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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (I, XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Giovedì 17 gennaio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Giaccone Andrea , Presidente ... 3 

Audizione sulle linee programmatiche del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale, Vincenzo Spadafora (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Giaccone Andrea , Presidente ... 3 
Spadafora Vincenzo (M5S) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale ... 3 
Giaccone Andrea , Presidente ... 10 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 10 
Giaccone Andrea , Presidente ... 11 
Bellucci Maria Teresa (FDI)  ... 11 
Boschi Maria Elena (PD)  ... 11 
Giaccone Andrea , Presidente ... 13 
Boschi Maria Elena (PD)  ... 13 
Sportiello Gilda (M5S)  ... 13 
Murelli Elena (LEGA)  ... 15 
Serracchiani Debora (PD)  ... 16 
Giaccone Andrea , Presidente ... 16 
Spadafora Vincenzo (M5S) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale ... 16 
Giaccone Andrea , Presidente ... 16 
Novelli Roberto (FI)  ... 16 
Giaccone Andrea , Presidente ... 17 
Spadafora Vincenzo (M5S) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale ... 18 
Giaccone Andrea , Presidente ... 20 
Spadafora Vincenzo (M5S) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale ... 20 
Giaccone Andrea , Presidente ... 21 
Fatuzzo Carlo (FI)  ... 21 
Zan Alessandro (PD)  ... 22 
Serracchiani Debora (PD)  ... 22 
Giaccone Andrea , Presidente ... 23 
Spadafora Vincenzo (M5S) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale ... 23 
Giaccone Andrea , Presidente ... 23 
Spadafora Vincenzo (M5S) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale ... 23 
Giaccone Andrea , Presidente ... 24 
Boschi Maria Elena (PD)  ... 24 
Spadafora Vincenzo (M5S) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale ... 24 
Giaccone Andrea , Presidente ... 24

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero-Sogno Italia: Misto-MAIE-SI;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE
ANDREA GIACCONE

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione sulle linee programmatiche del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale, Vincenzo Spadafora.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione sulle linee programmatiche del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale, Vincenzo Spadafora.
  Considerato che la seduta dell'Assemblea riprenderà alle ore 16, l'audizione potrà proseguire orientativamente fino alle 15.45. Ricordo che, secondo quanto convenuto in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni, dopo la relazione del Sottosegretario avrà luogo una prima serie di interventi, limitata a un deputato per gruppo, della durata di non oltre cinque minuti ciascuno, cui replicherà il Sottosegretario. Seguiranno ulteriori interventi, della medesima durata, e la replica conclusiva del Sottosegretario, che ha già dato la sua disponibilità anche per la settimana successiva.
  Nel ringraziare, anche a nome del presidente della I Commissione, Giuseppe Brescia, e della presidente della XII Commissione, Marialucia Lorefice, il Sottosegretario Spadafora per la sua disponibilità, gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale. Grazie, presidente Giaccone, presidente Lorefice, presidente Brescia, colleghi. Vi ringrazio per questa opportunità che mi date soprattutto di parlare di temi che credo siano veramente importanti e strategici nell'agenda politica del nostro Paese.
  Mi scuso sin d'ora perché in questa introduzione, chiaramente, visto che sono tantissimi i temi di cui ci occupiamo, mi limiterò ad accennare soprattutto per titoli ad alcune delle principali attività, riservandomi poi, anche grazie alle vostre domande ed eventualmente, se lo riterrete opportuno, a un ulteriore incontro, di entrare nel dettaglio dei temi che per voi ricoprono particolare interesse.
  Come sapete, le deleghe che mi sono state assegnate dal Presidente del Consiglio afferiscono a due Dipartimenti della Presidenza del Consiglio, in modo particolare al Dipartimento per la gioventù e il servizio civile e al Dipartimento delle pari opportunità. I due Dipartimenti sono guidati dalla dottoressa Vaccaro e dalla dottoressa Ponari, che sono oggi qui con me.
  La coesistenza sotto un'unica guida politica dei due Dipartimenti ci ha consentito anche di elaborare un piano di politiche di interventi su temi che molto spesso sono Pag. 4anche connessi tra loro e quindi, con questa visione unitaria che in qualche modo ci è consentita, grazie alla possibilità di avere a disposizione entrambe le deleghe, stiamo lavorando anche a una semplificazione di programmi e progetti che erano magari già esistenti, i quali riguardavano i due distinti Dipartimenti che in precedenza erano sotto autorità politiche diverse e che oggi invece dialogano e possono rendere maggiormente efficace la propria azione.
  Da quando ci siamo insediati, soprattutto per lavorare al piano del 2019, di cui parleremo oggi, ci siamo posti, sin dal primo giorno, la domanda su quali priorità dovevamo in qualche modo tener presente e soprattutto a che punto fosse il nostro Paese su questi temi, anche rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea, e quali misure adottare per incidere concretamente sulla vita quotidiana delle persone destinatarie dei nostri interventi.
  Inizio proprio dal Dipartimento per la gioventù e il servizio civile, visto che sul tema in modo particolare dei giovani abbiamo lavorato molto e speriamo di vedere i primi frutti, proprio a partire da quest'anno 2019.
  Abbiamo innanzitutto lavorato, progettando con i giovani, insieme ai giovani, le politiche e gli interventi che potevamo mettere in campo. Questo l'abbiamo fatto perché dal nostro osservatorio ci eravamo resi conto che molto spesso dalla parte governativa, dal Dipartimento, si pensava ai giovani, alle politiche per i giovani, senza però potersi confrontare costantemente con loro e poter aderire a quelle che sono le loro reali necessità, le loro reali esigenze. A volte non si aveva neanche una fotografia, non si ha tutt'oggi molto spesso una fotografia chiara, precisa, di chi siano i giovani, quando parliamo di giovani, di che fasce d'età parliamo e di quanto la differenziazione anche nel nostro Paese tra nord, centro e sud renda molto spesso necessaria una applicazione di interventi anche diversificati, che vadano in qualche modo a rispondere ad esigenze completamente diverse.
  Oggi siamo in grado di poter dire che anche il tipo di interventi che stiamo programmando per il 2019 vanno a interessare le quattro principali fasce d'età su cui possiamo sicuramente suddividere, in base anche ai parametri europei, il mondo così variegato dei giovani, e cioè quella più adolescenziale, che arriva fino alla maggiore età, cioè dai quattordici ai diciannove anni, quella dai venti ai venticinque anni, quella dai ventisei ai trenta e quella dai trenta ai trentacinque, che sono, come voi sicuramente sapete quanto me, a volte mondi completamente diversi, che parlano linguaggi diversi, che hanno aspettative diverse e che sono a un punto anche della loro vita completamente diverso.
  Questo lavoro che noi abbiamo fatto di partecipazione, di inclusione dei giovani nella nostra attività ci ha portato a definire una misura speciale, grazie a quanto è stato previsto nella legge di bilancio; c'è un incremento del Fondo per le politiche giovanili che, da 7 milioni di euro, qual era dotato lo scorso anno e anche negli anni ultimi precedenti, adesso è stato incrementato di 30 milioni di euro e quindi nel 2019 non abbiamo più solo i 7 milioni di euro che erano precedentemente previsti, ma abbiamo 37 milioni di euro, più, tra l'altro, alcuni residui del 2018.
  Grosso modo avremo a disposizione 40 milioni di euro che, come sapete, vanno anche condivisi con la Conferenza Stato-regioni, con le regioni per le attività che le regioni riterranno opportuno fare, sulle quali anche cercheremo, nel rispetto chiaramente dei ruoli, di condividere un minimo di progettualità.
  Tuttavia, per quello che riguarderà la parte governativa, i fondi che avremo a disposizione, grazie a questo incremento previsto nella legge di bilancio, li utilizzeremo non tanto per fare una miriade di bandi, quanto per realizzare una misura speciale, un programma vero e proprio, per sostenere e valorizzare la partecipazione attiva dei giovani proprio ai processi di trasformazione gestionale economica e tecnologica di servizi, spazi e beni pubblici sui vari territori del Paese.
  Parliamo di qualcosa che servirà a incentivare sui territori iniziative che non siano spot, ma che possano entrare nel Pag. 5radicamento territoriale e anche garantire una continuità, per fare in modo che questi fondi non siano soltanto fondi dati a pioggia, ma siano dei veri e propri investimenti che vedano i giovani protagonisti sui territori di iniziative che servano, però, non soltanto ai giovani, ma possano essere un volano di sviluppo e di crescita dei territori, di tutti i territori, dal nord al sud e soprattutto, chiaramente, in quei territori dove le opportunità per i ragazzi sono sempre minori.
  In queste ore è allo studio e in definizione, perché chiaramente aspettavamo la certezza dei dati di bilancio, il piano attuativo, il piano operativo di questo programma, di questa misura speciale che noi confidiamo di presentare entro e non oltre la fine del mese di febbraio, proprio per consentire poi un'ampia comunicazione a tutti i giovani ad ogni livello, per far sì che possano partecipare a questa misura.
  Nell'indagine, nell'analisi che avevamo fatto sulla percezione anche che i giovani hanno rispetto ai rapporti con noi, con le istituzioni, con il mondo della politica, come sapete, ci sono dati molto contrastanti. C'è una parte della popolazione giovanile che ha una totale sfiducia nei confronti delle istituzioni, ma per fortuna c'è anche una parte importante che partecipa attivamente in attività, in impegno sociale, culturale e civile.
  Questo avviene anche e soprattutto grazie al servizio civile. Questo è il secondo asset fondamentale del Dipartimento per la gioventù. Tanti giovani sono partiti in questi anni, moltissimi giovani. Lo stanziamento previsto dal precedente Governo per l'anno 2019 era di circa 150 milioni di euro, da tabelle ufficiali.
  Siamo riusciti in legge di bilancio a inserire ulteriori 50 milioni di euro, che portano al momento il Fondo per il servizio civile a un totale di 200 milioni. Calcolate che lo scorso anno, nel 2018, erano, invece, previsti 180 milioni di euro, ai quali poi, durante l'anno, sono stati aggiunti 120 milioni di euro, fino a un totale di 300 milioni, che sono stati poi quelli effettivamente utilizzati per la realizzazione del servizio civile.
  I 120 milioni aggiunti durante l'anno sono stati il frutto di residui non spesi nell'annualità precedente o di altri protocolli instaurati durante l'anno anche con altre amministrazioni. Vi voglio assicurare che anche per quanto riguarda questa annualità, il 2019, noi partiamo da questi 200 milioni, cioè i 150 previsti dal precedente Governo più i 50 inseriti nella nostra legge di bilancio, ma abbiamo anche noi la certezza di poter, come è stato fatto in passato, utilizzare sia i fondi residui della scorsa annualità, sia ulteriori convenzioni e collaborazioni con altre realtà, una fra tutte la Protezione civile. Sono in corso contatti con numerose altre istituzioni, per poter attingere anche noi ad altri fondi e riuscire anche quest'anno non solo a garantire la partenza dello stesso numero di giovani dello scorso anno, con un fondo che arrivi a 300 milioni, ma chiaramente se riuscissimo anche ad incrementare ulteriormente tali risorse sarebbe sicuramente notevole.
  Rispetto alle ultime annualità, i fondi stanziati nel 2015 erano 200 milioni, nel 2016 erano 230, nel 2017 280 e nel 2018, come vi dicevo, 300 milioni, ma sono sempre stati il frutto, realizzato durante l'anno, di una rielaborazione di bilancio che partiva da dati diversi. Noi partiamo da 200 milioni e siamo sicuri di poter incrementare questo fondo già a partire dalle prossime settimane.
  Siamo, però, per quello che riguarda il servizio civile, a una fase complessa di transizione tra il vecchio ordinamento del servizio civile e una riforma attuata dal precedente Governo che ancora non è pienamente decollata e su cui stiamo lavorando insieme a tutti gli enti, alle associazioni, alla Consulta che è in essere e soprattutto, ancora una volta, insieme ai ragazzi, per fare in modo che in tempi rapidi questa fase di transizione, che rende sicuramente, perché la riforma voluta dal precedente Governo ha sicuramente dei punti positivi che noi stiamo cercando di incentivare, ma lascia anche una serie di dubbi e di perplessità su altri temi che anche in questo senso stiamo cercando di affrontare. Pag. 6
  L'obiettivo generale è quello di far sì che il servizio civile possa essere sempre più uno strumento adatto alle necessità dei giovani e che allo stesso tempo, però, possa anche operare per dare al Paese effettivamente un'utilità complessiva nel tipo di servizio che si svolge e quindi anche la possibilità, già a partire da quest'anno, di avere progetti sperimentali, di avere una diversa gestione delle ore d'impegno, di avere dei progetti di servizio civile all'estero, parliamo ormai evidentemente di servizio civile universale. Sono novità che stiamo cercando di implementare per andare sempre più incontro alle esigenze dei ragazzi, anche a quelli che ci scrivono, talvolta, come purtroppo capita, per denunciare invece una gestione da parte di alcune realtà locali poco trasparente o poco consona a quelli che, invece, sono gli obiettivi del servizio.
  In tal caso sono sempre partite, in modo celere, da parte del Dipartimento le ispezioni e le verifiche del caso e aumenteremo sempre di più la squadra dei nostri funzionari che farà in modo di garantire trasparenza e controlli da questo punto di vista.
  La partecipazione dei giovani avviene attraverso numerose modalità, ma sicuramente è giusto che anche il nostro Paese, come tutti gli altri Paesi europei, abbia un luogo istituzionale di incontro dei giovani. Ripeto, c'è un'attività costante e quotidiana di confronto con le nuove generazioni, ma è giusto che ci fosse questo luogo, che tra l'altro è un luogo che l'Europa stessa ci ha sempre chiesto, cioè il Consiglio nazionale dei giovani.
  Come sapete, la legge di bilancio ha previsto l'istituzione del Consiglio nazionale dei giovani, che da molti anni si cercava di porre in essere. Nell'ultimo decennio, ma anche da più di dieci anni, si è cercato più volte di organizzare questo Consiglio nazionale dei giovani. Finalmente ci siamo riusciti e adesso, entro 60 giorni dall'approvazione della legge di bilancio, sarà convocata la prima assemblea costitutiva del nuovo organismo, alla quale parteciperanno di base, in partenza, le associazioni che attualmente compongono il Forum nazionale dei giovani. Quest'ultimo ha svolto sicuramente un'azione importante, anche propulsiva, per la nascita del Consiglio nazionale dei giovani, ma aveva nel suo statuto, come probabilmente molti di voi sanno, tra i primi punti, tra gli obiettivi, quello di dar vita, insieme al Governo, al Consiglio nazionale dei giovani.
  Purtroppo, in questi anni ciò non era accaduto, dunque noi abbiamo voluto imprimere un'accelerazione, che, però, ora è anche e soprattutto nelle mani dei ragazzi. Com'è giusto che sia, il Consiglio nazionale dei giovani deve essere dotato di totale autonomia e indipendenza. Non a caso, sin dalla sua costituzione noi non saremo lì presenti a guidare questo processo, ma semmai a offrire tutto il supporto necessario, se serve e se ci sarà chiesto, nei limiti di quanto previsto dalla legge. La legge non fa altro che riprendere anche le disposizioni del Forum europeo dei giovani, quindi, ancora una volta, rimarca l'indipendenza e l'autonomia di questo Consiglio, che finalmente a fine febbraio vedrà la luce.
  Sarà un organismo autonomo e indipendente da tutti i partiti o movimenti politici, laddove nel Forum non era esattamente così, e sarà il più possibile rappresentativo delle realtà, in partenza quelle del Forum. La legge, infatti, proprio per riconoscere il ruolo importante che ha avuto il Forum, prevede che alla prima assemblea costitutiva partecipino tutte le associazioni che attualmente costituiscono il Forum dei giovani, ma che poi si approvino uno statuto e un regolamento che rendano molto trasparente e accessibile al maggior numero possibile di realtà giovanili il Consiglio nazionale. Sulla parte dei giovani concludo con un brevissimo accenno all'Agenzia nazionale per i giovani, che è vigilata dal Dipartimento per la gioventù.
  L'Agenzia nazionale per i giovani, come voi sapete, è un'agenzia che prevalentemente gestisce fondi europei dedicati ai giovani, in modo particolare relativi a due programmi: Erasmus Plus e i Corpi europei di solidarietà.
  I Corpi europei di solidarietà sono una novità per il nostro Paese. Si tratta di un programma che l'Unione europea ci consente Pag. 7 di realizzare a partire da quest'anno. È una struttura importante, anche se forse ha bisogno di stare molto di più tra i giovani e molto meno nel chiuso degli uffici, anche perché, da quello che abbiamo potuto valutare, sia attraverso un'indagine statistica sia attraverso le centinaia di incontri che ho avuto in questi mesi, purtroppo la stragrande maggioranza dei giovani non sapeva neanche dell'esistenza in Italia di un'Agenzia nazionale per i giovani. Secondo l'indagine statistica, addirittura soltanto il 4 per cento della popolazione giovanile era a conoscenza della presenza del Forum nazionale dei giovani e solo il 5 per cento era a conoscenza della presenza di un'Agenzia nazionale per i giovani.
  Quindi, riguardo a questi strumenti, che esistono e sono attivi già da tempo, e sui quali non mi prendo personalmente nessun merito, oggi sicuramente possiamo prenderci il merito di renderli quanto più partecipativi possibile, trasparenti e accessibili a tutti, non solo a poche élite di organizzazioni giovanili, ma veramente disponibili per tutti, in ogni parte del nostro Paese.
  L'Agenzia è autonoma, per cui non entro nel dettaglio di altre attività. Noi abbiamo solo un'attività di indirizzo e di vigilanza, però è un altro strumento col quale ci stiamo coordinando per far sì che tutto quello che vi ho detto – la misura speciale, il Consiglio nazionale dei giovani, l'attività del servizio civile, l'Agenzia nazionale per i giovani – non siano articolazioni distinte, ognuna che va per conto suo, ma rientrino in una idea di società che noi vogliamo costruire a favore dei giovani del nostro Paese, coerente con quello che i giovani stessi ci chiedono.
  L'altro ambito particolarmente importante è quello che riguarda i temi seguiti dal Dipartimento delle pari opportunità.
  Da questo punto di vista, abbiamo trovato un lavoro importante già realizzato e in corso di realizzazione, relativo al sostegno all'occupazione e all'imprenditoria femminile, alle STEM (Science, Technology, Engineering e Math), alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, allo smart working. Da questo punto di vista, il Dipartimento delle pari opportunità aveva operato molto bene anche in passato. Abbiamo trovato buone pratiche, che stiamo cercando di continuare, di sostenere e, in qualche modo, di sviluppare ancora meglio.
  Mi sono concentrato in modo particolare su un tema che credo vada sviluppato ancora di più nel 2019: la violenza contro le donne. Da questo punto di vista, è vero che abbiamo ereditato un piano nazionale, ma questo piano nazionale prevedeva la scrittura di un piano operativo, quindi di schede specifiche che ciascun ministero, ed altri soggetti che in qualche modo hanno collaborato alla stesura del piano, avrebbero dovuto scrivere per entrare nel dettaglio delle azioni da svolgere e, soprattutto, per capire con quali risorse ciascun ministero si impegnava a realizzare quelle determinate azioni.
  Come sapete, ma non tocca a me dirlo in queste Commissioni, anche per una questione di tempi, il tema della violenza contro le donne è complesso e va trattato sotto molteplici aspetti, da quello legale a quello sanitario e, chiaramente, soprattutto a quello culturale. Necessita, quindi, della collaborazione di realtà completamente diverse. Noi siamo passati a questa seconda fase, cioè abbiamo istituito la cabina di regia. Abbiamo, soprattutto, istituito il tavolo di lavoro tecnico, il comitato tecnico, con i rappresentanti tecnici dei vari ministeri. Si è fatto un lavoro certosino, molto importante, con tutti i ministeri, per capire ciascuno in che modo avrebbe potuto fare la propria parte e, soprattutto, con quali risorse.
  Tutto questo è molto importante perché i fondi che abbiamo a disposizione nel nuovo anno sono fondi che dovremo utilizzare, a mio parere, in modo diverso rispetto a come sono stati utilizzati lo scorso anno, in cui è stato fatto un bando con cinque linee di azione diverse e sono stati finanziati qualche centinaio di progetti, di cui adesso capiremo e valuteremo l'efficacia. Alcuni di questi progetti ancora devono partire, perché non abbiamo ricevuto la documentazione dai soggetti che avevano vinto il bando. Per gli altri progetti sono state firmate le convenzioni. Pag. 8
  Sicuramente sono tante singole azioni, a mio parere alcune efficaci e alcune che potrebbero essere meno efficaci, che soprattutto non guardano a una strategia di insieme rispetto alla necessità di dare risposte molto concrete alla violenza contro le donne.
  Noi vorremmo utilizzare i fondi a nostra disposizione per il 2019, più che per finanziare un numero elevatissimo di microprogetti, per incidere su alcune cose precise. La prima è quella relativa ai centri antiviolenza, facendo però anche un lavoro importante, ispettivo e di trasparenza, per capire realmente quali di questi centri funzionano, quali funzionano meno e quali, invece, a volte, come viene denunciato anche dall'opinione pubblica e dai giornali, possono essere addirittura inattivi, ma proporsi ancora come centri funzionanti. Si tratta, quindi, di fare un lavoro di verifica e di ispezione e, chiaramente, continuare a sostenere fortemente i centri antiviolenza che funzionano e che funzionano bene.
  Dall'altra parte, due cose ci sono state chieste spesso quando abbiamo incontrato molte associazioni, direi tutte le associazioni che ho incontrato personalmente, insieme ai miei colleghi del Dipartimento e dello staff. In primo luogo, è stato chiesto un fondo per sostenere nell'immediato le donne quando decidono di allontanarsi per denunciare. L'indisponibilità, l'impossibilità, molto spesso, delle donne, nel momento in cui sono vittime di una violenza, di poter disporre di un luogo, di alcune risorse per poter vivere la fase di avvio di un processo e di una sistemazione eventualmente anche diversa, la mancanza di risorse, dunque, è quello che a volte impedisce di poter realmente reagire e di poter avviare un percorso.
  Poi, come vi dicevo, vi è la questione dei luoghi. Noi abbiamo i centri antiviolenza, ma i centri antiviolenza sono luoghi a cui si accede quando si è già fatto un certo tipo di percorso. Vi è, invece, una fase «pre», che molte donne mi hanno raccontato, ossia la fase più delicata, quella in cui bisogna avere il coraggio di avviare il percorso. Ci sono buone pratiche in altri Paesi d'Europa che abbiamo, in qualche modo, visionato. Ci siamo resi conto, da questo punto di vista, che possono nascere alcune realtà temporanee, a livello regionale, evidentemente, in cui le donne possono ricevere proprio quel primo supporto iniziale, anche di tipo legale, di tipo psicologico, e non solo, per poter avviare il percorso standard, quello che in qualche modo già esiste ed è già appannaggio delle donne.
  I progetti che sono stati finanziati lo scorso anno con il complesso dei soldi messi a disposizione sono 197. Come potete capire, sono tanti. Da un lato, verrebbe da dire «bene». Dall'altro lato, però, 197 microprogetti non sempre riescono a incidere.
  Voglio precisare che nell'autonomia che mi è consentita nell'utilizzo e nello spostamento di risorse nei vari capitoli di bilancio, nell'ambito del Dipartimento a me affidato come delega politica, non è vero quello che ho sentito dire sulla diminuzione del fondo contro la violenza sulle donne. È vero che il taglio operato dal MEF, come sempre, porterebbe a una riduzione di circa 2,5 milioni rispetto al precedente anno, ma con i residui del 2018 che abbiamo a disposizione e anche con una scelta politica ben precisa, cioè quella di investire su alcuni temi piuttosto che altri, noi sposteremo sul capitolo della violenza contro le donne le risorse necessarie non solo per confermare i fondi dello scorso anno, ma sicuramente, alla luce anche dei due progetti particolari che vogliamo portare avanti, per incrementarlo ulteriormente.
  Allo stesso modo, abbiamo incrementato il fondo per la tratta degli esseri umani, altro tema importante di cui si occupa il Dipartimento per le pari opportunità. A fine dicembre è stato emanato il nuovo bando a sostegno di tutte quelle realtà che a livello locale si occupano di tratta di esseri umani. Da questo punto di vista, devo dire che ho trovato un sistema di associazioni e di reti territoriali, anche istituzionali, con i comuni e con altre realtà, molto positivo.
  Alla luce delle esperienze importantissime in Sicilia, in Piemonte, a Torino, un po’ in tutta Italia, il sistema di sostegno alle vittime della tratta è veramente un sistema Pag. 9che funziona abbastanza. Anzi, direi che funziona molto bene. Quest'anno, con il bando con il quale andiamo a sostenere questo sistema, questa rete, abbiamo inserito circa 1,5 milioni di euro in più rispetto al bando precedente. Siamo passati, credo, da circa 22,5 milioni del bando del precedente Governo a circa 24 milioni che abbiamo per il bando tuttora in atto, pubblicato a fine dicembre e che scadrà l'11 febbraio. Questo ci consentirà di veder lavorare ancora molte associazioni e molte realtà.
  Concludo con un altro aspetto importante dell'attività del Dipartimento pari opportunità, ossia quello ascrivibile all'UNAR, cioè all'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. Qui c'è un vulnus che vi segnalo e che spero - davvero mi impegnerò perché questo possa accadere; da anni è ancora aperto - di riuscire a sanare a livello legislativo. Mi riferisco al fatto di rendere totalmente autonomo e indipendente questo ufficio. Io sono pienamente convinto, anche rispetto alle mie precedenti esperienze come Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, che l'autonomia e l'indipendenza di questo tipo di uffici sia fondamentale.
  Mi appello, chiaramente, anche a voi, dal momento che si tratta di un percorso parlamentare, chiedendovi sostegno e aiuto su questo percorso per rendere il più possibile l'UNAR conforme anche a quello che ci chiede l'Europa. Tra l'altro, c'è una procedura di infrazione aperta nei nostri confronti proprio rispetto alla necessità di rendere l'UNAR autonomo e indipendente. L'UNAR è una piccola struttura che, però, si occupa - come vi ho appena detto - delle discriminazioni di ogni genere, e il 2019 vedrà impegnato l'ufficio in una grande attività, soprattutto in attività culturali. Questi temi li affrontiamo e li combattiamo anche e soprattutto con campagne di sensibilizzazione rivolte in modo particolare ai più giovani.
  Vi è un tema, però, che abbiamo rilanciato e che nel 2019 vedrà i primi effetti, ossia quello dei diritti della comunità LGBT. Qualche mese fa abbiamo istituito, presso la Sala Verde di Palazzo Chigi, il tavolo delle associazioni, al quale hanno aderito 47 associazioni (due poi si sono ritirate, quindi 45 associazioni sono rimaste al tavolo); hanno aderito anche come uditori una serie di realtà regionali, di realtà locali, in numero quasi superiore al numero complessivo del tavolo. Con le associazioni abbiamo avviato un confronto molto forte, molto attivo, che prevede soprattutto una serie di attività, che stiamo cercando di coordinare insieme ad altri ministeri, che riguardano diritti fondamentali della comunità LGBT, dai temi della salute, al tema delle carceri, al tema della formazione degli operatori. Stiamo lavorando molto su questo.
  Chiaramente l'auspicio di quel tavolo – che sarebbe anche il mio se non sapessi bene che il contratto di Governo non lo prevede – sarebbe, per esempio, una legge contro l'omofobia. Ecco, da un lato non so se e come questo Parlamento avrà la possibilità di lavorare su una proposta del genere, cosa che personalmente auspicherei moltissimo, ma di sicuro quello che intanto possiamo fare (è il mio dovere, a prescindere da tutto) è portare avanti una serie di azioni, cosa che stiamo facendo, per incidere nella quotidianità della vita delle persone della comunità LGBT del nostro Paese. Parlo di azioni mirate, azioni concrete, come quelle che vi ho citato fino a questo momento: lavorare sul livello sanitario, lavorare sulla presenza nelle carceri delle persone transgender, lavorare soprattutto su una cultura dei diritti che possa in questo senso essere davvero ripresa in maniera molto positiva.
  Donne, giovani, persone discriminate e fondamentalmente diritti: queste sono le parole d'ordine, il filo conduttore che è alla base del nostro lavoro, che porteremo avanti con grande determinazione, sapendo chiaramente le difficoltà che ci sono, ma sapendo anche che non possiamo consentirci alcun arretramento culturale su questi temi, che sono temi centrali per la crescita civile e culturale, ma anche economica, del nostro Paese. Infatti, i mancati investimenti su questi temi rendono il nostro Paese sicuramente più debole e costringono lo Stato a intervenire, magari con un esborso Pag. 10economico maggiore, quando è troppo tardi. Quindi, uomini, donne, persone discriminate di ogni genere, diritti, saranno il filo conduttore di questa nostra azione. Sinteticamente ho cercato di raccontarvi come la porteremo avanti.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.
  Ricordo che abbiamo parlato di cinque minuti per ogni gruppo nel primo giro di interventi, dunque invito chi non ha ancora segnalato i nominativi a rivolgersi alla Presidenza.

  MARIA TERESA BELLUCCI. Ringrazio il Sottosegretario Spadafora per l'illustrazione del programma, che attendevamo devo dire con ansia e desiderio data la legislatura ormai avanzata; elemento fondamentale, per noi, per comprendere come verranno trattate le materie che lei ha evidenziato, quindi materie legate ai giovani e alle pari opportunità.
  Prendendo spunto da quello che lei ha sottolineato in merito ai giovani e al servizio civile, anche dato il poco tempo che abbiamo a disposizione, pur prevedendo magari la possibilità di intervenire in un secondo momento, devo dire che sono un po’ preoccupata rispetto a quello che lei ha sottolineato in termini di un programma che è stato proposto attraverso una serie di confronti avuti con i giovani e quindi con le categorie di rappresentanza anche giovanili. Sono preoccupata perché, purtroppo, sono arrivate a me una serie di richieste e anche di grida d'allarme rispetto a una mancanza di interlocuzione efficace, continua, proprio in questi mesi che si sono susseguiti e che ormai sono diventati così tanti. Quindi, mi chiedo come il confronto di cui lei ha parlato all'inizio del suo intervento sia avvenuto.
  Oggi in Italia esistono delle organizzazioni, dei corpi intermedi che in questi ultimi quindici anni hanno fatto tanto in termini di politiche giovanili e anche per raccontare ai giovani l'opportunità che la nostra Italia e l'Europa mettevano a disposizione. Credo che questo lavoro sia importante riconoscerlo e farlo attraverso un ascolto reale, concreto, fattivo, caratterizzato da incontri, da momenti in cui poter stare insieme. Credo che la partecipazione non passi soltanto per le nuove tecnologie. Spesso lei ha proposto delle osservazioni in tal senso e devo dire che sono rimasta preoccupata anche di questo, quando, rispetto alle partecipazioni e all'adesione dei giovani, parla della costituzione di reti, di App. Se metto questo insieme alla mancata audizione di quelle organizzazioni che oggi esistono, mi preoccupo perché inizio a pensare che magari la sua idea di partecipazione sia quella che passa per un aspetto virtuale più che – anche, non dico solo – per una partecipazione reale.
  Questo mi preoccupa anche quando lei parla di Consiglio nazionale dei giovani. È vero, signor sottosegretario, che nello statuto del Forum si parla della costituzione di un Consiglio nazionale dei giovani, però rimango assolutamente sorpresa quando lei propone tutto questo senza averne parlato con il Forum stesso, intendo senza averne parlato realmente all'interno di un incontro. Il Forum in realtà ha soltanto appreso, attraverso la legge di bilancio, attraverso un emendamento dedicato, che ci sarà un Consiglio nazionale dei giovani che si verrà a costituire, come ha detto bene lei in 60 giorni, quindi per la fine di febbraio, ma non ha alcuna idea dei tempi e dei modi in cui questo avverrà.
  Si tratta, fra l'altro, di una modalità non auspicabile, perché i tempi e i modi si sarebbero dovuti concertare e immaginare, così come arrivare a proporre un Consiglio nazionale dei giovani, attraverso quella realtà che ha fatto così tanto in questi anni e ha reso possibile la nostra rappresentatività in Italia e in Europa. Lei a volte ha detto che è inesistente una rappresentanza giovanile nella nostra Italia. Ebbene, mi permetto di dirle, signor sottosegretario, che questa inesistenza non sta nei fatti. Il Forum è stato costituito quindici anni fa e in quindici anni ha fatto moltissimo. Spero che lei su questo possa riflettere bene e possa immaginare di aprire quel momento e quella fase di ascolto, di condivisione e di Pag. 11concertazione che sicuramente è stata del tutto inesistente in questi mesi.
  Da questo passo, per non utilizzare tutti i minuti che ho a disposizione, alla questione del servizio civile, oggi servizio civile universale. Uno strumento meraviglioso, e non è il mio gruppo di appartenenza – Fratelli d'Italia – che ne ha caratterizzato la formazione come servizio civile universale. Nonostante questo, credo che sia uno strumento meraviglioso, perché è uno strumento di difesa non armata della patria, perché ha come finalità l'educazione, la pace tra i popoli, l'affermazione dei valori della Repubblica. Noi abbiamo così tanto bisogno di un'identità italiana, di un'identità nazionale, di amor patrio; e abbiamo così tanto bisogno di un'educazione che passa come messa a disposizione per i più fragili, per il proprio territorio, per la difesa della propria cultura.
  In Italia c'è una totale assenza di strumenti organizzativi, programmatici e attuativi in tal senso. Il servizio civile da solo ha questa funzione e ha avuto questa funzione in questi anni; ha avuto questa meravigliosa funzione di promuovere l'amore per la propria patria e per i più fragili in tutte le sue declinazioni, appoggiandosi a un asse fondamentale che sono le organizzazioni, le organizzazioni del servizio civile in tutte le loro forme. Ma sono anche tante altre realtà, come le realtà del terzo settore, che l'hanno reso possibile.
  Quando lei parla di ispezione fa bene a dirlo, perché uno Stato deve monitorare, è il suo compito monitorare, ma è il suo compito anche riconoscere i grandissimi sforzi che sono stati fatti. L'aspetto organizzativo del servizio civile è tutto appoggiato su quelle organizzazioni che gratuitamente si occupano di far sì che quei giovani, quei tanti giovani – nel 2018 sono stati più di 53.000 – possano svolgere questo servizio.

  PRESIDENTE. Collega, la invito ad avviarsi alla conclusione.

  MARIA TERESA BELLUCCI. Mi avvio alla conclusione ringraziando il sottosegretario.
  Credo che oltre che parlare di monitoraggio dovremmo parlare di come poter supportare quelle organizzazioni e come poterle ascoltare, perché quelle organizzazioni di rappresentanza del servizio civile in questi mesi le hanno chiesto di incontrarla e di capire come quei 200 milioni di cui lei ha parlato possano diventare 300 milioni, per far sì che quei 53.000 ragazzi che sono stati accolti nel 2018 siano accolti anche nel 2019. Ma non c'è stata la possibilità di condividere con lei una strada, un percorso che potesse trovare le risposte migliori per quei 100 milioni che ancora mancano – siamo sicuri che arriveranno, come lei dice – ma farlo in un rapporto di condivisione.
  Ecco, io credo che lei, sottosegretario, possa dare una prova importante che questo Governo intende iniziare, finora l'ha fatto molto poco, ad ascoltare le rappresentanze e le parti sociali, perché l'ascolto – e poi ciascuno prenderà le decisioni migliori – è la strada migliore, è la strada degli intelligenti per costruire un'Italia effettivamente del cambiamento.

  MARIA ELENA BOSCHI. Grazie al Sottosegretario Spadafora per la sua illustrazione, che attendevamo da tempo perché più volte il gruppo del Partito democratico ha chiesto di poter conoscere gli indirizzi del Governo su temi così importanti. Siamo felici che, pur con sette mesi di ritardo, siamo in grado almeno di comprendere quali sono. Ringrazio il sottosegretario sinceramente, anche per la correttezza dei dati che ha fornito sul tema del servizio civile e sul lavoro svolto in questi anni.
  Mi auguro ovviamente che l'impegno a individuare ulteriori risorse in corso d'anno venga mantenuto. Non dubitiamo dell'impegno del sottosegretario. Ovviamente vigileremo e monitoreremo il rispetto di questo impegno, augurandoci che, come è accaduto ogni anno dal 2014 in poi, ci sia un incremento rispetto alle risorse dell'anno precedente e non semplicemente una conferma. Io mi auguro che si possano superare i 300 milioni di euro dello scorso anno, consapevoli che, se nel 2013, come sa bene il sottosegretario, le risorse utilizzate complessivamente, stanziate non soltanto a Pag. 12inizio anno, ma anche durante l'anno, erano 96 milioni, siamo arrivati in cinque anni a 300 milioni. Io mi auguro che ci sia un incremento anche nel 2019.
  Al tempo stesso, chiederei al sottosegretario di conoscere, se possibile, l'esito della negoziazione che in qualche modo il Governo precedente ha portato avanti a livello europeo per avere in Italia il centro di coordinamento sulla programmazione dei Corpi di solidarietà europei, fortemente voluto dall'Italia durante la presidenza nostra del semestre europeo con il Presidente del Consiglio Renzi. Alcuni progetti, come sicuramente sa il sottosegretario, sono già partiti a Norcia. Io ho avuto modo di conoscere l'attività direttamente, visitando e incontrando i Corpi di solidarietà col presidente del Parlamento europeo Tajani. Mi auguro che venga portato avanti questo progetto, come ha detto il sottosegretario. Vorrei capire, però, se l'Italia ha perso o meno l'occasione di essere il centro di riferimento per tutta Europa di questo nuovo progetto, che per noi è particolarmente significativo.
  Inoltre, chiederei al sottosegretario di avere informazioni sul progetto pilota che avevamo iniziato lo scorso anno: pari opportunità insieme a politiche giovanili. Il fatto che adesso il sottosegretario abbia entrambe le deleghe sicuramente facilita la possibilità per i due Dipartimenti di lavorare insieme. Avevamo stanziato delle risorse appunto per bandi e progetti pilota, ma io mi auguro possano diventare più significative, con riguardo a quei soggetti che, essendo senza famiglia, vivendo nell'ambito di case famiglia o comunque di centri, al raggiungimento del diciottesimo anno di età improvvisamente si ritrovano senza un'assistenza né di carattere abitativo né per quanto riguarda il loro percorso di studio e di inserimento professionale. Avevamo immaginato un periodo, almeno fino ai 21 anni, di accompagnamento progressivo all'autonomia di questi soggetti. Vorrei capire se questo progetto va avanti o meno.
  Con riguardo ai minori – probabilmente per economia di tempo il sottosegretario non è riuscito a toccare tutti i temi che rientrano nelle sue deleghe – noi abbiamo due preoccupazioni, una, ovviamente, per quanto attiene il percorso dei minori stranieri non accompagnati nel nostro Paese, che è stato criticato anche dall'Unicef proprio durante le audizioni sul cosiddetto «decreto-legge sicurezza».
  Circa 15.000 di questi minori hanno raggiunto la maggiore età il primo gennaio di quest'anno. Voi sapete che escono da quei percorsi che erano inizialmente previsti e che con il cosiddetto «decreto-legge sicurezza» sono cambiati. Noi sappiamo che il sottosegretario, anche per il suo impegno precedente, ha sicuramente una grande sensibilità su questi temi, quindi chiediamo, ovviamente, un impegno anche da parte sua, un monitoraggio e una presa di posizione netta.
  Sappiamo che non rientra nella delega del sottosegretario l'Osservatorio pedofilia e pedopornografia, ma in quella del Ministro Fontana, quindi non le faccio la domanda che le avrei voluto fare e passo al tema delle pari opportunità, che riguarda l'altra delega attribuita al sottosegretario.
  Ringrazio il sottosegretario per il riconoscimento del lavoro portato avanti negli anni precedenti. Ovviamente, non è soltanto merito di chi è stato il suo diretto predecessore, ma anche di chi, negli anni ancora precedenti, ha impostato quel lavoro.
  Sul tema delle politiche del lavoro e dell'occupazione, dal momento che io credo si possa fare sempre meglio – quindi, da questo punto di vista c'è la disponibilità da parte nostra a collaborare – io chiederei al sottosegretario di insistere di più e di dirci cosa immagina di fare sul tema dell'occupazione femminile e, soprattutto, della parità salariale, considerando che molte nostre proposte avanzate nel corso dell'esame del disegno di legge di bilancio sono state respinte.
  Chiaramente, rimane un tema fondamentale, così come quello – discusso sempre nel corso della sessione di bilancio, che, in tale sede, non ha trovato spazio, ma che può trovare accoglimento in altro ambito – degli asilo nido e, quindi, della conciliazione dei tempi vita-lavoro. Infatti, abbiamo Pag. 13 considerato molto negativamente il mancato rifinanziamento di 150 milioni di euro in due anni delle politiche di conciliazione dei tempi vita-lavoro, che potevano essere attuate attraverso la contrattazione di secondo livello, che noi avevamo finanziato. Vorremmo capire se, su questo, sono previsti interventi ulteriori per le donne che lavorano.
  Inoltre, vorremmo avere un chiarimento sulle linee guida in materia di accoglienza delle donne vittime di violenza nei pronto soccorso e negli ospedali, su cui abbiamo raggiunto un faticoso accordo qualche mese fa ma che non sono state applicate, così come sull'attuazione del Piano nazionale antiviolenza, che conta su uno stanziamento di 30 milioni di euro – ma chiaramente questo Governo può mettere a disposizione risorse aggiuntive, come abbiamo chiesto – che per ora non è stato incrementato.
  Io credo che, oltre ai bandi, ovviamente si debba ricordare che, anche lo scorso anno, sono state stanziate risorse pubbliche per i centri antiviolenza e le case rifugio che, tuttavia, non sono state ripartite tra le regioni, nonostante l'accordo raggiunto in Conferenza Stato-regioni a maggio dello scorso anno. Io credo che siamo in dirittura d'arrivo, però siamo già nel 2019, quindi ci aspettavamo da questo Governo un impulso maggiore, perché le regioni e, quindi, i centri antiviolenza sono ancora privi delle risorse del 2018, che noi avevamo messo a bilancio e che sono state messe a bilancio anche per il 2019 e per il 2020.

  PRESIDENTE. La invito ad avviarsi a conclusione.

  MARIA ELENA BOSCHI. Sul piano anti-tratta ho due preoccupazioni. Una è sulle risorse, perché noi abbiamo stanziato risorse per il triennio e speriamo davvero che siano incrementate, perché in legge di bilancio è stato fatto un taglio – non particolarmente significativo, ma c'è stato – e noi sappiamo quanto è difficile trovare attenzione nel Governo per quelle risorse. Inoltre, vorremmo capire se le donne vittime di tratta rientrano o meno, come era previsto finora, nella protezione internazionale, soprattutto alla luce del cosiddetto «decreto-legge sicurezza».
  Io mi chiedo se le donne vittime di tratta, le quali sono inserite in un percorso che richiede, come il sottosegretario saprà meglio di me, almeno tre anni di assistenza, possono proseguire quel percorso o devono rientrare nei Paesi di origine o, invece, sono fuori da ogni protezione, perché il cosiddetto «decreto-legge sicurezza» su questo ha innovato, purtroppo negativamente, secondo me.
  Chiudo sull'UNAR, apprezzando l'impegno del sottosegretario, che condividiamo, a lavorare per una sua maggiore indipendenza e autonomia. Io credo che sia opportuno. Non ci siamo riusciti nella scorsa legislatura e quindi il sottosegretario avrà il nostro appoggio nel portarlo avanti in questa legislatura. Credo che sia particolarmente significativo e importante, anche forse per togliere il Governo da un certo imbarazzo, che noi vediamo, avendo le forze politiche che lo compongono, a volte, sensibilità diverse. Noi su alcune questioni di grande attualità vorremmo prese di posizioni chiare da parte dell'UNAR, ma, prima ancora, ovviamente, ce le augureremmo da parte del Governo.
  Cito rapidamente tre importanti questioni. La prima è la persecuzione degli omosessuali in Cecenia, su cui il nostro Governo è rimasto silente. Abbiamo presentato anche interrogazioni su questo. Noi ci preoccupiamo ancora di più se l'UNAR non prende posizione quando il Governo dice che dal reddito di cittadinanza sarebbero esclusi i rom, che pure sono cittadini italiani, o quando ci sono manifestazioni come quelle di Predappio, in cui, a fronte di movimenti che si ispirano a idee antisemite, non registriamo prese di posizione nette e chiare di presa di distanza. Se il Governo non riesce a fare questo tipo di lavoro, lo faccia almeno l'UNAR. L'indipendenza dell'UNAR probabilmente aiuta da questo punto di vista.

  GILDA SPORTIELLO. Le deleghe di cui si occupa il sottosegretario sono sicuramente di fondamentale importanza e sono Pag. 14molto delicate. Sono temi su cui è necessario vigilare continuamente, proprio affinché non ci sia un arretramento culturale, che purtroppo è sempre un pericolo da scongiurare. Mi riferisco, in particolare, ai temi che riguardano le violenze di genere, la violenza sulle donne, ma anche i diritti degli LGBT, le discriminazioni e i reati riguardanti la tratta di donne e di essere umani in generale.
  La violenza sulle donne è un fenomeno complesso e trasversale, tocca vari ambiti e interessa vari ministeri e su di esso bisogna fare un lavoro di concerto, che, oltre a punire, deve essere volto a colmare quei vuoti legislativi di cui si sente il peso, soprattutto per quanto riguarda quelle violenze che sono più eclatanti. Penso anche agli ultimi casi di cronaca, che ci parlano, addirittura, di donne che sono state portate in strada al guinzaglio in pieno giorno e che ci raccontano di una brutalità che è il frutto di radici ben più profonde e culturalmente diffuse nella nostra società. Non solo sono radici profonde, ma, in forme più leggere e più o meno visibili, probabilmente per qualcuno costituiscono abitudini quotidiane che investono ogni ambito.
  Penso, ad esempio, all'ambito lavorativo, dove le donne ancora oggi hanno retribuzioni che non sono pari a quelle degli uomini. Penso, ad esempio, al ricatto a cui molte donne devono sottostare, non solo nel mondo del precariato, non solo per il solo fatto di essere donne, quindi di dover affrontare le gravidanze e la necessità di avere tempi di vita e di lavoro differenti. Penso ai ricatti che, a volte, devono subire da parte dei propri datori di lavoro. Penso al linguaggio che usiamo quotidianamente.
  Insomma, la violenza sulle donne è veramente qualcosa che investe la sfera economica, relazionale, familiare, sociale. Proprio per questo mi fa piacere sentire il sottosegretario parlare oggi di iniziative come quella del fondo per le vittime che decidono di denunciare, perché è proprio la denuncia il primo passo, l'incoraggiamento, la consapevolezza di avere un sostegno in questo percorso, per poter rassicurare quelle donne che decidono di svincolarsi dai meccanismi di violenza cui sono sottoposte quotidianamente.
  Inoltre, sapere di avere un sostegno nei casi in cui si decide di denunciare una violenza è necessario anche quando si verificano quei casi in cui una donna deve giustificare di non essere la causa della violenza che ha subìto. Questo succede molto spesso e ci parla di una violenza che è ben più grave, perché una donna in uno stato di fragilità, che ha finalmente deciso di denunciare e di intraprendere un percorso, molto spesso viene anche accusata di essere in qualche modo l'artefice o la causa della violenza che ha subìto. Anche questo ovviamente è un fenomeno con radici culturali profonde, a cui bisogna fare particolarmente attenzione.
  Inoltre, penso ai vari ambiti in cui bisogna intervenire e so che il sottosegretario lo sta facendo. Penso, ad esempio, ai percorsi di formazione di tutti quegli operatori che entrano in contatto con le vittime di violenze e che devono essere pronti al sostegno nei vari aspetti che investono la vita di una persona, ma devono essere pronti anche a riconoscere la vittima della violenza. Infatti, molto spesso i dati ci parlano di una cecità di fronte ai primi segnali e del fatto che soltanto nei casi più eclatanti si riesce a intervenire, quando purtroppo la violenza ha già dato i suoi frutti più brutali.
  Se, da un lato, bisogna investire sulla formazione degli operatori che, a vario titolo, sono coinvolti nei percorsi di denuncia e di fuoriuscita, dall'altro, è necessario intervenire anche sui modelli educativi, che purtroppo, fin dalla più tenera età, inculcano schemi in cui si resta imprigionati e da cui nascono e si alimentano gli stereotipi che, purtroppo, generano violenze differenti o, ancor peggio, possono essere alla radice di violenze ben più gravi nell'età adulta.
  Per quanto riguarda la tratta di esseri umani, sono contenta che questo Governo stia ponendo attenzione su questo fenomeno, che non gode della risonanza necessaria, anche nelle notizie di cronaca. Non gode dell'attenzione che meriterebbe un fenomeno così brutale e così esteso. Infatti, ricordiamo che si tratta di un fenomeno Pag. 15transnazionale, che non nasce oggi, ma che in Italia ha almeno trent'anni, nascendo negli anni Ottanta. Stiamo parlando di un fenomeno complesso e internazionale, che riguarda persone che sono in una condizione di fragilità particolare, per cui è necessario intervenire considerando soprattutto i vincoli psicologici che si vengono a creare. Penso, ad esempio, alle donne migranti. Un ambito a cui bisognerebbe fare particolarmente attenzione, infatti, è quello dell'etnopsichiatria.
  Concludo raccogliendo l'invito del sottosegretario a lavorare sia sull'autonomia dell'UNAR sia sulla riflessione, che penso bisognerebbe avviare, sulla necessità di prendere consapevolezza e di affrontare anche legislativamente il problema dei crimini d'odio nei confronti di coloro che sono discriminati per il loro orientamento di genere e per l'odio omotransfobico. Infatti, purtroppo a oggi non esiste una legge che preveda che la discriminazione di genere possa rappresentare un crimine d'odio. Pertanto, sono contenta che ci abbia fatto questi inviti e spero che ne potremo parlare anche in altre occasioni.

  ELENA MURELLI. Ringrazio il Sottosegretario Spadafora per il suo intervento e per averci illustrato direttamente le politiche che il Governo e, in particolare, lui con la sua attività intendono mettere in atto. Sono tematiche assolutamente importanti.
  Il mio intervento vuole, in particolare, sottolineare alcuni aspetti. Parto dallo smart working, il lavoro agile. Noi abbiamo presentato un emendamento al disegno di legge di bilancio che vuole disciplinare l'obbligo, da parte delle aziende, di controllare qualsiasi luogo in cui il lavoratore decida di espletare la propria prestazione lavorativa. Questa è una limitazione all'applicazione dello smart working, perché ricadendo sull'azienda la verifica del luogo di lavoro, non si incentiva la conciliazione di vita con la famiglia. Uno potrebbe lavorare dove vuole, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.
  L'altro particolare, invece, riguarda un altro emendamento che abbiamo presentato, sempre al disegno di legge di bilancio, e che concerne le pari opportunità, in particolare, la conciliazione di vita e lavoro attraverso l'equiparazione del part-time verticale e orizzontale. È una tematica che riguarda sicuramente la disciplina del lavoro, ma che è riconducibile anche alle sue deleghe.
  Altre importanti osservazioni riguardano i giovani. In particolare, vorremmo sapere qual è lo stato di fatto. Ci sono studenti che fanno stage nelle aziende. Questi stage vengono gestiti o dalle scuole o dalle università e ci sono studenti a cui, dopo il periodo di stage concordato, viene confermato un ulteriore periodo di stage di lunga durata, al termine del quale vengono lasciati a casa. Alcuni stage non vengono pagati (non viene riconosciuto neanche un buono pasto), oppure ci sono altri stage retribuiti con 500 euro al mese. Dunque, una normativa che stabilisca qual è il percorso adeguato per gli stage, come nell'apprendistato, che introduca una regolamentazione più corretta, secondo me, potrebbe dare un incentivo al giovane ad affrontare meglio il mondo del lavoro.
  Gli ultimi due argomenti riguardano i giovani che vanno all'estero, non parlo solo della «fuga dei cervelli», ovvero dei cosiddetti startupper e dei ricercatori che vanno all'estero perché è sicuramente molto più attraente e accattivante, ma anche di quei giovani italiani che vanno all'estero per fornire manodopera. Questo avviene perché in Italia non si investe direttamente e non si riconoscono le competenze delle persone. Se io per lavorare mi devo trasferire da Benevento a Rovigo, per esempio, preferisco andare a Londra, perché lì il lavoro è assolutamente migliore, sia dal punto di vista della vita sia dal punto di vista delle future possibilità di sviluppo e anche di realizzazione all'interno del mercato del lavoro estero. Questo sicuramente è un punto su cui, come rappresentante del Governo e, quindi, come sottosegretario, le chiedo di ragionare.
  Dall'altro lato, oltre ai giovani che vanno all'estero, ci sono i giovani che rimangono in casa, i cosiddetti «bamboccioni». Questo è un altro problema che si è cercato di risolvere nel 2017 con il precedente Governo, ma senza prevedere nessun tipo di incentivo e senza ottenere alcun cambiamento. Pag. 16 Questo è un importante sfida per il nostro futuro, per il futuro del nostro mercato del lavoro, la possibilità di incentivare i giovani a rimanere nel mercato del lavoro italiano senza dovere andare all'estero per farsi una vita e crearsi un futuro.
  L'ultimo argomento che penso vada, invece, affrontato anche con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca riguarda i giovani e il bullismo. È sicuramente un altro punto importante.

  DEBORA SERRACCHIANI. Io non voglio assolutamente far venir meno il clima di collaborazione di questa audizione, però vorrei far notare alla presidenza che i funzionari dei Dipartimenti non dovrebbero essere seduti accanto al sottosegretario e comunque non dovrebbero interloquire con il sottosegretario. Questo oggettivamente è sempre accaduto anche in passato. Mi duole doverlo sottolineare, ma l'opposizione fa anche questo. Considerate che alcuni presidenti delle Commissioni facevano attendere i funzionari fuori dell'aula di Commissione. Non ho nulla contro le due dirigenti dei Dipartimenti, che so essere assolutamente persone molto valide, ma credo che ci sia la necessità di non creare dei precedenti rispetto alle modalità con cui facciamo le audizioni.

  PRESIDENTE. Mi sono informato e in effetti l'osservazione è pertinente. Ricordo il precedente dell'audizione del sottosegretario per la famiglia e le disabilità, Vincenzo Zoccano, quando, ovviamente, erano diverse le motivazioni per cui i funzionari sono rimasti in Commissione. Pertanto, chiederei al sottosegretario di non farsi assistere dal personale dei Dipartimenti, così non creiamo un precedente. Vi ringrazio e mi scuso.

  VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale. Vorrei dire che abbiamo solo fatto quello che ci è stato indicato dagli uffici delle Commissioni.

  PRESIDENTE. Grazie per il chiarimento.

  ROBERTO NOVELLI. Grazie, signor presidente. Innanzitutto anch'io desidero ringraziare il sottosegretario per la relazione, che pur non esaustiva, ha comunque toccato i punti salienti delle politiche che il Governo intende adottare sugli argomenti di sua competenza, sottosegretario.
  Io vorrei fare alcune considerazioni. Evidentemente ogni Governo vuole cercare di dare delle risposte al mondo giovanile. Il mondo giovanile – sono considerazioni che più volte abbiamo fatto in diversi consessi – è frastagliato, è diversificato, è complesso e soprattutto, nel suo insieme, pone molto spesso questioni e ha esigenze diverse. A volte sembrano anche esigenze in contrasto rispetto a quelle che vengono enunciate da diverse organizzazioni.
  È chiaro che mettere insieme tutte queste cose non è facile. Sicuramente ciò può avvenire, ma in modo non esaustivo, ma certamente tendendo al meglio, con la condivisione e con l'ascolto. È chiaro che la condivisione e l'ascolto – che lei ha detto esserci stati, sottosegretario, ma che la collega Bellucci, invece, mi sembra aver voluto in qualche modo ridimensionare – dovrebbero avvenire senz'altro con gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione, ma sappiamo tutti, per le esperienze della politica quotidiana, che molto spesso, quando il dialogo e lo scambio di informazioni avvengono esclusivamente, o in maggior parte, attraverso gli strumenti tecnologici, si rimane molto in superficie, non si approfondisce e molto spesso ci si àncora a informazioni o a confronti che potremmo definire, più che altro, degli spot. Pertanto, quello che Forza Italia ritiene importante è che questo aspetto del confronto e della condivisione realizzi un giusto mix tra gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione e quelli che un tempo erano gli strumenti tradizionali, cioè il confronto, anche a livello territoriale, tra le diverse associazioni e il Governo o gli enti che sono sul territorio.
  Credo che sia positivo l'incremento del Fondo delle politiche giovanili. Il fatto che lei abbia menzionato giustamente la necessità Pag. 17 di concordare con le regioni le iniziative ci fa dire che uno degli aspetti sostanziali per evitare quella difformità, quella frammentazione, quel diverso impatto che le politiche giovanili hanno sui vari territori e alle diverse latitudini, ma anche alle stesse latitudini, sia cercare di fare un «brogliaccio», di dare, cioè, un'indicazione uniforme che, in qualche modo, venga seguita in tutto il Paese.
  Va bene anche che ci siano attività di controllo e di verifica che servono a puntualizzare quando e dove certi tipi di applicazioni, atteggiamenti o sensibilità non sono omogenei rispetto al resto del Paese. Questo è un punto sostanziale.
  Il Consiglio nazionale dei giovani è certamente uno strumento, come lo è l'Agenzia nazionale dei giovani, però quello che ci piacerebbe è che, durante questo percorso – che è un percorso, non nel deserto, sia ben chiaro, ma lungo – fossimo messi a conoscenza e aggiornati con una certa frequenza dei progressi e, soprattutto, delle criticità che emergono in questo continuo confronto o applicazione della norma.
  Un'altra cosa che ci tengo a sottolineare è questa. Quando noi parliamo di mondo giovanile è vero che ci concentriamo sulla cosa più importante, che è l'aspetto formativo, l'aspetto legato anche alla necessità che i giovani acquisiscano quel civismo che poi gli sarà utile nella vita da adulti e quel percorso importantissimo che deve servire ai giovani per trovare una collocazione stabile nell'ambito del lavoro.
  Tuttavia, non dimentichiamo che il mondo giovanile è caratterizzato anche da moltissime situazioni di fragilità, che sono di tipo psicologico e molto spesso sono recondite e nascoste. Bisogna che noi, in qualche modo, nell'ambito dei programmi che andremo a sviluppare, cerchiamo di sondare queste fragilità, magari non in modo diretto, non con troppa evidenza, ma con strumenti che ci facciano comprendere, anche attraverso le aziende sanitarie e tutti i mezzi che lo Stato e le regioni hanno a disposizione, se ci sono, potendo magari intervenire, anche in modo indiretto, non invasivo, ma cercando di creare un percorso di accompagnamento.
  Queste sono le osservazioni che mi sento di fare sul mondo giovanile. Ce ne sarebbero molte altre, ma il tempo a disposizione è piuttosto compresso.
  Invece, per quanto riguarda la delega sulle pari opportunità, mi concentro su un aspetto. Il tema della violenza contro le donne è un tema che, ormai da anni, è all'evidenza pubblica e c'è una sensibilità sociale nettamente diversa, molto più importante e molto più profonda, rispetto a quella del passato. Tuttavia, molto spesso i fondi a disposizione non sono l'unica soluzione. Lei lo ha detto. Anche in questo caso si tratta di creare una rete omogenea che dia risposte omogenee.
  Un punto che non è stato trattato, che, pur essendo previsto nella Convenzione di Istanbul come elemento importante e pur essendo stato realizzato in alcune regioni d'Italia, viene sottovalutato e forse non è conosciuto, è il problema della recidiva da parte degli uomini colpevoli di violenza sulle donne.
  In questo caso io suggerirei al sottosegretario di cercare di prestare molta attenzione anche alle iniziative per gli uomini maltrattanti, che non sono iniziative a loro favore, ma che sono piuttosto iniziative che incidono su quello che potrebbe essere il comportamento futuro di un uomo maltrattante, che, se inserito in un certo percorso, può rendersi conto che quello che ha fatto è sbagliato e, quindi, evitare le recidive e le ricadute.
  Infatti, naturalmente un uomo maltrattante non sta in galera tutta la vita, ammesso che stia in galera. Un uomo maltrattante, anche se cambia compagna, ma ha «geneticamente» la tendenza a fare determinate cose, a essere violento contro l'altro sesso, potrebbe ricaderci. Pertanto, un percorso di accompagnamento, di aiuto dell'uomo maltrattante, peraltro inserito nell'ambito della Convenzione di Istanbul, potrebbe essere una cosa importante che questo Governo può portare avanti.

  PRESIDENTE. È così terminato il primo giro di interventi dei rappresentanti di tutti i gruppi.
  Cedo la parola al Sottosegretario Spadafora per la replica.

Pag. 18

  VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale. Allora, partirei in ordine inverso dall'ultimo intervento.
  Sono assolutamente d'accordo sulla necessità di un confronto con tutte le realtà che sono oggetto del nostro impegno, della nostra attività, poi entrerò anche nello specifico rispetto alle due realtà, perché è evidente che la deputata Bellucci si riferiva al Forum nazionale dei giovani; quindi entrerò anche nel dettaglio del rapporto con il Forum nazionale dei giovani e il servizio civile.
  In generale sono assolutamente convinto di ciò che diceva il deputato Novelli, a proposito del confronto costante con le realtà a livello locale, a livello regionale. Anche quello che lei diceva sugli uomini maltrattanti era già oggetto di attività da parte del Dipartimento e anche del Piano, quindi non potremo che proseguire da questo punto di vista, dando risposte.
  Per quanto riguarda le sollecitazioni della deputata Murelli, vorrei rassicurare sul fatto che noi prenderemo in esame, alla luce di quello che lei stava enunciando a tutti noi, il senso degli emendamenti.
  Dico il senso, perché ormai la legge di bilancio è stata approvata, però c'erano nelle intenzioni di quegli emendamenti degli spunti da prendere in considerazione sul lavoro agile e sull'equiparazione, sui tempi del lavoro, sul part-time e altro; però questi sono temi (di cui parlava anche l'onorevole Boschi, la quale, avendo avuto questa delega in passato, lo ricorderà bene) che afferiscono al Dipartimento pari opportunità soprattutto per un'attività principale di indirizzo, di programmazione – anche attraverso un continuo incontro con le associazioni femminili che fanno riferimento al lavoro di mediazione del Dipartimento pari opportunità – rientrando tuttavia in gran parte nell'ambito di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  Vi posso assicurare che sia quello che lei, deputata Murelli, mi faceva presente, rispetto ai temi delle pari opportunità, sia ciò che mi chiedeva la deputata Boschi rispetto alle politiche del lavoro, sono oggetto in questo momento di un confronto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e in parte con il Ministero dello sviluppo economico, che afferiscono entrambi al Ministro Di Maio.
  Stiamo cercando di capire, successivamente all'approvazione della legge di bilancio, come riuscire, nell'ambito di quanto è stato approvato, a dare risposte più concrete ai temi che avete posto e che non sono solo nelle mie disponibilità; quindi non potrei oggi assumermi un impegno o entrare nel dettaglio di questioni che devo inevitabilmente concertare con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministero dello sviluppo economico.
  Ritornando all'intervento della deputata Murelli sull'incentivo ai giovani, soprattutto ai giovani all'estero che fanno esperienza o devono ritornare o soprattutto a quella fascia, che lei ricordava, che alcuni hanno definito «bamboccioni», con poche sollecitazioni da parte nostra per poter fare delle cose e pochi strumenti, rilevo come essi siano la parte principale dei destinatari del progetto della misura speciale a cui facevo riferimento.
  Di quei 30 milioni che abbiamo ottenuto in legge di bilancio, che per il 2019 portano a circa 40 milioni il Fondo per le politiche giovanili, la stragrande maggioranza sarà utilizzata non in una molteplicità di bandi, ma per una misura speciale che va unicamente a finanziare progetti che prendono spunto, facendo anche un'analisi critica, da tutte le misure che negli anni passati sono state adottate per i giovani, ma che non sono mai state coordinate tra loro o non hanno avuto l'efficacia attesa.
  È infatti evidente che non ci stiamo inventando una cosa nuova nel pensare a una misura speciale per i giovani che possano svolgere delle attività sui propri territori, ma sono le condizioni, le modalità e il tipo di supporto da dare ai ragazzi che potranno fare la differenza.
  Prima di proporre questo bando, che uscirà il prossimo mese, abbiamo fatto un'analisi molto attenta dei molteplici progetti, delle molteplici misure adottate negli anni Pag. 19sia dal Governo che dall'Unione europea per i giovani; però ci siamo chiesti perché, a fronte di centinaia di milioni di euro stanziati negli anni, i risultati sulla qualità di vita dei giovani nei nostri territori siano comunque in costante calo e ci sia un notevole allontanamento dalla partecipazione alla vita culturale da parte dei ragazzi. Perché a fronte di tante misure per i giovani non si realizza un risultato?
  Quello che proporremo a febbraio si baserà su un'analisi forte delle misure e delle cose che non hanno funzionato; poiché lei faceva riferimento al bullismo, anche questo tema rientra fortemente nella misura che stiamo per adottare.
  Quello che diceva la deputata Sportiello è fondamentale rispetto all'impostazione del lavoro anche dei due Dipartimenti, cioè i modelli educativi che sono alla radice non solo di violenze, ma di tante altre vicende che avvengono nella quotidianità, di fatti di cronaca; quindi stiamo lavorando molto su questo tema dei modelli educativi.
  Insieme all'altro tema dell'UNAR, che lei ha evidenziato, sono entrambi temi su cui stiamo intensificando questo lavoro di rete e non solo; se anche il Parlamento, come mi pare di aver percepito da quasi tutte le dichiarazioni di questa mattina in Commissione, sarà impegnato in questa battaglia, penso che questo possa essere l'anno in cui finalmente l'UNAR possa essere dotato dell'autonomia auspicata.
  Escludendo quindi il tema delle politiche del lavoro, che ho già affrontato, volevo rassicurare la deputata Boschi sul fatto che finalmente la Corte dei conti nei primi giorni del nuovo anno ha registrato il decreto per i fondi per i centri antiviolenza. Purtroppo ci sono dei meccanismi che chi è stato al Governo già conosce, ma nel Comitato inter-istituzionale per la semplificazione, istituito insieme alla Ministra Bongiorno e coordinato dal suo Ministero, stiamo cercando di rivedere una serie di procedure che possano rendere più snelli i processi di pagamento, anche per evitare che l'attività di tante realtà, di tanti centri, di tante strutture a livello locale subisca degli stop a causa del ritardo nell'erogazione dei fondi.
  Noi abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare amministrativamente nei tempi necessari; finalmente, ai primi di gennaio, la Corte dei conti ha registrato l'atto relativo ai fondi, quindi credo che ormai il percorso sia concluso. Ricordo che sul progetto dei minori, dei minori stranieri e su tutte le questioni concernenti le persone di minore età affrontate dalla deputata Boschi le deleghe in tal senso (c'è qualche connessione sui minori stranieri che può riguardare l'UNAR), per il 99 per cento sono state demandate al Ministro Fontana; quindi anche alcuni capitoli di spesa del bilancio del Dipartimento per le pari opportunità sono stati trasferiti dall'Ufficio della Presidenza del Consiglio alle competenze del Ministro Fontana. Quindi non sono in grado di rispondere per le cose di cui deve rispondere il Ministro Fontana.
  Per quanto riguarda i corpi europei di solidarietà, occorre una rettifica, nel senso che non è il coordinamento del progetto sui corpi europei della solidarietà, come erroneamente è stato detto, ma è solo la gestione della comunicazione del progetto ESC che da dicembre è stata affidata all'Austria.
  Si erano candidati molti Paesi, a me non risulta sinceramente che ci sia stata una particolare azione dell'Italia per ottenere questo risultato; sicuramente la nostra azione è più nella gestione corretta e precisa di questi fondi, anche perché è una questione che riguarda l'Agenzia nazionale giovani che, come dicevo prima, è autonoma (l'autonomia non può essere soltanto un principio richiamato, ma deve essere anche praticato). In questo momento l'Agenzia è impegnata nella gestione di questi fondi, ma è l'Austria che coordina non il progetto, ma le attività di comunicazione del progetto.
  Per quanto riguarda le posizioni che l'UNAR avrebbe potuto prendere sulla Cecenia, sul reddito alle persone rom o altro, prendo atto di queste raccomandazioni, le trasferirò molto volentieri al professor Manconi, che ne è il direttore. Quello che il Governo ha fatto o non ha fatto è già noto, è stato evidenziato che almeno l'UNAR sarebbe potuto intervenire; io sicuramente Pag. 20trasferirò al professor Manconi le vostre raccomandazioni in questo senso, ancora una volta nel pieno rispetto delle posizioni che il professor Manconi può prendere in totale autonomia. Il professor Manconi, che fu nominato dal precedente Governo, è sempre stato in questi mesi, come è giusto che sia, libero di esprimere autonomamente qualunque tipo di valutazione.
  A proposito dei centri antiviolenza vorrei chiarire, perché non vorrei che prima fossi stato frainteso: io non ho espresso un parere positivo rispetto al modo in cui sono stati gestiti i fondi sul Piano antiviolenza; anzi reputo che sia stato un errore parcellizzare le risorse in 197 progetti – di cui molti estremamente discutibili – che però non abbiamo potuto bloccare perché purtroppo il percorso amministrativo era già in essere.
  Se però fosse stato possibile, avrei sicuramente revocato molti di quei progetti; adesso ne valuteremo l'efficacia, ne verificheremo l'applicazione, renderemo pubbliche sul sito del Dipartimento tutte le realtà e le associazioni che sono state finanziate, a volte – ripeto – con iniziative che non si comprende cosa c'entrino con la violenza contro le donne; quindi valuteremo anche questo lavoro. Prima, quindi, il mio non era assolutamente un plauso, ma un ritenere totalmente sbagliato il modo di utilizzare quei fondi, tanto che abbiamo detto che li utilizzeremo in modo completamente diverso.
  Per quanto riguarda la tratta è vero, c'è questa questione del decreto sicurezza, che non solo sulla questione delle donne vittima di tratta, quindi sul tema della protezione, ma anche su altre questioni, interferisce con il nostro lavoro e con delle buone prassi che erano state attuate. Personalmente ho espresso diverse volte la mia perplessità, adesso, con un'interlocuzione con il Ministero dell'interno, cercheremo di capire se, in una serie di norme attuative, riusciremo in qualche modo a salvaguardare i diritti fondamentali. Da questo punto di vista sono d'accordo che sulla protezione delle donne vittima di tratta vada garantita una continuità rispetto alle norme precedenti.
  Chiudo sull'intervento della deputata Bellucci. Io non credo assolutamente che ci sia stata una mancanza di interlocuzione con i giovani, se per corpi intermedi parliamo del Forum nazionale dei giovani (se poi ci sono altre realtà alle quali la deputata Bellucci faceva riferimento, possiamo approfondire anche il rapporto con altre realtà), ma nel caso specifico... (Commenti).

  PRESIDENTE. Lasciamo finire il sottosegretario.

  VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale. Ma nel caso specifico il Forum nazionale giovani è stata una delle prime realtà che ho ricevuto poche settimane o pochi giorni dopo il mio insediamento. Si sono presentati i rappresentanti del Forum; credo che in particolare quelli venuti a Palazzo Chigi fossero i rappresentanti dei partiti, perché, come sapete, il Forum nazionale prevede per statuto la presenza di rappresentanti dei partiti al proprio interno: quindi i tre o quattro ragazzi che sono venuti nella mia stanza erano i rappresentanti dei partiti.
  Abbiamo individuato un percorso di interlocuzione molto positiva; sono stati successivamente ricevuti anche dalla dirigente Capo del Dipartimento, dottoressa Vaccaro, ma soprattutto abbiamo convenuto che bisognasse razionalizzare e migliorare anche il loro impegno, che, come voi sapete, si basa esclusivamente sui fondi che il Dipartimento per la gioventù e del servizio civile nazionale ogni anno, da 15 anni a questa parte, eroga nei confronti del Forum nazionale. Parliamo di cifre considerevoli, di diversi milioni di euro nell'ambito di questi anni, cifre che hanno consentito al Forum di svolgere un'attività importante.
  Il Forum ha salutato, tra l'altro, con una dichiarazione pubblica il 19 novembre con grande piacere la nascita del Consiglio nazionale dei giovani. Nel loro sito scrivevano «nasce da proficua collaborazione tra il Forum nazionale giovani e il sottosegretario Spadafora. Raggiungiamo finalmente un obiettivo dopo 15 anni». Pag. 21
  Questo è stato pubblicato dal Forum il 19 novembre 2018 alle ore 15.13 e accanto a questa dichiarazione del Forum c'era un comunicato che elogiava l'attività di questo sottosegretariato, affermando testualmente – ripeto – «nasce da proficua collaborazione tra Forum nazionale giovani e il sottosegretario»; quindi credo davvero da questo punto di vista di aver fatto il possibile.
  I tempi e i modi di attuazione del Consiglio sono noti al Forum come a tutti, basta solo leggere la norma, perché lì sono scritti; se poi non hanno letto la norma non è un problema, ma i tempi sono noti e soprattutto c'è un'interlocuzione costante con il Forum. Capisco che possa essere imbarazzante dover spiegare perché, pur avendo come punto prioritario del proprio statuto la costituzione del Consiglio nazionale, non si fosse mai proceduto in 14 anni, non in 14 mesi, a realizzare questo Consiglio. Adesso noi lo abbiamo realizzato.
  Il Forum ne fa pienamente parte con le sue associazioni perché, proprio per garantire continuità – ribadisco – la prima assemblea del Consiglio nazionale si terrà con tutte le associazioni che oggi appartengono al Forum; quindi direi che non solo nulla è stato sottratto al Forum, ma che questo processo è in pieno svolgimento.
  Per quanto riguarda il servizio civile, ho presieduto personalmente la prima riunione della Consulta del servizio civile, dove ho incontrato tutte le associazioni; si è tenuta presso gli uffici della Presidenza del Consiglio di via della Ferratella; ho trascorso con loro molto tempo, ho ascoltato una a una tutte le associazioni della Consulta; la Consulta è ancora in piena attività e stiamo lavorando in stretto contatto con tutte le associazioni.
  Anche qui eviterei polemiche, però un conto sono le tante associazioni che ci occupano di servizio civile che vanno assolutamente salvaguardate e sostenute e che – sono d'accordo con lei, deputata Bellucci – sono veramente un punto fondamentale nel nostro Paese, ma mi guardo bene dall'esimermi da una critica a quelle che a volte sono delle multinazionali del servizio civile, che hanno al proprio interno centinaia e centinaia di piccole realtà sui territori.
  Su queste è giusto, se mi permette, fare una serie di verifiche, perché questi fondi, come tutti i fondi pubblici, sono fondamentali, e spesso anche sul servizio civile ci sono state delle vicende non estremamente trasparenti, su cui intendo mettere luce e non posso far finta di niente. L'interlocuzione con le associazioni però è avvenuta, ho presieduto la Consulta personalmente e, fino a prova contraria, non mi sembra che ci siano associazioni che mi chiedano un incontro che non vengano ricevute da me o dalle persone che lavorano con me.
  Ringrazio i presidenti delle Commissioni e tutti i colleghi, e resto a disposizione per qualunque approfondimento – non solo in questa autorevole sede di Commissione – a beneficio di tutti i parlamentari oggi presenti.

  PRESIDENTE. Rimane ancora del tempo, per cui se ci sono altri colleghi che intendano intervenire o fare domande possono farlo. Tre minuti per intervento dovrebbero bastare.

  CARLO FATUZZO. Ho il piacere di conoscere per la prima volta il sottosegretario Spadafora e mi duole che non abbia avuto occasione prima, perché i temi che tratta sono importanti e interessano tanti settori della nostra vita e della nostra attività parlamentare.
  Vedo davanti a me due donne. La prima è una vedova molto giovane con tre orfani minorenni, che per sua sfortuna ha perso il marito da poco; marito che era riuscito finalmente a trovare un lavoro, che ha tirato avanti per cinque anni e poi purtroppo ha avuto un incidente stradale e non c'è più.
  Lei sa sicuramente che alla vedova è stata versata una somma non superiore a 132 euro al mese, in virtù di leggi che esistono in Italia da oltre vent'anni. Questo avviene anche per gli uomini, ma non riesco ancora a capire perché sono più numerose le donne vedove che gli uomini vedovi, e soprattutto un vedovo con 3 figli minorenni in qualche modo riesce a lavorare Pag. 22 e ad affidare i figli a qualcuno, mentre è molto più difficile per le vedove giovani.
  Domanda: so che lei non può cambiare queste leggi, ma può mettere la lente sull'argomento e segnalarlo a chi di dovere, perché verifichi la veridicità di quello che sto dicendo in questa occasione e intervenga, perché una vedova con tre orfani non può certo andare a lavorare.
  La seconda è la vedova di un lavoratore che ha lavorato per tantissimi anni, ma, siccome non ha lavorato sempre come dipendente o sempre come autonomo o sempre come statale, avendo lavorato in diversi fondi pensionistici obbligatori per 40 anni, alla vedova vengono pagate 120 euro al mese di pensione, perché così prevede la legge in vigore.

  ALESSANDRO ZAN. Anch'io ringrazio il sottosegretario Spadafora per questa audizione e anche per l'articolazione dei temi che riguardano le sue competenze.
  L'unica cosa è che noi, oltre a conoscere quali sono gli appuntamenti e gli incontri con le associazioni, vorremmo anche capire meglio quali sono le politiche del Dipartimento pari opportunità, perché ad esempio sui temi sollecitati dall'onorevole Boschi, ad esempio sulle linee guida nazionali del Piano antiviolenza, non abbiamo avuto le risposte che chiedevamo.
  Anche sulla questione che ho sollevato ieri in Aula in un intervento di fine seduta sulla Cecenia chiederei al Governo di non sottovalutare la gravità di questi fatti. Tra l'altro, la Cecenia non è nuova ad operazioni di deportazione, tortura e arresti di massa che riguardano la popolazione LGBT; c'è il dittatore ceceno fondamentalista Kadyrov che ha imposto la sharia, ha negato l'esistenza stessa delle persone omosessuali in Cecenia con il pieno appoggio di Putin.
  Non vorrei (per questo le chiedo una risposta chiara in tal senso) che ci fosse un imbarazzo da parte del Governo italiano, che in modo bipartisan, per i due partiti che compongono il Governo, ha dato un sostegno quasi incondizionato a Putin.
  Io ho presentato un'interrogazione, ma ci sarà probabilmente un'interpellanza urgente da parte del nostro gruppo nei prossimi giorni su questo tema di rispetto dei diritti umani, perché vi è una gravissima violazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, di cui peraltro Russia e Cecenia sono sottoscrittori (ma sappiamo che sono sottoscrizioni più che altro formali). Da parte del Governo italiano deve esserci una chiara presa di posizione, perché su questo non si può transigere. Che per ragioni di amicizie con dittatori o leader di Governo si occulti un problema di violazione pesante, di discriminazione e di torture di persone per il loro orientamento e la loro condizione personale è oggi grave ed inaccettabile.

  DEBORA SERRACCHIANI. La ringrazio, sottosegretario, per la sua presenza oggi in audizione. Vorrei aggiungere alcuni spunti alle osservazioni fatte dall'onorevole Boschi per il Partito Democratico.
  Vorrei conoscere la sua posizione rispetto alle deleghe che lei ha e che sono assolutamente inerenti al disegno di legge Pillon, che oggettivamente riteniamo non sia modificabile e che viceversa debba essere oggetto di un ritiro, anche perché se non fa osservare lei la violazione della Convenzione di Istanbul rispetto a quel testo, oggettivamente non sapremmo chi dovrebbe farlo.
  Abbiamo quindi la necessità di capire la sua posizione anche rispetto a quello che può essere un confronto tra maggioranza e opposizione, che già c'è stato e che magari ci sarà nei prossimi mesi.
  Sono un po’ perplessa sulla risposta che lei ha dato rispetto alle politiche che riguardano il lavoro e più genericamente di genere, dalla parità salariale ad altre questioni, perché il Dipartimento di cui lei ha la delega non può dire che è di competenza del Ministro Di Maio che fa il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, perché quel tipo di politiche vengono fatte di concerto proprio con lei e anche con il Ministro dell'economia e delle finanze.
  Avremmo quindi il piacere di avere un approfondimento, lo dico in particolare a nome della Commissione Lavoro per il gruppo del Partito Democratico, ma in generale, vorremmo avere maggiore contezza delle politiche che intende portare avanti rispetto al tema della donna, dall'imprenditorialità femminile alla parità salariale, al tema Pag. 23delle discriminazioni sul luogo di lavoro, tutto quello che attiene evidentemente alle politiche di genere e del lavoro.
  Terza ed ultima questione: vorremmo conoscere la sua posizione rispetto alla mancata proroga della normativa sulla presenza di genere nelle società partecipate, nei consigli di amministrazione; nel cosiddetto «decreto Milleproroghe», poi confluito nella legge di bilancio, non abbiamo notato alcuna disposizione su tale proroga, quindi vorremmo capire se ci sia un ripensamento, una riscrittura o un'idea diversa.

  PRESIDENTE. Do la parola al sottosegretario Spadafora per la replica.

  VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale. Prendo atto delle due storie che ha raccontato il deputato Fatuzzo. Chiaramente, come ha detto, non posso purtroppo darle una risposta in tal senso, quindi cercherò di interessarmi per fare in modo di capire la praticabilità delle proposte che lei diceva.
  Al deputato Zan volevo dire che, per quanto riguarda la Cecenia, è chiaro che parlerò anche dopo questa audizione con il Presidente del Consiglio. Personalmente, ritengo che qualunque violazione della Convenzione sulla salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali sia sempre da condannare; è giusto che io solleciti il Presidente del Consiglio su quello che mi è stato detto qui ancora una volta oggi e spero che il Governo possa assumere una posizione netta su questi temi.
  Per quanto riguarda le linee guida, che non sono in realtà linee guida, ma proprio il piano operativo, come ho detto anche prima, non abbiamo ereditato dal precedente Governo il piano operativo, quindi l'attesa è determinata dal fatto che ci stiamo lavorando; in altre parole, il piano non c'era: esisteva un piano nazionale antiviolenza di 45 pagine ben scritte, ma assolutamente generiche.
  Adesso noi stiamo lavorando da diversi mesi a un piano operativo, che avrà delle schede di lavoro ben precise, con dei fondi ben precisi, e riteniamo di poter approvare questo piano nel giro di un paio di mesi; però è un lavoro in corso, come può essere testimoniato da tutti i rappresentanti dei vari Ministeri, sia politici sia tecnici, che siedono nei due diversi tavoli: la cabina di regia politica e il tavolo tecnico operativo.
  Le linee guida, che – ripeto – non sono appunto linee guida, ma un piano operativo, sono in fase di scrittura (Commenti della deputata Boschi).
  Nel passaggio di consegne, che tra l'altro è avvenuto in maniera anche abbastanza impropria perché io non ho trovato un Capo Dipartimento perché era già andato via, non ho notizie... (Commenti della deputata Boschi).

  PRESIDENTE. Colleghi, evitiamo di fare un dibattito!

  VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale. No, scusi, deputata, io non sto dicendo cose che non sono vere, perché se vogliamo fare la gara di chi dice cose che non sono vere possiamo stare qui tutto il giorno. Io sto solo dicendo che chiederò a che punto è la cosa che lei mi sta chiedendo. Non essendo in grado in questo momento di risponderle, posso fornire alla presidenza l'informazione che lei mi ha richiesto e farglielo sapere in tempi rapidi, oggi stesso. Mi informerò e le farò sapere tempestivamente, nel dettaglio, le linee guida che lei mi chiedeva.
  Devo rispondere anche alla deputata Serracchiani. Mi dispiace che non abbia avuto modo di vedere le mie dichiarazioni, pubbliche da ogni punto di vista, anche formali, sul disegno di legge Pillon; mi sono espresso più volte e lo ribadisco: credo che il testo così com'è non possa essere approvato. Mi riferisco soprattutto alla parte che riguarda la possibilità virtuale, che non può essere evidentemente tale, di «spacchettare», di dividere un bambino in due pezzi, 50 e 50 per cento, perché ci sono situazioni che vanno valutate e decise di volta in volta.
  Ribadisco quindi che, secondo me, ci dovrà essere un approfondimento e mi sembra che questa volontà a un approfondimento Pag. 24del provvedimento Pillon possa essere nelle cose; questo l'ho già detto diverse volte (Commenti della deputata Serracchiani).
  Sì, perfetto, mi fa piacere, trovo giusto che le mie dichiarazioni siano messe a verbale come tutto quello che ci stiamo dicendo oggi. Personalmente sono molto coerente nelle cose che faccio, quindi non temo questa discrasia.
  Non era un delegare o un deresponsabilizzarmi, lei sa benissimo, come anche le deputate accanto a lei, che non è un modo di delegare o demandare ad altri, però oggettivamente il capofila su questo tema non è il Dipartimento pari opportunità, non lo è stato neanche nel precedente Governo, ma è sempre il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  Quello che noi abbiamo fatto è stato istituire un gruppo di lavoro post legge di bilancio con i ministeri competenti, per poter entrare nel dettaglio delle cose che lei mi chiedeva, anche perché noi non avremmo neanche le risorse (ma il Dipartimento non le aveva neppure lo scorso anno) per poter adottare delle misure di altissimo livello che riguardano l'occupazione delle donne nel mondo del lavoro; quindi è ovvio che la cabina di regia fondamentale di questo tema sia evidentemente il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  Per quanto riguarda la legge n. 120 del 2011, cosiddetta Golfo-Mosca, so che diverse deputate delle forze di maggioranza e di opposizione stanno lavorando ad una nuova proposta; credo che questo sia un auspicio anche da parte mia, perché in ogni caso quell'esperienza è stata positiva e, sicuramente, deve in qualche modo continuare. So che ci sono delle nuove proposte, che aggiungono anche degli elementi innovativi; monitorerò la situazione, ma sono convinto che debba assolutamente procedersi in continuità, perché ha portato dei frutti estremamente positivi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto la parola la collega Boschi per fatto personale.

  MARIA ELENA BOSCHI. Non voglio fare assolutamente una controreplica. Solo perché il sottosegretario sa bene che il passaggio di consegne c'è stato, e ci tengo perché ero il suo predecessore; quindi il passaggio di consegne c'è stato nel momento in cui, non soltanto ho incontrato il sottosegretario Spadafora personalmente, ma il sottosegretario ha avuto da me anche una relazione scritta in relazione a tale passaggio di consegne.
  Sono sempre stata disponibile, come il sottosegretario Spadafora sa, a fornire ulteriori chiarimenti ogni qual volta lo avesse ritenuto necessario; non lo ha ritenuto necessario. Ciò è legittimo, ma non si può dire che non ci sia stato un passaggio di consegne, perché più di questo non so un predecessore cosa debba fare.

  VINCENZO SPADAFORA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle pari opportunità, politiche giovanili e servizio civile universale. Mi riferivo essenzialmente al Capo Dipartimento, alla dottoressa Boda, che era il Capo Dipartimento delle pari opportunità; perché, come lei sa, un conto è un appunto dell'autorità politica, un conto è il dettaglio dell'attività amministrativa.
  Purtroppo quando io sono arrivato la dottoressa Boda era già andata via da diversi mesi. Mi riferivo a lei, e non al nostro incontro.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Spadafora e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.45.