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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (V e VI)

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Lunedì 30 maggio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Melilli Fabio , Presidente ... 3 

Audizione, in videoconferenza, del Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 3614, di conversione in legge del decreto-legge n. 50 del 2022, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Melilli Fabio , Presidente ... 3 
Cingolani Roberto , Ministro della transizione ecologica (intervento da remoto) ... 3 
Melilli Fabio , Presidente ... 10 
Gallo Luigi (M5S)  ... 10 
Sani Luca (PD)  ... 10 
Lucaselli Ylenja (FDI)  ... 11 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 12 
Fragomeli Gian Mario (PD)  ... 12 
Melilli Fabio , Presidente ... 13 
Cingolani Roberto , Ministro della transizione ecologica (intervento da remoto) ... 13 
Melilli Fabio , Presidente ... 19

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA V COMMISSIONE FABIO MELILLI

  La seduta comincia alle 15.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, del Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 3614, di conversione in legge del decreto-legge n. 50 del 2022, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, in videoconferenza, del Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 3614, di conversione in legge del decreto-legge n. 50 del 2022, recante misure urgenti in materia di politiche energetiche nazionali, produttività delle imprese e attrazione degli investimenti, nonché in materia di politiche sociali e di crisi ucraina.
  Do la parola al Ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, che ringrazio fin d'ora per la partecipazione alla seduta odierna.

  ROBERTO CINGOLANI, Ministro della transizione ecologica (intervento da remoto). Onorevoli deputati, innanzitutto volevo ringraziarvi e ringraziare i presidenti delle Commissioni Bilancio e Finanze per questa opportunità, visto che abbiamo dovuto lavorare in modo particolarmente interessato ai contenuti del decreto-legge n. 50 del 2022.
  In via preliminare vorrei sottolineare la linea di continuità strategica che fa da sfondo al decreto-legge in conversione e che si sostanzia in alcune azioni precise di sostegno alla famiglia e al sistema produttivo. Queste sono la riduzione dell'IVA sul gas destinato a usi civili e industriali, l'introduzione di contributi straordinari sotto forma di credito di imposta – in particolare a favore delle imprese energivore e delle imprese a forte consumo di gas naturale – il sostegno alla liquidità delle imprese particolarmente gravate dagli aumenti dei prezzi dell'energia e l'introduzione di interventi a favore del settore dell'autotrasporto.
  In questo quadro cercherò di descrivere in maniera abbastanza sintetica i dodici articoli che sono di maggior rilievo per il Ministero della transizione ecologica.
  L'articolo 1 del decreto-legge n. 50 dispone che, per il terzo trimestre del 2022, le agevolazioni per il bonus sociale energia elettrica e gas siano rideterminate dall'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente – ARERA nel limite delle risorse disponibili nel bilancio della Cassa per i servizi energetici e ambientali e riconosce tale bonus per l'intero anno in corso, indipendentemente dal momento della presentazione della dichiarazione ai fini dell'indicatore della situazione economica equivalente – ISEE.Pag. 4
  L'articolo 2 incrementa alcuni crediti di imposta già concessi alle imprese del settore energetico per l'acquisto di gas. In particolare, in primo luogo, incrementa il credito di imposta alle imprese diverse da quelle a forte consumo di gas, elevando dal 20 al 25 per cento la spesa agevolabile sostenuta nel secondo trimestre solare dell'anno 2022. In secondo luogo, incrementa il credito di imposta per le imprese gasivore, che sono quelle a più alto consumo, portando dal 20 al 25 per cento la quota della spesa agevolabile sostenuta nel primo trimestre solare dell'anno 2022 per usi energetici diversi dagli usi termoelettrici. In terzo luogo, si innalza il credito di imposta alle imprese dotate di contatori di potenza pari o superiore a 16,5 chilowatt, elevando dal 12 al 15 per cento l'importo della spesa per l'acquisto della componente energetica utilizzata nel secondo trimestre del 2022.
  L'articolo 3 concede alle imprese esercenti le attività di trasporto merci un contributo straordinario sotto forma di credito di imposta. Questo è pari al 28 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto del gasolio impiegato per i veicoli nel primo trimestre del 2022.
  L'articolo 4 prevede che alle imprese a forte consumo di gas naturale sia riconosciuto un credito di imposta pari al 10 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto di gas nel primo trimestre del 2022, qualora il prezzo di riferimento del gas naturale relativo all'ultimo trimestre del 2021 abbia subìto un incremento superiore al 30 per cento del corrispondente prezzo medio di riferimento nel medesimo trimestre del 2019, quindi nel periodo pre-COVID-19.
  L'articolo 5 disciplina i procedimenti per la realizzazione delle opere galleggianti di approvvigionamento di gas e delle relative strutture e infrastrutture di connessione. Fermo restando il programma di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale, l'obiettivo di questo articolo è di incrementare e diversificare le fonti di rifornimento del gas, agevolando la costruzione e la messa in esercizio dei relativi impianti. Come già annunciato nei giorni scorsi, la strategia governativa, nella quale si inserisce anche la norma in questione, punta ad accrescere di circa 25 miliardi di metri cubi l'approvvigionamento di gas da nuovi fornitori. Come è noto, questi 25 miliardi andranno a sostituire i 29/30 miliardi che annualmente noi importiamo dalla Russia.
  È importante fare alcune osservazioni a questo proposito. La prima è che stiamo andando verso l'autonomia energetica, sostituendo la fornitura russa con quella proveniente da un certo numero di Paesi – soprattutto della regione africana – in modo da diversificare, differenziare e anche un po' diminuire il rischio. In secondo luogo, la quantità totale non è esattamente pari a quella che noi importiamo attualmente. Abbiamo siglato contratti per quantità inferiori e ci sono quattro o cinque miliardi di metri cubi in meno che sono stati assorbiti in una politica di risparmio – soprattutto dovuta all'aumento delle fonti rinnovabili – proprio in vista del fatto che manteniamo la promessa della decarbonizzazione al 55 per cento nel 2030 rispetto al 1990, come concordato nei patti internazionali più recenti. La terza e ultima informazione a questo proposito è che le nuove forniture di gas diversificate consistono per circa la metà di gas che entrerà in gasdotto dalle rotte Sud e che saturerà la capacità degli attuali gasdotti e per un'altra metà circa – 13 miliardi di metri cubi circa – si tratta di gas naturale liquefatto. Questo vuol dire che dovremmo aumentare la capacità di rigassificazione.
  A oggi abbiamo una certa capienza, perché l'Italia dispone di tre rigassificatori, i quali non sono utilizzati al cento per cento e invece noi li porteremo da subito al cento per cento di regime. Questo assorbirà un certo numero di miliardi di metri cubi, all'incirca 5 o 6. Dopodiché dovremo rigassificare la componente extra, i 13 miliardi delle nuove forniture, e una parte verrà fatta con i nostri rigassificatori attuali, mentre la restante parte verrà rigassificata da due rigassificatori, rigorosamente galleggianti. Non riteniamo opportuno in questo momento fare strutture permanenti a terra, soprattutto perché la tempistica dell'opera di sostituzione del gas russo è molto stringente.Pag. 5
  Quest'anno dovrebbero arrivare tra 5 e 6 miliardi di metri cubi di gas delle nuove forniture, l'anno prossimo circa 18, l'anno successivo, quindi nella seconda metà del 2024, dovremmo arrivare a regime ai 25 miliardi di metri cubi che sono stati concordati. È chiaro che dobbiamo disporre di due rigassificatori, uno all'inizio del 2023 e l'altro all'inizio del 2024, per poter seguire le nuove forniture e per avere una progressione sostenibile dei nuovi approvvigionamenti.
  Faccio presente che in questo momento noi continuiamo a fare stoccaggio, che sta procedendo regolarmente, quindi l'altro l'obiettivo fondamentale è arrivare verso la fine di quest'anno con gli impianti di stoccaggio pieni al 90 per cento. In questo caso non avremo deficit per i prossimi anni e potremo considerarci virtualmente indipendenti dalle forniture russe.
  La norma introduce significative misure di semplificazione e accelerazione proprio per le procedure e gli atti preordinati alla realizzazione delle unità galleggianti di stoccaggio e rigassificazione, che vanno allacciate alla rete di trasporto attualmente esistente. La premessa perché queste misure si rivelino adeguate a questo scopo e siano veramente efficaci sta nell'attestazione che queste opere costituiscono interventi di pubblica utilità, che sono indifferibili e urgenti proprio in vista di quello che vi ho detto, ovvero una tempistica molto chiara e tecnicamente sostenibile. Quindi sono interventi di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, e come tali questi interventi esigono la nomina di uno o più Commissari straordinari di Governo.
  La principale misura di semplificazione introdotta nella norma è l'autorizzazione unica, che viene rilasciata dal Commissario in esito a un procedimento unico, necessario alla realizzazione e all'esercizio dei terminali di rigassificazione. Tale autorizzazione è unica perché sostituisce ogni altra autorizzazione, concessione, parere o nullaosta, comunque denominati, e può finanche superare la valutazione di impatto ambientale – VIA, previa comunicazione alla Commissione europea.
  Costituisce strumento di accelerazione per la realizzazione di nuova capacità di rigassificazione, invece, la previsione di termini procedimentali brevi, che scandiscono in modo rigoroso ogni fase dell'iter autorizzativo, in modo tale che l'intero procedimento si concluda entro 120 giorni dall'istanza presentata al Commissario dai soggetti interessati alla realizzazione delle opere delle connesse infrastrutture di rigassificazione. L'impegno a procedere alla conclusione di questo procedimento interessa non solo i privati e il Commissario, ma ogni amministrazione, a qualunque titolo coinvolta nel procedimento, che dovrà attribuire agli adempimenti e alle valutazioni di competenza un carattere di priorità e urgenza assolute.
  Per la medesima finalità, fatto salvo il rispetto di specifiche normative nazionali e vincoli europei, la norma prevede specifiche disposizioni che riducono i termini procedimentali o accelerano gli adempimenti, operando in deroga a ogni disposizione diversa da quella penale. Al fine di limitare il rischio sopportato dalle imprese di rigassificazione che gestiscono le opere e le infrastrutture, la norma istituisce anche un apposito fondo, con una dotazione di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2043, diretto alla remunerazione degli investimenti sostenuti dalle imprese in questione, i cui criteri di accesso e le modalità di impiego sono definiti con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, sentita l'ARERA, nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di Stato.
  Al netto di quanto vi ho appena riportato, ci tengo molto a ribadire che noi dobbiamo accelerare, avendo diversificato le forniture con nuovi fornitori di diversi Paesi che insistono sulla regione Sud, dobbiamo sostituire i 29/30 miliardi di metri cubi di gas russo con circa 25 miliardi di queste nuove forniture. Oltre al piccolo piano di risparmi, che ci consente di andare svelti con le rinnovabili e decarbonizzare, questi 25 miliardi di metri cubi nuovi saranno costituiti per metà da gas naturale liquefatto – GNL e per metà da gas in gasdotto. Sul gas in gasdotto abbiamo la Pag. 6capienza, mentre sulla metà circa di GNL dobbiamo portare al massimo della capacità i nostri tre rigassificatori e installarne due galleggianti in tempi rapidissimi.
  L'urgenza viene dal fatto che non potremo comunque aspettare la costruzione di rigassificatori a terra – che sono opere che richiedono diversi anni e comportano costi molto elevati, con ammortamenti estremamente lunghi – per diversi motivi, ma il principale è sostanzialmente il fatto che, se per la seconda metà del 2024 abbiamo il target di essere potenzialmente liberi dalla dipendenza dal gas russo, dobbiamo seguire la tabella dei tempi delle forniture: un primo rigassificatore deve essere messo in funzione all'inizio del prossimo anno e il secondo verso la fine del 2023 o l'inizio del 2024. Sono macchine che producono potenzialmente tra i 5 e 7 miliardi di metri cubi, sono galleggianti e questa è anche un'indicazione importante, perché il giorno che dovessero esserci altre sorgenti, le rinnovabili saranno cresciute e ci saranno novità tecnologiche, queste macchine potranno essere smantellate e portate via, mantenendo l'impegno di phase out del gas, senza impegnarci su infrastrutture permanenti che durano probabilmente 30 anni, con costi ben più elevati.
  L'articolo 6 introduce disposizioni in materia di procedure autorizzative per gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. Si interviene sulla legislazione già vigente in materia di promozione dell'uso di energia da fonti rinnovabili, di cui al recente decreto legislativo n. 199 del 2021, per semplificare e migliorare alcuni aspetti della normativa, che in sede di prima applicazione hanno evidenziato criticità. Si è trattato in particolare di evitare il rischio di un rallentamento nell'individuazione delle aree idonee all'installazione di impianti eolici e fotovoltaici, determinato il più volte dall'inerzia delle amministrazioni regionali e dalla conclusione dei relativi procedimenti a causa delle valutazioni negative espresse dal Ministero della cultura.
  La disposizione agisce su tre fronti. In primo luogo, attribuisce un potere di impulso al Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei ministri, consentendo l'eventuale esercizio del potere sostitutivo statale, ove ne ricorrano i presupposti. In secondo luogo, la norma semplifica l'individuazione delle aree idonee all'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, definendo idonee ope legis le aree escluse dal perimetro di tutela dei beni culturali e paesaggistici, ovvero dalle relative fasce di rispetto, che la norma stessa determina in 7 chilometri intorno agli impianti eolici e in un chilometro per gli impianti fotovoltaici. Si è ragionato a lungo in merito ai parchi eolici e si è stabilito un multiplo intero dell'altezza media degli impianti, intorno a 200 metri abbondanti, in modo da avere una zona di distanziamento che all'incirca è calcolata in 7 chilometri per gli impianti eolici e in circa un chilometro per gli impianti fotovoltaici. In terzo luogo, si affida alla competente Direzione generale del Ministero della cultura il compito di stabilire i criteri di valutazione dei progetti di impianti di energia da fonti rinnovabili. Questi criteri devono essere idonei a facilitare la conclusione dei procedimenti, assicurando che la motivazione delle eventuali valutazioni negative dia adeguata evidenza della sussistenza di stringenti, comprovate e puntuali esigenze di tutela degli interessi culturali e paesaggistici, nel rispetto della specificità delle caratteristiche del territorio.
  Infine, per non vanificare i risultati attesi dall'entrata in vigore delle precedenti disposizioni, è previsto che le suddette norme di semplificazione intervengano anche sui procedimenti in corso, purché non sia nel frattempo intervenuta la deliberazione del Consiglio dei ministri che, in via sostitutiva, dispone in ordine alla valutazione di impatto ambientale di competenza statale. Questo è già successo per alcuni impianti bloccati, come ricorderete.
  L'articolo 7 introduce forme di semplificazione procedimentale per l'autorizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili. Queste procedure sono disciplinate dall'articolo 12 del decreto legislativo n. 387 del 2003. L'intervento risulta coerente con gli Pag. 7impegni assunti dall'Italia in sede europea a seguito dell'adozione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – PNRR e con il programma di Governo, atteso che l'Esecutivo è già più volte intervenuto modificando il citato articolo 12. Si intende così superare in modo celere l'eventuale contrasto tra amministrazioni a diverso titolo competenti in merito alla definizione dei procedimenti inerenti a progetti sottoposti a valutazione di impatto ambientale di competenza statale, ovvero quelli riguardanti impianti con potenza termica installata pari o superiore a 300 megawatt.
  L'articolo fa un ulteriore passo avanti nella logica della semplificazione, stabilendo che, in caso di valutazione di impatto ambientale di competenza statale riguardante procedure autorizzative di impianti alimentati da fonti rinnovabili, qualora emergano valutazioni contrastanti tra amministrazioni e la questione venga deferita alla sede governativa, la conseguente deliberazione del Consiglio dei ministri sostituirà a ogni effetto il provvedimento di VIA. Queste deliberazioni confluiscono nel procedimento autorizzatorio unico, che viene ulteriormente accelerato attraverso l'introduzione, da un lato, della perentorietà del termine di 60 giorni per la conclusione del procedimento da parte dell'amministrazione competente e, dall'altro, dal silenzio assenso sull'istanza autorizzativa in caso di VIA positiva a seguito di delibera del Consiglio dei ministri, nell'ipotesi di decorso inutile del suddetto termine da parte dell'autorità.
  L'ultimo comma dell'articolo 7 ribadisce il principio costituzionale di leale collaborazione tra lo Stato e le regioni, i cui presidenti possono essere invitati, senza diritto di voto, alle riunioni del Consiglio dei ministri, convocate per l'adozione delle richiamate deliberazioni, al fine di esprimere definitivamente la posizione delle amministrazioni non statali che abbiano partecipato al procedimento autorizzatorio.
  L'articolo 8 è stato inserito per consentire, invece, di aumentare la capacità di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile. A questo fine si è fatto ricorso alla concessione di aiuti di Stato in favore delle imprese del settore agricolo, zootecnico e agroindustriale per finanziare la realizzazione di impianti di produzione sulle coperture delle proprie strutture produttive, aventi potenza eccedente il consumo medio annuo di energia elettrica, compreso quello familiare. Ai beneficiari dei predetti aiuti è, inoltre, consentita la vendita in rete dell'energia elettrica prodotta. Capite bene che questa misura va nella direzione di aumentare il più possibile e nella maniera più rapida possibile la quantità di elettricità rinnovabile che possiamo immettere in rete. Poiché gli aiuti concessi dallo Stato rischiano di alterare il mercato, la norma deve naturalmente coordinarsi con la disciplina in materia di aiuti di Stato stabilita dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e con gli orientamenti europei previsti per il settore agricolo, forestale e delle zone rurali, consentendo alle imprese che sono entrate in difficoltà nel periodo tra il primo gennaio 2020 e il 30 giugno 2021 di essere ammesse agli aiuti ai sensi dei suddetti orientamenti. L'efficacia della disposizione è, pertanto, subordinata all'autorizzazione della Commissione europea, alla quale occorrerà notificare, prima di concederle, le misure di aiuto statali.
  L'articolo 9 interviene in materia di comunità energetiche rinnovabili, coinvolgendo il Ministero della difesa e le Autorità di sistema portuale nella crescita sostenibile del Paese, per la decarbonizzazione del sistema energetico e per il perseguimento della resilienza energetica nazionale. Si consente, quindi, al Ministero della difesa e ai terzi concessionari dei beni del demanio militare di costituire comunità energetiche rinnovabili, anche in deroga alla sussistenza degli specifici requisiti previsti dall'articolo 31 del decreto legislativo n. 199 del 2021, consentendo l'accesso al regime di sostegni economici a fronte del pagamento degli oneri di rete riconosciuti per l'illuminazione pubblica. Si consente adesso anche alle Autorità di sistema portuale di costituire comunità energetiche rinnovabili, superando il divieto già previsto dalla legge n. 84 del 1994. Tuttavia, le comunità energetiche eventualmente istituite dovranno operare in coerenza con il documento di Pag. 8pianificazione energetica e ambientale previsto dalla medesima normativa, che definisce gli indirizzi strategici per l'implementazione di misure volte a migliorare l'efficienza energetica e a promuovere l'uso delle energie rinnovabili in ambito portuale.
  L'articolo 10 modifica la disciplina della valutazione di impatto ambientale contenuta nella parte seconda del Codice dell'ambiente. Le novità sono quattro: viene eliminato il diritto di voto in capo al rappresentante del Ministero della cultura nella Commissione tecnica PNRR – Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 – PNIEC, quella veloce istituita per il PNRR; si precisano i soggetti tenuti ad avviare l'istruttoria di VIA e il relativo termine; si delimita il contenuto del provvedimento di proroga della VIA e si sopprime l'obbligo di VIA statale per alcune tipologie di elettrodotti.
  Vediamo un attimo nel dettaglio qual è la ragione di queste quattro misure. L'eliminazione del diritto di voto al rappresentante del Ministero della cultura durante le riunioni della Commissione tecnica PNRR-PNIEC è stato proposto in quanto mira a far sì che la partecipazione dello stesso alle riunioni della Commissione valga unicamente ad assicurare un raccordo tra le attività degli uffici del Ministero, competente a esprimersi con proprio parere sul procedimento di VIA, e l'attività svolta dalla Commissione, eliminando ogni profilo di possibili sovrapposizioni tra le valutazioni della Commissione e quelle riservate al Ministero della cultura.
  Si riscrive la disciplina dell'avvio dell'istruttoria da parte dell'autorità competente e l'eventuale richiesta di integrazioni documentali a essa connessa. Infatti, rispetto al testo previgente, che prevede che l'autorità competente avvii l'istruttoria entro lo stesso termine fissato per la verifica della completezza della documentazione trasmessa con istanza di VIA e che richieda poi eventuali integrazioni documentali necessarie, nel nuovo testo – risultante dalla norma in esame – si modifica il soggetto della disposizione, ponendo gli obblighi attualmente in capo all'autorità competente ai seguenti soggetti: la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA e VAS – valutazione ambientale strategica, la Commissione tecnica PNRR-PNIEC e la competente Direzione generale del Ministero della cultura.
  Un'altra novità della norma riguarda la disciplina della proroga del provvedimento di VIA, che viene integrata attraverso la precisazione che la proroga non contiene prescrizioni diverse e ulteriori rispetto a quelle previste nel provvedimento di VIA originario. Questa disposizione nasce dall'esigenza di porre un limite alla prassi, seguita da alcune amministrazioni, di subordinare la concessione di una proroga del provvedimento di VIA a ulteriori prescrizioni da rispettare in fase esecutiva. Infatti, come confermato anche dalla giurisprudenza amministrativa, la proroga non richiede una rinnovata valutazione di tutti gli elementi istruttori posti a base dell'originario provvedimento, sicché non vi è ragione di introdurre nuove e ulteriori prescrizioni che presuppongano il riesame nel merito del progetto.
  Infine, si sopprime l'obbligo di VIA statale per alcune specifiche tipologie di elettrodotti, come ad esempio quelli in cavo interrato, per l'evidente beneficio ambientale e paesaggistico che si ottiene attraverso la progettazione e successiva realizzazione di una linea elettrica in cavo interrato, piuttosto che in aereo, indipendentemente dalla sua lunghezza. Questo è importante perché accelera un noto problema, poiché spesso ci sono gli operatori che hanno un impianto pronto e ci vuole molto tempo a collegarlo. Questa velocizzazione relativa ai cavi sotterranei aiuta moltissimo.
  L'articolo 11 contiene una norma di semplificazione delle opere volte al miglioramento delle prestazioni di esercizio di linee esistenti oppure a consentire l'esercizio delle linee esistenti in corrente continua, funzionale al trasporto delle energie rinnovabili. Anche qui stiamo andando a superare un problema che da lungo tempo raccoglie lamentele e critiche da parte degli operatori, perché non solo ci sono stati ritardi per approvare e poi per costruire, ma anche per allacciare gli impianti costruiti.Pag. 9 Queste sono misure molto importanti che aiutano a mettere in rete il prima possibile i nuovi impianti. Lo sviluppo della rete di trasmissione nazionale comporta un sempre più frequente ricorso alla tecnologia del cavo interrato e quindi a soluzioni tecnologiche in corrente continua in luogo di quelle a corrente alternata. Questa evoluzione garantisce pertanto minori perdite di rete e un minore impatto ambientale per la riduzione dei campi elettromagnetici emessi, i quali normalmente, se la linea è alternata, sono ben più forti.
  Inoltre, potenziando e valorizzando la rete di trasmissione esistente, si previene il ricorso alla realizzazione di nuove infrastrutture che occuperebbero nuove porzioni di territorio. In questo contesto la norma consente di realizzare le suddette opere mediante denuncia di inizio di attività, semplificando i tempi di realizzazione dei seguenti interventi: su linee esistenti realizzate sul medesimo tracciato, ovvero che se ne discostano per un massimo di 60 metri lineari e che non comportano una variazione dell'altezza utile dei sostegni superiore al 30 per cento rispetto all'esistente; su linee e cavi interrati esistenti, se gli interventi sono effettuati sul medesimo tracciato o entro il margine della strada impegnata o entro i 5 metri dal margine esterno della trincea di posa. Si prevede, altresì, che qualora per gli interventi volti a consentire l'esercizio in corrente continua si renda necessaria la realizzazione di nuove stazioni elettriche, anche l'adeguamento e l'ampliamento delle stazioni esistenti siano soggetti al regime della denuncia di inizio attività, a condizione che i medesimi siano localizzati in aree o siti industriali dismessi o parzialmente dismessi, ovvero nelle aree individuate come idonee. Questa è un'importante facilitazione, perché altrimenti ognuno di questi passaggi richiederebbe un procedimento autorizzativo a sé e tutto il processo sarebbe oltremodo lungo.
  Concludo con l'articolo 12, che interviene sulla disciplina relativa alla sicurezza del sistema nazionale del gas naturale, innovando la disposizione che stabilisce il dispacciamento da parte della società Terna degli impianti di generazione di energia elettrica e dettando la disciplina relativa all'approvazione dei regimi di esercizio dei predetti impianti, in deroga alle condizioni autorizzative previste dall'autorizzazione integrata ambientale – AIA.
  Per quanto riguarda il primo punto, la norma esclude che Terna possa assimilare gli impianti di generazione dell'energia elettrica con potenza termica nominale superiore a 300 megawatt, che utilizzano carbone e olio combustibile, alle unità essenziali per la sicurezza del sistema elettrico. La disposizione si inserisce nel quadro delle misure adottate per fronteggiare l'eccezionale instabilità del sistema nazionale del gas naturale derivante dalla guerra in Ucraina e per consentire il riempimento degli stoccaggi di gas per l'anno termico 2022/2023, anche con la riduzione programmata dei consumi di gas, a prescindere dalla dichiarazione del livello di emergenza. In caso di adozione di queste misure, l'attuale formulazione dell'articolo 5-bis del decreto-legge n. 14 del 2022 prevede che la società Terna predisponga un programma di massimizzazione dell'impiego degli impianti di generazione elettrica, da trasmettere con periodicità settimanale al Ministero della transizione ecologica e ad ARERA, ed effettui il dispacciamento degli impianti medesimi in modo da massimizzarne l'utilizzo e assimilandoli all'unità essenziale per la sicurezza elettrica. La novità sopprime questo ultimo periodo, escludendo pertanto l'assimilazione, da parte della società Terna, alle unità essenziali per la sicurezza del sistema elettrico degli impianti di generazione di energia elettrica con potenza termica nominale superiore a 300 megawatt che utilizzino carbone e olio combustibile, dei quali la medesima società effettua il dispacciamento.
  Per quanto attiene, invece, all'autorizzazione integrata ambientale – AIA, la nuova disposizione prevede che i gestori degli impianti di generazione di energia elettrica con potenze termiche nominali superiori a 300 megawatt, che utilizzano carbone e olio combustibile, comunichino all'autorità competente al rilascio dell'AIA le deroghe necessarie alle condizioni autorizzative per un periodo di sei mesi dalla notifica alla Pag. 10Commissione europea dei regimi derogatori straordinari. Qualora la situazione di eccezionalità dovesse permanere, i gestori possono comunicare all'autorità competente le nuove deroghe necessarie alle condizioni autorizzative, indicando il periodo di durata delle stesse, che in ogni caso non può superare i sei mesi dalla data della nuova notifica.
  Infine, la norma prevede che le autorità competenti al rilascio dell'AIA trasmettano queste comunicazioni al Ministero della transizione ecologica e predispongano idonee misure di controllo nel rispetto di quanto previsto dal Codice dell'ambiente, adeguando, ove necessario, il piano di monitoraggio e controllo contenuto nell'autorizzazione integrata ambientale.
  Sono questi gli elementi principali di interesse del Ministero della transizione ecologica che ci hanno coinvolto.
  Vi ringrazio per l'opportunità di averli potuti presentare e sono a vostra disposizione.

  PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro.
  Cedo la parola ai colleghi che intendono intervenire per formulare quesiti od osservazioni.

  LUIGI GALLO(intervento da remoto). Saluto il presidente, il Ministro, i colleghi e le colleghe. Ringrazio il Ministro per la sua relazione. Volevo intervenire su tre punti. Il primo riguarda le comunità energetiche. Ci sono elementi di semplificazione, come ha illustrato il Ministro, e risultano molto interessanti le proposte che hanno fatto alcune associazioni ambientaliste rispetto all'individuazione delle scuole nel territorio italiano come base operativa per le comunità energetiche. Considerando che le scuole sono disseminate su tutto il territorio, in modo da coprire il territorio anche quartiere per quartiere, si possono unire alla filosofia di una comunità educante, inserendo un'infrastruttura culturale alla nostra transizione ecologica. Sarebbe quindi interessante capire se ci sono impedimenti a fare un'operazione di vasta scala sulle scuole e se il Ministero stia pensando di dedicare una quota parte dei 2,2 miliardi di euro previsti per le comunità energetiche proprio a questa missione.
  La seconda e la terza domanda riguardano il tema – che il Ministro non ha trattato, ma che è nel decreto – dei rifiuti. Questa per noi è anche l'occasione per chiedere a che punto è la strategia end of waste e il programma nazionale sull'economia circolare e per sapere se al Ministero della transizione ecologica si stia programmando una linea di tendenza di riduzione dei rifiuti, se c'è una valutazione in tal senso e che impatto hanno queste strategie – che sono state varate già da tempo – e capire in che modo e con quale intensità saranno affrontate nei prossimi mesi.
  Infine, chiediamo se ritiene che gli inceneritori possano rientrare nella strategia nazionale della transizione ecologica, anche alla luce del pronunciamento della Commissione ambiente del Parlamento europeo, che obbliga gli inceneritori a entrare nel mercato emission trading scheme – ETS per le emissioni di carbonio.

  LUCA SANI. Grazie, signor Ministro. Vorrei porre rapidamente alcune questioni, apprezzando il quadro generale che lei ci ha rappresentato, soprattutto in direzione del sostegno alle famiglie e alle imprese rispetto all'emergenza energetica e al caro bollette. Esprimo apprezzamento per questa azione di transizione energetica con riferimento alla produzione da fonti rinnovabili – su cui poi aggiungerò una brevissima sollecitazione – e condivido anche la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento.
  Un apprezzamento particolare è sul chiarimento, effettuato dalla norma, sul concetto di agrifotovoltaico, cioè l'incentivo alle imprese agricole per la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile fotovoltaica su capannoni e fabbricati destinati all'attività, facendo chiarezza rispetto al fatto che ciò non riguarda la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici di dimensioni notevoli a terra, occupando suolo agricolo, perché rischieremmo il paradosso di mettere in contrapposizione due emergenze, ovvero quella di carattere energetico e quella di carattere alimentare. In una fase come questa bisogna ribadire Pag. 11che il suolo agricolo deve essere destinato soprattutto alla produzione di cibo, sia per il fabbisogno interno sia per quello che può avvenire nel resto del mondo.
  Vorrei soffermarmi sulla questione della rigassificazione, del reperimento della risorsa gas. Indubbiamente è condivisibile la necessità di superare l'approvvigionamento del gas russo e va bene l'operazione che è stata avviata per il reperimento di nuove risorse, soprattutto rispetto al reperimento di gas naturale, apprezzando anche l'impiego del gas naturale liquefatto, se questo viene inquadrato, come diceva lei signor Ministro, in un'ottica di transitorietà, per il motivo che il GNL ha un costo sensibilmente superiore e, qualora diventasse una fonte di approvvigionamento stabile, rischierebbe di rendere strutturale l'aumento delle bollette per famiglie e imprese. Condivido la necessità di accelerare e semplificare gli iter autorizzatori rispetto alla realizzazione degli impianti di rigassificazione. Tuttavia, un elemento di perplessità lo desta il fatto che viene superata qualsiasi valutazione di impatto ambientale, come è riportato nella norma. Su questo le chiederei di specificare se comunque una valutazione di impatto ambientale, una considerazione delle ricadute – visto che si parla di unità galleggianti che possono avere un impatto sull'ecosistema marino – verrà comunque effettuata e da quali soggetti.
  L'ultima questione che le pongo rispetto alla produzione di energia da fonte rinnovabile è se non ritenga che sia venuto il momento di annoverare o perlomeno di recuperare, fra le fonti cosiddette rinnovabili, la geotermia. La geotermia a media e ad alta entalpia, considerato che nei passati provvedimenti quella a bassa entalpia è già stata in qualche modo ricompresa. Da parlamentare toscano – lei conoscerà sicuramente qual è la situazione in quella regione – dico che noi abbiamo una produzione di energia da fonte geotermica a media e ad alta entalpia consistente, che a oggi concorre a coprire il fabbisogno energetico della regione per circa il 30 per cento. Un'ottimizzazione di questa risorsa porterebbe a coprire il fabbisogno energetico regionale almeno al 50 per cento. Lei sa che siamo in una situazione in qualche modo di stallo, dovuta – anche qui – a scelte fatte in passato, a un blocco che c'è sulle concessioni, che merita un'iniziativa di carattere legislativo importante. Le chiedo se non ritenga opportuno affrontare in questa sede, durante la fase emendativa, un'iniziativa che possa sbloccare questo settore, magari replicando quanto si è fatto per il settore idroelettrico in un precedente provvedimento, dando il via definitivo a questa fonte importante di produzione di energia elettrica, sicuramente rinnovabile e – come dimostrano studi recenti condotti anche dalle istituzioni regionali – ampiamente sostenibile dal punto di vista ambientale.

  YLENJA LUCASELLI. Buon pomeriggio Ministro. Ho qualche domanda, partendo proprio dall'esplorazione di fornitori differenti. Da quello che abbiamo letto anche dalla stampa, mi pare che siano stati esplorati Paesi come il Congo, l'Angola e il Mozambico. Per quanto riguarda il Congo, mi corregga se sbaglio, non è ancora iniziata l'esplorazione dei pozzi di gas esistenti e non sappiamo qual è l'effettivo potenziale. Quindi volevo capire qual era la finalità dell'esplorazione in Congo, se ne ha parlato con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e se c'è un coordinamento fra i Ministeri nella ricerca di altri luoghi dai quali approvvigionarsi.
  In Angola la situazione non è molto diversa, poiché non ci sono dati ufficiali sui giacimenti esistenti o potenziali. Volevo capire se da parte del Governo italiano c'è stato un censimento di questi giacimenti, se esiste effettivamente una relazione sul potenziale di estrazione e sui tempi di estrazione, aggiungendo anche eventualmente i costi del trasporto dall'Angola. La stessa cosa vale per il Mozambico.
  Ne ho citati soltanto tre, perché mi sembrano quelli più evidenti proprio perché non hanno in realtà una certezza di approvvigionamento, quindi volevo capire qual è la logica del Governo rispetto a queste ricerche. Anche per il Mozambico manca o pare che manchi una previsione della capacità produttiva e quindi poi anchePag. 12 di quanto l'Italia si possa approvvigionare dal Mozambico. Questa è una prima domanda.
  La seconda domanda – anche qui, Ministro, se sbaglio mi corregga – è che non mi pare che a oggi il Governo abbia coinvolto ENI, ENEL, Terna e Italgas, quindi tutte le grandi partecipate, su un unico tavolo. C'è stata un'interlocuzione con queste grandi società? Avete chiesto loro quali possono essere le soluzioni alternative? Avete elaborato un piano insieme a coloro i quali sono i diretti interlocutori su temi di questo tipo? Se un tavolo di questo genere non è stato fatto, vorrei capire il motivo per il quale non è stato fatto.
  Passando alla terza domanda, noi sappiamo che queste grandi partecipate hanno dei contratti con una serie di società e questi contratti sono secretati. Tuttavia, il Governo ha il potere di chiedere la desecretazione, di leggere quelli che sono gli accordi economici e in base a quelli stabilire il tetto per esempio del costo dell'energia. Anche in questo caso mi pare che sino a questo momento il Governo non abbia deciso di attivare il proprio potere rispetto alla richiesta dei contratti secretati, il che vuol dire che in questo momento noi non sappiamo, per esempio, il margine in più che c'è rispetto ai prezzi di mercato, possiamo ovviamente immaginarlo perché questi sono contratti fatti tanto tempo fa, con durate molto lunghe, ma non ne abbiamo la certezza. Anche in questo caso volevo capire perché il Governo non attiva i propri canali per poter sapere qual è il costo reale e non il costo di mercato e attivarsi per mantenere il tetto sul costo reale e non su quello di mercato.
  Per quanto riguarda l'ultima domanda, volevo capire se fra le varie ipotesi di energie alternative sono state valutate dal Ministero anche le potenzialità dell'idroelettrico. Sappiamo che in Italia abbiamo diversi giacimenti, che l'acqua, soprattutto al Nord, non è un bene di cui siamo carenti e che ci sono una serie di strutture che andrebbero, anche con poco, sistemate e che darebbero un ciclo continuo. Vorrei capire se questo è un percorso che il Ministero intende fare, ovvero il potenziamento delle strutture idroelettriche che abbiamo già; se invece non è una strada che il Ministero intende percorrere, vorrei sapere quali sono le motivazioni.

  TULLIO PATASSINI(intervento da remoto). Ringrazio il Ministro per l'intervento e apprezzo il lavoro che si sta svolgendo a livello governativo sia in termini di mix energetico, sia a livello, che diventa strategico, di progressiva riduzione dalla dipendenza dal gas russo. Su questo sono stati fatti importanti interventi anche a sostegno del nostro sistema economico e produttivo. Parto dal famoso articolo 16-bis del decreto-legge n. 17 del 2022, il famoso decreto cosiddetto Energia, e seguenti, segno veramente di una vicinanza del Governo e del Parlamento al nostro mondo produttivo.
  Su questo vorremmo chiederle di poter arrivare a una definizione dei decreti attuativi quanto prima, per poter ribaltare sulle imprese quanto il Governo positivamente ha impegnato. Su questo credo che il lavoro del Ministero della transizione ecologica sia intenso, anche perché, con un decreto-legge al mese, il lavoro diventa assolutamente significativo e pressante.

  GIAN MARIO FRAGOMELI. Mi perdonerà il Ministro per il mio intervento approssimativamente atecnico sul tema che non conosco perfettamente, però volevo sollevare due o tre questioni di natura politica generale, anche per quello che sta avvenendo in questi giorni e quello che ci aspetta a breve al Consiglio europeo.
  Volevo un chiarimento da lei, Ministro: rispetto agli stoccaggi che lei in Aula aveva preventivato che arrivassero a un determinato quantitativo – che ci faceva superare tranquillamente almeno l'annualità 2022/2023 – quello che sta accadendo in uno scenario avverso, ovvero nel caso in cui non riuscissimo nell'operazione che stiamo cercando di portare a casa, cioè quella del tetto al prezzo del gas, vorrei capire quali sono gli interventi che in qualche modo possiamo mettere in campo, perché c'è un rallentamento oggettivo rispetto agli stoccaggi del gas. Vorrei capire qual è il nostro Pag. 13piano B nel caso in cui non riuscissimo a fissare questo tetto. Chiaramente l'aumento continuo che sta avvenendo ci sta creando problemi sullo stoccaggio.
  L'altra questione che mi interessava conoscere da lei, Ministro, è se, rispetto a un'ipotesi di Recovery energetico, di REPower EU, c'è un importo stimato su cui noi spingiamo. È importante capire l'importo e come diversifichiamo l'utilizzo di queste risorse, perché chiaramente alcune sono importanti per fare misure socioeconomiche nei confronti delle famiglie e delle imprese, ma volevo chiederle cosa pensa lei rispetto a risorse che vengono spese per potenziare la produzione di energia elettrica. In questo decreto-legge ci siamo concentrati molto sull'articolo 8 e sulle criticità insite in questo articolo, perché stiamo parlando di imprese agricole, quindi del vincolo degli aiuti di Stato. Volevo capire se pensa di incrementare in modo massivo la produzione di energia elettrica, in particolare nel territorio italiano delle regioni obiettivo 1, dove avremmo una grande necessità di incentivare il più possibile l'installazione di impianti fotovoltaici, sia sulle residenze sia su altre tipologie di immobili, per potenziare al massimo la nostra produzione in territori, in luoghi e in regioni che hanno il vantaggio di avere un clima molto positivo, che sicuramente faciliterebbe la produzione di questa energia.
  Sul tema delle fonti rinnovabili mi chiedo, anche in risposta a quello che potrebbe essere un ritardo negli stoccaggi o comunque nel dover potenziare la produzione in termini anche molto veloci, senza dover sottostare ad autorizzazioni europee, cosa ne pensa di misure molto forti e impegnative dal punto di vista finanziario, anche di soggetti interessati alla produzione di energia da fonti rinnovabili.

  PRESIDENTE. Non ho altri iscritti. Mi permetterei, signor Ministro, di farle una domanda molto breve, al di là dell'esaustività della sua relazione. La prima questione è che ho visto che ci sono norme sulle semplificazioni dei procedimenti rispetto all'energia. Lei sa che c'è una corrente di pensiero in questo Paese che ritiene impossibili le semplificazioni, però noi siamo mediamente ottimisti. Le chiederei se il punto di mediazione, quello che immagino sia anche il risultato di un confronto nel Governo, la soddisfa. C'è bisogno di insistere ancora di più? Poiché non vorrei che procedessimo per step, introducendo ogni volta nuove metodologie o forme di semplificazione.
  Le chiedo anche se ci può dare una valutazione rispetto a quello che si ascolta, del quale non abbiamo una contezza esatta, in merito allo stato dell'arte dei procedimenti che sono conclusi sul versante non solo energetico, ma anche più generale. Io ho l'impressione, ma gradirei con tutto il cuore una sua smentita, che l'approccio dell'urgenza – legittima – della realizzazione di opere del PNRR ponga in ombra altri interventi e altre misure, che pure hanno la loro logica e la loro urgenza. E se in questo c'è un clima di collaborazione nell'eliminare ridondanze e quant'altro da parte delle regioni.

  ROBERTO CINGOLANI, Ministro della transizione ecologica (intervento da remoto). Vi ringrazio per l'ascolto e per le domande. Cercherò, nei limiti di quello che riesco, a rispondere a tutto quello che mi avete chiesto ed è inutile dire che, qualsiasi punto mancasse, vi manderò delle risposte più dettagliate per iscritto o ne possiamo riparlare in seconda istanza.
  Inizio con le domande dell'onorevole Gallo relative alle comunità energetiche e alle semplificazioni. È eccellente l'ipotesi delle scuole e stiamo proprio ragionando sul loro utilizzo, anche perché è previsto dal REPower EU. Infatti, il nuovo pacchetto REPower EU sostanzialmente dice che se c'è un tetto pubblico, dobbiamo utilizzarlo per il fotovoltaico ed è un po' lo spirito che credo seguiremo tutti in Europa. La mia risposta, con un certo pratico ottimismo, è che probabilmente diventerà un'opportunità offerta dall'Europa, con molte semplificazione generali. Le comunità energetiche allargate agli edifici pubblici – parliamo di scuole, ma anche di uffici postali e altro – sono tutte opportunità, che peraltro abbiamo già automaticamente inserito nel percorso delle riforme, perché, come ricorderete, nell'ultimo decretoPag. 14 abbiamo liberalizzato tutti gli impianti, anche per autoconsumo, fino a 20 chilowatt e abbiamo semplificato moltissimo per le piccole e medie imprese gli impianti, addirittura sino a 20 megawatt, che ricadono nei suoli di pertinenza industriale. La liberalizzazione per gli impianti a 20 chilowatt con una comunicazione di inizio lavori asseverata – CILA, un piccolo formulario molto rapido e snello, va nella direzione di liberalizzare le superfici, al di là di quelle afferenti a palazzi tutelati come beni storico-ambientali, per l'utilizzo del fotovoltaico. Certamente anche nella direzione di REPower EU questo aspetto sarà un ulteriore asset da sviluppare.
  Mi chiedeva l'onorevole Gallo qual è la strategia sull'end of waste. È stato costituito il gruppo di lavoro con gli esperti che operano esclusivamente sull'end of waste ed entro giugno ci sarà uno dei decreti più importanti, che è quello relativo ai materiali inerti. Per le vie brevi farò avere all'onorevole lo stato dell'arte relativo al decreto di suo interesse, ma comunque diciamo che stiamo lavorando corposamente sul pacchetto end of waste e a giugno uscirà un primo decreto importante.
  Sulla questione degli inceneritori, ho studiato in dettaglio la situazione, viste le notizie di stampa e visto tutto quello che si è sentito. La riassumo a tutti quanti, anche perché ci terrei che vi fosse una fiducia nell'operato del Governo che sia basata sui fatti e non su una richiesta di credito. Il Ministero della transizione ecologica ha prodotto il piano nazionale dei rifiuti, la strategia nazionale rifiuti. Come sapete, le regioni devono produrre a loro volta la strategia regionale dei rifiuti e la prima cosa che fa il Ministero è andare a verificare che ci sia una compatibilità fra il piano regionale e il piano nazionale. Siccome l'inceneritore è eventualmente una prerogativa della regione e non del Ministero, se la regione nel suo piano vuole inserire un'ipotesi di inceneritore o di termovalorizzatore, lo deve fare seguendo delle regole molto precise. Come voi sapete, esiste una gerarchia del rifiuto, che è una specie di piramide, dove la cosa che dovrà essere abbandonata il prima possibile è la discarica, al penultimo posto vi è l'inceneritore, mentre le modalità di trattamento dei rifiuti che sono sopra sono più raccomandabili.
  Attualmente bisogna avere un ciclo dei rifiuti virtuoso che preveda la differenziata, il riciclo, eccetera e che deve tendere a livello europeo al famoso trittico 65 per cento, 25 per cento e 10 per cento. È noto che il 65 per cento va riciclato, il 10 per cento è quello su cui non si sa cosa fare e può andare in discarica. Oggi noi mettiamo molto di più del 10 per cento dei rifiuti in discarica. Con le BAT, le cosiddette best available technologies, un termovalorizzatore, se si fa, lo si fa per andare a ridurre quel 10 per cento in discarica, perché nella gerarchia del rifiuto la discarica è il punto più basso e il termovalorizzatore è considerato leggermente meglio. Quindi, in un'ipotesi di un piano regionale che preveda un termovalorizzatore, il piano regionale è compatibile con il piano nazionale e il piano regionale rispetta le best available technologies e il trattamento del rifiuto – è importante vedere cosa entra nell'inceneritore – se questo inceneritore va a ridurre il 10 per cento in discarica, ovviamente è una soluzione che va considerata. Se non va a ridurre il 10 per cento, semplicemente perché quel 10 per cento non è nemmeno raggiunto, bisognerà capire che cosa dice il piano regionale. Il Ministero può solo garantire che vengano seguite le migliori tecnologie, la totale consistenza del piano regionale con quello nazionale e la totale consistenza con le regole europee. Le regole sono chiare e sono scritte bene. Non ho motivo di pensare che venga fatto un brutto piano o che vengano fatte cose sbagliate. Dopodiché ovviamente, quando arriveranno le proposte, le vedremo. Io ora non posso dire altro e in realtà non ho altro da dire.
  Onorevole Gallo, per qualsiasi cosa sono assolutamente a sua disposizione per parlarne più approfonditamente, però, al netto delle opinioni personali, questo è il processo. Credo che sia un processo che tutela, nella sua correttezza e precisione, tutti quanti.Pag. 15
  Poi c'era l'onorevole Sani, che esprimeva un discreto apprezzamento per il lavoro fatto sull'agrifotovoltaico, che – confermo – mai e poi mai mette in competizione la generazione di energie rinnovabili, soprattutto di fotovoltaico in questo caso, con l'utilizzo di terreni agricoli, poiché sarebbe un errore madornale. Abbiamo lavorato a lungo con tutte le associazioni di categoria del mondo agricolo e anche con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, abbiamo trovato un compromesso, che soprattutto è stato studiato con loro, e il risultato è quello che vedete, che secondo me è un risultato ragionevole.
  Confermo la transitorietà della rigassificazione galleggiante. Questo punto è molto importante, se così non fosse avremmo potuto far partire grandi opere per costruire rigassificatori a terra, li avremmo avuti in consegna tra 36-42 mesi, quindi non ci sarebbero stati utili all'urgenza, li avremmo ammortizzati in 30 anni e poi forse ci saremmo anche un po' pentiti di avere questi impianti. Premesso che se un giorno qualcun altro dovesse decidere diversamente, si potrà sempre fare, però credo che la rigassificazione galleggiante e transitoria sia in questo momento la soluzione più immediata.
  L'onorevole Sani aveva una perplessità sul passaggio commissariale che potrebbe comportare l'omissione delle valutazioni di impatto ambientale. Io credo che quando faremo il decreto per la nomina del Commissario sarà fondamentale che il Commissario tenga conto di tutto, quindi anche delle questioni ambientali, non intendiamo chiudere un occhio. Preciso per la cronaca che, proprio perché stiamo cercando dei siti quasi tecnicamente pronti, questo vuol dire che questi siti hanno già in larga misura le condutture per collegare queste navi, che possono essere attraccate a un molo od ormeggiate un po' a largo. Quindi deve esistere già un'infrastruttura, altrimenti mai o poi mai sarebbe una soluzione fattibile in un anno, in 18 o 24 mesi. Dal punto di vista ambientale abbiamo identificato e dobbiamo identificare dei siti dove c'è già un'infrastruttura storicamente disponibile, altrimenti non ce la faremmo mai in tempi così brevi. Vi sono pochissime novità dal punto di vista ambientale rispetto al panorama che troveremo in queste sedi.
  Concludo con l'onorevole Sani. La geotermia è assolutamente fondamentale e nei prossimi giorni lavorerò su questo. Al momento per il solo 2022 vi posso dire che c'è una richiesta di allacciamento di geotermico alla rete Terna estremamente importante e anche per il 2025 ce ne sono altre, relative a impianti che sono stati autorizzati e che verranno costruiti. Dobbiamo lavorarci e secondo me va potenziata, perché, soprattutto in un territorio come quello italiano, ha il vantaggio di essere una sorgente sostanzialmente programmabile, pur essendo rinnovabile, perché ha un funzionamento di 7.500 ore annue, nell'anno ci sono 8.600 ore, quindi ci dobbiamo lavorare. Lo farò nei prossimi giorni, visto che siamo ormai in chiusura del decreto FER 2 ed è fondamentale che questa cosa venga fatta.
  Onorevole Sani, ovviamente per qualunque ulteriore approfondimento resto a disposizione. Non lo ripeterò più, ma per qualunque cosa sono contento di poter approfondire.
  Onorevole Lucaselli, lei mi ha fatto un set di domande molto interessante. Le vorrei fare un commento generale. Lo Stato fa dei memorandum of understanding, degli accordi quadro o ombrello con altri Stati, ma tutta la politica energetica non la fa lo Stato, perché l'energia non è di proprietà dello Stato, bensì delle oil and gas company e di quelli che fanno le reti. Come risposta generale per forza abbiamo parlato con gli operatori, non poteva essere altrimenti, perché quando il Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale ed io siamo andati a prendere contatti con questi Paesi, siamo andati a prendere contatti perché volevamo dare una copertura, un memorandum of understanding di natura politica governativa che diceva: «Siamo interessati a stringere una relazione, una partnership, che riguarda non solo l'energia da gas, ma anche le rinnovabili e addirittura – in alcuni di questi Paesi che hanno molti giovani – istruzione, ricerca e sviluppo, Pag. 16quindi il pacchetto educativo». Questa è stata la cosa che abbiamo concordato e rispondo implicitamente alla sua domanda dicendo che è certo che ci sono andato con il Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale, ci siamo andati insieme. Abbiamo fatto prima un accordo ombrello e con questo accordo ombrello istituzionale lo Stato poi si ferma. Infatti, non è che il gas è acquistato dal Ministero dello sviluppo economico o della transizione ecologica, ma grazie a questo accordo istituzionale le company possono andare a parlare con le loro colleghe di questi Stati e concludere gli accordi. Tutti gli studi di fattibilità non potevano non essere fatti, altrimenti saremmo andati alla cieca a parlare con uno Stato senza sapere se lì ci fosse gas o meno. Nella fattispecie l'Algeria ha un piano di fornitura di 1,2 miliardi di metri cubi a partire dal secondo semestre di quest'anno, che andrà a 6 miliardi l'anno prossimo e a 9 miliardi annui dal 2024. Il Congo partirà dal 2023 con 1,1 miliardi, nel 2024 andrà a 2,1 miliardi e nel 2025 andrà a 4,6 miliardi. Questi numeri sono forniti dalle strutture tecniche di questi Stati, non li abbiamo inventati noi. L'Angola partirà con 0,2 miliardi di metri cubi in questo semestre e andrà a un miliardo nel 2023, nel 2024 e nel 2025 e proseguirà così. Le dico che il combinato di Mozambico, Nigeria e altri Stati, sarà di circa 0,9 miliardi nel 2023, aumenterà a 1,5 miliardi nel 2024 e a 2,2 miliardi nel 2025. Questi numeri che le sto dando sono numeri che sono stati accuratamente valutati dalle oil and gas company che poi devono siglare gli accordi – poiché non possono siglare l'accordo senza sapere l'entità della fornitura – con la protezione di un ombrello di natura politica, nel senso più alto e istituzionale. Ciò ha consentito alle oil and gas company di chiudere questi accordi e ci ha dato la sicurezza della diversificazione.
  Per quanto riguarda la questione idroelettrica, è chiaro che l'idroelettrico si presta, soprattutto adesso, dopo decenni di poco investimento, a un repowering, con un'ottimizzazione della capacità di produzione. Da quanto ne so, non c'è moltissima disponibilità, nel senso che tutti i corsi d'acqua sono utilizzati dove si poteva, però si può fare repowering e migliorare le strutture. Tenga conto che anche questo non è fatto dagli Stati. Lo Stato non lo fa, ma lo devono fare i concessionari. Un po' per questioni di diritto dell'Unione europea e un po' per la scadenza naturale delle concessioni, proprio in queste settimane si sta discutendo se mettere a gara tutto da subito, quindi ogni volta che scade una concessione, la si mette a gara e si vede. Questo ha dei pregi dal punto di vista del libero mercato, ma anche dei difetti, poiché dobbiamo evitare – permettetemi di semplificare – che vengano a fare shopping anche gli operatori stranieri, perché quando ENEL ha cercato di comprare qualcosa all'estero gli Stati hanno utilizzato il golden power, quindi dobbiamo capire bene come funziona. L'altra cosa che possiamo fare è prolungare tutte le concessioni a una certa data, a fronte di un investimento programmatico di qualche anno, e poi riaprire tutte le concessioni a un determinato momento. Questa è una discussione che sta facendo il Parlamento, noi abbiamo fornito dei punti di vista tecnici in entrambi gli scenari e credo che a breve si arriverà a una conclusione. È chiaro che nel momento in cui o si va a gara o si rinnovano le concessioni, la prima cosa da fare è investire sull'idroelettrico, perché con il repowering si produce più elettricità rinnovabile e programmabile, quindi della migliore qualità. Spero di aver risposto alle sue domande, onorevole Lucaselli, ma per qualunque ulteriore approfondimento, sono a sua disposizione.
  Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Patassini, approfitto per fare un sommario. Come accennavo, anche con i numeri che ho anticipato, con questi accordi istituzionali con diversi Stati africani e con i contratti siglati da ENI con gli operatori di quelle zone abbiamo assicurato circa 25 miliardi di metri cubi di gas a regime a decorrere dal 2025 e arriveremo a questi 25 miliardi con una curva di crescita che ne vede un certo numero, all'incirca 3,5 quest'anno, poi circa 15 l'anno prossimo e poi ancora 25 nella seconda metà del 2024. A questo viene associato un piano di risparmio, perché, come sapete, la Pag. 17Russia esporta in Italia fra 29 e 30 miliardi di metri cubi l'anno. Noi non li abbiamo rimpiazzati tutti, ne abbiamo reperiti un po' meno, 25 contro 29, ma abbiamo fatto un piano di risparmio basato sul contenimento dei consumi termici ed elettrici, sviluppo di biogas e biocarburanti e accelerazione delle rinnovabili. Questo piano è pensato per risparmiare già quest'anno più di 2 miliardi di metri cubi di gas, l'anno prossimo intorno ai 7, per arrivare intorno agli 11 nel 2025. Noi stiamo addirittura un po' accelerando rispetto alla decarbonizzazione programmata, perché nostro malgrado siamo costretti a rimpiazzare il gas con gas, poiché non ce la faremmo a spegnere il gas e andare su un'altra sorgente, però lo stiamo facendo comunque, riducendone la quantità totale in maniera studiata, prudente, senza passaggi irreversibili e accelerando sulle rinnovabili. Credo che l'equazione principale sia: mi libero virtualmente di 30 miliardi di metri cubi e li sostituisco con 25 miliardi di metri cubi e con un piano di risparmio, che è sostanzialmente basato sulla crescita delle rinnovabili elettriche e altre misure non draconiane.
  Per quanto riguarda le domande dell'onorevole Fragomeli, riassumo brevemente la situazione degli stoccaggi. Come lei ha ricordato correttamente, è chiaro che noi adesso abbiamo una situazione che è migliore di tutti gli altri colleghi europei, perché abbiamo già differenziato, abbiamo firmato i contratti, abbiamo una strada abbastanza sicura, stiamo accelerando sulle rinnovabili e abbiamo le forniture di gas diversificate. Il periodo più delicato è proprio questo, perché siamo arrivati alla fine dell'inverno 2021/2022 con gli stoccaggi ai minimi e siccome il nuovo gas arriverà progressivamente e non c'è certezza che quello russo continui a fluire, dobbiamo essere sicuri di arrivare entro la fine dell'anno con gli stoccaggi pieni. In questo modo non andremo in deficit e anche se poi si dovessero interrompere le forniture russe il problema sarebbe di ridotte proporzioni. In questo momento il gas russo sta fluendo. Al momento in cui vi parlo non c'è un'emergenza cogente e contingente, però, data la situazione instabile e la drammaticità della guerra, non sappiamo cosa aspettarci, quindi per prudenza noi stiamo andando avanti con gli stoccaggi. Al momento siamo intorno al 48/49 per cento, in netta risalita rispetto a qualche settimana fa, ma dobbiamo arrivare a circa il 90 per cento. In media, se riusciamo a mettere da parte due miliardi di metri cubi al mese va bene e proseguiamo in maniera costante a riempire gli stoccaggi.
  Sul discorso del price cap sono molto contento che sia stato posto all'ordine del giorno, nonostante le fortissime opposizioni concettuali, che dicevano di difendere il libero mercato, cosa che francamente a me appare incomprensibile. Questo è un libero mercato che ha concesso aumenti del 500, 600 per cento per mesi, mettendo in ginocchio le aziende e i cittadini con le bollette, non solo del gas, ma anche quelle elettriche – perché il costo dell'elettricità si basa sul prezzo spot del gas – quindi sentir dire che bisogna difendere il libero mercato e addirittura leggere la relazione dell'associazione delle agenzie regolatorie, l'Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia – ACER, che ha detto che nel mercato elettrico va tutto bene, a me è sembrato abbastanza sorprendente. Abbiamo avuto modo di spiegare ai partner europei, io stesso nell'ultimo fine settimana al G7 ho parlato con i miei colleghi tedeschi Annalena Baerbock e Robert Habeck e ho spiegato loro in gran dettaglio la proposta e mi pare un buon risultato che adesso, nel comunicato finale del Consiglio europeo in corso, sia stato inserito il discorso del price cap sul prezzo dell'elettricità. Vedremo cosa succederà, però è già un buon punto che sia arrivato all'ultimo passaggio. Vedremo cosa riusciremo a ottenere. Molto probabilmente la Commissione avocherà a sé la possibilità di trattare lo sviluppo del price cap e credo che questo sia il risultato migliore. Speriamo che vada così.
  Per essere chiari, il price cap è sicuramente una misura transitoria e può essere persino indicizzato, poiché non è un price cap rigido. La cosa molto importante è che non è pensato per essere un costo bassissimoPag. 18 del gas che danneggia gli investitori e il settore, ma è pensato per avere il cosiddetto peak shaving, il taglio del picco, in modo tale che non ci siano periodi in cui il prezzo del gas impazzisce, arriva a punte inarrivabili e si riflette di conseguenza anche sul prezzo dell'elettricità. Avere un meccanismo che remunera gli operatori in maniera ragionevole, fissato a un livello non troppo più basso di quello che può essere il prezzo in questo momento, ma che non possa essere superato, in modo da non avere fluttuazioni gigantesche, credo che tuteli le imprese e i cittadini europei. Un simile meccanismo non stringerebbe il cappio al collo degli operatori. Qui ci vuole un po' di equilibrio e credo che la Commissione potrebbe dare una mano su questo.
  Per quanto riguarda il REPower EU, onorevole Fragomeli, il piano propone molte misure che noi abbiamo già proposto sulla liberalizzazione e molte misure sono simili a quelle che abbiamo adottato noi. Potrebbe essere utile nel nostro caso avere un contributo per finanziare queste infrastrutture transitorie che stiamo realizzando per il periodo di crisi, ad esempio un rigassificatore, un riallacciamento oppure un'altra cosa fondamentale sono gli accumuli. Qui facciamo un gran parlare di rinnovabili, come se installando gigawatt e gigawatt si risolvesse il problema. Noi possiamo installare quello che ci pare, ma se non abbiamo gli accumulatori, la rete non può gestire in maniera appropriata questi flussi intrinsecamente non programmabili. Questi sono investimenti colossali. Il REPower EU potrebbe essere anche uno strumento per potenziare la nostra rete di accumulo. Questo al momento non è chiaro, ma ci stiamo lavorando con la Commissione. Non è chiaro quali siano le cifre e quali siano le disponibilità ed è ancora in discussione se farlo e in quale quantità. Siamo al tavolo e possiamo lavorarci.
  Un'ultima cosa per l'onorevole Fragomeli. Vi è certamente un problema sulle aree idonee. Una cosa fondamentale è mettersi d'accordo sulle aree idonee. Adesso anche il REPower EU sta un po' spingendo sul fatto di automatizzare l'identificazione delle aree idonee, semplificare la loro identificazione, diminuendo il numero di istituzioni che possano porre limiti e questo va anche un po' nella direzione delle norme che vi ho letto prima. Credo che ci sia margine per continuare a lavorare discretamente da questo punto di vista.
  Infine, vi sono le domande del presidente. Il presidente chiedeva se io fossi soddisfatto delle varie operazioni e se c'è un punto di mediazione. Presidente, le confesso che non ho sufficiente sensibilità politica per ritenermi soddisfatto o no. Penso che finché c'è possibilità di migliorare e accelerare, bisogna farlo. Devo dirle con la massima sincerità che è altrettanto vero che dopo l'attività legislativa, c'è tanto lavoro di back office da fare. Adesso abbiamo fatto un grosso lavoro, guardiamo i numeri che ora vi anticipo, ma con grande prontezza e con grande umiltà dobbiamo essere pronti a rivedere qualcosa ed eventualmente a migliorarla e a cambiarla. Più che continuare a produrre semplificazioni, adesso dobbiamo un attimo fermarci – ne abbiamo fatte tante e corpose – e vedere come vanno.
  Non dimentichiamo, presidente, le misure sulla circolarità, che sono fondamentali, come i nuovi bandi che sono usciti, le misure sulle isole verdi, sui parchi e sulla riforestazione. Stiamo andando in parallelo, perché non c'è solo l'energia. Credo che molte delle cose che stiamo facendo cominceranno a sortire effetti importanti anche ai fini della decarbonizzazione e della transizione ecologica.
  Le posso dire una cosa che per me è un aspetto fondamentale. Non sono dati pubblici, ma li renderò pubblici nelle prossime ore. Siamo oggetto di critiche e attacchi – capisco che ci sta – ma le posso già anticipare che secondo i dati di Terna, che sono dati terzi ufficiali, che riguardano la proiezione del laboratorio Terna della potenza da fonti rinnovabili che entrerà in esercizio nei prossimi mesi – banalmente chi ha un impianto, una volta che ce l'ha o gli è stato autorizzato, chiede di allacciarlo alla rete, quindi un numero più significativo di questo non c'è. Ebbene nel 2022 – sono passati solo 5 mesi del 2022 e tutto sommato abbiamo iniziato da poco a lavorare alle Pag. 19semplificazioni – sono già stati richiesti allacciamenti per 5,1 gigawatt, che sono due volte e mezzo gli interi allacciamenti fatti nel 2020 e nel 2021. Questi dati li renderò pubblici a brevissimo, li spiegherò, ma comunque c'è un'accelerazione senza precedenti. Per quanto possano essere comprensibili alcune critiche, di fronte ai numeri bisogna avere un po' la pazienza di guardarli e di capire che i numeri non sono opinioni. Se in questi pochi mesi dell'anno abbiamo cominciato a raccogliere e ci sono richieste di allacciamento che sono due volte e mezzo quelle fatte negli ultimi due anni, o è stato fatto poco nei due anni precedenti oppure probabilmente abbiamo fatto molto in questo periodo. Tendo più a pensare a questo secondo scenario, proprio perché le semplificazioni hanno dato una mano e c'è grande sensibilità nel Paese da parte di tutti. Penso che abbiamo iniziato un percorso che spero continui negli anni a venire, perché questo è solo l'inizio e se vogliamo decarbonizzare e renderci sempre più autonomi dalle fonti fossili, questo è il ritmo minimo che dobbiamo tenere per poter decarbonizzare. Spero di avere sinteticamente risposto. Poi vi farò avere i dati più precisi a strettissimo giro.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.45.