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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (VII Camera e 7a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Martedì 4 febbraio 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Gallo Luigi , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, sulle linee programmatiche del Governo in materia di sport (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Gallo Luigi , Presidente ... 3 
Spadafora Vincenzo (M5S) , Ministro per le politiche giovanili e lo sport ... 3 
Gallo Luigi , Presidente ... 10 
Barbaro Claudio  ... 10 
Fratoianni Nicola (LeU)  ... 11 
Sbrollini Daniela  ... 12 
Frassinetti Paola (FDI)  ... 13 
Marin Marco (FI)  ... 13 
Rossi Andrea (PD)  ... 14 
Provenza Nicola (M5S)  ... 16 
Gallo Luigi , Presidente ... 17 
Mollicone Federico (FDI)  ... 17 
Frassinetti Paola , Presidente ... 18 
Moles Giuseppe  ... 18 
Belotti Daniele (LEGA)  ... 19 
Valente Simone (M5S)  ... 20 
Casciello Luigi (FI)  ... 21 
Frassinetti Paola , Presidente ... 22 
Spadafora Vincenzo (M5S) , Ministro per le politiche giovanili e lo sport ... 22 
Frassinetti Paola , Presidente ... 27

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI LUIGI GALLO

  La seduta comincia alle 11.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che dal resoconto stenografico, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro per le politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, sulle linee programmatiche del Governo in materia di sport.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro per le politiche giovanili e lo sport sulle linee programmatiche del Governo in materia di sport. Saluto il Ministro Spadafora, il presidente Pittoni e tutti i colleghi senatori oggi presenti. Sono lieto che riusciamo oggi finalmente a svolgere quest'audizione, più volte rinviata per la difficoltà di conciliare le agende delle nostre Commissioni e del ministro: per la verità soprattutto per le difficoltà legate alle agende delle Commissioni, che – come sapete bene – dipendono a loro volta dai lavori delle Assemblee di Camera e Senato, soggette a cambiamenti anche dell'ultima ora. Ricordo che – d'intesa tra il presidente Pittoni e me – il dibattito successivo alla relazione iniziale del Ministro sarà organizzato nel modo seguente: ciascun gruppo interverrà per 5 minuti, intendendosi 5 minuti per il gruppo della Camera e 5 minuti per il gruppo del Senato. I gruppi potranno dividere il tempo di questo intervento iniziale tra due o più oratori. Quanto all'ordine di intervento, come al solito la parola sarà data secondo la consistenza numerica dei gruppi nelle commissioni, a partire dai gruppi meno numerosi: avranno quindi facoltà di parlare, nell'ordine: Liberi e uguali, Per le Autonomie, Italia Viva, Fratelli d'Italia, il gruppo Misto, Forza Italia, Partito democratico, Lega e Movimento 5 Stelle. Seguirà, a conclusione del dibattito, la replica del Ministro.
  Do a questo punto la parola al Ministro Spadafora.

  VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le politiche giovanili e lo sport. Buongiorno a tutti. Ringrazio i due presidenti, ringrazio tutti voi, deputati e senatori colleghi, per questa opportunità che mi date a distanza di cinque mesi dal mio insediamento come Ministro per le politiche giovanili e lo sport. Sono stati cinque mesi di lavoro piuttosto intenso serviti per conoscere e approfondire un mondo straordinariamente complesso, ma anche di grandissime opportunità; un mondo anche molto legato all'altra delega, quella dei giovani, dove ragazze e ragazzi, che ho già incontrato in questi mesi andando in giro in tutta Italia, offrono continuamente una grande opportunità di scambio, di unione, di rigenerazione dei territori, anche grazie soprattutto allo sport. In questi mesi di lavoro, ho avuto modo di approfondire davvero quanto lo sport sia uno dei linguaggi universali della nostra società nonché anche il principale mezzo per abbattere barriere culturali e sociali. Attraverso lo sport stiamo parlando, già in questi mesi e continueremo a farlo nei prossimi, di legalità, di rispetto dei diritti, di sviluppo dell'essere umano, del cittadino, di salute, di benessere psicologico, di strutture materiali e immateriali delle nostre Pag. 4città. Lo sport, infatti, ci mette a confronto anche con i temi del lavoro, della crisi economica, legati, per esempio, a molte delle nuove professioni che riguardano il mondo dello sport di cui parlerò qui a breve. È una visione delle politiche per lo sport intesa, quindi, soprattutto come connettore di opportunità di crescita degli individui, delle comunità e dell'economia del Paese per un'Italia in salute, attiva, tecnologicamente avanzata e coesa, sia territorialmente che socialmente.
  In questi mesi ho conosciuto un'Italia da questo punto di vista molto dinamica, un'Italia rappresentata non soltanto dalle istituzioni sportive principali, quindi dal CONI, dal Comitato Paralimpico, da tutte le federazioni, dalle associazioni sportive e da quelle dilettantistiche, ma anche dalle tante realtà che sui territori, a volte anche con grandi sacrifici e con grandi difficoltà, consentono a migliaia e migliaia di persone, soprattutto giovani, di partecipare alle iniziative sportive.
  Penso che l'istituzione del Ministero dello Sport stia servendo, particolarmente in questo momento storico, al riequilibrio di quella che in Italia è la governance del mondo dello sport. Infatti, con l'istituzione del Ministero dello sport abbiamo cercato di definire meglio ruoli e funzioni di ciascuno dei soggetti che oggi incidono sulle politiche dello sport del nostro Paese. Il Ministero dello sport, come sapete, essendo un Ministero senza portafoglio, non ha una struttura complessa od ordinariamente dedicata a questi temi, ma è un Ufficio per lo Sport presso la Presidenza del Consiglio. È un ufficio assolutamente sottodotato perché è composto da circa venti persone; oggi stiamo cercando di implementarlo, proponendone una valorizzazione sia in termini di risorse umane sia consentendogli di svolgere un ruolo di indirizzo e di propulsione in qualità di soggetto che monitora e verifica tutte le altre istituzioni del mondo dello sport, nel rispetto, chiaramente, di quello che prevede la legge. Nella precedente legislatura si è dato vita a uno strumento che reputo particolarmente importante ed efficace – che è stata poi, di fatto, la trasformazione di un soggetto già esistente – ampliandone obiettivi e attività: «“Sport e salute”» che, come sapete, è una società partecipata al 100 per cento dal MEF che risponde all'indirizzo politico delle autorità delegate in materia di sport. L'introduzione di «“Sport e salute”» è stata a mio parere estremamente importante perché, oltre a recuperare una serie di ruoli che erano precedentemente svolti dalla società con i servizi, ha ampliato il soggetto sociale e soprattutto dato una funzione specifica al ruolo di questa società, sviluppando in modo particolare tutta la parte sociale e culturale legata allo sport. Ovviamente, ci sono funzioni che continua a svolgere il CONI, nel rispetto della Carta olimpica e delle direttive del Cio, così come il Comitato Paralimpico, le Federazioni e gli altri enti di promozione sportiva. Ciascuno contribuisce per la sua parte a definire questa governance, in un rispetto dei ruoli che stiamo cercando di rendere sempre più dettagliato rispetto al passato. Il metodo che abbiamo cercato di introdurre e che cercherò di esporvi brevemente in queste linee programmatiche è quello che vi ho appena detto, cioè cercare di mettere tutti i soggetti intorno a un tavolo e cercare di definire, nel rispetto dei ruoli, una strategia comune che risponda a una visione anche a lungo termine delle politiche per lo sport del nostro Paese. Quello che stiamo cercando di fare è di scrivere, insieme a tutti i soggetti nazionali e locali che si occupano di sport, una sorta di agenda che non guardi soltanto alle misure e agli interventi spot da porre in essere, per esempio nell'arco di quest'anno corrente, con una visione del Paese coerente con le politiche e gli interventi che vogliamo attuare per fare in modo che lo sport diventi uno degli strumenti dello sviluppo e della crescita del nostro Paese. Quindi, un'agenda che guardi ai prossimi dieci/quindici/vent'anni e che inserisca all'interno delle priorità una serie di linee di intervento nel lungo periodo. L'impegno di questi primi mesi, attraverso gli incontri di cui vi dicevo prima è stato per me estremamente importante, soprattutto per conoscere da vicino la complessità di questo mondo. Pag. 5
  Ho incontrato la maggior parte dei presidenti delle federazioni, molti presidenti di associazioni sportive, ovviamente il Presidente del CONI e il Presidente del Comitato Paralimpico. Incontrerò il 18 febbraio prossimo i presidenti regionali del CONI e il 25 febbraio parteciperò alla giunta e al consiglio nazionale del CONI. Come vi dicevo, «“Sport e salute”» è il braccio operativo del nostro Ministero che stiamo cercando sempre più di indirizzare lungo la linea che vi dicevo prima, quella dello sviluppo a livello territoriale di tutta una serie di attività rivolte a ragazze e ragazzi. Come sapete meglio di me, vivendo sui territori e girando sui campi, ogni giorno si uniscono e si sfidano squadre fatte di ragazzi e ragazze con storie, origini, culture completamente diverse e lì si riconoscono in qualche modo come uguali, come parte di una stessa squadra. È proprio attraverso lo sport che possiamo confrontarci con i cambiamenti che la rivoluzione tecnologica del nostro Paese sta portando anche nel mondo dello sport, a una velocità sempre crescente. Il futuro dello sport sarà, infatti, determinato anche dalla capacità di sostenere questo tipo di agevolazioni, di innovazioni, che stanno favorendo la nascita di nuove professioni, di nuove discipline che possono avere un impatto molto importante, anche e soprattutto nel campo occupazionale.
  Il ruolo che stiamo chiedendo sempre più di svolgere a «Sport e salute» riguarda la promozione, come vi dicevo prima, dello sport, soprattutto in campo sociale e con tutte le connessioni che riguardano i territori, le periferie, le aree disagiate e quelle che sono, anche in termini di impiantistica sportiva, abbandonate a se stesse e prive di ogni struttura necessaria e utile, invece, per lo sviluppo di quel territorio. Quindi, proprio a partire dal bando, da una misura storica, che è quella di Sport e periferie, posso dirvi con piacere che abbiamo terminato tutta l'istruttoria che riguardava il bando espletato dal mio predecessore. Domani pubblicheremo la graduatoria di 254 progetti, per un ammontare di circa 77 milioni di euro, che corrispondono ad altrettanti impianti finanziati in tutte le regioni italiane e che consentiranno, quindi, ai comuni beneficiari di questo finanziamento o, in alcuni casi, anche alle associazioni, alle realtà sportive che ne hanno fatto richiesta, di poter procedere piuttosto rapidamente alla stipula delle relative convenzioni per poter avviare l'esecuzione dei lavori.
  Stiamo inoltre lavorando sul nuovo bando «Sport e periferie» e mi fa molto piacere dirvi che, grazie alla disponibilità di risorse che abbiamo recuperato in varie linee di finanziamento, esso vedrà quantomeno il raddoppio delle risorse. Da 70 milioni circa, che sono quelli dei 250 progetti di cui vi dicevo poc'anzi, passeremo a oltre 150 milioni per il nuovo bando «Sport periferie», che contiamo di pubblicare non oltre il mese di marzo. Questo nuovo bando avrà alcune caratteristiche diverse, sulle quali stiamo lavorando, che nascono anche dalle esigenze che ci sono state rappresentate più volte sia dai comuni che dalle associazioni sportive: esigenze o criticità sorte con il precedente bando. Faccio qualche esempio: molto spesso i comuni, soprattutto i piccoli comuni, che, come sapete, oggi vivono una situazione di dissesto economico finanziario molto, molto elevata, non hanno strutture, uffici tecnici adeguati per poter effettuare una progettazione come quella che richiede, per esempio, il bando per poter accedere a finanziamenti considerevoli. Per questo stiamo costruendo un percorso per mettere a supporto di tutti i comuni che vorranno presentare un progetto, anche una struttura tecnica che possa sostenere il comune nella fase di progettazione della proposta da presentare per il bando. Il ritardo che si era accumulato nel precedente bando, che ci consente di pubblicare soltanto domani la graduatoria dei 250 comuni assegnatari del contributo, era dovuto al fatto che, in molti casi, i comuni non erano in grado di presentare un progetto esecutivo e presentavano più che altro idee o proposte. Quindi, il lavoro della Commissione e quello successivo per la stipula della convenzione è stato molto complesso, dovendo procedere, per esempio, al definanziamento di numerosi progetti, alla certificazione dell'impossibilità Pag. 6 di procedere su molte proposte arrivate, rallentando così i lavori della Commissione e bloccando, di fatto, quei progetti che invece, da un punto di vista tecnico, erano coerenti con le finalità del bando e, quindi, gestibili. Metteremo a disposizione questa struttura tecnica, ovviamente a titolo gratuito, per tutti i comuni, perché possano essere indirizzati. Cercheremo poi di farci guidare da alcuni criteri che nascono da un'attività molto importante, iniziata tre anni fa e che finalmente a marzo vedrà il compimento, ovvero il censimento di tutti gli impianti sportivi che afferiscono alle regioni, ai comuni, a federazioni, a realtà private in tutta Italia. A fine marzo sarà possibile rendere pubblico questo lavoro, avviato, come ho detto, circa tre anni fa e che è stato aggiornato, per fare in modo di avere a marzo un risultato il più possibile coerente e attuale. Si tratta di uno strumento molto utile per capire quali sono le aree del Paese prive del tutto di impianti sportivi, in quali aree c'è una presenza maggiore del pubblico, in quale quella del privato. Insomma, una fotografia oggettiva, al di là delle percezioni o delle sensibilità di ciascuno di noi, che ci consenta anche di orientare meglio gli investimenti, non inferiori, come dicevo prima, a 150 milioni di euro, che metteremo a disposizione per l'anno 2020.
  Questa è la parte che notoriamente si conosce di più, quella del bando «Sport e periferie» che riguarda l'impiantistica. È anche una di quelle più importanti perché, attraverso il finanziamento di un impianto sportivo, siamo in grado di riqualificare intere aree urbane e, quindi, di creare anche un modello di sviluppo territoriale che, a prescindere dalla costruzione in sé, dà la possibilità di rendere vivo un territorio.
  Un'altra cosa che inseriremo in questo nuovo bando è la possibilità, con una piccola percentuale del progetto complessivo, di proporre un progetto di gestione di questi impianti, perché l'altro tema che abbiamo verificato in questi primi mesi è che a volte, pur in presenza di fondi per la ristrutturazione di un impianto – magari fatto anche nel migliore dei modi – mancano poi le risorse necessarie per la gestione a livello territoriale. Il comune in difficoltà lo affida con una convenzione o con un bando di gara ad altri soggetti, che, però, a loro volta, spesso non hanno le risorse per gestire con efficacia questo bene che è stato ristrutturato. Quindi, inseriremo anche una percentuale in quota parte, che consenta, almeno per i primi anni, di poter avviare un'attività progettuale, che dovrà essere valutata, anche quella, in sede di bando.
  La novità, al netto del bando «Sport e periferie», che introduciamo sempre attraverso «Sport e salute», consiste invece in una serie di misure che favoriscono l'accesso allo sport di base a tutti. Abbiamo sperimentato, alla fine del precedente anno, la prima misura, mettendo a disposizione 7 milioni di euro. Il mio intento, nell'atto di indirizzo che emanerò nei confronti della società «Sport e salute», è quello di chiedere alla società di investire una cifra nettamente superiore. Già questa prima sperimentazione di fine dicembre, 7 milioni per lo sport di base per tutti, è stata una misura importante per quelle persone che vivono in contesti sociali o familiari che non consentono l'accesso alle attività sportive. Siamo partiti, innanzitutto, dai giovani; adesso, sta per partire la fase dedicata agli over 65. Questa prima misura si è chiusa con uno step il 4 dicembre. Le associazioni sportive locali potevano iscriversi al portale di «Sport e salute» dichiarando la propria disponibilità a ricevere ragazzi che, con il sostegno del Governo, potessero svolgere attività sportiva completamente gratuita. Si sono iscritte oltre 2.800 associazioni sportive, con l'utilizzo di impianti sportivi in 1.400 comuni di tutta Italia, abbastanza ben distribuite su tutto il territorio, con una prevalenza, ma non eccessiva, nelle regioni del centro sud. Oltre ottanta sono stati gli sport offerti attraverso quest'opportunità. La fase di candidatura dei bambini e dei ragazzi, che potevano andare a vedere sul sito quali erano le strutture che offrivano attività sportiva gratuita, si è conclusa invece quattro giorni fa: il 31 gennaio. Pag. 7
  Si sono iscritti, per questa prima fase sperimentale, 43.500 bambini e ragazzi, molti dei quali segnalati anche da servizi sociali, dalle scuole e dalle ONLUS. Credo che questo sia un dato estremamente importante, soprattutto perché abbiamo potuto verificare che il 55 per cento dei partecipanti è sotto la fascia di reddito annuo di 7.500 euro e l'86 per cento sotto la fascia di reddito annuo di 20.000 euro. Questa è la prima misura, alla quale si aggiunge adesso, a partire già dal mese di febbraio, quella che riguarda le persone più avanti di età, che potranno accedervi più o meno attraverso lo stesso sistema. Come vi dicevo, è stata una sperimentazione posta in essere alla fine dell'anno precedente; cercheremo, sulla base dei risultati che stiamo verificando, di migliorarla e di renderla, intanto, più estesa – quindi con un finanziamento più ampio – anche valutando eventuali criticità che richiedano alcune modifiche. Questa è una delle prime misure che, attraverso «Sport e salute», abbiamo sperimentato; ce ne sono ancora molte altre che vanno in parte a riprendere i progetti precedentemente gestiti dal CONI, come «Sport di classe» e «Scuole aperte allo sport». Come sapete, su questo c'è un dibattito in corso, anche rispetto a proposte di legge attualmente in discussione, soprattutto al Senato. Stiamo seguendo il dibattito parlamentare al fine di dare impulso a un sistema che parte dalla scuola e che dovrà garantire una serie di opportunità, a partire dall'inserimento, nelle scuole primarie, dei docenti di educazione motoria. In questo modo, si potrà riparametrare la partecipazione di tutti gli altri soggetti sportivi, iniziando dalle federazioni. In attesa, però, che si concluda il procedimento parlamentare, continueremo comunque, lì dove possibile, a sostenere il lavoro portato avanti a livello territoriale, soprattutto nei luoghi che presentano maggiori difficoltà.
  Accanto a queste misure, ce ne sono altre che sperimenteremo in modo particolare nel 2020. La prima riguarda il fondo unico per il sostegno e il potenziamento del movimento sportivo italiano; mentre la seconda concerne il fondo a favore delle società sportive dilettantistiche e degli enti di promozione sportiva. Si tratta di due fondi importanti e, anche in questo caso, stiamo cercando di lavorare con una visione di sistema. Pertanto, non ci limiteremo a sostenere solo una parte della filiera, senza sostenere tutta la filiera sportiva. Ci sono Associazioni e Federazioni che hanno una forte penetrazione nel territorio e una loro solidità, che consente, anche da un punto di vista economico finanziario, di fare una serie di investimenti. In tante piccole realtà ci sono associazioni in cui gli stessi promotori sono costretti a tirare fuori i soldi di tasca propria se vogliono provare a fare un'attività di promozione sociale e culturale attraverso lo sport. Noi utilizzeremo questi due fondi in modo specifico proprio per cercare di andare incontro alle esigenze di tutte queste realtà locali, soprattutto di quelle che hanno meno possibilità di essere sostenute, quindi, in particolare, le piccole realtà, per facilitare lo sviluppo di questo tipo di iniziative.
  A proposito della consistenza dei fondi, quello da destinare a interventi a favore delle società sportive dilettantistiche e di promozione sportiva è un fondo, non eccessivo, ma limitato a quanto purtroppo oggi la situazione di bilancio dello Stato ci consente. È un fondo di 10.188.000 euro. È comunque un fondo per noi importante. Quello a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano è un fondo, invece, che cumula una dotazione del 2019, non ancora spesa, con quella del 2020, per un totale di circa 15 milioni di euro. Esiste poi tutta una serie di risorse sulle quale non mi dilungo che potrà, se volete, essere oggetto eventualmente delle vostre domande. Si tratta di un'attività ordinaria dell'Ufficio Sport, che va dalla ripartizione del 5 per mille alle associazioni dilettantistiche, all'assegno di maternità alle atlete; sono misure che, a onor del vero, erano state previste dai precedenti Governi alle quali stiamo cercando di dare continuità e sempre maggiore efficienza.
  Finora mi sono soffermato sull'aspetto sociale e culturale, dei territori. Ciò non esclude che, quando parliamo di sport, non possiamo non fare riferimento ai grandi appuntamenti internazionali che vedranno Pag. 8protagonisti tutti i nostri atleti e le atlete e che rendono onore al nostro Paese. Come sapete benissimo, «Milano Cortina 2026» è uno di questi appuntamenti che vede coinvolte non solo due regioni in modo specifico, ma tutto il nostro Paese.
  La legge olimpica che abbiamo proposto si basa molto, come del resto anche tutte le precedenti leggi olimpiche, su un criterio di trasparenza e di semplificazione sul piano gestionale ed operativo. Puntiamo sull'innovazione e vogliamo che l'organizzazione e lo svolgimento dei giochi olimpici avvengano con la massima attenzione verso le comunità di riferimento, specie dei giovani, ma anche nel massimo rispetto dell'ambiente. È per questo che abbiamo introdotto nella proposta di legge olimpica diverse norme su questo tema. Sostenibilità, efficienza, trasparenza, controllo dei costi sono dunque i princìpi guida che accompagneranno e presiederanno l'evento in ogni sua fase, facendo riferimento ai valori e ai principi previsti dalla Carta olimpica. L'altro appuntamento importante, a partire già dal prossimo anno, saranno gli ATP Finals di tennis di Torino.
  A margine di questi due eventi di cui si parla molto, direi che vale proprio la pena di ricordare che il nostro Paese è stato anche assegnatario dei Giochi del Mediterraneo che si svolgeranno prevalentemente a Taranto, ma si estenderanno su un territorio molto più vasto. Inoltre, l'Italia è stata assegnataria degli europei di nuoto di Roma 2022 e, quest'anno, avremo anche un evento importante che porterà a Roma tantissimi tifosi da ogni parte del mondo: si tratta della partita inaugurale e di altre tre partite del Campionato europeo di calcio UEFA 2020.
  Questi sono alcuni dei grandi appuntamenti che, nel rispetto dei ruoli di ciascuno, stiamo gestendo; stiamo creando i sistemi di governance perché possano essere gestiti nel migliore dei modi. Ci sono poi tante altre candidature per i prossimi anni. Ne vorrei segnalare due che mi sembrano particolarmente importanti: una riguarda gli Special Olympics e le Universiadi, cioè la candidatura del nostro Paese attraverso la Città di Torino; l'altra è quella dei campionati europei di atletica leggera di Roma 2024. Sono due grandi opportunità che guardano – soprattutto gli Special Olympics e le Universiadi – in modo particolare al mondo dei giovani, ma anche a tutto il mondo delle persone diversamente abili coinvolte, non solo attraverso il Comitato Paralimpico, ma anche attraverso la grande organizzazione rappresentata dagli Special Olympics.
  Concludo rapidamente con due o tre temi a mio avviso particolarmente importanti. Il primo, che, – ahimè! – mi sono ritrovato spesso ad affrontare in questi primi cinque mesi, è quello che riguarda la sicurezza negli stadi e i fenomeni di razzismo, più volte occorsi durante le partite. Ho ribadito, ma lo farò anche con iniziative concrete, non solo come fatto di principio, che nel nostro sistema giuridico non esistono esimenti da stadio per i comportamenti ingiuriosi diffamatori. Ho avviato un tavolo tecnico con la Federazione Italiana Giuoco Calcio, col Presidente Gravina e col Ministero dell'interno, insieme alla Ministra Lamorgese. Su impulso del ministero stiamo arrivando, credo ormai nel giro di poche settimane, alla definizione di un sistema che prevede l'utilizzo di nuove tecnologie, che si sperimenterebbero per la prima volta nel nostro Paese e che ci auguriamo di poter utilizzare già per la partita inaugurale della UEFA il 12 giugno prossimo. La FIGC stava già studiando nuove tecnologie, sulla base di un'intesa con il Ministero dell'interno, le Leghe di calcio e le società sportive, da applicare all'interno dei principali stadi italiani quale agevole strumento di supporto al lavoro delle forze dell'ordine. Non penso che questa parte possa essere esaustiva o possa essere l'unica. Avvieremo comunque campagne di sensibilizzazione, di coinvolgimento, soprattutto dei giovani, anche attraverso le realtà locali e le associazioni sportive per lavorare particolarmente sul livello culturale. Però, proprio perché il livello di guardia ormai è molto alto, dobbiamo lavorare su entrambi i canali: quindi, sicuramente parlare ai nostri ragazzi, ai nostri giovani in generale, a tutti gli sportivi, a coloro che la domenica o in altre giornate vanno allo stadio per Pag. 9assistere alle partite. Tuttavia, dobbiamo anche lavorare per trovare strumenti nuovi, quali quelli che stiamo immaginando, sui quali ci sarà anche un investimento del Ministero dello Sport, oltre a quello richiesto dalle singole società sportive alle Leghe calcio, per offrire al panorama italiano strumenti assolutamente innovativi, utilizzati finora soltanto in un paio di Paesi europei e negli Stati Uniti, che evitino qualunque tipo di attenuante nei confronti di questi fenomeni. Non si diventa razzisti allo stadio, questo lo sappiamo. Allo stadio ci si mostra molto più liberamente per quello che si è; si grida, a volte, pensando che vi siano modelli di comportamento consentiti all'interno degli stadi. In questo momento storico non si consentirà più, almeno per quello che mi riguarda, almeno fino a quando sarò ministro, che questo avvenga.
  Chiudo parlando di qualcosa che sarà oggetto del lavoro, tutto nostro, del Governo e delle Commissioni parlamentari, nelle prossime settimane: la legge delega approvata alla fine della precedente esperienza di Governo, una legge di cui condivido le finalità alla base della sua proposta, fatta dal mio predecessore. Credo nella responsabilità irrinunciabile di portare a compimento questo esercizio delicato e complesso che il Paese e il mondo dello sport da troppo tempo attendono: un lavoro complesso, ancora assolutamente aperto – anche se è mia intenzione rispettare i tempi previsti dalla legge delega – un lavoro che richiederà di confrontarci. In questo momento, insieme a tutto il Gabinetto, allo staff, all'ufficio dello sport, stiamo lavorando quotidianamente alla stesura di un testo che tenga conto di tutte le disposizioni della legge delega. La nostra ambizione è quella di avere, entro la fine di febbraio o per i primi giorni di marzo, un primo testo con cui avviare una serie di confronti con tutte le forze politiche e con tutta una serie di stakeholders del mondo dello sport, dal CONI alle realtà locali, senza escludere nessuno. Sarà un processo partecipativo ampio, giusto, doveroso, visto che stiamo mettendo mano a una riforma complessiva dello sport, di cui ritengo ci sia un irrinunciabile bisogno, anche se con estrema attenzione, come stiamo facendo. Come sapete, le aree oggetto di riordino sono diverse e stiamo lavorando contemporaneamente e parallelamente su tutte: norme sulla governance del CONI e della disciplina di settore; i principi e i criteri direttivi delle federazioni sportive nazionali, delle discipline sportive associate, degli enti di promozione sportiva; tutto ciò che riguarda le leghe e i campionati delle società varie; norme sulla partecipazione di rappresentanza delle donne nello sport e il semiprofessionismo femminile, garantendo la parità di genere e l'accesso alla pratica sportiva; norme in materia di semplificazione degli adempimenti e degli oneri amministrativi e contabili relativi a tutte le associazioni sportive; norme sulla rappresentanza di atleti e di società sportive e di accesso all'esercizio della professione di agente sportivo; sicurezza, costruzione e accessibilità. Non entrerò in questa audizione nel dettaglio di questi temi, perché come vi dicevo, sono oggetto di un lavoro di grande approfondimento che stiamo portando a termine e che sottoporremo poi al confronto con tutte le forze politiche. Chiudo ringraziandovi, dicendo che comunque la linea e la visione che ci hanno ispirato è proprio quella di legare il mondo dello sport, da quello di eccellenza a quello di base, ai temi del benessere, dell'alimentazione, della salute, lavorando con i Ministeri della Salute e dell'Istruzione, per fare un lavoro di recupero territoriale e sociale molto importante. Dovunque stiamo andando sui territori, lì dove vediamo che c'è un'attivazione di associazioni sportive, di un impianto sportivo. La rigenerazione urbana di un'area vale, in termini di sicurezza, più di dieci, cento telecamere, perché serve veramente a riappropriarsi di un territorio e a rendere quei ragazzi e quelle associazioni che stanno su quel territorio, i protagonisti della rigenerazione urbana e culturale della loro area. Quindi questo è il lavoro che stiamo portando avanti, attraverso misure che vanno a volte in continuità con il passato e misure completamente innovative e migliorative che cercheremo di introdurre, ascoltando anche le Pag. 10critiche e i consigli che arriveranno in primo luogo dagli indirizzi del Parlamento, ma anche da quelle realtà che quotidianamente incontriamo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Se i commissari sono d'accordo, darei la parola per primo al senatore Barbaro della Lega che ha chiesto di poter intervenire, dovendosi allontanare a causa di un impegno non rinviabile e poi procediamo secondo quanto enunciato prima. Prego, senatore Barbaro.

  CLAUDIO BARBARO. Grazie presidente. Ringrazio anche tutti i colleghi commissari che mi hanno permesso di poter intervenire per primo a questa importante audizione del Ministro Spadafora. Vorrei soffermarmi un attimo sugli aspetti di metodo che hanno preceduto la sua audizione, però credo che togliere tempo a tutti gli altri problemi di merito sarebbe ingiustificato. Consentitemi una semplice sottolineatura rispetto al metodo che oggi il Ministro ha seguito nell'ispirarsi nella sua condotta. Ha fatto riferimento, Ministro, a tutte le volte che si è confrontato in questi cinque mesi con i soggetti istituzionali del mondo dello sport, partendo dalle federazioni, passando dagli enti di promozione sportiva, arrivando alle associazioni sportive dilettantistiche, dimenticandosi, però, del Parlamento. È arrivato soltanto dopo cinque mesi a confrontarsi col Parlamento. Mi auguro che questa sua lacuna possa essere colmata quanto prima, perché gli argomenti di cui dobbiamo parlare sono tanti e anche il Parlamento, legittimamente, vuole fare la sua parte. Mi limito soltanto a questo. Ministro, lei lo sa che, attraverso comunicati stampa, ho espresso più volte le mie perplessità in merito. Non credo che sia questa la sede per ripeterci ancora una volta, ma, comunque, mi sembrava doveroso quantomeno sottolineare questo ritardo. Detto ciò, veniamo alle sue comunicazioni. Lei, Ministro, ha spaziato indubbiamente a trecentosessanta gradi su tutte le problematiche del mondo dello sport, enunciando in termini di principio tutta una serie di punti e di aspetti totalmente condivisibili per quello che riguarda il merito. Sarebbe stato folle pensare il contrario. Tuttavia, credo che non abbia colto bene nella sua vera essenza qual è la portata del lavoro che invece, dal mio punto di vista e credo anche dal punto di vista della Lega, andrebbe svolto all'interno del mondo dello sport. Cerco di essere più sintetico possibile.
  Veniamo da una riforma che ha totalmente cambiato l'assetto dell'ordinamento sportivo italiano, che è stata introdotta lo scorso anno con la legge di bilancio 2019. È proseguita con l'approvazione della legge delega lo scorso 6 agosto. Sul punto che rappresentava un passaggio cardine, l'ho sentita soltanto alla fine citare la legge delega e i relativi decreti attuativi che riguardano gran parte delle materie sulle quali lei si è intrattenuto e che dovrebbero essere oggetto della sua attenzione e di quella del Parlamento. Cercheremo di capire il merito delle questioni quando saranno arrivati in Commissione i provvedimenti che permetteranno ai decreti attuativi di trasformarsi in atti concreti. Però, sinceramente, non mi aspettavo di sentire citare i decreti attuativi soltanto alla fine della sua relazione.
  Veniamo al nocciolo del problema. Il mondo dello sport italiano è stato caratterizzato per settant'anni, dal dopoguerra, da un'anomalia oserei dire mondiale. Tutto quello che riguardava il mondo dello sport è sempre confluito all'interno di un solo contenitore, quello del CONI: un'anomalia totale, perché il nostro sistema sportivo è stato ricondotto a un Comitato Olimpico Nazionale che per definizione del CIO dovrebbe preoccuparsi delle Olimpiadi e delle competizioni di alto livello. In Italia, per settant'anni, questo non è accaduto. Tra luci e ombre, comunque, il CONI, in totale assenza dello Stato, ha svolto il suo compito. Direi che l'ha svolto anche abbastanza bene, perché avendo questa delega dallo Stato, il CONI ha fatto bene a esercitarla, anche se non aveva le competenze né, soprattutto, le risorse per poter parlare di tutto ciò che non fosse riconducibile a tutto quello che non era lo sport cosiddetto organizzato. Dall'altra parte, c'è un mondo che si chiama «sport non organizzato», Pag. 11che afferisce in tutti i Paesi del mondo alle competenze degli stadi, che avrebbe dovuto essere affrontato. In Italia questo non è mai accaduto. Ha iniziato ad accadere quando lo Stato si è riappropriato della funzione importante in campo sportivo con la riforma del 2018, che ha iniziato a porre le basi di un processo di crescita in termini di cultura sportiva all'interno del nostro Paese e che avrebbe dovuto produrre i suoi effetti nel corso della legislatura, attraverso la legge delega, con un'impostazione culturale diversa. Cosa è accaduto oggi rispetto alle intenzioni iniziali del Governo e del legislatore? È accaduto che di fatto si è spostata l'attenzione dal «CONI uno», io uso questi termini per facilità di comprensione, al «CONI due» che oggi si chiama «Sport e salute». Sino a quando non sarà chiaro con quali risorse aggiuntive rispetto a quelle precedenti – che sono state spostate dal «CONI uno» al «CONI due», ergo «Sport e salute» – lo Stato andrà a rivoluzionare questa materia, non ci potrà mai essere il salto di qualità. Lei ha citato alcuni eventi che riguardano l'operato di «Sport e salute», ma, francamente, avrei fatto a meno di citarli, perché rappresentano flop clamorosi. «Sport di tutti» ha significato, per quello che riguarda l'adesione delle società sportive, una risposta dell'1,8 per cento del panorama di tutte le sedi italiane. Se poi lo trasferiamo ai tesserati, solo lo 0,4 per cento dei tesserati italiani è stato oggetto del Progetto «Sport di tutti». Infine, non ha parlato di scuola e questo è un fatto clamoroso. Esiste una proposta di legge dei colleghi di Forza Italia che è stata approvata alla Camera e che è stata trasmessa al Senato, che rappresenta qualcosa di epocale per l'introduzione dell'attività motoria nella scuola primaria. Ad oggi non c'è stata alcuna risposta. Grazie.

  NICOLA FRATOIANNI. Grazie presidente. Credo che utilizzerò anche meno dei cinque minuti a disposizione, perché come ho avuto modo di dire anche in occasione di altre comunicazioni da parte di colleghi e colleghe del Ministro sul programma di governo, ho l'impressione che questa modalità rischi di apparire sempre più rituale. Questo, però, non ha nulla a che vedere con il contenuto delle dichiarazioni del Ministro Spadafora o di altri ministri. Mi riferisco al fatto che in un tempo concentrato per ovvie ragioni, la discussione sull'insieme delle dichiarazioni programmatiche non può che essere una discussione di carattere generale e quindi impossibilitata a determinare un confronto nel merito sui singoli passaggi.
  Da questo punto di vista vorrei dire al ministro che ho trovato molto condivisibile l'impianto che ci ha proposto sul piano della direzione di marcia. Credo che la grande attenzione posta alla dimensione sociale e culturale di un mondo così rilevante in un Paese come il nostro, non solo nel nostro, come quello dello sport, sia giusta e che questo sia il terreno su cui provare a costruire una politica di governo di questo mondo e del suo rapporto con tutto ciò che incrocia, che ha a che fare con dinamiche assai complesse. Dunque, da questo punto di vista, davvero non ho altro da dire se non che considero molto condivisibile questo impianto.
  Una sola questione pongo al ministro: manca un punto che riguarda un aspetto dei compiti e delle funzioni del suo Ministero circa le politiche giovanili. Lei ha parlato – e capisco – quasi esclusivamente dello sport, anzi esclusivamente dello sport. Penso che sul tema delle politiche giovanili, invece, ci sia molto da fare e anche da costruire. Questo è un Paese, lo si dice spesso, anche in modo molto retorico, sempre meno per giovani e questo significa molte cose. Nella mia vita precedente ho avuto modo di occuparmi anche di politiche giovanili nell'amministrazione di una importante regione del Mezzogiorno, dove costruimmo un programma assai articolato sulle questioni relative alle politiche giovanili e credo che questo sia un terreno su cui è possibile immaginare alcune iniziative, pur in presenza di una scarsità di risorse che fa testo e vale anche rispetto alle questioni di cui lei ha parlato diffusamente. Questo va registrato. È chiaro che con quel volume di risorse, buona parte delle questioni che lei ha posto come prioritarie sono difficili da realizzare. Credo che sia Pag. 12interesse del Parlamento provare a costruire con lei un'iniziativa perché quelle risorse possano invece crescere progressivamente. Anche sul tema delle politiche giovanili mi piacerebbe capire se c'è l'idea di costruire qualche politica di governo che provi a dare qualche segno di cambiamento. È un terreno su cui da troppi anni – lo dico, ma naturalmente non riguarda lei che è arrivato da cinque mesi, come non riguarda neanche il Governo precedente – c'è un'assenza che si percepisce in modo assai fragoroso e, quindi, vorrei capire se su questo c'è un lavoro in corso, se c'è qualche progetto a cui si sta lavorando e qual è, nel caso.

  DANIELA SBROLLINI. Grazie Ministro per la sua relazione che ha messo in evidenza molte questioni che erano rimaste aperte anche dal precedente Governo. Il collega Barbaro era relatore di maggioranza proprio sulla legge delega e la Lega, con Giorgetti, aveva considerato un'assoluta priorità potenziare ancora di più «Sport e salute». Io ero stata relatrice di minoranza di quel provvedimento e, più che nel merito, avevo criticato il metodo, ovvero l'assenza di confronto per arrivare ad un nuovo organismo importante come «Sport e salute».
  A me fa piacere che oggi lei, Ministro, che ha due deleghe a mio avviso importantissime, come metteva in evidenza anche il collega Fratoianni, «Politiche giovanili» e «Sport», sostenga la necessità di scrivere una riforma organica dello sport fatta bene in cui anche la scuola abbia un ruolo fondamentale. Penso anche al rapporto che il suo Ministero insieme a quello dell'istruzione dovrebbe continuare ad avere, per esempio per non lasciare gli studenti atleti da soli. Sappiamo che questo è un percorso spesso considerato in modo negativo dallo stesso corpo docente, sul quale c'è la necessità di investire, se vogliamo avere vivai, se vogliamo avere atleti futuri preparati, come fanno gli altri Paesi: deve esserci un riconoscimento pieno. Ci sono proposte di legge – la mia e altre di altri colleghi – che sono rimaste nel cassetto e che riguardano proprio la necessità di investire e di riconoscere lo sport come materia scolastica a tutti gli effetti. Sappiamo come si svolge oggi lo sport nelle scuole: le maestre di buona volontà, quella di matematica o di storia che, a seconda delle esigenze, cercano di fare educazione motoria. Se poi c'è uno studente che fa sport agonistico, viene penalizzato e, anzi, spesso, punito dalla scuola, perché, magari, viene interrogato il lunedì, dopo aver svolto le gare il sabato e la domenica. Dobbiamo cercare di indirizzare i due Ministeri a riconoscere anche questi talenti. Ormai lo dicono tutte le riviste scientifiche: chi fa sport ha metodo, ha disciplina, ha regole e, di conseguenza, riesce poi a rendere meglio anche a scuola, diversamente da quanto pensano alcuni docenti. Apro e chiudo parentesi su questo, però riprendo la questione della legge delega che anche io considero fondamentale.
  Con riferimento a «Sport e salute» vorrei capire bene quali compiti restano assegnati a questo organismo e quale sarà il nuovo ruolo del CONI, visto che verrà definito nei decreti attuativi. In merito a questi, a me sta benissimo quello che diceva lei, Ministro – ed ecco che la questione del metodo, fortunatamente, cambia completamente rispetto al precedente Governo – ovvero che saranno discussi, con un confronto nelle commissioni parlamentari. Sono tutti punti che per noi sono assolutamente fondamentali.
  Chiudo sulla questione dei finanziamenti all'impiantistica sportiva, di cui ci parlava poc'anzi, ovvero come aiutare con una struttura tecnica gratuita i piccoli comuni che oggi hanno più difficoltà. Sappiamo che c'è anche il credito sportivo, di cui vorrei capire il ruolo, visto che oggi il credito sportivo ha proprio la funzione di aiutare i piccoli comuni, andando addirittura sul posto per incontrarne i rappresentanti e svolgere gratuitamente questo sostegno, questo aiuto. Siccome abbiamo tanti organismi esistenti, la legge delega è molto delicata e complessa, perché va a toccare compiti che sono già di altre strutture, di altri organismi e, quindi, abbiamo la necessità di un riordino trasparente e della definizione precisa dei ruoli e dei compiti.
  Sulla nomina del nuovo presidente di «Sport e salute» – l'ha espresso anche Pag. 13pubblicamente una persona che conosciamo – per molti di noi che vengono dalla seconda, terza legislatura, è una persona di grande professionalità, quindi non posso che esprimere un giudizio positivo e augurargli buon lavoro.
  Quanto al professionismo femminile, Ministro – lei sa che da tempo seguo questa materia – la ringrazio, perché in una precedente audizione ha manifestato la volontà di fare un tavolo di lavoro anche su questo. A me, da donna, dopo tanti anni di ritardi in questo Paese, piacerebbe chiamarlo «professionismo» e non più «semiprofessionismo». Bisogna convincere tutte le federazioni a lavorare in questo senso, però apprezzo che da parte sua ci sia questa volontà e troverà il mio pieno sostegno per lavorare in questo senso. Quindi, buon lavoro Ministro.

  PAOLA FRASSINETTI. Grazie presidente. Grazie, signor Ministro. Espongo alcuni punti in modo sintetico per lasciare spazio anche al mio collega Mollicone e perché abbiamo già svolto un dibattito abbastanza articolato quando è stata presentata la legge delega sullo sport. In quell'occasione, a Fratelli d'Italia premeva molto la sorte dei centri sportivi scolastici, argomento che metterei di nuovo in rilievo; già allora avevamo individuato la mancanza di fondi e di docenti preposti a questo.
  Un altro punto, ne ha appena parlato la collega, è quello del professionismo relativamente agli sport femminili – non solo il calcio, ma anche il volley – e a quella linea molte volte indistinta tra dilettantismo e professionismo che, in Italia, spesso viene supportata dai corpi militari. Anche lì bisogna cercare di capire come intervenire, in modo da mettere un po’ di ordine in questa situazione di incertezza che, purtroppo, sul campo rimane.
  Relativamente alle risorse che mancano, penso che vadano distribuite in modo equo e qui entrano in campo i diritti televisivi del calcio di serie A. Le risorse andrebbero distribuite per altri sport, ma anche per l'Autorità nazionale anticorruzione, per prevenire il fenomeno delle scommesse clandestine e della ludopatia. Anche su questo Fratelli d'Italia si era impegnata nel dibattito sulla legge discussa in giugno.
  Concludo parlando del problema stadi e del problema tifosi. Credo che bisognerebbe pensare anche a una distinzione dei settori, ad aree dedicate a chi vuole stare in piedi – anche in Inghilterra ci si è orientati in questo senso – sia per aumentare la capienza, sia per far sì che ci sia una diversificazione del costo del biglietto. I biglietti sono in alcuni casi troppo cari; il calcio è uno sport popolare e, pur essendo dell'avviso che esiste un disegno volto ad allontanare la gente per farla stare davanti alla televisione, ritengo che gli stadi vuoti facciano tristezza, a differenza di quelli pieni di tifosi.
  Passiamo al tema della violenza. Al di là di alcune anomalie – da avvocato, molte volte mi viene l'orticaria a vedere Daspo assegnati a persone che hanno già avuto una sentenza di assoluzione – possiamo dire che dentro gli stadi la violenza per fortuna non esiste quasi più; si è spostata fuori e questo è un problema di cui bisogna interessarsi. Esiste poi l'emergenza della violenza nel calcio giocato dai bambini: non è possibile che i genitori si picchino davanti ai loro figli che giocano. La stampa se ne è occupata diverse volte, anche negli ultimi mesi: è un tema preoccupante in termini di educazione perché, se dobbiamo preoccuparci dei genitori, significa che il percorso per estinguere, per estirpare la violenza è ancora lungo e va fatto sia nelle scuole, sia nei centri sportivi. La ringrazio.

  MARCO MARIN. Grazie Ministro per la sua relazione che arriva dopo cinque mesi di difficoltà: sinceramente mi aspettavo qualcosa di molto diverso. Ha fatto un intervento più da dirigente, che da Ministro dello Sport, perché ha mancato troppi punti importanti. Siccome immagino che lei abbia uno spirito costruttivo, glieli enuncio, brevemente, per capitoli rapidi.
  Comincio dai decreti attuativi. I decreti attuativi di una legge delega tanto significativa per il mondo dello sport, sono troppo importanti perché un ministro possa intervenire e concentrarli nei quindici, venti secondi della parte finale dell'intervento. Immagino che lei ci stia lavorando. Immagino Pag. 14 che stia lavorando su «Sport e salute». Non entro mai nel merito del valore delle persone e non faccio mai discorsi personali. Osservo solo che il precedente presidente di «Sport e salute» ha rassegnato le dimissioni. «Sport e salute» ha un ruolo molto importante, gestisce lo sport italiano. Avrei voluto sentire perché il presidente Sabelli si è dimesso da «Sport e salute». Siccome si tratta di gestire centinaia di milioni di euro di soldi pubblici, sarebbe opportuno conoscere per quale motivo il presidente, dopo pochi mesi, ha rassegnato le dimissioni, quali sono gli indirizzi che lei vuole dare, quali sono i contenuti dei decreti attuativi. Questo è il primo punto.
  La seconda cosa: ricordava giustamente il collega Barbaro la questione della scuola. Quando lei farà i decreti attuativi, dovrà spiegarci chi gestirà lo sport agonistico, chi gestirà lo sport di base, quali saranno le risorse e da dove verranno spostate. Spero non si faccia il «gioco delle tre carte». Vorrei capire se verranno tolti soldi che venivano dati al CONI e alle federazioni per lo sport agonistico, che in questi anni hanno supplito a molte deficienze dello Stato, per esempio nella scuola. Le risorse sono sempre le stesse? Per esempio, rispetto allo sport agonistico, per le olimpiadi di Tokyo, chi mette i 20-21 milioni di euro necessari? Non ho ancora capito da dove verranno fuori e il tempo corre veloce; le Olimpiadi del 2020 si avvicinano molto velocemente. Quindi, chiedevo: i soldi sono sempre gli stessi o cambiano? Per quanto riguarda la scuola, come diceva il collega Barbaro, ho sentito enunciazioni di principio. Non ho sentito nulla di concreto. È vero che c'è una legge che aspetta ancora di essere esaminata dalla Commissione al Senato. Mi auguro, che sia stata calendarizzata. Mi sarebbe piaciuto sentire da parte sua una parola anche in questo senso.
  Qualche parola, per andare brevemente, sulla legge olimpica. L'Italia ha avuto questo grande onore di poter organizzare i Giochi Olimpici Invernali del 2026 fra Milano e Cortina. Quando arriverà la legge olimpica? E, sempre col principio di trasparenza, verrà nominato un commissario, come le è stato chiesto, per esempio, dalle regioni e dai comuni, quindi Milano, Cortina, Veneto, Lombardia? Glielo chiedo da un punto di vista politico trasversale, perché lo sport non può avere colore politico. Non ho ancora capito se la sua decisione sarà quella di facilitare la nomina del commissario, se lo riterrà opportuno o, invece, no.
  Ha parlato prima del razzismo. Forza Italia e Lega hanno già presentato una proposta di legge contro il razzismo, a firma mia e dell'ex Sottosegretario allo Sport, Giancarlo Giorgetti, e dei due capigruppo della Camera di Forza Italia e della Lega. Facciamo qualcosa di concreto o vogliamo delegare questo alla FIGC che già fa moltissimo? Il calcio, così come un'intera città, tutta una curva, o un'intera tifoseria possono essere tacciati di una cosa tremenda come un comportamento razzista, per colpa di una o due persone. Anche su questo cosa facciamo di concreto? Deleghiamo la FIGC o guidiamo questo progetto insieme alla Federazione e a tutto lo sport? Perché non è un fenomeno che riguarda solo il calcio professionistico. Purtroppo devo andare per sommi capi, ma sono certo che poi il collega Moles e altri colleghi toccheranno ancora altri aspetti.
  Con molta sincerità e dispiacere, le dico che, dopo cinque mesi, da lei mi aspettavo qualcosa di più concreto, piuttosto che mere enunciazioni generiche. Perché vede, qui non si tratta di far fare sport a migliaia di ragazzi. Nelle federazioni sportive italiane sono iscritte 4 milioni e mezzo di persone che praticano lo sport; non si tratta di qualche migliaia, come ricordavano il Presidente e il senatore Barbaro, che ha anche qualche incarico sportivo. Anche per pochi, anche per un solo ragazzo si deve fare di tutto per portarlo nel mondo positivo dello sport; ma qui parliamo di 4 milioni e mezzo di persone e, soprattutto, parliamo di un mondo che si appoggia totalmente sul volontariato e che va aiutato in modo concreto.

  ANDREA ROSSI. Grazie presidente e grazie anche al signor Ministro. Un elemento che è da rimarcare è il ritorno all'istituzione, dopo una breve parentesi in Pag. 15questa legislatura, del Ministro dello Sport che rappresenta un valore aggiunto, anche di immagine, per questo settore che, come lei giustamente ha sottolineato, rappresenta non solo una dinamica che sta all'interno della competizione, alla dimensione sportiva di tipo fisico, ma anche un elemento per abbattere le barriere. Ha una valenza culturale e una educativa. Ritengo che dovremmo sempre partire da lì per dare valore, come istituzioni, a una materia che, purtroppo, è stata considerata di serie B e mai, invece, per il suo grande valore intrinseco.
  Come hanno fatto altri, cerco di andare per spot. Il primo punto è stato ricordato anche da alcuni colleghi e, da ultimo, dal collega Marin. È il tema della recente legge delega. Lei sa che il nostro gruppo politico è stato l'unico che ha votato contro la legge delega, soprattutto per una questione di metodo. Non c'è stata quella necessaria condivisione e concertazione che una riforma strutturale necessita. Prendiamo atto positivamente che lei sta lavorando, e vorrei capire quali sono gli indirizzi del lavoro che verrà fatto e che verrà prodotto con riferimento ai decreti attuativi. Prendiamo atto della sua volontà di ricercare il coinvolgimento di tanti attori istituzionali, di stakeholders, che non sono solo esclusivamente le commissioni parlamentari, ma anche le tante realtà che operano e vivono nel mondo del calcio. Prima di tutto ritengo che debbano essere loro i protagonisti di questa riforma, anche per recuperare un rapporto che, come è stato evidenziato anche da uno scambio di missive con il CIO, in base ai contenuti dell'articolo 27 della Carta Olimpica, corre il rischio – in virtù della legge delega – di non stare in una filiera con il Comitato Olimpico Internazionale. Questo è il primo tema: i decreti attuativi della legge delega e il rapporto con «Sport e salute».
  Il secondo tema che dovremo affrontare è quello della legge olimpica. È importante capire, come ricordava il collega Marin, se ci sarà un commissario, com'è stato per i Mondiali di sci, o se si prevedono altre forme di governance. Le do un consiglio: non ci si limiti ad emanare una legge olimpica che riguardi il mondo dello sport specificamente riferito alle discipline che verranno toccate dalle Olimpiadi Milano-Cortina del 2026. Si studi una legge olimpica che consenta allo sport di essere sul territorio anche un volano di investimenti, infrastrutture e riqualificazioni. Tenga pure in considerazione gli aspetti ambientali e tutto il resto, ma che la legge olimpica non sia semplicemente limitata alla questione sportiva.
  Il terzo punto è legato a «sport e periferie». Al netto dell'importanza dei trasporti nelle periferie – anche perché c'è un progetto che arriva dai precedenti governi – do solo un consiglio al ministro. Al di là di interventi che sono meritevoli – come lo sport per tutti, i rapporti col mondo del settore sportivo – secondo me, occorre accendere un focus per capire quali sono oggi le esigenze del mondo del dilettantismo sportivo. Da un punto di vista normativo, le esigenze sono tante mentre, sul fronte delle risorse economiche ci sono alcune mancanze. A mio avviso, sarebbe opportuno da parte sua aprire un tavolo con il mondo del dilettantismo sportivo, perché queste realtà costituiscono le infrastrutture più importanti del nostro movimento sportivo; esse consentono alle amministrazioni locali di avere presìdi sociali, e garantiscono alla nostra comunità un elemento di inserimento, anche da un punto di vista sociale, per le persone con difficoltà e con disagi. Bisogna quindi immaginare di aprire un confronto vero sulle politiche che si possono fare per il sostegno del movimento sportivo dilettantistico. Penso che queste siano le sfide che potrebbero caratterizzare questa legislatura.
  Il quarto punto, già toccato dagli altri colleghi, riguarda la legge n. 91 del 1981. Da oltre 40 anni, c'è una legge che governa il professionismo sportivo. Sarebbe opportuno, in questa legislatura, anche attraverso i decreti attuativi, riuscire a modificarla per riuscire a raccogliere le nuove istanze.
  Ultimissimo punto: non ho sentito la parola regioni. Io arrivo da un'esperienza, prima di questa, più politica e più istituzionale, nella regione Emilia-Romagna. Pag. 16Penso che questa sia una regione che ha fatto tanto per lo sport, ma potrei parlare anche della Lombardia in termini di investimenti, di risorse e di leggi approvate. Sarebbe opportuno cercare, nel lavoro che lei svolge quotidianamente – può darsi che già lo faccia e non sia stato comunicato – un rapporto costante quotidiano anche con le realtà e con le istituzioni regionali, perché conoscono molto bene il territorio, avendo un rapporto diretto con gli uffici territoriali del CONI e con le varie federazioni sportive. Hanno un rapporto diretto con il territorio nel suo insieme e con tutte quelle istanze che esso naturalmente porta con sé, a parte le società sportive dilettantistiche. Penso sia importante costruire elementi di relazione e di coordinamento per rendere più efficaci le politiche che ha enunciato, e rendere più efficaci le risorse che vuole continuare a mettere all'interno del mondo dello sport. Grazie.

  NICOLA PROVENZA. Grazie presidente. Buongiorno a tutti. Buongiorno al Ministro Spadafora che ci ha delineato alcune delle linee programmatiche del suo ministero. Sono stati toccati punti interessanti e importanti, anche da un punto di vista delle misure messe in campo. È stato richiamato dal collega Fratoianni il punto fondamentale. Bisogna cercare di mettere in linea le misure con le risorse a disposizione. Il ministro ha fatto alcuni cenni importanti sotto questo aspetto. Mi riferisco al nuovo bando che prevede un raddoppio delle risorse, ma ho notato che il dibattito che si è aperto con gli interventi ha posto l'accento su argomenti che invece il ministro, dal mio punto di vista, ha trattato, in particolare relativamente alla scuola. Non dimentichiamo che l'attività sportiva in Italia rappresenta un'agenzia educativa importantissima che va in linea con quelle che sono le altre due agenzie educative sulle quali noi dobbiamo continuare a investire in maniera importante, non solo da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista culturale: la famiglia e la scuola.
  Sono davvero soddisfatto che si parli finalmente di sport come luogo di connessione sociale e di partecipazione per i giovani, per i diversamente abili e per chi si isola nel mondo virtuale, anche come prevenzione di tutte le forme di devianze giovanili, compreso l'abuso di alcol che nei minori tocca livelli spaventosi e che ancora oggi non occupa il dibattito politico nella maniera più congrua. La formazione di figure professionali, da un punto di vista psicosociale, può essere determinante in questo tipo di azione. Qualche volta ci piace declinare le linee generali, ma dobbiamo scendere sul terreno pratico e capire che la funzione sociale dello sport è fondamentale. Io vedo la legge delega, e tutto quello che verrà con i decreti attuativi, come un punto di snodo fondamentale per cogliere un'opportunità unica nel nostro Paese, che prima non era stata mai presa in considerazione. Ministro, la pregherei di osservare un'attenzione particolare a questo tema.
  Il tema «Sport e salute» viene definito spesso in una maniera incongrua. Dietro a questa nuova visione c'è una filosofia che non a caso cita il termine «salute». In una visione politica da qui a vent'anni, come lei ha provato ad accennare, siamo noi che dobbiamo incrementare le politiche sportive e portarle su un livello europeo. Oggi i dati ci dicono che questo può incidere in maniera determinante e risolutiva sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale. I dati emergenti sull'obesità infantile, dove addirittura nella mia regione occupiamo il primo posto in negativo, ci dicono che dobbiamo necessariamente incentivare tutte le forme di attività motoria. Come molti colleghi hanno sottolineato, questo parte dalla scuola e, da questo punto di vista, è la figura del laureato in Scienze Motorie nelle scuole primarie a rappresentare un apripista importante. Come si vede, gli addentellati di questa riforma sono assolutamente complessi, ma devono far parte di una politica integrata. Il nostro sostegno a questa riforma e all'attività di Governo, va in linea con l'integrazione delle politiche dal ministro Spadafora, sostenute nel suo ruolo istituzionale in concerto con il Ministro della Salute e con i Ministri dell'Istruzione e della Ricerca. Dobbiamo dare un contributo – spero che gli altri colleghi Pag. 17possano intervenire anche su questi argomenti – per farlo nella maniera più ampia possibile.
  Ho sentito alcuni colleghi citare il ritardo col quale ha dettato oggi le linee programmatiche. Qualcuno dovrebbe ricordare quello che lei ha detto riguardo allo sviluppo dei decreti attuativi: questo è un lavoro gigantesco che non si può fare in poche settimane.
  Concludo. In questo momento è importante ascoltare le linee programmatiche. Io la sollecito come ho già sottolineato, sulla funzione non solo sociale dello sport, ma anche per ciò che riguarda la salute. Mi auguro, nei prossimi incontri, di poter avere ulteriori dettagli per sostenere con maggiore convinzione una riforma epocale. Grazie.

  PRESIDENTE. Ricordo, per correttezza nei confronti del Ministro, che l'audizione del ministro Spadafora era stata già programmata per il 22 ottobre del 2019, ma non ha potuto tenersi a causa di una modifica dell'ultimo momento dei lavori dell'Aula del Senato. Nei due mesi successivi, novembre e dicembre, le nostre Commissioni sono state occupate a tempo pieno sul decreto-legge scuola, oltre che sulla manovra di bilancio. Poi c'è stata la sospensione dei lavori per le festività di Natale e, da ultimo, l'audizione programmata per il 21 gennaio è stata rinviata in seguito alla determinazione assunta dalla Conferenza dei capigruppo del Senato, che nella settimana dal 20 al 24 gennaio l'Assemblea e le Commissioni non tenessero seduta in relazione alle elezioni regionali di domenica 26 gennaio. Infine, la data del 28 gennaio si è rivelata inutile a causa dei lavori dell'Assemblea della Camera. In tutto questo tempo il Ministro Spadafora ha sempre tenuto ferma la sua disponibilità a venire, quando le Commissioni l'avessero invitato. La difficoltà nella programmazione dei lavori di Commissione, lo sappiamo non da oggi, è legata alle incertezze della programmazione dei lavori d'Aula che non dipende da nessuno dei due presidenti qui presenti.
  Do la parola al deputato Mollicone. Prego.

  FEDERICO MOLLICONE. Grazie presidente. Ringrazio il delegato Spadafora per averci riportato alcuni indirizzi anche in maniera molto approfondita. C'è una premessa che tengo a fare, come Fratelli d'Italia – non me ne vogliano i colleghi – sull'attuale organizzazione, che non riguarda l'attuale delegato, ma la scelta del precedente Governo di istituire «Sport e salute». Abbiamo già detto, in tempi non sospetti, quando al Governo c'erano i colleghi della Lega, che per noi era sbagliato spostare tutti i fondi in una struttura che dipendesse direttamente dalla Presidenza del Consiglio. Ripeto che questo non è un addebito che faccio a questa rappresentanza, anche se la forza al Governo era la stessa, pur se di altro orientamento.
  Ci troviamo in una situazione paradossale, per cui a gestire circa 600 milioni di euro per lo sport di base, per gli enti sportivi e per tutte le attività, oltre a essere stato esautorato il CONI, di fatto c'è una struttura che ha un indirizzo politico, e non tecnico. Il nuovo responsabile tecnico è Cozzoli, che però viene dal MISE. Sabelli almeno aveva una formazione manageriale, mentre Cozzoli ha una formazione più amministrativa. Sarà sicuramente in grado di gestire una struttura simile, però non è solo una questione di conti, ma anche di visione; siccome pensiamo che la visione debba essere tecnica e non politica, questo poteva essere garantito dal CONI, fermo restando che le mediazioni hanno sempre strutture complesse, con un riflesso politico. Qui, non si tratta di un riflesso: abbiamo la sorgente politica che ieri era della Lega, oggi è del Movimento 5 Stelle e domani magari sarà di Fratelli d'Italia. Non è una polemica contro il Governo, ma sulla struttura amministrativa che governa lo sport. Mi sento di dirlo e affrontarlo in questa sede. Non possiamo tacere. A me dispiace, amico e senatore Barbaro, ma queste cose le dicevo anche quando c'era la Lega al Governo. Deve essere riconosciuta la nostra trasparenza e linearità.
  Nel merito ci sono alcune questioni.
  Parliamo del Foro Italico. Arrivo ora da un'interrogazione in Aula al Sottosegretario Buffagni sulle iniziative del MIBACT di Pag. 18carattere conservativo e di riqualificazione del Foro Italico. La risposta che ci è stata data non è soddisfacente. Ministro Spadafora, la mia domanda riguarda la tutela del Foro Italico. La risposta che abbiamo ricevuto è stata la seguente. «Abbiamo fatto i rilievi, e sappiamo che è degradato. Ora “Sport e salute” vedrà cosa fare.» No, noi chiediamo che cosa intende fare. Il Sottosegretario Buffagni non sapeva che è stato fatto un concorso internazionale di idee con gli ordini degli architetti. Una prima fase è stata espletata il 10 gennaio, e adesso c'è la seconda fase con i «Sette progetti», ma su questo siamo molto preoccupati. Abbiamo avuto progetti modernisti, con Veltroni, che andavano a stravolgere il Foro Italico, come è già successo per la Città dello Sport, che sta lì come cattedrale nel deserto nello skyline di Roma sud, una struttura in acciaio costosissima e inutilizzata. Per questo motivo siamo molto preoccupati e chiediamo quale siano le iniziative in corso, visto che si parte dal luogo simbolo dello sport italiano: la sede del CONI, il Foro Italico.
  Vorremmo poi capire come verranno gestiti i fondi per gli enti di formazione sportiva. A parlare è una forza politica che ha abbinato la propria proposta di legge a quella della maggioranza, e ha chiesto e ottenuto l'inserimento dell'educazione motoria nelle scuole. Abbiamo e rivendichiamo la sensibilità storica, iniziata con Rampelli nelle passate legislature, e che porto avanti insieme alla collega Frassinetti. C'è una sensibilità storica riguardo allo sport di base che è la vera ricchezza di questa nazione. Ricordo sempre che Fratelli d'Italia – questo riguarda perlopiù il Presidente Fico – ha chiesto l'inserimento della dicitura «sport» nel nome della Commissione. La VII Commissione si occupa di sport, ma non viene riportato nella sua dicitura. Sembra assurdo, ma abbiamo dovuto fare una proposta di legge firmata da tutti i capigruppo, perché venisse modificata e spero che il ministro possa intervenire presso il Presidente, come ho fatto anch'io, per dare il giusto rispetto a chi si occupa di sport.
  Infine, penso che ci sia la necessità di capire quale sia il bilanciamento di questa nuova organizzazione. Per esempio, potrebbe essere, un rapporto trimestrale del ministro con le commissioni competenti. Occorre, ripeto, trovare un bilanciamento perché riteniamo che ad oggi lo sport italiano più che «Sport e salute» – ma questa è una critica di architettura normativa – sia di fatto «sport e politica», perché indubbiamente è di questo che stiamo trattando. Abbiamo un organismo politico che fa capo alla Presidenza del Consiglio che gestisce lo sport italiano. Sono molto preoccupato e quindi chiedo quali siano i contrappesi di questa situazione. Grazie.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
DELLA VII COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI PAOLA FRASSINETTI

  PRESIDENTE. Grazie all'onorevole Mollicone. La parola al senatore Moles, prego.

  GIUSEPPE MOLES. Grazie. Ringrazio il signor Ministro per il suo intervento. Credo che, a prescindere dalla questione dei cinque mesi, la priorità di tutti, e soprattutto quella del Ministro, sia quella di far conoscere le sue linee programmatiche. Quindi lo ringrazio per il suo intervento che è stato il resoconto però di una serie di attività – tra l'altro, in parte anche precedenti alla sua nomina – e un'enunciazione di una serie di contenuti, anche condivisibili devo dire, ma generici in alcune situazioni. Questo è un peccato, perché lei ha parlato di una visione di sistema. Vorrei capire qual è il suo nuovo concetto di sistema, qual è questa nuova visione che è propria delle linee programmatiche del nuovo Ministro. Lei ha parlato, per esempio, dei fondi delle società dilettantistiche, del movimento sport italiano, per andare incontro alle esigenze delle realtà locali. Signor Ministro, vorrei chiederle attraverso quali strumenti e attraverso quali sue idee programmatiche. Per esempio, chiedo se i 10 milioni in più per il sociale, verranno gestiti direttamente dal Ministero. In merito al bando sulle Pag. 19periferie, lei ha parlato di orientare meglio gli investimenti, annunciando anche, se ho capito bene, un aumento dei fondi. Quindi le chiedo qual è la sua idea per orientare meglio questi investimenti. Relativamente alle misure di accesso allo «sport per tutti» – come è stato anche forse accennato già dal collega Barbaro – lei ha già fatto una valutazione sui pro e i contro e sugli esiti di quello che è stato il processo finora attuato? Come attuare ed estendere, se lei vuole, questa misura? E con quanto?
  Sulla legge olimpica ha fatto cenno a una serie di norme che si stanno preparando, ma quali sono i contenuti, le cifre, le coperture e le garanzie? Il collega Marin le ha chiesto se intende nominare un commissario alle agenzie degli impianti.
  Per noi dovrebbero essere molto interessanti, come per lei signor Ministro, i contenuti delle linee programmatiche del suo dicastero, che per il nostro Paese ha una importanza strategica. Ne hanno parlato vari colleghi, tra cui lo stesso Barbaro: noi di Forza Italia ci compiacciamo che abbia parlato della proposta sulla scuola, che lei ha definito «epocale» e che ancora giace lì.
  Concludo. I decreti attuativi sono in ritardo. Noi siamo pronti a confrontarci; ma, poiché gran parte delle materie da lei accennate faranno parte dei decreti attuativi, mi auguro che ci sia una continuativa, piena e costante collaborazione con il Parlamento, così com'è stato fatto nelle Commissioni, in passato, con i contenuti della legge delega perché quelli sono i contenuti attuativi delle sue linee programmatiche. Quindi l'attendiamo con fiducia al varco, se me lo consente. Grazie, signor Ministro.

  DANIELE BELOTTI. Grazie. Vado subito al metodo. Ministro, lei ha introdotto la sua relazione dicendo «grazie dell'opportunità che mi date». Questa non è un'opportunità: è un dovere.
  Al di là della cronistoria che ha fatto prima il presidente Gallo, noi abbiamo chiesto quattro o cinque volte questa audizione. Abbiamo audito anche altri ministri e non si capisce perché gli altri sono venuti in tempi ragionevoli, mentre qui abbiamo dovuto aspettare cinque mesi. Quindi: finalmente!
  Prendiamo atto anche di una cosa che lascio poi valutare alla coerenza del Movimento 5 Stelle: uno dei punti che lei ha subito premesso è di implementare l'Ufficio della segreteria del Ministro – che oggi conta venti persone – del piccolo ministero senza portafoglio che è quello dello sport. Lei ha detto, e io ne ho preso atto, che doveva essere un sistema snello; invece diventa, secondo la logica del Movimento 5 Stelle, un sistema vecchio stile che implementa e aumenta le dotazioni dei vari ministri.
  Terzo punto. Riprendendo il discorso della tempistica, sinceramente ci ha sorpreso che lei abbia incontrato i delegati regionali del CONI, immagino per la prima volta, il 18 febbraio, ovvero quasi sei mesi dopo la sua entrata in carica. Se si incontrano i principali protagonisti sul territorio sei mesi dopo l'entrata in carica di un ministro, allora si spiegano tante cose. Ad esempio, l'attuazione della legge delega, approvata a larghissima maggioranza in aula alla Camera e che è un elemento fondamentale per rimodernare il mondo dello sport, è stata relegata a pochi secondi, alla fine dell'intervento. La tempistica è prevista fino ad agosto, però ci si aspettava che questa legge entrasse a regime subito.
  Per quanto riguarda le scuole, una parte di quella legge affronta i temi dei centri sportivi scolastici, che speravamo partissero almeno in fase sperimentale con il prossimo anno scolastico. Invece, di questo passo, si arriverà alla fine degli ultimi giorni del mese di agosto, ed è impensabile che le scuole si adeguino per l'anno scolastico 2020-2021. Però, su questa legge delega, c'è una collaborazione da parte dei vertici del CONI, o c'è un ostruzionismo, come si legge in alcuni articoli di giornale? Ricordo, come una delle pagine più brutte della dirigenza dello sport italiano, la lettera inviata da qualcuno che sta all'ultimo piano del palazzo del CONI al CIO, che ha pregiudicato e ha messo a rischio la candidatura alle Olimpiadi del 2026. Come sono i rapporti su questo? L'ha detto prima Marin: il presidente di «Sport e salute» si è dimesso Pag. 20perché è stato gentilmente spinto alla porta per far sì che si dimettesse; è stato defenestrato. Ci vuole spiegare quali sono i motivi?
  C'è un'altra questione importante. Dopo le Olimpiadi, inizia l'anno elettorale all'interno del CONI. Alcune federazioni ci hanno segnalato che c'è una specie di gioco, o di corsa, a creare società fittizie per avere più peso elettorale. Visto che il CONI ha una vigilanza sportiva, c'è da parte del Ministero un'attenzione su questo aspetto? Questo è l'anno in cui si va incontro a un appuntamento importantissimo come le Olimpiadi, quindi non è una questione di secondo piano.
  C'è poi il discorso dei tifosi. Lei parla spesso della questione del razzismo negli stadi. Io ho una piccola esperienza, di 45 anni, nel mondo degli stadi e delle curve, non certo delle tribune. Al di là di questo, il Ministero non fa pressione verso la Lega Calcio di serie A e di serie B, soprattutto in serie A, a far sì che lo sport resti popolare. Negli ultimi due anni c'è stato un incremento dei prezzi delle curve e dei settori ospiti che è impressionante: a Cagliari, 60 euro; a Lecce, 60 euro; per Milan-Inter, al terzo anello, per un derby, 70 euro; per Roma-Juve, 62 euro; per Inter-Udinese, 50 euro. A Torino, la Juve pratica un prezzo fisso di almeno 43 euro per il settore ospiti. Vogliamo togliere i tifosi dagli stadi, o vogliamo lasciarli? Vogliamo far sì che lo sport del calcio sia ancora uno sport popolare, o vogliamo che diventi come negli Stati Uniti, un salottino, con Coca Cola e pop-corn? Chi vuole portare la famiglia allo stadio al seguito della propria squadra, deve dilapidare lo stipendio.
  Chiudo con la questione donne del professionismo. Le federazioni professionistiche sono solo: calcio, boxe, ciclismo, motociclismo, basket e golf. Nessuno si è mai chiesto perché tutte le altre federazioni non applicano il professionismo. Ad esempio, non viene applicato nel volley, perché per le società comporta un grosso peso economico. Le donne che hanno fatto i mondiali di calcio hanno grande visibilità, ma se si porta il professionismo dove non c'è mercato, non si trovano nemmeno i tifosi e non c'è possibilità di sostenerle, si hanno campionesse che hanno tutti i benefici legittimi, ma si mortificano e si distruggono tutte le società medio-piccole che non riescono a reggere questi costi. Per avere le campionesse, bisogna avere dei vivai, ma introducendo il professionismo i vivai non stanno in piedi. Chi non vive queste cose, si fa affascinare dall'aspetto ideologico e dal momento. Il calcio femminile sta avendo successo perché sono entrate le grandi società: Juve, Milan e Inter. Vorrei informarvi che le società storiche del calcio femminile sono il Tavagnacco, il Bardolino, il Mozzanica: località che probabilmente per tre quarti nessuno conosce, a parte Bardolino che forse si conosce per il vino. Queste società hanno chiuso. Il Mozzanica, squadra in provincia di Bergamo, da sempre in Serie A, ha chiuso lasciando a piedi decine di ragazzine. È positiva l'equiparazione, per le donne, però non enfatizziamo perché è un boomerang per lo sport femminile. A meno che lo Stato non preveda una contribuzione per gli oneri e i contributi previdenziali, non credo che queste società possano restare in piedi. Grazie.

  SIMONE VALENTE. Grazie presidente. Buongiorno Ministro. Grazie per essere venuto e per aver esplicitato le sue linee guida. Penso che lei abbia un grande compito e abbia in mano un ministero molto complesso, con grandissime potenzialità. Come primo punto vorrei dire che, e lei lo sta già facendo, deve farsi garante di tutti nel mondo sportivo. Dico questo perché, negli ultimi mesi ci sono state troppe conflittualità. Alcuni punti sono stati affrontati più pubblicamente, invece che nelle sedi opportune, dove dovrebbero essere affrontati e si continua, con questo modus operandi che non appartiene alla politica, a destabilizzare il mondo sportivo. Questo è molto importante perché tutti sappiamo che i nostri atleti e le federazioni sportive nazionali si stanno preparando a un evento importantissimo, le Olimpiadi di Tokyo. Mi viene in mente che, qualche mese fa, alcuni atleti molto conosciuti, che tutti vedremo in azione ad agosto, mi contattarono per chiedermi se fosse vero che l'Italia non avrebbe Pag. 21partecipato alle prossime Olimpiadi, a causa della riforma. Se noi continuiamo, anzi, se qualcuno continua a mettere in discussione queste cose e parlare al mondo sportivo in un certo modo, secondo me, toglie a tutti tempo ed energie per migliorare il mondo sportivo, che è un po’ l'auspicio sia della riforma, sia di tante federazioni sportive nazionali, enti di promozione e discipline sportive associate.
  Per eliminare i conflitti, intendo chiarire il prima possibile, come ha detto anche la collega Sbrollini il ruolo del CONI, del personale e del territorio. Dobbiamo aver chiaro, e io ne sono convinto, che questa sia una riforma. Ci sono due leggi approvate dal Parlamento e in tale direzione si deve proseguire, perché ci sono tantissimi temi da portare avanti.
  «Sport e salute» è nata per mettere in contatto diversi mondi e diversi ministeri, perché l'approccio deve essere sempre interministeriale e multidisciplinare, ormai è questo che ci chiede il mondo moderno. La struttura «Sport e salute» deve però avere obiettivi precisi che derivano dalle linee guida che ci darà il Ministro: su questo, apprendiamo positivamente che ha in mente un'agenda. Qualcuno chiedeva con quali risorse. Innanzi tutto, le recenti leggi hanno stanziato ulteriori 60 milioni di euro all'anno in più allo sport, e non sono pochi. Queste risorse dovranno però essere impiegate al meglio per creare progetti rivolti allo sport di base, allo sport dilettantistico. Tuttavia, oltre a quelle, si deve incidere sulle risorse già esistenti in base agli obiettivi che dà lei, e in base alla capacità della struttura «Sport e salute» di mettere a terra tutti questi obiettivi e di realizzarli. Ce ne sono alcuni importantissimi che si possono prendere in considerazione. Il rapporto dell'Istituto superiore di Sanità del 2018-2019, ad esempio, riprende le linee guida dell'Organizzazione mondiale della Sanità sulla prescrizione di esercizio fisico minimo giornaliero che ogni individuo dovrebbe fare. Se si ponessero quegli obiettivi da realizzare, per il Paese sarebbe un ottimo punto di partenza. L'istruzione, importantissima, è la base di tutto. Lei ha citato la proposta di legge sull'educazione fisica, ora ferma in Senato, e anche questo è un interessamento che ci fa molto piacere. Sappiamo, inoltre, che la ministra Azzolina sta lavorando per portare a casa questo grandissimo risultato, che è un po’ il minimo sindacale: si parte da quello per poter costruire ancora di più. Per quanto riguarda il Ministero della salute e la prevenzione, secondo me, dovranno avere un ruolo importante gli operatori che tutti i giorni lavorano nelle palestre e nelle società sportive, ovvero i laureati in Scienze Motorie. Ogni anno le università italiane sfornano tantissimi professionisti, tantissimi operatori, che dovrebbero trovare più spazio a livello lavorativo, oltre ad avere un riconoscimento giuridico della loro professione, con tutte le tutele, anche nell'ambito sanitario, per lavorare in stretta correlazione con le strutture sanitarie perché sono fulcri fondamentali per questo sviluppo.
  Ora passo all'impiantistica sportiva. Il primo punto: è bene che ci sia un censimento.
  Sul lavoro sportivo non facciamo passi indietro parlando di professionismo e semi professionismo, ma concentriamoci sul lavoro sportivo con tutto quello che ne deriva.
  Secondo me, uno dei fili conduttori per raccontare il Paese, e fare politiche di sviluppo, da qui al 2026, deve essere la montagna! Lei ha citato tantissimi eventi sportivi, io aggiungo anche i mondiali di quest'anno di biathlon di Anterselva, la Coppa del Mondo di Cortina, che lancerà i mondiali di sci del 2021. Questo può essere un volano di sviluppo, e in questo la Federazione Sport Invernali sta facendo un grandissimo lavoro. Cosa si può fare di più? Con il decreto legislativo, che sarà incentrato, soprattutto, sulla sicurezza di impianti sportivi sciistici, e con norme innovative, si darà ancora maggiore attenzione a un settore che può essere importante per questo Paese. Grazie.

  LUIGI CASCIELLO. Grazie presidente. Buongiorno Ministro Spadafora. Tornerei sul problema delle politiche giovanili, perché mi pare evidente, lo sottolineava anche il collega Fratoianni, che non ci sia stato alcun accenno, mentre sarebbe interessante Pag. 22 capire lungo quali direttrici lei intende agire. Sarò estremamente sintetico.
  Lei incontrerà il 23 febbraio i delegati regionali del CONI. Credo che sia fondamentale, come ha già detto qualche collega, procedere a un censimento dell'impiantistica sportiva. Sicuramente non le sfuggirà, visto che lei è campano come me, che nel Mezzogiorno la situazione dell'impiantistica sportiva è oltre il limite della decenza, non della sufficienza. Addirittura alcuni capoluoghi di provincia non hanno nemmeno un palazzetto dello sport, nonostante in passato siano stati anche stanziati dei fondi. Sull'impiantistica e sull'intervento finanziario, molti comuni hanno il problema della realizzazione dei progetti esecutivi, perciò non possono accedere ai fondi. Sarebbe opportuno che, partendo dal problema dell'impiantistica sportiva, venga affrontato questo argomento.
  Prima il collega Belotti poneva il problema dell'accesso allo sport, affinché il calcio rimanga uno sport popolare e resti uno spettacolo accessibile per le famiglie e citava qualche prezzo dei biglietti. Si pensi che a Napoli, dove la situazione economica non è sicuramente quella di Bergamo, i biglietti di Napoli-Barcellona, ottavi di finale di Champions League, vanno da 134 euro per un posto in curva, a 269 euro. Credo che da questo punto di vista sarebbe opportuno incontrare la Figc o, ancora più importante, incontrare la Lega Serie A, la Lega Serie B, e la Lega nazionale dilettanti perché nei dilettanti, a proposito di partecipazione, non vorrei che si dimenticassero gli ultimi episodi tragici che sono si sono verificati tra tifoserie. È vero che non è un problema delle società, però è necessario un intervento e una programmazione culturale. È una questione di sensibilizzazione che va affrontata. So che lei è attento a questi argomenti. Forse è il caso di coinvolgere le scuole, soprattutto nelle aree periferiche del Paese.
  Infine, segnalo un problema particolare, anche per ricordare che Forza Italia non si espresse certo a favore della legge delega sullo sport, pur riconoscendo la necessità di una riorganizzazione del settore. Tuttavia, quella legge delega aveva molte lacune, a cominciare dall'istituzione di «Sport e salute». È stato istituito il Registro nazionale degli agenti sportivi. Non tutti sapranno che il CONI – perché gli agenti sportivi non riguardano solo il calcio ma tutte le varie discipline – il 15 gennaio ha informato i suoi uffici di aver sospeso l'istituzione e l'attuazione del registro. Dai suoi uffici è pervenuta solamente una presa d'atto, senza manifestare alcuna perplessità, nessuna considerazione su questa decisione del CONI che riteniamo grave, perché il settore andava riformato con una legge, con un decreto che è stato approvato. La legge c'è; bisogna eliminare le zone nebulose, non chiare, tra l'altro con un giro di affari non sempre limpido, perché non regolamentato. Tuttavia, ci sorprende che dal suo Ministero, dai suoi uffici non sia stato fatto notare al CONI che la sospensione dell'istituzione del Registro nazionale degli agenti sportivi – ci sono state peraltro sentenze della magistratura amministrativa sfavorevoli a chi ha fatto ricorso – di fatto dà l'opportunità a quasi 40, 50 agenti non regolamentati di restare e di continuare le proprie trattative, perseverando in una situazione di non chiarezza dal punto vista legale e finanziario. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Prima di passare la parola al Ministro Spadafora per la replica, volevo precisare che le politiche giovanili non sono di competenza di questa Commissione, ma della Commissione affari sociali. Prego, Ministro.

  VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le politiche giovanili e lo sport. Grazie presidente. Grazie a tutti i deputati e senatori. Intanto permettetemi di ribadire quello che è stato detto prima. Ci tengo a farlo per l'enorme rispetto che ho nei confronti del Parlamento, facendone parte io stesso, e per il ruolo dei deputati e dei senatori. Ribadisco che già dal mese di ottobre avevo dato la disponibilità per tutte le date che le presidenze delle due Commissioni mi avevano proposto e, di volta in volta, sono state modificate per le motivazioni che sono state dette prima, che rispetto, ma che non hanno mai riguardato la mia mancanza di volontà a voler essere presente in audizione. Pag. 23
  Entriamo nel merito di alcune cose. Ci sono alcuni temi trasversali che avete trattato tutti quanti, quindi permettetemi di dare una risposta complessiva su quelli più complessi che sono stati citati da tutti, poi entrerò nello specifico delle richieste dei singoli deputati e senatori. Il tema generale che è stato trattato da tutti è quello della visione: ovvero, se abbiamo o meno una visione in questo momento sulle politiche dello sport nel nostro Paese. Sì, l'abbiamo e lo rivendico con molta attenzione. Credo che questi mesi in cui non abbiamo avuto modo di vederci, non siano assolutamente passati invano. Sono mesi in cui abbiamo studiato e abbiamo approfondito. Ho citato solo alcuni incontri, ma sono state centinaia le persone rappresentanti, ad ogni livello, del mondo dello sport, che ho incontrato. Siamo andati a sostenere i nostri atleti, le nostre atlete in giro per il mondo. Siamo andati nei luoghi di periferia dove ci hanno chiamato a vedere strutture fatiscenti o a chiedere l'aiuto dello Stato. Sono cinque mesi che non solo non sono passati invano, ma nei quali, più che fare azioni spot o comunicazione, abbiamo lavorato sui programmi, sulla scrittura delle linee programmatiche e degli atti di indirizzo, sul cercare di mettere ordine in un mondo che ho trovato – questo è inutile nascondercelo – in estrema fibrillazione, favorita, purtroppo, anche da un accentuarsi di personalismi che non hanno aiutato. Ho trovato una situazione di grande conflitto a prescindere dalle singole persone. Parlo delle istituzioni: tra CONI e «Sport e salute», tra «Sport e salute» e CONI, tra il CONI e alcune federazioni, tra alcune federazioni e «Sport e salute». Questo va detto, onde evitare che ognuno di noi, conoscendo la problematicità e la complessità del tema, non lo affronti con la chiarezza che secondo me quest'aula deve pretendere. Quindi, il mio obiettivo è stato innanzitutto quello di rimettere ordine tra tutto questo, nel rispetto dei ruoli. Credo che quando questa esperienza sarà terminata, tutto si potrà dire tranne che l'azione di questo Governo possa essere etichettata a favore o contro Tizio o Caio: è un'azione di governo orientata a favore di una governance corretta, trasparente e rispettosa dei ruoli di tutti nel mondo dello sport. Il CONI deve fare il CONI: deve occuparsi prevalentemente di preparazione olimpica e di svolgere tutta quella serie di iniziative che il CIO e la carta olimpica gli assegnano. «Sport e salute» è una società nata per gestire l'attività di servizio a favore del CONI, ma anche per implementare le politiche di sviluppo culturale e sociale del Paese nei confronti dello sport. Le federazioni hanno un ruolo ben preciso e, a cascata, il Comitato Paralimpico e tutte le altre realtà del mondo dello sport devono poter gestire il proprio ruolo nel massimo rispetto di ciascuno. Il mio auspicio – lo dico innanzitutto a me stesso, come Ministro – è che la politica e i partiti, anche nei fatti e non soltanto a parole, siano fuori da questo sistema e lo difendano nella sua autonomia e non intervenendo a gamba tesa a favore di Tizio o a favore di Caio.
  La mia azione che ispirerà la stesura dei decreti attuativi della legge delega – che saranno oggetto di confronto innanzitutto con voi e, come dicevo prima, anche con tutti gli altri stakeholders – non cercherà di pensare le persone che oggi pro tempore ricoprono ruoli di guida all'interno di queste istituzioni, ma cercherà di creare un sistema di governance che, a prescindere da chi sarà domani il Ministro dello Sport, da chi sarà il presidente del CONI, da chi sarà il presidente e l'amministratore delegato di «Sport e salute» e di tutte le altre realtà, possa dare al sistema dello sport italiano la garanzia di poter funzionare nel migliore dei modi, difendendosi da qualunque tipo di intromissione partitica o di altri soggetti che possano ledere all'autonomia dello sport, che dobbiamo difendere in ogni modo.
  La legge delega affronta problemi decennali, non problemi sorti ieri e, mi consentirete, in cinque mesi sarebbe stato un po’ atipico, se avessi già avuto pronto un lavoro preconfezionato che invece è un lavoro approfondito, complesso, un lavoro che stiamo svolgendo anche vedendo quali sono le buone pratiche a livello internazionale, quali sono le cose che ci chiede il CIO nel rispetto dell'autonomia, per esempio, del CONI, quali sono i modelli che hanno Pag. 24funzionato e che non hanno funzionato, ancora una volta scevri da ogni tipo di condizionamento di parte. Quindi, quello che proporrò come modello di confronto sarà un testo su cui potremo e dovremo confrontarci, per fare le scelte migliori, orientate semplicemente dall'ambizione comune di dare una risposta complessiva al mondo dello sport e a tutti quelli che nel nostro Paese lo praticano o devono essere sollecitati a praticarlo, senza risollecitare battaglie che hanno condizionato – questa è chiaramente una mia opinione personale – in maniera negativa e hanno dato un riflesso del mondo dello sport che esso non merita. Il mondo dello sport deve essere, per sua stessa natura, luogo di espressione di valori e di ideali forti, che però devono essere poi testimoniati nella concretezza da chi è ai vertici delle principali istituzioni sportive.
  Oggi il sistema di governance al quale ci ispiriamo non è differente da quello di altri Paesi e anche in Italia deve trovare un equilibrio maggiore con un CONI che, come dicevo prima, nella sua piena autonomia, deve poter lavorare pienamente per la preparazione olimpica, con tutta una serie di azioni e attività connesse; con «Sport e salute», che fornisce i servizi al CONI e, soprattutto, attua le direttive politiche: su questo, invece, rivendico che in uno Stato come il nostro, come in qualunque altro, debba avere invece una guida politica. Mi auguro che, anche quando non toccherà più a me avere l'onore di guidare questa responsabilità, al di là di qualunque maggioranza che comporrà i futuri Governi, ci sia sempre un Ministro, un Dicastero dello Sport, perché penso che questo sia innanzitutto un importante segnale politico per il nostro Paese. Per esempio, facciamo spesso riferimento alla Francia come uno dei modelli a cui ci ispiriamo di più; i ministeri dello sport, nei Paesi dove lo sport deve essere la priorità, hanno centinaia di persone che lavorano all'attuazione delle politiche di quei ministeri: abbiamo agenzie, abbiamo strutture locali territoriali. In Italia, non abbiamo mai creato tutto questo. Semmai sono d'accordo con l'analisi che si faceva prima circa il fatto che, a seconda dei momenti – non è una questione di destra, sinistra, Movimento, Lega o altro, ma storica – abbiamo delegato ad altri soggetti una funzione che deve essere principalmente dello Stato e del Governo, chiunque ricopra pro tempore una determinata carica. Oggi, nel caso specifico, ho l'onore di farlo io; domani sarà chiunque altro. Quindi, semmai, dobbiamo auspicare questo riequilibrio. Mi auguro che il Ministero dello Sport sia organizzato come Ministero nel nostro Paese, che sia sempre in grado di garantire questo equilibrio tra l'indirizzo politico, che deve essere portato avanti dallo Stato, tra le azioni che lo Stato non deve delegare, benché molto spesso tutta una parte di privato sociale, legato al mondo dello sport, abbia occupato uno spazio, anche nell'interesse delle comunità locali. Però, non dimentichiamo che questo è avvenuto perché lo Stato non ha avuto la forza di gestire questo tipo di attività. Oggi «Sport e salute» assegna i fondi, ma non li gestisce in proprio. Vorrei ricordare che il fondo è di 410 milioni ed è stato stabilito dalla legge, non certo da me, che 280 ne vengano destinati alle federazioni. Posso aggiungere – anche a beneficio del precedente presidente e amministratore delegato di «Sport e salute» – che in quest'ultima ripartizione sono stati attuati criteri, secondo me, oggettivi, che possono essere sicuramente perfezionati, ma che sono certamente di maggiore trasparenza nei confronti delle federazioni, se non altro perché sono stati assegnati all'inizio dell'attività, per evitare che una gestione delle risorse parcellizzata durante l'anno potesse essere motivo di altre forme di conflittualità all'interno al sistema sportivo. Quindi, 280 milioni sono gestiti dalle federazioni; 40 milioni sono stati assegnati per legge al CONI che li gestisce in totale autonomia. Personalmente, preferisco guardare alle cose per quello che sono e non a chi favorire o a chi non favorire. Sono del parere – ma questo lo vedremo poi con l'attuazione della legge delega – che il CONI, proprio per la sua attività specifica di azione di preparazione olimpica debba avere la massima autonomia possibile, come, tra l'altro, ci richiede il CIO. «Sport e salute», invece, a Pag. 25mio avviso, ha una sua funzione peculiare, legata, soprattutto, ai temi dell'istruzione e della salute, che non può e non deve essere svolta dal CONI, ma che può essere svolta insieme al CONI e alle federazioni, con linee guida che devono arrivare dal Governo e dallo Stato.
  In questo quadro si inserisce tutto quello che ci siamo detti. Era bene chiarire tutto questo, perché altrimenti giriamo attorno, se mi permettete, a una problematicità che tutti conosciamo, quasi a difendere un sistema o un altro, non in base a ciò che questo sistema esprime, ma in base alle persone che lo rappresentano momentaneamente. Di tutto potremmo essere accusati al termine di questa esperienza, tranne del fatto che le nostre azioni siano state orientate a favorire persone. Noi favoriamo un sistema. Favoriamo una governance dello sport e il principio che lo sport possa essere veramente qualcosa di cui il nostro Paese, a tutti i livelli, da quello agonistico a quello amatoriale, territoriale, possa essere fiero.
  Passando agli interventi, rispondo al senatore Barbaro. «Sport per tutti» non è stato assolutamente, in questa prima sperimentazione di poche settimane, un fallimento; il rapporto con i tesserati non funziona perché i tesserati delle federazioni sono già tesserati, ma su quello poi bisognerebbe aprire tutto un altro capitolo, che non è il momento di aprire ora. Il tema, però, è proprio di arrivare non a una parte dei tesserati, ma a tutti quelli che non vi avevano accesso fino a oggi, per motivi soprattutto economici e sociali. Per me 43.000 persone sono ovviamente poche, ma sono tantissime rispetto a un progetto che è iniziato ieri e che nel 2020 cercheremo di implementare.
  Ho fatto accenno, invece, – lo hanno ricordato alcuni parlamentari – alla proposta di legge che riguarda la scuola. Naturalmente sono un sostenitore di tutto quello che potrà essere fatto, anche modificando e accettando tutta una serie di suggestioni che arrivano da proposte di legge in materia che sono in discussione. Da questo punto di vista ho grande rispetto per il lavoro che si dovrà fare al Senato e alla Camera. Daremo, a livello governativo, tutto l'impulso possibile, perché è estremamente importante.
  Concordo pienamente con quello che diceva l'onorevole Fratoianni sul cercare modelli, anche prendendo esempio. Lo abbiamo fatto mi creda – e penso forse anche di capire a quali si riferiva- con modelli locali di coinvolgimento e di partecipazione dei giovani, anche legati al tema dello sport, come giustamente la Presidente ha ricordato poc'anzi. Non mi sono intrattenuto molto sul tema dei giovani anche per rispetto ai colleghi della Commissione affari sociali, ove sono convocato nelle prossime settimane per illustrare le linee programmatiche. Tuttavia, non c'è dubbio che questo binomio esista e noi faremo in modo che anche tutte queste esperienze locali che stiamo analizzando e che abbiamo già analizzato in questi mesi possano essere un punto di riferimento per non andare ogni volta a inventare cose nuove, ma per prendere a riferimento quello che già funziona e, semmai, migliorarlo. Sono d'accordo, questo lo diceva anche la senatrice Sbrollini, su questo binomio e penso, senatrice, di averle in qualche modo risposto con quella promessa su come penso che la legge delega debba intervenire sui ruoli del CONI e delle altre strutture.
  Per quello che riguarda il Credito Sportivo, penso semplicemente che il Credito Sportivo faccia bene il suo lavoro; ma lo fa chiaramente come banca: una banca che offre, presta – non so se tecnicamente è il termine giusto – del denaro per fare impianti, con un sistema completamente diverso da quello che è il Bando «Sport e periferie», che non prevede la restituzione del denaro, ma prevede un'azione sociale molto più ampia, che non è quella propria di una banca come il Credito Sportivo.
  Sul professionismo femminile citato da lei, senatrice Sbrollini, ma anche da altri deputati e senatori, ho già detto che sono particolarmente interessato al fatto che nella legge delega ci siano riscontri estremamente positivi.
  Rispetto a quanto ha detto l'onorevole Frassinetti prima, non ho citato i gruppi sportivi militari – spesso forieri di atletica e che ci onorano nelle grandi competizioni Pag. 26– però vi dico che stiamo lavorando molto anche su questo, in accordo con tutte le forze armate e con tutte le realtà militari che hanno gruppi sportivi al proprio interno.
  Per quello che riguarda le osservazioni dell'onorevole Marin, credo di avere un po’ chiarito le questioni rispetto alla legge delega e a tutto l'impianto generale. Le dimissioni del presidente Sabelli sono state pubblicate; quindi sono palesi, sono note e non credo di dovermi soffermare su altro. Le rispetto, però non ci sono retroscena. C'è una lettera che lui ha pubblicato personalmente, mandandola ai giornali, quindi direi che è tutto lì. Per quello che riguarda le Olimpiadi di Tokyo a cui faceva riferimento l'onorevole Marin, e la richiesta in merito alle risorse, preciso che ho dato l'indirizzo politico affinché queste siano assicurate. Essendo Ministro della Repubblica e non un dirigente, non mi occupo degli atti propedeutici al trasferimento delle risorse ai soggetti interessati: quello è tema da dirigente, non da Ministro della Repubblica ed io per adesso faccio ancora il Ministro. Le risorse, comunque, ci sono.
  Per quello che riguarda invece la legge olimpica e quindi l'eventuale commissariamento, non è un tema che compete il mio Ministero. Nella legge olimpica c'è una distinzione, e questo immagino sia chiaro a tutti quanti noi, tra quella che è la fondazione, cioè il comitato organizzatore che gestirà la parte sportiva delle olimpiadi, in cui sono rappresentati in estrema maggioranza il CONI e le istituzioni locali, quindi la regione Lombardia, la regione Veneto, il comune di Milano e il comune di Cortina, le province autonome di Trento e Bolzano. Noi siamo presenti – su ventuno rappresentanti – con un rappresentante del Governo; quindi è una fondazione direi quasi totalmente gestita dal CONI e dagli enti locali e si preoccuperà di organizzare la parte sportiva. La legge olimpica dà la cornice giuridica per il funzionamento, per l'espletamento di questa attività. Per tutto quello che riguarda le opere pubbliche, invece, sarà costituita dal MIT, dal MEF e da altri soggetti un'agenzia ad hoc che può anche prevedere la nomina di un commissario; in ogni caso, tutta la parte delle opere pubbliche e l'eventuale nomina di un Commissario non dipenderanno dal Ministero che dirigo io, ma dal MIT e dal MEF, di intesa con gli enti locali. Quindi, nella legge olimpica ci sono le cornici giuridiche per fare in modo che tutte queste strutture possono esistere, ma mentre noi concorriamo in qualche modo, sebbene in minima parte, all'organizzazione della parte sportiva, per la parte degli impianti e delle opere pubbliche e dei soldi stanziati dal MIT il mio, il nostro Ministero non ha alcun tipo di responsabilità. Ricordo, tra l'altro, che questa sarà una legge olimpica, se riusciamo, che comprenderà tutta una serie di richieste pervenute soprattutto dai territori. Vi ricordo che per le Olimpiadi di Torino sono state emanate ben tre leggi olimpiche nel corso degli anni: dalla prima fino alle olimpiadi, quindi nulla esclude che nel tempo possa essere migliorata.
  Anche l'onorevole Rossi mi richiamava sulla legge delega, su «Sport e salute», sulla legge olimpica. Non dimentichiamo mai di parlare di Olimpiadi e Paralimpiadi, perché è estremamente importante il rispetto anche nell'uso delle terminologie. Sul tema del dilettantismo sportivo, sono d'accordo con lei che sia necessario aprire un confronto per fare in modo che nella legge delega siano ascoltate tutta una serie di istanze. Le posso assicurare che lo stiamo facendo e che lo farò, come anche il coordinamento con le istituzioni locali alle quali lei si richiamava.
  L'onorevole Provenza ha messo particolarmente in rilievo la parte che riguarda la salute: secondo me questa è una delle parti che dovremmo sviluppare sempre di più, perché i dati che ci arrivano, che lui citava in parte e dei quali stiamo facendo un aggiornamento, sono assolutamente preoccupanti. Pertanto, spero quanto prima di poter incontrare, non perché in questi quattro mesi non l'abbia già fatto, attraverso un tavolo sistematico, il Ministero della Salute e il Ministero dell'Istruzione per dare continuità a tutto questo.
  L'onorevole Mollicone mi parlava di quale fosse l'indirizzo politico, la governance, l'autonomia dello sport. Penso di avergli risposto. Pag. 27 Sono d'accordissimo all'introduzione e alla dignità della parola sport dovunque possa essere introdotta. L'abbiamo fatto anche a livello europeo, chiedendo al Consiglio europeo che nel portafoglio dedicato alla cultura giovani fosse inserito esplicitamente anche il nome sport. Per quello che riguarda il Foro Italico e la copertura del campo centrale, è una questione che riguarda prevalentemente il comune di Roma, il Ministero per i Beni Culturali e gli altri soggetti del mondo dello sport che io sto seguendo, ma nella quale non posso entrare per aspetti che non mi competono.
  Il senatore Moles mi chiedeva della visione su «sport e periferie»: mi sembra di essere stato abbastanza chiaro.
  Per quello che riguarda l'implementazione dell'Ufficio sport, questione sollevata dall'onorevole Belotti, ho detto.
  L'onorevole Casciello faceva riferimento al censimento dell'impiantistica. Come dicevo prima, a fine marzo avremo completato questo lavoro durato tre anni con cui, regione per regione e provincia per provincia, avremo mappato – non è una cosa di cui voglio prendermi il merito perché è iniziata tre anni fa, però ho la fortuna di presentarla a marzo – tutti gli impianti da chiunque siano gestiti a livello territoriale.
  Concluderei sul riferimento fatto dall'onorevole Valente sull'essere davvero garanti di tutti. Ripeto, questa è la principale ispirazione del lavoro che stiamo facendo, in un equilibrio che non è facile perché le pressioni delle istanze che ciascuno rappresenta nel mondo dello sport sono tutte molto importanti e legittime. L'azione dello Stato, semmai, è proprio quella di fare sintesi e pensare al benessere dei cittadini, dei giovani, delle ragazze che praticano e che vogliono praticare nel nostro Paese lo sport affinché possano farlo in luoghi urbani con strutture e impianti funzionanti e ben gestiti, che consentano anche una rigenerazione urbana di quel territorio. Questo è quello che noi stiamo facendo. Mi sembra che sia una visione, condivisibile o meno, chiara e netta e su cui continueremo a lavorare. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro per la sua presenza e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.25.