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XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 81 di Martedì 8 settembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Briziarelli Luca , Presidente ... 3 

Audizione del direttore generale dell'Arpa Sicilia, Francesco Vazzana:
Briziarelli Luca , Presidente ... 3 
Vazzana Francesco , Direttore generale dell'Arpa Sicilia ... 3 
Abbate Giovanni , Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia ... 3 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 6 
Scimecca Patrizia , Responsabile UOS di Agrigento ... 7 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 8 
Caldara Salvatore , Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia ... 8 
Briziarelli Luca , Presidente ... 9 
Scimecca Patrizia , Responsabile UOS di Agrigento ... 9 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 10 
Briziarelli Luca , Presidente ... 10 
Vazzana Francesco , Direttore generale dell'Arpa Sicilia ... 10 
Briziarelli Luca , Presidente ... 10 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 11 
Briziarelli Luca , Presidente ... 11 
Caldara Salvatore , Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia ... 11 
Briziarelli Luca , Presidente ... 11 
Caldara Salvatore , Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia ... 11 
Briziarelli Luca , Presidente ... 11 
Abbate Giovanni , Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia ... 11 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 12 
Briziarelli Luca , Presidente ... 12 
Trentacoste Fabrizio  ... 12 
Abbate Giovanni , Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia ... 12 
Trentacoste Fabrizio  ... 13 
Abbate Giovanni , Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia ... 13 
Caldara Salvatore , Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia ... 13 
Licatini Caterina (M5S)  ... 14 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 14 
Licatini Caterina (M5S)  ... 14 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 14 
Caldara Salvatore , Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia ... 14 
Abbate Giovanni , Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia ... 14 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 15 
Briziarelli Luca , Presidente ... 15 
Abbate Giovanni , Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia ... 15 
Briziarelli Luca , Presidente ... 16 
Abbate Giovanni , Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia ... 16 
Briziarelli Luca , Presidente ... 16 
Abbate Giovanni , Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia ... 16 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 16 
Briziarelli Luca , Presidente ... 16 
Caldara Salvatore , Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia ... 16 
Briziarelli Luca , Presidente ... 16 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 17 
Briziarelli Luca , Presidente ... 17 
Abbate Giovanni , Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia ... 17 
Briziarelli Luca , Presidente ... 17 
Scimecca Patrizia , Responsabile UOS di Agrigento ... 18 
Briziarelli Luca , Presidente ... 18 
Scimecca Patrizia , Responsabile UOS di Agrigento ... 18 
Abbate Giovanni , Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia ... 18 
Briziarelli Luca , Presidente ... 18 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 19 
Briziarelli Luca , Presidente ... 19 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 19 
Briziarelli Luca , Presidente ... 20 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 20 
Briziarelli Luca , Presidente ... 20 
Infantino Vincenzo , Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia ... 20 
Briziarelli Luca , Presidente ... 21

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUCA BRIZIARELLI

  La seduta comincia alle 11.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del direttore generale dell'Arpa Sicilia, Francesco Vazzana.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza del direttore generale di Arpa Sicilia Francesco Vazzana. Partecipano alla seduta il dottor Vincenzo Infantino, direttore tecnico, il dottor Salvatore Caldara, responsabile UOC pareri, il dottor Giovanni Abbate, responsabile UOC dell'area occidentale, e la dottoressa Patrizia Scimecca, responsabile UOS Agrigento che ringrazio per la presenza. Come sapete da regolamento interno della Commissione alla seduta non è ammessa la partecipazione di persone estranee non autorizzate, quindi vi chiederei di allineare i nominativi che ci sono pervenuti dei quali ho dato lettura. Non so se ci siano altre persone presenti, nel caso vi prego di darne comunicazione agli uffici della Commissione. L'audizione rientra nell'ambito di approfondimento sul sistema delle acque reflue urbane e industriali in Sicilia su cui la Commissione sta svolgendo una specifica inchiesta. In particolare l'audizione si incentrerà sulle province di Palermo, Trapani e Agrigento dove saremo in missione prima della fine di settembre. Ovviamente se ci sono degli aggiornamenti, come abbiamo richiesto e in parte comunicato, anche relativi alle altre province già visitate, vi preghiamo di fornirceli. Avverto che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico. Considerate le modalità di svolgimento della seduta che sarà pubblica per tutta la sua durata, qualora gli auditi dovessero ritenere di riferire argomenti che richiedano di essere assoggettati al regime di segretezza, la Commissione valuterà le modalità più opportune per consentirgli di farlo in un altro momento e con diverse modalità. Invito dunque i nostri ospiti a svolgere una relazione al termine della quale seguiranno eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei commissari. Lascio la parola al direttore generale di Arpa Sicilia Francesco Vazzana.

  FRANCESCO VAZZANA, Direttore generale dell'Arpa Sicilia. Buongiorno a tutti. Non vi presento i dirigenti che sono accanto a me visto che l'ha fatto già il presidente. Io inizierei con le province di Palermo e Trapani, se siete d'accordo e chiamerei il dottor Abbate a relazionare.

  GIOVANNI ABBATE, Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia. Buongiorno, sono Giovanni Abbate, direttore della struttura territoriale Palermo-Trapani per quanto attiene l'attività di controllo della Sicilia occidentale. Noi vi abbiamo mandato, alcuni giorni fa, un resoconto delle nostre attività degli ultimi cinque anni nelle province di Palermo e Trapani e sulle attività di trattamento delle acque reflue urbane da parte dei comuni e dei consorzi di comuni. Insieme a questo documento abbiamo mandato anche un altro documento, una relazione che è composta Pag. 4da spunti, a parere nostro interessanti, da poter condividere e da poter portare in alcuni casi anche in sede di legislatura per alcune modifiche normative e alcune considerazioni per l'eventuale gestione migliore di questi impianti. La situazione su tutta la provincia, come avete potuto constatare dai nostri grafici, presenta delle criticità principalmente sugli impianti costieri. Gli impianti costieri della nostra provincia sono sottoposti a stress particolari dovuti alla fase estiva, per un aumento notevole di popolazione. Se in alcuni casi riescono a rispettare i termini e i limiti della tabella 1 e 2 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in inverno, in estate sono tutti quasi completamente fuori tabella. Questo accade perché gli impianti ancora sono vecchi e datati. In alcuni casi sono impianti esclusivamente di pretrattamento e quindi hanno semplicemente una fase di grigliatura e sedimentazione primaria e una condotta sottomarina. Come voi avrete avuto modo di constatare in altre regioni, le condotte sottomarine o vengono mantenute correttamente o, come sempre accade, si spezzano per condizioni meteo particolari, per effetto della pesca a strascico e per una gestione non corretta di queste condotte. Negli anni Ottanta quando sono stati progettati gli impianti, le condotte avevano una funzione non solo di allontanamento del refluo dalla costa, ma anche una specie di trattamento con i diffusori in testa alla condotta che dovevano fungere da distributori del refluo nelle acque marine. Noi abbiamo sempre puntato a far cambiare modalità gestionali, ma principalmente a cercare di cambiare l'impianto perché abbiamo difficoltà nella gestione e nel controllo. La legge regionale non prevede limiti di rispetto, prevede solo che si faccia l'impianto di pretrattamento e una condotta da abbandonare in mare. Fino a quando è distante dalla costa, l'impatto visivo e l'inquinamento sono meno visibili. Quando invece, come in quasi tutti i casi, si presenta il problema di una rottura della condotta sottocosta, questo significa non effettuare la balneazione e mettere in crisi il settore peschereccio e gli allevamenti, nel caso in cui ci siano allevamenti di mitili o altri allevamenti connessi con la pesca. Nel caso nostro sono pochissimi i casi di allevamenti però ai fini della balneazione questo è particolarmente incidente sulla qualità delle acque. La crisi principale è dovuta a questi impianti che in alcuni casi sono anche superiori ai 10.000 abitanti equivalenti. Considerate che d'estate abbiamo situazioni simili, un paio sulla nostra costa orientale, a partire da Finale di Pollina che è l'ultimo paese della nostra provincia di Palermo perché poi comincia quella di Messina. Abbiamo il comune di Trabia, abbiamo la frazione di San Nicola L'Arena sempre nel comune di Trabia, abbiamo il comune di Cefalù, Sant'Ambrogio... Sono tutti piccoli impianti che scaricano sottocosta o con condotta sottomarina qualora sia efficiente. Dai risultati vedete come tutti questi siano completamente sempre fuori norma e fuori limite. Noi contestiamo perché diciamo che la nostra legge è in contrasto con il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, per quanto riguarda il rispetto dei limiti per lo scarico in mare. Nei casi in cui ci troviamo sotto i 2000 abitanti equivalenti, il trattamento può essere anche condiviso, ma visti i risultati e gli impianti costieri, per noi sono fuori tabella e quindi da rivedere e da ripensare come ulteriore progettazione. Ancora siamo sotto i 2000 per cui il rischio della sanzione comunitaria lo passiamo fino al 2045. Tutti gli impianti da 10.000 e noi ne abbiamo tre o quattro sempre sulla costa, attualmente sono sotto l'egida del commissario. Il commissario sta costruendo e ha già quasi completato l'impianto di Cefalù, quindi ci sarà la fase di collaudo; è in fase di revisione anche l'impianto di Trabia che è oltre i 10.000 abitanti equivalenti e poi abbiamo la costa occidentale che ha due impianti: l'impianto del comune di Cinisi che supporta anche l'aeroporto di Punta Raisi e l'impianto del comune di Terrasini. Sono impianti veramente indescrivibili per la loro disfunzionalità. Il progetto del commissario prevede, e per noi è condivisibile, che questi due impianti siano collegati a un altro impianto molto più grande che è quello di Carini con una condotta premente che porterà i reflui sul Pag. 5depuratore di Carini e poi li allontanerà in mare. Vi ricordo che gli impianti di Terrasini e di Cinisi sono influenti attualmente sul Golfo di Castellammare, zona sensibile individuata sempre con il decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152. Gli altri impianti costieri più o meno hanno una certa funzionalità.
  Come avete visto dai risultati, la situazione va abbastanza bene per quanto riguarda l'impianto di Termini Imerese, l'impianto di Carini e quello di Palermo. A Palermo, non so se ne siete a conoscenza, c'è un impianto più grande che attualmente ha una potenzialità di 440.000 abitanti equivalenti e sta raddoppiando la potenzialità, per ora riceve circa 300.000 abitanti equivalenti. Un'altra parte di Palermo con circa 500.000 abitanti, la parte nord, attualmente è in parte trattata per 100.000 presso un impianto che verrà presto dismesso. Questo impianto ha la funzione di depurare, ma poi, non avendo lo scarico in mare, riscarica dentro la fognatura e finisce nel porto di Palermo mescolato... Quindi 100.000 trattati più gli altri 400.000 non trattati, finiscono al porto di Palermo nell'attesa di costruzione di questa condotta. In capo al commissario c'è anche la costruzione di una condotta che dovrà prendere queste acque pari a 500.000 abitanti equivalenti passando attraverso la posta, quindi in area portuale. Tutto questo verrà recapitato all'altro impianto di Acqua dei Corsari che è quello che verrà raddoppiato. Abbiamo detto che era 440.000 e lo porteranno a 880.000 e quindi questo dovrebbe garantire la depurazione a Palermo. Attualmente i lavori sono in corso, ma non sappiamo quando finiranno. Per quanto riguarda invece la parte più interna della Sicilia, quindi la parte più montuosa delle Madonie, la situazione è accettabile. Ci sono impianti piccoli di secondo livello che hanno un trattamento sia di tipo fisico che biologico, cioè un trattamento di sedimentazione di primo livello e anche di secondo livello, quindi un trattamento biologico. La cosa importante è che questi impianti hanno una buona dotazione idrica. In tutta la parte interna della Sicilia gli impianti hanno una grande potenzialità di pozzi, sorgenti e altri punti di approvvigionamento per cui la dotazione idrica è sufficiente, siamo sicuramente oltre i 200.000 abitanti equivalenti, quindi questi impianti riescono a garantire il rispetto dei limiti tabellari. Non so se avete avuto modo di approfondire la nostra norma, ma questi impianti non fanno parte dell'Ambito Territoriale Omogeneo (ATO) idrico. Si tratta di comuni che hanno sempre protestato perché avendo le fonti di approvvigionamento, non sono mai voluti entrare nell'ATO idrico, per cui hanno gestito da soli l'approvvigionamento e la depurazione successiva. Alcuni di questi impianti sono nell'agrigentino al confine con il Trapanese. Lì c'è una maggiore criticità di approvvigionamento idrico e questi impianti hanno carenze sostenute. Molti sono vecchi, vetusti, molti non sono gestiti perché in molti casi i comuni non hanno la forza per poter gestire questi impianti, non li hanno dati al gestore unico e autonomamente sono soggetti a proposte di sanzioni amministrative da parte di questo ufficio. Noi abbiamo circa 78 impianti funzionanti e ho scritto funzionanti nel senso che sono attivi. Possiamo considerarne di buona qualità meno della metà, gli altri riescono, in determinate situazioni, a garantire i limiti previsti e autorizzati. Di questi impianti circa 35 sono soci del gestore idrico perché il comune di Palermo tramite la sua compartecipata Azienda Municipalizzata Acquedotto di Palermo (AMAP SpA) e tramite la città metropolitana ha fatto condividere ai vari sindaci dei comuni che hanno scelto di diventare soci, la gestione unica da parte di AMAP. Questa società gestisce sia l'approvvigionamento idrico che la depurazione. Nonostante AMAP alcuni comuni hanno impianti che non sono per nulla funzionanti e quindi per primi hanno aderito a partecipare a questa gestione così da levarsi di dosso questa responsabilità, abbandonando tutto l'impianto alla gestione AMAP. Noi contestiamo ai comuni questo fatto perché AMAP è in parte in grado di gestire, ma deve esserci sempre una vigilanza e un impegno da parte del comune per vedere se effettivamente gli impianti sono gestiti correttamente o meno. A causa di una visioni un po' diversa, contestiamo Pag. 6ad AMAP la gestione che attualmente è molto difettosa perché la potenzialità di AMAP non è sufficiente a gestire una zona così ampia in cui sono presenti tutti questi comuni. AMAP ha poco personale e maestranze molto più specializzate per l'approvvigionamento idrico perché è un gestore di acquedotto e meno per quanto riguarda la depurazione; inoltre deve gestire impianti vecchi e ha un comportamento un po' superficiale per quanto riguarda la gestione. Non tratto la gestione dei fanghi perché è una delle criticità più evidenti per la gestione degli impianti di depurazione e lascerò la parola al collega Caldara che ha un quadro più preciso per quanto attiene questo aspetto. Per ciò che attiene Trapani, un collega mi ha trasferito della documentazione, da un punto di vista della criticità si somiglia a quanto descritto. Ha meno impianti di trattamento, ma è molto interessato, nella fase estiva, per i trattamenti a seguito dell'aumento della popolazione dovuto al turismo. A Trapani abbiamo circa 25 impianti funzionanti. Le isole sono in condizioni pietose, sia Pantelleria che Favignana, Marettimo e Levanzo che fanno parte delle Egadi. Non hanno impianti, ma hanno solo degli impianti di pretrattamento, in un paio di casi, che non riescono comunque a garantire un minimo di trattamento. Aspettiamo che siano presi in mano dalla regione o dal commissario per poter prevedere degli impianti sufficienti. Noi consigliamo di costruire impianti modulari che d'inverno lavorino con un numero di abitanti equivalenti e che d'estate attivino gli altri settori impiantistici, altrimenti questi impianti non potranno mai funzionare. D'inverno, con quattro moduli, gli impianti non hanno un minimo di vitalità di fanghi per poterli gestire per cui è opportuno gestirli e costruirli con questo criterio. Tra i casi più eclatanti nella provincia di Trapani abbiamo la situazione di Alcamo che ha un impianto maggiore di 50.000 abitanti equivalenti che ha grossi problemi. Non abbiamo avuto nessun riscontro positivo negli ultimi cinque anni, non c'è stato un campione che abbia soddisfatto il rispetto dei limiti. A Campobello di Mazara c'è un impianto abbastanza nuovo, sul quale però incidono le attività industriali del territorio che possono essere cantine o attività olivicole che incidono molto sulle acque reflue urbane per la presenza di questi impianti industriali. Poi abbiamo Buseto Palizzolo e altri impianti sopra i 10.000 abitanti tra cui il caso particolare di San Vito Lo Capo dove c'è un impianto sotto sequestro perché ha bisogno di ulteriori adeguamenti e mancano i collaudi. C'è tutta una storia su questo impianto e abbiamo un indagine in corso sull'attività. Questo è il quadro generale e io l'ho fatto velocemente perché non volevo prendere altro tempo agli altri. Mi riprometto, qualora voi lo chiediate, di fornire maggiori dettagli su altri impianti e anche quelli in costruzione. C'è pure il caso importante di Santa Flavia, per terminare. Abbiamo finalmente fatto un'ultima conferenza perché è un impianto che dovrà servire 30.000 abitanti equivalenti e che attualmente non ha nemmeno una grigliatura primaria e scarica direttamente a mare nell'ambito portuale. Questa è un'infrazione che è particolarmente impattante rispetto alle altre situazioni. Questo è il mio contributo provvisoriamente, passo la parola al direttore tecnico per fare un quadro e dare una spiegazione sulle proposte che noi vi abbiamo inviato per affrontare la tematica.

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Vorrei solo precisare che venerdì scorso 8 settembre abbiamo inviato alla vostra attenzione, alla mail del dottor Maggi, una serie di file che riguardano le situazioni in dettaglio di ogni impianto della provincia di Agrigento, della provincia di Trapani e della provincia di Palermo. Contengono una rappresentazione dello stato dell'arte e anche la storia degli ultimi tre anni di questi impianti sotto il profilo dei controlli, anche documentazione relativa alla gestione dei fanghi degli impianti di depurazione che è un problema molto serio per la nostra regione, ma forse anche per il nostro Paese. Rispetto a questo ultimo problema troverete una documentazione di dettaglio relativa ad alcune verifiche fatte sugli impianti e sulla quantità di fanghi smaltiti e prodotti dagli impianti Pag. 7di depurazione. L'ingegnere Caldara potrà eventualmente rispondere rispetto a questa documentazione. Abbiamo inviato anche una sintesi riguardante il 2019 sugli impianti di depurazione in Sicilia con tutta una serie di dati che vi possono essere utili per capire e per valutare l'insieme della situazione della nostra regione. Infine ci siamo permessi di fornirvi un ultimo documento il cui titolo è «Proposte e considerazioni». Tutti i file sono in Word così potete utilizzarli meglio, se vi servono. Quest'ultimo documento è un insieme di riflessioni e considerazioni che ci piacerebbe approfondire insieme a voi su quelli che noi riteniamo elementi importanti per il vostro lavoro. Volevo solo rappresentare quello che vi avevamo inviato via mail.
  Riguardo agli altri impianti che voi avete visionato con documentazioni acquisite nelle missioni svolte nei mesi addietro, abbiamo sentito i dirigenti responsabili delle varie aree. Loro ci hanno riferito che non si rilevano aggiornamenti significativi rispetto alle visite che voi avete effettuato nei mesi addietro. Però occorre considerare l'estate, le criticità e gli incidenti che spesso succedono: per esempio sulla Costa Jonica si è avuto un peggioramento della situazione anche sotto il profilo visivo per i turisti che hanno frequentato quell'area. Sono successi una serie di incidenti a condotte sottomarine nell'area che hanno addirittura peggiorato la situazione rispetto a quella che avevate fotografato nelle vostre missioni precedenti. Però aspetti significativi da rilevare non ce ne sono, o meglio, diversità importanti.
  Voi sapete anche che c'è una gestione commissariale di taluni impianti e voi saprete meglio di noi qual è la situazione degli impianti che sono in questo momento gestiti direttamente dal commissario. Riguardo alle proposte e alle considerazioni, se volete facciamo un focus alla fine. Se il direttore è d'accordo, io direi di sentire la collega responsabile dell'area di Agrigento e se volete anche l'ingegnere Caldara per quanto riguarda l'aspetto dei fanghi degli impianti di depurazione.

  PATRIZIA SCIMECCA, Responsabile UOS di Agrigento. Buongiorno, io sono Patrizia Scimecca e mi occupo dei controlli nella provincia di Agrigento. La situazione in dettaglio sullo stato dei depuratori della provincia di Agrigento risulta dai file allegati, comunque non è molto diversa da quella di Trapani o di Palermo. Anche noi abbiamo impianti di vecchia costruzione perché risalgono agli inizi degli anni Ottanta, costruiti sull'onda della legge 10 maggio 1976, n. 319, e quindi tutti questi impianti avrebbero bisogno di sostanziosi interventi di adeguamento e modernizzazione che finora non sono stati fatti. L'unico impianto di nuova generazione costruito da poco è quello di Sciacca e risente di una cattiva costruzione delle fognature, quindi non tutta la città viene collegata al depuratore. Pur avendo un depuratore funzionante, nella zona di Sciacca interi quartieri sversano direttamente nei valloni. Per quanto riguarda gli impianti di depurazione delle zone interne, così come avviene per Palermo, alcuni riescono a rispettare i limiti tabellari anche senza depurazione, grazie alle notevoli dotazioni idriche di cui usufruiscono. Molti impianti tra cui quello di Biona non sono mai entrati in funzione proprio perché hanno notato che il refluo in uscita ha qualità peggiore del refluo in entrata. Per quanto riguarda gli impianti delle zone costiere una situazione tipica è quella di Agrigento. L'impianto di depurazione più grande è quello costruito in Contrada Sant'Anna in piena Valle dei Templi che nel periodo estivo risente del sovraccarico che gli arriva dalle frazioni balneari. Per esempio la frazione di San Leone aveva avuto un'autorizzazione, in quanto aveva un carico di abitanti minore, a scaricare con dei pennelli a mare direttamente, dopo un trattamento primario a due chilometri dalla costa. In seguito ci sono state delle lamentele e delle indagini della procura e quindi questi pennelli a mare sono stati dismessi e tutta la zona balneare di San Leone che è abbastanza notevole, tramite una condotta che attraversa tutta la zona archeologica, in via provvisoria è stata fatta confluire su Sant'Anna nell'attesa che venga costruito un mega depuratore. Da circa dieci anni aspettiamo questo megadepuratore nella zona di Villaggio Mosè che dovrebbe Pag. 8 anche agevolare l'impianto di depurazione di Villaggio Mosè che è stato costruito per 2000 abitanti equivalenti, ma ora già in entrata non riesce a raccogliere i reflui di questo insediamento. Lì dovrebbero confluire anche parte degli scarichi di Favara, ma il depuratore è ancora in attesa di costruzione, quindi durante la stagione estiva l'impianto di depurazione di Sant'Anna viene caricato notevolmente e non riesce a rispettare i limiti tabellari. Degli impianti di Agrigento ne funzionano all'incirca una trentina. Alcuni addirittura non sono mai entrati in funzione perché dopo i primi lavori gli impianti sono stati abbandonati, sono stati vandalizzati e quindi per ora non sono funzionanti. Alcuni sono stati costruiti in zone inadatte come l'impianto di Sant'Angelo che ho visitato personalmente ed è stato costruito in una scarpata. Non so chi abbia potuto pensare di costruire l'impianto in quel posto perché è sempre interessato da frane e quindi periodicamente ci sono sempre lavori di ricostruzione, ma l'impianto non funziona. Un grosso impianto che dovrebbe essere ultimato è quello di Lampedusa che aveva un vecchio impianto, andato quasi del tutto distrutto. Ora l'impianto nuovo dovrebbe essere in fase di ultimazione, ma a oggi ancora non è entrato in funzione. Nella provincia di Agrigento alcuni impianti sono stati lasciati ai comuni e sono pochi, una decina all'incirca. Gli altri prima erano sotto la gestione di Girgenti Acque, la società che gestiva gli impianti di depurazione della provincia di Agrigento.
  Alcuni di questi impianti sono passati sotto il controllo dell'autorità giudiziaria, ora sono stati dissequestrati e sono sempre sotto il controllo della società Girgenti Acque che però è stata commissariata. Gli operai che lavorano sono sempre quelli di Girgenti Acque, però tutto viene sovrinteso dai commissari prefettizi. La maggior parte degli impianti di depurazione di Agrigento sono sotto questa gestione commissariale. Per il resto non ci sono grosse novità rispetto alle situazioni precedenti e a quello che abbiamo scritto nei file allegati.

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Ringrazio la collega. Sentiamo l'ingegnere Caldara per quanto riguarda il problema dei fanghi degli impianti di depurazione.

  SALVATORE CALDARA, Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia. Per quanto riguarda il problema della gestione e del recupero dei fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue, abbiamo inviato un prospetto realizzato usando alcuni dati estratti dal Catasto rifiuti. Lo abbiamo fatto a seguito della richiesta che era emersa nella scorsa audizione, se non ricordo male quella a Enna di febbraio, proprio per cercare di rispondere alla richiesta avevamo avviato questa attività. Già all'epoca avevamo fatto presente che in realtà la verifica e la gestione dei flussi dei rifiuti presenti negli articoli dal 197 al 152 compete prevalentemente alle ex province che si possono avvalere di Arpa per le attività tecniche. Tuttavia abbiamo provato ad affrontare il problema recuperando queste informazioni dal Catasto rifiuti. Non so se avete avuto modo di scorrere le informazioni che vi abbiamo mandato nel file Excel relativo ad alcuni impianti più grossi sopra i 50.000 abitanti equivalenti. In realtà questi file forniscono i quantitativi conferiti dai gestori degli impianti ad alcuni impianti di trattamento rifiuti. Alcune volte si notano, nel corso degli anni, delle forti variabilità dei quantitativi. Intanto mi scuso perché c'è stato un refuso nel documento di accompagnamento che vi abbiamo mandato. Là dove si dice: «Tuttavia è possibile notare come in diversi casi ci sia una forte variabilità dei quantitativi dei fanghi smaltiti attraverso lo scarico...» Questo ovviamente non è corretto, adesso lo rimandiamo e facciamo un'errata corrige. È da intendersi così: «La variabilità dei quantitativi smaltiti di fanghi derivanti dal trattamento delle acque depurate.» In realtà questa variabilità tante volte può essere imputata a una cattiva gestione dei depositi temporanei, a una non corretta gestione del processo depurativo, alla difficoltà a trovare impianti di trattamento rifiuti presso cui conferire gli stessi o a smaltimento illecito. Riguardo allo smaltimento illecito possiamo immaginare anche uno smaltimento di fanghi attraverso Pag. 9 lo scarico delle acque depurate. Il refuso era dovuto al fatto che questo andava messo tra parentesi dopo lo smaltimento illecito. Vi mandiamo il file corretto. In alcuni casi condotte di questo tipo sono state evidenziate e identificate e anche i colleghi sono stati chiamati a supporto della polizia giudiziaria a intervenire in situazioni di questo tipo. La difficoltà che ha portato a forti criticità nel sistema di smaltimento dei rifiuti è stata delineata e descritta nella seconda parte della nota di accompagnamento a questo file. Si evidenzia come la norma che fa capo alla direttiva europea ed è attualmente vigente in Italia, il decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99, di fatto ormai si è dimostrato inadeguato a regolamentare la materia. Da una parte è così perché i parametri individuati per la possibilità di smaltire i fanghi direttamente in agricoltura si limitano a una tabella di pochi parametri in cui c'è solo qualche metallo e poche altre sostanze; inoltre c'è anche una difficoltà interpretativa che ha portato anche all'avvio di alcune indagini giudiziarie legate proprio alla possibilità di smaltire in agricoltura fanghi derivanti dal trattamento di acque reflue non soltanto domestiche, ma miste. Questa cosa ha messo in crisi il sistema di trattamento di questi fanghi. Per questo anche alla regione noi avevamo fatto, su richiesta, alcune proposte per implementare quantomeno il set di parametri da prendere in considerazione per valutare la compatibilità di questi fanghi con le attività agricole o con le attività di compostaggio. Riguardo al compostaggio, con riferimento in particolare alle attività di gestione semplificata, il decreto legislativo 5 febbraio 1998, n. 88, rinvia sempre al decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 99. Diciamo che alla fine il problema si ripresenta anche per quella tipologia di impianto, fermo restando che lì la percentuale di fanghi da poter riutilizzare è limitata al 35 per cento di sostanza secca.
  Questo è il quadro generale sulla tematica della gestione dei fanghi. In alcuni casi i colleghi delle strutture territoriali si sono trovati a dover collaborare con l'autorità giudiziaria per verificare eventuali condotte illecite nello smaltimento di questi fanghi. Però se avete bisogno di alcuni particolari su com'è proseguita l'indagine, o tramite i colleghi che sono presenti o in separata nota vi possiamo fare avere i dettagli su questo. Io mi fermerei qui, siamo a disposizione delle vostre richieste di approfondimento.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore generale e i vari dirigenti, peraltro anche i nostri collaboratori mi hanno pregato di ringraziare per la puntualità e la precisione con cui sono stati trasmessi i report e i dati rispetto a quanto avevamo richiesto. Se non ci sono domande da parte dei colleghi, comincio io riguardo ad alcune delle cose che sono state illustrate. C'è una prima domanda che vorrei rivolgere alla dottoressa Scimecca. Balza all'occhio una forte disparità nelle percentuali di ispezioni e visite ai depuratori fra le varie province. Delle nove province, cinque presentano una percentuale del 100 per cento di controlli sui depuratori; due in particolare, Agrigento e Messina, presentano una percentuale decisamente inferiore. Per Agrigento siamo di poco sopra il 10 per cento, in funzione, come immagino sia stato specificato, delle disponibilità di personale e strumentazione. Vorrei un approfondimento in particolare su questo argomento e capire se la cosa era stata segnalata e se c'era in corso un'ipotesi di riorganizzazione e potenziamento o qualsiasi altra cosa che potesse sopperire a una così forte disparità fra le varie province.

  PATRIZIA SCIMECCA, Responsabile UOS di Agrigento. Io ho questo incarico da marzo 2020 e in funzione anche del lockdown ho iniziato a lavorare a giugno. Purtroppo la carenza di personale c'è. Lei consideri che per esempio a oggi come dirigente in sede ad Agrigento ci sono solo io. C'è un altro dirigente che controlla l'area centrale e quindi Agrigento, Caltanissetta ed Enna, però come dirigente in sede ci sono solo io. Abbiamo in programma per quello che rimane del 2020 e per il 2021 di aumentare i controlli, risorse permettendo. Cercheremo di fare il possibile.

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  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Se mi è consentito, posso aggiungere una cosa? Avete avuto modo di verificare voi stessi la non uniformità di queste relazioni che vi abbiamo inviato tra provincia e provincia. Noi abbiamo messo in campo, su volontà del direttore generale, una riorganizzazione profonda dell'agenzia che è partita dal marzo di quest'anno proprio per cercare di uniformare comportamenti, controlli e monitoraggi su tutto il territorio regionale e allinearci alle indicazioni della legge di riordino del sistema delle agenzie. Su questo stiamo lavorando molto intensamente con questa profonda riorganizzazione che nei prossimi mesi porterà a uniformare i controlli e anche a rispondere meglio a questa osservazione rispetto alla situazione di diversità di controllo da provincia a provincia. Circa il personale e tutto quello che riguarda la carenza della nostra amministrazione, abbiamo già trasmesso in Gazzetta e pubblicato i concorsi per le assunzioni di personale. È ovvio che le procedure sono quelle consentite dalla norma e quindi ci vorrà del tempo, ma anche su questo stiamo lavorando.

  PRESIDENTE. Perfetto, colgo spunto per un approfondimento anche su questo. È possibile che salteremo da un argomento all'altro, sempre nell'ambito di quanto da voi illustrato, perché gli spunti sono notevoli.
  Inoltre anche le proposte e le considerazioni che ci avete inviato sono sicuramente meritevoli di attenzione. Lei diceva del personale. In una nota del primo gennaio 2019 Arpa comunicava che sostanzialmente il personale in servizio copriva il 32,8 per cento della dotazione organica. Già in precedenti audizioni noi abbiamo avuto rassicurazioni sull'azione e sulla volontà di procedere, anche lei ora faceva riferimento a dei bandi di concorso. È possibile sapere a questo punto se siamo già incanalati in questa strada? Ad esempio dal primo gennaio 2019, la data nella quale segnalavate questa percentuale, c'è già stata una modifica? C'è personale che è stato inserito nell'agenzia che magari permetterà anche di non perdere quelle conoscenze maturate dal personale che via via va in pensione? La situazione è in evoluzione o siamo ancora al livello di un auspicio e un desiderata rispetto alle cifre che ci avevate indicato?

  FRANCESCO VAZZANA, Direttore generale dell'Arpa Sicilia. Rispetto al primo gennaio 2019 la situazione è invariata. Da allora noi abbiamo programmato il piano dei fabbisogni dell'agenzia in base alle risorse disponibili. È venuto fuori un piano dei fabbisogni che si è concluso il 31 luglio di quest'anno con la pubblicazione del bando di concorso per 57 posti a tempo indeterminato per l'agenzia. Nei prossimi mesi contiamo di concludere i concorsi e assumere il personale. È chiaro che questo concorso ci farà passare dal 32 per cento del fabbisogno del personale al 34 o 35 per cento, ma la carenza di organico per l'agenzia rimane tale. Con la riorganizzazione generale dell'agenzia, come ha detto il direttore tecnico, stiamo cercando di sopperire al massimo a questa carenza di personale riorganizzando tutti gli uffici; però con il personale che avremo anche alla fine del bando di concorso che è in corso sicuramente non riusciremo a organizzarci per le attività di monitoraggio e controllo che dobbiamo fare sul territorio per essere al 100 per cento operativi su tutto. Avremo sempre una diminuzione di percentuale rispetto alle attività che dobbiamo fare. Ci organizzeremo in modo tale da effettuare sia i controlli che i monitoraggi nel miglior modo possibile, ma è chiaro che non lo possiamo fare al 100 per cento.

  PRESIDENTE. Sempre in attesa dei colleghi, due domande di carattere generale prima di passare all'onorevole Licatini. L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) segnalava la necessità di aggiornare al 30 giugno del 2020 le comunicazioni della Commissione europea relativamente allo stato della depurazione, del collettamento e di quanto concernente. Volevamo chiedere se Arpa ha inviato questa documentazione al 30 giugno 2020 a ISPRA ed eventualmente qualora non l'avesse fatto, per quali motivi. Pag. 11Inoltre volevamo sapere, relativamente ai risultati delle analisi di conformità al 31 dicembre 2016 con riferimento all'articolo 5 della direttiva CEE del 21 maggio 1991, n. 271, come mai risulti pari a zero la conformità. C'è una totale assenza di conformità, da che cosa è dovuta?

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Posso chiederle cortesemente di riformulare la domanda? L'abbiamo sentita a tratti.

  PRESIDENTE. Ripeto la domanda. ISPRA ha inoltrato ad Arpa con nota protocollo n. 648 la richiesta relativa ai dati che periodicamente vanno trasmessi in base alla direttiva. Questi dati dovevano essere trasmessi entro il 30 giugno 2020. Vorremmo sapere se tale trasferimento c'è stato e, in caso contrario, a che cosa sia dovuto il ritardo. Questa era la prima domanda. Sempre relativamente alle conformità, con riferimento all'articolo 5 della direttiva CEE del 21 maggio 1991, n. 271, rispetto a questi dati si riscontrava una conformità pari a zero. Volevamo capire come mai eravamo in questa condizione, perché ci fosse addirittura una conformità riscontrata pari a zero rispetto a quanto previsto dall'articolo.

  SALVATORE CALDARA, Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia. Presidente, scusi, riguardo all'articolo 5 della direttiva con riferimento a quale questionario? Di quale anno?

  PRESIDENTE. Come dicevo mi riferivo alla data del 31 dicembre 2016.

  SALVATORE CALDARA, Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia. Desideriamo capire a quale questionario faceva riferimento l'osservazione relativa alla non conformità. Parliamo del 31 dicembre 2016?

  PRESIDENTE. Mi riferivo ai risultati delle analisi di conformità alla data del 31 dicembre 2016 relativi alla conformità all'articolo 5 della direttiva CEE del 21 maggio 1991, n. 271. L'articolo 5 stabilisce che gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 10.000 recapitanti in aree sensibili debbano essere sottoposti anche ad un trattamento più spinto del secondario o in alternativa è necessario dimostrare che la percentuale di riduzione del carico complessivo di fosforo totale e di azoto totale è pari ad almeno il 75 per cento. Relativamente a questi dati a quanto noi risulta si riscontra una conformità pari a zero. C'è una difformità completa rispetto ai parametri posti, volevamo capirne la motivazione.

  GIOVANNI ABBATE, Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia. Questo riguarda le aree sensibili. Noi abbiamo il Golfo di Castellammare come area sensibile, io rispondo per la nostra area. Nelle aree sensibili, come vi avevo già anticipato, insistono parte degli impianti di depurazione della provincia di Palermo e parte della provincia di Trapani. L'impianto più grosso, quello di Castellammare del Golfo, non è mai stato costruito. Quindi anche a quella data, al 2016, tra tutti questi impianti sversanti sul Golfo di Castellammare nessuno era conforme. Parlo dell'impianto di Terrasini, l'impianto di Cinisi, Partinico con il fiume Nocella, l'impianto di Castellammare del Golfo, Balestrate e Trappeto. C'era anche Alcamo che mostrava criticità. L'unico impianto che ancora nel 2016 era in fase di adeguamento come impianto di terzo livello era quello di Balestrate.
  Riguardo al problema dei fanghi, come ha anticipato il collega, abbiamo ritrovato situazioni di gestione con anomalie, perché i fanghi in questi casi venivano impropriamente allontanati insieme alle acque depurate con uno sfioramento attraverso i sedimentatori secondari. Quindi anche in questo caso nel 2016 quasi sicuramente, se noi ci riferiamo solo al Golfo di Castellammare, non abbiamo avuto nessuna conformità. Stiamo parlando di impianti per la maggior parte di 10.000 abitanti equivalenti che nel caso nostro sono quattro. Nemmeno l'impianto di Balestrate che è di 5000 abitanti, pur scaricando nel Golfo di Castellammare, è soggetto al rispetto dei Pag. 12limiti della tabella 2 che riguardano gli impianti oltre i 10.000 abitanti. Noi avevamo solo due o tre impianti che non esistono come nel caso di Castellammare del Golfo o che non sono per nulla funzionanti come il caso di Alcamo, come vi avevo anticipato.
  Questo era il quadro limitatamente alla risposta del 2016 alla direttiva relativamente all'articolo 5 sulle acque in aree sensibili.

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Aggiungo una cosa. Generalmente noi non lasciamo mai corrispondenza... Siccome ISPRA ci chiede una quantità innumerevole di dati com'è giusto che faccia, mi permetto di fare un approfondimento. Non so se riesco ad avere subito i dati, ma comunque vi risponderò per mail nel più breve tempo possibile rispetto a questa osservazione.

  PRESIDENTE. Perfetto. Ricordo che aspettavamo anche un'altra documentazione. In particolare relativamente alla nota 2 inviata alla regione Sicilia e per conoscenza al Ministero dell'ambiente, aspettavamo un'integrazione di documentazione che non ci è arrivata. Sicuramente gli uffici potranno sollecitarla, chiedo se potete colmare anche questa ulteriore richiesta che era avvenuta nel corso delle missioni precedenti. Cedo la parola al collega Trentacoste.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. Mi rivolgo ai tecnici dell'Arpa che ringrazio per la loro relazione e per la documentazione che ci è stata inviata. Riferendomi a quanto rilevato già nel febbraio scorso durante la missione nella Sicilia centrale, nell'ambito della quale erano stati rilevati dei problemi sul trattamento dei fanghi in provincia di Enna, Caltanissetta e Ragusa. Chiedo loro qual è la situazione in ordine al trattamento nelle tre province della Sicilia occidentale.

  GIOVANNI ABBATE, Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia. Rispondo per Palermo e Trapani. Il collega giustamente vi aveva segnalato la problematica della gestione dei fanghi prodotti dagli impianti depurazione. Io volevo fare una precisazione su questo punto. L'utilizzo in agricoltura dei fanghi nella nostra regione è poco praticato. La legge del 27 gennaio 1992, n.99, quasi mai ha avuto uno sbocco, anche quando è stata emanata, e si riferiva esclusivamente agli unici che potevano approfittare di questo, cioè le industrie vinicole, le cantine. Questi avevano dei fanghi prodotti dai loro impianti di depurazione, non per attività industriali, ma da considerarli assimilati alle acque reflue, diciamo domestiche, secondo anche il 227. Noi avevamo una tabella 8. Quindi questi erano gli unici che potevano gestire gli utilizzi nell'agricoltura dei fanghi prodotti dalla depurazione. Di tutti gli impianti di depurazione, l'unico canale di smaltimento non è il riutilizzo, ma erano le discariche per la gestione dei fanghi. L'alternativa è limitata per il compostaggio, ma dopo le pronunce della Cassazione, della provincia in Lombardia e quant'altro è stato limitato l'accesso di questi i fanghi per la produzione di compost. Gli impianti hanno avuto difficoltà e come le superano? Le superano tenendo presso l'impianto stesso un quantitativo enorme ancora di fanghi liquidi. Appena i fanghi vengono sottoposti a disidratazione o a centrifugazione comincia il tempo del deposito temporaneo. Il deposito temporaneo fino alla legge «Cura Italia» durava 12 mesi, ora per fortuna lo hanno portato a 18; ma nell'arco di 12 mesi nessuno aveva il tempo o le possibilità di smaltire e verificare. In questo caso noi intervenivamo applicando anche l'articolo 318 bis. Facevamo la denuncia, poi la sanzione e costringevano la gente a smaltire correttamente questi fanghi. Non potendo usufruire di questa opportunità, presso gli impianti si lasciano questi fanghi in eccesso. Quindi scade la depurazione perché troppi fanghi in un impianto creano fenomeni di anossia, la parte in eccedenza dei fanghi viene sfiorata, soprattutto chi ha le condotte sottomarine. Se non c'è qualcuno che sta lì a controllare, spesso i fanghi finiscono in mare. In alcuni casi come quelli che hanno la condotta rotta, ce ne Pag. 13accorgiamo. Chi ha la condotta interrata a 2000 metri non ce ne accorgiamo, perché a poco a poco, di notte, la quantità di fango viene eliminata in modo improprio. Ecco le statistiche. Dal 2017 – se avete avuto modo almeno di leggere quelle che riguardano la provincia di Palermo – abbiamo sbalzi da oltre un milione a 200.000 tonnellate di fanghi smaltiti nell'arco di un paio d'anni. Come è possibile questo notevole smaltimento? Abbiamo difficoltà nella gestione di questi fanghi, nell'allontanamento improprio e nella gestione attraverso le discariche. La provincia di Palermo e quella di Trapani usufruiscono di alcune discariche, quando hanno la disponibilità. In alcuni casi sono riusciti anche a portarli in Calabria perché non riescono a trovare sistemi idonei di smaltimento. Non abbiamo altre alternative. Come ho detto prima lo smaltimento in agricoltura non viene utilizzato perché c'è una diffidenza da parte dei nostri agricoltori che non hanno fiducia sulle caratteristiche di questi fanghi. Il nostro smaltimento è critico e lo riscontriamo anche sulla depurazione, perché inficia anche la qualità di depurazione. Anche le acque depurate che hanno un trascinamento di fango dall'ambito del controllo, considerando che noi verifichiamo anche tutti i materiali in sospensione, consideriamo questi fanghi materiali in sospensione. Quindi vanno fuori limite e siamo costretti a dare i numeri alla comunità. Potenzialmente l'impianto poteva funzionare, solo che ha questo trascinamento che ci crea questi problemi gestionali. Questa è la situazione di Trapani, non so se ad Agrigento hanno maggiori capacità di sbocco per le loro discariche.

  FABRIZIO TRENTACOSTE. La ringrazio per la sua risposta. Anche in ordine a quanto appena detto su quanto riferitoci tramite la documentazione inviata, io mi chiedo ma Arpa Sicilia ha mai comunicato alla regione siciliana – con delle relazioni o delle specifiche richieste che facessero riferimento all'attività sanzionatoria posta in essere da voi – la necessità di un potenziamento o della creazione di impianti di trattamento di questi fanghi? In ordine a quanto diceva prima l'ingegner Caldara, voi che idea vi siete fatti? Cosa proporreste alla regione siciliana come trattamento per questi fanghi? Il compostaggio, la digestione anaerobica e l'utilizzo successivo in agricoltura.

  GIOVANNI ABBATE, Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia. Intervengo io velocemente, poi lascio la parola gli altri colleghi. In alcuni casi la digestione anaerobica è ottimale, ma i fanghi vengono lasciati. Gli impianti preferiscono accettare l'umido proveniente dalla raccolta differenziata per la digestione anaerobica rispetto all'utilizzo del fango, per scelta o perché i costi sono più interessanti, non sappiamo perché. Ma negli impianti di compostaggio, che nella mia provincia sono circa tre o quattro, i fanghi non sono ben visti, sia per la gestione che per gli odori, per quanto attiene al corretto trattamento. Per cui si orientano molto più alla digestione anaerobica e a quella aerobica, prima per la produzione del biogas, poi per la produzione del compost, ma sui fanghi non c'è questa disponibilità. Almeno questa è la mia esperienza sul territorio.

  SALVATORE CALDARA, Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia. Una piccolissima integrazione. Tecnicamente l'utilizzo degli impianti di trattamento anaerobico ridurrebbe l'entità del problema, anche a fronte di minori problematiche ambientali legate soprattutto alle emissioni odorigene degli impianti di compostaggio aerobici. Quindi sicuramente sarebbe preferibile questa tipologia di utilizzo. Su richiesta della regione, circa un anno e mezzo fa noi avevamo fatto una proposta di linee guida in generale per i compostaggi dove, anche se non in maniera prevalente, veniva trattata la tematica dei fanghi. Però poi non si perveniva a una conclusione perché la questione della carenza della normativa attuale di fatto si ripropone anche nel trattamento dei fanghi nel compostaggio. Noi avevamo proposto di riprendere in esame la normativa a livello regionale, ma auspichiamo che venga fatto anche livello nazionale. Io credo che l'ultimo intervento sia Pag. 14stato fatto nel decreto Genova solo relativamente al parametro idrocarburi, ma di fatto non c'è stata una rivisitazione complessiva della norma. Sappiamo che ci sono dei disegni di legge, sono state fatte proposte portate in Commissione parlamentare, ma auspichiamo che a livello nazionale ci possa essere un aggiornamento normativo che consenta agli organi di controllo di poter svolgere al meglio la propria attività. Alcuni di questi concetti sono sintetizzati in quella nota che abbiamo mandato l'altro giorno. Queste sono le conclusioni alle quali eravamo arrivati anche nell'attività che avevamo fatto a supporto dell'amministrazione regionale. Se può essere utile quel documento che era stato anche apprezzato dall'amministrazione regionale, possiamo trasmettervelo.

  CATERINA LICATINI. Mi unisco ai ringraziamenti del presidente per la puntualità nelle risposte. Io volevo chiedere quale tipologia di illeciti penali sono emersi nei controlli effettuati presso gli impianti di depurazione. Invece per quanto riguarda le sanzioni di natura amministrativa sappiamo che tra i verbali di accertamento fatti dagli addetti del controllo ambientale e la effettiva erogazione della sanzione amministrativa, sembra esserci un forte scostamento. Sarebbe possibile avere una stima delle sanzioni amministrative da voi proposte, suddivise possibilmente per province, in modo da approfondire questo dettaglio e capire effettivamente quante di queste vostre proposte sono andate a buon fine, ovvero con un decreto di ingiunzione e quante invece sono state archiviate.

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. In seguito ai nostri controlli, come norma prevede, facciamo la proposta alle ex province per la sanzione amministrativa. In questo caso quasi mai abbiamo un feedback su quello che avviene successivamente, se non per qualche caso in cui siamo chiamati a rispondere anche presso i tribunali amministrativi rispetto ad eventuali ricorsi proposti dalla parte. Questo è uno dei punti che noi mettevamo proprio nello spunto di riflessione. Noi non facciamo direttamente l'erogazione della sanzione amministrativa e soprattutto non abbiamo mai un feedback di ritorno sulla stima, su quello che lei ci chiede rispetto a quante di quelle sanzioni realmente si concretizzano con l'effettuazione del pagamento.

  CATERINA LICATINI. Io chiedevo quante proposte di sanzione avete avanzato e non il feedback che chiaramente non potete avere. Poi quello lo andremo ad accertare noi anche nelle prossime audizioni con gli altri organi di competenza. Volevo soltanto le vostre proposte di sanzione. Quante ne avete fatte per provincia.

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Questo è un dato che mi permetterò di inviarvi successivamente. Noi abbiamo una prassi consolidata, nel caso di superamento è un automatismo quello della proposta di sanzione dove non c'è la rilevanza penale e poi la comunicazione agli uffici competenti. È un automatismo standardizzato. Però il conto e la stima, il numero preciso per anno, almeno degli ultimi tre anni posso inviarvelo quanto prima.

  SALVATORE CALDARA, Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia. Nel report annuale che noi facciamo riportavamo il dato di quante ispezioni davano luogo al rilievo di non conformità e quindi alla proposta di sanzioni. Credo che in quel report l'informazione sia già reperibile. Non ce l'ho sottomano, quindi vado un po' a memoria. Però è un dato che noi abbiamo. Magari in quel report si trova aggregato, sintetizzato, forse è da estrapolare. Però se non è già evidente ed esplicito in quel report, lo estrapoliamo, evidenziamo e ve lo mandiamo a breve.

  GIOVANNI ABBATE, Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia. Un minimo di indicazioni potete pure averle sul report che abbiamo mandato per quanto attiene la depurazione, nel caso di Palermo, dal 2015 al 2019. Dove ci sono i quadratini in rosso dove il campione Pag. 15viene evidenziato, significa che ha scaturito una sanzione amministrativa. Potete vedere contando il numero di quadratini rossi. Faremo una statistica dove daremo tutte queste informazioni. In questo caso c'è un superamento e noi contestiamo la sanzione amministrativa per intervento un superamento dei limiti tabellari. Poi abbiamo la contestazione per quanto attiene le autorizzazioni, perché noi abbiamo situazioni di impianti con autorizzazioni scadute o che non hanno presentato domanda o che non hanno risposto alla regione con i documenti da presentare. Poi abbiamo la proposta di diffida alle regioni ai sensi dell'articolo n.130. Noi comunichiamo alla regione che quegli impianti non hanno in campionatori automatici o non hanno i pozzetti di ispezione. Non possiamo fare un mancato rispetto di prescrizioni e quindi chiediamo gli interventi alla regione. Nel caso di Palermo – come l'onorevole ha avuto modo conoscere perché abbiamo avuto un incontro precedentemente – molti di questi impianti sono gestiti da una consociata del comune. Il nostro sindaco è anche il capo della città metropolitana e quindi le sanzioni sulla nostra consociata ancora non hanno visto la luce. Non vorrei essere insinuante, ma di fatto nell'arco degli anni neanche una sanzione è andata in porto per gli impianti gestiti dalla consociata del comune. Anche questo noi chiedevamo. Nel caso delle province, quando abbiamo il sito città metropolitana, è opportuno che ci sia una variazione di normativa che ritorni in capo alla regione. Chi autorizza, controlla. Quindi la regione ha delegato noi per controllare. Siccome autorizza, la regione può emettere le sanzioni. A questo punto possiamo fare questo passaggio, anziché lasciare tutto in capo alle province che con la nuova riforma sono state depotenziate, non hanno più personale e svolgono delle attività limitate. Questa era un'aggiunta che volevo fare. Poi il mio direttore le comunicherà l'elenco di tutte le province e le sanzioni emesse.

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Era l'osservazione che facevamo al punto 6 di quella relazione che si chiama «Proposta e considerazione».

  PRESIDENTE. La collega Licatini ha fatto un'altra domanda oltre a questa sulla parte amministrativa degli illeciti, cioè quali illeciti penali abbiate riscontrato nel corso dei sopralluoghi, visto che facevate a questo riferimento. Poi tornerò sul punto 6 delle proposte. Però intanto per non lasciare domande aperte, se fosse possibile fornire una risposta alla collega Licatini.

  GIOVANNI ABBATE, Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia. Mi spiace, non l'avevo sentita perché c'è stata un'interferenza e non avevo sentito la prima parte la domanda. Gli illeciti penali che abbiamo trovato riguardano principalmente la gestione dei fanghi. La maggior parte è questa, anche perché la norma sul superamento dei limiti tabellari prevede solo le sostanze pericolose; solo nel caso in cui ci sia un superamento di sostanze pericolose noi dovremmo fare una comunicazione di notizia di reato. Ma quando sono solo superamenti dovuti alle parte organica e alla parte che noi chiamiamo «macrodescrittori», in questo caso c'è solo la sanzione amministrativa. Quindi nella problematica della gestione fanghi o quando in alcuni casi andiamo a fare dei sopralluoghi e troviamo uno scarico non autorizzato, noi possiamo contestare una sanzione penale facendo un campione a monte e a valle del punto di immissione. Se troviamo delle modifiche tra monte e valle rispetto al punto di scarico, allora noi possiamo contestare un danneggiamento, un deturpamento o il 452. Però per noi è molto difficile contestare il 452 bis che riguarda l'inquinamento ambientale o il disastro. Sono casi particolari. Noi abbiamo già degli impianti che scaricano a mare e non hanno nessun trattamento. Se c'è un impiantino che ha un mezzo trattamento, come faccio a non usare un metro diverso rispetto all'altro? A quello non posso fare il 452 bis, se ha lo scarico a mare perché è senza impianto. Noi non troviamo delle modifiche sostanziali in mare. Il mare – almeno dalle nostre parti – riesce quasi immediatamente a diluire. Certo, c'è un'immagine visiva non bella, ma ci sono casi in cui uno sversamento in mare si diffonde e disperde subito e l'indomani non ci sono Pag. 16punti di riferimento, anche se hai un campionamento dell'acqua di mare. Forse ai fini della balneazione, possiamo contestare questo. Però il procedimento penale è principalmente innestato sulla gestione dei fanghi, perché c'è la norma che ci dà questa possibilità. Non c'è altra possibilità perché è stato formalmente depenalizzato da 152/99 con la legge Merli.

  PRESIDENTE. Mi scusi se interrompo, ma mi sembra importante. Questo richiama anche il punto 8 delle vostre proposte. Se ho ben capito, i comuni che non abbiano impianti, perché mai costruiti o mai completati o non collettati, di fatto non hanno sanzioni. Voi dicevate che sono impermeabili ad eventuali sanzioni. Paradossalmente si può sanzionare il comune che ha una situazione critica ereditata dalla precedente gestione, mentre al momento non ci sono strumenti da attivare per quegli agglomerati urbani o quei comuni che non abbiano un servizio di depurazione. È corretto?

  GIOVANNI ABBATE, Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia. Sì, chiarissimo.

  PRESIDENTE. Quindi in questo caso c'è soltanto la sanzione a livello nazionale che subiamo perché siamo in infrazione. Sostanzialmente questa è la situazione. Paradossalmente, ragiono per assurdo, qualcuno potrebbe anche decidere di rimanere in questa situazione visto che nessuno lo sanziona né interviene. Prima o poi qualcuno provvederà a livello di commissariamento.

  GIOVANNI ABBATE, Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia. Esatto. Una volta l'anno mediamente una sanzione si fa. Perché non rispetta – anche se lo considero come se avesse l'impianto – un superamento limiti tabellari. La provincia mi dice: «Se questo non ha l'impianto, che sanzione gli hai fatto?» Ci troviamo in una situazione di impasse perché è ovvio che noi contestiamo il superamento del limite se c'è una autorizzazione allo scarico, evidentemente. L'impianto vanta l'autorizzazione formale allo scarico e quindi spesso e volentieri le nostre proposte rimangono solo delle proposte.

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Integro un attimo le considerazioni dei colleghi. Nella nostra procedura del controllo agli impianti di depurazione, proprio per affrontare questo aspetto, che come diceva il presidente è quasi paradossale, ci siamo dati un criterio: almeno una volta l'anno, compatibilmente con le risorse disponibili e con la programmazione delle attività, andiamo a controllare anche gli agglomerati, gli scarichi bruti che non sono serviti da impianti di depurazione. Questa cosa viene comunicata alla regione e viene fatta una proposta di sanzione perché è chiaro che il superamento c'è, è evidente. Anche per cercare di tenere desta l'attenzione su queste situazioni particolarmente critiche, ci siamo dati questo criterio di andarci almeno una volta l'anno. È inutile andare tre, sei o dodici volte l'anno come prevedrebbe la norma, è chiaro che il superamento c'è sempre se non c'è trattamento. Queste sono situazioni tra le più assurde.

  PRESIDENTE. Mi permetto di dire che sarebbe comunque un superamento continuo. Se convenzionalmente ci andate una volta, comunque...

  SALVATORE CALDARA, Responsabile UOC Valutazioni e pareri ambientali dell'Arpa Sicilia. È esattamente così, presidente. Ci siamo posti anche il problema dal punto di vista normativo, cioè come contestare il superamento continuo dal punto di vista amministrativo.

  PRESIDENTE. In questo caso servirebbe una modifica a livello nazionale di testo unico. Peraltro voi sottolineavate questa discrepanza tra la normativa regionale e la normativa nazionale del testo unico. Mi confermate che dal '86 non ci sono state modifiche della legge regionale in materia. Siamo fermi alla n. 27 del 1986. Quindi Pag. 17necessità di armonizzazione con il 152, ma comunque mancano interventi dal '86 in questa direzione. È corretto?

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Esatto, c'è solo quella circolare del 4 aprile 2002 che non è una legge, ma una circolare.

  PRESIDENTE. Tornando al numero degli agglomerati con assenza completa di impianti, noi abbiamo un dato e volevamo capire se fosse corretto. Cinque agglomerati a Trapani non serviti da impianti di depurazione. Cinque agglomerati a Trapani, otto a Palermo e undici ad Agrigento. Ovviamente, non prendendo in considerazione gli agglomerati con meno di 2000 abitanti equivalenti. Volevamo capire se i numeri erano corretti e se tutti questi erano già inclusi nelle procedure di infrazione in atto.

  GIOVANNI ABBATE, Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia. Per quanto riguarda le procedure delle infrazioni, principalmente si applicano per gli impianti maggiori di 10.000 o nel caso in cui ci sono dei comuni che sono parzialmente coperti. Per esempio anche a Palermo, c'è una parte che stanno recuperando perché non è fognata, quindi stanno recuperando questo agglomerato. Lo stesso vale per Carini, per gli agglomerati. Sono quelli della contestazione della Comunità europea, dell'infrazione. Effettivamente degli otto che voi avete visto, l'impianto di Santa Flavia sembra che si stia partendo per la costruzione, ma è di 30.000 abitanti. Gli altri sono intorno ai 10.000, ma molti sono inferiori ai 2000 abitanti equivalenti. Sono comuni che hanno 400-600 abitanti e non sono nemmeno considerati agglomerati. Però non hanno una previsione di costruzione di impianto perché secondo indirizzi della regione non è conveniente, è difficile perché sono delle frazioni separate e quindi si lasciano così. Per esempio è il caso di Sclafani Bagni (circa 400 abitanti), o del comune Blufi dove era stato progettato l'impianto all'interno di un invaso. Poi si è deciso che dovevano fare l'invaso e non hanno fatto né impianto, né invaso. Questa è una situazione che potete anche trovare sulle carte. Oppure il caso di un impianto costruito dove mancano 800 metri di condotta. Non hanno trovato più i fondi e per 800 metri di condotta da 10-15 anni l'impianto è stato cannibalizzato, distrutto e si ricomincia tutto da capo. E' il caso del paesino di Bolognetta, di quasi 8000 abitanti equivalenti. Per Trapani, effettivamente ci sono gli impianti che non elenco. L'impianto di Favignana, di Castellammare che non esiste. Poi abbiamo gli impianti delle isole come a Pantelleria che sono impianti ancora di vecchia concezione anche a livello degli anni Settanta. La collega parlava della legge 27, ma nel 1976 con la legge Merli i primi impianti sono nati e sono ancora quelli. Il caso più eclatante è quello di Partinico, il paese dove vicino c'era la distilleria. Questo impianto fu costruito nel 1976 ed è un impianto ancora di vecchia generazione che ha problemi di manutenzione, di gestione, di insufficienza, spazi limitati. Poi abbiamo grossi problemi per quanto riguarda i limiti del rispetto. Questi impianti hanno bisogno di essere allargati, di essere potenziati, ma ce li ritroviamo in mezzo alle carte. Questa situazione non è nuova, ci sono queste criticità. Questa era la per la mia parte, io credo di avere rubato il tempo gli altri.

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma a me appare incomprensibile e inaccettabile. In uno dei suoi passaggi – non è ovviamente colpa sua – mi ha colpito la frase che per altro ha utilizzato anche la collega Scimecca qualche decina di minuti fa. Io non concepisco come si possa dire «dovrebbe partire, dovrebbe essere completato.» Risulterà una data per cui un determinato lavoro, secondo il cronoprogramma partirà il giorno tale. Oppure, non so a quale impianto si riferisse in particolare perché l'esposizione è stata un'ampia, non so se era Lampedusa, ma ha detto che l'impianto dovrebbe essere completato. È complicato? Non è completato? Serve il collaudo? Questa indeterminatezza rispetto a lavori e soprattutto a eventuale conclusione degli stessi mi risulta incomprensibile. Ribadisco, lo dico a voi perché avete sollevato la Pag. 18questione e utilizzato queste espressioni. Volevo capire, esiste un cronoprogramma dei differenti e vari interventi? È stata citata la situazione di Lampedusa, credo dalla dottoressa Scimecca, relativamente agli impianti che dovrebbero essere conclusi, se non ho capito male. Qual è la situazione specifica dell'isola? Per altro mi interesserebbe sapere qual è il numero di abitanti equivalenti che è stato calcolato, tenuto conto dei flussi turistici e non ai quali l'isola è soggetta.

  PATRIZIA SCIMECCA, Responsabile UOS di Agrigento. Per Lampedusa, ad oggi non ci hanno comunicato una data di ultimazione dell'impianto. In genere, quando l'impianto è ultimato ce lo comunicano. Ad oggi non abbiamo questa comunicazione.

  PRESIDENTE. Non c'era una comunicazione di un cronoprogramma? In teoria quando dovevano cominciare e concludersi i lavori? A oggi abbiamo superato quella data e non c'è stata comunicazione o la data non è ancora stata raggiunta è superata. Sarà esistito un cronoprogramma precedente rispetto al quale Arpa ha avuto una comunicazione. A oggi la data è superata o meno e soprattutto voi avete chiesto autonomamente conto dello stato d'avanzamento dei lavori, se gli stessi fossero conclusi o meno?

  PATRIZIA SCIMECCA, Responsabile UOS di Agrigento. Che io sappia no, non abbiamo chiesto. Io ho da poco ereditato questo incarico e sto anche riprendendo a controllare gli impianti dal mese di giugno. Quindi piano piano. Oggi, per esempio, siamo andati proprio a Sciacca per vedere lo stato e se ci sono stati aggiornamenti rispetto alla situazione precedente. Molte volte non ce lo comunicano, quindi per acquisire i dati dobbiamo andare nell'impianto per acquisire la documentazione.

  GIOVANNI ABBATE, Responsabile UOC Attività produttive area centrale dell'Arpa Sicilia. La mia considerazione riparte da tempi indietro, tempi biblici, stiamo parlando di impianti vecchi. Però abbiamo in corso tre nuovi lavori. Noi abbiamo lo stato di avanzamento. Nel caso di Cefalù è stato fatto già il completamento. Noi abbiamo tutti gli stati di avanzamento, li abbiamo controllati per le varie fasi, perché Cefalù è stato un impianto costruito pezzo su pezzo senza sversare il refluo in mare. C'erano delle fasi di trattamento che si seguivano passo dopo passo. Nel senso che i primi sei mesi il tempo di adeguare la grigliatura, si faceva un controllo alla sedimentazione. Poi si adeguava la sedimentazione e se si faceva un controllo alla grigliatura. C'erano dei livelli di depurazione minima da garantire. Ora questi lavori moderni si seguono, parlo di un paio di anni a questa parte. Ma quello che dico io risale a decine di anni, perché poi si è persa memoria. Io ho trovato pure delle carte dove si legge: «Per questo impianto la ditta fallita, il gestore è passato davanti a miglior vita, il sindaco è cambiato». Ci troviamo in queste situazioni. Ora si segue meglio perché c'è un appalto, una gara, ci mandano la documentazione, possiamo seguirla pari passo. Ora con il commissario a maggior ragione, perché noi siamo anche lì per verificare che questi lavori gestiti dal commissario proseguano con una tempistica corretta. Noi non entriamo nel merito sulla tempistica, sui SAL (Stato avanzamento lavori) e tutto ciò che riguarda una gestione costruttiva. Noi abbiamo una media, ogni uno o due mesi andiamo a vedere com'è l'andamento dei lavori e controlliamo se le attività proseguono. Lampedusa è un po' lontano, lo stesso Ustica. Noi sappiamo che ci sono i lavori a Ustica, ma ogni mese non prendiamo il traghetto e andiamo a Ustica. Abbiamo tante altre problematiche e con i tempi giusti cerchiamo di affrontare anche la problematica delle isole per seguire i lavori. I lavori ultimi hanno un andamento totalmente diverso rispetto a quelli precedenti, questo anche per sgombrare il campo. Non possiamo essere solo fatalisti come prima, ora c'è un'attività diversa. Mi premeva puntualizzare questo anche con la collega. Lampedusa non è a portata di mano e andarci non è sempre semplice.

  PRESIDENTE. Io prendo atto che la dottoressa è in carica da pochissimo tempo. Pag. 19Io mi rivolgevo ad Arpa in quanto istituzione. Poi ovvio che le persone si succedono e chiaramente le responsabilità saranno a seconda della data di entrata in servizio per ciascuno. Prima di passare a un altro argomento che è stato da voi trattato, solo a titolo di cronaca, volevo capire ma il comma 2 dell'articolo 133 del Testo unico ambientale (TUA) che prevede sanzioni da sei a 60.000 euro per eventuali scarichi non autorizzati, non potrebbe essere anche questa, ad esempio, la sanzione possibile per i comuni privi di servizio e impianti? Questo ve lo lascio come indicazione.
  Mi ha colpito un passaggio di questa mattina relativo alle condotte sottomarine. Sostanzialmente, se ho ben capito, più o meno tutti gli interventi su questo argomento, di entrambi i dirigenti Arpa hanno sostanzialmente detto che di fatto in assenza di controllo, le condotte sottomarine si rompono sempre, se non c'è un controllo immediato. A causa delle condizioni climatiche e di vario genere si rompono e anche questo dovrebbe essere un motivo – oltre che per migliorare le manutenzioni – di inserire delle diversificazioni. Perché un conto è una condotta che si rompe a 2000 metri, un conto è uno scarico sotto costa. Poi però c'è stato un altro passaggio in cui si è detto che la situazione rispetto alla nostra domanda (se la situazione fosse migliorata, cambiata o meno in questi mesi) è addirittura peggiorata perché sulla Costa Jonica si sono verificate delle rotture delle condotte sottomarine. La mia domanda è questa. A fronte di un'eventuale rottura, in questo caso conclamata e segnalata, poi gli interventi avvengono? In questo caso specifico che è stato citato e quindi il più recente sono in corso interventi? Chi si occupa delle riparazioni delle rotture delle condotte sottomarine? In questo caso quelli relativi alla Costa Jonica che sono stati richiamati, c'è stata una segnalazione? C'è un intervento in corso o previsto?

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Sul versante Ionico il 13 di agosto si è rotta la condotta dell'impianto di Nizza di Sicilia, un piccolo comune sul mare. Si è rotta a quattro metri alla costa e quindi c'è stato uno sversamento dei liquami che ha interessato tutta l'area in un periodo molto critico, quello del massimo picco del turismo locale, visto che quest'anno parliamo di turismo locale. Però c'è stata la protesta di altri sindaci dei comuni che, sebbene avessero degli impianti funzionanti, si sono trovati le acque limitrofe non proprio belle a vedersi. Questo è il caso che è stato portato all'attenzione, ma noi non possiamo far altro che fare i campioni, rappresentare e agire con mezzi a disposizione per fare il nostro dovere che è quello di fare il controllo, eseguire le analisi, fare le comunicazioni di rito e allertare l'amministrazione competente. La mattina del giorno 10 su questo caso di Nizza in Sicilia sul versante Ionico c'è un'apposita riunione convocata dalla regione per capire come risolvere il problema. È ovvio che riparare una condotta sottomarina non è una questione semplice, a volte ha bisogno di un intervento di progettazione, di sostituzione e soprattutto interventi economici che spesso i comuni non hanno. Quindi bisogno di attendere e verificare come eseguire determinate riparazioni, ove possibile in tempo reale. La questione è ancora aperta per quanto riguarda il versante Ionico e comunque...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, quindi la rottura è del 13 agosto. È stata prontamente notificata, fatte tutte le vostre verifiche. La prima riunione avviene il 10 settembre?

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Noi abbiamo fatto tutta una serie di controlli anche sugli altri impianti per capire se fosse solo questo. Il problema della condotta era visibile. Abbiamo fatto un sopralluogo con la capitaneria di porto, credo. Era visibile. Però dovevamo capire se gli altri comuni erano interessati, visto che c'era la protesta negli altri sindaci. Noi abbiamo fatto la nostra parte per quanto riguarda gli altri interventi sugli altri impianti depurazione della zona, per capire se fosse solo questo il problema o ce ne fossero altri. È ovvio che sono stato fatte anche le comunicazioni Pag. 20all'autorità giudiziaria, perché c'erano anche gli estremi di comunicazione. Però noi più di questo non... Tra l'altro abbiamo proposto alcune idee per verificare se c'era la possibilità di migliorare alcuni aspetti o interventi normativi che dessero la possibilità di agire...

  PRESIDENTE. Chiedo scusa, non vorrei essere stato frainteso. La mia domanda non era volta a individuare responsabilità, non è la sede né era l'intenzione. Io glielo chiedevo per avere una fotografia. Anzi, apro una parentesi. Personalmente, credo anche colleghi, abbiamo tutti molto apprezzato il documento con proposte e segnalazioni, peraltro pragmatico e quasi crudo nel descrivere la realtà dei fatti e fornire delle indicazioni sia a livello regionale che nazionale che io ho particolarmente apprezzato. Le domande che stavo facendo sul caso specifico erano per comprendere, ma in parte mi ha risposto. Cioè il problema è ancora in atto. Oggi abbiamo un comune con una condotta sottomarina che a quattro metri dalla costa presenta una rottura che ha determinato – per quello che ho capito – un divieto di balneazione nel periodo di picco turistico che è tuttora in essere. È chiaro che servono tutta una serie di passaggi, ma a oggi la situazione è quella il 13 agosto, quindi noi abbiamo una rottura su una condotta sottomarina a quattro metri dalla costa in quel comune. Esiste un censimento, una mappatura un elenco di quali rotture sulle condotte sottomarine siano state segnalate negli ultimi due o tre anni? Quali hanno avuto risoluzione e sono state oggetto di un intervento o meno? Su questo Arpa ha un censimento relativo alle condotte sottomarine di segnalazioni di rotture e interventi avviati o addirittura conclusi?

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Noi non abbiamo un censimento delle condotte rotte o perse, diciamo andate in Africa grazie alle correnti. Però con la Guardia costiera abbiamo fatto degli interventi congiunti, dove abbiamo eseguito delle attività, ovviamente abbiamo anche tutte le informazioni necessarie. Comunque sono molte le condotte sottomarine che hanno questo problema, come citavamo all'inizio. Se volete, posso cercare di fare una sintesi nel più breve tempo possibile di quelle di cui siamo a conoscenza e di darvene un'indicazione insieme alle comunicazioni che ci siamo impegnati a dare nei prossimi giorni.

  PRESIDENTE. Attendiamo le comunicazioni che ci avete anticipato e quelle che ci avevate richiesto. Io ho solo due ultime domande, poi le altre ve le invieremo. Riguardano l'area Eni Rewind di Gela. Noi chiedevamo se era possibile trasmettere alla Commissione un rapporto tecnico dettagliato sui sopralluoghi che sono stati effettuati e sull'attuale situazione. Ripeto, non per avere le risposte ora, ma per avere un dettaglio in più sulla situazione di queste due realtà in particolare. Se i colleghi non hanno altre domande...

  VINCENZO INFANTINO, Direttore tecnico dell'Arpa Sicilia. Presidente, mi permetto di fare un'osservazione sulla vostra riflessione, se vi può essere utile. Una questione fondamentale che noi abbiamo rilevato in moltissimi casi, la maggior parte, è la gestione di questi impianti. La gestione è fortemente carente. Noi abbiamo impianti seguiti da una ditta di pulizia. Ci siamo chiesti e ci siamo a volte interrogati anche con il pubblico ministero di turno, perché ci stanno spingendo a valutare anche il concetto di frode in appalto pubblico. Forse sarebbe opportuno che si pensasse a un elenco dal quale attingere per la gestione di impianti di depurazione. Non può essere gestito da una signora o da un signore che lava le scale, con tutto il rispetto per quelle persone che sono utilissime, anzi molto importanti. Però ci vuole un altro tipo di conoscenza, un altro tipo di presenza sul posto che sappia verificare la quantità di fanghi. C'è bisogno di una responsabilità diretta da parte del personale che abbia capacità e anche conoscenza. È la stessa cosa di comuni che gestiscono impianti con l'idraulico che ripara una pompa. Non è questa la maniera di gestire. Francamente noi su questo siamo disarmati, così come lo Pag. 21siamo quando andiamo a fare un'attività di controllo e con chi parliamo. Noi guardiamo l'entrata e a volte anche l'uscita degli impianti depurazione, ma ci diamo conto che è una gestione estremamente carente, per dirla in maniera elegante. Questo è uno dei punti al quale volevo sottoporre la riflessione. L'altra questione riguardava l'opportunità anche di cercare di evitare che un'agenzia come la nostra che non è numerosa come le altre agenzie italiane... Noi abbiamo sistemi di controllo e di telecontrollo. Oggi forse è il caso di sfruttare più l'aggiornamento tecnologico per controllare gli impianti, anziché inviare due persone a fare un sopralluogo, che ovviamente è sempre importante, ma sistemi di controllo a distanza che possano avere un'azione incisiva su chi viene controllato. Sapere si essere controllato momento per momento, probabilmente sviluppa... I sistemi di telecontrollo non devono essere quelli ufficiali per poi fare la sanzione, ma si devono permettere di intervenire quando cominciamo a capire che le cose vanno male. Lo capiamo a distanza, poi mandiamo lì le persone per fare il controllo che la norma prevede. L'ultima cosa che mi permetto di rappresentare è il collaudo degli impianti che probabilmente sarebbe opportuno inserire in un impianto normativo. Una volta collaudato l'impianto può intervenire un altro gestore. Probabilmente sarebbe opportuno che chi realizza l'impianto lo gestisca ancora nei due anni successivi. Perché succede che l'impianto viene collaudato, poi viene preso da un altro gestore che dice: «Non va bene questo, la pompa non depura, il tetto è basso, la costruzione non va bene così.» Quindi subito dopo il collaudo abbiamo già un problema della gestione. Sono temi verso i quali probabilmente si può intervenire, offrono strumenti di utilizzo anche a un'agenzia piccolina come la nostra che si dibatte con tanti altri temi che non sto qui a raccontarvi, ma probabilmente aiutano nel sistema di monitoraggio e controllo. L'utilizzo della tecnologia ci aiuta veramente. In questo senso noi abbiamo addirittura proposto un progetto pilota, per impianti superiori a 50.000 abitanti, con obbligo del gestore di installazione dell'apparecchiatura che sarebbe stata acquistata con i fondi della Comunità europea, ma il progetto è stato osteggiato da chi gestisce per tutta una serie di motivi che non sto qui a rappresentare. Ma ovviamente hanno limitato e a volte ci pongono nella condizione di dover fare un lavoro che magari produce poi uno scarso risultato. Molte volte ci sentiamo dire: «Ma l'agenzia dov'è?». Probabilmente se avessimo qualche strumento in più, potremmo dimostrare di essere più efficienti ed efficaci nell'azione di controllo che spesso e volentieri ci vede ridotti a coloro che fanno una proposta di sanzione amministrativa e sindaci o gestori che preferiscono pagare la sanzione amministrativa anziché dotarsi di un sistema gestionale efficace ed efficiente. Io chiedo scusa, ma...

  PRESIDENTE. Io la ringrazio per la passione che ha messo nell'intervento. Mi sento di farmene carico, non solo a titolo personale, ma anche a nome dei colleghi, soprattutto sul passaggio relativo all'albo, che è anche una delle cose che voi segnalavate, credo al punto 9. Poi ci sono anche i comuni che gestiscono in house gli impianti. Sarebbe opportuno che gli stessi comuni nel momento in cui fanno una scelta del genere, la facessero avendo del personale qualificato, perché altrimenti il problema sarebbe esattamente lo stesso. Al di là di evitare ed escludere che i soggetti privati possano avere in gestione impianti così delicati e importanti senza averne le competenze specifiche e il personale adeguato, lo stesso dovrebbe essere imposto anche ai comuni perché poi il risultato negativo sarebbe lo stesso. Mi permetto di dire che anche con un cambio di soggetto tra chi realizza il collaudo e magari ha realizzato l'impianto e il successivo gestore, comunque c'è una responsabilità, perché se uno ha certificato in maniera fraudolenta determinate cose o se l'impianto non ha le caratteristiche che avrebbe dovuto avere sulla base del progetto del capitolato, comunque c'è una responsabilità. Nel cambiare il gestore la responsabilità non viene meno, anche perché non conosco e non ho approfondito, ma forse ci sarebbero dei Pag. 22profili di incostituzionalità nel dare la gestione per un tot di anni e comunque garantirla a chi ha realizzato l'impianto. Forse sarebbe meglio controllare e chiedere eventualmente di rimediare a quanto non è stato correttamente realizzato. Ora ringrazio di nuovo tutti gli auditi e dichiaro chiusa l'audizione. Grazie.

  La seduta termina alle 13.10.