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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Mercoledì 13 marzo 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Terzoni Patrizia , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Vito Claudio Crimi, sui processi di ricostruzione relativi ai territori dei comuni interessati dagli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo a partire dal 6 aprile 2009 e dei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Terzoni Patrizia , Presidente ... 3 
Crimi Vito Claudio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 3 
Morgoni Mario (PD)  ... 11 
Crimi Vito Claudio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 11 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 13 
Trancassini Paolo (FDI)  ... 13 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 14 
Braga Chiara (PD)  ... 14 
Muroni Rossella (LeU)  ... 16 
Baldelli Simone (FI)  ... 16 
Lorenzoni Gabriele (M5S)  ... 18 
Baldelli Simone (FI)  ... 18 
Lorenzoni Gabriele (M5S)  ... 18 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 19 
Braga Chiara (PD)  ... 19 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 19 
Pezzopane Stefania (PD)  ... 19 
Berardini Fabio (M5S)  ... 20 
Mazzetti Erica (FI)  ... 21 
Morgoni Mario (PD)  ... 22 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 23 
Crimi Vito Claudio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 23 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 24 
Crimi Vito Claudio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 24 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 24 
Crimi Vito Claudio , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 24 
Terzoni Patrizia , Presidente ... 24

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
PATRIZIA TERZONI

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Vito Claudio Crimi, sui processi di ricostruzione relativi ai territori dei comuni interessati dagli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo a partire dal 6 aprile 2009 e dei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Vito Crimi, sui processi di ricostruzione relativi ai territori dei comuni interessati dagli eventi sismici verificatisi nella regione Abruzzo a partire dal 6 aprile 2009 e dei territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016.
  Ricordo che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 dicembre 2018 ha attribuito al senatore Crimi la delega a esercitare le funzioni in materia di coordinamento dei processi di ricostruzione, spettanti al Presidente del Consiglio dei ministri, con riguardo a tutti i territori che hanno subìto eventi sismici a partire dal 2009. L'audizione odierna ha in particolare ad oggetto i processi di ricostruzione nelle zone colpite dai terremoti del 2009 e del 2016.
  Con riferimento a tale ultimo evento sismico, ricordo altresì che lo scorso 23 gennaio ha avuto luogo l'audizione del Commissario straordinario, il dottor Piero Farabollini, che ha inviato la scorsa settimana una nota integrativa della memoria depositata nel corso della sua audizione, acquisita agli atti della Commissione.
  Ringrazio quindi il Sottosegretario per la sua disponibilità e gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La ringrazio, presidente. Cari colleghi, vi ringrazio anche della opportunità che mi è concessa. Ovviamente consentitemi di rappresentare i tempi abbastanza ridotti rispetto alla delega che mi è stata attribuita, che, come ha appena ricordato la presidente, è avvenuta il 6 dicembre. Pertanto, in questi tre mesi i tempi sono stati stringati per poter effettuare delle attività operative, di modifica o di intervento, per quanto riguarda il processo di ricostruzione. In questa fase, oltre a raccontare la fotografia dell'esistente e quello che è avvenuto, anche in virtù delle modifiche apportate alle norme nel corso dell'anno 2018, cercherò di rappresentare quali possono essere le modifiche da apportare alla normativa adesso, con estrema urgenza, per portare uno slancio alla ricostruzione.
  L'emergenza, ovviamente legata alla necessità manifestata da più parti di dare un impulso alla ricostruzione, oggi è più che Pag. 4mai sentita. In pochissimo tempo ho cercato di effettuare una serie di incontri di tipo collettivo sul territorio, al fine di raccogliere le istanze che necessitano di immediata risposta e quelle che, invece, necessitano di un percorso più complesso di valutazione e realizzazione.
  Non appena ricevuta la delega, pertanto, mi sono attivato recandomi nei luoghi colpiti dal sisma del 2009 e del 2016 e ho in programma a breve di recarmi sia in Emilia Romagna che a Ischia.
  Negli incontri svolti sul territorio ho seguito il seguente schema: incontro presso la prefettura con le autorità di pubblica sicurezza e soccorso e con le istituzioni provinciali e regionali; incontri aperti e diretti con i sindaci dei comuni del cratere; incontri aperti e diretti con le associazioni di categoria e con gli ordini professionali coinvolti nelle attività connesse alla ricostruzione; incontri con i cittadini e con gli eventuali comitati, ove esistenti; incontri con università o centri di ricerca e sviluppo presenti sul territorio.
  Fatta questa premessa, il mio intervento sarà articolato in due parti: una relativa al sisma 2009, che ha colpito la città di L'Aquila e l'Abruzzo, e una seconda relativa al sisma del Centro Italia del 2016 e seguenti, così come mi è stato richiesto dalla presidenza della Commissione.
  Partiamo dal sisma 2009 a L'Aquila e in Abruzzo. Per la gestione delle risorse di tutte le attività connesse alla ricostruzione è operante una Struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, che svolge le funzioni attribuitele dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° giugno 2014. Coordina le amministrazioni centrali interessate nei processi di ricostruzione e di sviluppo dell'area del cratere aquilano, al fine di indirizzare e dare impulso, con la regione Abruzzo e gli enti locali, agli Uffici speciali per la ricostruzione, in partenariato con le associazioni e le organizzazioni di categoria presenti nel territorio. Vigila sull'attuazione degli obblighi di monitoraggio finanziario, fisico e procedurale sugli interventi di ricostruzione da parte delle amministrazioni competenti.
  Sono poi costituiti due Uffici speciali: uno relativo all'Aquila, l'Ufficio speciale per la ricostruzione di L'Aquila (USRA), e uno relativo al cratere, escluso il comune di L'Aquila, l'Ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere (USRC), che si occupa anche di gestire gli interventi dei comuni fuori cratere.
  Per quanto riguarda la città di L'Aquila e l'Ufficio speciale per la ricostruzione di L'Aquila, il totale delle unità di personale a disposizione di questo ufficio oggi si attesta in 74 unità, suddivise in varie tipologie di contratti, modalità di assunzione e di rapporti: abbiamo diciassette unità di personale a tempo indeterminato, sedici a tempo determinato, quattordici unità con contratto di collaborazione, diciotto unità fornite da agenzie di somministrazione e nove unità fornite da società in house della regione Abruzzo.
  Perché vi faccio questo esempio e vi do questo dettaglio? Perché è un tema che ricorrerà spesso durante la relazione il fatto che gli uffici hanno un'eterogeneità di personale a disposizione, in termini di durata del contratto, tipologia del contratto o rapporti di lavoro in generale, che è uno degli elementi di criticità di tutta la fase della ricostruzione, per la difficoltà di gestire questo insieme di soggetti con funzioni diverse e provenienze diverse.
  A seguito del sisma nel comune di L'Aquila, la popolazione sfollata nell'immediata emergenza ammontava a circa 67.000 unità e le domande presentate ai fini dell'ottenimento del contributo per la ricostruzione privata nel comune di L'Aquila ammontano a oggi a 29.589, per un totale di importo richiesto pari a circa 8,4 miliardi.
  Nel comune di L'Aquila la ricostruzione privata si attesta complessivamente intorno al 73 per cento dell'importo totale richiesto. È un dato abbastanza importante, tenuto conto, però, che sono passati dieci anni, quindi è un dato che deve tenere in considerazione anche la durata del tempo trascorso. L'importo concesso a partire dal 2009 corrisponde a oltre 5,5 miliardi, per un totale di quasi 25.000 pratiche istruite, a fronte di un importo richiesto di oltre 6 Pag. 5miliardi, con un risparmio per lo Stato di circa 548 milioni. Risultano attualmente 1.676 pratiche ancora da istruire, cioè pendenti presso gli uffici.
  Per quanto riguarda, invece, il centro storico del capoluogo, la ricostruzione privata si attesta al 74 per cento, con un importo complessivo concesso pari a 2,5 miliardi. Dico questo per fornirvi un quadro complessivo.
  Nell'ambito della periferia del capoluogo, comincia a diminuire, invece, il tasso di interventi effettuati. Lo stato della ricostruzione privata nella periferia si attesta intorno al 55 per cento, con 1,4 miliardi concessi. Andando nelle 51 frazioni del comune di L'Aquila, per quanto riguarda i loro centri storici, la ricostruzione privata si attesta al 21 per cento. Questo è un dato importante che deve far riflettere su come bisogna intervenire e su quali sono le aree che maggiormente hanno sofferto la mancanza di un intervento tempestivo.
  La popolazione ancora assistita alla data attuale ammonta a poco meno di 4.200 nuclei familiari. Ricordo il dato iniziale che era di oltre 67.000 sfollati. Questo è attualmente il dato relativo alle persone residenti.
  Per quanto riguarda la ricostruzione pubblica nel comune di L'Aquila, invece, il costo complessivo è di circa 2,26 miliardi, l'importo finanziato è di 2,1 miliardi e l'erogato è pari a 1,4 miliardi. Anche in questo caso notiamo, come rivedremo più volte nell'ambito della relazione, che c'è una difficoltà alla finalizzazione, in particolare sugli interventi per la ricostruzione pubblica, benché ci sia una buona programmazione all'inizio degli interventi. Ovviamente l'importo erogato è l'importo che arriva alla conclusione del processo. Questi sono i numeri della situazione attuale a L'Aquila.
  Una cosa importante da chiarire, sulla quale sicuramente bisogna avviare un tavolo e dei progetti specifici, è la gestione della contemporaneità delle new town, di tutte quelle aree in cui sono state realizzate delle case, e gli alloggi che sono nella disponibilità del patrimonio del comune di L'Aquila, che sono circa 600, che sono stati lasciati dalla popolazione in cambio del contributo per un immobile equivalente. Di fatto, il comune di L'Aquila ha nel proprio patrimonio circa 600 abitazioni, più tutte le case delle new town, quindi bisognerà trovare un utilizzo di queste due realtà e una loro convivenza che siano efficienti per il futuro.
  Per quanto riguarda, invece, il cratere intorno a L'Aquila e relativo all'Abruzzo, segnalo immediatamente una forte criticità dovuta all'introduzione del comma 32 dell'articolo 2-bis del decreto-legge n. 184 del 16 ottobre 2017, che, sopprimendo gli Uffici territoriali per la ricostruzione – sul merito della scelta non entro, è stata fatta dal Parlamento – in precedenza costituiti presso ciascuna area omogenea, non ha adeguatamente previsto le conseguenze. Infatti, ha previsto innanzitutto che le competenze degli Uffici territoriali per la ricostruzione (UTR) soppressi passassero all'Ufficio speciale per la ricostruzione del cratere, ma il personale che in precedenza lavorava presso questi UTR è stato trasferito definitivamente ai comuni presso cui erano costituiti questi UTR, per continuare a svolgere l'attività che prima svolgeva, ma sotto direzione e coordinamento esclusivi del titolare dell'Ufficio speciale per la ricostruzione.
  Quindi, di fatto, si è creata una dicotomia, mai chiarita, tra dipendenza amministrativa e funzionale, creando non poche difficoltà allo stesso Ufficio speciale nelle attività di direzione e coordinamento e agli stessi comuni, per non parlare poi della sperequazione retributiva tra questi dipendenti e quelli in servizio effettivo presso l'Ufficio speciale.
  Pertanto, oggi si rende necessario un chiarimento, nella forma legislativa, di questo trasferimento, affinché questo personale sia effettivamente trasferito alle dipendenze dell'Ufficio speciale e possa realizzare davvero quell'attività di direzione e coordinamento prevista dal decreto con la soppressione degli UTR, disporne l'utilizzo in modo razionale e funzionale alla gestione delle pratiche per la ricostruzione, distribuendo i carichi di lavoro in funzione delle maggiori esigenze di un territorio Pag. 6rispetto a un altro o delle competenze specifiche di questo personale.
  Per quanto riguarda il cratere, uno dei temi più salienti è quello della ricostruzione pubblica. I dati relativi al sistema di monitoraggio sullo stato di attuazione degli interventi di ricostruzione del cratere abruzzese per l'anno 2018 segnalano una situazione di forte ritardo attuativo della ricostruzione pubblica, caratterizzata da una limitata capacità di spesa, che indica come il percorso di completamento appaia ancora lungo, anche se le realizzazioni fin qui effettuate sono rilevanti.
  Innanzitutto, si evidenzia una buona capacità di programmare le risorse finanziarie a esso assegnate, con un tasso di programmazione, definito dal rapporto tra costo degli interventi programmati e assegnazione di risorse, pari al 90 per cento, una media capacità di avvio dell'attuazione degli interventi pari al 56,9 per cento, ma alla fine una scarsa capacità di spesa, indicata da un tasso di esecuzione degli interventi, definito dal rapporto tra somma delle erogazioni su costo degli interventi programmati, pari al 36,1 per cento.
  Tali dati vanno letti alla luce della considerazione che sulla dinamica di realizzazione della ricostruzione pubblica hanno influito la forte concentrazione sullo stesso territorio d'intervento delle procedure di affidamento dei lavori per le quali si è seguita la normativa nazionale ordinaria.
  A fronte di questa situazione, sono state già introdotte rilevanti innovazioni sia dal punto di vista programmatorio che sul piano dell'attuazione delle procedure, con lo scopo di migliorare il quadro e adottare misure efficaci.
  In particolare, ci sono delle misure che sono state messe in atto dalla Struttura di missione o che sono in corso di realizzazione, tra cui innanzitutto la costituzione di un comitato di sorveglianza finalizzato a svolgere un'azione di verifica e di stimolo, nonché di facilitazione dei processi per tutte le amministrazioni coinvolte nella ricostruzione pubblica. Ricordo che nella ricostruzione pubblica le amministrazioni coinvolte sono tante, ognuna per le proprie competenze: Ministero dei beni culturali, Ministero dell'istruzione, provveditorati, comuni, regioni, eccetera.
  Il comitato prende atto del grado di avanzamento della ricostruzione pubblica e delle eventuali criticità e propone soluzioni per il loro superamento, unendo allo stesso tavolo tutti i vari soggetti coinvolti. A tal fine potrà avvalersi, oltre che dei dati di monitoraggio, delle evidenze emerse in esito all'attuazione di ulteriori specificazioni, come di seguito descritte. La prima è la realizzazione di un'analisi di campo, condotta su un campione di interventi e finalizzata alla ricognizione di informazioni rilevanti in ordine all'andamento procedurale e temporale della ricostruzione. Tale analisi consentirà di individuare criticità ed eventuali colli di bottiglia che possano rallentare l'avanzamento della realizzazione degli interventi e potrà auspicabilmente consentire l'individuazione di ulteriori azioni correttive di accelerazione della spesa e di supporto alle amministrazioni.
  L'indagine sul campo sullo stato di avanzamento degli interventi sarà affiancata da una puntuale analisi organizzativa, volta a rilevare l'eventuale fabbisogno di rafforzamento delle strutture, in termini di ulteriori risorse umane, strumentali ed economiche. Tornando al discorso che facevo prima, questo è uno dei temi ricorrenti.
  Rilevante è, inoltre, l'azione di miglioramento della qualità dei dati di monitoraggio, con due misure in corso di attuazione: passaggio dal monitoraggio semplificato al sistema di monitoraggio della banca dati dell'amministrazione pubblica e relativa azione formativa e di coaching indirizzata ai soggetti attuatori; rafforzamento e razionalizzazione del sistema di monitoraggio gestionale in uso presso gli Uffici speciali, con l'introduzione di campi bloccati per evitare disallineamenti di informazioni. In sostanza, si tratta di ottimizzare sempre le attività di monitoraggio e trasparenza.
  Si prevede, inoltre, un'azione volta a ricostruire il patrimonio informativo circa lo stato di attuazione delle delibere relative alla ricostruzione pubblica, da realizzare attraverso una ricognizione finalizzata alla rimodulazione di eventuali interventi bloccati e alla riprogrammazione delle eventuali Pag. 7 economie rilevate. Il tutto ovviamente si chiuderà con un'informativa al CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) sullo stato complessivo dell'attuazione della ricostruzione, per programmare le risorse ancora residue.
  Alle attività di monitoraggio, analisi e coordinamento sopra descritte, infine, si affiancherà un'azione proattiva di proposte normative per l'efficace razionalizzazione del processo di ricostruzione.
  Ovviamente, se volete, lascerò anche il documento, dove c'è un dettaglio di queste attività proposte.
  È chiaro che stiamo parlando di una situazione in cui, trascorsi dieci anni, bisogna fare il punto e capire ciò che attualmente non è partito, perché non è partito, quali sono gli intoppi, quali sono state le difficoltà riscontrate dalle amministrazioni competenti e fare degli interventi mirati per dare «l'ultimo miglio» a questo processo di ricostruzione, perché di ultimo miglio dovremmo parlare per quanto riguarda L'Aquila e l'Abruzzo e non più di partenza della ricostruzione.
  È importante ribadire, per esempio – probabilmente lo sapete, ma anche chi ci sta ascoltando da fuori è bene che lo sappia – che su L'Aquila e l'Abruzzo tutte le informazioni relative alla ricostruzione sono costantemente aggiornate sui siti degli Uffici speciali.
  C'è anche un progetto che ha coinvolto il GSSI (Gran Sasso science institute) di L'Aquila, che prevede una mappatura e la capacità di cercare in maniera georeferenziata ogni singolo immobile del comune di L'Aquila, per vederne lo stato di attuazione dei lavori, anche privati ovviamente, con l'indicazione di quale impresa ha avuto aggiudicati i lavori, qual è l'importo e qual è il professionista che ha avuto aggiudicati i lavori, per far sì che il processo sia trasparente. La trasparenza è importante anche per aiutare questo processo di ricostruzione.
  Questo è quanto riguarda il sisma in Abruzzo del 2009. In seguito ovviamente risponderò a ulteriori domande. È chiaramente in una fase avanzata. Come sapete, gli Uffici speciali per la ricostruzione hanno visto un cambio al vertice, avvenuto negli ultimi mesi. Per quanto riguarda il cratere, l'ingegner Fico ha preso possesso da circa due mesi e la presa di possesso dell'ingegner Provenzano è in corso di registrazione alla Corte dei conti, mentre l'ingegner Fabrizi è a capo della Struttura di missione.
  Passiamo ora al sisma del 2016 in Centro Italia. Sui numeri della ricostruzione ovviamente mi rifaccio alla recente audizione del Commissario straordinario, che è stato abbastanza dettagliato, e, quindi, passerò direttamente a rappresentare quelle che a mio avviso sono le criticità rilevate da un punto di vista normativo e anche da questo primo esame fatto sul territorio nonché dal confronto con i cittadini e tutte le realtà coinvolte.
  Con il decreto n. 189 del 2016 si è provato ad applicare un modello che si dice abbia funzionato in Emilia Romagna – è tutto da verificare anche quello, ma lo lascio a un successivo approfondimento – a quattro regioni e a un'area che aveva delle caratteristiche orografiche e socioeconomiche completamente diverse, che ha quindi dimostrato tutta la sua inefficacia, comprovata dai continui ritocchi che si sono resi necessari.
  Il modello di governance scelto, inoltre, ha creato una struttura multilivello che a mio avviso è stata poco funzionale ed efficace: Commissario straordinario, presidenti di regione in qualità di vice commissari, Uffici speciali per la ricostituzione presso le regioni alle dipendenze dirette dei vice commissari, comuni, per quanto di loro competenza, e professionisti, una filiera che ha provocato, a mio avviso, un rallentamento complessivo, non attribuibile a nessuno. Qui non si vogliono colpevolizzare i singoli soggetti, ma ci sono delle motivazioni oggettive che hanno portato a sommare una serie di rallentamenti. Questo percorso a ostacoli, come è stato definito da molti, in particolare nell'individuazione delle responsabilità e nei processi decisionali, non ha aiutato ad agevolare il processo di ricostruzione.
  I soggetti coinvolti nella ricostruzione privata sono innanzitutto i cittadini, i professionisti tecnici che assistono i cittadini Pag. 8nelle pratiche di richiesta di contributo e progettazione, i comuni per la parte di loro competenza, gli Uffici speciali per la ricostruzione e la struttura commissariale.
  Oggi, di fatto, si riscontra una compartecipazione di responsabilità tra tutti questi soggetti, da una parte i Commissari, che si sono succeduti negli anni passati e che hanno emanato una serie di ordinanze che, ad avviso dei protagonisti della ricostruzione, non hanno sempre contribuito a fare chiarezza, ma hanno ampliato a dismisura procedure, protocolli e passaggi necessari per arrivare alla conclusione dell'iter di richiesta del contributo, ordinanze ovviamente – tengo a precisarlo – che sono state emanate nel rispetto delle previsioni normative dettate dal decreto (non sono nate dall'iniziativa personale dei Commissari, ma sono state emanate in quanto le norme lo prevedevano), alla cui problematicità ho già accennato.
  Serve, quindi, un forte impulso da parte della struttura commissariale a redigere un non facile testo unico che racchiuda tutte le ordinanze, con le successive modificazioni e integrazioni, e che ne innovi i contenuti, ove non efficaci per la ricostruzione, e che le renda facilmente comprensibili a tutti i soggetti coinvolti, impegno che richiederà ovviamente tempo e su cui il Commissario straordinario sta già lavorando, in parallelo con le attività richieste per avviare le ordinanze che oggi sono necessarie e urgenti.
  Gli Uffici speciali per la ricostruzione, per varie concause, tra cui la carenza di personale stabile e duraturo (torno al discorso che facevo prima relativo all'Abruzzo), non riescono a soddisfare in tempi rapidi, come si dovrebbe in questo caso di emergenza, le richieste di contributo che pervengono e tutte le altre attività connesse alla ricostruzione.
  Anche in questo caso non voglio attribuire una responsabilità in capo a questi uffici, ma ci sono delle cause ovviamente, che sono da ricondurre in questo caso, per esempio, alla carenza di personale, alla tipologia di personale non stabile o alla necessità di rinnovare ogni anno le convenzioni e i contratti, come è successo quest'anno in legge di bilancio.
  Lo stesso si può dire per i comuni, anche in questo caso per una serie di concause, tra cui la mancanza di personale numericamente adeguato a svolgere in tempi rapidi quelle attività propedeutiche alla ricostruzione. Si tratta di piccoli e piccolissimi comuni, il cui personale, che già faticava a svolgere l'ordinario e che è stato già decimato in passato dalla spending review, oggi si è trovato sulle spalle incombenze fuori dall'ordinario.
  Ci sono poi i professionisti, che sono il vero fondamentale anello di congiunzione tra cittadini e istituzioni, che devono tradurre verso i cittadini la normativa e farsi portavoce delle istanze dei cittadini verso le istituzioni, professionisti i cui onorari forse non sono stati riconosciuti adeguatamente, su cui si è concentrata una mole di lavoro non indifferente in questi anni, a seguito della quale non hanno ricevuto corrispettivi.
  È stata introdotta di recente la possibilità di anticipazione del 50 per cento ai professionisti, che è in corso di elaborazione con un'ordinanza che prevede le modalità attuative necessarie a garantire che a queste anticipazioni corrisponda poi l'effettivo completamento dei progetti. Ovviamente questo è un elemento essenziale: non possono essere concesse le anticipazioni se non ci sono le necessarie garanzie. Anche il Commissario stava lavorando e sta lavorando per far sì che questa anticipazione sia un'anticipazione reale e non sia il solito credito d'imposta che poi magari non può essere utilizzato dagli stessi professionisti.
  Ricordo, inoltre, il difficile rapporto con gli uffici pubblici e con la normativa sempre in evoluzione e le relative ordinanze e in taluni casi l'eccessiva concentrazione di incarichi.
  Infine, ci sono i cittadini, le vittime di tutto questo rallentamento, che si trovano spesso scoraggiati anche a farsi parte proattiva e sollecita per la presentazione delle domande di contributo.
  Un discorso a parte vale ovviamente per tutti quei cittadini dei territori che sono stati devastati e le cui abitazioni sono rientrate nelle aree perimetrate e, quindi, in Pag. 9genere sottratte alla loro disponibilità per la fase di ricostruzione.
  Dai numeri forniti dal Commissario straordinario si evince come la ricostruzione pubblica sia sostanzialmente ferma, pagando l'applicazione, sebbene con qualche deroga, delle procedure ordinarie del Codice degli appalti.
  La ricostruzione pubblica è traino per quella privata, in quanto è comprensibile come la carenza delle strutture pubbliche agibili provochi un certo scoramento da parte dei cittadini stessi e una tendenza a voler rimandare il più possibile il rientro in un territorio finché questo non potrà offrire i servizi essenziali.
  Cos'è possibile fare nell'immediato per affrontare le questioni esposte – credo che questa sia la cosa più importante – e dare quell'impulso alla ricostruzione necessario a ridare speranza ai cittadini e che serva anche a ridare la voglia di rinascita, anche economica e sociale, a quei territori, in particolare quelli fortemente colpiti? Servono misure shock. L'ho ripetuto più volte e lo ribadisco in questa autorevole sede.
  L'introduzione della possibilità di superare le piccole difformità e la possibilità di sanare preventivamente con gli eventuali aumenti volumetrici che rientrano nelle previsioni dei piani casa regionali, già introdotti nei decreti varati nel 2018, stanno sicuramente cominciando a sortire i loro effetti e provocheranno un picco di domande di contributo nel corso dell'anno 2019. Per tale motivo, ritengo che proprio l'anno 2019 debba essere contraddistinto da interventi anche relativi al personale tecnico di supporto ai comuni e agli Uffici speciali della ricostruzione, per far fronte a questo picco di domande.
  Come avete avuto modo di sentirmi dire, è in corso di definizione un decreto, che conterrà alcuni interventi e alcune misure immediate e che potrà consentire al Parlamento di introdurre tutte le misure necessarie a superare questo momento di stallo nella ricostruzione.
  Questa audizione è anzi l'occasione per avviare quel processo di coinvolgimento del Parlamento, e non solo del Parlamento, per la realizzazione della migliore legge possibile, sperando che non siano necessari ulteriori interventi in futuro.
  Su questo ribadisco il mio impegno: in sede di elaborazione del decreto, che mi auguro arrivi in Consiglio dei ministri nel più breve tempo possibile – è già ovviamente in una fase avanzata – spero che ci sia la massima collaborazione. Oggi credo che opposizione e maggioranza abbiamo tutti a cuore un solo tema, che è quello di una ricostruzione che avvenga in tempi rapidi e che sia ben fatta. Sono sicuro che potremo fare insieme un ottimo lavoro.
  Le misure che ritengo necessarie e urgenti sono le seguenti. La prima è il potenziamento del personale in servizio nei comuni, con particolare riguardo a quei comuni maggiormente colpiti. Questa è la fase critica. Quest'anno si prevede comunque un aumento esponenziale delle istanze di contributo e delle incombenze in carico ai comuni per il rilascio dei titoli edilizi. Attualmente il personale impiegato è pari a 700 unità, assunte in due momenti: i primi 350 all'inizio e i successivi 350 dopo circa un anno e mezzo, distribuiti in 140 comuni, con una media di cinque unità per comune. Ne servirebbero almeno altri 350, con una distribuzione che tenga conto dei comuni maggiormente colpiti e con maggiore carico di lavoro e preveda dei profili professionali vincolati rigidamente alle funzioni legate alle pratiche connesse alla ricostruzione.
  A questo proposito permettetemi una piccola digressione. Si è parlato tanto e spesso del doppio cratere. Se si fosse intervenuti fin da subito differenziando con procedure speciali per le aree maggiormente colpite, forse avremmo avuto la possibilità di differenziare gli interventi e consentire a ogni territorio, in ragione delle esigenze connesse all'entità dei danni subiti, di operare in modo differente.
  Oggi questa tematica riaffiora sempre, ma appare difficile da sostenere, in quanto comporterebbe una revisione delle procedure, che porterebbe ulteriori ritardi. Pur tuttavia, tengo a precisare che, ove possibile, appare opportuno che tutti gli interventi che eventualmente metteremo in campo abbiano cura dell'entità del danno Pag. 10subito, anche in relazione alle dimensioni del comune e alle sue caratteristiche.
  Ad esempio, mi riferisco alla distribuzione del personale di supporto ai comuni, di cui parlavo prima, che può essere fatta, come ho detto poc'anzi, privilegiando le aree maggiormente colpite, o alla distribuzione delle risorse, per esempio per le aree camper, che sono oggetto di un'ordinanza che il Commissario sta predisponendo, che tenga conto dei territori in cui l'incidenza delle seconde case era maggiore rispetto ad altri, a prescindere dal danno subito.
  Insomma, le misure, che in sé possono essere previste in termini generalizzati per tutta l'area, in sede di trattazione possono essere parametrizzate alla loro effettiva capacità di portare un beneficio a un determinato territorio, in funzione delle caratteristiche.
  Un altro intervento essenziale è la risoluzione dei problemi legati all'utilizzo del personale presso gli Uffici speciali per la ricostruzione, oggi eterogeneo in termini di tipologia di contratti e durata.
  Per i danni lievi, i cosiddetti «casi di tipo B», sarebbe opportuno dare ai comuni la possibilità di effettuare l'istruttoria e la conclusione di tutte le pratiche, che potranno effettuare poi gli USR competenti, con l'indicazione dell'importo da liquidare accertato e verificato. A fronte del potenziamento dei comuni, si può dare questa opportunità – lo sottolineo – che rimanga nella facoltà dei comuni che ritengono di avere la capacità di poterli realizzare, concordata nelle modalità con gli Uffici speciali per la ricostruzione.
  Per intenderci, il passaggio ai comuni della gestione dei danni lievi potrebbe essere una modalità per avvicinare il cittadino a chi deve gestire la propria pratica, in tutti e due i sensi, bilaterale, per consentire una maggiore velocizzazione, ma anche una maggiore vicinanza del soggetto che deve istruire la pratica col cittadino e col professionista che la gestisce.
  Il problema della sovrapposizione tra il sisma 2009 e il sisma 2016 in Abruzzo è un problema che è stato più volte sollevato e le ordinanze ancora non hanno risolto. Parliamo degli immobili che sono stati danneggiati nel 2009 e che poi sono stati ulteriormente danneggiati nel 2016. So che gli Uffici speciali per la ricostruzione, sia quello del cratere del sisma 2009 che quello della regione Abruzzo per quanto riguarda il sisma 2016, stanno predisponendo congiuntamente delle ordinanze che possano permettere di ovviare alle problematiche connesse a questa sovrapposizione.
  Occorre mettere una scadenza definitiva per la presentazione delle domande di contributo per danni lievi, perché non è più prorogabile, in quanto è necessario anche avere un quadro certo degli interventi da effettuare.
  Anche l'adeguamento tariffario dei professionisti è una questione che non è più prorogabile: va rivisto in qualche modo anche in funzione dell'effettivo ruolo che stanno svolgendo.
  Sempre sui professionisti, una richiesta che è venuta fin dall'inizio, quando è stata introdotta la zona franca urbana, è l'estensione anche a essi delle agevolazioni previste dalla zona franca urbana stessa. I professionisti sono forse quelli che più di altri sono rimasti sul territorio, legati probabilmente anche alla necessità della loro attività e alla capacità di poter lavorare su quel territorio nell'ambito della ricostruzione, rispetto ad altre aziende che magari hanno immediatamente deciso di delocalizzare temporaneamente o definitivamente.
  Veniamo ora ad altre misure che possono essere messe in campo per la ricostruzione privata.
  La prima è l'eliminazione dell'obbligo di non vendere l'immobile oggetto di contributo fino a due anni successivi alla ricostruzione. So che è un obbligo che è stato introdotto per evitare la speculazione. È un obbligo che, alla luce degli anni già trascorsi, non può più considerarsi attuabile, considerando che molte persone hanno ormai ricostruito una propria vita in altri luoghi e hanno perso l'interesse a ricostruire con celerità, interesse che invece potrebbe essere trasferito ad altri. Ovviamente devono essere posti alcuni limiti, quali, ad esempio, il divieto di vendere a società di capitali, per evitare speculazioni, oppure limitare l'acquisto, anche se rivolto Pag. 11a società, a un numero massimo di immobili, che può essere uno per comune. In ogni caso, possono essere introdotti degli strumenti per evitare le speculazioni, ma deve essere data l'opportunità magari a una giovane famiglia di costruire una seconda casa laddove, invece, qualcuno che aveva una seconda casa non è più disposto a continuare, anche solo per non doversi preoccupare di tutte le pratiche connesse alla ricostruzione.
  Dare questa opportunità potrebbe aiutare forse in qualche caso ad avere uno slancio. Sottolineo il «potrebbe», perché sono ovviamente delle scommesse che facciamo, delle ipotesi che si mettono in campo, che possiamo condividere poi con i singoli cittadini in questa fase successiva al decreto di conversione, per capire se è una cosa sentita oppure non ha efficacia.
  Un'altra misura è eliminare la procedura che per i privati cittadini prevede l'affidamento dei lavori con la cosiddetta «garetta», che prevede che vengano invitate tre imprese dall'anagrafe nazionale, e successivamente, si proceda alla scelta dell'impresa che ha praticato il prezzo più basso e poi si produca tutta la documentazione, insieme ai progetti, che viene valutata dagli uffici per verificare se la procedura è stata correttamente eseguita. Non si fa una valutazione tecnica, se la scelta dell'impresa è stata fatta in maniera corretta o meno. Ovviamente la procedura anche in questo caso, trattandosi di soldi pubblici utilizzati da privati, serviva a garantire un certo risparmio e a evitare che ci fossero delle speculazioni, ma non ha mai sortito gli effetti previsti, in quanto il privato cittadino non ha l'obbligo di adeguarsi ai princìpi previsti nel Codice degli appalti e non ha obblighi di evidenza pubblica.
  Per tale motivo, questa pseudo-gara si riduce a una mera procedura, che non ha portato a evidenti risparmi nei contributi concessi. Per essere più pratico, il cittadino, non avendo gli obblighi di evidenza pubblica, non ha l'obbligo di garantire che lo svolgimento di questa indagine tra le imprese sia svolta secondo il Codice degli appalti e, quindi, nulla vieta che poi decida di invitare due ditte che non hanno nessun interesse a svolgere la propria attività su quel territorio, perché magari una è di Bolzano e una della Sicilia, e una terza del proprio territorio, oppure di concordare anche i ribassi. Non avendo obblighi di evidenza pubblica, lo svolgimento avviene tramite mere comunicazioni, quindi è una mera procedura, che, anche se fa risparmiare magari un mese, è sempre un mese in meno rispetto al totale dei lavori.
  Questo tema, però, non sarà presente nel decreto, sarà un tema che sarà oggetto di discussione, perché io ritengo che possa aiutare a velocizzare, semplicemente perché è una norma che non ha avuto effetti. Diciamocelo...

  MARIO MORGONI. (fuori microfono) Quella che lei ha descritto è un a procedura che vale solo per danni lievi?

  VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. No, è proprio la procedura per i danni in genere, per la ricostruzione. Oggi è previsto questo: un cittadino deve svolgere una gara, ma, non avendo né obblighi di evidenza pubblica né l'obbligo di adeguarsi al Codice degli appalti, le valutazioni che fa sono valutazioni da cittadino privato, quindi diventa un processo difficile da gestire. Ovviamente resta fermo il fatto che deve rivolgersi sempre a imprese dell'Anagrafe nazionale antimafia. Su quello non ci sono dubbi.
  Veniamo ora alla ricostruzione pubblica. Ricordo che ovviamente nella ricostruzione pubblica sono inclusi anche tutti quegli agglomerati che, per i danni subìti, rientrano nella ricostruzione pubblica. Non c'è solo la ricostruzione degli edifici pubblici, ma ci sono tutti quei comuni e quelle aree perimetrate che sono trattati alla stregua di una ricostruzione pubblica.
  Qui si pone il problema, che oggi è tanto dibattuto, sull'avvio dei cantieri, sulla capacità di poter agire velocemente.
  Vi sono tre proposte. La prima è quella di consentire che la progettazione e tutti i servizi tecnici – comprese le attività di programmazione e pianificazione urbanistica Pag. 12 per interventi pubblici fino alla soglia comunitaria, che avvengono già con procedura negoziata previa consultazione con almeno cinque professionisti – avvengano con affidamento al prezzo più basso.
  La seconda ipotesi è l'innalzamento della soglia per il ricorso alla procedura negoziata – che oggi è fissata in 2 milioni di euro – fino a 5 milioni di euro, entro la quale poter utilizzare la procedura negoziata con affidamento al prezzo più basso.
  In entrambi i casi stiamo parlando di procedure che oggi sono previste fino a 2 milioni di euro, per esempio, per i lavori pubblici, con l'affidamento al prezzo più basso (procedura negoziata). Fino alla soglia di 5 milioni circa (soglia europea) è una procedura negoziata, ma con affidamento all'offerta economicamente più vantaggiosa.
  Qual è la capacità di velocizzare? È l'automatismo. Oggi una delle difficoltà che gli Uffici speciali per la ricostruzione e le stazioni appaltanti hanno riscontrato nella ricostruzione pubblica, in particolare considerando che i lavori tra i 2 e i 5 milioni devono essere affidati con una valutazione delle commissioni giudicatrici, è che la composizione delle commissioni giudicatrici, la loro riunione e la loro valutazione è un processo che comporta a volte mesi e mesi di lavoro. Questo perché le commissioni giudicatrici hanno una loro composizione eterogenea, prevista dalla legge. Quindi occorrerebbe velocizzare con procedure automatiche di affidamento. Stiamo parlando di lavori che vengono eseguiti a fronte di progetti già approvati, quindi non stiamo parlando di progettazione, ma di lavori. Attualmente questa soglia è prevista a 2 milioni, cioè fino a 2 milioni si prevede l'offerta economicamente più bassa e fino a 5 milioni l'offerta economicamente più vantaggiosa.
  Un'altra misura è l'ulteriore riduzione dei tempi di attesa. All'interno delle procedure di gara, come sapete, ci sono una serie di tempi che devono essere rispettati. Trattandosi di una procedura speciale, di un cantiere che è noto a tutti – si sa che c'è un cantiere – ci sono delle procedure (lo stand still, la tempistica di pubblicazione degli avvisi), che possono essere eventualmente ridotte. Sottolineo «eventualmente», perché questo può essere oggetto di discussione, per cercare quali sono i punti su cui si può intervenire.
  Penso anche al reperimento dei RUP, che è una delle questioni che spesso rallentano l'esecuzione dei lavori, in quanto occorre trovare i RUP disponibili all'interno delle varie centrali di committenza. In particolare, il Ministero dei beni culturali mi aveva manifestato questa difficoltà. Questo comporta che quei pochi RUP che si rendono disponibili hanno una quantità di lavori a proprio carico che rallenta complessivamente la capacità operativa.
  Queste misure consentirebbero una riduzione di quasi un anno dei tempi di realizzazione di un'opera pubblica. Queste sono alcune delle proposte.
  Ovviamente da ultimo, ma prioritario come intervento, una particolare attenzione va dedicata allo sviluppo economico e sociale dei territori colpiti. Il Ministero dello sviluppo economico dovrebbe emanare a breve il decreto attuativo per la proroga dei benefici della ZFU (zona franca urbana), che è stata introdotta in legge di bilancio, e la reintroduzione per le nuove imprese che si insediano e il Ministero dell'economia deve emanare il regolamento per l'esenzione della TOSAP e l'imposta sulle insegne per le attività economiche. Sono misure che testimoniano concretamente come si intende dare un po’ di respiro all'economia del Centro Italia, territori che hanno subìto già un terremoto demografico, con un progressivo spopolamento, prima dei veri e propri eventi sismici.
  Esistono già progetti e idee. Recentemente sono stato a un convegno in cui anche Nomisma aveva proposto una serie di progetti che devono solo trovare una loro collocazione organica. Per tale motivo, conclusa la parte di definizione delle regole per la ricostruzione, di cui abbiamo parlato poc'anzi – nell'arco di qualche mese dovremmo chiudere e cercare di ottenere il miglior slancio possibile – occorre immediatamente mettere in fila e a sistema tutte le idee e i progetti pensati per lo sviluppo Pag. 13economico e sociale del territorio, dalla zootecnia, su cui con la collega Pesce del Ministero delle politiche agricole e forestali stiamo già lavorando, alla ricettività turistica, per valorizzare anche il grande patrimonio abitativo che sarà rinnovato e messo in sicurezza in questi territori.
  Dobbiamo scongiurare di ricostruire bellissimi paesi, sicuri ma disabitati. Per farlo occorre dare un motivo per rimanerci, per tornarci o per attirare nuove persone. Credo che questa sia la scommessa più importante oggi, ancor più delle regole per la ricostruzione, sulle quali sicuramente troveremo un comune accordo, visto che l'interesse di tutti credo sia quello di velocizzare il più possibile.
  Grazie infinite. Sono disponibile a rispondere a eventuali domande o a tutti i suggerimenti. Ancor più che le domande, in questa fase, i suggerimenti sono graditi.

  PRESIDENTE. Dato il gran numero di commissari presenti, per garantire un ordinato svolgimento del dibattito, sarà adesso concessa la parola a un rappresentante per Gruppo. Dopodiché ci sarà l'intervento di risposta del Sottosegretario Crimi e, se avremo ancora tempo, daremo la parola a tutti gli altri parlamentari e al termine il Sottosegretario Crimi potrà replicare nuovamente.
  Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PAOLO TRANCASSINI. Grazie per essere venuto in Commissione e per averci spiegato un po’ lo stato dell'arte.
  Le dico che francamente sono un po’ stanco di tante cose. La principale è quella di sentirmi dire – così come fa Farabollini – «noi abbiamo avuto poco tempo, siamo stati nominati da poco, eccetera».
  Le cito questa frase, che lei dovrebbe conoscere: «La volontà è il motore più forte, quello che rende possibili anche le cose difficili, ed è quello che manca». Questa è una frase di Luigi Di Maio a sei mesi dal sisma, rivolta a Errani. Io ricordo perfettamente quando lui fece questa uscita e, peraltro, la condivisi pienamente, perché il buongiorno si vede dal mattino e perché, rispetto a situazioni così problematiche, bisogna fare presto. Quindi, era chiaro a Luigi Di Maio qual era il tema: il tema era la volontà politica di intervenire.
  Mi perdoni, perché io ho fatto la campagna elettorale in quelle zone e ci sono anche tornato, sconfinando anche in altre regioni. A giudicare da quello che diceva in campagna elettorale la sua forza politica, ma anche il suo alleato, vi erano chiari i problemi e le soluzioni. In campagna elettorale voi, come noi, avete ripetuto sui territori e in quei comuni che la sfida era il tempo, che bisognava cambiare l'approccio, che bisognava muoversi rapidamente e lo avete fatto talmente bene che siete stati premiati da quei territori. Il premio è stato talmente alto che ha indotto il Presidente Conte – e abbiamo salutato anche questo come una bellissima notizia – a fare la prima uscita pubblica in quel di Accumuli e di Amatrice, perché il tema era il tempo e bisognava immediatamente cambiare.
  Le lancette dell'orologio, Sottosegretario Crimi, cominciano a correre dal 1° giugno, perché il 1° giugno il Presidente Conte va su quei territori e dice: «Adesso faremo presto e bene». Oggi siamo alla metà di marzo e non ci sono novità. Ci incontriamo, incontrate i sindaci, noi ci siamo visti, ci siamo rivisti. L'ho fatto anche nella differente e per me più importante veste di sindaco del mio comune. Ci siamo ripetuti le cose che sappiamo tutti, che sanno i tecnici, che sanno gli amministratori, che sanno i vescovi, che sanno i pensionati, cioè che questa ricostruzione sta su un binario morto e bisogna metterla su un altro binario che abbia davanti a sé una stazione che sia visibile, per salvare il futuro di quelle comunità.
  Quello che lei oggi paventa come una possibile, probabile e – mi consenta – anche indecisa soluzione...È grave che lei oggi venga a dirci «faremo un decreto-legge», sapendo i tempi, e a dirci «abbiamo delle proposte: o questa, o questa, o questa», che è un balbettio che francamente mi angoscia allo stesso modo del tempo che passa. Lei ci dice cose che le abbiamo già detto noi. Pag. 14
  Io – non vorrei essere male interpretato – ho passato una notte a spiegarle, in quel del decreto di Genova, quali erano le problematiche, facendole anche l'esempio delle casette. Io e lei del potenziamento del personale abbiamo cominciato a parlare quando c'era Genova, ma noi, come Fratelli d'Italia, avevamo presentato gli emendamenti a giugno. Ve lo abbiamo detto in sei occasioni che, se al personale non diamo una prospettiva, la gente prende, fa due mesi e se ne va. Ve lo abbiamo detto in tutti i modi, ma voi avete fatto altro. Avevate da fare altro, dovevate rincorrervi sui social e sui selfie, che continuano a dettare l'agenda di questo Governo.
  Poiché il terremoto non pagava più da un punto di vista mediatico, tutto quello che vi abbiamo ripetuto, ossia il potenziamento del personale, affidare i lavori classificati in categoria B ai comuni, affidare la ricostruzione ai sindaci, il RUP... Abbiamo parlato io e lei a giugno del fatto che il responsabile unico del procedimento è qualcosa che in questo momento strangola i comuni, soprattutto quelli piccoli. Abbiamo parlato io e lei delle stazioni uniche appaltanti, aberrante sistema che mette in condizione i comuni di andare a fare il giro di tutte le altre amministrazioni, finché non si trova qualcuno, sperando che lo faccia gratuitamente, che sottoscriva i vari appalti. Tuttavia, tutto questo non ha sortito altro che «ci vediamo, ci vedremo, ne parleremo».
  C'è una cosa che più di tutte è la prova del nove dell'approccio disinteressato di questo Governo. Se lei va a vedere – ma lei lo sa bene – quando il Governo licenzia il decreto Genova non c'è una riga sulla ricostruzione del Centro Italia. Non c'è una riga. Si parla di pieni poteri, anche in deroga alla normativa antimafia, del sindaco di Genova; si parla della ricostruzione con i condoni edilizi di Ischia e non viene nominata la ricostruzione del Centro Italia. In seguito ve lo facciamo notare – ve lo faccio notare io, ma ve lo fanno notare anche gli altri deputati in Commissione – e nella notte partorite due articoli che non dicono la stessa cosa che è stata detta riguardo al ponte di Genova, non danno al povero Farabollini gli stessi poteri del commissario di Genova.
  Io vorrei capire perché. Perché per ricostruire il ponte si può andare in deroga alla normativa e strangoliamo il commissario straordinario per la ricostruzione con tutta la peggiore burocrazia che c'è oggi in Italia? Perché? Perché una interessa e l'altra no.
  Luigi Di Maio concludeva la frase (parliamo di sei mesi fa) dicendo: «A oggi non c'è la feroce determinazione a investire su questa parte d'Italia e sulla sua rinascita». Io le dico che non c'è la feroce determinazione a investire su questa parte d'Italia e sulla sua rinascita, perché, se aveste messo su questa materia un decimo della forza che avete messo sul reddito di cittadinanza, la gente sarebbe già rientrata nelle case.
  Le aggiungo un piccolo particolare: state sperperando denaro pubblico, perché con tutta la gente che prende il CAS (contributo autonoma sistemazione) e ha le pratiche relative alle categorie B che affollano i tavoli per la ricostruzione, tutti quei soldi sono un clamoroso e grave sperpero di denaro pubblico, di cui io e non solo io chiederemo conto a voi e a quelli che c'erano prima.

  PRESIDENTE. Chiedo ai deputati che hanno chiesto di intervenire di non superare i cinque minuti, per lasciare al Sottosegretario un tempo congruo per la replica.

  CHIARA BRAGA. Ringrazio anch'io il Sottosegretario Crimi per essere venuto finalmente in audizione a farci un quadro, dopo una richiesta formulata diverso tempo fa da parte del mio Gruppo e anche di altri Gruppi. Viene all'indomani della consegna, con un certo ritardo, delle risposte da parte del commissario Farabollini alle domande poste nell'audizione che abbiamo avuto il 23 gennaio. Questo ci dà una serie di elementi su cui concentrerò il mio intervento per chiederle alcuni chiarimenti.
  Innanzitutto le pongo una domanda. Lei ha anticipato nelle premesse che ha in programma una serie di visite, nel suo ruolo all'interno del Governo, in Emilia-Romagna e a Ischia. Vorrei capire se c'è Pag. 15questo interesse e questa programmazione anche sul sisma che ha riguardato la provincia di Catania, su cui c'è stato un pronunciamento immediato di tempestivo intervento. Le notizie di stampa iniziano a manifestare una certa insofferenza di quel territorio rispetto a quanto promesso e alla distanza con quanto realizzato.
  Sul merito della sua audizione, invece, non mi dilungo molto, ma anch'io condivido una certa perplessità nel venire a rappresentare alla Commissione questa difficoltà di agire nei tempi brevi. Noi avevamo molta fiducia nelle affermazioni perentorie che abbiamo sentito negli anni e nei mesi precedenti, in base alle quali, in particolare, il movimento a cui lei appartiene, una volta al Governo, avrebbe risolto con grande tempestività tutte le criticità. Onestamente le devo dire che mi sarei attesa oggi, almeno da parte sua, una definizione più chiara di quali dovrebbero essere, a vostro avviso, le linee di modifica sostanziale della macchina della ricostruzione.
  Noi abbiamo sentito molte critiche, abbiamo assistito a qualche intervento puntuale nei provvedimenti passati (la legge di bilancio e il decreto-legge Genova), ma ancora oggi non ho capito, al di là della ricognizione e del potenziamento giustissimo, che noi abbiamo sollecitato più e più volte, della dotazione di personale, in che modo intendete rivoluzionare, come più volte avete promesso, la macchina della ricostruzione. Mi viene il dubbio che o non c'è una soluzione o la difficoltà di rimetterci mano è tale per cui probabilmente funziona così. I vostri accorgimenti saranno una serie di accorgimenti parziali.
  Vorrei porle alcune domande sulle anticipazioni che ci ha fatto su questo testo di decreto-legge. In primo luogo, vorrei capire ragionevolmente quando arriverà questo decreto-legge, perché che sia in fase di lavorazione lo sentiamo dire da un po’ di tempo, ma sarebbe auspicabile che lei oggi qui dicesse al Parlamento più o meno quando verrà varato in Consiglio dei ministri questo decreto-legge.
  La seconda questione riguarda, invece, i tempi di attuazione dei provvedimenti già dati. Io sono rimasta un po’ stupita nel sapere che non ci sono ancora i decreti attuativi di competenza del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell'economia. Probabilmente – non ho fatto questa verifica – siamo ancora nei termini di emanazione di questi decreti attuativi, ma la tempestività, come lei ci insegna, è molto importante, quindi le chiedo quando verranno emanati.
  Rispetto alle anticipazioni che ci ha fatto dei contenuti di questo decreto-legge – poi credo che interverrà anche qualche altro collega – mi concentro solo su un aspetto, che è quello della ricostruzione pubblica.
  Le suggerisco, Sottosegretario, con grande rispetto, di usare tranquillamente la parola «massimo ribasso», perché di questo stiamo parlando e non di miglior prezzo. Lei ci ha detto che la modifica alla quale state lavorando e a cui state pensando è quella di reintrodurre il massimo ribasso per la ricostruzione delle opere pubbliche fino alla soglia comunitaria, cioè 5 milioni di euro, se ricordo bene. Ne prendiamo atto. Io ricordo benissimo le parole del Movimento 5 stelle contro il male assoluto del massimo ribasso. Prendo atto che abbiamo assistito a un'inversione a U. Mi auguro soltanto che valutiate molto attentamente cosa questo possa comportare e cosa significherà nel caso specifico del terremoto, ma io ho la sensazione che si estenderà anche in altri casi.
  Ho tre ultime questioni. Vorrei sapere qual è l'orientamento del Governo sullo strumento dell'applicazione della norma sull'appalto integrato, perché il Commissario Farabollini, venendoci a rappresentare le sue perplessità e le difficoltà sulla ricostruzione privata, parlando di scuole in particolare, ha detto parole nettissime contro la procedura dell'appalto integrato, affermando che il ritardo nella ricostruzione di queste scuole deriva proprio dal fatto che si mettono a gara progetti definitivi che rallentano l'esecuzione delle opere. Vorrei capire se questo è lo stesso orientamento del Governo e se, quindi, mi posso aspettare che anche nella riforma più volte annunciata del Codice degli appalti non ci sarà un Pag. 16allargamento delle maglie, ma forse anche una restrizione dello strumento dell'appalto integrato.
  L'altra questione, invece, riguarda la vicenda del DURC (Documento unico di regolarità contributiva) di congruità, su cui il Governo ha fatto una scelta, dal mio punto di vista, molto discutibile. Vorrei sapere se c'è una volontà e qual è l'orientamento del Governo di intervenire in questo senso, soprattutto rispetto ai temi della sicurezza sul lavoro, della trasparenza e della qualità degli interventi, dal momento che abbiamo preso atto che l'altra volontà del Governo è quella di togliere completamente ogni forma di preselezione nella ricostruzione privata, come mi pare d'aver capito dalla domanda anticipata dal mio collega, non solo per gli interventi sui danni lievi, ma per tutte le opere di ricostruzione privata.
  L'ultima questione riguarda il tema del piano dissesti. Il Commissario qui ci ha rappresentato una situazione molto critica, dicendo che è totalmente inattuabile il piano dissesti che è stato redatto e che si dovrà ricostruire da capo, a partire dal nesso di causalità. Vorrei sapere se su questo ci dobbiamo attendere un impulso da parte del Governo per far fronte al tema della messa in sicurezza idrogeologica nei territori del Centro Italia colpiti dal sisma e in che termini.

  ROSSELLA MURONI. Non torno sui temi già illustrati dai colleghi, provo ad aggiungere degli elementi per risparmiare tempo. La ringrazio, Sottosegretario, di essere qui con noi. La mia richiesta riguarda in particolare questo picco di domande che vi aspettate rispetto alle norme introdotte nel decreto di ottobre. Ne abbiamo parlato a lungo e io avevo più di una perplessità, però vorrei capire, rispetto a questo picco che vi aspettate, a cosa è dovuta questa attesa e soprattutto vorrei avere dei dati numerici.
  Non so se è possibile avere via e-mail la relazione che ci ha illustrato oggi, Sottosegretario, però io credo che servirebbe anche ricevere un po’ più di numeri rispetto allo stato dell'arte, per valutare anche i contenuti del decreto, su cui non sto a tornare anche rispetto alle richieste dei tempi, così come sui tempi delle norme attuative e delle cose che abbiamo introdotto sia nel decreto scorso che in legge di bilancio.
  Le volevo fare una domanda invece molto specifica, avendo letto un'agenzia ANSA del 12 febbraio scorso, su cui insieme ad altri colleghi ho presentato un'interpellanza, in cui le vengono attribuite delle parole virgolettate. Non abbiamo letto la sua smentita, quindi vorrei capire. Lei ha annunciato la necessità di norme speciali, perché «adesso stiamo pagando – lei direbbe in questa dichiarazione – le conseguenze dell'applicazione di norme ordinarie, anche se inserite nelle leggi speciali per il terremoto». Questo è simile a quello che ha detto oggi, però si fa riferimento alle norme che volevano impedire fenomeni corruttivi, che però lei avrebbe detto che «hanno finito per non portare a nulla. Adesso dobbiamo lasciare più libertà, poi i controlli li faremo successivamente». Vorrei da parte sua un chiarimento anche rispetto a questo tema dei controlli.
  Ancora, lei ha parlato di un Comitato nazionale, ma non ho capito se sia riferito al solo terremoto 2009 di L'Aquila o se invece il Governo abbia intenzione, in occasione della scrittura di questo decreto e condividendo con lei la necessità di un percorso il più possibile partecipato, istituire una cabina di regia o comunque un luogo in cui anche le difficoltà che ci ha rappresentato oggi vengano condivise e discusse, ad esempio con il mondo delle imprese, dei professionisti, delle istituzioni locali e dei sindacati.
  Vorrei sapere se si intenda anche intensificare l'organico dell'Ispettorato nazionale del lavoro, perché si stanno riscontrando, seppur nella parzialissima ricostruzione, numerose irregolarità per quanto riguarda il lavoro nero, quindi da questo punto di vista le chiedo quali sono gli interventi che si intendono mettere in campo. La ringrazio.

  SIMONE BALDELLI. Grazie. Ho due premesse. La prima è un ringraziamento al Sottosegretario che ha fatto un intervento di sostanza, evidentemente avendo anche fatto un percorso di ascolto all'interno delle Pag. 17realtà del terremoto. Di questo certamente lo ringrazio.
  L'altra è una premessa più di natura politica. Vale quello che diceva il collega Trancassini. Le forze che compongono la maggioranza che sostiene questo Governo sono forze che durante la campagna elettorale avevano già tutte le soluzioni in tasca e davano dei cialtroni e degli incompetenti, se non degli imbroglioni, a tutti quelli che c'erano prima; ora le elezioni si sono fatte il 4 marzo dello scorso anno, il Governo è nato i primi di giugno, siamo a metà marzo e tutte queste soluzioni non le abbiamo viste.
  Per riprendere il tema del personale, non avete approvato gli emendamenti che già avevamo presentato al primo decreto, quello che è stato varato su sollecitazione del Commissario De Micheli dal governo Gentiloni e che poi è stato esaminato solo dal Senato, perché qui, come ricorda bene il mio amico Tullio Patassini, non abbiamo approvato un emendamento nell'Aula di questa Commissione; ne sono stati approvati altri, ma abbiamo dovuto aspettare la legge di bilancio per la questione del personale e ci siamo persi per strada anche delle scadenze.
  Modo e tempo per entrare nel merito delle soluzioni mirabolanti ai problemi del terremoto ci sarebbero stati. Lo dico perché il Sottosegretario cortesemente ci prospetta l'ipotesi di un decreto e ci viene a parlare di misure necessarie ed urgenti, ma la necessità e l'urgenza di misure che verranno adottate con un decreto, del quale oggi stiamo parlando, sono – implicitamente per il fatto che se ne parli – la conferma che non hanno neanche i requisiti di necessità e di urgenza, perché ne stiamo parlando a titolo informativo e, quando saranno necessarie ed urgenti, saranno approvate dal Consiglio dei ministri e poi dovranno essere pubblicate in Gazzetta e poi dovranno essere esaminate dal Parlamento. In sostanza, quando lo fate questo decreto?
  Ci sono questioni aperte, dove ci sono anche atti di sindacato ispettivo. Penso alla questione delle macerie – c'è qui il collega Nevi –, c'è tutta una questione che riguarda l'Umbria e lo spostamento delle macerie, che è il primo segnale plastico dell'inizio del movimento di qualcosa, che si deve dare a queste persone anche per dare una sensazione plastica che qualcosa si stia muovendo. Poi si possono discutere nel merito tutte le proposte possibili e immaginabili, premesso che tutta la vicenda di velocizzazione degli appalti è un qualcosa che, se l'avesse proposto qualcun altro negli anni in cui il Movimento 5 Stelle era all'opposizione, sarebbe stata una tragedia, perché sarebbero stati i facilitatori di chissà quale malaffare!
  Con questa premessa, noi siamo per agevolare la ricostruzione. Berlusconi disse già ai tempi del governo Gentiloni che i voti di Forza Italia per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto del centro Italia ci sono e l'atteggiamento di Forza Italia sarà costruttivo, però il fatto che siamo oggi qui a parlare di un decreto che ci sarà domani significa che si è perso già tanto tempo. Io apprezzo il lavoro di chi parla con i sindaci, di chi parla con i vescovi, di chi parla con le popolazioni, a differenza di chi dovrebbe magari parlarci e non lo fa, e magari ci manda dopo qualche tempo delle relazioni. Chiamarle risposte...mi spiace per la collega Braga, ma io non ho visto grandi risposte, l'ho letta molto di sfuggita, ma grandi risposte nella relazione del Commissario non ne ho lette. Ma il Commissario che mestiere fa, cioè qual è la competenza del Commissario? Abbiamo capito dalle sue precisazioni che ci sono dei temi di cui ha deciso di non occuparsi, ma di cosa si occupa materialmente? Perché mi sembra che ci sia un Sottosegretario che di fatto svolge tutta quella parte anche politica di ascolto, che il Commissario non svolge.
  Non so se abbiate individuato il profilo ideale per svolgere il compito di Commissario, di fatto ci sono dei problemi, delle critiche feroci alla struttura commissariale, che ho visto di sfuggita, ma ne dobbiamo parlare con lei che è l'unico interlocutore che abbiamo, mi spiace che la carichiamo anche di questioni che non sono direttamente attinenti al suo ufficio.
  Quando si fecero i primi decreti dissi «fare presto, fare insieme e fare bene», Pag. 18non abbiamo fatto né presto, né insieme, né bene, e non mi pare che ci siano i termini per realizzare nessuna di queste tre condizioni ancora adesso, però se si riescono a individuare dei terreni comuni per sostenere queste popolazioni, Forza Italia c'è, però senza fare sconti a nessuno e con un po’ di umiltà da parte di vostra di ammettere che è finito il tempo di lamentarsi di quelli che c'erano prima.
  Lo dico a lei, ma per dirlo nella generalità del Governo, lei è un galantuomo e tra l'altro ci mette la faccia e ci lavora, per cui per questo la ringrazio, ma dal punto di vista politico considero inaccettabile ancora oggi la lagna nei confronti di chi c'era prima, e, in un quadro in cui si è aperta una quantità di conflitti con le regioni, con alcune amministrazioni, credo che non siano segni di grande maturità. Grazie.

  GABRIELE LORENZONI. Anch'io ringrazio il Sottosegretario Vito Crimi per la sua esposizione molto sostanziale. Mi verrebbe subito da dire che comunque l'interesse del Governo per il terremoto c'è, perché qui abbiamo per la prima volta un Sottosegretario delegato dalla Presidenza del Consiglio che si deve occupare di questo tema, mentre nelle scorse legislature questa figura non c'era. Adesso abbiamo due figure – prima non era così – ossia un Sottosegretario che si occupa della parte politica e il Commissario che si occupa della parte tecnica (questo solo per capire come abbiamo scelto di affrontare questo argomento).
  Presto comunque uscirà un decreto, come ci ha detto oggi il Sottosegretario, quindi dobbiamo avere fiducia nelle sue parole. Non sono paragonabili il ponte Morandi e il terremoto, perché il ponte Morandi riguarda una città e una regione, mentre qui abbiamo 138 comuni dispersi in quattro regioni. Ricordiamo che il ruolo delle regioni è molto importante. Il collega Baldelli evidenziava come il piano di rimozione delle macerie fosse in capo alle regioni, come anche i piani urbanistici per le città distrutte, non dipende purtroppo dal Commissario straordinario al sisma...

  SIMONE BALDELLI. (fuori microfono) Il Commissario deve autorizzare i pagamenti però!

  GABRIELE LORENZONI. Sì, deve autorizzare i pagamenti. Il modello che è stato pensato è un modello di governance complesso, come ha ricordato il Sottosegretario, ed è difficile cambiarlo una volta avviato, questo va riconosciuto. Adesso sarebbe controproducente, come ha ricordato, perché comporterebbe ulteriori ritardi nella ricostruzione che sarebbero inaccettabili, quindi bisogna far funzionare quello che c'è, anche perché i vari soggetti (progettisti, comuni e regioni) stanno acquisendo autonomia ed esperienza, quindi adesso il modello va semplificato e potenziato.
  Sono felice di aver sentito queste parole dal Sottosegretario, questa cosa va fatta chiaramente con una visione organica che è stata presa in carico nel momento in cui il Sottosegretario ha preso la delega a dicembre e ha iniziato ad ascoltare i territori, cosa di cui lo ringrazio.
  Gli interventi che abbiamo previsto nei vari decreti (decreto Centro Italia, il decreto Genova) e in legge di bilancio magari non hanno avuto una visione organica, però sono molto importanti anche se devono ancora avere attuazione. La sanatoria delle piccole difformità che abbiamo inserito nel decreto Genova o le misure di respiro che abbiamo previsto in legge di bilancio, anche se devono trovare ancora attuazione nei decreti ministeriali, sono misure che presto riusciranno a dare una risposta. Noi aspettiamo questi segnali perché sono sicuramente molto importanti (chiaramente i decreti ministeriali non possono dipendere dall'attuale Sottosegretario).
  Anche noi come Movimento 5 Stelle siamo in attesa di questo segnale importante per il territorio, però siamo ottimisti perché arriverà a breve. Sulla ricostruzione pubblica siamo d'accordo con il Sottosegretario che ci sono dei modi per velocizzarla, attualmente il collo di bottiglia si trova nei paesi completamente distrutti, dove le macerie ancora non rimosse o i piani urbanistici non effettuati (queste però – ripeto – non sono competenze del Commissario Pag. 19 straordinario o del Sottosegretario) impediscono ai cittadini di fare domanda per la ricostruzione.
  Queste tematiche sono in capo a comuni e regioni, quindi adesso bisogna lavorare tutti insieme semplificando e potenziando l'attuale modello. Grazie.

  TULLIO PATASSINI. Ringrazio il Sottosegretario Crimi per la sua presenza e per l'esaustiva relazione che ha predisposto e che ci ha illustrato.
  Visto quanto ascoltato dai colleghi, vorrei fare un'unica premessa. In questi sei mesi abbiamo fatto 60 misure per i terremotati come Governo del cambiamento, ogni cosa è stata fatta a suo tempo, quindi faccio solo due notazioni perché rimangano agli atti, perché i colleghi hanno ben chiara questa cosa.
  Vi sono ulteriori misure, perché la direzione del Sottosegretario Crimi, condivisa dal gruppo Lega, è chiara e segnata, per ogni argomento abbiamo la risposta: snellimento per le B, incentivi professionisti, incremento della zona franca urbana, segnali chiari e precisi. Questo è quello che stiamo facendo e nella condivisione.
  Sull'appalto integrato vorrei portare solo un esempio di una scuola marchigiana che è ancora impantanata sull'appalto integrato.

  CHIARA BRAGA. (fuori microfono) Quindi non va bene?

  TULLIO PATASSINI. L'abbiamo già detto. Da ultimo, per poi entrare nel merito delle altre questioni, ma il Sottosegretario Crimi ha già illustrato una serie di questioni importanti e decisive, sulle macerie di competenza regionale e non di competenza del Governo vi è tutta una questione aperta, perché le regioni non hanno fatto il Piano smaltimento macerie.
  A livello di snellimento della macchina amministrativa, abbiamo ben chiaro il modello Centro Italia 1997, in cui il terminale primo dei rapporti con il cittadino era il comune, quindi in questo momento abbiamo più situazioni e più interlocutori. Come diceva prima il Sottosegretario, riportando maggiore autonomia ai comuni, dotandoli ovviamente di adeguato personale, preparato qualitativamente e quantitativamente, avremo la possibilità di lavorare in particolare sulla ricostruzione privata.
  Condivido infatti le considerazioni del Sottosegretario Crimi: il terremoto è di tutti, è una questione che interessa tutti, e su questo gradiamo la collaborazione di tutti, nei tempi e nei modi che sono stati tipici del 2018.

  STEFANIA PEZZOPANE. Ringrazio anch'io il Sottosegretario, ovviamente mi associo a quanto detto dalla rappresentante del nostro gruppo, Chiara Braga, e quindi tratto altre questioni.
  Occuparsi di un terremoto e del post-terremoto, come state constatando, è davvero complicato e difficile, e credo che, quanto più si riesca a deideologizzare il dibattito e a mettere sul tappeto i problemi e le soluzioni, tanto meglio sarà per i cittadini terremotati. Questo approccio, che ancora continua e perseguita questo luogo, di rivendicare tempi ridotti a fronte di tempi più lunghi non fa che mettere voi nella condizione di esplicitare che, come qualche collega ha già detto, non avete le soluzioni in tasca, così come avevate rivendicato, e l'unica cosa di cui vi pregiate è che state qui da poco tempo.
  È mio compito sottolineare che per il terremoto, di cui il 6 aprile andremo a celebrare il decennio, ci sono stati nei dieci anni 6 presidenti, 6 Governi e 6 diversi referenti, siamo passati dal Sottosegretario Gianni Letta nel governo Berlusconi ad altri, fino ad arrivare all'ultimo Sottosegretario, Paola De Micheli.
  Pur con questo avvicendarsi di Governi e di soluzioni, tranne con l'ultimo Governo che sembrava dover fare la rivoluzione, si è cercato sempre di affrontare i problemi per quelli che erano senza stare lì a rivendicare, nei confronti di chi era stato responsabile in passato, le mancate soluzioni. Adesso siamo di fronte a questa finta rivoluzione, che anche nel caso del terremoto del Centro Italia si sta dimostrando vacua, perché se è vero che la prima fase è stata gestita da un Governo, guardate che il Pag. 20vostro tempo si sta allungando e che avete avuto già 4 decreti per affrontare e risolvere i problemi.
  Se è vero, collega, che ci sono state 60 misure, l'89 per cento di quelle misure sono proroghe di misure del precedente Governo, ovvero non c'è innovazione, le uniche innovazioni sono quelle che il Commissario Farabollini cita come questioni ancora da risolvere (il 50 per cento, le piccole difformità). Non posso essere smentita, perché è così: si è soltanto prorogato e quindi avete confermato che quelle erano le misure che era possibile adottare. Le uniche modifiche stanno lì, appese ancora al nulla del fatto che erano ipotesi, ipotesi di lavoro non suffragate da studi e analisi.
  Ora, ipotesi di lavoro ne fa ancora il Commissario, e state attenti, leggete bene quella relazione, a parte che ci sono un paio di passaggi che forse andrebbero trasmessi alla Procura della Repubblica competente, perché si fanno illazioni sul funzionamento degli uffici e su come quegli uffici lavorano. Se il Commissario ha questa idea, proceda.
  Ci sono poi delle ipotesi di lavoro finali che riguardano il legislatore, che hanno a che fare con il Codice degli appalti, su cui mi sembra che questa maggioranza espliciti costantemente e quotidianamente una contraddizione, in particolare sull'appalto integrato, inserito a suo tempo per accelerare, che mi risulta voi vogliate inserire come modifica dell'attuale Codice degli appalti, e che invece qui, in questo contesto specifico di un'emergenza ricostruzione pubblica, dite che non va bene e che lo volete sostituire con altro. Queste contraddizioni non faranno che aggravare la situazione.
  Mi limito quindi ad alcune sollecitazioni e proposte.
  Terremoto del 2009. Chiedo intanto al Sottosegretario se vi sia una data per questo decreto, perché nella questione 2009 abbiamo: in primo luogo, i 10 milioni per i bilanci, siamo a metà marzo e il comune di L'Aquila non è in grado di fare i bilanci; in secondo luogo, la questione tasse: a giugno scade la proroga ennesima per la restituzione delle tasse sospese a suo tempo; la soluzione per la ricostruzione pubblica per il 2009, visto che non si può perpetuare una divaricazione fra due terremoti; il personale: era stato attivato un tavolo alla Funzione pubblica, proprio per allineare i trattamenti salariali e di procedure di tutto il personale del 2009.
  È stato citato il problema della città e dei 600 alloggi: nel precedente Governo noi avevamo attribuito a L'Aquila una funzione di traino come città di cultura e universitaria, tanto che istituimmo il GSSI, che a suo tempo il Movimento 5 Stelle marchiò come una marchetta della Pezzopane, che nel suo collegio elettorale istituiva un'università privata, poi a tempo debito hanno scoperto che era un'università molto elevata.
  Sul terremoto 2016: oltre le proroghe dei provvedimenti e oltre a tutti gli emendamenti che già abbiamo proposto e che già danno soluzione ai problemi, crediamo che si debbano chiarire gli aspetti di queste misure shock, che potrebbero essere uno shock a ritroso.

  FABIO BERARDINI. Grazie, presidente, sarò molto breve. Intanto ringrazio il Sottosegretario per l'impegno che sta profondendo in questa tematica, perché l'abbiamo visto al lavoro e sta facendo veramente un lavoro molto approfondito.
  Dobbiamo scindere però gli input politici che noi abbiamo dato e quello che è poi il lavoro amministrativo degli uffici. Noi possiamo interagire sul lato politico, poi ovviamente gli uffici hanno i loro tempi e il loro lavoro. Si è detto delle proposte, noi abbiamo dato degli input politici molto importanti, come il discorso dell'anticipo ai professionisti e la facoltà di dare ai comuni le categorie B, ovviamente adesso ci saranno i vari decreti attuativi e siamo in linea con la tempistica dettata dalla legge di bilancio.
  Qui ho sentito molte proposte che arrivano anche dall'opposizione e siamo grati di questo, ovviamente potevano essere inserite anche prima dell'avvento di questo Governo, però prendiamo atto che ci sono tante proposte e sicuramente le lavoreremo insieme.
  C'è il problema delle regioni, perché molti Uffici speciali alla ricostruzione sono Pag. 21diretti dalle regioni. Faccio l'esempio dell'USR di Teramo, che con un organico previsto dalla regione di 50 unità, aveva un organico effettivo di 28 unità, quindi la responsabilità non è tutta del Governo centrale, ma anche le regioni devono prendersi le loro responsabilità e lavorare in sinergia.
  In ultima analisi, una proposta in questo senso: creare un tavolo di monitoraggio sulle opere pubbliche, anche per il sisma 2016, perché ci sono delle procedure avviate dal precedente Commissario De Micheli... cito l'esempio di una scuola a Colledara, il cui appalto è stato scomposto: il progetto è stato fatto dal Commissario alla ricostruzione, la verifica verrà fatta dall'UTV di Invitalia e il RUP che è della Protezione civile. Ci sono quindi delle procedure molto complesse sulle quali auspico un intervento del Sottosegretario, perché dobbiamo mettere mano a un iter amministrativo che è già partito e mi rendo conto della complessità.
  Noi non siamo qua per distruggere tutto e ripartire da zero, ma per semplificare e migliorare quello che è stato fatto di buono anche dai precedenti Governi. Grazie.

  ERICA MAZZETTI. Ringrazio il Sottosegretario Crimi per questo intervento. Il 23 gennaio scorso abbiamo audito il Commissario straordinario dopo che era stato nominato il 5 ottobre 2018, gli abbiamo posto delle domande e solo qualche giorno fa per iscritto sono arrivate tutte queste risposte di base soddisfacenti, ma nella maggior parte dei casi insoddisfacenti, il che rende tutto più difficile, non potendo avere un'interlocuzione.
  In quel contesto chiesi, poiché ci sono un commissario tecnico e un commissario politico che è il Sottosegretario qui presente, di avere un'audizione congiunta di entrambi, per avere contemporaneamente risposte concrete sia sul lato tecnico che sul lato politico, ma questo non è successo, a distanza di un mese e mezzo abbiamo audito il commissario politico, ad oggi sono state fatte tante proposte, però una soluzione ancora non c'è, dal 2016 sono passati quasi 3 anni e la situazione è sempre molto grave.
  La cosa più lampante, che balza agli occhi recandosi sul posto (noi ci siamo stati con questa Commissione), è il discorso delle macerie, che, secondo alcuni colleghi di maggioranza che mi hanno preceduto, dovrebbero essere rimosse in base a dei piani regionali. Questo è vero, però occorre anche la firma del Commissario straordinario; dal 5 ottobre, giorno in cui è stato nominato, non ha avuto ancora il tempo di mettere una firma?
  Penso che dal 5 ottobre, se ci fosse stata la volontà di farlo, il Commissario avrebbe potuto imporre questa cosa. Non so se è veramente responsabilità esclusiva delle regioni, non credo sia così, ma comunque dal 5 ottobre sono passati quasi 6 mesi e il tempo per sistemare questa cosa poteva essere trovato.
  Adesso si parla di fare un altro decreto-legge sulle aree terremotate dell'Italia centrale, ricordo che ci sono state quattro occasioni politiche, dalla prima, quando ci siamo insediati, ossia il decreto emergenza terremoto (siamo partiti da quello con l'insediamento di questa Commissione) e il problema non è stato risolto. Quindi, quattro occasioni politiche, 60 misure per i terremotati e ad oggi non è stato ancora risolto niente. Ci sono tante idee in campo, proposte secondo me nemmeno all'altezza di tale disagio, però ad oggi non abbiamo risposta.
  Chiedo, con la collaborazione di tutti, perché anche l'opposizione può collaborare tranquillamente in questo, invece di perdere altro tempo per fare un ulteriore decreto-legge, che ad oggi ancora non è stato nemmeno messo in programma nel Consiglio dei ministri, per cui andremo avanti non si sa quanti mesi, perché non fare una proposta di legge tutti insieme, mettendo dieci punti essenziali per far ripartire queste zone? Propongo questo da parte mia e di Forza Italia, affinché si accelerino i tempi. Se c'è questa volontà, l'opposizione, almeno da parte di Forza Italia, sarà presente, perché sarebbe fondamentale.
  Chiedo che si faccia bene, questo è fondamentale, ma anche velocemente. Visto che ci sono già state quattro occasioni e Pag. 22non è stato risolto niente, si faccia congiuntamente questa proposta di legge, invece di perdere ulteriore tempo a fare ancora decreti di cui ancora non ci sono stati dati tempi certi.

  MARIO MORGONI. Cercherò di essere telegrafico. L'approccio prudente utilizzato dal Sottosegretario per quanto riguarda l'attribuzione delle responsabilità per un attimo ci ha fatto sperare che il periodo della campagna elettorale e della propaganda fosse finito.
  Sui territori non è così, perché forze politiche che sostengono il Governo, in particolare il Movimento 5 Stelle, anche in questi giorni stanno producendo polemiche pretestuose nei confronti della regione Marche per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse dell'asse 8 del FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale), correttamente utilizzate dalla regione Marche, utilizzate infatti per l'85 per cento nel cratere, laddove la disposizione prevede che debbano essere utilizzate prioritariamente nel cratere. Un utilizzo all'85 per cento credo, quindi, che risponda perfettamente ai requisiti di priorità.
  Anche su questa questione delle macerie, su cui è tornato anche il collega Patassini, vorrei informare tutti i colleghi che la regione Marche dispone di un piano attuativo per le macerie dal 23 gennaio 2017, quindi non è vero che la regione Marche non abbia adottato gli strumenti necessari per la gestione delle macerie. Ritengo quindi che il tempo della propaganda sia finito, soprattutto per un Governo che tra un po’ festeggerà il suo compleanno e dovrebbe dimostrare di essere capace di dare risposte, perché le 60 misure di cui parla il collega Patassini per il 90 per cento sono costituite da proroghe di misure adottate dai precedenti Governi, quindi credo che ci sia ben poco da polemizzare su questo.
  Vorrei soffermarmi sulla questione della realizzazione delle aree attrezzate, per la quale, come accennava anche il Sottosegretario, il Commissario ha proposto una ripartizione delle risorse diversa, non in linea con le modalità fino ad oggi attuate e condivise. Appare difficilmente comprensibile che si vada a minare un impianto già a suo tempo condiviso e si voglia sovvertire una regola.
  Non vorrei che questo fosse dettato da motivazioni di carattere politico, visto che la regione Abruzzo ha visto un avvicendamento alle ultime elezioni regionali, perché io credo che qualora si vogliano modificare i criteri per la ripartizione delle risorse, occorra concentrarsi su criteri trasparenti, gestibili, lineari.
  Non credo che la determinazione del numero delle abitazioni inagibili e il rapporto tra abitazioni secondarie e principali sia un dato di facile reperimento e di facile lettura, perché nelle Marche ad esempio abbiamo 60.000 schede Aedes, non tutte corredate dalla complementare perizia giurata, e, siccome le Marche rappresentano la realtà nella quale c'è il danno materiale più esteso, credo che su questo occorrerebbe una riflessione più ponderata.
  Sulla ricostruzione economica, il Sottosegretario ci ha parlato della zona franca urbana, dell'esenzione della TOSAP e da ultimo (non vorrei che fosse l'ultimo pensiero) della ricostruzione economica, che è assolutamente fondamentale per la rinascita dei territori. Nelle Marche, dove il 40 per cento del territorio è dentro il cratere, la rinascita economica è decisiva anche per il futuro dell'intero sistema regione.
  Ribadiamo quindi una proposta a suo tempo più volte formulata, quella di recuperare la previsione della legge 125 del 2015 di riservare il 4 per cento degli stanziamenti per programmi di sviluppo. Ad oggi, noi abbiamo 14 miliardi di euro di risorse stanziate, il 4 per cento sono oltre 500 milioni di euro. Vista la lentezza della ricostruzione e l'utilizzo delle risorse, credo che su questo si possa fare una riflessione.
  Ultima cosa, il parco dei Sibillini. Dall'agosto scorso è senza presidente, perché è cessato l'incarico del precedente presidente Olivieri. Ho visto che diverse associazioni ambientaliste hanno sollecitato il Governo a provvedere anche per altre situazioni dove deve essere nominato il presidente. Credo che il parco dei Sibillini sia un elemento di tutela ambientale, di salvaguardia delle peculiarità, ma debba essere necessariamente anche uno strumento di indirizzo Pag. 23 per una politica di sviluppo sostenibile per il territorio, quindi non credo che possiamo andare avanti ancora per molto tempo con un facente funzioni, pur volenteroso, come il sindaco di Pieve Torina. Grazie.

  PRESIDENTE. Signor Sottosegretario, visto che purtroppo il tempo rimasto è poco, perché fra qualche minuto dobbiamo essere in Aula, può concentrarsi su alcune tematiche e se ritiene inviare in seguito un testo scritto.
  Lascio la parola al Sottosegretario Crimi per la replica.

  VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Vi ringrazio per i contributi e le domande. Sicuramente ci sono delle misure da adottare in maniera urgente; come sapete io ho avuto l'incarico il 6 dicembre, se tutto va bene la settimana prossima potrebbe essere la data utile per il decreto, quindi non sto parlando di decreto prossimo venturo, a venire fra qualche mese, ma ora, quindi a tre mesi dal mio incarico. E questa è la tempistica che oggi vi riporto del mio intervento: la settimana prossima o tra due settimane al massimo, comunque entro la fine del mese, perché ci sono delle misure urgenti, come quelle sollevate dall'onorevole Pezzopane, relative al contributo del comune di L'Aquila e alla compensazione delle esenzioni per alcuni comuni.
  Con il comune di Catania, citato dall'onorevole Braga, sono stato in contatto, sono già stato a Catania, li ho sentiti in videoconferenza in più di un'occasione insieme al capo della Protezione civile. Il decreto fondamentalmente si baserà per buona parte sugli interventi su Catania ovviamente, che è il punto di partenza da cui deve ripartire tutto da zero.
  È chiaro, oggi siamo in una situazione in cui non c'è una legge organica per prevedere cosa succede dopo un sisma, e, vista la frequenza con cui si sono succeduti i sismi negli ultimi 10 anni, forse è il momento di fare una legge che preveda cosa fare il giorno dopo, senza dover scrivere di volta in volta un decreto, cioè senza dover scrivere daccapo per esempio un decreto per Catania, basandosi sui precedenti e possibilmente migliorandoli; è una cosa che non dovrebbe succedere in futuro, tutti dovrebbero sapere un minuto dopo cosa sarà della propria casa, cosa sarà della propria azienda, che misure saranno messe in campo, in modo da poter essere pronti.
  Questo dovremmo cercare di realizzare insieme con una legge organica, che preveda anche una parametrizzazione in funzione dei danni.
  L'onorevole Muroni accennava al discorso dell'ANSA: mai ridurre i controlli antimafia, infatti ho ribadito la necessità che la struttura funzioni, l'attuale struttura che va finanziata perché di fatto il finanziamento avveniva solo per un anno, ma c'è la previsione di rifinanziarla per ulteriori tre anni.
  È chiaro che quando parlo di alleggerire intendo le procedure, oggi spesso i controlli preventivi non sono sostanziali, ma procedurali, se hai la carta sei in regola, ma non sempre la carta corrisponde alla reale liceità del soggetto con cui si sta avendo a che fare. Il ruolo di strutture che vanno ad approfondire la realtà che c'è dietro un'impresa o un professionista è essenziale.
  Il mio riferimento era quindi alle procedure, perché chi vuol commettere un illecito solitamente è molto più bravo nelle procedure di chi invece non lo vuol commettere, ed è un'onesta impresa o professionista che vuole solo fare il proprio lavoro, quindi attenzione a non eccedere con le procedure rispetto al controllo sostanziale preventivo e successivo.
  L'obiezione che ha fatto il Commissario Farabollini non è in sé sull'appalto integrato, che è un tema che riguarda forse altra Commissione e altri lavori, o anche questa Commissione, ma non me ne sto occupando personalmente. L'obiezione che ha posto il Commissario Farabollini è che l'appalto integrato applicato in questa situazione, dal momento che non prevede l'esposizione di tutti quei vincoli nella fase iniziale, che però arrivano dopo, a progetto eseguito, provoca dei rallentamenti, in quanto in alcuni casi rifare il progetto Pag. 24comporta anche andare a modificare l'oggetto della gara, quindi possono conseguire problematiche di questo tipo.
  Il problema che ha posto il Commissario straordinario è nell'applicazione dell'appalto integrato, ove applicato, per i vincoli che spesso ci sono in alcune aree. Ha portato degli esempi pratici di scuole in cui vincoli indiretti hanno causato poi un blocco dei lavori, fino a trovare una soluzione che oggi fortunatamente sembra sia stata trovata.

  PRESIDENTE. Signor Sottosegretario la invito a concludere. Abbiamo in programma un Ufficio di Presidenza per il quale ci serve qualche minuto di tempo.

  VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Sarò velocissimo, telegrafico. Sulla questione macerie il Commissario firma nel momento in cui arrivano le richieste. I documenti parlano: la regione Lazio ha presentato la sua richiesta di contributo ulteriore, che è di 30 milioni, ed è stata concessa, mentre le altre regioni ancora devono spendere parte di quei soldi dati nell'anticipazione di 100 milioni, che – ricordo – il 6 maggio scadono. Quindi le regioni che hanno avuto l'anticipazione di quei 100 milioni ripartiti devono spenderli entro il 6 maggio, entro 18 mesi.
  Così ha stabilito l'Unione europea; il Fondo di solidarietà dell'Unione europea deve essere speso entro 18 mesi.
  Siamo addirittura nella situazione in cui, dati alla mano (ho qui le tabelle, che vi fornirò insieme all'altra documentazione), ci sono regioni che non hanno neanche completato la spesa di quanto già stanziato nella prima tranche.
  Oggi, finalmente si è sbloccata la situazione e le regioni che avevano in pancia i piani...la regione Marche aveva il piano, ma probabilmente non aveva avanzato la richiesta dell'ulteriore finanziamento, era questo quello che mancava, almeno carte alla mano, poi se non è così andremo a verificare, però questa è attualmente la situazione: chi ha presentato la richiesta, corredata di piano di completamento definitivo delle macerie, ha ricevuto immediata risposta dal Commissario straordinario.

  PRESIDENTE(fuori microfono). La regione Lazio.

  VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. L'unica è la regione Lazio in questo momento, ma anche le altre regioni, a seguito di questo intervento, si sono attivate. Il Commissario ha fatto recentemente un incontro con le regioni proprio per attivarle in tal senso.
  Credo quindi che anche questa questione sia risolta, in quanto le regioni, consapevoli di questa situazione, hanno avviato le richieste, e oggi abbiamo già gli importi definiti, che mi ha appena mandato questa mattina il Commissario, di quanto è il residuo richiesto dalle regioni e quindi quanto lui ovviamente autorizzerà.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Vito Crimi, per il suo intervento.
  Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.55.