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XVIII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Giovedì 26 luglio 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morelli Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, sulle linee programmatiche in materia di poste e telecomunicazioni (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Morelli Alessandro , Presidente ... 3 
Di Maio Luigi (M5S)  ... 3 
Morelli Alessandro , Presidente ... 9 
Liuzzi Mirella (M5S)  ... 9 
Bergamini Deborah (FI)  ... 10 
Morelli Alessandro , Presidente ... 11 
Fidanza Carlo (FDI)  ... 11 
Giacomelli Antonello (PD)  ... 12 
Morelli Alessandro , Presidente ... 14 
Di Maio Luigi (M5S) , Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali ... 16 
Morelli Alessandro , Presidente ... 21 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 21 
Rotelli Mauro (FDI)  ... 22 
Maccanti Elena (LEGA)  ... 23 
Morelli Alessandro , Presidente ... 24 
Di Maio Luigi (M5S) , Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali ... 24 
Morelli Alessandro , Presidente ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MORELLI

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, sulle linee programmatiche in materia di poste e telecomunicazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio, sulle linee programmatiche del suo dicastero, per le parti di competenza della IX Commissione.
  Nel ringraziarlo per aver prontamente accettato l'invito della Commissione, do subito la parola al Ministro Di Maio per lo svolgimento della sua relazione introduttiva.

  LUIGI DI MAIO. Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. Grazie, presidente, grazie deputati e deputate. È di vitale importanza per il nostro Paese investire sull'innovazione e sulla tecnologia. Nel futuro le infrastrutture di rete e di telecomunicazioni saranno sempre più rilevanti per essere interconnessi con tutto il mondo. Abbiamo assoluta urgenza di costruire le nuove autostrade digitali, la nostra alta velocità digitale.
  Nel dopoguerra, grazie a pesanti investimenti nelle infrastrutture con la costruzione di autostrade, raccordi, metanodotti e ferrovie, si posero le basi di quello che sarebbe stato chiamato il miracolo economico. Noi oggi vogliamo invertire la tendenza, investendo tutte le risorse disponibili sulle tecnologie di domani, che poi sono sempre più di oggi (banda ultralarga, 5G, blockchain, intelligenza artificiale, quantum computing) per creare l'infrastruttura digitale che sia la base per un nuovo miracolo economico.
  Il nostro Paese è indietro sul digitale, sull'offerta di servizi e anche, seppur con differenze tra zona e zona, sulla penetrazione della banda larga. Siamo in coda a tutte le classifiche europee soprattutto con riferimento ai servizi e alle competenze digitali, non a causa di una guerra, ma a causa di scelte politiche che secondo noi non sono state lungimiranti, dove coloro che avrebbero dovuto operare nel segno di una visione di lungo periodo hanno invece agito coltivando il proprio «orticello».
  Vogliamo invertire questa tendenza, mettere l'Italia al passo con il resto d'Europa e del mondo, e diventare un'eccellenza anche in questo campo. L'innovazione digitale ha la capacità di trasformare interi settori della vita economica in maniera radicale, proiettandoli in una dimensione nuova, nella quale vediamo grandi opportunità, ma anche grandi criticità da affrontare con attenzione sul versante regolamentare.
  Dall'agroalimentare al turismo, alle banche, ai servizi finanziari fino ai servizi per la mobilità, nessun settore economico risulta escluso dalla rivoluzione, e il ruolo della politica deve essere quello di favorire i processi di sviluppo in atto, garantendo al Pag. 4contempo un pieno rispetto dei diritti di tutti i soggetti interessati, cittadini in primis.
  Il settore pubblico deve avere un ruolo trainante nel trasformare il nostro Paese in una smart nation, ma è necessario che le politiche pubbliche in questo ambito siano tra loro pienamente integrate e coordinate. Vogliamo promuovere la creazione in seno ad ogni Ministero di un avamposto digitale che sovraintenda alle iniziative digitali dei singoli Ministeri e si coordini con gli altri Ministeri in una strategia di sviluppo unitaria.
  Riteniamo fondamentale il contributo dei componenti di questa Commissione, nonché dell'Intergruppo innovazione nella direzione prospettata, in termini tanto di proposte legislative quanto di suggerimenti per l'Esecutivo.
  Nel prossimo bilancio a lungo termine dell'Unione europea per il 2021-2027 la Commissione europea ha intenzione di dedicare 9,2 miliardi di euro al Programma Europa digitale, concentrando le risorse in cinque settori. Il primo è quello dei supercomputer: sono previsti 2,7 miliardi di euro per finanziare progetti di sviluppo e rafforzamento delle capacità di supercalcolo e trattamento dei dati in Europa. Il secondo è quello dell'intelligenza artificiale: 2,5 miliardi sono previsti per contribuire a diffondere l'intelligenza artificiale nell'economia e nelle società europee.
  Cybersicurezza e fiducia: 2 miliardi saranno investiti nella salvaguardia dell'economia digitale delle società e delle democrazie dell'Unione europea.
  Competenze digitali: 700 milioni di euro per assicurare che attualmente e in futuro i lavoratori abbiano la possibilità di acquisire facilmente le competenze digitali con corsi di formazione a breve e lungo termine e con tirocini sul posto di lavoro.
  Garantire un vasto uso delle tecnologie digitali nell'economia e nella società: 1 miliardo e 300 milioni di euro assicureranno la trasformazione digitale della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici e la loro interoperabilità a livello di Unione europea. Inoltre faciliteranno l'accesso delle imprese, soprattutto delle piccole e medie (soprattutto delle più piccole) alla tecnologia e al know how.
  Per quanto riguarda la blockchain, l'Italia deve avere un ruolo trainante nello sviluppo di questi settori e rendere il nostro Paese protagonista del cambiamento. Un ambito particolarmente interessante è quello di questa tecnologia, la blockchain, che sta diventando sempre più centrale nello sviluppo del digitale tanto a livello di iniziativa privata, quanto nel settore pubblico.
  La rete dello scambio di valori che promette di diventare la nuova internet nello scenario della quarta rivoluzione industriale sta attirando investimenti significativi a livello globale e ponendo questioni regolatorie particolarmente rilevanti.
  L'Italia non può rimanere indietro nella dinamica in atto e ha tutte le potenzialità per diventare un Paese leader nella sperimentazione di questa tecnologia, per tutti quegli ambiti in cui si necessita di una relazione di fiducia, come ad esempio nello scambio di titoli e azioni o durante una votazione elettorale. Altri ambiti applicativi sono quelli della logistica e della pubblica amministrazione.
  Oggi manca ancora una strategia nazionale sulla tecnologia blockchain, che come Ministero intendiamo promuovere. Avvieremo quindi un gruppo di lavoro sulla blockchain coinvolgendo tutti gli attori dell'ecosistema, dalle istituzioni ai centri di ricerca, alle università, fino ad arrivare alle start-up che sperimentano sul campo questa innovativa tecnologia, al fine di predisporre una strategia nazionale.
  A livello di Unione europea stiamo compiendo i passi formali necessari per aderire alla partnership europea sulla tecnologia blockchain, che intende essere un veicolo per migliorare la cooperazione tra i Paesi, favorendo lo scambio di esperienze e conoscenze dal punto di vista sia tecnico che regolatorio sul fenomeno. L'Italia è uno dei pochi Paesi membri che non ha ancora aderito a questa partnership e intendiamo immediatamente colmare questa lacuna grave, se solo si consideri che la mancata adesione da parte italiana rischia di vedere escluse le aziende italiane del settore dall'accesso Pag. 5 ai programmi di finanziamento europeo.
  Intelligenza artificiale. Lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale a cui stiamo assistendo in tempi recenti pone questioni regolatorie finora inesplorate. La possibilità di affidare ad una macchina l'elaborazione di un numero tendente all'infinito di dati, cosiddetto big data, con la potenza di calcolo e le tecnologie oggi disponibili consente di elaborare diagnosi cliniche, assumere decisioni amministrative, predire fatti e informazioni rilevanti.
  Questa nuova dimensione propone questioni etiche e giuridiche nuove, che i poteri pubblici devono conoscere, approfondire e affrontare nell'ottica di correggere le potenziali storture. La priorità assoluta per l'Europa e per il nostro Paese è quella di aumentare gli investimenti pubblici e privati nell'intelligenza artificiale e nelle tecnologie strettamente connesse, portandoli almeno ai livelli registrati in Asia e Nord America.
  Lo sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale deve vedere l'uomo al centro del suo dialogo con le macchine, che indefettibilmente devono essere in grado di spiegare le decisioni assunte sulla base degli algoritmi. Altri Paesi europei hanno avviato strategie nazionali sull'intelligenza artificiale al fine di canalizzare gli investimenti in questa tecnologia e fondare le basi etico-giuridiche per lo sviluppo della stessa. L'Italia deve fare la propria parte in questo dibattito internazionale.
  Come Ministero dello sviluppo economico intendiamo promuovere l'elaborazione e la realizzazione di una strategia nazionale anche con riferimento all'intelligenza artificiale. Avvieremo pertanto un gruppo di lavoro sull'intelligenza artificiale, coinvolgendo tutti gli attori di questo ecosistema.
  La piena realizzazione degli obiettivi della strategia italiana per la banda ultralarga è essenziale per lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Il riconoscimento e la garanzia di un'infrastruttura di rete efficiente, accessibile e sicura è un nostro obiettivo.
  L'obiettivo della strategia nazionale per la banda ultralarga è quello di garantire entro il 2020 la copertura con reti ultra veloci di oltre 100 megabit almeno all'85 per cento della popolazione italiana, la copertura ad almeno 30 megabit alla totalità della popolazione italiana e la copertura di oltre 100 a tutte le sedi (edifici pubblici, poli industriali, aree di interesse economico e concentrazione demografica, nonché delle principali località turistiche e degli snodi logistici).
  Negli ultimi anni gli attori pubblici interessati, gli operatori del settore hanno contribuito alla realizzazione degli obiettivi prefissati. Guardiamo con interesse alle iniziative volte alla creazione di una società della rete unica sul modello wholesale lonely, in grado di consentire agli operatori di competere sul terreno dei servizi.
  Sul piano delle politiche pubbliche occorre fare di più, avviando innanzitutto un ripensamento della governance nella gestione della strategia nazionale. Allo stato attuale vi sono diversi livelli di governance e una molteplicità di soggetti coinvolti. Questa situazione da un lato determina delle criticità nello stanziamento delle risorse disponibili e sotto un altro profilo incide sulla velocità nell'attuazione della strategia nazionale.
  Vogliamo procedere nella direzione di una semplificazione, al fine di assicurare l'integrale utilizzo delle risorse disponibili, nonché l'unitarietà e la velocità nell'adozione degli interventi necessari per la realizzazione degli obiettivi della strategia nazionale.
  Sul piano operativo registriamo come dei forti ritardi nella infrastrutturazione delle aree siano stati determinati dai ritardi nei processi per il rilascio delle autorizzazioni che riguardano molteplici istituzioni ed enti (comuni, province, regioni, sovrintendenze e attori quali ANAS e Ferrovie dello Stato).
  Bisogna accelerare il più possibile i processi di autorizzazione, favorendo il dialogo tra i diversi livelli istituzionali coinvolti e assicurando forme più incisive di controllo dello stato di avanzamento delle opere realizzate. Pag. 6
  Un'ulteriore attività fondamentale per la realizzazione della strategia nazionale riguarda la definizione della seconda parte del Piano nazionale banda ultralarga, con l'intervento nelle aree grigie, impegnando quindi i fondi previsti in delibera CIPE, previa ripresa del dialogo in materia con la Commissione europea, con le Direzioni DG Connect, COMP e Regio. Ci impegneremo in questa direzione partendo dal COBUL (Comitato per la diffusione della banda ultralarga) e assicurando che questa parte cruciale della strategia nazionale venga portata a compimento.
  5G. Il 5G è la tecnologia abilitante della quarta rivoluzione industriale. Stiamo entrando in un mondo nel quale la combinazione virtuosa di più tecnologie (5G, blockchain, intelligenza artificiale, internet delle cose) consentirà di migliorare i processi produttivi, modificherà le abitudini di consumo, determinerà in estrema sintesi un salto tecnologico epocale, del quale l'Italia deve essere pienamente protagonista.
  Anche attraverso lo sviluppo del 5G vogliamo fare dell'Italia una smart nation, favorendo la sperimentazione, l'adozione e il rilascio di nuovi servizi, e in prospettiva piattaforme digitali di nuova generazione.
  Secondo il calendario comune a sostegno del lancio coordinato delle reti 5G in Europa, istituito dalla Commissione europea, bisogna garantire entro il 2020 copertura e servizio commerciale disponibile in almeno una grande città, entro il 2025 copertura 5G in tutte le aree urbane e sui principali assi di trasporto terrestre.
  L'11 luglio 2018 il MISE ha avviato la procedura di gara per l'assegnazione di uso di frequenze radioelettriche da destinare a servizi di comunicazione elettronica in larga banda mobili, terrestri, bidirezionali nelle bande 694790 MHz, 36003800 MHz e 26.5 27.5 GHz. Si prevede di chiudere la gara entro settembre 2018, in modo da contabilizzare introiti entro la fine dell'anno. Gli introiti stimati sono pari a circa 2,5 miliardi. Le frequenze in banda 694790 MHz saranno assegnate il primo luglio 2022, mentre quelle in banda 3.6 3.8 GHz e 26.5 27.5 entro il 31 dicembre 2018.
  In relazione alla procedura di assegnazione di queste frequenze, così come delineata a livello comunitario e nazionale, il Ministero nei prossimi giorni provvederà a pubblicare la roadmap nazionale, assicurando il rispetto del termine ultimo del 2022.
  Al contempo, alla luce dei contenuti della segnalazione trasmessa dall'AGCOM al Governo, ai sensi dell'articolo 1, comma 6, lettera c), numero 1, della legge 31 luglio 1997 numero 249, che abbiamo analizzato con grande attenzione, in data 17 luglio 2018 il MISE istituirà un tavolo di coordinamento tra tutti i soggetti interessati, al fine di assicurare che il percorso di trasformazione del sistema radiotelevisivo e il trasferimento delle frequenze nella banda 700 MHz avvenga senza ritardi rispetto alle scadenze stabilite, assicurando gli obiettivi di bilancio, ma nel contemperamento delle esigenze legittime di tutti gli attori coinvolti.
  Sempre in questo ambito vogliamo procedere ad una complessiva spectrum review diretta a migliorare l'allocazione e l'utilizzo dello spettro anche al fine di reperire ulteriori risorse finanziarie per il bilancio pubblico. Ci risulta infatti che diversi soggetti pubblici, in primis il Ministero della difesa e degli interni, e privati utilizzino diverse parti dello spettro in modo non ottimale. Ad esempio, nella banda 3.4-3.6 GHz ci sarebbe un'ampia parte di spettro di rilevante interesse commerciale occupata dal Ministero della difesa, di cui potrebbe essere ottenuta la «liberazione» al fine di destinarla ad un'ulteriore gara, con possibile introito di risorse significative per il bilancio pubblico e maggiore offerta.
  Una stima precisa del valore di tali frequenze sarà possibile solo dopo l'espletamento della gara 5G. Avvieremo in questa direzione un'interlocuzione con i Ministeri coinvolti, al fine di dare avvio ad un processo atteso da molti anni che nella fase attuale si rende necessario.
  Su questo dossier del 5G tengo a dire che il Ministero con la pubblicazione e l'avvio della gara ha semplicemente concluso un percorso fatto dal precedente Governo, Pag. 7 di cui do atto e ringrazio il collega, ex Sottosegretario Giacomelli.
  L'accesso ad una rete libera e neutrale in condizioni non discriminatorie deve essere riconosciuto come diritto di cittadinanza nella dimensione digitale. L'esempio proveniente da altri Paesi europei nei quali si è riconosciuto questo diritto nella dimensione sociale può essere da stimolo per una riflessione anche alle nostre latitudini, nel solco intellettuale tracciato dalla Commissione presieduta dal compianto professor Rodotà. Lo stimolo della domanda di banda ultralarga e di servizi digitali è essenziale per giungere in tempi brevi ad una piena digitalizzazione del Paese.
  Secondo il Digital Economy and Society Index (DESI) 2018, sul fronte della connettività l'Italia si colloca terzultima, seguita solo da Croazia e Grecia. Sebbene la banda larga fissa sia disponibile per il 97 per cento delle case dell'Unione europea, il 25 per cento di case non ha un abbonamento. Nel caso dell'Italia però questo valore è del 43 per cento, quindi 18 punti più alto della media. Bisogna immediatamente utilizzare le risorse disponibili, pari a 1,3 miliardi, per stimolare la domanda di banda ultralarga.
  Nelle prossime settimane, avviando un dialogo con tutti i soggetti interessati, elaboreremo le migliori modalità di utilizzo delle risorse disponibili, anche valutando azioni volte a garantire un accesso di base ad internet generalizzato. Sempre sul fronte dello stimolo alla domanda di servizi digitali daremo ulteriore impulso al piano WiFioItaliaoIt innanzitutto avviando la seconda fase del progetto, che prevede il rinnovo dell’app dedicata, la creazione di un software ad hoc per i portatili e il lancio dei bandi per i comuni per l'installazione degli hotspot in collaborazione con il MIBACT per i luoghi della cultura.
  Continueremo la collaborazione con la DG Connect nell'ambito del programma WiFi EU che ha bisogno di un maggiore stimolo.
  La mappatura delle reti esistenti è cruciale per una corretta pianificazione degli interventi, per favorire la condivisione delle infrastrutture già esistenti e in termini generali per la valorizzazione delle informazioni disponibili. L'istituzione del SINFI (Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture), il Catasto del sottosuolo, vuole dare contezza del dispiegamento su tutto il territorio nazionale delle reti di servizio, siano esse di telecomunicazioni o di utility quali acqua, elettricità, gas e teleriscaldamento.
  Il sistema SINFI, realizzato in Italia e installato sul data center del MISE è stato aperto al pubblico nella sua prima release ad aprile 2018, ha raccolto e reso disponibile una molteplicità di informazioni relative a tutti i principali operatori di telecomunicazioni, elettricità, illuminazione pubblica, gas e gestione delle acque, offrendo importanti vantaggi agli operatori e agli enti territoriali, chiamati rispettivamente a realizzare e verificare progetti per il dispiego di nuove reti.
  Allo stato attuale, 561 operatori e gran parte dei comuni italiani (solo 7 adempienti) non hanno comunicato o trasferito i dati al SINFI. Occorre invertire questa tendenza (per usare un eufemismo), perché il SINFI e la piena valorizzazione dei dati contenuti possono rappresentare un'occasione di crescita, nonché uno strumento utilissimo nelle situazioni di crisi. Si pensi in particolare agli eventi sismici, nei quali una conoscenza approfondita in tempo reale delle reti esistenti sembra essenziale.
  In questa direzione avvieremo al più presto la redazione del Regolamento per il SINFI, che disciplinerà i procedimenti sanzionatori a carico degli operatori inadempienti nella comunicazione dei dati, e al contempo definirà la disciplina di accesso ai dati per i diversi soggetti coinvolti (operatori economici, enti territoriali e pubbliche amministrazioni).
  La valorizzazione dei dati disponibili è essenziale in una logica di Data economy, che intendiamo incoraggiare e sostenere nella nostra azione di Governo. Il progetto SINFI arricchirà sensibilmente anche le competenze delle community italiane di software cartografici open-source. L'adozione di un modello di sviluppo aperto e interoperabile ha già visto un'importante partecipazione di start up e micro imprese Pag. 8italiane nell'offerta di studi, servizi e sviluppi software innescati proprio dal SINFI.
  RAI. Il servizio pubblico ha un ruolo essenziale nella digitalizzazione del Paese e nella diffusione delle competenze digitali. Il mercato radiotelevisivo ha conosciuto negli ultimi anni una rivoluzione copernicana, la fruizione dei contenuti audiovisivi passa sempre più attraverso la connessione a internet e l'utilizzo della banda larga; con il palinsesto che cede il passo alla personalizzazione dei contenuti non esiste più il pubblico, ma una varietà di pubblici che, a seconda delle esigenze, utilizzano diversi media e costruiscono il proprio palinsesto.
  È come se si stessero cristallizzando due universi di pubblico, coloro che possono permettersi l'accesso a quei contenuti e coloro che al contrario devono accontentarsi della programmazione generalista, un divario anche generazionale che pone quindi un problema di uguaglianza e universalità nell'accesso ai contenuti di qualità.
  In un mercato che evolve in questa direzione, il dovere del servizio pubblico è di adoperarsi per colmare questo divario, puntando con decisione sui contenuti di qualità e dal respiro internazionale, sperimentando formati e linguaggi nuovi, avviando progetti innovativi coerenti con il nuovo ecosistema dei media e promuovendo l'alfabetizzazione digitale.
  Come Ministero dello sviluppo economico metteremo in campo tutte le misure necessarie ad assicurare il rispetto del contratto di servizio, istituendo in particolare una Commissione paritetica MISE RAI a cui sono attribuiti compiti di vigilanza sugli obblighi contrattuali, una Commissione paritetica MISE RAI chiamata ad elaborare le linee guida operative che dovranno ispirare le intese con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, che la RAI deve definire con riferimento a durata e ambito dei diritti di sfruttamento radiofonico, televisivo e multimediale, e il Comitato di confronto MISE RAI, competente in materia di programmazione sociale.
  Contributi alle TV locali. Le emittenti televisive e radiofoniche locali rivestono un ruolo importante per quanto ci riguarda per la garanzia del pluralismo informativo, sono ora affidate al Ministero dello sviluppo economico le funzioni amministrative prima svolte dai Co.Re.Com. regionali (istruttoria delle domande del contributo, relativi controlli e adozione del provvedimento di determinazione della graduatoria).
  Con l'obiettivo di semplificazione e riduzione dei tempi è stata creata un'apposita piattaforma telematica, il Sistema informativo per i contributi alle emittenti locali (SICEM), per consentire di digitalizzare la presentazione delle domande di contributo e di ridurre i tempi di concessione.
  Tra le prime azioni del nuovo Governo, il 12 luglio è stata pubblicata online sul sito del MISE la graduatoria per la ripartizione dei contributi dell'annualità 2016 per le emittenti televisive a carattere commerciale. Le risorse da assegnare ammontano a 78 milioni di euro, in quanto la restante quota dei complessivi 97 milioni da assegnare è stata già destinata alle radio locali e alle TV a carattere comunitario, senza scopo di lucro o con limitazioni alla vendita di spazi pubblicitari.
  Vogliamo accelerare l'erogazione dei contributi relativi alle annualità 2017-2018, comprendendo che allo stato attuale questi contributi sono determinanti per la sopravvivenza di molte realtà radiotelevisive locali. Intanto intendiamo rafforzare i controlli sull'utilizzo dei contributi concessi e favorire processi di trasformazione tecnologica da parte degli operatori radiotelevisivi locali, nella consapevolezza che il mercato richiederà forme di aggregazione tra emittenti locali, una digitalizzazione dei servizi e la garanzia della qualità dei contenuti anche informativi offerti ai cittadini da queste importanti realtà.
  Poste. Nel corso della scorsa settimana abbiamo provveduto ad emanare il decreto relativo al disciplinare delle procedure per il rilascio dei titoli abilitativi per l'offerta al pubblico dei servizi postali di notificazione di atti giudiziari e di violazioni al Codice della strada. Con questo nuovo Regolamento, in attuazione del nuovo Regolamento dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) adottato con la Pag. 9delibera 7718 del Consiglio del 20 febbraio 2018, dopo quasi un anno dall'emanazione della legge annuale sulla concorrenza è stata eliminata quella riserva di area di attività che Poste Italiane gestiva in monopolio e che invece ben poteva essere aperta al confronto concorrenziale.
  Il provvedimento prevede la classificazione delle domande, distinguendone le singole tipologie, ciascuna contrassegnata con un proprio codice identificativo che indica le modalità di presentazione della domanda attraverso la compilazione degli appositi modelli, la proroga fino a 30 giorni del suddetto termine di 45 giorni per il rilascio in caso di domande incomplete, l'obbligo del pagamento del contributo a titolo di spese per il rimborso delle spese di istruttoria, i requisiti per il rilascio della licenza individuale speciale, la disposizione che la licenza possa essere rilasciata anche all'operatore postale capogruppo, ovvero il soggetto che svolge il servizio con i medesimi segni distintivi, la richiesta di documentazione comprovante i requisiti di affidabilità, professionalità e onorabilità, la procedura sanzionatoria, ossia l'adozione del provvedimento di sospensione o revoca della licenza.
  Si tratta di un primo provvedimento particolarmente significativo per l'apertura del settore postale. Sotto questo profilo pensiamo che l’e-Commerce rappresenti una grande opportunità per il settore e che Poste Italiane possa e debba tornare ad avere un ruolo trainante tanto nel settore del commercio elettronico, quanto più in generale nel processo di digitalizzazione del Paese. Vi ringrazio e resto a disposizione delle domande.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il Ministro Luigi Di Maio, do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MIRELLA LIUZZI. Grazie, presidente. Grazie, ministro, per la relazione, le faccio i complimenti perché per la prima volta c'è un discorso a 360 gradi sull'innovazione e sul digitale, che va anche ben oltre la delega di sua stretta competenza delle telecomunicazioni, ma abbraccia tutto il suo dicastero nell'ottica, come giustamente diceva lei, di creare un'infrastruttura digitale che sia alla base della rinascita di questo Paese, di questo nuovo miracolo economico.
  L'avamposto digitale che lei ha citato, che possibilmente deve essere inserito in ogni Ministero, può essere una buona soluzione per colmare la governance frastagliata che c'è stata in passato riguardo al digitale e all'innovazione, ed è apprezzatissimo che il primo argomento oggetto di queste linee programmatiche sia in relazione alla tecnologia blockchain.
  Questo vuol dire infatti guardare al futuro, guardare alle possibilità di sviluppo relative alle imprese, alle aziende, che possono essere in questo Paese, e mi fa molto piacere che sia stato detto chiaramente che si deve aderire alla partnership europea, da cui soltanto l'Italia è esclusa, quindi bene che ci si adoperi per partecipare a questo livello di cambiamento anche a livello europeo, perché sono in ballo anche delle risorse che l'Unione europea concederà ai progetti relativi alla blockchain e a tutto il settore connesso.
  Possiamo anche recuperare delle aziende o delle giovani menti che attualmente vanno via, nel Regno Unito piuttosto che a Malta, quindi è importante avere un piano nazionale sulla blockchain come sull'intelligenza artificiale, perché questo darà sicuramente una boccata di ossigeno alle nostre imprese.
  Sul modello wholesale lonely e autorizzazioni condivido tutto ciò che ha detto, è di particolare interesse la risposta agli operatori esclusi da alcune gare in relazione al 5G che potrebbero rientrare, grazie a questa razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse e delle frequenze, in un'ottica di spectrum review che non è più procrastinabile, è diventata di un'urgenza, e può dare importanza a una risorsa scarsa, quella delle frequenze, che però può dare tanto nel futuro.
  A tal proposito auspico che, come segnalato giustamente dall'AGCOM, sia rivisto il limite dell'assegnazione a un terzo delle frequenze alle televisioni locali. Questo Pag. 10 tavolo va fatto il prima possibile per rispettare tutte le scadenze della roadmap, che non possono essere rimandate. Credo che tutte le parti interessate intendano venirsi incontro e superare questo limite.
  Considero interessante anche la parte in cui lei ha citato l'Intergruppo innovazione, e questo vuol dire dare centralità al Parlamento perché ha fatto un buon lavoro la scorsa legislatura e sicuramente lo farà anche in questa.
  Le mie domande riguardano la sfida principale per l'Italia, che è rappresentata dalla carenza di competenze digitali. Adesso abbiamo a disposizione, come lei ha ricordato, 1 miliardo e 300 milioni di euro che possono essere da stimolo alla domanda. Auspico che si faccia quanto prima un tavolo di raccordo, perché queste risorse possono essere spese in parte anche per colmare queste carenze di competenze digitali che le aziende lamentano, perché purtroppo c'è una forte richiesta di risorse che abbiano competenze nei vari settori digitali, che attualmente le aziende non riescono a incontrare.
  Anche un piano nazionale per le competenze digitali appare quindi assolutamente necessario, perché nell'indice DESI siamo purtroppo agli ultimi posti.
  Sul 5G le chiedo se ci sia la possibilità di inserire nel piano delle sperimentazioni in maniera puntuale anche le sperimentazioni che sono state escluse o comunque sono fuori dal bando del 5G. Mi riferisco a Roma, Torino e adesso anche Genova, che devono essere comprese nel piano di sperimentazione in maniera chiara per avere la possibilità di partecipare a quel piccolo fondo di sperimentazione che adesso è di circa 500 mila euro, ma che spero possa essere aumentato in futuro e quindi inserito nell'ottica strategica e anche nella politica del suo dicastero.
  Ultimo appunto. Ha ricordato il professor Rodotà e questo credo che sia per il Parlamento un fattore che va assolutamente sottolineato. Grazie.

  DEBORAH BERGAMINI. Un breve commento e due domande. Lei, ministro, ha fatto un quadro chiaramente condivisibile, l'Italia ha un fortissimo bisogno di investimenti in tecnologia e in digitalizzazione, il nostro Paese rischia di uscire dal radar globale, perché scontiamo un ritardo di infrastrutture digitali innovative che ormai sta diventando patologico, quindi certamente l'impegno di tutto il Paese, maggioranza e opposizioni, deve essere quello di fare un passo avanti urgentissimo, altrimenti rischiamo che questo ritardo si trasformi in un evento esiziale per la nostra economia, per il nostro stesso modo di esistere.
  Lei ha detto che vorrebbe che fosse il settore pubblico a svolgere un ruolo trainante, mentre naturalmente noi preferiremmo che fosse il settore privato, ci piacerebbe che le start-up italiane non dovessero chiudere a causa dello strapotere degli over the top o dei grandi centri media globali, che ci fosse veramente la possibilità per le imprese italiane, che sanno fare impresa e che soprattutto per la caratteristica proprio del nostro modo di fare impresa sarebbero perfette per tutto quello che riguarda il settore dell'innovazione e della digitalizzazione, di essere messe in grado di competere, ci piacerebbe davvero che fosse il settore privato a essere trainante e che il settore pubblico si limitasse a facilitare questo percorso. Sono visioni diverse, però noi riteniamo che la strada dovrebbe essere un'altra.
  Lei ha annunciato una strategia abbastanza organizzata, in parte mi sembra di risentire gli echi della Francia macroniana rispetto all’artificial intelligence e a tutto il resto, però poi di fatto ci ha annunciato l'istituzione di gruppi di lavoro. Per la mia modestissima e sommessa esperienza parlamentare, di solito quando si reclamano istituzioni di gruppi di lavoro è perché non si ha la più pallida idea di cosa fare o non si ha niente da annunciare, speriamo che non sia così nel vostro caso, perché qui stiamo veramente rischiando il futuro del Paese, però oltre ai gruppi di lavoro forse ci vorrebbe qualcosa di più.
  Ho due domande. La prima riguarda le reti 5G: le dobbiamo sviluppare, gli investimenti sono già stati tanti e grossa parte degli investimenti per lo sviluppo delle reti 5G è stata sostenuta dagli operatori delle Pag. 11TLC, circa 75 miliardi sino ad oggi. Ce ne vorranno molti di più. Vorrei chiederle quindi che tipo di garanzia questo Governo intenda dare per facilitare, perché qui servono una stabilità del quadro normativo, una stabilità di regole, chiarezza, tutte cose che sono ancora un obiettivo da raggiungere. Allora, che tipo di garanzie il Governo intende dare affinché questi investimenti ci siano? Perché, come si dice non dalle mie parti, senza quattrini «ghe n'è minga».
  La seconda domanda che le faccio è se, secondo lei, la rete Tim deve o non deve essere pubblica. Nel caso la risposta fosse affermativa, penso che sarebbe utile per la Commissione sapere che tipo di strumenti il Governo che lei rappresenta intenda mettere in campo per arrivare a questo risultato. Lì bisogna uscire da una situazione di impasse che credo tocchi ciascuno di noi.
  Mi scuso sin da ora se mi dovrò assentare, poiché abbiamo un'assemblea, però credo che le risposte saranno comunque utili e interessanti per tutta la Commissione. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Bergamini. Il Gruppo di Forza Italia ci aveva preannunciato un altro impegno contestuale, quindi sono assolutamente giustificati, anzi ringrazio l'onorevole per essere rimasta a porre la domanda.

  CARLO FIDANZA. Grazie, presidente. Buongiorno, ministro. Inizio con un'annotazione.
  In apertura del suo intervento lei ha sottolineato di voler investire tutte le risorse disponibili nelle infrastrutture digitali, non so se questo nasconda un'idiosincrasia – peraltro abbastanza chiara da parte del suo Movimento – sulle infrastrutture materiali in termini di trasporti. Non so se intendesse anche questo, però me lo lasci sottolineare, perché il nostro auspicio è che ci siano le risorse per infrastrutture digitali, ma che ci siano anche quelle per le infrastrutture dei trasporti, che sono altrettanto vitali per la competitività del Paese.
  Detto questo con simpatia, vorrei partire dal tema del 5G già richiamato dai colleghi. Qualche giorno fa abbiamo audito qui in Commissione l'AGCOM e siamo stati messi in allarme rispetto alle annotazioni tecniche che vi hanno segnalato e a cui lei ha fatto cenno. Mi viene da dire che ci sia stata un'accelerazione un po’ inopportuna, si poteva aspettare qualche settimana e fare tesoro di queste considerazioni, acquisendole prima di bandire la gara.
  Adesso lei giustamente dice che è necessario fare un tavolo tecnico per evitare una ricaduta negativa di quelle osservazioni sulla gara, probabilmente sarebbe stato opportuno attendere qualche settimana, acquisire queste osservazioni e fare una gara inoppugnabile, che non ci lasciasse con un'alea di rischio, che comunque c'è a prescindere dai tavoli tecnici che non sempre, come giustamente veniva richiamato, portano ai risultati attesi.
  Lei ha anche parlato degli obiettivi di copertura della banda ultralarga, che risiedono anche in impegni di agende europee, quindi sono obiettivi condivisi e condivisibili. La situazione attuale vede un'Italia a due, tre, quattro velocità, ci sono intere zone del nostro Paese, aree rurali e di montagna in cui di fatto assistiamo ad una discriminazione di cittadini che sono italiani quanto quelli delle grandi città, ma hanno un accesso limitato e talora addirittura inesistente ai collegamenti digitali.
  Le chiediamo quindi una particolare attenzione su questo aspetto, affinché i processi evolutivi delle nuove tecnologie tengano conto della necessità di non lasciare indietro territori interi, minando la competitività delle imprese, oltre che aggravando di ulteriori costi e disagi le famiglie che vi abitano.
  Vorrei associarmi alla richiesta della collega Bergamini sul tema della rete di telefonia mobile, per capire quali siano le intenzioni del Governo sul tema della separazione e della proprietà della rete. Abbiamo in corso un modello, quello di Open Fiber, vorrei capire se ci sia un'idea simile anche sul tema della rete di telefonia.
  Abbiamo colto con favore l'attenzione dichiarata al sistema delle televisioni e delle radio locali, che sono un patrimonio importante per il pluralismo dell'informazione in questa nazione. Bene la pubblicazione Pag. 12 del bando, ma nel recente passato abbiamo ascoltato dichiarazioni contraddittorie da parte di esponenti del suo stesso partito, per cui ci terremmo che la linea prevalente fosse la sua, cioè quella di un costante sostegno e di una costante attenzione a questo importante patrimonio.
  Mi riferisco al Sottosegretario Crimi, che non ha fatto mistero di non amare particolarmente questo che noi consideriamo un patrimonio, quindi ci auguriamo che la linea continui ad essere quella che lei ha annunciato.
  In ultimo, non so se tolgo una domanda al presidente perché l'ha fatta l'altro giorno in audizione con AGCOM e in tal caso me ne scuso, presidente, sul tema della telefonia e delle nuove compagnie che si stanno inserendo sul mercato, in particolare Iliad, un tema che riguarda la parità di accesso e di regole.
  Siamo di fronte ad una sorta di aggiramento dell'allora decreto Pisanu sulle norme di sicurezza, quindi delle due l'una, o facciamo in modo che non venga aggirata quella previsione di legge e che quindi valga anche per i nuovi operatori, oppure si mettano le altre compagnie nelle stesse condizioni. Io tendenzialmente preferirei la prima, perché non è tempo di lasciare troppo spazio alle insicurezze, però credo che ci debba essere un intervento di riequilibrio da parte del Governo. Grazie.

  ANTONELLO GIACOMELLI. Grazie, presidente. Ministro, devo dire con franchezza che ho apprezzato l'approccio, non so se la parola si può dire, ma è un approccio di continuità con le linee fondamentali della politica fin qui seguita sul digitale.
  Lo dico non tanto per soddisfazione personale o di schieramento, quanto perché ho già detto altre volte che su alcune scelte fondamentali io non credo al mutare delle politiche con il cambiare delle maggioranze. Nessun Paese può sopravvivere con un approccio di questo tipo, quindi anche noi e soprattutto noi, per difficoltà che ereditiamo da decenni, abbiamo bisogno di definire linee strategiche che appartengano al sistema Paese, dunque non siano sottoposte alle oscillazioni, fermo restando il fatto che ciascuno nel momento in cui esercita una responsabilità aggiunge una caratterizzazione o un di più di visione che rende il tema percepibile.
  Lei ha parlato di molte cose, su molte ci sarà l'occasione di tornare nel dettaglio e confrontarsi, condivido l'esigenza di passare alla fase 2 sul Piano BUL, sulla banda ultralarga, uno degli obiettivi dell'Agenda 2020 è l'effettiva connessione di una parte significativa della popolazione alla rete innovativa. Da questo punto di vista lo strumento dei voucher, che va definito (è uno strumento di politica industriale importante), può aiutare, le risorse ci sono, il dialogo con la Commissione è aperto.
  Il punto aperto sulle aree grigie è definire sulle infrastrutture la scelta del modello di intervento. Noi abbiamo escluso fin dall'inizio (naturalmente la pagina è nuova e tutto può essere ridefinito) l'idea del contributo a fondo perduto, è una delle cose che abbiamo trovato e che abbiamo da subito abbandonato. Le possibilità sono tra l'intervento diretto del pubblico, che però se è auspicabile nell'area bianca, nell'area grigia presenta più complessità perché interviene su un'infrastruttura esistente, o la partnership pubblico/privata. Definire rapidamente questa scelta da parte del Governo, definire la modalità e il Regolamento per i voucher, per incrementare la connettività da parte di famiglie e imprese a mio avviso può aiutare.
  Per le imprese c'è una particolarità aggiuntiva: mentre per una famiglia può essere significativo il contributo di 70 euro per la connessione, per le imprese il tema non è tanto questo aspetto, quanto la possibilità di misure incentivanti che tengano insieme sia le misure di industria 4.0 e dunque le iniziative che riguardano la fase produttiva, che il sostegno per il cablaggio interno, per collegamenti e servizi.
  Condivido l'accento sul Catasto delle infrastrutture e anche un dato oggettivo, che sarebbe difficile negare, ossia il ritardo con cui in particolare le pubbliche amministrazioni concorrono a dare gli elementi e i dati. Penso che quello del Catasto delle infrastrutture sia un obiettivo importante, perché, una volta a regime e completo, eviterà di disperdere risorse in nuovi interventi Pag. 13 e farà guadagnare tempo, occasioni e possibilità agli interventi infrastrutturali.
  Forse (lo dico anche a proposito del sistema della web accessibility) più che un sistema sanzionatorio, immaginare con le amministrazioni pubbliche una qualche forma di sistema incentivante potrebbe aiutare a superare questa difficoltà oggettiva.
  Bene (l'ho detto anche pubblicamente) l'annuncio della gara rapida sulle frequenze 5G, questo dà certezza agli operatori ed è un punto decisivo per mantenere quell'attimo di vantaggio che abbiamo rispetto agli altri Paesi europei che, come ha ricordato il ministro, viaggiano sull'obiettivo di una città entro il 2020 in 5G.
  Penso che questo potrebbe essere lo strumento, l'occasione, il momento per provare a risolvere o ad affrontare meglio questa questione della duplicazione di infrastrutture, a cui anche la collega Bergamini e il collega Fidanza facevano riferimento. In altri termini, sul 5G cambia anche il modello di costruzione di infrastrutture, perché si passa da grandi ripetitori a quelli che si chiamano small cells, piccoli impianti molto diffusi.
  Penso che non sia facile immaginare che ciascun operatore realizzi una propria rete di infrastrutture che si insediano, far cominciare i diversi soggetti pubblici e privati a ragionare su questo fatto innovativo può aiutare ad affrontare con più serenità il pregresso, posto che a mio avviso sul passato la vicenda è netta, il modello wholesale di Opel Fiber è il modello innovativo non solo tecnologicamente per il rame, ma anche rispetto a quello che abbiamo visto.
  Il nuovo codice di comunicazione europea recepisce e favorisce esattamente questo modello, facendo un chiaro apprezzamento alla scelta italiana. Su questo segnalo anche, ministro (ma temo che la difficoltà sarà più con un suo collega di Governo), la questione di armonizzare i limiti delle emissioni elettromagnetiche, tema annoso, su cui non siamo mai riusciti ad arrivare a una conclusione.
  L'obiettivo è semplice dal mio punto di vista, e dà anche certezza di parità di condizioni di concorrenza alle imprese e agli operatori: se esiste una dimensione europea, credo che i Paesi debbano attestarsi sulla dimensione europea riconosciuta, se quella è ritenuta inadeguata, allora discutiamo come si cambia, ma immaginare che vi siano condizioni diverse tra i Paesi europei crea problemi di concorrenza per gli operatori.
  Vorrei domandarle se ritenga possibile recuperare nella gara, in parte, lo spirito e l'obiettivo della sperimentazione. Noi con la sperimentazione abbiamo concesso gratuitamente delle frequenze a condizione che gli operatori coinvolgessero università, start-up, aziende e istituzioni italiane nella creazione dei servizi, perché questo alla fine è il vero obiettivo, non essere un mercato attraversato da servizi di altri. Sarebbe bello che, oltre alla valutazione economica che inevitabilmente deve esserci e deve essere preponderante, ci fosse anche la possibilità di recuperare una valutazione di questo aspetto che guarda esattamente a dare un protagonismo alle aziende italiane nei servizi.
  Immagino quali possano essere le reazioni del MEF e quindi non insisto molto su questa valutazione, ma mi limito a porla, perché in termini di politica industriale aiuterebbe a dare una continuità importante, recuperando un aspetto su cui forse avremmo voluto fare di più, ma che oggi possiamo recuperare, cioè una condizione di contesto di favore per il venture capital e per le start-up che ci aiuti a reggere la concorrenza rispetto ad altri Paesi europei.
  Bene l'intelligenza artificiale, questa è la sfida del futuro. L'intelligenza artificiale pone però problemi molto complessi non solo di tipo tecnologico, ma anche di armonizzazione di parametri, di scelta dei dati da inserire per creare i parametri dell'intelligenza artificiale, perché la gestione dà risposte diverse in base alla qualità e alla quantità di dati che si immettono, ma pone anche problemi di tipo etico, non tanto perché c'è chi sostiene che la tecnologia tolga posti di lavoro (questo è un tema che dalla rivoluzione industriale si è posto, ma in realtà non è così), ma è evidente che delegare a un algoritmo, a un meccanismo artificiale scelte che hanno implicazioni Pag. 14anche di carattere etico necessita della definizione di parametri non solo tecnologici.
  Google si è posto un problema e ha varato un proprio codice etico che ha fatto conoscere, è un tema che interessa tutti i Paesi europei. Visto che la Camera dei deputati si è resa protagonista con la Presidenza Boldrini, nell'iniziativa ricordata per il professor Rodotà, di una riflessione sul tema dei diritti della persona e della rete, forse un'analoga iniziativa che ponesse il tema dell'aspetto etico dell'applicazione dell'intelligenza artificiale con l'ambizione non di determinare tutte le risposte, ma di avviare una riflessione che possa intrecciare anche quella di altri Paesi europei credo potrebbe aiutare, così come sui Big data può essere un ragionamento quello degli Open data della pubblica amministrazione.
  Lei ha ragione, sono solo i primi passi e quindi c'è tutto un lavoro che giustamente questo Governo può fare e intestarsi sulla rete federata Wi-Fi. Questo diventa uno strumento per una gestione, rispetto ai flussi turistici, straordinaria e offre la possibilità di una lettura autonoma da parte del sistema Paese rispetto a quella che avviene attraverso degli over the top piuttosto che altri soggetti.
  Qui il problema è duplice, spingere le amministrazioni a federarsi (l'hanno già fatto realtà importanti Roma, Milano, Firenze e molte altre realtà, credo che anche qui un'accelerazione si possa fare), costringere l'amministrazione ad aprire i dati. Questa sarà la sfida di tutte le sfide, perché c'è una condivisione generalizzata che inevitabilmente fa fatica poi a trovare la precipitazione, ma questo può essere un punto importante.
  L'ultima annotazione è sulle TV locali. Nella scorsa legislatura abbiamo varato un nuovo Regolamento, valutiamone anche l'applicazione. L'obiettivo era di scremare le domande per i contributi alle TV locali che erano oltre 600, quindi più che il pluralismo riguardava un'anarchia. Oggi nella prima applicazione vedo sul sito del Ministero che le domande sono 160, perché i criteri sono molto più rigorosi. Questo significa che abbiamo forse individuato esattamente chi svolge attività editoriale e non chi usa magari delle lacune della legge per inserirsi.
  Qui il tema è verificare (nei prossimi mesi ci saranno i contributi 2017-2018, come è stato ricordato) esattamente se le misure sull'occupazione rimangano stabili o ci siano tentativi di escamotage. Gli obiettivi sono duplici, il primo è rendere stabile il fondo. Per il primo triennio abbiamo utilizzato il cosiddetto «extragettito del canone RAI», invenzione giuridica del MEF, perché non esistono extragettiti, c'è il gettito o l'evasione, ma lasciamo stare, è finito anche questo meccanismo tecnico, e, come chiediamo all'emittente privata di svolgere un'attività di programmazione credo che altrettanta certezza dovrebbe darla il pubblico, quindi provare a capire attraverso quali meccanismi vi approcciate alla finanziaria e possiamo dare stabilità.
  Un secondo punto che vorrei evidenziare riguarda l'opportunità di dare certezza al Regolamento. C'è stato un tentativo attraverso un emendamento al decreto-legge ora in discussione alla Camera, decreto di cui lei è protagonista; è apprezzabile il tentativo, probabilmente l'attinenza per materia era forse non scontata però occorre trovare lo strumento, perché dare certezza di regole e di stabilità aiuta la trasformazione di un settore che vive una fase di grande difficoltà, ma può dare grandi risposte sia per la trasformazione che può fare, sia per i posti di lavoro che si possono creare.
  Sulla RAI credo che sia opportuno attendere prima le scelte per dare un giudizio compiuto, capisco il ruolo che lei le affida per la digitalizzazione, RaiPlay è stato un primo, timido inizio, si può fare molto, dalle scelte dei prossimi giorni valuteremo quanto questo risulterà plausibile. Naturalmente per un ragionamento più specifico sul dettaglio delle diverse questioni e anche sulla diversità di impostazione ci saranno sia in Commissione che in Aula altre occasioni.

  PRESIDENTE. Grazie. Sul tema 5G condivido perfettamente, dobbiamo pensare a un nuovo sviluppo del nostro Paese, ma soprattutto del futuro, un futuro che, a Pag. 15prescindere dalla volontà di Morelli, Di Maio, Giacomelli o chiunque sia presente in quest'aula, avverrà, dunque è assolutamente ragionevole guardare come governare al meglio il futuro, perché non possiamo e non vogliamo bloccare la marea con una mano.
  Per questa ragione va fatta una riflessione sul fatto che sia fuori dagli interessi degli operatori privati, ma anche dagli interessi pubblici ipotizzare la creazione di varie infrastrutture diverse rispetto ai vari interlocutori che andranno a realizzare la prossima innovazione alla quale ci approcciamo, dunque ragionare direttamente con le aziende interessate e con le amministrazioni pubbliche secondo noi è assolutamente una cosa da fare.
  Il tema delle infrastrutture è un tema sul quale non possiamo volgere lo sguardo dall'altra parte, parliamo del 5G ma anche di infrastrutture fisiche oggi attuali, ci sono dei privati che stanno facendo i loro piani industriali, stanno facendo delle acquisizioni, dal nostro punto di vista è molto importante che le infrastrutture, in quanto strumenti di divulgazione sia delle telecomunicazioni che di altri interessi riguardo sicurezza e difesa, abbiano una forte matrice pubblica.
  I privati facciano quindi i privati con i loro ragionevoli interessi, non abbiamo alcuna ragione di mettere i bastoni tra le ruote, né di avvantaggiare qualcuno, le infrastrutture pubbliche però devono rimanere tali quando diventano fondamentali sia dal punto di vista delle telecomunicazioni che della difesa della sicurezza, per evitare un monopolio o un'eccessiva presenza di privati.
  Per quanto riguarda i codici etici rimango piuttosto colpito dal fatto che il codice etico venga espresso da privati, cioè noi dobbiamo sottostare a dei codici etici che sono di privati, è stata citata Google, sappiamo come funziona con Facebook. Su questo sarebbe interessante fare degli approfondimenti rispetto alle nostre possibilità. Certo, la libertà del privato non va assolutamente limitata, però attenzione, perché c'è un interesse pubblico generale.
  Per tornare al tema del 5G e della gara, ministro, sappiamo che entro il 2022 per chi ha una scatola di plastica definita televisore di vecchia generazione sarà necessario l'acquisto di un nuovo decoder o comunque di un nuovo strumento che possa permettere la ricezione. Siccome sappiamo perfettamente cosa è avvenuto (l'abbiamo vissuto) nello switch-off e quindi nella transizione da un sistema all'altro, da analogico a digitale, e oggi non è esattamente la stessa cosa però al signor Mario Rossi o alla signora Maria poco interessa, sarebbe necessario (lo abbiamo già esplicitato qui in Commissione più di una volta) arrivare a quel momento con una ragionevole campagna informativa che spieghi cosa sta per avvenire.
  Il presidente dell'AGCOM ci ha infatti spiegato che se dal punto di vista normativo è obbligatorio che i nuovi strumenti televisivi siano adeguati alla nuova tecnologia, non è detto che i magazzini siano pieni di televisori con la nuova tecnologia, quindi su questo poniamoci un punto di domanda, perché immagino che il signor Mario Rossi si arrabbierebbe parecchio se sapesse che compra oggi un televisore che entro breve non sarà più utilizzabile.
  Quanto alle televisioni locali, la ringrazio per aver esplicitato una posizione che a questo punto assume la posizione di Governo, nel totale rispetto e valorizzazione delle emittenti e degli editori locali, sui quali, come sa, siamo sempre stati assolutamente sensibili, anche per una semplice ragione: il servizio pubblico che svolgono sui loro territori, servizio che a volte il servizio pubblico nazionale di Stato non effettua in maniera continua.
  Certo è che, dal punto di vista delle aggregazioni e delle innovazioni, probabilmente anche gli editori locali devono essere accompagnati. Un discorso potrebbe coinvolgere la RAI. È anche compito, secondo noi, della televisione pubblica riuscire a fare in modo che tutti gli interlocutori che hanno la possibilità di dare dei contenuti ai nostri cittadini, siano realmente aggiornati sulle grandi novità in essere. Per questa ragione, la RAI dovrebbe fare da capofila sulle novità. Le grandi aziende private fanno Pag. 16la loro strada, è assolutamente ragionevole e giusto.
  Secondo noi, per sostenere le piccole testate locali, la RAI potrebbe avere un ruolo molto importante e il suo ministero e i suoi colleghi possono avere un ruolo altrettanto importante per adeguare la formazione dei giovani che oggi sono all'università e che domani ci auguriamo possano essere un valore aggiunto proprio nelle aziende, magari nelle aziende del territorio. Nelle università, infatti, avviene questo, e lo sappiamo: si ragiona di Facebook, Google e delle grandi testate giornalistiche nazionali televisive e non solo, ma poi ci si dimentica delle piccole realtà. Magari, ricentrare un po’ gli interessi di tutti – citavo la televisione pubblica – ma anche di coloro i quali hanno il compito di formare quei giovani, sarebbe secondo noi cosa buona e giusta.
  Le lascio la parola per la replica.

  LUIGI DI MAIO, Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. Grazie, presidente. È un piacere poter rispondere alle domande formulate dai deputati intervenuti e aver modo di dibattere anche su temi che secondo me magari non coinvolgono il mainstream, ma sono il nostro futuro da tutti i punti di vista.
  Mi sento molto fortunato a poter avere la delega alle telecomunicazioni e, allo stesso tempo, a essere Ministro dello sviluppo economico e del lavoro. Questi tre settori si stanno intersecando in maniera forte. Io vorrei partire dalle suggestioni del presidente per poi rispondere anche a tutte le altre questioni che sono state poste.
  Siamo d'accordissimo che l'utilizzo del 5G, come di qualunque altro tipo di tecnologia che promuoveremo nei prossimi anni, debba essere a metà strada tra l'interesse pubblico e l'interesse privato, ma non deve essere di interesse pubblico e di interesse privato.
  Io ho avuto modo di vedere le sperimentazioni che stiamo facendo in alcune città d'Italia, per esempio quella a Matera, e sul 5G avremo una rivoluzione dei servizi pubblici. Anche per questo ho detto chiaramente che secondo me il settore pubblico può essere un traino nella digitalizzazione del Paese, non perché si volesse penalizzare quello privato, anzi. Se riusciamo a stimolare dei mercati, il privato da solo è in grado poi di introdursi in quel mercato. Se, però, non creiamo mercato, il privato resta fermo al palo. Soprattutto nella sanità, la sanità di prossimità, quella dove il letto d'ospedale diventa il letto di casa nostra, per cui possiamo monitorare il paziente e vedere tutte le sue condizioni, è permesso e sarà permesso grazie a tecnologie come il 5G.
  Allo stesso tempo, vale per tanti altri strumenti, che oggi non hanno abbastanza banda per assicurare una certezza di trasmissione dei dati che servono. Penso al tema delle manutenzioni e della sicurezza sul lavoro, un altro tema importantissimo. Una grande azienda italiana, Isotta Fraschini, sta sviluppando i visori per le manutenzioni, che permettono all'operatore di essere molto più in sicurezza sia sui motori sia su altre tecnologie che sviluppano. Queste tecnologie non saranno soltanto il modo per digitalizzare l'esistente. Queste tecnologie rivoluzioneranno l'esistente. Ce lo dobbiamo mettere in testa.
  Vale ancor di più per la pubblica amministrazione. È una prerogativa del Ministro Bongiorno, per carità, ma prima di digitalizzarla, la pubblica amministrazione, dobbiamo capire quali sono le funzioni che ci servono ancora, altrimenti rischiamo di digitalizzare qualcosa che non ci serve, ed è il peggior modo per fare la digitalizzazione.
  Mi allaccio a quello che diceva lei sulle infrastrutture, presidente, per rispondere anche alla domanda fatta da più parti sulla rete Tim, e quindi al tema delle infrastrutture strategiche.
  Il tema è proprio questo: prima di tutto, scorporo della rete. Mi è anche capitato di sentirlo al tavolo della trattativa Tim, in cui i sindacati mi chiedevano se avessimo intenzione di lavorare sullo scorporo della rete. È visto anche dal privato, e addirittura dai dipendenti di quel privato, come un'occasione di ristrutturazione economica, di stabilizzazione del personale, di rilancio dei livelli occupazionali. Pag. 17
  Va benissimo, ma faremo un buon lavoro se affronteremo questo tema da un punto di vista di strategicità di quelle infrastrutture di sovranità di un Paese. Se, invece, ci mettiamo in testa, come Stato, di fare un'operazione economica, secondo me andiamo fuori strada.
  Mettiamo al centro in quest'operazione, quindi, la sovranità e la strategicità di quello che c'è, ma allo stesso tempo guardiamo al modello Open Fiber, che è stato citato prima, e io guardo a quel modello, però deve essere chiaro che per lo scorporo della rete dobbiamo capire che cosa si intende. Non è che ci stiano dando i cavi in rame che sono sottoterra. Stiamo parlando di un asset aziendale.
  Quello che abbiamo fatto già in questi primi giorni di Governo è stato avviare un'indagine, ma «indagine» sembra negativo, un approfondimento su tutto questo tema per cercare di capire che cosa intendano loro, che cosa intendiamo noi, come Stato. Su questo vi do la parola mia e del Governo che il nostro obiettivo è affrontare questo dossier per garantire la sicurezza nazionale e la sovranità del nostro Paese.
  C'è un altro tema, che è quello delle tv locali, che ricorre spesso nelle domande. Prima di tutto, non c'è nessun pregiudizio verso le tv locali, e questo deve essere chiarito. Non c'è nessuna volontà punitiva nei confronti delle tv locali, ma ci sono tv locali che danno, come si dice in gergo di corse, una pista alle tv nazionali e sono bravissime e fanno veramente informazione, e poi ce ne sono alcune che in passato esistevano solo per prendere i soldi.
  Il riordino di questo sistema significa garantire quelle che fanno tv davvero e quelle che, soprattutto, come diceva il presidente, fanno anche un servizio pubblico, a volte più del servizio pubblico stesso. È nostra intenzione premiare quelle tv locali che svolgono o vorranno svolgere una funzione di servizio pubblico. In questo mondo, se vale per la RAI e per i competitor nazionali e generalisti della RAI, immaginiamo che cosa stia accadendo a livello locale per le tv in relazione alla quarta rivoluzione industriale e alle nuove tecnologie.
  L'obiettivo di questi fondi, la nostra ambizione è che possano stimolare sempre di più la digitalizzazione, l'aggregazione e anche una cosa che deve essere chiara, che è quella di specializzarsi su determinati contenuti e argomenti. La tv generalista – lo dicono tutti i trend internazionali – sta cedendo il passo a quella che fa contenuti specifici e orientati su determinati argomenti.
  Poi c'è l'altro aspetto cui ho accennato in premessa sulle tv: oggi, il telespettatore medio è quello che, il palinsesto, se lo vuole fare da solo, non lo vuole lasciar fare al direttore di rete. È per questo che i livelli di penetrazione di Netflix e Prime sono impressionanti nella nostra economia.
  C'è un altro tema – perciò citavo il Ministero del lavoro – e cioè che oggi Netflix in Italia credo abbia quattro dipendenti. Stiamo affrontando una rivoluzione che, come diceva chi è intervenuto, non è che faccia perdere posti di lavoro. Li fa perdere se non siamo pronti ad affrontare questa sfida tecnologica e tutt'a un tratto subiamo lo shock. L'abbiamo vissuto con tante altre tecnologie.
  Vale anche per il signor Rossi e la tv. Il nostro impianto legislativo, con la dovuta attenzione perché c'è la libertà di mercato e di concorrenza delle aziende che vendono i dispositivi, che vendono le tv, secondo me deve andare nella direzione di fornire alle famiglie un monitor, non più la tv con dentro le tecnologie, che si evolvono così rapidamente che l'obiettivo deve essere poter cambiare la tecnologia applicata al monitor. Così abbassiamo le spese della famiglia e permettiamo tecnologie intercambiabili.
  Quanti dispositivi oggi in una famiglia media italiana sono attaccati alla tv? Molti servono anche per guardare i contenuti televisivi. Ora non voglio citare assolutamente aziende private, però secondo me, come giustamente ci faceva riflettere l'AGCOM, e lei, presidente, dobbiamo affrontare questo tema una volta per tutte, cercando di rendere universale la tecnologia che si applica alle nuove che stanno arrivando. Pag. 18
  Oltretutto, è impressionante il livello di sviluppo di questo settore. Oggi, stiamo sperimentando il 5G, ma ricordo che qualche anno fa in Italia impazzava il WiMAX, se ne parlava dalla mattina alla sera, doveva essere la nuova tecnologia che doveva sbancare in tutti questi settori. Qualcuno ha comprato anche le reti, e credo non sia molto contento oggi, di quelle frequenze WiMAX, perché le tecnologie si evolvono.
  Io dico, per quanto riguarda i livelli di emissione, che per una volta essere uno dei Paesi più attenti non è che ci debba imbarazzare. Noi abbiamo dei livelli legislativi di emissioni elettromagnetiche, di inquinamento elettromagnetico, molto più alti, quindi molto più rigidi di altri Paesi europei. Cerchiamo di stimolare il dibattito europeo su questo perché cerchino di tutelare anche loro di più la salute dei cittadini, in una rivoluzione tecnologica che vede il 5G non più come un ripetitore con effetto ombrello – mettiamola così – ma un ripetitore che è quasi come se intervenisse sul singolo dispositivo, lo mira e lo va a prendere. Questa tecnologia richiede l'applicazione di più dispositivi.
  Ora, il grande dibattito è: ne mettiamo di più o siamo più tolleranti sui livelli di emissione?
  Secondo me, non rappresenta una religione né l'una né l'altra opzione, ma dobbiamo tener presente che non c'è solo questo dispositivo. Il dispositivo 5G si va a sommare a tanti altri dispositivi che abbiamo in casa, abbiamo sui grandi tralicci e abbiamo sulle grandi torri che fanno telecomunicazione.
  Sono d'accordo sul tema che poneva la collega Bergamini in relazione a pubblico/privato/start-up. Lo voglio approfondire ulteriormente.
  Il pubblico può essere il volano per aprire dei mercati, ma dobbiamo stimolare lo sviluppo dei privati. Ci sono due tipi di sviluppo in questo settore.
  Uno è digitalizzare l'esistente. Banalmente, vi dico da Ministro dello sviluppo economico che le imprese si stanno preparando, per esempio, alla fatturazione elettronica, che non è una cosa da poco, soprattutto se non accompagnate. Soprattutto, vedo che quelle in buona fede stanno lavorando ad adeguarsi, ma non vorrei che poi qualcuno, magari una piccolissima minoranza, in malafede dica: non abbiamo le tecnologie.
  Una cosa è certa: è un ulteriore aggravio di costi, che noi dobbiamo scorporare riducendo o eliminando del tutto il cartaceo. Se esiste la fatturazione elettronica, i registri cartacei non devono essere più obbligatori. Oggi, non è previsto, e l'impegno che prendo invece è di prevedere che, se si passa alla fatturazione elettronica, tutto quello che è cartaceo di omologo non si deve più applicare, quantomeno non si devono prevedere più sanzioni se non li si compila.
  Detto questo, abbiamo intenzione di intervenire e creare un fondo ad alta redditività per le start-up innovative. C'è un problema, che non è solo italiano, per il mondo start-up, soprattutto nel mondo delle telecomunicazioni, che è l'alta mortalità. Lo conosciamo tutti.
  Se riusciamo anche su questo – io credo molto nella funzione del pubblico – a creare un fondo ad alta redditività, in cui i privati possono mettere fondi di investimento di venture capital per le start-up e, allo stesso tempo, diamo delle mission specifiche alle start-up, e quindi non spariamo nel mucchio, abbiamo la possibilità di sviluppare dei rami di tecnologie e di innovazione che possono servire anche al pubblico e interfacciarsi col pubblico. Sarà, quindi, molto importante l'impianto pubblico che daremo allo sviluppo tecnologico, dando allo stesso tempo quelle mission che ci servono al privato.
  Il modello è quello, sì, francese. In Francia hanno istituito un fondo, in cui vanno a investire le nostre casse di previdenza sociale. È un fondo che garantisce una redditività a chi mette fondi privati e che ci permette di finanziare le nuove idee di start-up innovative.
  Sono state espresse perplessità sulla scelta di creare gruppi di lavoro sui principali dossier da affrontare: anch'io ho sempre tanta preoccupazione per i gruppi di lavoro. Siamo d'accordo che nessuno qui vuole fare gruppi di lavoro per rimandare Pag. 19alle calende greche alcuni interventi, però deve essere chiaro che il monitoraggio costante delle esigenze di questi settori è fondamentale perché si evolvono di giorno in giorno.
  Ho convocato un mese e mezzo fa il tavolo tra i riders e i gestori delle applicazioni digitali, quindi le piattaforme digitali, e riders che consegnano i pasti a domicilio. Da un mese fa a oggi sono già cambiate le esigenze dell'una e dell'altra parte, perché il settore si evolve e la tecnologia è molto semplice da implementare. Quando c'è un ostacolo, la tecnologia lo aggira.
  I gruppi di lavoro che ho citato qui sono volti prima di tutto a tenere un costante collegamento con i settori interessati. L'unica cosa che non voglio fare – siamo tutti a rischio su questo – è stanziare soldi per tecnologie obsolete o processi tecnologici obsoleti. È anche per questo che non ci dobbiamo innamorare delle tecnologie. Dobbiamo classificare gli obiettivi politici che vogliamo raggiungere, quelli sociali, quelli economici, quelli per le imprese, e lasciare il giusto spazio ai privati per far evolvere le loro tecnologie.
  Ovviamente, e voglio dare anche un incoraggiamento a FCA, che non sta vivendo un buon momento dal punto di vista del titolo in borsa, c'è tutta la nostra volontà ad approfondire il loro piano industriale per quanto riguarda la mobilità elettrica e per quanto riguarda un interessante progetto che ha lanciato il compianto Marchionne sull'auto senza guidatore con Google, che rappresenta l'intelligenza artificiale.
  Io sono d'accordissimo sul fatto che l'intelligenza artificiale debba portare a degli interrogativi etici. E, l'etica, la deve stabilire l'interesse pubblico, l'interesse statale, lo Stato. Su questo sia il Parlamento francese sia il Parlamento inglese sono molto avanti, sulla definizione di codici etici, sull'intelligenza artificiale. Facciamolo anche noi, facciamolo il prima possibile, tenendo presente che possono essere un punto di partenza le suggestioni, gli stimoli che ci dà il codice etico di Google, ma è chiaro che c'è un tema base che riguarda tutto, che sono gli algoritmi.
  Anche relativamente al tema riders, questi ragazzi venivano demansionati o pagati di meno in base al ranking che veniva loro assegnato in base all'algoritmo della piattaforma digitale, per cui io consegnavo le pizze a domicilio, ma se quello che riceveva la pizza metteva una stellina anziché quattro, il ranking era più basso e l'algoritmo per esempio mi faceva passare da contratto co.co.co. a partita IVA o da partita IVA a voucher o, ancor peggio, non mi chiamavano più. Io non conosco, però, l'algoritmo e l'implementazione dell'algoritmo, quindi potrebbero anche avermi ingannato come dipendente. Magari, non è vero che l'utente finale ha dato un punteggio basso a me. Magari, l'algoritmo fa altri tipi di valutazione.
  Quello della pubblicità degli algoritmi sarà un grande problema da affrontare. L'algoritmo è il segreto industriale che fa il core dell'azienda e, allo stesso tempo, noi chiediamo pubblicità all'algoritmo per dare le tutele ai dipendenti di quell'industria produttiva.
  Ovviamente, il vantaggio di stare un po’ dietro gli altri è che gli altri già hanno cominciato a sviluppare alcune iniziative, come dei registri privati di Stato che consentano la classificazione degli algoritmi, ma allo stesso tempo noi dobbiamo lavorare a due obiettivi, che sono sganciare gli algoritmi dalla retribuzione dei dipendenti e dalla progressione di carriera dei dipendenti e il diritto alla disconnessione, che sarà l'altro grande problema da risolvere.
  Noi, magari, ne sappiamo qualcosa perché lavoriamo sulle chat dalla mattina alla sera. Questo è un problema per chi, invece, viene continuamente contattato per poter lavorare, soprattutto in quei settori, in cui si rischia anche la vita per strada utilizzando le biciclette.
  Voglio andare veloce, presidente, perché non voglio rubare molto tempo. La carenza di competenze digitali che citava la deputata Liuzzi ci porta a utilizzare bene le risorse finanziarie che abbiamo. Ne parlava anche il collega Giacomelli. La questione del cosiddetto voucher, che speriamo non debba essere un bonus, ma uno stimolo Pag. 20 all'accesso a dei servizi digitali, è il tema dei temi.
  Noi abbiamo delle risorse limitate, seppur importanti, circa 1,3 miliardi di euro, e dobbiamo utilizzarle per non rendere inutile l'intervento economico, e quindi regalare bonus in giro in modo generalizzato. Questo significa, secondo me, individuare delle categorie specifiche per quanto riguarda le famiglie e dei settori produttivi specifici per quanto riguarda l'impresa. Lo dovremo fare nell'ambito di quelle che sono già le regolamentazioni europee di questo strumento, ma abbiamo questi soldi, utilizziamoli per incidere positivamente sui settori produttivi e sull'accesso a internet delle famiglie.
  È auspicabile aumentare la sperimentazione del 5G, perché sta permettendo ad alcune città di conoscere dei nuovi servizi pubblici che possono servire al cittadino. A chi mi dice, legittimamente, che bisognava aspettare ancora per firmare la gara 5G, siccome sono ben note le questioni, e quindi si aspettava una decisione politica su questo, rispondo che il nostro intervento è stato quello di cominciare a mettere in moto la gara per rispettare le scadenze, ma anche evitare che questa gara si fermasse. Negli incontri che avremo nei prossimi giorni con i vari operatori di questo settore c'è tutta la volontà e la disponibilità a fare interventi regolatori e normativi, premesso che non facciamo noi direttamente quelli regolatori, che possano evitare qualsiasi problema, e far andare così in porto la gara.
  Quanto al passaggio su trasporti fisici, analogici, penso che le vie di trasporto fisico e digitale siano strettamente interconnesse. Qui non c'è un approccio ideologico del Governo che dice: togliamo i soldi alle autostrade e facciamo quelle digitali, anche perché secondo me non ha molto senso in questo momento. Abbiamo tanti fondi dedicati a livello europeo che possiamo attrarre, ma dovremo essere bravi ad attrarli, soprattutto tenendo presente il Titolo V della Costituzione, e quindi tutta l'interlocuzione che ci vuole tra gli enti interessati.
  Se, però, oggi sempre di più tutti gli studi ci dicono che per effetto della stampante 3D si stanno spostando i progetti e non più le merci, lo dovremo tener presente in un piano infrastrutturale nazionale. Se sono state progettate delle opere che neanche sono partite trent'anni fa che individuavano un flusso merci che oggi cambia per effetto della digitalizzazione, è inutile ostinarsi ideologicamente a voler realizzare per forza quell'opera.
  Quando ho fatto riferimento a tutte le risorse finanziarie a disposizione, intendevo tutte le risorse che riusciremo a mettere insieme per gli investimenti sul digitale, ma una riflessione va fatta.
  La digitalizzazione dei servizi e la digitalizzazione sempre di più dei processi industriali porterà anche a un traffico merci mondiale totalmente diverso, che influirà sui nostri porti, sulle nostre ferrovie e sulle nostre strade e autostrade. Lo dobbiamo tenere ben presente.
  È stato toccato il tema di Iliad. Noi abbiamo inviato a Iliad – appena mi sono insediato al ministero, è uno dei primi documenti che ho firmato – delle prescrizioni, perché devono adeguarsi alla normativa. Inoltre, ho interessato il Ministro Salvini ed il Ministero dell'interno, perché è una questione che, come ben si ricordava, viene dalla vecchia legge Pisanu, che potrebbe creare anche dei problemi di concorrenza sleale.
  Banalmente, c'è un distributore automatico di sim, che si ricevono se vi si inserisce la propria carta d'identità, la quale viene registrata, ma la sim viene attivata prima della registrazione a terminale della carta d'identità o del documento di riconoscimento.
  In realtà, sostanzialmente la compagnia sostiene che la dinamica sia un'altra. Da quanto ho capito, il documento di riconoscimento verrebbe trasmesso in tempo reale alla registrazione, e per questo l'attivazione sarebbe immediata.
  Noi abbiamo avviato tutte le prescrizioni del caso, perché intuirete che il solo rischio di avere una sim non registrata per utilizzi da parte di organizzazioni terroristiche o organizzazioni criminali, ci mette Pag. 21in serio pericolo. È per questo che ho interessato subito anche il Ministero dell'interno. Stiamo procedendo su questa vicenda.
  Sull'intelligenza artificiale ho risposto. Per quanto riguarda, invece, tutto il tema anche delle testate locali non tv, che richiamava lei, presidente, secondo me quelle possono avviare un grande processo di rivoluzione anche della testata cartacea in quanto tale.
  Ormai, è indubbio, anche dai flussi di lettori, che i lettori delle testate sono sempre più digitali che cartacei. C'è, però, tutta una parte che utilizza ancora il cartaceo: noi dobbiamo stimolare questo processo di digitalizzazione, ma scremandone gli abusi.
  Come sempre, sia a livello nazionale sia a livello locale, ci sono diversi tipi di testate. Lo strumento di finanziamento pubblico è lo stimolo a essere corretti e a eliminare gli abusi, ma deve essere uno strumento che mira a disintossicare la testata, che sia tv o cartacea, dall'utilizzo del finanziamento pubblico. La dipendenza dal finanziamento pubblico della testata giornalistica negli anni ha creato anche delle distorsioni, cioè che la testata, anziché dare notizie indipendenti, a volte poteva farsi tentare dall'idea di dare notizie favorevoli a chi finanziava con i soldi pubblici quella realtà. Io sono molto preoccupato per questo, perché negli anni questo secondo me ha avuto dei riscontri evidenti.
  Per concludere, vorrei dire un'ultima cosa legata al vostro lavoro. Noi faremo – spero – un lavoro con la Commissione Trasporti così come con la Commissione del Senato di condivisione degli obiettivi, ma allo stesso tempo è storicamente noto che i ministeri vanno a una velocità e il Parlamento a un'altra, e non sempre riusciremo a incontrarci. Spero, periodicamente, con i vostri Capigruppo, al di là dei lavori di Commissione, per cui io sarò sempre disponibile quando mi chiamerete, di poterci coordinare sugli obiettivi che vogliamo portare avanti, maggioranza e opposizione.
  Peraltro, ci sono delle sfide che qualcuno diceva, e mi fa piacere, che sono in continuità. Credo che stiamo viaggiando su un'onda che non dipende da noi, che è l'onda delle nuove tecnologie, del processo tecnologico. Noi possiamo addomesticare quest'onda cercando di regolare gli effetti sui cittadini. Questo sarà molto importante dal punto di vista dell'impatto lavorativo, dell'impatto sulla salute e sulle dinamiche sociali per evitare che aumentino le disparità. Le tecnologie, se regolate bene, ci permettono di diminuire le disparità sociali, ma se non regolate bene, c'è il rischio che possano aumentarle.
  C'è, quindi, piena e massima disponibilità verso tutta la Commissione a lavorare insieme, anche fuori dal tempo e dalle dinamiche parlamentari.

  PRESIDENTE. Grazie, ministro. Cercheremo di essere una Commissione 5G. Ci proviamo almeno noi.
  Do la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre ulteriori quesiti o formulare ulteriori osservazioni.

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Intervengo molto velocemente. Aggiungo poche considerazioni, anche perché condivido molte cose che sono state dette.
  Vorrei solo dire al ministro che è un uomo fortunato: nonostante i ritardi nel digitale che ci sono stati storicamente in Italia, in questi cinque anni sono state assunte delle iniziative, dal piano strategico di crescita digitale alla banda ultralarga, al catasto dell'infrastruttura, a «Industria 4.0», che comunque hanno portato dei risultati. Francamente, quello che ha sottolineato l'altro giorno l'AGCOM, cioè che l'Italia sulla banda ultralarga, almeno dal punto di vista della connettività, quindi dell'offerta, è passata dal ventitreesimo posto del 2016 al tredicesimo del 2017, comunque è un fatto positivo. Tra l'altro, non dimentichiamo – non aggiungo niente a quanto è già stato detto sul 5G – che il 5G ha bisogno di una banda ultralarga piuttosto diffusa anche per potersi realizzare compiutamente.
  Sicuramente, il tema è l'offerta, che sono gli altri indicatori DESI. Il lavoro che abbiamo fatto in questi anni, anche attraverso l'Intergruppo Innovazione – sono contenta Pag. 22 della sottolineatura positiva, ci siamo visti proprio ieri sera – vogliamo continuare a portarlo avanti, ma mi chiedo con quali investimenti. Quelli che lei ha citato, i finanziamenti dell'Unione europea, riguardano la nuova programmazione 2020-2027, quindi i 700 milioni di euro, i 1.300 milioni di euro per la pubblica amministrazione, sono a partire dal 2020. Bisogna intervenire anche subito, soprattutto sul tema delle competenze digitali. Visto che lei è anche il Ministro del lavoro, come favorire una formazione nella pubblica amministrazione, ma anche presso le imprese, che va in questa direzione?
  Allo stesso modo, relativamente alla questione dell’e-commerce, è vero che il ruolo delle Poste – lo stiamo dicendo, forse, da cinque anni – può essere maggiore se si sviluppa il discorso e-commerce, ma sappiamo, e c'è stata anche una verifica attraverso il parere che abbiamo dato sul digital single market, che l’e-commerce in Italia ha costi più alti, mentre un ruolo di Poste potrebbe contribuire in questa direzione.
  Infine, sono d'accordo sul discorso dell'intelligenza artificiale, dei big data, e riprendo la proposta che faceva l'onorevole Giacomelli di riprendere i lavori della Commissione Rodotà anche con questo nuovo spirito, perché c'è un automatismo tra le piattaforme digitali, gli over the top, la pubblicità e le notizie che arrivano ai cittadini, sostanzialmente senza nessuna filtro. Anche questo tema riguarda l'informazione.
  Per quel che riguarda la questione, e finisco, della rete, è vero che in questo momento non c'è nessuno scorporo, ma c'è semplicemente una decisione aziendale di separazione, sostanzialmente, a livello aziendale di rami d'azienda, come può avvenire il progetto sulla possibilità di una rete unica nazionale, naturalmente nel rispetto del fatto che l'investimento deve andare verso la fibra e non verso presenze miste, com'è attualmente? Sappiamo, però, che anche la presenza mista, cioè di fibra e rame, oggi consente di dire che in Italia c'è un livello di banda ultralarga che comunque ci fa raggiungere dei risultati che altrimenti non avremmo raggiunto.

  MAURO ROTELLI. Buon pomeriggio, ministro. Grazie per la sua disponibilità, come al solito, e anche per la chiarezza. Ci ha fatto decisamente viaggiare con l'immaginazione. Anch'io sono contento del fatto che lei abbia citato l'Intergruppo sull'innovazione, perché pensiamo che possa essere un percorso interessante. Lo è stato e lo sarà, sono convinto.
  In merito a quanto descritto dal ministro, con il collega Fidanza, stavamo ragionando adesso sull'impostare un algoritmo che potesse mettere le stelline ai ministri, ma anche ai parlamentari, per fare in modo che poi ci sia un riconoscimento premiale.
  Vorrei, però, affrontare la questione di Poste. Mi sembra che nel suo intervento, ma anche negli altri, purtroppo questo aspetto non è stato approfondito molto.
  Torno all'8 febbraio di quest'anno, a questo famoso accordo firmato da Poste e sottoscritto da tutti i sindacati, l'ennesima ristrutturazione di Poste, in cui orientativamente si applicano dei tagli o delle riorganizzazioni, che poi sono sempre le stesse. Fondamentalmente, si pensa di riorganizzare la consegna delle lettere, in questo caso a giorni alterni. Mi dispiace che dal 5G, dal Wi-Fi, dal WiMAX, adesso arriviamo agli sportelli postali, ma questa Commissione è anche questo, e vuol dire anche tanto. Prima, parlavamo del gap per quanto riguarda le zone di montagna e altro per le trasmissioni, figuriamoci per quanto riguarda questi servizi.
  Ministro, a me risulta – non so se questo calcolo sia sbagliato – che in questo caso con quest'accordo, che appunto risale all'8 febbraio, si parli quasi del più grande taglio mai visto all'interno di Poste Italiane. La riorganizzazione delle aree di distribuzione e dei flussi provocherà orientativamente un taglio di circa 4.300 portalettere, con tutto quello che il portalettere rappresentava anche dal punto di vista della sua funzione sociale dello stesso. Sappiamo perfettamente a che cosa ci riferiamo.
  Questo porterà inevitabilmente, e sta già portando in alcune aree del Paese, delle difficoltà, considerando che, anche se Poste si pone in una condizione di diminuzione di flussi, così poi non è. Proprio quei mercati Pag. 23 di cui lei parlava durante il suo intervento – non vorrei citare alcuni gruppi internazionali particolarmente forti – stanno facendo aumentare la consegna dei pacchi in maniera particolare. Credo che Poste abbia anche vinto ultimamente una gara, invece, quella con Equitalia, per la consegna delle cartelle – non vorrei sbagliarmi – che prima passavano quasi esclusivamente, almeno una parte, per i messi notificatori delle amministrazioni locali. È un flusso di materiale e pacchi che non sembra diminuire, e potrebbe addirittura aumentare, con un taglio netto di risorse umane invece per quanto riguarda le Poste.
  Mi rendo conto che molto probabilmente questo non è un tema così innovativo e così di sfida rispetto ad altri interventi di cui lei ha parlato in maniera approfondita, ma per quanto ci riguarda è decisamente un asset interessante, importante, e pensiamo che debba essere valutato con la dovuta attenzione.
  Credo che vada anche nella direzione di quello che il ministro ci ha descritto per quanto riguarda anche altri asset strategici del Paese. Ci ricordiamo anche l'intervento che ha fatto quando ci ha informato, se non mi sbaglio, delle 140 situazioni di crisi che ha trovato al Ministero del lavoro, vertenze aperte. Quando ha usato questo termine in Aula sono rimasti tutti molto colpiti, perché 140 vertenze non se lo immaginava forse nessuno, almeno non noi. Su questo le dico che non vorrei che anche Poste fosse tra queste, soprattutto perché sembra che ormai si guardi esclusivamente al valore dell'azione e non, invece, al valore stesso del servizio.

  ELENA MACCANTI. Signor ministro, noi la ringraziamo per l'attenzione che ci ha dedicato per questo secondo giro di domande e le chiediamo, innanzitutto, che la Commissione nell'affermazione della centralità del Parlamento, che noi condividiamo, sia coinvolta nei più importanti dossier.
  Seguiamo il tema 5G con attenzione. Credo l'abbia espresso anche il presidente Morelli. Proprio per le ripercussioni che il 5G avrà, ovviamente positive, anche per tutti i cittadini, vorremmo che la Commissione potesse insieme a lei guidare questo percorso, quindi le chiediamo innanzitutto di essere tempestivamente informati sui tavoli che vorrà aprire.
  Conosciamo e sono state rappresentate anche a noi le criticità che ci sono sul bando. Mi sembra che lei abbia espresso un'importante disponibilità proprio ad aprire dei tavoli e a voler risolvere, evidentemente nelle modalità possibili e che lei vorrà individuare insieme con l'Autorità di regolazione, queste criticità. Le chiediamo, ovviamente, che la Commissione sia da questo punto di vista coinvolta, esattamente come lei ha intenzione di fare per quanto riguarda i tavoli di crisi aziendale. È un altro argomento, ma abbiamo particolarmente apprezzato la volontà di condividere insieme con i parlamentari, segnatamente i parlamentari del territorio, le problematiche che sta affrontando per quanto riguarda i tavoli di crisi. Le chiediamo le stesse modalità per quanto riguarda, ovviamente, i temi importanti che stiamo affrontando.
  Anch'io, come hanno fatto i colleghi, davvero vorrei richiamare la sua attenzione sulle aree rurali e montane del nostro Paese. Arrivo da una regione, il Piemonte, dove circa 800 mila cittadini sono totalmente esclusi dalla possibilità di accedere a internet. Le chiedo davvero, e la Lega le chiede per l'attenzione che abbiamo sempre avuto per i nostri territori, di poter garantire l'accesso a tutti i cittadini, soprattutto per quel che riguarda la banda larga nella mia regione, ma credo in tutte le regioni montane.
  Farei un'ultima raccomandazione sui voucher, se me lo consente. Ho apprezzato particolarmente il fatto che non vogliano essere applicati con criteri eccessivamente generici. Rischiamo, come lei ha detto, un intervento a pioggia che probabilmente non sarà utile a nessuno. Ho, quindi, particolarmente apprezzato l'idea di voler individuare categorie particolari. Chiaramente, le chiedo una particolare attenzione per le piccole e medie imprese per quello che è stato già detto.
  Anche per quanto riguarda la riorganizzazione delle Poste, da piemontese, è ovviamente Pag. 24 un tema che ci riguarda particolarmente, perché sa bene l'importanza che può rivestire l'ufficio postale nei piccoli territori e nei piccoli comuni, anche per categorie che purtroppo non sono ancora digitalizzate, e penso ai nostri anziani.
  Anche per quanto riguarda il piano di riorganizzazione di Poste, noi abbiamo chiesto, e credo che sarà calendarizzata presto, l'audizione in commissione con i vertici di Poste, ma le chiedo una particolare attenzione e un particolare coinvolgimento, ovviamente, anche dei parlamentari.
  Intanto, la ringrazio davvero perché tra i mille impegni davvero ha voluto dedicare alla nostra Commissione, e non in congiunta con il Senato, un'attenzione che abbiamo particolarmente apprezzato. Le chiedo, ovviamente, di voler continuare su questa strada.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Di Maio per un ulteriore replica.

  LUIGI DI MAIO, Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. Cercherò di dare una risposta puntuale a tutte le questioni emerse dagli interventi, partendo da Poste.
  Come ho detto all'inizio, si è aperto questo mercato ad altri operatori, quindi è un momento in cui Poste si ritrova su tanti settori ad affrontare una forte concorrenza, da una parte, per i prodotti che ha sempre gestito, non dico in totale monopolio, ma quasi.
  Inoltre, deve affrontare l'altra sfida, che è quella tecnologica – abbiamo parlato dell’e-commerce – che è una sfida che ci consente, se opportunamente attrezzata, di utilizzare Poste per riuscire anche a evitare che sia, quello dell’e-commerce, un mercato selvaggio di consegne. Noi abbiamo un grande problema, che è quello del delivery e di tutto quello che sta succedendo in questo settore.
  Al Ministero dello sviluppo economico c'è un tavolo sulla logistica che nasce dall'esigenza di fermare le false cooperative della logistica, che stanno sostanzialmente abusando dei lavoratori, e non possiamo neanche chiamarli lavoratori, molto spesso stranieri, e stanno causando un downgrade di tutta la qualità e degli standard di qualità del settore delle consegne.
  Penso alla vertenza FedEx che stiamo affrontando, che abbiamo affrontato: si è chiusa in un modo non eccessivamente soddisfacente per coloro che ci lavorano, ma ci siamo resi conto, quando abbiamo approfondito quel dossier, che la FedEx, che si è sempre distinta per essere una di quelle che puntava sulla qualità e non sulla quantità, ha dovuto riadeguare il suo modello di business al ribasso legato al fatto che stiamo passando a delle modalità poco ortodosse che portano avanti alcuni operatori, questione che riguarda proprio appunto il tema delle cooperative della logistica. Ricorderete, credo oltre un anno e mezzo fa, quella persona che è stata investita ai cancelli perché portava avanti una protesta proprio su questo tema.
  Detto questo, da una parte, Poste secondo noi dovrà migliorare la qualità del servizio, facendo per esempio del vecchio portalettere una persona che non solo porta un prodotto, ma porta un servizio di cui usufruire a casa propria. Ci sono state delle sperimentazioni per quanto riguarda il pagamento delle bollette, per quanto riguarda una serie di pagamenti, che rientra – permettetemi questo nuovo termine – nell'ambito di una silver economy che si sta sviluppando sempre di più nel nostro Paese, che riguarda proprio le persone con un'età avanzata. Pensando a tutti coloro che oggi non riescono a utilizzare il digitale, ma chiedono quei servizi a domicilio come coloro che utilizzano il digitale, da una parte dobbiamo investire sull'alfabetizzazione digitale, ma dall'altra dobbiamo poter utilizzare proprio Poste per riempire quel mercato.
  Questo non riguarda soltanto il MISE, ma riguarda soprattutto il MEF, il Ministero dell'economia e delle finanze. Su questo abbiamo avviato già vari approfondimenti, perché c'erano degli input che erano stati dati in passato a Poste. Se lavoriamo in quest'ottica, dell'evoluzione del portalettere che diventa un «portaservizi», secondo me Poste subirà uno stimolo positivo Pag. 25dal fatto che ci sono operatori in concorrenza.
  L'altro tema è quello dell’e-commerce. Io sono stato circa quattro o cinque mesi fa alle cartiere di Lucca, che sono cartiere, quindi in un'epoca di digitalizzazione hanno i loro problemi, ma mi dicevano che allo stesso tempo stanno fronteggiando la perdita di vendite nel settore cartaceo di questo tipo con quello che riguarda gli imballaggi, perché l’e-commerce sta facendo aumentare la richiesta di imballaggi legati al trasporto di prodotti che si comprano sui market place.
  Se «utilizziamo» Poste – utilizzo questo termine, mi perdonerà l'amministratore delegato – come stimolo per rialzare il livello di standard di qualità in questi servizi, soprattutto dal punto di vista delle condizioni dei lavoratori, secondo me, insieme al tavolo sulla logistica che sta cercando di eliminare tutte le distorsioni di questo settore, riusciamo a introdurre questa grande realtà produttiva in questo nuovo mercato.
  Che cosa dobbiamo garantirle? Sicuramente, una riqualificazione o potenziamento di qualificazione da parte dei dipendenti, che dovranno cambiare la loro capacità di intervenire su determinate mission di Poste. Abbiamo un'idea a 360 gradi, e sarà molto importante nei prossimi mesi un'interlocuzione con loro, che intendiamo assicurare, per cercare di dargli una mano.
  Per quanto riguarda gli investimenti del digitale, sono ben consapevole del fatto che la programmazione del settennato parte tra qualche anno, ma è anche vero che dobbiamo fare i piani per riuscire a far funzionare quel settennato di finanziamento anche sulle nostre esigenze. Capire quali siano le esigenze sull'intelligenza artificiale e sul digitale in Italia significa anche riuscire a orientare le modifiche alla programmazione economica in base alle nostre esigenze, altrimenti, come spesso è accaduto in passato, c'è un vestito cucito su misura per altre Nazioni e non per noi.
  Allo stesso tempo, tengo a precisare che proprio in questi giorni – chi è stato al Governo lo sa – il MEF rileva il fabbisogno economico dei vari ministeri in vista della predisposizione della legge di bilancio. Proprio in questi giorni stiamo facendo una ricognizione di tutti i fondi che vogliamo sia investire sia recuperare da altre forme di investimento secondo noi obsolete.
  Torno ulteriormente sul tema della rete Tim per ribadire che è proprio il tema rame che ci deve far capire quanto possa essere oggi attuale il rame nell'epoca della banda ultralarga, quanto possiamo utilizzarlo e quanto, invece, non possiamo più farlo.
  Io sono ottimista. Quella è un'infrastruttura strategica che opportunamente considerata può servire, ma, per usare un termine che si usa a Napoli, vediamo di non farci fare un «pacco» come Stato, non perché ce lo voglia fare Tim, ma perché è un processo tecnologico che corre molto velocemente.
  C'è un tema di cui si parlava che riguarda sia i servizi digitali, quindi le infrastrutture digitali, sia quelle non digitali, che sono le aree rurali e montane.
  Quello è il classico esempio in cui non si può aderire alla religione del privato in questi settori. Il pubblico serve proprio a garantire questi servizi laddove il mercato non riesce ad arrivare. Credo che, al di là del grande dibattito che c'è stato negli anni, in cui mi permetto di dire che alcune forze politiche venivano descritte come quelle stataliste e altre come quelle ipercapitaliste, in realtà tutti abbiamo tenuto ben presente che c'era bisogno di un intervento statale in alcuni settori in alcune aree del nostro Paese.
  Vale per Poste. Secondo me, non è detto, in un'ottica di servizio pubblico, che quella filiale debba stare necessariamente in equilibrio economico. Se aderiamo a questo principio, che siccome non è sostenibile economicamente la chiudiamo, allora stiamo dicendo che tutto, anche i servizi necessari alla sopravvivenza dell'individuo o essenziali alla vita, alla qualità della vita dell'individuo, li dobbiamo chiudere laddove non sono profittevoli. Dobbiamo, invece, guardare alla realtà nel suo complesso. Poste deve essere sostenibile come modello di business, ma nella sostenibilità deve considerare il carattere sociale di alcuni interventi. Pag. 26 E non vale solo per le infrastrutture. Vale anche per l'etica nei confronti dei dipendenti.
  Togliamo un attimo di mezzo Poste. Più in generale, per tutte le partecipate di Stato, in alcune aree di questo Paese, per quanto riguarda la contrattualizzazione dei dipendenti, i subappalti, le cooperative, la somministrazione e così via, sto vedendo delle situazioni che non mi aspetterei di trovare in un'azienda pubblica.
  Ho avuto uno degli ultimi riscontri con il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, tra l'altro nostro ex collega, che mi ha raccontato di quello che sta succedendo a Monfalcone per quanto riguarda l'organico di Fincantieri. Ormai, l'organico vero di Fincantieri è ridotto al minimo; il resto dei dipendenti fa parte di una serie di contratti di subappalto e di somministrazione; situazione che ci porta a interrogarci sull'etica dei rapporti lavorativi tra le nostre partecipate di Stato e i loro dipendenti. Anche per questo ho già ribadito che possiamo aumentare lo standard se diamo un'etica e delle norme etiche alle nostre aziende, ovviamente tutelando il modello di business, che deve stare in piedi.
  Non è semplice, è una grande sfida, ma mai come in questo momento, per eliminare le disparità sociali, dobbiamo considerare la funzione sociale di tante nostre aziende, che per una serie di anni, soprattutto a cavallo tra gli anni Novanta e il Duemila, hanno aderito all'ideologia, secondo me religione, delle liberalizzazioni sfrenate, e così abbiamo perso o ridotto servizi che hanno isolato aree del nostro Paese.
  Ci tenevo a precisare una questione di principio sulla questione dei voucher per quanto riguarda i servizi digitali.
  Quando parlo di imprese, parlo di piccole e medie. Poi ci sono anche le grandi. Dobbiamo cominciare a entrare, secondo me, in questa ottica. Sto facendo un'affermazione di principio, nulla di efficace direttamente, sulle piccole e medie imprese, ma credo che dobbiamo abituarci – parlo come Governo, non parlo al Parlamento – a considerare le imprese in Italia per il 99 per cento nella dimensione che rappresentano, quelle piccole e anche quelle medie. Poi ci sono le grandi imprese, che – per carità – non è che vogliamo combattere, ma siamo ben consapevoli del tessuto produttivo che caratterizza il nostro territorio.
  Questo vale anche per il tema del 5G. Deve essere uno strumento al servizio delle nostre piccole e medie imprese. E siccome sappiamo che la capacità di accesso al credito della piccola e media impresa per riuscire a utilizzare le tecnologie derivanti dall'esistenza del 5G, e quindi la capacità di informatizzazione, è molto bassa, perché sono aziende per lo più di dimensione familiare – magari, non sono più a conduzione familiare, ma di dimensione familiare – voglio tenere ben presente soprattutto le piccole imprese per l'operazione dei voucher per riuscire a permettere soprattutto a loro di accedere ad alcune risorse digitali, fermo restando che la normativa europea ci impone una serie di passaggi.
  Tempestivamente informati, lo sarete. Spero di dimostrarlo con i fatti, non solo con le parole.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il ministro per la sua disponibilità e per il prezioso contributo che ha voluto dare ai lavori della Commissione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.25.