Sulla pubblicità dei lavori:
Gallo Luigi , Presidente ... 3
Audizione del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, sulle linee programmatiche del dicastero
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati)
:
Gallo Luigi , Presidente ... 3
Franceschini Dario (PD) ... 3
Gallo Luigi , Presidente ... 7
Mollicone Federico (FDI) ... 8
Gallo Luigi , Presidente ... 8
Piccoli Nardelli Flavia (PD) ... 8
Verducci Francesco ... 8
Fratoianni Nicola (LeU) ... 9
Toccafondi Gabriele (IV) ... 9
Fusacchia Alessandro (Misto-+E-CD) ... 10
Sgarbi Vittorio (Misto) ... 11
Mollicone Federico (FDI) ... 12
Sgarbi Vittorio (Misto) ... 14
Mollicone Federico (FDI) ... 14
Gallo Luigi , Presidente ... 14
La seduta sospesa alle 15.05, è ripresa alle 15.10. ... 14
Gallo Luigi , Presidente ... 14
Frassinetti Paola (FDI) ... 14
Casciello Luigi (FI) ... 14
Cangini Andrea ... 15
Palmieri Antonio (FI) ... 16
Iori Vanna ... 16
Di Giorgi Rosa Maria (PD) ... 17
Ciampi Lucia (PD) ... 17
Belotti Daniele (LEGA) ... 18
Colmellere Angela (LEGA) ... 18
Saponara Maria ... 18
Latini Giorgia (LEGA) ... 19
Granato Bianca Laura ... 19
Vacca Gianluca (M5S) ... 20
Gallo Luigi , Presidente ... 20
Vacca Gianluca (M5S) ... 20
Lattanzio Paolo (M5S) ... 21
Vanin Orietta ... 22
Gallo Luigi , Presidente ... 22
Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VII COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
LUIGI GALLO
La seduta comincia alle 14.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata oltre che dal resoconto stenografico, anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
Audizione del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, sulle linee programmatiche del dicastero.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, sulle linee programmatiche del suo dicastero. Ringrazio il Ministro Franceschini di essere presente oggi per l'audizione sulle linee programmatiche: passaggio ormai consuetudinario ed essenziale quando un nuovo Governo inizia la sua attività. Prima di lasciare la parola al Ministro, sono lieto di salutare il Presidente della 7a Commissione del Senato, senatore Pittoni, e tutti i senatori oggi presenti.
Avverto che – d'intesa tra il presidente Pittoni e me – il dibattito successivo alla relazione iniziale del Ministro sarà organizzato nel modo seguente: ciascun gruppo interverrà per 5 minuti, intendendosi 5 minuti per il gruppo della Camera e 5 minuti per il gruppo del Senato. I gruppi potranno dividere il tempo di questo intervento iniziale tra due o più oratori. Quanto all'ordine di intervento, la parola sarà data secondo la consistenza numerica dei gruppi nelle commissioni, a partire dai gruppi meno numerosi. Avranno quindi facoltà di intervenire, nell'ordine: Liberi e Uguali, Per le Autonomie, Gruppo Misto, Fratelli d'Italia, Italia Viva, Forza Italia, Partito Democratico, Lega e Movimento 5 Stelle. Seguirà, a conclusione del dibattito, compatibilmente con il tempo disponibile, la replica del Ministro.
Do a questo punto la parola al Ministro Franceschini.
DARIO FRANCESCHINI. Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie, presidente. Mi fa molto piacere essere qui presso le Commissioni riunite; passaggio che a mio avviso non è soltanto formale o dovuto, ma è un momento molto utile per ascoltare le osservazioni, le proposte e i suggerimenti dei parlamentari all'inizio di un percorso di Governo che per me è già avvenuto, come sapete, nella passata legislatura. Ho fatto anche il componente di opposizione nella Commissione cultura, quindi, insomma, mi sento un po’ a casa. Mi fa piacere affrontare e ascoltare le cose; credo che sia più utile lasciare più tempo ai gruppi parlamentari e per questo cercherò di essere sintetico, molto schematico.
Primo punto: penso che una delle grandi sfide sulla quale da tempo tutte le forze politiche sostengono di voler lavorare, hanno provato a lavorare, sia quella di far diventare le politiche della cultura centrali nelle scelte strategiche del Paese, del Parlamento e dei Governi. Non è un discorso retorico perché sono tanti i settori importanti nel nostro Paese ma, sicuramente, il patrimonio culturale materiale e immateriale del passato Pag. 4 e del presente del nostro Paese è una delle grandi peculiarità, uno dei grandi punti di forza: una delle grandi opportunità di svolgere insieme funzioni doverose secondo l'articolo 9 della Costituzione, a tutela di quel patrimonio, ma anche di investimento e di valorizzazione. La frase che dissi al momento dell'insediamento nello scorso mandato – e che ho ripetuto volutamente il giorno del giuramento, questa volta – è stata: «Mi sento chiamato a guidare il ministero economico più importante del Paese». Non è una forzatura; penso che sia una verità e che non sia necessario dirla a chi, come voi, si occupa di cultura e sa da tempo quanta trascuratezza, quante opportunità mancate, quante possibilità non sfruttate ci sono state negli anni. È invece importante convincere gli altri decisori politici a tutti i livelli che investire in cultura nel nostro Paese significa fare un grande investimento su ciò che ci rende più competitivi, inimitabili, unici, anche a sostegno delle nostre esportazioni e della nostra credibilità internazionale. Quindi mi impegno – chiedendo davvero un rapporto, un'alleanza con le due Commissioni parlamentari – ad affrontare i temi ovviamente dell'ordinaria amministrazione, ma anche a fare un grande lavoro collettivo per spiegare che investire in cultura deve essere una priorità per i singoli Governi e per il Parlamento e può essere anche un terreno – così è capitato diverse volte – in cui si costruisce. È successo anche in questa legislatura sulla proposta di legge n. 478 sulla promozione della lettura, uno dei terreni su cui si possono – non è facile, merce rara in questo periodo – costruire comunanze, intese, rapporti positivi tra maggioranza e opposizioni.
Non farò nessuna controriforma della controriforma, come sono state chiamate le iniziative del mio predecessore, Ministro Bonisoli, che ringrazio per come ha condotto il Ministero, per il lavoro che ha fatto, in modo a mio avviso positivo, – naturalmente con alcune differenze di vedute, ma è normale che sia così –, ma soprattutto perché non c'è stata, da parte sua, una controriforma della riforma dei beni culturali su cui Parlamento, Governo e il sottoscritto avevamo lavorato nella passata legislatura. Ci sono stati alcuni correttivi, alcuni dei quali condivido e altri meno e che sono oggetto di riflessione in queste prime settimane. Ma non c'è stata una controriforma, i cardini di quella riforma della scorsa legislatura sono rimasti: sono state introdotte alcune modifiche, in particolare nel mese di agosto, a crisi politica già avviata anche se non ancora formalizzata. Ho ritenuto, in forma cautelativa, di fermare i decreti ministeriali di applicazione del DPCM di riorganizzazione del Ministero, per poter capire che cosa confermare e che cosa correggere, dopo aver ascoltato le posizioni: ieri ho incontrato le organizzazioni sindacali del Ministero per diverse ore; oggi ascolto le osservazioni e i pareri dei gruppi parlamentari e poi, ovviamente, come è giusto, si faranno le scelte che competono al Ministero e al sottoscritto.
A mio avviso, dovranno essere consolidate alcune esperienze che sono state il cardine del lavoro della passata legislatura e si dovrà investire nella misura massima possibile nel know-how, nelle competenze che ci sono in Italia in materia di tutela. Siamo un Paese che ha avuto una legislazione avanzatissima fin dall'inizio del secolo, poi la legislazione del ’39, l'articolo 9 della Costituzione in materia di tutela dei beni culturali e del paesaggio, in applicazione dell'articolo 9 della Costituzione, che ci ha consentito di tutelare il patrimonio, e la presenza capillare e competente delle Soprintendenze. Per questo devo dire, rispetto ai dibattiti che ci sono stati, che è vero che, come in tutti i campi ci sono cose che funzionano bene e cose che funzionano male, ma il patrimonio delle Soprintendenze è prezioso e va assolutamente tutelato, valorizzato, protetto, perché è quello che ha consentito di difendere gran parte del nostro territorio in anni in cui non era scontata quella difesa. Oggi è più facile parlare di «tutela del suolo, del territorio, dei centri storici»; ma ci sono stati anni in cui era difficile. Quindi le Soprintendenze uniche, che hanno semplificato la vita di molti cittadini e di molte imprese, che hanno ridotto l'estensione territoriale delle Soprintendenze, vanno confermate, vanno difese. Semmai si potrebbe lavorare – dipende dal numero dei dirigenti su cui il Ministero potrà contare nel futuro – per Pag. 5renderle territorialmente più piccole; ma avere in un'unica Soprintendenza, l'unico interlocutore del privato, dell'impresa o del Comune, un'unica Soprintendenza che si occupa di paesaggio, di tutela del patrimonio artistico, architettonico, archeologico è una grande opportunità da cui non si deve tornare indietro. In passato esistevano tre Soprintendenze: quindi per uno stesso immobile capitava di doversi rivolgere a una Soprintendenza in una città per il muro, ad una Soprintendenza in un'altra città per il quadro attaccato al muro, ad una Soprintendenza in una terza città per ciò che c'era sotto il muro. Oggi si fa un'unica domanda, c'è un unico interlocutore; dentro le Soprintendenze ci sono competenze specifiche che sono il tema che va assolutamente rafforzato: competenze in materia di archeologia, di belle arti e paesaggio, di patrimonio demoetnoantropologico, architettonico. Questa è una cosa che, a mio avviso, va rafforzata: va migliorata, ma va consolidata.
Così come va consolidata e migliorata l'esperienza dei musei. Una semplificazione giornalistica, voi lo sapete bene, ha portato a parlare in modo superficiale dei Direttori, i cosiddetti «stranieri», o dei musei autonomi, che sono parte di una riforma che ha portato nel nostro ordinamento qualche cosa di più attuale, di più dinamico, di più moderno. Perché, pur essendo sempre stati un Paese molto avanzato dal punto di vista della tutela del patrimonio, siamo rimasti indietro decenni dal punto di vista della sua valorizzazione; sono due aspetti che non sono in contrapposizione, come invece ha teso a far sembrare un certo dibattito ideologico piuttosto arretrato. Entrambi i princìpi sono contenuti nell'articolo 9 della Costituzione – tutela e promozione – quindi le due cose stanno insieme, sono due facce della stessa medaglia: noi eravamo avanti sulla tutela e indietro sulla valorizzazione. Non c'era una Direzione Generale Musei, che è stata creata; non c'erano Direzioni o Poli regionali che si occupassero di musei: questi erano uffici delle Soprintendenze, diretti da un funzionario gerarchicamente sottoposto al Soprintendente, che doveva occuparsi di tutela e contemporaneamente anche della valorizzazione di 30 musei: un po’ difficile. I musei non avevano il bilancio, non avevano il comitato scientifico, non avevano identità: erano uffici; anche i grandi musei, anche gli Uffizi, Brera, Capodimonte, erano uffici della Soprintendenza.
L'aver creato una Direzione Generale Musei, aver riconosciuto ad alcuni musei un'autonomia particolare, aver scelto i Direttori con quella selezione internazionale, ma anche l'aver cercato di valorizzare l'identità, l'attività, il lavoro sulla tutela dei musei, anche più i piccoli – sono più di 400 quelli dello Stato – mi pare un'operazione che va rafforzata. Per esempio, credo che l'esperienza dei Poli Museali, che raccoglievano, e raccolgono, tutti quei musei che non sono quelli autonomi più grandi, vada ripensata perché non ha funzionato come doveva; pertanto richiede una correzione per migliorare la valorizzazione anche del patrimonio dei musei più piccoli, anche se il termine è un po’ sbagliato. Contemporaneamente, credo che vadano sostenute tutte quelle parti del Ministero che, pur avendo un'importanza straordinaria, sono sempre state inspiegabilmente considerate una sorta di figli di un Dio minore: archivi, biblioteche, istituti storici, un patrimonio enorme, che ha un valore non soltanto storico, ma anche commerciale pazzesco, se è vero che tutte le più grandi fondazioni del mondo – senza citarne i nomi –, quelle legate ai grandi della rete, stanno tentando di acquistare o di utilizzare tutto il patrimonio. Penso che per quanto una grande fondazione di un grande magnate americano possa comprare nel corso della vita, non arriverà mai ad avere quanto un nostro archivio di Stato: noi ne abbiamo 101 o 102. Si tratta di un patrimonio enorme che va valorizzato, difeso, messo in rete. C'è un grande progetto su cui bisognerà lavorare con la creazione di una digital library che metta in rete tutti questi patrimoni straordinari e ci metta in una posizione di forza enorme nel momento in cui ci sediamo a trattare anche col più grande degli operatori di questo settore, e non in quella condizione di debolezza che spinge ad accettare un contributo – necessario magari Pag. 6per mantenere l'archivio di Stato o la biblioteca –, per esempio in cambio dell'utilizzo: occorre quella forza imparagonabile a nient'altro al mondo, la forza del nostro patrimonio librario, archivistico, storico.
Penso che si debba lavorare e rafforzare molto il ruolo della diplomazia culturale. In parte è stato fatto, per esempio con il G7 della Cultura, che non era stato mai fatto prima: un'azione a diversi livelli internazionali. Dal punto di vista della diplomazia culturale, lo dico senza presunzione, siamo una superpotenza; quindi, se investiamo nella diplomazia culturale, rafforziamo tutta la nostra diplomazia, e tutte le nostre relazioni internazionali perché nessun Paese – o pochi Paesi al mondo – possono vantare di avere alle spalle questa forza enorme che è la nostra storia, il nostro patrimonio e anche la nostra creatività. Il grande lavoro sulla diplomazia culturale che dobbiamo fare non riguarda soltanto il mio Ministero, ma riguarda altri Ministeri e il Parlamento.
Ancora, vanno attuate le norme varate nella passata legislatura, in particolare la legge sul cinema, che ha avuto un voto trasversale in Parlamento e che richiede molte norme attuative, ma anche alcune correzioni, come è logico quando si emana una legge attesa da 40 anni: questo è un lavoro che necessita del contributo del Parlamento per individuare che cosa non ha funzionato e che cosa è utile correggere. A fianco di questo lavoro di consolidamento di quello che c'è già, penso che la sfida di questo mandato sia investire in ciò che non c'è nel Ministero dei beni e delle attività culturali, perché dobbiamo uscire da quello schema per cui, essendo in Italia così importante, rilevante e faticosa la tutela del patrimonio che ci hanno lasciato le generazioni precedenti, appare quasi impossibile o irrilevante occuparsi invece del presente e del futuro. Quindi occorre dare il via a investimenti in arte contemporanea, in architettura contemporanea, soprattutto – lo troverete nella Nota di aggiornamento al DEF, in uno dei provvedimenti collegati alla manovra di finanza pubblica – in industrie culturali e creative. L'importanza della creatività dei talenti, dell'intelligenza italiana non riguarda solo le generazioni venute prima di questa, è una dote anche di questa generazione. Ci sono Paesi che – penso al Regno Unito – pur non avendo un patrimonio storico artistico paragonabile al nostro, hanno investito in industrie culturali e creative e le hanno fatte diventare un veicolo di crescita economica enorme e un veicolo di attrazione turistica; quindi investire in questo è un dovere che abbiamo nei confronti delle nuove generazioni. Ci sono settori interi – penso alla fotografia – che non hanno mai avuto un riconoscimento o una struttura all'interno del Ministero; arte e architettura contemporanee sono andate e tornate come un treno. Nella scorsa legislatura, e anche in questa, è stato avviato l'esame di provvedimenti sulle industrie culturali e creative; c'è un grandissimo lavoro da fare che Parlamento e Governo dovranno fare insieme, perché io posso creare le strutture nel Ministero, ma il quadro legislativo e finanziario non può che venire da una condivisa azione parlamentare.
Quindi questa credo che sia l'azione del futuro, a cui se ne aggiunge un'altra: il turismo è tornato, come sapete, all'interno del Ministero per i beni e le attività culturali. Inizierà nelle prossime settimane al Senato l'esame di un apposito decreto-legge. Il turismo è rientrato nell'alveo della cultura, dopo essere stato trasferito all'agricoltura: non commento. Oggi la Direzione Generale Turismo, che era diventata dipartimento del Ministero dell'Agricoltura, è fatta di 18/19 persone, con un bilancio inesistente, anche se inserita in una delle più grandi potenze turistiche del mondo. Il fatto che le competenze sono in parte regionali è solo un alibi: se lo Stato vuole investire in promozioni, immagine dell'Italia, relazioni internazionali, mettere risorse, può farlo anche nel quadro dell'attuale ripartizione di competenze tra Stato e regioni.
In Italia si possono percorrere due strade, a mio avviso, sul turismo: o si crea un ministero autonomo – un tema che è possibile affrontare anche in questa legislatura – o lo si tiene insieme al veicolo che rende il nostro turismo in tutti i settori più competitivo, Pag. 7 cioè la cultura. Questo perché il turismo balneare, quello legato alla salute o quello legato alle bellezze naturali, che hanno e avranno sempre di più una concorrenza enorme nel mondo, in Italia hanno una cosa che li rende più competitivi e vincenti rispetto agli altri Paesi, cioè essere affiancati dal patrimonio storico, culturale, artistico e creativo della Nazione, che rendono il nostro turismo unico e attrattivo. Per questo va fatto un grande investimento di sinergia. So che il piano strategico del turismo non è competenza specifica di queste Commissioni, ma mi piacerebbe discuterne, mentre mi risulta un po’ difficile andare in una Commissione a parlare di turismo e in un'altra a parlare di cultura, quando le cose sono le stesse. Se cresce il numero dei visitatori dei musei è una cosa che riguarda la cultura e il turismo. Il piano strategico del turismo, fatto la scorsa legislatura e in vigore per 5 anni, incrocia moltissimo, come in Italia è inevitabile, queste due competenze. Penso che quello delle emergenze e delle sfide costituisca un tema vero: serviranno risorse che in parte ci sono, grazie a un'azione positiva del mio predecessore. Occorre investire moltissimo in sicurezza e in antisismico per tutto quello che riguarda i beni culturali e i luoghi della cultura fruibili dal pubblico. Bisogna farlo, bisogna cominciare, è un lavoro lungo che va assolutamente cominciato, senza attendere l'attimo in cui si verifica un'emergenza o un guaio.
Secondo tema: nella scorsa legislatura è stato fatto un investimento molto forte rispetto al patrimonio culturale: con i fondi CIPE e le nuove risorse nelle leggi di bilancio, siamo arrivati a oltre 4 miliardi. In base alla verifica che ho fatto, come Bonisoli aveva già verificato l'anno precedente, manca la capacità di spesa: quello delle risorse che non si riescono a spendere perché manca la capacità di spesa è un tema generale della Pubblica Amministrazione che riguarda anche il MIBACT. Bisogna ragionare se fare una Direzione Generale Nazionale che si occupa di contratti e di appalti o se trovare altre forme; ma bisogna decidere in fretta. In Italia le risorse non basteranno mai perché la vastità del patrimonio richiederà risorse infinite per sempre; però intanto ci sono alcuni miliardi da spendere già stanziati, già decisi, già destinati, con il rischio che una parte possa andare in perenzione. Bisogna recuperare la capacità di spesa; ma adesso non è quella l'urgenza: l'urgenza del Ministero è un'altra, ed è quello su cui chiederò il vostro sostegno in legge di bilancio: l'urgenza è il personale. Il Ministero aveva già un'età molto avanzata; nella passata legislatura è stato quindi bandito un concorso per 1.000 posti da funzionario per varie competenze. È stato poi avviato un concorso importante in questa legislatura a cui hanno partecipato in 200.000, questo per darvi il senso dei numeri. Il turnover è molto veloce, perché la Quota 100 si è inserita in un meccanismo già di carenza di organico; qui c'è un problema fondamentale, perché occorre mettere prima a posto la macchina, con le riforme del Ministero, e poi ci vuole chi guida la macchina e chi fa la manutenzione, i meccanici. Ci sono 4.000 carenze in organico e se non si fa una corsa per coprire i posti, il prezzo sarà consistentemente più alto, con la conseguenza di indebolire le funzioni di tutela, indebolire tutte le strutture del Ministero e creare problemi per l'apertura dei musei: quindi, è un'urgenza. Capisco che è così anche in molti altri settori, ma lo è in particolare in questo.
Ultimo tema non retorico: il lavoro sinergico di Governo dà una forza specifica a quel settore rispetto agli altri; so bene, avendo ricoperto sia ruoli di opposizione sia ruoli di maggioranza, che sono naturali il confronto, lo scontro, l'attacco, la critica. Però, se c'è condivisione nel far affluire risorse e attenzione strategica a questo settore, penso che potremo fare molte cose insieme, grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ora al dibattito. Tre dei colleghi iscritti a parlare hanno chiesto di intervenire per primi, in quanto componenti della Commissione di Vigilanza RAI, che si riunisce alle 14.30. Se non vi sono obiezioni, darò la parola prima a questi colleghi, raccomandando a tutti il rispetto dei tempi. Partiamo dal deputato Mollicone.
Pag. 8FEDERICO MOLLICONE. Grazie, ma rimarrò qui, invece, per l'audizione, quindi aspetto.
PRESIDENTE. Do allora la parola alla deputata Piccoli Nardelli.
FLAVIA PICCOLI NARDELLI. Grazie. Io invece andrò in Commissione Vigilanza, quindi ringrazio i colleghi per questa cortesia.
Ministro, la ringrazio per l'esaustività e per le tante tematiche che ha sollevato. Mi soffermo su una in particolare, quella che lei ha definito il settore forse più fragile e più negletto del Ministero, che è quello relativo a biblioteche, archivi, istituti culturali. Questi settori, come lei sa bene, sono strategici per le infrastrutture della memoria e delle conoscenza, ed è su biblioteche e su archivi che noi costruiamo molta parte del lavoro del Ministero e della cultura in generale. Mi sembra importante ricordare che sono alla base di quella che noi consideriamo una sorta di religione civile per questo Paese, che è riconosciuta da tutti e che diventa un patrimonio condiviso. In un momento come questo, con una pervasività della rete che rende ancora più complicato il lavoro di archivio e di biblioteca, con il bisogno di contemperare le innovazioni tecnologiche con la conservazione della memoria, credo che un'attenzione particolare di questo Ministero diventi molto significativa su due tematiche: la prima è quella delle biblioteche. Abbiamo recentemente approvato una legge condivisa sulla promozione della lettura e, nel corso del relativo esame, ci siamo resi conto che è sulle biblioteche che oggi si incardina forse la parte più interessante, quella dei patti locali in rete che sta consentendo di coprire tutto il territorio del nostro Paese, colmando le lacune derivanti dall'eterogeneità delle differenze che fanno parte della struttura del Paese. Ecco, su questo le chiedo, Ministro, di vedere se si riesce a finanziare la parte relativa alle biblioteche, sostenendo quella legge e, in particolare, alcuni di quei capitoli rimasti scoperti o coperti in maniera più esigua. L'altro tema sul quale vorrei richiamare la sua attenzione riguarda gli archivi, perché sugli archivi davvero c'è un'emergenza dettata dall'assenza di luoghi, di spazi, di personale che non si riesce a sostituire a causa del mancato turnover di cui lei parlava poco fa.
Quindi credo che un'attenzione particolare a questi temi possa davvero aiutare il nostro lavoro e la cultura in questo Paese. Grazie, Ministro.
FRANCESCO VERDUCCI. Grazie presidente. Grazie anche a lei Ministro per questa importante introduzione. Parlerò per titoli, alcuni dei quali volti a rafforzare le cose da lei qui dette e introdotte. Il primo di essi è un tema tutto politico, fondamentale per tutti noi: mettere la cultura al centro delle scelte del Paese e dell'agenda del Governo; fare della promozione di massa della cultura una leva di integrazione e quindi di sicurezza, di sviluppo economico e di rafforzamento della democrazia e del pluralismo. Questo significa avere investimenti strategici adeguati, strutturali, continuativi per poter programmare cultura e progettualità nella cultura; una missione strategica, signor Ministro, complessiva, che non sia dettata dalle urgenze della quotidianità dei singoli eventi e che soprattutto faccia i conti con l'impatto enorme dell'incessante rivoluzione e trasformazione digitale che si pensava potesse portare a più spazi di libertà e invece sappiamo che concentra sempre di più il mercato in meccanismi di oligopolio, che impediscono a tanti di emergere. C'è il tema del riconoscimento del diritto d'autore e il tema molto urgente di riconoscere le produzioni indipendenti nel cinema e nello spettacolo. Signor Ministro, c'è il tema dell'accesso alle risorse della cultura per le produzioni autoriali emergenti e, in generale, per quello che riguarda i beni culturali, come cercare di allargare il settore, come avere una progettazione unitaria della valorizzazione culturale dei nostri beni, del nostro patrimonio; non solamente luoghi carismatici, ma una progettazione che valorizzi il territorio diffuso. Abbiamo un'offerta ancora troppo ristretta rispetto alla capacità e alla diffusione del nostro patrimonio culturale.
Per quello che riguarda il Ministero, penso che il tema adesso sia quello di avere Pag. 9stabilità e certezze dopo tante riforme. Certamente qui c'è l'aspetto del personale, come lei ha accennato, ed è molto importante che lei lo abbia fatto. Penso sia adesso doverosa una nuova stagione di reclutamento, a cui sono legati i temi del riconoscimento salariale e dell'indennità di amministrazione, legata ai servizi essenziali che lei ha introdotto per il personale. Poi c'è il tema del rinascimento delle figure professionali dei beni culturali, della gestione virtuosa del volontariato e del contrasto, invece, all'abuso del volontariato.
In conclusione, un tema importantissimo da lei citato è quello delle industrie creative e come fare di questa progettualità un perno di questa legislatura, anche legandosi al capitolo importante a livello europeo, di Europa creativa. Lei ha accennato al turismo – fondamentale come moltiplicatore economico – ma il governo del turismo è essenzialmente governo del territorio; anche da questo punto di vista una visione strategica è fondamentale per evitare ulteriori contraccolpi a livello territoriale che, per le differenze che ci sono tra un territorio e l'altro, peserebbero troppo sulla questione del nostro sistema Paese e sulle sue potenzialità. Grazie.
NICOLA FRATOIANNI. Grazie signor Presidente. Grazie signor Ministro. Sarò molto molto breve anche perché, come era peraltro comprensibile e ragionevole, oggi lei ci ha presentato un impianto di ragionamento rispetto al ruolo che questo Governo assegna alla cultura, all'interno di un quadro più complessivo che riguarda la strategia del Paese. Sono molto d'accordo sulle cose che lei ha detto; non c'è dubbio che la cultura rappresenti per il nostro Paese non soltanto uno straordinario, gigantesco insieme di beni inestimabili, ma anche un enorme potenziale sul terreno della crescita, dello sviluppo e, dunque, anche sul terreno della leva economica. Condivido le cose che lei ha detto, ma in tutta evidenza siamo di fronte ad una serie di titoli che poi hanno bisogno di essere riempiti dall'articolazione con cui si svolge l'iniziativa del Ministero, che non pretendo possa arrivare oggi a pochi giorni dalla formazione del Governo. Dunque eviterò di commentare punto per punto. Ci sono molte questioni che mi interessano: tra le altre, una è stata appena ricordata, quella dell'industria culturale e creativa. Ci sono state esperienze in questo Paese, anche a livello regionale, molto significative in termini di investimento su questo terreno su cui credo possa incrociarsi anche un pezzo importante delle giovani generazioni che oggi, su questo fronte, possono rappresentare un elemento di dinamizzazione notevole.
Colgo l'occasione per fare una domanda secca su una questione di cui mi sono personalmente occupato in modo molto intenso nei mesi scorsi e che riguarda una vicenda specifica, quella dell'Abbazia di Trisulti. Lei conosce bene la questione; il Ministero precedente, in particolare il Sottosegretario Vacca – che peraltro è qui con noi e che continuo a ringraziare per questo – sulla base di una serie di interpellanze e interrogazioni che io stesso ho presentato, e sulla base di una mobilitazione molto vasta di associazioni e comitati del territorio di Trisulti, aveva avviato una procedura di revoca della concessione di quell'Abbazia alla fondazione DHI, finanziata in modo esplicito da Steve Bannon, che aveva l'obiettivo di realizzare là dentro, in totale contrasto peraltro anche con la lettera del bando di assegnazione, una accademia europea di sovranismo. Dunque volevo sapere se – come spero e mi auguro, ma ne sono convinto – continuerà, arriverà a conclusione il prima possibile la procedura di revoca per restituire a quell'Abbazia la sua funzione principale, innanzitutto quella di essere un bene comune molto importante in quel territorio, un incrocio di tradizioni, di storia, ma anche luogo a disposizione delle comunità di quell'area del Paese. Grazie.
GABRIELE TOCCAFONDI. Sì, grazie Presidente. Ringrazio anch'io il Ministro. Entro subito negli argomenti. Il primo è sul tema della riforma o controriforma, come la vogliamo chiamare, la terminologia poco importa. Il primo tema è quello dell'autonomia, che – voglio usare il passato – era in più punti messa in discussione. Mi riferisco all'autonomia in generale dei musei e, in particolare, sulla base dell'articolo 29 del Pag. 10decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 del 19 giugno 2019, all'autonomia degli istituti con finalità particolari. Voglio chiederle se ha già pensato al tema dell'autonomia persa da tre di questi istituti, in particolar modo dalla Galleria dell'Accademia di Firenze che è stata accorpata alla Galleria degli Uffizi. Eppure quell'autonomia funzionava bene sia per numeri – 30 per cento in più di visitatori e di ricavi – sia, oneri ed onori ai Direttori, perché, dopo 40 anni, come lei sa, sulla Galleria sono iniziati lavori importanti. Le chiedo inoltre se ci sono novità in merito all'abolizione del Consiglio di Amministrazione e, anche indirettamente, sul fatto che l'approvazione dei bilanci era stata demandata centralmente al Ministero.
Un'altra questione contenuta nella riforma Bonisoli è quella dell'estensione dei poteri del Segretario Generale – con conseguenze anche sulle politiche dei prestiti di opere d'arte all'estero – che aveva anche il coordinamento di comunicazione e informazione, e quella della nuova direzione contratti e concessioni, con la centralizzazione di molte attività che erano lasciate all'autonomia. Sottolineo anche l'articolo 14. Non è la prima volta che lo faccio, ma voglio ricordare che prevedeva che la verifica delle dichiarazioni di interesse culturale passasse da livello territoriale a quello centrale: ciò genera molta preoccupazione in merito alla tempistica delle risposte e quindi a lavori, ristrutturazioni, tutela dei beni culturali. Sempre su questo chiedo – anche rispetto alla scadenza di nomina di alcuni direttori come quello degli Uffizi che mesi fa aveva dichiarato di voler accettare un incarico prestigioso a Vienna – se lei prevede di recuperare quello che aveva creato lei stesso, che ha portato buonissimi risultati e, eventualmente, con che tempi?
Cambiando argomento, passo molto velocemente a bonus cultura e 18App: oggettivamente funziona, i dati lo riscontrano, i ragazzi «consumano» il bonus cultura, in ordine, per libri, teatro, corsi di lingua e cinema ma, soprattutto, per l'acquisto di libri. Scade il 31 di dicembre di quest'anno, quindi spero ci sia la volontà di confermare e proseguire: è una domanda. In ultimo, sulla capitale italiana della cultura: dobbiamo dare atto di un buonissimo lavoro fatto che funziona, dà visibilità e prestigio. Chiedo i suoi intendimenti anche su questo tema. Grazie.
ALESSANDRO FUSACCHIA. Grazie. Allora, grazie Ministro, io le cito cinque/sei punti in maniera molto veloce: il primo lo citava anche il collega Toccafondi: la questione dei musei, dei direttori e di tutto quello che è finito nel dibattito giornalistico, mediatico e internazionale. Si tratta di una misura centrale, perché oltre a fare molto bene ai musei, fa bene e fa respirare il Paese e tutti coloro che si sentono cittadini europei e cittadini moderni di questo Paese. Quindi non solo ci assicuriamo e mi auguro che ritorneremo sulla giusta strada, ma che la rafforziamo anche.
Passo al secondo punto. Ministro, lei ha citato le imprese culturali e creative che hanno ripreso anche altri colleghi: qui, secondo me, occorre un'integrazione forte da fare con tutto il mondo della scienza e della tecnologia. Sono mondi che non si sono tradizionalmente parlati – cultura, scienza e tecnologia – e ci sarebbe un impatto economico significativo: ovviamente non stiamo parlando solo di digitale. Lei ha citato correttamente tutela e valorizzazione, ne abbiamo talmente tanto, come ricordava lei, che non arriveremo mai ad occuparci pienamente solo di quello. Però, o dedichiamo uno spazio di attenzione forte a partire dalla legge di bilancio non solo sulla promozione della nuova cultura, oppure vivremo sempre di passato.
Terzo punto veloce: dati e banche dati sono il nuovo oro. Mi piacerebbe conoscere i suoi ragionamenti e le sue intenzioni – ha parlato prima di digitalizzazione – rispetto al fatto che il Ministero e tutto il patrimonio possono essere una potenziale miniera d'oro. Da questo punto di vista, qual è lo stato dell'arte rispetto alle banche dati del Ministero?
Velocemente sugli ultimi due punti. La diplomazia culturale: volevo proporle e comunque chiederle se non fosse possibile immaginare una sperimentazione dell’art bonus per l'estero, cioè provare a fare una misura come quella, ma finalizzata in parte Pag. 11alla promozione della cultura italiana nel mondo, perché i soldi lì sono pochi e spesso ci accorgiamo che vanno per la promozione di quello che abbiamo già; ancora una volta all'avanguardia, ma senza riuscire a portarlo in giro nel mondo.
L'ultimo punto riguarda un aspetto che non ha toccato: la scuola. Lei, Ministro, ha il compito di fare le politiche culturali e quindi di lavorare sul lato dell'offerta. Sul lato della domanda dobbiamo costruire un Paese che ha sempre più fame di cultura e che chiede sempre più cultura. Quindi volevo chiederle qual è lo stato della riflessione con il suo collega Ministro Fioramonti, quindi con l'altro Ministero, e se prevedete iniziative strategiche congiunte da questo punto di vista. Grazie.
VITTORIO SGARBI. Mi è difficile parlare con il Ministro che per la seconda volta usurpa il posto che dovrebbe essere il mio. Abbiamo un doppio conflitto: quello che lui è un abusivo e che siamo entrambi ferraresi. Io, invece, sono abusivo perché sono il parlamentare di Ferrara e lui no. Quindi su Ferrara c'è un conflitto di interessi perché io vorrei chiedere se, scongiurando la sua sventurata impresa delle capitali italiane della cultura, fra cui Pistoia all'insaputa di tutti, volesse potenziare l'ipotesi di Ferrara come capitale europea della cultura. Comunque sarà nel 2033 e, poiché già si sono candidate Pesaro e Urbino, sarebbe bene che dicesse al sindaco di Ferrara di non perdere tempo sulla piccola Italia, con quei pochi danari che hanno reso Pistoia risibile.
Per quello che riguarda il resto, sono quasi sempre d'accordo con Franceschini, in particolare sulle cose che fa a mio favore, quindi vorrei fargli un promemoria in quest'ordine. Mi è piaciuta molto la sua diplomazia culturale, perché ha risolto un equivoco della Sottosegretaria che, nell'incompetenza di Bonisoli, si era occupata di Leonardo. Ha sciolto il problema non a nostro svantaggio perché, prestando il disegno dell'Uomo Vitruviano – che sta, non visto da nessuno – a Venezia, ha ottenuto in cambio due capolavori di Raffaello: il doppio ritratto con l'autoritratto e il Baldassarre Castiglione. A Urbino faremo la mostra di Baldassarre Castiglione, quindi non posso che lodare questa tempestività diplomatica. È vero che siamo una grande potenza e che dobbiamo potenziare questa capacità di dialogo con i grandi musei. Nell'ordine di quello che ho accennato a Ferrara in modo quasi divertente, non mi pare, invece, che il Ministero debba occuparsi granché di architettura contemporanea, visto il danno che viene fatto; ma invece è fondamentale che si occupi di fotografia. La fotografia è nata nel 1839. Al Mart di Rovereto, di cui sono Presidente, farò la prima mostra per il centottantesimo anniversario. Nell'ordine dei centenari, c'è quindi da ricordare il 1839 per la fotografia e il 1822 per la morte di Canova. Sono stati giustamente insediati tre comitati per Raffaello, Leonardo e Dante. Occorre insediare quello per Canova, che è il più universale. E, con questi, il 1858, anche se ormai un po’ fuori, anno di nascita della Duse. Il mondo del teatro, il mondo dannunziano, il mondo dello spettacolo che nella piccola Asolo ha pensato alla Duse merita che il Ministero, in quel comparto dello spettacolo, onori la più grande attrice che abbiamo avuto. Quindi è un promemoria che faccio all'amico Franceschini, soprattutto per quello che riguarda la fotografia. È vero che il termine «archivio» è un termine importante, ma è vero che la fotografia è l'archivio del mondo. Oggi ognuno di noi fa un selfie per comunicare al mondo; non possiamo non avere i fondi fotografici e fare mostre e avere un dipartimento: è più importante perfino di qualche altro dipartimento che ogni tanto si crea. Non so se già quello della gastronomia, ma insomma sarà bene onorare Petrini e l'impresa che ha fatto di mettere insieme cultura e agricoltura.
Sul tema finale che lui ha affrontato del turismo, a mio avviso è un peccato mortale aver fatto un referendum contro il Ministero del turismo, che un popolo di idioti, che è contro il palazzo, ha eliminato, come eliminerebbe anche gli interni e la cultura. Perché il popolo odia il palazzo, cosa che forse non hanno capito bene, né Franceschini né Renzi; così quando gli è stato chiesto se cancellare, lo ha fatto. Agricoltura Pag. 12 e Turismo sono poi state messe insieme in quell'aberrazione. Oggi il Turismo è MIBACT: ma occorre dare al più grande Paese del mondo un Ministero del turismo. Il turismo si è dissolto anche nel Ministero della cultura, per cui occorre ridargli la sua identità Mi pare che siano cose che peraltro in larga misura l'amico Franceschini condivide, e quindi spero che se ne ricordi.
Ultimo punto: Raffaello viene celebrato a Urbino, dove manca il Sovrintendente perché quello che avete nominato se ne va a Vienna. Occorre che ci sia un interim, per il quale potrei anche suggerire, una persona di grande qualità che sta a Perugia. Però, poi, si dovrà fare un concorso, perché non si può non avere un direttore nell'anno di Raffaello; quindi, il 1° gennaio sarebbe bene che si facesse il concorso per questo posto di direttore. Sono pro-sindaco di Urbino, ma non dialogavo con Peter Aufreiter, per sua palese ignoranza: occorre dialogare perché Urbino abbia il palazzo che accoglie Raffaello nell'anno del centenario, è assolutamente fondamentale.
Quindi: Urbino, Raffaello, Canova, la Duse, la fotografia, se manterrai questo promemoria, non lo farai per me, ma lo farai per la patria.
FEDERICO MOLLICONE. Grazie, Presidente. Grazie al Ministro Franceschini che con una battuta, diciamo, riprende il pieno possesso di piazza del collegio romano, ammesso che l'abbia mai abbandonato. Quindi complimenti, auguri di buon lavoro per la prosecuzione del Ministero della cultura.
Saremo e siamo, come hanno visto nei mesi passati anche i colleghi della maggioranza, almeno la sua parte permanente, un'opposizione intransigente, con la collega Frassinetti, in Commissione: arriviamo anche all'ostruzionismo materiale, ma siamo molto collaborativi quando ci sono interessi superiori di natura nazionale, lo abbiamo dimostrato più volte. Lo abbiamo dimostrato ultimamente anche con la citata legge a favore della lettura, con quella per l'introduzione dell'educazione fisica e con quella sull'educazione civica: ovviamente andando a contrattare, a rivendicare quelli che sono i nostri valori, i nostri punti di programma a favore dell'interesse nazionale, quale la diffusione, poi nel parlerà la collega Frassinetti, della lingua italiana e così via. Ma saremo intransigenti, invece, sugli aspetti che non vanno, sia organizzativi e sia di principio o di visione.
Le riconosciamo, Ministro Franceschini, alcune iniziative positive sulle quali siamo più oltranzisti di lei; faccio riferimento all’art bonus che sicuramente è un sistema funzionale e funzionante, ma assolutamente troppo limitato. Perciò credendo nella sussidiarietà, chiediamo che cosa si intende fare per estendere orizzontalmente l’art bonus, affinché non sia un club per i ricchi o soltanto per i grandi privati e un favore a loro e alle grandi fondazioni bancarie che investono in cultura e magari risparmiano in termini fiscali. Riteniamo che l’art bonus debba essere esteso a livello orizzontale perché, in ogni città d'arte, i privati – anche i piccoli e medi privati – possano investire parte del gettito fiscale in cultura, andando ad alimentare un indotto positivo per la locale orchestra, coro o museo civico. Su questo chiediamo quale sia l'impegno da parte del Ministro di questo Governo.
Sempre riguardo a un tema di detraibilità, abbiamo presentato una proposta di legge quest'estate, prima che cambiasse la maggioranza, ma che rimane assolutamente di attualità, sulla detraibilità dei consumi culturali personali, al pari del ticket dei medicinali. Ovvero se si va a teatro, al cinema, a sentire un concerto, a vedere una manifestazione di performance contemporanea, si ha la possibilità, conservando il biglietto personalizzato, di detrarlo, ovviamente proporzionalmente al reddito e con una franchigia, come avviene con le medicine. Su questo pure ci confronteremo, ma già le chiediamo qual è l'orientamento del suo Ministero in proposito.
Quanto alle critiche che abbiamo fatto storicamente, ricordo che l'abbiamo sostenuta sull’art bonus pubblicamente, ma l'abbiamo criticata durissimamente sul fondo unico dello spettacolo e manteniamo questa critica perché siamo molto preoccupati: l'unico lampo di novità che Bonisoli aveva Pag. 13portato era questa discontinuità sulla gestione del fondo unico dello spettacolo che, devo dire non per suo demerito, Ministro Franceschini, perché era precedente a lei, è sempre stato gestito in maniera clientelare, come riportato dall'istituto Bruno Leoni e da altri istituti di ricerca assolutamente autorevoli. Di conseguenza, le commissioni, che dovevano essere solo consultive, di fatto diventavano assertive e determinanti; valutavano con una media di tempo che va dai 30 secondi a un minuto e mezzo ciascun progetto culturale. Ditemi voi come questo possa essere possibile se non con una pre-assegnazione. Tuttavia, al di là di questo – ci sono stati ricorsi, anche vinti, sospensioni e così via – Bonisoli era intervenuto correttamente, impegnandosi pubblicamente con il movimento Spettacolo dal Vivo, e aveva reso possibile un recupero degli esclusi. Ecco, la domanda sic et simpliciter era: abbiamo presentato, come Fratelli d'Italia, una proposta organica di riordino del fondo unico dello spettacolo a cominciare dal nome, che chiameremo «fondo nazionale per le arti», sembrandoci più adeguato, perché questa «unicità» ci ricorda un po’ l'Unione Sovietica e il pensiero unico. Ma al di là di questo, anche nel merito, con gravi e sostanziali modifiche per un'assegnazione più trasparente, più meritocratica e meno aggregata sui grandi poli e sulle grandi proposte culturali, a favore anche di un tessuto culturale. Su questo vorremmo capire quale disponibilità ci sia al confronto, anche nella prossima legge di bilancio.
Altro tema legato alla legge di bilancio e poi vado alle ultime due domande che sono legate all'attualità, è proprio la rievocazione storica: esiste un fondo triennale, di questo gliene do merito, che è stato avviato su proposta del Parlamento – noi ne fummo i proponenti nella legge di bilancio 2017 che ha avuto molto successo per 3 anni. Ne hanno usufruito città d'arte che hanno palii, rievocazioni e associazioni di rievocazione storica ventennali. Adesso siamo alla terza annualità: se lo stanziamento non viene rifinanziato, decade. Siccome la rievocazione storica è utilizzata e riconosciuta in tutto il mondo, soprattutto in Europa – faccio l'esempio soltanto di Hampton Court a Londra, dove addirittura ci sono gli attori, i rievocatori, e ai visitatori vengono persino dati dei mantelli per essere in tema con il contesto, ma sempre sotto la scientifica guida dell'istituto o delle università londinesi – mi chiedo cosa intenda fare il Ministero, visto che ha finanziato la rievocazione storica per la prima volta con la legge di bilancio 2017. È di grande sviluppo per i Comuni, per le città d'arte e per le associazioni di rievocazione, quindi chiediamo il sostegno alla rievocazione storica e il rifinanziamento per la triennalità prossima.
Sull'attualità: festival degli incontri. Qui ci siamo scontrati e continueremo a scontrarci perché il Sindaco Biondi di L'Aquila, a cui va la nostra solidarietà, si è opposto ad un programma assolutamente raffazzonato per 700.000 euro di finanziamento pubblico solo dal MIBAC. Non ha nulla a che fare con la ricostruzione: è un programma approssimativo e a dirlo non è il Sindaco Biondi, ma il Presidente Centi della Sinfonica Abruzzese che certo non è un esponente o un Sindaco di Fratelli d'Italia; egli dice che il programma non è stato fornito al CDA dell'istituzione che finanzia il festival da parte della Barbagallo, la direttrice artistica. Chiede quindi che il programma venga completamente e radicalmente rivisto e che venga liquidata la direttrice artistica. Lei, Ministro, è intervenuto in maniera plateale a sostegno di questo festival e lo capisco, perché c'è il MIBAC dietro. Tuttavia, basta andare a vedere gli invitati e gli ospiti, Saviano, Zero Calcare, tutti ospiti e temi che non hanno nulla a che vedere con la finalità del festival nell'ambito del contesto in cui è finanziato, con soldi pubblici. Su questo vorremmo pertanto avere precisazioni, stante appunto la presa di posizione della Sinfonica.
L'ultima domanda è sulla diplomazia culturale dei prestiti. Con l'ottimo Sottosegretario Borgonzoni abbiamo portato avanti una battaglia proprio sui prestiti della diplomazia culturale, perché su Leonardo veniva accentuata da parte dell'ex Segretario Generale una politica dei prestiti che Pag. 14favoriva la Francia. Ora, sembrerà una battuta ma non lo è: per quale ragione alla Francia, nel cinquecentesimo anniversario di Leonardo, dobbiamo prestare le opere più iconiche di Leonardo, quelle italiane, mentre è stato del tutto escluso a priori il prestito della Gioconda? Comunque, invochiamo una politica culturale di maggior rispetto dell'anniversario leonardesco che, ricordiamo, è italiano, un genio universale – siamo contenti che ci siano la manifestazione e la mostra al Louvre – e nella sua universalità va ricordato che è italiano, perché altrimenti facciamo come la televisione francese che lo ascriveva addirittura alla Francia. Quindi la domanda è: non c'è uno squilibrio per cui noi diamo addirittura l'Uomo di Vitruvio, che addirittura da perizia interna al MIBAC risulta avere...
VITTORIO SGARBI. (fuori microfono) È falso, è una perizia sbagliata.
FEDERICO MOLLICONE. Vittorio, con grande rispetto della tua perizia, quando sarai Ministro della cultura, io te lo auguro ...
(commenti del deputato Sgarbi, fuori microfono, cui replica il deputato Mollicone. Scambio di apostrofi tra i due deputati che entrano in contatto e tra i quali si frappongono alcuni altri deputati).
PRESIDENTE. Sospendo la seduta.
La seduta sospesa alle 15.05, è ripresa alle 15.10.
PRESIDENTE. Riprendiamo gli interventi dei deputati.
PAOLA FRASSINETTI. Grazie. Ministro, nel ringraziarla per la sua presenza, volevo mettere in evidenza anch'io la connessione tra cultura e scuola, e quindi l'incremento delle visite ai musei e alle mostre anche per le primarie. Voglio sottolineare la situazione relativa alla storia dell'arte, una materia che secondo me andrebbe studiata obbligatoriamente e non ne andrebbe ridotto l'orario, come è avvenuto negli ultimi tempi. So che non è di sua competenza, ma secondo me è un unicum che va considerato.
Sul turismo sono d'accordo con l'idea di un autonomo Ministero, ma comunque, nel caso non fosse possibile, a un ritorno della competenza in materia di turismo nell'alveo dei beni culturali. Ci sono state rilevazioni che hanno dimostrato che i turisti culturali, chiamiamoli così, spendono 30/40 euro in più al giorno rispetto ad altre tipologie di turista, questo è già un dato importante.
Voglio anche fare un breve riferimento alla lingua italiana anche se non è un bene artistico, culturale e materiale. Sappiamo che in questo periodo sono stati lanciati gridi di allarme dall'Accademia della Crusca e da tante altre associazioni, alcune anche all'estero, che tutelano la nostra lingua; mentre in Italia, spesso e volentieri, ormai è deformata dall'introduzione di termini stranieri che vanno a minarne l'eccellenza e il valore.
Ho anche alcune richieste provenienti dagli operatori del mercato dell'arte che esprimono preoccupazione per le nuove tassazioni: in particolare, questi operatori del mercato dichiarano una insostenibilità di nuove tasse e nuovi tributi.
Poi, avrei due brevissime proposte: una è relativa alla possibilità di attingere anche dai depositi dei nostri musei per inserire nel circuito artistico anche opere d'arte minori al fine di provare ad aumentare l'introito. Se tali opere appartenessero a paesi esteri, sicuramente sarebbero tenute in ampia considerazione. Inoltre, perché non esternalizzare i servizi accessori, sul modello inglese, per riuscire a realizzare cifre equivalenti a quelle ricavate dalla vendita? Queste sono due brevi proposte.
Poi segnalo che all'Ordine degli Avvocati di Milano è stato fatto un importantissimo convegno sulla circolazione dei beni culturali, con un approfondimento e un'interpretazione legislativa relativamente al quadro del diritto nell'UE, direttive e regolamenti, per la restituzione e circolazione delle opere d'arte. Penso che sia un punto da approfondire. Grazie.
LUIGI CASCIELLO. Grazie Presidente. Auguri al Ministro Franceschini. Pag. 15
Innanzitutto anche noi crediamo che l'investimento nella creatività culturale sia un obiettivo da perseguire, soprattutto anche nella prospettiva, così come diceva il collega Sgarbi, di valorizzare al massimo anche la produzione e la creatività nel campo della fotografia che è la vera memoria, non solo di questi tempi, ormai da decenni. Questo dal punto di vista generale. Salutiamo con soddisfazione il ritorno delle competenze in materia di turismo al Ministero dei beni e delle attività culturali. Sin dal principio abbiamo sottolineato quanto fosse bizzarro immaginare una programmazione del fondo del turismo che non fosse in totale sinergia con il patrimonio artistico e culturale del nostro Paese. Non a caso abbiamo sostenuto anche la risoluzione sul Grande Progetto Pompei che è l'esempio plastico ed evidente di quanto non possa esistere una progettazione turistica disgiunta dal grande e straordinario patrimonio artistico archeologico italiano.
Poi sottopongo, cercando di restare estremamente nei tempi, due questioni specifiche: la prima riguarda i cosiddetti «progetti speciali», quelli sul riparto ai sensi dell'articolo 44 del decreto ministeriale del 27 luglio 2017. Considerato che il Ministro Bonisoli, il suo predecessore, per quest'anno avrebbe già fatto l'intero riparto, mi chiedo – e tra l'altro ricordo che questo è un fondo nell'esclusiva discrezionalità del Ministro – se ci siano ancora risorse da impiegare e da assegnare e quali criteri si intendano adottare per la distribuzione e assegnazione di questi e di eventuali fondi ulteriori? Inoltre, vorrei sapere se per il prossimo triennio pensa di lasciare invariato lo stesso decreto che, a nostro avviso, ha penalizzato fortemente il Mezzogiorno con il taglio dei contributi previsti dal fondo unico dello spettacolo; un taglio che ha penalizzato soprattutto i privati che sono stati costretti a rinunciare a più della metà della forza lavoro, sia quella direttamente impiegata nel settore, sia quella dell'indotto, con la perdita di centinaia, se non migliaia, di posti di lavoro proprio nel Mezzogiorno. Tra l'altro ricordo che il 34 per cento di questi fondi dovrebbe essere destinato al Mezzogiorno.
L'ultima questione – che ho già sollevato in passato, e che ripropongo perché non ho avuto una risposta esaustiva dal suo predecessore, – è una vicenda specifica ma che può interessare anche questioni omogenee. Mi riferisco, in particolare, all'area archeologica di Velia nel Cilento – Velia ed Elea – la cui competenza per ora è assegnata al polo museale regionale. Per omogeneità, – tra l'altro, sono iscritte anche nello stesso elenco di patrimonio UNESCO, – ritengo che sarebbe più opportuno che la competenza sia trasferita al parco archeologico di Paestum, così come anche per la Certosa di Padula, che è a poca distanza. Questo permetterebbe non solo un'ulteriore valorizzazione del sito, ma anche una maggiore possibilità di intervento delle Amministrazioni locali, sia per una questione di distanza e sia per una questione di competenza. Grazie.
ANDREA CANGINI. Grazie presidente. Signor Ministro, lei ha toccato – devo dire superficialmente, ma lo ha dichiarato, si trattava solo di titoli – diversi temi, uno tra questi è quello dell'audiovisivo. Lei ha avuto il merito, tre anni fa, verso la fine della legislatura, di fare una legge di sistema che ordinasse un mondo che stava cambiando velocemente. Tre anni sono un'enormità in questo contesto perché, come sappiamo, la rivoluzione digitale procede a passi più che spediti. Quello che era il contesto di allora non è più il contesto di oggi: Netflix è enormemente cresciuta, Disney si è affermata sul mercato, tra un po’ avremo Apple che stravolgerà ulteriormente il mercato dell'audiovisivo, con ricadute sull'industria cinematografica italiana che è un'industria vera e propria, con oltre 170.000 posti di lavoro e che, soprattutto, è un veicolo straordinario di promozione dell'immagine del Paese e quindi, di conseguenza, di interesse nazionale, fortemente legata anche al turismo. Quindi mi chiedevo in che misura – do per scontato che intenderà tornare sulle linee guida di quella legge – intendesse farlo, tenendo presente che il mondo sta cambiando, che alcuni Paesi a noi vicini, come la Francia, si stanno addirittura dotando di proprie piattaforme digitali – è annunciata a breve la nascita di Salto in Pag. 16Francia – che Paesi non sovranisti, ma attenti alla sovranità nazionale e quindi ben più efficaci, valorizzano l'industria cinematografica nazionale e lo fanno riversando ingenti risorse nelle sale cinematografiche come presidio del territorio, e nell'industria, nella produzione. È di pochi mesi fa l'annuncio di Macron che ha destinato mi pare 15 milioni di euro alle aziende che producono film audiovisivi francesi per fare acquisizioni all'estero. Quindi siamo di fronte a un mondo che sta cambiando enormemente e che minaccia la nostra industria nazionale cinematografica. Vorrei sapere che intenzioni ha a riguardo.
Ha parlato anche di turismo. Era evidentemente un'assurdità aver scorporato il turismo dal Ministero dei beni e delle attività culturali e averlo attribuito incredibilmente al Ministero dell'Agricoltura: bene che sia tornato al MIBAC, meglio – lo ha detto anche lei – sarebbe stato farne un Ministero autonomo, ovviamente con portafoglio, ma mi rendo conto che non ci sono le condizioni. Sul finire del 2001, voi del centro-sinistra approvaste velocemente la riforma del titolo quinto della Costituzione, con un pugno di voti della maggioranza, alla faccia di chi retoricamente dice che le riforme costituzionali vanno fatte con larga condivisione. Furono trasferite le competenze del turismo alle regioni: mi piacerebbe capire qual è il suo punto di vista a riguardo, se quel trasferimento di competenze ha funzionato bene, se è necessario un riaccentramento, se è opportuno ridiscutere quella sciagurata riforma.
Qualcuno ha parlato di bonus cultura. Faccio presente una cosa di cui ci si occupa poco, che è più di dettaglio, una questione simbolica probabilmente: tra le mille cose che si possono fare con quei 500 euro messi a disposizione dei neo-diciottenni ce n'è una che non è prevista e, a mio avviso, è un vuoto grave. Si tratta della possibilità di sottoscrivere abbonamenti a giornali o periodici; si può andare a teatro, si possono comprare dvd e quant'altro, qualsiasi cosa, tranne i giornali. Ora, probabilmente, i neo-diciottenni non saranno interessati a sottoscrivere abbonamenti a giornali, ma è diseducativo non averlo previsto: il precedente Governo ha respinto incredibilmente, – una delle tante assurdità a cui abbiamo assistito, – un emendamento a questo riguardo a mia firma e sottoscritto da tutta Forza Italia. Mi auguro che vogliate colmare questo vuoto. Grazie.
ANTONIO PALMIERI. Un minuto per il Ministro Franceschini. Mi ricordo una sua telefonata di poco prima di Natale del 2016 nella quale mi disse così: «Sarai contento finalmente» perché grazie a lui e allo sforzo di un deputato dell'opposizione, l'IVA al 4 per cento sui libri digitali era diventata azione del Governo. Vorrei ricevere un'altra telefonata, Ministro. Natale ormai si avvicina, abbiamo tutto il tempo, perché nella legge del cinema è rimasto indietro il tema del tax credit, con particolare riguardo per il settore che seguo da diversi anni: quello dei videogiochi. Si tratta di un settore nel quale c'è una promettente via italiana che andrebbe valorizzata anche, se non soprattutto, con questo strumento, questa leva di natura fiscale, come peraltro sta facendo l'Inghilterra, che lei ha citato come esempio di Paese relativamente povero di cultura e di beni culturali, ma ricco invece di attenzione verso l'industria creativa. Quindi l'augurio è di ricevere un'altra telefonata.
VANNA IORI. Grazie Presidente. Ringrazio il Ministro per questa opportunità e auspico che ve ne siano altre perché credo che gli incontri tra senatori e deputati possano produrre quelle sinergie che anche nel confronto a volte animato possono portare a un quadro complessivo arricchito, condiviso e quindi molto più stabile.
La cultura nel nostro Paese, lo diceva lei Ministro in apertura, è la risorsa delle risorse e quindi l'investimento sul nostro patrimonio culturale credo che sia assolutamente urgente e necessario; sarebbe addirittura paradossale non considerarlo primario, come investimento. Quindi, metterlo al centro delle nostre politiche costituisce, a mio avviso, una priorità assoluta. In particolare ritengo che sia importante innanzitutto portare a conclusione, lei diceva che Pag. 17non vuol fare la controriforma della controriforma, quei provvedimenti che già hanno concluso una parte del loro iter. Mi riferisco, per esempio, al sostegno alla lettura a cui aveva fatto riferimento la deputata Nardelli, e al riordino della materia del Codice dello spettacolo, del FUS e dei beni culturali. Inoltre, vorrei aggiungere un aspetto che a me sta particolarmente a cuore: quello del rilancio dei patrimoni dei piccoli Comuni, perché oltre alle cosiddette «città d'arte» c'è un patrimonio immenso distribuito su tutto il territorio nazionale che va assolutamente valorizzato, sia dal punto di vista architettonico e sia dal punto di vista museale. Ne approfitto per citare il progetto del Museo della psichiatria di Reggio Emilia che nella scorsa Legislatura era giunto, proprio sul filo del rasoio, all'approvazione. Si tratta di un unicum che attira persone da tutto il mondo che, dopo la chiusura dei manicomi, dopo la demanicomializzazione, conserva migliaia e migliaia di cartelle cliniche, di video, di strumenti che venivano utilizzati in ambito psichiatrico. Ora non ho tempo di soffermarmi sui dettagli, ma certamente è una realtà molto importante nel nostro Paese.
Aggiungo l'importanza della promozione delle imprese culturali creative che già altri colleghi hanno sottolineato e quindi la necessità di personale che abbia una preparazione nuova, diversa da quella tradizionale per queste imprese che vedo applicabili sul nostro patrimonio ma, per farlo, occorrono competenze nuove. Naturalmente collego questo discorso alla lotta alla povertà educativa del nostro Paese, perché è davvero assurdo che un Paese con un patrimonio culturale come il nostro abbia nello stesso tempo una povertà culturale ed educativa spaventosa, soprattutto in certe regioni del nostro Paese.
Concludo sottolineando l'importanza del collegamento con il turismo nelle modalità che saranno decise, ma certamente non si può scindere la cultura dal turismo perché questo è oggi una grande risorsa economica, così come lo è il patrimonio culturale, ed entrambi contribuiscono alla crescita, allo sviluppo e alla diffusione culturale nel nostro e negli altri Paesi.
ROSA MARIA DI GIORGI. Semplicemente per augurare buon lavoro al Ministro e poi per accettare come Parlamento, impegnandoci, le sfide su cui egli ha posto l'attenzione, ossia arte contemporanea, creatività, industria culturale e creativa, naturalmente anche tutta la parte relativa alla fotografia.
Pochi secondi per dire che stiamo all'interno dei programmi europei più significativi con le risoluzioni che sono state poste in essere e quindi credo che il nostro Paese non possa che andare bene se va in una certa direzione. Per me «valorizzazione» – riprendo un po’ ciò che hanno detto i colleghi – significa anche connettersi alla questione della diffusione della conoscenza nell'ambito della cultura, quindi rapporto con scuola e rapporto MIUR e MIBAC. Cito due esempi secondo me molto significativi: uno legato alla legge sul cinema di cui il Ministro e gli altri colleghi hanno parlato. Circa il 3 per cento degli investimenti annuali nel cinema vengono destinati alla scuola; dobbiamo lavorare alla legge sullo spettacolo. Lo spettacolo e le attività culturali costituiscono un altro momento importantissimo a cui dedicarsi. Ecco, la stessa cosa immagino che possa essere fatta, anzi lavoreremo perché possa essere fatta, per il mondo dello spettacolo, quindi scuola, MIUR e MIBAC collegati fra loro proprio perché ci sia questo avanzamento della cultura e della conoscenza nel nostro Paese. Grazie.
LUCIA CIAMPI. Anch'io ringrazio il presidente per avermi dato la parola e voglio ringraziare il Ministro Franceschini per il suo programma, la metodologia della non controriforma della controriforma, che è senz'altro un'operazione intelligente. Voglio riprendere il discorso, in parte mi ha preceduto la senatrice Iori, riguardo al patrimonio artistico dei piccoli Comuni, un patrimonio artistico diffuso in tutta l'Italia, sconosciuto per lo più. Al Ministro chiedo di poter realizzare un monitoraggio a livello nazionale delle opere di carattere storico che sono sul nostro territorio e che sono di grande rilevanza, più o meno, per poter proseguire poi nella loro rivalutazione. Quindi un monitoraggio e un aiuto Pag. 18anche concreto sulla linea di bandi e finanziamenti per dare l'opportunità ai Sindaci e ai Comuni di poter intervenire in questo grande patrimonio artistico, per lo più sconosciuto.
DANIELE BELOTTI. Sì, grazie. Allora Ministro, io sono uno dei 5 milioni e mezzo di lombardo-veneti che sono andati a votare per il referendum sull'autonomia. Con il nuovo Governo, il Ministro Boccia va in Veneto e si dichiara entusiasta dell'autonomia; poi il Ministro Provenzano va a Bari dove porta avanti la linea veterocentralista della precedente Ministra Lezzi. Tu vieni da una regione che ha fatto richiesta, l'Emilia è la terza regione – dell'autonomia differenziata. È noto che il tuo predecessore Bonisoli sia stato uno dei più avversi oppositori dell'autonomia, non a livello mediatico, ma in modo sotterraneo, molto deciso. A questo punto, andando al sodo, vorrei capire qual è la linea del nuovo Ministero riguardo alle richieste di Lombardia, Veneto ed Emilia, soprattutto riguardo alla gestione dei beni culturali e al FUS. Vogliamo essere moderni – e quindi federalisti e dare autonomia e responsabilità al territorio – o vogliamo essere ancora centralisti con la Soprintendenza all'insegna dell'inefficienza?
ANGELA COLMELLERE. Sì, grazie Ministro. Grazie Presidente. In primo luogo mi volevo unire alla richiesta dell'onorevole Sgarbi di dare importanza e valorizzare due figure così importanti quali sono stati appunto Eleonora Duse ed Antonio Canova. Chiederei che a queste figure lodevoli, unitamente a quella di San Rainaldo da Concorezzo, che hanno fatto la storia del nostro territorio, sia dato il giusto riconoscimento.
Un altro argomento che mi interessava chiarire, anche per conoscere la posizione, del Ministro, riguarda la notizia di pochi giorni fa in merito alla decisione di Google, in Francia, di non remunerare gli editori francesi e di non far comparire tra i primi link delle ricerche quegli editori che hanno contenuti a pagamento, cioè che prevedono una giusta remunerazione per i titolari del diritto. Mi riferisco all'articolo 15 della direttiva sul Copyright. In particolare, volevo chiedere la posizione sua e del Governo su questo delicato argomento. Grazie.
MARIA SAPONARA. Grazie Presidente. Ministro, che dire? Mi aspettavo un'audizione più dettagliata su quello che è e sarà il programma; comunque, lo dettaglieremo insieme. Le rappresenterò alcune delle istanze a cui tengo particolarmente. Una è già stata ripresa da altri miei colleghi e riguarda la necessità di un aumento di personale: in questi giorni nella Commissione istruzione e cultura del Senato stiamo svolgendo audizioni con le associazioni di volontariato che si occupano di essere presenti nei siti e nelle strutture culturali e anche con le associazioni delle figure professionali. Nel corso di queste audizioni è stato evidentemente messo alla luce, ancora di più di quanto non lo sia già, la necessità di un aumento di personale che permetta di avere all'interno di queste strutture figure davvero in grado di rispondere alle richieste dei turisti. Mi permetto, per esempio, di rappresentare il fatto che molti nostri castelli spesso restano chiusi proprio per la mancanza di personale che ne consenta la visita. All'interno di questa istanza, le rappresento in modo specifico la necessità per la nostra provincia di Parma – che tra l'altro l'anno prossimo sarà appunto città della cultura – di tenere aperto il Castello di Torre Chiara, che puntualmente tutti trovano chiuso.
Altra cosa riguarda sicuramente il binomio cultura e agricoltura, diciamo così. La nostra cultura è strettamente legata alla realtà contadina, quindi le chiedo – anche se lei prima non ha voluto commentare la scelta del precedente Governo di abbinare agricoltura e turismo, scelta chiaramente condivisa da me e da tutto il nostro gruppo – di non abbandonare questo importante binomio perché cultura, cibo e agricoltura vanno a braccetto nel turismo e questo lo dimostra il fatto che nella precedente legislatura, anche nel suo programma triennale, accanto all'anno dei borghi, lei aveva programmato l'anno del turismo lento e l'anno del cibo. Quindi la invito a non Pag. 19abbandonare questo importante settore, l'agricoltura, che è strettamente legato alla nostra cultura e, di conseguenza, al nostro turismo.
Vado a concludere chiedendole di porre particolare attenzione a tutto quel turismo finora definito «di nicchia», ma che sta in questo periodo storico prendendo piede. Mi riferisco in particolar modo alla Via Francigena, a questa strada storica lungo la quale si possono incontrare tanti borghi e che sicuramente però è caratterizzata da un tipo di turismo che va aiutato perché questi piccoli borghi hanno sicuramente necessità di essere sostenuti nella valorizzazione di questa strada che può diventare un volano di turismo e di economia.
Mi permetto infine di evidenziare, e riprendo quello che è stato detto anche da altri miei colleghi, la necessità di valorizzare il patrimonio dei piccoli borghi, anche con l'inserimento nell'offerta formativa delle scuole, prevalentemente le primarie, della conoscenza del patrimonio di questi Comuni. A tale proposito, è stato, depositata da me e da tutto il mio gruppo una proposta di legge che delega il Governo ad inserire tra gli insegnamenti scolastici anche questo, perché molte volte bambini e ragazzi non conoscono quello che hanno intorno, anche se è di grande valore.
Concludo chiedendole qualcosa che lei aveva già programmato nella sua precedente legislatura e che va di pari passo con la rigenerazione urbana: si tratta del recupero di tutte quelle strutture, come le case cantoniere e le cascine della nostra Pianura Padana, perché anche loro presentano un elemento di grande cultura e di tradizione per il nostro territorio. Faccio tutte queste richieste perché l'autonomia per adesso penso che sia ancora un miraggio e quindi per forza mi devo rivolgere al Ministro. Grazie.
GIORGIA LATINI. Grazie. Anch'io faccio gli auguri al Ministro Franceschini. Volevo ritornare sul tema che ha toccato adesso la collega, ovvero sull'importanza del turismo legato all'enogastronomia, nel senso non era un'aberrazione mettere il turismo all'interno del Ministero delle attività produttive perché comunque, come ci dicono i numeri, è una fetta di turismo in forte ascesa. Ovviamente lei ha manifestato una posizione completamente diversa, però chiedo anch'io di prendere in considerazione questo settore, visto che comunque c'è questo grande aumento di richieste turistiche: parliamo del 48 per cento di crescita del turismo legato al settore enogastronomico. Soprattutto, però, anche il turismo straniero è molto vicino a questo tipo di richiamo: il 62 per cento di tour operator stranieri offre pacchetti enogastronomici. Anche gli italiani comunque si sentono legati a questa cultura del cibo, delle tradizioni, perché rappresenta la nostra identità. Pertanto, si potrebbe pensare all'istituzione di un museo dedicato proprio alla cultura enogastronomica. La ringrazio, e buon lavoro.
BIANCA LAURA GRANATO. Grazie presidente. Ministro, come abbiamo già avuto occasione di dire, a noi senatori del gruppo del Movimento 5 Stelle sta molto a cuore la tutela del patrimonio: può sembrare un dato scontato ma non lo è, vista la sua vastità e diffusione.
Lei ha affermato l'opportunità delle Soprintendenze uniche; a noi preme però che questo non pregiudichi l'efficacia dell'azione di tutela perché questa, unitamente alla conservazione del patrimonio, passa necessariamente per la specificità delle competenze di chi deve attendere a queste fondamentali funzioni. A proposito quindi degli investimenti in tutela da lei annunciati, confidiamo che si rinforzi la presenza strategica delle competenze specifiche settoriali per il buon funzionamento delle Soprintendenze e ci aspettiamo quindi che vengano banditi i concorsi per cui sono state allocate le risorse in legge di bilancio 2018. Si tratta di 6.000 posti; il primo concorso per 1.051 unità è stato bandito per un profilo molto generico per vigilanti, era destinato ai diplomati, ma la conseguenza è stata che vi si sono riversati 200.000 operatori dei beni culturali, con titoli di studio superiori e specifici. Adesso serve che i prossimi concorsi siano basati su profili specifici e tecnici onde evitare la guerra tra poveri, che purtroppo si è appena scatenata. Bisogna oggi, ad integrazione Pag. 20 della sua riforma, adottare le misure necessarie per far sì che il patrimonio archivistico e i laboratori delle ex Soprintendenze vengano custoditi e gestiti in modo tale da essere a disposizione del personale dell'attuale Soprintendenza unica, cosa che allo stato attuale non avviene, con il rischio di pregiudicare il funzionamento degli enti.
Recentemente sono stati delineati sette profili di professionisti nei beni culturali. Sicuramente può essere importante ampliare questo numero e rivedere il rapporto tra volontariato e professionismo nel settore. A questo proposito, in Senato, stiamo portando avanti anche un affare assegnato. In Italia i beni culturali possono essere un'opportunità professionale per un corretto approccio alla funzione, alla fruizione del patrimonio da parte del pubblico, soprattutto dei giovani e degli studenti che devono essere guidati e sensibilizzati fin da piccoli al riconoscimento e all'apprezzamento di questi fondamentali beni comuni. È importante definire un corretto rapporto, inoltre, tra pubblico e privato nella gestione del patrimonio culturale che non comporti un uso distorto del patrimonio stesso e adottare urgenti misure atte a distribuire in modo più razionale i flussi turistici, favorendo la tutela e la valorizzazione dei beni anche meno noti diffusi su tutto il territorio nazionale. La concentrazione, infatti, dei flussi su poche città d'arte di grande interesse, oltre a compromettere la qualità della vita degli abitanti, mette a rischio anche la conservazione del patrimonio e di equilibri di habitat delicati come quello della Laguna di Venezia.
Poi vorremmo farle alcune domande: cosa ha intenzione di fare in merito ai decreti attuativi del decreto-legge n. 59 sulle fondazioni lirico-sinfoniche e cosa intende fare con riferimento alla legge n. 160 del 2016 e alla legge Bray del 2013 che recano misure in scadenza il 31 dicembre 2019?
Cosa intende fare del disegno di legge-delega sulla riforma del Codice dello spettacolo e dei beni culturali che oggi è incardinato in Senato, specialmente in ordine al superamento dell'uso degli animali nei circhi, visto che le attuali maggioranze sono sicuramente favorevoli a mettere in atto misure attese da decenni che ne disincentivino o ne escludano l'utilizzo?
Visto che il suo predecessore stava lavorando ad una bozza sull'autonomia differenziata che a noi suscitava discrete preoccupazioni, a fronte delle recenti dichiarazioni anche del Ministro Boccia, quali sono le sue intenzioni su questo fronte?
In ultimo: cosa intende fare della scuola del patrimonio? Grazie.
GIANLUCA VACCA. Sì, grazie presidente. Colgo l'occasione anch'io per augurare buon lavoro al Ministro pubblicamente e mi permetto brevemente di rispondere al collega Mollicone perché ha citato una questione che ho seguito direttamente nei mesi scorsi, quella del Festival degli incontri. Al riguardo mi dispiace che il collega abbia informazioni sbagliate, perché il problema non è la conoscenza o meno del programma da parte del Comune.
PRESIDENTE. Evitiamo di discutere e continuiamo l'audizione del Ministro, prego.
GIANLUCA VACCA. Sì, sì. Il Comune sa benissimo qual era il programma e conosce benissimo tutto quanto; ha partecipato all’iter, quindi credo che il collega Mollicone abbia un'esperienza politica tale da comprendere quale sia il reale problema, che non è certo quello da lui illustrato prima.
Adesso arrivo subito al punto e citerò molto brevemente alcune questioni che credo siano state affrontate. Ho apprezzato anche il giudizio, il commento del Ministro sull'azione del precedente Governo, del suo predecessore, e volevo toccare in maniera molto veloce cinque punti che ritengo importanti e che a mio giudizio dovrebbero avere una continuità di azione anche con questo Governo.
Primo tema: digitalizzazione e innovazione, citate varie volte. Il precedente Governo aveva avviato un'azione per porre al centro come asset strategico del Ministero proprio questo tema, che è trasversale e che tocca tutti gli ambiti di competenza del Ministero – dai musei, alla tutela, alla valorizzazione, al cinema, allo spettacolo Pag. 21audiovisivo – e credo che sia necessaria un'azione strategica e incisiva da parte del Ministero. Per fare questo credo che sia necessario avere una struttura diversa all'interno del Ministero che possa mettere in campo quest'azione e programmare tutti gli interventi necessari per incidere nei diversi settori. Nella riorganizzazione, come il Ministro ben sa, era stata prevista una struttura diversa, una Direzione Generale digitale e innovazione: mi auguro che nelle intenzioni di intervento del Ministro ci sia quella di mantenere questa struttura, proprio per permettere alla digitalizzazione e all'innovazione di restare e di diventare quell’asset strategico che porrebbe l'Italia all'avanguardia rispetto agli altri partner europei.
Il secondo tema è il diritto d'autore: un tema anche questo molto complesso. Come è stato accennato da alcuni colleghi, il precedente Governo aveva dato continuità rispetto all'azione da lei avviata, Ministro, di riforma e di adeguamento della normativa italiana al quadro europeo. C'è il tema del recepimento della direttiva che si intreccia con quello dell'azione di Governo. Anche qui mi auguro che ci sia continuità con quanto era stato avviato, ovvero quel processo di adeguamento e rinnovamento del sistema, che presenta numerose criticità. Il punto non è ovviamente solo andare contro SIAE che è un patrimonio del Paese, ma è superare tutte quelle criticità che il sistema oggi presenta e che rendano necessario un cambiamento.
Terzo tema, mi fa piacere che l'abbia citato, Ministro, è quello della ricostruzione, dell'antisismico e della sicurezza. Ho accolto anche con estremo favore la nomina della Dottoressa Recchia come Consigliera per la ricostruzione. Anche qua il ruolo che ha il MIBAC è alquanto delicato, quindi mi auguro ci siano continuità e un'attenzione particolare.
Il penultimo tema è quello della musica e delle imprese culturali. Nel precedente Governo era stato avviato un tavolo sulla promozione della musica proprio con le industrie musicali. Chiedo al Ministro sei ha intenzione di proseguire con questo tavolo o meno.
Infine tema scuola, formazione e MIBAC. Anche questo credo che sia un tema importantissimo, sul quale era stata avviata un'interlocuzione con il MIUR al fine di permettere alle strutture del MIBAC di dialogare costantemente con le istituzioni formative del territorio, proprio con l'allora Viceministro Fioramonti, oggi Ministro. Anche su questo fronte mi auguro che ci sia continuità e che ci possa essere un'azione incisiva da parte del Ministro.
PAOLO LATTANZIO. Grazie presidente. Ben trovato, Ministro. Lei ha parlato di collaborazione con il Parlamento e di alleanza. Il Movimento 5 Stelle, come ha già manifestato, porterà avanti una collaborazione sincera e pressante al tempo stesso, che per noi significa essere sempre propositivi e costruttivi, lasciando che abbiano il tempo che meritano, quindi poco o nulla, quelle rivendicazioni di stampo solo ideologico. Ciò perché abbiamo il dovere, come ha detto anche lei, di guardare al futuro. Se si parla di collaborazione forte con il Parlamento è importante fare un riferimento chiaro ad alcuni atti sui quali stiamo lavorando e sui quali credo ci possa essere già un'ampia convergenza di maggioranza: ossia l'indagine conoscitiva sulle condizioni di lavoro e sulla previdenza dei lavoratori e delle lavoratrici del mondo dello spettacolo, l'analisi e lo sviluppo di una rete di osservatori regionali sempre sullo spettacolo e una particolare attenzione alle professioni culturali, anche in un'ottica di volontariato.
Trovo molto incoraggiante ed interessante l'ipotesi di lavorare sia sull'ordinario sia su investimenti, quindi con una visione di futuro. Al tempo stesso, credo che guardare al futuro debba significare necessariamente parlare di rinnovamento. Per noi rinnovamento culturale significa guardare a forme, spazi, persone e prodotti culturali che siano nuovi; guardando soprattutto anche a quella dimensione che non sia più soltanto dei grandi poli, ma che dia la possibilità di immettere nel circuito culturale prodotti e sensibilità completamente nuovi. Un discorso e un tema importante torna ad essere quello dell'accesso. Pag. 22
Infine, parlando ancora di investimenti e di risorse non possiamo non fare un riferimento, come è stato citato in precedenza, a situazioni in cui troviamo sacche di povertà educativa, ma, in particolare, ad un ormai indispensabile coinvolgimento dei giovani. Per noi questo è un tema fondamentale che richiede di investire non soltanto nuove risorse, ma di farlo in maniera oculata e attenta, sulle nuove generazioni, o meglio ancora, con le nuove generazioni.
Un intervento culturale ampio e di sistema – come mi sembra emerga dalle sue parole – non può prescindere da questo approccio: deve guardare all'inclusione sicuramente, al coinvolgimento dei giovani, in particolare delle periferie, alla partecipazione dei giovani per la costruzione delle stesse politiche culturali e ad un inevitabile pluralismo delle culture che animano le nostre città perché sono parte della nostra sensibilità e che sicuramente sono ben lontane dagli esempi che abbiamo dato poco fa. Grazie.
ORIETTA VANIN. Buonasera Ministro. Grazie presidente di avermi dato la parola. Credo di essere l'ultima tra le persone che oggi portano la loro testimonianza e fanno le loro richieste.
Ministro, ho ascoltato con grande attenzione le sue parole che facevano riferimento a tutela e diplomazia culturale. Le porto una testimonianza da Venezia: proprio per questa visione della diplomazia culturale, pur apprezzando l'impegno che lei intende mettere e ha messo finora in tutto il suo lavoro, non posso non segnalarle che il 5 ottobre ci sarà una grandissima manifestazione a Venezia dove parteciperanno tanti cittadini e tutte le associazioni culturali per testimoniare la loro sofferenza, e mi esprimo proprio in questo modo, per quello strappo che rappresenta l'invio a Parigi dell'Uomo Vitruviano, disegno di Leonardo che come lei ben sa era custodito presso il Gabinetto delle Galleria dell'Accademia e che poi dovrà rimanere al buio almeno per 10 anni. Allora, come viene vissuta questa vicenda? In modo molto pesante, perché la si interpreta come un segnale preoccupante della mancata tutela o attenzione che ci sarà su Venezia e sulla sua Laguna. Un lavoro difficile e complesso era iniziato con il Governo precedente, con una grande concertazione da parte di tutti e con quelle attenzioni che noi vorremmo fossero messe in atto. Ovviamente non possono essere viste in una sola dimensione, perché proprio a Venezia i problemi si intrecciano, si intrecciano le infrastrutture, si intreccia la cultura, il turismo, l'ambiente. Allora le chiediamo quanto prima un tavolo in merito alle decisioni che si prenderanno sulla città, relativamente alle grandi navi, gli scavi dei canali, alla politica turistica che si vuole fare in questa piccola città, perché è piccola Venezia nella sua enorme grandezza.
Sull'autonomia, mi permetto con forza di ribadire un concetto che il Movimento 5 Stelle ha sempre affermato e confermato tra i propri principi: il diritto all'autonomia di tutte le popolazioni, il diritto ad esprimersi con i referendum. Però voglio anche dire che in Veneto – dove ci siamo espressi a favore dell'autonomia – nessuno del Movimento 5 Stelle ha mai inteso delegare la tutela dei beni culturali e del paesaggio a nessuno, e che anzi abbiamo sempre pensato dovesse rimanere in capo allo Stato, quindi anche su questo quanto prima sarà importante per noi organizzare un tavolo di lavoro, e la ringrazio.
PRESIDENTE. Bene. Allora, sono finiti tutti gli interventi dei Commissari. La replica del Ministro Franceschini avverrà il più presto possibile, probabilmente già nella prossima settimana. Ringrazio il Ministro, il Presidente della Commissione VII del Senato e tutti i deputati e senatori e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.
La seduta termina alle 16.