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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Giovedì 10 settembre 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rotta Alessia , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Rotta Alessia , Presidente ... 3 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 3 
Rotta Alessia , Presidente ... 8 
Fregolent Silvia (IV)  ... 8 
Muroni Rossella , Presidente ... 10 
Pezzopane Stefania (PD)  ... 11 
Buratti Umberto (PD)  ... 12 
Muroni Rossella , Presidente ... 12 
Costa Sergio , Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ... 12 
Muroni Rossella , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Popolo Protagonista - Alternativa Popolare: Misto-PP-AP.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ALESSIA ROTTA

  La seduta comincia alle 13.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera e la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund .

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. Ricordo che l'Ufficio di presidenza ha deliberato lo svolgimento di un'attività conoscitiva, che coinvolge in primo luogo i Ministri di settore, funzionale a consentire alla Commissione di fornire il proprio contributo alla predisposizione di un atto di indirizzo parlamentare su tale tema.
  Nel ringraziare il Ministro Costa per la sua partecipazione ai lavori della Commissione, gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie presidente. Come mio solito, se la Presidente consente, io, per essere più preciso, leggo, però inframmezzo la lettura con qualche commento, per essere anche il più esplicativo e divulgativo possibile.
  Inizierei dal Piano per la ripresa dell'Europa. Il 27 maggio 2020, con le Comunicazioni n. 442 «Il bilancio dell'UE come motore del Piano per la ripresa europea» e n. 456 «Il momento dell'Europa: riparare i danni e preparare il futuro per la prossima generazione», la Commissione europea ha presentato quello che noi chiamiamo «Piano per la ripresa dell'Europa» finalizzato a rilanciare la ripresa europea, proteggere l'occupazione e bilanciare la perdita di posti di lavoro causati dalla pandemia Covid-19, che punta a sfruttare fino in fondo il potenziale del bilancio dell'Unione europea.
  Per mobilitare gli investimenti necessari la Commissione mette in campo un budget settennale complessivo di circa 1.824 miliardi di euro, articolandoli su una duplice proposta: la prima, un bilancio a lungo termine, previsto pari 1.074 miliardi di euro per il settennio 2021-2027, in cui rimangono invariati i meccanismi delle entrate proprie – per esempio i contributi versati dagli Stati membri sul reddito nazionale lordo, i contributi nazionali derivanti dall'IVA o dai dazi doganali comuni – rimanendo in discussione sullo sfondo le proposte di nuove entrate collegate all'Emissions Trading System (ETS) e l'imposta comune sulle società. L'altro strumento, quindi la seconda proposta, è uno strumento nuovo, temporaneo per la ripresa, denominato «Next Generation EU», con una dotazione di 750 miliardi di euro, finanziati emettendo un debito trentennale e puntando in futuro anche a nuove risorse proprie – faccio l'esempio del contributo sul riciclo della plastica e la cosiddetta «carbon border tax» – cui potranno accedere i Paesi presentando un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR). Noi di questo adesso andiamo a discorrere. Pag. 4
  Quindi lasciamo sullo sfondo il QFP (Quadro finanziario quadriennale) da 1.074 miliardi. Il Next Generation EU è uno strumento temporaneo di finanziamento, le cui risorse complessive sono pari a 750 miliardi di euro. Verranno convogliate su diversi pilastri, di cui il più importante è rappresentato dallo strumento per la ripresa e la resilienza, quello che noi chiamiamo il Recovery Fund, con una dotazione, sui 750 miliardi, pari a 560 miliardi di euro per aiutare gli Stati membri a realizzare investimenti e riforme per una ripresa sostenibile, compresa la transizione verde e digitale e la resilienza delle economie nazionali, attraverso l'elaborazione di piani di ripresa nazionali.
  L'Italia, di questi 560 miliardi, che per comodità chiamiamo «Recovery», riceverà poco più di 208 miliardi di euro, la quota maggiore tra i Paesi membri e risulta il primo beneficiario delle risorse previste a carico dell'intero fondo Next Generation EU, con una quota pari al 28 per cento del totale.
  Il nostro Paese avrà a disposizione circa 81 miliardi di euro a titolo di sussidi a cui si aggiungono 127 miliardi di euro sotto forma di prestiti, presentando alla Commissione e al Consiglio un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, che consente di definire un progetto di riforme e investimenti per il periodo, che è anche ben indicato, 2021-2023. Le risorse europee potranno essere impegnate sino al 31 dicembre del 2023. Il 70 per cento di queste risorse sarà disponibile tra il 2021 e il 2022 e i relativi pagamenti, legati allo svolgimento dei singoli progetti indicati nel PNRR, cioè nel Piano nazionale, saranno disponibili fino alla fine del 2026. Vedete che i tempi e le modalità sono già estremamente contingentati e, se conosciamo un po' come funziona il meccanismo della Pubblica Amministrazione, estremamente veloci.
  I Piani per la ripresa e la resilienza di tutti i Paesi verranno valutati dalla Commissione europea attraverso un set di criteri, altro elemento importante, tra cui la coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese – per cui non sono tutti i Paesi uguali in questo senso – e il rafforzamento del potenziale di crescita della creazione di posti di lavoro, della resilienza sociale ed economica dello Stato membro singolo, soprattutto in termini di sostenibilità, che è un tema trasversale.
  Tra i criteri espressi infatti rientra l'effettivo contributo alla transizione verde e digitale e la coerenza con il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC) sul quale peraltro io già sono stato audito abbastanza recentemente.
  Si consideri tra l'altro che per impostazione europea, non quindi per scelta italiana, il 37 per cento delle risorse assegnate all'Italia devono andare al green. Questo non vuol dire al Ministero dell'ambiente, vuol dire che i Piani devono sempre avere quel concetto, che ho ribadito poc'anzi, di sostenibilità, che un concetto trasversale.
  Ulteriore strumento legato agli obiettivi di neutralità climatica al 2050, ricordiamo che quello è già un obiettivo stabilito, e alla decarbonizzazione progressiva delle economie secondo l'ottica tracciata dal Green Deal europeo pre Covid è il meccanismo per la transizione giusta, il Just Transition Fund (JTF), meglio conosciuto, che non attinge nel caso complessivo ai 560 miliardi ma al differenziale tra 560 miliardi e 750 miliardi.
  In base a quanto deciso dal Consiglio europeo straordinario del 17-21 luglio scorso, la dotazione del Just Transition Fund per il 2021-2027 ammonta a 7,5 miliardi di euro a cui vanno aggiunti altri 10 miliardi, per un totale quindi di 17,5 miliardi. Quindi non intacchiamo la quota dei 560. Per l'Italia, sulla base dell'attuale bozza, quindi non è ancora definita seppur scritta, si stima la disponibilità di risorse del Just Transition Fund per circa 700 milioni, utili, come già l'Italia si è proposta peraltro, alla riconversione per la decarbonizzazione di alcuni poli industriali, tra cui spiccano l'ex Ilva di Taranto e gli impianti carboniferi del Sulcis. Non c'è solo questo, ma chiaramente essendo una bozza, non può essere tutto perfettamente definito; però già questi carteggi sono depositati. Tale azione dovrà essere condotta con la stesura, da parte di ogni Stato membro, del Piano territoriale di transizione giusta, che è diverso Pag. 5 dal PNRR, da elaborare a favore delle aree che subiranno i maggiori impatti dalla transizione climatica e qui già vi ho detto due aree che noi abbiamo previsto.
  È importante secondo me comunicare alla Commissione anche qual è il cronoprogramma, perché immagino che serva non solo come conoscenza per la Commissione, ma anche per poter immaginare un business planning tra di noi, nel senso che io posso ritornare a riferire in Commissione in funzione degli step.
  Il PNRR verrà redatto da un comitato guida, formato da esperti indicati dalle amministrazioni centrali, discusso dal Comitato tecnico di valutazione e approvato dal Comitato interministeriale per gli affari europei (CIAE). Il cronoprogramma per l'approvazione del PNRR – quindi non parliamo del Just Transition Fund, lo mettiamo un attimo da parte – è quello che vi vengo a dire: il 9 settembre 2020 le linee guida generali per la predisposizione del PNRR, approvato dal CIAE nelle sue linee guida generali, e trasmesso alle Camere; penso che entro un paio di giorni vi arriveranno, insieme alla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (DEF).
  Tra il 16 e il 20 settembre 2020 la Commissione europea invierà agli Stati membri i format definitivi per l'elaborazione dei Piani nazionali. Contestualmente fornirà anche maggiori informazioni sugli elementi da inserire nelle schede progettuali allegate al Piano. Ecco perché oggi le schede non sono disponibili, perché la Commissione ci deve dare le indicazioni del format e delle modalità per renderle omogenee tra tutti i 27 Paesi, altrimenti ognuno la immagina come meglio ritiene e sarebbe un errore.
  Il 27 settembre 2020 è il termine entro cui il Parlamento si pronuncia sulle linee guida generali per la predisposizione del PNRR e della NADEF.
  Il 15 ottobre 2020 c'è l'apertura delle consultazioni informali con la Commissione europea e con gli esperti individuati per le interlocuzioni con ciascuno Stato membro per finalizzare la redazione del Piano nazionale, il PNRR, sulla base della bozza che quello italiano presenta alla Commissione. Quindi si incomincia finalmente – con il format avuto, le schede definite ma sempre sotto forma di bozza – la cosiddetta «interlocuzione con Bruxelles».
  Tra il gennaio 2021 e l'aprile 2021, quindi il 30 aprile 2021, ci sarà la presentazione ufficiale del PNRR italiano alla Commissione europea. Ormai l'interlocuzione sarà finita. Siamo arrivati a dicembre per intenderci. I Piani per la ripresa e la resilienza sono valutati dalla Commissione entro due mesi dalla loro presentazione. Si chiude il percorso, oggi così definito, non dall'Italia ma dall'Unione europea per tutti gli Stati membri, tant'è vero che queste scadenze risultano negli atti dell'Unione europea.
  Ora veniamo, col vostro permesso, alla questione ambientale. Ormai abbiamo inquadrato le regole di ingaggio. Nella bozza di linee guida che ieri è stata approvata al CIAE e che adesso arriva sui vostri tavoli per la valutazione parlamentare, il Piano si articolerà in sei missioni principali. Il tema quindi è che ci sono sei pilastri. Si chiamano tecnicamente «missioni», suddivise in cluster, quindi in insiemi, in ordine alle varie materie che vanno a trattare. Quindi, tanto per ripetere, sei missioni e vari cluster in ogni missione, che sono azioni omogenee funzionali per realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo.
  Le sei missioni sono le seguenti, ve le elenco tutte e sei: digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo (non sono in ordine di priorità, sono solo un elenco); la seconda: rivoluzione verde e transizione ecologica; la terza: infrastrutture per la mobilità; la quarta: istruzione, formazione, ricerca e cultura; la quinta: equità sociale, di genere e territoriale; la sesta: salute.
  Se rammentate, poi emergerà ancora meglio dopo, io ho detto che in ogni caso tutti e sei pilastri hanno questa sorta di pregiudiziale green che li attraversa, quindi al di là della missione «rivoluzione verde e transizione ecologica», che sembra molto più prossima al lavoro di questa Commissione e del mio Dicastero, anche le altre Pag. 6sono attraversate da questa sorta di spina dorsale «green».
  Tra i criteri di valutazione della Commissione europea alle schede progettuali che verranno inserite nel Piano è da sottolineare come la sostenibilità ambientale, nelle intenzioni delle istituzioni comunitarie, non è soltanto un cluster, ma è un criterio trasversale di valutazione, attraverso cui è fondamentale valutare l'impatto negli altri progetti, quindi valutare gli altri progetti che impatto di sostenibilità o ecosostenibilità danno.
  Nel suo documento sulla finanza sostenibile l'Unione europea ha definito il principio di non nuocere, «don't harm», che stabilisce che l'investimento è green se migliora un indicatore verde, quale, per esempio, l'impronta idrica, l'impronta di carbonio, emissioni inquinanti, grado di circolarità dei prodotti, la quota di energia rinnovabile e altri, senza per questo però danneggiare altri parametri ambientali – quindi non è che ne migliori uno e magari ne peggiori un altro. Quindi vedete quanto veramente sia trasversale. È l'Unione europea che ce lo dice, a parte che noi lo avremmo fatto comunque.
  Rispetto ai temi della seconda missione delle sei, «rivoluzione verde e transizione ecologica», che riguarda più da vicino il mio Dicastero e questa Commissione, nel rispetto della trasversalità che vi ho detto, l'attuale bozza di documento – limitatamente al Paese Italia – dice in sostanza questo – leggo il virgolettato, che poi troverete nelle linee generali, nel documento sottoposto alle vostre valutazioni – «l'Italia ha compiuto progressi nella riduzione delle emissioni dell'anidride carbonica e nell'incremento della quota di fonti rinnovabili sul consumo di energia. Ulteriori investimenti e riforme sono tuttavia necessari per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni fissati dall'European Green Deal. L'inquinamento dei centri urbani rimane elevato e il 3,3 per cento della popolazione vive in aree dove gli standard europei di tossicità dell'aria risultano oltrepassati. Anche l'inquinamento del suolo e delle acque è elevato, soprattutto nella Pianura Padana.».
  Nell'ambito di questa missione, la seconda, il Governo punterà di nuovo a favorire la realizzazione di un ampio programma di investimenti per la transizione ecologica al fine di conseguire gli obiettivi dell'European Green Deal. Gli investimenti riguarderanno, in particolare, il settore dei trasporti (il principio di decarbonizzazione) e il miglioramento della qualità dell'aria oltre all'efficienza energetica di tutti gli edifici pubblici.
  Altri interventi riguarderanno il settore idrico con la gestione integrata del ciclo delle acque e dei rifiuti e il miglioramento della qualità delle acque interne e marine.
  Inoltre si punterà alla riqualificazione del territorio, nell'ambito degli sforzi di mitigazione dei rischi idrogeologici, e saranno infine promossi investimenti per la riconversione della generazione e del trasporto dell'energia verso le fonti rinnovabili nonché la transizione delle imprese verso modelli di produzione sostenibile anche promuovendo la diffusione delle certificazioni ambientali. Inoltre occorrerà promuovere l'adozione dei criteri ambientali minimi e la fiscalità di vantaggio per le imprese ecosostenibili.
  Già il panorama incomincia ad assumere, come Piano, come linee guida, una connotazione ben precisa, cioè il virgolettato che vi ho letto e che troverete nel documento che tra un paio di giorni vi arriverà sul tavolo parlamentare, evidenzia, come noterete già subito, che c'è il cosiddetto «perimetro di intervento», nel quale ci sono i cluster e principalmente le schede progettuali.
  Le priorità ambientali, come richiesto dalla Commissione europea, devono rappresentare quindi un asse di investimento e un obiettivo di medio e lungo periodo nella programmazione di tali risorse.
  Per questo motivo come MATTM abbiamo indicato una serie di priorità. Noi le abbiamo già indicate le priorità, almeno quelle che secondo noi lo sono, che si innestano su quattro linee tematiche e ve le vengo ad elencare: le infrastrutture per l'ambiente; il supporto alle imprese virtuose o che vogliono incrementare la sostenibilità/ecosostenibilità dei loro processi Pag. 7produttivi e delle filiere; la transizione ecologica con uno sguardo specifico all'economia circolare; il potenziamento delle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici. Queste noi, come Ministero, le abbiamo fissate come priorità. Vedete che sono perfettamente nel perimetro indicatoci dall'Unione europea. Ve le declino molto velocemente, perché ancora non hanno le schede progettuali definite e i motivi li abbiamo detti poc'anzi, però intanto sono i punti di aggancio del Ministero dell'ambiente.
  Dal punto di vista infrastrutturale- quindi la prima priorità – il nostro Paese sconta un significativo ritardo sui temi che non appaiono più procrastinabili e che in alcuni casi hanno già attirato l'attenzione proprio della Commissione europea. Mi riferisco qui al tema della depurazione delle acque, su cui insistono ben quattro procedure di infrazione, di cui due ci hanno già visto condannati in sede di Corte di giustizia dell'Unione europea e la cui composizione è affidata al neocommissario Maurizio Giugni, su cui ricade il compito dell'aggiornamento infrastrutturale del trattamento delle acque reflue.
  Sempre sul tema c'è l'approvvigionamento dell'acqua che vede la necessità urgente di intervenire sul recupero delle perdite di rete. Sappiamo quanto sono pesanti in Italia. Su questo stiamo lavorando già con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – quindi è un'occasione da non perdere quella di queste risorse – sul monitoraggio della qualità delle acque e sulla pubblicazione dei dati ambientali.
  Priorità assoluta assumono anche gli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico che ci vedono associati alle regioni – non apoditticamente, da soli – e al contrasto all'erosione costiera, di cui tanto si è parlato anche in questo periodo estivo.
  Sempre operando sul territorio, emerge la necessità di rendere più verdi le infrastrutture già esistenti. Penso per esempio ai porti. Su questo stiamo già lavorando con il Ministero dello sviluppo economico e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. In realtà, se ci badate, la prima priorità è una priorità di cui noi qui abbiamo già discusso più volte insieme, che oggi trova un'occasione per crescere in modo ancora migliore; quindi non si cambia priorità, in realtà la si incanala in un percorso molto più concreto.
  La seconda priorità, il supporto alle imprese ambientalmente virtuose o che vogliono intraprendere dei percorsi di sostenibilità, è una seconda priorità che riguarda la volontà di indirizzare e guidare la transizione verde. Ciò sarà possibile facilitando e introducendo in via sperimentale forme di incentivi alle imprese per i progetti di investimento sostenibili, riconoscendo loro un adeguato contributo. Noi vogliamo spingere chi fa cosa, più che deprimere il mercato di chi non fa cosa, quindi se un'impresa attiva una sorta di produzione green, a determinate condizioni di ingaggio green stabilite con l'Unione europea, la si aiuta. Non deprimo chi non lo vuole fare, ma è chiaro che si vuole orientare il mercato.
  Terza priorità, ulteriore indirizzo alla transizione ecologica, è dato dal supporto all'economia circolare attraverso programmi specifici per migliorare il ciclo dei rifiuti, stimolare l'innovazione e incentivare la Pubblica Amministrazione agli acquisti verdi, in buona sostanza i CAM (criteri ambientali minimi) per essere chiari, di cui peraltro anche qui abbiamo discusso altre volte.
  Un ulteriore punto prioritario che noi riteniamo molto importante è quello delle azioni relative ai temi clima e energia, a cui prima facevo accenno con riferimento al PNIEC. Questa linea ci vede spingere sull'efficientamento energetico, su cui stiamo lavorando con progetti condivisi con il Ministero per lo sviluppo economico, sulle energie pulite – e qui lavoriamo anche molto con il Ministero dell'agricoltura, sul rafforzamento dei Piani per la qualità dell'aria e sulla riforestazione urbana, per la quale sono previste la piantumazione di 50 milioni di alberi su tutto il territorio nazionale. Si tratta di ulteriori mattoni per creare un Paese più verde e sostenibile, secondo quanto ci siamo avviati a fare già dallo scorso anno con le misure del decreto-legge cosiddetto «clima» o con le puntuali Pag. 8previsioni della scorsa legge di bilancio, con la trasformazione dei SAD (sussidi ambientalmente dannosi) in SAF (sussidi ambientalmente favorevoli) a saldo zero, cosa che stiamo facendo. Abbiamo fatto la pubblicazione, abbiamo ottenuto oltre 300 interlocuzioni con gli stakeholders, tutto tracciato. Anche questo è molto significativo. Tutto questo ci sta dentro.
  Da questo sintetico quadro emerge il disegno di un Piano nazionale che vuole guardare alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica come fattore ed elemento trainante di una nuova economia di ecosostenibilità. Su questo ci tengo molto. Noi vogliamo essere il fattore trainante, in primo luogo per scelta nostra, in secondo luogo perché tra l'altro l'Unione europea ce lo chiede. Quindi siamo perfettamente allineati da questo punto di vista.
  Vi prego anche di credere un'altra cosa. Noi ci eravamo già avviati, come vi ho detto; il Parlamento sa bene che ci eravamo già avviati non con atti governativi ma con atti parlamentari, con leggi. Questo è molto significativo.
  Vado a chiudere dicendo che la proposta di bilancio europeo nella più ampia prospettiva del Piano per la ripresa dell'Europa appare coerente con l'obiettivo di una transizione verde. Credo sia in coerenza anche con gli altri interventi che la stessa Unione europea ha già messo in campo prima del Covid o durante il periodo di Covid.
  Pensiamo alla legge europea sul clima che oggi ci porta all'obiettivo della decarbonizzazione al 2050 per tutta l'Unione europea, ma nel frattempo ci dice: «Guardate che il taglio delle emissioni in atmosfera non è più sufficiente che sia del 40 per cento, ma deve andare almeno al 55 per cento». Adesso vediamo se tra Commissione europea e Parlamento rimane al 55 o se si sale verso il 60 per cento, cosa presumibile. C'è stata anche l'approvazione del regolamento europeo sulla tassonomia che è importantissimo e noi come Italia ci siamo già molto avvantaggiati, perché si rivolge agli istituti di credito per il supporto e l'adozione di criteri e metriche ambientali condivise per gli investimenti sostenibili.
  In buona sostanza prevede le regole di ingaggio per cui gli istituti di credito possano sostenere la transizione verde, a condizioni di ingaggio favorevoli rispetto alle condizioni di ingaggio che oggi conosciamo. È un po' il concetto di green finance, che io avevo già annunciato all'inizio della legislatura, quindi già nel primo governo Conte e poi nel secondo governo Conte e rispetto a cui noi ci siamo avvantaggiati, tant'è vero che siamo gli interlocutori principali dell'Unione europea sullo specifico argomento degli indicatori del green finance.
  Io, con il permesso della presidente, per lasciare spazio alle domande, mi fermerei. Grazie a tutti.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro Costa che ha preannunciato che ci farà pervenire lo relazione scritta nel giro di qualche giorno dopo averla perfezionata e passo la presidenza alla collega Muroni.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE
ROSSELLA MURONI

  SILVIA FREGOLENT. Grazie presidente e grazie signor Ministro, la saluto e mi scuso per essere arrivata leggermente in ritardo a aver perso l'incipit del suo intervento. Lei, Ministro, è tra i più anziani Ministri, non di età, perché è giovanissimo, ma come esperienza, perché è uno dei pochi Ministri che è stato riconfermato dal precedente Governo. Oggi abbiamo un'eccezionale possibilità che negli altri provvedimenti – lei lo ha citato in maniera simbolica nel suo intervento – non abbiamo mai potuto avere, cioè delle risorse straordinarie. Fino ad oggi noi abbiamo fatto degli interventi a costo zero, a invarianza di bilancio, cosa che purtroppo nel suo Dicastero è impossibile fare, perché tutto ciò che si tocca ha costi. Forse una delle poche cose prima del 110 per cento è stato il costante rinnovo degli ecobonus al 55-65 per cento, però ad eccezione di questa partita non abbiamo mai potuto fare quella rivoluzione verde che – come si evince Pag. 9dalle sue parole e com'è negli intenti di questa Commissione – invece ci sarebbe dovuta essere.
  Io ho letto le linee guida generali provenienti dal Ministro Amendola. So che l'Italia sarà uno dei primi Paesi a presentare un Piano per il Recovery Fund a differenza degli altri, perché in realtà l'Unione europea prevede di presentare i Piani il prossimo anno. Noi lo facciamo in questo, perché vogliamo l'anticipo del 10 per cento per la legge di bilancio. È giustissimo. Allora mi creda, Ministro, nel leggere le pagine provenienti dal Ministero di Amendola mi aspettavo i numeri, perché se noi abbiamo tutta questa fretta, avremmo dovuto vedere i numeri e i numeri li ho visti invece nel Piano francese, che andrà al prossimo anno.
  Lo dico perché noi non possiamo permetterci come Paese di perdere questa bussola del Recovery Fund, che per noi potrebbe esserlo veramente, non solo perché siamo stati uno dei Paesi più colpiti dall'epidemia, ma per il nostro ritardo in alcuni settori. Poi anche lì dovremmo sempre descrivere l'Italia come una delle nazioni industriali forti d'Europa, del mondo, la seconda manifattura europea dopo la Germania, però con zavorre normative molto grosse.
  Oggi abbiamo approvato il decreto-legge cosiddetto «semplificazioni» ed è l'inizio di quel percorso, non risolve tutto, è solo un inizio. Sappiamo che bisogna fare ancora molto. Allora vengo a tre punti che a me stanno a cuore e che riguardano lei e a cui lei in parte ha già accennato.
  Innanzitutto sottolineo con un plauso il fatto che lei ha detto che le risorse verranno utilizzate per incentivare un'industria verde e non per punire. Questo è un plauso, perché fino ad adesso abbiamo visto il contrario e non ha portato bene. Lei viene da una terra martoriata; io vengo dal Piemonte, le posso dire che se va in provincia di Alessandria ci sono tante terre dei fuochi, magari sono meno famose, perché non hanno avuto un libro che le ha accompagnate con quella grande capacità di descrizione di Saviano, perché è forse una tragedia più diffusa e non concentrata, però le posso dire che ci sono zone dove è vietato bere l'acqua che viene raccolta, perché c'è una quantità di metalli pesanti che non fanno onore a nessuno.
  Il secondo punto importante che lei ha detto riguarda l'acqua. Noi abbiamo la fortuna di avere un mare bellissimo e lo trattiamo malissimo e finalmente pensare di avere dei depuratori in tutta la nostra costa non è che un elemento di piacere.
  Terzo, lei ha individuato un elemento di transizione energetica. Allora faccio su questi tre punti delle sollecitazioni. Uno, abbiamo previsto il 110 per cento per quanto riguarda il risparmio energetico. Dovremmo incominciare a parlare di risparmio idrico nel costruire le nuove case, bisognerebbe incentivare un nuovo modo di usare le acque grigie. Noi siamo un Paese che usa l'acqua potabile, passatemi il termine, nei cessi, cosa che non possiamo permetterci, perché ci sono alcune zone che invece hanno una siccità endemica e noi continuiamo a usare l'acqua potabile anche per i nostri water. In Germania – non amo il modello tedesco di per sé, non sono quella che dice che nei Paesi stranieri funziona tutto bene – però in Germania è da anni che c'è una raccolta di acque grigie che viene utilizzata per l'uso meno pregiato, cioè l'acqua potabile si usa per lavarsi e per cucinare mentre per tutto il resto si usa l'acqua grigia con una diversa tariffazione: l'acqua potabile molto alta, l'acqua grigia molto più bassa. Così utilizzi l'acqua grigia con le necessarie depurazioni per bagnare i giardini d'estate e non usi l'acqua potabile. Quindi mi aspetto un grande patto anche con l'ANCE, l'associazione nazionale dei costruttori edili, che si lamenta sempre giustamente di una crisi del settore: bisogna fare un nuovo patto per capire come riqualificare gli edifici esistenti e costruire in maniera innovativa.
  Due, energia e decarbonizzazione, non c'è soltanto il fotovoltaico. Ci sono tanti altri sistemi di energie pulite. Guardiamoli tutti. Io presentai un emendamento al decreto-legge cosiddetto «rilancio» sul biometano, che non è stato approvato. Non voglio dire che quell'emendamento fosse perfetto, ma ci sono situazioni, come le Pag. 10deiezioni degli animali che vengono sparse nelle nostre campagne, che faranno sì che l'Italia avrà un'infrazione europea. Utilizziamo quei liquami per fare qualcosa come gas naturale, che determinerebbe l'utilizzo di un'energia pulita e l'assenza di infrazioni.
  Da ultimo l'innovazione industriale per produrre in maniera pulita, le risorse questa volta ci sono. Facciamo veramente una grande rivoluzione di cambiamento. Il Paese non si è fermato tutto con il Covid e non tutto il Paese ha avuto la stessa drammaticità, ma quelle aziende che hanno funzionato sono quelle aziende che negli anni passati per esempio hanno utilizzato l'industria 4.0, che hanno creduto nell'innovazione. Sono quelle che non dico che stanno bene, ma hanno retto o almeno stanno galleggiando con la speranza di ripartire. Invece molte sono crollate e sono quelle che chiedono aiuto. Allora aiutiamo tutto il Paese – non solo il Sud che di solito viene utilizzato come elemento di maggiore problematicità industriale, ma tutto il Paese – a tornare a investire in green e adesso ha le risorse.
  Penso che i tre punti che lei ha sottolineato abbiano bisogno di una concretezza. Penso che i progetti non manchino, come lei ha detto, gli stakeholders presentano progetti nella piena trasparenza, e vivaddio, nel senso che i portatori di interessi non sono degli appestati, ma sono persone che danno elementi di chiarezza e poi spetta alla politica limare e fare proprie delle sollecitazioni. Noi finalmente adesso abbiamo le risorse per fare una grande rivoluzione, però io mi aspetto che la prossima volta che noi ci incontreremo lei alle parole che ha detto affianchi dei numeri, perché abbiamo bisogno di dare delle risposte a un Paese che ci sta guardando sempre con più angoscia. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie onorevole Fregolent. Stiamo dando la parola ad un rappresentante per gruppo, intervengo anche io come capogruppo. Poi c'è la collega Pezzopane. Vi volevo dire peraltro che siccome abbiamo la telecamera fissa, se avete piacere a rientrare nell'inquadratura, la collega Fregolent si vedrà da dietro, potete spostarvi in modo che si veda chi sta parlando. Vi potete avvicinare e sedervi accanto a me. Onorevole Pezzopane, dico due cose rapidamente io al Ministro.
  Naturalmente questo è un Piano generale, internazionale, su cui l'Europa gioca secondo me la propria identità e il proprio futuro. Io però, venendo alle cose di casa nostra, ci tengo molto al fatto che il ruolo del Ministero dell'ambiente sia chiaro, esplicito e che all'interno del Governo si comprenda che la trasversalità della questione ambientale è funzionale proprio a mettere al centro la questione ambientale e quindi il ruolo di un Ministero importante come quello dell'ambiente, che in questo caso diventa una garanzia di fattibilità di tutti i Piani su cui noi vogliamo ragionare e prospettare.
  In particolare, mi viene in mente che noi non siamo all'anno zero. La Commissione Europea questa cosa ce la riconosce. Abbiamo fatto grandi passi avanti. Penso anche a tutta la vicenda del PNIEC che io avrei voluto anche più coraggioso, ma abbiamo degli obiettivi e una strategia. È evidente che questo Piano deve servire per rafforzare, consolidare e in qualche maniera far capire a tutti che quella è la strada da seguire e quindi non ci sono scappatoie e non c'è neanche la possibilità di spacciare per progetti o per alternative cose che non hanno nulla di sostenibile.
  Su questo io le vorrei fare due domande o osservazioni. Innanzitutto nel documento che è arrivato, il PNRR, secondo me c'è una slide molto interessante che è quella dei criteri di valutazione negativa dei progetti, in cui ci sono tutta una serie di cose molto interessanti. Si dice che non si finanzieranno progetti o misure che non hanno impatti duraturi su PIL o occupazione, progetti che non presentano stime attendibili sull'impatto economico atteso, progetti per i quali non sono state individuate modalità per il monitoraggio delle realizzazioni, progetti storici che hanno noti problemi di attuazione e di difficile soluzione nel medio termine, pur avendo già avuto disponibilità di fondi.
  Non so a lei, ma a me viene in mente una serie di opere e progetti che hanno Pag. 11ultimamente anche ripreso le pagine dei giornali. Penso al ponte sullo Stretto di Messina. Mi sembra che questa cosa tagli la testa al toro rispetto a quello che si può o meno finanziare con questi fondi.
  Le volevo poi fare una proposta. Lei l'ha già detto. La collega Fregolent giustamente parlava del ruolo del mare. Io credo che l'Italia abbia in sé un serbatoio eccezionale che è il nostro patrimonio naturale, fatto di biodiversità, di parchi nazionali ed è un unicum in Europa. Io credo che il ruolo italiano in Europa debba essere anche nel riconoscimento del tema della biodiversità, della conservazione e della valorizzazione della biodiversità e il ruolo dei parchi nazionali è che debbano essere riconosciuti come facenti parte di questa strategia, cioè come strumenti utili a portare a casa gli obiettivi che ci vogliamo dare come Europa utilizzando il Recovery Fund. Questo solo l'Italia può farlo, Ministro, cioè solo noi abbiamo quel background e quel capitale naturale necessario per raccontare all'Europa e far pesare su questo anche questa nostra fiche. Ricordo, peraltro, che noi ospitiamo questo capitale naturale che però è a beneficio di tutti, come sappiamo bene, dal punto di vista ambientale. Questa è una mia osservazione. Do la parola alla collega Pezzopane del Partito democratico.

  STEFANIA PEZZOPANE. Grazie presidente, saluto il signor Ministro e i colleghi. Do a questo incontro di oggi un significato speciale perché è il primo momento di confronto su un tema particolarmente importante, che quindi si svolge in una fase in cui ancora non è chiaro l'orizzonte di arrivo. Ritengo necessario, lo dico sin da subito, che si faccia seguito a questo appuntamento con un secondo momento di confronto che dovrà aver luogo quando è più definito il quadro anche finanziario delle scelte governative.
  Ribadisco in questa sede l'importanza di adottare un metodo di lavoro che valorizzi il ruolo del Parlamento in questa procedura. Vanno bene i comitati e le sedi tecniche in cui istruire le questioni con soggetti che hanno peculiari competenze scientifiche – ne abbiamo già apprezzato l'importanza e il ruolo durante l'emergenza sanitaria – ma anche in questo caso, come si è visto nel predisporre le misure conseguenti alla pandemia, è il Parlamento il luogo delle scelte. Questo ragionamento si applica anche al programma di ripresa e resilienza.
  Noi dobbiamo confrontarci con un doppio tema che riguarda il lavoro di questa Commissione ovvero la trasversalità del tema ambientale e poi la specificità delle questioni che venivano ricordate. Quando parlo di trasversalità, mi riferisco al settore della mobilità e dei trasporti che non può essere avulso nella sua definizione dalla tematica del cambiamento climatico, della tutela dell'aria, della vita delle città e quant'altro, così come il tema dello sviluppo, quindi se la scelta dello sviluppo sostenibile è una scelta di campo nel momento in cui abbiamo risorse e possibilità di un progetto e poi ci sono le questioni specifiche.
  Tra le cose che mi preme sottolineare ce ne sono alcune, una l'ha anticipata la collega Rossella Muroni. È la questione dei parchi, che in questa vicenda non solo ha uno spazio importante, ma direi che in questa speciale vicenda della pandemia abbiamo visto come le città, le conurbazioni, la dimensione metropolitana siano diventate un tema di grande rilevanza. Il tema del distanziamento sanitario e sociale è un tema rilevante non solo per l'oggi, perché dobbiamo uscire dalla pandemia, ma per un modo diverso di concepire la vita e le relazioni sociali. Ora abbiamo visto che quest'estate la gente si è rifugiata nei parchi. È fuggita dai luoghi della loro vita quotidiana per cercare distanza fisica, serenità e salute. Perché non fare di questo passaggio critico un passaggio di valore e quindi rilanciare le aree parco in una dimensione europea e coniugare allo sviluppo sostenibile e alla conservazione della biodiversità un progetto di promozione di quelle aree intelligenti che mantiene il concetto di conservazione ma magari moltiplica i servizi? Perché è vero che le persone si sono rifugiate lì, ma non avevano l'ambulatorio, perché l'ambulatorio non c'era più. È vero che si sono rifugiate in queste aree parco per cercare una vita più di qualità, ma mancava il servizio minimo. Pag. 12
  Io vengo da una regione che ha tre parchi nazionali, come il Ministro ben sa, e un parco regionale che sarebbe bene prima o poi, più prima che poi, diventi anche esso nazionale, vista la dimensione e la qualità del territorio. Quindi vivo questo tema come una cosa molto viva.
  Accanto a questo voglio sollecitare un altro tema che vivo costantemente insieme ai colleghi, il tema delle aree critiche post-terremoto, che spesso si accavallano con le aree parco. In queste aree, mentre noi facciamo la ricostruzione faticosissima dei borghi, forse con questo strumento si può pensare a un progetto non solo di recupero urbano e architettonico, ma di recupero sociale, cioè una nuova visione e quindi sovrapporre, magari nelle aree terremotate dove ci sono parchi, un progetto speciale, di dimensione nazionale e di dimensione sovranazionale.
  Questo va fatto in aggiunta alle cose dette dal Ministro e dai colleghi, che condivido, e che ci possono permettere di fare un ragionamento che è collegato alle cose che già facevamo. Noi già facevamo delle cose. Abbiamo in campo il collegato ambientale, abbiamo fatto le norme che venivano citate. Abbiamo già delle cose in campo. Ora dobbiamo vederle in una visione diversa e naturalmente capire qual è il movimento effettivo di cifre entro cui ci si può muovere per rendere efficace questa nostra iniziativa.
  Io la vedo come una grande opportunità di rivedere i nostri modi di vivere, i nostri stili di vita ma anche il nostro progetto di sviluppo del Paese. Speriamo di saperla cogliere questa opportunità e di sapercela giocare fino in fondo. Noi possiamo fare la nostra piccola parte con modestia ma anche con forte carica e tensione per il bene del Paese. Grazie.

  UMBERTO BURATTI. Grazie presidente e grazie al Ministro anche per questo incontro, questo confronto con la nostra Commissione.
  Una breve riflessione: sentivo prima che effettivamente sulle priorità, che sono molte, la questione ambientale è al centro dell'azione. Siamo in linea con il programma non solo europeo ma anche del nostro Governo. Venendo dalla mia esperienza di amministratore locale volevo rappresentare come, ad esempio, molte società che gestiscono il servizio idrico integrato hanno presentato ed elaborato (io parlo ad esempio della nostra provincia fra Lucca e Massa) ormai da tempo progetti concreti per intervenire sul sistema idrico integrato, dalla captazione dell'acqua, al trasporto, alla depurazione.
  C'era la fatica nell'avere, parlo degli anni scorsi, i finanziamenti necessari per intervenire, per fare presto, e al pari di quella zona io penso anche a molte altre parti d'Italia, tra l'altro distribuite su tutto il territorio nazionale. Credo che ci siano diverse aziende, la maggior parte a partecipazione pubblica se non, come la nostra, totalmente pubbliche, che hanno già questi progetti, sulle quali si potrebbe vedere di intervenire, però per saperlo forse è necessario anche conoscere le schede progettuali, quello che il Ministero in questo momento ha in corso e quali sono le quote dei diversi interventi. Forse su questo avremmo necessità di avere una maggiore informazione.
  Altre due brevi considerazioni, ma anche domande: Palazzo Chigi e Ministero dell'economia e delle finanze stanno già facendo le sintesi delle varie proposte ministeriali su questo? Infine, le singole schede progettuali e i vari interventi saranno trasmessi alle Camere entro il 27 di questo mese insieme alla Nota di aggiornamento al DEF e al PNRR? Queste sono le domande e con queste termino. Grazie.

  PRESIDENTE. Non essendoci altri colleghi iscritti a parlare, do la parola al Ministro per la replica.

  SERGIO COSTA, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie presidente. Io chiaramente non riuscirò, rispondendo a braccio, ad essere esaustivo rispetto a tutte le osservazioni, domande o questioni che sono emerse. Ringrazio chi è intervenuto e nel frattempo ho preso appunti, perché così elaboriamo le risposte. Magari su alcune cose avremo delle risposte tra qualche giorno, ma intanto dirò qualcosa. Pag. 13
  Effettivamente confermo – da voi è emerso e io non posso che confermarlo con piacere – che è un'occasione più unica che ripetibile, cioè nella storia probabilmente non ne avremo un'altra. Quindi una tragedia come quella del Covid ha comportato quella che è diventata un'opportunità. Io parto dal presupposto che sia poi concretizzata come un'opportunità. Tutti voi mi avete praticamente detto che adesso le belle idee si dovrebbero trasformare in fatti. È chiaro.
  Vi ho detto all'inizio del mio intervento che i tempi sono estremamente contingentati, con un impegno di spesa che deve arrivare entro il triennio 2021-2023, ma con il 70 per cento entro il biennio, tradotto vuol dire che l'Unione europea ci dice: «Dovete far presto, dovete far bene» e quel far bene però ce lo perimetra. «Io voglio il reporting ogni volta».
  Questo, nella genericità della mia relazione, però già è una risposta, cioè il rischio è che se non siamo così, noi quei soldi non li abbiamo. Quindi non diventa soltanto una nuova tragedia, perché non avere delle risorse quando è un'occasione più che unica è già di per sé una tragedia, ma diventa un'enorme limitazione all'azione politica, cioè la politica non si trasforma più in atto concreto e diventa solamente qualcosa di astratto. Lo dico come cappello, perché chiaramente non riguarda solo il Ministero dell'ambiente, ma riguarda tutto il Governo, riguarda tutti noi al Governo.
  Su alcune questioni specifiche che sono emerse, io condivido assolutamente. È emerso sia da Italia Viva, che ringrazio, che dall'onorevole Buratti, il problema dell'acqua, di nuovo riemerge questo tema, anche l'onorevole Muroni l'ha ripetuto. È uno dei più grossi problemi che abbiamo. Infatti noi, nell'ambito della cosiddetta «Linea 1, infrastrutture per l'ambiente», poniamo anche questa, cioè la rete delle acque, il recupero del sistema rete, che con sé porta tutto il discorso della captazione, del trasporto ma anche la differenziazione tra acque grigie e acque potabili.
  Ecco perché vi dicevo che sto lavorando con il Ministero dell'agricoltura per tutto l'aspetto irriguo, per esempio, perché effettivamente piange il cuore vedere che le acque potabili vengono utilizzate per l'irrigazione, lì dove posso usare le acque grigie opportunamente depurate e controllate. Direi quasi che non ha molto senso: pur essendo ricchi di acqua come Paese, abbiamo perdite, vado a braccio posso ricordare male, ma apparentemente pari al 40 per cento. È una cifra particolarmente alta. Questo noi ce lo siamo posto come obiettivo.
  Così come quello per cui è chiaro che se, onorevole, lei fa il pari con quello che dicevo prima, cioè che devi essere concreto, perché hai tre anni alla fine, non hai trent'anni davanti per farlo altrimenti i soldi l'Unione europea non li dà, è chiaro che quelle schede progettuali, che sono schede progettuali, non dicono che a Massa piuttosto che a Reggio deve esser così. La scheda ti dà le regole d'ingaggio alle quali si agganciano i soggetti territoriali, per garantire la speditezza dell'azione. Nessuno troverà la localizzazione tecnicistica, ma se le schede non rispettano questo principio, noi perdiamo quelle risorse. Quindi io direi che è una tale sfida la concretezza che per assurdo supera addirittura l'idea, perché già quella è stata confezionata.
  Lo stesso vale per le energie pulite. È chiaro che non esiste solo il fotovoltaico, l'eolico che sia in mare o che sia a terra. È chiaro che quello è uno degli elementi, magari anche molto importante, ma ce ne sono altri. Quanto alle condizioni di ingaggio, su questo già stavamo lavorando con la Ministra Bellanova, per esempio, proprio per evidenziare quanto sono importanti anche quelle tecnologie; l'importante è che non superino il livello della soglia di cosiddetta «tolleranza ambientale», ma di questo siamo convinti tutti.
  Il PNIEC è la grande sfida. Mi piace ricordare che nel momento in cui la proposta di legge cosiddetta «clima» – e mi riferisco alla legge europea sul clima e non a quella italiana, di cui vi ringrazio nuovamente per averla votata – vedrà la luce nel giro di pochi mesi e diventerà legge (oggi è bozza di legge, ma è già molto di sostanza), ci spingerà verso un taglio tra il 55 e il 60 per cento. Che cosa comporterà Pag. 14inevitabilmente? Una rivisitazione del PNIEC che peraltro, come ha detto bene l'onorevole Muroni, già è stato considerato, alle condizioni attuali date dall'Unione europea in tempi non sospetti, tra i primi tre migliori di Europa; noi già abbiamo assunto comunque l'impegno di rivederlo, perché era tarato al 40 per cento. Adesso sarà tarato in una percentuale compresa tra il 55 e il 60 per cento, tra l'altro con reporting a cinque anni, cioè quello che noto è che l'Unione europea giustamente è stringente e ha ragione. Noi a quel tavolo siamo stati alfieri di questa rigorosità.
  Mi piace molto che condividiate il principio di trasversalità, perché io mi sono fermato – l'ha detto bene l'onorevole Pezzopane – a esplorare il secondo tema delle cosiddette «mission», quello della rivoluzione verde e transizione, perché è per assonanza quantomeno più vicino a noi, ma come rammentate, all'inizio del mio intervento, ho detto che c'è trasversalità, perché noi li avevamo già pronti, ma l'Unione europea ce lo «impone», a giusta ragione peraltro.
  Questa trasversalità comporta chiaramente un confronto e un dialogo tra tutti i Ministeri; in particolare i miei Ministeri di riferimento sono chiaramente il MIPAAF, il MIT e il MISE. Il MEF è come il prezzemolo, chiaramente ci sta sempre. Questo perché, come si diceva prima, credo che l'abbia detto l'onorevole Pezzopane, c'è tutto il concetto per esempio del trasporto, che riguarda il MIT, ma come si fa a pensare che riguarda il MIT se non hai un occhio di trasversalità ambientale? Lo vogliamo cambiare il sistema di mobilità? Ce lo chiede l'Europa. Noi l'abbiamo inserito. Sono sicuro che il MIT nelle sue schede lo faccia. Noi chiaramente gli siamo a fianco. Già ne stiamo parlando.
  In ordine alle domande dell'onorevole Buratti, cioè Chigi e MEF lo stanno già facendo? In realtà è Chigi, perché MEF lo sta facendo insieme a tutti gli altri Ministri, cioè, se non ho capito male, le progettazioni significano in realtà le schede, anche se il concetto di progettazione delle schede non è quello del cosiddetto «progetto esecutivo definitivo o cantierabile». È un'altra tipologia. Il MEF chiaramente ha l'occhio per ogni Ministero, come è normale che sia, ma il punto di riferimento è Chigi. È chiaro che si sta facendo, ma noi dobbiamo, come ho detto all'inizio del mio intervento, aspettare il format che ci arriva dall'Unione europea, perché c'è il rischio che quella progettazione sia incoerente con quella che ci chiede l'Unione europea, perché ci sono proprio dei parametri stabiliti, una sorta di perimetro, non direi nemmeno tecnico ma tecnicistico, dell'Unione europea. Tant'è vero che noi avremo una cabina di regia italiana, ma a Bruxelles, perché dobbiamo decodificare in modo che i Paesi tra di loro possano poi comporre il quadro dei 560 miliardi di euro complessivi.
  Vado a memoria, ma mi pare di ricordare di aver detto che però prima del 15 ottobre... Lei parlava del 27 settembre, onorevole, per le schede immagino, però il 27 settembre è il termine entro cui il Parlamento si pronuncia sulle linee guida non sulle schede, quindi sicuramente è dopo il 27 settembre il momento di confronto sulle schede.
  Io chiudo e lascio la parola al Presidente. Altre cose ve le dirò poi nella replica scritta, assicurandovi che io sono non solo disponibile, ma contento di poter venire qua a condividere step by step ciò che seguirà, portando i risultati concreti.
  Ci tengo tuttavia a precisare, per la questione francese, che è vero che la Francia l'ha presentato con dei numeri, ma è pur vero che in una postilla sotto, in ultima pagina, c'è scritto: «Tutti i dati da confermare nel momento in cui l'Unione europea valuterà, darà i format eccetera». In buona sostanza non sono numeri reali fino in fondo. Noi abbiamo preferito rispettare il parametro che ci ha detto l'Unione europea, però è soltanto una questione comunicativa e nulla di più.
  Quindi io vi porterò quei dati progettuali e li condividiamo. È chiaro che vanno condivisi non solo con voi, ma con tutte le altre Commissioni secondo il principio di trasversalità nonché con gli altri Ministeri, perché noi sappiamo che abbiamo il 37 per cento per l'ambiente, il che non vuol dire per il Ministero dell'Ambiente, ma anche Pag. 15per esempio per il MIT con i trasporti. Non è il Ministero dell'ambiente a avere il 37 per cento qualora è riconosciuto il sistema dell'aggressione al climate change. Su questo direi che penso che parliamo tutti la stessa lingua e di questo vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente il Ministro per il contributo fornito ai lavori della Commissione e per averci dato la possibilità di discutere il documento e dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.35.