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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XIII Camera e 9a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 5 luglio 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, sulle linee programmatiche del suo Dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Gallinella Filippo , Presidente ... 3 
Vallardi Gianpaolo , Presidente della 9a Commissione del Senato della Repubblica ... 3 
Gallinella Filippo , Presidente ... 4 
Centinaio Gian Marco , Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ... 4 
Gallinella Filippo , Presidente ... 15 
Battistoni Francesco  ... 15 
De Petris Loredana  ... 16 
Bergesio Giorgio Maria  ... 17 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 19 
La Pietra Patrizio Giacomo  ... 20 
Parentela Paolo (M5S)  ... 22 
Viviani Lorenzo (LEGA)  ... 23 
Nevi Raffaele (FI)  ... 24 
Taricco Mino  ... 26 
Mollame Francesco  ... 27 
Caretta Maria Cristina (FDI)  ... 28 
Benedetti Silvia (Misto-MAIE)  ... 29 
Gallinella Filippo , Presidente ... 29 
Cenni Susanna (PD)  ... 30 
Russo Paolo (FI)  ... 30 
Zanotelli Giulia (LEGA)  ... 31 
Dal Moro Gian Pietro (PD)  ... 31 
Liuni Marzio (LEGA)  ... 32 
Lonardo Alessandrina  ... 32 
Gallinella Filippo , Presidente ... 33

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia: Misto-NcI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XIII COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FILIPPO GALLINELLA

  La seduta comincia alle 12.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, sulle linee programmatiche del suo Dicastero.
  Credo di poter parlare a nome di tutti i componenti delle Commissioni oggi riunite, per rivolgere al Ministro Centinaio, che partecipa per la prima volta ai lavori delle Commissioni e che ringrazio per aver corrisposto al nostro invito, i più sentiti auguri per il lavoro impegnativo che lo attende e assicurargli al riguardo la nostra più assoluta collaborazione, pur nella diversità delle funzioni del Parlamento e del Governo.
  L'audizione di oggi, oltre a costituire una radicata consuetudine all'inizio di ogni legislatura, rappresenta un primo incontro per l'avvio di un profondo e serio confronto, che ci vede tutti impegnati a mettere a punto iniziative e soluzioni adeguate alle esigenze del settore primario, che – come i più recenti dati confermano – costituisce un potenziale per il Paese sul quale è necessario investire.
  Cedo quindi la parola al presidente della Commissione Agricoltura del Senato, senatore Gianpaolo Vallardi.

  GIANPAOLO VALLARDI, Presidente della 9a Commissione del Senato della Repubblica. Buongiorno a tutti, è per me un onore essere qui. Do il benvenuto ai componenti di entrambe le Commissioni e ringrazio il presidente Gallinella per averci ospitato in questa sede. Speriamo come Commissione Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato di poter ricambiare l'ospitalità quanto prima.
  Do anch'io il benvenuto al Ministro Centinaio e mi complimento per la sua nomina. Sappiamo tutti che lo attende un lavoro sicuramente molto cospicuo, visti i temi dell'agricoltura che gli competono e che sono da sempre all'ordine del giorno, segno delle difficoltà di questo mondo. Il Ministro avrà sicuramente le competenze e la capacità per affrontare tali difficoltà e speriamo di risolverle quanto prima. Per quanto mi compete, quindi, non posso che augurare buon lavoro al Ministro.
  Per quanto riguarda la Commissione Agricoltura del Senato, ma credo anche di poter parlare per il presidente Gallinella, sicuramente ci sarà un lavoro di concertazione perché ritengo che i temi dell'agricoltura vadano ben al di là delle ideologie politiche.
  Con questa riflessione concludo il mio intervento e auguro buon lavoro a tutti.

Pag. 4

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Vallardi. Darei ora la parola al Ministro, ricordando che al suo intervento faranno seguito le domande dei deputati e dei senatori. La replica del Ministro avrà luogo nella seduta odierna ovvero in una successiva, in considerazione della durata complessiva del dibattito.

  GIAN MARCO CENTINAIO, Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. Signori presidenti, onorevoli e colleghi senatori, ringrazio per l'opportunità che mi viene data, a pochi giorni dall'insediamento, di illustrare le linee di azione e gli obiettivi che mi propongo di perseguire nel corso del mio mandato.
  Innanzitutto vi auguro buon lavoro, perché penso che il nostro Paese abbia bisogno di persone competenti, intellettualmente oneste, che abbiano voglia di rilanciarlo, in particolare per quanto riguarda il settore dell'agricoltura.
  Come è noto, il Ministero che mi onoro di rappresentare è una struttura complessa, che elabora e gestisce le linee della politica agricola, forestale, agroalimentare e per la pesca a livello nazionale, europeo e internazionale. Inoltre, per effetto della recente riforma intervenuta, esso coordinerà anche le politiche in materia di turismo, che ritengo fortemente sinergiche rispetto a quelle tradizionalmente proprie del Ministero.
  Si tratta di competenze tutte rilevanti e strategiche, perché fondamentali per il tessuto economico, produttivo e sociale del nostro Paese, sulle quali abbiamo il dovere di investire fortemente per concorrere a un rilancio complessivo della crescita dei consumi e degli investimenti.
  La linea direttrice che intendo perseguire è la valorizzazione delle realtà locali del nostro Paese, le cui specificità sono una componente inestimabile che ci distingue, senza perdere di vista una logica unitaria e di sistema.
  La promozione delle nostre eccellenze passa anche attraverso la conoscenza reciproca e diretta che può aprire nuove prospettive di crescita e sviluppo anche all'estero. Per questo intendo promuovere più «missioni di sistema» con il coinvolgimento delle istituzioni e del mondo delle imprese.
  Una linea di azione prioritaria concerne la semplificazione e l'organizzazione. Infatti, una prima istanza dalla quale mi sembra necessario muovere, perché comune alle diverse politiche settoriali e, per tutte, essenziale, è quella di ridurre drasticamente i costi della burocrazia che gravano sul mondo dell'agricoltura: si tratta di un obiettivo prioritario che intendo perseguire con grande determinazione. Semplificare significa liberare risorse ed energie da destinare allo sviluppo di un'agricoltura sempre più di qualità e di eccellenza.
  A tal fine, intendo innanzitutto adottare un metodo di lavoro nuovo, fondato sulla più ampia collaborazione tra Governo e Regioni, indispensabile per raggiungere risultati tangibili: un vero e proprio «patto per la semplificazione», da sancire in sede di Conferenza Stato-Regioni, che indichi i risultati attesi e i tempi per la loro realizzazione, tra i quali non dovranno mancare interventi per rendere più agevole e meno onerosa la conduzione delle imprese agricole, nonché più snello ed efficace il sistema dei controlli.
  Parimenti intendo relazionarmi costantemente con il Parlamento, con l'obiettivo di condividere le priorità di intervento e individuare le più efficaci soluzioni nell'interesse dell'agricoltura italiana e del Paese.
  In tutte le azioni dobbiamo ridurre al minimo il peso della burocrazia: un costo occulto delle nostre aziende che troppo spesso spendono giornate dietro moduli, richieste, duplicazioni di controlli. Dobbiamo continuare senza dubbio a garantire con il massimo rigore la sicurezza delle produzioni, ma spesso gli agricoltori si trovano a dover coltivare carta e non cibo. Semplificazione, quindi, non dovrà essere una parola vuota, ma la nostra cifra distintiva.
  Anche i rapporti con l'Europa vanno semplificati, resi più snelli e, soprattutto, realmente funzionali al sostegno alle politiche agricole, secondo una logica più sostanzialista e meno formalista.
  L'ascolto delle imprese agricole e delle associazioni dovrà essere rinnovato e diventare Pag. 5 parte di un nuovo metodo di lavoro «circolare», che muove dalle loro istanze e a queste dà risposte. Non meno importante è l'attenzione ai consumatori, la cui soddisfazione e tutela devono essere il faro cui tende la qualità dei nostri prodotti agroalimentari e che di quella qualità sono le prime sentinelle.
  È mia intenzione effettuare una revisione complessiva dell'organizzazione del Ministero. L'obiettivo è avere una struttura che favorisca un'interlocuzione semplice e diretta con gli operatori, le associazioni e con tutte le istituzioni di sistema multilivello. Occorrerà rafforzare il Ministero sia attraverso la motivazione del personale in servizio, sia attraverso l'immissione di nuove risorse, utilizzando gli spazi assunzionali disponibili e favorendo processi di formazione continua. Questo è fondamentale.
  Una seconda linea di azione è rappresentata da: agricoltura, ricerca e formazione. L'agricoltura in questi anni ha subìto processi di trasformazione legati non soltanto alle mutate condizioni climatiche che hanno acuito i fenomeni di ciclicità dell'offerta, ma anche alla necessità di rendere la produzione più sostenibile, dal punto di vista ambientale, e alla domanda crescente di prodotti alimentari sempre più salubri e di qualità. Di fronte a queste nuove esigenze, in molti casi è stata ridotta la capacità del sistema di fornire risposte adeguate e fronteggiare le sfide.
  Questi motivi inducono a inaugurare una nuova stagione di sostegno all'innovazione, accompagnata da una visione operativa del sistema della ricerca, con l'obiettivo ultimo di aumentare la capacità di accesso all'innovazione degli imprenditori agricoli.
  Anche l'innovazione va però territorialmente contestualizzata rispetto alle realtà locali e imprenditoriali specifiche, con un'attenzione particolare alle condizioni agro-ecologiche dei diversi territori e alle loro vocazioni. Questo significa utilizzare modelli a rete, con antenne locali e favorirne l'interscambio.
  In questo scenario non si può sottacere l'importanza dell'agricoltura di precisione, sempre più destinata a diventare un vero e proprio asset strategico per il nostro sistema Paese, per le potenzialità di sviluppo che essa possiede e per l'attrattività degli investimenti che può convogliare.
  Importanti progetti di ricerca sono destinati alla valorizzazione del made in Italy e alla lotta alla contraffazione, temi a me cari e sui quali tornerò, e il ricorso a strumentazioni sempre più sofisticate può costituire un importante ausilio alla verifica delle materie prime e della loro provenienza. Anche in questo caso, il tema della ricerca si intreccia con quello della tutela delle nostre produzioni agroalimentari.
  Strumentale all'innovazione e parte integrante del suo sviluppo è la formazione professionale, necessaria in presenza di tecniche produttive sempre più complesse e specifiche. In questo senso ritengo fondamentale promuovere protocolli di cooperazione tra gli enti di ricerca, il mondo produttivo e gli istituti di formazione. In questa direzione va indirizzata la linea di azione del CREA, che rappresenta il principale ente di ricerca applicata e operativa a servizio delle aziende agricole.
  Voglio anche evidenziare che occorrerà maggiore incisività nell'intercettare le risorse per la ricerca nell'ambito dell'Unione europea: l'Italia deve essere protagonista a Bruxelles e il programma Horizon 2020 costituisce una potenzialità non sfruttata appieno.
  Non si tratta solo di investire di più in ricerca e innovazione, ma soprattutto di investire in modo mirato, con lo scopo di fronteggiare le sfide del sistema agroalimentare in termini di innovazione, competitività e sostenibilità.
  Un'altra fondamentale linea di azione concerne la Politica agricola comune (PAC). La sfida principale dei prossimi mesi è rappresentata dalla prossima riforma della PAC, su cui la Commissione ha presentato le prime proposte di regolamento il 1° giugno scorso. Si tratta di un negoziato complesso e articolato, le cui discussioni si svolgeranno in parallelo con quelle sul prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e sulla Brexit, a cui la riforma sarà strettamente legata. Pag. 6
  Una prima riunione del Consiglio dei Ministri dell'agricoltura è già stata dedicata all'esame della proposta: in tale contesto ho colto immediatamente l'occasione per evidenziare alcune criticità, in particolare per quanto concerne la capacità della PAC di soddisfare le aspettative dei nostri agricoltori, dei consumatori e dei cittadini europei. Un'ulteriore discussione in Consiglio dei Ministri a Bruxelles, in particolare sugli aspetti della semplificazione e sussidiarietà, è calendarizzata per il prossimo 16 luglio.
  Una politica così importante, che costituisce un asse portante dell'architettura dell'Unione, deve infatti porsi diversi interrogativi per capire se sia in grado di dare risposte soddisfacenti anche alle giuste richieste dei cittadini, a cui tutti noi dobbiamo dare conto.
  Da questo punto di vista, la proposta non è all'altezza delle sfide da affrontare, perché non tutela sufficientemente il reddito degli agricoltori sia per i tagli di bilancio, sia per la mancanza di solidi meccanismi di protezione dei settori più esposti alla volatilità dei mercati.
  I tagli alla PAC incidono in modo consistente sul sistema agroalimentare e danno un segnale politico sbagliato. Il rischio è che venga disconosciuto il valore del contributo che il territorio rurale assicura alla società, per di più in un momento in cui volatilità dei prezzi, crisi internazionali e variabilità climatiche minano il nostro settore primario.
  In Italia il 28 per cento del reddito degli agricoltori deriva dal sostegno della PAC. Di conseguenza, se gli incentivi finanziari diminuissero, ciò porterebbe inevitabilmente a una preoccupante fuoriuscita di aziende dal circuito produttivo, con effetti negativi sull'ambiente a causa dell'abbandono e sulla struttura della società soprattutto nelle aree più fragili.
  Una PAC che guarda al futuro si deve inoltre porre il problema di come garantire i consumatori, desiderosi di cibo di qualità, di sostenibilità e di sicurezza alimentare, tutti aspetti messi sempre più in discussione dalla globalizzazione e dalle aperture, talora indiscriminate, dei mercati mondiali.
  Il sistema agricolo europeo è il più rigoroso, grazie alle norme più restrittive in materia ambientale, sanitaria e di benessere animale. Queste norme però si traducono per i nostri agricoltori in un insieme di vincoli e in maggiori costi, che i principali competitor internazionali non devono invece rispettare.
  Il maggiore rigore del modello agricolo e alimentare europeo deve pertanto non essere elemento penalizzante, ma deve essere valorizzato, mettendo i consumatori nelle condizioni di conoscere in maniera chiara e inequivocabile dove viene prodotto il cibo che consumano quotidianamente e da dove provengono le materie prime utilizzate per produrlo.
  Come dicevo, il taglio dei fondi alla rubrica agricola è eccessivo ed è necessario ristabilire una situazione di maggiore equità, soprattutto se si considera che la Politica agricola comune avrà un ruolo ancora più importante nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissato dall'Agenda 2030.
  Tra l'altro, è necessario considerare che l'Italia è stata fortemente penalizzata dal punto di vista delle risorse finanziarie, nella fase 2014-2020; che non ci sono ragioni economiche per giustificare il processo di allineamento del valore dei contributi per ettaro se i costi di produzione continuano ad essere fortemente disallineati tra i Paesi e che la nostra posizione di contributore netto sulla PAC non è giustificata e deve quindi essere assolutamente riequilibrata.
  Sui tempi della riforma le opinioni sono molto divergenti. Certo è che un negoziato così complesso, anche guardando alle precedenti esperienze, richiede molto tempo e sembra poco probabile che possa essere concluso prima del blocco dei lavori del Parlamento europeo a causa delle elezioni programmate per la prossima primavera. La Commissione e la Presidenza austriaca hanno però definito un programma di lavoro, in particolare a livello tecnico, particolarmente serrato; dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza. Pag. 7
  Per tale ragione ho già incontrato gli assessori regionali e le organizzazioni di categoria e mi sono reso disponibile a un confronto immediato con il Parlamento, perché ritengo che dal confronto costante, franco e costruttivo possa emergere una «posizione Paese» in grado di essere portata con forza sui tavoli comunitari, sui quali è necessario far sentire sempre la nostra voce.
  Per quanto concerne, invece, i contenuti della proposta, sicuramente apprezzabile è la maggior flessibilità e sussidiarietà; abbiamo infatti sempre sottolineato l'esigenza di adattamento delle regole comunitarie alle diverse realtà territoriali dell'Unione.
  Il pericolo da scongiurare è rappresentato dalla complessità dell'intero esercizio programmatorio e del sistema di gestione. Il Piano strategico deve essere più semplice ed adattabile alle diverse realtà, senza incidere sull'assetto costituzionale dei vari Stati membri, come il nostro, in cui le Regioni hanno competenza primaria in materia di agricoltura.
  Queste criticità mi sono state già rappresentate dagli assessori regionali all'agricoltura, ai quali ho fornito le più ampie rassicurazioni; rassicurazioni che ho chiesto e ottenuto dal Commissario Hogan, incontrato in un bilaterale il 18 giugno scorso.
  Altro tema fondamentale è quello del Made in Italy. Il Made in Italy agroalimentare nel suo complesso rappresenta uno dei motori dell'economia nazionale, attivando a livello di sistema circa il 17 per cento del PIL nazionale.
  L’export rappresenta una voce fondamentale: nel 2017 si sono registrati 41 miliardi di euro di vendite all'estero. A livello occupazionale parliamo di oltre 800 mila lavoratori solo nel settore primario. In agricoltura si contano oltre 70 mila aziende condotte da under 40.
  Per promuovere e valorizzare il Made in Italy si intende lavorare con un approccio sistemico che enfatizzi i punti di forza dell'agroalimentare italiano: ricchezza di biodiversità, tradizione enogastronomica, patrimonio paesaggistico e culturale, capacità di innovare e di produrre cibi e vini unici al mondo. Questa è l'Italia. Questa eccellenza nasce dal cuore agricolo del nostro Paese e questo cuore noi vogliamo proteggere fino in fondo.
  Per questo la nostra azione si concentrerà su alcune linee strategiche da mettere in campo fin da subito per tutelare meglio il reddito di agricoltori, allevatori e pescatori italiani.
  La prima linea strategica è: lavorare sul marketing territoriale come chiave di sviluppo sostenibile. Abbiamo alcune delle migliori produzioni al mondo, rispettiamo disciplinari rigorosi, i nostri territori – lo sapete come me – sono tra i più curati in Europa, ma tutto questo da solo non basta. Le nostre aziende hanno bisogno di un Ministero che sappia accompagnare quelle azioni «orizzontali» dove c'è bisogno di fare sistema. Parlo di marketing territoriale. Intendo scelte che possano togliere il freno alla crescita dei nostri territori dal punto di vista produttivo, occupazionale e turistico.
  Queste tre chiavi devono correre insieme: presentare al mondo il patrimonio nazionale attraverso l'abbinamento di agricoltura e turismo è strategico per dare ai giovani una speranza in questo settore. I margini economici della produzione, infatti, sono sempre più ridotti anche a causa della competizione internazionale. Serve quindi puntare sulla multifunzionalità, su più elementi di diversificazione delle fonti integrative di reddito delle aziende agricole.
  Per potenziare questo aspetto abbiamo voluto con forza legare le competenze del Ministero delle politiche agricole a quelle del turismo.
  Concretamente siamo già al lavoro anche per lo sviluppo degli strumenti di progettazione territoriale come i distretti del cibo. Un decreto li renderà operativi e creerà anche il primo Registro nazionale dei distretti del cibo riconosciuti dalle Regioni. Puntiamo a dare sostegno a chi aggrega e costruisce progetti di inserimento e di investimento, che vedano uniti istituzioni locali e soggetti privati nel rilancio delle nostre aree agricole. Pag. 8
  Una seconda linea strategica è: rafforzare le politiche di filiera e l'integrazione tra agricoltura e trasformazione. Dire «prodotto in Italia» non basta. Per noi è prioritario riuscire a garantire rapporti migliori tra produttori agricoli e trasformatori, favorendo un aumento dell'utilizzo di materie prime nazionali da parte di questi ultimi. In quest'ottica vogliamo lavorare con strumenti che possano agevolare rapporti più forti, come i contratti di filiera e il sostegno ad alcune aree produttive che attraversano fasi difficili: dal latte, al riso, alla carne, fino al pomodoro, agli agrumi, allo zucchero e al grano.
  Particolare attenzione sarà dedicata alla filiera olivicola. Non tralasceremo le filiere minori e un settore dove l'Italia svolge un ruolo da protagonista come il florovivaismo. Lavoreremo con il coinvolgimento delle Regioni e con la convocazione di tavoli di filiera che affrontino le questioni non davanti alle emergenze, ma con un approccio nuovo di programmazione.
  Vogliamo impostare, ad esempio, il lavoro per la prossima legge di bilancio già nelle prossime settimane con riunioni ad hoc con il mondo produttivo. Si prosegue anche nell'impegno relativo al riconoscimento delle Organizzazioni interprofessionali e alle organizzazioni di produttori, strumenti necessari per favorire l'aggregazione dei produttori agricoli.
  Piccolo è bello solo se si riesce poi ad essere uniti nella commercializzazione. Su questo c'è un grandissimo lavoro da fare, soprattutto nel Mezzogiorno, troppo spesso penalizzato proprio dall'eccessiva frammentazione dell'offerta.
  Una terza linea strategica è: garantire un percorso trasparente di formazione dei prezzi e di tracciabilità dei prodotti. C'è un nodo sempre più evidente legato alla remunerazione del lavoro dei produttori agricoli. Sappiamo tutti che il prezzo pagato all'agricoltore spesso è 10 o 20 volte più basso di quello pagato dai consumatori. Su questo intendiamo lavorare per accorciare la filiera, far rispettare le norme contro le pratiche commerciali sleali, ridurre i tempi dei pagamenti.
  Si annida qui un forte rischio anche dal punto di vista dell'occupazione per il tentativo di chi, volendo contenere i costi, finisce per scaricare sui lavoratori la mancanza di marginalità. Sotto questo profilo il Ministero ha avviato una complessa attività di formazione trasparente di prezzi indicativi in alcuni settori attraverso lo strumento delle Commissioni uniche nazionali (CUN). In particolare per il settore suinicolo e cunicolo sono state già rese operative le CUN, mentre sono in corso i lavori su grano duro e uova. Allo stesso modo dobbiamo chiamare in partita il consumatore attraverso etichette trasparenti e un lavoro serio sulla tracciabilità.
  Come è scritto nel Programma di Governo, è prioritario a tutela del Made in Italy, adottare un sistema di etichettatura corretto e trasparente che garantisca una migliore tutela dei consumatori. Il Regolamento europeo n. 775 del 2018, approvato con il precedente Governo, non ci aiuta. L'indicazione dell'origine della materia prima in etichetta, anche quando quella materia prima è un «ingrediente primario», è relegata alla mera provenienza dall'Unione europea: troppo poco per rassicurare il consumatore e garantire efficienti controlli. Per questo faremo ogni sforzo, anche a livello nazionale, per correggere questa impostazione.
  Non condividiamo l'idea dell'etichetta nutrizionale cosiddetta «a semaforo», che riteniamo potenzialmente ingannevole e fuorviante. Lavoreremo insieme al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero della salute per presentare una proposta che consenta di far comprendere ai consumatori i valori nutrizionali degli alimenti. Ad esempio, un sistema identificativo a icona «a batteria», che consenta di visualizzare le componenti nutrizionali quali calorie, grassi, zuccheri e sale.
  Una quarta linea strategica è: difendere la ricchezza e la varietà delle produzioni italiane a denominazione d'origine dalla concorrenza sleale estera e dalla contraffazione.
  Sono circa 900 le Indicazioni Geografiche protette italiane relative a cibi e vini. Nessun altro Paese al mondo può vantare Pag. 9un patrimonio simile. Si tratta di un valore non solo commerciale, ma identitario e culturale.
  Dobbiamo fare i conti anche con la necessità di ampliare la capacità dei prodotti DOP e IGP di guardare al mercato, di conquistare nuovi spazi, tenuto conto che nel cibo i primi 10 prodotti rappresentano ancora oltre l'80 per cento del fatturato complessivo. Per conseguire questo obiettivo è necessario investire decisamente nella promozione in Italia e all'estero.
  A livello nazionale intendo garantire uno spazio adeguato a questi prodotti nelle principali fiere di settore e una visibilità importante con campagne di comunicazione e promozione, anche attraverso rapporti consolidati con la RAI. Sul fronte estero non c'è dubbio che si debba migliorare nel promuovere l'Italia in tutte le sue sfaccettature. Fino ad oggi siamo andati fuori troppo divisi, lasciando ad altri Paesi limitrofi e ad altri competitor spazi enormi.
  Una quinta linea strategica è: potenziare il settore del biologico e della sostenibilità ambientale. La sostenibilità ambientale è ormai una premessa necessaria in qualsiasi settore. Nel comparto primario a maggior ragione serve un'attenzione particolare al tema ambientale proprio perché parliamo dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole. Non sorprendono, quindi, i dati di crescita del settore biologico nazionale: 1,8 milioni di ettari coltivati, 80 mila operatori coinvolti e una crescita dei consumi del 20 per cento: numeri strepitosi, ma che si possono ancora consolidare.
  Penso alla necessità di rafforzare il Piano strategico nazionale sul biologico, all'avvio delle mense biologiche certificate nelle nostre scuole e ad un'attenta attuazione delle nuove regole europee, che non devono abbassare la guardia contro frodi, soprattutto con produzione straniera che arriva da noi e diventa italiana.
  Una sesta linea strategica è: puntare sulle agroenergie come fonte di integrazione al reddito delle imprese agricole. La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, comprese quelle agricole derivanti dalla valorizzazione delle biomasse e del biogas (le cosiddette agroenergie), è incentivata dal 2008 con tariffe ad hoc, differenziate per tipologia e corrisposte dal Gestore dei Servizi energetici (GSE).
  Il livello e le modalità di incentivo sono stati stabiliti da una serie di normative che si sono susseguite negli anni, fino all'ultimo decreto emanato il 23 giugno 2016, il cui ambito di validità è terminato il 31 dicembre 2017. È necessario ora pianificare l'intervento fino al 2020 di concerto con il Ministero dello sviluppo economico e proseguire nello sviluppo delle agroenergie, sfruttando il potenziale di valorizzazione degli scarti e residui delle produzioni agricole e della gestione forestale sostenibile.
  Un altro tema cardine dell'azione del mio Dicastero è costituito dal sistema dei controlli agroalimentari. Funzionale alla tutela dell'identità del cibo italiano, della sua reputation generale e delle Indicazioni Geografiche è un adeguato sistema di controlli qualitativi e sanitari.
  I controlli nell'agroalimentare sono sempre più un fattore di marketing attivo, capace di posizionare verso l'alto la reputation dei nostri prodotti. Il contrasto alle frodi e all’Italian sounding è dunque una priorità del Governo.
  Per essere realmente efficace, il sistema di controlli nel food deve essere chiaro, rigoroso, ma non vessatorio, riconoscibile e comunicabile ai consumatori anche esteri.
  Per essere «chiaro», il sistema dei controlli deve avere regole innanzitutto più semplici.
  Nella scorsa legislatura il precedente Governo ha attuato in modo solo parziale l'ampia delega che il Parlamento gli aveva conferito con l'articolo 5 della legge n. 154 del 2016: l'armonizzazione e la razionalizzazione dei controlli tra i molteplici organismi che se ne occupano e il riordino della normativa sulle Indicazioni Geografiche rimangono temi aperti. Così come, alla luce delle prime esperienze applicative, sarà utile correggere e semplificare ulteriormente le previsioni sui controlli e le sanzioni recate dal Testo unico del vino (legge n. 238 del 2016).
  La chiarezza deve essere anche la cifra dei rapporti tra i diversi soggetti della filiera agroalimentare: l'imminente approvazione Pag. 10 della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera necessita di un'applicazione nazionale che dovrà tener conto della previsione di designare un'autorità di contrasto competente per le predette pratiche sleali. Sarà necessario un forte coinvolgimento dell'Amministrazione agricola, affinché l'azione di contrasto si avvalga di esperienze, specificità, tecniche e conoscenze delle frodi dei mercati agroalimentari in possesso del Ministero delle politiche agricole.
  Per essere «rigoroso, ma non vessatorio», il sistema dei controlli deve essere gestito con professionalità e con la cooperazione degli operatori.
  L'autorevolezza dei controlli ministeriali è riconosciuta a livello globale: con oltre 53 mila controlli svolti nel 2017 (40.857 ispettivi e 12.876 analitici), l'ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari) si è confermato anche nel 2017 il punto di riferimento dei controlli sul food a livello italiano e internazionale. Gli operatori controllati sono stati oltre 25 mila e i prodotti controllati oltre 57 mila. L'ICQRF svolge un'intensa attività di contrasto al crimine agroalimentare e ha in carico molte delle maggiori indagini penali sull'agroalimentare in Italia.
  A livello mondiale ICQRF si pone ai vertici per numero di controlli antifrode su numerose produzioni, a cominciare da vino e olio. Gli interventi ICQRF fuori dai confini nazionali e sul web si contano ormai a migliaia e le cooperazioni operative con eBay e Alibaba, nonché gli interventi su Amazon, sono il riferimento europeo nella tutela delle Indicazioni Geografiche.
  Tuttavia, l'attenzione del precedente Governo verso il rafforzamento della struttura di controllo è stata modesta: insufficiente dotazione di mezzi e di uomini, mantenimento di blocchi anacronistici alla sostituzione delle autovetture per le ispezioni e per la formazione del personale limitano le potenzialità dell'ICQRF nella tutela sempre maggiore del Made in Italy.
  Investire nelle risorse umane che difendono i nostri prodotti è dunque una priorità. Allo stesso tempo è necessaria una sempre maggiore cooperazione con il mondo produttivo: la maggiore diffusione di strumenti, quali la diffida, e la sempre maggiore telematizzazione delle attività burocratiche devono portare a controlli sempre più mirati, non invasivi verso le imprese oneste e all'alleggerimento dei carichi burocratici.
  Per essere «riconoscibile e comunicabile ai consumatori anche esteri», il sistema dei controlli va potenziato e comunicato a livello internazionale. L'Italia deve comunicare meglio il valore delle sue eccellenze agroalimentari per evitare che forme di etichettatura imprecise attivate in altri Paesi colpiscano ingiustamente la percezione di qualità dei nostri prodotti. Potenziare quindi la nostra attività di intervento fuori dei confini nazionali e sul web è indispensabile, sfruttando appieno tutte le potenzialità del web stesso e delle istituzioni italiane all'estero.
  La presenza dei prodotti italiani nel mercato on line potrà essere favorita dalla sempre più stretta cooperazione con le piattaforme di e-commerce allargando la portata degli accordi già in essere. La forza del sistema dei controlli italiano va comunicata anche come elemento dissuasivo di pratiche sleali: le importazioni di materie prime da Paesi che hanno livelli di controllo insufficienti devono essere fortemente monitorate e controllate. L'Italia pretenderà da tutti gli altri Stati membri che il livello dei controlli sia simile a quello italiano.
  In questi giorni, a titolo di esempio, è partita una forte azione dell'ICQRF di controllo nei porti italiani del riso proveniente dalla Cambogia e dal Myanmar, che prevede anche la ricerca di residui di principi attivi di prodotti fitosanitari.
  Anche il Comando unità tutela forestale ambientale agroalimentare dei Carabinieri svolge un ruolo fondamentale nel sistema dei controlli. Le linee di indirizzo già emanate saranno integrate con la previsione di nuove iniziative da affiancare a quelle già in essere svolte dai Reparti forestali in Pag. 11sinergia con i Reparti dell'organizzazione territoriale speciale per il periodo giugno-dicembre 2018. Detti accertamenti riguardano, quali prioritari ambiti di intervento, il settore dell'agricoltura biologica, del lattiero-caseario, degli allevamenti intensivi degli animali da reddito, la filiera agroalimentare dei prodotti alimentari di importazione da Paesi extra UE, la tutela delle matrici ambientali, del patrimonio forestale e dell'avifauna selvatica, nonché l'antibracconaggio, anche ittico, e la vigilanza sugli zoo e sugli acquari.
  Un altro fondamentale settore di intervento riguarda la pesca marittima.
  La pesca marittima è una materia di competenza esclusiva dell'Unione europea. Nondimeno si tratta di un'attività di particolare rilievo. Questo perché, da un lato, è concentrata sul territorio e spesso intrinsecamente legata al tessuto economico sociale; dall'altro lato, – forse ancora di maggiore importanza – è un'attività di proiezione sul mare. Nel contratto di Governo sottoscritto da Lega e Movimento 5 Stelle ci siamo impegnati a ridiscutere in sede internazionale i vincoli e le direttive dannosi per il nostro Paese. Infatti, siccome le risorse idriche sono comuni a più Paesi, la pesca ha una governance multilivello complessa, con una forte componente internazionale. La gestione della pesca, dunque, prima ancora che a livello europeo, avviene a livello internazionale, in sede Nazioni Unite-FAO e in sede ORP (Organizzazioni regionali di pesca) indipendenti. Fra queste, le più importanti per l'Italia sono l'ICCAT (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas), competente per i grandi pelagici fra cui il tonno rosso e il pesce spada, e la CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo), organismo della FAO competente per la gestione delle specie mediterranee. Di entrambi questi organismi l'Unione europea è parte contraente.
  A fronte di questa governance complessa, è fondamentale sostenere e rafforzare gli strumenti a disposizione dell'Italia per promuovere il proprio interesse nazionale: tra questi, la partecipazione ai livelli appropriati in sede di Unione europea e in sede FAO.
  In questo scenario non deve essere misconosciuta la posizione strategica e centrale dell'Italia nel bacino del Mediterraneo, che fa di essa la nazione europea più coinvolta nelle tematiche riguardanti questo mare sotto tutti i punti di vista. In particolare, per quanto riguarda la pesca, il nostro Paese non può abdicare al suo ruolo di guida e interlocutore privilegiato delle altre nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, siano esse europee o extraeuropee.
  La normativa di settore si articola su due filoni principali, quello tecnico-gestionale e quello finanziario. Il tecnico-gestionale fa capo al Regolamento (UE) 1380/2013 che stabilisce le linee guida della Politica comune della pesca (PCP) per tutti gli Stati membri; il finanziario fa capo al Regolamento (UE) 508/2014 che regola il fondo di settore, il FEAMP (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca). Altri provvedimenti importanti sono i Regolamenti 1379/2013, riguardante l'organizzazione di mercato e 1967/2006, che regola la pesca europea nel Mediterraneo.
  Nella recente Comunicazione della Commissione sulle possibilità di pesca per il 2019, presentata al Consiglio dei ministri di Lussemburgo il 18 giugno scorso, viene prospettata una situazione preoccupante per le risorse ittiche nel Mediterraneo. I dati disponibili indicano una condizione di sfruttamento eccessivo di molti stock e il commissario Vella ha ricordato le iniziative poste in essere per invertire la tendenza in atto.
  L'obiettivo di fondo del Governo italiano è quello di sostenere in maniera critica e propositiva, sempre con l'attenzione rivolta all'interesse del comparto ittico nazionale, queste iniziative e il processo di applicazione della PCP. Ciò non solo in termini di conservazione a lungo termine delle risorse ittiche e di salvaguardia dell'ecosistema marino, ma anche di sostegno alle imprese e ai lavoratori, nonché di sicurezza e informazione dei consumatori.
  In quest'ottica devono essere utilizzate al meglio le risorse finanziarie del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca Pag. 12(FEAMP), che vede impegnati assieme le Regioni (due terzi delle risorse) e l'Amministrazione centrale (un terzo), anche se è quest'ultima, comunque, l'autorità di gestione.
  Puntando soprattutto sulla sicurezza delle nostre produzioni e sull'informazione ai consumatori, potranno essere riconquistati spazi di mercato oggi occupati dalle importazioni dai Paesi terzi.
  Mi soffermo sulle principali tematiche all'attenzione in questo momento. Il FEAMP 2021-2027: a livello europeo è stato da poco aperto un importante negoziato riguardante il prossimo periodo di programmazione finanziaria 2021-2027 e il futuro FEAMP, lo strumento finanziario di settore. Su questo tema le nostre priorità sono al momento: una maggiore semplificazione e deburocratizzazione della gestione del futuro Fondo; il mantenimento degli incentivi alle flotte per modulare al meglio l'attività in mare e lo sforzo di pesca e una maggiore partecipazione degli Stati membri nella gestione delle misure destinate all'economia blu.
  Per quanto concerne il ruolo della CGPM evidenzio che altri temi molto importanti sono trattati a livello CGPM-FAO. Si tratta di un forum a cui l'Italia darà molta importanza; infatti il recupero degli stock nel Mediterraneo impone un più stretto coinvolgimento degli Stati terzi. L'Unione europea deve senz'altro continuare a svolgere un ruolo guida e l'Italia può farsene portavoce, ma qualsiasi iniziativa europea, se resta isolata, non può risultare sufficiente.
  Con riferimento alla piccola pesca evidenzio che in ambito CGPM è stato svolto un ruolo costante a sostegno della piccola pesca nel bacino. Si tratta di un tema che favorisce anche rapporti e cooperazioni con Stati terzi. Questo lavoro avrà un suo punto di arrivo nell'incontro di alto livello sulla piccola pesca che si terrà a Malta il 25 e 26 settembre 2018. L'Italia intende partecipare all'incontro al più alto livello consentito e sostenere una «Dichiarazione ministeriale» per adottare un piano d'azione, finalizzato a sostegno della piccola pesca mediterranea, che potrà essere adottata in quella sede dai ministri responsabili per il settore degli Stati mediterranei.
  Per ciò che concerne i piccoli pelagici (alici e sardine) dell'Adriatico, sottolineo che lo stato preoccupante delle risorse mediterranee ha portato l'Unione europea e la CGPM (FAO) a dedicare una specifica attenzione agli stock del bacino. Una delle principali attività di pesca italiane, la pesca dei piccoli pesci pelagici nel Mare Adriatico è oggi in difficoltà per lo stato critico della risorsa, che non viene sfruttata unicamente dai nostri pescatori, ma anche da quelli degli altri Paesi che si affacciano sullo stesso bacino.
  La CGPM è recentemente intervenuta con alcune misure di emergenza, che sono state applicate alle flotte adriatiche. In questo, come in altri campi, vi è al momento una stretta e positiva collaborazione con l'Amministrazione croata. In sede UE è in discussione un piano pluriennale per la gestione di questi stock ora all'esame del Parlamento europeo. L'Italia è particolarmente critica su questo piano che, tenendo in poco conto le misure CGPM, prevede invece un eccessivo intervento discrezionale della Commissione europea.
  In relazione all'arresto temporaneo obbligatorio, il cosiddetto «fermo biologico», faccio presente che tale fermo, che coinvolge il Mediterraneo e in particolare il Mare Adriatico, sarà adottato con un provvedimento da emanare tempestivamente nei prossimi giorni. Le richieste del settore sono state ricevute e saranno accolte nella maggior misura possibile sulla base di un consenso generale. Va comunque ricordato che il fermo è deciso sulla base di piani di gestione adottati ai sensi dei regolamenti europei e validati dal Comitato scientifico tecnico ed economico per la pesca europeo (STEFC o CSTEP).
  I nuovi piani di gestione italiani sono al momento in valutazione allo CSTEP. La loro approvazione permetterà di pagare, ricorrendo ai fondi europei, gli armatori che dovranno conformarvisi. Il fermo si applicherà per 30-45 giorni fra il mese di luglio e il mese di ottobre, a seconda delle aree. È auspicabile una ridefinizione generale del fermo nell'immediato futuro; infatti, Pag. 13 è necessario ponderare meglio tale intervento amministrativo, rafforzandone le basi scientifiche per far sì che sia svolta una reale azione di tutela degli stock ittici. Nel contempo, è indispensabile garantire il pagamento effettivo e tempestivo delle indennità del fermo riconosciute ai pescatori, bloccate ad oggi al 2016.
  Con riferimento al Programma nazionale triennale 2017-2019, osservo che i fondi per il Programma nazionale triennale hanno visto una costante diminuzione negli ultimi anni. Stiamo valutando possibili iniziative per ridistribuire in maniera più efficiente i fondi già stanziati per l'intero triennio.
  Per quanto concerne il tonno rosso, segnalo che, in ossequio alle norme sovranazionali di settore, nonché in linea con il consolidato orientamento giurisprudenziale, l'Amministrazione passata ha provveduto all'adozione del provvedimento recante le modalità di gestione del contingente nazionale di cattura del tonno rosso per il triennio 2018-2020. Va altresì sottolineato che si tratta di un provvedimento sul quale sono stati espressi molteplici dubbi da parte dei piccoli operatori del comparto.
  Il provvedimento, unitamente alla ripartizione dei contingenti tra i sistemi di pesca tradizionalmente autorizzati alla cattura bersaglio di detta specie (circuizione, palangaro, tonnara fissa), prevede, come di consueto: la definizione di quote individuali di cattura per quei settori cui è obbligatoriamente richiesta da disposizioni sovranazionali; l'assegnazione di un contingente specifico anche alla pesca sportiva; il mantenimento di una quota parte del contingente nazionale destinato alla copertura delle catture cosiddette «accessorie» per le barche non direttamente autorizzate, prevedendo anche l'innalzamento dei limiti di cattura, con particolare riguardo alle unità autorizzate alla cattura bersaglio di pesce spada e/o dell'alalunga, (specie soggetta a disciplina ICCAT); l'avvio di ulteriori specifici procedimenti amministrativi, finalizzato all'incremento quantitativo delle flotte autorizzate, come preventivamente autorizzato nei competenti consessi sovranazionali.
  Tali incrementi si sono già concretizzati con tre nuove imbarcazioni autorizzate per il settore circuizione e cinque imbarcazioni per il settore palangaro in corso di individuazione.
  Con riguardo specifico alla corrente Campagna pesca 2018, il contingente assegnato all'Italia con Regolamento (UE) n. 2018/120 è pari a 3.894 tonnellate, con un incremento, deciso in sede ICCAT, rispetto al 2017, di circa 590 tonnellate.
  Sarà cura della nuova Amministrazione favorire la redistribuzione delle attuali quote, agendo principalmente sugli incrementi, in maniera tale da coinvolgere il maggior numero di imbarcazioni su scala nazionale, cosicché il reddito derivante da questa preziosa risorsa sia condiviso tra la maggior parte delle marinerie italiane interessate. A tal fine mi propongo di ridiscutere in sede internazionale gli stringenti parametri di by-catch per la piccola pesca, soprattutto quella artigianale al palangaro, che costringono molte imbarcazioni dedite alla pesca del pesce spada e dell'alalunga alla triste pratica del rigetto in mare di quel pescato che non hanno il permesso di sbarcare.
  Tenendo presente che la Capitaneria di Porto e la Guardia Costiera operano in regime di dipendenza funzionale diretta dal Ministero, interverremo per accertarci della corretta gestione degli stock ittici e per tutelare la salute dei consumatori.
  Mi avvio a concludere il mio intervento soffermandomi sulle altre politiche internazionali, perché l'azione del MIPAAF – che, a seguito della pubblicazione del relativo decreto-legge, muterà la propria denominazione in MIPAAFT – ha un forte rilievo estero. Dedicherò forte attenzione agli aspetti agricoli degli accordi internazionali che la Commissione europea sta negoziando con i Paesi terzi o le associazioni regionali, affinché le esigenze del comparto siano pienamente rappresentate.
  In questo contesto, è in particolare prossima la stipula dell'accordo con il Giappone che dovrebbe consentire una buona penetrazione nel mercato nipponico delle nostre produzioni agroalimentari.
  Il negoziato con i Paesi Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay) è Pag. 14invece ripreso nel 2016 ed è tuttora in corso. Non nascondo che vi sono forti sensibilità per il settore agricolo, in particolare per il parziale riconoscimento delle nostre Indicazioni Geografiche e i miglioramenti tariffari proposti per alcuni prodotti che potrebbero impattare negativamente su alcuni settori. È un negoziato che seguiremo quindi con grande attenzione, in stretto coordinamento con i colleghi dei Ministeri dello sviluppo economico e degli affari esteri.
  Sempre sul piano multilaterale intendiamo sviluppare i rapporti con le organizzazioni agricole, a partire da quelle delle Nazioni Unite ospitate in Italia, la cui presenza nel nostro Paese rappresenta un'opportunità da valorizzare.
  Intendo altresì difendere gli interessi dei nostri settori agricoli nelle altre sedi, come la WTO, ove tali temi vengono affrontati, come pure negli esercizi multilaterali di cui l'Italia è parte, a partire dal G20, alla cui prossima riunione dei Ministri dell'agricoltura, che si terrà il 27 e 28 luglio a Buenos Aires, parteciperò personalmente.
  In tutti questi ambiti, come pure a livello bilaterale, intendiamo perseguire alcuni obiettivi prioritari. L'obiettivo strategico è quello della crescita delle nostre esportazioni in campo agricolo e alimentare, facendo leva sull'eccellenza, tipicità e autenticità delle nostre produzioni, enormemente apprezzate nel mondo. Ci caratterizziamo, del resto, per molti prodotti a fortissima vocazione export, come il vino, di cui stiamo primo produttore mondiale. È questo un obiettivo su cui intendiamo lavorare intensamente insieme al MISE e al MAECI nell'ambito dell'azione di promozione del nostro comparto agricolo e agroalimentare.
  In questo contesto, un punto fermo è senza dubbio ancora una volta la difesa e la valorizzazione del Made in Italy, autentica ricchezza del nostro Paese, che nasce dall'impegno dei nostri agricoltori, allevatori e trasformatori, un impegno che intendo valorizzare anche garantendo una maggiore trasparenza nei confronti dei consumatori da noi e negli altri Paesi. Tuttavia, per far questo dobbiamo contrastare in modo deciso le contraffazioni e i tentativi di imitazione, come l’Italian sounding, fenomeno che danneggia pesantemente anche le nostre esportazioni.
  È, questo, un impegno che porteremo avanti in Europa, ma che intendiamo contrastare anche nei Paesi terzi, pur con le difficoltà rappresentate dai diversi contesti normativi delle nuove frontiere dell’e-commerce attraverso intese con i principali siti di vendita.
  In questo campo avvertiamo forte l'esigenza di tutelare, in particolare, le Indicazioni Geografiche, uno dei punti di forza del nostro Paese, basato sulla qualità dei prodotti e sulla valorizzazione dei territori. Intendo farlo sia nell'ambito degli accordi già negoziati, sia di quelli in corso di negoziazione, anche superando le opposizioni sollevate nei Paesi controparte, nella convinzione che il mancato riconoscimento o una tutela insufficiente delle nostre Indicazioni Geografiche potrebbero vanificare i positivi effetti prodotti dall'apertura di nuovi mercati.
  A Bruxelles abbiamo, intanto, posto con forza l'esigenza di proteggere quei prodotti sensibili e i settori produttivi in maggiore difficoltà di fronte a forme di concorrenza sleale anche nelle more del consolidamento degli strumenti commerciali difensivi europei.
  Penso, anzitutto, al settore del riso. In sede europea abbiamo ribadito la nostra preoccupazione per l'andamento del mercato, che registra quotazioni costantemente inferiori alla media, anche in ragione di massicce importazioni a dazio zero nell'Unione europea da parte dei Paesi Meno Avanzati, che beneficiano del trattamento EBA (Everything But Arms). Per tale motivo, ho chiesto alla Commissione la massima attenzione nell'esecuzione dei controlli finalizzati all'attivazione della clausola di salvaguardia, procedura che è tuttora in corso e che stiamo monitorando costantemente.
  Penso anche al settore saccarifero confrontato alla situazione di offerta eccedentaria conseguita alla liberalizzazione delle quote. Per tale ragione, abbiamo chiesto alla Commissione di attivarsi al più presto per trovare soluzioni finalizzate a sostenere Pag. 15 le imprese e a riequilibrare il mercato anche attraverso l'attivazione di misure come lo stoccaggio privato dello zucchero. Intendiamo favorire la crescita dei nostri scambi anche attraverso l'organizzazione di missioni bilaterali nei mercati che offrono il maggior potenziale di crescita commerciale, come la Cina.
  Il consolidamento e la difesa delle nostre posizioni nei mercati maturi è importante, ma da sola non basta: occorre penetrare i mercati emergenti. L'apertura di nuovi mercati è, infatti, un'opportunità da cui non si può prescindere in un contesto di accresciuta competizione internazionale, un'apertura che potrebbe essere frenata qualora si innescassero guerre commerciali che portassero a un innalzamento dei dazi, eventualità che speriamo di scongiurare attraverso un maggior dialogo con i partner.
  In questo quadro ritengo comunque opportuno evidenziare che uno dei principali ostacoli alle nostre esportazioni è rappresentato non solo dai dazi e da problematiche tariffarie che ancora esistono con molti Paesi, quanto soprattutto dalle cosiddette barriere non tariffarie, ovvero le normative applicate in ambito sanitario, fitosanitario e tecnico, che di fatto impediscono l'ingresso dei nostri prodotti.
  Oltre a sollecitare la Commissione europea al fine di superare tali barriere nell'ambito dei contatti con i Paesi terzi, intendiamo porre il massimo impegno anche a livello bilaterale. La stipula di intese in campo fitosanitario può, infatti, consentire l'esportazione dei nostri prodotti ortofrutticoli e orticoli in Paesi terzi.
  Infine, consentitemi un'osservazione di cui sono personalmente molto convinto. Sono fermamente convinto che la ricchezza del nostro patrimonio alimentare e agricolo costituiscano dei fortissimi atout non solo in termini di produzione ed export, ma anche in termini di promozione turistica. La bellezza dei nostri paesaggi rurali, unita alla qualità del nostro cibo e del nostro vino, oggetto anche di numerosi riconoscimenti UNESCO, rappresentano una fortissima attrattiva per i cittadini di tutto il mondo.
  Già adesso sono attivi numerosi pacchetti turistici che puntano su quest'abbinamento. È una strada vincente sia in termini di ritorni di sistema, soprattutto nelle aree rurali, anche in quelle interne più isolate, sia in termini di diversificazione del reddito degli stessi agricoltori.
  È, pertanto, una sinergia che intendo personalmente coltivare e potenziare, grazie anche alla riforma decisa dal Consiglio dei ministri che ha portato al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali anche la delega del turismo.
  Per il conseguimento degli obiettivi che ho illustrato, il contributo delle Commissioni parlamentari competenti sarà essenziale nell'individuazione delle priorità, nell'adozione dei provvedimenti normativi, nella valutazione dei risultati. È un contributo sul quale sono certo di poter contare per poter vincere insieme queste sfide. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per la dettagliata relazione, che sarà disponibile a breve per tutti in formato digitale.
  Sui temi della PAC, delle pratiche sleali e del FEAMP, signor Ministro, le Commissioni lavoreranno quanto prima perché vi sono, tra l'altro, alcune scadenze importanti.
  Prima di aprire il dibattito, ricordo che, come convenuto dagli Uffici di presidenza delle Commissioni, avrà luogo un intervento per ciascun gruppo parlamentare della Camera e per ciascun gruppo parlamentare del Senato della durata di cinque minuti ciascuno.
  Seguiranno poi, se rimarrà tempo, ulteriori interventi di deputati e senatori di cui valuteremo la durata, considerato che l'audizione odierna dovrà concludersi intorno alle 14.30.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FRANCESCO BATTISTONI. Grazie, signor Ministro. Ho ascoltato molto attentamente le sue linee programmatiche, che devo dire per molti aspetti sono anche condivisibili. Osservo, tuttavia che – come Pag. 16in parte è logico che sia – nella sua relazione abbiamo ascoltato molte enunciazioni, perché non è entrato nel dettaglio delle modalità con le quali intenderà realizzare gli obiettivi illustrati.
  Mi permetto di dire che ho apprezzato molto, dal punto di vista strutturale, la sua volontà di intensificare i rapporti tra Governo e Regioni. In questo momento, infatti, una delle problematiche che riguardano i nostri agricoltori sono le diverse marce di attuazione dei Piani di sviluppo rurale che – come lei stesso ricordava – insieme alla PAC costituiscono, di fatto, il reddito dei nostri agricoltori. Sarebbe importante, pertanto, poter coordinare questo lavoro affinché le Regioni possano marciare insieme nello spendere i soldi destinati dall'Europa al settore agricolo.
  È positivo investire anche su altri programmi, come Horizon 2020, ma non escluderei il programma LIFE Ambiente, perché è fortemente collegato all'attività agricola.
  Ho apprezzato anche l'impegno rivolto a una maggiore diffusione del biologico. Tenga presente, signor Ministro, che ad aprile è stato approvato il nuovo regolamento europeo sull'agricoltura biologica e mi sembra che i nostri agricoltori stiano riscontrando alcune difficoltà in relazione ad esso.
  Ministro, quando lei parla di riorganizzazione del Ministero, mi auguro si riferisca anche ad AGEA (l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura), poiché è inutile che proponiamo un'espansione del biologico se poi AGEA non effettua in tempo i pagamenti.
  Ho apprezzato anche il fatto di puntare sulla ricerca, ma vorrei far presente in questo consesso che gli agricoltori, purtroppo, non sono soggetti solo alle intemperie del clima, ma anche ai danni da fauna selvatica. Questo è un altro punto che, secondo me, merita la nostra attenzione.
  Un'altra questione che mi sarebbe piaciuto ascoltare nel suo intervento, visto che pubblicamente lo aveva già detto, è quella della reintroduzione dei voucher in agricoltura. Purtroppo, in queste linee programmatiche non l'ho ascoltata. Speriamo sia stata una dimenticanza.
  Non voglio sottrarre altro tempo al dibattito. Ci sarebbe molto da dire, ma visto che è trascorso soltanto poco più un mese dal suo insediamento e che questa è la prima audizione sulle linee programmatiche del suo Dicastero, mi auguro che in una successiva audizione in Commissione al Senato potremo approfondire anche il tema della agroenergie e le altre questioni che necessitano di un approfondimento. La ringrazio.

  LOREDANA DE PETRIS. La ringrazio, Ministro, anche per la lunga e articolata relazione. Su molti temi condivido la sua impostazione e certamente avremo modo di approfondire e discutere molte delle questioni da lei affrontate.
  Per quanto riguarda il tema del Made in Italy, della lotta alla contraffazione e alla pirateria, lei, Ministro, ricorderà che nella scorsa legislatura vi era una Commissione d'inchiesta, istituita qui alla Camera, contro la contraffazione. Considerato che il tema è di grande impatto, dal punto di vista economico, e non solo, ed è assolutamente strategico, io sto depositando una proposta di legge per l'istituzione di una Commissione bicamerale d'indagine sulla contraffazione della filiera agroalimentare e della filiera del mare. Anche in quest'ultimo settore, infatti, abbiamo la necessità non solo di un sistema di controlli, ma di costruire un lavoro ancora più articolato.
  Sulla riforma della PAC avremo modo, ovviamente, di confrontarci, di discutere.
  Io mi concentrerò, in questa sede, su tre questioni fondamentali.
  Avevo letto con molto piacere una sua intervista nella quale sul CETA prendeva una posizione chiara, di assoluta contrarietà; siccome non ho sentito ribadire tale posizione nella sua relazione, spero che ciò derivi solo dal fatto che ha ritenuto pleonastico farlo.
  In merito al CETA abbiamo una questione aperta, sulla quale, Ministro, le chiedo una spiegazione, perché dovremmo capire se viene portata nelle Aule per essere bocciata o cos'altro. Pag. 17
  Avendo fatto riferimento anche a tutti gli altri accordi internazionali, le segnalo che sulla questione del trattato con il Giappone bisogna essere molto prudenti, perché non ci troviamo in una situazione di minore criticità rispetto a quella già segnalata in relazione al CETA.
  Tra gli altri temi più spinosi, le segnalo la vicenda della legge sul caporalato e la questione dei voucher.
  Ovviamente, il mio Gruppo, Liberi e Uguali, ritiene che la legge approvata nella scorsa legislatura sul caporalato rappresenti un risultato importante, che forse deve essere implementato, e abbiamo molta paura che, invece, si possa provare a smantellarla. È una legge che ha necessità, probabilmente, di essere ulteriormente implementata, la cui importanza non deve essere ridotta.
  Lo stesso discorso vale per i voucher, che nascono nell'agricoltura, e su questo le chiedo di capire, anche alla luce di alcune sue interviste che ho letto, se avete già un'ipotesi più articolata da proporre. L'annuncio, infatti, ha prodotto in molti settori la paura che si possa tornare alla situazione che portò alla richiesta di referendum e di abolizione.
  Un'ultima questione sulla quale mi soffermo è quella relativa ai cambiamenti climatici e agli impatti che stanno producendo sulla nostra agricoltura. Ad essa dovremmo dedicare anche una strumentazione, delle risorse, un piano molto articolato. Pensate soltanto a tutte le malattie, ai parassiti, agli insetti e a tutto quello che si sta producendo in termini di fortissimo impatto anche sulla nostra agricoltura. Vi ringrazio.

  GIORGIO MARIA BERGESIO. Grazie, signor Ministro, per la sua dettagliata relazione che fa parte sicuramente di un'attività che è iniziata nel migliore dei modi. Unito a questa relazione c'è un attivismo positivo che coinvolge il Governo in un settore, come è stato detto bene prima, molto particolare, molto delicato, ma con un prodotto interno lordo molto rilevante per il nostro Paese.
  Anche come Commissioni ci siamo già attivati con le audizioni delle associazioni di categoria, dei sindacati e dei vari portatori di interessi, soprattutto di interessi positivi nei confronti di una categoria di produttori che ha veramente bisogno di essere ascoltata. Noi lo sappiamo bene, sia come movimento politico sia come azione di Governo.
  In questa sede, mi soffermerò solo su alcuni punti, perché lei, Ministro, ha svolto una relazione già molto dettagliata. In Commissione approfondiremo poi i vari aspetti anche perché tutto questo è molto positivo.
  L'obiettivo della semplificazione, da lei già evidenziato, per noi è fondamentale. È necessaria una velocità di azione maggiore da parte degli enti che operano nel settore agricolo; una riorganizzazione – che forse non potrà essere realizzata subito – di AGEA, di ISMEA, e degli altri enti, è fondamentale, perché ce lo stanno chiedendo tutti, e ce lo chiedono anche i singoli produttori. Perciò diventa importantissimo agire in tale direzione anche per dare delle risposte veloci.
  A ciò aggiungerei una riflessione importante sulla garanzia diretta e indiretta per l'accesso al credito facilitato delle imprese agricole che sta diventando molto importante per i giovani, per le donne, per quelle imprese che hanno bisogno di fare degli investimenti.
  Normalmente, chi investe in agricoltura non necessariamente ha delle disponibilità economiche; anzi se si hanno delle disponibilità economiche, non ci si mette a fare un lavoro di grande fatica. Allora, dobbiamo partire da un concetto diverso: se c'è un'idea, la supportiamo, e la contestualizziamo, giustamente, come lei ha ripetuto più volte, nelle realtà territoriali. Ne siamo convinti.
  È stato detto bene anche prima che l'abolizione dei voucher con il così detto Jobs Act non ha aiutato questo settore, così come non ha aiutato altri settori. Io ne sono convinto. Lo stesso turismo avrebbe bisogno di un intervento mirato. Vi faccio un esempio. Abbiamo avuto la possibilità di dare un'occupazione a dei giovani per il periodo di svolgimento del Salone del Gusto, delle fiere e delle altre manifestazioni di questo tipo, ma, finito il discorso dei Pag. 18voucher, abbiamo sospeso tutto e abbiamo cominciato ad agire con delle attività promozionali.
  Occorre ragionare su questo sistema, sicuramente non favorendo il sommerso, ma anzi facendolo emergere con un sistema veramente di facile applicazione, perché quello attuale è impossibile da realizzare.
  Riguardo ai Piani di sviluppo rurale aggiungerei, caro Ministro, a ciò che ha detto molto bene il collega Battistoni, che dobbiamo darci una cabina di regia con alcuni criteri fondamentali, a mio avviso importantissimi. I Piani di sviluppo rurale devono rispondere a un criterio di eguaglianza tra una Regione e l'altra, mentre attualmente c'è una disparità enorme; devono essere inseriti in un contesto di sostenibilità; devono avere un valore analogo, poiché una Regione non può avere un differenziale enorme sullo stesso bando. Inoltre, è fondamentale porre attenzione ai tempi di pagamento, ai tempi di collaudo e alla sburocratizzazione.
  Noi non vogliamo entrare nel merito del lavoro delle Regioni, però ormai ci sono aziende localizzate in più regioni che devono cambiare completamente tipo di professionista se lavorano in una regione o in un'altra: non è possibile che il sistema funzioni così, lo stesso imprenditore deve essere messo nelle condizioni di agire con una certa facilità.
  Questo vale anche per il discorso dei vini. Un'azienda che ormai ha delle proprietà in una Regione o in un'altra ha una difficoltà enorme, come è stato efficacemente rilevato prima anche da lei.
  Un altro tema importante sul quale dobbiamo intervenire è quello della fauna selvatica. Oggi, relativamente ai rimborsi per i danni causati da questi animali, le Regioni non hanno fondi e si appellano al fatto che il Governo non dà loro appoggio, perciò dobbiamo risolvere questo problema. Nessuno è in grado di pagare i danni reali subiti. Lasciamo stare, per ora, la parte più importante che sarebbe quella di mirare a un'attività di sfoltimento; diamo intanto peso però a quello che c'è: quando si verifica un danno, questo va comunque pagato, sia che si tratti di un incidente stradale, sia di un agricoltore che ha subito il danno a una coltura.
  A questo aggiungo che c'è un altro elemento da considerare. Il Fondo di solidarietà nazionale, che sostiene gli agricoltori in caso di danni causati da calamità naturali e da eventi eccezionali, non sta pagando quello che deve erogare dal 2015-2016. Nonostante siano stati fatti numerosi proclami, soprattutto in campagna elettorale, ad oggi abbiamo delle realtà, che sono i consorzi di difesa, che non sono più in grado di avere delle risorse a disposizione perché questi danni non sono stati liquidati. Si tratta di un contesto minimo rispetto al resto, ma sarebbe di per sé già rilevante.
  Aggiungo soltanto due considerazioni. Sulla ricerca siamo fondamentalmente d'accordo con lei, Ministro, e siamo d'accordo naturalmente con il Governo, perché è fondamentale.
  Un altro aspetto è quello dell'IVA agricola. Oggi stanno girando voci particolari. C'è chi sostiene che sia un po’ come l'azione di Confindustria verso il Governo; c'è anche una certa parte nel settore agricolo che continua ad andare in giro a dire che questo Governo cambierà i valori dell'IVA agricola. È un costo fondamentale per gli agricoltori e pertanto ritengo che questo non sia oggi..., ma mi rivolgo a lei, caro Ministro, perché così con una sua affermazione chiudiamo questa parentesi.
  Un altro tema rilevante è quello dei contratti di filiera. Noi della Lega ci raccomandiamo affinché i contratti di filiera includano il produttore, il trasformatore, ma anche chi vende. La grande distribuzione deve essere chiamata in causa. Non possiamo più permetterci che queste persone abbiano la marginalità del 30 per cento rispetto a quanto patisce oggi l'agricoltore rispetto ai ricavi, come lei ha detto bene prima.
  Infine, rilevo che le Commissioni uniche nazionali hanno sicuramente bisogno di un monitoraggio importante. In certi settori, e io le parlo del settore cunicolo, posso dire che oggi hanno dei valori per cui l'allevatore può chiudere. Non siamo a posto, c'è Pag. 19qualcosa che non funziona. Anche in campo suinicolo – ho dei colleghi molto più competenti di me – dobbiamo aprire delle parentesi enormi.
  Naturalmente, a nome del gruppo della Lega del Senato la ringrazio, Ministro, per quest'audizione. È stata molto interessante. Avremo modo in seguito di confrontarci sulle varie questioni.
  Grazie e buon lavoro.

  MARIA CHIARA GADDA. Ringrazio il Ministro per la sua presenza. Finalmente, possiamo lavorare, possiamo confrontarci sui temi.
  Ho condiviso molto il suo intervento, la sua relazione, però capita spesso che quando si concorda troppo, significa che si deve scendere un po’ più nel dettaglio. Oggi abbiamo ascoltato un elenco di priorità, di linee guida, su cui noi concordiamo e nei confronti delle quali il Partito Democratico c'è a livello nazionale, ma soprattutto anche a livello comunitario, per condurre assieme battaglie che possano essere utili per il comparto e per i nostri lavoratori.
  Non possiamo che concordare sui titoli che lei ha enunciato: burocrazia, formazione e risorse. Su questi temi, però, ci confronteremo sui testi che avrete modo e piacere di condividere e di presentare alle Camere. Soprattutto, ci confronteremo su questi temi in occasione dell'esame della legge di bilancio perché quando, ad esempio, si parla di formazione, di investimenti, di ricerca, i numeri sono quelli e ci si deve confrontare poi sull'atto pratico.
  Il suo intervento dimostra anche una grande continuità con il lavoro che abbiamo svolto nella precedente legislatura su tanti temi. Oggi, ovviamente, spetta a voi raccogliere il testimone e condurre a pieno sia a livello nazionale, ma soprattutto a livello comunitario, queste battaglie.
  Con soddisfazione ho condiviso anche alcune delle sue priorità, ad esempio il tema del biologico, che lei ha citato più volte nel suo intervento, è stato oggetto di ampio lavoro nella precedente legislatura. Abbiamo avuto diversi provvedimenti che sono arrivati anche in una prima lettura nelle diverse Camere e che oggi come Partito Democratico abbiamo ripresentato appena si è insediato il nuovo Parlamento. Credo che su questo ci confronteremo e lavoreremo in modo assolutamente leale nell'interesse del Paese.
  Il settore agricolo in questi anni ha avuto un ruolo «anticiclico» rispetto ad altri comparti produttivi che hanno vissuto – pensiamo al settore manifatturiero – delle crisi molto più pesanti. Questo è vero per alcuni settori, per alcuni comparti. Le esportazioni – lei ha parlato molto di questo tema – nel settore agroalimentare hanno avuto delle punte di eccellenza. Abbiamo saputo avanzare in modo positivo sulla bilancia commerciale. Questo è vero, ma non può essere inteso in senso lato nel mondo agricolo. Ci sono tanti settori che hanno vissuto e che vivono ancora delle grandissime sofferenze. Su questo si deve lavorare.
  Anche da questo punto di vista, nell'opinione pubblica l'agricoltura, il tema dell'agroalimentare, anche grazie all'Expo, ossia a quel grande appuntamento che ha consentito di rimettere sul tavolo tante delle tematiche che lei ha citato, è diventato un patrimonio comune.
  L'agricoltura è sicuramente un volano per la nostra economia non soltanto dal punto di vista economico, con la valorizzazione dei territori, ma anche dal punto di vista sociale. Lei ha citato la multifunzionalità dell'agricoltura: questo aspetto è ormai consolidato da diversi anni anche in ambito sociale. Ricordo soltanto un provvedimento approvato nella precedente legislatura, che è quello sull'agricoltura sociale. C'è, quindi, anche un ruolo importante nei territori da questo punto di vista.
  L'agricoltura italiana, però, affianca a punte di eccellenza anche dei deficit strutturali che la condannano a non crescere come altre agricolture. Questi deficit molto spesso sono legati, ad esempio, a un tema su cui ci confronteremo: la scarsa disponibilità di terreno e anche l'accessibilità del terreno. Quello del consumo di suolo è un tema che lei, Ministro, non ha citato nel suo intervento, ma che ha una rilevanza anche in termini di valore dei terreni.
  Un altro tema importante che abbiamo appreso dalle agenzie di stampa, ma non Pag. 20dal suo intervento, è quello del ricambio generazionale. Lei ha citato 70 mila aziende condotte da under 40. Ci sono state nella precedente legislatura diverse misure che incentivavano il lavoro dei giovani, ad esempio gli sgravi contributivi per i giovani che intraprendevano attività agricola, ma questo non è ovviamente sufficiente.
  Il tempo a disposizione non è moltissimo, mi limiterò pertanto ad alcuni quesiti molto brevi. Lei ha parlato molto spesso di e-commerce e di innovazione. C'è un grande tema: ci sono aree del Paese che, ad esempio, non sono raggiunte dalla banda larga; c'è il tema dell'infrastrutturazione digitale di molte aree del Paese, e questo è connesso alla competitività; ci sono anche delle aree del Paese che, a Nord così come a Sud, manifestano delle fragilità intrinseche, come nel caso della dorsale appenninica, territori di frequente sottoposti anche a terremoti, a fattori esterni che hanno un impatto anche sull'attività produttiva e agricola.
  La domanda è questa: il suo Ministero nelle linee guida, nella sua programmazione, ha pensato a interventi mirati per queste aree fragili del Paese, a Sud così come a Nord? Lo spopolamento delle campagne avviene, infatti, anche a Nord, avviene anche nel Piemonte, avviene in aree montane e in altre aree del Paese.
  Il tema più drammatico, già citato dai colleghi, è quello di AGEA. È stata fatta una riforma nella precedente legislatura che riordina l'Agenzia, ma i ritardi nei pagamenti non sono più tollerabili. Questo è un tema su cui il Partito Democratico c'è. Abbiamo letto, sempre a mezzo stampa, di un atteggiamento da parte delle forze di maggioranza radicale: vorrei capire in che cosa consiste quest'atteggiamento radicale nei confronti di AGEA. Anche su questo il coordinamento con le Regioni è importante, perché gli enti pagatori regionali non funzionano tutti allo stesso modo, non pagano tutti allo stesso modo.
  Cito altri temi soltanto a titolo di esempio, considerato che i tempi si stanno esaurendo.
  Lei ha citato la ricerca. In tale ambito vorrei chiederle, Ministro, cosa pensa, oltre al dibattito a favore o contro gli OGM, della cisgenetica. Questo è un ambito molto importante, che consente anche di avviarsi a un'agricoltura con minor input di chimica, ma senza portare a quei Frankenstein genetici, ai quali spesso il dibattito su quei temi porta.
  I voucher sono stati introdotti proprio in agricoltura dai governi di centrosinistra. Noi su questo tema ci siamo, garantendo però trasparenza e tracciabilità.
  Quanto al tema del caporalato, si parla spesso della parte sanzionatoria di quella legge: vorrei capire cosa pensa della parte premiale, del fatto di premiare le aziende che non competono in modo sleale con i loro concorrenti.
  Un ulteriore tema è quello dei cambiamenti climatici, che si collega alla grande questione delle assicurazioni: cosa intende fare per gestire in modo più efficiente i danni che non sono assicurabili?
  L'accorpamento, la delega in materia di turismo è interessante, e lei, Ministro, ha parlato anche del settore della trasformazione: pensa anche a un accorpamento, a una delega riferendosi a quel famoso Ministero dell'agroalimentare di cui si è parlato nella precedente legislatura?
  Il Made in Italy non è solo cibo e vino, ma è anche florovivaismo: le chiedo, pertanto, signor Ministro, se intenda nella legge di bilancio proseguire, incrementare il «Bonus verde», che ha dato molto respiro al settore in questi mesi.

  PATRIZIO GIACOMO LA PIETRA. Grazie, Ministro. Innanzitutto, le voglio fare un in bocca al lupo per il grande lavoro che dovrà affrontare. Come gruppo parlamentare riteniamo che l'agricoltura e tutto quello che è legato all'agricoltura e all'agroalimentare sia centrale per il Paese. Da questo punto di vista, un grande in bocca al lupo.
  Ho ascoltato con interesse la sua relazione, che ha toccato tantissimi temi e ha delineato un quadro molto ampio della situazione. È chiaro che bisognerà poi approfondire le singole situazioni, perché bisogna andare nel concreto per la risoluzione delle cose.
  Ci sono alcuni punti che vorrei evidenziare, anche se chi mi ha preceduto in qualche maniera l'ha già fatto. Li affronto Pag. 21velocemente, anche perché i minuti a disposizione sono pochi, e spero in seguito di poter approfondire alcuni temi.
  Prima di tutto, come hanno già detto altri miei colleghi, la riforma di AGEA è fondamentale. Se, da una parte, bisogna tornare in Europa a riconsiderare le politiche agricole, è necessario anche che poi le strutture nazionali funzionino perché se non funzionano, se ci sono ritardi nei pagamenti o altre disfunzioni, penalizziamo gli agricoltori.
  C'è un problema di Piani di sviluppo rurale. Io sono d'accordo con chi mi ha preceduto – credo il collega della Lega – che bisognerà fare in modo che ci sia una regia un po’ più complessiva, più omogenea; ci sono, infatti, situazioni diverse tra Regioni e Regioni. Occorre intervenire anche relativamente ai contributi per ettaro, perché ci sono delle coltivazioni che hanno dei grossi investimenti e una grossa produttività su quantità di terreno molto limitato.
  Mi fa piacere che lei, Ministro, abbia citato il florovivaismo e il vivaismo in particolare. Io provengo da una zona dove c'è il distretto vivaistico forse più importante d'Italia, mi riferisco al distretto vivaistico del pistoiese.
  Su questo tema abbiamo dei problemi da affrontare, anche per quanto riguarda la tracciabilità dei fitofarmaci e i rifiuti verdi. Lei, giustamente, parla di agroenergia, ma nei territori molto spesso non ci sono le filiere giuste per ottimizzare i rifiuti verdi.
  Lei, Ministro, ha parlato del fatto che i nostri agricoltori sono penalizzati dal prezzo di produzione al prezzo che poi viene imposto al consumatore. Ha ragione. Oggettivamente, credo che la grande distribuzione abbia anche qualche responsabilità. Siamo parlamentari, ma siamo anche cittadini, e a me almeno qualche volta capita di andare a fare la spesa nei supermercati e vedo che le etichette per così dire «storiche» ormai spariscono e diventano tutte etichette con il marchio della grande distribuzione, e lì chi fa il prezzo è la grande distribuzione. Credo che per il sistema nazione anche lì un senso di responsabilità da parte della grande distribuzione debba essere un po’ pressato.
  Ministro, lei ha parlato di etichettatura: vorremmo sapere se ha intenzione di inserire in etichetta il «100 per cento prodotto italiano», perché secondo noi è una cosa importante.
  In riferimento all'accesso al credito, che riveste una grande importanza, osservo semplicemente che per qualsiasi tipo di azienda, oggi, se non c'è la possibilità di avere finanziamenti, di accedere al credito con una certa facilità, diventa difficile stare sul mercato.
  C'è un'ultima questione su cui vorrei confrontarmi con lei. Ho sentito alcuni colleghi che mi hanno preceduto mettere un po’ il dito sul problema dei danni della fauna selvatica. Detto così, mi sembra sempre un voler puntare su un ragionamento dell'attività venatoria, sul programma dei danni come su una cosa negativa.
  Io vorrei, invece, confrontarmi con lei facendo presente che l'attività venatoria potrà e dovrà essere qualcosa di complementare alle attività agricole. Noi abbiamo un grande patrimonio, proprio rappresentato dal quel patrimonio indisponibile dello Stato che sono gli animali selvatici, che rappresentano anche una fonte, e possono rappresentare anche una fonte di reddito per gli agriturismi, per l'agroalimentare, che forniscono quantità e qualità di carne.
  Faccio un esempio molto banale. Credo che vi sia una notevole differenza nella qualità della carne se si confrontano una bistecchina di cinghiale che vive allo stato brado, e non allevato con prodotti chimici, e una fettina di vitello, che sappiamo come a volte, purtroppo, viene alimentato. Gli animali selvatici rappresentano dunque una potenzialità, una risorsa, sulla quale a mio avviso dobbiamo lavorare.
  Vi fornisco un dato: in Toscana sono stati prodotti l'anno scorso 20 milioni di porzioni di carne da ungulati. Questo è il dato ufficiale. Molto spesso, però, queste sfuggono un po’ dal controllo generale. Allora, mi vorrei confrontare con lei in futuro, quando ci sarà la disponibilità, per svolgere un ragionamento complessivo, in Pag. 22cui attività venatoria e attività agricola siano complementari tra loro e non concorrenti.
  Grazie e in bocca al lupo, Ministro. Fratelli d'Italia per quanto sarà negli interessi degli agricoltori e dell'agricoltura italiana sarà sempre a disposizione.

  PAOLO PARENTELA. A nome del Gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle saluto e auguro al Ministro Gian Marco Centinaio un buon lavoro.
  Sono tante le questioni che sinora sono state trattate. Sono certo che con grande attenzione, ascolto e professionalità riusciremo a condurre un ottimo lavoro.
  Con riferimento all'agricoltura e alla pesca, due settori importantissimi per la nostra economia nazionale, confermiamo l'impegno a intervenire con determinazione nelle opportune sedi comunitarie al fine di evitare questi tagli al budget per la programmazione post-2020, di cui si parla molto. Opereremo affinché queste politiche siano quanto più rispondenti alle esigenze degli agricoltori, e soprattutto dei pescatori italiani, preso atto che nel settore della pesca le regole europee attualmente vigenti non tengono abbastanza in considerazione le specificità e le peculiarità dei nostri mari, e spesso anzi penalizzano gli operatori del settore.
  Le problematiche del settore della pesca vanno affrontate in maniera strutturale. Oltre ai mille ostacoli legati al settore, abbiamo un altro problema in mare, che si chiama plastica. Potremmo dedicare – sarebbe necessario, considerato che ultimamente sembra che i pescatori peschino più plastica che pesci – risorse del FEAMP in via sperimentale o attraverso altri fondi a disposizione, per nuovi progetti virtuosi, alcuni dei quali già esistenti in alcune regioni, da considerare magari come best practice. In questo modo, daremo una mano sia alla risorsa mare sia al reddito dei nostri pescatori.
  Come è noto, la PAC post-2020 si articolerà su piani strategici nazionali, che gli Stati membri dovranno preparare e la Commissione europea approvare. È, altresì, noto che il nuovo modello di attuazione – che sposta l'attenzione dalla conformità ai risultati – prevede un monitoraggio costante da parte dell'Unione europea sull'attuazione del piano e, in caso di performance negative, si rischia la perdita di questi fondi. Dobbiamo, quindi, dare massima attenzione alla predisposizione di un piano strategico nazionale che sia rispondente ai bisogni delle aziende e quindi fattibile, ossia eseguibile.
  Come previsto nel contratto di Governo, resta prioritaria la riforma dell'AGEA, anche nell'ottica di prevedere un Servizio informativo agricolo gestito in modo efficiente, e soprattutto trasparente, in modo che le aziende che ne hanno titolo possano ricevere senza ritardi i pagamenti dei premi loro spettanti.
  La tutela dell'italianità, intesa come valore aggiunto del Made in Italy, sarà un altro obiettivo cardine del nostro impegno e a tal fine, anche alla luce delle nuove norme unionali, mi riferisco a quelle introdotte recentemente sull'etichettatura di origine, così come previsto dal Regolamento (UE) 1169/2011. Mi ha fatto piacere che lei sia intervenuto su questo delicato e spinoso argomento. Tale regolamento, e soprattutto quello successivo, di esecuzione, il Regolamento (UE) 775/2018, relativamente all'indicazione obbligatoria dell'origine, presentano più di una criticità.
  Nello specifico, l'indicazione dell'origine è obbligatoria solo in alcuni casi: nel caso in cui l'etichetta evochi un Paese inducendo in errore il consumatore sulla reale origine dell'alimento; nel caso in cui l'origine dell'alimento è indicata, ma non sia la stessa del suo ingrediente primario, e in questa ipotesi l'origine può essere indicata con la dicitura «UE» o «non UE».
  Ancora più preoccupante è la circostanza per cui il Regolamento parla di Paese di origine o luogo di provenienza come concetti equivalenti, ma è noto che nella disciplina doganale i due concetti sono molto diversi, e per luogo di provenienza può intendersi anche il luogo dal quale l'alimento è semplicemente spedito. Questa non è una garanzia per i consumatori. Se questa interpretazione dell'Agenzia delle dogane fosse confermata, tutta la normativa, ancorché insufficiente, sarebbe vanificata. Dobbiamo quindi proseguire con Pag. 23forza la battaglia per l'introduzione dell'obbligo di indicare in etichetta, in modo chiaro e inequivocabile, l'origine della materia prima utilizzata, posto che le diciture «fatto in Italia» o «fatto in UE» non sono proprio la stessa cosa.
  Particolare riguardo dovrà essere posto alle aree svantaggiate – se ne è parlato molto – e marginali, che impreziosiscono i nostri meravigliosi territori, i nostri borghi, nell'ottica di sostenere le aziende agricole che vi operano con enorme difficoltà e che, tuttavia, svolgono un ruolo determinante di custodia, di presidio delle aree montane e collinari, sempre più esposte al rischio di abbandono, con la conseguenza di incendi e dissesto idrogeologico.
  Quanto detto, e concludo, senza dimenticare gli altri urgentissimi interventi, qual è la riforma del fisco agricolo; la semplificazione burocratica (ad esempio, lo spesometro); il sostegno alle filiere corte; la promozione dei metodi di produzione e coltivazione biologica, proprio per contrastare anche i cambiamenti climatici in atto; la gestione seria e scientifica della fauna selvatica e l'incentivazione dei piani di settore, in particolare del piano proteico, anche al fine di ridurre la dipendenza delle importazioni da altri Paesi, che nulla hanno a che vedere con il nostro modello di produzione, anche nell'ottica di garantire ai nostri consumatori i prodotti di qualità di cui siamo leader mondiali.
  È tanto il lavoro da fare, tante sono le aspettative dei protagonisti dei settori appena citati, tanta è la nostra voglia di portare avanti con determinazione un vero cambiamento del nostro settore primario. Quindi, buon lavoro, signor Ministro.

  LORENZO VIVIANI. Signor Ministro, intanto ne approfitto per ringraziarla per il quadro completo che ci ha fornito sui temi dell'agricoltura e della pesca. È stato molto esaustivo nella sua relazione.
  Come lei giustamente ha evidenziato, dovremo misurarci su molte questioni nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Abbiamo molto apprezzato la progettualità riguardo alla valorizzazione del Made in Italy, la doverosa riflessione da fare sulla prossima riforma della PAC e le prospettive sulla semplificazione normativa.
  Mi permetto, però, di porle sinteticamente alcune questioni sulle quali credo sia necessario prestare particolare attenzione e intervenire.
  Come diceva il collega del Movimento 5 Stelle, c'è prima di tutto il tema dell'etichettatura. L'indicazione dell'origine degli ingredienti principali negli alimenti è fondamentale, e, come lei sa, il Regolamento di attuazione che entrerà in vigore dal 1° aprile 2020 lascia molto margine ai prodotti europei circa la portata geografica del riferimento all'origine.
  L'indicazione sarà volontaria tranne quando l'origine dell'ingrediente primario è diversa dal Paese di origine del prodotto alimentare. Secondo la Commissione europea, il nuovo Regolamento garantirà un elevato livello di trasparenza fornendo ai cittadini europei informazioni chiare sull'origine dei prodotti alimentari venduti sul mercato dell'Unione europea.
  Vede, però, Ministro, noi pensiamo che questo non vada per niente bene. Siamo dubbiosi che questo Regolamento possa tutelare i consumatori da acquisti inconsapevoli. A nostro avviso, si è persa l'occasione di ostacolare il fake a tavola, un'etichetta trasparente che indichi obbligatoriamente l'origine degli ingredienti impiegati in tutti gli alimenti. Proprio su questo è stata svolta una consultazione on line e l'82 per cento dei cittadini si era espresso per questo tipo di etichettatura. Poteva essere quindi un buon viatico per introdurla.
  Il Regolamento di attuazione sull'etichetta di origine degli ingredienti primari degli alimenti per noi non risponde alle domande di agricoltori e di cittadini e per questo serve un'azione in Europa che riveda il regolamento dell'Unione europea sull'etichettatura, con l'indicazione del Paese di origine obbligatoria ed estesa a tutti gli alimenti.
  Lo so, Ministro, che ci vorrà sicuramente tempo, ne siamo consapevoli, ma sappiamo anche che fino al 31 marzo 2020 in Italia continueranno ad applicarsi i decreti ministeriali che hanno introdotto l'obbligo di indicazione dell'origine della materia Pag. 24 prima sull'etichetta di latte, pasta, riso e pomodoro.
  Altra questione, proprio di questi giorni, è quella dell'olio tunisino. Sappiamo che il Governo di Tunisi ha intenzione di rinnovare la richiesta di concessione di nuove quote di export a dazio zero verso l'Unione europea. Come sappiamo, l'olio tunisino viene prodotto a 2 euro al litro, mentre per fare quello italiano ne servono non meno di 7. La Commissione europea, a partire dal 2016, aveva concesso due contingenti temporanei a dazio zero: 35 mila tonnellate per il 2016 e 35 mila per il 2017.
  Da una relazione della stessa Commissione europea risulta che, di questi due contingenti, la Tunisia abbia sfruttato solo 2.500 tonnellate circa delle 70 mila concesse e nonostante ciò ci sono state ripercussioni tragiche su tutto il mercato interno.
  Oggi la Tunisia ha incrementato la produzione, tanto che per il 2018 è previsto un raddoppio della produzione di olio d'oliva e ora è in grado di esportare fino a 200 mila tonnellate. Nei primi tre mesi del 2018, infatti, gli arrivi di olio d'oliva dalla Tunisia ammontano a circa 20 mila tonnellate che, rapportate alla produzione italiana del 2017, che è stata di 429 mila tonnellate, è una cifra veramente, veramente considerevole.
  Se la Tunisia dovesse sfruttare, per gli anni 2018 e 2019, le quote non utilizzate per gli anni passati, l'Unione europea si ritroverebbe sul mercato una presenza preponderante di olio tunisino, che destabilizzerebbe la produzione italiana.
  Signor Ministro, non abbiamo nulla contro l'olio tunisino in sé, ma ne facciamo una questione di prezzo. Con questa nuova stagione politica occorre introdurre una cultura dell'olio come già è diffusa quella del vino: dobbiamo spiegare alla gente che la qualità ha un prezzo e merita il rispetto dei nostri contadini e dei nostri agricoltori.
  Mi ha fatto molto piacere, signor Ministro, sentir parlare, anche in maniera esaustiva, del settore pesca, che forse è sempre stato – devo dire la verità – lasciato in secondo piano dai precedenti Governi. Mi ha fatto molto piacere la riflessione che lei ha svolto sul fermo biologico e sulla sua attuazione, diciamo la sua modifica, su basi scientifiche.
  Signor Ministro, purtroppo negli ultimi anni è diventato veramente un mero fermo burocratico per i pescatori, che venivano fatti fermare durante il periodo estivo, nel periodo di massima necessità per il nostro Paese della risorsa ittica, favorendo così il commercio e le importazioni da Paesi terzi, ma non è mai stato ponderato realmente su basi scientifiche e su basi biologiche, creando quindi più che altro un danno al settore e senza salvaguardare veramente la risorsa ittica. Riconsiderare invece il fermo su basi scientifiche, vuol dire veramente farlo con cognizione di causa.
  Un altro discorso molto interessante è stato quello sulle quote di tonno rosso e sulla volontà di favorirne una ridistribuzione. Vorrebbe dire veramente far godere del reddito di questa preziosissima risorsa, che purtroppo spesso non arriva neanche sui mercati e sulle nostre tavole, tutte le marinerie italiane.
  In conclusione, signor Ministro, non le chiediamo di dirci oggi come intenda far fronte alle diverse e urgenti sollecitazioni che vengono dal mondo delle imprese agricole, alimentari e della pesca, ma siamo sicuri che lei con i fatti saprà dare le risposte a tutte le istanze che oggi le abbiamo indicato al fine di difendere la produzione italiana e i consumatori e per evitare che i prodotti di bassa qualità, e magari anche pericolosi, arrivino sulle nostre tavole, creando peraltro veramente una cosa sgradevole, cioè proporre la concorrenza sleale alle nostre aziende. Grazie.

  RAFFAELE NEVI. Oggi non è certo l'occasione per entrare nel merito delle singole questioni, nei dettagli, però mi pare che la sua relazione, signor Ministro, dica alcune cose abbastanza chiare, altre un po’ meno chiare; quindi vorrei sottoporre alla sua attenzione alcune questioni che, invece, per il Gruppo di Forza Italia sono importanti.
  Innanzitutto, le rivolgo a nome del Gruppo di Forza Italia della Camera dei deputati un buon lavoro. Noi non faremo chiaramente, come è nostro costume, un'opposizione pregiudiziale. Certamente non faremo Pag. 25 sconti a nessuno quando si andrà nella direzione che secondo noi va contro l'interesse delle imprese agricole. Sottolineo «imprese agricole». In questo Paese, infatti, troppo spesso l'agricoltura viene scambiata per un dopolavoro, un hobby. Noi vorremmo, invece, che si parlasse sempre di più di impresa agricola, che produce reddito, che produce valore aggiunto, che produce prodotto interno lordo e che deve essere considerata sempre di più come un'impresa a tutti gli effetti, come tutte le altre.
  Molte delle cose dette, peraltro, facevano parte del nostro programma di governo, quindi speriamo che quasi tutte diventino parte del programma di governo del Ministro Centinaio. Speriamo che su alcune questioni, già in queste settimane, a partire dai voucher, non prevalga l'impostazione ideologica che, a nostro avviso, a volte, invece, caratterizza il Movimento 5 Stelle.
  Mi preoccupa il fatto che lei oggi non abbia parlato dei voucher, che secondo noi sono, invece, uno strumento fondamentale per l'impresa agricola. Io stesso sono intervenuto sul tema; il collega capogruppo in Senato Battistoni è intervenuto. Forza Italia le sarà a fianco in questa battaglia per reintrodurre i voucher, che sono assolutamente fondamentali non solo in agricoltura, ma anche nel campo del turismo. Vorremmo dunque capire perché oggi lei, invece, non ha parlato di questo tema. Ci avrebbe fatto molto piacere se lo avesse fatto.
  Vengo al secondo tema. Quella dell'AGEA è una questione sulla quale non si può più traccheggiare: di riforma in riforma, di commissariamento in commissariamento, i problemi rimangono sempre sul tavolo. Ci fa piacere che il presidente Gallinella abbia programmato come prima audizione della Commissione agricoltura della Camera il tema dell'AGEA, ma certamente non risolveremo il problema con un'audizione.
  Noi abbiamo la necessità di entrare dentro questo sistema e capire se è riformabile, nel senso di rendere finalmente AGEA un'agenzia non contro il mondo agricolo, ma, invece, di sostegno al mondo agricolo. Se non è riformabile, io suggerisco di passare alle vie di fatto, cioè alla sua abolizione, e di costruire una nuova storia, ad esempio istituendo gli enti pagatori regionali. Di questo parleremo, però parliamone in fretta, Ministro, perché altrimenti si trasforma solo in una questione di poltrone: levo questo, ci metto quello e non arriviamo a una soluzione.
  Anche sui danni all'agricoltura non ho sentito affermazioni particolari nella sua relazione. Il tema, però, non sono i rimborsi. Il mondo agricolo vuole che non ci siano i danni, non vuole i rimborsi. Certamente il tema dei rimborsi è importante, ma noi dobbiamo costruire un meccanismo in cui non si verifichino i danni.
  Non ho ascoltato grandi riflessioni su un tema che a me personalmente sta a cuore, essendo anche un operatore del settore, che è quello della zootecnia e della genetica in zootecnia, che è invece, assolutamente fondamentale anche per la questione dell'integrazione della filiera, che quale invece lei, Ministro, ha affrontato – e di questo mi compiaccio con lei – e che è anch'esso molto rilevante.
  Ricordo altresì il tema dell'agricoltura di collina e di montagna e dell'olivicoltura. Io vengo dall'Umbria, una delle Regioni nelle quali stiamo assistendo sempre più spesso all'abbandono della coltivazione di oliveti, che è un problema certamente per la filiera, ma è un problema anche per il paesaggio e per il turismo, perché molti turisti arrivano anche per vedere quelle meravigliose fasce olivate del nostro territorio.
  Potrei andare avanti. Non ho sentito parlare dei consorzi di bonifica e della loro importanza. Ieri lei ha partecipato all'assemblea nazionale, come me. Penso che siano uno strumento importante, ma forse anche su quello c'è un pezzo di strada da fare per migliorare.
  Non ho sentito – e questo mi dispiace – affrontare il tema delle infrastrutture in agricoltura, a cominciare dalle infrastrutture immateriali, la banda larga e quant'altro. Si tratta, invece, di una questione assolutamente fondamentale e centrale per la competitività dell'impresa agricola. Pag. 26
  Potrei continuare anche riferendomi al tema del Corpo forestale che lei, Ministro, ha citato en passant, ma la questione è tutt'altro che risolta.
  Insomma, di temi sul campo ce ne sono. Noi speriamo che lei abbia coraggio e vada avanti per fare veramente in modo che si cambi passo in questo settore e si arrivi alle soluzioni vere.

  MINO TARICCO. In qualità di capogruppo del Gruppo del Partito Democratico al Senato le auguro di cuore buon lavoro, Ministro.
  Crediamo che l'agricoltura sia un pezzo importante, trainante, dell'economia e del futuro di questo Paese; quindi tutto ciò che va nella direzione di rafforzare e dare gambe alle potenzialità di questo settore ci troverà sicuramente al suo fianco per lavorare in questa direzione.
  Anch'io ho apprezzato alcuni passaggi importanti. Sicuramente la questione che si è aperta della trattativa sulla prossima PAC, sia per quel che riguarda il budget, e quindi il rischio di tagli che è all'orizzonte, sia per quel che riguarda la semplificazione delle procedure, ci vedrà impegnati al suo fianco per difendere la prospettiva di questo straordinario strumento. Non mi soffermo a citare i dati che ci avete fornito perché i tempi sono ristretti.
  Sul tema, al quale lei ha fatto riferimento, della necessità di dare maggior trasparenza ai processi di formazione dei prezzi in agricoltura e delle norme, così come avevamo già cominciato a fare nella passata legislatura, sul latte e su altri settori, se lei, Ministro, intende andare avanti su tali questioni, ci troverà sicuramente a sostenere la sua azione, anche con proposte e indicazioni, perché crediamo siano un elemento importante affinché l'agricoltura possa crescere e rafforzarsi.
  Anche sul tema della difesa a livello internazionale della qualità delle nostre produzioni e delle denominazioni e sul tema della tracciabilità e dell'etichettatura, tutte le battaglie che intenderà portare avanti, sia nella possibilità di definire un quadro normativo interno che tuteli queste produzioni, sia soprattutto nell'inserire tutti gli elementi possibili a livello comunitario e a livello internazionale di tutela delle nostre produzioni, ci vedranno sicuramente al suo fianco.
  Abbiamo apprezzato il riferimento sia ai distretti che alle filiere, perché crediamo che siano una questione assolutamente molto importante, così come abbiamo apprezzato la volontà di dare continuità al lavoro già intrapreso di efficienza e armonizzazione al sistema dei controlli. È un tema rispetto al quale nel passato le aziende agricole hanno faticato molto a districarsi. Questo processo è stato normativamente avviato, ma non è ancora totalmente tradotto in atti concreti che si riverberano sull'attività delle imprese. Pertanto, sosterremo con forza il suo impegno su questo tema.
  Mi consenta un'altra annotazione. Noi siamo convinti della necessità di portare a funzionalità piena il mondo AGEA. Su questo crediamo ci sia la necessità di sciogliere alcuni nodi di fondo, tra cui il tema del rapporto tra AGEA e organismi pagatori regionali. La norma originaria prevedeva che AGEA avesse sostanzialmente una funzione di coordinamento e che gli organismi pagatori dovessero essere a livello o regionale o multiregionale. Questo quadro è molto a macchia di leopardo. Noi crediamo che ci sia la necessità di chiarire qual è il disegno e poi capire come dare costruzione a un percorso di attuazione.
  Mi permetto di porre molto velocemente alcune questioni puntuali. In primo luogo, c'è stata una discussione nelle passate settimane sul tema dei dazi. Crediamo che ci sia necessità che ci dica qual è l'orientamento del suo Ministero su questo tema, perché è un tema non banale e cruciale in questa direzione.
  Mi risulta che lei ieri sia stato all'assemblea dell'ANBI (Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni). C'è un Piano irriguo nazionale importante, che è nato sostanzialmente in agricoltura e che poi si è allargato anche ad altri settori di intervento, assolutamente necessitanti di intervento, ma se lei vorrà anche aumentare la dotazione economica di questo piano – ci risulta che siano praticamente il doppio le domande rispetto alle disponibilità finanziarie – ci vedrà sicuramente a sostegno Pag. 27della sua azione. Crediamo, infatti, che il tema dell'infrastrutturazione in questo senso dell'agricoltura, come garanzia d'acqua e di non disperdere il patrimonio irriguo, sia assolutamente centrale in visione prospettica.
  Cito altri tre flash. Sul tema della fauna selvatica noi crediamo che sia necessario un intervento, perché è uno di quei temi che, seppure non squisitamente agricolo, impatta pesantemente sulla possibilità che in tanti territori la nostra agricoltura possa sviluppare il proprio potenziale.
  Ciò vale anche per il tema delle fitopatie. Noi abbiamo necessità di investire risorse in ricerca e in norme che permettano un pronto intervento, soprattutto in una stagione dove l'invasione di specie esotiche alloctone, con i grandi viaggi, sarà un tema con cui dovremo confrontarci continuamente, come è successo in questi ultimi anni.
  Condivido le osservazioni che sono già state esposte dal Capogruppo della Lega al Senato sul tema del Fondo di solidarietà nazionale. Ci sono molti ambiti nei quali il quadro assicurativo non copre l'insieme delle fattispecie, soprattutto in tema di calamità, per cui c'è la necessità di dotare di risorse il Fondo di solidarietà per poter intervenire quando si creano questo tipo di questioni che riguardano diversi territori.
  La ringrazio, Ministro, e sicuramente, come ho detto, su questi temi ci vedrà impegnati al suo fianco.

  FRANCESCO MOLLAME. Signor Ministro, intanto la ringrazio. Ritengo che la sua relazione, che ho molto apprezzato, sia stata assai estesa ed esaustiva. Vedo che forse la parola «insieme» che lei ha utilizzato alla fine della sua relazione sta prendendo corpo, perché vedo un'atmosfera molto favorevole a quelli che saranno i nostri lavori.
  Sono convinto che da questo Governo gli italiani si aspettano proprio tanto, perché abbiamo vissuto nell'ultimo decennio una crisi economica, che è nata da settori anche distorti della finanza e che ha cercato anche di moltiplicare inconsistenti titoli a danno di quell'economia reale di cui l'agricoltura fa parte.
  L'agricoltura è sicuramente economia reale e di base e resta tale nei secoli. Come comparto primario, l'agroalimentare ha superato negli ultimi anni il 10-12 per cento circa del PIL. Io dico che, se siamo ciò che mangiamo e ciò che mangiamo viene da quel comparto, ci apprestiamo a gestire e a governare ciò che viene dai nostri campi, dai nostri pascoli e anche dal nostro mare, in generale dal nostro ambiente biologico per natura, da rispettare e tutelare.
  Sappiamo di avere una smisurata varietà di prodotti da tutte le nostre Regioni, grazie anche alle nostre straordinarie e variegate condizioni climatiche, diversi costumi e anche la più autentica cultura storica, che risultano essere peculiarità uniche al mondo.
  È un settore produttivo che si articola in centinaia di migliaia di piccole aziende a gestione familiare, che hanno resistito alla bufera della crisi col sudore, quello più autentico. È un comparto che iniquamente viene sovente relegato a essere la Cenerentola dell'economia.
  Oggi, come è stato detto già da tanti nel dettaglio, ci troviamo a fronteggiare l'inarrestabile fenomeno della globalizzazione, ma questo settore è e deve continuare a essere il nostro zoccolo duro. In esso si sono sviluppate e si dovranno sviluppare ancora la nostra storia secolare e la nostra cultura.
  Le nostre aziende, spesso soffocate persino dalla nostra stessa burocrazia, chiedono solo tutela; chiedono solo di potersi sviluppare come le altre aziende europee, le aziende francesi, le aziende tedesche e finanche quelle dell'Est europeo. Noi non possiamo tollerare e accettare che alcune pratiche in altri Paesi europei si concludano in tre mesi, mentre in Italia, soprattutto in alcune Regioni, occorrono tre anni. Non possiamo tollerare un simile atteggiamento che – permettetemi – oso definire anche autolesionistico.
  È necessario attivare tutte le misure per aiutare lo sviluppo e per coadiuvare chi lavora, con passione, con inventiva, a difesa delle tradizioni più autentiche. Questo è anche un settore che fatica a seguire il corso naturale del ricambio generazionale. Pag. 28È la qualità che va recuperata e non la quantità. I presupposti, di fatto, ci sono tutti. Dobbiamo incrementare i marchi d'origine, perché, così come acquistiamo i manufatti, le auto e i capi d'abbigliamento col marchio, dovremmo acquistare la nostra frutta, le nostre melanzane e i pomodori con un marchio che ne certifichi sempre la provenienza, il produttore, la zona d'origine e come tali li dobbiamo commercializzare in Europa e negli altri continenti.
  Dobbiamo snellire le procedure per promuovere le strutture sociali collettive, unico mezzo e strumento per ridare forza alle piccole e medie aziende del settore. Lei faceva riferimento soprattutto a quelle meridionali, dove spesso le aziende sono molto frastagliate e i coltivatori da soli non vanno da nessuna parte.
  Occorre anche ricostruire le infrastrutture vetuste. Ad esempio, faccio riferimento alle reti irrigue. Alcune sono state realizzate nell'immediato dopoguerra. Quelle sigle che oggi abbiamo ripetuto, quegli acronimi (ISMEA, AGEA, CREA, PAC, PSR) devono servire ai nostri agricoltori per far realizzare i loro sogni, non devono ispirare incubi, come spesso accade. L'agricoltura deve tornare a essere di moda. Torniamo a mettere la zappa in spalla, consentitemi la metafora quanto mai calzante.
  Il mio auspicio più sentito è di augurare a lei, Ministro, e alla nostra squadra, come lei ha detto «insieme», un proficuo e utile lavoro.

  MARIA CRISTINA CARETTA. Da parte del Gruppo di Fratelli d'Italia, signor Ministro, auguro a lei un buon lavoro.
  La ringrazio per la relazione che è stata fatta. Condividiamo gran parte di quanto da lei detto. Oggi sicuramente abbiamo bisogno di un'agricoltura competitiva, in grado di rispondere alle esigenze dei consumatori italiani ed europei, quindi condividiamo una forte difesa del «made in». Dobbiamo difendere la nostra agricoltura dalla concorrenza sleale, ma soprattutto dobbiamo difenderla da quelle direttive comunitarie che troppo spesso sono penalizzanti per i nostri imprenditori.
  Nello stesso tempo, dobbiamo promuovere azioni concrete ed efficaci per tutti quei prodotti risultanti dalla trasformazione della materia prima in prodotti di eccellenza, per i quali servono azioni per favorirne l'esportazione.
  Credo sia necessario creare anche una politica economica basata sulla difesa dei piccoli agricoltori e cioè incentivare il consumo di prodotti agricoli a chilometro zero, ma anche – condividendo quanto da lei detto – una maggiore attenzione alla tracciabilità delle materie prime che entrano in Italia.
  Credo sia necessario anche promuovere e potenziare l'insediamento dei giovani come conduttori agricoli. I nostri giovani sono il futuro della nostra agricoltura in Italia.
  Non ho sentito come intende, però, tutelare e sviluppare l’export; l'orientamento sui dazi; come regolare le biomasse; l'agricoltura al Sud; l'agricoltura di montagna.
  Non sono originale nel dire – quanti mi hanno preceduto l'hanno già detto – che dobbiamo procedere con un piano serio e puntuale sul contenimento dei nocivi, affrontando il problema a monte e non a valle: mi riferisco al problema dei danni arrecati alle colture agricole e al territorio dalla fauna selvatica. Voglio ricordare l'aumento esponenziale dei cinghiali e i danni che stanno creando ai nostri agricoltori, ma voglio anche ricordare i gravi danni provocati dagli storni ai nostri vigneti e ai nostri oliveti.
  Signor Ministro, mi permetto di sottoporre alla sua attenzione il fatto che in Italia abbiamo bisogno anche di intervenire in materia di gestione faunistica. Abbiamo una legge, la n. 157 del 1992, che è entrata in vigore 26 anni fa, in un contesto ambientale, economico e sociale molto diverso rispetto a quello attuale. Oggi abbiamo la necessità di adeguare questa legge alle attuali esigenze di gestione già in essere in tutti i Paesi dell'Unione europea, nel rispetto delle direttive comunitarie, ma anche nel rispetto degli usi, costumi e tradizioni nazionali e locali.
  Infine, voglio sottoporre alla sua attenzione un altro grave problema: la presenza dei grandi carnivori nel nostro territorio. Mi riferisco ai lupi e alla presenza di questo grande carnivoro, che sta provocando Pag. 29grandi danni all'attività agricola, all'attività di allevamento e alla fauna selvatica. Riteniamo sia urgente oggi intervenire nel nostro territorio con un piano di gestione del lupo. In tutta Europa, signor Ministro, quando vengono reintrodotti i grandi carnivori, automaticamente vengono approvati dei piani di gestione. In Italia abbiamo fatto la reintroduzione del lupo, ma non abbiamo ancora approvato un piano di gestione del lupo e credo che questa sia un'emergenza oggi per tutte le aziende agricole e per i nostri allevatori.
  Grazie per quello che potrà fare.

  SILVIA BENEDETTI. Buongiorno, Ministro. Io inizio con una raccomandazione, collegandomi anche all'intervento della collega che mi ha preceduto sull'argomento. Innanzitutto, le consiglio di non confondere la gestione della fauna selvatica con l'attività venatoria. I biologi esistono per un motivo ed esistono appunto per dare una razionalità alla gestione della fauna selvatica e a produrre dei risultati che siano controllabili, cosa che attualmente non viene fatta. Quindi, eventualmente, se dovesse affrontare questo argomento, credo che sarebbe saggio da parte sua non dimenticare questo tipo di approccio e la distinzione tra i due piani.
  Venendo ai contenuti del suo intervento che chiaramente è programmatico, quindi di portata generale, sono, tuttavia, rimasta un po’ perplessa per la mancanza di un accenno alla questione di AGEA e ai 550 milioni che la Commissione europea non ha ritenuto in linea con quella che dovrebbe essere la gestione di questi pagamenti, e per la mancanza di ogni accenno al piano di azione nazionale sull'uso sostenibile dei fitosanitari. Io non so se lei lo conosce.
  Sappiamo benissimo quanto l'agricoltura, sia convenzionale sia biologica, ricorra all'uso di queste sostanze, per ovvi motivi. Visto che lei ha parlato anche di ricerca, credo che sarebbe molto importante puntare su una ricerca in questo campo. Faccio un esempio: abbiamo l'agricoltura su sodo, che è importante per non consumare il suolo, che è quello strato molto importante, che dà la possibilità di avere delle coltivazioni. Abbiamo questa semina su sodo, che deve essere abbinata con determinate sostanze, che, però, hanno altri impatti. Quindi, un agricoltore potrebbe essere anche invogliato, da una parte, a tutelare il suolo, ma, dall'altra, si trova in difficoltà perché comunque deve fare uso di fitosanitari. Dunque, credo che sarebbe molto importante puntare su questo tipo di ricerca.
  Chiaramente anche l'approccio ecosistemico è molto importante anche con riferimento al problema della Xylella fastidiosa, perciò non lo dimentichi neanche in questo caso, se posso permettermi di darle un consiglio.
  Tornando al discorso di prima, sono consapevole che il suo intervento è programmatico e di linea generale, ma vorrei fare un appunto perché c'è poi il piano dell'attuazione in concreto. Ad esempio, lei ha parlato di fermo pesca. Il fermo pesca è stato, ad esempio, un argomento già affrontato – anche da un punto di vista scientifico, la cui importanza è stata prima sottolineata – nella precedente legislatura, e sul quale hanno lavorato tutte le forze politiche ad eccezione della Lega, per cui mi fa piacere che la Lega abbia scoperto l'importanza del fermo pesca e di un approccio scientifico in tal senso.
  È chiaro che lei, quando ha parlato, tra le altre cose, nel question time dell'altro giorno di questa misura, ha riportato provvedimenti che afferiscono alla precedente amministrazione. Il provvedimento che in concreto lei ha intenzione di attuare è quello di consentire che i pagamenti abbiano un'accelerazione nel 2018; quindi sarà su questo che poi misureremo anche la qualità di ciò che lei si prefigge di fare.

  PRESIDENTE. Sono le 14,35 e ci sono ancora sei interventi. Il Ministro ha dato la sua disponibilità a rimanere ancora con noi. Vi chiedo, però, colleghi, di svolgere interventi di un minuto, perché avevo preso un impegno di chiudere la seduta per le 14,30.
  Vi ricordo anche – visto che molti di voi ancora non lo hanno fatto – di registrare la vostra presenza prima che si concluda la seduta.

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  SUSANNA CENNI. Grazie, Ministro. Evito i ringraziamenti, così risparmio tempo, e li do per scontati. Procedo veramente in maniera telegrafica.
  Lei ha parlato di Made in Italy e di etichettatura. Noi, ovviamente siamo d'accordo. Credo che il precedente Governo abbia fatto uno sforzo importante nella negoziazione, ottenendo alcuni primi risultati. Vorrei capire meglio cosa lei propone, parlando di nuove proposte di etichettatura.
  A tal riguardo, sottopongo alla sua attenzione una proposta, collegandomi anche alla questione del caporalato, che rappresenta un altro tema sul quale vorrei capire meglio il suo orientamento anche in relazione alla legge attualmente in vigore. Credo, infatti, che il tema della qualità del lavoro in agricoltura possa essere un aspetto da rendere più trasparente anche al consumatore, investendo su questo elemento come fattore di competitività.
  Lei, Ministro, ha parlato di incrementare la ricerca. Benissimo, io chiedo che si faccia uno sforzo anche per destinare maggiori risorse per la ricerca sulla biodiversità, e, quindi, non soltanto sulle nuove tecnologie.
  L'ultima domanda che le rivolgo, Ministro, per rispettare puntualmente il minuto a disposizione, riguarda alcune realtà delle terre confiscate alla mafia. Lei è stato nel mio territorio all'inizio di questa settimana; lo ha fatto anche il Ministro Salvini che ha visitato un'importante azienda agricola confiscata alla mafia. Io le chiedo un po’ di attenzione al merito di questa azienda agricola, perché il Ministero delle politiche agricole aveva stipulato un protocollo d'intesa, insieme agli enti territoriali, sul futuro dell'utilizzo di questa azienda in relazione sia alla biodiversità, sia all'agricoltura sociale; quindi mi aspetto che lei prosegua e faccia andare avanti questo progetto.

  PAOLO RUSSO. Grazie, Ministro. Ho ascoltato con attenzione il suo ordinato elenco di criticità e pochi slanci. In verità, ci saremmo aspettati qualche slancio di maggiore vivacità. La sua relazione è più un indice, che un piano programmatico.
  Per quanto concerne il PSR, come è stato già detto, è giunto forse il momento di fare una riflessione sui piani regionali e sul piano unico nazionale?
  Venendo ad AGEA, se in queste ore si vende un aereo, ci sarà stato un problema? Sapete che AGEA ha messo in bando la vendita di un aereo qualche giorno fa. Ci sarà stato un qualche problema? Credo che abbiamo il diritto oggi di lavorare affinché si intervenga. Ad altri tocca misurare le responsabilità.
  Certamente il turismo aiuta. Noi avremmo preferito un Ministero dell'intera filiera agroalimentare.
  Abbiamo sentito proprio poco sul Mezzogiorno, Ministro: meno di un capitoletto, nemmeno un titolo, un accenno appena indicato. Lì vi è bisogno di un piano straordinario, che si riferisca al piano stalle nelle aree interne a rischio abbandono e di un piano idrico nazionale. Lei sa, infatti, che quest'anno sta piovendo più dell'anno scorso, ma al Sud avremo le stesse criticità dello scorso anno.
  Mi sarei aspettato un'inversione di tendenza su due questioni, in primo luogo sull'accordo con il Giappone. Lei sa che sono 26 i prodotti a marchio tutelati; di questi 26 prodotti a marchio, a sud di Roma ce n'è uno solo. Credo sia utile fare una riflessione su questo tema.
  Vengo all'altra questione: qual è l'azione che voi pensate di fare per cancellare quella bandiera morsicata degli ultimi anni? Le spiegheranno, Ministro, che c'è una bandiera morsicata che rappresenta il Made in Italy nel mondo attraverso un finanziamento che il Ministero dello sviluppo economico e, in parte, anche il Ministero dell'agricoltura negli ultimi anni hanno voluto sostenere, promuovendo prodotti più con etichetta italiana che non prodotti veramente italiani.
  Mi interesserebbe sapere, infine, quali sono le competenze che il suo Ministero ha offerto al Ministero dell'ambiente per la vicenda della Terra dei fuochi.
  Infine, consentitemi di esprimere soprattutto un augurio serio a questo Ministro, dal quale ci aspettiamo delle risposte, non soltanto in questa occasione, ma anche Pag. 31nelle prossime occasioni utili, in modo tale da cancellare tutti i nostri dubbi su una relazione, che è condivisibile soltanto nei titoletti, ma è abbastanza neutra, vorrei dire anodina, e talvolta anche piatta.

  GIULIA ZANOTELLI. Signor Ministro, io vorrei porre la sua attenzione su un tema che è già stato in verità affrontato, che è quello della proliferazione e della presenza dei grandi carnivori. Parlo soprattutto per la mia terra, che è il Trentino Alto Adige, dove la presenza di questi animali, in particolar modo dell'orso e del lupo, sta creando seri problemi al settore zootecnico, ma sta sollevando anche paura nei cittadini, visto l'avvicinamento alle abitazioni e ai centri e, non ultimo, lo sbranamento di fauna proprio a pochi passi dalle abitazioni.
  Questo è un problema davvero sentito, è un problema davvero allarmante e credo sia necessario affrontarlo conoscendo, però, anche le caratteristiche territoriali e quelle che sono davvero le cose; quindi bisogna parlare, ma bisogna anche vederle e bisogna viverle per capire la pericolosità che questi animali possono portare a livello territoriale.
  Sarebbe opportuno, a mio parere, dare una maggiore autonomia alle regioni e anche alle province autonome di Trento e Bolzano per poter gestire e salvaguardare ovviamente i grandi carnivori, ma allo stesso tempo, qualora ce ne fosse l'esigenza, effettuare dei prelievi, perché bisogna pensare all'incolumità e alla sicurezza dei cittadini, ma anche alla tenuta del comparto zootecnico che oggi, in alcune zone d'Italia, è messa davvero in difficoltà.

  GIAN PIETRO DAL MORO. Grazie, Ministro. Oggi assistiamo a un elenco di buone intenzioni. Vedremo nel corso dell'opera se si trasformeranno in fatti e in realtà.
  Tuttavia, mi permetto di farle un invito: non facciamo paragoni sempre forzati con il Governo precedente, perché le ricordo che quello precedente del precedente ha cambiato tre Ministri dell'agricoltura in quattro anni. Vuole che le faccia l'elenco? Uno si chiamava Zaia – lo conosce, vero? – un altro si chiamava Galan – lo conosce? – un altro ancora si chiamava Saverio Romano. Avete cambiato tre Ministri in quattro anni, avete portato a picco l'agricoltura. Se volete che facciamo la tabella di raffronto fra quello che avete fatto voi, con tre Ministri in quattro anni, e il nostro, le assicuro che vinco la scommessa con lei.
  Se vuole facciamo il dibattito, non c'è problema. Io ho detto: «Il Governo precedente del precedente». Impari ad ascoltare. Io capisco che si sia irritato, Ministro, ma deve abituarsi ad ascoltare le parole; anche se è Ministro deve abituarsi ad ascoltare, soprattutto, perché noi non l'abbiamo interrotta. Mi pare che sia un segnale anche di buona educazione.
  Detto questo, nella sua relazione, non ho trovato uno scenario internazionale, un accenno di approfondimento su questo. Siamo tutti d'accordo sul fatto di dire «facciamo i controlli, facciamo le verifiche, facciamo la lotta alla contraffazione». Siamo tutti d'accordo, ma il problema è: come facciamo a far vendere di più i nostri prodotti? Come facciamo ad aumentare le quote di esportazione? Come facciamo ad aumentare la qualità? Perché con i divieti non si risolve il problema.
  Vuole che le faccia due esempi? Io ho apprezzato molto quando lei ha fatto un intervento sui dazi, tenendo una posizione completamente diversa rispetto a quella del suo leader Salvini e rispetto a Di Maio. L'ho apprezzato e ho fatto un'agenzia su questo, perché è stato un segno di equilibrio, ma bisogna andare fino in fondo a questo problema.
  Lei sa quando è stato firmato l'accordo sul riso in Cambogia? Nel 2009. Vuole che le dica chi era il Ministro dell'agricoltura nel 2009? Lo sa, senza che glielo dica.
  Ci vuole, come ha detto lei prima, onestà intellettuale e competenza. L'agricoltura non è né di destra né di sinistra, evitiamo raffronti e stiamo sul merito.
  Arrivo alla domanda finale. Nella sua relazione è completamente assente il tema del rapporto con la grande distribuzione. Lei sa che in questi giorni Tesco e Carrefour hanno fatto l'accordo per la centrale di acquisti. Parliamo di un gruppo di 153 Pag. 32miliardi: 65 miliardi l'inglese Tesco e 88 miliardi Carrefour. Viene dopo l'accordo tra Casino e Auchan, che mettono insieme 89 miliardi. Come noi ci rapportiamo a questo? Come pensiamo di risolvere i problemi dei nostri prodotti agricoli, se non viaggiano sulle piattaforme logistiche, che sono le piattaforme della grande distribuzione?
  Tale questione nella sua relazione non c'è, è completamente assente, neanche una parola. Io penso che su questo tema dovremmo, invece, fare un rapporto serio, perché queste nostre aziende, che sono oggi Coop e Conad, che fatturano mediamente circa 12,5 miliardi ciascuna, fanno parte anche loro di un gruppo di acquisto. Vuole sapere quali sono i gruppi di acquisto? Sono gruppi di acquisto che hanno 20 mila, 30 mila, 40 mila punti vendita in Europa e che possono diventare per noi la piattaforma, non solamente dei prodotti del Made in Italy nei nostri punti vendita in Italia, ma anche il punto di collegamento per entrare in tutta Europa, altrimenti noi nei numeri della dimensione saremo schiacciati. In questo contesto, penso che dobbiamo fare di più per aiutare più efficacemente il settore e salvaguardare il patrimonio delle nostre aziende agricole.

  MARZIO LIUNI. Signor Ministro, le auguro buon lavoro. Ne avrà bisogno perché l'agricoltura è un tema importantissimo e pochissimo è stato fatto nello scorso quinquennio.
  Visto il pochissimo tempo, le chiedo di farsi portavoce di un'esigenza importantissima per il mondo agricolo: i voucher. I voucher in agricoltura sono fondamentali per garantire le produzioni agricole anche con lavori occasionali, purché legali, con i giusti contributi e tutele, perché l'alternativa ai voucher è il lavoro nero. I contratti a tempo determinato in agricoltura – qui dentro ci sono tantissimi agricoltori – per i periodi brevi non valgono, non si possono attuare. Pertanto, anche per evitare i problemi del caporalato, servono i voucher.
  Come lei ha ben sottolineato, l'introduzione di pochissime regole servirebbero ad evitare le truffe dei voucher, che ci sono state in agricoltura e sicuramente molto di più in altri settori. Se oltre al nominativo del lavoratore, si indicassero anche il giorno e l'orario di utilizzo le truffe probabilmente cesserebbero in maniera immediata. Pertanto, caro Ministro, si faccia portavoce del mondo agricolo e nel così detto Decreto dignità cerchiamo di trovare uno spazio per inserire i voucher.
  Faccio un altro piccolo accenno a un ulteriore argomento affrontato prima di me da qualche collega: il così detto bonus verde. È una buona cosa, aiuta l'intero comparto florovivaistico, non solo quello pistoiese, lombardo, siculo, pugliese, e per quanto riguarda i costruttori e i manutentori del verde abbatte il lavoro nero, perché chiaramente il cittadino è portato a richiedere la fattura se può scaricarne una parte.
  La ringrazio e le auguro veramente buon lavoro.

  ALESSANDRINA LONARDO. Grazie, signor Ministro, per la sua relazione.
  Condivido chiaramente quanto è stato ribadito dai miei colleghi di Forza Italia. Avremo modo poi di poterci confrontare anche in Commissione al Senato, perché pensiamo di fare un lavoro molto di sinergia, così come lei ha avuto modo di bene esplicitare nel suo intervento.
  A proposito di ricerca e di fare rete, le chiedo quanto le università e i poli scientifici partecipano alle materie agricole e se c'è la possibilità, da parte sua, Ministro, di fare una rete con tutti i poli scientifici delle università.
  Inoltre, vorrei sapere se esiste un censimento delle riviste scientifiche che si occupano in Italia di agricoltura; se esiste un monitoraggio che si rifà a queste attività. Per quanto mi riguarda, ne conosco alcune e sono davvero lodevoli.
  Signor Ministro, lei si dovrà interessare di qui a poco della formazione degli operatori economici autorizzati (AEO). È una nuova formazione professionale molto importante per le aziende e un'opportunità di lavoro per i giovani. Pensa, signor Ministro, di creare un dialogo, così come ha avuto modo di dire a proposito dei dazi, con le Agenzie delle dogane e dei monopoli di Roma per evidenziare le specificità in termini di competenze del settore agricolo? Pag. 33
  Infine, chiedo se c'è la possibilità di organizzare iniziative informative, parlando di formazione, in sede parlamentare sul diritto agricolo europeo, per meglio comprendere i modelli più rilevanti di governance del settore.

  PRESIDENTE. Si sono conclusi gli interventi. Ringrazio il Ministro per la sua presenza e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta, nella quale il Ministro potrà fornire le risposte alle molteplici questioni sottoposte alla sua attenzione. Ho visto che gli appunti sono stati numerosi.
  Dichiaro chiusa la seduta.

  La seduta termina alle 14.50.