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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 3 aprile 2019
169.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Affidamento dei servizi di trasporto nelle ferrovie turistiche (C. 1615).

PARERE APPROVATO

      Il Comitato permanente per i pareri della I Commissione,
          esaminato il nuovo testo della proposta di legge C. 1615 Marino, in materia di affidamento dei servizi di trasporto nelle ferrovie turistiche, come risultante dagli emendamenti approvati in sede referente dalla IX Commissione;
          rilevato come la proposta di legge, che modifica l'articolo 5 della legge n.  128 del 2017 in materia di ferrovie turistiche, sia volta ad ampliare l'ambito dei soggetti autorizzati a svolgere servizio ferroviario turistico, in considerazione del fatto che alcune società le quali esercitano servizi di trasporto e hanno operato nel settore del trasporto turistico ferroviario fino all'entrata in vigore della legge n.  128 del 2017, che ha riservato l'esercizio di tale attività solo ai soggetti qualificati come imprese ferroviarie, rischiano oggi di non poter proseguire l'attività in quanto non in possesso di tale qualifica;
          sottolineato come, nell'ottica di superare tali incongruenze e problematicità, l'esercizio del servizio ferroviario turistico venga consentito anche a musei ferroviari e associazioni, comunque sotto la responsabilità di imprese ferroviarie o di soggetti che, ancorché non qualificate come imprese ferroviarie, gestiscono servizi ferroviari sulla rete esistente;
          rilevato, sotto il profilo del rispetto delle competenze legislative costituzionalmente definite, come il provvedimento possa essere ricondotto, in parte, con riferimento all'infrastruttura ferroviaria nazionale, alla materia di legislazione concorrente «grandi reti di trasporto» e, in parte, alla materia di competenza residuale delle regioni «trasporto ferroviario regionale e locale»;
          sottolineato come la giurisprudenza della Corte costituzionale sia stata fin qui orientata ad ammettere l'intervento statale in materie attribuite alla competenza legislativa concorrente o residuale delle regioni, sulla base del principio di sussidiarietà, a condizione che siano individuate adeguate procedure concertative e di coordinamento orizzontale tra lo Stato e le regioni e rilevato come la proposta di legge si inserisca nella disciplina recata dalla legge n.  128 del 2017, la quale già prevede, tra le altre cose, un'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni per l'individuazione delle ferrovie turistiche;
          rilevato come entri inoltre in considerazione l'aspetto concernente la sicurezza ferroviaria, riconducibile alla materia «ordine pubblico e sicurezza», che l'articolo 117, comma 2, lettera h), della Costituzione attribuisce alla competenza esclusiva dello Stato,

      esprime

PARERE FAVOREVOLE

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ALLEGATO 2

5-01829 Magi: Sulla mancata considerazione dell'articolo 33 della Convenzione di Ginevra nella direttiva del Ministro dell'interno per il coordinamento unificato dell'attività di sorveglianza delle frontiere marittime e per il contrasto all'immigrazione illegale.

TESTO DELLA RISPOSTA

      Il Governo ha indirizzato, fin dall'inizio del suo mandato, ogni sforzo nel contrasto ai flussi migratori irregolari e al business del traffico degli esseri umani nel Mediterraneo.
      Lo ha fatto, esercitando un ruolo proattivo attraverso iniziative sui diversi, ma interconnessi piani – internazionale, europeo e nazionale – con al centro un più incisivo controllo delle frontiere marittime, con risultati ampliamenti noti.
      In questa cornice, va correttamente inquadrata la direttiva del Ministro dell'Interno del 18 marzo, integrata da quella del successivo 28 marzo scorso.
      In particolare, con il primo atto si è inteso fornire, in coerenza con il quadro giuridico internazionale, linee direttive per il coordinamento unificato dell'attività di sorveglianza delle frontiere marittime e per il contrasto all'immigrazione illegale, nell'ambito delle funzioni attribuite al Ministro dell'interno ex articolo 11 del testo unico sull'immigrazione del 1998.
      Con specifico riferimento all'attività di coordinamento dei soccorsi in mare svolta da unità navali, la citata direttiva evidenzia come il nostro Paese, anche fuori della propria regione di competenza, abbia l'obbligo di garantire la salvaguardia della vita umana in mare e di coordinare le azioni di soccorso, se richiesto e fino a quando il Rescue Coordination Centre (RCC) competente per area non abbia formalmente assunto il coordinamento dell'evento e, quindi, la responsabilità delle operazioni di soccorso.
      A tal riguardo è stata richiamata la Convenzione di Amburgo, secondo cui le operazioni devono essere coordinate dall'Autorità internazionalmente riconosciuta come Rescue Coordination Centre per quella zona di responsabilità SAR dichiarata e non contestata dagli Stati costieri limitrofi.
      La direttiva focalizza l'attenzione sulle attività degli apparati dello Stato nell'ambito di interventi effettuati in acque, anche internazionali, partendo dal presupposto che spesso i cosiddetti eventi di search and rescue si sovrappongono ad operazioni più strettamente di polizia in quello scenario.
      È evidente pertanto che, seppur non espressamente richiamati nell'atto ministeriale, restano indiscutibilmente fermi per il nostro Paese i principi contenuti nella Convenzione sullo statuto dei rifugiati di Ginevra del 1951, ed in particolare quello di non refoulement di cui all'articolo 33, considerato che la direttiva non ha inteso, né avrebbe potuto mai, incidere su tale aspetto.
      Con il documento integrativo del 28 marzo, il Ministro dell'interno ha richiamato il contenuto della nota della Commissione europea del 18 marzo scorso all'Agenzia Frontex con la quale sono stati evidenziati i passaggi formali e sostanziali finora compiuti dalla Libia per una piena responsabilità giuridica ed operativa nel controllo delle frontiere e nel salvataggio delle vite umane in mare.
      In particolare, la Commissione europea ha evidenziato, da una parte, l'avvenuta ratifica da parte della Libia della Convenzione Pag. 33SAR di Amburgo e la notifica all'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) della propria area SAR, dall'altra, i risultati positivi della Guardia Costiera libica che, nel 2018, secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ha salvato 15.358 persone.
      È un riconoscimento anche all'impegno italiano nell'attuazione del Progetto di capacity building co-finanziato dall'Unione europea a supporto delle autorità libiche per lo sviluppo di un sistema di gestione integrata delle frontiere e dell'immigrazione, al quale concorrono, in maniera determinante, la cessione di mezzi navali e le attività di specifica formazione alla Libia, previste dal decreto-legge n. 84/2018.
      Le direttive – la prima, su un piano più generale, la seconda, prendendo atto di un riconoscimento, a livello europeo, delle capacità di soccorso della Guardia costiera libica – hanno, pertanto, inteso impartire coerenti indicazioni alle autorità di polizia e militari impegnate nel Mediterraneo nelle attività di controllo delle frontiere marittime, fermi restando gli obblighi derivanti dal quadro giuridico internazionale a tutela della salvaguardia della vita umana.

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ALLEGATO 3

5-01830 Migliore: Sull'istituzione di una commissione di indagine per l'esercizio dei poteri di accesso e accertamento, di cui all'articolo 143 del TUEL relativamente alle turbative da parte della criminalità organizzata sull'azione del comune di Castellammare di Stabia.

TESTO DELLA RISPOSTA

      La vicenda segnalata dall'Onorevole interrogante circa i possibili condizionamenti della criminalità organizzata sull'azione amministrativa del comune di Castellammare di Stabia viene costantemente seguita dal Prefetto di Napoli.
      Sulla base delle dichiarazioni di alcuni pentiti, nei mesi scorsi, è stata avviata un'efficace attività investigativa, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha consentito di concludere, il 5 dicembre scorso, una delle più importanti operazioni anticamorra degli ultimi anni.
      L'inchiesta, denominata «Olimpo», ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 13 persone, tra le quali i capi di quattro cosche malavitose dell'area stabiese ed alcuni imprenditori.
      Sono emerse molteplici attività estorsive poste in essere a Castellammare di Stabia dai clan D'Alessandro e Cesarano, dal clan Afeltra, egemone nei territori di Pimonte ed Agerola (NA), e dal clan Di Martino attivo a Gragnano; è emerso, altresì, il coinvolgimento in attività illecite dell'imprenditore Alfonso Greco.
      Il Greco, secondo quanto emerso dalle indagini, era inserito nelle dinamiche delinquenziali del territorio e sottostava alle richieste di pagamento di somme estorsive da parte dei diversi sodalizi criminali, ritenendole uno strumento utile a proseguire le proprie attività imprenditoriali in quei territori.
      L'imprenditore, peraltro, indirizzava le attività estorsive dei clan su altri operatori economici della zona.
      Al Greco è stata sequestrata, durante una perquisizione, una somma in contanti superiore a due milioni euro.
      Quanto alla richiesta di attivazione della procedura di cui all'articolo 143 del Testo unico degli Enti Locali, sottolineo che, in via generale, la delega dei poteri di accesso al Prefetto da parte del Ministro dell'interno presuppone l'esistenza di informazioni qualificate circa il possibile condizionamento dell'amministrazione stessa da parte di organizzazioni criminali di stampo mafioso o similare.
      Si tratta quindi di effettuare valutazione complesse, di carattere riservato, da condividere in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, con la partecipazione della Procura Distrettuale Antimafia.
      Posso, in ogni caso, assicurare che il Comune in questione, i cui organi di governo sono stati rinnovati nel 2018, al termine di un commissariamento ordinario per dimissioni della maggioranza dei componenti del consiglio, è sottoposto a un puntuale monitoraggio, attraverso le Forze dell'ordine e con un costante raccordo con l'Autorità giudiziaria, per verificare la sussistenza di qualsivoglia forma di condizionamento che possano costituire il presupposto per l'eventuale avvio della procedura finalizzata alla misura dello scioglimento straordinario.

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ALLEGATO 4

5-01831 Donzelli: Sulle attività svolte dal «Centro culturale del Bangladesh» nel quartiere San Jacopino di Firenze.

TESTO DELLA RISPOSTA

      I locali ubicati in via Tozzetti, nel quartiere San Jacopino a Firenze, di cui gli interroganti fanno cenno nell'atto ispettivo, sono attualmente sede del «Centro Culturale del Bangladesh» e sono utilizzati sia come luogo di aggregazione sia per finalità di culto per la locale comunità bengalese.
      Il predetto centro, che secondo quanto riferito dalle Autorità provinciali di Pubblica Sicurezza non beneficerebbe di finanziamenti esterni, né sarebbe legato ad alcuna delle più diffuse organizzazioni islamiche presenti in Italia, non dispone di un Imam e pertanto, le funzioni di guida della preghiera comunitaria sono svolte, a rotazione, dai fedeli presenti.
      A seguito di esposti presentati nel 2016 da alcuni residenti che lamentavano problematiche sotto l'aspetto del decoro e della salubrità dei locali, la questione è stata più volte esaminata anche in sede di Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica per le valutazioni di eventuali profili connessi all'ordine pubblico.
      Le verifiche effettuate dalla Polizia Locale nella predetta struttura non hanno fatto emergere irregolarità, né illeciti di sorta sotto il profilo igienico-sanitario o urbanistico, tenuto anche conto del fatto che il contratto di locazione non prevede espressi divieti di esercizio di attività ricreative.
      I controlli sono stati successivamente ripetuti anche nel corso del 2017 ad opera dell'Azienda Sanitaria Locale, dei Vigili del Fuoco e della stessa Polizia Locale.
      In particolare, il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, riferendo gli esiti dell'apposito sopralluogo, ha ritenuto la situazione ammissibile qualora il numero massimo di presenze contemporanee nei locali non superi le 50 unità, mentre l'Azienda USL Toscana Centro ha riferito che nella visita ispettiva svolta non erano emerse particolari carenze igienico-sanitarie.
      Per quanto, riguarda, invece, la questione riguardante il rilascio dei certificati anagrafici, informo che nel capoluogo vengono già rilasciati da alcuni anni certificati on line con timbro digitale, a disposizione di tutti gli utenti, in base ad un protocollo stipulato nel 2012 tra la Prefettura e il Comune di Firenze.
      Per agevolare i cittadini in tali adempimenti amministrativi, il Comune ha formato diversi operatori di associazioni, sindacati, case di cura, edicole, tabaccai e altro, dando avvio ad una «Rete di servizi diffusi», con il compito di supportare l'utente nell'acquisizione dei certificati e senza necessità di recarsi agli sportelli anagrafici.
      L'Amministrazione Comunale ha, quindi, riferito che diverse comunità straniere hanno aderito al progetto e, tra queste, vi è anche l'Associazione del Bangladesh, abilitata, per tale ragione, al rilascio della certificazione con l'osservanza delle stesse modalità seguite per tutti gli altri soggetti aderenti e, cioè, previa autenticazione di alcuni componenti dell'Associazione appositamente formati dai funzionari dell'anagrafe comunale.
      Nel concludere e tornando sul tema più generale della regolamentazione e del finanziamento Pag. 36dei luoghi di culto, richiamo quanto riferito dal Ministro Salvini in occasione del question time svolto in Aula il 13 marzo scorso.
      E cioè l'impegno a mantenere al massimo livello la capacità dei nostri apparati info-investigativi per cogliere ogni eventuale segnale che possa far emergere legami tra finanziamenti apparentemente volti ad attività di proselitismo religioso e attività illegali connesse ad attività terroristiche.

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ALLEGATO 5

5-01832 Sisto: Sullo stato della sicurezza e dell'ordine pubblico nella provincia di Brindisi.

TESTO DELLA RISPOSTA

      La situazione della sicurezza e dell'ordine pubblico nella Provincia di Brindisi è caratterizzata dalla presenza di una fenomenologia delittuosa riconducibile sia alla criminalità organizzata che a quella comune.
      Negli ultimi anni, diversi esponenti di spicco dei sodalizi storici della Sacra Corona Unita sono stati tratti in arresto, con conseguente riduzione dell'incidenza dei rispettivi gruppi criminali. Si registra, tuttavia, la presenza di gruppi neocostituiti e poco strutturati che tendono progressivamente ad espandere le proprie attività illecite nel settore delle estorsioni e del traffico di sostanze stupefacenti (in special modo provenienti dall'Albania).
      Sul versante della microcriminalità va rilevato che, secondo la concorde valutazione espressa dai vertici delle Forze dell'Ordine, gli episodi ad essa riconducibili si legano principalmente a situazioni di marginalizzazione sociale e di disagio economico e vedono spesso protagonisti giovani privi di una sistemazione lavorativa.
      Quanto ad alcuni episodi segnalati dagli onorevoli interroganti, informo che le indagini svolte hanno consentito di individuare celermente i presunti responsabili. In particolare, riguardo al ferimento di un giovane con arma da fuoco, avvenuto nel centro cittadino nella notte tra il 12 ed il 13 gennaio scorso, i Carabinieri hanno provveduto all'arresto di un pregiudicato del posto, non gravitante nel circuito della criminalità organizzata; quanto alla rapina consumata ai danni di una gioielleria sita in un centro commerciale alle porte del capoluogo, le indagini hanno portato all'arresto di tre persone.
      Segnalo che anche in relazione ad un altro episodio verificatosi il 1o aprile scorso a Carovigno ai danni di una gioielleria le attività di indagine avviate dall'Arma dei Carabinieri hanno consentito di rintracciare i responsabili.
      Le complesse ed articolate espressioni criminose sono, peraltro, oggetto di continua ed attenta analisi in sede di Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza pubblica allargato anche alla partecipazione dell'Autorità Giudiziaria, al fine di raccogliere elementi conoscitivi e di valutazione per l'attuazione di migliori strategie di intervento delle Forze dell'Ordine.
      Per quanto concerne l'organico delle Forze di polizia, segnalo che nella provincia di Brindisi operano attualmente 537 unità della Polizia di Stato di cui 22 appartenenti ai ruoli tecnici, rispetto ad una forza organica di 533 unità.
      Preciso, altresì, che nello scorso mese di febbraio l'organico della Polizia è stato potenziato con l'assegnazione di 12 unità.
      Ulteriori incrementi di personale, con riferimento anche alle professionalità tecnico-scientifiche, potranno essere valutati in occasione di future assegnazioni connesse al piano di assunzioni straordinarie per 6.150 unità, previsto dal Governo e che servirà a ripianare totalmente gli organici delle Forze dell'Ordine.
      Quanto all'Arma dei Carabinieri, informo che nella provincia di Brindisi operano un Comando Provinciale, 4 Compagnie e 23 Stazioni, con una forza effettiva attestata su 541 unità e con un rapporto Pag. 38Carabinieri/abitanti favorevole rispetto sia alla media regionale che a quella nazionale.
      Nel medesimo territorio, sono altresì operative la componente forestale, con 1 Gruppo carabinieri forestali e 3 Stazioni forestali aventi una forza effettiva di 29 unità, e quella speciale con 1 Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro composto da 4 unità.

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ALLEGATO 6

Indagine conoscitiva in materia di politiche dell'immigrazione, diritto d'asilo e gestione dei flussi migratori.

PROGRAMMA DELL'INDAGINE

      La Commissione Affari costituzionali intende approfondire, attraverso lo strumento dell'indagine conoscitiva, negli ambiti di propria competenza, le complesse e articolate tematiche attinenti alla materia delle politiche dell'immigrazione, del diritto d'asilo e della gestione dei flussi migratori.
      Passando quindi a sintetizzare gli specifici punti di interesse che saranno oggetto dell'indagine, per quel che concerne la tematica del Sistema di accoglienza per i richiedenti asilo e i rifugiati, l'indagine conoscitiva intende giungere a una definizione del Sistema di accoglienza e alla ricognizione delle tipologie di centri attualmente operativi sul territorio, nonché alla catalogazione delle funzioni e all'analisi di compatibilità rispetto alle previsioni normative.
      Inoltre, attraverso l'indagine la Commissione compirà un'analisi del rapporto tra strutture ordinarie ed emergenziali, con relativo confronto in termini di capacità, costi, controlli di gestione, criticità.
      Sarà altresì possibile individuare le buone prassi da implementare (con particolare attenzione alle ricadute dirette ed indirette sul territorio, anche in termini di sviluppo territoriale) e le criticità da superare.
      L'attività conoscitiva sarà quindi occasione:
          per una verifica delle procedure previste e adottate relativamente all'affidamento della gestione dei diversi centri preposti all'accoglienza, e attualmente operativi, ai rispettivi enti;
          per esaminare le convenzioni stipulate con gli enti gestori dei centri e per verificare le responsabilità relative alla eventuale mancanza dei servizi previsti secondo livelli di adeguatezza e di qualità;
          per valutare la periodicità e l'efficacia delle attività di monitoraggio e controllo sui centri;
          per valutare il Sistema sotto un profilo economico, anche in relazione all'utilizzo del Fondo asilo migrazione e integrazione.

      In tale ambito l'indagine consentirà di esplorare, partendo dal lavoro svolto nella precedente Legislatura, in particolar modo dalla Commissione d'inchiesta sui centri di accoglienza e di trattenimento, le inefficienze dell'attuale sistema, comprendere le conseguenze profonde di tali inefficienze non solo in termini di diritto (quale principio democratico e di legalità assoluto) nell'interesse dei cittadini stranieri, ma anche in relazione all'interesse nazionale (gestione di fondi pubblici, coesione/tensioni sociali, sviluppo socio-culturale del Paese, sviluppo della coscienza democratica).
      Inoltre, potranno essere analizzate le strategie urgenti da applicare per dare seguito alle disposizioni normative che vogliono la limitazione di grandi centri di accoglienza, il definitivo superamento dell'approccio di accoglienza emergenziale in favore dello sviluppo del sistema ordinario.
      Sarà altresì possibile esplorare le buone prassi di «seconda e terza accoglienza», per scongiurare il fallimento di percorsi di integrazione avviati ma non solidi, nonché verificare l'efficacia delle attuali politiche Pag. 40in atto e degli strumenti di intervento in materia di integrazione sociale dei cittadini stranieri.
      Per quanto concerne la tematica della detenzione amministrativa, l'indagine conoscitiva intende realizzare un'analisi:
          dell'efficacia dello strumento della detenzione amministrativa nel contesto della normativa di riferimento;
          del funzionamento del cosiddetto approccio «hotspot» e delle strutture adibite all'identificazione in frontiera;
          circa i dati e il monitoraggio di quanto avviene alle frontiere: procedure, informativa adeguata, espulsioni, respingimenti e riammissioni verso Stati membri dell'Unione europea;
          circa le criticità del Regolamento di Dublino, nonché circa i compiti e il rafforzamento dell'Unità Dublino del ministero dell'interno.

      Per quel che attiene alla tematica dei rimpatri, l'indagine conoscitiva intende realizzare un'analisi:
          delle politiche attive di rimpatrio (costi, efficacia dello strumento, implementazione o possibili alternative);
          dei programmi di ritorno volontario assistito (RVA), analizzando l'efficacia dello strumento e delle criticità attualmente riscontrate e definendo relative proposte di intervento.

      Al riguardo, data la centralità del tema dei rimpatri, ai fini della generale efficienza del sistema italiano di accoglienza, è quanto mai urgente verificare le prassi in atto, i costi delle politiche di rimpatrio, l'impatto sull'intero sistema e quali siano i possibili margini di intervento.
      In merito si segnala come i programmi di ritorno appaiano scarsamente attrattivi (stando ai dati disponibili di migranti che ricorrono a questo strumento) specialmente se paragonati alle Rimesse estere (soldi inviati nel Paese di origine dai migranti in Italia). Risulta quindi urgente un'analisi approfondita dello strumento per comprenderne costi, efficacia e margini di implementazione.
      Con riferimento al tema delle procedure amministrative relative al diritto di asilo, l'indagine conoscitiva consentirà di valutare l'efficacia ed effettività dell'accesso alla procedura, di effettuare un monitoraggio sull'operato delle questure e la formazione del personale degli uffici immigrazione, di valutare l'impatto del fattore temporale sulle procedure e il funzionamento delle commissioni territoriali e della Commissione nazionale per il diritto di asilo, nonché di definire buone prassi e proposte di modifica normativa.
      In tale ambito appare necessario compiere un focus specifico relativamente:
          a) ai dati aggiornati sulle domande di asilo presentate e decise (divise per Paesi e Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale;
          b) ai dati aggiornati sulle domande pendenti presso le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale (divise per Paese di origine, Commissione territoriale e date di presentazione della domanda);
          c) ai dati aggiornati sui ricorsi giurisdizionali presentati (divise per Stato di origine, Commissione territoriale ed esiti relativi);
          d) ai dati ed elementi circa le direttive e le circolari impartite alle Commissione territoriali dalla Commissione nazionale;
          e) alla formazione iniziale e permanente dei membri delle Commissione territoriali organizzate dalla Commissione nazionale;
          d) all'organizzazione e al funzionamento della banca dati organizzata dalla Commissione nazionale;
          e) alla tipologia degli interpreti assunti presso le Commissioni territoriali e loro lingue;Pag. 41
          f) ai dati aggiornati su provvedimenti di revoca della protezione internazionale disposti dalla Commissione nazionale;
          g) circa tempi, procedure e modi per la trasmissione telematica delle domande presentate tra questure e Commissioni territoriali e tra le diverse Commissioni territoriali;
          i) agli intendimenti circa la velocizzazione dell'invio e della trattazione delle domande da parte delle Commissioni territoriali;
          l) agli intendimenti circa la costituzione di nuove Commissioni territoriali o di loro sezioni;
          m) ai dati circa i tempi effettivi di lavoro dei membri di ogni Commissione territoriale e delle loro sezioni.

      In merito a tale tematica si rileva come gran parte dei ritardi nell'espletamento delle procedure (con conseguente grave prolungarsi dei tempi) sia determinato dalla difficoltà di accesso alle procedure e alla formalizzazione delle domande di protezione (per il tramite delle questure) che può durare anche più di sei mesi. Le medesime criticità si rilevano anche nel caso di rinnovo dei titoli di soggiorno. Appare dunque necessario verificare quanto in atto e comprendere se la problematica sia riconducibile ad una carenza di personale o ad altre criticità.
      Per quanto riguarda le tematiche della programmazione dei flussi, della regolarizzazione e l'ingresso controllato dei migranti, dell'apertura canali regolari di ingresso per lavoro, per ricerca lavoro, per accesso al diritto di asilo, nonché della realizzazione di canali umanitari in favore dei soggetti che hanno bisogno di protezione o di resettlement, l'indagine costituisce l'occasione per una verifica circa l'applicazione delle previsioni normative in termini di programmazione dei flussi annuali di ingresso, nonché per evidenziare buone prassi e criticità.
      Al riguardo si ricorda che il Testo unico per l'immigrazione prevede di programmare quote di ingresso per migranti. L'analisi del fabbisogno oggettivo nazionale appare dunque utile al fine di meglio calibrare queste quote e superare le regolarizzazioni fatte dai passati Governi con strumenti ordinari ed alternativi alla domanda di asilo (spesso fatta in maniera strumentale) per avere regolare accesso al territorio nazionale.
      Per quanto riguarda la tematica della tutela dei minori stranieri non accompagnati e delle altre categorie vulnerabili, l'indagine costituisce l'occasione per compiere una verifica circa l'applicazione delle recenti novità normative, analisi di impatto, buone prassi e criticità da superare (ad esempio relativamente alla difficoltà a reperire tutori volontari, la forte presenza di minori stranieri non accompagnati accolti in centri non idonei, la scarsa applicazione di previsioni di tutela per categorie vulnerabili, ad esempio nell'accesso alla tutela sanitaria).
      L'indagine conoscitiva avrebbe una durata di un anno e si articolerebbe nel seguente programma di audizioni:
          Ministero dell'Interno;
          Ministero del lavoro e delle politiche sociali (Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione);
          Rappresentanti delle Forze di polizia;
          Rappresentanti delle Forze armate;
          Commissione nazionale per il diritto di asilo;
          Rappresentanti della Commissione europea e del Parlamento europeo;
          Rappresentanti di organizzazioni internazionali operanti nel settore dell'immigrazione;
          Rappresentanti delle regioni e degli enti locali;
          ISTAT;
          Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà;
          Rappresentanti di associazioni e organizzazioni private attive nel settore dell'accoglienza dei migranti e dei fenomeni migratori;
          Esperti e studiosi della materia.