Sulla pubblicità dei lavori:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3
Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sulle linee programmatiche del suo dicastero
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento)
:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3
Patuanelli Stefano , Ministro dello sviluppo economico ... 3
Saltamartini Barbara , Presidente ... 16
Zucconi Riccardo (FDI) ... 16
Barelli Paolo (FI) ... 17
Galli Dario (LEGA) ... 18
Benamati Gianluca (PD) ... 20
Alemanno Maria Soave (M5S) ... 22
Moretto Sara (IV) ... 23
Saltamartini Barbara , Presidente ... 24
Patuanelli Stefano , Ministro dello sviluppo economico ... 24
Saltamartini Barbara , Presidente ... 24
Patuanelli Stefano , Ministro dello sviluppo economico ... 24
Saltamartini Barbara , Presidente ... 27
Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
BARBARA SALTAMARTINI
La seduta comincia alle 14.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Audizione del Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
Nel dare la parola al ministro Patuanelli, lo ringrazio per la sua partecipazione alla seduta odierna.
STEFANO PATUANELLI, Ministro dello sviluppo economico. Grazie, presidente. Buon pomeriggio a tutti. Mi scuso per aver rimandato ad oggi una convocazione prevista in altra data, ma purtroppo le agende istituzionali obbligano a delle modifiche in tempo reale, quindi è stato necessario questo piccolo slittamento. Ringrazio quindi la presidente e tutta la Commissione per aver ricalendarizzato in modo repentino, sulla base delle esigenze anche della Commissione, questa audizione.
L'audizione odierna giunge in un momento in cui si sta definendo la manovra di bilancio per il 2020, in un momento in cui l'Europa è la grande malata economica del mondo, stretta fra guerre commerciali, dazi e situazioni che non aiutano il nostro sistema produttivo, che ha delle fragilità evidenti, legate alla parcellizzazione del sistema produttivo stesso, al fatto che fondiamo le nostre radici produttive ed economiche sulla micro-impresa, sulle piccole imprese, che quando sono strette nella morsa di dati macroeconomici complicati e negativi, subiscono di più di altri sistemi produttivi. Si dice spesso che un raffreddore in Germania diventa una broncopolmonite in Italia e questo, purtroppo, è vero. In Europa registriamo un diffuso rallentamento della produzione industriale, soprattutto in Germania, e il peggioramento della congiuntura nel comparto manifatturiero, se persistente, non potrà che ripercuotersi sugli altri settori dell'economia. È pur vero che oggi paghiamo anche conti aperti da tempo: da metà degli anni novanta l'Italia sperimenta una fase di bassa crescita che ha segnato l'interruzione del processo di convergenza verso i livelli di reddito dei principali paesi europei e mondiali in atto dal dopoguerra. Inoltre, la produttività del lavoro è rimasta sostanzialmente ferma negli ultimi venticinque anni e adesso scontiamo grandi divari rispetto ai nostri principali competitor. Investimenti, ricerca, formazione, occupazione, sono solo alcuni dei temi per i quali ci è richiesto uno sforzo particolare.
La ripresa della nostra economia dipende da alcune grandi sfide che dobbiamo affrontare con decisione, seguendo poche e chiare priorità, così da evitare la dispersione di ogni genere di risorsa. Per questo, prima di mettere in cantiere nuove misure, ravvedo la forte necessità di portare a compimento alcune attività già avviate al Ministero dello sviluppo economico. Pag. 4
Oggi, dunque, non è mia intenzione tracciare un programma ideale, ma preferisco parlare di poche cose realizzabili. Prima di scendere nel dettaglio delle misure, vorrei premettere che anche con le strutture del Ministero ho condiviso una nota di metodo fondamentale che voglio dia un'impronta a tutte le attività: la razionalizzazione delle misure; la stabilità e la certezza degli strumenti offerti; un approccio green, basato sulla sostenibilità.
Credo che con il contributo di tutti e, in particolar modo, delle Commissioni X della Camera e 10a del Senato, e di tutte le forze politiche, dobbiamo fare uno sforzo per razionalizzare misure che già esistono. Vi sono molti strumenti incentivanti che escono dal Ministero dello sviluppo economico, molti bonus, molti incentivi, Impresa 4.0. Io credo che bisogna dare strumenti certi ai nostri imprenditori, stabili nel tempo, non cambiare annualmente le regole del gioco. Bisogna inoltre creare dei percorsi di condivisione con tutte le associazioni di categoria, con il Parlamento, in raccordo con il Governo, con tutti gli stakeholder. In questo modo riusciremo a individuare quelle misure che hanno necessità di qualche ritocco, ma soprattutto riusciremo a individuare quali sono le misure che risultano, in questo momento di difficoltà, necessarie alle nostre imprese.
Fatte queste premesse, posso entrare nel merito di quanto faremo, con uno spettro temporale di medio-breve termine.
Per quanto riguarda la politica industriale, la dimensione piccole e medie imprese dovrà essere orizzontale e integrata in tutta la politica industriale per restare competitivi sul mercato globale. Coerentemente con questa finalità, nel prossimo triennio si intende dare continuità alla politica di supporto pubblico all'indispensabile processo di innovazione e consolidamento della competitività delle imprese italiane. Tuttavia, anche alla luce del monitoraggio e delle valutazioni sull'efficacia delle misure introdotte dal Piano nazionale Impresa 4.0, si intendono apportare alcune novità, pur nel rispetto dei principi di neutralità settoriale e tecnologica che caratterizzano il Piano sin dalla sua introduzione. I più recenti dati macroeconomici evidenziano, infatti, il rallentamento della domanda dei beni agevolati dal Piano: dopo un biennio di crescita sostenuta, successivo all'introduzione del super e dell'iperammortamento, la dinamica degli investimenti fissi lordi (fonte Istat) e degli ordinativi di beni 4.0 (fonte Ucimu, Unione costruttori italiani macchine utensili) ha subito una decisa decelerazione nel 2018 e nel primo semestre dell'anno in corso.
Le novità punteranno a garantire un ampliamento della base di imprese, soprattutto di piccole dimensioni, coinvolte nel processo di innovazione e trasformazione digitale. Nello specifico, si punterà a una razionalizzazione delle misure fiscali, per renderle più facilmente fruibili e stabili nel tempo, assicurando così una maggiore coerenza con la pianificazione di investimenti e la valutazione di ritorno degli stessi, orientate a valutazioni nel medio e lungo periodo. La transizione da un Piano annuale a una strategia pluriennale per l'innovazione e la trasformazione digitale avverrà attraverso l'introduzione di un unico strumento di accesso agli incentivi, il credito di imposta, articolato su più finalità: ricerca, sviluppo e innovazione; acquisto macchinari; innovazione nei processi produttivi; formazione.
A fronte di una perdurante stagnazione degli investimenti in beni strumentali, le prime edizioni del Piano erano orientate soprattutto al rinnovamento di macchinari obsoleti e poco performanti, sia in un'ottica di mera sostituzione (superammortamento), sia di innovazione attraverso il sostegno all'acquisto di beni tecnologicamente avanzati e interconnessi (iperammortamento). La nuova edizione intende confermare tali obiettivi, ma punterà a introdurne ulteriori due più ambiziosi, assicurando un extra-vantaggio fiscale a investimenti che concorrono a: favorire i processi di trasformazione tecnologica, necessari alla transizione ecologica e in linea con i princìpi dell'economia circolare e decarbonizzazione stabiliti dall'Unione europea; a massimizzare i benefici di Industria 4.0 attraverso la realizzazione di architetture informative e piattaforme che consentano un'integrazione Pag. 5 dei beni materiali e immateriali, vero nodo centrale nello sviluppo di soluzioni di sistema in grado di sostenere una trasformazione tecnologica e digitale dell'impresa.
Anche le agevolazioni alla ricerca e sviluppo saranno rimodulate superando l'attuale approccio incrementale. In analogia con le best practice europee, in primis le discipline francesi e spagnole, si prevede di integrare il supporto a ricerca e sviluppo con un'agevolazione alle attività di innovazione tecnologica e alle attività di design e ideazione estetica per i settori del Made in Italy. Tale impostazione risponde anche a un'esigenza di chiarezza della norma, caratterizzata nei suoi primi anni di applicazione da confini applicativi incerti che, in sede di accertamento da parte dell'Agenzia delle entrate, rischiano di vanificarne l'efficacia.
La trasformazione digitale richiede, inoltre, una pianificazione strategica riguardo agli obiettivi e ai benefìci a lungo termine che le imprese intendono raggiungere. I processi di evoluzione digitale non possono prescindere dalle competenze adeguate a governare la trasformazione a tutti i livelli. Verrà pertanto consolidato il credito d'imposta per la formazione 4.0, rimuovendo alcune barriere normative che ne hanno finora ostacolato la diffusa fruizione da parte delle imprese.
Per quanto riguarda tutto il pacchetto 4.0, noi stiamo lavorando da poche settimane, assieme alle associazioni di categoria, per valutare quali strumenti eventualmente mettere in campo già nel prossimo disegno di legge di bilancio, che ad ore ormai arriverà nelle aule parlamentari; c'è poi il percorso parlamentare, dove lo stesso Parlamento – quindi voi – potrete esprimere un'opinione e anche fare delle proposte. Quello che stiamo cercando di capire, in uno sviluppo temporale di medio termine, il prossimo triennio, come andare a incidere, come ho accennato prima, su misure che in questo momento mostrano un piccolo calo di appeal, in parte perché le imprese hanno investito nella sostituzione dei loro macchinari, in parte perché le imprese non sempre sono state seguite nel modo più efficace negli investimenti, in parte perché ci sono strumenti diversi di agevolazione, dall'ammortamento al credito d'imposta. Quindi il ragionamento di passare a uno strumento unico, che è quello del credito d'imposta, può avere un senso per avvicinare anche le piccole imprese. Certo, tutto questo va concordato con le associazioni di categoria. Riteniamo che accorciare il tempo in cui il credito viene poi riversato sulle imprese possa agevolare anche gli investimenti. È chiaro che gli ammortamenti hanno tempi più lunghi e il credito d'imposta si può sviluppare in tempi più brevi. Tutte queste valutazioni saranno fatte ascoltando i diretti interessati e valutando attentamente tutte le proposte che maggioranza e opposizione vorranno fare in sede di approvazione della norma di bilancio nel percorso parlamentare.
Per quanto riguarda il rafforzamento delle competenze nelle imprese, soprattutto nelle piccole e medie imprese, nel campo dell'economia digitale e della trasformazione tecnologica dei processi aziendali, è indispensabile anche continuare a supportare, con un contributo a fondo perduto, l'inserimento in azienda, anche a tempo determinato, di figure manageriali altamente qualificate e specializzate sui temi dell'innovazione. Per questa misura, vi annuncio che il 7 novembre prossimo sarà operativo lo sportello per la presentazione delle domande per i contributi dedicati al digital innovation manager.
Sarà, inoltre, potenziato il ruolo degli ITS, strumento ancora troppo poco diffuso, ma che si è rivelato efficace per la formazione di nuovi profili professionali con competenze nelle tecnologie 4.0.
Nel 2020 saranno pienamente operativi gli otto centri di competenza ad alta specializzazione (competence center), distribuiti sul territorio nazionale con lo scopo di supportare l'innovazione delle piccole, medie e grandi imprese italiane, per favorire il trasferimento di soluzioni tecnologiche e l'innovazione nei processi produttivi e/o nei prodotti.
Più in generale, si intende potenziare e rendere più efficiente il network del trasferimento tecnologico, costituito anche dai Pag. 6digital innovation hub delle associazioni datoriali e dai PID (punti impresa digitale) del sistema camerale, nella convinzione che per una maggiore incisività delle azioni del Piano occorra investire su soggetti abilitatori che integrino le proprie competenze e favoriscano una cultura dell'innovazione soprattutto per le imprese di piccola dimensione.
Per irrobustite il sistema delle competenze, vogliamo anche dedicarci al trasferimento tecnologico, affinché ogni impresa, anche la più piccola, non incontri barriere alla ricerca. Anche in questo caso siamo partiti da un'opera di ricognizione dell'esistente e insieme a Unioncamere stiamo ultimando la mappatura per conoscere l'ubicazione e gli ambiti di attività di queste strutture (competence center, digital innovation hub, centri di trasferimento tecnologico, ITS e acceleratori di impresa), indispensabili per favorire i processi d'innovazione attraverso l'interazione tra il mondo della ricerca e della conoscenza e il tessuto imprenditoriale.
Decodificare i processi di trasferimento tecnologico è un'azione propedeutica, anche alla permanenza in Italia dei nostri giovani, e spesso bravissimi, ricercatori.
È evidente che c'è una difficoltà di accesso al trasferimento tecnologico da parte delle piccole e medie imprese e delle microimprese. Questo elemento deve farci riflettere su come incidere per valorizzare modelli che hanno funzionato. Penso ad esempio al settore della ceramica del comparto emiliano-romagnolo, a quel comparto in particolare che ha saputo consorziarsi e dotarsi di strumenti unici di ricerca, sviluppo e innovazione, di trasferimento tecnologico. In questo modo si è in parte abdicato alla concorrenza di mercato tra le varie aziende di quel settore, per crescere assieme e dopo reimmettersi nel mercato, anche internazionale, dove l’export la fa da padrone, con maggiore competenza, qualità e capacità di concorrere nel mercato globale. Si tratta di un esempio virtuoso che ritengo vada ripetuto in diversi settori produttivi del Paese.
Altre politiche da potenziare riguardano le start up e le piccole e medie imprese innovative, rafforzando la dimensione dei finanziamenti alternativi (ad esempio, crowdfunding) e dei finanziamenti seed, così come lo sviluppo ed il rafforzamento di nuovi modelli di business e di gestione di impresa trasparente, responsabile e sostenibile in linea con le nuove opportunità e gli orientamenti europei e internazionali.
Per quanto riguarda, invece, l'innovazione di frontiera, possiamo dire di essere pionieri in Europa anche nell'introduzione di nuove tecnologie, come la blockchain, per la quale, congiuntamente al tema dell'intelligenza artificiale, sono stati creati gruppi di esperti di alto livello, in grado di elaborare un documento contenente proposte per una strategia italiana. Quello sull'intelligenza artificiale è già stato presentato e faremo altrettanto a brevissimo per la blockchain.
Ritengo essenziale completare il processo di redazione delle strategie nazionali e per questo, insieme alla ministra dell'Innovazione tecnologica, Paola Pisano, provvederò nelle prossime settimane a coinvolgere i dicasteri interessati, con l'intento di finalizzare le strategie e presentarle poi anche a livello comunitario.
Attraverso l'utilizzo della blockchain stiamo sviluppando uno specifico progetto per promuovere il Made in Italy. Il progetto pilota «Blockchain per la tracciabilità nel tessile» è possibile grazie al coinvolgimento dal basso di imprese medio-piccole del settore e al partner tecnologico IBM e darà luogo al rilascio di un documento «proof of concept», disponibile per tutte le imprese che vorranno avvicinarsi a questa tematica. Presto vorremo applicare il medesimo modello anche all’agrifood.
Su questo tema, a livello internazionale, l'impegno del Ministero dello sviluppo economico ha portato l'Italia a ottenere la Presidenza della EBP, l’European blockchain partnership, insieme a Svezia e Repubblica Ceca. Vorremmo continuare a impegnarci su questo fronte, così da conferire al nostro Paese un ruolo di leadership nell'ambito dei progetti europei sulla blockchain. Si tratta di un'opportunità unica per promuovere ulteriormente la conoscenza e l'utilizzo di questa tecnologia a beneficio di cittadini e Pag. 7imprese, rafforzando la cooperazione in ambito dell'Unione europea.
Con la legge di bilancio 2019 è stato introdotto il Fondo nazionale innovazione e in questi mesi sono state messe in piedi tutte le operazioni, con Invitalia e Cassa depositi e prestiti, necessarie per renderlo operativo. Una volta stabilita la governance, è necessario definire il numero e l'allocazione dei diversi fondi gestiti ed eventuali sinergie con altre iniziative in cantiere, al fine di ottimizzare l'uso delle risorse. A tal fine, è necessario preservare e garantire un coordinamento e indirizzo strategico. Si sta lavorando al riguardo per la costituzione di un comitato specifico per orientare l'azione del fondo.
Sul tema dei progetti europei, a sostegno della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione, cercheremo di intercettare i settori maggiormente interessati dalle dinamiche innovative, mettendo a disposizione risorse tramite il Fondo per la crescita sostenibile, che opera sia attraverso procedure a sportello, indirizzate a progetti di medie dimensioni, sia mediante procedure negoziali a sostegno dei grandi progetti. Sarà altresì attuato il pacchetto italiano dell'importante progetto di comune interesse europeo nel settore della microelettronica (IPCEI), il primo attivato a livello comunitario utilizzando tale procedura concertata, che vede l'Italia partecipe con investimenti pari ad oltre 2 miliardi di euro, che vogliamo sostenere mediante un fondo dedicato. L'approvazione del primo IPCEI ha suscitato grande interesse in altri settori industriali. Da un lato, il vicepresidente della Commissione Sefcovic ha lanciato l'idea di uno o più IPCEI nel settore delle batterie; dall'altra, la Commissaria europea all'industria e al mercato interno ha istituito un forum di alto livello per gli IPCEI e le catene strategiche del valore (SCV), arrivando ad individuare altri sei ambiti di applicazione dello strumento: veicoli connessi verdi e autonomi; salute intelligente; industria a bassa emissione di carbonio; tecnologie e sistemi ad idrogeno; internet delle cose industriali; sicurezza informatica.
L'Italia si è già ritagliata un ruolo di primo piano nella costruzione dei due IPCEI e non può perdere le ulteriori sfide che ci attendono. Ricordo che gli IPCEI escono dal novero degli aiuti di Stato alle imprese e questo è fondamentale per il sostegno di diversi settori industriali.
Vi sono poi misure settoriali, su cui stiamo mettendo particolare impegno, soprattutto per il settore dell’automotive. Oltre a sostenere iniziative di frontiera, forte è l'attenzione anche ad alcuni settori della nostra manifattura più tradizionale, che oggi, per numerosi motivi, sono in difficoltà. Penso, ad esempio, all’automotive, dove numerose sfide si intrecciano a vari livelli: target di riduzione delle emissioni; transizione industriale che deve tenere conto della trasformazione della domanda di mobilità, sempre più orientata verso modelli as a service (Maas); fenomeni trasversali e pervasivi, quali la digitalizzazione e l'ICT, che portano a un modello di mobilità sostenibile, sicura e connessa.
La piattaforma Maas, che si ritiene possa avere una forte accelerazione con il 5G, consentirà la piena ed efficiente integrazione tra trasporto privato e pubblico, con stime che prevedono una penetrazione dei servizi intorno al 40 per cento entro una decina di anni.
Sul fronte dell'adozione di nuove tecnologie, l'orientamento del settore va verso la cosiddetta smart mobility: la creazione di un ecosistema integrato, intelligente e connesso che coinvolge veicoli, strade, infrastrutture digitali e logistiche, aprendo nuove ulteriori sfide, quali, ad esempio, quelle che attengono agli ambiti della sicurezza. Si ricorda che la mobilità sicura resta un obiettivo prioritario per l'Unione europea, considerando che il costo annuale per le vittime e i feriti gravi sulle strade è superiore a 120 miliardi di euro, pari a circa l'1 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione europea.
In questo scenario in rapida evoluzione, si aprono opportunità che il settore è chiamato a cogliere, pena il rischio di un progressivo e inesorabile arretramento. Uno studio della Commissione europea del 2018 ha previsto che il nuovo mercato dei veicoli Pag. 8a guida autonoma e connessa produrrà benefici economici di grande entità, stimando, a livello UE, entrate per oltre 620 miliardi di euro entro il 2025 per l'industria automobilistica e di 180 miliardi di euro per il settore elettronico.
Gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione e riduzione delle emissioni potranno essere raggiunti solo attraverso un progressivo incremento della quota di veicoli commercializzati a basso impatto ambientale, accompagnata pertanto da una riconversione delle produzioni elettriche. A sua volta, tale processo di riconversione interesserà l'intera filiera, dalla componentistica alla manutenzione e riparazione dei veicoli, su cui vantiamo vere e proprie eccellenze riconosciute anche a livello internazionale.
L'avanzamento tecnologico del settore automotive richiede investimenti innovativi che attengono alle batterie, alle componenti elettroniche (centraline e sensoristica), ma anche a quelle motoristiche e richiedono l'adeguamento delle competenze della manodopera del settore.
La transizione industriale dovrà, inoltre, essere supportata da interventi di policy coerenti, che facciano fronte, in primis, ai fabbisogni di natura infrastrutturale del Paese per la distribuzione e il rifornimento, a livello urbano ed extraurbano.
Il Governo intende supportare il processo di transizione dell’automotive con politiche mirate, consapevole del ruolo strategico per l'intera economia nazionale. Il settore auto si caratterizza, infatti, per il più elevato moltiplicatore, sia in termini di valore aggiunto che di manodopera: per ogni occupato nella fase industriale dell'auto si generano ulteriori due occupati nella filiera, con un rapporto sostanzialmente analogo anche per quanto riguarda il valore aggiunto e il prodotto interno lordo nazionale, con un moltiplicatore pari a 3.2.
Lo scorso 18 ottobre si è tenuto al Ministero dello sviluppo economico il primo tavolo dell’automotive, ove hanno partecipato le parti sociali e le associazioni di categoria. Sono stati individuati tre gruppi di lavoro aventi come tema le politiche per la domanda, le politiche per l'offerta e le infrastrutture; abbiamo quindi diviso il tavolo in tre sotto-tavoli. D'accordo con le associazioni elaboreremo una strategia di intervento di breve, medio e lungo periodo. Al momento le mie strutture stanno raccogliendo le adesioni ai gruppi di lavoro, nonché i contributi per le misure di breve periodo, anche in vista dell'imminente avvio dei lavori parlamentari sulla legge di bilancio 2020.
Io non nascondo un elemento che, ovviamente, è una criticità: le risorse non sono infinite. Lo sforzo che si sta facendo sulla legge di bilancio, che ha avuto, come primo e importante obiettivo, la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, quindi il reperimento di oltre 23 miliardi di risorse per sterilizzare l'IVA, la possibilità di interventi sul cuneo fiscale, gli interventi di riproposizione e proroga di Impresa 4.0 che citavo prima, che sono particolarmente onerosi. Avremo non gioco facile a trovare immediatamente risorse disponibili già nella prossima legge di bilancio. Credo però che la sfida dell’automotive sia di medio e lungo periodo. Una sfida importante che riguarda, secondo me, due aspetti. Il primo è proprio la transizione della propulsione: passiamo da motori endotermici alla trazione elettrica. Questa transizione va guidata, per non lasciare fuori dal mercato alcune parti produttive del nostro Paese. C'è anche il ragionamento che si deve iniziare a fare già oggi su cosa sarà la domanda di mobilità fra dieci-quindici anni. Ritengo che l'automobile diventerà una commodity. Ci sarà poi una produzione di alta gamma quasi personalizzata, ma è facile immaginarsi che in un futuro non troppo lontano i mezzi di proprietà saranno sempre meno. Questo non significa che si produrranno meno mezzi perché, alla fine, la domanda di trasporto sarà probabilmente incrementata, ma si dovrà produrre un diverso tipo di mezzi. È una sfida importante per il settore dell’automotive, che è fondamentale per il nostro sistema produttivo.
Una valenza particolare, nell'ambito delle politiche per l'innovazione e la competitività, assume anche la space economy. Si sta Pag. 9lavorando per la piena attuazione del Piano a sostegno di un settore che, partendo dalla ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali abilitanti, arriva fino alla generazione di prodotti e servizi innovativi abilitati (servizi di telecomunicazione, di navigazione e posizionamento, di monitoraggio ambientale, previsione meteo, eccetera). È stato definito un piano strategico che punta a mobilitare un investimento pari a circa 4,7 miliardi di euro, per metà da coprire con risorse pubbliche nazionali e regionali, per l'altra metà a carico delle imprese. Nel 2016, il CIPE ha assegnato al Ministero dello sviluppo economico una prima dotazione di risorse pari a 360 milioni di euro, per la realizzazione di diverse iniziative nel campo delle telecomunicazioni satellitari innovative, dei servizi geospaziali basati sull'osservazione satellitare della terra, dei servizi di navigazione, dell'applicazione delle tecnologie legate all'esplorazione spaziale. Il primo programma ad essere stato avviato è il programma Mirror.
Passiamo alle misure orizzontali di semplificazione, altro fondamentale versante di impegno. Si intende, infatti, proseguire il lavoro già svolto con l'emanazione del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, per proporre ulteriori semplificazioni amministrative, particolarmente attese da parte delle piccole e medie imprese dei settori del Made in Italy, superando forme obsolete ed onerose di ingerenza nell'attività delle imprese, previste da normativa risalente agli anni cinquanta. Lavoreremo su questo, cercando di coinvolgere le associazioni e le altre amministrazioni competenti. Oggi sono stato presente all'assemblea nazionale dell'ANCE, Associazione nazionale costruttori edili, e non nascondo che probabilmente il settore delle costruzioni è quello che conosco meglio, vista la mia provenienza professionale. Dico sempre che la prima DIA che ho presentato da professionista aveva quattro facciate e l'ultima SCIA che ho presentato aveva diciassette pagine. Nell'arco di pochi anni siamo passati non a semplificare, ma ad aumentare una burocrazia che ormai è insostenibile, per il peso anche economico e per la perdita di tempo che comporta per le imprese. Conosco bene il settore delle costruzioni, come dicevo, ma non credo che negli altri settori produttivi ci sia tanta differenza. È necessario quindi intervenire rapidamente con un sistema di semplificazione. Io quasi mi vergogno a dirlo, nel senso che sono vent'anni che si parla di semplificazione e poi, alla fine, ogni volta che si pensa a come semplificare, si introduce una nuova norma senza abrogarne altre. Questo è uno dei veri problemi del nostro Paese.
Passiamo agli incentivi alle imprese, altro pilastro della politica industriale.
Nel 2019 è già stata avviata l'attività di revisione degli strumenti, volta a una razionalizzazione del sistema degli incentivi e a un'allocazione più efficace ed efficiente delle risorse finanziarie. Sono già state individuate alcune prime azioni da intraprendere in vista di un più ampio riordino cui si intende dar seguito a qui a breve.
Preliminarmente sono state esaminate le misure che riscuotono un alto gradimento da parte delle imprese, pur presentando alcune farraginosità nelle procedure e nei ritardi dell'attuazione, cui ha provveduto il decreto-legge 20 aprile 2019, n. 34, il decreto crescita, con un'opera di semplificazione. Cito, a titolo esemplificativo, la legge 15 maggio 1989, n. 181, per le aree di crisi complesse e non complesse. Devo dire che le semplificazioni introdotte in questo senso stanno dando già i primi risultati.
Con il recente decreto del Ministro dello sviluppo economico del 30 agosto 2019, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 17 ottobre, è stata attuata la riforma della legge per le aree di crisi industriale, che semplifica le procedure con le quali le imprese potranno richiedere e ottenere le agevolazioni previste per gli interventi di riconversione e riqualificazione. Con questo provvedimento, che dà attuazione a quanto previsto nel decreto crescita, si rende lo strumento più agevole e accessibile alle piccole e medie imprese e alle reti d'imprese, nonché più funzionale a investimenti strategici ad alto contenuto tecnologico, con forte impatto occupazionale nei territori interessati. Pag. 10
Le novità introdotte puntano ad ampliare la platea di imprese potenzialmente beneficiarie, anche attraverso un abbassamento della soglia minima di investimento e procedure semplificate per l'accesso alle agevolazioni delle piccole imprese. Sono state inoltre previste nuove tipologie di sostegno per favorire la formazione dei lavoratori. L'obiettivo è infatti quello di garantire una più elevata qualità degli interventi di rilancio previsti per le aree di crisi industriale e favorire il reinserimento di lavoratori attualmente interessati da misure di sostegno al reddito.
Il Ministero dello sviluppo economico pubblicherà, in un prossimo provvedimento, le indicazioni sui criteri e le modalità di concessione delle agevolazioni.
Sono in corso analoghe revisioni sulle misura Smart & Start e Nuove imprese a tasso zero.
Sono state infine individuate alcune misure poco appetibili per le imprese, le cui risorse finanziarie potrebbero essere liberate e riallocate su quelle maggiormente apprezzate ed efficaci e stiamo lavorando proprio in questo senso.
Nella prossima legge di bilancio andremo sicuramente a confermare molte agevolazioni in grado di rafforzare la competitività delle imprese, offrendo maggiori possibilità di investimento nella ricerca, nello sviluppo e nell'innovazione. Si tratta della cosiddetta nuova Sabatini per gli investimenti in beni strumentali, che da poco è stata rivista, prevedendo l'erogazione di un contributo in un'unica soluzione per i finanziamenti di importo non superiore a 100 mila euro, e l'innalzamento da 2 a 4 milioni di euro dell'importo massimo dei finanziamenti concedibili per singola impresa. Inoltre i contratti di sviluppo per il sostegno all'innovazione dell'organizzazione, dei processi e della tutela ambientale: questo strumento deve diventare sempre più adattabile alle diversificate esigenze dei territori e per questo è essenziale valorizzare l'interlocuzione e la collaborazione con le amministrazioni regionali, anche attraverso la stipula di specifici accordi di programma di cofinanziamento per la realizzazione di iniziative di rilevante e significativo impatto sulla competitività del sistema produttivo del territorio. Questo strumento, a fronte di uno stanziamento di oltre 3 miliardi, non è ancora riuscito a soddisfare l'intera domanda da parte delle imprese, prevalentemente a causa dell'attuale funzionamento del riparto delle risorse finanziarie tra Regioni. Dobbiamo potenziare tale misura, intervenendo non solo sulle procedure, ma anche sulla dotazione finanziaria, così da garantirne la continuità. Altra agevolazione è il fondo di garanzia. Il tema dell'accesso al credito costituisce un tassello importante del sostegno alle imprese e il fondo rappresenta un ottimo strumento al fine di assicurare al sistema produttivo del Paese un costante afflusso di risorse finanziarie. Vogliamo opportunamente rafforzare questo insostituibile pilastro del sistema della garanzia pubblica, che dal 2010 ad oggi registra una dotazione finanziaria cumulata di circa 7 miliardi di euro, che ha attivato oltre 142 miliardi di finanziamenti bancari. Anche questo strumento ci vedrà impegnati in una continua opera di revisione e in un impegno finanziario costante. Un altro strumento, infine, è rappresentato dagli accordi per l'innovazione, a sostegno di progetti riguardanti attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale, finalizzati alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi, o al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti. I progetti di ricerca e sviluppo devono prevedere spese e costi ammissibili non inferiori a 5 milioni di euro e non superiori a 40 milioni di euro.
Sul fronte credito mi soffermo annunciando che proseguiremo con la creazione della Banca pubblica di investimento a sostegno delle imprese di minori dimensioni che non riescono ad accedere al credito bancario, vera piaga del nostro sistema produttivo. Occorre istituire un soggetto bancario pubblico che operi verso il sistema delle micro e piccole imprese, spesso fuori dal circuito tradizionale a causa dell'impossibilità di svolgere valutazioni da parte degli istituti di credito, che dalla contabilità semplificata non hanno elementi sufficienti per il rating. Strutture Pag. 11simili sono già avviate nel resto di Europa in diversi paesi (Bpifrance e Caisse des dépôts et consignations in Francia; Instituto de crédito oficial in Spagna e Green investment bank e British business bank nel Regno Unito).
Continuando la disamina degli strumenti, sul lato green economy, procederemo, ove possibile, rifocalizzando, in un'ottica di green economy gli strumenti esistenti, come è avvenuto per il recente bando per i grandi progetti di ricerca e sviluppo, a valere sulle risorse del fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca, per il quale è stata prevista una riserva del 20 per cento dei fondi disponibili a favore dei progetti realizzati nell'ambito di tematiche inerenti l'economia circolare.
La promozione della ricerca, dello sviluppo e dell'innovazione per le città intelligenti può trovare sostegno anche attraverso strumenti al di fuori del perimetro degli aiuti di Stato, mediante interventi quali gli appalti innovativi, o pre-commerciali, facendo emergere la cosiddetta domanda pubblica intelligente, per stimolare risposte innovative ai fabbisogni delle pubbliche amministrazioni. Il Ministero dello sviluppo economico ha già approntato la cornice normativa dell'intervento con il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 31 gennaio 2019, cui è seguita un'apposita convenzione stipulata con AGID, l'Agenzia per l'Italia digitale, per la gestione dei bandi di innovazione. È auspicabile che tale azione sia condotta attraverso le opportune sinergie con gli altri ministeri, per favorire al massimo l'efficacia dell'intervento pubblico.
Occorre favorire la nascita, in Italia, di un'industria strategica delle soluzioni innovative per le aree urbane, grazie ad un vero e proprio pacchetto di misure, comunicabile a livello nazionale ed internazionale: che faccia leva sulla immediata disponibilità di risorse che supportano la domanda pubblica intelligente e su una veloce ricognizione di fabbisogni e luoghi di sperimentazione tra più aree urbane; che dia evidenza di come queste azioni avvengano in un contesto di infrastrutture abilitanti già all'avanguardia (5G e banda ultra larga) e in via di rafforzamento, grazie all'integrazione di smart grids, smart roads, cloud nazionale, ipercalcolo; presenti le possibili sinergie con ulteriori, rilevanti strumenti già disponibili, primo fra tutti il Fondo nazionale innovazione.
Una volta sviluppati nuovi processi e prodotti, è necessario continuare a offrire il nostro supporto alle imprese anche sul fronte della tutela della proprietà intellettuale: i marchi e i brevetti in un contesto sempre più competitivo sono un elemento vincente, perché garantiscono autenticità e qualità. In questa direzione vanno le misure per l'attività deputata al deposito e alla concessione dei titoli di proprietà industriale (registrazione marchi, disegni, brevetti) per lo Stato italiano. So che in questo non c'è un elemento di novità, ma quest'attività è indispensabile per stimolare proprio i processi innovativi che, una volta realizzati, hanno garanzia di tutela. Vogliamo continuare in modo serrato la lotta al falso Made in Italy sul territorio nazionale e non solo. Occorre infatti adoperarci sempre più anche sui mercati esteri, dove vogliamo sconfiggere la falsa evocazione dell'origine italiana di prodotti non realizzati in Italia, il fenomeno dell’italian sounding, offrendo un contributo ai consorzi per contenziosi legali all'estero.
Particolare tutela è riservata ai marchi storici di interesse nazionale, cui è stato dedicato un nuovo istituto in materia di titoli di proprietà industriale attraverso l'introduzione di un registro dedicato a rafforzare la tutela e la promozione nel mondo delle produzioni Made in.
Entro la fine del 2019, inoltre, è previsto il finanziamento di nuovi strumenti e il rifinanziamento di misure di successo per un totale di 55 milioni di euro. Si tratta dei seguenti: bando Disegni+; bando Marchi+: bando brevetti+: bando Uffici per il trasferimento tecnologico; bando prototipazione; decreto attuativo del Voucher 3i; decreto attuativo dell'accesso al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese per i titolari di marchi storici di interesse nazionale. Lo scopo di tutte queste misure è quello di offrire, soprattutto alle imprese di piccola Pag. 12taglia, strumenti in tema di innovazione, progettazione e design, al fine di sfruttare al meglio le loro capacità sul mercato nazionale ed estero.
Passiamo quindi al tema dell'energia. L'energia è un settore strategico se vogliamo assicurare al nostro Paese un futuro sostenibile, ma abbiamo numerose sfide, vecchie e nuove, da affrontare nel prossimo periodo. Dobbiamo garantire la disponibilità di energia, minimizzandone gli impatti ambientali e sociali associati alla produzione e al consumo. Dobbiamo rilanciare il settore dell'efficienza energetica, ambito in cui il nostro Paese ha lungamente primeggiato. Possiamo e dobbiamo far crescere velocemente, ma armoniosamente, la quota delle fonti energetiche rinnovabili, così da diminuire il peso economico delle importazioni e i rischi derivanti dalla volatilità dei prezzi internazionali e legati alla sicurezza nei Paesi di produzione e transito. Infine, dobbiamo assicurare una maggiore trasparenza dei mercati e una loro ulteriore integrazione e interconnessione in ambito europeo e verso i Paesi del Mediterraneo.
Già dalle prossime settimane l'attività sarà incentrata sulla chiusura del Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), che sarà presentato alla Commissione europea entro il prossimo 31 dicembre. Il Piano costituisce lo strumento con il quale ogni Stato membro stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei al 2030 sull'efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2, nonché gli obiettivi in tema di sicurezza energetica, interconnessioni, mercato unico dell'energia e competitività. Per dare attuazione al PNIEC, sotto le varie dimensioni, occorre investire a livello nazionale in termini di sicurezza, competitività, innovazione e sostenibilità del settore energetico.
In base alle deleghe che vorrà approvare il Parlamento con la legge di delegazione, saranno inoltre avviati i lavori per il recepimento del pacchetto di direttive e regolamenti sui mercati dell'energia, le energie rinnovabili e l'efficienza energetica.
Con la prossima legge di bilancio proporremo una proroga delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici (i cosiddetti ecobonus). Il contributo degli interventi di efficienza energetica stimolati dal meccanismo è, infatti, significativo rispetto al target di riduzione di consumi di energia finale. Inoltre, il meccanismo ha dimostrato di avere una buona efficacia ai fini anticongiunturali, stimolando notevolmente gli investimenti in prodotti e tecnologie sviluppati dal nostro sistema produttivo.
Nel quinquennio 2014-2018 sono stati realizzati circa 1,77 milioni di interventi, di cui oltre 334 mila nel 2018, anno in cui, oltre il 40 per cento di essi ha riguardato la sostituzione di serramenti e per circa il 27 per cento la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale. Gli investimenti attivati nel quinquennio ammontano a circa 16,8 miliardi di euro.
Dall'avvio del meccanismo, che risale al 2007, gli investimenti mobilitati dalle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici sono pari a 38,8 miliardi di euro, con una riduzione dei consumi di energia di circa 1,41 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio l'anno. Io credo che bisogna investire sempre più sull'efficientamento energetico per limitare i consumi di energia, perché se è vero che è necessaria la transizione energetica verso sistemi di produzione di energia rinnovabile, è anche vero che meno energia si consuma e più facile è la transizione, anche per la stabilità del sistema elettrico.
Passiamo al Piano di azione preventiva e al Piano di emergenza nazionale nel settore del gas naturale. Particolare attenzione riserveremo anche all'aggiornamento dei suddetti Piani, che riguardano una fonte di approvvigionamento, il gas naturale, che rimane importante per il nostro Paese. Dobbiamo identificare le misure per eliminare o mitigare i rischi e l'impatto di una interruzione dell'approvvigionamento, specificando le modalità di applicazione delle misure e di gestione delle crisi. Inoltre, dobbiamo porre in essere tutte le azioni per ridurre i costi delle forniture, con particolare riferimento ai costi fissi e alle attuali inefficienze e rigidità del settore, a beneficio di cittadini e imprese. Pag. 13
Ho fatto presente al Consiglio energia la necessità di intervenire rapidamente sulle questioni di prezzo, perché non può essere che il nostro Paese, che è a valle di un sistema di interconnessione tra diversi Paesi, sconti incrementi di prezzi tra un Paese e l'altro e tutti si riversano poi sul costo finale per l'acquisto di gas da parte del nostro Paese.
Mobilità eco-sostenibile. Verranno assunte tutte le iniziative necessarie a promuovere la mobilità sostenibile, anche in concerto con il Ministero delle infrastrutture e trasporti e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e con il Ministero dell'economia e delle finanze lavoreremo al contrasto dei sistemi illegali diffusi nel settore dei carburanti.
Phase out dell'estrazione degli idrocarburi. Particolare attenzione sarà riservata alle iniziative per sospendere il rilascio di nuove concessioni per l'estrazione di idrocarburi, come previsto nel programma di Governo. Al fine di valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica, con l'obiettivo di accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale alla decarbonizzazione, ci dedicheremo, a partire dalle prossime settimane, al programma di phase out dell'estrazione degli idrocarburi (o programma di transizione sostenibile per il settore upstream degli idrocarburi), soprattutto in merito alla pianificazione delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale in modo pienamente condiviso con le Regioni coinvolte. Mettendo in atto ogni strumento utile per la salvaguardia dello Stato Italiano da eventuali rischi di risarcimento danni (danno emergente e lucro cessante) da parte dei concessionari o degli istanti, porremo la nostra massima attenzione a supportare le aziende nel necessario processo di riconversione che il settore dovrà mettere in atto e che permetterà di creare maggiori posti di lavoro di quanti sinora garantiti stabilmente nel settore dell’upstream italiano. Questa attività dovrà raggiungersi in necessario coordinamento con il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PITESAI) e che potrà essere supportato da possibili interventi normativi in tal senso. Ci muoveremo, dunque, su questo fronte con la massima risolutezza per salvaguardare le componenti ambientale, sociale ed economica, necessariamente connesse.
Phase out centrali elettriche a carbone. Stiamo procedendo anche sul programma di phase out delle centrali elettriche a carbone, entro il 2025, secondo gli impegni assunti nella bozza del Piano energia e clima, su cui il Ministero ha già attivato un tavolo di coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti. A tal fine, occorre affrontare le diverse criticità per quattro aree geografiche definite in funzione delle zone del mercato elettrico: zone nord, centro nord e centro sud, zona sud e Sicilia, Sardegna.
Parliamo ora del decreto ministeriale per il superamento del regime tariffario di maggior tutela per i clienti domestici e le piccole e medie imprese. Stiamo lavorando all'individuazione delle misure necessarie a garantire la cessazione della disciplina transitoria dei prezzi di energia elettrica e gas, e l'ingresso consapevole dei clienti nel mercato libero. Su questo riprenderemo il tavolo di confronto con l'autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ARERA, e con l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, estendendo il confronto anche alle associazioni di categoria e dei consumatori che intendiamo tutelare, anche attraverso l'istituzione dell'elenco dei soggetti abilitati alla vendita di energia elettrica, per qualificare i venditori di energia secondo regole più selettive.
Passiamo al Tavolo di confronto con i settori industriali su investimenti e misure per la competitività. Uguale attenzione sarà posta verso i settori industriali che oggi rappresentano i maggiori consumatori di energia (acciaio, carta, chimica) e che sono anche i principali beneficiari delle misure di aiuto esistenti, a fronte delle quali hanno manifestato l'impegno a effettuare importanti investimenti in contratti di lungo termine per l'approvvigionamento di energia rinnovabile, così da contribuire efficacemente alla decarbonizzazione.
Dallo scorso giugno 2019, a seguito di un lungo e articolato processo di notifica alla CE che ha approvato la misura, è stata Pag. 14approvata, sentita l'ARERA, la proposta di Terna della disciplina del mercato della capacità che prevede aste annuali per il riconoscimento di una remunerazione, coperta da un'apposita tariffa, ai soggetti aggiudicatari per la disponibilità della capacità. Le prime aste annuali saranno svolte da Terna nel prossimo mese di novembre, per la consegna del servizio per gli anni 2022 e 2023, visto che la richiesta di sospensiva del provvedimento impugnato al TAR è stata rigettata.
Per quanto riguarda l'annosa questione dei rifiuti radioattivi, posso annunciarvi che siamo nelle fasi finali dell'approvazione della Carta nazionale per la localizzazione delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale e il parco tecnologico (CNAPI). Il deposito nazionale è l'infrastruttura di superficie, dove saranno conferiti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall'esercizio e dallo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari, dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. La prima versione della CNAPI è stata presentata da Sogin a gennaio 2015. Allo stato attuale, la Sogin, tenendo conto dei criteri indicati dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) e dall'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN), e della recente richiesta politica di escludere, per motivi cautelativi nei confronti del territorio, le zone in classe sismica 2 (dove sono possibili forti terremoti) tra le aree potenzialmente idonee, ha trasmesso all'ISIN in data 26 giugno 2019 la settima revisione della CNAPI. Sulla stessa, l'ISIN, lo scorso 2 luglio, ha chiesto a Sogin di verificare eventuali aggiornamenti di alcuni dati non pubblici usati nel 2014 per elaborare la prima CNAPI, comunicando entro tre mesi, le eventuali modifiche da apportare a tale ultima revisione della CNAPI che ne dovessero derivare. Si conta che a breve la Sogin comunicherà a ISIN gli esiti di tale ultima verifica. E, di conseguenza, una volta ottenuto il nullaosta del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la Sogin, dopo aver recepito gli eventuali rilievi che potranno essere contenuti nei nullaosta ministeriali, provvederà, alla pubblicazione della CNAPI sul proprio sito e sui quotidiani a diffusione nazionale. La pubblicazione aprirà la fase della consultazione pubblica, che dovrà essere preparata da una campagna preventiva di informazione. Tale fase di consultazione terminerà con un seminario nazionale, al quale saranno invitati a partecipare tutti i soggetti coinvolti e interessati. L'esito della consultazione condurrà a una versione aggiornata della Carta nazionale delle aree idonee che, con il parere tecnico dell'ISIN, sarà approvata con decreto dei ministri competenti (Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente e con il Ministero delle infrastrutture e trasporti).
Seguirà una procedura per l'acquisizione di possibili manifestazioni di interesse aperta a Regioni ed enti. In assenza di manifestazioni spontanee, saranno attivati dei comitati interistituzionali misti Stato-Regioni, come forma ulteriore di sollecitazione alla leale collaborazione, e sarà ricercata l'intesa della Conferenza unificata Stato-Regioni ed enti locali. In caso di mancato raggiungimento delle intese sui singoli siti, la decisione sarà assunta con deliberazione motivata del Consiglio dei ministri, a tal fine integrato con la partecipazione di ciascun Presidente di Regione interessato.
Passiamo ai decreti FER1 e FER2. A seguito infatti del recente decreto di incentivazione FER1, occorre predisporre il successivo decreto FER2 per incentivare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili diverse da fotovoltaico ed eolico e mini-idro (biomasse, biogas, geotermoelettrico, eolico off-shore). Gli incentivi alle fonti rinnovabili non gravano sulla finanza pubblica, ma su un fondo presso la Cassa dei servizi energetici ambientali alimentato da una componente applicata da ARERA sulle tariffe indirettamente pagate dai consumatori di energia elettrica. La bozza del decreto è in corso di stesura. Ad oggi sono in fase di programmazione incontri con il Ministero dell'ambiente e con il Ministero dell'agricoltura, per verificare le posizioni e i principali punti in sospeso. Pag. 15
Infine, per quanto riguarda la ricerca del sistema elettrico, che serve a supportare le attività di ricerca necessarie per dare seguito alla transizione energetica, daremo esecuzione al Piano triennale 2019-2021 per il quale sono stati stanziati 210 milioni di euro in tre anni. Il Piano individua le attività e le risorse che saranno assegnate attraverso specifici accordi di programma tra Ministero dello sviluppo economico e i soggetti beneficiari individuati dal decreto ministeriale, nonché attraverso bandi di gara per progetti di ricerca. Entro il 31 ottobre – quindi domani – i soggetti beneficiari individuati dovranno presentare i piani di realizzazione sulla base dei quali saranno definiti, a valle della valutazione degli esperti, gli accordi di programma con il Ministero dello sviluppo economico.
Altro tema di competenza del Ministero dello sviluppo economico è quello della vigilanza. Nell'aprile 2019 il Ministero dello sviluppo economico ha avviato un Programma ispettivo straordinario, volto a potenziare l'azione di ridimensionamento del fenomeno delle false società cooperative. Le false società cooperative, anche dette «spurie», sono quelle che abusano della forma giuridica cooperativa per approfittare dei vantaggi connessi a tale forma societaria, senza in effetti realizzare alcuna forma di scambio mutualistico. Continuiamo la lotta al fenomeno, attraverso un'azione coordinata tra le diverse istituzioni deputate al controllo e alla repressione degli illeciti, in grado di affinare e mirare le attività di controllo. È quindi stato programmato un numero di ispezioni straordinarie pari a 540, da espletarsi tra il 2019 ed il 2020. Nelle prime due tranche di ispezioni/revisioni disposte da aprile a luglio 2019 sono state programmate azioni di vigilanza per un totale di 277 società cooperative, di cui circa la metà aderenti ad associazioni nazionali di rappresentanza. Continueremo su questa linea, soprattutto per tutelare chi usa la fattispecie cooperativa nella maniera adeguata e i consumatori. Abbiamo convocato un tavolo di confronto con le associazioni, che potrà anche dare, nel caso, spunti per revisioni della normativa esistente.
Il Ministero dello sviluppo economico non è deputato solo a sostenere e a difendere il tessuto imprenditoriale, ma anche la controparte, ossia i consumatori (anche se non mi piace parlare di controparte), attraverso normative adeguate e la tutela della concorrenza, in coerenza con quanto previsto nell'accordo di governo. Forte è l'impegno su molti fronti. A tal proposito, per sintesi, ho particolarmente a cuore il settore assicurativo, al fine di permettere l'ulteriore contenimento dei premi di polizza a vantaggio dei consumatori e al fine di contrastare le frodi nel mercato di riferimento, dando piena e definitiva attuazione alla legge 8 marzo 2017, n. 24, la cosiddetta legge Gelli, avuto riguardo alla disciplina dell'obbligo assicurativo connesso a tutta la pratica sanitaria.
Inoltre, proseguirà l'attività relativa alle questioni delle concessioni balneari e del trasporto pubblico non di linea. Stiamo elaborando una proposta di un disegno di legge in materia di occupazione di aree pubbliche e di commercio ambulante, avendo avviato, le strutture del Ministero dello sviluppo economico, un tavolo tecnico con le associazioni.
Io mi fermo qui. Ho cercato di dare spunti per ciascun settore di competenza del Ministero dello sviluppo economico, che è un Ministero che ha competenze in qualche misura concorrenti: tuteliamo imprese, mercato, concorrenza e poi consumatori. È un Ministero impegnato su più fronti. Sin dal primo giorno ho cercato di avviare un costante dialogo con tutte le associazioni di categoria coinvolte, al di là delle emergenze quotidiane e delle attività di routine del Ministero. Ho cercato quindi di ritagliarmi sempre lo spazio per condividere con i portatori di sani interessi di questo Paese e con i cosiddetti «corpi intermedi» le necessità dei diversi settori produttivi del Paese. Nel pieno rispetto delle prerogative di chi esercita il potere legislativo, quindi del Parlamento, sono a vostra disposizione per individuare insieme ulteriori strumenti, misure, razionalizzare quelle esistenti, perché ritengo che possiamo dividerci su tante Pag. 16cose, ma non sulla necessità di dare risposte e certezze al nostro sistema produttivo. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Ministro.
Apriamo ora gli interventi da parte dei gruppi parlamentari. Ricordo che al massimo alle 16,00 dobbiamo chiudere i lavori della Commissione per l'inizio dei lavori dell'Assemblea e che abbiamo anche bisogno di dieci minuti per svolgere la riunione dell'Ufficio di Presidenza.
Faremo quindi un primo giro di domande, una per gruppo e, se residua del tempo, un secondo giro.
RICCARDO ZUCCONI. Io ho ascoltato la relazione del Ministro con attenzione, ne ho apprezzato anche – a tratti – la competenza. Glielo vorrei dire, Ministro, con Dante Alighieri: io vorrei che fosse preso lei, signor Ministro, per incantamento e portato via innanzitutto dal mare di chi considera le imprese e chi fa impresa un prenditore, un profittatore, un evasore a prescindere. Mi chiedo cosa diremmo oggi di un italiano che, come Arnault, proponesse di acquistare Tiffany per 18 miliardi di dollari che, al netto dell'esclusione di clausole di salvaguardia, praticamente è una finanziaria. Mi chiedo se in Italia una cosa del genere fosse soltanto ipotizzabile.
Lei, Ministro, ha parlato di molte cose, noi poi acquisiremo la sua relazione e la esamineremo in modo più approfondito. Ha parlato di dare certezze alle imprese. Vorrei giustapporre questo mio intervento a quello che un noto turbocapitalista, Guglielmo Epifani, ha fatto ieri in Aula, parlando proprio di Ilva, parlando del fatto che lo Stato italiano sta dimostrando, in modo del tutto evidente, che alle aziende certezze non ne dà. Noi stiamo mettendo in difficoltà, o stiamo semplicemente precostituendo un alibi alla Arcelor Mittal per abbandonare una bonifica ambientale che difficilmente lo Stato si potrà accollare.
Lei ha parlato del mondo delle microimprese e del comparto artigianale. Le ricordo che ogni mese in Italia chiudono mille aziende artigianali. Nel primo semestre di quest'anno abbiamo registrato già la chiusura di 6.500 imprese. Sono aziende anche queste, quando si parla di crisi aziendali. A proposito: i tavoli di crisi non abbiamo il piacere di sapere esattamente quanti sono perché c'è una ricognizione che non è finita.
Ha parlato di risorse dello Stato. Ecco perché dicevo all'inizio di trarla da un mare in cui lei sta nuotando che è assolutamente sbagliato, e siccome le risorse sono quelle, direi che, con un po’ di onestà intellettuale, bisognerebbe chiudere l'iniziativa del reddito di cittadinanza, per recuperare veramente risorse da destinare sempre in quel senso, ma sicuramente con efficacia maggiore. I dati attuali sono veramente assurdi: 50 mila impegni di lavoro sottoscritti, a fronte di 200 mila richiesti, con tutte le problematiche che stanno venendo fuori. Quindi c'è anche un problema di onestà intellettuale, al di là di ideologia o di visione.
Ha parlato di semplificazione e le sottolineo ancora che la spesa che le aziende destinano agli adempimenti burocratici è di 33 miliardi annui: è un appesantimento pazzesco.
Ha parlato di molte cose: il Piano degli investimenti, sblocca cantieri, quale efficacia hanno? Se lo Stato non mette del suo in una rinascita produttiva, non andiamo da nessuna parte.
Abbiamo un comparto turistico che sarebbe una risorsa veramente infinita per la nostra nazione, le cui deleghe vengono ormai sballottate da un Ministero all'altro (si passa dal Ministero dell'agricoltura al Ministero dei beni culturali), ma nessuno gli dedica veramente l'attenzione che meriterebbe.
In generale, ascoltandola, Ministro, e sentendo l'insieme delle iniziative a cui dice di voler star dietro, io credo che lei non si renda conto – ma non soltanto lei, e lo dico col massimo rispetto – che si sta tentando di puntellare vari rami d'azienda in Italia, ma non ci stiamo rendendo conto che ormai è il fusto ad essere ammalato, non sono più le propaggini. Non potrà sicuramente porre rimedio un Governo del tipo attuale – lei credo che se ne renderà conto Pag. 17ogni giorno – perché non ha una visione adeguata per affrontare questa crisi, non ha neanche i mezzi ideologici o valoriali per una riconversione del rapporto tra lavoro, produzione ed economia nazionale. Continuiamo a fare delle micro-punture a un malato, che in questo modo non ne sta vedendo fuori. Non ci sarà la svolta nella legge di bilancio, l'abbiamo già in parte letta come bozza e non c'è niente, si aumenta anzi la pressione fiscale, soprattutto per le aziende, non si danno certezze, anche in materia lavorativa le cose continuano ad essere abbastanza confuse. Allora quale sarà la svolta? Ci sarà una svolta? Lei crede che il suo Governo potrà mai avere una svolta? Ci sarà un chiarimento sulla linea di indirizzo generale e lei pensa di poter modificare, come Ministro, quello che è stato fatto in Senato, per esempio, con la cassazione dell'articolo 14 del decreto-legge sulle crisi d'azienda, che è un segnale evidente della volontà di questo Governo di continuare a ripercorrere gli errori del passato?
Questa è la sostanza, in attesa poi di valutare in modo più dettagliato la sua relazione.
PAOLO BARELLI. Grazie, signor Ministro della sua presenza. Abbiamo ascoltato la sua relazione e le diamo atto di averla trasmessa a noi con onestà intellettuale e con passione. Le problematiche del suo Ministero non possono assolutamente dipendere dalla presa di posizione individuale del Ministro e della sua buona volontà, perché evidentemente si intersecano nell'ambito molto più complessivo della politica generale del Governo, delle capacità di saper interpretare ed eseguire le esigenze e le soluzioni.
Le assicuro che anch'io affronto questa interlocuzione senza alcuna prevenzione, ma soltanto riferendomi a fatti oggettivi.
Gli argomenti che lei ha trattato sono molti, come sono molte le responsabilità che ha il suo Ministero, per noi di una straordinaria importanza per lo sviluppo e la vita del nostro Paese. Ha toccato tematiche che riguardano la politica industriale, la politica a favore delle piccole e medie imprese. Ho ascoltato il collega Zucconi che mi ha anticipato circa la realtà dei problemi e le perplessità che ci sono da parte nostra nel capire come vengono affrontate.
Lei ha toccato alcuni ambiti molto importanti di quella che dovrebbe, sarà, o è la politica energetica del nostro Paese, che incidono su tanti ambiti, anche nella politica industriale: basti pensare al problema relativo alla tassazione dei motori a gasolio. Noi abbiamo un'industria non adeguata dal punto di vista dell'attualità a motorizzazioni alternative, qualora dovessimo considerare ancora esistente un'industria delle automobili che è veramente italiana.
Ha toccato l'argomento della decarbonizzazione: è vero che siamo legati a un provvedimento che mette come data il 2025, ma vorrei farle notare che in altri Paesi questa previsione è stata già superata portandola, come in Germania, già al 2030. Non occorre quindi muoverci con grande speditezza nell'ambito della politica ambientale.
Ci sono tanti temi che lei ha toccato, che io lascio eventualmente ai miei colleghi (i dazi, il Made in Italy) e mi vorrei concentrare sul problema dell’ex Ilva. All'interno delle problematiche e anche del modo in cui voi le state affrontando, si individua quella scarsa vocazione a poter affrontare un'emergenza come questa, probabilmente proprio per alcune prevenzioni ideologiche, che specialmente il Movimento 5 Stelle ha dimostrato di avere in questa prima fase biennale della sua partecipazione al governo del Paese. Solo un anno fa, nel 2018, con il Governo è stato siglato il contratto finalizzato alla vendita del complesso industriale dell'Ilva, un accordo che portava 4 miliardi, e oltre, per il rilancio del polo siderurgico. In questi giorni l'azienda ha annunciato l'avvio della cassa integrazione di circa 1.500 lavoratori e a questo si assommano le perdite, che già risultano essere di circa 500 milioni per quest'anno. La situazione che si è venuta a creare, come evidenziato già dal collega Zucconi, con l'eliminazione dell'articolo 14 del decreto-legge sulla crisi d'impresa, sul quale oggi noi andiamo a votare la fiducia, quindi lo scudo che garantiva un'immunità penale Pag. 18e amministrativa per il pregresso in favore degli amministratori, desta grande preoccupazione. È noto che il Governo non risulta compatto, a quanto mi risulta, anche all'interno del Movimento 5 Stelle mi sembra che non ci siano idee uniformi, specialmente da parte di chi era al Governo precedentemente, magari con altre funzioni (non la sua, ovviamente). Quindi anche questo desta un po’ di preoccupazione per capire se c'è una linea comune all'interno del Movimento 5 Stelle.
L'immunità, è noto, era una misura di garanzia per l'ingresso dell'Arcelor Mittal, era uno dei presupposti. Ovviamente noi siamo tutti a favore che l'ambiente vada non soltanto salvaguardato in futuro, ma che vada bonificato per gli errori del passato, quindi non è ammissibile nessuna strumentalizzazione del mio intervento. Molti atteggiamenti demagocici che sono stati dimostrati, specialmente dal suo partito, signor Ministro, sono stati visti anche nella questione Alitalia, Vi chiederete cosa c'entra l'Alitalia. C'entra perché tali atteggiamenti sono stati denotati nei confronti di uno dei possibili playmaker, che poi risulta essere quello fondamentale per la definizione della nuova compagine che potrebbe risolvere il futuro della nostra compagnia di bandiera. Quindi bisogna distinguere il punto di vista giuridico e giudiziario, su cui ci sono delle inchieste in corso di cui si vedranno gli esiti e chi ha sbagliato deve pagare. Nell'ambito però della questione Alitalia, che è un problema, tra i tanti, che lei ha sul tavolo, c'è stato, o c'è ancora – non so, ce lo dirà lei – il problema relativo ad Atlantia. Nel momento in cui si mette in discussione, in chiave generale, e io credo anche demagogica, la partecipazione a questa risoluzione del problema Alitalia, questo dimostra che, tutto sommato, c'è una propensione più alla demagogia che non a risolvere i problemi del Paese.
Si aggiunga poi che in audizione nella Commissione attività produttive del 16 ottobre scorso, l'ex amministratore delegato dell'Arcelor Mittal ha chiarito che il mercato siderurgico europeo è in grande crisi, è in picchiata; non c'è soltanto la problematica dell'acciaio indonesiano (solo da poco l'Unione europea ha bloccato le importazioni), ma abbiamo anche il problema relativo all'acciaio prodotto ed esportato dalla Turchia nel nostro Paese, che non paga i 25 euro a tonnellata per la CO2, eccetera. So che lei queste problematiche le conosce, mi risulta che sta anche cercando di affrontarle, perché sicuramente la bacchetta magica lei non ce l'ha, ma io credo che il problema possa essere, non dico risolto, ma indirizzato a una corretta valutazione e poi soluzione se c'è una chiara unità di intenti all'interno del Governo, che effettivamente non risulta esserci. Questo ci preoccupa, non è una gioia nell'opposizione.
Qual è l'obiettivo del Governo? La chiusura dell'Ilva? È stato un obiettivo per il Movimento 5 Stelle nel passato.
L'altro tema sono i tavoli di crisi. Abbiamo avuto un po’ i numeri al lotto di quanti possono essere. Anche questo è un problema che ci preoccupa molto e sul quale vorremmo avere dei chiarimenti più specifici.
DARIO GALLI. Ringrazio il signor Ministro per la sua presenza oggi. Ha elencato moltissimi argomenti che dovrebbero essere di competenza di questa X Commissione, visto anche il riferimento diretto al Ministero, che però spesso vengono dati come priorità ad altre Commissioni.
Il Ministro ha elencato tutta una serie di questioni, però devo dire soprattutto come un libro di cose che si vorrebbero fare, o che si ha intenzione di fare, cose che ci sembrano abbastanza distinte e distanti dalla realtà operativa del Governo, peraltro nato da poco, quindi con tutte le conseguenze del caso. Da una parte, ho proprio una curiosità personale su questo discorso dei corpi intermedi che vanno e vengono, una volta il vostro partito vuole disintermediare, una volta vuole intermediare, quindi non è marginale se si discute o meno con un certo tipo di società.
Tra le cose che ha elencato, c'è il discorso della Impresa 4.0 che sta esaurendo i suoi effetti. Noi, con il Governo scorso, l'avevamo ridotta proprio conoscendo la realtà dei fatti. È chiaro che se dai un Pag. 19grosso incentivo all'acquisto di macchine utensili succede una cosa molto semplice: per due anni tutti le comprano (spesso macchine straniere, perché la produzione italiana non è adeguata a quella domanda) e poi, siccome non è che tutti possono portarsi a casa torni a controllo numerico solo perché c'è l'incentivo, non compra più niente nessuno e quindi le industrie che hanno lavorato a rotta di collo per due anni, di colpo si trovano senza ordini e, nel frattempo, abbiamo fatto un piacere alle industrie straniere. Questo l'abbiamo fatto – su indicazione vostra – anche con il bonus-malus sulle auto elettriche, forse dimenticando che al momento di auto elettriche in Italia non se ne fanno, quindi è inutile incentivarne l'acquisto.
Su tutta una serie di altre cose, in effetti, una riflessione andrebbe fatta. Sul discorso della semplificazione mi pare che in questa bozza di finanziaria ce ne sia veramente poca. Il discorso poi dell'energia, del phase out di idrocarburi, della decarbonizzazione, è un argomento particolarmente importante. Come è già stato ricordato, forse, per una volta, dovremmo cominciare a non fare sempre i primi della classe e a non essere sempre noi a tarpare le ali alle nostre imprese, quando poi gli altri se ne fregano, in considerazione del fatto che i numeri, anche dal punto di vista dell'inquinamento della nostra struttura industriale, sono ormai risibili rispetto ai numeri del resto del mondo, per cui ci facciamo del male due volte. Visto che questa transazione all'energia pulita totale non può che essere elettrica, con tutti i suoi problemi di polmone, di immagazzinamento dell'energia, soprattutto se diventerà prevalente l'energia da fonti rinnovabili (peraltro, questione su cui la soluzione non c'è ancora), mi pare evidente che la transizione col gas sia assolutamente l'unica percorribile, perché, in ogni caso, il gas è quello che ha un minore impatto ambientale, è quello che permette di realizzare centrali ad immediato intervento, e in una fase in cui non è ancora risolto il problema del polmone, poter intervenire in aggiunta a quanto la natura fornisce in maniera assolutamente casuale, è assolutamente indispensabile. Allora si capisce veramente poco perché continuiamo sulla strada del blocco delle estrazioni, in considerazione del fatto che non è che non consumiamo il gas, stiamo facendo come per le magliette cinesi: abbiamo chiuso le tintorie italiane e compriamo le magliette cinesi, che invece che il Po inquinano il fiume Giallo o quello Azzurro. Chiudere le trivellazioni in Adriatico fronte italiano e lasciarle aperte sul fronte greco-croato non so oggettivamente che tipo di vantaggio dia. Però, sono cose su cui interverremo.
Nella sua lunga relazione ci sono le questioni teoriche in generale, però non ci sono quelle puntuali: la questione Ilva. Non ripeto le cose che sono già state dette, ma spiegateci cosa avete intenzione di fare. Se volete chiudere l'Ilva e, come ha detto qualche vostro importante esponente, metterci le serre coi tulipani, ditelo, non c'è problema. Però, smettiamo di prenderci in giro: non si può fare un contratto nel 2015, rinnovarlo nel 2018 e poi nell'arco di dodici mesi cambiarlo tre volte. A parte che si perde completamente credibilità internazionale, per cui non so dopo l'Ilva quanti altri vorranno intervenire in situazioni del genere, però rendiamoci conto che la società, con grande difficoltà di mercato e tutto, alla fine, ci mette dei soldi; è una società privata, lo farà per guadagnare, ma intanto lo fa, visto che noi non siamo stati capaci di farlo. Gli state mettendo su un piatto d'argento la possibilità di andare via, dando la colpa a noi, con il risultato che, alla fine, ci ha messo quattro soldi, ha chiuso un importante concorrente europeo e farà lavorare di più le sue aziende indiane, o gli altri impianti che ha già nel resto d'Europa.
Il discorso dei tavoli di crisi l'abbiamo detto. Però, a questo punto, due parole su Alitalia e su Whirlpool le vorremmo avere. Avete fatto un gran battage pubblicitario sui 30 milioni risparmiati per il taglio dei parlamentari (grande risultato); avete dato 400 milioni ulteriori all'Alitalia, quindi avete bruciato dodici anni di risparmio parlamentare, oltre ad aver bruciato i 900 milioni dati prima, che ovviamente nessuno ci ridarà mai più indietro. Pag. 20
C'è il contrasto alla delocalizzazione delle imprese, che abbiamo già trattato negli anni scorsi; anche qui ci sono delle proposte della Lega, per esempio sulla decadenza dei marchi, in caso di delocalizzazione all'estero, che andrebbero in qualche modo riprese.
Ha toccato la questione delle ZES, le zone economiche speciali, che andrebbe ripreso in maniera importante, senza atteggiamenti negativi a priori per zone che sono a diverse latitudini del Paese. Per esempio, c'è quella del Veneto, della zona di Porto Marghera, che si finanzierebbe in automatico, vista la grande quantità, 2,5 miliardi, di investimenti pronti e 30 mila posti di lavoro, che però non si riesce col vostro Ministro a fare andare avanti.
Il discorso delle concessioni estrattive l'ho già toccato, però vorremmo capire se il vostro blocco è relativo solo alle nuove future vere, o se il rischio è anche quello di bloccare quelle esistenti o in procinto di partire.
Sul discorso di incentivare la crescita, non si può poi introdurre tasse come la plastic tax, o la sugar tax, che vanno a colpire le nostre imprese, perché lo zucchero è una produzione nazionale importante, è un dolcificante naturale e rischiamo di penalizzare le nostre produzioni, i nostri prodotti (che sono anche più salutari), senza toccare, invece, gli interessi di chi fa liquori, o altre bevande, utilizzando dolcificanti non zuccherini, che sono realizzati in gran parte all'estero. Anche qui ricordiamo che abbiamo importanti presenze ancora oggi, nonostante tutti i blocchi che sono stati fatti negli anni.
Il discorso dei centri storici: sulle chiusure domenicali, in qualche modo, alla fine, dovete prendere una posizione, perché questa è una partita che va chiusa.
Sulla contraffazione ha detto qualcosa, però anche qui bisogna portare avanti velocemente provvedimenti, come le etichette parlanti, che in qualche zona, come il Veneto, sono già state introdotte.
C'è il problema legato all'energia: noi abbiamo un'importante presenza di aziende energivore, che capisco che danno i problemi di cui tutti noi ci rendiamo conto, ma se le produzioni di energie non le facciamo in Italia, le farà qualcun altro nel mondo consumando ugualmente energia e vendendo a noi a caro prezzo produzioni che altrimenti potremmo fare nel nostro Paese.
Le domande sono tantissime, però chiudo con una considerazione finale: si sta facendo la manovra finanziaria, c'è questo importante provvedimento di oggi, però nessuno deve dimenticare che tutte le questioni finanziarie vanno bene, ma il Paese cresce se cresce il suo tessuto industriale e quest'ultimo cresce se non si chiudono le aziende, se si favoriscono le piccole e medie imprese, che lei, Ministro, all'inizio della sua relazione ha messo quasi nell'angolo degli accusati da un punto di vista economico. Ma questa è l'Italia: o teniamo conto di quello che c'è, o difficilmente riusciremo ad avere un Paese come la Germania e la Francia, con società da 200 mila dipendenti.
L'invito al Ministro, che sicuramente a livello personale ha tutte le capacità professionali e di preparazione tecnica per affrontare adeguatamente il problema, è a riflettere sul fatto che il prodotto interno lordo, l'economia, la crescita, il debito pubblico, il deficit non si affrontano con la finanza, ma con l'economia, che è fatta soprattutto da aziende che continuano a lavorare e che non chiudono.
GIANLUCA BENAMATI. Anch'io ringrazio il Ministro per l'ampia relazione e formulo anche gli auguri al senatore Patuanelli per il suo incarico, che sicuramente per noi è cruciale, perché i temi legati alla politica industriale e, più in generale, ai temi dello sviluppo economico – lo dico senza nessuna enfasi – sono essenziali nella valutazione dell'andamento di questo Governo. Quindi per noi il ministro Patuanelli ha le chiavi di grande parte del Governo.
Siamo molto d'accordo con diverse delle affermazioni che il Ministro ha rilasciato. Sottolineerò solo alcune questioni che sono uscite nel dibattito, su cui avere maggiori chiarimenti.
Sul tema Ilva, apprezziamo il lavoro che lei sta facendo, perché al di là dell'escusante giudiziale, c'è un tema più generale di situazione del mercato e di rapporto con Pag. 21l'azienda privata. In questo, io credo che il tema dell'escusante sia rilevante; nessuno in quest'aula è scevro da colpe, visto che anche il Governo precedente aveva approvato con la fiducia un decreto che la rimuoveva il 6 settembre. Quindi credo che il tema non sia, in questo momento, solo questo. Non chiedendole indicazioni precise, perché sappiamo che c'è un'interlocuzione in corso, noi vorremmo che fosse riaffermata l'importanza dell'acciaio in Italia come settore trainante della nostra economia e soprattutto della presenza del ciclo integrale. Così come per quanto riguarda l'alluminio, pongo il tema dell'ex Alcoa, la Sider Alloys, che ha avuto un'operazione difficile di rilancio e che ha un tema di competitività legato esclusivamente, in questo caso per la grandissima parte ai costi dell'energia dovuta alla produzione, e qui siamo veramente in presenza di un energivoro, perché quasi il 50 per cento del costo di prodotto è dovuto ai costi energetici. È chiaro che a fronte di un impegno così grande, che viene messo in campo sia in parte dal pubblico, ma in parte maggioritaria da un investitore privato, per l'importanza che ha per quel territorio, la Sardegna, noi ci terremmo a sentire dalle sue parole una rassicurazione che i costi dell'energia in quella specifica situazione saranno considerati, con i diversi strumenti possibili, quelli che erano ipotizzati all'inizio per dare sostanza a quel piano industriale.
Vado velocemente sull'energia. Lei ha citato il tema della maggior tutela. Benissimo, signor Ministro, è previsto il passaggio quest'anno, che però deve essere fatto con meccanismi chiari di consapevolezza del cliente di quello che sta avvenendo, e non con meccanismi di trasporto dei clienti mediante aste, in servizi più o meno costosi, penalizzanti, in cui, a sua insaputa, si ritrova fornito da altre realtà. Un conto è la giusta lotta per la competitività, un conto è l'inconsapevole commercio di clienti. Per cui, nella discussione farei sempre riferimento a quello che aveva previsto la legge sulla concorrenza in ambito parlamentare: evitare passaggi inconsapevoli, evitare uso di servizi come la salvaguardia per la punizione del cliente. Un rafforzamento dell'albo venditori per la serietà dei venditori, per i criteri d'ingresso, per i criteri di mantenimento e anche un freno a questi sistemi di call-center che ultimamente stanno importunando molto i cittadini.
Sulle FER niente da dire, se non che attendiamo misure importanti per il revamping e repowering degli impianti. In questo senso, la fuoriuscita del carbone richiederà al Ministero una politica seria e attiva sui temi del gas, non di sostegno a questa tecnologia in sé, ma di uso corretto del gas come elemento di transizione. Quando poi potrà guardare il tema delle prime aste sul mercato della capacità che non considerano, per esempio, rinnovabili e accumuli, e hanno un comportamento differenziato fra il riconoscimento economico dovuto ai megawatt di potenza installata e di potenza che si andrà a installare, potrebbe essere interessante capire, dal punto di vista del Ministero, qual è la strategia che sta dietro questo.
Sulle politiche attive di sviluppo, benissimo il tema di portare tutto a sintesi, un credito d'imposta; buona oggi l'indicazione del Ministero dell'economia e delle finanze di anticipare di un anno la deducibilità complessiva e completa dell'IMU sui beni strumentali, sui capannoni; ottima l'indicazione che lei dà di passare, nella ricerca e sviluppo, da un credito d'imposta incrementale a uno volumetrico. Le chiederei attenzione alle misure di crescita delle aziende, perché il nostro è un tessuto di piccole e medie aziende e di export, anche col finanziamento dei consorzi per l’export.
Industria 4.0: bene l'intendimento del Governo. Qui mi distacco da chi mi ha preceduto e, in parte, rafforzo quanto lei stava dicendo: non era uno strumento per cambiare il tornio e nemmeno la macchina a controllo numerico, era uno strumento per cambiare filosofia di lavoro. Ha premiato le aziende italiane, le aziende anche di macchine utensili italiane; richiede formazione e capacità. Sono partiti i primi digital innovation hub e i competence center; occorre continuare a investire con forza su questo, perché non si tratta di sostituire le macchine, per quello c'è la nuova Sabatini Pag. 22 e c'era la Sabatini prima, si tratta di dare nuove metodologie di lavoro.
Per quanto riguarda l’automotive, anche noi siamo assolutamente d'accordo con lei che sia importante un'azione di rivitalizzazione del settore dell'automobile in questo Paese, un settore che è stato centro del nostro benessere. Le direi che anche il tema della produzione nazionale, non solo focalizzata sui modelli a bassa emissione, e non dico solo a trazione elettrica, ma modelli a bassa emissione che potranno essere di diversa natura, sia fondamentale, ma anche il tema dell'automobile a guida autonoma. Cerchiamo di costruire un programma che veda, per i prossimi anni, un rifiorire dell'industria dell'automobile nel nostro territorio nazionale, nel medio e lungo periodo.
Il tema Alitalia per noi è cruciale. Non le chiederemo oggi una soluzione, perché capiamo che servirebbe un'audizione ad hoc; quello che ci preme è che il Governo e il Ministero facciano un piano industriale a dieci-quindici anni. Ci sono più offerte. Non è detto che ciò che sia conveniente nei primi due o tre anni, sia anche sostenibile in un arco temporale molto lungo. Noi non le diciamo cosa fare, perché non abbiamo i dati per farlo, ma il tema dell'Alitalia, che anche il Governo che vi ha preceduto – perché sarebbe ingeneroso caricare sulle sue spalle questo tema in questo momento – ha trattato in maniera ampia senza trovare una soluzione finale, per questo lei ne deve parlare, questo tema ci auguriamo che lei lo tratti con un respiro decennale, se non di più, perché non vorremmo, fra qualche anno, com'è successo in passato, tornare a questo discorso.
Chiudo dicendo, signor Ministro, che tutte le politiche di sostenibilità ambientale che metterà in conto chiediamo che tengano sempre presente – si parlava prima delle rottamazioni – anche la sostenibilità sociale. In questo deve esserci un'attenzione, a cui teniamo particolarmente, a che le misure che verranno messe in campo – anche per favorire un migliore comportamento dei nostri cittadini, una diffusione di sistemi, di veicoli, di infrastrutture sempre meno impattanti per l'ambiente – siano però sostenibili dal punto di vista sociale e non creino disparità fra i cittadini.
Le chiederei, infine, se ci dice cosa intende fare sulla legge per la concorrenza, che doveva diventare una cara consuetudine – ed è colpa anche nostra, quando eravamo al Governo anche se ne abbiamo fatta una che ancora oggi stabilisce dei punti importanti –, se ha in mente qualcosa, o di far ripartire un processo di questo tipo nei prossimi mesi.
MARIA SOAVE ALEMANNO. Gentile Ministro, la ringraziamo per averci esposto in maniera così puntuale ed esaustiva le varie linee programmatiche dell'azione del suo Ministero. Si tratta di stimoli che serviranno nella nostra attività quotidiana per cercare di dare risposte alle esigenze del nostro Paese.
Voglio soffermarmi su un aspetto in particolare, da lei citato: il settore assicurativo. Un tema a me personalmente molto caro, ma che ha bisogno effettivamente di una revisione, non solo dal punto di vista dei premi, che oggi sappiamo essere abbastanza onerosi, ma anche dal punto di vista della sicurezza e del monitoraggio di tutti i veicoli che circolano sprovvisti di copertura assicurativa. Quindi io la ringrazio per aver citato nelle linee programmatiche anche un aspetto così importante e determinante, che sicuramente è caro a tutti gli italiani.
Riguardo al tema delle crisi aziendali, sappiamo bene l'azione e lo sforzo che il Governo sta compiendo per cercare di risolverle. Oggi al tavolo ci sono oltre centottanta crisi che aspettano una soluzione; attorno a queste crisi gravitano migliaia di lavoratori che hanno un futuro sicuramente incerto. Quindi oggi ci accingiamo a votare in Aula un provvedimento importante, che serve proprio a dare sostegno a queste persone, che sono in attesa di avere un aiuto da parte dello Stato, per cercare di guardare al futuro in una maniera più consapevole e più tranquilla.
Le auguriamo intanto un buon lavoro e auspichiamo anche che, grazie a questa collaborazione, si possa arrivare a risolvere, tra Ministero e Commissione, tutti i problemi o almeno alcuni problemi che attanagliano oggi la nostra nazione.
SARA MORETTO. Mi aggiungo anch'io ai ringraziamenti al Ministro per la relazione corposa che ci consegna oggi e sulla quale avremo modo sicuramente di tornare in merito a temi specifici. È chiaro a tutti qual è la strategicità del Ministero che lei guiderà nei prossimi mesi e nei prossimi anni, per un Paese che deve uscire da un periodo di recessione ormai evidente a tutti, e che ha bisogno di misure di stimolo della crescita che passano necessariamente attraverso le azioni che il suo Ministero vorrà porre in atto. Quindi, da questo punto di vista le assicuro tutto il contributo e il pieno appoggio in particolare dal gruppo che rappresento per il lavoro che ci sarà da fare.
Condivido molte delle questioni che lei ha posto e soprattutto l'approccio che ha voluto dare alla sua relazione: concretezza, visione a medio e lungo termine, razionalizzazione e semplificazione degli strumenti in campo e il metodo del confronto, non solo con le rappresentanze, ma anche con il Parlamento.
Una delle questioni che ho notato in molti degli aspetti che lei ha toccato è la volontà di provare ad allargare molte delle misure in campo che lei intende confermare, e delle nuove, anche a tutto un mondo di micro, piccole imprese che in passato non sono riusciti ad accedervi. Questo ritengo che debba essere non solo un auspicio, ma un vero e serio impegno, perché se guardiamo i dati che descrivono il nostro sistema produttivo, è evidente che nel nostro Paese le aziende che occupano meno di cinquanta addetti sono il 65,7 per cento, con una media di 16 punti superiori rispetto all'Unione europea. Anche rispetto ai suoi passaggi iniziali e anche ai dati sulla produttività, in realtà, il mondo delle micro e piccole imprese negli ultimi anni ha dimostrato un incremento della produttività. Quindi nelle piccole e medie imprese, dove si fa manifattura, la produttività in questi ultimi anni è aumentata, con un andamento maggiore rispetto alle grandi. Le spinte che hanno portato questa maggiore produttività nelle piccole e medie imprese sono legate da un lato al cambiamento tecnologico, quindi alla strada che si è voluta sostenere negli anni scorsi e che intravedo anche nelle misure che lei propone; dall'altro, nonostante qualcuno in questa Commissione non sia di questa idea, dall'orientamento sui mercati internazionali. Le nostre piccole e medie imprese che si misurano con i mercati internazionali sono quelle imprese che riescono a migliorare la loro produttività.
Questa premessa è per dire che è bene che si cerchi di avere uno sguardo specifico su questo mondo, è bene che si amplino le misure di Impresa 4.0. Rispetto ai temi sulla ricerca e sviluppo – del quale condivido l'impianto – chiedo un'attenzione particolare a innovazione, ricerca e sviluppo nelle piccole e medie imprese dove c'è un'innovazione informale che non è misurabile e che spesso sfugge a sostegni che, invece, dovrebbero essere concreti, perché è nelle piccole imprese che c'è la fucina di un'innovazione vera, quella che poi si colloca nelle filiere di produzione e che sfugge a delle misurazioni classiche e scientifiche.
Passando al settore dell’automotive, apprezzo moltissimo che lei abbia colto il senso di filiera, perché è evidente che tutte le innovazioni che questo settore sta affrontando non coinvolgeranno solo i produttori, ma anche tutta la filiera: dai fornitori fino alle aziende occupate nel post vendita, nella riparazione e manutenzione. Credo che anche queste imprese debbano essere accompagnate in questa transizione. Se la strada che si intende percorrere, su cui si intende investire è quella di un certo percorso tecnologico e di una transizione ecologica, questa deve essere sostenuta e accompagnata in tutta la filiera fino all'ultimo anello.
Mi collego al tema dell'Ilva. È evidente che se noi pensiamo che il settore dell’automotive sia un settore strategico per il nostro Paese, non possiamo pensare che non lo sia – come lei stesso ha dichiarato al Senato – anche tutto il settore siderurgico. In merito all'Ilva non aggiungo molto rispetto ad alcuni interventi che mi hanno preceduto, in particolare quello del collega Benamati. Noi non abbiamo motivo di dubitare che lei si stia impegnando – anzi, lo sappiamo – per cercare di trovare una Pag. 24soluzione; è evidente che per noi tutte le garanzie occupazionali, ambientali e industriali che possono essere messe in campo per il sito di Taranto dipendono esclusivamente dalla effettiva continuità della produzione e dell'attività dello stabilimento. In questi giorni a il Milano c'è l’European steel conference, quindi il settore si sta interrogando, e immagino invierà anche lei alcuni appelli per il settore. Credo che forse una visione d'insieme che mette accanto le misure per il settore e garanzie per lo stabilimento di Taranto siano una vera risposta per tutto il settore siderurgico italiano.
Sul tema delle semplificazioni apprezzo l'impianto generico. Se è possibile, già dalle prime misure, credo si debba mettere in campo qualcosa di tangibile, perché le imprese da troppo tempo attendono queste semplificazioni, di cui qualcuno nei Governi passati (e vado più indietro degli ultimi sei anni) si è riempito tanto la bocca, ma poi poco si è visto sul fronte concreto delle imprese.
Concludo sui temi dell'energia, tralasciando delle questioni generali, sulle quali immagino ci confronteremo anche in vista della conclusione dell'indagine conoscitiva sul PNIEC. Anch'io volevo sottolinearle l'importanza di un veloce intervento sul fronte del superamento della maggior tutela. La scadenza del 1° luglio è vicina. Siamo convinti che una proroga tout court non sia la soluzione, non sia un vantaggio né per gli operatori di settore né tantomeno per i consumatori, quindi è veramente urgente portare a compimento la realizzazione dell'elenco dei soggetti abilitati alla vendita. È necessario mettere in campo una campagna istituzionale vera di informazione e utilizzare la scadenza del 1° luglio per iniziare questo graduale passaggio, magari iniziando con quei tre milioni di punti di prelievo non domestici e programmare, per gli anni successivi, il passaggio dei restanti 13 milioni.
Immagino ne avremo occasione, però qualche passaggio su tutto l'aspetto del commercio sarà utile farlo, non tanto in merito a provvedimenti ideologici, ma a misure concrete che vadano a sostenere il settore del piccolo commercio italiano, che ha bisogno di un intervento preciso e immagino che magari anche nelle prossime settimane e nei prossimi provvedimenti ci sarà l'occasione di un confronto serio con lei, che so vorrà impegnarsi anche su questo fronte.
PRESIDENTE. Purtroppo i tempi ci impediscono di fare il secondo giro di domande. Quindi do subito la parola al Ministro per la replica, perché abbiamo bisogno di almeno qualche minuto per svolgere la riunione dell'ufficio di presidenza prima di scendere in Aula.
STEFANO PATUANELLI, Ministro dello sviluppo economico. Chi governa deve fare delle scelte e una delle scelte è legata anche alla qualità di risposte da dare, perché in quindici minuti scarsi non riuscirò a rispondere a tutte le sollecitazioni.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, Ministro, se la interrompo. Le chiederei, a nome di tutta la Commissione, qualora non riuscisse a rispondere alle domande poste nel modo che lei ritiene esaustivo, di inviare per iscritto le risposte alla segreteria della Commissione, che provvederà a trasmetterle a tutti i commissari. Prego.
STEFANO PATUANELLI, Ministro dello sviluppo economico. Assolutamente sì.
Innanzitutto, vi ringrazio, anche per il tenore degli interventi, al di là di qualche nota, giustamente, di divisione rispetto al fatto che siamo forze politiche differenti e che abbiamo approcci a volte differenti. Però, vi ringrazio per le parole che avete usato. Io cerco di impegnare la mia giornata per approfondire e studiare le cose che non so, che sono tante, come penso facciano tutte le persone. Un Ministero così grande non consente di dire a nessuno di avere le competenze per tutti i temi affrontati. Con grande umiltà cerco di passare almeno sedici ore al giorno a lavorare, per imparare le cose che non so, per approfondire le cose che so meno e per cercare di dare risposte alle esigenze del nostro tessuto imprenditoriale, mettendo a disposizione quelle piccole competenze che ho. Pag. 25Mi sono occupato, da progettista, del settore delle costruzioni, che conosco bene; è un settore importante per il nostro sistema produttivo. Ho fatto più di cinquanta opere pubbliche nella mia vita, quindi credo che su alcuni settori produttivi del Paese qualcosa riesco a proporla e a farla.
Io credo che qualsiasi disposizione normativa che ha a che fare con la fiscalità o con le trasformazioni delle imprese debba declarare immediatamente la finalità. È per questo che c'è bisogno di intermediazione, di corpi intermedi, onorevole Galli. Noi parliamo di disintermediazione della politica, non nei confronti dei settori delle associazioni di categoria, dove i corpi intermedi sono fondamentali. Perché dicevo che bisogna declarare la finalità? Mi riferisco ad alcune delle disposizioni citate nei diversi interventi: il bonus-malus sulle auto elettriche, la sugar tax e la plastic tax.
Il bonus-malus sulle auto elettriche è stato citato criticamente rispetto al fatto che non abbiamo ad oggi – ce l'avremo tra qualche mese, nel 2020 – produzione in Italia di auto elettriche; però la finalità di quella norma era quella di incrementare la transizione verso una nuova modalità di produzione industriale, che non ha a che fare esclusivamente con la produzione in Italia. La finalità di quella norma era quella di accelerare la transizione verso le auto elettriche. Si può dire – e io credo che il ragionamento sul tavolo dell’automotive lo stiamo facendo – quali sono gli altri strumenti di supporto che possiamo dare a quel settore fondamentale del nostro tessuto produttivo perché ci sia una produzione in Italia di più mezzi, per garantire anche una tenuta occupazionale di quel settore produttivo. Allora ci potranno essere altri strumenti da mettere in campo per cercare di agevolare la produzione in Italia e richiamare produzioni, che oggi si fanno all'estero, nuovamente in Italia, ma la finalità di quella norma era un'altra.
Sulla questione della plastic tax, la cosa che sono riuscito a ottenere è di traslarla in avanti nell'applicazione, perché la finalità di quella norma non deve essere quella di far cassa, ma quella di mettere le nostre aziende nelle condizioni di modificare la loro filiera produttiva, per far sì che quella tassa non venga riscossa. Io devo creare le condizioni perché mettere in campo un provvedimento di fiscalità favorisca la transizione tecnologica delle aziende verso modalità produttive più rispettose dell'ambiente invece di altre, come è il caso della plastica. Credo sia questo il modo con cui dobbiamo approcciare a questi temi. Chiarire con le aziende, con i nostri settori produttivi qual è l'obiettivo significa garantire loro la possibilità di fare una transizione verso quell'obiettivo senza mettere in discussione la loro capacità produttiva.
In generale, sui tavoli di crisi è stata fissata un'informativa al 20 novembre alle ore 13,30 in Aula, quindi credo di poter essere più esplicito in quell'occasione. Posso anticipare le cose che ho già detto nelle Aule parlamentari. La questione dei tavoli di crisi, la difficoltà anche di valutare il numero è che non stiamo parlando della legge Prodi, o della legge Marzano, che hanno delle condizioni di accesso all'amministrazione straordinaria definite dalla norma, quindi uno sa se ha accesso a quel tipo di supporto. Non esiste una norma che dice quando si apre il tavolo di crisi e quando e come si chiude. Ci sono tavoli aperti da decine d'anni, perché sono tavoli di monitoraggio. Quando lo Stato è intervenuto a supporto su alcune crisi aziendali, monitora che poi i piani industriali vengano rispettati, che gli impegni presi dalle aziende vengano rispettati; quelli sono tavoli aperti, che però non sono veri e propri tavoli di crisi, ma di monitoraggio di aziende che hanno avuto una crisi. Quindi dire oggi esattamente quanti sono i tavoli di crisi è difficile, perché non c'è una norma che ci dica come si apre un tavolo di crisi e come si chiude. Questo è il motivo della difficoltà numerica di elencarli in modo preciso, però conto, entro il 20 novembre, di darvi un quadro più completo. Questo mi richiama all'esigenza, invece, di dar seguito a un processo che inizia col decreto-legge sulle crisi d'impresa, ma che non si esaurisce in quel decreto, di rafforzamento della struttura di crisi del Ministero, ma anche degli strumenti che il Ministero ha a disposizione per affrontare le crisi aziendali. Molto Pag. 26spesso sono crisi di mercato: quando non c'è mercato su un prodotto un'azienda va in crisi. Non è che il Ministero possa ricreare mercato per quel prodotto, però può avere degli strumenti di supporto all'azienda per la transizione verso un altro prodotto, verso una ristrutturazione industriale, verso una modifica della capacità produttiva dell'azienda.
Io cercherò, nel corso del mandato, di avere un carnet di opzioni e di strumenti di supporto alle aziende che entrano in crisi da mettere in campo, che già in parte abbiamo, ma che non sono organizzati in un unico provvedimento, o comunque in un unico compendio normativo. Questo è fondamentale per avere una risposta immediata alle diverse tipologie di crisi che si aprono.
Ancora alcuni temi su cui cerco di dare qualche risposta. Se noi riteniamo che sulla questione Ilva sia determinante la tutela legale che era prevista nel testo del decreto-legge sulle crisi d'impresa, forse stiamo sbagliando in parte l'analisi. La realtà è che il settore produttivo dell'acciaio ha un momento di difficoltà, causato dal sistema dei dazi, dal costo di produzione nel nostro Paese, che è più alto, non legato a questioni totalmente interne, ma c'è ad esempio una banchina sotto sequestro che costringe l'impresa ad approvvigionarsi da un porto non così vicino e a trasportare poi i prodotti nello stabilimento. Su questo il Governo, in forza di una Costituzione che prevede la separazione dei poteri, non può fare nulla. Io, però, ripeto che il Governo non ha posizioni differenti sulla necessità di garantire, all'interno di un piano industriale che va scritto, la necessità di una produzione siderurgica all'interno del nostro Paese. Su questo non c'è divisione all'interno del Governo: noi riteniamo necessario che ci sia produzione interna di acciaio. C'è un problema, anche in questo caso, di mercato: in questo momento la produzione è vicina alle 4 milioni di tonnellate e quello stabilimento non sta in piedi con una produzione così bassa. Io, com'è noto, ho avuto già interlocuzioni con l'azienda e altre le avrò nelle prossime ore; spero di non trovarmi davanti a un elenco soltanto di problemi, ma anche a un elenco di proposte, perché il piano industriale, che non ha come precondizione il fatto che ci sia la tutela legale, qualsiasi contratto che avesse all'interno il mantenimento di un dispositivo normativo sarebbe semplicemente nullo, quindi non può esserci una pre-condizione a un libero contratto sottoscritto da un'azienda. Io ricordo che quel contratto, ma anche l'accordo sindacale, anche il piano ambientale e il piano industriale, sono elementi sottoscritti poco più di un anno fa, liberamente sottoscritti dopo una ricerca di mercato, di cui noi dobbiamo tenere conto, perché non è così banale fare ragionamenti sulla modifica del piano industriale. Noi possiamo trovare gli strumenti di accompagnamento a una difficoltà momentanea, però la difficoltà deve essere momentanea e l'azienda deve mettere in condizioni quello stabilimento di produrre, ma di continuare con il piano ambientale, che prevede oltre 200 milioni di investimento l'anno. Contemporaneamente dobbiamo velocizzare sul tavolo Taranto per dare finalmente risposte alla cittadinanza di quel territorio.
Io ricordo che Alitalia è l'operazione di mercato in cui il Ministero dello sviluppo economico è coinvolto in quanto vigilante della struttura commissariale. Io mi interfaccio con i commissari e non con i membri del costituendo consorzio, o con chi oggi sta facendo proposte alternative all'iniziale consorzio. L'onorevole Barelli ha posto la questione dell'interlocuzione con Atlantia, che da un lato ha un tema e, dall'altro, sta proponendo un'operazione di mercato. Il mio Ministero sul tema delle concessioni non ha competenze, non è sul mio tavolo quella questione. Le interlocuzioni che ho avuto con Atlantia per la questione Alitalia riguardano Alitalia e riguardano una posizione del Governo molto chiara: il vettore deve essere rilanciato e non meramente salvato. È vero che abbiamo messo altri 400 milioni, onorevole Galli, e ne abbiamo messi anche 900 assieme col Governo precedente. Credo sia noto a tutti che il trasporto aereo non è un settore in crisi, è un settore in crescita. Forse solo la logistica cresce più del trasporto aereo. È paradossale che il brand che ha più richiamo al Pag. 27mondo del nostro Paese, assieme al marchio Ferrari (penso siano i due brand italiani più conosciuti al mondo), non riesca ad essere rilanciato in un settore in espansione. Io non ho partecipato prima alle interlocuzioni con i diversi operatori del settore che potevano essere interessati ad Alitalia, però non ho notato la fila di grandi vettori internazionali che volessero partecipare al rilancio della compagnia. Questo è un dato oggettivo. Io credo ci siano le condizioni per farlo, credo ci sia la volontà ferrea del Governo di rilanciare Alitalia una volta per tutte, però nei prossimi giorni vedremo che cosa decideranno di fare i membri del consorzio. Io sono moderatamente ottimista.
Il tempo a mia disposizione è terminato. Io però, al di là delle risposte che potremo dare per iscritto puntualmente, non vorrei che la mia presenza in questa sede si limitasse a una volta l'anno a enunciare le linee programmatiche, per cui sarò sempre a vostra disposizione. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Ministro, Le anticipo che noi avevamo in sospeso, con l'allora ministro Di Maio, un'audizione precisa sulle crisi aziendali e quindi sarà nostra premura chiederle di tornare nuovamente in Commissione su questo, ma anche sugli altri temi posti in questa prima audizione.
Nel ringraziarla di nuovo, ringrazio anche tutti i colleghi per l'accortezza con cui è stata seguita l'audizione, che si è svolta nel miglior modo possibile.
Dichiaro conclusa l'audizione,
La seduta termina alle 15.50.