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CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 19 luglio 2018
39.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
Pag. 96

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

      Giovedì 19 luglio 2018. — Presidenza del vicepresidente Luca CARABETTA. — Interviene il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Andrea Cioffi.

      La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

      Luca CARABETTA, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

5-00191 Paxia: Sulle iniziative per il contrasto della contraffazione e la tutela del «made in Italy».

      Maria Laura PAXIA (M5S) illustra l'interrogazione in titolo.

      Il sottosegretario Andrea CIOFFI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

      Maria Laura PAXIA (M5S), replicando, si dichiara soddisfatta della risposta del rappresentante del Governo.

Pag. 97

5-00192 Moretto: Sugli orientamenti del Governo in merito al progetto Trans Adriatic Pipeline (TAP).

      Diego ZARDINI (PD) illustra l'interrogazione in titolo volta a conoscere la reale posizione del Governo sulla realizzazione del gasdotto previsto dal progetto Trans Adriatic Pipeline (TAP), progetto di rilevante importanza per il nostro Paese, tanto da essere inserito nella Strategia energetica nazionale (Sen) adottata nel novembre 2017. Ricorda, infatti, le posizioni contrarie espresse nel passato da membri dell'attuale Governo. Posizione contraria contraddetta però dal parere favorevole sul rifinanziamento del progetto espresso, il 6 luglio scorso, dal rappresentante italiano nel board della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. A questo vanno unite la dichiarazione del Ministro degli esteri e l'intervento favorevole dello stesso Presidente della Repubblica nel corso della sua visita di Stato in Azerbaijan.  Da qui l'esigenza di conoscere l'effettiva posizione del Governo.

      Il sottosegretario Andrea CIOFFI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

      Diego ZARDINI (PD), replicando, ringrazia il rappresentante del Governo, ma ritiene la risposta un passo indietro rispetto alle dichiarazioni del Ministro degli esteri. A suo avviso è legittimo che un nuovo Governo studi e giudichi gli asset in essere, ma è altrettanto necessario che si esprima una posizione chiara e netta. Osserva che la posizione di molti rappresentanti del Governo equivale a quella di un surfista tra le onde. Infatti, dopo aver contrastato apertamente il progetto quando erano all'opposizione e in campagna elettorale, si trovano ora nell'impossibilità di mantenere le promesse fatte. Discorso che vale anche per altre situazioni, come l'ILVA. Il progetto TAP è fondamentale ed appoggiato da tutta l'Europa. Nell'analisi dei costi e benefici vanno poi considerati gli 81 miliardi di penale che l'Italia dovrebbe pagare, oltre al rispetto dovuto agli altri partners del progetto.

      Luca CARABETTA, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

      La seduta termina alle 14.15.

SEDE CONSULTIVA

      Giovedì 19 luglio 2018. — Presidenza del vicepresidente Luca CARABETTA.

      La seduta comincia alle 14.15.

DL 87/2018: Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese.
C. 924 Governo.
(Parere alle Commissioni riunite VI e XI).
(Seguito dell'esame e conclusione – parere favorevole con osservazioni).

      La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 18 luglio 2018.

      Jari COLLA (Lega), relatore, formula una proposta di parere favorevole con una condizione e due osservazioni (vedi allegato 3).

      Davide BENDINELLI (FI), osserva preliminarmente che il decreto in esame di dignitoso non ha nulla, con poche e confuse idee, tutte sbilanciate verso un approccio sanzionatorio senza alcuna proposta proattiva e positiva.
      Prevede purtroppo che i numeri che l'ISTAT ha appena fornito sull'occupazione con il record di precari con contratti a termine (oltre 3 milioni con un tasso di crescita annuale del 16,4 per cento) non si ridurranno nel futuro se il decreto non sarà modificato. I precari aumenteranno e senza interventi mirati sulla stabilizzazione e sulle assunzioni a tempo indeterminato, nonché diretti al rilancio delle imprese e all'incentivazione a investire e Pag. 98restare a lungo in Italia, il futuro del Paese è condannato ad essere più fosco che mai. Sottolinea che ci si aspettava qualcosa di utile per i lavoratori e per le imprese, invece nel decreto ci sono solo slogan elettorali e, in sostanza, il decreto del pluriministro del Lavoro e dello Sviluppo economico non tutela i lavoratori e affossa l'impresa. Concorda sul superamento del cosiddetto Jobs Act, ma non con interventi ancora più penalizzanti per chi lavora e per chi fa impresa e investe.
      Nel merito, rileva che la reintroduzione delle causali nei contratti a tempo determinato, peraltro molto generica, non farà altro che limitare l'assunzione dei lavoratori e aumentare il contenzioso rimpinguando le casse degli avvocati e dei tribunali. Solo nelle sedi giudiziarie sarà possibile definire la correttezza del rinnovo e della proroga dei contratti a tempo determinato. La riduzione da 36 a 24 mesi per il termine massimo di durata del tempo determinato e l'aumento dei costi non spingerà i datori ad assumere a tempo indeterminato ma incentiverà a non rinnovare il contratto al lavoratore e ad assumere un altro lavoro con primo contratto a tempo determinato, oltre che, peggiore delle ipotesi, a incentivare il ricorso al lavoro nero. Si aumenta il costo dei rinnovi contrattuali nel tempo determinato, questo con tutta probabilità. Va inoltre considerato che l'assunzione a tempo indeterminato non viene agevolata con incentivi concreti, o con misure strutturali che puntino alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro e ad un investimento di lungo termine delle imprese sui lavoratori. Si getta invece fumo negli occhi a quanti, disoccupati o precari, pensano che il nemico siano i datori di lavoro e le imprese. Si definisce così una società di conflitti e di contrasti, di parti in lotta, che questo Governo sembra voler cavalcare invece che riconciliare e ricompattare. Il decreto parla chiaro in tal senso: aumenta il tempo a disposizione per ricorrere e impugnare i contratti (da 120 a 180 giorni) soddisfacendo così una delle richieste della CGIL, innalza la indennità per licenziamento senza giusta causa (da 6 a 36 mensilità, il 50 per cento in più rispetto a previgente). Non vi è dubbio che il datore che viola le norme a danno del lavoratore o che lo licenzia ingiustamente va perseguito e il lavoratore tutelato, ma non si può pensare che porre paletti e inasprire le sanzioni possa essere utile a qualcuno. I precari resteranno tali, aumenteranno anzi, e quando gli slogan saranno passati ci si ritroverà con un Paese impoverito, con famiglie dal futuro incerto, piene di rancore e meno tutelate. Discorso analogo per la somministrazione che il decreto vuole disincentivare senza considerare che ad oggi il sistema delle agenzie private del lavoro è l'unico che porta risultati in termini di collocamento e reinserimento lavorativo. Purtroppo la rete dei centri per l'impiego risulta inadeguata, con personale insufficiente, formazione a singhiozzo, investimenti scarsi per scarse performance nell'incontro domanda/offerta di lavoro. Ciononostante si decide di colpire le agenzie del lavoro e senza alcun intervento migliorativo della rete di servizi pubblici per l'impiego. Il decreto del Movimento 5 Stelle comporta senz'altro effetti negativi dirompenti oltre che sul mercato del lavoro, sui lavoratori, sulle imprese anche sull'economia in generale.
      L'abolizione del redditometro e dello split payment per i professionisti sono misure sacrosante, trattandosi di strumenti sbagliati fin dalla loro istituzione, ma osserva che se il governo si appresta varare una riforma sul fisco, come dovrebbe essere la flat tax, non c’è la necessità di provvedimenti specifici.
      Osserva che l'euforia con cui è stato presentato il decreto tradisce la mancanza di una visione di lungo periodo sulla politica economica da parte di questo esecutivo.
      Con riguardo alla delocalizzazione delle imprese, altro «fiore all'occhiello» del decreto «dignità», questa non si combatte con le sanzioni ma creando le condizioni per produrre e lavorare bene in Italia. Sarebbe opportuno, inoltre, che il ministro Di Maio distinguesse tra chi delocalizza per abbattere i costi di produzione e chi invece apre nuove sedi all'estero perché Pag. 99espande la propria attività: quella internazionalizzazione tanto auspicata dalle imprese in quanto segno di prosperità, che non può essere bloccata con una norma di legge. Il decreto intende colpire le imprese che, beneficiarie di aiuti di stato, decidono di delocalizzare, ma appare evidente che tali misure rischiano di non essere applicabili visto che ad esempio l'accesso ai Fondi Europei risponde a regole proprie, in merito alle quali il governo non è detto che possa intervenire. Si registrerà a valle di queste sanzioni la perdita di competitività per il nostro Paese che i cittadini e le imprese pagheranno per un mero palliativo adottato contro il vero problema che è quello di chi delocalizza per ridurre il costo del lavoro e di chi compra i nostri marchi e il nostro know how e poi va all'estero. Per combattere questi fenomeni occorre far crescere la produttività, anche creando condizioni favorevoli agli investimenti privati, senza considerare che il mantenimento dei livelli occupazionali a fronte di contributi legati a un aumento occupazionale è già contemplato nella disciplina stessa degli aiuti.
      A suo avviso un'altra manovra non del tutto onesta verso i cittadini è quella che il decreto attua con riguardo alle sbandierate semplificazioni fiscali. Lo spesometro non viene abolito, viene solo prevista la proroga al 29 febbraio 2019 dei termini per la presentazione di quello relativo al terzo trimestre 2018, Ricorda al proposito che il Movimento 5 Stelle aveva dichiarato l'assoluta contrarietà a tutte le proroghe. Lo split payment non viene applicato solo per i professionisti mentre la flat tax non viene introdotta, contraddicendo le promesse elettorali e i contratti di governo.
      Oltre a prendere in giro i lavoratori e i cittadini e attaccare le imprese, il decreto del ministro Di Maio intende raccontare frottole anche su un tema delicato e importante come il gioco d'azzardo e la ludopatia. Si impone infatti un divieto a qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, di giochi o scommesse con vincite di denaro, su qualunque mezzo, includendo nel divieto anche vari tipi di manifestazioni (sportive, culturali o artistiche) con l'aggiunta di una sanzione, pari a un minimo di 50 mila euro, senza invece avanzare proposte positive. Il problema è la reale ricaduta di tali misure. Non sarà disincentivato il ricorso al gioco d'azzardo ma saranno colpite le società pubblicitarie e di comunicazione, le testate giornalistiche e redazionali in genere, tutti i network TV, radio, web, stampa. Non ritiene che le società di gioco d'azzardo e scommesse ci rimetteranno come vuole far credere il Governo. Come per i paletti sul lavoro anche in questo caso tuttalpiù a ringraziare saranno le realtà sommerse, quelle del lavoro nero e delle scommesse illegali, gestite dalla criminalità.

      Luca CARABETTA (M5S), presidente, fa presente che, trattandosi di un provvedimento così rilevante, non è sua intenzione limitare il dibattito ma, nel contempo, ricorda ai colleghi che ci si dovrebbe attenere alle parti del decreto di competenza della X Commissione.

      Sara MORETTO (PD) desidera porre due questioni sull'ordine dei lavori, A quanto le risulta informalmente, il calendario dell'esame del decreto-legge potrebbe essere modificato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Si tratta di una questione rilevante che impedirebbe una contrazione del dibattito in tempi troppo stretti come quelli della seduta odierna per un provvedimento che investe questioni di primaria importanza per la X Commissione. Si chiede, quindi, cosa succederà se la Commissione esprimerà oggi il suo parere e sarà invece deciso un aumento dei tempi per l'esame in sede referente. Conoscendo l'andamento dei lavori parlamentari, le pare difficile che le Commissioni di merito aspettino un nuovo parere della nostra Commissione sul testo emendato.
      La seconda questione riguarda la presenza del Governo, le è ben presente che questa non è obbligatoria in sede consultiva, ma si tratta di una questione di rispetto verso il Parlamento, specie con riguardo a un atto di iniziativa dello stesso Pag. 100Governo. Osserva che un'interlocuzione col Governo avrebbe potuto permettere anche la formazione di posizioni diverse.

      Claudia PORCHIETTO (FI) si associa alle considerazioni della deputata Moretto. Inoltre ritiene importante che la X Commissione intervenga anche su temi che non sono di sua specifica competenza.

      Luca CARABETTA (M5S), presidente, osserva che la presenza del Governo in sede consultiva non è obbligatoria. Riguardo all'altra questione posta, osserva che per la tempistica dell'espressione del parere ci si deve attenere a quelle che sono le comunicazioni ufficiali dei tempi d'esame. La Commissione, quindi, esprimerà il proprio parere sul testo del decreto nella seduta odierna, fermo restando che, se ci saranno i tempi, potrà essere espresso un nuovo parere sulle modifiche apportate, se riguardanti le competenze della Commissione medesima.

      Claudia PORCHIETTO (FI) sul merito del provvedimento, desidera sottolineare le differenze tra delocalizzazione e internazionalizzazione. Ricorda poi che nella sua qualità di assessore ha partecipato all'accordo con una società che poi ha delocalizzato i propri impianti senza usufruire delle agevolazioni statali stanziate. Fa presente che esistono poi già delle misure che hanno permesso una notevole ricaduta di denaro sui territori e che gli imprenditori che delocalizzano in maniera poco limpida sono una esigua minoranza. Osserva che è necessaria una politica di sostegno all'economia italiana e non inutili misure sanzionatorie.

      Sara MORETTO (PD) fa presente che al di là del titolo del decreto, limitandosi a una analisi degli aspetti di nostra competenza, pare evidente che vi è una dissonanza tra gli obiettivi annunciati e le misure realizzate. Ciò in particolare vale per le misure in materia di contrasto alla delocalizzazione. A suo avviso, più che contrastare la delocalizzazione, sarebbe necessario attrarre gli investimenti. Osserva che sarebbe certamente più efficace una strategia attiva che preveda politiche in grado di sviluppare le infrastrutture e l'innovazione del nostro Paese. Il provvedimento in esame, invece, prevede un meccanismo di sanzioni da lei giudicato assolutamente inadeguato. Pone l'attenzione anche su una serie di errori formali contenuti nella relazione tecnica del decreto, dalla quale, peraltro, viene addirittura riconosciuta sostanzialmente l'efficacia del piano Industria 4.0 sviluppato nella scorsa legislatura. Ribadisce che le misure contenute nel provvedimento si limitano a colpire le imprese che hanno ricevuto aiuti di Stato punendole così pesantemente che anche ove le stesse mantenessero parte dell'attività economica in Italia, sarebbero costrette a chiuderla a causa delle disposizioni che stiamo esaminando. Quindi, a suo avviso, questo testo produce effetti opposti a quelli sperati e sottolinea che esiste nell'ordinamento il cosiddetto decreto Prodi che già prevede revoche in determinati casi di contributi e finanziamenti pubblici utilizzati da imprese che delocalizzano. Nell'evidenziare ancora una volta che, anche a causa della imprecisa formulazione del provvedimento, le imprese avranno un quadro poco chiaro e confuso in cui operare, spiace verificare nel Governo e nella maggioranza un atteggiamento di condanna nei confronti di chi si limita attraverso i mezzi di informazione a criticare il decreto dignità. Giudica quindi insufficiente il contenuto del decreto e della proposta di parere del relatore e, lamentando gli scarsi tempi a disposizione per il dibattito in Commissione, si riserva di valutare l'eventuale presentazione di una proposta alternativa di parere.

      Andrea VALLASCAS (M5S) osserva preliminarmente con piacere che i deputati del gruppo di Forza Italia intervengono nel dibattito in modo cospicuo, cosa che non avveniva nella precedente legislatura. Ricorda che in quella legislatura il suo Movimento politico aveva sollecitato più volte il Governo di allora ad intervenire Pag. 101per evitare che le industrie finissero all'estero dopo aver intascato aiuti dallo Stato. Le risposte sono state solo dichiarazioni come nel caso dell'allora Ministro dello sviluppo economico, che aveva prospettato interventi pure per delocalizzazioni nel territorio dell'Unione europea. Anche l'attuale Presidente del Parlamento europeo si era dichiarato favorevole a intervenire contro il fenomeno della delocalizzazione. Se, quindi, la posizione delle opposizioni è sullo stesso piano di quella delle maggioranza, si attende un voto favorevole sul provvedimento.
      In relazione alla proposta di parere formulata dal relatore, propone di trasformare la condizione ivi posta in osservazione.

      Diego ZARDINI (PD) evidenzia che l'obiettivo di fermare le delocalizzazioni cosiddette selvagge e di ridurre la precarietà è condiviso anche dal suo gruppo, ma fa presente che le misure contenute nel decreto, a meno di una profonda revisione da parte del Parlamento, risultano certamente inadeguate. Stigmatizza l'assenza del Governo durante questo dibattito e sottolinea la mancanza di omogeneità e la carenza dei requisiti di necessità e urgenza che contraddistinguono il provvedimento. A suo avviso, l'idea di creare recinti per le imprese porta con sé il rischio che le stesse ne rimangano fuori o muoiano al loro interno perché divenute poco competitive. Ritiene che l'approccio punitivo contenuto nel testo in discussione potrebbe inibire il circolo virtuoso rappresentato dal piano Industria 4.0. Evidenzia che la parte del provvedimento che incide in materia di lavoro aumenterà sicuramente il contenzioso, soprattutto in ragione della introduzione delle causali. Queste ultime, infatti, non hanno funzionato a dovere tanto da essere state eliminate. Il provvedimento, a suo avviso, rappresenta un colpo di grazia alla competitività delle imprese e ribadisce che se le intenzioni del Governo sono in astratto da tutti condivisibili, le misure proposte non raggiungono lo scopo prefissato. Concordando con la collega Moretto, ritiene che, ove il relatore non modificasse in modo consistente la sua proposta di parere, il suo gruppo presenterà una proposta alternativa di parere.

      Lisa NOJA (PD) si associa alle valutazioni dei colleghi del suo gruppo. Osserva che la distinzione cara al ministro Di Maio tra imprenditori e prenditori, andrebbe fatta anche tra lo scrivere bene e in modo chiaro le leggi e non farlo. È il caso del decreto in esame, con particolare riferimento all'articolo 5, dove vengono usati termini rilevanti in modo generico. Ad esempio il riferimento agli aiuti di Stato, che invece nel diritto dell'UE è ben chiaro ed è usato solo per determinate agevolazioni. Non è difficile, quindi, prevedere che un uso così generico produrrà un notevole aumento del contenzioso. Altrettanto impreciso è il riferimento al termine di cinque anni previsto dal provvedimento, non essendo infatti chiaro il momento in cui lo stesso inizia a decorrere. Non si comprende poi cosa significhi il riferimento all'ambito territoriale e a alla delocalizzazione di una parte dell'impianto.
      In conclusione evidenzia che una norma punitiva deve avere la necessaria chiarezza per far capire quali siano i confini legislativi nei quali ci si muove.

      Giorgia ANDREUZZA (Lega) rileva che il decreto in esame certamente non potrà essere risolutivo di tutti i problemi, ma contiene al suo interno elementi molto importanti. Nel segnalare che tutte le Commissioni in questi giorni stanno discutendo del decreto dignità, evidenzia che le osservazioni contenute nella proposta di parere del relatore vanno proprio nella direzione auspicata dalla collega Noja. Ritiene che con il provvedimento in esame, unitamente ad altri strumenti che il Governo si propone in futuro di adottare, quali ad esempio la flat tax, si realizzerà l'obiettivo di mantenere in Italia gli imprenditori italiani. Con ciò si valorizzerà l'operato di quegli imprenditori che credono nel made in Italy e che, pur potendo delocalizzare magari perché molto vicini ai confini nazionali, come potrebbe accadere Pag. 102a molte aziende della sua regione, il Veneto, opteranno, proprio grazie al decreto, per rimanere nel nostro Paese. Negli ultimi dieci anni, a suo avviso, è mancata una spinta a far rimanere in Italia le imprese e questa iniziativa normativa si prefigge proprio questo obiettivo. Concorda con i colleghi che l'hanno preceduta sul fatto che l'obiettivo di evitare la delocalizzazione è condiviso da tutti. È ovvio che fra il Governo precedentemente in carica e questo vi siano differenti vedute sulle strade da intraprendere per realizzarla.

      Benedetta FIORINI (FI) accoglie, a nome del suo gruppo, l'invito del deputato Vallascas ad intervenire e lo rassicura che Forza Italia lo farà per tutti i provvedimenti. Con riguardo al Made in Italy, citato anche dal ministro Di Maio, osserva che le imprese di questo settore, che rappresenta un'eccellenza italiana (le quattro A: Alimentari-vini; Abbigliamento-moda; Arredo-casa; Automazione-meccanica-gomma-plastica) vogliono risposte veloci e strategiche per favorire tutto il ciclo, dalla produzione all'esportazione. Il decreto dignità crea invece solo danni alle imprese e favorisce il lavoro nero. Ritiene necessario, quindi, apportare delle modifiche.

      Anna Laura ORRICO (M5S) interviene per far presente a tutti coloro che sono intervenuti che il lavoro parlamentare è proprio finalizzato a migliorare il decreto le cui norme, peraltro, sono semplici e comprensibili. In sostanza, chi investe e prende soldi pubblici, deve farlo con responsabilità. Ciò comporta che è necessario investire sui nostri giovani. Fa presente che nella sua regione, la Calabria, molte aziende hanno ricevuto contributi pubblici lasciando deserte intere aree industriali, causando anche ingenti danni ambientali. Il decreto dignità mira a porre fine a questa distorsione.

      Gavino MANCA (PD) osserva preliminarmente che tutti parlano di dignità, ma poi per l'esame di un decreto-legge così rilevante, non ci sono i tempi per un'analisi approfondita. Ad esempio sarebbe stato utile approfondire un dato della CGIA di Mestre, secondo cui il principale paese destinatario sono gli Stati Uniti, seguiti, tra i paesi dell'Est europeo, dalla Romania. Auspica, quindi, che il testo sia modificato.

      Sara MORETTO (PD) non concorda con quanto affermato dai colleghi di maggioranza prima intervenuti. Il decreto, a suo avviso, non reca misure rafforzative dell'impianto del piano Industria 4.0, né riesce a rendere più efficace la nostra giustizia. Contiene, invece, solo sanzioni e punizioni e non è in grado di attrarre le imprese estere che troverebbero un mercato del lavoro più a rischio di contenzioso a causa delle disposizioni contenute nel provvedimento. Osserva che non è questa la sede per continuare una campagna elettorale e ribadisce che il Partito democratico è storicamente impegnato a contrastare chi fa il furbo con i contributi pubblici. Nel cosiddetto decreto Prodi, da lei già citato, esistono norme più severe di quelle che oggi discutiamo. Concordando con la collega Noja, ritiene che vi sia ambiguità sulla nozione di «aiuti di Stato» e su quella di delocalizzazione di parte dell'attività economica. Si chiede, al riguardo, se sarà punito anche chi delocalizza il settore ricerca e sviluppo della propria impresa. Ritiene inadeguato anche l'articolo 6 del provvedimento, per non parlare degli altri articoli che non sono di competenza della nostra Commissione. Ribadisce che nel caso in cui la proposta di parere del relatore rimarrà quella presentata, il suo gruppo presenterà una proposta alternativa di parere.

      Maurizio CARRARA (FI) concorda con la lotta al precariato, ma osserva che questo decreto non incide in tal senso e non crea possibilità di lavoro a tempo indeterminato, prevedendo solo un sistema sanzionatorio per il lavoro a tempo determinato. Questo non creerà un aumento del lavoro, ma, invece, degli esuberi. Sulla delocalizzazione, osserva che va curata a Pag. 103monte con misure incentivanti per far sì che le imprese investano in Italia.

      Jari COLLA (Lega), relatore, accoglie la proposta del deputato Vallascas e formula una nuova proposta di parere con tre osservazioni (vedi allegato 4).

      Sara MORETTO (PD) osserva che il relatore, con la sua nuova proposta di parere, fa il contrario di quello che, a suo avviso, è emerso dal dibattito, depotenziando appunto la proposta originaria. Si tratta di un passo indietro che il suo gruppo non può accettare. Preannuncia quindi il voto contrario del suo gruppo sulla nuova proposta di parere del relatore e presenta una proposta alternativa di parere (vedi allegato 5).

      Luca CARABETTA (M5S), presidente, avverte che, come testé comunicato dalla deputata Moretto, il gruppo del Partito Democratico ha presentato una proposta alternativa di parere.
      Comunica che sarà posta in votazione la nuova proposta di parere del relatore, avvertendo che, se questa risulterà approvata, sarà preclusa la proposta alternativa di parere.

      La Commissione approva la nuova proposta di parere del relatore.

      La seduta termina alle 15.30.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

      Giovedì 19 luglio 2018.

      L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.30 alle 15.45.

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