Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 2
Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 2
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 2
Nugnes Paola ... 3
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 4
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 4
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 4
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 4
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10
Patassini Tullio (LEGA) ... 10
Vignaroli Stefano , Presidente ... 10
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 10
Vignaroli Stefano , Presidente ... 11
Licatini Caterina (M5S) ... 11
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 12
Licatini Caterina (M5S) ... 12
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 12
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13
Licatini Caterina (M5S) ... 13
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 13
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13
Briziarelli Luca ... 13
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 13
Vianello Giovanni (M5S) ... 14
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 14
Zolezzi Alberto (M5S) ... 15
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 15
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 15
Vignaroli Stefano , Presidente ... 15
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 16
Vignaroli Stefano , Presidente ... 16
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI
La seduta comincia alle 14.10.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.
(Così rimane stabilito).
Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa.
PRESIDENTE. L'odierna audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento del sistema delle acque reflue urbane industriali e sui fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue, con particolare riferimento alla situazione che si registra in Sicilia, su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta. Quindi, prego il Ministro di svolgere una relazione. Direi, viste anche le procedure di infrazione, una panoramica generale sulla depurazione delle acque. Affronteremo anche il tema del subcommissario che è cambiato, facendo una fotografia di come è stato fino adesso e anche le prospettive future. Prego.
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie presidente, buonasera a tutti i parlamentari. Io, come mio solito, e con il permesso del presidente, leggerò e parlerò un po' a braccio. Depositerò il carteggio nel giro dei prossimi giorni. Preannuncio che si tratta di una relazione estremamente tecnica. In taluni passaggi direi quasi tecnicistica, perché è ricca di tabelle, diagrammi che esposti in forma verbale sono limitanti, è chiaro che invece letti e approfonditi invece de visu assumono una valenza diversa; cercherò, comunque, nei limiti delle mie capacità di essere il più chiaro possibile. In termini generali, la direttiva 91/271/CEE, relativa alla raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue generate da agglomerati urbani e da alcuni settori industriali, prevede che tutti gli agglomerati con carico generato a partire da 2.000 abitanti equivalenti siano provvisti di rete fognaria e di impianti depurativi, secondo specifiche modalità e tempi di adeguamento in funzione del carico generato e dell'area di scarico, che si divide in area sensibile o meno. I tempi di adeguamento risultano ormai ampiamente superati, tenuto conto che l'ultima scadenza era fissata al 31 dicembre del 2005. Secondo l'ultimo report trasmesso alla Commissione europea che risale al 2018, con dati precedenti al 2018, l'Italia ha 3.114 agglomerati con carico generato a partire da 2.000 abitanti equivalenti per complessivi 77.150.067 abitanti equivalenti sul territorio nazionale. Quindi, i due riferimenti in sostanza sono gli agglomerati e gli abitanti equivalenti complessivi. Le criticità dei sistemi di raccolta e di trattamento delle acque reflue ancora presenti sul territorio nazionale hanno determinato a partire dal 2004 (sedici anni fa) l'avvio da parte della Commissione europea di quattro procedure di infrazione. Sono la n. 251, la n. 85, entrambe oggetto di sentenza di condanna da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea e poi abbiamo la causa n. 668 e il parere motivato 2.181, relativi alla violazione Pag. 3 della direttiva sopracitata, che ad oggi interessano complessivamente oltre 900 agglomerati relativi ad un carico generato di poco più di 29 milioni di abitanti equivalenti. Tutto quello che vi dico è supportato non solo dal dato ufficiale, ma anche dalle tabelle a cui facevo riferimento inizialmente. Rapportato con il valore sopracitato di 3.114 agglomerati questo significa in sostanza che poco più del 30 per cento degli agglomerati italiani è oggetto di contenzioso comunitario. La regione maggiormente interessata per numero di agglomerati e di abitanti equivalenti è la Sicilia: 251 agglomerati per quasi 7 milioni di abitanti equivalenti. Attenzione, l'abitante equivalente non corrisponde al residente, parliamo di due termini di calcolo diversi. A seguire, per numero di agglomerati, c'è la regione Calabria, 188 agglomerati per poco più di 3 milioni di abitanti equivalenti, la Lombardia, 130 agglomerati per oltre 5 milioni di abitanti equivalenti e la Campania, 117 agglomerati per quasi 5 milioni di abitanti equivalenti e poi via via tutte le altre. È tutto comunque riportato nelle tabelle che vi verranno consegnate. Il Ministero dell'ambiente, tramite la competente Direzione generale, segue costantemente l'iter delle procedure – comunicando per quanto di competenza alle amministrazioni coinvolte, che sono sostanzialmente due, cioè le regioni o le province autonome e il Commissario straordinario unico –, l'evoluzione delle sentenze e monitora attraverso i dati trasmessi dalle amministrazioni sopracitate; cioè, noi in realtà il dato lo prendiamo dagli enti territoriali o dal commissario. Quindi, noi siamo un po' il collettore dei dati che ci arrivano dal territorio, non influenziamo il dato, lo raccogliamo. Infine, periodicamente, ogni sei mesi per tutte le cause, ogni dodici mesi per le procedure di infrazione, dipende a quale livello ci troviamo, il Ministero dell'ambiente sulla base degli esiti delle istruttorie condotte dalle regioni e dal Commissario invia alla Commissione europea per tramite della Presidenza del Consiglio i rapporti dettagliati sullo stato di attuazione degli interventi e la raggiunta conformità degli agglomerati ai requisiti della direttiva sulle acque reflue. Ve lo dico perché questo è il cappello che serve ad orientarci su quello che più nel dettaglio andremo fra poco ad analizzare. C'è una tabella che vi risparmio di leggere perché sono numeri, però vi dico in buona sostanza che nell'ambito delle procedure di infrazione sostanzialmente abbiamo tutte le regioni con esclusione delle due province autonome di Trento e Bolzano, Piemonte ed Emilia Romagna, le altre, chi più chi meno, sono tutte interessate dalla procedura di infrazione. Al primo posto c'è la Sicilia, al secondo c'è la Lombardia, al terzo c'è la Campania, al quarto c'è la Calabria, al quinto c'è il Lazio, al sesto la Puglia e al settimo la Toscana.
PAOLA NUGNES. Mi perdoni. Lei aveva detto che la Calabria era al terzo posto.
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Sì, ho letto al contrario, ma tanto è tutto ufficialmente riportato nella tabella. Quali sono le attività poste in essere a livello centrale per fronteggiare le procedure di infrazione? Premetto che la normativa di settore che fa riferimento al Testo unico ambientale assegna agli Enti di Governo in sede di predisposizione e aggiornamento del piano d'ambito il compito di condurre le attività di ricognizione delle infrastrutture, la programmazione degli interventi e la redazione del piano economico-finanziario. Le amministrazioni centrali hanno messo in campo misure di carattere economico – in sostanza si tratta di assegnazione di risorse – e normativo e l'attivazione dei poteri sostitutivi attraverso la nomina del Commissario straordinario; ciò, per dare impulso e accelerazione alla progettazione e alla realizzazione degli interventi. Nello specifico, le misure di carattere economico sono state messe a disposizione a partire dal 2012 attraverso vari strumenti finanziari: la delibera CIPE n. 60 del 2012, la legge di stabilità del 2014, il Piano Operativo Ambiente Fondi di Sviluppo e Coesione 2014/2020 «Patti per il Sud». Sono state stanziate ingenti quantità finanziarie per oltre 3 miliardi di euro che hanno garantito Pag. 4la quasi completa copertura finanziaria degli interventi oggetto delle due procedure di infrazione già interessate dalla sentenza di condanna e l'assegnazione di quota parte delle risorse anche per diversi interventi oggetto delle due altre restanti procedure non ancora in fase di condanna definitiva. Inoltre, a seguito delle criticità finanziarie evidenziate dal Commissario straordinario unico, sono state stanziate ulteriori risorse pari a oltre 300 milioni di euro per 29 interventi a valere sulla legge di bilancio 2019 che sono stati assegnati al MATTM per poi essere riversate sul Commissario unico. Ulteriori richieste sono state presentate a valere sul fondo di investimenti – legge di bilancio 2020 – in ragione di poco più di un miliardo di euro diviso tra le varie procedure di infrazione o cause di condanna. È tutto tabellato. Se volete, vi cito i numeri, ma cerco di fare un quadro d'insieme. Riguardo alle misure di carattere normativo, al fine di accelerare la progettazione...
PRESIDENTE. Scusi se interrompo, per capire bene, 3 miliardi...
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Già c'erano sostanzialmente.
PRESIDENTE. A questo 200 milioni...
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. 302 milioni.
PRESIDENTE. 300 milioni di euro nella legge bilancio 2019, più...
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Abbiamo ulteriori richieste. Legge bilancio 2020 per un miliardo circa, cioè nel senso che adesso devono essere firmate dal MEF.
PRESIDENTE. Quindi, sono ancora ipotetiche?
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. No, perché sono state previste da norme. Al fine di accelerare la progettazione e la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione, che sono i tre elementi di riferimento, è stato attivato l'esercizio dei poteri sostitutivi, prima attraverso la nomina di commissari ad acta, rammentiamo gli undici commissari straordinari in applicazione del decreto-legge n. 133 del 2014. Successivamente vi è stata la nomina di un unico Commissario straordinario e l'ovvia decadenza dei precedenti, ai sensi del decreto-legge n. 243 del 2016, poi convertito in legge con modificazioni il 27 febbraio del 2017; ciò, per garantire il rafforzamento delle capacità istituzionali e il superamento della frammentarietà della programmazione ed esecuzione degli interventi. Il Commissario straordinario unico, che oggi costituisce un riferimento oltre alle regioni e alle province autonome, ha un incarico triennale, subentra e sostituisce i precedenti Commissari straordinari limitatamente agli interventi previsti per le due cause n. 565 e n. 85. Con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 aprile del 2016 si è provveduto quindi alla nomina del professor Enrico Rolle quale Commissario straordinario, sostituito con presa di servizio del 22 maggio scorso dal professor Maurizio Giugni. La logica comunque è la medesima. Il Commissario straordinario unico ha compiti di coordinamento e di realizzazione degli interventi diretti a dare esecuzione in un lasso di tempo rapido alle sentenze di condanna emesse dalla Corte di giustizia dell'Unione europea. Questo viene fatto attraverso interventi di adeguamento dei sistemi di collettamento di fognature e interventi di depurazione per gli agglomerati non ancora dichiarati conformi al 31 dicembre 2016. Inoltre, il Commissario assicura la gestione degli impianti fino a quando l'agglomerato urbano corrispondente non sia reso conforme a quanto stabilito dalla Corte di giustizia dell'Unione europea e trasferisce le opere realizzate agli enti di Governo d'ambito o in mancanza di questi, quando non siano stati costituiti, alle regioni. Questo dato è importante Pag. 5 non solo per i termini della restituzione, quanto per il fatto che un agglomerato rientrante per noi nella «normalità» può non essere considerato tale dalla Corte di giustizia; si apre quindi un confronto che viene gestito in termini tecnici e giuridico-amministrativi e che, in un modo o nell'altro, trova una sua definizione. Il tutto è figlio di una procedura ben definita innanzi alla Corte di giustizia. Inoltre, con il decreto-legge «Sblocca Cantieri» del 18 aprile 2019, il numero n. 32 e la legge 14 giugno 2019 n. 55 abbiamo ampliato l'operato del Commissario straordinario unico anche alle altre due procedure di infrazione. Infatti, fino al 2019 il Commissario straordinario poteva operare in condizioni di «commissarialità» solo per due delle quattro procedure, con il rischio quindi che per le altre due il nostro Paese poteva essere sanzionato. Quindi, si è deciso di attribuire al Commissario poteri straordinari per tutte e quattro le procedure, facendo un erase di tutte le norme che si erano nel tempo intersecate perfettamente e osservandone solo una di riferimento, semplificando così il sistema. Adesso come Commissario unico c'è Maurizio Giugni che ha le competenze straordinarie per tutte e quattro le procedure di individuare per le procedure di infrazione sopra indicate gli interventi per cui non risulti già intervenuta l'aggiudicazione provvisoria dei lavori per i quali il Commissario unico assume il compito di soggetto attuatore. Normalmente il Commissario non era soggetto attuatore, era un facilitatore/coordinatore, e nel caso in cui una gara di aggiudicazione era stata già definita o comunque in fieri bisognava lasciar correre, in caso contrario si veniva a creare un pregiudizio aggredibile in sede giurisdizionale davanti al TAR. In ultimo, come dicevo, sono cessate tutte le funzioni svolte dai precedenti commissari ad acta già nominati, in modo chiaro e inequivocabile abbiamo fatto sì che il Commissario restasse unico e si avvalesse di soli due subcommissari. Abbiamo scelto la struttura a piramide con il Commissario e due subcommissari per venire incontro alle necessità di un unico soggetto attuatore che si è venuto all'improvviso a trovare dinnanzi a numeri caratterizzati da una certa consistenza. Ad oggi tutte le quattro procedure di infrazione in materia di acque reflue sono soggette a commissariamento. In questo momento, il Commissario, professore, ingegnere Maurizio Giugni, già direttore di dipartimento e preside della facoltà di ingegneria idraulica della Federico II, e considerato tra i migliori tre a livello europeo come esperto di ingegneria idraulica e sanitaria, ha preso servizio il 22 maggio dell'anno corrente. Adesso, con il permesso sempre del presidente, io entrerei un po' più nello specifico, risparmiandovi i tecnicismi da tabella cui vi rimando, parlandovi delle quattro procedure, delle cause, delle condanne, elementi che, secondo me, sono estremamente significativi per la Commissione. Riguardo alla causa n. 251, siamo stati condannati per «non corretta applicazione degli articoli 3, 4 e 10»; in sostanza, si parla di sistemi di raccolta, di sistemi di trattamento, di trattamento non sufficiente del carico di acque reflue in agglomerati con carico generato maggiore di 15.000 abitanti equivalenti, recapitanti in cosiddetta «area normale», quindi area non sensibile. Tali agglomerati avrebbero dovuto essere conformi al più tardi al 31 dicembre del 2000, quindi abbiamo venti anni di ritardo, in sostanza. Nel luglio 2012 si è avuta la prima sentenza di condanna, nel maggio 2018 la seconda sentenza di condanna e l'applicazione delle sanzioni pecuniarie al Paese. È stata stabilita una somma con penalità giornaliera pari a 165.000 euro pro die, in ragione di 30.112.500 euro per ciascun semestre, quindi si tratta di 60 milioni circa su base annua da corrispondere fino a completa esecuzione della sentenza di condanna del 2012. La Direzione competente presso il MATTM predispone, sulla base delle informazioni acquisite dalle regioni, un resoconto all'Unione europea sui progressi conseguiti, quindi in buona sostanza il numero equivalente di abitanti messi a norma, per la quantificazione delle sanzioni semestrali in considerazione del cosiddetto «carattere degressivo» delle stesse. Quindi, fortunatamente, pian piano che si arriva alla soluzione del problema, si pagherà via via sempre di Pag. 6meno. Tutti gli interventi fanno capo al Commissario straordinario unico come soggetto attuatore, ove non sia stata già assegnata la gara. Questa causa ha interessato all'atto della sentenza di condanna, che abbiamo ricordato è del 2018, 74 agglomerati, con un carico generato complessivo di 5.995.371 abitanti equivalenti su tutto il territorio nazionale, distribuiti nel caso di specie su sei regioni. La Sicilia è la regione maggiormente interessata sia in termini di numero di agglomerati sia di carico generato espresso in abitanti equivalenti. Vi posso dire che sono anche interessate a seguire in ordine Campania, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Puglia e Liguria, segnatamente in modo molto marcato Sicilia, Campania e Calabria, le altre tre in modo molto, molto meno marcato. Ad oggi sono 68 gli agglomerati coinvolti, cioè erano 74 e diventano 68, quindi sei sono stati considerati conformi, con un carico generato complessivo che adesso è di 5.641.472 abitanti equivalenti, mentre prima erano 6 milioni scarsi. Infatti, a seguito della sentenza di condanna del maggio del 2018 le autorità italiane devono fornire semestralmente all'Unione europea informazioni sui progressi conseguiti nella messa in conformità degli agglomerati contestati, al fine della quantificazione della penalità di mora. I criteri di base utilizzati dall'Unione europea, ripresi dalla Corte di giustizia dell'Unione europea nella sentenza, per la quantificazione della sanzione semestrale sono tre: la gravità dell'infrazione, la durata della stessa, e la capacità di pagamento dello Stato membro. Pertanto, adottando specifici coefficienti e un algoritmo di calcolo contenuti nella comunicazione dell'Unione europea, vi dico in sostanza che ogni abitante costa all'incirca 5 euro. Per il calcolo dell'importo della penalità semestrale, dato il carattere deregressivo della stessa, l'Unione europea prende in considerazione la progressiva riduzione del numero di abitanti equivalenti degli agglomerati messi a norma. Quindi, uno degli interessi fondamentali non è solo quello di sanare la vicenda delle acque reflue, ma anche quello di andare a confrontarsi con l'Unione europea sul concetto di «agglomerato». In buona sostanza, risparmiandomi una serie di dati tecnici che comunque leggerete nelle tabelle, prima gli agglomerati erano 74, ora sono diventati 68. Gli ultimi dati sono ancora in discesa, ma non sono ufficiali perché li stiamo raccogliendo, ma siamo passati dai 30.112.500 di sanzione semestrale a 23.884.000. Da quando sono diventato Ministro siamo riusciti, stressando il sistema, a passare da 30.112.500 a circa 23 milioni: questa mi sembra già una piccola, ma buona notizia. Nello specifico, ad oggi la Commissione ha validato in termini di abitanti equivalenti, rispetto agli iniziali 5 milioni non conformi, la raggiunta conformità ai requisiti della direttiva per complessivi 1.240.057 abitanti equivalenti, distribuiti nelle città di Battipaglia, Cervignano, Agrigento, Giarre, Mascali, Riposto, Marsala, Trieste, Muggia e San Dorligo, Roccalumera e Carlentini: questo per la prima rata semestrale. Per la seconda rata semestrale, parliamo di circa 738.000 abitanti equivalenti conformi per le città di Castrovillari, Rende, Siderno, Cervignano, Campobello di Mazara, Palermo e frazioni limitrofe, Bagnara Calabra, Soverato, Macchitella. Per la terza rata trimestrale parliamo delle località di Cervignano, Casamassima, Taviano e Sciacca. Questo elenco che vi ho fatto serve a comprendere che siamo passati da 30 milioni circa a circa 23 milioni risolvendo pian pianino ma con costanza tutte le problematiche. È in corso da parte della Direzione generale competente del Ministero dell'ambiente la predisposizione della nuova relazione sullo stato della quarta rata semestrale su cui vi aggiornerò non appena sarà possibile farlo. Per completezza di informazione la Commissione Europea, con propria nota relativa alla vicenda Covid-19, ha affermato che se si sono avuti problemi dimostrabili rispetto alla sistemazione degli agglomerati e degli abitanti legata alla gestione delle acque reflue di depurazione la sanzione semestrale sarà valutata diversamente dall'ordinario. La seconda causa riguarda, di nuovo, la non corretta applicazione degli articoli 3, 4, 5 e 10, ovvero trattamento non sufficiente del carico, e la direttiva è sempre quella sulle acque reflue. In questo Pag. 7caso, si fa però riferimento al carico generato superiore a 10.000 abitanti equivalenti. La prima sentenza di condanna è dell'aprile 2014, mentre a maggio 2018 vi è stata la costituzione in mora e la competenza è in capo di nuovo al Commissario unico come soggetto attuatore o meno in funzione della situazione. Questa causa attualmente riguarda quattordici agglomerati con un carico generato complessivo di poco più di 480.000 abitanti equivalenti distribuiti su sette regioni. A dicembre 2019, ultimo dato ufficiale che abbiamo, la situazione era la seguente: sette agglomerati sono considerati conformi e sette ancora no. I sette agglomerati conformi sono Pescasseroli in Abruzzo, Gradisca d'Isonzo in Friuli-Venezia Giulia, Calco e Mortara in Lombardia, Partinico in Sicilia, Asiago e Thiene in Veneto. I non conformi sono Pesaro e Urbino nelle Marche, Castellammare del golfo, Cinisi, Terrasini e Trappeto in Sicilia e Courmayeur in Valle d'Aosta. Le motivazioni della terza causa fanno sempre capo agli articoli 3, 4, 5 e 10. In questo caso, ci si riferisce agli agglomerati con carico generato superiore ai 2.000 abitanti equivalenti. Di nuovo si rientra nella competenza del Commissario unico e gli agglomerati interessati sono 620 situati in sedici regioni italiane, quindi la stragrande maggioranza. La regione maggiormente coinvolta è la Sicilia con 168 agglomerati, segue la Calabria con 129 e la Campania con 107, nella tabella troverete anche tutte le altre regioni. Nel dicembre 2019, ultimo dato ufficiale a cui noi possiamo fare riferimento, il Ministero dell'ambiente ha trasmesso all'Avvocatura generale dello Stato un rapporto documentato e circostanziato sui fatti in causa per il deposito del controricorso alla Corte di giustizia. Questo è un elemento sul cui stiamo lavorando, perché 17 agglomerati dei 620 che ci vengono contestati non sono interessati dal contenzioso. C'è stata, infatti, una riperimetrazione dell'agglomerato susseguente ad una variazione del carico generato che ora è inferiore ai 2.000 abitanti equivalenti. In genere si parla di piccolissimi centri che si stanno spopolando, quindi le condizioni d'ingaggio cambiano e questo lo abbiamo rappresentato nel famoso controricorso a cui facevo poc'anzi riferimento. La Sicilia ha comunicato che per 131 agglomerati non conformi non è possibile indicare l'anno previsto di raggiunta conformità, quindi non ve lo posso dire proprio perché la Regione non ci dà un punto di riferimento, ma presumibilmente è oltre il 2023. L'Unione europea ha depositato il 23 aprile di quest'anno le repliche, riconoscendo la raggiunta conformità di quattordici agglomerati, dandoci quindi ragione anche se non in tutto. L'esistenza di un inadempimento deve essere valutata secondo la Corte di giustizia in relazione alla situazione dello Stato membro quale si presentava alla scadenza del termine stabilito, cosicché i mutamenti avvenuti successivamente, lo spopolamento, la rideterminazione e la riperimetrazione non possono essere presi in considerazione. Noi sosteniamo invece che la vicenda non possa essere cristallizzata, è chiaro che si deve tenere conto di come vive un territorio che nel frattempo si è modificato. La quarta ed ultima infrazione riguarda anche in questo caso la violazione degli articoli 3, 4, 5, 10 e 15, relativo quest'ultimo al controllo degli scarichi provenienti da impianti di trattamento, di agglomerati che hanno generato più di 2.000 abitanti equivalenti. Il 25 luglio 2019 la Corte di giustizia ha inviato alle autorità italiane un parere motivato che riguarda 237 agglomerati caratterizzati da un numero di abitanti equivalente superiore a 2.000 e inferiore a 10.000. La competenza è di nuovo del Commissario con le regole di ingaggio già definite. Attualmente sono in contenzioso 237 agglomerati con un carico generato complessivo di poco superiore a 9 milioni di abitanti equivalenti. In termini di agglomerati la regione maggiormente coinvolta è la Lombardia con 69, a seguire la Calabria con 48, poi l'Abruzzo con 34 e la Sicilia con 33. Nel novembre del 2019 il Ministero dell'ambiente ha riscontrato il parere motivato che costituisce l'inizio della procedura. C'è già un'infrazione, ma non siamo ancora in fase di condanna, perché noi sosteniamo che sette agglomerati dei 237 non sono interessati dal contenzioso, 28 agglomerati dei 237 non risultano conformi, Pag. 8 quindi non da inserire nella procedura, dieci agglomerati hanno raggiunto la conformità strutturale risolvendo il problema. Per 192 agglomerati invece ci acquietiamo sulla posizione della Corte di giustizia. La motivazione la potete immaginare, ormai è chiara: il sistema degressivo. Secondo quanto dichiarato dalle regioni, per la maggior parte degli agglomerati non conformi è prevista la conformità entro il 31/12/2023. Dall'inizio del mio intervento vi ho rappresentato che noi abbiamo modificato i poteri del Commissario unico. Perché l'abbiamo fatto? Non è solo una questione di semplificazione, l'abbiamo fatto anche perché noi stiamo negoziando l'appoggio della Commissione europea ambiente innanzi alla Corte di giustizia, al fine di controbattere in modo più robusto alle deduzioni di quest'ultima. Adesso abbiamo un alleato in più che è la Commissione, finora non era stato così. Infatti, la Commissione ci contestava che noi non eravamo sufficientemente pronti a eseguire il carteggio. Negli ultimi due anni siamo riusciti ad abbassare di circa 7 milioni di euro le sanzioni, attraverso una negoziazione ancora in corso; ve lo dico perché l'ho tenuta io personalmente, prima con Karmenu Vella e adesso con Virginijus Sinkevičius. In poche parole la Commissione ci chiedeva e ci chiede di dimostrare come volevamo affrontare in termini più robusti la procedura di infrazione. Sui finanziamenti abbiamo gli oltre 3 miliardi di euro già definiti all'inizio del mio intervento e c'è stato uno stanziamento ulteriore di 302 milioni di euro. Il professor Rolle mi rappresentò una esigenza per alcuni interventi specifici, nel caso di specie 29 interventi distribuiti tra Sicilia, Campania e Calabria in ragione di 302 milioni. Questi 29 interventi tendono a terminare e a far decrescere la sanzione di cui siamo stati fatti oggetto. Mi sembrava importante spiegarvi la ratio di questi 300 milioni che sono andati quasi fuori busta, ma avevano questo senso. Il presidente della Commissione mi ha chiesto un focus sulla regione Sicilia, quindi con il permesso del presidente inizio il mio rapporto, fermo restando il fatto che alcuni dati li ho già forniti quando vi ho fornito l'elenco degli agglomerati. Sulla base della normativa vigente i tre servizi, acquedotto, fognatura e depurazione sono verticalmente integrati a livello di governance e di gestione e sono unificati a livello di ambito territoriale. Gli enti di governo dell'ambito territoriale ottimale, gli EGATO, in materia di servizio idrico integrato della regione Sicilia hanno legiferato con legge regionale n. 19 del 2015 e con decreto assessoriale n. 75 del 2016. Attraverso tali norme sono stati individuati i nove Enti di governo d'ambito, ovverosia le assemblee territoriali idriche ATI che collimano ognuna con ogni provincia. Tutte le ATI risultano insediate, anche se solo quattro sono operative, cioè quelle di Palermo, Catania, Messina e Agrigento, mentre si rilevano problemi di operatività per tutte le altre cinque. Le risorse finanziarie assegnate in questo caso alla Sicilia per la risoluzione del contenzioso acque reflue sono figlie della delibera CIPE n. 60 del 2012. In questo caso parliamo della quota parte della Sicilia. Sono stati assegnati complessivamente dalla delibera 1 miliardo e 777 milioni di euro. Alla Sicilia di questo miliardo e 777 milioni di euro spettano 1 miliardo e 161 milioni di euro, quindi la stragrande maggioranza. Per 96 interventi è stato già sottoscritto il 30 gennaio del 2013 l'accordo di programma tra MATTM, MISE e regione Sicilia. I fondi sono arrivati in ragione di 12 milioni e mezzo circa, attraverso il piano operativo FSC, il Fondo di Sviluppo e Coesione, poi attraverso la legge di stabilità del 30 dicembre 2018, in ragione di 213 milioni di euro per 23 interventi. Poi attraverso i «Patti per il Sud», in ragione di 143 milioni e mezzo alla regione Sicilia, di cui 120 milioni a Catania e 40 milioni a Palermo. Inoltre, nel Fondo di investimenti 2020/2022, nella legge di bilancio 2020, è previsto 1 miliardo e 150 milioni. Di questo miliardo e 150 milioni, 580 milioni vanno in Sicilia per 160 interventi. Dalla tabella si evince che il 27 per cento degli agglomerati e il 23 per cento del carico generato, attualmente in contenzioso con l'Unione europea, appartengono alla regione Sicilia, quindi più o meno un terzo. Cinque agglomerati, Palermo, Catania, Pag. 9 San Giuseppe Jato, San Cipirello, Misilmeri, Castel Vetrano, Marinella di Selinunte sono presenti in più procedure di infrazione. Abbiamo visto che sono quattro. Palermo e Catania hanno agglomerati presenti in due procedure di infrazione, per esempio. Sulla base delle informazioni trasmesse dalla regione Sicilia nell'ambito dell'attività di reporting sono complessivamente 336 gli agglomerati regionali con carico generato a partire da 2.000 abitanti equivalenti, pertanto, considerando i cinque agglomerati presenti in più procedure di infrazione, abbiamo che il 73 per cento degli agglomerati della regione Sicilia sono ad oggi oggetto di contenzioso comunitario. Questo è un dato percentuale significativo direi. Quindi, se noi riusciamo a risolvere molto del problema delle acque reflue della Sicilia, abbiamo risolto praticamente quasi per tutta Italia, per carità col massimo rispetto, però è un focus molto importante. Per ogni agglomerato ci sono anche le condizioni d'ingaggio: il rosso, il giallo e il verde. Considerata la sanzione semestrale applicata oggi la Sicilia incide per un valore iniziale pari a 17 milioni dei 30 milioni iniziali, quindi pari a circa il 59 per cento di tutta la sanzione. Ecco perché vi dicevo che affrontare la questione in Sicilia, vuol dire affrontare una buona fetta della questione italiana. Tra le questioni che il presidente cortesemente ha sollevato c'è anche il rapporto acque reflue e Covid-19, quindi adesso usciamo un attimo dalla vicenda legata alla regione Sicilia. In questo caso preannuncio che io ho fatto riferimento a ciò che mi riporta l'Istituto superiore di sanità, perché voi sapete che non ho competenza nel caso di specie. Con specifico riferimento al tema dell'eventuale presenza del virus Covid-19 nelle acque reflue, tenuto conto che trattasi di problematica rientrante nella primaria competenza del Ministero della Salute, si riportano gli elementi che l'Istituto Superiore di Sanità in sintesi ci ha riportato. L'Istituto Superiore di Sanità ha segnalato alcune sintetiche conclusioni di specifici rapporti redatti in merito all'analisi di rischio. Le correnti pratiche di depurazione sono generalmente efficaci nell'inattivazione del virus, dati i tempi di ritenzione che caratterizzano i trattamenti, uniti a condizioni ambientali che pregiudicano la vitalità del virus, che sono la luce solare, i livelli di pH elevati e i livelli di attività biologica. La fase finale di disinfezione consente inoltre di ottimizzare le condizioni di rimozione integrale del virus prima che le acque depurate siano rilasciate nell'ambiente. Disposizioni specifiche sono state elaborate anche per la gestione dei fanghi di depurazione nell'ambito della fase emergenziale di pandemia. Le disposizioni e le pratiche correnti rispetto alla protezione per l'esposizione sia degli operatori dei servizi di gestione del ciclo integrato delle acque che per la sorveglianza, sono adeguate anche rispetto ai possibili rischi infettivi per Covid-19, pertanto l'analisi di rischio di esposizione a SARS-CoV-2 attraverso l'acqua e i servizi igienici indica che sussistono allo stato attuale elevati livelli di protezione della salute. Tuttavia, analogamente a quanto si osserva per la contaminazione dovuta ad altri agenti chimici e patogeni, gli eventi pericolosi correlati alla possibile diffusione dell'infezione Covid-19 attraverso l'esposizione a matrici idriche, che sono le acque reflue e le acque superficiali usate per la balneazione o per fini irrigui e gli approvvigionamenti idrici autonomi, vanno individuati nelle circostanze di mancanza o inefficienza dei servizi di depurazione, che potrebbero comportare la diffusione del Covid-19. Le autorità di sorveglianza dovranno quindi incentrare ogni attenzione sulla possibile esistenza di emissioni e scarichi illeciti di reflui da abitazioni e nuclei urbani. Nella tabella si fa riferimento a una serie di link che hanno pubblicato, però questo ci fa comprendere che è ancora più urgente a questo punto risolvere la questione, non solo per le infrazioni ma per un motivo ulteriore che non è più necessariamente solo ambientale, ma è anche di natura sanitaria. Ciò fa il paio con le opere di repressione che nel frattempo sono state portate avanti, almeno da quando sono Ministro. Secondo me, presidente, oltre a un sano controllo e a una sana gestione del sistema, c'è anche tutto l'aspetto della repressione che non va sottaciuto. Si tratta, Pag. 10infatti, di un lavoro importante che per il «piacere di giubba» svolge l'Arma dei Carabinieri, e noi in particolare. Nell'anno 2019 sono stati effettuati 839 controlli, 200 sono state le non conformità, e sono state elevate sanzioni penali per 154 persone e sanzioni amministrative per 61 persone. Il valore delle sanzioni è stato di quasi 2 milioni di euro. Mi permetto di segnalare alcune operazioni: nel gennaio 2019 il NOE di Perugia ha controllato un impianto industriale deputato alla produzione di distillati; nel febbraio 2019 il NOE in provincia di Roma ha deferito il sindaco pro tempore per aver smaltito senza autorizzazione rifiuti liquidi consistenti in fanghi di fosse settiche. Nel marzo 2019 il NOE di Trento ha controllato un impianto di lavaggio che scaricava sul suolo; nel luglio 2019 il NOE della provincia di Cuneo, nel novembre 2019 il NOE di Campobasso, nel dicembre 2019 il NOE di Grosseto, se volete entriamo nello specifico, ma mi sembra eccessivo. Nel febbraio 2020 di nuovo il NOE di Roma, nel marzo 2020 il NOE di Trento, nel maggio 2020 il NOE di Napoli e poi c'è tutta la vicenda Sarno.
PRESIDENTE. Sì, effettivamente l'Istituto Superiore di Sanità e il Ministro della sanità ci hanno confermato che una corretta gestione e depurazione delle acque automaticamente risolve eventuali problematiche di diffusione del virus nelle acque. Do ora la parola all'onorevole Patassini.
TULLIO PATASSINI. Non pensavo di aprire le danze quest'oggi. Grazie, Ministro, argomento particolarmente specifico, molto tecnico, quindi ci riserveremo di leggere la relazione non appena la stessa sarà disponibile. Nel frattempo, parlando della nomina del professore Giugni, vorrei capire la mission che si è dato questo triumvirato. La seconda domanda riguarda il rapporto tra Italia e Europa per quel che concerne le sanzioni: gradirei ulteriori chiarimenti. Infine, per quanto riguarda la questione Covid-19, lei ha detto che è ancora più urgente risolvere la questione anche per l'insorgenza di questioni sanitarie ulteriori rispetto alle cariche batteriche. Quali ulteriori indicazioni ha dato al professor Giugni per agire? Grazie.
PRESIDENTE. Mi permetto di integrare la prima domanda che volevo porre anch'io, quindi le accorpiamo. In particolare, noi abbiamo avuto un forte interscambio con il vecchio Commissario, quindi vogliamo capire la situazione dei soldi, dopo magari analizzeremo nel dettaglio la situazione della Sicilia, magari in questo mi precederanno i miei colleghi. Parliamo di 2 miliardi di investimenti e soldi che sono stati spesi; le procedure, nonostante vadano comunque pian piano risolvendosi, sono comunque ancora in piedi. Quindi, perché si è cambiato il Commissario? Anche Rolle sosteneva che il Commissario avrebbe dovuto occuparsi di tutte e quattro le procedure di infrazione: c'è una sorta di volontà di cambio di passo, una strategia diversa, oppure si è agito in continuità? Le strutture commissariali locali e periferiche rimangono in piedi o si registreranno delle modifiche anche sotto questo aspetto?
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie onorevole Patassini, e grazie presidente Vignaroli. Come si intuisce dalla relazione che ho prodotto, noi abbiamo alcune regioni che cubano una percentuale di carico particolarmente poderoso rispetto alle infrazioni. Non si tratta solo della Sicilia. La Sicilia occupa uno spazio significativo, ma abbiamo visto che ci sono alcune regioni che occupano uno spazio altrettanto significativo. Quindi, il primo elemento che io ho chiesto al professor Giugni è stato proprio questo, cioè affrontare quelle situazioni che oggi stiamo per chiudere, quelle che si trovano all'ultimo miglio. Stiamo cercando di trovare pragmaticamente il miglior modo per far scendere e azzerare ove possibile la sanzione. Secondo elemento: se lei rammenta, onorevole, nella norma c'è scritto che il Commissario deve lavorare presso il Ministero dell'ambiente. Oggi non è così. Oggi non siede presso il Ministero dell'ambiente, ma è ospite di una struttura in house del Ministero dell'ambiente. Invece, io ho chiesto Pag. 11 che sieda presso il Ministero, perché c'è un aspetto tecnico ma anche un aspetto di visione che deve fare il paio con il Direttore generale competente per la materia. Questo le dà la misura anche della sua seconda e terza domanda, cioè vuol dire camminare insieme. Questo è l'elemento per me significativo, perché in caso contrario c'è il rischio che diventi una gestione solo amministrativa, invece il percorso deve essere costruito con una visione congiunta. È qui che si fa la differenza. È un fatto squisitamente tecnico, però io non posso immaginare che la mia direttrice generale segua un percorso e il Commissario magari uno non dico divergente ma non perfettamente allineato. Perché, qual è l'altro elemento frutto della famosa negoziazione a cui lei faceva riferimento? L'Unione europea mi chiede di presentarmi agli incontri con l'intera struttura commissariale, quindi con i direttori generali e comunque con l'equivalente della struttura europea a Bruxelles. Oggi ho compattato tutto, c'è un fronte unico che va a negoziare in termini non tanto diplomatici, quanto tecnici. Riguardo alla questione degli agglomerati, è inimmaginabile per l'Unione europea pensare che dopo vent'anni non si sia risolto un problema, però io devo pragmaticamente guardare alla situazione di oggi: questa è la natura del colloquio che noi abbiamo. Bisogna far comprendere all'Unione che magari abbiamo delle realtà che funzionano in un modo diverso rispetto ad altre realtà europee. Inoltre, presidente, lei mi chiedeva sostanzialmente del cambio del Commissario. Semplicemente ha finito il triennio, non è stato defenestrato. Il triennio finiva a maggio. A maggio è subentrato il nuovo Commissario, il professor Rolle, che è un luminare della materia, ha tutta la nostra assoluta stima.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Licatini.
CATERINA LICATINI. Grazie presidente. Grazie, Ministro. La ringraziamo per la sua presenza e per la relazione che ci ha consegnato. Conosciamo bene la situazione in particolare della Sicilia proprio per il numero di agglomerati sotto procedura di infrazione e sappiamo quanto dal punto di vista ambientale ed economico pesi sull'Italia. Sicuramente uno dei problemi che abbiamo riscontrato era proprio quello della lentezza con la quale le amministrazioni dovevano attendere autorizzazioni nulla osta dal soggetto attuatore. Per cui ci auguriamo che questa nuovo ruolo ricoperto dal Commissario, assieme agli altri poteri e a questa nuova struttura, possa accelerare notevolmente l'iter per la messa a norma dei nostri impianti di depurazione. Io ne approfitto anche per ringraziare il professore Rolle che comunque ha fatto un ottimo lavoro nei limiti dei poteri conferitigli. Volevo poi chiederle se vi è stato un aggiornamento dell'elenco. Abbiamo un elenco di impianti di depurazione che sono sotto procedura di infrazione, la cui gestione è stata affidata ad un commissario. Tre anni fa era il commissario Rolle, ora sono stati affidati ai nuovi commissari. Tre anni fa alcuni di questi impianti, seppur sotto procedura di infrazione, non sono stati affidati al Commissario perché vi era un apparente avanzamento dei lavori. In realtà, in questi tre anni in alcuni casi non c'è stato nessun avanzamento, non si è mossa foglia in sostanza, per cui vorrei capire se si intende svolgere un'analisi di tutte queste situazioni per poterle commissariare. Un esempio è il comune di Santa Flavia di cui probabilmente abbiamo avuto modo di parlare con la Commissione ecomafie. È uno di quei comuni che non è stato commissariato proprio perché quando è stato introdotto il Commissario già da qualche anno aveva espletato una gara, per cui gli è stato concesso del tempo, ma da allora ad oggi nulla è cambiato. Vi sono poi altre realtà che vivono una situazione simile a Santa Flavia, vorrei sapere se intendete inserirle in questo elenco. In questo periodo di emergenza, dove il nesso tra ambiente e salute è stato chiaro e sotto gli occhi di tutti, abbiamo avuto occasione di verificare che alcuni impianti, anche quelli che non erano e non sono, per fortuna, sotto procedura di infrazione, non erano funzionanti o comunque spenti. Il problema del monitoraggio e del controllo di questi impianti è un'importante Pag. 12 forma di deterrenza. Io volevo chiederle se, vista e considerata la struttura di questi impianti esterni e su superficie pianeggiante, potrebbe essere considerato fattibile l'utilizzo di sistemi di controllo, di sorveglianza, ad esempio a pilotaggio remoto. Ciò consentirebbe da un lato di avere un immediato controllo di questi luoghi in cui molto spesso si realizzano degli illeciti e dall'altro avere un sistema di attivazione veloce e rapido degli organi di competenza. Con un drone che controlla anche attraverso rilevamenti di temperatura e di colore è facile riscontrare un eventuale illecito e attivare organi di competenza quali, ad esempio, le Arpa. A fronte di situazioni nelle quali si registra uno scostamento tra il numero degli illeciti accertati e l'effettiva erogazione delle sanzioni amministrative da parte dell'autorità competente, non può ritenersi opportuno introdurre un meccanismo di monitoraggio e controllo finanziario finalizzato ad evitare indebite omissioni nella riscossione delle sanzioni? Durante le nostre missioni abbiamo verificato che, a volte, può sussistere un conflitto di interesse tra chi deve irrogare la sanzione e il soggetto stesso.
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, onorevole Licatini. In ordine alle prime due questioni, lei mi dice buona sostanza: «È vero che il Commissario straordinario si occupa di tutto ciò che non è in fieri, cioè tutto ciò che ancora deve andare in gestione di appalto o l'equivalente?». Quindi, per differenza, tutto ciò che è una procedura già avviata non è di fatto competenza del Commissario. Lei dice: «Ma se questi sono fermi, che cosa può fare il Commissario?». In questo momento il Commissario non ha quella competenza, non può intervenire; si può procedere con altro atto, ma è altra cosa. Si potrebbe intervenire con un commissariamento ad acta per quella singola opera o estendendo le competenze del Commissario, perché qual è l'obiettivo? L'obiettivo è che lo Stato finalmente sta negoziando in termini tecnici, amministrativi, giuridici e legislativi con la Commissione europea. Con la Corte di giustizia non si può negoziare. Laddove mai ci dovessimo accorgere che a causa della lentezza di una regione «X» non riusciamo come Paese a uscire dall'infrazione, quando il mio Commissario ha fatto tutto, allora se ne potrebbero trarre le chiare conseguenze. In quel caso andrebbe commissariato ad acta anche un lavoro avviato. Se però lo faccio adesso sa qual è il rischio? È quello di ingolfare di teorici possibili e astratti, scusi il termine quasi paludoso che uso, ricorsi in sede giurisdizionale, perché significa che il soggetto attuatore cambia in corso d'opera, quindi potrei determinare, e questo lo abbiamo verificato in avvocatura, un'ulteriore lentezza per assurdo. Allora io preferisco fare tutto quello che posso e quasi azzerare il carico dell'infrazione e poi puntare sulla singola opera per andare eventualmente a un commissariamento ad acta caso per caso. Nel momento in cui, per la stragrande maggioranza delle opere, si porta a compimento il percorso, sono anche convinto che ci si possa allineare anche con quelle che adesso sono in fieri. Prendiamoci un anno e vediamo come va.
CATERINA LICATINI. Un'ulteriore cosa che non ho specificato bene è che per quanto riguarda Santa Flavia la rete fognante era in capo al Commissario ed era bloccata, mentre il depuratore no.
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. A maggior ragione bisogna portare all'attenzione il singolo caso. Il controllo da remoto e la videosorveglianza tramite drone rappresentano sicuramente una buona idea, ma si tratta di cose che non possono essere messe in atto dal Commissario, né le può fare il Ministro; c'è proprio una competenza della regione. Non c'è proprio la possibilità, tranne quando si parla di opera di polizia giudiziaria, che comunque è legata all'autorità giudiziaria. Quindi, per un attimo chiudiamo nel cassetto l'opzione Forze di polizia perché si tratta quasi sempre di azioni repressive. L'azione di controllo e di monitoraggio tecnico-amministrativo e gestionale è un'opera del titolare della delega. Il titolare della delega ai sensi Pag. 13dell'articolo 117 della Carta costituzionale è la Regione, quindi l'Arpa. Io posso dire che sono d'accordo, però non rileva la mia dichiarazione, perché non potrei far nulla per convincere un presidente, una giunta regionale o altro organo, posso solo fare moral suasion. Infine, sul concetto più ampio di conflitto di competenza, se non ho capito male, l'idea è quella di andare a gestire diversamente l'articolo 318, rimasto in uno spazio non ancora definito nell'ambito della legge n. 65 del 2018, la legge sui cosiddetti «ecodelitti». Queste sanzioni amministrative a chi vanno rivolte, come vanno rivolte e a cosa servono? È una cosa che noi abbiamo previsto, che io ho già immaginato. Varie volte in Commissione ambiente di Camera e Senato ho proposto di inserire il tutto nell'ambito del disegno di legge governativo «Terra Mia»; si tratta del ravvedimento operoso figlio di un'azione di repressione sostanzialmente.
PRESIDENTE. Un emendamento del genere lo presentai anch'io, ma non è stato accolto.
CATERINA LICATINI. Ultima cosa che poi potrebbe essere correlata con questa modifica è che il controllo e gli introiti delle sanzioni potrebbero anche essere utilizzati all'Arpa, ad esempio.
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Certo, speriamo di farlo.
PRESIDENTE. Ricordo a tutti che noi deputati alle 16 abbiamo il voto di fiducia. Quindi, invito tutti alla sintesi. Prego, senatore Briziarelli.
LUCA BRIZIARELLI. Raccolgo l'invito del presidente. Do per scontato che ci sarà fornita la relazione di dettaglio. Peraltro, essendo relatore per la Sicilia, per la situazione delle infrazioni e per tutto il ciclo delle acque, sono particolarmente interessato. Eventualmente mi riservo di formulare per iscritto domande specifiche a integrazione della relazione. La prima domanda è relativa all'importo delle sanzioni per la Sicilia; è attendibile per le quattro complessive infrazioni 2004/2034, 2009/2034, 2014/2059, 2017/2181 la cifra indicativa di circa 100.000 euro al giorno dal 2012? Ci sono costate complessivamente circa 300 milioni di euro le infrazioni relative alla sola Sicilia? Prendendo atto di questa evoluzione che c'è stata, più commissari prima, poi Commissario unico, ora Commissario con due subcommissari, nessuno sindaca sull'appartenenza politica o sui ruoli politici ricoperti, ad esempio, dal già senatore Vaccari come responsabile politico e organizzativo del PD, non è questo il tema, ci mancherebbe. Ci risulta, ma volevamo sapere se ne aveva contezza e se ritiene che qualora la cosa dovesse essere confermata potrebbe rappresentare un problema, che Vaccari è anche responsabile relazioni esterne del gruppo privato Unieco che raccoglie duecento aziende pubbliche e private impegnate anche nella gestione dei rifiuti speciali e nelle bonifiche, quindi settori contigui, se non sovrapponibili. Volevo capire se questa cosa risulta, se è stata confermata e se può eventualmente costituire un problema. Mi corregga se sbaglio, io vado a memoria, ma lei sicuramente è più preciso di me nel ricordarlo. Nella legge finanziaria 2019 c'erano 300 milioni. Diceva che in quella del 2020 c'è complessivamente un miliardo e mezzo per il settore, per tutta una serie di interventi e così via. Però, al di là della importante cifra, abbiamo dei dati relativi allo scorso anno sulla percentuale di utilizzo? Quello che voglio dire è che la vera capacità non è solo quella di individuare risorse, ma anche quella di riuscire a utilizzarle. Volevo poi sapere se può fornirci informazioni specifiche in merito al collettore del Garda.
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie senatore. Noi abbiamo detto che i 30 milioni circa della sanzione amministrativa della Commissione per il Paese Italia sono 165.000 euro al giorno. Il dato che lei mi chiede non è contenuto nella relazione, ma glielo posso far avere. Ad ogni modo, stimato che la Sicilia pesa circa il 60 per cento, anche se la cosa è spannometrica penso che intorno ai cento più o meno ci Pag. 14siamo. Il dato invece è complessivo, cioè per la Sicilia si è passati da una quota parte di 17.161.000 a 15.263.000, il famoso risparmio di cui le dicevo. Quindi, quanto tutto questo pesa giorno per giorno è spannometrico e se fa una riflessione si renderà conto che, effettivamente, qualcosa finalmente si sta muovendo. Tra l'altro parliamo di un anno e mezzo, non di chissà quanto tempo, quindi vuol dire che qualcosa si sta muovendo, meno male, siamo contenti. In ordine alla questione del subcommissario Vaccari guardi il curriculum vitae, a memoria francamente non me lo ricordo, facciamo una verifica e le faccio sapere. Per quanto riguarda la percentuale di utilizzo e impiego delle risorse il dato non c'è nella relazione, anche là mi riservo di farglielo avere. Riguardo al collettore del Garda, la direttrice generale, dottoressa Maddalena Matteo Gentile, mi risulta stia incontrando sia la regione Lombardia sia la regione Veneto sia i sindaci del comprensorio. In buona sostanza i sindaci lamentano di non essere stati ascoltati dalla regione Lombardia. Noi abbiamo chiesto che ci sia condivisione nell'operazione e i sindaci, al di là dei colori e delle appartenenze, questo lo hanno apprezzato. Mi pare che anche la regione l'abbia apprezzato, stiamo facendo un po' di sintesi e di negoziazione per poterci venire incontro. Detto ciò, so che si sono visti di recente, più di questo non ricordo, quindi le chiedo scusa se magari non sono stato precisissimo nel relazionarla su ogni cosa.
GIOVANNI VIANELLO. Grazie presidente. Sarò estremamente veloce. Vorrei sollevare tre argomenti, il primo dei quali riguarda il sito Internet del Commissario per la depurazione. Noi adesso col decreto «Clima» abbiamo rafforzato la struttura commissariale, l'abbiamo dotata anche di due subcommissari. Io mi auguro che il sito web venga migliorato perché, ad esempio, quello del Commissario per le bonifiche delle discariche è costantemente aggiornato, c'è un report che viene costantemente caricato, si possono monitorare i progressi per ogni tipo di situazione. Purtroppo non abbiamo questo tipo di aggiornamento sulla depurazione e ciò crea un gap informativo purtroppo abbastanza evidente. Vorrei fare una domanda in merito invece a tutti quei depuratori compresi nella lista primaria pronti ad entrare in procedura di infrazione. C'è un monitoraggio del Ministero dell'ambiente, che fine hanno fatto? Dico questo pensando al depuratore di Manduria contenuto nella lista dei depuratori in procedura infrazione e successivamente escluso da tale lista a causa della conclusione della procedura di VIA. Vorrei capire se, comunque, il Ministero effettua una ricognizione sullo stato di questi depuratori. Vorrei fare poi una considerazione di carattere tecnico-politico sul problema degli scarichi dei depuratori che vanno a mare. Questa è tutta acqua potenzialmente buona per essere riutilizzata in agricoltura o nell'industria. È importante soprattutto nelle aree meridionali. Io vengo dalla Puglia che è tristemente nota per la crisi idrica, ma ci sono la Sicilia, la Calabria, la Campania e così via. Abbiamo quindi un grandissimo quantitativo di acqua potenzialmente buono – quando il depuratore funziona bene – che esce dai depuratori e che però viene riversato in mare. Al riguardo, il Ministero ritiene opportuno obbligare ad un riutilizzo dei reflui, evitando gli scarichi e incentivando gli agricoltori a utilizzare questa acqua? Si potrebbe trattare di una politica di tutela ambientale.
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Molto velocemente, ringrazio l'onorevole Vianello. Ha ragione, sicuramente il sito Internet va aggiornato. Immagino che il Commissario lo considererà una delle cose da fare con immediatezza. Peraltro, noi mettiamo a disposizione proprio per chi viene a lavorare al Ministero dell'ambiente la nostra struttura informatica, affinché possa «godere» anche di questa opportunità ed essere ancora più efficace. Il Commissario comunque si è insediato il 22 maggio scorso, sta ancora prendendo confidenza con la struttura. Per quanto riguarda i depuratori usciti dalla procedura di infrazione, noi possiamo avere esclusivamente un monitoraggio conoscitivo, su questo lei ha sicuramente ragione e va fatto, però è conoscitivo non interventista perché la competenza è Pag. 15esclusivamente regionale. Non sapevo del caso di Manduria, quindi colgo la sua segnalazione. Infine, riguardo alle depurazioni che vanno in mare, si tratta di questione affrontata nel Consiglio dei Ministri dell'ambiente dell'Unione europea, e tra l'altro proprio io mi sono trovato a parlarne. Al proposito, la strategia farm to fork ha una quota parte di ambiente e prevede anche il riciclo di queste acque a determinate condizioni di garanzia. Si tratta di un modo per influire positivamente sulla falda freatica, ma anche sulla desertificazione ed è un argomento che è stato anche trattato nella COP sulla desertificazione, alla quale ho partecipato come Italia. In quell'ambito abbiamo rappresentato come l'Unione europea voglia perseguire questo obbiettivo. Si tratta di una grande frontiera già annunciata dall'Unione europea, in ordine anche ai benefit che possono essere riversati in agricoltura. Si tratta di benefit che posso anche sollecitare al Ministero competente.
ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio il Ministro. Forse non ho compreso. Concordo sul fatto che sia stata fatta più unità, quindi da undici commissari si è passati a uno, da un Commissario per una procedura di infrazione, si è passati a due. Non ho compreso però cosa succede per quanto riguarda eventuali precontenziosi, monitoraggi di comuni o di regioni che vedono criticità che potranno portare poi a procedure di infrazione. Vorrei capire se il Commissario attualmente può contare su un'azione informativa di raccordo, di interfaccia con gli Enti locali, quando iniziano a presentarsi problemi, o se per caso il Ministero intenda in futuro riservare al Commissario e ai suoi subcommissari un ruolo per monitorare situazioni che potranno portare a future procedure di infrazione, futuri contenziosi e future sanzioni al fine di prevenirle.
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, onorevole Zolezzi. In realtà, il Commissario ha un rapporto diretto con gli enti territoriali, nel caso di specie con le regioni. Intendo dire che ha poteri ben più vigorosi di quelli che aveva prima, però è anche vero che li ha in rapporto alle regioni. Per cui è chiaro che, seppure non ha una competenza diretta, ha di fatto una presenza. È un po' la risposta che davo all'onorevole Licatini quando dicevo che nel momento in cui intervieni per quota parte dell'infrazione, è chiaro che insieme stai automaticamente anche affrontando il problema degli agglomerati che invece non sono ancora in procedura di infrazione, anche se, come nel caso di Manduria, potrebbero entrarvi. Questo è una forza di joint venture che consente probabilmente di accelerare di più l'opera straordinaria, ma anche l'opera ordinaria. Per questo mi sono permesso di individuare un Commissario che ha una spiccata competenza tecnica, è un esperto di ingegneria idraulica considerato tra i tre migliori a livello europeo. È chiaro infatti che nel momento in cui si confronterà con gli uffici tecnici, non tanto con gli uffici politici delle varie regioni, troverà sicuramente una certa sintonia tecnica che gli agevolerà di molto il lavoro.
PRESIDENTE. Rinnovo la domanda sulle strutture periferiche che devono fare i progetti e le verifiche, perché è importante stare sul pezzo. Abbiamo visto che, in generale, anche l'Arpa dal punto di vista dei controlli fa fatica.
SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il Commissario si avvale di Sogesid, società in house del MEF che però è governata dal MATTM. Quindi, si tratta di una negoziazione che l'attuale Commissario porterà avanti direttamente con l'amministratore delegato di Sogesid.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'abusivismo, tema molto importante, si può citare l'esempio del catanese dove spesso non c'è il collettamento, non c'è una rete fognaria. Quello è un grosso problema. Quindi, volevo sapere se c'è un'interlocuzione forte con i comuni che necessariamente devono ricevere un aiuto per superare questo tipo di difficoltà.
Pag. 16SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Dico di sì, perché uno dei grossi problemi che è stato riscontrato è l'assenza della qualità progettuale. Ecco perché la società di riferimento del Commissario è Sogesid: si tratta di una società di ingegneria ambientale con ingegneri che possono affiancare i tecnici di un comune che ha grosse difficoltà a determinare questi tipi di progettazione. La qualità progettuale è una cosa che l'Unione europea ci ha specificatamente chiesto, a maggior ragione io l'ho costruito in questo modo il sistema.
PRESIDENTE. Grazie. Dichiaro chiusa l'audizione.
La seduta termina alle 16.