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XVIII Legislatura

II Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 16 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vazio Franco , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro della giustizia sulle linee programmatiche del suo dicastero (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Vazio Franco , Presidente ... 3 
Bonafede Alfonso (M5S) , Ministro della giustizia ... 3 
Vazio Franco , Presidente ... 15 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 15 
Vazio Franco , Presidente ... 15 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 16 
Vazio Franco , Presidente ... 16 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 16 
Vazio Franco , Presidente ... 16 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 16 
Vazio Franco , Presidente ... 16 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 16 
Vazio Franco , Presidente ... 16 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 16 
Vazio Franco , Presidente ... 16 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 16 
Vazio Franco , Presidente ... 16 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 16 
Vazio Franco , Presidente ... 17 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 17 
Vazio Franco , Presidente ... 17 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 17 
Vazio Franco , Presidente ... 17 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 17 
Vazio Franco , Presidente ... 17 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 17 
Vazio Franco , Presidente ... 17 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 17 
Vazio Franco , Presidente ... 17 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 17 
Vazio Franco , Presidente ... 17 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 18 
Vazio Franco , Presidente ... 18 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 18 
Vazio Franco , Presidente ... 18 
Costa Enrico (FI)  ... 18 
Vazio Franco , Presidente ... 18 
Costa Enrico (FI)  ... 18 
Vazio Franco , Presidente ... 18 
Costa Enrico (FI)  ... 18 
Vazio Franco , Presidente ... 18 
Sisto Francesco Paolo (FI)  ... 18 
Vazio Franco , Presidente ... 18 
Sisto Francesco Paolo (FI)  ... 18 
Vazio Franco , Presidente ... 19 
Giuliano Carla (M5S)  ... 19 
Vazio Franco , Presidente ... 19 
Perantoni Mario (M5S)  ... 19 
Vazio Franco , Presidente ... 19 
Dori Devis (M5S)  ... 19 
Vazio Franco , Presidente ... 20 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 20 
Vazio Franco , Presidente ... 20 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 20 
Vazio Franco , Presidente ... 20 
Morrone Jacopo (LEGA)  ... 21 
Vazio Franco , Presidente ... 22 
Bisa Ingrid (LEGA)  ... 22 
Vazio Franco , Presidente ... 24 
Bazoli Alfredo (PD)  ... 24 
Vazio Franco , Presidente ... 24 
Bordo Michele (PD)  ... 24 
Vazio Franco , Presidente ... 25 
Verini Walter (PD)  ... 26 
Vazio Franco , Presidente ... 26 
Varchi Maria Carolina (FDI)  ... 26 
Vazio Franco , Presidente ... 27 
Bonafede Alfonso (M5S) , Ministro della giustizia ... 27 
Vazio Franco , Presidente ... 28 
Miceli Carmelo (PD)  ... 28 
Vazio Franco , Presidente ... 28 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 28 
Bonafede Alfonso (M5S) , Ministro della giustizia ... 28 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 28 
Miceli Carmelo (PD)  ... 28 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 28 
Bonafede Alfonso (M5S) , Ministro della giustizia ... 29 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 29 
Bonafede Alfonso (M5S) , Ministro della giustizia ... 30 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 30 
Bonafede Alfonso (M5S) , Ministro della giustizia ... 30 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 30 
Vazio Franco , Presidente ... 30 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 30 
Vazio Franco , Presidente ... 30 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 30 
Vazio Franco , Presidente ... 31 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 31 
Vazio Franco , Presidente ... 31 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 31 
Vazio Franco , Presidente ... 31 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 31 
Vazio Franco , Presidente ... 31 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 31 
Vazio Franco , Presidente ... 31 
Bartolozzi Giusi (FI)  ... 31 
Vazio Franco , Presidente ... 31 
Zanettin Pierantonio (FI)  ... 31 
Vazio Franco , Presidente ... 33 
Sisto Francesco Paolo (FI)  ... 33 
Vazio Franco , Presidente ... 33 

ALLEGATO: Documentazione presentata dal Ministro della giustizia ... 34

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
FRANCO VAZIO

  La seduta comincia alle 9.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro della giustizia sulle linee programmatiche del suo dicastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, del Ministro della giustizia, onorevole Alfonso Bonafede, sulle linee programmatiche del suo dicastero. Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori delle Commissioni, avverto che secondo quanto convenuto in sede di Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, dopo l'intervento del Ministro, ciascun gruppo interverrà per 10 minuti. Ciascun gruppo, tra l'altro, potendo dividere il tempo a propria disposizione tra più oratori, ha già comunicato i deputati che interverranno. Cedo ora la parola al Ministro della Giustizia, onorevole Alfonso Bonafede.

  ALFONSO BONAFEDE, Ministro della giustizia. Grazie, Presidente. Innanzitutto permettetemi di sottolineare l'emozione con cui torno nella Commissione Giustizia in cui ho trascorso cinque anni veramente importanti come parlamentare. Permettetemi inoltre di salutare tutto il personale che lavora presso la Commissione Giustizia e di dedicare un ricordo a Mimmo Zotta, che ho potuto apprezzare come vero e proprio pilastro per i lavori di questa Commissione.
  Mi trovo nuovamente qui ad esprimervi sin d'ora, all'inizio di questa nuova esperienza di Governo, il mio più sincero ringraziamento per l'occasione di ascolto che mi viene dato e per il proficuo lavoro svolto, confidando che le forze politiche qui rappresentate vogliano proseguire nell'impegno di perseguire, migliorare e perfezionare l'efficienza e l'efficacia del sistema giustizia nel nostro Paese. Nella prospettiva che ho sempre rivendicato di tenere lontana la giustizia dalla contesa politica, sono certo che proprio una sinergia istituzionale sia l'unica via per consentire un ulteriore salto di qualità nell'azione di riforma. Confido quindi nel sostegno che mi vorrete nuovamente accordare per portare avanti quella che io ho già definito come una vera e propria rivoluzione per la giustizia italiana, destinata al perseguimento dell'ambizioso, ormai non più rimandabile, obiettivo di restituire fiducia a tutti i cittadini utenti nel sistema giudiziario. È mio fermo intendimento raggiungere tale risultato, in primis assicurando una drastica riduzione e una maggiore prevedibilità dei tempi della giustizia, riformando le regole processuali, civili e procedimentali penali. In tal senso il confronto politico con le forze che compongono la maggioranza di Governo sta dando i suoi frutti nella predisposizione della struttura riformatrice, come dimostra già il recepimento da parte degli uffici competenti dei primi contributi raccolti nel corso delle interlocuzioni avvenute nelle ultime settimane. In questa direzione poi il completamento del già varato programma assunzionale di magistrati e personale amministrativo Pag. 4 non potrà che rivelarsi uno strumento prezioso, perché le riforme senza i mezzi necessari rischierebbero di restare lettera morta. Allo stesso scopo ritengo sia assolutamente indispensabile implementare ulteriormente le politiche di digitalizzazione già avviate, nella consapevolezza che una progressiva reingegnerizzazione e messa in sicurezza dei sistemi, la diffusione del processo civile telematico anche ai giudici di pace e alla Corte di Cassazione e la realizzazione del processo penale telematico non soltanto gioveranno ad una maggiore efficienza del sistema giudiziario, consentendo anche una riduzione delle pendenze, ma garantiranno anche il miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori di giustizia e il raggiungimento di più elevati standard qualitativi. Lo sforzo di digitalizzazione del Ministero della Giustizia sin qui profuso, e che si intende continuare, ha già trovato peraltro conferma a livello internazionale, collocando l'Italia tra i Paesi europei più avanzati. Sono inoltre certo del fatto che la velocizzazione dei procedimenti contribuirà a restituire fiducia nel nostro Paese anche agli investitori stranieri, rappresentando una risposta soddisfacente alle pressanti richieste che ci pervengono dagli organismi internazionali. È mia ferma convinzione, infatti, che vi sia un'indissolubile connessione tra un sistema economico solido e un sistema giuridico chiaro e stabile. A queste misure devono aggiungersi quelle delle riforme ordinamentali della magistratura, volte a restituirle quel prestigio che nasce solo dall'esercizio effettivamente autonomo e indipendente delle funzioni giudiziarie, nonché a difenderla da vicende come quelle che hanno caratterizzato la primavera di quest'anno. Intendo altresì ribadire in questa sede il mio costante impegno a porre in esame ogni misura idonea a prevenire e a contrastare il fenomeno della corruzione, proseguendo nella scia dei provvedimenti già varati nell'ultimo anno e continuando a valorizzare la più ampia diffusione della cultura della trasparenza. Nel perseguimento della legalità ritengo inoltre che sia assolutamente necessario proseguire nella lotta alle organizzazioni mafiose e potenziare le misure di contrasto all'evasione fiscale, anche prevedendo un inasprimento delle pene per gli evasori, rendendo più trasparenti le transazioni commerciali. A ciò voglio aggiungere l'attenzione al fenomeno carcerario nella prospettiva del maggior benessere dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria, perseguito anche attraverso l'implementazione di imponenti interventi di edilizia penitenziaria, nonché per mezzo di una rafforzata politica di espulsione dei detenuti extracomunitari a favore dei loro paesi di provenienza. Nel solco di queste direttrici di massima intendo pertanto illustrare le priorità che guideranno le iniziative governative del dicastero che ho l'onore di rappresentare. Cominciamo dalla stagione delle riforme. La consapevolezza della non differibilità degli interventi normativi nella direzione dell'efficientamento del sistema giustizia appartiene a tutti gli operatori del diritto e ovviamente anche a codesto autorevole consesso, prima ancora che a me, quale rappresentante del Ministero della Giustizia. Non intendo dunque soffermarmi sull'individuazione dei mali che affliggono il sistema giudiziario complessivamente inteso. Ciò che invece mi preme evidenziare in questa sede è la concreta declinazione delle linee guida delle riforme che interesseranno il settore, tutte sorrette dalla convinzione che, come ho appena evidenziato, un sistema giudiziario che funziona dispiega i suoi effetti sui cittadini, non soltanto nel momento del loro contatto con la giustizia, ma indirettamente anche sotto il profilo generale della complessiva situazione economico-finanziaria del Paese in cui viviamo. Le maggiori criticità sotto questo profilo sono dovute all'eccessiva durata dei processi e ciò ha reso necessario programmare interventi normativi idonei a garantire una più celere definizione delle controversie e una più significativa riduzione delle pendenze, nel quadro di una revisione complessiva del sistema giustizia che operi attraverso un'azione integrata di riforme destinata ad incidere sul processo sia penale, che civile, sul funzionamento dell'organo di autogoverno della magistratura, sull'organizzazione giudiziaria, nonché Pag. 5 sull'ordinamento giudiziario nel suo complesso. Prima di passare alla trattazione dei singoli progetti di riforma, mi preme ribadire che allo stato attuale non posso fare un'esposizione dettagliata degli stessi, atteso che siamo in una fase di confronto con le forze politiche di maggioranza. Dunque non mi sottrarrò all'indicazione delle linee generali che ispirano i progetti di riforma, ma per il rispetto che devo a questa Commissione non potrò entrare in profili specifici che sono attualmente in piena fase di definizione all'interno della maggioranza. In ordine ai dati relativi al contenzioso civile, voglio sottolineare che la riduzione dei procedimenti civili pendenti complessivamente intesi (civili, esecuzioni e fallimenti) è proseguita anche nel 2019. Al termine del primo trimestre i fascicoli pendenti erano 3.408.529, l'1 per cento in meno rispetto alla fine del 2018, il 5 per cento in meno rispetto a un anno prima. Se si escludono le procedure concorsuali e le esecuzioni, e quindi con riguardo alle sole cause civili in senso proprio, alla stessa data le pendenze risultavano pari a 2.896.067, in ulteriore diminuzione rispetto alla fine del 2018, che già aveva fatto registrare per la prima volta dal 2003 un valore inferiore ai 3 milioni. I tempi necessari per definire le cause civili rimangono tuttavia tra i più elevati dell'Unione Europea in quasi tutte le fasi del processo, nonostante lo straordinario impegno e la straordinaria produttività dimostrata dalla magistratura italiana, in cima alle classifiche europee per rendimento. Quest'ultimo dato in particolare è significativo della necessità di trovare e proporre soluzioni normative di tipo strutturale che siano in grado di favorire il ruolo degli operatori del diritto nell'opera di snellimento e accelerazione delle procedure. La riforma del rito civile da approntarsi con un disegno di legge attualmente in fase di proficuo confronto, e volta alla contrazione dei tempi di definizione dei procedimenti, propone dunque la revisione della disciplina del processo di cognizione. L'obiettivo dell'intervento sarebbe quello di realizzare una maggiore semplicità del procedimento, al tempo stesso adottando alcune misure acceleratorie dirette ad assicurare la ragionevole durata del processo. In questa prospettiva la legge di delega imporrebbe la sostituzione dei procedimenti ordinari di cognizione con un rito unitario da introdursi con ricorso, sia per i giudizi davanti al tribunale in composizione monocratica, sia per i giudizi davanti al giudice di pace e, quantomeno per le fasi introduttiva e decisoria, anche per le cause di competenza del tribunale in composizione collegiale, nonché per il giudizio di appello. La riforma dovrebbe interessare anche gli istituti della mediazione obbligatoria e della negoziazione assistita. L'intervento è il frutto di uno studio accurato delle statistiche elaborate dal Ministero della Giustizia, che rendono evidente il successo di tali istituti in taluni settori, tra questi, per esempio, i patti di famiglie, i diritti reali, l'affitto d'azienda, le controversie in materia successoria, e il loro insuccesso in altri, in particolare nella materia bancaria e assicurativa e nelle controversie in materia di responsabilità sanitaria. È sembrato dunque opportuno, in un'ottica di semplificazione, eliminare il necessario ricorso in via preventiva alla mediazione e alla negoziazione assistita nei casi in cui gli istituti non hanno dato buona prova di sé. Almeno questa è la metodologia che vorremmo utilizzare. Una novità particolarmente rilevante potrebbe essere costituita, nell'ambito della procedura di negoziazione assistita, dalla possibilità di svolgere, nel rispetto del principio del contraddittorio, attività istruttoria che sarà denominata «attività d'istruzione stragiudiziale», al fine di agevolare l'accertamento dei fatti prima dell'inizio del processo, consentendo alle parti di valutare meglio l'alea del giudizio e incoraggiare soluzioni transattive. Il progetto di riforma si propone di rivedere inoltre il procedimento notificatorio, al fine di semplificarlo e accelerarlo, previa valorizzazione del principio di responsabilità, che impone ai soggetti obbligati a munirsi di un domicilio digitale di verificarne costantemente il buon funzionamento e di consultarlo con regolarità, nonché attraverso l'incentivazione dell'utilizzo di strumenti informatici e di più avanzate tecnologie. Pag. 6 L'attuazione di tali misure appare rispondere alla fondamentale esigenza di garantire una giustizia più efficiente nel solco delle richieste derivanti dalle rilevazioni internazionali e in particolare dal rapporto Doing Business 2019 della Banca Mondiale. In tale rapporto si legge che rispetto all'anno scorso il nostro Paese perde 5 posizioni del ranking mondiale del doing business, scendendo dal quarantaseiesimo al cinquantunesimo posto della classifica delle nazioni in cui è più facile fare business. Sul versante processuale penale la priorità è rappresentata, analogamente agli interventi che riguardano la giustizia civile, dalla riduzione dei tempi dei procedimenti, dovendosi operare il giusto contemperamento tra le esigenze della ragionevole durata del processo e quelle connesse al rispetto delle garanzie e delle regole del giusto processo. Desta infatti preoccupazione il dato relativo alla durata del processo penale. L'ultimo rapporto della Commissione Europea per l'efficienza della giustizia evidenzia ancora la marcata distanza dell'Italia dagli altri Paesi europei con riferimento a questo parametro, ritenuto essenziale per misurare l'efficienza del sistema giudiziario, sebbene anche nel settore penale si sia avuta negli ultimi anni una riduzione delle pendenze. Invero per la prima volta dal 2010, al termine del primo trimestre del 2019, i procedimenti penali pendenti innanzi agli uffici giudicanti sono scesi al di sotto di un milione e mezzo, attestandosi sul valore di 1.497.072. Lo schema di riforma, attualmente in fase di definizione politica, prevede lo snellimento dei riti e l'adozione di misure che consentano, eliminando i tempi morti, di semplificare e velocizzare il procedimento penale, nonché di ridurre le pendenze. In particolare, l'ipotizzato disegno di legge di delega dovrebbe prevedere interventi su codice di procedura penale, codice penale e leggi speciali e rimodulare alcuni istituti tradizionali, intervenendo su tutte le fasi del procedimento penale, quindi dalla fase delle indagini preliminari fino al dibattimento. Accanto alle modifiche sul rito si pongono ulteriori novità a carattere organizzativo, quali la diffusione dello strumento telematico per il deposito di atti e documenti, nonché la revisione del sistema della notificazione all'imputato non detenuto. Come preannunciato, il disegno di legge sul processo penale sarà accompagnato dall'intervento di carattere ordinamentale di riforma della magistratura e dal potenziamento del funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) in chiave di maggiore trasparenza. L'esigenza di una profonda revisione delle disposizioni in materia di ordinamento giudiziario, che tenga conto degli esiti spesso insoddisfacenti delle riforme degli ultimi vent'anni e cerchi di correggere alcune distorsioni in parte cagionate proprio da quelle riforme, è avvertita da tempo. L'obiettivo è quello di elaborare un progetto di riforma degli istituti inerenti all'accesso alla magistratura, al sistema degli illeciti disciplinari e delle incompatibilità dei magistrati, al sistema delle valutazioni di professionalità e al conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi, nonché di responsabilizzare maggiormente i capi degli uffici giudiziari, di fornire al CSM strumenti più idonei a garantire, anche rispetto a logiche di cosiddetta appartenenza correntizia, l'autonomia delle scelte che tale organo, nell'esercizio delle prerogative che la Carta Costituzionale gli assegna, è chiamato a fare, allentando il legame tra contesto associativo ed eletti nell'organo di autogoverno. Con la finalità di rafforzare la prerogativa costituzionale dell'indipendenza della magistratura ci si propone di regolare l'eleggibilità e il ricollocamento in ruolo dei magistrati in occasione di elezioni politiche amministrative, nonché di assunzione di incarichi di governo. Il mio auspicio, quindi, sorretto da un convinto sentimento di condivisione degli intendimenti con le forze di Governo, è quello di dare finalmente concreto avvio attraverso disegni di legge del dicastero da me guidato ad un percorso di riforma che contribuisca a instillare rinnovata fiducia nel cittadino e negli investitori italiani e internazionali nella risposta pronta, rapida ed efficace ai bisogni di giustizia. Passando al diritto penale sostanziale, è mia ferma convinzione che sia necessario proseguire nel solco di un incisivo processo riformatore, Pag. 7 che comprenda la lotta alla corruzione e all'evasione fiscale e la tutela della salute pubblica. Si tratta di tematiche in grado di incidere non soltanto sul tessuto sociale, ma anche su quello economico, aventi una valenza che travalica i limiti nazionali, giacché influenzano in maniera notevole la percezione che si ha su scala mondiale dell'affidabilità e della stabilità dello Stato italiano. Proseguirà fermamente, dunque, il contrasto alla corruzione e alle forme di indebita contiguità tra politica in ogni sua forma e attori economici, già intrapreso attraverso l'approvazione della legge 9 gennaio 2019, n. 3. Esso dovrà essere accompagnato dalla disposizione di idonei meccanismi di emersione dell'evasione fiscale. Entrambi i fenomeni, difatti, influenzano negativamente la realtà socio-economica, dando vita a distorsioni del mercato e diseguaglianze sociali, impedendo la riduzione della pressione fiscale e soprattutto il reinvestimento dei proventi della tassazione a vantaggio della collettività. A tal fine è pronto un progetto di riforma dei reati tributari: la proposta appare funzionale all'introduzione, attraverso alcuni interventi, di strumenti volti a rafforzare e a razionalizzare la risposta sanzionatoria che l'ordinamento prefigura di fronte a tal tipo di reità. Ora, su questo punto dovrò modificare leggermente la relazione che depositerò, perché vi do una notizia aggiornata alle 5 di stamattina, circa, quando si è concluso il Consiglio dei ministri, che aveva ad oggetto la manovra e quindi in parte anche le misure relative alla lotta agli evasori. Da questo punto di vista lo stato è quello dell'approvazione, al momento salvo intese, del decreto-legge fiscale. Nel testo è attualmente inserita una norma relativa ad una forma di evasione, adesso non ricordo bene quale, per cui è stato introdotto un aumento del massimo della pena, da 6 ad 8 anni. Mi pare fosse la dichiarazione fraudolenta, però non vorrei sbagliare. Il Governo sta valutando l'idoneità dello strumento del decreto-legge, ipotizzando in alternativa, nel caso in cui non tutte le norme sulla lotta all'evasione e sul carcere ai grandi evasori dovessero essere introdotte nel testo originario del decreto-legge, un emendamento da presentare in fase di conversione. Attualmente quindi la maggioranza, oltre ad individuare alcuni dettagli nel merito, sta anche valutando l'idoneità dello strumento del decreto-legge. In parallelo all'attività di monitoraggio e prosecuzione dei percorsi di riforma già avviatisi nel corso del 2019, l'azione ministeriale si focalizzerà altresì su ulteriori interventi nel settore del diritto penale sostanziale, sia al fine di colmare vuoti di tutela, sia al fine di innovare istituti che, alla luce delle sopravvenute istanze sociali nonché delle nuove forme di aggressione dei beni interessi, non risultano più idonei a tutelare i diritti riconosciuti ai cittadini. In quest'ultima ottica sono già in corso lavori ministeriali finalizzati alla revisione delle misure di contrasto a fenomeni illeciti nel campo agroalimentare e della salute pubblica. La pressante esigenza di tutelare adeguatamente la salute dei cittadini, posta gravemente in pericolo da aggressive e spregiudicate condotte di alterazione degli alimenti, condusse già nella precedente legislatura all'istituzione presso il Ministero della Giustizia con decreto ministeriale del 20 aprile 2015 della Commissione Caselli. Il testo della Commissione, che aveva ad oggetto la riforma non soltanto delle frodi nel settore agroalimentare, ma anche dei correlati reati in grado di recare un vulnus alla salute pubblica, diede luogo ad un disegno di legge di iniziativa governativa, che tuttavia non vide la sua conclusione nel corso della diciassettesima legislatura. Per tali ragioni l'originario testo predisposto proprio da quella Commissione è stato posto a fondamento dell'attuale ambiziosa operazione di riforma. Lo schema di disegno di legge infatti si muove lungo due prospettive distinte, ma convergenti; la prima, di tutela della salute pubblica e più in generale dell'integrità dei prodotti alimentari, con una gradazione crescente di intervento sanzionatorio; la seconda di tutela del consumatore e delle imprese contro le condotte fraudolente sempre più diffuse nel settore alimentare. Il testo è quindi volto ad assicurare massima protezione alla filiera alimentare sin dalla sua produzione, sia a tutela del consumatore contro ogni Pag. 8forma di adulterazione e contro ogni forma di informazione ingannevole, sia a tutela delle eccellenze nazionali contro il rischio di imitazione e di diffusione impropria di prodotti molto caratterizzati e immediatamente identificabili per la loro qualità e provenienza territoriale. Si prevede peraltro l'introduzione di nuovi reati, molti dei quali a salvaguardia anche dell'ambiente e della salute pubblica, come il disastro sanitario e l'immissione nel mercato di prodotti potenzialmente nocivi per i consumatori. Viene introdotto inoltre il reato di agropirateria, che comprende i casi di contraffazione dei marchi di qualità, delle etichette e delle procedure di produzione come la simulazione del metodo biologico e dei documenti di accompagnamento. Sotto il differente profilo della necessità di colmare vuoti legislativi, la partecipazione dell'Italia a importanti manifestazioni sportive, e non solo, di carattere internazionale, quali i prossimi campionati europei di calcio del 2020, nonché le olimpiadi invernali del 2026, ha palesato la necessità di procedere ad un ambizioso intervento normativo a tutela del mercato e della leale concorrenza commerciale in occasione dei predetti eventi a carattere sovranazionale, in grado di accreditare l'Italia quale Paese all'avanguardia nella garanzia del corretto svolgimento delle manifestazioni, anche attraverso la tutela degli interessi commerciali degli sponsor, degli operatori e delle federazioni che organizzano i predetti eventi. In questo contesto il Ministero della Giustizia si è fatto portatore di un'iniziativa finalizzata all'introduzione nel sistema giuridico, in maniera organica e permanente, di una normativa di contrasto al fenomeno dell'ambush marketing, che ad oggi è sfornito di disciplina, al di là dell'episodica e transeunte esperienza normativa rappresentata dalla legge 17 agosto 2005, n. 167, emanata in occasione delle olimpiadi invernali del 2006. In tal modo sarà possibile accrescere il senso di sicurezza e di fiducia dei cittadini nelle istituzioni e allo stesso tempo attrarre investimenti, capitali e possibilità di lavoro. Quanto alla revisione della disciplina delle intercettazioni, che vede impegnata l'Amministrazione da diverso tempo, sul versante sia normativo che organizzativo, l'obiettivo sarà quello di delineare un impianto idoneo a coniugare le esigenze di giustizia, il diritto di difesa, la privacy e il diritto degli organi di stampa ad informare e quello dei cittadini ad essere informati. In altri termini, sarà necessario garantire la piena funzionalità di uno strumento investigativo di primaria importanza, evitando al contempo che dati sensibili acquisiti divengano oggetto di diffusione impropria incontrollata. Nella consapevolezza che non sia possibile realizzare riforme senza immissione di forze nuove e di mezzi, la priorità di questo Dicastero è stata fin dall'inizio del mio insediamento quella di investire sulla struttura giustizia sia in termini di risorse umane che di edilizia. L'efficientamento del servizio giustizia, funzionale a garantire una risposta congrua e tempestiva alle istanze del cittadino e della comunità, sarà anzitutto perseguito mediante politiche del personale, funzionali, per un verso, al completamento delle piante organiche della magistratura e dell'amministrazione giudiziaria, per altro verso alla valorizzazione delle professionalità in servizio e alla promozione del benessere organizzativo. Al fine di assicurare piena copertura degli organici, quanto al personale di magistratura, continua l'impegno del mio Dicastero ai fini di un regolare e frequente espletamento delle procedure concorsuali. È prevista l'assunzione dei 250 magistrati ordinari vincitori di concorso per 320 posti bandito con decreto ministeriale del 31 maggio 2017. Si proseguirà nell'intensa attività di reclutamento già avviata nel corso dell'anno 2019 attraverso l'implementazione di altri concorsi. Ho inoltrato, proprio nella giornata di ieri, al Consiglio Superiore della Magistratura la proposta per l'indizione di un nuovo concorso per 310 posti. Certamente la più considerevole misura di rafforzamento del personale di magistratura è rappresentata dall'incremento, probabilmente senza precedenti nella storia di questa Repubblica, della dotazione organica di 600 unità previsto dall'articolo 1, comma 379, della legge 30 dicembre 2018, n. 145. Si sono già determinate le piante organiche per l'ampliamento Pag. 9 di 70 magistrati di legittimità con decreto registrato nel maggio di quest'anno e si sta proseguendo, con un'attenta attività di analisi e con il confronto con il CSM, alla determinazione delle piante organiche della magistratura di merito. In tale contesto si intende proporre una soluzione innovativa, istituendo una quota di piante organiche flessibili distrettuali di magistrati, giudicanti e requirenti, che meglio possano provvedere alle esigenze di riduzione dell'arretrato o che vadano in supporto e in aggiunta agli uffici del distretto in occasioni di carattere eccezionale e imprevisto, magistrati per i quali è anche previsto un meccanismo incentivante. Quanto al personale amministrativo si intende confermare preliminarmente l'opportunità di proseguire nelle politiche di rafforzamento degli uffici giudiziari, ritenendo essenziale il supporto di collaborazione amministrativa all'attività giurisdizionale dei magistrati. Per tamponare le vacanze esistenti e per far fronte alla previsione di cessazione per raggiunti limiti di età, verrà portato a completamento il vasto programma assunzionale attualmente in corso mediante il definitivo scorrimento delle graduatorie e si implementeranno le numerose procedure concorsuali previste dai piani assunzionali che per il prossimo triennio prevedono un imponente piano di reclutamento pari a 8.135 unità, ripartito tra terza e seconda area. Gli obiettivi suddetti verranno inoltre ulteriormente rafforzati per la necessità di reperire, mediante apposite misure di sostegno finanziario, ulteriori qualifiche di personale tecnico contabile a supporto delle attività di gestione degli uffici giudiziari e di profili specialistici, quali ingegneri, architetti e geometri, per far fronte alla gestione del patrimonio edilizio e delle spese di funzionamento degli uffici giudiziari. Si intende proporre, tra l'altro, la modifica delle norme in materia di decentramento dell'organizzazione giudiziaria, prevedendo un aumento delle dotazioni organiche dirigenziali del personale tecnico da destinare ai nuovi uffici, anche in deroga ai limiti per le facoltà assunzionali dell'amministrazione giudiziaria previste dalla normativa vigente. L'obiettivo di migliorare la funzionalità degli uffici giudiziari sarà notevolmente perseguito anche mediante l'utilizzo di tutte le ulteriori soluzioni disponibili per sopperire alle carenze di personale: mobilità volontaria, mobilità obbligatoria, scorrimento di graduatorie di altri amministrazioni, assunzione mediante concorso. Al tempo stesso le esigenze di razionalizzazione dovranno essere volte anche alla riqualificazione del personale in servizio, alla sua formazione e alle progressioni economiche, azioni queste che muovono da un utilizzo congruo delle risorse, cui deve accompagnarsi una politica improntata al benessere del dipendente, nelle sue declinazioni relative alla sicurezza, alla limitazione dello stress da lavoro e alla promozione della parità di genere. In relazione all'edilizia giudiziaria le linee programmatiche lungo le quali si articolerà l'azione di questo Dicastero passano attraverso l'avvio di costante dialogo e collaborazione con l'Agenzia del Demanio, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e i Provveditorati alle Opere Pubbliche, nonché eventualmente con l'ANCI (Associazione nazionale comuni italiani), finalizzati a un'ottimizzazione della gestione immobiliare che favorisca anche il puntuale monitoraggio delle strutture e la tempestività degli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione. La relazione licenziata lo scorso 8 ottobre, al termine dei lavori del tavolo tecnico istituito il 24 aprile 2019 presso il dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del mio Ministero, ha difatti consentito di evidenziare come, grazie allo spostamento di competenze, sia stata raggiunta un'importante razionalizzazione delle spese ridottesi di circa 40 milioni di euro, senza pregiudizio per la qualità dei servizi. Su tale delicato tema è tuttavia essenziale procedere a un rafforzamento anche delle strutture amministrative che possano essere in grado di assicurare il corretto presidio dei fabbisogni degli uffici. Per assicurare una gestione tempestiva e performante in linea con le reali esigenze degli uffici giudiziari, in maniera complementare alle riforme processuali e ordinamentali, è quindi allo studio l'istituzione a livello regionale di più snelle strutture direttive non generali, idonee Pag. 10 da un lato a supportare il nuovo modello di spesa decentrata derivante dalla riforma del bilancio dello Stato e dall'altro a favorire la soluzione degli attuali nodi critici in tema di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sugli immobili demaniali e comunali di edilizia giudiziaria. Nell'ambito degli accordi e protocolli già siglati a livello territoriale si rafforzeranno gli investimenti per la realizzazione di nuove cittadelle giudiziarie, onde garantire un utile impiego delle cospicue risorse a ciò destinate nel corso del 2019 e di quelle derivanti da contributi o altre somme versate all'entrata del bilancio dello Stato a seguito di convenzioni o protocolli stipulati dal Ministero con enti pubblici e privati. Per quel che attiene specificatamente al tema della sicurezza, l'obiettivo da perseguire sarà quello di uniformare la qualità e i servizi resi formulando principi guida e linee direttrici per armonizzare le procedure sul territorio nazionale, assicurando il necessario raccordo tra uffici collegati sul territorio e sede centrale. Di pari passo verrà confermato e rilanciato l'obiettivo di progressiva riduzione delle locazioni in corso, che unitamente ad una razionalizzazione dei consumi energetici, mediante interventi di riqualificazione energetica degli impianti e nuovi progetti che favoriscano l'approvvigionamento energetico anche attraverso l'autoproduzione di fonti sostenibili o rinnovabili, concorrerà ad una significativa riduzione dei costi e dei consumi. Per rilanciare la crescita del Paese e partecipare consapevolmente ad un progetto europeo di più ampio respiro sul tema dell'efficienza del servizio giustizia, ho intenzione di dare una forte accelerazione al percorso già avviato sull'innovazione tecnologica. Una politica di sostanziale velocizzazione dei processi civili e penali e del sistema amministrativo generale necessita del sostegno del Parlamento nella direzione della implementazione delle risorse da dedicare al settore. La complessità dell'opera di adeguamento strutturale rende attuale l'esigenza di potenziare le politiche di digitalizzazione idonee a rendere a tutti i livelli il sistema più rapido, più efficiente e maggiormente rispondente ad uno standard qualitativo sicuro ed elevato del sistema giustizia attraverso il corrente uso delle tecnologie. L'obiettivo di efficienza è alla base del completamento della progressiva estensione della piattaforma del processo civile telematico agli uffici della Suprema Corte di Cassazione e agli uffici del giudice di pace e dei programmati interventi per la completa realizzazione del processo penale telematico mediante la reingegnerizzazione dei sistemi per procedere al maggior numero di adempimenti possibili in modalità telematica, ciò al fine di agevolare il lavoro degli uffici e migliorare i servizi forniti all'utenza. Con riferimento al processo penale, da ottobre 2018 è attivo il modello 28 informatizzato, vale a dire trasmissione sentenza in procura generale; nel dicembre 2018 abbiamo ultimato 224 aule di multi videoconferenza presso gli uffici giudiziari e 176 aule negli istituti di reclusione; da gennaio 2019 le notizie di reato pervengono telematicamente alle procure, che dal settembre 2019 hanno cartelle condivise per gli atti sottoposti a segreto istruttorio. L'appalto per lo sviluppo del processo penale telematico, del valore di 60 milioni di euro circa, è attivo da luglio di quest'anno e a novembre avremo il primo deposito telematico da parte degli avvocati nel procedimento penale. Per quanto riguarda la Corte di Cassazione partirà nei primi mesi del prossimo anno la sperimentazione del sistema del deposito telematico con valore legale degli atti, sia per gli avvocati, che per i magistrati, la cui sperimentazione base è iniziata già a settembre di quest'anno, con possibilità di consultazione del fascicolo telematico – la consultazione del fascicolo telematico dei ricorsi è già attiva dal maggio scorso – e del pagamento telematico dei diritti di cancelleria. Per gli uffici del giudice di pace, oltre all'implementazione del sistema delle comunicazioni e notifiche telematiche nel settore civile, si porterà a compimento, esaurita la formazione del personale, la procedura di riconoscimento a tutti gli uffici del valore legale secondo quanto previsto dalla normativa di riferimento. Nelle more agli uffici del giudice di pace verrà consentita con dedicato servizio Pag. 11online la consultazione telematica dei fascicoli e, a seguire, il deposito telematico dei provvedimenti. Di notevole impatto sarà anche la diffusione, entro la prima metà del 2020, sull'intero territorio nazionale della nuova infrastruttura distrettuale evoluta. Si tratta del sistema già attivato presso il circondario di Milano, dove si avvierà la sperimentazione del servizio di richiesta di notificazioni telematiche agli UNEP (Uffici Notificazioni Esecuzioni e Protesti) da parte degli avvocati e l'introduzione dell'utilizzo di tablet per la redazione delle relazioni di notificazione e dei verbali dell'attività esecutiva. Si sta lavorando per il superamento della posta elettronica certificata nel settore civile, nell'ottica di semplificazione degli adempimenti connessi, offrendo all'utenza la possibilità di effettuare il deposito dei documenti anche attraverso altre tecnologie, come già è stato previsto dalla legge 12 aprile 2019, n. 31, che entrerà in vigore nel 2020, con riferimento alla proposizione della domanda degli aderenti alle azioni collettive. Inoltre la partecipazione al dibattimento a distanza, il sempre più elevato grado di protezione della sicurezza dei dati, l'unificazione dei registri dei carichi pendenti, la creazione di banche dati integrate, l'implementazione della digitalizzazione degli atti processuali di interesse storico sono soltanto alcune delle sfide raccolte che intendo portare avanti, sviluppando infine anche sotto questo profilo le attività della squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori, istituita con decreto ministeriale 22 luglio 2019, attraverso la prossima realizzazione di una banca dati digitale nazionale integrata relativa agli affidi familiari. Il diritto del cittadino a fruire di un sistema funzionale alla tutela dei diritti rappresenta il frutto di scelte strategiche orientate a realizzare una giustizia accessibile, veloce e tecnologicamente adeguata, che innalza la fiducia nelle istituzioni e restituisce credibilità al sistema giudiziario complessivamente inteso. La piena realizzazione di un sistema giustizia efficiente e armonico non può prescindere da un confronto costante con la classe forense. Con l'avvocatura, fin dall'inizio del mio primo mandato, ho avviato un proficuo e leale rapporto di collaborazione e di confronto sui temi e sugli aspetti più sensibili del mondo giustizia. Sui vari progetti di riforma abbiamo cercato, sin dalle fasi preliminari, di coinvolgere tutti gli interlocutori interessati e gli operatori del settore. Grazie a questo dialogo posso qui citare alcuni interventi legislativi e amministrativi sui quali il lavoro comune è stato e sarà imprescindibile anche nel 2020. Mi riferisco al tema dell'equo compenso, con l'istituzione di un tavolo con le rappresentanze di tutti gli ordini professionali, tra cui il Consiglio Nazionale Forense (CNF), avente l'obiettivo di garantire uniformità e coerenza ai compensi dei liberi professionisti e stabilendo una soglia da considerarsi limite invalicabile per la garanzia e la difesa della dignità del prestatore d'opera autonomo. In particolare ricordo l'istituzione, nell'ambito del tavolo, del nucleo centrale di monitoraggio della legge sull'equo compenso per la professione di avvocato. Altra iniziativa da me proposta sulla base delle indicazioni provenienti dalla classe forense, che seguirò con particolare attenzione, è la modifica del patrocinio a spese dello Stato: si tratta di un provvedimento di equità sociale, recentemente incardinato in questa Commissione, di un intervento doveroso di attenzione nei confronti dei cittadini più in difficoltà. Mi piace inoltre segnalare la sensibilità del mio Ministero nei confronti dell'avvocatura anche rispetto alle altre due tematiche specifiche, ovvero le specializzazioni e l'accesso alla professione. Mi limito ad alcuni brevissimi cenni. Quanto alle specializzazioni posso dire che il percorso è avviato e allo stato è in corso di svolgimento un'approfondita consultazione tra il Consiglio di Stato, il Ministero della Giustizia e il CNF per giungere a un testo definitivo del decreto ministeriale. Per quel che riguarda il tema dell'accesso alla professione è attualmente in essere un tavolo curato dal capo di Gabinetto tra più componenti ministeriali, il Consiglio Nazionale Forense e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (MIUR), per studiarne una riforma. Ultima menzione, infine, al disegno di legge costituzionale sull'avvocato in Costituzione, attualmente Pag. 12al Senato, al quale guardo con particolare favore, pur rimandando integralmente agli intendimenti che il Parlamento nella sua sovranità vorrà assumere, in quanto consentirebbe il pieno riconoscimento e la consacrazione della fondamentale funzione sociale, prima ancora che giuridica, dell'avvocato. Concludendo sul panorama degli attori della giustizia, particolare attenzione sarà riservato anche al ruolo dei magistrati onorari, nella consapevolezza dell'importanza del ruolo svolto nelle more dell'auspicata discussione del progetto di revisione della disciplina ordinamentale che li riguarda, attualmente presso la Commissione Giustizia del Senato. Passiamo all'esecuzione penale. Nel progetto di rilancio complessivo del sistema carcerario va riconosciuta centralità al corpo di polizia penitenziaria, i cui organici ad oggi risentono di un totale di 3.155 scoperture. A breve saranno avviati corsi di formazione per i vincitori del concorso a 2.851 posti di sovrintendente e del concorso a 80 posti di vice commissario, mentre verranno completate le procedure concorsuali a complessivi 49 posti di ispettore superiore e a complessivi 754 posti di allievo agente. Ferma restando l'immissione in ruolo nel 2019 di circa 1.500 unità, si provvederà altresì al completamento dell'assunzione straordinaria di 1.300 allievi agenti del corpo di Polizia penitenziaria, ai sensi dell'articolo 1, commi 382 e 383 della legge di bilancio 2019, anche mediante scorrimento delle graduatorie vigenti. Verranno inoltre avviate nei prossimi mesi le procedure per la copertura dei posti di vice sovrintendente conseguita all'incremento della dotazione organica previsto dall'articolo 44, comma 8, lettere b) e b-bis), del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 (di revisione dei ruoli delle forze di polizia) e alle vacanze disponibili dal 31 dicembre 2017 al 31 dicembre 2018. Nei prossimi quattro anni sono previste ulteriori assunzioni straordinarie, precisamente per almeno 513 unità nell'anno 2020, 337 nel 2021, 100 sia per l'anno 2022, sia per l'anno 2023, chiaramente al netto di ulteriori finanziamenti. Queste sono dunque le assunzioni già previste. L'innalzamento della sicurezza degli istituti penitenziari, oltre che attraverso l'incremento degli organici del corpo, verrà perseguita anche grazie alla dotazione di innovativi equipaggiamenti, come prodotti antitaglio, nuovi giubbotti antiproiettile, prodotti paracolpi, scudi curvi, maschere facciali, dispositivi per rinvenimento di cellulari, cosiddetti jammer. Quale segno concreto della costante attenzione rivolta dal mio dicastero alle esigenze anche strumentali del corpo della Polizia penitenziaria desidero ricordare i 196 milioni di euro stanziati a tal fine dal decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito con modificazioni dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, cosiddetto decreto sicurezza. Tra queste risorse ricordo l'assegnazione di 4,6 milioni di euro per il vestiario. Sono state oltre 10.000 le divise già acquistate, mentre sono 7 i milioni di euro riservati per il 2020, la cui gara di appalto comincerà il mese prossimo. Di pari passo occorrerà ridurre sensibilmente i margini di disagio lavorativo e incrementare in maniera incisiva le condizioni di benessere degli operatori penitenziari, tra l'altro puntando al miglioramento degli ambienti e in particolare degli spazi destinati ai dipendenti, come ad esempio le caserme e gli alloggi di servizio, nella consapevolezza della stretta correlazione tra la vivibilità e l'adeguatezza di tali luoghi e la qualità della vita di chi vi lavora quotidianamente. Con l'obiettivo infine di realizzare una concreta e significativa rivalutazione del ruolo della Polizia penitenziaria desidero ribadire l'importanza epocale dell'approvazione da parte del Consiglio dei ministri lo scorso 20 settembre dello schema di decreto legislativo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle forze armate, un provvedimento che consentirà alla Polizia penitenziaria di crescere ulteriormente, svilupparsi, aumentare competenze e affinare ulteriormente la sua funzione. In termini più generali rispetto ai luoghi della detenzione, l'azione del Ministero sarà improntata a un rilancio complessivo dell'edilizia penitenziaria, sia attraverso la riqualificazione degli spazi esistenti, sia attraverso l'incremento dei posti detentivi, in modo da conseguire contestualmente un triplice ordine di benefici, Pag. 13ovverosia il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti, la cui percentuale di affollamento ad oggi si attesta sul 128 per cento; il miglioramento delle condizioni di lavoro degli operatori; l'innalzamento del livello generale di sicurezza. Entro l'anno venturo dovranno essere consegnati i nuovi padiglioni di Taranto, Sulmona e Milano Opera e si darà seguito al progetto di realizzazione di nuove strutture modulari da 200 posti ciascuna all'interno delle cinte murarie di alcuni istituti che presentano le connotazioni morfologiche adatte, per complessivi 960 posti detentivi. Nel solco normativo tracciato dal cosiddetto decreto-legge semplificazione si dovranno portare a compimento le riconversioni ad uso penitenziario dell'ex caserma Battisti di Bagnoli e della ex caserma Bixio di Casale Monferrato, mentre è imminente il conferimento all'amministrazione penitenziaria della caserma Barbetti di Grosseto e sono in corso gli studi di fattibilità per la riconversione della caserma Capozzi di Bari. L'edilizia penitenziaria dovrà tenere debitamente conto delle esigenze delle detenute madri. A tal fine si proseguirà verso una progressiva implementazione della rete nazionale degli istituti a custodia attenuata per detenute madri (ICAM), che possa soddisfare quanto più possibile il principio di territorialità, dovendo sul punto richiamarsi la recente ultimazione dell'ICAM di Roma, che entrerà in esercizio il prossimo anno, e il progetto per la realizzazione dell'ICAM di Firenze. In parallelo, la riqualificazione degli spazi detentivi già esistenti richiederà interventi di manutenzione straordinaria e di ristrutturazione che vadano anche nella direzione di un mirato adeguamento degli ambienti alle offerte trattamentali, mediante la realizzazione di locali attrezzati per lo svolgimento delle attività in comune della popolazione ristretta. Altri aspetti di non secondario rilievo riguardano la sicurezza e l'efficientamento energetico e idrico. Sotto il primo profilo, anche attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie dei sistemi radar di derivazione militare, si dovrà proseguire nella progettazione e nel finanziamento di impianti perimetrali esterni e impianti interni di videosorveglianza e allarme. L'efficientamento delle strutture penitenziarie verrà perseguito sia nel settore delle energie alternative, sia nel settore della razionalizzazione degli impianti e delle strutture per la riduzione dei consumi, continuandosi a progettare e finanziare interventi per l'impiego di fonti rinnovabili e per il miglioramento delle caratteristiche inerziali termiche di pareti e infissi esterni. Il processo di riqualificazione del sistema carcerario deve chiaramente prendere in considerazione il detenuto nella sua dimensione umana, fermo restando il principio cardine della certezza della pena. Particolare rilievo assumeranno le iniziative tese ad agevolare, contemplando e verificando ogni primaria imprescindibile esigenza di sicurezza, i contatti tra i detenuti e le rispettive famiglie, proseguendo nella sperimentazione dei video colloqui con utilizzo della piattaforma Skype, favorendo la diffusione di procedure per la prenotazione telefonica e online dei colloqui e realizzando spazi idonei ad assicurare una permanenza non traumatica ai minori che accedono temporaneamente negli istituti penitenziari. Mi riferisco a salette per i colloqui con i minori, ludoteche e aree verdi. Attualmente già in 122 istituti di reclusione su 190 risulta attivo e funzionante il sistema Skype, con il 64 per cento di copertura, così come in 12 su 17 tra ICAM e asili nido per una percentuale pari al 75 per cento. Anche la valorizzazione della genitorialità è un tema che acquista particolare sensibilità rispetto alle detenute madri. L'azione di questo Dicastero dovrà sempre più incanalarsi verso il potenziamento dell'assistenza e della cura dei bambini al seguito delle madri detenute, tra l'altro riservando particolare attenzione anche al profilo logico strutturale attraverso l'allestimento e il miglioramento di spazi di accoglienza, animazione e supporto psicologico nelle strutture già esistenti. L'offerta sanitaria in favore dei detenuti, anche grazie alla necessaria sinergia con il servizio sanitario e con le Regioni, dovrà essere ampliata e migliorata attraverso: informazioni complete sullo stato di salute; accesso veloce alle prestazioni sanitarie; incremento dei reparti di medicina protetta ex Pag. 14articolo 7 del decreto-legge 14 giugno 1993, n. 187; rilancio delle articolazioni per la tutela della salute mentale; rafforzamento del piano nazionale di intervento per la prevenzione dei suicidi in carcere. Quanto al profilo didattico, occorrerà ampliare, migliorare e modernizzare l'offerta formativa grazie alla cooperazione interistituzionale con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, attraverso il rinnovo del protocollo di intesa del 23 maggio 2016, nonché dando concretamente seguito al protocollo di intesa stipulato lo scorso 11 settembre con la Conferenza nazionale dei poli universitari, e sperimentando l'utilizzo del web, sia ai fini di apprendimento, che di prenotazione ed effettuazione di sessioni di esami. Analoga attenzione verrà riposta nell'incremento delle occasioni di lavoro per i detenuti, avviando ulteriori iniziative similari a quelle della digitalizzazione del processo Moro, in atto presso l'istituto di Rebibbia nuovo complesso, nonché promuovendo l'ulteriore diffusione su tutto il territorio del format «Mi riscatto per...» seguito dal nome della città in cui quel progetto viene sviluppato, così da estendere la platea dei detenuti impiegati in lavori di pubblica utilità e rafforzando le sinergie con le imprese esterne e con il mondo delle cooperative sociali che possono costituire per i detenuti stessi un prezioso trait d'union verso il mondo del lavoro. Dovrà inoltre proseguire l'intensa opera di monitoraggio a fini perequativi dei flussi demografici in contesto detentivo attraverso mirate attività di movimentazione, mentre per i cosiddetti detenuti alta sicurezza proseguirà l'opera di recente avviata, tesa ad una razionale e ragionata redistribuzione. Parallelamente agli obiettivi di miglioramento della vita detentiva negli istituti di pena, attraverso l'attività svolta dal dipartimento della giustizia minorile e di comunità, intendo sostenere la creazione e la valorizzazione di misure alternative alla detenzione che consentano di sfruttare le risorse educative esistenti sul territorio e che importino la valorizzazione di modelli di riabilitazione ritagliati sulla personalità del reo e sul suo contesto di provenienza. Allo stesso tempo l'organizzazione degli uffici di riferimento degli istituti e dei servizi dell'amministrazione dovrà essere adeguata a rendere sempre più efficiente l'attuazione dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria. Per tale motivo di centrale rilievo risulta il proposto potenziamento degli uffici di esecuzione penale esterna, che attualmente soffrono di gravi scoperture di organico. Il rafforzamento dell'offerta trattamentale non può che dipendere anche dall'organizzazione degli uffici territoriali del dipartimento della giustizia minorile e di comunità, che necessitano di un piano straordinario di intervento volto a rendere sempre più efficiente la risposta dello Stato nella direzione del reinserimento sociale del reo. Parallelamente si procederà all'attuazione dell'ordinamento penitenziario minorile. Le periodiche attività di monitoraggio che compie detto dipartimento dimostrano il successo dei percorsi alternativi alla detenzione e alla messa alla prova soprattutto per i giovani adulti, spesso collegati a progetti rieducativi specifici. Di qui la necessità di sostenere percorsi di trattamento, accoglienza, accompagnamento, assistenza socio-educativa, mantenimento dei minori e dei giovani adulti e degli adulti, attraverso interventi mirati e capillari degli uffici locali pronti a recepire l'esigenza di recupero. Particolare rilievo, per il tema fondante della missione istituzionale del dipartimento della giustizia minorile e di comunità, ovvero l'educazione e la rieducazione del minorenne detenuto, riveste la stipula di protocolli interistituzionali che possono coinvolgere il mondo della scuola e delle università. Tra tutti mi piace menzionare l'imminente rinnovo il 22 ottobre a Bari del protocollo per l'educazione alla legalità tra Ministero della giustizia, Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e Camera dei deputati, teso a diffondere i valori e i principi della democrazia rappresentativa e della Costituzione, il tutto attraverso la realizzazione di un piano di incontro delle scuole negli istituti penitenziari minorili.
  Adesso, Presidente, per non sottrarre tempo agli interventi, per l'ultimo paragrafo rinvierei alla relazione, che depositerò. Faccio riferimento soltanto ai punti Pag. 15principali trattati e cioè, in materia di attività internazionale, alla necessità di concludere accordi che possano permettere il trasferimento e il rimpatrio delle persone condannate e detenute, soprattutto per quanto riguarda i detenuti stranieri che sono alla conclusione del loro percorso detentivo. Nella relazione si fa riferimento anche, per quanto riguarda la lotta alla corruzione e al terrorismo, all'importanza che sta assumendo, sempre a livello internazionale, la Convenzione di Palermo contro la criminalità organizzata, fortemente voluta da Giovanni Falcone, della quale il prossimo anno ricorrerà il ventennale. Nell'ultimo anno, quindi a fine 2018, è stato possibile approvare un meccanismo di revisione che coinvolge 188 Paesi del mondo, che è fondamentale perché consente di assicurare l'efficacia dell'applicazione della Convenzione di Palermo. Infine faccio riferimento all'importanza, in materia di lotta alla corruzione, di recepire il maggior numero di raccomandazioni che arrivano da organismi internazionali, come per esempio il Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO), e che permettono all'Italia di fare un passo avanti importantissimo, avendo una normativa che si pone all'avanguardia, addirittura una normativa leader a livello internazionale. Faccio presente che con la legge anticorruzione n. 3 del 2019 sono state recepite quasi tutte le raccomandazioni che provenivano da organismi internazionali. Manca una sola raccomandazione del GRECO: a tale proposito segnalo che è pronto un disegno di legge di ratifica che verrà sottoposto all'attenzione del Parlamento. Infine, con riferimento alla lotta, oltre che alla criminalità organizzata, anche al terrorismo a livello internazionale, rinvio alla relazione e sono disposto a rispondere alle domande. Da ultimo, con una recente sentenza la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, come tutti sapete, ha chiesto allo Stato Italiano di intervenire in materia di cosiddetto ergastolo ostativo. La posizione dell'Italia è chiarissima ed è stata già esposta in tutte le sedi opportune. A questo punto il Parlamento nella sua piena sovranità farà le sue valutazioni e attuerà le determinazioni che le forze politiche riterranno opportune. Strettamente legato al tema della lotta al terrorismo è quello del contrasto alla propaganda terroristica online, nonché in buona parte ai cosiddetti reati d'odio. Su questo fronte l'impegno dell'Italia continuerà a inserirsi con coerenza anche nel quadro delle iniziative internazionali. Alle stesse non potrà che essere dedicata la massima attenzione al fine di arginare questa crescente minaccia e di elaborare una strategia coordinata e condivisa. Per il resto rinvio alla relazione che, ripeto, dovrà essere integrata per la parte non aggiornata alle determinazioni assunte stanotte dal Consiglio dei ministri. Presidente, adesso ascolterò tutte le domande. Ho a mio supporto gli uffici, anche da remoto. Laddove sarà necessario integrare o non sarà possibile rispondere immediatamente, invierò risposte scritte alla Commissione. Grazie.

  PRESIDENTE. Se il Ministro è d'accordo, distribuiamo la relazione, di cui è autorizzata la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, nella versione in cui lei l'ha predisposta (vedi allegato), con la precisazione che per quanto riguarda la parte relativa ai temi discussi nel Consiglio dei ministri di questa notte, essa va integrata nel senso da lei illustrato oralmente. Do ora la parola all'onorevole Bartolozzi.

  GIUSI BARTOLOZZI. Grazie. Intervengo sull'ordine dei lavori. Considerato che il Ministro ha parlato per quasi un'ora – poi entreremo nel merito – noi vorremmo capire come si snoderà la discussione, visto che devono intervenire 8 gruppi, per 10 minuti ciascuno, quindi verosimilmente occorrerà oltre un'ora. Sono le 10:05, e alle 11:20 è previsto l'inizio dei lavori dell'Assemblea. Ora, a me quello che dice il Ministro relativamente alla risposta scritta o all'interlocuzione successiva non piace, perché io vorrei sapere cosa egli ha in mente sulle linee programmatiche in materia di politica giudiziaria a medio e a lungo termine...

  PRESIDENTE. Abbia pazienza, onorevole Bartolozzi, proprio perché abbiamo Pag. 16poco tempo, se lei parla mezz'ora, non interviene più nessuno.

  GIUSI BARTOLOZZI. Prendo il tempo che ritengo, il mio è un intervento sull'ordine dei lavori...

  PRESIDENTE. No, prende il tempo che io le do.

  GIUSI BARTOLOZZI. È la seconda volta che lei impedisce a Forza Italia di parlare. Il mio è un intervento compiuto – e arrivo alla conclusione – con il quale le faccio una richiesta che la prego di sottoporre ai colleghi...

  PRESIDENTE. Onorevole Bartolozzi, mi faccia la richiesta.

  GIUSI BARTOLOZZI. Occorre che io la motivi, presidente, se me lo consente.

  PRESIDENTE. Ma io ho già capito, mi faccia la richiesta.

  GIUSI BARTOLOZZI. Presidente, visto che mi comprende, mi dice qual è la richiesta?

  PRESIDENTE. Lei svolga un intervento sull'ordine dei lavori e mi faccia la richiesta, onorevole. Abbiamo un'ora, gradirei dare la parola anche agli altri gruppi.

  GIUSI BARTOLOZZI. Ci sono 8 gruppi ai quali è stato concesso un tempo di 10 minuti ciascuno. Arriviamo dunque alle 11:20. Io gradirei un confronto con il Ministro rispetto alle riflessioni che perlomeno il gruppo di Forza Italia farà, non sui numeri – perché capisco che, se fossero numeri, avrebbe bisogno di consultare gli uffici – ma sulla politica giudiziaria di questo Paese a medio e lungo termine. Pretendiamo un confronto con il Ministro sui temi che gli sottoponiamo, così come egli ci propone una relazione di 20 pagine e noi siamo pronti a discuterla. Quindi, presidente, le chiedo di organizzare i nostri lavori, in modo che il Ministro risponda subito ai nostri interventi, face to face, senza bisogno di consultare gli uffici. E le chiedo soprattutto di raccogliere l'opinione di tutti i gruppi su questa modalità, perché a me che rispondano, invece del Ministro Bonafede, il Capo del suo Gabinetto o gli uffici non interessa nulla. Noi vogliamo sapere qual è la linea del Ministro. Dalla relazione che ha svolto, io non ho intravisto alcunché sulla politica giudiziaria di questo Paese. Quindi, le chiedo di consentire al Ministro di replicare subito dopo ciascun intervento. Se non è possibile, visto che abbiamo aspettato due mesi, potremo aspettarne anche un altro per svolgere gli interventi. A questo punto la questione non è più urgente. Presidente, la invito cortesemente a chiedere anche agli altri gruppi cosa ne pensano.

  PRESIDENTE. Non è mio costume chiedere agli altri cosa ne pensano: lei fa una domanda, io le rispondo. Nell'Ufficio di Presidenza ci siamo dati un'organizzazione dei lavori, quindi proseguiamo e vediamo a che punto arriviamo. Onorevole Bartolozzi, credo che il tema da lei posto sia comunque ragionevole, nel senso che lei pretende un'interlocuzione con il Ministro rispetto ai temi posti. L'Ufficio di Presidenza si è dato un ordine dei lavori, dunque andiamo avanti. Quando dovremo concludere la seduta per il concomitante inizio dei lavori dell'Assemblea, faremo il punto della situazione con i commissari e con il Ministro. Io credo che si debba procedere in questo senso. Do la parola... Abbia pazienza, onorevole Bartolozzi, non decide lei quando parlare. Lei ha appena svolto un intervento, io le ho risposto, e la chiudiamo lì.

  GIUSI BARTOLOZZI. E come procediamo?

  PRESIDENTE. Procediamo nel senso che le ho detto. L'Ufficio di Presidenza ha stabilito un ordine dei lavori, attribuendo a ciascun gruppo 10 minuti. Quando arriveremo alle 11 faremo il punto della situazione.

  JACOPO MORRONE. Chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori, Presidente.

Pag. 17

  PRESIDENTE. Sì, prego.

  JACOPO MORRONE. Io condivido la richiesta dell'onorevole Bartolozzi, per il semplice motivo che ci troviamo in una situazione anomala: il precedente Governo aveva intrapreso un percorso con determinate linee programmatiche. Mi domando se il Partito Democratico e Italia Viva – non so bene quale dei due gruppi sia presente in quest'aula, se tutti e due e in che percentuali – condividono almeno per il 95-96 per cento dei punti. Allora la richiesta è la seguente. Chiediamo se si può avere un confronto diretto, non per rivolgere critiche – non dovete avere timore di un attacco da parte dell'opposizione – , ma per comprendere se determinati temi che abbiamo affrontato in quattordici mesi di Governo e rispetto ai quali era stato fatto un percorso verranno interrotti, verranno modificati, o se su di essi si tornerà indietro. Quindi, mi scusi, io non so ciò che è stato discusso o meno in Ufficio di Presidenza, però penso che la richiesta dell'onorevole Bartolozzi sia comprensibile. Noi diamo disponibilità a stare qui giorno e notte per avere un confronto diretto. Penso che come parlamentari tutti quanti possiamo ritagliarci un paio d'ore da dedicare ad un confronto trasparente, senza alcun attacco, perché dobbiamo indirizzare la nostra attività politica. Abbiamo sulle spalle temi importanti, fondamentali. Io ricordo che il 1° gennaio 2020...

  PRESIDENTE. Ma questo è un intervento di merito. Abbia pazienza, onorevole Morrone.

  JACOPO MORRONE. Non stiamo parlando del nulla, presidente, quindi il confronto con il Ministro e con il Governo è necessario. Ad oggi non sappiamo da quali gruppi sia composta la maggioranza in quest'aula e in quale percentuale.

  PRESIDENTE. Onorevole Morrone, abbia pazienza, il tema posto dall'onorevole Bartolozzi, vale a dire l'interlocuzione e il rapporto con il Ministro, è all'ordine del giorno perché egli è presente e ha svolto la sua relazione. Si è tenuto un Ufficio di Presidenza che ha definito le modalità di svolgimento del dibattito. Al termine della discussione ci porremo il problema dell'organizzazione del confronto e dei tempi delle risposte. Il problema di come proseguire questo confronto ce lo porremo nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza, se non arriveremo in fondo.

  JACOPO MORRONE. Scusi, presidente, non ho capito. Quindi alle domande dell'onorevole Bartolozzi il Ministro risponderà subito, e quando egli avrà terminato interverrà un altro gruppo e il Ministro risponderà, è così? Mi risponda, è semplice: è così o non è così?

  PRESIDENTE. In questo momento svolgo il ruolo di presidente e non rappresento il Partito democratico, al quale pure sono iscritto; quindi, onorevole Morrone, le riflessioni politiche le faccia con i colleghi del PD. Dopodiché, le sto dicendo che l'onorevole Bartolozzi ha posto un problema e che in Ufficio di Presidenza si deciderà come proseguire il dibattito. Con riguardo a tale questione, non rileva il fatto che lei non abbia partecipato o che il suo gruppo abbia dato indicazione diversa.

  JACOPO MORRONE. Presidente, io ho partecipato e ascoltato. Lei non può dire una cosa non vera.

  PRESIDENTE. No, basta. Capisco che si tratta di una questione di merito.

  JACOPO MORRONE. Presidente, le chiedo se il Ministro risponde oggi o meno. Questa è la domanda.

  PRESIDENTE. Colleghi, scusatemi...

  JACOPO MORRONE. Il Ministro ci risponde o non ci risponde? Non si può dire: «vediamo». Non dobbiamo vedere alcunché, presidente.

  PRESIDENTE. Abbia pazienza, onorevole Morrone, è stata stabilita un'organizzazione dei lavori che prevede un tempo Pag. 18massimo per gruppo. Andiamo avanti fino alle 11. Se continuate a parlare il problema non è determinato dal Ministro, ma da chi interrompe la discussione in Commissione.

  JACOPO MORRONE. Non abbiamo fretta e abbiamo tempo, siamo pagati per stare qui.

  PRESIDENTE. E staremo qui fino a stanotte. Adesso andiamo avanti.

  JACOPO MORRONE. Perfetto, stiamo qui fino a stanotte, presidente, lo ha detto lei.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Costa.

  ENRICO COSTA. Mi scusi, presidente, ma il tema è molto significativo. I gruppi formulano considerazioni, ma anche domande. Quando si è saputo che sarebbe venuto il Ministro Bonafede, si è aderito ad un calendario di 10 minuti per gruppo da distribuirsi tra i vari appartenenti al gruppo stesso. E su questo aspetto conveniamo. Noi non sapevamo che per le 11 di oggi sarebbe stato fissato l'inizio dei lavori dell'Assemblea e che, considerata la relazione svolta dal Ministro Bonafede e i tempi concessi ai gruppi, non ci sarebbe stata una continuità tra gli interventi e la risposta del Ministro. È evidente che se io dico al Ministro, ad esempio: «Ministro, lei ha confuso le cartelline, ha letto la relazione di un anno fa, perché ha detto le stesse cose...».

  PRESIDENTE. Vediamo di non fare interventi politici.

  ENRICO COSTA. Se io chiedo al Ministro «considerato che sulla prescrizione non ci ha detto alcunché, ci dà una risposta precisa?» e lui la risposta precisa ce la dà tra 20 giorni, ciò comporterà una conseguenza, avendo fatto come opposizioni una richiesta chiara, quella di non chiedere la calendarizzazione di eventuali provvedimenti fino all'audizione del Ministro. Ora, se il Ministro non ha chiarito alcuni aspetti, noi chiediamo che lo faccia e vogliamo una risposta immediata, altrimenti dobbiamo aspettare altri 20 giorni anche per indicare i provvedimenti di cui chiediamo la calendarizzazione.

  PRESIDENTE. Onorevole, abbia pazienza, ma ho capito.

  ENRICO COSTA. Allora, diciamo fin da subito che alle 13 proseguiamo con la discussione.

  PRESIDENTE. Abbia pazienza, ci siamo già dati un'organizzazione. Adesso con calma e ordinatamente, a prescindere dal fatto di essere in diretta web o meno – perché questo è il tema – diamo la parola ai gruppi. È ovvio che se non arriveremo alla fine né degli interventi in Commissione, né alla replica del Ministro, dovremo aggiornare la seduta. Non possiamo dire oggi cosa l'Ufficio di Presidenza debba decidere. Quando arriveremo alle 11, ci porremo il problema. Credo che sia ragionevole consentire ai gruppi di intervenire. È un atteggiamento serio nei confronti dei gruppi, della maggioranza e della minoranza. Non voglio strozzare il dibattito, siamo qui per svolgere tutta la discussione che è necessaria.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, chiedo scusa, mi rivolgo a lei con molto garbo. L'importante è che si esorcizzi il rischio della risposta scritta: la risposta deve essere orale e contestuale alla contestazione dei gruppi, questo è tutto.

  PRESIDENTE. Onorevole Sisto, se andiamo avanti così, credo che non solo non esorcizziamo la risposta scritta ma in più non consentiamo ai gruppi di intervenire.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, lei deve avere il garbo forense di farmi completare almeno il pensiero, poi potrà fare tutte le deduzioni che ritiene. La necessità di avere risposte immediate e orali in materia di giustizia è giustificata da ciò che l'onorevole Costa ha detto circa l'urgenza dei problemi sollevati proprio dal Ministro Bonafede. Allora, se questo è vero, la tranquillità della Commissione e dei parlamentari Pag. 19 che sono venuti oggi per ascoltare il Ministro Bonafede dipende dal fatto di essere certi che non vi saranno risposte in differita e che le risposte saranno date comunque contestualmente alle domande dei gruppi. Le risposte – ha ragione Enrico Costa – hanno la necessità di essere immediate. Se noi esorcizziamo questo rischio, non ci sono problemi, la seduta riprenderà all'una, alle due o quando possibile. Ma a domanda risponde immediatamente il Ministro. Questa è la richiesta che mi permetto di formulare.

  PRESIDENTE. Però, onorevole Sisto, non siamo probabilmente neanche nelle condizioni di completare gli interventi dei gruppi. Non credo sia serio quello che sta accadendo. Non è mai avvenuta una cosa del genere. Darei pertanto la parola all'onorevole Giuliano.

  CARLA GIULIANO. Grazie, presidente. Saluto il signor Ministro e lo ringrazio per la relazione espositiva sulle linee programmatiche del suo dicastero. Sono linee assolutamente condivisibili quanto alla necessità prioritaria di porre in essere interventi integrati per ridurre i tempi e la durata dei processi, in particolar modo di quelli civili. Come infatti ricordato dallo stesso Ministro, il tempo necessario per definire i contenziosi, in particolare quelli civili, appare ancora troppo lungo, anche parametrato alle esperienze europee. E questo ovviamente ha importanti riflessi in termini economici e in termini di competitività, soprattutto nella percezione degli investitori stranieri. Quindi, Ministro, è assolutamente condivisibile l'obiettivo che il suo Ministero si pone, attraverso interventi volti a rendere l'amministrazione della Giustizia molto più celere ed efficiente proprio per arrivare a decisioni in tempi congrui e ragionevoli ed evitare al tempo stesso che le lungaggini e un'eccessiva durata del processo possano poi tradursi in una ipotesi di sostanziale e denegata giustizia. Proprio per questo, Ministro, le linee programmatiche che lei ci ha esposto sembrano andare nella giusta direzione. Accogliamo con favore il riferito completamento del piano assunzionale già in corso. Proprio nell'ottica di razionalizzare e velocizzare il processo, le chiedo quali siano gli interventi che il Ministero intende adottare nell'ambito delle notificazioni, per quanto riguarda sia i processi civili, sia i processi penali. Concludo ringraziandola per il lavoro finora svolto e augurandole buon lavoro per il futuro. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giuliano. Do la parola all'onorevole Perantoni, sempre per il Movimento 5 Stelle.

  MARIO PERANTONI. Grazie, presidente. Buongiorno, signor Ministro. Per quanto riguarda le premesse, mi rifaccio all'intervento della collega Giuliano, al quale non posso che aderire. Il signor Ministro, in continuità con le linee programmatiche già esposte, fissate in seno alla precedente maggioranza, ha ribadito la necessità di intervenire sui codici di diritto per velocizzare sia il processo civile sia il processo penale. A proposito di quest'ultimo, si è parlato di potenziamento dell'informatizzazione. Ora, alla luce di quanto già illustrato dal Ministro, mi chiedo e gli chiedo in quali termini è visto il potenziamento della informatizzazione del processo penale, quale possa essere il prevedibile impatto che ciò avrà in concreto sulla gestione dei fascicoli da parte degli uffici e quali vantaggi possano derivare agli altri operatori del diritto, cioè agli avvocati, in conseguenza della prevista implementazione del procedimento telematico anche in sede penale. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Dori.

  DEVIS DORI. Sì, grazie, presidente. Buongiorno, signor Ministro. Nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza si legge che qualsiasi riforma della giustizia è condizionata dal buon funzionamento del Consiglio superiore della magistratura (CSM). Come sappiamo il CSM è stato investito da scandali che hanno compromesso l'immagine di indipendenza e terzietà della magistratura. La giustizia infatti funziona nella misura in cui i cittadini Pag. 20 hanno fiducia in coloro che hanno il compito previsto dalla Costituzione di garantire la tutela dei loro diritti. A tal fine, anzitutto, urge una revisione del sistema elettorale del CSM, sia per la componente togata sia per quella laica. Le chiedo, quindi, signor Ministro, per quanto riguarda la componente togata del CSM quali siano i suoi intendimenti affinché la meritocrazia sia l'unico perimetro entro cui determinare la carriera di un magistrato, interrompendo quindi il sistema delle correnti che assecondano invece logiche spartitorie di cariche e poteri. Per quanto riguarda la componente laica, quali cause di incompatibilità o di ineleggibilità il CSM intende prevedere rispetto a coloro che ricoprono o che hanno ricoperto incarichi o cariche politiche, tema, tra l'altro, che si collega anche a quello delle cosiddette porte girevoli. Quindi, le chiedo come si propone di scardinare questo meccanismo che attualmente consente il passaggio tra politica e magistratura. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dori. Ha chiesto di intervenire per la Lega l'onorevole Morrone.

  JACOPO MORRONE. Io, presidente, chiedo che gli interventi delle opposizioni siano svolti successivamente, quando avremo la possibilità di ottenere una risposta immediata. Non so se anche gli altri gruppi di opposizione condividano la mia linea.

  PRESIDENTE. Abbiamo concordato in Ufficio di Presidenza un'organizzazione diversa. Quindi, onorevole Morrone, o lei interviene adesso o non potrà intervenire.

  JACOPO MORRONE. Lei non dà la parola a chi chiede di intervenire sull'ordine dei lavori? Così non si lavora.

  PRESIDENTE. Io non amo fare polemiche e credo di aver dato prova alla minoranza e alla maggioranza di grande disponibilità su questo argomento e su altri. Abbiamo discusso e organizzato il lavoro. Credo che il tema posto dall'onorevole Bartolozzi, ripreso dall'onorevole Sisto, abbia certamente dignità, vale a dire quello di chiedere al Ministro una presenza ed una risposta. Ci siamo detti prima, in conclusione del mio precedente intervento, che avremmo valutato come procedere al termine di questa seduta, alla luce del tempo utilizzato e di quello necessario ai gruppi a completare i propri interventi. Credo sia ragionevole che adesso, a fronte della relazione del Ministro, i gruppi svolgano il proprio intervento. Alla luce di questi interventi, vedremo fino a che ora ci saremo protratti, dopodiché valuteremo insieme, nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza, anche con la presenza del Ministro, quale sia il modo più ordinato, ragionevole e anche utile per fare una discussione vera sul merito delle questioni nei termini che voi auspicate. Non si è mai verificato che qualcuno pretendesse di intervenire soltanto a fronte di una risposta immediata. Ciò non rientra nella prassi di questa Commissione. In Ufficio di Presidenza non si è deciso di procedere in tal modo, mi pare una richiesta strumentale. C'è una posizione politica, ragionevole e comprensibile, da parte della minoranza, e ci sono anche le posizioni politiche poste dalla maggioranza. Facciamo gli interventi nel merito, dopodiché c'è il mio impegno come presidente di questa Commissione a valutare al termine della seduta, nei limiti del possibile, come procedere, tenendo conto con grande attenzione e rispetto delle questioni che avete posto. Oggi andare avanti a porre la questione: «Io parlo se...» mi pare irragionevole. È giusto che i gruppi esprimano le proprie posizioni sulla relazione del Ministro. Se poi il Ministro dovesse dichiarare di non voler rispondere, valuteremo tale posizione per quello che è. Non credo che al Ministro sarà utile politicamente fare ciò. Mi sembra irragionevole, ma credo che una simile valutazione potrà essere svolta soltanto a valle della decisione del Ministro, dopo che tutti i gruppi saranno intervenuti. Secondo me questo si deve fare, senza polemiche e con grande serenità. C'è il mio impegno a valutare con grandissima attenzione le questioni che avete posto, perché le ritengo assolutamente ragionevoli. Onorevole Morrone, la prego di intervenire.

Pag. 21

  JACOPO MORRONE. Presidente, penso che lei abbia paura delle risposte del Ministro più di me. E ciò mi fa un po’ sorridere. Con il Ministro ho avuto un ottimo rapporto personale in quattordici mesi di governo, e c'è sempre stata la massima stima, che spero reciproca. Su alcuni temi, Ministro, devo chiederle il punto della situazione. Abbiamo affrontato insieme un tema importante, fondamentale, che coinvolge oltre 6.000 magistrati onorari, definendo una riforma scaturita dal lavoro del tavolo tecnico da noi condiviso e portato avanti. È una riforma della magistratura onoraria che, come primo punto, prevede la rimodulazione, o meglio la cancellazione, della riforma che porta il nome di un esponente del Partito Democratico, la cosiddetta «riforma Orlando». Quindi mi chiedo e le chiedo se gentilmente possa portare avanti il lavoro del tavolo tecnico, rispettando gli impegni presi con i presidenti delle associazioni di categoria, con gli stessi magistrati onorari per far sì che sia data loro una dignità. Nei giorni scorsi mi sono permesso di presentare alla Camera una proposta di legge sulla magistratura onoraria, che ricalca quanto previsto dal tavolo tecnico, rimarcando tre aspetti che tuttavia, per non so quale motivo burocratico, erano stati stralciati durante il vaglio della Ragioneria generale dello Stato e della Presidenza del Consiglio dei ministri: la permanenza in servizio fino al settantesimo anno di età, invece che fino al sessantottesimo; la rimodulazione della vacazione giornaliera a cinque e non a otto ore, che non faceva parte dell'accordo con la magistratura onoraria; e l'abbattimento della base imponibile del 40 per cento. Se questo ultimo punto non fosse realizzabile per problemi di carattere economico, chiedo la disponibilità ad intervenire con un emendamento condiviso da tutte le forze presenti per mantenere l'impegno assunto con la magistratura onoraria. Io spero che quei quattordici mesi di lavoro intenso, durante i quali ci siamo confrontati con i tecnici del Ministero e con lei, Ministro, possano portare nella direzione di una vera riforma e di una cancellazione della riforma Orlando, che rappresenta la maggiore preoccupazione della magistratura onoraria. L'altro tema cui tengo in particolar modo, Ministro, è quello relativo alla Polizia penitenziaria: è tra le materie che mi sono state delegate quando ho ricoperto il ruolo di sottosegretario. In quell'occasione ho avuto modo di conoscere uomini e donne della Polizia penitenziaria di cui, prima di fare il sottosegretario, non conoscevo il lavoro, perché operano in un mondo parallelo, in un mondo che spesso e volentieri, pur essendo proprio accanto a casa nostra, viene ignorato. Ho conosciuto uomini e donne veramente speciali e chiedo, Ministro, di portare avanti il pacchetto di emendamenti che insieme avremmo voluto inserire nel cosiddetto decreto sicurezza e che tuttavia sono stati dichiarati inammissibili dal Presidente Fico. Mi farò promotore di tali emendamenti, che nient'altro fanno se non mettere in sicurezza il lavoro degli agenti, delle donne e degli uomini che ogni giorno svolgono il loro incarico. C'è una carenza di personale: ci siamo impegnati insieme al fine di incrementare l'organico, perché purtroppo spesso e volentieri – lo dico in maniera «spannometrica» – tre agenti devono fare il lavoro che dovrebbe essere coperto da quattro persone. Ricordiamo la riforma Madia che ha ridotto le piante organiche. Quindi, le chiedo di completare l'organico, in maniera intelligente, in maniera ragionata - si tratta di una misura necessaria - e di dedicare più attenzione a queste persone. Addirittura, alcuni sindacati mi hanno chiesto di istituire un garante degli uomini e delle donne della Polizia penitenziaria. Noi sappiamo che c'è un garante dei detenuti che svolge il proprio ruolo. Noi abbiamo necessità in questo caso di un garante degli uomini e delle donne della Polizia penitenziaria. Sono uomini e donne che hanno dato la vita allo Stato e necessitano che lo Stato si prenda cura di loro. In questo momento sono in corso indagini sulle quali non entro nel merito, ad esempio a San Gimignano, dove addirittura quattro agenti sono stati sospesi. Chi ha sbagliato, paghi; ma se queste persone sono innocenti, lo Stato deve essere loro vicino: sono persone che spesso e volentieri si trovano senza lo stipendio che Pag. 22gli serve per andare avanti, per vivere, per pagare gli alimenti ai propri figli. Quindi io chiedo che lo Stato sia più vicino a queste donne e a questi uomini e pensi anche ad una tutela legale per i casi in cui vengono accusati dai detenuti di essersi resi responsabili di aggressioni. Poi, chi commette aggressioni, chi sbaglia, deve pagare; ma chi non sbaglia, deve sentire vicino uno Stato che ha il dovere di proteggerlo. Come tentavo di dire in precedenza, il 1° gennaio 2020 entrerà in vigore la modifica della disciplina della prescrizione. Noi abbiamo sempre parlato con lei, Ministro, e con le due forze allora al Governo, la Lega e il Movimento 5 Stelle, circa l'ipotesi – anche se la Lega non era mai stata favorevole – di una riforma del processo civile e del processo penale, in sostanza di una riforma complessiva del sistema giustizia. Purtroppo ad oggi non siamo pronti, vuoi per il cambio di governo, vuoi per la complessità degli interventi, vuoi per il fatto che la riforma effettivamente richiede diverso tempo: dipende non dal fatto che qualcuno ha maggiori capacità di un altro, ma dal fatto che una riforma della giustizia necessita di tempo, necessita di confronto. Io le chiedo di trovare il modo di bloccare l'entrata in vigore delle modifiche alla prescrizione, perché in questo momento si rischia veramente di mettere in serio pericolo la giustizia. Quando parliamo di certezza, parliamo soprattutto di tempi del processo, di indipendenza dei magistrati, di garanzia degli imputati e delle pene: chiediamo quindi una riforma della giustizia che comprenda questi quattro temi come importanti e fondamentali. Altro tema è quello della geografia giudiziaria. Naturalmente quando un Governo si insedia, ha necessità di tempo per mettere in campo gli interventi. Con i precedenti Governi di sinistra sono stati chiusi tanti presidi giudiziari, anche importanti, anche strategici. Io penso che un presidio giudiziario sia un servizio per il territorio, sia un servizio per i cittadini. Valutiamo insieme quali riaprire, valutiamo insieme se è possibile farlo e cerchiamo di comprendere se il vostro nuovo alleato di Governo, che è quello che li ha eliminati, è dello stesso parere o se ha un'idea differente. Ma la prego, Ministro – perché so che insieme volevamo affrontare il tema della geografia della giustizia – di valutare quali presidi riaprire perché ci sono effettivamente diversi luoghi in cui un cittadino che debba usufruire di un tribunale, o un operatore del diritto o un avvocato, hanno la necessità di fare diversi chilometri. E quindi l'accesso alla giustizia diventa difficile. Noi abbiamo portato avanti anche il tavolo dell'equo compenso, che riguarda tutte le professioni ordinistiche e non. Le chiedo che questo tavolo vada avanti perché l'equo compenso è necessario per far sì che la libera professione sopravviva: se non c'è un equo compenso, non c'è la tutela dell'attività svolta da un libero professionista, che ha la necessità di aggiornarsi e di studiare. È importante che si possa andare avanti. Io non so come la pensi su questo argomento il Partito Democratico, ma sono certo che la prima volta che abbiamo convocato il tavolo mi è stato detto che da diversi anni i soggetti interessati non venivano ascoltati. Ministro, considerato che lei ha sicuramente una sensibilità differente, la prego di portare avanti il lavoro sull'equo compenso. Quanto all'ultimo tema – poi lascio la parola alla mia collega –, segnalo che ci sono alcuni provvedimenti a cui noi teniamo in particolar modo, uno fra tutti è il cosiddetto «droga zero». «Droga zero» rappresenta la lotta agli spacciatori, la lotta a chi vende droga, la lotta a chi spaccia e vende morte. Chiediamo che su questo punto tutto il Parlamento, tutte le forze politiche possano condividere una linea dura verso chi spaccia, verso chi vende morte, soprattutto ai giovani e ai giovanissimi. Grazie, Ministro.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Morrone. Lei ha ampiamente usufruito del tempo a disposizione della Lega. Cerchiamo tuttavia di essere elastici e di non «usare l'accetta». Do quindi la parola all'onorevole Bisa.

  INGRID BISA. Grazie, Presidente. Innanzitutto saluto il Ministro e lo ringrazio della relazione. Il Ministro mi conosce un po’ e sa che, quando ci siamo confrontati Pag. 23durante i quattordici mesi in cui eravamo al Governo assieme al Movimento 5 Stelle, io sono stata sempre molto trasparente, molto franca nell'esprimere le mie opinioni, anche personalmente al Ministro, ma sempre nell'ottica di evidenziare quanto ami la materia, quanto ami tutto ciò che riguarda il diritto. È il modo in cui da sempre ho affrontato la materia, prima nel mio ruolo di avvocato e ancora adesso e a maggior ragione in Parlamento. Io ho ascoltato con molta attenzione la sua relazione, Ministro, e approfitto di questa occasione per esprimere alcune perplessità e sottoporle alcune problematiche, in maniera particolare, in riferimento alla riforma del processo civile che lei vorrebbe portare avanti. Io le sottopongo una problematica: essendo cultore del diritto e praticando le aule giudiziarie – non dico quotidianamente nell'ultimo periodo, perché purtroppo il tempo non me lo consente, però molto spesso –, non credo che l'introduzione di nuovi procedimenti e la modifica di quelli esistenti, soprattutto in campo civile, in riferimento al rito, e quindi la trasformazione dell'atto di citazione in ricorso, modifichi e acceleri le tempistiche dei procedimenti. Penso infatti che, fintanto che non mettiamo paletti stringenti con termini perentori a pena di qualche sanzione anche ai magistrati che giudicano, non andremo da nessuna parte. E dico questo perché quotidianamente verifichiamo, purtroppo, che occorre aspettare mesi, se non anni, per una sentenza anche di primo grado e per gli scioglimenti di riserva. Faccio l'ipotesi di istanze istruttorie che magari vengono sciolte a distanza di sette, otto mesi. Ciò è veramente impensabile. Quindi le chiedo una riflessione anche in riferimento a questo aspetto, nel momento in cui la riforma cui lei ha accennato approderà in Parlamento. Poi mi fa sorridere – però sento anche un po’ di amarezza – quanto lei ha dichiarato su tutti i quotidiani, anche sulle testate di stamattina, in riferimento all'accesso alla professione forense, che sarebbe frutto del caso e non del merito. Quindi, Ministro, lei avrebbe ritenuto non meritevoli del titolo di avvocato non soltanto la sottoscritta, ma anche sé stesso, perché lo abbiamo ottenuto con la legge in essere. Sicuramente l'attuale procedimento dovrebbe essere modificato, però non credo che gli avvocati che sono diventati tali fino ad ora – e ovviamente difendo la categoria che rappresento – non lo abbiano meritato. Se io le rappresentassi il mio percorso e il mio esame da avvocato, si assicurerebbe che non è stata una passeggiata né è stato frutto del caso, nella maniera più assoluta. Quindi, le chiedo, nel momento in cui rilascia dichiarazioni, di mantenere sempre il rispetto per le persone che fanno parte di categorie che con tanto sacrificio ottengono il titolo. Sulla geografia giudiziaria si è già espresso il collega Morrone, tuttavia vorrei farle un appunto, Ministro, dal momento che anche in alcuni question time in Assemblea ha parlato degli uffici di prossimità, di cui nella relazione non ha fatto alcun cenno. Quindi, vorrei capire cosa ha intenzione di fare e se rientra nella sua ottica la riapertura di qualche sezione distaccata o di qualche tribunale ordinario. Io la invito a venire nel mio territorio, in Pedemontana, dove è stato chiuso il tribunale ordinario di Bassano del Grappa, che copriva un ampio circondario, determinando problematiche non indifferenti. Poi, quanto all'edilizia giudiziaria, non serve che le ricordi che il primo provvedimento arrivato in Assemblea con il precedente Governo ha riguardato la questione del tribunale di Bari. Sembrava che, con i provvedimenti che lei ha dichiarato di aver posto in essere, si fosse risolto il problema. Cito questo caso tra tutti: le problematiche nel Tribunale di Bari, così come in tanti altri, anche a livello di edilizia giudiziaria, purtroppo sussistono ancora. Quanto all'ultimo argomento, ma non per importanza, abbiamo appreso da tutti i giornali che nel vertice di Governo conclusosi alle 5 di stamattina si sarebbe concordata una stretta a livello fiscale, in riferimento all'abolizione della flat tax. Nel momento in cui anche lei ha approvato tale misura, con riferimento agli avvocati di prima nomina ritiene che tale stretta fiscale agevolerà la professione o meno? Sono queste le riflessioni che le chiedo di fare. Grazie

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  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole, solo per la cronaca, mi pare di aver dato ampio spazio alla Lega, che ha occupato minuti preziosi. Dopo l'ampia relazione del Ministero, mi è sembrato che fosse necessario concedere uno spazio adeguato ai membri della Commissione. Do quindi la parola all'onorevole Bazoli, per il Partito Democratico.

  ALFREDO BAZOLI. Grazie Presidente. Farò qualche breve considerazione di natura politica, lasciando poi ai colleghi Bordo e Verini il compito di svolgere interventi puntuali su alcuni aspetti di merito. Abbiamo ascoltato, Ministro, la sua relazione molto esaustiva, molto completa. È evidente che siamo all'avvio di un nuovo percorso, di una nuova strada, di un nuovo Governo, del quale dobbiamo un po’ prendere tutti le misure, perché non dobbiamo nasconderci dietro un dito. Sappiamo che anche sui terreni della giustizia tra le forze che compongono questa nuova maggioranza non sempre ci sono state sintonie. Quindi, sappiamo che si tratta di un percorso che dobbiamo costruire. E sappiamo che questo è un Governo nuovo rispetto al precedente, e quindi anche sui terreni della giustizia dovrà essere caratterizzato da discontinuità. Non possiamo immaginare che sui temi della giustizia, sui quali per l'appunto anche in passato ci sono state ragioni di divergenza profonde, non ci siano segnali di discontinuità, ma sarà un percorso che costruiremo insieme.
  Ministro, lei ha parlato molte volte di coraggio, cioè della necessità di avere coraggio nell'affrontare i temi della giustizia e le riforme necessarie, ed io credo che abbia ragione. Il coraggio io lo declino in questo modo: oggi bisogna aver coraggio nel resistere alle sirene del populismo penale e giudiziario, quello che assegna alla risposta penale il compito di dare soluzione a tutti i problemi del Paese, o che trasforma la politica della giustizia nello strumento di propaganda politica più utilizzato. Occorre rifuggire da questo e rifuggire parallelamente anche dalla tentazione di quel «garantismo», lo metto tra virgolette, un po’ peloso ed unilaterale, che sempre ed invariabilmente si trasforma in garantismo forte con i forti e molto debole con i deboli: anche questa è una deriva della giustizia, che non fa bene alla giustizia stessa. Allora, signor Ministro, propongo di trovarci su un terreno sul quale penso che possiamo lavorare con grande efficacia; e, se ci incontriamo su questo terreno, penso che le riforme possano arrivare in fondo e possiamo fare un buon lavoro per la giustizia. Ed è il terreno della concretezza, della serietà dell'analisi, dell'approfondimento dei problemi e della valutazione delle soluzioni corrette per i problemi della giustizia. Se noi rifuggiamo dai rischi che delineavo prima, da un lato il populismo penale, dall'altro il garantismo peloso, e ci incamminiamo sulla strada della serietà e dell'analisi dei problemi, penso che oggi inauguriamo una buona stagione per la giustizia. E penso che saremo in grado di arrivare in fondo con buone riforme per la giustizia. Su questo terreno il Partito Democratico offre la più grande collaborazione. Penso che, se siamo d'accordo ad incamminarci in questa direzione, potremmo fare un buon lavoro per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bazoli. Do la parola all'onorevole Bordo.

  MICHELE BORDO. Grazie, presidente. Mi limiterò a fare qualche considerazione relativamente ad alcuni temi che sono sul tavolo della discussione, cui ha fatto riferimento nella sua relazione anche il Ministro, che ovviamente ringrazio. Lo ha già detto il Ministro nel suo intervento: sul tema principale della durata dei processi è in atto un confronto nella maggioranza di Governo, ma c'è da parte di tutti uno sforzo, assolutamente condiviso, di lavorare per ridurre drasticamente i tempi del processo. Sappiamo già, com'è stato ribadito all'inizio, che in questi anni qualche passo avanti lo abbiamo fatto. Io vedo, non solo dalle parole del Ministro, ma anche dal confronto di questi giorni, che c'è uno sforzo vero per ridurre i tempi del processo e mettere, di conseguenza, l'Italia in linea con la durata dei processi che vi è negli altri Paesi. Come detto, con la riforma Pag. 25saranno introdotte norme che snelliranno i processi: si è fatto riferimento alla digitalizzazione di alcune fasi, o al nuovo sistema delle notifiche. C'è l'obiettivo ambizioso di fissare la durata del processo. Ho fiducia, abbiamo fiducia, com'è stato detto poco fa dal mio capogruppo, che questi impegni si possano verificare e speriamo, soprattutto, realizzare. Ci poniamo un problema. E lego al tema della durata dei processi una questione che è sullo sfondo e che il Ministro non ha affrontato, ma rispetto alla quale vorremmo fare un approfondimento nelle prossime settimane. Sappiamo che su questo c'è anche da parte del Ministro a disponibilità a ragionare. Il problema non è se si realizza tutto questo, il problema è se ciò non succede, fosse anche per un solo processo. Dobbiamo comprendere qual è la risposta dello Stato in questi casi, e fino a quando va avanti il processo. Ecco perché c'è un tema sullo sfondo, che non abbiamo toccato nella discussione di questa mattina, ma che io voglio introdurre, perché sarà obiettivamente oggetto di approfondimento anche nei prossimi giorni. Mi riferisco al tema della prescrizione, sul quale ritengo che dovremmo riflettere di più e meglio, prima di decidere definitivamente di cancellarla. Penso che raggiungeremo l'obiettivo di ridurre drasticamente i tempi del processo, ma dobbiamo porci il problema di cosa succede se poi questi tempi non dovessero essere rispettati. Dobbiamo quindi porci anche l'obiettivo di evitare che la cancellazione della prescrizione diventi per qualcuno l'alibi per non portare mai a termine il processo. Abbiamo la consapevolezza che su questo tema si può fare un'ulteriore riflessione dentro la maggioranza per comprendere quale possa essere il punto di caduta, il punto di incontro tra le forze di maggioranza, atteso che, com'è noto, ancora non siamo arrivati ad una convergenza. Una seconda questione riguarda il tema delle intercettazioni, che pure è stato oggetto della relazione del Ministro. Rispetto a questo tema, vorrei subito sgombrare il campo da un equivoco sorto con riguardo alla riforma da noi realizzata nella scorsa legislatura, che tuttavia non ha mai prodotto i suoi effetti. Vorrei sgombrare il campo dall'equivoco sul quale in passato alcuni hanno soffiato. Per quanto ci riguarda - e lo voglio ribadire – la riforma Orlando sulle intercettazioni non ostacolava le indagini né metteva il bavaglio all'informazione. Io questo lo voglio sottolineare. Non abbiamo potuto verificare i suoi effetti. Noi non ci leghiamo ad una proposta, anche se nostra; non utilizziamo le nostre opinioni, o anche le nostre proposte, come se fossero delle bandierine da piantare, che non si possono eliminare. Siamo aperti al confronto. Su questo la sfida deve essere – e deve vederci impegnati tutti – come riusciamo a tenere assieme l'esigenza delle indagini svolte anche attraverso lo strumento fondamentale, importante, delle intercettazioni, ed il diritto alla privacy dei cittadini. Quanto a questo, evidentemente, c'è la necessità di capire meglio come si intenda tenere insieme le due esigenze. In ultimo, Presidente, vorrei fare un breve riferimento ad un altro tema, che pure è stato accennato, e che per noi è importante: si tratta della riforma del Consiglio superiore della magistratura. C'è l'obiettivo condiviso di ridurre lo strapotere delle correnti, e siamo d'accordo. C'è però un tema che non riguarda soltanto la riforma del sistema elettorale: ne abbiamo fatte diverse, tutte con l'obiettivo di ridurre lo strapotere delle correnti dentro il CSM, ma il risultato non è stato sempre raggiunto. Su questo argomento vogliamo dire molto chiaramente che siamo contro ogni ipotesi di sorteggio mentre siamo assolutamente a favore dell'elezione dei magistrati. Vorremmo inoltre che ci fosse una valutazione della professionalità anche per chi opera nella magistratura, già a partire dalla periferia. Chiediamo quindi maggiore attenzione alle valutazioni che si fanno nei consigli giudiziari. In ultimo dobbiamo tenere sempre più distinti coloro che si occupano degli aspetti disciplinari, rispetto a coloro che, invece, si occupano di nomine e di valutazione di incarichi direttivi. Riteniamo infatti che tale distinzione sia assolutamente utile e debba essere più evidente.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bordo. Onorevole Verini, a lei la parola, invitandola Pag. 26 a contenere l'intervento nei tre minuti programmati. Grazie.

  WALTER VERINI. C'è una grave censura preventiva, presidente! (È una battuta, ma non si capisce!!!) Intervengo molto brevemente. Apprezzando il taglio della relazione del Ministro, inviterei, però, il Governo a drammatizzare un po’ di più – e quindi a prevedere un cambio di marcia rispetto all'ultimo anno e mezzo – il tema delle carceri e dell'esecuzione penale. Siamo tornati a livelli drammatici di sovraffollamento: andiamo verso i 61.000 detenuti, su una capienza di 5.496, con un tasso di affollamento del 128 per cento. Siamo il Paese dell'Unione Europea con il maggior tasso di sovraffollamento, seguito dalla Francia. In alcuni istituti, cinque o sei, il sovraffollamento è al 200 per cento. Ministro, non devo esporre a lei, naturalmente, la drammaticità di alcuni dati, e tuttavia, collegato al tema della condizione carceraria, c'è il fatto che ci sono stati circa 100 morti in carcere da inizio anno, e circa 30 suicidi. Poi, ci sono situazioni poco vivibili. A parte il metraggio quantitativo, che deve rispettare naturalmente i criteri minimi che la Corte europea dei diritti umani e la sentenza Torreggiani imposero all'Italia, noi abbiamo soltanto pochissimi istituti nei quali ci sono spazi verdi: il 30 per cento delle carceri ne è completamente sprovvisto. Poi, abbiamo soltanto l'1,8 per cento di detenuti che lavora alle dipendenze di esterni. Registriamo una diminuzione dei corsi scolastici – tanto che si parla di desertificazione scolastica – e dei fondi per la formazione. E abbiamo dimenticato – e noi con la proposta di legge del collega Zan lo riproporremo – il tema dell'affettività in carcere, non soltanto naturalmente nei confronti dei minori e dei figli, ma anche più in generale, tra marito e moglie, tra partner. Credo quindi che si debbano recuperare con grande forza l'ispirazione ed i contenuti – e mi avvio a concludere – degli stati generali dell'esecuzione penale e dei provvedimenti, alcuni dei quali, come noto, non vennero approvati, della legislatura nella quale noi costituivamo la maggioranza. Questo lo abbiamo riconosciuto facendo autocritica: non riuscimmo ad approvare tali provvedimenti all'ultimo miglio. Fu un nostro limite, ma questo non giustifica minimamente la scelta di far prevalere, in quest'anno e mezzo di governo, una logica che mette, diciamo, sotto i tacchi delle scarpe l'articolo 27 della Costituzione. Le parole d'ordine in voga erano «marciscano in galera» o «buttiamo la chiave», come se investire in formazione, sicurezza, lavoro nelle nostre carceri, non fosse anche investire nella sicurezza dei cittadini. Quando un detenuto che ha scontato la pena – e la pena deve essere certa naturalmente – torna nella società con un mestiere in mano, con un diploma, con un trattamento non soltanto afflittivo, ma anche umano, torna probabilmente recuperato: non ci sono recidive e quindi anche i cittadini sono più sicuri, perché vengono commessi meno reati. Naturalmente, apprezziamo l'impegno che il Ministro ha assunto per la tutela della dignità del lavoro della Polizia penitenziaria, che svolge davvero un ruolo insostituibile, ed anche quello che ha detto sull'edilizia carceraria. Ma quello che volevamo sottolineare in questo breve intervento, presidente e Ministro, è che il tema del rispetto sostanziale dell'articolo 27 della Costituzione non può essere un optional nella politica della giustizia italiana. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Verini. Do la parola all'onorevole Varchi.

  MARIA CAROLINA VARCHI. Intervengo sull'ordine dei lavori, alle 10:57: non l'ho fatto prima per non apparire strumentale. Tuttavia, stante l'orario, devo rilevare che la seduta di oggi si è svolta senza alcun rispetto nei confronti delle opposizioni – parlo ovviamente di un dato non personale, ma politico – atteso che, alla scadenza del termine, hanno potuto svolgere i loro interventi due forze di maggioranza ed una sola forza di opposizione. Naturalmente non è una polemica nei confronti del Ministro, anche se rilevo che, essendosi limitato a leggere una pur corposa relazione, magari avrebbe potuto lasciarla leggere a noi e dare più spazio agli interventi. Rilevo altresì che quando noi in Ufficio di Presidenza Pag. 27 abbiamo concordato le modalità con le quali doveva svolgersi la seduta di oggi, non era ancora noto il calendario dell'Assemblea. Quindi, da parlamentare di opposizione, evidenzio che oggi – si tratta della prima volta in cui la Commissione incontra il Ministro competente – abbiamo sul tavolo materie come la riforma del processo penale, la riforma del processo civile, la magistratura onoraria, la Polizia penitenziaria, gli assistenti giudiziari e quant'altro è stato detto. E le forze di opposizione non hanno avuto la possibilità, non dico di avere risposte da parte del Ministro, ma nemmeno di sviluppare le proprie argomentazioni. Credo che non sia un buon viatico per il mandato che il Ministro Bonafede si trova a proseguire, ma neanche per la gestione dei lavori della Commissione. Non sta certamente a me ricordare le parole pronunciate dagli esponenti del Partito Democratico, che oggi sono rimasti in silenzio, quando qualche mese fa denunciavano la compressione dei tempi del dibattito all'interno della Commissione. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Varchi per il suo intervento. Faccio presente che i tempi non consentiranno l'intervento da parte di tutti i gruppi. Non è mia intenzione comprimere il dibattito, perché credo sia sacrosanto che tutti i gruppi svolgano il proprio intervento, ed è altrettanto doveroso che il Ministro replichi agli interventi di tutti i gruppi. Credo che – e lo dico in termini prognostici, ma non penso di sbagliare – , essendo le ore 11 e approssimandosi l'avvio dei lavori dell'Assemblea, sia ragionevole presumere che vi sia ancora lo spazio per l'intervento del gruppo di Forza Italia. A questo punto, credo che l'Ufficio di Presidenza, già convocato per oggi, dovrà valutare le modalità per il prosieguo degli interventi che devono ancora essere svolti, da parte di gruppi e di maggioranza e di minoranza. Nel medesimo Ufficio di Presidenza si provvederà a verificare la disponibilità del Ministro – lo sollecito già in questa direzione – ad intervenire nuovamente in Commissione per ascoltare gli interventi dei restanti gruppi di maggioranza e di opposizione, e quindi fornire le relative risposte. Quindi, onorevole Varchi, in questo senso le rispondo. Comprendo politicamente il senso del suo intervento, però quando abbiamo definito l'organizzazione dei nostri lavori non immaginavamo che per le 11 di oggi sarebbero state previste votazioni all'ordine del giorno dell'Assemblea. Tuttavia, in termini politici, comprendo le osservazioni svolte. Credo però che noi abbiamo gli anticorpi per far sì che i tempi non vengano compressi, in linea con l'organizzazione dei lavori e le regole di comportamento che ci siamo dati.
  Il Ministro ha chiesto di intervenire.

  ALFONSO BONAFEDE, Ministro della giustizia, Scusate, non voglio minimamente interferire nell'organizzazione dei tempi e dei lavori della Commissione. Semplicemente, sottolineo che nessuno voleva che venissero compressi i tempi, e che la compressione è dovuta alla necessità per i parlamentari di andare in Aula. Detto questo, voglio chiarire che, da parte mia, è un onore essere invitato e poter venire a confrontarmi con il Parlamento. Quindi do piena disponibilità a ritornare, anche in tempi stretti; possibilmente comunicherò le mie disponibilità nella stessa giornata odierna. Vedremo di conciliare le disponibilità con il Presidente, che poi avrà modo di confrontarsi con l'Ufficio di Presidenza. Quando il Parlamento chiama, io rispondo. Sono disponibilissimo a venire, senza alcuna difficoltà, perché noto lo spirito del face to face. Da parte mia non c'è alcuna difficoltà ad interloquire con i parlamentari. Vorrei sottolineare un aspetto che sottopongo all'attenzione della Commissione. È evidente che è in atto il percorso di una nuova maggioranza, che si sta confrontando in queste settimane. Ora, per il rispetto che ho nei confronti della Commissione, non posso venire a parlarvi di un progetto che è in fase di evoluzione, perché semplicemente la sua definizione non dipende soltanto da me e perché tra una o due settimane potrebbero esserci risvolti differenti. Quindi, da parte mia, sarebbe preferibile tornare la prossima settimana, o eventualmente quella ancora successiva, per dare la possibilità alla maggioranza di definire aspetti più dettagliati che io potrei Pag. 28porre all'attenzione della Commissione. Però, da parte mia, do la piena disponibilità.

  PRESIDENTE. Benissimo Ministro, valuteremo la questione nel corso dell'Ufficio di Presidenza odierno. Abbiamo tranquillamente il tempo per completare l'intervento del gruppo di Forza Italia, perché in Assemblea non è stato ancora dato il preavviso di 20 minuti prima dell'inizio delle votazioni. L'onorevole Miceli manifesta l'intenzione di intervenire sull'ordine dei lavori.

  CARMELO MICELI. No, non sull'ordine dei lavori. Presidente, chiedo se sia possibile fare un intervento brevissimo, di pochi secondi.

  PRESIDENTE. Onorevole, facciamo intervenire il gruppo di Forza Italia per "metterlo in sicurezza". Se poi dovesse avanzare qualche minuto, le darò la parola, Prego, onorevole Bartolozzi.

  GIUSI BARTOLOZZI. Sciupo un minuto dei cinque che ho a disposizione perché il gruppo di Forza Italia non ha certamente bisogno di essere messo in sicurezza. Tutti i componenti del gruppo di Forza Italia – senza tono polemico – se fossero dall'altra parte, se fossero seduti al posto del Ministro, avrebbero mostrato un'apertura diversa, nel senso di rispondere alle riflessioni di un componente della minoranza, senza bisogno di avere i compitini preparati prima. Evidentemente – e questo lo dico con molta chiarezza – quando si rinvia il seguito dell'audizione alla prossima settimana, si strozza il confronto in questa sede. Ministro, io non voglio il confronto con i suoi uffici. Io avrei voluto un confronto con lei su temi importanti. Ma fatta questa breve premessa,...

  ALFONSO BONAFEDE, Ministro della giustizia, (fuori microfono).

  GIUSI BARTOLOZZI. No, guardi, ho capito. Lei per una settimana studierà le questioni. Io avrei preferito – sono mie sollecitazioni – che lei oggi mi rispondesse su cosa pensa della giustizia, non su cosa pensa dell'implementazione dell'edilizia...

  CARMELO MICELI. Ma è un'interrogazione?

  GIUSI BARTOLOZZI. Non è una interrogazione, ma se il Ministro replica devo dire qualcosa. Comunque andiamo a noi, Presidente, non vorrei che lei mi dicesse che ho parlato troppo. Prendiamo atto, come gruppo di Forza Italia, di un dato, che per chi ci ascolta e per chi vedrà i lavori di appena un anno fa, non potrà che essere palese, e cioè che il Ministro oggi ci ripresenta una relazione che è un mero aggiornamento di quella che ha svolto l'anno scorso, l'11 luglio 2018. Logicamente la relazione è aggiornata rispetto alle cose che abbiamo fatto, ma è priva di qualsiasi spunto non solo a medio ma anche a lungo termine sulle tematiche della politica giudiziaria del nostro Paese. L'altro dato che non si potrà non riscontrare è un assoluto cambio di posizione del Partito Democratico che, – poi farò brevi citazioni – rispetto a tematiche concrete come per esempio quella della prescrizione, diceva una cosa e ora ne dice un'altra. E non è possibile ascoltare in questo contesto, in questo dibattito, qualche collega sostenere che siccome si è formato un nuovo governo – e lo sappiamo tutti – si deve in qualche modo cercare un compromesso: sui diritti dei cittadini noi di Forza Italia di compromessi al ribasso non ne consentiremo mai. E allora quando si parla di prescrizione, quando sento dire dall'onorevole Boschi in una notizia ANSA che si cercano compromessi sulla prescrizione e che si cercherà di aggiustare la situazione, rispondo che non c'è alcun compromesso da ricercare. Lei, Ministro, dovrebbe dirci oggi se ci ha ripensato o meno. Allora, andiamo ai dati specifici dell'intervento. Primo, prescrizione: sulla prescrizione il Governo, con una manovra notturna – e lo sappiamo tutti perché abbiamo lavorato sul testo – ha inserito un emendamento che prevede l'interruzione della prescrizione dopo il primo grado: ciò vuol dire processi che non hanno mai fine, anche avverso sentenze di Pag. 29primo grado di assoluzione. Ciò è avvenuto durante l'approvazione del disegno di legge che voi chiamate «spazza corrotti» con un termine mediatico più che sostanziale. Dovremmo dire infatti che il testo contiene il daspo alle imprese, dovremmo dire che il testo contiene la prescrizione, dovremmo dire che il testo contiene l'agente provocatore: con una manovra assolutamente demagogica fate passare il contrasto alla corruzione come «spazza corrotti». Durante l'esame del testo il gruppo di Forza Italia – dimostrando fiducia verso le intenzioni del Governo – presentò un emendamento per ancorare l'entrata in vigore della prescrizione così come modificata alla riforma del processo penale. Ministro, era questo che lei ci aveva detto: «Attenti, entrerà in vigore quando riformeremo i tempi dei processi penali e quindi nulla succederà fintanto che non entrerà in vigore la riforma». Tanto che un Ministro del suo stesso Governo, Giulia Bongiorno, aveva dichiarato che, pur essendo una bomba, la modifica della disciplina della prescrizione non avrebbe creato alcun problema, essendo ancorata alla riforma del processo penale. E allora noi di Forza Italia, che alle parole non siamo abituati, perché siamo abituati a lavorare con fatti concreti, che abbiamo fatto? Abbiamo presentato un emendamento, in cui si dice: «Ancoriamo la modifica della disciplina della prescrizione alla riforma del processo penale». L'emendamento è stato respinto. Allora abbiamo presentato un ordine del giorno: «Ministro, ancoriamola alla riforma del processo penale»: parere contrario. Finito. Il collega Costa, il capogruppo di Forza Italia, ha provato a darvi un suggerimento concreto, visto che la modifica alla disciplina della prescrizione entra in vigore il 1° gennaio 2020 e non è dato sapere a che punto sia la riforma del processo penale, perché non conosciamo i testi. E su questo tema tornerò. Il collega Costa ha dunque presentato una proposta di legge annunciata anche durante la Conferenza dei presidenti di gruppo, in cui si dice: aboliamo la riforma della prescrizione. Se non la volete abolire, differitela; se non volete differirla, sopprimetela almeno per le sentenze di assoluzione: di tutto questo, sulla prescrizione, nella sua relazione di, credo, 30 pagine non c'è una virgola. E io capisco perché non c'è una virgola: non è vero che lei oggi non è entrato nel merito delle riforme del processo civile e penale per rispetto alle forze di maggioranza; non lo fa perché siete in imbarazzo, perché non avete trovato la quadra sulla riforma della prescrizione, e sulla scelta di abolirla o meno. Quindi, Ministro, abbia il coraggio di dire a chi ci ascolta che non è per una forma di rispetto, è perché non trovate la quadra sulla prescrizione: lei pensa che non si debba intervenire, così come il Ministro Di Maio, mentre il Partito Democratico – così come aveva fatto durante i lavori dello scorso Governo giallo-verde – dice che è una porcheria. E allora non trovate la quadra e temporeggiate. E ciò rappresenta un affronto per questa Commissione. Ministro, quando oggi viene e dice: «Io non entro nel merito delle riforme per rispetto della maggioranza» – lo ripeto –, fa un affronto a noi.

  ALFONSO BONAFEDE, Ministro della giustizia, (fuori microfono).

  GIUSI BARTOLOZZI. Guardi, no, allora si sarà sbagliato Ministro, perché... Però evitiamo l'interlocuzione, Ministro: lei mi ascolta e poi mi risponde. Io ho scritto quello che lei ha dichiarato: «Lo stato attuale non consente un'analisi precisa delle riforme per rispetto della maggioranza, non posso esplicitare il contenuto specifico». Ora, se la novella entra in vigore il 1° gennaio 2020, e se non è dato a noi commissari conoscere il testo dei due progetti di riforma, del processo civile e del processo penale, domani presenterò un'interrogazione al Ministro dei rapporti con il Parlamento, per capire quando lei vuole fare queste riforme. Ministro, come sul caso del tribunale di Bari, aveva annunciato mesi fa che avrebbe fatto le riforme prima del 31 dicembre di quest'anno. Noi non ne abbiamo neanche contezza, non sappiamo neanche che cosa siano... È inutile che mi guardi così. Lei, mesi fa – io lo ricordo, ora ci arriviamo – aveva detto che Pag. 30entro il 31 dicembre sarebbe stata approvata la riforma del processo penale. Ma noi i testi non li abbiamo. Ora, si tratta di due riforme epocali alle quali si sono dedicate 3 Commissioni – Violante, Nordio, e una terza istituita prima del 2000 – che hanno provato per anni a fare le riforme. E nessuno ci è riuscito, i lavori si sono bloccati. E lei ha l'arroganza – me lo consenta – di pensare che ce la farà: siamo ad ottobre e a dicembre in qualche modo dovrebbe licenziare queste due riforme! E quando esaminiamo i testi? Quindi, evidentemente c'è una difficoltà che non può essere celata dal rispetto per qualcuno o per qualche altro. Avete un problema all'interno della nuova maggioranza di Governo, non riuscite a trovare la quadra sulla prescrizione, e prendete in giro i componenti della Commissione Giustizia. Quindi, le rivolgo la prima domanda: cosa vuole fare della prescrizione? La vuole lasciare così com'è, la vuole abolire, vuole differirne l'entrata in vigore? È una domanda specifica. Andiamo al secondo punto: evasione fiscale. Sull'evasione fiscale, Ministro, capisco che dovete trovare risorse e capisco che la riforma che avete messo nel pacchetto prevede in qualche modo di recuperare risorse per 3,3 miliardi di euro, ma in Italia ci sono circa 12 mila evasori e quindi verosimilmente ci saranno 12 mila processi. Ecco, c'è stato qualcuno che ha sostenuto – e non sono certamente io che sono l'ultima arrivata...

  ALFONSO BONAFEDE, Ministro della giustizia, (fuori microfono).

  GIUSI BARTOLOZZI. Mi fa finire Ministro? Io non l'ho interrotto e gradirei non essere interrotta: 12 mila evasori stimati, 12 mila evasori per 12 mila processi. E qualcuno ha sostenuto – le dirò poi chi – che il suo progetto non è realistico. Lo sa chi l'ha detto, Ministro? Il consigliere Davigo, lo stesso consigliere Davigo che, quando lei ha presentato il disegno di legge sull'anticorruzione – a me non piace chiamarlo «spazza corrotti» – aveva detto che il daspo alle imprese era una follia, era irrealistico. Quindi, come vede, il vostro stesso mentore smentisce le misure che approvate, perché è uno che di giustizia evidentemente ne capisce. Quindi, con 12 mila evasori e 12 mila processi, lei non sveltisce ma appesantisce in maniera ingiustificabile i tempi del processo: invece di snellire ingolfa. Quindi, anche su questo aspetto sarebbe necessaria una riflessione. Terzo problema, depenalizzazione.

  ALFONSO BONAFEDE, Ministro della giustizia, Sempre 250 detenuti però, in tutta Italia.

  GIUSI BARTOLOZZI. Mi fa continuare, Ministro? Allora, se lei vuole avere un confronto con me, io sono disponibile.

  PRESIDENTE. Onorevole Bartolozzi, la prego.

  GIUSI BARTOLOZZI. Ma non dipende da me, il Ministro spezza il mio intervento.

  PRESIDENTE. Ho chiesto anche al Ministro di non interromperla.

  GIUSI BARTOLOZZI. Io non perdo il filo, Ministro, se questo è il suo intento: non perdo assolutamente il filo perché il mondo della giustizia ce l'ho abbastanza chiaro. Terzo punto, depenalizzazione. Anche su questo vorrei capire cosa ne pensate lei ed il Partito Democratico, quindi l'attuale maggioranza, perché vede il precedente Ministro, con il suo partito, aveva dato corso in qualche modo alla depenalizzazione, prevedendo addirittura come progetto di riforma la distinzione tra reati e contravvenzioni, in modo che i reati contravvenzionali potessero essere puniti con pena amministrativa. E questo era pensato nell'ottica di velocizzare i processi. E proprio sulla depenalizzazione il collega Bazoli, quando lei è venuto a rassegnare le linee del precedente Governo nel luglio 2018, si era detto assolutamente preoccupato. Aveva detto: «Scusate, sulla depenalizzazione che succede?» Lei era in maggioranza con la Lega e il collega le chiese – io lo ricordo bene –: «Che facciamo del percorso della depenalizzazione che noi Pag. 31abbiamo attivato? Lo interrompete? Continuate?». Beh, anche su questo...

  PRESIDENTE. Io non voglio interromperla, onorevole Bartolozzi. Tenga conto che il suo gruppo ha a disposizione 10 minuti, e penso che anche l'onorevole Zanettin vorrà dire due parole. Quindi la invito a concludere.

  GIUSI BARTOLOZZI. Vado alla conclusione citando gli ultimi due temi. A me piacerebbe avere un'interlocuzione di un'ora con il Ministro, non di 10 minuti. Le linee di politica giudiziaria non...

  PRESIDENTE. Ma sono 10 minuti.

  GIUSI BARTOLOZZI. Vado alle ultime due questioni. No, non le sviluppo, indico soltanto i temi. Quindi, sulla depenalizzazione, vorrei sapere cosa intendete fare rispetto a quello che aveva in mente il Partito Democratico. Voi siete sul versante assolutamente opposto perché siete caratterizzati da un panpenalismo sfrenato: più reati, più pene per tutti. Quindi vorrei capire cosa farete. Ingiusta detenzione: la proposta di legge del mio capogruppo, l'onorevole Costa, ingiustamente è stata bocciata in Assemblea, nonostante si fosse verificata un'apertura. Vorrei capire cosa ne pensa. Quanto alla tutela dei consumatori, c'è da mettersi le mani nei capelli: leggo la relazione, e voi con la mano destra fate una cosa e con la mano sinistra ne fate un'altra. Per esempio nell'ultimo schema di decreto legislativo che abbiamo esaminato, quello relativo ai gas fluorati, voi ponete pene a carico del consumatore, cioè del cittadino che compra un frigorifero, pure se dopo il controllo vi è una fuoriuscita di gas di cui lui in modo accidentale non si accorge. E se non conosce il testo, se lo vada a studiare, perché lo abbiamo esaminato la scorsa settimana. Quindi, si richiede un continuo sacrificio per i cittadini verso i quali voi promettete – solo a parole – una sorta di tutela ampliata. Lei dice che fa le riforme per aprirsi...

  PRESIDENTE. Onorevole, abbia pazienza.

  GIUSI BARTOLOZZI. Chiudo Presidente.

  PRESIDENTE. Ma chiuda veramente, sono trascorsi 13 minuti, e nei 10 a disposizione sarebbe dovuto intervenire anche il suo collega Zanettin. Mi dica come possiamo fare.

  GIUSI BARTOLOZZI. Allora, concludo: prescrizione, evasione fiscale, depenalizzazione, ingiusta detenzione, tutela dei consumatori. Vorrei sapere, presidente – e chiudo –, cosa pensa il Ministro dell'obbligatorietà dell'azione penale, della separazione delle carriere tra procuratori e giudici e dell'elezione dei membri del Consiglio superiore della magistratura con le quote rosa. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Segnalo che c'è malumore anche nei gruppi di minoranza. Se ci diamo dei tempi, occorre rispettarli. E visto che ci sono altri iscritti a parlare, sono in difficoltà nel dire che non possono parlare. Se abbiamo concordato un tempo di 10 minuti per ciascun gruppo, lei non può intervenire 13 minuti, onorevole Bartolozzi.

  GIUSI BARTOLOZZI. Presidente, li ho cronometrati. La metto in difficoltà, li ho cronometrati.

  PRESIDENTE. Li ho cronometrati anche io, onorevole. E ora ci sono i 5 minuti dell'onorevole Zanettin. Prego, onorevole Zanettin.

  PIERANTONIO ZANETTIN. Grazie Presidente, cercherò di essere più sintetico possibile e di affrontare alcune delle tematiche che la collega Bartolozzi ha lasciato da parte. Ecco, faccio una prima annotazione politica, Ministro. Ho letto la sua relazione, e una cosa mi ha colpito, come dire anche nel lessico: è farcita di frasi tipo «La riforma dovrebbe contenere». L'uso del condizionale mi fa pensare – visto che va di moda – ad una relazione salvo intese, un po’ come per il Consiglio dei ministri di stanotte e per il suo lavoro. La prima domanda che volevo porle, Ministro, è questa: Pag. 32 le chiedo se ha letto un articolo che io trovo assolutamente illuminante, pubblicato ieri dal Corriere della Sera. Mi riferisco all'articolo di Luigi Ferrarella, il quale ci parla delle linee guida della Corte d'Appello di Brescia. Cosa ha fatto la Corte d'Appello di Brescia? Ha stabilito – e in questo caso d'accordo sia i capi degli uffici della magistratura sia gli avvocati – il «numero chiuso» dei processi. Hanno stabilito 4.000 processi l'anno a Brescia, 3.500 a Bergamo, 1.250 a Mantova e 1.150 a Cremona. Io credo che questo risultato sia un po’ il fallimento di un anno e mezzo di lavoro del suo dicastero. Ministro, lei è venuto qui un anno e mezzo fa dicendo sostanzialmente le stesse cose che ha detto oggi, ma i problemi della giustizia in questo anno e mezzo – al di là dei toni trionfalistici usati nella occasione precedente – sono rimasti tali, e anzi si sono acuiti. Vado per sintesi. Sull'organico della magistratura, lei anche oggi ha ribadito che sono state varate riforme – quelle che erano chiamate riforme epocali –. Ho qui i dati numerici precisi aggiornati ad horas. Gli organici sono rimasti esattamente gli stessi da un anno e mezzo a questa parte: l'organico dei magistrati ammonta a 9.921 unità; i posti vacanti sono calati di poche unità; il numero dei magistrati in servizio è rimasto esattamente lo stesso. Ministro, lei ha parlato del concorso in magistratura: nella sua relazione ci dice che il prossimo anno ci sarà un concorso per 310 nuovi magistrati. La informo che è il concorso con il minor numero di posti messi a concorso, perché sono stati 330 l'anno scorso, nel 2018; 320 nel 2017; 360 nel 2016 e nel 2015. Quindi non andremo certamente ad incrementare il numero di magistrati effettivi, al di là delle tabelle che evidenzieranno o meno la scopertura. Questi sono i concorsi effettivi, quelli che sono stati banditi fino ad oggi; poi ce ne saranno altri, non lo so quando li bandirà. Però certamente fino ad oggi il suo concorso, quello che lei ha bandito, è per 310 posti, mentre tutti quelli dei suoi predecessori prevedevano più posti. Poi sappiamo che i posti sono banditi ma non vengono coperti. Quanto al personale amministrativo, abbiamo il disastro che conosciamo tutti: chi frequenta i tribunali, sa non bastano i magistrati; occorrono i cancellieri che scarichino le sentenze. Sulla popolazione carceraria ho un dato, anche questo aggiornato al 30 settembre scorso: oggi abbiamo una popolazione carceraria di 60.882 detenuti, erano 59.275 al 30 settembre dell'anno scorso, sono cresciuti di 1.600 unità. Perché questo? Credo che sia l'effetto di una concezione – che noi contestiamo – «carcerocentrica, manettara». Dipende dal panpenalismo per cui oggi tutto diventa penale: noi non facciamo altro, anche all'interno di questa Commissione, che aumentare le pene edittali e le fattispecie di reato, quando in realtà i temi sono quelli posti dalla Corte di Appello di Brescia. Il problema è rappresentato dall'impossibilità di celebrare i processi: abbiamo una marea di denunce, e poi i reati che vengono perseguiti effettivamente sono una stretta minoranza. E qui arriviamo al tema dell'articolo 112 della Costituzione, vale a dire all'obbligatorietà dell'azione penale, che è un simulacro al quale non crede più nessuno. Porte girevoli: l'hanno sottolineato in tanti; io ci torno, perché è un tema a me caro, fin da un anno e mezzo fa, quando lei è venuto e ha detto: «Porte girevoli, magistrati e politica,...». Io ho una proposta di legge che è all'esame del Parlamento dal 2001, che è già stata votata da diverse maggioranze e della quale fino ad oggi non s'è fatto niente: quindi abbiamo perso un anno e mezzo e non sappiamo ancora lei cosa intenda fare. Voglio porre una questione, che è anche a carattere locale, ma credo che in questa occasione sia giusto parlarne: Tribunale di Vicenza. Spero che la prossima volta lei sia in grado di darci una risposta: le è stato inoltrato un sollecito, un grido di dolore – chiamiamolo così – degli avvocati vicentini. Il Tribunale di Vicenza è un tribunale medio piccolo, dove si sta celebrando un maxi processo, quello per il crack della Banca Popolare. Se ne prevede un altro, sull'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) che ha interessato decide di migliaia di cittadini, per cui possiamo aspettarci una costituzione di parte civile di grandi dimensioni. Pag. 33Rischiamo di avere una situazione tipo quella che si è registrata a Parma per il processo Parmalat e a Reggio Emilia per il processo Aemilia, vale a dire che tutto il resto del penale andrà in paralisi totale, perché ci si concentrerà su questi due maxi processi. Le è stato richiesto dagli avvocati vicentini un impegno specifico, soprattutto in termini di disponibilità di magistrati, ma anche di personale di cancelleria. La pregherei la prossima volta, quando verrà a rispondere alle nostre sollecitazioni, di fare un'annotazione precisa anche su questo punto. E concludo, grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zanettin. Come vede avevo fatto una prognosi sensata nel dire che Forza Italia avrebbe avuto certamente più spazio di tutti gli altri. Onorevole Sisto?

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Sull'ordine dei lavori, vorrei un chiarimento procedimentale che a me sembra opportuno. Capisco bene che l'Ufficio di Presidenza vincola i gruppi che appartengono alla Commissione, ma io credo che ogni singolo parlamentare, se vuole intervenire e porre domande al Ministro, possa farlo anche al di fuori dei tempi stabiliti. Intendo dire che l'Ufficio di Presidenza vincola il gruppo di Forza Italia o del Partito Democratico o del Movimento 5 Stelle della Commissione; ma se un parlamentare, come sono io, intende partecipare all'audizione del Ministro e porre delle domande, io credo che gli debba essere garantita la parola. Quindi, la prossima volta, all'esito di tutte le discussioni, vorrei poter prendere la parola e sottoporre questioni al Ministro.

  PRESIDENTE. Onorevole Sisto, lei pone un tema che noi avevamo valutato di contenere nell'ambito degli interventi dei gruppi. Peraltro credo che, alla luce della nuova organizzazione dei lavori, che rinviamo all'Ufficio di Presidenza previsto presumibilmente intorno alle due e un quarto, potrebbe essere valutato un aggiornamento degli interventi per gruppo, una volta capite anche le dimensioni della richiesta. Nel ringraziare il Ministro e i colleghi, rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 11.25.

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ALLEGATO

DOCUMENTAZIONE PRESENTATA
DAL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA

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