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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 14 novembre 2018

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallo Luigi , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Marco Bussetti, nell'ambito dell'esame in sede consultiva del disegno di legge di bilancio 2019 (C. 1334 Governo) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Gallo Luigi , Presidente ... 3 
Bussetti Marco , Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ... 3 
Gallo Luigi , Presidente ... 7 
Fusacchia Alessandro (Misto-+E-CD)  ... 7 
Frassinetti Paola (FDI)  ... 9 
Toccafondi Gabriele (Misto-CP-A-PS-A)  ... 10 
Mollicone Federico (FDI)  ... 11 
Aprea Valentina (FI)  ... 13 
Gallo Luigi , Presidente ... 16 
Saccani Jotti Gloria (FI)  ... 16 
Ascani Anna (PD)  ... 17 
Azzolina Lucia (M5S)  ... 19 
Sasso Rossano (LEGA)  ... 21 
Gallo Luigi , Presidente ... 22

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI GALLO

  La seduta comincia alle 9.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso il resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Marco Bussetti, nell'ambito dell'esame in sede consultiva del disegno di legge di bilancio 2019 (C. 1334 Governo).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Marco Bussetti, nell'ambito dell'esame in sede consultiva del disegno di legge di bilancio 2019, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera.
  Ringrazio il Ministro Bussetti per essersi reso disponibile a venire nella ristretta fascia di tempo che gli abbiamo proposto per l'audizione. So che ieri è stato a Genova, ieri sera è rientrato a Roma ed è stato impegnato fino a tardi nei lavori del Consiglio dei ministri.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori della Commissione, avverto che dopo l'intervento del ministro, con il quale abbiamo concordato venti minuti di tempo, darò la parola ai singoli gruppi per non più di dieci minuti a gruppo, divisibili tra più deputati. Al termine degli interventi valuteremo anche con il ministro se ci sia già oggi il tempo per la replica o se non sia preferibile rinviarla ad altra seduta.
  Raccomando il rispetto del limite di tempo, così da consentire a ciascun gruppo di intervenire e al ministro di rispondere.
  Do la parola al Ministro Bussetti.

  MARCO BUSSETTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Presidente, onorevoli deputate e deputati, vi ringrazio per l'invito all'audizione di oggi, che ci dà l'occasione per fare congiuntamente il punto sulle misure che il disegno di legge di bilancio per l'esercizio finanziario 2019 e per il triennio 2019-2021 reca in favore dei settori dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
  Si tratta di misure che testimoniano l'impegno del Governo nei settori di competenza della vostra Commissione e del mio ministero, che si sono rivelate possibili per merito delle risorse stanziate appositamente, ma anche grazie all'opera di attenta revisione della spesa che ho chiesto alle mie strutture di condurre. È stato così che, a seguito della revisione di scelte errate intraprese negli anni passati, si sono liberate risorse finanziarie utili a cofinanziare alcuni interventi, dalla conferma a regime dell'elemento perequativo negli stipendi del personale scolastico al piano assunzionale per i ricercatori universitari.
  Fermo restando che sarà la vostra fondamentale opera a consentire nelle prossime settimane di dare una veste definitiva agli interventi, passo ora ad illustrarvi i principali tra quelli proposti dal Governo.
  Iniziamo con l'articolo 5, che prevede un'imposta sostitutiva sui compensi per le lezioni private. Le scuole organizzano corsi per tutti gli studenti che abbiano debiti formativi grazie all'impegno dei docenti, Pag. 4che sono a tal fine remunerati con il Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa e con appositi fondi che il ministero stanzia tutti gli anni.
  Capita che alcune famiglie decidano comunque di far frequentare ai figli lezioni private, anche avvalendosi dell'opera di docenti delle scuole statali. I docenti possono svolgere queste lezioni, purché naturalmente siano rivolte a studenti diversi dei propri, previa autorizzazione del dirigente scolastico, che si deve esprimere in merito alla compatibilità dell'attività con quella ordinaria.
  I compensi percepiti concorrono a costituire reddito imponibile e quindi sino ad oggi sono stati tassati all'aliquota corrispondente al reddito complessivo dei docenti. L'articolo 5 invece dimezza la tassazione sulle lezioni private, poiché si prevede l'applicazione di un'imposta sostitutiva di quella sul reddito delle persone fisiche e delle addizionali regionali e comunali, fissata nella misura del 15 per cento di quanto percepito.
  Si tratta di una misura di favore per i docenti, fermo restando il prioritario impegno del ministero a ridurre a monte l'incidenza dei debiti formativi attraverso i corsi di recupero e l'attività di sportello, nonché grazie alle metodologie didattiche innovative in corso di diffusione nelle scuole.
  L'articolo 17 reca un intervento di sistema, che avrà effetti benefici anche sul settore dell'istruzione scolastica grazie all'istituzione della Centrale per la progettazione delle opere pubbliche, che potrà costituire un fattore di importante agevolazione per il tempestivo ed efficace utilizzo dei fondi disponibili per l'edilizia scolastica. Quei comuni – in particolare i più piccoli – che abbiano difficoltà a reperire al proprio interno le professionalità occorrenti per la progettazione degli interventi per la gestione delle procedure di appalto oppure per le valutazioni tecniche potranno chiedere alla Centrale di svolgere per conto loro queste attività.
  Mi sembra questa una novità di assoluto rilievo, considerato che i plessi scolastici sono circa 40.000 e che molti di essi sono collocati in comuni di piccole o piccolissime dimensioni, che si trovano comprensibilmente in difficoltà a progettare e appaltare opere anche molto onerose. Sono convinto che la norma in questione consentirà anche ai comuni più piccoli di beneficiare efficacemente degli stanziamenti disponibili per la costruzione di nuove scuole e l'adeguamento soprattutto antisismico di quelle esistenti, a tutto vantaggio della sicurezza degli studenti e del personale scolastico.
  All'articolo 21 troviamo interventi di sistema tra i più importanti della manovra. Il Governo ha infatti mantenuto le promesse e ha stanziato le risorse per la revisione del sistema pensionistico, che vedrà l'introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato. Ciò potrà avere un effetto anche sul personale scolastico, caratterizzato da anzianità anagrafiche e di servizio rilevanti.
  Per stimare gli effetti precisi che la norma avrà sui pensionamenti del personale scolastico e quindi anche sul relativo reclutamento, occorre attendere l'adozione dei provvedimenti normativi previsti dall'articolo 21, comma 2, cui è demandata la disciplina di dettaglio dell'intervento. Comunque ogni azione che vada nella direzione di riequilibrare la distribuzione anagrafica del personale, che oggi presenta un'età anagrafica media tra i 51 e 53 anni, non può che essere benefico per la sostenibilità di lungo periodo del sistema dell'istruzione scolastica.
  All'articolo 32 si prevede un'importante misura in favore della ricerca e delle università. Questa norma reca infatti un nuovo piano assunzionale straordinario per 1.000 ricercatori universitari di tipo B e li porterà, dopo tre anni, previa valutazione e conseguimento dell'abilitazione scientifica nazionale, ad essere chiamati nei ruoli di professori associati.
  Ciò è stato possibile anche grazie all'opera di razionalizzazione della spesa a cui facevo cenno precedentemente. Ho deciso infatti di ascoltare il mondo accademico dalle università agli studenti, che ormai da anni chiedeva con forza la soppressione della chiamata diretta, senza concorso, di professori universitari. Pag. 5
  Il disegno di legge contiene un'altra norma che fa venir meno la chiamata diretta ed utilizza le risorse finanziarie che vengono così liberate, oltre ad altre stanziate appositamente per assumere i 1.000 ricercatori in più. A tal proposito, colgo l'occasione anche per ringraziare per l'ottimo lavoro svolto il vice ministro, onorevole Lorenzo Fioramonti.
  All'articolo 34 troviamo una misura importante per la quale mi sono impegnato in prima persona. Grazie al fondo istituito con l'articolo 34, è stato mantenuto l'impegno che avevo preso: quello di confermare a regime il cosiddetto «elemento perequativo», per evitare la riduzione degli stipendi dei pubblici dipendenti che altrimenti si sarebbe verificata da gennaio 2019.
  A beneficiare di questa misura sarà soprattutto il personale docente e ATA della scuola ed è per questo che il ministero ha contribuito a finanziarla anche attraverso la revisione dei percorsi di alternanza scuola/lavoro.
  Vengono anche stanziate importanti risorse aggiuntive (più di 1,7 miliardi all'anno) per consentire da subito una ripresa della contrattazione e un nuovo adeguamento degli stipendi, che la relazione tecnica stima in un aumento superiore all'1,9 per cento.
  È in corso un dialogo costruttivo con le organizzazioni sindacali, affinché il prossimo contratto giunga presto e dia un'adeguata risposta alle attese della categoria e alle esigenze di funzionalità delle scuole.
  L'articolo 41 riguarda i contratti di formazione specialistica. In risposta al bisogno del Paese di un maggior numero di medici, all'articolo 41 abbiamo stanziato 100 milioni in più a regime per finanziare nuovi contratti di formazione per gli specializzandi medici. Si tratta di altre 900 borse che potranno essere istituite dal 2019.
  Articolo 50: bonus occupazionale per le giovani eccellenze. Con l'articolo 50 il Governo premia i giovani migliori, i laureati in corso con 110 e lode, i dottori di ricerca, facilitandone l'ingresso nel mondo del lavoro. Le imprese vengono infatti incentivate ad assumere questi giovani oppure a trasformarne il rapporto di lavoro a tempo pieno se già assunti a tempo parziale, grazie all'esonero dal versamento dei contributi previdenziali nella misura massima di 8.000 euro per ciascun assunto nel primo anno di lavoro.
  Si offre così un'importante occasione ai giovani di talento per inserirsi nel mercato del lavoro e per contribuire al miglioramento della realtà produttiva del Paese.
  Per una didattica in grado di rispondere alle sfide della società del digitale, l'articolo 52 crea un nucleo di 120 docenti, che costituiranno équipes territoriali formative per favorire l'innovazione didattica e digitale nelle scuole, a cui teniamo particolarmente. Questo obiettivo è stato possibile grazie al lavoro costante e sinergico con il mio sottosegretario, Salvatore Giuliano, che ringrazio.
  L'articolo 53 riguarda l'incremento delle dotazioni organiche dei licei musicali: un tema di cui abbiamo parlato spesso. Con l'articolo 53 abbiamo posto rimedio ad un problema che si trascinava da anni, quello della corretta determinazione della dotazione organica dell'insegnamento di strumento nei licei musicali. Abbiamo stanziato le risorse occorrenti per istituire 400 posti di strumento in più e assicurare così a tutti gli alunni la disponibilità di un docente dedicato per tutte le ore dell'insegnamento.
  L'articolo 54 riguarda le disposizioni in materia di rapporto di lavoro del personale ex co.co.co. La legge di bilancio dell'anno scorso aveva consentito di assumere alle dipendenze dello Stato più di 700 persone tra personale amministrativo e tecnico delle scuole, che erano stati mantenuti in condizioni di precariato per oltre 17 anni. Furono tuttavia assunti a tempo parziale, con una riduzione dello stipendio inaccettabile. Consentiamo il passaggio a tempo pieno per i primi in graduatoria, ovvero per almeno 226 persone, ma forse saranno anche di più.
  Articolo 57: misure di razionalizzazione della spesa pubblica. Ho già detto che il ministero, su mia indicazione, ha lavorato per razionalizzare la spesa, anche rivedendo alcune scelte onerose ed errate, precedentemente assunte. Pag. 6
  Non è un caso che il comma 18 riveda l'alternanza scuola/lavoro; infatti le modalità con le quali si era data attuazione a tale istituto, soprattutto dopo l'introduzione dell'obbligo con la legge n. 107 del 2015, sono state giustamente criticate per la qualità altalenante dei percorsi e il numero di ore, che non permetteva un'adeguata qualità nei percorsi, soprattutto per alcune tipologie di scuole. Persino il nome dei percorsi era fuorviante, giacché non avrebbero dovuto consistere in attività lavorative da alternare a quelle scolastiche, bensì di periodi nei quali far scuola anche fuori dalle aule, per raggiungere gli obiettivi di apprendimento in contesti anche lavorativi.
  Con questa norma cambiamo natura ai percorsi, che vengono rinominati per le competenze trasversali e che saranno oggetto di apposite linee guida. Ne viene anche ridotto l'orario minimo di durata, per recuperare spazio in favore dell'autonomia scolastica. Restituiamo alle scuole la necessaria autonomia per la costruzione e gestione di percorsi altamente qualificati, modulati sull'offerta formativa dell'istituto e in linea con le reali necessità del territorio.
  Il comma 17 recupera risorse giacenti da anni, inutilizzate, in un conto corrente postale, nonché presso le scuole, già stanziate in passato per progetti nazionali, ma non più necessarie a tal fine.
  Infine, il comma 22 abolisce l'istituto della chiamata diretta dei professori universitari secondo la procedura delle cosiddette «cattedre Natta». Le risorse così ricavate hanno contribuito a finanziare il piano straordinario assunzionale di 1.000 ricercatori di tipo B, di cui, come detto prima, all'articolo 32.
  Andiamo all'articolo 58 (modifiche al decreto legislativo n. 59 del 2017), che rappresenta uno dei principali interventi contenuti nella legge di bilancio per la scuola, sia con riguardo all'entità delle risorse che vengono rese disponibili per le scuole, sia per l'impatto di sistema. L'articolo 58 modifica il decreto legislativo n. 59 del 2017, cioè le regole per il reclutamento dei docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado.
  Viene abrogato il percorso FIT ordinario, particolarmente complesso anche perché eccessivamente lungo. Il reclutamento dei nuovi docenti sarà più snello e prevederà l'effettiva assunzione in servizio basata su posti vacanti realmente disponibili. Il concorso sarà bandito con regolarità per quelle classi di concorso e per quelle regioni nelle quali ci saranno effettive necessità; potranno partecipare giovani laureati per gli insegnamenti per i quali hanno conseguito il titolo; non ci saranno più graduatorie di idonei, ma solo vincitori di concorso, ai quali viene finalmente garantita l'immissione in ruolo.
  Anche chi non vincerà il concorso, ma supererà tutte le prove, acquisirà l'abilitazione utile all'insegnamento, anche ai fini della legge 62 del 2000, che riguarda le scuole paritarie. Viene meno la cosiddetta «chiamata diretta» dei docenti per le scuole di ogni ordine e grado.
  Articolo 64. L'articolo 64 stanzia 250 milioni di euro annui dal 2019 al 2023 in favore delle province, per sostenerne l'impegno nella manutenzione delle strade e delle scuole. Si tratta di somme che per quanto riguarda l'edilizia scolastica sono aggiuntive a quelle di cui dispone il ministero al medesimo fine.
  Per chiarire questo aspetto, i miei uffici hanno chiesto al Dipartimento per i Rapporti con il Parlamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri l'autorizzazione alla presentazione di una proposta emendativa, volta a garantire un coordinamento tra il finanziamento previsto dall'articolo 64 in favore delle province e le misure di edilizia scolastica finanziate dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, in particolare con la programmazione triennale nazionale.
  L'articolo 78 rimedia a un vuoto normativo e riguarda la determinazione del fabbisogno finanziario delle università, che altrimenti non avrebbe più avuto una disciplina di riferimento a decorrere dal 2019. Si tratta di un'operazione indispensabile per la corretta tenuta dei conti pubblici, che riguarda tutti gli enti non statali inseriti nel perimetro della finanza pubblica, comprese quindi le università. A questo Pag. 7riguardo ritengo che potremo collaborare per ogni approfondimento che si riveli necessario.
  Segnalo infine che la sezione seconda del disegno di legge reca un incremento del Fondo per il finanziamento ordinario delle università pari a 100 milioni in più all'anno dal 2020, a vantaggio dell'offerta didattica e dei servizi offerti agli studenti. Auspico che nel corso dell'esame parlamentare possano essere individuate risorse per anticipare l'incremento del fondo per il finanziamento ordinario delle università già dall'anno 2019 e che sia parimenti previsto un adeguato incremento del Fondo ordinario enti di ricerca.
  Concludo ringraziando ancora una volta il presidente e gli onorevoli deputati di questa Commissione e rimango a disposizione per fornirvi ogni chiarimento che riterrete opportuno, spero non adesso, ma anche oggi pomeriggio o questa sera, se volete; datemi il tempo per potermi organizzare a rispondere ad alcune domande. Non so quando la Commissione dovrà votare.

  PRESIDENTE. Al momento, le attività della Commissione prevedono per oggi pomeriggio l'esame degli emendamenti di Commissione, mentre il voto sulla relazione finale sarà tra oggi e domani.
  Ringrazio il ministro per la disponibilità perché, pur essendo stato già tre volte in audizione, è venuto adesso e dà anche una disponibilità successiva.
  Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALESSANDRO FUSACCHIA. Buongiorno, ministro. Abbiamo pochi minuti, però inizio ringraziandola per essere venuto a spiegarci personalmente cosa c'è in questa riforma e apprezzo l'ulteriore disponibilità a tornare per confrontarci.
  Le vorrei offrire il contributo di Più Europa, ma è un contributo che si collega anche con quello dell'onorevole Toccafondi che parlerà dopo di me a nome del Gruppo Misto: è un fatto interessante perché, in questi tempi in cui i gruppi più coesi fanno fatica a tenere unità, noi abbiamo più libertà di manovra e quindi stiamo cercando di creare omogeneità all'interno del Gruppo Misto.
  Primo problema: molte cose interessanti sulla scuola, peccato che questa non sia una legge di riforma della scuola: è la legge di bilancio; alcune cose è corretto metterle qui altre no. Non entro nella norma sul reclutamento che, tra l'altro, viene messa, in una maniera molto sfortunata, sotto il titolo «Razionalizzazione della spesa pubblica». Non è una cosa che si può gestire e discutere in legge il bilancio. Si prenda la responsabilità di toglierla e portare in Parlamento un provvedimento organico sulla scuola, per poter discutere di tutti gli aspetti.
  L'ho sentita dire che riprendono i concorsi con regolarità. Quando? Ci dica una data e io sarò molto felice di sentire quello che ha detto; però facciamo in modo che ci siano impegni concreti rispetto alle questioni generali.
  Perché non ha senso ed è molto difficile gestire queste misure della scuola dentro la legge di bilancio? Facciamo tutti uno sforzo, l'ho già detto ieri in Commissione ai colleghi: si assume dappertutto che in questa legge di bilancio c'è una serie di norme specifiche per un sacco di Ministeri, ma non c'è niente per il MIUR.
  Lei viene dal territorio, ministro, viene dalla Lombardia, sa benissimo qual è la carenza di organico del suo ministero. Capisco che nelle contrattazioni all'interno del Consiglio dei ministri sia difficile, ma se altri ministeri ottengono uno spazio autonomo e ad hoc per assumere, lo faccia anche lei al MIUR, perché altrimenti fra poco si troverà con la frustrazione di avere delle idee (ognuno poi valuta come sono e vengono tradotte in legge) ma di vedere che le cose restano sulla carta, perché non si riesce ad attuarle.
  Vengo nel merito di alcune questioni. Articolo 5: interessante ragionamento sull'aiuto ai docenti con una detrazione fiscale per quanto riguarda le ripetizioni. Sappiamo tutti come funziona questo «mercato parallelo»; forse, se ci fosse un incentivo anche per i genitori in termini di detrazione fiscale, si aiuterebbe a far emergere Pag. 8 un po’ di nero, per dircela chiaramente.
  Bene questo passaggio dal tempo parziale al tempo pieno. Ho proposto un emendamento sui vice presidi: facciamo in modo che siano esonerati per poter fare bene il mestiere di sostegno nelle scuole dove i presidi sono a reggenza e quindi non riescono a coprire tutto; perché, allo stato attuale, facendo due mestieri, non riescono a fare bene né l'uno, né l'altro.
  Abbiamo proposto con il collega Toccafondi un emendamento sull'internalizzazione dei servizi di pulizia. È una misura su cui il presidente Gallo e questa Commissione si stanno spendendo: vi stiamo dando una mano. Pensiamo di averlo scritto discretamente. Immagino che anche voi ci stiate lavorando, quindi spero che su questo punto si possa finalmente cominciare a rimettere in ordine le cose.
  Mi faccia dire inevitabilmente una cosa sull'alternanza scuola/lavoro. Ne abbiamo già parlato, quindi conosco le sue posizioni e penso che lei conosca ormai le mie. Lo ribattezziamo con una perifrasi, non si capisce niente; io ho proposto di chiamarla alternanza scuola/cittadinanza, così fughiamo ogni dubbio che non si tratta di lavoro minorile, non è apprendistato e serve ai ragazzi per scoprire il mondo che sta fuori. Però non lo depotenziamo, mettiamoci delle risorse (vedi comma sopra per assumere personale al MIUR) che dicano che il MIUR si dota ad hoc di persone per fare accompagnamento.
  Vado sulle ultime due questioni. Ho proposto due maxiemendamenti, ministro, non nel senso classico del termine, ma li definisco così per la «taglia». Con il collega Toccafondi vorremmo proporle due cose: innanzitutto di prendere i soldi del reddito di cittadinanza e aumentare gli stipendi dei docenti in maniera stabile e strutturale per adeguarli alla media europea. Abbiamo fatto un paio di conti: con i soldi del reddito di cittadinanza aumenteremmo lo stipendio di tutti i docenti d'Italia di una percentuale tra il 20 e il 25 per cento.
  So che lo vorrebbe fare, ministro, so che per lei è complicato, so che non approva questo emendamento, ma da Ministro dell'istruzione magari dica che le piacerebbe farlo. Il secondo è ancora più interessante, perché prendiamo tutti i soldi della spesa pensionistica (sono 7 miliardi) e li mettiamo per borse di studio.
  Nel 2019, siccome abbiamo previsto che serve tempo per organizzare la procedura, dei 7 miliardi ne mettiamo 5 sull'edilizia scolastica e 1 miliardo per fare un anno sabbatico di docenti, professori universitari e ricercatori in giro per il mondo, in modo che anche i nostri docenti universitari abbiano un'occasione di formazione. Poi, a regime, 4 miliardi in borse di studio per i meritevoli e i capaci, così la smettiamo di inseguire i 10 o 20 milioni di euro: facciamo una misura che stravolga il futuro di questo Paese in positivo!
  Ancora: 1,5 miliardi per mandare i ragazzi del penultimo anno di scuole superiori a fare un'esperienza in giro per l'Europa. Abbiamo fatto i conti: immagini 4-500.000 ragazzi a cui lei dà la possibilità di andare (tutto pagato, ovviamente) un anno in Europa a studiare una lingua, a formarsi e a capire che sono cittadini europei.
  Per chiudere, 300 milioni ai professori della scuola per fare l'Erasmus dei docenti: anche qui qualche decina di migliaia; ovviamente nei 300 milioni abbiamo ricompreso le risorse per la sostituzione di quel docente nella scuola da cui parte, così non creiamo un disagio. Infine 200 milioni per portare i ragazzi del Nordafrica e del Medio Oriente a studiare in Italia, perché questa è l'unica maniera sensata di creare una classe dirigente vicina all'Italia, che parli italiano in quei Paesi e stabilizzare veramente l'area del Mediterraneo nei prossimi anni (già vedo che i colleghi della Lega sostengono la misura, quindi mi fa piacere trovare un minimo di consenso in Commissione).
  Capisco che sia difficile, però, ministro, diciamo al Paese qual è il costo/opportunità di un aumento della spesa pensionistica a fronte di cosa si potrebbe fare con gli stessi 7 miliardi. Se fa una cosa del genere mi consideri suo ambasciatore, vado anch'io a Bruxelles, ho un po’ di contatti e Pag. 9difendiamo questo 2,4 per cento insieme. Grazie.

  PAOLA FRASSINETTI. Sarò breve, ministro, per lasciare spazio al mio Capogruppo. La ringrazio per essere oggi qua con noi e per la sua disponibilità quando abbiamo bisogno di interloquire con lei.
  Non entrerò nel dettaglio degli emendamenti che Fratelli d'Italia propone per migliorare, sempre con un'ottica costruttiva, la parte del bilancio che riguarda la scuola; tuttavia, rimango anch'io perplessa dalle modalità con cui tematiche che potevano essere esaminate in maniera autonoma e strutturale, entrando nel merito, vengono invece inserite nella legge di bilancio.
  Tre punti fondamentali. L'alternanza scuola/lavoro, su cui condivido dubbi e criticità per come si è esplicitata in quei casi in cui la qualità non ha fatto seguito all'intento. Ha visto però anche tanti modelli virtuosi.
  In questo modo si ha l'idea che questa ipotesi venga smantellata senza una valida alternativa. Sarebbe stato necessario mettervi mano cercando davvero di rendere più concreta questa collaborazione tra studenti e imprese, in maniera davvero fattiva, perché spesso non si riesce ad attuare quell'inserimento che sarebbe l'obiettivo dell'alternanza scuola/lavoro. Abbiamo modelli europei (penso al modello tedesco) in cui gli studenti, oltre ad avere un contributo di tipo economico che male non fa, riescono a mettere le basi per il loro futuro lavorativo. Credo che l'obiettivo di questo istituto sia questo e non mi pare che trattandolo in questo modo si possa perseguirlo.
  Lo stesso discorso di metodo vale per l'articolo 58 relativo al reclutamento, dove a mio avviso sarebbe stato necessario un provvedimento ad hoc soprattutto relativamente alla qualificazione professionale che a Fratelli d'Italia preme molto. Anche un sistema di valutazione è fondamentale per quanto riguarda il merito dei docenti: anzi, la valutazione è il momento più importante, che può fare la differenza tra il passato e il futuro.
  Per quanto riguarda l'edilizia scolastica presenteremo un emendamento per aumentare le risorse in questo settore. Riteniamo che un intervento di carattere tecnico sarebbe più semplice: controllare i solai, dando risorse agli studi di fattibilità, perché sembra che i crolli avvenuti negli ultimi 18 mesi riguardino soprattutto la tenuta dei soffitti e dei solai delle scuole.
  Questo (sono stata assessore all'edilizia scolastica a Milano, quindi un pochino me ne intendo) non è un lavoro complicato da un punto di vista tecnico: è l'adeguamento normativo che richiede una maggiore tecnicità e una maggiore spesa, quindi su questo Fratelli d'Italia insiste.
  Diritto allo studio. Anche qui è importante un incremento dei fondi, soprattutto per gli studenti che non hanno la possibilità di continuare, nonostante le competenze e la bravura. Anche per gli studenti universitari prevediamo una defiscalizzazione del canone di locazione, dando attenzione agli studenti fuori sede. Le chiedo, ministro, cosa si intenda fare per gli studenti fuori sede. Sappiamo che è un problema, perché l'idea dell'università sotto casa fortunatamente è stata abbandonata; parliamo invece di un'università di qualità, non più di tantissime università dequalificate; ma il problema dei fuori sede che devono risiedere vicino al loro ateneo va affrontato.
  Come mai dall'articolo 50 sul bonus le università telematiche vengono completamente eliminate? Se c'è un problema di qualità, già con la riforma Gelmini era stata fatta una scrematura ed erano stati adottati criteri restrittivi, per cui le università telematiche adesso hanno i requisiti di competenza e di eccellenza per poter partecipare. So che al ministero c'è anche un tavolo a cui sono presenti, quindi mi chiedo come mai (qui ci sarà un emendamento di Fratelli d'Italia) non siano state inserite nell'articolo 50.
  L'aumento dei ricercatori in campo universitario è importantissimo, ma penso che, visto che siamo nell'alveo giusto, si potrebbe fare uno sforzo in più; quindi chiederemo maggiori risorse per assumere più ricercatori. Con questo la ringrazio e speriamo che il lavoro degli emendamenti aiuti anche il Governo ad avere più risorse e a Pag. 10calibrare alcuni punti che a mio avviso devono essere aggiustati. Grazie.

  GABRIELE TOCCAFONDI. Grazie, presidente. Un ringraziamento va anche al ministro e al sottosegretario per la loro presenza oggi. Parto subito dicendo che il percorso di questi 8-9 mesi è assolutamente coerente con il cosiddetto «contratto del cambiamento».
  Avevate scritto di voler abolire la chiamata diretta e l'avete fatto praticamente subito; avevate scritto di voler assorbire nella contrattazione il Fondo per il merito e l'avete fatto quasi subito; avete iniziato la revisione del concetto di valutazione, quindi dell'INVALSI, e del concetto dell'alternanza pochi mesi fa, e adesso, coerentemente con quanto avete scritto nel contratto, arrivano gli altri due elementi di questo percorso: la riforma del reclutamento degli insegnanti e l'azzeramento del concetto di alternanza scuola/lavoro.
  Di fatto, quindi, in 8-9 mesi state portando coerentemente in fondo quello che avevate scritto sul tema della scuola nel contratto. È vero però che, se messi insieme, tutti questi elementi sono una vera e propria riforma (controriforma, riforma, proposta, chiamatela come volete), e io non critico il metodo perché la maggioranza per sua natura ha la possibilità, anzi deve avere la volontà di fare proposte di riforma; critico semmai nel merito questi atti e non potrei non farlo da ex Sottosegretario che questi atti li ha portati e conosciuti.
  Voglio criticare, come hanno fatto già i colleghi, il fatto che questa sia una vera e propria riforma, che non si fa a pezzi con emendamenti magari all'ultimo secondo, come è stato sul tema della chiamata diretta, in altri atti: si prende il coraggio di portare una proposta e di aprire una discussione reale, e lo voglio sottolineare come ho già fatto altre volte.
  Sul tema degli emendamenti e delle proposte, il collega Fusacchia ha già sottolineato alcuni aspetti. Io voglio sottolineare il tema dell'alternanza ancora una volta: continuo a pensare che una parte della maggioranza, la Lega, e il ministro sappiano benissimo che in questi tre anni sono emersi elementi ultra positivi sul tema dell'alternanza, che è scuola a tutti gli effetti, e vanno salvaguardati. Lei, ministro, ha parlato di «qualità altalenante dei percorsi», ma non si migliora la qualità tagliando ed eliminando, cambiando nome e facendo finta che l'alternanza non sia scuola a tutti gli effetti.
  Ho la speranza che ancora ci sia spazio per migliorarla. Faccio solo un esempio: non si può consentire nel triennio dei professionali, gli alberghieri e gli agrari, di avere un monte ore non più di 400 ma di 180 ore? Sono in pratica 6-8 giorni l'anno. In un alberghiero l'alternanza, esperienza vera di scuola a contatto con le competenze, non è possibile? Quindi, ripensateci. Intervenite sul monte ore. Comprendo la questione nei licei e arrivo a dire una cosa che mi costa rispetto a un percorso di coerenza: è indubbio che non sono altalenanti i percorsi nei professionali e anche in molti istituti tecnici.
  La riforma del reclutamento. Arrivo a dire che per alcuni versi migliora il percorso triennale previsto: lo semplifica; però, forse, lo semplifica troppo. Quel percorso è il passaggio fondamentale per inserire insegnanti degni di questo nome a contatto con i nostri ragazzi: è quello il momento, dopo non ne abbiamo molti di più e semplificare troppo rischia di essere un problema.
  Sul tema delle paritarie apprezzo lo sforzo (lo dico alla maggioranza tutta), quindi la conferma delle risorse. Su questo punto del reclutamento, però, attenzione: continua ad essere ipotizzato solo per il contingente delle scuole statali, ma non è così. Noi obblighiamo giustamente le paritarie ad assumere insegnanti abilitati con il reclutamento previsto anche per le scuole statali: non è previsto qui questo contingente; rischiamo di creare grossi disservizi. Non costa niente: basta solo ampliare il contingente.
  Mi limito solo a sottolineare velocemente altri due emendamenti. Il primo, a costo zero per lo Stato, è la possibilità per le amministrazioni comunali di un'apertura di scuole dell'infanzia e primaria anche nei mesi di giugno e luglio, per aiutare le famiglie, perché i centri estivi costano e Pag. 11non tutti possono permetterseli, mentre noi abbiamo le strutture e gli insegnanti pagati dallo Stato o dalle amministrazioni. In questo Paese è difficile, ma pensiamoci, perché tante famiglie non sanno come fare.
  Sull'articolo 5 (lezioni private): c'è una bella scuola secondaria di secondo grado statale a Valenza (Alessandria) che ha dato ai propri insegnanti la possibilità di fare l’intramoenia come negli ospedali. Le famiglie pagano un bollettino alla scuola, la scuola paga i contributi, dà quanto pattuito all'insegnante e trattiene un contributo per le spese di segreteria. Si aboliscono altre forme di pagamento e la scuola è punto di riferimento (anche su questo abbiamo presentato un emendamento). Grazie.

  FEDERICO MOLLICONE. Buongiorno. Grazie, ministro, per la sua disponibilità, che invece non riscontriamo in altri ministri dell'Esecutivo giallo-verde. Attendiamo che il Ministro della cultura venga a spiegarci la sua parte, Crimi la parte dell'editoria, di cui abbiamo visto l'annuncio di un'altra riforma occulta, Giorgetti la parte dello sport. Insieme a Forza Italia abbiamo chiesto le audizioni dei Ministri dell'Esecutivo e devo riconoscere che lei è l'unico ad aver risposto positivamente; quindi la ringraziamo.
  La collega Frassinetti ha accennato ad alcuni punti che stiamo trasformando in emendamenti. Io vorrei riprendere gli interventi dei colleghi Fusacchia e Toccafondi, peraltro anticipati anche da noi ieri. Voglio osservare che il concetto principale è che questa è una riforma: una riforma occulta introdotta in una legge di bilancio, e dal vostro punto di vista non ci sarebbe niente di male perché siete la maggioranza e giustamente utilizzate tutti i vettori parlamentari che avete per applicare indirizzi di Governo.
  Il problema è che la scuola ha avuto più interventi, più riforme nel corso degli anni, spinte e controspinte, per cui c'è un grande caos normativo. Ben venga la semplificazione e quindi condividiamo alcuni spunti presenti nell'articolato, ma sarebbe stato più giusto che il Ministero dell'istruzione si confrontasse con il Parlamento con una riforma complessiva, per via parlamentare.
  Come ho già detto ieri, credo che da parte vostra, ma anche nel settore dello sport e in parte anche della cultura e dell'editoria, ci sia una sorta di tentativo di puntare il tutto per tutto su questa legge di bilancio, con (lo dico anche per i colleghi di maggioranza) l'inquietudine che il Governo consideri improbabile arrivare a farne una seconda. Come a dire: «usiamo l'ultimo treno disponibile, mettiamoci dentro tutto e di più». Oppure, se preferite un'immagine cinematografica, quella della roulette russa, «giochiamoci l'ultimo colpo su questa legge di bilancio, poi se l'Europa ci fermerà, se ci saranno le elezioni, noi avremo tentato il tutto per tutto».
  Le riforme non si fanno così: si fanno in Parlamento, nelle Commissioni; si fanno facendo le audizioni. Nella relazione alla legge di bilancio c'è scritto che avete sentito le parti in causa. Quando? Avvisateci, perché noi non lo sappiamo e siamo la Commissione parlamentare di riferimento! Non so a quali parti in causa vi riferiate, probabilmente a posizionamenti storicizzati che stanno nelle cartelline di qualche funzionario del suo Ministero, da cui avete assunto alcuni orientamenti e tentato alcune sintesi; oppure facendo qualche telefonata informale a qualche sindacato. Ma non è quella la prassi parlamentare.
  Nel merito alcune cose sono state già dette. Notiamo alcune misure positive: ad esempio, all'articolo 5 sull'emersione delle lezioni private, che è sicuramente un'iniziativa positiva. Per dimostrare che non abbiamo un'obiezione pregiudiziale, abbiamo proposto di estenderla anche ai docenti delle paritarie e ai laureati in scienze della formazione, perché per loro – oltre che una pratica, in attesa di essere inseriti nel circuito dell'insegnamento – può diventare un lavoro al 15 per cento di aliquota. Quindi, pensateci. Non ha un costo perché è l'emersione di un reddito che altrimenti ci sarebbe lo stesso. Tutti sappiamo infatti che ci sono docenti di ruolo che fanno lezioni private; che ci sono studenti di scienze della formazione e di altre discipline che fanno lezioni private in nero; quindi perché non trasformare in emersione Pag. 12 di lavoro nero questa opportunità? Questo è uno spunto.
  Per quanto riguarda l'alternanza scuola/lavoro, l'ha detto la collega Frassinetti, lo dirà ancora meglio la collega Aprea, lo ha centrato il collega Toccafondi: dobbiamo capire cosa volete fare. Noi l'abbiamo criticata con voi (facciamo tuttora parte della stessa coalizione di centrodestra) quando Renzi l'ha imposta in maniera assolutamente avventurosa, poi è diventata una forma di sfruttamento della manodopera studentesca. Però, ha ragione Toccafondi quando dice (abbiamo presentato emendamenti in tal senso) che dobbiamo aumentarla per i professionali e renderla un percorso professionalizzante, e ridurla semmai per quei percorsi che ancora vedono nella prosecuzione dello studio il proprio curriculum di indirizzo. Nei licei ha meno senso mentre, negli istituti tecnici e negli alberghieri, è fondamentale.
  Sul reclutamento abbiamo fatto noi le audizioni, ministro, quindi vi abbiamo sostituito in questo; abbiamo fatto il giro di tutte le realtà sindacali e raccolto indicazioni. Ci saranno emendamenti che avremo il piacere di presentarle e di vedere se qualcuno sia accoglibile. Bene quindi la riforma sul reclutamento, ferma restando la critica politica iniziale; bene la semplificazione, però anche lì cerchiamo di capire. C'è una carenza grave, ossia non si accertano in questo percorso le competenze socio-pedagogiche e didattiche che sono fondamentali per l'inserimento dei docenti in ruolo. Questa è una cosa che non ha un costo, è solo una questione formale, può servire a migliorare. È necessario esplicitare meglio il testo (abbiamo presentato un emendamento in tal senso che potrebbe essere accolto).
  Vista l'ultima notizia secondo cui il Consiglio di Stato ha ritenuto legittimo tornare in sessione plenaria sulla questione delle GAE (graduatorie ad esaurimento), non mancherà da parte di Fratelli d'Italia un emendamento al riguardo, ovviamente incastrato normativamente nell'articolato. Anche lì, ministro, dopo la durissima battaglia d'agosto in cui ci siamo visti su fronti differenti, avevamo chiesto semplicemente di affrontarlo in via legislativa e ci avevate detto che la sentenza della sessione plenaria era una sorta di totem sacro da unire alle tre religioni monoteiste; poi lo stesso Consiglio di Stato l'ha delegittimata. Forse, adesso, dovreste pensare a un provvedimento relativo, non fosse altro che per evitare, anche qui, una pioggia di ricorsi e che i ricorsifici vadano in piena attività.
  In generale, come diceva la collega Frassinetti, abbiamo aumentato per una questione simbolica, perché ci crediamo, le assunzioni dei ricercatori, e chiediamo di raddoppiarle. Chiediamo di aumentare anche le risorse per l'edilizia scolastica. È un fondo aggiuntivo, è vero, ma abbiamo fatto un calcolo con la collega Frassinetti e con la collega Bucalo, e più o meno arriverebbero 10.000 euro a scuola, non considerando le strade. Ovvero, senza aggiustare le strade, se volessimo darli tutti alle scuole, da quel fondo arriverebbero 10.000 euro a scuola, considerando solo la metà delle scuole italiane. Stiamo parlando, quindi, del niente. Anche qui, su questa materia abbiamo presentato emendamenti per aumentare i fondi.
  Indovinate dove li abbiamo presi? Come penso anche gli altri colleghi stiano facendo, li abbiamo presi dal reddito di cittadinanza, che stiamo progressivamente smantellando nella nostra controlegge di bilancio in tutti gli emendamenti. Simbolicamente, li prendiamo tutti da lì, perché il reddito di cittadinanza, come ci insegna Yunus, premio Nobel per la pace, uccide la dignità dell'uomo, non insegna un lavoro, non dà la possibilità di lavorare.
  Permettetemi una battuta: se lo Stato avrà la possibilità di offrire tre posti di lavoro a un disoccupato, perché non lo fa direttamente, piuttosto che dargli prima i soldi e poi, fargli queste proposte? Evidentemente, se non lo fa, è perché queste offerte di lavoro non ci sono.
  In conclusione, noi siamo opposizione. Penso che il ministro lo sappia. Lo abbiamo dimostrato. Siamo, però, un'opposizione che vuole raggiungere alcuni obiettivi a favore di specifiche categorie. Da questa relazione e da quest'intervento lanceremo proposte concrete attraverso gli emendamenti, al di Pag. 13là di quelli più di bandiera, per cercare una sintesi, laddove possibile, per il benessere di docenti e studenti. Grazie.

  VALENTINA APREA. Grazie, presidente, colleghi, Ministro Bussetti.
  Caro Marco, Forza Italia ha fortemente voluto questo confronto in Commissione, perché ci siamo resi conto che il Governo non si limita, nella legge di bilancio, a prevedere interventi di natura finanziaria, che pure ci sono, e li abbiamo ascoltati stamattina (taglio di investimenti alle singole voci), ma prescrive interventi ordinamentali. Prima di affrontare, però, la discussione sulle norme nel merito, intendo porre una questione di metodo. Non è la prima volta che ci vediamo costretti a denunciare al Governo che le riforme scolastiche vanno presentate con provvedimenti autonomi a questa Commissione, presidente, che sola può discuterne con competenza e inquadrandoli nella legislazione scolastica.
  Ho ricercato il testo della legge 28 marzo 2003, n. 53 – i più giovani forse non si ricordano di quale legge stiamo parlando, ma Marco Bussetti forse se lo ricorda – la legge Moratti, e ho avuto la riprova del fatto che state modificando e mettendo a rischio il valore e la funzione del Parlamento. Per approvare quella riforma, colleghi, presentata al Senato il 3 aprile 2002, ci vollero trentacinque sedute al Senato, ben sedici sedute alla Camera e ancora, in terza lettura, sei sedute prima dell'approvazione finale, che avvenne il 12 marzo 2003.
  Il testo appare molto articolato e, pur essendo una legge delega, ogni passaggio è specificato nel dettaglio. Perché? Non certo perché la ministra Moratti e io non avremmo saputo esprimere quei concetti con meno parole e incisi, ma perché tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, contribuirono a riscrivere il testo, pur nel rispetto della nostra volontà politica.
  Ora siete legittimati voi a riformare la scuola, se volete, ma est modus in rebus, ministro, est modus in rebus. Il Parlamento deve essere messo in grado di conoscere le ragioni e l'impatto delle norme che si mettono in votazione, norme che peraltro vanno ben oltre il famoso contratto – il nuovo vangelo, come è noto – e cancellano con un tratto di penna anni e anni di lavoro politico e culturale, che ci ha permesso di confrontarci alla pari, almeno sul piano della legislazione scolastica, con i migliori sistemi educativi dei Paesi più avanzati dell'OCSE.
  Quando si riducono flessibilità, opportunità di formazione e risorse a esse dedicate, allora è doveroso e non negoziabile richiedere un confronto al Governo, che deve dirci quali evidenze, quali risultati positivi e negativi sono alla base delle riforme dell'alternanza scuola/lavoro e della formazione iniziale dei docenti.
  Soprattutto, ministro, chiediamo da un lato, la valutazione dell'impatto delle nuove norme sui profili in uscita degli studenti, a me molto cari, a noi molto cari, e, dall'altro, sulla qualità della docenza.
  Allora, dai banchi dell'opposizione siamo costretti a ricordarvi che cosa state cancellando e quali responsabilità vi assumete.
  Partiamo dalla legge n. 53, articolo 4. Credo che meriti ancora una volta l'onore delle cronache parlamentari prima di essere archiviata del tutto. Porto la soddisfazione di aver avuto all'epoca voti a questa legge di persone autorevoli anche di questo Governo, da Valditara a Giorgetti, tanto per dire qualche nome, ma eravamo tutti d'accordo allora e abbiamo anche lavorato molto per riuscire nell'intento. All'articolo 4 si leggeva: «Fermo restando [...], al fine di assicurare agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età la possibilità di realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola/lavoro come modalità di realizzazione del percorso formativo progettato, attuato e valutato dalle istituzioni scolastiche e formative in collaborazione con le imprese, con le rispettive associazioni di rappresentanza e con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, che assicuri ai giovani, oltre alla conoscenza di base, l'acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro, la famosa occupabilità, [...]» di concerto con una serie di ministri.
  È evidente, per come è stato immaginato dal legislatore, che questo segmento dell'istruzione Pag. 14 mirava a introdurre un nuovo modo di concepire l'apprendimento, puntando non più e non solo sulle conoscenze, ma su abilità e competenze da conseguire attraverso esperienze formative in contesti lavorativi, di ricerca, di apprendimento informali e non formali, nel solco delle direttive europee e di sistemi come quello tedesco, sperimentato con successo in Lombardia, che ha la più bassa percentuale di dispersione e di disoccupazione giovanile. Non è stato facile, ministro, colleghi, dare gambe a questa nuova modalità di apprendimento. La scuola italiana e i suoi docenti hanno fatto fatica a superare la storica autoreferenzialità di natura formale. Ma dove ha funzionato, i risultati non sono mancati, già prima dell'obbligatorietà introdotta dalla legge n. 107. Oggi, non c'è più nessuna scuola superiore, e questo è un merito che voglio ascrivere alla nostra maggioranza e ai Governi lungimiranti guidati dal Presidente Berlusconi, che non abbia nel proprio piano dell'offerta formativa convenzioni con imprese, università, enti di ricerca o che non proponga stage all'estero e corsi di perfezionamento di lingue straniere, dall'inglese al cinese, fino al russo e all'arabo. Non sto sognando e non vi sto raccontando favole. Vi ho portato questi pieghevoli, che sono stati presentati alla Fiera della Martesana non più di tre giorni fa. Non pensavo di portarli in Commissione. Sono stata invitata da un deputato di quella zona. Poi tu, ministro, sei appena stato a Genova, quindi hai visto la ricchezza dell'offerta e la conosci, perché hai contribuito anche tu a crearla. Come si può pensare di tornare indietro? Si torna indietro. Negli opuscoli di Bergamo, si dice che qui si propone l'alternanza scuola/lavoro, i tirocini, che non sono l'orientamento. Non bastano 80 ore! Bussetti, lo sai anche tu benissimo. Non costringermi a dire quello che per noi hai fatto quando eri in regione Lombardia. Hai fatto molto, tanto. Peccato che tu lo abbia dimenticato. Non sto inventando: istituto Oberdan, istituto Archimede... L'istituto Archimede dice in maniera esplicita che il mondo del lavoro cerca tecnici specializzati – di cui in Italia c'è carenza – con i laboratori e la possibilità di fare esperienze di tirocinio in azienda. Questa è l'alternanza scuola/lavoro. Non è l'orientamento. Anche per la formazione iniziale degli insegnanti parto dalla legge n. 53, articolo 5. Già nel 2003, avevamo affermato un principio cardine, che recitava così: «La formazione iniziale è di pari dignità per tutti i docenti e si svolge nelle università presso i corsi di laurea specialistica, il cui accesso è programmato sulla base della previsione dei posti effettivamente disponibili per ogni ambito regionale e istituzioni scolastiche».
  Che cosa è successo da allora a oggi? Quante altre leggi sono intervenute a modificare in tutto o in parte quella norma? Soprattutto, quante sanatorie sono state approvate in barba a quelle disposizioni, mentre nuove generazioni di docenti crescevano nelle aule universitarie secondo i migliori standard europei? Quanti sono i docenti abilitati secondo questi percorsi, in attesa di immissione in ruolo? Come si risponde alla domanda di autonomia delle regioni Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Liguria, tanto per fare qualche esempio in materia di trasferimento degli organici e potere assunzionale degli stessi, modello trentino?
  In questo panorama così confuso e pieno di contenziosi, con la minaccia di infrazione dell'Unione europea sempre pendente nel caso di prolungate supplenze che non si convertono in assunzioni, il Governo propone addirittura di cancellare la formazione specialistica universitaria per l'insegnamento e di tornare ai maxiconcorsi per tutti i laureati, che avendo solo 24 crediti universitari di natura pedagogica, si presenteranno ai concorsi a cattedra privi di una formazione specifica.
  Qualcuno ricorda ancora i disastri dei concorsi e i costi, ministro? Erano costosissimi. Voi parlate di misure di razionalizzazione della spesa pubblica, ma lo sa il Ministro Tria quanto costano i maxiconcorsi? Non li farete mai, perché quelle selezioni che avete immaginato, con migliaia di candidati sono troppo costose. Avremo l'esercito della salvezza! Ma l'esercito della salvezza nella Seconda guerra mondiale era fatto di missionari. Qui, invece, Pag. 15 avremo docenti per caso e, ancora una volta, resteremo agli ultimi posti delle classifiche internazionali per la selezione dei docenti.
  Altro che Finlandia, presidente Gallo, Paese che è ai più alti livelli di preparazione scolastica. Il presidente ha avuto modo di dirmi che questo è il modello finlandese. A partire dal 1979, presidente Gallo, in Finlandia tutti gli insegnanti devono conseguire un diploma universitario specialistico, come sa bene la collega Azzolina, il master degree. Il processo di selezione e reclutamento è poi affidato alla singola scuola, che può fissare ulteriori criteri di selezione. Anche noi avremmo potuto attuare quel modello. Io ci sto lavorando dal 1994, da quando è nata Forza Italia, disponendo nella nostra legislazione sia della formazione universitaria degli insegnanti sia dell'autonomia delle scuole.
  Riproponiamo, invece, nel 2020, il più burocratico e generico sistema di selezione degli insegnanti, proprio mentre le neuroscienze, la didattica digitale, i fenomeni più recenti di cyberbullismo, di conflitto generazionale nelle classi imporrebbero una rigorosa e qualificata preparazione degli insegnanti e relativa selezione. Che cosa ci vogliamo aspettare più se i ragazzi, i centennials che stanno entrando nella scuola, si ritroveranno il modello del primo Novecento?
  Allora, veniamo alle proposte di Forza Italia, ministro. Per la serie, andiamo a ridurre il danno. Per l'articolo 57, alternanza scuola/lavoro, proponiamo di rinviare di un anno l'entrata in vigore delle disposizioni contenute nella legge di bilancio. Le scuole sono già provate dalla modifica, l'ultima, last minute, dell'esame di Stato: devono invece essere rispettate nella progettualità già prevista da quest'anno scolastico. Avevano già programmato per quest'anno sapendo su quali fondi contare. È stato detto di modificare l'alternanza scuola/lavoro. Io la porterei al massimo in tutti gli ordini di scuola, perché non voglio la distinzione tra licei e istituti tecnici e professionali; ma tant'è. Almeno modifichiamo l'alternanza scuola/lavoro negli istituti professionali statali, portandola, colleghi – e qui mi rivolgo soprattutto a Toccafondi e a Fusacchia, che sanno bene quello che sto per dire, oltre che al Ministro Bussetti, naturalmente – a 400 ore nel triennio terminale, ma a 400 ore nel triennio iniziale dei percorsi sussidiari regionali per la qualifica, modello regionale Lombardia.
  Ministro Bussetti, ricorderai l'accordo tra assessorato regionale, che gestisce corsi regionali, e Ufficio scolastico regionale, nazionale statale: l'articolo 5, quello dell'offerta sussidiaria dei percorsi di istruzione e formazione professionale. Dobbiamo garantire l'alternanza scuola/lavoro nei percorsi triennali, altrimenti la regione Lombardia di sicuro non vi darà l'accordo. Se le scuole professionali non fanno l'alternanza scuola/lavoro nei primi tre anni, quale qualifica si potrà riconoscere? In Lombardia, quindi, continueremo a farlo, però ti suggerisco di considerare le altre regioni.
  Nella definizione delle linee guide vanno previsti i concerti, fondamentali, col Ministero del lavoro, col MISE, con l'intesa della Conferenza unificata. Vanno sentite le associazioni più rappresentative dei datori di lavoro per superare l'autoreferenzialità del ministero. Non riguarda le scuole e i docenti! Qui è in gioco il futuro dei ragazzi!
  Ancora: serve una premialità per le scuole che fanno più ore rispetto al minimo. Tu dici «non inferiore», ma se fanno di più, bisogna pagare le scuole che si impegnano, le scuole che promuovono l'apprendistato, che è scomparso, e l'internazionalizzazione, oggi per lo più a carico delle famiglie: quelle che possono. Noi abbiamo ripresentato la dote merito.
  Tra i princìpi della formazione iniziale, bisogna introdurre la laurea specialistica magistrale a ciclo unico per l'insegnamento con 40 crediti formativi – è il minimo –, prevedere albi regionali per gli abilitati all'insegnamento e concorsi di istituto di reti, di istituto a livello regionale per il reclutamento dei docenti.
  Mi piace concludere ricordando che esiste una legge regionale della Lombardia del 2012 che prevede questa modalità di selezione degli insegnanti, votata dall'onorevole Belotti, quando era assessore regionale. Ti Pag. 16ricorderai, Belotti. Mi auguro che vorrai sostenere la nostra proposta e ora quella del presidente Fontana in questa Legislatura.
  Ministro, aspettiamo dunque di conoscere la valutazione del Governo delle proposte di Forza Italia, che forse sono anche un po’ tue per quello che hai potuto fare molto bene nella fase precedente.
  Abbiamo chiesto più finanziamenti anche per i licei sportivi, perché abbiamo visto che te ne sei dimenticato. Grazie.

  PRESIDENTE. Il tempo della collega Aprea ha coperto anche il tempo della collega Saccani Jotti, a cui però concediamo comunque l'intervento.

  GLORIA SACCANI JOTTI. Ho lasciato spazio all'onorevole. Ubi maior minor cessat. Sarò più breve, mi soffermerò solo su un aspetto tra tutti quelli che volevo toccare.
  Illustre signor ministro, la ringrazio prima di tutto di essere tornato qui da noi. Ricordo che, nell'esprimere un parere sullo schema di decreto ministeriale per il riparto del fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca, anno 2018, Atto del Governo 28, la VII Commissione ha espresso parere favorevole a condizione che fossero trasmesse alla stessa Commissione VII da parte del Governo: «le seguenti informazioni sugli enti e istituzioni di ricerca: previsione di spesa per il 2018 per il personale in servizio a qualunque titolo, comprendente oneri per il finanziamento di dottorati di ricerca presso le università; previsione di spesa per il 2018 per oneri indifferibili (intendendosi le spese “a uomo fermo”, quali quelle per affitti, manutenzioni degli immobili di proprietà, pagamento delle utenze, servizi di pulizia, mense, assicurazioni, licenze software, manutenzione delle apparecchiature scientifiche, mutui); la spesa totale sostenuta nel 2017 per il personale di cui al n. 1; la spesa sostenuta nel 2017 per oneri indifferibili; il numero di unità di personale in servizio nel 2018 assunte a tempo indeterminato; il numero di unità di personale in servizio nel 2018 con contratti a termine, borse di studio, assegni di ricerca o altri inquadramenti simili; il numero delle unità di personale assunto nel 2017 a carico di fondi derivati da commesse o contratti esterni; l'ammontare della spesa per la retribuzione di personale assunto nel 2017 a carico di fondi derivati da commesse o contratti esterni; gli oneri richiesti per il riassorbimento di tutto il personale – cosiddetto precario – operante con contratto a termine».
  Le informazioni richieste hanno fatto seguito a quanto riferito nel mio intervento in VII Commissione sulla situazione del finanziamento della ricerca italiana, ed erano finalizzate a chiarire aspetti critici che si sarebbero prospettati nel 2019 per l'attività del CNR.
  Mi dispiace rilevare che nessuna di queste informazioni è stata trasmessa dagli uffici del suo ministero così come richiesto. Segnalo che le informazioni in oggetto erano e sono essenziali per determinare il contributo da prevedere nella legge di bilancio 2019 per le attività del CNR. La mancanza di queste cruciali informazioni e della loro opportuna considerazione sta determinando la concreta previsione di una paradossale situazione di blocco di tutte le attività di ricerca del CNR. A seguito, infatti, delle indicazioni del Governo, che ha richiesto il riassorbimento del personale precario di quest'ente, mentre viene mantenuto invariato il contributo ordinario dello Stato, risulterebbe che lo stesso ente abbia trasmesso alla sua attenzione che, a contributo invariato, il 98,7 per cento dello stanziamento complessivo del fondo ordinario enti (FOE) al CNR sarebbe destinato al pagamento delle spese del personale, rendendo impossibile a quest'ente svolgere attività di ricerca. Segnalo che per un ente di ricerca le spese del personale non dovrebbero come anche più volte indicato dallo stesso Ministero dell'università e della ricerca, superare l'80 per cento delle disponibilità finanziarie. Mancherebbero, secondo quanto prospettato dal CNR al suo ministero, circa 100 milioni nel contributo ordinario dello Stato.
  Ove gli uffici del suo ministero avessero tempestivamente risposto alle richieste di Pag. 17informazioni da parte della VII Commissione sopra richiamate, sarebbe risultata immediatamente apparente la situazione di difficoltà del più grande ente di ricerca italiano che si prospetta purtroppo per il 2019. Conseguentemente, sarebbe stato possibile prendere in tempo le più opportune iniziative. Grazie.

  ANNA ASCANI. Anch'io ringrazio il ministro e il sottosegretario per la presenza non scontata, e quindi particolarmente apprezzata oggi.
  Riprendo brevemente alcune delle cose che ho già sentito, semplicemente per dire che forse la cosa più grave tra le misure di questa legge di bilancio, per quello che riguarda il MIUR, è proprio l'idea che ci sia dietro una riforma che non si è voluta presentare come tale al Parlamento.
  Io credo che non sia grave solo per l'opposizione, ma anche per la maggioranza, che ha il diritto e il dovere di intervenire su questi temi per via parlamentare; quindi, non semplicemente mediante emendamenti presentati in Commissione bilancio, alla presenza di rappresentanti del Governo che si occupano di tutt'altro, a disposizioni relative a temi che invece riguardano noi, riguardano la scuola, riguardano il suo dicastero, ministro.
  Sarebbe stato quindi meglio per noi, ma credo anche in generale per l'ordine all'interno del MIUR, farlo separatamente, attraverso un disegno di legge, la forma legislativa che avreste potuto facilmente scegliere avendo una maggioranza solida, e quindi tempi certi, per approvare quello che ritenete.
  La cosa che colpisce sicuramente è che le misure principali sono contenute sotto il titolo «Misure di razionalizzazione della spesa pubblica». Il fatto che le misure principali riguardanti il MIUR siano sotto questo titolo fa un po’ preoccupare. Mi riferisco all'alternanza scuola/lavoro.
  Naturalmente, nel merito ho un'opinione diversa dalla sua, e questo mi sembra evidente. Io credo che l'alternanza scuola/lavoro, per quanto andasse riformata, migliorata, sistemata, corretta, fosse indispensabile, così come mantenere la presenza dell'alternanza scuola/lavoro nei licei. Credo che la divisione – mi passi il termine un po’ forte – «classista» secondo la quale al liceo non si deve avere un contatto col mondo del lavoro, che invece si deve avere nell'istituto tecnico e professionale, sia superata nei fatti dai tempi che stiamo vivendo. Riproporla attraverso un emendamento alla legge di bilancio ci riporta indietro.
  Perché sotto questo titolo? Perché con questa riforma spariscono 56 milioni di quelli destinati all'alternanza scuola/lavoro. La mia prima domanda, quindi, è: dove vanno questi 56 milioni? Questo stanziamento che era destinato a una misura per la scuola dove va? Va forse all'orientamento scolastico, va a migliorare il funzionamento delle nostre istituzioni? Non mi risulta, e quindi rivolgo a lei questa domanda.
  Idem per quello che riguarda la formazione iniziale del tirocinio, il cosiddetto FIT, sul quale voi intervenite secondo me in modo sbagliato, cancellando la parte più importante, cioè quella di pratica nella scuola.
  Credo che pensare che a un docente basti sapere e non serva, invece, il saper insegnare, sia anch'esso un concetto superato dalla storia e dalla storia della nostra scuola. Oggi, che le nozioni sono disponibili a tutti e ovunque, serve invece una forma di ingresso a scuola che passi dalla pratica, dal tutoraggio, dall'accompagnamento di docenti esperti ai nuovi docenti che entrano a scuola.
  Anche qui, perché siamo sotto misure di razionalizzazione della spesa? Perché c'erano 12 milioni, e questi 12 milioni non si sa dove vadano a finire. Chiedo a lei, ministro, dove sono destinati?
  Una nostra proposta è che tutto questo almeno venga destinato all'organico dell'autonomia. Ne abbiamo parlato a lungo. Noi eravamo maggioranza, voi eravate opposizione. Questo sicuramente è uno dei grandi problemi che la scuola affronta. Ogni anno, anche quest'anno, ahimè, abbiamo bisogno di un organico stabile, del superamento della distinzione antistorica ormai tra organico di fatto e organico di diritto, e di dotare le scuole di quell'organico dell'autonomia, Pag. 18 che consentirebbe di pianificare la loro attività. Noi proponiamo un emendamento. È un emendamento molto costoso: riformulatelo, fate quello che volete, ma diamo un segnale alle scuole in questo senso.
  Poi proponiamo un emendamento su un tema che invece in questa legge di bilancio non c'è: l'esonero dei collaboratori dei dirigenti scolastici: questione molto, molto urgente. Sapete bene che si è presentata quest'anno e si ripresenterà. Credo che anche qui sia necessario intervenire. Noi lo facciamo con una nostra proposta, ma vediamo se la maggioranza vorrà venirci incontro in questo senso. Noi saremo disponibili a lavorare insieme.
  All'interno di questo stesso emendamento, riproponiamo un tema che abbiamo affrontato in questa Commissione riguardo alla responsabilità dei dirigenti scolastici sul tema di edilizia.
  So bene che è una norma ordinamentale. So bene che c'è difficoltà a inserirla. Siccome, però, dentro questa legge di bilancio ci sono tante norme ordinamentali che forse dovrebbero stare altrove, questa è una forzatura che farebbe bene alla scuola. Magari riusciamo insieme, maggioranza e opposizione, a fare una piccola forzatura che ci aiuta. Vedo il ministro che annuisce, e questo mi fa ben sperare rispetto a quest'idea.
  Passo alle questioni dell'università e alle cattedre Natta. Lei dice che i risparmi sono destinati all'assunzione dei ricercatori. Bene: ne sono contenta. Anzi, noi proponiamo, come ho già sentito da altri partiti, di raddoppiare queste assunzioni. In realtà, però, vedo che a regime l'assunzione dei ricercatori costa 58 milioni; le cattedre Natta costavano 70: anche qui, dove sono i 12 milioni mancanti? Mi dispiace farle i conti, ma in legge di bilancio funziona così. Mi piacerebbe capire dove va a finire quest'altra razionalizzazione, che poi di fatto, se è fatta così, è in realtà un taglio. Proponiamo che la riforma, il superamento delle cattedre Natta serva a finanziare il diritto allo studio: il grande assente di questa legge di bilancio, un assente molto pesante. Sappiamo che troppi sono ancora gli studenti che hanno diritto alla borsa di studio, e che invece non la ricevono. Nella scorsa legislatura, abbiamo fatto un grande lavoro per introdurre la no tax area: ne proponiamo l'ampliamento oltre all'incremento del fondo per il diritto allo studio che manca totalmente dalla proposta del Governo. Penso che da questo Parlamento non possa uscire una legge di bilancio senza un segnale in tal senso, tanto più che inserite il bonus per chi assume i laureati con 110 e lode. Dobbiamo dare a tutti la possibilità di laurearsi, e magari con 110 e lode: per fare questo, bisogna migliorare il sistema di diritto allo studio.
  Proponiamo anche di reintrodurre una misura che avevamo introdotto l'anno scorso sui canoni di locazione per gli studenti. Non so se la misura possa essere la stessa; magari la maggioranza preferisce adottarne un'altra, però credo che anche questa possa costituire un'importante misura di diritto allo studio.
  Proponiamo poi – voi lo fate in parte – un incremento dell'FFO. Al riguardo chiedo una spiegazione al ministro sul nuovo strumento di calcolo che introducete. Alcune università sostengono che con queste stime di crescita potrebbe rivelarsi un taglio. Vorrei capire dal ministro come ha calcolato, invece, che questo nuovo sistema costituisca un incremento e non un decremento delle risorse.
  Inoltre, lei ha parlato di quota 100. Quota 100 entrerà in vigore teoricamente con un collegato a marzo-aprile. Sto alle dichiarazioni del Governo, perché di fatto nella legge di bilancio sappiamo bene che c'è un fondo, ma non lo strumento.
  L'anno scolastico è un po’ più lungo: vorrei capire se si è previsto uno strumento, un concorso o un piano di assunzioni straordinario che vada a coprire il numero di pensionamenti che prevedete di avere nella scuola. Diversamente, questo ci porterà ad avere un buco enorme quando ad agosto dovremo strutturare gli organici. Immagino che al ministero vi stiate ponendo il problema, ma qui manca un pezzo di risorse.
  Tornando alla questione università – poi verrò brevemente alla ricerca e avrò Pag. 19finito – qui discuteremo proposte di legge sul superamento del numero chiuso, o meglio sul nuovo sistema francese, per alcune facoltà. Uso il termine «francese» per intendere lo sbarramento dopo il primo anno, così ci siamo capiti. Ci siamo già detti che una delle questioni fondamentali sono le strutture, che non sono adeguate ad accogliere il numero di studenti che ci si aspetta al primo anno. Non c'è un euro per questo. Se davvero vogliamo affrontare con serietà le proposte della maggioranza – in particolare la proposta D'Uva, che credo sia quella su cui convergono le due forze che reggono questo Governo – serve che in legge di bilancio ci sia uno stanziamento per questo, altrimenti diventa una discussione molto aleatoria. Perciò, alla fine, o scarichiamo i costi sull'università o diventa, come sappiamo, assolutamente impraticabile avere 100.000 studenti in aule fatte per accoglierne, quando va bene, il 30 per cento; diciamo il 10 per cento per essere più seri.
  Ultima cosa: proponiamo una misura di incremento del FOE. Ho sentito il ministro dire che per via parlamentare si augura che si riesca a fare qualcosa di più. Noi abbiamo presentato un emendamento; immagino ce ne saranno altri. Spero che si riesca a lavorare in questo senso.
  Non sto alle indiscrezioni che ho letto su regionalizzazione, ANVUR, INVALSI, superamento del valore legale del titolo di studio. Le lascio alle interviste. Qua non c'è niente e spero non arrivi attraverso un emendamento. Leviamole di torno come dichiarazioni che si fanno sui giornali e che non riguardano la vita di questo Parlamento.
  Una dichiarazione, invece, che avevo sentito e che però non trovo, riguarda i docenti di sostegno, rispetto ai quali lei si è preso un impegno, così come il Ministro Fontana. Credo che in questo ci sia un lavoro da fare, magari per via emendativa, nelle prossime settimane. Sappiamo bene, e qui non c'è da dare le colpe a chi c'era prima, a chi c'era dopo, che c'è un'esigenza, un'esigenza urgente, primaria: occorrono più risorse per questo e dobbiamo, intervenire per trovarle. Qui, misure di razionalizzazione della spesa non si possono fare davvero. Grazie.

  LUCIA AZZOLINA. Buongiorno, ministro, e grazie di essere qui. Grazie anche al sottosegretario.
  Il lungimirante Governo Berlusconi – facciamo un po’ di memoria storica – ha tagliato 8 miliardi alla scuola, cannoneggiandola. Ma non penso che sia stato tanto lungimirante per la scuola. Questo come breve premessa.
  Andando ai temi, partiamo dall'alternanza scuola/lavoro. Ho lavorato in Lombardia. Apprezzo molto quello che si fa in regione Lombardia per la scuola e credo che sia anche un modello da esportare nel resto d'Italia, ma la Lombardia non è caput mundi. Esiste un'Italia, l'Italia è una, la Repubblica è una, e quando si fanno le norme vanno pensate in relazione a tutto il territorio italiano, a tutta la nazione.
  Vengo al dunque. Il ministro ha sottolineato chiaramente che il numero di ore pensato in legge di bilancio è il minimo; poi l'autonomia delle scuole, chiaramente in base al territorio, al tessuto sociale, alle diversificazioni territoriali in Italia, potrà anche fare un numero di ore di alternanza scuola/lavoro superiore rispetto a quello che è scritto in legge di bilancio, nel rispetto dell'autonomia delle singole istituzioni scolastiche.
  Non penso proprio che le scuole siano provate per il fatto che nel Milleproroghe abbiamo rinviato di un anno l'alternanza scuola/lavoro e l'esame di Stato, ma siano sollevate, semmai. Le 400 ore che erano state previste per gli istituti tecnici e professionali in alcune zone d'Italia rischiavano di diventare, e sono anche diventate, 400 ore sulla carta. A noi interessa la qualità di quelle ore, non soltanto la quantità.
  Siamo d'accordissimo che gli studenti debbano andare anche fuori dalla scuola e vedere quello che c'è fuori, ma questo deve essere formativo, non deve essere un modo soltanto per fare burocrazia allo stato puro. D'accordissimo, quindi, con il ministro sulla diminuzione delle ore, lasciando appunto all'autonomia delle scuole tutto il resto. Pag. 20
  Veniamo alla questione reclutamento. So che da parte del Partito Democratico c'era stata buona volontà di mettere un po’ di ordine con il decreto legislativo n. 59 del 2017 ma, purtroppo, la storia ci sta insegnando che quell'ordine non è stato possibile, perché sono stati pensati tre percorsi diversi. Il primo era il transitorio. Il transitorio lo facevano e lo stanno facendo – in alcune regioni, in realtà, non è ancora partito – i docenti abilitati, TFA e PAS. Ricordo che i TFA avevano fatto delle procedure selettive, ed erano rimasti precari malgrado avessero pagato 3.000-3.500 euro. Per i PAS è valso lo stesso discorso. Questi sono modelli che non dobbiamo assolutamente più ripetere. Non possiamo pretendere che i docenti paghino 3.000-3.500 euro per fare corsi che li lasciano precari. Abbiamo il dovere di provare a stabilizzare queste persone. Il secondo percorso era riservato ai 36 mesi. Sappiamo che in questo momento pende una rimessione in Corte costituzionale. Il Consiglio di Stato ha rimesso alla Corte costituzionale il fatto che probabilmente non è costituzionale bandire concorsi riservati.
  L'ordine che sta dando adesso il ministro di svolgere un concorso solo, senza distinguere diverse categorie, serve a tutelare i docenti stessi che lo faranno e che finalmente potranno essere stabilizzati dopo un solo anno, senza essere – perdonatemi il termine un po’ brutale – sfruttati a 400 euro al mese, come era scritto nel decreto legislativo n. 59 del 2017, perché potranno prendere lo stipendio intero da subito. Finalmente, potremo snellire il processo di reclutamento in Italia, che ha portato ad anni e anni di precariato, alla confusione più totale.
  Vorrei fare un brevissimo excursus storico. A parte i concorsi – di cui l'ultimo risaliva al 1999 prima di quello del 2012 – abbiamo avuto le SSIS. Alcuni l'hanno dimenticato, ma erano scuole altamente selettive a numero chiuso: si facevano due anni di formazione, la mattina il tirocinio a scuola, di pomeriggio esami universitari, esami d'ingresso ed esami d'uscita. Alle SSIS è seguìto il TFA: anche questo a numero chiuso, altamente selettivo, molto costoso. Poi ci sono stati i PAS, poi il concorso del 2012, poi quello del 2016, poi il concorso transitorio, poi si era pensato di bandire il concorso per i 36 mesi e poi quello per tre anni. Questa è una giungla: non è un Paese normale. È chiaro che bisogna ridare ordine a quelle forme di reclutamento. I docenti devono sapere che si laureano, fanno il concorso e passano di ruolo, come accade in tutti i Paesi civili.
  Il nostro compito, anche sulla base della sentenza Mascolo, non è assumere dopo 36 mesi. Anche qui si è creata una mistificazione della realtà. La sentenza Mascolo non dice quello. La sentenza Mascolo dice: lo Stato deve mettere i docenti nella condizione di partecipare a procedure concorsuali, perché lo Stato deve dare la possibilità al docente di essere stabilizzato. Come si stabilizza se abbiamo un articolo 97 della Costituzione che ci dice che si entra nella pubblica amministrazione tramite concorso?
  Apprezzo, quindi, quello che è stato detto prima dai colleghi. Ma – perdonatemi – siete stati tantissimi anni al Governo: come avete assunto i docenti? I docenti si assumono in questo modo: tramite l'articolo 97. Fermo restando che sono d'accordo che la formazione dei docenti poi sia fondamentale: va fatta e si può fare seriamente durante l'anno di prova, anzi deve essere fatta seriamente durante l'anno di prova.
  Sui diplomati magistrali – Consiglio di Stato, adunanza plenaria – si sta raccontando una grande bugia, che serve ulteriormente a illudere i docenti. Non è che il Consiglio di Stato abbia fatto marcia indietro rispetto alla chiusura delle graduatorie a esaurimento. Se raccontiamo questo, facciamo pura propaganda. No: è stato chiesto da alcune parti, da alcuni avvocati, che il Consiglio di Stato si pronunci sulla valenza erga omnes delle sentenze che inizialmente erano state, nel 2015, pronunciate dai giudici. Siccome è una cosa importante dire se una sentenza vale erga omnes, cioè vale per tutti, o se vale solo per chi ha fatto ricorso, si andrà in adunanza plenaria. Ciò non significa necessariamente che si cambi idea. Pag. 21
  Poi, come più volte abbiamo ribadito, il Movimento 5 Stelle rispetterà qualsiasi sentenza, perché le sentenze dei magistrati – continuo a ribadirlo – vanno rispettate, che ci piacciano o che non ci piacciano.
  Ancora, relativamente al reddito di cittadinanza, mi dispiace che non sia presente il collega che ha detto che uccide il lavoro. Pensavo che dopo tutte le interviste televisive, dopo tutto quello che abbiamo raccontato, fosse lapalissiano ormai che non c'è nessun tentativo di regalare soldi per stare sul divano. Non è questo. Vorrei ricordare che mentre si cerca un lavoro, non si vive d'aria. Chi ha lavorato, dovrebbe saperlo. Nel corso della formazione, nel periodo necessario per riformare i centri per l'impiego, si deve dare un sussidio, perché si ha il diritto di andare a fare la spesa, di mangiare, di fare tutto il resto. Nel frattempo, si può insegnare un lavoro nuovo rispetto a quello svolto precedentemente, dando tre possibilità di lavoro: se piace, bene, sennò si toglie il reddito di cittadinanza. È una misura che esiste in tutta Europa. Non ce la stiamo inventando noi adesso; anzi, soltanto in Italia non esisteva, perché tra un po’ l'avrà pure la Grecia.
  Un'ultima cosa: «Bonus eccellenze». Lo trovo un provvedimento sacrosanto in Italia. Finalmente, significa dare una risposta e dire: guardate, ragazzi, che studiare, prendersi titoli di studio in questo Paese, vale ancora qualcosa, fa la differenza. Studiare, anche impegnandosi per ottenere il massimo dei voti, deve fare la differenza.
  Il problema italiano è che un diplomato e un laureato sono sullo stesso piano, ma il laureato è costretto spesso ad andarsene all'estero: dare 8.000 euro di contribuzione a chi intende assumere un laureato con 110 e lode o un dottorato di ricerca under 34, lo trovo – perdonatemi – sacrosanto. Il nostro compito è tenere in Italia le menti migliori, che purtroppo scappano. Abbiamo 220.000 ragazzi che tutti gli anni se ne vanno all'estero. È intollerabile in un Paese civile che accada questo. Ben vengano, quindi, tutte le misure, legge di bilancio, proposte dalle opposizioni, tutto quello che vogliamo, che possano favorire il merito in Italia. Per anni, ce lo siamo dimenticato, e la politica purtroppo non ha dato nessun esempio in merito. Grazie.

  ROSSANO SASSO. Interverrò solo per un minuto per sottolineare – lo dico io, che non mi ritengo un moderato, come lo è il mio Capogruppo Belotti – che noto un'atmosfera abbastanza positiva.
  Ringrazio il ministro e il sottosegretario e ringrazio il Governo per aver dato in questi primi sei mesi un senso di normalità alla scuola.
  Siamo stati abituati alla scuola delle tre «I» – me le ricordo da quando ero studente liceale – cioè internet, impresa e inglese. Poi a insegnare inglese ai nostri bambini c'erano insegnanti che non sapevano neanche pronunciare correttamente «Apple». Ci sono ancora oggi.
  Poi siamo passati alla «Buona scuola», che nelle intenzioni magari lo voleva essere. Purtroppo, però, saranno stati sfortunati i colleghi del PD, ma non sono riusciti a farla diventare una buona scuola, anche perché questo nostro bel mondo è stato utilizzato dagli anni Sessanta in avanti come un ammortizzatore sociale: dove c'erano 500 posti, si dichiaravano 10.000 idonei e si creavano 9.500 precari, che poi si sono tramandati negli anni.
  Ora, al netto di tutto, stiamo cercando di restituire una normalità che è stata più volte violata da interventi legislativi inopportuni, come la legge 107 e tanti altri. Stiamo restituendo normalità, ad esempio, con il concorso straordinario, che non è una vera e propria prova selettiva, ma consente di salvare tutta quella categoria di diplomati magistrali, che ci ringraziano, al di là di quello che sparute minoranze possono obiettare.
  Ci sarà il concorso ordinario. Il reclutamento va normalizzato, perché mille percorsi abilitanti non sono il massimo della chiarezza, ma dobbiamo tenere conto anche delle diverse e particolari esigenze.
  Il mio intervento è volto soprattutto a sottolineare – lo ripeto ancora una volta – che dobbiamo normalizzare. Non è semplice. Abbiamo ereditato una situazione importante. Dobbiamo pensare – lo ripeto, l'ho detto in Aula, l'ho detto anche qui, Pag. 22tante volte – o con emendamenti o nel futuro immediato, a far tornare giù quegli insegnanti che o sono stati trasferiti illegittimamente o sono stati costretti in maniera coattiva.
  Ho sentito parlare di un'ipotesi di tempo pieno. Ben venga. Mettiamoci al lavoro, cerchiamo di fare il bene dei nostri ragazzi, innanzitutto.
  Qui non sento parlare – forse, mi sarà sfuggito, forse sarò stato distratto – di continuità didattica. Sento sempre parlare di diritti degli insegnanti. Ben venga, ma vorrei spendere una parola anche per i diritti dei ragazzi. Spero che venga affrontato l'argomento di un corpo insegnante che stabilmente possa rimanere in una stessa classe, dove magari non ci siano problemi di sovraffollamento delle aule: il tempo pieno al sud.
  Personalmente, ho portato avanti la battaglia del personale educativo, che ci sta aspettando. È una categoria che è stata ignorata. Li ho definiti una volta figli di un Dio minore. Sono presenti su tutto il territorio nazionale. È quello che lavora nei convitti nazionali. A fronte di mille assunzioni per i ricercatori, di assunzioni nei licei musicali, di tante assunzioni che, nonostante le ristrettezze economiche nelle quali siamo costretti a operare, siamo riusciti a portare a casa, questa categoria è rimasta fuori dalla buona scuola, bloccata dal 2011, pur fornendo un servizio bellissimo alla comunità, che è un tempo pieno, ma effettuato da figure di tipo psicopedagogico.
  L'invito al ministro, al sottosegretario, a tutti, è di continuare su questa linea. Non voglio attaccare l'alternanza scuola/lavoro. Sono stato insegnante, ma a fronte di modelli con volantini patinati e con pubblicità televisive, ho conosciuto da nord a sud esperienze in cui i ragazzi perdevano il braccio, amputato mentre utilizzavano i macchinari. La verità sta nel mezzo. Abbiamo fatto bene a riformulare, a rivedere l'alternanza scuola/lavoro. Sicuramente, la renderemo migliore. Grazie.

  PRESIDENTE. Voglio innanzitutto ringraziare il ministro, ma anche i colleghi. Credo che questo sia stato un dibattito parlamentare con poche polemiche, ma con molte proposte.
  Il mio intervento vuole solo sottolineare una questione. Credo, al di là di alcuni interventi, che quello che viene introdotto con il disegno di legge di bilancio in realtà non si possa definire, come ha fatto qualcuno, una riforma. Sono interventi che vanno a normalizzare o a eliminare alcune problematiche, alcuni guasti segnalati dalla scuola. Non si interviene con la ridefinizione di un quadro generale. Ringrazio per il fatto che si proceda a fare questo in una legge di bilancio che il ministro ha dato disponibilità a rendere anche più ampia nei passaggi parlamentari.
  Un ultimo aspetto riguarda un lavoro che abbiamo fatto in Parlamento con la Commissione lavoro e la Commissione cultura riunite, sul tema dell'internalizzazione dei servizi di pulizia, che abbiamo votato con una maggioranza anche più ampia della nostra, quindi coinvolgendo anche le forze dell'opposizione. È una questione che ha necessità di trovare forza all'interno del tema del bilancio per poter poi rispettare il lavoro svolto all'interno del Parlamento.
  Essendo imminente l'inizio dei lavori dell'Assemblea, rinvio il seguito dell'audizione ad un'altra seduta, in una data da concordare.

  La seduta termina alle 11.15.