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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario

Resoconto stenografico



Seduta n. 85 di Martedì 26 aprile 2022

INDICE

Comunicazioni:
Ruocco Carla , Presidente ... 2 

Sulla pubblicità dei lavori:
Ruocco Carla , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, in merito alle partecipazioni dello Stato nel settore bancario:
Ruocco Carla , Presidente ... 2 
Franco Daniele , Ministro dell'economia e delle finanze ... 2 
Ruocco Carla , Presidente ... 6 
De Bertoldi Andrea  ... 6 
Ruocco Carla , Presidente ... 7 
Lannutti Elio  ... 7 
Ruocco Carla , Presidente ... 8 
Dell'Olio Gianmauro  ... 8 
Ruocco Carla , Presidente ... 9 
Bagnai Alberto  ... 9 
Ruocco Carla , Presidente ... 10 
Zennaro Antonio (LEGA)  ... 10 
Ruocco Carla , Presidente ... 11 
Fassina Stefano (LeU)  ... 11 
Ruocco Carla , Presidente ... 12 
Perosino Marco  ... 12 
Ruocco Carla , Presidente ... 13 
D'Alessandro Camillo (IV)  ... 13 
Ruocco Carla , Presidente ... 14 
Pesco Daniele  ... 14 
Ruocco Carla , Presidente ... 14 
Buratti Umberto (PD)  ... 14 
Ruocco Carla , Presidente ... 15 
Franco Daniele , Ministro dell'economia e delle finanze ... 16 
Ruocco Carla , Presidente ... 18 
Cappiello Stefano , Direttore Direzione V del Dipartimento del Tesoro ... 19 
Lannutti Elio  ... 19 
Ruocco Carla , Presidente ... 19 
Lannutti Elio  ... 19 
Ruocco Carla , Presidente ... 20 
Franco Daniele , Ministro dell'economia e delle finanze ... 20 
Ruocco Carla , Presidente ... 20 
De Bertoldi Andrea  ... 20 
Ruocco Carla , Presidente ... 20 
Buratti Umberto (PD)  ... 20 
Ruocco Carla , Presidente ... 20 
Franco Daniele , Ministro dell'economia e delle finanze ... 20 
Ruocco Carla , Presidente ... 20

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
CARLA RUOCCO

  La seduta comincia alle 12.

Comunicazioni.

  PRESIDENTE. Ricordo che per ragioni di sicurezza sanitaria, il «foglio firme» non verrà portato dall'assistente ma lasciato a disposizione sul tavolino davanti al banco della Presidenza.
  Comunico che il 5 aprile 2022 il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione il deputato Camillo D'Alessandro, in sostituzione del deputato Luigi Marattin, dimissionario. Do quindi il benvenuto al deputato Camillo D'Alessandro.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, in merito alle partecipazioni dello Stato nel settore bancario.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, in merito alle partecipazioni dello Stato nel settore bancario.
  Comunico che l'Ufficio di Presidenza della Commissione ha deliberato, a seguito della chiusura dei negoziati relativi alla potenziale acquisizione di Banca Monte dei Paschi di Siena, come rappresentato al mercato con il comunicato congiunto UniCredit e MEF dello scorso 24 ottobre 2021, di svolgere un approfondimento sulle strategie pianificate dal Ministero per l'adeguata valorizzazione delle varie partecipate di Stato nel settore bancario, tra cui rientrano Banca Monte dei Paschi di Siena e Banca Popolare di Bari, quest'ultima peraltro controllata da Mediocredito Centrale.
  Con riferimento all'odierna audizione è presente il dottor Daniele Franco, Ministro dell'economia e delle finanze, accompagnato dal dottor Stefano Cappiello, Direttore Direzione V del Dipartimento del Tesoro, dal dottor Filippo Giansante, Direttore Direzione VII del Dipartimento del Tesoro, dalla dottoressa Luisa Carpinelli, consigliera del Ministro, dal dottor Lorenzo Salvia, Portavoce del Ministro, dal generale Mario Salerno, Aiutante di Campo, dal dottor Silvio D'Amico, Dirigente dell'Ufficio II del Dipartimento del Tesoro, Direzione V – Regolamentazione e Vigilanza del Sistema Finanziario, dal dottor Vincenzo Testa, Consulente del Dipartimento del Tesoro, Direzione V – Regolamentazione e Vigilanza del Sistema Finanziario, nonché dal consigliere Antonio Malaschini, che ringrazio, tutti, di essere qui presenti.
  Invito quindi il Ministro Franco a svolgere la relazione. Seguirà il dibattito in Commissione.

  DANIELE FRANCO, Ministro dell'economia e delle finanze. Grazie. Presidente, onorevoli deputate e deputati, senatrici e senatori, vi ringrazio dell'invito a riferire sulle strategie pianificate dal Ministero dell'economia e delle finanze in ordine alla valorizzazione delle società partecipate dello Stato nel settore bancario, che sono Banca Monte dei Paschi di Siena e Banca PopolarePag. 3 di Bari, questa controllata dal Mediocredito Centrale.
  Cominciamo con qualche nota sul contesto in cui queste banche operano. Abbiamo un sistema bancario che evidenzia in questo ultimo anno indicatori di solvibilità e redditività soddisfacenti, in linea con la media europea. La qualità del credito è rimasta sostanzialmente stabile, l'incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti erogati si è ridotta. Nel 2021 la redditività del sistema bancario italiano è significativamente migliorata, con un livello di patrimonializzazione che è rimasto sostanzialmente stabile su un livello abbastanza elevato.
  I nostri intermediari hanno affrontato lo shock indotto dalla pandemia da una posizione nel complesso molto più solida rispetto a quella con cui avevano affrontato la crisi finanziaria del 2008. Ricordo che dal 2007 al 2019 il rapporto tra il capitale di migliore qualità e gli attivi ponderati per il rischio è quasi raddoppiato. Nell'affrontare la pandemia, il sistema bancario ha potuto avvalersi delle ampie misure di sostegno governative per l'economia che nel complesso hanno isolato i bilanci delle banche dagli effetti dell'andamento dell'economia.
  Gli ultimi sviluppi denotano un peggioramento del quadro macroeconomico. Vi ricordo che nel DEF (Documento di economia e finanza) abbiamo indicato una crescita del PIL dell'ordine del 3 per cento, molto inferiore a quella che era stata indicata in precedenza nella NADEF (Nota di aggiornamento al DEF). Ricordo che l'esposizione diretta del sistema bancario italiano verso la Russia è relativamente contenuta, essendo di 29 miliardi, ovvero lo 0,7 per cento delle attività finanziarie delle banche italiane.
  Ricordo che nell'affrontare questa nuova situazione rileveranno di nuovo i sostegni che il Governo metterà in campo per il sistema economico.
  Avevamo delineato un quadro di graduale uscita dalle misure di sostegno introdotte nell'ambito dell'emergenza pandemica e adesso queste misure verranno riviste alla luce del nuovo temporary framework definito dalla Commissione il 23 marzo per la nuova situazione di tensione. In un prossimo decreto definiremo come il temporary framework definito a livello europeo sia calato nella normativa italiana con l'idea di arrivare a un intervento che giunga al 31 dicembre 2022, che è la scadenza del nuovo temporary framework comunitario.
  Una considerazione sulle linee di sviluppo del sistema bancario: lo Stato come proprietario di due banche deve tenere conto, nel modo in cui gestisce questa proprietà, di quanto accade nel sistema bancario nel suo complesso. Qui vi sono due sfide strategiche per il sistema bancario nel suo complesso: da un lato, la cosiddetta «transizione digitale», cioè l'innovazione tecnologica che influenza fortemente anche il sistema finanziario e bancario; dall'altro, la transizione verso un'economia sostenibile, che vede il sistema finanziario fortemente coinvolto.
  Quindi da un lato la diffusione delle tecnologie digitali allarga il perimetro dei prodotti e dei servizi finanziari che gli intermediari possono offrire, e dall'altro porta a riduzioni di costo per i clienti e a forti pressioni competitive. Queste richiedono investimenti ingenti in infrastrutture, nella compagine del personale, che richiede nuove competenze, e nella gestione dei rischi cibernetici. Credo ci sia una recente indagine della Banca d'Italia che mostra come il sistema bancario italiano stia effettuando ingenti investimenti tecnologici, ma questi tendono a essere concentrati negli intermediari più ampi. Dall'altro lato, lo sviluppo della finanza sostenibile richiede una capacità di valutazione dei rischi climatici e una capacità di verificare l'accuratezza delle informazioni fornite dalle imprese. Questi cambiamenti determinano un contesto più competitivo, in cui si richiedono forti investimenti, una forte pressione verso l'innovazione tecnologica e una pressione verso il contenimento dei costi.
  Questo è il contesto in cui queste due banche dovranno operare nei prossimi anni.
  L'assetto istituzionale del nostro sistema bancario è stato definito negli anni Novanta, quando si è passati dal modello di Pag. 4banca come impresa, sostituendo il modello di banca come ente pubblico economico, e ci si è avviati verso un mercato creditizio concorrenziale, integrato ovviamente nel mercato unico europeo. Sappiamo che questa integrazione ha fatto molti passi in avanti, vi sono ancora degli ostacoli e il completamento della cosiddetta «Banking Union» va nella direzione di un rafforzamento dell'integrazione. Ricordo qui due importanti riforme: da un lato la riforma delle banche popolari, poi la riforma delle banche di credito cooperativo. Questi cambiamenti hanno portato un consolidamento del nostro sistema bancario che alla fine del 2020 comprendeva 59 gruppi, di cui 11 significativi, e 90 banche individuali.
  La presenza dello Stato va vista in questo contesto. La partecipazione dello Stato nel sistema bancario è ammessa purché il soggetto pubblico operi a condizioni di mercato. Sono ammesse deroghe in casi codificati con caratteristiche di temporaneità e con obblighi specifici.
  Ricordo che l'ingresso dello Stato in Banca Monte dei Paschi di Siena è avvenuto con modalità che ne hanno comportato la qualifica di aiuto di Stato compatibile. Da qui una serie di impegni: la presenza dello Stato non deve alterare il funzionamento della concorrenza e deve essere temporaneo, quindi vi è un impegno a cedere la proprietà in un lasso di tempo concordato.
  Per quanto riguarda la Banca Popolare di Bari, l'acquisizione della partecipazione da parte del Mediocredito Centrale è avvenuta sulla base di un piano industriale che è stato valutato come di mercato dalla Commissione europea. Qui non vi sono dei vincoli altrettanto cogenti alla cessione, però una volta che l'intervento pubblico abbia esaurito il suo scopo, si potranno valutare opzioni per l'uscita dello Stato dal capitale della banca.
  Sono due forme di proprietà pubblica dettate da specifiche situazioni di crisi.
  Ovviamente il MEF, come investitore paziente in queste aziende, deve prestare la massima attenzione affinché i piani, le strategie delle aziende ed eventualmente anche l'uscita dello Stato da queste aziende avvenga in un modo che sia sostenibile in senso ampio, oltre che per le aziende, anche per il nostro sistema economico.
  Per quanto riguarda le dimensioni di queste aziende, credo che sia importante avere a mente di che dimensioni parliamo. La Banca Popolare di Bari a fine 2021 aveva un attivo di 11 miliardi, lo 0,3 per cento del totale dell'attivo del nostro sistema bancario. L'intero gruppo Mediocredito Centrale aveva un attivo di 15 miliardi, ovvero lo 0,4 per cento. Invece, Banca Monte dei Paschi di Siena aveva un attivo di 138 miliardi, quindi circa 10 volte tanto, il 3,4 per cento. Per avere un termine di paragone, Intesa e UniCredit avevano attivi rispettivamente per 1.070 e 920 miliardi, quindi parliamo di una Banca, Monte dei Paschi, che ha dimensioni significative, ancorché molto più piccole dei due operatori principali, mentre la Banca Popolare di Bari ha un attivo relativamente piccolo.
  Lo Stato in Monte dei Paschi detiene il 64,2 per cento. Nel 2021 Monte dei Paschi è tornato ad avere un utile di 310 milioni. L'utile ha beneficiato di alcune partite straordinarie non ripetibili e ha anche beneficiato del fatto che alcuni investimenti e alcune misure di ristrutturazione siano state posticipate.
  Rispetto a banche di dimensioni analoghe i risultati economici del Monte dei Paschi sono relativamente più deboli, così come la dinamica dei ricavi totali del Monte dei Paschi è stata inferiore a quella delle altre banche analoghe. Questo ha avuto un riflesso nei corsi azionari della banca, che da maggio del 2020 e fino a gennaio del 2021 hanno visto una flessione in controtendenza rispetto agli altri principali intermediari creditizi italiani. Viceversa, da febbraio di quest'anno abbiamo visto una performance in borsa di Monte dei Paschi migliore rispetto a quella delle banche concorrenti.
  Nel 2022, secondo il piano industriale approvato lo scorso dicembre, la banca dovrebbe sostenere oneri straordinari di ristrutturazione e registrare a fine anno una perdita, mentre è previsto un ritorno all'utile nel 2023. Il nuovo piano industriale Pag. 5è stato definito il 17 dicembre dell'anno scorso con un orizzonte sul periodo 2022-2026 e prevede una serie di iniziative di semplificazione della struttura del Gruppo, di consolidamento del processo di contenimento dei costi e di riduzione dei rischi e investimenti in materia di digitalizzazione. Il 7 febbraio scorso il Consiglio di amministrazione ha stabilito che fosse necessaria una nuova guida per la banca e ha nominato un nuovo amministratore delegato, che dovrà rivedere il piano industriale 2022-2026. La credibilità degli obiettivi indicati nel nuovo piano sarà importante per la successiva operazione di aumento di capitale da realizzarsi nel 2022, alla quale dovranno partecipare anche investitori diversi dallo Stato, investitori privati.
  Con la Commissione europea, una volta chiusa la trattativa con UniCredit lo scorso ottobre, è stata avviata un'interlocuzione per concordare un nuovo termine per la cessione della partecipazione statale, il precedente termine era il 31 dicembre 2021. L'obiettivo del MEF è quello di conseguire una congrua dilazione che dia margini di tempo per effettuare questa operazione di dismissione della partecipazione con tempi adeguati, in modo da poter valutare attentamente tutte le opzioni e da scegliere un'opzione che sia adeguata per il futuro della banca.
  La Commissione europea, come da prassi, imporrà delle misure di natura compensativa a fronte della concessione della proroga e anche a fronte del mancato conseguimento di alcuni obiettivi. Qui la trattativa che stiamo gestendo mira a far sì che queste misure compensative siano realistiche, sostenibili e non tali da compromettere il piano industriale della banca.
  Il Ministero, muovendo nella cornice del DPCM del 20 ottobre 2020, continua a perseguire l'obiettivo della cessione della partecipazione, che verosimilmente potrà avere luogo soltanto dopo la realizzazione dell'aumento di capitale e dopo la continuazione delle iniziative di contenimento dei costi e di miglioramento dell'efficienza definite dal piano industriale. Credo che i tempi della dismissione dipenderanno dai progressi ottenuti sotto questi profili.
  Gli obiettivi del Governo sotto questo profilo sono, come abbiamo detto in varie occasioni, salvaguardare i livelli occupazionali, tutelare il marchio e salvaguardare il legame che Monte dei Paschi ha con il proprio territorio. Siamo consapevoli che Monte dei Paschi è parte del patrimonio economico, innanzitutto, ma anche culturale e storico della città di Siena, della Toscana e anche del nostro Paese. Per questo motivo una dismissione in futuro deve essere tale da assicurare a Monte dei Paschi un futuro nel sistema bancario italiano ed europeo.
  Banca Popolare di Bari è nata, invece, nel 1960 ed è quindi molto più recente rispetto a Monte dei Paschi. Negli scorsi anni la Banca Popolare di Bari ha visto una situazione aziendale non facile, con un peggioramento della qualità del credito, anche con una contrazione della raccolta dalla clientela. Questo ha determinato perdite patrimoniali che hanno ridotto i livelli di capitale al di sotto dei minimi regolamentari, portando il 13 dicembre 2019 la Banca d'Italia ad avviare una procedura di amministrazione straordinaria.
  È poi intervenuto il Mediocredito Centrale. Si è disposto a livello legislativo il rafforzamento patrimoniale del Mediocredito Centrale con un decreto-legge del dicembre 2019 e si è previsto un rafforzamento di Mediocredito Centrale fino a un importo di 900 milioni. Il 31 dicembre del 2019 da parte di Mediocredito centrale, del Fondo interbancario di tutela di depositi e della Banca Popolare di Bari si è sottoscritto un accordo quadro volto a ricapitalizzare la banca preservandone la continuità aziendale. Vi è stato un primo intervento cosiddetto «ponte» da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi per 310 milioni.
  Il 29 giugno 2020 l'assemblea straordinaria della Banca Popolare ha deliberato la trasformazione in società per azioni e questo ha consentito gli interventi del Fondo interbancario e del Mediocredito Centrale per un importo totale di 1,6 miliardi. La quota dell'intervento di pertinenza del Fondo interbancario era di quasi 1,2 miliardi, 430 milioni invece di Mediocredito Centrale, Pag. 6ma Mediocredito Centrale ha poi rilevato per un euro la quota del Fondo interbancario. Quindi Mediocredito centrale attualmente possiede quasi il 97 per cento del capitale della banca. La Commissione europea, come ricordavo prima, ha accertato l'assenza di profili di aiuto di Stato. Il 15 ottobre del 2020 si è chiusa la procedura di amministrazione straordinaria e la banca è tornata all'amministrazione ordinaria con un nuovo consiglio di amministrazione.
  Sia il Mediocredito Centrale che la Banca Popolare di Bari hanno formulato dei piani industriali nel febbraio del 2021. Il piano del Mediocredito Centrale, che è stato aggiornato poi nel febbraio del 2022, conferisce al Mediocredito il ruolo di holding e di guida dell'attività comune del Gruppo con obiettivi di sostegno delle piccole e medie imprese nel Mezzogiorno. Invece, alla Banca popolare di Bari e alla Cassa di risparmio di Orvieto viene assegnato il ruolo di banche commerciali cosiddette «retail» rispettivamente per il Sud Italia e per il Centro Italia.
  Banca popolare di Bari ha formulato nel febbraio del 2021 un proprio piano industriale, di nuovo rivisto e aggiornato nel febbraio del 2022. Questo piano punta a una crescita su linee interne, quindi senza acquisizioni, mira a fare della Popolare di Bari una banca specializzata in servizi per le famiglie e per le piccole e medie imprese nel Mezzogiorno e definisce una serie di interventi volti a ridurre i costi, a migliorare l'efficienza e ad accrescere i ricavi. Questi interventi sono stati avviati già nel 2021, anno in cui la banca ha registrato una perdita di esercizio di circa 170 milioni.
  Un punto critico è il rapporto tra costi e il reddito, che è superiore al 100 per cento, quindi è una banca fortemente appesantita dai costi e questo ovviamente richiede un intervento vuoi di riduzione dei costi, vuoi in parallelo di aumento dei ricavi, mentre l'anno scorso si è osservato un leggero calo degli impieghi alla clientela.
  Nel piano industriale si prevede un ritorno all'utile nel 2023 e un consolidamento di questo utile nel 2024. Nel dicembre scorso vi è stato un cambiamento di amministratore delegato. Il nuovo amministratore sta proseguendo, in linea con il piano industriale concordato con la capogruppo, con l'attuazione delle misure di ristrutturazione e di riorganizzazione previste volte al riequilibrio e poi al rilancio della banca.
  L'aggregazione tra Mediocredito Centrale e Banca Popolare di Bari può fornire un contributo importante allo sviluppo delle regioni meridionali. Qui ricordiamo la carenza di banche di dimensioni rilevanti e la difficoltà che a volte le banche incontrano in una situazione in cui vi sono prevalentemente piccole e medie imprese, in cui la qualità del credito tende a essere meno buona che nella restante parte del Paese. Il gruppo Mediocredito Centrale-Popolare di Bari può dare un contributo a rafforzare l'offerta di credito e di servizi alle famiglie e alle piccole e medie imprese del Mezzogiorno.
  La cosa assolutamente importante è che la Banca prosegua nella sua azione di contenimento dei costi e di recupero della capacità di effettuare impieghi su una scala più ampia. Superata questa fase, si potrà considerare la vendita della partecipazione statale nella banca, che però probabilmente presuppone il superamento delle difficoltà attuali.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Vi sono degli iscritti a parlare. La parola al senatore De Bertoldi.

  ANDREA DE BERTOLDI, Grazie, presidente. Naturalmente grazie, come sempre, al signor Ministro per il suo intervento. Prima di iniziare, ho una piccola nota quasi tecnica, una preghiera di riferire e farsi interprete al collega Ministro Speranza del fatto che, visto che siamo in un clima europeo ed europeista, forse sarebbe meglio che anche in termini di mascherine non rimanessimo sulla strada cinese, ma andassimo nella direzione che l'Europa sta delineando. Mi permetta questa ambasciata che le voglio trasmettere.
  Entrando nel tema, parto da un concetto, signor Ministro: la ricchezza degli italiani, se ben ricordo, nello scorso dicembrePag. 7 da Il Sole 24 ore era valutata intorno a 10 mila miliardi e la quota risparmio di questi 10 mila miliardi superava abbondantemente i 1.800 miliardi. È chiaro che il tema del risparmio degli italiani, del controllo del risparmio degli italiani e della gestione del risparmio degli italiani sia un tema importante che, ovviamente, agli appetiti internazionali fa gola.
  Questo si inserisce in un quadro della scorsa legislatura, nella quale, non contenti di avere di fatto annullato il credito territoriale, si è proseguito nell'aver portato la più virtuosa banca italiana, all'epoca UniCredit, che era in perfetto equilibrio finanziario e perfettamente internazionalizzata, nelle mani di un Paese amico, ma comunque di un Paese straniero.
  Alla luce di queste considerazioni che io le ho fatto, signor Ministro, le voglio chiedere molto precisamente e puntualmente: esiste una strategia del Governo per dare una risposta italiana al controllo delle banche? Vogliamo perdere anche quel poco che ci è rimasto e lasciarlo nelle mani di imprenditori di altri Paesi, i quali giustamente fanno prima di tutto i loro interessi e non i nostri? Vogliamo che i nostri risparmi che sono secondi al mondo – ricordiamocelo sempre – siano gestiti sempre più dagli stranieri o vogliamo, invece, che l'Italia possa ancora avere una voce in capitolo in questo? Ecco perché le chiedo proprio in termini molto puntuali se esiste una strategia in questa direzione da parte del Governo e nel caso, ovviamente, quale sarebbe.
  Collegato è il tema del Monte dei Paschi. Ovviamente il Monte dei Paschi, pur con le dimensioni che lei stesso ha rilevato, è una delle banche non solo storiche ma anche di un certo peso rimaste italiane. Quanto al rapporto con l'Europa, vorrei sperare che ci ricordassimo tutti e magari che voi, che lo potete fare meglio di noi, ricordaste all'Europa che la Bank of Scotland è rimasta nelle mani nazionali per circa 14 anni prima di ottenere una privatizzazione. Forse è il caso, in un momento di difficoltà e di crisi come quello che stiamo vivendo, che ci si prenda tutto il tempo necessario per restare eventualmente nella Banca Monte dei Paschi fino a che non si trovi una soluzione italiana e adeguata, nello spirito che avevo detto prima.
  Sempre su Monte dei Paschi, le vorrei chiedere anche qui una domanda per quanto possibile, perché qui entriamo nei rapporti anche privatistici, ma io comunque esprimo un auspicio: pare che ci possa essere l'interesse di BPER e di BPM nei confronti di Monte dei Paschi. Al di là del merito che non sta a me giudicare, credo che sarebbe una soluzione italiana, innanzitutto, e magari potrebbe essere una soluzione che permetterebbe BPM a di non cadere nelle mani di Crédit Agricole. In questo contesto la domanda forte che voglio porre a lei è: cosa vogliamo fare per difendere l'italianità delle nostre banche? Cosa vogliamo fare per difendere l'italianità di Monte dei Paschi di Siena? Grazie, signor Ministro.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Collega Lannutti, prego.

  ELIO LANNUTTI. Grazie, signora presidente. Ringrazio il signor Ministro per la disamina che è stata fatta sulle banche interessate. Parto dall'ultima audizione, signor Ministro, davanti alle Commissioni riunite, dove lei aveva giudicato eccessivo sul Monte dei Paschi di Siena il calcolo di 60 miliardi di euro bruciati negli ultimi 18 anni.
  Poiché anche la mia ADUSBEF (Associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari) non solo sa fare di conto, ma ha appuntato minuziosamente tutti i passaggi del più grande crack bancario italiano, mi permetto, come le promisi allora, di dettagliare cifre e date, affinché restino agli atti. A pagina 96 del bilancio si dice che il 31 Dicembre 2006 MPS capitalizzava 14,86 miliardi di euro, oggi capitalizza 886 milioni di euro, quindi 14 miliardi in meno. Per finanziare la disastrosa acquisizione di Antonveneta, 9 miliardi di euro nominali, 17 miliardi era il conto finale, autorizzate allora, come si sa, dalla delibera 17 marzo del 2007, operazione tutta a debito anche con strumenti ibridi e bond subordinati.
  MPS ha sottoscritto sei aumenti di capitale per un totale di 20,5 miliardi di euro: Pag. 85 nel 2008, 3 nel 2009, 2 nel 2011, 2,5 nel 2012, 5 nel 2014 e 3 nel 2015. Tra il 2008 e il 2016 ha subìto perdite per 18 miliardi di euro. Il salvataggio dello Stato (Tremonti, Monti, Gentiloni) è costato 13,8 miliardi di euro e poi ci sono stati gli aumenti di capitale. Arriviamo a 65,7 miliardi di euro, secondo un calcolo ragionieristico. Quindi la più antica banca è riuscita a bruciare 66 miliardi quasi, con l'azionista di maggioranza, il Tesoro, che impedisce perfino la possibilità di tentare il recupero di un tesoretto valutabile svariati miliardi di euro con l'azione di responsabilità più volte richiesta da quel socio rompiscatole, al quale dovremmo essere tutti grati, che si chiama Giuseppe Bivona che, conoscendo tutte le magagne e le oscurità dei bilanci, ha portato in giudizio, finora con successo, gli artefici di quel crack per gli asseriti danni causati dalla mancata contabilizzazione come derivate delle operazioni BTP con Nomura e Deutsche Bank, banche oggetto anche loro di una possibile azione di responsabilità.
  Il comportamento del MEF mi fa tornare in mente la famosa vignetta di Cipputi, quella con il martello, ma nell'Italia alla rovescia, tra i primi posti per corruzione e tra gli ultimi per libertà di stampa, aduso a premiare bancarottieri, faccendieri, cricche consolidate e poteri di manutengo, specialisti in quel capitalismo di relazioni già descritto nel 1952 da Ernesto Rossi nel volume Settimo: Non Rubare, che capitalizza i profitti socializzando le perdite nel Paese privo di speranza, che punisce onesti servitori dello Stato cacciando perfino come chi, Bastianini, ha fatto il proprio dovere tentando di risanare la banca, all'ingegnere Bivona, reo di avere scoperchiato le poste contabili, malefatte delle banche d'affari coinvolte nel crack, viene impedito perfino di partecipare in presenza all'assemblea dei soci.
  Mi avvio alla conclusione, signora presidente, ringraziandola, perché auspico maggiore severità verso gli artefici di quel buco nero del Monte, nella patria di quel groviglio armonioso ben conosciuto e praticato dove hanno banchettato tutti, dalla politica alla massoneria, ai banchieri di affari e malaffari, in una città funestata perfino dalla misteriosa morte di David Rossi, precipitato da una finestra la notte tra il 6 e il 7 marzo 2013, che non vede ancora colpevoli e responsabili.
  Chiudo, perché Monte dei Paschi poteva essere l'occasione di aggregare un polo bancario con Mediocredito Centrale per costituire una grande banca pubblica di investimento riconosciuta dalla legislazione europea come banca di promozione nazionale a supporto del sistema privato, come strumento collaterale e propulsivo del Recovery Fund. Peccato averla sprecata.
  Le ultime due domande. Lei ha parlato della Popolare di Bari. Si ricorderà che nel 2014 la Vestager bocciò l'intervento del Fondo di garanzia dei depositi di Tercas. C'è stata la pronuncia della Corte di giustizia europea che ha detto che quella non andava bene e mi risulta che sia stata avviata un'azione nei confronti della Commissione. Le risulta? Ne sa qualcosa? Questo per quanto riguarda la Popolare di Bari prima del crack.
  Infine, quali sono le sue valutazioni e quelle del MEF sulla reale operazione di mercato che ha portato Crédit Agricole, la seconda banca francese, a diventare primo azionista di Banco BPM? Va benissimo, anche io auspico e auguro grande fortuna al presidente Macron, che è stato rieletto, però non possiamo essere noi una colonia, oltre che degli Stati Uniti d'America anche della Francia.
  Grazie mille, signor Ministro. Mi scusi se le ho dettagliato come promesso. 65,7 miliardi di euro è il crack del Monte dei Paschi. Grazie, signora presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Collega Dell'Olio, prego.

  GIANMAURO DELL'OLIO. Grazie, presidente. Signor Ministro, mi ricollego a quanto detto sulla questione Popolare di Bari, ma in un'ottica diversa. Lei ha citato gli importi che sono stati dati all'epoca con il decreto-legge n. 142 del 2019. In merito volevo ricordare che quel decreto-legge, che impropriamente i giornali hanno chiamato «Salva Popolare di Bari», in realtà Pag. 9era titolato «Misure urgenti per il sostegno al settore creditizio del Mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento». Infatti, nell'ambito di quel decreto-legge erano stati dati una quantità di soldi, che ha citato lei, quantificabili in circa 6 miliardi, che dovevano servire al Mediocredito Centrale per risolvere la situazione della Popolare di Bari, ma anche, come è scritto nell'articolo 1 di quel decreto-legge, per promuovere secondo logiche, criteri e condizioni di mercato lo sviluppo di attività finanziarie di investimento, anche a sostegno delle imprese e dell'occupazione del Mezzogiorno, da realizzarsi mediante operazioni finanziarie anche attraverso il ricorso all'acquisizione di partecipazioni dal capitale di società bancarie e finanziarie. Il concetto era che si partiva dal «salvataggio» della Popolare di Bari, che non era fallita, per poi cominciare ad aggregare una serie di situazioni ipotetiche del Mezzogiorno, di banche che non riuscivano a performare e che magari poi avremmo avuto come problemi da dovere gestire in Italia, sempre a livello parlamentare, per eventuali e potenziali fallimenti, quindi cominciare a fare quella banca di investimento che era in una posizione che non è stata mai smentita.
  Quando lei dice che si potrà pensare a cedere nuovamente sul mercato la Banca Popolare di Bari, una volta che verrà sanata eccetera, non è previsto nell'ambito di quella legge, ma immagino che sia una nuova posizione e definizione da parte del Governo di cosa fare. Il problema serio è che nel decreto del 2019 erano stati dati a Mediocredito Centrale dei soldi per fare questa operazione, ma successivamente circa 470 milioni di quei soldi sono stati tolti al Mediocredito per intervenire su Ilva. Questo di fatto ha decretato l'impossibilità per il Mediocredito di continuare in quell'operazione e quindi di lavorare solo per il salvataggio e per il riposizionamento della Popolare di Bari.
  La mia domanda, allora, è: che cosa pensa di fare il Governo per completare questo processo di supporto del sistema bancario? A mio avviso l'idea era vincente, quella di cercare di facilitare una riorganizzazione del sistema bancario del Sud. L'intervento alla Popolare di Bari era stato visto come il primo passo e la dotazione finanziaria per permettere al Mediocredito di intervenire a livello del Sud. Tuttavia, togliendo quei soldi, sostanzialmente si è bloccato il processo. Volevo capire cosa il Governo pensava di fare in merito. Dobbiamo considerare conclusa e archiviare quel decreto come in effetti allo stato attuale è, ovvero «Salva Popolare di Bari», o rendere fede al titolo di quel decreto, quindi «Sostegno al sistema creditizio e alla realizzazione della banca di investimento» e pensare di dotare Mediocredito Centrale della parte finanziaria necessaria per completare quel processo? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, io la integro con una precisazione, ovvero se è stata completamente abbandonata l'idea iniziale di procedere alla cessione degli sportelli di MPS del Nord Italia a una controparte bancaria nazionale e invece di utilizzare la rete del centro Sud per concorrere a realizzare la mission della Popolare di Bari di cui lei parlava. La parola al senatore Bagnai.

  ALBERTO BAGNAI. Grazie, presidente. Grazie, signor Ministro. La ringraziamo per la disponibilità a riferire. Sono occasioni rare e preziose, per questo ne approfitterò per tentare di soddisfare alcune mie curiosità. Parto da un aspetto che lei ha evidenziato, e che mi trova totalmente consonante, nella sua relazione. Lei ha parlato del MEF come di investitore paziente, quindi lei viene qui a riferirci sulle strategie di questo investitore paziente. Ritengo che lo Stato debba essere un investitore paziente, perché almeno in linea di principio non è condizionato da quell'urgenza del profitto che poi tanti fallimenti del mercato determina nel settore privato. Solo che c'è un punto: abbiamo avuto la sensazione che la trattativa condotta dal Tesoro abbia avuto degli elementi di disfunzionalità nel caso MPS, determinati dal fatto che il termine del 31 dicembre 2021 veniva presentato e annunciato come assolutamente perentorio, ma, come avevamo anticipato in diversi Pag. 10interventi precedenti, sempre con rispetto, con spirito collaborativo e indipendentemente dalla nostra posizione in maggioranza o in opposizione che la girandola della politica ha determinato in questa legislatura, avevamo anticipato che un mercato del compratore determina noti risultati.
  A me incuriosisce sapere una cosa. Alla fine questo termine è stato violato, sembravano le colonne d'Ercole e noi le abbiamo attraversate in questo folle volo. Tuttavia, non mi pare che il risultato sia stato quello di Ulisse, non ci siamo inabissati in un gorgo, non c'è stata una reazione europea che abbia sanzionato queste violazioni del nostro termine e non ci sono state procedure di infrazione o cose di questo tipo.
  La mia domanda è, nello spirito di costruire un genuino afflato europeista nel nostro Paese: come possiamo ritenere credibili i termini che prima ci vengono presentati come perentori e poi vengono semplicemente disattesi senza che nulla di particolare accada? Anche perché poi si pone un tema di moral hazard: come si farà a ritenere credibile un ulteriore termine perentorio posto dall'Unione europea e come si faranno a ritenere credibili istituzioni italiane che magari vengono in Parlamento a opporre un simile termine perentorio, se poi questi termini si rivelano, per essere cortesi, semplicemente ordinatori? Lo dico perché la credibilità è tale se è simmetrica: non dobbiamo essere solo noi italiani credibili, ma devono esserlo anche le istituzioni sovranazionali. Questa è una prima curiosità che avevo e sulla quale mi interessava una sua valutazione.
  C'è anche un'altra osservazione che lei ha fatto. Lei ha detto che la riforma delle BCC ha consolidato il settore. Io ho avuto modo di seguire questo aspetto da vicino, e questa è un'osservazione di contorno incidentale rispetto all'argomento specifico di questa audizione, però mi preme sottolineare che quando sono intervenuti i vertici di Federcasse in questa Commissione di inchiesta, a precisa domanda ci hanno detto che il meccanismo del gruppo bancario cooperativo, che era stato concepito per consolidare il sistema, attirare capitali e salvare le banche che si trovassero in difficoltà – gliela banalizzo, mi perdoni se non sono troppo tecnico, ma è anche per i motivi di sintesi e di tempo –, sostanzialmente non ha attirato capitali e non ha salvato nessuna banca, perché non c'era nessuna banca da salvare. Mi interesserebbe un maggiore dettaglio, se non in questa, in altre sedi, su che cosa abbia effettivamente determinato in termini di consolidamento del settore del credito territoriale l'intervento di riforma specifico, in particolare sulle banche di credito cooperativo. Queste erano due curiosità specifiche.
  Dopodiché voglio sottolineare un punto che è nello stesso spirito della prima domanda che ho fatto ed è una considerazione molto semplice, ovvero che nel caso Tercas i tribunali europei in due gradi di giudizio hanno dato torto alla Commissione europea. Non entro nel merito degli infiniti dettagli e non la voglio tediare con questo, però evidenzio un punto: se passa il messaggio che i cittadini italiani sono inermi di fronte a decisioni sbagliate della Commissione europea, quindi che i risparmiatori possono essere danneggiati e che non c'è modo di ripetere, in senso giuridico, i danni, è certo che questo crea un danno di immagine al progetto europeo che penso non sia nell'interesse di nessuno. Le volevo fare questa sottolineatura che forse non è neanche una domanda, ma è più una sottolineatura di carattere politico. Tecnicamente mi interesserebbe come sarebbe possibile agire in giudizio e chi, secondo lei, dovrebbe agire in giudizio per tutelare gli interessi del Paese in casi come questo. La ringrazio per la sua attenzione e mi scuso se mi sono dilungato.

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Collega Zennaro, prego.

  ANTONIO ZENNARO. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro per la disponibilità a questa audizione. Interverrei sulla questione Tercas che poi è un precedente di queste fasi, poiché oggi ci ritroviamo la banca all'interno della Popolare di Bari. I Pag. 11tribunali europei hanno dato torto alla commissaria Vestager in due istanze successive di giudizio. Essendo io eletto nel collegio abruzzese proprio della provincia di Teramo, dove ha visto le radici la fondazione Tercas e poi la Banca popolare Tercas, dico che la decisione della Vestager ha causato gravi danni ai risparmiatori e alle aziende. Vorrei sapere se qualcuno, nella fattispecie il Tesoro, si sta attivando per chiedere i danni o comunque se è tecnicamente possibile agire in giudizio per tutelare gli interessi come nel caso Tercas.
  Venendo alla Popolare di Bari, è stato rappresentato il tema del contenimento dei costi. Tuttavia, non posso non segnalare la riduzione degli sportelli sul territorio. Ricordo che l'Abruzzo è stato colpito da due terremoti, quello del 2009 de L'Aquila, quello del 2016-2017, causando un grosso calo del PIL in termini di fatturato, in termini di risparmio e in termini di economia delle famiglie, ma anche delle imprese, senza poi più di tanti specifici aiuti e una serie di aiuti sono stati anche oggetto di un contenzioso con l'Unione europea, che per fortuna si è sanato nel tempo, ma ha creato grande instabilità. La situazione di calo dei fatturati si è poi riverberata anche sui rating. Infatti, sappiamo che oggi la politica di concessione del credito è fatta su Basilea II e Basilea III e ovviamente questo ha impattato. Oggi, questa riduzione di sportelli di presenza territoriale oggettivamente sta creando una grossa pressione sul territorio. Va bene il piano industriale che deve essere fatto con logiche di mercato, però non posso che segnalare questa istanza da parte del territorio. Non so se – e questa è la domanda – un'eventuale creazione di una sinergia tra Monte dei Paschi, Carige e Popolare di Bari, in territori che non vedono una forte e penetrante presenza bancaria, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, potrebbe essere un'opportunità.
  Ho un'ultima domanda, tornando a MPS. Fonti di stampa ci dicono che ci potrebbe essere questa possibilità di cessione della banca a un operatore estero, che sembrerebbe francese. Vorrei sapere se il Ministero può confermare o no questa scelta e se ci fosse questa possibilità, qual è la vostra opinione. Ricordo che c'è una relazione votata dal Copasir, da tutte le forze politiche, in cui a fine 2020 o all'inizio 2021 si segnalano i rischi di penetrazione straniera nel sistema bancario italiano. Secondo me questo è un alert importante che ovviamente il governo non può non considerare.

  PRESIDENTE. Grazie. Mi associo per quanto riguarda la preoccupazione della chiusura della rete degli sportelli, che un po' appartiene a tutte le realtà. Infatti, per questioni di efficienza del capitale si fanno delle valutazioni che prescindono dalla tipologia di clientela e dalla dimensione dei piccoli centri. Anche lei ha parlato di transizione verso il digitale e di come questo si combina con una clientela che spesso è abituata a trovarsi allo sportello con piccole imprese, soprattutto realtà in territori più fragili e anche più difficili dal punto di vista infrastrutturale. La parola al collega Fassina, prego.

  STEFANO FASSINA. Grazie, presidente. Ringrazio anche io il Ministro Franco. Vorrei rapidamente affrontare il piano macro della politica del credito rispetto al piano micro sul quale ci siamo concentrati. Vorrei riallacciarmi all'ultima parte della sua introduzione, che mi pare ponesse qualche riferimento sul piano macro. Il Ministero dell'economia e delle finanze, o comunque lo Stato italiano, ha una presenza nel credito che va molto oltre le due banche direttamente oggetto della nostra audizione, da Cassa depositi e prestiti a Poste e ad AMCO, che ha svolto e sta svolgendo un ruolo importante.
  A me pare che – ritengo sia questo il principale obiettivo di una Commissione come la nostra e di una Commissione parlamentare – più che misurarsi sulla situazione della specifica banca, il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di concorrere a definire la politica del credito, quindi definire dei grandi obiettivi, dei macro obiettivi rispetto ai quali misurare le singole scelte, a partire dalla prima: la partecipazione nell'azionariato bancario non è un fine in sé, non è né buona né cattiva, ma Pag. 12dipende dall'obiettivo che si vuole conseguire. Io non ho nessun problema a cedere quote pubbliche delle aziende di credito nel momento in cui quella cessione fa sì che il mercato continui a perseguire l'obiettivo che riteniamo utile vada perseguito.
  Per essere più espliciti, il Governo ritiene che l'offerta di credito per le piccole e medie imprese del Mezzogiorno è adeguata? Nel momento in cui arriviamo a una cessione, è irrilevante la politica del credito che farà l'eventuale acquirente? Nel momento in cui noi andiamo a cedere MPS piuttosto che la Popolare di Bari, rientra tra i criteri di valutazione l'incremento dell'offerta di credito nel Mezzogiorno o no? Perché le dimensioni di cui lei ci ha parlato, in particolare in relazione alla Popolare di Bari, rendono evidente che stiamo parlando di ordini di grandezza diversi. Vorrei capire come proponiamo di potenziare l'offerta di credito in particolare nel Mezzogiorno. La presenza dello Stato in istituzioni creditizie come può concorrere a chiudere questo enorme gap? Se vogliamo limitarci alla logica del mercato, il mercato non lo farà, poiché ha tutto l'interesse di raccogliere più risparmio possibile nel Mezzogiorno e investirlo da altre parti dove è più conveniente. C'è un evidente fallimento del mercato. Il pubblico attraverso le sue partecipazioni intende concorrere a superare questo evidente fallimento del mercato nel Mezzogiorno. A me piacerebbe ogni tanto sentire parlare anche di questo. Ovviamente sono rilevantissimi gli indicatori finanziari e industriali di MPS, così come rispettare i tempi della Commissione europea, però noi abbiamo un altro obiettivo fondamentale come policy maker e a me pare che questo sia imprescindibile.
  Tra gli obiettivi della politica del credito c'è la salvaguardia della presenza nazionale in Italia? Anche a me è capitato di ascoltare e di leggere su un eventuale interesse di Crédit Agricole su MPS, ma noi riteniamo che, invece, la presenza non italiana nel mercato del credito italiano sia arrivata a un livello sufficiente e che proprio per raggiungere quegli obiettivi di sistema vada tenuto sotto controllo questo punto.
  Infine, sempre nell'ambito della politica del credito – a me piacerebbe discutere di questo, non cosa facciamo di questa banca o cosa facciamo di quell'altra – quali sono i macro obiettivi della politica del credito? Un sistema bancario che diventa di fatto un duopolio nell'area più ricca del Paese è nell'interesse nazionale ed è nell'interesse di tutelare quelle piccole imprese che poi si trovano strette in un quadro dove di fatto il mercato non c'è perché c'è un duopolio rilevantissimo? Non so se questa è la sede, probabilmente no, però ritengo che sarebbe utile – mi rivolgo anche alla presidente – trovare un momento in cui noi possiamo discutere di politica del credito e poi vediamo come i vari pezzi stanno al servizio di questa politica del credito, senza ovviamente nessuna degenerazione pianificatrice. Sto ponendo degli obiettivi macro che credo vadano salvaguardati. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Sì, in effetti lo spirito dell'audizione è proprio quello di delineare una politica creditizia alla luce anche dell'intervento che può avere il Governo nell'ambito del settore bancario. Tra l'altro, abbiamo l'appuntamento del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che in qualche maniera potrebbe essere un elemento di aiuto rispetto a quelli che possono essere gli interventi in un mercato che, abbiamo visto, quando totalmente e indiscriminatamente liberalizzato e quindi volto soltanto all'efficienza del capitale, poi presenta delle distorsioni. Gli ultimissimi eventi ci insegnano che, seguendo soltanto la scia di un'efficienza del capitale, si può anche investire in Paesi che poi presentano dei livelli di rischio che talvolta possono essere valutati non adeguatamente. La parola al collega Perosino.

  MARCO PEROSINO. Grazie, presidente. Signor Ministro, lei ha parlato della Banca Popolare di Bari e concordo che è una banca retail, che c'è una nuova amministrazione e che non quella immediatamente precedente, ma quella che ha determinato la perdita ha avuto comportamenti che dovranno essere perseguiti. Lei ha detto dove è grande e io dico per fortuna, perché Pag. 13così può gestirsi con le filiali del Sud che secondo me, se gestito bene, è produttivo, redditizio e ha la possibilità di creare e di avere una banca al proprio servizio che sia valida. Ci vorrà qualche tempo, poiché le cifre sono ancora negative, ma diamo fiducia, non abbiamo alternativa.
  Sul Monte dei Paschi pongo delle domande che hanno già posto a lei mille volte. Mi piacerebbe vedere questo elenco degli NPL (non performing loans), mi piacerebbe sapere perché nessuno paga, mi piacerebbe sapere se i cittadini italiani dovranno immettere 5 e rotti miliardi di aumento di capitale per poi regalare la banca – mi pare che UniCredit, anche regalata, non l'ha accettata –, poiché 5 miliardi nel bilancio dello Stato sono sempre stati e lo sono ancora di più oggi un importo notevole calcolando quello che è successo a Siena, cioè una città in cui forse, con rispetto e con simpatia per i senesi, tutte le aree di insediamento di Monte dei Paschi hanno avuto un sacco di vantaggi, compreso il Palio, la squadra di calcio e quella di basket. Non sono battute, è la verità.
  Penso che con l'acquirente straniero che si sta facendo avanti, che è francese, con Macron o chi per lui, dovremmo negoziare le condizioni di reciprocità che con la Francia non ci sono mai state, quando un'azienda italiana ha provato a mettere il piede di là da un confine è stata respinta in tutti i modi. Un operatore italiano sarebbe l'ideale, non so se può tornare alla carica UniCredit, ma a mio avviso, a differenza di altri colleghi che hanno parlato, secondo me non deve essere pubblico.
  Voglio porre una domanda finale che è un po' teorica. Non è che la questione delle banche è anche dovuta al fatto che abbiamo attuato per anni una teoria che era quella dei tassi zero, secondo la quale il depositante normale, ordinario, la famiglia, il pensionato aveva tasso zero sul proprio deposito, ma i fondi erano impiegati? Poi abbiamo la giornata mondiale del risparmio il 31 di ottobre che, se è a tassi zero, è quasi da abolire. Abbiamo impiegato i depositi con tassi zero a industrie o attività primarie che potevano sopportare un costo del 2 per cento, ma con pratiche e un margine di rischio che non sono stati pagati e che sono andati a carico dei depositi, ma viceversa, il cliente più debole ha pagato ancora interessi del 5, 6, 7 per cento. Comunque il conto economico delle banche l'hanno dovuto fare con le commissioni e questo obiettivamente, toccato e bruciato appena qualsiasi tipo di operazione, a mio avviso ha un costo troppo elevato.
  Un'ultima parola, avendola accennata il collega Bagnai, sulla questione delle BCC che non c'entra, ma tutto c'entra in una visione bancaria e generale per l'Italia. La riforma ha centralizzato le operazioni sopra un certo importo, ma c'è qualche difficoltà da parte delle singole BCC. La capofila è significant, quindi ha il controllo della BCE che ha costi, tempi e modi che non vanno bene, ma i membri del CdA, se era una BCC, la mutualità o tutte queste belle parole, oggi devono avere tre lauree, altrimenti stanno fuori.
  Le mie erano delle osservazioni, di cui lei, spero, terrà conto per quanto è possibile, ma la domanda è se il conto economico uguale tassi zero è una politica ancora perseguibile. Oggi questa teoria se ne sta andando, perché nei tempi nuovi, con lo spread e con i cambiamenti economici, ci sarà l'inflazione e per forza di cose magari andremo nel segno opposto, perché l'economia è anche così. Grazie.

  PRESIDENTE. Collega D'Alessandro, prego.

  CAMILLO D'ALESSANDRO. Grazie, presidente. Grazie, Ministro. Mi aiuta la riflessione dell'onorevole Fassina che ha richiamato a un dovere che prevale nei nostri ragionamenti, cioè qual è la reale domanda di credito nel Sud rispetto alle offerte e qual è la quantità e la qualità dell'offerta di credito per l'investimento, per lo sviluppo e per la crescita nel Sud. Se partissimo da questo indicatore, da questo misuratore, noi potremmo già a cascata compiere o indirizzarci verso alcune scelte piuttosto che altre.
  Questa riflessione generale attraversa la vicenda di Popolare di Bari, perché è vero che con il primo piano industriale, a cui è Pag. 14seguito l'aggiornamento successivo, l'obiettivo fondante, fondamentale e quasi costitutivo per Popolare Bari a oggi non è colto e il punto è se si intende coglierlo fino in fondo, cioè quale missione alla fine del percorso Popolare Bari debba avere dentro il processo di offerta di credito di sviluppo del Mezzogiorno, ovvero banalmente la famosa banca del Sud se, come e quando essa si concretizzerà a disposizione del sistema.
  A mio giudizio, il Ministero ci può aiutare molto a leggere anche l'attuazione del piano industriale, ancorché rinnovato, su quello che accade effettivamente sui territori, e non solo su quello che c'è scritto sul piano industriale. Visto che lei ha fatto riferimento a questo rapporto tra il costo e il reddito di Popolare di Bari che supera il cento per cento e che quindi ha indotto il nuovo management a interventi sulla leva del costo – con «sulla leva del costo» si intende un po' tutto, finanche la presenza territoriale degli sportelli e delle banche, che affronterò – sarebbe anche utile cercare di capire qual è il rapporto tra raccolta sui territori e costi, tra raccolta e investimenti e su come le decisioni si organizzano su tutta la competenza di Popolare di Bari, perché chi vive in quei territori – io sono un parlamentare di quei territori – inizia a vedere delle decisioni che non corrispondono sempre all'idea che noi abbiamo sulla base della conoscenza che abbiamo dei territori e della capacità di produrre raccolta dei territori, a cui non corrisponde forse – quindi gliele chiedo – la capacità della banca, a fronte della raccolta e a fronte della riduzione dei costi, di trasferire sui territori ciò che serve, cioè il credito.
  Questo anche in ragione di alcuni appuntamenti storici che a mio giudizio Popolare Bari sta mancando, non solo nella mia regione, ma un po' in generale. Per esempio, nella strategia del Sud che si lega alle zone economiche speciali, che dovrebbero in qualche maniera avere oltre alla leva fiscale anche la leva finanziaria del credito, quali sono le misure che ha inteso assumere a sostegno e all'accompagnamento degli investimenti nelle aree ZES (zona economica speciale) Popolare di Bari nei nostri territori e più in generale, come ricordava l'onorevole Fassina, il sistema del credito che accompagna questi investimenti?
  Concludo dicendo che, Ministro, non c'entra lei chiaramente, ma c'entra una polemica che è stata la base di tutta la costruzione successiva anche della governance di Popolare Bari. La vicenda Tercas, che molti colleghi hanno richiamato, ha creato una sorta di implosione sul territorio regionale, perché Tercas di fatto era banca regionale, prima acquisì Caripe e a sua volta fu acquisita da Popolare di Bari. Dunque si poneva l'obiettivo, poi non riuscito, anzi fallito, di diventare banca regionale, però quel vulnus della Commissione ha creato poi delle decisioni conseguenti. Non vorrei che questo avesse influenzato la decisione di coloro i quali potevano decidere sulla composizione anche territoriale del consiglio di amministrazione di Popolare Bari, che vede una concentrazione di professionisti di altissima qualità di una sola regione, ovvero la Puglia, escludendo altre regioni come, per esempio la mia, l'Abruzzo, dalla quale deriva il pacchetto importante di Tercas. Grazie.

  PRESIDENTE. Collega Pesco, prego.

  DANIELE PESCO. Grazie, Ministro, per la relazione. Per rispetto a questa Commissione, di cui mi onoro di fare parte, non posso non chiederle la reale consistenza dei crediti deteriorati di Monte dei Paschi di Siena, così come hanno fatto altri colleghi, divisa quanto meno tra UTP (unlikey to pay) e sofferenze vere e proprie e se avesse il dato anche sull'anzianità degli UTP, giusto per capire se effettivamente vi sono possibilità di poter recuperare qualcosa. Grazie.

  PRESIDENTE. A questo proposito chiedo se c'è una pianificazione anche per quanto riguarda il fronteggiare i rischi legali che riguardano sia MPS che Popolare di Bari. Prego, collega Buratti.

  UMBERTO BURATTI. Grazie, presidente. Signor Ministro, la ringrazio per Pag. 15questo suo intervento. Prendo spunto da alcune riflessioni dei colleghi, perché mi sembra che alcune valutazioni siano più che condivisibili.
  Intanto il collega Bagnai diceva che il MEF è stato, come sottolineava lei, un investitore paziente e credo che questo sia uno degli aspetti positivi proprio perché questa pazienza, che sappiamo essere la virtù dei forti, è importante mantenerla, soprattutto nel momento che stiamo attraversando. Questa pazienza deve essere una pazienza che ci porta, riprendendo in questo caso alcune considerazioni del collega Fassina, a valutare attentamente le scelte e le azioni che andremo a mettere in campo rispetto anche alla politica del credito del nostro Paese, perché con i colleghi più volte, riflettendo e ragionando sulla situazione attuale, diciamo che il ruolo della parte pubblica in certi momenti è un ruolo necessario, anche per affrontare quelle difficoltà che territori o realtà istituzionali, come è successo sia per Banca Popolare di Bari che per Monte dei Paschi, hanno attraversato.
  Io ricordo quando abbiamo affrontato anche in Commissione finanze la vicenda della Banca Popolare di Bari quanta era la preoccupazione e l'attenzione che tutti noi abbiamo rivolto, perché laddove si vanno a chiudere sportelli bancari, cosa accade in quei territori? Se non ci sono più i soggetti istituzionali rivolti a fare credito alle famiglie e alle imprese, cosa accade in quelle realtà? Questa è la grande preoccupazione. Quell'intervento è stato importante sia per Banca Popolare di Bari, ma anche per il Monte dei Paschi, anche se siamo su realtà diverse.
  A proposito del Monte dei Paschi di Siena, ho sentito le sue affermazioni e del resto è quello che più volte il Parlamento ha chiesto, ovvero l'importanza della salvaguardia dei livelli occupazionali, del marchio di una banca così importante. Inoltre, da toscano dico che sicuramente il legame culturale e storico con il territorio è fondamentale e non è solo un legame che riguarda la Toscana, ma tutta la realtà nazionale.
  Termino, signor Ministro, ricordando quella risoluzione, perché alcuni colleghi l'hanno già fatto, parlando delle realtà delle piccole banche e di quei territori laddove sono solo presenti piccole banche, come le banche di credito cooperativo. In Commissione finanze alla Camera abbiamo approvato una risoluzione con il parere favorevole del Governo, nella quale si invita il Governo a intraprendere azioni poiché quelle regole così stringenti che riguardano le banche di credito cooperativo stanno già creando grosse difficoltà a quegli istituti che in questi anni, nel periodo della crisi determinata dal lockdown e dal COVID-19, hanno dimostrato la loro vitalità per essere vicini a quelle realtà del territorio, alle famiglie e alle imprese.
  Signor Ministro, nel chiudere, le chiedo rispetto a questo se il Governo ha intrapreso questa azione di sensibilizzazione per intervenire laddove purtroppo per essere considerati i gruppi bancari e quelle banche che vi partecipano significant, le banche di credito cooperativo devono pagare un prezzo così alto di una regolamentazione che va modificata, come del resto è applicare quel principio di proporzionalità che altri Paesi stanno applicando e che anche noi in Italia dovremmo fare.

  PRESIDENTE. Grazie. Non ho altri interventi. Integro con due brevi domande. La prima riguarda le GACS (garanzie di cartolarizzazione delle sofferenze). Il recente report di Moody's sulle cartolarizzazioni evidenzia che su 40 operazioni, 18 sono sotto performance e per la prima volta una operazione non ha realizzato i pagamenti sulle note senior, dovendo attingere al fondo di riserva. Ad oggi con il crollo dei recuperi a causa della pandemia e dell'invasione della Russia in Ucraina si attesta intorno al 27 per cento. Come si valuta questo peggioramento? Quali sono le previsioni del Ministero in termini di possibile utilizzo delle GACS?
  La seconda domanda è su AMCO. Il bilancio 2021 di AMCO, che è una società al cento per cento dello Stato, il cui core business è rappresentato dalle cartolarizzazioni, ha chiuso con una perdita di 422 milioni di euro. Alla luce delle previsioni in Pag. 16termini di calo dei recuperi per le società di cartolarizzazione degli NPL, quali strategie o soluzione pensate di mettere in campo per cercare di limitare le prevedibili perdite per l'azionista di riferimento di AMCO? Quali sono le valutazioni del Ministero sull'attuale valorizzazione dei portafogli acquistati da AMCO? Sono prevedibili ulteriori e necessarie svalutazioni e quindi un successivo intervento pubblico di ricapitalizzazione? Prego, Ministro.

  DANIELE FRANCO, Ministro dell'economia e delle finanze. Intanto grazie a tutti per le domande. Mi soffermerò a rispondere e magari su qualche aspetto il dottor Cappiello integrerà. Il senatore De Bertoldi sollevava la questione dell'assetto proprietario delle nostre banche, se è proprietà nazionale o proprietà non nazionale. Qui noi ci muoviamo in un contesto europeo integrato, in cui credo che dal nostro punto di vista sia importante che vi sia un bilanciamento nel dare e avere come proprietà. Credo sia normale che vi siano operatori stranieri che operano in Italia, ma è importante che vi siano anche operatori italiani che simmetricamente operino all'estero. Di per sé il fatto di avere una pluralità di soggetti, compresi anche soggetti stranieri operanti in Italia, credo possa essere un aspetto positivo, se questo aumenta l'offerta dei servizi e contribuisce a contenere i costi. L'importante è che il Paese mantenga dei centri decisionali importanti e che le nostre aziende siano presenti simmetricamente all'estero.
  Sulla questione MPS e sui tempi, credo che sia importante che i tempi ci consentano di trovare una soluzione, come ho detto varie volte, che sia adeguata. Abbiamo avuto una trattativa l'anno scorso con UniCredit, ma abbiamo concluso che quanto ci veniva prospettato non era adeguato. Qualsiasi altra operazione in futuro dovrà rispondere ai criteri che non dobbiamo svendere. I tempi devono consentirci assolutamente di non svendere. Lei accennava al fatto che alcune banche italiane della stessa stazza di Monte dei Paschi potessero essere interessate, ma qualora lo fossero, è una loro decisione.
  Qualcuno sollevava la questione di avere un duopolio o un eccesso di concentrazione, ma è chiaro che avere un terzo o un quarto polo di dimensioni significative aiuterebbe a mantenere un grado di concorrenza adeguato in tutto il Paese. Sta ovviamente agli operatori privati farsi vivi e fare delle proposte. Qualora le facessero, ovviamente le valuteremo con la massima attenzione.
  Il senatore Lannutti parlava della questione dei 60 o 65 miliardi. Qui parliamo di risorse in buona parte private, non sono risorse pubbliche. Che gli azionisti abbiano perso, in buona parte sono perdite del settore privato, quindi non sono sicuro di condividere tutti gli addendi che lei ha posto assieme. L'unica cosa che posso rilevare è che i prestiti pubblici del 2009-2013 erano stati restituiti, nel 2017 c'è stata una ricapitalizzazione di 5,4 miliardi che consente allo Stato di detenere quasi due terzi di Monte dei Paschi. Di un'eventuale futura ricapitalizzazione si terrà conto nel valore di vendita di Monte dei Paschi. Credo che il contribuente italiano non abbia subìto perdite dell'ordine di cui lei ha detto, ma un'altra questione riguarda le perdite subite anche dagli azionisti della banca. Concordo con lei che occorre fare chiarezza su tutti gli eventi riguardanti il passato, però questo è in mano alla magistratura.
  Sulla questione Tercas, che più di uno ha sollevato, questa è una questione in cui la Commissione europea non è uscita benissimo, avendo preso una strada che poi è stata bloccata dalla Corte di giustizia. Sono stati effettuati degli approfondimenti e sembra che sarebbe difficile ottenere un accertamento di responsabilità della Commissione e una condanna al risarcimento dei danni. La normativa europea prevede che la Commissione risponda solo per danni cagionati per dolo o colpa grave. In questo caso l'operazione è stata comunque attuata dallo Stato italiano, quindi dire che c'è stato un danno, può essere controverso. Certamente Banca Popolare di Bari può a sua volta valutare i termini dell'operazione.
  Il senatore Dell'Olio sollevava la questione dei 430 milioni sui 900 milioni. I 430 milioni erano l'ammontare massimo che Pag. 17poteva essere erogato a condizione di mercato. Certamente la restante parte dei 900 milioni non è stata utilizzata per la stessa finalità.
  Sul punto generale, se vi debba essere un polo bancario del Sud e se la Banca Popolare di Bari possa costituire l'embrione o il pilastro di questo polo bancario, la prima cosa che direi è che la cosa importante è che la Banca Popolare di Bari non perda più, che sia una banca che acquista quote di mercato e che contiene i propri costi in modo da non avere più perdite. Dopodiché può senz'altro diventare un polo in cui potrebbero confluire altre banche del Meridione, poiché sappiamo che nel Meridione vi sono molte piccole banche che in prospettiva potrebbero avere bisogno di far parte di una compagine più ampia. Il Mediocredito e Banca Popolare di Bari potrebbero in prospettiva costituire questo polo, però il primo aspetto è che Popolare di Bari stia in piedi bene da sola. Credo che questa sia la condizione necessaria, dopodiché può contribuire, come dicevo prima, a offrire migliori servizi creditizi nel Meridione ed essere probabilmente anche un polo aggregante.
  Relativamente alla rete MPS del Sud, questa sarà una trattativa che può essere svolta dalle due banche. Credo che dal nostro punto di vista niente osta che MPS venda degli sportelli alla Banca Popolare di Bari, ma questa è una decisione che deve essere presa dalle due banche e anche i termini economici devono essere decisi dalle due banche. Se Popolare di Bari ritiene che una parte della rete di MPS le sia utile, può fare un'offerta. Questo senz'altro può essere utile, ma dovranno valutare loro.
  Il senatore Bagnai parlava della questione dei termini. Il termine per la cessione era il 31 dicembre 2021 e il termine verrà spostato perché si sono esperiti i tentativi di dismissione nel termine che era stato prescritto. Vi è stata una richiesta a operatori privati interessati per Monte dei Paschi di Siena e questa richiesta ha trovato poi un unico sbocco in UniCredit, con cui vi è stata una lunga trattativa che non ha avuto un esito positivo, per cui MEF e UniCredit hanno deciso di porvi termine. È l'esistenza di questo tentativo di vendita che ci ha consentito di chiedere una dilazione dei termini.
  Sulla questione della riforma delle BCC, non abbiamo visto negli ultimi anni tensioni nel mondo delle BCC, ma ovviamente non abbiamo un controfattuale e non sappiamo esattamente cosa sarebbe successo senza la riforma delle BCC. Tuttavia, il fatto che non vi siano state grandi situazioni di tensione mostra che questo passo non è stato un passo negativo.
  Su Tercas ho già detto. Il senatore Zennaro chiedeva di nuovo su Tercas. La questione dell'Abruzzo, la questione della rete territoriale e della presenza delle banche italiane nel territorio sono senz'altro una questione importante. Vediamo una riduzione delle reti di tutti gli operatori bancari e la vediamo anche per il cambiamento delle modalità con cui vengono distribuiti ed erogati i servizi bancari che diventano sempre più modalità telematiche. Questo ovviamente può spingere le banche a chiudere la rete e a ridurre la presenza territoriale. Questo è un problema aperto che credo richieda una riflessione soprattutto in prospettiva, però non ho una risposta da dare su quale sia la presenza o meno ottimale nei vari territori italiani del numero delle nostre filiali.
  Passando alla cessione a operatori esteri, vale quanto detto prima. È importante che molti centri decisionali nel sistema bancario, ma vale nel sistema delle imprese in generale, restino in Italia, però ogni operazione va vista caso per caso, senza preclusioni.
  L'onorevole Fassina solleva un problema generale, quello della strategia pubblica nel mondo del credito che giustamente riguarda anche il ruolo che ha Cassa depositi e prestiti e per certi aspetti anche il ruolo che ha Poste e il ruolo che ha AMCO. Questo ovviamente è un tema che è molto più ampio di quello che stiamo affrontando qui questa mattina, ma non ho delle risposte da dare adesso su due piedi. Senz'altro Cassa depositi e prestiti rappresenta per certi aspetti per il nostro Paese un asset estremamente importante e una presenza enorme nel sistema creditizio italiano, ma Pag. 18credo che questo lo condividiamo e si tratta semmai di vedere come questo ruolo possa essere in futuro ancora rafforzato.
  Un altro punto che l'onorevole Fassina sollevava era quello dell'offerta di credito al Sud, se essa sia adeguata o non adeguata. Qui il punto importante è se l'offerta di credito, per essere buona, deve provenire necessariamente da un operatore con proprietà pubblica, ma non sono sicuro di questo. La cosa importante è che il credito venga offerto, e che poi sia un operatore pubblico o che non sia una proprietà pubblica mi sembra secondario. Credo che l'operatore pubblico debba esserci nel momento in cui siamo convinti che sia l'unica soluzione in assenza della quale un servizio non viene erogato. Abbiamo un sistema bancario diffuso nel Paese con una pluralità di aziende, quindi non sono sicuro che necessariamente la quantità di credito nel Sud richieda la presenza di banche a proprietà pubblica, anche perché credo condividiamo tutti che l'operatore pubblico che fornisca credito, debba farlo in un regime di mercato senza accollarsi delle perdite che poi vadano messe in capo al contribuente. Il punto su cui dobbiamo interrogarci è se la quantità di credito disponibile al Sud sia adeguata a prescindere dalla proprietà e, se dovessimo pensare che la quantità di credito è carente, quale sia lo strumento che ci consenta di aumentare questa quantità di credito. La proprietà pubblica dell'operatore bancario può essere uno strumento, ma non lo ritengo il migliore, poiché potrebbe essere più adatto intervenire con altri interventi, con contributi agli interessi o altre forme di intervento.
  Sul duopolio ho già risposto prima, ma credo sia auspicabile avere un sistema bancario in cui accanto alle due banche più grandi siano presenti dei gruppi italiani significativi.
  L'onorevole Perosino parlava dei 5 miliardi per regalare MPS. Il modo in cui abbiamo chiuso la trattativa con UniCredit credo indichi che come MEF non abbiamo intenzione di svendere la proprietà di Monte dei Paschi, poiché abbiamo cercato in tutti i modi di tutelare l'interesse dello Stato e del contribuente italiano. Di un acquirente straniero francese, non so, non ne ho notizia.
  La questione dei tassi zero è una questione importante. Il sistema bancario negli ultimi anni ha attraversato una fase con tassi sostanzialmente vicini allo zero e con alcuni tassi di politica monetaria addirittura negativi. Da questa fase stiamo uscendo a livello europeo e siamo a livello mondiale, quindi questo di per sé dovrebbe facilitare la gestione delle banche in futuro, ovviamente con maggiori oneri per gli imprenditori di credito.
  L'onorevole D'Alessandro chiedeva di nuovo sulla Banca Popolare di Bari come banca del Sud. Il tema è di nuovo quello che dicevo prima, ovvero che credo sia importante che la Banca Popolare di Bari torni in condizioni di efficienza, non abbia più perdite e dopodiché può diventare una banca importante nel fornire credito al Meridione.
  Quello sullo ZES è un buon punto. Non ho una risposta da darle, però credo sia un punto significativo. Come lo interpreterei è se le ZES hanno bisogno di forme di credito specifiche, però non ho una risposta da darle.
  Rispondendo al senatore Pesco, credo che il tasso di crediti deteriorati di Monte dei Paschi è attorno al 4 per cento ed è attualmente in linea con quello del sistema bancario italiano.
  L'onorevole Buratti sollevava la questione delle piccole banche. È importante che le regolamentazioni riguardanti le piccole banche siano snellite, per quanto possibile, ma questo a volte confligge con l'approccio regolatorio europeo che tende a guardare al mondo del credito come un tutt'uno senza grandi distinzioni tra piccoli e grandi soggetti, però questo è senz'altro un punto di cui un Paese, che ha molte piccole banche come noi, deve farsi carico e questo è uno dei temi che nelle nostre interlocuzioni con le autorità europee cerchiamo di avere a mente. Sulle GACS e AMCO, chiederei al dottor Cappiello di rispondere.

  PRESIDENTE. Prego, dottor Cappiello.

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  STEFANO CAPPIELLO, Direttore Direzione V del Dipartimento del Tesoro. Sulle GACS abbiamo una struttura di monitoraggio presso il Dipartimento del Tesoro, come diceva la presidente, e si riscontra una notevole eterogeneità nella performance delle operazioni che sono in corso. In tutto sono state emanate nel corso di questi anni 35 operazioni, quindi abbiamo alcune operazioni in linea con i piani di recupero attesi, mentre altre sono in numero contenuto che mostrano un delta notevole, una forbice notevole tra il piano di recupero originario e quello in corso, quello che si riscontra, quello attuale. Questo può essere dovuto a fattori esogeni e a fattori endogeni. Per fattori esogeni faccio riferimento ovviamente al COVID-19, che ha determinato un deterioramento nella capacità di recupero, ma anche al blocco delle procedure giudiziarie, poiché, come sapete, sono state bloccate le procedure esecutive e stiamo verificando se riattivando da un lato l'economia, dall'altro i meccanismi giudiziari e anche con la riforma del PNRR, che conferirà maggiore velocità alle procedure giudiziarie, si può attendere un recupero rispetto al piano iniziale. I fattori endogeni potrebbero essere dovuti a carenze nell'attività dei servicer o inaccuratezze nei piani originali che stimavano i tassi di recupero. Su questi elementi stiamo facendo un approfondimento, dal quale potremmo trarre le lezioni del caso per configurare un eventuale rinnovo delle GACS che scadono a fine giugno dell'anno in corso, come abbiamo fatto già nella precedente occasione, dove, sulla base delle esperienze avevamo maturato, avevamo introdotto alcune modifiche per introdurre maggiori presìdi alla struttura pur conservandone la funzionalità, perché è sempre un trade-off tra presìdi sul rischio da un lato e dall'altro mantenere una convenienza di mercato delle GACS, poiché dobbiamo sempre ricordare che la GACS è uno strumento di mercato, come tale riconosciuto da parte di DGComp.
  Per quanto riguarda AMCO, la performance del 2021 è stata molto soddisfacente sia per quanto riguarda i numeri finanziari, sia per quanto riguarda i numeri commerciali. Il cost income ratio di AMCO è al 39,5 per cento, gli incassi sono aumentati del 57 per cento, la collection rate, ovvero il rapporto tra quanto incassato e i volumi medi gestiti, è cresciuta dal 3,4 al 4,1, mentre l'utile di esercizio a fine 2022 è cresciuto del 22 per cento nel 2021 ed è a 70 milioni al netto dell'operazione straordinaria MPS. L'operazione straordinaria è stata una tantum ed è stata un'operazione straordinaria perché è stata realizzata attraverso una scissione under common control, poiché i due soggetti interessati dalla scissione erano posseduti dallo stesso azionista. In base ai principi contabili internazionali, in questo caso la cessione del ramo di azienda che è passato da MPS ad AMCO è avvenuta ai valori contabili con cui i crediti deteriorati erano iscritti nel bilancio di AMCO. Nel corso dei dodici mesi successivi alla presa in carico di questi crediti, come è da prassi, AMCO ha effettuato un'ulteriore valutazione e ha adeguato quel portafoglio alle proprie politiche di accantonamento, avendo ogni azienda una propria politica di accantonamento. Questa ha comportato una rettifica di 520 milioni con il risultato negativo, a cui faceva riferimento la presidente, a 421 milioni, però questo è una tantum. In base alle prassi ordinarie questo è un episodio che si è verificato nel 2021 e che è stato assorbito con una riserva di scissione che era stata istituita in occasione dell'operazione. Anche il grado di patrimonializzazione di AMCO è assolutamente rassicurante. AMCO ha mezzi propri al 35 per cento a fronte di un requisito di capitale dell'8 per cento. Questi sono i dati che volevo condividere, oltre a spiegare la straordinarietà dell'operazione, ma nella sua straordinarietà quello che è successo rientra nella fisiologia di queste operazioni straordinarie.

  ELIO LANNUTTI. Posso?

  PRESIDENTE. Velocissimo, collega Lannutti.

  ELIO LANNUTTI. Velocissimo per chiedere la cortesia al signor Ministro se ci trasmette la relazione che contiene numeri e dati importanti. Chiedo se la Commissione può avere la relazione che lei ha svolto qui. La ringrazio molto.

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  PRESIDENTE. Grazie, io non ho più interventi, ma ho un'ultimissima domanda. Come pensate di gestire al meglio favorendo la massima partecipazione del mercato a eventuali cessioni di MPS-Popolare di Bari? Lei ha parlato di terzo polo, che è molto interessante. Come si può cercare di aiutare quanto più possibile la partecipazione del mercato in questo progetto?

  DANIELE FRANCO, Ministro dell'economia e delle finanze. Come ho detto, nel caso di Monte dei Paschi di Siena vi è stata una prima valutazione di un'ipotesi di cessione. Adesso vi è il piano industriale e vi è un nuovo amministratore delegato che rivedrà il piano industriale. Noi siamo aperti a qualsiasi ipotesi da parte di operatori interessati a effettuare un acquisto di Monte dei Paschi di Siena. Valuteremo con estrema attenzione, con cautela e nei tempi dovuti ogni possibile offerta di acquisto, avendo a mente la tutela del personale di Monte dei Paschi di Siena, la tutela del marchio e la tutela del rapporto di Monte dei Paschi di Siena con il proprio territorio. Sul Monte dei Paschi con la Commissione verrà concordata una nuova scadenza per la cessione che noi auspichiamo ci dia ampi margini di tempo.
  Per Bari non vi è una scadenza, ma vi è un percorso di ritorno a condizioni di redditività, chiuso il quale, ove vi fossero delle offerte di acquisto, anche queste andranno valutate di nuovo con gli stessi criteri di cui dicevo prima, ma al momento non mi sembra esserci questa ipotesi di acquisto. Detto questo, soprattutto su Bari non mi aspetto eventi in tempi brevi, ma da parte del MEF resta l'interesse ad avere delle aziende radicate sul territorio, che funzionino e che forniscano buoni e servizi, poiché credo che siano le uniche considerazioni sulle quali siamo tutti d'accordo.

  PRESIDENTE. La parola al collega De Bertoldi. Poi il collega Buratti e concludiamo.

  ANDREA DE BERTOLDI. Signor Ministro, solo una raccomandazione, affinché, quando sarà l'occasione di valutare le offerte per Monte dei Paschi o anche per Banca Popolare non si tenga solo conto dei numeri oggettivi della trattativa, ma anche delle retroazioni nell'economia reale che una presenza italiana, come ho detto nel mio intervento, potrebbe determinare. È una raccomandazione forte che faccio in questa direzione.

  PRESIDENTE. Collega Buratti.

  UMBERTO BURATTI. Sempre su quello che stava dicendo il signor Ministro, i privati vengono così spontaneamente, vi è un avviso, come fu fatto in precedenza, e vale ancora quell'avviso, oppure ci sarà un avviso nel quale si chiede? Era questa la domanda.

  PRESIDENTE. Prego, Ministro.

  DANIELE FRANCO, Ministro dell'economia e delle finanze. Credo che su MPS, il fatto che il Governo abbia una disponibilità a vendere è noto. Lavoriamo sempre sul DPCM della fine del 2020 che prescrive questo e sugli accordi con la Commissione che prescrivono questo, quindi non credo ci sia bisogno di nuovi avvisi. Ci muoviamo su quella linea, nel modo che ho detto prima, con tempi che assicurino una valutazione approfondita e che assicurino che le retroazioni sull'economia reale del nostro Paese siano positive.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto. Non ho altri interventi. Saluto tutti e ringrazio il Ministro. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.50.