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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XI e XII)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Lunedì 15 marzo 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Serracchiani Debora , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, sulle linee programmatiche del suo dicastero, anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento):
Serracchiani Debora , Presidente ... 3 
Orlando Andrea (PD) , Ministro del lavoro e delle politiche sociali ... 3 
Serracchiani Debora , Presidente ... 12 
Rizzetto Walter (FDI)  ... 12 
Serracchiani Debora , Presidente ... 13 
Zangrillo Paolo (FI)  ... 13 
Serracchiani Debora , Presidente ... 14 
Noja Lisa (IV)  ... 14 
Serracchiani Debora , Presidente ... 15 
Giaccone Andrea (LEGA)  ... 15 
Serracchiani Debora , Presidente ... 16 
Ianaro Angela (M5S)  ... 16 
Serracchiani Debora , Presidente ... 16 
Lepri Stefano (PD)  ... 16 
Serracchiani Debora , Presidente ... 17 
Ianaro Angela (M5S)  ... 17 
Serracchiani Debora , Presidente ... 17 
Gribaudo Chiara (PD)  ... 17 
Serracchiani Debora , Presidente ... 18 
Murelli Elena (LEGA)  ... 18 
Serracchiani Debora , Presidente ... 18 
Baroni Massimo Enrico (Misto-L'A.C'È)  ... 18 
Serracchiani Debora , Presidente ... 19 
D'Alessandro Camillo (IV)  ... 19 
Serracchiani Debora , Presidente ... 20 
Mura Romina (PD)  ... 20 
Serracchiani Debora , Presidente ... 20 
Gemmato Marcello (FDI)  ... 20 
Serracchiani Debora , Presidente ... 21 
Frate Flora (Misto-A-+E-RI)  ... 21 
Serracchiani Debora , Presidente ... 21 
Invidia Niccolò (M5S)  ... 21 
Serracchiani Debora , Presidente ... 22 
Legnaioli Donatella (LEGA)  ... 22 
Serracchiani Debora , Presidente ... 23 
Bologna Fabiola (Misto-C!-PP)  ... 23 
Serracchiani Debora , Presidente ... 23 
Menga Rosa (Misto)  ... 23 
Serracchiani Debora , Presidente ... 23 
Orlando Andrea (PD) , Ministro del lavoro e delle politiche sociali ... 23 
Lorefice Marialucia , Presidente ... 26

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Europeisti-MAIE-PSI: Misto-EUR-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA XI COMMISSIONE
DEBORA SERRACCHIANI

  La seduta comincia alle 16.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sul canale satellitare e sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, sulle linee programmatiche del suo dicastero, anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento, l'audizione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, sulle linee programmatiche del suo Dicastero, anche in relazione ai contenuti della Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza.
  Informo che, come specificato anche nelle convocazioni, alla luce di quanto stabilito dalla Giunta per il Regolamento della Camera nella riunione del 4 novembre 2020, i deputati possono partecipare all'odierna seduta in videoconferenza.
  Sulla base degli impegni del Ministro, l'audizione potrà proseguire fino alle ore 18.
  Ricordo che, secondo le intese informali tra i gruppi, dopo la relazione del Ministro ciascun gruppo per Commissione avrà a disposizione per intervenire quattro minuti.
  Il Ministro ha assicurato la propria disponibilità ad intervenire in una successiva seduta per la propria replica.
  Anche a nome della Presidente della XII Commissione, Marialucia Lorefice, e di tutti i colleghi delle Commissioni riunite, ringrazio il Ministro e gli cedo immediatamente la parola.

  ANDREA ORLANDO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Grazie presidente, saluto le presidenti e i parlamentari, presenti e collegati da remoto. Questo Governo è chiamato a svolgere un compito fondamentale e preciso, che è stato definito dal discorso alle Camere del presidente Draghi, cioè gestire l'emergenza sanitaria che è ancora in atto, purtroppo, le sue conseguenze economiche, occupazionali e sociali e porre le basi per favorire la ripresa.
  A mio avviso, quindi, la mia relazione non deve essere finalizzata a definire le priorità in astratto, ma le priorità in concreto, così come sono emerse dalla crisi pandemica.
  Tuttavia la stessa crisi ha fatto emergere ancor di più ed esasperato alcuni limiti strutturali del nostro sistema di welfare. Credo che ignorarli sarebbe un'occasione forse irripetibile, perduta. Riconoscerli, invece, significa avviare alcuni interventi di carattere riformatore o, almeno, aprire il confronto, in un contesto politico i cui contorni sono ancora da definire, sulla possibilità di realizzarli andando oltre la gestione della stessa pandemia.
  La mia relazione cercherà di seguire questa logica, che però vorrei fosse integrata da un altro elemento. La nostra azione politica che ne seguirà, oggi e nei Pag. 4prossimi mesi ed anni, quella di questo Governo e di quelli che lo seguiranno, si collocherà inevitabilmente nel pieno di due trasformazioni che segnano tutti i sistemi economici e produttivi delle economie avanzate. Ce lo ricorda la stessa Commissione europea nell'emanazione dei provvedimenti per la resilienza. Mi riferisco alla transizione ecologica e a quella digitale. Entrambe sono destinate a cambiare il lavoro a breve e a lungo termine ed entrambe chiedono un cambiamento delle politiche pubbliche, dell'azione degli attori sociali, delle imprese, e dello stesso ruolo dei lavoratori.
  Il tema della sostenibilità sociale e ambientale, come si è visto, è al centro dell'agenda di questo Governo e, intanto, sta cambiando i sistemi produttivi e finanziari nazionali, modificando le abitudini, gli assetti sociali e produttivi, i consumi e persino le credenze e le convinzioni presenti nelle opinioni pubbliche dei Paesi interessati. Ma il fatto che la sostenibilità sia diventata un tema centrale non significa che, di per sé, sia destinata ad affermarsi, né che le transizioni che ho richiamato per virtù implicita possano essere eque, inclusive e democratiche. Per questo, io penso, sarà decisivo il ruolo che giocherà il lavoro e la sua partecipazione alle scelte del futuro, o meglio, il ruolo che i lavoratori potranno esercitare nell'evoluzione e nel governo di queste transizioni.
  Anche la transizione digitale cambierà nel profondo la nostra società e già oggi impatta sulla domanda e sull'offerta di lavoro. Serve un'azione politica affinché questo cambiamento non produca delle nuove oligarchie e delle disparità e orienti la tecnologia nel senso della democrazia sociale a sostegno dei diritti fondamentali, in primo luogo di quelli dei lavoratori. Le transizioni che ho richiamato riguardano tutti i Paesi europei e investono la dimensione globale. Per questo possono essere governate con efficacia solo nell'ambito dell'Unione. C'è dunque un europeismo che nasce dal lavoro e dalle sue attuali trasformazioni ed è, a mio avviso, una delle declinazioni dell'impianto europeista del Governo in carica.
  Il Next Generation EU è lo strumento che può rispondere all'esigenza di governare le trasformazioni dell'economia e del lavoro e troverà una definizione nell'ambito del Piano nazionale di ripresa di resilienza. L'investimento sulla capacità dei lavoratori è uno strumento fondamentale per il rilancio dell'economia. Anzi, direi che è uno strumento consustanziale al rilancio dell'economia, come ha riconosciuto la stessa Commissione europea, identificando nelle politiche di upskilling e reskilling della forza lavoro una delle sette iniziative bandiera del Piano nazionale citato. Nello stesso orizzonte si muove il progetto in materia di lavoro contenuto nella prima bozza del Piano, che è stata posta alla valutazione del Parlamento dal precedente Governo. Su questo punto intendo muovermi in continuità, essendo questa impostazione pienamente compatibile con il più ampio quadro riformatore su cui è incentrata l'azione del Ministero dal momento del mio insediamento.
  La crisi ci ha squadernato davanti una realtà che, per la verità, conoscevamo già. Gli strumenti di protezione dei lavoratori scontano una frammentazione non giustificabile nonostante il succedersi di interventi del legislatore, alcuni dei quali non lontani nel tempo. Il Governo precedente ha affrontato una crisi con strumenti straordinari, che ne hanno ridotto l'impatto salvaguardando il più possibile la capacità produttiva e i posti di lavoro. Si sono estese le protezioni degli ammortizzatori esistenti, garantendo un generale sostegno al reddito dei lavoratori. In correlazione a queste misure, è stato introdotto il blocco dei licenziamenti. Questa attività legislativa, che ha profondamente innovato il quadro, è stata frutto anche di un intenso confronto con queste Commissioni, che voglio per questo ringraziare, e con i loro componenti, sia chi stava all'epoca in maggioranza sia chi stava all'opposizione. Queste misure hanno arginato, seppur temporaneamente, gli effetti della crisi pandemica sul mercato del lavoro. A fronte di una riduzione del PIL Pag. 5nel 2020 di poco meno del 9 per cento, il tasso di disoccupazione, invece, è calato a dicembre di meno di un punto rispetto all'anno precedente. In un anno drammatico, grazie agli interventi straordinari che ho citato, il mercato del lavoro ha mostrato una tenuta non scontata: il saldo negativo nella differenza tra attivazioni e cessazioni è stato alla fine dell'anno di 42 mila posti di lavoro, un dato non trascurabile ma che ha un impatto assai ridotto, se rapportato alla consistente riduzione del prodotto interno lordo.
  Lo stato di emergenza, purtroppo, prosegue e questo non consente di abbandonare il ricorso a strumenti di carattere eccezionale. Tuttavia, il protrarsi della crisi per ormai molto tempo consente, da un lato, di calibrare meglio gli interventi, facendo corrispondere strumenti diversi a situazioni diverse, a seconda dell'impatto che la pandemia ha avuto sulle articolazioni del sistema produttivo, dall'altro, impone una riforma di sistema in grado di raccogliere le sfide alle quali ho già fatto cenno.
  In quest'ottica, il primo tema da affrontare è un intervento di riforma degli ammortizzatori sociali, che miri all'universalizzazione e alla semplificazione delle misure. A questo fine, all'atto del mio insediamento ho aperto un confronto con le parti sociali. È necessario prima di tutto semplificare le procedure di erogazione, anche sfruttando le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, in modo da consentire un più rapido accesso al sostegno quando il datore di lavoro non è in grado di anticipare la prestazione. Su questo aspetto, sono già in fase di avanzata definizione alcuni interventi normativi e alcuni elementi di innovazione delle prassi amministrative.
  Nel confronto con le parti sociali definiremo il perimetro della copertura degli ammortizzatori sociali. Dopo la riunione sul tema delle semplificazioni e mentre continuiamo a raccogliere i contributi di associazioni ed esperti, giovedì prossimo si terrà una nuova riunione tra Ministero e parti sociali proprio sul tema del perimetro dei nuovi ammortizzatori che andremo a disegnare con la riforma. Gli interventi che riusciremo ad anticipare nel decreto «Sostegni» dovranno già essere allineati rispetto a quanto emergerà nel confronto per la riforma.
  Stiamo andando nella direzione di una proroga del blocco dei licenziamenti, che però sarà legata a una data precisa per i lavoratori che, dopo quella data, potranno disporre della tutela degli strumenti ordinari, mentre per quei lavoratori che normalmente non hanno questa copertura proseguiranno gli strumenti straordinari e saranno collegati temporalmente all'avvio della riforma degli ammortizzatori sociali. In sostanza, vogliamo evitare di trattare in maniera indistinta livelli di tutela molto differenziati, così come è stato inevitabile nella prima fase della pandemia, ma che non è più giustificabile oggi, alla luce dell'esperienza fatta, che ci consente di valutare una modulazione più precisa e funzionale. In ogni caso, in relazione al lavoro avviato per l'estensione delle protezioni, appare necessario che, indipendentemente dal settore in cui opera e dalle dimensioni dell'impresa, vi siano adeguate coperture per superare le situazioni di momentanea crisi, senza il rischio di una perdita del posto di lavoro.
  Una particolare attenzione deve essere rivolta ai nuovi lavori, ad esempio quelli connessi alle piattaforme, le cui tutele sono ancora inaccettabilmente insufficienti e meritano di essere rafforzate, così come ai lavoratori autonomi e professionisti più vulnerabili. Riguardo al tema dei lavori connessi alle piattaforme, è mia intenzione convocare la settimana prossima l'Osservatorio permanente previsto dal decreto legislativo n. 81 del 2015 e non ancora attivato. Per questo ho chiesto alle associazioni che è previsto ne facciano parte la designazione dei loro rappresentanti.
  In materia di tutela del lavoro prestato tramite piattaforme digitali, credo sia importante guardare alle esperienze che si vanno formando nel resto dei Paesi dell'Unione europea e a livello dell'Unione medesima, in attesa della definizione di Pag. 6un quadro europeo che, peraltro, sta facendo dei passi avanti su questo fronte. Il 25 di questo mese incontrerò la collega spagnola per confrontarmi su alcune iniziative che quel Paese ha già assunto su questo fronte.
  La riforma degli ammortizzatori sociali deve essere strettamente connessa a una riforma organica degli strumenti di politica attiva del lavoro. Per questo, ancora con le parti sociali e coinvolgendo le regioni, intendo avviare un confronto entro la fine di questo mese.
  È la situazione in cui viviamo a imporcelo.
  Come ho già evidenziato, la pandemia ha accelerato i processi di cambiamento strutturale che erano già in atto e che producono un disallineamento tra domanda e offerta. Gli strumenti messi in campo negli anni recenti non sempre hanno funzionato e le ingenti risorse messe a disposizione dei Centri per l'impiego, soprattutto in termini di ampliamento e riqualificazione degli organici, non hanno trovato ancora una piena attuazione. È quindi questo il momento di rendere effettivo il cambiamento, innovando gli strumenti, migliorando gli interventi, rafforzando la dimensione territoriale e, soprattutto, sostenendo le situazioni che sono in maggiori difficoltà.
  In questo scenario le politiche attive del lavoro vanno intese in un'accezione ampia. Ne sono, quindi, parte integrante le politiche della formazione professionale, sono essenziali per anticipare il cambiamento e non subirlo. Andranno in questo senso, costituiti degli strumenti in grado di cogliere per tempo le dinamiche del mercato del lavoro e in grado di orientare l'offerta formativa sulla base dei fabbisogni, facendo molta attenzione ai diversi punti di partenza. Dobbiamo agire, ad esempio, sulle competenze di base dei lavoratori più lontani dal mondo del lavoro e fornire una formazione più avanzata per i lavoratori più qualificati, che comunque potrebbero trovarsi in una situazione di transizione nei prossimi mesi e che avranno bisogno di un accompagnamento nella ricollocazione.
  Proprio per questo intendo introdurre un programma nazionale di riforme delle politiche attive e della formazione a partire dalla bozza del Piano attualmente all'esame del Parlamento. È cruciale in questo senso la piena attuazione del Piano straordinario di rafforzamento dei centri per l'impiego, che è già stato finanziato dal decreto istitutivo del Reddito di cittadinanza. Dobbiamo accelerare su questo terreno ed essere più ambiziosi, perseguendo l'obiettivo di fissare degli standard di prossimità e di migliorare l'integrazione con la rete dei servizi territoriali, in particolare quelli sociali e sanitari per i beneficiari con bisogni complessi, prevedendo anche delle specifiche azioni formative per gli operatori e creando una rete nazionale degli Osservatori regionali del mercato del lavoro, completando, inoltre, l'interoperabilità dei sistemi informativi con il sistema nazionale.
  In parte, queste azioni sono collocate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, seppur già finanziate. Questo è stato fatto per dare coerenza all'impianto della riforma nel suo complesso. Si tratta di 400 milioni di euro indicati come risorse già «in essere», tra quelle destinate alle politiche attive del lavoro e alla formazione. A queste risorse si devono aggiungere complessivamente, per nuovi interventi nell'ambito delle politiche attive, inclusive della formazione, 5,2 miliardi di euro a valere sulla Recovery and Resilience Facility e 1,5 miliardi a valere sul programma React-EU.
  Sebbene nella bozza all'esame del Parlamento i progetti in materia di politiche attive e formazione siano presentati come distinti, ritengo però fondamentale adottare una visione organica che racchiuda in un solo intervento riformatore l'insieme di questi progetti, accompagnando così la trasformazione del mercato del lavoro e facilitando le transizioni occupazionali, migliorando l'occupabilità dei lavoratori e innalzando il livello delle tutele attraverso la formazione. Questo avverrà attraverso alcune azioni che vorrei brevemente richiamare. Pag. 7
  Per quanto concerne le politiche attive, è essenziale che sia posta al centro dell'azione dei Centri per l'impiego la personalizzazione degli interventi, al fine di migliorare le opportunità occupazionali, creando un modello di cooperazione tra sistema pubblico e quello privato. Già nella legge di bilancio è prevista l'istituzione di un nuovo programma, denominato «Garanzia di occupabilità dei lavoratori», che deve realizzarsi anche mediante una riforma dell'assegno di ricollocazione. Su questo tema, ho già avviato un confronto con gli assessori regionali competenti per iniziare a definire nel dettaglio lo strumento e costruire una governance della misura. Va realizzato un programma nazionale di presa in carico, erogazione di servizi specifici e progettazione professionale personalizzata, finalizzato all'individuazione di percorsi formativi per i destinatari con previsione di inserimento occupazionale. Il Patto per il lavoro va individuato quale livello essenziale delle prestazioni, da declinare per specifiche tipologie di lavoratori disoccupati e in fase di transizione.
  Quanto alle politiche per la formazione, la sfida che abbiamo davanti è, da un lato, la loro piena integrazione nell'ambito dei percorsi di politiche attive appena descritti, dall'altro, il loro rafforzamento per rendere pienamente effettivo il diritto alla formazione continua, anche per i lavoratori occupati.
  Per completare la riforma delle politiche attive, ritengo opportuna l'adozione di una strategia nazionale che metta in rete i diversi attori istituzionali responsabili in materia di formazione e abbia l'obiettivo di sostenere il riallineamento di competenze per il mantenimento dei posti di lavoro, le transizioni occupazionali e il supporto alla ricollocazione dei disoccupati. Questo dovrà avvenire tramite la revisione della governance del sistema della formazione in Italia, con intese tra i diversi livelli di governo e tra le diverse amministrazioni statali competenti, per garantire l'accesso a una formazione adeguata e di qualità su tutto il territorio nazionale e per definire degli standard uniformi, rafforzando il sistema di certificazione delle competenze e costruendo una rete territoriale dei servizi di istruzione, formazione, lavoro e inclusione sociale.
  Per questo dovrà essere valutato il ruolo degli erogatori della formazione a tutti i livelli, incluse le filiere dell'istruzione e della formazione sui luoghi di lavoro. Dobbiamo riuscire a farli operare in coerenza con i fabbisogni professionali emergenti nei diversi contesti territoriali. Seguendo le indicazioni dell'Agenda europea per le competenze del luglio 2020, dovremmo sviluppare dei partenariati pubblico-privati che promuovano una rete di istituzioni, imprese e operatori delle filiere dell'istruzione, della formazione e del lavoro, che agisca in modo organico per colmare il divario di competenze necessarie a soddisfare l'effettivo bisogno occupazionale delle aziende.
  Un ruolo centrale dovrà essere attribuito all'occupazione giovanile, attraverso un adeguato sistema duale, che nella bozza attualmente all'esame del Parlamento trova un'apposita linea di finanziamento, pari a 600 milioni di euro. L'obiettivo è quello di rendere i sistemi di istruzione e formazione funzionali al mercato del lavoro. Vanno poi modernizzati e riqualificati i percorsi di istruzione e formazione, favorendo così l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro tramite la valorizzazione, il consolidamento e la diffusione dell'apprendimento basato su esperienze lavorative, intensificando il dialogo con le imprese e con i sistemi produttivi.
  La formazione deve essere rivolta anche ai lavoratori attualmente occupati, non solo per rendere effettivo il diritto alla formazione continua, ma anche per mantenere i livelli occupazionali nella fase di grande trasformazione che ho provato a descrivere. Si pensi quanto questa affermazione sia assolutamente essenziale per il successo e il protagonismo dei lavoratori nell'ambito delle transizioni digitali ed ecologiche. Lo stesso ragionamento credo si debba fare anche riflettendo sugli ammortizzatori sociali. Non è pensabile concepire nuovi ammortizzatori Pag. 8sociali che non facciano anche i conti con l'esigenza di gestire queste transizioni. Proprio per questo è necessario rafforzare gli interventi previsti con l'istituzione del Fondo nuove competenze, superando il suo attuale carattere sperimentale.
  Gli interventi che ho richiamato sono coerenti con la raccomandazione della Commissione europea del 4 marzo 2021, su un efficace supporto attivo all'occupazione (EASE) in seguito alla crisi COVID-19 (C(2021)1372). Con questa raccomandazione la Commissione fornisce agli Stati membri degli orientamenti sulle politiche attive del lavoro, incoraggiandoli a utilizzare nelle direzioni indicate i fondi dell'Unione europea, compresi quelli del Next Generation EU. L'andamento della perdita dei posti di lavoro in questi mesi ha indicato delle tendenze che, in prospettiva, possono produrre gravissime lacerazioni e ampliare le diseguaglianze. Dobbiamo essere consapevoli di queste ferite che già oggi insistono sul nostro tessuto sociale.
  La crisi si concentra in alcune zone del Paese e in alcuni settori: turismo innanzitutto (alberghi, ristorazione e agenzie di viaggio), ma non solo. Delle criticità notevoli si osservano nelle attività ricreative, nei servizi alla persona, nel commercio al dettaglio non alimentare e nel tessile. E pur in presenza di forti eterogeneità in generale, ad essere maggiormente penalizzati risultano essere i giovani e le donne. Questo è l'effetto della composizione settoriale della crisi, considerato che a essere maggiormente colpiti sono ambiti in cui la presenza femminile e giovanile è più diffusa.
  Pesa contemporaneamente la penalizzazione subita nel corso della pandemia soprattutto dai lavoratori temporanei, anche questi più spesso donne e giovani. La fascia di età tra i 15 e i 34 anni in particolare, pur rappresentando solo un quarto dell'occupazione alle dipendenze del settore privato non agricolo, ha contribuito per oltre la metà alla perdita dei posti di lavoro. Dobbiamo scongiurare con tutti i mezzi il rischio di una generazione completamente perduta.
  Oltre a quella generazionale, abbiamo una questione di genere molto grave da affrontare. I dati in nostro possesso sulle comunicazioni obbligatorie ci evidenziano che in gennaio oltre 100 mila posizioni lavorative in meno occupate da donne rispetto a quelle occupate da uomini.
  Non è solo l'effetto dei fattori che ho richiamato, legati alla ridefinizione della domanda di lavoro, pur significativa. Nel corso del 2020, infatti, sono andati accrescendosi anche i differenziali di genere dei tassi di attività, sostanzialmente annullando i progressi fatti registrare nei tre anni precedenti. È l'effetto di accresciute difficoltà di conciliazione con i carichi familiari nel corso della pandemia. In altri termini, le donne risultano doppiamente discriminate sul mercato del lavoro a causa della crisi epidemiologica, sia dal lato della domanda, sia dal lato dell'offerta.
  Queste dinamiche connesse alla crisi si innestano in un contesto tra i più sfavorevoli in Europa per la partecipazione femminile al mercato del lavoro. L'Italia resta il Paese con il più basso tasso di attività e occupazione femminile dell'Unione europea, oltre dieci punti sotto la media dell'Unione. Questi numeri ci impongono un'azione che sia mirata a utilizzare sia gli strumenti indiretti (quelli già previsti: sgravi fiscali e contributivi), sia quelli di carattere diretto e che favorisca la ripresa dell'occupazione femminile. In particolare, sarà necessario utilizzare le risorse del Next Generation EU per potenziare le infrastrutture sociali, settore in cui è tradizionalmente più forte la presenza femminile e che garantisce servizi in grado di aiutare a conciliare tempi di vita e tempi di lavoro.
  Proprio per l'urgenza di affrontare questa questione, ho istituito un apposito gruppo di lavoro per individuare le politiche e gli interventi mirati al sostegno dell'occupazione femminile e per accompagnare il processo legislativo già in atto, che mira a colmare il gender pay gap. Sulla base di questo lavoro istruttorio, intendo promuovere un confronto e poi un accordo tra tutti i Ministeri che, in Pag. 9modo trasversale, possano concorrere a un progetto che sistematizzi gli interventi e le politiche attive a favore dell'occupazione femminile.
  Sebbene la pandemia non abbia manifestato i suoi effetti in maniera preponderante nelle regioni del Mezzogiorno, resta questa la questione più rilevante, accanto a quella giovanile e a quella di genere, con le quali si intreccia, per il nostro mercato del lavoro. Le regioni del Sud hanno tassi di disoccupazione tra i più bassi d'Europa. Il precedente Governo ha avviato degli importanti interventi per ridurre strutturalmente il costo del lavoro. Devono essere portati avanti anche per il futuro, ferma restando la necessaria compatibilità con i vincoli dell'Unione europea. Tuttavia la strategia deve essere più ampia, con l'obiettivo di rendere il Sud capace di attrarre investimenti interni e dall'estero, anche sfruttando l'opportunità della riorganizzazione delle catene globali del valore. Anche per questo è necessario proseguire la lotta alle mafie, che rappresentano il principale freno per lo sviluppo di molte aree del Paese e di una buona occupazione.
  Al di là degli equilibri nel mercato e delle politiche per salvaguardare i posti di lavoro, nei prossimi mesi, considerato il protrarsi dell'emergenza epidemiologica, sarà cruciale verificare l'efficacia delle misure intraprese per garantire la salute e la sicurezza sui posti di lavoro. In particolare, i protocolli di sicurezza siglati nella primavera del 2020, a partire da quello del 14 marzo, sono stati fondamentali per contrastare la diffusione del virus nel momento più acuto della pandemia, assicurando, al contempo, la continuità delle attività lavorative, a partire da quelle essenziali. Alle lavoratrici e ai lavoratori che hanno garantito il funzionamento di questi servizi vorrei manifestare il ringraziamento del Governo, tanto più in una fase in cui si va incontro a ulteriori restrizioni.
  Il metodo della concertazione con le parti sociali e della partecipazione dei lavoratori nelle strategie di prevenzione del contagio ha mostrato di essere lo strumento più idoneo per fronteggiare anche i momenti più difficili. Questo approccio va mantenuto per valutare eventuali aggiornamenti dei protocolli siglati, in modo che coinvolgano i lavoratori non coperti seppur particolarmente esposti, come i riders, e per affrontare con urgenza la sfida della campagna vaccinale nei luoghi di lavoro. A questo proposito, con il Ministro Speranza abbiamo convocato le parti sociali per attivare punti di vaccinazione nelle aziende. Si riunirà domani il gruppo di lavoro ristretto tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero della salute e con il supporto dell'INAIL, che ha il compito di predisporre il piano per una vaccinazione diffusa nei luoghi di lavoro, grazie ai medici competenti e ai presidi INAIL, che integreranno i medici del lavoro.
  La pandemia ha determinato una significativa crescita del rischio di povertà. Secondo le stime preliminari dell'ISTAT, nel 2020 i poveri assoluti sono cresciuti in Italia di circa un milione di unità rispetto all'anno precedente. Sono complessivamente 5,6 milioni.
  Crescono in misura più significativa al Nord: 2,5 punti percentuali in più nelle famiglie operaie, 3 punti percentuali in più nelle famiglie numerose, 4 punti in più nelle famiglie con almeno cinque componenti. Questo aspetto deve far seriamente riflettere. Continua a crescere la povertà non solo di chi è senza lavoro, ma anche di chi un lavoro lo ha. Siamo di fronte al drammatico tema del lavoro povero, un lavoro che, quindi, non riesce a offrire stabilità e sicurezza alle persone. Affrontare questo tema è cruciale. Sono utilizzabili per questo le progettualità che sono state definite dalla Commissione europea, ma altri strumenti dovranno essere ideati per affrontare il tema della perdita drammatica della capacità di acquisto di alcune categorie di lavoratori.
  Il grave impatto della pandemia è stato contenuto sia da misure strutturali di contrasto, quali il Reddito di cittadinanza, sia da misure introdotte durante l'emergenza, a partire dagli strumenti straordinari a integrazione del reddito con causale Pag. 10 COVID e dalle varie indennità per i lavoratori esclusi. La platea dei beneficiari del Reddito di cittadinanza è cresciuta costantemente nei mesi dell'emergenza sanitaria, fino a coinvolgere un milione e mezzo di nuclei familiari. Ad essa si sono aggiunti i beneficiari del reddito di emergenza: oltre 300 mila nuclei familiari. Per un'analisi franca della situazione attuale dobbiamo ricordare che, grazie a questi strumenti, oltre a quelli che hanno tutelato i posti di lavoro, la crisi sanitaria e la conseguente crisi economica non si sono trasformate in modo ancora più drammatico in crisi sociale. È a partire da un'analisi delle fragilità che la crisi ha acuito e di quelle nuove che ha prodotto che dobbiamo pensare alla manutenzione e all'adattamento di questi strumenti, accanto ai quali ne andranno individuati altri, già a partire dal decreto-legge «Sostegni», di prossima adozione, soprattutto per far fronte rapidamente e in via emergenziale al fenomeno del repentino impoverimento di parti del cosiddetto «ceto medio». Abbiamo bisogno di rivedere alcuni criteri di accesso agli strumenti disponibili, in ragione dell'inasprimento e dell'accelerazione del processo di impoverimento di alcuni settori della società italiana.
  Per contrastare l'impoverimento di fasce del ceto medio, nel decreto-legge «Sostegni» stiamo lavorando a un robusto pacchetto di misure a favore di imprese e di lavoratori e famiglie. Questo provvedimento conterrà anche un considerevole rafforzamento del reddito di emergenza, mediante l'innalzamento della soglia massima dell'ammontare del beneficio per coloro che vivono in affitto e la garanzia dell'accesso al beneficio anche ai disoccupati che hanno terminato l'utilizzo della NASpI e non godono di strumenti di sostegno al reddito. È inoltre allo studio una disposizione per permettere ai percettori di Reddito di cittadinanza di lavorare temporaneamente sospendendo il beneficio del Reddito di cittadinanza, senza subire la perdita o la riduzione dell'assegno. In tali casi l'assegno riprenderà a decorrere in via automatica al termine dell'attività lavorativa.
  Per arginare la povertà e rafforzare l'inclusione sociale, cruciali saranno le risorse messe a disposizione del nostro Paese nel programma Next Generation EU. Anche sotto questa prospettiva assumono rilevanza i progetti contenuti nella bozza del piano in esame in relazione alle politiche di inclusione sociale. Nello specifico, i servizi sociali territoriali sono chiamati ad affrontare, in questa emergenza e nella ripresa successiva, un ruolo essenziale nel sostegno alla fragilità e alla vulnerabilità che si stanno manifestando con sempre maggiore intensità a seguito del perdurare della crisi. Abbiamo bisogno di adottare un approccio sistemico agli interventi, rendendo coerenti i progetti con le strategie nazionali che saranno introdotte con un nuovo Piano sociale nazionale, rafforzando la dimensione degli investimenti infrastrutturali, più propria del Recovery Plan.
  In questo senso, potranno essere rinnovate e strutturate sperimentazioni già in corso, quali, ad esempio, quelle sulla vita indipendente delle persone con disabilità, a partire da investimenti che permettono maggiore autonomia nella dimensione abitativa e lavorativa, anche attraverso lo sfruttamento delle potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Allo stesso tempo, andranno rafforzati i servizi sociosanitari. Durante il periodo pandemico, uno dei colli di bottiglia che ha impedito di alleggerire gli ospedali è stata la scarsa capacità del sistema sanitario e del sistema dei servizi sociali di assicurare i necessari servizi anche a domicilio.
  I servizi sociali, in particolare, hanno mostrato molti limiti non riuscendo spesso ad assicurare quelle prestazioni di base di carattere non sanitario o sociali a rilevanza sanitaria di propria competenza al riguardo. Si prevede per questo la costruzione di équipe e attività di formazione volte a permettere l'effettiva presenza del servizio sul territorio, in modo da favorire la deistituzionalizzazione e il rientro della persona al proprio domicilio non appena l'ospedalizzazione non sia più Pag. 11necessaria perché può essere sostituita dagli opportuni servizi domiciliari.
  In generale, evitare l'istituzionalizzazione delle persone fragili va considerata una priorità. Si prevede infatti di finanziare la riconversione delle case di riposo per anziani, molto diffuse sul territorio – o almeno di una parte di esse, in gruppi di appartamenti autonomi dotati delle attrezzature necessarie e dei servizi attualmente presenti, ovvero la creazione di reti che servano gruppi di appartamenti non adiacenti, assicurando loro i servizi necessari alla permanenza in sicurezza della persona anziana sul territorio. Elementi di domotica e telemedicina, di monitoraggio a distanza permetteranno di aumentare l'efficacia di questi interventi.
  La dimensione dell'abitare assistito è poi cruciale nel cambiare le prospettive dell'intervento in favore delle persone in condizioni di marginalità estrema e senza dimora, oggetto di politiche fortemente disomogenee a livello territoriale e spesso limitate a soli interventi emergenziali, tema su cui, peraltro, proprio oggi nel Consiglio europeo dedicato all'argomento si è avviato un progetto per la costruzione di una piattaforma europea.
  Con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza sarà possibile superare questa situazione con investimenti mirati a livello territoriale, da realizzare attraverso i comuni, titolari dei servizi sociali territoriali, in particolare quelli di dimensioni maggiori o facenti parte di un'area metropolitana, nell'ottica del cosiddetto «Housing First», ossia dell'assistenza alloggiativa temporanea di ampio respiro, fino a 24 mesi per coloro che non possano immediatamente accedere all'edilizia residenziale pubblica, affiancata da un progetto individualizzato volto all'attivazione delle risorse del singolo o del nucleo familiare, con l'obiettivo di favorire percorsi di autonomia.
  Nell'area delle politiche per l'infanzia e l'adolescenza, target specifico degli interventi saranno le bambine e i bambini in famiglie cosiddette «negligenti», al fine di ridurre il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare. Obiettivo primario è quello di aumentare la sicurezza dei bambini e migliorare la qualità del loro sviluppo, investendo in modo particolare sui primi mille giorni di vita.
  Le urgenze illustrate, su cui intendiamo intervenire con priorità, non esauriscono le questioni aperte a cui evidentemente il Governo sarà chiamato a far fronte, dalle grandi crisi quali quelle di Ilva e Alitalia, su cui è necessario un salto di qualità, alle risposte da dare nell'immediatezza, in attesa dell'intervento sistematico sulle politiche attive che ho richiamato, a chi ha bisogno di assistenza intensiva nella ricerca di un posto di lavoro, riattivando l'assegno di ricollocazione. Abbiamo la responsabilità di tenere insieme battaglie storiche, come la lotta al caporalato e la tutela della sicurezza nei posti di lavoro, con le nuove regole necessarie al tempo delle piattaforme digitali. Indubbiamente, un passaggio di grande rilevanza sarà il nostro contributo alla definizione e al recepimento della direttiva europea su rappresentanza e salario minimo.
  Alla luce delle specificità del nostro sistema, il mio impegno sarà rivolto al completamento dei lavori della Commissione appena insediata sulla separazione tra previdenza e assistenza e sull'aggiornamento delle previsioni sull'uscita flessibile dal mercato del lavoro. Proprio la situazione di difficoltà che ho descritto richiede un rafforzamento delle infrastrutture sociali. In questo senso, definiremo un nuovo Piano sociale nazionale e, al contempo, procederemo al completamento della riforma del Terzo settore con l'adozione dei restanti decreti attuativi. Queste sono le linee di azione che intendo seguire per affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Il Governo, come ricordato dal Presidente della Repubblica, ha il mandato di operare su due fronti: quello della gestione della crisi epidemiologica e quello del rilancio dell'economia del Paese.
  Sul lavoro e sulle politiche sociali questa doppia necessità, come ho cercato di argomentare, è ancor più pressante e assorbirà Pag. 12 la nostra attenzione. Mi scuso preventivamente se ho concentrato l'attenzione su alcune specifiche priorità e non su tutto l'insieme delle attività che il Ministero dovrà affrontare, ma io credo che il nostro esercizio principale, dal punto di vista politico, sia proprio questo: provare a capire quali sono i fronti più urgenti sui quali concentrare l'iniziativa legislativa, l'azione amministrativa e anche il dibattito pubblico. Per quello che non riusciremo a fare, credo che sarà intanto importante incominciare a inquadrarlo correttamente per avviare un processo riformatore.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Metteremo a disposizione dei colleghi la sua relazione inviandola a ciascuno dei componenti delle due Commissioni. Io ho molti iscritti a parlare. La relazione è stata più lunga del previsto e molto puntuale, per cui sarò inflessibile sui tempi, anche perché è giusto far parlare tutti i colleghi che si sono iscritti. Inizio con il collega Rizzetto, che ha a disposizione quattro minuti. Prego.

  WALTER RIZZETTO (intervento da remoto). La ringrazio, presidente Serracchiani. Buongiorno, Ministro Orlando, e buon lavoro. Ho ascoltato con attenzione la sua relazione che andrò a rileggermi punto per punto. Ha fatto bene, secondo me, a soffermarsi su alcuni punti specifici. Prima delle due o tre domande rapidissime che vorrei farle, vorrei esprimere semplicemente una considerazione.
  Lei ha parlato di blocco dei licenziamenti, di cassa integrazione, e ha quasi accennato alla cassa integrazione come a uno strumento universale, cosa sulla quale siamo – o potremmo essere – sufficientemente d'accordo. Molto prima di fare tutto questo serve capire se la cassa integrazione è ancora uno strumento, oggi, nel 2021, valido per salvare le aziende, viste le 150-160 crisi aziendali molto complesse all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico e dato che la cassa integrazione, molto spesso, è l'anticipo della chiusura delle aziende. Purtroppo questa è la dura realtà.
  Ci chiediamo, ad esempio, rispetto a quanto detto, quando ci sarà l'integrazione salariale per i cassintegrati dell'Ilva in amministrazione straordinaria; che fine faranno i lavoratori di Whirlpool; come si procederà rispetto alle 150 crisi aziendali all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico; ci chiediamo quando cercherà di scorporare il Reddito di cittadinanza dalle politiche attive, perché, evidentemente, il Reddito di cittadinanza, che può avere anche un senso in questo momento drammatico, non è una politica attiva in un Paese che ha una disoccupazione strutturale – lo dicono gli ultimi tre Documenti di economia e finanza – all'11 per cento, con punte del 35-40 per cento nel Sud Italia. Quando lei parla di lavoro povero, io vorrei che parlasse anche di gare al massimo ribasso, dei nostri giovani o dei nostri lavoratori che guadagnano 2 euro e mezzo all'ora di salario minimo, proponendo soluzioni che non gravino sulle aziende. Di fatto, quando lei parla di caporalato ha certificato che quanto fatto sinora è insufficiente.
  Le tre domande. Quando e come vorrà cambiare il decreto «Dignità» e, soprattutto, se vorrà cambiare il decreto «Dignità». Vorrei capire se ci possa essere un interesse da parte del suo Ministero rispetto all'outplacement, ovvero alla ricollocazione dei lavoratori in questo senso. Apro e chiudo una parentesi: quando si parla di formazione ha ragione, bisogna formare anche gli occupati, però la politica non deve continuare a ridurre le risorse destinate alla formazione, perché di anno in anno risulta necessario racimolarle, quando invece, secondo me, si tratta di un'attività da incentivare con finanziamenti adeguati.
  La terza e ultima domanda è il quesito degli ultimi mesi, se non degli ultimi anni: quali iniziative vorrà elaborare anche nell'ambito del Piano nazionale per dare un serio slancio, lo sottolineo, alle politiche attive, considerando il fallimento dell'ANPAL e, in particolare, della sua Presidenza, questo è evidente, senza nulla togliere ai dipendenti ANPAL, che lavorano sicuramente molto bene. Grazie.

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  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rizzetto. Adesso do la parola all'onorevole Zangrillo che ha a disposizione otto minuti, perché non parlerà nessun collega del gruppo Forza Italia della Commissione Affari sociali.

  PAOLO ZANGRILLO. Grazie, presidente. Signor Ministro, grazie per la sua relazione che è ricca di spunti di riflessione importanti. Io vorrei riprenderne alcuni. Evidentemente i minuti a disposizione non sono tantissimi per sviluppare una riflessione compiuta su un tema così importante come quello del lavoro, però cercherò di concentrarmi sugli aspetti che ritengo più rilevanti.
  Penso di essere un facile profeta nell'affermare che la pandemia ci consegnerà un'eredità pesantissima sul lavoro. I dati dell'ISTAT si commentano da sé. Abbiamo perso più di 400 mila occupati nel 2020 e lo abbiamo fatto in un contesto artificiale, perché il blocco dei licenziamenti, quando verrà rimosso, porterà ulteriori conseguenze nefaste. Questo significa che ci troveremo ad affrontare una situazione estremamente complicata nei prossimi mesi. Io penso che sia necessario fare una riflessione intesa a rendere il più possibile operativo, nei tempi più stretti, un approccio un po' diverso rispetto a quanto abbiamo fatto finora sul lavoro. Ad oggi questo Governo e il Governo precedente si sono occupati di sostegni, si sono occupati di risarcimenti, si sono occupati di ristori, in una logica assistenziale che è assolutamente necessaria, che è fondamentale; però se noi non affianchiamo a questo un approccio inteso a favorire le politiche attive del lavoro, rischiamo di far diventare l'assistenza una lenta eutanasia. È evidente che dobbiamo voltare pagina, dobbiamo cambiare passo e dobbiamo prestare molta attenzione al tema delle politiche attive.
  Io penso che, in quest'ottica, noi abbiamo due cose da fare. La prima è rimuovere gli ostacoli che oggi si frappongono all'avvio di efficaci politiche del lavoro. La seconda è cercare di comprendere bene il contesto che stiamo vivendo. Faccio due riflessioni veloci sugli ostacoli e una, invece, sulla prospettiva. Sugli ostacoli, io vorrei parlare intanto di Reddito di cittadinanza. Il Reddito di cittadinanza è stato introdotto in continuità con il Reddito di inclusione come strumento di supporto alle persone in difficoltà. Noi oggi abbiamo, come lei ricordava, 5,6 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Questo mostra quanto sia ridicolo chi afferma che abbiamo sconfitto la povertà; però il punto non è questo. Il punto è che, di nuovo, se noi non affianchiamo politiche attive al Reddito di cittadinanza, continueremo a fare soltanto assistenza e l'assistenza non può funzionare all'infinito. Il Reddito di cittadinanza ha completamente fallito quella che doveva essere la funzione innovativa rispetto al Reddito di inclusione, e cioè la possibilità di accompagnare in un percorso di reinserimento nel mondo del lavoro le persone che oggi sono in situazioni di difficoltà. Dobbiamo ripensare il funzionamento dei Centri per l'impiego, dobbiamo cercare di non avere un approccio ideologico sull'opportunità di collaborare con il privato. Oggi ci sono le Agenzie per l'impiego in Italia che sono una realtà importante, 2.500 agenzie che funzionano. Su questo c'è molto da fare.
  Il secondo ostacolo è il decreto «Dignità». Lo citava anche il collega Rizzetto. Quando è stato concepito il decreto «Dignità», chi ce lo ha proposto ha detto: «Noi cerchiamo di contenere la flessibilità nei rapporti di lavoro perché in questo modo favoriremo i contratti a tempo indeterminato». Chi afferma questo non conosce il mondo del lavoro. Oggi, dei 400 mila occupati in meno che abbiamo, il 75 per cento corrispondono a contratti a termine e di somministrazione, che sono, per chi conosce il mondo del lavoro, la privilegiata via di accesso al lavoro. Avere compresso la flessibilità sul lavoro, soprattutto in un momento in cui non c'è chiarezza sull'andamento del ciclo economico, significa aver dato un contributo a peggiorare la situazione. Anche da questo punto di vista è necessario rimuovere gli approcci di tipo ideologico e cercare di trovare delle soluzioni che effettivamente siano in grado di risolvere i problemi. Pag. 14
  Adesso mi soffermo sull'aspetto più qualificante che lei ha citato più volte nella sua relazione, che è quello di prospettiva, che attiene alla definizione di politiche attive del lavoro che tengano conto e che interpretino in modo corretto e puntuale il contesto che stiamo vivendo. L'Italia e il mondo stanno vivendo la quarta rivoluzione industriale: la transizione digitale. Siamo in gravissimo ritardo su questo fronte, sia per quel che riguarda il capitale umano sia per quel che riguarda le imprese.
  La transizione digitale comporta, da un lato, la necessità di favorire dei percorsi che consentano ai nostri lavoratori di aggiornare i loro profili di competenza, i loro profili di know how. La transizione digitale è un fenomeno, è una dinamica che travolge le logiche con le quali noi siamo abituati a lavorare. Vale per qualsiasi organizzazione e vale anche per le persone, al di là della loro età anagrafica. È un discorso importante per i giovani, ma è importante anche per le persone che oggi sono nel mondo del lavoro. La transizione digitale è fondamentale anche per le aziende, perché non è un'opzione; è una realtà ineluttabile. Questo significa che noi dovremo garantire dei percorsi intesi a favorire la formazione per i nostri lavoratori, sia per quelli che un lavoro già ce l'hanno sia per quelli che un lavoro lo devono cercare, affinché i loro profili di competenza siano adeguati alle esigenze delle imprese.
  Oggi l'Italia vive un paradosso drammatico: abbiamo il 10 per cento di disoccupazione e ci sono centinaia di migliaia di posti di lavoro che non sono occupati perché le aziende non riescono a trovare le competenze adeguate ai loro bisogni. Poi dobbiamo aiutare anche su questo fronte le imprese, perché la transizione digitale comporta per le imprese la necessità di fare ingenti investimenti dal punto di vista dell'infrastruttura tecnologica, e non tutte le aziende oggi sono in grado di sostenere questo passo, non tutte le aziende sono grandi aziende, che hanno la possibilità di dedicare investimenti su questo fronte; quindi vanno aiutate, anche dal punto di vista dell'aggiornamento del capitale umano.
  Io concludo cercando magari di risparmiare qualche minuto, signor Ministro, facendole un appello: cerchiamo di superare l'approccio, secondo me, novecentesco del conflitto tra capitale e lavoro. Io penso che, nell'epoca che stiamo vivendo, non ha più senso parlare di conflitto capitale-lavoro. Io sono assolutamente convinto che imprese e lavoratori oggi stanno dalla stessa parte, che è quella di cercare soluzioni per individuare percorsi attraverso i quali le imprese possano continuare a fare il loro mestiere e quindi, innanzitutto, a offrire opportunità di lavoro alle persone. Abbandoniamo l'approccio di tipo ideologico e avviamo un nuovo deal, che è quello di una stretta collaborazione, senza ideologia. Grazie.

  PRESIDENTE. Do adesso la parola all'onorevole Noja per quattro minuti. Prego.

  LISA NOJA (intervento da remoto). Grazie, presidente. Grazie, Ministro, per la sua relazione ampia e puntuale. Io mi vorrei concentrare su due aspetti. Pochi mesi fa noi abbiamo celebrato il ventennale della legge n. 328 del 2000, che è una legge rivoluzionaria, con un grande progetto di riforma del welfare e la stessa Livia Turco, «madre politica» della legge, ci dice che è in gran parte ancora inattuata. Un aspetto che vorrei sottolineare è che forse dovremmo partire da lì, da quello che non è andato bene o che manca da attuare nella legge n. 328.
  Con specifico riferimento alle persone con disabilità, io apprezzo molto che lei abbia fatto riferimento al tema della vita indipendente. Su questo credo che noi dovremmo veramente avere un progetto ambizioso che esca un po' dall'ottica monetaria, secondo cui è sufficiente ogni anno aumentare il Fondo nazionale per le non autosufficienze. Anzi, io proporrei proprio di superare l'ottica del Fondo, che lascia poi che ogni regione decida per sé come agire, e avere un grande progetto che però tenga anche conto delle differenti esigenze non solo delle disabilità, che sono diverse, ma anche dell'età. Noi abbiamo un welfare che non differenzia tra chi acquisisce una Pag. 15disabilità in età ormai avanzata e chi invece ha una disabilità congenita, per il quale, quindi, il progetto di vita indipendente deve partire da quando è bambino per accompagnarlo in tutta la vita. Ci sono dei progetti di legge ambiziosi depositati alla Camera e al Senato. Io spero che su questo potremo lavorare insieme per lasciare in eredità alla prossima legislatura un lavoro già fatto e già portato avanti, che cambi il nostro Paese da questo punto di vista.
  Mi riallaccio a un altro tema che, in realtà, è legato a quello della vita indipendente, ovvero, il tema del lavoro per le persone con disabilità.
  Quest'anno è stata pubblicata la relazione sui dati relativi all'inserimento lavorativo delle persone con disabilità per il periodo 2016-2018. I dati sono positivi, perché segnalano un incremento. Temo che i dati relativi al biennio successivo saranno molto negativi perché influenzati dalla pandemia, che ha sicuramente colpito le persone con disabilità in maniera molto forte.
  Nel momento in cui lei metterà mano a un capitolo sul quale il nostro Paese è molto arretrato, io le chiedo di avere un'attenzione molto forte, tenendo conto che le politiche attive per il lavoro delle persone con disabilità richiedono delle competenze che necessitano di percorsi particolari, che, ad oggi, in gran parte mancano. Uno degli aspetti che trovo più carenti del Reddito di cittadinanza è proprio il fatto che per le persone con disabilità non c'è nulla che si concentri su un percorso particolare di uscita dalle condizioni di impoverimento. Su questo chiedo attenzione, anche lì partendo da quello che va fatto. Per esempio, ci sono dei decreti attuativi del Jobs Act ancora in attesa di essere approvati. Uno di questi è quello che mette mano alla figura del disability manager. Ancora oggi manca una descrizione di che cosa deve fare il disability manager, di qual è la sua funzione. Quella sarebbe una figura fondamentale, proprio in ambito di inclusione lavorativa. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Noja. Per il gruppo della Lega, che ha a disposizione complessivi otto minuti, interverranno i deputati Giaccone, Legnaioli e Murelli. Darei la parola per primo all'onorevole Giaccone, che è in presenza. Prego.

  ANDREA GIACCONE. Grazie, presidente. Sarò rapido. Grazie, Ministro. Ho ascoltato con attenzione la sua relazione. È chiaro che il COVID ci ha posto e ci sta ponendo davanti a sfide importanti dal punto di vista delle politiche del lavoro, da un lato, fa emergere nuove problematiche, nuove criticità legate strettamente all'emergenza, ma, da un altro lato, evidenzia con maggiore forza problematiche, trasformazioni e criticità già in essere. È stato ricordato anche da altri colleghi. C'è il tema della quarta rivoluzione industriale, c'è il tema della transizione ecologica, c'è il tema della transizione digitale: tutti temi su cui è giusto e importante interrogarsi per pianificare il futuro.
  Ma veniamo al tema più spiccatamente urgente della gestione dell'emergenza. È chiaro che il primo tema che ci si trova di fronte è quello di mettere in sicurezza i lavoratori. Gli strumenti sono quelli della cassa integrazione e del blocco dei licenziamenti. Sul tema del blocco dei licenziamenti, ben venga la proroga del blocco, perché è un provvedimento senz'altro positivo, che evita l'aumento del tasso di disoccupazione, evita l'instaurarsi di una situazione emergenziale dal punto di vista sociale. D'altro canto, si impone anche una considerazione: se non si fanno interventi di riduzione del costo del lavoro, di flessibilità dei contratti, se non prendiamo misure che servano, oltre che a tutelare il reddito, anche a facilitare il reingresso e l'ingresso nel mondo del lavoro, c'è il rischio di trovarsi, quando scadrà il blocco dei licenziamenti, nella stessa identica situazione attuale; bisogna, quindi, lavorare per prevenire e cercare di indirizzarci verso una situazione positiva e di sviluppo.
  In quest'ottica – vengo alle domande più specifiche – vorrei sapere che cosa si intende fare sulla disciplina di alcuni tipi di contratto di lavoro. Mi riferisco al contratto a termine e alla somministrazione; mi riferisco a un'altra fattispecie che, secondo noi, può essere importante valutare, cercando magari di ampliarne l'applicazione, Pag. 16 il lavoro a chiamata. Poi c'è un altro tema, perché ricordiamo che uno dei settori più colpiti in assoluto dall'attuale emergenza e dall'attuale pandemia è stato quello turistico.
  Faccio un ragionamento velocissimo, anche se non è di competenza di queste Commissioni. Da qua a giugno, immagino che i vaccinati a livello mondiale inizino a essere un numero cospicuo. È chiaro che non siamo noi che decidiamo le modalità, ma spero che chi sarà vaccinato possa venire in Italia, possa spendere i soldi in Italia e farsi le vacanze in Italia in tutta sicurezza. In quest'ottica credo che occorra valutare attentamente se intervenire anche sul tema del lavoro stagionale, che sicuramente può essere un volano positivo per la ripresa dell'economia.
  Altri colleghi hanno già parlato delle politiche per il lavoro. Termino dicendo che sul Reddito di cittadinanza occorre, secondo noi, lavorare molto sulla parte dei controlli per evitare che ci siano molti soggetti che se ne approfittano. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giaccone. Onorevole Ianaro per quattro minuti.

  ANGELA IANARO(intervento da remoto). Grazie, presidente. Grazie, Ministro, per la relazione... (problemi di collegamento).

  PRESIDENTE. Onorevole Ianaro, abbiamo una pessima connessione. Non la sentiamo. È andato via anche l'audio. Procediamo con l'onorevole Lepri.

  STEFANO LEPRI (intervento da remoto). Grazie, presidente. Grazie, Ministro. Innanzitutto sul Terzo settore, lei ha una delega importante. La dimensione economica del Terzo settore è notevole: un milione di occupati, donne e giovani in particolare. Bene la sua sottolineatura sull'importanza di completare i decreti, perché la riforma importante che è stata varata nella scorsa legislatura rischia di essere in parte monca in assenza dei decreti attuativi. Ce ne sono ancora parecchi da emanare. Poi c'è un lavoro importante anche di «messa a terra», per il loro funzionamento. Servono poi anche delle politiche sui temi che riguardano la capitalizzazione delle imprese sociali e il recupero di immobili, su cui tornerò nel mio intervento. Mi concentro invece sulle politiche che il Recovery può facilitare in questo comparto.
  Rispetto al Piano nazionale è importante fare in modo che ci sia in premessa un'attenzione speciale all'economia sociale, così come hanno fatto per esempio i francesi. È importante far capire meglio nelle diverse missioni il fatto che le imprese sociali del Terzo settore possono partecipare, in modo forse meno criptico di come è scritto. Penso, per esempio, alla sfida dei nidi, e che sarà fondamentale il loro ruolo per accelerare la creazione di nuovi nidi e soprattutto poi per gestirli.
  Ci sono poi delle misure importanti, che forse dovrebbero essere meglio definite, proprio in riferimento alla promozione del Terzo settore. Penso al tema dell'efficientamento e del recupero di edifici da parte del Terzo settore. Ci sono 750 mila immobili oggi abbandonati. Lasciamo da parte l'edilizia residenziale pubblica. Moltissimi edifici pubblici e di Terzo settore oggi realisticamente non possono essere recuperati se non attraverso uno sforzo particolare del protagonismo civico e dell'iniziativa diffusa nella comunità locale. Da questo punto di vista dovrebbero essere previsti dei contributi a fondo perduto, ad esempio, fino a una certa percentuale.
  Un altro possibile progetto nel Recovery potrebbe riferirsi alla digitalizzazione del Terzo settore, perché non si deve digitalizzare solo il pubblico, ma anche le iniziative che hanno interesse pubblico in attività di interesse generale. Penso, per esempio, ad azioni che consentano la digitalizzazione per la compagnia nelle frazioni montane, a soluzioni tecnologiche per l'autonomia dei disabili sensoriali.
  C'è il tema dell'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. L'esperienza delle cooperative sociali in particolare è molto importante, anche perché riescono a realizzare il modello duale che prima, lei Ministro, ha ricordato. Anche qui forse sarebbe Pag. 17 necessario un progetto specifico della Missione n. 5.
  Tre ultimi flash. Bisogna ricordarci anche dei disoccupati di lungo periodo non abili al lavoro, che oggi beneficiano del Reddito di cittadinanza o di altre forme di tutela, che probabilmente andrebbero valorizzati con un disegno più nitido in lavori di pubblica utilità. C'è la sfida dell'assistenza domiciliare, che non può essere limitata esclusivamente al ruolo del welfare, ma che deve sicuramente trovare un maggior protagonismo anche in termini di risorse economiche da parte del Servizio sanitario nazionale.
  Ultima suggestione, penso che sarebbe importante reinventarci una legge n. 285 per i minori, come facemmo negli anni Novanta, per ravvivare e attivare un protagonismo pubblico o del Terzo settore per lavorare soprattutto sui territori e sulle famiglie dei privati. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Prego, onorevole Ianaro. Riproviamo.

  ANGELA IANARO(intervento da remoto). Volevo ringraziare il Ministro. Vado direttamente alle domande. Prendendo come riferimento le indicazioni presenti nella Missione n. 5, come ad esempio la necessità di un rafforzamento dei servizi essenziali e della protezione sociale, ritiene utile la creazione di una rete territoriale e sociale che supporti le famiglie, sia nella gestione delle relazioni inter e intrafamiliari, sia nell'acquisire quegli strumenti utili a favorire e rafforzare l'inserimento delle donne nel mondo del lavoro, che abbiamo visto essere le principali vittime della pandemia che ci ha colpito? Consideriamo anche che, senza la creazione e il rafforzamento di nuove infrastrutture sociali il superamento del gender gap non si potrà mai realizzare, in particolare al Sud, dove paradossalmente anche in virtù del criterio della spesa storica, laddove quindi c'è più bisogno, non sono arrivate le risorse adeguate. Aggiungerei anche che al Sud ci sono molti comuni in dissesto e pre-dissesto e in virtù della situazione economica proprio le politiche sociali sono quelle più sacrificate.
  Un'altra domanda è: poiché nell'ultima legge di bilancio, grazie anche al lavoro dell'allora Ministra Catalfo, è stato creato il Fondo per gli interventi legislativi relativi ai caregiver presso il dicastero del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, come intende procedere al fine di poter finalmente approvare il disegno di legge incardinato in Senato, che vede il riconoscimento di questa figura importante per il nostro attuale contesto sociale?
  Infine lei ha parlato molto di Reddito di cittadinanza, uno strumento straordinario che ha mostrato tutta la sua capacità di farsi carico di condizioni di fragilità. Lei stesso ha ricordato come le tensioni nate a causa della crisi economica derivata dalla pandemia non si sono trasformate in crisi sociali proprio grazie anche al Reddito di cittadinanza. Ora la pandemia ha creato situazioni nuove di povertà e di marginalità che per persone che non rientrano nei parametri del reddito e quindi non possono usufruirne. Quali misure si prevedono per far fronte a queste situazioni? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ianaro. Cedo la parlo all'onorevole Gribaudo per due minuti.

  CHIARA GRIBAUDO (intervento da remoto). Grazie, presidente. Saluto il Ministro. Grazie per la relazione, molto ampia e con molti spunti. Bene l'accelerazione sul percorso degli ammortizzatori sociali universali. Nell'ultima legge di bilancio abbiamo introdotto l'ISCRO per i lavoratori iscritti alla gestione separata, ma abbiamo lasciato senza ammortizzatori i professionisti ordinisti, senza dare una risposta anche a loro, tramite le casse, riducendo la doppia tassazione. Ovviamente sarà una riforma a metà, quindi bene andare nella direzione degli ammortizzatori sociali universali, così come il tema dell'equo compenso, che è un tema che lei conosce molto bene e che non può più essere rinviato.
  Sono molto contenta che abbia citato l'Osservatorio di cui al decreto legislativo n. 81 del 2015 e che vengano convocate al più presto le parti. Sono certa che da quella concertazione possa uscire un decreto «Parametri» soddisfacente per tutti. Pag. 18
  Sui giovani, abbiamo presentato qualche giorno fa una riforma del contratto di apprendistato costruita anche sulla base delle proposte raccolte da un numero altissimo di associazioni e del movimento giovanile di Milano dei giovani democratici, una proposta complementare a una riforma dei tirocini che ormai vengono usati, come sa, per tagliare il costo del lavoro. Serve occuparsene mentre si prepara il rilancio di Garanzia giovani, perché disoccupazione giovanile e giovani NEET (Not in Education, Employment or Training) stanno aumentando, anzi purtroppo esplodendo.
  Molto bene anche allargare le maglie dell'accesso al REM (Reddito di emergenza), ma se non ho capito male manca l'accesso a chi ha un tirocinio o uno stage in corso. Allora voglio sottolinearle, Ministro, anche questo aspetto, perché credo sia importante in questo momento ricordare di non lasciare indietro nessuno.
  Come il rilancio dell'occupazione, le politiche attive hanno bisogno di una svolta vera, prospettica, che ha evocato, e vorrei che il capitolo relativo alla presidenza dell'ANPAL di Domenico Parisi sotto questo Governo venisse chiuso una volta per tutte. Il lavoro per le piattaforme informatiche ormai è indispensabile e dall'ANPAL passa il rilascio dell'assegno di ricollocazione nel programma di garanzia di occupabilità dei lavoratori. Abbiamo bisogno che l'ente sia operativo per farsi carico degli indirizzi già espressi.
  Ultimo tema, ma non per importanza: le donne. Abbiamo una proposta sulla parità salariale che è stata approvata all'unanimità dalla Commissione Lavoro. Se questo è un impegno nel PD e nel nuovo Governo, io vorrei che ci fosse quanto prima un confronto nel merito per concordare come portare a casa questa legge. Abbiamo l'occasione irripetibile di una maggioranza di Governo così larga che in Commissione già prima aveva dato il suo assenso. Per finire, andiamo avanti sui congedi.

  PRESIDENTE. Onorevole Murelli. Prego, due minuti.

  ELENA MURELLI (intervento da remoto). Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro per l'intervento. Sarò breve, visto che i colleghi hanno già parlato di temi che volevo toccare. Volevo toccare, partendo dall'intervento della collega Gribaudo, proprio il tema delle donne e dei lavoratori autonomi in particolare. Il Ministro nel suo intervento ha detto che in questa crisi pandemica sono le donne che soprattutto hanno sofferto e hanno subito di più, affrontando, in un contesto in cui è già difficile conciliare tempi di vita e di lavoro, un sovraccarico più alto. Volevo capire se ci sarà qualcosa per le lavoratrici autonome, per tutelarle rispetto a quelle che lavorano nel settore pubblico, e se si farà qualcosa per l'imprenditoria femminile. Non dobbiamo dimenticarci, nell'ambito del Next Generation EU, parlando di giovani, delle politiche giovanili e dobbiamo valutare quali saranno i contratti che possono essere attivati, non solo contratti di apprendistato, ma contratti che possono direttamente garantire un futuro anche per i nostri giovani.
  Vediamo il tema del lavoro delle donne anche e soprattutto per quanto riguarda la formazione, in quanto questa crisi ha portato, come è già stato detto, a lavoratrici senza lavoro che si devono riqualificare, hanno bisogno di mettersi in gioco, indipendentemente dalla laurea o diploma, considerando la loro disponibilità a cambiare settore o cambiare direttamente lavoro. Non ci devono essere paletti per quanto riguarda l'età o relativi alla laurea o al diploma posseduto, bensì dobbiamo essere il più elastici possibili in modo tale che le donne, e non solo, possano trovare soluzioni adeguate.
  L'ultimo tema riguarda la campagna vaccinale negli ambienti di lavoro. Volevo capire la campagna negli ambienti di lavoro, come in altri Paesi...

  PRESIDENTE. Onorevole Murelli, l'ultima domanda non l'abbiamo capita perché non si sente bene. Quindi magari, se ce la fa avere per iscritto, la trasmetteremo al Ministro Orlando, grazie. Cedo la parola all'onorevole Baroni per due minuti, prego.

  MASSIMO ENRICO BARONI (intervento da remoto). Grazie, presidente. Devo dire Pag. 19che ho apprezzato la relazione del Ministro su molte questioni, però il mio compito è di mettere in rilievo quelle che in realtà non mi tornano. Una questione che sollevo subito per il Ministro e che più volte è stata sottolineata riguarda l'empowerment. Ritengo che ci sia un vulnus. Non è possibile, rispetto al Piano da me controllato, anche nelle schede di lettura, parlare di empowerment senza parlare di tutoring. Da questo punto di vista il reskilling è assolutamente necessario proprio all'interno del suo Ministero attraverso una visione di ciò che intendiamo, perché altrimenti rimane un concetto troppo astratto e appeso.
  Quando parliamo di rigenerazione urbana, housing sociale, budget di salute, deistituzionalizzazione attraverso progetti di vita indipendente, qui si vuole il rosso, contemporaneamente al verde. Non si può parlare di deistituzionalizzazione e di tutto quello che ne consegue se si vuole continuare a finanziare le residenze sanitarie assistite, che sono luoghi di degrado amministrativo e organizzativo che tendono a questo tipo di funzionamento. Bisognerà parlare in maniera chiara e non ambigua del definanziamento progressivo delle residenze sanitarie assistite, proprio per dare effettivamente congruità a quanto detto.
  Due puntuali osservazioni: mancano le linee guida del collocamento delle persone con disabilità. In relazione al decreto legislativo n. 151 del 2015 non sono ancora state emanate queste linee guida per il collocamento, e manca la banca dati per il collocamento mirato, come previsto dalla legge n. 68 del 1999. Questi piani astratti in realtà devono definirsi anche attraverso questi due strumenti che i Governi precedenti non sono riusciti ad attuare, linee guida e banca dati per quanto riguarda il collocamento mirato della disabilità.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baroni. Prego, onorevole D'Alessandro, per quattro minuti.

  CAMILLO D'ALESSANDRO (intervento da remoto). Grazie, Ministro. Grazie, presidente. Credo che la relazione del Ministro abbia toccato veramente i punti che noi attendevamo, un combinato disposto di lavoro e di politiche sociali. Pongo solo alcune questioni per flash, che credo saranno oggetto di riflessione del Ministro e delle Commissioni competenti.
  Parto da alcune questioni che sono state toccate, in particolare, per prima cosa, il decreto «Dignità». Senza fare una battaglia, mi pare che siamo arrivati al punto, di una modifica di quelle norme che erano state immaginate, ancorché in buona fede, ma che non hanno funzionato e che, anzi, hanno creato esattamente l'effetto opposto, non l'occupazione ma il suo contrario. Generazione NEET: 2,2 milioni di giovani inattivi, lo diceva la collega Gribaudo. Io credo che noi dobbiamo fare un piano straordinario di apprendistato e di tirocini. Dobbiamo addirittura utilizzare come leva strategica uno degli obiettivi strategici del nostro piano, proprio iniziative volte a recuperare questi 2,2 milioni di cittadini all'attività, prendendo atto che gli strumenti attualmente in essere, a partire da Garanzia giovani, non stanno svolgendo il ruolo per il quale erano stati immaginati. Vanno ripensati il paradigma e l'approccio.
  Terza questione: i professionisti. Io credo che niente più di questa crisi abbia dimostrato che non ci possa essere una distinzione ideologica tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, e all'interno dei lavoratori autonomi anche con i lavoratori iscritti alle Casse, che paradossalmente si ritenevano essere quelli più garantiti ma che invece sono stati quelli meno garantiti, anche in ragione di un welfare che non c'è, o che c'è molto parzialmente da parte delle Casse, anche a causa della doppia imposizione fiscale che sono costretti a subire.
  Ma non credo che basti questo. Io credo che il Ministro debba mettere la testa proprio su una riforma del funzionamento delle Casse che sono state immaginate in totale autonomia, non certo per un momento di crisi come questa. La gestione del rapporto con i propri associati tra professionisti consolidati nel mercato e giovani professionisti ha mandato al massacro migliaia di giovani professionisti iscritti alle Casse. Ma non solo. Ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti siamo riusciti con Pag. 20l'ultimo intervento a dare una parziale copertura, ma è veramente molto parziale perché si devono verificare le condizioni che noi conosciamo, che sono condizioni veramente estreme.
  Volevo accennare al Ministro un'ultima questione, relativa a una proposta che stiamo portando avanti da tempo. Si tratterebbe di attuare la Costituzione italiana nel rapporto tra lavoratore e impresa. Se c'è una transizione sia ecologica sia digitale, i lavoratori sono i primi a essere coinvolti in questa transizione, altrimenti banalmente non si fa, o si rischia l'espulsione di milioni di lavoratori con questa transizione. Noi crediamo che sia arrivato il momento di immaginare uno strumento o un modello, penso alla Germania, ma non solo, per poter coinvolgere i lavoratori al capitale e agli utili d'impresa. Questa è l'occasione, a mio giudizio, per rivedere il rapporto all'interno di una revisione del rapporto del lavoro. Questa possibilità che in Germania, che è un Paese strutturato e solido, è già codificata ed esistente da tempo.
  L'ultima questione riguarda le imprese rispetto al DURC (Documento unico di regolarità contributiva). Questa crisi ha mandato in difficoltà, come lei sa, molte imprese anche nella capacità di ottemperare agli adempimenti del DURC. È un po' come il cane che si morde la coda: se non si ottempera al DURC non si può essere pagati dalle pubbliche amministrazioni. In questo caso io credo che si debba ragionare anche qui su un meccanismo di sospensione, di proroga o di rateizzazione.

  PRESIDENTE. Onorevole Mura per due minuti, prego.

  ROMINA MURA (intervento da remoto). Grazie, presidente. Signor Ministro, ho apprezzato la sua relazione rispetto all'analisi e alle linee strategiche che ha individuato e proposto. Mi soffermo su un tema in particolare, anche perché il tempo a mia disposizione è pochissimo, ed è quello relativo alle politiche attive per il lavoro, che ritengo siano, così come detto da lei ma anche da tutti i colleghi che mi hanno preceduto, anche lo snodo per raggiungere molti degli obiettivi presenti nella sua relazione; sono politiche che, come ha detto lei e come condivido, devono essere costruite e basate sulla personalizzazione degli interventi.
  Per fare questo, noi abbiamo bisogno di lavorare sulla governance delle politiche attive e sull'organizzazione dei Centri per l'impiego. Per quanto riguarda la governance, considerato che si tratta di una materia di legislazione concorrente, noi abbiamo bisogno da un lato di valorizzare l'organizzazione territoriale, ma dall'altro di ancorarla a un contesto di livelli essenziali di prestazione, perché non è possibile che in Italia ci siano venti sistemi di politiche attive per il lavoro. Bisogna garantire a tutte le lavoratrici e lavoratori degli standard, dei livelli di prestazioni uguali.
  Inoltre, bisogna lavorare sull'organizzazione dei Centri per l'impiego; si lavorerà su questo. Credo che non possiamo trascurare assolutamente la stabilizzazione dei precari storici, una procedura già attivata dal precedente Governo, una procedura che però ancora non è conclusa e che necessita di essere completata.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Gemmato per quattro minuti.

  MARCELLO GEMMATO (intervento da remoto). Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro per la presenza e per questa relazione. Vorrei improntare questi miei quattro minuti a due ordini di quesiti. Da un lato, facendo parte della XII Commissione Affari sociali, che si occupa di sanità, vorrei chiedere più specificatamente, di avere meglio contezza di quello che è il piano di vaccinazione cui lei, Ministro, ha fatto riferimento, relativo alla possibilità di inoculare i vaccini sul posto di lavoro. Vorrei sapere se esiste, per esempio, un piano anche di disponibilità immediate da destinarsi ai posti di lavoro, e con quale metodica e con quali figure professionali intendete farlo. Dico questo perché, assistendo al dibattito e alla strategia vaccinale del Governo, soprattutto del Governo Conte II, ma anche di questo inizio del Governo Draghi, non sono chiare le linee di indirizzo Pag. 21 rispetto al piano vaccinale, quale sia la platea dei vaccinandi, quali siano le possibilità e le persone che possono essere chiamate a vaccinarsi e qual è la strategia complessiva di vaccinazione.
  Oltre a questo le chiedo quali sono le strategie per il Meridione. Ora mi consenta questo dubbio personale che pongo a lei ma anche ai colleghi. Si sente poco parlare di Sud, si sente poco parlare di interventi mirati al Meridione d'Italia. Non sfuggirà ai più che i circa 200 miliardi del Recovery Fund arrivano all'Italia perché taluni parametri relativi alla disoccupazione, relativi al PIL, purtroppo derivano dai dati relativi al Meridione, e quindi noi conseguiamo 200 miliardi perché una parte della nostra Nazione è malata. Vorrei sapere qual è la linea di indirizzo che si intende dare, se esiste un'idea di assistenza al Meridione legata al Reddito di cittadinanza o se piuttosto c'è una linea di prospettiva più ampia per investire e generare lavoro e quindi profitto per tutti i cittadini del Meridione d'Italia.

  PRESIDENTE. Grazie. Onorevole Frate, prego.

  FLORA FRATE (intervento da remoto). Grazie, presidente. Grazie, Ministro, per l'audizione, soprattutto per avere sviscerato i temi più importanti. Evidenzio una frase, in particolare, relativa al ruolo del lavoro, secondo cui i lavoratori nella transizione devono essere messi al centro. Sono pienamente d'accordo. Noi abbiamo presentato delle proposte, sotto il titolo Next Generation Italia, per quanto riguarda i giovani, le donne e il lavoro. Volevo chiedere al Ministro quali sono le sue considerazioni, quali sono le strategie per creare nuovi percorsi di formazione online che aiutino soprattutto i giovani ad acquisire le competenze mancanti, per assicurare il supporto digitale integrato a livello nazionale per la ricerca del lavoro e per quanto riguarda i giovani NEET soprattutto al Sud, perché chiaramente la NEET generation risiede soprattutto al Sud.
  Passo velocemente a due domande che mi vengono dai colleghi del Gruppo misto. Sta per scadere il regime transitorio di favore concesso alle aziende che stipulano contratti di lavoro a termine. Il termine è fissato al 31 marzo e volevo chiedere se c'è la possibilità di prevedere, rinnovare e prorogare i contratti a tempo determinato anche in somministrazione, visto che comunque mancano deroghe rispetto alla disciplina ordinaria.
  Per quanto riguarda la seconda domanda, leggo testualmente: «L'esito dell'indagine conoscitiva in tema di riordino del sistema di vigilanza in materia di lavoro ha sottolineato l'esigenza di riconsiderare la previsione normativa del ruolo a esaurimento, riportando in capo all'INPS e all'INAIL le competenze in materia di personale». C'è una minore copertura previdenziale per i lavoratori, che vuol dire andare in pensione più tardi e con pensioni più basse, con danni enormi soprattutto per i lavoratori precari e discontinui.
  Poi ci sono anche i mancati controlli che violano la libera concorrenza delle aziende sul mercato. Questo vuol dire lasciare campo libero a comportamenti elusivi ed evasivi, estromettendo dal mercato del lavoro le aziende virtuose. Volevamo chiedere cosa pensa in merito a quanto rilevato, con riferimento, in particolare, al personale effettivo dell'INAIL che è attualmente impegnato nei diversi accertamenti.

  PRESIDENTE. Onorevole Invidia, prego, per quattro minuti.

  NICCOLÒ INVIDIA. Grazie, presidente. Ringrazio anche il Ministro per il suo intervento. Partiamo dalle cose contingenti. Certamente apprezziamo la proroga del blocco dei licenziamenti e la volontà di procedere subito alla riforma degli ammortizzatori sociali. Come Movimento crediamo assolutamente che si debbano usare questi mesi per rafforzare il più possibile le politiche attive. A un certo punto il sostegno creato per il COVID verrà gradualmente rimosso, come è stato detto dal Ministro, e il mercato del lavoro dovrà essere pronto e resiliente ai cambiamenti causati dalle chiusure, ma anche e soprattutto dalle ristrutturazioni aziendali che molte aziende stanno già facendo. Pag. 22
  Questo potrà accadere evidentemente solo se rafforzeremo quanto più rapidamente possibile politiche attive, formazione, Centri per l'impiego. Siamo felici della conferma degli investimenti del Next Generation EU per contrastare la crescente disoccupazione femminile. È evidente che la crisi pandemica ha reso difficile per le donne la conciliazione tra lavoro e carichi familiari, e apprezziamo gli investimenti che si vogliono confermare per invertire questo trend. Sono favorevole anche a una riforma degli ammortizzatori sociali, che sia universalistica e che possa portare a un quadro sicuramente semplificato, soprattutto per il lavoro autonomo dei professionisti.
  Arriviamo al tema dei working poors che è stato citato. Noi fin dal 2013 in Parlamento supportiamo un intervento sul salario minimo, così come abbiamo fatto per il Reddito di cittadinanza, per il quale – ci tengo a dirlo in questa circostanza – ringraziamo ANPAL per il lavoro che ha svolto. Apprezziamo le parole di apertura sul rafforzamento e sul miglioramento del Reddito di cittadinanza e invitiamo noi stessi a un approccio non ideologico sul decreto «Dignità», in una direzione in realtà opposta a quanto è stato detto dai colleghi in precedenza. Per noi sono stati importanti anche il passaggio sul lavoro al Sud e sulle relative decontribuzioni, sul lavoro sulle piattaforme digitali, sulla governance della formazione per il lavoro, sul Reddito di emergenza, sulla campagna vaccinale. Sono temi che condividiamo e su cui diamo la nostra massima disponibilità.
  Un ultimo passaggio prima di arrivare alle domande. Condividiamo i punti sul PNRR e in generale crediamo che lo sforzo del Dicastero debba concentrarsi su formazione continua, Centri per l'impiego, apprendistato, skills e alfabetizzazione economica, soprattutto considerando i numeri che avremo sulla disoccupazione.
  Arrivo alle domande, che derivano da un'interlocuzione anche con i miei colleghi e che sono piuttosto precise. Dall'ultimo rapporto INAIL è emerso che circa il 95 per cento delle mascherine anti-COVID in circolazione nel nostro Paese non sia a norma. Questo ha creato una serie di problematiche.
  Si tratta di dispositivi non conformi agli standard immessi in commercio senza la necessaria marcatura della Commissione europea e le autorizzazioni da parte dell'INAIL. Al riguardo auspichiamo nelle prossime iniziative normative le necessarie misure per sanare questa problematica, in linea con quanto già avvenuto in altri Paesi europei.
  Concordo sul completamento della riforma dei Centri per l'impiego in un'ottica non solo di potenziamento, ma di revisione generale degli strumenti, di riorganizzazione e di ripensamento delle mansioni stesse degli operatori nei Centri per l'impiego. Inevitabilmente, però, noi del Movimento 5 Stelle teniamo a sottolineare l'occasione che ci sarà a stretto giro di sanare la problematica del contratto dei navigator.
  L'altra questione riguarda il Fondo GOL (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), misura prevista nella legge di bilancio per il 2021. Su questo vogliamo sapere come lo si voglia attuare e che tipo di coordinamento nazionale si sta pensando. Infine, volevo chiedere se ci sia una volontà di intervenire sulla governance dell'INL (Ispettorato nazionale del lavoro). Mi unisco a quanto detto in realtà dalla collega Frate sulla governance dell'INL nonché sull'assunzione degli ispettori, che sono stati importanti durante la crisi COVID, ma che evidentemente non sono sufficienti per il fabbisogno nazionale.

  PRESIDENTE. Onorevole Legnaioli per due minuti, prego.

  DONATELLA LEGNAIOLI (intervento da remoto). Grazie, presidente. Sarò brevissima. Vado subito al punto. Vorrei richiamare l'attenzione del Ministro su due questioni. Il comparto dei trasporti, insieme al turismo, è forse quello più colpito dalla crisi pandemica. Su questo settore, valutando anche la crisi del sistema aeroportuale, quali azioni si intendono intraprendere per salvaguardare i livelli occupazionali? Sempre sul turismo, anche se l'argomento è già stato citato, vorrei anche io Pag. 23chiedere al Ministro se è all'ordine del giorno promuovere una semplificazione della disciplina del lavoro stagionale, magari sgravandolo dagli oneri tributari che lo gravano e facilitando le procedure per le imprese. Ringrazio anticipatamente il Ministro per le risposte che vorrà fornirmi.

  PRESIDENTE. Grazie anche per la sintesi. Onorevole Bologna per un minuto, prego.

  FABIOLA BOLOGNA (intervento da remoto). Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro. Anche io sarò brevissima. Vorrei focalizzarmi sullo smart working. Sappiamo che questa è una grande opportunità e anche lei, Ministro, ha detto che vorrà approfondire per assicurare spazi adeguati a questa modalità di lavoro che può creare grandi vantaggi ed è già diffusissima a livello internazionale. Voi sapete che nella prima ondata pandemica, oltre al settore pubblico e alle multinazionali, molti lavoratori di piccole e medie imprese private sono stati protetti con lo smart working, mentre nella seconda e nella terza ondata, nonostante il lavoro agile sia fortemente raccomandato, molte aziende private non lo stanno attivando. Questo ha creato un problema sanitario, portando a un grande aumento di contagi all'interno delle aziende. Sarebbe necessario, visto che adesso ancora non abbiamo la possibilità di una vaccinazione di massa, pensare magari a premialità aziendali per sollecitare l'attivazione dello smart working, oltre a un'evoluzione socioculturale per il futuro. Le chiedo se c'è la possibilità di pensare a strategie per farlo attivare anche nelle piccole e medie imprese private che non lo stanno attivando in questa seconda e terza ondata.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Menga, per l'ultimo intervento previsto.

  ROSA MENGA (intervento da remoto). Grazie, presidente. Ringrazio anch'io il Ministro per l'esaustiva relazione. Nell'unico minuto che mi è concesso voglio concentrarmi su un tema rispetto al quale sono particolarmente sensibile, come lo saranno senz'altro molti altri colleghi e lo stesso Ministro, che è la promozione dell'occupazione femminile. I dati ISTAT relativi allo scorso anno ci rappresentano un quadro drammatico per l'occupazione a tutto tondo, sicuramente frutto del contesto pandemico, ma che colpisce in particolar modo le donne. Sappiamo che degli oltre 400 mila posti di lavoro persi nel 2020, il 70 per cento erano posti di lavoro occupati da donne. A tal proposito apprezzo che venga considerata una priorità trasversale la promozione della parità di genere, che passa sicuramente dall'incentivo al lavoro femminile all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, però mi chiedo e chiedo al Ministro se nel contesto del PNRR, o anche al di là di quest'ultimo, si preveda un'integrazione.
  Le uniche misure dirette trovano spazio nella prima componente della Missione n. 5 e sono relative alla promozione dell'autoimprenditorialità femminile, però non è un intervento sufficiente. Sono necessari sicuramente politiche attive per il lavoro femminile, sgravi contributivi come quelli previsti nell'ultima legge di bilancio per il biennio 2021 e 2022 (che sarebbe auspicabile prorogare), e misure per garantire parità salariale e conciliazione tra tempi di lavoro e tempi di cura e di vita personale. Vorrei sapere se, di concerto con il Ministero per le pari opportunità e la famiglia, il Ministro vorrà attivarsi su questo tema. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Si sono concluse le domande. Il Ministro ha comunicato di avere a disposizione una decina di minuti per qualche prima risposta. Poi ci aggiorneremo, come abbiamo detto all'inizio della seduta, per la replica in un'altra seduta.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
DELLA XII COMMISSIONE
MARIALUCIA LOREFICE

  ANDREA ORLANDO, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Procedo per flash, per portarmi un po' avanti, anche Pag. 24perché credo che per rispondere a tutte le domande ci vorrà un po' di tempo. In alcuni casi avrei già le risposte, in altri vanno fatti alcuni approfondimenti, ma in tutti i casi forse è meglio dare una risposta subito sui temi sui quali abbiamo alcuni elementi.
  Mi era stata fatta una prima domanda sulla modalità della vaccinazione. Domani si riunisce il Comitato tecnico tra il nostro ministero e quello della Salute, che affronterà due temi. Il primo è l'adeguamento dei protocolli alla luce dell'evoluzione della pandemia e anche degli strumenti che nel frattempo si sono affermati nel suo contrasto, come l'utilizzo dei tamponi. Ricordiamo tutti che quando i protocolli furono sottoscritti c'era il tema della scarsità dei dispositivi, che per fortuna è stato superato e risolto. In quei protocolli c'è una grande attenzione a questi temi. Oggi alcune cose possono essere riviste; non c'era questa disponibilità di tamponi che oggi nel frattempo è stata raggiunta, quindi c'è bisogno di alcuni adeguamenti che, più che altro, prendano atto del fatto che alcune cose sono cambiate, per fortuna, in positivo, nel senso che in quell'emergenza immediata c'era proprio una grande scarsità degli strumenti.
  Il secondo punto all'ordine del giorno è la questione che riguarda il tema delle vaccinazioni. Stiamo pensando di fare una rete parallela alla rete ordinaria, non sostitutiva di quella ordinaria che naturalmente resta, composta dai medici di base, dalle farmacie che saranno coinvolte e da quello che si sta cercando di costruire nel Servizio sanitario nazionale. L'idea è quella di costruire, al fianco di questa, una rete sui luoghi di lavoro utilizzando la figura del medico aziendale. In questo caso l'INAIL può integrare questa rete, avendo ambulatori su tutto il territorio, per quella parte di lavoratori che non hanno la figura del medico aziendale, per dimensioni o per tipologia dell'impresa. In questo senso, in accordo col Ministro Speranza e in accordo con le regioni – questo è un indirizzo politico che andrà anche confrontato con la Conferenza delle regioni – cercheremo di veicolare l'intervento nella direzione della protezione di una fascia di lavoratori che sono stati fortemente esposti al virus e che, ahimè, nel gioco delle pressioni «corporative» del nostro Paese non sono stati particolarmente protetti.
  Onestamente non voglio mettermi a fare la guerra tra chi rischia, ma noi abbiamo letto sui giornali di vaccinazioni di categorie che utilizzano strumenti a distanza nell'esercizio del loro lavoro, mentre se pensiamo alla figura più in prima linea – oltre naturalmente al personale sanitario – dei giorni del lockdown, cioè la cassiera del supermercato, quella non ha avuto nessuna possibilità di accedervi.
  Lo stesso ragionamento vale per i lavoratori dei servizi pubblici essenziali: chi guida un autobus, chi raccoglie i rifiuti durante la giornata, chi consegna la posta, o anche chi svolge quelli che sono diventati in questi mesi i servizi pubblici essenziali, perché il mondo è cambiato anche in questo senso. Pensiamo a chi opera nel delivery, che non ha questo tipo di tutela. Naturalmente, senza mettersi a fare una gerarchia, se acceleriamo la diffusione dei vaccini nel mondo del lavoro e riusciamo a veicolarli prima in quegli ambiti, senza cristallizzare norme che poi, come vediamo, trovano sempre una controindicazione, abbiamo un po' corretto una sperequazione che si è venuta oggettivamente a determinare, perché purtroppo in queste vicende pesa anche la «forza sociale» delle diverse categorie.
  La seconda questione sulla quale volevo dare una prima risposta riguarda il tema degli ammortizzatori sociali. Noi stiamo lavorando dividendo l'argomento in quattro o cinque passaggi. Abbiamo affrontato una prima parte che riguarda la questione della semplificazione. Convocheremo il tavolo in settimana per affrontare il tema del perimetro, cioè dei destinatari degli ammortizzatori. Lo faremo anche con un benchmark rispetto agli altri Paesi europei per capire anche le difformità del nostro sistema rispetto agli altri. Le sappiamo, ma è giusto averlo come riferimento. In questo abbiamo anche attivato un'interlocuzione con l'OCSE. Pag. 25
  Affronteremo la questione dei costi, cioè la questione di chi paga, anche in che proporzione e in che termini, tra fiscalità generale e dimensione assicurativa, tenendo conto dei diversi ambiti, delle diverse forme di sostegno che verranno messe in campo, perché l'universalità non significa uniformità degli interventi. Nel quarto passaggio affronteremo il tema della gestione, che sapete essere frutto di una serie di interventi legislativi che si sono succeduti. C'è una forte articolazione nella gestione dei diversi strumenti di intervento.
  Poi c'è una parte di approfondimento che vorrei realizzare in modo più trasversale, che riguarda una questione che ho richiamato nella relazione, cioè la questione degli ammortizzatori al tempo della transizione. In qualche intervento la questione è stata posta. Noi abbiamo sostanzialmente una cassa integrazione che spesso è la coda di un'esperienza produttiva e l'anticamera della fase della perdita del posto di lavoro. Dovremmo anche, inizialmente in via sperimentale, capire quali possono essere da un lato gli strumenti che aggancino con più forza politiche attive del lavoro e ammortizzatori sociali, ma dall'altro anche pensare ad ammortizzatori che non affrontano il tema delle crisi di mercato, ma quello delle crisi di trasformazione, perché le imprese che oggi saranno chiamate ad affrontare il passaggio al digitale o il passaggio a una dimensione di sostenibilità ambientale avranno bisogno di cambiamenti e questi cambiamenti non necessariamente sono associati a un fatto traumatico com'è la crisi di mercato. Si tratta di cambiamenti che noi possiamo anche ritenere fisiologici, anzi per molti aspetti auspicabili; ma questi cambiamenti, come abbiamo visto anche in altri Paesi, se non accompagnati, da strumenti di ammortizzazione e, contemporaneamente, da politiche attive del lavoro, rischiano di provocare un conflitto sociale.
  Oggi, onorevole Zangrillo, siamo al giorno successivo all'anniversario della morte di Carlo Marx. Non so se possiamo dichiarare solennemente concluso il conflitto tra capitale e lavoro. Sicuramente abbiamo un'evoluzione dei conflitti che si è articolata in modo diverso e quei conflitti, se guardiamo alla vicina Francia, possono anche scoppiare attorno al tema della transizione ecologica.
  È molto importante, quindi, avere strumenti che ci consentano di accompagnare questi passaggi.
  La terza risposta riguarda il decreto «Dignità». La mia risposta non sia presa come evasiva, ma io penso che noi dovremmo affrontare la questione del decreto «Dignità» senza alcun approccio ideologico, per questa ragione: noi non sappiamo esattamente cosa produce il decreto «Dignità», per una ragione molto semplice. Siamo passati a una fase nella quale il decreto non è mai stato attuato. Sappiamo che inizialmente ha prodotto una serie di problemi che forse potevano essere risolti con la manutenzione (parlo della fase ordinaria). Sappiamo che poi c'è stata una sospensione, ma una sospensione che poi si è accompagnata ad altri interventi sul mercato del lavoro, come il blocco dei licenziamenti, creando una deformazione del sistema delle regole. Dovremmo arrivare a un punto in cui facciamo un bilancio non ideologico cercando di capire i pro e i contro di quell'esperienza e quale può essere il punto di equilibrio da raggiungere.
  Ad oggi credo che dobbiamo proseguire con un approccio che tenga conto dell'eccezionalità della situazione. Credo che una qualche forma di proroga della sospensione dell'efficacia sia inevitabilmente necessaria. Quando – speriamo presto – torneremo alla normalità, in ragione anche di ciò che succederà sugli ammortizzatori sociali e di ciò che si verrà a determinare sul fronte della trasformazione del sistema delle politiche attive, potremo secondo me fare un ragionamento più sereno.
  Ora francamente io non aprirei un derby su uno strumento sul quale è difficile anche dare un giudizio compiuto. Al momento non lo possiamo pienamente applicare. Questo mi sembra evidente, perché le ragioni della sua applicazione sono interrotte, alla luce anche di ciò che è avvenuto con la pandemia. Riprenderemo questa discussione quando si ritornerà a una situazione fisiologica, e magari nel frattempo possiamo Pag. 26 anche incominciare a guardare i numeri della fase in cui il sistema ha funzionato nell'ordinarietà. È più un'indicazione metodologica che un'indicazione di merito, ma secondo me se la seguiamo ci portiamo avanti anche in questo caso con il lavoro e ci mettiamo nelle condizioni – quando, speriamo presto, riprenderà un andamento ordinario del mercato del lavoro e una dinamica fisiologica nei diversi settori – di aver fatto una discussione che non ha risentito di condizionamenti di carattere ideologico che un po' incidono inevitabilmente, ma che dobbiamo sempre tenere un po' a bada.
  Io vi ringrazio intanto per le domande e mi riservo di rispondere nel dettaglio a tutte quelle che sono state poste alla prossima seduta, che fisseremo al più presto.

  PRESIDENTE. Benissimo. Come ha anticipato, il Ministro interverrà in una prossima seduta per concludere l'audizione rispondendo agli ulteriori quesiti posti; noi, intanto, lo ringraziamo per aver partecipato oggi. Rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 18.25.