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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (VI Camera e 6a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 4 agosto 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Marattin Luigi , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, sui recenti sviluppi della vicenda riguardante la Banca Monte dei Paschi di Siena (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati) :
Marattin Luigi , Presidente ... 3 
Fassina Stefano (LeU)  ... 3 
Marattin Luigi , Presidente ... 3 
Osnato Marco (FDI)  ... 4 
Marattin Luigi , Presidente ... 4 
Osnato Marco (FDI)  ... 4 
Marattin Luigi , Presidente ... 4 
Osnato Marco (FDI)  ... 4 
Marattin Luigi , Presidente ... 4 
Osnato Marco (FDI)  ... 4 
Marattin Luigi , Presidente ... 4 
Bignami Galeazzo (FDI)  ... 4 
Marattin Luigi , Presidente ... 5 
De Bertoldi Andrea  ... 5 
Marattin Luigi , Presidente ... 5 
Franco Daniele , Ministro dell'economia e delle finanze ... 5 
Marattin Luigi , Presidente ... 11 
Giacomoni Sestino (FI)  ... 11 
Pittella Gianni  ... 12 
Lannutti Elio  ... 13 
Pettarin Guido Germano (CI)  ... 14 
Bignami Galeazzo (FDI)  ... 15 
Migliorino Luca (M5S)  ... 16 
Bagnai Alberto  ... 17 
Ungaro Massimo (IV)  ... 18 
Fassina Stefano (LeU)  ... 19 
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 20 
Angiola Nunzio (Misto-A-+E-RI)  ... 21 
Baratto Raffaele (CI)  ... 23 
De Bertoldi Andrea  ... 23 
Zanichelli Davide (M5S)  ... 25 
Picchi Guglielmo (LEGA)  ... 26 
Marino Mauro Maria  ... 27 
Pesco Daniele  ... 28 
D'Alfonso Luciano , presidente della 6ª Commissione del Senato della Repubblica ... 29 
Marattin Luigi , Presidente ... 30 
Franco Daniele , Ministro dell'economia e delle finanze ... 30 
Marattin Luigi , Presidente ... 31 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco ... 32 

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA VI COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI LUIGI MARATTIN

  La seduta comincia alle 20.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE . Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, sui recenti sviluppi della vicenda riguardante la Banca Monte dei Paschi di Siena.

  PRESIDENTE . L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera, l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, sui recenti sviluppi della vicenda riguardante la Banca Monte dei Paschi di Siena, dinnanzi alle Commissioni riunite VI (Finanze) della Camera dei deputati e 6a (Finanze e Tesoro) del Senato della Repubblica.
  Ricordo che per l'audizione odierna è consentita la partecipazione da remoto dei deputati e dei senatori, conformemente alle disposizioni dettate dalla Giunta per il Regolamento della Camera dei deputati nelle riunioni del 31 marzo e del 4 novembre 2020 e dalla Giunta per il Regolamento del Senato della Repubblica nelle riunioni del 9 giugno e del 10 novembre 2020.
  Do quindi il benvenuto, anche a nome del presidente della 6a Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Luciano D'Alfonso, al Ministro Daniele Franco, che ringrazio per la partecipazione.
  Ricordo che, come convenuto, l'audizione si svolgerà con l'intervento del Ministro, cui seguiranno gli interventi di deputati e senatori, e si concluderà alle ore 22 senza replica da parte del Ministro.
  Potranno essere svolti due interventi per gruppo – per un totale di circa 8/10 minuti per gruppo – salvo ulteriori richieste di intervento, cui daremo spazio compatibilmente con il termine fissato per la conclusione della seduta. Invito quindi i colleghi che intendono intervenire a segnalarlo al banco della Presidenza.
  Ha chiesto la parola l'onorevole Fassina.

  STEFANO FASSINA . Premetto che non sono componente della Commissione Finanze, però faccio appello a lei, presidente, e al presidente D'Alfonso. Credo che l'audizione del Ministro Franco risulti davvero poco sensata e poco utile se non vi è la possibilità di avere risposte alle domande che poniamo. Lo stato dell'arte lo abbiamo appreso dai giornali e se non riusciamo ad avere qualche risposta ritengo che la nostra audizione sia largamente poco utile.
  Come in tutte le audizioni, anche in questa ci sono delle questioni delicate, di riservatezza, conosciamo il quadro nel quale ci muoviamo. Il Ministro saprà muoversi certamente con grande attenzione, però che sia esclusa la possibilità di avere qualche risposta francamente mi sembra davvero un po' troppo.

  PRESIDENTE . Onorevole Fassina, le modalità sono state concordate nelle riunioni dell'Ufficio di Presidenza sia della Commissione Finanze della Camera che del Senato. È stata una decisione presa con l'accordo di tutti, in analogia con il modello dell'informativa in Aula.Pag. 4 
  Riguardo alla completezza delle informazioni, ritengo che la valutazione sulla completezza o meno delle informazioni debba almeno avvenire dopo la relazione del Ministro, che io, invece, confido essere assolutamente completa, perlomeno per la fase in cui questa vicenda si trova al momento.

  MARCO OSNATO . Anche io esprimo una certa preoccupazione, perché, anche a mezzo stampa, lei ha spiegato che non ci sarebbe stato un question time in Commissione Finanze, perché era inutile ascoltare un semplice Sottosegretario visto che si sarebbe ascoltato il Ministro.
  Il Ministro lo ascoltiamo volentieri, ma in occasione dell'Ufficio di Presidenza – forse ancora prima negli interventi sull'ordine lavori – io espressi la mia contrarietà a questo modo di procedere, perché le spiegai che il question time poneva delle domande puntuali che esigevano risposte puntuali.
  Sono sicuro che il Ministro Franco oggi ci racconterà tutto quello che ritiene di poterci raccontare, però noi abbiamo delle domande ben precise da porre e sapere che il Ministro Franco, se riterrà, potrà non risponderci, sinceramente cambia un po' lo scenario.

  PRESIDENTE . Come dicevo, questa informazione era stata resa nota già in Ufficio di Presidenza.

  MARCO OSNATO . Sì, ma è una sua scelta, non una nostra scelta. Sua e del Governo. Lei ha risposto anche a nome del Governo quel giorno, come le è stato detto.

  PRESIDENTE . Io non parlo ovviamente a nome del Governo

  MARCO OSNATO . Quel giorno ha risposto che il Governo non ha ritenuto di venire a svolgere il question time; lei ha annullato il question time.

  PRESIDENTE . A parte il fatto che il question time non è stato cancellato dalla faccia della Terra, si dovrebbe svolgere domani; tuttavia il Governo, come sa, ha chiesto la fiducia ed è quindi impossibile in questo caso svolgere il question time. Alla prima occasione disponibile il question time verrà ripreso.

  MARCO OSNATO . Le chiedo allora Presidente di farlo venerdì mattina.

  PRESIDENTE . Va bene, eventualmente riuniremo un Ufficio di Presidenza della Commissione Finanze della Camera per esaminare questa richiesta.
  Per quanto concerne le risposte del Ministro, come credo sarà chiaro dalla sua relazione, questa non è una vicenda che finisce questa sera e probabilmente neanche nella settimana successiva o in quelle prossime. Sono convinto che il Governo sarà disposto a dare tutte le risposte possibili in tutte le forme dell'attività parlamentare lungo il periodo di svolgimento di questa vicenda.

  GALEAZZO BIGNAMI  (intervento da remoto). Come diceva l'onorevole Osnato, ieri, prima dell'Ufficio di Presidenza, avevamo chiesto garanzie sul fatto che il Ministro rispondesse alle domande poste dall'opposizione. Se sottraete all'opposizione anche la possibilità di formulare richieste e quesiti – capisco che per voi sia un orpello fastidioso – a quel punto l'opposizione è del tutto contratta nel proprio ruolo.
  Se il Governo fugge, è un problema del Governo, non è un problema dell'opposizione. Se il Governo convoca le Commissioni alle ore 20, per evitare che la stampa riprenda quanto detto e i media possano seguire accuratamente, è un problema del Governo.
  Presidente, confido che lei ricordi di essere presidente di una Commissione parlamentare e non di una Commissione governativa e quindi lei dovrebbe cortesemente garantire l'attività delle opposizioni, oltre che della maggioranza.
  Sul fatto che il Governo sia esaustivo, mi permetto di avanzare dei forti dubbi. Spero di essere ampiamente fugato in queste perplessità. Ascolteremo il Ministro Franco, ma mi dispiace rilevare che, rispetto a Pag. 5 quello che ci eravamo detti ieri, viene meno un impegno assunto.

  PRESIDENTE . L'unico modo per soddisfare la sua curiosità è dare la parola al Ministro per farlo parlare. In ogni caso io ripeto che le modalità di questa audizione sono state decise ieri – magari non all'unanimità, evidentemente – negli Uffici di Presidenza di entrambe le Commissioni.

  ANDREA DE BERTOLDI . Presidente, capisco gli accordi e le esigenze della maggioranza, ma credo che Fratelli d'Italia, come unica opposizione che garantisce le regole democratiche di un Paese e che dovrebbe essere, innanzitutto da voi della maggioranza, tutelata e messa nelle condizioni di lavorare, abbia il dovere – quale opposizione non presente nel Governo – di chiedere al Governo, al Ministro e alla maggioranza di avere almeno una risposta.
  Io mi appello, se non alle regole, alla sensibilità del Ministro – che riconosco essere tale – affinché di sua spontanea volontà possa e voglia rispettare a nome del Governo, il Parlamento, l'opposizione, le regole democratiche e voglia dare risposte a qualche piccola domanda che io e il collega Bignami faremo nel corso di questa serata.
  È un appello che vuol dire rispetto della democrazia e delle opposizioni. Lo faccio davvero con il cuore e con quello spirito collaborativo e costruttivo che ispira il mio modo di lavorare e quello del mio partito di Fratelli d'Italia.

  PRESIDENTE . Ora, se non c'è altro, darei la parola al Ministro Daniele Franco.

  DANIELE FRANCO , Ministro dell'economia e delle finanze. Gentili presidenti, onorevoli deputate e deputati, senatrici e senatori vi ringrazio per l'invito a riferire in ordine ai recenti sviluppi e alle prospettive relative alla partecipazione dello Stato nel gruppo bancario Banca Monte dei Paschi di Siena. A tal fine ritengo utile prendere le mosse dal contesto in cui lo Stato ha assunto la suddetta partecipazione e ripercorrere brevemente la sequenza di eventi e interventi normativi che si sono succeduti nel corso degli ultimi quattro anni, che hanno condotto alle recenti interlocuzioni con il gruppo bancario UniCredit.
  L'ingresso dello Stato nel capitale di Monte dei Paschi di Siena è avvenuto nel luglio del 2017 nell'ambito di un'operazione di ricapitalizzazione precauzionale, ai sensi della direttiva europea sul quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento, autorizzata dalla Commissione europea e dalle competenti autorità di vigilanza. L'intervento con fondi pubblici, come è noto, ha fatto seguito ai risultati emersi negli stress test condotti tra il febbraio e il luglio del 2016 dall'Autorità bancaria europea. Nel dettaglio la situazione della banca, sebbene stabile nello scenario base, si presentava critica nell'ipotesi di scenario avverso. In quest'ultimo, alla fine del 2018 Monte dei Paschi di Siena avrebbe mostrato un significativo peggioramento della situazione patrimoniale con un capitale di qualità primaria negativo. Le autorità di vigilanza hanno chiesto alla banca l'adozione di misure correttive, in particolare per ristabilire un capitale adeguato.
  L'iniziale piano di ricapitalizzazione della banca è fallito per l'impossibilità di reperire risorse sul mercato. Il 23 dicembre 2016 il Governo ha adottato il decreto-legge n. 237, che ha specificatamente disciplinato l'istituto della ricapitalizzazione precauzionale; questo ha consentito di evitare che difficoltà ipotetiche si tramutassero in difficoltà effettive, con le relative conseguenze negative per la stabilità del sistema finanziario. La banca, ai sensi del predetto decreto, il 30 dicembre del 2016 ha presentato formale istanza per l'intervento pubblico in forma di ricapitalizzazione. La ricapitalizzazione precauzionale ha richiesto la stesura di un piano di ristrutturazione della banca da attuare nell'arco del periodo 2017-21 e di una lista di impegni collegati che lo Stato italiano ha assunto, anche per conto della banca, nei confronti della Commissione europea. Tale piano è stato oggetto di valutazione sia da parte dell'Autorità di vigilanza, con riferimento Pag. 6 ai profili di adeguatezza patrimoniale, sia da parte della Commissione europea per la compatibilità dell'intervento con la normativa sugli aiuti di Stato.
  Tra gli impegni principali che riguardano direttamente lo Stato si rammenta in questo contesto quello relativo alla dismissione della partecipazione in Monte dei Paschi di Siena da parte dello Stato entro la conclusione del periodo di ristrutturazione del piano, vale a dire entro la fine del 2021; inoltre il piano, nell'ottica di riportare la banca in condizioni di redditività e competitività a partire dal 2021, prevedeva impegni sulle politiche creditizie e di gestione del rischio, sulla distribuzione dei dividendi, sulle remunerazioni, sulla cessione di attivi non strategici, sulla semplificazione della struttura del gruppo. Infine stabiliva obiettivi quantitativi sulla riduzione delle esposizioni deteriorate, sul rafforzamento dei profili di liquidità, sul contenimento dei costi operativi e sulla loro incidenza sui ricavi, sul potenziamento della redditività.
  La ricapitalizzazione precauzionale di Monte dei Paschi di Siena è stata approvata dalla Commissione europea il 4 luglio 2017 e completata con l'emanazione dei provvedimenti attuativi di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze e dei relativi atti di esecuzione da parte della banca. Il versamento da parte del Ministero dell'economia e delle finanze è avvenuto il 3 agosto 2017: l'intervento pubblico complessivo è stato pari a 5,4 miliardi di euro, di cui 3,9 destinati all'aumento di capitale della banca e 1,5 riservati al ristoro degli investitori al dettaglio coinvolti nel cosiddetto burden sharing. A seguito dell'operazione il Ministero dell'economia e delle finanze ha acquisito una partecipazione nella banca pari al 68 per cento. Negli anni precedenti al 2017 la banca aveva già effettuato vari aumenti di capitale: in questa sede mi limiterò tuttavia a fornire elementi sul periodo successivo all'intervento diretto dello Stato.
  L'attuazione del piano – tenuta costantemente sotto osservazione da un Monitoring Trustee indipendente nominato dalla Commissione europea e che riferisce trimestralmente alla medesima – costituisce parte degli impegni presi dallo Stato italiano per conto proprio e della banca nei confronti della Commissione europea. Nonostante gli sforzi della banca negli anni successivi all'approvazione del piano, gli obiettivi previsti dal piano medesimo sono stati conseguiti solo parzialmente. Le prime difficoltà nel rispetto dell'impegno hanno riguardato il rafforzamento della posizione patrimoniale; in particolare la banca non è riuscita a emettere entro la fine del 2018 l'ammontare di obbligazioni subordinate richiesta dal piano. Il Governo ha dovuto quindi richiedere alla Commissione europea una proroga del termine al 31 dicembre 2020; questa è stata concessa il 12 settembre 2019, come di regola a fronte di una misura compensativa, che prevedeva la chiusura di altre 60 filiali e la riduzione del personale di ulteriori 80 unità rispetto al piano originario.
  Sul fronte dei crediti deteriorati la banca ha portato avanti una progressiva opera di riduzione, mediante una serie di operazioni condotte nel 2018 e nel 2019. Il peso dei crediti deteriorati sul totale dei crediti, al lordo delle rettifiche, dal 2016 al 2019 si è ridotto dal 34,5 per cento al 12,4 per cento. È utile ricordare che per il complesso del sistema bancario italiano tale rapporto è passato dal 15,2 per cento del 2016 al 6,7 per cento di fine 2019. Da ultimo, nel 2020 è stata attuata l'operazione nota come Hydra, che ha previsto la cessione ad Amco Spa, mediante scissione parziale non proporzionale da parte di Monte dei Paschi di Siena, di un compendio di circa 8 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi. L'operazione ha portato il peso dei crediti deteriorati sul totale dei crediti al di sotto del 5 per cento alla fine dello scorso anno. Per effetto di Hydra il Ministero dell'economia e delle finanze è sceso a 64,2 per cento del patrimonio della banca.
  Le maggiori difficoltà nell'attuazione del piano si sono registrate con riferimento al raggiungimento degli obiettivi di redditività e di un equilibrato rapporto tra costi e ricavi, come era anche emerso nelle interlocuzioni intervenute nel corso del 2019 e Pag. 7 del 2020 tra la banca e il Ministero. Il Ministero ha chiesto alla banca, nell'ottobre del 2019, proposte specifiche in merito alle revisioni da apportare al piano e alla loro funzionalità rispetto alla ristrutturazione della banca, nell'ottica di una successiva interlocuzione con la Commissione, anche al fine di definire le misure compensative connesse con la revisione del piano; le interlocuzioni tra gli uffici del Ministero e quelli della Commissione in merito a tali eventuali revisioni non si sono concluse. In particolare gli uffici della Commissione hanno chiesto di definire come si darebbe corso all'impegno alla dismissione della partecipazione dello Stato per poter valutare, in un quadro sufficientemente chiaro e stabile, le proposte di revisione degli impegni che Monte dei Paschi di Siena ha più di recente presentato, nell'ambito del nuovo piano industriale 2021-2025 – su cui mi soffermerò in seguito.
  Dopo la conclusione dell'operazione Hydra è stato adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 ottobre 2020, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico. In quella sede il Governo – dopo aver specificato nelle premesse di aver ritenuto opportuno avviare un processo di dismissione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e finanze nel capitale sociale di Banca Monte dei Paschi di Siena, da realizzare con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario – ha demandato al medesimo Ministero di dare avvio alla procedura di dismissione della propria partecipazione nella banca. Tra le modalità con cui dare attuazione a tale obiettivo, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha specificamente individuato l'ipotesi di un'operazione straordinaria di aggregazione.
  In attuazione delle prescrizioni derivanti dal quadro normativo europeo e italiano sinora ricordato, sin dall'autunno dello scorso anno il Ministero e la Banca Monte dei Paschi si sono attivamente impegnati nella ricerca di un partner. Il Ministero, come previsto dalla normativa vigente e richiamato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ha acquisito, previa procedura competitiva ai sensi di legge, i servizi di consulenza finanziaria e legale di soggetti di provata esperienza e capacità operativa. Sulla base di questo mandato, il consulente finanziario ha condotto nei mesi scorsi numerose interlocuzioni informali con soggetti bancari di standing primario, al fine di sondarne l'interesse a procedere a operazioni di acquisizione e integrazione rispetto a Monte dei Paschi di Siena.
  In parallelo anche la banca ha proceduto alla nomina di consulenti incaricati di ricercare un operatore interessato a eventuali operazioni di aggregazione e, formalizzando al mercato l'interesse per un'operazione, ha aperto in gennaio una data room per le controparti interessate allo svolgimento della relativa due diligence. Solo due soggetti hanno manifestato tale interesse: il primo in ordine di tempo, nel mese di febbraio, è stato il fondo di private equity Apollo, il secondo soggetto interessato – come è noto – è il gruppo UniCredit, che ha fatto il suo ingresso nella data room nei giorni scorsi. Sulle interlocuzioni con quest'ultimo e sull'eventuale definizione di una soluzione aggregativa tornerò fra breve.
  Nelle more che si definisca l'eventuale soluzione aggregativa, la banca ha comunque elaborato una propria strategia di sviluppo, contenuta nel piano industriale relativo al periodo 2021-2025, presentato al mercato il 15 gennaio 2021. Il nuovo piano è stato predisposto tenendo in considerazione gli impegni assunti dal Governo nei confronti della Commissione europea. Tuttavia il nuovo piano presenta alcuni obiettivi non conformi con tali impegni, in particolare in merito a quello relativo alla riduzione dei costi, che richiede il raggiungimento di un rapporto costi/ricavi del 51 per cento nel 2021, mentre tale rapporto nel nuovo piano è indicato al 74 per cento per il 2021 ed è stimato ancora al 61 per cento nel 2025. Il nuovo piano è naturalmente subordinato all'interlocuzione con la Commissione europea.
  Per raggiungere l'obiettivo di un rapporto costi/ricavi pari al 61 per cento, previsto dal piano, la banca ha stimato Pag. 8 circa 2.500 esodi volontari. Nel caso probabile in cui le interlocuzioni con la Commissione richiedessero di fissare un obiettivo di rapporto costi/ricavi più ambizioso, gli esuberi di personale potrebbero essere considerevolmente più elevati. Per ristabilire adeguati requisiti patrimoniali a fronte degli oneri di ristrutturazione, il piano ha previsto un aumento di capitale tra i 2 miliardi e i 2,5 miliardi; quest'ultimo dato è stato poi quantificato in 2,5 miliardi nel piano inviato da Monte dei Paschi alla Banca Centrale Europea – BCE alla fine del gennaio del 2021. Il piano esclude trasformazioni del modello operativo per far fronte ai mutamenti tecnologici e di contesto, che richiederebbero investimenti significativi, con conseguente impatto sul fabbisogno di capitale stimato. Sull'adeguatezza di quest'ultimo e degli assunti sottostanti il piano non vi è ancora riscontro da parte della BCE.
  Inoltre le stime di fabbisogno elaborate a fine gennaio vanno riconsiderate alla luce delle risultanze dei cosiddetti stress test, pubblicate lo scorso 30 luglio. Gli stress test dell'European Banking Authority – EBA hanno coinvolto 50 banche di 15 Paesi dell'Unione europea coprendo il 70 per cento delle attività del settore bancario dell'Unione; questo esercizio consente di valutare in modo coerente la solidità delle banche dell'Unione su un orizzonte di tre anni, sino a fine 2023, sia in uno scenario di base in linea con le aspettative di sviluppo del quadro macroeconomico, sia in un ipotetico scenario avverso, caratterizzato da gravi shock. L'esito degli stress test costituisce un elemento importante nel processo decisionale di vigilanza ai fini della determinazione della futura esigenza complessiva di capitale.
  Come è noto Monte dei Paschi di Siena è inclusa tra le banche soggette allo stress test con risultati che occorre tenere attentamente in considerazione. Per quanto riguarda i dati di partenza, il rapporto tra il patrimonio di migliore qualità e le attività ponderate per il rischio – il cosiddetto Common Equity Tier 1 – CET1 – si attesta per Monte dei Paschi di Siena a 9,9 per cento a fine dicembre 2020. Nello scenario di base – che, ripeto, è caratterizzato da una crescita del PIL, prevista dai principali previsori, nei prossimi anni, migliore di quella degli scorsi anni – tale rapporto scende dal 9,9 per cento al 9,3 per cento alla fine dell'orizzonte triennale; per il complesso delle banche europee incluse nel campione il medesimo rapporto invece sale dal 15 per cento del 2020 al 15,8 per cento del 2023. Nello scenario avverso per Monte dei Paschi di Siena il medesimo rapporto passa dal 9,9 per cento del 2020 a un valore leggermente negativo –0,1 per cento alla fine dell'orizzonte triennale; per il complesso delle banche europee il rapporto scende invece solo dal 15 al 10,2 per cento a fine 2023. L'esito dello stress test conferma per Monte dei Paschi l'esigenza di un rafforzamento strutturale di grande portata: anche solo riportare i coefficienti patrimoniali della banca sui valori medi delle banche europee richiederebbe un aumento di capitale ben superiore a quello previsto nel piano 2021-25.
  Sulla base di tutti gli elementi sopra riassunti si può concludere che un piano di rafforzamento patrimoniale nel quale Monte dei Paschi di Siena restasse un soggetto autonomo – la cosiddetta ipotesi stand alone – sarebbe esposto a rischi e incertezze considerevoli e avrebbe seri problemi di competitività. Allo stato attuale peraltro non si ravvisano i presupposti e le condizioni per aprire un'interlocuzione con la Commissione finalizzata a definire e concordare un piano di questo genere.
  Come anticipato, il gruppo UniCredit ha chiesto in via prodromica di concludere con il Ministero dell'economia e delle finanze un accordo quadro che chiarisca i presupposti e le aspettative dell'eventuale operazione. In base a questi ultimi il gruppo UniCredit ha deciso di avviare la due diligence e presentare domanda a Banca Monte dei Paschi di ingresso nella data room. L'accordo quadro identifica i principi e i criteri sulla base dei quali le parti convengono di avviare la verifica di fattibilità del trasferimento a UniCredit di un ramo d'azienda di Monte dei Paschi costituito dal core business bancario; questo accordo preliminare vincola il Ministero dell'economia Pag. 9 e delle finanze a negoziare esclusivamente con UniCredit, fino a che la due diligence non sia completata, individuando tale periodo in 40 giorni, che possono essere eventualmente prorogati.
  Tra i principali presupposti per verificare la fattibilità dell'operazione a livello patrimoniale ed economico, il gruppo UniCredit ha indicato la neutralità della stessa rispetto alla posizione di capitale del gruppo, anche sulla base delle risultanze di una due diligence ad hoc, un accrescimento significativo dell'utile per azione – considerando anche le possibili sinergie nette dell'operazione e in ogni caso il mantenimento dei livelli attuali di utile per azione – l'esclusione di contenziosi straordinari non attinenti all'attività di ordinaria gestione bancaria e di tutti i relativi rischi legali, l'esclusione dei crediti deteriorati di Monte dei Paschi, l'adeguata copertura di eventuali ulteriori rischi di credito che siano identificati anche a seguito della due diligence, un accordo sulla gestione del personale, al fine di assicurare un'integrazione agevole, rapida ed efficace dell'attività nel gruppo UniCredit. Il perimetro del ramo di azienda oggetto della cessione dovrebbe includere il complesso di beni immobili, partecipazioni, contratti e rapporti giuridici inerenti l'esercizio dell'attività bancaria e commerciale di Monte dei Paschi. La definizione esatta di questo perimetro sarà disponibile all'esito del processo di due diligence.
  Non vi sono al momento elementi che facciano intravedere rischi di smembramento della Banca Monte dei Paschi; andranno ovviamente considerate le eventuali indicazioni delle autorità preposte alla tutela della concorrenza. Le attività che non dovrebbero essere oggetto di trasferimento sono, allo stato attuale, individuate nelle seguenti: i crediti deteriorati di Monte dei Paschi – che ammontano a circa 4 miliardi, al lordo delle rettifiche, di cui 1,5 sono sofferenze – il contenzioso giudiziale e stragiudiziale di carattere straordinario in essere, non attinente all'attività di ordinaria gestione bancaria, e tutti i relativi rischi legali, i contenziosi, e relativi rischi, legati a cessione a terzi di crediti deteriorati di Banca Monte dei Paschi, nell'ambito di operazioni strutturate. I termini economici e giuridici dell'operazione verranno definiti solo all'esito della definizione del perimetro oggetto di trasferimento e sulla base delle risultanze della due diligence – come prassi in operazioni di questo tipo – nonché dopo aver avuto il riscontro positivo da parte della Commissione europea in merito alla conformità dell'eventuale operazione a condizioni di mercato e agli impegni assunti dalla Repubblica italiana in occasione della ricapitalizzazione precauzionale del 2017.
  È possibile che il Ministero dell'economia e delle finanze riceva azioni del gruppo UniCredit, ma tale eventuale partecipazione al capitale azionario del gruppo non dovrebbe alterare gli equilibri di governance. Lo Stato parteciperà comunque a tutti i benefici economici in termini di creazione di valore derivanti dall'operazione.
  Come appena ricordato l'operazione deve necessariamente avvenire a condizioni di mercato. Negli ultimi giorni si è discusso molto dell'impatto dell'operazione sui livelli occupazionali e sul marchio. La banca ha oltre 21.000 dipendenti. Il Governo garantirà la massima attenzione alla tutela dei lavoratori utilizzando gli spazi negoziali e definendo presidi a sostegno dell'occupazione e del territorio con una pluralità di strumenti e iniziative. Anche la salvaguardia del marchio rappresenterà una priorità per il Governo: il marchio Monte dei Paschi di Siena ha un valore, non solo storico, ma anche commerciale; proprio per questo è già contemplato l'obiettivo di valorizzarlo adeguatamente in determinate aree geografiche e per servizi finanziari qualificanti. Potranno inoltre essere considerate, a fianco di questo utilizzo commerciale del marchio, anche iniziative che abbiano significative ricadute positive per il tessuto economico, culturale e sociale del territorio.
  Concludo questa ricognizione per fornire un chiarimento riguardo ai possibili costi che l'operazione di aggregazione comporterebbe per lo Stato, anche se su questo aspetto è prematuro fornire numeri precisi.Pag. 10 
  Per quanto concerne le attività fiscali differite – le cosiddette DTA – e la possibile conversione delle medesime in crediti d'imposta, osservo innanzitutto che tale possibilità replica analoghe misure già utilizzate da precedenti Governi per il perseguimento di obiettivi di politica economica e che nel caso specifico è stata introdotta con la legge di bilancio per il 2021, al fine di promuovere in via generale la crescita delle imprese mediante operazioni di aggregazione, non solo nel settore finanziario. Si presume che l'ammontare delle attività fiscali differite oggetto di conversione in questa circostanza possa essere di circa 2,2 miliardi; si tratta dell'anticipo di un credito di imposta che sarebbe maturato in anni futuri. Inoltre il meccanismo del corrispettivo in favore dell'Erario fa sì che l'entità delle attività fiscali differite che vengono meno in futuro sia superiore a quella del credito di imposta immediatamente maturato.
  Ai fini di un eventuale aumento di capitale di Banca Monte dei Paschi, che si rendesse necessario nell'ambito della complessiva struttura dell'operazione, potranno essere utilizzate le risorse stanziate dall'articolo 66 del decreto-legge n. 104 del 2020, il cosiddetto decreto Agosto, vale a dire fino a 1,5 miliardi. L'aumento di capitale sarà computato nella valorizzazione dei beni trasferiti al gruppo UniCredit. Come detto prima, il contenzioso legale di carattere straordinario non sarà oggetto di trasferimento al gruppo UniCredit; al riguardo si rileva che l'entità complessiva del contenzioso sarà ridotta a seguito dell'accordo tra la Banca e la Fondazione Monte dei Paschi. Inoltre i rischi del contenzioso sono presidiati dagli accantonamenti già effettuati dalla banca, commisurati al rischio di soccombenza. Analogamente sono già stati effettuati dalla banca accantonamenti a fronte dei crediti deteriorati, che non sarebbero oggetto di trasferimento. L'entità complessiva degli oneri per lo Stato sarà definita al termine della trattativa e andrà valutata contestualmente all'attività dello Stato nel gruppo UniCredit.
  In conclusione, come già sottolineato, non vi sono in questo momento le condizioni per mettere in discussione l'impegno di dismettere la partecipazione in Monte dei Paschi di Siena. L'avvio dell'interlocuzione con il gruppo UniCredit, che è l'unico operatore bancario che ha manifestato un interesse, è quindi un'iniziativa doverosa che dà seguito a una sequenza di eventi maturati e impegni assunti dai Governi precedenti nel corso degli ultimi quattro anni e trova la sua base giuridica nel citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'ottobre 2020, che avvia l'operazione di dismissione prevista già nel 2017.
  Inoltre questa operazione, indipendentemente dagli impegni già presi, costituisce una soluzione strategicamente superiore dal punto di vista dell'interesse generale del Paese. Un'operazione di aggregazione sarebbe pienamente motivata sotto il profilo industriale: il raggiungimento di dimensioni adeguate e il connesso rafforzamento di economie di scala e di scopo, la diversificazione e l'ampliamento delle fonti reddituali, il conseguimento di maggiori livelli di efficienza operativa e allocativa sono tutti elementi suscettibili di essere valorizzati attraverso un percorso comune degli operatori coinvolti, caratterizzati da forti complementarietà. Il presupposto dell'operazione è la dismissione di una partecipazione statale da realizzarsi in un contesto di mercato in cui le parti, nel pieno esercizio della libertà negoziale, perseguono l'obiettivo di raggiungere un accordo a condizioni di mercato, che valorizzi la storia, le attività e le prospettive di posizionamento delle controparti. Vorrei rassicurare che non si tratterà di una svendita di proprietà statali; la trattativa ha per oggetto l'intero compendio di beni inerenti l'esercizio dell'attività bancaria e commerciale. Ovviamente l'operazione verrà condotta nel rispetto delle regole di tutela della concorrenza.
  L'industria bancaria soffre da tempo di ridotta redditività, deve fronteggiare sfide rilevanti, un contesto di bassi tassi di interesse, il rischio climatico e la digitalizzazione. La creazione di un soggetto bancario più stabile e meglio capitalizzato costituisce la via maestra per operare in un mercato sempre più complesso e digitalizzato. Pag. 11 Le interlocuzioni in corso tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il gruppo UniCredit rispondono a logiche volte a sostenere l'economia reale, tutelare il risparmio e ampliare le opportunità di finanziamento delle imprese, promuovendone l'innovazione e sostenendone la crescita. Esse si inquadrano inoltre in un contesto di massima attenzione verso le tematiche occupazionali e costituiscono un'occasione centrale per impostare la realizzazione di un progetto di rilancio e di valorizzazione della città di Siena e del territorio in cui opera la banca.
  L'impegno verso Siena e verso la Toscana, il territorio, il tessuto economico e sociale rappresenta una priorità indiscussa e incomprimibile per il Governo. Monte dei Paschi di Siena è la più antica banca del mondo: la sua storia, il suo nome, il suo marchio sono un valore da preservare e devono essere parte rilevante del mondo finanziario del futuro. La salvaguardia dell'occupazione e del marchio, unitamente alla tutela del risparmio e della stabilità del sistema bancario, sono le priorità del Governo.
  Sarà mia cura riferire in Parlamento degli ulteriori eventuali sviluppi cui l'interlocuzione potrà condurre, ai sensi del comma 243 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2021, che stabilisce che il Ministro dell'economia e delle finanze riferisca preventivamente alle Camere in ordine a eventuali operazioni di aggregazione societaria o di variazione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze in banca Monte dei Paschi.
  Vi ringrazio.

  PRESIDENTE . Grazie, signor Ministro. Cedo la parola ai deputati e senatori che desiderano intervenire.

  SESTINO GIACOMONI . Grazie al Ministro per la sua disponibilità e anche per la sua sensibilità istituzionale. Noi apprezziamo molto il fatto che lei sia venuto subito in audizione in Commissione Finanze appena il Parlamento ha chiesto la sua presenza.
  Devo dire la verità: noi di Forza Italia ci fidiamo di questo Governo, perché è un Governo che abbiamo voluto con forza. Infatti, forse siamo stati i primi con il presidente Berlusconi a chiedere un Governo di unità nazionale, un Governo di persone serie, competenti e autorevoli.
  Sappiamo bene che questa annosa vicenda del Monte dei Paschi è un'eredità del passato e sappiamo anche bene che non è facile uscirne.
  Come lei ha detto, il nostro obiettivo è sicuramente quello di tutelare l'interesse del Paese, l'interesse dei risparmiatori, l'interesse dei lavoratori e anche l'interesse del territorio e io direi anche soprattutto l'interesse dei contribuenti, perché poi è sempre Pantalone che paga. Tuttavia, al tempo stesso c'è un altro obiettivo, che è quello di evitare il conflitto di interessi politici.
  Come lei ha detto, questa Banca è sicuramente la più antica del nostro Paese, però è anche la più politicizzata. È una Banca che conta 21.000 dipendenti, 3.000 a Siena e, leggendo i giornali, 6.000 sono forse i posti a rischio e quindi è ovvio che bisogna intervenire e intervenire bene.
  Al tempo stesso penso che gran parte dell'intervento sia anche quello proprio di evitare e di rompere questo conflitto di interessi, perché altrimenti tutto quello che stiamo facendo e tutti gli sforzi che anche questo Governo sta facendo con questa maggioranza sono inutili.
  Lei giustamente ha detto che non sarà una svendita di Stato. Ce lo auguriamo e mi auguro che non sia neanche un regalo agli amici degli amici e che non sia un modo di perpetuare alcuni antichi privilegi.
  Purtroppo l'intreccio che c'è stato tra nomi e nomine lascia molto perplessi, perché è innegabile dire che quello che è avvenuto non è del tutto normale. Abbiamo visto i passaggi di un Ministro dell'economia e delle finanze, deputato del PD, che arriva poi a presiedere l'UniCredit e l'UniCredit che si fa avanti con una proposta. Inoltre, paradossalmente, in questi giorni ci troviamo con 40 giorni di tempo, che scadono a fine settembre, e il 3 ottobre si vota, quindi qui c'è un altro intreccio di interessi, perché c'è un segretario del Partito Democratico che è candidato in quel collegio.Pag. 12 
  È ovvio che tutto questo rischia di trasformare questo argomento, che è serio e difficile, in una questione politica e in un dibattito politico e purtroppo di accendere i toni, che io sto cercando di tenere bassi, però le assicuro che questo intreccio di nomi e di nomine fa venire qualche dubbio. Andreotti diceva: «A pensar male, si fa peccato, ma spesso si indovina» e qui qualche dubbio c'è.
  Le dico che probabilmente varrebbe la pena di rivedere la tempistica. Con questa scadenza a fine settembre sembra quasi che ci sia la corsa a chiudere, perché bisogna fare la campagna elettorale per qualcuno e io vorrei che questo fosse veramente tolto dal campo. Così come sarebbe importante, proprio per l'autorevolezza di questo Governo e del Presidente del Consiglio e per la sua esperienza in questa materia, che questa vicenda venisse esaminata in primis in Consiglio dei ministri e poi in Parlamento, come stiamo facendo oggi, perché credo che vada approfondita, perché quando parliamo di 21.000 dipendenti e quando parliamo di un impatto importante su un territorio e sull'intero Paese, credo sia interesse di tutti e soprattutto di questo Governo, che è di unità nazionale.
  Alcuni dubbi ci sono. Ci sono dei dubbi su un'operazione che chiamiamo «spezzatino», uno spezzatino che diventa indigesto e costoso, perché poi, leggendo i giornali, sembrerebbe che di fatto si stia facendo un regalo – mi auguro che venga smentito – ma soprattutto che poi resti a carico dello Stato la parte più onerosa, la famosa bad bank.
  Detto questo, quello che le chiedevo era se era possibile allungare i tempi per un approfondimento, anche per evitare che questa vicenda venga strumentalizzata in maniera politica.
  Mi auguro anche che, siccome si tratta di un'operazione del sistema bancario italiano ed europeo, ci sia un'attenta analisi, perché vorrei difendere l'italianità e soprattutto vorrei evitare che il risparmio italiano vada a finire all'estero. Già oggi sappiamo che il 70 per cento dei nostri risparmi viene investito liberamente all'estero, ma se poi banche francesi, tedesche e altre si comprano pezzi delle nostre banche e portano via pezzi di risparmio, la cosa mi preoccupa ancora di più.
  Tutto questo per dirle che Forza Italia è vicina a questo Governo. Faremo di tutto per collaborare e per trovare anche noi una soluzione. Siamo qui per sostenerla, ma siamo qui anche per sostenerla affinché ci sia veramente la possibilità di spezzare quello che fino a oggi c'è stato e che è sotto gli occhi di tutti e che ha portato a questa situazione fallimentare.
  La ringrazio e mi auguro anche che un partito di maggioranza importante prenda atto degli errori di sistema fatti, come oggi ha fatto il governatore della Toscana, e spero che lasci decidere ancora di più su questa vicenda al Governo Draghi, perché sono convinto che il Governo saprà adottare la soluzione migliore, come ha detto lei, seguendo le regole del mercato.

  GIANNI PITTELLA . Signor Ministro, onorevoli colleghi, voglio dire subito, a nome del Partito Democratico, delle parole chiare su ciò che consideriamo il cuore degli interessi in gioco: rafforzare il sistema bancario italiano, consolidarne la stabilità finanziaria, ridare fiducia ai correntisti, tutelare il lavoro di donne e uomini in carne e ossa e preservare l'identità territoriale.
  Vorremmo dire con altrettanta chiarezza ciò che non consideriamo né giusto né utile, cioè difendere lo status quo, posizioni o insediamenti di potere.
  È possibile conciliare il radicamento storico, il sostegno alle piccole imprese del territorio e la difesa dell'occupazione con la necessità di dare un futuro sostenibile per il mercato, per i correntisti, per gli azionisti in un sistema bancario che tende alle grandi aggregazioni? Noi pensiamo che non solo ciò sia possibile, ma sia doveroso, perché è esattamente nella missione che il Ministero dell'economia e delle finanze ha voluto darsi quando è divenuto azionista del Monte dei Paschi.
  Lei ha delineato con puntualità lo scenario attuale e quello possibile. Noi vogliamo ribadire la nostra fiducia in lei, nelle sue qualità indiscusse e anche nel suo senso di equilibrio e di comprensione delle dinamiche reali sottese alle scelte finanziariePag. 13  delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori, del tessuto sociale toscano e non solo, delle radici e dell'identità storica.
  Vi sono questioni alle quali lei ha fatto cenno nella sua relazione, che andranno ulteriormente lumeggiate. Quali sono i limiti entro i quali il Ministero dell'economia e delle finanze vorrà, potrà o non potrà consentire la potenziale acquisizione di Monte dei Paschi da parte di UniCredit? Sarà necessario un ulteriore aumento di capitale pubblico con esborso di risorse da parte del Ministero dell'economia e delle finanze? Si porranno come necessari altri provvedimenti normativi? L'operazione dovrà avere l'ok della Commissione europea? Possono sorgere dubbi, ad esempio, sulle modalità di separazione della good bank dalla bad bank o ancora sugli oneri di ristrutturazione a carico dello Stato?
  Queste sono questioni che andranno chiarite e affrontate in un rapporto di cooperazione tra lei e il Parlamento, che non rinuncia al suo ruolo di indirizzo.

  ELIO LANNUTTI  (intervento da remoto). Grazie signor Ministro. Il gigantesco conflitto d'interesse che aleggia su Monte dei Paschi mi ricorda lo scandalo della Banca Romana di fine Ottocento, che ebbe come causa le attività illecite del Governatore della Banca nel decennio precedente con il coinvolgimento del Presidente del Consiglio, dei ministri, del Parlamento, dei parlamentari e dei giornalisti.
  Fu il primo grave scandalo della storia dell'Italia unita, emerso a seguito della bolla immobiliare. Ci fu una Commissione parlamentare e un'inchiesta penale che coinvolse i governi di Francesco Crispi e Giovanni Giolitti e da quelle ceneri nacque la Banca d'Italia.
  Questa è una storia che vede personaggi e interpreti e mi ricorda qualche commedia da Ionesco, a Pirandello, a Kafka.
  Nello scandalo della più antica banca, come ha ricordato anche lei, signor Ministro, travolta da un crack di 60 miliardi di euro – semplici calcoli ragionieristici dell'Associazione per la difesa degli utenti dei servizi bancari e finanziari – ADUSBEF – esistono analogie con lo scandalo della Banca Romana. Infatti, vi sono fidi facili a imprenditori amici per centinaia di milioni di euro, vi è il coinvolgimento dell'ex Ministro dell'economia e delle finanze Padoan, specialista in porte girevoli, che prima pubblicizza la Banca e poi diventa presidente di quell'UniCredit, al cui timone è arrivato Andrea Orcel, lo stesso che offrì i suoi preziosi consigli per quegli strani intrecci dei disastri italiani per conto di Merrill Lynch.
  C'è Alessandro Rivera, direttore generale del Dipartimento del Tesoro, che invece di tutelare gli interessi del sistema bancario italiano, come fanno francesi e tedeschi per le loro banche, sembra lavori in Europa per il re di Prussia.
  C'è lei, signor Ministro, che non è l'ultimo passante, ma uno dei più importanti dirigenti della Banca d'Italia.
  C'è Alessandro Profumo, condannato in primo grado, grazie alla tigna e alla tenacia dell'ingegner Bivona, per aver occultato i derivati, che ha trasformato in un ufficio di collocamento Leonardo per tutelare i suoi interessi.
  E poi c'è l'ex Governatore della Banca d'Italia, che il 17 marzo 2008 autorizzò l'acquisto di Antonveneta al folle prezzo di 17,1 miliardi, quando Santander di Botín aveva pagato tre volte meno. Quella delibera di tre pagine che subordinava l'acquisto alla preventiva realizzazione di un rafforzamento patrimoniale, aumenti di capitale ed emissione di strumenti ibridi e subordinati, che ha segnato la lenta agonia della più antica banca. Quel Governatore, oggi Presidente del Consiglio, era tutt'altro che uno sprovveduto, essendo presidente del Financial Stability Forum, l'organismo promosso dai governatori delle banche centrali del G7 per promuovere la stabilità finanziaria e soprattutto per ridurre i rischi – proprio nel 2008, l'anno del crack della Lehman Brothers – ovvero quei rischi sistemici e l'azzardo morale dei banchieri che praticamente non ha dato alcun esempio.
  Mi avvio alla conclusione, signor presidente e signor Ministro, ringraziandovi per questa importante audizione. Vi chiedo di interrompere questa sceneggiata di trattativa, questo regalo a UniCredit, a Padoan e Pag. 14 a Orcel, valutando l'unica strada possibile per restituire sostegno e sviluppo, chiamata BPI, banca pubblica di investimento, riconosciuta dall'Europa come banca di promozione nazionale per supportare il sistema privato, come già esistono, con variegate caratteristiche, in Francia, Spagna e Gran Bretagna e che in partnership con Mediocredito Centrale possa agire nei settori colpiti dai fallimenti. Altro che imprese zombie, le imprese zombie devono essere risanate dai fallimenti dei mercati come formidabile strumento collaterale e propulsivo al Recovery Fund.
  Signor Ministro, io la ringrazio molto davvero e ringrazio anche i presidenti D'Alfonso e Marattin. Tuttavia, con tutto il rispetto, l'interesse generale di questo Paese è l'esatto contrario di quello che ci è venuto a raccontare.

  GUIDO GERMANO PETTARIN . Innanzitutto, tramite il mio gruppo Coraggio Italia voglio ringraziare il Ministro Franco per la sua presenza stasera, così come voglio ringraziare i presidenti delle nostre Commissioni per averci dato con tempestività questa possibilità importantissima di confronto.
  Ho una serie di osservazioni e poi alla fine una domanda. È evidente che la vicenda del Monte dei Paschi di Siena non sia una vicenda qualsiasi. Abbiamo di fronte – il Ministro lo ha detto – la più antica banca del mondo. Forse la storia non basta per qualificare l'assoluta esigenza di salvare questa banca, ma io credo che la storia della banca più antica del mondo invece lo debba giustificare e debba dare gli strumenti per superare qualunque tipo di ostacolo, facendo anche ricorso a sacrifici, che forse in altre situazioni non faremmo.
  Ricordo anche che questa vicenda affonda le sue radici in situazioni precedenti molto importanti, come la legge Amato del 1990, la foresta pietrificata, la divisione tra le fondazioni bancarie e le casse di risparmio, che da banche di interesse nazionale e da banche del comparto pubblico divennero società per azioni.
  Ricordo che in questo contesto molte sono le situazioni che si sono venute a succedere e moltissime sono state anche le operazioni virtuose, nella maggior parte dei casi, di salvataggio, che abbiamo gestito come sistema nazionale e ricordo che, al di là di quello che dicono i giornali, la nostra normativa prevede tuttora che le banche non possano fallire e prevede situazioni che devono essere di salvataggio. Tuttavia, il fallimento delle banche nel nostro ordinamento non è possibile giuridicamente e ritengo che questo vada ripetuto.
  Non mi piace leggere sugli organi di stampa, come stamattina su Il Sole 24 Ore, notizie che evidentemente sono fatte per poter sottolineare la parte difficile della gestione di questa informazione. Su Il Sole 24 Ore di oggi il titolo era «Il grande falò di Monte dei Paschi di Siena, quasi 30 miliardi tra risorse pubbliche e private».
  Noi abbiamo fiducia nella competenza tecnica e nella competenza gestionale del Governo Draghi, abbiamo fiducia nella sua competenza e nella sua esperienza, ma siamo anche molto, molto convinti che le partecipazioni pubbliche, soprattutto nell'anno 2021, possono essere solo transeunti. I termini e i periodi in cui le partecipazioni pubbliche erano la soluzione a tutti quanti i mali, a nostro modo di vedere, sono per fortuna tramontati.
  Prendiamo atto del fatto che non sarà una svendita di beni di Stato e del fatto essenziale che l'operazione sarà rigidamente di mercato e riteniamo doveroso che tutto ciò sia tenuto fuori dai conflitti politici, anche da quelli di più bassa lega, e ciò per rispetto per la storia del Monte dei Paschi di Siena e per rispetto di ciò che il Monte dei Paschi di Siena vuol dire a Siena.
  Ricordo che a Siena si usa ancora – anche se è un po' passato – il termine di «groviglio virtuoso» per quanto riguardava la situazione che aveva sommato l'esistenza del Monte dei Paschi di Siena Banca Spa rispetto alla Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
  Inoltre, ricordo solamente en passant – perché è un tema troppo delicato e troppo doloroso – che in questo momento c'è una Commissione d'inchiesta che si dedica a verificare le circostanze della morte di David Rossi.Pag. 15 
  Evidenzio che bisognerà avere grandissima attenzione per quanto riguarda la parte di costi che comunque rimarrà a carico dello Stato, almeno in parte, per quanto riguarda la parte bad, e ricordo che 4 miliardi di crediti deteriorati, per quanto al netto degli accantonamenti, di cui 1,5 miliardi di sofferenze, prudenzialmente dovrebbero – ma non è certamente una situazione che vado io a insegnare a lei – essere considerati tutti perdite, in maniera da poter considerare in qualche maniera coerente quel tipo di elemento, almeno prudenzialmente.
  Detto questo, passo alla domanda che forse è un po' prematura. Chiedo al Ministro se vi siano già disponibili delle valutazioni sulle ripercussioni che l'eventuale chiusura dell'operazione avrebbe su UniCredit, soprattutto tenendo conto della necessità affermata della tutela della concorrenza e rispetto a eventuali posizioni dominanti del mercato, che in sede nazionale o in sede locale verrebbero a determinarsi se l'operazione, come oggettivamente noi auspichiamo, potesse andare a buon fine.

  GALEAZZO BIGNAMI  (intervento da remoto). Grazie, Ministro. Noi formuleremo alcune osservazioni e ci permetteremo anche di avanzare delle domande, anche perché rispetto al fatidico question time, al quale il Governo si è sottratto l'altro giorno, rimane inevaso il quesito che avevamo formulato e che porrò al termine di questo intervento.
  Mi permetto di aggiungere un passaggio alla mozione congressuale del senatore Pittella, che sembrava abbastanza interessato a richiamare le responsabilità e gli intrecci che riguardano il Ministro Padoan. È bene ricordare – se non altro per completare le responsabilità – questo passaggio, che è ben sintetizzato da un articolo di La Repubblica del 17 febbraio 2017, il quale invitava a D'Alema a ricordare come i dirigenti della banca, da sempre vicini al Partito Democratico, abbiano distrutto il patrimonio di Monte dei Paschi di Siena con acquisizioni dissennate, a partire da Banca del Salento, poi Banca 121, per poi passare ad Antonveneta.
  È una considerazione che è opportuno fare perché diversamente ci dimentichiamo che c'è una responsabilità per tutto quello che è avvenuto, anzi vedo con piacere che sono presenti anche le capogruppo del Partito Democratico che, pur non essendo componenti delle due Commissioni, hanno ritenuto di onorare con la loro presenza l'importanza di questa audizione, anche forse per verificare che tutto vada nel modo dovuto.
  In questo senso, cercando in uno sforzo di positività di trovare dei segnali positivi, rileviamo che questo interesse che UniCredit dimostra evidentemente accantona definitivamente, se mai ve ne fosse stato bisogno, l'ipotesi che nel 2017 Mustier aveva avanzato di uno spostamento del baricentro di UniCredit sul profilo internazionale, ricollocandolo a livello nazionale. Questo è un dato che noi possiamo riconoscere politicamente, salvo poi verificare – eventualmente anche con gli organi deputati: Banca d'Italia e BCE, cosa che confidiamo che il Governo intenda fare – gli impatti che avrà su UniCredit questo tipo di operazione, perché è chiaro che questo è un dato che non può passare in secondo piano, ma riteniamo che evidentemente questa informativa verta prevalentemente su Monte dei Paschi di Siena.
  In questo senso, Ministro, abbiamo trovato singolare l'approccio con cui lei ha escluso che possa essere avanzata qualsiasi ipotesi di deroga, che Fratelli l'Italia invece ha già prospettato anche in sede europea, non solo per un tema di percorribilità dell'ipotesi stand alone, ma perché, se lei ci dice che la data room è vuota – sappiamo tutti con che modalità partecipa Apollo e che solo UniCredit partecipa – e che non avete alcuna intenzione di procedere a chiedere la deroga, lei praticamente sta dicendo a UniCredit: «O voi o morte», il che non ci pone in grandi condizioni di negoziazione.
  Credo che tutti dobbiamo riconoscere a Orcel capacità di negoziazione assolutamente straordinaria, ma non credo che sia proprio il modo migliore di approcciare una negoziazione dire: «Siete i nostri unici interlocutori. Non intendiamo chiedere deroghePag. 16  e non intendiamo fare altro. Se non accettate voi, non sappiamo cosa fare».
  Riteniamo che la prospettazione e la creazione di un piano B, anche in termini negoziali, siano funzionali a preservare l'interesse pubblico. A nostro modo di vedere non farlo – noi confidiamo che lei voglia prendere nota di questo consiglio – crea una difficoltà.
  Non c'è stata chiarezza – Ministro, ce lo perdoni – sull'individuazione delle somme che tutti i giornali stimano in importi non inferiori a 10 miliardi, così come non c'è stata l'individuazione esatta di una somma sul Fondo esuberi, da cui poi deriva anche la quantificazione delle riduzioni del personale.
  Ministro, su questo noi abbiamo attenzione al patrimonio, abbiamo attenzione al marchio, ma abbiamo molta attenzione ai lavoratori, perché larga parte del parco di dipendenti, su cui riteniamo che UniCredit andrà ad avanzare richieste di contrazione, sarà quello della direzione generale che ha sede a Siena.
  In questo senso ricordiamo che i lavoratori hanno già dato parecchio, come i tagli sul trattamento di fine rapporto e i contratti di solidarietà. Andare ulteriormente a scaricare sui lavoratori le responsabilità di scelta molto chiare – per togliere ogni ambiguità dico nome e cognome – del Partito Democratico, lo troviamo francamente singolare. In questo senso avremmo avuto piacere che lei non si fosse limitato a dire che ci sarà – leggo testualmente: «massima tutela e pluralità di strumenti e iniziative per i lavoratori». Questa prospettazione ci sembra un po' fragile e vogliamo qualcosa di più concreto, perché diversamente si tratta di affermazioni apodittiche prive di alcun contenuto reale.
  In questo senso noi confidiamo – mi limito nei cinque minuti per consentire agli altri colleghi del gruppo di intervenire – che ci sia più concretezza.
  Inoltre, rimane inevaso il quesito che noi avevamo posto nel question time, cioè quali tutele siano previste per i lavoratori, il patrimonio e la storia, che lei purtroppo quest'oggi non ci ha garantito, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori, senza neanche alcuna assistenza di piani e prospettazioni concrete.

  LUCA MIGLIORINO . Buonasera, signor Ministro. I provvedimenti messi in atto dagli ultimi governi consistevano nel credere che Monte dei Paschi di Siena potesse ritornare ad essere semplicemente una banca, una buona banca sicura e vicina ai cittadini.
  Anche quando nel 2017, come lei ha ricordato, il Ministero dell'economia e delle finanze ha acquisito circa il 68,2 per cento della banca, accordandosi per un piano di rientro europeo a fine 2021, la visione non era quella di svendere l'istituto. «Svendere» è un termine di paragone quando si pensa a una vendita: vendere in una situazione difficile è una svendita, nei confronti di una vendita in situazioni migliori.
  Ha parlato dell'operazione Hydra, che ha portato i crediti cosiddetti «deteriorati», che in quel caso erano UTP – unlikely to pay, a poco più del 4 per cento, ma non ha aggiunto che è uno dei migliori d'Italia.
  Mi faccia capire: in quell'accordo del 2017 era prevista anche una pandemia di due anni? Monte dei Paschi di Siena ha dimostrato di essere vicina ai cittadini visto il numero alto di prestiti concessi a 6, 10 e 30 anni soprattutto sotto i 30.000 euro. Lavora tanto nella cessione del credito e investe sui territori, valutando progetti anche medio-piccoli. È giusto che le azioni vengano messe sul mercato adesso o quando la Banca si troverà in una situazione migliore?
  Abbiamo visto anche tanti dati, come i trend positivi del 2023. Stiamo credendo nel lavoro di Monte dei Paschi di Siena, ma allora bisogna porre rimedio a un piano di rientro, che a causa della pandemia non è stato giusto.
  Sento parlare della tutela dei posti di lavoro, che è un punto importante, ma è il minimo. Monte dei Paschi di Siena ha dato la possibilità di vita a milioni di persone. È una banca dal 1472 e la tutela di Monte dei Paschi è la tutela di una parte del Paese Italia. Dietro quello che lei ha definito marchio, vi è stato e vi è un mondo.

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  ALBERTO BAGNAI  (intervento da remoto). Ringrazio anche io il signor Ministro per la sua relazione. Prima di entrare nel merito, vorrei fare una considerazione di metodo, ricordando che il comma 243 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178 – l'ultima legge di bilancio fortunosamente approvata da questo Parlamento – recita: «Il Ministro dell'economia e delle finanze riferisce preventivamente alle Camere in ordine a eventuali operazioni di aggregazione societaria o di variazione della partecipazione detenuta dal Ministero dell'economia e delle finanze in Banca Monte dei Paschi Spa».
  Dopo che ho fatto questa sottolineatura, vorrei stupire il signor Ministro segnalandogli che a mio avviso la sua informativa – poi vedremo se è esaustiva o meno – non è tardiva rispetto a questo obbligo preventivo che era in legge di bilancio, anzi direi è in anticipo rispetto a un elemento di informazione importante e forse sarebbe stato meglio aggiornarla a dopodomani, perché domani esce la seconda trimestrale di Monte dei Paschi di Siena, che fornirà elementi di valutazione non trascurabili.
  Signor Ministro, lei ci ha chiarito che l'onere complessivo dell'operazione per l'erario non si può valutare e in termini generali questa affermazione non è controvertibile, anche perché del doman non v'è certezza, pur se almeno sul Fondo esuberi avremmo gradito anche noi qualche dettaglio in più e avremmo anche gradito averlo ieri.
  Qui c'è il tema di quali stime di redditività siano state utilizzate per intavolare la trattativa con UniCredit, perché è successa una cosa che io tendo a considerare positiva, ma forse qualcuno la considera un problema: Monte dei Paschi di Siena è tornata in utile e questo, insieme alla pandemia, sono due game changer che legittimano l'interesse a una revisione degli accordi in Europa. Così come l'autorevolezza del Governo, cui lei appartiene, legittima l'aspettativa di questo Parlamento che vi sia la conduzione di un incisivo negoziato in Europa, perché se la banca comincia a rendere, la fretta di cederla oggettivamente non c'è, se non per chi la acquisisce.
  Inoltre, non sono mancati in Europa, e segnatamente in Germania, anche in altri tempi meno turbolenti, esempi di banche salvate a più riprese con soldi pubblici, riaprendo i termini anche per ipotetiche soluzioni di mercato.
  Qui io ho Milano Finanza del 20 dicembre 2016 con un articolo di Francesco Ninfole che ci racconta la storia della banca tedesca HSH Nordbank, ponendola già allora in relazione con la storia di Monte dei Paschi di Siena e chiedendosi perché noi non riuscivamo a sfuggire a tutta una serie di tagliole.
  Quindi sostanzialmente il punto che qui stiamo cercando di rappresentarle è che non si vede la fretta di disfarsi di una banca che rispetta i requisiti patrimoniali. Mi permetta di farle notare che lei ha confrontato il CET1 del 9,9 per cento a fine 2020 con quelli ipotetici degli scenari dello stress test. Ma queste sono ipotesi, di cui tra l'altro l'EBA suggerisce di tenere il dovuto conto, cioè non esclusivo conto, nella valutazione dei fabbisogni patrimoniali di una banca. Ma invece che con questi scenari ipotetici, noi potremmo confrontare il CET1 di fine 2020 con quello della trimestrale del primo trimestre 2021, che era già salito al 10,4 per cento e questo senza tenere conto dei risultati positivi.
  Tra l'altro, lo stress test tiene conto di una serie di caratteristiche tecniche che lei sicuramente conoscerà. Per esempio l'operazione Hydra ha sicuramente avuto un impatto avverso sul parametro loss given default – LGD, con tutto quello che ne consegue sulla valutazione complessiva dello stress test.
  Non entro in valutazioni politiche, ma le ho citato alcuni elementi sui quali ci sarebbe utile approfondire. Quindi: quali sono le stime di redditività, perché non si prova ad allungare, a estendere il termine per addivenire a una soluzione di mercato e che conto è stato tenuto del fatto che la banca è passata a produrre reddito.
  Mi limito a una considerazione. La storia che abbiamo di fronte è una storia complessa e per questo motivo credo che sia interesse del Governo fornire al Parlamento elementi che gli consentano di valutarePag. 18  il presente e di guardare al futuro, anziché costringerlo a riflettere su un passato che risale a 549 anni fa, di cui lei ha analizzato con magistrale dettaglio gli ultimi 4 anni, ma di cui vorremmo anche spingerci ad analizzare gli ultimi 14 anni, tornando al periodo in cui la retorica dei campioni nazionali e la fretta – che è sempre una cattiva consigliera – portarono a un'acquisizione che ebbe conseguenze sull'equilibrio economico dell'istituto.
  Un dialogo maggiore da parte del Governo su questo, come su altri tavoli – come oggi si è visto – sarà opportuno nel comune interesse del Paese. Ascoltiamoci di più ed esploriamo in modo equilibrato tutte le opzioni in campo. Grazie, signor Ministro.

  MASSIMO UNGARO . Anche io ringrazio il Ministro Franco per la sua relazione e per averci dato conto della situazione dell'operazione tra UniCredit e Monte dei Paschi di Siena. Credo che sia importante dire, a cinque anni di distanza dal salvataggio, che è stato giusto all'epoca spegnere il focolaio ed evitare un effetto domino.
  Potremmo anche dire che, se compariamo quello che ha speso l'erario fino adesso per il salvataggio di Monte dei Paschi con i salvataggi bancari in Germania, in Belgio o nel Regno Unito – con 50 miliardi di euro spesi solo per la Royal Bank of Scotland da parte dello Stato britannico – fino ad adesso l'operazione è stata condotta bene in Italia, lo possiamo dire con certezza.
  Guardando al futuro, un monito molto importante è che dobbiamo fare di tutto per evitare situazioni simili in futuro ed equipaggiare al meglio i nostri organi di vigilanza bancaria, soprattutto quando, nei mesi a venire, riscontreremo le conseguenze finanziarie della crisi della pandemia, che le misure di emergenza finora hanno congelato.
  I dirigenti del Monte Paschi di Siena hanno truccato i bilanci, noi questo lo sappiamo. Abbiamo visto derivati come Alexandria e Santorini camuffati come dei semplici BTP, quando invece erano dei derivati molto complessi, delle note di credito, degli asset swap collegati a note di credito strutturato e fattispecie delle cartolarizzazioni sintetiche di una stazza tale da sfiorare 500 miliardi di euro, firmati nel 2005, ben sette anni prima che Banca d'Italia se ne rendesse conto. Questo è un qualcosa di molto grosso, che dei derivati così complessi fossero camuffati come dei semplici BTP e Banca d'Italia abbia impiegato sette anni per scoprirlo.
  Oggi siamo qui e dobbiamo prendere atto che Monte dei Paschi, dal punto di vista della solidità patrimoniale, è oggi la peggior banca europea, purtroppo. Questo è un dato di fatto e il risultato è senza appello: la redditività della banca è troppo bassa e la situazione patrimoniale è troppo grave per poter sperare di tenere in equilibrio l'istituto di credito senza soluzioni radicali e definitive. Per questo motivo è del tutto da scartare un'ipotesi di stand alone, come lei ha detto nella sua relazione, e pensare che Monte dei Paschi possa camminare da sola con le sue gambe. Dobbiamo agire prima che la situazione peggiori.
  Dal nostro punto di vista non ci deve essere nessuna ipotesi di banca pubblica, perché abbiamo già dato come Paese. No a una nuova Ilva Spa e no a una nuova Alitalia, perché sarebbe non risolutivo e sarebbe a spese di tutti i contribuenti e dell'erario. No a integrazioni con realtà più piccole o deboli, perché sarebbe una follia creare un polo tra Monte dei Paschi, Carige e Banca Popolare di Bari.
  Noi siamo per una soluzione di mercato, una soluzione che favorisca l'integrazione del Monte dei Paschi dentro istituti più solidi, competitivi e con delle forti tutele sull'occupazione, usando anche il Fondo esuberi, che è stato creato nella scorsa legislatura e che è stato anche usato varie volte in situazioni simili, senza svendere, ma appunto valorizzando la rete commerciale, la forte identità territoriale del gruppo e il marchio della più antica banca del mondo e sapendo che il sistema bancario trae dei vantaggi dall'economia di scala e che in Italia il processo di consolidamento deve ancora continuare. È giusto creare poli bancari che possano essere competitivi in Italia, in Europa e nel mondo.

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  STEFANO FASSINA . Ringrazio anche io il Ministro per la sua esposizione che, mi si consenta di dire, non ha portato particolare valore aggiunto informativo rispetto a quello che abbiamo letto in queste settimane sui giornali e probabilmente non lo poteva fare. Non ne faccio una responsabilità del Ministro, perché mi rendo conto che l'oggetto è molto delicato. Quella che avrei voluto avere dal Ministro è qualche risposta sulle questioni di contesto, sulle quali vengo tra un minuto.
  Non ho assolutamente dubbi sulla determinazione del Governo, del Ministro e dei funzionari del Ministero dell'economia e delle finanze a non svendere la partecipazione dello Stato in Monte dei Paschi di Siena.
  Dopo di che non è che bisogna essere esperti di teoria dei giochi per capire che se si ha solo un unico compratore e una deadline rigida, è difficile che si riescano a determinare le condizioni della vendita. La svendita è nel contesto nel quale si inserisce la trattativa, perché si ha un unico compratore e una deadline rigida. Questo è inevitabile con un compratore che ha dimostrato negli anni di essere particolarmente abile e di aver avuto anche un qualche ruolo nel determinare le condizioni nelle quali ora si trova l'oggetto del suo acquisto.
  Ritengo che ci sia un punto fondamentale e lo dico anche ai colleghi che, giustamente e con la mia totale condivisione, hanno definito alcuni «paletti», come la salvaguardia dell'occupazione, la salvaguardia del marchio e l'unitarietà degli asset.
  Temo che ci sia una radicale e irrisolvibile contraddizione tra gli obiettivi e le condizioni di contesto in cui si svolge la trattativa, ma non perché poi il Dipartimento del Tesoro, il Ministero dell'economia e delle finanze, i funzionari e i dirigenti saranno poco determinati, bensì per le ragioni che dicevo prima.
  Delle due l'una: se il Governo ritiene che non vi siano le condizioni per posticipare la deadline, dobbiamo dire a tutti – ai cittadini toscani, ai senesi, agli italiani – che quelle condizioni che tutti indichiamo come condizioni fondamentali sono irraggiungibili e non, ripeto, per sfiducia nei confronti della capacità negoziale del Governo. Io ritengo che proprio in nome dell'interesse nazionale quella scadenza vada rivista. Mi permetta, Ministro, questo è il punto sul quale avrei voluto avere un'interlocuzione con lei. Monte dei Paschi di Siena non è una banca locale, marginale rispetto al sistema del credito nazionale: è una banca rilevante, tant'è che è tra quelle monitorate dalla Banca centrale europea e dall'Autorità bancaria europea – EBA.
  Mi aspetterei che quando si procede a fare un'operazione di dismissione su un asset così importante, si abbia in mente la strategia del credito per il nostro Paese. Qual è la strategia del credito? Sentivo i colleghi esprimere preoccupazioni rispetto ad altri istituti bancari importanti e in difficoltà, come Carige e Banca popolare di Bari. Come intendiamo affrontare queste difficoltà? Un duopolio bancario concentrato nel Nord del Paese è davvero nell'interesse nazionale? La perdita di banche da parte del Mezzogiorno, l'assenza sostanziale di banche del Mezzogiorno, non è un punto dell'interesse nazionale da salvaguardare? Non ho qui soluzioni da proporre: non è facile, non ci sono modellini da applicare, però vogliamo enucleare i problemi? In un momento in cui andiamo a fare un'operazione così costosa per i contribuenti e così vantaggiosa per quell'unico acquirente che negozia con una deadline fissa, a me piacerebbe sapere dal Governo – e questo era l'oggetto dell'interlocuzione – quale strategia per il credito ha in mente e come colloca questo intervento.
  Non si tratta semplicemente di liberarsi di una zavorra, se permettete. L'operazione è un po' più complicata e ha delle implicazioni sistemiche che sono state completamente escluse dalla valutazione e che invece sono decisive. Il Mezzogiorno non ha più una banca. Il duopolio Intesa San Paolo UniCredit darà qualche risorsa all'economia reale del Mezzogiorno? Anzi, direi dalla Toscana in giù, più che nel Mezzogiorno. Come rispondiamo a questo?
  Ministro, io ritengo che vadano considerati i risultati positivi raggiunti dalla banca negli 'ultimi anno e mezzo, due anni. Prima Pag. 20 veniva ricordato dal senatore Bagnai che domani esce il dato sulla semestrale. Nel primo trimestre del 2021 la banca ha raggiunto un utile netto di 119 milioni, che certamente non è stratosferico. Però se uno guarda il trend, le operazioni fatte sui non performing loans – NPL e le operazioni che sono state fatte anche in termini di ristrutturazione, vede chiaramente un miglioramento. Mi lasci dire che è singolare che si continui nel 2021, dopo due anni di COVID, a valutare la congruenza rispetto alle condizioni poste dalla Commissione europea del rapporto fra costi e ricavi, dal momento in cui c'è stato quello che conosciamo.
  Ritengo che sarebbe saggio da parte del Governo, di fronte a una deadline che è stata fissata in un'altra era geologica, di fronte a un quadro che richiede interventi sistemici, di fronte a un andamento della banca che evidenzia miglioramenti, non lasciare le cose come stanno e tirare a campare. Occorre darsi il tempo necessario per avere una capacità negoziale, nel momento in cui si sceglie un interlocutore, che sia minimamente significativa. In questo modo ci stiamo consegnando a UniCredit, con buona pace degli obiettivi che vengono raccontati sui giornali, rispetto ai quali poi verrà scaricata su qualche tecnico del Ministero dell'economia e delle finanze la responsabilità di non averli raggiunti, mentre è la responsabilità politica di tutti noi.
  Se questo Parlamento non interviene al fine di far spostare quella deadline – al Presidente del Consiglio, ovviamente in accordo con la Commissione europea – la responsabilità è nostra. Lo ridico qui e voglio che rimanga agli atti: quegli obiettivi di salvaguardia dell'occupazione, di salvaguardia del marchio, di salvaguardia dell'unitarietà delle attività della banca sono irraggiungibili quando si negozia con una deadline e con un solo compratore.

  GIAN MARIO FRAGOMELI . Grazie, signor Ministro. Lei nella sua relazione è partito dall'impiego di risorse pubbliche dagli anni 2016-2017. Io farei un leggero passo indietro, giusto per ricordare a tutti una cosa. Gli impegni finanziari che si sono susseguiti nel tempo hanno avuto una decorrenza dal 2009, con i cosiddetti «Tremonti bond» poi successivamente ripresi dai «Monti bond». Una quantità consistente di risorse, oltre 6 miliardi, che sono state impegnate antecedentemente all'intervento importante fatto poi nel 2016-2017 con la ricapitalizzazione precauzionale straordinaria.
  In questi giorni apprendiamo con una certa soddisfazione come Partito Democratico che finalmente mettere al sicuro il sistema bancario, delle banche rilevanti, come abbiamo sentito è un fattore importante, condiviso da molte forze politiche, al netto della polemica sulle scelte personali, occupazionali e di vita che alcuni soggetti possono fare. A noi fa molto piacere sentire questo, perché finalmente torniamo a parlare, anche quando si fanno i salvataggi di banche, di salvataggio di grosse quote del risparmio degli italiani. Noi vorremmo affrontare questo tema al netto di ideologie o di facili strumentalizzazioni.
  Ma vengo all'oggi, Ministro. Il 15 luglio noi come Partito Democratico abbiamo posto un question time in Commissione Finanze, senza avere una sostanziale risposta da parte del sottosegretario in rappresentanza del Ministero dell'economia e delle finanze, onorevole Durigon. A seguire pochi giorni dopo abbiamo avuto un comunicato dove si annunciava il negoziato esclusivo con UniCredit. Riprendo quello che diceva il collega Bagnai prima e cioè il richiamo al comma 243 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2021, che prevede che il Ministro riferisca alle Camere. Quando ci sono strumenti di sindacato ispettivo importanti, possono essere sfruttati e possono avere una valenza superiore a quella di un comunicato, che rispettiamo. Però oggettivamente col disposto di cui al comma 243 forse ci aspettavamo, a distanza di 15 giorni dall'inizio di un negoziato, che ci fosse una risposta più esaustiva o perlomeno che si articolasse una risposta.
  Lei giustamente ci ha ribadito il percorso avvenuto – e che noi rivendichiamo – nel 2017: quel salvataggio fondamentale effettuato dall'allora Governo Gentiloni. Però oggi lei ci ha richiamato un dato, quel 68,2 per cento del controllo da parte dello Stato rispetto a Monte dei Paschi di Siena: quello Pag. 21 è un dato che deve essere anche una fonte di responsabilità per un Governo. Lo dico qui oggi come forza di maggioranza, nel momento in cui stiamo parlando di un Governo di unità nazionale, quindi vorrei doppiamente rimarcare quell'interesse e quella forza. Noi come Partito Democratico lo stiamo ribadendo negli ultimi giorni: non vorremmo che si confondesse la tutela dei dipendenti, che sono importanti a livello italiano in termini di unità, come sono molto importanti sul territorio: sono circa 2.600 solo nella provincia di Siena. Però non vorrei che questa tutela si limitasse a una difesa dei pensionandi, quindi degli strumenti di uscita, che sono legittimi e che il sistema bancario ha e che saprà utilizzare, differentemente da quello che diceva erroneamente qualche collega rispetto ad altre risorse utilizzabili. Però per noi è importante da questo punto di vista che la tutela dell'occupazione non si fermi alle uscite anticipate dal lavoro.
  Lei ci ha fatto un discorso che ci rincuora rispetto alla contrarietà allo «spezzatino» e noi lo condividiamo, però poi ha aggiunto una frase: «Prima della due diligence». Questo non è definibile chiaramente: noi vorremmo che ci fosse un impegno più forte da parte del Governo sulla contrarietà allo spezzatino anche dopo la due diligence, non solo oggi e che venga rimarcato. Lei ha rilanciato il tema del marchio e noi siamo molto soddisfatti delle parole che lei ha utilizzato. Mi permetta una battuta: gli italiani hanno conosciuto quel marchio vent'anni prima della scoperta dell'America quindi – come hanno detto molti colleghi oggi – è un marchio di particolare peso e di particolare importanza per questo Paese, perché ha una storia pregressa notevole.
  Vorremmo anche capire da questo punto di vista – non ce lo potrà dire oggi chiaramente – qual è la direzione che si prenderà anche rispetto all'infrastrutturazione di UniCredit Italia, se dovesse essere UniCredit l'unica proposta che si avanza. È chiaro a tutti che lo sviluppo e il rilancio di UniCredit Italia può essere valorizzato anche all'interno di quel marchio Monte dei Paschi, che noi continuamente diciamo che deve essere difeso. Sappiamo tutti che il tema del territorio è di strettissima conoscenza da parte sua, quindi non lo riprendo. Però è chiaro che per noi quell'intervento ha una valenza fondamentale, non solo per la regione Toscana, ha un valore fondamentale per un territorio molto più vasto. Per questo vorremmo anche capire – in differita perché ce lo dirà nelle prossime ore – quali sono gli scenari futuri.
  Vengo però alla questione che ci preoccupa di più. Da lei ci aspettiamo uno statement nelle prossime ore perché – se non tutti lo sanno – c'è un forte attacco speculativo sulle obbligazioni subordinate che abbiamo emesso con ritardo. Oggi un'obbligazione subordinata del Monte dei paschi ha un rendimento al 2028, con chiamata al 2023, dall'11 al 23 per cento: a titolo di cronaca un bond tunisino ha un rendimento al 2030 del 7-8 per cento; quindi c'è qualcosa che non va. Il Ministero deve intervenire subito a difesa del patrimonio e delle obbligazioni del Monte dei Paschi perché non vorremmo che dietro questo ci sia uno scenario che costruisce delle condizioni molto negative rispetto a quello che sarà il momento di vendita, che per noi non deve essere una dismissione, ma una vendita. Sappiamo tutti che un sistema di obbligazioni subordinate negativo inciderà anche sull'interessamento di futuri compratori Interviene anche sul capitale esistente, quel famoso 68 per cento.
  Noi siamo convinti che lei oggi abbia usato parole molto equilibrate di difesa dello Stato e sarà garante della storia e della realtà di Monte Paschi di Siena. Vorremmo che lo fosse anche in futuro. Lei ha detto che c'è la possibilità di una partecipazione anche in UniCredit, che sarà successiva, sempre che le cose vadano in quella direzione. Per noi quella quota di minoranza è una quota strategica importante e deve essere all'interno della contrattazione, che presumo voi porterete avanti nel migliore dei modi.

  NUNZIO ANGIOLA . Saluto e ringrazio il signor Ministro per avere relazionato oggi alle Commissioni Finanze della Camera e del Senato. Noi di Azione e Più Europa, signor Ministro, siamo una voce Pag. 22 fuori dal coro, in quanto ci fidiamo assolutamente di questo Governo. Condividiamo l'analisi dello scenario macroeconomico che lei ci ha proposto, l'analisi delle dinamiche che sta vivendo il settore bancario: ridotta redditività, rischio climatico, digitalizzazione e così via dicendo. Vogliamo anche credere, e crediamo, alle rassicurazioni che lei ci mette sul tavolo in merito al fatto che non ci sarà alcuna svendita di proprietà statali e in merito al fatto, come lei ha detto, che si tratterà di un'operazione di mercato.
  Noi di Azione e Più Europa siamo categoricamente contro, in questo caso, a qualsiasi operazione fuori mercato. Confidiamo e prendiamo assolutamente per buone le rassicurazioni in merito alla tutela del marchio, che ha un valore storico, ma ha anche un valore commerciale – come lei ha detto – e dei livelli occupazionali. Alcuni colleghi in precedenza si sono soffermati sul fatto che ci sia l'opportunità di rinviare delle decisioni al riguardo. Le varie motivazioni che sono state proposte sul fatto di provare a rinviare la scadenza del 31 dicembre onestamente ci sembrano delle considerazioni che non hanno un grande pregio. Allungare i tempi per un approfondimento per evitare strumentalizzazioni politiche e fare proposte mi sembra il miglior modo per non assumersi la responsabilità di una decisione.
  Il decisore pubblico non può in questo caso – con un dossier di questo tipo sul tavolo – rinviare perché si temono strumentalizzazioni politiche, è inammissibile. Allungare i termini per verificare l'ammontare dei crediti deteriorati mi pare una considerazione scollata dal lavoro che è stato fatto delle due diligence finora, perché nessuno si azzarderebbe a comprare un compendio patrimoniale di questo tipo, un compendio aziendale di questo tipo, senza aver fatto delle approfondite analisi.
  Allungare i termini per avere informazioni più concrete riguardo al personale: io credo che lei si sia espresso al riguardo e ci abbia detto tutte le ipotesi sul tappeto. Ci ha parlato di un primo blocco irrinunciabile di esuberi e di ipotesi di maggiori esuberi, facendo concretamente riferimenti al numero.
  Allungare attendendo tempi migliori, superando la pandemia per spuntare un prezzo migliore o condizioni migliori: onestamente se si pensa di allungare il brodo attendendo qualche altro mese, non si ha la minima idea di quello che vuol dire valutare un complesso aziendale. Tutte le situazioni eccezionali, straordinarie o anormali non hanno patria o cittadinanza all'interno delle modalità canoniche di stima del valore di un compendio aziendale. È del tutto evidente che nessuno valuterebbe un complesso aziendale di questo tipo facendo riferimento a situazioni disastrose determinate da eventi che – la si può pensare come vuole – sono degli eventi eccezionali, ovvero quelli legati alla pandemia, signor Ministro.
  Rinviare perché il compratore oggi è unico. Anche questa mi sembra una considerazione di chi vuole rinviare a tutti i costi. È stato aperto il dossier per un sacco di tempo, si è presentato un unico compratore. Mi pare addirittura irrispettoso nei confronti di quell'unico compratore che si è fatto avanti nel momento in cui si dice: «Alt! Fermi tutti. Cambiamo idea, blocchiamo tutto perché sei venuto solamente tu a parlarmi». Se siamo liberali, dobbiamo essere liberali fino in fondo quando ci approcciamo a dei temi economici.
  Rinviare perché dobbiamo avere il tempo – come diceva il collega Fassina – per definire una strategia del credito perché c'è una situazione duopolistica. Come si fa a definire la strategia del credito lasciando aperto un dossier che è già aperto da così tanto tempo e che ha prodotto perdite per 32 miliardi di euro in oltre dieci anni?
  Vado direttamente alle conclusioni per dire che allungare i tempi con altri artifizi vuol dire aggravare il saldo negativo di questo dossier che grava sui contribuenti. Non dimentichiamo anche che questo significherebbe aggravare il salasso che si è determinato, per tante ragioni di cui non dobbiamo discutere, a carico dell'erario e dei contribuenti. Per quanto riguarda le cose che adeguatamente il Ministro ci ha spiegato che devono essere trasmesse a Pag. 23 UniCredit, ricordiamo sempre una cosa: UniCredit è una grande banca, è l'orgoglio italiano in tutto il mondo e ha migliaia di azionisti e clienti e che quindi non si può negoziare con condizioni d'imperio nei confronti di UniCredit. Non possiamo proporre se non operazioni che siano di mercato. Completo dicendo che siamo contro il rinvio del dossier, ci si assuma la responsabilità. Noi di Azione e Più Europa siamo con il Governo in questa fase.

  RAFFAELE BARATTO . Grazie Ministro. Siamo nuovamente in questa sede a discutere di una delle crisi bancarie che hanno duramente colpito il nostro Paese, strappando a migliaia di risparmiatori italiani, da un giorno all'altro, i risultati di decenni di fatiche e risparmi meritevolmente accumulati.
  La storia del Monte Paschi di Siena ha per moltissimi versi affinità elettive con la tragedia – non esito a definirla tale – delle banche del territorio da cui io provengo: il Veneto. In quel territorio la crisi e la successiva liquidazione di due tra quelle che credevamo le due più solide banche del territorio hanno annientato anni di crescita e benessere, azzerando l'incremento di qualità della vita e di ricchezza prodotto dalla generazione di padri e di coloro che vissero in quelle terre il boom degli anni Ottanta. Gli asset più redditizi di quelle banche vennero ceduti, se di cessione si può parlare, considerate le condizioni, a un grande gruppo bancario italiano lasciando allo Stato gli adempimenti più gravosi: il ristoro dei risparmiatori e la gestione degli esuberi. Un film che sembra – dalle indiscrezioni di stampa – riguardare anche il caso di cui oggi discutiamo.
  C'è una differenza fondamentale in questo caso: una differenza di oltre 5 miliardi che lo Stato ha immesso nottetempo nel capitale di Monte dei Paschi, permettendo la sua sopravvivenza con iniezioni di liquidità senza pari. Basti pensare che, forse con un quinto di quella somma, si sarebbe potuto salvare il sistema bancario veneto ed evitare la crisi grave e localizzata di un intero sistema industriale. Questo almeno ci raccontano i numeri e la cronaca dei ritardi con cui in quei casi la politica, purtroppo anche veneta, ha mancato di agire.
  Per UniCredit l'acquisto di alcuni asset del Monte dei Paschi è solamente un'opportunità di rilevare – cito le parole di Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit: «Un perimetro accuratamente definito e un'adeguata mitigazione del rischio». Vorrei soffermarmi su queste parole perché danno il segno di cosa stiamo discutendo qui, così come lo danno i numeri. Non è ammissibile, io credo, che si certifichi, dopo l'investimento che lo Stato ha fatto in Monte dei Paschi, l'ennesima svendita di capitale dei cittadini a danno dei risparmiatori, dei dipendenti e degli azionisti. Io credo e spero che non sia ammissibile nemmeno nell'intenzione di questo Governo e di questa maggioranza sopportare nuovamente costi, che si aggirano intorno al miliardo, per mitigare il rischio di UniCredit: un soggetto solvibile, altamente capitalizzato e in grado di valutare e assumere i rischi di un'operazione come questa.
  Questa acquisizione, contrariamente a quanto sembra esserci presentato, non si deve fare per forza. Va fatta a condizioni eque che passano necessariamente per la salvaguardia di posti di lavoro, la remunerazione del capitale investito dallo Stato e dai cittadini e la salvaguardia dei presìdi dei territori. Ministro, lei ha ben detto che è importante il marchio e ha ben detto che è assolutamente importante il territorio. Per questo come gruppo, ma anche io personalmente, la ringrazio della sua sensibilità. Però per questo, Ministro, la prego di continuare a negoziare e, se è opportuno, allunghiamo un po' i tempi perché non si uccide nessuno. Anzi, salviamo i territori, salviamo una banca e soprattutto i nostri cittadini che ne hanno assolutamente bisogno.

  ANDREA DE BERTOLDI . Signor Ministro, Monte dei Paschi di Siena rispetta i requisiti patrimoniali. Lo ha detto bene il collega Bagnai prima ed è un dato oggettivo. Monte dei Paschi di Siena ha una semestrale in uscita fra poche ore, che comunque evidenzia un trend positivo. Io sono un commercialista, signor Ministro, Pag. 24 un uomo abituato a vivere e a lavorare nelle aziende e nelle imprese. Io non ho mai visto un mio cliente che si affida così velocemente e con tanto desiderio a un unico compratore. Addirittura ho sentito prima il rappresentante di Azione e Più Europa – poi farò una battuta – escludere in ogni modo la richiesta di una possibile deroga. Chi sa muoversi nei mercati, chi è abituato a compravendere, chi è abituato a trattare di certo non si muoverebbe con questa celerità, con questa volontà di finire nelle mani dell'unico compratore che si sarebbe ad ora presentato.
  Questo accade peraltro in un momento nel quale i dati oggettivi patrimoniali e reddituali stanno dando una prospettiva di ripresa. Questo mi fa pensare e non vorrei che mi facesse pensare male. Tra qualche settimana il segretario di un importante partito si candida proprio a Siena, non vorrei che ci fossero delle coincidenze. Questo mi fa pensare che qualche Ministro del passato, che oggi è in UniCredit, è lo stesso Ministro che fece i decreti che permisero a Banca Intesa di fare un boccone delle banche venete e lucrare 5 miliardi alle spalle di fatto del pubblico e dei risparmiatori che li hanno persi. Ci sono delle coincidenze che mi fanno pensare, ma io voglio credere – perché lo credo davvero, sinceramente – che il presidente Draghi (non la maggioranza, ma il presidente Draghi e lei, signor Ministro, per la sua storia personale) vogliate invece davvero il bene e l'interesse del Paese e quindi vogliate aprire a una deroga.
  In questi due anni con il COVID si è derogato a tutto. Abbiamo spostato pagamenti – giustamente – mutui e debiti. Tutto si è spostato, anche i matrimoni perché si è impedito persino ai giovani di sposarsi. Però non si può spostare la data del 31 dicembre. Mi sembra tanto di vedere un film, collega, perché mi riferivo a lei e a Azione e Più Europa. Un anno e mezzo fa, se si parlava di uno sforamento del deficit dello 0,1, si veniva tacciati di essere dei lesionisti, dei disgraziati, delle persone che volevano mandare in rovina il Paese. Quelle stesse persone che non volevano crescere dello 0,1 sono quelli che giustamente oggi tranquillamente portano il deficit a più 5, più 6, più 7, più 8. Oggi mi sembra che sia rimasto ancora qualche giapponese che difende il 31 dicembre 2021 come qualcosa che non si può toccare.
  Signor Ministro, io la invito sinceramente a riconsiderare quella data, che non è un totem e non è un obbligo. L'obbligo vero è quello che abbiamo nei confronti dei cittadini, dei residenti in Toscana, dei lavoratori di Monte dei Paschi, che vogliono che questa banca venga tutelata. La banca più antica del mondo è la banca più distrutta e più clientelare del mondo, perché è stata così trattata da coloro che l'hanno gestita. Non lo faccio per ragioni di eleganza, ma hanno un nome e un cognome le formazioni politiche che hanno gestito questa banca. Magari sarebbe interessante anche capire come il Governo – ne abbiamo parlato in Commissione di inchiesta sul sistema bancario nei giorni scorsi – voglia intraprendere qualche azione di responsabilità, perché chi ha distrutto deve anche rispondere e non lo dice un giustizialista, ma un garantista quale sono io e il mio partito. Detto questo spero di non aver disturbato qualche forza di maggioranza con la verità dei fatti perché la storia è verità e chi ha comandato e guidato Monte dei Paschi non può non avere dei nomi e dei cognomi, nel bene e nel male. Però non voglio farmi trascinare nella polemica. Chiedo scusa al presidente se sforerò di qualche secondo, ma siamo una piccola opposizione e spero almeno ci venga lasciata la possibilità di parlare.
  Vorrei riavvolgere il nastro sul tema Monte dei Paschi, signor Ministro, e quindi vorrei porre una domanda a lei, ma vorrei che la maggioranza la ponesse al Parlamento. Quale tipo di sistema bancario noi vogliamo per il nostro Paese? Questa è una domanda che viene prima del rapporto UniCredit-Monte dei Paschi. Vogliamo davvero un sistema bancario improntato su due gambe, su due colossi – Banca Intesa e UniCredit – uno dei quali sappiamo poi anche di fatto essere italiano solo formalmente? Però non voglio poi entrare nel distinguo. Oppure vogliamo un sistema bancario aperto a gruppi bancari territoriali, Pag. 25 che salvaguardino la specificità, la territorialità delle nostre banche?
  Io mi domando questo, signor Ministro, e concludo: dopo avere regalato cinque miliardi a Banca Intesa, dopo avere speso quattro miliardi di fondi pubblici in Monte dei Paschi – doveroso in quel momento – mi domando se oggi vogliamo utilizzare un altro miliardo e mezzo o due; tutto il discorso è relativo ovviamente ai crediti per imposte anticipate che diventano crediti d'imposta. Mi domando se vogliamo ulteriormente procedere in questa direzione o se vogliamo magari invece riflettere. Ecco perché spostare il termine, per riflettere sul fatto che abbiamo un Centro-Sud che ha tanto bisogno di sviluppo.
  Perché non interloquire con quel Mediocredito Centrale, il quale magari con quel miliardo e mezzo o due e qualche costruzione manageriale attorno potrebbe realizzare davvero una banca atta a determinare una presenza significativa nel Sud? Sappiamo che Banca Popolare di Bari oggi è presente di fatto solo in Puglia e poco più, ma in Campania, in Calabria e in Sicilia non c'è, mentre Monte dei Paschi c'è. Perché il Governo – cioè l'interesse dei cittadini, degli italiani – non si impegna per far sì che Monte dei Paschi possa rappresentare la prospettiva per il nostro Mezzogiorno? Questa è una domanda che le pongo davvero, e ho concluso, nell'interesse del Paese e quindi rivediamo i termini, signor Ministro. Una trattativa che si chiude con un unico potenziale acquirente che detta legge non è una trattativa, ma è una sconfitta per il Paese, per i risparmiatori, per i cittadini e per gli italiani tutti.

  DAVIDE ZANICHELLI . Signor Ministro, di fatto bisogna prendere atto che la situazione è quella che è ed è stata disegnata dagli interventi e non intendo ripeterli. Però il contesto politico che si sta disegnando intorno a questa partita non può che generare inevitabilmente attenzione. Per questo anche le strade che deve prendere il Governo devono fugare il campo rispetto a qualsiasi forma di perplessità, anche se non è fondata.
  Da questo punto di vista, se la trattativa sta per essere quella, un tentativo, dal mio punto di vista, dal nostro punto di vista, di prorogare i termini deve essere fatto. Diverse parti politiche glielo stanno chiedendo e questo può essere uno strumento per raggiungere quella cosa che alla fine siamo tutti qua a difendere: l'interesse principale che è quello del Paese, dei contribuenti, del risparmiatore e del sistema bancario in generale.
  Dovremmo prendere tempo per cosa? Io ho cercato di venire qui anche con una sorta di soluzione. Ho ascoltato la sua relazione e molto spesso ho sentito che cercate un partner. L'intendimento di uno degli emendamenti nella legge di bilancio sulle DTA – deferred tax asset che avevamo proposto era quello di limitare l'uso delle DTA e, proprio nell'ottica del Monte dei Paschi di Siena, una delle possibili strade che avevamo avanzato era quella di aprire non solamente a un partner, ma a un pool di partner. Se cerchiamo per una banca di sistema una soluzione da parte di un unico soggetto, chiaramente in Italia ne abbiamo due. Se invece proviamo a ragionare su una soluzione che possa integrare diversi istituti bancari insieme, probabilmente otterremo una soluzione che può essere sicuramente un po' più articolata e non lo nego. Però può fugare il campo rispetto a delle polemiche che si stanno sollevando e di cui abbiamo avuto prova proprio in questa sede. E probabilmente avremo anche un sistema bancario italiano che maggiormente tutela l'aspetto della concorrenza, che è un altro degli aspetti di cui, a valle di questa operazione, dobbiamo tener conto. Io mi permetto sommessamente di suggerirle che ancora il tempo c'è per fare entrambe le cose e quindi di chiedere tempo e convocare un tavolo per far sì che, visto che il problema è del sistema, la soluzione possa venire con un contributo del sistema.
  Infine mi fa piacere aver sentito le sue parole sulla tutela del marchio della banca più antica del mondo, che è una cosa che abbiamo in Italia. Però c'è un'esortazione che faccio anche a questo Governo, perché la disinvoltura che c'è stata nell'utilizzare la politica nelle banche è stata una cosa che ha macchiato la storia di questo Paese. Lannutti ha fatto un esempio che si riferiscePag. 26  a diversi decenni addietro, forse anche di più. Servono presìdi chiari perché politica e banche abbiano un rapporto sano anche nell'interesse dei contribuenti e dei cittadini italiani.

  GUGLIELMO PICCHI . Ministro, grazie di essere qui a riferire. Probabilmente il tempo non è quello giusto: dovevamo aspettare l'esito della semestrale di domani e questo forse sarebbe stato opportuno anche per aprire la negoziazione con UniCredit. Non siamo per questo particolarmente soddisfatti come Lega di come è stata gestita finora la questione di comunicazione sul Monte dei Paschi.
  È evidente che la politica ha distrutto valore economico, posti di lavoro e la dignità in quel di Siena. Noi come parte politica non ci rassegniamo a quello che pare essere il sacco di Siena e quella politica ha un nome e cognome preciso che si chiama Partito Democratico. La nostra non è una battaglia di retroguardia, ma è una battaglia per salvaguardare le regole di mercato, proteggere le tasse dei contribuenti, migliaia di posti di lavoro e 549 anni di storia bancaria dei senesi e dell'Italia. L'operazione che si sta delineando, di cui lei ha parlato, non è un'operazione di mercato, ma è un'operazione fortemente sussidiata. Si possono girare i numeri come si vuole, ma è un costo per i contribuenti tra i 5 e i 7 miliardi di euro, al quale magari dovremmo anche aggiungere la perdita di valore della partecipazione. Sappiamo bene che abbiamo preso in carico a X euro per azione e quindi a quel numero dobbiamo aggiungere tra i 3 e i 4 miliardi di perdite ulteriori che noi abbiamo perché non applichiamo la diligenza del buon padre di famiglia e, anzi, andiamo ad azzerare la nostra partecipazione.
  Questa operazione non è di mercato, certamente non è in linea con lo spirito delle regole europee che tanto stanno a cuore a questo Parlamento e naturalmente anche al Governo. Almeno rilanciare la banca è sostanzialmente possibile. Lei lo ha escluso, ma io credo che di fronte a due trimestri buoni (le anticipazioni di mercato sono positive) e potenzialmente, se l'andamento è in linea con il PIL atteso del prossimo anno e mezzo, avremo altri sei trimestri di crescita attesa per il Monte dei Paschi. Entrare oggi in una negoziazione con una prospettiva di sei trimestri positivi cambia il gioco. Valorizzare la partecipazione, quella è una vera operazione di mercato, un'operazione sensata che evita macelleria sociale e contraccolpi mortali per una piccola economia come quella di Siena e della Toscana.
  Sui giornali si è letto di scambio, di lasciare qualche elemosina a Siena con il Polo di Scienze della vita. Quelle sono cose irricevibili ed è anche immorale solo proporle. L'intervista del candidato Enrico Letta proprio su questo tema dimostra la lontananza e l'ignoranza totale di Enrico Letta su che cosa sia il sistema di Toscana Life Sciences. Noi siamo molto preoccupati anche di un fatto che all'apparenza non è stato affrontato qui: il modo maldestro con cui è stata condotta dall'azionista la causa in corso della Fondazione Monte dei Paschi con la banca. Quello è stato l'elemento propedeutico all'apertura della trattativa e di questo non si è detto nulla. La cosa grave è che una precisa parte politica che ha nominato rappresentanze nella deputazione generale della Fondazione si rifiuta di convocare la Fondazione per avere chiarezza sui termini dell'accordo e solo per il via libera di quell'accordo oggi c'è la data room di UniCredit. Ricordo che sotto la gestione di qualche collega qui presente – in senso di partito politico, non naturalmente di responsabilità personale – la Fondazione valeva solo 11 miliardi alla sua costituzione e oggi ne vale 430.
  Quindi noi cosa chiediamo al Ministero dell'economia e delle finanze? Noi chiediamo di operare, d'accordo con il Parlamento e con il coinvolgimento del territorio e degli enti locali – il sindaco De Mossi ieri ha chiesto chiaramente di essere coinvolto – per trovare un'alternativa allo spezzatino. Noi vigileremo con molta attenzione. Credo che il Parlamento – che tornerà a riunirsi il 7 settembre, quasi in prossimità della scadenza dei termini della due diligence – debba esprimersi su questo. La Lega chiederà alla maggioranza di esprimersi su questo per dare un indirizzo chiaro Pag. 27 al Parlamento, perché ricordo che noi siamo eletti per tutelare l'erario e gli interessi dei territori. Il Governo, fino a prova contraria, segue gli indirizzi del Parlamento e credo che sia necessario e dovuto dare questo indirizzo.
  Chiudo dicendo che – vicende politiche o meno – noi sappiamo che il 3 ottobre si vota e il deputato nostro collega che si è dimesso e che era il deputato di Siena è l'attuale presidente di UniCredit. Questo è un conflitto di interesse che continua, ma crediamo che i senesi saranno intelligenti e il 3 ottobre sceglieranno quale nostro prossimo collega Tommaso Marrocchesi Marzi.

  MAURO MARIA MARINO . Grazie, signor Ministro, per essere qui adempiendo ai suoi doveri di ufficio. Grazie ai presidenti per avere dato centralità al Parlamento nelle sedi proprie, dove si possono affrontare i temi con un livello di specificità importante e istituzionale.
  Io considero questa come una propaggine di un quadro che un tempo era molto, molto più complicato. Adesso si stava incominciando a intravedere la luce in fondo al tunnel e poi invece è arrivato il COVID, che ci deve far preoccupare per le conseguenze future. Dico questo in relazione a quello che noi dobbiamo fare, perché noi, che stavamo uscendo da un tunnel, rischiamo fra poco di trovarci in una situazione di grande complessità nel momento in cui si dovrà rientrare da tutta una serie di prestiti che sono stati effettuati. Se non vedremo un'adeguata ripresa, con difficoltà questi prestiti potranno essere restituiti sia dai privati sia soprattutto dalle imprese.
  Perché faccio questa considerazione? Questa considerazione paradossalmente ci deve portare ad accelerare in funzione preventiva rispetto a quello che potrebbe essere un secondo momento di difficoltà di altro tipo. Io non entro nell'analisi delle responsabilità, perché le responsabilità sono tantissime e soprattutto tantissime riguardano il periodo prima della grande crisi del 2007. Faccio soltanto una citazione rispetto a questo caso specifico. Io ricordo quello che era emerso nella Commissione d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, quella della scorsa legislatura, ad esempio sulle responsabilità che aveva avuto la Fondazione del Monte dei Paschi di Siena nel determinare scelte che poi non si sono rivelate assolutamente positive. Queste responsabilità, e il portato delle stesse, sono state poi di fatto incrementate dalla crisi del 2007 e del 2008. Se tutto questo è vero, io penso che noi abbiamo in questo momento la necessità di operare, da una parte, un'accelerazione sana e intelligente e, dall'altra, quella di mettere al sicuro il sistema bancario italiano.
  Mi sembra di capire dagli interventi – prescindendo dalle posizioni politiche – che questa sia una posizione condivisa e questo lo vedo come un momento di crescita. Perché nella scorsa legislatura – quindi nel passato – sembrava quasi che intervenire per difendere il sistema bancario italiano tutto fosse da una parte difendere gli interessi delle banche oppure cercare di difendere gli interessi dei risparmiatori. No, è tutto l'insieme che doveva essere preservato e che abbiamo cercato di preservare. Io penso che se questi presupposti sono considerati accettabili, noi abbiamo avuto due fasi completamente diverse. C'è stata una fase prima dell'agosto del 2013 e una dopo l'agosto del 2013 e lo spartiacque è stato rappresentato dalla Banking communication. Da lì è iniziato un lungo percorso che – snodandosi nel recepimento nella legislatura italiana dal 2015 al 2017 – ci ha permesso di affrontare la crisi di quelle che gergalmente venivano chiamate le «quattro banchette», perché erano di dimensioni più ristrette rispetto ad altre, le crisi delle due banche venete e la crisi di Monte dei Paschi di Siena, dove erano stati impiegati 5,4 miliardi. Prima un collega diceva che sono stati messi nottetempo. No, io ricordo le discussioni lunghe e articolate che vennero fatte nelle sedi proprie, proprio per cercare di capire quale fosse lo strumento migliore. Ognuna di queste crisi venne affrontata utilizzando uno strumento diverso e soprattutto mai utilizzando il bail-in, che era una specie di spada di Damocle che incombeva e di cui si narrava negativamente, ma che noi siamo sempre riusciti a evitare.Pag. 28 
  Cercando di chiudere dico che noi venivamo da un periodo in cui – ricordo a me stesso – avevamo 360 miliardi di NPL, mettendo insieme sofferenze e incagli. Adesso abbiamo dei dati oggettivi. Ci sono degli stress test che sono stati fatti su uno scenario di base e su uno scenario avverso, che rappresentano un quadro oggettivo abbastanza preoccupante, ma questo quadro preoccupante non deve creare terrorismo psicologico. Io ricordo quando c'erano le file davanti agli sportelli, anche del Monte dei Paschi, per andare a ritirare i soldi perché si temeva che ci fosse un default. Perché dico tutto questo? Io vedo un filo rosso di continuità nell'azione che è stata svolta da alcuni Governi del passato con quella che è l'azione che siamo chiamati adesso a svolgere con coscienza di causa.
  C'è questo elemento di continuità, ci sono degli impegni che abbiamo preso con gli altri Paesi europei – pacta sunt servanda. C'è un tema di credibilità nei confronti dell'Europa, ma anche verso il Paese, i lavoratori, gli investitori, i cittadini. Ricorriamo al mercato, dobbiamo fare in fretta. Il collega Zanichelli ha ragione quando dice che forse un pool di partner sarebbe stato meglio che una banca di sistema sola. Però l'offerta questa è stata: due competitor, di cui uno che si è ritirato. A questo punto – e chiudo da dove avevo iniziato – siccome all'orizzonte potrebbero esserci nubi più fosche, è meglio accelerare e tutelare il sistema e i cittadini. Grazie per quello che state facendo.

  DANIELE PESCO . Non nascondo un pochino di imbarazzo. Scusate colleghi però un po' d'imbarazzo, lo ammetto per onestà intellettuale. UniCredit è l'unico compratore che si è dichiarato e ha come presidente l'ex Ministro Padoan. Dobbiamo ricordarlo, colleghi. Purtroppo devo ricordarlo. È lo stesso Ministro che ha reso pubblica la banca Monte dei Paschi, acquisendola nel bilancio tra le partecipate dello Stato e questo va ammesso. È una cosa che è logico crei imbarazzo. C'è imbarazzo anche nel vedere la storia di Monte dei Paschi e non solo per la gestione degli ultimi anni, ma anche per quello che c'è alle spalle. Antonveneta che cos'era? Diciamo che serviva a contenere il fallimento di Federconsorzi, che ha pesato in Banca Nazionale dell'Agricoltura, che si è fusa con Antonveneta e poi è arrivata in Monte dei Paschi. È chiaro che dietro all'acquisizione di Antonveneta c'era un'operazione di sistema, non era una scelta sprovveduta dell'allora amministratore delegato e del presidente del Monte dei Paschi. Sicuramente c'era qualcosa dietro e dobbiamo riconoscerlo.
  Allo stesso modo anche questa attività di vendita a UniCredit mi sembra veramente un'azione di mercato, un'azione del sistema bancario e quindi è un'azione forte che dobbiamo valutare bene. Per questo unisco la mia preghiera a quella degli altri di cercare di prendere tempo per valutare bene tutte le possibilità che ci possono essere. Perché dico questo? UniCredit è l'unico che si è fatto avanti, ma ha già dettato delle condizioni e ce le ha elencate. Secondo me queste condizioni potrebbero essere espresse anche verso altri competitor e magari non per forza esteri, visto che teniamo al fatto che questi conti correnti rimangano quantomeno in banche dove lavorano persone italiane e sono gestite da persone italiane. Sarebbe utile fare in modo che queste attività rimangano in Italia, sono perfettamente d'accordo su questo.
  Però dovremmo provare anche ad aprire ad altri perché secondo me la cosa più importante da fare è contemperare l'esigenza di tutela del risparmio e dei lavoratori con quella, soprattutto, dei conti pubblici. Per questo dobbiamo fare il possibile per trovare la soluzione economicamente più vantaggiosa e quindi mettere sul piatto tutte le possibilità. Tra le cose che ci ha detto, ho sicuramente apprezzato il fatto che vi è la possibilità che lo Stato resti in UniCredit, così come può restare anche in altre banche che potranno acquisire gli sportelli di Monte dei Paschi. Questo è buono perché diamo la possibilità allo Stato di rientrare, magari in un tempo sicuramente lungo, delle perdite che ha avuto entrando in questa attività ed è una cosa importante.
  Però dovremmo ricordare un po' tutto, come il fatto che ci sono sicuramente dieci miliardi, ne ha parlato lei prima. Non ha Pag. 29 dato questa cifra però sappiamo che il contenzioso è di 10 miliardi: probabilmente verrà ridotto grazie a un accordo che è stato fatto con la Fondazione, ma rimane alto e quindi il costo è alto. Probabilmente anche per questo non si sono avvicinati eventuali competitor. Però una volta che il contenzioso viene superato, le sofferenze vengono eliminate e poi c'è la questione AXA. Dobbiamo ricordare anche quella, c'è scritto sui giornali. Si parla di un altro miliardo per AXA perché se cambia l'azionariato, probabilmente vi è un output per AXA, che chiederà di essere indennizzata e quindi anche questo va ricordato. Dobbiamo mettere tutto sul tavolo per riuscire a capire qual è la soluzione economicamente più vantaggiosa ed è importante farlo. Per questo la prego, cerchiamo di prendere tempo e di valutare tutto nel modo più corretto nell'interesse dei conti pubblici e nell'interesse dei cittadini italiani.

  LUCIANO D'ALFONSO , presidente della 6ª Commissione del Senato della Repubblica. Il mio è un intervento filiforme per ringraziare il Ministro Franco rispetto al lavoro che abbiamo fatto oggi. Questo lavoro è stato anche facilitato dal comma della legge di bilancio che nei fatti rappresenta un intelligente vincolo in questa attività istruttoria. Noi dobbiamo assumere il tempo come una categoria che ci interessa, però nel quadro giuridico europeo. Siamo alle prese con un negoziato che darà luogo a una contrattazione e poi si concluderà con un contratto. Il mercato è il luogo all'interno del quale si è attivato il negoziato, la contrattazione. Rispetto al mercato l'interesse che ci è pervenuto – ci ha detto il Ministro con questa relazione per la quale tutti lo abbiamo ringraziato – è l'interesse di un fondo e l'interesse di un soggetto tipicamente bancario.
  Quali sono adesso le condizioni attraverso le quali si possono comporre gli interessi? Quelle che noi ci possiamo mettere come condizioni di spinta nel quadro giuridico europeo e anche quelli che sono gli interessi sostenibili del soggetto che ha manifestato interesse. Quali sono le ragioni per le quali un organo a rilevanza politica come queste Commissioni congiunte – ma anche il Parlamento, ma anche le espressioni territoriali – devono dare e possono dare indirizzo? Noi dobbiamo conservare quello che nel diritto si chiama la consistenza giuridica contrattuale dei rapporti, degli interessi. Di questa consistenza qual è la parte più significativa? Abbiano ascoltato quello che hanno richiamato i colleghi – mi ha molto incuriosito quella ricostruzione storica che ha fatto Fragomeli, evocando anche la scoperta dell'America: io ho passione per la storia e mi ha sfilato questa originalità.
  Qual è il dato che ci preme oggi qui incassare e anche strumentalizzare? Nella regione Toscana e a Siena questa è stata una infrastruttura di identità, di economia, di promozione finanziaria e anche di collocazione – starei per dire – culturale. La finanziaria regionale della Toscana ha visto il coinvolgimento di questo soggetto, un coinvolgimento che ha permesso le start-up e che ha permesso anche una flessibilità istituzionale di accompagnamento del nuovo. Tutto questo fin dove è possibile recuperarlo e rilanciarlo? Lo dirà la forza della contrattazione.
  Che cos'è che io mi riporto a casa come persona fisica e giuridica? L'autonomia di un racconto istruttorio che ci ha fatto il Ministro. Siamo lontani dagli anni passati nei quali c'era come una specie di conduzione forzosa. Questa storia comincia nel 2017 e le abbiamo dato anche un giudizio di validazione, in parte. C'è il quadro giuridico europeo che comunque rappresenta un contesto che non possiamo scavallare.
  Ministro, non deve essere questa l'unica occasione nella quale ci troviamo. Quel comma della legge di bilancio non si esaurisce con questo confronto. Dobbiamo continuare a monitorare facendo in modo che prima di tutto il marchio sia tutelato. Lei lo ha detto, in economia si parla anche di avviamento. C'è un bellissimo scritto intitolato Perché le nazioni falliscono. La differenza tra prosperità e povertà è anche nel non disperdere i valori. Noi dobbiamo evitare lo spezzatino, la dispersione. Dobbiamo fare in modo che il marchio si conservi e si conservi una forza di territorialità.Pag. 30  Questo non significa che i cognomi che guideranno il nuovo soggetto debbano avere i natali lì; significa che il prodotto finanziario deve essere adesivo a quell'economia, a quei territori, a quelle caratteristiche. L'adesività, quasi una conformazione corrispondente. È possibile fare questo? Secondo me sì. Teniamo anche da conto che il risanamento di questi malati dell'economia moderna è un risanamento che è costato molto nell'altrove dell'Europa. È stata richiamata l'entità dei numeri impegnativi che sono costati altrove in Europa. Noi lo dobbiamo portare a termine.
  Non deve essere un resuscitare qualcosa che non funziona, ma fare in modo che riassuma forza qualcosa che è capace di funzionamento. La Toscana, e l'Italia attraverso la Toscana, hanno bisogno di questo giocatore finanziario, di questo operatore finanziario. Al Ministro io chiedo personalmente di continuare a lavorare insieme, evitiamo le sorprese. Lo ha detto con la sua relazione: non ci sarà nascondimento perché questo è l'unico modo per chiamare tutti alla responsabilità. Tutti devono essere responsabili. Noi dobbiamo mettere fuori l'emotività anche quando rivendichiamo le ragioni dei territori.

  PRESIDENTE . Cedo la parola al Ministro, che ha chiesto di svolgere una semplice precisazione di merito.

  DANIELE FRANCO , Ministro dell'economia e delle finanze. Volevo ringraziare i deputati e i senatori per tutti i commenti. Ovviamente noi terremo conto di tutte le indicazioni e delle sfumature diverse che sono state espresse.
  Solo una questione di metodo. Quello che noi abbiamo avviato con UniCredit è un percorso che si muove – come ho detto – su delle tracce già indicate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'autunno scorso; dagli impegni sui tempi, che qui sono stati criticati da molti di voi, ma l'impegno era quello; da strumenti come quello delle DTA, già nella normativa vigente. Voglio dire che ci stiamo muovendo su delle tracce già indicate. Ci stiamo muovendo per cercare di risolvere un problema che si trascina da anni, purtroppo. Ovviamente sappiamo che i dati che verranno pubblicati domani sono positivi e questo va benissimo. Se i conti della banca miglioreranno decisamente, questo la farà valere di più e ridurrà gli oneri per lo Stato. Questa è un'ottima cosa, ma teniamo conto che c'è una storia che si trascina da tanto tempo e dei risultati degli stress test.
  È un'operazione complicata che coinvolge due soggetti quotati e che ha molte sfaccettature. È un'operazione che ha un'unica controparte perché abbiamo un'unica controparte che si è fatta avanti. Alla fine di questo percorso – come ho detto prima – ne discuteremo nell'ambito del Governo, in Consiglio dei ministri, e ne discuteremo di nuovo in Parlamento. A quel punto vedremo quali sono gli oneri, quali sono le soluzioni per l'occupazione, per la rete, per tutto quanto. Credo che l'esito sarà trasparente, perché ovviamente è una discussione che si sta sviluppando in modo tutto sommato trasparente. È quello che vedete: alla fine sarà un pacchetto che potrà piacere o non piacere e potrà essere approvato o non approvato, ma da parte mia e del Governo non c'è nessun interesse a nascondere alcunché.
  È una trattativa che parte su basi solide. Non saremmo partiti se non pensassimo che non ci sia da entrambe le parti un margine per trovare una soluzione di mutuo interesse. Abbiamo un partner industriale solido, però vorrei precisare un punto. Noi proporremo un pacchetto finale solo se saremo convinti come Governo che il pacchetto sarà adeguato. Se dovessimo pensare alla fine di questo percorso che il pacchetto non sia adeguato – vi ho detto prima delle nostre priorità – non cercheremo di chiuderlo a tutti i costi, vorrei che questo fosse assolutamente chiaro. Io auspico che si chiuda per i motivi che ho detto prima e lo auspico fortemente.
  Lavoreremo affinché si trovi una soluzione e credo ci siano i margini per trovare una soluzione, ma non chiuderemo a qualsiasi costo. Non lo faremo noi, ma non lo farà nemmeno UniCredit e questo deve essere evidente. Sarà un confronto complesso, alla fine del quale Governo e ParlamentoPag. 31  vedranno se la soluzione sarà adeguata. A quel punto ci si porrà di nuovo il problema dei tempi, se la soluzione non sarà adeguata. Però al momento ci sono dei binari e noi stiamo seguendo quei binari. Spero che si arrivi in fondo. Quando si arriverà in fondo, tornerò io – se sarò ancora qui – a spiegare quello che avremo raggiunto. Spero che sarà una soluzione che possa essere accettabile per il territorio, la città, il Governo e il Parlamento.
  Un'ultima annotazione. Io non ho problemi sul fatto che il Ministro sia criticato e che si avanzino su di lui sospetti. Sono meno contento quando questo riguarda i dirigenti delle strutture dello Stato, questo lo trovo poco gradevole. Questa è solo un'annotazione. Mentre i Ministri sono qua per essere ovviamente criticati. Tutto qua, grazie a tutti.

  PRESIDENTE . Ringrazio il Ministro Daniele Franco e dichiaro conclusa l'audizione.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal Ministro Franco (vedi allegato).

  La seduta termina alle 22.20

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ALLEGATO

COMMISSIONI RIUNITE FINANZE CAMERA E SENATO INFORMATIVA SU BANCA MONTE PASCHI DI SIENA4 AGOSTO 2021

  Gentili Presidenti, Onorevoli Deputate e Deputati, Senatrici e Senatori,
  Vi ringrazio per l'invito a riferire in ordine ai recenti sviluppi e alle prospettive relativi alla partecipazione dello Stato nel gruppo bancario Banca Monte dei Paschi di Siena (BMPS). A tal fine ritengo utile prendere le mosse dal contesto in cui lo Stato ha assunto la suddetta partecipazione e ripercorrere brevemente la sequenza di eventi e interventi normativi che si sono succeduti nel corso degli ultimi quattro anni e che hanno condotto alle recenti interlocuzioni con il gruppo bancario Unicredit (UCG).

1. La ricapitalizzazione precauzionale dello Stato del 2017

  L'ingresso dello Stato nel capitale di Monte Paschi di Siena (da qui «Banca» o «BMPS») è avvenuto nel luglio del 2017 nell'ambito di una operazione di ricapitalizzazione precauzionale, ai sensi della Direttiva europea 2014/59/UE sul quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento, autorizzata dalla Commissione europea e dalle competenti autorità di Vigilanza.
  L'intervento con fondi pubblici, come noto, ha fatto seguito ai risultati emersi negli stress test condotti tra il febbraio e il luglio del 2016 dall'Autorità Bancaria Europea (ABE). Nel dettaglio, la situazione della Banca, sebbene stabile nello scenario base, si presentava critica nell'ipotesi di scenario avverso. In quest'ultimo alla fine del 2018 BMPS avrebbe mostrato un significativo peggioramento della situazione patrimoniale, con un capitale di qualità primaria negativo.
  Le autorità di Vigilanza hanno chiesto alla Banca l'adozione di misure correttive, in particolare per ristabilire un capitale adeguato(1) . L'iniziale piano di ricapitalizzazione della Banca è fallito per l'impossibilità di reperire risorse sul mercato.
  Il 23 dicembre 2016 il Governo ha adottato il decreto-legge n. 237/2016, che ha specificatamente disciplinato l'istituto della ricapitalizzazione precauzionale. Questo ha consentito di evitare che difficoltà ipotetiche si tramutassero in difficoltà effettive con le relative conseguenze negative per la stabilità del sistema finanziario.
  La Banca, ai sensi del predetto Decreto, il 30 dicembre del 2016 ha presentato formale istanza per l'intervento pubblico in forma di ricapitalizzazione.
  La ricapitalizzazione precauzionale ha richiesto la stesura di un piano di ristrutturazione della Banca da attuare nell'arco del periodo 2017-2021 e di una lista di impegni collegati che lo Stato italiano ha Pag. 33 assunto, anche per conto di BMPS, nei confronti della Commissione europea(2) .
  Tale piano è stato oggetto di valutazione sia da parte dell'Autorità di Vigilanza, con riferimento ai profili di adeguatezza patrimoniale, che da parte della Commissione europea, per la compatibilità dell'intervento con la normativa sugli aiuti di Stato.
  Tra gli impegni principali che riguardano direttamente lo Stato si rammenta in questo contesto quello relativo alla dismissione della partecipazione in BMPS da parte dello Stato entro la conclusione del periodo di ristrutturazione del Piano, vale a dire entro la fine del 2021 (impegno n. 11).
  Inoltre, il Piano, nell'ottica di riportare la Banca in condizioni di redditività e competitività a partire dal 2021, prevedeva impegni sulle politiche creditizie e di gestione del rischio, sulla distribuzione dei dividendi, sulle remunerazioni, sulla cessione di attivi non strategici, sulla semplificazione della struttura del Gruppo. Infine, stabiliva obiettivi quantitativi sulla riduzione delle esposizioni deteriorate, sul rafforzamento dei profili di liquidità, sul contenimento dei costi operativi e sulla loro incidenza sui ricavi, sul potenziamento della redditività.
  La ricapitalizzazione precauzionale di BMPS è stata approvata dalla Commissione europea il 4 luglio 2017 e completata con l'emanazione dei provvedimenti attuativi di competenza del MEF e dei relativi atti di esecuzione da parte della Banca. Il versamento del MEF è stato effettuato il 3 agosto del 2017.
  L'intervento pubblico complessivo è stato pari a 5,4 miliardi, di cui 3,9 destinati all'aumento di capitale della Banca e 1,5 riservati al ristoro degli investitori al dettaglio coinvolti nel burden sharing. A seguito dell'operazione il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha acquisito una partecipazione nella Banca pari al 68 per cento.
  Negli anni precedenti al 2017 BMPS aveva già effettuato vari aumenti di capitale. In questa sede, mi limiterò tuttavia a fornire elementi sul periodo successivo all'intervento diretto dello Stato.

2. Il piano di ristrutturazione 2017-2021 di BMPS

  L'attuazione del Piano, tenuta costantemente sotto osservazione da un monitoring trustee indipendente, la cui nomina è stata approvata dalla Commissione europea e che riferisce trimestralmente alla medesima, costituisce parte degli impegni presi dallo Stato italiano per conto proprio e di BMPS nei confronti della Commissione.
  Nonostante gli sforzi della Banca negli anni successivi all'approvazione del Piano, gli obiettivi previsti dal Piano medesimo sono stati conseguiti solo parzialmente.
  Le prime difficoltà nel rispetto degli impegni hanno riguardato il rafforzamento della posizione patrimoniale: in particolare, la Banca non è riuscita a emettere entro la fine del 2018 l'ammontare di obbligazioni subordinate (Tier 2) richiesto dal Piano (violando l'impegno n. 24(a)).
  Il Governo ha dovuto quindi richiedere alla Commissione europea una proroga del termine al 31 dicembre 2020. Questa è stata concessa Pag. 34 il 12 settembre 2019, come di regola a fronte di una misura compensativa, che prevedeva la chiusura di altre 60 filiali e la riduzione del personale di ulteriori 80 unità rispetto al Piano originario.
  Sul fronte dei crediti deteriorati, la Banca ha portato avanti una progressiva opera di riduzione mediante una serie di operazioni condotte nel 2018 e nel 2019. Il peso dei crediti deteriorati sul totale dei crediti (NPL ratio), al lordo delle rettifiche, dal 2016 al 2019 si è ridotto dal 34,5 per cento al 12,4 per cento. È utile ricordare che, per il complesso del sistema bancario, tale rapporto è passato dal 15,2 per cento del 2016 al 6,7 per cento di fine 2019.
  Da ultimo, nel 2020 è stata attuata l'operazione nota come «Hydra», che ha previsto la cessione ad AMCO S.p.a., mediante scissione parziale non proporzionale da parte di BMPS, di un compendio di circa 8 miliardi di crediti deteriorati lordi. L'operazione ha portato il peso dei crediti deteriorati sul totale dei crediti al di sotto del 5 per cento alla fine dello scorso anno. Per effetto di «Hydra» il MEF è sceso al 64,2 per cento del patrimonio della Banca.
  Il perfezionamento dell'operazione a condizioni di mercato (1° dicembre 2020) è stato preceduto da una lunga interlocuzione, condotta con il supporto del MEF, che ha coinvolto AMCO e la Banca, da un lato, e la BCE e la Commissione europea, dall'altro, per la verifica della conformità dell'operazione con il quadro normativo europeo.
  Le maggiori difficoltà nell'attuazione del Piano si sono registrate con riferimento al raggiungimento degli obiettivi di redditività e di un equilibrato rapporto tra costi e ricavi (Impegno n. 9), come era anche emerso nelle interlocuzioni intervenute nel corso del 2019 e del 2020 tra la Banca e il Ministero.
  Il Ministero nell'ottobre del 2019 ha chiesto alla Banca proposte specifiche in merito alle revisioni da apportare al Piano e alla loro funzionalità rispetto alla ristrutturazione della Banca, nell'ottica di una successiva interlocuzione con la Commissione, anche al fine di definire le misure compensative connesse con la revisione del Piano.
  Le interlocuzioni tra gli uffici del Ministero e quelli della Commissione in merito a tali eventuali revisioni non si sono concluse. In particolare, gli uffici della Commissione hanno chiesto di definire come si darebbe corso all'impegno alla dismissione della partecipazione dello Stato, per poter valutare in un quadro sufficientemente chiaro e stabile le proposte di revisione degli impegni che BMPS ha più di recente presentato nell'ambito del nuovo piano industriale 2021-2025, su cui mi soffermerò di seguito.

3. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 ottobre 2020 e l'avvio del processo di dismissione della partecipazione statale

  Dopo la conclusione dell'operazione «Hydra», che ha fortemente contribuito alla riduzione dei crediti deteriorati della Banca, è stato adottato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), del 16 ottobre 2020, su proposta del Ministro dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, il cd. «Decreto sulla cessione».
  In quella sede, il Governo – dopo aver specificato nelle premesse di aver «Ritenuto opportuno avviare un processo di dismissione della Pag. 35 partecipazione detenuta dal Ministero nel capitale sociale di Banca MPS, da realizzare con modalità di mercato e anche attraverso operazioni finalizzate al consolidamento del sistema bancario» – ha demandato al MEF di dare avvio alla procedura di dismissione della propria partecipazione nella Banca.
  Tra le modalità con cui dare attuazione a tale obiettivo, il DPCM ha specificamente individuato l'ipotesi di un'operazione straordinaria di aggregazione.
  In attuazione delle prescrizioni derivanti dal quadro normativo europeo e italiano sinora ricordato, sin dall'autunno dello scorso anno il Ministero e la Banca MPS si sono attivamente impegnati nella ricerca di un partner.
  Il Ministero, come previsto dalla normativa vigente (articolo 1, comma 5, DL 332/1994) e richiamato dal DPCM, ha acquisito, previa procedura competitiva ai sensi di legge, i servizi di consulenza finanziaria e legale di soggetti di provata esperienza e capacità operativa. Sulla base di questo mandato, il consulente finanziario ha condotto nei mesi scorsi numerose interlocuzioni informali con soggetti bancari di standing primario, al fine di sondarne l'interesse a procedere a operazioni di acquisizione e integrazione rispetto a BMPS.
  In parallelo, anche la Banca ha proceduto alla nomina di consulenti incaricati di ricercare un operatore interessato a eventuali operazioni di aggregazione e, formalizzando al mercato l'interesse per un'operazione, ha aperto in gennaio una data room per le controparti interessate allo svolgimento della relativa due diligence.
  Solo due soggetti hanno manifestato tale interesse. Il primo, in ordine di tempo, nel mese di febbraio, è stato il fondo di private equity Apollo. Il secondo soggetto interessato, come noto, è il Gruppo Unicredit che ha fatto il suo ingresso nella data room nei giorni scorsi. Sulle interlocuzioni con quest'ultimo e sulla eventuale definizione di una soluzione aggregativa tornerò a breve.

4. Il Piano strategico BMPS 2021-2025

  Nelle more che si definisca l'eventuale soluzione aggregativa, la Banca ha comunque elaborato una propria strategia di sviluppo, contenuta nel Piano industriale relativo al periodo 2021-2025 («nuovo Piano»), presentato al mercato il 15 gennaio 2021.
  Il nuovo Piano è stato predisposto tenendo in considerazione gli impegni assunti dal Governo nei confronti della Commissione europea. Tuttavia, il nuovo Piano presenta alcuni obiettivi non conformi con tali impegni, in particolare in merito a quello relativo alla riduzione dei costi (impegno n. 9), che richiede il raggiungimento di un rapporto costi/ricavi del 51 per cento nel 2021, mentre tale rapporto è indicato al 74 per cento per il 2021 ed è stimato nel Piano ancora al 61 per cento al 2025. Il Piano è naturalmente subordinato all'interlocuzione con la Commissione europea.
  Per raggiungere l'obiettivo di un rapporto costi/ricavi (cost-income ratio) pari al 61 per cento previsto dal Piano, la Banca ha stimato circa 2.500 esodi volontari. Nel caso probabile in cui le interlocuzioni con la Commissione richiedessero di fissare un obiettivo di rapporto costi / ricavi più ambizioso, gli esuberi di personale potrebbero essere considerevolmente più elevati.Pag. 36 
  Per ristabilire adeguati requisiti patrimoniali a fronte degli oneri di ristrutturazione, il Piano ha previsto un aumento di capitale tra i 2 e i 2,5 miliardi. Quest'ultimo è stato poi quantificato in 2,5 miliardi nel piano (capital plan) inviato da BMPS alla BCE alla fine del gennaio 2021.
  Il Piano esclude trasformazioni del modello operativo per fare fronte ai mutamenti tecnologici e di contesto, che richiederebbero investimenti significativi con conseguente impatto sul fabbisogno di capitale stimato. Sull'adeguatezza di quest'ultimo e degli assunti sottostanti il Piano, non vi è stato ancora riscontro da parte della BCE.
  Inoltre, le stime di fabbisogno elaborate a fine gennaio vanno riconsiderate alla luce delle risultanze degli stress test pubblicate lo scorso 30 luglio.

5. Gli esiti degli stress test

  Gli stress test dell'EBA hanno coinvolto 50 banche di 15 paesi dell'UE, coprendo il 70 per cento delle attività del settore bancario dell'Unione.
  Questo esercizio consente di valutare, in modo coerente, la solidità delle banche dell'UE su un orizzonte di tre anni (sino a fine 2023), sia in uno scenario di base (cioè in linea con le aspettative di sviluppo del quadro macroeconomico), sia in un ipotetico scenario avverso, caratterizzato da shock severi che tengono conto dell'impatto della pandemia. Rendere pubblici i risultati delle singole banche promuove la disciplina di mercato; inoltre l'esito degli stress test costituisce un elemento importante nel processo decisionale di vigilanza, ai fini della determinazione della futura esigenza complessiva di capitale.
  Come noto, BMPS è inclusa tra le banche soggette allo stress test, con risultati che occorre tenere attentamente in considerazione.
  Per quanto riguarda i dati di partenza, il rapporto tra il patrimonio di migliore qualità e le attività ponderate per il rischio (common equity Tier 1CET1 ratio fully loaded, cioè ipotizzando la fine dei regimi transitori in essere in materia di disciplina dei coefficienti patrimoniali) si attesta per la Banca al 9,9 per cento a dicembre 2020.
  Nello scenario di base – che è caratterizzato da una crescita del PIL significativamente migliore di quella registrata negli scorsi anni – il CET1 ratio scende al 9,3 per cento alla fine dell'orizzonte triennale. Per il complesso delle banche europee incluse nel campione, il CET1 ratio cresce invece, in media, dal 15 del 2020 al 15,8 per cento.
  Nello scenario avverso, per BMPS il CET1 ratio passa dal 9,9 per cento del 2020 a –0,1 per cento alla fine dell'orizzonte triennale. Per il complesso delle banche il CET1 ratio scende solo dal 15 al 10,2 per cento a fine 2023.
  L'esito dello stress test per BMPS conferma l'esigenza di un rafforzamento strutturale di grande portata. Anche solo riportare i coefficienti patrimoniali della Banca sui valori medi delle banche europee richiederebbe un aumento di capitale ben superiore a quello previsto nel Piano 2021-25.
  Sulla base di tutti gli elementi sopra riassunti, si può concludere che un piano di rafforzamento patrimoniale nel quale BMPS restasse un soggetto autonomo (la cosiddetta ipotesi stand-alone) sarebbe espostoPag. 37  a rischi e incertezze considerevoli e avrebbe seri problemi di competitività. Allo stato attuale, peraltro, non si ravvisano i presupposti e le condizioni per aprire una interlocuzione con la Commissione finalizzata a definire e concordare un piano di questo genere.

6. Le interlocuzioni con Unicredit

  Come ho anticipato, il Gruppo Unicredit ha chiesto in via prodromica di concludere con il MEF un accordo quadro (term-sheet) che chiarisca i presupposti e le aspettative dell'eventuale operazione. In base a questi ultimi, il Gruppo Unicredit ha deciso di avviare la due diligence e presentare domanda a BMPS di ingresso nella data room.
  L'accordo quadro identifica i principi e i criteri sulla base dei quali le parti convengono di avviare la verifica di fattibilità del trasferimento a Unicredit di un ramo d'azienda di BMPS costituito dal core business bancario. Esso vincola il MEF a negoziare esclusivamente con Unicredit fino a che la due diligence non sia completata, individuando tale periodo in 40 giorni, che potrebbero essere eventualmente prorogati.
  Tra i principali presupposti per verificare la fattibilità dell'operazione a livello patrimoniale ed economico, il Gruppo Unicredit ha indicato:

   • la neutralità della stessa rispetto alla posizione di capitale del Gruppo, anche sulla base delle risultanze di una due diligence ad hoc;

   • un accrescimento significativo dell'utile per azione, considerando anche le possibili sinergie nette dell'Operazione e in ogni caso il mantenimento dei livelli attuali di utile per azione;

   • l'esclusione di contenziosi straordinari non attinenti all'attività di ordinaria gestione bancaria e di tutti i relativi rischi legali;

   • l'esclusione dei crediti deteriorati di BMPS e l'adeguata copertura di eventuali ulteriori rischi di credito che siano identificati anche a seguito della due diligence;

   • un accordo sulla gestione del personale, al fine di assicurare un'integrazione agevole, rapida ed efficace dell'attività nel Gruppo Unicredit.

  Il perimetro del ramo di azienda oggetto di cessione dovrebbe includere il complesso di beni, immobili, partecipazioni, contratti e rapporti giuridici inerenti l'esercizio dell'attività bancaria e commerciale. La definizione esatta di questo perimetro sarà disponibile all'esito del processo di due diligence. Non vi sono, al momento, elementi che facciano intravedere rischi di smembramento della Banca; andranno ovviamente considerate le eventuali indicazioni delle Autorità preposte alla tutela della concorrenza.
  Le attività che non dovrebbero essere oggetto di trasferimento sono, allo stato, individuate nelle seguenti:

   • i crediti deteriorati di BMPS (che ammontano a circa 4 miliardi, al lordo delle rettifiche, di cui 1,5 sofferenze);

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   • il contenzioso giudiziale e stragiudiziale, di carattere straordinario in essere, non attinente all'attività di ordinaria gestione bancaria e tutti i relativi rischi legali;

   • i contenziosi e i relativi rischi legali relativi a cessioni a terzi di crediti deteriorati di BMPS nell'ambito di operazioni strutturate.

  I termini economici e giuridici dell'operazione verranno determinati solo all'esito della definizione del perimetro oggetto di trasferimento e sulla base delle risultanze della due diligence, come prassi in operazioni di questo tipo, nonché dopo aver avuto il riscontro positivo da parte della Commissione europea in merito alla conformità dell'eventuale operazione a condizioni di mercato, e agli impegni assunti dalla Repubblica italiana in occasione della ricapitalizzazione precauzionale del 2017.
  È possibile che il MEF riceva azioni del Gruppo Unicredit, ma tale eventuale partecipazione al capitale azionario del Gruppo non altererà gli equilibri di governance; il MEF parteciperà comunque a tutti i benefici economici in termini di creazione di valore derivanti dall'operazione. Come appena ricordato, l'operazione deve necessariamente avvenire a condizioni di mercato.
  Negli ultimi giorni si è discusso molto dell'impatto dell'operazione sui livelli occupazionali e sul marchio.
  La Banca ha oltre 21 mila dipendenti. Il Governo garantirà la massima attenzione alla tutela dei lavoratori, utilizzando gli spazi negoziali e definendo presìdi a sostegno dell'occupazione e del territorio, con una pluralità di strumenti e iniziative.
  Anche la salvaguardia del marchio rappresenterà una priorità per il Governo. Il marchio BMPS ha un valore non solo storico ma anche commerciale. Proprio per questo, è già contemplato l'obiettivo di valorizzarlo adeguatamente in determinate aree geografiche e per servizi finanziari qualificanti.
  Potranno inoltre essere considerate, a fianco di questo utilizzo commerciale del marchio, anche iniziative che abbiano significative ricadute positive per il tessuto economico, culturale e sociale del territorio.
  Concludo questa ricognizione per fornire un chiarimento con riguardo ai possibili costi che l'operazione di aggregazione comporterebbe per lo Stato, anche se su questo aspetto è prematuro fornire numeri precisi.
  Per quanto concerne le «attività fiscali differite» (le cd. DTA) e la possibile conversione delle medesime in «crediti di imposta», osservo innanzitutto che tale possibilità replica analoghe misure già utilizzate da precedenti Governi per il perseguimento di obiettivi di politica economica e che nel caso specifico è stata introdotta con la Legge di Bilancio 2021, al fine di promuovere in via generale la crescita delle imprese mediante operazioni di aggregazione, non solo nel settore finanziario(3) .Pag. 39 
  Si presume che l'ammontare delle attività fiscali differite oggetto di conversione in questa circostanza possa essere di circa 2,2 miliardi(4) . Si tratta dell'anticipo di un credito di imposta che sarebbe maturato in anni futuri. Inoltre, il meccanismo del corrispettivo in favore dell'Erario fa sì che l'entità delle attività fiscali differite che vengono meno in futuro sia superiore a quella del credito di imposta immediatamente maturato.
  Ai fini di un eventuale aumento di capitale di BMPS che si rendesse necessario nell'ambito della complessiva struttura dell'operazione, potranno essere utilizzate le risorse stanziate dall'articolo 66 del DL 104/2020 (il cd. «Decreto Agosto»)(5) , vale a dire fino a 1,5 miliardi. L'aumento di capitale sarà computato nella valorizzazione dei beni trasferiti al Gruppo Unicredit.
  Come detto, il contenzioso legale di carattere straordinario non sarà oggetto di trasferimento al Gruppo Unicredit. Al riguardo, si rileva che l'entità complessiva del contenzioso sarà ridotta a seguito dell'accordo tra la Banca e la Fondazione Monte dei Paschi. Inoltre, i rischi del contenzioso sono presidiati dagli accantonamenti già effettuati dalla Banca e commisurati al rischio di soccombenza.
  Analogamente, accantonamenti sono già stati effettuati dalla Banca a fronte dei crediti deteriorati che non sarebbero oggetto di trasferimento.
  L'entità complessiva degli oneri per lo Stato sarà definita al termine della trattativa. Andrà valutata contestualmente alle attività dello Stato nel Gruppo Unicredit.

7. Conclusioni

  Come già sottolineato, non vi sono in questo momento le condizioni per mettere in discussione l'impegno di dismettere la partecipazione in BMPS.
  L'avvio dell'interlocuzione con il Gruppo Unicredit, che è l'unico operatore bancario che ha manifestato un interesse, è quindi un'iniziativa doverosa.
  Dà seguito a una sequenza di eventi maturati e impegni assunti dai Governi precedenti nel corso degli ultimi 4 anni e trova la sua base giuridica nel citato DPCM dell'ottobre 2020, che avvia l'operazione di dismissione prevista già nel 2017. Inoltre questa operazione, indipendentemente dagli impegni presi, costituisce una soluzione strategicamente superiore dal punto di vista dell'interesse generale del Paese.
  Un'operazione di aggregazione sarebbe pienamente motivata sotto il profilo industriale. Il raggiungimento di dimensioni adeguate, il connesso rafforzamento di economie di scala e di scopo, la diversificazione e l'ampliamento delle fonti reddituali, il conseguimento di Pag. 40 maggiori livelli di efficienza operativa (riduzione dei costi) e allocativa (selezione degli impieghi) sono tutti elementi suscettibili di essere valorizzati attraverso un percorso comune degli operatori coinvolti, caratterizzati da forti complementarietà.
  Il presupposto dell'operazione è la dismissione di una partecipazione statale da realizzarsi in un contesto di mercato, in cui le parti nel pieno esercizio della libertà negoziale perseguono l'obiettivo di raggiungere un accordo, a condizioni di mercato, che valorizzi la storia, le attività e le prospettive di posizionamento delle controparti. Vorrei rassicurare che non si tratterà di una svendita di proprietà statali.
  La trattativa ha per oggetto l'intero compendio dei beni inerenti l'esercizio dell'attività bancaria e commerciale. Ovviamente l'operazione verrà condotta nel rispetto delle regole di tutela della concorrenza.
  L'industria bancaria soffre da tempo di ridotta redditività e deve fronteggiare sfide molto rilevanti: un contesto di bassi tassi di interesse, il rischio climatico, la digitalizzazione. La creazione di un soggetto bancario più stabile e meglio capitalizzato costituisce la via maestra per operare in un mercato sempre più complesso e digitalizzato.
  Le interlocuzioni in corso tra il Ministero dell'Economia e delle Finanze e il Gruppo Unicredit rispondono a logiche volte a sostenere l'economia reale, tutelare il risparmio, ampliare le opportunità di finanziamento delle imprese, promuovendone l'innovazione e sostenendone la crescita. Esse si inquadrano, inoltre, in un contesto di massima attenzione verso le tematiche occupazionali e costituiscono un'occasione centrale per impostare la realizzazione di un progetto di rilancio e valorizzazione della città di Siena e del territorio in cui opera la Banca.
  L'impegno verso Siena e verso la Toscana, il territorio e il tessuto sociale ed economico rappresenta una priorità indiscussa e incomprimibile per il Governo.
  BMPS è la più antica banca del mondo: la sua storia, il suo nome e il suo marchio sono un valore da preservare; devono essere parte rilevante del mondo finanziario del futuro.
  La salvaguardia dell'occupazione e del marchio, unitamente alla tutela del risparmio e della stabilità del sistema bancario, sono le priorità del Governo.
  Sarà mia cura riferire in Parlamento degli ulteriori eventuali sviluppi cui l'interlocuzione potrà condurre, ai sensi del comma 243 dell'articolo 1 della Legge di Bilancio per il 2021, che stabilisce che «Il Ministro dell'economia e delle finanze riferisce preventivamente alle Camere in ordine a eventuali operazioni di aggregazione societaria o di variazione della partecipazione detenuta dal MEF in BMPS».

(1)  Alla luce dei risultati dello stress test dell'EBA, la BCE aveva quantificato per BMPS un fabbisogno di capitale regolamentare di 8,8 miliardi (6,3 miliardi per riallineare il CET1 ratio alla soglia dell'8 per cento e 2,5 miliardi per raggiungere la soglia di Total capital ratio (TCR) dell'11,5 per cento).

(2)  La decisione della Commissione con l'elenco e descrizione degli impegni è disponibile al sito https://ec.europa.eu/competition/state_aid/cases/270037/270037_1951496_149_2.pdf

(3)  Questo utilizzo, come previsto dalla Legge di Bilancio 2021 ai commi da 233 a 243, è consentito nei limiti del 2 per cento del valore delle attività oggetto di trasferimento per le operazioni effettuate fino al 31 dicembre del 2021. L'intervento sulla norma effettuato con il cd. DL Sostegni bis ha solamente precisato la meccanica societaria in base alla quale i partecipanti all'aggregazione possono accedere alla conversione, specificando che a tal fine i consigli di amministrazione delle società coinvolte devono approvare i progetti di aggregazione entro il 31 dicembre 2021.

(4)  Al netto del corrispettivo versato allo Stato e delle detrazioni fiscali, ai sensi del comma 241 della L. Bilancio 2021.

(5) L'articolo 23 del DL73/2021 (cd. «Sostegni bis») ha modificato l'articolo 66 del «Decreto Agosto», eliminando le parole «nell'anno 2020», al fine di permettere l'utilizzo delle risorse senza vincoli temporali di tipo giuridico, fermi restando quelli contabili. Le risorse, infatti, a fine 2020, erano già state conservate per il 2021 quali residui di stanziamento ai sensi dell'articolo 34-bis della legge 196/2009.