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XVIII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 6 di Martedì 29 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallo Luigi , Presidente ... 3 

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria, Andrea Martella, sulle linee programmatiche dell'attività di Governo in materia di editoria (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Gallo Luigi , Presidente ... 3 
Martella Andrea , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ... 3 
Gallo Luigi , Presidente ... 13 
Mollicone Federico (FDI)  ... 13 
Gallo Luigi , Presidente ... 13 
Mollicone Federico (FDI)  ... 13 
Gallo Luigi , Presidente ... 13 
Fratoianni Nicola (LeU)  ... 14 
Gallo Luigi , Presidente ... 14 
Fusacchia Alessandro (Misto-+E-CD)  ... 14 
Gallo Luigi , Presidente ... 15 
Mollicone Federico (FDI)  ... 15 
Gallo Luigi , Presidente ... 16 
Anzaldi Michele (IV)  ... 16 
Gallo Luigi , Presidente ... 17 
Casciello Luigi (FI)  ... 17 
Gallo Luigi , Presidente ... 18 
Piccoli Nardelli Flavia (PD)  ... 18 
Gallo Luigi , Presidente ... 19 
Belotti Daniele (LEGA)  ... 19 
Gallo Luigi , Presidente ... 19 
Lattanzio Paolo (M5S)  ... 19 
Gallo Luigi , Presidente ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI GALLO

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata oltre che attraverso il resoconto stenografico anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega per l'editoria, Andrea Martella, sulle linee programmatiche dell'attività di Governo in materia di editoria.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Andrea Martella, sulle linee programmatiche dell'attività di Governo in materia di editoria. Ringrazio il Sottosegretario Martella di essere presente qui oggi.
  Avverto che il dibattito successivo alla relazione iniziale del Sottosegretario sarà organizzato nel modo seguente: ciascun gruppo potrà intervenire per massimo 8 minuti, fermo restando che il tempo potrà essere suddiviso tra due o più oratori. Quando sono iscritti a parlare per uno stesso gruppo più deputati, darò inizialmente la parola ai primi dell'elenco per ogni gruppo e poi, nel secondo giro, passerò ai successivi. Quanto all'ordine di intervento, come al solito la parola sarà data secondo la consistenza numerica dei gruppi nella Commissione, a partire dai meno numerosi. Avranno quindi facoltà di parlare, nell'ordine: Liberi e Uguali, il Gruppo Misto, Fratelli d'Italia, Italia Viva, Forza Italia, Partito democratico, Lega e Movimento 5 Stelle.
  La replica del Sottosegretario sarà rinviata ad altra seduta.
  Do a questo punto la parola al Sottosegretario Martella.

  ANDREA MARTELLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, signor Presidente, mi faccia dire all'inizio di questo incontro che sono davvero contento di essere oggi qui insieme a voi e a tutti i commissari, nella Commissione in cui ho fatto il mio esordio molti anni fa alla Camera dei Deputati con alcuni colleghi che sono ancora qui e che saluto affettuosamente. Al di là di questa premessa personale, sono qui per illustrarvi, secondo consuetudine, le linee guida che ispireranno l'azione di Governo con riferimento agli ambiti di competenza che il Presidente del Consiglio ha ritenuto di affidarmi conferendomi la delega in materia di informazione e di editoria.
  Devo innanzitutto segnalare che le dichiarazioni programmatiche che mi accingo a rendere in questa sede fanno seguito ad un ampio ciclo di incontri con tutti i soggetti e le sigle associative che ho avviato per ciascuno dei segmenti della filiera editoriale, fin dal giorno successivo al mio insediamento. È mia ferma convinzione, infatti, che qualunque determinazione di un Governo in un settore di interesse pubblico così rilevante per la tutela dell'ordinamento democratico debba essere assunta con il pieno coinvolgimento del Parlamento e secondo un metodo partecipato e costantemente Pag. 4 aperto al confronto con tutti gli stakeholders e con la società civile. Questa scelta deve ritenersi parte integrante dei miei impegni programmatici, in quanto corrisponde ad un metodo di lavoro che intendo assumere a criterio generale per lo svolgimento del mio mandato.
  Il sistema editoriale attraversa da almeno un decennio una crisi finanziaria profonda che ormai ha assunto carattere strutturale, soprattutto per la stampa quotidiana e periodica: a fronte di una diffusione dei quotidiani in Italia che si attestava a 5,5 milioni di copie nel 2007, sono oggi circa 2 milioni le copie giornaliere rilevate dagli ultimi dati FIEG. In poco più di 10 anni, insomma, sono andate perdute quasi due copie su tre, con una tendenza che non mostra segni di inversione. Anche il mercato delle copie digitali, che pure era considerato in crescita, si è mostrato in affanno. Le copie digitali vendute nel 2018 hanno subìto una flessione del 3,4 per cento rispetto all'anno precedente, confermando un'incidenza del digitale ancora minima sui fatturati delle imprese editrici.
  Sul fronte dei ricavi pubblicitari i segnali sono analoghi. Nell'ultimo decennio il fatturato pubblicitario si è ridotto del 71,3 per cento ad un ritmo maggiore del 10 per cento l'anno. D'altra parte, non si è solo ristretto quantitativamente un settore industriale cruciale quale quello dell'informazione, ma sono allo stesso tempo mutati i suoi connotati fondamentali. Nell'arco di pochi anni la rivoluzione digitale ha cambiato in profondità sia il modo di produrre l'informazione, sia le abitudini e le modalità di funzione dei contenuti informativi da parte delle persone. Basti pensare al ruolo che il web e il social network stanno giocando nel superamento della mediazione professionale del giornalista. Oggi milioni di individui entrano quotidianamente in contatto con un flusso enorme di informazioni che essi stessi concorrono a loro volta a creare, senza alcuna possibilità di valutarne il livello di affidabilità e di riconoscerne l'origine. Nel nuovo eco-sistema digitale gli individui non sono solo consumatori e produttori dei contenuti informativi, ma diventano essi stessi prodotto, cioè informazione scambiata sul mercato dei Big Data per finalità commerciali. Se a ciò si aggiunge la sobbarcante dimensione economica sovranazionale delle piattaforme digitali sulle quali queste informazioni sono scambiate, i cosiddetti OTT (over the top), è evidente che ci troviamo difronte ad uno scenario del tutto inedito che pone un problema serio, non solo per la qualità e il pluralismo dell'informazione, ma per la stessa sopravvivenza degli ordinamenti democratici. È uno scenario che impone al legislatore e al pubblico decisore un radicale cambio di paradigma nell'approccio ai problemi dell'informazione, un cambio di paradigma che non può che trovare fondamento ed ispirazione nel richiamo ai valori costituzionali. L'informazione infatti è un bene collettivo primario, indispensabile per il funzionamento delle istituzioni democratiche. Nell'informazione si saldano due principi fondanti del nostro sistema costituzionale che trovano pari tutela nell'articolo 21 della nostra Carta fondamentale: la libertà di pensiero e il pluralismo delle fonti. La libertà di pensiero, intesa come il diritto di ciascuno di manifestare la propria opinione, è condizione necessaria e imprescindibile per la sopravvivenza di un regime democratico, ma essa trova concreta espressione e garanzia solo nel pluralismo, cioè nella possibilità materiale per ciascun cittadino di formarsi, attraverso l'accesso a più fonti, un libero convincimento personale. È il pluralismo dell'informazione ad assicurare la formazione di un'opinione pubblica, libera e criticamente fondata e dunque a garantire le condizioni per il mantenimento dell'ordinamento democratico. Se è vero – come affermato dalla Corte Costituzionale – che l'informazione esprime non tanto una materia quanto una condizione preliminare per l'attuazione dei principi propri dello stato democratico, è la difesa di questa condizione preliminare il punto fermo che deve orientare oggi più che mai l'azione del pubblico decisore, in presenza dei profondi mutamenti economici e tecnologici ai quali stiamo assistendo. Del resto l'intervento pubblico a sostegno dell'editoria e del sistema dell'informazione non è solo giustificato, ma addirittura Pag. 5 imposto al legislatore ai fini del rispetto del pluralismo, come la Corte ha ribadito con una recentissima sentenza del luglio del 2019. Occorre pertanto – ed è da qui che voglio partire – una cornice legislativa a tutela del pluralismo dell'informazione che impedisca la formazione di posizioni dominanti e favorisca l'accesso e la sopravvivenza nel sistema editoriale del massimo numero possibile di voci diverse. Serve una nuova legge che riconosca, secondo un approccio sistemico ed integrato, le nuove e differenziate esigenze di sostegno di tutti i soggetti che partecipano alla filiera editoriale. Mi riferisco in primo luogo, è bene ricordarlo, a quella vasta e variegata rete di realtà editoriali locali che deve considerarsi per volumi e diffusione una fondamentale infrastruttura informativa del paese. È l'editoria di prossimità che dà voce e visibilità alle comunità territoriali, è il primo livello di produzione dei contenuti editoriali ed è quello il primo ambito da presidiare, attraverso adeguate misure di sostegno pubblico, anche diretto.
  L'altro fronte di investimento verso il quale dovrà essere indirizzata l'azione del Governo è costituita dai giovani.
  I giovani devono essere posti al centro delle politiche di sostegno all'editoria e alla domanda di informazione professionale e di qualità, anche attraverso campagne di promozione della lettura ed incentivi al consumo di prodotti editoriali. Vanno in questo senso le agevolazioni per l'acquisto di abbonamenti a giornali e periodici attraverso la card «18App» e quelli destinati alle scuole e ai singoli che abbiamo proposto nell'ambito della legge di bilancio 2020. Ma i giovani devono diventare anche il fulcro delle politiche di sostegno all'offerta, attraverso misure che incentivino la costituzione di startup editoriali innovative e ogni altra iniziativa imprenditoriale promossa dai giovani. In particolare, ritengo indispensabile, anche ai fini della gestione delle vertenze occupazionali in essere, che tutti gli strumenti di incentivo economico alla ristrutturazione aziendale offerti dalla legge, a partire dai prepensionamenti già previsti dall'ordinamento vigente per i casi di crisi, siano in ogni caso condizionati ad un effettivo turnover generazionale, cioè la stabile assunzione di giovani, di giornalisti o esperti con particolare competenza nelle nuove professioni. A questo proposito è necessario che nei casi di ristrutturazione i piani aziendali che prevedono riduzione di personale siano vincolati ad una quota significativa ed effettiva di turnover generazionale, nella misura almeno di un'assunzione ogni due prepensionamenti, assistiti da ammortizzatori sociali. In questo senso, nell'ambito delle mie prerogative e competenze, mi riserverò di attivare ogni iniziativa utile alla positiva risoluzione delle crisi aziendali, ma anche alla verifica ex post della congruità ed efficacia degli incentivi pubblici eventualmente erogati alle imprese editrici ai fini delle ristrutturazioni aziendali. Allo stesso modo ritengo che occorra tutelare i giovani che si affacciano alla professione giornalistica dal rischio di permanente precarizzazione, alla quale oggi, come tutti sappiamo, sono esposti anche per effetto delle basse tutele contrattuali di cui godono. Così come occorre proteggerli dalla perdita di valore della loro prestazione in un mercato sempre più dominato dalla svalutazione del lavoro giornalistico e dalla generalizzata gratuità dei contenuti informativi offerti in rete. È anche a questo fine che ho provveduto alla ricostituzione della Commissione sull'equo compenso nel lavoro giornalistico, prevista dall'ordinamento vigente, che sarà quindi presto convocata.
  Infine, per la tenuta economica ed occupazionale del settore editoriale è indispensabile dare certezza e stabilità al quadro legislativo.
  Il sistema editoriale ha bisogno di norme funzionali alle sfide della modernizzazione e non di meno di un investimento pubblico di risorse stabili e dimensionato sugli obiettivi e i valori costituzionalmente protetti. Il cambio di paradigma necessario a cui facevo riferimento passa anche attraverso la certezza e l'adeguatezza dell'investimento pubblico. A questo proposito giova ricordare che il nostro paese ha un livello di investimento pubblico nell'editoria tra i più bassi d'Europa. Il valore della contribuzione diretta al sistema editoriale ammonta Pag. 6in Italia a 1,1 euro a persona contro i 9,5 euro della Danimarca e 5,4 euro della Francia. Nel complesso, ai soggetti ammessi alla contribuzione diretta – che nel nostro ordinamento, è bene ricordarlo, sono prevalentemente testate giornalistiche locali e giornali diocesani – nel 2018 sono stati destinati 66,5 milioni di euro, a fronte dei circa 120 milioni di euro della Francia. In termini di incidenza sul prodotto interno lordo, si tratta di una spesa pari allo 0,02 per cento del PIL. La disciplina che regola l'interno nel settore dell'editoria è il frutto di una stratificazione di norme che si sono succedute negli anni, a partire dall'ultima legge organica che nel 1981 aveva riordinato le misure di sostegno economico di tipo diretto e contributo di tipo indiretto, le riduzioni tariffarie, agevolazioni fiscale e forme di credito agevolato. Da allora, il legislatore è intervenuto più volte su questo insieme di misure con interventi anche di diversa ispirazione che hanno mutato frequentemente sia il perimetro, sia l'allocazione dell'investimento pubblico tra i due tipi di misure. Ne è derivata una condizione di instabilità e di incertezza sulle risorse disponibili che ha in molti casi condizionato la stessa efficacia dell'intervento pubblico. Come richiamato dalla Corte Costituzionale con la citata sentenza del luglio 2019, le imprese editrici, da un lato, sono destinatarie di norme che le vedono come titolari di diritti rispetto all'allocazione delle risorse in questione; dall'altro, sono esposte al rischio di un parziale o addirittura totale taglio delle risorse stesse. Il sistema è dunque affetto da un'incoerenza interna, dovuta a scelte normative che prima creano aspettative e poi autorizzano a negarle. Oggi questa esigenza di riordino e stabilizzazione della legislazione nel settore, a mio parere, non è più rinviabile. Si tratta di una sfida difficile, ma anche dell'occasione per cogliere tutte le opportunità offerte da una congiuntura politica istituzionale per molti versi unica e particolarmente favorevole al cambiamento. Questo quadro rende oggi possibile una riforma comprensiva dell'intero quadro legislativo e regolatorio che percepisca il necessario cambio di paradigma del sostegno pubblico all'editoria. In altri termini, occorre una nuova legge di sistema per l'editoria, per qualche verso paragonabile per impatto a quella Industria 4.0. Una legge che potremmo definire Editoria 5.0. In questo contesto deve essere innanzitutto ridefinito e stabilizzato il sistema della contribuzione diretta. Il differimento di un anno dei termini già previsti dalla legislazione vigente per la riduzione dei contributi diretti all'editoria, proposto nel disegno di legge di bilancio per il 2020, è finalizzato proprio a ridisegnare in tempi ragionevoli questo sistema di sostegno all'esito di un confronto con il Parlamento e con tutti i soggetti coinvolti. L'obiettivo è quello di dare stabilità e certezza alla contribuzione diretta, una forma di sostegno – come si è visto – presente in tutti i principali paesi europei e di dare a questa forma di contribuzione diretta, una forma coerente con i recenti pronunciamenti della Corte Costituzionale. In secondo luogo occorre intervenire sulla cosiddetta digital disruption, con interventi che stimolino la trasformazione digitale di tutte le imprese della filiera editoriale, senza abbandonare però il sostegno alla produzione cartacea. L'obiettivo deve essere quello di valorizzare l'integrazione dei supporti cartacei o digitali anche attraverso appositi incentivi fiscali e di favorire progetti innovativi di ricerca e sviluppo. In questo senso ha un'importanza cruciale l'investimento nelle persone e nella formazione di nuove professionalità. Inoltre è necessario introdurre nell'ordinamento forme adeguate di sostegno alla domanda di informazione professionale e di qualità, anche in funzione di contrasto alla fake news e di promozione della lettura presso le nuove generazioni. Vanno in questo senso gli incentivi all'acquisto di abbonamenti ai giornali e periodici, previsti in via sperimentale dal disegno di legge di bilancio 2020, sotto forma di contributi alle scuole e ai singoli, che dovranno essere seguiti da misure strutturali di detrazione fiscale. Allo stesso modo occorre intervenire sulla rete di distribuzione e vendita, così come sul sistema complessivo della contribuzione indiretta. Pag. 7
  Nel caso dell'editoria, la necessità di disporre di un'efficiente rete di distribuzione e vendita non risponde solo ad esigenze di carattere economico. Assicurare la capillare distribuzione delle vendite dei giornali e di altri prodotti editoriali in tutti i centri abitati, attraverso un'effettiva copertura universale, significa garantire un presidio territoriale essenziale per la qualità della democrazia. Bassa integrazione di processo, generale arretratezza tecnologica e, non da ultimo, un'elevata conflittualità tra i diversi livelli della filiera hanno determinato disomogeneità territoriali e squilibri economici, a danno soprattutto degli edicolanti.
  Oggi la modernizzazione e l'integrazione della filiera è un'esigenza non più differibile. Un tempo l'edicola era uno dei riferimenti principali della vita civile: insieme alla farmacia e all'ufficio postale rappresentava, soprattutto nei piccoli centri, uno dei fulcri della società quotidiana. Oggi questo riferimento è sempre meno presente e visibile. Nel 2001 le edicole vere e proprie – cioè i chioschi e i negozi che vendevano esclusivamente giornali – erano più di 36.000. Alla fine del 2018 quel numero è sceso a 15.000. Significa che in 18 anni sono scomparse dalle nostre città 21.000 edicole. Siamo passati da un'edicola ogni 1.500 abitanti, ad un'edicola ogni 4.000 residenti. Le edicole non sono solo un presidio fisico sul territorio, sono anche e soprattutto un bene immateriale, assicurando la distribuzione democratica delle informazioni su base plurale ed universale. Le edicole svolgono una funzione di interesse pubblico che merita di essere riconosciuta, seppure in un contesto profondamente mutato qual è quello attuale. Oggi perciò occorrono interventi per favorire l'informatizzazione, per sostenere nuove forme di commercializzazione dei prodotti editoriali, per riavvicinare i cittadini alle edicole, attraverso una nuova diversificata offerta. A questo proposito merita attenzione un progetto avviato sulla base di un protocollo di intesa con l'ANCI, orientato a consentire alle edicole di vendere anche servizi anagrafici, dando ai cittadini la possibilità di chiedere e ritirare i certificati di vario genere senza recarsi presso gli uffici del municipio. Un'iniziativa che, all'esito della sperimentazione che si sta svolgendo in alcune città pilota – Firenze, Genova, Torino e, da ultimo, Roma – potrebbe essere sviluppata ed estesa a tutto il territorio nazionale.
  Un'altra recente misura di incentivo che il Governo intende sviluppare è quella che ha introdotto, nell'ambito della legge di bilancio 2019, il cosiddetto tax credit per le edicole. È un credito di imposta per 2.000 euro annui in favore di ciascun esercente l'attività di vendita che può essere utilizzato per compensare le imposte locali pagate (IMU, TASI, COSAP e TARI), ma anche il canone di locazione, nell'ipotesi in cui l'esercente operi come un unico punto di vendita esclusivo nel territorio comunale. La misura è ancora sperimentale e, all'esito del primo biennio di applicazione, dovrà essere valutata, io credo ricalibrata, per renderla più efficace. Tuttavia, una forma di sostegno fiscale diretto al sistema delle edicole sarà in ogni caso mantenuta.
  Un altro fronte che necessita di adeguata regolazione è quello che riguarda i rapporti economici tra i soggetti della filiera distributiva. Anche in questo caso l'azione di Governo dovrà essere orientata a rendere più incisiva ed efficace l'integrazione degli operatori economici, attraverso interventi concertati con tutti gli attori del sistema in grado di dare alla filiera un assetto più equilibrato dei rapporti tra le sue componenti e di renderla in questo modo più efficiente e competitiva.
  Tra le funzioni che mi sono state delegate dal Presidente del Consiglio dei Ministri rientra anche la tutela del diritto di autore, a cui si affianca la funzione di vigilanza sulla società italiana degli autori e degli editori (la SIAE), che a tutt'oggi è la principale società di intermediazione e gestione dei diritti d'autore. Il quadro giuridico sul diritto d'autore è centrale per la promozione della creatività dell'innovazione e per l'accesso alla conoscenza e all'informazione. È a maggior ragione rilevante per un paese come l'Italia, in cui l'industria della cultura e della creatività rappresenta circa il 3 per cento del PIL e il Pag. 84 per cento della forza lavoro. Oggi, nella particolare congiuntura economica, politica ed istituzionale che l'Italia e l'Europa stanno attraversando, la questione del diritto d'autore e della sua concreta protezione nel mercato digitale assume una rilevanza giuridica ed economica sistemica e, vorrei dire, per alcuni versi, storica. Un impatto significativo su questo comparto è destinato a venire dall'attuazione della nuova Direttiva europea sul copyright, adottata nel luglio scorso. La nuova disciplina comunitaria nasce dall'esigenza ormai indifferibile di affrontare – per la prima volta su scala continentale – i radicali mutamenti indotti dalla trasformazione digitale nel mercato dei contenuti protetti da diritti d'autore. Il suo fine è quello di riequilibrare la distribuzione del valore fra gli autori, giornalisti ed editori da una parte, e le grandi piattaforme di condivisione online dall'altra, in primo luogo attraverso l'affermazione del principio di adeguata e proporzionata remunerazione dei contenuti editoriali. Ma non potrà trascurarsi in sede di attuazione anche il problema della trasparenza di algoritmi di indicizzazione, utilizzati dagli aggregatori di notizie e dai motori di ricerca. L'adozione nel luglio scorso della nuova disciplina europea del copyright, per un verso, e l'imminente implementazione di un sistema europeo di tassazione, la cosiddetta web tax, destinato a far emergere le basi imponibili derivanti dall'attività dalle piattaforme digitali, per altro verso, offrono ai singoli stati nuove opportunità di intervento, ma pongono anche sfide complesse che il Governo e i legislatori nazionali devono essere in grado di interpretare con il necessario equilibrio. Gli stati membri dovranno recepire, come voi sapete, la direttiva sul copyright entro 24 mesi dalla sua entrata in vigore e cioè entro il 7 giugno del 2021. L'Italia intende farlo tempestivamente ricercando il miglior bilanciamento possibile tra la libertà di espressione individuale e la tutela e la qualità del pluralismo dell'informazione, anche attraverso la giusta remunerazione dei contenuti editoriali. In particolare dovrà essere disciplinato, con il necessario equilibrio, l'esercizio del nuovo diritto connesso introdotto dalla Direttiva europea, cioè il diritto degli editori a tutelare le pubblicazioni di carattere giornalistico in caso di utilizzo online da parte di prestatori di servizio della società dell'informazione.
  Un altro importante profilo che dovrà essere affrontato in sede di recepimento della direttiva è quello relativo alla responsabilità dei «prestatori di servizio e di condivisione dei contenuti online» per l'utilizzo di contenuti protetti. Per la prima volta, la disciplina europea prevede anche che questi soggetti rispondano della illiceità dei contenuti caricati dagli utenti, sia pure con una responsabilità mitigata e declinata secondo un principio di proporzionalità. Nel frattempo, nelle more dell'attuazione del nuovo regime normativo e fiscale europeo, l'Italia punta ad accrescere le risorse destinate al sistema dell'informazione attraverso la misura nazionale di tassazione sulle intermediazioni finanziarie, la cosiddetta digital tax prevista dal disegno di legge di bilancio per il 2020. Abbiamo proposto che una quota del gettito di tale imposta – pari al 5 per cento entro il limite massimo di 20 milioni di euro annui – sia strutturalmente riservata all'alimentazione del Fondo per il pluralismo e l'innovazione del sistema editoriale. A valere su queste risorse sarà finanziato, in aggiunta alle misure già previste dalla legge, un sistema di incentivi all'acquisto di abbonamenti a quotidiani e periodici, anche in forma digitale, destinati, come ho detto prima, alle scuole di ogni ordine e grado e ai singoli individui. Si tratta di una misura significativa non solo per l'impatto finanziario, ma anche soprattutto per la sua valenza culturale.
  Quanto alla funzione di vigilanza sulla Società degli autori e degli editori, ricordo che al momento essa rimane la principale società di collecting. I dati mostrano l'oggettiva rilevanza dell'ente: oltre 87.000 autori ed editori iscritti, 62 milioni di opere tutelate, 559 milioni di euro di compensi di diritto d'autore erogati nel 2017. Le attività di intermediazione del diritto d'autore sono state oggetto di un significativo intervento di liberalizzazione attraverso il decreto legislativo n. 35 del 2017. Oggi nella nuova Pag. 9cornice legislativa occorre garantire al settore adeguate tutele che non creino condizioni di svantaggio, in particolare per i soggetti che, operando in settori di nicchia in un mercato liberalizzato, potrebbero risultare meno appetibili. A questo proposito auspico che il Parlamento possa esaminare e approfondire quanto prima le proposte di legge, tra cui quella dell'Onorevole Lattanzio, tuttora pendenti in Parlamento, in materia di intermediazione e gestione dei diritti d'autore.
  Le nuove modalità di produzione e fruizione dei contenuti informativi rischiano di svalutare il lavoro giornalistico professionale, ma a condizionare la libertà e l'indipendenza del lavoro giornalistico sono anche altri fattori non meno rilevanti. Tra tutti, se ne è parlato in più occasioni, le «querele-bavaglio» e l'estesa e crescente precarizzazione delle prestazioni di lavoro. Le intimidazioni ai giornalisti sono un fenomeno in allarmante crescita nel mondo. Non solo nei regimi liberali e non solo nei teatri di conflitto, anche in Italia, come in altre società democratiche aperte, gli episodi di intimidazione o di violenza ai danni dei giornalisti si stanno moltiplicando, raggiungendo settori ed aree del paese fino a pochi anni fa immuni dal fenomeno. Secondo i dati diffusi dall'osservatorio congiunto della FNSI e dell'Ordine dei giornalisti, tra il 2006 e il 2018 sono stati 3.700 i giornalisti vittime di gravi episodi in Italia ed è cresciuto anche il numero dei giornalisti costretti a vivere sotto scorta, sotto la protezione dello Stato: sono oggi ben 22. Si tratta di professionisti colpiti per il solo fatto di fare il loro mestiere, per il loro sforzo di illuminare periferie o territori in cui prospera la criminalità organizzata. Sono numeri allarmanti e in costante crescita che segnalano anche un problema più profondo.
  Un'altra minaccia deriva dall'utilizzo intimidatorio delle querele per diffamazione. Oggi moltissimi professionisti sono intimiditi attraverso l'uso dell'arma della «querela-bavaglio» e della richiesta di esosi risarcimenti in sede civile. Non c'è dubbio che sotto questo profilo esistono nel nostro ordinamento criticità che il legislatore deve superare se non si vogliono lasciare gli operatori delle informazioni ai cittadini privi di un quadro di regole certo ed adeguato ai nostri tempi. Ma la risposta non può essere solo quella della repressione penale, serve semmai un sistema di sanzioni civili più congruo e adeguato ai nuovi mezzi di informazione, accompagnato da un rafforzamento del codice deontologico e da una maggiore responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nella produzione di contenuti giornalistici, dal direttore all'editore. Su questi temi è tuttora in corso un dibattito parlamentare sulle varie proposte di legge presentate in materia. È responsabilità del legislatore e del pubblico decisore quella di trovare il punto di equilibrio tra il diritto di cronaca e tutela della dignità delle persone, respingendo con forza ogni intervento legislativo animato da spirito punitivo.
  Ma a rendere meno libera la stampa italiana sono anche la bassa remunerazione e la diffusa precarietà nel lavoro giornalistico. La qualità e l'affidabilità dell'informazione si difendono anche contrastando il processo di progressiva precarizzazione del lavoro giornalistico, un fenomeno che per ampiezza e qualità ha trasformato in strutturale il fenomeno del precariato nelle redazioni. Personalmente sono convinto che per assicurare i necessari standard di qualità dell'informazione professionale occorre riconoscere a tutti i giornalisti un equo compenso per la loro prestazione, da individuarsi secondo criteri certi e condivisi. In generale ritengo importante che si apra anche a questi fini una nuova stagione di redazioni industriali all'interno del settore. Per quanto mi riguarda, come ho detto, provvederò in tempi rapidi ad insediare la Commissione sull'equo compenso.
  Allo stesso modo non possiamo rinunciare a combattere con ogni strumento efficace l'odioso fenomeno della pirateria, così come l'uso e la diffusione illegale degli stessi contenuti prodotti dalle imprese editoriali.
  La difesa del lavoro giornalistico passa anche attraverso la sua tutela previdenziale ed in particolare attraverso la garanzia Pag. 10della sostenibilità delle prestazioni. In questo senso valuto positivamente le misure recentemente introdotte dal legislatore per favorire il riequilibrio finanziario dell'istituto nazionale di previdenza dei giornalisti (INPGI) e garantirne la sostenibilità economica finanziaria nel medio e lungo periodo, anche attraverso l'ampliamento della platea contributiva (decreto-legge n. 34 del 2019).
  Per quanto è di mia competenza, assicuro la massima attenzione del Governo nel monitoraggio di questo processo, consapevole della rilevanza che l'autonomia e la solidità finanziaria dell'istituto rivestono ai fini dell'indipendenza della professione giornalistica.
  Infine, occorre ricordare come la precarizzazione del lavoro giornalistico sia riconducibile, almeno in parte, ad un utilizzo improprio dell'istituto della collaborazione coordinata e continuativa che l'ordinamento vigente oggi ammette per tutte le professioni ordinistiche. Personalmente ritengo che questa sia per il settore giornalistico una criticità da affrontare, anche mediante un apposito tavolo di confronto sul ruolo e il perimetro dei contratti collettivi. Nell'ambito delle competenze che mi sono state delegate dal Presidente del Consiglio rientra anche il sistema dell'informazione primaria, rappresentato dal comparto delle agenzie di stampa. Si tratta di un tema di estrema rilevanza che pone problemi delicati tecnico-giuridici e di compatibilità costituzionale con l'ordinamento statale ed europeo, che ritengo indispensabile affrontare come tema e portarlo a soluzione nel corso del mio mandato. Oggi il comparto delle agenzie di stampa è duramente segnato dalla difficile congiuntura economica e finanziaria che, come ho detto, attraversa l'intero sistema editoriale. D'altra parte, la natura di bene pubblico dell'informazione primaria non solo giustifica, ma implica necessariamente un intervento statale. È quanto accade nella maggior parte dei paesi europei ed extraeuropei che sostengono il comparto delle agenzie di stampa con una molteplicità di strumenti: committenza pubblica, proprietà statale, finanziamento pubblico nell'ambito della disciplina europea dei servizi di interesse economico generale. A prescindere dalle forme di sostegno in concreto scelte, il principio che ritengo indispensabile assumere a fondamento di ogni scelta è che il servizio di informazione primaria non può essere considerato alla stregua di un qualunque altro bene o servizio acquisito sul mercato. A parità di requisiti di qualità e affidabilità, ogni servizio di informazione primaria contiene in ragione del filtro socio culturale e geografico che esprime, caratteristiche di originalità e unicità che lo differenziano dagli altri. In Italia il comparto delle agenzie di stampa si caratterizza per un elemento che non trova riscontro negli altri paesi europei, per esempio, il numero elevato di agenzie nazionali delle quali nessuna è di proprietà pubblica. In pochi altri paesi esiste più di un'agenzia nazionale: la realtà più diffusa è quella di un monopolio o di oligopolio. Oltre tre quarti delle grandi agenzie presenti sono pubbliche o di proprietà pubblica e la competizione interna avviene principalmente con le agenzie internazionali. Oggi le modalità attraverso le quali la Presidenza del Consiglio provvede ad acquisire i servizi di agenzia sono necessariamente vincolate dalle norme vigenti e si collocano nell'ambito della perimetrazione di applicazione del Codice dei Contratti pubblici che ha tra i principi generali quello di garantire l'economicità e la trasparenza negli acquisti delle pubbliche amministrazioni, attraverso procedure competitive. Questo quadro normativo, tuttavia, quando è applicato ai servizi di agenzia di stampa, fa emergere vistose criticità. L'utilizzo di procedure di affidamento, che per loro natura sottendono l'individuazione del miglior fornitore tra servizi pienamente comparabili, non dovrebbe ritenersi compatibile con l'esigenza di necessaria garanzia del pluralismo informativo che richiede, al contrario, la compresenza di più fornitori di contenuti, ciascuno caratterizzato da un'originalità e un punto di vista differente. La procedura nel 2017 ha portato alla stipula di 15 contratti con undici diverse agenzie di stampa che permettono di assicurare complessivamente 11.900 licenze a 43 amministrazioni dello Stato. Pag. 11L'impegno finanziario complessivo per il dipartimento per l'informazione e l'editoria è di 46,3 milioni di euro: un investimento significativo che si è mantenuto pressoché stabile nel tempo e che, oltre ad assicurare alle amministrazioni servizi di agenzie di stampa pluralistici e specializzati, costituisce un'importante fonte di sostentamento per il settore. I contratti tuttora in essere fino al 31 marzo 2020 possono essere rinnovati fino al 30 settembre 2020. Nella tabella che segue troverete nel dettaglio tutti i lotti che sono stati assegnati.

LOTTO

AGENZIA

CORRISPETTIVO SU BASE ANNUA IVA INCLUSA

GARA ITALIA

LOTTO 1

ADN KRONOS

7.962.246,86

LOTTO 2

ANSA

9.159.696,00

LOTTO 3

ASKANEWS

4.239.872,00

LOTTO 4

AGI-ITALPRESS

4.591.641,60

LOTTO 5

LAPRESSE

2.510.639,04

LOTTO 6

COM.E

2.184.000,00

LOTTO 7

IL SOLE 24 ORE

1.344.720,00

LOTTO 8

9 COLONNE

304.418,40

LOTTO 9

NOVA

202.176,00

LOTTO 10

VISTA

174.720,00

(A)TOTALE GARA ITALIA

32.674.129,90

GARA MAECI

LOTTO 1

ANSA

10.427.400,00

LOTTO 2

AGI-AKI-ADN

2.415.920,00

LOTTO 3

NOVA

405.615,60

LOTTO 4

S2 EDITORI

196.040,00

LOTTO 5

ASKANEWS

210.080,00

(B)TOTALE GARA MAECI

13.655.055,60

TOTALE (A) + (B)

46.329.185,50

  A fronte dei risultati comunque positivi conseguiti con la procedura di gara, resta inalterato il problema che la competizione aperta non è il modello ideale per la natura stessa dei servizi di agenzia. Resta il problema della difficile conciliazione tra il principio del pluralismo e quello della corretta competizione tra operatori, nel rispetto delle due essenziali esigenze dell'amministrazione pubblica: l'economicità degli acquisti e la trasparenza delle procedure e delle decisioni. A questo proposito, il mio impegno sarà orientato nei prossimi mesi a verificare tutte le possibili soluzioni, anche di natura legislativa, idonee ad assicurare il necessario sostegno al comparto delle agenzie di stampa, nel rispetto del principio del pluralismo dell'informazione.
  Un altro importante presidio a garanzia del pluralismo dell'informazione è costituito dalla possibilità per tutti i cittadini di ricevere le pubblicazioni editoriali direttamente al proprio domicilio. In Italia le stesse caratteristiche strutturali e congiunturali del nostro territorio rendono indispensabile il supporto pubblico alla diffusione delle pubblicazioni editoriali. Per queste ragioni, l'universalità del servizio di spedizione postale e il riconoscimento, in alcune casi, di forme di agevolazione tariffarie sono e devono rimanere parte integrante del sistema di sostegno pubblico all'editoria. L'esperienza di altri paesi conferma l'importanza delle agevolazioni postali editoriali. Da un recente studio comparato del dipartimento per l'informazione sugli strumenti di supporto al sistema editoriale in Europa, emerge che la maggior parte dei Paesi garantisce tariffe postali agevolate per gli invii editoriali. Nel nostro ordinamento l'agevolazione è circoscritta a determinate categorie di imprese editoriali ed enti senza scopo di lucro che possono in questo modo beneficiare di tariffe postali agevolate per la consegna delle pubblicazioni su tutto il territorio nazionale. È utile, molto utile segnalare in questa sede che la Commissione Europea alla quale era stato sottoposto il giudizio, con un'importante decisione del 22 luglio del 2019, ha riconosciuto la compatibilità europea delle compensazioni liquidate a Poste Italiane, a fronte delle agevolazioni tariffarie praticate, in quanto espressione di un servizio di interesse economico generale (SIEG). La Commissione ha riconosciuto in particolare come Pag. 12il SIEG tuteli e promuova la pluralità dei media e la diversità di opinioni, a fronte di un contributo statale inferiore al costo sostenuto dal fornitore del servizio postale. Hanno beneficiato delle agevolazioni postali nel 2018 circa 2.000 editori e soggetti no profit soprattutto di piccole dimensioni. L'80 per cento dei beneficiari, circa 1.600, ha goduto di agevolazioni annue di importo non superiore ai 10.000 euro, mentre il contributo statale alla contribuzione delle pubblicazioni è risultato nello stesso anno pari a circa 20 centesimi di euro per ciascun invio. A garanzia, dunque, della continuità di tale misura di sostegno, agli editori abbiamo proposto di inserire nel disegno di legge di bilancio per il 2020 una disposizione che proroga la validità delle agevolazioni tariffarie postali e delle relative compensazioni a Poste Italiane, a partire dal primo gennaio 2020 e per tutto il periodo di validità del contratto che regola il servizio postale universale.
  Infine, tra le materie di competenza del Dipartimento per l'informazione e l'editoria per il quale il Presidente del Consiglio mi ha delegato le funzioni di indirizzo, è compresa anche la stipula degli atti convenzionali con il concessionario del servizio pubblico radiotelevisivo, finalizzata alla tutela delle minoranze linguistiche e alla promozione della lingua e della cultura italiana all'estero. Si tratta di due finalità che ritengo particolarmente rilevanti per rafforzare la promozione del nostro sistema paese e il senso stesso di coesione nazionale, agendo in modo complementare sia all'interno dei confini nazionali per valorizzare identità linguistiche, culturali e storiche delle comunità locali, sia all'esterno per promuovere nel mondo il nostro sistema identitario di eccellenze culturali e produttive nella sua articolazione nazionale e regionale. Attualmente sono in corso di esecuzione con la Rai due convenzioni con scadenza il 29 aprile 2020. La prima, per un corrispettivo di 7 milioni di euro l'anno, dedicata all'offerta televisiva e multimediale per l'estero. La seconda, pari a 14 milioni di euro l'anno, per la trasmissione di programmi radiofonici e televisivi in lingua francese nella regione Valle d'Aosta, in lingua slovena ed italiana nella regione Friuli Venezia Giulia, nonché di programma radiofonici in friulano per la stessa Regione. Per quanto concerne invece il tedesco e il ladino, a decorrere dal 2016 la relativa convenzione è finanziata direttamente dalla provincia autonoma di Bolzano, fermo restando che la sottoscrizione formale è anche in capo alla Presidenza del Consiglio. Ricordo che i servizi per la provincia autonoma di Bolzano, quantificati in 20 milioni di euro all'anno, sono attualmente erogati in regime di proroga tacita. Il recente rinnovo dell'atto di concessione decennale alla Rai del servizio pubblico radiotelevisivo disposto con il DPCM del 2017 e il nuovo contratto di servizio 2018/2022, stipulato tra il Ministero dello sviluppo economico all'inizio del 2018, prevedono importanti integrazioni nell'offerta radiotelevisiva rivolta all'estero e in quella rivolta alle minoranze linguistiche da realizzare nell'ambito delle convenzioni da stipulare tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai. Fra le nuove prestazioni previste, figurano nuove forme di programmazione per l'estero, tali da consentire di comunicare ad un più vasto pubblico internazionale la cultura italiana e l'attivazione di uno specifico canale in lingua inglese, di carattere informativo per la promozione dei valori e della cultura italiani. È inoltre prevista l'integrazione della qualificazione dell'offerta dei servizi, rivolta alle minoranze linguistiche attraverso la produzione e distribuzione di trasmissioni radiofoniche e televisive, nonché di contenuti audio televisivi in lingua tedesca e ladina per la provincia autonoma di Bolzano, in lingua ladina per la provincia autonoma di Trento, in lingua sarda per la regione autonoma Sardegna, in lingua francese per la regione autonoma Valle d'Aosta e in lingua friulana e slovena per la regione autonoma Friuli Venezia Giulia. Nell'esercizio delle funzioni di indirizzo sulla stipula degli atti convenzionali con la Rai in materia di minoranze linguistiche, intendo procedere con la stipula degli atti aggiuntivi alle convenzioni esistenti ed orientare le attività di istruttoria del Dipartimento, in coerenza con le esigenze espresse dai rappresentanti Pag. 13 delle minoranze linguistiche. Per ragioni di completezza informativa, ricordo inoltre l'impegno previsto dall'accordo internazionale stipulato nel 2008, ratificato nel 2015, tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di San Marino. In attuazione di questo accordo il Dipartimento per l'informazione e l'editoria cofinanzia la collaborazione radiotelevisiva tra i due Stati, corrispondendo alla RTV San Marino, attraverso la Rai, una somma quantificata annualmente con legge di bilancio pari a circa 2,9 milioni di euro.
  Ecco, signor Presidente, ho davvero concluso con queste mie lunghe comunicazioni sull'attività che il Governo intende svolgere in questo importante settore. Mi permetto solamente di aggiungere che siamo consapevoli delle grandi trasformazioni in atto nel settore e nella società accanto ad una gestione dell'ordinario e delle emergenze che pure vi sono. Vogliamo avere l'ambizione di arrivare ad un nuovo assetto fondato sul principio del sostegno pubblico e basato sul confronto e il pieno coinvolgimento del Parlamento e delle parti sociali. Come ho detto, è dal 1981 che la legislazione in materia non viene riformata organicamente. 38 anni sono oggettivamente tanti, ma lo sono soprattutto se rapportati al settore di cui parliamo e alle straordinarie evoluzioni tecnologiche che vi sono state che hanno portato ad una palingenesi del modo di produrre e di fruire l'informazione. L'obiettivo è quello di porre al centro la persona, la sua libertà di pensiero e il suo diritto all'informazione: dal giornalista, all'edicolante, al consumatore finale di notizie, sapendo che dalla tutela del pluralismo dipende la qualità della democrazia.
  Vogliamo arrivare, in attuazione di principi costituzionali, ad una riforma della legislazione di settore che abbia come obiettivo quello di garantire certezze agli operatori, stabilità e trasparenza dei meccanismi e un solido sostegno diretto ed indiretto all'editoria. Tutto questo è fondamentale per promuovere la cultura della lettura ed una consapevolezza del valore della stampa e dell'editoria soprattutto presso le nuove generazioni. Puntiamo ad un patto culturale con il paese aperto a tutti i soggetti della filiera editoriale e, non da ultimo, alle scuole e all'università.
  Chiedo davvero a tutti voi uno sforzo di collaborazione che deve avere come obiettivo ultimo quello di salvaguardare il bene pubblico dell'informazione e del pluralismo che sono imprescindibili per il buon funzionamento della nostra democrazia. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, passiamo ora al dibattito. Devo chiedere alle varie forze politiche di limitarsi ad un intervento di 4 minuti, in modo da poter far intervenire tutti i componenti, almeno uno per forza politica, prima della chiusura, alle 15. Il Sottosegretario si è dichiarato disponibile a tornare per una replica e per un possibile ulteriore intervento dei gruppi. Quindi passo la parola al deputato Fratoianni di Liberi e Uguali.

  FEDERICO MOLLICONE. Sull'ordine dei lavori, presidente, solo per fissare quanto da lei appena detto. Poiché il Sottosegretario ha svolto, forse per la prima volta, una relazione complessiva di decine di pagine, chiediamo, come Fratelli d'Italia, che ci sia un ampio dibattito che non si può esaurire in mezz'ora perché ha toccato tutti i temi che riguardano le sue deleghe. Quindi, ferma restando la sua disponibilità a tornare, noi come Fratelli d'Italia chiediamo un approfondito dibattito che ci dia modo di affrontare tutti i temi.

  PRESIDENTE. Il tempo a disposizione resterà lo stesso, solo suddiviso adeguatamente tra questa seduta e la successiva.

  FEDERICO MOLLICONE. Presidente, mi scusi, forse non sono stato chiaro. Sull'ordine dei lavori, vorrei sapere se è garantito il ritorno del Sottosegretario in un'altra sessione, con il prosieguo del dibattito.

  PRESIDENTE. Ho già detto che il Sottosegretario tornerà. Passo la parola al deputato Fratoianni.

Pag. 14

  NICOLA FRATOIANNI. Sì, grazie, Presidente. Voglio anzitutto ringraziare il Sottosegretario Martella. Devo dire che ho trovato la sua comunicazione, non è cosa rituale, molto densa, molto ampia e, diciamo, anche puntuale. Cosa che, durante le comunicazioni sulle linee generali, non accade molto spesso, per ragioni peraltro comprensibili, perché si tende a dare un elemento di indirizzo generale. Quindi, intanto, lo volevo ringraziare per questo. Come è stato ricordato dal collega che mi ha preceduto è una relazione molto ampia che avrebbe bisogno di un tempo ben più lungo di quello che abbiamo a disposizione. Mi limito semplicemente a tornare su due o tre delle tantissime questioni citate dal Sottosegretario che in parte trovano, per come ho inteso la sua relazione, una risposta nelle cose che ha detto, ma che vorrei venissero esplicitate. La prima riguarda il nodo della dimensione del sostegno pubblico all'editoria e, in particolare, alla carta stampata, ad alcuni giornali e ad alcune realtà. Come è noto, ciò è stato oggetto di ampia discussione, qualche mese fa, nel corso del dibattito sull'ultima manovra economica. Si tratta di realtà che, sulla base delle determinazioni del Governo precedente, seppur nei limiti della proroga che lei ha ricordato, rischiano concretamente di chiudere. Oltre a quelle che hanno a che fare con la dimensione territoriale locale dell'informazione – che pure ha una sua rilevanza particolarmente importante nell'articolazione del pluralismo e nella capacità di ascolto di quanto accade nei singoli territori – sono realtà che hanno segnato la storia nella costruzione di diversi punti di vista che hanno nel pluralismo e nella capacità di critica la loro ragion d'essere. Tra queste, penso al Manifesto, ad Avvenire che ancora oggi continuano a svolgere un ruolo particolarmente importante. Attenendomi ad un'altra delle questioni che lei ha opportunamente citato – la ringrazio per questo (quella che ha a che fare con il numero crescente di giornalisti che a seguito di minacce sono sottoposti sotto tutela) – ricordo che un giornalista di Avvenire, in uno scavo da pochi giorni, è stato posto sotto tutela per un'importantissima inchiesta che riguarda, non genericamente la criminalità, ma il rapporto tra il nostro paese, le nostre istituzioni e personalità di spicco delle criminalità libica oltre che della cosiddetta Guardia Costiera libica, con la quale purtroppo continuiamo ad intrattenere fitti rapporti. Ma questo naturalmente è argomento che discuteremo in un'altra occasione. Dunque, volevo chiederle un elemento di rassicurazione specifico attorno a queste testate. Penso anche alla vicenda altrettanto grande e altrettanto dibattuta di Radio Radicale e alla sue utili ed importanti parole sul tema delle agenzie di informazione. Si tratta di un settore indubbiamente colpito da fattori di crisi. Recentemente la vicenda di Askanews su cui io, e credo altri colleghi, abbiamo presentato un'interrogazione segnala un problema strutturale su cui è importante un intervento. Ultimissima cosa e chiudo subito, Presidente, perché mi è stata segnalata proprio questa mattina. C'è una vicenda che riguarda il rapporto tra il settore dell'informazione, in questo caso privata, non pubblica, e la città di Roma. Mediaset in questi mesi ha annunciato il trasferimento dell'intera redazione degli esteri e della cronaca da Roma a Milano. Naturalmente sono scelte che possono essere prese, ma che dovrebbero tener conto di condizioni specifiche. C'è un tavolo di trattative in corso che però non dà ancora i frutti sperati. Sono arrivate le lettere a 29 giornalisti che impongono il trasferimento a Milano entro l'11 novembre, senza nessuna distinzione per chi ha figli piccoli, condizioni familiari particolari, il tutto in una logica che sembra ridurre Roma ad una sede periferica. Era già accaduto con Sky qualche mese fa. Vorrei capire se anche su tali questioni c'è da parte del Governo l'intento di intervenire in qualche modo. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, do la parola al deputato Fusacchia del Gruppo Misto.

  ALESSANDRO FUSACCHIA. Grazie, presidente. Anch'io volevo associarmi ai ringraziamenti del collega che mi ha preceduto perché, effettivamente, non siamo proprio Pag. 15 abituati a poter intervenire in risposta ad una relazione molto dettagliata che tocca tanti punti. Alla luce anche del fatto che abbiamo i tempi particolarmente contingentati, volevo richiamare tre o quattro cose che ha detto il Sottosegretario, che mi stanno particolarmente a cuore e che sono collegate fra di loro.
  L'editoria è attualmente uno dei campi, dei settori che più velocemente risente delle trasformazioni del mondo moderno. Stiamo parlando di mestieri che inevitabilmente cambiano su base semi annuale e quando si parla di nuovi mestieri, sappiamo che c'è in ballo la questione del giornalismo, dell'impresa editoriale che si collega a tanti pezzi della filiera. Rispetto a questo, ho apprezzato le parole che lei ha speso su tutta la questione delle startup editoriali e quindi della parte di innovazione. Ho apprezzato le parole sulla scuola e sul fatto che c'è un lavoro che va coltivato con i ragazzi e con le ragazze sin dalla più tenera età, perché comunque stiamo parlando non solo di offerta e quindi di impresa editoriale, di chi mette prodotti editoriali sul mercato, ma anche di domanda e quindi del mantenimento di una certa capacità delle giovani generazioni di essere poi cittadini responsabili, quindi di essere parte di questo mercato, dal lato della domanda. Ho apprezzato le parole sull'equo compenso e quindi su tutto quello che fa la filiera. Una cosa che mi sta a cuore – ed è forse la cosa centrale che volevo condividere con tutti voi e col Sottosegretario – ha a che fare con tutta una serie significativa di incentivi, di misure a sostegno per questa transizione del mondo editoriale che lei ha citato. Ecco, assicuriamoci, Sottosegretario, che siano incentivi e non siano solo necessariamente sussidi. Questa transizione deve essere accompagnata, è una transizione difficile; ma il rischio di scivolare dall'accompagnamento di una transizione al mantenimento e alla conservazione è sempre dietro l'angolo. È un esercizio difficile e complesso, soprattutto per chi è chiamato, come lei in questo caso, a governare e a contribuire a questo processo. Anche nel rapporto che lei ha citato prima e ha ricordato essere molto delicato, soprattutto per il momento storico che stiamo vivendo tra pluralismo e concorrenza nel campo dell'editoria, ricordiamoci che anche il pluralismo non è statico e quindi la transizione deve ovviamente garantire condizioni di pluralità, perché stiamo parlando di informazione dei cittadini, quindi, in definitiva, di qualità della democrazia. Ma il pluralismo ha una dimensione che assomiglia più al cinema che alla fotografia e quindi come facciamo a fare in modo che la transizione – alla luce del cambiamento del mercato di riferimento, dell'impatto di nuove tecnologie e di tutte le cose che lei ha correttamente ed esaustivamente ricordato – non finisca con un mantenimento dello status quo? Perché, altrimenti, non riusciamo ad offrire quel tipo di opportunità ai giovani e ai diversamente giovani, quando vogliono aprire un'impresa editoriale mentre, invece, garantiamo che c'è quest'occasione di sviluppo. Per cui, mentre si traguarda e si guarda sempre all'obiettivo di mantenere priorità di informazione, opportunità e sviluppo, progresso civile e sviluppo economico, non stiamo semplicemente difendendo coloro che ci sono sempre stati.
  L'ultima parola nei pochi secondi che mi restano la spendo sulla parte relativa all'università. Questa è una Commissione che tocca tutto e quindi raccomando un'interlocuzione molto stretta col suo collega che guida il dicastero di Viale Trastevere. Questo perché la trasformazione dei mestieri dell'editoria comincia dentro le università e quindi un occhio anche da parte del dipartimento dell'editoria e non solo da chi ha la responsabilità del mondo universitario penso sarebbe particolarmente prezioso, grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola al deputato Mollicone.

  FEDERICO MOLLICONE. Grazie Presidente. In apertura di intervento, chiedo la disponibilità del Sottosegretario – che, devo dire, ha fatto una presentazione molto delineata ed approfondita delle sue deleghe – a ritornare prima dell'inizio della sessione di bilancio, in modo da completare il quadro. Molte delle cose che ha detto hanno delineato il perimetro delle emergenze e Pag. 16delle esigenze, incluso il tema della concorrenza sleale degli over the top, uno scenario di cui si fornisce finalmente una visione che vedremo se corrisponderà a quella che noi abbiamo per il settore. Questo scenario ci dice che c'è uno scontro tra le sovranità nazionali – intese come nazioni fisiche, come l'Italia o continenti, come l'Europa – e le nazioni digitali. Mentre noi stiamo parlando, Facebook, qua davanti al palazzo, sta incontrando, in un intervento legittimo di lobby al quale anche noi eravamo stati invitati, i parlamentari ed altri rappresentanti, proprio per confrontarsi su questi temi. Abbiamo ascoltato l'impegno annunciato sulla cosiddetta web tax, ma non vorremmo sentire una cosa dal Sottosegretario Martella e poi vedere che il Commissario europeo Gentiloni, pressato magari da influenze esterne, rallenti e ne dica un'altra. Ma, volendo essere fiduciosi, prendiamo atto che si parla di un'incisività della web tax sul bilancio, sul nuovo gettito presunto creato dagli over the top del 5 per cento, pari a circa 20 milioni di euro. Da fonti certe ci viene detto che il gettito fiscale degli over the top eluso in Italia è di 6 miliardi. Quindi, pur essendo apprezzabile l'impegno, su questo bisogna fare molto di più, facendo emergere anche a cosa saranno destinati questi 20 milioni. Si accenna ad agevolazioni per gli online, però vorremmo sapere esattamente se i 20 milioni sono definitivi, o se invece si intendono attuare politiche più incisive, come in Francia, dove è nato uno scontro geo politico. Mentre il nostro sistema paese sembra un po’ Alice nel paese delle meraviglie, ci sono Nazioni che difendono le proprie aziende. Quindi, su questo, chiediamo maggiore incisività. Presenteremo una proposta di legge per l'istituzione di un pin fiscale, per assegnare ad ogni piattaforma digitale extranazionale, una posizione presso l'Agenzia delle Entrate, in modo che non esita più il problema, ormai novecentesco, legato al luogo fisico, il problema della perseguibilità sul gettito fiscale.
  Prima che il tempo a mia disposizione sia terminato, sollevo una serie di quesiti velocemente. Edicole: mi sembra perfetto ridistribuire, rinnovare, reinterpretare la rete di distribuzione; ma come e con quali fondi? Credito di imposta: non ne ha parlato, ovvero ne ha accennato, ma senza definirlo. Noi presentammo un ordine del giorno al Governo – il Sottosegretario con delega all'editoria era l'onorevole Crimi – che venne accettato dal Governo. Esso recava l'impegno a stabilizzare, come poi è stato annunciato, il credito di imposta del 2019 per gli anni successivi; tuttavia non se ne conosce né l'ammontare, né i tempi materiali per la gestione dell'operazione. Sulla questione dell'altro credito di imposta, faccio presente che è previsto per le edicole il credito d'imposta sulle tasse locali, ma non viene utilizzato perché la normativa è poco chiara. Ci sarebbero diversi altri temi, ovviamente, su cui vorremmo intervenire e ci riserviamo di farlo nel prossimo incontro.

  PRESIDENTE. Grazie. Per Italia Viva si è iscritto a parlare Michele Anzaldi.

  MICHELE ANZALDI. Grazie presidente. Grazie al Sottosegretario, soprattutto per il testo che ci ha portato e che ci ha letto, che è molto diffuso e molto dettagliato, e che dimostra la grande passione con cui si sta avvicinando alle varie e molteplici e difficilissime problematiche. Proprio per questo vorrei avvertirlo del fatto che le cose che ha detto sono tutte vere, anzi, drammaticamente vere, stando agli atti. Il settore è all'interno di un cambiamento epocale caratterizzato dalla diminuzione dei lettori, ma solo quelli di un certo tipo: cioè quelli della carta stampata. Ma forse si legge molto di più. Non c'è infatti una persona che non legga sul telefonino: diverso il problema relativo a cosa legge e a come è scritto. C'è anche una funzione che ci dice quanto tempo teniamo in mano il telefono, ma non si legge più quel supporto che noi amiamo e continuiamo a considerare, perché ci affascina, perché la mattina lo troviamo nella rassegna stampa, perché sta nella rassegna stampa della Camera, del Ministero... Io faccio ancora quel lavoro per cui lo vedo: se una cosa va su Internet, su un giornale online che ha un risalto incredibile, viene letto da tantissime persone, Pag. 17 rimane per sempre. Perché se si va su Google e scrivi Toccafondi, bronzi di Riace, lo si trova pure dopo 10 anni, mentre, il cartaceo non lo trovi più. Noi continuiamo, e su questo vorrei avere la sua attenzione, a privilegiare il cartaceo, anziché l’online.
  Poi c'è tutta una serie di cose che vanno risolte. Spero che il Governo decida, è doveroso farlo, di cercare di salvare quelle realtà che danno un grosso contributo al pluralismo e al dibattito culturale nel nostro Paese. Mi riferisco a quello che definiamo piccola stampa locale, o anche grande stampa, come ad esempio il Manifesto, Avvenire. Bisogna aiutarli con una transazione o addirittura con un investimento, perché il problema venga risolto, non solo sull'oggi, ma anche sul domani. Quindi, pregherei il Governo di specificare meglio come intenda dare i contributi, perché sia non una cosa fine a se stessa, ma una cosa che ha un obiettivo futuro.
  Nel corso di tutti questi anni, tutte le diverse maggioranze hanno fatto interventi nel settore. Tutte animate, secondo me, da buoni propositi che però poi, spesso, anche per motivi politici, anche forse per colpa nostra, non hanno raggiunto il fine che si prefiggevano. L'informazione primaria, ad esempio. Obiettivamente, come ha detto lei stesso, le agenzie sono troppe. Sono troppe, ma è anche giusto, perché garantiscono il pluralismo. Però è anche vero che abbiamo una moltitudine di agenzie che dicono e seguono tutte lo stesso argomento, e spesso sono tutte molto obiettive. Quindi l'esigenza del pluralismo viene risolta. Dopodiché ci sono alcuni campi, come il sociale, il terziario, completamente bui e non si riescono a coprire. Vuol dire che lo faremo un'altra volta. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. È iscritto a parlare il deputato Casciello di Forza Italia.

  LUIGI CASCIELLO. Grazie presidente. Anch'io ringrazio il Sottosegretario per l'ampiezza del suo intervento, per avere affrontato tutti i settori che riguardano l'editoria. Il primo pensiero che mi viene è politico, Sottosegretario. Sarei tentato di dire che sono totalmente d'accordo con lei. Tuttavia, il problema è come attuerà quanto ha detto, essendo in maggioranza con il Movimento 5 Stelle che ha espresso in più di un'occasione, proprio qui, anche in audizione con il Sottosegretario che l'ha preceduta, il Senatore Crimi, una posizione di estrema chiusura, tra l'altro certificata nella scorsa manovra di bilancio, con il taglio progressivo dei fondi: non del Fondo per il pluralismo, ma, al suo interno, delle risorse per le cooperative editoriali di giornalisti e poligrafici. Ora, colgo, anzi cogliamo con grande attenzione e positività la notizia del differimento al 2020, però le sottopongo questo interrogativo immediato e spontaneo: ogni Governo ha messo mano, o ha tentato di farlo, lo ricordava il collega di Italia Viva, ogni anno, alla riforma per il sostegno all'editoria e all'intero comparto dell'editoria. L'ultima è quella del Governo Renzi: ci hanno messo 3 anni a farla. Sono preoccupato, in primo luogo, sulla tenuta del Governo, poi sul tempo necessario per una riforma sull'editoria, proprio per una dicotomia evidente tra la posizione che lei ha espresso e quella che ci è stata consegnata fino a qualche mese fa dal Sottosegretario, espressione del partito di maggioranza del Governo. Lei ha giustamente sottolineato la questione d'emergenza dei giornali di cosiddetta prossimità, parliamo di circa 10.000 posti di lavoro tra indotto ed altro. I motivi della crisi dell'editoria, soprattutto dei quotidiani. Ha detto di aver ascoltato le parti sociali, tutte le componenti. Uno dei problemi grandi sono i costi di distribuzione che si sono aggravati, appesantiti, con un sistema di monopolio di fatto, in più parti d'Italia. Questo ha provocato anche la chiusura delle edicole. Edicolanti costretti, in un sistema di monopolio di distribuzione, a sottostare a regole che non sono più di mercato, ma imposte dal distributore. Per esempio, le acquisizioni di una serie di materiale merceologico che non si addice ad una rivendita di giornali, quali le buste dei giocattoli, riviste che non si vendono mai... Ecco, questo ha appesantito gli edicolanti e non a caso siamo di fronte ad una desertificazione del settore. Ultima cosa, per essere veloci. Condividiamo pienamente la preoccupazione Pag. 18sulle querele che colpiscono i giornalisti. Per 25 anni ho diretto quotidiani, ho affrontato 58 procedimenti giudiziari, con richieste in sede di risarcimento civile, per dire, Salerno, Napoli... Mi auguro che si faccia in fretta, perché le ricordo che la Corte Costituzionale, proprio qualche settimana fa, al massimo qualche mese fa, ha ritenuto illegittimo il carcere per i giornalisti e si aspetta per la prossima primavera la decisione della Corte Suprema. Ma, mi domando, possibile che bisogna demandare sempre alla giustizia la soluzione di una questione fondamentale per la libertà di stampa? Mi auguro che questa cosa venga affrontata. Peraltro ci sono disegni e proposte di legge depositati in Parlamento da tempo. Tra l'altro, lo stesso Premier Conte, nel giugno scorso, proprio a Napoli, disse che si sarebbe fatto carico della questione. Mi auguro che almeno nel suo governo-bis se ne ricordi. Però, le ripeto, sono molto preoccupato. Invece di differire di un anno, prendete in considerazione il blocco della sospensione dei contribuiti, almeno fino a quando non ci sarà la riforma complessiva del settore. Perché, altrimenti, tra un anno, se non avrete fatto la riforma, sarà difficile un differimento, i giornali chiuderanno e ci saranno altre migliaia di persone che si ritroveranno senza lavoro.

  PRESIDENTE. Grazie. La deputata Piccoli Nardelli si è iscritta per il Partito Democratico.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI. Grazie presidente. Grazie Sottosegretario. Ci eravamo divisi con i colleghi i nostri interrogativi da porre, quindi ne faremo altri nella prossima tornata. Io mi limito ad alcune osservazioni generali, Sottosegretario. Intanto quel suo riferimento iniziale all'articolo 21 ci consente di vedere in una filiera unica tutta la serie di problemi che lei ha sollevato, e devo dire che vedo con soddisfazione che stiamo sottolineando solo temi che lei ha trattato, senza sollevarne altri. Quindi questo mi sembra già un segnale molto positivo. Così come mi sembra positiva, e credo sia qualcosa a cui questa commissione tiene in maniera particolare, l'ipotizzata collaborazione fra la Commissione ed il Governo, perché, Sottosegretario, questa Commissione ha sempre lavorato con grande unitarietà di intenti su temi quali quelli che lei ha sollevato oggi: il diritto d'autore, le edicole, la diffusione sul territorio, le agevolazioni postali. Questa Commissione si è sempre espressa con molta decisione e molta forza. Quindi, credo che questo possa essere un buon metodo di lavoro comune. Ecco perché mi sembra molto importante anche l'ipotesi che lei ha fatto di considerare sempre aiuti diretti e aiuti indiretti al mondo dell'editoria. Noi l'abbiamo già sperimentato nell'altro settore, quello del libro e della lettura, in cui poi moltissimi dei problemi proposti oggi ritornano, e ritornano alla stessa maniera Sottosegretario, perché questo Paese è così disomogeneo, purtroppo, dal punto di vista delle risposte sui territori: il problema di non avere edicole, ha una corrispondenza nel non avere librerie, non avere biblioteche, eccetera. Allora, mi sembra molto importante recuperare le stesse tematiche che abbiamo da una parte e dall'altra, il tax credit alle librerie, il tax credit alle edicole. Studiamo bene insieme come far funzionare l'una e l'altra cosa, e come recuperare questa desertificazione che c'è in molte zone del Paese, rispetto ad un pluralismo culturale ampio. Ecco perché sono convinta che questo patto culturale per il Paese, di cui lei ha parlato, sia per noi un punto fondante del lavoro da fare insieme. I temi che lei ha trattato – il contesto; l'editoria 5.0; la rete di distribuzione; il diritto d'autore; il giusto compenso; la lotta al precariato; le agenzie di informazione primaria; il servizio di spedizione postale; le agevolazioni tariffarie; ma anche tutto il discorso della tutela delle minoranze e delle convenzioni con la Rai – sono temi su cui le chiederemo di tornare, per approfondire di volta in volta ora questa, ora quella tematica, perché ognuna di esse comporta un approfondimento generale di un settore specifico, che ha le sue problematicità, che può essere affrontato e risolto con la collaborazione di tutti noi. Naturalmente lei sa bene quali sono in questo momento le criticità più gravi: il discorso di Askanews, Pag. 19il discorso dei poligrafici QN, eccetera, portano dietro di sé una serie di problematiche. Sono sicura che ci sarà l'attenzione dovuta per affrontarli insieme. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola al deputato Belotti per la Lega.

  DANIELE BELOTTI. Sì, allora, dei 50 minuti d'intervento dove è stato trattato tutto, sottolineo una cosa: innanzitutto, se confrontiamo quanto avevamo sentito un anno e mezzo fa dal Sottosegretario Crimi, qui lei, Sottosegretario, ha evidenziato tre o quattro volte il ruolo del contributo all'editoria e il pluralismo. Dall'altra parte il cavallo di battaglia è sempre stato l'esatto contrario. Quindi, prendiamo atto di questa svolta netta da parte del Governo. Non so come la prenderanno gli amici del Movimento 5 Stelle che però oggi sono presenti in pochi. Tuttavia questo è un aspetto politico non di secondo piano. L'altra questione che voglio sottolineare riguarda la profonda crisi che sta vivendo l'intero comparto dell'editoria, dalle tipografie, ai giornali, alle edicole. È stato accennato al credito di imposta: nella legge di bilancio erano stati stanziati 30 milioni di euro, vorremmo capire se verranno confermati. Del ruolo delle edicole come presidio di informazione è già stato detto, ed è una cosa importante. Legata alla crisi e al taglio dei contributi pubblici, che si voleva fare e che adesso, invece, verranno ripristinati, c'è la questione previdenziale. L'INPGI, di cui anche io sono contribuente, è in uno stato di profondissima crisi. Una volta, nel 2006 avevamo 3 giornalisti attivi per un pensionato, oggi siamo ad un giornalista e mezzo per pensionato. Quindi è una situazione molto preoccupante. Vorremmo capire meglio una cosa che, in 50 minuti, non è stata detta: la questione delle crisi. In alcuni interventi si è accennato alle crisi dei diversi gruppi, di tanti gruppi editoriali: QN, Askanews... È arrivata la notizia, adesso, che perfino il gruppo Sesaab, di Bergamo, sta chiudendo le redazioni della provincia di Sondrio e di Lecco per accentrare tutto a Como. Se perfino un colosso come quello, effettua tagli, costringendo i giornalisti della Valtellina ad andare a Como, a decine di chilometri di distanza, vuol dire che la situazione è preoccupante. Quindi sulle crisi aziendali, sulla crisi dell'editoria in particolare, ci aspettiamo una risposta. Fa piacere il discorso sulle minoranze, sui programmi per le lingue minoritarie. A questo proposito, chiederei uno sforzo in più, ovvero di non limitarsi alle lingue ufficiali minoritarie, ma di promuovere le culture locali attraverso programmi televisivi in lingue locali.

  PRESIDENTE. Grazie, l'ultimo intervento è quello del deputato Lattanzio, del Movimento 5 Stelle.

  PAOLO LATTANZIO. Grazie, Presidente. Prendo spunto dalla battuta del collega Belotti sulla presenza quantitativa dei miei colleghi, va di pari passo con una valutazione che per noi deve essere qualitativa, non solo delle presenze, ma anche del tipo di contributi di cui ha parlato il Sottosegretario Martella, che ringrazio. Quindi, confidiamo nell'applicazione di una visione completa, puntuale, non ideologica che abbiamo riscontrato, e che guardi alla qualità dell'informazione e non soltanto alla quantità. Punto chiave per noi è la stampa locale e la necessità di un sostegno, non sussidio, com'è stato detto precedentemente, che permetta di finanziare, questo lo condividiamo – c'è stato un lungo percorso con il Senatore Crimi nella passata esperienza di Governo con gli stati generali dell'editoria – l'editoria di prossimità. Ho apprezzato alcune parole importanti – e la invitiamo ad usarle sempre di più – quali supporto differenziato alla filiera. Supporto differenziato che deve guardare necessariamente a forme giovanili di imprenditoria, forme innovative, digitali di editoria, ma anche supporto a chi deve fruire dei prodotti informativi e comunicativi. Qui c'è un mondo che si apre, c'è un percorso molto importante lungo il quale ci dobbiamo addentrare, che guarda alla scuola. Riuscire a vendere un numero maggiore di prodotti editoriali nelle scuole, non significa, anche qui, soltanto quantità, ma significa formare ed educare i giovani ad una decodifica Pag. 20critica dei messaggi informativi e comunicativi, in un'epoca in cui le fake news sono alla base della vita politica. Ben venga la lotta al precariato, una segnalazione particolare per quei giornalisti che vivono sotto costante minaccia. Anche in questo caso ritorna la questione della stampa locale, laddove proprio la mancanza di risorse e di protezione politica, editoriale, anche dal punto di vista legale, espone i giornalisti a rischi molto forti. Pur non arrivando sui giornali, vivono una grande difficoltà e rischiano di creare disservizi. Su questo ho allertato anche la Ministra Lamorgese, perché venga riattivato il comitato che supervisiona lo stato di salute del mondo dell'informazione da un punto di vista del rischio dei giornalisti. Ancora: sviluppo e rilancio della filiera. Anche qui la invito a osare di più, perché l'ultima legge di bilancio contiene una disposizione sui media civici. Speriamo ed auspichiamo che nella prossima legge di bilancio ci possa essere un intervento a sostegno dei media civici, ossia di tutti quei mezzi di comunicazione che nascono dal basso, per portare la voce delle comunità territoriali, tematiche, confessionali e così via. Non posso non citare la necessità di lavorare sul diritto d'autore. Quale luogo d'elezione migliore se non la Commissione cultura, dove si mescolano naturalmente i temi editoriali ed informativi con quelli della valorizzazione e tutela dell’asset culturale italiano nella sua parte più nota e dalla parte dei piccoli. Quindi ci siamo per il patto culturale ed editoriale per il paese. Le rubo un secondo soltanto per una segnalazione speciale, richiedendo la sua attenzione sul caso della Gazzetta del Mezzogiorno, quotidiano di Puglia e Basilicata che, da un lato, è stato al centro di importanti questioni giudiziarie e, dall'altro, ha una vertenza aperta molto importante. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Abbiamo concluso il primo ciclo di domande con il Sottosegretario Martella. Individueremo un'altra data per completare gli interventi delle forze politiche e per la replica del Sottosegretario.
  Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.05.