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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (III-IV Camera e 3a-4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Martedì 26 luglio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

Comunicazioni dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e della difesa, Lorenzo Guerini, nell'ambito dell'esame congiunto della Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2022, adottata il 15 giugno 2022 (Doc. XXV, n. 5), nonché della Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2021, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2022, deliberata nello stesso Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022 (Doc. XXVI, n. 5):
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Di Maio Luigi (IPF) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Fassino Piero , Presidente ... 10 
Guerini Lorenzo (PD) , Ministro della difesa ... 10 
Fassino Piero , Presidente ... 17 
De Menech Roger (PD)  ... 17 
Tripiedi Davide (M5S)  ... 17 
Tondo Renzo (Misto-NcI-USEI-R-AC)  ... 18 
Migliore Gennaro (IV)  ... 19 
Aresta Giovanni Luca (IPF)  ... 20 
Ferrari Roberto Paolo (LEGA) , da remoto ... 20 
Perego Di Cremnago Matteo (FI) , da remoto ... 22 
Deidda Salvatore (FDI)  ... 22 
Fassino Piero , Presidente ... 24 
Di Maio Luigi (IPF) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 24 
Guerini Lorenzo (PD) , Ministro della difesa ... 26 
Fassino Piero , Presidente ... 28

Sigle dei gruppi parlamentari:
Lega - Salvini Premier: Lega;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Insieme per il Futuro: IPF;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali - Articolo 1 - Sinistra Italiana: LEU-ART 1-SI;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti: Misto-VI-ICT;
Misto-Coraggio Italia: Misto-CI;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Europa Verde-Verdi Europei: Misto-EV-VE;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea: Misto-M-PP-RCSE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA III COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 8.10

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sui canali satellitari della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e la trasmissione diretta sulle web-tv della Camera e del Senato.

Comunicazioni dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e della difesa, Lorenzo Guerini, nell'ambito dell'esame congiunto della Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2022, adottata il 15 giugno 2022 (Doc. XXV, n. 5), nonché della Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2021, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2022, deliberata nello stesso Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022 (Doc. XXVI, n. 5).

  PRESIDENTE. Ricordo che l'odierna seduta sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre 2020.
  L'ordine del giorno delle Commissioni riunite affari esteri e difesa del Senato e della Camera reca le comunicazioni del Governo sulla deliberazione del Consiglio dei Ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2022, nonché la relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo e sostegno dei processi di pace e stabilizzazione, riferita all'anno 2021, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2022, deliberata nello stesso Consiglio dei ministri del 15 giugno 2022.
  Anche a nome del presidente Rizzo, della presidente Pinotti e della presidente Craxi – che è qui sostituita dalla vicepresidente Garavini – ringrazio naturalmente i Ministri per questa disponibilità e diamo subito corso all'audizione, dando la parola al Ministro degli affari esteri e della cooperazione, onorevole Di Maio.
  Prego, Ministro.

  LUIGI DI MAIO, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Signor presidente. Signori presidenti, senatori e deputati, vi ringrazio per questo momento di dialogo con il Parlamento sulle missioni internazionali, insieme al Ministro Guerini. Alle donne e agli uomini che servono l'Italia nel mondo per costruire sicurezza, pace e sviluppo abbiamo il dovere di assicurare sostegno e continuità al di là della fase politica del momento.
  Il nostro Paese è impegnato con missioni militari e interventi di cooperazione allo sviluppo e di stabilizzazione in diversi scacchieri internazionali. Il valore della nostra azione è più importante che mai, alla luce delle devastanti conseguenze dell'ingiustificabile aggressione russa all'Ucraina. Pag. 4Siamo tristemente entrati nel sesto mese di conflitto, con un carico di vittime e distruzioni che in Europa non vedevamo, in misura così drammatica, dalla Seconda guerra mondiale.
  Gli incontri multilaterali delle ultime settimane – il Consiglio europeo, i Vertici del G7 e della NATO, così come la Ministeriale Esteri del G20 – hanno confermato un ampio fronte di alleati e partner che condanna senza riserve l'aggressione russa e la violazione delle più basilari norme del diritto internazionale.
  La missione a Kiev del Presidente del Consiglio Draghi con il Presidente Macron, il Cancelliere Scholz e il Presidente Iohannis ha trasmesso un segno di unità a sostegno dell'Ucraina, della sua resilienza e delle sue aspirazioni europee. La situazione sul campo rimane preoccupante, con l'intensificarsi della guerra in Donbass e bombardamenti indiscriminati, che colpiscono anche i civili. L'Italia continua con tenacia a lavorare per la pace.
  Il sostegno all'Ucraina (anche nell'ottica di una sua ricostruzione) e le sanzioni alla Russia mirano a riequilibrare le posizioni delle parti in conflitto affinché – quando le condizioni sul terreno lo consentiranno – si possa trovare una soluzione negoziata e non imposta da una delle parti, sostenibile, duratura e rispettosa dell'integrità territoriale e della sovranità dell'Ucraina.
  La guerra ha provocato la più grave crisi di rifugiati della recente storia europea. E ha sconvolto la catena alimentare globale, impedendo l'esportazione di milioni di tonnellate di grano. L'accordo per corridoi marittimi sicuri per il trasporto di generi alimentari firmato a Istanbul venerdì apre spiragli positivi. L'attacco al porto di Odessa, che condanniamo fermamente, dimostra quanto sarà importante vigilare sull'applicazione dell'accordo. È indispensabile che l'intera comunità internazionale assicuri il suo sostegno allo sforzo delle Nazioni Unite e all'impegno delle Parti per l'attuazione degli aspetti operativi.
  La «crisi del grano» è la riprova di come la guerra in Ucraina si ripercuota anche sui Paesi del Mediterraneo e su tutto il continente africano. Questa aggressione è uno spartiacque destinato a produrre ripercussioni sistemiche. Per questo motivo diventa ancora più cruciale l'impegno dell'Italia nelle missioni internazionali. Allo stesso tempo la guerra nel cuore dell'Europa impone di ripensare fonti e rotte di approvvigionamento energetico.
  L'Africa è attore imprescindibile per la sicurezza energetica del nostro Paese e dell'Unione europea. Dall'Algeria, da ultimo grazie al vertice intergovernativo del 18 luglio, al Congo, all'Angola, al Mozambico abbiamo assicurato intese per affrancarci al più presto dalla dipendenza dal gas russo. Questi accordi si sommano a quelli con altri partner, dal Golfo al Caspio, e alle maggiori forniture dagli Stati Uniti.
  I fattori di instabilità sia sul fronte alimentare che su quello energetico costituiscono una ragione in più per cooperare e gestire le profonde trasformazioni in atto che, ove non governate, potrebbero tradursi in ulteriori cause di instabilità e di flussi migratori verso l'Italia e l'Europa.
  In questa congiuntura così complessa e mutevole, la strategia politica generale che ispira il contributo dell'Italia alle missioni internazionali e alle iniziative di cooperazione e sviluppo poggia su tre pilastri: il legame transatlantico, la fedeltà alla vocazione europeista e la prioritaria attenzione al Mediterraneo allargato.
  L'Italia si conferma attore di primo piano, impegnato in tutti i principali contesti multilaterali: Nazioni Unite, Organizzazione per la Sicurezza e Cooperazione in Europa e Coalizione Internazionale Anti-Daesh.
  Cercherò di tratteggiare il quadro geopolitico alla base delle nostre scelte strategiche nelle diverse regioni del mondo, lasciando poi al collega Ministro Guerini di delineare il contesto e la sostanza dell'impegno militare.
  Al recente vertice di Madrid i Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza atlantica hanno deciso il rafforzamento della postura di deterrenza e difesa alleata per l'orizzonte di breve e medio termine, in particolare lungo il fianco est, più esposto alle implicazioni della guerra in Ucraina.
  Sono misure rese possibili anche grazie ai qualificati contributi dell'Italia, in particolarePag. 5 con le attività di rassicurazione dell'EFP (Enhanced Forward Presence) in Lettonia, la vigilanza e il pattugliamento aereo appena conclusosi in Islanda e in Romania e di prossimo avvio in Polonia, il pattugliamento navale nel Mediterraneo orientale e – da questa Deliberazione Missioni – con la prevista partecipazione ai costituendi battaglioni multinazionali in Bulgaria – dove l'Italia svolgerà il ruolo di nazione quadro – e in Ungheria. Particolarmente profilato è il nostro contributo anche alle altre missioni e operazioni NATO, in particolare al KFOR in Kosovo, di cui torneremo ad assumere il comando a ottobre, e alla NATO Mission in Iraq, di cui deteniamo il comando da maggio.
  Il nostro apprezzato apporto al burden sharing alleato è il riflesso dell'attiva partecipazione politica dell'Italia al processo di adattamento dell'Alleanza atlantica. Un processo che ha vissuto una fase di particolare intensità negli ultimi mesi, con l'obiettivo di far sì che la NATO possa affrontare in modo credibile ed efficace le minacce convenzionali e non, provenienti da attori statali e non, e da tutte le direzioni strategiche.
  Il nostro Paese ha lavorato con successo a una alleanza che garantisca la sicurezza a 360 gradi, per usare una nozione che proprio l'Italia ha concorso in modo decisivo ad affermare nel linguaggio atlantico. Solo con una visione a 360 gradi dell'ambiente di sicurezza euroatlantica possiamo tenere conto di minacce che non si stagliano soltanto a est, ma promanano anche dal fianco sud dell'Alleanza.
  Il vertice NATO di Madrid ha segnato una tappa chiave con l'avvio del processo di adesione all'Alleanza da parte di Finlandia e Svezia e con l'adozione del nuovo concetto strategico. Auspichiamo che questo Parlamento possa ratificare l'adesione dei nuovi membri NATO – qui alla Camera entro la prossima settimana – poiché rappresenterebbe un segnale politico molto significativo. Più della metà dei nostri alleati ha già ratificato questa adesione.
  Quanto al concetto strategico, oltre a rafforzare il citato approccio a 360 gradi e il principio di indivisibilità della sicurezza euroatlantica, ha sancito l'interconnessione dei tre compiti fondamentali della NATO a sostegno della difesa collettiva: deterrenza e difesa, prevenzione e gestione delle crisi, sicurezza cooperativa. Soprattutto gli ultimi due compiti sono importanti per l'Italia alla luce del nostro generoso impegno nelle operazioni NATO e dell'importanza che attribuiamo ai partenariati con i nostri vicini del Sud.
  Il ruolo della NATO non è antagonista, bensì complementare e sinergico rispetto a quello dell'Unione europea nel campo della Difesa. Cornice fondamentale della nostra azione è, infatti, la Politica di Sicurezza e Difesa Comune. Sono diciotto le missioni civili e militari dell'Unione europea in Paesi di grande importanza per l'Italia, specie nei Balcani occidentali e nell'Africa settentrionale e orientale, favorendo lo sviluppo di capacità autonome dei nostri partner. L'Italia fornisce un contributo notevole a queste missioni. I connazionali che vi lavorano sono attualmente più di 800: 792 militari e 65 civili.
  La Bussola Strategica adottata il 25 marzo prevede l'obiettivo di rafforzare le missioni e le operazioni europee, anche conferendo mandati più robusti e flessibili. Sono previsti, tra l'altro, una capacità di dispiegamento rapido di 5 mila militari e un nucleo di 200 esperti civili da dispiegare entro trenta giorni.
  L'Italia continua a sostenere la cooperazione regionale per la stabilizzazione dei Paesi vicini e la loro progressiva integrazione nell'Unione europea, resa ancora più urgente dall'aggressione russa all'Ucraina. Il completamento della transizione democratica dei Paesi dei Balcani occidentali e la loro progressiva integrazione nell'Unione europea rimangono fattori centrali per il consolidamento della pace, la democrazia e la stabilità dell'intero continente europeo. Destano preoccupazioni la crisi istituzionale in Bosnia Erzegovina e il sostanziale stallo nel dialogo tra Serbia e Kosovo, facilitato dall'Unione europea.
  C'è una forte domanda di Europa dei nostri partner balcanici che non possiamo, né vogliamo deludere. Attraverso il Fondo dell'Iniziativa Centro Europea presso la Pag. 6Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, la Fondazione Segretariato permanente dell'Iniziativa Adriatico Ionica e il Consiglio di Cooperazione Regionale sosteniamo le riforme socio economiche nella regione, approfondendo allo stesso tempo i rapporti bilaterali con i Paesi dei Balcani occidentali.
  Nella consapevolezza dell'indivisibilità della sicurezza nell'area euroatlantica la stabilità e la sicurezza del Mediterraneo allargato restano obiettivi prioritari per la politica estera italiana. La profonda interconnessione tra i teatri mediterraneo, nordafricano e saheliano resta ancora più chiara dalle ripercussioni della guerra in Ucraina e chiama l'Italia a rafforzare il proprio ruolo di mediatore e ponte nel rapporto dell'Unione europea con i partner della regione. La nostra azione è volta a favorire una visione e gestione congiunta dei beni comuni mediterranei, quelle risorse materiali e immateriali condivise dai Paesi e dalle comunità della regione, il cui impiego può innescare un circolo virtuoso di investimenti e, quindi, la creazione di ricchezza.
  La stabilizzazione delle aree di crisi più vicine al nostro Paese è un obiettivo strategico. Mi riferisco innanzitutto alla situazione in Libia, dove a seguito del rinvio delle elezioni del 24 dicembre, pur nel sostanziale rispetto del cessate-il-fuoco, sono cresciute insidiose contrapposizioni e rivalità che rischiano di sfociare in crescenti tensioni sul piano politico e anche militare. Occorre soprattutto scongiurare la prospettiva di una cristallizzazione di due Governi paralleli che si ritengono reciprocamente illegittimi. La comunità internazionale è impegnata sotto la leadership delle Nazioni Unite ad evitare i rischi di un'ulteriore frammentazione sociale e istituzionale e preservare i progressi in termini di stabilizzazione e collaborazione con la Libia.
  Resta centrale, alla luce del progressivo incremento dei flussi irregolari, la presenza e l'assistenza tecnica alle autorità libiche, volta a favorire una maggiore efficacia e autonomia nella gestione integrata dei confini del Paese e nella lotta al traffico di essere umani.
  Aggiungo che la presenza di mercenari russi in Libia del Gruppo Wagner, una presenza che beneficia del supporto logistico dell'aviazione russa, continua a rappresentare un fattore di instabilità per il fianco sud della NATO e per l'intera regione mediterranea, anche alla luce della crescente penetrazione di Mosca nel Sahel e in Africa subsahariana.
  La complessità di questo scenario impone all'Italia di svolgere un ruolo di primo piano per sostenere gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite, promuovere il dialogo tra gli attori politici in Libia e favorire convergenze a livello internazionale. Un accordo complessivo sulla base costituzionale per le elezioni è più vicino, anche se rimangono nodi da sciogliere.
  Il 30 giugno si è svolta alla Farnesina una riunione a livello di alti funzionari che ha consentito di tracciare un percorso condiviso e linee di intervento omogenee a sostegno degli sforzi delle Nazioni Unite. Questa riunione è parte di regolari consultazioni svoltesi anche a Tunisi e da ultimo a Istanbul.
  Altro Paese che vede l'Italia in primo piano con il comando della missione NATO fino alla primavera del 2023 è l'Iraq. Dopo le elezioni politiche di ottobre il Paese vive una stagione delicata e complessa, caratterizzata dall'impasse per la nomina del Capo dello Stato e quindi anche del Primo Ministro e del nuovo Esecutivo. L'Italia è anche tra i principali contributori della coalizione anti-Daesh con circa 1.260 unità tra Iraq e Kuwait, che contribuiscono alla formazione delle Forze di sicurezza irachene e curde. Il nostro Paese sostiene la stabilizzazione delle aree liberate ed è impegnato nella tutela del patrimonio archeologico e culturale iracheno.
  L'Italia co-presiede, inoltre, insieme a Stati Uniti e Arabia Saudita, il gruppo di lavoro della coalizione sul contrasto al finanziamento di Daesh ed è stata tra i primi dei grandi Paesi occidentali a rimpatriare foreign terrorist fighters.
  Accanto all'indispensabile azione securitaria, il nostro Paese sostiene il rafforzamento della cooperazione internazionale in materia giudiziaria e di polizia, la condivisionePag. 7 di informazioni e le iniziative volte a incidere sulle cause profonde che portano alla radicalizzazione.
  Su iniziativa dell'Italia nel dicembre del 2021 è stato creato il meccanismo di coordinamento Africa Focus Group all'interno della coalizione globale anti-Daesh, mantenendo il principio della ownership dei partner africani.
  Dalla rilevanza strategica della regione del Golfo deriva l'interesse del nostro Paese alla libertà di navigazione nello stretto di Hormuz, crocevia fondamentale per la sicurezza degli approvvigionamenti energetici nazionali, tanto più in un momento in cui stiamo cercando di diversificare quanto più possibile le fonti per ridurre la dipendenza dalla Russia.
  Per garantire la libertà e la sicurezza della navigazione in quell'area l'Italia ha assicurato il sostegno politico alla missione europea EMASOH (european-led maritime Awareness Strait of Hormuz) operativa dal gennaio del 2020. Nel secondo semestre del 2021 avevamo contributo con una fregata e un aereo ricognitore, rientrati a fine anno, mentre abbiamo di recente assunto il comando della componente militare di EMASOH, che ha un mandato leggero di sorveglianza e monitoraggio della navigazione nello Stretto.
  In vista dei mondiali di calcio in Qatar, a novembre e dicembre, l'Italia ha siglato una intesa bilaterale con Doha per il dispiegamento nel territorio del Paese e nelle acque internazionali prospicienti di una missione bilaterale interforze in supporto delle Forze armate qatarine per la sicurezza dell'evento. La nostra presenza in Qatar, con le unità delle Forze armate italiane, contribuisce a rafforzare le relazioni con Doha, partner strategico per l'Italia sia sul piano militare che su quello energetico.
  Vorrei soffermarmi sull'Afghanistan, dopo le drammatiche vicende di un anno fa con l'evacuazione degli ultimi contingenti NATO, il dissolvimento delle autorità repubblicane e il ritorno al potere dei talebani. Le violazioni dei diritti umani, le intimidazioni contro attivisti, giornalisti ed ex militari della Repubblica e l'assenza di inclusività del Governo ad interim sono motivo di grande preoccupazione. Grave è la recrudescenza del terrorismo, in particolare nei confronti delle minoranze religiose. Con alleati e partner l'Italia continua a ribadire mirati, fermi e coerenti messaggi alle autorità de facto afghane affinché invertano il percorso intrapreso. Farnesina e Ministero della difesa hanno strettamente collaborato in questo ultimo anno per trasferire in Italia il personale afghano che ha coadiuvato il nostro contingente negli oltre venti anni di presenza italiana nel Paese e i loro più stretti familiari. Si trattava di un imperativo morale verso chi ha lavorato per la libertà e la democrazia in Afghanistan.
  Un altro Paese martoriato è la Siria, dove è cruciale mantenere viva la prospettiva di una soluzione politica in linea con la Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In questo senso continuiamo a sostenere l'Inviato Speciale delle Nazioni Unite Pedersen. Pur escludendo una normalizzazione con il regime e la revoca delle sanzioni, l'Italia sostiene progetti di early recovery con l'obiettivo di riabilitare i servizi essenziali e le attività economiche a livello locale. In prospettiva questi progetti possono promuovere anche il ritorno dei rifugiati su base strettamente volontaria e a condizione che Damasco aderisca ai parametri dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati sulle garanzie di sicurezza.
  A undici anni dall'inizio della crisi la situazione umanitaria risulta oggi addirittura peggiorata rispetto al periodo del confronto militare. Il 90 per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà, mentre la metà è ancora sfollata all'interno e all'estero. L'Italia continuerà a sostenere il popolo siriano, confermando sul piano umanitario il livello di impegni assunti negli anni precedenti.
  Vengo al Libano, ormai da diversi anni in profonda crisi economica e istituzionale. Garantire la stabilità e la sicurezza è fondamentale per gli equilibri dell'intera regione. La nostra tradizionale vicinanza si declina, oltre che in numerose iniziative di cooperazione allo sviluppo, anche nel contributoPag. 8 al rafforzamento delle Forze armate e di sicurezza tramite donazione di materiali non di armamento.
  L'Italia partecipa a UNIFIL (United Nations interim force in Lebanon) con il secondo contingente più numeroso e il comando del settore ovest. La missione mira a garantire sicurezza e stabilità lungo la Linea Blu e a facilitare il dialogo tra Libano e Israele attraverso il meccanismo tripartito. Infine, la Farnesina prevede di destinare contributi finalizzati al rafforzamento delle istituzioni locali nonché allo sviluppo e al consolidamento della società civile.
  Prioritaria nella politica estera del nostro Paese rimane anche la ricerca di una soluzione alla questione israelo-palestinese. La visita del 13 e 14 giugno del Presidente Draghi in Israele e Palestina ha consentito di ribadire il persistente impegno dell'Italia nel processo di pace per una soluzione sostenibile, realistica, giusta e direttamente negoziata tra le parti nel quadro di una prospettiva a due Stati.
  Al contempo, l'Italia sostiene il processo di normalizzazione tra Israele e alcuni Paesi arabi. Abbiamo seguito con grande interesse il vertice del 27 marzo che ha riunito per la prima volta i Ministri degli esteri di Israele, Marocco, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Egitto e il Segretario di Stato americano e il successivo incontro a livello tecnico tenutosi in Bahrain il 27 giugno, durante il quale sono stati istituiti sei gruppi di lavoro tematici per avviare iniziative concrete di collaborazione regionale.
  Parlando di vicinato, sull'Africa negli ultimi anni si è andata saldando una complessiva area di instabilità che va dal Sahel al Corno d'Africa e si espande da un lato verso i Paesi rivieraschi occidentali, mentre dall'altro si ricongiunge alla regione dei grandi laghi fino alla provincia settentrionale mozambicana di Cabo Delgado. Il rafforzato impegno italiano per la stabilità e la pace nel continente africano è stato ribadito dal Presidente Mattarella in occasione della sua recente visita di Stato in Mozambico.
  La stabilizzazione del Sahel costituisce una priorità strategica. La regione è da anni fonte di grave turbolenza per la proliferazione di gruppi armati di matrice jihadista, criminalità organizzata, flussi migratori, traffici illeciti. Il quadro regionale ha subìto un ulteriore deterioramento per l'aumento di attacchi terroristici e crisi politiche che hanno portato i militari al potere in Mali, in Burkina Faso e Ciad, evidenziando la fragilità delle istituzioni e la sfiducia popolare nei confronti delle compagini governative e delle giunte militari.
  Il contributo dell'Italia nel Sahel è effettivamente tra i più apprezzati, grazie sia alle iniziative multilaterali in ambito Unione europea e Nazioni Unite che alla missione bilaterale MISIN (Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger) di formazione e assistenza in Niger. È interesse del nostro Paese rafforzare la cooperazione con il Niger, specie in tema di sicurezza. Dopo il ritiro delle Forze francesi dal Mali, il Niger resta al centro della riflessione sulla riconfigurazione della presenza militare europea di Takuba e la sospensione delle attività EUTM (European Union training mission) Mali.
  Anche il Corno d'Africa rimane un'area importante per la nostra agenda internazionale, come ho avuto modo di confermare durante la mia recente visita nella regione. Gli ultimi sviluppi, unitamente all'impatto della guerra russo-ucraina rischiano di esacerbare le tante vulnerabilità strutturali della regione, politiche, sociali, ambientali e di sicurezza.
  In Etiopia, dove lo scenario politico militare è fluido, tra sviluppi positivi e criticità resta fondamentale ottenere l'effettiva e completa cessazione delle ostilità, propedeutica a un processo di dialogo nazionale, l'accesso umanitario incondizionato, il contenimento e la prevenzione di eventuali azioni ostili eritree sul territorio etiope e la continuazione di indagini indipendenti sulle violazioni dei diritti umani.
  In Somalia l'Italia è chiamata a riaffermare il contributo alle tre missioni europee del Paese, EUTM per l'addestramento, EUCAP (European Union mission capacity building) per il rafforzamento della sicurezza marittima, Atalanta contro la pirateria.Pag. 9
  La cooperazione a livello bilaterale si sostanzia anche nelle attività di addestramento MIADIT (Missione Bilaterale di addestramento delle forze di Polizia somale e gibutiane) realizzate dall'Arma dei carabinieri presso la base militare di Gibuti a beneficio delle forze di polizia somale e della gendarmeria gibutiana e di formazione delle forze nazionali somale mediante corsi forniti dal personale italiano impiegato nella missione EUTM Somalia.
  La situazione di instabilità nella provincia di Cabo Delgado in Mozambico non è ancora superata, nonostante alcuni progressi conseguiti dalla missione dell'Unione europea recentemente avviata.
  Dal quadro illustrato emerge chiaramente l'impegno dell'Italia nella promozione di un multilateralismo efficace. I nostri contributi in ambito Nazioni Unite si fondano sulla consapevolezza del carattere multidimensionale delle crisi e dei conflitti. C'è un legame indissolubile tra pace e sicurezza, crescita, sviluppo e diritti umani. Per questo l'Italia stanzia ogni anno a valere sulla Deliberazione Missioni dei contributi volontari in favore delle Nazioni Unite, in particolare del Fondo Fiduciario del Dipartimento per gli Affari Politici e il Consolidamento della Pace, del Peacebuilding Fund, dell'Ufficio per la Prevenzione del Genocidio e la Responsabilità di Proteggere e del Dipartimento per le Operazioni di Pace.
  Inoltre, abbiamo risposto positivamente alla richiesta di contributi straordinari pervenutaci dal Procuratore della Corte Penale Internazionale a fronte dell'accresciuto carico di lavoro legato anche alle indagini per l'accertamento di potenziali crimini internazionali commessi in Ucraina. Inoltre, l'OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) deve continuare a svolgere il ruolo di principale piattaforma regionale per affrontare le sfide alla sicurezza con risorse adeguate anche per missioni sul campo, per attività di mediazione e facilitazione. Nel quadro degli impegni assunti dal nostro Paese sui princìpi e obiettivi dell'OSCE rientra quello di ospitare le missioni di osservazione elettorale da parte di OSCE ODIHR (Office for democratic institutions and human rights) e dell'Assemblea Parlamentare dell'Organizzazione e di ospitarle quando, come avverrà il 25 settembre, le elezioni si svolgono in Italia.
  La Presidenza italiana del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, che si è conclusa con la Ministeriale di Torino del 20 maggio, ha posto al centro della sua azione i princìpi e valori fondanti del Consiglio d'Europa. In conseguenza del conflitto in Ucraina come Presidenza abbiamo dovuto affrontare la più grave crisi del Consiglio d'Europa, gestendo un processo che ha condotto alla esclusione della Federazione Russa dall'Organizzazione.
  Infine, vorrei attirare la vostra attenzione sull'incremento sostanziale che la Deliberazione Missioni per il 2022 dedica alle iniziative di cooperazione: oltre 290 milioni di euro complessivamente, con un aumento di quasi 70 milioni, rispetto ai circa 221,5 milioni del 2021. Grazie anche al Decreto «semplificazioni» e alla restituzione dei contributi erogati a NATO e UNDP (United Nations development programme) per il supporto alle Forze di sicurezza afgane, abbiamo inoltre reintegrato i 110 milioni destinati al Governo ucraino quale sostegno al bilancio generale dello Stato. Gli interventi umanitari e di cooperazione sono, infatti, cruciali per la pace e per la sicurezza, complementari alle missioni internazionali a cui l'Italia partecipa, e fanno leva sul triplice nesso tra aiuti umanitari, sviluppo e pace nei Paesi di intervento, in coerenza con quanto stabilito nel Documento Triennale di Programmazione. Questi interventi hanno una valenza strategica per fornire nel breve periodo immediato sollievo alle popolazioni più vulnerabili nei contesti di crisi umanitaria, ma nel lungo termine mirano a favorire lo sviluppo, contrastando le cause profonde dell'instabilità, rafforzando la resilienza delle popolazioni più fragili.
  Vorrei evidenziare l'inclusione di risorse destinate all'Europa a supporto della crisi umanitaria che stanno vivendo l'Ucraina e i Paesi limitrofi. Coerentemente con l'impegno a favore della stabilizzazione dei Balcani, l'Italia è pronta a finanziare progettiPag. 10 di assistenza ai rifugiati della rotta balcanica e a supportare Paesi come l'Albania, dove la pandemia ha avuto ricadute socioeconomiche pesanti sulle fasce più povere della popolazione.
  L'Africa continuerà a rappresentare un pilastro cruciale della politica di cooperazione allo sviluppo. Ad essa la delibera dedica 76 milioni di euro nella convinzione che investire in aiuti umanitari e in processi di sviluppo sostenibile sia fondamentale per la stabilizzazione di aree di crisi e l'avvio di processi virtuosi di stabilizzazione.
  E, infine, per quanto riguarda l'Asia, prevediamo 84 milioni di euro, una parte di questi a supporto della popolazione afghana. Si prevedono 8 milioni di euro per il fondo per lo sminamento umanitario in linea con gli impegni presi nel Summit di Istanbul nel 2016 e anche nel 2022 la Deliberazione Missioni costituisce una quota importante dello stanziamento complessivo a favore della cooperazione allo sviluppo. Con i suoi 290 milioni di euro contribuisce al bilancio della cooperazione italiana per circa il 30 per cento su un totale di 980 milioni. Da tale dotazione dipende in maniera determinante l'operatività della nostra azione in numerosi Paesi.
  In conclusione, gli ingredienti fondamentali dell'azione italiana sono l'incoraggiamento di ogni iniziativa in un contesto multilaterale, il costante impegno per la stabilizzazione delle aree di crisi, un uso efficace dello strumento militare accanto alle iniziative politico-diplomatiche per il dialogo e alla cooperazione a sostegno dello sviluppo e dei processi di pace. Ciò si traduce nell'impegno quotidiano della nostra diplomazia e delle nostre Forze armate a beneficio della pace e della sicurezza, due precondizioni essenziali per una tutela efficace dei diritti umani di cui l'Italia è convinta promotrice.
  Rivolgo un pensiero e un sincero grazie alle donne e agli uomini che in un contesto internazionale sempre più teso e complicato, con il loro spirito di servizio e la loro azione sul terreno, rafforzano di giorno in giorno il ruolo dell'Italia per la pace e la sicurezza sul piano regionale e globale.
  Grazie per l'attenzione, passo la parola al collega Guerini.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro, per l'ampia relazione. La parola al Ministro Guerini.

  LORENZO GUERINI, Ministro della difesa. Onorevoli presidenti, onorevoli colleghi, dopo quanto illustrato dal collega Di Maio prendo la parola per delineare in maniera più specifica l'impegno che la Difesa sosterrà in attuazione del dispositivo normativo in esame che autorizza le missioni militari per il 2022.
  Ritengo che questa sia una opportunità essenziale non solo per presentare le capacità che le Forze armate italiane sono chiamate a mettere in campo nei loro diversificati impegni operativi, ma anche per tracciare gli intendimenti e gli obiettivi di questo straordinario lavoro profuso dal Dicastero che ho l'onore di guidare e da tutto il suo personale.
  L'impiego delle Forze armate nelle missioni internazionali, che è prioritariamente rivolto alla tutela degli interessi strategici nazionali, avviene in maniera tale da consentire il conseguimento di diversi obiettivi, tra cui ne evidenzio quattro: il primo è il consolidamento del nostro posizionamento nello scenario internazionale e nelle alleanze e organizzazioni alle quali apparteniamo; il secondo è il contributo alla sicurezza internazionale attraverso la prevenzione e la gestione di scenari di crisi conseguenti tanto a minacce tradizionali, come quella militare convenzionale e il terrorismo, quanto a quelle ibride, come la preclusione della libertà di movimento, il diniego di accesso alle vie di comunicazione, il traffico di esseri umani, le restrizioni all'approvvigionamento energetico; il terzo è il rafforzamento dei rapporti bilaterali con i paesi partner; il quarto è l'affermazione del ruolo di imprescindibile punto di riferimento dell'Italia nell'area del Mediterraneo allargato a favore dell'Unione europea, della NATO e dei nostri partner.
  Questi obiettivi non sono un mero elenco, bensì definiscono un complesso insieme di sfide, minacce, opportunità e punti di forza Pag. 11tali da identificare le linee di sviluppo dell'azione esterna della Difesa, da cui discernono le missioni in esame che mirano a generare gli effetti necessari a garantire deterrenza e difesa, il mantenimento della sicurezza e della pace e, quando è necessario, il suo ripristino, la creazione di capacità militari a favore di Paesi partner, quando parliamo di capacity building, ovvero lo sviluppo le potenziamento delle stesse se si agisce, invece, nell'alveo della sicurezza cooperativa.
  In altri termini, gli impegni delle nostre Forze armate per il 2022 evidenziano in maniera sempre più netta la duplice postura strategica della Difesa italiana. Infatti, siamo maggiormente proattivi sul piano internazionale nello stringere e rafforzare partnership con quei Paesi che necessitano di riorganizzare e irrobustire le loro capacità militari, ovvero incarnano per noi un interesse nazionale prioritario di sicurezza economico-commerciale, industriale ed energetico. Allo stesso tempo manteniamo una postura reattiva grazie a uno strumento militare dotato della flessibilità necessaria a fronteggiare esigenze operative contingenti, come è emerso nella significativa partecipazione nazionale alle iniziative poste in essere dall'Alleanza atlantica per irrobustire il fianco est della NATO a seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca.
  Nell'affrontare la complessità dei compiti assegnati il mandato politico, con l'indicazione del Governo e l'approvazione parlamentare, si può realizzare compiutamente grazie alla professionalità, alla preparazione e alla dedizione del personale delle Forze armate italiane. Per questo, prima di proseguire con la mia disamina, mi sia consentito esprimere in questa autorevole sede la mia massima stima e gratitudine per il loro operato quotidiano in ambienti e contesti talvolta imprevedibili, ma mai privi di rischi.
  L'impianto normativo è stato adattato significativamente in corso d'opera per effetto della guerra all'Ucraina. L'aggressione russa e la sua evoluzione hanno richiesto il riassetto della nuova postura difensiva della NATO in Europa e un maggiore impegno nella sicurezza cooperativa in seno all'Alleanza e nei teatri dove sono concentrati i nostri maggiori interessi. L'impianto normativo delinea, pertanto, l'approntamento e l'invio nei teatri operativi di differenti dispositivi, tutti opportunamente tagliati ai diversi contesti di impiego, agli ambiti operativi e alle relative esigenze capacitive. L'eterogeneità dei teatri è la caratteristica dello scenario geostrategico attuale che determina la necessità di schierare forze altamente flessibili. Quante volte, infatti, abbiamo parlato di estrema e repentina mutevolezza del quadro geostrategico, ove insistono e devono essere tutelati gli interessi nazionali? Mai come in questi giorni questa affermazione si rivela di fatto così vera.
  La guerra all'Ucraina, le conseguenti crisi alimentari ed energetiche, la recrudescenza dell'instabilità in Libia e i colpi di Stato in Mali e in Burkina Faso sono solo alcuni dei più recenti fenomeni destabilizzanti che rischiano di compromettere gli equilibri regionali e mondiali nonché di pregiudicare i rapporti di collaborazione ben avviati con i Paesi che insistono nell'area di interesse strategico nazionale.
  A questa volatilità l'Italia risponde con coerenza e concretezza nell'ambito delle decisioni prese dalle organizzazioni internazionali di cui è parte attiva e protagonista, confermando il ruolo internazionale di assoluto rilievo, che oggi ci porta a essere in termini di contingenti uno dei maggiori Paesi contributori. Solo per fare un esempio, siamo i secondi per numero di militari impiegati nelle missioni e operazioni dell'Unione europea, così come siamo secondi dopo gli Stati Uniti in ambito NATO. Questa è la prova tangibile che l'indirizzo politico delineato lo scorso anno ha trovato adeguato compimento, andando a rafforzare ulteriormente il ruolo dell'Italia come fornitore di sicurezza nell'ambito della comunità internazionale.
  Il nostro Paese si pone oggi come un partner militare di assoluto pregio e affidabilità, tanto nel contributo alla sicurezza internazionale quanto nelle forme di cooperazione a favore di Paesi partner che chiedono il nostro intervento. La sintesi di tutto ciò è il rafforzamento dell'azione di Pag. 12tutela degli interessi nazionali, vitali e strategici nonché della garanzia di sicurezza e stabilità del nostro Paese.
  In linea con quanto già autorizzato lo scorso anno, anche l'impianto del 2022 individua chiaramente l'area nella quale le nostre Forze armate sono chiamate a gravitare con il loro sforzo principale, ovvero quel Mediterraneo allargato a cui recentemente è dedicato un documento di indirizzo: La strategia nazionale di sicurezza e difesa per il Mediterraneo.
  Questo sforzo è anche coerente con le recenti e importanti decisioni strategiche assunte dalle principali organizzazioni a cui partecipiamo. Infatti, nell'ambito europeo l'approvazione della Bussola strategica ha favorevolmente accolto un rinvigorimento degli sforzi verso la difesa comune e una visione strategica a 360 gradi sempre più condivisa.
  In questo senso l'Italia deve essere pronta a supportare le iniziative volte al potenziamento della politica di sicurezza e difesa comune e alla realizzazione dei suoi strumenti militari, prima fra tutte la capacità europea di schieramento rapido, consapevole delle capacità che può mettere in campo e del ruolo di guida che può assumere soprattutto nella rinnovata attenzione che l'Unione rivolge a sud. Allo stesso tempo, il concetto strategico della NATO, approvato all'ultimo Summit di Madrid, individua in maniera chiara le minacce, ovvero la Russia e il terrorismo, e le sfide sistemiche poste dalla Cina che l'Alleanza dovrà fronteggiare nel breve e medio termine.
  Al di là del contingente rafforzamento della postura di deterrenza e difesa sul fianco est nello spazio euroatlantico, la NATO ha, inoltre, ribadito la propria flessibilità strategica, cioè la capacità di monitorare e intervenire contro ogni minaccia a 360 gradi in qualsiasi direzione si manifesti e in questo senso ha confermato la centralità del fianco sud. Questo è un elemento di assoluta rilevanza per il nostro Paese, che è in prima linea verso le eterogenee e potenziali minacce provenienti dal continente africano e dal vicino Medio Oriente.
  Non possiamo, infatti, trascurare la saldatura geografica che si registra in quelle due aree tra i diversi fattori di rischio: il radicamento del terrorismo jihadista nel Sahel e in tutta la fascia subsahariana; le grandi organizzazioni criminali dedite ai traffici illeciti, primi tra tutti lo sfruttamento inumano dell'immigrazione; la crisi alimentare e i cambiamenti climatici; la latente conflittualità tra vari stati africani e la debolezza istituzionale di altri; la fragile condizione socioeconomica libanese; la continua piaga della pirateria dall'Oceano Indiano al Golfo di Guinea.
  A tutto ciò si aggiungono ulteriori elementi di destabilizzazione, come l'influenza militare della Russia con il Gruppo Wagner presente dalla Siria alla Libia, al Mali, al Sudan e alla Repubblica Centrafricana e la penetrazione economica della Cina dal Medio Oriente al Corno d'Africa fino a giungere al Sahel. È per questo che il Mediterraneo allargato si conferma una macroregione al centro delle dinamiche di sicurezza globale che deve restare una priorità per l'azione del nostro Paese verso cui orientare attenzioni e sforzi, pur consapevoli che al momento i valori democratici liberali su cui si fonda l'Occidente sono messi a repentaglio dalla vile invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
  L'Italia ha ben chiaro che l'aggressione russa all'Ucraina non ha solo illegittime rivendicazioni territoriali, ma mira a rimettere in discussione e a ridisegnare l'ordine internazionale. Il successo della Russia significherebbe l'affermazione del pericoloso convincimento che si possa ricorrere impunemente all'impiego della forza militare per la soluzione di controversie e per la realizzazione dei propri obiettivi.
  Per questo motivo l'Italia sta convintamente supportando l'Ucraina, anche con l'invio di aiuti di equipaggiamenti militari in linea con le decisioni parlamentari e al fianco di nostri alleati e partner. In aggiunta, siamo attivamente coinvolti nell'ambito della NATO a dare il nostro contributo per irrobustire la postura di deterrenza e difesa negli spazi orientali dell'area euroatlantica, scelte coerenti con gli interessi del Paese e con la necessità di rafforzare Pag. 13l'Alleanza, la sua efficienza, prontezza, coerenza e affidabilità.
  In questa risposta, l'Italia gioca un ruolo da protagonista con forze all'altezza delle necessità sia sul piano qualitativo che quantitativo, una risposta che deve ribadire la supremazia del concetto di multilateralità contro le logiche unilaterali che ripropongono narrative da Guerra fredda che tutti noi ritenevamo superate.
  Per questo motivo alla fermezza della deterrenza militare si affiancano gli incessanti sforzi sul piano diplomatico, come già efficacemente illustrato dal Ministro Di Maio. Non di meno l'utilizzo delle Forze armate è anche a supporto di questo orizzonte, laddove si impiegano i nostri militari in alcuni Paesi che non hanno assunto una chiara posizione in merito alla guerra in Ucraina e che rischiano di essere preda dell'influenza e della penetrazione di Paesi contendenti. L'errore più grande che si potrebbe commettere in questo momento, peccando di scarsa visione e pragmatismo, sarebbe quello di abbandonarli, esponendoli all'illiberale espansionismo russo o cinese.
  In questo senso la delibera missioni copre il pressoché totale spettro delle missioni militari, dalla deterrenza e difesa in seno all'Alleanza, al capacity building, dall'operazione di peace keeping a quelle di antiterrorismo e antipirateria.
  Questo piano è, al tempo stesso, frutto e testimonianza di una piena sinergia interministeriale che parte dalla individuazione degli interessi nazionali da tutelare e, passando dalla condivisione degli obiettivi da conseguire, arriva alla definizione dello sforzo congiunto nelle aree di interesse e nei relativi teatri operativi. In questo piano le Forze armate proiettano l'immagine concreta di un Paese credibile ed affidabile che sa cooperare e sa tutelare le proprie esigenze.
  Passando a fornire il dettaglio relativo alle missioni contemplate dalla delibera, evidenzio innanzitutto l'incremento quantitativo nel nostro impegno che passa da una media di 6.500 unità nel 2021 a una media di 7.598 unità di previsto impiego per il 2022. Ancora più significativo è l'incremento del numero massimo autorizzato pari a oltre 12 mila unità contro le 9.500 dello scorso anno. Questo aumento è coerente al numero di 44 missioni previste per quest'anno, considerando 40 missioni prorogate e 4 di nuovo avvio, tra cui una, la NATO VJTF (very high readiness joint Task Force), già autorizzata il 25 febbraio scorso.
  In prima istanza intendo fornire il dettaglio relativo al complesso e strutturato sforzo multidominio che le Forze armate italiane stanno affrontando per contribuire al rafforzamento della postura di deterrenza e difesa della NATO sul fianco est, un complesso di schieramenti che parte dalla già nota missione Enhanced Forward Presence in Lettonia, dove continuiamo a fornire un dispositivo terrestre nell'ambito del battle group a guida canadese.
  Si sono appena concluse, poi, le missioni di Air Policing in Islanda e Romania, con due task group aerei, rispettivamente di Eurofighter e di F35, mentre prenderà avvio a breve la nuova missione di Air Policing in Polonia con una task group basato su velivoli Eurofighter. Conseguente al conflitto in Ucraina è la decisione dell'Alleanza di varare una nuova iniziativa a spiccata connotazione terrestre, Enhanced Vigilance Activity, focalizzata nel quadrante sud-est dell'area euroatlantica.
  In particolare, per quanto ci riguarda, partiranno due nuove missioni per le quali forniremo un dispositivo terrestre all'interno del battle group in Ungheria, mentre in Bulgaria verrà schierato un corposo dispositivo terrestre nazionale di circa 750 unità di personale, in quanto lì assumeremo il comando di quel battle group e il ruolo di framework nation.
  Questa iniziativa della NATO prevede anche la costituzione di due ulteriori battle group, in Slovacchia e Romania, i cui comandi saranno assunti rispettivamente da Germania e Francia. Non è un caso che tra i maggiori Paesi europei in ambito della Difesa, Francia, Germania e Italia siano quelli più fortemente coinvolti in questa iniziativa.
  L'arco del fianco est si chiude idealmente con il potenziamento della componente marittima nell'ambito delle standing Pag. 14naval forces, che operano nel mediterraneo orientale, quadrante fondamentale dove si riverberano gli effetti della guerra all'Ucraina.
  L'impegno del rafforzamento della postura di deterrenza e difesa è pari a oltre 2 mila unità e 500 mezzi militari, ai quali dobbiamo sommare le oltre 1.300 unità dei reparti che sono stati posti in stato di massima prontezza dal 25 febbraio scorso presso le rispettive basi in Italia nell'ambito dell'attivazione del VJTF della NATO.
  Divieti sul fianco est generano delle dinamiche che hanno dei tangibili riflessi nei Balcani che, in Italia, rappresentano uno storico caposaldo con le due missioni operanti: la NATO KFOR in Kosovo e la EUFOR Althea in Bosnia Erzegovina. L'impegno delle Forze armate italiano, rivolto prevalentemente alle attività di monitoraggio e prevenzione delle tensioni interetniche, si articola anche in forma peculiare di collaborazione e coordinamento con i Paesi della regione, per preservare la stabilità della penisola balcanica, di prioritario interesse nazionale. Ne sono un esempio la pluralità di iniziative varate o sostenute dal nostro Paese, riferendomi in particolare ai forum di difesa della DECI (defence cooperation Initiative), della Multinational Peace Force South-Eastern Europe nonché alle componenti più squisitamente militari come la MLF (Multinational Land Force) e le attività di sorveglianza aerea che la nostra Aeronautica militare svolge in permanenza a favore della Slovenia, dell'Albania e del Montenegro. La nostra presenza militare nella regione sarà amplificata dalla prossima riassunzione del comando di NATO KFOR, a ulteriore testimonianza dell'importanza che rivestono i Balcani occidentali per il nostro Paese e del ruolo che ci viene riconosciuto nell'area.
  L'ideale punto di congiunzione tra fianco est e fianco sud si materializza nel vicino Medio Oriente, dove opera uno dei più importanti contingenti nazionali in termini numerici. In Libano prosegue, infatti, la nostra contribuzione alla missione UNIFIL, a cui affianchiamo in stretta sinergia le attività della nostra missione bilaterale MIBIL (Missione Militare Bilaterale Italiana in Libano), con il preciso compito di contribuire agli sforzi internazionali per stabilizzare un complesso quadro interno e favorire una ripresa istituzionale di un Paese che ha una posizione geografica di assoluta valenza strategica.
  Il Libano apre le porte del quadrante mediorientale di rilevanza strategica per l'interesse nazionale, tanto per i solidi legami storici quanto per l'approvvigionamento energetico. In particolare, in Iraq il nostro Paese è impegnato nel proseguire il contributo alla lotta contro il terrorismo e ha visto incrementare il proprio ruolo con l'assunzione nello scorso mese di maggio del comando della missione NATO. Parliamo di una missione rivolta a sostenere il delicato processo di consolidamento delle forze di sicurezza irachene, con compiti che superano il mero approccio di capacity building per sfociare nella sicurezza cooperativa e che è anche impegnata per garantire una giusta osmosi e continuità del proprio operato con quello della coalizione internazionale di contrasto al Daesh.
  In ultimo, nel quadrante del Golfo della regione mediorientale c'è la conferma della presenza nazionale nella base di Al Salem, in Kuwait, ormai assurta a centro nevralgico delle nostre capacità di sopporto strategico nell'area. Inoltre, come ha detto il Ministro Di Maio, abbiamo acquisito recentemente il comando della task force navale Agenor, nell'ambito della missione europea EMASOH per la sorveglianza dello stretto di Hormuz. L'approccio con cui abbiamo sempre partecipato a questa missione e in particolare quello con cui stiamo ora affrontando questo periodo di comando è improntato a una azione di distensione escalatoria dal momento in cui colloquiamo equamente con tutti gli Stati rivieraschi, a partire dall'Iran.
  Il nostro impegno prosegue nella penisola arabica con la missione in Qatar, laddove il contributo nazionale è finalizzato a garantire un idoneo quadro di sicurezza per lo svolgimento dei prossimi mondiali di calcio, un impegno anche funzionale al consolidamento del rapporto di stretta collaborazione esistente con quel Paese e che ha visto anche recentemente stringere importantiPag. 15 accordi nella cooperazione industriale nell'alta tecnologia della difesa e in ambito energetico. In questo senso la partecipazione di questo nostro contingente militare ci configura come un esempio calzante della diplomazia militare.
  Il fianco sud con il continente africano è certamente il quadrante del Mediterraneo allargato verso il quale è rivolta la nostra maggiore attenzione. Abbiamo già detto che questa regione così ampia costituisce l'origine di una serie di fenomeni che hanno ripercussioni significative all'Italia e sull'Europa. In questo senso si è già programmato in passato, e viene ora riconfermato, un sistema di missioni per accrescere e consolidare i rapporti bilaterali con Paesi che stanno attraversando diverse difficoltà, politiche, sociali ed economiche, cercando di intraprendere non senza difficoltà un percorso di crescita e di sviluppo.
  Nel Mediterraneo il nostro Paese deve ambire sempre di più a migliorare le proprie capacità di situational awareness dell'intera regione anche a beneficio di alleati e partner: un ruolo che ci spetta in virtù degli sforzi fatti e delle risorse impegnate finora, a partire dagli specifici programmi di investimento presentati negli ultimi documenti programmatici pluriennali; un ruolo che è fondamentale per il quadro degli eterogenei interessi nazionali che vi sono coinvolti, da quelli di sicurezza a quelli commerciali ed energetici; un ruolo, infine, per il cui svolgimento abbiamo qualificate capacità, tanto in ambito militare quanto in quello politico-diplomatico.
  In questo senso è permanente il nostro impegno nel quadrante orientale del continente africano, con la partecipazione all'operazione navale Atalanta dell'Unione europea per il contrasto alla pirateria e i traffici di armi e stupefacenti nell'Oceano Indiano, davanti alle coste del Corno d'Africa. Qui continuiamo a essere presenti anche nella dimensione terrestre, con la partecipazione in Somalia alle missioni dell'Unione europea, in primis EUTM Somalia di cui deteniamo il comando e delle Nazioni Unite.
  Confermiamo, inoltre, la nostra presenza a Gibuti, dove nella nostra base militare di supporto, esempio della capacità realizzativa del nostro genio militare, vengono svolti corsi addestrativi a favore delle forze di Polizia locali e di quelle somale, oltre a fornire supporto in un'area che è crocevia strategico delle rotte di comunicazione marittima che dal Mediterraneo sono dirette attraverso il Canale di Suez verso il Golfo Persico e l'Oceano Indiano. Si aggiunge, infine, la nostra partecipazione alla missione addestrativa dell'Unione europea in Mozambico.
  Spostandoci lungo la fascia subsahariana, la regione del Sahel continua a essere il caposaldo della nostra azione esterna nel continente africano. Debolezza statuale, crisi socioeconomica, radicamento del terrorismo di matrice jihadista, traffici illegali e da ultimo penetrazione militare ed economica da parte, rispettivamente, di Russia e Cina contribuiscono a renderla un'area di estrema instabilità, da cui possono originare gravissimi rischi per la sicurezza del continente europeo e anche del nostro Paese.
  Per questo motivo vengono confermate le missioni già avviate nel passato, mentre quella in Niger sarà ulteriormente ampliata. Infatti, il Niger rappresenta una eccezione di stabilità nella regione con potenzialità di crescita e dove l'Italia sta facendo investimenti significativi anche in termini dirigistici.
  Più problematica è la situazione in Mali, dove continuiamo a essere presenti nella missione dell'Unione europea EUTM e EUCAP, oltre a quella delle Nazioni Unite MINUSMA (United Nations multidimensional integrated stabilization mission in Mali), sebbene le stesse abbiano la libertà di azione sempre più limitata, da quando il Governo golpista ha stretto una solida collaborazione con la compagnia militare russa Wagner.
  Su questa situazione mi sono recentemente confrontato a New York alle Nazioni Unite con il vicesegretario generale dell'ONU responsabile per le operazioni di pace, il francese Jean-Pierre Lacroix, che ha condiviso le mie preoccupazioni e ha chiesto un maggiore contributo di assetti Pag. 16militari per la sicurezza della missione MINUSMA.
  Come dicevo, la situazione in Mali è fortemente deteriorata, perché il Governo di Bamako non ci ha fornito le garanzie richieste per rassicurarci che il personale da noi addestrato non venisse impiegato in attività operative a fianco dei paramilitari di Wagner. Per questo motivo a giugno scorso nell'ambito della coalizione per il Sahel si è deciso il rientro dell'operazione Takuba, iniziativa multinazionale per l'addestramento delle forze speciali maliane, a cui prendevamo parte con alcuni nostri assetti.
  A occidente della fascia del Sahel, troviamo l'area del Golfo di Guinea, in cui, vista anche la presenza di rilevanti interessi nazionali, commerciali ed energetici, viene confermata l'operazione navale Gabinia, con un assetto della nostra Marina militare in funzione antipirateria che si integra nel dispositivo operante nell'ambito della presenza coordinata marittima dell'Unione europea.
  La panoramica del nostro impegno nel continente africano non può che concludersi con la Libia, Paese di primario interesse sia per il settore energetico che per questioni direttamente attinenti alla sicurezza del nostro Paese. La Libia è un vero e proprio terminale dei fenomeni di instabilità e anche dei traffici illeciti che promanano dall'area saheliana. Continua a destare preoccupazione in termini di politiche di difesa la perdurante presenza nel Paese di mercenari e milizie straniere, così come il nuovo stallo politico e istituzionale che potrebbe essere foriero di nuove contrapposizioni e scontri tra le diverse fazioni in campo.
  In questo contesto, pur caratterizzato dalla situazione di instabilità appena descritta, prosegue il nostro impegno militare su più fronti, con la missione di assistenza MIASIT (Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia) che sta evolvendo sempre più verso il capacity building, con le missioni navali Mare Sicuro, in ambito nazionale, e Irini in ambito Unione europea.
  Proprio per la rilevanza che riveste per il nostro Paese il tema libico è al centro dell'azione proattiva del mio Dicastero. Recentemente, durante l'incontro intergovernativo ad Ankara, la Libia ha rappresentato il fulcro del colloquio con il mio omologo, il Ministro Akar e abbiamo convenuto di esplorare possibili ambiti di collaborazione a supporto delle Forze armate libiche non appena le condizioni lo consentiranno.
  Presidenti, senatori e onorevoli colleghi, mi avvio a concludere questa mia analisi illustrativa sulle missioni che saranno effettuate dalle Forze armate italiane nel 2022. Ho preferito fornire informazioni generali, senza addentrarmi eccessivamente in dettagli tecnici, cercando, invece, di enfatizzare l'ampia portata del quadro di insieme, la visione strategica che è alla base di questa programmazione e la capacità della Difesa italiana di poter operare, partendo con le realtà militari, in un ambito più esteso, caratterizzato da connessioni interagenzia, tutte rivolte alla tutela degli interessi nazionali e al consolidamento del ruolo dell'Italia nella comunità internazionale e nelle organizzazioni internazionali delle quali è autorevole membro. La Difesa italiana dimostra di sapere agire con efficacia, rapidità e credibilità, pur operando in contesti caratterizzati da rapida mutevolezza e sistematica incertezza.
  Come rimarcato in apertura, la guerra all'Ucraina sta profondamente caratterizzando la situazione geopolitica. In quest'ambito l'Italia ha contribuito e continua a contribuire al supporto delle Forze armate ucraine, così come al rafforzamento della postura di deterrenza e difesa della Nato sul fianco est.
  Pur nell'eccezionalità di questo contesto e dello sforzo che stiamo conducendo, ho comunque voluto definire un'area di prevalente interesse strategico, ovvero quel Mediterraneo allargato nel quale operare necessariamente e imprescindibilmente con dispositivi multidominio e con un approccio interdicastero al fine di acquisire, mantenere e consolidare quel ruolo di potenza regionale che spetta di diritto all'Italia, tanto per la sua storia quanto per la sua autorevolezza e per gli sforzi profusi per il Pag. 17mantenimento del quadro di sicurezza. Un'autorevolezza, quella italiana, che è supportata dalla professionalità e dalla capacità delle nostre Forze armate e che permette al nostro Paese di assumere ruoli di primissimo piano anche nell'ambito di importanti missioni internazionali in contesti delicati. Il compito dei nostri militari, arduo e motivante al tempo stesso, eseguito con successo grazie alla passione e alla preparazione, potrà risultare più agevole se supportato da un'ampia base di consenso politico.
  Negli anni passati la delibera missioni è sempre stata approvata a larga maggioranza e pertanto il merito degli apprezzamenti e degli attestati di stima che le nostre Forze armate hanno riscosso è anche di chi ha creduto alla prospettiva strategica di un ruolo internazionale che il nostro Paese deve avere. Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Iniziamo subito gli interventi. Ha chiesto la parola l'onorevole De Menech, del Partito Democratico.

  ROGER DE MENECH. Grazie, presidente, per la parola. Grazie alle presidenti e ai presidenti, che oggi abbiamo il piacere di avere qui, delle Commissioni Difesa ed Esteri di Camera e Senato. Sarà una delle ultime occasioni di incontro, ma credo che vada riconosciuto il lavoro che abbiamo fatto assieme in tutti questi anni.
  Grazie ai Ministri intervenuti, al Ministro degli esteri, ma con lui mi interessa soprattutto ringraziare – come ha citato nel suo intervento – il nostro corpo diplomatico, i funzionari dello Stato, spesso dimenticati, ma che sono una colonna portante dell'Italia nel mondo. Credo che a loro vada riconosciuto il lavoro che fanno, il lavoro costante, spesso all'ombra e dietro le quinte, ma che porta al nostro Paese il prestigio che merita.
  In chiusura lasciatemi ringraziare, nella mia veste anche di vicepresidente della Commissione Difesa, il nostro Ministro Guerini, il Ministro della difesa, perché io credo che in questo momento e in questi anni di lavoro, non soltanto nella delibera che è oggetto della nostra attenzione, con la competenza, l'equilibrio e insieme ad una visione strategica del futuro in campo internazionale del nostro Paese abbia dimostrato di aver interpretato con questa visione un momento che dobbiamo definire assolutamente molto complicato della vita in comune.
  L'equilibrio nelle operazioni diplomatiche all'estero, intrecciate con le operazioni militari della Difesa e soprattutto con le operazioni di pace, che sono esattamente oggetto della nostra delibera, è una colonna portante per un Paese come il nostro rispetto ai rapporti internazionali e alla semplice e quasi banale garanzia di una vita insieme, civile ed equilibrata, in tutto il contesto internazionale, nel mondo, in Europa e in Italia.
  In questo senso io credo che in questi anni di lavoro abbiamo dimostrato che l'Italia ha questa postura internazionale. Ringraziando il Ministro della difesa, non posso che ringraziare donne e uomini delle Forze armate.
  Credo che il lavoro che abbiamo fatto – mi riferisco soprattutto, facendone parte, alle due Commissioni Difesa – spesso unitario, senza contrapposizioni, dimostri l'affetto, la stima e soprattutto il supporto che il Parlamento italiano nel suo complesso deve dare alle nostre Forze armate, al nostro corpo diplomatico, a tutti quelli che, come dicevo prima, dietro le quinte lavorano nell'interesse del nostro Paese per la garanzia della pace e della convivenza civile, libera e democratica in tutti i Paesi del mondo.
  A chiusura dell'approvazione di queste missioni, io mi auguro che il lavoro che abbiamo fatto, ma soprattutto l'impronta che lasciamo dopo questi anni di lavoro possa proseguire anche in futuro. Siamo in un momento complicato anche della vita democratica, poiché andiamo verso le elezioni, ma io credo che su questi temi l'unità nazionale non può essere solo sbandierata, ma deve essere soprattutto praticata giorno per giorno. Grazie e buon lavoro a tutti.

  DAVIDE TRIPIEDI. Grazie mille, presidente. Ringrazio il Ministro Di Maio per l'impegno in questo particolare momento e Pag. 18ringrazio il Ministro Guerini. Volevo un po' concentrare il mio intervento sulla questione libanese. Io sono stato in Libano poco tempo fa e ho vissuto il dramma che sta vivendo il popolo libanese, che sta affrontando una crisi economica difficilissima, poiché sono in continuo aumento la povertà e la disoccupazione, e vi è una svalutazione impressionante della moneta.
  Grazie all'associazione ABSPP (Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese) abbiamo visitato anche i campi profughi palestinesi. È un grosso problema quello che vivono i palestinesi in Libano. Ho visto ragazzi lamentare quello che per noi è quotidianità, come l'acqua potabile o un lavoro, perché è paradossale che in Libano i palestinesi non possono fare più di settanta mestieri. Vengono formati, magari diventano avvocati, ma paradossalmente non possono esercitare il proprio mestiere in Libano. La loro laurea vale in tutto il mondo, tranne che in Libano, proprio dove hanno studiato. Questo è paradossale. Noi dobbiamo cercare insieme di creare più comunità, dobbiamo cercare di creare più integrazione. Il popolo palestinese non è solo martoriato in terra di Palestina, ma è anche martoriato in Libano.
  Non possiamo prenderci la responsabilità di tutto quello che accade in Libano, è vero, non possiamo prenderci la responsabilità di quello che accade in Palestina, è verissimo, ma dobbiamo prenderci la responsabilità di creare veramente un processo di pace che possa aiutare il popolo palestinese, sia in terra libanese sia in madre patria.
  In questa missione ho distribuito pasti, vestiari e medicinali. Voglio puntare proprio sull'aspetto dei medicinali: non si riescono a trovare antibiotici e antinfiammatori. Io sono rimasto colpito da quello che tutti i giorni vivono i profughi palestinesi all'interno dei campi profughi. Infatti, ho incontrato i portavoce dei campi profughi palestinesi, che lamentavano proprio questi aspetti di facile comprensione, di dramma quotidiano che vivono queste persone. Volevo ringraziare il presidente Mohammad Hannoun e il vicepresidente Sulaiman Hijazi che mi hanno fatto vivere questa esperienza, che mi ha toccato nel profondo.
  Capisco l'importanza delle missioni ed è per questo che voglio intervenire dando molta più forza a quello che si narra essere la semplice missione. Le missioni sono fondamentali per dare un principio di pace e di rispetto. Una delle prossime missioni, che spero riuscirò a fare, è proprio la distribuzione delle cartelle scolastiche, perché ad un certo punto grazie alla cultura noi riusciremo a porre fine a questa diaspora che vivono quotidianamente i palestinesi.
  Mi piace concludere con una frase che disse il Presidente Pertini: «Ebbene, io affermo, ancora una volta, che i palestinesi hanno il diritto sacrosanto a una patria e a una terra come l'hanno avuta gli israeliti». Questo deve essere il principio che ci deve guidare per la pace. Per avere una pace stabile bisogna garantire alla Palestina il diritto di avere una propria patria.
  Grazie mille, Ministro, grazie mille alle forze militari che si impegnano quotidianamente all'interno di situazioni difficilissime. Ringrazio ancora le forze diplomatiche e voglio ringraziare personalmente anche l'Ambasciatrice italiana in Libano, Nicoletta Bombardieri, che ho trovato una persona preparatissima, bravissima e che merita di essere ascoltata un po' di più. Invito il Ministro degli esteri – magari, non so se si riesce – ad organizzare un viaggio in Libano e incontrare l'Ambasciatrice, perché è proprio una persona competentissima.
  Chiedo un aiuto sia al Ministro degli esteri che al Ministro Guerini: ho conosciuto una bambina di nome Talya, che ha quattro anni ed è gravemente malata. Con le forze diplomatiche, con il Ministero della difesa e con il Ministero degli esteri mi piacerebbe riuscire a portarla in Italia per darle una mano e per aiutarla veramente. Faccio un appello a voi e alla vostra sensibilità per aiutare questa bambina. Dio benedica la Palestina e benedica il popolo palestinese. Grazie mille.

  RENZO TONDO. Grazie, presidente. Io sarò molto breve. Innanzitutto ringrazio i Ministri per le relazioni molto profonde e Pag. 19sottolineo anch'io, come il collega De Menech, come il lavoro della Commissione Difesa della Camera in questi quattro anni sia stato molto proficuo e intenso e soprattutto fatto all'insegna di una unità di intenti che ha riguardato un po' tutti.
  Al Ministro Guerini dico che anch'io ho avuto modo di condividere in passato molti dubbi sulla modalità dell'intervento in Ucraina. È evidente che ci troviamo in una situazione di scontro, come diceva Lei, e che o si sta da una parte o dall'altra. Una scelta atlantica non può che essere purtroppo la conferma di ciò che stiamo facendo nei confronti della fornitura di armamenti all'Ucraina e credo anche che vada inserita in questo contesto la valutazione relativa al fatto che da molte nostre caserme vengono spostati dei materiali verso quei Paesi. Potrebbe essere l'occasione anche per rinnovare la qualità dei nostri armamenti.
  Ho due conclusioni sostanzialmente diverse: da un lato, bisogna capire se ci sono delle opportunità per continuare una operazione di negoziato e, dall'altro, pongo al Ministro Di Maio una questione molto parziale, che però va inserita: in questo momento stiamo valutando la Finlandia e Svezia nella NATO, ma a Trieste la Finlandia ha chiuso, dall'oggi al domani, una fabbrica di 450 dipendenti. Un Paese che chiede di entrare nella NATO ha il dovere, a mio avviso, di porsi un problema anche rispetto al lavoro. La Finlandia che licenzia e chiude dall'oggi al domani, con una semplice comunicazione, 450 dipendenti a Trieste è un problema che va inserito nella trattativa che dobbiamo fare rispetto all'ingresso nella NATO. Grazie.

  GENNARO MIGLIORE. Grazie, signor presidente, e grazie presidenti delle Commissioni riunite. Mi unisco ai ringraziamenti che sono stati fatti, innanzitutto per il lavoro di queste Commissioni, che rappresentano un punto di certezza all'interno del dibattito parlamentare, anche per la modalità con la quale si sono spesso approvate delle importanti risoluzioni e degli importanti provvedimenti all'unanimità. Spero che anche questa Deliberazione Missioni possa fruire di questa sensibilità comune, che vede innanzitutto ogni parte politica impegnata a sostegno delle posizioni dell'Italia.
  Voglio anche ringraziare i due Ministri, il Ministro Di Maio e il Ministro Guerini, che di concerto hanno espresso non solo in questa relazione, ma anche nell'operato quotidiano una capacità di visione e di proiezione dell'Italia all'estero di grande spessore. Peraltro, ringrazio anche del loro doveroso riferimento al corpo diplomatico e alle rappresentanze militari, che hanno contribuito, che sono l'ossatura della nostra proiezione italiana all'estero e che rappresentano un elemento di garanzia e di certezza. È questo il motivo per il quale vorrei fare alcune considerazioni relative anche agli ultimi interventi.
  Innanzitutto, occorre vedere sempre più integrata la proiezione militare con quella della definizione geopolitica della nostra azione all'estero, quindi non limitarsi ad elementi di carattere tattico. In questo voglio riconoscere anche al Ministro degli esteri il fatto di avere seguito una politica di espansione delle nostre relazioni molto positiva, in relazione anche a recenti emergenze come quella del gas, come un fattore positivo per il nostro Paese; così come, per quanto attiene alla relazione del Ministro Guerini, l'idea di un'integrazione con le azioni civili fatte sul terreno da parte delle forze militari e anche la postura che le nostre forze militari hanno avuto sui vari teatri in cui sono presenti rappresentano, anche in questo caso, degli elementi positivi.
  Mi fa molto piacere che ci sia stata un'attenzione a fronte di un'emergenza e di un'urgenza sul fronte est, nei confronti del Mediterraneo allargato, perché nei prossimi anni, chiunque sia a guidare questa politica, noi dovremo avere un atteggiamento nei confronti dei Balcani occidentali e anche dell'area MENA (Middle East and North Africa) e del Golfo che preveda una attenzione particolare, anche perché l'Italia, se non ritorna ad essere pienamente protagonista in questo quadrante del mondo, effettivamente può rischiare di essere in qualche modo periferica. È per questo motivo che è sicuramente fondamentale l'adesionePag. 20 e la partecipazione agli organismi multilaterali, ma è anche importantissimo avere un protagonismo nazionale rispetto al Sud, quindi favorire tutte le iniziative che spostano l'asse e l'attenzione nei confronti del Sud.
  Noi abbiamo un interesse che non è solo contingente – penso a quello energetico o anche a quello alimentare – nei confronti del Sud del mondo, dell'Africa e del Medio Oriente, ma abbiamo un interesse strategico, perché se si ritiene che vi possa essere una politica – lo dico nel modo più semplice possibile – dei due forni ovvero, da un lato, una politica securitaria sul versante del contenimento dei flussi migratori e, dall'altra, una politica di apertura commerciale, senza riconoscere la reciprocità necessaria che, invece, viene richiesta dai nostri partner del Sud, penso che falliremo una missione storica. È bene che siano presenti le nostre Forze armate all'interno di missioni e di aree strategiche come il Sahel e prima tra tutte la Libia, dove auspico che l'Italia possa rientrare pienamente con il suo ruolo, vista anche la contingenza di un espansionismo – secondo me altrettanto minaccioso come quello che si è concretizzato poi con l'ingresso nell'Ucraina – della Russia in tanti teatri africani.
  Questo è il motivo per il quale ritengo sia indispensabile potenziare anche nel futuro, spero con maggiore forza, il piano della cooperazione, ma innanzitutto un piano politico di riconoscimento e di costruzione di partnership solidali con Paesi che si aspettano dall'Italia un ruolo di protagonista. Grazie ancora.

  GIOVANNI LUCA ARESTA. Mi unisco ai ringraziamenti poc'anzi espressi dai colleghi e ringrazio, in particolare, il Ministro per gli affari esteri Di Maio e il Ministro della difesa Guerini per questo ultimo fondamentale atto di questa travagliata legislatura. Evidentemente non è un passaggio solo formale.
  Sappiamo che le nostre missioni militari non sono una esibizione di forza, una esibizione muscolare del nostro Paese, ma, al contrario, come bene ha evidenziato il Ministro Di Maio, sono una articolazione fondamentale della nostra diplomazia nel mondo. Alle missioni internazionali di pace si affianca una politica di cooperazione internazionale mirata allo sviluppo, ad affrontare emergenze umanitarie e sanitarie nonché di salvaguardia dei diritti umani di Paesi che sono più in difficoltà, ma anche e soprattutto mirata a determinare quella che è la postura del nostro Paese nel mondo.
  Come in tutte le cose c'è sempre un ma: anche nell'ambito della Difesa sappiamo quanto fondamentale sia la componente umana, signor Ministro Guerini, anche e soprattutto per governare determinati processi, come quello di cui oggi ci occupiamo.
  Con grande soddisfazione, la Camera dei deputati ha approvato nelle scorse settimane, come sappiamo tutti, la riforma del modello della Difesa per quello che riguarda il reclutamento e la ridefinizione degli organici militari ex legge n. 244 del 2012. È una riforma, un percorso agevolato e desidero ringraziare i membri delle Commissioni difesa, il collega Rizzo e la presidente Pinotti, che hanno agevolato il percorso, il confronto, il dibattito, a volte anche aspro nell'ambito del Parlamento, che ha condotto a produrre questa importante riforma. È una riforma che attende solo un voto. Oggi approfitto della presenza delle presidenti e dei colleghi delle Commissioni Esteri e Difesa del Senato per chiedere un ulteriore ultimo sforzo, per profondere un ulteriore ultimo sforzo, un solo voto, per dare alle nostre Forze armate e al nostro sistema Paese quell'importanza, quella forza necessaria per potere portare avanti gli impegni in Italia e nel mondo.
  Vi ringrazio e sono certo che, nelle prossime ore, farete il possibile per portare a termine questo lavoro. Grazie tante e auguri a tutti.

  ROBERTO PAOLO FERRARI, da remoto. Ringrazio i presidenti delle Commissioni della Camera e del Senato e i Ministri per questa audizione conclusiva di un percorso relativo alle missioni internazionali.
  Mi duole, naturalmente, sottolineare come anche quest'anno, la cosiddetta «delibera Missioni» arrivi oramai a metà anno inoltrato e il Parlamento, nonostante la condizione di scioglimento in cui attualmentePag. 21 si trova, rimanga solamente un mero ratificatore di scelte che oramai sono concretizzate e che non potrebbe fare diversamente. Penso che il dibattito sviluppato oggi sia davvero fondamentale. Mi unisco ai ringraziamenti al corpo diplomatico e alle nostre Forze armate che rappresentano la vera ossatura della proiezione italiana all'estero e il Parlamento non può che dare copertura alla loro attività che si è protratta nel corso di questi mesi.
  Per quanto riguarda l'intervento, sposo appieno quanto ha poco fa dichiarato il collega Migliore. Ho avuto la fortuna di essere correlatore, con lui, del provvedimento dello scorso anno e devo dire che anche quest'anno trovo nelle sue parole una estrema sintesi.
  Per quanto concerne le missioni e la cooperazione internazionale, su cui abbiamo sentito quanto detto dal Ministro degli esteri, con quasi un miliardo tra la parte propria e la parte contenuta nelle missioni, oltre alla cooperazione civile e militare portata avanti dal Ministero della difesa, penso che bisognerebbe fare anche una valutazione di quanto sia il moltiplicatore che questi interventi, volti a migliorare le condizioni dei Paesi in cui operiamo, hanno sul sistema Paese. Infatti, se è vero che non possiamo immaginare che la cooperazione internazionale sia una cassa del Mezzogiorno in cui mettere delle risorse, è anche vero che queste debbano avere anche un ritorno e un consolidamento di rapporti tra il nostro sistema produttivo e il sistema produttivo magari in sviluppo di quei Paesi che vogliamo stabilizzare.
  L'altro elemento, di cui condivido appieno le dichiarazioni del collega Migliore, è capire qual è la strategia che l'Italia, come media potenza regionale, vuole svolgere in quel contesto che abbiamo più volte sentito definirsi come «Mediterraneo allargato» e, in particolare, il fronte sud. Diceva giustamente che bisogna creare questi rapporti con le autorità del fronte sud per una stabilizzazione e un contrasto a quelli che sono i fenomeni migratori, proprio per creare le condizioni in quei Paesi affinché queste popolazioni non sentano la spinta a emigrare, anche attraverso campagne di informazione in quei Paesi che contrastino quelle portate avanti da altri attori che, invece, vedono nella migrazione e nei flussi verso l'Europa un elemento di destabilizzazione politica e sociale del continente.
  Per fare questo non solo sono necessarie le capacità degli uomini e delle donne delle nostre Forze armate e i mezzi che loro possono utilizzare negli investimenti del settore della Difesa, che tutti abbiamo fortemente sostenuto, ma ci vuole anche la strategia politica e la volontà politica di fare determinate scelte nei momenti opportuni.
  Il riferimento alla Libia è naturalmente conseguente perché, dal mio punto di vista, anche la crisi che stiamo vivendo nell'Est Europa con l'Ucraina, con la scelta della Russia di invadere quel Paese, può essere figlia di scelte passate, di mancate scelte coraggiose portate avanti dal nostro Paese e dal nostro Esecutivo che non è andato a sostenere un Governo legittimamente riconosciuto dall'ONU scegliendo di avere in quel Paese una forte presenza in termini di contingenti di stabilizzazione, come invece abbiamo fatto nell'esperienza in Libano dove siamo presenti oramai da decine di anni.
  Questi sono elementi sicuramente da tenere in considerazione per avere una visione politica, geopolitica e strategica che al nostro Paese non può mancare. Il Parlamento, in questo, non può essere solamente un mero ratificatore.
  Voglio rassicurare il Ministro Guerini, relativamente a un passaggio che ha fatto, dicendo che gli aspetti di unità di intenti sul fronte est dell'Ucraina non mancano da parte della forza politica che rappresento, ma vorrei che anche la forza politica che rappresenta il Ministro non si distinguesse ogni anno nella delibera di approvazione delle missioni attraverso alcuni suoi illustri componenti che presentano emendamenti o non votano alcune missioni internazionali sottoposte al Parlamento e proposte dal Ministro che appartiene alla loro stessa forza politica. Grazie.

Pag. 22

  MATTEO PEREGO DI CREMNAGO, da remoto. Ringrazio i Ministri Di Maio e Guerini per la relazione.
  Credo che la delibera delle missioni militari internazionali quest'anno sia perfettamente allineata con gli interessi strategici e securitari del nostro Paese e che il Parlamento italiano, insieme al Governo, si sia assunto una grande responsabilità, da Paese del G7 quale siamo, nel momento in cui ha sostenuto l'invio di equipaggiamenti militari di varia natura all'Ucraina in difesa dello Stato di diritto.
  Ci sono alcuni aspetti che vorrei sottolineare in ottica geopolitica, al di là della minaccia e degli sforzi in materia di deterrenza sul fianco est, dove credo che il Paese si stia impegnando al massimo delle proprie capacità e ringrazio innanzitutto i 7.500 militari schierati nelle 44 missioni internazionali, così come il personale diplomatico, poiché credo che sia il migliore biglietto da visita del nostro Paese, che non può non avere una proiezione internazionale, essendo un Paese votato all'export.
  Le sfide più importanti sono quelle asimmetriche e mi riferisco, in particolare, all'Africa e al Medio Oriente. Credo che, forse, l'approccio che dovremmo incominciare a implementare con queste aree geografiche sia quello di riconoscere, almeno in alcune regioni, lo status quo, riferendomi in particolare alla Siria.
  Abbiamo visto che l'abbandono, il disengagement della comunità internazionale occidentale dal Paese ha consegnato di fatto la Siria all'Iran, alla Cina e alla Russia e, parallelamente, anche a Daesh e a ISIS (Islamic State of Iraq and Syria). Se pensiamo che gli ultimi due leader dell'organizzazione terroristica al-Quraishi e al-Baghdadi sono stati neutralizzati nella provincia di Idlib, capiamo come quel Paese o quella regione in particolare, quell'area del Nord della Siria al confine della Turchia, sia diventato un riferimento per le sigle terroristiche, che è un po' la stessa cosa che sta accadendo purtroppo nel Sahel. Infatti, il ritiro dei francesi dal Mali non è una buona notizia, ma è una buona notizia l'intendimento del Ministero della difesa di rafforzare la nostra collaborazione con il Niger, che ho avuto occasione di visitare in passato con i Ministri, dove auspico che il nostro Governo possa irrobustire la collaborazione e anche la fornitura di sistemi militari ed equipaggiamenti militari al fine di creare un volano successivo per le nostre aziende e per consolidare la nostra presenza.
  L'altra minaccia con cui credo che la comunità occidentale si debba misurare è quella delle private security company o military company, e mi riferisco non soltanto alla tanto nominata Wagner, ma anche la Sadat, la compagnia privata turca che opera in Libia, così come in Siria. Credo che entrambe queste realtà debbano essere poste all'attenzione dell'occidente. Ovviamente noi abbiamo una legislazione rispetto alla difesa privata del tutto diversa da quei Paesi che utilizzano questi strumenti senza la bandiera, quindi, con delle garanzie per potere operare senza vincoli e senza codici internazionali, ma credo che questo debba essere attenzionato dal nostro Paese.
  Faccio un ultimo passaggio sull'Africa, dove si intersecano diverse questioni: la crescita demografica prevista con un raggiungimento di 2,5 bilioni di popolazione nel 2030; i cambiamenti climatici; le crisi alimentari dettate anche dal conflitto in Ucraina. È, quindi, una pentola in escandescenza, su cui noi dobbiamo assolutamente vigilare, perché intersecano sia i nostri interessi energetici dopo lo shift dalla dipendenza dalla Russia che quelli securitari.
  Auspico che questo possa concorrere a chi verrà dopo di noi, ai successivi Governi, anche a rivedere significativamente gli investimenti sia in materia di budget della Difesa che per la cooperazione internazionale, nonostante riconosca che questo Governo abbia fatto grandissimi sforzi in entrambe le direzioni e che abbia finalmente portato il nostro Paese a svolgere il ruolo di potenza regionale che merita. Vi ringrazio.

  SALVATORE DEIDDA. Mi unisco, soprattutto, all'appello del collega Aresta. L'approvazione della riforma dello strumento militare sarebbe molto importante, viste tutte le emergenze che avete elencato in questa sede. Se deve costituire un precedente,Pag. 23 penso che sia un precedente più che giustificato. So che la presidente Pinotti si sta impegnando in tal senso, ma sarebbe importante che tutte le forze politiche lavorino con il Senato proprio per fare questo ultimo passaggio, considerato che è un provvedimento costruito da tutte le forze politiche e approvato all'unanimità, in cui non si prevedono spese ulteriori di bilancio perché è realizzato interamente con i risparmi della Difesa. Sarebbe importante approvare questo testo e sarebbe anche un bel segnale all'esterno per via dell'unitaria collaborazione di tutte le forze politiche.
  Detto questo, anch'io ringrazio i Ministri per la relazione. Forse la crisi di Governo, lo scioglimento delle Camere ha portato un po' di disinteresse e, personalmente, mi è spiaciuto sottolineare nelle scorse settimane come le feroci critiche a questa deliberazione non sono giunte da una forza politica di opposizione, come Fratelli D'Italia, ma da dentro il Partito Democratico. Alcuni rappresentanti di questo partito hanno infatti parlato di assenza di politica estera o del fatto che non si capiva quale fosse la politica estera dell'Italia e tanto più non si capiva la ragione di alcune missioni. Giustamente il Ministro ha ricordato come la Deliberazione è sempre sta approvata con un ampio consenso, ma i dissidenti non erano dell'opposizione, bensì sempre dentro la maggioranza. Inoltre, Fratelli d'Italia ha dato anche l'assenso per esaminarlo in Commissione, proprio per accelerare il più possibile l'iter, ma anche noi condividiamo che non possa arrivare ad agosto per discutere questa deliberazione così importante.
  Abbiamo sottolineato che desta stupore che nessuno del partito del Ministro della difesa conoscesse questo provvedimento, tanto che chiedevano lumi su alcune missioni – non ci stupisce, invece, che la crisi di Governo sia arrivata da dentro la maggioranza, dove l'opposizione è stata spettatrice – e, tuttavia, voglio sottolineare che su queste materie ci deve essere serietà e che anche con riguardo al decreto sull'Ucraina le critiche non sono arrivate da Fratelli D'Italia. Noi abbiamo specificato che la causa del conflitto, dell'aggressione russa e anche il futuro sono tutti argomenti che vedremo più avanti, quando ci finirò la guerra, ma adesso c'è da difendere gli ucraini, l'integrità europea e, soprattutto, c'è da aiutare la popolazione ucraina.
  Torno sull'Afghanistan e anche sulle divisioni della maggioranza. Ricorderò sempre che all'indomani del ritiro, sui quotidiani, emerse una contraddizione interna al Governo: se, da una parte, il Ministro della difesa, a un vertice NATO, invocava cautela nel parlare di ritiro perché c'erano delle evidenti perplessità, in Italia, il sottosegretario degli esteri appartenente al Movimento Cinque Stelle, dall'altra, esultava. Oggi vediamo che quel ritiro è stato disastroso in tutti i suoi aspetti, perché ha portato al conflitto in Ucraina e le condizioni di vita in Afghanistan sono notevolmente peggiorate. Questo deve farci riflettere sul fatto che, a volte, bisogna lasciar perdere gli slogan di parte e bisogna governare con forze politiche coerenti.
  Detto questo, mi avvio a concludere, domandando se in Qatar i nostri militari che saranno impegnati – capiamo benissimo l'importanza e il perché intervenire in Qatar e non intendiamo contestare né fare battute sulla nostra partecipazione ai mondiali di calcio – saranno adeguatamente tutelati per quanto riguarda l'impiego e la legislazione. Sapete benissimo che in Qatar ci sono determinate norme che riguardano anche la religione e gli aspetti della vita quotidiana, ma in un precedente accordo con il Qatar c'erano delle differenziazioni, quindi chiedo se in questo saranno tutelati.
  Inoltre, il Ministro ha detto che abbiamo raggiunto degli accordi importanti con l'Algeria per smarcarci dalla dipendenza per il gasa dalla Russia, ma l'Algeria è un alleato militare dei russi e, inoltre, ci sono dei contenziosi non sottili, perché l'Algeria rivendica un pezzo di mare che giunge fino al Golfo di Oristano come zona economica esclusiva e perché in Sardegna, dalle coste di quel Paese, stanno arrivando non più solo algerini, ma arrivano anche tunisini, bengalesi e arabi, quindi c'è un problema di sicurezza internazionale. Le chiediamo se in previsione futura c'è possibilità di modificare la missione Irini e un Pag. 24pattugliamento molto più serrato di quello che è il Mediterraneo.
  Un'altra domanda riguarda i problemi dei visti per la Libia. Negli scorsi mesi, nella missione che doveva essere di aiuto sanitario, i nostri comandanti sono dovuti arrivare in Libia attraverso dei voli civili che passavano dalla Turchia e poi i nostri militari, quando c'è stato il cambio di contingente, hanno dovuto aspettare a lungo il permesso da parte delle autorità libiche. Riteniamo che questo aspetto debba essere chiarito meglio. So che lì c'è una instabilità, ma non dovremmo aspettare per via di questi problemi. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Io non ho altri interventi. Prima di dare la parola ai Ministri per la replica, desidero anche io, anche a nome della presidente Pinotti, del presidente Rizzo e della presidente Craxi – che è qui sostituita dalla vicepresidente Garavini – fare un ringraziamento ai Ministri non solo per l'audizione di oggi, ma per tutta la collaborazione che abbiamo potuto realizzare insieme in questi anni di legislatura, unendo questo ringraziamento al pieno apprezzamento delle nostre Commissioni per il lavoro dei Ministri.
  La parola al Ministro Di Maio.

  LUIGI DI MAIO, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Velocemente nelle repliche, presidente, io personalmente e a nome di tutto il Ministero degli esteri e del corpo diplomatico ringrazio tutti i membri delle Commissioni, di maggioranza e di opposizione, per la collaborazione di questi anni e per le parole di apprezzamento nei confronti del Ministero degli esteri e del corpo diplomatico italiano, che sottoscrivo.
  Voglio cominciare da un passaggio che nella relazione non c'era, ma che fa parte di un altro importante lavoro diplomatico che abbiamo fatto come Governo italiano rispetto all'apertura dei negoziati per Macedonia del Nord e Albania, che sono una buona notizia per quanto riguarda il nostro partenariato e vicinato dei Balcani e che l'Italia rivendica, perché sin dall'inizio ha sostenuto con tutta la propria forza la necessità di far entrare i Balcani occidentali, in particolare di aprire i negoziati per la Macedonia del Nord e l'Albania, in quanto noi crediamo che sia un processo naturale per popoli e Paesi che fanno parte di una regione comune come quella adriatico-ionica.
  Voglio aggiungere anche che per quanto riguarda il Libano, su cui siamo stati interrogati dall'onorevole Tripiedi, c'è la piena disponibilità. Il Libano per noi è un Paese prioritario per la nostra cooperazione allo sviluppo e la nostra amicizia storica con il Libano ci porta a cercare di fare sempre di più. Abbiamo preso atto del fatto che finalmente sia stato individuato un Primo Ministro dopo le elezioni e adesso stiamo sollecitando le parti a costruire il Governo, perché la stabilità del Libano passa necessariamente anche per una stabilità istituzionale. La nostra partecipazione alla missione UNIFIL e il comando che abbiamo avuto in tutti questi anni è sempre stato un fiore all'occhiello per l'Italia, un modello di missione di pace, soprattutto nelle aree dove insistono di più le comunità di profughi.
  Voglio anche dare la piena disponibilità del Ministero degli esteri in questi mesi ad affrontare il caso di Talya, se non sbaglio, la bambina gravemente malata per riuscire a fare tutto quello che serve per poterle assicurare le cure.
  Per quanto riguarda, invece, i temi che sono stati sollevati da altri parlamentari, io credo che la Libia rappresenterà sempre una delle nostre fondamentali priorità della politica estera. Sono naturali interlocutori del Mediterraneo e la stabilizzazione della Libia è la stabilizzazione del Mediterraneo. Credo che nei prossimi mesi sia molto importante concentrarsi sulla nomina del nuovo Inviato Speciale delle Nazioni Unite, poiché è un cruciale passaggio da cui abbiamo imparato in questi anni che la nomina di un Inviato Speciale delle Nazioni Unite forte permette una mediazione tra le parti incisiva ed efficace. Sarà molto importante gestire il periodo transitorio che va dall'uscita di scena di Stephanie Williams, che ringrazio per il lavoro che ha fatto, alla nuova nomina. Uno dei nomi che Pag. 25è stato indicato, ma non è stato ancora nominato, quindi è una proposta del Segretario Generale Guterres, è quello dell'ex Ministro degli esteri algerino Boukadoum. Vedremo quali saranno i prossimi passaggi, ma in ogni caso per l'Italia è fondamentale che ci sia un Inviato Speciale che abbia piena contezza della situazione in Libia e che sia in grado di mediare tra le parti.
  Tutto quello che sta succedendo, anche tra i due Governi paralleli che reputano illegittimo l'altro, incide anche su tutte le procedure che riguardano anche la copertura del nostro personale militare e i rallentamenti di tutte quelle azioni che avevamo iniziato con la nomina del nuovo Governo di unità nazionale insieme del primo Ministro Dbeibeh: la riattivazione dell'accordo del 2008, la riattivazione di alcuni importanti investimenti economici nelle autostrade, nell'aeroporto internazionale di Tripoli e anche una serie di importanti cooperazioni per quanto riguarda la sanità. Questa nuova divisione e questa costruzione dei due Governi paralleli – ricordando che il Governo Dbeibeh è quello riconosciuto dalle Nazioni Unite – stanno sicuramente costruendo una traiettoria che non semplifica i rapporti con la Libia. Noi continueremo a lavorare sotto l'egida delle Nazioni Unite affinché la transizione politica possa arrivare a termine positivamente.
  Per quanto riguarda l'Africa e il Sahel, sarà sicuramente il tema dei prossimi decenni. In particolare nell'area del Sahel, ma anche nel Corno d'Africa, vi sono i cambiamenti climatici, la proliferazione di organizzazioni terroristiche, la desertificazione, i problemi legati all'approvvigionamento di materie prime e di acqua, i colpi di Stato per mano di giunte militari. Si sta concentrando tutto in quell'area, perché in quell'area si concentrano gran parte dei fenomeni, come anche la crisi del grano di cui risentono principalmente Paesi come questi dopo la guerra in Ucraina, che causeranno maggiori migrazioni. Il tema fondamentale che dovremo affrontare come Nazione nei prossimi decenni passa sicuramente per la regione saheliana e un partner importante è sicuramente il Niger nel lavoro che stiamo portando avanti e che si dovrà portare avanti per stabilizzare un'intera regione.
  Voglio anche dire che per quanto riguarda, invece, il tema fondamentale della cooperazione allo sviluppo, anche grazie alla collaborazione del Parlamento, nell'ultima legge di bilancio abbiamo deciso di aumentare ogni anno di circa 50 milioni di euro lo stanziamento per la cooperazione allo sviluppo nei prossimi tre e nel primo anno addirittura 100 milioni di euro in più. Noi non solo stanziamo fondi per progetti specifici, ma, come ho detto nella mia relazione iniziale, per le organizzazioni internazionali, che poi gestiscono i campi profughi e che poi ci aiutano con progetti strutturati sul terreno per quanto riguarda Paesi particolarmente critici. Sicuramente l'Italia non è il primo Paese europeo per gli stanziamenti per la cooperazione allo sviluppo, ma credo che dovremo continuare a credere e a sviluppare il valore della cooperazione allo sviluppo, perché è sempre stata la nostra postura internazionale che, insieme al grande supporto di fornitori di pace delle nostre donne e uomini delle Forze armate, hanno costruito il cosiddetto «Italian Way», che è alla base della nostra reputazione all'estero.
  Infine, per quanto riguarda il tema dell'energia, io credo che sarà sempre più fondamentale nel ridurre la dipendenza dal gas russo la diversificazione. Noi abbiamo diverse pipelines, abbiamo l'esigenza di ospitare il prima possibile i rigassificatori offshore nel centro Italia, perché è molto importante nel ridurre la dipendenza dal gas russo prendere quantità di gas da Paesi differenti. Il tema vero delle quantità di gas che arrivavano dalla Russia, che sono passate dal 40 per cento al 25 per cento, è che arrivavano da un solo Paese. Quando hanno costruito questa crisi con l'invasione russa dell'Ucraina, l'Italia ha risentito della dipendenza da un solo Paese.
  Negli ultimi cinque mesi, come sapete, le missioni energetiche sono state diverse, abbiamo costruito nuove partnership energetiche dall'Azerbaigian al Qatar, al Congo, all'Angola, all'Algeria e ad altri Paesi del Pag. 26Mediterraneo allargato e con queste partnership stiamo diversificando.
  Il lavoro che continueremo a fare è sicuramente quello di rafforzare le nostre relazioni bilaterali politiche e di amicizia con Paesi come l'Algeria, ma l'Algeria non rappresenta solo un partner energetico, bensì ha sempre rappresentato un partner fondamentale per la stabilizzazione del Mediterraneo e per affrontare i dossier comuni, in quanto abbiamo sempre avuto su molti dossier la stessa linea e abbiamo condiviso azioni comuni anche in sede multilaterale. Mi fermo qui.

  LORENZO GUERINI, Ministro della difesa. Vorrei innanzitutto ringraziare tutti i membri delle Commissioni intervenuti che, rappresentando anche il pensiero comune di chi non si è iscritto a parlare, hanno voluto ringraziare le nostre Forze armate per il lavoro che svolgono nei teatri in cui sono impegnate. Credo che questo ringraziamento sia non solamente una clausola di rito, ma che, accanto alla sincerità dell'apprezzamento stesso, sia uno stimolo e un supporto molto importante per i nostri militari impiegati all'estero. Di questo voglio ringraziare tutti i membri delle Commissioni.
  Consentitemi in chiusura di legislatura di approfittare di questa occasione, da Ministro, per ringraziare i membri delle Commissioni esteri che ho avuto modo di incrociare numerose volte in caso di audizioni, su specifiche situazioni oppure nelle occasioni in cui abbiamo affrontato la delibera Missioni, ma soprattutto i membri della Commissione difesa di Camera e Senato, di maggioranza e di opposizione, alternati, visto che questa legislatura ha visto diversi cambiamenti di quadro politico. Voglio ringraziarli per il lavoro che hanno sempre assicurato, per la correttezza delle relazioni e anche per le capacità di comprendere come sia importante, per il settore della Difesa, costruire convergenza tra le diverse forze politiche, perché parliamo di sicurezza nazionale e di posizionamento internazionale del Paese e credo che ciò che abbiamo fatto, da questo punto di vista, abbia testimoniato l'importanza di questo concetto.
  Parto da qui e associarmi all'appello di alcuni parlamentari che sono intervenuti come l'onorevole Aresta, l'onorevole De Menech, l'onorevole Ferrari, l'onorevole Deidda e l'onorevole Perego, per auspicare anch'io il completamento del percorso avviato sul testo unico sulla revisione dello strumento militare, con particolare riferimento ai temi del reclutamento e della definizione della consistenza numerica ai sensi della legge n. 244 del 2012. Credo che quello che è stato fatto sia un importante lavoro e che il fatto che vi sia una convergenza unanime sui testi sia un elemento molto importante. Io mi auguro, ma so che da questo punto di vista c'è un impegno importante a partire dalla presidente della Commissione difesa del Senato, che questo lavoro possa trovare compimento nel rispetto delle prerogative parlamentari nell'ultima fase di vita della legislatura. Mi sento di associarmi a questo auspicio e a questo appello.
  Ringrazio anche per gli interventi sullo specifico di alcune situazioni, ma anche per avere invitato a una riflessione su una dimensione più strategica dell'impiego del nostro strumento militare all'estero e della sua proiezione internazionale. Penso che, da questo punto di vista, noi ci muoviamo dentro una cornice che ha due direzioni di azione. La prima è una direzione proattiva, cioè la nostra visione e l'impiego dello strumento militare a supporto di questa visione. Da questo punto di vista il riferimento alla centralità e al focus sul Mediterraneo allargato dà il quadro della nostra cornice di lettura degli interessi nazionali di sicurezza e non solo, su cui fare lavorare il nostro strumento militare. La seconda è una azione reattiva, perché il contesto è mutevole e credo che ciò che è successo con l'aggressione della Russia all'Ucraina ne sia grande testimonianza. In questa mutevolezza di contesto noi dobbiamo saper mettere in campo una flessibilità del nostro strumento militare che sia in grado di muoversi anche reattivamente dentro le decisioni che vengono assunte a livello nazionale, ma soprattutto dentro il concerto delle decisioni che vengono assunte all'interno delle organizzazioni internazionali a cui noi partecipiamo e a cui portiamo il Pag. 27nostro contributo. Da questo punto di vista, l'aggressione russa all'Ucraina ha rappresentato un punto di svolta fondamentale, che è stato anche parte del motivo del ritardo con cui siamo arrivati a sottoporre al Parlamento la delibera Missioni.
  La costruzione della delibera Missioni, che lasciamo per i legislatori del prossimo quinquennio, credo che dovrebbe essere oggetto di una riflessione, perché la complessità del percorso e del lavoro per arrivare alla delibera porta a tempi piuttosto complessi. Infatti, dobbiamo attendere l'approvazione della legge di bilancio per avere la certezza della consistenza finanziaria e, poi, da lì, andare a portare in Parlamento la delibera Missioni.
  Quest'anno la delibera, che nei suoi elementi di base e non solo era già definita e già concordata nel lavoro comune tra Esteri e Difesa, si è confrontata con il quadro dell'aggressione russa all'Ucraina e per scelta, dopo avere anticipato alcuni interventi legati alla situazione di emergenza derivanti dall'aggressione e portati nel decreto-legge n. 14 del 2022, poi approvato dal Parlamento, in cui abbiamo definito alcuni elementi di intervento anche italiano all'interno delle decisioni dell'Alleanza atlantica, abbiamo portato dell'approntamento del VJTF, abbiamo parlato della possibilità di un incremento della nostra azione e del nostro lavoro sul fianco est e sud-est, abbiamo preferito portare il complesso della delibera Missioni dopo la conclusione di alcuni processi decisionali che ci vedevano coinvolti a partire, ad esempio, dalla decisione in seno all'Alleanza atlantica di attivare il battle group sul fianco sud est e di avere nel colloquio, nel confronto con i Paesi interessati le decisioni in ordine alle modalità con cui i battle group potevano essere realizzati e anche al ruolo richiesto e riconosciuto all'Italia.
  La Bulgaria si è espressa nel corso dell'anno con apprezzamento rispetto alla possibilità di individuare l'Italia come nazione framework dentro l'attivazione del battle group in Bulgaria, ma anche con l'Ungheria abbiamo aperto un confronto per la nostra presenza che ha dovuto tenere conto anche dei processi elettorali in quel Paese che hanno demandato la decisione finale dopo la conclusione dei processi elettorali.
  Il sistema nel quale ci muoviamo è molto complesso e in questa complessità, dentro la fase straordinaria derivante dall'aggressione russa all'Ucraina, ci sono gli elementi che hanno caratterizzato e condizionato il percorso per la delibera Missioni di quest'anno.
  Credo che sia stata sottolineata da tutti – penso che questo sia un elemento di orizzonte e di costanza anche per i prossimi anni – la centralità per l'impiego del nostro strumento militare all'estero nell'area del Mediterraneo allargato. È un'area in cui risiedono i nostri interessi di sicurezza, da cui promanano minacce, in cui ci sono interessi fondamentali che devono essere tutelati, a partire dagli interessi energetici, che richiedono sicurezza sulle linee di comunicazione, sulle linee di approvvigionamento e che vedono lo strumento militare italiano impiegato in un contesto in cui il ruolo del nostro Paese è un ruolo fondamentale da diversi punti di vista e non solo dal punto di vista militare.
  Sotto questo profilo voglio sottolineare positivamente il lavoro congiunto che viene compiuto sul livello Esteri e Difesa. Il tavolo Esteri e Difesa tra due Ministeri è fondamentale perché immaginare un impiego dello strumento militare disgiunto da una visione più ampia di politica estera significa semplicemente fare alcuni elenchi di interventi senza una visione di insieme. La capacità sinergica di tenere insieme le due dimensioni è fondamentale e dentro questa capacità c'è la potenzialità del dispiegamento dell'azione del nostro Paese.
  Non a caso la presenza militare si è accompagnata, per esempio nel Sahel e nell'Africa in generale, a un rafforzamento della presenza diplomatica; non a caso a fianco alle missioni che il Paese svolge sul piano internazionale abbiamo spesso accompagnato la missione bilaterale per rafforzare la nostra relazione con i Paesi nei quali operiamo; e non a caso, a fianco alla dimensione prettamente militare, si muovono altre dimensioni dell'intervento italiano e dell'azione italiana sul piano diplomatico,Pag. 28 sul piano politico, sul piano commerciale e sul piano economico.
  Chiudo su alcuni punti specifici. Sul Libano il Ministro Di Maio ha già detto la rilevanza del tema del Libano, così come sollecitato dall'onorevole Tripiedi. Il nostro impegno in Libano è un impegno fondamentale che si muove sia in ambito UNIFIL, dove partecipiamo alla stabilizzazione della Blue Line, della linea di demarcazione tra Libano e Israele, sia nella dimensione bilaterale con MIBIL. Questa missione è fondamentale perché muove su sostegno rilevante alle Forze armate libanesi, che sono un punto di tenuta del sistema istituzionale libanese e anche della comunità libanese, le quali necessitano di sostegno, di aiuto e di rafforzamento delle relazioni.
  Passo ad altri punti specifici che sono stati citati. Sulla Libia raccolgo le valutazioni già espresse dal Ministro Di Maio. Voglio rispondere all'onorevole Deidda rispetto alla situazione particolare dei visti. Quella situazione deve essere collocata all'interno della situazione più complessiva della Libia anche con la diversità di modalità di gestione dei visti, tra ciò che avviene a Tripoli e ciò che avviene a Misurata, poiché ci sono modalità differenti tra le due realtà e anche questa cosa vive della dialettica che in questi anni c'è sempre stata tra Tripoli e Misurata, non solamente tra Tripoli e Bengasi, che è stata la dialettica molto più complessa. Abbiamo affrontato questa aspetto con il Ministero degli esteri e con la nostra ambasciata in Libia. Dopo la situazione che lei ha evidenziato, il tema è stato ancora di più al centro delle nostre sollecitazioni alle autorità libiche e ha prodotto risultati positivi sia sullo sblocco dei visti, sia su altre situazioni specifiche e contingenti come, ad esempio, il tema dei rifornimenti per il personale italiano. Nella consapevolezza che è importante ed è giusto sottolineare questo aspetto e che è giusto che vi sia da parte nostra tutto il lavoro necessario per risolverlo, credo che situazioni di questo tipo richiedano freddezza nel come vengono esaminate e affrontate. Per noi è fondamentale mantenere un'impronta in Libia e questa necessità ci porta anche a doverci confrontare in un quadro così complesso come quello della realtà libica in questo momento che possono apparire problematiche.
  Infine, sulla questione del Qatar e sulla tutela dei nostri militari, la tutela legale in Qatar è stata concordata con le autorità qatarine attraverso lo scambio di note verbali che sono integrative dell'accordo di cooperazione nel settore della Difesa che ha esteso la clausola di giurisdizione ai nostri militari. Credo che la nostra presenza sia importante. Si associa alla presenza di altri Paesi, ma credo che sia importante per noi e per le relazioni che abbiamo con il Qatar da diversi punti di vista, sia sul piano degli accordi di cooperazione in ambito di sicurezza, sia sul piano delle relazioni industriali e tecnologiche nell'ambito della Difesa. Credo che giustamente questo impegno possa essere oggetto, così come più complessivamente la delibera Missioni, di una valutazione positiva da parte delle Commissioni competenti.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Si conclude così l'audizione e si conclude anche la seduta delle Commissioni congiunte. Adesso c'è una rapida riunione dei due uffici di Presidenza delle Commissioni, quindi prego i colleghi degli uffici di Presidenza di rimanere in sala.
  Ringrazio ancora i Ministri per la loro disponibilità e ringrazio tutti i colleghi. Grazie.
  Dichiaro concluse le comunicazioni.

  La seduta termina alle 10.10