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CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 31 luglio 2019
231.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (II e XII)
COMUNICATO
Pag. 12

COMITATO RISTRETTO

      Mercoledì 31 luglio 2019.

Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia.
C. 2 d'iniziativa popolare, C. 1586 Cecconi, C. 1655 Rostan, C. 1875 Sarli e C. 1888 Alessandro Pagano.

      Il Comitato ristretto si è riunito dalle 15.20 alle 15.30

SEDE REFERENTE

      Mercoledì 31 luglio 2019. — Presidenza della presidente della XII Commissione, Marialucia LOREFICE. – Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia, Jacopo Morrone.

      La seduta comincia alle 15.30.

Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia.
C. 2 d'iniziativa popolare, C. 1586 Cecconi, C. 1655 Rostan, C. 1875 Sarli e C. 1888 Alessandro Pagano.
(Seguito dell'esame e rinvio).

      Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento in titolo, rinviato, da ultimo, nella seduta del 18 giugno 2019.

      Marialucia LOREFICE, presidente, con riferimento all'iter delle proposte di legge in titolo, ricorda che, al termine di un ampio ciclo di audizioni informali, il 4 giugno scorso è stato nominato un Comitato ristretto, ai fini della predisposizione di un testo base. Fa presente, quindi, che dall'ultima riunione del Comitato, che ha avuto luogo nella giornata odierna, prima della seduta in sede referente, è emerso che non sussistono le condizioni per addivenire all'adozione di un testo base.
      Ricorda, altresì, che il provvedimento in oggetto non risulta inserito nel programma dei lavori dell'Assemblea per il mese di settembre.
      Dà, quindi, la parola ai relatori, deputati Turri per la II Commissione e Trizzino per la XII Commissione.

      Giorgio TRIZZINO (M5S), relatore per la XII Commissione, segnala che in questi giorni ha ritenuto utile richiamare il pensiero espresso da Norberto Bobbio: «I Pag. 13nostri diritti non sono altro che i doveri degli altri nei nostri confronti», modificandolo nel senso di considerare il rispetto dei diritti degli altri come un nostro dovere. Fatta questa premessa, ritiene doveroso constatare il fallimento del tentativo di adottare una legge sul fine vita che riconosca l'ipotesi della morte volontaria assistita. Osserva che i lavori parlamentari erano partiti con le migliori intenzioni, dando voce alle diverse posizioni in campo, con l'obiettivo di adottare un testo base tale da consentire lo sviluppo di un ampio dibattito nell'ambito delle Commissioni riunite. Al riguardo, precisa che alcune ipotesi di testo base sono state abbozzate senza però conseguire risultati concreti. Evidenzia pertanto la sensazione sgradevole che tutto si sia risolto in un «buco nell'acqua», nonostante il fatto che il dibattito svolto abbia in parte consentito di accorciare le distanze tra i vari gruppi parlamentari e di affrontare temi di assoluta rilevanza relativi al tempo della vita e al tempo della morte.
      Ricorda poi che a causa della sua attività professionale ha visto moltissime persone, nella fase terminale della propria vita, chiedere di accelerare la fine della stessa di fronte a una sofferenza considerata insopportabile. Segnala che le cure palliative, pur assolvendo a una funzione indispensabile, non consentono tuttavia di fronteggiare tutte le situazioni, in quanto ci sono sofferenze che non si possono affrontare. Inoltre, gli strumenti sempre più potenti a disposizione della medicina consentono di allungare la vita, aumentando però allo stesso tempo le sofferenze. Occorre, pertanto, tenere conto della richiesta di chi in autonomia intende porre fine alla propria esistenza. Ricorda, inoltre, che una parte della popolazione italiana è priva di una visione religiosa e considera il singolo individuo come unico arbitro del proprio destino. Ad essa e a tutti coloro che non sono in grado di affrontare sofferenze intollerabili è necessario dare una risposta. Riconosce che purtroppo il Parlamento non è pronto a compiere questo passo e, pertanto, con mitezza e al tempo stesso con rabbia, non può che riconoscere il fallimento del percorso intrapreso, attendendo che la Corte costituzionale emani la sentenza in materia.

      Roberto TURRI (Lega), relatore per la II Commissione, nel ripetere le considerazioni già svolte in sede di comitato ristretto, prendendo atto delle considerazioni svolte dal collega Trizzino, sottolinea come sulla materia si registrino sensibilità molto diverse anche all'interno dei singoli gruppi parlamentari. Nell'evidenziare che il comitato ristretto ha certificato l'impossibilità di giungere ad un testo condiviso da sottoporre alle Commissioni, rileva come ciò fosse emerso già a conclusione del primo ciclo di audizioni, tanto da richiedere il ricorso all'esame in sede di comitato ristretto per tentare di addivenire ad una soluzione. Rileva altresì come tutti i gruppi abbiano convenuto sul fatto che non vi siano le condizioni per convergere su un testo condiviso. Evidenzia infine a tale proposito come non sia stato possibile neppure individuare una soluzione comune che si limitasse alla sola modifica dell'articolo 580 del codice penale con riguardo alla fattispecie dell'aiuto al suicidio.

      Antonio PALMIERI (FI) si dichiara ammirato dall'abilità mostrata dal relatore Trizzino nel suo intervento, dissentendo però profondamente dall'impostazione dello stesso. In primo luogo, dichiara di rifiutare categoricamente una presunta contrapposizione tra i fautori della sofferenza e quelli della umana pietà. Reputa inaccettabile tale atteggiamento in quanto nessuno è schierato dalla parte della sofferenza. Ritiene altrettanto inaccettabile ridurre la questione ad una contrapposizione tra laici e cattolici, in quanto sono in gioco argomentazioni più ampie e assai complesse e una diversa visione dell'essere umano e della società. Per queste ragioni, si dichiara dispiaciuto rispetto a quanto affermato dal collega Trizzino, che giudica offensivo e irresponsabile e che appare configurare un alibi rispetto a un fallimento che coinvolge in primo luogo le Pag. 14forze politiche di maggioranza. Paventa, quindi, un'abdicazione del proprio ruolo da parte del Parlamento, osservando che l'ordinanza emanata dalla Corte costituzionale in materia di suicidio assistito appare assai irrituale, imponendo al Parlamento di compiere una scelta entro un arco temporale definito dalla Corte stessa. Ritiene, pertanto, che la politica debba fino all'ultimo tentare di trovare una soluzione, rilevando che per la prima volta in diciotto anni di esperienza parlamentare assiste ad un Comitato ristretto i cui lavori non producono alcun testo.
      In relazione al tema delle cure palliative richiamato dal deputato Trizzino, ricorda che la legge n.  38 del 2010 non trova piena applicazione in molte aree del Paese. Inoltre, la legge n.  219 del 2017, sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, adottata alla fine della passata legislatura, offre già una serie di strumenti, quali la rinuncia alle cure e la sedazione profonda. Il tema della sofferenza, quindi, non è in discussione, così come quelli dell'autonomia e della libertà, che sono già garantite dalla legge. In conclusione, ribadisce di considerare inaccettabile il tentativo di spostare su un altro piano il dibattito in corso, dipingendolo come un «derby» tra i fautori della sofferenza e quelli dell'umana pietà. Questa visione non consente di svolgere un lavoro serio a un Parlamento che deve, invece, svolgere fino in fondo il proprio ruolo.

      Maria Carolina VARCHI (FdI), nel precisare di aver rinunciato al proprio intervento in sede di comitato ristretto affinché restasse agli atti delle Commissioni riunite la posizione del gruppo di Fratelli d'Italia, esprime il proprio disappunto per il metodo adottato nella gestione dei lavori, ricordando che da ultimo in sede di comitato ristretto si erano incaricati i due relatori di individuare una soluzione condivisa. A tale proposito, con riguardo al citato articolo 580 del codice penale, ricorda che la stessa Corte costituzionale nella sua ordinanza ha rilevato la necessità di differenziare le condotte dell'aiuto e dell'istigazione al suicidio. Nel sottolineare che i gruppi parlamentari non sono stati interpellati né in comitato ristretto né in altra sede, stigmatizza il fatto che in assenza di un accordo tra le due forze di maggioranza, neanche relativamente alla sola ipotesi di modificare l'articolo 580 del codice penale, l'intera opposizione sia stata privata della possibilità di svolgere un serio dibattito sulla materia. Nel rispettare il collega Trizzino per il suo lavoro, di cui ha conoscenza diretta in quanto sua conterranea, sottolinea tuttavia che non può consentirgli di rivolgersi all'opposizione con i toni che ha appena utilizzato. Nel concordare con il fatto che si tratta di un fallimento, rileva la codardia della maggioranza e ventila l'ipotesi che sia piuttosto un modo strumentale per arrivare al 24 settembre senza che il Parlamento si sia espresso, confidando in una pronuncia della Corte costituzionale maggiormente in linea con le proprie posizioni. Ritiene sorprendente che proprio dai sostenitori della democrazia diretta venga l'intenzione di esautorare il Parlamento, sostituendolo con un giudice, sia pure nella sua massima espressione. Nel sottolineare che il gruppo di Fratelli d'Italia non si è arroccato a difesa della propria posizione, avendo anche rinunciato a presentare una proposta di legge in materia al fine di fornire un contributo allo sforzo condiviso, ritiene che debba essere il Parlamento a decidere. Considera inoltre intollerabile che si faccia riferimento alla ristrettezza dei tempi di esame, visto che le Commissioni riunite II e XII si occupano di eutanasia da oltre 6 mesi e che d'altro canto, in molte occasioni, le forze di maggioranza hanno costretto le opposizioni ad esami rapidissimi anche su argomenti molto delicati. Associandosi alle considerazioni del collega Palmieri quanto al fatto che non è in corso un derby tra fautori della sofferenza e fautori della pietà umana, stigmatizza l'intenzione della maggioranza di imporre al Parlamento la rinuncia al proprio ruolo. Nel ribadire la disponibilità a contribuire ad un dibattito costruttivo, ricorda tuttavia che il gruppo di Fratelli d'Italia è assolutamente contrario alla deriva eutanasica, essendo a favore Pag. 15della tutela della vita in quanto principio irrinunciabile.

      Marialucia LOREFICE, presidente, preso atto che ci sono ancora numerose richieste di intervento ed essendo imminente la ripresa dei lavori dell'Assemblea, sospende la seduta, avvertendo che la stessa sarà ripresa una volta concluse le votazioni in Assemblea.

      La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 17.55.

      Vito DE FILIPPO (PD) rileva l'utilità del dibattito in corso, che consente di chiarire in maniera esplicita e documentata le diverse posizioni dei gruppi parlamentari. Dissente dalla proposta espressa, anche con molto pathos, dal relatore Trizzino in merito al fatto di concludere i lavori del Comitato ristretto. Il Partito democratico propone, invece, che il Parlamento svolga fino in fondo le sue funzioni, sia come sede di discussione che per adottare provvedimenti concreti. In proposito, ricorda che lo spirito alla base dell'ordinanza della Corte costituzionale è quello di chiedere al Parlamento di agire in quanto è l'unico organo costituzionale in grado di introdurre una normativa compiuta, potendo la stessa Corte procedere solo a dichiarare l'incostituzionalità di alcune norme.
      Fa presente che il Partito democratico ha provato a circoscrivere la risposta parlamentare al tema relativo all'applicazione dell'articolo 580 del codice penale, in tema di istigazione o aiuto al suicidio. La contrarietà all'ipotesi della conclusione dei lavori del Comitato ristretto è motivata dall'idea che il Parlamento possa ancora assumere una decisione nel senso prefigurato dal suo gruppo, nonostante lo scarso tempo a disposizione.
      Evidenzia che, in ogni caso quanto sinora accaduto testimonia il fallimento del lavoro svolto dai relatori appartenenti ai gruppi parlamentari di maggioranza i quali non hanno saputo contestualizzare l'iniziativa della Corte costituzionale e il dibattito che si sta svolgendo nel Paese. In conclusione, ribadisce che, evitando di assumere approcci irrealistici o posizioni troppo ideologiche, il Parlamento abbia ancora la possibilità di agire e il suo gruppo farà di tutto perché ciò si realizzi.

      Federico CONTE (LeU) rileva preliminarmente di aver apprezzato le dichiarazioni del collega Trizzino non solo quando ha fornito testimonianza del suo lavoro, del suo impegno e della sua personale sofferenza, ma soprattutto quando ha parlato di fallimento. Sottolinea il significativo riferimento della collega Varchi all'ipocrisia del passaggio in comitato ristretto, che, come ampiamente previsto, è servito soltanto a perdere ulteriore tempo. Rileva inoltre la necessità che, parlando di «fallimento», contestualmente si identifichi anche il «fallito», che in questo caso coincide con la maggioranza di governo, in modo da consentire all'opposizione di rispondere al corpo elettorale, giustificando il tempo perso e lo sforzo fatto senza ottenere alcun risultato. Ritiene pertanto che tocchi alla maggioranza giustificare il proprio fallimento, se davvero non esiste la volontà politica di sfruttare ogni strumento a disposizione per arrivare al 24 settembre con una decisione del Parlamento. Tiene inoltre a sottolineare che si tratta anche di un fallimento della dinamica dei rapporti tra organi costituzionali e, in particolare, tra magistratura e Parlamento e che in questo caso la supplenza interviene proprio nel campo dell'adozione di norme, che pertiene al legislatore. Evidenzia peraltro che se il Parlamento non interverrà in materia, la Corte costituzionale, dovendo mettere mano alle due fattispecie dell'aiuto e dell'istigazione al suicidio, necessariamente sarà costretta ad intervenire anche sul tema etico, che dovrebbe invece competere al legislatore. Ritiene pertanto indispensabile che si chiarisca che il Parlamento non corrisponde alle richieste della Corte costituzionale per una precisa volontà politica, evitando di utilizzare il paravento del percorso accidentato dell'esame parlamentare.

      Andrea CECCONI (MISTO-MAIE) sottolinea di aver provato in tutti i modi, sia Pag. 16presentando una propria proposta di legge sia sollecitando in vari momenti la calendarizzazione delle proposte in esame e lo svolgimento delle sedute delle Commissioni riunite, di portare avanti la discussione in materia di fine vita, pur sapendo sin dall'inizio che non sarebbe stato un percorso agevole. Rileva che permane, non solo all'interno delle forze di maggioranza, una forte contrapposizione tra chi pensa che sia possibile introdurre forme di eutanasia legale e chi la considera in ogni caso un reato. Si tratta, a suo avviso, di due posizioni non conciliabili, anche se da parte di alcuni si ipotizza la possibilità di introdurre circostanze attenuanti in determinati casi. In risposta a quanto affermato dal collega Palmieri, segnala che nel corso di un'esperienza parlamentare più breve della sua ha potuto registrare già altri casi di Comitati ristretti senza esiti, come quello sulla legge elettorale istituito nella passata legislatura. Nel segnalare di avere richiesto lo svolgimento di una seduta in sede referente affinché venissero rese pubbliche, anche in vista di un dibattito futuro, le posizioni delle diverse forze politiche, non ritiene utile proseguire i lavori del Comitato ristretto, almeno fino a quando tutti i gruppi parlamentari non avranno presentato una propria proposta di legge in materia, in quanto difficilmente i lavori parlamentari potrebbero avere un esito diverso da quello attuale. Osserva, inoltre, che un mancato intervento del Parlamento non rappresenta una «resa» del legislatore che in numerose altre occasioni, a cominciare da quanto accaduto recentemente in materia di coltivazione della canapa industriale, il Parlamento, pur consapevole della necessità di sanare una lacuna normativa, ha atteso la pronuncia della magistratura. Auspica che venga evitato un esame in tempi compressi, che si risolve sempre in un vulnus per l'opposizione. Propone, quindi, di affrontare il tema in oggetto con un orizzonte temporale più ampio, ritenendo inoltre che la prossima sentenza della Corte costituzionale rappresenta un possibile evento futuro che porterà il tema nuovamente all'attenzione dell'opinione pubblica. Ricorda, inoltre, che nel corso dell'esame della legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, che non è ancora pienamente operativa, il Partito democratico aveva affermato che tale strumento rappresentava quello più avanzato possibile. Come per le DAT, sarà necessario un percorso approfondito, per il quale attualmente non vede né le condizioni né i tempi, oltretutto in presenza di una maggioranza fortemente divisa. Osserva che una legge approvata senza il necessario approfondimento non sarebbe utile per il Paese e che non è, pertanto, necessario dare una risposta affrettata, sulla base di quanto contenuto nell'ordinanza della Corte costituzionale.

      Roberto BAGNASCO (FI) concorda con il collega Cecconi sull'opportunità di rispondere al Paese e non alla Corte costituzionale, rilevando che non è la prima volta che il potere giudiziario si sostituisce in qualche modo a quello legislativo. Si rifiuta di pensare che l'Italia non sia matura, vista anche la sua storia e la sua cultura, a legiferare in tema di fine vita.
      Rileva che ci sono ancora tempi per agire, evitando in ogni caso di adottare un testo non sufficientemente ponderato. Il gruppo di Forza Italia, autenticamente liberale, pur essendo portatore di idee articolate al suo interno, è comunque unito sulla posizione che si possa andare avanti nei lavori, cercando di approvare un testo nei tempi indicati dalla Corte costituzionale.

      Massimo Enrico BARONI (M5S), nel riconoscere l'elevato livello del dibattito in corso, in particolare alla ripresa della seduta, dichiara di fare propri alcuni ragionamenti svolti dal collega Cecconi, con l'auspicio che la discussione possa consentire di trovare una sintesi tra le diverse visioni emerse. Ritiene utile richiamare, sulla base della sua esperienza parlamentare, alcuni esempi che dimostrano la complessità del processo di approvazione delle leggi. In particolare ricorda l’iter del provvedimento sul cyberbullismo che, partito con un articolato semplice presentato Pag. 17dalla senatrice Elena Ferrara, ha visto poi il testo appesantito a seguito dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, per essere poi nuovamente circoscritto in una fase successiva dell'esame parlamentare. Ricorda di essere rimasto colpito, in tale contesto, da un intervento del deputato Capezzone che segnalava l'importanza del tema dell’ «hate speech», oggetto d'attenzione negli Stati Uniti da molti anni ma trascurato in Italia, mentre nello stesso contesto il Movimento 5 Stelle si è impegnato contro quello che poteva definirsi il «bavaglio al Web». Analogamente, richiama il percorso assai complesso che ha portato nella passata legislatura all'adozione di un testo base sul registro dei tumori, per il quale sono state necessarie ben tredici sedute di Comitato ristretto. Sulla base di tali esempi, ribadisce che occorre disporre di un tempo adeguato per evitare di approvare provvedimenti «al ribasso».

      Michele BORDO (PD), con riferimento alle considerazioni svolte dai colleghi, ritiene più utile sottolineare che il mancato raggiungimento dell'obiettivo di un testo condiviso è da imputarsi al fatto che dentro la maggioranza non si è riusciti a trovare una sintesi delle diverse posizioni, rilevando quanto sia ingiusto mettere tutti i gruppi sullo stesso piano, come se ci fosse una volontà comune di non andare avanti. A tale proposito, ricorda che il Partito democratico ha assunto fin dall'inizio una posizione molto chiara, anche perché altrettanto chiara è apparsa la richiesta avanzata dalla Corte costituzionale, evidenziando come al contrario si siano volute mettere insieme questioni che non erano del tutto congruenti fra loro. Ricorda infatti che, mentre una forza della maggioranza ha inteso sfruttare l'ordinanza della Corte costituzionale per avviare la discussione sul tema più ampio e più difficile dell'eutanasia, l'altra invece ha tentato al contrario di mettere in discussione la legge n.  219 del 2017. Nel ribadire pertanto la difficoltà di impostazione manifestata dalla maggioranza, ricorda che il PD ha evidenziato fin dall'inizio l'opportunità di rispondere semplicemente e completamente al pronunciamento della Corte intervenendo esclusivamente a modificare l'articolo 580 del codice penale. Nel sottolineare che quanto al merito dell'intervento si sarebbe potuto discutere se introdurre un'esimente per casi particolari o invece una condizione attenuante, ribadisce tuttavia che ci si sarebbe dovuti limitare alla modifica dell'articolo 580, per evitare le difficoltà che si stanno sperimentando. Ritiene sbagliato come principio non sfruttare i mesi di lavoro fin qui impiegati, lasciando che ad intervenire sia la Corte costituzionale e venendo meno ad un compito tipico del legislatore. Rilevando come spesso il Parlamento non sia stato capace di intervenire ed abbia delegato la magistratura a colmare le lacune normative, manifesta la propria intenzione di non rassegnarsi a questa impostazione e di provare fino all'ultimo momento utile ad addivenire ad un testo che possa essere discusso, partendo dall'impostazione proposta dal Partito democratico.

      Marialucia LOREFICE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, evidenzia che, alla luce degli interventi svolti dai relatori e dagli altri deputati intervenuti, sia pure con posizioni e con accenti diversi, appare confermato quanto già emerso in sede di Comitato ristretto ovvero che non sussistono allo stato le condizioni per procedere all'adozione di un testo base. Fa presente, inoltre, anche sulla base di alcune richieste avanzate, che sarà rimessa all'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite, ogni decisione circa il seguito dell'esame delle proposte di legge in oggetto.

      Antonio PALMIERI (FI) richiama l'esigenza di convocare una riunione dell'Ufficio di presidenza delle Commissioni riunite al più presto, in ogni caso prima dell'interruzione dei lavori parlamentari per la pausa estiva.

      Marialucia LOREFICE, presidente, segnala l'opportunità di convocare la riunione Pag. 18dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite II e XII, al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata per la giornata di domani per la predisposizione del calendario dei lavori per il mese di settembre.

      Elena CARNEVALI (PD), richiamandosi agli interventi svolti dai colleghi De Filippo e Bordo, manifesta la disponibilità del suo gruppo a partecipare a una riunione dell'Ufficio di presidenza già nella giornata di domani, in quanto ciò sarebbe utile per delineare un percorso da seguire alla ripresa dei lavori parlamentari. Ricorda, inoltre, che se il provvedimento in discussione non compare più nel programma dei lavori dell'Assemblea, ciò non è dovuto a una decisione assunta dai gruppi di minoranza.

      Maria Carolina VARCHI (FdI), nell'esprimere la sensazione che si stia svolgendo un «gioco dell'oca» per cui, a fronte di un passo in avanti, se ne fanno dieci indietro, non comprende la necessità di condizionare i lavori delle Commissioni riunite agli esiti della Conferenza dei presidenti di gruppo fissata per domani. Esprime pertanto la piena disponibilità di Fratelli d'Italia a partecipare ad un Ufficio di presidenza delle Commissioni riunite nella serata odierna o nella giornata di domani, manifestando nel contempo la propria contrarietà a sospendere i lavori parlamentari per la pausa estiva senza aver assunto una decisione sul tema, a meno che la presidenza non abbia già deciso di perdere tempo in modo tale che a settembre non ci sia più lo spazio per lavorare su un testo.

      Marialucia LOREFICE, presidente, dichiara di non accettare le critiche rivolte alla presidenza dalla deputata Varchi, sottolineando di avere svolto sempre le sue funzioni con imparzialità, in modo super partes. Ribadisce di avere prospettato la convocazione dell'Ufficio di presidenza delle Commissioni riunite dopo la Conferenza dei capigruppo al solo fine di poter stabilire con cognizione di causa tempi e modalità di prosecuzione di esame del provvedimento.

      Alessandro PAGANO (Lega) propone, a nome del gruppo della Lega, lo svolgimento dell'Ufficio di presidenza delle Commissioni riunite nel tempo più breve possibile.

      Celeste D'ARRANDO (M5S), anche a nome del capogruppo del Movimento 5 Stelle presso la Commissione Giustizia, ritiene utile attendere gli esiti della Conferenza dei presidenti di gruppo prima di procedere allo svolgimento dell'Ufficio di presidenza

      Marialucia LOREFICE, presidente, comunica che l'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite, sarà convocato nella giornata di domani dopo la conclusione della Conferenza dei presidenti di gruppo e tenuto conto dei lavori in Assemblea. Rinvia, quindi, il seguito dell'esame delle proposte di legge in titolo ad altra seduta.

      La seduta termina alle 18.45.

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