Sulla pubblicità dei lavori:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3
Audizione del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, in merito agli indirizzi programmatici del suo dicastero, con riferimento alla materia del turismo
(ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento)
:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 3
Franceschini Dario (PD) , Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo ... 3
Saltamartini Barbara , Presidente ... 7
Binelli Diego (LEGA) ... 7
Zucconi Riccardo (FDI) ... 9
Masi Angela (M5S) ... 10
Nardi Martina (PD) ... 11
Moretto Sara (IV) ... 12
Squeri Luca (FI) ... 13
Saltamartini Barbara , Presidente ... 13
Franceschini Dario (PD) , Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo ... 14
Saltamartini Barbara , Presidente ... 18
Andreuzza Giorgia (LEGA) ... 18
Mor Mattia (IV) ... 18
Saltamartini Barbara , Presidente ... 19
Franceschini Dario (PD) , Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo ... 19
Saltamartini Barbara , Presidente ... 20
Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.
PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
BARBARA SALTAMARTINI
La seduta comincia alle 14.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.
Audizione del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, in merito agli indirizzi programmatici del suo dicastero, con riferimento alla materia del turismo.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, in merito agli indirizzi programmatici del suo dicastero, con riferimento alla materia del turismo.
Saluto la dottoressa Lorenza Bonaccorsi, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo e, nel dare la parola al Ministro, lo ringrazio per la partecipazione alla nostra seduta.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie, Presidente. Proverò brevemente a illustrare alcune linee programmatiche che riguardano la parte del mio Ministero relativa al turismo. Le audizioni dal mio punto di vista, anche per le esperienze avute nei ruoli di parlamentare di maggioranza e di opposizione, sono poi molto utili per chi ha responsabilità di Governo per ascoltare, per rispondere, più che per soltanto illustrare, e quindi cercherò di essere molto breve cercando di passare in rassegna le linee di fondo. C'è la dottoressa Bonaccorsi che mi accompagna, perché sta seguendo e seguirà in particolare i temi del turismo.
Come sapete, questo mandato di Governo è iniziato con una scelta, fatta all'atto del giuramento, di riportare le competenze del turismo in seno al Ministero per i beni e le attività culturali. È una scelta che era già stata fatta nel 2014 e che io quindi nel precedente mandato ho trovato già fatta, che il Parlamento aveva condiviso in modo abbastanza largo, anche perché sono abbastanza evidenti le ragioni per cui in Italia il legame tra cultura e turismo è una chiave che garantisce maggiore competitività a tutti i tipi di turismo. Non c'è soltanto il settore del turismo culturale, che pure è un settore enorme nel nostro Paese e trainante, ma anche gli altri tipi di turismo che non hanno riferimento ai beni culturali – penso al turismo legato alle bellezze naturali, al mare, il balneare, quello legato alla salute – hanno nel nostro patrimonio culturale una chiave formidabile per aumentare la loro competitività. Alcuni settori del turismo, come si vede anche dalle curve di previsione dei prossimi trent'anni, in particolare ad esempio quello balneare, avranno a che fare con una competitività sempre maggiore a livello globale, perché sono molte le località e i Paesi del mondo che entrano in competizione in quel settore o comunque in quello legato alle bellezze naturali, non avendo però da offrire quello che abbiamo da offrire noi in termini di competitività aggiuntiva. Qualsiasi altra località nel mondo, di mare o di montagna o di turismo legato alla salute, non ha da offrire Pag. 4a pochi chilometri di distanza un patrimonio culturale, materiale e immateriale, unico come è il nostro, quindi il legame con la cultura garantisce una maggiore competitività a tutti i tipi di turismo. Pertanto non è soltanto un tema legato al turismo culturale, ma è una condizione di competitività dell'intero settore.
Come sapete, all'inizio di questa legislatura era stata fatta una scelta diversa, frutto, come tutte le scelte politiche, di una volontà politica. Noi abbiamo ritenuto che fosse necessario riportare il turismo insieme alla cultura. Il percorso è avvenuto con un decreto-legge, quindi noi abbiamo iniziato a operare con il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri di riorganizzazione obbligatoriamente dopo che il Parlamento aveva convertito il decreto-legge e quindi condiviso, seppur a maggioranza, questa scelta. Io ritengo sia una scelta strategica per il Paese per una duplice ragione: una perché è evidente che per una gran parte del lavoro che io ho fatto negli anni del mio precedente mandato, se mi veniva formulata la domanda se un intervento fosse rivolto al turismo o alla cultura, era difficile dare una risposta. Se i visitatori dei musei italiani sono cresciuti di diversi milioni, italiani e stranieri, ogni anno, un investimento sui musei è un investimento che aiuta solo la cultura o aiuta anche il turismo e tutto l'indotto? Tenete presente che c'è uno studio di Boston Consulting di qualche mese fa che indica che i soli musei statali (quattrocento su quattromila) l'indotto che creano corrisponde a circa l'1,6 per cento del PIL. Quello è aiutare il turismo, aiutare la cultura o aiutare entrambi? Se si fa un lavoro sulle città d'arte, sui borghi è un sostegno al mondo della cultura – come lo è – o è anche un sostegno al mondo del turismo? A nostro avviso questa scelta è strategica. Io spero, poi le maggioranze sono sempre sovrane, che possa essere condivisa dal sistema Paese e quindi che resti permanente, al di là dei cambi di maggioranza che sono fisiologici in un sistema democratico.
Noi abbiamo avviato il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri immediatamente dopo la conversione; il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri di riorganizzazione del Ministero è già stato approvato dal Consiglio dei ministri, adesso ci sono i tempi per la registrazione alla Corte dei Conti; tendenzialmente, secondo le previsioni, entrerà in vigore a metà gennaio. Nel frattempo abbiamo lavorato con la struttura del Dipartimento del Ministero per le politiche agricole precedente. Il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri prevede la nascita di una Direzione generale turismo che avrà al suo interno non i due servizi che aveva prima ma tre servizi, che si occuperanno: uno di organizzazione del servizio, della direzione e di rapporti con le Regioni; uno di attuazione del Piano strategico del turismo, in vigore fino al 2022 compreso; e uno di promozione, perché riteniamo – ed è una delle prime scelte che vanno fatte – che anche il lavoro dell'ENIT, indirizzato dal Ministero, debba essere non soltanto, come in passato, di promozione turistica internazionale, ma abbia necessità di svilupparsi anche sulla promozione turistica interna, perché la regolazione dei flussi turistici dai luoghi sovraffollati ai luoghi da scoprire riguarda anche, se non prevalentemente, il turismo interno. È chiaro che, se uno viene una volta nella sua vita dalla Cina in Italia, probabilmente la fontana di Trevi, piazza San Marco o Ponte Vecchio a Firenze li vuole vedere; distribuire in modo migliore i flussi turistici interni è una delle condizioni perché il turismo italiano sia sostenibile e sia indirizzato nella maniera più corretta. Quindi tre servizi all'interno della Direzione generale.
C'è un grande problema. So che è stato posto il tema, non so se entrerà nel dibattito, di cui si è parlato parecchio, dell'ipotesi della creazione di un Ministero specifico per il turismo. Tema che è giusto approfondire e su cui è giusto ragionare, però io vorrei che avessimo la consapevolezza che storicamente la debolezza strutturale della nostra struttura ministeriale, statale sul turismo è enorme, non compatibile assolutamente con il ruolo che ricopre il turismo nell'economia del nostro Paese, con il fatto che siamo tra le superpotenze Pag. 5 turistiche globali. Il turismo ha peregrinato un po’ dappertutto: dalla Presidenza del Consiglio al Ministero autonomo, alle attività produttive, alla cultura, all'agricoltura. In questi passaggi si è via via indebolito, oggi la Direzione generale del turismo, nella forma in cui era al Ministero delle politiche agricole, adesso transitata in blocco a noi, ha ventuno o ventidue dipendenti, quindi capite che non è dimensionata rispetto all'importanza del settore. È vero che c'è una competenza regionale che richiede – e su questo stiamo lavorando, bisognerà lavorare – un'intesa totale con le Regioni, ma non può essere un alibi per non avere una struttura che si occupa di turismo forte, con risorse umane. È l'impegno che metteremo in questo mandato, una parte recuperando il lavoro di prima e in parte con un lavoro nuovo, in modo da consentire che anche le future scelte della politica vadano a incidere su una struttura esistente. Quindi è un problema di risorse, anche se adesso per esempio stiamo recuperando 50 milioni che non erano stati impegnati, che vogliamo impegnare specificamente sul turismo; ripartirà il Comitato permanente per il turismo nella versione necessitata dal passaggio di ritorno al Ministero per i beni e le attività culturali, il cui decreto è stato mandato oggi alla Conferenza Stato-Regioni che deve esprimere il parere obbligatorio, per far ripartire in fretta il Comitato permanente del turismo, dove sono presenti tutte le organizzazioni e le categorie.
Ho citato il Piano strategico, perché una norma di legge del nostro ordinamento prevede che ogni cinque anni si approvi il Piano strategico del turismo. È stato fatto un lavoro molto approfondito che ha portato, per una volta con una condivisione molto larga, non solo in sede di pareri in Parlamento ma di preparazione e di stesura, il coinvolgimento delle Regioni, di tutti gli operatori, l'attuale Piano strategico ad essere approvato all'unanimità nel vecchio Comitato permanente per il turismo. È in vigore fino al 2022, poi andrà approvato quello nuovo; si prevede che ogni anno sia approvato un piano annuale di attuazione, l'anno scorso non c'è stato. Noi vogliamo farlo immediatamente dal 2020, perché il Piano strategico era impostato non solo su indirizzi generali, ma anche attraverso una serie di azioni, elencate nel piano, che prevedevano un'implementazione annuale. Quindi va assolutamente ripreso come strumento, non solo perché lo prevede la legge, ma perché è fondamentale in quanto è quello che può ricondurre a unità l'azione del Parlamento, del Governo e delle Regioni, soprattutto attraverso un sistema di monitoraggio. Per questo abbiamo creato, con il nuovo Decreto del presidente del Consiglio dei ministri, un servizio che si occupi esclusivamente di attuazione del Piano strategico nazionale. Poi, quando ce ne sarà uno nuovo, si tratterà di scriverlo e di attuarlo. Fintanto che c'è questo (fino al 2022) dobbiamo attuarlo.
Riepilogo in modo molto sintetico la natura di quel Piano strategico. Noi abbiamo un problema, che è un'opportunità in Italia in tema di turismo, che si chiama governare una crescita impetuosa. Crescita impetuosa perché il turismo internazionale sta crescendo con milioni di persone che ogni mese entrano per la prima volta nel mercato del turismo globale. Ci sono Paesi che non avevano turismo in uscita fino a non troppi anni fa (la Cina, e non solo la Cina adesso), che sono entrati nel mercato del turismo globale e che hanno flussi di turismo in uscita enormi, che cresceranno esponenzialmente per tutto questo secolo. Man mano che i Paesi raggiungono livelli di benessere è evidente che l'idea di introdurre nella vita anche un viaggio all'estero, in Europa, in Italia crescerà. Al di là della posizione che occupiamo in classifica, che è una cosa interessante, sebbene non abbia un valore assoluto, perché le aziende il fatturato lo fanno con i numeri assoluti e non con le posizioni in classifica, i numeri assoluti saranno comunque esponenzialmente in crescita. Quindi l'esigenza strategica significa governare in modo intelligente quella crescita. È del tutto evidente che, se non correggiamo il problema di fondo per cui noi abbiamo già oggi alcuni luoghi italiani che hanno problemi di sovraffollamento e difficoltà a contenere numeri illimitati di persone, penso ad alcuni Pag. 6luoghi prevalentemente di Venezia, Firenze e Roma, che hanno già un problema di sovraffollamento, a cui si stanno però in fretta aggiungendo altre zone di Napoli o di Milano, proprio per la crescita dei numeri assoluti, se non governiamo in fretta questo fenomeno, avremo ben presto dei problemi legati alla sicurezza del patrimonio storico-artistico della nazione e un problema di sicurezza delle persone. Se la mattina, venendo alla Camera, passate per la fontana di Trevi, vi accorgerete che non è che quel luogo, come piazza San Marco o come Ponte Vecchio, può contenere un numero illimitato di persone. Esistono delle esigenze di misure di emergenza e delle misure strategiche. Circa le misure di emergenza – lo dico con molta chiarezza, perché è stato già oggetto di dibattito – io sono contrario ai ticket a pagamento per l'ingresso nelle città o in parti di esse: non si può far pagare l'ingresso in una piazza. Tuttavia dei meccanismi di accesso si possono assolutamente introdurre. Ci sono delle modalità abbastanza semplici e non invasive per il patrimonio, per cui, se in un determinato luogo si stabilisce che, per ragioni di sicurezza delle persone e del patrimonio, non può contenere più di mille persone, quando il contatore di accessi segnala il raggiungimento del limite, si bloccano gli accessi fino a che le persone non sono sfollate. Questo tema per esempio a Venezia se lo stanno già ponendo, perché piazza San Marco non può contenere una quantità illimitata di persone. Ora cito sempre gli stessi luoghi, ma ne potrei citare almeno altri dieci. A Roma l'Amministrazione comunale per la fontana di Trevi. Questo è il tema dell'urgenza.
Il tema strategico oggetto di questo Piano è un altro: moltiplicare gli attrattori di turismo, internazionale in particolare, in Italia e riorganizzare anche i flussi di turismo interno, moltiplicarli, far crescere tutti i luoghi minori. Per questo abbiamo avuto l'idea di dedicare gli anni a diverse tematiche: abbiamo avuto l'anno del cibo, l'anno dei cammini, l'anno dei borghi. Stiamo lavorando per l'anno prossimo all'anno del treno turistico, perché c'è in Italia un patrimonio straordinario di ferrovie turistiche: ci sono circa ottocento chilometri di binari abbandonati, ma funzionanti, che attraversano paesaggi straordinari. La Fondazione Ferrovie dello Stato sta facendo un lavoro assolutamente meritorio di recupero dei treni storici, a cui si può affiancare – e so che le Ferrovie dello Stato stanno ragionando su questo – un lavoro sui treni turistici. È un patrimonio enorme. Lo cito, ma potrei citare il lavoro fatto sui cammini che abbiamo anche finanziato in modo consistente, a cominciare dall'Appia Antica e dalla Francigena, che possono attraversare l'Italia minore. Con l'anno dei borghi, i borghi hanno conosciuto una crescita enorme. Hanno delle potenzialità infinite, perché i borghi possono diventare sedi di hotel diffusi, possono diventare sede di valorizzazione dell'identità locale, delle tradizioni culturali, dei dialetti, delle feste popolari. C'è un patrimonio infinito. Siti archeologici minori. Il Mezzogiorno d'Italia in cui va una percentuale bassissima, circa il 20 per cento del turismo internazionale che arriva in Italia, e voi sapete cosa c'è nel Mezzogiorno da Matera ai Bronzi di Riace, a Pompei, alla Sicilia. Potrei andare avanti all'infinito.
Quello che secondo me è importante, su cui è molto importante anche capire se questi obiettivi sono condivisi, distribuire i flussi turistici non è più soltanto un'opportunità di crescita o di distribuzione di ricchezza, è un'esigenza. Se noi non riusciamo a moltiplicare gli attrattori di turismo internazionale e tutti vorranno continuare ad andare negli stessi posti, avremo presto, ce l'abbiamo già, ma lo avremo sempre più in fretta, perché crescono i numeri assoluti, un problema di contenimento, di compatibilità tra flussi turistici enormi e fragilità del nostro patrimonio storico-artistico e del nostro paesaggio. Quindi questo mi pare il nodo di fondo, sulla base del quale abbiamo fatto anche delle altre scelte. La capitale italiana della cultura, che sta avendo un grande successo, è un modo di portare alla ribalta internazionale, come abbiamo visto con Matera, che è capitale europea, delle città che magari non hanno i flussi turistici che meritano: Mantova, Pistoia, nel 2020 Parma. Ma tanti altri interventi. Porto Pag. 7ad esempio l'anno del cibo, che è uno degli attrattori del turismo internazionale, e queste sono cose su cui dovremo riflettere: i turismi nel mondo, soprattutto quelli nuovi, non vengono tutti attratti dal patrimonio storico-artistico; per i turismi più antichi la prima motivazione di un viaggio è il museo o il patrimonio storico-artistico, per il turismo cinese è lo shopping, infatti la prima città meta del turismo cinese, di gran lunga davanti alle altre, è Milano. Non Venezia, Firenze o Roma. Poi c'è il turismo legato al food come prima motivazione del viaggio. Poi si va anche a vedere il monumento o a fare shopping. Quindi moltiplicare, pensiamo dal punto di vista del cibo, l'infinita opportunità di costruzione di attrattori di turismo internazionale in Italia, dove ogni paese ha una sua identità e una sua storia.
I musei minori. Minori è un brutto termine, perché parliamo di collezioni straordinarie. Anche qui il lavoro non è pubblicizzare, quello che abbiamo chiesto all'ENIT non è pubblicizzare all'estero Firenze o Pompei, che non hanno bisogno di promozione, è pubblicizzare siti archeologici e musei che non sono conosciuti, non hanno la capacità attrattiva che potrebbero avere, dato che ognuno di questi luoghi in un altro Paese sarebbe da solo un attrattore di milioni di turisti. Da noi invece la quantità – per fortuna – ha impedito la valorizzazione appieno di luoghi minori. Queste sono le linee di fondo del Piano strategico da realizzare attraverso varie azioni concrete.
Ci sono una serie di problemi che sono da tempo all'attenzione del Parlamento, che non elenco perché li conoscete meglio di me, a cominciare dal tema del codice identificativo voluto dal precedente Governo, che io condivido assolutamente, e abbiamo il decreto attuativo in fase di completamento e di firma; abbiamo un problema, in discussione in questo momento al Senato, di rinnovo del tax credit per gli alberghi e di estensione, come stiamo provando in queste ore, del principio del bonus facciate (il 90 per cento di credito d'imposta per chi rimette a posto la facciata della propria abitazione) alle persone giuridiche, quindi anche agli alberghi; abbiamo il tema della revisione, riorganizzazione della tassa di soggiorno, tema che da solo meriterebbe una discussione, meccanismo desueto perché è legato alle stelle, quando le stelle non sono più un punto di riferimento nemmeno nei prezzi, perché questi variano dal giorno della settimana e dal periodo dell'anno, quindi forse bisognerebbe passare a una percentuale del costo della camera più che a un prezzo fisso legato alle stelle; il tema della regolarizzazione delle locazioni turistiche che io vorrei portare all'interno di un provvedimento discusso – mi piacerebbe – non soltanto in sede di conversione o di approvazione in sede parlamentare, ma discusso in modo preventivo con il Parlamento, dedicato esclusivamente al turismo. Abbiamo messo nella nota al DEF un collegato cultura e turismo, che quindi potrebbe avere il percorso veloce dei collegati; io vorrei poterlo dividere in modo che ci sia un provvedimento organico in materia di turismo da discutere preventivamente con voi, oltre che – come è naturale – in sede di approvazione o di conversione, se fosse un decreto.
PRESIDENTE. Come da prassi in questa Commissione faremo un intervento per gruppo, in modo da dare al Ministro la possibilità di poter rispondere e, laddove le domande e le risposte saranno sufficientemente veloci, potremo fare un secondo giro.
Do la parola all'onorevole Binelli.
DIEGO BINELLI. Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro per la presenza, per la sua relazione breve che ha toccato in linea generale la tematica del turismo, senza entrare specificatamente in alcune questioni.
Premetto che noi non condividiamo l'accorpamento della competenza turistica al Ministero dei beni culturali. Lei stesso nel suo intervento si è concentrato molto sul turismo culturale e ben poco ha detto sul resto del turismo. Quindi questo probabilmente ci dà ragione, quando noi sostenevamo che la competenza dovesse essere in capo al Ministero delle politiche agricole, perché i turismi da sviluppare e da incentivare Pag. 8 sono altri. Noi temiamo che questo possa non avvenire.
Avrei piacere di entrare con lei in alcune questioni, sulle quali spero possa darci delle risposte già oggi. La prima è in materia del disegno di legge di delega al Governo che è stato approvato dalla Camera a luglio, con cui con il precedente Governo si dava una delega affinché venissero prese delle iniziative volte alla regolamentazione di alcuni settori turistici emergenti, come per esempio il turismo sostenibile, quello sanitario, termale, rurale, esperienziale, enogastronomico, del quale lei purtroppo poco ha parlato. Questa delega, che – ricordo – è stata ampiamente condivisa anche con le minoranze, ha avuto un percorso in Commissione che ha interessato più di settanta audizioni, quindi è stato un percorso complesso, articolato e condiviso. Su questo vorrei chiederle a che punto siamo al Senato, perché la delega oggi è in trattazione al Senato; quali sono le tempistiche di approvazione; e se nel percorso al Senato si prevede che questa delega subisca delle variazioni sostanziali oppure se venga approvata con le stesse linee con cui è stata adottata alla Camera.
Altra tematica sulla quale vorrei soffermarmi è la direttiva Bolkestein. Con il precedente Governo è stata approvata la scadenza delle concessioni su suolo demaniale a quindici anni. Una disposizione che non è stata discussa a livello europeo, non è stata messa in discussione a livello europeo, e quindi il fatto che l'Europa non ha aperto alcuna procedura di infrazione, ci ha confermato che il Governo precedente ha lavorato in modo positivo e giuridicamente corretto. Va ricordato che Stati europei come Spagna e Croazia, in materia di direttiva Bolkestein, hanno concessioni ben più lunghe, fino a settant'anni, quindi su questa questione, visto che ultimamente ci sono state alcune sentenze del Consiglio di Stato con interpretazioni alterne, vorremmo chiedere al Governo quale iniziativa vuole porre in essere per fare un po’ di chiarezza su questa materia, alla luce anche delle sentenze emesse dal Consiglio di Stato.
Ha toccato prima il tasto del codice identificativo, quindi apprendiamo con favore che state lavorando su questo decreto. La domanda che pongo è che tempistiche abbiamo. Noi abbiamo sollecitato già in passato l'adozione di questo decreto, apprendiamo con favore che la cosa sta procedendo, però vorremmo qualche garanzia a livello di tempistica per l'adozione del codice identificativo.
Ha toccato giustamente il tema del turismo mondiale che è in crescita anche nel nostro Paese, e lo sarà in modo esponenziale. Una cosa sulla quale vorrei avere dei chiarimenti è sulle iniziative che vorrà adottare il Governo per attrarre i turisti nel nostro Paese. Sappiamo che questo nuovo turismo cercherà di venire in Italia sì perché ci sono tanti beni monumentali da visitare, se però vogliamo incentivare un'altra forma di turismo, dobbiamo passare per un potenziamento delle infrastrutture del territorio nazionale. Sappiamo che il turista la prima cosa che cerca sono località da poter raggiungere in modo veloce, confortevole. Non è più il turismo di una volta che si fermava sul territorio per settimane, i periodi di permanenza sono molto più brevi, per cui dovremo passare attraverso una serie di iniziative di infrastrutturazione del territorio. Questo coinvolgerà altri Ministeri, quindi sarà necessaria un'interlocuzione e un lavoro congiunto tra dicasteri. Su questo vorrei chiedere a livello di infrastrutture, quindi di potenziamento di reti stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali qual è la visione di questo Governo, se ritiene che queste siano cose che vadano fatte e quali siano eventualmente le priorità su questa materia.
Altra tematica che vorrei toccare è relativa ai voucher. Una tematica che abbiamo affrontato con il precedente Governo, perché c'erano visioni differenti nella precedente maggioranza, però siamo riusciti a reintrodurre i voucher nelle aziende che si occupano di turismo, seppure questi fossero consentiti solo a piccole aziende, quelle fino a otto addetti. È una disposizione introdotta con il decreto-legge dignità. Era uno strumento che limitava fortemente il lavoro nero, perché noi sappiamo che le aziende turistiche, soprattutto quelle che lavorano a livello stagionale o Pag. 9bistagionale, spesso e volentieri hanno bisogno di manodopera per brevi periodi dell'anno, quindi si concentrano in periodi come il Natale, Capodanno, la Pasqua e il Ferragosto, per cui le aziende hanno bisogno di assumere personale e lo devono fare in modo veloce e senza grossi oneri, quindi lo strumento del voucher, pur sempre migliorabile, riteniamo che sia uno strumento che vada confermato e ampliato a favore delle aziende.
Un problema però lo riscontriamo nell'assunzione del personale all'interno delle aziende, perché, se è vero che il voucher facilitava le assunzioni, purtroppo dobbiamo apprendere che l'introduzione del reddito di cittadinanza ha comportato un restringimento delle istanze lavorative. Questo oggi rappresenta un problema, perché il reddito di cittadinanza è entrato in vigore, ma devono ancora attivarsi i navigator, quindi oggi siamo in un limbo, quindi chiedo in materia di voucher il Governo come intenda procedere.
RICCARDO ZUCCONI. Ringrazio il Ministro per la sua esposizione. Le dico subito che come Fratelli d'Italia abbiamo individuato un percorso abbastanza preciso per quanto riguarda il settore del turismo, perché abbiamo presentato una proposta di legge di riforma costituzionale che conferisce nuovamente allo Stato una competenza concorrente con quella delle Regioni. La nostra impostazione è stata questa. Abbiamo presentato anche una proposta di legge, che arriverà in discussione a breve in questa Commissione, composta da ventisei articoli che trattano varie tematiche del turismo.
Secondo noi l'impostazione sbagliata è proprio quella di non averlo il Ministero del turismo. Noi plaudiamo al suo ottimismo, quando ci riferisce che una Direzione generale basterà a prendersi cura di queste cose, però è un po’ come voler costruire, secondo noi, un palazzo armati di una paletta. Ci chiediamo, se avessimo avuto un Ministero del turismo, come prevediamo di reistituire, avremmo consentito, ad esempio, alle piattaforme che fanno intermediazione nel campo del turismo di arrivare ad applicare commissioni del 25 per cento? È mancata una tutela verso gli operatori del turismo che non riguarda soltanto il turismo ricettivo ma anche – è stato ricordato – la direttiva Bolkestein. Al di là dei contenuti, quello che è emerso chiaramente è che di questi settori, di questi operatori, di queste imprese purtroppo per molti anni in Italia nessuno si è preso cura. C'è stata una riforma recente che ha lenito il problema, però in generale questa difesa delle nostre imprese turistiche, ricettive, delle concessionarie demaniali, eccetera non c'è stata. Le ricordo anche che fra questi soggetti ci sono anche i pertinenziali e che molti di questi concessionari svolgevano funzioni culturali. Io vengo da Viareggio e per esempio in un pertinenziale c'era il Teatro Politeama, chiuso per una crisi che ha attanagliato anche quel sistema. Quindi la cultura che si lega nuovamente al turismo. Ma anche ai prodotti agricoli. Noi avevamo proposto, per evitare problemi di sovraturismo, che fosse applicato su tutti i nostri prodotti nazionali che vanno all'estero, un QR Code, qualcosa che permetta di leggere la località di provenienza del prodotto in maniera da indirizzare l'interesse del turista straniero a visitare anche zone marginali. Per esempio l'olio di Lucca avrebbe consentito al turista di sentire un'attrazione verso zone meno congestionate, come citava lei prima.
Ci chiediamo ancora, se avessimo avuto un Ministero del turismo, avremmo veramente consentito che in Italia la tassa di soggiorno venisse utilizzata soltanto per ripianare i bilanci dei Comuni o che pure, come si sta facendo adesso, si pensi di portarla addirittura a 10 euro a persona? Poi ci sono problemi delle classificazioni alberghiere. Avremmo consentito che una Regione come la Valle d'Aosta, per esempio, aprisse un ufficio di promozione in pieno centro di Parigi, che mi risulta funzioni malissimo, per un costo totale di 8 milioni di euro spesi fino ad oggi? Questi sprechi, questa mancanza di coordinamento l'abbiamo soltanto perché il turismo non ha un Ministero e, peggio ancora, critichiamo l'operazione, che è stata fatta di attribuzione della delega ora a un Ministero ora all'altro, generando problemi di Pag. 10organizzazione. Si può pensare di lasciare un settore di vitale importanza come quello del turismo, con l'indotto che produce, a una mancanza totale di governance? Noi crediamo che questo abbia significato danneggiare in parte l'economia italiana.
Ha citato ENIT. Le voglio ricordare che è stata prevista nel decreto-legge di riordino dei Ministeri una cifra di 5 milioni a favore di ALES per uno scampolo ormai di anno, perché siamo nel 2019, e a regime i dipendenti di ENIT comporteranno una spesa di 10 milioni. Quindi il confronto è assolutamente impari. Se noi non diamo gli strumenti anche a questa struttura per lavorare, facciamo soltanto dei discorsi a vuoto. Mi segnala il nostro consigliere Pappalardo, designato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni, che attualmente niente si sta muovendo anche in questo senso. Ricordava il collega prima: che fine ha fatto la delega in materia di turismo? È ferma al Senato. In quella delega, tra l'altro, era prevista l'istituzione di una Scuola nazionale di alta formazione turistica.
In generale a noi pare che lei certamente sia animato da buona volontà, ma soltanto con i buoni propositi non si va da nessuna parte. Noi come Fratelli d'Italia continuiamo a propugnare la reistituzione del Ministero del turismo, in attesa di questa norma contenuta – come le ricordavo – nella proposta di legge n. 1743, insieme ad altri venticinque articoli che si occupano del settore del lavoro nel turismo, e cogliamo l'occasione per chiederle che il Governo faccia tesoro perlomeno di parte dei contenuti di quella proposta di legge.
ANGELA MASI. Ringrazio il Ministro per l'audizione. Se non ho capito male, la Direzione generale per il turismo passerà a breve, forse entro gennaio, dal Ministero delle politiche agricole al Ministero dei beni culturali. Questa volta è stata ampliata con tre servizi: rapporto con le Regioni; Piano strategico del turismo; promozione turistica prettamente interna, perché poi c'è l'ENIT soprattutto per la parte estera. Il Piano strategico del turismo, che ho letto al tempo, si basava su tre aspetti trasversali: sostenibilità, innovazione e accessibilità, ed è su questi tre aspetti che voglio soffermarmi nelle domande di oggi.
Sul discorso della sostenibilità il Ministro ha fatto un passaggio sulla questione dell’overtourism, il sovraffollamento di alcune destinazioni, il cui emblema è Venezia. Questo è sicuramente un aspetto da monitorare. Altro aspetto da tenere in considerazione in riferimento al discorso del sovraffollamento, ma anche su come si può diversificare l'offerta turistica, quindi destagionalizzare, è quello dei cambiamenti climatici. È chiaro che quello che avverrà nei prossimi anni ci deve fare ripensare un'offerta turistica. Sono due aspetti che bisogna tenere in considerazione. Chiaramente, dato che il mercato del turismo evolve continuamente, dobbiamo avere una strategia che cambia in base al mercato. Questo aspetto vorrei capire meglio come lo si affronterà nel Piano strategico del turismo, quello annuale e quello che verrà impostato successivamente, e quali sono le linee programmatiche su cui ci si vuole soffermare.
Sempre nel Piano strategico del turismo si parla molto di cammini. Questo mi fa piacere, perché ne sono una assidua frequentatrice. La cosa che mi dispiace è che nell'Atlante dei cammini poco è presente il Sud Italia. A parte la via Francigena c'è poco. Quindi vorrei capire come il Ministero vuole dare una svolta sotto questo aspetto con le regioni del Mezzogiorno.
L'altro aspetto su cui mi soffermo è l'innovazione. Qualcuno lo ha accennato prima, c'è un problema dell'intermediazione delle piattaforme web dell’accomodation: cosa si prevede di fare su queste piattaforme, oltre a quanto già è stato fatto nel decreto-legge n. 50 del 2017, soprattutto per il problema dell'evasione fiscale. Problema che dobbiamo assolutamente affrontare e risolvere.
Sempre in merito al discorso dell'innovazione, avevamo già previsto con tutti i gruppi della Commissione nella legge delega la creazione di una sinergia tra tutte le banche dati, e per un discorso di evasione fiscale, ma anche per migliorare la vita degli operatori turistici che molto spesso devono consegnare una documentazione in Pag. 11un ufficio, altri incartamenti in un altro, altri ancora a livello regionale, poi a livello ministeriale, un'altra al sito Alloggiati.Web e così via. Quindi semplificare la vita degli operatori turistici può dare uno slancio all'offerta.
Sempre sul discorso del Piano strategico del turismo, una cosa che abbiamo inserito anche nella legge delega che ha visto questa Commissione compatta è il discorso dell'accessibilità, quindi quanto il Ministero vuole lavorare su questo aspetto. Non solo sul discorso della sostenibilità ma anche dell'accessibilità, perché penso che potremmo esserne leader a livello internazionale, oltre ad essere molto appetibile dal punto di vista economico.
MARTINA NARDI. Ringrazio il Ministro per la chiarezza di esposizione delle linee del suo mandato, su quello che ci ha proposto.
Il tema è centrale, perché il turismo o i turismi – mi è piaciuto molto il fatto che il Ministro abbia declinato più volte la parola al plurale, perché comunque si rivolge a una pluralità di mondi che vengono attratti dal nostro Paese per moltissimi aspetti – sono uno dei grandi motori di questo Paese, un motore di sviluppo, e averli individuati con il Ministero dei beni culturali, anche in una fase di passaggio, perché colgo anche nelle parole del Ministro la prospettiva di una possibilità che il turismo abbia un suo Ministero, però è una scelta che noi rivendichiamo in maniera strategica quella dell'incorporamento nella cultura. Per le motivazioni che diceva lei, signor Ministro, che condividiamo pienamente, e perché, anche se c'è una pluralità di connessioni con tutti gli altri mondi, con tutti gli altri motori di sviluppo, c'è una prevalenza: quella legata alla cultura e alla cultura di varia natura che si esplica sul nostro territorio. È del tutto evidente che è la prima motivazione che muove le centinaia, le migliaia di persone che tutti gli anni prendono un aereo, una nave o una macchina e affrontano un viaggio per venire a visitare le nostre terre.
Lei ha parlato giustamente dell'anno dedicato a singole peculiarità legate al turismo (i cammini, i borghi, il cibo) e ha parlato di questa possibilità di far sì che questo sia l'anno dei treni, del viaggio in treno. Io ritengo che il tema dell'accessibilità ai luoghi e dell'utilizzo delle antiche ferrovie, dei tracciati non così battuti dal turismo di massa sia un'idea intelligente, anche perché, e mi auguro che ci sia una relazione anche con il Ministero dei trasporti – lo diceva anche qualche collega prima – perché il tema dell'accessibilità, della fruizione e della possibilità di poter godere dell'intero Paese sia centrale nelle valutazioni anche del suo Ministero, perché i trasporti hanno cambiato la geografia di questo Paese. Pensiamo all'alta velocità. Oggi Firenze e Bologna sono quasi una grande città metropolitana del mondo, perché l'alta velocità ha permesso una rapida connessione tra loro. Quindi ha cambiato la geografia e ha cambiato anche la geografia degli spostamenti dei viaggiatori. Noi che siamo tutti grandi viaggiatori, per ovvie ragioni, perché veniamo da luoghi diversi e tutte le settimane ci ritroviamo in quel di Roma, abbiamo sicuramente riscontrato che sui nostri treni e sui nostri aerei, ma soprattutto sui treni la quantità di turisti è aumentata negli anni. Io ricordo da sette anni fa, le prime volte che prendevo il treno per venire alla Camera, ad oggi c'è una crescita oggettiva, esponenziale che tocchiamo con mano. Significa che alcuni strumenti e quindi alcune innovazioni, anche dal punto di vista dei trasporti, funzionano per decongestionare ad esempio i mezzi tradizionali di trasporto. Quindi far sì che possano essere veramente praticati anche i luoghi meno conosciuti, meno noti del nostro territorio.
Trovo che l'idea di concentrarci su queste grandi questioni, che hanno a che fare con i temi che citava ora anche la collega e che rientrano nel Piano strategico sia fondamentale. Se abbiamo fatto un Piano strategico, è perché pensiamo che c'è un «qui e ora», e ha fatto giustamente lei riferimento ad alcune questioni che vanno affrontate nell'immediato, ma poi c'è anche un tema di prospettiva. Se i turismi sono centrali e sono motore vero dello sviluppo di questo Paese, devono avere una strategia di lungo periodo. Questa strategia deve Pag. 12essere giustamente praticata. Nel praticarla c'è bisogno di dare seguito a quei mandati, a quegli obiettivi contenuti in quel Piano. Se c'è bisogno di riaggiornarlo, Ministro, noi siamo pronti, lo aggiorniamo. L'abbiamo fatto anche nel corso di questi mesi di porre i temi con dovizia di particolari, perché è vero che cambia rapidamente questo mondo. Però le linee strategiche vanno seguite. Le abbiamo individuate e vanno seguite.
La sostenibilità, l'innovazione, la competitività, l'accessibilità: su questi temi noi, credo – e spero lo potremo fare insieme, anche attraverso i provvedimenti di cui ci ha accennato –, potremo mettere in pratica delle azioni concrete che guardino oltre, che guardino ad un futuro di medio-lungo termine, perché il turismo ha bisogno di guardare molto lontano.
SARA MORETTO. Ringrazio anch'io il Ministro intanto per aver deciso di partire nella sua relazione dalla governance, quindi dalle intenzioni di rimettere mano alla struttura di regia rispetto al tema del turismo, anche perché sappiamo che questo comparto strategico per il Paese ha perso un anno, perché nel trasferimento fatto dal precedente Governo delle competenze al Ministero delle politiche agricole purtroppo la struttura è stata ferma per un anno, ce lo hanno detto i funzionari, è stato fermo l'ENIT, non si è rinnovato il Piano strategico e gli effetti si sono visti l'anno scorso, perché dopo anni, per la prima volta, i dati estivi del turismo hanno avuto dei rallentamenti. Quindi è necessario e urgente – lei lo ha messo come primo punto – che si riprenda in mano la governance del turismo e lo si faccia riportandolo dove condivido sia giusto che stia, quindi al Ministero dei beni culturali.
È ovvio che le motivazioni del turismo sono diverse, queste vanno prese tutte in considerazione, però su questo mi soffermo dopo. Mi pare evidente, lo dicono anche i numeri, che è bene occuparsi della domanda, quindi delle azioni che si vorranno mettere in campo come ENIT, bene anche la scelta di stimolare e organizzare un turismo interno, però credo che la priorità in questo momento sia ristrutturare l'offerta che il nostro Paese dà in termini di turismo, cercando di affrontare le questioni con un certo pragmatismo, avendo – come dicevo prima – ben chiaro che i turismi sono diversi e non vanno ingabbiati in schemi normativi, come si è tentato di fare nella delega ferma al Senato. Non credo che quello sia lo strumento per dare strada a questo tipo di turismi, piuttosto che sia urgente riprendere in mano il Piano strategico con l'emissione del Piano annuale dove ci deve essere una visione politica di lungo termine su questo tipo di turismi. Quindi la prima domanda è se c'è l'intenzione, e in che tempi, di emettere questo piano annuale che è applicativo del Piano strategico del turismo, e se c'è l'intenzione di riprendere in mano anche quel percorso, avviato quando è stato lei Ministro precedentemente, definito «Connettere l'Italia» che mette insieme la necessità di una mobilità turistica che prevede una condivisione di programmazione tra il Ministero competente per il turismo e quello dei trasporti e delle infrastrutture.
Non riuscendo a cogliere tutti gli aspetti, colgo quelli sui quali magari ci sarà occasione di parlare in futuro: da un lato ristrutturare, prendere in mano la parte offerta per quanto riguarda l'ospitalità, quindi la rete delle strutture di diverso genere che fanno ospitalità in Italia, quindi riprendere in mano anche la questione dell'intermediazione dell'offerta turistica. Apprezzo che si affronti il tema dell'evasione fiscale, un tabù per il precedente Ministro, posto da questa Commissione nei mesi scorsi, ma anche delle strutture. Mi auguro a tal proposito che al Senato venga riconfermato il credito d'imposta per le strutture alberghiere anche per il 2020. Dall'altro l'aspetto della mobilità e delle interconnessioni, quindi la domanda relativa al piano di mobilità turistica. Dall'altro ancora l'accessibilità dei siti culturali e turistici che abbiamo in Italia. Su questo lei ha già fatto in passato delle scelte forti che condivido e le chiedo se ci sono intenzioni di intervenire anche su questo aspetto.
Infine, parlando di servizi per il turismo, non posso non citare un tema spinoso che è stato oggetto di lavoro in Commissione: Pag. 13 quello delle professioni turistiche. So che è un argomento che ci divide in questa Commissione, credo però che a questi operatori del turismo si debba dare una prospettiva, mi riferisco in particolare alle guide turistiche, perché nei mesi precedenti c'è stata una grande illusione di risoluzione del problema da parte del precedente Ministro, lasciandoli in un limbo nel quale effettivamente la questione non è risolta, quindi le chiedo se lei abbia intenzione di riprendere in mano, visto che gran parte del lavoro è stato già fatto prima, la questione delle professioni turistiche. Quindi bene, se lei ha intenzione di fare un collegato del turismo che metta insieme tutti questi punti.
Per quanto riguarda il sovraffollamento turistico – mi riferisco a Venezia perché la vivo da vicino e so che lei se ne occupa, condividendo anche la sua posizione sulla questione delle navi – le chiedo se ha già in mente qualche meccanismo, convinta anch'io che non siano le tasse a consentire una gestione dei flussi. Tanto più che Venezia avrebbe già la possibilità di introdurre un'ulteriore tassa, la tassa di sbarco, ma non è nelle condizioni l'Amministrazione comunale di farlo. Io non credo che sia aggiungere balzelli al turista che giunge in città la soluzione del problema, ma, se c'è un'idea rispetto ad una programmazione dei flussi, ci sarà la nostra massima collaborazione per cercare di giungere a un termine.
Mi collego alla questione – sebbene non sia una sua diretta competenza, perché riguarda il Ministero dell'economia e delle finanze – delle concessioni demaniali e dei pertinenziali, che per il turismo balneare italiano è una questione prioritaria che va affrontata.
LUCA SQUERI. Grazie, signor Ministro, della sua presenza. Spero che sia una presenza frequente in questa Commissione, perché vorrebbe dire che metteremmo un'attenzione e un approfondimento su un settore vitale per il nostro Paese, in espansione, da sostenere e da promuovere. Tant'è che nel dibattito su dove collocare il tema turismo nei vari Ministeri io penso che è talmente importante, è talmente trasversale – sposo la tesi del collega Zucconi – che avrebbe la dignità di avere un Ministero a sé stante e, dunque, andare a toccare i vari settori dove il turismo incide.
Io molto brevemente le faccio due domande e una segnalazione. Le due domande sono queste. L'anno prossimo si accendono i riflettori sull'anno Italia-Cina, per cui chiedo se avete già in mente, avete già un programma su quali saranno le iniziative rispetto a questo appuntamento importante con un Paese di grande rilevanza per la nostra attività non solo turistica ma anche economica.
L'altra domanda è sulla tassa di soggiorno. Questa tassa di soggiorno viene spesa, non vedo quali ricadute ne derivino al settore turistico, per cui la domanda è se avete in mente come investire questi soldi, come indirizzarli o comunque come rendere trasparente l'utilizzo di una tassa di soggiorno che teoricamente dovrebbe andare a supportare le attività turistiche sul territorio, ma di fatto non ne abbiamo traccia.
Concludo con una segnalazione. Ha parlato di nuovi turismi, è vero: e nell'ambito dei nuovi turismi ci sono nuovi fenomeni che vanno presi in considerazione, nello specifico l'AIRBNB. Questo grande fenomeno in grande espansione che dà grandi opportunità ai consumatori, ai turisti, ma anche grandi problemi a chi espone legittime problematiche rispetto a una regolamentazione che va pensata, che va approfondita e che va realizzata. Io segnalo che è nostra intenzione presentare una risoluzione che impegni il Governo affinché prenda in considerazione come affrontare un tema così importante, così impattante su tutte le attività turistiche.
PRESIDENTE. Mi permetto anch'io su quest'ultimo punto del collega Squeri di fare un passaggio, perché credo, signor Ministro, non le sfuggirà un rapporto pubblicato, se non sbaglio, a ottobre o a fine settembre da Il Sole 24 Ore dove si diceva che l'Italia è «bella ma cara». Quindi nella graduatoria mondiale sul turismo e sugli Stati più importanti relativamente alla capacità di attrazione turistica, l'Italia si poneva tra le nazioni più care nell'offerta Pag. 14turistica, a fronte di attività ricettive non ancora all'avanguardia e ancora troppo anziane rispetto a quelle di altri Paesi, ma soprattutto perché si evidenziava la criticità da parte di molte strutture ricettive italiane di competere con le piattaforme dei cosiddetti affitti brevi, che vanno inevitabilmente quasi in concorrenza l'una con l'altra. Ritengo però che, relativamente al tema degli affitti brevi, ci sia anche un tema di convenienza, di facilità, anche di modernità e, se vogliamo, anche di maggiore attrattività per i giovani che vengono nel nostro Paese o che girano nel nostro Paese, proprio perché vanno su quelle piattaforme tecnologiche in maniera molto più semplice e più veloce. È indubbio quindi che da una parte ci sono strutture ricettive storiche che costituiscono un bene prezioso per la nostra penisola, dall'altro c'è il tema degli affitti brevi che è altamente competitivo da un punto di vista economico, quanto sappiamo bene essere problematico da un punto di vista di correttezza fiscale delle operazioni che spesso si registrano nell'utilizzo di quelle piattaforme. In questo senso anche io vorrei chiederle nello specifico su questo tema come il Governo intenda muoversi.
Do la parola al Ministro per la replica e, se avanzerà tempo, faremo un secondo giro di domande.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. Sono tante le cose che avete detto, alcune sono domande, altre sono osservazioni o annotazioni. Provo a riprendere tutto.
Sulla delega cosiddetta, che – in realtà è un disegno di legge – è stata approvata dalla Camera nel luglio del 2019, immediatamente dopo, in settembre, c'è stata la crisi di Governo, il passaggio di competenze del decreto, quindi nel frattempo al Senato credo che sia stata soltanto incardinata. Lo dico in generale anche per gli altri temi che mi sono stati posti: io penso che uno dei problemi italiani sia quello che ogni Governo modifica i principi e le decisioni del suo predecessore; è evidente che ogni esecutivo abbia una impostazione programmatica, delle linee di fondo da rispettare, e credo che si debba smontare il meno possibile per dare continuità all'azione amministrativa. Smontare il meno possibile, rispettare il più possibile le decisioni adottate, tranne quelle che non si ritengono condivisibili, per non ricominciare tutto daccapo. Questo vale per questo tema. C'è un disegno di legge approvato alla Camera, è una delega, andremo a vedere immediatamente dopo la sessione di bilancio e all'inizio dell'anno solleciteremo il Senato perché il percorso vada avanti. Io ho intenzione di intervenire con correzioni, ma non assolutamente di stravolgere quell'impianto.
Così come la direttiva sui balneari, la norma prevede che ci sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, disposto nell'ultima legge di bilancio, a cui lavoreremo, ma non ho intenzione di riaprire temi, compresa la proroga delle concessioni balneari, salvo che derivino da richieste o atti della Commissione europea. In quel caso saremmo obbligati. Non ho intenzione di ridiscutere l'impianto per come è stato approvato.
Il codice identificativo ormai è predisposto, firmerò presto, per la parte di mia competenza, il decreto. Mi lego su questo a quello che ha detto, da ultimo, la Presidente che ha ripreso altri interventi. C'è un problema in Italia che anche in questo caso è un'opportunità e un rischio. L'opportunità è, come abbiamo visto dall'esplosione dei numeri, degli affitti brevi o dell'utilizzo delle piattaforme, a cominciare da AIRBNB, quindi forme diverse di ospitalità; è una grande opportunità di crescita, di ospitare turisti che richiedono questo tipo di ospitalità, che ha un carattere molto vicino al futuro del turismo in tutto il mondo, che è classificato con il termine «esperienziale», per cui, se vado in un Paese, voglio il più possibile immergermi e vivere un'esperienza autentica di vita, di usi, costumi e tradizioni di quel Paese. Magari questo non me lo garantisce un albergo che è uguale in tutto il mondo, in cui, quando entro, non mi ricordo più dove sono, perché sono bellissimi ma identici; me lo garantisce di più una struttura ricettiva che mi faccia immergere nell'autenticità di un'esperienza. Questa è la parte opportunità. La parte Pag. 15rischi, se non è regolamentata, è che ci sia una sostanziale concorrenza sleale. Mentre le strutture alberghiere tradizionali hanno una serie di vincoli, di norme, di obblighi da rispettare, di misure che garantiscono, giustamente, che non ci possa essere evasione, c'è un comparto che, se non è regolamentato in modo preciso, rischia di mettere in campo una concorrenza non troppo leale, per non dire sleale. Il codice identificativo è una parte di questo percorso, ma io penso si debba fare di più. C'è anche un tema di controlli che forse potrebbero essere più efficaci, perché le camere o gli appartamenti vengono offerti su delle piattaforme, quindi il controllo potrebbe essere più facile che in altri settori in cui il controllo dell'evasione è più difficile. Io penso che questo sia uno dei temi. Non introdurre misure che ostacolino la presenza di questo tipo di ospitalità, ma regolamentarle in modo che ci sia una concorrenza leale rispetto ad altre forme di ospitalità, a cominciare da quella tradizionale degli alberghi. Ripeto, il codice identificativo è soltanto il primo passo.
Aggiungo, e qui introduco un tema di carattere generale che sta dentro il tema strategico, che più crescono i numeri assoluti del turismo, più cresceranno livelli diversi di turismo, livelli di capacità di spesa. Io penso che l'Italia abbia i numeri e l'esigenza di puntare su un livello alto di spesa. Il turismo di massa low cost va governato e gestito; è difficilmente compatibile con la fragilità nel nostro patrimonio storico-artistico, del nostro paesaggio, nelle nostre bellezze naturali. Non parlo solo del turismo culturale. L'Italia può consentirsi, nel mercato globale del turismo, di puntare alla parte più alta: un turismo che viene, che spende, che è rispettoso, che è in grado di capire, che cerca l'eccellenza in tutti i campi. Noi possiamo offrire l'eccellenza nel cibo, nello shopping, nell'offerta culturale. Puntare sulla parte alta, e questo comporta anche delle strategie. Poi è il privato che decide, non è il pubblico che decide i prezzi, le tipologie o le categorie commerciali. Però tendenzialmente anche nella promozione, se noi andiamo a fare promozione del nostro Paese in Cina, dobbiamo puntare alla fascia di turismo più alta, quella con più capacità di spesa, anche per una ragione di tenuta rispetto al nostro sistema Paese e alla sua fragilità.
Sul cibo assolutamente non c'è sottovalutazione. Non credo che questo tema derivasse dallo spostamento della delega all'agricoltura. L'ho detto prima, lo ripeto, io ho fatto l'anno del cibo che ha messo in moto moltissime iniziative; il cibo per l'Italia è tra le maggiori potenzialità di attrazione. Quindi questo si continuerà a fare.
Le infrastrutture. Qui intervengo con molte cautele, perché non è una mia competenza, perché, quando si dicono le cose in circuito chiuso e in diretyta web, il dire «sarebbe bello avere quell'autostrada» nella semplificazione giornalistica diventa «si farà quell'autostrada», quindi mi limito a un discorso di carattere generale. È doveroso capire che il legame tra crescita turistica e distribuzione della capacità di offerta turistica del nostro Paese passa attraverso le infrastrutture. Nelle zone importanti del nostro Paese, penso per esempio all'impennata del turismo a Napoli, la crescita è derivata dall'arrivo dell'alta velocità o dal miglioramento delle strutture aeroportuali. Noi abbiamo due gap molto forti. Il primo è che l'alta velocità si ferma a Salerno, e non è giusto che sia così, quindi è un tema di prospettiva. L'alta velocità deve coprire tutta Italia, perché abbiamo visto cosa vuol dire in termini di mobilità degli italiani e di crescita turistica. Il secondo è che non c'è soltanto un differenziale Nord/Sud, c'è anche un differenziale Adriatico/Tirreno che va colmato. È una scelta strategica, non compete al mio Ministero, compete al Parlamento, al Governo nella sua interezza. La forza del nostro sistema dell'alta velocità e del nostro sistema aeroportuale è tutta sul versante tirrenico; il versante adriatico ha una linea ferroviaria dell'Ottocento che viaggia sul mare, non ha grandi aeroporti, non ha alta velocità. Questo è un tema infrastrutturale che va colmato, perché lo sviluppo di intere aree turistiche del Paese, pensiamo all'esplosione che ha avuto Matera quest'anno, a dimostrazione che cultura e turismo c'entrano molto – nonostante delle condizioni infrastrutturali molto Pag. 16complicate. Quindi, per reggere il passo, bisogna fare delle scelte infrastrutturali. L'incrocio fra porti e aeroporti. Nei decenni passati una malsana concorrenza, in particolare sulla tratta Milano-Roma, tra treno e aereo, anche se erano tutte e due pubbliche per una fase, ha fatto sì che non ci fosse un'integrazione, mentre l'alta velocità deve entrare negli aeroporti. Il turista internazionale che arriva a Malpensa o a Fiumicino deve poter prendere l'alta velocità lì, e in due ore arrivare dall'altra parte del Nord o in qualche ora dall'altra parte del Paese. Questo è stato in parte migliorato, ma anche questa deve essere una scelta strategica. Tant'è vero che – lo dico perché è già chiusa, quindi non parlo di cose attuali – quando iniziò l'operazione Etihad-Alitalia, una delle prime cose che chiese Etihad – poi la cosa prese altre strade – fu l'incrocio dell'alta velocità, soprattutto a Venezia, Firenze e Roma, con gli aeroporti. Una delle condizioni per distribuire turismo. Oppure le grandi navi, le navi da crociera che, quando arrivano, siccome scaricano cinquemila persone alla volta, devono avere un'interconnessione immediata con il trasporto ferroviario, se no succede come a Napoli dove arrivano in seimila, scendono dalla grande nave, salgono su file di decine di pullman, visitano Pompei, ritornano indietro e risalgono sulla nave senza aver preso nemmeno un caffè. Non è neanche un modo di portare crescita e ricchezza. Questo è un tema molto generale che sarebbe giusto affrontare. Mentre si discute di infrastrutture, grandi infrastrutture, in modo aperto, si discute non soltanto rispetto alla mobilità degli italiani ma della distribuzione dei grandi flussi turistici internazionali del nostro Paese.
Con riguardo ai voucher, vale il discorso di prima. Sono stati reintrodotti per questo settore, non ho nessuna intenzione di smontare l'impalcatura costituita dal Governo precedente. Penso che sia un settore in cui la stagionalità giustifica delle misure straordinarie.
L'onorevole Zucconi ed altri hanno sollevato il tema del Ministero specifico. Ripeto quello che ho detto forse troppo brevemente prima. Il Ministero del turismo, a parte il referendum nel 1993 che ha soppresso quel Ministero, oltre all'agricoltura – poi sono stati attivati vari percorsi per reintrodurli parzialmente nel nostro ordinamento –, c'è stato anche in anni non lontani, ma era un ente fragile, senza portafoglio, aveva un Dipartimento alle spalle della Presidenza del Consiglio, quindi non ha funzionato. Il mio impegno, che dipenderà dalla mia capacità, dalla nostra capacità, da quanto durerà la legislatura, da tante cose, è di costruire una struttura e poi rafforzarla in termini di risorse umane, competenze, norme, risorse economiche, che si occupi di turismo, che sia la più forte possibile nel tempo ragionevole in cui si può costruire. Poi sarà una decisione del Parlamento all'inizio della prossima legislatura, della maggioranza che ci sarà, se lasciarla collegata con un Ministero o costruire un Ministero autonomo, cosa che io trovo assolutamente fondata. Però, se la scelta, com'era necessario anche dalla debolezza delle strutture adesso, era unirla a un altro Ministero, insisto che il Ministro più affine – non c'è alcun dubbio – in un Paese come l'Italia è quello della cultura.
La tassa di soggiorno, certo, va riordinata. È uno dei pezzi che io vorrei fossero centrali, anche qui con una discussione con le Regioni e con il sistema dei Comuni, in questo provvedimento sul turismo. La norma introdotta – lo dico a scanso di equivoci, perché si è voluto leggerla male – che deriva da un emendamento parlamentare, passato al Senato, prevede che nei soli comuni capoluogo, che hanno un rapporto presenze/abitanti superiore a 1:20, quindi Venezia e Roma hanno già la possibilità di aumentare l'imposta di soggiorno, con questo rapporto, dai calcoli che abbiamo fatto – poi sarà un decreto attuativo a stabilirlo, se la norma diventerà legge – saranno sono soltanto Rimini e Firenze che avranno la possibilità di aumentare la tassa di soggiorno. Quindi non creiamo inutili allarmismi. Non c'è stato un aumento. Ho letto che tutti i Comuni aumenteranno indiscriminatamente. Non c'è in questo emendamento parlamentare. Mentre il tema di revisione della tassa di soggiorno, chi fa il sostituto d'imposta, se è sul prezzo anziché Pag. 17legato alle stelle, se è tutti i comuni o soltanto i comuni che sono nel vecchio elenco turistico come oggi, è tema di una revisione organica che dovremo discutere in Parlamento.
ENIT e ALES sono due cose completamente diverse. ALES è una società in house del Ministero che fornisce personale al Ministero, in caso di carenze di organico. Proprio non sono comparabili.
La Direzione generale turismo. I punti ripresi, sostenibilità e accessibilità, ho provato a sintetizzarli con degli esempi. I cammini sono un grande settore di sviluppo di turismo sostenibile, di turismo rispettoso, di diffusione e di valorizzazione dell'Italia come museo diffuso; l'Atlante dei cammini è stato creato, sta crescendo, c'è anche qui una differenza Nord/Sud oggettiva, quindi va migliorato. Noi abbiamo messo nella scorsa legislatura 20 milioni di euro per la sola Appia Antica, c'è il progetto della Francigena. Sono progetti che richiedono un approfondimento anche dal punto di vista della gestione, perché i cammini attraversano centinaia di comuni, quindi sovranità diverse, e diverse regioni con regole diverse. Nell'Appia Antica abbiamo costruito un organo di indirizzo, ma non è un organo di gestione. Io penso che serva, dal punto di vista legislativo, immaginare come, se si individua un cammino di importanza nazionale o di sviluppo turistico potenziale, ci voglia un'unità di gestione. Poi tutto quello che può nascere attorno: sviluppo delle aree interne e valorizzazione di borghi non abitati. C'è stato un progetto bellissimo, che sta andando avanti faticosamente, del recupero delle case cantoniere, migliaia in Italia di proprietà pubblica che non sono più utilizzate, che possono diventare luoghi di supporto ai percorsi che siano ciclabili, che siano cammini, che siano ferrovie turistiche. È un tipo di turismo che non abbandona il percorso in mezzo alla natura e va nell’hotel a cinque stelle in città: vuole un tipo di ospitalità adatto e sul percorso. Quindi può far rifiorire e portare ricchezza alle aree interne.
Sull'evasione e sulla concorrenza sleale ho già detto. Sui trasporti mi pare di avere risposto.
Il piano annuale. Noi dobbiamo prima, credo che dovrebbe avvenire nel mese di gennaio, far insediare il Comitato permanente per il turismo che deve discutere e approvare il piano annuale di attuazione del Piano strategico. Questo deve passare attraverso incontri con le Regioni, perché vale in tanti settori, ma in particolare nel settore del turismo: se non c'è intesa con le Regioni e si perde tempo in conflittualità, anche nella promozione all'estero, perché il lavoro su cui abbiamo spinto l'ENIT, che ha continuato a lavorare anche in questo anno con un altro Governo, è, soprattutto nella parte di promozione turistica internazionale, di non promuovere la singola regione ma il sistema Paese. Questo però non si può fare con strumenti coercitivi, perché il nostro ordinamento prevede una autonomia delle Regioni su questo e delle competenze precise, ma si può fare solo con strumenti di condivisione, di costruzione dei consensi insieme.
Il tema della mobilità è un grande tema. Abbiamo accennato qualcosa nel dibattito di oggi. Sapete che noi abbiamo fatto le prime due iniziative legate al turismo a Pietrarsa, luogo stupendo che vi invito ad andare a vedere, il Museo ferroviario di Pietrarsa dove sono custodite le locomotive, il patrimonio ferroviario, un luogo stupendo sul golfo di Napoli; l'idea è di fare nel 2020 una terza iniziativa con tutti gli operatori del turismo proprio sul tema della mobilità.
Le professioni turistiche e le guide. Anche qui serve un'intesa con le Regioni. Gli incontri sono stati fatti anche stamattina dalla sottosegretaria Bonaccorsi, dovrebbero essere oggetto di una parte del provvedimento complessivo sul turismo, soprattutto il tema delle guide turistiche.
Italia-Cina. Il 21 gennaio ci sarà l'apertura alla presenza del Ministro della cultura cinese in Italia con il concerto alla chiesa di Santa Cecilia, la chiusura invece sarà in Cina. Anche oggi, nell'incontro con le Regioni, sono state viste una serie di iniziative che stanno costruendo un progetto di scambi molto importante, di iniziative che tengano alto il più possibile il livello dell'anno Italia-Cina. Pag. 18
Credo di aver detto più o meno tutto. Se ho dimenticato qualcosa, mi scuso, provvederò ad un'integrazione.
PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Abbiamo ancora tempo per circa una quindicina di minuti per un secondo giro di domande.
Do la parola all'onorevole Andreuzza.
GIORGIA ANDREUZZA. Grazie, signor Ministro. La ringrazio per averci detto che prenderà in considerazione il risultato del disegno di legge delega, perché è stato il frutto di un lavoro condiviso. Dal Governo devo dire che sono arrivati pochi punti, ma con il contributo delle categorie e di tutti i parlamentari siamo riusciti a costruire – credo – delle buone linee guida, che possono diventare utili per il lavoro da fare. Condivido molte delle cose che sono state dette, e lei mi ha chiarito anche alcune perplessità.
È verissimo che adesso abbiamo dei flussi di turisti possibili dal mondo che sono in continuo aumento, per cui dobbiamo prepararci e organizzarci; credo che la nostra sfida più grande, proprio perché il nostro Paese in ogni comune, in ogni angolo presenta eccellenze, per cui la reputazione dal punto di vista turistico è quella di grande attrattore, sia quella di puntare alla qualità, intendendo per qualità limitare il mordi-e-fuggi. La sfida può essere che la permanenza dei turisti aumenti. Vero che devono arrivare turisti da tutti i Paesi, e si è parlato di turisti che per la prima volta fanno un viaggio: generalmente chi per la prima volta fa un viaggio, spende meno. Questo lo dico perché penso che noi possiamo davvero prendere la sfida, che è la permanenza, la qualità, la tipologia di turisti e la ricaduta economica che si genera nel Paese, e la ricaduta lavorativa, perché questi nuovi turismi che si possono creare si creano in base alla domanda, alle esigenze, chiamiamole tendenze dei turisti che frequentano un territorio. Ovvio che, se andiamo a far sì che si generino nuove microeconomie, queste devono avere continuità. Per questo un turismo mordi-e-fuggi diventa più dannoso in un certo senso. Al di là dei numeri che si vanno a vedere alla fine della stagione, se sono aumentati o diminuiti, credo che sia importante vedere quante risorse sono arrivate sul territorio, quant'è la permanenza. Porto l'esempio della Francia: chissà perché chi va in Francia fa una settimana. Da noi succede che fanno i tre giorni nelle grandi città, l'esperienza che trasmettiamo è talmente forte che a volte bastano pochi minuti per assuefarsi. Forse lavorare su un brand forte dell'Italia che comunichi questo, deve essere la grande sfida che possiamo misurare in termini di risultati. Io non so se lei abbia già idea su come lavorare, questo comunque può essere un suggerimento.
MATTIA MOR. Ringrazio il Ministro per la sua relazione. Come già detto dalla collega Moretto, noi apprezziamo molto il fatto che si sia tornati a ragionare di turismo all'interno del Ministero per i beni e le attività culturali, come già fatto bene negli anni scorsi nei governi Renzi e Gentiloni proprio da lei, quindi siamo allineati alla sua strategia.
Aggiungo però due o tre punti che, al di là dell'idea politica, partono dalla mia esperienza personale e professionale, in particolare con riguardo alla comunicazione. Uno riguarda l'ENIT, su cui si è perso un anno – l'abbiamo detto – per il trasferimento, il non utilizzo delle risorse con il precedente Ministero. ENIT su cui siamo contenti che vi sia uno stanziamento di maggiori risorse, ma auspichiamo che sia ancora maggiore, con maggiori risorse destinate alla comunicazione, in particolare a Paesi in via di sviluppo. Io ho vissuto nel Sudest asiatico, ho vissuto in Cina e purtroppo la nostra strategia comunicativa coordinata da ENIT, almeno negli anni scorsi, verso un certo tipo di target alto-splendente è ancora molto da migliorare. Non vorrei dire deficitaria ma da migliorare. Quindi, se – come giustamente ha sottolineato lei – bisogna andare a targettizzare un turismo di maggiore qualità, di maggiore spesa, gli investimenti comunicativi che vanno previsti e che vanno strutturati devono, a nostro avviso, essere ancora maggiori. Pag. 19
Questo si riferisce al secondo punto della comunicazione, che è – e non l'ho sentito nella sua relazione, ma auspichiamo che avvenga nel corso di questi anni, prima ancora della scrittura del prossimo Piano strategico nel 2022 – quello che riguarda la strategia comunicativa digitale. Fare comunicazione digitale è diverso rispetto alla normale comunicazione, alla normale pianificazione outdoor, alla normale pianificazione sui media tradizionali, e l'Italia in questo non ha mai avuto una strategia. Nel precedente Piano strategico, anche perché forse c'era ancora poca consapevolezza dell'importanza di questo, non c'era una strategia specifica. Le faccio un semplice esempio. Prima un amico finlandese mi girava, guarda caso, il video che abbiamo fatto con il nostro Governo di «Italy, the Extraordinary Commonplace», fatto dal Ministero dello sviluppo economico per raccontare i luoghi comuni sugli italiani e spiegare le loro specificità. Video fatto molto bene, che però dopo quattro anni ha cinquantaquattromila visualizzazioni sui social network, quindi niente. Questo non si fa in maniera sporadica sperando che la comunicazione diventi virale, ma fa parte di una strategia strutturata che deve essere messa in atto con un certo numero di modalità e che in questa maniera va portata avanti. Questo sarà qualcosa che cercheremo di portare nel prossimo Piano strategico, ma da subito dovremo immaginare di trovare delle risorse e di fare un'attività molto specifica e molto sostanziale di comunicazione digitale del nostro Paese.
Chiudo sul tema, che lei ha già affrontato, del credito d'imposta per le strutture alberghiere. I turisti stranieri in Italia rimangono poco o si lamentano, soprattutto quelli alto-spendenti, per la qualità delle infrastrutture, e lo sappiamo, ma, se stanno aumentando i livelli delle infrastrutture di superlusso nei Paesi di nicchia, io trovo che sia inaccettabile, da italiani, che ci siano soprattutto alcune aree delle maggiori città dove c'è il turismo alberghiero di basso costo, quindi semplicemente anche quelli intorno alla stazione Termini, alla stazione centrale di Milano, a Firenze, dove la qualità delle infrastrutture alberghiere sia ancora così bassa. Questa non è colpa del Governo ovviamente, però è stato presentato un emendamento anche in legge di bilancio al Senato, in cui l'incentivazione e il credito di imposta, a nostro avviso, devono essere superiori, bisogna investire ancora più risorse, perché dobbiamo aiutare o costringere, con gli strumenti fiscali, i nostri imprenditori a fare un passo ulteriore in quella direzione, perché, se quello è il biglietto da visita, è evidente che i turisti preferiscano andare sulle piattaforme AIRBNB, dove trovano un servizio migliore ma allo stesso prezzo.
PRESIDENTE. Do la parola al Ministro per la replica.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. Rispondo all'onorevole Andreuzza che è vero, uno dei problemi da correggere è la permanenza e la durata, perché abbiamo degli indici di durata del viaggio più bassi rispetto ad altri Paesi, a cominciare dalla Francia, con cui ci confrontiamo sempre, e facciamo bene a confrontarci perché bisogna sempre confrontarsi con Paesi positivi che funzionano dal punto di vista del turismo, ma abbiamo anche un problema di ritorni. Non sono molti quelli che vengono in Italia e tornano. Questo deriva da una serie di problemi, perché l'Italia una volta nella vita la vuoi vedere, quindi, anche se è complicato, vuoi vedere il Colosseo, però, se non trovi condizioni di ospitalità – quello che diceva l'onorevole Mor – strutture accoglienti, servizi, diminuisce la voglia di tornare. Questa sarà la caduta, se facciamo funzionare tutto il resto. Non è che c'è un meccanismo per risolvere il problema: la soluzione è migliorare la qualità delle strutture e quindi il tax credit alberghiero che abbiamo introdotto allora è fondamentale, perché consente di migliorare la qualità della nostra offerta turistica. Bisogna insistere su quello, perché d'accordo che non va bene il turismo mordi-e-fuggi e che, anzi, serve regolamentare, dal punto di vista della promozione e tutto il resto, il più possibile i flussi, però noi abbiamo una Pag. 20potenzialità enorme, perché – lo dicevo velocemente prima – il futuro del turismo sarà sempre di più una domanda di turismo esperienziale. Non vuoi solo vedere, vuoi immergerti in una realtà, vuoi viverne l'autenticità, vuoi capire le abitudini, le tradizioni, il cibo, la lingua. Esperienziale è veramente una definizione molto azzeccata. L'Italia da questo punto di vista ha da offrire molto di più degli altri, perché può offrire l'eccellenza in tutti i campi, può offrire una varietà infinita di identità locali con un'assoluta originalità. Abbiamo parlato più volte dei borghi, i borghi sono un patrimonio enorme, i borghi che sono stati trasformati in hotel diffuso – non sono molti, purtroppo – sono stati un successo strepitoso, perché, se tu vai in un luogo in cui la hall è la piazza, le camere sono le case, le attività sono attività autentiche, anche perché poi, quando arrivano i turisti, tornano le attività naturali (il forno, il negozio di alimentari), è veramente ciò che si aspetta il turismo del futuro: vivere un'esperienza. L'Italia, se investe, contemporaneamente valorizza più luoghi, punta a un livello alto di turismo che cerca quel tipo di esperienza e distribuisce ricchezza nel Paese. Quindi è un'opportunità enorme da non sprecare.
ENIT va migliorato. Faccio presente che l'ENIT era commissariato, è uscito faticosamente da una fase di ristrutturazione, un cambio di natura giuridica, è uscito da un commissariamento; è cambiata la governance nello scorso Governo, io non la tocco per il motivo detto prima, continuo a lavorare con chi ho incontrato. Bisogna fare un lavoro vero che passa in parte dalle risorse, in parte dalle risorse umane, in parte dalla capacità di innovazione, perché il tema della presenza diversa sul digitale è un tema enorme, anche perché oggi il settore che più velocemente si è spostato, quasi integralmente, sul digitale e sull'auto-organizzazione dei viaggi è il turismo. Io ho visto dei dati anche sulla Cina che fino a qualche anno fa aveva solo turismo organizzato (tour operator o turismo di gruppo), mentre adesso il numero di cinesi che si organizzano in autonomia un viaggio scegliendosi gli alberghi e le mete è in crescita enorme. Quindi la presenza digitale è importantissima. È un compito dell'ENIT, non è che il Ministero deve farlo direttamente. Però l'aver creato un servizio che si occuperà di promozione turistica dentro il Ministero è anche un modo di affidare a una struttura e a una persona fisica il controllo e l'indirizzo diretto sulle politiche di ENIT, che devono dipendere dalle scelte politiche strategiche.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Franceschini per questa approfondita audizione e lo saluto, insieme alla sottosegretaria Bonaccorsi.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.30.