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CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 9 novembre 2021
690.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 32

ATTI DEL GOVERNO

      Martedì 9 novembre 2021. — Presidenza del vicepresidente Paolo FORMENTINI, indi del presidente Piero FASSINO. — Interviene la viceministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni.

      La seduta comincia alle 11.10.

Schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2021-2023 (316), cui è allegata la relazione sulle attività di cooperazione allo sviluppo, riferita all'anno 2019.
Atto n. 316.
(Esame ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

      La Commissione avvia l'esame dello schema di documento triennale in oggetto.

      Paolo FORMENTINI, presidente, avverte che la Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere sull'atto in titolo entro il 16 novembre prossimo.
      Prima di dare la parola alla relatrice, evidenzia la rilevanza dello Schema di Documento triennale e dell'allegata Relazione in esame in quanto fondamentali strumenti della cooperazione allo sviluppo italiana, che producono effetti importanti anche nell'ambito della partecipazione italiana alle missioni internazionali, considerato che in tale contesto il Documento triennale orienta gli interventi di natura civile.
      Richiama il dettato della legge di riforma della cooperazione allo sviluppo, la n. 125 del 2014, e in particolare l'articolo 12 che dispone che, su proposta del Ministro per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, il Consiglio dei ministri approvi, entro il 31 marzo di ogni anno, previa acquisizione dei pareri Pag. 33delle Commissioni parlamentari e previa approvazione da parte del Comitato di cui all'articolo 15 della stessa legge, il Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo.
      Nel rinviare agli approfondimenti che saranno svolti dalla relatrice, ricorda che il Documento, che deve tenere conto della relazione sulle attività di cooperazione allo sviluppo sull'anno precedente, deve indicare la visione strategica, gli obiettivi di azione e i criteri di intervento, la scelta delle priorità delle aree geografiche e dei singoli Paesi, nonché dei diversi settori nel cui ambito dovrà essere attuata la cooperazione allo sviluppo. Il Documento esplicita altresì gli indirizzi politici e strategici relativi alla partecipazione italiana agli organismi europei e internazionali e alle istituzioni finanziarie multilaterali.
      Quanto alla Relazione, che deve essere ad esso allegata, evidenzia invece i risultati conseguiti mediante un sistema di indicatori misurabili qualitativi e quantitativi, secondo gli indicatori di efficacia formulati in sede di Comitato di aiuto allo sviluppo dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE-DAC). La Relazione dà conto dell'attività di cooperazione allo sviluppo svolta da tutte le Amministrazioni pubbliche, nonché della partecipazione dell'Italia a banche e fondi di sviluppo e agli organismi multilaterali indicando, tra l'altro, con riferimento ai singoli organismi: il contributo finanziario dell'Italia, il numero e la qualifica dei funzionari italiani e una valutazione delle modalità con le quali tali istituzioni hanno contribuito al perseguimento degli obiettivi stabiliti in sede multilaterale.
      La Relazione indica anche in maniera dettagliata i progetti finanziati e il loro esito, nonché quelli in corso di svolgimento, i criteri di efficacia, economicità, coerenza e unitarietà adottati e le imprese e le organizzazioni beneficiarie di tali erogazioni.
      Nella Relazione sono, infine, indicate le retribuzioni di tutti i funzionari delle amministrazioni pubbliche coinvolti in attività di cooperazione e dei titolari di incarichi di collaborazione o consulenza coinvolti nelle medesime attività....

      Maria Edera SPADONI (M5S), relatrice, illustra il provvedimento segnalando che sul Documento in titolo si è espresso favorevolmente il 15 ottobre scorso, il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS), come previsto dall'articolo 12, comma 1, della legge di riforma del 2014.
      Nel rinviare alla documentazione predisposta dagli Uffici per i contenuti della Relazione riguardante l'attività svolta nell'annualità 2019, si sofferma sulle linee-guida del Documento triennale di programmazione e d'indirizzo che tiene conto delle profonde ricadute della crisi globale generata dalla pandemia da Covid-19, che ha implicato un rallentamento del cammino verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, in particolare in quelle aree critiche dove i progressi erano limitati: povertà, fame, disuguaglianze e discriminazioni, degrado ambientale, aumentano in tutto il mondo, purtroppo in particolare nei Paesi a basso e medio reddito.
      Lo scenario post Covid-19 conferma la visione strategica della Cooperazione italiana: favorire lo sviluppo sostenibile creando opportunità e valorizzando l'expertise dell'Italia in settori strategici per i Paesi partner e per il nostro Paese.
      È una visione di medio e lungo periodo che ha come orizzonte di riferimento l'Agenda 2030 e i suoi 5 pilastri – Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partenariati – con un approccio fondato sul rispetto dei diritti umani e uno sguardo più attento alla dimensione umana, alla tutela delle libertà fondamentali, al rafforzamento dello Stato di diritto, alla giustizia sociale.
      Per affrontare sfide di tale portata e per produrre impatto sulla stabilità e sulla sicurezza globale, un multilateralismo efficace è fondamentale come lo è stato per rispondere alla pandemia Covid-19 e alla crisi che ne è scaturita.
      L'azione di cooperazione bilaterale rimane indispensabile e si affianca all'iniziativa multilaterale, rendendola più incisiva e partecipata. Un'azione efficace e sostenibile richiede coerenza, sinergie e complementarietà Pag. 34 tra interventi sul canale multilaterale e bilaterale e tra emergenza, aiuto umanitario e sviluppo, e uno sforzo collettivo di tutto il sistema: amministrazioni centrali, regioni, enti locali, università, istituti di ricerca e altri enti pubblici, organizzazioni della società civile ed enti non profit, settore privato.
      La priorità sarà data ad iniziative mirate a promuovere un'agricoltura ecologicamente sostenibile, a migliorare l'accesso all'acqua pulita, a sistemi di energia economici e sostenibili, all'istruzione, a servizi di base, a promuovere il lavoro dignitoso, l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne, a contrastare ogni forma di violenza e a garantire l'accesso alla salute sessuale e riproduttiva, a rafforzare i sistemi sanitari, a investire nella prevenzione e nella preparazione alle pandemie, assicurando l'equità di accesso agli strumenti curativi, preventivi e diagnostici, a sostenere la ricerca, la produzione e l'equa distribuzione di farmaci, trattamenti e vaccini.
      L'impegno dell'Italia sarà rafforzato nelle principali aree di crisi, dall'Europa balcanica, al Medio Oriente, all'Africa, all'Asia, all'America Latina. Lo stato profondo di crisi, spesso protratte, in cui versano molti Paesi, impone una strategia di risposta sinergica e coordinata, azioni mirate al miglioramento dei sistemi di governance, al rafforzamento istituzionale e al sostegno dei processi di prevenzione, pacificazione e stabilizzazione post-conflitto, e un impegno lungimirante che non solo assista le popolazioni colpite ma riduca le situazioni di fragilità e rafforzi le capacità locali di gestione delle crisi.
      Per quanto riguarda le risorse destinate alla cooperazione, il Documento triennale in esame dà conto delle previsioni di bilancio 2021-2023, in particolare degli stanziamenti per interventi della Direzione Generale Cooperazione allo Sviluppo (DGCS) e Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) pari a 1.042, 903, 791 milioni di euro rispettivamente per gli anni 2021, 2022, 2023 più 116 per il 2021 per AICS ai sensi della Deliberazione sulle missioni internazionali. Il testo indica altresì gli stanziamenti per interventi multilaterali del MEF per il triennio 2021-2023 ammontanti a 1.709,6 milioni di euro (di cui 548,7 milioni per il 2021 – 527,9 milioni per il 2022 – 633 milioni per il 2023) nonché gli stanziamenti destinati al finanziamento di interventi a sostegno di politiche di cooperazione allo sviluppo complessivamente per tutti i Ministeri, pari a 4.748 milioni per il 2021, 4.610 per il 2022, 4.541 per il 2023.
      A titolo di comparazione, ricordo che secondo i dati definitivi trasmessi all'OCSE/DAC nel mese di luglio 2020, l'ammontare dell'Aiuto pubblico allo sviluppo comunicato dalle Amministrazioni pubbliche italiane per l'anno 2019 è stato pari a 3.906,47 milioni di euro, corrispondente allo 0,22 per cento del reddito nazionale lordo (RNL), a fronte dello 0,25 per cento stanziato nel 2018. Continua a permanere un divario considerevole rispetto all'obiettivo dello 0,7 per cento del RNL fissato dall'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e, a tale fine, si ribadisce l'esigenza di continuare ad assicurare, anche attraverso le opportune decisioni legislative, adeguati e graduali incrementi delle risorse destinate alle attività di cooperazione allo sviluppo al fine di garantire, da parte del nostro Paese, il raggiungimento degli obiettivi previsti sia in ambito internazionale, sia dalla stessa legge n. 125 del 2014.
      Il Documento fornisce inoltre un quadro aggiornato delle risorse disponibili sul fondo rotativo per la cooperazione allo sviluppo (FRCS) per concedere i crediti concessionali, di cui all'articolo 8 della legge del 2014, il cui importo medio è di gran lunga superiore rispetto a quello dei doni ed è determinante per rafforzare i rapporti bilaterali tra governi, le sinergie con le organizzazioni multilaterali (anche con operazioni di co-finanziamento, permesse dalla normativa), e per contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile.
      L'ammontare delle erogazioni presunte nel triennio in esame, si stima possa essere pari a circa 300 milioni di euro (in media circa 100 milioni di euro per ciascun anno). Tale previsione è da considerarsi una stima approssimativa considerato che, notoriamente, Pag. 35 le erogazioni sono legate a fattori esogeni all'Amministrazione italiana (richieste dei beneficiari, autorizzazioni dei mutuatari, supplementi istruttori, ecc.).
      Per il triennio 2021-2023 sono previste azioni di rafforzamento dell'operatività del Fondo rotativo volte a semplificare le procedure e la gestione dei crediti di aiuto in tutte le sue fasi, che includeranno l'identificazione di un nuovo impianto contrattuale e l'ammodernamento del sistema informativo per garantire un migliore monitoraggio delle iniziative.
      Lo sviluppo dello strumento del blending delle risorse del FRCS con le risorse proprie di Cassa Depositi e Prestiti (cosiddetto credito misto), consentirà, con interventi da valutare caso per caso, di potenziare la portata dell'intervento complessivo del sistema della cooperazione italiana allo sviluppo. L'obiettivo per il triennio è di rendere operativo uno strumento teso a rafforzare il ruolo del settore privato come volano di sviluppo e crescita per geografie complesse.
      Nel triennio 2021-2023 il Documento si prefigge di destinare almeno l'85 per cento delle risorse della cooperazione pubblica allo sviluppo ad attività nei settori prioritari.
      A livello di singole realtà nazionali gli interventi si concentreranno su un numero limitato di settori (3-4) definiti in Documenti di strategia Paese allineati ai piani di sviluppo nazionali e negoziati con le autorità dei Paesi partner.
      Le aree tematiche attorno ai quali ruotano le iniziative di cooperazione sono efficacemente articolate attorno ai 5 Pilastri dell'Agenda 2030.
      Sul versante sanitario, la Cooperazione italiana sosterrà le azioni delle organizzazioni impegnate nel campo sanitario, nei centri ospedalieri e sul territorio, nella cura, nella prevenzione e nella formazione del personale medico, infermieristico, tecnico.
      Anche la questione migratoria rimane al centro delle azioni in materia di cooperazione e abbraccia diverse tematiche: la salute, l'istruzione, la formazione professionale, il lavoro, la tutela dei diritti umani, la sicurezza.
      L'approccio multi-attori alla definizione di Linee guida strategiche su migrazione e sviluppo sarà importante anche per rafforzare il coordinamento tra i soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo e inter-istituzionale, coinvolgendo in particolare il Ministero degli Interni, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, gli Enti territoriali, le organizzazioni della società civile e le organizzazioni della diaspora.
      MAECI e AICS rafforzeranno la collaborazione con il Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione per il fondamentale apporto che il Ministero dell'Interno può fornire al fine di rafforzare le sinergie e la complementarietà delle azioni su ambiti tematici e geografici strategici.
      Sul versante delle iniziative a favore dell'ecosistema terrestre, in linea con l'azione italiana come Presidente di turno del G20 del 2021 e co-presidente della COP26 sul clima, l'azione della Cooperazione italiana sarà innanzitutto volta a sostenere i Paesi partner, in particolare i più bisognosi, nella formulazione e attuazione dei contributi nazionali determinati e dei piani nazionali di adattamento, al fine di ridurre la vulnerabilità dei locali sistemi umani o naturali agli impatti del cambiamento climatico, aumentando la capacità di adattarsi a o assorbire stress, shock e variabilità climatici, o diminuendo l'esposizione a questi ultimi e al rischio di disastri naturali.
      Riguardo la mitigazione, gli interventi saranno mirati a promuovere gli sforzi di limitazione o riduzione delle emissioni di gas climalteranti, soprattutto nel settore energetico, o di rafforzamento della capacità di cattura e sequestro delle emissioni stesse. Attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, si darà impulso alla mobilitazione di flussi finanziari per iniziative di transizione a economie resilienti e a bassa intensità di carbonio (ad esempio, nel settore delle infrastrutture verdi).
      Una particolare attenzione sarà riservata alla lotta alla desertificazione o alla attenuazione degli effetti della siccità in aree aride, semi-aride o secche sub-umide, tramite la prevenzione e la riduzione del degrado del suolo, la riabilitazione di suoli parzialmente degradati o la bonifica di Pag. 36suoli desertificati, la protezione delle piante e aspetti fitosanitari collegati. In aggiunta, l'azione di cooperazione si focalizzerà sulla conservazione della biodiversità, l'agro-ecologia e sull'uso sostenibile di ecosistemi, specie, risorse genetiche.
      La Cooperazione italiana continuerà a sostenere interventi volti a ridurre e gestire efficacemente i rischi derivanti da disastri naturali e da eventi climatici estremi, in particolare attraverso il supporto allo sviluppo di capacità e alla creazione o al rafforzamento di strutture nazionali o locali, nonché alle attività di valutazione dei rischi, di prevenzione e preparazione.
      Segnala tra gli strumenti finanziari quello denominato «matching», una forma di sostegno pubblico che prevede la concessione di un credito concessionale da parte di un governo di un Paese OCSE in favore di un Paese in via di sviluppo al fine di controbilanciare un'analoga azione svolta da un altro Paese donatore. Tale strumento finanziario è regolamentato dall'OCSE tramite l'Arrangement on Guidelines for Officially Supported Export Credit (Accordo «Consensus»).
      Continueranno ad essere sostenute le iniziative di salvaguardia del patrimonio culturale, che la peer review dell'OCSE/DAC ha riconosciuto essere caratterizzante della Cooperazione italiana, un settore dove l'Italia dispone di una capacità di generare un valore aggiunto.
      Sul versante dei progetti per la promozione della pace e della convivenza pacifiche, nel triennio di riferimento sarà avviato un programma del valore di 8 milioni di euro (2 milioni per il 2019, 2 milioni per il 2020 e 4 milioni annui a decorrere dal 2021), per interventi di sostegno alle popolazioni appartenenti a minoranze cristiane oggetto di persecuzioni nelle aree di crisi (in Paesi quali, ad esempio, Iraq, Siria, Nigeria).
      Sul fronte dei partenariati per lo sviluppo, ricorda che l'Italia ha finora firmato 28 accordi bilaterali di cancellazione finale del debito in attuazione delle intese concluse al Club di Parigi nella cornice dell'HIPC (Highly Indebted Poor Countries Initiative), promossa da Banca mondiale e Fondo monetario internazionale nel 1996.
      Evidenzia che la sospensione dei pagamenti, che riguarda sia i crediti di aiuto, sia i crediti all'esportazione con garanzia sovrana, è stata più volte estesa, da ultimo fino al secondo semestre 2021 dal G20 nella primavera del 2021.
      Nel novembre 2020, i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali del G20 hanno approvato il documento che delinea un quadro comune per il trattamento del debito («Common Framework»). Se la Debt Service Suspension Initiative (DSSI) risponde alla crisi di liquidità riscadenzando il servizio del debito, il Common Framework si applica ai casi più gravi di insolvenza che richiedano un trattamento più approfondito con eventuale riduzione del valore attuale netto per garantire sostenibilità e prevenire crisi future.
      L'Italia è inoltre impegnata a rafforzare la capacità di promuovere partenariati pubblico-privati che consentano di attirare capitali e risorse del settore privato o della filantropia privata anche esplorando, AICS e CDP congiuntamente, strumenti finanziari innovativi (ad esempio investimenti ad impatto sociale – impact investing – attraverso strumenti obbligazionari o «bond»).
      L'individuazione delle priorità geografiche contempera, da un lato, l'esigenza di intervenire in Paesi che per relazioni storiche, commerciali e culturali e per scelte di politica estera, rivestono particolare importanza per l'Italia; dall'altro, si tiene conto del quadro socio-economico e di governance dei Paesi partner: si privilegiano i Paesi meno avanzati (PMA), per rispettare l'impegno internazionale assunto dall'Italia a raggiungere il target dello 0,15 per cento-0,20 per cento CPS/RNL per i PMA entro il 2020-2030.
      Nei Paesi prioritari la Cooperazione italiana opera prevalentemente attraverso le sedi all'estero dell'AICS.
      La posizione geopolitica dell'Italia al centro del Mediterraneo e la sua tradizionale propensione al dialogo, in particolare con i Paesi africani, di fronte a fenomeni globali sempre più complessi, rendono opportuna un'azione di politica estera coerente e articolata Pag. 37 su: cooperazione allo sviluppo; pace e sicurezza; governance e diritti umani; migrazioni e mobilità; sviluppo economico sostenibile; lotta ai cambiamenti climatici; cooperazione culturale e scientifica.
      La scelta si è orientata, quindi, su Paesi «vicini» non solo fisicamente, Paesi con i quali l'Italia ha costruito nel tempo rapporti stretti a livello politico, economico, culturale, sociale e di cooperazione allo sviluppo, nei quali intende garantire una continuità d'azione che si innesta su un'antica e intensa presenza, anche al fine di favorire il raggiungimento di condizioni di stabilità e di sicurezza e una composizione pacifica dei conflitti presenti in alcuni di essi.
      Le priorità-Paese sono state riviste, risultandone 20 Paesi prioritari, a fronte dei 22 individuati nel Documento per il triennio 2019-2021, di cui 10 classificati come Paesi meno avanzati: Burkina Faso, Mali Senegal, Niger, Etiopia, Somalia, Sudan e Mozambico in Africa, Afghanistan e Myanmar in Asia.
      Le circostanze politiche, economiche e ambientali, il cambiamento climatico, i conflitti, le crisi umanitarie, il nesso tra sostenibilità, pace e sviluppo, la fragilità istituzionale, la lotta al terrorismo, alla criminalità e ai traffici illeciti, i flussi migratori e il numero crescente di rifugiati e sfollati, l'impatto sanitario, sociale, economico della pandemia, hanno di fatto accresciuto l'importanza di alcune macro-regioni all'interno delle quali Paesi prioritari e non prioritari saranno considerati in modo sinergico. Pur riservando ai Paesi prioritari maggiori risorse e concentrando in essi le attività di cooperazione allo sviluppo, altri sono tutt'altro che secondari, sia nell'ambito di programmi a valenza regionale, sia con riferimento a interventi puntuali, talvolta di notevoli dimensione e rilievo.
      In tale quadro l'azione della Cooperazione italiana si estenderà ad altre aree geografiche: Paesi di importanza prioritaria per i flussi migratori; Paesi con ecosistemi fragili, maggiormente esposti agli effetti del surriscaldamento globale, che hanno una minore capacità di contrasto agli effetti del cambiamento climatico; Paesi, per lo più a medio reddito, dove lo scopo prevalente dell'azione sarà il supporto all'economia produttiva e allo sviluppo di filiera, la promozione dell'attività d'impresa; Paesi dove l'Italia intende mantenere una presenza anche per ottemperare agli impegni assunti a livello bilaterale e internazionale e dove andrà seguito l'evolversi di preoccupanti situazioni di instabilità e di crisi: Libia, Regione del Sahel, Siria, Yemen, Colombia, Venezuela.
      Con riferimento specifico alla Libia o al Sahel, si interviene con programmi umanitari in un'ottica di nesso umanitario-sviluppo, per favorire la transizione nel medio lungo termine, consapevoli delle circostanze politico-economico-ambientali alla radice del fenomeno migratorio.
      Considerate le oggettive differenze di un continente grande come l'Africa, si è deciso di suddividerlo in quattro aree geografiche, Africa Mediterranea, Africa Occidentale, Africa Orientale e Africa Australe, che sono peraltro quelle «codificate» nell'ambito della cooperazione internazionale.
      Per quanto riguarda l'Africa mediterranea, la prossimità geografica ed il rapporto di interdipendenza che lega le due sponde del Mediterraneo fondano la valenza strategica dell'impegno per la cooperazione, anche alla luce della sfida rappresentata dalla gestione dei fenomeni migratori. La priorità è attribuita al consolidamento del processo di transizione democratica in Tunisia e allo sviluppo socioeconomico in Egitto, con enfasi sul sostegno alle piccole e medie imprese, sull'agricoltura, sulla creazione di lavoro soprattutto per i giovani e le donne, sul rafforzamento istituzionale, in un quadro di promozione e tutela dei diritti umani.
      In considerazione del carattere strategico rivestito dalla Libia, il sostegno politico alla stabilizzazione sarà accompagnato da interventi di cooperazione volti a favorire il decentramento amministrativo e il rafforzamento delle capacità del governo locale e a migliorare le condizioni di vita delle fasce più vulnerabili della popolazione.
      In Africa occidentale gli Stati prioritari sono Burkina Faso, Mali, Niger e Senegal, mentre regioni importanti sono il Sahel Pag. 38con un focus particolare sulla Regione del Lago Ciad. Tenendo conto delle molteplici emergenze determinate dal deterioramento delle condizioni di sicurezza nei Paesi del Sahel e dall'impatto dei movimenti di persone lungo le principali rotte migratorie, sarà necessario intervenire da un lato, per prestare diretta assistenza a migranti, rifugiati, sfollati e popolazioni ospiti e, dall'altro, per creare opportunità di impiego per una popolazione giovanile in rapida crescita.
      In questa regione la Cooperazione italiana concentrerà gli interventi a sostegno delle fasce della popolazione più vulnerabili in sicurezza alimentare, sviluppo rurale, ambiente, energia, educazione, sanità e sviluppo del settore privato locale. Si terrà altresì conto dell'impegno dell'Italia nell'Alleanza Sahel e del supporto ai Paesi del G5 Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger) per la stabilizzazione e la sicurezza regionale, nel cui ambito troveranno spazio anche programmi di sostegno alle istituzioni nazionali per la tutela dei diritti umani.
      L'Africa orientale, che tradizionalmente corrisponde alla regione del «Corno» (allargata o meno, nel caso si voglia considerare solo Etiopia, Somalia, Eritrea e Gibuti), è una regione estremamente fragile, tradizionalmente caratterizzata da conflitti protratti nel tempo, povertà diffusa, carenza di infrastrutture, bassi livelli di crescita economica e opportunità di lavoro, nonché marcate disuguaglianze nella distribuzione di beni e servizi. I Paesi prioritari sono: Etiopia, Kenya, Somalia, Sudan.
      Negli ultimi decenni, la regione ha anche sofferto degli effetti dei cambiamenti climatici che hanno causato siccità, inondazioni, erosione del suolo, aggravando la situazione di insicurezza alimentare e malnutrizione. Settori prioritari di intervento saranno l'agricoltura, i servizi di base, con particolare riferimento alla sanità e al settore acqua e igiene.
      Altrettanto rilevante il tema energetico, settore nel quale il potenziale offerto dalle risorse locali può essere messo adeguatamente a frutto, anche avvalendosi della specifica expertise scientifica ed ingegneristica di realtà imprenditoriali consolidate. Verrà inoltre rafforzata la nostra tradizionale cooperazione in favore della conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale, quale motore di coesione sociale e potenziale sviluppo economico attraverso il turismo, e della formazione professionale e universitaria.
      In Africa australe l'unico Paese beneficiario di iniziative di sviluppo per l'APS italiano è il Mozambico, in un'ottica di assistenza «certa» e a «lungo termine», diretta conseguenza del ruolo di primissimo piano che l'Italia ha avuto nei primi anni '90 nel processo di pacificazione tra il Governo e la guerriglia. I settori di intervento saranno quelli del risanamento urbano, dello sviluppo rurale, dei servizi di base (educazione e sanità) e della tutela dell'ambiente, dove la Cooperazione italiana vanta una consolidata esperienza pluridecennale.
      In Medio Oriente, proseguirà il tradizionale impegno della Cooperazione italiana sui seguenti assi prioritari d'intervento: promozione dei diritti umani e libertà fondamentali, buon governo, processi di decentramento, democrazia e stato di diritto, sostegno alle piccole e medie imprese, agricoltura e sviluppo rurale, risorse idriche, istruzione e formazione, settore socio-sanitario, in particolare il miglioramento della qualità dei sistemi di cure primarie. Attenzione sarà riservata anche alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale e al turismo sostenibile, considerate le enormi potenzialità che tale settore possiede in termini economici e occupazionali.
      La priorità continuerà ad essere riconosciuta a Libano e Giordania per il ruolo chiave in questi anni da essi svolto, attraverso una generosa politica di accoglienza, nel mitigare le conseguenze, altrimenti ben più catastrofiche, del flusso di profughi in fuga dal conflitto siriano.
      Le perduranti difficoltà di prospettive negoziali fra Israele e Palestina continua a mantenere fragile la situazione nei Territori Palestinesi Occupati dove si intrecciano necessità umanitarie, di sviluppo e di affermazione dei diritti umani. Coerentemente Pag. 39 con l'intervento europeo, l'azione italiana proseguirà, anche al fine di contribuire alla costruzione di un ambiente favorevole alla soluzione pacifica del conflitto. Si presterà particolare attenzione ai bisogni della popolazione della Striscia di Gaza, caratterizzata da alti livelli di vulnerabilità economica e sociale.
      Con l'Iraq proseguiranno i negoziati sulle nuove iniziative a dono e sulla identificazione congiunta di nuove iniziative a credito d'aiuto.
      Nei Balcani, si manterrà la presenza in Albania – paese al quale ci lega una fitta rete di rapporti culturali, economici, umani, e dove la Cooperazione italiana è storicamente presente – e in Bosnia Erzegovina.
      L'obiettivo è rilanciare lo sviluppo economico della regione, creando opportunità lavorative, attraverso programmi di sostegno alle piccole e medie imprese, migliorare le condizioni di vita della popolazione attraverso il rafforzamento delle istituzioni e dei servizi sociali, educativi e sanitari in particolare in Albania e in Bosnia Erzegovina, fornire sostegno in risposta alla crisi umanitaria, acuitasi negli ultimi mesi del 2020, che sta mettendo a repentaglio la vita di migliaia di migranti lungo la rotta balcanica.
      Con riferimento all'Asia, obiettivo principale resta la promozione della stabilità istituzionale, requisito essenziale per una più efficace implementazione delle politiche di lotta alla povertà, in particolare in Afghanistan.
      Proprio in relazione al paese asiatico, le mutate circostanze politico-securitarie nel Paese hanno costretto a sospendere di fatto le attività di sviluppo di natura bilaterale finora in corso, essendo venuta meno la controparte di Governo con la quale erano stati assunti gli impegni.
      Per le iniziative multilaterali di sviluppo è stato avviato un processo di riesame, alla luce di una aggiornata valutazione sulla capacità delle organizzazioni internazionali di operare sul terreno e dell'esigenza di intervenire a favore della popolazione afgana, anche fuori dal Paese.
      Sarà data particolare attenzione ad interventi a favore dei soggetti più vulnerabili della popolazione afgana, tra cui i rifugiati nei Paesi limitrofi e gli sfollati e, all'interno di queste categorie, le donne ed i minori. Gli interventi andranno definiti, in raccordo con le organizzazioni internazionali umanitarie –e, se del caso, con le organizzazioni italiane della società civile –capaci di operare sul terreno. Particolare attenzione sarà dedicata ai settori della sicurezza alimentare, della salute (ivi compresa la salute materno-infantile), e del contrasto alla violenza di genere. Le condizioni politiche e di sicurezza effettive sul terreno verranno comunque valutate attentamente per determinare il livello e la realizzabilità degli impegni futuri.
      La priorità sarà data alle iniziative capaci di rafforzare la rule of law e mirate ad accrescere le prospettive occupazionali della popolazione giovanile. Permane l'impegno a sostenere i processi di riforma socio-economica nel Sud-Est asiatico, in un quadro di tutela dei diritti umani e con particolare attenzione al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni. Mentre viene monitorato l'evolversi della situazione in Myanmar, in altri contesti regionali, quali Pakistan, Bangladesh, Filippine e Vietnam, si porteranno a conclusione gli impegni assunti.
      In America Latina i Paesi prioritari sono Cuba ed El Salvador. Particolare attenzione sarà dedicata al rafforzamento dello Stato di diritto e alla tutela dei diritti umani, alla prevenzione della violenza giovanile attraverso la creazione d'impiego, alla giustizia minorile, alla tutela dell'ambiente, al recupero del patrimonio culturale, allo sviluppo rurale attraverso la valorizzazione delle filiere tradizionali, quali cacao e caffè.
      Gli interventi saranno concentrati in alcuni Paesi dell'America centrale, aree caratterizzate da livelli di reddito basso e contesti sociali meno avanzati e talora affetti da elevati tassi di criminalità che richiedono specifici programmi di rafforzamento della sicurezza democratica.
      Si seguirà con attenzione l'evolversi della crisi istituzionale, politico-economica in Venezuela, che ha impoverito e indebolito il Paese creando quasi 5 milioni di sfollati e rifugiati e si è aggravata con lo scoppio Pag. 40della pandemia da Covid-19, per intervenire tempestivamente con azioni a sostegno delle fasce più vulnerabili della popolazione. Si manterrà la presenza in Colombia, Paese che negli ultimi anni ha visto l'Italia impegnata a sostenere il processo di pacificazione che ha posto fine alla guerra civile.
      La Cooperazione italiana interviene in programmi di sviluppo agricolo, iniziative mirate a ricostruire il tessuto sociale e a rafforzare la partecipazione dei giovani e delle donne ai processi decisionali a livello di comunità. Sosterrà l'impegno del Governo colombiano a garantire protezione ai migranti venezuelani che si trovano in territorio colombiano e a favorirne l'integrazione sociale e economica.
      L'approccio italiano alla cooperazione multilaterale confermerà le tre linee direttive che hanno contraddistinto gli interventi dello scorso triennio.
      Per quanto riguarda il sistema delle Nazioni Unite, il Polo romano dell'ONU (il terzo per rilevanza dopo New York e Ginevra) costituisce il principale punto di riferimento globale per l'elaborazione di politiche per lo sviluppo agricolo sostenibile e la sicurezza alimentare, anche attraverso interventi di carattere umanitario.
      L'Italia ha consolidato la propria leadership a livello internazionale nel settore dello sviluppo agricolo sostenibile e della sicurezza alimentare, giovandosi della proficua collaborazione delle entità del Polo Romano delle Nazioni Unite, cui si affianca il Polo delle Nazioni Unite di Torino per la formazione e la ricerca ed il polo scientifico di Trieste.
      Sul versante del sostegno ai partenariati globali, l'Alleanza Globale per i Vaccini e l'Immunizzazione (GAVI) sta indirizzando i finanziamenti sul rafforzamento dei sistemi sanitari nei PVS e svolge un ruolo essenziale per l'immunizzazione globale. Inoltre, GAVI assicurerà l'equa distribuzione del vaccino contro il Covid-19 attraverso la costituzione del GAVI COVAX Advance Market Commitment (AMC).
      Nel 2020, l'Italia è stata tra i primi Paesi al mondo ad annunciare un contributo di 120 milioni di Euro per il periodo 2021-2025 (di cui 20 milioni dedicati al GAVI COVAX AMC).
      A tale finanziamento, concesso dal MAECI/DGCS, si aggiungono le risorse messe a disposizione dal MEF, destinate alla International Finance Facility for Immunization (IFFIm), 137,5 milioni di euro per il periodo 2021-2025, e ulteriori risorse alla «GAVI COVAX AMC», 79,4 milioni di dollari. Tali risorse fanno dell'Italia uno dei principali donatori per l'equo accesso al vaccino anti Covid-19 nei Paesi in via di sviluppo, oltre a renderla l'8 donatore in assoluto dell'Alleanza GAVI.
      A seguito della pandemia, l'Italia ha aderito all'appello globale per il finanziamento internazionale di un vaccino anti Covid-19, annunciando un contributo di 10 milioni di Euro in favore della Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI) per l'anno 2020 con risorse MAECI e MEF, entrando a far parte dell'Investors Council della Coalizione.
      L'azione del nostro Paese nell'ambito delle banche e dei fondi multilaterali di sviluppo (BMS) si ispira ai principi e agli obiettivi adottati a livello internazionale; tra questi assumono particolare rilevanza gli Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile (OSS).
      La partecipazione finanziaria italiana alle banche ed ai fondi multilaterali di sviluppo occupa un posto rilevante nell'ambito della cooperazione allo sviluppo, insieme e in modo complementare alla cooperazione bilaterale.
      L'aiuto fornito da queste istituzioni finanziarie è uno strumento efficace, poiché concentra flussi di risorse provenienti dai vari Paesi donatori e competenze, rendendo possibile la realizzazione di iniziative che un singolo paese non sarebbe in grado di sostenere da solo.
      Da ultimo, al fine di rispondere alla pandemia le banche multilaterali di sviluppo hanno previsto di mobilizzare circa 250 miliardi di dollari e rafforzare i sistemi sanitari. Questo sforzo si traduce in finanziamenti addizionali rispetto ai livelli ordinari di risorse concesse in periodi non di crisi.
      Per quanto riguarda i fondi, nel 2021-2023 saranno negoziati i cicli di ricostituzione Pag. 41 del Fondo per l'Ambiente Globale (GEF-8) e saranno riavviati i rifinanziamenti dell'International Development Association (IDA20) e del Fondo Africano di Sviluppo (AfDF-16).
      Nell'ambito della cooperazione europea, anche il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale UE 2021-2027 (QFP), nel regolamento per l'azione esterna del nuovo strumento Vicinato, Sviluppo e Cooperazione internazionale (NDICI), prevede l'istituto della gestione indiretta dei fondi («cooperazione delegata»).
      L'Italia, principalmente attraverso AICS e CDP, e attraverso le Amministrazioni pubbliche certificate alla gestione dei fondi UE, coerentemente con le priorità geografiche e tematiche di questo Documento e la programmazione della cooperazione delegata intende gli interventi avviati che negli ultimi anni hanno registrato un positivo incremento delle risorse gestite.
      L'Agenzia continuerà a gestire i fondi indiretti UE tramite la cooperazione delegata, anche partecipando ai bandi UE. Coerentemente con la programmazione della cooperazione delegata, gli interventi si concentreranno nei settori in cui l'Italia detiene interessi strategici e vantaggi comparati, tali da accedere a fondi dell'Unione europea.
      Attraverso i canali di finanziamento UE, verranno promosse e rafforzate relazioni di partenariato con attori italiani (Ministeri, Università, Enti territoriali, OSC, altri soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo) o internazionali (Agenzie europee di cooperazione, Organismi internazionali) al fine di migliorare l'efficacia e rafforzare l'impatto delle azioni nei Paesi partner.
      Come avvenuto sin dalla sua costituzione, l'Italia, attraverso CDP, presenterà ai competenti organi della Commissione piani di investimento per poter accedere alla garanzia messa a disposizione da EFSD e EFSD+ per favorire lo sviluppo economico coinvolgendo investitori privati. Per rafforzare la visibilità del sistema, l'Italia continuerà a utilizzare il marchio «Team Europa» per presentare le proprie attività ai Paesi partner e rappresentare la forza relativa dell'Europa e dell'Italia.
      Proseguiranno le iniziative a valere sul «Fondo per interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con i Paesi d'importanza prioritaria per i movimenti migratori», (già Fondo Africa), gestito dalla Direzione generale per gli Italiani all'estero e le politiche migratorie del MAECI: il Fondo concentra le proprie risorse in Paesi prioritari dal punto di vista dei movimenti migratori, adottando un approccio basato su piani d'intervento che costituiscono una vera e propria strategia migratoria italiana per Paese, mediante un previo coordinamento con la DGCS, le Direzioni generali geografiche competenti della Farnesina, le Ambasciate italiane in loco, le altre Amministrazioni pubbliche interessate, le organizzazioni delle Nazioni Unite.
      Il Documento elenca opportunamente una serie di obiettivi della Cooperazione italiana nel triennio riferiti a ciascuna raccomandazione formulata dall'OCESE/DAC in occasione della peer review del 2019, in vista della verifica di metà percorso.
      Conclusivamente rileva criticamente il ritardo con il quale questo essenziale documento programmatorio viene sottoposto all'esame parlamentare, che rischia di condizionare l'efficacia e l'attualità delle tante iniziative richiamate nel testo. Nel raccomandare un più stringente rispetto delle previsioni dell'articolo 12 della legge n. 125, sottolinea che il Documento sembra caratterizzarsi per una piena coerenza con quel «modello italiano» di cooperazione allo sviluppo che rinvia ad un multilateralismo inclusivo ed efficace. Un multilateralismo che abbiamo visto all'opera durante la Presidenza italiana del G20, attento a sostenere i Paesi più in difficoltà nella lotta al virus ed impegnato a cooperare per il superamento delle gravi vulnerabilità che la recessione provocata dalla pandemia sta provocando nei contesti più fragili, affinché possa esserci una ripresa socio-economica e ambientale post-pandemia ridefinita sulla base dei princìpi di giustizia, equità, sostenibilità e resilienza.

      La viceministra Marina SERENI si riserva di fornire ulteriori elementi di approfondimento sui provvedimenti in titolo anche in una eventuale sede di carattere Pag. 42istruttorio, ove richiesta dalla Commissione.

      Paolo FORMENTINI (LEGA) si riserva a sua volta di intervenire successivamente, considerata la speciale importanza del Documento e della Relazione in esame. In questa sede si limita a segnalare che tra i Paesi prioritari per gli interventi della Cooperazione italiana non figurano quelli rientranti nella regione dell'Indo-Pacifico, che è oggi al centro delle maggiori preoccupazioni da parte della Comunità internazionale. Si tratta di una lacuna che potrà essere evidenziata in sede di espressione del parere al fine di valutare una correzione di rotta da parte del Governo.

      Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), intervenendo da remoto, ringrazia la collega Spadoni per l'ampia e dettagliata relazione. Preannuncia quindi di volere sottoporre alla valutazione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, convocato quest'oggi, l'opportunità che sui provvedimenti in titolo siano auditi rappresentanti della società civile.

      Piero FASSINO, presidente, segnalando alla collega Quartapelle Procopio che la cattiva qualità della connessione non ha permesso di cogliere ulteriori considerazioni da lei svolte da remoto, si riserva di sottoporre all'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi, nella riunione odierna, l'opportunità di svolgere le audizioni della viceministra Sereni, che ha già espresso la sua disponibilità, e anche quelle richieste dalla collega Quartapelle Procopio. Nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

      La seduta termina alle 11.45.

SEDE REFERENTE

      Martedì 9 novembre 2021. — Presidenza del presidente Piero FASSINO. — Interviene la viceministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni.

      La seduta comincia alle 11.45.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulle infrazioni relative ai beni culturali, fatta a Nicosia il 19 maggio 2017.
C. 3326 d'iniziativa del Senatore Ferrara, approvata dal Senato.
(Esame e rinvio).

      La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

      Mirella EMILIOZZI (M5S), relatrice, intervenendo da remoto, segnala che la proposta di legge d'iniziativa parlamentare in esame, già approvata dal Senato, reca la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulle infrazioni relative ai beni culturali, conclusa a Nicosia il 19 maggio 2017, e destinata a sostituire la Convenzione di Delfi inerente allo stesso tema, risalente al giugno 1985, ma mai entrata in vigore per il mancato raggiungimento del numero di ratifiche necessarie.
      Ricorda che la Convenzione di Delfi, fondandosi sul concetto di responsabilità comune e di solidarietà nella protezione del patrimonio culturale europeo, mirava a proteggere il patrimonio culturale contro le attività criminali, impegnando le Parti a sensibilizzare il pubblico sulla necessità della protezione dei beni culturali, a cooperare nella prevenzione dei reati contro i beni culturali, a riconoscere la gravità di tali infrazioni, ad applicare delle sanzioni adeguate o a cooperare per il recupero di beni culturali sottratti.
      Sottolinea che la Convenzione di Nicosia, viceversa, frutto di un lavoro preparatorio svolto in seno all'istituzione paneuropea con la collaborazione di numerose organizzazioni sovranazionali ed internazionali quali l'Unione europea, l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato (UNIDROIT), l'UNESCO e l'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNOD), è intesa a prevenire e combattere il traffico Pag. 43illecito e la distruzione di beni culturali, nel quadro dell'azione dell'organizzazione per la lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata.
      Evidenzia che, aperta alla firma di tutti gli Stati del mondo e sottoscritta ad oggi da tredici Stati e ratificata da quattro, la Convenzione è altresì finalizzata a promuovere la cooperazione nazionale e internazionale nella lotta contro i reati riguardanti i beni culturali, stabilendo diverse infrazioni penali, tra cui il furto, gli scavi illegali, l'importazione e l'esportazione illegali, nonché l'acquisizione e la commercializzazione dei beni così ottenuti. Il testo convenzionale riconosce, inoltre, come reati la falsificazione di documenti e la distruzione o il danneggiamento intenzionale dei beni culturali.
      Rileva che, più nel dettaglio, la Convenzione, composta da un preambolo e da trentadue articoli, definisce innanzitutto scopo ed ambito di applicazione (articoli 1-2), riconducendoli alla prevenzione e alla lotta contro i reati relativi a beni culturali tangibili, mobili o immobili, che rientrano nella definizione di beni culturali anche ai sensi delle convenzioni dell'UNESCO in materia.
      Precisa che il capitolo II (articoli 3-16) disciplina aspetti relativi alle norme di diritto penale sostanziale, obbligando gli Stati ad assicurare che il furto e le altre forme di appropriazione illegale della proprietà previste dal diritto penale nazionale si applichino anche ai beni culturali mobili (articolo 3), nonché a qualificare come reati lo scavo di terreni, la rimozione e la detenzione intenzionali e non autorizzati di beni culturali (articolo 4), l'importazione e l'esportazione illegali di beni culturali mobili (articoli 5-6), oltre che l'acquisizione e l'immissione sul mercato di beni culturali mobili rubati (articoli 7-8).
      Osserva che devono altresì essere considerati reati anche la falsificazione di documenti relativi ai beni culturali se volti a nasconderne la provenienza illecita (articolo 9), oltre che la distruzione e i danni intenzionali ad essi arrecati (articolo 10).
      Sottolinea che viene inoltre imposto alle Parti l'obbligo di disciplinare il concorso o il tentativo di commettere uno dei reati previsti dalla Convenzione (articolo 11), e di esercitare la propria competenza giurisdizionale per reati commessi sul suo territorio, su navi e aeromobili di bandiera, o da uno dei suoi cittadini (articolo 12).
      Evidenzia che la Convenzione riconosce la responsabilità penale delle persone giuridiche per reati commessi da persone fisiche (articolo 13) e impegna gli Stati parte a punire i reati previsti con sanzioni e misure efficaci, proporzionate e dissuasive (articolo 14), a disciplinare circostanze aggravanti (articolo 15) e a prevedere la possibilità di considerare come precedenti le sentenze adottate da un'altra Parte (articolo 16).
      Rileva che il capitolo III (articoli 17-19) disciplina aspetti relativi alle indagini, ai procedimenti e alla cooperazione internazionale in materia penale, mentre il capitolo IV (articoli 20-21) reca disposizioni in relazione a misure di prevenzione nei riguardi della distruzione intenzionale, del danneggiamento e della tratta di beni culturali a livello nazionale ed internazionale.
      Osserva che la Convenzione disciplina, inoltre, il meccanismo per i seguiti (capo V, articoli 22-24), prevedendo un apposito Comitato delle Parti (articolo 22), composto da rappresentanti di tutti gli Stati Parte e di alcuni organi del Consiglio d'Europa (articolo 23), preposto a vigilare sulla corretta attuazione, e ad agevolare a tale scopo la raccolta, l'analisi e lo scambio di informazioni e di buone pratiche in materia tra gli Stati parte (articolo 24). È inoltre previsto che la Convenzione non pregiudichi i diritti e gli obblighi derivanti dalle disposizioni di altri strumenti internazionali a cui le Parti sono vincolate (capitolo VI, articolo 25).
      Sottolinea che gli ultimi due capitoli (VII e VIII) recano rispettivamente le modalità di modifica del testo convenzionale (articolo 26) e le clausole finali (articoli 27-32).
      Evidenzia che il disegno di legge di ratifica della Convenzione, approvato dall'altro ramo del Parlamento il 13 ottobre scorso, si compone di quattro articoli e che non sono previsti oneri per l'attuazione del provvedimento. L'articolo 3, in particolare, fissa Pag. 44una clausola di invarianza finanziaria, stabilendo che dall'attuazione della ratifica non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le amministrazioni interessate svolgano le attività previste con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.
      In conclusione, raccomando una rapida chiusura dell'iter di approvazione definitiva del provvedimento in esame, che assume un peculiare significato dal momento che l'Italia ha assunto, il 17 novembre scorso, la presidenza semestrale del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, ponendo tra le priorità del semestre la tutela dei diritti delle donne e dei minori e la salvaguardia dei beni culturali, consolidando la spinta a quel multilateralismo concreto ed efficace che caratterizza la politica estera del nostro Paese.

      Piero FASSINO, presidente, sottolinea il valore politico del provvedimento in esame nell'approssimarsi della presidenza di turno italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa e anche in considerazione della visita a Roma della Segretaria Generale del Consiglio d'Europa, Marija Pejčinović Burić, che proprio oggi incontrerà il Ministero della cultura, Dario Franceschini.

      La viceministra Marina SERENI si associa alle considerazioni del Presidente Fassino, auspicando un sollecito iter di esame.

      Piero FASSINO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, essendo quindi concluso l'esame preliminare, avverte che si intende si sia rinunciato al termine per la presentazione degli emendamenti e che il provvedimento sarà trasmesso alle ulteriori Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

      La seduta termina alle 11.50.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO
DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

      L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 11.50 alle 11.55.

INCONTRI CON DELEGAZIONI ESTERE

      Martedì 9 novembre 2021.

Incontro informale con il Ministro degli Affari esteri della Repubblica Ellenica, Nikos Dendias.

      L'incontro informale si è svolto dalle 14.40 alle 15.30.

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