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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati

Resoconto stenografico



Seduta n. 139 di Giovedì 25 novembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente di Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini, sul tema degli abiti usati:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 3 
Tamborini Sergio , Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto) ... 3 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 4 
Tamborini Sergio , Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto) ... 4 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Tamborini Sergio , Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Tamborini Sergio , Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 6 
Tamborini Sergio , Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto) ... 6 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 7 
Tamborini Sergio , Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto) ... 7 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Tamborini Sergio , Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Tamborini Sergio , Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto) ... 8 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 8 
Tamborini Sergio , Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto) ... 8 
Chilosi Mara , Consulente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto) ... 9 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 12 
Tamborini Sergio , Presidente di Sistema Moda Italia ... 12 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 

Seguito esame della proposta di relazione sulle procedure di localizzazione del Deposito Unico Nazionale dei rifiuti radioattivi:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 13 
Vignaroli Stefano , Presidente ... 13 

Inizio esame proposta di relazione sulla diffusione delle sostanze perfluoralchiliche (PFAS) Relatori: on. Vignaroli, on. Braga, on. Zolezzi:
Vignaroli Stefano , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
STEFANO VIGNAROLI

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente di Sistema Moda Italia, Sergio Tamborini, sul tema degli abiti usati.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione in videoconferenza di Sergio Tamborini, Presidente del SMI (Sistema Moda Italia). Partecipa all'audizione Mara Chilosi, Consulente del Sistema Moda Italia.
  L'audizione rientra nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta svolgendo in materia di economia circolare nonché di abiti usati, rifiuti e scarti tessili, unitamente al tema dei traffici illeciti di indumenti usati.
  Ricordo che il Sistema Moda Italia è una delle più grandi organizzazioni mondiali di rappresentanza degli industriali del tessile e della moda del mondo occidentale e si propone di tutelare e promuovere gli interessi del settore e dei suoi associati e rappresenta l'intera filiera a livello nazionale e internazionale.
  Comunico che gli auditi hanno preso visione della disciplina relativa al regime di pubblicità del resoconto stenografico della seduta.
  Ringrazio innanzitutto per la presenza. Vi invito a spiegarci in cosa consiste la vostra associazione e in particolare se potete analizzare il tema del tessile e della responsabilità estesa del produttore in questo settore che deve ancora svilupparsi appieno, soprattutto in un tema di cui noi ci siamo occupati spesso, ovvero quello degli abiti usati, dove spesso manca un po' di trasparenza e dove la criminalità organizzata è stata alcune volte in grado di condizionare direttamente e indirettamente la gestione di questo materiale.

  SERGIO TAMBORINI, Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto). Grazie dell'invito e dell'opportunità che viene data al sistema di esprimere su questo argomento la propria posizione e di provare a tracciare anche delle linee di lavoro per quello che ci riguarda.
  Innanzitutto, se mi permettete, approfondirei un attimo il tema di che cosa oggi il Sistema Moda Italia. Come ha accennato lei, signor presidente, oggi il Sistema Moda Italia è una delle più grandi organizzazioni, se non la più grande organizzazione industriale nel sistema del tessile e dell'abbigliamento nell'Europa occidentale. In Italia rappresenta un aggregato di circa 40 mila imprese di dimensioni molto diverse l'una dall'altra con un'occupazione complessiva di circa 400 mila persone. Inoltre, è fra la seconda e la terza struttura manifatturiera del Paese. Vi è un forte tasso di occupazione femminile con dei connotati importanti anche di innovazione tecnologica, poiché il sistema non è quello del tessile vecchio che abbiamo in mente, ma ci sono aree di novità importanti sia dal punto di vista delle capacità produttive sia dal punto di vista dei prodotti ed è un sistema complessoPag. 4 che coniuga l'innovazione creativa con l'innovazione tecnologica.
  Ci troviamo quindi in una delle aree di eccellenza del Paese, che è connaturata proprio al sistema del ben fatto italiano e alla rappresentazione di ciò che è il culto dell'attività italiana, così come le sono altre filiere.
  SMI da sempre ha rappresentato il punto di sintesi delle diverse filiere del settore tessile italiano. Infatti, in Italia non esiste solo una filiera del tessile, bensì esistono plurime filiere che sono molto spesso connaturate nei distretti territoriali: la lana a Biella, la seta a Como, il cotone fra Bergamo e la provincia di Varese, altre aree come il carpigiano con la manifattura della maglieria, il vicentino con la lana, l'area pratese che è primo distretto tessile europeo in cui c'è una situazione un po' particolare sia per tipologie di imprese sia per tipologie di prodotto.
  È una filiera variegata nella sua composizione sia di tecnologia sia di fibre utilizzate con aziende in cui, proprio per la dimensione di 400 mila occupati in 40 mila aziende, l'ordine medio per azienda è di 10 persone. Ci sono realtà artigiane e realtà industriali che vanno da aziende tipicamente artigiane con qualche milione di euro di produzione fino a gruppi integrati particolarmente significativi e che hanno fatturati di miliardi.
  All'interno di Sistema Moda Italia non sono presenti tutti i brand di cui abbiamo notorietà a livello nazionale o internazionale, ma sono tutti precipuamente dei clienti delle aziende che partecipano al SMI. Sono clienti delle aziende che partecipano al Sistema Moda Italia anche i brand esteri. Ad esempio, l'area comasca svolge più del 50 per cento del suo fatturato verso i brand di oltralpe. Il lusso francese oggi produce in Italia circa il 70 per cento del suo prodotto e si stima che anche altre aree di business oltre al tessile come la pelletteria o le calzature in Italia arrivino a proporre circa il 50 per cento del lusso mondiale.
  È una filiera complessa nella sua articolazione di prodotto, complessa nella sua articolazione di dimensione aziendale. È una filiera che va da operatori che viaggiano su un milione o pochi milioni di euro di fatturato fino a miliardi di euro di fatturato.
  I brand cosiddetto «del lusso» italiani e non solo italiani, ma anche francesi, sono sicuramente clienti del sistema delle aziende che partecipano al Sistema Moda Italia e qualche volta ne sono parte. Non tutti i brand sono parte dell'associazione, ma ne sono pienamente rappresentati.
  L'associazione ha diritto di rappresentanza ed è associata a Confindustria. Come tale è l'associazione che spende insieme con i sindacati nazionali il contratto collettivo nazionale del lavoro dei tessili ed è, quindi, la rappresentanza a tutti gli effetti del sistema industriale del tessile.

  PRESIDENTE. Quindi, se ho capito bene nella vostra associazione vi sono prevalentemente non i grandi marchi o brand della moda, ma quelli che producono e che forniscono la materia prima?

  SERGIO TAMBORINI, Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto). Ci sono entrambe le anime. Mentre in altre organizzazioni, che non hanno diritto di rappresentanza in termini confindustriali, sono magari presenti solo brand, da noi vi è sia la presenza dei brand che la presenza dei produttori industriali.
  Il Sistema Moda Italia è all'interno di Confindustria Moda. Confindustria Moda è l'aggregato, oltre che dalla parte tessile anche della parte calzaturiera, pelletteria, occhiali e orafi ed è il comparto intero rappresentativo in termini della moda in termini di produzione industriale, ma anche di brandizzazione. In una delle altre categorie – scarti o pelle – sono presenti praticamente tutti i brand a cui lei faceva riferimento prima.
  Confindustria Moda è l'insieme aggregato di tutto il fatturato della moda italiana che rappresenta circa 100 miliardi di giro d'affari con un export di circa il 70 per cento e, per quanto riguarda la bilancia dei pagamenti, con una dimensione decisamente positiva. È uno dei fiori all'occhiello del sistema del made in Italy italiano.
  Detto ciò, nell'ambito delle normali attività di sostegno dei nostri associati, come Pag. 5Sistema Moda Italia abbiamo ritenuto opportuno fare degli approfondimenti per quanto riguarda il tema dell'economia circolare e il tema dell'EPR (extended producer responsibility), quindi dei consorzi dei produttori in relazione a due date, al di là del fatto che l'argomento è interessante per la filiera, perché la filiera ha un forte impatto dal punto di vista dell'utilizzo sia di risorse in termini di materie prime che in termini energetici. Lavorare sul tema della sostenibilità e sul tema dell'economia circolare è uno degli elementi che contraddistingue il lavoro dell'associazione e prospetticamente della filiera nel futuro.
  Nell'ambito dell'economia circolare, dal nostro punto di vista era assolutamente doveroso affrontare il tema dell'EPR, anche in relazione a due date ben chiare che sono l'obbligatorietà dei sistemi EPR in Europa per il 2025 e la teorica data in Italia del 2022, almeno per quanto riguarda i consorzi volontari. Come produttori e come investitori sul mercato di prodotto finito, non potevamo astenerci dalle considerazioni in relazione al fatto, anche perché la nostra posizione è una posizione da produttori che guarda al sistema e all'elemento con una angolazione un po' diversa da cui possono guardare altri creatori della filiera dei rifiuti. Noi non siamo i produttori e abbiamo alcuni tipi di posizioni, di interessi e di obiettivi che probabilmente sono difformi da altri.
  A questo proposito SMI ha proceduto con il deposito di un position paper che è avvenuto il 23 di novembre con il tentativo di condividere quelle che sono le nostre conoscenze riguardo ai prodotti in oggetto, le osservazioni che ci sentivamo di fare e una serie di proposte.
  Insieme a Fondazione Tessile, che è una struttura collaterale a SMI in cui sono confluite da tempo una serie di attività collegate al nostro sistema, abbiamo elaborato uno studio di fattibilità per quanto riguardava la dimensione dell'immesso sul mercato e la possibilità di agire sulla gestione del rifiuto tessile in quanto tale e abbiamo studiato anche il modello francese che è applicato in quella nazione. Inoltre, con SMI e Fondazione Tessile intendiamo farci promotori inizialmente di un consorzio volontario in attesa degli eventi che ci attendiamo siano alle porte per quanto riguarda la gestione del rifiuto tessile non solo per quanto riguarda il sistema del tessile abbigliamento, ma anche per il tessile di arredo, il tessile hospitality e i prodotti di cui conosciamo la differenza, poiché sappiamo che vanno trattati prodotto per prodotto in modo tendenzialmente diverso.
  La nostra posizione è la quella di chi conosce bene il prodotto e le condizioni di riciclabilità. Avendo ben chiaro quella che è la gerarchia dei rifiuti – non ne faccio, li riuso, li riciclo, li termovalorizzo o ne faccio altro – evidentemente l'impegno e l'osservazione del produttore sono di fare in modo che ci sia una crescita prima di tutto della possibilità di rigenerare il prodotto così com'è. Ad esempio, ci sono già esperienze di aziende a noi collegate che fanno processi di rigenerazione del prodotto, ridando funzionalità al prodotto.
  Allo stesso tempo si può pensare di attivare alcune modalità diverse rispetto a quello che normalmente viene pensato sulla raccolta dei rifiuti, ma crediamo che i punti vendita possano diventare degli elementi di interscambio particolarmente significativi. In realtà, su questo tema abbiamo lavorato non solo come SMI, ma anche in relazione con altri attori del sistema tra cui i brand a cui facevamo riferimento prima. Le dinamiche che ci sono in questo momento dei second hand, dei negozi vintage e dei capi che fruiscono sul mercato attraverso canali paralleli non sono apprezzati dal punto di vista dei marchi che investono capitali enormi sulla comunicazione del prodotto. La gestione di marchi particolarmente delicati in capo al produttore diventa per il produttore stesso particolarmente interessante, poiché sottraggono i marchi a circuiti che di fatto tolgono valore alla vendita del prodotto primario e sfuggono al produttore stesso di abbigliamento di alta fascia.
  Da questo punto di vista il tentativo è quello di creare un sistema in cui i produttori abbiano una posizione di primissimo piano, mettendo in campo alcune Pag. 6competenze. Noi la vediamo anche come un'occasione per la filiera che fatalmente nei prossimi anni dovrà scontrarsi con una riduzione di consumi, poiché è atteso che ci sia una riduzione dei consumi. Per mantenere dei posti di lavoro è necessario gemmare nel business e creare delle politiche industriali alternative con la creazione di processi nuovi che siano in una fase di riciclo o processi nuovi in termini anche di ecodesign, che dal nostro punto di vista vuol dire avere un consorzio che sia promotore di attività specifiche in termini culturali, ovvero come si fa a fare un prodotto che è più facile da riciclare o come si fa ad attivare dei processi di riciclo che oggi sono limitati al solo trattamento meccanico con qualche esperienza del trattamento chimico, ma che in realtà devono crescere in termini culturali.
  Probabilmente vi sarà la necessità di portare a bordo il meccano-tessile o quant'altro dentro un percorso di crescita della consapevolezza che il riciclo è un elemento significativo e importante che può attivare un riciclo all'interno di una logica verticale della filiera – questo sarà possibile per alcuni prodotti di fascia alta, come la lana, la seta, il cachemire e quelle fibre che hanno un particolare valore come materie prime – o una circolarità orizzontale, utilizzando prodotti di valore più basso già all'origine in termini di materie prime in filiere alternative che vanno un po' individuate e meglio specificate e che possono andare dall'edilizia, alle coibentazioni o ad altro in modo diverso da quello che viene fatto oggi.
  Queste sono la modalità e la nostra posizione per quanto riguarda il sistema che ci attendiamo venga reso prima di tutto volontario e, secondo le logiche, anche obbligatorio. All'interno di questa obbligatorietà vorremmo giocare un ruolo un po' diverso da conoscitori del settore e da produttori che possono probabilmente dire delle cose un po' diverse da quelle di altri ambiti della filiera dei rifiuti come i riciclatori piuttosto che gli smaltitori o i raccoglitori.

  PRESIDENTE. Innanzitutto le chiedo se possiamo avere questo studio di fattibilità, se è possibile.

  SERGIO TAMBORINI, Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto). Sì, sicuramente vi facciamo avere il position paper.

  PRESIDENTE. Se e quando prevedete la costituzione di questo consorzio volontario?

  SERGIO TAMBORINI, Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto). Stiamo lavorando sullo statuto del consorzio e credo che saremo in attivazione fra la fine di quest'anno e i primissimi mesi dell'anno prossimo, non più tardi del primo trimestre. Come ultima data limite è già lontana. Probabilmente il periodo più logico potrebbe essere gennaio di quest'anno.

  PRESIDENTE. Visto che non avete l'impiantistica, che non è ultra complessa, per selezionare e trattare quello che non viene riusato, per quanto riguarda l'impiantistica come pensate di muovervi?

  SERGIO TAMBORINI, Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto). In termini di impiantistica, all'interno della filiera ci sono già degli operatori che sono parte del nostro sistema e che hanno già capacità di trattare parte del materiale. È chiaro che la nostra idea è quella di fare obiettivi progressivi in crescita che partono dalla definizione di volumi inizialmente non enormi.
  Noi abbiamo stimato l'immesso sul mercato in termini di tessile, calzature o pelletteria – i numeri variano un po' – intorno a un milione e 400 mila tonnellate, includendo anche il tessile hospitality, alberghiero e quant'altro. Sono prodotti molto diversi: alcuni possono andare solo al trattamento meccanico e altri possono andare non solo al trattamento meccanico, ma anche alla rigenerazione intera della filiera. È chiaro che se noi pensiamo al tessile alberghiero inteso come tovagliato, piuttosto che spugne o lenzuola che arrivanoPag. 7 oramai esauste alla fine dei loro cicli di vita, quelli possono avere un destino che va poco oltre la termovalorizzazione.
  Se pensiamo, invece, ad altri elementi in termini di prodotto come la parte di abbigliamento, così come è concepito oggi, questi elementi possono trovare dei destini all'interno della filiera. Già abbiamo operazioni di riciclo all'interno della filiera che riguardano soprattutto la parte della produzione industriale che non prende in considerazione il fine vita del prodotto del capo immesso sul mercato. Nelle nostre filiere industriale ci sono operatori che già acquisiscono cascami, piuttosto che elementi di seconda scelta e li rigeneriamo all'interno della filiera. Si tratta di attivare dei percorsi che in parte già conosciamo.
  Ci sono esperienze fuori dall'Italia, soprattutto in Germania, che abbiamo potuto vedere per quanto riguarda gli impianti automatizzati di cernita, ma è chiaro che si tratta di un percorso progressivo. Vorremmo partire con numeri molto contenuti e bassi, ma avendo degli obiettivi precisi e una crescita che poi possa diventare dimensionale.
  In aziende nel nostro portafoglio ci sono anche associati che hanno attivato percorsi alternativi alla produzione del rifiuto come, per esempio, la reimpermeabilizzazione dei capi già esausti. Avendo eliminato dei cicli di produzione come, per esempio i fluorocarburi con prodotti PFC free – oggi una giacca a vento di normale acquisto dopo quattro o cinque lavaggi perde l'impermeabilizzazione –, è evidente che processi che danno impermeabilizzazioni a quel prodotto, che si rivolge direttamente ai consumatori, hanno come scopo primo quello di arrivare all'interno della logica della non produzione del rifiuto al punto uno, ovvero evitare addirittura la produzione dei rifiuti.
  È chiaro che ci aspettiamo anche che possano essere messe a disposizione delle risorse per attivare questa filiera alternativa all'interno del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza).
  Inoltre, SMI insieme con altre confederazioni è all'interno di Euratex, che è l'associazione europea delle aziende tessili. Euratex ha attivato diversi studi sull'argomento e uno in particolare è stato commissionato adesso per un'analisi specifica del settore del riciclo industriale, commisurando uno studio con qualche centinaia di migliaia di euro, che a questo punto individua alcuni Rehub in giro per l'Europa nonché tecnologie a disposizione che possono essere una mappatura europea di cosa c'è e una mappatura delle tecnologie a disposizione e anche dei gap che ci sono su cui bisogna andare a investire in termini di sperimentazione e tecnologia da parte degli istituti di ricerca o altro.
  Se affrontiamo il tema delle componenti miste delle fibre per i capi di abbigliamento, dove ho miscelato cotone e poliestere, la separazione di questi due elementi oggi è impossibile con un bilancio energetico sostenibile positivo. Questo vuol dire da un lato lavorare ecodesign e informare la nostra filiera – credo che questo sia uno dei compiti che deve avere il consorzio di produttori, ovvero evitare l'uso di fibre miste rispetto alle fibre singole – e dall'altro lato attivare la tecnologia perché provi a trovare una soluzione di questo scopo.

  PRESIDENTE. Non ho ben chiara una cosa, però, per quanto riguarda il sistema di raccolta, la selezione e la sterilizzazione. Se ho capito bene, voi vi volete appoggiare a quello che è già in piedi? Se è così, non vi preoccupa il fatto che sia così importante l'infiltrazione camorristica? Come fate a garantire la trasparenza e la legalità?

  SERGIO TAMBORINI, Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto). Per quello che anche solo come spettatori vediamo alla televisione o leggiamo sui giornali, il tema per noi è di grandissima preoccupazione.
  Peraltro, questo è di grandissima preoccupazione anche in relazione al fatto che noi operatori lavoriamo in termini di credibilità nei confronti dei consumatori e non possiamo neanche vagamente pensare di permetterci di avere a bordo o di costruire strutture che non siano con un protocollo di legalità e di trasparenza assoluto. Noi sicuramente ci dovremo appoggiare a un main contractor che si occuperà Pag. 8della pratica di gestione, ma i protocolli di legalità e di trasparenza secondo e al terzo livello diventano per noi degli elementi importanti.
  Nessuno degli attori della filiera, sia produttori e soprattutto i brand, che per noi saranno un apporto importante all'interno di questo sistema, si può permettere di operare in condizioni di illegalità o in condizioni in cui gli interlocutori hanno infiltrazioni camorristiche, mafiose o di questo genere. Inoltre, andremo a chiedere che i consorzi vengano costituiti secondo regole o inserendo norme che possano far diminuire la possibilità di infiltrazioni, non rendendo economica quel tipo di attività, che, per quello che mi è dato sapere, trova la sua economicità nel prendere un rifiuto che teoricamente dovrebbe essere smaltito a 2 euro, lo smaltisce a 50 centesimi o nel non smaltirlo e portarlo in Paesi invadendo l'Africa di prodotto – qui c'è un limite da porre alle esportazioni in altri Paesi – o ne provoca poi la distruzione attraverso l'incendio e l'accumulo.
  Bisogna andare a definire degli standard minimi per evitare la corsa al ribasso per diminuire i costi. Si tratta di costruire le regole di gestione del consorzio. Noi vorremmo essere parte attiva in questa decretazione, perché a nostro modo di vedere, in funzione di come si costruisce il sistema dei consorzi e le regole che ci sono, si favorisce la possibilità di operatori non trasparenti di essere presenti sul mercato o viceversa si favorisce la crescita di una filiera alternativa che possa essere di produzione di valore e non solo di distruzione di valore. Non so se ho reso l'idea.
  Il definire che i punti vendita sono un punto di raccolta determinano un differenziale, perché evidentemente sottraggono una certa quantità e una certa qualità di prodotto dalla raccolta più o meno indifferenziata o selettiva.
  Il determinare che la raccolta pubblica possa passare con un centro di coordinamento, ma che preveda degli elementi di rotazione in modo tale che alla fine ci sia un'equiparazione dei diversi soggetti e che non ci sia la rincorsa a delle piazzole che sono più vantaggiose rispetto ad altre, poiché questo potrebbe generare una situazione non produttiva.
  Dal nostro punto di vista il nostro consorzio vorrà prevedere solo dei produttori all'interno del consorzio, non gli operatori della filiera. Per noi gli operatori della filiera devono essere dei fornitori e non presenti all'interno del consorzio stesso. È una distinzione che reputiamo significativa.

  PRESIDENTE. Però, ovviamente, se il consorzio dà quell'abito usato che ha raccolto nei propri centri... Anche se non ho capito se per i punti vendita s'intenda quello del brand, dove si acquista.

  SERGIO TAMBORINI, Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto). Può essere quello del brand, ma anche il multimarca.

  PRESIDENTE. Non dove si produce il materiale, ma dove si vende poi l'abito.

  SERGIO TAMBORINI, Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto). Stiamo parlando sempre di second hand, non di rifiuti industriali nel senso stretto.

  PRESIDENTE. Il problema è che poi questo consorzio si debba occupare non solo della parte della raccolta, perché non basta raccogliere a parte, se quello che si è raccolto non lo si controlla in tutto il processo di rigenerazione e riciclo fino allo smaltimento, poiché purtroppo accade quello che ha detto lei, ovvero che spesso il materiale di scarto o viene messo nel materiale di riciclo proprio per ammortizzare i costi oppure viene utilizzato in maniera poco virtuosa.
  A mio avviso c'è bisogno proprio di una rimescolata del sistema. Ad ogni modo, è corretto che ci sia una responsabilità estesa del produttore. Mi interessa capire quanto poi questo consorzio arrivi fino all'ultimo stadio dello smaltimento.

  SERGIO TAMBORINI, Presidente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto). Adesso magari lascio integrare la mia rispostaPag. 9 dall'avvocato Chilosi che di questi elementi e del tentativo di costruire un percorso da proporre in termini di normativa ne sa molto più di me.
  Non vogliamo essere confusi dentro a una filiera che ha già delle difficoltà in generale. L'azienda della moda e del tessile è la seconda azienda più inquinante del mondo. I nuovi e giovani consumatori della generazione Z e delle generazioni successive hanno una visione non positiva di questo mondo, almeno nel mondo occidentale, quindi occorre darsi degli orizzonti e dei contenuti diversi.
  Operare per riciclare il prodotto all'interno della filiera è uno degli strumenti, anche perché oggi noi produciamo nel mondo circa da 150 a 180 miliardi di capi di abbigliamento all'anno. Su 7 miliardi di persone vuol dire che in media produciamo 20/25 capi per ogni abitante della Terra e, considerando che la metà non ne compra, ciascun abitante del mondo industriale, civilizzato e occidentale che ha potere di acquisto compra 30 o 40 capi all'anno.
  Siamo entrati in una logica d'iperconsumo da cui dobbiamo fare un passo indietro in parte. È evidente che questo passo indietro comporterà una diminuzione degli occupati nel settore. Tenete conto che un sesto della popolazione attiva nel mondo – quella che lavora – lavora nel mondo del tessile e nell'abbigliamento e, quindi, ogni cento operai nel mondo ce ne sono circa 18 che lavorano all'interno delle filiere del tessile. Evidentemente diminuire i consumi, vuol dire creare in parte disoccupazione, ma questa disoccupazione si può coprire con l'attivazione di filiere alternative che, soprattutto per noi nel mondo occidentale, diventano un'ottima occasione.
  Con questo inquadramento, l'ottica della legalità e della tenuta di una non confusione degli attori che chiamiamo a bordo per noi diventa un elemento fondamentale, ma gli strumenti per una selezione etica devono essere costruiti già nel percorso attuativo. È chiaro che se i consorzi sono enti di diritto privato e devono agire nel limite della privacy, non possono andare a fare indagini sui soggetti che stanno chiamando a operare con loro. È uno degli elementi che fra gli altri abbiamo visto che in qualche misura deve essere superato per rendere possibile al consorzio l'attivazione di un'analisi del soggetto che ha davanti.
  Sul tema dei tentativi di costruzione di definizione di standard che consentano di eliminare quei rischi che lei stava citando, lascerei intervenire l'avvocato Chilosi, se lei è d'accordo.

  MARA CHILOSI, Consulente di Sistema Moda Italia (intervento da remoto). Grazie. Sicuramente lo strumento dell'EPR è molto interessante per conseguire gli obiettivi ambiziosi di raccolta differenziata e di riciclo che sono stati posti dalla normativa italiana anche anticipando al 2022, come diceva prima il dottor Tamborini, i termini previsti dalla direttiva europea sui rifiuti. Con l'attivazione della raccolta differenziata lo strumento EPR è uno strumento che può consentire al nostro Paese di raggiungere questi obiettivi.
  Tuttavia, sussistono delle criticità dovute dall'insufficienza impiantistica soprattutto in termini di riciclo, da problematiche regolatorie sul riciclo che nella filiera tessile sono particolarmente premianti e che andranno affrontate e risolte sul piano applicativo come, ad esempio la tematica del REACH (registration, evaluation, authorization and restrictions of chemicals) sul tessile storico, la tematica del perdurante ingresso sul territorio dell'Unione europea di prodotti tessili che possono porre delle problematiche di conformità chimica e la vulnerabilità della filiera rispetto ai fenomeni criminali – il tema che interessa la vostra Commissione –, di cui, come diceva il dottore Tamborini, i produttori non sono solo consapevoli, ma sono anche molto preoccupati.
  Da questo punto di vista l'interesse di SMI nell'andare ad approfondire in prospettiva come attuare un sistema EPR nella filiera tessile nasce proprio dalla necessità di fare un'analisi dell'impatto di questa regolazione con l'obiettivo di renderla utile ed efficace e di tutelare i produttori stessi che sono assolutamente disponibili a fare la propria parte soprattutto in termini di finanziamento e, come diceva il dottor Tamborini, anche di ecodesign, di sviluppo della Pag. 10tecnologia del riciclo e quant'altro, ma che si aspettano anche una regolamentazione adeguata. Infatti, i problemi di questa filiera non possono essere risolti solo dagli operatori privati, ma c'è bisogno anche di una collaborazione del decisore pubblico che deve fornire agli operatori una regolamentazione che sia efficace da questo punto di vista.
  In questo si inserisce anche il discorso dei fondi del PNRR, perché questi fondi devono essere stanziati in una logica di pianificazione nazionale che tenga conto della prospettiva dei regimi EPR. Bisogna evitare che questi fondi vengano attribuiti a progetti isolati che poi possano porre dei problemi di adeguatezza sia sotto il profilo della scala impiantistica sia sotto il profilo della scala territoriale.
  Da questo punto di vista gli avvisi che sono stati pubblicati non parlano espressamente dell'avvio dei sistemi EPR. Su questo è auspicabile che possa poi essere corretto il tiro, se posso usare questa espressione.
  Nell'ambito dello studio di quello che potrà essere il modello EPR, che poi è confluito in questo position paper, che vuole essere un contributo propositivo e fattivo anche all'analisi della nuova regolamentazione, il tema del controllo della legalità della filiera è stato posto al centro da parte dei produttori nella consapevolezza che i sistemi EPR e i consorzi possono essere degli strumenti di assurance della filiera. Lo sono stati in altri settori come quello degli pneumatici fuori uso o delle batterie nel corso del tempo si è dimostrato come anche la presenza dei consorzi abbia consentito di mantenere più sotto controllo certe filiere di gestione dei rifiuti.
  Anche la progressività degli obiettivi è funzionale al controllo della filiera, perché bisogna evitare di porre degli obiettivi di raccolta e di riciclo troppo ambiziosi immediatamente, prima che la rete «pulita» sia adeguata a livello di quantitativi disponibili per evitare di costringere i sistemi dei produttori a dover andare in filiere che non sono opportunamente verificate.
  Ad esempio, la progressività degli obiettivi di raccolta e di trattamento adeguato a carico dei produttori dovrà tenere conto anche di questi fenomeni. Adesso la filiera e l'impiantistica nazionale non sarebbero pronte a ricevere quantitativi molto più elevati di quelli che sono oggi raccolti e avviati al trattamento.
  Quali sono alcuni spunti che noi abbiamo cercato di sviluppare nel nostro lavoro da questo punto di vista? La filiera è ancora allo studio, però è già chiara l'idea di implementare dei protocolli di legalità e qualificazione della filiera che consentano anche la trasparenza delle seconde e delle terze tratte, quello che in gergo si chiama il downstream monitoring, che in altre filiere dei rifiuti si è sviluppato anche attraverso protocolli di certificazione volontaria sorvegliati da enti di terza parte che però vanno costruiti, ci vuole del tempo per mettere in piedi questi protocolli.
  Di questi protocolli evidentemente si dovranno occupare i consorzi. A nostro avviso, i consorzi dovranno estendere questi controlli anche alle esportazioni all'estero le frazioni tessili che non potranno essere contrastate, perché ormai siamo in una dimensione globale che non può essere limitata o interrotta, però è importantissimo verificare anche le esportazioni per evitare che le spedizioni mascherino smaltimenti illeciti, come diceva prima il dottor Tamborini, e consentano trattamenti non equivalenti in termini di tutela ambientale e sociale. Anche da questo punto di vista bisognerà fare delle scelte.
  La regolamentazione deve prevedere degli standard minimi, perché non si può rischiare che alla fine i consorzi che investono di più in questi controlli siano quelli più costosi e che si generi una gara al ribasso. Alcuni standard di controllo dovranno essere pretesi dal decisore pubblico nell'ambito della regolamentazione e anche essere oggetto di quella vigilanza regolamentare che in generale la disciplina EPR attribuisce al Ministero dell'ambiente, che oggi è il Ministero della transizione ecologica.
  Anche per questi motivi SMI ha indicato l'opportunità che i consorzi non siano obbligatoriamente aperti alla presenza degli operatori della filiera per evitare conflitti Pag. 11di interessi e possibili dinamiche anticoncorrenziali. I produttori si vogliono sentire liberi di darsi le regole del sistema e anche di alzare le pretese sotto i profili di cui stiamo parlando.
  Il problema della verifica da parte di operatori privati dell'etica dei fornitori è un problema regolatorio, perché l'interesse al controllo della filiera è contrapposto all'interesse e alla riservatezza dei dati personali e in particolare alla tutela dei dati giudiziari. Su questo c'è una sorta di lacuna normativa che non è di competenza del Ministero della transizione ecologica. Forse bisognerebbe consentire che anche i consorzi di filiera, che sono operatori privati, possano stipulare protocolli di legalità con le prefetture e in un certo senso avere accesso a strumenti di verifica che in questo momento sono inibiti a questo tipo di organizzazioni di enti.
  Dal punto di vista della filiera, sicuramente il sistema EPR comporterà una modifica del modello, perché i consorzi con il tempo si inseriranno all'interno della filiera, soprattutto della filiera urbana, attivando questi strumenti di verifica. Probabilmente questo cambierà anche gli attuali modelli di presa di possesso dei rifiuti che sono raccolti in ambito urbano. Per attivare questo ci vuole del tempo, probabilmente ci vorranno degli anni. In prospettiva la raccolta urbana diventerà sussidiaria, anche perché la raccolta urbana, essendo una raccolta mista di tessili non sarà quella più funzionale a determinate destinazioni di riciclo, ma potrà rimanere in piedi per una parte della preparazione per il riutilizzo degli abiti usati e per una parte – probabilmente minoritaria – della frazione destinata al recupero di materia.
  Quello su cui bisogna puntare è la raccolta selettiva a monte che tenga conto anche delle diverse categorie di prodotti e quei tipi di raccolte probabilmente dovranno essere sviluppate presso i distributori e presso altri punti di raccolta selezionati, differenziando il tessile per la casa e da hospitality, il tessile e gli accessori di abbigliamento e altri tessili che poi comunque, probabilmente, saranno inseriti all'interno di questa disciplina, anche per cercare di risolvere quella problematica del tessile storico a cui prima facevo riferimento. È ovvio che se si riesce a selezionare il tessile alla fonte, poi sarà più facile anche individuare delle soluzioni di riciclo che oggi non sono possibili con le attuali modalità di raccolta.
  Abbiamo pensato che possa essere efficace istituire un centro di coordinamento, perché il centro di coordinamento – un sistema a cui partecipano i sistemi dei produttori, quindi sia i sistemi individuali sia sistemi collettivi – può organizzare ritiri secondo un criterio di rotazione andando a spezzare quelle guerre per l'accaparramento delle piazze più produttive di cui abbiamo avuto notizia dalle fonti pubbliche.
  Noi non abbiamo gli strumenti per conoscere certe problematiche che può avere la vostra Commissione. Da questo punto di vista scontiamo anche un deficit di conoscenza su alcune dinamiche, ma è assolutamente fisiologico che sia così.
  Inoltre, abbiamo anche valutato che l'eco-contributo che sarà versato ai consorzi potrà anche consentire di smarcare certi operatori finanziariamente deboli che oggi operano nella filiera che sono anche più vulnerabili da certe logiche di dipendenza da filiere o contesti che possiamo definire non pienamente controllati o non pienamente trasparenti. Anche in questo senso serve una gradualità degli obiettivi, perché non sono delle cose che si possono attivare in poco tempo.
  Abbiamo pensato anche che i consorzi possano contribuire anche alla maggiore legalità e trasparenza della filiera attraverso la prevenzione dei rifiuti che riteniamo debba essere inclusa, come avviene anche in Francia, nel perimetro di azione dei consorzi, con l'utopia che la prevenzione dei rifiuti e il generare meno rifiuti possa sottrarre rifiuti anche alla criminalità organizzata, facendo entrare il prodotto in una logica di maggiore controllo sia dal punto di vista dell'allungamento del ciclo di vita sia dal punto di vista delle altre applicazioni che possono essere messe in atto a livello industriale, allargando quelle che sono le possibilità.Pag. 12
  Non bisogna focalizzarsi solo sulla preparazione per il riutilizzo, ma il resto è tutto da costruire. Questo è quello che noi abbiamo pensato. Gli strumenti potranno essere approfonditi anche alla luce della regolamentazione.

  PRESIDENTE. Visto che la moda passa, proprio per definizione, come si comporta il mondo della moda per quanto riguarda i vestiti non venduti? Giorni fa ho letto casualmente un articolo di un noto produttore di scarpe che ha mandato a incenerimento o in discarica, un grosso quantitativo di scarpe non vendute. Come si può minimizzare questo fenomeno?

  SERGIO TAMBORINI, Presidente di Sistema Moda Italia. La minimizzazione del fenomeno di fatto è in atto. L'iperproduzione a cui facevo riferimento prima è stata trascinata da un mondo ben preciso che è quello del fast fashion che, proprio perché vi erano grandi volumi di venduto, ha determinato anche volumi importanti di invenduto nel tempo e, in questa frenetica e vertiginosa schizofrenia del cambiare prodotto ogni mese, ha cambiato un po' i paradigmi del nostro mondo, generando quei fenomeni negativi a cui faceva riferimento lei.
  Devo dire che il sistema oggi sta rispondendo. Siccome da un lato c'è una reputation dei marchi che traggono negatività tutte le volte che esce una notizia del genere, questi fenomeni si stanno praticamente riducendo al nulla.
  Dal nostro osservatorio noi abbiamo la visione dei grandi gruppi sia del fast fashion, ma anche dell'alto di gamma dell'area del luxury fashion – dire che stanno producendo sul venduto è abbastanza difficile, perché chiaramente è quasi impossibile –, in cui c'è una dinamica di timing di produzione e di ritorno delle produzioni più vicini ai luoghi in cui c'è la vendita del prodotto tale che questo tipo di fenomeni in alcuni ambiti stanno arrivando al nulla.
  I brand più significativi e più importanti, quelli di più alto valore, cominciano a fare mancare il prodotto per renderlo ancora più appetibile, ma in realtà sono anche tattiche di carattere commerciali. Ad esempio, è chiaro il comportamento almeno di un paio di brand francesi in questa direzione in cui per prodotti specifici ci sono tempi di attesa abbastanza lunghi o la mancanza del prodotto stesso.
  Inoltre, inizia a generarsi tutto un meccanismo di riutilizzo dei prodotti in quanto tali all'interno di utilizzi alternativi – pensiamo all'invenduto dei foulard –, ma la distruzione, così com'è o quella che abbiamo in testa, dell'incenerito in grandi quantità sta pian piano scomparendo anche nei marchi del lusso, dove la seconda scelta, piuttosto che un invenduto, non ci si può permettere che venga messa sul mercato.
  Ad esempio, abbiamo una collaborazione in atto per quanto riguarda la seta. Nell'eccesso di foulard di seta, la possibilità di entrare in un ciclo – già siamo nell'ottica che un domani potrebbe essere utilizzato sui rifiuti –, la frantumazione del materiale per ottenere delle fibrille che, miscelate in modo opportuno con un altro prodotto, possono diventare un'imbottitura per giacche a vento – la seta ha un potere coibente particolarmente rilevante – fanno sì che oggi noi siamo produttori di questo imbottito e cominciamo a venderne quantitativi abbastanza significativi. Non è l'imbottito che viene utilizzato di più per fare la giacca a vento che serve per andare sull'Everest, ma se uno deve fare la passeggiata in città, ha un potere coibente che è più che sufficiente. Le Guardie rosse di Mao ci hanno fatto la lunga marcia con quell'imbottito di seta.
  Il problema è incominciare ad attivare dei percorsi virtuosi, facendosi un po' anche il cervello, e che si creino delle occasioni, delle opportunità che stanno anche nella storia delle nostre aziende e nella storia del nostro modo di fare il prodotto.
  Mi viene quasi da dire che ci sono nuove tecnologie da mettere in campo, ma dall'altra parte ci sono da riprendere alcuni mestieri fatti in una certa maniera. Ad esempio, dalla seconda scelta di seta – qui stiamo ancora all'interno del mondo industriale, ma lo stesso potrebbe essere domani degli indumenti – si possono generarePag. 13 imbottiture utilizzate ancora nel mondo della moda.

  PRESIDENTE. Intanto vi ringrazio. Se ci potete dare lo studio di fattibilità che avete improntato, ne saremmo felici. Seguiremo l'evoluzione della creazione di questo consorzio volontario per i problemi che la filiera ha attualmente, non solo per quanto riguarda l'infiltrazione criminale ma anche per le difficoltà dei punti di equilibrio economici che, soprattutto negli ultimi anni, sono peggiorati mettendo un po' in crisi tutta la filiera. Vi ringrazio e ci aggiorneremo, se dovesse servire.

Seguito esame della proposta di relazione sulle procedure di localizzazione del Deposito Unico Nazionale dei rifiuti radioattivi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'esame della proposta di relazione sulle procedure di localizzazione del Deposito Unico Nazionale dei rifiuti radioattivi.
  Ricordo che nella seduta dello scorso 28 luglio avevo presentato insieme agli altri relatori, – l'onorevole Muroni e il deputato Vianello – una proposta di relazione che, in esito alle osservazioni e alle proposte emendative presentate al testo, è stata complessivamente ridefinita dai relatori. In pratica abbiamo ricominciato da capo l'iter.
  Avverto che il nuovo testo della proposta di relazione sarà distribuito a tutti i componenti della Commissione. Come è avvenuto l'altra volta, ognuno avrà la possibilità di fare osservazioni ed eventualmente poi emendare il testo che adesso consegniamo.
  Avverto che il termine per la presentazione delle osservazioni e delle proposte di modifica al nuovo testo è fissato alle ore 12 di giovedì 2 dicembre 2021. Eventualmente in ufficio di Presidenza stabiliremo il percorso per arrivare all'approvazione. Se nessuno chiede di intervenire, rinvio il seguito dell'esame ad altra seduta. Prego, onorevole Patassini.

  TULLIO PATASSINI. Scusi, presidente, chiedo semplicemente se può ripetere le scadenze, perché stavo entrando in quel momento.

  PRESIDENTE. La scadenza per presentare gli emendamenti ed eventuali modifiche è fissata alle ore 12 di giovedì 2 dicembre.

  TULLIO PATASSINI. Scusi, presidente. Siccome i tempi sono molto stretti, volevo chiedere se questo nuovo testo ha delle modifiche sostanziali, se ci sono delle novità particolari e cosa è successo a tutti gli emendamenti che erano stati presentati prima di cui non abbiamo avuto più esito. Qual è la necessità di depositare ufficialmente un nuovo testo rispetto a quello che era stato depositato a giugno?

  PRESIDENTE. Come da sua proposta, abbiamo dato la stesura del nuovo testo al nostro consulente, il dottore Giuseppe Battarino. Insieme ai relatori abbiamo rivisto il testo e ci siamo avvantaggiati, perché avevamo già delle proposte emendative. Abbiamo recepito e compreso alcune di queste proposte – altre, credo quelle della Lega, solo in parte – nelle conclusioni. Ricominciamo da capo. Abbiamo deciso proprio in virtù anche delle richieste per dare un'uniformità anche con le altre proposte che venivano supervisionate da un magistrato. Abbiamo rivisto un po' il testo che non è stato stravolto, anche perché il nostro consulente l'ingegnere Bava aveva fatto un buon lavoro. Adesso ripetiamo la cosa.
  Se ci dovessero essere delle particolari difficoltà o se non riuscissimo ad arrivare alla data del 2 dicembre, in Ufficio di Presidenza possiamo anche decidere di allungarla. Tuttavia, visto che i tempi ci sono e non sono così stretti e visto che già avevamo fatto il lavoro, sollecito a essere veloci, perché le cose stanno evolvendo – abbiamo anche il seminario –, altrimenti rischiamo, come spesso accade, che poi la relazione sia già «vecchia» e non possiamo nemmeno aggiornarla continuamente perché se no non riusciamo mai più a chiuderla. Ci siamo dati come termine quello di approvarlo entro i primi di dicembre.

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Inizio esame proposta di relazione sulla diffusione delle sostanze perfluoralchiliche (PFAS) Relatori: on. Vignaroli, on. Braga, on. Zolezzi.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca anche l'esame della proposta di relazione sulla diffusione di sostanze PFAS (perfluoralchiliche). Ricordo che l'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti di gruppo ha convenuto sull'opportunità di predisporre una relazione sulla diffusione delle sostanze perfluoralchiliche.
  Comunico di avere presentato insieme agli altri relatori – l'onorevole Braga, che è qui presente, e l'onorevole Zolezzi – una proposta di relazione che sarà trasmessa a tutti i componenti della Commissione via e-mail.
  Il termine di presentazione delle osservazioni e delle proposte di modifica è fissato alle ore 12 di venerdì 10 dicembre. Se nessuno chiede di intervenire, rinvio il seguito dell'esame ad altra seduta. Grazie.

  La seduta termina alle 14.45.