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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 17 aprile 2019
177.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
Pag. 19

SEDE REFERENTE

      Mercoledì 17 aprile 2019. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA. – Intervengono il sottosegretario di Stato per l'interno Carlo Sibilia e il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta Vincenzo Santangelo.

      La seduta comincia alle 10.10.

Sull'ordine dei lavori.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), con riferimento all'esame della proposta di legge costituzionale C. 1585 sulla riduzione del numero dei parlamentari, e in particolare alle motivazioni della declaratoria di inammissibilità di talune proposte emendative, pronunciata dal Presidente nella seduta del 16 aprile 2019, rileva come, a suo avviso, sia del tutto improprio collegare le decisioni sull'ammissibilità delle proposte emendative alle deliberazioni assunte dalla Commissione in materia di abbinamento di altre proposte di legge o di definizione del perimetro dell'intervento normativo. Rileva, infatti, come le decisioni sull'abbinamento e sul perimetro rivestano carattere essenzialmente politico, Pag. 20mentre le decisioni del Presidente sull'ammissibilità degli emendamenti devono fondarsi esclusivamente sui criteri stabiliti dalle norme regolamentari, e in particolare dall'articolo 89 del Regolamento. Osserva quindi come l'esercizio, da parte di ciascun parlamentare, della prerogativa di presentare proposte emendative non possa essere limitato in relazione a decisioni, quali quelle relative alla definizione del perimetro, di carattere politico.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, in risposta al deputato Magi, fa notare che, dal momento che in Commissione non si è proceduto ad alcun abbinamento – a parte quello d'ufficio della proposta di legge C. 1172, vertente sulla medesima materia delle proposta di legge C. 1585 – di altre proposte di legge volte ad affrontare ulteriori aspetti, né si è deliberato di ampliare il perimetro dell'intervento legislativo, quest'ultimo coincide con l'ambito materiale della proposta di legge C. 1585, approvata dal Senato, adottata come testo base in sede referente.
      Fa notare, dunque, come la valutazione di ammissibilità degli emendamenti si sia svolta sulla base di tale perimetro materiale, che è definito dal contenuto della proposta C. 1585, nel pieno rispetto delle norme regolamentari.
      Fa presente, in ogni caso, di aver sottoposto alla valutazione del Presidente della Camera, alle cui determinazioni sarà necessario rimettersi, i rilievi espressi dai gruppi di opposizione in merito ai giudizi di inammissibilità pronunciati su talune proposte emendative riferite alla proposta di legge C. 1585.

Disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari.
C. 1616, approvata dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

      La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 16 aprile 2019.

      Giuseppe D'AMBROSIO (M5S), relatore, esprimendo il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1, esprime parere contrario sugli identici emendamenti Migliore 1.1 e Speranza 1.2, nonché sull'emendamento Magi 1.3. Propone l'accantonamento dell'emendamento Maturi 1.4, esprimendo invece parere contrario sugli emendamenti Gebhard 1.5, Biancofiore 1.6, Testamento 1.7 e Serracchiani 1.8.
      Esprimendo il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 2, esprime parere contrario sugli identici emendamenti Migliore 2.1 e Speranza 2.2, sugli emendamenti Magi 2.3, Biancofiore 2.4, Gebhard 2.5, Serracchiani 2.6 e 2.7, nonché sull'articolo aggiuntivo Speranza 2.01.
      Esprimendo il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 3, esprime parere contrario sugli identici emendamenti Migliore 3.1 e Speranza 3.2, nonché sull'emendamento Trancassini 3.3. Propone l'accantonamento dell'emendamento Maturi 3.4, esprimendo infine parere contrario sull'emendamento Speranza 3.5.

      Il Sottosegretario Carlo SIBILIA esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

      Marco DI MAIO (PD), intervenendo sugli identici emendamenti Migliore 1.1 e Speranza 1.2, soppressivi dell'articolo 1, rileva come l'articolazione dei collegi, e in particolare di quelli uninominali, prevista dalla proposta di legge in esame sia tale da pregiudicare in modo rilevante la rappresentatività dei parlamentari. Ricorda, infatti, come la popolazione media dei collegi uninominali per l'elezione della Camera dei deputati passerebbe da 250 mila a 400 mila abitanti, rendendo ancor più difficoltoso il collegamento con il territorio e facendo venir meno la stessa ragion d'essere dei collegi uninominali.
      Osserva inoltre come, in tal modo, tutti gli eletti, sia nei collegi uninominali sia in quelli plurinominali, finirebbero per essere di fatto designati, beninteso legittimamente, dalle forze politiche, snaturando lo spirito della legge elettorale vigente. Rileva come gli effetti descritti sarebbero ancora Pag. 21più gravi nel caso del Senato, per il quale la popolazione dei collegi uninominali risulterebbe pari al doppio rispetto a quella dei collegi per l'elezione della Camera.
      Sottolinea, infine, come la ridefinizione dei collegi prevista dall'articolo 1 della proposta di legge in esame renda inapplicabile il riferimento ai collegi previsti dal decreto legislativo n.  535 del 1993 contenuto, in virtù del rinvio all'articolo 3 della legge n.  165 del 2017, nell'articolo 3 della proposta in esame.

      Andrea GIORGIS (PD) invita i gruppi di maggioranza di assumersi la responsabilità di dichiarare – con schiettezza e correttezza, senza far credere che si intenda introdurre meri automatismi istituzionali di natura tecnica – che dietro alla riforma costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari e al provvedimento in esame vi sono precise scelte politiche, suscettibili di incidere sulla forma di Governo, sul grado di rappresentanza dei cittadini e sui fondamentali meccanismi di funzionamento della democrazia rappresentativa.

      Emanuele FIANO (PD) osserva come in tutti i Paesi occidentali si sia da tempo posta la questione della crisi della democrazia liberale e come ciò sia tra i motivi alla base del successo elettorale del Movimento 5 Stelle. Rileva come, a fronte di tali fenomeni di crisi, emerga la tentazione, ricorrente nella storia, di proporre quale soluzione la semplificazione del processo di rappresentanza politica attraverso strumenti di democrazia diretta.
      Osserva come, inizialmente, il Movimento 5 Stelle si sia mosso in questa direzione, ad esempio con le proposte di revisione costituzionale in materia di referendum, ma come la proposta di legge in esame contraddica tali premesse, in quanto essa, aumentando il numero di abitanti per parlamentare a 400 mila per la Camera e a 800 mila per il Senato, allontana ulteriormente i cittadini dalle istituzioni.
      Si associa quindi alle considerazioni del deputato Giorgis nel rilevare come l'intervento recato dalla proposta di legge in esame non rivesta affatto carattere meramente tecnico, ma incida in modo rilevante sulla rappresentanza politica, riducendo il numero dei parlamentari ma anche la loro rappresentatività

      Stefano CECCANTI (PD) giudica ingannevole dichiarare che gli interventi posti in essere con il provvedimento in esame, in combinato disposto con la riforma prevista dalla proposta di legge C. 1585, abbiano natura tecnica, dal momento che essi celano invece, a suo avviso, scelte politiche in grado di produrre effetti negativi. Fa riferimento, ad esempio, all'ampliamento della dimensione dei collegi, che, soprattutto nelle regioni medie piccole, determinerà, a suo avviso, un implicito rilevante innalzamento della soglia di sbarramento dal 10 per cento a circa il 25 per cento, a scapito della rappresentatività delle minoranze.

      La Commissione respinge gli identici emendamenti Migliore 1.1 e Speranza 1.2.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 1.3, rileva come la proposta di legge costituzionale C. 1585 non risponda ad alcun criterio di rappresentanza né di funzionalità, risolvendosi in un drastico taglio del numero dei parlamentari per finalità demagogiche, e sottolinea come ciò dispieghi effetti anche sulla proposta di legge C. 1616 in esame, la quale non ha affatto carattere meramente tecnico ma incide in modo rilevante sulla rappresentanza politica.
      Sottolinea come, in tale contesto il suo emendamento 1.3 sia volto ad ampliare la quota di deputati eletti nei collegi uninominali, ritenendo che tale sistema elettorale sia quello più idoneo a garantire l'effettiva rappresentatività degli eletti. Osserva, inoltre, con preoccupazione come si vada prefigurando, da parte della maggioranza, il ritorno al sistema delle preferenze, che venne abbandonato in quanto favoriva il ricorso a metodi clientelari.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, non essendovi obiezioni, dispone che la pubblicità Pag. 22dei lavori della Commissione sia assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi di ripresa a circuito chiuso.

      Emanuele PRISCO (FdI), pur ritenendo condivisibile l'obiettivo di una riduzione del numero dei parlamentari, non concorda sulle modalità con cui viene realizzato, atteso che non vengono presi in considerazione aspetti strettamente collegati, che andrebbero adeguatamente regolamentati, anche per prevenire eventuali effetti indesiderati.
      Dopo aver rilevato che le proposte emendative presentate dal suo gruppo, sia sulla proposta di legge C. 1585 sia sulla proposta di legge in esame, intendevano proprio recuperare tale approccio organico, fa notare che non si possono ignorare temi quali il peso della rappresentanza regionale in sede di elezione del Presidente della Repubblica, né si possono omettere di considerare le possibili ripercussioni della riduzione del numero dei parlamentari sulla legge elettorale, in particolare sulle soglie di sbarramento implicite, che saranno sostanzialmente innalzate in danno delle formazioni politiche minori, nonché sulla capacità di rappresentanza dei candidati.
      Giudica quindi riduttivo parlare di riforme tecniche, quasi a voler evitare di entrare nel merito di tale questioni, osservando come tali interventi normativi rischino di produrre gravi squilibri nell'ordinamento.
      Ritiene quindi che occorrerebbe affrontare con serietà la questione di una maggiore efficienza del lavoro parlamentare e di una più diretta rappresentanza dei cittadini, come indicato nelle proposte emendative presentate dal suo gruppo, piuttosto che limitarsi a interventi di propaganda elettorale.

      La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.3.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che l'emendamento Maturi 1.4 si intende accantonato.

      Renate GEBHARD (Misto-Min.Ling.), intervenendo sul suo emendamento 1.5, sottolinea come esso sia volto a prevedere che il Trentino-Alto Adige sia ripartito in un numero di collegi uninominali alla Camera pari a quello previsto per il Senato, vale a dire sei, al fine di garantire la tutela delle minoranze linguistiche e un'adeguata rappresentanza di tutte le comunità linguistiche presenti.

      Manfred SCHULLIAN (Misto-Min.Ling.) fa notare come l'emendamento Gebhard 1.5, di cui è cofirmatario, oltre a garantire un'adeguata rappresentanza delle minoranze linguistiche, sia volto anche ad assicurare una rappresentanza della comunità linguistica italiana espressa da quei territori.
      Chiede quindi di accantonare l'emendamento Gebhard 1.5, dal momento che esso interviene sulla stessa materia dell'emendamento Maturi 1.4, testé accantonato.

      Giuseppe D'AMBROSIO (M5S), relatore, accede all'invito di accantonare l'emendamento Gebhard 1.5.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che l'emendamento Gebhard 1.5 si intende accantonato.

      Francesco Paolo SISTO (FI) dichiara di sottoscrivere l'emendamento Biancofiore 1.6

      La Commissione respinge l'emendamento Biancofiore 1.6.

      Rosa Alba TESTAMENTO (M5S) evidenzia che il testo in esame, come attualmente formulato, in combinato disposto con alcune delle disposizioni della proposta di legge C. 1585, rischi di produrre effetti dannosi per la Regione Molise, in particolare per la Provincia di Isernia. Pur condividendo le finalità di riforma perseguite dalla maggioranza, tra cui l'obiettivo della riduzione del numero dei parlamentari, fa notare come la previsione di un unico collegio uninominale in quella regione, Pag. 23sia alla Camera sia al Senato, sostanzialmente priverebbe gli abitanti della Provincia di Isernia di propri rappresentanti a livello nazionale. Si verrebbe ad incidere, dunque, sulla rappresentanza di quei territori, già afflitti da diverse problematiche sociali, ambientali, economiche e occupazionali, rispetto alle quali la politica finora non ha fornito risposte concrete, fatta eccezione per il Governo in carica, che ha cominciato, a suo avviso, ad occuparsi di tali questioni.
      Auspica, dunque, vi sia una seria riflessione sul suo emendamento 1.7, di cui auspica l'approvazione, facendo notare che esso è volto a sopprimere le parole «le circoscrizioni cui sono assegnati due deputati sono costituite in un collegio uninominale».

      Giuseppina OCCHIONERO (LeU) si associa alle considerazioni della deputata Testamento, ricordando di provenire dalla stessa Regione, il Molise, e invitando il relatore e il Governo a un'ulteriore riflessione sull'emendamento in esame, che viene incontro alle legittime esigenze di rappresentanza parlamentare di quell'area.

      Francesco Paolo SISTO (FI), intervenendo sull'ordine dei lavori, chiede alla Presidenza di disporre l'annullamento della precedente votazione sull'emendamento Biancofiore 1.6, dal momento che tale emendamento avrebbe dovuto essere accantonato, incidendo sulla stessa materia degli emendamenti Maturi 1.4 e Gebhard 1.5, di cui è stato disposto l'accantonamento. Ritiene che ciò sia opportuno anche al fine di evitare la produzione di eventuali effetti preclusivi rispetto ad altre proposte emendative.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, dopo aver fatto notare che la Commissione si è già pronunciata con un voto contrario sull'emendamento Biancofiore 1.6, ritiene non sussistano ragioni sostanziali e formali per l'annullamento di tale votazione, atteso che l'emendamento ha contenuto diverso rispetto a quello degli emendamenti Maturi 1.4 e Gebhard 1.5 e non rivenendosi, peraltro, effetti preclusivi.

      Stefano CECCANTI (PD), intervenendo sull'emendamento Testamento 1.7, rileva come le esigenze ad esso sottese andrebbero considerate non tanto in questa sede, quanto in sede di esame della proposta di legge costituzionale C. 1585.

      La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Testamento 1.7 e Serracchiani 1.8, nonché gli identici emendamenti Migliore 2.1 e Speranza 2.2.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 2.3, rinvia alle considerazioni precedentemente svolte in merito al suo emendamento 1.3.

      La Commissione respinge l'emendamento Magi 2.3.

      Francesco Paolo SISTO (FI) sottoscrive l'emendamento Biancofiore 2.4 e ne chiede l'accantonamento, in quanto verte sulla stessa materia degli emendamenti Maturi 1.4 e Gebhard 1.5, precedentemente accantonati.

      Giuseppe D'AMBROSIO (M5S), relatore, esprime una valutazione contraria sulla richiesta di accantonamento dell'emendamento Biancofiore 2.4, rilevando come esso, essendo volto ad introdurre per la provincia di Bolzano la ripartizione dei seggi con metodo proporzionale, abbia portata diversa rispetto agli emendamenti Maturi 1.4 e Gebhard 1.5, precedentemente accantonati.

      Francesco Paolo SISTO (FI) dichiara il voto favorevole del proprio gruppo sull'emendamento Biancofiore 2.4, rilevando come la ripartizione proporzionale dei seggi da esso prevista sia volta a garantire che la popolazione di lingua italiana della Provincia di Bolzano sia rappresentata in modo corretto.

      Emanuele PRISCO (FdI) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sull'emendamento Pag. 24Biancofiore 2.4, che ritiene proponga una soluzione equilibrata tra i diversi interessi in gioco.

      La Commissione respinge l'emendamento Biancofiore 2.4.

      Manfred SCHULLIAN (Misto-Min.Ling.), intervenendo sull'emendamento Gebhard 2.5, di cui è cofirmatario, rileva come esso sia volto a introdurre una norma chiarificatrice di chiusura e garanzia.

      La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Gebhard 2.5 e Serracchiani 2.6 e 2.7, l'articolo aggiuntivo Speranza 2.01 e gli identici emendamenti Migliore 3.1 e Speranza 3.2.

      Emanuele PRISCO (FdI), intervenendo sull'emendamento Trancassini 3.3, di cui è cofirmatario, ricorda come la proposta di legge in esame rischi di determinare l'introduzione nelle regioni medie e piccole di una soglia di sbarramento implicita molto elevata, nonché il rischio che alcune province non siano rappresentate, e rileva come l'emendamento in esame sia volto a garantire che ciascuna provincia sia rappresentata da almeno un deputato.

      La Commissione respinge l'emendamento Trancassini 3.3.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che l'emendamento Maturi 3.4 si intende accantonato.

      La Commissione respinge l'emendamento Speranza 3.5.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, rinvia il seguito dell'esame alla ulteriore seduta già convocata nell'intervento tra i lavori antimeridiani e quelli pomeridiani dell'Assemblea.

      La seduta termina alle 10.55.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

      Mercoledì 17 aprile 2019. — Presidenza del presidente Alberto STEFANI.

      La seduta comincia alle 14.10.

DL 27/2019: Disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l'emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto.
Emendamenti C. 1718-A Governo

(Parere all'Assemblea)
(Esame e conclusione – Parere).

      Il Comitato inizia l'esame degli emendamenti.

      Alberto STEFANI, presidente, rileva come il Comitato permanente per i pareri sia chiamato a esaminare, ai fini del parere all'Assemblea, il fascicolo n.  2 degli emendamenti, nonché l'emendamento 4-bis.200 della Commissione, il subemendamento 0.7.100.200 della Commissione e l'articolo aggiuntivo 10-quater.0200 (nuova formulazione) della Commissione, riferiti al disegno di legge C. 1718-A, di conversione in legge del decreto-legge n.  27 del 2019, recante disposizioni urgenti in materia rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l'emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto.

      Francesco FORCINITI (M5S) relatore, evidenzia come gli emendamenti contenuti nel fascicolo n.  2, nonché le proposte emendative 4-bis.200 e 10-quater.0200 (nuova formulazione) della Commissione e il subemendamento 0.7.100.200 della Commissione, non presentino profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione: propone pertanto di esprimere su di essi nulla osta.

      Nessun altro chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

      La seduta termina alle 14.15.

Pag. 25

SEDE CONSULTIVA

      Mercoledì 17 aprile 2019. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA. – Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta Vincenzo Santangelo.

      La seduta comincia alle 14.15.

Documento di economia e finanza 2019.
Doc. LVII, n.  2 e Allegati.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito esame e conclusione – Parere favorevole).

      La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 16 aprile 2019.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, ricorda che il relatore, Forciniti, nella seduta di ieri ha illustrato il contenuto del Documento in esame e rileva come la Commissione debba esprimere il parere sul Documento entro la seduta odierna, atteso che esso sarà discusso in Assemblea nella seduta di domani.

      Francesco FORCINITI (M5S), relatore, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1).

      Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che il gruppo del Partito democratico ha presentato a una proposta alternativa di parere, a prima firma del deputato Migliore (vedi allegato 2), la quale sarà posta in votazione qualora fosse respinta la proposta di parere formulata dal relatore.

      Stefano CECCANTI (PD) rileva come nella relazione del deputato Forciniti non sia stata affrontata la questione dell'aumento dell'IVA, che resta pertanto irrisolta.
      Osserva inoltre come nel DEF si faccia riferimento al processo di autonomia differenziata per alcune regioni senza tuttavia che sia stato ancora pubblicato al riguardo alcun atto formale. Sottolinea, altresì, come le spese per interessi risultino sottostimate, mentre le stime delle entrate derivanti dalle privatizzazioni sono manifestamente inattendibili.
      Rileva, infine, come l'annuncio di possibili interventi di riduzione delle detrazioni fiscali abbia suscitato allarme nelle famiglie e nelle imprese.
      Dichiara, pertanto, il voto contrario del proprio gruppo sulla proposta di parere favorevole presentata dal relatore.

      Emanuele PRISCO (FdI) preannuncia il voto contrario del proprio gruppo sulla proposta di parere del relatore, facendo notare come il contenuto del Documento in esame appaia una sorta di manifesto elettorale. Osserva, infatti, come esso non rechi alcun elemento di concretezza, né fornisca indicazioni precise circa la quantità e la provenienza delle risorse finalizzate alla realizzazione delle relative politiche economiche.
      Evidenzia inoltre come il DEF 2019 non faccia alcuna menzione di misure, a suo avviso ritenute necessarie per l'economia, come quelle relative alla Flat Tax, che erano state annunciate in campagna elettorale da esponenti dell'attuale maggioranza.
      Fa notare altresì che nel Documento manca il riferimento a politiche di investimenti e di sgravio degli oneri burocratici a favore delle imprese, rilevando come nel DEF 2019 sembra abbia prevalso la politica economica proposta dal gruppo del M5S, che appare fondata su principi discutibili, come quello della decrescita economica.

      Giuseppina OCCHIONERO (LeU) dichiara il voto contrario del proprio gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore, rilevando come dal DEF emerga un quadro allarmante, in particolare per quanto concerne le risorse finanziarie per l'istruzione, la ricerca e la sanità.

      La Commissione approva la proposta di parere del relatore, risultando conseguentemente Pag. 26preclusa la proposta alternativa di parere a prima firma Migliore.

      La seduta termina alle 14.20.

SEDE REFERENTE

      Mercoledì 17 aprile 2019. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA. — Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta Vincenzo Santangelo.

      La seduta comincia alle 14.20.

Disposizioni per assicurare l'applicabilità delle leggi elettorali indipendentemente dal numero dei parlamentari.
C. 1616, approvata dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

      La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nell'odierna seduta antimeridiana.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, ricorda che la Commissione dovrà ora esaminare gli emendamenti Maturi 1.4, Gebhard 1.5 e Maturi 3.4, accantonati nel corso dell'odierna seduta antimeridiana.

      Igor Giancarlo IEZZI (Lega) dichiara, a nome del proprio gruppo, di ritirare gli emendamenti Maturi 1.4 e 3.4.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, chiede al relatore, D'Ambrosio, se intenda confermare il parere già espresso sull'emendamento Gebhard 1.5.

      Giuseppe D'AMBROSIO (M5S), relatore, ribadisce il parere contrario sull'emendamento Gebhard 1.5.

      Il Sottosegretario Vincenzo SANTANGELO esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.

      Renate GEBHARD (Misto-Min.Ling.) dichiara di insistere per la votazione del suo emendamento 1.5, del quale raccomanda l'approvazione.

      Emanuele PRISCO (FdI) preannuncia il voto contrario del suo gruppo sull'emendamento Gebhard 1.5.

      La Commissione respinge l'emendamento Gebhard 1.5.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, avverte che si è così concluso l'esame degli emendamenti, riservandosi quindi di sollecitare l'espressione del parere sul provvedimento da parte della Commissione Bilancio, cui la proposta di legge è assegnata in sede consultiva.
      Avverte, quindi, che nella mattinata di domani il Comitato per la legislazione dovrebbe esprimere il suo parere sul provvedimento e che nella seduta di domani si procederà alla votazione della proposta di conferire il mandato al relatore a riferire all'Assemblea, atteso che la discussione in Assemblea sul provvedimento medesimo inizierà lunedì 29 aprile prossimo.
      Rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta già convocata per domani.

      La seduta termina alle 14.25.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

      Mercoledì 17 aprile 2019.

      L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.35 alle 15.

SEDE REFERENTE

      Mercoledì 17 aprile 2019. — Presidenza del presidente Giuseppe BRESCIA. — Interviene il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta Simone Valente.

      La seduta comincia alle 20.45.

Pag. 27

Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari.
C. 1585 cost., approvata dal Senato, e C. 1172 cost. D'Uva.

(Seguito dell'esame e conclusione).

      La Commissione prosegue l'esame dei provvedimenti, rinviato, da ultimo, nella seduta del 16 aprile 2019.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, intende innanzitutto ricordare che nella giornata di ieri, come richiesto da diversi gruppi di opposizione, ha sottoposto al Presidente della Camera i rilievi espressi dai medesimi gruppi circa i giudizi di inammissibilità di talune proposte emendative, dichiarati nella seduta del 16 aprile, rappresentandogli altresì che i predetti gruppi hanno rilevato l'esigenza che della questione sia investita anche la Giunta per il Regolamento.
      Informa che, in risposta a tale sua missiva, ha ricevuto, nella giornata odierna, una lettera del Presidente della Camera, la quale è a disposizione di tutti i colleghi e di cui ha già dato integrale lettura in occasione della riunione odierna dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione, e che risulta del seguente tenore:

      «Gentile Presidente,
          rispondo alla Sua lettera in data 16 aprile scorso, con la quale, nell'informarmi circa i criteri da Lei applicati in ordine alla valutazione di ammissibilità degli emendamenti presentati alla proposta di legge costituzionale in materia di riduzione del numero dei parlamentari (pdl n.  1585, approvata dal Senato, recante modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione), mi ha rappresentato che alcuni Gruppi di opposizione hanno sollevato rilievi con riferimento al giudizio di inammissibilità di taluni emendamenti ed hanno prospettato l'opportunità che di tale questione sia investita la Giunta per il Regolamento. Peraltro, nella medesima giornata del 16 aprile, sono stati svolti in Assemblea interventi di contenuto analogo da parte di rappresentanti di alcuni Gruppi di opposizione i quali hanno altresì lamentato la decisione, assunta dalla Presidenza della Commissione, di dare avvio alle votazioni sugli emendamenti pur in pendenza del termine di presentazione dei ricorsi avverso le predette dichiarazioni di inammissibilità. In particolare è stato evidenziato come la Presidenza, avendo i deputati di tali Gruppi abbandonato i lavori della Commissione in segno di protesta verso tali dichiarazioni, abbia dichiarato decaduti diversi emendamenti riferiti agli articoli 1 e 3.
      Con riferimento a quest'ultima decisione, tenuto conto del contesto in cui essa è maturata e dell'indubbia connessione che sussiste fra i diversi articoli del provvedimento, La invito a rivedere tale decisione, e a non considerare quindi decaduti i predetti emendamenti al fine di consentire alla Commissione di esprimersi su di essi, una volta comunicate le decisioni sui ricorsi presentati avverso le dichiarazioni di inammissibilità, in modo da garantire uno svolgimento maggiormente ordinato e partecipato dei lavori.
      Quanto invece alla questione sollevata con riferimento al giudizio di inammissibilità, osservo, in via preliminare, che l'articolo 89 del Regolamento prevede che la Presidenza dichiara l'inammissibilità degli emendamenti riferiti ad argomenti estranei all'oggetto della discussione. In occasione dell'esame in sede referente tale valutazione non può che fondarsi sull'individuazione dell'ambito normativo oggetto del procedimento legislativo, che spetta esclusivamente alla Commissione effettuare.
      Tale oggetto è, in primo luogo, determinato dal testo del progetto di legge e di quelli eventualmente abbinati d'ufficio dalla Presidenza di Commissione, ai sensi dell'articolo 77 del Regolamento, che prescrive che qualora all'ordine del giorno di una Commissione si trovino contemporaneamente progetti di legge «identici o vertenti su materia identica» l'esame deve Pag. 28essere abbinato: nel caso di specie, tale identità di materia è stata riscontrata dalla Presidenza della Commissione con riferimento alla proposta di legge n.  1172 D'Uva, abbinata d'ufficio alla proposta di legge n.  1585 (trasmessa dal Senato) e poi scelta come testo base.
      Il perimetro dell'intervento normativo può, ovviamente, essere ampliato dalla Commissione – oltre che, naturalmente, in via convenzionale – attraverso una deliberazione esplicita su di esso ovvero per effetto di una deliberazione di abbinamento di ulteriori progetti di legge che vertano su materie non identiche a quelle oggetto del provvedimento incardinato dalla Commissione, ma alle quali la Commissione stessa intenda estendere il suo intervento, ritenendolo connesse a quelle oggetto del provvedimento al suo esame. In tal senso vi sono numerosi precedenti che ho già avuto modo di richiamare in una lettera del 7 novembre 2018, indirizzata a Lei ed alla Presidente della Commissione Giustizia.
      Come riferito nella Sua nota – e come risulta anche, in particolare, dal resoconto della seduta della I Commissione Affari costituzionali del 10 aprile scorso – nell'ambito dell'esame delle proposte di legge nn.  1585 e 1172 era stata avanzata la richiesta di abbinamento delle proposte legge n.  295 e 1647, vertenti sull'allargamento dei requisiti di elettorato attivo e passivo, materia che costituisce oggetto di alcuni degli emendamenti dichiarati inammissibili. Tale richiesta – su cui peraltro, come da Lei precisato, si era registrato, in sede di Ufficio di presidenza della Commissione, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, un orientamento maggioritario contrario – i richiedenti non hanno insistito, sicché la Commissione non si è pronunciata con un'espressa deliberazione, né è stata adottata altra deliberazione in ordine all'estensione del perimetro dell'intervento normativo.
      Alla luce di tali elementi è dunque da ritenere che la Commissione abbia inteso limitare l'area dell'intervento legislativo allo specifico e puntuale contenuto dei progetti di legge al suo esame, con ciò circoscrivendo anche l'ambito di ammissibilità degli emendamenti alle sole materie direttamente riconducibili a tali contenuti. In tal senso sono stati valutati ammissibili non solamente gli emendamenti vertenti sulle disposizioni oggetto del progetto di legge, ma anche quelli ad esse direttamente conseguenti quali, ad esempio, gli emendamenti recanti riduzione del numero dei delegati regionali che partecipano all'elezione del Presidente della Repubblica da parte del Parlamento in seduta comune. Sono stati invece considerati inammissibili, in quanto vertenti su materie non direttamente riconducibili a quelle oggetto del provvedimento, gli emendamenti volti a prevedere la partecipazione dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome ai lavori del Senato, a introdurre forme di bicameralismo differenziato, a modificare il requisito anagrafico per l'elezione del Capo dello Stato, a prevederne l'elezione diretta e a ridefinirne poteri e attribuzioni costituzionali, oltre ai richiamati emendamenti volti a modificare le disposizioni costituzionali relative all'elettorato attivo e passivo delle Camere.
      Nel valutare conformi alle regole che disciplinano il vaglio di ammissibilità degli emendamenti le decisioni da Lei assunte, non sfugge certo alla Presidenza della Camera la considerazione che il tema della riduzione del numero dei parlamentari possa presentare connessioni con molteplici altri aspetti della disciplina contenuta nella parte II della Costituzione meritevoli di approfondimento. Va tuttavia considerato, proprio alla luce della rilevanza dei progetti di legge di revisione della Carta costituzionale, come tali connessioni – e, dunque, l'ambito dell'intervento normativo che si intende discutere – dovrebbero essere esplicitamente e preliminarmente individuate dalla Commissione, anche attraverso una deliberazione ad hoc. Ciò al fine di consentire a ciascun deputato di esercitare in pienezza la propria facoltà emendativa e di evitare al contempo che – in particolare nell'ambito di un procedimento di così particolare delicatezza – possano essere introdotte nella discussione, Pag. 29attraverso la presentazione di singoli emendamenti, materie diverse rispetto a quelle oggetto del procedimento. Ne consegue che, ove intervenisse in questa fase una decisione della Commissione volta ad estendere l'ambito dell'intervento normativo, sarebbe necessario fissare un nuovo termine per la presentazione degli emendamenti.
      In assenza di una decisione esplicita sul perimetro dell'intervento normativo, il giudizio di ammissibilità, a garanzia di un ordinato sviluppo dell’iter legislativo, non può che essere formulato secondo i criteri sopra richiamati. Alla luce delle considerazioni svolte, ed in assenza di margini di dubbio interpretativo sulle norme regolamentari, non ritengo che sussistano i presupposti per una convocazione della Giunta per il Regolamento, non essendo rimessa a tale organo, bensì alla Commissione in sede referente la definizione del perimetro normativo del procedimento.
      Con i migliori saluti
      Roberto Fico»

      In estrema sintesi, nella predetta lettera il Presidente della Camera, nel prendere atto di come la Commissione non abbia inteso ampliare l'area dell'intervento legislativo, oltre lo specifico e puntuale contenuto dei progetti di legge in esame, ha ritenuto i giudizi di inammissibilità pronunciati conformi alle regole che disciplinano il vaglio di ammissibilità degli emendamenti, rilevando altresì come, in assenza di una decisione esplicita sul perimetro dell'intervento legislativo, il giudizio di ammissibilità non può che essere formulato secondo i criteri seguiti.
      Fa quindi presente che, aderendo all'invito in tal senso formulato nella citata lettera del Presidente della Camera, e come già anticipato nell'odierna riunione dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, della Commissione, ha rivisto la dichiarazione di decadenza degli emendamenti Magi 1.1, 1.2, 1.3 e 1.4, Speranza 1.5, nonché Magi 3.1 e 3.03, Migliore 3.04, Speranza 3.05 e Prisco 3.06, pronunciata, in ragione dell'assenza dei presentatori, nella seduta del 16 aprile: tali proposte emendative saranno pertanto nuovamente poste in votazione.
      Informa inoltre che sono pervenuti alcuni ricorsi avverso i giudizi di inammissibilità di talune proposte emendative pronunciati nella seduta di ieri.
      Al riguardo desidera chiarire ulteriormente che tali giudizi di inammissibilità sono stati pronunciati alla luce del contenuto della proposta di legge C. 1585, il cui ambito materiale costituisce il perimetro dell'intervento legislativo.
      In questo senso, anche riferendosi alle considerazioni espresse da taluni colleghi di opposizione, sia in Commissione sia in Aula, ribadisce che il giudizio di ammissibilità discende esclusivamente dalla considerazione che l'ambito materiale su cui interviene direttamente la proposta di legge, appare oggettivamente molto ristretto e puntuale, riguardando solo la riduzione del numero dei componenti della Camera e del Senato, compreso il numero dei senatori a vita.
      Pertanto, in tale contesto, possono essere ritenute ammissibili solo le proposte emendative che intervengano su tale specifica materia o che siano direttamente riconducibili a tale modifica, pur essendo consapevole del fatto che il tema della riduzione del numero dei parlamentari, presenta, per la sua rilevanza, possibili connessioni con altri aspetti della disciplina costituzionale, i quali, tuttavia, come evidenziato nella richiamata lettera del Presidente della Camera, non possono essere oggetto di esame in questa sede in assenza di una esplicita decisione in tal senso della Commissione, a garanzia dell'ordinato andamento dell’iter legislativo. Ciò anche al fine di assicurare a tutti i deputati la conoscenza dell'effettivo perimetro prima della presentazione degli emendamenti, onde consentire loro di formulare le proposte emendative su tutti i temi oggetto di esame.
      Qualora la Commissione avesse invece assunto la scelta politica di estendere l'ambito dell'intervento legislativo anche ad altre questioni (ampliando quindi il perimetro dell'intervento legislativo), sarebbero Pag. 30ovviamente risultate ammissibili anche le proposte emendative che riguardassero le materie che si fosse deciso di aggiungere all'ambito della discussione.
      Sulla scorta di tale criterio, nei casi di proposte emendative relative a più aspetti, ha limitato il giudizio di inammissibilità alle sole parti che riguardavano materie non rientranti in tale ambito.
      Fatta tale premessa ritiene che le proposte emendative dichiarate inammissibili possano essere raggruppate in alcuni gruppi tematici:
          un primo gruppo di emendamenti (Migliore 1.6, limitatamente alle parti consequenziali di cui ai numeri 2) e 3), Migliore 2.18, 2.19, 2.20, 2.21, 2.22, 2.23, 2.24 e 2.25) interviene sui meccanismi di funzionamento delle Camere, prevedendo che i Presidenti delle regioni e delle Province autonome partecipino ai lavori del Senato per l'esame di talune tipologie di disegni di legge, e siano membri di diritto della Commissione parlamentare per le questioni regionali, intervenendo sul procedimento legislativo, nonché prevedendo una differenziazione delle funzioni tra le Camere;
          un altro gruppo di emendamenti (Migliore 1.14 e 2.5, limitatamente alla parte consequenziale, Migliore 1.6 e 2.01, nonché Speranza 3.01) interviene sull'elettorato attivo e passivo del Senato, ovvero (Prisco 2.02, peraltro non oggetto di ricorso) sul solo elettorato passivo delle Camere;
          un ultimo gruppo di emendamenti (Prisco 3.02 e Speranza 3.07) interviene sostanzialmente su modalità di elezione, poteri e requisiti del Presidente della Repubblica.

      Per quanto attiene al primo gruppo di proposte emendative, appare evidente come tali questioni afferiscano alla generale conformazione dei poteri e delle funzioni delle Camere, e risultino assai più ampie di quella, molto circoscritta, oggetto della proposta di legge in esame; dunque, solo una decisione di ampliamento del perimetro dell'intervento legislativo, può consentire di discutere tali temi in questa sede.
      Analoghe considerazioni possono essere fatte con riferimento al terzo gruppo di proposte emendative, che riguardano la figura, le modalità di elezione e il ruolo del Presidente della Repubblica, tematica ancora più lontana rispetto al contenuto del provvedimento.
      Per quel che concerne il secondo gruppo di proposte emendative, in materia di elettorato attivo/passivo, fa presente che l'elettorato attivo costituisce un requisito per l'esercizio del diritto di voto nelle elezioni e dunque non attiene alla determinazione del numero dei componenti delle Camere; per quanto attiene all'elettorato passivo, occorre anche in tal caso distinguere tra composizione delle Camere e requisiti che il candidato deve possedere per poter essere candidato ed eletto, tra cui figura anche quello dell'elettorato passivo.
      Sulla scorta di tali considerazioni, nonché alla luce del contenuto della richiamata lettera del Presidente della Camera, ritiene di dover confermare i giudizi di inammissibilità pronunciati nella seduta di ieri.

      Stefano CECCANTI (PD) chiede alla Presidenza della Commissione che la lettera del Presidente della Camera sia allegata al resoconto della seduta odierna al fine di consentire una piena comprensione del dibattito in corso.
      Non condivide quindi l'impostazione di fondo che emerge nella citata lettera, in base alla quale, in sostanza pur in assenza di un voto sull'abbinamento di altre proposte di legge, in realtà ci si debba comportare come se tale abbinamento fosse stato respinto, dichiarando inammissibili le proposte emendative che riguardo questioni oggetto delle predette proposte.
      Ritiene infatti necessario sottolineare la differenza tra il voto a maggioranza finalizzato all'eventuale allargamento del perimetro del provvedimento, che sarebbe assunto dalla Commissione, e la decisione operata dalla Presidenza della Commissione Pag. 31circa il vaglio di ammissibilità degli emendamenti presentati, che è invece una decisione tipicamente monocratica. Nel prendere atto delle decisioni della Presidenza della Commissione richiama quindi un precedente avvenuto presso l'altro ramo del Parlamento nella scorsa legislatura, dove fu considerata ammissibile una proposta emendativa analoga all'articolo relativo Prisco 3.02, nell'ambito dell'esame di un progetto di legge che aveva un contenuto molto puntuale in materia di riforma del bicameralismo.
      Osserva altresì che la lettera del Presidente della Camera afferma, in sostanza, in modo assolutamente discutibile, che la maggioranza è sovrana circa la decisione se ridiscutere il perimetro del procedimento, nonché sulle decisioni circa l'ammissibilità delle proposte emendative. Considera altresì incomprensibile che il Presidente della Camera non abbia ritenuto di convocare la Giunta per il Regolamento su una questione tanto rilevante.
      Ritiene che la maggioranza dovrebbe invece evitare che nel passaggio in Assemblea in esame il dibattito si concentri esclusivamente su questioni regolamentari e procedurali e che tale confronto finisca inevitabilmente innanzi alla Corte Costituzionale, rovinando il clima di fattiva discussione che ha caratterizzato la discussione della riforma dell'articolo 71. Invita pertanto la maggioranza ad un'ulteriore riflessione circa le decisioni sulle inammissibilità assunte dal Presidente della Commissione e ribadite dal Presidente della Camera.

      Emanuele FIANO (PD) ritiene che la maggioranza debba evitare di precedere su tale terreno di scontro, garantendo anche alle opposizioni lo spazio di proposta che merita. Osserva infatti che la maggioranza ha numeri sufficienti, sia in Commissione sia nella Giunta del Regolamento per poter respingere gli emendamenti che non condivida.
      Sottolinea che, a suo giudizio, la Giunta del Regolamento dovrebbe essere convocata, dal momento che, sulla base della sua esperienza da relatore sulla legge elettorale e sulla riforma costituzionale nella passata legislatura, vi sono numerosi precedenti regolamentari che consentirebbero di dichiarare l'ammissibilità degli emendamenti oggi dichiarati inammissibili.
      Ritiene quindi che le decisioni sulle inammissibilità assunte dalla Presidenza della Commissione e confermate dal Presidente della Camera siano in realtà volte ad evitare che si affrontino ulteriori aspetti del sistema costituzionale in realtà strettamente connessi al tema della riduzione del numero dei parlamentari.
      Ribadisce che in presenza di numeri del tutto a favore della maggioranza si è scelto di adottare una decisione del tutto discrezionale. Dichiara pertanto di condividere le considerazioni svolte dal deputato Ceccanti sulla differenza tra la pronuncia di ammissibilità, che è decisione monocratica e la decisione sull'eventuale ampliamento del perimetro del procedimento, che costituisce una decisione politica.
      Tutto ciò premesso ritiene che la posizione assunta dal suo gruppo potrà trovare soddisfazione anche in altra sede.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), nell'esprimere soddisfazione per la decisione di rivedere la dichiarazione di decadenza dei primi cinque emendamenti all'articolo 1 e degli emendamenti all'articolo 3, dichiara di condividere integralmente le considerazioni svolte dal deputato Ceccanti circa la necessità di tenere ben distinte le decisioni assunte sul perimetro del procedimento e quelle sull'inammissibilità di alcuni emendamenti presentati, onde evitare il rischio che un decisione politica diventi il parametro in base al quale valutare l'ammissibilità degli emendamenti.
      Con particolare riguardo al tema dell'elettorato passivo dichiara di non comprendere le decisioni di inammissibilità sugli emendamenti relativi a tale argomento, che, a suo giudizio, sono del tutto infondate, atteso che le proposte emendative sulla riduzione dei delegati regionali Pag. 32nell'elezione del Presidente della Repubblica risultano addirittura più estranee di quelle sull'elettorato passivo.
      Ritiene quindi che tale valutazione di inammissibilità riveli semplicemente l'intenzione di volersi allineare a quanto già stabilito dal Senato. In conclusione, nel ribadire l'assenza di intenti ostruzionistici da parte delle forze di opposizione, ritiene che con le decisioni assunte dalla Presidenza della Commissione e ribadite dal Presidente della Camera si sia scelto di intraprendere una strada pericolosa.

      Emanuele PRISCO (FdI), nel prendere atto con favore della decisione di rivedere la dichiarazione di decadenza degli emendamenti riferiti all'articolo 1 e all'articolo 3, ritiene tuttavia manifestamente illogica la decisione assunta dal Presidente della Camera che conferma le decisioni già assunte dal Presidente della Commissione. Sottolinea infatti come la stessa lettera del Presidente Fico confermi il fatto, già evidenziato da molti esponenti delle opposizioni, che il tema della riduzione del numero dei parlamentari presenta evidenti elementi di connessione con altri aspetti dell'ordinamento costituzionale, che dunque devono poter essere discussione in questa sede. Pur dichiarandosi favorevole ad una delimitazione del perimetro normativo oggetto del dibattito e favorevole al tema proposto della riduzione del numero dei parlamentari ritiene quindi che tale discussione non possa non avere importanti effetti su altri aspetti dell'assetto costituzionale, così come disciplinati nella seconda parte della Costituzione.

      Andrea GIORGIS (PD) osserva che la lettera del Presidente della Camera non smentisce la decisione del Presidente della Commissione sull'ammissibilità degli emendamenti presentati, ma, di fatto, scarica proprio sulla Commissione l'intera responsabilità delle decisioni che sono pertanto giudicate legittime ma che assumono un valore meramente politico.
      Al riguardo osserva come la Presidenza della Camera, con eccessiva leggerezza, introduca un precedente di assoluto rilievo, affermando in sostanza che la maggioranza può tutto e che, in particolare, non ci sono limiti al potere della maggioranza di determinare l'oggetto della discussione e l'ammissibilità delle proposte emendative. Ritiene, infatti, che soprattutto su una proposta di legge vertente su una materia così delicata come quella della riduzione del numero dei parlamentari non si possa far venir meno il senso fondamentale della procedura parlamentare e delle norme regolamentari, che è quello di stabilire limiti al potere della maggioranza, a garanzia del libero dibattito parlamentare. Non comprende quindi le ragioni per le quali la maggioranza mostra oggi di aver paura di discutere nel merito gli emendamenti, pur disponendo dei numeri per respingerli, considerando profondamente sbagliato che per un motivo così secondario si minino le basi del parlamentarismo.
      Ribadisce, infine, la necessità di convocare la Giunta per il Regolamento, al fine di evitare pericolose implicazioni future sull'applicazione delle norme regolamentari, scongiurando il gravissimo rischio che la mera volontà politica possa essere unico parametro per il giudizio di inammissibilità, così da vanificare il concetto stesso di precedente regolamentare, nonché lo sforzo di stabilire regole uniformi.

      Marco DI MAIO (PD) non comprende le ragioni ostative ad un ampliamento del perimetro ad aspetti strettamente collegati al provvedimento in esame, ampliamento che sarebbe a suo avviso opportuno, come rilevato dagli stessi autorevoli esperti ascoltati dalla Commissione. Evidenzia come la riforma posta in essere incida su aspetti rilevanti, come il grado di rappresentatività degli eletti e su fondamentali meccanismi di funzionamento della legge elettorale.
      Non comprende l'ostinazione a non ritenere ammissibili, ad esempio, le proposte emendative da lui presentate sul tema dell'elettorato attivo per il Senato, Pag. 33stigmatizzando la decisione di non convocare la Giunta per il Regolamento su tali rilevanti questioni.
      Fa quindi notare come il Presidente Fico, nella sua lettera di risposta alla presidenza della Commissione, abbia preferito scaricare sulla Commissione, sulla maggioranza e sullo stesso Presidente Brescia l'onere di assumere una decisione che sarebbe piuttosto spettata a lui, in virtù del suo ruolo di garante.
      Giudica altresì irragionevole che le regole fondamentali di funzionamento dei lavori della Commissione siano determinate a maggioranza, auspicando un ripensamento del giudizio di ammissibilità sulle proposte emendative presentate. Considera infatti paradossale che, per alcuni provvedimenti, quando si tratta ad esempio di introdurre temi cari alla maggioranza – come nel caso della norma sulla prescrizione, introdotta in un provvedimento di recente approvato dal Parlamento in materia di contrasto alla corruzione – si utilizzino ampi margini di flessibilità nella valutazione dell'ammissibilità, dimostrandosi invece rigidità quando si tratta di modificare la Costituzione.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, ribadisce di aver svolto il giudizio di ammissibilità nel rispetto delle norme regolamentari, tenuto conto del perimetro di esame attualmente definito dall'oggetto stesso della proposta di legge C. 1585, approvata dal Senato. Ricollegandosi ad alcune considerazioni volte dal deputato Prisco, fa notare che è lo stesso Presidente della Camera a segnalare che spetta alla Commissione, attraverso una deliberazione ad hoc, estendere eventualmente l'ambito dell'esame ad altre materie. Evidenzia che, solo in tal caso, il giudizio di ammissibilità sarebbe rivalutato sulla base di tale nuova deliberazione, in assenza della quale, tuttavia, non si potrebbe far altro che proseguire con l'esame delle proposte emendative già considerate ammissibili sulla base della precedente valutazione.

      Andrea GIORGIS (PD) chiede al Presidente se l'ampliamento del perimetro debba necessariamente derivare da una deliberazione su una richiesta di abbinamento di altre proposte o se possa aver luogo una deliberazione autonoma avente ad oggetto l'ampliamento esplicito ad un'altra materia, sulla quale, ad esempio, incidono alcune delle proposte emendative presentate, come quelle riguardanti la forma di Governo. Ritiene necessario, infatti, che, a prescindere dall'abbinamento di una specifica proposta di legge, un parlamentare sia messo nelle condizioni di affrontare temi contenuti nelle sue proposte emendative. Fa presente che, allo stato, il suo gruppo non intende rinnovare la sua richiesta di abbinamento della proposta di legge costituzionale C. 1647 Ceccanti.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, segnala che è nella possibilità della Commissione deliberare, a maggioranza, sia su una richiesta di abbinamento di proposte di legge vertenti su materie non identiche a quella su cui incide il provvedimento in esame, con conseguente estensione all'ambito materiale da esse tracciato, sia su un'estensione del perimetro ad altra materia esplicitamente individuata. Fa notare che tale nuova deliberazione della Commissione, assunta nelle modalità testé delineate, sarebbe rilevante ai fini di una rivalutazione dell'ammissibilità delle proposte emendative. Fa presente, che, in assenza di tale nuova determinazione, permarrebbe la validità degli attuali giudizi di ammissibilità, svolti sulla base del perimetro attualmente definito e confermati dallo stesso Presidente della Camera.
      Evidenzia dunque di aver agito, come sempre, nel rispetto delle norme regolamentari.

      Andrea GIORGIS (PD) ritine che in tal modo si potrebbe giungere al punto di porre in votazione le decisioni sull'ammissibilità dei singoli emendamenti.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, sottolinea come la decisione sull'ampliamento del perimetro non possa riguardare singole proposte emendative, ma eventuali materie ulteriori rispetto a quelle già in Pag. 34esame che la Commissione può decidere o meno di inserire nella discussione su un provvedimento.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD) fa notare che non è necessaria un'estensione del perimetro per giudicare ammissibili le proposte emendative riguardanti l'elettorato passivo per l'elezione della Camera, dal momento che la proposta di legge C. 1585 già incide sull'articolo 56 della Costituzione, articolo nel quale è disciplinato tale aspetto. Non comprende, peraltro, per quale ragione non sia possibile valutare di affrontare tale aspetto anche per il Senato. Chiede che la Presidenza fornisca le argomentazioni formali e sostanziali alla base del suo giudizio di ammissibilità, ritenendo che la possibilità di affrontare certe tematiche sia già insita nel perimetro attualmente definito dalla proposta di legge C. 1585.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, ribadisce di aver già ampiamente motivato, anche alla luce della lettera del Presidente della Camera, le ragioni alla base dei giudizi di inammissibilità da lui pronunciati, prendendo atto di come sussista evidentemente una diversità di visione rispetto a tali questioni da parte di alcuni gruppi di opposizione.

      Stefano CECCANTI (PD) fa presente che si è in presenza di un vero e proprio atto di microchirurgia parlamentare.

      Andrea GIORGIS (PD) chiede alla Presidenza una breve sospensione dei lavori, per consentire al suo gruppo di confrontarsi circa la posizione da assumere in relazione alla prosecuzione dell'esame sul provvedimento.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, accogliendo la richiesta testé formulata, sospende brevemente la seduta.

      La seduta, sospesa alle 21.30, è ripresa alle 21.40.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, invita i relatori ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1.

      Igor Giancarlo IEZZI (Lega), relatore, anche a nome della relatrice Macina, ribadisce il parere contrario sugli emendamenti Magi 1.1, 1.2, 1.3 e 1.4, nonché sull'emendamento Speranza 1.5. Esprime quindi parere contrario sull'emendamento Migliore 1.6, limitatamente alla parte ammissibile, sull'emendamento Magi 1.7, sull'emendamento Migliore 1.14, limitatamente alla parte ammissibile, sugli identici emendamenti Carè 1.8 e Lollobrigida 1.9, nonché sugli emendamenti Migliore 1.10, 1.11, 1.12 e 1.13.

      Il Sottosegretario Simone VALENTE si rimette alla Commissione.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), illustrando il suo emendamento 1.1, rileva come esso sia volto a sopprimere l'articolo 1. In proposito dichiara di essere favorevole alla riduzione del numero dei parlamentari ma rileva come l'entità della riduzione prevista dal provvedimento in esame non risponda a criteri di rappresentanza e funzionalità.

      La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.1.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 1.2, sottolinea come esso, recependo le sollecitazioni emerse dalle audizioni, preveda una riduzione del numero dei parlamentari meno drastica rispetto a quella prevista dal provvedimento in esame, in quanto quest'ultima pone problemi sia sotto il profilo della rappresentanza sia per quanto concerne il funzionamento delle Camere.

      La Commissione respinge l'emendamento Magi 1.2.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 1.3, sottolinea come esso ripristini la previsione originariamente contenuta nel testo dell'articolo Pag. 3556 della Costituzione, stabilendo che il numero dei deputati non sia fisso, bensì determinato in rapporto alla popolazione in ragione di un deputato per 120.000 abitanti o frazione superiore a 60.000. Rileva come sulla base dell'attuale situazione demografica in virtù di tale previsione la Camera sarebbe composta di circa 500 deputati.

      La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Magi 1.3 e 1.4.

      Giuseppina OCCHIONERO (LeU), intervenendo sull'emendamento Speranza 1.5, di cui è cofirmataria, rileva come anche esso sia volto a prevedere una riduzione dei parlamentari meno drastica rispetto a quanto previsto dal provvedimento in esame, raccogliendo le sollecitazioni in tal senso emerse nel corso delle audizioni.

      La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Speranza 1.5, Migliore 1.6, limitatamente alla parte ammissibile, Magi 1.7 e Migliore 1.14, limitatamente alla parte ammissibile.

      Massimo UNGARO (PD), intervenendo sull'emendamento Carè 1.8, di cui è cofirmatario, rileva come esso sia volto a mantenere inalterato rispetto alla vigente previsione costituzionale il numero dei deputati eletti all'estero. Rileva, infatti, come la riduzione di tali parlamentari inciderebbe sull'effettività del diritto di voto degli italiani all'estero, rendendo fittizio il rapporto tra eletto ed elettori, in quanto ciascun deputato rappresenterebbe oltre 700.000 elettori. Sottolinea inoltre come, per effetto della riduzione del numero dei parlamentari le ripartizioni della circoscrizione Estero verrebbero, in modo del tutto insostenibile, a ricomprendere più continenti. Ricorda come gli italiani all'estero rappresentino per popolazione la quarta regione italiana e contribuiscano, sia attraverso le imposte pagate sugli immobili posseduti in Italia sia mediante le rimesse, in modo rilevante all'economia nazionale. Ritiene quindi inammissibile che essi non siano equiparati, ai fini del diritto di voto, agli altri cittadini italiani.

      Emanuele PRISCO (FdI) si associa alle considerazioni del deputato Ungaro, rilevando anche egli come la riduzione del numero dei parlamentari renderebbe impossibile la rappresentanza reale degli italiani all'estero.

      La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli identici emendamenti Carè 1.8 e Lollobrigida 1.9, nonché gli emendamenti Migliore 1.10, 1.11, 1.12 e 1.13.

      Anna MACINA (M5S), relatrice, anche a nome del relatore Iezzi, esprime parere contrario sugli emendamenti Magi 2.1, 2.3, 2.4 e 2.2, Migliore 2.5, limitatamente alla parte ammissibile, Speranza 2.6, 2.7 e 2.8, Magi 2.9 e 2.10, Migliore 2.11, 2.12, 2.13, 2.14 e 2.15, Ungaro 2.16, Biancofiore 2.17 e Serracchiani 2.26.

      Il Sottosegretario Simone VALENTE si rimette alla Commissione.

      La Commissione respinge l'emendamento Magi 2.1.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 2.3, rileva come esso sia volto a prevedere anche per il Senato che il numero dei componenti sia stabilito non in misura fissa bensì in rapporto alla popolazione in ragione di un senatore per 250.000 abitanti. Rileva come in tal modo il Senato risulterebbe composto di 200 membri, conseguendo lo stesso obiettivo del provvedimento in esame.

      La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Magi 2.3, 2.4 e 2.2, Migliore 2.5, limitatamente alla parte ammissibile, Speranza 2.6, 2.7 e 2.8, Magi 2.9 e 2.10, Migliore 2.11, 2.12 e 2.13.

      Marco DI MAIO, (PD), intervenendo sull'emendamento Migliore 2.14, di cui è cofirmatario, rileva come esso sia volto a garantire la rappresentanza delle minoranze Pag. 36linguistiche. Rileva in merito come si tratti di un obiettivo fissato dalla Costituzione che potrebbe essere compromesso dalla riduzione dei parlamentari nei termini previsti dal provvedimento in esame.

      La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Migliore 2.14 e 2.15.

      Massimo UNGARO (PD), intervenendo sul suo emendamento 2.16, rileva come esso risponda, per quanto concerne il Senato, alla stessa ratio dell'emendamento Carè 1.8 precedentemente illustrato. Chiede chiarimenti alla maggioranza, e in particolare al Movimento 5 Stelle, circa le ragioni di una scelta che incide in modo rilevante sulla rappresentanza degli italiani all'estero e che costituisce un'inversione di tendenza rispetto alla scelta compiuta con la legge costituzionale n.  1 del 2000. Si dichiara consapevole del fatto che esiste una corrente di pensiero secondo la quale il diritto di voto dovrebbe essere esercitato nel luogo in cui si vive, ma dissente da tale posizione, ritenendola eccessivamente semplicistica e contrasti l'evoluzione in atto, che tende a riconoscere la mobilità dei diritti. Rileva inoltre come la compressine del numero degli eletti all'estero violerebbe il principio costituzionale di effettività del diritto di voto.

      La Commissione respinge l'emendamento Ungaro 2.16.

      Emanuele PRISCO (FdI) dichiara di sottoscrivere l'emendamento Biancofiore 2.17.

      La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Biancofiore 2.17 e Serracchiani 2.26.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, ricorda che nella seduta di ieri i relatori avevano già espresso parere contrario su tutte le proposte emendative ammissibili riferite all'articolo 3.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo emendamento 3.1, rileva come esso risponda all'esigenza, emersa anche nel corso delle audizioni, di ridurre, a fronte della riduzione del numero dei senatori elettivi, anche il numero dei senatori a vita.

      Emanuele PRISCO (FdI), dopo aver ricordato come la propria parte politica abbia sempre avuto una posizione critica nei confronti dell'istituto dei senatori a vita, ritiene del tutto ragionevole che anche il loro numero sia oggetto di riduzione. Ricorda come i senatori a vita abbiano assunto a volte posizioni non caratterizzate dalla terzietà che ci si sarebbe aspettati da tali figure istituzionali.

      La Commissione respinge l'emendamento Magi 3.1.

      Riccardo MAGI (Misto-+E-CD), intervenendo sul suo articolo aggiuntivo 3.03, rileva come esso sia diretto a ridurre il numero dei delegati regionali chiamati a partecipare all'elezione del Presidente della Repubblica, sulla base di considerazioni analoghe a quelle poste alla base dell'emendamento 3.1 relativo ai senatori a vita.

      La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli articoli aggiuntivi Magi 3.03, Migliore 3.04 e Speranza 3.05.

      Emanuele PRISCO (FdI), intervenendo sul suo articolo aggiuntivo 3.06, rileva come anche esso sia volto a ridurre il numero dei delegati regionali che partecipano all'elezione del Presidente della Repubblica.

      La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Prisco 3.06.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, essendo concluso l'esame delle proposte emendative, e considerato che sul provvedimento non è previsto il parere di alcuna Commissione, avverte che si passerà ora alla votazione della proposta di conferire ai Pag. 37relatori, Iezzi e Macina, il mandato a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame.

      Stefano CECCANTI (PD) fa notare con rammarico che – a differenza di quanto accaduto in occasione dell'esame della proposta di legge costituzionale in materia di referendum propositivo – nel corso dell'esame del provvedimento si è assistito ad uno scontro tra maggioranza ed opposizione, più che sul merito, sul quale vi erano le premesse per avviare un dialogo anche più costruttivo, sul metodo e sulle procedure, in particolare in relazione all'ammissibilità delle proposte emendative. Ritiene che ciò sia grave e testimoni la mancanza di una condivisione delle regole comuni, che dovrebbe sottendere ad un corretto funzionamento della democrazia. Ritiene siano state violati articoli importanti della Costituzione, tra i quali richiama gli articoli 71 e 72, nonché le prerogative dei singoli parlamentari e dei gruppi. Auspica che nel prosieguo dell’iter si possa tornare nell'alveo della costituzionalità, preannunciando che altrimenti, il suo gruppo valuterà di assumere le conseguenti iniziative, trasformando il conflitto da politico a giurisdizionale, dinanzi al giudice proprio, che è la Corte costituzionale.

      Andrea GIORGIS (PD), dopo aver preso atto con rammarico che l'esame in Commissione si è svolto in violazione delle procedure di tutela delle minoranze, si augura che nel corso dell'esame in Assemblea sia possibile ascoltare interventi degli esponenti della maggioranza – rimasti silenti in tale sede – che spieghino nel merito le ragioni di tale intervento di riforma.

      Giuseppina OCCHIONERO (LeU) preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di conferimento del mandato al relatore sia per ragioni di metodo sia per considerazioni di merito.

      La Commissione delibera di conferire il mandato ai relatori, Iezzi e Macina, a riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

      Giuseppe BRESCIA, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

      La seduta termina alle 22.10.

ERRATA CORRIGE

      Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n.  176 del 16 aprile 2019, a pagina 40, prima colonna, ventiquattresima riga, le parole: «numeri 1) e 2)» sono sostituite dalle seguenti: «numeri 2) e 3)».

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