo 3, comma 8, indica quali siano le lauree dell'attuale e del vecchio ordinamento al fine di accedere, per il personale educativo, alla cosiddetta «seconda fascia delle graduatorie»; fra le lauree elencate manca la laurea in scienze dell'educazione della formazione classe 18 del previgente ordinamento, mentre è prevista la laurea in scienza dell'educazione e della formazione oggi definita L19; pertanto, gli aspiranti in possesso della laurea L18 sono stati esclusi dalla Sovrintendenza da queste nuove graduatorie;
la problematica della carenza degli educatori nei convitti, è già stata posta all'attenzione del Governo che ha mostrato particolare interesse sul tema trattato e nel sottolineare come, i convitti e gli educandati concorrono al perseguimento degli obiettivi generali del sistema formativo italiano ha, altresì, garantito che la programmazione del fabbisogno di assunzioni sarebbe stata accompagnata dalle necessarie procedure concorsuali;
sta di fatto che, a tutt'oggi, le strutture convittuali, vivono ancora in una situazione di stallo in cui a distanza di più di un anno dall'impegno preso dal Governo non è stato indetto alcun concorso, al fine di procedere al reclutamento del personale educativo da inserire anche nelle strutture convittuali;
alla luce dei fatti esposti, si chiede un intervento immediato del Governo al fine di consentire al personale educativo di poter svolgere nel miglior modo possibile il proprio ruolo all'interno delle strutture convittuali che risulta fondamentale per il sostegno alle famiglie e ai molti studenti sia nel loro percorso scolastico sia nella loro crescita personale –:
se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di procedere al reclutamento del personale suddetto, attraverso la pubblicazione di un bando di concorso nazionale per il personale educativo da inserire anche nelle strutture convittuali, che rivestono un ruolo fondamentale in tutto il territorio nazionale e completano in modo importante il sistema scolastico nazionale;
se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di rendere equipollenti la laurea L18 e quella L19.
(4-12558)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta immediata:
TIMBRO, FORNARO e DE LORENZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
Blujet srl, società controllata da Rete ferroviaria italiana, è operativa dal 1° maggio 2019 nello Stretto di Messina per garantire, ai sensi della legge n. 96 del 2017 e ai sensi dell'articolo 89-bis del decreto-legge n. 104 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 2020, il servizio di continuità territoriale ferroviaria attraverso mezzi veloci per il trasporto pubblico di persone e che espleta tale servizio in ragione del contratto di programma Stato-Rete ferroviaria italiana;
come già segnalato nell'interrogazione a risposta immediata n. 5-06985 presso la XI Commissione (lavoro pubblico e privato) della Camera dei deputati, permane la condizione dei lavoratori Bluejet ai quali è applicato il contratto collettivo nazionale di lavoro per marittimi imbarcati su navi superiori a 151 tonnellate piuttosto che il contratto collettivo nazionale di lavoro mobilità area contrattuale attività ferroviaria, come richiesto dai sindacati, stante il servizio di continuità territoriale che garantiscono;
in risposta alla citata interrogazione a risposta immediata presso la XI Commissione (lavoro pubblico e privato) la Sottosegretaria Nisini affermò che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali avrebbe seguito con la massima attenzione la vicenda e che avrebbe sostenuto tutte le iniziative volte a garantire ai lavoratori uguale trattamento retributivo e la massima tutela anche sotto il profilo della sicurezza dei lavoratori;
in data 28 giugno 2022, su richiesta dei sindacati, il direttore generale del dipartimento regionale del lavoro, presso la Regione Siciliana, si è pronunciato sostenendo che – considerato che la Bluejet srl è soggetta alla direzione e al coordinamento da parte di Rete ferroviaria italiana che ne detiene la proprietà – si può ragionevolmente affermare che il servizio espletato dai lavoratori della Bluejet srl rientri a tutti gli effetti nell'alveo del contratto collettivo nazionale di lavoro della mobilità area contrattuale attività ferroviaria;
attualmente, nonostante oltre 12 scioperi dei lavoratori interessati, al fine di rivendicare il diritto all'applicazione del contratto di riferimento, non si è ancora aperto alcun tavolo di trattativa, né si è mai avviata alcuna interlocuzione –:
quali ulteriori iniziative di competenza, intenda assumere, alla luce dell'impegno assunto dalla Sottosegretaria Nisini nella risposta alla interrogazione n. 5-06985 presso la XI Commissione (lavoro pubblico e privato) della Camera dei deputati, dimostrando sensibilità e attenzione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali verso questa vertenza, nonché della recente pronuncia del direttore generale del dipartimento regionale del lavoro, presso la Regione Siciliana, al fine di giungere all'applicazione, nel più breve tempo possibile, ai lavoratori della Bluejet srl della tipologia contrattuale adeguata alle mansioni da loro svolte e ai massimi livelli di sicurezza, anche al fine di evitare il riperpetuarsi di disparità contrattuali tra lavoratori che svolgono analoghi servizi.
(3-03082)
CABRAS e VALLASCAS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il 30 giugno 2020 le compagnie di navigazione Moby e Tirrenia-Cin hanno presentato presso il tribunale fallimentare di Milano istanza di accesso alla procedura di concordato con continuità aziendale;
il concordato con continuità aziendale «prevede la prosecuzione dell'attività di impresa da parte del debitore, la cessione dell'azienda in esercizio ovvero il conferimento dell'azienda in esercizio in una o più società, anche di nuova costituzione»;
il procedimento, se da una parte consente all'azienda di svolgere attività produttiva e lavorativa, prevede anche il congelamento dei pagamenti e dei debiti pregressi per garantire il soddisfacimento, nell'ambito della procedura, di tutti i creditori;
tra le altre cose, è prevista anche la sospensione delle procedure e delle posizioni poste in essere dall'azienda presso l'Inps antecedentemente all'avvio della procedura di concordato;
ne consegue che dal 1° luglio 2020 sono stati bloccati i pagamenti di trattamento di fine rapporto, tredicesima, quattordicesima, riposi, spese viaggio;
tra questi i mancati pagamenti, acquistano particolare rilevanza quelli relativi al trattamento di fine rapporto di oltre 100 ex lavoratori, tra marittimi e amministrativi, di Moby e Tirrenia-Cin;
si tratta di una situazione insostenibile e di grave disagio tra pensionati e lavoratori in quiescenza che hanno dedicato un'intera vita alla navigazione svolgendo un lavoro complesso e ricoprendo mansioni, in molti casi, usuranti, circostanza che rende ancora più urgente e necessaria l'erogazione della liquidazione anche per accedere a legittime necessità medico-sanitarie;
la vicenda del gruppo Onorato armatori, che controlla le compagnie Tirrenia-Cin e Moby lines, è di particolare complessità per la qualità del debito maturato nei confronti dello Stato e dei creditori privati, circostanza che sta allungando i termini della procedura, con ulteriori ripercussioni negative nei confronti degli ex lavoratori;
è il caso di osservare che il trattamento di fine rapporto non può essere considerato né un debito né un credito aziendale, ma si tratta di quella quota trattenuta mensilmente sul cedolino che viene pagata e versata al fondo di tesoreria Inps, pertanto è già nella disponibilità dell'istituto –:
se non intenda adottare iniziative di competenza, anche di natura normativa, volte a sbloccare, nelle more della definizione del procedimento di concordato preventivo, il pagamento del trattamento di fine rapporto degli ex lavoratori della Tirrenia-Cin e della Moby lines, tenuto conto che le risorse sono già nella disponibilità dell'Inps.
(3-03083)
MOLINARI, GIACCONE, MURELLI, FRASSINI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, ROMANÒ, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
non si placano le notizie stampa in merito alle truffe operate con la percezione indebita del reddito di cittadinanza;
l'ultima, in ordine temporale, è la notizia di 82 persone nel modenese che hanno percepito in maniera illegittima il reddito di cittadinanza, per un totale di 473 mila euro indebitamente percepiti (dato emerso dal bilancio sulle attività del 2021 e dei primi mesi del 2022 della Guardia di finanza modenese, presentato in occasione del 248esimo anniversario della fondazione della Guardia di finanza il 23 giugno 2022);
in totale i risultati dei controlli della Guardia di finanza relativi al reddito di cittadinanza effettuati in 17 mesi, dal 1° gennaio del 2021 al 31 maggio 2022, contano illeciti per 288 milioni di euro e 29 mila persone denunciate; dalle verifiche è emerso che dei 288 milioni di euro, 171 sono stati già indebitamente percepiti, mentre altri 117 sono stati richiesti ma non ancora riscossi;
nel 2020, i milioni di euro illecitamente percepiti dai «furbetti» del reddito di cittadinanza furono 50, mentre quelli richiesti ma non ancora riscossi 13;
è quanto mai opportuno e non più rinviabile per gli interroganti rivedere la normativa del reddito di cittadinanza per contenere le frodi, ma anche e soprattutto per evitare la distorsione nel mercato del lavoro che lo strumento sta producendo;
dinanzi alla mancanza di manodopera in settori come l'agricoltura e il turismo e alla conseguente richiesta di sanatoria degli immigrati irregolari, sarebbe invero più opportuno considerare offerta congrua la prestazione occasionale di percettori del reddito di cittadinanza, il cui rifiuto applicherebbe la normativa in materia di decalage e di revoca del beneficio ex articolo 1, comma 76, legge n. 234 del 2021;
in tal senso, infatti, un buon segnale è stato già dato con l'approvazione al «decreto-legge aiuti» di un emendamento a firma Lega-Salvini Premier, che considera come offerta congrua quella proposta direttamente dai datori di lavoro privati ai percettori del reddito di cittadinanza –:
se il Ministro interrogato non convenga sull'urgenza di rivedere l'impianto normativo del reddito di cittadinanza alla luce di quanto esposto in premessa.
(3-03084)
LEPRI, VISCOMI, CARNEVALI, MURA, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, DE FILIPPO, GRIBAUDO, IANARO, LACARRA, PINI, RIZZO NERVO, SIANI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il terzo settore in Italia rappresenta un valore importante per l'economia, l'occupazione, la coesione sociale e la costruzione di comunità solidali. Il Paese se ne è reso conto anche recentemente, durante il periodo pandemico e nell'affrontare l'emergenza dei profughi ucraini;
per questo e dopo l'approvazione della riforma (legge delega e decreti legislativi), serve completare l'attuazione dei provvedimenti necessari per la sua completa entrata in vigore. Il 2022 è poi l'anno in cui l'Italia coordina il Comitato dei seguiti della Dichiarazione di Lussemburgo, nata nel 2015 con l'obiettivo di una prospettiva costruttiva nell'Unione europea. Gli enti del terzo settore, inoltre, hanno bisogno di dialogo, partecipazione, coprogrammazione, oltre che di risorse economiche –:
quale sia lo stato di attuazione della riforma e, in particolare, quello relativo alle norme fiscali (che necessitano di alcune integrazioni per poter essere notificate alla Commissione europea), nonché lo stato di attuazione relativo alla strategia comune per lo sviluppo dell'economia sociale, pur nelle differenze tra i Paesi, quello concernente le risorse economiche impegnate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e altresì delle iniziative formative finora intraprese.
(3-03085)
BARZOTTI, DAVIDE CRIPPA, SEGNERI, COMINARDI, TUCCI, CUBEDDU, CIPRINI, GALLO, DAVIDE AIELLO, D'ORSO, CARBONARO, ELISA TRIPODI, SUT e GALIZIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 36 della Costituzione stabilisce il diritto di ogni lavoratore «ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia una esistenza libera e dignitosa»;
il diritto a un salario minimo adeguato è menzionato nel principio 6 del Pilastro europeo dei diritti sociali del 2017 e si è concretizzato nel 2020 nella proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, con la quale per la prima volta l'Unione europea entra nel merito della qualità e dei parametri per definire le retribuzioni, pur non travalicando le competenze in materia, che gli Stati conservano;
secondo la Relazione sul rapporto annuale Inps del luglio 2022 del professor Tridico, «la distribuzione dei redditi all'interno del lavoro dipendente si è ulteriormente polarizzata, con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza. Per la precisione il 23 per cento dei lavoratori guadagna meno di 780 euro al mese, considerando anche i part-time. Per contro, l'1 per cento dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva»;
secondo Eurostat, nel 2019 l'11,8 per cento dei lavoratori italiani era povero, contro una media europea del 9,2 per cento. La percentuale di lavoratori sotto la soglia di 9 euro lordi l'ora è 28 per cento, ovvero oltre 4,3 milioni, e quasi un lavoratore su tre guadagna meno di mille euro al mese, considerando anche i part-time. In alcuni settori l'incidenza del numero dei rapporti di lavoro sotto tale soglia è particolarmente significativa;
è evidente che i bassi salari rappresentano una questione prioritaria e di dignità, da affrontare immediatamente;
in Parlamento sono all'esame proposte di legge per l'introduzione del salario minimo orario; la proposta del MoVimento 5 Stelle si basa sulla valorizzazione della contrattazione collettiva, quale criterio per attuare l'articolo 36 della Costituzione. Inoltre, si aggiunge un ulteriore intervento stabilendo che il trattamento economico minimo orario come definito dal contratto collettivo nazionale di lavoro prevalente nel settore non può essere inferiore a 9 euro lordi –:
quali iniziative intenda intraprendere il Governo per garantire una soglia minima dignitosa in linea con quanto previsto dalla proposta del MoVimento 5 Stelle in discussione in sede parlamentare, al fine di assicurare a tutti i lavoratori una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità del lavoro prestato e sufficiente a garantire loro una vita dignitosa.
(3-03086)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
con la cessione al gruppo turco Toksoz nel 2013, Pernigotti – storica azienda dolciaria di Novi Ligure celebre per la produzione del Gianduiotto – ha vissuto una serie di enormi difficoltà economiche culminate nel rischio di fallimento e nella richiesta di cassa integrazione per cessata attività del 2019;
attualmente Pernigotti dispone di soli 56 addetti – 26 operai e una trentina di amministrativi;
la cessione della divisione gelati, acquisita da Optima per 20,8 milioni di euro nel 2019, non è stata sufficiente a far ripartire l'azienda;
il 30 giugno 2022 è scaduta la cassa per ristrutturazione ottenuta nel 2021 in base al piano industriale da 4,3 milioni di euro presentato dalla proprietà turca ma mai attuato e mai concretizzatosi e, per questo, finita sotto la lente di ingrandimento degli ispettori del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
come riportato da La Stampa in data 2 luglio 2022, la proprietà di Pernigotti aveva chiesto al Ministero del lavoro e delle politiche sociali un prolungamento di altri dodici mesi della cassa, non più per «ristrutturazione» ma come «cassa straordinaria», ma il Ministero non l'ha concessa a causa dall'assenza di un piano industriale da parte della proprietà turca;
la riunione in collegamento video tra i rappresentanti del Ministero e la proprietà Toksoz è stata aggiornata all'11 luglio, mentre i lavoratori sono stati messi tutti in ferie con una comunicazione affissa sulla bacheca della fabbrica, anche perché la fabbrica è ferma da mesi;
come riportato dai sindacati a La Stampa il 2 luglio, i Toksoz non sono stati in grado di presentare anche solo un preventivo o fattura su investimenti di quest'anno, così come per la formazione dei lavoratori in cassa integrazione, prevista dall'accordo del mese di luglio 2021 –:
quali urgenti iniziative intenda assumere per la tutela occupazionale dei 56 addetti Pernigotti, anche in riferimento alla richiesta della proprietà di ottenere altri 12 mesi di ammortizzatori sociali.
(5-08398)
COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
come riportato da La Gazzetta Torinese in data 22 aprile 2022, da decenni una parte della logistica dello stabilimento Iveco di Lungo Stura Lazio 19 a Torino è stata terziarizzata, ed è gestita da Kuehne Nagel (KN);
la KN, a propria volta, ha appaltato delle attività di confezionamento, preparazione Kit ed inscatolamento di particolari di componentistica e ricambistica per autovetture e autoveicoli industriali alla Meridiana Società Cooperativa, ma i lavoratori sono e saranno i primi a dover pagare un caro prezzo, come illustrato da Corriere Torino il 20 aprile;
Meridiana, in data 15 aprile 2022, ha comunicato alle organizzazioni sindacali di categoria l'intenzione di procedere al licenziamento collettivo di 40 operai cui viene applicato il Contratto collettivo nazionale di lavoro trasporti. La causa è da ricondurre alla «internalizzazione da parte dell'appaltante principale Iveco Group» delle attività lavorative affidate alla cooperativa;
altri 31 lavoratori della cooperativa dovranno – come spiega Corriere Torino – attendere la fine di giugno per conoscere il loro destino;
le organizzazioni e rappresentanze sindacali chiedono a tutte le parti interessate un incontro urgente per «definire le giuste soluzioni condivise in grado di tutelare i posti di lavoro» a partire dal 19 aprile, attraverso il sindacato S. I. Cobas Torino; i lavoratori hanno iniziato a scioperare per via delle continue mancate risposte dell'azienda nonostante i solleciti dei sindacati –:
quali urgenti iniziative di competenza, intenda assumere affinché Iveco garantisca che tutti i lavoratori di Meridiana siano collocati all'interno della nuova lavorazione Iveco a San Mauro Torinese.
(5-08400)
VIETINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50 agli articoli 31 e 32 riconosce una somma di 200 euro, a titolo di indennità una tantum, da erogare a lavoratori dipendenti, pensionati e altre categorie di soggetti. In particolare, ai fini della erogazione della indennità una tantum; l'articolo 31 individua la platea dei lavoratori dipendenti, mentre l'articolo 32 contempla diverse categorie di soggetti: pensionati, percettori di prestazioni assistenziali, titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, lavoratori stagionali, a tempo determinato e intermittenti, lavoratori domestici, lavoratori agricoli, lavoratori autonomi privi di partita Iva, nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza;
il mondo della scuola, in particolare coloro che beneficiano di contratti a tempo indeterminato o con scadenza il 31 agosto, sta ricevendo, al pari degli altri settori pubblici, il bonus da 200 euro, a compensazione della crescita dell'inflazione dovuta all'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime, conseguenza anche del feroce conflitto che sta annientando l'Ucraina con dei pesantissimi effetti sull'economia europea;
un bonus che proprio per la sua caratteristica di essere una tantum non può certo risolvere i grandi problemi causati dal caro-bollette e dal caro-vita, conseguenza di questi anni che stiamo vivendo post-pandemia e con la guerra in corso. Una crisi economica generale che si innesta su una problematica peculiare del mondo dell'istruzione italiano. Ci si riferisce agli stipendi troppo ridotti dei docenti italiani, che sono i più bassi d'Europa. Si tratta di una situazione ormai incancrenita la cui soluzione non è più procrastinabile e necessita di un intervento da parte del Governo;
da un'analisi dei beneficiari della misura in esame è risultato subito evidente che si era creata una sorta di zona grigia, una disfunzione nell'applicazione della norma, che lasciava esclusi dal beneficio coloro che invece avrebbero più bisogno di un sostegno, anche una tantum; si tratta della categoria dei docenti precari della scuola;
nel corso dell'esame in sede referente del provvedimento la questione era stata anche posta all'attenzione del Governo tramite emendamenti volti a sanare il vuoto ingiusto che si era determinato;
questi insegnanti hanno la scadenza del contratto al 30 giugno 2022, quindi non risultano godere di un rapporto di lavoro attivo al primo luglio ma non possono rientrare neanche nella categoria dei disoccupati in quanto non hanno maturato il requisito della titolarità di un trattamento di disoccupazione nel mese di giugno risultando esclusi dalla misura –:
per quale motivo il Governo non sia intervenuto a sanare la questione dei docenti precari e in che modo intenda trovare una soluzione non solo a questa criticità ma anche al livello troppo basso degli stipendi degli insegnanti.
(5-08406)
GIACCONE, MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1, comma 721, della legge 234 del 2021, la legge di bilancio 2022, è intervenuto sulla disciplina dei tirocini extracurriculari;
proprio su questo presupposto con deliberazione di giunta regionale n. 148 del 2022 la giunta regionale di regione Veneto ha autorizzato il proprio presidente ad impugnare, avanti la Corte costituzionale, la norma di cui in premessa sul presupposto che «i criteri previsti per la determinazione di tali linee guida sono idonei a limitare in modo cogente e irragionevole la competenza regionale esclusiva in materia di formazione professionale, con conseguente violazione dell'articolo 117, comma 4, della Costituzione della Repubblica italiana»;
dalla valutazione del dettato normativo risulta evidente che in materia di tirocini extracurriculari, venga prevista di fatto una «... revisione della disciplina, secondo criteri che ne circoscrivano l'applicazione in favore di soggetti con difficoltà di inclusione sociale», il che determina un certo utilizzo, assai limitato, dell'istituto perché esso verrebbe circoscritto ad una ristretta cerchia di soggetti tutt'altro che definita («soggetti con difficoltà di inclusione sociali»);
l'inserimento o il reinserimento lavorativo di soggetti a rischio emarginazione significa utilizzare il tirocinio extracurriculare per disabili, rifugiati, richiedenti asilo, etc.;
se ci si limitasse a queste categorie, oltre a snaturare l'istituto, il numero di tirocini extracurriculari si ridurrebbe notevolmente, considerato che solo una piccolissima parte dei rapporti, ad oggi, riguarda i cosiddetti soggetti svantaggiati;
a parere degli interroganti il tirocinio extracurriculare dovrebbe, invece, essere utilizzato per superare l'atavico problema italiano del mismatch nel mercato del lavoro: meno tirocini extracurriculari significa meno possibilità di attivazione posizioni di lavoro;
per quanto dianzi esposto sarebbe opportuno includere nella disciplina dei tirocini anche i giovanissimi nella fascia 15-24 anni, i disoccupati di ogni genere ed infine di rendere obbligatorio il tirocinio extracurriculare per i percettori di reddito di cittadinanza e Naspi nelle fasi di ricerca del lavoro, mantenendo la piena compatibilità tirocinio/sostegno al reddito e premiando coloro che svolgono tali tirocini con un incremento del beneficio economico ricevuto;
in questa ottica, si dovrebbe quindi prorogare il termine del 30 giugno 2022 di almeno 12 mesi al fine di permettere alle parti sociali e alle istituzioni di confrontarsi, anche per realizzare un avviso congiunto sulle nuove linee guida volto a superare le criticità esposte –:
quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di superare le criticità esposte in premessa.
(5-08407)
PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA
Interrogazione a risposta scritta:
ELISA TRIPODI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il tema della parità di genere nel mondo del lavoro, rappresenta una priorità di questo Governo che ha posto in essere diverse iniziative per contrastare anche il triste e spiacevole fenomeno delle libere professioniste che, durante il periodo di crisi economica legata alla pandemia da COVID-19, sono state costrette a cancellarsi dai rispettivi ordini professionali aumentando le situazioni di squilibrio uomo-donna all'interno di ogni singola categoria professionale;
in particolare, a tutt'oggi, si assiste ad una difficoltà delle donne ad accedere alle cariche elettive degli ordini professionali legata all'assenza nei rispettivi statuti e regolamenti, di norme improntate al rispetto dei princìpi costituzionalmente garantiti quali il generale principio di uguaglianza (articolo 3) e parità di genere (articolo 51), da applicare anche nelle competizioni elettorali per il rinnovo degli organi rappresentativi degli enti pubblici e privati;
la portata e la valenza giuridica di tali dettami costituzionalmente garantiti sono stati evidenziati in una recente pronuncia del Tar del Lazio, Sezione I°, del 22 aprile 2021. n. 4706/2021, che ha chiarito il valore sostanziale dell'obbligo precettivo nascente dall'articolo 51 della Costituzione, affermando che la norma opera come parametro di legittimità, tanto dell'azione legislativa che di quella amministrativa, senza richiedere l'adozione di uno strumento puntuale, ma obbligando, a seconda dei contesti, alla ricerca della misura più adeguata al fine di rimediare alla disparità di genere nell'accesso alle cariche elettive, evidenziando come il ruolo della componente femminile deve essere garantito anche all'interno degli organi elettivi dei diversi ordini professionali;
ed invero, risulta ormai del tutto pleonastico evidenziare che la diversità di genere è una ricchezza a livello sociale e professionale e il coinvolgimento delle donne all'interno delle categorie professionali e in particolar modo negli organi collegiali elettivi rappresentativi, deve risultare garantito, ampio e diffuso;
va infine segnalato che, sui fatti sopra esposti, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali con nota del 2020 aveva indirizzato a tutte le Casse di previdenza private, apposita richiesta di adeguare gli statuti e i regolamenti elettorali per garantire la parità di genere nell'accesso agli organi elettivi, seguita da un'ulteriore perentoria sollecitazione in tal senso rivolta nel 2021 dall'attuale Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, a tutte le Casse di previdenza private affinché l'indizione delle nuove elezioni fosse preceduta dal necessario adeguamento delle disposizioni statutarie e regolamentari interne ai princìpi costituzionali di eguaglianza e parità di genere;
sta di fatto che, a tutt'oggi, molti degli ordini professionali, non hanno inteso adeguarsi alle prescrizioni e sollecitazioni pervenute dai Ministeri, continuando a perpetrare una inaccettabile situazione di palese violazione dei principi costituzionali di eguaglianza e parità di genere nell'accesso agli organi elettivi;
alla luce dei fatti esposti, si chiede, pertanto, un intervento immediato ed incisivo del Governo diretto a rimuovere ogni ostacolo alla discriminazione di genere tutt'ora esistente negli organi elettivi degli ordini professionali –:
se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire, anche all'interno degli organi elettivi degli ordini professionali, il rispetto dei princìpi di eguaglianza e parità di genere imposti dalle norme vigenti, ed il principio delle pari opportunità per lavoratori e lavoratrici, anche attraverso la modifica degli statuti e dei regolamenti che, ad oggi, non prevedono il rispetto della rappresentanza di genere nella composizione del Consiglio di amministrazione, della Giunta esecutiva e del Collegio dei sindaci.
(4-12567)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI
Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:
il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con avviso del 25 giugno 2020, ha pubblicato un bando per la presentazione di progetti di filiera per il settore ovino con scadenza 26 marzo 2021;
ad oggi, al citato avviso, risulterebbero presentate diverse progettualità;
dopo più di un anno le imprese, alcune delle quali hanno anche avviato gli investimenti, non conoscono ancora la graduatoria di approvazione delle istanze;
in una fase storica condizionata dalla pandemia, tutt'altro che debellata, e dalla guerra in Ucraina, che prosegue inesorabile, le filiere potrebbero essere la risposta adeguata per restituire alle aziende italiane la giusta competitività;
in materia di contratti di filiera, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali aveva, inoltre, prorogato l'avviso per il quarto bando del 10 agosto 2017 (decreto ministeriale n. 1192 del 2016), originariamente con scadenza 2018, al 30 settembre 2021;
a seguito di ciò la direzione generale per la promozione della qualità agroalimentare del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con proprio decreto, il 28 settembre 2021 ha appostato 350 milioni di euro sul Fondo complementare del Piano nazionale di ripresa e resilienza per lo scorrimento della graduatoria del quarto bando, circostanza confermata dal Ministro nel corso di diverse audizioni parlamentari;
al 30 settembre 2021 risultavano pervenute 55 istanze di progettualità di filiera;
molte imprese, che hanno riposto fiducia nel suindicato strumento, sono ancora in attesa delle determinazioni istruttorie. Ciò alimenta un clima di forte incertezza, anche in considerazione del condivisibile avvio del quinto bando da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali –:
quali siano i tempi di conclusione del procedimento amministrativo e di pubblicazione della graduatoria, per quanto concerne i contratti di filiera ovina;
con riferimento ai contratti di filiera del quarto bando per lo scorrimento della graduatoria, se il Ministro interrogato ritenga la somma di 350 milioni di euro sufficiente per sostenere tutti i progetti istruiti positivamente;
nel caso in cui le risorse stanziate con il Piano complementare non risultassero sufficienti a finanziare l'intero parco progetti dei contratti di filiera (ovino, quarto e quinto bando), se il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali intenda fare ricorso ai fondi del Piano sviluppo e coesione 2021-2027.
(2-01561) «Adelizzi, Di Stasio, Cadeddu, Gagnarli, Cillis».
Interrogazione a risposta scritta:
CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
come noto, la guerra russo-ucraina ha enfatizzato il rincaro di energia e materie prime, con relativi contraccolpi anche sul settore alimentare, incrementando l'inflazione anche sui generi alimentari e aggravando ulteriormente il costo della crisi in capo ai consumatori;
tra le aree maggiormente colpite dai rincari figurano la logistica, dall'imballaggio al trasporto delle merci e le utenze energetiche;
per quanto riguarda l'ambito agroalimentare, la situazione di crisi è stata aggravata ulteriormente dalla guerra russo-ucraina;
il prezzo della farina ha subito un rincaro superiore al 60 per cento rispetto ad agosto 2021;
nell'ultimo decennio, in Italia, è stata registrata la perdita di un campo di grano su cinque, con la perdita di mezzo milione di ettari coltivati a seguito di un crescente approvvigionamento dai mercati internazionali a scapito dell'autoproduzione;
il caro energia ha comportato un rincaro delle semine superiore al 50 per cento, con rincari a cascata su utilizzo dei mezzi agricoli, fitosanitari e fertilizzanti, con picchi di rincaro anche superiori al 170 per cento;
l'attuale contingenza internazionale vede rincari dei prezzi dovuti sia a fattori legati alla guerra russo-ucraina che a meri episodi di speculazione, che hanno portato le quotazioni di grano ed il prezzo della farina a subire pesanti spirali inflattive;
la commistione tra rincaro delle materie prime, di utenze energetiche, trasporti, imballaggi e tutta la logistica ha messo a dura prova e posto in condizione di crisi il settore della panificazione, con numerosi panifici in tutta Italia a rischio permanente di chiusura;
tale fenomeno sta colpendo, in modo particolare, i panifici situati nei piccoli comuni e nelle aree rurali, attività che rappresentano eccellenze, luoghi di aggregazione e presidi economici sul territorio;
a fronte di questa conclamata situazione di disagio sono numerosi i panifici che cercano di contenere l'impatto dei rincari sui consumatori, faticando tuttavia ad arrivare a fine mese ed a produrre utili –:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per:
a) sostenere il settore della panificazione ed, in modo particolare, per contenere il rincaro delle materie prime e degli altri costi fissi in capo ai panifici italiani;
b) incrementare ed incentivare la produzione di grano e contenere le speculazioni che colpiscono le materie prime alimentari.
(4-12562)
SALUTE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
COSTANZO. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
la popolazione di cinghiale in Italia e in Europa ha raggiunto numeri per cui la gestione risulta molto complicata;
tra le differenti strategie di contenimento delle problematiche connesse, va considerato anche il controllo delle nascite – o riduzione della fertilità – attraverso sistemi che siano efficaci e facili da impiegare; il mondo scientifico ha individuato differenti possibili soluzioni per il controllo delle nascite e ricerche mirate potrebbero dimostrarne l'efficacia;
in data 7 giugno 2022 è stato pubblicato, in applicazione di quanto prescritto dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234, articolo 1, commi 704-705, il bando relativo all'utilizzo in Italia del prodotto GonaCon, distribuito da Aphis – United States Department of Agriculture, sui cinghiali;
il prodotto GonaCon TM è utilizzato da molti anni con efficacia nella gestione faunistica di piccoli gruppi di animali e viene somministrato dopo cattura o tramite fucile lancia-siringhe; ci si chiede il motivo per cui, a fronte di una letteratura scientifica decennale che documenta come il farmaco sia utilizzabile solo ed esclusivamente per via parenterale, sia stato emanato un bando che limita la sperimentazione indicando il nome commerciale del farmaco, di fatto escludendo altri potenziali prodotti alternativi utilizzabili per via orale;
da un punto di vista tecnico il GonaCon causa la produzione di anticorpi che neutralizzano il GnRH, una sostanza che a sua volta controlla la produzione di ormoni necessari per l'ovulazione e la spermatogenesi e quindi in ultima analisi l'intero processo riproduttivo;
il prodotto non può essere assorbito per via orale, in quanto i processi digestivi degli animali che lo assumono sono in grado di degradare immediatamente il GnRH a livello gastrico e per tale motivo, come specificato dalla stessa Aphis-Usda, non è utilizzabile per questa via di somministrazione;
GonaCon TM ha lo stesso effetto su tutte le specie animali su cui viene utilizzato, ponendo quindi dei rischi di conservazione una volta immesso nell'ambiente ed assunto da altre specie animali in pericolo di estinzione –:
se non si ritenga opportuno, considerando gli avanzamenti scientifici in materia, rivedere la formulazione del bando modificandone il criterio di assegnazione e rendendolo maggiormente inclusivo, non escludendo anche la possibilità di comparazione tra soluzioni alternative al prodotto indicato e prevedendo una sperimentazione più lunga dei 24 mesi specificati nel bando, in maniera tale da avere garanzie maggiori sull'efficacia e sulla sicurezza di uso del prodotto impiegato, sia per gli animali che per l'ambiente.
(5-08399)
GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
L. è un bimbo di 3 anni al quale la Neuropsichiatria infantile dell'Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli ha diagnosticato, in data 17 settembre 2021 «Disturbo dello spettro dell'autismo»;
la madre del bambino ha un'invalidità al 100 per cento poiché cieca mentre al papà è stata riconosciuta un'invalidità pari al 75 per cento per la presenza di altre patologie;
in data 20 dicembre 2021, l'Asl Napoli 1 centro ha prescritto al bimbo 5 ore di logopedia e 5 di psicomotricità che, ad oggi, non sarebbero ancora state erogate per l'eccessiva richiesta;
il monte ore delle predette terapie sarebbe stato ridotto a 1 ora di psicomotricità da fine agosto 2021 e 1 ora di logopedia dal 7 giugno 2022;
il 5 maggio 2022, la neuropsichiatria infantile dell'ospedale Santobono Pausilipon nel confermare la diagnosi di autismo avrebbe rilevato «l'urgenza di avviare un percorso riabilitativo di logopedia e psicomotricità con intervento intensivo ed eventuale approccio cognitivo comportamentale, parent training genitoriale e supporto al nucleo familiare»;
contrariamente alla prescrizione della Asl, la madre del bambino lamenterebbe la mancata prescrizione da parte dei medici di terapie Aba per il figlio;
l'Angsa Campania, nel denunciare la vicenda in un comunicato stampa, evidenzia che «...in alcune Asl campane non si erogano trattamenti cognitivo comportamentali... e molte famiglie napoletane sono costrette a trasferirsi altrove o a indebitarsi per garantire le terapie comportamentali ABA.»;
contrariamente a quanto prescritto dalla Asl, si evidenzia che sia le società medico scientifiche italiane e internazionali, sia le linee guida sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico internazionali e italiane raccomandano la prescrizione di terapie A.b.a. poiché basate su evidenze scientifiche che ne configurano un quadro di risultati di assoluta efficacia nel trattamento di questi disturbi;
e infatti, le linee guida dell'Iss precisano quanto segue nella sezione delle raccomandazioni: «Tra i programmi intensivi comportamentali il modello più studiato è l'analisi comportamentale applicata (ABA): gli studi sostengono una sua efficacia nel migliorare le abilità intellettive (QI), il linguaggio e i comportamenti adattativi nei bambini con disturbi dello spettro autistico. Le prove a disposizione, anche se non definitive, consentono di consigliare l'utilizzo del modello ABA nel trattamento dei bambini con disturbi dello spettro autistico.»;
nelle linee guida predisposte dall'American psychology association, società scientifica americana, si afferma quanto segue: «...the American psychology association (APA) affirms that the practice and supervision of applied behavior analysis are well-grounded in psychological science and evidence-based practice.»;
L'American pediatric association, nelle linee guida sull'identificazione e il trattamento dell'autismo, suggerisce quanto segue: screening tra i 15 e 18 mesi, diagnosi entro i 2 anni, intervento Aba precoce e intensivo;
l'articolo 60 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 dispone che nell'ambito dei Lea «...il SSN garantisce alle persone con disturbi autistici, le prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche»;
al piccolo L., a fronte della diagnosi certa di autismo risalente al 17 giugno 2021, non risulterebbe ancora garantito il trattamento abilitativo come previsto dalla normativa appena richiamata né tantomeno le prescritte terapie di psicomotricità e logopedia;
la famiglia del bambino non ha la possibilità di servirsi di prestazioni sanitarie costituite da terapie ABA in regime privatistico a causa degli elevati costi da sostenere –:
se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero;
quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire a L. il diritto alle prestazioni sanitarie erogate nell'ambito dei Lea ed in particolar modo le terapie Aba, in quanto indicate dalle comunità scientifiche italiane e internazionali e dalle linee guida sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico internazionali e italiane quali terapie supportate da avanzate evidenze scientifiche e risultati efficaci.
(5-08404)
Interrogazioni a risposta scritta:
BENIGNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
i linfomi non-Hodgkin (Lnh) sono un gruppo eterogeneo di tumori che in Italia rappresentano circa il 3 per cento di tutte le neoplasie. Si sviluppano nei globuli bianchi, chiamati «linfociti», i quali aiutano a proteggere l'organismo dalle infezioni. I linfociti anomali tendono a raccogliersi nei linfonodi causando la formazione di tumori maligni;
l'incidenza dei Lnh è in aumento e le stime dei Registri tumori Airtum per il 2020 parlano di 7.000 nuovi casi tra gli uomini e di 6.100 fra le donne. La maggior parte delle persone (circa 9 su 10) con Lnh ha un linfoma a cellule B (Dlbcl);
attualmente si stima ci siano 28.800 persone in Italia con Dlbcl e ogni anno nuovi 4.400 pazienti sviluppano questo tipo di tumore maligno. Nonostante il 60 per cento di questi pazienti guarisca con la terapia di prima linea, il restante 40 per cento ricade o è refrattario alla terapia di prima linea. Con un trattamento rapido e appropriato, il Dlbcl può essere curato in 5-8 pazienti su 10;
oggi nuove terapie biologiche innovative sono disponibili negli Usa e in diversi altri Paesi europei e rappresentano un'importante speranza di cura per i pazienti affetti da questo tumore aggressivo oltre che un importante risparmio per il Servizio sanitario nazionale (Ssn) grazie ad una riduzione di costi diretti e indiretti –:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di promuovere un rapido accesso, per i pazienti italiani affetti da Lnh e Dlbcl alle nuove terapie biologiche disponibili a livello internazionale, garantendo la libertà prescrittiva del medico verso la scelta della terapia più adeguata al singolo paziente;
se l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) stia adottando strategie adeguate a supportare la disponibilità di tutte le migliori terapie biologiche approvate a livello europeo per i linfomi non-Hodgkin.
(4-12556)
D'ATTIS, ELVIRA SAVINO, LABRIOLA, GIANNONE e ROSPI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la guardia di finanza del comando provinciale di Lecce ha eseguito, nell'ambito della sanità pugliese, alcune misure cautelari personali, emesse dal gip di Lecce, su richiesta della procura della Repubblica di Lecce, nei confronti di 11 persone (cinque ai domiciliari, quattro all'obbligo di dimora, uno di divieto di dimora e un divieto di esercitare attività imprenditoriale), indagati per ipotesi di reato di corruzione, traffico di influenze illecite e falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici;
le condotte delineate durante lo sviluppo delle attività operative si sarebbero sostanziate nella promessa di posti di lavoro da parte di alcuni pubblici ufficiali, in cambio di plurime utilità (anche sessuali), nel collocamento di persone in posizioni strategiche di svariati enti pubblici e di fatti gravi commessi proprio nel settore della sanità pugliese;
le indagini sembrano aver disvelato un modus operandi grazie al quale alcuni indagati avrebbero posto in essere una serie di comportamenti ispirati non solo all'arricchimento personale e/o politico, attraverso una gestione personalistica del presidio sanitario della regione Puglia;
tali fatti fanno eco ad altre iniziative giudiziarie assunte dalla procura di Bari che hanno riguardato corruzione e appalti anch'essi in materia di sanità regionale con l'emissione di misure cautelari nei confronti di importanti dirigente con incarichi di diretta collaborazione con il presidente della regione, misure ancora in corso di esecuzione;
dai fatti riportati, tutti recenti, emerge, ad avviso dell'interrogante, un quadro drammaticamente preoccupante per la gestione della sanità pugliese, caratterizzata da notevoli inefficienze: pronto soccorso definiti «gironi infernali», liste di attesa interminabili, ospedali chiusi, reparti in sovraffollamento irrazionale, ambulanze in coda per ore, in una situazione eufemisticamente definibile «emergenziale» –:
se e quali iniziative, per quanto di competenza, ed eventualmente valutando la sussistenza dei presupposti per iniziative di carattere ispettivo, alla luce dei gravi fatti riportati in premessa, il Governo intenda intraprendere per porre fine alla mala gestio della sanità pugliese.
(4-12573)
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta in Commissione:
BISA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:
nel comune di Castelcucco, in provincia di Treviso, si segnalano gravi disservizi alla linea telefonica fissa e mobile;
il problema sorto circa due mesi fa, prosegue tuttora e non è dato sapere se e quando verrà risolto, nonostante le pressanti richieste e segnalazioni di cittadini alle compagnie telefoniche, affinché provvedano a normalizzare il servizio;
in particolare risulta completamente assente tutti i giorni dalle ore 21,00 alle ore 9,00 del giorno seguente il segnale internet; problematica creatasi da quando è stata installata la copertura internet Fibra;
tale situazione crea gravi disagi ai cittadini e alle imprese, che non possono usufruire di un servizio fondamentale per lo svolgimento di un'attività di lavoro o per comunicazioni urgenti con familiari e conoscenti, andando ad incidere sullo sviluppo della qualità della vita dei soggetti coinvolti;
la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, recante «codice delle comunicazioni elettroniche», di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale. Il contenuto del servizio universale è esaminato periodicamente dalla Commissione europea nell'ambito del Comitato delle comunicazioni;
ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del codice, nell'ambito della direttiva per la qualità e le carte dei servizi di telefonia vocale fissa e per il servizio universale (delibera n. 479/17/CONS del 5 dicembre 2017), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fissato i valori obiettivo, ossia gli standard generali degli indicatori di qualità del servizio universale per la telefonia vocale fissa, che Telecom Italia si deve impegnare a raggiungere. Tali tempi mediamente non devono superare le 48 ore;
la società Telecom Italia, ai sensi dell'articolo 14-bis della legge n. 223 del 2006, ha presentato all'Autorità degli impegni in cui indica, fra gli obiettivi, quello di soddisfare i clienti finali attraverso concreti interventi per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della rete e dei servizi;
la società concessionaria non è nuova a disattendere i propri obblighi di servizio universale: con la delibera n. 479/17/CONS – l'Autorità ha emanato un'ordinanza di ingiunzione nei confronti della società Telecom per il mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità del servizio universale per l'anno 2018 fissati ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del decreto legislativo 10 agosto 2003, n. 259 (contestazione n. 8/19/DTC);
la recente emergenza da COVID-19 ha reso immediatamente tangibile, per l'intera popolazione, la drammatica realtà di una rete di comunicazione immateriale del tutto inadeguata in alcune aree del Paese. Una rete di telecomunicazioni cui è stata sostanzialmente appesa, pressoché per intero, l'esigenza di socialità che il contenimento del contagio chiedeva di distanziare ma che proprio per questo doveva assolutamente essere consentita e favorita da nuove modalità di comunicazione;
sono numerosi i comuni della provincia dove la copertura del segnale internet è totalmente inadeguata se non addirittura assente; pertanto, è del tutto inaccettabile, che neanche nelle zone abitualmente raggiunte dal segnale sia garantito il servizio o almeno ripristinato nei termini previsti dal contratto universale –:
quali iniziative di competenza anche normative, il Governo intenda adottare al fine di garantire la copertura di rete telefonica mobile, nonché la copertura internet Adsl e fibra, nei territori di cui in premessa.
(5-08401)
Interrogazione a risposta scritta:
LACARRA, MURA, GRIBAUDO, CARLA CANTONE e VISCOMI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il Gruppo Sofinter è un soggetto operante nel mercato internazionale dell'energia, fornendo impianti e componenti per la produzione di vapore per uso industriale e per la produzione di energia elettrica, per il trattamento e l'incenerimento dei rifiuti, per il trattamento dell'acqua;
il Gruppo comprende alcune società e marchi storici: AC Boilers, ex Ansaldo Caldaie, con oltre 150 anni di esperienza nella fornitura di impianti di generazione di vapore. Dalla sua fondazione nel 1853, l'azienda si è costantemente impegnata a sviluppare le proprie tecnologie, fornendo impianti in oltre 50 Paesi; Macchi, leader mondiale delle caldaie per Oil&Gas; Itea società con una serie di brevetti significativi ritenuti particolarmente importanti anche dalla golden power. In tutto, tra lo stabilimento di Gioia, Gallarate (Va) e Porto Marghera (Ve) conta 600 dipendenti;
nel 2001 Sofinter acquisisce una partecipazione in Termosud spa, con la sua fabbrica di Gioia del Colle (BA), denominandola «Ansaldo Caldaie spa», specializzata nella progettazione e nella costruzione di grandi caldaie di potenza e caldaie a recupero per cicli combinati;
lo stabilimento di Gioia del Colle dà occupazione a circa 200 persone, ma versa da anni in uno stato di crisi. Nel 2017 comunicò il licenziamento di tutti i dipendenti, salvo ritrattare quasi immediatamente, con il conseguente massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali:
secondo quanto riferito dalle organizzazioni sindacali, il Gruppo sta affrontando seri problemi economici, verificati a causa della pandemia e all'aumento dei costi delle materie prime. A tale stato di crisi non è stato possibile ovviare mediante le forme di sostegno adottate durante la pandemia a causa della sottoposizione del Gruppo Sofinter all'articolo 67 della legge fallimentare (regio-decreto 16 marzo 1942, n. 267);
sempre sulla base di quanto riferito dalle parti sociali, «i debiti con i fornitori hanno superato i 40 milioni e le banche, vista la prossima scadenza dell'articolo 67, faticano nel proseguire i normali finanziamenti»;
Fiom-Cgil e Cisl Fim hanno di recente chiesto un incontro al Ministero dello sviluppo economico e l'apertura di un tavolo di crisi per vagliare ogni opportuna soluzione per riconvertire lo stabilimento e scongiurare il licenziamento dei dipendenti –:
se sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa;
se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per evitare la chiusura dello stabilimento Sofinter di Gioia del Colle e se intenda accogliere la richiesta dei sindacati di aprire un tavolo di crisi.
(4-12559)
TRANSIZIONE ECOLOGICA
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
MAZZETTI, CORTELAZZO, LABRIOLA, CASINO, VALENTINI e FERRAIOLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, ha introdotto il cosiddetto superbonus, ossia una detrazione pari al 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di misure di adeguamento antisismico sugli edifici;
secondo i dati del rapporto dell'Enea sul Superbonus 110 per cento, al 31 maggio 2022, erano in corso 172.450 interventi edilizi incentivati, per circa 30,6 miliardi di investimenti che porteranno a detrazioni per 33,7 miliardi di euro. Il 48,9 per cento del totale degli investimenti riguarda i condomini;
a fronte degli stanziamenti di bilancio volti a finanziare la misura del superbonus, vanno comunque parallelamente contabilizzate le consistenti maggiori entrate a titolo di Iva, Irpef, Ires e Irap connesse ai maggiori investimenti nel settore delle costruzioni correlati al medesimo beneficio fiscale;
in particolare la detrazione del 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficientamento energetico, rappresenta una grande opportunità per ridurre sensibilmente i consumi e i costi energetici, ridurre le emissioni di CO2 e decarbonizzare le città, nonché sostenere il settore edile, produrre posti di lavoro, e accrescere il valore degli immobili;
il superEcobonus del 110 per cento consente di finanziare gli interventi di isolamento termico delle superfici opache che interessano l'involucro degli edifici; gli interventi di sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale con impianti di ultima generazione, ecc.. A ciò si aggiungano come interventi trainati gli impianti solari fotovoltaici;
i risparmi sulla bolletta energetica conseguenti agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici favoriti dal superEcobonus e dall'ecobonus, sono evidenti;
gli investimenti in efficientamento energetico, favoriti dalle suddette detrazioni, contribuiscono fortemente al raggiungimento degli obiettivi UE di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 e la neutralità climatica dell'UE entro il 2050 –:
con riferimento agli interventi edilizi finanziati con il superEcobonus, quali siano i dati in suo possesso relativi alla riduzione del fabbisogno energetico complessiva anche in termini di Mtep/anno risparmiati.
(5-08408)
DARA, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, EVA LORENZONI, LUCCHINI, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
la siccità in Lombardia sta causando una situazione drammaticamente grave, tutti i principali fiumi lombardi registrano livelli idrometrici vicini ai valori minimi storici, tanto che per il Po si sta valutando il rischio delle infiltrazioni saline, visto che c'è un afflusso di acqua talmente basso che alla foce, c'è il rischio di rientro di acqua del mare;
la recente comunicazione del Consorzio di bonifica Garda Chiese, in merito alla garanzia di erogazione dell'acqua solo fino al prossimo 30 giugno 2022 nel Canale Arnò, che interessa il comprensorio compreso nei comuni di Castiglione delle Stiviere, Solferino, Medole, Guidizzolo, Cavriana nel Mantovano, preoccupa fortemente il mondo agricolo;
come forse non è mai successo, il livello bassissimo del fiume Po mette inoltre a rischio anche il funzionamento delle due centrali mantovane di Ostiglia e Sermide i cui impianti, vista la grande emergenza idrica, rischiano di essere spenti da un momento all'altro;
il problema delle centrali, appositamente costruite su un fiume, è che necessitano di acqua per raffreddare il vapore scaricato dalle turbine del ciclo combinato, Infatti, il livello così basso, come quello attualmente raggiunto, crea il rischio che le pompe peschino a vuoto danneggiandosi; l'unica possibilità per non compromettere l'impianto è spegnerlo, con la gravissima conseguenza della mancata produzione di energia, in un momento storico, oltretutto, dove la richiesta energetica è alta;
l'assenza di precipitazioni significative non ha consentito un miglioramento complessivo del valore indice «riserve idriche» che è rimasto notevolmente inferiore di ben oltre il 30 per cento rispetto alle medie del periodo;
per cercare di mitigare gli effetti della scarsità idrica in Lombardia e gestire al meglio le risorse disponibili, la Giunta regionale ha approvato una specifica disciplina con l'obiettivo poter attivare le deroghe al deflusso minimo vitale. Con la nuova disciplina sono definiti modi, tempi, limiti e cautele per attivare le deroghe parziali al rilascio del Deflusso minimo vitale (Dmv) durante la stagione irrigua; infatti la deroga può essere acconsentita dall'autorità concedente per limitati e definiti periodi, a condizione di non pregiudicare il mantenimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici interessati;
tale misura non risolve la scarsità di risorsa idrica ma mira all'ottimizzazione dell'utilizzo delle acque disponibili –:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere per porre rimedio all'attuale crisi idrica e alle gravi conseguenze esposte in premessa.
(5-08409)
RUFFINO e PLANGGER. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
si apprende da organi di stampa che Sogin avrebbe trasmesso, nel marzo 2022, la proposta di Cnai (Carta nazionale delle aree idonee) per ospitare il Deposito nazionale per i rifiuti radioattivi e l'annesso Parco tecnologico;
la proposta trasmessa al Ministero sarebbe stata predisposta sulla base di oltre 600 domande, osservazioni e proposte per un totale di oltre 25.000 pagine di atti, documenti, studi e relazioni tecniche di varia natura arrivate nell'anno trascorso dalla pubblicazione della Cnapi (Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee);
al momento, in attesa dell'acquisizione dei pareri tecnici dell'Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), la proposta è rimasta secretata e non ne si conoscono né i dettagli, né le conclusioni di merito;
nonostante i pubblici proclami da parte di Sogin, la gestione dei rapporti con le amministrazioni locali e la società civile è stata finora, in numerosi casi, denunciata come affrettata e superficiale durante le consultazioni che poco hanno avuto a che vedere con una vera fase di concertazione;
diverse problematiche, infatti, sono emerse su alcuni siti individuati tra i più idonei, come il caso del comune di Carmagnola (Torino) e di altri siti sia in provincia di Torino (Poirino, Mazze, Caluso e Rondizzone) che di Alessandria, con particolare riferimento, nel caso di Carmagnola, alla presenza di falde acquifere troppo superficiali, al passaggio di un numero notevole di velivoli, alla presenza di cascine storiche e dei relativi nuclei famigliari, alla valutazione errata della quantità di suolo coltivato, alla presenza di beni tutelati dalla Soprintendenza, nonché di fauna e habitat protetti;
da ultimo, l'articolo 34 decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73 (cosiddetto «Semplificazioni fiscali») ha disposto il commissariamento di Sogin s.p.a. sulla base dell'espressa «necessità e urgenza di accelerare lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, la gestione dei rifiuti radioattivi e la realizzazione del deposito nazionale». Ciò, evidentemente, costituisce una chiara presa di coscienza da parte del Governo delle criticità che hanno investito l'agire di Sogin, fiaccandone l'efficienza e l'operatività –:
se non si ritenga, specialmente alla luce del commissariamento di Sogin, di procedere alla desecretazione della proposta di Cnai, in attesa della sua approvazione tramite decreto ministeriale, per offrire ai cittadini maggiori informazioni e trasparenza sui criteri di scelta – anche considerando le legittime obiezioni concernenti i limiti, geografici e infrastrutturali, dei siti citati in premessa – nonché sui relativi tempi.
(5-08410)
PELLICANI, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PEZZOPANE e ROTTA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
rispondendo all'interrogazione n. 5-08106 a firma dell'odierno interrogante, il Ministro interrogato ha comunicato che per quanto attiene l'adozione del protocollo fanghi di Venezia, una volta acquisita l'intesa da parte della regione Veneto, lo stesso andrà all'esame del Consiglio di Stato per l'esame finale;
sembrerebbe quindi giunta finalmente a conclusione una vicenda che dura ormai da quasi 30 anni, si ricorda infatti che il protocollo fanghi risale al 1993;
il problema è infatti lo smaltimento dei fanghi, attualmente conferiti in particolare nell'isola delle Tresse che, nonostante una superficie di circa 20 ettari, è ormai colma, tant'è che il 31 dicembre prossimo scade l'ultima proroga concessa dall'ex Magistrato alle Acque;
per quella data dovrà perciò essere operativo il Protocollo fanghi, ma perché sia efficace è necessaria anche l'approvazione del Piano morfologico della laguna, ovvero lo strumento che definisce le modalità per il riutilizzo dei fanghi. Quelli non compromessi potranno finalmente essere usati per la ricostituzione dell'habitat lagunare, mentre gli altri a seconda delle caratteristiche biologiche saranno conferiti nei siti attrezzati oppure in discarica;
circa l'aggiornamento del Piano morfologico è ormai notizia nota che la Commissione Via-Vas, nel suo parere, ha scritto che il Piano presentato non risponde alle oltre cinquanta prescrizioni imposte dal parere del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, decreto ministeriale n. 101 del 21 marzo 2018 e dei beni culturali del 2018;
in un'intervista rilasciata al Gazzettino di Venezia, lo scorso 26 giugno 2022, il presidente della Commissione Via-Vas, Massimiliano Atelli, rispondendo alla domanda su come si dovesse procedere dopo la bocciatura del Piano, ha dichiarato che: «aggiornare è muoversi dentro una impostazione precedente, reimpostare è darsi una nuova impostazione, nella quale cercare e trovare le risposte a tutte le questioni di fondo»;
Protocollo fanghi e Piano morfologico sono due strumenti complementari, essenziali per l'ambiente lagunare e per l'accessibilità nautica del porto, per i quali è impensabile che si debba attendere ancora per anni –:
come intenda procedere per scongiurare un ulteriore, inaccettabile, ritardo nell'adozione dell'aggiornamento del Piano morfologico, posto che il Protocollo fanghi, presupposto per la verifica dell'aggiornamento del Piano stesso, è finalmente prossimo alla sua approvazione definitiva, e che l'adozione di tali documenti è imprescindibile per garantire la navigabilità dei canali portuali e per la competitività del Porto di Venezia.
(5-08411)
FEDERICO, GRIPPA, ASCARI, DI LAURO, MICILLO, PENNA, TRAVERSI, VARRICA e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:
da quanto svelato da un servizio inchiesta realizzato del giornalista Manuele Bonaccorsi e dal tecnico James Turitto, della Ong Caft «Clear Air Task Force», mandato in onda dal programma Report il 4 aprile, intitolato «La Grande Fuga», si registrerebbero negli impianti di metano in Italia perdite diffuse e continue in atmosfera di questo pericoloso gas serra che contribuirebbe in modo notevole alla crisi climatica, oltre che di altre sostanze del ciclo produttivo;
queste emissioni sarebbero del tutto difformi da quanto previsto dalle autorizzazioni ambientali in materia che prevedono limiti di emissioni solo per gli ossidi di azoto (NOx), mentre i camini di emergenza degli impianti dovrebbero rilasciare metano solo in situazione di emergenza ed in maniera discontinua;
da quanto si apprende dal medesimo servizio, non sarebbero previsti controlli esterni e sanzioni obbligatorie per lo sforamento di quanto previsto dalla normativa vigente;
nel quadro descritto, due sarebbero gli impianti abruzzesi entrati nell'inchiesta giornalistica: lo stoccaggio gas Fiume Treste a Cupello (Chieti), uno dei più grandi d'Europa della Stogit (gruppo Snam), classificato quale impianto a rischio di incidente rilevante, e la centrale di raccolta gas Eni di Pineto (Teramo), che veicola il gas estratto in mare dalle piattaforme. Quest'ultimo oggetto di un precedente approfondimento della «Reuters» nel 2021, con le immagini di una grossa perdita da un serbatoio che avevano fatto il giro del mondo. In quel caso Eni era intervenuta per tappare la perdita, salvo registrarsi un'altra perdita a pochissima distanza dalla precedente;
diverse sono state le immagini andate in onda e girate a Cupello ad agosto 2021 allo stoccaggio Treste, dove il tecnico statunitense ha mostrato al giornalista e al vicesindaco le emissioni incontrollate dai serbatoi dell'impianto e da altri punti (con perdite già rilevate ad aprile 2021). Negli anni passati, solo grazie a plurimi esposti da parte degli attivisti locali, allarmati per la situazione di contaminazione da arsenico e per la mancanza del piano di emergenza per la popolazione, erano stati fatti passi in avanti per colmare alcune delle gravi lacune segnalate –:
se il Ministro interrogato sia informato in merito ai fatti rappresentati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, intenda porre in essere al fine di provvedere ad un controllo e monitoraggio più rigoroso ed efficace sugli impianti in questione, anche da parte di enti esterni, prevedendo un adeguato regime sanzionatorio in caso di emissioni continue in difformità alle disposizioni vigenti.
(5-08412)
Interrogazione a risposta scritta:
BERTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:
il Gruppo Solvay è una multinazionale belga attiva nel settore chimico e delle plastiche, operante in Italia anche tramite la società Solvay Chimica Italia S.p.A. proprietaria dello storico stabilimento sito a Rosignano Marittimo (Livorno), fondato nel 1912 e dedicato alla produzione di composti chimici e materie plastiche;
l'attività dello stabilimento di Rosignano genera esternalità ambientali negative riguardanti gli scarichi in mare, le emissioni inquinanti in atmosfera e l'ingente consumo della risorsa idrica e, così come riportato da Arpa Toscana (relazione del 7 giugno 2017), il sito Solvay di 220 ettari presenta una contaminazione dei terreni, nonché delle acque sotterranee (falda superficiale e profonda) da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e Pcb;
nel triennio 2018-2020 tale stabilimento ha sversato in mare 688 mila tonnellate di solidi sospesi tra cui 88,7 tonnellate di metalli pesanti quali mercurio, cromo e nichel ed il sito è stato inserito dalle Nazioni Unite (rapporto Unep/Who del 1999) tra i 130 siti più inquinati del Mediterraneo e tra i primi 15 luoghi costieri più contaminati d'Italia;
nel 2013 la procura di Livorno ha accertato lo sversamento illecito di fanghi, da parte della, multinazionale belga, ed il processo si è concluso nel luglio 2013 con richiesta di patteggiamento da parte di Solvay. Nel 2015 alcuni dirigenti della Solvay sono stati condannati dalla procura di Alessandria per disastro ambientale colposo in conseguenza della contaminazione delle falde acquifere a Spinetta Marengo (Alessandria);
in data 2 giugno 2022 il quotidiano Il Tirreno riportava la notizia che Marco Colatarci, country manager o direttore generale di Solvay Chimica Italia S.p.A., verrà nominato quale nuovo presidente della società Scapigliato Srl attiva nella gestione della discarica e del polo impiantistico sito nel medesimo comune di Rosignano. Ad affiancarlo vi saranno l'amministratore unico o amministratore delegato Alessandro Franchi, già sindaco di Rosignano Marittimo, e Veronica Cantelli, responsabile per la sicurezza di Alia Servizi Ambientali SpA;
Scapigliato Srl è una società pubblica al 100 per cento, le cui quote societarie sono per l'83,5 per cento di proprietà del Comune di Rosignano Marittimo e per il 16,5 per cento di Alia Servizi Ambientali SpA. La società nel 2021 registra un utile netto di 3,8 milioni di euro, il più alto della sua storia, con un incremento del 200 per cento rispetto a quello del 2016;
presso il polo impiantistico di Rosignano è stata proposta la realizzazione di un impianto «Waste to ethanol», trattasi di un impianto di riciclo chimico che tratta il rifiuto secco selezionato dai prodotti indifferenziati, il cosiddetto plasmix e altri scarti al fine di trasformarli in etanolo, con eventuale possibilità di idrogeno. Per la realizzazione di tale progetto si prevedono partnership con la stessa Solvay;
appare all'interrogante inopportuna la nomina a presidente della società Scapigliato Srl del dottor Marco Colatarci, attualmente country manager o direttore generale di Solvay Chimica Italia S.p.A., alla luce degli interessi che la stessa azienda Solvay potrebbe avere nello sviluppo dei progetti che riguardano il polo impiantistico di Scapigliato –:
se e di quali informazioni disponga il Governo rispetto a quanto esposto in premessa;
quali prospettive si possano configurare in relazione al sito e agli impianti di cui in premessa, alla luce delle vicende societarie sopra richiamate e, soprattutto, in considerazione dell'esigenza di risolvere le problematiche ambientali che riguardano lo stabilimento di proprietà della Solvay sito nel comune di Rosignano Marittimo.
(4-12566)
TURISMO
Interrogazione a risposta immediata:
MORETTO, PAITA, MOR, NOBILI, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:
il settore turistico rappresenta una quota rilevante del prodotto interno lordo nazionale, occupando circa 1,7 milioni di lavoratori, per un totale di quasi 33.000 strutture alberghiere e più di 170.000 strutture extra-alberghiere, con un flusso di clienti pari a più di 420 milioni di persone e un indotto che si attesta a 1,4 miliardi di euro circa;
nelle ultime settimane sono diverse le criticità che hanno caratterizzato detto settore: circa 50.000 voli (il 20 per cento del totale, dato in costante crescita) sono stati cancellati, dimostrando anche un'impreparazione del trasporto aereo ad accompagnare quel forte e ovvio rimbalzo dei flussi turistici che, dopo due anni di pandemia, era stato ampiamente pronosticato e si rischia di non sfruttare, con grave danno per il settore;
un'altra criticità riguarda i circa 300.000 lavoratori stagionali di cui il settore ha bisogno e che mancano tuttora all'appello: assenze che si traducono in perdite economiche effettive e minano alla base l'offerta turistica;
le motivazioni di tale carenza di disponibilità, a fronte di una richiesta massiccia da parte di datori di lavoro ed aziende, sono senza dubbio molteplici e risiedono, solo per citarne alcune, nell'elevato costo del lavoro che comprime le retribuzioni nette al quale oggi si aggiunge l'inflazione, nella poca flessibilità del lavoro, nell'abolizione totale del sistema dei voucher, che non andavano totalmente cancellati, nell'istituto del reddito di cittadinanza che, offrendo una retribuzione di poco inferiore allo stipendio percepito in caso di assunzione, rallenta l'urgenza di una fetta di popolazione nella ricerca di un'occupazione, ancor più se di natura stagionale;
queste problematiche, che non riguardano solo il turismo e coinvolgono diversi Ministeri, richiedono una risposta forte e coordinata dal Governo e, per il settore turismo nello specifico, sarebbe auspicabile che il Ministero competente sia proattivo e propositivo, svolgendo altresì una funzione di coordinamento;
dopo anni di rinvii, modifiche e spostamenti, la cura della programmazione, del coordinamento e della promozione del turismo nazionale è stata finalmente affidata a uno specifico dicastero, proprio al fine di scongiurare simili problematiche e assicurare un'unità di indirizzo in un settore chiave dell'economia nazionale –:
quali iniziative di competenza siano state adottate nell'ultimo anno per prevenire le criticità esposte in premessa e le altre che investono il settore, ma soprattutto come si intendano affrontare le predette problematiche, dando al comparto strumenti per esprimere a pieno le potenzialità della stagione estiva, garantendone ricadute positive sull'economia territoriale e nazionale.
(3-03081)
UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta scritta:
TUZI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
il 3 settembre 2021 si sono svolti i test di accesso alle facoltà a numero chiuso di Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e Protesi Dentaria per l'anno accademico 2021/2022;
in data 10 settembre 2021 il Ministero dell'università e della ricerca è intervenuto apportando 4 correzioni al compito di Medicina e nello specifico modificando le risposte inizialmente previste per i quesiti n. 2, n. 21. n. 23 ed annullando il quesito n. 56 con conseguente attribuzione del punteggio a tutti i candidati che comunque si erano cimentati sul quesito perdendo tempo;
la conseguente graduatoria pubblicata in data 28 settembre 2021 ha subito pertanto una profonda modifica nei punteggi, con stravolgimento di fatto degli esiti della selezione, trattandosi di graduatorie per l'accesso all'università ove sono collocati migliaia di candidati in una manciata di punti;
i provvedimenti adottati dall'amministrazione in merito all'invalidazione e/o modifica dei punteggi assegnati ai candidati sono stati successivamente oggetto di contenziosi dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ed al Consiglio di Stato;
il supremo organo della giustizia amministrativa ha imposto la verificazione dei quesiti oggetto di censure investendo di tale incombente istruttorio l'istituto superiore di sanità;
in data 10 giugno 2022, l'istituto superiore di sanità ha reso noti gli esiti della suddetta verificazione dei quesiti dando atto che le domande n. 10 e n. 21 del test di Medicina e Odontoiatria sono illegittime e non andavano somministrate ai candidati;
agli studenti che hanno subito illegittimamente la decurtazione o la mancata attribuzione dei punteggi per tali due domande n. 10 e n. 21 spetta la corrispondente riattribuzione dei punti sancita da plurime ordinanze di accoglimento del Consiglio di Stato che hanno ordinato al Ministero di procedere all'immediata immatricolazione con riserva e in sovrannumero dei ricorrenti lesi dall'amministrazione;
in merito al procedimento di elaborazione e correzione dei quesiti il Ministero aveva negato l'accesso agli atti imponendo l'attivazione del contenzioso, con due gradi di giudizio originati dall'opposizione dello stesso Ministero e terminati con la soccombenza dell'amministrazione e conseguente pagamento delle spese del processo pari ad euro 6.936,48 (euro 4.000,00 oltre accessori di legge, iva, cpa e spese generali, oltre contributo unificato), con evidente grave danno all'erario;
il Consiglio di Stato ha ordinato all'amministrazione di procedere all'immediata immatricolazione con riserva e in sovrannumero dei ricorrenti lesi dal comportamento, ministeriale;
trattandosi di ammissione in sovrannumero solamente per un centinaio di studenti circa, ripartiti su tutte le Università italiane, non vi sono neanche problemi di esecuzione dei provvedimenti e gli studenti possono essere immatricolati in prima sede, facendo salva l'eventuale determinazione successiva dell'amministrazione sull'attribuzione della sede in virtù del punteggio;
gli errori sui quesiti sono acclarati dall'Iss;
non si vede il motivo per cui il Ministero non ottemperi ad un ordine diretto del supremo organo della giustizia amministrativa, trattandosi nel caso di specie solamente di ritardi strumentali che hanno già leso questi studenti che da mesi e mesi attendono di poter iniziare i corsi e sostenere gli esami;
non vi sarebbe alcun disagio per le università che procedano ad immatricolare gli studenti al corso di laurea ambito;
negli anni precedenti il Ministero ha immatricolato gli studenti con enorme ritardo dovuto a procedure farraginose che sono state frutto di ulteriori illegittimità e contenziosi successivi, con gravi danni anche per la carriera degli studenti lesi –:
se sia al corrente dei fatti su esposti;
quali iniziative intenda porre in essere per consentire l'esecuzione senza ulteriori ritardi dei provvedimenti del giudice amministrativo e l'immatricolazione dei ricorrenti ai corsi di Medicina e Chirurgia ed Odontoiatria e Protesi Dentaria.
(4-12570)
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta scritta Dara n. 4-12434 del 27 giugno 2022;
interrogazione a risposta in Commissione Pellicani n. 5-08337 del 29 giugno 2022;
interrogazione a risposta scritta Casciello n. 4-12524 del 7 luglio 2022.